Bollettino_Salesiano_199005


Bollettino_Salesiano_199005

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2 · I MAGGIO 1990
s = il
Rivista fondata da san Gfovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pi sana 1111 - Case ll a post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco , Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Acco rn ero - Marco Bongioann i -
Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi
- Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vag lio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione : Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - To rino
Registrazione : Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (u ndici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione : La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s' impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell 'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rin aldin i) - Vi a Marsala 42 - 00 185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in: An-
tille (a Santo Domingo) - Argenti na - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro Am erica (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese , malayalam ,
tamil e te lu gù) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggi o di Don Bosco a chi lo rich iede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta ,. nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio .
SOMMARIO
3 CRONACHE SALESIANE
7 CAPITOLO GENERALE 23°
Don Bosco nel mondo al servizio dei giovani
servizio redazionale
12 REPORTAGE
Un prete tra i «beat people » del Vietnam
di Silvano Stracca
17 PROBLEMI EDUCATIV.I
Per tanti ragazzi il pericolo si chiama
camorra
di Gaetano Nanetti
24 PROTAGONISTI
L'ex allievo Enzo ·Bearzot pensa all 'Italia
«mondiale »
diG. N
28 COMUNICAZIONE SOCIALE
Una realtà indebolita, ma con grandi
possibilità
di Angelo Paoluzi
33 STORIA SALESIANA
Un santo all 'aria aperta
di Cosimo Semeraro
36 Canneto: dalla natura a Dio
di Pietro Rame/lini
RUBRICHE
Libri e altro , 22 - I nostri Santi , 41 - I nostri
Morti , 42 - Solidarietà, 43
1 Maggio 1990
Anno 114
Numero 9
In copertina:
una immagine di
Enzo Bearzot
(Servizio
di Gaetano Nanetti
a pag. 24)
Foto O/ympia

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1 MAGGIO 1990 , 3
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ITALIA
A Cervinia
per educarsi
alla mondialità
Dal 30 luglio all'8 agosto
1990 il VIS (Volontariato
Internazionale per lo
Sviluppo) organizza una
settimana formativa dedicata
all'educazione alla
mondialità. La «settimana»
;,i svolge nella Casa salesiana
'1i montagna di Perreres di
Valtournanche. Data la
collocazione della Casa,
splendida località alpina, i
partecipanti potranno... non
soltanto pensare ai grandi
problemi dell'umanità (il
programma prevede molte
provocazioni) ma anche
rifarsi della calura estiva.
Per informazioni rivolgersi a:
VIS, Piazza Rebaudengo, 22
TORINO.
Una strada
di Castelnuovo
dedicata a
don Biancotti
Con sempre più frequenza
nomi di salesiani vengono
legati alla toponomastica di
città e paesi. Così
recentemente Castelnuovo
Don Bosco ha voluto
ricordare don Giovanni
Biancotti che per alcuni a_nni
ha avuto la cura pastorale
della cittadina così cara alla
tradizione salesiana.
Il giornale locale ha così
presentato l'avvenimento.
Il sacerdote salesiano
Giovanni Battista Biancotti è
un personaggio entrato
ormai di diritto nella storia
di Castelnuovo Don Bosco.
Lo ha sancito recentemente ,
con voto unanime, il
Consiglio comunale che ha
voluto « preintitolare » a don
Biancotti una via: il
passaggio pedonale che
collega piazza Giovanni
XXIII a via dei Rivalba. La
prassi delle intitolazioni delle
strade, delle piazze e delle
vie impone che il
personaggio da ricordare sia
scomparso da almeno dieci
anni.
Per don Biancotti si è fatto
uno «strappo» alla regola: a
soli sette anni e mezzo dalla
sua morte, che Io colse a 78
anni, il Consiglio gli ha
dedicato una via a
testimonianza dell'eredità
spirituale ed umana che ha
lasciato in tutti i castelnovesi
e non che l' hanno
conosciuto. Si parla di
« preintitolazione » proprio
perché il decennio non è
ancora trascorso. Nato a
Scarnafigi, nel Cuneese, nel
giugno 1904, don Biancotti
fu innanzitutto un
educatore. Dopo aver
concluso gli studi in
teologia, venne ordinato
sacerdote nel 1930. Fu per
sette anni maestro dei novizi
e per 24 loro direttore.
Resse per un lustro la
Basilica di Maria Ausiliatrice
a Torino.
Tra i molti castelnovesi che
ricordano don Biancotti con
affetto, c'è Giuseppe
Gianasso, che nel 1924 era a
Cuorgnè per frequentare,
presso i Salesiani, la quarta
ginnasio: «Avevamo don
Biancotti come assistente del
tirocinio. L 'amicizia con noi
ragazzi era sincera e
semplice. Visse
interpretando al meglio il
messaggio di Don Bosco ».
Dal 1941 al 1956, negli anni
della guerra e della
ricostruzione, don Biancotti
fu intensamente impegnato
all'opera salesiana
dell ' Istituto Agnelli di
Torino. Poi resse per un
biennio l'Istituto
professionale Rebaudengo,
sempre a Torino, prima di
essere nominato direttore del
noviziato salesiano di Monte
Oliveto, nel Pinerolese.
A Castelnuovo visse i suoi
ultimi cinque anni,
sufficienti comunque a
lasciare una traccia
indelebile del suo operato.
Giunse nel 1977 per
assumere temporaneamente,
come « vicario economo», la
parrocchia che fu di Don
Bosco, la quale di a poco
sarebbe passata ai salèsiani
con la gestione di Don
Giovanni Donghi. Invece di
riposarsi, a Castelnuovo don
Giovanni Battista Biancotti
si dedicò ali' assistenza degli
anziani ricoverati
dell'istituto «San Giuseppe»
e a rivitalizzare la banda
musicale, che rinacque con
vigore grazie al suo
impegno. Per l'assessore alla
Cultura, Giorgio Musso,
« don Biancotti fu un
educatore e una gran brava
persona. li suo
insegnamento sarà ricordato
per sempre» .
Renato Dutto
Un anno fa
moriva
Monsignor Di Pietro
Ricorre un anno dalla morte
di monsignor Josè Carmen
Di Pietro avvenuta in El
Salvador il 29 maggio del
1989 a 61 anni.
Monsignor Di Pietro, lo
ricordiamo era nato a ·
Foggia nel 1928. Entrato
giovanissimo nell'aspirantato
di Ivrea fece il noviziato a
Villa Moglia emettendo il
15 agosto 1948 i primi voti
Nella foto: monsignor
José Carmen Di Pietro
religiosi. Fu ordinato
sacerdote in Guatemala il
21 settembre del 1957.
Ritornò- per qualche anno in
Italia per completare i suoi
studi e dal 1960/61 lo
troviamo nuovamente in
Centro America come
animatore dello Studentato
Filosofico. Dopo varie
« ubbidienze» svolte con
piena disponibilità ai piani
di Dio divenne nel 1981
ispettore dell'Ispettoria del
Centro America.
Il 3 giugno del 1986 fu
nominato vescovo per la
nuova diocesi di Sansonate.
Venne ordinato dal
Cardinale Miguel Obando
Bravo il 16 agosto dello
stesso anno.
Lavoratore instancabile, il
compianto monsignor Di
Pietro, fu anche un animo
attento e sensibile ai grandi
problemi dei Paesi dove ha
vissuto gli anni del suo
essere sacerdote e salesiano.
Ha lasciato un grande
ricordo.
Ora è sepolto a Sonsonate.

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4 · 1 MAGGIO 1990
Successo d'ascolto
per il «Don Bosco»
di Castellani
Con una media di ascolto di
6. 600 mila spettatori, il Don
Bosco di Leandro Castellani
trasmesso la sera dell'8
aprile da RAIUNO (alle
20,30) si è affermato come il
programma più segui to della
serata su tutte le reti rilevate
dall 'audi tel.
Nel commentare la notizia,
l'amministratore delegato
della SACIS, Gian Paolo
Cresci ha dichiarato:
« Ques to successo dimostra
che esistano spazio e
gradimento da parte del
pubblico anche per
programmi che traggono
origine da motivi di
ispirazione religiosa, se
realizzati con professionalità
e affidati ad artisti credibili
come Ben Gazzara (che
interpreta la fig ura del
Santo) ».
Per la Sacis che ha prodotto
il film assieme alla TIBER
Cinematografica e alla
ELLEDICI,
quest' affermazione televisiva
rappresenta una con fe~ma
delle buone vendite fi n qui
realizzate nel mondo (per il
quale la consociata della
RAI gestisce il film di
Castellani): « Don Bosco,
dichiara ancora Cresci, è
stato vendu to fra l'altro in
Germania , Spagna, America
Latina, Austria e Corea».
Al dott. Cresci sono anche
giunte le congratulazioni del
Presidente della Repubblica
onorevole Francesco
Cossiga. Il Presidente
italiano, come si sa, è un
appassionato spettatore di
film.
Grande entusiasmo
a Milano
per i 40 anni
di Primavera
Di fron te a un Palalido
esaurito in ogni ordine di
posti, con oltre 6.500
ragazze e ragazzi provenienti
da tutta l' Italia , Primavera,
Mondo Giovane,
quindicinale per adolescenti,
ha festeggiato a Milano il
I MISSIONARI SCRIVONO - - - - - - - - - - -
Matriz de Camaragibe, 1° aprile 1990.
Carissimi amici,
l'approssimarsi della solennità della SANTA PASQUA è un'occasione d'oro per
riprendere il nostro periodico dialogo epistolare: è un dovere che sentiamo urgere dentro
per molteplici ragioni di amicizia, di riconoscenza, di mutuo scambio di valori presenti
nelle rispettive attività, e che ci fa essere «qui e là MISSIONARI INSIEME».
Dall'ultima corrispondenza, in occasione del Santo Natale, sono capitate molte cose
belle e brutte: così è la vita!
Poco prima del Carnevale la nostra Jspettoria di Recife è stata profondamente scossa
per la morte improvvisa di un confratello sacerdote, molto stimato e amato: Padre Ivan,
che segue a soli tre. mesi Padre Antonio, direttore dello Studentato di Filosofia.
Ci conforta la speranza nel misterioso disegno della Provvidenza che spinge avanti
la storia dell'uomo attraverso la Croce del Signore. La Pasqua è sempre la grande
provocazione di Dio all'uomo, perché è il segno della Sua irruzione inattesa, ma feconda,
nel tessuto vivo delle vicende umane.
L'altro grande fatto, che ha colto di sorpresa il Brasile intero è stato l'inizio del governo
del nuovo Presidente Fernando Collor de Mello: per dare una frenata brusca all'inflazione
che aveva raggiunto 1'84o/o al mese, ha decretato alcune misure economiche di
straordinaria violenza. In pratica chi aveva depositi bancari si è trovato con tutti gli
investimenti confiscati per 18 mesi, potendo solo ritirare il valore di 50.000 cruzeiros .
Anche i più disinformati capiscono che la conseguenza immediata è stata il crollo
dell'attività finanziaria, del commercio, e del lavoro. Siamo arrivati ora a un punto
preoccupante: la disoccupazione imperversa; le imprese non hanno soldi per pagare i
lavoratori. L'inflazione prevista prossimamente dovrebbe essere, dopo il primo mese,
una «deflazione», ma al prezzo di una recessione che non ha esempio uguale nel passato
del Brasile.
Tutto ciò sta influenzando negativamente la nostra attività, ma solo (speriamo) per
i primi 30 giorni di applicazione della terapia d'urto del governo. In pratica noi non
avevamo molti soldi in banca. Ma la mole di lavori in campo si è ridotta. Le spese sono
centellinate col contagocce, in attesa che, quanto prima, si normalizzi, la macchina
dell'economia nazionale. Passiamo, allora, a una rapida descrizione di qualche attività
in questi ultimi mesi.
I O MUTIRÀO PER LA RICOSTRUZIONE DI CASE POPOLARI. Come già sapete,
l'alluvione dello scorso anno ha lasciato moltissime famiglie senza tetto. Ce ne sono
ancora molte ricoverate in un edificio scolastico. Altre hanno ·rabberciato alla bell'e
Nella fo to: La locandi na
del Film su Don Bosco

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-----------#-
1 MAGGIO 1990 5
27 marzo u.s. i suoi 40 anni
di vita.
La partecipazione dei
presenti è stata totale e
sentita nei momenti
celebrativi, calorosa ed
entusiasta nell'accoglienza
degli ospiti d'onore: Maria
Teresa Ruta, Angela
Bandini, Papa Winnie.
L'atmosfera di grande festa
è stata arricchita dal gran
numero di striscioni e
cartelli inneggianti alla
rivista.
Il primo premio in palio è
meglio uno stanzino con pareti di fango; altri infine si sono rifugiati in casa di parenti,
stringendosi un pochino.. . Insomma la situazione non è risolta definitivamente. Noi ab-
biamo lanciato, come sapete, il« mutirào » (gruppi di lavoro comunitario) perché tutti,
soprattutto i più miseri, avessero la possibilità di ricostruirsi una casina. Già nel mese
di febbraio alcune famiglie abitavano nella casa nuova ricostruita! Sono una trentina
le case pronte a Matriz de Camaragibe. A Passo de Camaragibe, sono già quasi pronte
cinque case. A Joaquim Gomes (un centro abbastanza povero) con la collaborazione
delle suore Giuseppine di Pinerolo e della Diocesi di Pinerolo, subito dopo Pasqua da-
remo il via a un nuovo « mutirào », con previsione di una quindicina di abitazioni.
Più o meno, con gli aumenti dei prezzi, una casa ci viene a costare all'incirca Lire
800.000: ovviamente le famiglie interessate partecipano con la manodopera, aiutandosi
solidariamente, perché così si riducono le spese e si può ampliare il volume di aiuti.
Ma c'è pure un altro vantaggio pratico: chi è solo può contare con la solidarietà dei
compagni di« mutirào ». Il segno più bello, che tutti hanno capito molto bene, è stato
questo: il primo ad avere la casa pronta è stato un papà semiparalizzato, che ha potuto
contare sull'aiuto dei compagni di gruppo . Da sempre il capitalismo selvaggio ha for-
mato generazioni all'individualismo più cieco, egoista, arrivista.
CENTRO PARROCCHIALE DI PASSO. È il fiore all'occhìello di Padre Diego.
La costruzione è già arrivata al tetto . Stringendo i denti, si è riusciti a evitare la sospen-
sione dei lavori, dopo le drastiche misure economiche del governo. Già si può ragione-
volmente sognare un'attività intensa, dove la Teresa e la Daniela (di Costermano) hanno
sudato duro per ben due anni, in un ambiente umanamente difficilissimo.
Anche in questi ultimi giorni stiamo ricevendo molti segni concreti di sostegno da
parte di gruppi e famiglie buone: da Mainz, a Verona, Schio, Padova, San Donà, Bel-
luno, Bolzano, Rovereto, Trento.. . la fila è, grazie a Dio, abbastanza lunga. Invochia-
mo su tutti voi, carissimi amici e benefattori, la benedizione e la protezione del Signore,
insieme a questa nostra gente che ha imparato a riconoscerne i segni luminosi nella ge-
nerosità dei fratelli. Certamente Egli non si lascerà vincere in generosità. I nostri poveri
dicono: « Chi dà al povero impresta a Dio». È un bel segno, che rende viva e credibile
la nostra Pasqua.
A tutti voi: PACE E BENEDIZIONE DAL SIGNORE RISORTO!!!
FELICE E SANTA PASQUA.
Pe Diego - Tony - Pe Valerio
andato al gruppo di
Livorno, la cui coreografia
rappresentava tante candele
viventi quanti gli anni
compiuti dalla rivista.
Le esibizioni delle
majorettes, della scuola di
danza Novaro e degli
sbandieratori hanno
concluso questa festa voluta
e organizzata per i lettori di
Primavera.
Un premio
per i ragazzi
del S. Bernardino
di Chiari
Nell'istituto salesiano « San
Bernardino» di Chiari (BS)
sono sempre stati molto
attivi i Gruppi, chiamati una
volta le «Compagnie» ed
ora i « Savioclub »: il
MISSIONARIO, il SALES,
il MOCHISA (movimento
chierichetti). Tra essi anche
il POLSKA fondato negli
anni '60 con lo scopo di
sensibilizzare i ragazzi ai
problemi della Chiesa -
dell'Est europeo, una Chiesa
chiamata allora « del
silenzio», ma che ha poi
fatto sentire fortemente la
sua voce, aiutando quei
popoli a riacquistare la
libertà. POLSKA vuol dire
semplicemente POLONIA
ed il gruppo ha preso questo
nome perché la Polonia è
stato l'unico Paese dell'Est
dove i sacerdoti hanno
sempre potuto svolgere, sia
pure in mezzo a tante
difficoltà, un intenso
apostolato catechistico e
tenere ·corrispondenza con i
Paesi deH'occidente.
Il gruppo POLSKA che ha
fatto della SOLIDARIETÀ
il suo principale obiettivo,
ha sempre cercato di
realizzarlo concretamente
con l'invio di centinaia di

