Bollettino_Salesiano_199003


Bollettino_Salesiano_199003

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top

1.2 Page 2

▲back to top
s = il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341 .
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco , Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bongioanni -
Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi
- Cosimo Semeraro .
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione : La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura anriua oltre 10 milioni di copie) in : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese, malayalam ,
tamil e telugù) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare .anche l'indirizzo vec-
chio .
SOMMARIO
3 EDITORIALE
4 CRONACHE SALESIANE
8 OBIETTIVO BS
Da Salesiani tra i giovani del Sud
servizio redazionale
13 Una rivoluzione culturale per il Sud
di Carlo Di Cieco
17 Sperimentare è bello. Ma i costi chi li paga?
di Mie/a Fagiolo d'Attilia
23 PROBLEMI EDUCATIVI
Primo posto a radio/TV disertato il cinema
di Gaetano Nanetti
27 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Vogliono portare Don Bosco fra i giovani
dell'Ucraina
diG . N.
30 Con la perestrojka gli cc Uniati" sono usciti
dalle catacombe
di Gaetano Nanetti
32 REPORTAGE
Scoppiare di gioventù a Seoul. Ma non basta
di Silvano Stracca
37 PROTAGONISTI
La forza di una spiritualità che conta su Dio
e guarda all'uomo
servizio redazionale
RUBRICHE
Pigy di Del Vaglio, 4 - I nostri Santi , 41 - I nostri
Morti, 42 - Solidarietà, 43
1 Marzo 1990
Anno 114
Numero 5
In copertina:
la cupola del
tempio
dedicato a
S. Giovanni Bosco
vista dalla scuola
(servizio di Miela
Fagiolo d'Attilia
a pag . 17)

1.3 Page 3

▲back to top
-----------5'1-
1 MARZO 1990 3
LE RISORSE
DI UN CAPITOLO
Con la relazione del rettor maggiore don Egidio Vi-
ganò su « La Società di S. Francesco di Sales nel ses-
° sennio 1984/1990», il 9 marzo p.v. inizieranno i lavori
del 23 Capitolo Generale.
I giorni immediatamente prima i 206 capitolari
avranno partecipato ad un corso di esercizi spirituali
predicato dal vescovo salesiano monsignor Oscar Ro-
driguez Maradiaga, segretario della Conferenza Epi-
scopale Latino Americana (CELAM).
Un capitolo generale, ordinario o straordinario non
importa, è sempre un momento significativo per una
Congregazione che vede in esso una qualificata assem-
blea di verifica, di approfondimento e di rilancio della
propria missione spirituale.
Fra·gli altri, questa assemblea avrà un duplice com-
pito: approfondire il tema stabilito dal Rettor Maggiore
e scegliere gli uomini adatti per realizzare quantd ver-
rà da essa votato e deciso.
Diciamolo con franchezza: non sono facili in que-
sto momento né il primo né il secondo compito.
Il tema per questo capitolo infatti è: « Educare i gio-
vani alla fede, compito e sfida della comunità salesia-
na oggi».
Si fisserà la sguardo dunque sul mondo e sui ragazzi
che l'abitano: indifferenti, sazi, raffinati; desiderosi e
curiosi; pieni di futuro; sospettosi, rabbiosi e delusi.
Oppure nulla di tutto questo.
Si guarderà anche ai religiosi salesiani: educatori per
nascita e ptofessione, coerenti e non, vivono tutti i pro-
blemi di una società e, di una cultuni sempre più meno
monolitica e statica che, nel bene o nel male, ne condi-
ziona il lavoro educativo e la testimonianza religiosa.
Quali giovani dunque e quali educatori alla fede?
Quali linguaggi e quali metodi per una pastorale dov~
evangelizzazione ed educazione vengano coniugati cor-
rettamente? Sono interrogativi ai quali la pastorale gio-
vanile più attenta deve rispondere: senza ingenue
semplificazioni, con coraggio e con pazieriza.
Altro compito sarà la scelta di nuovi superiori gene-
rali: essa avverrà a capitolo rodato.
Oltre la metà dei capitolari partecipa per la prima
volta a un capitolo generale. Sarà perciò interessante
vedere matricole e veterani fondersi dinamicamente nel-
la conoscenza, nella fraternità religiosa t'! nel dibattito.
Fra le novità di questo capitolo poi è da registrare
una presenza rafforzata di quella che fu, speriamo per
sempre, la chiesa del silenzio.
Ai Polacchi, Sloveni e Croati, si aggiungono questa
volta i Boemi, gli Slovacchi e gli Ungheresi. È dubbia
fino all'ultimo momento la partecipazione di un dele-
gato del Vietnam.
Sarà anche interessante ascoltare l'America Latina
dove il crollo delle ideologie si miscela con quello delle
economie e dove al di là degli stessi slogans, che ne fan-
no « il continente della speranza» serpeggia un certo
pessimismo.
Sentiamo comunque che definire un capitolo è co-
me giocare a mosca cieca. Questo perché un'assemblea
di religiosi ha sempre nuove e originali risorse legate
a quello Spirito che nella Chiesa parla e provoca in-
cessantemente.
È per questo che augurando buon lavoro ai Capito-
lari, per oltre due mesi affolleranno la casa generalizia
sita nella romana Via della Pisana -, non possiamo
che assicurare loro, come solidarietà e fraternità di tutta
la famiglia, una preghiera.
Giuseppe Costa

1.4 Page 4

▲back to top
4 · I MA RZO 1990
_ ,w ,ii'-,.•• ,M ",,;
W.
r
•I,,.._..,
l!W!9
W
••••I,
ITALIA
Promulgato
un nuovo statuto
per le Associazioni
ex allievi
Il 31 gennaio 1990 , il Rettor
Maggiore Don Egidio
Viganò ed il presidente
mondiale Giuseppe Castelli
hanno promulgato il nuovo
statuto per le Associazioni
ex allievi e ex allieve di Don
Bosco .
L' ul tima stesura della carta
associativa risaliva a 17 an ni
fa ed era stata promu lgata a
Città del Messico .
Il nuovo statuto recepisce i
più recenti documenti
ecclesiali, in modo
particolare la « Chistifide les
laici » ed i cambiamenti
socio-culturali che in questi
anni hanno modificato
anche gli ambienti salesia ni.
Si pensi ad esempio al fatto
che per la prima volta lo
Nella foto : Don Egidio
Viganò con il
presidente Castelli , il
delegato don Cini
firmano lo Statuto. Ne
sono testimoni al
centro il prof. Ald.o
Angelini (Italia),
Antonio Soler (a sin .)
(Portogallo) e
Francesco de Paola
Massana Pages
(Spagna) .
Statuto prende atto che da
molte case salesiane le cui
scuole venivano fr equentate
soltanto da ragazzi ésco no
anche ragazze . L'apertura al
fe mmi nile comporterà
certamente delle mutazioni
sullo stile associativo così
co me l' attenzione alla
promozione della persona ,
all 'ecumenismo e agli
« Amici di Don Bosco »
comporteranno una ulteriore
crescita dell'associazione.
ITALIA
Annulli e foglietti
per presenza
salesiana
a Gaeta e Gela
L'occasione del 60° di
fo ndazione della Casa
salesiana di Gaeta
festeggiata con varie
iniziative fr a le q uali la
concessione al Rettor
Maggiore della cittadinanza
ono raria della città, ha dato
agli appassionati di fi latelia
una soddisfazione in più .
Nell ' ambito infatti di una
manifestazione filatelico-
culturale dedicata a « La
Vergine Maria nella
filatelia » sono stati
realizzati un annullo ed una
targhetta postale. Il timbro
rotondo contiene la chiesa di
Questo spazio verrà riservato mese per mese a missionari
(salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, laici) che vorran no fa rci pervenire loro notizie.
I MISSIONARI SCRIVONO·------------■
Fr. Francis Sacco S.D.B. P .P .
St. Joseph Church P .O. Box 24
Banpong 70110 Thailand
Te!. 032. 211188
Banpong, 8 Dicembre 1989.
Carissimi,
Spero che la presente vi arrivi in tempo per Natale e vi trovi tutti bene.
Da quando vi scrissi la mia ultima a Pasqua, sono capitate tante cose che è impossibile
darvene un resoconto per quanto breve. Vi dirò ciò che mi sembra più importante e
che può interessarvi.
La comunità cattolica di Banpong è cresciuta un po' numericamente, oltre ai battesimi
dei bambini figli di cattolici, abbiamo avuto una decina di battesimi di adulti.
La costruzione di altre quattro case per dare un'abitazione decente a famiglie povere
è quasi terminata, bisogna fare solo l'impianto luce e acqua. Ci resta da riparare le vecchie
case costruite prima, di cui dieci hanno urgente bisogno.
Il movimento per il rinnovamento della famiglia è ormai esteso a tu tte le diocesi della
Thailandia. A Banpong quest'anno abbiamo fatto un corso di una settimana per
preparare nuovi animatori. Mentre ogni mese abbiamo avuto il minicorso regolare e
quasi ogni mese il secondo incontro per quelli che hanno già fatto il minicorso .
II gruppo degli animatori di Banpong hanno deciso di avere una loro messa ogni primo
sabato del mese alla sera e poi incontrarsi per una serata insieme con i loro figli nei
locali della parrocchia. L'idea è venuta durante un corso di esercizi per gli animatori
del movimento per il rinnovamento della famiglia che abbiamo fatto a Hua Hin nella
casa salesiana del posto.
Nel villaggio di Khao Phra abbiamo terminato la costruzione di sei vasche in cemento
armato, dimensioni metri 4x3x2. Abbiamo potuto averle pronte prima che finisse la
stagione delle piogge, cosicché si sono riempite e adesso che non piove da circa due
mesi le vasche sono ancora quasi piene per cui non c'è da temere che manchi l'acqua
alla chiesa e alla scuola materna.
Avrete avuto notizia del tifone che due mesi fa ha devastato una zo na del sud della
Thailandia. Il sud della Thailandia è in gran parte affidato alla cura dei Salesiani . Il
vescovo mons. Michele Phraphon è salesiano e lo sviluppo della diocesi-missione è anche
opera di Salesiani con la collaborazione di alcuni Stimatini.
--------------------------------------■

1.5 Page 5

▲back to top
- - -- -- - - - --#-
1 MARZO 1990 5
S. Francesco a Gaeta con
sopra l'immagine di
Don Bosco, e a sinistra, la·
statua cieli' Ausiliatrice.
Tutt'intorno la dicitura
« 60° anniversario di
fondazione della Casa di
Gaeta». La targhetta
descrive la penisoletta con
l'antico turrito « castrum »
del centro storico, Monte
Orlando e, sulla destra, il
segno di uno scoppio. Sotto
gli anni 1939/ 89, e, sopra, i
versi: « Su Gaeta la tua
mano , O Don Bosco tu
posasti » che sono i due
·versi iniziali di una strofa
aggiuntiva che a Gaeta
integra il canto «Giù dai
Colli». L'annullo speciale è
stato usato il giorno 8
dicembre mentre la ta rghetta
è stata posta in uso a Gaeta
dal 1° al 13 dicembre.
Entrambi gli schizzi sono
opera dell'artista
Carlo Magnatti.
Nel ringraziare il signor
Renato Cesarò di Nichelino
(TO) che ha fa tto pervenire
in redazione la cartolina
timbrata diamo anche
notizia di un'altra iniziativa
legata sempre al mondo dei
collezionisti . Si tratta di un
foglietto erinnofilo
realizzato dal Poligrafico
dello Stato in occasione
dell' inaugurazione del
monumento a Don Bosco a
Gela . Il foglietto con tre
I
Nelle foto: L'annullo
realizzato a Gaeta
e il foglietto di Gela.
GELA 1990
VILLAGGIO ALDISIO
35 N 11 DI
PRESENZA
LE IAN
INAUGURAZIONE
MONU~IENTO A
DON BO CO
N.O li 5
Il tifone ha spazzato via case, piantagioni, chiese, scuole e edifici pubblici e privati,
e anche la foresta è rimasta devastata . Gli abitanti della zona si son trovati senza casa,
senza le loro piantagioni, quelli delle zone costiere senza i loro pescherecci e con alcuni
morti in ciascuna famiglia. Anche le loro provvigioni furono spazzate via, e la pioggia
continua per alcuni giorni e che prosegue ad intermittenza fino ad oggi.
Il governo e la popolazione del paese hanno cercato e cercano di aiutare ma è difficile
arrivare presto e a tutti anche perché come dappertutto non mancano i profittatori e
i poco scrupolosi che si appropriano di quello che dovrebbe arrivare ai bisognosi.
Due nostre chiesette sono state completamente distrutte. Parecchie famiglie cristiane
sono senza casa, senza i loro campi, senza le loro barche .
Con la cooperazione di un salesiano della zona, la nostra chiesa ha donato venti sacchi
di riso e i fedeli hanno cooperato a riempire un camion di cibi e materiale di urgente
bisogno da far arrivare direttamente nelle mani dei disagiati.
Per il Natale non so ancora cosa potremo fare in concreto . Piaghe così profonde non
guariscono in un mese o due . Bisognerà cercare di aiutare come si può.
Banpong non ha sofferto per il tifone essendo più a nord . Abbiamo i nostri soliti
poveri qui attorno a noi e il nostro lavoro quotidiano; ringraziamo il Signore che ci
dà for za e salute per farlo.
Vi Auguro un FELICE NATALE . Vi ricorderò nella Messa di mezzanotte a Natale.
Aff.mo in G .C .
(Don Francesco Sacco S.D .B.)
« chiudilettera» e stampato
in mille esemplari, è stato
progettato da G. Toffoletti
ed eseguito graficamente da
Maria Carmela Perrini che, i
lettori lo ricorderanno
ha realizzato il francobollo
vaticano dedicato a
Don Bosco. Il foglietto
erinnofilo raffigup la chiesa
salesiana di Gela dedicata a
San Domenico Savio
nell'anno centenario della
morte del giovane santo
mentre i tre « perforati »
riproducono tre pezzi del
Museo archeologico della
città: si tratta di un' antefissa
silenica (470/ 460 a .C.), _di
un vaso arcaico di
produzione locale e di un
« tetradramma» della
«zecca» di « GELAS » .

1.6 Page 6

▲back to top
ITALIA
E'
morta
madre Ersilia Canta
Il 28 dicembre 1989, a Nizza
Monferrato è deceduta
madre Ersilia Canta,
superiora generale emerita
delle Figlie di Maria
Ausiliatrice.
I funerali si sono svolti nella
stezza Nizza e sono stati
presieduti dal cardinale
Rosalio Castillo Lara. Con
madre Marinella Castagno
erano presenti molte Madri
del Consiglio Generalizio
della FMA e numerose
Sorelle venute dalle
Ispettorie vicine; ha
partecipato anche un gruppo
in rappresentanza
dell'Auxilium di Roma. Il
Rettor Maggiore è stato
rappresentato da
don Martino McPake e da
don Luigi Fiora; erano
presenti anche Ispettori e
Confratelli salesiani.
Madre Ersilia era nata a San
Damiano d'Asti il 25 marzo
1908.
Dopo aver frequentato le
scuole delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, a 18 anrii
decide di farsi suora. Nizza,
Varazze e Livorno furono le
prime tappe della sua lunga
appartenenza e dedizione
all'Istituto.
Nel 1939 viene nominata
direttrice a Livorno: vi
rimarrà fino al 1945 vivendo
fino in fondo i drammi e le
sofferenze clella guerra.
« Quando la comunità di
Livorno, ha scritto madre
Marinella, dovette sfollare
ad Arliano in provincia di
Luçca, la direttrice fu
impegnata in un continuo e
spesso rischioso pellegrinare
fra le due case, talvolta su
camion prestati dai militari,
o sovente a piedi, trainando
anche carretti carichi di
quanto era necessario per la
Ur CRoci5
e'- UN Cr/ZOS50
PVNTO
lJ'OsSGR.V,cJiNOJ.1€
(
....
P/J. L.4S5U SI
vePONO MéZrl/0
Le MIS0Zlé3
UMJ:JNe
(
vita di educande, aspiranti,
novizie e suore ».
Dal 1945 è direttrice a Nizza
Monferrato e
successivamente la troviamo
a Conegliano ve·neto e a
Padova. Nel 1957 è
nominata ispettrice nello
stesso Veneto e il 2 luglio
del 1960 a Milano.
Il 24 agosto del 1965 viene
nominata consigliera
generai; dell'Istituto.
Due anni dopo è chiamata a
fare da Vicaria generale e il
2 febbraio del 1969 viene
eletta Superiora Generale
succedendo a madre Angela
Vespa.
Fino al termine del suo
mandato, ottobre 1982,
madre Ersilia, ha amato
l'Istituto servendolo con
intelligenza e prudenza in un
periodo di grandi
trasformazioni ecclesiali e
sociali. «A cent'anni
bisogna rinascere» fu il
fortunato slogan che la
Madre volle echeggiasse in
ogni casa salesiana in
coincidenza con il centenario
di fondazione dell'Istituto
(1972), o della prima
spedizione missionaria FMA
(1977) o delia morte della
cofondatrice Domenica
Mazzarello (1981).
Fra le sue tante attenzioni e
iniziative merita un ricordo
quella per l'Istituto di
Pedagogia e di Scienze
Religiose che proprio
all'inizio del suo mandato
era stata dichiarata
« Pontificia Facoltà di
Scienze dell'Educazione delle
FMA». Non le sfuggì il
senso e il significato di una
tale istituzione per una
congregazione di suore
apostole ed educatrici.
Di lei madre Marinella
Castagno con incisività e
sintesi ha scritto: «Con
umiltà e fede, con
rettitudine e radicalità
assunse e realizzò la sua
missione rivelando singolari
doti di equilibrio e di
chiarezza, di amore
all'Istituto e alla Chiesa, di
fedeltà a don Bosco e ai
tempi, di piena docilità allo
Spirito e di saggia
fermezza» .
ITALIA
Due nuovi vescovi
salesiani
per la Chiesa
Il 6 gennaio 1990, nella
Basilica di. S. Pietro a
Roma, Giovanni Paolo II ha
ordinato fra gli altri due
nuovi vescovi salesiani,
monsignor Ignacio Velasco,
vicario apostolico di Puerto
Ayacucho in Venezuela e
monsignor Ignazio Bedini,
arcivescovo di Ispahan dei
latini in Iran. Alla solenne
cerimonia hanno assistito
con il Consiglio generalizio
dei Salesiani e delle Figlie di

