Bollettino_Salesiano_200912

Bollettino_Salesiano_200912

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Mensile - Anno CXXXIII - nr. 11
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 11/2009
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Dicembre 2009

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2009 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
UN VASTO
MOVIMENTO PER I GIOVANI
La festa
l’ottimismo educativo -
MGS Triveneto
la globalizzazione
dell’accoglienza
Don Bosco era un uomo reali-
sta, ma tutta la sua vita rive-
lava un grande senso di spe-
ranza. “I tempi in cui visse non
erano semplici. Nel corso della sua
vita fu coinvolto in cambiamenti ve-
ramente epocali… Nei suoi scrit-
ti non mancano sottolineature dei
mali che affliggevano la vita di quei
tempi. E tuttavia… lavorò per un fu-
2
turo migliore. Non si lasciò andare
a inutili piagnistei. S’impegnò atti-
Don Bosco ha santificato
la gioia di vivere e ha
offerto ai giovani la chiave
vamente, schierandosi dalla parte del
bene e della sua promozione in tutti i
modi possibili. In particolare lo fece, af-
fidandosi alle possibilità di un’educa-
Facciamo consistere la santità
nello stare allegri.
per raggiungere la felicità…
Il salesiano consacrato
zione preventiva che non solo pro-
teggesse e tenesse lontano dal male, fattori, defezione di collaboratori, cri-
ma giocasse in anticipo stimolando le si economiche, ostilità politiche ed ec-
o laico costruisce dentro energie migliori dei ragazzi, dei giovani, clesiali; abbandono alla Provvidenza
di sé alcuni atteggiamenti
di fondo: * La fiducia nella
degli educatori, della società, oltre ogni nelle prove più dure; incessante ope-
appartenenza ideologica o politica” ratività a favore dei suoi giovani; gioia
(Carlo Nanni). Don Bosco era un che gli faceva dire: «Noi facciamo con-
vittoria del bene;
* l’apertura ai valori
umani; * l’educazione alle
uomo di speranza la cui fonte era in
Dio. Nei suoi scritti troviamo continui
riferimenti alle ragioni della speranza
che l’hanno sorretto lungo tutta la vita:
sistere la santità nello stare allegri»; vi-
gilanza perché il male “ha le sue arti
e le sue industrie”. Ma soprattutto, ot-
timismo nei confronti dei giovani da
gioie quotidiane (CDC 22) la “bontà del Signore” a tutti donata, la educare. Riprende lo studioso citato:
paternità di Dio” che mai abbandona “Il suo non fu un ottimismo naturali-
i suoi figli; la “misericordia di Dio” che stico, tipo quello di J.J. Rousseau, se-
sempre perdona, la “potenza di Dio” condo cui il ragazzo è «per natura»
sempre fedele alle sue promesse; e buono, ed è poi rovinato dalla so-
ancora: le prove come invito a “ricor- cietà… Don Bosco non ha idolatrato
rere a Dio per superarle”, le opposi- il fanciullo… Sebbene fosse «vulne-
zioni e gli insuccessi che “purificano” rato», ferito, tuttavia, in quanto crea-
e aumentano la fiducia; i “meriti di Cri- tura fatta a immagine e somiglianza di
sto”, che ci ha comprati a caro prez- Dio, conservava una radicale capacità
zo; l’“aiuto di Maria” madre, protettri- di bene che era da stimolare, da far
ce e avvocato di salvezza.
crescere, da aiutare a strutturarsi,
grazie al sostegno ragionevole, moti-
>> Dio era la fonte che generava in lui vato, aperto ai valori (basti ricordare il
atteggiamenti d’un realismo impres- trinomio «ragione, religione, amore-
sionante: serenità perenne; resisten- volezza» del sistema preventivo) e alla
za allo scoraggiamento di fronte alle presenza amorevole e stimolante al
difficoltà: crolli edilizi, morte di bene- bene degli adulti, che stavano «in spi-
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In ogni giovane, anche il più
disgraziato, avvi (c’è n.d.r.)
un punto accessibile al bene.
rito di famiglia» in mezzo ai giovani (il
concetto di «assistenza»)”.
>> Don Bosco ha conosciuto resi-
stenze e rifiuti. Così ragionava:
“Siccome non v’è terreno ingrato e
sterile che per mezzo di lunga pa-
zienza non si possa finalmente ridurre
a frutto, così è dell’uomo; vera terra
morale la quale, per quanto sia ste-
rile e restia, produce nondimeno to-
sto o tardi pensieri onesti e poi atti vir-
tuosi, quando un educatore con ar-
denti preghiere aggiunge i suoi sfor-
zi alla mano di Dio nel coltivarla e ren-
derla feconda e bella. In ogni gio-
vane, anche il più disgraziato, avvi
un punto accessibile al bene. Pri-
mo dovere di ogni educatore è cercar
questo punto con infinita pazienza:
“quando hai già avvisato, detto, rac-
comandato e saresti lì lì per lasciare
andare la pazienza, o piantare tutto
che vada come vuole, o fare qualche
sfuriata, attento a star fedele nel
poco, se vuoi essere costituito nel
molto!”. Ecco la sfida. Con certi ra-
gazzi, ci sarebbe da scoraggiarsi,
troppi sono malati di noia, di non sen-
so, di rassegnazione, di astenia; tut-
to per mancanza di speranza. Dice lo
psicanalista Vittorino Andreoli: “Amo
gli adolescenti, con tutti i loro conflitti,
gli adolescenti che affrontano, magari
con la rivolta, quanto li ostacola… Ho
visto… adolescenti che pensavano di
farsi eroi e sono semplicemente riu-
sciti a essere vittime… Voglio che gli
adolescenti sognino, vivano di futu-
ro e di un futuro da loro disegnato con
l’entusiasmo persino delle illusioni ”.
Perché un giovane creda a tutto que-
sto, necessitano la mediazione di un
educatore e di un ambiente saturi di
speranza cristiana. Don Bosco indi-
ca il percorso: grande fiducia nel
bene, grande apertura ai valori uma-
ni, attenzione alla gioie quotidiane. E
ancora, custodia costante di un so-
gno: lavorare perché i giovani siano
felici oggi e per l’eternità. E questo è
sognare con i sogni di Dio.
ٗ
dicembre 2009
Anno CXXXIII
Numero 11
Mensile - Anno CXXXIII - nr. 11
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 11/2009
In copertina:
La vita è andare.
Verso dove? È questo
l’interrogativo degli
interrogativi. È certo che
fermarsi non si può:
la direzione e la meta
sono nelle mani
di ciascuno.
Foto: Gabriele Viviani
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Dicembre 2009
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
RIBALTA “G”
4 Strada facendo
di Alessandra Mastrodonato
CHIESA
12 Encicliche sociali - Laborem exercens (8b) di Silvano Stracca
ATTUALITÀ
14 Generazione digitale (2)
di Antonio Giannasca
INSERTO CULTURALE
17 150° della congregazione salesiana
G. Manieri (a cura di)
RUBRICHE
3
2 Il Rettor Maggiore – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mondo – 11 Osservatorio –
16 Box – 33 Lettera ai giovani – 34 Libri – 36 Come Don Bosco – 38 Arte
Sacra – 39 Laetare et benefacere… – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
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Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS DICEMBRE 2009

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RIBALTA
di Alessandra Mastrodonato
G IOVANI
STRADA FACENDO
Trovare la propria strada, mettersi in cammino,
uscendo da se stessi: è a questo che anela ogni uomo.
IIl desiderio di metterci per strada e
l’urgenza di cercare quella che fa
per noi sembrano risuonare più forti
nelle orecchie di noi giovani,
soprattutto in corrispondenza degli
snodi più delicati del nostro percorso
compagna del nostro andare; ma è
proprio quando la strada diventa
pesante, quando si mette a piovere,
quando lo zaino comincia a pesarci
sulle spalle, che impariamo la difficile
arte della perseveranza, dell’andare
di crescita, che ci pongono di fronte fino in fondo, scoprendo in noi stessi
a bivi e/o scalate apparentemente
risorse e capacità forse impensate.
fuori dalla nostra portata. Cercare la
La strada ci educa alla fatica,
strada, infatti, non è sempre facile e
all’impegno e alla costanza.
indolore, e spesso vuol dire
C’è poi un altro aspetto della
sbagliarsi, perdere le tracce, ritrovarsi
strada che ci affascina e ne fa una
ormai senza punti di riferimento. Ed è metafora del nostro percorso di vita:
proprio questa paura di perderci,
quando si cammina per strada si
di smarrirci lungo la strada che a incontra sempre qualcuno. Persino
volte ci frena, impedendoci di
in montagna, anche se per ore si
prendere il largo… Del resto, a chi resta soli e l’unico dialogo è con se
non è mai capitato, nell’imboccare stessi e con la propria ombra, prima
una strada mai percorsa prima, di
provare un’istintiva paura, un senso
o poi c’è sempre un incontro. E il
camminare con gli altri rende tutto
5
di ansia e di sgomento che ci deriva
più difficile. Spesso i compagni di
dalla percezione dell’ignoto? In quei viaggio ti costringono a rallentare,
momenti ci sembra di avvertire con
a fermarti per aspettarli oppure,
maggiore lucidità la nostra
al contrario, ti obbligano ad
piccolezza, il senso del limite, e tutto
affrettare il passo per star loro
ci appare difficile e pericoloso. dietro. Sei costretto ad adeguare la
Ma poi, non appena iniziamo a
tua andatura alla loro e talvolta
camminare, non appena la strada nascono malintesi o divergenze circa
comincia a snodarsi sotto i nostri la direzione da prendere o il sentiero
passi, ci accorgiamo che, come la
da seguire. La strada, insomma,
nebbia del mattino, la paura adagio
ci mette allo sbaraglio con il
adagio si dilegua. Ed è allora che
nostro prossimo”. Ma, al tempo
cominciamo a guardarci intorno, stesso, quando camminiamo insieme
a godere del paesaggio che ci agli altri, sperimentiamo la gioia di
circonda, ad aprirci allo stupore e alla
condividere con loro la fatica
contemplazione.
dell’andare e l’entusiasmo del
Gandhi amava dire che “non già nel
procedere insieme verso un
seguire il sentiero battuto, ma nel
traguardo comune; abbiamo
trovare a tentoni la propria strada e
qualcuno con cui ammirare la
seguirla coraggiosamente consiste la
bellezza del paesaggio e con cui
vera libertà”, e ancora più audace è chiacchierare lungo il cammino per
Baden-Powell: “Quando la strada
rendere la strada più piacevole.
non c’è, inventala!”. Ed è proprio questo che rende vario
Certo, inventare la strada comporta
e gioioso il percorso (e la nostra
dei rischi, impone fatica, richiede vita)! La cosa più importante, allora,
che ci mettiamo in gioco è che impariamo a non andare avanti
completamente e senza riserve, ma per inerzia, ma ad amare la strada
non dobbiamo dimenticare che il
che stiamo percorrendo; potrà
rischio è la condizione della libertà.
essere più o meno tortuosa, più o
E, del resto, anche quando abbiamo
meno gratificante, ma quel che
scelto il sentiero da percorrere, la
conta è apprezzarla perché
strada non è mai priva di ostacoli. appartiene a ciascuno di noi e copre
Incontreremo salite, fossi e dirupi e la esattamente la distanza che separa
stanchezza diventerà l’immancabile
la giovinezza dalla maturità.
BS DICEMBRE 2009

