Bollettino_Salesiano_197001


Bollettino_Salesiano_197001

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BIllETTIN I SALESIAN I ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
ANNO XCIV• N. 1 , 1° GENNAIO 1970
Spediz. in abbon. post. - Gruppo 2° (70) 1 quindicina

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IN QUESTO NUMERO
Il Rettor Maggiore ai Cooperatori Salesiani
Matrimonio e famiglia oggi in Italia
Don Bosco e le nuove frontiere della stampa
Adsls: i giovani salvano i giovani
I ragazzi di Don Bosco a Bogotà
Educhiamo i ragazzi a capire gli altri
Un maestro di pedagogia salesiana: Don Carlos leoncio
Shillong: oasi cattolica sui contrafforti dell'Himalaia
Nel Burundi: tra Batutsi e Bahutu
Un ventaglio di opere attorno a Calcutta
I COPER,-IN
Quest o papà trascorra Il s uo tempo
libero col fig lio e lo educa aervir-
sane par ,e fortifica,. la unità
dell'anima e del corpo mediante
asercl&l e manifestazioni s portiva,
c he giovano mantenere l'equill•
b rio dtllo apirito ._ » (Concilio Vati•
cano Il, GS, 61).
<< L'incontro che si svolge
attraverso le pagine
del Bollettino Salesiano
all'inizio di ogni anno
ha un suo particolare significato.
Provo in questa occasione
la soddisfazione di rinnovare
un'antica tradizione di Don Bosco;
rivedo spiritualmente unita a me
nel nome di Don Bosco
tutta la nostra famiglia
sparsa nel mondo
e quasi ricapitolo con voi,
condividendo gioie e pene,
il quadro del nostro apostolato ~.
DON LUIGI RICCERI

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Il RETTOR MAGGIORE Al COOPERAfflRI SALESIANI
Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
ogni giorno, si può dire, ho la gioia di avere qualche incontro con voi, nelle mie v1s1te alle Case
salesiane o in colloqui personali o anche ricevendo le vostre lettere. Ma l'incontro che si svolge
attraverso le -pagine del Bollettino Salesiano all'Lnizio di ogni anno ha un suo particolare significato.
Provo in queste occasioni la soddisfazione di rinnovare una antica tradizione di Don Bosco; ri,
vedo spirirualmente unita a me, nel nome di Don Bosco, tutta la nostra famiglia sparsa nel mondo
e quasi ricapitolo con voi, condividendo gioie e pene, il quadro del nostro apostolato. È come
un ritrovars i insieme e un rinnovars ~ sotto l'identica ispirazione della carità.
Quest' anno mi pàre che questo riferimento sia più accentuato, perché la tradizionale strenna è pro,
prio un invito alla carità. Ecco come è stata formulata:
« La Legge fondamentale della umana perfezione e perciò anche della trasformazione del mondo, è il co,
,:nandamento della Carità (Gaudium et Spes, 38). Ispirandoci a questa affermazione del Concilio e
all'esempio vivo di Don Bosco :
x) riscopriamo il significato autentico della carità nel messaggio evangelico;
2) verifichiamo l'efficacia della carità nella nostra vita personale, familiare, comunitaria;
3) rinnoviamo il nostro impegno per il servizio di carità che dobbiamo alla comunità
ecclesiale e a tutti i nostri fratelli».
Permettetemi che mi trattenga familiarmente con voi, a rapidi cenni, su questo argomento, quasi
per dare il tono e 1'orientamenco esatto al nostro comune lavoro per tutto il 1970.
La carità, noi lo sappiamo, è la grande rivelazione del Cristianesimo; anzi, dobbiamo affermare che
il Cristianesimo si identifica con la carità. Gesù Cristo nel Vangelo non fa che svelare, ·con la sua
persona e con le sue parole, l'amore di Dio per noi, e ci invita a ricambiarlo col nostro amore e ad
amarci vicendevolmente come egli stesso ha amato noi. «Amatevi, egli dice, come io ho amato voi» .
La carità è, per eccellenza, il comandamento del Signore: tutti i santi, dagli Apostoli, come Paolo e
Giovanni, a quelli del nostro tempo, fanno eco ininterrottamente a questo insegnamento con le paro,
le più sublimi e confortatrici che siano state dette dagli uomini, e con le opere più generose e stra,
ordinarie. Già ai primi cristiani è stata resa la splendida testimonianza della carità: « Vedete come
si amano», si diceva di loro. Ora la carità deve essere ancora oggi il segno distintivo del cristianesi,
mo autentico, la grande realtà che il cristianesimo vive e comunica al mondo. La carità è il dono che
Dio ha fatto alla Chiesa, e la Chiesa lo deve offrire, come pegno di salvezza, all'umanità.
Desidero fare con voi a questo riguardo una duplice considerazione. La prima riguarda un peri,
colo tutt'altro che remoto.
1n questa nostra età, che tende violentemente a sconsacrare ogni valore della vita, la carità, come
virtù cristiana, si viene a poco a poco affievolendo e sostituendo con altri valori che, da soli, non
sono propriamente valori cristiani. Invece della carità, oggi si preferisce parlare semplicemente,
anche nel mondo ecclesiale, di servizio sociale, di' promozione e di sviluppo dei popoli ecc.
Certamente tutte queste forme di promozione sono un bene, ma il male -sta nel fatto che troppo
spesso si predica e si vuole attuare una solidarietà la quale si fonda esclusivamente su motivi e
rapporti umani - da uomo a uomo, si dice - per dei fini eminentemente materiali, ma esclu,
dendo la presenza ispiratrice dell'amore di Dio, della carità cristiana.
È questo un aspetto del cosiddetto « orizzontalismo », che mira a risolvere i problemi degli uo-
mini movendosi esclusivamente su direzioni terrene, senza cercare la dimensione del cielo; e dà ori,
gine spesso a un messianismo puramente sociale, nel quale il cristianesimo e la carità, come sono
presentati nel Vangelo, non trovano posto. Agendo così si finisce col pretendere di costruire una
società basata solo sulle risorse dell'uomo, e non su quelle divine dell'amore di Dio.
Se il Signore ha posto il precetto della carità come fondamento delle relazioni tra gli uomini,
non possiamo ignorarlo o apportarvi dei correttivi più o meno dissacranti. Proprio come Coopera-
tori, vi esorto ad avere fiducia nella carità autentica del Vangelo, quella che crede nell'amore di
Dio, e dall'amore di Dio procede all'amore, anche pratico, verso gli uomini.

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E viene allora la seconda considerazione: quella della attualità vorrei dire angosciosa della carità del
nostro tempo. Noi viviamo oggi in una situazione di profondo disagio per uno sconvolgimento che
sembra aver scatenato tutte le forze del male. Ne facciamo penosa esperienza quotidiana e non c'è
bisogno di elencarle. Ma, se guardiamo al fondo di tutto, non è forse perché l'egoismo - che è la
negazione vera della carità, l 'anticarità - domina incontrastato tra gli uomini? Le guerre di tutte
le forme, la corsa agli armamenti, le lotte di classe e la contestazione violenta, il divorzio e la
pornografia_, la fame più nera e la miseria più umiliante accanto allo spreco scandaloso di enormi
ricchezze, la droga e i regolamenti di conti... non rivelano, anche se con volti diversi, la presenza
di sordi, talvolta feroci egoismi, che chiudono gli uomini nella ricerca affannosa, a qualunque costo,
del proprio ed esclusivo tornaconto e benessere?
Ci domandiamo spesso come faranno gli uomini a uscire da questa spirale che, facendoli accaniti
e fanatici cultori del loro egoismo, finisce per distruggerli. La presunzione umana fa appello a tanti
espedienti, ma l'esperienza quotidiana ci dice quanto siano illusori. Il Vangelo solo può far scat-
tare la forza che redime, quella della carità. Non aveva forse ragione chi non vedeva altra alternativa
nel mondo: o il cristianesimo con la carità o la bomba atomica ?
C'è perciò da ridestare la fiducia nella carità. Per i Cooperatori Salesiani questo impegno deve essere
alla base di tutta la loro spiritualità e del loro apostolato. L'esempio di Don Bosco insegna.
La latitudo cordis di cui parla il canto d'ingresso della sua Messa, è proprio il dilatarsi della sua ca-
rità tra gli uomini ed è caratteristico che Don Bosco, uomo d'ingegno altissimo e spirito pratico e
organizzatore, abbia di farto compiuto le sue opere e acquistata la simpatia di tutti, non tanto con
le sue personali risorse, quanto con quelle della carità.
La carità era l'anima del metodo educativo a cui il Santo si ispirava nell'incontro con i suoi
ragazzi: e volle che la carità sapesse mostrarsi all'esterno, fosse sentita e compresa dagli altri.
(< Amare e far vedere che si ama», << donarsi fino al logoramento di sé», diceva agli educatori,
proprio perché credeva alla efficacia della carità. Con San Paolo egli poteva affermare: « La carità
edifica sempre; la carità vince tutto; la carità non viene mai meno»,
Cooperatori e Cooperatrici, 1'invito alla carità che vi è fatto con la strenna ci porta al centro e
all'anima del cristianesimo. Quale conquista per noi se quest'anno potremo riscoprire veramente
il valore della carità come è presentata nel Vangelo, se faremo della carità l'ispiratrice della nostra
vita e delle nostre opere, se attraverso la nosrra testimonianza della carità renderemo un servizio
alla comunità familiare, parrocchiale, sociale di cui facciamo pane!
Don Bosco diceva: ogni nostra casa sia una casa di carità. t una esortazione che ognuno può
prendere per sé: ogni nostra casa sia casa di carità. Non vi pare un augurio felice per un nuovo
anno? Noi cerchiamo tante suppellettili per rendere bella la casa: ma quando in essa vive e regna
la carità, essa, anche la più modesta, diventa armoniosa, piena di luce, calda d'affetto, accoi:!liente,
direi la casa bella per eccellenza. Auguro di cuore che non solo ogni vostra casa, carissimi Coopera-
tori, ma ogni ambiente in cui voi operate e lavorate sia ravvivato dalla vostra carità.
San Giovanni, parlando di sé e degli altri Apostoli, faceva questa affermazione: «Noi abbiamo cre-
duto alla carità». Questa fiducia nella carità, apparsa con Gesù Cristo nel Vangelo, ha rifatto il
mondo. Non c'è altra forza su cui si possa oggi contare. Come ebbe a scrivere Pio XII: «La carità
farà fiorire il deserto». Che ognuno di voi possa sperimentare tutta la verità di queste affermazioni .
Dovrei ora, come di consueto, presentarvi il quadro della nostra attività durante l'anno passato
e il programma dell'anno che abbiamo appena incominciato.
Come già vi preannunciavo nel gennaio del 1969, non ci sono state molte opere nuove. Noi siamo
ancora intenti, in questo momento, alla riorganizzazione delle nostre opere e delle nostre attività
per adattarle alle esigenze dei tempi nuovi e alle mutate s1tuazioni locali e ambientali. A tal fine,
nonostante le insistenze che ci premono da tante parti, cerchiamo di frenare la nostra espansione,
rassodando invece e riadattando attività e opere già esistenti.
Non posso nascondere che anche tra noi si riflettono le difficoltà di carattere generale che tur-
bano la Chiesa e il mondo e che il problema delle vocazioni in particolare è motivo di preoc-
cupazione non lieve per l'avvenire.
Proprio per questo vorrei sollecitare la vostra solidarietà e collaborazione perché voi, sentendo con
noi il disagio della situazione, moltiplichiate il vostro interessamento e la vostra disponibilirà per
supplire, con la vostra azione di laici impegnati nell'apostolato, alla mancanza di sacerdoti e di re-
ligiosi. Quando Don Bosco pensò ai Cooperatori aveva appunto questo intento e tutte le attività
che egli ha indicato al vostro zelo, rientrano in questa integrazione dell'opera dei sacerdoti.
Vi segnalo, a questo proposito, tra le possibilità che abbiamo aperte quest'anno ai laici, una inì-
ziativa nuova, di cui ha già parlato in varie circostanze il Bollettino Salesiano, quella che va sotto il
2 nome di « Terra Nuova». Si tratta della preparazione di volontari laici, i quali si specializzano per

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un lavoro di promozione religiosa e sociale nei
nostri paesi e nei paesi del Terzo Mondo. Noi
guardiamo in primo luogo ali'America Larina, do-
ve, seguendo l'esortazione del Papa, da qualche
anno mandiamo numerosi sacerdoti e salesiani laici
in servizio volontario per cinque anni, e dove
vogliamo appoggiare il nostro lavoro anche con
l'opera di laici debitamente preparati. Ci si rende
conto che per svolgere questo apostolato occorrono
requisiti particolari, ma l'iniziativa che vi segnalo
dice come la Congregazione sia protesa nello sforzo
di corrisponde,e all'ansia missionaria della Chiesa,
valorizzando le tante energie di laici generosi.
Sempre in vista dell'adeguamento ai tempi, debbo
mettervi a parte del grande compito a cui attende
in questo momento la Congregazione, e cioè la
preparazione del Capitolo Generale Speciale che
sarà tenuto nel 1971 . Si tratta di un avvenimento
di grande importanza. La Congregazione, a cento
anni dal riconoscimento giuridico da parte della
Santa Sede, è chiamata a un serio esame sulle sue
opere e attività, sul suo spirito, sulla sua fedeltà,
sulle sue strutture, per svolgere in modo ade,
guato la missione che le è propria nella Chiesa.
Non si tratta di cambiare il volto della Congregazio-
ne: anzi essa è chiamata a ritrovarsi nella sua origi,
nale autenticità e a studiare come, fedele alle sue
origini, possa continuare nelle condizioni nuove
portate dai tempi, il suo compito di evangelizzazione
tra la gioventù, nelle rrnssioni e in tutte quelle opere
a cui è chiamata dalla sua peculiare vocazione.
Voi comprendete la delicatezza del nostro impegno
e la portata che possono avere per l'avvenire le
decisioni del Capitolo Generale speciale.
Il lavoro è avviato tra i Confratelli con una se-
rietà e un fervore che sono sicura garanzia di
buon esito. Mi piace rilevare qui come, in que-
sto sforzo di ritrovare le formule esatte del rinno,
vamento, noi abbiamo sollecitato la collaborazione
di Cooperatori, Exallievi, arcici e ne stiamo rice-
vendo preziosi suggerimenti. È confortante costa,
tare come tutti hanno sentito in questo fatto
l'invito a una corresponsabilità di famiglia, illu-
minando, con una visione dall'esterno delle nostre
cose, aspetti particolari del nostro apostolato.
Il lavoro di preparazione continua e io desidero
sollecitare ancora una volta il vostro ricordo nella
preghiera, perché lo Spirito Santo mantenga a noi
l'assistenza già prestata a Don Bosco. Il nostro
Padre disse di non aver mai preso una decisione,
quando si trattava di fondare la Congrega:iione,
senza un intervento dall'alto. Sul suo esempio
anche noi vogliamo tutto disporre non secondo
i dettami d'una scienza umana o seguendo l'opi-
nione del momento, ma in linea con la volontà
di Dio e il bene della Chiesa. Aiutateci con. la vostra
fattiva collaborazione spirituale e pratica, a es-
sere fedeli a questo programma.
Vi assicuro la mia costante e riconoscente preghiera
con quella dei Salesiani tutti.
DON LUIGI RICCERI Rettor Maggiore
NUOVE FONDAZIONI 1969
... i
EUROPA
ITALIA - Frascati (Roma): Centro Salesiano
Lituano.
Verona : Studentato Teologico trasferito da
Monteortone.
AUSTRIA - Vienna: Parrocchia e Oratorio •
Pensionato per apprendisti.
GERMANIA • Hessisch-Lichtenau: Parroc-
chia e Oratorio.
LUSSEMBURGO - Luxembourg: Pensionato
per apprendisti.
SPAGNA - Alcoy: Scuole professionali -
Oratorio.
Madrid: Colegio Mayor (Pensionato Uni-
versitario).
AMERICA
ARGENTINA - Tucumàn: Collegio - Scuola
tecnica per elettrotecnici.
MESSICO - Puebla: Parrocchia e Oratorio.
STATI UNITI - Mission: Parrocchia - Ora-
torio festivo.
ASIA
INDIA - Bombay- Andheri: Orfanotrofio •
Scuole elementari.
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1969 hanno
limitato al massimo l'apertura di nuove Case, provve-
dendo piuttosto, secondo le direttlve del Capitolo Gene-
rale, al necessario ridimensionamento delle Opere.
EUROPA
ITALIA - Busto Arsizio (Varese): Scuola
materna con annesso Oratorio e Opere
parrocchiali nella parrocchia di S. Giovanni.
Gressoney (Aosta): Opere come sopra,
nella Casa Alpina che finora era solo sog-
giorno estivo.
INGHILTERRA - Paisley; aperta la prima
Casa nella Scozia, con Opere parrocchiali e
insegnamento nelle Scuole elementari.
ASIA
FILIPPINE - Tondo: fondazione a favore dei
baraccati, con Oratorio quotidiano, Ambula-
torio e altre Opere assistenziali.
AMERICA
BRASILE - Bagé (Rio do Sul): Opere sociali,
Scuola media e superiore di contabilità,
Oratorio e Opere parrocchiali.
PARAGUAY - Puerto Maria Auxiliadora:
Casa Missione con assistenza ai fanciulli e
alle donne dei Moros e dei civilizzati.
VENEZUELA - lsla de l Rat6n {Alto Orinoco):
Casa Missione con internato per indigene di
varie tribll.
3

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matrimonio e famiglia
oggi in Italia
Si è parlato molto e si parla ancora
delle "famiglie collettive" o "gran-
di famiglie" che si stanno esperimen-
tando in alcuni paesi del Nord <l'Eu-
ropa. Si tratta della convivenza di
più persone, delle quali alcune sono
coppie di sposi, altre sono unite in
forma stabile, e aJtre sono libere
da ogni vincolo coniugale. La vita
del gruppo è improntata alla massima
libertà e varietà fra i diversi compo-
nenti del ~ruppo stesso, anche nelle
relazioni più intime. I bambini all'in-
terno del gruppo sono considerati
un po' di tutti.
Personalmente - ha scritto tempo
fa un giornalista cattolico - sono
con\\'Ìnto che se il modello dei "col-
lettivi familiari" si generalizzasse, o
se fosse presentato come un'alterna-
tiva socialmente riconosciuta al mo-
dello del matrimonio cosi come lo
concepiamo noi, caratterizzato dal-
l'unità (uno con una) e indissolubi-
lità (per sempre), sarebbe la fine non
soltatlfo delle famit?lie, ma di u11'epoca,
di una cit1iltà ».
I dati sociologici che documentano
la "crisi" nella quale si dibatte la
famiglia possono essere assunti, da
coloro che rirengono la famiglia come
un'istituzione naturale e perenne,
come un allarme e uno stimolo per
un ripensamento su ciò che nella
famiglia c'è di essenziale e di impe-
rituro, e ciò che è storico e caduco;
per offrire ogni possibile mezzo, che
aiuti la famiglia a rinnovare la pro-
pria funzione ed efficacia; per mettere
ognuno di fronte alle proprie respon-
sabilità in un problema cosi grave
e impegnativo.
In quest'ordine di idee va inquadra-
to il documento dell'Episcopato italia-
no dal titolo "Matrimonio e famiglia
oggi in ftalia", pubblicato iJ 2 1 no-
\\'embre p. p. Si tratta di una ''scelta
di civiltà" che la CEJ indica aJJ'atten-
4 zione di tutti i credenti in Cristo e
a tutti gli uomini di buona volontà,
coll'intenzione $ di esporre alcune
linee della dottrina cristiana sul ma-
trimonio e sulla famiglia cristiana~.
I UNA VISIONE D'INSIEME
Si tratta di un discorso aperto e
sereno, nato da wia vasta consulta-
zione e destinato ad aprire un dialogo
fra tutte le componenti della comu-
nità italiana su un te-ma che oggi più
che mai è oggetto di ricerca e di pub-
blico dibattito. Evitando la tratta-
zione particolareggiata dei singoli
aspetti del problema, il documnzto
prestnla una visùme d'insieme delle
condi::ùmi coniugo/i e familiari nel-
/'a/tuale società itol,'a11a.
Le tensioni, le difficoltà, un dif-
fuso senso di incertezza e di disagio
fanno che, coloro i quali vogliono
vivere il loro matrimonio e svilup-
pare la loro famiglja in coerenza con
la propria fede, incontrino gravissimi
ostacoli personali e d'ambiente.
« Crediamo però - dicono i Ve-
scovi - che alcuni valori vadano
emergendo con chiarezza nella nostra
situazione, valori che debbono essere
cordialmente accolti nella dottrina e
nella vita: la concezione personali-
stica dell'amore coniugale; l'idea del
matrimonio e della famiglia come
"comunità di vita e di am<>re"; la
dimensione educativa dell'esperienza
coniugale e familiare... Questi valori
debbono orientare la riAes.~ione teo-
logica, la spiritualità, l'azione pasto-
rale e sociale» (n. 6).
Un invito particolare i Vescovi
rivolgono ai giO\\·ani, «invitandoli a ri-
flettere sui valori della verità cristiana,
mentre si sentono portatori di esigenze
nuove e impegnati a costruire una
società più degna dell'uomo». (n. 8).
Partendo dall'analisi della situazio-
ne, il documento propone una "scelta
di cifJillà" e richiama a un conse-
guente impegno ecclesiale e civile
tutti gli uomini di buona volontà.
Una introduzione densa di conte-
nuto accenna al passaggio dalla fa-
rniglfa di ieri, di struttura. e stile
"patriarcale", a quella di oggi di
tipo "nucleare", e prospetta le cause
d1 tale trasformazione. Si tratta di
cause varie e complesse, quali la
crescita demogrnfìca, l'industrializ-
zazione, l'affermazione del principio
democratico, con le conseguenti ten-
sioni tra marito e moglie e fra geni-
tori e figli; la nuova condizione della
donna, e i problemi che ne derivano.
L'esposizione dei valori negativi e
posiùvi sulla nuova concezione della
vita sessuale apre la via al discorso
di fondo sul matrimo71io, la / amiglia
e la pastorale della fa miglia. Sono
le tre parti nelle quali è suddivisa
la trattazione.
NATURA E VALORE
DELL'AMORE CONIUGALE
I punti riguardanti il matrimonio
sono proposti con sobrietà, ma con
chiarezza. Jn primo luogo, sulla linea
dell'Enciclica "Humanae Vitae" e
della dichiarazione della presidenza
della CEI ( 1o sell. 1968), vengono
messi in risalto la natura e il valore
dell'amore coniugale, che e deve
costituire la forza e il clima dell'in-
tera vita coniugale» (n. 7).
Il Matrinw11io sacramento eleva i
coniugi e li fa partecipi di un ordine
di realtà e di valori, che è quello
stesso dell'intima vita di Dio Amore.