1.7 Page 7

▲back to top
-----------s/1-
1 MARZO 1990 7
erchiamo di capire
I
Nelle foto: Gli «stem-
mi,, vescovili dei due
presuli
dt'Wordina~~~':;:~ .
cJi p1scopaJe
S. E. Mons. lgnazi
l\\rcivcscovo d1 lspaha O .Bedini
Pa~:; conferita da/ Sa _n de, latini
Giovanni
tJdre
Maria Ausiliatrice, numerosi
amici; parenti e conoscenti
dei due presuli.
La nomina di don Ignacio
Antonio Velasco era stata
annunziata sull'Osservatore
Romano del 15 novembre
1989 mentre quella di don
Ignazio Bedini 1'8 dicembre
1989. Nel congratularci con
i due neoordinati, pubbli-
chiamo un profilo di
ognuno.
Don Ignacio Antonio Vela-
sco, nato ad Acarigua nel
Venezuelà il 17 gennaio
1929, professo nella Società
Salesiana dal 1945, compì
gli studi filosofici presso il
PAS a Torino, conseguendo
la licenza in Filosofia, e suc-
cessivamente gli studi teolo-
gici all'Università
Gregoriana in Roma, con la
licenza in Teologia. Venne
ordinato presbitero a Roma
il 17 dicembre 1955.
In Venezuela fu presto chia-
mato ad incarichi di respon-
sabilità: fu successivamente
Direttore delle case di Vale-
ra (1964-1967) e di Los Te-
ques (1967-1970) e dal 1972
al 1978 svolse il servizio di
Ispettore. Don Ignazio Bedi-
ni è italiano, essendo nato a
Prignano sulla Secchia (Mo-
dena) il 27 giugno 1939. En-
trato nell'aspirantato di
Chiari (BS), sentì la chiama-
ta alla vita salesiana e, dopo
aver compiuto il noviziato a
Missaglia, emise la sua pri-
ma professione il 16 agosto
1958 .
Ben presto sentì anche la
vocazione per il servizio mis-
sionario e giovanissimo parti
per il Medio Oriente. Fu ini-
zialmente a
ÉI Houssoun, in Libano , ma
venne poi destinato all' Iran,
dove imparò la lingua e
svolse gran parte del suo
successivo apostolato .
Dopo gli studi teologici,
compiuti a Cremisan, e do-
po aver ricevuto l'ordinazio-
ne presbiterale a
Gerusalemme (21 dicembre
1968), ritornò in Iran per
svolgervi il servizio educati-
vo e pastorale, vivendo tutte
le vicende degli ultimi anni,
non facili per la Chiesa e
per la Congregazione. Dal
1984 era Direttore e Parroco
nella nostra casa della Con-
solata in Teheran.
AGGIORNARE
GLI ARCHIVI
Dobbiamo eliminare i nostri archivi, riorganizzarli da ca-
po. Questa lezione ci viene dalla cronaca e dalla storia de-
gli ultimi dodici mesi. Se non avessimo seguito gli
avvenimenti dall'aprile 1989 all'aprile 1990, potremmo cre-
dere che quanto è accaduto nell'intera Europa dell'Est ab-
bia impiegato per verificarsi un tempo molto più lungo, non
mesi ma anni addirittura: all'inizio del periodo considera-
to, infatti, si parlava appena di un dialogo fra potere e op-
posizione in Polonia, erano lontane, anche se preannunciate,
le decisioni che poi sarebbero state prese in Ungheria, im-
previste le massicce e pacifiche dimostrazione popolari in
Cecoslovacchia, Germania Est e Bulgaria, quasi inconce-
pibile la conclusione della rivolta in Romania. E ancora:
Io -sviluppo delle vicende interne sovietiche, con le scissioni
richieste, minacciate o attuate nelle repubbliche baltiche o
caucasiche, e con Io squilibrio cjegli stessi assetti ist_ituzio-
nali e dei rapporti di forza politici nell'URSS.
Sarebbe stato preso in giro chi avesse osato prevedere la
cancellazione dell'egemonia (cioè dell'esercizio esclusivo del
potere) di tanti partiti comunisti dell'Est, Io svolgimento
di libere elezioni, l'eliminazione di odiose censure e di tan-
ti ostacoli all' esercizio della libertà di stampa, di associa-
zione, di culto. Nessuno è stato tanto profeta da sognare ·
che il presidente della Cecoslovacchia assistesse a un Te
Deum e che il parlamento di Budapest ristabilisse solenne-
mente il diritto di professare la religione; da immaginare
che vecchi maneggioni del totalitarismo come il tedesco-
orientale Erich Honecker e il bulgaro Todor Jikov potes-.
sero essere cacciati, arrestati e giudicati per corruzione e
tradimento; che un autocrate come il romeno Nicolae Cea-
sescu fosse fatto fuori (piuttosto barbaramente, va detto)
in quarantotto ore; che tanto rapidamente crollasse il si-
stema socialista-federativo jugoslavo. Lungo quest'anno ci
siamo limitati tutti - noi che facciamo il mestiere di co-
municatori - a correre dietro agli avvenimenti e riferirne.
Che cosa, da tutto ciò, dobbiamo cercare di capire? Sem-
plicemente, forse, che il tempo e la storia appartengono agli
uomini meno d1 quanto noi crediamo. Un sistema, quello
marxista-collettivista, che veniva contrabbandato da settan-
t'anni quale suscitatore della nuova umanità, sta naufra-
gando contro gli scogli del fallimento e dell'ingiustizia, come
il «Titanic», sul quale l'orchestra suonava ancora mentre
stava colando a picco: neppure il nome, comunismo, se ne
vuole conservare. Ha soltanto resistito un po' più del nazi-
smo che si proclamava « regno millenario» ed è durato do-
dici anni. L'uno e l'altro creazione di uomini che hanno
creduto di sottrarre a Dio la capacità della creazione e di
mettere in piedi la Torre di Babele.
Per queste ragioni tutti dobbiamo così aggiornare i no-
stri archivi, gettare le vecchie carte e - anche qui nella no-
stra Europa dell'Occidente, dove tutto sembra marciare
come prima - accingerci su dati nuovi a costruire il futu-
ro . Ecco, con una maggiore umiltà, con un orecchio rivol-
to ai suggerimenti del Signore.
Angelo Paoluzi

1.8 Page 8

▲back to top
8 I MARZO 1990
OBIETTIVO BS
DA SALESIANI
TRA I GIOVANI
DEL SUD
Incontri di don Egidio Viganò
con la Famiglia salesiana della Calabria
e di alcuni centri della Sicilia.
Presenti migliaia di giovani e numerose
Autorità.
Nel mese di gennaio
1990 l'attività del Rettor Maggiore
don Egidio Viganò ha registrato ol-
tre alla tradizionale presenza torine-
se per la festa di san Giovanni Bosco,
due visite al sud d'Italia; la prima,
in Calabria il 13/ 14 gennaio e l'altra
in Sicilia il 27 /28 dello stesso mese
a Catania e a Gela.
Annunciata come « un importan-
te dono » dal vescovo di Locri mon-
signor Antonio Ciliberti, la visita
don Viganò in Calabria ha avuto vari
momenti.
A Locri, il Rettor Maggiore la
mattina del 13 gennaio ha parlato di

1.9 Page 9

▲back to top
- - - - - - -- -- sB-
1 lyfARZO 1990 9
«speranza» a centinaia di religiosi e
laici venuti cja tutta la Dipcesi. Ac-
colto dal vescovo e dal sinpaco della
città Guido Laganà nonché da Par-
lamentari e Autorità varie, il Rettor
Maggiore ha fra l'altro detto:
« Una nuova pastorale, una nuo-
va educazione, una nuova evangeliz-
zazione non sono "anti" alcuna
cosa. Il cristianesimo è l'affermazio-
ne di valori concreti che fanno cre-
scere l'uomo, e fanno crescere
l'uomo in società e fanno çrescere la
società secondo questi valori che so-
no venuti maturandosi in questi ul-
timi decenni del nostro secolo.
Evidentemente non sar~ a favore
del peccato, non sarà a favore del-
l'ingiustizia. Gesù stesso 'ha detto:
" lo non sono venuto a giupicare, so-
no venuto a salvare". Quindi il no-
stro problema non è crearci una
mentalità "anti", ma una mentalità
"a favore" dei valori del Vangelo
nelle novità culturali d'oggi . Eviden-
temente più si evangelizza'e più ven-
gono distrutti i cancri cltlfa mafia e
della 'ndrangheta».
Ed ancor::i: «Come fare? A chi
tocca? Non a tutti insieme, a ciascu-
no nel suo settore: i religiosi non fa-
ranno i politici né gli econpmisti. La
società oggi è complessa, ~ difficile.
Non basta un poeta che dica belle pa-
role per risolvere il problema. La fe-
de e la speranza tuttavia esigono dal
cristiano competenza, onestà, gene-
rosità. La Chiesa ha il compito della
fon11azione delle coscienze e a que-
sto si dedica perché è la radice di
tutto».
Prima di lasciare Locri qon Egidio
Viganò c1veva avuto ipodo anche di
incontrare la comunità salesiana di-
retta da don Antonio Gerytile ed un
nutrjto gruppo di ex allievi che han-
no vpluto donargli una pregevole tar-
ga ricorqo.
'
Di:l Locri a Bova fVlarjn1:1 il tragit-
to è stato breve. Qui si trova la più
antica presenza salesiarni cjella Cala-
bria , Qui novantaquattro 11nni dopo
la venuta del beato dop Michele Rua,
primo Sl.jCCessore di Don Bosco, è
giunto anche don Viganò accompa-
gnato dall'ispettore della « Meridio-
nale» don Antonio Martinelli.
A Bovfl il Rettor Mpggiore ha par-
lato nel contesto di uq convegno dal
significativo tema: << Soljdarietà e
Mez~ogiorno: un impegno schietta-
mente sqlesiano». Ad organizzarlo
erano stqti gli ex allievi dj Don Bo-
sco e le ex allieve dell~ Figlie di Ma-

1.10 Page 10

▲back to top
10 · 1MARZO 1990
ria Ausiliatrice che in Calabria han-
no alcune significative presenze nel
campo scolastico. Alla manifestazio-
ne di Bava erano presenti con altri
il presidente della Corte d'Appello di
Reggio dottor Giuseppe Viola, il
consigliere regionale Lilla Manti, il
deputato Saverio Zavettieri. Il con-
vegno organizzato dagli «Ex» di Ca-
labria si è articolato in lavori di
gruppo e relazioni . Fra l'altro han-
no parlato il sindaco Rodà, il dottor
Ippolito Federico (« Proposta di un
centro di pastorale giovanile»), il
prof. Franco Liriti («Formazione al-
la politica»), I'avv . Pino Costarella
(« Osservatorio della gioventù» e
« Centro d'ascolto»).
Al termine del convegno ha preso
la parola il Rettor Maggiore che ha
sottolineato la necessità che Vange-
lo e cultura camminino di pari passo.
« Partendo da questo - ha con-
cluso - è possibile trasformare la so-
cietà». La visita di don Viganò a
Bava è quindi proseguita con una
Concelebrazione eucaristica e l'inau-
gurazione di un grande mosaico raf-
figurante Don Bosco, opera in vetro
di Murano dell'ex allievo prof. Gae-
tano Scordo di Bava Marina ed in-
segnante al liceo artistico del luogo .
Don Viganò in Calabria ha anche vi-
sitato le Suore Oblate di Pellaro per
commemorare monsignor Giuseppe
Cognata. La visita si è conclusa a
Reggio Calabria con un incontro con
i giovani cooperatori salesiani ed un
incontro/festa giovani presso le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice del rione
Modena.
Due settimane dopo, il 27 e il 28
gennaio don Viganò è tornato al Sud
con meta Catania e Gela.
Nella prima città, sede di numero-
se opere salesiane maschili e femmi-
nili, don Viganò ha visitato la casa
salesiana della «Salette», situata in
un quartiere « a rischio»: qui, pre-
sente anche l'arcivescovo monsignor
Bommarito ed il presidente della Re-
gione Rino Nicolosi, il Rettor Mag-
Nella foto sopra: Gela, 28
gennaio 1990. Don Viganò si
incontra con il sindaco della città.
Sono con lui: l'Ispettrice di Catania
suor Giuseppina Barbanti,
l'ispettore don Vittorio Costanzo,
Il ministro Mannino. Nella foto
della pagina seguente: Catania,
27 gennaio 1990. Il rettor maggiore
tra gli ex allievi di Catania
giare ha avuto modo di sentire con
la fresca cordialità dei ragazzi cata-
nesi anche la gravità dei problemi in
cui versa la condizione giovanile. Nel
pomeriggio dello stesso giorno, poi,
invitato dagli ex allievi del S. Fran-
cesco di Sales don Viganò ha com-
mentato la strenna di quest'anno:
« Siamo inviati dal Signore a far ma-

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
- - - - - - - - -- -yl-
turare nei giovani una convinta sin-
tesi tra fede e vita».
Proiettando nel futuro l'azione dei
salesiani, analizzando i motivi della
mancanza di fede nelle nuove gene-
razioni e anche della caduta delle
ideologie, don Viganò ha sottolinea-
to l'importanza del laicato cristiano
nell'opera di «ricostruzione» della
fede nei giovani.
« Cresce la fede nelle nuove gene-
razioni, ha detto il successore di Don
Bosco, se vicino a loro vi sono adul-
ti che vivono di fede» . In questo sen-
so, sapendo che quello dei giovani « è
un pianeta dove c'è di tutto: boschi,
deserti, montagne.. . », dove si trova-
no « centinaia di sfide», la Famiglia
salesiana dovrà individuare i proble-
mi comuni e assolvere il proprio
compito pedagogico, con un atteg-
giamento di « gradualità, ma anche
con perseveranza e continuità». Ogni
componente della Famiglia salesiana,
ha concluso il Rettor Maggiore, ogni
laico cristiano, qualunque sia il suo
ruolo nella società, dovrà contribui-
re a educare i giovani alla fede, sa-
pendo che « educare alla fede non
vuol dire soltanto istruire, ma crea-
.
1 MARZO 1990 11
re convinzione».
La giornata di domenica 28 gen-
naio il Rettor Maggiore l'ha dedica-
ta interamente a Gela, una città
entrata recentemente di prepotenza
nella cronaca nera, ma dove esisto-
no numerose risorse positive. L'oc-
casione della visita era stata offerta
dall'inaugurazione di un monumen-
to a Don Bosco. Essa è stata prece-
duta da una « tre giorni» salesiana su
« Don Bosco maestro di santità,
umanità ed educazione» che ha vi-
sto come relatori don Giu~eppe Au-
bry, don Sabino Palumbieri e don
Carlo Nanni, docenti all'Università
Pontificia Salesiana di Roma. La
giornata gelese di don Viganò è ini-
ziata con la celebrazione eucaristica
presso l'asilo «Mons. Catarella» del-
le Figlie di Maria Ausiliatrice. Qui,
accolto dall'ispettrice delle Figlie qi
Maria Ausiliatrice suor Giuseppina
Barbanti che unitamente al Consiglio
lspettoriale ha fatto gli onori di ca-
sa, il Rettor Maggiore ha incontrato
i responsabili della Famiglia salesia-
na presente a Gela. All'incontro han-
no anche partecipato il vicepresi-
dente mondiale degli ex allievi avv.
Nino Magnano di S. Lio, che unita-
mente all'ispettore della «Sicula»
don Vittorio Costanzo ha accompa-
gnato da Catania don Viganò, il vi-
cepresidente nazionale degli ex allievi
Ninì Cubeta; hanno anche partecipa-
to il Ministro per l'agricoltura Calo-
gero Mannino, il segretario prov.le
della DC, Saverio Damagio, il diret-