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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
pure potete cadere ai suoi pie- per gli altri, non vivere come altre carceri? Non basta ricu-
di e chiamarlo Signore e Dio. “passeri solitari”. E questo perare quelle abbandonate?
Ma non tiriamo fuori nessuna secondo modo di vivere è la Lo sa che nel mio territorio ce
condiscendete assurdità come garanzia che la propria vita n’è una molto grande e vuota
la definizione di grande uomo, serve a qualcosa e a qualcu- che sta andando in rovina?
grande maestro. Egli ha no, lega l’individuo ad altri, Noi in Italia non sappiamo
escluso la possibilità di quella oggi si direbbe “fa rete”. Da più nemmeno costruire carce-
definizione, e lo ha fatto di soli si muore. Non c’è eroi- ri, o utilizzare la cinquantina
proposito”.
smo nella solitudine, non ci di carceri abbandonate! Così
sono valori, c’è solo uno si legge sui giornali.
OSCURITÀ NEL VAN-
GELO. Caro direttore,
[…] “Chi ama la sua
“sciogliersi” nel proprio io
che non promette nulla di
buono e, di certo, non è utile
alla società. Insomma, la vita
si possiede nella misura in
Vito @ ...
Caro signore, il problema c’è:
più di 60mila detenuti in spazi
sufficienti per 40mila persone.
vita la perde, e chi odia la sua cui la si dona, e la cosa è di Ma non credo che sia di co-
vita in questo mondo la con- evidenza lapalissiana: posso struire carceri nuove o ri/usare
serverà per la vita eterna” donare solo ciò che ho. Chi carceri dismesse… Il problema
(Gv 12,25). È una frase di non si dona non si possiede, è che non si fa quello che se-
Gesù che mi ha dato sempre una vita chiusa nel proprio condo la costituzione si do-
U N GRANDE, NON
DIO. Davvero, egregio
direttore, che cosa osta
problemi. Mi sembra che ab-
bia poco senso. […] Pare
quasi un’istigazione al suici-
dio. Insomma mi appare […]
alquanto oscura. Le chiedo se
bozzolo è una non/vita. Que-
sto è anche il motivo per cui
Gesù afferma che il momento
più ad-traente (nel senso che
attira tutti) della sua vita si
vrebbe fare. Il carcere non è
una struttura meramente puni-
tiva, è anche, anzi soprattutto,
correttiva e riabilitativa. Ri-
fletta sui dati seguenti. Dei de-
al fatto che Gesù sia “un c’è una spiegazione semplice, verificherà quando “sarà in- tenuti usciti dal carcere per in-
grande, […] magari anche il senza arrampicarmi sui vetri nalzato da terra”, cioè quan- dulto o condono il 30% torna
più grande uomo […] senza per darle un’interpretazione do sarà messo in croce: il a delinquere; di quelli usciti a
6
bisogno di farne un Dio?”. forzata. […] Grazie.
momento in cui ha offerto tut- fine pena ben il 70% torna a
Così un conferenziere che mi
ha quasi convinto […].
Romano, Napoli
to se stesso, fino all’ultima
stilla di sangue.
delinquere. Invece, dei detenuti
che hanno scontato una pena
Paolo, Genova
Caro Paolo, ho sudato un po’
per ritrovare la pagina di un
libro, letto qualche anno fa,
che mi pareva rispondesse al-
la tua domanda. Dopo quasi
due giorni di ricerca l’ho fi-
nalmente ritrovata. Non lo
considero tempo perso. Dun-
que, detta pagina è di un ge-
netista di fama internazionale
che risponde al nome di Fran-
Mi pare abbastanza semplice
l’interpretazione e senza for-
zature. “Amare la propria vi-
ta” significa vivere per sé, è
segno di un egoismo narcisi-
stico che certo Cristo non po-
teva avallare, dal momento
che aveva coscienza di essere
stato inviato nel mondo solo
ed esclusivamente per gli al-
tri. Al contrario “odiare la
propria vita” vuol dire mette-
re al centro gli altri, vivere
L E CARCERI. Caro di-
rettore, […] si sente di-
re che le carceri scop-
piano, che i carcerati sono in
grande eccedenza, che in una
cella che può contenere quat-
tro uomini ce ne sono il dop-
pio, e via di questo passo.
[…] Non capisco dove sta il
problema. Non basta costruire
alternativa la media di ricadu-
ta scende al 20%. Non sono,
perciò, tanto sicuro che occor-
rano carceri nuove, ma sono
sicuro, sicurissimo che occor-
rano pene alternative, perché
il carcere, a stare ai dati, fa
più male che bene. Si tratta in-
somma, e non è solo un mio
parere, di riformare le pene, di
inventare sanzioni che spinga-
no a “ricostruirsi”, lavori so-
cialmente utili, ecc. anche per-
cis S. Collins che cita il Clive
Lewis di “Scusi qual è il tuo
A P P E L L I Dio” – pag. 77 (tra parentesi
Lewis è l’autore di “Le crona-
che di Narnia”). Scrive: “Un
uomo che fosse soltanto uomo I Se avete materiale pre- speciali che scambierei con stanzo Angelo, Via Salaria
e che dicesse le cose che disse sepistico che non utilizzate, cartoline d’epoca o regale- 142, 00015 Monterotondo
Gesù non sarebbe certo un non buttatelo, regalatelo! rei a motivati ed appassio- (RM).
grande maestro di morale, ma Può servire per raccogliere nati collezionisti. Mirella:
un pazzo – allo stesso livello fondi in favore dei bambini gador1939@tiscali.it.
I Ringrazio anticipatamen-
del pazzo che dice di essere dell’America Latina. Asso-
te sacerdoti, suore o laici
un uovo in camicia – oppure ciazione di Volontariato - I Vorrei tanto corrisponde- che mi vorranno inviare
sarebbe un diavolo. Dovete Comunità Educativa Mis- re con altre persone in Ita- vecchi e nuovi santini, me-
fare la vostra scelta: o que- sionaria, Frazione San Ni- lia e in particolare a Roma daglie, rosari o altri oggetti
st’uomo era, ed è, il Figlio di colao 2, 13865 Curino (BI), e provincia. Vorrei far- religiosi. Marella Vito, Via
Dio, oppure era un matto o Tel./Fax 015/928168.
mi molti amici perché ne Ciro Menotti 24, 70038 Ter-
qualcosa di peggio. Potete
ho veramente pochi. Sono lizzi (BA).
rinchiuderlo come un pazzo, I Posseggo molte buste fi- un ragazzo invalido e mi
potete sputargli addosso e uc- lateliche fdc ed annulli piace molto scrivere. Co-
ciderlo come un demonio, op-
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‘‘ ché c’è un altro dato che fa ac-
capponare la pelle: la propor-
zione tra i suicidi che avvengo-
no tra la gente comune e i car-
cerati è di 1 a 17! Personal-
mente credo che le armi mi-
gliori siano quelle preventive:
ri/educare e ri/evangelizzare.
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
pervenute in redazione. Ce
ne scusiamo. Provvedere-
mo a suo tempo alla pub-
blicazione o alla risposta
personale.
Gentile signorina, ho tronca-
to a questo punto la sua let-
tera perché il resto mi appa-
re infarcito – me lo permetta
– di luoghi comuni, i più
vecchi e usurati, suggeriti da
una vieta propaganda anti-
clericale che si cerca ogni
tanto di rinverdire, in cui il
POTTER SUMMER
CAMP. Direttore carissi-
mo, spero che la notizia
filo della storia sono stati
adattati, in qualche modo so-
no stati “cristianizzati”, o per
dir meglio, cattolicizzati e
qualcuno direbbe “romaniz-
Vangelo da lei invocato c’en-
tra poco o nulla. Desidero
invece rispondere proprio su
“Donne e Vangelo” o se
vuole “Donne e Gesù”, ma è
datami, riguardo a Harry Potter zati”.
una metonimia. Lo faccio
usato come filo conduttore di Io stesso, più di una volta, prendendo lo spunto dal car-
OGNI MESE un campo scuola dei salesiani, nei miei trascorsi come ani- dinal Decourtray, morto una
sia falsa […]. Ci sarebbe da matore di campi/scuola ho quindicina di anni fa! Le sue
CON vergognarsi… è il capovolgi- compiuto operazioni del ge- riflessioni mi pare facciano
mento dei valori cristiani catto- nere. Il motivo è semplice: al caso nostro. Il Maestro di
DON BOSCO lici […]. Legittimare la magia se un testo, un ambiente, un Galilea vi ha voluto bene,
che è in abominio a Dio (Dent. racconto, una fiaba cattura- più di quanto lei non imma-
18,9-12), i poteri occulti, l’e- no il ragazzo, è bene sfrutta- gini. Scrive dunque il predet-
nergia ctonia! Romanzi in cui
gli uomini normali sono sprez-
zantemente chiamati “babba-
ni” […]. Dio vi dia il morso
della vergogna. Rammentatevi
dei maghi del faraone […].
Luciano, Roma
re la cosa ai fini educativi,
formativi e religiosi reinter-
pretando il contenuto e in-
ventandoci – come le dicevo
– giochi, riflessioni, preghie-
re, ecc.
Si tranquillizzi dunque, caro
to cardinale:
Gesù non ha detto – riguardo
alla Samaritana – “Questa
donna è volubile, leggera, se-
gnata dalla tradizione del suo
ambiente”, le domanda inve-
ce un po’ d’acqua e comincia
A CASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
Egregio Signore, intanto le
rendo noto che io stesso ho
“bollato” Harry Potter come
signore, i salesiani non sono
degli ingenui sprovveduti, ac-
cettano invece la sfida di “ca-
vare” il bene dal male. Sfida
a conversare con lei, cosa
inaudita per quei tempi (Gv
4,1-12).
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
romanzo non educativo e ne non impossibile per chi fa Gesù non ha detto – riguardo
ho scritto sul BS (BS dicembre questo mestiere per vocazio- alla peccatrice di Betania che
2005, pag. 6; BS luglio/agosto ne! Hanno sulle spalle – al ri- gli bagnava i piedi di lacrime
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
2006, pag. 6), perché mi appa- guardo – 150 anni di espe- –: “Ecco una pubblica pecca- i giovani e le missioni.
re una stortura anche morale, rienza. Pochi? Non direi. La trice, una prostituta prigio-
il fatto che gli uomini siano LDC (Libreria Dottrina Cri- niera del vizio”. Al contrario
da disprezzare, e solo i supe- stiana) dei salesiani ha edito, ha affermato: “La tua fede ti
ruomini (i maghi) siano degni
di considerazione. Inoltre la
lotta bene/male sembra dia ri-
lievo più alla potenza del ma-
le che alla forza del bene.
Detto questo, tuttavia, mi cor-
re l’obbligo di precisarle che i
salesiani, sulla scia del fonda-
tore Don Bosco, sono specia-
listi in “opere purgate”. Pro-
prio così le chiamano tuttora.
Pensi che si è giunti a “purga-
re” perfino i classici, laddove
espressioni e contenuti appa-
rivano non educativi, spesso
prendendosi i rimbrotti delle
autorità scolastiche statali.
Con questo le voglio dire che,
se è stato fatto un cam-
po/scuola sulla scia di Harry
Potter, il testo è garantito –
cioè è stato purgato: giochi,
in questi anni, vari sussidi
estivi, ispirandosi a libri, rac-
conti, romanzi, film che ave-
vano successo tra i ragazzi,
riscrivendo in chiave educati-
va i testi originali assunti
quasi solo come canovacci.
DONNA E VANGELO
[Da una telefonata]…
Caro direttore, sono
una ragazza universitaria
spesso in forte crisi di fede
[…] soprattutto perché mi
pare che il Vangelo stesso
non sia stato poi così rivolu-
zionario come vuole fare ap-
parire riguardo allo stato del-
la donna, e Gesù stesso […].
ha salvata, va in pace” (Lc
7,36-50).
Gesù non ha detto – riguardo
alla donna sorpresa in adul-
terio –: “Costei è un’adulte-
ra, lapidatela secondo la leg-
ge!”; ma “Non ti condanno,
va e non farlo più!”, mandan-
do in bestia chi gliel’aveva
portata perché la condannas-
se (Gv 8,9-10).
Gesù non ha detto – riguardo
al gruppo di donne che lo se-
guivano ovunque –: “Caccia-
tele via, come vuole la leg-
ge”. Le ha accettate, forse
addirittura come discepole,
ed ha gradito i loro servizi, e
le ha guarite dai loro malanni
(Lc 8,1-3).
Sicché Gesù sarebbe un mi-
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
riflessioni, attività, preghiere, Miriam “La Sapienza”, Roma sogino?
BS DICEMBRE 2009

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& IN ITALIA
NEL MONDO
FOGGIA, ITALIA
MUSICAL
“NAZARETH”
Nel cartellone di “Foggia
Estate”, pianificato e organiz-
zato dal comune di Foggia
tramite l’Assessorato alla Cul-
tura e spettacolo, tra le altre
manifestazioni c’era anche il
Musical “Nazareth”, porta-
to in scena dall’associazione
“Sacro Cuore” dei salesiani.
Oltre 40 giovani dell’oratorio
si sono impegnati costituendo
“La Compagnia dell’Alba”,
per amore del teatro educati-
vo e il piacere dello stare in-
sieme nello stile di Don Bo-
sco. “Nazareth” porta in sce-
na la vicenda di Gesù, i suoi
incontri che hanno cambiato
la vita delle persone, i suoi in-
segnamenti che hanno in-
fluenzato l’arte, la cultura, la
politica, il sociale, la poesia e
il sentire intimo dell’uomo
per oltre 20 secoli.
TUTTI I CIBI
DALLA “A” ALLA “Z”
di Renzo Pellati,
Oscar Mondadori
Un volume decisamente inte-
ressante per tutti i cuochi, le cuo-
che, le donne (ma anche gli uo-
mini) che vogliono saperne di
più su quel che mangiano e be-
vono, e perfino sui cibi bio e su
quelli geneticamente modifica-
ti, come anche sugli integratori
alimentari. L’autore, noto spe-
cialista in Scienza dell’Alimen-
tazione, passa in rassegna anche
8
i cibi “stranieri” che ormai, a
causa della globalizzazione,
sono in commercio ovunque
quali il borsc, il kebab, il sushi,
il cous-cous, il grano kamut, il
riso basmati, ecc. Il volume può
risultare davvero utile.
ASTI, ITALIA
PRO RUANDA
Exallievi di Asti, amici e co-
noscenti hanno aiutato Gio-
vanni Boccia, anche lui exal-
lievo salesiano, a portare
avanti i progetti umanitari
che da 10 anni ormai orga-
nizza a favore soprattutto del
Ruanda, teatro dello spaven-
toso genocidio degli anni
’90. Di tali progetti hanno
beneficiato i più poveri e so-
prattutto gli studenti della
baraccopoli della capitale,
ma anche gruppi di famiglie
attraverso derrate alimentari,
mucche, biciclette, ecc. Dove
manca tutto, anche una goc-
cia può salvare una vita. Nel-
la foto, il sig. Boccia con i
membri della banda dell’o-
ratorio Don Bosco di Butare.
DICEMBRE 2009 BS