1.7 Page 7

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L'amore coniugale risulta così "se-
gno" e "immagine" dell'amore che
Dio nutre per gli uomini, e del quale
l'umanità i.ntera è chiamata a vivere
e partecipare. È dovere dei coniugi
essere "segno'' di quest'amore, vi-
vendo con pienezza la loro vocazione
coniugale. I spirandosi all'esempio di
Gesù Cristo e accettando la propria
croce essi fanno della loro vita
coniugale la strada, sulla quale i
doveri e le gioie dj ogni giorno con-
corrono a formare- e a far crescere
il vero cristiano, fino alla maturità
spirituale (( che attua la pienezza di
Cristo>>.
I problemi della procreazione oltre
ad essere studiati <• nella visione globa-
le dell'uomo e nel rispetto della legge
divina, esigono un'opera educativa
pastorale paziente e prolungata, che
investa tutte le manifestazioni della
per.sana» (n. ro).
Sia il Concilio che Paolo VI pro-
pongono perciò <• un insieme di valori,
un orientamento generale della vita,
in fondo, una "scelta di civiltà",
che debbono essere lungamente meru-
tati e intimamente assimilati. Essi
debbono stimolare i cristiani a una
impostazione più approfonruta dei
problemi del matrimonio e della
famiglia>>. (n. 10).
fo un documento di questo genere
non poteva mancare una sottolinea-
tura particolare dell'indissolubilità del
matrimonio, oggetto oggi dì vivace
contestazione. <• Essa è radicata - af-
fermano i Vescovi - nella natura
deU'uomo e della comunità coniugale,
è richiesta dall'educazione dei figli
ed e un fattore primario di stabilità
della famiglia "· (n. 11). Si tratta di
un profondo valore etico, che esige
di essere tradotto anche in un ordina-
mento giuriruco, perché ad esso è
legato il bene dì tutta la società.
<• Siamo convinti che l' elevala e
nobile tradizione giuridica del nostro
paese saprà elaborare opportune nor-
me, ad esempio, per una più adeguata
profilassi sociale del matrimonio, per
un eventuale approfonrumento dei
motivi. di. nullità rarucale del matri-
monio, per la tutela dei figli illegit-
timi, per il riconoscimento di alcuni
interessi morali e patrimoniali nascenti
dalle unioni di fatto, senza pregiuru-
care la tutela prioritaria e prevalen-
te della famiglia legittima>> (o, 11 ).
FAMIGLIA:
COMUNITA EDUCATIVA
La seconda parte del documento
porta tome titolo "La famiglia".
Fondata sul matrimonio, essa deve
realizzare "una comu1ùtà di vita e
d'amore", è '•Chiesa domestica" e,
come tale, deve essere nel mondo
segno della presenza del Salvatore,
proclamando ad alta voce le virtù
del Regno di Dio e la speranza della
vita beata. Essa si pone come la prima
ed insostituibile comunità educati't•a,
impegnata nella crescita umana e cri-
~tiana dei genitori e dei figli che
vicendevolmente si stimolano e aiu-
tano al bene. <1 L'apertura al dialogo
col mondo porterà al superamento
dell'egoismo e di ogni pregiudizio ru
razza, di classe e di religione. Nel-
l'ambito della vita di famiglia i gio-
vani dovranno essere educati all'in-
contro e al colloquio con gli altri,
partendo dalle più piccole comunità
di caseggiato, o di quartiere, o dj
scuola, sino alla più vasta comunità
amministrativa e politica •1 (n. 14).
COME PARLANO
DEI FIDANZATI
La terza parte, <• La pastorale della
famiglia>>, è ricca di inrucazioni e
spunti pratici. Ognuno, sacerdote o
laico, celibe o sposato, deve sentire
il bisogno di meditarla e di impegnarsi
a realizzarne i suggerimenti nell'am-
bito del proprio settore operativo e
in base ai propri talenti.
La famiglia, come comunità, deve
costituire l'oggetto della pastorale uni-
taria e insieme porsi come soggetto at-
tivo, essendo i coniugi dotati di grazie,
carismi ed esperienze particolari.
Il Sacerdote non sarà il realizza-
tore, ma l'ispiratore e la guida delle-
attività dei gruppi competenti e si
sforzerà di assecondare il desiderio
«di una spiritualità coniugale, che
nasca dalla riflessione sulla sacra-
mentalità del matrimoruo e costi-
tuisca una via alla perfezione cri-
stiana ~ (n. r6).
Una particolare attenzione deve
essere .rivolta alla preparazione dei
giovani alla famiglia e in particolare
ai fidm1;:;ati. " Si può pensare a rea-
lizzare per loro una forma di catecu-
menato per mezzo del quale le gran-
dezze e i valori, ma anche gli impegni
e gli obblighi della vita cristiana e
del nuovo stato di vita, possano essere
posti in luce adeguata» (n. r7).
<• Il fidanzamento è un tempo parti-
colare di grazia>>, durante il quale i fu-
turi sposi si conoscono e si maturano
reciprocamente al dono dell'amore.
Ogni violazione della legge morale
costituisce un attentato all'amore au-
tentico che, a guisa di fiamma, tende
sempre all'alto. Qualunque gesto, an-
che lecito, che non provenga dalla vo-
lontà sincera del donarsi e appartener-
si è men7.ognero e, alla fine, egoista.
È necessario, oggi più che mai, che
i fidanzati comprendano il valore
della legge divina (( che riserva ìl
dono definitivo e completo dj se
stessi all'impegno di amore perenne
nel matrimonio. Solo il matrimonio
sancisce in maniera irreversibile e
definitiva la decisione di due persone
di appartenersi come coniugi•> (n. 18).
La dona~ione dell'uomo e della
donna nei rapporti imimi deriva la
sua giustificazione solamente dalla re-
ciproca e definitiva donazione perso-
nale del consenso matrimo1iiale, che
tali rapporti presuppongono e non
costituiscono.
In queMa luce si comprende il si-
gnificato morale e pedagogico della
castità, il cui compito è di mettere
la sessualità al servizio dei valori che
essa è chiamata a realizzare, quale
mezzo d'un amore umano autentico.
L'esperienza della castità - al con-
trario di quella dell'erotismo - <• per-
meando gradualmente e profondamen-
te l'istinto, costituisce la più dina-
mica educazione all'amore e una affer-
mazione di libertà autentica» (n. 18).
COSTRUIRE
UOMINI NUOVI
Con un invito pressante a un'azione
pastorale per la famiglia, che ab-
bracci tutti i campi de!J'attività umana
- economica, culturale e sociale -
si chiude questo documento, che pone
tutti gli uomiru di buona volontà, ma
particolarmente i cattolici, di fronte
a un compito grave e. urgente: si trat-
ta ru costruire degli «uomini nuovi»
e, progressivamente, «una società
misura dell'uomo, di ogni uomo
e di tutte le sue esigenze» (n. 20).
Questi brevi cenni dicono l'impor-
tanza del documento, offerto alla
nostra riflessione dalla CEI. TI ili-
scorso dei nostri Vescovi è un di-
scorso co11creto, positivo e i1npeg11ativo
per tutti. Di fronte alla "scelta di
civiltà", che ci troviamo a dover
fare, la concezione del matrimonio
e della famiglia è determinante. Per
questo la nostra responsabilità è
gravemente impegnata in un appro-
fondimento ru sturuo e in un'azione
coerente, decisa e costruttiva.
5

1.8 Page 8

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Progressi enormi quelli della stampa in quest'ultimo
decennio. Lo conferma il fatto che la Mostra GEC '69
ha richiesto uno spazio tre volte maggiore di quello
del r959.
l salesiani vi hanno partecipato con l'allestimento di
uno speciale padiglione dedicato ai «Mezzi della civiltà
scritta». La denominazione era piuttosto astratta, ma
le cose esposte erano molto concrete e interessanti.
Ad esempio, il visitatore poteva documentarsi sulla
evoluzione della scrittura dagli incerti e misteriosi segni
dei primitivi agli eleganti caratteri moderni; poteva
ammirare iconografie incise dai migliori artisti europei;
se poi voleva sapere come si prepara oggi un perito
grafico. non av11va che da visitare lo speciale «Labora-
torio didattico •• che offriva le più aggiornate metodo-
logie di istruzione grafica.
li visitatore poteva pure esaminare un'ampia serie
di monografie sui principali argomenti dell'istruzione
~rafica. Erano state rt.-alizzate da varie Scuole Gra.ficht:
salesiane, con l'assistenza di un apposito comitato or-
ganizzatore avente sede a Torino Valdocco. Tali mo-
nografie documentavano le iniziative di portata nazio-
nale, alle quali i salesiani hanno potuto contribuire,
come ad esempio, la più chiara strutturazione dell'istru-
zione grafica ai vari ltvdli.
Anche nel campo della stampa come in ogni campo,
la ricerca è contlizionc indispensabile per un efficace
progresso tecnico e didattico. In Italia tali ricerche
hanno avuto l'avvio per iniziativa salesiana. La sigla
R/GEC, che campeggiava su un pannello del grande
padiglione, significa appunto: ricerche nel campo gra-
fico e cartario.
I salesiani si sono assunti soprattutto il compito della
ricerca nell'ambito della metodologia didattica. li
frutto più cospicuo dell'R/GEC è il complesso di pub-
blicazioni denominate «Biblioteca GEC ,,, tra le quali
spicca l' Ellciclopedia della Stampa in quattro volumi
di oltre 5000 pagine complessive, edita dalla Società
Editrice Internazionale, sotto !'egida del Consiglio na-
zionalc delle ricerche dell'Istituto di scienze e arti gra-
fiche del Politecnico di Torino e delle principali organiz-
zazioni nazionali nel campo della stampa. L'Enciclo-
pedia della Stampa, che costituisce oggi la più completa
summa nel campo grafico, è stata redatta con la co!Ja-
borazione dì 1 15 specialisti e con la supervisioae scien-
tifica del prof. G. M. Pugno, fondatore e dircuore della
Scuola Universitaria di scienze e arti grafiche~-
Con l'Enciclopedia della Stampa i salesiani prose-
guono una tradizione costante che dal secolo scorso
ha dato un comples~o notevole di puhb!icazioni tecnico-
didattiche. Cinquant'anni fa la SEI i;uunpava a San Be-
nigno Canave:;e la prima enciclopedia grafica; nel 1954
a! Colle Don Bosco s1 dava inizio aJla Scuola Superiore
di arti grafiche. • Sono le tappe - ebbe a dire lo stesso
prof. Pugno che hanno portato all'attuale Scuola
Univèrsitaria del Politecnico ùi Torino, da cui si potrà
uscire con la laurea in i1cienze e arti grafiche».
Soprattutto in quci;t'u!timo quinquennio i nostri
confratelli laici, tramite il Centro di didattica grafica,
hanno contribuito all'avvio <li certe attività che gradual-
mente si sono affermate. Ba~ta citare la nonnazione o
unificazione tecnica, ormai decisamente avviata, tanto che
I'Jtalia oggi in questo i.o linea con i paesi tt•cnicamcnte
più progrediti, come potern apparire dall'apposito stand
organizzato dall'UN ( (Ente nazionale di unificazione).
Altrn costante sollecitudine dei figli di Don Bosco è
stata la graduale organizzazione di associazioni tecniche
aventi, almeno indirettamente, scopi didattici o di for-
6 mazione tecnica ai vari livelli professionali. Dai salesiani
Don Bosco ele
nuove lronliere
della stamna

1.9 Page 9

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Lo scor~o ottobre, nel quar-
tiere della Fiera di Milano
- - - -si è svolto il GEC '69:
Congressci"e""Mostra Inter-
- - - - nazionale Grafica Editoria-
Te e Cartaria. -220 mila
metri quadrati, 886 espo-
sitori (di cui 532 esteri),
macchine e attrezzature per
- - -5 0 miliardi. Un padiglio-
ne allestito dai salesiani.
è partito l'avvio per l'istituzione dell'AIGEC {Associa-
zione italiana periti, esperti e consulenti grafici edito-
riali e cartari), della D1PIAG (associazione diplomati
periti industriali grafici e affini), delJa GIGRAF (Asso-
ciazione giovani grafici), dell'AIS (Associazione insegnan-
ti e istruttori nel campo della stampa). Ciascuna di que-
ste associazioni ha dato la propria collaborazione per l'al-
lestimento del padiglione Mezzi della civiltà scritta.
Gli aspetti del lavoro umano nel campo della stampa
hanno avuto particolare risalto anche nel Convegno
«Istruzione universitaria, unificazione, consulenza nel
campo della stampa», la cui segreteria di coordinamento
era stata affidata alla scuola di didattica grafica del Cen-
tro studi Don Bosco. li Convegno si è svolto nel palazzo
<lei congressi della Fiera di Milano. Nella prolusione il
prof. Pugno ha delineato la storia dell'istruzione grafica
superiore e ha proposto all'assemblea la formulazione
di un voto alle superiori autorità scolastiche per il com-
pletamento dell'iter universitario in questo importante
campo formativo. La proposta del prof. Pugno ba avuto
unanime accoglienza. Durante il convegno sono stati
distribuiti i premi ai vincitori del Concorso nazionale
Nebiolo per la didattica grafica. Su 677 lavori concor-
renti la giuria nazionale ne ha selezionato -venti, quindici
dei quali erano di allievi di nostre scuole grafiche.
La «Biblioteca GEC » con !"Enciclopedia della stampa edita dal la SEI,
sotto !'egida del Consiglio nàzionale delle ricerche e del Politecnico di
Torino, costituisco la più aggiornata summa noi campo della stampa. Il
coordinamento tecnico dell"Enciclopedia è affidato alla Scuola grafica del-
l'lstitu10 Don Bosco di MIiano.
(a sinistra/ Un panicolare del laboratorio didattico organizzato dai Salesiani
nel padiglione • Mezzi della civiltà scritta». Gli allievi della Scuola grafica
salesiana di Arese dimostrano praticamente il procedimento serigrafico. I
glovani di Arese hanno infaticabilmente presenziato !"intero GEC. in rap-
presentanza delle Scuole grafiche salesiane d'Italia.
Il padiglione salesiano del GEC '691 prima che una
testimonianza di progrésso tecnico, voleva essere una
testimonianza resa all'uomo nella sua meravigliosa
realtà spirituale. Il catalogo ufficiale invitava i visitatori
a godersi quello che definiva <, il rnomento magico>>
di tutta la Mostra. Era la riproduzione in grandezza
naturale della Cena di Leonardo da Vinci, eseguita
su proposta dei nostri tecnici con un procedimento
nuovissimo di cromofotografia CIBA. I visitatori vi
sostavano a lungo, e non soltanto per un interesse tecnico.
Nell'atto di spezzare il pane, il Cristo pareva ricordare
che la stampa spezza ogni giorno agli uomini un altro
pane pure molto importante per lo spirito. Darglielo
avvelenato è un imperdonabile delitto di lesa umanità. 7

1.10 Page 10

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Si sta diffondendo nella Spagna salesiana un movimento di comunità apostoliche giovanili, ispirato sul
principio che i giovani - opportunamente scelti e preparati - possono diventare dirigenti dei giovani.
Il movimento, chiamato Adsis, è appena al suo sesto anno di vita ma ha già dato risultati incoraggianti
in circoli giovanili e collegi. Incontra il favore dei salesiani e riceve l'adesione delle persone più interes-
sate: i giovani migliori. Adsis_per loro è vocazione.
Adsis: i giovani
salva110 i giovani
8

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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3 SALESIANI
IN SPAGNA
I l nostro principio è che i giovani
devono dirigere i giovani - mi dice
don José Luis - e quindi il compito
di noi sacerdoti educatori è di formare
dei giova11i capaci, perché diventino
dirigenti tra i loro compagni.
Don José Luis Pérez, il salesiano
animatore dc1 movimento Adsis, mi
conduce a visitare il suo circolo gio-
vanile di Baracaldo, sobborgo di
Bilbao, dove il movimento è nato
nel 1964. Vedo tavo lini e bacheche
come in tanti altri circoli giovanili
di questo mondo, e cerco di capire
cosa ci possa essere di diverso qui,
e proprio a causa di quel principio
che i giovani devono dirigere i gio-
vani; intanto un giovanotto si avvi-
cina familiarmente dicendo: «Don
José Luis, è tempo•>. TCI\\lpO di
che? Sono le nove di sera, e c'è
la funzione del mese di maggio.
Sono qui per vedere, e ci vado.
La chiesa semipubblìca si sta riem-
piendo di ragazzi e ragazze tra i 16
e i 20 anni, Spigliati e sportivi, molti
con i libri sotto il braccio perchè
tornano da scuola o ci vanno. Can-
tano qualcosa che è più simile a una
canzone di montagna che a una lode
tradizionale, e cantano con robu-
stezza e con gusto. Ho tempo di
contarli: sono ,TOT centosette ragazzi
di periferia che una sera qualunque
di maggio per libera scelta vanno
in chiesa anzichè a farsi la solita pas-
:,eggiati.na.
Finito il canto, un giovanotto i.n
blue-jeans prende posto all'ambone
e legge qualcosa dal Vangelo. Gli
si affianca una ragazza, che legge
brani del Concilio. Una pausa, poi
impostano una preghiera salmodica
a cui si associano i compagni dai
banchi. Arriva don José Luis per
l'omelia. Annuncia il tema: <• Fede e
purezza •>. Parla in modo pacato, ma
a poco a poco la voce si anima, il
tono si fa teso. <• Evitare u11a caduta
- dice sillabando - non è dire di
no al male ma è dire di si all'amore,
al futuro compagno della vita, ai
propri figli>>. Seduti uno accanto
all'altro, ragazzi e ragazze ascoltano
attenti, discutono mentalmente fra
sé, assentono. Poi mentre si canta
un'altra lode del loro repertorio, don
José distribuisce la comunione.
Ora comincio a capire qualcosa
del movimento Adsis, dei giovani ca-
paci che diwntano dirigenti per i loro
compagni. Deve succedere proprio
come per il lievito della parabola che
fa fermentare: il pizzico di lievito sta
aUa pasta, come i ragazzi dell'Adsis
stanno al circolo giovanile.
Severa selezione
e accurata formazione
Il circolo giovanile di Baracaldo
conta 400 iscritti dai 16 anni in su e
è diretto da un manipolo di giovani
dell'Adsis: 15 ragazzi e 11 ragazze.
Cinque anni fa, del movimento non
esisteva neppure l'idea. Ora la Spagna
conta 35 comunità Adsis, con quasi
300 giovani dirigenti e circa diecimila
giovani da loro avvicinati in circoli
di oratori e di collegi.
Ho visitato diverse comunità Adsis,
qua e là per la Spagna, e ho ripor-
tato quest'impressione: è un movi-
mento giovane, molto esigente, dif-
ficile da impiantare ma pieno di pro-
messe e ormai realtà incoraggiante.
È un'iniziativa salesiana ma diffusa
su scala nazionale, già accettata dai
confratelli e accolta con passione dai
giovani migliori che vi si dedicano
come a una vocazione.
«Avevo lavorato per qualche anno
tra i giovani della zona - racconta
un altro salesiano, don José Colomér,
che dirige il circolo di Marti Codolar
vicino a Barcellona, - 111a non riu-
scivo a combinare molto. Questa zona
di periferia è particolarmente difficile.
l o raccogli(!'{;·o i ragazzi migliori in
gruppi e cercavo di impegnarli sul piano
apostolico, ma a poco a poco i gruppi
si assottigliavano e alla fine si scio-
glievano. Tutto mi fini'1:;a in una bolla
di sapone. Un gionio lessi sulla nostra
rivista <• T ecniche di apostolato•> una
descrizione del movimento Adsis e ne
adotta.i i principi. Ho cominciato con
tre soli giovanotti di 18-20 anni, ho
presentato 7oro il movime11to, ho chiesto
se si ,çentivano di impegnarsi, e ora ho
sette validi clingenti e il circolo funzio11a
hene •>.
Un segreto dell'Adsis sta nella
severa selezione e nell'accurata for-
mazione che il movimento esige.
Vengono selezionati solo i giovani
rispondenti a queste tre caratteri-
stiche: primo, sforzo quotidiano per
vivere abitualmente in stato di grazia;
secondo, qualità umane superiori al-
l'ordinario (simpatia e capacità di
relazione, volontà, senso di respon-
sabilità, costanza); terzo, capacità di
tensione sociale e apostolica. La sele-
zione di nuovi membri, quando la
comunità sia già formata, è affidata
alla comunità stessa, che vaglia i
candidati secondo alcune norme di
valutazione e poi decide attraverso
una votazione.
Per il candidato, una volta ammesso,
inizia un periodo di formazione di
durata non inferiore a un anno. Lo
si impegna concretamente sul piano
della vita spirituale e dell'attività
apostolica.
Sul piano spirituale gli si consiglia
la messa quotidiana o almeno la
comunione, un quarto d'ora di me-
ditazione, la direzione spirituale. Ogni
settimana egli partecipa con gli altri
alla << comunicazione di vita ». Ogni
mese ba una giornata di ritiro. I
membri della comunità già consa-
crati si prendono cura di lui, e lo
seguono durante tutto l'anno nello
svolgimento di un fitto piano di
studi. Approfondisce temi di teo-
logia, di spiritualità, di psicologia
giovanile, di sociologia e dinamica
di gruppo. Al termine dell'anno, i
suoi fratelli maggiori lo sottopon-
gono a un vero e proprio esame su
questi argomenti.
Durante tutto l'anno, sotto la
guida degli anziani, egli si esercita
pure in attività apostoliche mettendo
in pratica ciò che impara.
Durante l'estate lo attende un corso
di formazione che dura dieci giorni.
Se è giovanissimo, sui sedici anni,
frequenta il cosiddetto <c corso d'ini-
ziazione •> sulla formazione umana,
cristiana e apostolica; gli ar~omenti
vengono aggrediti con la tecruca con- 9

