Bollettino_Salesiano_198008


Bollettino_Salesiano_198008

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ANNO 104 N. 8 1' QUINDICINA • 1 MADDIO 1980
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° 170l
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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Sommario
1 MAGGIO 1980
ANNO 104 - NUMERO 8
B01.1,ETTINO
SALESIANO
IRIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione e cultura religiosa
- J Servizio di copertina, pag. 25-28
LE IDEE
Mese di maggio
La Madonna dei tempi difficili, 12-17
1. L'Immacolata, poi l'Ausiliatrice
2. Era l'ora de/l'Ausiliatrice
3. Le mli/e Idee mariane di Don Bosco
4. Rilancio della devozione mariana
Sviluppate In loro l'arte di convivere, 24
LE FORZE
Maggio 1980 a Valdocco, 17
Cooperatori Salesiani In Italia, 20-21
1. L'incontro di fraternità e preghiera
2. " Mondo Nuovo• piacerebbe a Don Bosco
3. Gli esercizi spirituali 1980
Club del Centomila. Distribl.liti 88 milioni, 29
Rettor Maggiore
Gli incontri con la sua numerosa famiglia, 29-30
LAZIONE
Brasile. Dove I ragazzi fischiarono Il vescovo, 22
La strage di Meruri resterà impunita? 29
Colombia. Gli allievi degli exalllevl di Medellfn, 18-19
Giappone. Meritata l'onorificenza dell'Imperatore, 30
ltalla. Cento candeline per un'isola, 3-7
Bollettino di guerra anno 1943
Sicilia salesiana in cifre
Significato di una presenza (intervista)
Commemorato Don Bosco a Brescia, 30
Dante, mi h ai fatto conoscere una mamma, 31
Radio Astori, giovane per i giovani, 31
Macau. Pueri cantores in tournée, 29
Stati Uniti. Con i metodi d'ogg i i valori d'allora, 8-1 O
IL PASSATO
In memoria di don Luigi Cocco
Se Il mondo sapesse Il cor ch'egli ebbe, 25-28
DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO
Collaboratori. G luliana Accornero - Pietro Ambroslo . Marco Bon-
gloanni - Teresio Bosco - Ella Ferrante - Domenica Grassiano -
Adolfo L'Arco
Fotografia Antonio Nosko
Archivio salesiano: Guido Cantoni - Archivio Audiovisivi LDC
Dllluslone Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Autorizzazi one Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
L'EDIZIONE DI META' MESE
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- Papà e mamma dicono che , ono un asino.
- lo non sono un asino.
o al?
Papà smamma hanno sempre ragione...
- E ae aono un aalno..•
Allora è Inutile che studi.
Farò di tutto per tarmi bocciare.
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- a quanti contribuiscono a sostenere le spese per il BS,
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- le Missioni attraverso la Solidarietà fraterna o altre torme.
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ITALIA* DA UN SECOLO DON BOSCO E' IN SICILIA
Cento candeline
Don Bosco raccogliendo 6 ragazzi or-
fani. Poi gli orfani crebbero troppo di
numero e si decise di costruire un
coUegio. Scrissero a Don Bosco per
per un'isola
avere consigli, cd egli insieme con i
consigli mandò anche i disegni del
collegio di Mogliano Veneto che stava
costruendo. Ne fu costruito uno simile
La Famiglia Salesiana chiude in questi giorni il primo centenario del
suo lavoro in Sicilia. Le manifestazioni Indette vogliono tracciare un
bilanclo del passato, provocare una maggiore consapevolezza della
propria missione, e suggerire traguardi per il secondo secolo.
anche a Marsala, in via dello Sbarco
37: è aperto anche oggi e si chiama
«Casa della Divina Provvidenza».
Così, non molti anni dopo Garibaldi,
anche Don Bosco sbarcava a Marsala
in quel modo piuttosto curioso.
li cardinale di Catania, Giuseppe
L a sera del. 3 dicembre scorso il
teatro Mctropolitan di Catania
era come un uovo: glì amici di
Don Bosco lo avevano invaso per dire
grazie al santo dei giovani che cen-
t'anni prima aveva cominciato a oc-
cuparsi dei ragazzi di Sicilia. Quella
ser-a era venuto il presidente della Re-
gione, on. Piersanti MattareUa, e sep-
pe trovare le parole capaci di mettere
in crisi gli interessati. «Da cent'anni -
disse - i Salesiani sono gli apostoli
della nostra gioventù, gli educatori. gli
amfoi insostituibili, sempre pronti ad
accettarti con un largo sorriso, come il
loro grande maestro insegnò ai suoi
primi figli nella lontana Torino. La lo-
ro opera è linfa e viatico per la nostra
giovemù. specie in questo difficile
nostro tempo... ». I salesiani intenti ad
accendere le simboliche cento cande-
line si domandavano inquieti se quelle
parole fossero davvero meritate; e in-
tanto l'on. Mattarella riprendeva
quella sua breve strada che l'avrebbe
portato un mese dopo all'appunta-
la confisca delle proprietà ecclesiasti-
che. Molte opere a favore della gio-
ventù erano state scardinate, e logica-
mente gli spiriti più sensibili invoca-
rono aiuto. Per primi i vescovi più
aperti: il cardinale di Catania, l'arci-
vescovo di Messina, i vescovi di Aci-
reale, Piazza Armerina... Le richieste
arrivavano insistenti sul tavolo di Don
Bosco: due opere gli furono offerte
nel '77, altre due l'anno seguente,
quattro nel '79, ancora due nell'SO...
Una parte di colpa per tante insi-
stenze ricadeva anche sul BS, uscito
appunto nel '77 e largamente diffuso
in Sicilia, dove i Cooperatori salesiani
ebbero subito un inatteso sviluppo.
Don Bosco lesinava allora i pochi uo-
min.i a sua disposizione distribuendoli
con parsimonia fra l'Italia, la Francia
e l'America Latina; per questo disse
tanti no. A Marsala i suoi amici capi-
rono, e... si aggiustarono per conto lo-
ro. Fin daJJ'inizio Il il canonico Salva-
tore Piazza riceveva il BS, e Lo passava
ai suoi amici, che decisero di imitare
Benedetto Dusmct, fece di lutto per
avere i figli di Don Bosco: andò a in-
contrarlo a Roma, andò a visitarlo a
Torino, e alla fine la spuntò. Ma era di
generosità impareggiabile avviato
agli altari), c seppe sdebitarsi. Nel
1883 aveva richiesto alla libreria di
Valdocco alcuni libretti, e don Caglie-
ro che lo conosceva personalmente
accompagnò con poche parole di suo
pugno la nota della spesa - lire 14,00
- osservando che quella cifra conte-
neva una virgoletta, ma che essa
nell'insieme era così piccola che la si
poteva considerare come superflua e
inesistente. Il cardinale rispose in-
viando le 14 lire per saldare il debilo
con la libreria, e in più aggiunse« I.400
lire senza virgoletta», per le opere di
Don Bosco.
Gesuitl io veste salesiana. U primo
vescovo accontentato da Don Bosco
fu però mons. Genuardi. che ottenne i
primi salesiani dell'isola a Randazzo.
Essi furono accolti dall'ala anticleri-
cale, che tanto aveva (atto in prece-
mento crudele con la morte. L'assur-
do assassinio politico mise in luce la
genuità della sua fede e della sua
azione, e lasciò nella Famiglia salesia-
na la tristezza per la perclita di un vero
amico. Le sue parole rimangono: al-
meno come programma per il futuro,
se proprio non si possono accogliere
come giudizio sul passato.
Un passato che però non sarà male
rievocare...
Lo sbarco a Marsala. Don Bosco
non andò mai in Sicilia, anche se gli
inviti furono tanti. Nell'agosto 1967
però cominciò a interessarsi all'isola.
Un tenibile colera aveva infierito sulle
fasce più povere della popolazione, ed
egli aprì i tTe collegi che allora aveva a
una decina di orfani Era un segnale:
suo obiettivo anche dopo saranno i
ragazzi più sfortunati ed emarginati.
A deciderlo a inviare i suoi figli in
Sicilia saranno, paradossalmente, le
leggi anticlericali che dopo l'annes-
sione dell'isola all'Italia le procuraro-
no la soppressione degli ordini reli- Gela (Cattanlssetta). Il reparto saldatori del Centro di formazione professionale. In questo polo
giosi, l'incameramento dei conventi, dello sviluppo Industriale, I giovani alla scuola di Don Bosco Imparano un mestiere sicuro.
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denza per a llontanare di 11 i religiosi e
possibilmente la religione, come
«nuovissima setta di gesuitanti», co-
me •gesuiti in veste salesiana•. Ac-
canto al collegio (dove gli studenti
parta, ano italiano) i salesiani apriro-
no l'oratorio dove i picciotti padavano
solo siciliano, e gli studenti in princi-
pio doveuero fare da interpreti (La
storia di questa prima opera è stata
raccontata dal BS nello scorso di-
sco seguiva da vicino le prime opere in
fase di assestamento (quattro volte in
quegli anni visitò la Sicilia), e studiava
dove eventualmente aprire nuove ca-
se. Sua unica difficoltà era la scelta,
perché le offerte piovevano. In una
lettera a Torino don Cagliero spiegava
di lrovarsi •preceduto dal nostro Bol-
lettino, dai nostri libri, e da una certa
fama che diventa fame di averci pre-
sto»; e faceva a Don Bosco !'cl.eneo
Don Luigi Rlccerl, slclllano di Mlneo (Calanla), è stato Il aello •ucceuore di Don Bosco: nella loto
durante la premiazione di un campioncino 1portJvo.
cembre, a pag. 24-27).
Il BS di allora, nel dare annuncio
dei salesiani in Randaao prevedeva
che quella prima casa sarebbe stata
•come la semente di molte altre•. E'
avvenuto. All'inizio del 1880 le prime
tre Figlie di Maria Ausiliatrice ent1·a-
vano a Catania, e poco dopo riceve-
vano una lettera a firma della«povera
suor Maria Mazzarcllo•: la loro santa
superiora raccomandava «l'allegria e
il coraggio», unitamente alla recita di
un'Ave. Sembrava niente e forse era
tuuo: tanle altre cose nella storia sa-
lesiana erano cominciate con un'Ave.
Poi allre suore arri,•arono a Brontc
(qui la prima direttrice fu suor Felici-
na, !,Orclla di santa Maria Mazzarello).
L'anno dopo altre suore aprirono la
terza casa a Trecastagni, e con loro
giunge, a dal Piemo111L quella suor
Maddalena Morano che con le sue
doti eccezionali - è anch"cs:.a avviata
ag:li allari - porrà le basi per l'espan-
sione delle FMA in Sicilia (anche que-
sta figura è slata presentata sul BS.
nell'aprile scorso, a pag. 23-26).
Don C.:agliero per ordine di Don Bo-
delJe località •che sospirano i salesia-
ni più che gli Ebrei La manna».
Cavalcando mansuete giumente.
L'attesa generale era ben spiegabile,
dato iJ fascino di Don Bosco in quegli
anni, iJ gua~to provocato dalla legisla-
zione anticlericale, e la gravità della
situazione sociale. Erano gli anni della
Rerum Novarwn; nella Sicilia stava
nascendo il primo movimento cattoli-
co organizzato, ben cosciente della
miseria delle campagne, che promuo-
veva scuole popolari e serali, società
di ginnastica, circoli operai. Erano
pure gli anni della prima penetrazione
ideologica marxista, che si traduce-
va nei «Fasci siciliani dei lavoratori•:
il movimento, che per la p,ima volta
mobilitava larghe masse contadine,
melteva i cafo11i (cioè i braccianti) in
lolta contro i civili (cioè i proprietari):
nel 1893-94 si giunse allo stato d'asse-
dio e alla eone marJ.iale per i capi. ln
mezzo a questi fermenti Don Bosco
inviava i suoi figli - i più erano chie-
rici imberbi. giovani suore alle prime
espcrien1.c educative - e li impegna-
va per la crescita della popolazione. A
Randazzo ricordarono a lungo come
"dai cenLri più intemi dell'isola, allra-
verso le mulattiere e cavalcando
mansuete giumente, i genilori condu-
cevano i loro ragazzi al collegio nel
mese di ottobre per tornare a ritirarli a
fine luglio o agosto•.
Ma una volta entrali in sintonia,
l'intesa fu piena. La Sicilia non solo
portò a Don Bosco i suoi figli da edu-
care, ma gli offrl splendide vocazioni.
E fin dai primi anni. Le FMA aprirono
la prima casa di formazione nel 1883,
nell'autunno 1882 il primo ragazzo si-
ciliano faceva iJ fagotto e andava a
Torino per mencrsi agli ordini di Don
Bosco. In una breve conversazione il
santo verificò che aveva la stoffa,
qualche mese dopo gli mise la talare, e
nell'85 lo restituì p1imo salesiano sici-
Hano alla sua isola. Si chiamava don
Salvatore Camuto.
n finimondo di Messina. Da allora è
stato un crescendo - pure in mezzo
alle difficoltà - fino alle 98 opere che
Salesiani e FMA hanno oggi apene
nell'isola. Nel 1904 veniva fondato in
Sicilia L'amico della giovemù, un pe-
riodico per ragani che nell'arco di
cinquant'anni circolerà nelle mani
degli studenti d'Italia e non solo nel-
l'ambiente salesiano.
Nel 1908 i Figli di Don Bosco paga-
vano un pesante contributo al terre-
moto di Messina: la loro casa, apena
nel 1893, andava completamente di-
strulta; nel crollo morivano 9 salesia-
ni, 38 studenti e 4 dipendenti: 51 su
121 persone che in quel momento si
trovavano nell'edificio. Era il 28 di-
cembre; la sera prima i ragazzi si era-
no divertici un mondo con una lotte-
ria, canti e suoni. L'indomani alle 5.20
quella sveglia paurosa: un cupo boa-
to, La casa che sobbalza sulle fonda-
menta, i muri che piegano e sprofon-
dano. Il direttore, scampato per caso
alla strage, appena pote scrisse a To-
rino: «Messina è completamente di-
strutta, è un cimitero ardeme, pare il
finimondo».
Da Catania arrivarono sul posto al-
cuni salesiani, si aggirarono fra le
macerie frugando con affanno, e solo
desistettero quando il pesante silenzio
li convinse che ogni ricerca di [erili o
sepolti vivi era inutile ormai. Altre due
spedizioni di salesiani erano subito
partite anche da Palermo. ma nel caos
generale non riuscirono a raggiungere
la città distrutLa.
Nel 1929, a cinquant'anni dall'infaio,
i salesiani in Sicilia erano quasi 300
con 19 opere. Già si distinguevano per
il forte contributo di uomini alle mis-
sioni, soprauuuo nell'Oriente. Ed ce-
co. a menerc tut11 alla prova più dura,
la seconda guerra mondiale: con le
case requisite, gli estenuanti bombar-
damenti., l'invasione delle truppe al-
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BOLLETTINO DI GUERRA - ANNO 1943
L'ultima guerra mondiale mise a dura
prova I figli di Don Bosco in Sicilia, spe-
cie nel 1943 quando l'isola fu investita
prima da pesanti ondate di bombarda-
menti aerei, e poi - dal 1O luglio al 17
agosto - dalle truppe di liberazione.
A Catania Il Don Bosco fu presto re-
quisito, l'oratorio San Filippo bombar-
dato nell'aprile (quattro ragazzi morti,
due salesiani feriti). Nella vicina casa
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, suor
Vincenza era in rifugio con I bambini;
sotto lo schianto delle bombe la udirono
pregare: «Signore, prendi me ma salva
questi bimbi»: poco dopo, per lo spo-
stamento d'aria di una bomba, veniva
scaraventata contro una parete e ripor-
tava la frattura della base cranica. Non
fu possibile salvarla.
A Palermo un bombardamento a gen-
naio rovinò l'opera di Santa Chiara, ma
qualche salesiano rimase tra i ruderi per
essere accanto alla popolazione di quel
povero quartiere. Il Don Bosco e il Ran-
chibile per ordine delle autorità dovette-
ro chiudere; I salesiani del Sampolo ri-
masero per l'assistenza religiosa ai sol-
dati e ai parrocchiani che non potevano
sfollare. Nel quartiere Arenella due FMA
persero la vita sotto un bombardamento
(le oratoriane avevano supplicato di non
abbandonarle, e la direttrice le rassi-
curò; fu trovata raggomitolata sotto un
davanzale, sembrava intatta, teneva
stretto il crocifisso tra le mani). Poco
dopo l'istituto Santa Lucia era ridotto In
macerie.
A Messina l'infuriare dei bombarda-
menti costrinse a chiudere Il San Luigi e
il Domenico Savio. Le suore del Don
Bosco accolsero in casa loro un ospe-
dale della Croce Rossa; videro crollare
man mano varie parti della casa, ma
continuarono ad assistere malati e feriti.
Anche nella parrocchia della Giostra i
salesiani rimasero al loro posto; la chie-
sa cadde e uccise un sacerdote (tra le
sue carte fu trovato un biglletto con l'of-
ferta al Signore della sua vita per la pace
del mondo). La vicina casa delle FMA,
divenuta ospedale, fu colpita dalle bom-
be più volte e le suore dovettero prodi-
garsi per I feriti doppiamente martoriati;
all'avvicinarsi della liberazione furono
allontanate da casa loro. Trovarono ri-
fugio in una grotta, dormirono per terra,
patirono fame e ogni sorte di privazioni;
e quando tornarono a casa trovarono
porte e finestre scardinate, e ogni sup-
pellettlle portata via dal ladri. Le suore
non disarmarono, ma si misero a dispo-
sizione degli sfollati che ospitarono In
casa fino al novembre dell'anno suc-
cessivo.
All'ospedale di Bronte venivano con-
vogliati I feriti di tutta la zona, e le suore
si impegnarono alla loro assistenza fino
al limite della resistenza fisica. L'acque-
dotto saltò ed esse andavano ad attin-
gere acqua per i malati anche sotto i
bombardamenti. Nel giorni cruciali non
poterono più uscire, e dovettero assi-
stere allo strazio di poveri agonizzanti
che soccombevano per la sete. All'arrivo
delle truppe alleate dovettero cercare
scampo in una grotta naturale e passa-
rono giorni angosciosi sotto il tiro delle
artiglierie mentre le granate esplodeva-
no intorno. Giorni di terrore, di fame e di
sete, mentre I cadaveri abbandonati non
potevano essere rimossi per ìl continuo
sibilo dei proiettili attorno.
Anche le .suore di Caltagirone presta-
rono la loro opera nell'ospedale militare
Insediato nel collegio salesiano: un
bombardamento improvviso e di violen-
za Inaudita, il giorno prima dello sbarco
alleato, lo riempì di centinaia di feriti e
agonizzanti: sette giorni dopo affluivano
anche i feriti delle truppe d 'occupazione
Inglese, anch'essi a centinala, e non
c·era altro posto che Il pavimento dei
corridoi.
Le suore di Sant'Agata di Milltello or-
ganizzarono opere assistenziali per i più
poveri, i profughi, i sinistrati, i feriti... Poi
al passaggio della guerra cercarono
scampo sui monti, scambiate dagli avia-
tori alleati per un gruppo di soldati in
fuga, furono mitragliate da diverse on-
date di aerei. Nessuna rimase colpita
Ma tornate a casa, la trovarono metico-
losamente ripulita da ignoti saccheggia-
tori.
A Marsala un gruppetto di salesiani
era rimasto per badare agli orfani rac-
colti e all'oratorio; un violento bombar-
damento uccise uno dei sacerdoti e due
coadiutori.
I salesiani di Randazzo, rifugiati con la
popolazione nei boschi, assistettero col
cuore in gola a un violento bombarda-
mento sulla città, e videro una dozzina di
bombe cadere sul loro collegio; poi, do-
po la liberazione, si diedero da fare per
provvedere un tetto e un pane ai tanti
sinistrati del paese.
Altre case delle FMA danneggiate dai
bombardamenti furono AD Marina e
Trecastagnl, mentre quella di Enna subi
gravi danni nella battaglia per l'occupa-
zione della città
Ma appena passate le truppe ricomin-
ciò In mezzo alla gente Il lavoro di rico-
struzione. Materiale e spirituale.
leate, la foga sotto i miLragliamenLi, i
collegi saccheggiati (qui sopra il «Bol-
lellino di guerra» del terribile anno
1943). E subito dopo, la faticosa ma
pronta ticostruzione.
I tempi della normalità. Subito l'l-
spettoria sicula riprese dappertutto le
attività, sia pure tra difficoltà inaudi-
te: già alla fine del 1943 tutte le opere
erano di nuovo in vita. Istituti e ora-
tori rimasti intatti spalancarono le
porte, quelli danneggiati ricomincia-
rono nei locali usufruibili, mentre a
poco a poco si tiravano su i muri di-
roccati. L'urgenza immediata e1·a co-
stituita dai ragazzi abbandonati, i
cosiddetti «ragazzi della strada», e di
loro i salesiani si occuparono a Messi-
na, Palermo, e soprattutto Catania.
Non pochi salesiani uscirono da quel-
l'impresa massacrante, affrontata con
mezzi precari, con la salute minala
per sempre.
Poi vennero i tempi della normalità,
l'impegno i11 nuove opere, la preoccu-
pazione di lilla preparazione migliore
dei salesiani che portò alla creazione
dello Studio teologico di M essina a11-
cor oggi vitale. Un bilancio delle atti-
vità fatto nel 1954 (anno 75.mo della
presenza salesiana in Sicilia) parlava
a constatare un'avvenuta ristrullura-
zione negli obiettivi e neJle opere: gli
oratori erano triplicati di numero e
passati da festivi a quotidiani, le
scuole professionali moltiplicate an-
ch'esse e allineate all'esigenze nuove
del mondo del lavoro in una società
industriale. Anche i salesiani aumen-
tavano di numero, avvicinfITTdosi a
quota cinquecento. Analogo sviluppo
si verificava nelle opere e tra le file
delle FMA, che quell'anno erano 909.
Al di là delle cifre contavano però le
figure, e di belle figure la Sicilia ne ha
espresse molte.
I figli degnissimi. Dapprima, men-
tre era allo stato nascente, la Sicilia
salesiana quelle figure le ricevette. Si è
già accennato alla Serva di Dio Madre
Maddalena Morano. la prima ispeuri-
ce dclle FMA, nata a Chieri (Torino).
Nato poco lontano, a Verolengo, era
quel don Pietro Guida.zio che fu diret-
tore della prima opera salesiana in Si-
cilia. E nato poco lontano a Pecetta,
l'ispetlore salesiano don Francesco
Piccollo, figura popolarissima (ragaz-
zino a Valdocco, Don Bosco lo definì
«emulo di Domenico Savio» e assi-
curò che t \\ rcbbe «molto vissuto e
fatto molto bene»: dedicò infatti
trent'anni alla Sicilia, dove lo chiama-
vano « il piccolo Don Bosco di Cata-
nia»). Veniva invece da Pistoia quel
don Domenico Erco/i11i che con la sua
cultw·a e il suo cuore oratoriano
formò le p,;mc generazioni di salesia-
ni e FMA. Ma poi la Sicilia salesiana
restituì a Don Bosco tanLi suoi figli
degnissùni.
A cominciare dal Servo di Dio An-
tonio Petix: di nobile famiglia (era ba-
rone), fu della prima nidiata di ragaz-
zini educati dai salesiani a Randazzo.
Fu fondatore e presidente degli Exal-
lievi palermitani, fondatore e presi-
dente della San Vincenzo in Sicilia,
«amico dei poveri». Alla sua mo1·te il
vescovo non volle pregare per lui, di-
cendo che non ne aveva bisogno e che
toccava invece a lui intercedere per i
vivi (un suo profilo su BS di novembre
1973, pag. l0-11).
I>
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Tra i siciliani divenuti salesiani è ri-
masto indimenticabile don Antonio
Fasu/o, di Canicattì, che fu per quasi
50 anni l'anima della propaganda sa-
lesiana in llalia e altrove. Girò la pe-
nisola e la sua isola in lungo e in largo,
tenendo conferenze su ogni argomen-
to riguardante Don Bosco. Fu anche
pioniere nell'uso degli audiovisivi,
creando una serie di primordiali ma
efficaci proiezioni luminose, e i primi
film di soggetto salesiano.
L'elenco dei missionari siciliani si
farebbe lungo. Occorre per forza ri-
cordare il coadiutore Santi Mantarro,
prima semplice contadino intento a
piantare cavoli in provincia di Messi-
na, e poi - affascinato da una predica
di don Fasulo- missionario in India e
«muratore nella casa del Padre~.
Aveva l'intelligenza sulla punta del.le
dita. Parlando un misto di siciliano,
inglese e lingue locali, donò alle cri-
stianità dell'Assam una ventina di
chiese e case missionarie costruite con
tenacia e genialità.
LA SICILIA DI DON BOSCO
IN CIFRE
I rami della Famiglia Salesiana. Sono
attivi in Sicilia I Salesiani, le Figlie dì Ma-
ria Ausiliatrice, le Volontarie di Don 80"
sco, le Suore Salesiane Oblate, I Coo-
peratori e Cooperatrici salesiane, gli
Exalllevi ed Exallieve di Don Bosco. Al
loro impegno apostolico si associano
numerosi simpatizzanti, adulti e meno
adulti, come pure i ragazzi e ragazze or-
ganizzati nei vari movimenti giovanili.
I Salesiani. Sono oggi 430 in Sicilia,
più 40 sparsi nella penisola, più 52 nelle
missioni. Formano un'lspettoria con 32
opere dedicate alla gioventù. Nelle Don Vincenzo Scuderl, già missionario e
scuole e istituti professionali contano Amministratore apostolico In India, ora ani•
5.449 allievi, più altri 800 in otto convitti. I
loro 27 oratori accolgono 12.000 ragaz-
malore dell'attività missionaria In Slcllla.
zi. Hanno la cura pastorale di 22 parroc-
chie con 178.000 fedeli. Hanno un Cen-
tro catechistico e due Centri di orienta-
mento. Per preparare il personale hanno
quattro case di formazione, e due Case
di esercizi spirituali.
I Cooperatori e le Cooperatrici. Rac-
colti in Sicilia in 68 Centri, risultano oggi
in 27.675. Di essi, circa 4000 sono parti-
colarmente Impegnati nelle nuove strut-
ture dell'associazione.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice. Sono
oggi in Sicilia 1.129, e formano due
lspettorle. Lavorano in 66 opere sparse
in tutta l'Isola. Nelle scuole materne
hanno 4.982 bambini, nelle elementari e
medie 8.693 allieve, e altre 1.802 fre-
quentanti i 39 istituti professionali. Han-
no tre convitti universitari. Hanno pure
57 oratori-centri giovanili con 11.063
GII Exallievi di Don Bosco. I tesserati
sono 3.500, con 21 Unioni; le Exallieve
tesserate sono 3.833 in 54 Unioni. Diffi-
cile calcolare poi Il numero del giovani e
delle giovani passati nelle varie opere di
Don Bosco, che pur senza alcuna forma
di aggregazione ufficiale immettono
nella vita di ogni giorno la loro testimo-
nianza cristiana in stile salesiano.
frequentanti, e 4 colonie estive.
Movimenti giovanili. Oltre ai Giovani
In 62 opere svolgono varie forme di
catechesi, raggiungendo 25.529 fra
Cooperatori e ai Giovani Exallievl (com-
putati nei rispettivi movimenti), vanno
bambini, giovani e adulti; per fronteg- aggiunte le 68 Polisportive con più di
giare questa importante attività hanno duemila atleti (29 Polisportive sono se-
dato vita a 14 scuole per oatechiste, fre- guite dal salesiani, 39 dalle FMA). Poi i
quentate oggi da 266 future insegnanti. 25 Cineclrcoll socio-culturali con i loro
Tre case di formazione preparano li loro duemila e più aderenti, e le decine di
personale.
migliaia di persone coinvolte nelle loro
iniziative. E le migliaia di ragazzi inseriti
Le Volontarie di Don Bosco. Le con- nel gruppi degli Amici Domenico Savio,
sacrate in questo Istituto secolare sono che fanno capo a salesiani, FMA, Coo-
nell'isola 120, raccolte in sei gruppi.
peratori, e anche ad ambienti non sale-
Le Suore Salesiane Oblate. Questa siani. Esistono poi parecchi altri gruppi
congregazione, fondata dai vescovo sa~ giovanili, sovente a sviluppo solo locale.
lesiano mons. Cognata, è al lavoro s0" con le finalità più svariate.
prattutto nei piccoli centri dimenticati Questi dati si riferiscono all'anno
del meridione, e ha in Sicilia 16 missioni 1979. E non possono rendere idea com-
(cosl chiamano con molto realismo le pleta di una presenza e attività che per
loro opere), affidate a 67 suore.
sua natura si rifiuta ai calcoli.
Mantarro è deceduto nel 1971, ma
ben vivo è invece don Vincenzo Scu-
deri, intrepido missionario in Assam,
che fu ispettore e per qualche anno
amministratore apostolico a Krishna-
gar, e durante l'ultimo confliuo fu per
due anni nel campo di concentra-
mento di Dehra Dun ai piedi dell'Hi-
malaya. Fu poi a Goa e ora, tornato in
Sicilia con la sua bella barba, è l'ani-
matore dell'azione missionaria.
Altro intrepido missionario siciliano
è don Gaetano Nicosia, che a Coloane
(Macau) ha la responsabilità di un
lebbrosario, il villaggio dell'Addolora:
ta, dove la vita si svolge laboriosa e
serena. Era studente a Catania quan-
do il missionario don Cucchiara andò
a raccontare ai ragazzi del collegio il
suo lavoro in Cina; Gaetano gli con-
segnò tutte le sue ricchezze, due lire, e
l'anno dopo chiese di diventare mis-
sionario. Qualche anno più tardi era in
Cina, al fianco di don Cucchiara.
Si può chiude.re questo elenco senza
ricordare don Luigi Riccen? li sesto
successore di Don Bosco, che ha retto
il timone della Congregazione per 12
anni (1965-77), è salesiano si può dire
da sempre: gli dovettero prolungare il
noviziato perché a dispetlo dei sacri
canoni l'aveva cominciato in età trop-
po precoce. Per 42 anni di seguito oc-
cupò posti di rèsponsabilità. Amava
definirsi Cireneo di Don Bosco. Gli
toccò farsi interprete dei segni dei
tempi nuovi, e accompagnò la Con-
grèga1Jone salesiana con mano ferma,
anche se sovente con intima sofferen-
za, attraverso gli anni più difficili della
elisi che ha investito la vita religiosa.
Un complimento e un programma.
Don Bosco in Sicilia risulta fortemen-
te impegnato nel sociale. ln massima
parte si tratta di opere di periferia, a
partire dalle 22 parrocchie collocate
per lo più in quartieri popolosi dove le
sacche del souosviluppo sono abba-
stanza evidenti. Gli oratori e centri
giovanili sono frequentati da srudenti
ma non meno da apprendisti e operai.
Le scuole professionali sono numero-
se, molto significativi i quattro grandi
Centri di Formazione Professionale di
recente aperti a Gela, Ragusa, Cata-
nia-Barriera, Palermo.
Le case delle FMA a volte sono pic-
cole, in piccoli centri, in mezzo alla
gente spicciola, ma sono numerose:
66. Le loro scuole partono dall'Asilo;
quasi sempre c'è l'oratorio, il catechi-
smo, l'aiuto prestato alle opere par-
rocchiali. Cinque Istituti magistrali, 24
Centri di Formazione Professionale,
una quindicina di case con corsi di
avviamento al lavoro. Sono cifre elo-
quenti.
L'animazione cristiana dei giovani
passa attraverso i Centri giovanili, le
Polisportive, i Cinecircoli, i Gruppi
6