2.2 Page 12

▲back to top
12 •1 MARZO 1990
La situazione nel meri-
dione d'Italia sta diventando una ve-
ra tragedia nazionale: non se ne esce
con un colpo di spugna, ma solo se
lo Stato e le Chiese faranno, da su-
bito, la loro parte, sostenendo con
tutte le energie un futuro diverso per
i giovani, con la garanzia di occupa-
zione e il rinnovamento culturale ed
educativo . Il nuovo allarme sul Mez-
zogiorno è stato lanciato da don Egi-
dio Viganò, Rettor Maggiore dei
1
salesiani, dopo una recente visita nel-
la Locride, in Calabria. Il 28 gennaio
egli torna al sud, a Gela, per un in-
contro con i giovani della città du-
rante il quale, presente il Ministro
Mannino, inaugurare un monumen-
to a Don Bosco realizzato dal Comu-
ne dietro una sottoscrizione citta-
dina . « Il monumen to - dice don
Viganò - non servirà purtroppo a
far tornare in vita le tante vittime del-
la mafia, ma sarà un richiamo per i
vivi perché abbandonino la violenza
per la solidarietà». Per il Superiore
dei salesiani la mafia è « un cancro
dell'ideologia capitalista » interessa-
ta con ogni mezzo ad arricchirsi. In
una intervista ali' ASCA il Rettor
Maggiore ritiene che solo una gran-
tare dello stabilimento Enichem dott. roneo mons. Grazio Alabiso, il sen. de rivoluzione culturale, analoga per
Gregorio Mirane ed altri amici del- Salvatore Crocetta, il deputato regio- ampiezza di respiro ai cambiamenti
l'opera salesiana.
nale on .le Altamore ed il deputato dell'Est, potrà colmare, anche in Ita-
Dopo questo primo momento, il nazionale Salvatore Cardinale.
lia, il divario tra Nord e Sud.
Rettor Maggiore ha avuto un incon-
tro con il Sindaco di Gela dott. Vin-
cenzo Tignino in Municipi o e quindi
accompagnato da questi si è« tuffa-
to» in mezzo ad oltre duemila gio-
Conclusa la manifestazione in tea-
tro è stato inaugurato il monumen-
to a Don Bosco nella piazza anti-
stante la chiesa di San Domenico Sa-
vio. L'opera, promossa da un comi-
D. - Si può dire che sono i giovani
del sud ad essere diversi o è lo Stato
che dà risposte inadeguate alla loro
domanda di vita e di occupazione?
vani in festa per una « Cantata a Don tato presieduto dall' ex allievo prof.
Bosco» , al teatro Royal.
Gino Santagati grazie anche ad un
Qui ha parlato il Sindaco, che ha decisivo contributo dell ' Amministra-
offerto a don Viganò una targa ed zione comunale e di altri enti, è sta-
una medaglia d'oro a nome della cit- ta realizzata dallo scultore prof.
tà, il Ministro Mannino Siate, ha Gesualdo Ventura. Il monumento
detto ai giovani, il volto pulito della raffigura il Santo nell'atto di indicare
Sicilia a cui sono affidate le speran- ad un giovane di oggi la chiesa; il
ze di restituire alla nostra terra i so- gruppo bronzeo poggia su un basa-
gni forti e nobili della società mento prismatico di travertino così
umana »), lo stesso don Egidio Viga- come di travertino è l'elegante cor-
nò che dopo aver ringraziato ha in- dolo che definisce un piccolo prato
vitato i presenti a farsi protagonisti con piante tipiche mediterranee. L'i-
di rinnovamento e di impegno . Du- naugurazione del monumento ha vi-
rante l'incontro in teatro si sono esi- sto riunite migliaia di cittadini e
biti gruppi delle Figlie di Maria molti ex allievi convenuti anche da
Ausiliatrice di Caltagirone e dell'o- paesi vicini. Una « aggregazione »
ratorio/ centro giovanile locale.
questa che ha sorpreso molti ma non
Alla manifestazione erano anche quanti sanno che il carisma salesia-
presenti il vescovo della Diocesi no unisce e fa solidarizzare la gente.
monsignor Cirrincione, il vicario fo-

2.3 Page 13

▲back to top
,~ -- - - - -- - - -5'1-
UNA RIVOLUZIONE
CULTURALE
PER IL SUD
Tra il viaggio in Calabria e la visita
in Sicilia don Viganò ha avuto la possibilità
di rilasciare una intervista all'ASCA.
Il Rettor Maggiore ritiene che solo
una grande rivoluzione culturale, analoga
per ampiezza di respiro ai cambiamenti dell'Est,
potrà colmare, anche in Italia,
il divario tra Nord e Sud.
1 MARZO 1990 · 13
DON VIGANÒ - I giovani di ogni
regione hanno delle caratteristiche
particolari che provengono non tan-
to dallo Stato che non ha e non
,dovrebbe avere nessun carisma do-
cente, ma dalla società civile, dalla
cultura che predomina una regione,
dalla fami~lia, che dà alla gioventù
un volto. E evidente che quando ci
sono delle mancanze gravi, come è
nel Meridiqne una forte disoccupa-
zione, se non interve'ngono soluzio-
ni efficaci, specialmente i giovani ne
risentono e la loro vita ne resta se-
gnata. Non mi ritengo uno speciali-
sta del Meridione, ma ho potuto
girarlo parecchio. Sono appena tor-
nato da una visita in Calabria e pos-
so testimoniare che la gioventù che
ho incontrato è coraggiosa, genero-
sa, simpatica, però piena della pro-
blematica che pesa sul Sud.
D. - Che significa nel Meridione d'I-
talia stare dalla parte dei giovani?
DON VIGANÒ - Significa stare dal-
la parte della speranza. A Locri mi

2.4 Page 14

▲back to top
14 · tMARZO 1990
- Il sindaco di Gela.Dr. Tignlno consegna al rettor maggiore una medaglia ed una targa d'oro a nome della città
hanno dato da svolgere in una con-
ferenza un tema che aveva come ti-
tolo: La speranza nella Locride. La
speranza la vedo in una gioventù for-
mata culturalmente alla giustizia e
cristianamente alla generosità e al
dono di sé. Ora questo è un proble-
ma di cultura che tocca un po' tutti,
la società e gli adulti.
Ciò che c'è di speranza in queste
regioni, deve essere concentrato nel
cambio di mentalità e nella forma-
zione di una cultura nuova, in mo-
do che ci sia nuova educazione e
nuova evangelizzazione.
D. - La questione meridionale di cui
si sono fatti carico recentemente an-
che i vescovi, a suo parere, è davve-
ro tanto drammatica?
DON VIGANÒ - Certamente. Dicia-
mo che è una specie di tragedia. Il
documento dell'Episcopato italiano
sul Mezzogiorno è molto concreto e
suggerisce tanti elementi per uscire
da questa tragedia. Si possono rias-
sumere in una frase del documento:
far passare il Mezzogiorno da ogget-
to dell'interesse dello Stato e dei cit-
tadini di tutta l' Italia, a soggetto
responsabile, cosciente protagonista
di un rinnovamento della propria si-
tuazione. Io direi, è sì una tragedia,
ma una tragedia che ha una soluzio-
ne. La soluzione non viene magica-
mente dagli astri , ma dagli stessi
abitanti delle regioni meridionali. Ri-
peto ancora una volta che bisogna
dunque concentrare le mediazioni e
gli aiuti nel costruire ciò che è la ba-
se di una nuova mentalità cioè una
cultura ispirata al Vangelo .
D. - La Chiesa, i religiosi, con le lo-
ro istituzioni, solo oggi vengono mi-
nacciati dalla mafia e dalla.camorra
in modo non più episodico, ma qua-
si sistematico. Significa che per il
passato sono stati acquiescenti alla
situaz1one di fatto?
DON VIGANÒ - Questa è una inter-
pretazione. Si potrebbe anche inter-
pretare che prima gli uomini della
mafia consideravano inconveniente
attaccare gli uomini della Chiesa,
quasi per una specie di superstizione
a toccare i ministri di Dio. Questo li-
mite oggi è superato . È possibile che
ci sia stata qualche acquiescenza, ma
nonostante la svolta decisa, resta il
punto difficile: è una situazione tan-
to tragica che francamente non si ve-
de come uscire da essa immediata-
mente. È quasi una cosa impossibile
perché richiede un lungo lavoro di
cultura e di educazione. C'è qui da
sottolineare l'opera della Chiesa, dei
religiosi e delle religiose, soprattut-
to degli educatori come via di uno
sbocco opportuno.
D. - Perché tanta importanza al ruo-
lo dell'educazione nel riscatto del
Sud?

2.5 Page 15

▲back to top
-
- --
-
-----~-
DON VIGANÒ - Tutto il mondo sta nale. Per questo i preti, i religiosi, le
ammirando, quasi incredulo, ciò che religiose, soprattutto quelli che si de-
è successo nell'Est europeo, come so- dicano all'educazione hanno un ruo-
no cadute le ideologie che sosteneva- lo primario nella lenta, ma sicura
no i regimi totalitari . A prima vista trasformazione di questa situazione.
la soluzione starebbe nel passare dal- D. - La questione della credibilità del
la mentalità dell ' Est come era, alla · discorso educativo viene sostenuta,
mentalità dell' Ovest come è, metten- secondo lei, dal modo in cui al Sud
do in primo piano il benessere e il si amministra la giustizia, si svolge
problema economico. Mi pare un la lotta politica, si offrono servizi alla
grosso sbaglio perché se cadono le società civile?
barriere tra l'Est e l'Ovest, rimango- DON VIGANÒ - Non sono uno spe-
no delle barrriere che sono i muri di cialista di questo, ma ascoltando co-
tutto il mondo tra Nord e Sud. È fi- sa mi hanno detto specialisti e
nita, almeno speriamo, la guerra autorità locali, bisogna dire che la
fredda, però rimangono le relazionj credibilità del discorso educativo che
tra Nord e Sud alimentate da una si fa ai giovani viene profondamen-
mentalità radicata nel capitalismo . te compromesso dalle gravi disfun-
Le zone del Mezzogiorno italiano si zioni e distorsioni sociali. A volte si
assomtgliano un po' a tutto il sud del sente ripetere la frase più società e
mondo che sta lottando contro una meno Stato, ma per il Meridione io
sperequazione della distribuzione dei direi , più società con la nuova cul-
beni che procede dall'ideologia capi- tura, ma anche più Stato nella sua
talista e che mette il benessere indi- condizione di servizio, perché il ruolo
vidualista e il consumismo come che ha un educatore, un prete, una
l'ideale della convivenza sociale. La suora è differente dal ruolo che de-
mafia è un cancro che viene da que- ve avere la polizia o un politico. Per
ste idee. Che cerca infatti la mafia risolvere il. problema del Mezzogior-
per strade e strumenti propri, violen- no occorre convergenza tra tutti i
za compresa, se non di arricchirsi di- ruoli di servizio alla società . C'è bi-
sponendo di più benessere e séldi?
Appare perciò chiaro che nel Mezzo-
li rettor maggiore assiste ad
uno spettacolo preparato dal
giorno occorrono tanti educatori che
giovani. Sono con lui In
aiutino a cambiare le mentalità. An-
che la mentalità religiosa.
Bisogna ripensare il Vangelo come
prima fila Il vescovo
mons. Clrrlncione, il sindaco,
l'on. Calogero Mannino,
il sen. Salvatore Crocetta,
risposta alla problematica meridio-
suor Giuseppina Barbantl
1 MARZO 1990 15
sogno che lo Stato funzioni con la
sua caratteristica di servizio anche
con mezzi forti per superare nel ri-
spetto legale e democratico situazio-
ni impossibili. Di fronte a tanti
omicidi (ho sentito parlare ragazzi
che hanno ucciso il padre o i parenti
e non si sa cosa dir loro) non si sa
come trovare chi cerchi la verità e
faccia compiere la giustizia. Attra-
versando l'Aspromonte pensavo a
Cesare Casella. È facile discutere tra
i politici sulla pena di morte: è una
discussione inutile. In uno Stato ci
vogliono certamente delle pene seve-
re ma è più indispensabile impedire
i sequestri e cercarne i responsabili.
D. - Il Sud dunque è emergenza: voi
religiosi, salesiani compresi, rispon-
dete con l'emergenza o con interventi
di ordinaria amministrazione?
DON VIGANÒ - Si deve intervenire
con emergenza, ma bisogna interpre-
tarla secondo le forze che si hanno.
Putroppo in questi decenni le for-
ze numeriche di possibilità di inter-
vento sono diminuite. Allora deve
aumentare la qualità dell'intervento.
La collaborazione, il riunirsi, il pro-
gettare con tutti quelli che lavorano.
Come salesiani, in alcune zone sia-
mo poco presenti . Sono stato nella
Calabria sud, nella Locride e a Reg-
gio . Abbiamo poche presenze, ma ci
sono più presenze della famiglia sa-
lesiana attraverso le Figlie di Maria
Ausiliatrice e le Oblate salesiane del

2.6 Page 16

▲back to top
16 · 1MARZO 1990
Sacro Cuore fondate jda mons. Co-
gnata a Sova. Ho vtsto invece un
grart numero di laici ex allievi sa1e-
siani e cooperatori clie nello spirito
di Don Bosco si uniscono per fare
qualcosa. Il ruolo di emergenza che
vogliamo svolgere si riferisce all'edu-
cazione e a una nuova cultura, quin-
di si riferisce ad un campo che non
è di immediata evidenza, ma di lun-
go periodo e di profondità.
D. - Il 28 gennaio lei inaugura a Ge-
la un momtmehto a Don Bosco? Ha
un senso ihaugt,rare un mohumento
a Don Bosco In una terra dové ca-
dono quasi ogni giorno vittime della
violenza mafiosa?
DON VIGANÒ - È la prima volta
che vado a Gela. Il monumento a
Don Bosco lo ha deciso un comitato
di cittadini con l'aiuto dei Comune.
Penso che lo facciano perché Don Bo-
sco in questo secolo segùito alla sua
tnorte, ha beneficato tahti paesi e fi-
gli della Sicilia. C'è perciò una rico-
noscenza . Mi hanno detto che in ogni
paese della Sicilia si trova una via o
l1h monumento a Garibaldi e poi un
monumento o una via a Don Bosco.
I giornali dell' epoca chiamavano Don
Bosco il Garibaldi dei preti.
Fargli un monumento non risolve
i probleml, però entra nella cultura
di una città, grande come Gela, con
altri riconbscimenti a personalità di
tipo scientifico, politico, lettei:ario.
Dove esiste un monumento a Dante
si pensa a cosa il grande poeta fio-
rentino ha portato alla lingua italia-
ha con la .sua opera magistrale di
poesia . Un monumento a Dor Bo-
sco ricorda i principi di una sana
educazione e i valori del Vangelo . Se
poi questo monumento lo metto in
una città di ammazzati dalla violen-
za mafiosa, gli ammazzati restano
purtroppo morti, ma i vivi, guardan-
do il monumento potranno mettersi
in questione proprio con l'esempio di
Don Bosco, solidale con la gente e
con i giovani . Non si tratta di deci-
dere se si fa o non si fa un monumen-
to a Gela. È fatto.
Chi l'ha fatto penso abbia avuto
un senso di riconoscenza e di messag-
gio per i cittadini su una cosa impor-
tante come è stata sempre , e soprat-
tutto è oggi in tutto il Meridione, l'e-
ducazione della gioventù.
Carlo di Cieco

2.7 Page 17

▲back to top
- - - - - - - - - -- ~ -
·OBIETTIVO BS
1 MARZO 1990 17
Ancora una scuola sperimentale.
È quella delle FMA di Roma «Don Bosco».
Una scelta educativa seria e coraggiosa.
Complessi di palazzi a
schiera, capannoni industriali, iper-
mercati e poi, ancora, gruppi di ca-
se basse a tratti interrotti da scorci
di campagna libera e incolta. Il traf-
fico lungo via Palmiro Togliatti scor-
re veloce. Un semaforo via l'altro,
attraverso il paesaggio anonimo e di-
scontinuo di questa zoha della peri-
feria romana dove àbusivismo e
quartieri supermoderni si succedono
senza altra logica se rlon quella di
una megalopoli che, ansiosamente,
ha fretta di crescere su se stessa. Dif-
ficile orientarsi, trovare punti di ri-
ferimento. Poi, in fortdo, sopra ai
tetti dei palazzi fitti di ahtenne, spun-
ta un campanile e man mano che ci
si avvicina la grande cupola della Ba-
silica di Don Bosco si apre a cam-
pana.

2.8 Page 18

▲back to top
Bene, ormai sono vicina. Poco più
in là infatti, al 167 di via Togliatti ec-
co il portone dell'Istituto « San Gio-
vanni Bosco» delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Un ingresso tirato a lu-
cido ma senza fronzoli, attraverso il
quale ogni mattina passano circa 900
alunne dai sei ai diciannove anni e ol-
tre, per frequentare le lezioni scola-
stiche delle prime classi elementari,
delle medie, dei tre indirizzi del liceo
sperimentale, o dei corsi di compu-
ter e di formazione professionale. A
capo di questa popolazione scolasti-
ca di tutto rispetto c'è suor Loren-
zina Colosi, preside e direttrice, in-
stancabile animatrice di tutto quan-
to, scolasticamente e non, fa capo a
questo grosso complesso, cresciuto
nel cuore stesso di un quartiere po-
polare e periferico di Roma. E nel-
1'arco dei suoi quasi quarant'anni di
vita questo istituto è stato testimone
di profonde trasformazioni sia del
territorio - dalle greggi che qui pa-
scolavano in aperta campagna nel
primo dopoguerra ai giganti dell'e-
dilizia popolare di oggi - sia del ser-
vizio scolastico, che attraverso
quest'arco di tempo è arrivato a met-
tere a punto le duttili e sofisticate
strutture degli indirizzi del liceo spe-
rimentale, vero fiore all'occhiello del
« San Giovanni Bosco».
« Il nostro servizio è quello di ri-
spondere alle esigenze scolastiche
della popolazione giovanile del ter-
ritorio - spiega suor Lorenzina Co-
losi -. Una risposta che, come
vedremo, abbiamo sempre cercato di
modulare nel modo più ampio ed ef-
ficiente alla luce del Progetto Edu-
cativo e dei valori di crescita della
persona umana. Nel 1981 abbiamo
introdotto il quinquennio per la