2.2 Page 12

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creta del vedere, giudicare, agire•·
Se è più maturo, viene indirizzato
al «corso medjo 1) adatto alla sua mag-
giore preparazione.
Terminato l'anno e frequentato il
corso estivo, il candidato viene giu-
dicato dalla comunità, e se ritenuto
idoneo potrà fare la propria consa-
crazione. In un giorno festivo, du-
rante la celebrazione eucaristica, in
piedi davanti all'altare, alla presenza
di Dio e dei suoi compagni, pronuncia
le sue tre p romesse: Ti promelto,
Signore, di vivere abitualmente nella
tua grazia; ti prometto di dedicarmi
cun responsabilità ai miei d01Jeri di
dirigente del gruppo che mi è affidato;
ti prometto di utilizzare Le occasioni
di apmtolato collmivo e it1divid11a/e
per aivià11are di più a te i miei com-
pagni. E voi, umici, aiutatemi col vo-
stro esempio e la vostra preghiera~-
Una spiritualità
capace di entusiasmare
A dar calore a questi schemi - che
altrimenti potrebbero naufragare nella
burocrazia - c'è una spiritualità
schietta, capace ili entusiasmare i
giovani.
L'Adsis si definisce come un in-
sieme di comunità di azione aposto-
lica, composte di dirigenti. La for-
mula base è di quelle che piacereb-
bero a San Paolo: conoscere Cristo,
vivere Cristo, manifestare Cristo.
e Tutto incentr:no nel dogma dell'in-
carnazione. Atlsis i: parola latina che
significa <• sii presentP "• e indica che
i suoi membri hanno il compito
di incarnare Cristo nel mondo, di
renderlo presente ai giovani.
li giovane dcll'Adsis conosce pro-
fondamente Cristo mediante la medi-
tazione quotidiana del Nuovo Testa-
mento. Il giovane vive intensamentt:
unito a Cristo mediante l'eucaristia
e il prossimo; ci vuole anche il pros-
simo perché l'eucaàstia rimane senza
vita se dur ante il giorno non si vede
Cristo negli altri. Il giovane poi ma-
nifesta gioiosamente Cristo nell'azio-
ne apostolica.
Questa ricchezza interiore si traduce
visibilmente all'esterno. Sul modello
delle primitive comunità cristiane,
che i giovani dcll'Adsis studiano con
simpatia, essi realizzano questi segni
esteribri: comunicazione di beni spi-
rituali; comunicazione di vita di pre-
ghiera e di culto (partecipano insieme
alla liturgia, a ritiri, ccc.); comuni-
cazione di beni materiali; comunica-
zione di apostolato (discutono in-
$Ìemc i risultati ottenuti, pianificano
nuove iniziative, collaborano nel rea-
10 unarie).
L'azione apostolica di questi gio-
vani dir igenti si ispira a princlpi
precisi e impegnativi. C'è il principio
drastico sul tempo libero: « il dir.i-
gente dell'Adsis non ha diritto al
tempo libero». C'è il principio co-
munitario: « il dirigente dell'Ad~is
la precedenza all'apostolato corri-
spondente al piano tracciato dalla sua
comunità, subordinando ad esso ogni
altro apostolato personale•· C'è il
principio dei gruppi spontanei: • Il
dirigente dell'Adsis orienta il suo
lavoro verso i gruppi spontanei di
amici, cercando di conquistarne i
leaders naturali e organizzando con
loro riunioni e attività~-
Ogni comunità esprime
liberamente se stessa
Nell'Adsis si sentono tutti uguali,
tutti fratelli (e col nome ili fratelli•
si chiamano tra loro); non esistono
cariche né obblighi ma solo situazio-
ni o necessità, e pcn;one che si im-
pegnano ad affrontarle. Le mansioni
sono soltanto servizi resi alla comunità,
non cariche.
Le varie comunità sono raggrup-
pate in consigli regionali (quattro
regioni in tutto, cioè zona nord,
centro, sud e nord-est); i consigli
regionali a loro volta sono unificati
al vertice da un consiglio nazionale,
ma l'autorità non risiede nei consigli,
è alla base, nelle comunità locali. Nes-
sun consiglio potrebbe modificare
un'idea fondamentale del movimento
senza ottenere l'approvazione di tutte
le comunità.
Anche il sacerdote inserito nel
movimento Adsis assume una posi-
zione peculiare. La sua pre~enza è
richjesta in ogni comunità o consiglio;
da lui l'Adsis si aspetta l'esposizione
del punto di vista della Chiesa; cioè
la valutazione delle varie idee e ini-
ziative alla luce della fede e della
morale cristiana; da lui i suoi «fra.
telli •> pitr ~iovani si aspettano la di-
rezione spirituale e la pienezza del
suo servizio sacerdotale, ma sul piano
dell'autorità orgaruzzati,·a egli è un
membro come tutti gli altri.
La comunità locale conserva au-
tonomia riguardo alle proprie strut-
ture e alle proprie attività. Non
attende da altrove suggerimenti e
imbeccate, ma s'im1)egna a l'Sprimcrc
liberamente e pienamente se stessa,
sfruttando la ricch1..7,za di doti umane
e spirituali dei suoi giovani, e realiz-
zando quelle iniziative che sembrano
la risposta giusta alle esigenze del-
l'ambiente giovanile in cui opera. Per
questo la comunità Adsis può svi-
lupparsi inilifferentemente in un cir-
colo giovanilt' di ragazzi, di ragazze
o misto, in un collegio salesiano come
in una scuola statale o in una facoltà
universitaria, all'ombra del campa-
nile come al fumo della ciminiera.
Non stanno li
a guardarsi m faccia
I giovani dirigenti si riuniscono in
un'adunanza settimanale per la co-
municazione di vita •• ogni mese
hanno un ritiro spirituale, ogni anno
un corso estivo di dicci giorni.
Xd 1968 si tennero dieci corsi
estivi, nel 1969 quattordici. Vi par-
tecipano anche i sacerdoti salesiani,
sia quelli che già assistono spiriti.la1-
mente una comunità Adsis, sia quelli
che vogliono vedere, assimilarne lo
spirito e le tecniche, e fondare le
nuove comunità.
Ogni anno nei corsi si affrontano
temi di teologia, di spiritualità e di
apostolato. Due al giorno. Una con-
ferenza al mattino, poi esame per-
sonale attraverso un vasto questio-
nario, quindi un'ampia discussione
condotta in piccoli gruppi. Tre,
quattro, cinque ore di meditazione
e di studio per ogni tema. A sera,
dopo cena, si ritorna sull'argomento
con una *comunicazione pubblica••
l:Ome la chiamano: in essa ciascuno,
uno dopo l'altro, illustra il proprio at-
teggiamento spirituale (non i peccaci
o le mancanze commesse, ma gli stati
d'animo abituali) nei confronti del
tema del giorno; quindi tutti si im-
pegnano c si esortano a vicenda a
rettificare il proprio comportamento.
I corsi si svolgono in un'estrema
povertà e sobrietà, con la partecipa-
zione di tutri ai più umili servizi di
pulizia e cucina. la compenso sup-
plisce abbondantemente la ricchezza
dello spirito, l'nmicizia, il calore delle
funzioni liturgiche veramente «con-
celebrate•·
Al termine del corso i giovani
rinnovp.no le loro promesse, che
vengono fatte sempre per un anno.
Alcuni aggiungono privatamente i
voti, anch'essi annui, di castità e
di obbedienza alla comunità di Adsis.
E tornano ricaricati, a lavorare in
mezzo ai loro giovani.
Di attività da svolgere ne hanno
a bizzeffe. Og1ii ilirigcnte segue uno
o più gruppi formativi, di rag:uzi
cioè che si riuniscono ogni sette
giorni per affrontare in discussione
aperta i più :.variati temi religiosi e
sociali. È un'atti\\'ità di fondamentale
importanza, perché influisce al li-
vello delle idee, delle pcrs11asioni e
delle decisioni; ma non basta a
• legare * i giovani. Occorre fornire
...

2.3 Page 13

▲back to top
loro ampie possibilità di occupare il
tempo libero. Quindi l'Adsis orga-
nizza sport, turismo, cineforum, tea-
tro, pittura, scultura, filatelia, foto-
grafia, ecc. I circoli si dimostrano
sempre più necessari e sono sempre
più numerosi. L'importante è che i
ragazzi non stiano 11 a guardarsi in
faccia, ma che s'impegnino in la-
vori assorbenti.
Le veglie di luce di Triana
I giovani così avvicinati, finiscono
per accettare qualcosa di più serio
che il semplice divertimento, e a poco
a poco vengono avviati a forme di
attività disinteressata. La domenica
gruppi di ragazzi e ragazze a Siviglia
visitano ospedali regalando giornali,
sigarette e una buona parola. Altri
fanno scuola a bambini e adulti
analfabeti o quasi; altri fanno il
catechismo o l'oratorio nelle periferie.
Mi hanno raccontato di un ragaz-
zotto piuttosto rude quanto a cultura
religiosa, operaio in una fabbrichetta
di Barcellona, che sebbene attribuisca
a Esaù l'uccisione di Abele, è riuscito
a preparare i suoi sette o otto com-
pagni di lavoro a una buona confes-
sione, li ha convinti che bestemmie
e turpiloquio sono cose stupide, e
ha messo non poche inquietudini
nella loro coscienza sonnolenta.
A Triana hanno inventato le<< veglie
di luce•>. È una forma di adorazione
moderna che dura tutta la notte.
I giovani s'impegnano a venirci por-
tando nelle tenebre della notte la
loro luce interiore, la grazia di Dio.
Arrivano in trenta, quaranta, cin-
quanta, magari dopo aver questionato
in casa loro per ottenere il permesso.
In precedenza hanno già preparato
tutto l'occorrente: la cappella per la
preghiera, i tavoli per le conversazioni,
gli schemi delle discussioni e il caffè
per stare svegli.
Giunta l'ora si radunano in cap-
pella: l'assistente presenta e illustra
il tema della serata, che può essere
la Fede, la Bibbia, il Concilio, la
gioventù o, a maggio, la Madonna.
Si espone il Santissimo,. si fa un po'
di adorazione tutti insieme, poi un
gruppetto rimane a pregare. Gli
altri in sala parlano, cantano, giocano.
A turno però si alternano all'adora-
zione, fino al mattino. A mezzanotte
si raccolgono a gruppi per rispondere
a un questionario, discutere, trovare
qualcosa di pratico da introdurre
nella loro vita.
Alle sette del mattino tutti insieme
ascoltano la messa, tengono la loro
omelia dialogata in cui si compro-
mettono praticamente davanti al Si-
gnore, e poi tornano a casa. Ma non
sono più quelli di prima, sono tra-
sformati. <1 La risposta dei giovanì è
stupenda - mi diceva il loro assi-
stente, don Alfonso Francia - . Si
crea un clima di ù1tensa spiritualità.
Un'esperienza di questo genere è suf-
fici1tttle a 1110/ti ragazzi per cambiare
totalmente la propria vita: da vita di
peccato a vita di grazia, o dalla medio-
crità all'impegno cristiano•>. È da
tre anni che don Francia organizza
le «veglie di luce•>, e anche se l'in-
domani avrà una giornata di lavoro
regolare per cui ciondolerà dal sonno
tutto il giorno, non vi rinuncia per
tutto l'oro del mondo.
L'Adsis ha appena sei anni di
vita, non è il caso di azzardare con-
clusioni frettolose. Ha visto dell'ot-
timo, del buono, dei fallimenti. È
umano. Ma le premesse sono buone.
Scelti e preparati con cura, i gio-
vani sanno mettersi davvero a capo
dei loro coetanei, e trascinarli. I
giovani salvano i giovani. In stridente
contrasto con certe valutazioni nega-
tive sulla gioventù moderna, un assi-
stente Adsis mi confessava: « Questi
ragazzi, più. io chiedo e più mi dànno ».
DON ENZO BIANCO
u ,,~n PI FA R F F
Fu Don Bosco stesso a mandare i primi salesiani in Inghilterra nel 1887,
un anno prima della sua morte.
Il piccolo gruppo, due preti e un coadiutore, si stabili in una povera ca-
setta a Battersea (Londra); vi aperse una scuola e poi assunse una par-
rocchia.
Ci vollero nove anni prima che si aprisse una seconda casa. Ma fu un vero
«lancio spaziale»: da Londra al punto più meridionale dell'Africa, a Città
del Capo, allora capitale della colonia inglese del Capo di Buona Spe-
ranza. Proprio la terra in cui Don Bosco avrebbe sognato di andare come
missionario. Quattro italiani e un irlandese aprirono una scuola tecnica,
la prima cattolica di tutta l'Africa del Sud. Gli inizi, come sempre, furono
duri, ma col tempo quella scuola divenne un centro apprenatissimo per
la gioventù e per varie altre forme di apostolato.
Soltanto al termine della prima guerra mondiale fu possibile fondare ùna
casa in Irlanda, sebbene le vooaiioni irlandesi fiorissero da tempo. I sale-
siani vi si fecero ben presto stimare per il loro lavoro. Oggi gli irlandesi
sono presenti in tutto il mondo missionario salesiano. E il Consiglio Su-
périore della Congregazione conta un membro irlandese nella persona di
don Bernardo Tohill, già missionario a Hong Kong per 25 anni.
All'inizio del 1969 l"lspettoria inglese contava all"incirca 500 confratelli
e 24 case, di cui 2 a Malta, 5 in Sud Africa, e 1 nello Swaziland.
Campo di lavoro troppo vasto per un solo Ispettore. Cosi i Superiori
Maggiori hanno deciso di dividere l"lspettoria. Le case dell'Inghilterra,
Scozia e Malta (293 confratelli) formano un"lspettoria con sede a Londra.
Quelle dell'Irlanda, Sud Africa e Swaziland (173 confratelli) formano una
circoscrizione autonoma o Visitatoria. Il Visitatore è don Michele Egan,
che risiede a Dublino, mentre in Sud Africa risiede il suo delegato,
don Guglielmo Ainsworth.

2.4 Page 14

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I RAGAZZI
DI DON BOSCO,
ABOGOTA ·

2.5 Page 15

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Problema preoccupante della periferia
di Bogotà come di tutte le grandi
zone periferiche: gente senza pane e
senza lavoro si organizza per raggiun -
gerè con la forza ciò che non ha
potuto ottenere con la giustizia. Prime
vittime: i giovani. I figli di Don Bosco
li raccolgono per formarne operai spe-
cializzati e dirigenti tecnici e dare loro
una formazione cristiana che li prepari
a essere il fermento della rinnovata
società di domani.
N ell'agosto del 1968 Paolo V] stava percorrendo
l'autostrada che dal campo di aviazione «El Do-
rado » portava all'immensa piazza del Congresso Euca-
ristico Internazionale di Bogotà, quando a un tratto
un uragano di applausi scrosciò da una massa ster-
minata di ragazzi. li suo occhio fu attratto da un grande
striscione che recava la scritta: << J RAGAZZI DI DON
Bosco n SALUTANO. Fì:-RMATT E BENEDICI>>. Paolo VI
sa molto bene chi siano in tutto il mondo i ~ ragazzi di
Don Bosco•>, gioventù povera, in balìa di se stessa,
che Don Bosco ha amato e per la quale ba speso la vita.
Alla mente del Papa tornò ìJ ricordo dc~li sciuscìà di
Roma e di altri giovani infelici che egh stesso volle
affidare ai Salesiani perché li salvassero. La sua mano
si levo a benedire i ragazzi di Bogotà, mentre il suo volto
si illuminava di un sorriso paterno, carico di simpatia.
Era il primo incontro con il Cristo nella persona dei
suoi prediletti, i giovani.
Felici e commossi, i ragazzi sfollarono, inghiottiti da
un complesso imponente di edifici che recano un titolo
tanto semplice quanto significativo: CENTRO DoN Bo-
sco.
Gioventù di periferia
Vent'anni fa quella vastissima zona (circa venti et-
tari) presentava un aspetto ben diverso. Vi sorgevano
soltanto alcune stalle, destinate all'aJJevamento ~ei ca-
valli dell'esercito. Fu la figlia del presidente della Re-
pubblica a volere invece che vi sorgesse un'opera per
la rieducazione dei ragazzi. Era convinta che il pro-
gresso economico e sociale della sua Patria doveva cù-
minciare di Il.
La Colombia e un vastissjmo territorio (circa quattro
volte l'Italia) in una felice posizione geografica. Le
sue coste si affacciano, per oltre tremila chilometri,
metà sull'oceano Pacifico e metà sull'oceano Atlantico.
In certo modo costitujscono la porta d'entrata di tutto
il Sudamerica. li popolo colombiano (circa i6 milioni)
cammina decisamente per la via dello sviluppo, favo-
rito da un clima temperato, nonostante la posizione
equatoriale, e da enormi ricchezze naturali, ancora
poco conosciute e sfruttate. Immense foreste, che si
estendono dalle Cordigliere fino al Brasile e aJ Perù,
sono ancora "vergini": nessun uomo ha osato penetrarvi
per scoprirne il mistero.
I Colombiani vanno fieri della loro capitale, Santa
Fé de Bogotà, o semplicemente Bogotà. La chiamano
addirittura la "Atene" del Sudamerica. Situata a 2700
metri sul mare, in trent'anni ha più che quadruplicato
la sua popolazione, arrivando a circa due milioni di
abitanti. Ma gli alloggi e i servizi indispensabili a una
e vita umana non sono cresciuti in proporzione uguale.
La periferia si popolata di "baraccati", migliaia
di esseri che vivono in condizioni subumane. Risul-
tato immediato e inevitabile, la delinquenza minorile.
Bande di giovani, dei quali non si interessava nessuno,
erano abitualmente per le strade a combinare colpi di
mano, con il risultato non infrequente di finire in un
reclusorio per minorenni a intristire e a scaltrirsi nel
vizio.
Alla conquista delle bande giovanili
Era uno spettacolo da stringere il cuore. I salesiani
si trovavano in Bogotà da molti anni, ma erano già
sovraccarichi di lavoro. Eppure bisognava fare qualcosa.
Ne discussero tra loro, ne interessarono il Sindaco di 13

2.6 Page 16

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Bogotà (Colombia) • Nel popolare e Contro Don Bosco• i ragazzi
della periferia delln capitale uovano nei grandi làborato<i
costrultl per loro un modo onorato e sicuro per guadagna,si la vita
Bogotà, affezionato exallievo. Questi sapeva del progetto
della figlia del presidente. Non fu difficile ottenere che
l'opera fosse affidata ai salesiani Le stalle furono presto
trasformate in abitazioni decenti, il campo da gioco
era immenso. Si trattava ora di condurvi i nuovi ospiti.
Due giovani salesiani fecero anzitutto abbondante
rifornimento di fede e di coraggio soprannaturale
affidando l'iniziativa a l\\llaria Ausiliatrice e a Don
Bosco. Poi si gonfiarono le tasche di sigarette, caramelle
e oggetti vari quale prima indispensabile t-sca per ini-
ziare un discorso con le "bande" intente a organizzare
furti e violenze. [ regali vennero accettati senza com-
plimenti, ma quanto a cambiare vita, era un altro di-
scorso. Accortisi che i generosi donatori erano "preti",
i giovani non nascosero la loro diffidenza e perfino
il loro disprezzo. Ce ne volle di pazienza e di bontà
per convincere qualcuno a fare la prova, ad accettare
l'alloggio e il vitto che venivano offeni gratis, come
primo passo verso una vita più umana. Ma questi di-
vennero poi i migliori propagandisti. In poco tempo
gli ospiti del nuovo CE.'\\TRO DoN Bosco superarono il
migliaio.
Successo davvero confortante. Tuttavia, non si po-
teva continuare a mandare ogni giorno i ragazzi in città
per le loro occupazioni più o meno oneste. Bisognava
fare un gigantesco passo avanti, costruendo laboratori
per insegnare un modo onorato e sicuro di guadagnarsi
la vita. La Prowidenza venne in aiuto, talvolta anche in
14 modo straordinario inducendo non pochi ricchi a met-
tere il loro denaro alla banco del Ciclo. Sorsero cosi
successivamente i laboratori per meccanici, elettrotec-
nici, tipografi e fotoincisori, falegnami, legatori, sarti e
calzolai. Sorse un padiglione scolastico con ottanta
aule, dotate di materiale didattico, per alunni fino al
settimo anno <li studio e per il conseguimento del ti-
tolo di "perito industriale".
So.rse perfino un piccolo "conservatorio" per l'edu-
cazione musicale e artistica degli alunni. Oggi la fan-
fara e la cantoria del Centro sono richieste e apprez-
zate in ogni manifestazione pubblica, anche alla radio
e alla televisione. Si attrezzarono i campi sportivi per
il gioco del calcio, del basket, del tennis ecc. ~on
manca l'assistenza medica, con relativa infenneria e
farmacia. Quelli che anni fa costituivano un pericolo
socialt:, orn si avviano a diventare operai specializzati
e tecnici, oltre che buoni cristiani. Sono le più sicure
promesse per iJ rinnovamento e lo sviluppo della na-
zione.
Tutti possono dare e ricevere qualcosa
Ma non si pensi che il CENTRO sia riservato unica-
mente ai giovani. Provate a ,-isitarlo in un giorno di
festa. Un formicolio di ragazzi e, confusi in mezzo a .
loro, centinaia di adulti. Sono i loro genitori, sono be-
nefattori, amici, ricchi e poveri, industriali e operai,
colombiani e italiani. Tutti possono dare qualcosa,
tutti possono ricevere qualcosa. Danno aiuto materiale,
trovano posti di lavoro, aiutano nell'assistenza e nel-
l'educazione dei ragazzi; danno soprattutto quell'af-
fetto che è indispensabile alla normale maturazione
dei giovani. L\\Ia ricevono anche: non solo la possibilità
di piacevoli svaghi, ma anche assistenza materiale e
spirituale, a seconda delle necessità. I l C11.NTRO è dunque
perfettamente fuso con la cittadinanza, è forse questa
la sua caratteristica. La vita dei giovani si svolge nc;I
modo più simile a quello dei coetanei che vivono in fa-
miglia, senza nulla di quanto potrebbe rendere odioso
un collegio.
Si accumulano i documenti segreti
Eppure... non è finito. l\\[anca ancora una chiesa de-
gna di un'opera cosi vasta; manca il teatro, che tanta
parte ha nel sistema educativo di Don Bosco. l\\ta i
lavori sono cominciati, e sulla scrivania del direttore
continuano ad accumularsi i... documenti segreti. Così
la storia si ripete. Un giorno alcuni poliziotti bussarono
alla camera di Don Bosco con un mandato di perqui-
sizione. Il Santo lasciò fare tranquillamente, ma quando
uno di essi volle aprire un certo cassetto, vi si oppose
djc!!ndo: « No, qui ci sono lettere confidenziali, sono
cose segrete •· on ci voleva di meglio per indurre
la guardia ad aprire immediatamente il cassetto. Pensate
come rimase quando non vi trovò altro che fatture da
pagare: erano i conti del panettiere, del macellaio, del
calzolaio... ~ Volete burlarvi di me?>> sbottò seccato il
poliziotto. «Nemmeno per sogno - rispose Don Bo-
sco. - Io non volevo che i miei debiti fossero cono-
sciuti da tutti... 3.
Ecco i "documenti segreti" di cui è piena la scrivania
del direttore del Centro di Bogotà. I debiti sono il
suo quotidiano cilicio, ma egli non dubita che Dio
provvederà non solo al mantenimento gratuito dei 1300
allievi del Centro, ma anche a tutte le costruzioni
necessarie per il suo sviluppo. U passato è garanzia
per l'avvenire.