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erchiamo di capire
Nella foto: Il gruppo "Polska" di Chiari
pacchetti, in media uno al
giorno, a sacerdoti e laici
della Polonia. Dal 1965 al
1981 sono stati spediti
oggetti religiosi, stampe,
sussidi catechistici: dopo il
colpo di Stato del dicembre
1981 i ragazzi hanno
incominciato a raccogliere e
ad inviare anche altro
<<materiale» con prodotti
che in Polonia
scarseggiavano o costavano
molto. È rimasta famosa,
nella primavera 1982, la
« OPERAZIONE DADI»,
di cui hanno parlato varie
riviste e giornali: un piccolo
aiuto a sacerdoti e famiglie
in difficoltà, ma uno
stimolo ad impegnare i
ragazzi nella solidarietà.
Dall'ottobre 1989 il gruppo
sta portando avanti l'ini-
ziativa « BIBBIE PER LA
RUSSIA» in collaborazione
con i' AIUTO ALLA
CHIESA CHE SOFFRE e
con il MOVIMENTO
RUSSIA ORIENTE
CRISTIANO. La speranza è
che questi ragazzi, anche
negli anni futuri, negli
ambienti in cui si troveranno
ad operare, abbiamo sempre
una certa sensibilità, una
concreta SOLIDARIETÀ,
verso chi soffre o ha
bisogno. Oggi si pensa ai
polacchi, ai russi: domani è
sperabile che pensino anche
al vicino di casa,
all'handicappato,
all'anziano, all'immigrato,
alle mille espressioni della
povertà che si manifesta
anche nei paesi con il più
alto tenor di vita. ·
Per questi motivi, il
Consiglio Direttivo dt-i
Concorsi Nazionali della
Bontà « Andrea Alfano
d'Andrea» riunitosi a
Padova nel febbraio scorso
ha deliberato di assegnare
una CIOTOLA DELLA
BONTÀ 1990 al Gruppo
POLSKA, che già l'aveva
ricevuta in occasione dell 'XI
Premio nel 1985 .
La consegna del premio è
avvenuta presso la Basilica
di Sant' Antonio in Padova
il 22 aprile 1990.
A FAVORE DELL'UOMO
Per l'Italia del 1989 è stato il quinto anno consecutivo
di crescita produttiva. Se vogliamo tradurre questo concetto
con le parole di ogni giorno, diciamo che. gli italiani sono
globalmente diventati più ricchi, anche se si lamentano per
le tasse da pagare e l'inflazione in crescita. Nello stesso tem-
po questo avverbio «globalmente» va sezionato e, alla fi-
ne' dell'anabsi, scopriremo che una piccola porzione di
concittadini in più rispetto all'anno scorso è meno ricca.
Non.tutti, quindi, hanno profittato dell'aumento del 1989.
Se andiamo a indagare ulteriormente, troveremo che
l'Italia-stato, pur crescendo in possibilità economiche, è di-
ventata più avara con i Paesi poveri, destinando loro, a ti-
tolo di sostegno e solidarietà; una percentuale minore
rispetto a quella delJ.'anno precedente del suo prodotto glo-
bale lordo e neppure mantenendo gli impegni solennemen-
te assunti di devolvere determinate cifre: si è appunto
fermata a meno dell'ottanta per cento delle promesse fatte .
Questi due piccoli fenomeni aprono inqui~t~nti _d?man-
de sulle capacità di esercitare una parvenza d1 g1ustma eco-
nomica, sul tasso di generosità della quale siano capaci
individui e società (a parte gli esempi, per fortuna non po-
chi di altruismo e dedizione). Allargando la nostra pro-
spettiva, verremo informati che negli Stati Uniti - il Paese
che da solo consuma, con i suoi 242 milioni di abitanti, me-
no del 5 per cento della popolazione planetaria, il 60 per
cento delle materie prime - un abitante su dieci è letteral-
mente povero, e che la percentuale sale a due su cinque per
la popolazione nera. Impareremo che in una delle Repub-
bliche dell'Unione Sovietica, il Turkmenistan, il 62 per cento
degli abitanti vive in condizioni di miseria e il cinque per
cento dei neonati muore per denutrizione . Come dire r.:he,
per crepare di fame, un sistema sociale, capitalistico o col-
lettivistico, vale l'altro.
Abbiamo voluto elencare quelle poche cifre per far capi-
re, e capire noi stessi, che la povertà non ha bisog~o di re-
torica o di strumentalizzazioni. Il solo atteggiamento
n·ecessario è quello della solidarietà: non basta commuo-
versi dinanzi all'immagine miserevole del bambino asiati-
co o africano o latino-americano (gettiamo uno sguardo
attorno a noi, alle periferie delle nostre città <<civilmente»
occidentali), ma la nostra mano deve correre al portafo-
glio, la nostra casa essere pronta all'accoglienza, il ~ostro
cuorè essere aperto alla disponibilità fraterna, samaritana.
Possiamo riflettere, fra l'altro, su un dato sorprendente
che è stato reso noto di recente: un bambino americano in-
quina cento volte di più di un suo coetaneo nato in Africa
o in Asia. Bisognerà rivedere il concetto, largamente cor-
rente che i danni all'ambiente siano causati dall'esplosio-
ne d;mo&rafica: e se essi derivassero invece dal calo delle
nascite? E il caso di riesaminare quindi alcuni annosi luo-
ghi comuni diffusi dalla cultura ~la cultura?) l~ica! scrol:
larceli di dosso per cominciare d1 nuovo a capire I valon
della vita in un mondo nel quale si trepida per la salva-
guardia d~lla foca monaca o dell'elefante africano. G!ust~-
mente, non abbiamo niente a ridire. Purché tutto ciò sia
contestuale alla giustizia da esercitare in favore dell'uomo.
Angelo Paoluzi

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- - - - - -- - - - - ~ -
.CAPITOLO GENERALE 23°
1 MAGGIO 1990 7
DoN aosco NEL MONDO
AL SERVIZIO DEI GIOVANI
Dall'Europa all'Asia,
dalle Americhe
all'Africa, l'ampiezza
dell'espansione
salesiana dà
alla Congregazione
un respiro universale.
Qual è lo stato della
Congregazione salesiana? La rispo-
sta viene data ogni sei anni dalla re-
lazione che il Rettor Maggiore
presenta al Capitolo generale, come
richiesto dai Regolamenti. Il 23 ° Ca-
pitolo, iniziato nel marzo scorso e or-
mai avviato alla conclusione, ha
esaminato la situazione nel periodo
che va dal 1984 ad oggi. La panora-
mica è molto ampia, evidenzia gli
aspetti positivi senza trascurare le
problematiche, gli uni e le altre visti
con oggettività ed equilibrio. Nel
complesso, l'elemento che emerge
con maggior forza è il respiro univer-
sale della vita e dello sviluppo della
Congregazione oggi nel mondo. È su
questo aspetto che vogliamo soffer-
marci qui per trasmettere al lettore

1.8 Page 8

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8 · 1 MAGGIO 1990
soleslanl ...,.. 245
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il senso di una grande realtà, di cui
ogni membro della Famiglia Salesia-
na è parte integrante.
La panoramica è stata quest'anno
ulteriormente allargata dagli avve-
nimenti di portata storica accaduti
nell'Europa orientale, fino a com-
prendere, sia pure in una prospet-
tiva di sviluppo, la stessa Unione
Sovietica.- L'abbattimento della cor-
tina di ferro lascia spazio, in con-
siderazione anche del forte aumento
della domanda di religiosità manife-
stata ormai apertamente da quelle
popolazioni, alla speranza di una
nuova espansione salesiana verso
l'Europa orientale. In passato, i po-
chi salesiani presenti soprattutto nelle
Repubbliche baltiche dell'URSS so-
no stati costretti alla clandestinità,
ma ora la Congregazione ritiene di
poterne favorire la crescita. A que-
sto scopo sono stati inviati sacerdo-
ti, anche per periodi prolungati, a
prestare collaborazione pastorale.
Coraggio e inventiva
La mancanza di libertà non ha tut-
tavia impedito alla missione salesia-
na di svolgersi, sia pure in forme
limitate, e ciò grazie al coraggio e al-
l'inventiva dei sacerdoti, che hanno
saputo offrire ai giovani spazi in cui
associare in un'unica esperienza di
vita educatori e giovani, in un clima
di famiglia, di fiducia e di dia)ogo.
Nella stessa Polonia, dove peraltro
la presenza salesiana non è mai ve-
nuta meno, anche se fortemente con-
dizionata dal precedente regime
comunista, le possibilità di allargare
l'attività sono notevolmente aumen-
tate, di pari passo con il desiderio di
approfondimento della vocazione e
della missione salesiane. I polacchi
hanno sempre manifestato una gran-
de vitalità nel campo missionario.
Basti pensare che fin dal 1982 essi
hanno impiantato in Africa, e preci-
samente nello Zambia, il primo cen-
tro missionario salesiano in quel
Paese, oggi allargato a dieci comu-
nità con parrocchie, oratori, scuole
professionali. Nel dicembre dello
scorso anno, quattro salesiani polac-
chi hanno aperto una missione in
Uganda.
Un campo sterminato di azione è
quello dell'America Latina, dove la
situazione ecclesiale e socio-culturale
pone evidenti sfide alla vocazione sa-
lesiana, specialmente nel suo impe-
gno verso i destinatari preferenziali,
i giovani. In Brasile, per fare solo un
esempio, vivono 36 milioni di giova-
I Alcune Immagini e momenti
dell'attività capitolare
ni poveri e abbandonati. È per veni-
re incontro ai loro immensi bisogni
che i Vescovi di molti Paesi richiedo-
no con sempre maggiore insistenza di
poter contare sui salesiani. Del resto,
la tendenza tipica della Chiesa latino-
americana a confrontarsi con una
realtà gravata dai problemi del sot-
tosviluppo con le relative situazioni
di ingiustizia e di miseria, aiuta i sa-
lesiani a entrare in quest'ottica di pa-
storale concreta.
Alcuni Paesi delle due «Regioni»
salesiane in cui è divisa l'America la-
tina vedono l'impegno missionario
della Congregazione rivolto in spe-
cial modo alle popolazioni indios. A
loro volta, i Paesi inclusi nelle due
Regioni partecipano all'azione mis-
sionaria in Africa, attivando così
quel circuito che fa crescere la di-
mensione missionaria in senso uni-
versale. La presenza salesiana nel
Continente latino-americano è capil-
lare, tocca tutti i Paesi, dal Messico
al Cile, dalla Bolivia al Perù, dall'E-
cuador al Venezuela ecc. e si arti-
cola robustamente nelle varie espres-
sioni che fanno capo alla Famiglia
salesiana.

1.9 Page 9

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- - - - - ------s/1-
1 MAGGIO 1990 9
-
Le foto del servizio sono di F. Marzi e C. Morselli - (Roma)
Servizio ai poveri
Del tutto diverso, sotto il profilo
sia ecclesiale sia sociale, la situazio-
ne dei Paesi inclusi nella Regione
anglofona «occidentale», che com-
prende Stati Uniti, Gran Bretagna,
Australia, Canada e Irlanda. Qui
i salesiani si trovano a operare in
un ambiente secolarizzato, materia-
lista, in cui la misura delle cose spes-
so non è quella della fede . La gio-
ventù ne è inevitabilmente influen-
zata e risente di indirizzi consumi-
stici, subisce la violenza della droga,
si allontana dalla Chiesa. Ne de-
riva - ed è la inesorabile conse-
guenza - un preoccupante calo del-
le vocazioni in generale, che i sale-
siani peraltro contrastano con un
massiccio ricorso ai collaboratori lai-
ci, ai cooperatori. È però un mondo
che, accanto all'opulenza diffusa,
·continua a presentare larghi squarci
di povertà, entro cui si collocano gli
immigrati ispanici e di molte altre na-
zionalità. È soprattutto ai giovani
poveri che, con iniziative scolastiche,
istituzioni professionali, laboratori
ecc., si rivolgono le opere salesiane
in questi Paesi. Non a caso, e pro-
,,.
prio per svolgere la loro missione nel- tosviluppo e a far loro comprendere
lo spirito di Don Bosco, i salesiani l'attualità e il valore del. messaggio
sono disponibili ad accettare le par- di Don Bosco, valido per tutti i gio-
rocchie più povere.
vani e in ogni parte del mondo.
Alla Regione anglofona appartie- Anche in Asia, il raggio d'azione
ne anche il Sudafrica, e in quel Pae- è amplissimo, si estende dalla Birma-
se il lavoro della Congregazione si è nia alle Filippine, dàll'India al Giap-
sempre ispirato al superamento del- pone ecc . e di conseguenza tocca
la discriminazione razziale. Lo ha realtà fra loro. molto diverse per la
fatto senza clamori, ma con iniziati- molteplicità di etnie, culture, lingue,
ve concrete, come, ad esempio, l'a- religioni. Oltre che per le condizioni
pertura di scuole destinate ai giovani di vita: benessere in Giappone e a
di tutte le razze. Negli altri Paesi Hong Kong, miseria nelle periferie
anglofoni del Terzo Mondo . - . cittadine e nelle campagne in India,
Bahamas, Liberia, Lesotho ecc. - la nelle Filippine e in molti altri Paesi.
presenza salesiana è stata diretta ad Una realtà, insomma, che impone
aiutare i giovani a superare le diffi- anche ai salesiani un forte spirito di
coltà imposte dalle condizioni di sot- adattamento. Così, mentre in Giap-

1.10 Page 10

▲back to top
10 1 MAGGIO 1990
pone l'alto tenore di vita provoca cri-
si di valori e la sfida salesiana consi-
ste nel proporne di validi, nei Paesi
poveri hanno una dimensione rile-
vante le opere che associano educa-
zione e sviluppo, specie in
riferimento ai giovani più emargina-
ti. Nell'un caso come nell'altro, la
Congregazione è avvantaggiata dal
fatto che il carisma salesiano è do-
vunque desiderato e vissuto, c'è
amore a Don Bosco, apprezzamen-
to da parte delle gerarchie e della
gente. Tutto ciò si traduce in una cre-
scita vocazionale.
C'è poi un aspetto che in Asia vie-
ne esaltato in modo molto partico-
lare: la grandissima stima che le
scuole salesiane si sono conquistata.
« Don Bosco School » è un nome che
in Oriente qualifica chi può dire di
averci fatto gli studi, proprio per il
prestigio di cui godono.L'Asia con-
ta circa tre miliardi di abitanti e i cat-
tolici sono soltanto 74 milioni, cioè
appena il 2,46 per cento della popo-
lazione totale. Per questo, il Conti-
nente è da considerare « territorio di
missione», cosicchè ogni presenza in
Asia è missionaria. Ma anche da qui
si è ormai avviato un movimento
missionario di respiro universale. In-
fatti, dalle Filippine sono partiti mis-
sionari per altri Paesi asiatici (Papua
Nuova Guinea e Timor), oltre che
per l'Africa (filippini in Etiopia, in-
diani - una sessantina - in vari
Paesi africani, in America Latina,
nello Yemen del nord) .
La nostra panoramica ci riporta
ora in Europa. l-,a comunità salesia-
na della« Regione iberica» ha il suo
centro in Spagna e Portogallo, dove
la Congregazione è presente fin dal
1881. La stima che circonda i sale-
siani è rimasta, da allora, immuta-
ta, grazie al servizio che, con opere,
pubblicazioni, attività pastorale, es-
si rendono alla Chiesa, alla gioven-
tù, al popolo. La realtà che si deve
affrontare oggi presenta aspetti non
tutti positivi: laicismo invadente, se-
colarizzazione che intacca molti va-
lori cristiani, e, per quanto riguarda
in particolare i giovani, la grave
disoccupazione, la droga, il disim-
pegno. I salesiani - sacerdoti,
cooperatori, collaboratori laici - la-
vorano con impegno per la formazio-
ne cristiana e umana della gioventù .
La regione iberica si estende a vari
RINNOVATO IL CONSIGLIO
GENERALE
I lavori del Capitolo Generale 23°, awiati il 9 marzo procederanno fino
ai primi del mese di maggio e di essi avremo modo di scrivere nei mesi
successivi.
Il Capitolo 23° ha avuto anche un compito elettorale. Cosi il 7 aprile
1990 è stato rieletto Rettor Maggiore don Egidio Viganò mentre marte-
1O aprile e mercoledì ,11 aprile sono stati eletti gli altri membri del
Consiglio Generale la Società di San Giovanni Bosco. Il nuovo consi-
glio, pertanto risulta così composto:
DON EGIDIO VIGANÒ
Rettor Maggiore.
Nato il 26.7.1920 a Sondrio (Italia). Attualmente è anche consultore del
Pontificio Consiglio della famiglia, dell'apostolato dei laici e membro della
Congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli.
DON JUAN VECCHI
Vicario del Rettor Maggiore.
Nato il 23.6.1931 a Viedma (Argentina). Dal '77 era Consigliere per la
Pastorale Giovanile.
DON GIUSEPPE NICOLUSSI
Consigliere per la Formazione.
Nato il 19.10.1938 in provincia di Bolzano (Italia); già ispettore in Cile,
attualmente direttore del teologato la Florida (Santiago, Cile).
DON LUC VAN LOOY
Consigliere per la Pastorale Giovanile.
Nato il 28.9.1941 a Tielen (Belgio). Dall'84 Consigliere per le Missioni.
DON ANTONIO MARTINELLI
Consigliere per la Famiglia Salesiana e per la Comunicazione Sociale.
Nato il 22.5.1934 a Putigliano (Italia); già ispettore della Veneta Ovest,
attualmente ispettore della Meridionale.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - - - - - - - - -# -
DON LUCIANO ODORICO
Consigliere per le Missioni.
Nato il 13.12.1938 in provincia di Pordenone (Italia), già ispettore in Ve-
nezuela, attualmente direttore a Nairobi (Kenia).
DON OMERO PARON
Economo Generale.
Nato l' 11.9.1925 a Trieste (Italia).
CONSIGLIERI REGIONALI
Reg. Nord Europa e l'Africa centrale:
DON DOMENICO BRITSCHU, nato l'l.3.1932 a Strasbourg
(Francia).
Regione Italia e Medio Oriente:
DON GIOVANNI FEDRIGOTTl,
nato il 26.2.1944 in provincia di .Trento (Italia).
Regione Pacifico-Caribe:
_
DON GUILLERMO GARCIA MONTANO,
nato il 26.4. l 937 a Zamora (Messico).
Regione Anglofona:
DON MARTIN McPAKE,
nato il 15.1.1925 a Cambuslang (Gran Bretagna).
Regione Asia:
DON THOMAS PANAKEZHAM,
nato il 27. l.1930 a Champakulam (India).
Regione Iberica:
,
_
DON ANTONIO RODRIGUEZ TALLON,
nato il 4.7.1940 a Santa Fe (Spagna).
Regione Atlantico:
D. CARLOS TECHERA,
nato l' 11.12.1936 .a Villa Colon-Montevideo (Uruguay).
Segretario del Consiglio Generale:
DON FRANCESCO MARACCANI,
nato il 30. ~.0.1936 in provincia di Brescia.
Come si vede don Gaetano Scrivo, vicario del Rettor Maggio-
re, don Paolo Natali, consigliere per la formazione, don Ser-
gio Cuevas Leon, consigliere per la Famiglia Salesiana e le
Comunicazioni Sociali, don Luigi Bosoni, consigliere regionale
per l'Italia, don José Antonio Rico, consigliere regionale per
la Spagna e il Portogallo dopo anni di intenso servizio lascia-
no il posto ad altri.
Nell'augurare buon lavoro ai nuovi Superiori esprimiamo un
grazie vivissimo a quelli uscenti.
Un augurio particolare rivolgiamo a Don Egidio Viganò che
per la terza volta consecutiva viene riconfermato alla guida
dei Salesiani.
«Il Rettor Maggiore della Società Salesiana, si legge all'arti-
colo 126 delle Costituzioni della stessa Società, è il Succes-
sore di Don Bosco, il padre e il centro di unità della famiglia
Salesiana».
o
1 MAGGIO 1990 , 11
Paesi africani, dal Mozambico alla
Costa d'Avorio, dal Senegal alla
Guinea equatoriale e tutte le lspet-
torie della Regione si dedicano ad es-
si con slancio, attivando ovunque
parrocchie, oratori, scuole tecniche,
liceali, agrarie.
Realtà complesse
Nell'Europa «occidentale» - la
cui «Regione» ha anch'essa la sua
pendice africana - le comunità sa-
lesiane sono complessivamente 170.
Incontrano le difficoltà proprie del-
le società industrializzate, anche se si
vanno rafforzando valori quali l'a-
pertura ai diritti umani, il rispetto
per la natura, l'attenzione verso le
nuove povertà. Ovunque, l'occasio-
ne offerta dal centenario di Don Bo-
sco ha rivelato non solo una grande
simpatia per la persona del Santo,
ma ha suscitato negli stessi salesiani
una rinnovata coscienza della loro
partecipazione specifica alla missio-
ne ecclesiale.
C'è infine la Regione Italia-Medio
Oriente, che oltre a ricomprendere la
Penisola italiana e la Svizzera, si
estende in Siria, Libano, Cisgiorda-
nia, Israele, Turchia, Siria, Iran,
Egitto ed Etiopia. In attuazione del
« progetto Africa», molte lspettorie
della Regione si sono proiettate nel
Continente africano. È evidentemen-
te una realtà complessa, che include
situazioni di estrema povertà (si pensi
all'Etiopia), di guerra (Libano), di
forti tensioni politiche (Israele-
Palestina), di benessere (Italia e, an-
cor più, la Svizzera). È la« Regione»
dove la presenza salesiana è quan-
titativamente maggiore: 3.600 sa-
cerdoti, 7 mila Figlie di Maria Ausi-
liatrice, migliaia di cooperatori, ex
allievi, ecc. Le opere non si contano,
i servizi resi alla gioventù si esten-
dono di continuo. Anche l'animazio-
ne missionaria vede un grosso impe-
gno in tutte le direzioni.
Ecco, dunque, a grandi linee,
l'ampiezza dell'espansione salesiana.
Si può quindi concludere che Don
Bosco, attraverso i suoi figli, è oggi
presente in tutto il mondo, fra i gio-
vani più bisognosi di aiuto e fra la
gente del popolo.
o