2.9 Page 19

▲back to top
-----------~-
1MARZO1990 19
guendo i medici nelle corsie). Il tut-
to sempre ricordando che noi come
scuola puntiamo soprattutto alla
educazione integrale della persona,
alla luce del sistema preventivo di
Don Bosco».
Le spiegazioni delle insegnanti si
mescolano alle voci e alle esperienze
delle ragazze che raccontano da pro-
tagoniste ]'impegno e le prospettive
degli indirizzi di studio scelti. Qual-
cuna « da grande» vuol fare la gior-
nalista, qualcun'altra il medico,
l'interprete parlamentare .o un lavo-
ro che permetta di spostarsi in vari
Paesi europei.
Le foto del servizio
sono di Franco Marzi
e Carla Morselli - (Roma)
scuola superiore sperimentale nei tre
indirizzi: psicopedagogico-sociale
(con diploma magistrale e abilitazio-
ne all'insegnamento elementare);
linguistico-letterario moderno (con
licenza linguistica); biologico-
sanitario (con maturità scientifica a
indirizzo biologico-sanitario). Ma in-
nanzitutto bisogna chiarire che cosa
significa l'aggettivo "sperimentale",
riferito non tanto ai programmi (co-
me a dire che si sperimenta e poi si
elimina quello che non va) ma al ti-
po di studi fondati sul metodo della
ricerca. Un modello di scuola supe-
riore che risponde alle esigenze più
attuali, anche se vogliamo tenere pre-
senti le scadenze ormai ravvicinate
del 1993, su un piano europeo».
A partire da un biennio in cui la
maggioranza delle ore sono di area
comune (con materie comuni a tutti
gli indirizzi: italiano, storia, geogra-
fia, religione, educazione civica, psi-
cologia, ecc.) nel triennio successivo,
a seconda dei vari indirizzi, vengo-
no gradualmente introdotte alcune
materie specifiche.
Il liceo linguistico-letterario
Indirizzo biologico-scientifico
« Sì, ad esempio per il biologico-
scientifico abbiamo chimica, igiene,
medicina preventiva - sottolinea
suor Carolina, insegnante di biolo-
gia -; mi interesso in modo parti-
colare di questo indirizzo che è stato
impiantato da sette anni. Abbiamo
già avuto due maturità che sono an-
date molto bene e questa è una veri-
fica che ci incoraggia ad andare
avanti. Per l'indirizzo biologico se-
guiamo il progetto ministeriale "Are-
tusa" che si articola in due parti: una
è la branca dell'ambiente, l'altra è
quella sanitaria. Noi abbiamo scelto
in particolare quest'ultima anche
perché il quinquennio dà la possibi-
lità, dopo la maturità, di accedere al-
1'Università, ma con il diploma le
ragazze possono seguire anche dei
corsi professionali come ortodentisti,
logopedisti, ecc. Anche'il tipo di la-
boratorio che noi facciamo ha carat-
tere professionale, senza dimenticare
le due settimane di tirocinio che le
alunne fanno in ospedale (quest'an-
no siamo andate ad Albano Laziale
dove ci hanno accolto molto bene e
le ragazze hanno fatto esperienza se-
Ma intanto, come Claudia, 16 an-
ni, terzo liceo linguistico, studiano
per gettare le basi delle loro profes-
sionalità future. « Mi piacerebbe se-
guire la carriera diplomatica -
racconta spiegando come si articola
il suo indirizzo di studi -. Noi del
linguistico (in classe mia siamo in 12)
studiamo francese, inglese, tedesco,
più il latino che portiamo fino al
quarto anno. Alcune ore sono in co-
mune con le ragazze del pedagogico
(ad esempio italiano, matematica,
, storia, ecc.), per altre ci spostiamo
in un'altra aula oppure nei labora-
tori, ascoltiamo cassette, vediamo
film in lingua e durante l'estate fac-
ciamo soggiorni all'estero con l'inse-
gnante di lingua (due anni fa siamo
andate in Francia per un mese e que-
st'anno speriamo di andare in Inghil-
terra)». E poi aggiunge: « Frequento
quest'Istituto dagli anni dell'asilo, e
devo dire che le mie insegnanti mi.
hanno aiutato moltis.simo a ·crescere
e ad orientarmi, soprattutto dopo le
medie. Anche i miei genitori sono fe-
lici che abbia scelto di continuare qui
le superiori perché c'è una sicurezza
sull'insegnamento, sulla formazione
scolastica ed umana, un rapporto
con l'insegnante che altre scuole dif-
ficilmente possono offrire».
L'indirizzo psicopedagogico-sociale
La voglia di impegnarsi, di lavo-
rare sodo e il fatto di sentirsi di casa
in questo grande ma accogliente Isti-
tuto, sono due elementi che riaffio-
rano costantemente dalle testimo-
nianze di queste ragazze. Come nel

2.10 Page 20

▲back to top
20 · 1 MARZO 1990
I RICORDI DI UNA SUORA.
COSÌ È VENUTO SU
L'ISTITUTO
caso di Francesca, 18 anni, quarto
anno del liceo sperimentale a indiriz-
zo psicopedagogico-sociale, e alun-
na di « seconda generazio ne».
« Quando mia madre da ragazza è
venuta ad abitare qui, questo era l'u-
nico punto di riferimento di tutta la
zona. La mattina veniva a scuola, il
pomeriggio all'oratorio. E ora toc-
ca a me: ho scelto prima di tutto l'I-
stituto e poi il corso di studi verso cui
sono stata aiutata ad orientarmi. A
differenza di altre scuole, qui c'era-
no molte più materie da studiare, 19,
senza considerare quelle che ab bia-
mo già lasciato nel corso degli anni
passati (ad esempio il latino fino al
primo anno del triennio, per noi del-
lo psicopedagogico). Tra l'altro stu-
diamo sociologia, psicologia dina-
mica, economia politica, mentre per
Suor Rina Coletta è una pioniera del primo insediamento delle Figlie
di Maria Ausiliatrice nella zona. Tempi difficili, agli inizi degli anni '50,
quando arrivare da queste parti era una impresa e far fronte alle diffi-
coltà una scommessa a prova di ottimismo salesiano. Attraverso i suoi
ricordi, vivissimi, ricostruiamo la storia del grande lavoro che quasi 40
anni fa ha gettato le fondamenta di una presenza che oggi la gente sente
profondamente viva sul territorio.
«Sono arrivata qui che ero ancora molto giovane, negli anni del pri-
mo dopoguerra. L'ispettrice di allora si rivolse a me che avevo fatto di-
verse domande per andare in missione e non ero mai stata accontentata,
e mi disse: "Ti senti di andare a fare una grande missione?" E dove?
risposi io. "A Roma". Lì per lì mi sembrava quasi una presa in giro.
E invece no, aveva ragione, perché allora qui era proprio terra di mis-
sione. C'erano pecore e pastori in quantità, campagna aperta e terra
abbandonata segnata dalle bombe esplose durante la guerra. Pensi che
per arrivare, c'era solo il tram che dal centro andava fino all'istituto spe-
rimentale di Cinecittà, molto lontano da noi, e il resto si doveva fare
a piedi. Lo sforzo di ricostruzione edilizia si era ma~giormente concen-
trato nell'area tra San Giovanni e i Castelli Romani e qui una grande
società immobiliare aveva pianificato grossi progetti. La prima costru-
zione in assoluto fu un padiglione, dove venimmo ad insediarci (erava-
mo due suore coraggiose, come ci aveva detto l'Ispettrice dandoci
l'incarico) quando era ancora incompleto, senza luce, telefono. Era
il 15 ottobre del '51 . Vivevamo di preghiera e di paura (se ci avessero
assalito non avremmo potuto nemmeno chiedere aiuto) , dormivamo sui

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
- -- - - - - - - - -s8-
1 MARZO 1990 21
materassi per terra: era proprio la vera missione. È durata cosl per tre
o quattro anni fino a quando il Comune ha costruito alcune palazzine
per gli sfollati, poco lontano da qui. Gente ferita dalla guerra, che ave-
i/a perso tutto, anche Dio dal cuore. Si figuri perciò come ci vedevano
a noi suore. Riuscimmo a far arrivare aiuti della Croce Rossa Interna-
zionale, camion pieni di roba che distrjbuivamo a queste famiglie. I pri-
mi ad avvicinarsi erano i bambini, prendevano bracciate di roba e
scappavano via. Ma a furia di dare e di beneficiare cominciammo a rac-
cogliere qualche frutto, io scrivevo ogni giorno biglietti per avvicinarli
a noi e alla Chiesa verso cui nutrivano tante diffidenze. Cominciammo
con il catechismo per le prime comunioni e poi nel '53 entrò in funzio-
ne l'asilo infantile. Nella seconda metà degli anni '50 sono arrivati i gran-
di complessi edilizi della zona , palazzoni che si andavano rimpiendo
di gente. E allora noi abbiamo cominciato con le elementari , l'oratorio,
con il laboratorio mentre anche il nostro Istituto cresceva con l'edificio
su via Togliatti. L'abbiamo visto sorgere dalle fondamenta (non c'era-
no ancora né i Salesiani né la Basilica) e poi crescere a misura del no-
stro servizio sempre più intenso e più ampio alla popolazione di questo
quartiere. Nel '57 abbi13:mo istituito le medie e i corsi professionali. Quan-
te ragazze avevamo? E presto detto: tutte quelle che erano nella zona
perché non c'erano altre scuole oltre alla nostra. Pensi che nelle ele-
mentari avevamo fino a 70 ragazzini per classe, metà dentro e metà
fuori dall'aula a sentire quello che si faceva dentro. E quando entrava-
no ed erano più bravi loro a ripetere la lezione, battimani a non finire!» .
Suor Rina ricorda con piacere. Ed è un piacere ascoltarla, sfogliare
insieme le pagine degli anni passati e ritrovare episodi che oggi alle
soglie del Duemila sembrano chissà quanto lontane. E che invece so-
no state solo l'altro ieri.
«Sono quasi 40 anni che sono qui, ho visto crescere questo Istituto
come un figlio che dalla nascita si fa più grande e poi si sposa e arriva-
no i nipotini ... Pensi che ho già insegnato ai figli dei miei primi scolari.
Qui intorno conosco tutti e molti mi chiedono aiuto per i più svariati pro-
blemi. Se il quartiere ha un'anima salesiana? Ma certo , fin dalle sue
origini , e guai se non fosse stato cosl» .
M. d'A.
quanto riguarda il tirocinio, nei pri-
mi due anni è orientativo e poi didat-
tico, sia qui in casa o presso altre
scuole della zona».
Ma le ore di lezione non sono l'u-
nico legame di Francesca con l'Isti-
tuto. Insieme ad un gruppo di altre
compagne ed ex allieve, è impegna-
ta nell'iniziativa « Vides » di volon-
tariato in aiuto dei bambini (circa 50)
di altre scuole, che si trovano in dif-
ficoltà. Una iniziativa nata a livello
di distretto, dal dialogo con i presidi
di altre scuole statali, a cui le rappre-
sentanti delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice hanno lanciato l'idea di un
piccolo «pronto soccorso» (ovvia-
mente volontario e gratuito) per
bambini con problemi scolastici.
Idea subito raccolta e messa in pra-
tica, a testimoniare la creatività, la

3.2 Page 22

▲back to top
22 · I MARZO 1990
buona volontà e gli ottimi rapporti
che continuano a tenere viva la pre-
senza dell'Istituto sul territorio.
« Sì, veramente devo dire che c'è
una attività continua - dice sorri-
dendo suor Lorenzina mentre pas-
seggiamo negli ampi cortili della casa
in un insolito momento di calma-'.
Credo sia un po' la caratteristica di
questa nostra comunità: su 57 suo-
re, 42 sono impegnate nella scuola al
mattino e nelle numerose attività del
tempo libero il pomeriggio (sport,
canto, oratorio, centro giovanile,
strutture che raggruppano centinaia
di ragazzi da tutto il quartiere per i
più svariati tipi di attività e di inte-
ressi) oppure per il territorio, per il
distretto, la circoscrizione, la dioce-
si. L'Istituto vive intensamente ogni
min.uto della giornata fino alla sera;
spesso ci chiedono ospitalità per in-
contri dei gruppi di genitori, o anche
semplicemente solo per festeggiare
occasioni insieme e noi siamo ben
contente di offrirla. Siamo aperte al
dialogo con tutti e devo dire che tut-
ti qui ci vogliono ·bene. Spesso poi ci
telefonano dal Ministero della Pub-
blica Istruzione per còndividere espe-
rienze o scambiare informaziol).i. Ad
esempio, il liceo biologico, · nella
struttura che quest'anno abbiamo
messo a punto, sarà preso a model-
lo per il programma di studi na-
zionale».
Suor Lorenzina parla con entusia-
smo del suo impegnò di educatrice,
che oltre alla direzione di questo Isti-
tuto la vede anche dòcente da molti
anni di catechetica presso la Ponti-
ficia Università Gregoriana. Ma, le
chiedo, non si stanca mai a seguire
tutti questi impegni, una casa così
grande e tutte queste giovani vite da
far crescere e orientare con amore e
intelligenza?
Ride. Ricorda che far vivere il ca-
risma di Don Bosco è saper guidare
il cammino di Dio, giorno dopo gior-
no, saperlo discernere momento do-
po momento. E poi c'è l'esempio, ci
sono gli insegnamenti di altre suore
ora anziane, un testimone di servizio
che passa di mano in mano, che cam-
mina attraverso le generazioni. Ver-
so il futuro. « Quand'ero giovane
suora, qualche volta di sera mi capi-
tava di incontrare la mia superiora
di allora in giro per i corridoi silen-
ziosi a controllare che tutto fosse in
ordine. "Ma come, è ancora in pie-
di, non va a dormire?" le dicevo. E
oggi mi capita di sentirmelo ripetere
da un'altra suora della mia comuni-
tà, quando anche io faccio l'ultimo
giro in casa e le luci di una giornata
piena si sono già spente» .
Mieta Fagiolo D'Attilia

3.3 Page 23

▲back to top
-----------~-
PROBLEMI EDUCATIVI
,1 MARZO 1990 23
PRIMO POSTO
A RADIO/TV.
DISERTATO IL CINEMA
Per la crescente
fruizione da parte
dei giovani, i mass media
non possono
essere esclusi
dai progetti educativi.
Un sondaggio
dei salesiani
a Castellammare di Stabia.
Televisione, radio, stam-
pa: i mass media sembrano conqui-
stare spazi sempre più ampi fra i
giovani della nostra epoca. È una
nuova cultura qualitativamente di-
versa da quella degli adulti, oppure
la civiltà massmediale che i ragazzi
respirano con naturalezza è una sub-

3.4 Page 24

▲back to top
24 · 1 MARZO 1990
cultura della nostra cli adulti? La do-
manda se la pone il prof. Giuseppe
Morante tirando le somme di un
sondaggio fra i giovani cli Castellam-
mare di Stabia realizzato dall'Osser-
vatorio della gioventù del Centro
pedagogico meridionale diretto dai
salesiani di Bari, su iniziativa del
CeMM, Centro meridionale mass
media. Il CeMM, anch'esso diretto
dai salesiani, studia da anni il mon-
do dei mass media con l'intento di
approfondire la loro comprensione e
di valorizzarli nei processi educativi
e culturali nel Mezzogiorno.
Il sondaggio in questione è nato
dall'esigenza di verificare il discusso,
complesso rapporto giovani-mass
media. « Nonostante la rilevanza cul-
turale, sociale, educativa del proble-
ma - scrivono gli autori della
ricerca V. Orlando e M. Pacucci -
non si è molto operato a livello em-
pirico per verificare affermazioni slo-
ganistiche, smitizzare le visioni
utopistiche e/o allarmistiche che
esaltano o banalizzano gli effetti dei
media nella vita dei giovani nei loro
processi di identificazione e di socia-
lizzazione ».
Comportamenti
giovanili
Qual è il quadro cli riferimento? È
ancora il prof. Morante a sintetizzar-
lo con efficacia. Egli dice: «Osser-
viamo i comportamenti dei giovani:
portano la cuffia collegata al picco-
lo registratore come un passamonta-
gna; trascorrono ore davanti al
televisore quasi pari a quelle passate
sui banchi di scuo la, soprattutto per
film, telefilm, sport, anche a sca-
pito di espressioni amicali, pure ri-
chieste e desiderate ... ; la musica
costituisce il loro universo familiare;
gli strumenti della tecnica della co-
municazione costituiscono il loro
utensile quotidiano... ».
È su questo sfondo, agevolmente
riscontrabile nella vita quotidiana,
che si colloca il sondaggio. Condot-
to con criteri rigorosamente scienti-
fici, l'indagine è ricca di dati, e
sebbene si collochi in un'area circo-
scritta, offre validi orientamenti a
operatori culturali e scolastici. Il
campione intervistato ha raccolto
giovani di ambo i sessi che frequen-
tano scuole di ogni ordine e grado
della cittadina campana. Della gran
massa di dati ottenuti e analizzati po-
tremo riferire qui solo di una mini-
ma parte . Chi fosse interessato a
conoscerli nella loro totalità può ri-
farsi alla pubblicazione edita dal
CeMM - Salesiani di Castellammare
di Stabia - Napoli.
Una prima indicazione fornita dal
sondaggio rivela che ascoltare la ra-
dio e guardare la televisione costitui-
scono l' occupazione principale, in
riferimento all'uso del tempo libero,
rispettivamente per il 54,9% e il
64,4% degli intervistati. Se ne dedu-
ce che il consumo di radio e TV, an-
che se. ragguardevole perché si col-
loca al primo posto, non è così mas-
siccio come si è portati di solito a cre-
dere. C'è insomma un'ampia fascia
di giovani che elude il consumo ra-
diotelevisivo o quanto meno non lo
associa alla fruizione del tempo libe-
ro. All'interno del dato sull'utilizza-
zione di radio e TV si osserva una
forte prevalenza della seconda sulla
prima.
Che cosa
guardano
Che cosa guardano i giovani seduti
davanti alla TV? Soprattutto film
(86 , I OJo), poi sport (44,7), telefilm
(35,5), telegiornali (34;1). La radio
è utilizzata per l'ascolto della musi-
ca (88,9) e di notiziari sportivi (40,3).
Si precipita al 18, I per i giornali ra-
dio e al 6,4 per i servizi culturali. Non
ci sono preferenze quanto alle fonti
di emittenza radiofonica, e l' utilizzo
differenziato sta a significare una