2.7 Page 17

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I
Educhiamo
come
Don Bosco
lnseg!lategli
a capire
gli altri
Il 1O maggio 1884 partiva da Roma ognuno si chiedesse, ogni volta che un
una lunga lettera di Don Bosco, indi- altro fa qualche cosa che lo irrita:
rizzata ai Salesiani dell'Oratorio di Val- " Qual è il vero sentimento che ispira
docco a Torino. è un gioiello di lettera questa condotta 7". Per esempio: 'Ti
che rivela il grande cuore di Don Bo- odio. Vorrei vederti morto", grida un
sco: « Vicino o lontano - egli scrive - fanciullo verso 11 proprio genitore. Il
io penso sempre a voi. Uno solo è Il babbo. applicando t'empatla, penetra
mio desiderio: quello di vedervi felici nel sentimento che ha provocato quello
nel tempo e nell'eternità. Sento, o miei scarto e t'interpreta secondo il giusto
cari, il peso della mia lontananza da significato, che di solito è: "Ho bisogno
voi, e il non vedervi e il non sentirvi di te e tu non mi presti attenzione. Ti
mi cagiona una pena quale voi non prego, dimostrami che mi vuoi bene".
potete immaginare •· Racconta poi, con L'empatia è affine alla simpatia. La
il suo stile arioso e spigliato, un sogno simpatia dice: "Condivido i tuoi senti-
fatto poche sere prima. Nel sogno menti"'; l'empatia invece dice: "Capisco
aveva contemplato, come in uno scher- i tuoi sentimenti". è una comprensione
mo cinematografico. due scene: l'ora- che aiuta moltissimo chi è in difficoltà
torio dei primi tempi, con i ragani d1 e chi soffre. In fondo, quando si è legati
allora in chiassosa ricreazione, e l'Ora- in cordata nelle ascensioni in monta-
Itorio del 1884, dove (( non vedeva più gna e uno della comitiva cade in un
quel moto e quella vita. come nella burrone, non lo si aiuta saltandogli vi-
prima scena ».
cino, ma piuttosto tenendosi ben saldi
- Come si possono rianimare questi par poterlo tirare su».
miei cari giovani, perché riprendano l'al-
legria e l'espansione di un tempo 1 - Insegnate al ragazzo a mettersi nei
aveva chiesto Don Bosco alla miste- panni di un altro, a vedere con gli
riosa guida che lo accompagnava nel occhi di un altro, non con i propri
sogno.
occhi. Le persone anziane. per esem-
- Con la carit/J.
- Con la carità 7 Ma non sono amati
abbastanza 7
- Ci manca il meglio.
I - Che cosa ]
pio, che prendono sul tragico le stram-
berie e le sciocchezze degli adolescenti
mancano di empatia: invece di ricor-
darsi com'erano anche loro nell'adole-
scenza. vogliono che I ragazzi si compor-
tino come uomini maturi. Non c'è cosa
- Che i giovani non solo siano amati, che la gente non sia pronta a confi-
ma che essi stessi conoscano di essere
amati. Bisogna amare ciò che piace al
giovani. e i giovani ameranno ciò che
piace ai loro educatori. Famillarit/J coi
giovani. specialmente In ricreazione. Chi
darci purché ci si sappia intonare al
sentimento che ispira le sue parole e
le sue azioni. E il capire i sentimenti degli
altri ci aiuta a non essere feriti nei nostri.
vuol essere amato, bisogna che laccia
vedere che ama. Gesù si fece piccolo
coi piccoli: ecco il /1,Aaestro della fami-
liarità. L'educatore quindi sia tutto a
tutti. pronto ad ascoltare ogni cruccio
e lamentela del ragazzi, pronto a com-
prenderli: tutto occhi per sorvegliare
paternamente la loro condotta, tutto
cuore per cercare il bene di coloro che
Dio gli ha affidato... >>.
Insegnate al ragazzo a scoprire il
senso d'isolamento che spesso in-
vade gli altri. Diceva un giovane uni-
versitario : « Mi pare sovente di essere
uno zero che va in giro su due gambe.
Ml pare che qui nessuno si curi di me
o della mia esistenza. Per piacere, trat-
tatemi come un essere umano e dimo-
stratemi un po' di attenzione». Il capire
l'isolamento e il sentimento degli altri
*
Capire gli altri: ecco la grande re-
gola che inculcava Don Bosco.
Oggi la psicologia ci offre una parola
nuova, più difficile. ma che dice la
stessa cosa: empatia. L'empatia è la
capacità d i apprezzare i sentimenti di
un altro senza esserne emotivamente
può essere il segreto di un'efficace
opera educativa. L' operaio che si sente
considerato dal suo capo come una
semplice ruota d'ingranaggio fornirà un
lavoro scadente. Ma quando sente che
11 suo capo si interessa sinceramente di
lui, dei suoi problemi, del suo awenire,
delle sue condizioni familiari, è molto
turbati in modo da Influenzare il pro-
prio giudizio. è uno stato d'animo che
tutti possono acquistare, sviluppare e
migliorare.
più probabile che faccia un buon lavoro.
Ci vuol pazienza per Imparare a
capire i sentimenti degli altri. Ma
il penetrare nella mente e nel cuore di
Insegnate al ragazzo a dare impor- un altro essere umano può rappresen-
tanza ai sentimenti degli altri. Uno tare una grande e utile esperienza.
studioso notava: « Molti motivi di at- L'empatia non è altro che la carità che
trito potrebbero essere appianati se fa sentire agli aliri che noi li amiamo. 15

2.8 Page 18

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DON CARLOS lEONCIO
DA SII ft:
UN MAESTRO DI
PEDAGOGIA SAlESIANA
Il quarto successore di Don Bosco don Pietro Rical-
done stava elaborando il progetto di un Centro scien-
tifico per gli studi di Pedagogia, che fosse il comple-
mento naturale della missione educativa della Congre-
gazione salesiana. Tale Centro avrebbe dovuto servire
per una formazione approfondita di educatori specia-
lizzati in scienze pedagogiche e per uno studio scienti-
fico e sistematico del sistema pedagogico di Don Bosco.
Per la realizzazione di questo suo progetto don Ricaldone
pensò a don Leoncio come alla persona più idonea.
Don Carlos Leoncio da Silva era brasiliano (nato
a Recife, Pernambuco, nel 1887), ma aveva compiuto
i suoi studi teologici in Italia. Quando don Ricaldone
lo chiamò a fondare l'Istituto Superiore di Pedagogia,
teneva la cattedra di Pedagogia e Didattica presso la
Facoltà di Filosofia di San Benedetto a San Paolo e si era
già acquistato una certa notorietà con le sue pubblica-
zioni pedagogiche.
Giunse in Italia poco prima che scoppiasse la seconda
guerra mondiale (1939) e iniziò la sua attività con un
corso di Pedagogia al4 Facoltà di Filosofia del Ponti-
ficio Ateneo Salesiano, che stava sorgendo a Torino
presso l'Istituto Conti Rebaudengo. Contemporanea-
mente lavorò in stretta collaborazione col rettor mag-
giore don RicaJdone per creare un Istituto Superiore
di Pedagogia che avesse praticamente la struttura e il
livello di una Facoltà universitaria.
Per impostare i corsi deUe varie discipline pedagogiche
16 chiamò a collaborare un gruppo di professori, che egli
con le sue doti di bontà e di
sincera fiducia riuscì ad affiatare
intorno a sé come in una fami-
glia, entusiasmandoli per l'ideale
comune: lo sviluppo e il consoli-
damento dell'incipiente Centro
di studi pedagogici.
Sotto l'impulso di don Leon-
cio l'Istituto di Pedagogia in bre-
ve tempo acquistò notorietà e
stima non solo in Italia, ma an-
che in molti paesi esteri. Nel 1956
veniva riconosciuto dalla Santa
Sede come Istituto Superiore di Pedagogia con diritto
di conferire titoli accademici fino alla laurea di dottore
in pedagogia.
Mentre attendeva alla creazione di questo Centro
di studi superiori di Pedagogia, don Leoncio conti-
nuava la sua opera di studioso dei problemi pedagogici
con numerose pubblicazioni. Tralasciando le opere
scritte in portoghese, ricordiamo il suo magistrale trat-
tato di Pedagogi.a speciale pratica: ['Educando (SEI,
1948), ispirato a Don Bosco; Il sistema educativo di
Don Bosco (Torino, 1940); Lezioni di Pedagogia (To-
rino, 1941); Conoscenza e fondamenti del problema edu-
cativo (Torino, r945).
Concepl inoltre e diede vita a una serie di pubblica-
zioni di Pedagogia organicamente sistemate, che inti-
tolò: (( Collana Pedagogica Don Bosco» (SEI, Torino),

2.9 Page 19

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in 22 volumi, che forma una grande enciclopedia mo-
nografica delle scienze dell'educazione, che doveva es-
sere realizzata in collaborazione con numerosi specia-
listi nelle singole materie.
Don Leoncio si preoccupò anche di stringere rapporti
culturali tra l'Istituto di Pedagogia del PAS e impor-
tanti centri pedago~ici internazionali, ed ebbe cordiali
rapporti con insigni pedagogisti italiani ed esteri, che
nutrivano per lui stima e ammirazione.
Intervenne pure con parte attiva a numerosi Congressi
sull'educazione, fu membro di varie associazioni scien-
tifiche, e più volte venne eletto rappresentante ufficiale
del Brasile all'l1NESCO.
Nel 1952 gravi disturbi di salute ne paralizzarono
le possibilità di lavoro e Io costrinsero a ritornare in
Brasile. Rimessosi in forze, fondava a Lorena la Facoltà
salesiana di Filosofia, Scienze e Lettere, con orienta-
mento pedagogico, legalmente riconosciuta dal governo
brasiliano e frequentata anche da centinaia di studenti--
esterni. Don Leoncio ne è stato il dinamico direttore
fino al 1965. Il 21 luglio 1969 chiuse nel lavoro la
sua giornata gloriosa e benefica.
Come pedagogista don Leoncio si è sentito sempre e
anzitutto sacerdote, educatore, salesiano. Le caratteri-
stiche essenziali della sua pedagogia ci pare possano
essere sintetizzate così:
a) una pedagogia cristiana, impostata nei suoi prin-
cipi basici sul Vangelo. Don Leoncio - per usare
un'affermazione di Pio XI - ha concepito la peda-
gogia <• in quella f onna prof011damente umana e subli-
memente divàza con cui Do11 Bosco ha trattato le cose
dell'educazione, che egli ha voluto sempre completamente,
profondamente e squisitamente religiosa i);
b) una pedagogia cattolica, ispirata agli insegnamenti
pedagogici del Papa e alle tradizioni della Chiesa;
c) e finalmente una pedagogia salesiana: don Leoncio
è stato sempre attaccatissimo a Don Bosco e studio-
sissimo della sua dottrina pedagogica e del suo esem-
pio. Una delle sue preoccupazioni più assillanti fu
quella di raccogliere in una trattazione sistematica e
scientifica lo spirito e l'insegnamento di Don Bosco,
educatore della gioventù.
Vogliamo ancora rilevare una caratteristica di questo
insigne educatore salesiano: la sua ardente devozione
alla Madonna. Per lui l'amore alla Vergine era ele-
mento di vita nel lavoro educativo. Nel Congresso
Mariologico Internazionale tenutosi a Roma nel 1950,
dimostrò con abbondanza di argomenti la fùnzione
educatrice della devozione mariana, specialmente at-
traverso il fascino che la Tuttapura esercita sull'adole-
scenza, basandosi sulla storia della pedagogia e della
Chiesa. «Maria SS. - affermava don Leoncio in quel
consesso internazionale - è stata molte volte l'ispira-
trice delJa fondazione di Congregazioni religiose edu-
catrici. I loro fondatori, a contatto con la missione
formidabile della formazione di uomini e di cristiani,
hanno sempre sentito il bisogno della protezione spe-
ciale della Madonna e, alla fine della loro vita, hanno
attribuito alla Vergine tutto il merito della loro riu-
scita e del fruttificare delle loro fondazioni religiose...
L'ausilio della Madonna nell'educazione della gioventù
sarà sempre nella storia del Cristianesimo uno dei capi-
toli più belli ed espressivi>>.
In occasione cli quel Congresso Mariologico don
Leoncio concepì l'idea della fondazione deU'~ Accademia
Mariana Salesiana*, che sorse in quell'anno stesso
presso il PAS col valido appoggio del quarto succes-
sore di Don Bosco. L'accademia doveva essere aperta
a tutti quei salesiani che fossero particolarmente bene-
meriti nel campo degli studi e delle opere mariane.
La figura di don Leoncio nel ricordo di quanti l'hanno
conosciuto resta circondata da un'aureola di amabile
bontà e di serena cordialità. Fornito di una solida e
vasta cultura umanistica ed ecclesiastica, don Leoncio
brillava per le sue virtù umane di bontà e mitezza,
per la finezza e delicatezza del tratto, per le virtù sa-
cerdotali, che ne facevano un apostolo tutto votato al
benè delle anime attraverso l'educazione cristiana della
gioventù. Con gli allievi non era soltanto il maestro
dotto e chiaro nell'esposizione delle scienze pedago-
giche, ma il padre buono, sempre sorridente, che fami-
liarizzava con essi, tutto premuroso di dar loro quel-
l'aiuto intellettuale e pratico che li formasse e prepa-
rasse alla missione di educatori.
Per questo don Leoncio è tuttora vivo nel ricordo
riconoscente che di lui conservano i numerosi disce-
poli formati alla sua scuola, come di un grande maestro
di pedagogia e di vita; ed è vivo in tutta la Famiglia
di Don Bosco, che onora in don Lconcio uno dei mae-
stri più eminenti e un fedelissimo interprete e realiz-
zatore della pedagogia salesiana.
17

2.10 Page 20

▲back to top
NEL
----M- ONDO
SALESIANO
Caserta - Inaugurato il
Centro Giovanile
L'Oratorio salesiano di Caserta era sempre più ~
frequentato da centinaia di giovani studenti,
operai e universitari; si sentiva quindi il bisogno
di nuovi e più ampi locali. Ma la spinta deci-
siva alla realizzazione del nuovo Centro Gio•
vanile venne dal Rettor Maggiore, che in
omaggio alla Madonna nell'anno centenario
della Basilica di Maria Ausiliatrice. aveva Invi-
tato ogni lspettoria ad avere un Centro giova-
nile pilota. Il nuovo Centro Giovanile di Ca-
serta è stato inaugurato il 26 ottobre scorso
dal rappresentante del Rettor Maggiore don
Albino Fedrigotti, prefetto generale, alla pre-
senza dell'arcivescovo mons. Vito Roberti e di
tutte le Autorità cittadine.
Festival delle canzoni religiose
in Polonia
Fra i tanti festival musicali che si organizzano
nel Paese di Chopin, per la prima volta si è
avuto un festival delle canzoni religiose. Ne
sono stati promotori i salesiani di Lodz. Il
Festival, intitolato "Sacrosong '69" e appro-
vato dall"Episcopato polacco, è diventato uno
splendido avvenimento. Vi hanno partecipato
numerosi centri di pastorale per fa gioventù
studentesca polacca, chierici e suore prove-
nienti da varie città della Polonia. Il cardinale
Vojtyla di Krakow ha inaugurato il Festival e
alla fine ha celebrato la Messa con l'accompa-
gnamento dei giovani cantanti. Erano presenti
più di 5 mila fedeli. Il primo premio fu asse-
gnato ai nostri chierici teologi di Krakow, che
hanno cantato "La Madonna Nera·•. Nella foto:
il terzetto dei chierici salesiani dell'Istituto
Teologico di Krakow.
Torino - Cinquantenario
di « Villa Salus »
"Villa Salus" è la casa consacrata dalla pre- ~
ghiera e dalla sofferenza delle Figlie di Maria
Ausiliatrìce ammalate. La commemorazione dei
suoi 50 anni di vita si apri con una concele-
brazione presieduta dal prefetto generale don
Albino Fedrigotti, presenti la Superiora gene-
rale, Madre Ersilia Canta, con altre Superiore
e Suore. Non poteva mancare il benemerito
dott. Ardizzone, che fin dagli inizi vi presta
generosamente la sua opera. Segul nel salone
la· cerimonia commemorativa: tratteggiati gli
stenti degli inizi e le successive vicende, il
ricordo andò alle 362 Sorelle che a "Villa Sa-
lus" trascorsero l'ultima vigilia di offerta e di
attesa. Non si mancò di ricordare le Direttrici
e le Suore che le avevano afh!ttuosamente
assistite. Né fu dimenticata l'assistenza dei
Sacerdoti e Superiori salesiani: dal rettor mag-
giore don Albera, che vi portò la prima bene-
dizione, al tanto ricordato don Serié, che per
un trentennio continuò le sue desiderate visite
a sostegno di quelle anime nell'ascesa del loro
18 calvario.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Castelgandolfo Paolo VI riceve
il direttore della Don Bosco Sha
di Tokyo e la professoressa M aria
lto Soko
Il 20 agosto scorso il nostro don Manganelli, ~
direttore dell'Editrice Don Bosco di Tokyo, è
stato ricevuto in udienza da Paolo VI insieme
con la professoressa Maria lto Soko, che il mis-
sionario aveva battezzato venticinque anni
prima. Il Papa si congratulò col missionario e
con la fervente scrittrice giapponese e ne gradl
i doni, tra i quali figurava il quadro di uno dei
più rinomati artisti giapponesi, il prof. Giovanni
Suzuki. In quest'opera spicca in caratteri giap-
ponesi la scritta: Il Tu sei Pietro, tu sei la Roc-
cia», che al Papa piacque molto. Accondiscese
quindi a lasciarsi fotografare per la rivista cat-
tolica edita dalla nostra Editrice a Tokyo; ma
quando don Manganelli disse al Papa che per
festeggiare il 40° s'intendeva costruire una
nuova moderna Editrice nel centro di Tokyo e
intitolarla: "Editrice Paolo VI", « No - disse -
chiamatela · "Editrice San Paolo"», Benedisse
quindi con effusione il lavoro dei salesiani in
Giappone,
Mornese • Prima pietra del santuario
a Santa Maria Mazzarello
« la Superiora Generale delle Figlie di Maria Au- ~
siliatrice Madre Ersilia Canta con il Consiglio
Generalizio e le Capitolari convenute da tutte le
parti del mondo, intendono riaffermare l'unanime
impegno di fedeltà agli insegnamenti e agli
esempi della Santa Confondatrice, che nella
luce di Maria. alla scuola del santo Fondatore
Don Bosco, trasfuse l'ìnfiammato ardore di ca -
rità per Dio e per le anime nella vita umile, po-
vera e mortificata, fecondando col sacrificio
l'indefesso zelo di apostolato tra la gioventù del
popolo in patria e nelle Missioni... ». Cosi si
legge nella pergamena racchiusa nella prima
pietra del Santuario dedicato a Santa Maria
Mazzarello, che sorgerà a Mornese nella frazione
dei Mazzarelli, presso la casetta nativa. Presie-
dette la cerimonia della posa della prima pietra
il Vescovo di Acqui mons. Giuseppe Dell'Omo.
Don Guido Borra, già membro del Consiglio
Superiore, presentò in rapida sintesi la vita della
Santa mettendo in risalto la mirabile sua corri-
spondenza al provvidenziale disegno di Dio.
Un salesiano di Cuba ricevuto
dal Papa
Il Santo Padre Paolo VI ha ricevuto in udienza ~
il nostro confratello don Igino Paoli, rettore
della chiesa di Maria Ausiliatrice in Avana
(Cuba). In questo momento ci sono in Cuba
8 sacerdoti salesiani, tre confratl!lli coadiutori
e quattro Figlie di Maria Ausiliatrice. Essi lavo-
rano in due parrocchie, una a Santa Clara e
l'altra a Santiago, e in due chiese pubbliche
all'Avana.
NEL
----M- ONDO
SALESIANO

3.2 Page 22

▲back to top
NEL
MONDO
SALESIANO
Potenza Il tempo libero
fattore educativo per i giovani
Al la presenza del Vescovo mons. Aurelio Sor- ~
rentino e delle maggiori autorità cittadine, lo
scorso settembre è stata inaugurata a Potenza
la terza Mostra delle Arti Figurative, preparata
dai giovani del Centro Giovanile salesiano. Essi
hanno occupato utilmente 11 periodo estivo ese-
guendo lavori che destarono l'ammirazione dei
visitatori. Il direttore don Galliano Basso ha il-
lustrato gli obiettivi del Centro: la formazione
cristiana e sociale dei giovani. anche mediante
il buon uso del tempo libero. Mons. Sorrentino
si è compiaciuto dell'attività svolta e ha augu-
rato che simili iniziative sì moltiplichino per dare
ai giovani l'occasione di dedicarsi a sane atti-
vità soprattutto nel periodo estivo, nel quale il
tempo libero può diventare sinonimo di ozio.
Un pioniere delle Missioni in Cina
compie cinquant'anni di vita
missionaria
Il 16 agosto scorso nella chiesa di Sant'Antonio ~
a Hong Kong don Carlo M. Braga. circondato
dai veterani delle Missioni Salesiane nella Cina,
ha celebrato 1'80 compleanno e il suo giubileo
d'oro di vita missionaria. Nella solenne concele-
brazione ebbe la gioia d1 dare l'abito chiericale
a 11 novizi cinesi. che fecero anche i loro primi
voti religiosi. Don Carlo Braga giunse in Cina
nel 1919 e lavorò per 1O anni a Shiu-Chow
sotto la guida del futuro martire mons. Luigi
Versiglia. Nel 1 930 fu eletto Ispettore dei sale-
siani nella Cina. Rimase in carica ben 23 anni,
fecondi di opere. tra le quali le fondazione della
Missione di Pechino, che realizzò una profezia
di Don Bosco. Il Santo 1nfat11 aveva previsto i
suoi figh nella capitale della Cina. Nell'agosto
del 1953 fu eletto Ispettore nelle Filippine. dove
in sedici anni furono fondate 1O case. Nono-
stante i suoi 80 anni, don Braga conserva
un'Invidiabile energia fisica e una giovinezza di
spirito che gh permettono di esercitare ancora
un'efficace attività apostolica.
Il nuovo documentarlo
« Trent'anni in Patagonia»
Al diciottesimo festival internazionale del film
della montagna e dell'esplorazione « Città di
Trento•· ha destato vivo interesse un documen-
tario dal titolo Trent'anni in Patagonia, che
propone una sobria documentazione filmata tra
il ricco materiale che l'esploratore e missionario
salesiano don Alberto De Agostini lasciò sulle
sue numerose spedizioni tra i monti e I fiordi
dell'arcipelago fueghino, nel periodo di tempo
compreso tra il 191 O e il 1960. I: una carrellata
(regia Ugo Rossella, testo Marco Bongioanni,
produzione SIPRA) che rappresenta un po'
un'introduzione all'opera omnia di natura fil-
mica del De Agostini, nei suoi aspetti sull'oro-
grafia, la fauna, l'antropologia di remote regioni
antartiche che egli per primo rivelò, oltre mezzo
secolo fa. Nella foto: Don De Agostini studia
20 un nuovo viaggio con alcuni esploratori.