2.2 Page 12

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12 · I MAGGIO 1990
REPORTAGE
Hong Kong

2.3 Page 13

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- - - - - - - --
Foto Archivio SEI
- -#1-
1 MAGGIO 1990 13
Un aquilone volteggia
alto sul campo di Whitehead come
il sogno di libertà dei ventimila boat-
people indocinesi, che marciscono
dietro due cinte di filo ·spinato ad un
passo dal mare. Un elicottero della
polizia di Hong Kong sorveglia in
continuazione che non scoppino ris-
se o sommosse nel lager, dove la vio-
lenza è di casa e bande rivali fab-
bricano armi di fortuna, si combat-
tono tra loro, terrorizzano e taglieg-
giano i compatrioti, assaltano le
donne sole.
In « campi di concentramento»
come Whitehead si è conclusa, negli
ultimi anni, la fuga verso la libertà
e l'Eldorado occidentale di cinqua-
tasettemila rifugiati vietnamiti. Con-
tadini e pescatori del centro e del
nord di quel paese vendono i loro po-
veri beni e si trasformano in boat-
people. Salpano su vecchie giunche
verso la colonia britannica e, duran-
te la traversata, bruciano grani d'in-
censo alle divinità buddhiste, per
sfuggire ai tifoni e ai pirati del Mar
della Cina meridionale.
Il più grande esodo marittimo di
tutti i tempi si prolunga e si am-
plifica. Quindici anni dopo la ca-
duta/liberazione di Saigon, oggi
Hochiminhville, i boat-people fuggo-
no ancora dalla loro terra. Quindici
anni di regime comunista duro, e di
sforzi per il risanamento economico,
con i sacrifici che hanno significato
per i vietnamiti, spiegano solo irì par-
te l'esodo che continua. Ad Hong
Kong, l'anno passato, la media dei
profughi si è avvicinata ai trecento
al giorno, quasi tremila al mese.
E dal 1988 che i vietnamiti, soprat-
tutto quelli del nord, sono tornati a
dirigersi in massa, via mare, verso
Hong Kong. La colonia si riempie ra-
pidamente. Per ospitarli, le autorità
sono costrette ad utilizzare persino
ferry-boat in disarmo, a realizzare
tendopoli di fortuna in isole deserte
o sulla pista di un vecchio aeroporto
militare, a riaprire i campi ormai in
disuso che avevano ospitato le µrime
ondate di boat-people tra la fine de-
gli anni '70 e l'inizio degli anni '80.
Fedele alla tradizione di porto di
primo asilo, Hong Kong non ha mai
respinto una sola delle imbarcazioni
che si son presentate nella sua baia.
Dal giugno del 1988 .un cambiamen-

2.4 Page 14

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14 I MAGGIO 1990
to notevole è però intervenuto nella
politica della colonia. A partire dal
16 di quel mese, le autorità hanno
smesso infatti di considerare i boat-
people come rifugiati privilegiati. In
altre parole, da quella data ai nuovi
arrivati non viene più concesso au-
tomaticamente, come prima, lo sta-
tus di profughi politici. li prov-
vedimento viene preso per scorag-
giare nuovi arrivi, ma non sortirà
l'effetto sperato.
I boat-people vengono dunque
sottoposti ad un'odiosa procedura,
chiamata «screening», cioè sele-
zione. Il suo verdetto distingue tra
vietnamiti fuggiti dalla dittatura
marxista e vietnamiti scappati solo
dalla miseria. I primi - poco più del
l0OJo degli arrivati dopo il 16 giu-
gno '88 - sono quelli che riescono
a fornire le prove di essere stati per-
seguitati in patria per motivi politici
o anche religiosi. Soltanto per loro
si apriranno le porte dei pochi paesi
- Stati Uniti, Canada, Australia -
ancora disposti ad accettare quelli
che furono, un tempo, i rifugiati più
popolari e vezzeggiati dal mondo oc-
cidentale.
Per tutti gli altri, giudicati immi-
grati a Hong Kong per motivi eco-
nomici, e quindi illegali, non
resterebbe che una sola alternativa:
il ritorno nel Vietnam. Un rimpatrio
«volontario», secondo l'eufemismo
coniato dalle autorità della colonia.
Di fatto un rimpatrio « obbligato-
rio», «forzato», perché i vietnamiti
sostengono, basandosi su esperienze
di chi è ritornato davvero volontaria-
mente nel paese d'origine, che tro-
veranno ad attenderli indagini po-
liziesche, la prigione e, forse, l'eli-
minazione.
L'esasperazione, nei centri di de-
tenzione di Hong Kong, tocca così
punte altissime. Si susseguono le ma-
nifestazioni non violente contro il
rimpatrio forzato. Manifesti e sup-
pliche vengono scritti col sangue.
Tutto sembra inutile. Lo scorso no-
vembre, in una lettera al Papa, 47
mila vietnamiti denunciano che agen-
ti armati sono penetrati nei campi,
percuotendo, incatenando e trasci-
nando fuori i boat-people considerati
rifugiati economici. Tra di essi, don-
ne e bambini. E anche molti profu-
ghi scappati dal Vietnam proprio per
sfuggire alla persecuzione politica o
religiosa .
A metà dicembre '89, un episodio
crudele provoca la reazione degli Sta-
ti Uniti, del Papa, dell'arcivescovo
anglicano di Canterbury, e la con-
danna morale delle autorità britan-
niche di Hong Kong . Cinquantuno
boat-people, per metà bambini, ven-
gono svegliati nella notte, trasportati
piangenti all'aeroporto, imbarcati
per Hanoi senza alcuna garanzia. È
un gesto dimostrativo . Per fortuna,
la deportazione non si ripeterà. La
reazione dei vietnamiti è comunque
drammatica. Una serie di tentati sui-
cidi. Tutti di uomini, scelti tra gli sca-
poli, sembra estratti a sorte.
Neppure fatti simili scuotono l'in-
differenza della comunità internazio-
nale per la sorte dei boat-people . Si
vocifera di un baratto tra Londra e
Hanoi : aiuti economici in cambio del
« via libero» al rimpatrio dei 44 mi-
la rifugiati non considerati profughi
politici. Il Vietnam si trincera dietro
minuzie linguistiche: no al rimpatrio
«coatto», sì al ritorno di chi « non
si oppone in maniera esplicita». La
Cina, a cui Hong Kong dovrà far ri-
torno nel 1997, conferma quel che
già si sapeva. Pechino non vuol tro-
vare vietnamiti quando si riprende-
rà il territorio .
Le autorità della colonia temono
ora che si rinnovi anche quest'anno
il massiccio afflusso di boat-people,
che aggraverebbe ulteriormente le
condizioni di vita nei campi già so-
vraffollati. Soltanto le Nazioni Uni-
te, le organizzazioni umanitarie
internazionali e diversi organismi
ecclesiali continuano a difendere i
diritti umani e la libertà dei boat-
people.
Due sacerdoti cattolici lavorano

2.5 Page 15

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-----------#1-
1 MAGGIO 1990 15
nei centri di detenzione. Uno è unge-
suita canadese, che si dedica a que-
st'impegno a tempo pieno. L'altro è
un salesiano, don Matteo King, ci-
nese di Shanghai, che fu il primo ad
occuparsi dei boat-people di Hong
Kong e che era missionario in Viet-
nam, sugli altipiani di Dalat, verso
il Laos, quando Hanoi sferrò nel
Vita comunitaria e religiosa in un
Icampo profughi.
Nella foto a destra don Klng
battezza un piccolo nato In un
campo, e nella foto sopra è
ritratto con una squadra di calcio
di rifugiati.
1975 l'offensiva decisiva per conqui-
stare il Sud. Don King fu sorpreso
dal precipitare degli avvenimenti
mentre era in viaggio verso la Cina
per rivedere la vecchia mamma.
«Lamia vocazione missionaria»,
racconta don King, « si è rafforzata
proprio qui a Hong Kong, vicino ai
primi sette aspiranti vietnamiti venuti
a studiare nel noviziato salesiano. lo
ero il loro assistente. Rimasi colpito
dalla profondità della loro fede e an-
che dalla loro condotta. Da tempo
chiedevo al Signore per il mio sacer-
dozio la grazia di partire missiona-
rio, di staccarmi da tutte le cose, di
portare ad altri i doni che avevo ri-
cevuto dai missionari che avevano se.:
gnato la mia vita. A poco a poco è
maturata la mia scelta di andare pro-
prio nel Vietnam. Ho chiesto, prega-
to, atteso che si realizzasse.
« Era il 1963 », ricorda ancora don
King, « quando partii per il Vietnam.
Vi rimasi per dodici anni. Ed io non
posso non scorgere il dito del Signo-
re negli avvenimenti di allora: il mio
·viaggio in Cina proprio in quel pe-
riodo del '75, né prima né dopo; la
sosta forzata ad Hong Kong, di ri-
torno da Shanghai; l'attesa dell'evol-
versi della situazione... Presto a
Hong Kong sarebbe incominciato
l'arrivo di boat-peole. Il vicario ge-

2.6 Page 16

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16 · I MAGGIO 1990
nerale della diocesi cercava un sacer- Confessa, prepara alla prima comu-
dote che parlasse il vietnamita per as- nione. Cresima. Sposa. Impartisce
sistere i rifugiati cattolici, che erano l'estrema unzione. E là dove mate-
circa il 40%, perché a quel tempo la rialmente non può arrivare, ricorre
maggioranza dei profughi proveniva all'opera di catechisti e collaborato-
dal Sud».
ri laici, scelti tra gli stessi boat-
Un giorno, di ritorno da Macao, people, che preparano la liturgia, si
i superiori comunicano a don King occupano dei canti della messa, leg-
il suo nuovo campo di lavoro. Sino gono la Bibbia in comunità.
al 1984, egli si dedicò all'apostolato Non è un lavoro semplice, quello
tra i vietnamiti quasi a tempo pieno, di don King, alle prese coi disparati
pur dovendolo conciliare con l'inca- problemi che crea la lunga detenzio-
rico di direttore del noviziato salesia- ne in condizioni infraumane. Proble-
no di Hong Kong . La data del 1984 mi morali: convivenze di giovani, di
non significa però la fine dell'impe- cattolici e non cattolici, di uomini
gno pastorale di don King tra i viet- che hanno lasciatp la moglie in Viet-
namiti, anch~ se il peso maggiore nam e si sono uniti ad un'altra don-
passa sulle spalle del gesuita canade- na. Problemi delicati, sollevati dalla
se. Per volontà del vescovo di Hong neppur troppo velata propaganda nei
Kong, egli continua a passare il suo campi in favore delle pratiche con-
tempo libero, specie nei giorni di fi- traccettive. Problemi educativi, sco-
ne settimana, fra quella povera gen- lastici, sociali. E persino il problema
te aiutandola materialmente e di chi pensa alla conversione come se
spiritualmente.
la religione cattolica fosse una sorta
Tutt'oggi, don King celebra ogni di lasciapassare per ottenere lo stato
settimana la Messa in due o tre cam- di rifugiato politico.
pi, spostandosi per decine di chilo- Una dote, sicuramente, non fa di-
metri da un punto all'altro dei fetto a don King: la pazienza. Ascol-
« Nuovi Territori», la parte di Hong ta per ore i boat-people dopo la
Kong dove si trovano i centri per i Messa, li consiglia, risponde per lo-
vietnamiti. Battezza i bambini che ro alle lettere, scrive petizioni, sup-
nascono numerosi dietro il filo spi- . pliche, appelli. Si adopera per riunire
nato e gli adulti che si convertono. le famiglie.separate dalla fuga: ma-
riti che non ritrovano all'arrivo le
mogli, figli staccati dai genitori. Si
presta, anche se la cosa presenta
qualche rischio, ad incassare gli as-
segni che i rifugiati ricevono dai pa-
renti stabilitisi in Occidente.
Interviene presso le autorità perché
riconsiderino una posizione, se sa che
qualcuno ha realmente diritto allo
stato di rifugiato politico .
« La religione», dice don King, « è
molto importante per aiutare la gente
a resistere alla prova della lunga de-
tenzione. I vietnamiti sono molto at-
taccati alla fede cattolica, anche se
adesso i cattolici sono solo poco più
del 10%, perché i rifugiati proven-
gono in maggioranza dal Nord.
L'anno scorso, sono tornato per la
prima yolta in Vietnam dopo 14 an-
ni e ho cercato di sconsigliare altri
dal mettersi in viaggio, raccontando
quel che veramente avrebbero trova-
to a Hong Kong. Nel mio lavoro, ho
avuto la consolazione di imQattermi
anche in due ex allievi salesiani, un
ingegnere e un aspirante salesiano
che conta un giorno di riprendere se
Dio vorrà, gli studi. Prego solo l'Oc-
cidente di non dimenticare i boat-
people».
Silvano Stracca

2.7 Page 17

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Napoli, maggio.
«Fra le iniziative promosse nel qua-
dro del "Progetto Napoli-Don Bo-
sco 88" abbiamo realizzato il
"Centro aiuto al minore-Telefono
Azzurro", che vuole sollecitare la
collaborazione della gente in soccor-
so dei ragazzi vittime della violenza
degli adulti. Un giorno ci telefona
una signora per avvertirci che certi
suoi vicini di casa, un uomo e una
donna conviventi, somministrano al-
cool al proprio bambino per farlo

2.8 Page 18

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18 · 1 MAGGIO 1990
dormire. E aggiunge: ''Abbiamo av-
vertito il capozona, ma non ha po-
tuto far niente, vedete un po' voi se
potete intervenire". Ecco una telefo-
nata rivelatrice della mentalità di
molta gente napoletana: dì fronte a
un fatto che considerava riprovevo-
le, la signora aveva ritenuto norma-
le rivolgersi al capozona della
camorra, quasi fosse un comune fun-
zionario pubblico. E siccome costui
non era riuscito a mettere riparo al-
la situazione, in seconda battuta si
era rivolta a noi».
Don Nicola Palmisano racconta
l'episodio con l'amarezza dì chi è co-
stretto ogni giorno a constatare che
nella metrop01i partenopea la latitan-
za dei pubblici poteri lascia spazio al
dominio della malavita organizzata
e che questa condizione è ormai ac-
cettata come normale dall'opinione
pubblica. Amarezza accentuata dal
fatto che don Palmisano, nella sua
qualità di Direttore del Centro Don
Bosco, si trova a dover gestire alme-
no in parte le conseguenze di questo
stato dì cose. In altri termini, a rac-
cogliere quelli che, un po' brutal-
mente, si possono definire « i cocci
umani» del dissesto sociale, cioè i ra-
gazzi deviati ed esposti al rischio di
diventare essi stessi, quando già non
lo sono, i manovali della malavita.
II cardinale Giordano, Arcivesco-
vo di Napoli, ha di recente rimpro-
verato alla classe politica e
amministrativa di aver abbandona-
to la città a se stessa. «È un rilievo
più che giustificato,- dice don Pal-
misano - ma si deve al tempo stes-
'so riconoscere che il vuoto lasciato
dal potere legale è occupato da una
organizzazione efficiente, con rami-
ficazioni capillari, e, quel che è peg-
gio, vicina alla gente, come dimostra
la reazione di popolo del rione Sani-
tà contro le Forze dell'Ordine che
arrestavano un camorrista. La ca-
morra ha suddiviso la città in zone,
affidandole a propri affiliati capa-
ci dì "governo" reale nel settore
di competenza, che è quello mala-
vitoso . Le faccio un esempio. Se
nel quartiere "Amicizia" si nascon-
dono latitanti o si stanno realiz-
zando grossi interessi delinquen-
ziali, circola l'ordine di non com-
mettere alcun tipo di reato suscetti-
bile di richiamare l'attenzione del-
le forze dì polizia. L'ordine viene
scrupolosamente rispettato da tutti
per cui in quei periodi si può tran-
quillamente lasciare l'auto aperta
con la radio dentro, sicuri che nes-
suno li toccherà». « A Napoli regna
la camorra! » è la clamorosa re-
cente dichiarazione di Federico,
il capo della squadra mobile della
città.
Le due Napoli
Paura o adesione? « Penso che ci
siano l'una e l'altra. Ma più ancora
c'è il desiderio di mettersi in sinto-
nia con chi veramente governa. La
cosa tragica, infatti, è che nella
gente è penetrata in profondità l'idea
secondo cui la norma di comporta-
mento, l'ordine, il comando dipen-
de dalla camorra. E la si accetta
senza discutere, anche da parte di chi
non è camorrista». In questo quadro
si inserisce la vita di tanti ragazzi na-
poletani. Quanti? Decine di migliaia.
« Vede, non c'è una sola Napoli . Ce
ne sono almeno due, una che po-
tremmo definire europea e l'altra che
si colloca al confine con il Sud del
mondo. Esiste perciò una differen-
za abissale fra il ragazzo che è nato
in via Petrarca, al Vomero o a Po-
sillipo - i "quartieri alti" - e il
ragazzo che invece è nato a Secon-
digliano, alla Doganella, nel rione
Sanità - i quartieri "popolari" -.
Destini diversi, possibilità diametral-
mente opposte, proprio come acca-
de per quanti si trovano a vivere nel
mondo industrializzato o nel Terzo
Mondo».
Vogliamo parlare del secondo
«polo», dei ragazzi che appartengo-
no al gruppo «povero»? Don Ni-
cola aderisce alla richiesta con ri-
luttanza, quasi compiendo uno sfor-
zo su se stesso, perché sa di do-
ver mettere a nudo realtà drammati-
che, che bruciano. Figlio egli stesso
del Mezzogiorno - è pugliese -, sa-
cerdote salesiano da trent'anni, è ap-
prodato a Napoli nel 1987 dopo
un'esperienza presso un,ll comunità
di accoglienza per tossicodipendenti
a Foggia. Si è gettato a capofitto nel
nuovo lavoro di ristrutturazione an-
che metodologica del Centro Don
Bosco, si è caricato di grossi proble-
Foto Archivio SEI.