1.7 Page 7

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Il superiore salesiano In Slcllla don Arturo Morlupl, qui sotto Intervistato, nella loto mentre
accompagna alcuni giovani salesiani In visita alla casetta di Don Bosco.
IL SIGNIFICATO
DI UNA PRESENZA
BS ha rivolto all'attuale superiore sa-
lesiano in Sicilia, don Arturo Morlupi, tre
domande sul significato dalla presenza
salesiana sull'Isola.
Domanda. La Sicilia, dopo il Piemonte
dove Don Bosco ha cominciato, è la re-
gione italiana con la massima densità di
presenza salesiana. Come si spiega?
Risposta. Credo che i motivi siano
molteplici e di diversa natura. Il primo e
fondamentale è da vedere nella conge-
nialità del carisma salesiano con lo spi-
rito e lo stile di vita del popolo siciliano.
Don Bosco amò grandemente la Sicilia,
e ne fu riamato. La risposta di questa
terra a Don Bosco fu generosissima, non
solo nel favorire il sorgere e Il consoli-
darsi delle Opere, ma soprattutto nel
campo vocazionale. I primi noviziati sa-
lesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice
sorsero in Piemonte, ma i secondi sor-
sero In questa terra, e a pochi anni di
distanza dagli inizi, per Il prorompere
delle vocazioni siciliane.
Altro motivo della profonda incidenza
fu l'Impulso, dato dai primi salesiani e
salesiane giunti in Sicilia, a tutte le ini-
ziative di bene, la genuina salesianità da
loro trasmessa, il loro apporto di sicuri
formatori presso la nuova generazione
isolana.
Potremmo aggiungere motivi rellgio-
so-sociali: la gente sicula fondamental-
mente religiosa, la sanità della famiglia,
le profonde istanze di promozione cul-
turale e sociale, specie nei primi anni
della presenza salesiana in Sicilia. Le
leggi eversive avevano travolto buona
parte delle istituzioni, il popolo ne era
rimasto ferito e offeso nel profondo del
suo animo religioso, e quando vide dalle
macerie sorgere una Congregazione
che si interessava soprattutto dell'edu-
cazione dei giovani, a essa si aggrappò
con fiducia e speranza.
D. Secondo lei, qual è Il contributo
che la Famiglia Salesiana dà alla Sicilia
per la soluzione dei suoi gravi problemi?
R. E' notevolissimo. Ci viene ricono-
sciuto da molte parti che-in questo mo-
mento la Famiglia Salesiana, con oltre
1800 consacrati, con migliaia di Coope-
ratori e molte altre forze organizzate,
rappresenta l'istituzione cristiana più
estesa e più impegnata. Le espressioni
concrete di questo apostolato rappre-
sentano una valida risposta a particolari
esigenze religioso-morali-sociali, nes-
suna esclusa: centri giovanili, Istituti d'i-
struzione e di qualificazione professio-
nale, parrocchie, convitti, opere di recu-
pero, centri psico-diagnostici ecc. Di qui
il notevole apporto che viene dato - nel
mondo dei giovani - al superamento
dell'indifferentismo religioso e della crisi
dei valori dovuta al repentino trapasso di
cultura e di situazioni sociali.
l nostri ambienti offrono possibilità per
l'incontro del giovani, sul piano formati-
vo, su quello culturale, del tempo libero
e dello sport, contribuendo alla crescita
del senso di socialità e soprattutto del
senso di ecclesialità. Promuovendo in
modo sistematico la catechesi e favo-
rendo Il sorgere e il qualificarsi del
gruppi d'impegno, Incrementando l'as-
sociazionismo in tutte le sue forrne, su-
scitando lo spirito d'iniziativa e il senso
della partecipazione e della responsabi-
lità, cercando di preparare i giovani
specialmente nelle scuole e nei centri di
formazione professionale, la Famiglia
Salesiana ritiene di essere promotrice di
formazione cristiana, di qualificazione
professionale, di valori vitali in risposta
alle esigenze della gioventù siciliana.
D. Come superiore lei ha preso parte
a svariate commemorazioni del cente-
nario salesiano In Sicilia. Che significato
attribuisce a questo voler ricordare in-
sieme» il passato?
R. Le numerose celebrazioni hanno
avuto significati diversi. La preoccupa-
zione che non dovesse trattarsi di pura
commemorazione è stata presente sem-
pre. Spesso si è trattato di incontri di
studio, di programmazione, di salesia-
nità, e sempre di rendimento di grazie al
Signore per questi primi cent'anni di
storia salesiana nell'isola. Le comme-
morazioni civili, soprattutto nelle città
più grandi, ci venivano sollecitate dal
nostri Exallievl e amici. Ma dappertutto il
ricordo del passato è stato motivo e sti-
molo per una riflessione proiettata nel
futuro.
Specialmente I giovani, che sono sen-
za passato e hanno poco da ricordare,
hanno partecipato attivamente a ogni
manifestazione del centenario, con at-
teggiamento di ricerca del valori antichi
ma sempre nuovi, e della salesianità ge-
nuina (voglio ricordare gli incontri dei
Giovani Cooperatori e il Concilio dei
Giovani}. Spesso gli stessi salesiani si
sono sentiti stimolati dal giovani.
Il centenario nel suo complesso rap-
presenta perciò una sosta, quanto mai
opportuna per riconsiderare quelle ma-
trici, quelle costanti, quei solchi provvi-
denziali che resero possibile un passato
fecondo. Per guardare immediatamente
al futuro con vivo senso di responsabilità
data l'urgenza delle necessità sociali ed
ecclesiali del nostri tempi. Per aprire
nuovi varchi all'azione salesiana.
d'impegno missionario, gli Amici Do-
menico Savio e un'infinità di al tre
fonne associative. Esse sono così nu-
merose e varie che si è sentito il biso-
gno cti coonlinarJe e ne è nato il «Mo-
vimento gruppi giovanili salesiani di
Sièilia». I suoi dirigenti si riuniscono
periodicamente in incontri di pre-
ghiera, cLi discussione, di programma-
zione. Una delle iniziative avviate di
comune accordo è il «Concilio dei
giovani siciliani» svolto nel quadro del
centenario salesiano con l'adesione cLi
360 partecipanti di 48 gruppi diversi, e
dw-ato 5 giorni.
Per una visione più completa diDon
Bosco in Sicilia occorre aggiungere le
Volontarie di Don Bosco particolar-
mente numerose, le Suore Salesiane
Oblate, i Cooperatori e gli Ex.allievi
con i rispettivi rami giovanili (la fine-
s1ra di pag. 6 tenta di rendere un'idea
- per quanto è possibile - della
consistenza numerica della Famiglia
Salesiana nell'isola). Sono forze di-
versissime tra loro, ma hanno in co-
mune l'orientamento alla gioventù
concreta della Sicilia. Con i suoi pro-
blemi: di formazione professionale e
morale, di disoccupazione, di droga e
delinquenza minorile, ecc. «La mis-
sione salesiana verso la gioventù po-
vera ed emarginata - sostenne anco-
ra nel suo discorso quel giorno !'on.
Mattarella - coincide con le esigenze
sociali dell'isola». E anche queste sue
parole - se si vuole che la festa delle
cento candeline abbia un senso preci-
so - vanno viste come un compli-
mento per il passato, ma soprattutto
come un programma per l'avvenire.
Enzo Bianco
7

1.8 Page 8

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LE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE NEGLI STATI UNITI
Con i metodi d'oggi
i valori d'allora
La prima opera delle FMA fu aperta In poche stanzette sopra una
scuderia di cavalli. Ora invece le 332 suore degli Stati Uniti lavorano In
41 opere attrezzate a tutto punto. E Leslie- l'ultima loro aspirante-
ha scoperto che la sua scuola è una famiglia, che è bello lavorare tra
la gioventù, che al Signore non si può dire di no. Sono, sotto la patina
della modernità, i valori spirituali di allora e di sempre.
P aterson (New Jersev), 16 luglio
1908. Arrivano dall'llalia
quattro suore, con i fagotti e
l'aria smarrita degli emigranti, e ven-
gono a lavorare tra gli emigrati. Allora
quattTo suore in una casa precaria,
ora 332 suore in 4 I opere moderne e
piene di gioventù. Alle prime ragazze
le suore allora offrirono un pezzo di
stoffa, un ago e un po' di filo; oggi
offrono centri giovanili, scuole e
campeggi estivi perfettamente attrez-
zati. Ma una ricchezza già si portava-
no dietro fin da allora: lo «spirito di
Mornese,,, un'inesauribile capacità di
adattamento, un'incondizionata do-
nazione al Signore e quindi alla gio-
ventù. Tante cose ora sono cambiate,
ma quell'unica ricchezza di allora
sembra rimasta intatta, e Jo dicono
due testimonianze singolari: le storie
così diverse della prima e dell'uJLima
giovane degli Stati Uniti che hanno
dato il loro nome all'lslituto delle
FMA
«Ma questa non è mica un angelo».
Joanne Passarelli era una bambina di
□ove anni quando le prime quattro
suore arrivarono nella parrocchia di
San Michele a Paterson. Padre Felix, il
parroco, era un ammiratore di Don
Bosco, e quando si mise in testa di
affidare a delle suore l'educazione
della gioventù della sua parrocchia, si
rivolse alle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Anche se negli Stati Uniti non c'erano
ancora e avrebbe dovuto farle venire
dall'Italia. E ci riuscl.
«Padre Fetix - ricorderà Joanne -
aveva predicato dal pulpito per mesi e
mesi che le suore stavano per arrivare,
e che era una grande grazia e benedi-
zione per la gente e i bambini della
parrocchia. Disse e ridisse queste cose
fin che ci uscivano delle orecchie. E
quando le suore erano per arrivare,
aggiunse alle mamme: "Appena·-ci sa-
ranno, portale loro i vostri figli".
«Mia madre spiegò a noi bambini
che esse erano angeli, vc.-i angeli del
Signore, e disse un'infiniLà di cose
8
belle sul loro conto. E quando arriva-
rono davvero, decise: "Ora andremo a
vederle e a salutarle". Comperò un
pollo vivo, ci mise in mano un pac-
chetto ciascuno, infilò il pollo sotto il
braccio, e andammo al convento. li
convento erano poche stanze sopra
una scuderia di cavalli, e sotto c'erano
i cavalli. Era quanto di meglio padre
Felix fosse riuscito a trovare, e le po-
vere suore vi venivano chiuse dentTo a
chiave di notte perché il panoco ave-
va paura. Bisogna sapere che a Pater-
son c'era in quei tempi una gang
chiamata "figli dell'Italia", che una
volta si era recata in Italia per uccide-
re il re. Così padre Felix aveva una
paura matta che potesse capitare
qualche guaio alle suore, e di sera
mandava una donna della parrocchia
a chiuderle dentro dall'esterno, e al
mattino presto a riaprire.
«Dunque quel primo gion10, men-
tre con la mamma andavamo verso il
convenLo, lei ci scongiurava di essere
gentili e ben educate con le suore,
perché "sono angeli del Signore". Io
già sapevo come erano gli angeli
perché li avevo visti nei quadri, e così
quando suonammo il campanello e
una suora ci aprì, io mi resi conto su-
bito che non era un angelo: suor
Frances infatti aveva la carnagione
troppo scura. Mi volsi alla mamma e
glielo gridai: "Ma questa non è mica
un angelo!"
·
«La mamma ignorò completamen•
te la mia protesta, e disse alla suora:
"Le ho portato i miei tre bambini co-
me ha detto padre Felix". Suor Fran-
ces ci esaminò, poi disse: "Ora pos-
siamo prendere solo la ragazzina, per
gli altri bisogna aspettare a settembre
che cominci la scuola". E così fu. La-
sciammo il pollo e i pacchettini, e io
L'indomani tornai.
«Con due o tre altre bambine le
suore cominciarono l'oratorio, se pos-
siamo chiamarlo così, dato che tutto
ciò che trovammo fu un pezzo di
stoffa, un ago e un po' di filo».
Una corona di rose rosse. Così
Joanne conobbe le prime FMA al loro
arrivo negli Stati Uniti A settembre
cominciarono le scuole, che si svolge-
vano negli scantinati della chiesa.
Joanne doveva frequentare la quarta
elementare, ma le suore avevano solo
le prime tre classi; e così per decisone
della mamma fu retrocessa in terza.
Le suore si occupavano soprattutto
dei figli degli immigrati italiani, aiuta-
vano in parrocchia, e ricevevano un
onorario di dieci dollari al mese. Col
tempo si u·ovarono una sistemazione
migliore, ma quando giunsero dall'I-
talia altre suore di rinforzo e non c'e-
rano letti per tulle, due delle veterane
dormirono sul pavimento. E poterono
aprire un oratorio vero e proprio, in
cui tutli erano i benvenuti, ragazze e
ragazzi.
Joannc raccontò pure come sbocciò
la sua vocazione. «Ricordo che le
suore ci permisero di andar a vedere
suor Frances che faceva la professio-
ne perpetua, e la scorgemmo con una
corona di rose rosse sul capo». Indi-
menticabile. Ormai lei si trovava così
di casa dalle suore che un giorno la
direttiice le disse: «Va' a dire a suor
Brigida che vuoi farti suora». «Chi,
io?», domandò stupita. «Sl. vaglielo a
dire». Joanne andò: «Suora, la diret-
u·ice mi ha detto che io voglio [armi
Un "summer camp" delle Flglle di Maria Aual-
llatrlce, al momento dell'alzabandiera.

1.9 Page 9

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suora». In fondo era vero, anche se la
più interessata non lo sapeva. «Ah,
bene! - replicò suor Brigida -.
Adesso ci penso io». E ne parlò con la
mamma.
Il noviziato cominciò il 26 luglio
1914: Joanne arrivò accompagnata·
come in processione da mamma,
papà, fratelli e sorelle. Poco dopo
giunse la novizia Rosina, poi la novizia
Carmela: erano le prime Lre vocazioni
donate dagli Stati Uniti alle Figlie di
Maria AusiLiatrice. Erano l'inizio. Poi
lo sviluppo, che nel silenzio, nella ge-
nerosità e nella dona7ione, continua
ancora oggi.
A fianco dei parroci. 11 principale
lavoro che le suore cti Don Bosco -
come tante altre suore - svolgono
negli Stati Uniti è a diretto servizio
delle parrocchie, nelle scuole parroc-
chiali. Queste scuole formano negli
Stati Uniti un sistema unico del gene-
re nel mondo cattolico.
E' una storia annosa: le prime
scuole cominciartmo a formarsi nel
1792; molte si svilupparono poi nella
prospettiva dell'assistenza agli emi-
grati; in seguito esse vennero sentite
come un'esigenza, per dare ai ragazzi
cattolici un'educazione alla fede nelle
zone dove l'eterogeneità dei gruppi
religiosi non consentiva un insegna-
mento religioso nelle scuole pubbli-
che. I cattolici si organizzarono a li-
vello locale, diocesano e nazionale;
nel 1972 avevano 12.600 scuole dalle
elementari alle università, e raggiun-
gevano 5.500.000 studenti. Esse hanno
attraversato recentemente una certa
crisi, ma ora ne stanno uscendo, anzi
quelle affidate alle FMA hanno conti-
nuato a crescere di numero: nelle loro
41 opere sono 28 quelle materne, 34 le
elementari e 36 le medie di vario Lipo.
Più i corsi serali, quelli estivi ecc.
Le suore sono presenti a fianco dei
parroci anche con i catechismi par-
rocchiali (che sono segnalati in 37
opere su 41), con l'insegnamento della
religione nelle scuole pubbliche, con
tre scuole per preparare le catechiste.
E poi sono presenti con le tante opere
giovanili del tempo libero.
Perfino corsi per majorettes. Un
saggio uso del tempo libero è la
preoccupazione costante della Chie-
sa: «Possano queste ore del tempo li-
bero essere usate per il riposo dello
spirito e il rafforzamento della salute
mentale e fisica. Attraverso lo studio e
l'attività spontanea, attraverso l'eser-
cizio fisico e le gare sportive, possa
ognuno trovare un aiuto a preservare
il suo equilibrio emotivo e a stabilire
relazioni fraterne». Per questo le FMA
aggiornano la loro preparazione nel-
l"area delJo sport, della recitazione,
della dinamica di gruppo, dei mass
media e audiovisivi, degli hobby più
Majorettes si diventa: due allieve delle FMA sono Impegnate a dare saggio della loro bravura.
vari preferiti dai giovani.
Di questa preparazione beneficiano
poi i loro 28 oratori o centri giovanili,
dove Lante ragazze trascorrono il
tempo libero. E i summer camps,
campeggi o colonie estive di varia im-
postazione, che sette opere organiz-
zano per ragazze e bambine dalla
scuola materna all'università. Questi
camps offrono i vari generi cli attività
ricreativa, insieme con l'isLruzione e la
formazione religiosa.
Due di queste oasi del buon uso del
tempo libero sono «Centri giovanili
regionali» e vengono destinati a com-
piti precisi. Sorgono uno a North Ha-
ledon sul versante atlantico, e l'altro a
Corralitos sul versante pacifico.
fluiscono a frotte le ragazze delle
scuole parrocchiali. si svolgono le
mini-olimpiadi per gli sport più diver-
si. si organizzano gite, tornei di
pallacanestro e pallavolo, perfino
corsi per majorettes...
L'impegno sociale. La scelta dei
campi di lavoro non è stata casuale: le
FMA sono presenti in nove dei 50 Sta-
Li, e hanno perseguito da vicino i sug-
gerimenti dell'impegno sociale. All'i-
nizio aprirono le opere dovè più forte
era l'immigrazione soprattutto italia-
na; ora preferiscono il «profondo
sud», le zone dei portoricani o messi-
cani, i profughi da Cuba.
Quest'ultima scelta è 1isultata im-
pegnativa. Nel 1961, 37 FMA dovettero
lasciare l'isola di Fide] Castro e le loro
consorelle se ne presero cura; procu-
rarono nelle case dell'Istituto una si-
stemazione per loro, per numerosi lo-
ro parenti, e per parecchie allieve
fuggite con loro. (In precedenza le
FMA avevano compiuto quest'opera
di misericordia verso altre 72 suore di
altre congregazioni e un imprecisato
numero di loro compatrioti, procu-
rando a tuui una sistemazione nella
nuova patria).
Il problema dei profughi, come pu-
re quello dell'assistenza ai portorica-
ni, che si riversano nelle periferie delle
metropoli, sta particolarmente a cuo-
re ai vescovi, che spesso lanciano ap-
pelli in favore di questi «fratelli in
difficoltà». Le FMA si preoccupano di
accogliere in tutte le loro in scuole un
nucleo di questi emarginati, e li aiuta-
no così a inserirsi più in fretta nel tes-
suto sociale.
Altra presenza divenuta necessaria
è tra le popolazioni di provenienza
messicana, che risiedono nel Texas e
negli Stati limitrofi. Per lavorare in
questi ambienti bisognosi di assisten-
za sociale e spirituale, numerose FMA
messicane sono state Lrasferite dal lo-
ro paese negli Stati Uniti. e hanno da-
LO vita a opere provvidenzfali. Esse
sono state aperte dal 1973 in poi, ma
una nel Texas era in (unzione già dal
1955: quella di San Marcos. Le suore
qui oltre a far scuola di religione ai
ragazzini della parrocchia (chieri-
chetti, corale ecc.), e a quelli della
scuola pubblica, compiono le visite
alle famiglie. Due sono ministre del-
l'Eucaristia, e più volte al mese porta-
no la comunione a una cinquantina di
persone, in massima parte anziane o
impossibilitate a uscire, bisognose
anche di qualcuno che parli con loro e
le stia a sentire. Alcune non ricevono
altra visita che quella delle suore.
Le mani per gli altri. La crescita
nella fede è la prima preoccupazione
delle suore, anche quando svolgono
azione sociale. Soprattutto alle giova-
ni esse offrono possibilità di fare
giornate di ritiro. In tre case organiz-
zano regolarmente dei «Ritiri di fine
9

1.10 Page 10

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settimana», a cui le ragazze parteci-
pano a gruppi, arrivando dalle varie
scuole.
Per gruppi già maturi viene allestita
la «Mornese experience», uno specia-
le ritiro di sette giorni. Sviluppando
temi ricavati dalla vita di santa Maz-
zarello e usando le tecniche comune-
mente applicate negli incontri giova-
nili, si conducono queste giovani a
prendere piena coscienza del valore
della loro esistenza nella luce di Dio.
L'impegno per gli altri ne è poi la ne-
cessaria conseguenza. Ecco per
esempio i temi ricavati l'anno scorso
da una biografia di santa Mazzarello
intitolata «Le mani per gli altri»:
il dono delle mani (ciascuno riceve i
suoi talenti in forma irrepetibile);
le mani creah·ve (la nostra è chia-
mata a 1icreare il mondo con Cristo);
le mani che danno la vita (convin-
cerci che noi possiamo portare la vita
di Cristo ai nostri fratelli);
mani che si aggrappano (imparare a
collegarci con la volontà di Dio;
mani silenziose (le mani congiunte
nella preghiera al Signore);
mani che si stringono (unire insieme
tutta la gente, nell'amore di Cristo);
mani aperte Oa chiamata a donare
senza riserve se stessi agli altri).
Leslie patita per Elvis. Per dare
continuità al loro lavoro le FMA han-
no pure organizzato le loro exallieve:
la Federazione Nazionale conta 19
Unioni di exallieve già costituite. At-
traverso queste Unioni, o anche diret-
tamente, le FMA mantengono un
contatto amichevole, continuano a
orientare e a incoraggiare nel bene.
Aiutano le exallieve a trovare il loro
posto di cristiane impegnate nella
scuola, negli uffici, nel loro ambiente
famHiare e nella vita di ogni giorno.
Le FMA degli Stati Uniti non si sono
contentate di lavorare in casa loro, di
accogliere le suore di Cuba o quelle
del Messico; sono andate anche ad
aprire tre case nel vicino Canada. In-
somma si danno da fare.
Anche per meritarsi delle vocazioni,
prezioso dono di Dio. Hanno quattro
opere in cui le giovani passano attra-
verso le varie fasi della preparazione:
prima sono aspiranti, poi postulanti,
poi novizie e infine juniores (già suo-
re, ma con i voti temporanei). Tra
queste giovani che bussano c'è una
certa Leslie Ring, aspirante di 17 anni,
ultinla arrivata. Leslie è una tipica
adolescente d'oggi. Le piace viaggiare.
Anche se è un po' patita del cantante
Elvis Presley, non è una sognatrice
dagli occhi imbambolati ma è solida e
concreta. Ha frequentato per· tre anni
le scuole superiori delle FMA a North
Haledon, prima di entrare nell'aspi-
rantato. A scuola era capoclasse, e un
punto di forza della squadra sportiva.
«Poi - dice-, il Signore mi ha chia-
mata dal profondo». E al Signore non
si può dire di no. I perché della sua
decisione di diventare un giorno suo-
ra, anche se contengono solo il punto
di vista a volte bizzarro di un'adole-
scente, finiscono col dire molto di più,
col tracciare un quadro dvelatore
delle FMA negli Stati Uniti.
La scuola era una famiglia. E si
tratta davvero di un quadro, anzi di
due: un giorno a scuola dissero alle
ragazze di raffigurare con tm disegno
l'idea che si erano fatte delle suore, e
Leslie per dire tutto fu costTetla a fare
due disegni. Uno rappresentava Maria
Ausiliatrice con un ampio mantello,
sotto cui le suore si raccoglievano in
gruppo; l'altro molto più realistico
raffigurava alcune suore intente a la-
vare i pavimenti, a rigovernare pento-
le e stoviglie. Leslie sa che facendosi
E cosl 1'lmpara In lretta: leali pieni di lllu1trazlo.nl, e una voce nella cuffia che spiega tutto.
FMA potrà diventare come qualcuna
di quelle suore che conosce, come
suor Teresa l'insegnante di ginnastica
sempre con le scarpette da tennis ai
piedi, o come suor Mary che organizza
a Newton i summer camps, o come
suor Rosalie che dirige i corsi per ca-
techiste, o semplicemente come suor
Carmen che in cucina prepara da
mangiare per lune. Questo per lei è
essere FMA, e dice: «Tutto quel che
Cristo chiede è un semplice sì».
Quando cominciò a frequentare le
suore di North Haledon, rimase sor-
presa e disorientala dal loro compor-
tamento. «Mi domandavo: perché
queste suore vogliono che la loro
scuola sia come una famiglia? Dev'es-
sere una scuola, non una famiglia».
Però lei constatava che invece era una
famiglia. In un secondo tempo si ac-
corse che proprio perché era una fa-
miglia, alle ragazze piaceva tanto an-
dare a quella scuola, e ci restavano più
a lungo che potevano.
Altro motivo di sorpresa per Leslie:
«La prima cosa che mi colpì fu iJ loro
abito. Le suore dove ero andata prima
non portavano più l'abito religioso, e
io pensavo che dovevano essere più
disinvolte e moderne che le suore sa-
lesiane. Ma non era così. Il loro com-
portamento modesto era proprio
quello giusto. Ciò mi piace tanto».
Altra osservazione importante di
Leslie: fobbedjenza delle suore. « E'
un'obbedienza sullo stile della loro
fondatrice, santa Mazzarello. Una
volta un suora a scuola si sentiva
molto male, e noi tutte le dicevamo di
interrompere la lezione, ma lei non
voleva. Non dovevamo perdere il no-
stro tempo. Poi arrivò la superiora e le
disse di smettere, e lei smise imme-
diatamente». E aggiunge: « Trovo me-
raviglioso che queste suore sono
pronte a fare qualsiasi cosa per le ra-
gazze, perfino a mettersi nei pasticci
per loro, purché ciò non sia contro il
loro spirito di obbedienza».
Leslie ha trascorso l'estate scorsa in
un summer camp come assistenLe, e
ha scoperto due cose per lei impor-
tanti. Primo: « Mi piace molto aiutare
gente della mia età, parlare alle ra-
gazze; mi trovo bene con loro». E poi:
«Ciò che rende davvero attraente la
vita salesiana è l'idea che questo mio
amore verso la gente giovane, diven-
tando suora, lo potrò, estendere a cen-
tinaia e centinaia di loro, e per tutta la
vita»,
Cosl Leslie, sotto il fascino del mo-
derno, del campeggio, della canzone,
dello sport, più o meno consapevol-
mente sta scoprendo nelle sue suore i
valori spirituali dei primi tempi e di
sempre.
(Dal Bollettino Salesiano
degli Stati Uniti)
10