3.5 Page 25

▲back to top
- -- - -- -----sB-
più (70%) sono dell'idea che la te-
levisione rappresenti un valido mez-
zo di informazione, capace di allar-
gare il senso comunitario all'intero
mondo e di facilitare l'interscambio
di idee ed esperienze. Il 36% vede in
essa un'occasione di svago e il 21,9
un veicolo di divertimento. Ma c'è
anche chi accusa la TV di impedire
una più intensa attività di relazione
o considera le trasmissioni inade-
guate alle esigenze reali del telespet-
tatore.
1 MARZO 1990 25
pre più frequente chiusura delle sale
cinematografiche. Chi sceglie il cine-
ma raramente lo fa in base a una
scelta personale; 4 ragazzi su 5 vivo-
no quest'esperienza come forma di
aggregazione nel gruppo dei coeta-
nei, 2 su 3 per trascorrere un po' di
tempo assieme al partner, uno su ot-
to va al cinema con la famiglia. Ma
i più si accontentano dei film propo-
sti dalla TV.
Libri e giornali
Quanto alla lettura, risulta che un
ragazzo su dieci non ha mai occasio-
ne di leggere un libro oltre quelli sco-
Foto LDC
certa disponibilità ad accettare qual-
siasi messaggio. Chi espriip.e prefe-
renze, le rivolge alle radio locali.
Quanto alla TV è forte la tenden-
za a cambiare frequentemente cana-
le (71,2%), per «pura curiosità»
(53,3), per insofferenza (15) o per in-
soddisfazione (35) verso il program-
ma prescelto. Telecomando facile o
incapacità delle emittenti di cattura-
te l' interesse dei telespettatori giova-
ni? L'indagine esamina poi i van-
taggi e gli svantaggi che la TV, a pa~
rere degli intervistati, comporta. I
Se la TV occupa un posto rilevan-
te nella fruizione dei giovani, il cine-
ma sembra invece aver indossato i
panni di Cenerentola. L'uso del tem-
po libero risulta dall'indagine così
suddiviso: il 54,9% degli interpellati
dichiara di guard·are spesso o qual-
che volta la TV, il 64,4 di ascoltare
la radio, il 2 di andare al cinema e
il 17 di leggere. Il dato più sconcer-
tante riguarda il cinema: un ragazzo
su otto non va mai al cinema. È la
conferma di un andamento diffuso
a tutti i livelli e che porta alla sem-
)astici. Più del 40% consulta molto
raramente un periodico, il 12% ha
scarsa familiarità con la stampa quo-
tidiana. Guardando al risvolto posi-
tivo, risultano essere molti i ragazzi
che prendono in mano un libro. Al-
meno un terzo di essi dedica ai libri
un'ora al giorno. La lettura di quo-
tidiani impegna il 59,4% degli in-
tervistati, le riviste sono lette dal
50,5%, i fumetti attirano il 28,5%.
Per ciò che riguarda i quotidiani,
molto dipende dalle abitudini fami-
liari. Due intervistati su cinque di-

3.6 Page 26

▲back to top
26 · 1MARZO 1990
Foto LDC
spongono in casa di un quotidiano tuiscono per i giovani una fonte
almeno per qualche giorno alla set- alternativa di informazione e par-
timana, un terzo può contare su un tecipazione culturale. Pertanto, nes-
acquisto costante, quasi un quarto -suna istituzione educativa può
può addirittura scegliere fra più gior- . ignorarli». L'educazione ai mass me-
nali disponibili. Si leggono le pagine ·dia deve essere mirata ai « contenu-
sportive (54,5), quelle degli spettacoli . ,(i» - per evitare « una fruizione
(46,1), ma anche l'informazione sia passiva e una dipendenza acritica
nazionale che internazionale. La !et- dal loro uso» - e al « metodo» -
tura sembra essere priva del caratte- per far diventare i media « strumen-
re di evasione che distingue la frui- ti di formazione per la vita nella
zione del mezzo televisivo. Il giova- società».
ne legge per essere informato e per Come aiutare, si chiede il prof.
allargare i propri orizzonti.
Morante, a far crescere gli uomini
I dati raccolti dall'indagine hanno che dovranno convivere per tutta la
consentito di andare più in profon- vita con i mass media? Di che cosa
dità verificando l'influsso dei mass hanno bisogno i giovani per essere
media nella vita quotidiana dei gio- capaci di controllo e di un uso pro-
vani. Ciò è stato reso possibile da ficuo di questi mezzi senza per que-
una serie di domande specifiche. Ad sto essere manipolati o diventare
esempio, per ciò che riguarda la vita teledipendenti? Sarebbe sbagliato da
di relazione,.il 53,3% dei giovani ha parte degli educatori rimanere attac-
attribuito maggiore importanza all'a- cati ai tradizionali valori educativi
micizia che alla famiglia (39,4) . Ciò sostenendo che i media sono solo
che più conta ora per i giovani sono strumento e non cultura e linguaggio
la cultura (19,4), il divertimento (8,9) nuovo. Senza trascurare ovviamen-
e il denaro (4).
te certi valori tradizionali, non è pos-
Sono, questi, solo alcuni dei mol- sibile prescindere da alcune realtà che
ti risultati cui è pervenuta l'indagi- ci mostrano nuove abitudini familiari
ne. Nella nota conclusiva, rivolta a con la TV, che occupa il tempo del
individuare le linee operative per una çJialogo, e forme di socializzazione
pedagogia massmediale, il prof. Mo- giovanile che riservano ampio spazio
rante rivela che i mass media « costi- ai mass media. Il guaio è che spesso
i genitori non hanno alcuna idea di
come utilizzare praticamente i mass
media e gli insegnanti mostrano una
certa diffidenza verso la TV.
Se è vero - questa la conclusione
- che l'educazione in ogni ambien-
te sarà sempre marginale e ineffica-
ce se continuerà a ignorare i mass
media, il loro contenuto, il loro lin-
guaggio, la loro cultura, allora la
domanda che sorge è: «che fare af-
finché in questa nuova cultura gli
educatori possano svolgere ancora il
ruolo significativo che avevano un
tempo nella cultura del libro e della
parola?». Vanno abbandonate, se-
condo il prof. Morante; le sterili po-
sizioni di critica distruttiva o di
sottovalutazione della cultura mass-
mediale. Gli educatori sapranno ri-
trovare « il loro ruolo sociale e la lo-
ro influenza educativa se accette-
ranno di divenire in qualche modo
guide d'opinione e se il loro compor-
tamento sarà non di distacco, ma di
presenza nel mondo dei mass media,
attraverso il dialogo, l'informazione,
la conoscenza del linguaggio, per po-
ter abituare i giovani a collocarsi
all'interno della cultura massmedia-
le in atteggiamento critico e rifles-
sivo ».
G.N.

3.7 Page 27

▲back to top
A i salesiani del piccolo
Seminario ucraino
di Roma giungono
dalla patria d'origine
numerose richieste
di giovani desiderosi
di conoscere meglio
il Santo.
Roma, marzo - « L'av-
vento al potere di Gorbaciov in
Unione Sovietica e l'affermarsi del-
la perestrojka hanno acceso nei cat-
tolici ucraini la speranza di vedere
finalmente esaudita l'aspirazione a
professare liberamente e pubblica-
mente la loro fede». Mentre fa que-
sta considerazione, don Eugenio

3.8 Page 28

▲back to top
28 · 1MARZO 1990
Nebesniak lascia intendere che quel-
la speranza è anche la sua. Don Ne-
besniak, salesjano, è il rettore del
piccolo Seminario ucraino. Nella se-
de di via Boccea, a Roma, accanto
alla chiesa di Santa Sofia, le cui cu-
pole dorate richiamano i tratti archi-
tettonici caratteristici delle costru-
zioni sacre dell'Oriente, vive una par-
te della comunità ucraina in Italia.
Le vicende che tumultuosamente si
svolgono nell'Est europeo, e in par-
ticolare nell'Unione Sovietica, sono
vissute con trepidazione dagli ospiti
del Seminario, perché sembrano se-
gnare per la Chiesa cattolica ucrai-
na la fine di tempi tormentati,
sfociati anche nella più dura delle re-
pressioni. « Ci rendiamo conto -
chiarisce don Nebesniak - che in
URSS continua a dominare il comu-
nismo, ma non si può negare che la
perestrojka abbia introdotto novità
di portata fino a poco tempo fa inim-
maginabile. Si può arrivare a ipotiz-
zare una trasformazione del regime
in senso democratico. Siamo certa-
mente ancora lontani dalla democra-
zia come la si intende in Occidente, '
ma le cose sono cambiate e molto di
ciò che in passato era severamente
proibito oggi è permesso alla luce del
sole. Lo si vede anche in campo reli-
gioso , con il risveglio, in tutta l'U -
nione Sovietica , della fede; ora che
si è molto attenuata la lotta condot-
ta contro la religione in nome dello
Stato a teo ».
La repressione
staliniana
I cattolici ucraini sono stati i pri-
mi a gioire per questa apertura, per-
ché grazie ad essa hanno potuto
finalmente far uscire la loro Chiesa
dalle catacombe in cui era stata con-
finata da Stalin. Fu infatti)! dittato-
re sovietico che nel 1946 decretò la
soppressione della Chiesa cattolica
ucraina nella quale si riconoscevano
i cristiani in piena comunione con la

3.9 Page 29

▲back to top
- - - - - - -- - -- sB-
Chiesa di Roma. Nove vescovi furo-
no arrestati e mandati in Siberia, as-
sieme a numerosi sacerdoti, religiosi,
suore. Monasteri, chiese, seminari,
scuole furono trasferiti d'autorità al-
la Chiesa ortodossa, che all'epoca in-
tratteneva rapporti di collaborazio-
ne; spinti fino alla sudditanza, con
il regime sovietico. P er giustificare
questo arbitrio, fu convocato un Si-
nodo privo di ogni parvehza di lega-
lità, il quale , sotto la minaccia di
deportazione per i suoi membri, di-
chiarò decaduto l'atto di unione con
Roma, che risaliva al 1596, e procla-
l'adesione alla Chiesa ortodossa.
I cattolici ucraini - che si è soliti
ch iamare « uniati » proprio per il lo-
ro legame con la Sede Apostolica -
si trovarono di punto in bianco sen-
za un luogo dove riunirsi per la pre-
ghiera comune, privi dell'assistenza
spi rituale del clero in gràn parte di-
sperso o deportato . Ciò che non è
mai venuta meno è la loro fede, la
loro fedeltà alla Chiesa universale,
entrambe vissu te per anni nella clan-
destinità. Le Messe venivano celebra-
te nel folto dell a boscaglia e in case
private, mentre i giovani svolgevano
un servizio di vigilanza per avvertire
i, fedeli non appena avvistavano
agenti del KGB, la polizia segreta. I
rischi erano grossi e non tutti pote-
vano esporsi al pericolo di cadere
nelle mani della polizia per finire poi
nei famigerati «gul ag ». Per questo
i cattolici furono autorizzati dalla
Santa Sede a frequentare la Messa
ortodossa. Si spiegano anche così le
chiese ortodosse affollate di fedeli,
che nel loro cuore rimanevano però
cattolici.
Testimone
della fede
La figura che in modo drammati-
co testimoniò la fedeltà al Papa è sta-
ta quella del cardinale Giuseppe
Slipyj, metropolita degli ucraini. I
sovietici lo imprigionarono dopo il
fallimento dei tentativi di convincer-
lo a rompere i ra pporti con Roma.
Condannato a otto anni cli lavori for-
zati , subì, in vari «gulag », maltrat-
tamenti morali e fisici, umiliazioni,
torture, fame . Lui, che amava dirsi
« li bero prigioniero di Gesù», diven-
I MARZO 1990 · 29
ne prigioniero di uomini spietati, di-
nanzi ai quali - lasciò scritto - « te-
stimoniavo della Chiesa di Cristo,
essa stessa silenziosa e condannata a
morte>>. E aggiungeva: «Ho trova-
to la forza di resistere sapendo che
il mio gregge spiri tuale, il' mio popo-
lo, tutti i vescovi, i sacerdoti e i fe-
deli camminavano al mio fianco.
Non eto solo!». Nel febbraio 1963,
per intervento di Papa Giovanni
XXIII, il metropolita venne libera-
to. In un primo tempo il cardinale
Slipyj rifiutò la libertà perché, dis-
se, voleva sì tornare libero , ma assie-
me a lla sua Chiesa ucraina. Solo le
insistehze del Papa, che desiderava
la sua presenza al Concilio Vaticano
II, convirlsero Slipyj a lasciare
l' URSS per Roma , dove rimase in
esilio fino alla morte.
bon Nebesniak non ha vissuto
personalmente le travagliate vicende
della Chiesa ucraina. È nato infatti
a Martchester, in Inghilterra, nel
1950. Ucraini erano invece i suoi ge-
nitori, i quali avevano lasciato l'U-
craina come tanti altri loro compa-
trioti - circa un milione e mezzo -
emigrati all'estero. Le comunità più
numerose Si trovano oggi negli Stati
Uniti e nel Canada. Conservano con
fierezza le tradizioni della loro terrà
d ' origihe. Dopo gli st udi in semina-
rio e il noviziato a Lanuvio, presso
Roma, don Eugenio è diventato sa-
cerdote. La decisione di farsi salesia-
no nacque dal desiderio di dedicarsi
ai giovani ucraini .

3.10 Page 30

▲back to top
30 · 1 MARZO 1990
Conoscere
Don Bosco
Ma come è arrivato Don Bosco in
Ucraina? « Il primo a introdurre il
nome di Don Bosco nella mia patria
d'origine è stato un vescovo reden-
torista. Aveva letto una biografia del
futuro Santo scritta nel 1898 da un
sacerdote ucraino che aveva perso-
nalmente conosciuto Don Bosco a
Torino. Il vescovo, desideroso di uti-
lizzare nella sua Diocesi il metodo sa-
lesiano, raccolse un gruppo di IO
giovani votati al sacerdozio e li inviò
a studiare prima in Belgio poi in Ita-
lia. Difatti sono diventati salesiani e
tre di essi sono qui nel nostro semi-
nario . Ma a causa degli avveni-
menti accaduti in seguito, nessuno di
essi poté fare ritorno in Ucraina. Co-
sicché a tutt'oggi non c'è in Ucraina
una sola opera salesiana. Noi nutria-
mo molte speranze che in futuro non
lontano si possa riguadagnare il tem-
po perduto. Ci sono molti segnali a
questo riguardo. Con l'affermarsi
della perestrojka e quindi con una
maggiore apertura alla dem·ocrazia,
ci è stato possibile attivare canali di
comunicazione e di inviare in Ucrai-
na pubblicazioni che parlano di Don
Bosco. Le richieste che ci giungono
superano le nostre possibilità di ac-
coglierle tutte. Abbiamo esaurito le
copie di cui disponevamo».
Il grande desiderio di don Eugenio
è di reperire i fondi necessari a ri-
stampare altre copie della biografia
di Don Bosco . « Mi sono rivolto ai
confratelli e, attraverso di loro, a tut-
ta la Famiglia salesiana, perché ci.
aiutino a soddisfare le richieste che
ci arrivano per lettera da molti gio-
vani che desiderano conoscere me-
glio Don Bosco. C'è già chi chiede
di essere accolto nella Congregazio-
ne. In Ucraina, come nel resto del-
l'Unione Sovietica, c'è oggi un forte
risveglio religioso, una grande richie-
sta della parola di Dio. Inviando
pubblicazioni salesiane possiamo
preparare il terreno per il momento,
che noi attendiamo con impazienza,
in cui potremo recarci di persona a
lavorare tra la nostra gioventù».
D
CoN
LA PERESTROJKA
GLI «UNIATI»
SONO USCITI
DALLE CATACOMBE
La storia; spesso drammatica,
della Chiesa cattolica ucraina si fonda
sulla fedeltà alla fede apostolica.

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
- - -- -- - -- - -s/1-
La plurisecolare storia
dell'Ucraina è densa di avvenimenti
ora esaltanti ora tragici, sia sotto il
profilo politico e sociale sia sotto l'a-
spetto religioso. Per le sue caratteri-
stiche di « regione di confine», ha
risentito delle complesse e travaglia-
te vicende che si sono svolte lungo i
secoli in quella parte del mondo. Di-
venne terra di conquista, fu piq vol-
te smembrata e divisa fra i re e i
principi dei Paesi limitrofi, conqui-
(Le foto del servizio si riferiscono alla
Chiesa di S. Sofia in via Boccea a
Roma dove stanno i Salesiani)
stò l'indipendenza e la perdette.
Ha conosciuto anche tutte le lace-
razioni all'interno della Chiesa. Una
tradizione popolare attribuisce ali' a-
postolo Andrea, fratello di Pietro, la
diffusione del cristianesimo nelle ter-
re della Rus' -Ucraina. Egli sarebbe
giunto fino a Kiev, dove avrebbe in-
contrato il martirio. E dalla città che
è oggi la capitale della Repubblica
ucraina, la religione cristiana si è al-
largata lentamente ai popoli dell'Eu-
ropa nord-orientale. Nel 988, mille
anni fa, il battesimo della popolazio-
ne di Kiev, voluto dal principe Vla-
dimiro , segna storicamente l'ingresso
della Rus' nel novero dei popoli cri-
stiani. Le contese e le divergenze in-
sorte tra la Chiesa di Roma e la
Chiesa di Costantinopoli portarono
la Chiesa di Kiev alla separazione
dalla comunione ecclesiale con la se-
de di Pietro. Non per questo venne-
ro meno i contatti con la Sede
apostolica e mai furono abbandonati
i tentativi di recuperare l'unità. Di-
fatti, nel 1596, con l'atto di unione
di Brest, si rinnovarono i vincoli di
comunione con Roma.
Quando, nel 1772, l'Ucraina si ri-
trovò divisa in due parti, l'occi-
dentale incorporata nell'impero
austro-ungarico e l'orientale annes-
sa alla Russia, solo la prima ebbe a
godere delle condizioni favorevoli al-
i'affermarsi della Chiesa cattolica.
Nella seconda, invece, il cattolicesi-
mo fu in pratica liquidato per lascia-
re spazio alla Chiesa ortodossa. Il
rafforzamento della Chiesa cattolica
ucraina nel secolo scorso è stato ope-
ra soprattutto di un intrepido sacer-
dote, Andrea Szeptykyj, che Papa
leone XIII volle prima vescovo e poi
metropolita di Leopoli. Fu guida spi-
rituale e difensore dei diritti del po-
polo ucraiano, ne favorì lo sviluppo
culturale nel rinnovamento della vi-
ta religiosa e della formazione del
clero . Si interessò attivamente alla
sorte di tutti gli ucraini emigrati nel
mondo promuovendo istituti e cen-
tri di assistenza spirituale e materia-
le. Imprigionato aallo zar Nicola II
quando le truppe russe, durante la
prima guerra mondiale, invasero l'U-
craina occidentale, il metropolita
Andrea fu liberato nel 1917 dal go-
verno provvisorio. Al suo ritorno a
Kiev fu accolto trionfalmente.
L'annessione dell'Ucraina occi-
1 MARZO 1990 31
dentale all'Unione Sovietica non im-
pedì al metropolita Andrea di con-
tinuare la sua opera, sia pure nelle
proibitive condizioni imposte da uno
Stato che predicava l'ateismo e che
intensificava la propaganda antireli-
giosa. Alla sua morte, avvenuta nel
1944, il governo pastorale della Chie-
sa cattolica ucraina fu assunto dal-
1' arcivescovo Giuseppe Slipyj, che
avrebbe patito la prigionia e l'esilio
dopo la brutale decisione di Stalin di
annientare la Chiesa cattolica.
Con la perestrojka di Gorbaciov,
la Chiesa cattolica ucraina spera di
veder ripristinata pienamente la li-
bertà religiosa e con essa il ricono-
scimento dei suoi diritti all'esistenza.
Due avvenimenti recenti, di risonan-
za mondiale, hanno rafforzato que-
sta speranza: la visita di Gorbaciov
a Giovanni Paolo II in Vaticano e i
colloqui di Mosca fra i rappresentan-
ti della Santa Sede e della Chiesa or-
todossa. Nell ' incontro romano, il
presidente sovietico ha assicurato
l' approvazione in tempi brevi di una
legge che garantisca la libertà di co-
scienza, cosicché tutte le confessioni
presenti in URSS possano soddisfa-
re le proprie esigenze spirituali. A sua
volta, il Papa ha ricordato all'ospite
i cittadini dell'Unione Sovietica che
vivono « in piena comunione con la
Sede apostolica» e per i riuali ha fat-
to voti che « possano praticare libe-
ramente la loro vita religiosa».
I colloqui di Mosca hanno sotto-
lineato l'esigenza di risolvere nello
spirito del Vangelo i problemi anco-
ra aperti , conseguenza della forzata
confluenza dei cattolici nella Chiesa
ortodossa. I cattolici ucraini debbo-
no essere messi nelle condizioni di or-
ganizzare le loro strutture ecclesiali,
cioè di disporre nuovamente di quelle
chiese che vennero loro sottratte nel
1946. Il desiderio che ciò si avveri in
tempi brevi ha portato alcuni grup-
pi di cattolici ad occupare i luoghi di
culto storicamente appartenenti alla
Chiesa cattolica. Il governo sovieti-
co sembra interessato a una pacifica
soluzione dei problemi, anche per
evitare la deprecabile eventualità di
un~ « guerra di religione », che po-
trebbe essere sfruttata da gruppi na-
zionalisti il cui obiettivo è di otte-
nere la totale indipendenza dell'U-
craina.
Gaetano Nanetti