2.9 Page 19

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,-
-
-
-
- -- - - - - ~ -
IL 15 PER CENTO SFUGGE
ALL'OBBLIGO SCOLASTICO
Hanno l'età in cui dovrebbero ancora giocare e, invece, migliaia di ra-
gazzi napoletani si muovono negli ambienti della malavita, della droga,
diel contrabbando, assoldati da organizzazioni che se ne servono senza scru-
~oli. Sono loro le prime vittime di quella violenza che vengono addestrati
a riversare poi sugli altri. È una condizione che condividono con tanti al-
tri coetanei dei Paesi industrializzati, dove la delinquenza minorile è in
continuo aumento. Solo a New York, ogni anno dai 1200 ai 1500 ragazzi
vengono arrestati per omicidio o sospetto omicidio.
Le cifre che riguardano Napoli sono fortunatamente meno tragiche, ma
resta il fatto che la criminalità minorile è altissima, più di quanto le cifre
ufficiali dichiarino. La gente spesso subisce uno scippo, un furto , un'ag-
gressione a scopo di rapina ma non sporge denuncia. « Molti di noi - ha
dichiarato un magistrato - sono stati scippati addirittura all'uscita degli
uffici giudiziari, ma pochi se la sono sentita di denunciare il fatto».
Le organizzazioni criminali utilizzano i ragazzi come corrieri del lotto
clandestino, li mandano cioè a raccogliere le puntate al domicilio dello
scommettitore, oppure li distribuiscono nei quartieri frequentati dai tossi-
codipendenti a spacciare droga. Di rado i piccoli spacciatori sono anche
tossicodipendenti e ciò evita noie con la polizia. Se vengono sorpresi sul
fatto, dichiarano subito di agire per proprio conto allo scopo di fare sol-
di. Nessuno - sostengono - li obbliga o li organizza. Il fatto stesso di
essere minorenni, e quindi non punibili, li mette al riparo da ogni sanzio-
ne . Impegnati in queste attività, i ragazzi non pensano assolutamente alla
scuola. E difatti Napoli è fra le città che compongono il gruppo di testa
della dispersione scolastica, con una media del 15 per cento e con punte
del venti in certi quartieri dove maggiore è ii degrado sociale.
o
1 MAGGIO 1990 19
mi, ha condiviso profonde sofferen-
ze. Fino a rimetterci in salute sta-
to colpito da un ictus parziale).
« Questi ragazzi spesso non hanno
neppure una casa. Ci sono famiglie
che a dieci anni dal terremoto del 23
novembre 1980 vivono ancora nei
conteiners, oppure in case occupate
abusivamente. Promiscuità obbligata
da una densità abitativa spaventosa,
nessuna possibilità di vivere una vi-
ta di famiglia. L'alternativa per ira-
gazzi è la strada. E una strada, piena
di rischi, perché qui il ragazzo incon-
tra facilmente chi è sulle sue tracce
per reclutarlo tra le fila della ma-
lavita».
Ma la prima conseguenza di que-
sto stato di cose investe la scuola,
verso cui il ragazzo manifesta la più
completa indifferenza. « La scuola
- precisa don Palmisano - non va
incontro ai ragazzi, non capisce la lo-
ro situazione, parla a un ragazzo
astratto, che non esiste. Quello ve-
ro, reale, sta sui banchi di scuola co-
rrie in una prigione e allora ogni
pretesto è buono per scappare, per
"evadere" - e il termine la dice lun-
ga - dall'obbligo scolastico. La
scuola è incapace di individuare un
percorso che valorizzi le attitudini del
ragazzo concreto e in tal modo fini-
sce per punirlo. A sua volta, il ragaz-
zo punisce la scuola abbandonan-
dola. E ciò fin dalle elementari. Co-
nosco tantissimi ragazzi che arriva-
no alla prima media senza saper né
a leggere né scrivere. A qualcuno so-
no stato costretto sconsigliare l'in-
gresso in prima media perché non era
minimamente attrezzato per affron-
tare il nuovo ciclo di studi. L'ho fat-
to con dolore, ma in piena coscienza
perché ero sicuro che sarebbe stato
condannato inesorabilmente all'e-
marginazione, sarebbe stato tagliato
fuori fin dal primo giorno, avrebbe
subìto ulteriori frustrazioni, umilia-
zioni, violenze».
Esercito
di « muschilli >>
E così, migliaia di ragazzi napole-
tani non vanno per niente a scuola,
molti lasciano dopo la seconda o la
terza elementare, la maggior parte si
perde nel passaggio dalle elementari

2.10 Page 20

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20 · I MAGGIO 1990
la camorra propone la pedagogia del-
le responsabilità via via sempre mag-
giori, e una pedagogia del tirocinio,
per cui molti ragazzi vengono eser-
citati all' uso delle armi per farne dei
micro-killer ».
II quadro, anche se solo abbozza-
to, è di quelli che lasciano senza fia-
to. Come ci si colloca un educatore,
in particolare un educatore· salesia-
no? Può continuare a nutrire fidu-
cia nella possibilità di recupero? Don
Palmisano è un uomo che tiene sal-
damente i piedi per terra, guarda in
faccia alla realtà. Ne soffre, ma non
si nasconde dietro un dito . « È una
condizione molto difficile, una lotta
durissima, al limite della rinuncia. Ci
costringe in ogni caso a prendere at-
to che è finita l'epoca dell'educazio-
ne, per così dire, artigianale, come
la si concepiva nell'Ottocento, all'e-
poca di Don Bosco. Allora, l'edu-
alla media. Del resto, che altro atten-
dersi quando alle spalle di questi
ragazzi c'è una famiglia i cui com-
ponenti la scuola non l'hanno mai
vista, sono analfabeti o semianal-
fabeti, non sanno che cosa sia un
libro, non prendono mai in mano un
giornale? Per i ragazzi c'è la strada.
E qui, in agguato, la camorra. Una
volta arruolati, i ragazzi diventano
« muschilli », perché come mosceri-
ni corrono qua e là, a portare ordi-
ni, a spacciare droga, a far da palo.
Naturalmente con un premio, perché
la camorra è in grado di pagare. So-
prattutto offre modelli. I ragazzi ve-
dono il fratello più grande, il cugino,
lo zio, il vicino di casa ben vestito ,
con la moto di grossa cilindrata,
l'automobile. Tutto ciò suscita am-
mirazione.
« In altri termini - chiarisce don
Nicola - sono questi i modelli con-
creti di un sistema "educativo" ese-
crabile fin che si vuole, ma reale.
Accanto alla pedagogia dei modelli,
I Nella toto in alto don Nicola Palmisano direttore del Centro
Don Bosco di Napoli; in basso alcuni momenti delle attività ricreative
organizzate dal Centro

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- - - - - - - - -- - ~ -
Foto LDC
cando e l'educatore si mettevano in
contatto diretto, stabilivano un rap-
porto che dava buoni frutti ai fini
della formazione del ragazzo. Oggi
fra il salesiano e il ragazzo, fra l'I-
stituzione salesiana e i ragazzi si
inseriscono complessi elementi estra-
nei, che producono pesanti interfe-
renze. Se ci occupiamo dei ragazzi
della strada, ci accorgiamo che con-
temporaneamente a noi e spesso pri-
ma di noi, è già arrivata un'altra
organizzazione, che possiamo defini-
re "educativa" di segno negativo.
Allora cerchiamo di sollecitare la col-
laborazione delle famiglie, dei servi-
zi sociali, delle parrocchie, delle
associazioni chiamandole tutte a rac-
colta attorno a questi ragazzi. Pur-
troppo, la prima a non rispondere è
la famiglia. Ma non è la sola. La ri-
nuncia ai compiti educativi sembra
essere collettiva, investe persone ed
enti».
Comunità-famiglia
I salesiani di Napoli la loro parte
però sono fermamente intenzionati a
farla. Nel quartiere della Doganella
hanno iniziato a operare nel 1934, e
dal 1959 si sono dotati del grande
Istituto tuttora esistente nel rione. È
più recente la decisione di riproget-
tare il Centro Don Bosco in risposta
alle mutate esigenze dei tempi, pur
nella fedeltà alle linee maestre del
Fondatore. « Abbiamo trasformato
l'Istituto, da collegio qual era, in un
complesso di comunità-famiglia, set-
te in tutto, ciascuna composta di una
quindicina di ragazzi con due anima-
tori. I ragazzi ci sono stati affidati
dal Tribunale per i minorenni o dai
servizi sociali dei Còmuni campani.
Sono i più bisognosi di aiuto e noi
tentiamo di portarli a completare la
scuola dell'obbligo. Poi c'è una co-
munità di giovani dai 15 ai 18 anni,
che cerchiamo invece di inserire nel
mondo del lavoro. Tutti partecipa-
no, assieme ad altri 500 ragazzi del
quartiere, alla vita dell'oratorio, che
è vita libera, di aggregazione spon-
tanea, indirizzata a far emergere i ta-
lenti di ciascuno, per farne dei buoni
cittadini consapevoli dei loro diritti
e dei loro doveri».
1 MAGGIO 1990 21
Buoni cittadini, dunque. Don Bo-
sco diceva anche « buoni cristiani».
Com'è la situazione dal punto di vi-
sta religioso? Don Nicola non smen-
tisce il suo realismo e risponde con
franchezza: « Semplicemente disa-
strosa. E come potrebbe non esserlo
se la famiglia è a pezzi? Dove nasce
la Chiesa, la fede, la preghiera? li
pr.imo nucleo è la famiglia. Ma nelle
famiglie di questi ragazzi non si co-
nosce la fede, non si prega. Al con-
trario, spesso i genitori hanno inflitto
ai ragazzi esperienze traumatiche,
che sono all'origine del loro caratte-
re chiuso, talvolta violento e isteri-
co. Con la ristrutturazione del-
)' Istituto e il rinnovamento delle
nostre mentalità noi abbiamo cerca-
to di farne un centro di accoglienza
dove questi ragazzi possano trovare
ciò che non hanno mai avuto: affet-
to, gentilezza, tenerezza. Ne hanno
un bisogno esasperato. Qui sta la più
grossa sfida per noi salesiani. Credo
fermamente che proprio su questo
versante Don Bosco abbia una gros-
sa parola da dire, e cioè la parola del
cuore. Don Bosco ha detto che l'e-
ducazione è una cosa di cuore. Noi
che viviamo con questi ragazzi ci ren-
diamo conto che solo con la mitez-
za, la delicatezza, la bontà, possiamo
ottenere risultati positivi».
È un lavoro difficile e duro, che
impegna don Nicola e i suoi 21 con-
fratelli, le quattro Figlie di Maria
Ausiliatrice, i collaboratori laici, i
volontari. Tutti condividono il timo-
re che i risultati raggiunti possano es-
sere annullati dalla latitanza della
pubblica amministrazione, larga di
consensi e di plauso ma restia a for-
nire uno stabile aiuto concreto al
funzionamento di un'opera il cui co-
sto economico è enorme. Silenzi e
anche errori, come la regionalizza-
zione dell'istruzione professionale
che ha estromesso dal settore istitu-
zioni validissime e collaudate. Tut-
tavia, l'ultima parola di don Nicola
è di speranza. « Penso che se faccia-
mo bene il nostro lavoro, se la pub-
blica amministrazione si deciderà a
sostenere economicamente una nuo-
va cultura dell'infanzia, se allarghe-
remo la rete della solidarietà, i
risultati che abbiamo conseguito fi-
nora potranno consolidarsi e trova-
re altro spazio» .
Gaetano Nanetti

3.2 Page 22

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-
PAOLO SCANDALETTI
Galileo privato. Camunia,
Lire 28.000.
Nella notte del 7 gennaio 1610,
Galileo Galilei , scrutando il cielo
con ìl canocchiale, fa la più cla-
morosa delle sue scoperte: quat-
tro «stelle" brillantissime girano
intorno a Giove. È la prova che
Copernico ha detto il vero. E se
un movimento celeste si compie
intorno a un astro che non è la
Terra, tutta la linea aristotelico-
tolemaica - la Terra centro del-
l'universo - accettata per mi-
gliaia di anni, a occhi chiusi,
dall'intera umanità, si dissolve
come nube di fumo al soffio im-
petuoso dell'osservazione scien-
tifica. Scoperta clamorosa,
dunque. Eppure è di qui che ha
origine il dramma umano e cul-
turale di Galileo.
Per arrivare a descrivere, con
pacata precisione, ma non sen-
za infondere nel lettore un brivi-
do di emozione, questo punto
cruciale della vicenda terrena del
genio pisano, Paolo Scandaletli
percorre un lungo itinerario attra-
verso gli avvenimenti storici che
segnano il mondo all'epoca di
Galileo. È la prima parte , se cosl
pos~iamo dire azzardando un 'ar-
bitraria suddivisione che in real-
tà non c'è, dell'ultimo libro di
Scandaletti, una biografia dei
grande scienziato. Colpisce, in
queste pagine, l'ampiezza del
quadro storico, sintetizzato con
rara efficacia e di gradevole
lettura.
È io sfondo Indispensabile al-
la comprensione del personag-
gio . E non dei «Galileo della
Storia " , che ha catturato la mag-
gior parte degli innumerevoli bio-
grafi, bensì dei «Galileo storico",
ovvero, per dirla con Scandaletti ,
del signor Galileo Galilei " e dei
suoi «dintorni». L' uomo, insom-
ma, dalle mille sfaccettature:
scienziato e gaudente, pronto a
gettarsi nella mischia ma pauro-
so davanti al pericolo, ricco di fer-
menti interiori eppure sprezzante
e litigioso, lucido ricercatore e
avido di successo, osannato dai
potenti - quando ne avevano vo-
glia e interesse - e tormentato
dai parenti, dai debiti e da una.sa-
lute minata da smodate libagioni.
In poche parole, un grand'uomo
e un pover'uomo.
Scandaletti rimane fedele a
questa impostazione anche nel-
la ipotetica «seconda parte» del
libro, quando coglie Galileo nel-
la vicenda più drammatica della
sua vita: il processo davanti all'In-
quisizione, la condanna, l'abiura.
Al centro del mai composto con-
flitto sulla verità e i limiti della
scienza, Galileo continuç1 anco-
ra oggi ad alimentare polemiche.
Per parte sua, la Chiesa gli ha ri-
conosciuto, dopo tre secoli e
mezzo dalla condanna ecclesia-
le, di aver realizzato «una tappa
essenziale - sono parole di Gio-
vanni Paolo Il - nella metodolo-
gia della ricerca e, in generale,
nel cammino verso la conoscen-
za del mondo della natura ».
G.N.
ANTOINE J)E SAINT-
EXUPÉRY
Lettere alla madre. A cura di Giu-
liano Vigini. Collana Il pozzo. Edi-
zioni Paoline, pp. 224, L. 14.000.
È stato scritto di Antoine de
Saint-Exupéry: «Sappiamo che
non ha conosciuto la pace. Pen-
sava solo a distribuire l'essenzia-
le, non tanto ai sedentari , a
coloro che sono appagati, quan-
to agli impazienti, a coloro che ar-
dono, qualunque sia il fuoco che
li brucia». È a costoro che si ri-
volge il messaggio di Antoine,
perché egli ha incontrato le stes-
se gioie, le stesse difficoltà, le
stesse speranze e forse anche la
stessa disperazione. Le sue let-
tere e i suoi libri testimoniano
queste gioie e queste lotte: nelle
Lettere alla madre (Ed. Paoline)
Antoine de Saint-Exupéry espri-
me ìl meglio del suo spirito in-
quieto, e ripercorre le tappe
avventurose della sua breve esi-
stenza (1900-1944) , che in un
costante combattimento dall'in-
fanzia ovattata l'ha porta,to, fra le
asprezze, fino a Dio.
Nei corso di un volo Parigi-
Saigon, Antoine precipita nel de-
serto libico: salvato da alcuni ara-
bi , scrive alla madre: «Nel
leggere il vostro biglietto cosi ca-
rico di significato ho pianto, per-
ché io Il, nel deserto, vi ho
chiamata. Ero nero dalla rabbia
perché non c'era anima viva, solo
il silenzio, e chiamavo voi, mam-
ma ». Assegnato nel 1939 alla
squadriglia 2-33 - diciassette
equipaggi su ventidue sacrificati
a questa assurda guerra - scri-
ve ancora: • Vi scrivo sulle ginoc-
chia, aspettando un bombarda-
mento annunciato ma che non
arriva, (.. .) è per voi che tremo.
Ma perché tutto ciò che amo de-
v'essere in pericolo? Quello che
mi spaventa più della guerra è il
mondo di domani... Della mia vi-
ta, non c'è molto da dire: missio-
ni pericolose, mangiare e
dormire. Sono tremendamente
poco "soddisfatto". Il cuore ha
bisogno di ben altre cose (...). Il
pericolo accettato e sublto non
basta a placare in· me una sp~-
cie di pesante consapevolezza. E
l'anima che è così deserta. Muo-
re di sete ».
Poco prima dell'ultima missio-
ne cosl prega: «Signore, datemi
la pace delle stelle, delle cose or-
dinate, delle mietiture. Lasciate-
mi essere, poiché ho cessato di
diventare; sono stanco dei lutti
del mio cuore, sono troppo vec-
chio per ricominciare da capo, ho
perduto uno dopo l'altro i miei
amici e i miei nemici, e sulla mia
strada è scesa una luce di tristi
svaghi. Mi sono allontanato, so-
no tornato, ho visto gli uomini at-
torno al vitello d'oro, non
interessati ma stupidi, e i bambi-
ni che nascono oggi ii sento più
estranei che se fossero dei gio-
vani barbari. Sono carico di tesori
inutili come di una musica che
non sarà mai più compresa. Ho
iniziato il mio lavoro ma adesso
che ho visto troppo da vicino gli
uomini, sono stanco».
Più che l'eroe, più che lo scrit-
tore, più che l'incantatore, più
che il santo, quello che ci fa sen-
tire Antoine così vicino è la sua
tenerezza infinita: « Lungo ìl sen-
tiero , la stella è indistruttibile,
bisogna dare, dare, dare». Nel-
l'ultima lettera che abbiamo di
Antoine c'è questa frase: «Seri-
torno la mia preoccupazione sa-
rà: che cosa bisogna dire agli
uomini?».
Non tornò, ma le sue Lettere
rispondono ancora.
Marle de Salnt-Exupéry
-
MONTONATI ANGELO
Parole sull'uomo di Giovanni
Paolo Il.
Rizzo/i, supersaggi, Milano 1989,
pp. 511 , L. 15.000.
L'insegnamento di Giovanni
Paolo Il sull'uomo è ampio e ro-
busto. Il giornalista Angelo Mon-
tonati con la precisione che lo
caratterizza dal punto di vista pro-
fessionale, ne ha raccolto sotto
forma di «lessico » le principali
voci.
Il cristiano Karol Woilila sostie-
ne che l'uomo moderno ha smar-
rito le chiavi del cassetto in cui
stanno le «istruzioni per l'uso »
dell' uomo stesso.
Per lul , la sola risposta effica-
ce ai dubbi , alle incertezze, alle
sofferenze, all'incredulità è la ri-
proposta di Gesù di Nazaret, cioè
di colui che «sa quel che c'è nel
cuore dell'uomo ».
Questo libro ripropone brani
tratti dai numerosissimi scritti e
discorsi di Giovanni Paolo Il dal-
1'inizio del pontificato ad oggi.
Vi si parla dell'uomo nel miste-
ro della sua complessa realtà ,
corpo e anima, virtù e difetti, pas-
sioni e opere; del suo rapporto
con Dio, con gli altri e con la na-
tura che lo circonda.
Centinaia di pensieri espressi
con stile personalissimo.