1.9 Page 9

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DON CIMATTI
IL DON BOSCO
DEL GIAPPONE
di Teresio Bosco, Elledici
Nuova biografia di uno tra i
salesiani missionari più ama-
ti. La prosa limpida e agile di
Teresio Bosco rende il volu-
me accattivante, la supervi-
sione di Gaetano Compri, da
oltre 50 anni missionario in
Giappone, lo rende aderente
alla realtà giapponese. Don
Cimatti, infaticabile apostolo
del Sol Levante, è un dono di
Dio da riscoprire per la gente
di oggi tutta presa dagli impe-
gni della vita quotidiana. È un
vero educatore, prete a tutto
tondo, missionario, musico,
scienziato, santo! Un prete
dalle caratteristiche della ec-
cezionalità, che merita di es-
sere conosciuto da tutti, per-
ché a tutti ha da insegnare
qualcosa.
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
redazionale
9
POTENZA, ITALIA
PRESEPI IN MOSTRA
Natale, tornano i presepi, que-
sta splendida tradizione che
non ha l’eguale, e che, nono-
stante i tentativi più o meno
subdoli di pavide maestrine, o
interessati politici, di spazzarli
via dall’immaginario colletti-
vo, resistono e diventano sem-
pre più belli. Vi si cimentano
persone semplici e grandi arti-
sti, bambini e adulti. Si usano i
più diversi materiali: legno, re-
sina, plastica, polistirolo, carta-
pesta, stoffa, paglia, porcella-
na, sughero… E molte orga-
nizzazioni anche laiche ne fan-
no incetta e li mettono in mo-
stra. Nella foto, uno dei presepi
della mostra permanente del-
l’artista Leonardo Genovese,
donata alla parrocchia San
Giovanni Bosco dei Salesiani
di Potenza.
TESINA FILATELICA
Presentiamo stavolta, attraverso questa rubrica, la
tesina filatelica di Elisabetta Baudo, 18 anni, esa-
me di maturità 2009 dell’Istituto Magistrale “Regina
Margherita” di Torino, Liceo delle Scienze della
Formazione. Titolo: “Il francobollo”. Una ricerca
importante, perché anche il francobollo celebra la
storia, la cultura, l’arte, la politica di un popolo, ne
fissa gli anniversari e ne commemora i personag-
gi, celebra la flora, la fauna, i paesaggi…
La piccola tesi è stato argomento di colloquio d’e-
same seguendo il seguente schema:
O Fino al 1840 la posta era pagata dal destinatario.
O Il 1° maggio 1840 vede la nascita del francobol-
lo e la rivoluzione nel pagamento che passa al
mittente.
O Nel 1864 nasce il collezionismo filatelico.
O Nel corso del XX secolo il francobollo assume
molteplici funzioni: di propaganda, di celebrazione
e perfino di moneta, in mancanza di argento e
metallo.
O Il 2000, infine, vede la nascita del francobollo
digitale.
Non possiamo che fare i complimenti a Elisa-
betta per l’originalità del suo lavoro.
(Inviato da Renato Cesarò Nichelino (TO), Italia)
BS DICEMBRE 2009

1.10 Page 10

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BS 1909 dicembre. Don Martino Recalcati
scrive a don Rua sulla nuova missione
aperta in Mozambico in località Moscellia.
Interessante la descrizione del missionario
sugli usi e costumi degli indigeni.
Estrapoliamo, come al solito, un brano
per i lettori.
FORLÌ, ITALIA
ben saldi per terra”, ha detto
il signor Michele che a Forlì,
dopo 50 anni di servizio co-
SALUTE,
me direttore del Centro di
CAVALIERE!
Formazione Professionale
(CFP), è diventato un’istitu-
Il 2 giugno u.s., nella Prefet- zione. Tanti i suoi exallievi
tura di Forlì il Sindaco, dot- oggi affermati professionisti,
toressa Nadia Masini, pre- imprenditori, autorità civili e
sente il Prefetto della città, militari, vocazioni religiose e
ha consegnato al salesiano secolari, ecc. Nella foto, il
coadiutore signor Michele sindaco, dottoressa Masini,
Palmarini, la medaglia di consegna l’onorificenza del
“Cavaliere della Repubbli- Presidente della Repubblica
ca”. “Così sono a cavallo, al signor Palmarini. (Danie-
ma sono rimasto con i piedi le Zattini)
10
La nuova casa sorgerà in Moscellia, cioè alle falde
di una verdeggiante collina, che stendesi nella va-
sta e ridente baia di Mocambo. Le poche case o
pagliata, sono fatte di pali, rivestiti esteriormente
di fango e coperte di paglia; il mobilio, uguale
dappertutto, consiste in una o più stuoie sulle quali
si dorme, in una pignatta piena d’acqua spesso
sporca, e in un mortaio dove si tritura granoturco,
o riso, o mandioca, di cui si fa una poltiglia che è
il cibo di tutti i giorni. Dalle pareti pendono lan-
cie, freccie, coltellacci, armi indivisibili per questa
gente, e alcune volte qualche vecchio fucile. È in
questa pianura e precisamente in riva al fiume, che
sorgerà la nuova missione. Tutt’intorno tra il fo-
gliame verde-cupo s’incontrano piccoli villaggi di
neri. Sarebbero bei mori, alti, robusti, se non aves-
sero quel brutto costume di cincischiarsi la faccia
e tutto il corpo, con certi ghiribizzi, che li rendo-
no, dicono essi, molto belli; ma che per noi sono
tanto orribili. Gli uni portano i capelli ben rasi, al-
tri li hanno lunghi e a foggie strane e ridicole. Il
loro vestito si riduce ad un semplice pannolino at-
torno alle anche. Coll’immancabile coltellaccio al
fianco e la lancia in mano parrebbero fieri a prima
vista, ma osservandoli bene in quegli occhi grandi
e melanconici, fanno compassione.
DICEMBRE 2009 BS
ALBARÉ
DI COSTERMANO,
ITALIA
VELA PER L’ANIMA
L’Associazione “Oltre il Con-
fine” della Comunità dei Gio-
vani di Albaré di Costermano,
fondata dal salesiano don Ser-
gio Pighi, ha messo in atto il
progetto “Sail for soul”, vela
per l’anima. Così un gruppo
di giovani della comunità di
recupero ha potuto uscire da-
gli schemi rigidi di ogni gior-
no e tuffarsi in un’esperienza
del tutto nuova: un corso di
avvicinamento alla vela. Lo
scopo ultimo non è tecnico,
ma educativo: si vuole unire,
affiatare, armonizzare, affra-
tellare giovani con alle spalle
esperienze difficili che ne
hanno segnato le abitudini
pratiche e mentali. Interessan-
te il racconto delle emozioni
della giornata da parte dei
protagonisti.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (27)
Divagazioni (mica tanto) su... un’azione che oggi sembra presentarsi
con i tratti dell’impossibile: la riconciliazione.
La ricreazione è
quasi finita, Alice
ha fatto l’ultima
corsa in bagno dopo
essersi attardata a chiac-
chierare con le amiche
in cortile. Si sta lavando
le mani e, alzando gli
occhi un istante, vede
dentro lo specchio Viola
che si avvicina al lavan-
dino di fianco al suo.
Sente un tuffo al cuore:
da mesi si evitano.
Ciao…”, dice Viola.
Ciao? È una vita che Viola non mi rivolge la paro- molto: aiutarli a studiare, magari giocare con 11
la... “Ciao!”, risponde, in un sussurro, guardando- loro a scacchi, a biliardino, a ping-pong…
si le mani che sta strofinando sotto il getto d’ac- Insomma, passiamo insieme il pomeriggio; que-
qua. “Come va?”, chiede Viola. Come va? Alice è sto ci avvicina moltissimo; ci scambiamo
stupefatta, ma farfuglia: “Bene!”. “Ho saputo che idee… e facciamo il confronto con la vita che
stai frequentando il Centro d’accoglienza”, insiste rispettivamente conduciamo, e…”. Alice alza
Viola. “Ah! E come l’hai saputo?”, ribatte Alice. gli occhi allo specchio e vede uno strano sorri-
Beh, sai… Sara e Chiara chiacchierano parec- so sul volto di Viola, che chiede: “Beh, perché
chio”. “Pensavo che il mio nome fosse vietato in ti sei interrotta?”. “Perché chiacchiero troppo e
tua presenza”, dice Alice con un po’ di amarezza. tu mi stavi guardando con un sorriso… uhm!”.
Ti pare sia possibile vietare di parlare a quelle No, non era di scherno, Alice, te lo giuro. For-
due?”, dice Viola sorridendo allo specchio. Ades- se è passato troppo tempo da quando ci siamo
so anche Alice sorride dentro lo specchio e pensa guardate in faccia l’ultima volta e tu l’hai
che è come guardarsi in faccia, però è più facile: dimenticato il mio sorriso”. Si voltano quasi
gli occhi di Viola li vede lo stesso, e sembrano gli contemporaneamente. Ora le due ragazze sono
occhi di tanti mesi prima, di quando ancora tutte a faccia a faccia, senza più lo specchio a fare
e due pensavano di essere le migliori amiche del da sponda. “Mi sei mancata”, dice Viola.
mondo. Si guardano negli occhi attraverso lo “Anche tu”, risponde Alice con un filo di voce.
specchio e lo specchio le aiuta perché lo sforzo di “Mi piacerebbe venire al Centro… Pensi che
girarsi e guardarsi direttamente in faccia è ancora sarebbe possibile? ”, chiede Viola. “Martedì
faticoso per entrambe. Ma è già qualcosa. pomeriggio alle tre passo a prenderti, se vuoi”.
Comunque sì, frequento il Centro già da prima Grazie, mi farebbe davvero piacere”. La porta
dell’estate”, riprende Alice. “E come ti trovi? È del bagno si apre e la bidella entra strepitando.
interessante? ”, chiede ancora Viola, e ad Alice “Che ci fate ancora qui… non l’avete sentita la
sembra che sia veramente catturata da una sana campanella? Le lezioni sono ricominciate da
curiosità.
almeno dieci minuti!”. “Non l’abbiamo sentita”,
risponde Alice e guarda Viola; il sorriso parla di
>> Che sta succedendo? , si chiede ancora complicità, mentre si affrettano verso la classe.
incredula Alice. Poi, risponde: “Sì, direi di sì. È Il prof di matematica le chiamerà alla lavagna
davvero interessante. Sai, i ragazzi hanno più o per punirle del ritardo, ma oggi, a nessuna delle
meno la nostra età. Certo, non possiamo fare due importa granché.
ٗ
BS DICEMBRE 2009

2.2 Page 12

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CHIESA
LE ENCICLICHE
SOCIALI (8b)
LABOREM
Stemma araldico di Giovanni
Paolo II.
EXERCENS
IL PRINCIPIO
DELLA PRIORITÀ DEL
“LAVORO” NEI CONFRONTI
di Silvano Stracca
DEL “CAPITALE”, SEMPRE
INSEGNATO DALLA
CHIESA, VIENE RIBADITO
DALLA LABOREM
Dalla morale sociale “na-
scono alcuni specifici di-
ritti dei lavoratori, che
corrispondono all’obbli-
12
EXERCENS, AFFERMANDO go del lavoro”. Così, contro
CHE SI TRATTA
“un’eccessiva centralizzazione
DI “UN POSTULATO
APPARTENENTE
ALL’ORDINE DELLA MORALE
SOCIALE”.
burocratica, nella quale il lavora-
tore si sente un ingranaggio di un
grande meccanismo mosso dal-
l’alto… l’insegnamento della
Chiesa ha sempre espresso la fer-
La Laborem exercens è stata
pubblicata da papa Wojtyła
il 14 settembre 1981.
ma e profonda convinzione che il
lavoro umano non riguarda sol-
tanto l’economia, ma coinvolge
LAVORO E PROPRIETÀ
anche, e soprattutto, i valori per-
sonali”. Soffermandosi sui con-
flitti tuttora in atto tra lavoro e
capitale, sia nel sistema capitali-
stico sia in quello collettivistico,
Giovanni Paolo II ne individua la
causa nell’errata prospettiva eco-
Affrontando poi il rapporto tra la-
voro e proprietà, il Papa afferma che
“la tradizione cristiana non ha mai
sostenuto il diritto di proprietà come
un qualcosa di assoluto e intoccabi-
le. Al contrario, essa l’ha sempre in-
teso nel più vasto contesto del co-
nomicistica e materialistica, co- mune diritto di tutti a usare i beni
mune ad ambedue i sistemi. Se- dell’intera creazione: il diritto della
condo quest’ottica, si pone al pri- proprietà privata come subordinato
mo posto il capitale e non l’uo- al diritto dell’uso comune, alla de-
mo, dimenticando che “il lavoro è stinazione universale dei beni”. La
sempre una causa efficiente pri- proprietà, sottolinea ancora l’enci-
maria, mentre il capitale, essendo clica, “si acquista prima di tutto me-
l’insieme dei mezzi di produzio- diante il lavoro perché essa serva al
ne, rimane solo uno strumento”. E lavoro… Quanto ai mezzi di produ-
dimenticando anche che il capita- zione, non possono essere posseduti
le “è nato dal lavoro e porta su di contro il lavoro, né essere posseduti
sé i segni del lavoro umano”.
per possedere, perché l’unico titolo
legittimo al loro possesso – e ciò sia
nella forma della proprietà privata
Giovanni Paolo II a Lion
in Francia nel 1986.
sia in quella della proprietà pubblica
o collettiva – è che essi servano al
DICEMBRE 2009 BS