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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ITALIA
Ventimila
10 marcia
<<SU e ZO>>
per 1ponti
Un salesiano e I suol giovani del
Turismo Giovanile Sociale nel
marzo scorso hanno organizzato
per Il sesto anno consecutivo la
«marcia non competitiva» che ha
movimentato e rallegrato per una
giornata le calli, i ponti e I cam-
pielli di Venezia
G li organizzatori della marcia
non competitiva «Su e zo per i
ponti» - don Dino Berti e i
suoi 602 ragazzi del Turismo Giovanile
Sociale - si ritengono soddisfatti. E
ne hanno motivi da vende.-e: 18.500
iscritti, altri 2.000 e più che volevano
partecipare e furono immessi nella
marcia anche senza iscrizione; 11 km
di strada percorsa, 53 ponti di Venezia
scavalcati, partenza e arrivo nella
suggestiva piazza San Marco, e come
premio una bella medaglia-portachia-
vi a tutti gli arrivati. Partirono in on-
date di 4 o 5.000 per volta. Prima quelli
under dodici (4.000 ragazzetti delle
elementari, felici come pasque), poi i
più grandicelli, poi i giovani e gli
adulti. E qualcuno di 80 anni. E le
mamme con il pupo nel carrozzino. E i
papà conil puponello zaino e lo zaino
sulla schiena. E due sposi freschi del
rito, con gli abiti nuziali.
Ma chi xei s ti mati? «Tutti - rac-
conta il cronista - si danno del tu
come se si conoscessero da cent'anni;
tutti scherzano e ridono, si guardano e
si fanno complimenti... Splendono le
tute gialle, rosse, arancione, azzurre
cielo, verde smeraldo, blu notte e
bianco neve... Le squadre, divise in
categorie, si srotolano come fiumi...
Negli occhi c'è l'orgoglio di misurarsi,
e nel cuore la speranza di arrivare
pl'imi, o quasi primi...».
La gente è venuta da tutta Venezia e
da varie parti d'Italia. Quasi metà da
lontano: un treno con sei vagoni da
Torino, due gruppida Roma, ecc. I più
da Venezia, e il cronista riferisce un
dialogo in dialetto: «Ma chi xei sti
mali de la marcia?» «Ti lo sa. semo
noialtri, mi, Michele e la Sandra, i do
Eioi del pian de soto, Francesco e Gio-
vanni. Se gh'à scrito anca el papà de
Bepi, e anca el nono...» «Chi? el vecio
Giacomo? Ma se el gavarà 80 ani..»
«Ma el gh'à e! cuor san».
Sono tanti gliobiellivi raggiunti con
la marcia: un po' di sport per .la gente
che di solirn cammina poco. Un po' di
arte, con Venezia, e tutte le cose belle
che racchiude, visitata da tanti fore-
stieri (orrore: chiamano vicoli le «cal-
li» e piazze i «campielli»...). Un po' di
folclore, con i gruppi che marciano in
costume veneziano, gli sbandieratori
petroniani venuti da Bologna (e affi-
liati alle Polisportive salesiane), le re-
cite dei gruppi artistici tra cui i ragazzi
(un tempo discoli) di Arese vestiti da
c\\owns.
E qualche risvolto culturale. Tra
l'altro ogni anno «partecipa» alla
marcia un Doge: la sua immagine
viene riprodotta dappertutto e effi-
giata sulle medaglie (le famose oselle
cbe la zecca della Serenissima un
tempo coniava in oro). Quest'anno la
gloria è toccata al Doge Nicola Sagre-
do, 105" della serie, che governò Ve-
nezia un solo anno nel lontano 1675.
Tutti i marciatori quel giorno si sono
portati a casa la sua effige.
Anche un po' di turismo: c'è chi ha
detto che questa marcia è ormai come
l'apertura ufficiale della stagione tu-
ristica di Venezia. Ma c'è di più, come
dimenticare l'obiettivo più bello? La
gioventù, la gente, che si è ritrovata in
una festa, all'insegna dell'amicizia e
della cordialità.
14 quintali di medaglie. r 603 orga-
nizzatori, la sera di quel memorando 9
marzo 1980 quando ba avuto luogo la
6" edizione della marcia «Su e zo per i
ponti», erano stanchl morti. Avevano
dovuto pensare a tutto, sorvegliare il
lungo percorso, distribuire i 20.000
bicchierini di carta per il «rifornimen-
to» a metà gara, rintracciare i bambini
dispersi e portarli ai loro genitori (a
ciò hanno provveduto con le radio ri-
ce-trasmittenti). Ma erano soddisfatti.
Avevano distribuito qualcosa come 14
quintali di medaglie-oselle con l'effige
del Doge Nicola Sagredo. A questo
Doge dimenticato avevano restituito
un giorno di regno nella Venezia che
fu sua. E a conti falli, una volta de-
tratte le spese di organizzazione, ave-
vano avanzato 6 milioni di lire che su-
bito hanno donato a un istituto di
bambini disadattati.
11

2.2 Page 12

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PER IL MESE DI MAGGIO
La
Madonna
dei tempi
difficili
Don Bosco nel 1862, sotto l'ur-
genza di tempi difficili, approdò
alla scelta preferenziale del titolo
mariano «Aiuto dei cristiani».
Anche I tempi d'oggi sono diffici-
li, e Il Rettor Maggiore ha Invitato
la Famiglia Salesiana a rinnovare
il suo impegno nella devozione
all'Ausiliatrice. «Prendere la Ma-
donna in casa», è stata la sua
esortazione. Sull'esempio, nello
stile, e col cuore di Don Bosco. *
N el 1862 Don Bosco mi dis-
ii
s~·-·"· L_a curiosa testimo-
,,
ruanza e sta ta tramandata
da Giovanni Cagliero (allora chierico,
poi primo missionario salesiano, poi
vescovo e cardinale), e segnala una
svolta decisiva compiuta da Don Bo-
sco nel suo atteggiamento filiale verso
la Madonna. « Finora - gli disse in
quell'anno il santo - abbiamo cele-
brato con solennità la festa dell'Im-
macolata; in questo giorno (8 dicem-
bre) erano cominciate le prime nostre
opere degli Oratori [estivi. Ma ora la
Madonna vuole che la onoriamo souo
il rito/o di Marici Ausiliatrice. I tempi
corrono così tristi, che abbiamo pro-
prio bisogno che la Vergine santissima
ci a iuti a conservare e difendere la fe-
de cristiana». Cosl, sotto l'urgenza dei
tempi, Don Bosco aveva maturato e
compiuto la scelta preferenziale del
titolo «Aiuto dei cristiani».
La sua vita trascorse tutta sotto il
segno di Maria, fin dall'infanzia. Ma
qµel J862 fu per lui - come ha notato
il Renor Maggiore don Viganò - «il
punio di approdo di un'inces!.tante
crescita vocazionale». E fu ancor pilt
un p11nto di partenza. che incise pro-
fondamente sul resto della sua vita,
*Il presente lesto è un Ubcro adattamento della
relazione Maria Auslllatrlce la Madonna di
Don Bosco•, 1couta da Pietro Brocardo nel 1979
al •Sim posio mariano salesiano d 'Europa •. 11
testo Integrale è apparso nel volume o l a Ma-
donna del tempi difficili• (Las 1980, pag. 308, lire
7.500).
12
AIUTO DEI POPOLI: la Polonia. La forte rappresentazione di Marta Auslllatrlce che racco-
glie Il popolo d i Dio sotto Il suo manto, si trova nel d uomo di Danzlca-Orunla.
sulle sue operefuture, e che - se mai
questi nostri tempi sono anch'essi
difficili - conserva pieno signi[icato e
vaJbre anche oggi per la Famiglia Sa-
lesiana.
S ot1o il segno di Maria. Don Bosco,
santo pieno di Dio, è stato anche
«pieno di Maria»: al punto che viene
considerato fra i più grandi devoti di
Maria che abbia avuto Ja·Cbiesa. Sap-
piamo che Maria, prima del suo sogno
dei nove anni, aveva già preso posses-
so del suo piccolo cuore ed era già
divenuta presenza viva nella sua esi-
stenza, per opera della sua santa
mamma terrena: «Giovanni mio,
quando sei venuto al m ondo ti ho
consacrato alla beata Vergine». Ma la
Madonna non si limitò a passare per
la mediazione di mamma Margherita,
irruppe direttamente nella vita del
pastorello dei Becchi, come verticale
dall'alto, prima nel sogno dei nove an-
ni e poi in altri splendidi sogni maria-
ni da lui stesso narrati.
Gli occhi di Don Bosco - questa è
la persuasione che lui ci lasciò -
hanno visto il volto di Maria. «Perché
ognuno di voi abbia la sicurezza che la
beata Vergine vuole La nostra congre-
gazione - dirà ai suoi nel sogno del
pergolato di rose - vi racconterò non
già la descrizione di un sogno, ma
quello che la s tessa beata Madre si
compiacque di farmi vedere». Nel suo
racconto si leggon o frasi come: « La
beata Vergine mi disse», « Ella allora
mi disse»,«Appe na la Madre Dio
ebbe finito di parlare»...
Don Bosco percepì con lucidità
crescente l'iniziativa di Dio nella sua
vita di fondatore, ma ebbe anche la
certezza di essere condotto e guidato
in tutto dalla mano di Maria. Diceva:
«Maria è la fondatrice e sarà la soste-
nitrice d ella nostra opera». All'Orato-
rio nulla si doveva fare se non «nel
nome di Maria, la più santa, La più
amabile delle creature, la gran Madre
di Dio ».

2.3 Page 13

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1. L'Immacolata e poi l'Ausiliatrice
La pietà personale di Don Bosco per
la Madre di Dio si alimentò ai culti
locali incon1rati man mano nella sua
vita: la Madonna del Castello a Ca-
stelnuovo d'Asti, l'Addolorata alla Ca-
scina Moglia, l'Immacolata nella
chiesa del seminario, la Con<;ofala di
Torìno (e la Consolala sarà anche la
prima statua della sua prima chiesa a
Valdocco). Poi ben presto le prefercn-
7c di Don Bosco si appuntarono sta-
bilmente sull'Immacolata: "Le nostre
opere più grandi - dirà un giorno a
don Rua - ebbero principio nel gior-
no delJ'Immacolata. Tulle le bcnedi-
Lioni pio, utcci dal cielo pc, meuo
della Madonna furono frullo d1 quella
prima Ave Maria della con fervore e
retta intenzione insieme a Bartolomeo
Garelli» (il ragt1no del suo primo ca-
wchismo). Sulla <;ua predilezione per
questo titolo mariano <li sicuro influi il
mo, imento spirituale che condurrà
nel 1854 alla ddiniL.ione del dogma
dell'Immacolata. Certo la festa del1'8
dicembre fu e rimarrà «ddiniliva-
mentc ceni.raie nella sua metodologia
pa:.toraJe e spirituale» (Don Viganò).
Ma pure, a un certo punto la <,ua <le-
volione preferita, e per rnohi aspelli
totalizzante, diventerà quella a Maria
Ausiliatrice.
Tale scelta preferenziale avvenne
quando Don Bo!>co a,eva raggiunto la
piena maturità e si avvim•a ,cr~o la
cinquantina. Nel 1858 l'esprc!>sione
Maria Ausiliatrice cominciò ad appa-
rire in qualche suo serino, e nel '62
Don Bosco approdò definitivamente a
questo titolo.
Nel maggio di quell'anno egli rac-
contò il sogno delle due colonne che
emergono dal mare in tempcMa. Una
appariva sormontata da una g1·ande
ostia, simbolo dell'Eucaristia, l'altra
da una statua di Maria con ~nun la
i.crilla: aAu'-ilium Cbristianorum•.
Tra le due colonne trovavano <,icurez-
za e riparo la nave capitanata dal Pa-
pa e altre minori, mentre infuriava
una tremenda ballaglia. L'allusione
alle lotte della Chiesa e del papato è
c,·idcnte; come è e,·idente per Don
Bosco che la salvezza pote,•a ,enire
solo da un'inteni.a pietà eucarislica e
mariana.
Nel 1862 Don Bosco formulò un aJ.
1ro progetto pieno di futuri i.viluppi:
quello di costruire una chiesa adegna
e grandiosa, in onore di Maiia Ausi-
liatrice».
Le buone ragioni pratiche. Come
suo solito, anche nel progettare il
santuario dcli'Ausiliatrice Don Bosco
associò alle alte moti\\fazioni ideali
delle buone ragioni concrete e 1>rnti-
che. An,1.ituuo pensava ai suoi raga.J.Li.
Raccontò Don Albera:«Un sabato del
dicembre 1862, forse il giorno 6, Don
Bosco avendo finito di confessare i
giovani verso le 11 di none, scese a
cena nel refettorio vicino alla cucina:
era soprappensiero. Ero solo con lui
quando a un tratto prese a dirmi: ''lo
ho confessato tanto, e per verità quai.i
non so che cosa abbia detto o fallo,
tanto mi preoccupm·a un'idea, che di-
straendomi mi traeva irresistibilmen-
te fuori <li me. Io pensavo: la noi.Lra
chiesa ~ troppo piccola, non capisce
tutti i giovani o pure vi stanno addos•
sali l'uno all'altro. Quindi ne fabbri-
cheremo una più bdla, più grande,
che '>Ì magnifica. Le dare.mo il titolo:
chic~a di Maria Ausiliatrice",._
Ma Don Bosco pensava anche alla
popoluzione della zona. Aveva notato
con pena come nel popolarissimo•
quartiere di Valdocco •molte migliaia
di citladini» , i\\'cssero •senza chiesa
di :.orta... Egli sol'lnva nel constatare
comi.: molti fedeli, «accorrendo alle
sacre !unzioni», dovessero essere
«c:.c.:lusi per mancanza di sito capa-
ce•, e come la popolalione del luogo,
«di oltre , entimila abitanti•. fo!>Se co-
suetta a vivere dove non esisteva «né
chiesa, cappella in cui si facessero
le sacre funzioni» o si impartisse
•l'insegnamento religioso». E' questo
il movente apostolico che lo :.pin~e a
•tentare il novello edificio•: • pron•e-
derc all'urgente bisogno degli abitanti
di Valdocco, e dei molli giovani che
nei dì Iestivi vengono all'oratorio dalle
.)
AIUTO DEJ POPOLI: quadro tuggestlvo di uno
sconosciuto pittore clnHe.
varie parti della ciuà e che non pos-
sono più contenersi nella chiesetta at-
tuale».
C'è ancora un altro motivo pratico.
Quell'idea persistente che distraendo-
lo lo traeva irresistibilmente fuori <li
sé, lo coglieva quando ormai Don Bo-
sco comincia,•a a guardare alla sua
congregazione incipiente come desti-
nata a grande espansione, e perciò bi-
sognosa di una «chiei,a madre» come
punto di riferimento stabile. cSai un
altro perché?», domandò al chierico
Cagliero nella conversazione del 1862.
E il Cagliero che gli leggeva in mente:
«Credo che sarà la chiesa madre dell::i
nostra Congregazione, il centro da cui
emaneranno lLLtte le nostre opere a
favore della gioventù». Hai indovi-
nato - proi.cgul Don Bosco-. Maria
è la fondatrice e sarà la sostenitrice
delle nostre opere».
A stimolare Don Bosco nella co-
sLruzionc del santuario c'era pure il
ricordo di un sogno, da lui raccontalo
molto pili tardi ma da1a10 1844, quan-
do l'oralorio era ancora sui prali.
Vidi una stupenda chiesa. I sogni di
Don Bosco banno fa tto problema già
quando era in vita, e forse lo faranno
semp,·e. Ma senza questi sogni, la vita
di Don Bosco perde significato e di-
venta incomprensibile; essi sono stati
considerati da lui, in ogni caso, la
proclamazione solenne della volontà
di Dio nella sua vita, nella sua missio-
ne. E si deve farne il massimo conto.
Il sog110 fatto nel 1844 è un «com-
plemento» di quello fatto a nove anni.
Anche qui una Signora, ma vestita •a
guisa di pastorella», che mcssasi a ca-
po di uno «strano gregge» lo invita a
seguirla. La carovana passa da un sito
all'altro finché trova definili,·o rifugio
a Valdocco in un complesso di edifici
che Don Bosco \\'Cde in tutti i loro
particolari. «Guarda a mezzodì», glì
dice a un certo punto la pastorella.
Egli guarda, ma non vede aJu·o che un
campo seminato a orto. «Guarda
un'altra volta!». insisle la guida:
«Guarda di nuovo!• •Allora vidi una
stupenda e alta chiesa. Un'orchestra,
una musica istrumentak• c vocale mi
invitavano a cantare messa. ell'in-
temo <li quella chiesa era una fascia
bianca in cui a caratteri cubitali era
scritto: Hic domus 111ea, inde gloria
mea (Qui la mia casa, di qui la mia
gloria),..
Don Bosco potè dire: «Da quel mo-
mento io camminai sempre sul sicuro.
sia riguardo agli oratori sia riguardo
alla congregazione, e l:>ìa sul modo di
diportarnti nelle relazioni con le auto-
rità. Le grandi difficoltà che devono
sorgere sono tutte prevedute e cono-
sco il modo di superarle. F'udopo aver
,risto chiese, case, cortili, gio\\'ani,
chierici e preti che mi aiutavano, e il
13

2.4 Page 14

▲back to top
modo di condurre avanti il tutto, ch'io
ne parlava con altri e raccontava la
cosa come se fosse già fatta. E è per
questo che molti credevano ch'io sra-
gionassi, e fui tenuto per folle».
Poteva essere considerato una paz-
zia anche la costruzione del santuario:
Don Bosco vi spenderà un milione di
lire di allora (qualche miliardo di og-
gi), cominciando con pochi spiccioli in
tasca. E perciò mettendo a repenta-
glio la sua credibilità. Trovò difficoltà
perfino riguardo all'approvazione del
titolo della chiesa: «Auxilium chri-
stianorum» era considerato dagli edili
del municipio di Torino un titolo «im-
popolare, inopportuno, tinto di bigot-
tismo», insomma politicamente non
gradito. Ma ebbe l'appoggio del Papa:
«Il regnante Pio IX, cui nulla sfugge di
quanto può tornare vantaggioso alla
religione, informato della necessità di
una chiesa nel luogo sopra citato,
mandò la sua prima graziosa offerta
di franchi 500, facendo sentire che
Maria Ausiliatrice sarebbe stato un ti-
tolo certamente gradito all'augusta
Regina del Cielo». L'approvazione del
Papa aveva per Don Bosco il signifi-
cato d ell'approvazione stessa di Dio.
2. Era l'ora dell'Ausiliatrice
La costruzione del santuario a Ma-
ria Ausiliatrice, come pure la scelta
preferenziale di questo titolo, furono
suggerite a Don Bosco soprattutto da
una visione teologica divenuta col
passare degli anni più matura, e veri-
ficata nel confronto con l'esperienza
personale e a un tempo con le risul-
tanze della storia della Chiesa.
Don Bosco constatava: « In questi
ultimi tempi la devozione a Maria Au-
siliatrice si può dire essere divenuta
mondiale, tanto da ogni parte si vanno
proclamando favori strepitosi, che es-
sa concede a chi la invoca sotto il ti-
tolo di Ausiliatrice». E per quanto lo
riguardava, «dilatandosi sempre più
per ogni dove la detta devozione, fu
ideato il progetto di una chiesa da de-
dicarsi a Maria Ausiliatrice in Valdoc-
co». Nel '64, dando attraverso il gior-
nale L'Unità Cattolica informazioru
s ui lavori in corso, userà un'espres-
sione particolarmente felice e sinteti-
ca del suo pensiero mariano: « Si spe-
ra che nel mese di maggio verranno
gettate le fondamenta del sacro edili-
cio, sia per rendere grazie all'augusta
Madre di Dio per i benefici ricevuti, e
sia per meritare ognor più la sua dife-
sa».
Don Bosco aveva l'esperienza delle
tante persone che ricorrevano a Maria
con fede e nella preghiera. Sapeva che
la devozione a Maria è radicata nel
dolore umano, nelle sofferenze cui
è intessuta l'esistenza; e sapeva per
l'esperienza dei secoli e s ua, che Ma-
ria, la donna povera, dimenticata,
esposta a tutte le sofferenze umane, è
sempre stata nella sua maternità uni-
versale la più vicina a chi soffre, in
funzione di difesa e di aiuto.
E ancor più Don Bosco sapeva dalla
storia, antica e del suo tempo, il ruolo
di Maria nella Chiesa, accanto ai po-
poli che la invocano. «Un'esperienza
di 18 secoli - scrisse - ci fa vedere in
modo luminosissimo che Maria ha
continuato dal cielo, e col più grande
14
successo, la sua m1ss1one dj Madre
della Chiesa e Ausiliatrice dei cristiani
che aveva cominciato sulla terra».
Don Bosco sta vivendo gli anni della
sua piena maturità umana e spiritua-
le; gli anni che coincidono con l'affer-
mazione e la sistemazione definitiva
della Congregazione, con la sua
espansione mondiale e missionaria;
gli anni in cui si sente sempre più
coinvolto e inserito .nell'attualità,
spesso drammatica, della Chiesa e
della nuova realtà italiana, come sa-
cerdote educatore e come apostolo.
Ebbene, questo grande periodo della
storia di Don Bosco è segnato da una
presenza più viva, più incombente di
Maria, la «Madre amorosissima» e
«Immacolata potente», venerata e
sentita in maniera quasi totalizzante,
nella sua funzione di Ausiliatrice, sia
dei singoli che dell'intera comunità
cristiana.
AIUTO DEI POPOLI: un'Aut lllatrlce Indiana di-
pinta a ollo con mano Ingenua au loglla pipai
(albero della gomma).
Una presenza tanto più necessaria
allora, in quanto Don Bosco era con-
vinto (e non a torto) che la cristianità
vivesse tempi diffkili.
La Chiesa assalita. Ecco il pensiero
di Don Bosco sui suoi tempi: «li biso-
gno oggi universalmente sentito di in-
vocare Maria non è particolare, ma
generale; non sono più tiepidi da in-
fervorare, peccatori da convertire, in-
nocenti da conservare (queste cose
sono sempre utili in ogni luogo, presso
qualsiasi persona); ma è la stessa
Chiesa Cattolica che è assalita. E' as-
salita nelle sue funzioni, nelle sacre
sue istituzioni, nel suo Capo, nella sua
dottrina, nella sua disciplina; è assali-
ta come Chiesa Cattolica, come centro
della verità, come maestra di tutti i
fedeli».
Don Bosco melleva in guardia gli
ottimisti che si aspettavano cambia-
menti rapidi: « I tempi sono cattivi, ma
si spera che in breve cambieranno,
verranno tempi migliori... Questi tem-
pi migliori noi li possiamo desiderare;
ma sperare no. Se è vero che gli effetti
son proporzionati alle cause e che po-
stele cause devono venire gli effetti, le
cose che ora vediamo sono radici così
potenti, cosl fun este, che gli effetti
devono riuscire ben amari e ben lun-
ghi, vista umana riesce a percepir-
ne i termini». Come esempio indicava
il cambio di atteggiamento dei governi
d'allora, sempre più liberali e anticle-
ricali: «Solo trenta o quarant'anni fa
c'erano vari stati cattolici: uno poteva
sperare salute dall'altro; ora più nien-
te, più niente... ». Ma se il quadro ge-
nerale risultava nero, Don Bosco non
perdeva affatto il suo ottimismo e le
sue certezze di fede: «Con tutto ciò,
facciamoci coraggio: la messe è gran-
de, il nostro sassolino nel maestoso
monumento della vittoria lo portere-
mo anche noi».
Non da soli, ma con l'aiuto di Maria.
« E è appunto per rne1·itarsi una spe-
ciale protezione dal cielo che si ricorre
a Maria, come madre comune, come
speciale Ausiliatrice deire e deipopoli
c a t t o l i c i... » .
La Madre onnipotente. La presenza
di Maria accanto al popolo cristiano è
stata descritta da Don Bosco nel
grande quadro che fece dipingere da
Lorenzoni per il suo santuario. Esso
esprime bene il sentimento intimo di
Don Bosco, lo stato d'animo dei cat-
tolici in lotta e bisognosi di sicurezza,
soprattutto la missfone di Maria Re-
gina e Madre della Chiesa. «In alto -
la descrizione è di Don Bosco- Maria
tra i cori d egli Angeli; intorno a lei, più
vicini gli Apostoli, poi i cori dei Profe-
ti, delle Vergini, dei Confessori. In
terra gli emblemi delle grandi vittorie
di Maria e ì popoli delle varie parti del
mondo in atto di alzar le mani verso di

2.5 Page 15

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3. Le mille idee mariane di Don Bosco
Proponendo la devozione a Maria
Ausiliatrice vista come Madre della
Chiesa e Madre spirituale di ogni [c.
dele, Don Bosco imendeva «rendere
grazie all'augusta Madre di Dio per i
benefici ricevuti e meritare ognor
più la sua difesa» nei pericoli. In suo
onore costruì il santuario di Valdoc-
co, e inlraprese tanLe altre iniziative
che hanno contribuilo ad arricchire
questa devozione di forme e valori
nuovi.
An;:itucto Don Bosco scris~e.
Tra il 1868 e il '77 pubblicò e diffuse a
centinaia cli migliaia di copie sci li-
bretti in sLile semplice e popolare,
sull'AusiLiatrice.
11c Poi fondò, in parallelo con la
Congregazione salesiana, l'Istituto
delle .me suore, che volle formassero
~un monumento di piena ricono-
scenza per i singolari favori ollenuti
da buona Madre». La nuova con-
gregazione fu lo sviluppo naturale di
una precedente associazione sorta
sotto il nome dell' Immacolata, ma
Don Bosco non esitò a cambiarle
nome, e nacque cosl l'Istituto delle
Figlie di Maria Aui,iliatrice. Un mo-
numento per nulla statico o decora-
ùvo, ma anzi vivo, co!>Lituito da gio-
vani donne consacrate, animate cli
spirito apostolico, che diventavano
testimonianza e tra!tparenza della
Madre di Dio per tante giovani po-
*vere da educare e per la società.
Don Bosco si avvide che !ti po-
teva rimediare alla ~carsità di voca-
Lioni sacerdotali avviando agli studi
le voc.uioni adulLC, e fondò un isti-
tuto che se ne prendesse cura: natu-
ralmente pensò che doveva essere
un affare della Madonna, e lo
chiamò Ope.ra di Maria Ausiliatrice, e
quelle ,ocazioni Figli di Maria.
l't Fondò la U11io11e dei devoti d,
Maria AusiliaJrice, che i salesiani
spargendosi per iJ mondo avrebbero
diffuso in po' dappertutto.
Donò ai suoi figli la formula
della Benedi_zio11e di Maria Ausilia-
trice, del'inita «un piccolo monu-
mento di pietà liturgica e mariana•.
Per mezzo di ~s~a Don Bosco ha
strappato dalla bontà di Maria in-
numerevoli grazie: la impartiva tut-
te le volte che poteva, con sentimcnti
di fede difficilmente imitabili. .Non
si cancellerà maj dalla mia memoria
- ha scrillo don Albera - l'impres-
sione che provavo nel vedere il no-
stro buon padre dare la benedizione
di Maria Ausiliatrice agli infermi.
Mentre recitava l'Ave Maria e le pa-
role della benedizione, si sarebbe
deuo che il suo volto si trasfiguras-
se: i suoi occhi si riempivano di la-
crime e la voce gli tremava sul lab-
bro. Per me quelli erano indizi che
"virtui, cx ilio exibat" ("da lui usciva
lllla fo,.ta": sono le parole che i
Vangeli riferiscono a Gesù); perciò
non mi meraviglio degli effetti mi-
racolosi che ne seguivano».
La Benedizione è opera di Don
·Bo!tco. Egli stesso, dopo averne fauo
uso per molti anni, ottenne che fosse
appro\\•ata ufficialmente dalla Sacra
*Congregazione dei Rili.
Così incoraggiò alla Novena di
Maria Ausiliatrice, che ha saputo e
anche oggi sa orientare a Maria tan-
te suppliche filiali.
~ Il saluto Maria aiwo dei cristia-
ni, prega per noi, voluto da Don Bo-
sco al posto di altre formule, è dive-
nuto come il sigillo della preghiera
salesiana; più ancora, è entraw an-
*che nel cuore dell'anima cristiana.
Con Don Bosco il Mese di 11,ag-
gio ha preso cadenze e toni nuovi
(per esempio inizio il 24 aprile e fine
il 24 maggio), e ha acquistato in in-
tensità e universalità.
AIUTO DEI P ..,OLI: un allorlllevo murale,
una delle dole, .ttuoH raffigurazioni che
gll artisti 1pagn, nno cosl ben esprimere.
* Anche la C..01111nemomzio11e del
24 del mese per suggerimento di Don
Bosco è diventata come una festa
ricorrente di Maria Ausiliatrice, un
momento forte della pietà mariana
*nella Iamiglia di Don Bosco.
A partire dal 1875 i missionari e
le missionarie di Don Bosco si tro-
vano ogni anno nella basilica di Ma-
ria Ausiliatrice per la Consegna de,
crocifis.\\i: lo ricevevano allora dalle
man i di Don Bosco, e ancora oggi lo
ricevono dai suoi successori, prima
di partire per evangelizzare i paesi
più lontani.
A partire dal 1877 il BS è d1-
venta10 l'eco dei fedeli che ri11gra-
;;1u11u l'Atmltatrice per le grazie
chieste e ottenute. Sono passati più
di cento anni, Don Bosco è s1a10
proclamato santo, e visto il numero
sempre alto di quanti scrivono rin-
graziando, sembra di dover dire che
Ma.ria Ausiliatrice e Don Bosco an-
cora « lavorano a due» a favore di chi
chiede la loro intercessione presso il
Signore.
lei chiedendo aiuto». La sua conce-
zione della storia della salve7.La lo
portava a collocare la Chiesa nel cuore
del mondo, e nel cuore della Chiesa
egli contemplava Maria, la Madre on-
nipotente, la vincitrice del male.
Questo quadro, l'ornamento più
bello della Basilica, è insieme la pagi-
na più densa di teologia sun'Ausilia-
trice che abbia scritto Don Bosco: E
l'intero santuario, frutto del suo im-
menso affello per la Madre di Dio, era
un gesto «per ravvivare in tutto il
mondo una fiducia illimiLata in colei
che in mezzo aJJe angustie, alle Lribu-
lazioni, agli errori, ai pericoli, era
sempre stala l'amorosa, pronta, po-
tente sua Ausiliatrice».
Quanto la sua «teologia sull'Ausilia-
trice» tosse genuina, Don Bosco ebbe
modo di sperimcmarlo in tutta la , ila,
ma soprattutto durante la costruzione
del santuario.
Un lavoro a due. Ha sorpreso prima
Don Bosco e poi il mondo, il fallo che
Maria si sia praticamente costruita la
«sua• casa contro ogni previsione
umana. E' questo il miracolo che il
teologo Margotti non si sentiva di ne-
gare: • Dicono che Don Bosco fa dei
miracoli e io non ci credo, ma cc n'è
uno che non posso negare. E è questo
sontuoso tempio, che costa circa un
milione cd è stato tiralo su in tre anni
con le 1,olc offerte i.ponlanee dei fe-
deli»
Don Bosco da uomo pratico quale
era avc,·a fatto bene i suoi calcoli pri-
ma di avviare i lavori l\\la sentiamolo
dire11amente: «Dirò adunquc che i
corpi legali- cioè le autorità cittadine
- diedero da principio belle speran-
ze; fecero promessa di vistose Largi-
zioni, ma per lo più cangiarono divi-
samento... Quando si trattò di comin-
ciare i lavori io non avevo un soldo da
spendere a questo scopo. Da una par-
te vi era certezza che q ue!J·cdiricio era
di maggior gloria di Dio, dall'altra
contrastava con l'assoluta mancanza
dei mezzi... Allora si conobbe chiaro
che la Regina del cielo voleva non i
corpi legali (gli nppoggi delle m1torità
cittadine, ecc.), ma i corpi reali, cioè i
15