3.3 Page 23

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- - - -- - - - --
- ~-
1 MAGGIO 1990 23
Intervista a don G. Ghiberti, Presidente dell'ABI
L'ABI: 42 ANNI A SERVIZIO
DELLA CULTURA BIBLICA ITALIANA
L'ABI (Associazione Biblica ' Italiana) è entrata nel
42.mo anno di vita, essendo nata ufficialmente nel '48.
Oggi aggrega circa 700 biblisti, professori nei seminari,
nelh: Facoltà teologiche, nelle Università statali. La mag-
gior parte sono sacerdoti, ma ci sono anche molti laici,
corrJpreso qualche non cattolico ed ebreo. Ne è presi-
" dente il biblista torinese don Giuseppe Ghiberti, al quale
abbiamo rivolto alcune domande sull'Associazione e la
sua é\\ttività. D. -' Don Ghiberti, andiamo agli inizi, al-
l'atto di nascita dell'Associazione Biblica Italiana: co-
me e perché è sorta? DON GHfBERTI - L'Associazi0ne
Biblka Italiana è nata come strumento di incontro e di
aiuto tra i biblisti italiani. La sua preistoria si colloca
nell'anteguerra, e precisamente negli anni '30. Un bi-
blista che tutti i biblisti italiani ricordano con affetto,
il gesuita padre Lamberto Vaccari, un emiliano-
lombardo-piemontese, che all'Istituto Biblico aveva al-
levato generl!zioni di ricercatori, aveva maturato la con-
vinzione che i giovani che uscivano da un'esperienza
"
accademica molto forte, disperdendpsi nelle loro dio-
cesi, venivano a mancare di un aiuto, di un collegamento
e di un sostegno. Cominciò per questo ad organizzare
incontri, che con l'andar del tempo trovarono un soste-
nitore appassionato in padre Bea, il futuro card. Bea.
Solo dopo la guerra si arrivò alla decisione di fondare
un'Associazione di biblisti italiani, l'ABI appunto.
D. - Quali gli obiettivi dell'ABI?
DON GHIBERTI - Sono sostanzialmente due: la ricer-
ca biblica e la sua esposizione sia orale che scritta e l'a-
postolato biblico, cioè la divulgazione e animazione
biblica. Si tratta di due anime - quella scientifica e quel-
la divulgativa - che coabitano mq_lto bene nello stesso
corpo.
D. - Cominciamo dall'anima della ricerca scientifica.
Che cosa fa in questo campo I'ABI?
DON GHIBERTI - Le iniziative scientifiche innanzitutto
in incontri annuali: negli anni pa"ri una settimana bibli-
ca a tema che si tiene a Roma presso l'Istituto Biblico
(quest'anno avrà per tema« I Vangeli e l'infanzia»). Ne-
gli anni dispari convegni interdisciplinari tra biblisti e
studiosi di discipline parallele: esperti in antichità cri-
stiana, di cultura seminica, ecc. Ci sono poi le pubbli-
cazioni: in questo campo I' ABJ offre una rivista per la
pubblicazione di'studi e ricerche dei suoi associati (si trat-
ta della « Rivista Biblica Italiana») e poi un periodico
sorto da poco dal titolo « Ricerche storiche bibliche»,
entrambi pubblicate dall'editrice Dehoniana di Bologna.
C'è poi una collana di monografie che sono i « Supple-
menti di Rivista Biblica» per ricerche e tesi di più am-
pio respiro.
D. - C'è chi pensa che gli studi biblici siano sviluppati
soprattutto all'estero. Forse tenendo conto di queste
pubblicazioni, delle ricerche che i biblisti italiani pub-
blicano in esse, si tratta di una idea da rivedere...
DON GHIBERTI - Certamente è una convinzione er-
rata, anche se non bisogna cadere in atteggiamenti trion-
falistici, se non altro perché le proporzioni tra il gettito
di pubblicazioni scientifiche autonome italiane (escluse
cioè le traduzioni) e quelle estere vede le prime ancora
in una situazione molto minoritaria. Tuttavia, l'Italia
in campo degli stupi biblici ha cominciato a produrre
abbastanza. Non dimentichiamo che i biblisti italiani
partono con un grosso handicap, costituito dalla lingua
italiana che non è molto letta.
D. - E veniamo all'altro versante dell'impegno dell' ABI,
quello pastorale e divulgativo .. .
DON GHIBERTI - L'ABl ha cercato di offrire luoghi
e occasioni di incontro per alcune categorie di persone,
organizzando apposite Se'ttimane Bibliche: per preti una
cura d'anime, le religiose e i religiosi, e i laici. Per i sa-
cerdoti ce n'è una all'anno; due per le religiose, quattro
per i laici. Ci sono poi altre settimane bibliche non ge-
stite direttamente dall 'ABI ma a cui offre la sua consu-
lenza, che in questi ultimi anni sono andate
moltiplicandosi un po' ovunque. C'è infine una pubbli-
cazione: « Parole di Vita», edita dalla Elle Di Ci, che
ha come destinatari gli operatori nel campo della cate-
chesi e dell'animazione biblica.
Giovanni Ricci

3.4 Page 24

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24 · t MAGGIO 1990
PROTAGONISTI
L'EX ALLIEVO ~NZO BEARZOT
PENSA ALL'ITALIA
(FotoOlympia)
ANCORA
.cc MONDIALE»
«A Roma possiamo
farcela>>. L'artefice
del successo di Madrid
nel 1982 ha coltivato
la passione per il calcio
nel collegio salesiano
di Gorizia.
Milano, maggio. - C'è
una immagine rimasta nitida nel ri-
cordo non solo dei tifosi di calcio,
ma di tutti gli italiani. Ritrae il pre-
sidente Sandro Pertini, il commissa-
rio tecnico della «nazionale» Enzo
Bearzot, il portiere Dino Zoff e l' a-
la destra Causio mentre giocano una
partita a carte sull'aereo che da Ma-
drid riporta in patria la squadra az-
zurra. Con loro viaggiava la Coppa
del mondo di calcio, conquistata dal-
1' Italia dopo la finalissima con la
Germania federale.
Nell'immagine, i quattro perso-
naggi appaiono tutti concentrati sulle
carte (la coppia Pertini-Zoff avrà la
meglio sulla coppia Bearzot-Causio),
ma in realtà nei loro animi palpita-
va ancora l'emozione della memora-
bile giornata che aveva visto il
trionfo azzurro. Di quel successo -
raggiunto smentendo clamorosamen-
te gli infausti pronostici dei soliti
«esperti» dopo i primi incontri eli-
minatorii - l'artefice primo fu Bear-
zot. Una grossa soddisfazione per
l'ex allievo salesiano Enzo Bearzot,
che aveva cominciato a tirar calci al
pallone nel campetto del collegio
« San Luigi» di Gorizia, frequenta-
to per i cinque anni di ginnasio e i
tre di liceo come allievo interno.
Studio e... calcio
Bearzot, è nata in quel collegio la
sua passione per il calcio?
« Beh, quando si trattava di gioca-
re al pallone non ero certo io a tirar-

3.5 Page 25

▲back to top
-----------5'1-
mi indietro, anche se i salesiani, sag-
giamente, non volevano che la pra-
tica sportiva, pur favorita, andasse
a detrimento dell'impegno nello stu-
dio. Gli allievi del liceo classico ave-
vano formato una squadra che
partecipava a una specie di minicam-
pionato con le squadre del liceo
scientifico e dell'istituto tecnico.
L'anno in cui entrai nella squadra,
per la prima volta il liceo classico riu-
scì a battere le altre due compagini.
Anzi, fu proprio in quell'occasione
che i tecnici della « Pro Gorizia», la
squadra di calcio locale, mi videro
giocare e mi proposero l'ingaggio.
Debuttai nella « Pro Gorizia» quan-
do ancora ero in collegio. Poi conti-
1 MAGGIO 1990 25
nuai a giocare in serie B, finché en-
trai a far parte dell'Inter».
Che ricordo ha del periodo tra-
scorso nel collegio salesiano?
« Un ricordo bellissimo, specie per
gli anni a cavallo fra il 1938 e il
1940-41. Poi la guerra si fece senti-
re, come dappertutto. E anche l'im-
mediato dopoguerra, con i problemi

3.6 Page 26

▲back to top
26 1 MAGGIO 1990
che nacquero nella regione per la pre-
senza degli slavi, non fu facile».
Si rammenta dei suoi insegnanti?
« È impossibile dimenticare figure
come quella di don Sarnich, un sa-
cerdote polacco, di don Fabris, che
era il direttore del collegio, di don
Forestan, morto qualche tempo fa.
Ho poi un ricordo particolarmente
lucido di don Emilio Schincariol, il
mio insegnante di greco e latino, che
adesso vive nella Casa salesiana .di
Macerata. Mi facevano studiare so-
do, lasciandomi però anche il tem-
po di dedicarmi al mio sport
preferito. Sono ancora oggi convin-
to che l'educazione ricevuta·dai sa-
lesiani abbia segnato profondamente
la mia vita e mi abbia giovato mol-
tissimo. Mi fa piacere ricevere come
ex allievo l'invito a partecipare alle
riunioni annuali. Perché conservo
una profonda gratitudine per i sa-
lesiani».
Torniamo al calcio. Le capita di ri-
pensare a Madrid e al suo capolavo-
ro come commissario tecnico della
nazionale?
« Sul piano professionale il succes-
so del 1982 a Madrid è stato senza
dubbio gratificante. Ma sul piano
estetico le mie preferenze vanno al
campionato del mondo del 1978 in
Argentina. Anche se in quell'occa-
sione finimmo al quarto posto. La
squadra era splendida, giocò molto
bene, fu un vivaio di futuri campio-
ni. E poi, vede, la mia vita di sporti-
vo è stata molto intensa sul piano
umano, la considero bellissima anche
se mi è capitato a volte di assaggiare
il sapore amaro della sconfitta. Ac-
cade anche nelle famiglie: è nel mo-
mento delle difficoltà che si rico-
noscono gli affetti più veri. Nelle
sconfitte è più facile cogliere le qua-
lità degli uomini. Solo allora viene
in luce la capacità di sopportarsi a
vicenda, di attribuirsi le tesponsa-
bilità, di darsi una mano per risolvere
i problemi. Ecco perché considero la
mia vita di sportivo, tutta intera, con
le vittorie e le sconfitte, come un
grande privilegio che mi è stato
concesso».
Pronostico favorevole
In giugno torna il campionato del
mondo. Pensa che l'Italia possa ri-
petere a Roma l'impresa di Madrid?
« Penso proprio di si. Le premes-
se ci sono tutte. La squadra azzurra
è in buona forma, abbiamo uomini
adatti. E poi osservo le altre squadre
e non mi pare di vederle particolar-
mente forti, non hanno molti fuori-
classe. Noi invece, ne abbiamo più
di uno, Vialli, Donadoni e altri an-
-
Enzo Bearzot firma autografi ad alcuni tifosi negli anni della sua attività come calciatore.
/Foto Archivio SEI)

3.7 Page 27

▲back to top
-
Valcareggi, Fini e Bearzot: tre nomi noti agli appassionati di calcio.
(Foto Archivio SEI)
cora. Sì, penso proprio che ce la pos-
siamo fare» .
In vista del Mondiale 90 molti te-
mono che possa esserci un 'esplosio-
ne di violenza. Da tempo ormai la
violenza è di casa negli stadi, in Ita-
lia ma anche altrove, in Inghilterra
per esempio. È un fenomeno preoc-
cupante e doloroso, che ha fatto ver-
sare fiumi d'inchiostro sulle respon-
sabilità, sulle misure da adottare,
ecc. Lei che cosa ne pensa?
« Purtroppo la violenza c'è ormai
dovunque, quindi la troviamo anche
negli stadi ... ».
Ma proprio lo stadio è il luogo do-
ve la violenza dovrebbe essere bandi-
ta per lasciare posto allo spirito spor-
tivo, al divertimento, allo svago...
« Certo, ma la violenza non forni-
sce l'indirizzo prima di esplodere.
Voglio dire che la possiamo trovare
dovunque. In uno stadio si raccolgo-
no 80-90 mila persone, basta un
gruppetto di scalmanati ed è già vio-
lenza. Bisognerebbe che coloro che
ripudiano la violenza - e sono la
stragrande maggioranza - isolasse-
ro e denunciassero i violenti. Il guaio
è che in questa maggioranza a domi-
nare è la paura delle ritorsioni, e
quindi si è poco propensi a indicare
i colpevoli».
Ritiene che si faccia abbastanza
per eliminare fa violenza?
« Io credo che non sia impossibile
tenere sotto controllo i malintenzio-
nati all'interno di uno stadio. Ma
non si può fare affidamento soltanto
sulle forze dell'ordine, perché ci vor-
rebbe uno schieramento enorme di
uomini. Occorre la solidale partecipa-
zione di tutti i veri sportivi, solleci-
tandoli a collaborare, ma garantendo
al tempo stesso la loro sicurezza con-
tro le possibili ritorsioni dei violenti».
Enzo Bearzot è attualmente il di-
rettore delle squadre azzurre, la na-
zionale, l'olimpica, la under 21. Il
calcio italiano continua a contare su
di lui per l'indiscussa bravura del tec-
nico, per l'assoluta onestà co.n cui
cura da sempre i reali interessi delle
squadre senza indulgere a pressioni
di qualsiasi genere, per la sua straor-
dinaria capacità di scoprire e valoriz-
zare i talenti dei giocatori e di
utilizzarli al meglio. Burbero, "un po'
ruvido, ma come può esserlo un
buon padre - lui dice « un nonno»
-, ha saputo sempre ç:onquistare la
stima e l'affetto dei calciatori.
Con quello che si giocherà a Ro-
ma in giugno, è giunto - e ne è mol-
to orgoglioso - al suo sesto
campionato del mondo accanto alla
squadra azzurra. « Non sono pochi»,
commenta soddisfatto. Quando può,
raggiunge il suo Friuli, ma è felice
anche di ritornare a Milano dove vi-
vono i due adorati nipotini. Un'ulti-
ma domanda, Bearzot: continua a
fumare accanitamente la pipa? « Cer-
to, è quella che fa meno male. E poi
- soggiunge ammiccando - qual-
che vizietto bisogna pur averlo... Per
sentirsi mortali ... ».
G.N.