3.3 Page 23

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NEL
MONDO SALESIANO
IN BREVE
RAMSEV (Stati Uniti) • Il salesiano
don Stefano Plywaczyk, un super-
stite del campo di concentramento
di Dachau. ha celebrato il suo giubi-
leo d'oro sacerdotale. È nato in Po-
lonia. Nel 1941 fu fatto prigioniero
dalla Gestapo. Dopo molte settimane di
interrogazioni e di torture, fu internato
a Dachau con altri 20.000 prigionieri,
di cui circa 2000 sacerdoti. Vi rimase
per ben quattro anni e mezzo, torturato
in diversi modi e usato anche come
cavia di esperimento per osservare le
reazioni umane alle iniezioni della ma-
laria. Don Plywaczyk fu liberato dal-
l'esercito del generale Patton nel mag-
gio del 1945, ridotto quasi in rin di
vita.
BURRIANA (Spagna) L'arcivescovo
d, Oviedo, mons. Vicente E. Taranc6n,
ha benedetto il nuovo tempio dedicato
a Maria Ausiliatrice, che corona il
complesso degli edifici dell'Istituto Sa-
lesiano. Il tempio, opera dell'architetto
José M. Peris, exallievo del medesimo
collegio, è un bel saggio di architettura
sacra moderna. La consacrazione del-
l'altare maggiore e la benedizione del-
l'immagine dell'Ausiliatrice che abbel-
lirà la facciata del tempio si vollero ri-
servare al venerando arcivescovo sale-
siano mons. Marcelino Olaechea.
HONG KONG I salesiani lavorano
1n sette diverse zone della città di
Hong Kong, dedicandosi a opere gio-
vanili e sociali. Una di queste è I'« Aber-
deen Technical Sohool », che impartisce
un ciclo di istruzione che va dalle ele-
mentari alle professionali. Tali scuole
sono state dotate di macchinari moderni,
gentilmente donati dal popolo danese.
La cerimonia della consegna si svolse
nel salone della scuola alla presenza
del Console della Danimarca. Dopo la
cerimonia le autorità sono state guidate
dagli allievi stessi nella visita ai labora-
tori, dove i ragazzi erano già alle prese
con le nuove macchine.
PA_DOVA Alla presenza del Ministro
della Difesa on. Luigi Gui e di altre
autorità, è stata inaugurata la nuova
sede dell'Istituto Don Bosco delle Figlie
di Maria Ausiliatrice. L'Istituto ospita
200 bambini della Scuola materna,
150 fanciulle della Scuola elementare,
200 della Scuola media e 300 dell'Isti-
tuto magistrale. Inoltre sviluppa altre
attività parascolastiche, cineclub, asso-
ciazioni varie e gruppi sportivi. Le Figlie
di Maria Ausiliatrice a Padova, oltre
l'Istituto Don Bosco, dirigono una Scuola
materna con doposcuola nel quartiere
..Don Bosco" e l'Istituto "Maria Ausi-
liatrice" in Riviera San Benedetto, che
ospita un'ampia gamma di attività simili
a quelle dell'Istituto Don Bosco.
BOMBAV (India) Il giovane violi-
nista quindicenne Levine Andrade ha
tenuto al Pathar Hall un concerto per
violino, che sarà a lungo ricordato dallo
scelto pubblico per la maestria con la
quale il ragazzo ha suonato le opere
dei più celebri maestri. Su richiesta
del pubblico suonò anche alcuni pezzi
di grande impegno non inclusi nel
programma. Non è questa la prima
volta che il nome di Levine viene ri-
portato sulle prime pagine dei gior-
nali. La B.B.C. lo ha scelto per una
serie di sei telefilm su "Il mondo dei
ragazzi". Levine è allievo della Scuola
salesiana "Don Bosco" di Bombay do-
ve, secondo l'affermazione del diret-
tore, sta crescendo non solo nella
conoscenza della musica, ma anche in
saggezza. nel clima educativo del Santo
dei giovani. Il concerto di Pathar Hall
fu un ano di riconoscen2a di Levine
verso i suoi educatori per aiutare la
sua scuola.
BUSTO ARS IZ IO (Mìlano) È stata
affidata a1 salesiani la direzione del-
l'orfanotrofio maschile di Busto Arsizio.
Era stato aperto nel 1904 dal prevosto
don Castelli. Poi era passato ai Padri
del Preziosissimo Sangue; ma que-
st'anno essi hanno deciso di lasciare
tale attività per tornare al proprio apo-
stolato specifico. Cosi la direzione viene
assunta dai salesiani, che 65 anni or
sono avevano visto nascere quella prov-
videnziale opera in favore della gioventù
bisognosa. accanto al loro Oratorio.
ROMA L'elevazione materiale e spi-
rituale dei popoli. la cui urgenza è stata
sottolineata in forma drammatica dalla
enciclica Popuforum Progr.essio, non
potrà realizzarsi se mancano gli individui
capaci di guidarla. "Terra Nuova" (Via
Appia Antica, 78 00179 Roma) in
collaborazione con esperti laici, orga-
nizza per il 1969-70 due "Corsi di for-
mazione dei promotori dello sviluppo".
Un corso intensivo in Roma per la du-
rata di tre mesi con un totale di 200 ore
di lezioni; e un corso per corrispon -
denza con dispense e lavori scritti setti-
manali per la durata di sei mesi. I due
corsi daranno diritto al Diploma di
"Promotore dello Sviluppo" (1 grado),
riconosciuto dalle Istituzioni internazio-
nali interessate, e aprfranno la possibi-
lità di impegno in opere di sviluppo e
di assistenza, sia in Italia che all'estero.
L'AQUILA L'Unione locale Exallievì
ha promosso una felice iniziativa: un
pubblico riconoscimento all'exallievo che
durante l'anno si sia distinto per opere
di particolare significato umano e cri-
stiano. Il primo premiato è l'exallievo
Giorgio Ruocco, per aver adottato un
bambino somalo. Il piccolo Abducaldir
di Mogadiscio è stato accolto festosa -
mente non solo dal papà e dalla mamma,
ma anche dalle sorelline Marina e
Paola e da tutti i bimbi del vicinato.
Ora è stato battezzato nella cappella
dell'Istituto Salesiano col nome di Luca.
Il "negretto di via Pretatti" si è già
guadagnata la simpatia di tutti per la sua
indole vivace, intelligente e affettuosa.
UNGHERIA Sette salesiani unghe-
resi hanno partecipato in collaborazione
al concorso indetto dall'Episcopato Un-
gherese per la preparazione del nuovi
testi di Catechismo per i bambini delle
Scuole elementari. Una giuria, presie-
duta da mons. Jozsef Udvardy, ha as-
segnato i premi ai vincitori. Tre dei vo-
lumi presentati dai salesiani sono stati
° premiati. Il 1 premio venne aggiudicato
al volume destinato ai bambini dell'età
prescolastica. Il 2• venne assegnato al
volume per bambini dai 7 ai 9 anni,
mentre al volume destinato agli adole-
scenti fu assegnato il 3° premio.
ARI GNANO (Torino) • L'arcivescovo
d1 Saigon. mons. Paolo Nguyen-Vah-
Binh, proveniente da Roma dove aveva
partecipato al Sinodo come presidente
della conferenza episcopale del Viet-
nam del Sud, ha visitato l'Istituto Mis-
sionario delle Figlie di Maria Ausiliatrice
di Arignano per incontrarsi con le po-
stulanti del Vietnam, che si prepara.no
a svolgere il loro apostolato in patria.
Il presule ha parlato del Sinodo e della
reale situazione politica e religiosa del
Vietnam. Ha anche celebrato la S. Messa
con canti delle postulanti asiatiche che,
per la prima volta in Italia, hanno parte-
cipato a una liturgia nella loro lingua.
LUBUMBAS HI (Congo) La recente
Gitta dei giovani" dei salesiani ha per
iscopo di procurare lavoro alla gioventù
disoccupata e di offrire sani diverti-
menti ai giovani studenti e lavoratori.
Le scorse vacanze lanciò un "Kibboutz",
ossia il progetto dì un lavoro agricolo
comunitario. Come campo d'azione fu
scelta una fattoria abbandonata col
preciso scopo di riattivarla e offrire cosi
possibilità di lavoro ai disoccupati. Si
è pure voluto far prendere coscienza ai
giovani che l'avvenire del Congo di-
pende In gran parte dall'agricoltura. Lo
spirito del "Kibboutz" è stato magni-
fico, e tangibile li suo valore educativo. 21

3.4 Page 24

▲back to top
SBILLOIO: OASI GATTOLIGA sm
COftBAl'FOBTI BILL' BIIIALAIA
j._ circa 2000 metri :;ul li,ello del
.I:\\. mare, nel cuore dei monli
Khasi, sorge la pitloresca capitale
<lell'Assam, Sltillong, in me1r.zo 11
un vasto altopiano ricco di pini.
Essa ha il V8Jllo di essere una
delle stazioni climatiche più rino•
mate dell'India. t chiamata " la
città dei fiori·'. Ogni casa. anche la
viù semplice, ha il suo giardi11uuo.
Fiori a profusiour in tutte le stagioni
dcll"anno. Rose, gladioli, gigli e
tlalie. Dalie soprattutto. di lulli i
colori e di tulle le grandczzr.
il popolo Kha<ii. che abita su qu<'·
sti contrafforti delJ' Himalaia, ò gio•
Yiale e bonaccione. Ama la mu,dca.
il canto e i colori. Vige il sistema del
"matriarcato" e la donna è il vero
capo della famiglia. Ed è quella rht·
lavora di più.
I Ife Ve:covi salesiani dell'Assam
nella Basilica Vaticana,
davanti alla broniea su11ua di San Piatto.
Da sinis11.i: Mona. Marengo,
Mons. Ferrando, Mons. o·Rosario
l'N MOTTO REALIZZATO
f Khasi han110 abbracciato in
grande mag~iorunza il Cristiane~i-
mo, portatovi inizialmente dai .Mc-
todii;ti del Galles. Le ~is~ioni callo•
liche cominciarono nel 1890. Furono
i MisF-ionari aJvaLoriani a gellarr
le prime solide babi; ma nel J915
doveltero abhanrlonare il campo
c.leUc loro fatiche aposLolichc percM
di nazionalità tedesca.
Nel 1922 arrivarono i figli di
Don Bosco, capitanati da mons. Luigi
)fathias, il futuro arcivescovo di
l\\Iad:ras. Egli si era scelto un mollo
ardimentoso: Ardi-sci e spera. I sale-
siani, sotto la guida di mons. Ma-
thias e poi di mons. Ferrando, hrumo
osato, e hanno realizzato magnifiche
22 opere in tutto l'AJ:.sam.

3.5 Page 25

▲back to top
A Sbillong, in modo particolare,
la Chiesa cattolica s'impone a tutti
per le sue opere e istituti di educa-
zione. La cattedrale è l'edificio più
jmponente della città. Sorge su di un
colle, tunita e massiccia, vera im-
magine della Chiesa, fondata sulla
roccia. Una doppia serie di gradinate
scendono come due grandi braccia
sulla piazza per unirsi al gruppo
bronzeo del "Calvario", che è di
fronte. Chi arriva per la prima volta
sol posto si arresta meravigliato,
si scopre il capo e, se è indù., porta
istintivamente le mani alla fronte,
in atto di venerazione e di rispetto.
All'omhra delJa cattedrale, ai suoi
piedi e sui colli vicini, sorgono scuole
e collegi universitari, maschili e
femminili. Shillong è la città degli
studi, gloria e vanto della Missione
cauolica assamese. Nel piazzale,
al centro, s'innalza un monumento
di bronzo a un prete che ha ai lati
due giovani. Vi si legge: A DON Bosco
t PADRE E MAESTRO. l'unico monu-
mento pubblico della città.
UN G-RANDE GIORNO
PER LA CHIESA IN INDIA
« Questo è un grande giorno per
l'Assam e per l'intera Chiesa in
India. Una nuova provincia eccle-
siastica è sorta. Il che significa che
la Chiesa è diventata adulta in que-
sta parte del Paese. È vero che i
missionari sono ora bersagliati, ma
da -parte nostra li assicuriamo che
noi siamo con loro e promettiamo
loro tutto il nostro appoggio e le
nostre preghiere ».
Così parlò il 5 ottobre u.s. l'arci-
vescovo di Calcutta mons. L. T.
Picachy alla cerimonia della intro-
nizzazione del primo arcivescovo
di Gahuati-Shillong, mons. Hubcrl
D'Rosario, salesiano indiano. L'ar-
civescovo di Calcutta ha definito un
, grande giomo per la Chiesa in India
quello in cui Paolo VI, riconoscendo
i progressi de] Cattolicesimo in As-
sam, ha eretto la nuova provincia
ecclesia_stica di G-ahuati-Shillong, con
territorio dismerilhrato dalla pro-
vincia di Calcutta. Da quel giorno
la diocesi di Shillong è sede metropo•
lilana col titolo di Gahuati-Shillong.
Le diocesi di Dihrugarh e di Tezpur,
come pure la nuova diocesi di Silchar,
ne sono diventate suffraganee.
Inquesta occasionePaolo VI ha ac-
colto la domanda del vescovo di Shil-
long, mons. Ferrando, e del vescovo di
Tezpur, mons. Marengo, di essere
esonerati per motivi di salute e di
età dalle loro diocesi e ha promosso
alla sede metropolitana di Gahuat.i-
Shillong mons. HubeTt D'Rosario, già
vescovo di Dihrugarh, costituendolo
anohe ammimstratore apostolico
della diocesi vacaµte di Dihrugarh.
Mons. Ferrando aveva lasciato
la sua diocesi e l'A.ssam in mezzo
al rammarico e al rimpianto di tutti
i cattolici. Il popolo K.hasi, il 22 set-
temhre, aveva organizzato UJ1a gran-
de manifestazione di affetto e rico-
noscenza. Lungo la via, per circa
6 chilometri, si schierarono da ambo
i lati cattolici, ragazzi delle scuole
e anche molti non cattolici. Il ve-
scovo da un'auto scoperta salutava
e benediceva. Tutti erano muti per
la commozione e molti con le lacrime
agli occhi. Col gesto della mano dice-
vano "addio" a chi era stato per
35 anni i] loro pastore e maestro.
Il 28 settembre circa 2000 persone
via~giarono '70 miglia da Shillong
aU'aeroporto per salutarlo alla par-
le11za. Un coro potente intonò l'inno
degli Apostoli e la banda della catte-
drale di Shillong suonò l'ultimo addio.
Fu una scena commovente vedere
tanta gente piangere mentre il vene-
rando Pastore si allontanava salu-
tando con un sorriso che ne tradiva
la commozione. Le autorità dell'aero-
porto non avevano mai vibto una
scena del genere.
Se la partenza di mons. Ferrando
aveva suscitato tanta commozione,
l'arrivo del primo arcivescovo mons.
D'Rosario portò gioia e nuovo entu-
siasmo. Alla cerimonia dell'introniz-
zazione parteciparono l'arcivescovo
di Calcutta, mons. Marengci e i tre
vescovi suffraganei della nuova archi-
diocesi. Dalla fiaccolatà con cui
furono accolti il 5 notte, alla messa
concelebrata con i vescovi e i sacer-
doti il 6 matlino, fu un trionfo al
quale concorsero non meno di 8000
persone. Intervennero anche le auto-
rità governative, il vescovo anglicano
e i rappresentanti delle varie comu-
nità non cattoliche.
Il nuovo arcivescovo cli Shillong
nell'omelia affermò che il Papa, con
l'erezione della nuova provincia ec-
clesiastica dell'Assam, aveva voluto
mettere il sigillo della sua approva-
zione al lavoro compiuto dai _nùssio-
nari salesiani e da quelli che li ave-
vano preceduti. « In questo mo-
mento storico - disse - io rivolgo
il mio saluto agli eroici missionari
che dalla fine del secolo scorso fino
a oggi hanno consumato la loro vita
per la causa di Cristo in questa loro
terra di adozione. Essi hanno sof-
ferto gli estremi del caldo e del fred-
do, si. sono sottoposti alle fatiche di
viaggi attraverso foreste infestate
da in_sctti e da animali selvatici,
quando ancora non c'erano strade
né veicoli: sono caduti per le malattie
e la mancanza di nutrimento e sono
divenuti parte della terra che hanno
bagnalo con i loro sudori e sani ificato
con i loro resti mortali. "Il sangue
dei martiri è seme di cristiani". Essi
ci hanno lasciato i loro numerosi
figli e figlie spirituali generati Ìl1
Cristo».
Tra la crescente commozione del
popolo che affollava la cattedrale,
mons. D'Rosario proseguì: « Mentre
sentiamo ancora pungente il dolore
dei colpi che la Chiesa in Assam ha
.ricevuto recentemente con l'espul-
sione cli alcuni dei nostri missionari
esteri senza nessuna loro colpa, salu-
tiamo l'erezione di questa nuova
provincia ecclesiastica come una
testimonianza eloquente del loro
lavoro sacrificato e disinteressato ».
L'arcivescovo continuò il suo di-
scorso esaltando i g;randi meriti del
suo predecessore mons. Stefano Fer-
rando, oggi promosso arcivescovo ti-
tolare, che per 35 anni è stato al timo-
ne della diocesi, portandola all'attua-
le splendore di opere e di comunità
cristiane. «Veramente - disse -
mons. Ferrando è stato l'architet-
to di questa nuova archldiocesi ».
Mons. D'Rosario pose termine
alla sua omelia con una vibrata pro-
fessione di fede nel Primato di Pietro
e di amore al Vicario di Cristo:
« In questa solenne occasione, men-
tre assumo la carica dj primo arci-
vescovo di questa sede, desidero
professare insieme con tu'lli voi il
nostro attaccamento al Santo Padre
Paolo VI, Vicario di Cristo in terra, e
promettere la nostra totale e gioiosa
obbedienza e fedeltà ai suoi insegna-
menti come Pastore della Chiesa
Universale. La nostra archidiocesi
vuole continuare a godere le predi-
lezioni di Dio ed essere la gioia del
Santo Padre ».
23

3.6 Page 26

▲back to top
Il Burundi è una piccola
repubblica africana vasta all'tncircd
quanto 11 Belgio a cui è affidata
in ammm1straz1one f1duc1aria
Conta 3.300 000 abitanti
Più del a metà sono cattolici.
I salesiani v1 lavorano dal 1962,
anno in cui il Buru ndi
s1 è reso indipendente,
staccandosi dal Rwanda.
I giovani di Ngo21 (Burundi) sono anos11 nati. la loro orchestrina esegu,sce musiche di ogni tipo.
T 1aneo punla deciso verso Bujumbura, la capitale·.
Lii: 111\\a cillà cosmopolita, ron circa 50.000 abitanli;
la sola vera ciuà di tutto il Burundi, con amhasciaLe,
uni q•rsi Là e biblioteche.
La prima impressione che si prova scendendo dal-
l'aereo è di un caldo soffocante. ~fa la strada che lai;cia
la ciuà porta rapidamente a rei,pirare l'aria refrige•
ranl!· dd mille metri, tra vaste l'Sleniiioni coltivate a
banane, caffè, mais. I conh1tlini sono al lavoro. Sono
i "Balaulu", negri di lingua bar\\lù, laboriosi e Lenaci.
A una svoha della strada, una donna cerca di soan-
Rarsi dal polverone sollevalo dalla macchina. ti; alla,
lineamenti fini, portamento aggraziato. In testa,
un'anfora conica modellata con gusto. Appartiene a
un altro gruppo etn.ico, i "Batulsi·'. Questi odiano i
lavori pri.anti. orgoglios i dt>lla loro bellezza 6aica;
vivono unioameute di pastori1.ia. I due gruppi etnici
sono divi;,i da ostinata rivaliti\\. « Questa donna - m.i
dicono - è capace d.i farsi cento cl1ilometri a piedi per
vendere l'olio di palma dd ,mo rrcipicntc, e ritornare
ancora a pi.,di, per guadagnare l\\Oll più di mille lire».
:8 un fatto significativo. Indica ch e il paese è molto
povero, con un livello di dta basato su una economia
non di produzione e di sviluppo, ma di pura soprav-
vivenza.
LA MTSSTONE SALESIANA
Ngozi è una cittadina a 1800 metri sul mare, in UJl
clima di perpetua primavera. La Casa salesiana, l'unica
in tullo il Burundi, è modesta ma funzionale. Ospita
un 350 giovani dai 12 ai 22 anni, ch e frequen.tano gli
studi poi,tdcmentari. Sono fortunali. Molti loro cocta·
nei non riescono né a frequentare la scuola, né a lro•
24 vare un lavoro decente. Qui invece han.no tutto gratis:
vitto, alloggio, insegnamento. Le domande aumentano
continuarnc111 c, bisognerebbe poterne accogliere almeno
500. La difficoltà è la solita: manca,10 i m ezzi. Lo Stato
apprezza il lavoro dei missionari, riconosce i titoli
conseguiti nella scuola, accorda qualche sovvenzione,
ma non può Care di più. Tullo il rCblO bisogna cercar•
selo. con un rli,,pendio di tempo che in.cide negati, a•
mente sulrauhità apostolica.
I giovani sono vivaci, intelligenti, e studiano con
impegno. Sanno bene di essere dei privilegiati tra una
massa ancoro enorme cli analfabeti. ii: sorprendente
la I.oro passione per la musica e per il tratro. Sono
artisti nati, è un. gusto vederli recitare, o sentire la loro
or chestrina eseguire mnskhe di ogni tipo.
roVANT'ANNI DI VANGELO
I primi missionari cattolici arrivarono nel Burundi
novant'anni fa. La loro opera fu durainente contra-
stata; due di loro furono massacrati, e Je residenze
ripetutamente date alle fiamme. Ancora all'inizio del
secolo i cristiani non arrivavano a 3000. Oggi sono
oltre un milfone e mezzo, con 130 sacerdoti autoctoni
e un certo numero di religiosi e di suore.
Le difficoltà maggiori n on. provengono dallr locali
creden.ze religi.ose, ma da una conoezio11e di ,rita piut•
tosto passiva che rifugge dagli impegni seri e conti-
nuati. E poi, dalla convinzione molto radicala che ogni
individuo debba assolutamente peq>ctunrsi nei figli.
Perciò è ancora diffusa la poligamia; e se il matrimonio
t non è fecondo, n on resiste. facile comprendere la
difficoltà ch e incontrano coloro che intendono scegliere
la via del celibato religioso o sacerdotale.
Il missionario oggi è rispettato e s timato, anche se
La propaganda sinistroide soffia s u una certa diffidenza