2.6 Page 16

▲back to top
veri devoti di Maria... E volle essa
medesima porvi la mano e far cono-
scere che, essendo opera sua, ella
stessa voleva edificarla: Aedifical'it ~i-
b, domwn Maria» (Maria si costruì la
sua casa).
Don Bosco non si risparmiava, ma
qualcuno nell'ombra operava con lui
e per lui: l'Ausiliatrice. Era comincia-
to così il «la,•oro a due» tra Don Bosco
e Maria Ausilfatrice, il fare le cose in-
:.ieme, una misteriosa coopera1.ione.
La costruzione materiale del tempio si
arricchiva ogni giorno di fatl.i porten-
tosi che lasciavano Don Bosco sor-
preso e quasi !tgomcnto, tanto che
sentì il bisogno di consultarsi con uno
dei più grandi moralisl.i della Torino
di allora, mons. Bertagna In una pre-
ziosa testimonianza del Processo Or-
dinario egli fece questa affermazione:
•Credo vero che Don Bosco avesse il
dono soprannaturale di guarire infer-
mi. Questo l'ho sentito da lui medesi-
mo in occasione che eravamo ambe-
due agli Eserci1i spiiituali nel santua-
rio di Sant'lgna1.io sopra Lanzo, e mc
lo dice,•a per avere consiglio suJ con-
tinuare a benedire gli ammalati,
poiché, diceva, :.i levava un cotaJ ru-
more per le molte guarigioni che suc-
cedevano e che avevano l'aria di pro-
digiose, in seguilo a cotali benedizioni
eia lui impartilt:. E io ritengo che Don
Bosco dicesse il vero. Bene o male io
ho creduto di con:.igliare Don Bo:.co a
proseguire le benediLioni•.
Don Bosco riprese più serenamente
la sua strada. lmpaniva la benediòo-
nc di Maria Ausiliatrice, esortava i
devoti a onorarla, e Maria lo ascoll:l-
va: i malati guarivano, i problemi in-
grovigliati si risolvevano, le guarigioni
spirituali si moltiplicavano. Era evi-
dente che l'Ausiliatrice facern credito
al suo servo fedele. La coscie111a po-
polare non Lardò a scoprire quc-,ta
meravigliosa intc:.a tra Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, il legame in:.cindi-
bile che li univa: Don Bosco era vera-
mente «il santo di Maria AusiliaLricc"
e Maria Ausiliatrice era veramente «la
Madonna di Don Bosco».
ella sua umiltà Don Bosco ha mai
finito di dire che lui non c'entrava, che
faceva tutto l'Ausiliatrice: « E' il Si-
gnore, è Maria santissima che degna-
rono di servirsi di un povero prete per
compiere tali opere. Ogni pietra, ogni
ornamento (del tempio) segnaJa uno
grazia•. «Non c'è manone che non sia
:.cgnato da qualche grazia,._
Percepì l'attualità dell'Ausiliatrice.
Così Don Bosco - insieme con tanti
fedeli del suo tempo- rendeva gra1ie
a Maria Ausiliatiice e si meritava
nuovi ajuti da lui. E per questa Madre
tanto potente, perché tulli ricorresse-
ro a lei con fiducia di figli in quei
«tempi tristi•, seppe escogitare e tra-
durre in pratica altre mille idee e mille
iniziative (le p1incipali vengono qui
eddenziate nel punto 3).
A Don Bo::.co \\'a certo il merito di
aver intuito meglio che altri la vfra
attualità del c 11l10 mariano nella pro-
spelliva dell'A11silimrice.
Egli, pur awndo visto in Maria la
mamma preoccupata di ciascuno dei
suoi figli, e perciò desiderosa di venire
in aiuto materiale e spirituale a cia-
scuno in vita e nell'ora della morte, ha
saputo presentare la sua maternità
anche verso l'intera cristianità e la
Chiesa. Vide infatti nell'AusiliaLrice il
titolo in cui, con più adeguateu.a, si l)
storicamente e liturgicamente espres-
sa la do11rina della mediazione sociale
e pubblica di Maria, in ordi11e alla
Chiesa e al Papa. Don Bosco unì espli-
citamente (e i suoi :.critl.i ne fanno fc-
de) il Litolo di Ausiliatrice a quello di
Madre della Chiesa: un abbinamento
«che noi - ha osservato il Reuor
Maggiore - abbiamo poi visto con
gioia proclamato da Paolo VI alla fine
della ten:a sessione del Concilio Vati-
* cano».
Altro merito di Don Bosco è l'a-
ver divulgato a livello popolare 11ei piLì
vasti strati questa del'ozione, e <:on ca-
ratteristiche di originalità. Egli ha in-
trodouo a poco a poco modaJità nuo-
ve nella pratica concreta del culto
mariano a Valdocco, nell'ambito della
famiglia salesiana, e si può dire nella
* Chiesa.
li culto all'Ausiliatrice è divenia10
.)ra per i figli di D011 Bosco un elemen,o
caratterizzante. O almeno cosl do-
vrebbe e:.:.ere, e questa è stata la sua
volontà esplicita.
- 4. Rilanciare la devozione mariana
Come riattualiu.are e rilanciare
nell'oggi della Chiesa la de, ozione a
Maria Ausiliatrice? Anzitutto occorre
la consapevoleu:a che su questa stra-
da Don Bosco !>lesso volle avviali i
suoi figli, come risulta anche dal suo
testamento spirituale: ..La santa Ver-
gine Maria continuerà certamente a
proteggere la nostra Congregazione e
le opere saJesiane, se noi continuere-
mo la nostra fiducia in lei e continue-
remo a promuO\\ ere il suo culto. Le
sue feste e più ancora le sue solennità,
le suenovene, i suoi tridui,il mese a lei
consacrato, siano sempre caldamente
incuJcati in pubblico e in privato coi
foglietti, coi libri. con le medaglie, con
le immagini, col pubblicare o sempli-
cemente raccontare le grazie e le be-
nedizioni che questa nostra celeste
benefallricc a ogni momento concede
alla sofferente umanità».
C'è poi una condizione da verificare
in radice: la Madonna deve avere un
posto speciale nel cuore dei figli di
Don Bosco; :.e non ce l'ha, c'è qualco-
sa di profondamente errato. U rilancio
mariano può partire solo dall'interno,
dall'intimo dell'animo, come in Don
Bosco.
nrilancio mariano deve poi partire
dall'essenziale, senza mai dissociare
la Madre dal Figlio e dallo Spirito
Santo, che ci conduce all'età adulta
del Cristo nelrinumità del Padre.
La concretezza popolar e. Nello
stesso tempo il rilancio dev'essere ra-
dicato per cosl dire nel sensibile, avere
le caratterisLicbc della concrctcna
che furono già di Don Bosco. Egli, che
si ritenne • mandato ai figli del popo-
lo•, sapeva che la pietà popolare si
esprime - come in liturgia - nell'or-
dine dei segni sensibili: l'uomo con-
creto vuole vedere e toccare. Questo
spiega come la devozione inculcata da
Don Bosco ai suoi giovani non abbia
nulla di astratto o di vago, o peggio
ancora di monotono; come al contra-
rio egli sapesse farla gustare, nmden-
dola quasi palpabile e festiva , con lo
splendore dei riti, con la suggestione
del canto, con il gusto della preghiera,
con la gioia sfavillante della grazia di
Dio. A tutto questo faceva da contor-
no o da seguito un insieme di aspe11i
folcloristici, come le accademie in
onore di Maria, la banda, le luminarie,
i giochi prolungati, ecc. (tulle cose
caranei:istiche della cultura popolare
del tempo, che noi vediamo rivivere...
per esempio ne.Ile Feste dell'Unità).
In questa prospetl.iva l'atteggia-
mento da assumere oggi sarà all'inse-
gna dell'equilibrio tra L'anl.ico e il mo-
AIUTO DEI POPOLI: Il Giappone (qua<lro del derno. Ci sono elementi che hanno
pittore Yamamoto, eseguito nell'anno 1950).
valore eterno: bisogna riprenderli in
16

2.7 Page 17

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IL MESE DELL'AUSILIATRICE
chiave di modernità . Ci sono cose da
abbandonare perché gellano sul volto
di Maria una luce non più appropria-
ta. Ma ce ne sono altre che hanno solo
bisogno di un accurato restauro e che
bisogna restaurare. Infine, ci ,·uolc
Maggio 1980
a T o r i n o V •impulso creativo». Né adoratori, in-
somma, di ciò che l'usura del tempo
ha superato per sempre; né febbrici-
tanti per le no, ità che non portano il
1
docco
I sigillo dello Spirito.
Realis ta ma trascendente. LI rilan-
Ecco alcunl dati sullo svolgimento del «mese dell'Auslllatrlce» 1980 a
cio mariano dovrà avvenire nella pie-
Valdocco, forniti dal Rettore del santuario don Gianni Sangalll.
na aderenza ai problemi del nostro
tempo, ma senza perdere la dimen- Ape rtura. Il mese dell'Ausiliatrice La novena. Inizia gio\\'edì 15 mag-
sione trascendente. Ne ha parlato il inizia .il 23 aprile con una solenne gio; in quei giorni sono programmaù
Rettor Maggiore: «La dcvo7jonc a l- funzione, presenti le comunit à sale-
l'Ausiliatrice è legata agli avvenimenti siane e delle FMA di Valdocco.
concrcù dell'esistenza, si immerge nel Pred icatore del mese mariano è
numerosi pellegrinaggi dalle parroc-
chie salesiane e dagli istituti e oratori
della cillà.
corso vivo della storia, nei suoi labi- don Adolfo L'Arco, salesiano ben co- La vigilia della festa. Nella notte
rinti e nelle sue passioni, ma rimane nosciuto. e apprezzato oratore.
avrà luogo, come tradizione, la veglia
chiaramente escatologica (Don Bosco Svolgimento. In ogni giorno del di preg11iera, che ini7ierà alle ore 21,30
direbbe "religiosa"), non si trasforma mese, durante la celebrazione delle con la funzione penitenziale comuni-
in una "crociata di cristianità". Sente messe, i fedeli sono invitati a percor-
I e partecipa alle vicissitudini dei popoli rere con Maria il loro cammino verso
nell'ininterrotto loro processo verso il Signore, per mettersi al suo servi7JO
un nuovo grado di liberazione, ma con la stessa disponibilità della Vergi-
non diviene mai "politica" (nel senso ne Madre. Due funLioni mariane in
I ristretto e specifico del termine). E' particolare sono caratterizzate dalla
realista ma trascendente, in piena predicazione di don L'Arco: quelle
taria, e si protrarrà per tutta la notte
con celebrazione di messe, recita del
rosario meditato, canù, preghiere.
n 24 maggio. Questo giorno vedrà
un !>ucccdersi di celebrazioni !.Olenni,
con la presenza del Cardinale di Tori-
no, di mon!i. Livio Maritano , escovo
sintonia con la specifica missione del- delle ore 16,30 e 18,30. Duranle il mese d1 Acqui, del Vicario del Reuor Mag-
la Chiesa».
si tengono le giornate degli ammalaci, giore don Gaetano Scrivo, di vescovi
Prendere la Madonna ln casa. Si è degli anziani, dei bambini, per un loro missionari salesfani.
davvero in •lempi difficili», tali che omaggio particolare a lla Madonna nel
La proces:,io11e serule per le vie del
giustifichino un più intenso ricorso a
Maria? Non molti anni ra veniva alla
suo santuario. Due date, prolonda-
mente salesiane. cosLituiranno come
luce in Egillo un antico papiro, su cui lappe fondamentali nell'itinerario
quartiere Valdocco a, rà inizio alle ore
20, e si concluderà nc!Ja piana con il
salULo e la benedizione del Cardinale
un saggio quasi quattromila anni fa ver~o I.a festa: il 6 e 13 maggio.
di Torino.
lamentava: • Una volla sl, le cose an- 6 maggio, san Domenico Savio. La
La festa di Maria Ausiliatrice cade
davano bene; ma adesso invece come festa è preceduta dal convegno degli nel sabato vigilia di Pentecoste, di qui
tutto sta andando in rovinai» Pare che Amici Dornenico Savio, e resa più so- una novità di rilievo per quest"unno:
da sempre l'uomo sia portato a rele- lenne dalla presenza del cardinale di quando la folla che partecipa alla
gare i tempi felici in epoche remote, e Torino. padre Anastasio Ballcstrero,
a considerare il proprio tempo ierri- che presiede la concelebrazione.
bilmen te pieno di malanni. Ma pare 13 maggio, sanla Maria MazzarcUo.
processione sarà sfollata, i giovani si
1accoglieranno sulla piaua per una
veglia di preghiera. E Maria li raccoglie
che davvero ogni tempo sia difficile La festa è preparata e sostenuta dalle ancora una volta nel cenacolo. come
per chi lo vive, con nu ove situazioni e Figlie cli Maria Ausiliatrice e dalle loro un giorno accolse gli apostoli in anesa
problemi nuovi e difficili da affronta- ora toriane e a llieve.
della Pentecoste per ricevere lo Spiri-
re e superare. Forse è per questo che
l'Ausiliatrice, Madonna dei tempi dif- AIUTO DEI POPOLI: dall'Olanda quHla ata-
ficili, ci è stata data dal Signore per tuatta, opera dallo aeultora padra Cor Goorta.
to di Cristo. La Madonna rinnova così
la fede del giovani, e li porta a l suo
Gesù_
sempre.
Dopo la festa deU'Aus illatrice. Le
E allora ben venga l'invito del Ret-1
manifestazioni in onore della Madon-
tor Maggiore: « Prende re la Madonna
na non avranno Lcrmine ma conti-
in casa». Sull'esempio deffapostolo
nueranno, anche a sostegno dei nu-
Giovanni che si vide affidare Maria da
merosi pellegrinaggi previsti. In parti-
Gesù stesso quand'era su lla croce.
colare, quello straordinario della Fa-
Prendere la Madonna in casa, spiega il
miglia Salesiana d cll' lspettoria Meri-
Rettor Maggiore significa anzitutto
dionale, con oltre mille partecipanti.
introdurla ne ll'intimità della propria
Con loro, la sera del 30 maggio, si terrà
esistenza. E poi, anraverso tutta la
la processione di chiusura, con grande
serie dei comportamenti e delle ini-
fiaccolata, nei cortili di Valdocco e in
-1 ,dative di cui si è parlato, rendere Ma-
ria come presente e visibile in meuo
agli altri Ogni ambiente salesiano
piazza Maria Ausiliatrice.
Infine il 31 maggio, festa della Visi-
tazione, !>i 1errà il co11veg110 dell'Asso-
non solo i collegi, e i centri giovanili,
ciazione Devoti di Maria Aw,ifiatrice,
ma anche le case dei Cooperatori ed
con accettazione dei nuovi membri, e
Exallievi - tullo per l'impegno degli
presenuvione del programma prepa-
amici di Don Bosco può diventare
rato dal Centro Mariano Salcsiano per
,sp azio sacro a Maria».
sviluppo dell'Associazione.
17

2.8 Page 18

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COLOMBIA
Gli allievi
degli
exallievi
di
OuartleTe La Unl6n, periferia Mecfelnn: l'edificio del Centro Educativo Don Bo•co, e una ciane
attorno alla statua del santo del ragaul. Nella vallata sulla slnlalrll 11 Intravvede la grande città.
Medellin
GII Exalllevl di MedellCn hanno costruito
In un quartiere di periferia una scuola
gratuita che da quattro anni è frequentata
da 1200 alunni. E' una storia appena cre-
dibile, di gente che si aiuta e aiuta, In uno
•SUie salesiano delle origini•.
Nel 1973 questi Exalllevl costituirono la
. Fondazione Educativa Don Bosco., nel
' 74 cominciarono a costruire, n~I '76 co-
minciarono a fare scuola nel primo edificio
ultimato. Quattrocento bambini vi fre-
quentano le elementari al mattino, 400
bambine al pomeriggio, e circa 400 giova-
ni adulti, in massima parte operai, fre-
quentano la scuola media (4 anni) alla se-
ra. La scuola, che si chiama «Centro Edu-
cativo Don Bosco•, è gratis per le ele-
mentari. ha una tassa sulle 3.500 lire
mensìll per la scuola media; e tutti gli al-
lievi ricevono dalla scuola i libri e il resto.
Le autorità aiutano con gli stipendi agli
Insegnanti, ma l'amministrazione degll
Exallievi deve provvedere al materiale di-
dattico. alla manutenzione, alle spese ge-
nerali.
La scuola sorge nel quartiere La Untòn.
dove sono confluiti decine di migliaia di
emarginati, campeslnos attratti dal fasci-
no della città. Gli Exallievl non solo hanno
dato vita alla fondazione, ma formano an-
che l'ossatura del corpo insegnanti. Nu-
merose mogli e figlie di exallievl, più altre
brave signore di Medellin, hanno dato vita
al gruppo delle «Volontarie salesiane• :
con una promessa fatta e rinnovata ogni
24 maggio si Impegnano a lavorare con lo
spirito di Don Bosco per I ragazzi poveri. E
per le loro mamme: in particolare, le Vo-
lontarie tengono alle mamme degll alunni
e alle donne del quartiere i corsi di eco-
nomia domestica, puericultura, pronto
soccorso ecc. Non è tutto. c'è anche un
ambulatorio gratuito, oggi ancora in siste-
mazione precaria, ma comprendente già
farmacia, le sale per visita medica, lo stu-
dio dentistico e ocullstlco.
Al fianco di questi exallievl, solo la pre-
senza discreta (ma a tempo pieno) di un
salesiano: padre Gulllermo Rivera. Ha
preso su di sé l'animazione spirituale degll
exallievi, delle Volontarie salesiane e degli
allievi. Per loro celebra la messa anche più
volte al giorno. La chiesa non c' è, ma lui
arriva nelle classi con la sua valigetta, tira
fuori le tovaglie pulite e lo stendardo degli
Exalllevl da appendere alla parete. Ogni
classe ha cosl un po' di catechismo e la
messa una volta alla settimana. Padre Ri-
vera dà molla importanza alle teste del-
l'anno liturgico, e a quelle salesiane: il 31
gennaio è festa di Don Bosco ma anche
fiesta del nino; il 24 maggìo è la giornata
delle prime comunioni e delle Volontarie.
Padre Rivera organizza per tutti le assem-
blee, gli incontri formativi e le giornate di
studio.
Neì mesi scorsi sono cominciati I lavori
per completare gli edifici: verranno realiz-
zate sei aule scolastiche per i corsi di for-
mazione professionale, il refettorio scola-
stico, la biblloteca, gli uffici ammlnlstrallvl
Al campo di calcio verrà aggiunto un cen-
tro polisportivo.
Tutte queste Iniziative richiedono un
sacco di denaro, e gli exallievl compiono
equilibrismi Incredibili per trovarlo.
Ma non ne vale la pena? La periferia di
Medellin si gonfia di una gioventù prove-
niente dalla campagna in cerca di una
speranza. E questi bravi exallievi se ne
fanno carico con il cuore di Don Bosco.
L'aula scolastica diventa c hl&H e padre Rivera
utebra la messa aulla cattedra.
18
Pacchi dono per gll alllevJ più poveri: ogni anno
gll Ellalllevl ne conle:rlonano centinala.
Ad aprile la fHla dell'albero: ogni claaae va a
plantare Il auo, e poi lo seguirà con cura.

2.9 Page 19

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----- --·~
OBRA SOCIAL DE LOS
EX-ALUMNOS SALESIANOS
MEDELLIN
Il tabellone sulla facciata esterna dell'edlllclo annuncia le caratterlsllche A fine anno I diplomi scolastici, e I premi. I ragazzi se Ilportano a casa felici,
dell'opera realizzata dagli exalllevl di Don Bosco a Medellln.
la loro promozione sociale, e un avvenire meno Incerto, cominciano di 11.
Una delle aule del «Centro Educativo Don Bosco»: Al mattino lo frequenta- La lesta di Don Bosco è anche resta del ragazzo, e si la la sfilata delle
no I ragazzi e al pomeriggio le bambine delle elementari, a sera gli adulti. maschere. I ragazzi al dipingono e c'è un premio per I tipi più originali.
Ogni 24 maggio, festa delle prime comunioni. In mancanza di una vera
chiesa, Il rito si svolge nel corridoio stretto davanti alle aule scolastiche.
Un gruppo di exalllevl con le loro mogli, «Volontarie salesiane». Tutti amici
e ben aHlatall, trovano In Don Boaco un senso pieno alla loro esistenza.
19