2.3 Page 13

▲back to top
lavoro.” Parlando di “socializzazio-
ne” di certi mezzi di produzione, il
Papa afferma che “continua a rima-
nere inaccettabile la posizione del
‘rigido’ capitalismo, il quale difende
l’esclusivo diritto della proprietà
privata dei mezzi di produzione co-
me un ‘dogma’ intoccabile nella vita
economica. Il principio del rispetto
del lavoro esige invece che questo
diritto sia sottoposto a una re-
visione costruttiva, sia in teoria che
in pratica”. Ricordando che alcu-
ne “proposte” del magistero della
Chiesa prevedono la comproprietà
dei mezzi di lavoro, l’enciclica so-
stiene che non è sufficiente la sem-
plice sottrazione di quei mezzi dalle
mani dei loro proprietari privati per
socializzarli in modo soddisfacente.
“Si può parlare di socializzazione –
scrive Giovanni Paolo II – solo
quando sia assicurata la soggettività
della società, cioè quando ognuno,
in base al proprio lavoro, abbia il
pieno titolo di considerarsi al tempo
stesso il ‘comproprietario’ del gran-
de banco di lavoro, al quale s’impe-
gna insieme con tutti”.
gendo che ciò “diventa in ogni caso
la concreta verifica della giustizia di
tutto il sistema socio-economico”.
Precisa che una giusta remunerazio-
ne per il lavoro della persona adul-
ta, che ha responsabilità di famiglia,
è quella che sarà sufficiente per fon-
dare e mantenere degnamente una
famiglia e assicurarne il futuro”.
LA DONNA
In questo contesto si accenna pure
alla “rivalutazione sociale dei com-
piti materni” auspicando che la so-
cietà renda possibile alla “madre –
senza ostacolarne la libertà, senza
discriminazione psicologica o prati-
ca, senza penalizzazione nei con-
fronti delle sue compagne – di dedi-
carsi alla cura e all’educazione dei
figli, secondo i bisogni differenziati
della loro età”. La vera promozione
della donna esige che il lavoro sia
strutturato in tal modo che essa non
debba pagare la sua promozione
con l’abbandono della propria spe-
cificità e a danno della famiglia,
nella quale ha, come madre, un ruo-
13
lo insostituibile”.
I DIRITTI DEI LAVORATORI
In merito ai diritti dei lavoratori,
l’enciclica richiama che il lavoro è
per l’uomo non soltanto un diritto,
ma anche ubbidienza a Dio e contri-
buto alla costruzione dell’umanità,
partendo dalla famiglia. “L’uomo
deve lavorare per riguardo al prossi-
mo, specialmente per riguardo alla
propria famiglia, ma anche alla so-
cietà alla quale appartiene, alla na-
zione della quale è figlio o figlia, al-
l’intera famiglia umana di cui è
“La tradizione cristiana non
ha mai sostenuto il diritto
di proprietà come un qualcosa
di assoluto e intoccabile”.
“La società renda possibile
alla madre di dedicarsi alla cura
e all’educazione dei figli”.
membro, essendo erede di genera-
zioni e insieme co/artefice del futu-
ro di coloro che verranno dopo di
lui nel succedersi della storia”. La
Laborem exercens si sofferma so-
prattutto sul diritto di avere un lavo-
ro. Di fronte alla piaga della disoc-
cupazione l’enciclica parla di dove-
re per i pubblici poteri “di corri-
spondere le convenienti sovvenzio-
ni, indispensabili per la sussistenza
dei disoccupati e delle famiglie”. Si
invoca poi “il principio dell’uso co-
mune dei beni”. Si dice ancora che
l’antidoto alla disoccupazione è
“una pianificazione globale… e
questa sollecitudine globale grava
sulle spalle dello Stato”. Pur salva-
guardando i diritti sovrani di ogni
Stato, la reciproca dipendenza solle-
cita la “collaborazione internaziona-
le”, superando “urtanti differenze
che sono ingiuste e atte a provocare
anche violente reazioni”. Il Papa ri-
pete la dottrina sul diritto dei lavo-
ratori al “giusto salario”, aggiun-
I SINDACATI
Giovanni Paolo II definisce i sin-
dacati “un indispensabile elemento
della vita sociale. Sì – afferma – essi
sono un esponente della lotta per la
giustizia sociale… Tuttavia questa
‘lotta’ deve essere vista come un nor-
male adoperarsi ‘per’ il giusto bene;
non è una lotta ‘contro’ gli altri”. Per-
ciò le richieste sindacali “non pos-
sono trasformarsi in una specie di
‘egoismo’ di gruppo o di classe; e se
l’attività sindacale non può non ave-
re una dimensione ‘politica’ nel sen-
so più ampio di ‘sollecitudine’ per il
bene comune”, essa però non potrà
mai confondersi con la “politica” nel
senso più comune del termine. Infatti,
i sindacati “non hanno il carattere di
partiti politici che lottano per il po-
tere, e non dovrebbero neppure essere
sottoposti alle decisioni dei partiti po-
litici o avere dei legami troppo stret-
ti con essi”. Infine, quanto al diritto
di sciopero, legittimo nei giusti limiti,
esso mantiene la sua natura di “mez-
zo estremo” del quale non si può abu-
sare “specialmente per giuochi po-
litici”.
ٗ
BS DICEMBRE 2009

2.4 Page 14

▲back to top
ATTUALITÀ
Continua l’articolo iniziato nel numero precedente sulla
GENERAZIONE di Antonio Giannasca
DIGITALE, SCUOLA E...(2)
La “generazione
digitale” sembra
padroneggiare
in maniera disinvolta
le nuove tecnologie,
ma forse corre il rischio
di subire il fascino
spersonalizzante di
14 queste ultime. E le nostre
istituzioni scolastiche
sono in grado di
affrontare il problema?
Scuola e computer... un binomio
sempre più inscindibile.
Molte scuole hanno oggi l’aula
di informatica.
DICEMBRE 2009 BS
Come la scuola si pone il
problema della didattica
dell’insegnamento nel pe-
riodo dei nuovi (o dei nuo-
vissimi) media?1 Come la scuola re-
cepisce gli input che vengono da que-
sti nuovi comportamenti sociali della
“generazione digitale”? Come viene
affrontato il problema dell’educazio-
ne all’utilizzo dei nuovi media? Eb-
bene, la scuola è dagli anni ’80 che
“si diverte” a rincorrere ciclicamente
una riforma dopo l’altra: Progetto ’92,
Riforma Berlinguer, Riforma Morat-
ti, e ora Riforma Gelmini2… queste
riorganizzazioni hanno sempre fatto
grandi promesse (ricordiamo le tre
“i”: inglese, impresa, informatica,
proclamate a gran voce di recente)
senza fare in realtà che poche cose, e
sembra che la qualità del “prodotto
formativo” non sia in progresso ri-
spetto agli altri Paesi dell’UE. Questo
si riflette ovviamente anche sul fronte
dell’educazione ai media.
Addio al vecchio telefono
che faceva tanto “America!”.
UNO SFOGO
A questo proposito abbiamo volu-
to raccogliere lo sfogo di un’inse-
gnante di lingue (titolare di cattedra
per concorso). Ne ha per tutti, alun-
ni, genitori, presidi e colleghi: “[…]
molti professori entrati con i ‘con-
corsifici’ degli anni ’80, reclutati
senza delle selezioni vere e proprie,
senza concorsi abilitanti, […] – in
quel periodo si aveva bisogno di
professori –. Ora con le nuove nor-
me i presidi sono diventati dirigenti
scolastici; di quello che avviene nel-
la classe non interessa nulla, si oc-
cupano dell’azienda scuola, pensa-
no ai bilanci e alle sovvenzioni; la
didattica non interessa a nessuno.
[…] Ora la società è cambiata, i ge-
nitori vogliono sindacare sui nostri
metodi didattici, dicono che i figli
hanno sempre ragione, ed è molto
più comodo non avere rogne. […]
Negli anni ’90 poi ci sono stati i
concorsi basati sulla preparazione –
da una parte – e poi sull’altro cana-
le3… si entrava per titoli e… giù
abilitazioni distribuite a piene mani.
[…] poi sono venute le SSIS:4, sbor-
savi una bella cifra… e diventavi
professore abilitato […] ma chi fa
adesso il sondaggio sulla prepara-
zione degli insegnanti…? […] e gli

2.5 Page 15

▲back to top
studenti? Gratta il primo strato tec-
nologico e non trovi nulla, quando
eravamo noi a scuola si studiava di
più, ma se non c’è una buona dose
di sano nozionismo come si fa?…
Pensa che adesso vogliono addirit-
tura togliere anche il latino…”.
BUONISMO SÌ
BUONISMO NO
Esagerazioni? Forse sì, forse no.
Ovviamente è l’opinione di una per-
sona, è bene precisarlo, ma non è la
sola a pensarla così. Dagli anni ’80
in poi, la scuola ha mostrato un
buonismo eccessivo e non è difficile
convincersene: “Prof, dài, vogliamo
Capita di trovare ragazzini che
maneggiano con più disinvoltura
dei propri genitori i nuovi media
e alunni che ne sanno più
rimandarlo con una sola materia?
dei loro insegnanti.
Via… diamogli un incoraggiamen-
to!”. Non ditemi che questa non sia
una tipica sceneggiata da fine anno
no sicuro nemmeno del significato…
che si consumava, e forse si consu-
Ah, aspetta! Forse l’altro giorno han-
ma ancora, in sala scrutini. È vero,
no fatto uno speciale TG2 su Face-
purtroppo, che la scuola non qualifi-
book. Mah! Chi mi dice che è corret-
ca i suoi insegnanti all’educazione
ai media. In effetti, spesso gli stu-
denti sono più ferrati dei loro inse-
gnanti sull’uso dei nuovi media,
specialmente del PC e del cellulare
Sia troppo facile e appetibile
per i ragazzi di oggi tuffarsi senza
adeguate difese in questo nuovo
mondo per provare sensazioni
ed emozioni mai provate.
to l’utilizzo che propongono? Il pre-
side? Magari quello stesso che mi 15
chiedeva di promuovere lo studente
che avevo portato con 4 agli scrutini?
Oppure gli “esperti del ministero”?
(non parliamo poi dell’iPod). Essi
(continua)
riescono, per esempio, con impres-
sionante velocità e tempismo, a ri- Ma poi si rendono conto che è tutta
prendere delle scene con il loro cel-
lulare di ultima generazione (forse
compratogli troppo presto dai geni-
tori) e a metterle su YouTube; e non
si tratta solo di scene innocue sulla
gita di classe. Non di rado sono epi-
sodi che poi con nonchalance i me-
dia chiamano “scene di bullismo”.
una buggeratura… ed ecco la cy-
ber/frustrazione. Qualcuno dice che
può generare dei comportamenti
spersonalizzanti, al limite della
schizofrenia. C’è da credergli.
EDUCATORI PREPARATI
1 Nonostante che il concetto di “nuovi media”
sia connesso con i mezzi di comunicazione che
usano un codice di rappresentazione digitale
(una foto “scannerizzata”, una pagina web,
una trasmissione televisiva tramite il digitale
terrestre o un cellulare di ultima generazione)
tutti i media digitalizzati che continuano ad
emergere dalla mediamorfosi dei “vecchi me-
dia” e dalle dinamiche conflittuali del mercato
Perfino i ragazzini ormai sanno pe-
netrare con invidiabile disinvoltura
nel web, tanto che qualcuno di loro,
meno scaltro e più indifeso, sovente
entra in contatto con persone “stra-
ne” che, con la scusa di offrire “cy-
La facile interazione con il cyber-
spazio e il basso costo delle esperien-
ze che ivi si possono fare, virtuali
quanto si voglia e spesso spersonaliz-
zanti, fanno in modo che sia troppo
facile e appetibile per i ragazzi di og-
possono essere chiamati “nuovissimi”, perché
“più nuovi” dei precedenti.
2 In realtà la riforma è stata iniziata dal prece-
dente ministro della P.I. Giuseppe Fioroni.
3 Negli anni ’90 i metodi di reclutamento e di
immissione in ruolo dei docenti prevedevano
un canale ufficiale (si entrava di ruolo per
ber-caramelle”, fanno loro del male
(non tanto cyber). Non è retorica: la
cronaca giudiziaria è piena di casi
del genere. I nostri giovani, dunque,
interagiscono senza problemi con i
gi tuffarsi senza adeguate difese in
questo nuovo mondo per provare
sensazioni ed emozioni mai provate.
Professori ed educatori riusciranno a
reggere il passo? E poi, per quale ra-
concorso, quando – e se – questi venivano in-
detti) e un “secondo canale” appunto (si en-
trava di ruolo per titoli).
4 SSIS: Scuola Specializzazione Istruzione Se-
condaria, in pratica dei corsi abilitanti, per
docenti di scuole secondarie, tenuti presso
mondi virtuali creati dal computer
(Second Life5 è uno di questi) trami-
te il proprio avatar, il nuovo sé vir-
tuale che loro stessi hanno creato
secondo i propri gusti e desideri:
bello, ricco, sciupafemmine, come
gione io, professore di storia o di ita-
liano, precario e mal pagato, mi devo
sobbarcare a un corso di aggiorna-
mento (sempre ammesso che ci sia)
sul “corretto utilizzo educativo dei
social network nella e-scuola 2.06?
università e altri enti regionali, che danno di-
ritto a punteggi e crediti, finalizzati all’im-
missione in ruolo.
5ANTONIO GIANNASCA, “Second Life: una se-
conda vita o un’occasione perduta?” in Bol-
lettino Salesiano, settembre 2008 (1), dicem-
bre 2008 (2), marzo 2009 (3)
sognano di essere nella vita reale. Social network, parola di cui non so- 6 Ovviamente è un titolo inventato.
BS DICEMBRE 2009

