Bollettino_Salesiano_199004


Bollettino_Salesiano_199004

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2 · 1 APRILE 1990
~ il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/ 69.31.341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bongioanni -
Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi
- Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE --Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti -la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese, malayalam,
tamil e telugù) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio .
SOMMARIO
3 CRONACHE SALESIANE
8 CAPITOLO GENERALE 23°
Una nuova educazione dei giovani per una
nuova evangelizzazione
servizio redazionale
14 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Aiutare l'Est senza trascurare il Sud
di Gaetano Nanetti
17 Sahel, dove imperano fame, sete e miseria
diG.N.
19 Come aiutano gli italiani il Terzo Mondo?
di Angelo Paofuzi
22 L'exallievo Armando Oberti: «Bisogna met-
tersi in ascolto dei popoli che si vogliono
aiutare"
di Mie/a Fagiolo D'Attilia
24 VITA ECCLESIALE
Giovani e Chiesa: un incontro da rinnovare
servizio redazionale
27 OBIETTIVO BS
Una scuola che anticipa in concreto il futuro
dei giovani
di Monica Ferrari
31 Il Centro Don Bosco: complesso culturale
ricco di iniziative
di M.F.
32 REPORTAGE
Donne consacrate in Corea: valori evange-
lici e grinta
di Silvano Stracca
39 Il «Buon giorno" comincia da Radio due
diG.N.
RUBRICHE
Pigy di Del Vaglio, 6 - I nostri Santi, ,41 - I nostri
Morti , 42
1 Aprile 1990
Anno 114
Numero 7
In copertina:
immagini dal 23°
Capitolo Generale

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- -- -- - - - - -sll-
1 APRILE 1990 3
La notizia era ormai nota ma si aspettava la sua ufficializzazione da parte della
Santa Sede: approvato il miracolo, don Rinaldi poteva essere proclamato bea-
to. Sabato 3 marzo 1990 l'Osservatore Romano ha pubblicato che Giovanni Paolo
II ha promulgato il decreto per la beatificazione di don Filippo Rinaldi dopo
che le apposite commissioni avevano discusso ed approvato il miracolo presen-
tato dai Proff. Bracco di Torino e Fortunato di Roma.
Don Filippo Rinaldi verrà proclamato beato il 29 aprile p. v. in Piazza San Pie-
tro a Roma.
Per l'occasione il BS preparerà un nwnero speciale che verrà distribuito dai Centri
lspettoriali Salesiani d'Italia.
ITALIA
Rossiglione ricorda
monsignor Ferrando
dedicandogli una
piazza
anche una congregazione
femminile a Shillong che fa
parte dall'8 luglio del 1986.
Morto a Genova il 20
. giugno del 1978 riposa in
India dove i suoi resti sono
stati trasportati nel dicembre
del 1987.
La cittadina di Rossiglione
Superiore in provincia di
Genova, luogo natale del
vescovo salesiano
missionario monsignor
Stefano Ferrando, ha voluto
ricordare l'illustre
concittadino dedicandogli
una piazza. La cerimonia di
dedica è avvenuta il
3 agosto 1989 alla presenza
del vescovo salesiano
indiano monsignor Kerketta,
delle autorità cittadine, delle
Figlie di Maria Ausiliatrice
del posto che unitamente
alle exallieve e all'arciprete
hanno caldeggiato
l'iniziativa. Monsignor
Ferrando nacque a
Rossiglione il 28 settembre
del 1895 e dal 2 dicembre
del 1923 fu missionario in
India. Figura di primo piano
di quel drappello di salesiani
che fondarono e vissero
quella che da molti storici è
definita I'« epopea salesiana
dell'Assam», monsignor
Ferrando fra l'altro fondò
Festeggiato
don Luigi Bogliolo
Il 17 dicembre del 1989
don Luigi Bogliolo ha
festeggiato il suo
cinquantesimo di sacerdozio
ed ha voluto anche ricordare
il sessantesimo anniversario
della sua prima professione
religiosa.
La circostanza ha visto
riuniti presso la Comunità
salesiana del Testaccio di
Roma numerosi amici, ex
allievi ed ammiratori
dell'insigne studioso.
Felicitandoci anche noi con
don Bogliolo per questi
lunghi anni di fecondità
sacerdotale e scientifica,
presentiamo ai lettori un suo
breve profilo.
Don Luigi Bogliolo è nato a
Vesime (Asti) il 26 maggio
1910 e ha frequentato gli
studi medici classici presso
gli Istituti Salesiani di
Torino. Nel 1932 consegue
la laurea in filosofia presso
la Pontificia Università
Gregoriana e dal 1932 al
1936 è docente di filosofia e
lettere presso l'Istituto
Superiore Filosofico
Salesiano di Cuenca
(Ecuador). Venuto a Roma
per gli studi teologici,
diviene sacerdote presso la
Basilica del Sacro Cuore, il
17 dicembre 1939. Nel 1941
ottiene brillantemente la
laurea in Sacra Teologia
presso la Pontificia
Università Gregoriana.
Nel 1940 è chiamato a far
parte del Corpo Accademico
del Pontificio Ateneo
Salesiano (Torino), come
docente nella Facoltà di
Filosofia dove diviene
Decano nel triennio
1955-1958. Nel frattempo è
nominato «membre
aggregé » estero della Società
Filosofica di Lovanio (1955).
Trasferita a Roma la
Facoltà di Filosofia del
Pontificio Ateneo Salesiano
nel 1958, è, nel medesimo
anno, nominato
Commissario della
Commissione pro
Dimittendis della Sacra
Congregazione dei Religiosi.
Nel 1959 è Superiore del
Collegio Internazionale
Salesiano (Roma). Dal 1961
al 1966, incaricato di
Metafisica Generale nella
Pontificia Università
Urbaniana. In pari tempo, è
IDon Luigi Bogllolo (il
terzo da destra)
attorniato da alcuni
amici In occasione del
festeggiamenti

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4 t APRILE 1990
incaricato di Teologia
Vescovi tenutosi a Roma
Naturale nella Pontificia
nel 1985.
Università Lateranense e
Nel suo zelante lavoro di
nella medesima Università, docente, è stato dal 1974 al
dal 1968 a1 '1971, incaricato 1977 Rettore Magnifico della
di Storia della Filosofia
Pontificia Università
Moderna e Contemporanèà. Urbaniana ,e Preside
Partecipa attivamente al
dell'Istituto Missionario
Concilio Vaticano II. Nel Scientifico; e, nello stesso
1960 è nominato Vice-
tempo, Direttore della
Segretario 'della Pontificia Rivista « Euntes Docete ».
Commissione «De
Sono gli anni in cui realizza
Apostolatu Laicorum»,
frequenti viaggi in Belgio, in
presieduta 1dal compianto_ Spagna, in Francia, in
card. Cento, in preparazione Germania, in Inghilterra e in
del Concilio. Al termine qei Irlanda, allo scopo di
lavori preJ:laratori è
studiare convenientemente le
nominato ferito Conciliare, correnti di filosofia
in data
contemporanea in questi
21 febbraio 1963, fino alla paesi.
conclusione del Concilio.
Il 4 marzo 1980, è nominato
Nel settore strettamente
Segretario Generale della
scientifico, dal 1960 al 1969, Pontificia Accademia
è Fondatore e Direttore
Romana di San Tommaso
della Rivisia «Filosofia e
d'Aquino, dando un
Vita». Dal 1970 al 1974 è notevole impulso. In questa
Direttore qella Rivista
veste collabora attivamente
« Aquinas », della Pontificia all'organizzazione dell'VIII
Università Lateranense, e Congresso Tomistico
dal 1967 lllembro della
I~ternazionale, celebrato
commissione di redazione 1'8-13 settembre 1980, del
della Rivis~a « Doctor
quale si sono pubblicati gli
Communis », della Pontificia Atti in 8 volumi.
Accademia Romana « San Per la sua attività docente
Tommaso d'Aquino», della ha ricevuto numerose
quale era divenuto Socio
onorificenze mentre per le
Ordinario.
sue qualità e la sua
Il suo servizio alla Chiesa esperienza è stato nominato
nei diversi Dicasteri della
dalla Santa Sede visitatore
Curia Romana e della
apostolico in numerosi
Chiesa di Roma è generoso: Istituti, Collegi Universitari
oltre alla 1>.artecipazione · e Istituzioni varie.
attiva durante il Concilio
Vaticano II, dal 1965 è
nominato Esaminatore pro
Sinodale del Clero Romano. ITALIA
In seguito Consultore della
Congregazione per i
Vescovi, dal 1968 al 1978.
Nel 1978 è' nominato
Veneto: Scuola
Visitatore Apostolico del media dedicata
Pontificio Collegio
a salesiano
Messicano in Roma. E, dal
17 aprile 1980, Consultore
della Congregazione per le Il 9 dicembre 1989, la
Cause dei Santi.
Scuola Media Consortile dei
Ultimamente, è stato
Comuni di Cogollo del
nominato Perito teologo al Cengio e di Caltrano,
Sinodo Straordinario dei
situata a MOSSON (VI), è
stata solennemente
inaugurata e intitolata nel
Centenario della nascita
(1889-1989), a DON
CARLO FRIGO, salesiano e
intrepido Missionario in
Cina.
L'intitolazione fu ideata e
realizzata per le molteplici
benemerenze di questo
sacerdote, da Zordan
Gastone, Presidente
« Gruppo Alpini» del suo
paese natale, e appoggiata
dalle Autorità Comunali, dal
Consorzio e dalla Scuola.
Alla cerimonia furono
presenti: il Sottosegretario
alla Pubblica Istruzione,
on. Fincato, il Vice-Prefetto
di Vicenza, dott. Caineri
Silvano, il P.residente del
Consorzio con i Sindaci dei
due Comuni e il Preside
della Scuola, il Vicario
Foraneo, rappresentante
dell'arcivescovo di Padova
mons. Antonio Mattiazzo,
l'Ispettore dei Salesiani della
Veneta Est, il Direttore del
Collegio «Astori» di
Mogliano Veneto e quello
dell'Oratorio di Schio, il
Parroco, circondato da vari
sacerdoti, fra i quali i
Salesiani di Mosson ed altre
personalità civili, della
Scuola e Religiose.
La « Schola Cantorum » in
chiesa, la Banda cittadina
col Gruppo Alpini e la
popolazione hanno
rallegrato la cerimonia con
la loro ambita presenza.
Commovente l'alza-
bandiera e lo scoprimento
dell'iscrizione della targa e
del busto in bronzo di Don
Carlo, fatto dal compaesano
Trenti.
Chi fu don Carlo Frigo?
Nato a Cogollo del Cengio
il 15 gennaio 1889 e morto a
Forll il 15 aprile 1976
don Carlo fu tenente
cappellano dei granatieri
nella guerra del '15/'18
ricevendo in tale drammatica
circostanza due decorazioni.
Successivamente fu decorato

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-------s/J-
1APRILE 1990 5
erchiamo di capire
con medaglia d'oro per il
servizio svolto tra la
comunità veneta dell'agro
pontino e quindi ricevette
una terza medaglia d'oro al
valor civile per l'atto eroico
del 28 aprile 1945 durante il
quale salvò la vita a 12 suoi
corlcittadini prigionieri dei
tedeschi.
Da salesiano è stato in
Brasile, Stati Uniti, Cina,
Portogallo e Giappone
operando sempre con slancio
e dedizione soprattutto a
servizio dei più poveri e
deboli.
Ha lascìato numerosi scritti
raccolti ed ordinati dal
salesiano don Gianni Borgo.
Una tesi di laurea
per la formazione
professionale
femminile
Relatore il professor Remo .
Fornaca, la signorina
Mariella Navone ha
presentato presso la Facoltà
di Magistero dell'Università
di Torino una tesi di laurea
dal titolo « La formazione
professionale femminile
nell'esperienza salesiana».
La tesi discussa
brillantemente alla fine
dell'anno accademico
1988/89 consente di avere
un quadro storico completo
di ciò che le Figlie di Maria
Ausiliatrice hanno fatto e
fanno in questo settore. Il
lavoro si articola in cinque
parti. Nella prima viene
fatta una ricostruzione
sorica di ciò che era la
formazione professionale a
partire dal 1860 fino ai
nostri.giorni. Il secondo
capitolo è dedicato al
CIOFS (Centro italiano
opere femminili salesiane)
come ente giuridico; il terzo
ne analizza il suo ruolo di
mediazione nei confronti del
mondo femminile mentre il
quarto esamina il tipo di
proposta formativa svolta
dallo stesso· ente.
La quinta ed ultima parte è
dedicata alla situazione della
formazione professionale in
Piemonte e all'attività del
CIOFS.
« Nonostante la scarsità delle
fonti a mia disposizione, ha
concluso la neolaureata,
durante l'elaborazione della
tesi mi sono resa conto di
quanto la questione relativa
alla formazione
professionale femminile
salesiana sia interessante,
complessa e meriti di essere
studiata con·attenzione. Mi
auguro pertanto che il mio
lavoro costituisca un buon
inizio e uno stimolo ad
approfondire questo ambito
di studio, per quanti sono
interessati al mondo
salesiano e ai problemi della
scuola e delle donne».
Un augurio che facciamo
nostro congratulandoci nel
frattempo con la dottoressa
Navone.
UN PECCATO,
IL RAZZISMO
Dietro i reticolati di un campo di raccolta, a Hong Kong, neUa
lontana Asia del Sud-est, migliaia di persone attendono di essere
rispedite là da dove sono fuggite, il Vietnam. Nessuno vuole acco-
glierle, non sono considerate rifugiati politici, non posseggono da-
naro né beni. Hanno soltanto un'esistenza, che sono riuscite a
preservare nel corso di drammatiche traversate dell'Oceano Paci-
fico, fra tempeste, assalti di pirati, naufragi. Li chiamano « boat
people».
In alcune città italiane, in particolare a Firenze, sono stati assa-
liti e picchiati immigrati di colore. Come per lo più avviene, gli
assalitori erano anonimi e camuffati, sempre in molti contro po-
chi. Il clima di intolleranza nei confronti degli stranieri - Qel
momento in cui una legge controversa crea disorientamento nel-
1'opinione pubblica - svela risvolti razzisti che si fanno luce in
altre manifestazioni, dalle varie «Leghe» agli striscioni insultanti
verso i meridionali apparsi in occasione di partite di calcio, per esem-
pio a Verona e a Milano.
Il sindaco di Brema, una ricca, civile, socialdemocratica città dePa
Germania occidentale, ha chiuso l'ingresso non ai turchi, ai negri,
ai mediterranei, ma ai profughi tedeschi dell'Est. Non c'entrano
più, minacciano il mercato del lavoro e fanno salire i fitti. Un grup-
po di cìttadini ha occupato un centro sportivo destinato ad acco-
gliere altri «fratelli», impedendone l'arrivo e la sistemazione.
Si è trascinata a lungo la vicenda di 54 asiatici giunti a Bari su
un mercantile greco senza permessi o visti, e ai quali le autorità
italiane, secondo le leggi, hanno impedito lo sbarco. Meno limpi-
de le reazioni, diciamo, popolari: alla generica solidarietà, alla su-
perficiale compassione, hanno corrisposto isolati, e meritori, gesti
di assistenza, mentre la stampa ha dato l'impressione di registrare
la vicenda con freddezza. Forse sull'onda del clima di polemica
che aveva preceduto l'approvazione della legge di sanatoria per gli
immigrati clandestini.
Cerchiamo di capire, dai quattro forse banali avvenimenti di cro-
naca, la permanenza in molti di noi (anche in me che scrivo, an-
che in voi che mi leggete) di questa diffidenza, di questo disamore
dell' «altro», del diverso. Un peccato, come lo definiva Paolo VI;
il razzismo. Da qualche parte, per esempio in Sudafrica, stanno
cadendo le più odiose barriere fra neri e bianchi, per la forza delle
cose, probabilmente, piuttosto che per autentica convinzione del-
la minoranza·sino ad oggi dominatrice. In altri luoghi, invece, si
erigono steccati. Anche qui, da noi, nel Paese degli italiani tolle-
ranti, degli italiani « brava gente».
Dovremmo pensare a Don Bosco. Quando girava per le perife-
rie di Torino a raccattare giovani promessi all'ozio e alla delinquenza
dando loro una casa e umanissimo affetto, è come se avesse rac-
colto profughi vietnamiti, immigrati senegalesi, rifugiati tedesco-
orientali, clandestini srilankesi. Quello è il nostro prossimo: sta a
noi scegliere di essere il levita che passa o il samaritano che si ferma.
Angelo Paolqzi