4.2 Page 32

▲back to top
32 · I MARZO /990
REPORTAGE
ScoPPIAt
A ·SEOUL.
MA NON BJ
Un sistema scolastico
competitivo
al massimo.
L'esperienza del centro
giovanile «Don Bosco»
e degli italiani
Giacomo Comino
e Marino Bois.
Sono arrivato àl « Don
Bosco Youth Centern, nell'antica
zona industriale di Seoul, a mezzo-
giorno di una domenica di sole . Nel
giardino, dinanzi alla statua in gran-
dezza naturale del fondatore dei sa-
lesiani , assieme a Domenico Savio e
a un ragazzo coreano, si celebrava un
matrimonio. Lo sposo, un giovane
che qui ha imparato un mestiere, era
vestito all'occidentale. La sposa, sor-
ridente ed emozionata come si con-
veniva alla circostanza, indossava
l'abito nazionale, un «hand bokx »
bianco, lungo ed elegante.
Poco lontano dal bel monumento
in marmo delle Apuanie, voluto da-
gli ex allievi a costo di non pochi sa-
crifici personali, c'era un viavai di
ragazzi e ragazze verso una delle pa-
lazzine del centro. Tutti giovani del
vicinato che a casa non hanno un po-
sto dove studiare e così vanno dai sa-
lesiani ogni pomeriggio, dopo la
scuola, e la domenica dal mattino.
Pagano una modesta rata mensile
per le spese, timbrano tutte le volte
un cartellino e si chinano sui libri si-
no alle undici di sera.
Due scene di vita quotidiana in un
quartiere che vent'anni orsono era
periferia ed oggi è a1 centro di una
città che supera i dieci milioni di abi-
tanti, una città che scoppia di gioven-
. Come tutta la Corea. On terzo dei
42 miiioni di mister Kim o Li - gli
equivalenti dei nostri signori Bianchi
e Rossi - hanno meno di trent'an-
ni. Si possono immaginare j proble-
mi che quest'esplosione demografica
crea in un paese piccolo, povero di
risorse naturali e sovrappopolato,
che vive sulle esportazioni.
I giovani chini sui libri nei piccoli
box del « Centro Don Bosco » sono
un po' il simbolo della scelta di una
società che si basa sull'educazione.
Uno dei meriti della dittatura mili-
tare - crollata proprio sotto la pres-
. sione della gioventù culturalmente

4.3 Page 33

▲back to top
- - - - - - - - - -sB-
più preparata - è stato quello di
aver diffuso ovunque scuola e alfa-
betizzazione. L'analfabetismo che al-
l'inizio degli anni '60 colpiva ancora
il 50% della popolazione, oggi è pra-
ticamente scomparso. Non solo, ma
la frequenza alla scuola dei giovani
è molto alta ed assicura all'industria
un buon numero di diplomati.
f MARZO 1990 33
per passare alla classe superiore. L'i-
struzione è considerata çome stru-
mento per avere successo. Anche le
famiglie più povere si svenano per-
ché i loro figli frequentino l'univer-
sita, nonostante il costo elevato degli
studi.
I ragazzi sono sottoposti ad una ve-
ra e propria «psicosi» degli esami.
Stimolato nel suo spirito dj emulazio-
ne, costretto a competere sin dalle pri-
me classi con una marea qi coetanei, ·
il giovane coreano affronta ogni esa-
me con una tensione estrema, pensan-
do già alla prova sucçessiva. Più
ostacoli supera e più ne cjovrà affron-
tare. Anche quando arriverà all'uni-
versità, dopo aver lottato per essere
ammesso all'ateneo migliore, il cui
nome avrà maggior peso per la sua
carriera degli stessi studi, non sarà an-
cora tranquillo . Da quel momento
avrà una sola preoccupazione: il con-
corso per ottenere un impiego in
un'impresa prestigiosa.
La scuola coreana è pienamente
funzionale al modello dj una società
capitalista che mira unicamente all'a-
vere di più. La Corea del 1:,ud ha co-
nosciuto in meno di un quarto di
secolo un progresso stupefacente. I
salesiani che sono arrivati qui tra la
fine degli anni '50 e il principio di
quelli '60, non hanno dimenticato la
miseria spaventosa che c'era allora
nel paese. Dappertutto si vedevano
ancora i segni delle ferite della guer-
ra del 1950-53. E il lavoro principa-
le dei missionari era dar da mangiàre
alla gente, che letteralmente moriva
di fame.
Poi, a cavallo degli apni '70, il
. progressivo decollo. Questa nazione,
il cui territorio è meno qi µn terzo di
quello italiano, ha registrato il più al-
to tasso di sviluppo ecoriomico del
mondo intero. Un « boorµ » dovuto
alla capacità eriorme di l~voro della
gente; ma realizzato a costi umani al-
tissimi. Un «boom» reso possibile
dalla sagacia organizzativa e piani-
ficatrice della dirigenza economica.
Un segno evidente dell'atmosfera Il popolo coreano è traqizionalmen-
di concorrenza, disciplina e duro sa- te « preveggente», perché da sempre
crificio, che impregna tutta la socie- deve affrontare degli invl:!rni duris-
tà coreana, è la competitività del simi, che esigono questa dote per so-
sistema scolastico per selezionare i pravvivere.
migliori ai posti di comando. Tutto Dal «Don Bosco Yo4th Center»,
è finalizzato agli esami e ad una buo- nel quartiere di Yons Duns Po, due
na classifica - ogni esame termina laici salesiani sono stati testimoni dei
con la classifica dei partecipanti - cambiamenti rapidi, e aqche sconcer-

4.4 Page 34

▲back to top
34 1 MARZO 1990
tanti, avvenuti in Corea del Sud:
Giacomo Comino e Marino Bois.
Entrambi erano poco più che venten-
ni quando hanno lasciàto l'Italia per
una terra così distante, così remota.
Nella loro memoria è ben impresso
lo stacco tra il paese che trovarono
arrivando circa trent'anni fa, e quel-
lo in cui vivono oggi insegnando un
mestiere a chi ne è privo nella Corea
del°« iniracolo economico». Il tem-
po non ha attenuato in ambedue
l'impressione del primo impatto con
Seoul.
«Era un freddo giorno di gennaio
del 1961, circa 20 sotto zero», rac-
conta Comino, « quando l'aereo ad
elica atterrava all'aeroporto di Kim-
po. Due salesiani belgi mi attendeva-
no ravvolti nel cappotto e col loro
incoraggiante sorriso mi diedero il
benvenuto. Con una vecchia jeep, re-
cuperata in uno dei campi militari
americani, andando alla parrocchia
di To Rim Dong, potevo ancora co-
statare per le strade e sul volto della
gente la tristezza e la miseria lascia-
ta dalla lunga guerra. In parrocchia
mancava spesso la luce e si usava an-
cora la candela. Nonostante il jr.ed-
do intensissimo, in chiesa e in casa
ci si toglieva le scarpe come si usa an-
cora oggi».
Ne è passata di acqua da allora
sotto i ponti sul fiume Han, il gran-
de corso d'acqua della capitale sud-
coreana! C'è un detto popolare co-
reano che esprime una verità
profonda: «Anche i fiumi e le mon-
tagne cambiano dopo dieci anni».
Figuriamoci in un trentennio! Sotto
gli occhi di Giacomo Comino e di
Marino Bois - mentre guidavano,
con grande spirito di sacrificio e de-
dizione, la scuola di meccanica aper-
ta dai salesiani con gli aiuti dei
cattolici tedeschi e di benefattori di
tutto il mondo - la Corea del Sud
è diventata una delle più giovani ed
intraprendenti nazioni industria-
lizzate.
Come è accaduto ad altri popoli
del mondo, anche quello coreano ha
dovuto affrontare, in quest'arco di
tempo, alcune battaglie per costrui-
re una società caratterizzata da ar-
monia sociale e da possibilità
economiche per tutti. Arrivando a
Seoul lo scorso ottobre, il Papa ha
potuto dire che il progresso della Co-
rea del Sud « ha creato un esempio.
per altre nazioni in via di sviluppo».
Indubbiamente resta però ancora
molto cammino da fare, perché pro-
gresso industriale e sviluppo econo-
mico si traducano in autentico
sviluppo omano e progresso sociale.
Come ogni bella medaglia, il « mi-
racolo coreano» ha infatti il suo ro-
vescio. Costretti a lavorare 11-12 e
anche 14 ore al giorno, con due gior-
ni di riposo al mese (una domenica
sì e l'altra no) e una decina di giorni
di ferie all'anno, gli operai hanno pa-
gato sulla loro pelle il «boom». Non
sono molto lontani i giorni in cui il
BIT, l'organizzazione mondiale del

4.5 Page 35

▲back to top
-------sll-
1 MARZO 1990 35
re sociali come quella dei salesiani di
Yons Duns Po per i giovani più bi-
sognosi: orfani, ragazzi abbandonati
o che hannò dovuto abbandonare la
propria famiglia per trovare un lavo-
ro in città, ragazzi di famiglie povere.
« Col passare degli anni.», dice
Marino Bois, « ci siamo sempre più
convinti che la cosa più urgente per
questi ragazzi era quella di prepararli
ad essere autosufficienti imparando
un mestiere. Nella nostra piccola
scuola continuiamo a formare un
centinaio di meccanici l'anno. Mal-
grado il progresso, il nostro lavoro
è sempre molto richiesto. Abbiamo
anzi una crescente domanda di gio-
vani qualificati. Visitiamo una ad
una le officine perché tante volte le
situazioni nel mondo del lavoro so-
no inumane. E noi vogliamo esser
ben certi che i ragazzi abbiano real-
mente la possibilità di crearsi un
lavoro, giudicava l'orario dell'ope-
raio coreano « il più lungo al
mondo».
In quello stesso periodo per sensi-
bilizzare almeno gli ambienti catto-
lici, agli aspetti disumanizzanti di un
«boom» secondo solo, forse, a quel-
lo giapponese, un missionario sale-
siano, don John Trisolini, che è stato
per vent'anni assistente della J.D.C.,
la gioventù operaia cristiana, tradu-
ceva in lingua coreana alcuni passi
della «Rerum Novarum» di Leone
XIII, perché la vita del lavoratore qui
corrispondeva perfettamente a quan-
to il Papa scriveva per l'Europa alla
fine del secolo scorso!
In Corea del Sud si è in effetti ri-
prodotto un modello di capitalismo
selvaggio, dove contano solo il gua-
.dagno, la produzione, la vendita.
L'uomo non conta tuttora molto,
anche se con l'aumento della ricchez-
za nazionale, dopo soprattutto la ca-
duta del regime militare, sono ar-
rivate le prime provvidenze per i la-
voratori delle aziende-guida: assi-
stenza sanitaria, sicurezza sociale,
maggiore sicurezza sul lavoro. L'o-
rario di lavoro è stato ridotto per leg-
ge a 46-44 ore settimanali. In pratica,
però tutte le aziende, specie le più
piccole, ricorrono al lavoro straordi-
nario, che è meglio retribuito. Sicché
la settimana lavorativa è, di fatto,
ancora di 60 e più ore.
La filosofia del «grow first, distri-
bution next », « prima crescere, poi
distribuire», ha portato come conse-
guenza a differenze sociali abissali.
Le inchieste sociologiche dicono che
la classe ricca rappresenta il 5-60/o
della popolazione, quella media il
30-350/o, mentre i poveri sono più del
500/o. Questi dati rivelano tuttora
l'importanza della presenza di ope-
avvenire, migliorando anche profes-
sionalmente».
Il corso di base, gratuito, dura so-
lo un anno. Contemporaneamente,
i giovani che in genere non hanno fi-
nito le scuole, devono seguire corsi
diurni o serali d'istruzione media e
superiore. Questo è assolutamente
indispensabile per assicurare il mi-
gliore inserimento dei ragazzi in una

4.6 Page 36

▲back to top
36 · 1 MARZO 1990
società che, per il tuttora forte influs-
so dell'antica mentalità confuciana,
considera un ripiego la forrnazione
professionale rispetto agli studi licea-
li o universitari. E ciò anche se il
50% dei giovani che escono dalle
università, restano disoccupati, men-
tre i ragazzi del « Don Bosco Youth
Center » al cento per cento trovano
subito un lavoro.
Poiché la scuola dipende ·da l Mi-
nistero del lavoro, al termine i gio-
vani devono sostenere un esame,
abbastanza difficile. Ottengono la
qualifica di secondo grado e sono
pronti ad entrare nel mondo del la-
voro. Diventano autosufficienti e
~possono for marsi una famiglia. Mol-
ti di loro - i cristiani sono circa un
15 OJo degli allievi - continuano a vi-
vere per qualche tempo nell'interna-
to del Centro . A chi vuole, rna sono
pochi, si offre la possibilità di un se-
condo anno di corso per consegu ire
la qualifica di primo grado. Questo
secondo anno viene praticamente au-
to finanziato con i lavori degli stessi
ragazzi.
Fra i «clienti » del Centro giova-
nile Don Bosco ci sono anche le in-
dustrie automobilistiche Hyundai,
che producono le piccole e famose
«Pony» che hanno avuto un succes-
so folgorante di vendita sul mercato
statunitense. Ormai da una decina di
anni, dai macchinari acquistati di se-
conda mano da Giacomo Comino e
Marino Bois facendo sempre dispe-
rati sforzi per trovare « mi~ter mo-
ney », come chiamano qui i soldi,
escono dei pezzi sofisticati che nes-
suno vuol fare in Corea e che prima
la Hyundai doveva importare dal
Giappone o dagli Usa .
Dice un proverbio cinese: « Se dài
un pesce ad un povero, gli dài da
mangiare per un giorno, ma se gli in-
segni a pescare, gli dài da mangiare
per la vita».
Silvano Stracca
(3 - continua)

4.7 Page 37

▲back to top
, - - - - - - - - - - - - -- - - - - s 8 -
PROTAGONISTI
1 MARZO 1990 37
Don Pietro Brocardo
Don Pietro Brocardo è
nato nel 1912. Vive alla Casa gene-
ralizia salesiana di Roma. Ha tra-
scorso la sua vita salesiana quasi
interamente in case di formazione ed
in centri di studio.
Laureato alla Gregoriana iil. teolo-
gia spirituale ha all'attivo numerosi
saggi.
D. Il suo saggio dal titolo: « Don
Bosco profondamente uomo, pro-
fondamente santo» stampato nel
1985 dalla LAS (Libreria Ateneo Sa-
lesiano), esce ora, con un titolo rin-
novato: «Uomo e Santo (Don Bosco
ricordo vivo)» sempre a cura della
LAS. Come spiega l'accoglienza fa-
vorevole di questo libro dichiarata-
mente volgarizzativo e tradotto in
alcune lingue ed anche in cinese?
R. Tutti sanno che esistono santi
grandissimi presso Dio e pressoché
dimenticati dagli uomini. E ce ne so-
no altri invece ai quali è riservato an-
che una gloria terrena. Don ,Bosco
appartiene a questa costellazione: è
un santo vivo nel nostro tempo per-
ché attrae e convince. Scrive persua-
sivamente Piero Stella: « Oggi non
meno che in passato è vivissimo il de-
siderio di conoscere Don Bosco ». Mi
ha sempre colpito il fatto che raffi-
nati cultori della santità cristiana, co-
me ad esempio il Card. Schuster, don
Giuseppe De Luca, J. de Genibest o
affermati docenti di storia della
Chiesa come L. Hertling, il prote-
stante W . Nigg, per limitarci al pre-
concilio collochino Don Bosco nel
novero dei più grandi santi del pas-
sato. I santi ha detto Pascal hanno
« il loro splendore, la loro mode-
stia». I lettori hanno colto questo
splendore nel santo dei giovani.
D. Quali ragioni l'hanno indotta a
titolare così il suo libro?
R. La provocaziçme a mettere a te-
ma il profilo di Don Bosco uomo, se
pure solo per alcuni aspetti , mi è ve-
nuta da Paolo VI quando, a propo-
sito del discorso sui santi, afferma:
LA FORZA DI UNA
SPIRITUALITÀ
CHE CONTA SU DIO
E GUARDA ALL'UOMO
A colloquio con don Pietro Bro,cardo autore
di una recente pubblicazione che esplora
l'umanità e la santità di Don Bosco.