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
VERHKOIDNIPROVS’S,
UCRAINA
BREVISSIME DAL MONDO
RICOMINCIARE
A 90 ANNI!
Monsignor Andrij Sapelak,
con l’entusiasmo del pioniere,
ha scelto di passare i suoi ul-
timi anni in una cittadina del
suo Paese dal nome impos-
sibile, dopo il lungo servizio
in Argentina come vescovo
ROMA, ITALIA. Il 21 no-
vembre u.s. papa Benedet-
to XVI ha incontrato gli
artisti: uomini e donne di
culture e di lingue diverse,
pittori, scultori, architetti;
ma anche scrittori, musi-
cisti, maestri del teatro e
del cinema. Era accaduto
già il 7 maggio 1964 quan-
tembre le celebrazioni per
il 1100° anniversario del-
la fondazione della più
importante e famosa Ab-
bazia benedettina d’Euro-
pa e del mondo, quella di
Cluny, che divenne faro
di civiltà e maggior cen-
tro di spiritualità del Me-
dio Evo. Le celebrazioni
esarca degli ucraini di rito bi-
zantino. In patria non c’è tor-
do fu papa Montini a invi- continueranno fino al me-
tarli in Vaticano dove in- se di dicembre del 2010.
nato per fare il pensionato.
dirizzò loro un discorso
Tutt’altro. A 90 anni (li com-
memorabile.
DNIEPROPETROVSK,
pie in questo mese di dicem-
UCRAINA. Dopo tre anni
bre), 60 di sacerdozio (li ha
GERUSALEMME. 11 set- di contenzioso, la chiesa
compiuti nel luglio scorso) e
tembre 2009. L’Autorità di San Giuseppe della
48 di episcopato, ha “pre-
per le Antichità di Israele città di Dniepropetrovsk
so casa” in una cittadina
ha reso nota una scoperta (Ucraina orientale) torna
(Verhkoidniprovs’s) di 40 mila ad ascoltarlo parlare di Gesù, sorprendente: si tratta dei a essere proprietà della
abitanti, presso il fiume Dni- di Don Bosco, di Maria Ausi- resti di una sinagoga dei Chiesa cattolica. Alla fine
pr, terra arida, per non dire liatrice. Ha fatto disegnare tempi di Gesù, sulle rive di agosto, il tempio è stato
atea, dal punto di vista spiri- sulle pareti episodi del Vec- del lago di Tiberiade, che, riconsacrato con una ceri-
tuale, per fare oratorio. Si è chio e Nuovo Testamento e con ogni probabilità, venne monia solenne. L’edificio
procurato un vecchio garage della vita di Don Bosco. Lui distrutta negli anni della era stato espropriato dal
16
5ϫ4 m2, ha comprato un cal- fa da staffetta, primo prete
ciobalilla e un tavolo da ping- dopo 70 anni di vuoto. Dietro
rivolta degli ebrei contro i regime comunista nel 1949
romani, tra il 66 e il 70 d.C. e venduto illegalmente a
pong di seconda mano e ha di lui arriveranno i salesiani.
un’impresa, nel 1998. Ora
stilato qualche regola: impa- Auguri, monsignore! E auguri CLUNY, FRANCIA. So- è tornato al legittimo pro-
rare a fare il segno della cro- di successi apostolici ai sale- no iniziate lo scorso set- prietario.
ce, a recitare il Padre Nostro, siani che arriveranno.
COLLE DON BOSCO,
ITALIA
MAGIA BUONA!
Il 10 maggio u.s. al Colle Don
Bosco ha avuto luogo l’ormai
tradizionale “Festa della Ma-
gia”, con 150 partecipanti tra
maghi, prestidigitatori, artisti
di strada, clown. Organizzato-
re e anima della festa, il sale-
siano don Silvio Mantelli, in
arte Mago Sales, che continua
a girare il mondo, come una
specie di missionario itineran-
te; per portare un sorriso là
dove si sorride di meno. Le
sue performance servono per
finanziare progetti per i più
poveri, soprattutto bambini e
ragazzi, ai quali dedica il me-
glio di sé. L’esibizione al Col-
le, coronata dalla messa, è
servita tra l’altro per lanciare
la raccolta a favore del Mada-
gascar, del Benin e dei terre-
motati d’Abruzzo.
DICEMBRE 2009 BS

2.7 Page 17

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I C NSERTO ULTURA
150°
DELLA CONGREGAZIONE
SALESIANA
(a cura di) Giancarlo Manieri
Saremo parziali. In questo inserto dovremo prima di tutto scusarci con i lettori ma
soprattutto con i salesiani, dei troppi nomi e troppe opere “lasciati fuori”. Nulla diremo sui
santi, sul Sistema Preventivo, sulla spiritualità salesiana, sulla Famiglia Salesiana, ecc.
Il presente è solo un saggio (meglio sarebbe dire un assaggio) di quello che dovremmo e
vorremmo dire… Basti pensare che gli Annali della congregazione occupano quattro grossi
volumi di oltre 700 pagine ognuno e arrivano solo fino a don Paolo Albera, terzo
successore di Don Bosco, come dire fino all’anno 1921. Noi getteremo uno sguardo più
avanti, arrivando ai nostri giorni, ma a volo d’uccello, in sole sedici pagine. Si può dunque 17
comprendere quanto la nostra panoramica sia incompleta. Ma il nostro intento è
unicamente quello di invogliare i lettori ad approfondire personalmente la storia della
congregazione di Don Bosco in questi suoi primi 150 anni di vita.
BS DICEMBRE 2009

2.8 Page 18

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DON BOSCO di Francesco Motto
TRA TRADIZIONE Don Bosco è una figura
universalmente conosciuta,
e sono varie le effigie che di
E INNOVAZIONE lui si hanno… sembra
sfuggire a ogni tentativo di
inserirlo nella costellazione
dei fondatori. Rimane
comunque un “grande” della
storia, non solo per quello
che ha fatto nei suoi 73 anni
di vita, ma per quello che è
riuscito a trasmettere della
portata universale, teologica
e sociale del problema
dei giovani.
Signore”; educatore teoricamente
passatista, dal volo altissimo nella
difesa dei valori trascendenti, non
negoziabili, fu “innovativo” per il
metodo educativo che
valorizzava la libera espressione
dei giovani e i valori umani come
amicizia, gioia, gioco, sport,
impressionano ancora oggi
(e cui si accenna nelle pagine qui
di seguito).
>> La società salesiana, diventata
“famiglia salesiana”, e nata dalla
mente e dal cuore di un
educatore di grande statura,
musica, arte...
continua oggi a rivelare, nel suo
complesso, notevole slancio
A suo favore non hanno
giocato né adeguate
risorse economiche,
>> Figlio di una tradizione
religiosa conservatrice, Don
Bosco rilanciò l’Oratorio quale
organizzativo e buone capacità
propositive, sia presso le società
più evolute sia presso i popoli
18
sempre insufficienti ai
bisogni, né un alto bagaglio
mezzo efficace di presenza della economicamente e culturalmente
Chiesa nella nuova realtà urbana; più in difficoltà. Le radici
culturale e intellettuale, quale era contadino di nascita, predilesse la donboschiane dell’albero sono
richiesto dal momento storico che città rispetto a una cultura
certamente sane, il tronco
si è trovato a vivere, e neppure una cattolica dell’epoca rivolta a
salesiano è indubitabilmente
formazione teologia e una
favorire la campagna; alieno da cresciuto robusto, i rami,
concezione sociale adeguata a
particolari studi sociali, si affermò nonostante tutto, ancora frondosi
rispondere immediatamente alla universalmente per la sua
in un’atmosfera di emergenza
secolarizzazione e alle profonde capacità di coniugare scuola-
educativa, il futuro salesiano è
rivoluzioni sociali in atto. Riuscì formazione-lavoro in anni in cui nelle mani di Dio... e nelle nostre.
tuttavia a conciliare felicemente il problema era assente dalle
nella sua persona e nella sua opera legislazioni. Don Bosco, privo di
tradizione e innovazione, antichità un ben definito progetto culturale
e modernità, muovendosi
o politico, ma ricco della
intelligentemente fra congiunture “passione per le anime redente da
favorevoli: inurbamento di giovani Cristo” e forte della convinzione
in tempi di decollo industriale,
che Dio era con lui, si sentì libero
aumento del bisogno d’istruzione, verso tutti e tutto e, come tale,
eccedenza demografica e crisi
seppe lanciare strategie operative
economiche che incentivavano che affascinarono masse di
l’emigrazione, incapacità delle
giovani, uomini e donne sotto
istituzioni statali (ma anche della tutti i cieli. A un secolo di
Chiesa) d’inquadrare il mondo
distanza la società salesiana da lui
degli adolescenti e dei giovani
fondata raggiungeva l’acme delle
secondo le esigenze della loro
forze operative (40 000 religiosi/e)
età. Temporalista a oltranza e
e a 150 anni il 121° Paese del
“intransigente”, rispettò tuttavia Pianeta. Era il “fenomeno
l’autorità costituita e formò alle salesiano”, per dirla con papa
virtù civili educatori e allievi;
Paolo VI: un complesso di opere
sacerdote dalla morale piuttosto al servizio della gioventù e delle
rigida, avviò i giovani della strada popolazioni più umili, gestite da
alla santità dello “stare allegri nel una serie di educatori che
DICEMBRE 2009 BS

2.9 Page 19

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I PRIMI
ERANO 18
La congregazione dei
salesiani è cominciata…
con 18 persone: Bosco,
Alasonati, Rua, Cagliero,
Bonetti, Ghivarello,
più altri 12 …
a 67 anni. Giovanni Battista
Francesia fu direttore di vari
collegi, membro del Consiglio
superiore, ispettore della
Piemontese/Lombarda. Pubblicò
una selezione degli scrittori latini.
Morì a 92 anni nel 1930. Lazzero
Lazzero fu il primo Consigliere
Professionale. Morì a 73 anni
>> Alasonatti morì 5 anni dopo
a Lanzo a 53 anni. Bonetti
nel 1910. Francesco Provera fu
prefetto in molte case; un’ulcera
Giovanni aveva 21 anni, fu il
al piede (!) lo portò alla tomba nel
primo direttore del Bollettino
1874 a 38 anni. Giuseppe
Salesiano; morì a 53 anni nel
Bongiovanni fondò con
1891. Anche Giovanni Cagliero Domenico Savio, suo compagno,
aveva 21 anni: divenne un
la compagnia dell’Immacolata,
eccellente musico, fu capo della poi fondò quella del SS.
prima spedizione missionaria in Sacramento e organizzò il
Argentina, primo vescovo e primo “piccolo clero”. Morì otto giorni
cardinale della congregazione. dopo l’inaugurazione della chiesa
Morì a Roma nel 1926 a 88 anni. di Maria Ausiliatrice, il 17 giugno
Michele Rua, di 22 anni, fu
1868. Questi furono, con Don
sempre vicino a Don Bosco.
Bosco, gli iniziatori. Si deve
19
Fu il primo direttore di un collegio anche alla loro fedeltà e spirito di
salesiano fuori Torino, Mirabello; sacrificio se la congregazione ha
nominato prefetto generale nel raggiunto in poco tempo tanti
1865, divenne primo successore obiettivi.
di Don Bosco e resse la
congregazione per 22 anni.
Angelo Savio, 24 anni, fu
economo generale per 15 anni.
Costruì Alassio, Vallecrosia,
Marsella e il tempio del Sacro
Cuore a Roma. Nel 1892 partì
Tra questi membri della
missionario per l’Ecuador. Morì
prima “direzione generale”, nel 1893 durante un viaggio, a 58
due passarono sacerdoti anni. Carlo Ghivarello di 24 anni,
diocesani (Anfossi e
compagno di Domenico Savio,
Chiapale) altri tre tornarono nel nel 1876 fu nominato economo
mondo (Marcelino, Rovetto,
generale. Fu direttore di Saint-Cyr
Pettiva). Il più anziano, don
in Francia e di Mathi, in Italia.
Vittorio Alasonatti, aveva 3 anni Morì nel 1916 a 78 anni.
più di Don Bosco che ne aveva
44. All’unanimità pregarono
>> Gli altri membri: Francesco
Don Bosco che fosse il Superiore Cerruti, il più giovane, aveva solo
Maggiore con la facoltà di
15 anni. Fu il primo direttore di
scegliersi il Prefetto. La scelta
Alassio e il primo ispettore della
di Don Bosco cadde su don
Ligure. Fu nominato, nel 1885,
Alasonatti. Quindi si procedette consigliere scolastico generale.
alla nomina di un direttore
Organizzò gli studi della
spirituale e la sorte scelse il
congregazione. Morì a 73 anni
chierico diacono Michele Rua, nel 1917. Celestino Durando fu
dell’economo, il diacono Savio autore di varie opere tra cui un
Angelo, e tre consiglieri, i chierici vocabolario latino-italiano e
Cagliero, Bonetti e Ghivarello. italiano-latino. Morì nel 1907
BS DICEMBRE 2009