2.10 Page 20

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* ITALIA COOPERATORI SALESIANI
Tre iniziative
per <<crescere,,
1A settembre l' "Incontro
di fraternità e preghiera"
S arà un incontro veramente
((
eccezionale, ci saranno mi-
gliaia di partecipanti, in-
conlri simili se ne fa uno ogni dieci
anni». Così ritengono quelli del Con-
siglio Nazjonale Cooperatori che
stanno preparando questo forte mo-
mento associativo. E l'invJativa che
lanciano è davvero di quelle che pos-
sono segnare una svolta nella vita in-
tema dell'associazione. Ecco i dati
salienti dell'Incontro nazionale di fra-
ternità e preghiera.
Dove e quando. Avrà luogo a Roma,
nei giorni 1-4 settembre 1980.
Per cW. Sono invitati turti i Coope-
ratori salesiani, adulti e giovani, e an-
che quanti si orientano a diventare
Cooperatori.
Gli obiettivi. Riducibili a tre.
l. «Alimentare il senso di apparte-
ne11za all'associazione. C'è da ravviva-
re la consapevolezza di essere stati
chiamali a partecipare all'avventura
salesiana per la salvezza di tanti gio-
vani. Siamo membri secolari di una
grande famiglia, siamo componente
non secondaria ma essenziale di es-
sa», ricorda il comunicato dell'asso-
ciazjone. L'incontro mira a «far cre-
scere il gusto e la gioia di essere coo-
peratori salesiani».
2. « Conoscerci di più, sentirci molti
e mollo fratelli». Quindi« prendere più
coraggio, conoscere le grandi possibi-
lità di intervento fra la gioventù che la
nostra associazione ha». E insieme
«condividere la ricchezza dì anime
generose che militano silenziosamen-
te in mezzo a noi».
3. «Rinnovare la nostra fedeltà al
Papa e ai pastori della Chiesa». La fe-
deltà al Papa è stata caratteristica di
Don Bosco e dev'essere un segno della
salesianità dei Cooperatori. L'udienza
del Papa sarà certo un momento fon-
damentale dell'incontro.
Ma l'incontro vuol essere anche ..-un
segno che ci faccia conoscere di più
all'episcopato e agli altri organismi
20
ecclesiali. Nella Chiesa italiana molti
non ci conoscono... Invece è giusto e
conveniente che le opere del Signore
siano note a tutti».
La pre parazione. Alla «Giunta ese-
cutiva nazionale dei Cooperatori» è
stato affidato l'incarico di preparai-e
l'incontro nelle linee generali, soprat-
tutto negli aspetti tecnici. Sono mobi-
litali i Consigli ispettorfali e i Centri. Di
pari passo procede la preparazione
spirituale, e l'acquisizione degli atteg-
giamenti interiori necessari per con-
seguire gli scopi dell'incontro.
Il programma. La Giunta esecutiva
ha diffuso un programma, molto det-
tagliato ma ancora suscettibile di
qualche cambiamento. Esso prevede:
Lunedi 1 settembre. Nel pomeriggio,
appuntamento a Roma nel Tempio
Don Bosco, presenti i Superiori mag-
giori.
Martedi 2 seuembre. Primo incon-
tro, forse al Palazzello dello sport:
pane/ e testimonianze su «La frater-
nità che ci insegnò Don Bosco». Se-
condo incontro nel pomeriggio, messa
presieduta dal superiore salesiano,
poi serata di fraternità.
Mercoledì 3 settembre. Nell'incontro
del mattino continua la trattazione dei
temi. Nel pomeriggio il probabile in-
contro col Papa. Dopo cena, per i
Giovani Cooperatori, «probabile ora
di fraternità con il Papa nei giardini di
Castelgandolfo».
Giovedì 4 settembre. Al mattino in
San Pietro: concelebrazione con il
card. Vicario di Roma, accettazjoni di
neo-cooperalori, «offertorio straordi-
nario» per l'opera che i giovani coo-
peratori hanno aperto a Tre!ew (Ar-
gentina). Un ultimo incontro di fra-
lernilà, con testimonianze su Trelew e
consegna del crocefisso missionario a
un Cooperatore partente.
2 "Mondo nuovo", la collana
che piacerebbe a Don Bosco
Trenta Litoli e due milioni di opu-
scoli disseminati per l'Italia in questi
ultimi tre anni: la collana Mondo
Nuovo ha sfondato.
Gli opuscoli, circa dieci all'anno,
sulle 32-40 pagine ciascuno, presentati
in bella veste tipografica, scdtti in lin-
guaggio facile, costano quanto un
giornale: 300 lire. Autori validi, a volte
illustri, hanno messo a disposizione la
loro penna. Sono opuscoli di carattere
popolare, e contengono un messaggio
schiettamente cristiano.
L'iniziativa è stata lanciata nel 1977
daU'Associazione dei Cooperatori sa-
lesiani, e si avvale dei servizi editoriali
del «Centro Catechistico Salesiano»
di Torino (editrice LDC). Si tratta di
una vera e propria catechesi popolare,
un'evangelizzazione che può raggiun-
gere anche chi di solito non frequenta
la chiesa. Negli opuscoli infatti si af-
rronlano i te.mi vivi del nostro tempo,
visti nella luce del Vangelo.
La loro larga diffusione si spiega
anche col fallo che rispondono a
un'esigenza oggi sentila nel mondo
cattolico: le editrici per lo più hanno
un'abbondante produzione di libri e
liviste impegnate, fatte per geme di
cultura, ma hanno una produzione
piuttosto scarsa a carattere popolare.
E' in questo vuoto che si colloca pro-
ficuamente la collana.
Mondo Nuovo è idealmente - e di-
chiaratamente - la continuazione di
una collana lanciala da Don Bosco ai
suoi tempi, Le letlure cattoliche, che
aveva rovesciato sull'Italia decine di
milioni di opuscoli. «Alla stampa cat-
tiva» dei suoi tempi Don Bosco inten-
deva così «opporre libri buoni, per
alimentare lo spirito e i cuori di
principi morali», pubblicazioni «che
siano di piccola mole per non affati-
care troppo, e di tenue prezzo per non
domandare che sacrifici leggeri». Le
nuove Letture Cattoliche, pensate in
questa stessa linea, sono uno slru-
menlo di apostolato in mano ai par-
roci e ai gruppi ecclesiali più vari.
L'editrice LDC diffonde Mondo Nuo-
vo attraverso i suoi normali canali di
vendita (librerie religiose); ma la
maggior diffusione passa attraverso le
mani dei Cooperatori che hanno co-
struito 450 «rivendite a domicilio».
Essi vengono a contatto con la gente
di media e scarsa istruzione, che di-
spone di poco tempo per leggere e di
poco denaro da spendere, ma che
sente e vive i problemi di lutti. E fra
questa gente i Cooperatori realizzano
la diffusione capillare degli opuscoli,
col sistema « a tu per tu».
Sotto il nome di Mondo Nuovo, ol-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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tre agli opuscoli, vengono stampati
anche dei poster a colori, che espri-
mono anch'essi un messaggio cristia-
no. l poster, in formato 44x64, si pre-
stano a decorare le sedi delle assr cia-
zioni e gruppi, le aule, le sale di riu-
nione, le chiese, qualsiasi posto di
passaggio. E i ragazzi li appendono
nelle loro camere. Costano 300 lire, e
se ne sono già stampali 150 mila.
Queste iniziative sono state accolte
con molta simpatia. Scrivono i vesco-
vi ringraziando, scrivono i parroci e i
cooperatori raccontando come dif-
fondono gli opuscoli e quanto sono
graditi. Le rivendite ogni anno cre-
scono di numero, e anche la tiratura
degli opuscoli cresce. Effettivamente
gli argomenti trattati sono di notevole
interesse (come può risultare da una
rapida lettura dei titoli riportali qui
accanto).
Gli amici della Famiglia Salesiana
sono invitati a contribuire all'iniziati-
va, diffondendo negli ambienti popo-
lari questa lettura cristiana dei pro-
blemi del nostro tempo. Possono ac-
quistare gli opuscoli presso le librerie
religiose, o chiedere di istituire unari-
vendita a domicilio (minimo dieci co-
pie di ciascun opuscolo che viene
pubblicato). Informazioni e richieste
presso Cooperatori Salesiani, Ufficio
Nazionale, viale dei Salesiani 9, 00175
Roma ; Lei. 06/74.80.433.
3Gli esercizi spirituali
tempo forte di Dio
Anche quest'anno i Consigli ispet-
LOriali offrono ai Cooperatori la possi-
bilità di «ritirarsi qualche giorno con il
Signore» in località adatte a temprare
lo spirito e anche il fisico. La tabella
qui sotto elenca i corsi di cui il BS è
venuto a conoscenza. Si può dare il.
nome a corsi di qualsiasi regione. Per
informazioni e iscrizioni rivolgersi al
propdo Consiglio ispettoriale.
Lazio
Lombardia
Lombardia
Puglia
Sicilia
Slcllla
Veneto
Campania
Campania
Campania
Emilia
L.ombardla
Marche
Piemonte
Toscana
COOPERATORI E COOPERATRICI
Frascati (Roma)
Como
Como
Martina Franca (TA)
Zalferana Etnea (CT)
Palermo
San Fidenzio (VR)
16-19 giugno
5-8 giugno
7-11 luglio
4-8 luglio
30 glugno-4 luglio
13-17 settembre
9-12 ottobre
SOLO COOPERATORI
Pacognano di Vico Eq. (NA)
Pacognano di Vico Eq. (NA)
Pacognano di Vico Eq. (NA)
Tosslgnano (BO)
Como
Loreto (AN)
Torre Canavese (TO)
Arllano(LU)
29 glugno-3 luglio
9-13 luglio
12-16 settembre
11-14 settembre
5-8 giugno
29 agosto-2 settembre
19-23 agosto
17-21 luglio
SOLO COOPERATRICI
Alcuni titoli in collana
1. Aiutiamoli a crescere
2. Ma c'è poi questo Dio?
3. Prevenire la droga
5. Don Cesare prete a 19 anni
6. La Bibbia: parola di Dio agli uo-
mini
7. Marxismo, comunismo e cristia-
nesimo
11. Educare come Don Bosco
12. Perchè i missionari?
13. Conosci Gesù?
16. Avevo lame...
17. DI fronte alla legge di aborto
18. Il messaggio del primi martlrl
19. I giovani e la società
20. Una gabbia per ragazzi
22. Messaggeri di Dio nella lamlglia
23. DI fronte al Testimoni di Geova
24. Noi non abbiamo abortito
25. Un Papa venuto da lontano
27. La scuola è anche nostra
28. Che farà mio flgllo dopo la terza
media?
29. Ml alzerò e andrò da mio Padre
Lombardia
Lombardia
Lombardia
Marche
Piemonte
Piemonte
Sicllla
Veneto
Campania
Lazio
Lombardia
Campania
Lazio
Puglia
Sicilia
Como
7-11 lugllo
Zoverallo (MO)
8-12 settembre
Triuggio (Ml)
15-19 settembre
Loreto (AN)
24-28 agosto
Roccavione (CN)
2-6 giugno
Roccavione (CN)
7-11 giugno
Corso di orientamento per signorine (da definire)
Conegliano (TV)
8-12 settembre
COOPERATORI CONIUGI
Pacognano.di Vico Eq. (NA)
Frascati (Roma)
Como
9-13 lugllo
5-8 settembre
4-7 settembre
GIOVANI COOPERATORI
Pacognano di Vico Eq. (NA)
Arcinazzo (Roma)
Martina Franca (TA)
7-11 settembre
27-30 marzo
27-31 agosto
COOPERATORI ANIMATORI
Corso residenzlale (da definire)
In agosto
21

3.2 Page 22

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BRASILE* HA 50 ANNI E 10.000 ALLIEVI IL «DON BOSCO» DI CAMPO GRANDE
Dove i ragazzi
fischiarono
il vescovo
Campo Grande: padre Joao Pian, primo direi•
tore. A destra, la grande bandiera giunta da
Brasllla per Il 50' dell'opera salesiana.
Il vescovo salesiano era andato a visitare il collegio, e fu accolto dai
ragazzi con fischi. Allora il vescovo comprò il collegio. Il complesso
scolastico man mano si è rinnovato e Ingrandito, e ora accoglie allievi
d'ogni genere dalle elementari all'università compresa. Il primo di-
rettore della scuola ricorda...
I n quei tempi dire Mato Grosso
~( voleva dire fine del mondo ci-
~
vile, andare in Mato Grosso
era andare nel Far West. Omicidi,
furti, vendette mortali erano all'ordi-
ne del giorno. Distanze enormi, as-
senza di mezzi dj trasporto, ammali
feroci come i leoni americani, i lupi, e
serpenti velenosissimj, si trovavano in
abbondanza». A ricordare i vecchi
tempi è padre Joào Pian, un Eriulano
di Chiopris, 82 anni compiuti, col
ciuffo ancora nero che spiove sulla
fronte, il naso autoritario e il sorriso
cordiale. Cinquant' anni dopo, volen-
do fare l'elenco dei ragazzi che fre-
quentano il s uo collegio, deve mettere
in fila i ragazzini delle scuole elem en-
tad, gli studentelli delJe medje, i gio-
vanotti del liceo e della scuola com-
merciale, e gli universitari che fre-
quentano le facoltà di FiJosoffa, Dirit-
to, Scienze economiche e Servizio so-
ciale. Diecimila e oltre, probabiJmente
il più affollato tomplesso scolastico
della Congregazione Salesiana.
Un secchio in un angolo. II Mato
Grosso era fino a due anni fa un unico
Stato, una delle 27 ripartizioni del ter-
ritorio nazionale brasiliano. E vastis-
simo: nel Mato Grosso l'Italia ci stava
quattro volte, con... il resto di una Si-
cilia. r salesiani vi erano arrivali nel
1894 per prendersi cura delle tribù di
indios Bororo e Xavanle. ln Campo
Grande giunsero nel 1924 per atten-
dere alla paJTocchia. Allora il centro
contava meno di diecimila abitanti:
brasiliani, e immigrali da Paraguay e
Bolivia. li «collegio municipale» era
stato fondalo nel 1917, e c'era voluto
del vero coraggio. Ma per continuare,
il coraggio non bastava: le diJiicoltà
erano enormi. Nel 1929 la scuola li-
cenziava i primi liceisti maturi, ma il
suo preside prof. J oào Tessitore cer-
cava chi potesse farsi carico dell'ini-
ziativa. E chi, se non i salesiani che già
22
avevano la parrocchia? In quegli anni
essi rappresentavano quasi da soli la
Chiesa in queUa sconfinata regione.
«U collegio - dice padre Pian -
aveva ISO alunni esterni e SO interni.
Questi ultimi erano tutti figli di agri-
coho1i, abituati alla vita libera dei
campi e quindi poco avvezzi alla di-
sciplina. L'internato, unico in tutto iJ
sud del Mato Grosso, aveva come
dormitol'io uno stanzone diviso in
due; qui gli interni di notte venivano
chiusi a chiave perché non fuggissero.
Le linestre erano inchiodate con una
decina di grossi chlodi ciascuna. L'in-
caricato della disciplina alla sera
chiudeva, si meueva la chiave in tasca
e se ne andava per i fatti suoi. I ragazzi
dovevano aspettare che tornasse ad
aprire l'indomani. Non avevano luce,
non acqua e nemmeno gabinetti, so-
stituiti da un secchio in un angolo. Per
lavarsi andavano alla vicina stazione
dove chiedevano la carità di un po'
d'acqua.
« E' chiaro - aggiunge padre Pian
- che dentro non si poteva educa-
re. Qualunque estraneo entrasse in
casa veniva fischiato. Lo stesso ve-
scovo salesiano, mons. Antonio Lu-
stosa, una pasta d'uomo, quando
andò a visitarli ru ricevuto con i fischi.
Un giorno che l'incaricato della disci-
plina elette le dimis:,ioni e se ne andò,
il preside supplicò iJ vescovo di prov-
vedere lui. 11 vescovo parlò con l'i-
spctLorc salesiano, insieme raggranel-
larono i solili, e comprarono il col-
legio. Che da allora si chiamò "Don
Bosco''».
Da quel giorno sarebbe cambiato
mollo più che il semplice nome. P adre
Pian era già da quelle parti, e ve lo
mandarono.
Lo faremo direttore. «Fui inviato
come direttore il 24 aprile 1939 - rac-
conta padre Pian -. Visto come sta-
vano le cose, pensai a Giovannino
Bosco e al suo "sogno dei nove anni",
ai lupi, cani e gatti che doveva cam-
biare in agnelli mansueti con J'aiuto
della "bella signora", la Madonna. Era
il primo giorno del "mese di maggio".
Raccolsi i ragazzi e sull'esempio di
Don Bosco cominciai recitando con
loro un'Ave Maria. ln fondo non era-
no ragazzi cattivi, e un mese e mezzo
più lardi - quando m ons. Lustosa ri-
tornò,- trovò un tale cambiamento
che gli vennero le lacrime agli occhi».
Padre Pian aveva fatto domanda
per le missioni fin da ragazzo, a l novi-
ziato. Nel 1927 era diacono e lavorava
all'oratorio San Paolo di Torino; un
giorno di festa vi capitarono don Ri-
naldi, terzo successore di Don Bosco,
e l'ispettore delle missioni salesiane in
Brasile. « Durante il pranzo il superio-
re delle missioni puntò iJ dito verso di
me, e chiese a don RinaJdi che mi in-
viasse in Brasile. Aveva bisogno di
missionari per Campo Grande. Don
Rinaldi rispose ad alta voce: "Sì, sì, lo
manderemo in Brasile, e lo faremo
anche direttore". Alle parole "lo fare-
mo clirettore" mi persuasi che stava
scherzando, mi misi a ridere e non ci
pensai più.
«Pochi mesi più tardi fui 01·dinato
sacerdote, ebbi modo di incontrare
due volte don Rinaldi, e ogni volta egli
mi ricordò: •·campo Grande! Campo
Grande!" Poi venne la funzione di ad-
dio ai missionari, e di nuovo, abbrac-
ciandomi, mi ripetè: "Campo Grande!
Campo Grande!" Giunto in Brasile,
dopo due anni di a mbienta mento a
Corumbà, fui mandato davvero a
Campo Grande, come direllore... ».
Nel I978 il Mato Grosso è stato ili-
viso in due Stati, e Campo Grande con
i suoi 250.000 abitanti è ora la capitale
del Mato Grosso del Sud. Fino al 1940 i
salesiani avevano la responsabilità
completa su Lutto questo territorio;
ora altre congregazioni sono venu te in

3.3 Page 23

▲back to top
( Libreria
I
aiuto e lo Stato comprende un'arci-
diocesi e quattro diocesi.
Campo Grande ha otto parrocchie
(ognuna vasta come certe diocesi in
llalia), e i salesiani ne amministrano
tre. Oltre alle parrocchie e al Don Bo-
sco, dirigono l'Opera sociale Paolo VI
con altri duemila allie\\'i e l'Istituto pe
dagogico San Vincenzo con internato.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno
due collegi con solo 5.000 allieve, e si
prendono cura dell'ospedale cittadi-
no. Salesiani e FMA continuano poi a
lavorare tra gli indios: oggi m olti Bo-
roro e Xavante sanno leggere e scri-
\\' ere, e i capi sanno difendere i diritti
delJe loro comunità davanti alJe auto-
rità e a quanti vogliono rar loro torto.
Se non è più Far West. L'anno
scorso a Campo Grande hanno aperto
i festeggiamenti per il cinquantesimo
del Don Bosco, presenti tulle le auto-
rilà. Da Brasilia era giunta una ban-
diera enorme, e fu issata suJJa torre
del collegio. I ragazzi sfilarono por-
tando alte cinquanta fiaccole accese,
simboli dei cinquant'anni; poi si esi-
birono in ginnastica ritmica e gare
sportive. Per l'occasione er ano tornati
padre Raimuodo Pombo. primo ra-
gazzo del collegio divenuto salesiano,
e un exallicvo del 1930, B cnjamin Fa-
rab, che oggi è deputato e per rivivere
una giornata nel suo vecchio collegio
ha percorso i I.200 km che lo separa-
,,aoo da Rio de Janeiro. C'era anche il
primo direuore padre Pia n . che si è
ricevuta una medaglia.
Se questa è l'apertura, cosa starà
succedendo in questo maggio 1980
che preved e la chiusura dei festeggia-
menti? Tullo giusto e m eritato, del re-
sto. Se il Mato Grosso non è più un Far
West ma uno Stato seren o e ordinato,
lo si de\\'C anche alle decine di migliaia
di ragani- oggi uomini - che banno
frequenLat o il Don Bosco e vivono i
suoi insegnamenti.
BIANCHI ENZO (A cura di)
Letture per ogni giorno
Ed. Ll)C. 1979. Pag. 822, lire 9.500
E' assai più che una delle tante antolo-
gie di brani per lettura spirituale: è un •le-
zionario facoltativo., utilizzabile anche
nella •Liturgia delle ore•. I lezionari facol-
tativi erano stati previsti dalla riforma li•
turgica, per venire Incontro a singoli e co-
munità che volessero letture nuove In al-
ternativa a quelle consuete contenute
nell'Ufficio Divino. La validità dei testi qui
presentati è già stata per così dire speri-
mentata, e precisamente nella nota •Co-
munità di Bose», di cui è capo il curatore
del libro.
Quanto agli autori proposti, i Padri vi
hanno logicamente largo spazio, ma an-
che autori successivi e recenti; autori cat-
tolici, ma anche di altre denominazioni e
perfino ebrei.
POLLO MARIO
L'animazione culturale: teoria e metodo
Ed. LDC 1980. Pag. 164, /Ire 4.000
Animazione è un termine venuto di mo-
da, e nella Famiglia Salesiana un po' tutti
sentono animatori di qualcosa o qualcu-
no. E come capita per le parole abusate,
attorno all"animazione e alle sue modalità
si verifica non poca confusione. L'autore
vuol portare un chiarimento a partire dal-
l'antropologia culturale, dalle scienze del-
la comunicazione e dalla dinamica di
gruppo.
Il libro, che stranamente manca di una
bibliografia sull'argomento, non è di facile
approccio e richiede un lettore preparato.
SEGAL PATRICK
La vita può ricominciare
SEI 1979. Pag. 240, lire 6.000
Una storia vera cominciata otto anni la,
quando una pallottola partita casualmente
da una pistola si conficcò nella colonna
vertebrale di Patrick e lo inchiodò a terra
senza scampo. Cosl un ragazzo di 24 anni
e nel pieno delle lorze, sportivo, si vede
tagliato fuori dal mondo delle persone
normali e confinato tra gli handicappati. Il
libro è il racc-0nto in prima persona del-
l'esperienza che ne è seguita per il prota-
gonista, della sua volontà di riuscire a tutti
I costi: Patrick diventa fotoreporter, In
carrozzella gira il mondo, e scrive per
raccontare che si può conseguire la vitto-
ria sulla sventura.
RINALDI PIETRO
Quando a mlllonl videro la Sindone
Ed. E/ledici 1979. Pag. 94, lire 2.700
L'autore, noto slndonologo, si è tratte-
nuto a Torino per tutto Il tempo In cui la
Sindone fu esposta nel 1978; e ha trac-
ciato In una corrispondenza dal vivo la
storia insieme dell'esposizione, della Sin-
done, e del congresso svoltosi In quel
giorni con la partecipazione di studiosi di
tutto il mondo. Il volume - arricchito da
efficaci foto a colori - è quindi un ag-
giornamento, anzi l'ultima parola sull'ar-
gomento.
DELUMEAU JEAN
La paura In occidente (sec. 14•.1s•)
Ed. Sei 1979. Pag. 648, Lire 15.000
Intere comunità e civiltà hanno avuto
nei secoli passali un drammatico impatto
con la paura, ma finora gli studiosi non
avevano dedicato molto spazio a que-
st' angolazione Inquietante del passato.
L'autore, che a Nantes ricopre la cattedra
di «Storia delle mentalità religiose nel-
l'Occidente moderno•· con quest'opera
mira a colmare la lacuna. La società occi-
dentale vi appare con I connotati di •una
città assediata. o che si riteneva tale». E
non fa meraviglia, se l'uomo è - secondo
la definizione di Mare Oraison - .,·essere
che ha paura•. Questa ponderosa ricerca
porta a una rilettura della storia piena di
sorprese per niente esaltanti, e In definiti-
va aiuta a leggere anche il presente in una
luce nuova.
QUARELLO ERALDO (a cura di)
Il mistero dell'Aldilà
Ed. Las 1979. Pag. 108, lire 4.000
Il tema Inquietante dell'Aldilà, nel 1979 è
stato oggetto di puntualizzazione In un ci-
clo di sei conferenze organizzate dall'U-
niversità Pontificia Salesiana. E Il libro ne
presenta I testi. Gli autori prendono in
considerazione le ricerche parapsicologi-
che, l'Antico Testamento, Il pensiero di
san Paolo, l'Idea dell'inferno nell'uomo
d'oggi, l'Aldilà rapportato all'impegno
storico. Sono - com'è logico aspettarsi
- testi di alta divulgazione. adatti per chi
intende affrontare Il forma aggiornata . ta
verità cristiana sulle ultime cose».
GIULIO CESARE
Un ponte sul Reno
Ed. SEI 1980. Pag. 180, lire 4.000
Si può leggere
Giulio Cesare, Il «De
bello gallico• . lo
scontro decisivo con
Verclngetorige, co-
me un romanzo
d"avventura. Il nuovo
volume della collana
Reporter lo propone
per i ragazzi, a scuo-
la e luorl scuota. La
collana mantiene la
caratteristica che ne la il successo: riporta
testi su un grande avvenimento storico.
scritti da un testimone diretto, o addirittura
da un protagonista. Questa volta Giulio
Cesare, per la conoscenza Insieme di un
grande autore e di una impareggiabile vi-
cenda storica
Per richieste vedere pagina 2, colonna 2.
23

3.4 Page 24

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IEduchiamo come Don Bosco
]
N el primo dei venti volumi che formano la biografia di Don Bosco si legge
che «Giovannino da pastorello aveva come compagno un certo Secondo
Matta, servi1orello i11 una delle masserizie circostanti. Ogni mallina questi scen-
deva dalla collina traendosi die1ro la vacca del padrone. per la colazione era
provvisto di un pezzo di pane nero. Giovanni i11vece tenevc, fra le mani, sboccon-
cellandolo, un pane bianchissimo che mamma Margherita non /asciava mai
mancare ai suoi figlioli. Un bel giorno Giovanni disse a Matta: "Mi fai u11 pi,ace-
re?" "Ben volencieri ", rispose il compagno. "Vuoi che facciamo lo scambio del
pane?" '1E perché?''"Il tuo pane deve essere piiì buono del mio, e mi piace di più".
«Matta nella sua infantile semplicità credette che Giovannino repwasse
davvero più gustoso il suo pane nero, e facendogli gola il pane bianco dell'amico,
volentieri accond1:5cese a quella pennuta. Da quel giorno per ben due p1imavere di
seguilo, 1utte le volte che al mattino s'incontravano in qHel prato, facevano lo
scambio del pane».
Matta divenuto uomo si rese conto della bontà di Giovanni, perché il suo
pane nero non era certo una ghiottoneria. Giovannino ha appena una decina
d'anni, e è già così delicato nella pratica della bontà. li suo gesto richiama i versi
di Manzoni: «Cui fu donato in copia/doni col volto amico,lcon quel tacer pudi-
co/che acce110 il don li fa». Si trattava di poco, ma per i poveri il poco è molto!
Sviluppate nei ragazzi
l'arte di convivere
* Educare significa soprattutto li-
be.-are daU'egoismo; ma per divenire
liberatori bisogna essere liberati, così
come per divenire evangelizzatori bi-
sogna essere evangelizzati. Don Bosco
educatore d'eccezione s'era liberato
* dall'egoismo già in tenera età.
Nell'uomo, come ben ha osser-
vato Fromm, ci sono due istinti: l'i-
stinto della sopravvivenza e l'istinto
della convivenza. U primo sviluppa in
noi l'avidità del possesso. L'uomo, te-
mendo che gli vengano meno i mezzi
di sussistenza, desidera averne sem-
pre di più e sviluppa cosl l'avidità di
possedere. U bisogno di avere sempre
più, porta aUe lotte alle guerre.
Ma, viva Dio, nell'uomo sboccia an-
che l'istinto alla convivenza, da cui
scaturisce la gioia di vivere insieme:
una gioia che si chiama convivialità, e
trova il suo segno e la sua causa nel
convito, che presso i popoli civili è
*sempre stato considerato sacro.
L'istinto della convivenza non
orienta verso il possesso bensì verso
il dono dei propri averi, e culmina col
dono di sè. Per rendersi utile nella
convivenza l"individuo sviluppa i pro-
pri talenti e rende gradita la propria
presenza. Per esempio in un campeg-
gio riesce assai gradito agli amici chi
assolve molti servizi, dalla cucina ai
cori. Come ha detto Gesù, dà più gioia
dare che ricevere.
Il ragazzo istintivamente si sforza di
sviluppare le sue attitudini, di accre-
scere i suoi talenti; e se ben orientato
si impegna nella sfera dell'essere, os-
sia vuol essere dì più per donare dì
più, vuol donare di più per rendersi
più utile e più accetto, per godere me-
glio la convivialità, ossia la gioia di
vivere insieme.
* Mentre l'istilo della sopr·ayvi-
vcnza porta alla conquista <lei beni,
l'istinto de lla convivenza porta alla
crescita dell'essere. La società del
profitto e dei consumi è tutta intenta a
sviluppare J'istin to della sopravvh en-
za, ed eccita i ragazzi a possedere
sempre cli più per consumare di più.
Non Li esorta a sviluppare la propria
persona con la virtù e la cultura, ma li
eccita ad acquistare beni materiali
perché ripone in essi la felicità.
Lo stesso studio è compiuto in ìtm-
zione del guadagno, perciò è in ribas-
so la cultura umanistica. Le strutture
politiche e scolastiche sono in funzio-
ne dell'avere e non già dcll'e:,,:,,ere,
perciò la massa si è addirittu ra con-
vinta che l'uomo è per sua natura un
egoista, e che se non si fa leva sull'e-
goismo, sul profitto, non rende né
nello studio né nel lavoro. Si climenti-
ca così che nell'uomo può agire anche
l'istinto della convivenLa che porla
alla bontà, alla generosità e al dono
disinteressato di sè.
* Per educare bene bisogna svi-
luppare con moderato equilibrio l'i-
stinto della sopravvivenza, e poten-
ziare al ·massimo l'istinto della convi-
venza. Possedere il necessario per vi-
vere con una certa agiatezza e svilup-
pare al massimo le nostre facoltà, i
nostri talenti e i nostri carismi.
La civiltà che ha come scopo il pro-
fitto, sviluppa l'egoismo e atrofizza la
stupenda capacità di convivere nella
gioia, nel dono di se stessi. Giovannfoo
sono l'azione dello Spirito Santo e con
la guida di mamma Margherita svi-
luppò aJ massimo l'istinto della con-
vivenza, e ddusse al minimo l'istinto
della sopravvivenza. Poi, da adulto,
sostitu1 l'istinto della sopravvivenza
con il culto della Provvidenza e creò
comunità d'amore dove ogni membro
* era felice di donarsi agli allri.
Il mondo ci dice che l'uomo è
felice se aumenta gli averi, Gesù ci
dice che l'uomo è felice se della sua
vita fa un dono sincero e totale per i
suoi fratelli. li mondo insegna che bi-
sogna avere sempre di più. Gesù inse-
gna che bisogna essere sempre di più.
Giovannino sentì la voce di Gesù già
nei primi anni, e sviluppò se stesso a
tutti i livelli per donarsi ai compai:,rni.
Incominciò col donare il pane bianco,
e Cinl col donare il pane più bianco:
l'E ucaristia. E con l'Eucaristia donò
se stesso tutti i giorni di una vita.
Avendo liberato dall'egoismo l'anima
sua, fece crescere migliaia e migliaia
di giovani nelle dimensioni di Gesù.
Adolfo L'Arco
24