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6 · I APRILE 1990
(( Giovani e città
verso l'Europa
del '92~.
Seminario
a Messina
L'annuale seminario di
studio promosso ed
organizzato dal Centro
psicopedagogico Viktor
Frankl di Messina ha avuto
come tema «Giovani e città
verso l'Europa del '92» e si
è svolto dall' 1° al 3
dicembre 1989.
Questo XIII incontro di
studio che raccoglie
l'interesse crescente della
città dello Stretto si è
articolato in interventi e
tavole rotonde.
Coordinato dal direttore del
Bollèttino Salesiano don
Giuseppe Costa, ha visto,
fra gli altri , gli interventi dei
salesiani don Ferdinando
Aronica (preside Facoltà
Teologica S. Tommaso di
Messina), don Getano Urso
(direttore del centro
giovanile Domenico Savio di
Messina) e di don Umberto
Romeo (responsabile del
Centro Frankl e ideatore di
questi seminari); di
personalità della politica e
della scuola come il vice
presidente dell'Assemblea
Regionale siciliana
on. Luciano Ordile,
l'Assessore Regionale al
Lavoro on. Vincenzo
Leanza, il dott. Mario
Bonsignore sindaco della
città, il prof. Giuseppe
P1GrV l:k .DEL v~o
PéR ~JSOL/Jelle
Il PRo8Ll3MA
/?E6rll
'-
J;~TT,qT/
- --
Prof U Romeo
FOR,~ Cl
Ferrante, provveditore agli
R,€:f:,TA IIN~ SOIA
studi, il prof. Giuseppe
Pracanica, assessore
SPéfd:JH~ : "-
provinciale alla Pubblica
Istruzione, il prefetto della
città dott. Nicola Bosa, lo
stesso presidente della
Regione on. Rino Nicolosi,
l'arcivescovo di Messina
monsignor Ignazio Cannavò
ed il suo ausiliare monsignor
Francesco Miccichè.
LA 6rRANJ:,E
Ogni relazione è stata
introdotta da una
CAS,CJ CDMUJ.1€
comunicazione e cosi il
prof. Santo Santonocito,
p• l=UIZOP,t:J
docente di politica e di
servizi sociali, ha preceduto
((
il dott. Claudio Calvaruso,
presidente del Labos di
Roma il quale ha parlato su
- - - - ~ ~ ~ - - - «Quale politica per i giovani
oggi in Italia in vista del

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- -- --------.----- --sll-
1APRILE 1990• 7
'92? »; il dott. Biagio
Belfiore ha diretto la tavola
rotonda su « Si parte per
l'Europa '92: f giovani di
Messina troveranno
posto?»; il senatore Enzo
Palumbo, membro del
Consiglio Superiore della
Magistratura, ha preceduto
la relazione dell'avvocato
Enrico Vinci, segretario
generale del Parlamento
Europeo che ha risposto
all'interrogativo: « Quale
posto per i giovani
nell'Europa del '92? ». La
presenza di tante autorità, la
stessa organizzazione del
seminario che si è svolto
nell'Aula Magna
dell'Università di Messina
messa a dispos~zione dal
rettore prof. Guglielmo
I Alcuni momenti del Xlii
incontro di studi di
Messina
Stagno D'Alcontres hanno
indubbiamente contribuito a
stimolare la realtà politica e
giovanile locale.
« Con questi seminari, ha
avuto modo di concludere
don Umberto Romeo,
intendiamo accompagnare
l'evoluzione della condizione
giovanile contribuendo ad
illuminarne aspetti e punti
nodali. In tale prospettiva
va anche inserita una
prossima indagine
sociologica sulla condizione
giovanile· a Messina, svolta
dal nostro Centro in
collaborazione con
l'Amministrazione
comunale».
Generosamente hanno
Erezione
contribuito alla spesa gli ex
di un monumento
a Don Bosco
allievi e la cittadinanza di
Genzano e l'Istituto della
locale Cassa Rurale
a Genzano
«Giuseppe Toniolo»,
mentre l'Amministrazione
Domenica 10 dicembre u.s .
è stato inaugurato il
monumento a Don Bosco a
Genzano di Roma, in piazza
Dante, alla presenza del
Comunale ha offerto l'area
e la sistemazione del
monumento.
Dopo la cerimonia
dell'inaugurazione, !'on.le
Giovanni Galloni, nella sala
Rettor Maggiore dei
del teatro della Casa
Salesiani, Don Egidio
Salesiana, ha illustrato la
Viganò, dell'Ispettore della figura di Don Bosco,
Romana, don Ilario Spera, evidenziando l'attualità e la
del vescovo della Diocesi di universalità del messaggio
Albano, mons. Dante
religioso, pedagogico e
Bernini, dell'on.le Giovanni
Galloni e delle autorità civili
di Genzano, con la
partecipazione di una grande
folla di genzanesi,
affezionatissimi all'Opera
sociale del Santo a favore
dei giovani.
Il Rettor Maggiore ha
concluso complimentandosi
per l'opera realizzata nel bel
piazzale ove confluiscono gli
Salesiana.
Il monumento in bronzo,
alto oltre due metri e del
peso di 25 quintali, opera
della Ditta «DOMUS DEI»
di Albano, raffigura il Santo
tra due giovani, ai quali
alunni di tante scuole, ai
quali l'immagine di
Don Bosco è riferimento di
sicuro cammino perché
siano, domani, buoni
cristiani e onesti cittadini.
indica il Cielo.
La lodevole iniziativa è stata
del Consiglio dell'Unione
degli ex allievi
di Genzano, spronati
alla realizzazione
dal presidente
dell'Unione
Vittorio Alberto
Marianecci e dal
segretario
Giulio Gabbarini,
distintivo d'oro
per tante altre
benemerenze
salesiane.
lii
monumento
a San
Giovanni
· Bosco a
Genzano

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8 1APRILE 1990
CAPITOLO GENERAL~ 23°
UNA NUOVA
EDUCAZIONE
DEI GIOVANI
PER .UNA "UOVA
EVANGELliZAZIONE
- - - • « Stiamo dando inizio
ufficialmente al 23 ° Capitolo Gene-
rale della Società di San Francesco
di Sales.
Quando Don Bosco convocò il pri-
mo, nel 1877, i capitolari erano 23 e
la durata del Capitolo fu di 13 gior-
ni completi.
Quando, dopo quasi un secolo -
nel 1971 ~, si realizzò il CG20 i ca-
pitolari erano 202 e la durata del Ca-
pitolo fu di 6 mesi e 26 giorni; si
trattava, però, di un Capitolo Gene-
rale "speciale", ossia eccezionale.
I Capitoli Generali 21 e 22 che lo
seguirono furono anch'essi coinvol-
ti, in qualche modo, nella esigenza
di "specialità", e durarono all'incir-
ca 4 mesi ciascuno.
Aperto il 23° Capitolo
Generale. Duecentosette
rappresentanti.
A li'inaugurazione
presenti anche - con
il cardinale Hamer -
i tre Cardinali salesiani
residenti a Roma.
Mes$aggio del Papa
al Rettor Maggiore.
Adesioni e saluti.
Primi interventi.
Le foto del servizio sono di
Franco Marzi ~ Roma

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-------s'J-
t APRILE 1990 9
Oggi, nel CG23, i capitolari do-
vrebbero essere 207 - uno, il 208,
è stato consacrato vescovo recente-
mente -. Ci chiediamo per quanto
tempo si protrarrà la durata di que-
sto Capitolo.
Credo sia utile iniziarlo proponen-
do un piano di massima al riguardo.
Nel Consiglio Generale, consideran-
do che si tratta di un Capitolo "or-
dinario", si è pensato di suggerire ai
colleghi dell'Assemblea - ossia a
voi, cari capitolari-, di voler pren-
dere sin dall'inizio la decisione di non
oltrepassare i due mesi; a noi è par-
so ragionevole porre eventualmente
come data limite il prossimo 12
ma.cgio».
E questo il primo punto dell'inter-
vento di don Egidio Viganò ad aper-
tura di Capitolo, venerdi 9 marzo
1990.
Il suo discorso è venuto al termi-
ne della cerimonia d'apertura avvia-
ta con la preghiera-invocazione allo
Spirito Santo, guidata dal regolato-
re don Francesco Maraccani, alla
presenza dei Capitolari e di alcui:µ in-
vitati. Fra questi ricordiamo: il Pre-
fetto per la Congregazione dei
Religiosi cardinale Jerome Hamer, i
cardinali salesiani Rosalio Castillo
Lara, Antonio Javierre Ortas, Al-
fons Stickler, il segretario della Con-
ferenza Episcopale latino americana
monsignor Oscar Rodriguez, monsi-
gnor Fernando Legai, ambedue ve-
scovi salesiani, la Madre generale

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10 1APRILE 1990
delle Figlie di iytaria Ausiliatrice suor
Marinella Castagno, Madre Bice Ca-
rini in rappresentanza delle Salesia-
ne Oblate, la signorina Gianna
Martinelli, responsabile maggiore
delle Volontarie di Don Bosco, la
dott. Silvana Aloisi in rappresentan-
za delle Exallieve delle FMA, il dott.
Giuseppe Castelli, presidente degli
Exallievi e il segretario coordinatore
dei Cooperatori Paol'o Santoni.
Ciascun rappresentate ha pronun-
VUOI
RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO1
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Il Bollettino Salesiano
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00163 ROMA
IL SALUTO DI MADRE
MARINELLA CASTAGNO
Fra i saluti dei rappresentanti della
Famiglia Salesiana ai « Capitolari»
riportiamo quello di Madre Marinella
Castagno, superiora generale delle Figlie
di Maria Ausiliatrice. Con lei era presente
anche la vicaria generale
suor Let6n Maria del Pilar.
Colgo volentieri questa occasione per assicurare, come prima cosa,
una particolare presenza di preghiera da parte di tutte le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice.
Con questa abbiamo accompagnato cordialmente la preparazione al
loro Capitolo Generale 23° ed ora ne seguiamo lo svolgimento, sicure
che da questo evento scaturità un gran bene per tutta la Famiglia Sa-
lesiana.
La nostra preghiera è segno della sincera nostra riconoscenza per
quanto riceviamo costantemente dai rev.di Salesiani, incominciando dal-
la Illuminata animazione del Rettor Maggiore e del suo Consiglio.
Abbiamo presente quanto abbiamo ricevuto nelle varie generose e
fraterne prestazioni, con particolare riferimento a quanto insieme ab-
biamo vissuto In occasione delle solenni celebrazioni di «Don Bosco
'88» e ora nella preparazione ai due Capitoli Generali.
Un grazie sentito ai rev.di Ispettori qui presenti, per la sollecitudine
con cui cercano di venire costantemente incontro ai bisogni delle varie
comunità perché, nei limiti del possibile, tutte possano godere di un
ministerd sacerdotale in sintonia con il comune carisma.
Gli echi che provengono da ogni parte del nostro mondo ci assicura-
no che ai vari livelli di Famiglia Salesiana si sta facendo insieme un
J
buon cammino, in una collaborazione serena e feconda, volta soprat-
tutto a trovare vie nuove alla evangelizzazione della gioventù.
L'approfondimento comune della spiritualità salesiana ha contribui-
to efficacemente a dare l'awio a un Movimento giovanile, che sta di-
ventando nel vari luoghi una bella e consolante realtà.
Dal loro Capitolo Generale verrà certamente un nuovo impulso, e tutto
servirà' pure a noi come utile pista per i lavori del nostro prossimo Capi-
tolo Generale, volto a studiare l'educazione della giovane In vista di una

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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----------s/1-
1 APRILE' 1990 1 ~
ciato. parole di saluto, dopo che il
Rettor Maggiore aveva letto il mes-
saggio del Papa e il cardinale Hamer
aveva svolto 'il suo intervento.
Don Egidio Viganò nel suo discor-
so ha ricordato alcuni compiti di
questo Capitolo e precisamente: cu-
r.are e anirqare il carisma salesiano
suscitato dallo Spirito Santo per la
Chiesa; curare l'unità di vita nella
Congregazione; impegnarsi a dina-
mizzare lo stesso carisma in ambito
comunitario; esaminare alcune pro-
poste di modifica a leggi interne.
Ha quindi richiamato la delicata
responsabilità dei Capitolari nell'e-
·leggere il nuovo Consiglio Gene-
ralizio.
Passando poi alla trattazione spe-
cifica del tema capitolare («L'educa-
zione dei giovani alla fede: compito
e sfida per la comunità salesiana og-
gi», don Viganò ha fra l'altro detto:
Penso sia fondamentale per que-
nuova evangelizzazione.
A tutti loro mi permetto di rivolgere ora una fraterna richiesta di aiuto
con alcune puntualizzazioni.
Continuino a sollecitarci, attraverso il ministero sacerdotale della Pa-
rola e del Sacramenti, a crescere nella vita consacrata salesiana per
meglio rispondere alla nostra vocazione come Figlie di Don Bosco.
Contiamo ancora sempre sul dono della loro preziosa collaborazio-
ne per una più intensa pastorale per le vocazioni, soprattutto per un
chiaro discernimento della chiamata del Signore alla vita salesiana.
Siamo convinte che la direzione spirituale all'interno del sacramento
della Riconciliazione è uno degli aiuti più validi per la maturazione vo-
cazionale di ogni singola persona e difficilmente può essere sostituita
da altri mezzi, anche ottimi.
Ci sentano desiderose di continuare a collaborare fraternamente nel-
l'approfondimento della Spiritualità Giovanile Salesiana, al fine di co-
stituire - a livello mondiale - un Movimento Giovanile Salesiano
capace di trasformare i giovani in apostoli impegnati a proclamare con
coraggio la propria fede e a testimoniarla con coerenza.
Don Rinaldi, alla cui beatificazione ci stiamo preparando con gioia,
è stato per noi Maestro insigne in ogni ambito.
Tutte unite Lo invochiamo di cuore perché Salesiani e Figlie di Maria
Ausiliatrice possano, In questa vigilia del Duemila, riprodurre insieme
il suo zelo audace e precorritore e la sua spiccata santità salesiana.
E a Maria SS.ma, nostra comune Maestra e Madre, affidiamo con
speranza i lavori che prendono l'awio proprio oggi, anniversario della
morte di San Domenico Savio, felice auspicio di una valida coopera-
zione per un nuovo fiorire di santità giovanile nella Chiesa.
a
sta nostra Assemblea guardare al Si-
stema Preventivo dall'ottica dello
spirito salesiano. In tal senso è de-
scritto come un «modo di vivere e di
lavorare per comunicare il Vangelo
e salvare i giovani con loro e per mez-
zo di loro. Esso permea le nostre re-
lazioni con Dio, i rapporti personali
e la vita di comunità, nell'esercizio
di una carità che sa farsi amare»
(Cost. 20).
È possibile parlare del Sistema
Preventivo semplicemente come un
metodo educativo fatto di bontà, di
ragionevolezza, di promozione cul-
turale. Il che è pure vero. Però se
pensiamo alla distinzione (che spes-
so, purtroppo, è anche separazione)
che si dà tra ·« educare» (come azio-
ne umana di cultura) ed « educare al-
la fede» (come azione ecclesiale di
evangelizzazioné), e se allo stesso
tempo ricordiamo che per Don Bo-
sco questi due aspetti çlevono inter-
scambiarsi mutuamente i propri
valori cosi che nella prassi salesiana
non si separi mail'« uomo» dal« cri-
stiano» (« onesti cittadini - perché
buoni cristiani» - MB 4, 19), do-
vremo concludere che l'« educazione
alla fede» è chiamata, nel Sistema,
a permeare tutta l'opera dell'«edu-
cazione».
Perciò, la grande sfida che ci lan-
cia il tema del Capitolo è quella del-
la « spiritualità evangelizzatrice e
missionaria» nelle nostre comunità.
Siamo educatori perché siamo pasto-
ri della Chiesa di Cristo. La qualità
pastorale è l'anima della nostra com-
petenza pedagogica, così come il « da
mihi animas » è il segreto vivificante
dell'intero nostro spirito.
Le odierne esigenze di rinnova-
mente pastorale comportano per noi
che la cosiddetta « nuova evangeliz-
zazione» si traduca in «nuova edu-
cazione». Ma ciò richiede densità
spirituale.
Nei differenti aspetti di novità che
accompagnano l'educazione, secon-
do le interpellanze socioculturali del-
le varie situazioni, dobbiamo saper
fare emergere l'intrinseca insepara-
bilità dell'«evangelizzare educan-
do»; siamo chiamati a riqualificarci
come «educatori», ma perché siamo
« missionari dei giovani».
Concludendo il suo discorso don
Viganò ha voluto suggerire all'as-
semblea du'e indicazioni emerse dal

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12 •1 APRILE 1990
I Alcuni momenti della
giornata di apertura
del 23° Capitolo
lavoro della commissione precapito-
lare raccolto in un volume di ben 505
pagine.
Il primo è la necessità di migliora-
re il progetto educativo pastorale sa-
lesiano indicando per i giovani
speciali itinerari di maturazione cri-
stiana; il secondo è quello della « spi-
ritualità giovanile».
« Sono convinto, ha detto a tal
proposito il Rettor Maggiore, che la
sintesi organica tra fede e vita da far
maturare oggi nei giovani - in un
mondo cosi alieno e avverso - si ot-
tiene solo attraverso la forza di una
concreta spiritualità.· Ce lo ha testi-
moniato lo stesso Don Bosco che ha
fatto dell'arte educativa una vera
"pedagogia della saptità".
La spiritualità è un'energia interio-
re, fatta insieme di convinzioni e di
entusiasmo evangelico, dotata di po-
tenza unificatrice che fa crescere in
armonia i diversi aspetti della matu-
razione umana e cristiana di un
giovane.
La nostra prassi educativa dovreb-
be sgorgare da una yiva spiritualità
- quella della comunità - per su-
scitare intorno a sé una spiritualità
giovanile dinamica e contagiosa; do-
vrebbe quindi promuovere e favori-
re l'associazionismo, non per svuo-
tare di qualità educativo-pastorale le
opere, bensl per feqnentarle con il
protagonismo degli stessi giovani,
fatti soggetti portatori di una sintesi
vitale tra Vangelo e cultura».
I lavori della giornata inaugurale
del 23 ° Capitolo Generale sono pro-
seguiti con la presentazione della
situazione della Congregazione Sale-
siana. Di questa e dei lavori succes-
sivi riferiremo nei prossimi fascicoli
del Bollettino Salesiano. I lavori del
Capitolo 23 ° proseguiranno fino al
12 maggio. Il 29 aprile i 207 capi-
tolari, delle « province>> salesiane
manca soltanto il Vietnam, parteci-
peranno in piazza S. Pietro alla bea-
tificazione di Don Filippo Rinaldi,
terzo successore di S. Giovanni
Bosco.