2.10 Page 20

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I SUCCESSORI
Beato Michele Rua (1837-1910)
Continuità e sviluppo
1° salesiano formato da Don
Bosco, 2° sacerdote dell’oratorio,
1° direttore di una casa fuori
Valdocco, 1° successore di Don
Bosco con cui visse per oltre
trent’anni. In 22 anni di rettorato
moltiplicò i salesiani (da 750 a
4000) e le opere (da 57 a 387).
Beato dal 1972.
SONO 9
Nove i successori
di Don Bosco in questi
primi 150 anni di vita
della congregazione.
Don Paolo Albera (1844-1921) – Capitano nella 1° guerra
Direzione spirituale e
mondiale, fu ispettore,
formazione – È il RM della 1°
consigliere scolastico
guerra mondiale. Direttore a
generale, prefetto
Genova, ispettore in Francia,
visitatore in America, poi
generale. Visitò un
catechista generale. Carattere
migliaio di case nel
mite e salute cagionevole,
mondo, ricompattando
resistette però impavido allo
i salesiani dopo la
sfacelo della guerra, quando
durissima esperienza della
20 quasi metà dei confratelli furono 2° grande guerra. Fece costruire il Don Juan Vecchi (1931-2002) –
chiamati sotto le armi e decine di tempio di Don Bosco. Partecipò a Pastorale e progettualità
case requisite.
tre sessioni del Concilio. Nel CG Sensibile alla cultura giovanile,
XIX chiese di non essere rieletto primo RM non italiano (figlio di
Beato Filippo Rinaldi (1856-1931) e divenne il primo RM emerito. emigrati italiani in Argentina).
Bontà e rilancio missionario –
Fu ispettore in Spagna. Da
superiore generale, benché schivo
e riservato, portò a oltre 8000 il
numero dei salesiani e a 700 le
opere. Promotore infaticabile
delle missioni, favorì anche
l’espansione missionaria delle
FMA. Fondò le VDB (Volontarie
di Don Bosco). Beato dal 1990.
Don Luigi Ricceri (1901-1989) –
Crisi e rinnovamento – Dovette
affrontare i difficili anni del
post/concilio e delle rapidissime
mutazioni della società che
costarono l’abbandono di
qualche migliaio di salesiani.
Indisse il Capitolo Speciale XX
(1971-1972) che rinnovò
Costituzioni e Regolamenti
Sviluppò la riflessione sul
Progetto Educativo Salesiano,
sull’animazione pastorale, sui
gruppi e movimenti giovanili,
sulla proposta associativa
salesiana. Un male incurabile
troncò la sua attività. Il suo
rettorato è il più breve della storia
salesiana, ma certo di notevole
levatura.
Don Pietro Ricaldone (1870-
1951) – Organizzazione e cultura
– Incaricato delle scuole
professionali, le portò a un grado
di sviluppo tecnico e pratico
invidiabile. Lanciò la
congregazione sul piano
editoriale (LDC) e culturale (PAS).
Nonostante le guerre (spagnola e
mondiale – centinaia di morti e
quasi 2000 confratelli deportati)
durante il suo rettorato,
incrementò fino a 15mila i
salesiani e a un migliaio le opere.
secondo i dettati del Concilio.
Don Egidio Viganò (1920-1995) –
Ecclesialità e salesianità – Fu
perito del Concilio. Guidò la
congregazione a una vita più
ecclesiale e più ricca
culturalmente. Lanciò il Progetto
Africa, aprì all’Europa Est, fondò
l’Istituto Storico Salesiano,
ottenne la trasformazione
dell’Ateneo a Università
Pontificia, e vi aggiunse i
dipartimenti di Pastorale
Giovanile e Comunicazione
Don Pascual Chávez Villanueva
(1947-….) – il RM dell’era
digitale – Ha dato grande
importanza alla Strenna
annuale, alla Famiglia Salesiana
e al Movimento Salesiano. Punta
decisamente sul rinnovamento
della vita spirituale, sul
ripensamento della pastorale
giovanile e sull’uso coraggioso
ma attento e discreto dei nuovi
media. Ha lanciato il “Progetto
Europa” per aiutare il vecchio
continente a ritrovare forza
Don Renato Ziggiotti (1892-
Sociale. Morì un anno prima della propositiva e rinnovata volontà
1983) – Visite e ottimismo
scadenza del suo 3° mandato.
di evangelizzazione.
DICEMBRE 2009 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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MISSIONARI
DA FAVOLA La congregazione annovera
grandi uomini tra coloro
che hanno lasciato patria,
famiglia, amici per seguire
la “chiamata” a portare il
Vangelo alle genti, secondo
l’ultimo comando di Gesù:
“Andate in tutto il mondo…”.
Artemide Zatti e di altri abbiamo
più volte parlato sulla nostra
rivista. Del cardinale Cagliero
accenneremo ancora.
Ci limiteremo a cenni.
>> Ma grandi missionari salesiani
sono un po’ dovunque nel
mondo. Monsignor Vincenzo
L a prima spedizione
missionaria fu in
Argentina. Alcuni di quei
Cimatti (1879-1965) in
Giappone, scienziato e musico,
don Luigi Cocco (1910-1980)
salesiani hanno meritato missionario tra i Guaicas
fama imperitura, come don
(Yanõmami) dell’Alto Orinoco; il in Thailandia fondò una nuova
Alberto De Agostini (1883-1960) suo volume “Parima” di carattere missione, aprì 10 case, un
pioniere, geografo, esploratore, enciclopedico svela usi, costumi noviziato e uno studentato
fotografo di fama internazionale; e cultura degli Yanõmami studiati filosofico/teologico e fondò una
monsignor Giuseppe Fagnano
per la prima volta sotto l’aspetto congregazione di suore indigene.
(1844-1916) cui dedicarono un geografico, storico ed etnico.
Monsignor Luigi Mathias (1887-
21
lago; don Alessandro Stefenelli Don Carlo Crespi (1891-1982), 1965) arcivescovo di Madras, fu
(1864-1952) costruttore e
di cui è in corso la causa di
un grande leader cattolico per
direttore di vari osservatori
beatificazione, fu uno degli
l’India. Costruì chiese, seminari,
meteorologici, di grandi opere di studiosi più seri degli indio Shuar alloggi per i poveri, dispensari,
irrigazione; una cittadina e un
dei quali raccolse materiale per ambulatori, scuole, un ospedale.
museo portano il suo nome. Il
ben due musei in Ecuador. Don “Noi parliamo di opere sociali, voi
signor Carlo Conci (1877-1947) Albino Del Curto (1875-1954)
le fate”, gli disse il Primo Ministro
sociologo, popolarissimo, fu
fece un’opera colossale in
di Madras. Don Michele Unia
direttore del “Secretariado
Ecuador: una strada da Pan a
(1849-1895), in Colombia scelse
Nacional de la Union Popular
Mendez, con pala, piccone,
Agua de Dios, terra dei lebbrosi
Católica Argentina” e presidente scure, machete e candelotti
(ve n’erano un migliaio). Fu prete e
della “Giunta Centrale di Operai di dinamite. Non ci credeva
capo della comunità con pieni
Cattolici”, scrisse libri, fondò la nemmeno il Governo… Ci mise poteri. Costruì la città dei lebbrosi
rivista “Restauración Social”. Don 10 anni e divenne un mito!
con asilo, scuola, chiesa, ospedale,
Maggiorino Borgatello (1857-
Tralasciamo i missionari in Cina acquedotto. Introdusse la musica,
1929) fondatore del “Museo
Luigi Versiglia (1873-1930) e
il canto, il lavoro. Morì sfinito.
Etnografico e di Scienze Naturali” Callisto Caravario (1903-1930) Don Aurelio Maschio (1909-1996)
di Magallanes. Del beato
di cui abbiamo già parlato. Abbà fece opere sociali in tutta l’India,
Elio (1942-1993) in Etiopia fece trasformò un acquitrino
fiorire il deserto: “Avete dato
puzzolente in terreno solido,
dignità alla nostra città” gli disse dove impiantò una delle più
il sindaco di Sway. Don Cesare straordinarie opere missionarie.
Albisetti (1888-1977) è autore
Père François Guézou (1924-
con don Giacomo Venturelli
2009) trasformò centinaia di
(1916-2006) della “Enciclopedia capanne abitate da “fuori casta”
Bororo” in 4 volumi, “il maggior in villaggi, s’inventò una grande
monumento della etnologia
impresa di bachi da seta, costruì
sudamericana” (Levi Strauss).
chiesa, scuole, ospedali, collegi…
Monsignor Gaetano Pasotti
Anche questo è solo un assaggio:
(1890-1950), in Cina ottenne
ben più numerosa è la schiera dei
salvacondotti perfino dai pirati; grandi missionari salesiani.
BS DICEMBRE 2009

3.2 Page 22

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SCRITTORI
Nei collegi salesiani fino
agli anni 50/60 vigeva la
regola di leggere, a tavola,
per un tempo conveniente,
dei romanzi “buoni”, sia per
tenere in qualche modo
la disciplina, sia per inculcare
nei giovani esempi di
eroismo, di onestà, di virtù
e di lotta contro il male.
salesiana di Catania che l’ha
pubblicato furono vendute più di
300mila copie! Don Pilla ebbe
anche l’onore di essere chiamato
dall’editore Cantagalli a dirigere
la sua collana agiografica nella
quale pubblicò 78 volumi, in
gran parte scritti da lui stesso.
Emilio Garro, a sua volta, fu un
prolifico romanziere; i vecchi
salesiani conoscono bene
i racconti storici “Seimila
spade”, “La fine del mondo”,
“Pompeiana Juventus”, ecc. tutti
A nche il romanzo letto a
tavola era un mezzo
educativo. Non per nulla
editi dalla SEI. Della stessa
editrice sono anche i romanzi
di don Rufillo Uguccioni,
un nugolo di salesiani si altrettanto noti, come “Il cervo
lanciarono nei cieli della fantasia bianco”, “Il collaudo dello
per scrivere romanzi che
Spar”, “Il sentiero della
qualcuno oggi definirebbe “fuori tempesta”, “La spia di Bagdad”,
22 dagli schemi”. Certo! Non vi si
“Il dragone nero”, ecc.
trovano truculenze gratuite, sesso
>> Ma molti altri salesiani si sono
cimentati in lavori educativi e
scolastici, come
à go-go, vendette devastanti; non
i grandi latinisti e grecisti che con
trionfano i vizi, non c’è traccia di
una meticolosità encomiabile e
parlare sboccato, di scurrilità,
inarrivabile maestria hanno
bestemmie, turpiloqui e via
purgato” i classici latini e greci,
discorrendo che formano, troppo
togliendo dai loro scritti tutto ciò
spesso, l’ambiente narrativo dei
che non rispondeva a criteri
moderni scrittori che non
educativi salesiani. Tali
conoscono più tabù, poiché non
“aggiustamenti” che oggi
sono educatori! Alcuni di questi
apparirebbero scandalosi e
romanzi non hanno nulla da
sarebbero bersaglio di motteggi
invidiare – si parla di trama, di
e vignette caustiche, allora fecero
fluidità di scrittura, d’intreccio
la fortuna della SEI, tanto da
narrativo – alle più quotate opere
portare l’editrice salesiana ai
dei moderni autori, tant’è che
primi posti dell’editoria nazionale
riuscivano a tenere in silenzio
scolastica. Tra i nomi più illustri
torme di giovani…
di salesiani che hanno operato
in questo campo si ricordano
>> Alcuni dei più noti
don Paolo Ubaldi e don Sisto
romanzieri salesiani rispondono
Colombo professori universitari;
ai nomi di don Eugenio Pilla,
don Giovanni Battista Francesia
don Rufillo Uguccioni, don
diresse i “Selecta”: testi che
Emilio Garro
offrivano edizioni purgate di
Il primo ha all’attivo circa 300
scrittori latini; mentre don Giovan
volumi tra romanzi, biografie di
Battista Garino si occupava
grandi uomini e agiografie. Il più
di quelli greci e don Francesco
gettonato dei suoi scritti, citato
Cerruti di quelli italiani…
anche da Umberto Eco e
Molti altri i nomi di salesiani
sfruttato per decenni nei collegi
di fama che la tirannia dello
salesiani s’intitola “Piccoli
spazio ci priva del piacere
martiri”; dalla tipografia
di nominare.
DICEMBRE 2009 BS