3.5 Page 25

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IN MEMORIA DI DON LUIGI COCCO (1910-1980)
Il missionario don luigi Cocco.
Se il mondo sapesse
il cuor eh'egli ebbe
* Ho conosciuto don Cocco: giovane sacerdote, aveva riempito
di Dio e di Don Bosco i miei anni verdi. « Se Il mondo sapesse il cor
ch'egli ebbe.., questo bel verso di Dante, mi sembra scritto per lui.
A 17 anni Luigi disse In casa che voleva andare nelle missioni
come salesiano. Suo padre e gli altri familiari, che erano seduti a
tavola, si alzarono l'uno dopo l'altro e uscirono costernati. Rimase
solo il nonno, e gli sorrise: «Lo sapevo, Don Bosco me l'aveva detto:
" Non tu, ma uno del tuoi"».
* Terminata la seconda guerra mondiale, Il Comando delle
truppe alleate di liberazione lo mandò a chiamare: volevano Insignirlo
di una decorazione per quanto aveva fatto a fianco del partigiani.
Disse: « lo non so che farne di una medaglia, datemi piuttosto roba per
i miei ragazzi poveri». Ottenne l'uno e l'altro.
* Un giorno del 1959 don Cocco sperduto nella sua missione fra
gli indios Gualca, era caduto malato. Gli indios da un pezzo soffiavano
sopra di lui per cacciare via gli spiriti cattivi che volevano farlo morire,
ma non riuscivano ad allontanarli. Allora lo stregone disse: Ora tu
muori perché sei pallido, freddo e sudato. Tu non hai parenti fra noi,
ma sta' tranquillo: noi ti vogliamo molto bene, non ti abbandoniamo.
Già abbiamo combinato: ti bruceremo con molta legna, e tutti quanti
insieme mangeremo con molte banane la tua cenere, come se fossi
un parente nostro».
-#- Scrivere di quest'uomo Irripetibile, che ho conosciuto bene e
ml ha voluto bene, è un dovere e una gioia.
1. " Non tu, ma uno dei tuoi "
disse Don Bosco al nonno
« Dicono che il card. Cagliero prc-
ga\\'a così· "Vi adoro, mio Dio... vi rin-
grazio di avermi creato, fatto cristiano
e salesiano". Anch'io prego come lui, e
in più ho da ringraziare il Signore
perché mi ha rat Lo nascere in una ra-
miglia che è fedele a Don Bosco da
quauro gencraiioni». Così don Cocco
i11 11120 dei pochi appunti personali la-
sciati alla ~ua morte. Questa storia di
quauro Ke11era;;1oni fedeli a Don Bosco
-storia cllt' tra l'altro comprende 1111a
profe.:.ia del sallfo, e è come la preisto-
ria della l'oca;:io11e di don Cocco -egli
l'ha racconww e scritta piiì volte (,·e-
dere anche BS di novembre 1974, pag.
15). E rieccola, in un collage più co111-
pleto dei dfrel'si testi.
Il bisnoono. Quando ero piccolo, il
nonno mi raccontava sempre di suo
papà Giacomo Cocco, che do\\·c,·a go-
dere d'una certa popolarità da quelle
parti di Torino ed era chiamalo "Bar-
ba Giaco del Balòn" (zio Giacomo del
pallone). Era di cinque anni più gio-
vane di Don Bosco. ed era suo amico e
confidente. Era rimasto presto vedo-
vo, e facevo il "fernmiù" (stracciven-
dolo).
Quando a Torino scoppiò la polve-
riera (26 aprile 1852). questo mio bi-
i.nonno era stato tra i primi ad accor-
rere, e trovò Don Bosco già sul posto
(era, non dimentichiamolo, un Don
Bosco giovane e atlclico di 37 anni).
Bisognava buuarc acqua sui barili di
polvere da sparo non esplos_i, per evi-
tare più gravi sciagure; e Barba Giacu
non avendo recipienti prese dalla Le-
sta di Don Bosco il suo cappello da
prete e lo portò a un certo Sacchi
perché lo riempisse d'acqua e la get-
tasse sui barili (Sacchi, maresciallo,
anificiern. e incaricato della pofreriera,
risulterà l'eroe della giomata, e sarà
ricompensato co11 medaglia d'oro e
una via di Torino intitolata al suo
nome). Si vede da questo episodio che
iJ mio bisnonno aveva molta confi-
denza con Don Bosco.
U nonno. Mio nonno Luigi era aJ-
lora un ragazzino <li 7 anni (era nato
nel 1845), già orfano di mamma, e ,c-
niva affidato dal papà alle suore del
Cottolcngo che lo alle,•avano con gli
orfanelli. li giorno dell'esplosione,
Don Bosco di ritorno dalia polveriera
passò di lì, e trovò le suore allarmate.
ll ragazzino. che era piccolo non solo
per elà ma anche di statura, si era
preso tanta paura dell'esplosione che
era scappato a nascondersi da qual-
che parte e nessuno lo trova\\"a più. Le
suore an•ertirono subito Don Bosco,
che si mise a chiamarlo per nome gri-
dando, ma Luigino sembrava sparito
nel nulla. A un Lrallo, girando gli oc-
chi, Don Bosco vide in un angolo del
cortile una cesta rovesciata che si
muoveva; la sollevò e tirò fuori Luigi-
no ancora impaurito. Gli disse sorri-
dendo: «T'devi ncn stermele quand
che Don Bòsc al ciama. birbanti•
(Non devi nasco11clert1 quando Do11
Bosco ii chiama).
Nel 1855 il nome di mio nonno -
Cocco Luigi di Giacomo, proprio co-
me me - figurava in una lista di 220
bambini e bambine che vennero cre-
simati a Valdocco (dal Ve.1c0Po di Sust1
mons. Oddone, il primo l11glio). La lista
porta in fondo la firma di Don Bosco.
Mio nonno non era ancora interno al-
l'Oratorio. ,·i fu accettato gratis da
Don Bosco più tardi (dagli archivi ri-
sulta la data del 13.8.1859), come arti-
giano, apprendista calzolaio.
E imparò il mestiere da Don Bosco.
25

3.6 Page 26

▲back to top
Più di una volta il nonno mi confermò
un episodio che è raccontato anche
nel (ilm "Don Bosco". «Quando ero
apprendista calzolaio - mi racconta-
va -, Don Bosco mi faceva alzare e
cominciava lui a battere la suola, e alla
fine mi diceva: « Hai visto? T'ses un
bon a niente!» (Sei un buono a nulla).
Don Bosco nel mese della Madonna
assegnava un "fioretto spirituale" ai
suoi ragazzi: un pensiero adatto a
ciascuno di loro, con cui li esonava a
fare meglio. Anche mio nonno rice-
vette i fioretti di Don Bosco. Egli scri-
veva personalmente questi fioretti in
un quadernetto: per ogni riga un no-
me, e il consiglio adatto. I ragazzi
passavano poi uno per uno da Don
Bosco, che staccava La strisciolina di
carta e la consegnava all'interessato;
ma i nomi dei ragazzi restavano nel
quadernetto. Ho potuto vedere il no-
me Cocco nel quadernetto dei «Fio-
retti dati dalla Madonna» risalente al
1862. Erano « fioretti» che impegna-
vano molto seriamente i ragazzi a
~cambiare vita», e non stupisce se
qualcuno di loro non aveva il coraggio
di andare a ritirare il suo. Mio nonno
doveva essere tra i buoni, perché la
strisciolina accanto al suo nome non
c'è più.
Cresceva di età, ma non cresceva di
statura. Don Bosco lo guardava, poi
scuoteva la testa e mormorava: «Al
ses tant citi" (Sei tanto piccolo!). [n
quegli anni però il nonno imparò a
suonare. Don Bosco gli assegnò l'ot-
tavino dicendogli: «Per ti che t'ses
tant cit, a va mac bin l'otavin » (Per te
che sei tanto piccolo, va bene solo l'ot-
tavino). E così il nonno suonò nella
banda di Don Bosco.
Nel I864, a 19 anni, egli voleva farsi
salesiano, ma Don Bosco non lo ac-
cettò. Gli disse:« Nen ti, ma un dij to».
Allora il nonno lasciò l'Oratorio, piut-
tosto dispiaciuto. Avrebbe poi voluto
andare con Garibaldi, ma neppure
Garibaldi lo volle: era troppo piccolo.
In realtà raggiungeva sì e no il metro e
mezzo. Mi raccontò che si era messo
nelle scarpe dei sottopiedi spessi un
buon centimetro per figurare più alto,
ma neppure questo era bastato. Sup-
plicò che lo prendessero almeno come
cuoco, ma non ci fu niente da fare.
Più tardi si era trasferito a Gruglia-
sco appena fuori Torino, e si era mes-
so per conto suo a fabbricare spaz-;:o-
le. Poi si era sposato, e aveva avuto tre
figli, il maggiore dei quali (Giacomo) è
mio padre. Si vantava di essere exal-
lievo di Don Bosco e partecipava a
tutti i convegni. Quando a Castelnuo-
vo d'Asti fu inaugurato il monumento
a Don Bosco, si scattarono molte foto.
In casa mia ne ho vfata una in cui ìl
nonno si trova accanto aJ monumen-
to, proprio a fianco a don R ua. Don
Rua era alto e ascetico, il nonno pic-
colo e baffuto, e lo guardava dal bas-
so, con fierezza e molta simpatia.
U babbo. Mio padre Giacomo, nato
nel 1882, mi raccontava che partecipò
ai funerali di Don Bosco. Non aveva
ancora sei anni, e suo papà lo aveva
portato a spalle quasi tutto il tempo
perché potesse vedere bene. Ricorda-
va di aver patito tanto freddo.
Nel 1922, quando finii le scuole ele-
mentari, volle che entrassi come arti-
giano nell'Oratorio, ma non fu possi-
bile; eravamo molto poveri, e il babbo
non anivava a pagare la piccola retta.
Andai a Lavorare nella vicina filanda,
poi come modellatore presso un arti-
giano. Quando andai ad Avigliana per
prepararmi a diventare salesiano, mio
papà si privò delle 15 lire settimanali
che gli spettavano in famiglia e mi
pagò per due anni e mezzo le 50 lire di
pensione. Partii per le missioni e non
lo rividi più. Morì povero, in casa di
una mia sorella. Donando me a Don
Bosco aveva dato generosamente tut-
to, e accettato di vivere nella più
grande povertà.
fulmine a ciel sereno. Mio padre e gli
altri familiari, che erano seduti, si al-
zarono uno dopo l'altro e uscirono
costernali. Rimasti soli il nonno e io,
egli mi sorrise e mi disse: « Lo sapevo.
Don Bosco me l'aveva detto: "Non tu,
ma uno dei tuoi". Non ero sicuro chi
potesse essere, ma adesso capisco che
sei tu».
Cosl don Cocco ha raccontato la
storia di quattro genemzioni fedeli a
Don Bosco, che è poi la storia della s11a
singolare vocazione.
2 La "doppia vita" pulita
d'un p rete d'oratorio
Bisogna ammetterlo, don Cocco
condusse a lungo una doppia vita,
specie a partire dal famoso 8 settem-
bre 1943. Ma diversamente da quel
che succede in casi del genere, era
pulita la sua vita di prete d'oratorio
notoria a tutti, e ancor più pulita
quella nascosta di «cappellano dei
partigiani».
Da sinistra: Il bisnonno Giacomo
Cocco (1819•TT), amico di Don
Bosco, In una foto del 1962; Il
nonno Luigi, alllevo di Don Bo-
sco, che da lui Imparò Il mestiere
di calzolaio: Il babbo Giacomo.
Don Cocco. Dei tre figli dei nonno,
solo mio padre ebbe un figlio ma-
schio, che sono poi io: degli altri due
fratelli, uno ebbe tre bambine e l'altro
non ebbe figli. Quindi io solo potevo
realizzare le parole di Don Bosco.
Da piccolo non pensavo di diventa-
re sacerdote, e neppure immaginavo
quello che avesse potuto dire Don
Bosco. I miei due zii erano molto attivi
nell'Azione Cauolica; anch'io da ra-
gazzo a Grugliasco ne feci parte come
Aspirante, impegnandomi nel Gruppo
missionario. Fu allora che decisi di
partire. Avevo J7 anni (1icordo bene:
era il giorno dopo l'Immacolata del
1927) quando dissi in casa che volevo
andare nelle missioni come salesiano.
Eravamo a tavola per la cena. Fu un
[o lo conobbi soprattutto come
prete d'oratorio. I superiori per evi-
targli il servizio militare gli avevano
anticipato l'ordinazione di un anno, e
lui già prete ma ancora studente e
senza la patente di confessione, pote-
va solo dire messa e farci giocare in
cortile. Avevo 10-12 anni, abitavo nella
parrocchia di VaJdocco, con lui ero
come gli altri ragazzini un pulcino con
la chioccia. Fingendo di sbagliare mi
diceva: « Bianchetto Bianchetto, sei la
mia colazione». Poi si correggeva:
«Ab no, sei la mia consolazione».
[n sua presenza il cortile si anima-
va: partite a non finire a palla i11 cam-
po, ancor più appassionate a guardie e
ladri. Lui giocava come uno di noi, ce
la metteva tutta. Quand'era guardia,
26

3.7 Page 27

▲back to top
un mastino mai visto più feroce e più
allegro. Quand'era ladro, succedeva-
no scene epiche: al [ischio che apriva
le ostilità tulle le guardie piombavano
come un sol uomo su di lui, non gli
lasciavano fare più di dieci passi e lo
catturavano. Allora un urlo di trionfo,
e le guardie fiere e felici lo scortavano
trafelato e sorridente in prigione. Una
volta alla settimana affittava dall'a-
.1icnda municipale un tram e traspor-
tava lulli in collina a giocare a rauica.
Ricordo gli attravers.amenti di Porta
Palazzo mentre i ragazzi cantavano a
squarciagola e il trarnviere strillava
col campanello: il mercaLo per un at-
timo sospendeva i traffici, e tutti sa-
lutavano sorridenti.
L'inglorioso servizio militare. Dai
suoi appunti risult.a che avrebbe vo-
luto essere cappellano militare. cl
due giorni per arrivare fino a Grosse-
to, poi la linea risultò interroua e ci
vollero altri due giorni per tornare a
Torino. Così terminava quello che lui
stesso ha definito •il mio inglorioso
servizio militare•.
Nel viaggio aveva incontrato centi-
naia di soldati: erano come i giova-
notti del suo oratorio, avevano biso•
gno di un prete che li orientasse, li
tirasse fuori dai momen ti difficili, li
rimettesse in carreggiala. Soprattutto
ora che l'esercito si scioglieva e i ra-
gazzi di quell'immenso oratorio non
sapevano più cosa fare e dove andare.
Proplio non avrebbe potuto essere il
loro cappellano?
Comincia la doppia vita. I ragazzi
all'oratorio sono sempre pochi, ma
ecco un giorno il parroco di Meana,
suo amico, gli dice che ha fornito di
li tram alflttato da don Cocco portava sulle cotllne I ragazzi dell'Oratorio, per epiche partite a tattica.
'41 gli arrivò la cartolina precetlo, mi•
se sulle spallette e sul cappello da
prete i gradi rossi e gialli di tenente,
organizzò in una caserma di Rivoli
cinque classi di un corso per soldati
analfabeti, e poi un Lelegramma giun-
to al colonnello lo rispcdl a Valdocco.
Non aveva ancora la confessione, e un
prete che non può perdonare i peccati
che prete è?
li suo oratorio fu pieno di ragaui
fino all'estate 1943. li 13 agosto Torino
conobbe il primo tremendo bombar-
damento, anche l'Oratorio ne usci
molto malconcio, tutte le famiglie che
poterono sfollarono dalla città. An-
ch'io persi di vista don Cocco, che ri-
mase quasi sen✓.a ragazzi nei cortili
pieni di macerie. A rine agosto lo rag-
giunge un'altra cartolina precetto,
questa volta i suoi superiori erano
d'accordo. Aveva in tasca il biglietto
ferroviario per Roma, si procurò di
nuovo i gradi, era lelice. E arrivò l'ar-
mistizio dell'8 scuembrc. Panì ugual-
mente verso Roma: il treno impiegò
abiti civili tre soldati sbandati e li ha
spediti a casa col treno, poi aggiunge
che ha altri 4 soldati bergamaschi a
cui non riesce a trovare gli abiti, e lo
prega di occuparsene lui. Don Cocco
dopo qualche giorno è a Meana con i
vestiti, e accompagna i quattro in tre-
no verso Torino. A Bussoleno c'è un
controllo soldati tedeschi. Don
Cocco spiega all'interprete che i quat-
tro sono andati in pellegrinaggio al
Rocciamelonc per ringraziare la Ma-
donna, e a precisa domanda assicura
che sulle montagne da quelle pari i
non si sono visti soldati sbandati. I
quatlro dormono a VaJdocco, l'indo-
mani partono col treno, qualche gior-
no dopo mandano una cartolina: sono
arrivati a casa sani e salvi. L'attività di
don Cocco cappellano dei panigiani è
cominciata così.
Qualche giorno più tardi gli telefona
il parroco dì Grugliasco, gli parla di
diversi ragazzi della parrocchia che
sono rifugiati sui monti, gli dice che
bisogna andarli a \\'ÌSitare. Grugliasco
è il suo paese natio. Don Cocco com-
bina col parroco e insieme \\·anno in
biciclena fin sui moniL I soldati di-
spersi sono quasi 200, quem della
parrocchia una quindicina, li conosce
tutti. Ponano le notizie delle famiglie,
più tre fiaschi di vino e un po' di cibo
racimolato in barba al tesseramento.
Tornato a casa, quella notte don
Cocco non dorme. L'indomani si pre-
senta a don Ricaldone, il Rettor Mag-
giore, e spiega il -.uo piano. Lui risulta
a tuui gli effeni cappellano militare,
potrebbe passare per disperso e re-
carsi in mezzo ai partigiani tra le
montagne.
Don Ricaldone rrena i suoi entusia-
smi, gli dice di rimanere buono all'O-
ratorio, lo assicura che non lo lascerà
senza la, oro. E sarà di parola.
Qualche giorno dopo, un salesiano
presenta a don Cocco un signore di-
stinto («Lo giudicai un avvocato o
qualcosa di simile»), gli dice che lo
manda don Ricaldonc, e che bisogna
rare il possibile per accontentarlo.
Quel signore viene da Genova e in-
tende organi11are la resistenza per
conto del Partito Liberale. Don Cocco
conosce uificinli dbpersi? Ceno che
ne conosce, e li fa incontrare all'Ora-
torio. Dal novembre 1943 l'Oratorio
diventa il punto di convergenza dei
partigianj dei più vari schieramenti
politici. L'Oratorio per sua natura è un
pono di mare, do,e chiunque può en-
trare e uscire senza dare nell'occhio. I
capi partigiani arrivano di sera. alla
chetichella, don Cocco li porta in ca-
mera sua, o da qualche altra pane, e
quelli tengono le loro riunioni segrete.
Comincia cosi la sua doppia vita...
Catone nei pasticci Un giorno -
sembra un giallo - 3\\ ,erlono don
Cocco: «Sta capitando un bruno pa-
sticcio. Un certo Catone (nome di
battaglia) deve recarsi l'indomani a
una riunione in un edificio che è sor-
vegliato dai repubblichini. Lo prende-
ranno, e poi si serviranno cli lui come
esca per catlurarc tutti gli altri. Il ri-
schio è gra\\'e, c'è da a\\'\\'ertire Cato-
ne».
Don Cocco non conosce questo Ca-
tone, sa solo che indossa un \\•estito
marrone e scarpe gialle, che ha i baf-
fetti e la testa un po' pelata, e che l'in-
domani verso le IOpasserà in via Ro-
ma sotto i porlici. Don Cocco alle dicci
meno un quarto è là. Con un occhio
ammira le vetrine, con l'altro squadra
i passanti. Ecco uno che sembra lui.
Gli va incontro, rmge di inciampare,
gli si appoggia cd esclama: •Oh, Ca-
tone!» L'altro lo guarda di traverso e
tirn ddtto. Non è lui. Ma ecco un altro.
Di nuovo don Cocco inciampa e grida
«Catone!• La rea✓.ione è immediata:
quel tale si gira e lo guarda intensa-
mente. «Scusi, lei è Catone? H o una
27

3.8 Page 28

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commissione urgente per Catone».
Svoltano per una strada secondaria, e
gli dice di non recarsi in quell'edificio
perché sarebbe la sua fine.
Più tardi si incontreranno ancora, e
don Cocco saprà che Catone e.-a un
tenente dell'aviazione, e militava nella
formazione partigiana "Franchi".
Una larga brec cia ne lla parete.
Molti anni più tardi don Cocco dovet-
te mettersi di buona volontà a scrivere
i suoi ricordi di cappellano dei parti-
giani, ma si fermò alla storia di Cato-
ne, a pagina 8. Non possedeva evi-
dentemente la stoffa del mcmoriab-
sta.
Ricordo cbe nell'immediato dopo
guerra gironzolavo con gli altri ra-
gazzi per i locali dell'Oratorio (erava-
mo sempre padroni di casa), e capitai
in una stanza vuota. C'era un armadio
al centro, e una larga breccia nella
parete: allraverso lo squarcio si en-
trava in una soffitta lunga e buia.
Qualcuno mi disse che quella era stata
la stanza di don Cocco. Che l'armadio
nominano i capi partigiani che face-
vano gli incontri clandestini all'Ora-
torio, i fuggiaschi (Lra cui un soldato
sudafricano) che egli nascose. Si ri-
cordano le sue visite ai partigiani sui
monti, il suo prodigarsi per salvare gli
ostaggi di Grugliasco, Condove, Cari-
gnano.
Si nominano i gruppi di soldati
boemi, polacchi, e lituani che diserta-
vano dalle file tedesche, e che don
Cocco aiutò a mettersi in salvo. Si ac-
cenna all'armamentario che egli tenne
in camera sua, con cui furono imitate
perfettamente tante carte d'identità.
lasciapassare bilingue, licenze milita-
ri, che eviLarono a degli innocenù la
deportazione in Germania, se non la
fucilazione.
Si ricorda anche la radio della
« Missione Augusto» collocata Lra le
macerie di un'ala dell'Oratorio, che
teneva i contatti con gli Alleati e li
mantenne fino al giorno della libera-
zione. Una volta don Cocco avrebbe
dovuto trasmettere un'informazione
..... ;:.:; -,
...........
Un giovane don Cocco (primo a sinistra) nel " VIiiaggio ragazzi" da lul fondalo nell'Immediato
dopoguerra, nelle casermette della Baume (Oulx, Torino).
era appoggiato al muro e nascondev~
la breccia. Che là dietro erano stau
nascosti i partigiani, la radio trasmit-
tente, il materiale per falsificare i do-
cumenti.
Mi dissero che un giorno arrivarono
fin lassù i repubblichini, e che nella
soffitta dietro l'armadio stavano na-
scosti dei partigiani. Mi dissero che i
repubblichini gridavano a don Cocco:
«Sappiamo che li nascondi», e lo pic-
chiavano, e gli altri dietro l'armadio
fremevano e non potevano fare nulla.
Tante cose non si sapranno mai con
sicurezza, perché don Cocco come
memorialista è stato una delusione.
Ma due pagine parlano di lui nella
biografia dedicata dal Rastello a don
Ricaldone, il Retto,· Mairgiore che lo
capì e Io appoggiò nella ~ua rischiosa
doppia vita. In quelle due pagine si
riguardante il paese di Villastellone,
dove esisLeva un grosso deposito di
munizioni: il messaggio esortava a un
massiccio bombardamento che
avrebbe distrutto anche l'abitato, e
don Cocco si rifiutò di tràsmettere. Si
ricorda che fu vero cappellano - in
senso sacerdotale - dei partigiani:
che li assisteva spiritualmente, come
ministro di grazia, di perdono e di pa-
ce interiore.
Si ricorda ancora come nella notte
tra il 23 e il 24 aprile 1945 le SS irrup-
pero ncll·Albergo Nazfonale, u·ovaro-
no anche lui con gli altri, e per sua
fortuna si limitarono a prenderlo a
ceffoni. Come passò i giorni della li-
berazione con un'auto della Croce
Rossa per raccogliere i morù e assi-
stere i fetiti, come il 27 aprile fu cat-
turalo con i quatlTO soldaù dell'auto
28
dagli uomini in fuga delle Brigate Ne-
re e tenuto come osLaggio...
I bambini sono come i passeri.
Tutto questo lavoro gli procurò un
paio cli medaglie, e soprattutto l'ami-
cizia dell'Alto Comando mibtare al-
leato. Lui già aveva trovalo un nuovo
lavoro: Torino pullulava di ragazzi
sbandati, già arrivavano le prime on-
date migratorie dal sud, e bisognava
provvedere a tanti poveretti. Fu allora
che disse all'AlLo Comando: «Non so
che farne cli una medaglia, datemi
piuttosto roba per i miei ragazzi». Lo
aiutarono davvero, epotè ospitare per
parecchio tempo molti ragazzi ab-
ban<lonaù (ricordo bene quanto erano
laceri e selvaggi): per loro e poi per i
ragazzi dell'Oratorio aprì un paio di
colonie estive in montagna.
Allora io ero ancora un po' la sua
consolazione, ricordo che un'estate
con altri dell'Oratorio verniciammo
200 letti per quella colonia alpina. Lui
si faceva in quattro per i suoi ragazzi.
Una domenica mattina mise in uno
zaino due latte di conserva vuote, si
arrampicò su fino al lontano nevaio, le
riempì di neve e scese a precipizio
p1ima che si sciogliesse. La mise nei
grossi bicchierì di aUuminio, aggiunse
zucchero e qualche goccia di essenza,
e portò in tavola La granita per tutti.
Le commissioni d'igiene pretende-
vano che la colonia avesse la doccia;
don Cocco si fece regalare dai suoi
amici miliLari due grossi serbatoi cli
benzina per aereo, li collocò sul tetto,
li riempì d'acqua e affidò al sole d'a-
gosto il compito di scaldarla. La com-
missione d'igiene voleva che don
Cocco separasse con alù reticolati l'a-
rea desùnata alla colonia dei ragazzi
da LuLLo il resto; lui recinse l'area alla
meglio con dei grossi tronchi d'albero
tagliati e messi sul terreno uno dopo
l'altro, che invece di rinchiudere invi-
tavano i ragazzi a saltare dall'altra
parte. Quelli della commissione, tor-
nati. minacciavano di chiudere la co-
lonia, e don Cocco a scuotere la testa e
a tentar di spiegare: "Le masnà a son
come i pasarot... Tbambini sono come
i passeri, se li si chiude in gabbia intri-
stiscono e muoiono».
A quell'epoca Lasciai l'Oratorio:
nella mia ingenuità mi ero messo in
testa di diventare un salesiano come
don Cocco, e passai nelle case di for-
mazione. Lui che ancora sognava le
missioni come quand'era ragazzino
dell'Azione Cattolica, rinnovò per let-
tera ai superiori la sua domanda di
partire, e nel '51 ci riuscì. Per tanto
tempo non lo rividi. (] cappellano dei
partigiani slava djvenlando in fondo
al Venezuela il "padre Cocco de los
Guaicas".
Enzo Bianco
(J. contin11a)

3.9 Page 29

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Brevi da tutto il mondo
I pue,t cantores di Macau si eslbl1cono nell'audltorlo della radio locale (al plano don Brlanu).
* MACAU I PUERI CANTORE$
IN PORTOGALLO E ITALIA
Ipuencantores del Don Bosco di Macau
(Cina). diretti da don Cesare Brianza. nei
mesi di marzo e aprile stanno compiendo
una tournée in Portogallo e Italia. Sono
stati Invitati a esibirsi In varie locafltà dalle
autorità del Portogallo che hanno ollerto
loro il viaggio, e in Italia fanno tappa a
Milano, Chiari (città natale di don Brianza)
e Roma.
Questi ragazzi cinesi dalle belle voci e
magistralmentediretti, si mettono sovente
in tournée perché richiesti da varie parti.
Negli ultimi anni sono stati nelle FIiippine e
due volte in Giappone. Sono poi sovente
ospiti della radio locale, e vengono consi•
deratl I piccoli ambasciatori all'estero del
loro piccolo stato sulla costa cinese.
* BRASILE LA STRAGE DI MERURI
FORSE RESTERA' IMPUNITA
La strage dl Merurl, In cui nel 1976 mo-
rirono il missionario salesiano tedesco
padre Rudolf Lunkembein e due lndios
Bororo, e varie altre persone rimasero fe-
rite, forse rimarrà Impunita: le persone ln•
crlmlnate del delìtto sono uscite assolte
dal procedimento svolto a loro carico.
Come ha ricordato Il BS nell'ottobre
1976. un gruppo di uomini armati dal pro-
prietario terriero Joao Mineiro e da lui
stesso guidati, aveva fatto irruzione nella
.colonia Bororo• diretta dal missionario
salesiano. Dopo una vivace discussione
sul possesso di alcuni terreni che Il mis-
sionario rivendicava agli indlos Bororo,
avvenne la strage alla presenza di nume-
rosi testimoni.
Il processo si è svolto nel capoluogo
Barra do Garças e - come riferisce il
quotidiano Diario da Serra• - dopo 21
ore di dibattito la difesa degli Imputati ha
visto accettate le proprie tesi, secondo cui
non cl sono prove sicure contro Il Mlneiro.
e comunque egli avrebbe agito e per legit•
lima difesa del patrimonio•. E così, pro-
segue Hgiornale, il principale responsa-
bile della strage di Merurl, il possidente
Joào Minelro, è uscito facilmente assolto.
E non c'era da aspettarsi altro risultato.
visto che Il processo è avvenuto in Barra
do Garças dove costui Impera... E' un'In-
giustizia in più che passa alla storia».
Dal canto suo il vescovo di Goiaz mons.
Tomb Balduino ha commentato: .11 pro-
cesso costituisce un crimine sovrapposto
all'altro. Il primo fu la vera e propria strage
nel luglio 1976, con l'invasione dell'area
indigena e I vili assassinii. L'altrp '"rimlne è
questa sentenza vergognosa che preten-
de di rendere innocenti gli assassini•
* CLUB DEI CENTOMILA 88 MILIONI
DISTRIBUITI NEL 1979
Circa 88 milioni di lire sono stati raccolti
dal Club dei Centomila durante l'anno
1979, e ridistribuiti nelle varie missioni sa-
lesiane: è quanto risulta dalla relazione
annuale sull'attività di questo singolare
Club, diffusa dal suo responsabile padre
Giuseppe Baracca.
Tra le voci più significative della rela•
zione figurano 26.500.000 inviati a dodici
orfanotrofi dell'India per l'adozione In loco
di bambini, dieci milioni In Thailandia al
profughi vietnamiti e cambogiani, cinque
milioni per costruire casette, 5.500.000
per l'acquisto di riso da distribuire a po-
polazioni affamate. due milioni per medi•
cinali... Il resto è andato a piccole missioni
del Terzo Mondo che sovente hanno bi•
sogno di tutto.
ii Club dei Centomila è un'organizza-
zione salesiana che si propone di aiutare
le missioni di Don Bosco. Il suo nome è
stato suggerito dall'idea di associare cen-
tomila persone disposte a donare un mi-
nimo di mille lire ogni anno, assicurando
così alle missioni un aiuto globale di al-
meno cento milioni. In pratica gll aderenti
al Club sono molti di meno (soltanto 4.000
nel 1979) ma in compenso essi donano
molto più del minimo richiesto. Agli asso-
ciati padre Baracca ricorda sovente le pa-
role commosse rivolte da Don Bosco ai
suoi amici nel testamento spirituale, poco
prima di morire: « Con la vostra carità ab•
biamo stabilito le missioni fino agli ultlml
confini della terra... Esse non hanno più
bisogno di me, ma conllnuano ad avere
bisogno di voi. Atutti pertanto le affido e le
raccomando •. Come si vede, la racco-
mandazione è accolla anche oggi.
* RETTOR MAGGIORE GLI INCONTRI
CON LA SUA .NUMEROSA.FAMIGLIA
La Famiglia Salesiana è senz'altro una
famiglia numerosa, e il Successore di Don
Bosco ha Il suo da fare quando vuole an-
dar a trovare I " suol". Per lunghi periodi Il
suo lavoro lo trattiene in Roma. ma quan-
do Il calendario allarga le maglie don VI•
ganò subito accetta qualcuno del tanti In-
viti a partire. Per esempio: in gennaio è
stato cinque giorni in Germania, e ha poi
festeggiato Don Bosco a Torino Valdocco:
in febbraio altri cinque giorni in Belgio e
Olanda, poi per una decina di giorni In
Sudafrica, Swaziland, Mozambico, Tran-
svaal; In marzo due giorni a Verona e altri
due a Napoli; in aprile col Papa a Torino
Valdocco, poi una settimana In Polonia; in
maggio ha In programma 25 giorni in Afri-
ca centrale (Gabon. Zaire, Zambia,
Rwanda)..
Non sono certo viaggi turistici. C'è
sempre alla base l'incontro con I superiori
salesiani delle varie zone per fare Il punto
sulla situazione, per verlflcare se quanto
era stato deciso per la reallzzazione del
progetto salesiano durante l'ultimo Capi-
tolo Generale viene attualo, quali difficoltà
o nuove possibilità si incontrano. Ma basta
l'annuncio che arriva Il Rettor Maggiore
perché I vari rami della Famiglia Salesiana
si facciano avanti a chiedere un incontro
con lul. E non ne hanno diritto?
A volte s1 tratta di amici di Don Bosco
che lavorano in situazioni molto difficili,
per esempio in alcuni paesi dove certe
29