2.3 Page 13

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-------~-
1APRILE 1990 13
Lettera del Papa a don Egidio Viganò
TESTIMONI CORAGGIOSI
E CREDIBILI DEL GRANDE
MISTERO DI CRISTO
In data 22 febbraio 1990, festività della
Cattedra di San Pietro, Papa Giovahni
Paolo II ha fatto pervenire al Rettor
Maggiore la seguente lettera.
Al diletto Figlio Don Egidio Viganò ed aggiornati: San Giovanni Bosco, in-
Rettor Maggiore della
fatti; vi invita non solo a dedicarvi ai
Società di San Francesco di Sales giovani, ma ad «educare con un pro-
getto». Come vi dicevo in occasione
della chiusura del Centenario della
Giunga il mio saluto augurale a Lei morte del vostro Fondatore, egli ha la-
ed a tutti i Suoi Confratelli, che parte- sciato «una sintesi vitale tra sapere pe-
cipano al XXIII Capitolo Generale di dagogico e prassi educativa» e voi
codesta Congregazione.
dovete studiarvi d'applicarla allo svi-
L'Assemblea capitolare è, per ogni luppo del tema «unificando in sintesi
Istituto religioso, un punto fermo, da i complessi elementi destinati a pro-
cui partire per un nuovo approfondi- muovere lo sviluppo completo del ra-
mento del proprio carisma: quella che gazzo e del giovane».
sta per iniziare deve quindi costituire In questa prospettiva, desidero ricor-
per voi un'occasione privilegiàta non dare a voi, Capitolari, due aspetti da
solo per approfondire ulteriormente la · approfondire con cura: la «spiritualità
missione affidatavi da San Giovanni giovanile» e la «dimensione soéiale»
Bosco, ma anche per migliorare sem- della carità. Son9 due grandi preoccu-
pre di più la qualità dell'azione pasto- pazioni pastorali della Chiesa.
rale, che i Salesiani svolgono in tante Anzitutto, nell'educazione dei gio-
Chiese particolari; con speciale atten- vani, non basta far leva sulla semplice
zione verso la gioventù.
razionalità di un'etica umana, né è suf-
In effetti, il vostro impegno istituzio- ficiente un'istruzione religiosa soltan-
nale si volge soprattutto all'educazio- to accademica. Occorre suscitare
ne dei giovani, dalla cui risposta convinzioni personali profonde che por-
dipende ilfuturo 'della fede. La speran- tino ad un impegno di vita ispirato ai
za, infatti, di un mondo più cristiano perenni valori del Vangelo. Occorre
rinasce con ogni nuova generazione, tendere a formare dei santi. « Nella
purché essa possa usufruire di una ade- Chiesa e nel mondo - scrivevo nella
guata educazione, ispirata al Vangelo. Lettera Juvenum patris - la visione
Anche oggi, pertanto, occorre far ma- educativa integrate, che vediamo incar-
turare nei giovani una convinta sintesi nata in San Giovanni Bosco, è una pe-
trafede e vita, così che possano dive- dagogia realista della santità. Urge
nire nella società i testimoni coraggio- ricuperare il vero concetto di santità,
si e credibili del grande mistero di come componente della vita di ogni
Cristo: principio e coronamento di tut- credente. L'originalità e l'audacia del-
ta la speranza cristiana.
la proposta di una «santità giovanile»
Sono certo che, seguendo la collau- è intrinseca all'arte educativa di que-
data tradizione pedagogica della vostra sto grande Santo, che può essere giu-
Congregazione, non mancherete di ela- stamente definito ''maestro di
borare, a tale scopo, progetti concreti_ spiritualità giovanile"» (n. 16).
In secondo luogo, nella vostra atti-
vità educativa e pastorale dovrà emer-
gere la «dimensione sociale della
carità». Ad essa infati i segni dei tem-
pi assegnano nuovi spazi, alla luce di
una rinnovata coscienza del bene co-
mune. S'aprono oggi davanti alla cari-
tà dei cristiani, con prospettive sempre
più vaste, i molteplici c~mpi della vita
civica e politica. San Giovanni Bosco
vi ha insegnato a formare cittadini re-
sponsabili mediante la maturazione di
concrete convinzioni di fede, da tradur-
re in scelte operative rispo.ndenti alle
esigenze via via emergenti. A voi il
compito di individuare gli obiettivi oggi
prioritari, verso cui far convergere l'im-
pegno della gioventù a voi affidata.
Che Maria Ausiliatrice vi guidi ma-
ternamente! La sincera e filiale devo-
zione verso di Lei vi stimolerà ad
affrontare generosamente ed a supera-
re vittoriosamente le molteplici diffi-
coltà, che potete incontrare nel vostro
cammino.
Augurando un esito felic,e all'attivi-
tà del Capitolo Generale, invoco su di
Lei e sui Capitolari l'effusione dei do-
ni dello Spirito Santo, in pegno dei
quali a tutti imparto l'implorata Bene-
dizione Apostolica, che estendo volen-
tieri alla vostra Congregazione ed
all'intera Famiglia Salesiana.
Da/Vaticano, 22/ebbraio 1990,/e-
stività della Cattedra di San Pietro
Apostolo.
Joannes Paulus Il

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14 I APRILE 1990
EVANGELIZZAZIONE
E SVILUPPO
A1urARE
L'EST
SENZA
TRASCUR
IL SUD
Nel Burkina Faso Gio-
vanni Paolo II c'era già stato nel
maggio del 1980. All'epoca, quel
Paese dell'Africa occidentale si chia-
mava ancora Alto Volta. Poi sono
arrivati al potere giovani militari ri-
voluzionari e l'antico nome di origi-
ne colonialista è stato cambiato con
Il processo verso la democrazia nei Paesi
ex comunisti va incoraggiato, ma ,
- come ha detto Giovanni Paolo II
nel suo viaggio in Africa - non bisogna
dimenticare le popolazioni che vivono
nella miseria e soffrono la fame.

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-
-
-
- --
- -- - - ~ -
1 APRILE 1990 15
la capitale, Ouagadougou, lanciò un
memorabile messaggio vibrante di
pietà per le vittime della sete, della
fame, delle malattie, e di indignazio-
ne per i ritardi, le lentezze, le chiu-
sure con cui il mondo si era mosso
in aiuto delle popolazioni africane.
Dieci anni dopo, nel gennaio scor-
so, sempre da Ouagadougou, Gio-
vanni Paolo II ha usato quasi le
stesse parole per richiamare i Paesi
che più possiedono all'urgenza di
aiutare l'Africa. « Bisogna che il
mondo sappia - ha esclamato il Pa-
pa - che l'Africa conosce una pro-
fonda povertà: le risorse disponibili
sono in diminuzione, la terra diven-
ta sterile su superficie immense, la
malnutrizione è cronica per decine di
milioni di esseri umani, la morte col-
pisce troppi bambini. È possibile -
una espressione - Burkina Faso, ap-
punto - che significa « il Paese de-
gli uomini giusti». ·1n quel primo
incontro, il Papa si imbatté nella se-
te, la terribile sete causata dalla per-
sistente siccità di cui soffriva da anni
l'intera fascia del Sahel, a sud del-
l'immenso deserto sahariano. E dal

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18 I APRILE 1990
questo l'angosciato interrogativo del
Papa - che una tale indigenza non
sia sentita come una ferita nel fian-
co di tutta l'umanità?».
Difensore e amico
Il discorso del Pontefice è rimbal-
zato da un capo all'altro delÌ'Africa
e ha rinsaldato nella gente la certez-
za di avere in Giovanni Paolo II un
difensore e un amico disinteressato.
L'Africa ne ha bisogno più che mai.
La conferma ce l'ha dà lo stesso Pa-
pa, che dieci anni dopo torna in una
delle regioni più povere del Conti-
nente e la ritrova in condizioni, se è
possibile, più misere. Né si intrave-
dono prospettive rassicuranti, •il fu-
turo non promette nulla di buono.
Chi fermerà il Sahara che negli ulti-
mi 15 anni è avanzato di 200 chilo-
metri sottraendo terreno all'agri-
coltura? Chi provvederà ai 300 mila
africani ammalati di Aids - la me-
tà dei casi registrati nel mondo - e
ai molti altri che si prevedono di
qui al Duemila? Chi costruirà poz-
zi per combattere la sete e impianti
di irrigazione per migliorare la resa
delle colture agricole a fini ali-
mentari?
La voce del Papa si è levata alta
e forte perché fosse udita nei Paesi
occidentali. Sempre piuttosto restio
a destinare risorse ai Paesi del Terzo
Mondo, l'Occidente industrializzato
sembra oggi incline a prefabbricarsi
un alibi in vista di inadempienze fu-
ture. E l'alibi è costituito dal-
l'impegno finanziario richiesto per
l'attuazione di progetti destinati ad
aiutare i Paesi dell'Est europeo. Ma
è stato lo stesso Papa a mettere le
carte in tavola. A Ndjamena, nel
Ciad - altra tappa del suo ultimo
viaggio apostolico - Giovanni Pao-
lo II ha detto: « Le grandi trasforma-
zioni in atto nell'Europa dell'Est non
devono spostare l'attenzione dal Sud
e in particolare dal Continente
africano ».
Le circostanze storiche hanno co-
stretto i Paesi della CEE, gli Stati
Uniti, il Giappone e altre nazioni svi-
luppate, a farsi carico del pesante
fardello che assomma i bisogni del-
-' Contadine polacche (Foto Archivio SEI)
l'Est a quelli del Sud. E sono chia-
mati a farlo senza favorire gli uni a
scapito degli altri, perché i bisogni,
pur tra loro differenziati, riguarda-
no comunque persone in difficoltà.
Se le necessità dell'Africa sono mol-
te e possono essere estese ad altri
Paesi poveri del Terzo Mondo, il
quadro che si coglie ad Est è a sua
volta dei più desolanti. Nella Repub-
blica democratica tedesca lo Stato ri-
schia di dichiararsi insolvibile, in
Bulgaria la stagnazione economica
ha ulteriormente abbassato il tenore
di vita della popolazione, in Polonia
il debito estero tiene il Paese in una
morsa soffocante, in Unione Sovie-
tica si è arrivati a razionare la carne
mentre continua la penuria di generi
di prima necessità. Solo pochi accen-
ni, che però bastano a indicare a qua-
li livelli di malgoverno erano giunti
i Paesi del «socialismo reale».
Rischi ali'Est
Tuttavia il mondo occidentale non
può limitarsi a guardare ciò che ac-
cade all'Est cullandosi in una specie
di autocompiacimento per il falli-
niento del comunismo e per l'insi-
stente richiesta di democrazia che
viene da tutti i popoli dell'ex impero
sovietico. Deve invece fare tutto ciò
che è in suo potere per favorire un
processo rivolto a sostenere indiret-
tamente la causa della pace nel mon-
do. Non si può ancora dire che
all'Est sia stato tutto risolto. Per-
mangono rischi di instabilità, che po-
trebbero far germogliare nuovi
autoritarismi. Il persistere della crisi
economica è terreno molto fertile al
prodursi di crisi politiche. Di qui la
necessità di aiutare le nuove demo-

2.7 Page 17

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----------s/J-
crazie a consolidarsi mettendo i go-
verni nella condizione di sciogliere i
nodi della depressione economica. A
questo scopo, l'Occidente ha messo
in cantiere una serie di iniziative che
vanno nel senso di una solidarietà at-
tiva: aiuti finanziari, prestiti, invio di
generi alimentari ecc.
È a questo punto che nel Sud del
mondo è serpeggiata l'apprensione:
se l'Occidente si volgerà tutto a Est,
se stanzierà grosse cifre e prenderà
grossi impegni, che cosa rimarrà per
noi? Ci verranno tolte anche le po-
che briciole che finora abbiamo rac-
colto? È una preoccupazione non
priva di fondamento. Se ne è fatto
portavoce il direttore generale del-
la FAO, l'organismo dell'ONU per
l'alimentazione e l'agricoltura.
Edouard Saouma ha infatti dichia-
rato di avere già notato un affievo-
lirsi dei programmi di aiuto al Terzo
Mondo. È una prospettiva pericolo-
sa specie per l'Africa, che, secondo
la FAO, si troverà entro quest'anno
a dover affrontare una grossa crisi
alimentare.
. Insomma, la parte ricca del mon-
do deve saper offrire il proprio aiu-
to sia a Est che a Sud. Dove reperire
i mezzi per un compito tanto impe-
gnativo? Sembra una impresa imma-
ne, superiore alle reali possibilità.
Eppure una strada la si intravede ed
è quella segnata dal processo di ridu-
zione degli armamenti. L'obiettivo si
poteva considerare fino a pochi an-
ni fa del tutto irrealistico, oggi la sce-
na internazionale vede le superpoten-
ze impegnate al tavolo delle trattati-
ve con promettenti possibilità di suc-
cesso: si va verso lo smantellamento
dello smisurato sistema militare che
comporta spese colossali. Ridurre le
armi vuol dire risparmiare cifre da
capogiro. Le risorse cosi liberate con-
tribuirebbero a finanziare lo svilup-
1APRILE 1990 17
po dei Paesi poveri e di quelli che
versano in crisi economica. 13 un al-
tro aspetto della pace. Lo richiamò
Paolo VI, lo ha sostenuto Giovanni
Paolo Il, che lo ha ribacl,ito in Afri-
ca quando ha detto: «In quale pace
potrebbero sperare dei popoli che
non mettessero in pratica il dovere
della solidarietà? Quale deserto sa-
rebbe il mondo nel quale la miseria
non incontrasse l'amore che dà la vi-
ta?». L'appello del Papa è stato lan-
ciato all'umanità per milioni di
uomini, donne, bambini che vivono
nella miseria, nella malattia, nell'i-
gnoranza. È stato rivolto ai Paesi che
più possiedono, ma anche ai popoli
che aspettano l'aiuto. Ai primi per-
ché sappiano far tacere i loro egoi-
smi, ai secondi perché sappiano
utilizzare al meglio quell'aiuto e di-
vengano artefici primi del loro
sviluppo.
Giuseppe Costa
.1 Foto Archivio SEI
SAHEL,
DOVE IMPERANO
FAME, SETE
E MISERIA
La fascia del Sahel occu-
pa una vasta area dell'Africa a sud
del deserto del Sahara. Si estende per
una lunghezza di 6 mila chilometri e
su una superficie di migliaia di chi-
lometri quadrati, dall'Oceano Atlan-
tico all'Oceano Indiano. Vi sono
inclusi numerosi Paesi: Capo Verde,
Senegal, Mauritania, Gambia, Gui-
nea Bissau, Burkina Faso, Niger,
Ciad, Mali, Sudan, Etiopia. Nomi
che evocano gli spettri della miseria,
della fame, della sete, cui si aggiun-
ge spesso quello della guerra. Corri-
spondono infatti a una delle aree più
povere del mondo. Il reddito pro ca-
pite delle popolazioni si aggira intor-
no ai 200 dollari annui (il Ciad è