4.8 Page 38

▲back to top
38 1 MARZO 1990
« Gli uomini di oggi vogliono repe- mirazione di antichi discepoli. Si
rire nei santi ciò che a noi li accomu- tratta di testimonianze che fanno
na, piuttosto che ciò che da noi li parte di una ministoria dimenticata
I
distingue; li vogliamo portare al no- ma non priva di una propria sugge-
stro livello, di gente profana e im- , stione. Esili tratti se si vuole sul vol-
mersa nella esperienza non sempre to di Don Bosco che non finirà mai
edificante di questo mondo; li voglia- di meravigliare e di essere descritto
mo trovare fratelli della nostra fati- come quello dei grandi santi che rap-
ca e fuori anche della nostra miseria ' · presentano più intensamente il Cri-
per sentirci in confidenza con loro». sto che è « di ieri, di oggi e di
E giustamente continua il Papa per- sempre».
ché i « fenomeni carismatici e mira- ' Più che non sembri, si può dire
colosi, di cui talvolta la santità è con Piero Stella che queste voci ser-
rivestita» nella nostra mentalità vono « a darsi conto del significato
quasi ci svegliano più dubbi, che , ch'ebbero l'entusiasmo da lui (Don
non ci diano certezze, quando tali Bosco) suscitato e l'alone di venera-
fatti non siano veramente provati e zione che lo circondò» .
dalla Chiesa approvati». La decisio- D. Un libro che tratti della santità
ne di insistere sulla santità di Don "di ·Don Bosco si inserisce necessaria-
Bosco è nata anche da quanto ha mentè nel filone della spiritualità cat-
scritto don Egidio Viganò: « Il più tolica. Vuole chiarire il suo pensiero,
grande problema che oggi rimane
aperto per noi è quello del ricupero ,
della santità; (...) la nostra santità è
il regalo più bello e più utile che pos-
siamo dare alla gioventù». Quello
specialmente per quanto attiene alla
spiritualità « specifica», dunque
«originale», del santo dei giovani?
R. Dico subito che mi metto fuori
degli interrogativi che pone la stessa
che lo scrittore Ignazio Silone ha det-
to di don Orione si addice perfetta-
mente anche a Don Bosco: « La sua
forza eccezionale è riposta sul fatto
che in tutto ciò che faceva egli con-
tava unicamente e completamente su
Dio» .
Tengo però a precisare che non
confondo natura e grazia, l'uomo,
voce «spiritualità» e della strumen-
talizzazione di taluni che ne fanno un
vero «pas par tout». Applicandola
a Don Bosco intendo riferirmi alla
sua vita nello Spirito, alla sua traboc-
cante interiorità, alla sua radicale
conformità a Cristo, al suo« respiro
per le anime» (P . Rinaldi), alla sua
con il cristiano santo; li considero in- estasi dell'azione, alla sua vita di per-
timamente e inseparabilmente uniti
tra loro secondo l'antico assioma
teologico: la grazia non distrugge la
fezione, in una parola alla sua
santità.
Santità di fondatore perché «l'es-
natura, la presuppone, la eleva e la sere santo o l'essere Fondatore si
perfeziona.
fondono insieme nella vita di Don
Il mio compito è stato quello di far Bosco» (E. Viganò). Che si configu-
vedere come l'agire umano di Don ra - come si legge in un documento
Bosco, - uomo in tutto del suo tem- della Chiesa - come una particola-
po ed insieme cittadino del cielo - re « esperienza di Spirito Santo» da
sia stato comandato nello stesso tem- trasmettersi a discepoli per essere vis-
po dalla sua piena aderenza a Cristo, suta e « costantemente sviluppata»
il «solo» santo. Sia stato cioè un - la quale comporta sempre « anche
comportamento da santo.
uno stile particolare di santificazio-
D. Puo dire in breve, come si arti- ne, di apostolato» e una « certa ge-
cola questo volume e come sia stato nuina novità nella vita spirituale
migliorato?
della Chiesa».
sua spiritualità - sono, alla luce dei
documenti ufficiali: La speciale al-
leanza con Dio; Lo.spirito salesiano,
di cui è « centro e sintesi la carità pa-
storale»; La missione giovanile,
«dono» di predilezione per i giova-
ni che fa essere totalmente di Dio per
loro; Il sistema preventivo, che è non
solo metodo, ma pastorale, educa-
zione, spiritualità, ed altro ancora.
In Don Bosco, che si è santificato
tramite l'educazione ed evangelizza-
zione dei giovani, c'è anzi, come ha
detto il Papa, « L'originalità e l'au-
dacia di una "santità giovanile"; in-
R. Il libro comprende tre parti.
Si deve al suo carisma di trinseca all'arte educativa di questo
La prima parte - «Lineamenti» Fondatore-santo se Don Bosco è di- grande santo, che può essere giusta-
- presenta alcuni tratti caratteristi- ventato, nel tempo, Padre di una nu- mente definito "maestro di spiritua-
ci della ricca personalità di Don Bo- merosa posterità di figli e figlie che 1ità giovanile"»; La struttura
sco. Identico ragionamento va fatto a lui si ispirano ed ha dato origine ad associativa sostanzialmente voluta ·da
per la seconda parte.
una tipica corrente di spiritualità che Don Bosco da viversi in spirito di ca-
La parte terza dal sottotitolo: sta permeando il mondo. I principa- rità e comunione.
« Don Bosco ricordo vivo» lo ritrae li elementi del nucleo carismatico di Lo «specifico» della spiritualità
nella candida, quasi trasognata am- Don Bosco - e derivatamente della del santo dei Becchi non va di certo

4.9 Page 39

▲back to top
- - - --------sll-
nell'unica e sola spiritualità cattoli-
ca, neppure nei contenuti tradizionali
e comuni della spiritualità apostoli-
ca piemontese - ed italiana in gene-
rale _:: del secolo XIX - bensì nel suo
'modo caratteristico di rapportarsi a
I)io ed agli uomini, nella preferenza
data a certi valori evangelici su altri
- senza escludere nessuno -, nel
modo con cui ha sviluppato e matu-
rato la sua missione nella Chiesa,
nella accentuazione di certe virtù a
preferenza di altre, nel dosaggio dei
mezzi di santificazione, nel suo to-
no e stile di prete-educatore nuovo
come lo dice M. Guasco avendo egli
capito che al suo tempo era «l'ani-
mazione di prete che doveva cambia-
re, la sua formazione, il suo stile» ed
in molti altri aspetti ancora della sua
sorprendente « novità di vita» che lo
hanno portato, a grado a grado, ad
approdare alla « sintesi originale»
della sua « spiritualità apostolièa ».
Una spiritualità autentica, comple-
ta e aliena da gesti complicati, incar-
nata nella ferialità del quotidiano
sostanziata della presenza del Cristo
eucaristico, intensamente mistica -
prendendo il termine nella sua acce-
zione generale - perché rende « con-
templativi nell'azione» e sa trasfor-
mare in « liturgia della vita», la co-
mune esistenza. Esigentissima, poi,
nei suoi enormi, ininterrottj sforzi
ascetici inerenti ali'arduo compito
educativo che comporta, per sua na-
tura, di autodisciplina ed autocon-
trollo costanti; per il cristiano inevi-
tabilmente partecipazione alla vita di
Cristo crocifisso ·e risorto.
Lo specifico della spiritualità sa-
lesiana si può cogliere negli scritti
~,p.irituali di Don Bosco - compilati
da lui o con l'aiuto dei suoi figli-;
più incisivamente in alcune sue pa-
role chiave, come: « Da Ìnihi ani-
mas », « Lav.Q,. .to e temperanza»,
1MARZO 1990 39
« Lavoro e preghiera», « Servite Do-
mino in Iaetitia», «Pane lavoro e pa-
radiso », « Amare e farsi amare »,
«L'educazione è cosa di cuore» ecc.;
più profondamente e con più eviden-
za nella testimonianza concreta del-
la sua vita, nei suoi comportamenti,
in una parola nella forza propositi-
va del suo esempio.
D. C'è nella spiritualità di Don Bo-
sco un elemento-sintesi verso il qua-
le tutto converge e dal quale tutto
promana?
R. Sì. La sintesi vitale - che l'uo-
mo di oggi sperimenta come tanto
difficile - fra l'essere e l'agire, tra
fede e vita, fra l'amore a Dio e quel-
·lo del prossimo, tra preghiera e la-
voro. Una autentica «grazia di
unità» che si sprigiona dalla carità
pastorale partecipazione ed imitazio-
ne del!'amore infinito di Dio-Trinità,
e che Don Bosco ha posseduto in
grado superiore. In lui, infatti, nes-
suna dicotomia, nessuna lacerazione
interiore. Ho scritto:
« Dio è veramente il sole, l'asse
portante della sua vita. Santo dell'a-
zione, egli non mette di certo il silen-
ziatore sulla preghiera, ma sa fare
dell'azione il "luogo abituale" del
suo incontro con Dio; valorizza la
ricchezza perfettiva dell'orazione,
ma considera perfettiva anche l'azio-
ne. Il suo modo sacramentale di es-
sere chiesa consiste esattamente
nell'impegno ad "agire come chie-
sa" . Sa che tra preghiera e lavoro
corre un costante rapporto dialetti-
co: l' una manda all'altro e vicever-
sa; ma sa anche che questo rapporto
è regolato dalla volontà di Dio, nor-
ma suprema».
D. Ma, alla resa dei conti, è poi ve-
ramente proponibile - perché attua-
le - la santità di Don Bosco in
questo mondo moderno e postmo-
derno in cui la stessa fede cristiana
sembra volatizzarsi nella indifferen-
za generalizzata?
R. L'attualità di Don Bosco ha sen-
so a condizione che non si faccia di
lui né un personaggio superattuale
fuori del suo tempo, né un santo in-
gessato in un modello prestabilito su-
peridealizzato, non più di questo
mondo.
Don Bosco è insieme santo del
passato e profezia viva di ciò che Dio
vuole nella storia. Va quindi avvici-
nato sia in chiave storica che profe-

4.10 Page 40

▲back to top
40 · 1 MARZO 1990
(Il quadro è del pittore Corrado Mezzana)
tica. In chiave storica, perché solo il
versante della storia è in grado di ri-
suscitare il passato, in quanto tale ,
senza deformarlo. Da questo punto
di vista Don Bosco è e sarà per sem-
pre un tipico santo piemontese del-
!'Italia risorgimentale, come S.
Ignazio di Loyola è un tipico santo
basco della Spagna del secolo XVI.
Sensibile ai valori della cultura emer-
gente bisognosa di lievitazione evan-
gelica, sensibile ai disvalori , alle
ambiguità, ai mali da combattere,
arginare, prevenire; sensibilissimo ai
nuovi bisogni della vita religiosa dei
giovani e della Chiesa del suo tempo
aspramente combattuta nel suo Ca-
po e nelle sue.istituzioni. L'approc-
cio a Don Bosco deve approdare alla
conoscenza del « Don Bosco totale »,
quale lo hanno fatto i settantadue
anni e mezzo della sua vita ed il pa-
ziente continuo lavoro su se stesso.
Ma la memoria non è archeologismo;
per essere significativa e fedele al Dio
della storia deve leggere il passato an-
che in chiave profetica, portatrice di
avvenire, di valori intramontabili e
perenni.
D. Nel libro vengono riportate fra-
si di diversi autori che hanno scritto
su Don Bosco mossi da interessi di-
versi e per un determinato pubblico.
Le sue preferenze vanno verso il te-
sto classico di don Ceria « Don Bo-
sco con Dio»; ·ma è citato spesso
anche Piero Stella. C'è una ragione?
R. Piero Stella è l'autore più citato
dalla moderna storiografia religiosa.
In tema di giansenismo poi è un'au-
torità in campo internazionale. I suoi
scritti su argomenti di vita salesiana
spaziano un po' dovunque. Io mi so-
no limitato a riportare affermazioni
significative prese quasi esclusiva-
mente dai tre ampi volumi (l'ultimo
è del 1988) dedicati a: Don Bosco
nella storia della religiosità cattolica,
A lui mi lega un'antica amicizia
perciò egli sa bene ciò che più am-
miro nei suoi scritti e ciò che non
condiviso. In amichevoli incontri ab-
biamo anche confrontato i nostri
punti di vista, ora convergendo ora
divergendo, cosa che mi sembra ab-
bastanza normale. Di Piero Stella mi
piace qui rammentare - cosa da
molti ignorata - che se, oggi, i sa-
lesiani, e gli studiosi in generale, pos-
sono disporre di una edizione foto-
statica delle opere a stampa di Don
Bosco lo si deve soprattutto a lui; alla
sua passione di salesiano e di ricer-
catore severo che lo ha indotto a per-
correre - « negli anni verdi» -
mezzo Piemonte alla estenuante ri-
cerca di scritti del nostro Fondato-
re, che sarebbero andati altrimenti
irreparabilmente perduti.
D. Tra le voci di consenso dei suoi
lettori quale l'ha colpita di più?
R. Quella dei giovani.
Una diciottenne - che ora ha in-
trapreso la strad·a dalla vita religio-
sa, mi ha scritto: «Attraverso le righe
del suo scritto ho potuto compren-
dere e penetrare maggiormente la
grandezza e la santità di quest'uomo,
cogliendo che santi non si nasce ma
si diventa » . E, dopo aver detto che
« tutti gli uomini sono invitati a ol-
trepassare questa sogUa » (della san-
tità) aggiunge questa frase, che mi ha
molto colpito: «A questo punto per-
ciò è il non essere santi che dovreb-
be meravigliare e non viceversa».
o