3.7 Page 27

▲back to top
la casa salesiana di Ngozi ospita 350 ragaui vivaci, intelligent,. allegri
che ancora divide i bianchi dai neci. Il Vangelo viene
accollo con bnone disposizioni, ma non sempre lo
slancio iniziale resiHe alla tentazionr di tornare alla
vita più facile e meno impegnativa del paganesimo.
Un missionario diceva con pessimismo: « Offrite una
buona so1mna di danaro a an nostro cristiano, e state
pur certi che vi seguirà ». Perfino una maestra, chr
~i era dedicala co.n intelligenza e geuerosità ad aiutare
il missionario, ebbe un giorno la sincerità di dirgli:
<< Lei afferma che ho lavorato molto e bene. Può essere.
Ma fin.o a oggi ho lavorato più per farle piacere che
per altro ».
LA PREPARAZIONE DEI l\\HSSIONARI
La difficoltà più grave non è quella di adattarsi al
clima o a1 vitto, ma quella di riuscire a oompre1\\dere
la mentalità africana, tanto diversa da quella europea.
Il primo ostacolo è costituito dalle lingue: sono molte,
complesse, e totalmente diverse da quelle occidentali.
Per ora non sono moli i i missionari che possano dire
di conos<:erlc adeguatamente. Tanto più ohe il loro
numero è scarso, la loro età media non è più giovanile,
il lavoro da svolgere massacrante.
Un tempo si pensava che il modo migliore di prepa•
ra;e le vocazioni indigene fosse quello di mandarli a
studiare in Europa. L'esperienza ha dimostrato il
contrario. C'è un salto troppo grande di mentalità e
di tono di vita. Il più clelle volte si deve concludere
che le idee e soprattutto i comportamenti degli europei
non sono fatti per gli africani. Non resta che formarn
gl.i africani in Afrjca. Anzi, è meglio chfl gli stessi mis-
sionari europei vengano a prepararsi qui tra gli afri-
cani: soltanto cosi riusciranno a comprenderne senza
troppa fatica non solo la lingua, ma anche i l modo
di pensare e ragionare, le usanze e le tradizioni.
PROSPETTIVE PER I L FUTURO
LP. speranze, come sempre, sono riposte nei gio-
vani. Si dimostrano molto attivi e inlraprendenli.
Ogni anno venli o trentamila lasciano il paese c si
dirigono verso le grandi piantagioni deJI'Africa orien-
tale per guadagnare di più. Quando tornano, non
portano solta1\\lo denaro, ma esperiell:Ge nuove. Questi
viaggi all'estero sono diventati così abituali, che tal-
volta le ragazze rifiutano ili sposare un giovane che
non sia mai uscito dal Burundi. Ma non sempre è un
vero arricchimento. Attratti dalle luci delle città, i
~iovani vi imparano spe!!so quelle idee e quP.i compor-
tamenti che sarebbe meglio ignorare del tutto.
A questa gioventù si rivolgono i sale~ialli. La loro
ambizione non è di farne soltanto dei cristiani convi.nli
e coerenti; vogliono farne degli uomini capaci cli gui-
dare la vera elevazione sociale del paese. .A cominciare
ùai progtammi scolastici. Perché è inutile impartire
u~a cultura an<:he rispettabile se poi non serve a risol-
vere i problemi di quelle teue che non hanno risorse
minerarie, ma quasi soltanto agricoltura e pastorizia.
Occorrerà moltiplicare i "centri sociali" a cui i
giovani si sentano atlralli non aolo per i d.ivertimenti
che ,; possono trovare, ma più ancora perché si sen-
tono amali, compresi e aiutati nei loro llÌÙ veri in:te•
resi,i.
Noi vogliamo aiutar]j, Mons. Camara ebbe a cl.ire un
giorno, rivolgendosi ai po1>oli del benessere: « Invece
di portarci la rivolu:r.ione violenta, impegnatevi a fare
la rivoluzione nei vost.ri stessi paesi contro certe strut-
ture economiche che OJ.lpTimono il terzo mondo».
È forsr la rivoluzione più difficile, ma è la più neces-
saria e urgente.
DON EUGENIO LEONARDI
missionario nel Burundi 25

3.8 Page 28

▲back to top
La ~raude Calcutta non finisce
pÌlt di formi trasecolari:. Soprnl-
tutto n ei ic<uoi abitanti. I hengaJc;,i
pos::-iedono un denominatore comu-
ne: l'intdli1,.enza. Sono di un'intui-
zione al fol!lforo: afferrano al volo I!'
cose, hanno aUe !>palle una cultura
secolare', mostrano una plasticiliì
eccezionale. C'è da credere che quel-
l'immell}la massa umana che è con-
centrata a Calcutta 1H1rà di chi p<>r
primo se la piglia.
Oggi il terror<' politico e la dÌi!pe-
razione di un sottoproletariato ur-
bano si mescolano al calcolo ri,·o-
luzionario dei marxisti (terroristi
'·na:xaliti'', parlittt llocialista prajn.
samyukta, ecc.). Il linciaggio r il
"gherno" in Calcutta; la guerriglia
endemica nelle rit.aic e nelle savane
del Della.
Ecoo bpiegata l'urgenza del lavoro
educativo ~alesiano: prrpara.re dei
meraviglio~i e duttili ciuaclini del-
l'India. Visitale per t>scmpio una
piccola Swola mc,tema in Syed
Amir ,\\li Avenue, al Park Circuii di
t Calcutta. una ca<1a molto "mini..
in cui ogni Yano è ~fruttato intl'n•
sa.mente, come nelle cellette rbago-
nali di 1111 alvoare. La Dircuric11,
suor Marghnita Opcz1.o. Figlia di
Maria Ausiliatrice, lavora con altre
due suore attorno a più di 200 bim-
betti. Ce n'è di splendidi, dal sorriso
candidii;simo nel volto di cioccolato
a diverse ~fu.mature. Salutano con
un rii,pcttoso Goorl moming (buon
giorno) e coll{l;iungono le mani in pre•
ghiera '>0pra il naso, chinando legger-
mente il capo. I loro occlùoni riflet-
tono e specchiano i più bei pen~ieri.
La città di Calcutta vossiedc una
cattedrale di stile portoghe1,c. Bi-
sogna ri,,alire indietro nel tempo per
conosrrme la s toria: alcuni secoli fa,
quando le nazioni europee lottavano
per il poi,sesso deTie nuove vastissime
zone commerciali aperte al traffico
da audaci navigatori, i franct•bi.
gli inglesi, i portoghesi, i da11esi
impia11tarono a Calcutta le loro basi,
un po' come i YClU.":r.iani i loro fòn-
daci sulle rive del \\Iediterraneo. 1
portoghe1ti cc>struirono Ja cattedrale.
Alc111\\0 lapidi nel pavimento della
chiesa ricordano i dt-funti, sepo1ti:
in_ prevalenza armeni.
Accanto alla cattedrale sorge la
Catholic Orphan Press, una tipo-
grafia affidata ai salesiani. "Una
26 topaia", dice con una definizione
Facciata del « Don Bosco, di Uluah In Calcutta
UN VENTAGLIO DI OPERE
del nostro inviato don Carlo D e Ambrogio
bonario il coadiutore Ahramo che
ricoTda con nostal;!ia il grande com-
plei.~o cli macehim· del Colle Don Bo-
sco, a Castelnuovo in JLalia dove fu
allievo per qualche anno. La tipo•
grafia stampa il settimanale della
dioeei.i di Calcutta, l'lferpld. cco&to
alla tipografia si ode un inu·rmina-
hile cinguellìo di bimbi: è una delle
tani e opere assiRlenziali di Madre
Tere~a. Le sue suore, in sori lii,tato
di azwrro, stanno ùistrih-uendo del
ciho. Sorriùono; è s ufficiente il loro
sorriso per conquistare le anime che
subito gli si aprono conficlenti.
1 RAGAZZI ESCONO ALLE DO-
DICl E I CORVI BANCHETTANO
Jl "Don Bosco" di Lilual1 in Cal-
cutta è un'altra opt>ra che non ~i può
fare a meno di visitare. Varcalo un
brlli !limo ponte sul fiume Hooghly.
ecroci aJ "Don Dosco". Conta 1400
raga:r.zi, di cui il 20~0 callolici. Gli
interni, Lutti cal tolici, sono circa 200.
Il direttore-parroco (la parrocchia
anno, era circa 300 cattolici bu un
totale di qua11i l milione di anime
che vivono nel suo territorio) è u:n
tipo allegro, entusiasta: sintouizza
subito con chiunque lo incontra.
Si chiama don Raffaele Maiquez ed
è nato in Spagna, in provincia di
Alicante. Di più: è un artista, appas-
s ionalo di pittura. È quasi mezzo-
giorno; sta at1endendo l'uscita dei
ragazzi dalle aule srolastichc. Il col-
legio è immerso nt•l silenzio, ma fra
poco sarà tutto una vibrazione canora
di voci. Il cortile è deserto; qualche
corvo vi volteggia sopra.

3.9 Page 29

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cordi ». Fortunali ragazzi che tro-
vano di che saziare la loro fame di
curiosità e di conoscenze! Erano
appena 90 quando nella festa del-
l"lmmacolata clel 1937 venne aperta
la scuola; oggi sono 1400.
Nel lahoratorio di meccanica due
ragal'lzi lavorano a uno stesso banco:
uno (informa il direttore) è figlio di
un deputato cattolico, eletto al Par-
lamento del Bengala con i voli della
s1rn tribù, composta di cattolici di
solida fecle; l'altro, 'f:'ol turbante.
sta scolp~lldo sulla latta La scena
dei lre astronauti americani che
s'qarcano sulla luna.
IL PIÙ ANTICO SANTUARIO
DEL NORD INDIA
ATTORNO ACALCUTTA
« Fra pochi minuti - dice il di-
rettore - vedrà in cortile concen-
trarsi decine e decine di corvi, comi'
i colomhi in piazza San Marco a
Venezia. Sono puntuali; i ragazzi
alle clocliei precise escono dalla scuola
e i corvi sanno di poter banchettare
con le briciole del cibo dei ragazzi ».
Strano: è una nu.ova esemp1ifìcaz.i,me
dei rifiessi condizionati di Pavlov:
basta che un animale (abituato a
ricevere il cibo in una determinata
ora, accompagnato dal suono di una
campana) senta· i rintocchi che gli
sono familiari perché nella sua bocca
la salivazione divenga abbondante.
Un'iniziativa ammirevole al Don
Bosco di Liluah è la ·•Biblioteca dei
Ragazzi": una vasta sala per la con-
sultazione dei libri distribuiti in
ampli scaffali e classificati seron1fo
il contenuto. Attorno alle pareti
corre una serie òi ritratti a olio dei
grandi contemporanei: Kennedy,
Gandbi, Papa Giovanni, ecc. Un
manifesto porta scritti in inglese i
seguenti versi in poesia:
(< I libri sono le chiavi che aprono
il tesoro di saggezza.
I libri sono le porte che schiudorw
le terre della gioia.
I libri sono i se1itieri che guidano
verso l'alto.
I libri son degli amici. Venite a
leggerli ».
La sala delia Bihlil,lteca (vi stanno
lavorando alcuni raga:,.zi) sa di rae-
coglimcnlo. Allre frasi vi spiccano:
« La brwna letttira rende un 1wmo
completo » e « n sapere non è fatto di
ci<) che tu leggi, ma di ciò che tri ri-
Uscendo dal "Don Bosco" di
Lilùah si sfiora un vasti.'lsimo com-
plesso di opere fondate da un indù
riformato: Ramalcrishna. Era una
specie di monaco che nutriva molta
venerazione per Gfsù. La zona è
cinlala di mura. Tappeti di verde;
caratteristici tempietti indù: un gran-
de "c,>Llegti" per i giovani. Imitano
in tutto l'organhzazione cattolica.
Bande[ l'\\uUr rive dell'Hooghly è
un'allra cosa. È w1 ·aspirantato gui-
dato da un intelligente direttore:
don Matteo Baroi. L'Hooghly scorre
limaccioso a pochi metti di distanza.
La foresta lo recinge; giorno e notte
è punteggiata di voci cli animali.
Ogni giorno, si può rlitP, gruppi di
ptllPgrini affiu:iscono al vecchio san-
Luario della Madonna del Buon Viag-
gio, cuore rlell'aspirantato salesiano.
Bandel fo il primo possedimento
portoghese nel Bengala. La data
esatta dell'insediamento non è cono-
sciuta; probabilmente nel 1537 l'am-
miraglio Sampayo risalì il fiume
Hooghly con nove vascelli portoghesi,
in appoggio all'imperatore Mahmud,
che era stato messo in ginocchio dal
famoso Sher Shah. L'aiuto arrivò
troppo tardi: un po' come "il soc-
rorso di Pisa". Ma in compenso l'im-
peratore dette il permesso di im-
piantare una base commerciale e
una roccaforte portoghese; l'ammi-
raglio Sampayo scelse una località
chiamala Gholgat (da cui per corru-
zione fonetica deriva la parola Iloo-
glùy) e vi costrui lilla fortezza a qua-
drilatero. Poi chiamò i frati agosti-
niani di Goa a propagandare il Regno
di Dio. Sorse allora la chiesa di 27

3.10 Page 30

▲back to top
Bande), con la statua della Madonna
del Buon Viaggio; è qui cl1e le anime
dopo una 1ormentosa na"iga1.ione
spirituale gettano l'àncora per tro-
varvi riposo e conforto. A ricordo
di uno scampato pericolo durante
una spavenlo;,a tempesta nel Golfo
del. Brngala, un capitano di vasc1•llo
portoghese s taccò l'albero mac~tro
della sna nave ammiraglia e l'offrì
c-ome ex-volo. Oggi ancora lo Mi nota
molto bene all'ingres!<o del Santuario.
« IL LUOGO CHE TU CALPESTI
:E: TERRA St\\CRA »
Sfilano i pellegrini a , 1-.11are la
CILicsa; alcuni i.n gi1.1occhio salgo110
i grai.lini della scalinala eh~ porta
alla slalua della Madonna. In mag-
gioranzu :,ono indù pagani oppure
1nusul111ani. Lasciano :,em1irr fuori
della ch i,·~u le loro scarpe o i loro
sand ali. t un segno di grande ri-
spetto; quest'uso sta per entrare
in vigori' anrhe per i cal tolici in-
diani, 11dJa 1Luova Liturgia (così
almeno mi dicono). Del resto il
Libro dl'll'r.sodo racco11ta rl1e Mnsè.
nwntn· pa~rola, a le pecore di frtro,
suo genero, sacerdole di )fadiau,
e le aHl\\a condotte al di là <lei de-
serto, penennc alla montagna cli
Dio: l' Horcb. 11 Signore gli ,,i mani-
festò 80tto formo di una fiamma di
fnoco che ~i 1,prigionava da mezzo
aJ roveto. )lo~è guardò: il rovel o
arde,•a e fiammt-g~ia,·a, ma non si
coru,umava. 11 Signore lo chiamò
da mrzzo al ro, rto: « .\\fosè, MoRl-! ».
« Eccomi », rispose "1Mè. E Dio gli
disse: « Non accostarti qui. Togliti
i sandali dai piedi, perché il luogo
che Lu calpc-~ti è Ierra i,acra ».
li santuario tli Bande! è il più
antico del ·ord India: è terra sacra.
Niente cli meglio per un aspirantato
!<alesiano. Duecf'uto ragazzi , i i-i
preparano al ~ac~rtlozio. Forse (o sen-
za forse) 110110 i ragazzi più a llrgri <'
più gioioRi di tul to il Bengala. Ln
vita sacrameni aie vi è iucandcsccnlll.
La chfr,-a ~ 111 furina della loro giuia:
una chiesa rnotlemitt~ima. sc·mplict>,
costruita su progel lo dell'ingegnere
sale..iano Don Eugenio Ojer. \\c-
canto vi sorge la Cosa per Eserd:.i
Spirituoli. Don Mariano Uguct. che
da più di 40 unni è iu fodia. ne è il
dircuorc. Mi dice: « P e r il mc~(· di
~ettembrc abbiamo una prenota-
zione dw le parrà strana: un , •·-
scovo pro1r~ta11tc condurrà qui per
gli Estrcizi pirituali venti 'IUUi
pastori. pirito ecu.menico. non t'
vero?».
IL GIGLIO DELLE VALLT
A poche ctnLiiLaia di metTi daJ
Santuario sorge un ahro Aspiran-
tato: quello drlle Figlie di ~laria
Au,,iliatrice. Lo dirige .suQr Gimep-
pina Gaoù. « Iu vengo dalla Val
d'i\\osla » dichiara ~urridrndo. Clui
salto! Dalle nev i delle vallate alpine
al caldo torrido r umido di Bande!.
Anche le aopiranti sono una fesla di
'lorrisi let_i_ficanli. E ancl11e~se hanno
una chiesa siupcn1la.
Su Bandel emerge a t ratti un pro-
fumo ac:utis:-imo: ~uno alberi dai
fiori non lanlo grandi, ma odoro.si,,-
simi. li calice è ili un bianco H Llu-
taLo con apprna un'unghia tli giallo.
« Sulla terra appaiono i fiori. Ecco
giungere la ~•u~io,w delle liete can-
zoni. To sono il narcit\\o di Saron e iJ
giglio delle valli », dil·l· il CanLico
tll'i Cantici con parole cbe Ja Chiesa
applica alla Madonna. Nou diver..a•
mt•n lt' si c,spri mcHl Tai;ore, il più
gru11ùe poeta hl•ngak~c, quan,lo par-
lu\\'a dei fiori: « I/ loro projiurw meu e
il cielo nel c11urt ».
Quale di.Jforenza tra la pace di
Ba1idel t le r~plosioni di violenza
che si levano a Calcutta da una
massa di 2 milioni di senzatetto,
drogati dall'inedia!
Bandel (West Bongal) Santuario do N.S. del Buon Viaggio.
La torre campanaria b alta 32 metri.
A sinistra la s101uo della Vergine, speciale po1rona del na11,gan1i.
28