3.3 Page 23

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MADRI di Maria Antonia Chinello
PERCHÉ SORELLE
Un nome qua e là. Oppure, i
cenni biografici di chi ha
speso la vita dedicandosi
Del loro passaggio in questi
150 anni della congregazione
salesiana restano tracce nelle
alle prestazioni domestiche pagine di cronaca, spesso
presso i salesiani nelle loro opere. scarne e succinte. Parliamo
Sono centinaia le FMA che, a
delle FMA.
partire dagli anni ’20 fino agli anni
’70, hanno prestato servizio presso
le case dei confratelli. Era stato
Don Bosco a pensare a loro, come >> Ha nomi e luoghi precisi
aiuto per i servizi domestici nei
la geografia della maternità
collegi e in qualche sede
spirituale esercitata dalle suore
vescovile, presto abbandonata.
con prudenza e discrezione, nel
Sostituivano le presenze femminili silenzio e nel nascondimento.
vissuta come presenza d’amore.
dei primi decenni, mamma
Una maternità verso confratelli e Don Della Torre, il fondatore, le
Margherita, poi la mamma di don giovani, nata da cuori innamorati portava come prova dell’esistenza
Rua, di monsignor Gastaldi, e
alcune benefattrici. Figlio del suo
di Dio, che si è fatta presenza e
cura non solo tra pentole e stufe,
di Dio. Chi poteva sostenere la loro
fatica in cucina, ogni giorno,
23
tempo, Don Bosco non trascurò le macchine da cucire e lavatrici, mattino, pranzo, merenda, sera, in
misure prudenziali nelle relazioni ma che si è espressa spesso più guardaroba e in lavanderia […]?
tra salesiani e suore. In una visione con gesti che con parole ed è
Le suore hanno vissuto il cambio
così unitaria della missione,
giunta a toccare il senso, le
educativo dal “Beccaria” a “Don
inizialmente non si pensò a
motivazioni profonde che
Bosco”, “a fianco” dei Salesiani,
convenzioni con le FMA, che
sostengono e rinsaldano la scelta rinsaldando giorno per giorno, i
regolassero gli orari di lavoro,
di dedicarsi a Dio e, in lui, ai
fraterni vincoli di comunione, di
le spese, eventuali stipendi.
giovani. Suor Nunzia Gangemi, servizio e di collaborazione, vivi
Un senso di grata riverenza
suor Maria Prassenda, suor Teresa ancora oggi». La certezza che
prevaleva su ogni altra
Zucca, suor Maria Garberoglio, preparare da mangiare è un gesto
considerazione. Quest’opera,
suor Giulia De Carli, suor Donata eucaristico, religioso e lavare piatti
realizzata per necessità pratiche e Gruosso, suor Domenica
o vestiti, pantaloni e calze richiama
contingenti, benché non rientri
Girolami, suor Anna Grassi, suor il gesto di Gesù nell’ultima Cena,
giuridicamente nella missione
Carla Munerato, suor Mariangela quando si è chinato a lavare e a
specifica dell’Istituto, è stata
Saltarelli… e poi l’Ateneo
baciare i piedi dei suoi amici, ha
sempre considerata un’attività
Salesiano, la Pisana, il Sacro
guidato forse inconsapevolmente le
subordinata ad altre con finalità Cuore di Roma, il Belvedere di nostre sorelle a vivere il ministero
espressamente educative.
Vercelli, Napoli Vomero, Arese e del servizio e del dono incessante.
i «barabitt»… L’elenco potrebbe Ma è anche vero che la
continuare e sarebbe sempre
ricompensa ricevuta è moltiplicata,
debitore. Sono state mamme e
e non solo nel Regno dei cieli.
sorelle. L’economo generale don Infatti, se si dovesse lasciare a loro
Giraudi scrisse alla superiora
la parola, sarebbero tutte altre
generale che la morte di suor
storie tessute sui fili della
Luigia Ponti era «un lutto per tutto riconoscenza e della memoria, dal
l’Oratorio di Valdocco!».
sapore dei fioretti francescani, che
non avrebbero fine perché vissute
>> I salesiani per il 50esimo
nei segni della semplicità e
dell’arrivo delle FMA ad Arese,
reciprocità del dare la vita, costi
scrivono: «[…] la presenza delle quel che costi, e ora custodite nel
suore ad Arese è sempre stata
cuore perché donne e madri.
BS DICEMBRE 2009

3.4 Page 24

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A DUE VOCI di Maria Antonia Chinello
La collaborazione tra FMA
e Salesiani è un dato di fatto
fin dagli inizi. Il tempo ha
scritto pagine di dedizione
e passione missionaria,
di intraprendenza e creatività
per rispondere, insieme,
ai segni dei tempi, credendo
che i confini del carisma e
della presenza educativa si
ampliano. Fino all’insperato.
attraverso la cura delle donne e dei
piccoli. Don Cagliero, don
Costamagna e altri missionari della
prima ora riferiscono dell’efficacia
di tale sinergia nella missione
salesiana.
Oggi i tempi, i contesti,
le modalità e i canali della
“collaborazione” tra FMA e SDB
sono ulteriormente mutati.
>> Il Rettor Maggiore definisce la
che “insieme” si può pensare, si
possono dare mani e piedi all’agire
per i giovani e le giovani. Lo sforzo
è “lavorare in rete” per rafforzare e
rendere concreta la comunione e
la missione educativa, nel rispetto
della specificità e diversità, in un
clima di serenità e di fraternità,
di scambio e di reciproco
potenziamento, di effettivo ed
efficace inserimento sociale e
culturale.
Famiglia Salesiana come un vasto I cammini e le presenze si
movimento di persone dedicate al moltiplicano, si aprono a nuovi
L e prime sono state le case
di Borgo San Martino, di
Torino-Valdocco, di Nice
in Francia. Nel 1877,
Don Bosco decide di inviare
un primo manipolo di FMA in
Uruguay. L’Istituto era nato da
bene dei giovani, un’identità che
richiede un grande impegno da
parte dei diversi gruppi che
compongono la famiglia spirituale
fondata da Don Bosco.
Possono essere nuove le parole,
ma di fondo vi è la convinzione
risvolti per rendere sempre più
significativo e pregnante, a tutti
i meridiani e paralleli, il sogno di
Don Bosco, Padre e Maestro: la
salvezza dei giovani, vederli –
e volerli – felici nel tempo e
nell’eternità.
24
poco, nel 1872. A sommare l’età
delle prime sei missionarie si
giunge a malapena a… 123 anni!
Questa precoce apertura
missionaria fu dovuta
all’intraprendenza e alla fiducia
di Don Bosco, che in tal modo
impresse un carattere
internazionale all’Istituto, con
le relative conseguenze
organizzative e formative.
Intraprendenza che ha trovato
nelle suore risposte pronte e
generose, nella certezza di
“andare” accanto ai “figli di
Don Bosco” e di poter contare su
di loro. Il tipo di collaborazione
realizzata si differenzia
notevolmente da Paese a Paese,
a riprova di un realistico
adattamento al contesto.
Le FMA della prima spedizione
missionaria, avvenuta il 14
>> Mentre nei Paesi europei
novembre 1877 (è indicata la data
prevale una subordinazione delle
di nascita):
FMA, che vedevano nei Salesiani
i superiori e i tutori autorevoli,
Borgna Giovanna 20-02-1860 17 anni
indiscussi e indiscutibili del vero
Cassulo Angela
09-03-1852 25 anni
spirito salesiano, nelle missioni,
invece, dopo aver seguito i
Salesiani nell’avvio delle opere,
Denegri Angela
Gedda Teresa
02-02-1860
07-01-1853
17 anni
24 anni
le suore furono loro accanto
Mazzarello Teresa 12-04-1860 17 anni
nell’apostolato, aprendo le porte
Vallese Angela
08-01-1854 23 anni (capospedizione)
delle famiglie al sacerdote,
DICEMBRE 2009 BS

3.5 Page 25

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IL BOLLETTINO SALESIANO
L a prima idea che venne in
mente a Don Bosco fu
di creare un organo
di collegamento per
i numerosissimi cooperatori che
un po’ dovunque supportavano
le sue innumerevoli opere e
iniziative. Lo pensò come
“l’anima della nostra Pia Unione”
(MB 13,265). Ma, già fin
dall’inizio, il suo disegno appare
Bonetti
d. Giovanni
1877-1883
Anzini
d. Abbondio
1896-1904
Lemoyne
d. G. Battista
1883-1896
Bonetti
d. Giovanni
1877-1883
Cassano
d. Giovanni
1926-1927
Gameri
d. Domenico
1927-1932
Favini
d. Guido
1932-1950
molto più ampio. Tant’è che
decise di farlo leggere in pubblico
DIRETTORI
BS ITALIA
sia ai salesiani sia agli allievi. Si
accorse subito di aver creato un
mezzo dalle molteplici
possibilità, e gli diede
un’importanza che potrebbe
Gentilucci
d. Aspreno
1950-1951
Bianco
d. Enzo
1975-1983
Bosco
d. Giovanni
1877
apparire addirittura esagerata,
Manieri
fino a chiamarlo il “sostegno
principale dell’opera salesiana e
De Vanna
d. Umberto
d. Giancarlo
1997...
di tutto quanto riguarda noi” (MB
Zerbino
d. Pietro
1991-1997
25
17,669), fino a legare al BS la
1951-1972
prosperità della Società Salesiana
(MB 17,645), fino a dire che se
Bosco
d. Teresio
Costa
d. Giuseppe
Il BS è una creazione
originale di Don Bosco,
cadesse il Bollettino cadrebbero
1972-1975
1983-1991 una delle tante! L’ha voluto,
le sue opere! (MB 13,260).
l’ha sostenuto, l’ha ampliato.
È stato proprio lui che ha
>> Molti gli obiettivi assegnati
alla rivista. Il BS diventerà una
potenza (CG 111,1893). Esso deve
servire “per ottenere soccorso,
attirando l’affetto della gente alla
nostra istituzione” (MB 13,260).
Per questo egli vuole una catena
mondiale di BS. Tant’è che
cominciò a crearla. Dopo quella
italiana (1877) fondò quella
francese (1879), poi quella
quando passò la direzione a
don Giovanni Battista Lemoyne,
che sarà uno dei suoi biografi.
>> Una particolarità che è
ancora in atto è la seguente:
il volume 13° delle Memorie
Biografiche annota a pagina 260:
“L’abbonamento costava tre lire,
le quali peraltro non si faceva
obbligo ad alcuno di versare”.
preparato e scritto il primo
numero, e anche quando
l’ha affidato ad altri, ha
continuato a seguirlo
personalmente sia per quanto
riguardava l’impostazione
generale, sia per quanto
riguardava i contenuti.
Ha accompagnato la storia
della congregazione dal 1877
a oggi.
argentina (1880) quindi quella
Fu proprio Don Bosco a dare
spagnola (1886). Voleva una
ragione di questa prassi da lui
rivista operativa, mordente,
voluta: “Il vantaggio da esso (BS) armonie e contrasti, carità e
dinamica. Non per nulla come arrecato non istà nelle tre lire di difficoltà, vita e morte…
primo direttore, dopo di lui,
annualità; quindi non si
I 14 direttori che sono succeduti
chiamò don Bonetti, grintoso,
richiedano. Un benefattore che a Don Bosco hanno cercato
combattivo, determinato.
dia un’elemosina, talvolta
di seguire le indicazioni che
Tanto che dovette intervenire per basterà a pagare per tutti”.
il fondatore aveva dato al suo
raccomandargli un po’ più di
(MB 13,261). Nei suoi 132 anni primo successore. Oggi le
moderazione. Ma non insistette di vita il BS non è mai venuto
56 edizioni della rivista in 29
più di tanto. Segno evidente che meno a questa prassi. Le sue
lingue testimoniano della fortuna
il suo primo successore come
pagine hanno socializzato
di questo mezzo di diffusione
direttore non gli dispiaceva
imprese e catastrofi, cronache che resiste all’avanzata delle
affatto. Ce lo lasciò fino al 1883, e resoconti, consensi e dissensi, edizioni digitali.
BS DICEMBRE 2009

3.6 Page 26

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UN ORATORIO SENZA MUSICA
È UN CORPO SENZ’ANIMA insegnante stimato di musica sacra
e canto gregoriano al
Conservatorio di Napoli. Noto in
campo internazionale.
Don Nicola Vitone (1913-1974).
Il cammino della
Congregazione è cosparso
di suoni. La musica è stata
sempre usata da Don Bosco
come strumento educativo
d’eccellenza, alla pari del
teatro. Anche per questo
molti suoi figli hanno
coltivato quest’arte con
risultati che hanno superato
i confini nazionali.
Diplomato al conservatorio di
santa Cecilia a Roma, conosciuto
in Italia e all’estero. Insegnò
al Conservatorio di Bari e al
Pontificio Istituto di Musica Sacra
a Roma. Da buon salesiano
considerava la musica un mezzo
educativo e di elevazione
spirituale. “È un esempio che
non potrà essere dimenticato
da quanti lo hanno conosciuto”,
scrisse di lui l’Osservatore
Romano.
Don William Rabolini (1930-
Don Bosco stesso era un
musico autodidatta.
26
Lodate Maria”, “Ah!
Si canti”, “Angioletto del
1992). Di eccezionale sensibilità
artistica. Diplomato in organo
e composizione a Milano, in
Musica corale, Direzione di coro
mio Dio” (parole di Silvio Pellico) in tutta la Francia. Fu
e Composizione a Napoli, dove si
sono le sue composizioni più
vicepresidente della celebre
abilitò anche per l’insegnamento
note che sono state eseguite
Associazione Italiana Santa
di Direzione Corale e di
per più di 100 anni nei collegi
Cecilia. Organizzò concerti
Direzione d’orchestra. Fu docente
salesiani. Ai suoi figli trasmise
sacri e profani di musica
stimatissimo al Conservatorio di
l’amore alla musica e al canto
polifonica che lo resero popolare. Avellino prima, di Napoli poi, e
come mezzo educativo. Alcuni Fu uno dei maggiori specialisti docente di Musicologia presso la
di loro divennero celebri.
del gregoriano.
facoltà teologica dell’Italia
Don Giovanni Cagliero
Don Giovanni Pagella (1872-
Meridionale. La sua “Cantata a
(1838-1926), missionario in
1944) fu messo a confronto con Don Bosco per Coro e Orchestra
Argentina poi vescovo e primo i migliori compositori del suo
fu eseguita al San Carlo di Napoli
cardinale salesiano. Le sue
tempo. Uno dei grandi maestri nell’88 dalla RAI. Fondò e diresse
melodie divennero popolarissime di musica sacra. Ingente la sua l’Orchestra Giovanile
e non solo in ambiente salesiano. produzione. Fu lui a comporre la Meridionale e il Piccolo Teatro
Lui stesso si definì “impresario
Messa a otto voci per il ritorno di Lirico Napoletano.
della musica strumentale del
Don Bosco dalla tomba di
Abbiamo tralasciato don Antonio
canto e del teatrino”. La sua
Valsalice a Valdocco.
Fant, don Raffaele Antolisei,
“Messa funebre” fu eseguita per Don Alessandro De Bonis (1888- don Enrico Scarzanella, e molti
i funerali di re Carlo Alberto.
1965). La “Cantata a
altri che onorarono la
Il coadiutore Giuseppe Dogliani San Domenico Savio” per il
congregazione con il loro talento
(1849-1934), fu compositore e 10° anniversario della
artistico/musicale.
maestro di coro inarrivabile;
canonizzazione del piccolo santo,
veniva invitato in varie città
venne trasmessa dalla TV Italiana
d’Italia, Francia e perfino in
due giorni dopo la sua morte.
Argentina. La sua banda eseguiva A 7 anni suonava l’organo in
con disinvoltura Gounod, Rossini, chiesa: per arrivare alla tastiera
Haydn, Palestrina, ecc.
metteva sullo scranno due grossi
Don Giovanni Battista Grosso
messali. A 22 anni si diplomò in
(1858-1944) direttore a Marsiglia, organo a Bologna, poi in pianoforte
vi creò una schola cantorum nota e composizione a Napoli. Divenne
DICEMBRE 2009 BS