3.8 Page 28

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28 1 MAGGIO 1990
COMUNICAZIONE SOCIALE
La stampa cattolica in Spagn
-----------------
\\
/
~ ~
-%
~ 1/. \\·.
ALTA
OLITA
RANDI
IBILITA
L'universo «Spagna»
dal 1976 è in fermento.
Buona presenza cattolica
tra i periodici. Esistono
possibilità di sviluppo.
I più significativi muta-
menti nella pubblicistica cattolica in
Europa si sono verificati in Spagna,
in coincidenz~ con i cambiamenti
politico-istituzionali dopo la fine, nel
1976, della dittatura franchista. La
Spagna, dalla fine degli anni 70, si
è confermata come una democrazia
occidentale e, mentre sta dimenti-
cando e risanando le piaghe e i ri-
cordi della guerra civile, gode di
un regime parlamentare elettivo e
monarchico-costituzionale, nello
stesso tempo in cui è diventata mem-
bro della Comunità economica euro-
pea e dell'Alleanza atlantica. Tutti i
fattori sono quindi mutati rispetto a
poco più di un decennio fa: chi ten-
tasse il paragone con il 1976, anno
della morte di Francisco Franco, si
troverebbe a giudicare due paesi
diversi.
Non possiamo comunque dimen-
ticare che la Spagna, pur se rimasta
per quarant'anni, dal 1936 al 1976,
ai margini dello sviluppo storico-
civile dell'Occidente .europeo, di que-
sto f!\\ parte integrante, sia per il con-
tributo offerto alla civiltà e alla cul-
tura del vecchio continente e del
mondo, sia per la strada ormai scel-
ta per raggiungere gli obbiettivi del
comune progresso. Lo spagnolo, ol-
tretutto, è la seconda lingua parlata
sul pianeta, e seconda persino negli
Stati Uniti. La metà dei cattolici del
mondo si esprime in spagnolo. Ciò
significa che gli strumenti di comu-
nicazione della Spagna costituiscono
tramiti importanti di diffusione di
idee, di principi, di valori.
Dalle recenti mutazioni intervenu-
te, come si è detto, la stampa non è
stata naturalmente risparmiata. L'e-
sempio più clamoroso è dato dal
quotidiano laico «El Pais », fonda-
to nel maggio del 1976 con una tira-

3.9 Page 29

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-----------5'1-
1 MAGGIO 1990 29
tura iniziale di 180 mila copie, oggi
raddoppiata, e che ne fa il primo
giornale del Paese (una tiratura su-
periore del 65 per cento rispetto al
secondo). Ciò gli permette di in-
fluenzare la politica interna e di go-
dere di prestigio internazionale (una
apposita edizione è stampata per l'e-
stero), innovando, fra l'altro, nella
tradizione pubblicistica spagnola,
fatta per il passato di molti giornali
a bassa tiratura: oggi i titoli supera-
no i 110, con una media, secondo
l'UNESCO, di 99 copie per mille let-
tori, ma molto più bassa, 80 circa,
se si dà retta a stime nazionali (si
pensi, come paragone, alla settanti-
na di testate italiane e ai 110 esem-
plari venduti per mille abitanti).
Per capire bene l'attuale situazio-
ne della stampa cattolica è necessa-
rio ripercorrere le vicende generali
del dopo-franchismo. Una vera e
propria rivoluzione è partita all'ini-
zio degli anni 80, non tanto per il nu-
mero dei giornali, che non è variato
di molto, quanto perché sono scom-
parse 37 testate (delle quali 29 appar-
tenenti alla catena già controllata dal
regime falangista) e ne sono nate 32,
rinnovando così un terzo dell'intero
panorama della stampa quotidiana,
la cui diffusione era peraltro calata
dai tre ai poco più di due milioni e
mezzo di diffusione giornaliera. Nel
1986 « El Pais » rappresentava da so-
lo il quindici per cento della tiratura
complessiva e precedeva gli altri
gruppi editoriali, come «Godé» (tre
giornali, 280 mila copie), seguito dal-
la cattolica « Edica » (quattro testa-
te, oltre 200 mila copie), dalla
« Prensa Espaii.ola » e dal gruppo
« Ibarra» (l'una e l'altro con due ti-
toli, rispettivamente con circa 200
mila e 160 mila esemplari), dal
«Gruppo 16» (un foglio con due edi-
zioni, 130 mila), da « de Javier Moli»
(sei piccoli giornali, tiratura comples-
siva 120 mila), dallo sportivo « AS »
(130 mila) della società «Semana».
Tutte queste presenzè si erano re-
lativamente giovate della scomparsa,
come si è detto, dell'editoria franchi-
sta, che non ha resistito, anche per
la naturale mediocrità del prodotto,
ILa copertina e due pagine della
rivista giovanile J20 diretta da
Salesiani e Figlie di Maria
Ausiliatrice ed edita dalla Edebè
di Barcellona.
alla nuova situazione politica. Come
considerazione di ordine generale si
deve aggiungere che la stampa si
muoveva per Io più in un'area di
centro-destra (escluso« El Pais » e al-
tri pochi), ed era influenzata anco-
ra, in misura maggiore o minore,
dalla tradizione cattolica.
Ma la situazione da allora è di
nuovo sostanzialmente mutata per la
stampa cattolica, in particolare per
il crollo di società editrici e la cessio-
ne del quotidiano «Ya» a un grup-
po di orientamento non confessio-
nale, conservando una presenza cat-
tolica quasi simbolica. « Ya », fonda-
to nel 1935, aveva svolto a metà degli
anni 70 un'importante funzione nel
convincere i cattolici alla democra-
zia, non dimenticando che, appunto
negli ann.i difficili in cui si prepara-
va e avveniva il trapasso al dopo-
franchismo, un quarto dei lettori ma-
drileni, fra i più politicizzati del Pae-
se, acquistava questo giornale. Con
la cessione di «Ya», nel 1986, la
stampa cattolica risulta indebolita e,
nella sua presenza quotidiana, pra-
ticamente emarginata.
Non fanno certamente il paeso,
come ricordava Francisco Azcona
:~:1 ::1;,~~u:~r.te:i:~ !~~:
mu,knl \\G(lùl lll olyulcn.
IUPt~~:: ~olin:.~I:~ ~r\\l~t11111 ocntu 1ro11ot1ttlllltltfl,
jlOIO f llll\\lblU llil QH il W
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Yo CIIU qu, COII lii
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0:~~.11~,:'~".. 011\\1:~:':11~:
11uullo1 IIJl:Oll lll Ulln lmh l,
t• u ohn.w
Tn mhié n.
concursos
o, - LNO
tnehnn dli
g um!Jol tOI O tlo h oslilb jM:>1
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901111 3 Ili CO I A ,to IOS cun,
C\\llHtll ltt. 1111 oc:hdl1èuhn1 -
1h.1 11l111u, n 10 h 10 '" t:lt
he t l'I
- 11t00111tJ011ul1 01.1••
ou, , 11111th . El cum::u11u u.
1:~;•,.:!!,~~~~RI \\111 IKICO UUllttU, reto. Y••
" 1111 Cl'IIIH
ttu-;;:1!111~~1~:1f:1:::nf,~!:
Pe1u be•II•, rtò. Vo 1111tuon,
ho inùeho ttUh IJftlllH

3.10 Page 30

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30 · 1 MAGGIO 1990
San Martin in un articolo di « Pasto-
ra! Misionera» di poco più di un an-
no fa, i fogli locali appartenenti allo
stesso gruppo, «El Correo» andalu-
so, «La Verdad» della Murcia e
qualche residuo foglietto provincia-
le. Sono lontani i tempi in cui
« Hoy » di Badajoz era uno dei gior-
nali più diffusi di Spagna e testate
cattoliche come « El Debate » (poi so-
stituito da « Ya ») con le edizioni col-
legate, « El Diario de Barcelona »,
« La Gazeta del Norte » di Bilbao fa-
cevano opinione. Chiuso di recente
« El Ideai Gallego» della Corufia, si
può calcolare che poco resti di quel
dieci per cento di tiratura globale che
poteva essere vantato dieci anni fa.
Si è purtroppo verificato ciò che
nel non lontano 1986 temeva il pre-
sidente della Commissione per le co-
municazioni sociali della Conferenza
episcopale, mons. Antonio Montero,
vescovo di Badajoz. Si augurava che
i cattolici spagnoli si impegnassero
seriamente nello sviluppo delle emit-
tenti radiofoniche (come per la veri-
tà hanno fatto con successo) e nel
mantenimento della loro stampa,
raggruppata nell'EDICA (la «Edito-
ria! Catolica»). Parlava di una loro
precisa «vocazione» e aggiungeva
che sarebbe stata una « perdita in-
calcolabile» se si fosse permesso il
naufragio di quegli strumenti: « Si-
gnificherebbe - diceva - privare la
nostra società della parola cristiana
nel concerto pluralista del nostro sta-
to democratico».
La situazione resta migliore nel
campo dei periodici, nel quale le 665
riviste di ispirazione cattolica costi-
tuiscono press'a poco il dieci per cen-
to dell'intero mercato. L'ultimo
riferimento preciso può essere però
fatto tenendo presenti le cifre del
1984: si attende infatti di mese in me-
se la pubblicazione della «Guida»
della stampa cattolica, la cui ultima
edizione risale al 1976. Ai due milioni
e mezzo di esemplari della stampa
quotidiana e agli oltre trecentomila
dei sei fogli sportivi (un record eu-
ropeo come numero di testate), van-
no aggiunti i tre milioni e mezzo
settimanali di otto riviste «rosa»
(una percentuale più alta di quella
italiana), un milione di copie delle
pubblicazioni dedicate ai programmi
radio e tv, quattrocentomila - in via
di aumento - di quattro periodici
---~!
~ .----:~
~
-
"-
-
femminili, trecentomila di cinque te-
state che si interessano di moda. I tre
maggiori settimanali di attualità,
« Tiempo », « Interviu » e « Cambio
16» non raggiungono ancora, tutti
assieme, le 7-8 mila copie.
La caratteristica della stampa pe-
riodica cattolica sta nel fatto che as-
sicura la diffusione per canali propri
e non attraverso la distribuzione nelle
edicole. Per alcuni questo costituisce
un li~nite, come di una stampa a cir-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - - - - - - - --s/1-
.....
..:,.
.%..,1.1--1;1.'.'~~o XXIV GIORNATA
~p_O . . . .
MONDIALE
DELLE COMUNICAZIONI
SOCIALI
L'approccio della Chiesa all'èra del computer è sempre commisura-
to all'efficacia spirituale del mezzo, perché esso serva l'uomo senza
renderlo schiavo di nuovi idoli. Le nuove tecnologie nascondono infatti
il rischio di una utilizzazione indipendente da valutazioni etiche, come
avviene in molti campi che vengono definiti scientifici mentre sono sol-
tanto strumentali. E oggi, quando si cominciano a studiare seriamente
gli effetti indotti dai mezzi di comunicazione sociale sui comportamenti
collettivi e non di rado sull'inconscio, in specie nell'età infantile ed evo-
lutiva, si prevedono anche le cautele da adottare e nello stesso tempo
i meravigliosi sviluppi dei mass media.
Non a caso, quindi, il documento per la XXIV Giornata mondiale del-
le Comunicazioni sociali (prevista per l'ultima domenica di maggio, ma
che in Italia san~ celebrata in ottobre) è stato dedicato quest'anno da
Giovanni Paolo Il al «Messaggio cristiano nell'attuale cultura informati-
ca»: come presa d'atto, da una parte, dei benefici che essa può appor-
tare, ed esortazione, dall'altra, a utilizzare le risorse e le scoperte
dell'ingegno umano per la diffusione dei valori propri dell'impegno cri-
stiano. Il Papa si riferisce fra l'altro a quel passo della Gaudium et Spes
che afferma: «Dio ha parlato all'umanità secondo la cultura propria di
ogni epoca» e all'altro della Evangelii Nuntiandi secondo cui" La Chie-
sa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse
questi potenti mezzi (della comunicazione sociale, ndr) che l'intelligen-
za umana rende ogni giorno più perfezionati».
Si ha l'impressione che con questo documento per la Giornata la Chie-
sa voglia imprimere un'accelerazione al suo interesse per il mondo dei
mezzi di massa. Già lo stesso Pontefice, ricevendo in marzo i parteci-
panti all'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunica-
zioni sociali, aveva aperto l'orizzonte alle necessità dell'informazione
della Chiesa e nella Chiesa compiacendosi delle iniziative che saran-
no attuate nei prossimi mesi in Asia, Africa e America Latina per la dif-
fusione della cultura cristiana. E ammonendo circa la «sfida» che i mass
media hanno lanciato, lanciano e ancor più lanceranno nel mondo oc-
cidentale ai valori della fede. Non a caso nello scorso mese di marzo
si sono incontrati a Fatima i vescovi europei incaricati della pastorale
dei mass media per studiare una serie di adeguate risposte alla fame
spirituale che viene dalle nazioni della parte orientale del Vecchio Con-
tinente, di recente restituite alla libertà, anche religiosa.
Quel rinnovato interesse è dimostrato dal lavoro di aggiornamento
dell'Istruzione pastorale «Communio et Progressio», del 1971, che il
Consiglio per le Comunicazioni sociali sta mettendo a punto attraverso
un documento integrativo. Che risponda fra l'altro ·agli interrogativi po-
sti nell'ultimo messaggio da Giovanni Paolo Il e dall'esigenza - come
egli scrive - «di fare uso creativo delle nuove scoperte e tecnologie
per il bene dell'umanità e per la realizzazione del disegno di Dio per
il mondo».
A.Pa.
1 MAGGIO 1990 31
cuito chiuso, senza presa al di fuori
di un ambiente dato. Per altri, inve-
ce, dimostra una forza di radicamen-
to che assicura in ogni caso la
sopravvivenza. La tiratura è in mol-
ti casi modesta: soltanto una quaran-
tina di periodici vanno · oltre le
diecimila copie. Da calcoli fatti, il 13
per cento degli spagnoli acquista e
legge regolarmente la stampa catto-
lica. Ciò ha fatto parlare di « margi-
nalizzazione» e di irrilevanza sociale:
corretta peraltro dall'ascolto delle ol-
tre cento radio confessionali capaci
di surroiare le carenze della stampa
scritta. E vero in ogni caso çhe non
mancano, fra le gerarchie ecclesiali,
preoccupazioni per il «trend» nega-
tivo, che si traduce poi in una scarsa
attenzione alle ragioni del mondo
cattolico (lo si è costatato al momen-
to della discussione sulle leggi
«emancipatrici» del divorzio e del-
l'aborto, lo si desume dal tono non
di rado irridente e volgarmente anti-
clericale di alcuni fogli).
Sotto l'aspetto informativo e for-
mativo, possiamo citare alcune rivi -
ste di cultura, come i mensili
« Ecclesia», «Razon y fé», «Cata-
lanya Cristiana»; e, fra i periodici
che maggiormente hanno contribui-
to ad accompagnare i credenti nel
trapasso di regime, « Revista para e!
dialogo» e la madrilena « Vida Nue-
va », alle quali non sono mancati,
prima e dopo, motivi di contrasto
con le gerarchie, sia per l'orienta-
mento liberale della prima, sia per
qualche atteggiamento « progressi-
sta» della seconda («Vida Nueva» ,
proprio per questo, ha dovuto di re-
cente cambiare il direttore, non sen-
za polemiche) . Da segnalare inoltre
l'edizione settimanale in lingua spa0
gnola de« L'Osservatore Romano»,
voluta da Paolo VI nel 1969 e che ha
festeggiato ormai il numero 1100: es-
so è comunque diretto a tutto il mon-
do cattolico ispanofono e in par-
ticolare ai 19 Paesi deLI'America
Latina.
Di particolare interesse e impor-
tanza è la stampa missionaria. Dal
1970 « Pueblos del Tercer Munda »
(che ha sostituito un'altra storica te-
stata, « Catolicismo ») sviluppa, co-
me dice il nome, un'animazione
missionaria verso i popoli del sotto-
sviluppo. Si tratta di una meritoria
opera di coscientizzazione e promo-

4.2 Page 32

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32 1 MAGGIO 1990
zione umana che, dopo aver procu-
rato al giornale qualche difficoltà,
comincia a dare frutti e ad essere ap-
prezzata a ogni livello, compreso
quello dei lettori, il cui numero ini-
ziale di 20.000 è in una favorevole di-
rezione di crescita. Il mensile infatti
è il risultato di una collaborazione
fra sedici istituti missionari che han-
no rinunciato ai loro particolarismi
per entrare in pieno nella concezio-
ne universale missionaria necessaria
ai nostri tempi. Nel settore dell'evan-
gelizzazione, comunque, la ·rivista
più diffusa è « Mondo negro» dei
comboniani. Particolarmente accet-
ta ai settori più moderati del gregge
cattolico, può vantare una tiratura
fra le 60 e le 70 mila copie, che ne
fa la capolista di una serie, fra· le
quali da segnalare« Gesto», dell'In-
fanzia missionaria e « Testigos de la
Missi6n », un bimestrale diretto agli
animatori e diffuso in 60 mila
esemplari.
Una quarantina sono le pubblica-
zioni dirette al mondo dei giovani.
Fra queste le pubblicazioni salesiane,
dell'editoriale «Edebé». La versio-
ne spagnola del « Bollettino salesia-
no», che esiste ed è apprezzata come
organo di collegamento della « fami-
glia» in Spagna, accanto alle altre
edizioni nazionali - per lo più lati-
no-americane - in lingua spagnola:
ben undici, fa ·storia a parte. I perio-
dici giovanili avevano avuto un mo-
mento di splendore nel dopoguerra
con «Jovenes», per l'età fra i 14 e
i 18 anni, che aveva raggiunto le cen-
tomila copie e che, per ragioni varie,
era stato chiuso nel 1979. Oggi per
la fascia d'età fra i 10 e i 14 anni esi-
ste « J 20 » e per le giovani « En mar-
cha » , fondata nel 1975 in
sostituzione di «Primavera». Una
formula originale è il supplemento
inserito nei libri per ognuno dei cin-
que corsi scolastici, rispettivamente
« Il treno», « La rondine», « Il pe-
riscopio», «II quarto di luna» e
«I leoni», in modo di seguire l'evo-
luzione del bambino dai 6 ai 10 anni
secondo una linea organica. Ac-
canto a questi, esiste dal 1979 un
mensile di animazione salesiana,
« Ventall ».
Infine i fogli diocesani, l'ottanta
per cento dei quali sono settimanali,
i bollettini dei santuari, le pubblica-
zioni degli ordini e delle congregazio-
ni, a precisa connotazione cattolica
e di pietà; pochi a diffusione nazio-
nale, per lo più locale, in genere con
modeste tirature. I timori di quanti
operano nel settore degli strùmenti di
massa 'cattolici riguardano la pene-
trazione sul mercato, sia della stam-
pa scritta che degli audiovisivi, dei
prodotti di multinazionali straniere.
Alcune di esse sono collegate con le
sette, altre con prodotti del più ba-
nale consumo (per esempio « Selezio-
ne»), mentre gli oligopoli di stampa
più potenti d'Europa, quelli tedeschi,
sono entrati in forza sul mercato spa-
gnolo. « G + J » e Bertelsmann su
un'ampia gamma di pubblicazioni
che vanno dai motori al giardinag-
gio alla cucina alla moda, Springer,
editore del più diffuso quotidiano
del continente, la « Bild Zeitung »
con oltre quattro milioni di copie al
giorno, nel campo della stampa fem-
minile, quasi monopolizzato. Con-
siderando il tenore della produzione
di alcuni di questi editori nei paesi
di origine, che non brillano di scru-
poli morali, le preoccupazioni sono
di natura etica e si aggiungono alla
naturale evoluzione del costume che
ha fatto della Spagna, in dieci anni,
un Paese diverso, migliore sotto cer-
ti aspetti ma contaminato, e rapi-
damente, sotto altri, da vizi comu-
ni, dalla secolarizzazione e dal con-
sumismo diffuso in Europa.
Angelo Paoluzi
(5. Fine)