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
t VIVO SOLO PER L' INTERVENTO meno pericoloso portò il fratello in gra-
Cl HANNO PURE
DI MARIA AUSILIATRICE
vissime condizioni. Avvisate del suo
SEGNALATO GRAZIE
Una sera, mentre imperversava un forte
temporale, mio papà rientrava dal la-
voro in macchina insieme con altri tre
amici. A una svolta ripida e stretta del
ponte l'autista si è trovato in difficoltà
e la macchina, dopo aver urtato contro
un paracarro, è finita sull'argine del fiu-
micello sottostante. Le persone che li
grave stato di salute, con fede sempre
maggiore ci rivolgemmo nuovamente a
Maria Ausiliatrice con la solita novena.
Anche questa volta poté uscire dal-
l'ospedale e tornare salvo tra i suoi cari.
Il fratello invia un'offerta per la grazia
ricevuta e noi preghiamo di pubblicarla
sul Bollettino Salesiano.
MESE DI DICEMBRE (continuazione)
Pittavino Boves Anna - Poddie Ada - Podestà Ida -
Pollicini Ines - Pomati Spmto - Preti Franco -
Priolo Domenica - Pulica Rosa - Puricelli Anto-
nicttn -Quatu-oneFranoesca -Rafascbieri Mafalda-
Raffi Giuseppina - Randazzo Pina - Raaieri A. -
Reali rag. Lèopoldo - Reboro Maria Pia - Ri-
hanno soccorsi, trovarono mio padre Viarigi (Asti)
con la parte inferiore imprigionata nella
macchina e il tronco superiore riversato
Sorelle Sr. SAVIO. F.M.A.
chard Chfaff:redo - Righi Cecilia - Rivetti Laura -
Roba Maria - Romeo Vittoria - Salvadori Adina -
Sangiorgi Sergio - Santonoc.ito Salvatore - Sapienza
Antonietta - Saponti Olga - Saracca Carina -
all'infuori con quasi nessun segno di PREGANO DON BOSCO
vita. Anzi ad alcuni sembrò morto e si PER IL FIGLIO E LO TROVANO
andò spargendo tale notizia. Furono ANCORA IN VITA
Savarinno sorelle - SoareUa Caterina - Seels.i
Maria - Scifoni Enrico e Chiara - Scotto Bernardo
- Seivag~io Giuseppe - Serafino Edvige - Serazio
Maria - Sferra.zze Calogera - SiHni EnrÌCQ - Simoni
trasportati all'ospedale di San Severo,
dove i medici si riservarono per tre
giorni la prognosi. Il babbo aveva le
costole rotte. la gamba destra frantu-
mata in vari punti ed era in stato di
choc. Con grande emozione ebbi la
forza di dargli la benedizione di Maria
Ausiliatrice. Dopo tre giorni sembrava
ci fosse qualche leggero miglioramento,
quando ebbe un improvviso attacco al
cuore per cui le cose precipitarono. Ma
proprio allora non disperammo e rad-
doppiammo le nostre preghiere a Maria
Ausiliatrice. Dopo una notte di ansia,
il babbo ha cominciato a migliorare e
Nostro figlio ebbe sul lavoro un grave
incidente stradale, nel quale avrebbe
dovuto perdere la vita. Noi, appena
avvisati telefonicamente dall'ospedale,
invocammo con fede l'aiuto di San Gio-
vanni Bosco, promettendo un'offerta se
l'avessimo ancora potuto trovare in vita.
Siamo stati esauditi non solo, ma il
figlio ora è guarito e si trova•• bene.
Ringraziamo il nostro caro Santo e de--
sideriamo che sia pubblicata la grazia
a conferma della potenza della sua in-
tercessione.
Geona (Udine)
ONORIO LONDERO
Carolina - Siriani Tcrcss - Sporoni Ferruccio e
Carla - Stampa dott. Paolo - Stocco Maria -
Strurn.ia Orsola - Tad.dei coniugi - Tas$o Fiorenzo
- Testa Pì<:rmario - T o noni Giambattista - To-
rcilo Linda - Torrisi suor Carmelina - Trainiti
Albina - Trisoglio CarmelinA - Valetti Massimo -
VèCChì Maria Ida - Veglio Maria - Velia ins. Mar-
tino - Vernazza Caterina - Verrazz.anj fam. -
Viano Da.monte Anna - Vjgnato Domenico ..
Viola Giuliana - Viot~o Giuseppe - Vissani Jo-
l•nda - Znndonella Silvia - Zimbarolo M. Antonia.
MESE or GENNAIO
Ahha Lucilla - Albertini E!c-ooora - Aie.mo can.
d. Gianni - Allo.,tti Caterina - Aloi Felicita -
Alqu/i Giuseppe - Andreozzi suor Jolc - An-
ora si sta rimettendo in salute. Quanti
hanno visto l'incidente e noi familiari
siamo convinti che papà è vivo solo
per l'intervento materno di Maria Ausi-
liatrice. di cui è devotissimo essendo
Cooperatore salesiano.
Corigliano d'Otranto (Lecce)
Don GIUSEPPE RESTA. salesiano
SCAMPA DUE VOLTE
DALLA MORTE
Il nostro fratello Andrea, colpito da cir-
rosi epatica progressiva, scampò due
volte dalla morte per grazia di Maria
Ausiliatrice. La prima volta fu tre anni fa.
La scienza medica dopo l'estrazione di
sedici litri d'acqua. dichiarò che il caso
era disperato e che solo un intervento
divino poteva salvarlo. Saputa la cosa,
pregammo con fede viva Maria Ausilia-
trice, San Giovanni Bosco e Santa
Maria Mazzarello, e con noi le nostre
comunità facendo la novena consi-
gliata da Don Bosco e credendo alla
sua affermazione: «Abbiate fede in Ma-
ria Ausiliatrice e vedrete i miracoli». La
fede ci ha meritato la gioia di vedere il
nostro caro fratello ritornare sano e
salvo in famiglia con sorpresa grande
Domenica Perone (Sestri Levante - Genova)
porge Infiniti ringraziamenti a M.A., a S.G.B. e a
Don Michele Rua per due gra:rie straordinarie.
Alfredo Bassi Bruschettl (Varese) si dichiara
profondamente grato a M.A. per varie grazie di
ordine spirituale e temporale, ottenute in varie e
non facili circos1anze.
Prof. don Francesco di Renzo (Andria - Bari)
è riconoscente a M.A. per la sua intercessione, che
facilitò il superamento di alcune difficoltà.
Fulvia de Grais (Cori • Latina) pregò S.G.B. per
la sistemazione di una persona cara. Fu esaudita.
Invia ottena quale testimonianza della sua rico-
noscenza.
Un Sacerdote Insegnante (Como- provincia)
dic hiara di aver perseverato due snni nel pregare
M,A. e S.G. B. per un ragazzo senza volontà e in-
differente alle premure della famiglia; esaudito
nella sua fiducia, promette di ricorrere sempre alla
loro intercessione quando incontrerà casi d ifficili
nella formazione dei fanciulli.
Ada Senor Bonattl si è rivolta con fede a M.A.
per averne la proteiione sulla mamma, che doveva
essere operata con esito incerto. Le sue preghiere
furono pienamente esaudite.
Augusta Rumiano (Venaus - Torino) sciogll_e il
suo voto pubbltcando la grazia ottenuta da M.A.
per il suo bambino.
Famiglie Paiva (Vitoria Brasile) parla di "mi-
racolo" a favore del babbo, che rimase in stato di
coma e per tre volte entrò In agonia. e oggi si
trova in ot1ima salute.
Giuseppe Ricci (Rimini - Forlì) quasi presen-
tendo un pericolo per I suol figli, aveva chiesto di
metterlf sotto la protezione di M.A. e di S.G. Bosco.
dreucciQli At~in - Antonucci Domenica - Ardito
Novarirui - Attino I.ina - Auditore Amalia - Baffi
Danjele e 'l"'eresa - Dailo Rina - Daldizzonc Angcla
- Balma Mnrchis Giovanni e Lioo - Barriti Con-
cellina - Basso Angela - Battisti Anita - llerganti
A.mobile - Berruto Franca -- llertolinò Ninfa -
Biella Pallndino Maria - Bier Luigia e fam_ -
Bourero C arla - Bogelti Giu, eppina - Boggio
Domenica - Doi Luigi - Bollasinn l'vlassimo -
Bombc•i Paolina - .Borrelli Angela vcd. Ciarli -
Rorroni Erminia ved. Reali - ROSco Stefano - Bot
Ma.ria - Bottcro Frnneesco e Gianni - Bovio Vir-
soniii - Brandino G,usepp1na. - Briglia. Irma -
Urtgnola Anrus - Brocchetta Annida - Brouo
AuSilia - llruera Giovanni - Bruzzonc Maria -
Burgio Cnlogc ro - Burriesçi Virn - Cscciardi
dott. Maria Antonie_ua - Call,gari R ossi Sabina
Cananzi Cavalierr Maria - Capano Attinà Franca
- Copiz~, Renato - C,.p,zzi !;averfo - Cw-dnni
Paqb - Carog!Jo Pina e Maria - Casa Francesco -
c~:i.cioli Conce tth - Casini Donnini Albena -
Casti~lìon, sr. Maria - Cavallero Ada e Alessandro
- Cecchetli R egina - Ceccon rabricì Olimpia -
Cerinle folantla - Ccrruti Severina - Cesana Adele
- Ccsarn1 1·e.resina - Ces-tA Annun.ziatQ - Cettoni
Moria Cntzia - Chauquez Maria - Chini Rita -
Cioocolo Lorenzo - C ipolla Si1lvatore - Cipriani
Pomi:innQ - Cu inciont" Concett.in.n - Cocco Vene-
rand~ - Colombo Giuseppe - Colombo 'su.cela -
Certesi dori Miche le - Costa Brigida - Costa
(;onccnino - Cuccoli C arlo - Da!lari Iride -
D'Al!oé Ernestina - Da.mele Calerioa - D'Aniél-
Jio Elviro - D 'Arma Triflìlclli Ester - De Caroll
sorelle - Oc Cesui Carmela - Delfino Giuseppjna
- D ella Vedova Giaruuu:a Caterina - Della Noce
T eresa - Dt.:na.rier Ocncdetto - D e Paola Giuseppe
- Dc Siena Ester - Di Grigoli Carmela - Di Marco
Rob~no - Di Mil1l Michelina - Oominicl Car-
mela - Donadco Renata é Adriana - Dotti Ginn ..
Durando F,:Jiso - Falzin Silvio - Feltri Elisabetta -
F errari Luciano e Rosina - Fermris Ida ved. Ber-
del dottore curante, che lo ha definito Poco dopo, un incidente sulla strada avrebbe fa- tone .. Ferrt:rQ 'Pescarina ... FicUi Rosa - Fisighella
«il morto risuscitato».
Questa primavera un altro attacco non
talmente colpito Il figlio Gllt)erto. senza un evi-
dente intervento superiore. Commosso, ringrazia
e invia offerta.
Paolo - Forestj C ina - Frnnchi Teresa - Frangi-a
Antonia - F nmzoni Fernanda - f'rj~erio Maria •
Fuscat.i Carmèla • Fuson T ecla - Gabba Maria L.
29

4.2 Page 32

▲back to top
PER
INTERCESSIONE
DI
SAN DOMENICO
SAVIO
LETTURE
DRAMMATICHE
CINESCHEDARIO
SCARAVENTATO A TERRA
operato subito. « Non c'è più nulla da
DALL' ALTEZZA DI METRI 17,80 fare, il bambino ha un'ora di vita».
Mio marito, operaio elettricista di 33 anni,
stava lavorando nello stabilimento Ce-
menti-Rossi. per riparare una gru tarma
per guasti. quando questa ricevette un
forte colpo da un'altra gru vicina che
era in movimento. Mio marito fu scara-
ventato a terra dall'altezza esatta di
metri 17.80. sbattendo violentemente su
una ringhiera di ferro e finendo su un
sottostante carter. Fu portato in fin di
vita all'ospedale di Piacenza, reparto
rianimazfone. Quando mi fu comuni-
cata la notizia, lascio immaginare 1I mio
stato d'animo. Rimasi sconvolta e fuori
d1 me, attorniata dai miei tre piccoli
bambini: Elena d1 5 anni, Corrado di 3
e Laura di 1 anno, che piangevano
perché io piangevo. Giunta all'ospedale,
al sentire la voce di mio marito (al quale
nel frattempo su invito dei medici era
stato amministrata l'Unzione degli In-
Cosl hanno detto i dottori. lo capivo po-
co, ma ho visto la mamma che mi met-
teva nella taschina del pigiama l'abitino
d1 Domenico Savio. Tutti cominciarono
a pregare il mio grande amico: mamma,
papà, nonni e zii, 1utto il paese. com-
preso il parroco, e perfino le suore e le
novizie di Nizza Monferrato, dove c'è
la m,a zia suora.
E Domenico Savio m1 ha fatto guarire
un'altra volta, perché avrà pensato che
non valeva fa pena di avermi salvato
la vita la prima volta soltanto per pochi
anni. E cosl, invece di un'ora come
avevano detto I dottori. sono vissuto
tante ore, lino adesso. e sono passati
otto mesi.
Grazie, caro Domenico. Ora aiuta la mam-
ma. che ne ha tanto bisogno. Ho scelto
anch'io per amici Gesù e Maria come
te, ma voglio essere anche tuo emico.
fermi) che mi chiamava, mi ricordai che lnv11runo (Milano)
EMILIO MEREGHETTI
quando l'avevo sposato gli avevo messo
nel portafoglio la reliquia di San Do-
menico Savio. che una zia suora Figlia ERA RESTATO
di Maria Ausiliatrice, ora defunta, mi SOTTO LA MACCHINA
aveva dato, e pregai e sentii quasi la E TRASCINATO
certezza che San Domenico Savio mi PER PARECCHI METRI
avrebbe ottenuta la grazia di riavere
ancora vivo per me e per i miei bambini
mio marito. L'avevo sempre invocato
con fede, Il piccolo Santo, per la mia
famiglia, e proprio con questa fiducia
avevo voluto che m,o marito tenesse
sempre con la sua reliquia. Dome-
nico Savio mi ha esaudita I
Mio marito, dopo 28 giorni, è uscito dal-
1'ospedale e ora, nonostante varie succes-
sive complicazioni, è salvo e sta bene.
L'agente di P.S. Nuccio Fernando, di
servizio in Sardegna, fu mandato in
perlustrazione su di una camionetta
preceduta da un'altra. Dopo una curva
scoppiò una gomma della prima ca.
mionetta, e la seconda tamponò la prima.
e si capovolse. Gli altri agenti furono
proiettati fuori. Fernando invece restò
sotto la macchina, che si trascinò per
parecchi metri sullo stradale in discesa.
Fu estratto faticosamente di tra i rottami
Placenu
LUCIANA BARBIERI PRAZZOLI della macchina dai commilitoni, mal-
conci o feriti anch'essi; ma non dava
più alcun segno di vita. Trasportato
LA RICONOSCENZA DI UN
BAMBINO DI CINQUE ANNI
all'ospedale di Sassari, anche là in un
primo momento fu creduto morto. ma
poi il primario lo fece trasportare nella
Mi chiamo Emilio Mereghetti. Sono un sala di rianimazione, dove dopo pa-
bambino vivace e intelligente, cosi di- recchie ore cominciò a dare segni di
cono, sto bene, corro e gioco come vita. La mamma dell'infortunato, subito
fanno tutti i bambini. Posso fare tutto accorsa insieme col padre, pregò l'infer-
questo perché il mio amico del cielo miere di mettere al collo del figliuolo
Domenico Savio due volte mi ha sal- l'abitino di San Domenico Savio. pro-
vato la vita.
mettendo di pubblicare la grazia se
Quando nacqui mi misero per due mesi fosse guarito. Oggi, dopo più di un anno,
in una culla d1 vetro che si chiama 11 figlio. benché ancora un po' difettoso
"incubatrice", cosi dicono mamma e nella vista e nel parlare, è stato dichia-
papà, perché io non mi ricordo, ma mi rato Idoneo al servizio. Il giovane ha
hanno detto che da quel giorno, ap- voluto far celebrare nove sante Messe
peso al mio lettino. c'è sempre stato in onore di San Domenico Savio e
il quadretto di Domenico Savio.
assicura perenne riconoscenza e devo-
Quest'anno, una sera di febbraio, mi zione al suo efficace protettore.
hanno portato d'urgenza all'Ospedale Brlndist
30 per una peritonite gravissima. Mi hanno
Don FRANCESCO ESPOSITO
salniano
È un sero,z10 articolato in
tre sezio11i di fundo: a) Cineca-
talogo di progra111111azio11e con
indicazione di titoli e- brevi in-
formazioni sui singoli film;
b) Cineschedario i11formazim1i
con un quadro critico-valuta-
tivo sui migliori fiJm; c) Ci,ie-
dibattilo di doct1t11etLtazitme con
ampio svolgimento cli materia
riguardante film o temi par-
ticolari.
È una guida ricca di suggeri-
menti, idee, proposte utili per
organizzare cicli e dihattiti su
film, registi, generi cinemato-
grafici, tecniche, teoriche, ecc.
mediante apposite «schede di
servizio•>.
È una serie di f asct'coli di
oltre 40 pagint cadu,w, conte-
nenti un aggiornato e per
quanto possibile anticipato cine-
schedario in grado di soddi-
sfare le esigenze di qualsiasi
programmazione.
È una pubblicazione mensile
di I2 numen· am111i, llpedita agli
abbonati entro i primi 15
giorni di ogni mese.
È il servizio e collegame11/o
dei cineclub giovanili salesia11i
e di tutti i gruppi di cultura
cinematografica aderenti.
È la rit·ista del Centro Sale-
siano dello Spellacolo e pro-
segue idealmente - nella nuova
serie - la testata fondata da
S. G. Bosco nel 1885.
Gli abbonamcm i vanno effettuati
alla Dire21onc LO Cineschedario.
Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10100
Torino (CC Postale n. 2/29939).
L'abbonamento annuo è di L. 2000
(estero L. 3000) - Un num. L. 200

4.3 Page 33

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Sac. Francesco Niede.rmayer t a Renediktbeuern (Germania)
a 86 anni.
Coo Don Niedermaycr si spegne una delle grandi figurè di salesiani
pionieri, temprati allo spirito eroico delle origini e agli esempi di
santità e di fedeltà al Fondatore dd venerabile don Michele Rua e
dei salesiani della prima generazione.
Giovane, si formò alla vita salesiana a Penango, vera fucina di voca-
zioni tedesche che prepararono il futuro della Congregazione nell'Eu-
ropa settentrionale. Nel 1916 fu eletto direttore della prima casa
salesiana fondata in Germania a WO.rzburg. Nd 1923 l'ispettore dei
salesiani di tutta l'Europa centro-settentrionale, il futuro cardinale
Hlond, veniva d1:uo vescovo, e don Niedennayer gli succed eva
nella carica, che tenne fino al 1941.
Trasferita nd 1926 la sede ìspettoriale a Monaco di Raviera, don Nie-
dermaycr seppe imprimrre un gn,ndè sviluppo alla nostra famiglia
fondando in meno di un ventennio ben 14 nuove case; nd frattempo
diresse anche le case dcli'AU$tria, della Cecoslovacchia e dell'Ungheria,
finchè divennero ispenorie indipendenti. Don Nicdcrmay<,r, che aveva
introdotto nella Germanio le f'iglie di Maria Au~iliatrice. prima
di morire ebbe il conforto di vederlt, moltiplicarsi rapidameme e
fondan• nella sola Germania 21 case.
Passò ~li ultimi anni a lléncdiktbcuern, come direth~re e poi come
confessore, venerato e consultato in casa e fuorL QuanLi hanno cono-
sciuto don Nicdermayer hanno facilmente potuto scoprire il s~~'TCto
di tanta attività e zelo nella sua fede ~ nel suo amore a Don Bosco:
don ~icdermnyer, br-ià anziano, pregava con candore e semplicit~
di fanciullo e credeva ferma.mente al caris,na straordinario d1
Don Ilosco, come inviato dì Dio a compiere nella Chiesa la provvi-
denziale missione di educatore e padre della giuventi1 povera e 1no-
ralmente bisognosa.
Don Sidrac Valla.rlno i Barbacena (Brasile) a 92 anni.
Era l'unico salesiano vivente del Brasile che aveva conosciuto
Don Bosco. Questn TÌcurdo del santo Fondatore servl ad aliment,;ire
in lu1 un vivi~sin10 amore ulla Co1.1brregnzione e un'osservanzn esc.rn-
plare. Carattere forte e volitivo, god~va presligio in casa e fuori, ìl
ch.. gli moltiplicava le possibilità ùi bene tra i giovani e le loro
famigtie, tra i Cooperatori e gli Exallicvi. Negli anni suoi più belli
fu dinamico segretario <li due gran<li Vescovi ,;nlcsiani: mons. Antonio
Malan, primo Prtclato <li Registro do Araguain, e di mon.s. Elvccio
Gomes, vescovo <li Mariana. Carico di giorni e di meriti, andò a
unirsi alla schiera dèi Santi il giorno della loro festa, r 0 novembre 1969.
Don Ivo Pattrinlerl t a San Felice sul Panaro (Modena);, 55 anni.
F.ra il Delegato ~azionale per le Scuole Salesiane d'lrnlia. L'Osssr-
vatore Roma'llo del 12 novembre u. s. ne tracciava qutsto profilo:
Era una simpatica fi~ura di religioso educatore, passato attraverso
una varia esperienza di insegnante e direttore di alcuni fra i più
grandi centri Salesiani, come Milano, Novara, Firenze; dove abilità
didattica, forte personalità di organizzatore ed educntorn, duttilità
~ ver.,atilità d1 ingegno, fiorite su un ani1no profondamente religioso
e 5:acerdotale, gli cattivarono simpatie e cooperazione larghis.sìme.
Chiamato a Roma nel 1966, come Dèlegato nazionale per le scuole
salesiane, svolse valido Opera di coordinamento e valorizzazione della
scuola cuttolica attraver,;o il suo contributo di studioso e pubblicista,
la sua prns<cnza nel Consiglic:> centrale della FIDAE e l'organizzazione
di convegni di studio e aggiornamento degli Insegnanti Salesiani.
Una partico)an, attenzione e vivo interessè erano da Lui rivolte alla
scuola prc,fessìonale, COO$Ìdcrata giustamente cornc uno dei più
caratteristici elementi deUa tradizione salesiana, lasciati da Don !losco.
Una dolorosa e implacabile malattia stroncò la sua robusta libra;
lunghi mesi di sofferenza e la morte serenamente accolta dalle mani
di Dio ci hanno ancor maggiormente offertd' la misura della sua in-
teriorità e spirituale b~llezza •.
Quale fosse h> spirito soprannaturale che ne animava tutta l'attività
lo ·si può dedurre anche dalle parole che don Paltrinieri stesso detrò
per la sua imn1aginctta ricordo: , Ritcmouentc a Dio -- per la clziamtzttl
alla vita religiosa e facerdotale - lavoro in ~pirilo d'11hbedie11za - snm-
pre fida11do ,ie/l'aiuto del Signore - e dalla Vergi,ie A11siliatrice.
- A lutti chiede - il ricordo della preghiera - che l'accompagni
alla Casa de/ Padre•·
Don Angelo Ferrari t a Treviglio (Bergamo) a 60 anni.
A 18 anni, dal Seminario cu Lodi, era venuto alla Fumiglia Sale-
siana con una spiccatissima vo~-a1.ione sacerdotale, che fu poi il lie-
vito di tutto il suo apostolato tra i giovani di Chiari, di Milano, di
Parma, di Alassio, cu l\\'lodena, di Treviglio e tra i chierici salesiani
di Nave. Educò e forgiò anime apostoliche prima con l'insegna-
mento della storia, della filosofia e deUa musica e infine con_ la ma-
teria che gli era più congeniale: la scuola di Religione. Era un compe-
tente: per nove anni infatti diresse il Centro Catechistico Salesiano.
S1;mo la sua dirc.zione, la Editrice L.D.C. e il Centro Catechistico
ebbero un increm1.:nto tale da rendere necessaria la creazione di una
nuova sede. f!: don F~rrari, con intuito precorritore e larghezza di
vedute, ideò e realizzò il grande e moderno Centro atrurùe di To-
rino-Leumann. Ricordano don Fer:rari in modo particolare gli
Istituti che successivamente l'ebbero Dirèttorc: Parma, Modena,
Torino-Lcumann, Treviglio. Ora Don Angelo attende nella Casa
del Padre, come ad un appw1tamento senza scadcn'1..e, le: innuni.cce.--
voli anime che egli beneficò come educatore e quelle ancor più mt-
merose che egli raggiunse con il ministero della predicazi(lne. Furono
pure campo del suo _zèlo le case tielle Figlie di Maria Ausiliat.rice,
cui si sentiva legato anche per la sorella Suvr Teresa. La sua pa-
rola calda e convincente riclht:gi,:ìa <'lm fatta piu incisiva dalla morie
in1provvisa.
Don Giulio Beslay i• a Cacn (Frarn:ia) a 79 anni.
Dopo un brillante e [rutruoso apostolato come educatore e diret-
tOrc di opere giov1mili salesiane, fu nomìnaro parroco delln popolare
parrocchia San Giovanni Dosco di Parigi. Ma una g,avi, malattia lo
costrinse a uno. vira menu movi.mt!ntat-a. Poté cosi consacrarsi nll'apo-
"tolato della penna, per il quale ebbe doti pàrticolari. Snissc I~
l Storia del/, /ondazio11.i rnltsia11t i11 Fra11cia •• la vita di Don Rinald1,
di San Domenico Savio e d1 Dvn Albera. È anche aurnre di una
monografia sulla l14ado11na & Dun Bosco •· Tellne inoltre per t 5 anni
la redazione di , Pagine Salesiane•, note di spiritualità destinate ai
Cooperatori.
Sac. Paolo Villa t al Cairo (Egitto) a 81 anni.
Era nato a Lesino (I\\1ì lnno), si L'ra forn1ato m Piemonte, mu tra-
scorse la maggior pane della sua vita nel Medio Onente. D'ingegno
aperto e di sqwsitn st!nsibilità1 s1 distinse in manstoni varie, non esclusa
la direzione di opcr"; ma predilesse la scuola, che considerò finn
all'ultimo come una n1issione e una for1na seniprc valida d.i pene-
traziontt del pcn!-;iero cristiano Lnl i giovani. Con1e sacerdote zdò
la catechesi e la frequenza ai Sacramenti. Colpito da leucemia , si
spense dopo over accettato in pie1,.i coscicn1..a il suo sacrificio.
Don Enrico Luparia t a Cuneu-(1ratoriu a 58 anni.
M1;1turato neUo. povertà di una fam1,t.tlio i.;:..:nuinamcnte cn.snona e
nell'Oratorio Mit.:hele Rµa di Torino, amò sempre con amore ,li
predilezione l'Oratorio inteso come ritrovo sano, ap~rtO a tuLti i
figli d.el popolo, sullo stampo del primo Oratorio di Va ldocco ai
tCm('i cu DQn I.losco; e vi5$é lino all'ultim<'I passn.ndo la giornata
tra i raga;,;?;Ì assistendoli perché - come sol~va <lire - non fac-
ciano il m:ile, rum imparino il ma le e non si facciano male. Tutta la
i:ma pèdagogia era portare i rag:uzi a Gesù impri,nendo it1 loro il
bisogno di Crescere educati e di vi,·ere in Grazia. J\\J(.)n ebbe riguardi
per sé: mllrl p~r esauriment11 di forLc più che per malattiu. l suoi
confratelli banno scriuo di lui: Questa morte sulla breccia è una
gloria e un vanto per nui ~a lesidnÌ 'ti.
Sac. Giuseppe Castelo t n Guaynquil (Ecuador) Q 84 annj.
Coad. Alfonso Mikolafdc: t a Johnsdorf (Austria) a 78 anni.
Sac. Giovanni Lettieri t a Montevideo (Urul1'JaY) • 78 anni.
t Coad. Enrico Hotte a Grand-Halle<L\\'. (Belgio) a 75 anni.
t Coad. Pie tro Ch.robouek a Oswieçim (PQlonia) a 75 armi.
Sac. Glu=ppe Zollner t u Saurbru.cken (Germania) a 6ll anni.
t Sac. LadiSlao P.rus n Wìeckowice (Polonia) a 65 anni.
t Coad. Stanislao Pilypaltls a Lisbo11a (Portogallo) a 54 anni.
Sac.__ Raffaoele Range& t a Neiva {Colombia) a S3 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
Don Luigi Brusa, Exallicvo e già Rettc>re del Santuario de-ila 8. V.
di Lezzeno e della B. V. della Vittoria di Lecco.
Durante il suo prezioso mini~tero nella città di Lecco, seppe unire
gli ExaUieYi della zona utantcnendo vivo in essi lp spirit0 salci;iano.
Per molti ùi loro fu at'lehe guida e conforto. La sua vita, esemplare
in rutti i campi, fu soprattutto una continùa edificante diroostrnzione
di serena meditata obbedienza alle Gerarchie Ecclesiastiche. Per
questo Di~ ha benedetto e fecondato di militi frutti il suo ministero
sacerdotale.
t Dott. Antonio Tarabocchla a Verona a 49 anni.
Nel 1961 s'Imbatté per oaso nella rivista lV[eridia110 12, o ffertagli in
una libreria cittadina. Da quel mome.nto ne div.:nne ardente propa-
gancusta e volle far parte della nostra Famiglia. Col consi~lio e l a
guida dd Delegato locale dei Cooperatori conobbe i salesiani, le loro
opere, il loro spirito, che assimilò con facilità.
31