2.8 Page 18

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18 7APRILE 1990
addirittura sui 120 dollari), cioè 160
mila lire; la vita media della gente
non supera i 40 anni; il tasso di mor-
talità infantile è del 240 per mille. Le
malattie, anche quelle che il mondo
ricco considera «banali» nel senso
che sono facilmente curabili, mieto-
no vittime a causa della diffusa sot-
toalimentazione.. Fisici debilitati
dalla persistente carenza di essenziali
elementi nutritivi, sono facilmente
attaccabili dalle malattie e non op-
pongono la necessaria resistenza.
A ciò si aggiunge la scarsa dispo-
nibilità di acqua. Il Sahel ha patito
negli ultimi decenni, lunghi periodi
di siccità, che hanno causato non so-
lo forti contrazioni della produzio-
ne agro-alimentare, ma anche scar-
sità di acqua potabile. La gente ha
sofferto la sete. Le mandrie sono sta-
te decimate. Fiumi come il Niger
hanno visto il loro letto restringersi
paurosamente, la superficie del lago
Ciad si è ridotta di migliaia di chilo-
metri quadrati, alcuni laghi minori
sono addirittura scomparsi sotto la
sabbia del deserto che avanza. Eppu-
re, i-rilevamenti tecnici eseguiti dal-
le organizzazioni internazionali
hanno dimostrato che sotto il Sahel
l'acqua c'è, e in quantità più che suf-
ficiente a coprire il fabbisogno.
Naturalmente ci vogliono i mezzi
per estrarla .e utilizzarla. E non sono
certo le magre risorse finanziarie di
cui dispongono i Paesi della regione
- molti dei quali pesantemente in-
debitati con l'estero - a lasciar in-
travedere la speranza di risolvere il
problema. È necessaria la solidarie-
tà dei Paesi industrializzati. Ma è
proprio questa solidarietà che non si
manifesta ancora a livello soddisfa-
cente. Per contribuire a mobilitare le
coscienze offrendo un esempio con-
creto di intervento in favore delle po-
polazioni del Sahel, è nata, dieci anni
fa, la Fondazione Giovanni Paolo II,
voluta dallo stesso Pontefice per fi-
nanziare progetti di formazione di
personale competente-in campo agri-
colo e specializzato nelle questioni ri-
guardanti la lotta alla siccità e alla
desertificazione. Si punta insomma
sull'uomo africano, per renderlo
protagonista del proprio sviluppo.
Gaetano Nanetti

2.9 Page 19

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- -- - --
EVANGELIZZAZIONE
E SVILUPPO
- --
- -5'1-
1 APRILE 1990 · 19
Foto Franco Marzi
Un seminario
organizzato dalla CE/
analizza il «quanto»
e i/"«come» degli aiuti
dati dalla Chiesa
italiana alle missioni.
CoME AIUTANO ,
GLI ITALIANI
IL TERZO MONDO?
È una piccola parroc-
chia, circa seicento persone, vicino a
Torino. Alla fine di ogni mese quasi
tutte le famiglie fanno i conti dei ri-
cavi e delle spese: sui guadagni una
percentuale è devoluta alle missioni.
Nello scorso mese di dicembre è sta-
ta raccolta una cifra attorno ai 18 mi-
!ioni. Ne ha parlato, come esempio
pratico di condivisione, don Giusep-
pe Pasini, presidente della Caritas
italiana durante un Seminario su
«La Chiesa italiana e gli aiuti al Ter-
zo Mondo » svoltosi all'Università
Urbaniana di Roma alla fine di
febbraio .
Se ci mettiamo in ascolto degli al-
tri - si è chiesta in quell'occasione
la Chiesa italiana - , tutto ciò che
possiamo fare a loro favore acquiste-

2.10 Page 20

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20 1APRILE 1990
ha dato i risultati che ci si attende-
vano, forse per indifferenza dei de-
stinatari, forse per timore di perdere
autonomia nella gestione particola-
re degli aiuti (ciò vale per i parroci
come per gli Istituti missionari), for-
se per diffidenza nei confronti della
struttura. Un relativo insuccesso che,
pur riconosciuto, ha permesso tutta-
via di ripensare i criteri che andran-
no utilizzati in futuro.
Il secondo insegnamento è stato
offerto dalla consapevolezza di un
modo nuovo e diverso di ammini-
strare la solidarietà. Con severità e
accoratezza un vescovo africano,
mons. Robert Sastre del Benin, ha
chiesto se i popoli da evangelizzare
abbiano soltanto da chiedere e da ac-
cettare, e non possano anche offrire
i loro valori alla fede comune, per-
ché tutti si arricchiscano nel recipro-
co scambio. È stato più volte evocato
il concetto di giustizia, anche nei sei
rà una rilevanza tale da esaltare la so-
lidarietà al livello della giustizia, e
trasformare questa in amore effetti-
vo verso il prossimo che ha bisogno.
Sembra un principio elementare del-
1'amore cristiano e non c'è dubbio
che lungo i secoli e in tutte le latitu-
dini sia stato ampiamente praticato;
ma appare altrettanto vero che spes-
so il criterio della carità si sia trasfor-
mato in forse involontarie imposizio-
ni di modelli e comportamenti cul-
turali. In altre parole, ancora oggi si
rischia di considerare la missione se-
condo un'ottica paternalistica di ti-
po occidentale che sfiora il
colonialismo.
Il Seminario era stato organizza-
to dall'Ufficio·nazionale di coopera-
zione missionaria fra le Chiese (un
organismo della Conferenza episco-
pale), la Direzione nazionale delle
Pontificie Opere Missionarie, il Co-
mitato ecclesiale contro la fame nel
mondo, nel quale confluiscono una
serie di istituzioni di solidarietà, dalla
Caritas alla Federazione dei volon-
tari cristiani; agli Istituti missionari,
a Mani Tese, al Centro PIME, al
CEIAL/CEIAS. Dipanandosi attor-
no alle sollecitazioni contenute nelle
Encicliche di Giovanni XXIII « Pa-
cem in Terris», di Paolo VI «Popu-
. lotum Progressio» e di Giovanni
Paolo II « Sollicitudo Rei Socialis »,
come precisi testi di riferimento, e
sottolineando l'obbligante valore
dell'appello lanciato dal Papa nel suo
ultimo viaggio in Africa affinché il
mondo non dimentichi la sua « que-
stione meridionale».
Si è verificata, durante il Semina-
rio, una presa di coscienza che ha ri-
mandato a casa 'gli intervenuti con
una serie di domande: come dare
un'anima nuova a quello che pure si
fa, e non è poco; come mettersi in
ascolto di quanti vogliono essere pro-
tagonisti, e non soggetti, del loro svi-
luppo; come inserire la logica degli
aiuti in.un quadro di solidarietà che
sia sempre meno (o addirittura non
lo sia) elemosina e sempre più giusti-
zia. Oltre le cifre, in un tentativo di
dare un senso all'opera dei circa se-
dicimila missionari italiani sparsi per
il mondo, ai mille miliardi (cifra ap-
prossimativa probabilmente per di-
fetto) che possono essere calcolati
come il contributo inviato per mol-
teplici rivoli, ufficiali e ancor più non
ufficiali, dalla Chiesa che è in Italia
verso i Paesi del Terzo Mondo.
La prima lezione di questo Semi-
nario viene dall'umiltà dell'approc-
cio, dalla sua ammessa inadeguatez-
za. Un'inchiesta condotta ai vari li-
velli delle responsabilità ecclesiali
(dalle parrocchie alle diocesi, dalle
Caritas agli Istituti missionari) non

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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-----------#-
«laboratori» che hanno approfondi.:
to singole tematiche e dai quali è
emerso un ritratto in fondo inedito
della comune coscienza missionaria.
I relatori hanno suggerito piste di
percorrenza culturale che andranno
indagate. Il Segretario della Congre-
gazione per l'Educazione cattolica,
mons. Josè Saraiva Martins, su « La
visione cristiana dello sviluppo», Ar-
mando Oberti su «Gli "aiuti" della
comunità ecclesiale italiana ai Paesi
in via di sviluppo» hanno rispettiva- -
mente registrato l'impegno della so-
lidarietà che la Chiesa ha esaltato
negli anni recenti, e compiuto una
lettura critica dei risultati dell'inda-
gine della quale abbiamo parlato (e
Oberti nell'intervista che pubblichia-
mo in questo stesso numero ha sot-
tolineato carenze e dubbi sui quali ci
si dovrà continuare a interrogare).
Particolarmente interessanti le te-
stimonianze di tre vescovi: mons.
1 APRILE 1990 21
Mattew Gheriankunnel, di Kurnool
in India, mons. Josè Luis Serna Al-
zate, di Libano-Honda in tolombia,
mons. Robert Sastre, già citato, di
Lokossa nel Benin. E con molti in-
terrogativi i risultati dei sei « labora-
tori» nei quali si sono distribuiti i
centocinquanta intervenuti, su
«Evangelizzazione e sviluppo», «Gli
aiuti, quando aiutano?», «Aiuti: dal
dono allo scambio», « Rapporti fra
comunità ecclesiali e istituzioni civi-
li», «Basi etiche dello sviluppo e del-
la cooperazione», « Collegamento
tra organismi e realtà ecclesiali».
Con quegli interrogativi che esigeran-
no risposte per un modo nuovo di
porsi dinanzi all'evangelizzazione,
ferme restando le acquisizioni posi-
tive del passato.
Dall'analisi delle situazibni l'auto-
critica ha riguardato lo spirito con il
quale si pratica la missione, non di
rado come fuga in avanti e senza
un'adeguata consapevolezza della
realtà. Si è soffermata sul valore e la
preminenza attribuita ai contenuti
materiali rispetto a quelli dell'annun-
cio cristiano. Ha sottolineato la ca-
renza di strumenti che attacchino alle
radici le cause del mancato decollo
economico e culturale, dai modelli
comportamentali esterni, devianti ri-
spetto a quelli tradizionali, agli inte-
ressi dominanti (le multinazionali, le

3.2 Page 22

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22 1APRILE 1990
L'EXALLIEVO
ARMANDO OBERTI:
<<BISOGNA METTERSI
IN ASCOLTO DEI POPOLI
CHE SI VOGLIONO
AIUTARE>>
grandi istituzioni planetarie - FMI
e Banca Mondiale -, le logiche di
potenza, i più o meno celati nazio-
nalismi, anche missionari) ai quali
non di rado ci si piega sia per rica-
varne risultati immediati, sia per ma-
lintesco spirito di tolleranza. Ha
indicato, in sintesi, l'approssimazio-
ne nella lettura globale del sotto-
sviluppo.
Naturalmente non sono mancati i
richiami alle concrete necessità orga-
nizzative, sintetizzate anche nella re-
lazione conclusiva di mons.
Giovanni Nervo « Per una nuova so-
lidarietà planetaria». Se la Chiesa
italiana comincerà in qualche modo
a contarsi, a utilizzare gli strumenti
offerti dal progresso della tecnica,
tanto meglio sarà anche per la mis-
sione, nel coordinamento degli aiu-
ti, nella loro più equa distribuzione
(perché anche questo accade, che in
un luogo abbondi la solidarietà, in
un altro tardi ad arrivare o sia del
tutto assente), all'inoltro tempestivo
del sostegno materiale dove sia più
uq~ente .
E un primo tentativo, ha detto don
Pasini (uno dei promotori del Se-
minario, insieme con mons. Enzo
Serenelli delle Pontificie Opere Mis-
sionarie, con don Domenico Calca-
gno dell'Ufficio missionario della
CEI, con Graziano Zoni di Mani Te-
se), per vedere chiaro. Ma anche la
consolante costatazione che il popo-
lo di Dio che è in Italia si muove in
direzione della carità e della solida-
rietà. Tanto meglio se riuscirà a far-
lo, in futuro, con maggiore effi-
cienza.
Angelo Paoluzi
Che l'impresa di delinea-
re un bilancio della solidarietà della
Chiesa italiana verso il Terzo Mon-
do non fosse cosa facile, era preve-
dibile. Ma la scarsa risposta ai
questionari inviati agli «Enti, Orga-
nismi e strutture collegati alla Chie-
sa italiana che operano nel campo»
e ad un campione di 2500 parrocchie,
deve indurci ad approfondire i ter-
mini della riflessione. Anche in mo-
do critico, se occorre, per fare
chiarezza su una realtà quantomai
articolata e ricca di spunti di lettu-
ra, da cui emerge l'impossibilità di
quantificare in modo affidabile il vo-
lume degli aiuti economici al Terzo
Mondo. In questo l'ambito ecclesia-
le, in Italia, risulta del tutto confor-
me a quello politico e civile del
nostro Paese. Infatti, al contrario di
quanto accade in altre nazioni del
mondo industrializzato, l'Italia non
conosce la dimensione degli aiuti che,
complessivamente, offre ai Paesi in
via di sviluppo. Sfogliando l'ultima
ricerca OCSE sui rapporti Nord-Sud,
vediamo che le cifre fornite dal no-
stro Ministero degli Esteri sono cor-
rette da una nota di questo genere:
« I dati sui doni delle ONG (Organiz-
zazioni non governative) italiane ri-
sultano sottostimati... » tenendo
conto anche dei « flussi privati e del-
le risorse finanziarie raccolte al di
fuori del settore governativo».
Ma allora, che succede? Ne ha
parlato, in apertura del convegno al-
la Urbaniana, Armando Oberti, uno
dei precursori dell'impegno del vo-
lontariato laico, prima come fonda-
tore nel 1966 del MLAL (Movimento
Laici per l'America Latina), poi co-
me presidente della FOCSIV (Fede-
razione Organismi Cristiani Servizio
Internazionale Volontariato) e oggi
in veste di coordinatore delle attivi-
tà della Caritas per i Paesi in via di
sviluppo.
R. - « Siamo tutti consapevoli
- spiega Armando Obèrti - che c'è
un flusso probabilmente ingente di
aiuti diversi per tipologia, genere,
provenienza che dall'Italia parte per
il Terzo Mondo, ma non riusciamo
a conoscere i termini, le dimensioni,
le modaljtà e soprattutto le motiva-
zioni di fondo di tale flusso. Eque-
sto è grave non perché può lasciare
insoddisfatta la nostra curiosità o per
un certo gusto per le statistiche. Ma
è grave perché crea ritardi e sbanda-
menti nella guerra al sottosviluppo
che tutti ci sentiamo impegnati a
combattere».
D. - Quali problematiche si evi-
denziano all'interno del panorama
ecclesiale in tutte le sue varie com-
ponenti?
R. - « Abbiamo una ulteriore ri-
prova dell'esistenza nella Chiesa e
nella società italiana, di uno spicca-
to vitalismo sociale che non riesce
poi, a certi livelli, a trovare modi e
forme che consentano, senza spegne-
re la vitalità, di accompagnare e
orientare le individualità verso la so-
cietà comunitaria. Così le esperien-
ze che si conducono restano
incomunicabili e sfugge il senso com-
plessivo che hanno i vari aiuti che si
offrono e, soprattutto, non si riesce
a verificare il foro impatto sulla real-
tà del sottosviluppo».
D. - Nella sua relazione, lei ha
cercato di sondare le motivazioni del-
lo scarso ritorno dei questionari
compilati dalle parrocchie e dai vari
organismi operanti in questo campo.