4.3 Page 33

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- - - - --------s8-
STORIA SALESIANA
1 MAGGIO 1990 33
Le passeggiate di Don Bosco
Lo storico Cosimo Semeraro ricorda gli itinerari
e lo spirito delle «passeggiate» di Don Bosco.
Dall'esperienza di ieri a quella di oggi:
presentiamo quanto ha realizzato
un gruppo di ragazzi del Lazio.
Un modo per vivere le indicazioni della
Giorn_ata Mondiale della Pace.
Agli appassionati di eco-
logia e amanti della natura, come
certamente sono i lettori di questo
giornale, non sarà inutile presentare
un aspetto, solo apparentemente,
«minore» e spesso addirittura inedi-
to di Don Bosco: anticipatore e
pioniere, già nella prima metà
dell'Ottocento, di quelle manifesta-
zioni che, oggi sotto il nome di

4.4 Page 34

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34 · 1 MAGGIO 1990
Foto Arch ivio SEI - Ricatto.
«marce», «trekking», «turismo ver-
de», Lui chiamava semplicemente
«escursione» e «passeggiata».
Don Bosco, nato e cresciuto nelle
campagne astigiane, costretto a vaga-
re per i prati della periferia torinese
fino al definitivo «accampamento»
in quelli di Valdocco, portò quasi
impresso per tutta la vita questo
carattere di connaturalità con la
vita organizzata e vissuta all'aper-
to e a contatto diretto con l'am-
biente.
Chi conosce solo approssimativa-
mente il sistema educativo salesiano
sa quanto valore e quale ruolo ha il
«cortile» per la formazione e la ma-
turazione umana dei giovani e il ter-
mometro e il cuore della vitalità
stessa di una Casa salesiana.
Accanto al « prato o al cortile»,
Don Bosco seppe incanalare l'inesau-
ribile mobilità e curiosità del giova-
ne, utilizzando, con tutti i caratteri
della originalità e della fantasia che
gli erano propri, anche le « pas-
seggiate».
Egli stesso nelle pagine autobio-
grafiche delle Memorie dell'Oratorio
lascia ripetutamente tracce di tale si-
gnificativa situazione:
« Io - scrive Don Bosco, descriven-
do una delle sue "dimore vaganti"
- mi trovai a cielo scoperto, in
mezzo ad un prato... I giovanet-
ti... trovavano il loro paradiso terre-
stre in quell'Oratorio, la cui volta, le
cui pareti erano la medesima volta
del cielo... Ad un certo punto si da-
va un suono di tromba... che mi da-
va campo a parlare e segnare dove
andavamo... Talvolta, come si disse,
andavamo alla Madonna di Campa-
gna, alla chiesa della Consolata, a
Stupinigi... Siccome poi facevamo
frequènti camminate in luoghi anche
lontani, così ne descriverò una fatta
a Superga, da cui si conoscerà come
si facevano le altre» (p. 154-155).
Nell'Archivio Centrale della Con-
gregazione Salesiana si conserva ge-
losamente una buona quantità di
testimonianze che ci informano mi-
nutamente sulle date, sul numero,
sulle mete, sugli itinerari, sui parte-
cipanti e sul modo di svolgimento di
queste vere e proprie« marce o trek-
king» di gruppo su e giù per i colli
monferrini o di quella che oggi po-
tremmo chiamare « la classica
Torino-Becchi»: da Valdocco si sa-
liva al Pino, poi giù verso Chieri e,
passando per Buttigliera d'Asti, fi-
no alla natia casetta dei Becchi.
Le località-meta delle allegre, me-
morabili «scarpinate» dei giovani di
Don Bosco, tra il 1847 e il 1864, ri-
mangono tuttora punto di riferimen-
to sia nella prima letteratura
salesiana e sia nella storia del paese
stesso: Castelnuovo, Vezzolano, Al-
bugnano, Maretta, Villa S. Secondo,
Primeglio, Montìglio, Alfiano, Crea,
Casale, Mirabella, Lu, S. Salvatore,
Valenza, Calliano, S. Desiderio,
Montemagno, Vignale, Camagna,
Castelletto, Alessandria, Tortona,
Broni, Torre Garofoli, Genova-
Pegli, Mornese, Parodi, Casaleggio,
Lerma, Montaldeo, Capriata, Ova-
da, Cremolino, Prasco, Acqui (Stre-

4.5 Page 35

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- -- --
vi) ... Tutti luoghi che, lungi dal re-
stare distaccato oggetto di turismo
strisciante e consumistico, venivano
letteralmente coinvolti - perché par-
te viva dell'ambiente visitato - dal-
le esuberanti comitive donboschiane:
« La gente - si legge in una delle cro-
nache del tempo - si animava... I
giovani di quei paesi erano entusia-
smati e si intruppavano intorno alla
schiera dell'Oratorio, attratti dalle
belle ed affettuose maniere di Don
Bosco.. . Anzi molti seguivano la co-
mitiva per un intero giorno, par-
tecipando al pranzo, ai divertimen-
ti, alle pratiche di pietà e verso sera
poi ritornavano alle loro case. Al-
tri non sapevano più distaccarsi dai
nuovi amici e alfin della giornata
prendevano alloggio con essi. Più
d ' uno di tappa in tappa per più gior-
ni non allontanavasi da quell'allegra
tribù ... Taluni continuavano il cam-
mino con Don Bosco sino alla fine
della passeggiata... ».
La risonanza di tanta fine intuizio-
ne pedagogica d'avanguardia è ben
- - - - - - ~-
t MAGGIO 1990 35
iii
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4.6 Page 36

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36 7 MAGGIO 1990
CANNETO:
Chi ha fatto esperienza
di animazione alla Casa Salesiana di
Canneto lo sa: una settimana nel
Parco Nazionale d'Abruzzo ti tra-
sforma.
Così è stato anche per i ragazzi che
hanno partecipato, dal 3 al 9 luglio
dello scorso anno, al campo di orien-
tamento vocazionale organizzato
dall'lspettoria .Salesiana Romana
proprio a Canneto.
sottolineata fin dai primi diretti te-
stimoni di queste escursioni: il gio-
vane Francesia, divenuto poi
salesiano, scrisse ben due libri sulle
passeggiate (nel 1897 e nel 190 l ); il
giovane Bonetti, anche lui salesiano
e storiografo della prima ora, non
esita a definire quegli anni «l'età d' o-
ro» (Cinque lustri di storia dell'O-
ratorio Salesiano. Torino 1892, p.
626); e il suo primo grande biografo
G. B. Lemoyne - incontrato per la
prima volta e conquistato da Don
Bosco proprio in una di queste pas-
seggiate, a Lerma - gli dedica no-
tevole spazio nelle pagine dei
ponderosi primi volumi delle Memo-
rie biografiche.
A noi, fortunatamente inseriti oggi
in una cultura - che sia pur fatico-
samente e con tante contraddizioni
- sta riscoprendo e ricuperando il
grande patrimonio educativo e mo-
rale del vivere a contatto diretto con
la natura, torna utile e preziosa que-
sta lezione che da oltre cento anni di
distanza ci viene dal Santo dei gio-
vani: anche nel caos di una città, un
cortile può diventare oasi e palestra
di crescita umana; e, senza necessità
di esaurirsi in spedizioni distanti e co-
stose, a due pas~i dalle nostre gran-
di città, fuori dalle autostrade e di
tante superaffollate spiagge alla mo-
da, si può riscoprire un turismo in-
telligente che, aiutandoci a crescere,
arricchisce e valorizza .l'ambiente e
chi lo abita.
Un turismo, insomma, a misura
dei giovani fatto, per dirla con le
stes~e parole di Don Bosco, « con le
gambe, ma soprattutto con la testa
e con il cuore».
Cosimo Semeraro

4.7 Page 37

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L____--- - - - s B -
DALLA NATURA A DIO
Per alcuni di loro, appena usciti
dagli esami di terza media, si tratta-
va di un gradito ritorno dopo analo-
ghe esperienze negli anni precedenti;
per gli altri, che avevano terminato
la seconda o anche solo la prima me-
dia, l'arrivo alla Casa « Enrico Vit-
ti» costituiva l'impatto con un am-
biente tutto nuovo e tutto da
scoprire.
Per tutti, ragazzi e animatori, pas-
sare dal caldo afoso di Roma alla fre-
scura di una faggeta appenninica a
più di 1000 metri d'altezza, in poche
1 MAGGIO 1990 37
ore di autobus, significava un gros-
so cambiamento psicofisico. Nulla di
più propizio, allora, per instaurare
un clima anche umano diverso, più
autentico e vero; da qui l'invito a la-
sciare da parte radioline e registra-
tori, per entrare in un atteggiamento
di silenzio, ascolto, stupore.
E così , dimenticati i rumorosi ri-
cordi della vita cittadina, ci siamo in-
camminati lungo l'itinerario del
campo:
- riscoprire l'amore di Dio per
l'uomo, attraverso la lettura delle

4.8 Page 38

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38 I MAGGIO 1990
1 1protagonisti di questo artlcolo
all'opera nel pressi di Canneto
meraviglie naturali da Lui create e
donate a noi;
- scoprirsi chiamati, in questo pro-
getto di creazione-salvezza, a colla-
borare con Dio in modo del tutto
originale e personale;
- rispondere di sì a questa chiama-
ta, decidendosi per un concreto im-
pegno di servizio verso i compagni,
soprattutto gli ultimi, i più poveri.
A Canneto, le attività seguono i
ritmi della giornata: dalla mattina,
adatta alle uscite esplorative il mo-
mento del «guardiamoci intorno»),
al pomeriggio, in cui ci si ferma a
pensare («riflettiamoci su»), alla se-
ra, con la celebrazione della comu-
nione tra Dio e l'uomo, attraverso i
segni naturali riscoperti e interio-
rizzati.
In questo modo, ogni ragazzo ri-
legge e risignifica il suo rapporto con
l'ambiente, approfondendolo attra-
verso le fasi, esteriori ma soprattut-
to interiori, del vedere distratto, del
guardare interessato, dell'osservare

4.9 Page 39

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-
-
---------~-
Foto Archivio SEI - Novara
analitico, del contemplare con la
mente ed il cuore.
Grazie alla mediazione delle im-
magini e dei simboli, egli impara a
muoversi con semplicità e scioltezza
tra il piano scientifico-razionale e
quello religioso-mistico, operando
una serie di trasferimenti forse non
tutti logicamente corretti, ma sempre
umanamente veri, e in cui comunque
l'approccio scientifico non è mai ba-
nalmente retorico o strumentalizza-
to ai fini religiosi.
Giorno dopo giorno, infatti, i ra-
gazzi hanno considerato i diversi
aspetti ·dell'ambiente naturale, sulla
base di una traccia di inquadramen-
to e di una serie di applicazioni pra-
tiche predisposte da Pietro
Ramellini, Obiettore di Coscienza
presso l'OCG di Lanuvio e laureato
in Scienze Biologiche.
Martedì 4 luglio, dunque, armati
di occhi curiosi e tanto .entusiasmo,
i ragazzi si sono concentrati sulle
piante; confrontando foglie, classi-
ficando fiori, osservando gli alberi,
hanno percorso dal vivo gli itinerari
della morfologia (erba> cespu-
glio> albero), dell'ecologia (pianta-
> flora > vegetazione) e della
evoluzione (muschi > felci> fàggi).
Dalla scoperta della varietà di strut-
ture, di funzioni e di relazioni nel
mondo vegetale sono sgorgati la lo-
de e il ringraziamento per la fanta-
sia creatrice di Dio, mentre l'albero
che cresce nel bosco è stato assunto
come metafora della vita umana.
Ma le piante sono ferme, e ci si
stanca presto ad osservarle: ecco al-
lora, mercoledì, la giornata dedica-
ta agli animali, molto più eccitanti
anche se (o, forse, proprio perché)
meno disposti a lasciarsi guardare.
Ed è sempre di nuovo un piacere se-
guire dei ragazzi alla ricerca di ani-
mali e tracce, i loro sforzi per
esorcizzare il ribrezzo verso alcuni in-
setti, la paura di sollevare un sasso
non sapendo chi c'è nascosto sotto,
l'eccitazione nello scovare i resti di
un animale da poco ucciso e consu-
mato, con il brivido inconscio per la
vicinanza di un predatore. Di nuo-
vo, il pomeriggio, ampio spazio è
stato dato alla riflessione, questa vol-
ta sul rapporto uomo-animale, sulla
simbiosi come immaginè della soli-
darietà e della comunione, sull'uomo
come voce di lode del creato.
In un continuo movimento di ap-
profçmdimento, giovedì l'obiettivo è
stato il passaggio dalla scoperta di
tutta questa esplosione di vita all'an-
nuncio di Gesù Cristo: «Io sono il Si-
gnore della Vita, Io sono l'acqua
viva!». Naturalmente perciò, dopo
aver ·considerato in mattinata il con-
cetto di ecosistema, è giunto il mo-
mento di risalire il ruscello del
fondovalle fino alle sue sorgenti, ce-
lebrando così l'Eucaristia a partire
da segni visibili e palpabili: l'acqua,
che purifica e disseta, e la sorgente,
che instancabilmente dona vita con
gratuita generosità.
E, a chiudere e riassumere tutta
l'esperienza, ecco venerdì l'escursio-
ne alle « Camosciare » , grande e in-
tensa parabola di vita: come in
montagna, ogni giorno siamo chia-
mati a progettare un itinerario, a
porci in cammino, a conquistare più
alti e ampi spazi di libertà, ad aiuta-
re il compagno in difficoltà, a supe-
rare insieme gli ostacoli, in tutto
seguendo Gesù, guida e buon
pastore.
Una meritata giornata di riposo ,
1 MAGGIO 1990 39
VUOI
RICEVERE
Il BOLLETTINO
SALESIAN01
Dal lontano 1877
questa rivista viene
inviata gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Scrivi subito il tuo
indirizzo a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA

4.10 Page 40

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40 · 1 MAGGIO 1990
il tradizionale incontro domenicale
con i genitori, e poi via, di nuovo
verso la città e l'impegno quotidia-
no; i ragazzi, a rivivere e raccontaré
emozioni, avventure, amicizie nuo-
ve, e noi a·nimatori a riflettere, con
gioiosa soddisfazione, sulla settima-
na appena conclusa: da cosa è deri-
vato il sincero e profondo
coinvolgimento dei ragazzi nelle at-
tività proposte? Cosa li ha sostenu-
ti, al di là di alcuni loro naturali
limiti? Perché è stato tutto così faci-
le e bello?
Già, perché?
Ebbene, proporrei due ragioni al-
meno, per spiegare questo positivo
atteggiamento:
- la voglia di scoprire l'ambiente
immergendosi in esso, oserei dire con
il gusto della caccia in branco, com-
penetrandosi in una natura « natu-
rale» lontanissima della natura
« culturale» dei libri di scuola·
- la sensibilità ai temi ambientali in
senso lato, il cui attuale accrescersi,
se rischia di scadere in modo o faci-
le slogan, resta pur sempre manife-
stazione, finalmente emergente!, di
una « rivoluzione silenziosa» in atto.
E allora vien fatto di pensare che
molte case e strutture salesiane, si-
tuate in zone che vengono percepite
come naturalisticamente intatte, han-
no potenzialità di utilizzazione anco-
ra per molti versi da scoprire o
valorizzare.
Due possibilità in particolare sem-
brano realizzabili a medio termine:
- la prima è più strettamente scien-
tifica: tali strutture possono fare da
base per campi residenziali sull'am-
biente, da quello didattico per stu-
denti a quello operativo per la
conservazione e/ o il recupero degli
ecosistemi presenti a quello più ge-
nericamente educativo di approccio
al territorio e alla sua corretta gestio-
ne, in armonia e, perché no?, in col-
legamento e con l'appoggio che le
componenti istituzionali e sociali del
luogo possono fornire;
- la seconda scaturisce dal grande
impatto psicoaffettivo e dal potere
evocativo che l'ambiente « inconta-
minato» esercita sui ragazzi (e non
solo su di loro), e prevede la valoriz-
zazione della ricchissima simbologia
costruita dall'uomo a partire dagli
elementi naturali: l'acqua, la terra,
le stelle, l'albero, sono tuùi spunti
per riflessioni non solo scientifiche
ma anche letterarie, filosofiche, ·re-
ligiose, facilmente trasferibili dal -pia-
no dell'osservazione a quelli della
elaborazione espressivo-comunica-
tiva e della celebrazione «laica» (fe-
sta dell'albero, ad esempio) o religio-
sa (Liturgia e paraliturgie).
Quest'anno, per la giornata mon-
diale della pace, Giovanni Paolo II
ha proposto, come spunto di rifles-
sione e azione, il tema « Pace con Dio
creatore - Pace con tutto il creato».
Tra l'altro, il Papa ha affermato :
« Sta così formandosi una coscienza
ecologica, che non deve essere mor-
tificata, ma anzi favorita, in modo
che si sviluppi e maturi trovando
adeguata espressione in programmi
ed ini~iativ~. concrete» (n. 1); e, più
avanti: « C e dunque l'urgente biso-
gno di educare alla responsabilità
ecologica: responsabilità verso se
stessi; responsabilità verso gli altri;
responsabilità verso l'ambiente».
Sembra che le possibilità suindicate
giungano tempestive e quanto mai
opportune: dunque, al lavoro!
Pietro RamelUni