3.10 Page 30

▲back to top
Ideologie di origine europea vengono ap-
plicate in modo dissennato. Confidava al
Rettor Maggiore un missionario: « E' terri-
bile vedere un governo che rovina tutto
l'avvenire di un popolo ». E don Viganò,
vedendo le penose condizioni anche dei
suoi confratelli, prima di partire si sentì In
dovere di svuotare le tasche, consegnan-
do loro tutto quello che potesse servire.
Compresa una scatola d'aspirina.
E tanto spesso anche i momenti di
schietta gioia. Come quando Il coopera-
tore salesiano che porta la sua bambina al
fonte battesimale e aveva deciso di chia-
marla Maria, In onore di don Egidio Viganò
aggiunge al primo nome quello di « Egi-
dia».
A volte l'incontro con le Famiglie Sale-
siane locali sono necessari e Indifferibili,
come nel marzo scorso quando a Napoli si
è voluto ricordare il centenario della visita
di Don Bosco (29 marzo 1880).
«Don Bosco ritorna nel suo settimo Suc-
cessore» proclamava lo slogan delle ma-
nifestazioni, e è stato davvero così. Tra
l'altro, Napoli è anche la località più meri-
dionale toccata da Don Bosco in tutta la
sua esistenza. Lui che con i suol sogni
aveva abbracciato l' universo Intero, che
aveva Inviato I suoi figli fino in capo al
mondo, con i suoi piedi non si spinse più in
giù del Vesuvio (il BS ha descritto rapida-
mente questa sua visita nell'aprlle scorso,
a pag. 21).
La visita del Rettor Maggiore a Napoli è
stata un cordiale incontro In famiglia, du-
rato due giorni. E la Famiglia Salesiana del
Meridione ha deciso di restituire la visita a
Don Bosco; nei giorni 30-31 maggio e 1
giugno si recheranno in un migliaio a Val-
docco (la busta del pellegrino risu lta dav-
vero completa: con il manuale, i program-
mi, il distintivo, l'adesivo e il flambeau per
la sfilata).
Le visite del Rettor Maggiore alle Fami-
glie Salesiane locali sono sempre molto
significative, e ricche di conseguenze
pratiche. Pensare al suo Incontro con gli
Impareggiabili amici che Don Bosco ha in
Polonia. Pensare alle prospettive che si
schiudono In Africa, il continente su cui in
questi anni i salesiani concentrano il loro
impegno missionario.
* GIAPPONE PROPRIO MERITATA
L'ONORIFICENZA DELL' IMPERATORE
L 'Imperatore le ha concesso un'alta
onorificenza; I giornali, la radio e la televi-
sione hanno parlato di lei e l'hanno inter-
vistata; e lei tranquilla come sempre si è
schermita: « Ho fatto solo il mio dovere, e
l'ho fatto per amore del Signore che vede
nel segreto e considera fatto a sè quello
che facciamo agli altri per amor suo». Si
chiama suor Maria Yano Omizu, e è nata a
Nagasaki dall'antico ceppo di famiglie che
si erano convertite al cristianesimo nei
secoli passati.
Maria era cresciuta in campagna, sana
e allegra, e a 17 anni volle consacrare la
sua giovinezza al Signore tra le Figlie di
Maria Ausiliatrice da poco giunte in Giap-
pone. Fu accolta a Beppu, nella prima ca-
sa che le suore di Don Bosco avevano
aperto in Giappone. Una casa che si stava
riempiendo di bambini abbandonati e
senza famiglia. Le cose al principio erano
andate così: si era presentata una mamma
Commemorazione di Don Bosco: l'eKalllevo Guglielmo Polc>r.! (a sinistra) pre senta l'oratore.
* ITALIA RICORDATA A BRESCIA
LA FIGURA DI DON BOSCO
« Un giornalista? Un filantropo? Un sin-
dacalista? No, un prete. La figura e l' opera
di Don Bosco». Su questo tema ha parlato
il 21 marzo scorso il salesiano don Mario
Montani, filosofo e pubblicista, nella sede
dell'Associazione Artisti Bresciani.
Il direttivo di quest'associazione è com-
posto da artisti e uomini di cultura per la
maggior parte di estrazione marxista. Ma
tra loro c'è un exallìevo salesiano, il diret-
tore del "Cittadino" d°i Brescia, che ha
lanciato la proposta della conferenza-di-
battito su Don Bosco.
E ha avuto la sorpresa di vederla accet-
tata da tutti.
30
Sempre sorridente, suor Maria Vano Omlzu.
e aveva lasciato la sua creatura dicendo
che sarebbe tornata, Invece non tornò più.
Poi si era diffusa la notizia che quelle si-
gnore venute dall'Italia e così stranamente
vestite accettavano i bambini che nessuno
voleva, e cosl erano arrivati molti altri pic-
coli ospiti. Gracili creature, a cui bisogna-
va provvedere il latte; e le suore decisero
di comperare qualche mucca. Le mucche
provvedevano ai bambini, ma le suore do-
vevano provvedere alle mucche, e suor
Maria, cresciuta in campagna, prese su di
sè quel compito. Ogni mattina portava
fuori le mucche e chiedeva al contadini Il
permesso di pascolare. Cosi tutti i giorni,
con qualsiasi tempo. Presto altre giovani
aspiranti alla vita religiosa vennero a farle
compagnia; a sera era uno spettacolo ve-
derle tornare ciascuna col suo fascio
d'erba. La gente sapeva, aiutava, e com-
mentava: • Solo quelle che hanno la testa
coperta di nero possono fare una vita così,
e per i bambini degli altri ».
Dopo la guerra non occorrevano più le
mucche. Suor Maria continuò ad assistere
i neonati, prestandosi di giorno e di notte
come le veniva richiesto secondo le esi-
genze del momento. Ma si dedicò soprat-
tutto a un"altra attività: l'assistenza al ma-
lati. Beppu è una bella città sulle sponde
del Pacifico, famosa per le sue acque ter-
mali. I malati vi accorrono per cercare ri-
medio ai loro malanni. Suor Maria prese a
visitare negli ospedali questi malati. Por-
tava loro conforto, e se lo desideravano li
istruiva nella fede cattolica.
Per anni e anni è passata lungo le corsie
degli ospedali col suo sorriso rasserenan-
te, a parlare del Signore, della sua pater-
nità e provvidenza, del significato della vi-
ta e dell"eternità. Le conversioni si sono
moltiplicate, suor Maria haavuto la gioia di
veder scendere sul capo di tanti suoi pa-
zienti l'acqua del battesimo. E diceva stu-
pita: « Chissà perché il Signore concede
proprio a me queste grazie».
A tutte le grazie che il Signore le ha
concesso anche gli uomini hanno voluto
aggiungere - e Il caso è piuttosto raro -
il loro riconoscimento. Suor Maria ha ri-
cevuto dall'Imperatore del Giappone la
Onorificenza di sesto grado del Sacro

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Tesoro». La motivazione dice: «A causa
del lungo servizio prestato nelle opere so-
ciali»; però suor Maria precisa: per
amore del Signore•·
(Da una relazione di
suor Giuseppina ZanmeHI)
* ITALIA DANTE, M'HAI FATTO
CONOSCERE UNA MAMMA
Maria Ausiliatrice ha qualcosa da dire
anche al ragazzi finiti In prigione: il coa-
diutore salesiano Dante Dossi ne è con-
vinto. E quando va a trovare questi ragazzi
(cl va sovente, sull'esempio d, Don Bosco
se ne è preso cartco), dona loro a volte
un'immagine dell'Ausiliatrice. E le conse-
guenze sono imprevedibili. Ne ha parlato
lui stesso al "Concilio del giovanisa/es/ani
di Sic/Ifa", svoltosi a CBtania.
• Quando vedo giovani In ditflcoltà che
non ce la fanno, che hanno sbagliato, che
si sono bruciati, dico: Ml permetti di darti
un'immagine di Maria? E' una mamma,
anche per quelli che sono agnostici o so-
no alla ricerca di Dio•. E ml dicono: .-Sl,
Dante, dammela•· Chi cl crede dà magari,
un bacio, la conserva, la mette nel porta-
foglio. Altri dicono: « La tengo sai, è una
mamma, una grande mamma•· E dico: Sl
è la più grande delle mamme». E li rivedo
dopo tanto tempo, e ml dicono: «Sai,
Dante, che ml hai aiutato, ml ha dato forza
e coraggio?»
Ricordo un giovane che voleva suici-
darsi, che non ce la faceva più. Era un
ragazzo molto ln gamba, ma aveva com-
messo un omicidio In un momento In cui la
passione politica lo aveva travolto; e vole-
va farla finita. S'era Impiccato, ma l'ave-
vano salvato. lo dovevo partire per Lon-
dra, per un congresso, e gli dico: «Anto-
nio, devi vivere. Dovrai anche soffrire per
pagare Il tuo delitto, per confortare quella
mamma e anche per preparare te stesso a
una vita nuova•. Dice: • Dante non ce la
faccio. lo non volevo uccidere; mi ha tra-
volto la passione. lo sono giovane, non
voglio passare la mia vita in un ergastolo.
Non me la sento, la voglio fare finita Sl,
Dante, quando torni non ml trovi più... •·
«Promettimi una cosa, ma devi essere di
parola: lo ti do questa Immagine, Antonio.
Promettimi che prima di impiccarti pren-
derai In mano questa immagine. la guar-
derai... e poi fa' quello che vuoi». Ml dice:
«Si, Dante».
lo parto per Londra col cuore a questo
ragazzo. Torno, chiamo il carcere, e dico:
«Come sta Antonio?» Ml rispondono:
«Bene, sl, si, tutto è passato: è sereno•.
Allora ml precipito in carcere. lo chiamo
e dico: •Antonio!•. E lui ml dice: • Dante,
sei una birba. Tu ml dici: prendi In mano
questa Immagine, e poi Impiccati! Ma co-
me facevo? Tu mi hai un po· ricattato! lo
l'ho presa in mano, l'ho guardata e ri-
guardata, e poi, non so... ho sentito qual-
cosa Invadermi, come se avessi vicino lei,
proprio lei che mi accarezzava... Ml sono
inginocchiato, mi sono messo a piange-
re... e adesso voglio vivere. E ti ringrazio.
Dante, che mi hai fallo conoscere una
Mamma cosl dolce e cosi potente•
e 1 f
aro
B
$
...
I
•--------· ---------•
ANNA MARIA
PIU' VICINA A NO
Caro BS, nel mese di maggio entro in
monastero. Ti prego di annullare l'Indiriz-
zo di casa mia, e di sostituirlo con quello
del mio monastero...
Exallleva Anna Maria
Cara Anna Maria, certo il BS verrà d 'ora
innanzi a trovarti nel tuo monastero. Come
exa/1/eva rimani per sempre nella Famlgl/a
Salesiana, e noi non ti perdiamo ma li ,,_
troviamopiù vicina a Dio, quindi anchepiù
v1cma a no,.
UN GIOCO TERRIFICANTE?
SE NE SENTIV4 LI\\ ANCAtJZ4
Caro BS, tra i giochi nei negozi per i
nostri bambini ne ho trovato uno che si
chiama "Il pozzo e Il pendolo". Ecco co-
me viene descritto dal produttori:
•Uno straordinario e terrificante nuovo
gioco. Che cosa potreste aspettarvi di più
In un terrificante gioco di mannaie, bare,
tibie, teschi, scheletri e vampiri? Un gioco
sicuramente per ragazzi non Impressio-
nabili. Vince chi colleziona il maggior nu-
mero di tibie catturate tra lo sciabolare di
mannaie lungo la torre •.
Il gioco è stato prodotto dalla " lnvlcta
Games". Che ve ne pare?
Lucia Marteganl - Milano
E' certamente Il gioco di cui f ragazzi, I
genitori e gli educatori da tanto tempo
sentivano la mancanza Stupidità per stu-
pidità, s, può fare d1 megho, per esempio
un gioco sui covi delle brigate rosse; vince
chi fa fuori più carabinieri.
Ma non diciamolo troppo forte, quelli
della " Invieta Games" potrebbero sentirci
e farlo sul serio per la moderna educazio-
ne dei nostri ragazzi.
SONO ::,E-:-TAN r ~NNI
CHE ' EGGO IL BOLLETTINO
* fTALIA RADIO ASTORI
GIOVANE PER I GIOVANI
Funziona dal 1977 e si chiama "Radio
Astori Mogllano" perché Impiantata nel
collegio salesiano Astori di Mogliano Ve-
neto (scuola media e ginnasiale, liceo,
istituto commerciale, istituto Industriale)
Diretta da un salesiano, è però mandata
avanti soprattutto dai giovani, e per I gio-
vani. I suoi programmi si ascoltano a Mo-
gliano sul 98,2 MHz, e nel Veneto sui 96,7
MHz. La radio trasmette In stereo ogni
giorno dalle 8 alle 23, Ispirandosi ai valori
del Vangelo e al programma educativo di
Don Bosco. L'accesso del giovani alla ra-
dio non avviene comunque, ma essi hanno
prima da misurarsi con una " commissione
provini" che sbarra la strada al meno do-
tati o Impreparati.
Ma che cl fa una radio in un collegio?
Tra l'altro - spiega il direttore don Seve-
rino Cagnln - abbiamo sperimentato
che è uno strumento didattico comple-
mentare all'attività di un centro scolastico,
un modo nuovo di stare e vivere Insieme
con i giovani, per far qualcosa di utile e di
buono•
Mando il mio contributo al BS In ricono-
scenza al caro san Giovanni Bosco, a Ma-
ria, al piccolo Savio, per avermi conserva-
ta lino a 81 anni. E sono settant'anni che
leggo Il vostro caro Bollettino.
Angelina Allegranzl - Zoppè (Treviso)
E' più di 60 anni che ricevo Il vostro
Bollettino, molto gradito. Continuate a
spedirlo; un domani quando non cl sarò
più, mio figlio vi informerà.
Pierina Petrolettl Varese
Caro Don Bosco, sono sempre stato af-
fezionato al tuo BS, che leggo dalla fan-
ciullezza Già mio papà era tuo Coopera-
tore dal secolo scorso. Ho quasi 80 anni
ma lo leggo sempre volentieri e lo racalo
leggere da altri.
Sebastiano Bisotto Boves
Questi brevi messaggi erano sul retro di
conti correnti con cu, gli anziani scriventi
mandavan il loro aiuto alle mis,on, d1 von
Bosco. Il nostro grazie pfù cordfale a que-
sti nonnini dalla vista molto buona e dal
cuore più buono ancora.
31

4.2 Page 32

▲back to top
Ringraziano i nostri santi
MARIA AUSILIATRICE,
CUSTODISCI LA MIA VOCAZIONE!
Grazie, Mamma
-::;:
celeste, perché mi
hai aiutata a intra-
prendere la strada
della mia vocazione
religiosa. Già da un
anno avevo seria in-
tenzione di entrare in
asplrantato,
ma
ostacoli insormonta-
blll meloimpedivano,
e mi facevano vivere
In continuo stato di ansia e di sofferenza.
Ml sono rivolta a Te, e Tu con il tuo amore
di Madre hai eliminato ogni difficoltà. Og-
gi, a distanza di un anno, ho potuto sod-
disfare il desiderio del mio cuore, e sono
aspirante delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Grazie, Maria! Custodisci la mia vocazione
e benedici quanti mi hanno aiutato e mi
aiutano a realizzarla.
Un'aspirante toscana
ORA GABRIELE E'
UN ANGIOLETTO IN PARADISO
Vorrei ringraziare pubblicamente Maria
Ausiliatrice e san Domenico Savio per
aver assistilo mia sorella mentre aspettava
la sua creatura, e poi ancora dopo, quan-
do subentrarono complicazioni e una
grave epatite virale.
Gabriele è ora un angioletto in Paradiso:
ha avuto fretta di andarvi, dopo aver visto
la terra per poche ore. Pure in mezzo a
questo dolore, possiamo dire d'aver sen-
tito la protezione del Cielo, perché la si-
tuazione era tale da far temere seriamente
anche pér la madre, e perché abbiamo
avuto il conforto di poter battezzare il
bambino nato prematuramente. Ora mia
sorella sta guarendo anche dalla grave
epatite virale contratta in una trasfusione
di sangue.
Roma
Sr. Piera Porro FMA
RINGRAZIANO MARIA AUSILIATRICE
DON BOSCO E I SANTI SALESIANI
Aime Enrica (Casale, AL) per la guari-
gione della figlia.
Amerio G.D. (Cuneo) per la felice solu-
zione di problemi familiari.
Badano Battistina Sassi/lo per un inter-
vento felicemente superato.
Balla Antonietta per il buon esito di un
difficile intervento chirurgico.
Bava Nella (Torino) per aver ottenuto
dopo lunghi anni di attesa il posto di lavoro
desideralo.
Cappellaro (Milano) per la nascita di
Sara dopo 8 anni di attesa.
Cassinelli Fausta (Caragna, SV) per aver
ottenuto finalmente la pensione dopo dif-
ficili pratiche; e per la nascita di un bel
nipotino, dopo 9 mesi di angosce.
Consoli Virginia (Lanzo di Como) per
moltissime grazie ricevute, In particolare
per la sua guarigione da disturbi vari, e
perché la figlia ha potuto superare gravi
difflcoltà.
Giusy (Caltagirone, CT) per la felice so-
luzione di un problema personale.
Lurgo Giovanni e famiglia (Montaldo,
CN) per varie grazie ricevute.
Manera Cesira ved. Brunello (Bassano,
VI) per la guarigione dopo soli tre mesi di
degenza del figlio gravemente infortunato
In uno scontro automobilistico.
Marchi Anna (Lerici, SP) per una grazia
importantissima ottenuta nel giro di una
novena.
Papotto Sara (Biancavilla, CT) per la
guarigione della mamma da un male che si
temeva Incurabile.
Perghem Bruno e Giampaolo (Nomi,
TN) per la guarigione della sorella suora
dopo un difficile intervento a cui sembrava
allergica.
Polselll Concetta (Roma) per essere
guarita da un noioso disturbo dopo una
novena alla Madonna.
Romana F/occari Staropo/i (Caria, CZ)
per la pronta guarigione della mamma,
mentre si temeva un grave malanno.
Rossi Alfredo (Padova) per la guarigio-
ne di una persona cara, dopo fervide pre-
ghiere.
Scarpettl Emilia (Roma) per aver scon-
giurato un grave pericolo per la sua salute.
CON DOMENICO E' ENTRATO IL SOLE
NELLA MIA CASA
Dopo 5 anni di
matrimonio tutte le
mie speranze di aver
figli erano finite: i
dottori ml avevano
assicurata che non
potevo averne. Un
giorno una mia cugi-
na mi disse: «Ho un
abitino di San Do-
menico Savio, porta-
lo con· fede e vedra
che sarai esaudita•. Lo portai per un an-
no, e tutte le sere leggevo la novena al
piccolo Santo. Ed egli ha esaudito la mia
preghiera, e così dopo 5 lunghi anni di
attesa mi è nato un bel bambino, che ho
chiamato Domenico. Con lui è entrato il
sole nella mia casa e nel mio cuore.
S. Bìagio Terme (ME) Chi/lari Carmela
PREGAMMO CON TENEREZZA
Nel 1978 ero In attesa del mio secondo-
genito. Mia madrina, conoscendo il mio
delicato stato di salute, mi mise al collo
l'abitino di san Domenico Savio, e pre-
gammo con tenerezza quel santo cos1
piccolo, cosl dolce. Il bimbo nacque con Il
taglio cesareo, ma dopo dieci giorni si
ammalò. Lo raccomandai ancora al Savio,
e potei portarlo a casa completamente
guarito. Consigliai la stessa cosa a una
mia amica, sposata da quattro anni, che
non riusciva ad avere figli. Con sorpresa di
tutti. ha concepito e oggi ha un bel pupet-
to. lo ora devo subure un altro intervento
assai delicato al cuore. Confido nell'aiuto
di Dio e del piccolo Santo. Voi tutti aiuta-
temi con le vostre preghiere!
Turén (Venezuela) Marianna De Kratky
DESIDERATA E ATTESA
DA OLTRE 15 ANNI
I medici mi assicuravano che non pote-
vo avere bambini. Ero profondamente ad-
dolorata, fino a desiderare di morire. Un
giorno fui illuminata da un'Ispirazione:
aumentare la mia fede nel buon Dio e pre-
gare il piccolo Domenico Savio. Lo feci
con tutte le forze, insieme con mio marito.
Un giorno fui ricoverata in ospedale per
emorragia: dalle analisi risultò che ero in
attesa da tre mesi! Nonostante le difficoltà,
una bella bambina è venuta alla luce: era
desiderata e attesa da oltre 15 anni. Ora
col suo sorriso è entrato il sole nella nostra
casa.
Termini /merese (Palermo)
Pina e Luigi Stefanini
I MEDICI HANNO DETTO:
E' UN BAMBINO MIRACOLATO
Nel luglio 1979 mia moglie diede alla lu-
ce un bambino con tanta gioia e nel mi-
gliore dei modi. Ma appena tre giorni dopo
ricevetti una telefonata improwisa: il bim-
bo era gravissimo per una setticemia che
non lasciava speranze. Restò 4 giorni tra
la vita e la morte, poi si riprese lentamente,
ma awenne una ricaduta, e le speranze
svanirono. In quei giorni mia madre co-
nobbe una signora che le donò l'abitno e il
libretto di San Domenico Savio, esortan-
doci a pregarlo con fervore. Lo facemmo
con tutto il cuore, e dopo quattro mesi di
degenza ci riportammo a casa il nostro
Stefano guarito. I medici che lo hanno ri-
visto per un controllo hanno dichiarato:
«E' un bambino miracolato •.
Alba (CN)
Battaglio Renato e Alice
RINGRAZIANO SAN DOI\\IIENICO SAVIO
Marino Maria (Napoli) per aver speri-
mentato l'intercessione del carissimo
Santo in gravi contingenze; e chiede an-
cora il suo aiuto nelle attuali necessità.
Sacco Giuseppe e Rita e nonna Gilda
(Napoli) per la nascita di Alessandro, in•
vano atteso e desiderato per tanti anni.
Villano Rosamaria (Cosenza) per la na-
scita di Maria Grazia dopo una lunghissi-
ma notte d'angoscia.
Bossù Corio Gabriella (Biella, VC) per la
gioia ineffabile della maternità che un me-
dico ha definito «miracolo•·
Bottino Margherita (Balmonte, PA) per
la guarigione del marito da una pericolosa
malattia.
Ferrar/ Domenica (Castione, BG) per la
nascita della cara piccola Laura, che è
32

4.3 Page 33

▲back to top
Bang Kok (Thallandla): I fiori al piedi di Maria
sono deposll dalle allieve cieche delle FMA.
stata anche un'occasione per sentire di
più la presenza di Dio.
Famiglia Janlsky (Puebla, Messico):
.siamo riconoscenti verso Il Santo dei
bambini per la nascita felice della nostra
figlia •.
Lo Vetri Carmela (Calascibetta, EN) per
ia nascita del piccolo Michele, dopo aver
scongiurato la minaccia di aborto.
Masala Antonia (New Rochelle, USA)
per la gioia di un bimbo dopo dieci anni di
attesa.
Messina Mollica Lucia (Melilli, SA) per la
nascita della nipotina dopo aver scongiu-
rato Il pericolo di aborto al 2• mese e su-
perate le difficoltà dovute alla nascita
prematura.
Mice/11 Elsa (Basiliano, UD) per aver po-
tuto salvare in extremis Il proprio figlio da
morte sicura per awelenamento da gas.
Seggiaro Elsa (Gabiano, AL) per essere
riuscita a salvare miracolosamente il suo
piccolo Paolo da una pericolosa caduta; e
Invoca altre grazie desiderate.
Colla Ida (Cuneo) ringrazia Santa Maria
D. Mazzarello per la sua protezione e per i
favori ricevuti.
ABBIAMO SUPERATO
UN PERIODO DI DISAVVENTURE
Nel settembre del
1978 ml recai In pel-
legrinaggio a Torino
per venerare la sa-
cra Sindone, e volli
pregare anche nella
basilica di Maria Au-
siliatrice. lvi trovai su
un tavolino l'immagi-
ne del venerabile
Zeffirino Namun-
curà, fa portai con
me, e incominciai a pregarlo. Soprawen-
ne un periodo di disawenture. Mio marito
fu licenziato dal lavoro, mettendo In serie
difficoltà la famiglia (ho due figli agli studi)
che vive del suo solo stipendio.
Ho pregato con fede Il Signore per In-
tercessione di Zeffirino, e mio marito ha
trovato subito lavoro come libero profes-
sionista, e poi è stato assunto da un'a-
zienda.
Ho attraversato anche altri guai, sul
quali non voglio dilungarmi. Ma tutto è
stato superato con l'aiuto del Signore, col
quale mai un momento ho cessato di col-
loquiare. Ora sto chiedendo a Zeffirino
Nam uncurà un'enorme grazia per una mia
parente.
Modena
Lettera firmata
E. G. (Benevento) comunica che per In-
tercessione di S. Maria D Mazzarello ha
ricevuto una grazia dopo tante preghiere.
Sorelle Roncetti(Brescia) si sono rivolte
all'intercessione del beato Michele Rua
per la guarigione del fratello da un male
che sembrava incurabile. Una ben riuscita
operazione accertò trattarsi soltanto di
calcoli. Ora continuano la preghiera
perché si possa eliminare la causa del
male.
Suor Badulati Pia Maria (Tivoli, Roma)
ha Invocato con fìducla Alexandrlna Da
Costa per la conversione di un nipote, da
molto tempo lontano da Dio e da ogni
pratica religiosa. La grazia è avvenuta In
maniera quasi prodigiosa, seguita subilo
da santa e serena morte
Salvi A. (Roma) ha Invocato con molto
fervore e umiltà la misericordia del Signo-
re per Intercessione di Alessandrina, e
non solo ha ottenuto la grazia desiderata,
ma ha capito Il significato profondo di
amore-sofferenza, sull'esempio di Gesù e
del Santi, per la nostra conversione.
ERA UNA SITUAZIONE DI LAVORO
MOLTO IMBARAZZANTE
La mia salute non
andava per niente
bene, e tutti, il medi-
co per primo. ml
consigliavano di
cambiare ambiente
di lavoro. Infatti, nel
mio ufficio non uno
ma due volevano co-
mandare, e in totale
disaccordo tra loro!
Una violenta sgridata
per colpe non mie peggiorò la situazione
al punto che dovetti fermarmi in casa per
malattia. Dovevo tornare al lavoro Il 25
febbraio, proprio Il giorno anniversario del
martirio di Mons. Luigi Verslglia e don
Calllsto Caravarlo. Ml venne spontaneo
Invocarli, o meglio aggiungergli alle mie
devozioni consuete. Entrai in ufficio, e un
capo assai bonario ml comunicò che ero
stato spostato ad altro ufficio. La cosa non
piacque del tutto al soliti «politicanti», che
parlarono di gente che "grida, ricatta e
ottiene". Insomma, ml giudicarono un In-
trallazzatore! Senza scompormi, ml misi
con Impegno al mio lavoro. Le acque
calmarono, e il nuovo capo ha espresso
pubblicamente la sua soddisfazione. Sono
riconoscente ai due santi martiri, e conti-
nuo a Invocarli per la soluzione completa
delle dlfflcoltà.
Genova
Lettera firmata
Ml HA RESTITUITO LA MAMMA
COMPLETAMENTE GU P -
Già dalla metà del-
lo scorso anno la mia
cara mamma accusò
un malessere che
andava ognor più
aumentando. Fu visi-
tata da parecchi me-
dici e professori, che
le riscontrarono un
tumore maligno del
quale non davano
alcuna speranza di
guarigione. Venne sottoposta a un difficile
intervento chirurgico, ma con esito molto
Incerto, e dovette subire In seguito parec-
chie dolorose terapie dalle quali non trae-
va alcun sollievo.
Una mia amica, Figlia di Maria Ausilia-
trice, ml consigliò di Invocare l'aiuto della
cara suor Eusebia Patomlno, Incomin-
ciando Insieme con grande fiducia una
catena di novene. La cara suor Eusebia
non rimase sorda alle nostre preghiere, e
mi ha restituito dopo un paio di mesi la mia
mamma completamente guarita. Ciò non
ostante la disperata diagnosi formulata
dapprima dal medici e professori, che poi
constatarono la guarigione veramente
prodigiosa.
Da più di quattro mesi mia mamma gode
ottima salute, e non accusa più alcun di-
sturbo. Anche I segni del male sono com-
pletamente scomparsi.
Prego di voler pubblicare la grazia, co-
me avevo promesso, perché si venga
sempre più a conoscenza della valida e
potente Intercessione della cara suor Eu-
sebia Palomino.
Alba (Cuneo)
Mariuccia Neda
HANNO PURC SEGNALATO GRAZIE
Aiello Luigi e Lucia Albo<ghettl Nina Bllleatro Mar-
gherita Baltaro Oelllna . Bar1ollnl Anna BKUCcl Lo-
- · • Bemuconl C:U.••-m e.rteuolo Angela -
Ber10<1l Rooa B-11 Caterina • Blaoa Rooa - Bldlncm
Gemma • Blanc0f0uo Vble - Bocci,! Neg,I 8ollA Ma-
ria. Bolloll Aou Bottltll Federico• Bottero Giovanna•
Bottino A_goallna Boalo Anna - Bray M.,la Bruno Rina
Capulo Tereoa Caroti Glnett Carullo Vittore - Ca1ta-
gnerl1 Natalina CHtlello Teresa - Calla Matilda Cl~
riel R. Tina Colomblno Giuseppina• Cordero A~a -
Corrado Oelllna eo.u, GluNpplna CONU Maria -
Cova Franco- Cruta Emffla- Cuc:uzzo Famiglia • CUf111
Matta. O"Angeto Concetta - Oappo,to Lina- o.Ilo Sa•lo
Maria - Oell'Olbel Glo<dano • Detnlchelle Roaa - Desii
Remigio DI Slelano Giuseppina - Fabtanl Cermen
Favre Palmira - Fe<ra,11 a - Antonietta• Flche<a Anna
Flllle1t02 Angela - Fo1Nn Franca1Co 01"10 Anna
Ma,la Gitrlero Adelglda Gtambrona Anna Glurlnl
Maria - Gollaano GluNPpe - Grano Franceaco • Grl-
oantl Rosaria - ldall Mimo luchlappa M. Giovanna -
Lambe<tl FUom- - Landonl Famiglia - Lagraata Alr1ca
Lolll SIIYla Lombardi Angelina - Longo F..ldla - -
rlno Roa Martino Romana - Maat,oma,ino GloYannl
Mllone Rooa - Monduccl E.-ellna Nooara Rosalia -
Oblnu Teodora 0111111 Mallkla - Papeltl GluNpplna •
Parato Silvlna Parodi AAdele- Pianello Emilia Plcone
Lina - Pomini Antonio Porro Rina Quattrocchi Con-
cetta- Rauoll T. Marta. Rlnaldl Maria . Alnaldl Palellna
Rlnaldl Salvatore - Rlolo 0ot1. Antonino - Roglna Coi>-
cessa Rolerl Mar1a - Rou Albino - Rouo Ada . Salv•
11no Luigi - Seracco Maria - Sclerra Carmela - Serina
Gallo- Someual Camma - SO<ln A ~- TKchlo Maria
Tognl Anna Mllia - TomaHllo Domenica Troglio
Serallna Uglletta Aldo • Ventura Erminio Vlanello
Gigetta. Vicari Liborio. Vlsaoo Cracco Dorina Zoratto
Gioconda.
33