3.3 Page 23

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- - - - - - - - - - ~-
1 APRILE 1990 23
Foto Franco Marzi ·
Dal quadro generale emergono due
realtà: la prima è quella degli « ad-
detti ai lavori» se così possiamo de-
finire i religiosi e gli operatori che si
fanno promotori di iniziative di ani-
mazione; la seconda realtà invece è
di più ampie proporzioni, ma anco-
ra impe~nata a livello di massa a sen-
tire la missionarietà come un fatto
episodico (giornate di raccolte, ecc.)
o emotivo (campagne contro la fa-
me, ecc.). In che modo è possibil~
rendere più profondo e organico
l'impegno missionario di tutto il po-
polo di Dio?
R. - « Sì, i dati che emergono
dai questionari confermano questa
lettura. C'è una serie di animatori
che portano avanti il discorso missio-
nario (e il convegno in corso ce lo
conferma) anche con sensibilità e at-
tenzione, e poi c'è una massa "di-
stratta" rispetto alle problematiche
di fondo. Credo quindi che ci sia
molto da fare perché la sensibilizza-
zione della massa cresca. Diamo
un'occhiat<1 ai dati raccolti dalla no-
stra indagine. Possiamo così registra-
re che la raccolta di fondi avviene
nelle parrocchie italiane più o meno
una volta l'anno in occasioni tradi-
zionali (come nel periodo della Qua-
resima, 51 OJo delle parrocchie) o
durante giornate particolari come la
giornata missionaria (77, 11 OJo ), del-
l'infanzia missionaria o dei lebbro-
si. E se dovessimo ulteriormente.ve-
rificare questa tendenza gli interro-
gativi si moltiplicherebbero. Ci si tro-
verebbe di fronte ad un quadro scar-
samente ottimistico circa la qualità
dell'aiuto, qualunque sia la somma
che si muove dalla Chiesa italiana
verso le Chiese del Terzo Mondo».
D. - In che modo si può miglio-
rare la qualità del servizio missiona-
rio, coinvolgendo e sensibilizzando
fasce sempre più ampie del popolo
di Dio?
R. - « Bisognerebbe riuscire a
cogliere i vari fatti episodici portati
avanti dagli animatori e collegarli
perché gradualmente ci sia una cre-
scita dell'opinione pubblica ecclesial~
verso le tematiche terzomondiali. E
un lavoro educativo che ha quindi le
sue difficoltà, non voglio essere trop-
po semplicistico. Credo che il conve-
gno di questi giorni ci abbia davvero
messo di fronte a questo tipo di pro-
blematica e ci renda attenti per l'av-
venire a trovare nuove strade di
partecipazione per riuscire in que-
st'opera».
D. - Una constatazione amara:
dopo trent'anni di lotta per lo
sviluppo, ci si trova in molti paesi del
Terzo Mondo in una condizione peg-
giore di sottosviluppo. Trent'anni di
fallimenti per chi dà e per chi riceve?
R. - «Non sono così pessimista.
La maggiore sensibilità che oggi esi-
ste rispetto a questi problemi è un
frutto del lavoro fatto in questi an-
ni, anche se poi i risultati portano a
registrare quei fallimenti di cui ho
parlato. Se però oggi ci sono delle
premesse perché la situazione possa
cambiare, questo è grazie agli sforzi
di questi trent'anni».
D. - Lei parlava di aiuti « som-
mersi», non quantificabili, cosa si-
gnifica questo per una Chiesa in
dialogo con le giovani Chiese?
R. - «Va rivista la linea di im-
postazione di fondo. Oggi non è tan-
to importante il "quanto" si fa, ma
il "che cosa" si fa per il Terzo Mon-
do. Bisogna veramente mettersi in
ascolto di questi popoli per cui vo-
gliamo fare qualcosa, perché possa
veramente decollare il processo di
sviluppo veramente rispondente alle
loro esigenze e caratteristiche. Non
è una Chiesa con un suo modello
particolare che va trasferito altrove,
ma è il messaggio di Cristo che va
portato in tutto il mondo e che può
aiutarci nella riscoperta di questi po-
poli e guidarci nella costruzione co-
mune di un nuovo concetto di
sviluppo ».
D. - Un'ultima domanda, dot-
tor Oberti, questa volta, se mi per-
mette, di carattere personale. Lei è
stato alunno di una scuola salesiana:
quanto questa esperienza ha influi-
to sul suo impegno di laico aperto al-
le frontiere della mondialità e della
solidarietà?
R. - «Mi riporta molto indietro
nel tempo. Sono stato alunno dei Sa-
lesiani nel 1938-39 a Milano, presso
l'Istituto S. Ambrogio. Credo di do-
ver attribuire molto del mio essermi
aperto alla vita cristiana a quei due
anni di formazione. Ricordo con pia-
cere il clima del collegio che io fre-
quentavo come interno. C'erano
alcune figure di assistenti che hanno
fatto la loro parte nei miei confron-
ti, ma tutto sempre inserito in modo
armonioso nel conresto del metodo
educativo. Per cui era naturale che
gli assistenti si intrattenessero e gio-
cassero con noi in cortile. Uno stile
tipico della Congregazione salesiana,
basato sulla condivisione. Uno stile
se vogliamo missionario».
Miela Fagiolo d'Attilia

3.4 Page 24

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24 •1APRILE 199<1
VITA ECCLESIALE
Giornata mondiale
della Gioventù
G10VANI E CHIESA:
UN INCONTRO
DA RINNOVARE

3.5 Page 25

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-------'---------sB-
1APRILE 1990 25
Essere tralci vivi nella Chiesa
è l'invito che il Papa rivolge ai giovani
in occasione della V Giornata mondiale.
Dopo l'indimenticabile
incontro dell'anno scorso a Santia-
go de Compostela, che fu un'eccezio-
nale testimonianza di fede di
cinquecentomila giovani provenien-
ti da tutti i continenti, quest'anno la
V Giornata mondiale si celebra la
Domenica delle Palme solo a livello
diocesano. ·
Se a Santiago la Chiesa ha mostra-
to ancora una volta al mondo un vol-
to giovane, pieno di speranza e di
entusiasmo nella fede, ora in ciascu-
na delle diocesi sparse in tutto il
mondo i giovani sono invitati dal Pa-
pa ad una nuova scoperta del miste-
ro della Chiesa e della loro missione
in essa, in quanto giovani.
« La Chiesa», scriveva Giovanni
Paolo II nell'esortazione apostolica
sui laici, « ha tante cosa da dire ai
giovani e i giovani hanno tante cose
da dire alla Chiesa. Questo recipro-
co dialogo, da attuarsi con grande
cordialità, chiarezza e coraggio, sa-
rà fonte di ricchezza e di giovinezza
per la Chiesa».
« Io sono la vjte, voi i tralci», di-
ce Gesù nel Vangelo di Giovanni.
Proprio queste parole il Papa ha scel-
to come tema della V Giornata mon-
diale, rivolgendo a tutti i giovani il
suo appello: « Siate tralci vivi nella
Chiesa».
Per essere tralci vivi, spiega il Pa-
pa, « dovete vivere la realtà del vo-
stro Battesimo, approfondendo ogni
giorno la vostra comunione col Si-
gnore mediante l'ascolto e l'ubbi-
dienza alla sua parola, . la parte-
cipazione all'Eucaristia e al sacra-
mento della Riconciliazione, e il col-
loquio personale con Lui nella
preghiera».
Essere tralci vivi nella Chiesa signi-
fica anche assumersi un impegno nel-
la comunità ecclesiale e nella società.
Per la V Giornata mondiale la Chie-
sa rinnova il grande invito di Cristo:
«Andate anche voi nella mia vigna».
La Chiesa è una comunione organi-
ca in cui ciascuno ha iJ proprio.po-
sto e il proprio compito.
Anche i giovani hanno un posto
molto importante. La Chiesa che, al-
· le soglie degli anni duemila, è chia-
mata a rendere più intenso il suo
sforzo di evangelizzazione, ha parti-
colarmente bisogno dei giovani, del
loro dinamismo, della loro autenti-
cità, della loro appassionata voglia

3.6 Page 26

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26 · 1 APRILE 1990
I Giovanni Paolo Il ha partecipato
alla Giornata Mondiale della
Gioventù di Santiago. Le foto si
riferiscono a quella visita
di crescere, della freschezza della lo-
ro fede.
Da parte sua, sottolinea ancora il
Papa, «la Chiesa ha tanto da offri-
re ai giovani. Assistiamo oggi ad un
fenomeno assai significativo. Dopo
un periodo di diffidenza e di distac-
co nei confronti della Chiesa, ora nu-
merosi giovani la stanno riscoprendo
come guida sicura e fedele, come luo-
go indispensabile di comunione con
Dio e con i fratelli, come ambiente
di crescita spirituale e di impegno».
«È un segno molto eloquente», è
il giudizio del Papa. « Molti di voi
non si accontentano più di apparte-
nere alla Chiesa in modo meramen-
te formale, anagrafico. Cercano
qualcosa di più. Luogo privilegiato
di riscoperta della Chiesa e dell'im-
pegno ecclesiale sono le associazio-
ni, i movimenti e le varie comunità
ecclesiali giovanili».
Il Papa chiama anche all'impegno
radicale, alla consacrazione della
propria vita al servizio degli altri sia
con la scelta -della vita sacerdotale e
religiosa sia con la vocazione di laici
consacrati nel mondo.
«Va' anche tu nella mia vigna».
« Se udrete questa voce rivolta per-
sonalmente a voi», esorta il Papa,
« non esitate a rispondere "sì" al Si-
gnore. Non abbiate paura perché ser-
vire Cristo e la sua Chiesa in modo
totale è una vocazione stupenda ed
un dono magnifico».
È la Chiesa diocesana che in que-
sta V Giornata mondiale i giovani
devono riscoprire, perché la Chiesa
non è una realtà astratta e disincar-
nata, ma una realtà molto concreta:
appunto una Chiesa diocesana riuni-
ta attorno al vescovo. Ed è anche la
chiesa parrocchiale che si deve risco-
prire con la sua vita, i suoi proble-
mi, le numerose comunità che
esistono al suo interno.
« Cercate di conoscere meglio la
Chiesa», dice in conclusione il Papa
ai giovani, «la sua natura, la sua sto-
ria bimillenari~, e il suo presente.
Cercate di scoprire il vostro posto
nella Chiesa e la vostra missione in
quanto giovani».
o

3.7 Page 27

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1APRILE 1990 27
UNA SCUOLA
CHE ANTICIPA IN CONCRETO
IL FUTURO DEI GIOVANI
L'Istituto tecnico
«Don Bosco» di
Sampierdarena è
profondamente
radicato nel territorio.
Si lavora sodo,
nia dopo il diploma
nessuno resta
disoccupato.
Genova, aprile. - « Do-
ve la porto?», mi chiede il tassista al-
la stazione di Genova. « A
Sampierdarena, alla scuola di via
Rolando ... »« Va al "Don Bosco"!»
- mi previene il conducente del ta-
xi. - «Poteva dirlo subito. Chi non
lo conosce qui a Genova?». Nel ca-
poluogo ligure il « Don Bosco» è una
istituzione storica e la frase « Vado
al Don Bosco» per i ragazzi e la gen-
te del quartiere di Sampierdarena, e
non solo per essi, significa tante co-
se: l'Istituto tecnico industriale, la
scuola media, il Centro linguistico,
il Centro di orientamento e consulen-
za psico-pedagogica, il Centro cultu-
rale, il teatro, il cinema, l'Università
della terza età per non dire poi la par-
rocchia, l'oratorio, le polisportive. Si
può tranquillamente affermare che
non c'è abitante di Sampierdarena
che non abbia almeno una volta
messo piede in uno dei due grandi
cortili attorno a cui si sviluppa il
Centro.

3.8 Page 28

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28 1APRILE 1990
Nei lontano 1872
Fu lo stesso Don Bosco, nel 1872,
a volere che ·l'opera salesiana a Ge-
nova nascesse in questo popoloso
quartiere. A parlarci delle sue origi-
ni è don Riccardo De Grandis, attua-
le direttore. « Già dalla fine del se-
studi ginnasiali, la sua splendida av-
ventura salesiana. L'Istituto conser-
va ancora le sue pagelle dai brillanti
risultati. « Il "Don Bosco" ha con-
quistato via via una grande fama a
Genova - continua don Riccardo.
- È diventata una scuola con una
funzione trainante e ha saputo co-
colo scorso, Sampierdarena si carat-
terizzava per il crescente sviluppo in-
dustriale e per l'ampio flusso di
immigrazione. In un primo momen-
to Don Bosco fondò il suo istituto a
Marassi, ma ben presto l'opera si tra-
sferl in questa zona conosciuta come
"la nuova Manchester d'Italia". Al-
l'inizio era strutturata come scuola
di arti e mestieri: all'artigianato tra-
dizionale (falegnami, sarti, calzolai)
Don Bosco e il primo direttore Don
Albera affiancarono subito nuovi
·mestieri: meccanici, tipografi, stam-
patori_e legatori. La tipografia di
Sampierdarena è la seconda fonda-
ta dal Santo e ricordiamo con piace-
re che qui sono state stampate le
prime annate del Bollettino Sa-
lesiano».
Nei suoi primi anni di vita l'Isti-
tuto di Sampierdarena ha avuto un
ospite d'eccezione: don Rinaldi, che
diventerà il terzo successore di Don
Bosco, iniziò qui, dove era stato in-
viato dal Santo per proseguire gli
gliere, e anche prevenire, l'evoluzio-
ne della società. Nell'anno scolasti-
co 1962/63 le Scuole professionali
sono state sostituite dall'Istituto tec-
nico industriale, più rispondente al-
le esigenze del territorio. Alla iniziale
specializzazione in elettrotecnica si
sono aggiunte successivamente quelle
in elettronica, nel 1981, e in informa-
tica, nel 1987». ·
La posizione di prestigio e di avan-
guardia che l'Istituto ha ben presto

3.9 Page 29

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-------~-
1APRILE 1990 29
tura polivalente che opera oltre che
nel campo dell' istruzione superiore
anche in quello della scuola media e
in diverse attività aperte al ter-
ritorio».
I Collegio doaentl dell'Istituto
Tecnico Industriale aDon Bosco ..
nell'anno scolastico 1985/88 e
momenti di vita dell'Istituto
Alta professionalità
L'Istituto è noto anche per i suoi
contatti con il mondo del lavoro.
« Nella drammatica realtà della di-
soccupazione giovanile - dice il pre-
side Macrl -, possiamo vantare un
primato non indifferente: i nostri di-
plomati non trovano nessuna diffi-
coltà ad inserirsi nel mondo
produttivo, anzi molte volte sono le
stesse aziende, e grossi nomi quali la
Marconi, l'Italsider e l'Ansaldo, ari-
cercarli. Non ci sono disoccupati tra
i nostri diplomati. Per garantire que-
sto risultato, perché la nostra scuola
non sia solo un "diplomificio", cer-
chiamo di tenere alti i livelli di pro-
fessionalità. Ciò non significa però
una dura selezione tra gli alunni, non
siamo certo per la scuola di "élite",
ma cerchiamo comunque di fornire
aiuti validi e mezzi adeguati ai nostri
studenti, che sono effettivamente im-
pegnati in un lavoro molto serio. Il
risultato comunque c'è: dall'80~81
raggiunto gli ha meritato nel novem-
bre 1989 da parte del Ministero del-
la Pubblica Istruzione il Diploma di
benemerenza con medaglia q'oro per
l'impegno dimostrato nel campo del-
la scuola, della cultura, dell'arte.
Chiediamo a don Francesco Macrl,
I preside dell'ITI da molti anni, di il-
lustrarci il valore di questo premio.
« È un diploma molto ambito, ma
non molto diffuso. Noi vogliamo
leggerlo come uno stimolo a portare
avanti le diverse e significative espe-
rienze sperimentali avviate dal nostro
Istituto. Il premio è senza dubbio ri-
ferito all'.ITI, ma vuole, secondo me,
comprendere tutto l'insieme del
"Don Bosco", quale centro di cui-

3.10 Page 30

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30 1APRILE 1990
nessuno dei nostri alunni è stato boc-
ciato agli esami di maturità. Anche
negli anni precedenti su millequattro-
cento alunni presentati agli esami so-
lo otto. sono stati respinti».
« Molti ragazzi proseguono gli
studi?».
« Si, generalmente scegliendo fa-
coltà impegnative quali ingegneria e
fisica e concludendole in maniera
brillante. Alcuni di loro hanno con-
tinuato a rimanere nell'ambito uni-
versitatio. Ci sono poi cinque ex
allievi che sono tornati qui come in-
segnanti».
L'ITI da quattro anni ha aperto le
porte anche alle ragazze che compon-
gono un gruppo non numeroso, ma
agguerrito nel contestare il diffuso
pregiudizio che si tratti di studi non
conforini alla femminilità. La scuo-
la funziona non solo la mattina: a
causa del nutrito monte ore settima-
nale, sono previste anche lezioni po-
meridiane. I ragazzi si fermano alla
mensa self-service e trascorrono il
primo dopo-pranzo, in attesa di ri-
prèndere le lezioni, impegnati nelle
numerose attività sportive organizza-
te dalla scuola. Non sono rari i casi
di insegnanti « snidati» in questi mo-
menti dai propri alunni alla ricerca
di qualche spiegazione in più « fuori
orario».
Jmpegno nel sociale
Nel « Progetto Educativo» della
scuola leggiamo: «L'ITI "Don Bo-
sco" accetta l'idea di una scuola che
sia preparazione all'esercizio reale
della democrazia in cui l'apprendi-
mento non potrà mai essere separa-
to dall'impegno nella vita pubblica,
sociale e culturale della società in cui
si vive». Preside Macrl, in termini
concreti come viene vissuto questo
impegno? «Qui da noi esistono, an-
cor prima dell'introduzione dei De-
creti Delegati nella scuola statale, le
rappresentanze degl{ studenti e dei
genitori. Abbiamo sempre privilegia-
to il momento del confronto, del dia-
logo tra le componenti della scuola:
i nostri consigli di classe sono aperti
a tutti i ragazzi e ai genitori che vo-
gliono assistervi. Le numerose visite
«UNA PREPARAZIONE SERIA
CON DOCENTI DISPONIBILI»
Che cosa pensano i ragazzi della loro scuola?
Che cosa pensano della loro scuola gll studenti dell'Istituto di
Samplerdarena? Ecco alcune dichiarazioni colte al volo fra I giovani.
Michela: «Ho scelto questa scuola all'Inizio per curiosità e anche con
un pizzico di polemica: dicevano che non era adatta alle ragazze. Mi
ha talmente appassionata che dall'inizio dell'anno non ho ancora fatto
un giorno di assenza ...
Glullo: «Finiti gli esami di maturità mi iscriverò a ingegneria infor-
matica. Durante questi anni ho dovuto studiare parecchio, ma alcuni
ragazzi già diplomati che frequentano l'Università mi hanno assicurato
che la preparazione che questa scuola dà è molto valida e permette
di affrontare benissimo gli studi universitari ...
Claudio: «Il rapporto con i docenti è ottimo, sono tutti giovani molto
aggiornati e c'è la possibilità di Instaurare un buon dialogo. Inoltre so-
no disponibili ad aiutarci anche fuori orario con qualche spiegazione
in più e questo cl fa arrivare agli esami di maturità con la serenità di
una buona preparazione•.
Antonella: « Mi sono iscritta dietro consiglio di mio fratello che già
frequentava l'Istituto. La disciplina a volte è forse un po' severa, ma
i risultati sono quelli che contano: a Genova c'è una grande richiesta
da parte delle aziende. di diplomati dell'ITI "Don Bosco"I ».
Ed ecco .11 parer, di un Insegnante:
Prof. Guido Grillo, dooehte di disegpo tecnico: «Ormai da cinque
anni insegno al "Don Bosco", dopo alcune esperienze sia nella scuola
pubblica sia in altre private. Sono arrivato qui per caso, ma l'esperien-
za è risultata talmente piacevole che spero continui a lungo. Noi do-
centi laici rappresentiamo la maggioranza e i salesiani, che hanno il
pregio di una mentalità molto aperta, ci lasciano totalmente liberi nel
nostro insegnamento. L'impegno è certo gravoso: lezioni pomeridiane,
divisione dell'anno scolastico In trimestri, che significa più verifiche scrit-
te e orali, ma anche più garanzie per il ragazzo di essere maggiormen-
te.seguito. In questa scuola, comunque, si riesce a lavorare bene, in
armonia con I ragazzi e fra noi colleghi».