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - - - - -- - ----sll-
SOSPETTO
CARCINOMA
L ' incontro della mia fami-
glia con don Rinaldi
risale al 1931, in occasione del-
la dei novizi salesiani a Este da
lui presieduta.
Fu l'ultima della sua vita poi-
ché meno di due mesi dopo par-
tiva da questo mondo. Tra quei
novizi c'era anche il sottoscritto.
Alla cerimbnia parteciparono i
miei genitori. Incontro fugace e
neppure personale con don
Rinaldi.
Eppure l'impressione di bontà
e di spiritualità che ne riportaro-
no fu talmente profonda che la
trasmisero in famiglia in modo in-
delebile.
È per questo, quando due an-
ni fa circa i primi esami clinici fe-
cero sospettare che il mio fisico
fosse minato da carcinoma, i miei
familiari , in particolare le tre so-
relle suore e le rispettive co-
munità , si appellarono con
insistenza alla intercessione di
don Rinaldi, auspicandone anche
la beatificazione. Ulteriori esami
non eliminarono il dubbio. La fi-
ducia in don Rinaldi mi diede la
spinta decisiva a sottopormi al-
l'intervento chirurgico che mi ve-
niva suggerito.
Era proprio quello che ci vole-
va; per eliminare la calcolosi ma-
croscopica ma subdola che era
la vera causa del malessere.
Riccardo Pitton - Venezia
RIESCE
IN UN CONCORSO
R iconoscente a Maria S.S.
Ausiliatrice che per inter-
cessione del Ven. Monsignor Vin-
cenzo Cimatti (conosciuto di per-
sona nel 1947 essendo io fratello
di un salesiano) invocato in aiu-
to, per una grazia di riuscita di un
concorso per un posto di lavoro
di mia figlia. Pregato con molta
fede, non ci furono ostacoli e tutto
andò nel migliore dei modi, sen-
za spinte di alcuno. Con devozio-
ne Lo preghiamo perché
protegga ed aiuti tutta la famiglia,
nelle cose spirituali ed umane.
Dell'Angela Luigi -
Pozzecco di Bertiolo (UD)
IL LAVORO Al FIGLI
G razie di cuore a Maria Au-
siliatrice , a San Giovanni
Bosco, a San Domenico Savio
per aver ricevuto contempora-
neamente due grazie: il lavoro
tanto atteso per i miei figli e la
guarigione di una persona ca-
rissima.
Desidero pubblicare quanto
sopra .
N.M.L. - Brescia
GUARITA
DA FRATTURA
I n seguito ad una caduta, ho
subito la frattura del bacino.
Mi rivolsi fiduciosa a Maria Au-
siliatrice, ed in poco tempo, mi
sono completamente ristabilita.
Ringrazio di cuore la Madonna
per avermi esatidita.
Angiolina çastagno - Torino
Ml HANNO
REGALATO UN LIBRO
SU ALEXANDRINA
M i hanno regalato la vita di
Alexandrina. Veramente
un'anima meravigliosa. L' ho let-
to e lo rileggo e mi dà tanto
sollievo.
Avevo bisogno di una grazia
spirituale ho pregato per un an-
no e l' ho ottenuta.
T.S. - Reggio Calabria
HANNO RICEVUTO « GRAZIE »
Abbate Salvatrice Giunta
Adamo Orazia
Adornetto Nunzio
Adragna Rosa
Alberghina Giuseppina
Andarle Bruna
Arenco Maria
Aquilina Filomena-Margherita
Arenco Maria
Avellina Maria
Auzzl Silvana
D. Barban Sisto
Bambara Emma
Bandlni Daniele
Barbagallo Adriana
Barbero Maria
Barone Andrea
Benzi Giuseppina
Bellone Margherita
Bertani Maria
Berteli Maria
Bertollssio Anna
Bogliolo Guglielmo
Bolla Maria
Bollati Elena
Bonacossa Giuseppe
Bonino Lucia
Bonissone Luigina
Sorella Caterina
Borghese Lea
Bracelli Elisabetta
Brancacciò Assunta
Brandina Giuseppina
Brandone Lucia
Brucato Anna
Bruno Giuseppina
Bruno Pierangelo
Buch-Carrara
Busco D. Salvatore
Calcagno Agostina
Canapa Roberta
Carapelli Iva
Caravaggi Parassede e
Peppino
Cartiglianl Lina
Casa Amelia
Cencio Borgna
Chessa Giuliana
Cerbelli De Caro M. Tom-
masina
Ciampa Gemma
Compagnoni Massimina
Concedda Mariangela
Conzatti Elena Ester
Costane Maria
Crugnola Adriano
Cutraneo Maria
Dacquino Aurei/a
Damigella Pilato Maria
D'Angelo Cosimo
Dassano Caterina
Del Torchio Bianca
Demichelis Margherita
Di Corso Anna
Di Giovanni Vincenzo
Di Piazza Francesca
D'Onofrio Ines
Farina Gian Marco
Ferrari Serena
Fini Matteo
Fiorito Vittoria Balmonte
Fisanotti Rosella
Forcella Maria
Fortuna Concetta
Frau Sara
Gabri Marina
Gallizia Anita
Ghezzi Mariangela
Grizzi Maria Teresa
Gulli Concetta
telo Fasciano Adele
Istituto Salesiano-Martini
La Mola Giuseppina
Lazzarini Piera
Lucido Giuseppe
Marino Sofia
Malasso Maria
Merelli Andrea
Messina Giovanni
Mistorni Maria Levan
Mondino Letizia Mila
Nicola Carolina
Nicola Maria
Pastorelli Margherita
Pansa Giuseppina
Pavan Osvaldo
Peaquin Lucia
Peruchini Tina
Pianzato Piera-Angelo
Piga Giuliano
Pigella Paola
Pontillo Anna
Protti Maria Rosa
Raguel Giliberti Zaccaria
Robba Giulia
Rossanigo Ar:ma
Rossio Caterina
Sacchetti A.
Saponara Antonino
Scartata Salvatore
Sciavo Tersilla
Selvatico Elio
Siragusa Sebastiana
Solis Giuseppina
Sperandio Dino
Tirendi Nunzio
Verra Lucia
Vola Giovanni

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
TAUFER Andrea - allievo, t San Martino di Ca-
strozza (TN) 10/12/89.
Domenica 10 dicembre 1989, mancava alla vi-
sta, ma non all'affetto dei genitori, dei familiari e
degli amici Andrea Taufer di anni 11, allievo del-
l' Istituto Salesiano di Mezzano di Primiero (TN).
Era partito per il ponte dell'Immacolata, felice e
allegro come può essere un ragazzo di 11 anni che
va in vacanza. Suo sport preferito era lo sci , so-
prattutto la discesa. Sulle piste Innevate del suo
paese, San Martino di Castrozza, quante volte si
era divertito con gli amici! Ma quel pomeriggio del
9 dicembre, una caduta rovinosa pose fine alla sua
giovane vita . Sbattuta la testa, entrò quasi subito
in coma; la lotta tra la vita e la morte durò fino alla
sera della domenica 10. I genitori molto genero-
samente concessero l'espianto del cuore. Andrea
lascia nella sua famiglia e tra gli amici un gran
vuoto.
Cosi lo salutarono I suol compagni di scuola al
funerale:
• ... Il Signore delle cime e la Vergine delle nevi
ti accolgano sulle piste del cielo, dove tutto è gioia
e pace ... Ringraziamo Il buon Dio del dono della
tua vita In mezzo a noi... Andrea, noi ti crediamo
vicino a Dio Padre e a noi suoi figli ; consola I tuoi
genitori e aiutaci a perserverare nel bene... •.
DI COLA sac. Angelo - salesiano, t Roma all'e-
di 69 anni , Il 13/2/1990.
Di carattere mite e gioviale, di tenace e forte vo-
lontà, sempre coerente nell'osservanza degli im-
pegni presi nella vita religiosa.
Zelante nel mistero sacerdotale col dispensare
largamente la Parola di Dio e col prodigarsi gene-
rosamente nel ministero del confessionale.
Fece suo il programma di Don Bosco: Signo-
re, dammi le anime, Il resto non mi interessai •, e
lo attuò per lunghi anni come parroco in Importanti
località della sua lspettoria.
Vittima di un Incidente stradale dimostrò una ec-
cezionale capacità nel sopportarne le atroci con-
seguenze, fino all'ultlnlo istante della sua
esistenza.
GILI sac. Pasquale Luigi - salesiano, nato a
S. Secondo di Pinerolo (TO) Il 2/4/1915, t Va-
razze (SV), il 20/1/1990.
A dodici anni avvenne il suo primo incontro con
i Salesiani di Don Bosco, che doveva orientare tut-
ta la sua vita. SI accinse con entusiasmo ad offri-
re la sua giovinezza al Signore, senza mai
indietreggiare davanti agli ostacoli , che la malfer-
ma salute gli opponeva.
Nel 1944 venne consacrato sacerdote e poté fi-
nalmente dedicarsi con generosità a quel ministero
che lo metteva a contatto diretto con le anime.
Chiamato dall'Obbedienza alla direzione di al-
cuni islituti salesiani , diede prova di saggio equili-
brio e squisita paternità.
E tali doli manifestò sempre nelle varie mansio-
ni affidategli, soprattutto in quella tanto apprezza-
ta di confessore.
La malattia, che si è particolarmente accanita
nell'ultimo scorcio della sua esistenza , ha eviden-
ziato il suo spirito di fede, che lo ha reso capa.ce,
pur tra i gemiti che la sofferenza gli strappava, di
confermare il suo si pieno e fiducioso.
SAROGLIA lng. Ernesto - exalllevo e coopera-
tore , t Torino.
Partecipò ancora domenica 2 luglio alla S. Mes-
sa e alla riunione poi , una broncopolmonite ha fatto
cedere il cuore portandolo alla morte In meno di
una settimana. Era Imprenditore di macchine tipo-
grafiche. Ultimamente, con Il Comune di Torino ,
stava realizzando il Museo della stampa dove
aveva riservato un reparto alle macchine tipogra-
fiche usate da Don Bosco nelle prime scuole da
Lui aperte a Valdocco e a S. Benigno.
Noi ricordiamo la sua modestia, la sua fedeltà
ed Il suo attaccamento a Don Bosco.
TAMBURAI Giuseppina ved. Granato - coope-
ratrice, t Torre Annunziata (NA) il 21/1/1990.
Cooperatrice della prima ora, ha visto nascere
l'opera salesiana di Torre A., contribuendo, con
servizio diuturno ed umile, al suo sviluppo lungo
l'arco di sessanta anni, finché le forze la sorres-
sero. La casa salesiana era la sua seconda casa.
Madre educatrice esemplare, secondo lo spiri-
to di Don Bosco, seppe raccogliere Intorno a sé
cooperalorl ed amici. Era schiva da ringraziamenti
e riconoscimenti pubblici; dichiarava: • Lo sa Don
'Bosco ... Gli aspiranti e I salesiani la ricordano co-
me " Mamma Margherita
DAGNA sec. Ferruccio - salesiano, nato a Du-
slno d'Asti, Il 4/11/1910, t Varazze (SV) il
25/1/1990.
Adolescente conosce I Salesiani di D. Bosco e
sceglie di restar con loro. Lo affascina la figura del
Santo, attorniato dai giovani , ai quali rivela Il mes-
sag(liO della salvezza. Vorrà esser come Lui.
Diciassettenne entra a far parte della Congre-
gazione Salesiana e nove anni dopo, può corona-
re il suo sogno d'essere sacerdote.
Con felice intuizione I Superiori lo destinano su-
bito all'Oratorio, che lo vedrà Infaticabile operaio
e zelante •missionario• per 45 anni.
L'entusiasmo, che caratterizza generalmente
tutti gli Inizi non lo abbandona mai e , passando at-
traverso ben sei oratori - Livorno, Samplerdare-
na, Savona, Varazze, Pietrasanta, Alassio -
riesce sempre a ricominciare da capo con lo slan-
cio della prima volta.
Le dlftlcoltà non mancan·o, ma ispirandosi a Don
Bosco, non si abbandona alla sfiducia, ma conti-
nua con tenacia a seminare, convinto che le fe-
condità sarà generosamente elargita dall'Alto.
Per questo centinaia di ex allievi accreditano a
don Degna l'aver realizzato il loro buon cristiano
e onesto cittadino •, mentre con pungente nostal-
gia lo ricordano sempre disponibile ad accoglierli ,
a farli divertire, a dir loro quella «parolina all'orec-
chio ", che era più efficace di una predica.
GHIRINGHELLO Maria ved. Brasslolo - coope-
ratrice, t Torre Canavese a 94 anni.
Apostola fervente dell'Opera Salesiana , lavorò
con zelo e generosità per le varie attività di bene
dell'Associazione a cui fu una delle prime a dare
Il nome.
All'età di 94 anni andò incontro al Signore della
vita, Il giorno 10 gennaio 1989.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure ali'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la forma zio ne del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma(oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

5.3 Page 43

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- - - - - - -----5'1-
1 MAGGIO 1990 · 43
-
Borsa: In memoria di Reboulaz Luca,
a cura della Famiglia Reboulaz Mario-
St. Barthélémy - Aosta, L. 1.500.000
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per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
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sco, invocando ancora protezione, a
cura di Vagliasindi Marisa
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continua materna protezione, a cura
di N.N., L. 1.000.000
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vanni Bosco, implorando protezione
su tutti i miei cari , a cura di A.M. , L.
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l'amico Andrea Cornetta, a cura dei
compagni di classe-Ex lii En .A. Anno
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vanni Bosco, per grazia ricevuta e
assistenza alla famiglia , a cura di
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vanni Bosco, in ringraziamento e
chiedendo protezione per Stefano, a
cura della zia Gina Brumme, L.
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vanni Bosco, in suffragio dei miei de-
funti, a cura di Goitre Angelo , L.
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del marito e protezione sulla famiglia ,
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vanni Bosco , a cura di Cremaschi
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gio dei defunti Famiglie Viganò-
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cura della Famiglia, L. 250.000
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protezione sulla Famiglia, a cura di
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vanni Bosco , ringraziando e invocan-
do protezione per le nostre famiglie ,
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ba e Fontana Lodovico, a cura dei fi-
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ved. Scarpulla, a cura di Scarpulla
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Pietro , a cura di Castaldello Lisetta,
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a cura di Melloni Elisa, L. 200.000
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protezione dei nipoti, a cura di C.G.,
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sco, nel 25° di matrimonio, invocan-
do protezione, a cura di Giusi e
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sco , Domenico Savio, per grazia ri-
cevuta, a cura della Famiglia
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tezione delle bambine, a cura di M.A.
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cando grazie, a cura di Spagnoli
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do e invocando protezione, a cura di
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sco , Sr. Usebia, in memoria dei mis-
sionari recentemente trucidati, a cura
di E.P. - Caserta
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fragio di Orsinger Cav. Riccardo, a cu-
ra degli amici e condiscepoli di
Valdocco (1934-35)
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio dei miei de-
funti, a cura di P. C. - Vigone
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per ringraziamento e invocando
protezione sulla famiglia, a cura di
Marchisio-Ruffatto
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Maria Itala Arrigoni
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invocan-
do protezione per mio figlio Carlo , a
cura di Z.R.
Borsa: Maria Ausiliatrice, ringrazian-
do e invocando protezione sulla Fami-
glia, a cura di R.L. - Novara
Borsa: S. Domenico Savio, per gra-
zia ricevuta, a cura di Ceron Angela
Borsa: Gesù, Maria, Santi Salesia-
ni , in suffragio dei defunti, a cura di
G.G . - Tigliole
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sco, Don Rua in memoria e suffragio
del Cav. Ferruccio Lantieri, a cura del-
la Famiglia
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sco, Domenico Savio, per grazia ri-
cevuta e in suffragio di Calia
Michele/Corrias Francesco , a cura
della figlia Lucia Calia
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aiuto mio e dei miei figli, a cura di N.N.
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Mario Marin, a cura di Voce Enrica
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tezione per il nipotino Alessandro, a
cura di Bottazzi Margherita
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trice, Santi Salesiani, a cura di No-
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ria e suffragio di Berselli Virginia, a cu-
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zione e in suffragio del caro Bruno , a
cura di G.R.
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nico Savio , proteggete la mia fami-
glia , a cura di Pozzo Bonelli M. Luisa
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lesiani, in suffragio dei cari defunti e
invocando protezione per me e tutti i
miei cari, a cura di Pesce Lina
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e grazie per bimbo infermo, a cura di
Spiga Giuliano
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a cura di Pecori Girardi Maria
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gio di Borroni Vittorina, a cura di Bor-
roni Luigia
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per noi e proteggici, a cura di Accardi
Caterina
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trice , invocando protezione , a cura di
Vanzetto Maria
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do protezione e aiuto, a cura di N.N. ,
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ria Casella Spartà , a cura di Diego
Spartà
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sco, in suffragio dei miei defunti e in-
vocando protezione sulla ;amiglia , a
cura di Martini Gabriella
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nati Pietro.
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ra di Clotilde Curone De Micheli

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corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
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Il libro che lo ha fatto conoscere
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Religione, pag 208, L. 24.000
Non si tratta di una biografia, ma
di testimonianze che don Cojazzi
raccolse subito dopo la morte
del giovane, e che ampliò nelle
numerose edizioni successive del
suo libro. A quasi sessanta anni
dalla prima stesura, e a
quarantacinque dall 'ultima
edizione curata personalmente
dall 'Autore , l'opera di don Cojazzi
conserva il valore di
testimonianza fresca e genuina.
Per mettere in evidenza
le peculiarità dell 'opera di
Cojazzi , e per dare della figura
di Frassati un ritratto quanto
più verosimile e attuale, un 'ampia
postfazione e una prefazione di
Francesco Traniello propongono
una lettura critica del testo,
e fanno il punto su una figura'
giustamente proposta a modello
delle nuove generazioni .
Antonio Cojazzi
PIER GIORGIO
FRASSATI
Il libro che lo ha fàtto conoscere
eamare