4.4 Page 34

▲back to top
.Dive11uto c.ooperatore salesiano, poi Consigliere rcgio11ale e 118:tÌo-
nale, godeva di semi.cl appieno con Don Bosco e di lav11rare con il
nostro spirito come flUtentico , confratello• esterno. E questo suo
entusiasmo infuse anche ne.i suoi colleghi d'ufficio. Con do)Cé insi-
stenza abbonava aJlè nostre: riviste quanti avvicinava, soprattutto
come Cqnsigliere diocesano degli Uomini Cattolici. Fu veramente
un grande amico e fedelissimo Cooperatore.
TI Delegato dei Cooperatori di Verona, comunicandone la morte
al Rertor l'vlaggiore, scriveva: • C<1n la morte del dott. Tarnbocohia
si è prodotto un grande vuoto nella nostra Terza Famiglia, che l'aveva
come zelante e instancabile vero fratello salesiano esterno. Con un
animo di bambino e zelo di gigante, aveva fermentato di salesianità
il monclo del stfo lavoro e del suo apostolato in diocesi veronese,
e dovunque. L1,1i, non e;,,;allievo, al{itava anche gli b'.xaUievi con la sua
cordiale s"mplicità. $copertolo come animatore di Meridiano 12,
e attrattolo all'Opera salesiana, l'ho avuto braccio destro laico otti-
mista e ben voluto da tutti i suoi colleghi. Che Don Bos<òo lo ricom-
pensi di tanta bontà e gtnerosità I •.
Dott. Silv i o M llone t a T o rino-Vcnaria a 50 anni.
Formato aUa scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane, si consacrò
l'.n dai primi anni all'apostolato, inteso oome testimonianza crj.
stiana di vùa prima che di parola. E tenne fede al suo impegno st!rt,:a
compromessi, in tutti i nume.rosi incarichi ricoperti: da delegato
diocesano &gli aspiranti a presidente del Consiglio pastorale zonale;
da consigliere e assessore del comune di Vena.ria a consigliere di enti
pubblici e funzionario della Cassa di Risparmiu. La Messa con Comu-
nioM e la meditazione quotidiane, la disponibilità gcnèrosa per ogni
opera di bene e l'assenza assoluta di ogni rispetto umano hanno
fotto del dott. Silvio i\\,lilone un esempio vivo del come si attua nella
comunità ecdesialc di oggi l'apostolato dei laici voluto dal Concilio.
t M 0 Enri co Loss a Canale San Bovo (Trento) a 65 anni.
L'educazione avuta a Torino all'ombra di Maria Ausiliatrice tracciò
un solco profondo nella sua anima, che rirnase salesiana per runa
la vita. In casa, nella scu.ola, in chiesa (era mecsrro e o rganista assai
stimato) non tralasciava occasjone alcuna per esplica-re la sua ricono-
scenza a Don Bosco e ai salesiani. Nella $UO rnolteplicc attività, per
oltre quarant'anni si è ispirato a Don Bosco, al quale guardò sempre
come a sua Guida e Maestro. Le generazioni c he lo ebbero maestro
cantano ancora g li inni salesiani e conoscono per merito suo l 'Opera
di Don Bosco. La geme umile piang.: in lui la perdita di un bene-
fattore, sempre disponibile. Anche nel campo sociale sost~ne senza
rispetto urll8no i sacri valori umani è cristiani del nostro popolo.
Morì sussurrando alla Consorte in lacrime: Andiamo nlla Casa
del Padre... •.
Ilario De Pra t a Belluno.
Brillò per integrità di vita e per il suo spiccato senso religioso, Fu
tutto casa-chiesa-lavoro. Allevò la numerosa famiglia con pri11clpi
cristiani profondi, e il Signore lo prerniò donando la vocazione sale-
siana missionaria al primogt-nito don Marino. Conosciuto e stima-
tis~imo, lascia rimpianto nella numerosa parentela e tra i Cooperatori,
che ne ammiravano la rettitudine è lo "<llo.
t Angelo d e Salvad or a Campione dèl Garda (Brescia) a 57 anni.
Zelatore ardentt' e operoso, sen1prc sereno e sorridente, lascia il
ricordo della sua bontà i;-rnnde e di unR laboriosità che non conobbe
soste. Colpito da grave infortunio su l lavoro, sopportò con serena
rassegnazione undici lunghi mesi di sofferenza in stato di immo-
bilitil assoluta,
t M al'CO Rosa Cardinal a Giaveno (Torino) a 73 anni.
Prodigò nelle cure della famiglià squisite doti um•ne: larghezza di
vedute, generosità, s~nso <ld dovere1 tenerezza di affetti vivificati
da una fede vissuta e comunicativa nel contesto della vita semplice
dèi tampi.
Fu ammirevole per la bontà d'animo nel prestare consiglio e aiuto
a quanti ric-orrevano a lui per esigenze di lavoro; zelante nel soste-
nere gli interessi della Parrocchia. Gioi,\\ grande provò nel vedere
chiamati da Dio alla vita ~eligiosa salesiana due dei suoi quattro
figli: don Cesare e Sr. Teresina.
t Giuse ppe Schia ssl a Bologna a 60 anni.
Era tanto affezion.1to a Don Bosco. Anche negli ultimi momenti
ne aveva l'immagine sul cuore. Al prirno figlio aveva imposto il nome
di Giovanni. Diceva che In Basilica di Maria Ausiliatrice era il fo•
cola.re della sua famiglia. Ogni sera la sua ultima lettura era qualche
pagina del Bollrttino Salenano o di M.-ridia110 12. L'anno scorso,
anc<>ra jn buona salute, era anda.to a Lourdes e aveva chiesto la grazia
di morir bene, con la protezione della Madonna. E lit Madonna
l'ha chiamato proprio I' r I fcbhraio! Prima di lasciarsi portare al-
l1ospcdale, volle: vedère il parroco. confessarsi e comu nicarsi, anzi
chiese al parroco di poterlo abbracciare in r,ingraziamcnto. Mi sen-
tiv-o a posto ·- g li disse - mi ero confessllto e comunicato anche
la domenica scorsa, ma è un appuntamento a cui non Hi è mai pre-
parati nbbascanw; e poi bisogna che la nostra gioventù abbia il
nostro esc1npio anche in questi mo1nenti ♦•
Maria Za n gari 1' a Satriano (CZ) a :z,5 anni.
Ragaz,za vivacissima, trovò nell'Oratorio l'ambiente ideale per le
su~ sane esuberanze giovanili e per alimentaré il profondo spirito
religioso, che a 19 anni la portò a maturare la decisione di con$8-
cntrsi totalmente a Dio presso le Figlie di Mari., Ausiliatrice. Ma i
sintomi di un male latente non consentirono di ramti1-1ngere il
suo idHale. Tornò a casa e divenne il brncti11 destro delle Suore
nell'apost<>lato oratoriano. [ntanto il male i°"idioso esplose in tutta
la sua violen1-<", causandole dolori atroci che la giovane sopportava
con eroico spirito di amorosa conformitil alla volontà di Dio. Il
Padre Gesuita che la assistette, scrisse al Parroco di :,;acriano, Questa
martire di amore per Gesù mi ba dato uno slancio nuovo nella vita
spirituale •· Nella parrocchia ha lasciato tracce durevolj del suo apo-
stolato <li Cooperatrice, specialmente i11 mezzo alla gioventù.
t Car mela Sa battno n . Rich i u sa a Cipampini di Petralia Sopra-
na (PA) ll 73 anni.
Visse diffondendo la luce della sua fede e l'ardore della ~ua carità
tra la gente dc.i campi della sua fraziorte e delle frazioni vicine, che
la oon.~idèrava la madre di tutti. Nelle malattie e nei lutti con il con-
forto cristiano e l1esorta2"ionc. a ricevere i Sacrarnenti1 si faceva angelo
consolatono delle famiglie i.n pena. Conobbe Don Bosco da una pa-
gina Je\\ Bolletti110 Salesia110, casualmente ~iunta nelle sue mani.
Da quel giorn<> recitò ogni giorno un Pater, Ave e Gloria in suo onore
per otten~re la vocazione a uno dei suoi quattro figli alla Famiglia
Salesiana. La sua preghiera fu esaudita. Devotissima della Madonna,
radunava le persone del vicinato, s.pec.ie in maggio e ottobre, per
recitare con loro il S. Rosario e cantarne le lodi. Colpita da sarcoma
alle ossa per un anno e mezzo edificò i visitatori con la serena ade-
sione ali; volontà di Dio. li figlio salesiano d,on Leonardo la Iingrn7.ja
del duplice dono di Dio: la vita e la vocazione.
t Diega Zucc h e tto In La Maotia a Canicattl (Agrigento) a 89 anni.
Di carattere forte e volitivo, trascorse una vito di lavoro e di soffe-
renze, sorretta sempre da molta fede in Dio. Mamma buona e gen-
tile, allevò una famiglia di u figli, di cui uno sacerdote salesiano.
Lascia ai numerosi figli, nipoti e pronipoti e a quanti la conobbero,
la convincente testin1onianza della sua vila cristianament~ vissuta.
Rocco Caro n e o t a Brjndisi.
La Terza Famiglia Salesiana di Brindisi ha perduto nel Cooperatore
Rocco Caroneo uao dei suoi migliori membri. Umi le di origine, ma
nobile di sentimen.ti e di opere, era sempre primo nella pietà e nel-
l'apostolatQ caritativo insieme nll'ottima sua Consorte, signora Lucia.
Ndla San Vincenzo spiccava la sua ahneg~1zione pronta, fraterna
e delicata per le famiglie più pQvere e bisognose. Per lui il ricordo
fraterno e la preghiera di tutti i Cooperatori di Brindisj,
t Regina Troyn o v ed. Schneider a Maina (Ampezzo-Udinè).
Modello di sposa, di madre e di educatrice, lascia splendidi eseinpi
di profonda religiosità e di amore del prossimo fauo di sacrificio,
di lavoro e di squisita dolcezza, attinta all'imitazione della Vergine,
che per premiarla la volle con il giorno della sua Maternità. Nel-
l'Ultima malattia fu assistita dal figlio don Brntsto, missionario
nel çentro America.
t A ncilla Pes5ettJ Tasslnui a Portici (N'apoli) a 87 anni.
Rivelò la sua bontà e fortezza d'animo soprattutto quando rimase
vedova. Allora, guidata da l.1Il1I grande fede, affrontò con coraggio
la vita e convogliò tutte le s ue risorse sulla formazione cristiana
della g ioventù beneficando specialmènte i ragazzì dell'Oratorio
Salesiano,
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eietto in Ente Mo,ale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può legalmente rice•
vere Legali ed Eredita. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano la seguenti formule:
Se tl8ttasl d'un legato: , ... lascio all'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure) l'immobile
sito in... •·
Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza rlstituto, la formula potrebbe essere questa:
c... Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale l'lstitvto Salesiano pet le Missioni con sede In Torino
lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo t,
(/vogo e data)
32
( firma per esteso)

4.5 Page 35

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CROCIATA
MISSIONARIA
TOTAl,E MINIMO PER BORSA
L. 50.000 • Avvertiamo cha la
pubblicazione di una Born In-
completa si effettua quando Il
versamento inisziale raggiunge
la s omma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma viene n,g-
giunta con offerte successive.
Non potendo formare una Borsa, si
può contribuire con qualsiasi som-
ma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
Borsa: Linda Tolfalonl Rossi, a cura di An-
tonio Rossi (Vicenza). L. 50.000.
Borsa: MarJa Ausiliatrice e Don Bosco, in ri11-
graziame11to e invocando protezione, a cura della
famiglia Perètti (Lanzo Torinese). L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Berrull, a cura di Zanolo
Mario (Vcstigné - Torino). L. 50.000.
Bo,:sa: Maria Ausillatcke e S. G. Bosco, i11
suffragio di Adriana e Riccardo 1"1elis e i,1-
vocarido pT11tezin11e, a cura di Gorini ìVIelis
Miche.la (Cagliari). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giuseppe e
S. G. Bosco, a cura di A.C.P. L. 50.000.
Borsa: Maria AusiJiatrice, in rinl(Taziamento e
implorarido grazii,, a cura di N. N . L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrire e Don Bosco, im-
plorat1do11, la protezionr, a cura. di l'crotti
Assunta (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e s. D.
Savio, p. g. r., a cura di Quaglia Elisabetta
ved. Annosina (F<'rrcre d'Asti). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, per
la mia salvezza, o cura di N. N. (Vicenza).
L. 50.000.
Borsa: Don Augusto Rossi, i'll memoria e
sr,ffragio, a cura di F. D . L. 70.000.
Borsa: Ma.ria Ausiliatrice e S. G. Bosco. in
memoria ~ suffragio dei mi/ti f(e11ilori, a curn
di Mastrogiacomo Ang~linn (S. Martino in
Pensilis - Càmpoba,;so), L. 50.000.
Borsa: .Maria Ausiliatrice e Santi Salcslanl,
in ringrm.iamento e implorando pro1ezio11e,
a cura dell'insegnante l'ia Gregori (Verona).
L. 50.000.
Borsa: Margherita Bosco e Santi Salesiani,
i11 s11ffragio dei miei 11e11itori e Ji tr.tti i cari
defu11ti, a cura di Argenteri MignoU i iVlcrce-
des (Bussoleno). L. 50.000.
Borsa: Venerabile Don Rua, a cura cli Masala
Angelina (Bosa - Nuoro). L. 50.000.
Borsa: Maria Au.sillalrice e S. G. Bosco,
invocqndo protezi.011e e ;,, suJJragio dei miei
cari defu11ti Emilia, Giusro e Salvatore, a cura
della sorella Giuseppina. L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Bcrrull, i11 suffragio dei
miei cari defunti e in particolare di mio padre,
rrel/'a,mìv ersario d~lla 111o·rte, a cura di Mo-
retti Ravelli Luigia (Milnno). L . 50.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco, implorando,ie la
protezio11e s·ui miei due figli, a cura di N. N .
L. 50.000.
Borsa: Gesù Sacramentato, Mada Ausiliatrice
e S. G. Bosco, in ri11gra:;:ia,nento, a cura di
N. N . L. 50.000.
Bona: S. Domenico Savio, ÙI m.emoria della
cara Rosetta Folco Campbre invocando pro-
tezio11e e la g11arigio11e della nipoti11a, a cura
di Genìa, parenti e amici. L . 50.000.
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cura del figlio Don Adone (Torino). L. 50.000.
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Paolo e Claudia, a èura d•I bisnonno (Torino).
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Yingraziamento e co11tl11uu prute:rione, a cura
della famiglia Lanticri cav. Ferruccio (T orino).
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memoria dei rari genitori defunti, a curo di
Puldo Vittorio (Pesaro). L. 50.000.
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ringrll::Ùmre11to e in su/jro((io di pap~ m.nmmn.
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rino). L. 50.000.
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g1·uppo di e"allievi (Torino). L. 50.000.
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dell'avv. Dino Andreis (Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Gr. Uff. Dott. Luigi Berrutl, in memoria
e s4fragio, a cura della Vedova e rlèi Figli
(Ginevra). L. 100.000.
Borsa: Mons. Pietro C. Malfatti, Rettore
Santuario della Guardia, in memoria, a ~ura
di G. Z. ({;asalcermdJi). L. 50.000.
Borsa: Don Giuseppe Giovine, Don Ru.ben
Uguccioni, Don Toni Donato, in memoria e
suffmgio, a cura Tommaso Zerbino (Roma).
1, . 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, n cura di N, N.
L. T00.000.
Borsa: Maria Ausillalrlce e S. G. Bosco,
invocando proiezione e i1t suffragio del marito
e del figlio Primina 11ell'a1111iversari1J do/la
.<compnr.<a a cura della moglie e della mam-
ma. L. 50.000.
Borsa: Defunti Famiglia Cavaglià, i11 memo-
ria e si,ffral!io, a cura deUa famiglia Cavaglià
(Grugli<1Sco). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice , invoc(lndo prote::Wna
a cura di Pi., Maria (Tcirino). L . 50.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco, in ricordo del cav.
Giulia110 .-1chem::a, a cura del figlio dott. An-
tonino, exallie"o salesiano (Cagliari). L . 50.000.
Borsa: Don Ru.ben Uguccioni, in m~moria e
wjfragio, a cura dei suoi familiari. L. 50.000.
Bono~: Teresa e françei,co Imperiaje e figli,
iu memoriu e sujfrtJgfo, a cura cli lmperiale
Beatrice (Genova - Nervi). L. 50.000.
Borsa: Gìu.s.eppe Giovine DI Michele, i11
memoria, a cura di Giovine Michele (Nizza
Monf.to - Asti). L. 50.000.
Borsa: AveMaris Stella, in memori.a di Margh e-
rita Francesco Bosco, Ge11itori di Do,r Bosco,
e i11 s1,jfragio di l\\l[aria, Orla11do, Ora;;r-io Lat;a-
getto, urvi della caritd dì Cristo, a cura di
Lavagetto Letizia (Pallanza
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Direttore responsabile Don Pietro Zerbino
Au1orlz. del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949
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rencontré, che in pochi mesi ha raggiunto vertici inauditi di vendita ~ la
sua storia d'amore iniziata un giorno con un colpo di fulmine fra lui e Dio.
Aveva vent'anni ed era ateo, di quell'ateismo che non si preoccupa neanche
più di negare Dio. tanto gli è indifferente. Ma un giorno entrato per caso
alle diciassette e dieci in una cappella del quartiere latino di Parigi · in
una silenziosa e dolce esplosione di luce ' Dio gli si presentò, egli lo ac-
colse con l'entusiasmo dei suoi giovani anni e alle diciassette e quindici
usci da quella cappella convertito, cristiano, cattolico. Cinque minuti gli
erano bastati per cambiarsi il cuore.
Altri tltol, della col lana·
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M. L Klng, La forza di amaro,
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pag. 275 L. 11 SO
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giov•nl di tuuo ,t mondo1
coppie
questa
dviogluiomv,ane,
" meno
un v•ro
e proptio studio de/In 1111a a due condotto con
,11, Test•m11nto sp1mu1le del grande pasto,e americano;
dialoghi con se ,tesso e con Dio ricerca della pace
SBrit1tll ~ C0$D/enza.
A. Luthuh. Africa in cammino,
M, L Klno, Il fronte doli• cosclert:ra,
pao 125 L. 1000
R,ulsmo , Vietnam, d1sotMnt.am11nti1 giovanile crisi
del,. suu11.ur11 sociali, m cmqu• v11•monli. accor,u
pag. 414 L 1800
Grand" leader dilla rlvoluvone ptJcillca contro /'apa1-
1heid. pf/mo afric,no premio Nobal per I• p~c•. in
questa sua 11u1oblografia Luthu/1 lancia una dida •I
mondo ruzist•. un m ess.ag_glo d '11mort1 po(ente con-
discor,11 del premio Nobel per I• pace.
renuto. un rla/1/omo alla giustllio dli popo/1,
oe
'C
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Prego rnv1arml contr•ss.gno
CD
Cognome a Nome
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