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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----------#-
1 APRILE 1990 3.1
che la scuola organizza all'interno
delle aziende sono fatte sia in funzio-
ne tecnico-professionale, per cono-
scere gli sviluppi recenti del mondo
del lavoro, sia in funzione delle pro-
blematiche di ordine sociale e sinda-
cale. I ragazzi, inoltre, autogesti-
scono attività sportive e ricreative. Ci
sono poi iniziative di carattere cul-
turale riferite al mondo del cinema
e del teatro».
Ma il vero fiore all'occhiello del-
l'ITI di Sampierdarena sono i nuovi
Corsi post-diploma finanziati dal
Fondo sociale europeo. Si tratta di
due corsi, per progettisti elettronici
CAD e per analisti programmatori
Data Base relazionali, altamente spe-
cialistici, avviati in seguito a un son-
daggio di mercato che ha verificato
la richiesta di queste professionalità.
Hanno una durata complessiva di
mille ore e ne prevedono centoqua-
ranta in ,stage aziendale. « È un mo-
do concreto - spiega il preside -
per proseguire il collegamento col
mondo dell'industria. Ci siamo
preoccupati di garantire uno sbocco
professionale sicuro quasi al cento
per cento, grazie a una ricerca svol-
ta sul territorio che ha permesso di
conformare i corsi alle vere esigenze
del mondo del lavoro di Genova.
D'altronde non siamo nuovi ad ini-
ziative del genere. Nel campo dell'in-
formatica, ad esempio, anni fa, ben
prima che questa venisse introdotta
nelle scuole, organizzammo un cor-
so per la sua applicazione al mondo
dell'automazione nell'ufficio, desti-
nato a ragazze di altre scuole o in cer-
ca di occupazione. Il nostro istituto
organizza anche corsi di aggiorna-
mento per docenti, presentando l'in-
formatica come strumento didattico
utile all'insegnamei;i.to di materie co-
me la mhtematica, la fisica o le ma-
terie tecniche».
Quali sono i sogni per il futuro del
« Don Bosco» di Sampierdarena?
« In parte si sono già realizzati, gra-
zie a questi corsi post-diploma che
introducono nella nostra scuola un
livello ancora più qualificante. I no-
stri progetti prevedono ,anche di in-
tensificare la collaborazione con le
strutture scolastiche del Comune e
della Provincia, e con l'Università.
Ma il sogno e l'impegno più grandi
sono di continuare con grande vita-
lità e con tutti i mezzi disponibili a
perseguire un'educazione integrale
della personalità del giovane secon-
do lo stile e la tradizione di Don
Bosco».
o
IL CENTRO DON BOSCO:
COMPLESSO CULTURALE
RICCO DI INIZIATIVE
Il « Don Bosco» di Sam-
pierdarena è un vero complesso cui-
~ turale polivalente, ricco di iniziative
prestigiose e qualificate. Nel panora-
ma della città, questa esperienza rap-
presenta un punto di riferimento, un
esempio di gestione libera e democra-
tica degli strumenti di cultura, un au-
tentico laboratorio di coinvolgi-
mento . Tra le numerosissime attivi-
tà ricordiamo:
Il Teatro - Centro Cultura « Il
Tempietto». In una sala dal look de-
cisamente fiammante, puntato sul
contrastò tra tendaggi e poltrone ros-
se ed eleganti, candide colonne, que-
sto centro sforna a getto continuo