4.4 Page 34

▲back to top
Preghiamo per i nostri morti
MORI SCOSCINI GIUSEPPE coopera-
trice t a Montiane (AR) a 88 anni
E' staia una di quelle mamme •all'antica»
che con tanta fede, tanto lavoro e tanto
buon senso sapevano tirar su grappoli di
llglloll. E Il Signore l'ha premiata pren-
dendone uno dal grappolo per farlo sa-
cerdote salesiano. Sempre pronta a do-
narsi dove c'era bisogno del suo aiuto,
temeva soltanto, specie negli ultimi anni,
di essere di Incomodo agli attn.
BARBARO SUSSARELLO FRANCESCA
cooperatrice t a Messina a 59 anni
Tanto energica quanto delicata, condusse
una v11a di lavoro e di fede nello spmto di
san Giovanni Bosco. Al colleghi era
esempio di attaccamento al dovere. di
bontà e rettitudine. Per la sorella, Figlia di
Maria Auslllalrlce, tu di incoraggiamento e
sostegno nella vocazione, Nella realtà
della vita quotidiana fu sempre Ispirala
dalla fede, pron1a a donare con sorridente
umiltà senza nulla chiedere, contorto del
marito, gioia del bambini
BENVEN UTI sac. LUIGI salesiano
t a Verona a 83 anni
Vfsse ra vocazione saJesiana e sacerdota...
le In perfetta lellzla. Sentiva forte il gusto
della vita, amava la sua terra lrentlna, I
monti, I fiori, le erbe. Diede testimonoanza
d1 totale fedeltà agli appelli radicati del
Vangelo, con pronta obbedien,a alle vane
responsabilità ohe l superiori gli at!idaro•
no, In spirito di lavoro e di poverta, Fu
e<!ucatore spirituale nello stile di Don Bo-
sco, non solo negU anni in cui tu maestro
del novizi, ma In tutto l'esercizio del suo
ministero sacerdotale. ti sostegno gll ve-
niva da un'Intensa vita di pietà, personale
e comunitaria, che lo accompagni> fìno
alla morte
COHA MARGHERITA cooperatrice
t a Oglianico (TO) a 64 anni
Maestra esemplare, catechista Impegna-
ta, visse di amor dl Dio - ahmentato dalla
messa e comunione quotidiana - e di
amore per Il prossimo, facendosi come
san Paolo tutta a tutti per portare lutti a
Cristo. Perciò era sempre dlsponibfle ver-
so la mamma, le sorelle, pronta ad assi--
s1ere i malati, a soccorrere l bisognosi, a
collaborare In parrocchia e nella scuola
materna. ti tutto con naturalezza. dlsfrr
voltura e umiltà, nello spirito di Don Bosco
che tanto amava, Insieme con la Madonna
e Il Papa.
DEL MISTAO sac. NATALE aale•lano
t a Teheran (Iran) a 74 anni
Fu destinato a Teheran nel 1938, quando
le prospettive per l'avvenire salesiano In
Iran erano piuttosto scarse. E toccò pro-
prio a lui, di temperamento timido e sensi-
bile, avviare un'opera che diventerà gran-
diosa e di cui sarà uno degli artefici prin-
cipali. Godette di grande pres1tglo come
parroco, direttore, e per vari anni come
Vicario generale deil'arcldlocesl di lsphan
per I Latini. Cultore della lingua e lettere-
1ura persiana, curò varie traduzioni fn
quella lingua, soprattutto quella del Nuovo
Testamento, e compose un apprezzaliss~
mo ditionario persiano-ltallano.
ERCOLE MARIA veci. ZACCARIA
cooperatrice t a Padova a 73 anni
E' dImc,Ie enumerare le opere di bene d~
lei compiute In pieno accordo col marito,
scomparso da pochi anni. Seppe dare una
testimonianza cristiana con sorprendente
costanza e coeren2a. La preghiera la di-
tesa dallo scoraggiamento e dalla solitu-
dine: nel quattro anni di malallla, Il regalo
più bello che le si poteva lare era portarle Il
Signore anche ne, giorni reriah.
FARAC I sac. LUIGI oaleslano
t a Gaserta a 72 anni
Fu apprezzato msegnante di matematica e
fisica. abile amministratore. e soprattutto
educatore nello spirito di Don Bosco. Pre-
ciso neL suoi doven, negli alunni mir-ava a
cogllere, più ohe le dot, intellettuali, le
qualità umane, cercando di svilupparle
per formarli Integralmente, incoraggiando
Imeno dotati e dando fiducia a IUltt col suo
sereno 011lmlsmo. Nutriva vivissima devo-
zionealla Madonna, e In confessionale era
•li sacerdote delJa misericordia dl Dio.
Tanto più meritevole la sua serenita
quanio più da lunghi anni soffriva di un
male allo stomaco che lo condusse poi
allam0r1e.
GHIO GIANTONINO cooperatore
t aCuneo
Oltre che per la famiglia, ricca d] sei figli,
visse per I malati e gll anziani, mettendo a
loro totale dlsposlzJone I molti e non co-
muni talenti di cui era dotato. Con moltis-
slml sacr1fic1 è rTusclto a creare una casa
per la cura degli anziani, ancbe per test~
monlare la valldlta della Fede sul plano
sociale. Ora l'opera é attidata al coraggio
deUa moglie e del tigli. I saleslenl del Con-
vitto di Cuneo ricorderanno In lui il medico
assiduo e generoso, ammiratore di Don
Bosco.
LANTERNA CARLA ved. RICCI
cooperatrice t a Pavia e 78 anni
Testimoniò tino al termine della sua vita la
generosa disponibilità al servizio del biso-
gnosi, dal malati, del bimbi diseredati, che
accoglieva anche per molti mesi In casa
per salvarli da ambienti pericolosi E'.ra or-
gogliosa dJ associare al suo apostolato
l"unica llglla, che amava di tenerissimo af-
fetto. In chi t'avvicinava sapeva traslon-
dere la fiducia e la confidenza nella m,se-
ricordla di Dio, con quella fede che ali·
mentava nella preghiera e nell'assidua
partecipazione agli Incontri saJesìanl.
LEONI ANGELO c ooperatore
t a Castellanza (VA)
Cooperatore da oltre 40 anni, lormll una
famiglia esemplare, In cui regnava un
profondo amore a Maria Ausiliatrice e a
Don Bosco. , Questo per la nostra Ausf-
liatrlce -diceva aprendo Il borsellino-; i
salesiani sanno cosa farne._ La fede lo
sostenne nelle sofferenze di una lunga
malaltìa. edificando con la sua profonde
rassegnazione e con l'espresso desiderio
d1 vedere presto la Madonna l(a tu pertu..-.
LOSCHIAVO sac. LUI GI salesiano
t a Catania a 75 ann1
Ave-va sortito dalla nalura un ingegno vi-
vace, una memoria eccezionale, un senti,..
mento terv1do non disgiunta da spiccata
capacità poelfca di lettura d1 ogni avven~
mento anche Il più sempllce, In controluce
con una trama di valori non effimeri. Lo
ricorde.remo per le sue virtù e per I suol
esempi, otfertl senza la minìma ombra di
ostentazione, per quel suo essere amrco
dl tutti, sempre pronto all'ascolto, alla
comprensione, al perdono•.
MIGNUCCI ALESSANDRO oalealano
coadiutore t a Roma a 79 anni
Fu autista, klraullco, etetlrlclsta, provve-
ditore, dispensiere: Il salesiano ahe sa fare
di tuUo. La sua non comune versatilità gh
faceva trovare la SOiuzione pratica al più
Impensati problemi. E visse di gioia, di ot-
limlsmo: aveva una bella voce, cantò in
teatro e nel brindisi conv1viall, scrisse mu-
sica, rallegrò , giovani e I confratelli. So-
prattutto visse con totale fedeltà la sua
vocazione salesiana, nutrita d1 preghiera,
di meditazione, di amore alla Madonna e di
vero entusiasmo per Don Bosco
MILLER JULIEN coope,ato"'
t a Herfellngen (Olanda) e 67 anni
Grazie a Iuli che era 11 più anziano, due
suol fratelli poterono seguire la vocazione
salesiane (uno In Giappone e uno In Afri-
ca) e una sorella diventare FMA (e ora à
nello Zaire), Fu di un animo buono e mite,
amico çl tutti, sempre atllvo In parrocchia
e nel vari movimenti erlstla.nl. Don Bosco,
don Rua, don Clmattl erano I santi suol
amici, che Invocava e imitava, soprattutto
nella gioia di lare del bene a tutti.
PALESTRO sac. ROMEO salesiano
t a La Paz (Bolivia) a 66 anni
Nativo di Gagllano d'Asti, diventalo sale-
siano partl per l'America Latina, ove la-
vorò fino alla morte Ricco d'impegno, di-
venne- professore di fisica, chlm,ca e spe-
cialmente filosofia; ne fanno lede due suol
volumi che ebbero varie edizioni Per ollre
30 anni occupi> posti di responsabllità, e Il
sostenne con generosa ledeltà, portando
gioia ed encusia.smo, senza mal perdere di
vlsla la finalità della missione salesiana,
Lo dimostrò anche con la prontezza nef-
l'accettare le obbe<!ienze pìù difficili e
nella s.,nfità della sua vita rellgtosa e sa-
cerdotale.
PRUNOTTO GUIDO salesiano coadtu•
tore t al Cairo (Eglllo) a 49 anni
Le case salesiane dell'ispettorla novarese
lo ncordano come simpatico maestro di
banda, ottimo insegnante e stimato assi-
stente. Era Ingegnere elenronlco. e nel
1976 daJl'l stJtuto Agnelli di Torino era sta-
to Inviato In Egitto. Fu subito apprezzato
per la sua competenza, precisione, gene-
rosità, e per l'allisslmo senso del dovere,
Un collasso cardiaco ha troncalo tante
fondate speranze.
RESSICO sac, ANTONIO salesiano
t a Torino a 90 anni
Era nato a Palestro, e si era fattosalesiano
Insieme con Il lratello don Gìacomo, Per
lunghi anni si dedicò all'Insegnamento,
portando nella scuota un vivo spirito sa-
cerdotale e un cordiale amore ai giovani,
Fino alla veneranda età di 90 anni attese
con zelo al ministero delle confessioni, e si
adoprll per promuovere tra gU allievi la
devozione a san Domenico Savio.
SANTI DONZELLI EDVIGE cooperatr~
ce t a Guatdo Tadlno (PG) a 81 anni
Genorosa, aHezlonalìssima alle opere sa-
lesiane, tu esempio di rettitudine, di pietà
cristiana e di massima discrezione. La ri-
cordano sempre dl~ponlbile a collaborare
alle Iniziative di bene, soprattuno a quelle
più silenziose.
ZUNINO RAFFAELE oooperatore
t a Varazze (SV) a 79 anni
Lavoratore torte e onesto, tu esempio di
bontà e Integrità non con te parole ma con
la vita. Animato da fede semplice ma pro-
fonda, fu lieto che due sue figlie seguls-
ser() le vocazione religiosa tra le FMA, Con
cristiana fonezza attrontll la cecità che lo
oolpl negli ultimi sette anni. E' passato alla
vera vita confortalo dalla preghiera della
moglie e del lfgll.
A quanti hanno chiesto m f ormaz1on1 annunciamo che LA DIRE-
ZIO NE GEN ERALE OPERE DON BOSCO con sede m ROMA, ncono-
scluta giuridicamente con D P. d el 2-9-1971 n 959, e L'ISTITUTO
SALESIA NO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso•
nalità giurid ica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-
cevere Legar, ed Eredità.
Formule valid e sono
- se si t ratta d'un legato. ...lascio alla D,r9z1one Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'lsrltuto Sa/es,ano per /e
m1ss1oni con sedtJ in Tonno) a titolo d i legato la somma di lire ..,
(oppure) l'Immobile sito in... p er gli scopi perseguiti dall'Ente. e parti-
colarmenle di ass,ste n ,a e beneficenza, di istruzione e ec1uc azIone, d i
culto e di religione•.
- se si tratta Invece di nominare eredo d i og ni sostanza l'uno o
l'altro del due Enti su Indicati:
, ...annuito ogni mia precedente disposizione testamentaria. Noml-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede m Roma (oppure l'lst/luro SeftJsiano per le Missioni con sede In
Torino) lasciando ad esso q uanto mi apparilene a quals iasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenz a e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione, d i culto e d i relig ione• .
(luogo e data)
(firma per disteso)
34

4.5 Page 35

▲back to top
Boru: Per espressa volonta e in memoria
e sutfrag,o del defunto Giulio Petronllll L
3.000.000
Borsa: In suffrag1od1 Pinessi Margher,ta a
cura di Carla e Attredo L. 1.000.000
Solidarietà missionaria
Borsa: Don Bosco, patrono di rutta la la-
mlgliai a cura diRossi Margherita. Vicenza
L. 1.000.000
Borse di studio per giovani missionari salesiani
pervenute alla Direzione Generale Opere Don Bosco
Borse: In ricordo d• Don Gwseppe Oldanl,
Parroco a La Spezia. a cura dell'Opera
Sates,ana dt La Spezia L 700.000
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco. In ringrazlamenlo e Invocando be-
n&dlzionl sulla lamlglis, a cura di N.N..
Trino (VC) L 300.000
Borsa: Don DI Benedetto Fiori, a cura di
Lacqua Cesare, Torino L 200.000
Borsa: Maria Ausfllatrlce, santi Saleaianl1
Papa Giovanni, in suffragio dei miei de•
funti, a cure.di F.GC., Borgomastno(TO) L.
200000
Borsa: Maria Aualllalrlce e S. Giovanni
Bosco. In suffragio del frateJlo Antonio~ a
cura di Picco Maria, Trino (VC) L. 100.000
Borsa: Maria Aualllalrlce e S. Giovanni
Bosco. Jn ringraziamento e Jmplorando
protezione sulla /smlglia, a cura di Baudi-
no Vittoria, Monesiglio (CN) L. 100.000
Borsa: A rrcordo e suffragio del mar,to Al-
berto, a cura di Baiard1 Bianca1Godiasco
(PV} L 100,000
Borsa: In memoria di Don Umberto Gar- Borsa: s. Giovanni Bosco, in sul/ragia dt
rone, a cura di Ortensia e Ida L . 179.000 Rizzo Giovanni a Rosa, a cura di Oon Glu-
Borsa: S. Giovanni Bosco. in memorra di seppe Rizzo, Lanzo (TO) L. 80.000
Jole Turco, a cura del Or. Turco L 150.000 Borsa: Maria Ausiliatrice, t1ngrazlando e
Borsa: Per I misi morti, percM con Don Invocando protezione suita famiglia. a cu-
Bosco cl proteggano, a cura di N,N. L ra di Coregla Marra, Cermenate (CO) L
100.000
70.000
Boru: Beato M. Rua e Giovanni XXIII, a
suflrag,o di Lodowco Fontana, a cura del-
la moglie e del figtl, Pesaro L 100.000
Borsa: Don Bosco. si/a memoria diPslhcc,
Giuseppe, a cura della moglie FIiomena,
Etmhurst, USA L 100.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bosco,
Domenico Savio, a cura di N.N., Challllon
(AO) L 100.000
Borsa: Maria, Aiuto del cristiani e S. Gio-
vanni Bosco, proteggete me I m1e1 cari. a
cura d1 Baldi Maria, Reggio Em•ha L
60.000
Borsa: Marta Auslllalrlc,, santi Salnlanl,
in riconosceni=a e invocandoprotezione, a
cura di Giotto lns. Maria, Valle Ssugllo
(TO) L. 60.000
Bosco, S. Domenico Savlo1 a cura di
Francesco Chiara1Torino
Boru: Maria Auslllatrlce e Santi Satesla-
nl, m ringraziamento e attendendo altra
grazia, a cura di A.C.
Bora: Maria Aualllatrtcees. Giovanni Bo-
sco, proteggetemi, a cura di Parlnelll Ada,
Torino
Boru: Maria Aualllalrlce, S. Giovanni
Boaco e Papa Giovanni, a cura di Ratatto
Battista e Giuseppina, Torino
Borsa: Marta Auslllalllce, rmplorando una
grazia. a cura di De Vito Gabriella
Borsa: Mons. Vincenzo Cimati.I, 1n memo-
ria e suffragio di Carlo Frore, a cura dei
genitori e della moglie.
Borsa: Maria Auslllatrlce, aiutami, a cura
di Perolll Assunta, Torino
Boru: In suffragio d, mio marito e del ge-
mtorl e Invocando protezione, a cura dl
Negrlnl Evelina, Torino
Borsa: Maria Aualllatrlce e Santi Salesta-
nl, ringraziando e invocando protezione, a
cura delle Sorelle Aymonln, Torino
Borsa: Maria Aualllatrlce e Santi Salesfa•
nJ, in rmgraziement-0 e chiedendo prot&-
zione, a cura dl Slgnorellt Giovanni e Ma-
ria, Cassolnovo (PV) L. 100.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, In perenne r~
conoscenza, a cura di SIivio Chlappo, To-
rino L. 100.000
Borsa: Mana Aualllalrlce e S. Giovanni
Bosco, Invocando protezione, a cura di
N.N. Torino L 100.00
Borse: Maria Aualllalrlce e Don Boaco, in
ringraziamento e in suffragio dei gemtorJ
Virginia e Francesco. a cura del figli Lina,
Paola e Sandro L. 100.000
Boraa: San Cerio, In memoria di Carlo Ve.
rati, a cura del cugini di Bologna L
100.000
Borea: Mari.I Au1lllatrlce, S. G. Bosco e S.
Domenico Sa.to, implorando protezione,
a cura di Taverna Adriana. Vercelli L
100.000
Boru, Don Boaco, a cura di Oe Bernardl
Vanna. Carpazio(IM)L.100.000
Borsa: A ricordo e suffragio di Giovanni
Taglralerro, a cura della cognata Luisa e
dei nipotiL. 100,000
Boru: Maria Aualllalrlce, per grazia rie•
vuta, a cura di Bonari Giuseppe, Ranco
Valcuvia (VA) L. 100.000
Borrsa: Maria Aualllalrlce e Beato M, Aua,
Implorando protezione e graz/a particola-
re. a cura di Frassy Oon Luigi. Valsava-
ranche (AO) L. 100.000
Bo,aa: S. Cuore di Ge1ù, Maria Au1lllalrl-
ce, Santi Salesiani, In suffragio d1 Cerino
Pietro e Benino Marta, a cura di Brean
Rosalia, Brusson (AO) L. 100.000
Borsa: Mana Aualllatrk:e e S. Giovanni
Bosco, Implorando Importante grazia. a
cura di Scìavarello Anna, Bronte (CT) L
100.000
Borsa: SS. Cuori di Gesil e di Maria e
Santi Salesiani, In suffragio del miei de-
funtie per ls salvezza mia e delfamlllarl, a
cura di Lucci Maria. Chiaravalle (An) L
100.000
I vispi ragazitlnl delle 1cuole salesiane di Port-au-Prlnce (Haiti).
BORSE DI LIRE 50.000
Boru: Maria Auslllatrlc1, SanU SalHlanl,
Invocando protezione sulla mia famiglia, a
cura di Mariani Margherita, Ascolt Piceno
Bora: Don Plelro Berrutl, a cura di Valllno
Dott Giovanni, Lelnl (TO)
Borsa: Don Bosco, In ringrazia.mento e a
suffragio del miei cari defuntl, a cura di
Opet Maria, Perosa Argentina (TO)
Borsa: Don Bosco, a cura di Botto Ama~
do, Asti
Borsa: Maria Ausiliatrice, santi Salesiani,
invocando protezlone per tutti noi. a cura
di De Marle Marta. Vezza d'Alba (CN)
Borsa: Don Boaco e Santi Salealanl, a
suttraglo delle anime dimenticale, a cura
della Famiglia Martina Rita, Bibiana (TO)
Borsa: Maria Au1lllatrlc1, S. Giovanni
Borsa: Merla Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, proteggeteci tutti, a cura di Adrla-
nl, Torino ·
Boraa: Marta Au1lllalrlce e S. Giovanni
Bosco. per grazia ricevul9 e Invocando
contfnua protezione sulla famigfia, a cura
di C.S,. Torino
Boru: Don Boaco e S. Domenico Savio,
per lapacem famiglia, a cura di OI Biagio
Don Ugo, Spoleto
Boru: Maria Aualllalrlce e Santi Salesia-
ni, In ringraziamento e Invocando protr,-
zione sul miei cari, a cura di Monge Maria,
Vlllanovetta (CN)
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Bosco, a suffragio del miei defunti Don
Vincenzo e Giuseppe e Invocando prola-
zione, a cura di Llas Assunla
Bora: Ma.ria Au.alllatrlce e S. Giovanni
Bosco, a ricordo di Gio\\tanm Denti e Do-
memca Pa.squm,. a cura dI Denti Maria,
Casargo (CO)
Borsa: Don Boaco, In suffragio del marito,
a cura di Sottopielra Celestina
Boraa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, Invocando sanitb & san11tA. a cura
di Maggi Cairo Ines, Alessandria
Borsa: Santi Sale-elanl, in suNragio dei IB•
m1l1arl cfetvnti, a cura di AchOII Rlccardl
Angela, s. Maria della Versa (PV)
Borsa: Gesù Crocllluo e Maria Auallla-
lllce, Implorando protezione sulla fami-
glia, a cura di Achilll RiccardI Angela
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, Invocandoprotezione su, m1e1 flgh,
a cura di Viola Elclde, Parma
Borsa: Beato Don Rua, In ringraziamento
e In suffragio del miei defunti. a cura di
Bonoml Lucia, Ceto (BS)
Boru: Don Bosco, a cura di Plcclollnl Ze-
no, Monterubiaglio (TR)
Borsa: Maria Aualttalllce e Sani! Salesia-
ni, fn svttragfo dfli miei defunti e lnYOCBn•
do protezione. a cura di Mete Angela, So-
lero (AL)
Borsa: Maria Auslllatrtce e s. Giovanni
Bosco, fnvocando protezione sulla fami-
glia, a cura di Anna M. e Giuseppe
Bora: Santi Saleslanl, per gr&z,a ricevu-
ta, a cura di Falanga Sarlna. Roma
Boru: Maria Autlllalrlce e S. Giovanni
Bosco, In suffragio Lambertinf AnctJJa
Meraviglia. a cura del marllo e del figli,
Magenta (Ml)
Boru: Maria Aualllatrk:e, Don 8osco e
Don Clmattl, per grazie ricevute, a cura di
M.A.P.
Boraa: Ve,glne del Rosario, a cura di Vet•
reschl Comm. Otello. Pesci (PT)
8oru.: Maria Aualllalllce, in memoria e
suffragio delparentidefunti, a cura di Ca-
stellino Marianna. Pianfei (CN)
Boru: Maria Aualllalllce e SanU Satesla-
nl1 r,ngrazisndo e Invocando protezione
sulla famiglia, a cura di Pisani Geraci
Franca, Corlgllano Cat.se
BorA: A r,cordo e suffragio dei parenti e
amici de/unti. a cura di Reinaudo Oom&-
nlco, Centallo (CN)
Borsa: Maria. Aualllatrlca, In ringrazia-
mento a invocando protezione. a cura di
Avldano Primo. Castagnole (AT)
Bora: Maria Auslllatrlce, a cura di Almar
Assunta. Nichelino(TO)
Boru: Maria Auslllatrlce, Sanll Salesiani,
per ringraziare e Invocare grazie, a cura di
N,N., Camagna (AL)
Boraa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Bosco, In ringraziamento e invocando
protezione sulla famiglia, a cura di N.N.
Boru: Don 8osco, a suffragio di P e V.
Lanari e G. Reve/11, a cura di Boneltl G.
Battista. Roma
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Satealanl,
Papa Giovanni, in ringraziamento e ln110~
cando protezione. a cura di Ar1ono Bice,
Milano
Borsa: Maria Auelllatrlce e Don Bo&c.0, ,n
suffragio delmieicaridefunti• invocando
protezione. a cura di La Lomia Qiuseppe,
Canicattì (AG)
35

4.6 Page 36

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AWISO PER IL
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per la restituzione al mittente
Mosè narra ai bimbi di oggi la storia più bella
e più antica del mondo: la creazione, Adamo
ed Eva, Abramo e Isacco, il lungo viaggio
del popolo d'Israele verso la Terra Promessa.
La narrazione. illt.Jstrata da delicati disegni
a colori, si sviluppa come una piacevolissima
fiaba, consentendo ai piccoli lettori una immediata
interpretazione del messaggio divino.
È un'opera stupenda. che affascinerà
grandi e piccini.
L. 8.000
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