5 Pages 41-50

▲back to top

5.1 Page 41

▲back to top
- - - - - - - - - - -s/1-
INVOCATO
A LUNGO
D ue anni fa, circa, mia ma-
dre, ottuagenaria e soffe-
rente di artrite obliterante, aveva
visto aprirsi sulla gamba sinistra
una piaga che via via andava al-
largandosi sempre più.
Interpellammo medici e specia-
listi che, nonostante ci dessero le
cure per migliorare Ja circolazio-
ne e le pomate per attenuare il
dolore fort issimo, spesso si di-
chiararono pessimisti e si teme-
va di dover arrivare all 'ampu-
tazione dell'arto.
Ad un certo punto, quando l'ul-
cerazione aveva già coperto tut-
ti i lati della gamba e la
circondava come una fascia, si vi-
dero i primi segni di ricostruzio-
ne che , gradualmente , si
estesero fino alla cicatrizzazion·e
completa e alla scomparsa del
do lore.
Mia madre non poteva più
camminare per il dolore terribile,
ora cammina normalmente. E tut-
to ciò è avvenuto nonostante ab-
bia anche altre malattie debilitanti
che .cura ma con pochi risultati.
. Don Rinaldi da me invocato a
lungo con fede insieme con lei ci
ha ottenuto, con la speranza non
venuta mai meno , la grazia tan-
to desiderata.
Graziella Aguzzi - Torino
MEZZO PER
INCORAGGIARE
ALLA PREGHIERA
I ntendo tener fede alla promes-
sa fatta di segnalare la
costante e sempre grande prote-.
zione dal cielo di Maria Ausil ia-
trice , Don Bosco, Don Rinaldi e
Domenico Savio.
Come exallievo salesiano infat-
ti ho confidato e confido tuttora
in loro in alcune situazioni spia-
cevoli e dolorose , come quelle ri-
. guardanti una critica incompren-
sione in famiglia' che, anche se
è notevolmente migliorata, con-
tinua a far sentire i suoi effetti per
niente gradevoli.
Inoltre, grazie al la loro interces-
sione, ho potuto superare, con
un'ottima posizione in graduato-
ria , un difficile concorso presso
un noto istituto di credito.
Spero che la protezione di que-
sti Santi e Beati , che senza dub-
bio continuerà, possa essere
mezzo per incoraggiare alla pre-
ghiera altre persone che si trova-
no in situazioni difficili.
Lettera firmata - Alessandria
ESAME SUPERATO
R ingrazio infinitamente la
Vergine Santissima Maria
Ausiliatrice e San Domenico Sa-
vio per avermi aiutata a supera-
re un difficile esame. Rendo
pubblica la grazia come promes-
so ed invoco sempre protezione.
S.R. - Torino
CONDIZIONI
CRITICHE
11 mio .nipotino ;, MASSIMO »
nato il 22 Settembre,
dopo sole 48 ore di vita, veniva
urgentemente ricoverato poiché
le sue condizioni si facevano di
ora in ora sempre più critiche . I
medici , dopo alcuni giorni, deci-
devano di sottoporlo ad un deli-
cato intervento all'intestino. Tre
giorni dopo l'operazione, quando
già sembrava che tutto procedes-
se per il meglio, il piccino ebbe
un attacco di febbre altissima con
convulsioni. Era gravissimo. Con
grande fede mi sono rivolta a MA-
RIA AUSILIATRICE , a S. Giovan-
ni BOSCO e a S. Domenico
SAVIO , ponendo il piccolo sotto
la LORO protezione implorandoli
di guarirlo. Ora il bimbo sta be-
ne ed io tengo fede alla promes-
sa fatta di fare pubblicare queste
mie righe .
Laura Marchiano
Piossasco (TO)
to era terminato: mio marito lo
aveva superato.
RICOVERATA
Il quadro clinico tuttavia non
era certo rassicurante: a compl i-
IN RIANIMAZIONE
carlo intervennero diversi fattori
fra cui una pleurite. Successiva-
H mente vennero effettuati un altro
o pregato incessantemen- intervento ed ancora biopsie
te Maria Ausiliatrice e ghiandolari con esiti che non la-
S. Domenico Savio per la vita e · sciavano sperare.
la guarigione di mia fig lia che nel Ci rivolgemmo con fede a Ma-
maggio del 1987, al quinto mese ria Ausiliatrice, san Giovanni Bò-
di gravidanza, fu improvvisamen- sco , San Giuseppe: fummo
te colpita da emorragia cerebra- esauditi. Ora a distanza di quat-
le con conseguente coma.
tro anni le condizioni fi siche di
Ricoverata in rianimazione e in mio marito sono discrete.
coma per settimane si temette
anche per la sua vita. Mia figlia
era in uno stato pietoso e la gra-
Famiglia Leone
Rivarolo e.se (TO)
vidanza andava avanti. In trep i-
dazione, mi procurai un " abitino"
di Domen ico Savio e pregai.
Quando i medici furono certi
che il bambino poteva farcela da
solo, per non stremare ancora la
mamma lo -fecero nascere conta-
AVVICINARSI
glio cesareo. Il bambino nacque A DIO
sano e normale. Tornata a casa PER UNA MAMMA
mia figlia si è lentamen te ripresa
e da qualche mese ha anche ri'
preso .il suo lavoro ambulatoria-
le essendo medico. Mando con
gratitudine un'offerta per le ope-
e on la presente mia lettera,
desidero vivamente ringra-
ziare San Giovanni Bosco e la
re salesiane con preghiera di
pubblicare la presente sul Bollet-
ti no Salesiano che ricevo da de-
cenni essendo un 'exallieva .
Madonna, perché dopo tante pre-
ghiere ho ottenuto la grazia, da
molto tempo desiderata, di vede-
re mio figlio e mia nuora avvici-
R.D.R. - Noto (SR)
narsi di nuovo a Dio .
Recentemente essi si sono
sposati in Chiesa, accettando il
Sacram~nto del Matrimonio.
Ora, vÒì'rei chiedervi di aiutar-
li anche con le Vostre preghiere ,
affinché il Signore li accompagni
UN CASO DIFFICILE
sempre nel loro cammino e doni
loro una vita gioiosa e serena nel-
la Sua Grazia.
E ra il mattino del 2 gennaio
1986. Mio marito venne
Lettera firmata
Valdagno (VI)
portato d'urgenza con la Croce
Rossa all'ospedale civile di Cuor-
gnè (TO), dopo una terribile
nottata.
I dottori riscontrarono immedia-
tamente una gravissima emorra-
gia interna; rimaneva pochissimo SÒNO QUASI GUARITA
tempo a disposizione per interve-
nire, forse un 'ora o poco più e in
ogni caso l'operazione non
avrebbe garantito un esito po-
sitivo.
Mi chiesero l'autorizzazione.
Non ci rimaneva altra alternativa
e acconsentimmo all'intervento.
Dopo quattro intermi nabil i ore
R ingrazio il Signore, Maria
Ausiliatrice , Don Bosco
e tutti i Santi salesiani per la cu i
intercessione sono quasi guarita
da . una sciatalgia e anche da
esaurimento nervoso. Spero che
la grazia sia completa. ·
di attesa sofferta, sorretti dalla
Lettera firmata
preghiera e dalla fede, l'interven-
Roma

5.2 Page 42

▲back to top
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
TRICOMI sac . Placidino salesiano, t Palermo IMETTI sig.ra Maria cooperatrice salesiana,
il 31/7/89 a 79 anni.
t Occimiano (AL) a 83 anni.
Nato due anni dopo il terremoto di Messina del
1908, don Tricomi conobbe sin da ragazzo i Sale-
siani che proprio nel quartiere dove abitava, « La
giostra• di Messina, avevano la parrocchia dedi-
cata a S. Matteo. Frequentò le scuole all'Istituto
S. Luigi e quindi fu inviato all'aspirantato salesia-
no « S. Giuseppe » di Pedara (Cl). Il 28 settembre
del 1927 emise la prima professione religiosa e die-
ci anni dopo il 12 luglio 1937 fu ordinato sacerdo-
te a Messina.
Fu inviato nelle Case salesiane di Trapani, pri-
ma, di Palermo Sampolo dopo e di Palermo « R·an-
chibile subito dopo la guerra.
Nel 1949 si laureò in Lettere: insegnerà alla
scuola media sino al 1978. Ma ciò che ha caratte-
rizzato maggiormente l'intensa giornata di don Tri-
comi è stato il suo lavoro a servizio degli operai
per i quali nel 1947, assieme ad altri fondò il Cir-
colo D. Bosco AGLI.
Incontri personali e di gruppo, gite, manifesta-
zioni culturali di vario tipo, interessamento presso
autorità e non ; a favore di questo o quell 'operaio:
tutto, purché servisse ad esprimere ai suoi operai
amore e solidarietà.
Nel 1970 il cardinale Carpino lo nominò «cap-
pellano del lavoro" per l'intera Diocesi. La sua Dio-
cesi. Fino agli ultimi giorni l'«operaio Tricomi» sarà
pronto a dare una mano a chi gliela chiedeva.
Ai suoi funerali parteciparono in tanti, autorità
e sconosciuti operai dei cantieri navali o dell'azien-
da municipale trasporti.
Proprio il 10 marzo del 1989 aveva scritto :
« Fratelli, Cristo' è risorto: Alleluia/ ».
È questo grido, ripetuto lungo i secoli, a dare cer-
tezza al nostro vivere quotidiano, fatto di stenti, di
angosce e di paure; è qui che la storia trova il suo
centro, la sua vita, il suo senso; crolla e si spegne
ogni altra certezza.
BOCCA sig .ra Elena cooperatrice salesiana,
t Occimiano (AL) a 93 anni.
Molto devota di Maria Ausiliatrice e dei Santi sa-
lesiani, ha speso tutta la sua vita aiutando le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice in paesé e nel servizio alla
chiesa parrocchiale. Ricordava sempre con piace-
re d'aver conosciuto il cardinale Cagliero quando
ad Occimiano venne benedetta una statua di Ma-
ria Ausiliatrice. Fondò in paese l'associazione delle
donne di azione cattolica.
CELÈ sig. Antonio cooperatore ed exallievo,
t Milano il 9/1/1990 a 90 anni d'età.
Fu ex allievo dell'Oratorio di Valdocco, fu poi ca-
techista nell'Oratorio del Fopponino a Milano.
Iscritto ai Partito Popolare dai 1921 e poi nella
Democrazia Cristiana dove si impegnò attivamente
nella vita civile.
.
Avendo appreso i principi educativi dai Salesia-
ni di Torino volle fare studiare i suoi figli nell'Isti-
tuto Salesiano S. Ambrogio di MIiano.
Visse amando profondamente Gesù Cristo nei
poveri attraverso le conferenze di San Vincenzo,
fu devotissimo della Madonna Ausiliatrice e con
queste convinzioni e sentimenti cercò di guidare,
la sua famiglia verso la casa del Padre.
Impegnata attivamente in un gruppo di testimo-
nianza cristiana fu molto devota della Madonna.
Si curava in particolare dei piccoli servizi di cui ha
normalmente bisogno una chiesa parrocchiale.
BELLUCCI dott. Mario cooperatore salesiano,
t Torino il 31/12/1989.
Spese la sua vita dapprima totalmente impegna-
to nell'attività amministrativa ad alto livello negli
Uffici della Rai.
Un pellegrinaggio a Lourdes lo portò ad un ri-
pensamento della sua fede, orientando in modo
più religioso la sua vita.
Trovò un modo pratico di servire il Signore nel-
lo spirito di D. Bosco entrando a far parte dell'As-
sociazione dei Cooperatori Salesiani.
Partecipò più volte alle giornate di spiritualità e
riflessione religiosa.
Il Signore gli abbreviò le sofferenze causate da
un male inguaribile, accogliendolo con Se alla con-
clusione dell'anno della sua vita terrena e inizian-
do cosi la sua nuova vita con Dio.
IVALDI Maria ved. Lucchini cooperatrice ed
exallieva, t Acqui Terme (AL) il 4/12189 a 92 anni
d'età.
.
Anima di grande fede e di profonda vita i11terio-
re, seppe sempre accettare con serenità e come
segni dell'amicizia di Dio le prove inevitabili della
sua vita di sposa e di madre.
Come Cooperatrice era sempre disponibile ad
ogni richiesta nelle varie attività dell'Associazione;
con la sua fedele presenza e con la sua parola,
ha sempre dato testimonianza di una grande de-
vozione a Maria Ausiliatrice e a S. G. Bosco.
Sac. FEDERICI Don Giuseppe salesiano, t a
Roma all'età di 74 anni, il 30/9/89.
Figura eccezionale di sacerdote e di religioso,
visse la sua esistenza in continua tensione spiri-
tuale, orientata nella duplice direzione dell'amore
per il Signore e per i suoi fratelli. Di solida fede,
sostenuta da una cultura ampia e profonda che ar-
ricchiva con un continuo aggiornamento, e di forti
convinzioni, viveva immerso interamente nel so-
prannaturale.
Mite, generoso, ottimista stimolava sempre al
bene, incoraggiando e sostenendo i deboli e gli sfi-
duciati.
Coprì per vari anni l'incarico di direttore di im-
portanti opere salesiane in Sardegna e nel Lazio,
sempre apprezzato come uomo saggio e virtuoso.
Fu maestro dei novizi, formando e donando nume-
rosi giovani salesiani alla Congregazione. Impie-
gò i suoi ultimi anni nel ministero del confes-
sionale, della direzione spirituale e nella prepara-
zione dei fidanzati al sacramento dei matrimonio,
apprezzatissimo e ricercato per il suo equilibrio e
la sua paternità.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
<<... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(Ìirma per disteso)

5.3 Page 43

▲back to top
-, - - - - - - # 1 -
1 MARZO 1990 43
Borsa: S. Giovanni Bosco, in memo-
ria di Paolo Be/lucci, invocando pro-
tezione per la famiglia , a cura di
Mamma e fratelli, L. 2.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per grazia'ticevuta e in-
vocando protezione per la famiglia, a
cura di N.G. - Bologna L. 1.000.000
Borsa: Don Bosco, in memoria di Va-
leria e Antonio Bodino, a cura di So-
dino Maristella, L. 1.000.000
Borsa: Mons. Vincenzo Cimatti, in
memoria di Paolo Be/lucci e invocan-
do protezione, a cura di Gian notti Ma-
ria Bellucci, L. 1.000.000
Borsa: S. Cuore, Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, in suffragio dello sposo
Clemente Mezzini, a cura di Bettina
Giacometti Mezzini, L. 1.000.000
Borsa: Madre Mazzarello, a cura di
B.S. L. 600.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenicò Savio, grazie! pro-
teggeté sempre i miei cari, a cura di
N.N. L. 500 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Don Rinaldi, per ringraziamen-
to e protezione, a cura di R.A. , L.
500.000
Borsa: in suffragio di Giovanni Mira-
bile, a cura di Filippi Anna Mirabile, L.
500 .000
Borsa: in memoria -di mio figlio Giu-
liano , a cura di Pillonetto Celestina, L.
500 ,000
Borsa: Don Luigi Ricceri, a cura di
Minoli Prof. Santino, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento e in-
vocando protezione per i miei cari, a
cura di N.N., L. 500 .000
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
Santarelli Maria ved. Bertacchi, L.
300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per benedizio-
ne sulle nostre famiglie, a cura di
Scortegagna Brull,P , L. 300 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Domeni-
co Savio, per ringraziamento e pro-
tezione per la figlia, a cura di Malenotti
Alba, L. 300 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Domeni-
co Savio, in ringraziamento per la na-
scita delle mie due nipotine, a cura di
Caliandro Rosanna, L. 200 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, ringraziando e invocando prote-
zione sui propri figli, a cura di N.L.
Catania, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento e invocando protezione, a cura
di una nonna e mamma, L. 200.000
Borsa: Don Bosco, in suffragio di
Brioschi Giovanni, a cura della mo-
glie, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giu-
seppe, Don Bosco per la prosperità-
e salute dei miei cari, a cura di Codaz-
zi Leopoldo, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Valloggia Eufrosina Maria, L. 200.000
Borsa: S. Domenico Savio, ringra-
ziando e in_vocando protezione, a cu-
ra di Cagnazzo Angelo, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco e Papa
Giovanni, in suffragio di Annibale e
Maria Licente, a cura di Lucente M.
Giuseppa, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffragio di Devito Tommaso,
a cura di Devito Nicola, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invocan-
do protezione sui figli Andrea e
Alessia e tutta la famiglia, a cura di
Dallò Pini Carla, L. 200.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice, Don Bosco, per la conver-
sione della famiglia , a cura di Zucca
Elvira Bovi, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Castelli Francesca, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in memoria e suffragio della Coo-
peratrice Doti. Elvira Pia Riccardi
Verone/li, invocando protezione sul
marito Carlo Verone/li e figli, L.
150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in ringraziamento e invocando
protezione , a cura di Magnoni G. , L.
120.000
a Borsa: Don Bosco, ringraziando e in-
vocando protezione, cura di Olive-
ro Luciana, L. 150.000
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, in ringrazia-
mento , a cura di Giovenino Piera
Borsa: S.a Maria Mazzarello, in rin-
graziamento , a cura di Cargnino
Annita
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Dome-
nico Savio, perché tengano per ma-
no per mano; a cura dei genitori - Asti
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando·protezione
per me e la famiglia , a cura di Protio
Annamaria
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Sr. Eusebia, a cura di B.L.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, S. M. Mazzarello, implorando
guarigione per mia mamma, a cura di
A.G. - Torino
Borsa: in suffragio della defunta Bu-
sa Maria, a cura di Dal Sasso
Umberto
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per la prote-
zione della famiglia , a cura di Masia
Doti. Giuseppe
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, in suffragio di mio marito e
per protezione, a cura di Paola Lina
Pesce Peloso
Borsa: Don Bosco, a cura di Stradi
Mario
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Orsini
Giovanna
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, a cura di Mir-
ti Ena
Borsa: S. Giovanni Bosco, ringra-
ziando e impetrando aiuto , a cura di
N.N. Ex Allieva - Faenza
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, in ringrazia-
mento e invocando protezione per
'Roberto , a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, invocando
protezione per la famiglia e i nipotini
Carlotta e Francesco, a cura di Rob-
ba S .
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per protezione della famiglia e a
suffragio dei defunti, a cura di O.A.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione,
a cura di Fuco Eugenia
Borsa: Don Bosco, a cura di Florea-
ni Pio
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per una particolare intenzione , a
cura di T.G .
Borsa: Don Bosco, a cura di Cavalli
Alberto
Borsa: Maria Ausiliatrice e Sr. Te-
resa Valsé, a cura di A.M.
Borsa: P. Piero Sacllotto, con rico-
noscenza e invocando la sua protezio-
ne, a cura di Sacilotto Flavia
Borsa: S. Giovanni Bosco, protetto-
re della mia famiglia : esaudiscimi, a
cura di N.N. Ex Allieva
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Rina Rossi
Serra
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di Lorenzotti Noemi
Borsa: Don Bosco, per ringrazia-
mento e continua protezione, a cura
di Zucchetti Pierina
Borsa: Don Bosco, a cura di Simo-
ne Crea
Borsa: S. Domenico Savio, invocan-
do la guarigione di mia sorella Maria ,
a cura di Laudi Giulio
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani, intercedete per noi e in suf-
fragio delle anime del purgatorio, a
cura di Rebora Pia
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Ferretti Paola
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Dome-
nico Savio, pregate per la figlia , a
cura di Bosisio Ines
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in memoria di Mamma Rosa , a
cura di Gioira Este
Borsa: Don Bosco, a cura di Ferrara
A .M.

5.4 Page 44

▲back to top
TAXEPERçue
T0f11No FE1t1tov,A
«La farfalla Lorenzo era la fiducia. Le sue parole, i suoi progetti, le
decisioni P<>ggiavano sulla fiducia negli altri, anche se c'erano tutti i
motivi per sospettare l'inganno o il malanimo. Io lo richiamavo,
Puntuale, alla realtà. E lui capiva, mi era grato del!'attenzione, ma
vSeUrap:Pl-icavNaocnonuciclidsoerrreisloa mchieaPfaarrefavlalad»i. gioco e velava una sofferenza
Laura e Lorenzo. La storia, raccontata dai due protagonisti a voci
satlrtienrgnee,edselplarbar.eve durata di un matrimonio che un figlio, Luca,
Da una Pllfte Laura, gelosa, P<>ssessiva, già sfuggita alJ'inse81lamento di
un cattolicesimo superficiale, ottuso e fonnaJe, sconfitta e delusa nella
Gianni Giorgiann1
NON UCCIDERE
LA FARFALLA
Tra dubbio e speranza, un amore
sua ricerca del senso della vita.
Dall'altra, un servizio di fra-
terna solidarietà in mezzo agli
emarginati non basta a difen-
dere Lorenzo da dubbi e con-
traddizioni. La loro vita co-
mune sembra fallire, come
accade ~r molte coppie ai
nostri giorni. Eppure il ro-
manzo si svolge tutto con
toni ariosi.
Gran Parte del merito va
ad una scrittura limpida
ed essenziale, al sapien-
te dosaggio di episodi
epersonaggi 111.inori,
ai .tnOIJienti di spen-
SÌia"àta; allegria tessuti
ad 'li-