4.2 Page 32

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32 1APRILE 1990
ml Centro
CuJtura
il Tempietto
I
NE pOLITICA
CORSO DI FORMAZI~
Conferen ze aperte al pubbltco
• 24 Gennaio - or~ 20,30 o sociale e polltlco»
Formazione all 1mpegn
Mons. Fernando Charrler
• 1..5i.eFeCbhbieras,e·ocrloertela2n0e,380l'Europa"
Mons. Ablondl
15 Marzo - ore 20,30
..stato e Soci•~" lverslté di Brescia
prof. E. Botto, n
&",.s......,, -tJ.\\.C
\\,co"'I"'~,.,
et- tlJ
s1:t-
..
Domenica 17 DJ•<~u~,bre ore 16
La c:ompognfa Toa111110 "LYCEUM"
P'"8onia:
IL MATRIMONio
DI FIGARO
2 lcmp1 di Dcoum1rrh1Js
"'81•
PAOLOzoeou
Incontri culturali ·
Conferenze e dibattiti
di filosofia, storia, letteratura
Speciale Doll Bosco '90
n n ,ro ,!t·l l'n1tro ( '11fl11rn " li 'lì•mpil•tlo..
Samplerdarena si stringe_intorno all'unico teatro
Una lezione da quel Tempietto
GENOVA - Prosa, musica, conferenze e dlbattitl, cinque rappresentazioni con una la Bocca d'Inferno e, con
spettacoli, folcloristici; Il Tempietto, a Samfierdarena, fa due ciascuno, li Teatro Popolare di Genova, la Mansarda di
reglstrare;ad ogni appuntamento, confortanl «esauriti• (la Livorno, li Teatro Dialettale Stablle Regione Liguria, la
scom stagione le presenze sono stare oltre quindicimila), Filodrammatica Ruplnaro, li Teatro dell'Ateneo di Oenova,
Ricavato da un anlico oratorio sconsacrato, ccmruito
accanto alla chiesa di S. Gaetano, li Tempietto b ormai li
~~~o;::k~\\\\~~FJ\\Tii~~.ft'e~f:t~~-Teatralc Lyccum e la
solo teatro di Samplerdarena aperto al pubblico. •E' Il
nostro "Massimo" - dice orgogliosamente. la genie del
rione - ,d t Il pia bttlo di turtl•. La facciata, rimes,a in
ordine e ripulita, b quella dell'antico oratorio, opera dell'ar-
Per il se noie mwlcale si sono avuti, In collaborazione coi
Conservatorio e Musicale «N. Paganini•, ben dodici concer-
ti e, con la ~arteciJ)8zione del maesrrl M. Damerini e Cavo e
del Centro Muslo Une, cinque lezioni-concerto dedicate al
chitetto Scanlglla. All'interno un atrio d'Ingresso, un suffi•
clenre palcoscenico e una bella sala plaoevofmenre arredata,
giovani. A cura del maestro Ivano Mosca una lezione•
concerto di chitarra attraverso I ,eneri musicali. Hanno
ben curara e doJata di ottima 'llcusrlèa.
~1~:ra~;";:'~~l~~praffs!:!\\~ ~1~,t•~ Il samplerdartnese ha sempre amato Il teatro edi teatrose
:~~u~~~~t~i~ze
11
r:m~ ~~ilr~~da~·1!:.~:::~:~t1~rt~"iif:~~~~~~ :~~
Ugure hanno, pure tenuto lezioni I proff. Agazzl, Meo,
Venrurelli.
rente di filodrammatiche locali e, ormai da anni, li progressi-
vo degrato 'del suo Modena, conlinua ad nyere Il teatro nel
sangue e non pub fare a meno di looare, quale che sia la sua
tenaenza, Il Centro Culturale Salesiano che ospita arte e
cultura In forma as,olutamente laica e Indipendente.
TeIml pllSel0lo11eoberentdraetlolo
scorso
nel suo
anno Il Centro Culturale
'dodicesimo anno di vita.
Il
In
questa nuova stagione sono gll stare presentate diciotto
commedie, cl sono stati 0110 concerti musicali e quindici
conferenze. E Il programma b ancora pluuosro pingue. Il
La stagione dura circa otto mesi · Vi si fa teatro in lingua e Centro Culturale buna libera associazione aperta a tutti che
In dialetto, lirica concerti, numeri di arte varia conferenze si prefigge lo svlluppo del valori etici! umani e clviii della
culturali, scientifiche e sportive, frjcontrl folcloristlcl .
società. E' un centro di lnconlro, di dia ogo, di comunicazio-
Nella stagione 1988189 hanno calcato lesoenc del Tempie!• ne e di cultura dove trova spazio l'Arte.
to undici comples,f di prosa: Il Circolo Mario Ca~llo con
Renzo Fravega
rapp~esentazioni teatrali in d'aI
e 1ll lingua in cui . al
1 etto
classici e n~vità si tern~o testi
• I sono POI CO
:~eea ti, c?nferenze e dibattiti d'
s~ona e letteratura. In dodi1'
f'~I
nc7r-
oso~1a!
v1ta - u ·
ha conqw~f
~~I
c1 anni d1
quartiere ;-
tà con grande soddisf ~ande s_ene-
Iontari « veri e pro ~one ~e! vo-
1p,mr.o.1gz~1tattoorceudltiuqraulees»t,ap
n iacch1ru del
come ·af"erma
«avventiu, ra»
'

4.3 Page 33

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----------#-
1APRILE 1990 33
don Riccardo De Grandis. Quest'an-
no ha preso avvio una Scuola di for-
mazione politica. « Ci muoviamo al
di fuori della logica di schieramenti
- ci spiega il direttore del corso,
prof. Alberto Rinaldini- l'accento
è posto sul valore, sulla sostanza del-
la politica e sulla competenza. La po-
litica è ciò che ci permette di costruire
assieme agli altri il bene comune, per
il credente, poi, è vivere e agire nel-
1'amore verso il prossimo. Il nostro
intento è formare uomini liberi, ca-
paci di operare da liberi nella socie-
tà con una visione critica del reale».
Al corso sono intervenuti, tra gli al-
tri, il prof, Leopoldo Elia, pre~iden-
te della Commissione affari
costituzionali del Senato, e mons.
Alberto Ablondi. È stato già pubbli-
cato il primo numero dei « Quader-
ni del Tempietto», che raccolgono le
lezioni dei numerosi docenti del
corso.
Club «Amici del Cinema». Un
gruppo di giovani, tutti volontari, ha
inaugurato una delle esperienze più
interessanti nell'ambito cinematogra-
.fico a livello nazionale. Il vecchio ci-
nema parrocchiale è stato
completamente ristrutturato dagli
stessi ragazzi e trasformato in un'ac-
cogliente sala dotata di un grande
schermo, del sistema « Dolby » per
una migliore acustica e di tutte le più
moderne strutture di sicurezza. Il
_Club si segnala per le iniziative pilo-
ta, di grande incisivjtà nel quartiere:
cineforum, dibattiti con studenti del-
le scuole medie e superiori, spettacoli
pomer1diani il sabato e la domenica
riservati alle famiglie, proiezioni per
anziani. La rivista « Ciak » gli ha as-
segnato il Ciak d'oro per la program-
mazione che punta sull'opera dei
maggiori cineasti e delle promesse del
cinema italiano.
Università de/la Terza Età. È
un'associazione ·aconfessionale e
apolitica che in ~oli tre anni di vita
è riuscita a radupare più di seicento
iscritti attorno alla formula: « acca-
demia di umanità che evidenzia ol-
tre il sapere l'essere». Accanto alle
discipline più tradizionali, come let-
teratura, filosofia, storia delle reli-
gioni, medicina, psicologia, ce ne
sono altre più legate alla esperienza
di vita del quartiere: lingua ~ lette-
ratura genovese, pittura, incisione su
rame, decoro su ceramica. E anco-
ra: teologia, botanica, storia della
musica, comuni,::azioni di massa...
Sorprende l'età fninima dei parteci-
panti: trenta anni! Ciò rende possi-
bile un colloquio tra le generazioni,
con la gioia di avere sempre qualche
interesse da coltivare. Come dicono
gli iscritti di «Uqitre»: «Non si trat-
ta di aggiungere anni alla vita, ma vi-
ta agli anni».
Monica Ferrari

4.4 Page 34

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~ 1 APRILE 1990
'
J
· NNECONSA
IN COR&A:
VALORI EVANGELICI
RlttTA
I Suor Ausilia Chang docente alla
Facoltà di Scienze
ctell'Educazlone Auxlllum di Roma

4.5 Page 35

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- - - - - -- ----#-
1 APRILE 1990 3~
Perché tpnte suore
in Corea?
Quali prospettive?
La presenza delle Figlie
di Maria Ausiliatrice.
A colloquio con
la coreana suor
Ausilia Chang.
Qualche anno fa, duran-
te le grandi manifestazioni giovanili
per la democrazia in Corea del Sud,
1
una foto fece il giro del mondo: quel-
la di centinaia di suore, vestite con
l'abito del loro ordine, sedute per ter-
ra davanti alla cattedrale di Seoul per
impedire alla polizia d'entrare nella
chiesa, dove s'erano asserragliati stu-
denti e lavoratori in lotta contro il re-
gime militare.
Quella foto è a]Jcor oggi significa-
tiva dell'immagine che la Chiesa cat-
tolica dà di s~ nel « paese del calmo
mattino». Bep.ché solo una minoran-
za della popolazione coreana sia cat-
tolica, le suore godono di altissima
stima e considerazione tra la gente.
Le religiose prendono parte alle sof-
ferenze e alle lotte degli abitanti dei
quartieri più poveri, entrano nelle
carceri, negli ospedali, nelle case di
riposo a portare il loro aiuto e il lo-
ro sorriso, lavorano nelle parrocchie,
fanno catechesi e preparano al bat-
tesimo giovani e adulti.
Le prime suore cattoliche arriva-
rono nel 1888, quando, dopo quasi
un secolo di persecuzione, alla Chie-
sa fu riconosciuta libertà di culto. La
congregazione francese di S. Paul de
Chartres, la prima ad entrare nel
r.aese, ormai non ha quasi più mis-
sionarie str~iere ed è la più grande
comunità religiosa femminile. Oggi
ci sono in Corea una cinquantina di
congregazioni femminili, in maggio-
ranza giunte nell'ultimo ventennio.
Alcune sono ancora piccoli gruppi,
altre hanno già _più di 100 suore co-
reane - come le Figlie di Maria Au-
siliatrice - e tutte con superiore
autoctone.
II boom delle vocazioni femminili
sorprende il visitatore che viene dal-
l'Europa e.che ci chiede se l'inarre-
stabile afflusso di ragazze verso i no-
viziati sia dovuto, in parte, all'alta
immagine della suora cattolica nella
società coreana, in parte alla diffici-
le condizione femminile in una socie-
tà confuciana. Ne parliamo cpn suor
Hiang-Chu Ausilia Chang, qna del-
le prime religiose salesiane coreane,
che vive da molti anni a Roma dove
insegna metodologia didattica
all'«Auxilium», la Pontifici~ Facol-
tà di Scienze dell'Educazione, di cui
è pure vice-preside.
« Come spiegare quest'aumento
negli ultimi vent'anni?», suor Ausi-
lia ripete tra sé la domanda: « Prima,
la gente non conosceva molto il cat-
tolicesimo ed aveva un'idea piutto-
sto errata della vita religiosa, che
assimilava a quella dei monaci e del-
le monache buddisti, portati a ritirar-
si dal mondo per la loro visione
pessimistica della vita. In quest'ulti-
mo ventennio, invece, il cattolicesi-
mo è stato meglio conosciuto grazie
ai mezzi della comunicazione socia-
le, in particolare in occasione della
celebrazione del Bicentenario della
Chiesa in Corea nel 1984 e delle due
visite del Santo Padre.
« In quel periodo la Corea del Sud
stava vivendo sul piano politico un
momento molto difficile. I governi
presidenziali del tempo, fortemente
anticomunisti, avevano assunto for-
me dittoriali. I diritti dell'uomo non
venivano rispettati. La popolazione
non poteva esprimersi liberamente e
soffriva una vera oppressione. La
stessa gente che non aveva la forza
o il coraggio di manifestare in pub-
blico il proprio scontento, ha comin-
ciato a guardare con rispetto ed
ammirazione alla Chiesa cattolica
che difendeva apertamente i diritti
fondamentali della persona.
« Data da allora la forte crescita
delle conversioni, come pure delle
vocazioni religiose. Ci sono molti
motivi al riguardo. Probabilmente,
uno di essi era la ricerca della verità
e il desiderio d'impegnarsi per qual-
cosa di grande, da una parte, e la te-
stimonianza dei cattolici, dall'altra.
Un altro, la riflessione sul senso del-
la propria vita, favorita dalle circo-
stanze particolari di quel tempo.
Penso che si possa escludere invece
che ad incidere sulla scelta della vita
religiosa sia la povertà, perché la
società coreana è molto cresciuta

4.6 Page 36

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36 1APRILE 1990
Momenti di vita della Caaa
economicamente e contemporanea-
mente si è anche innalzato il livello
d'istruzione: il 2,50Jo della popolazio-
ne segue gli studi universitari ed il
90% dei genitori sperano di manda-
re i figli all'università».
I cattolici in Corea superano ormai
i 2,5 milioni. Ogni anno vi sono più
di 150 mila nuovi battezzati adulti.
Ifmaggior numero di cristiani si so-
no avvicinati alla Chiesa da adulti
consapevoli. Anche le vocazioni fem-
minili nascono e maturano in ragaz-
ze adulte. È un modo di realizzare la
loro vita che attira e rappresenta un
ideale che dà senso all'esistenza. La
forza d'attrazione della suora catto-
lica è cosi grande che vi sono ragaz-
ze, e non poche, che già prima di
ricevere il battesimo si son messe in
testa di voler diventare suore cat-
toliche.
«L'estate scorsa», racconta suor
Ausilia, «mentre aspettavo l'auto-
bus, si sono avvicinate due ragazze.
E una di loro mi ha detto: "Posso
farle una domanda?". Al mio "si",
mi ha chiesto: "Come si fa a diven-
tare suora?". Convinta che fosse già
cattolica, le rispondo: "Ne hai mai
parlato con il tuo parroco oppure hai
mai partecipato agli incontri che ven-
gono promossi dalle diverse congre-
gazioni religiose?". La ragazza mo-
stra di non comprendere le mie pa-
role. Poi dice: "Sa, io non sono an-
cora battezzata, anche se qualche
volta sono stata a lezione di cate-
chismo".
«Quest'episodio è rivelatore di
quanto anche chi non conosce bene
il cristianesimo cominci a vedere,
gradualmente, in modo positivo la
vita religiosa. Io stessa ho parenti
quasi tutti non cattolici. .Dalla con-
trarietà iniziale per la mia scelta so-
no passati col tempo quasi ad un
senso di ammirazione. Ciò che anche
i non cristiani si attendono dalla suo-
ra è la coerenza di vita, che viva si-
no in fondo i valori evangelici. Lo
stesso benessere di cui in percentua-
le altissima può godere oggi la gio-
ventù coreana, favorisce una scelta
seria, consapevole».
La scelta della vita consacrata
femminile è comunque una rottura
con la mentalità tradizionale di un
Paese dove la donna che non si spo-
sa ha vita difficile anche rispetto al-
le altre donne, che la mettono in sot-
tordine ed esigono da lei obbedien-
za. Vari segni indicano che la società
coreana resta fortemente « maschili-
sta», anche se le donne diventano a
poco a poco coscienti della loro di-
gnità e dei loro diritti, .cercano di vi-
vere secondo le proprie idee,
avanzano in tutte le professioni.
« La storia degli ultimi cinque se-
coli della Corea», spiega suor Ausi-
lia, « si è svolta sotto il forte influsso
del confucianesimo a livello sia am-
ministrativo che culturale. I libri di
testo su cui hanno studiàto ancora i
miei genitori nella scuola elementa-
re, erano gli scritti di Confucio. Le
idee confuciane hanno lasciato il se-
gno sul piano del costume e della mo-
rale. Per quanto riguarda i due sessi,
c'è una differenza enorme nel modo

4.7 Page 37

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--------s/1-
E DOPO BARBARA PAK
ARRIVARONO LE ALTRE
111957 segna la data dell'entrata In Corea delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice. Erano state chiamate dal vescovo di Seoul, monsignor Paolo
Ro, per coadiuvare l'opera dei salesiani che già lavoravano nella par-
rocchia di To Rim Dong. Le prime missionarie con la prima suora co-
reana, Barbara Pak, arrivarono dal Giappone Il 24 aprile di quell'anno.
Tutte si stabilirono nella casetta parrocchiale di To Rim Dong, che ven-
ne chiusa nel 1968.
Di Il, col passare degli anni, l'Istituto si diramò in altre zone di Seoul
e fuori della capitale, nelle città di Kwangju e Masan. Fino al 1975 la
Corea fece parte dell'ispettoria giapponese. Da quell'anno sino al 1984
fu costituita in •delegazione• o •visltatoria•. Infine, nel 1985, veniva
eretta in •ispettoria• con la nomina di una suora coreana, lm Ho Lywn
Teresina, a prima ispettrice.
Attualmente le •salesiane di Don Bosco• hanno nel •Paese del cal-
mo mattino• una decina di case. A Kwangju, nel sud, dirigono una gran-
de scuola elementare e superiore, rispettivamente di 800 alunni e 2000
ragazze. Hanno é::lato vita a Seoul e Masan a due pensionati per ragaz-
ze operaie. Lavorano in alcune parrocchie della capitale e di Kwangju.
La loro ultima iniziativa è una piccolissima casa per ragazze ab-
bandonate, orfane o in varie difficoltà familiari.
Oggi le Figlie di Maria Ausiliatrice sono circa 120. Le missionari!t so-
no solamente quattro, di cui due soltanto lavorano in questo momento
nel Paese. Il numero delle novizie che si stanno formando nella casa
nei pressi di Kwangju, si aggira sul 35. Altrettanto numerose sono le
giovani nell'aspirantato di Seoul ed Il loro numero aumenta periodica-
mente. La Congregazione può, dunque, contare sul futuro dell'opera
salesiana nella terra •del calmo mattino».
La celebrazione del bicentenario dell'arrivo del cristianesimo nel 1984
ha rappresentato per tutta la Chiesa coreana una forte provocazione
alla missione •ad gentes•. Anct,e le Figlie di Maria Ausiliatrice - nep-
pure trent'anni dopo li loro arrivo In Corea - hanno sentito l'impegno
di portare ad altri il primo annuncio del Vangelo. Le prime due missio-
narie coreane sono già partite, nel quadro del •Progetto Africa•, per
l'Etiopia e Il Madagascar. Altre si stanno preparando per andare in mis-
sione in altri territori dei •continente nero•.
a
1APRILE 1990 37
di considerare e trattare la donna.
Un antico detto dice: "A sette anni
il bambino e la bambina non posso-
no sedersi insieme". Questo tipo di
mentalità separazionista permane
ancora soprattutto tra la gente più
avanti negli anni e si manifesta in va-
rie forme.
« Per indicare gli sposi, in Corea
c'è un'espressione che dice: "L'uo-
mo è la persona esterna, la donna
quella interna". Esterno ed interno:
le due lettere insieme formano l'e-
spressione indicativa dei coniugi, che
viene spesso utilizzata per significa-
re che il marito è fatto per il lavoro,
mentre l'impegno della donna è tipi-
camente' casalingo. Questo ha fatto
pensare alla gente, di generazione in
generazione, che la donna doveva ri-
manere in casa. E ancor oggi, se una
famiglia, per motivi economici, de-
ve scegliere se mandare a scuola un
figlio o la figlia, viene sempre privi-
legiato l'uomo.
« Sul piano giuridico, nei tempi più
recenti», continua suor Ausilia, «è
stata riconosciuta la parità della don-
na. Ili realtà, proprio per il persiste-
re di un certo tipo di mentalità, si
continuano ad affidare agli uomini
determinati compiti, mentre le don-
ne vengono destinate a mansioni in-
feriori. Cosi, in certi corsi di ag-
giornamento promossi dalle aziende,
ci sono determinati programmi per
gli uomini, altri per le donne. Di qui
uno scontento abbastanza diffuso tra
le donne più,istruite, che non accet-

4.8 Page 38

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38 1APRILE 1990
~
tano più la discriminazione e mani-
festano, con accenti d'acceso femmi-
nismo, il loro disagio, perché la
donna non viene rispettata come si
deve.
«Anche nella vita della Chiesa si
verificano talora situazioni spiace-
voli. A volte, le religiose devono sof-
frire per certi atteggiamenti di supe-
riorità dei sacerdoti che non si
rendono conto di umiliare le suore,
anche di fronte alla gente, mentre
dovrebbero rispettarle maggiormente
proprio perché la società coreana
lungo i secoli non ha favorito la don-
na. La Chiesa coreana, almeno sino
ad ora, non ha preso abbastanza a
cuore la promozione della donna.
Naturalmente, è lungi da me ogni in-
tenzione di generalizzare perché ci
sono anche molti sacerdoti che non
solo rispettano le religiose, ma con-
tano sulla loro collaborazione e si av-
valgono delle loro capacità intel-
lettuali nell'impegno pastorale».
Il motivo principale della grande
crescita degli ordini femminili nel
« Paese del calmo mattino» va ricer-
cato, in definitiva, nella grande vi-
talità della Chiesa di Corea presa nel
suo assieme. Di questa crescita par-
tecipano le Figlie di Maria Ausilia-
trice che sono arrivate in Corea nel
1957. In questo quadro generale, che
tipo di risposta trova la« proposta»
del carisma salesiano alle ragazze co-
reane e nella Chiesa in Corea?
« La conoscenza della nostra o.pe-
ra è un fatto abbastanza recente»,
sottolinea suor Ausilia. « In pratica,
solo da pochi anni, con l'aumento
delle vocazioni, abbiamo potuto
aprire delle case dedite alle opere par-
rocchiali, puntando soprattutto sul
lavoro tra i giovani. Possiamo dire
che c'è stata una conoscenza gradua-
le, e col tempo sempre più consisten-
te, dell'opera delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Vescovi e sacerdoti han-
no cominciato a capire che il carisma
salesiano di dedicarsi ai giovani è
speciale, diverso da altri carismi, e
hanno cominciato ad apprezzare la
preparazione specifica che richiede,
ad invitarci nelle loro diocesi e par-
rocchie.
«Le domande sono tante e l'ispet-
trice soffre nel dover il più delle
volte rispondere di no. Se l'opera sa-
lesiana è così richiesta, vuol dire che,
a differenza dei Paesi europei, in Co-
rea la Chiesa ha ancora i giovani.
Nonostante la diminuzione della na-
talità, la presenza dei giovani alle
pratiche religiose e nelle attività par-
rocchiali è ancora molto alta. Cono-
scendo bene le Figlie di Maria
Ausiliatrice, le ragazze, se scelgono
la vita religiosa salesiana, lo fanno
perciò a ragion veduta.
« Noi, al pari di tutti gli altri isti-
tuti religiosi femminili, cerchiamo di
discernere attentamente nell'accetta-
zione delle ragazze per esser sicuri
che si tratti di vocazioni autentiche.
A tale scopo vengono promossi, in
diverse città, incontri mensili, con
una giornata di ritiro, conferenze,
colloqui individuali, e una volta al-
l'anno, per quattro giorni, l'incon-
tro nazionale di tutte le ragazze
interessate. Pur con una selezione co-
sì severa, nel mese di gennaio sono
entrate in 19 nel nostro noviziato.
Nel nostro, come nei noviziati degli
altri istituti femminili, mancano i po-
sti. Ciò significa che la Chiesa in Co-
rea e l'opera salesiana stanno viven-
do un periodo d'oro».
Silvano Stracca
(4 - Fine. - I precedenti articoli
sono stati pubblicati nei fascicoli
dei mesi di gennaio, febbraio, marza).

4.9 Page 39

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- -- - - -- - - - -s/1-
1APRILE 1990 39
Il programma della
RAI che apre
le trasmissioni
della seconda rete
radio/onica riserva
uno spazio
al «pensiero spirituale»
attualmente affidato
al direttore del
«Bollettino Salesiano»
Roma, aprile - Sei del buon giorno» così soffice e cordiale
mattino meno un minuto. I rintoc- che ci si può sentire autorizzati a stu-
chi argentini di un concerto di cam- pirsi se per caso la giornata prendes-
pane sembrano voler propiziare un · se una piega men che buona. A
dolce avvio del nuovo giorno. Sulla questo punto, un tocco di patriotti-
musica che sfuma, ecco il marchio di smo con l'inno di Mameli, che un po'
fabbrica: « Rai-Radiotelevisione ita- di carica la dà sempre. Fine dei pre-
liana». E poi un «Signore e signori, liminari.

4.10 Page 40

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40 1 APRILE 1990
Adesso sono le 6. Prende avvio il
quotidiano programma con cui Ra-
diodue inizia le sue trasmissioni. Vai
con la sigla. « Il buongiorno di Ra-
diodue » scivola in onda sulle note di
«Estro Armonico» di Vivaldi. Più
prosaicamente, sulle cucine a gas
hanno preso a gorgogliare le caffet-
tiere, scroscia· 1•acqua delle docce,
guance insaponate, prima sigaretta
penzoloni dalle labbra dei fumaturi
incalliti... e a ritmare il tutto c'è lei,
la radio. Forse in· nessun altro mo-
mento della giornata la radio rivela
tanto intensamente la sua presenza
amica come nelle ore che vanno dal-
le 6 alle -8 del mattino.
Foto Archivio SEI
Presenza
tutirµ, la curatrice del programma,
amica
Leda Zaccagnini - granitica « isti-
tuzione», sulle cui spalle grava la fa-
« Nel corso della giornata - so-
stiene Mario Francini - a farla da
padrona è la TV. Non parliamo poi ·
del dopocena, quando la televisione
agisce pressoché in regime di mono-
polio. Ma nelle ore in cui la gente si
sveglia, è ancora la radio a domina-
re il campo. C'è una spiegazione
semplice semplice: la TV ti "bloc-
ca", ti costringe a rimanere incolla-
to davanti al video, la radio, invece,
ti "segue", cioè non impedisce altre
attività. Insomma, caffè, doccia, ra-
satura ecc.».
Mario·Francini è il capostruttura.
di Radiodue responsabile, tra l'altro,
della programmazione del primo
mattino. Giornalista «doc», è ap-
prodato alla radio dopo una lunga
ticaccia di mantenere l'indispensabile
disciplina fra i ranghi irrequieti dei
collaboratori «esterni» - e il regi-
sta Antonio Tentori. Pur senza ri-
nunciare alla sottile ironia che gli
deriva dalla sua origine toscana,
Francini si muove nella consapevo-
lezza delle responsabilità che il suo
lavoro comporta. Sa che «dall'altra
parte» ci sono milioni di persone che
ascoltano la radio come una voce
amica, di cui ci si può fidare, e che
non poss~no essere deluse. « Sono
persone attentis~ime, direi piuttosto
esigenti, che non ci perdonerebbero,
giustamente, il più piccolo errore».
Lo.dimostrano i p.ac,_chi di lettere che
arrivano in redazion'e, da ogni parte
d'Italia.
stagione televisiva. Ha una passione
sfrenata per la storia. Difatti per la
Musica TV ha realizzato come autore nume-
rosi programmi storici di successo, e
alla divulgazione storica ha dedica- e notizie
to diversi libri, Battaglie sui mari, I
presidenti americani, Guerra di por- Con «Il buongiorno di Radiodue»
taerei nel Pacifico.
si vuole fornire al pubblico una tra-
Adesso si coccola questo spazio ra- smissione che è al tempo stesso di in-
diofonico del mattino, ne cura i det- trattenimento e di servizio. Difatti
tagli, sceglie i conduttori - o, di c'è dentro tutto, e il tutto suddiviso
preferenza, le conduttrici « perché - in piccoli spazi di 5-6 minuti ciascu-
confida, sornione - sono accolte no. Il brano di buona musica si al-
meglio nelle case di gente ancora un terna alla notizia utile, il « fumetto
po' assonnata» -, va a caccia di radiofonico» precede l'informazio-
«esperti», risolve le immancabili ne spicciola, il consiglio medico se-
«grane». Suoi validissimi collabora- gue l'aneddoto storico. Sbaglierebbe
tori, oltre al manipolo di tecnici mat- però chi pensasse che si pesca nella
futilità. Al contrario, dai microfoni
di « Buongiorpo di Radiodue » par-
lano persone qualificate, esperti, stu-
diosi, scrittori, che offrono il mas-
simo delle garanzie quanto a compe-
tenza e serietà. Certo, la parola d'or-
dine è di lasciare a casa ogni velleità
di mettersi a discutere sui « massimi
sistemi», che, di primo mattino, si
rivelerebbero indigesti. Ma chi può
negare l'utilità di tante piccole infor-
mazioni non reperibili altrove? Non
è forse bene sapere qualcosa di più
su come gestire al meglio i propri
modesti risparmi, o su come aver cu-
ra della propria pélle, o sul modo mi-
gliore di mettersi in viaggio? E non
è forse divertente soddisfare qualche
curiosità sul proprio nome, o su un
piccolo fatto storico e di costume?
Tutto questo in « Buongiorno di Ra-
diodue » c'è, presentato sempre in
modo fresco, veloce, attuale, e cuci-
to insieme con vivacità dalle brave
conduttrici.
A conclusione del programma, in- ·
torno alle 7,20, momento di massi-
mo ascolto, va in onda la rubrica
<(Parole di vita», il pensiero spiritua-
le. È una delle più seguite, come at-
testano le lettere che giungono in
redazione. Negli ultimi tempi si so-
no succeduti al microfono padre Pie-
ro Gheddo, missionario del Pime e
direttore della rivista « Mondo e Mis-
sione», l'arcivescovo di Firenze
mons. Piovanelli, il cardinale Balle-
strero, già arcivescovo di Torino, e
il gesuita padre Giovanni Marchesi,
biblista e redattore di « Civiltà Cat-
tolica». Dal 2 aprile e fµio al 29 giu-
gno, è il turno di don Giuseppe
Costa, direttore del «Bollettino Sa-
lesiano».
Francini, perché la scelta di un sa-
lesiano? « Sono convinto che oggi ci
sia fra i giovani un forte bisogno di
trascendente, che però non sempre
trova i canali giusti per essere soddi-
sfatto. Appartenendo a una Congre-
gazione che può vantare il massimo
di competenza in materia, un salesia-
no mi è sembrato il più adatto ad af-
frontare le problematiche giovanili di
fronte alla fede e alla vita. Attraver-
so il nostro programma egli può ri-
volgersi ai giovani, ma anche ai
genitori per fornire agli uni e agli al-
tri utili linee di orièntamento basan-
dosi sulle situazioni concrete».
G.N.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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-------#-
1 APRILE 1990 41
Quivi tutto subito risultava un
tumore maligno, con alternativa
di un desmolde periostale, cosa
IL MIO IDEALE
talmente rara che esiste un caso
su 100.000 (parole del medico).
SEMBRAVA SFUMARE Potete quindi immaginare il no-
N stro stato d'animo, anche perché
el 1978 mi trovavo all'inizio siamo abbastanza sfortunati che
del mio cammino di ci sembrava l'essere quell'uno su
formazione alla Vita Religiosa. 100.000 una cosa da «fanta-
lmprowisamente fui colpita da scienza».
una forma di artritis reumatoide Ad ogni modo, per una confar-
che nel giro di un giorno mi co- ma, occorreva portarla a Bologna
strinse all'immobilità. 11 caso si dal primario dell'Ospedale RIZ-
presentava delicato, di lento ricu- ZOLI, specialistico per i tumori al-
° pideeraolenovnocda8z1lotuntatolegsaeramnbt1rtaov. a11 smfu1-
le ossa.
Feci una novena fervorosa al-
mare a causa della malattia. la Madonna Ausiliatrice, lnvocan-
lnsieme alle suore e alla mia do anche Don Bosco e Laura
famiglia chiesi la guarigione con · Vlcufta, pregandola soprattutto
fiducia filiale a Madre Mazzarello. per la giovane età paragonabile
Un mattino, dopo due giorni di a mia figlia.
immobilità, mi sentii libera dai do- A coronamento del tutto, una
lori e riuscii a muovermi con nor- S. Comunione e la partenza per
malltà. Non ebbi mai bisogno del Bologna. Al momento del "re-
trattamento e della terapia che mi sponso »: Tutto bene!_ Mia figlia
erano stati prescritti 8 potetti ri- aveva queste" macchie" dovute
prendere II cammino verso la Vi- alla crescita molto rapida che ha
ta Religiosa senza più nessun fatto. Anzi Il professore ha detto
disturbo.
che poteva fare tutti gli sport c~e
Oggi, dopo aver fatto la Profes- voleva e che non aveva proprio
alone Perpetua nell'Istituto delle niente. Da ripet~re i RX fra qual-
Figlie di Maria Ausiliatrice, voglio che mese e il risultato sarebbe
esprimere la mia gratitudine a sempre st_ato uguale s~ non ad-
Madre Mazzarello che ha reso dirittura s1 sarebbe ven~icata la
possibile per me la sequela di Cri- scomparsa dell~ macchi~.
sto nel carisma di Don Bosco. Di tutto ringrazio la Vergine Au-
siliatrice, Don Bosco, e soprattut-
N/lsa Gonzàles to la beata Laura Vlculia,
(Porto Rica) mantenendo la promessa di pub-
blicare la .grazia ricevuta.
Lg. - Cuneo
GRAZIE SOPRATTUTTO
ALLA BEATA
LAURA VICUNA
M DOPO
la figlia Francesca, sotto- DIVERSI ESAMI
posta a RX per la "rotula
D storta» di nascita al ginocchio de-
stro, e contemporaneamente sot- ·
toposta a RX al sinistro per
confronto, su quest'ultimo si ri-
scontravano macchie di origine
Ignota.
opo diversi esami e visite
che rivelavano un male
incurabile mi sono affidato all'In-
tercessione di Maria Auslllatrlce,
Don Bosco e ai Santi Salesiani.
Sottoposta nuovamente ad Le preghiere sono state esaudi-
esami più approfonditi (stratigra-
fia), si consigliava la "biopsia».
Il nostro medico curante, prima
te ed un ulteriore esame rivelò un
male curabile. Riconoscenti rin-
graziamo.
di procedere, la faceva sottopor-
Giuseppina e Riccardo
re ancora alla TAC.
Del Monte - Torino
SALVATA DA
INCIDENTE STRADALE
D esidero ringraziare pubbli·
camente Maria SS. Ausi-
liatrice, S. Giovanni Bosco e S.
Domenico Savio per varie gra-
zie ricevute e per avermi salvata
da un grave incidente stradale.
I.P. Padenghe S!Garda (8S)
«GRANDE NELLA
TUA UMILTÀ»
S ono un'exailieva salesiana
e scrivo per ringraziare
suor Eusebia Palomino della qua-
le ho sperimentato i favori tutte
le volte che l'ho invocata.
Suor Eusebia, sei veramente
grande nella tua umiltà.
R.L. S. Apol/lnare (FR)
UN AIUTO
ASSIDUO
E CONTINUO
D opo il rigonfiamento di una
ghiandola linfatica della
quale non sapevamo la natura, e
soltanto dall'esito di analisi era-
diografie si sarebbe saputo se si
trattava di qualcosa di grave, le
continue preghiere con novene ai
S.ti Salesianl e il miracoloso abi-
tino di S. Domenico, hanno fat-
to il\\ modo che non ci fosse
alcuna gravità del male, ma sol-
tanto la localizzazione di un ger-
me, guaribile con una cura di
antibiotici.
Vi ringrazio per la pubblicazio-
ne, e per l'assiduo e continuo aiu-
to che trovo personalmente a San
Domenico, M. Ausiliatrice e Don
Bosco.
Sandra Capel/aro Biella
FELICEMENTE
A TERMIN~
M la figlia aveva iniziato una
gravidapza e a partire dal
cinquantesimo giorno ebbe mi-
nacce di aborto. Ml sono allora af-
fidata ail'lnterc~ssione di San
Domenico SaviQ, e con la grazia
di Dio è andata tutto bene. Dopo
circa un anno fllla figlia ha inizia-
to una seconda gravidanza che,
se!Tlpre con qualche difficoltà,
sempre sotto l'Interces-
sione di San Domenico Savio
è stata felicemente portata a
termine.
Anche una rpl!l nipote che ave-
va iniziato una gravidanza, che si
presentava difficile date le sue
precarie condlzipni di salute, si è
affidata sotto la protezione di San
Domenico Savio e ha portato a
termine la gravidanza con un par-
to cesareo.
Elena Greco
Acireale (CT)
UNINTERV~NTO
DIFFICILE
D a parecchi anni soffrivo di
tachicardia che mi causava
difficoltà di respiro specialmente
al mattino, per cui parecchie volte
dovevo stare a Jetto.
Ricoverata all'ospedale, I me-
dici hanno riscontrato una forte
aritmia, perciò si rendeva utile
l'applicazione del pacemaker.
Mi affidai al Beato Mons. Ver-
siglia il quale 1111 ha seguita in un
modo quasi SfilllSibile. Infatti mi
inserirono il pacemaker e mi sen-
tii subito meglio.
. Dopo quattrç> f11esi sento il do-
vere e il bisogno di ringraziare
questo caro Beato per la sua as-
sistenza, e continuo a pregarlo
che mi aiuti anche per l'awenire.
Mar(Jherlta Cagllanl
Varese.

5.2 Page 42

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42 •1 APRILE 1990
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Borsa: In memoria della mamma Ida
Maria, a cura del figli, L. 2.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, mi affido
al tuo materno aiuto, a cura di N.N.,
L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrice, Santi Sa-
lesiani, in ringraziamento e preghie-
ra per Massimo e Fabio, a cura di
Conti Carnia Giovanna, L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausillatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio dei miei ge-
nitori Vittoria e Francesco , a cura di
Flloamo Mariella, L. 1.000.000
Borsa: In memoria e suffragio di Gia-
como e Maria Infanti, a cura di N.N.,
L. 1.000.000
Borsa: In memoria a suffragio di Giu-
seppe e Vittorio, a cura di N.N., L.
1.000.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, In ringra-
ziamento, e In memoria di Papà An-
tonio e Mamma Da/gisa, a cura di
Francia Margherita, L. 500.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento e protezione, a cura di MartinI
Renata, L. 500.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffra-
gio dei miei morti, a cura di Sardelll
Anna, L. 300.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
sillatrice, In suffragio e memoria del
padre, a cura di Maria Vittoria, L.
300.000
Borsa: Don Bosco, invocando prote-
zione, a cura di Schiavi Pietro, L.
300.000
Borsa: S. Antonio di Padova, Bea-
to Papa Innocenzo Odescalchl, Ve-
nerabile Giovanni Merllnl, a cura di
E.M., Fino Morlasco, L. 300.000
Borsa: Maria Ausillatrlce, Don Bo-
sco, In suffragio di Elvira e Dorinda
Ravenna, a cura della nipote Raven-
na Giuseppina, L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa-
lesiani, implorando una santa morte,
a cura di De Marco Teresa, L. 300.000
Borsa: Maria Ausilletrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Terrazzani An-
na, L. 300.000
Borsa: S. Domenico Savio, ringra-
ziando e chiedendo protezione, a cu-
ra di Nonna Ivone, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, in suffra-
gio del cari e per ringraziamento, a cu-
ra di Don Nicola Devito, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giu-
seppe, Don Bosco, per salute e pro-
sperità della famiglia , a cura di
Codazzi Leopoldo, L. 200.000
Borsa: Don Bosco, Don Clmattl, per
impetrare grazie, a cura di Carolina
Vallana Ruppen, L. 200.000
Borsa: Maria Ausillatrice, S. Giu-
seppe, Don Bosco, per protezione,
a cura di Codazzi Leopoldo, L.
200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Madre
Mazzarello, Santi Salesiani, a cura
di Glavarini Maria, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Laura VI-
culla, In ringraziamento, a cura di Bal-
doln Maria Concetta, L. 200.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Simo-
netti Albina, L. 200.000
Borsa: Maria Ausillatrlce, a cura di
N.N. Torino, L. 150.000
Borsa: In memoria-del fratello Mimi-
no Prencipe, a cura di Prencipe Mi-
chelina, L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa-
lesiani, In ringraziamento e per pro-
tezione, a cura di De Plnto Anna Di
Tacchlo, L. 150.000
Borsa: Maria Ausillatrlce, Don Bo-
sco, per grazia ricevuta , a cura di C.T.
Milano, L. 105.000
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: Maria Ausillatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, In suffragio dei miei de-
funti e invocando protezione, a cura
di Bramati Luigia
Borsa: In suffragio di Camino Pietro,
a cura della moglie Gina
Borsa: Maria Ausiliatrice e Laura Vl-
cuiia, per grazia ricevuta dal fratello
Giuseppe e per protezione, a cura del-
la sorelle N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco in ringraziamento per fe-
lice esito, a cura di Lina e Felice
Borsa: S. Domenico Savio, Implo-
rando protezione, a cura di Viale Spi-
rito, Ex allieva
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
slllatrlce, In ringraziamento, a cura di
Mombellardo Antonietta
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, per il mio Stefano, a cura di O.
L. , Torino
Borsa: S. Giovanni Bosco, per rico-
noscenza, invocando protezione in vi-
ta e In morte, a cura di N.N. - Imperia
Borsa: S. Domenico Savio, per rin-
graziamento, a cura di Anziano Maria
Luisa
Borsa: Beato Michele Rua, per pro-
tezione e in memoria di Don Rosso
Ugo, a cura di Rosso Ida
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, per aiuto e protezione,
a cura di Carpanetti Margherita
Borsa: S. Domenico Savio, Santi
Salesiani, invocando protezione e in
memoria e suffragio dei genitori, a cu-
ra della Famiglia M.E.
Borsa: S. Domenico Savio, in ringra-
ziamento e invocando protezione per
la figlia Domenica, a cura di Pittarelll
Giovanni
Borsa: a suffragio dei genitori defun-
ti, a cura di Michelazza Maria
Borsa: Merla Ausiliatrice, per ringra-
ziamento e protezione, a cura di Eg-
ger Giuliana
Borsa: Maria Auslllatrice, a cura di
N.N . Milano
Borsa: Gesù Sacramentato e Don
Bosco, per i miei defunti, a cura di
Gusplni Bonacatu Maria
Borsa: Merla Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento e protezione, a cura di
Quagliane Rosaria
Borsa: Maria Ausillatrlce e Don Bo-
sco, a cura di Scarpetti Emilia
Borsa: Don Bosco, Domenico Sa-
vio, per la pace in famiglia, a cura di
Don Ugo Di Biagio
Borsa: Maria Auslllatrlcee Don Bo-
sco, per urgentissimo aiuto, a cura di
Francini Severino
Borsa: Beato Michele Rua, per la
sua canonizzazione e invocando pro-
tezione, a cura di M.S.
Borsa: In suffragio di mia madre, a
cura di Spartà Diego
Borsa: Maria Ausillatrlce, Santi Sa-
lesiani, per protezione della famiglia
e in suffragio dei defunti, a cura di
Rappo Ada
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Dome-
nico Savio, per grazia ricevuta, a cu-
ra di Compagnoni Massimina
Borsa: Maria Auslllatrlce, per la san-
tificazione dei sacerdoti, a cura di Lu-
ciani Giovanni
Borsa: In memoria di Luigi, di Sr. M.
Flavia e Maria Tomé, a cura di N.N.
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Serra Maria
Borsa: In suffragio di Glannone Gino,
a cura del fratello
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
Saya Maria
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, ringraziando e invocando pro-
tezione per me e I miei cari, a cura di
A.M.N.
Borsa: S. Giovanni Bosco, perché
mi protegga, a cura di Assunta K.
Borsa: Maria Auslllatrice, S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invocan-
te protezione sul figlio, a cura di B. L.
Biella
Borsa: SS. Cuori di Gesù e di Ma-
ria, a cura di N.N.
Borsa: S. Giovanni Bosco, ringra-
ziando e invocando grazie, a cura di
B.L.
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, implorando protezione,
a cura di Pecori Glraldi
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando per la na-
scita di Francesca, a cura di Rosso
Rosanna

5.3 Page 43

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(7n SOCIETA EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
Dare un senso alla vita: un compito
immane, che ogni uomo è chiamato
ad affrontare destreggiandosi
tra tanti progetti preconfezionati
ed una scelta individuale,
da giocare sui propri talenti.
Per questo è nato
Passo dopo passo: per aiutare chi ,
specie tra i giovani, sta cercando
di dare un 'impronta originale
alla propria esistenza, oppure
è turbato dai grandi interrogativi
che le certezze quotidiane
non bastano a nascondere.
Un libro per riflettere e per crescere,
dunque. Una raccolta dei brani
più intensi dello scrittore francese ,
Michel Quoist, un dialogo a tre
fra l'autore, la figura di Cristo
e chi legge e percorre,
«passo dopo passo »,
il cammino della vita.
Miche/ Quoist
PASSO
DOPO PASSO
Dialogando sulla vita
pag. 132, Lire 15.000

5.4 Page 44

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TAss4111scoss4
To111No FE111101r14