3.7 Page 27

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DON BOSCO
IN FRANCOBOLLO
La fama di una persona si
misura anche dalla quantità
di francobolli sui quali è
raffigurata la sua effige, ed
emessi per qualche sua opera
o ricorrenza. Di “Don Bosco
in francobollo” esiste una
pubblicazione che riporta
anche l’autentica marea di
annulli postali di cui il santo
dei giovani è stato oggetto.
alcune. Don Bosco che abbraccia
giovani di diverse razze; che
incontra Domenico Savio; che è
raccolto in preghiera; che parla
con giovani apprendisti, che
assiste ragazzi intenti al gioco
e allo studio; in compagnia di
giovani che pregano, ecc. Le più
diverse nazioni hanno omaggiato
di una o più emissioni il Santo di
Valdocco, a testimonianza della
sua popolarità ma soprattutto
dell’importanza della sua opera
educativa. Accenniamo solo a
Con ogni probabilità il più
venduto dei francobolli
raffiguranti Don Bosco fu
poche e senza ordine. Oltre al
già citato Vaticano, il Brasile,
l’Argentina, il Belgio, la Bolivia,
27
quello ricavato da uno dei l’Austria, la Colombia,
31 quadri del pittore Corrado
l’Honduras, il Cile, il Venezuela,
Mezzana che descrivono le varie l’Uruguay, la Repubblica
tappe della vita di Don Bosco.
Dominicana, il Perù, il Paraguay,
Quel francobollo, diviso in due Panama, il Guatemala, El
parti raffiguranti rispettivamente Salvador, L’Ecuador, Macao,
a destra in primo piano il Santo l’India, le Filippine, la Spagna,
benedicente e a sinistra in
la Romania la Slovacchia, Malta,
secondo piano l’incontro di Don l’Olanda, il principato di
Bosco con Domenico Savio,
Monaco, l’Ungheria…
prodotto in 4 milioni di copie,
è stato emesso per l’anno
>> I francobolli non riproducono
centenario della sua morte, nel soltanto Don Bosco. Spesso sono
1988. Dello stesso pittore fu
dedicati ad alcuni suoi figli,
anche una serie con l’effige di
diventati famosi, come il cardinal
Don Bosco e una con quella di Cagliero, il rettor maggiore don
san Francesco di Sales, in
Renato Ziggiotti, il fondatore del
occasione dell’Esposizione
santuario di Gesù Bambino di
Mondiale della Stampa Cattolica Bogotà, don Juan Del Rizzo; ma
il 20/06/1936. Ne furono venduti, anche a gruppi di missionari, ad
solo nei giorni dell’esposizione, alcuni santuari dedicati
677.177, un numero
all’Ausiliatrice, ad alcune opere
impressionante considerando
salesiane di particolare rilevanza
che i visitatori furono 82.738.
sociale. E ancora (stavolta
francobolli è stata accompagnata
parliamo di una splendida serie ovunque da buste con timbri
>> Le raffigurazioni del Santo sui venezuelana) a giochi di ragazzi, primo annullo.
francobolli hanno toccato e
ad apprendisti in laboratorio, a È lecito perciò affermare che
toccano i più diversi aspetti della missionari assieme a piccoli indi, anche i francobolli abbiano
sua intensa vita e della sua
a giovani in scuole agricole. C’è contribuito alla diffusione
sorprendente opera in ogni parte anche da sottolineare che la quasi del nome di Don Bosco e
del mondo. Ne indichiamo
totalità delle emissioni dei
della sua opera.
BS DICEMBRE 2009

3.8 Page 28

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ARCHITETTURA VIVENTE
DON BOSCO Già Don Bosco e i suoi primi
successori avevano
di Natale Maffioli
commissionato ad artisti,
in verità poco noti ma
significativi nell’ambito
locale, chiese, dipinti e
sculture per sostenere, a tutto
campo, le imprese educative.
Oggi i santuari salesiani sono
tantissimi.
di respiro internazionale: aveva
attecchito in Inghilterra e negli
Stati Uniti. Con questo riferimento,
l’ingegner Spezia voleva sottrarre
la costruenda chiesa alla matrice
torinese e inserirla in un contesto
architettonico sovranazionale.
La fabbrica, tra alterne vicende,
fu portata a termine nel 1868 e
A i primi salesiani stava a
cuore non solo il sistema
preventivo ma anche
consacrata il 9 giugno di
quell’anno.
quanto l’arte poteva offrire >> La seconda è quella di San
per educare la gioventù e il popolo Giovanni Evangelista sul Viale
cristiano. Ecco allora le tre chiese del Re (oggi Vittorio Emanuele II)
che Don Bosco fece costruire
dell’architetto Edoardo Arboreo
sobbarcandosi fatiche immani per Mella, consacrata il 28/10/1882.
28 la raccolta dei fondi: Maria
Ausiliatrice e San Giovanni
L’architettura si ispira a modelli
romanici lombardi, rivisitati dal
Evangelista a Torino, il Sacro
Mella con mentalità che aderiva
Cuore a Roma. Della prima è bene ai canoni della storiografia
riassumere le tappe e le idee di
Don Bosco. Da qualche tempo
egli vagheggiava la costruzione di
una chiesa “che sia magnifica”,
intitolata a Maria Ausiliatrice.
La progettazione fu affidata
all’ingegner Antonio Spezia.
Il prospetto originario ha evidenti
legami con la chiesa veneziana
di San Giorgio Maggiore
dell’architetto Andrea Palladio.
Deviando da quelle che erano
le forme eclettiche in voga,
lo Spezia si rivolse a modelli
palladiani come più versatili e
universali. Si tenga presente che
il palladianesimo si presentava
come un evento architettonico
ottocentesca. L’alta guglia che
sovrasta la porta principale è
inusitata nel panorama
architettonico piemontese.
L’interno, tre navate e
deambulatorio, è ricco di pitture
di Enrico Reffo e Giuseppe
Rollini. L’altare maggiore e i sei
laterali sono stati eseguiti su
disegni del Mella, i lampadari, in
bronzo dorato, su disegni di Carlo
Costa. Pregevole la bussola lignea
della porta maggiore, intagliata
nel 1888 dal minutiere Antonio
Boido. Il mosaico pavimentale del
presbiterio fu messo in opera da
Davide Crovatto nel 1882, mentre
le stazioni della Via Crucis, in
cemento, sono della ditta Mayer
Castro Pretorio, opera di Francesco
Vespignani (1808/1882) figlio di
Virginio, architetto di PIO IX.
La facciata è di schietto gusto
neoclassico in parte realizzata in
travertino; i tre portali, in marmo
bianco di Carrara sono coronati
da mosaici che raffigurano il Sacro
Cuore, san Giuseppe e san
Francesco di Sales. L’interno si
ispira alle antiche basiliche
romane: tre navate divise da otto
colonne e pilastri di granito grigio.
Nessuna parte delle pareti delle
volte e dei soffitti è trascurata:
mensole, rosoni, arabeschi e
affreschi, tutto contribuisce a
rendere la basilica solenne e
di Monaco di Baviera. A sinistra armoniosa. Al fondo campeggia
della porta principale è collocata l’altare maggiore con l’immagine
la statua di Pio IX, in marmo
del Sacro Cuore, del pittore Franz
bianco di Carrara, di Francesco van Rohden (1817-1903).
Gonfalonieri; Don Bosco, la
Una parte dell’altare è
voleva davanti alla chiesa.
settecentesca e proviene dalla
chiesa senese di San Francesco;
>> La terza chiesa, che costò
altri elementi decorativi della
al Santo sacrifici enormi, è la
basilica giungono da antiche
basilica romana del Sacro Cuore al chiese dismesse di Roma. ,
DICEMBRE 2009 BS

3.9 Page 29

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LA SCULTURA di Natale Maffioli
Per rimanere nell’ambito
delle opere scultoree vale
qui la spesa ricordare
i due grandi bozzetti
commissionati da don Rua
nel 1892, nell’ambito del
rinnovamento decorativo
dell’interno della basilica
di Maria Ausiliatrice, allo
scultore piemontese Giacomo
Ginotti.
Dai modelli si dovevano
trarre due sculture da
collocare tra le due
coppie di colonne del
rinnovato altare maggiore
progettato dall’architetto
Crescentino Caselli. Mentre
si attendeva la loro
realizzazione, furono installate
provvisoriamente due immagini
posticce, ma il provvisorio
divenne definitivo e le due
sculture in marmo non furono
mai eseguite. Il Ginotti fu
comunque remunerato per il suo
lavoro e i due modelli finirono
in qualche deposito. Nove anni
dopo, in occasione
dell’inaugurazione della chiesa
annessa al collegio salesiano di
Valsalice, i due gessi del Ginotti
fecero la loro comparsa a
coronamento dell’altare
maggiore. L’evento fu così
descritto dal Bollettino Salesiano:
Aggiungono grazia e decoro
allo splendido altare due grandi
statue, S. Vincenzo de’ Paoli
e S. Filippo, delle quali una in
curnu Evangelij, l’altra in cornu
epistolae, già modellate
dal Ginotti”.
>> Il Ginotti era nato nel 1845.
Vincenzo Vela
(1820-1891) due
29
Dopo aver studiato al
angeli portacero
Laboratorio Barolo di Varallo
in legno. Con
Sesia, passò all’Accademia
tutta probabilità
Albertina di Torino dove tornò le due figure
dopo un breve trasferimento angeliche
a Roma. Fu allora che
erano poste
produsse monumenti di
alla base dei
grande impegno. La sua gradini dell’altare maggiore
gloria la deve a una
della Basilica di Maria
singolare scultura,
Ausiliatrice; con l’ampliamento
La schiava”, più
degli anni trenta del ’900, furono
volte replicata, che relegate nel matroneo della
gli valse la nomina chiesa interna del collegio di
a Cavaliere della
Valsalice. Recuperati, i due
Corona d’Italia.
angeli ultimamente sono stati
Altre opere sue
restaurati e posti a fianco del
furono premiate in
nuovo altare nella stessa Basilica
diverse esposizioni
da dove provenivano. Il riferimento
internazionali e gli
all’ambito del Vela è insinuato
valsero la fama di
da alcuni particolari degli
grande artista. Morì
angeli, e segnatamente del volto
a Torino nel 1897.
che riprende in maniera
sconcertante il viso angelico del
>> Tra la fine degli
monumento funebre di Tito
anni ’80 e l’inizio del Pallestrini del 1856 (attualmente
decennio successivo, conservato nella Galleria Civica
furono commissionati d’Arte Moderna di Torino);
a un artista
certamente anche la raffinatezza
importante, vicino dell’esecuzione rimanda a uno
allo scultore
scultore di alto livello.
BS DICEMBRE 2009

3.10 Page 30

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LA PITTURA di Natale Maffioli
L e nuove fabbriche
ecclesiastiche furono
anche l’occasione per la
il 21 aprile 1869. La Consegna
delle chiavi è dunque un’opera
giovanile; il Carcano è ancora alla
commissione di dipinti
ricerca di un suo linguaggio, ma
funzionali ai titoli e alle diverse si rivela già orientato verso quello
devozioni. Per la basilica di Maria che si può definire un
Ausiliatrice lavorò Tommaso
protodivisionismo, anche se è
Lorenzone alla pala principale molto attento ai dati del reale.
e a quella dell’altare di san
Il dipinto è firmato.
intensità lascia intendere che il
Giuseppe; un ulteriore dipinto per
Reffo, che conobbe Don Bosco
l’altare di san Pietro (l’altare è
>> Anche l’artista Enrico Reffo
perché fu lui ad affidargli la
stato sostituito negli anni trenta (1831-1917), buon pittore
decorazione interna della chiesa
del ’900 da quello di Don Bosco), soprattutto di soggetti religiosi (fu di San Giovanni, sia rimasto
importante ma trascurato, fu
per decenni insegnate di pittura e folgorato da quello sguardo e lo
realizzato dal pittore milanese
scultura nel collegio torinese degli descrisse con minuzia in questo
Filippo Carcano (1840-1914).
artigianelli), lavorò a diverse
suo ritratto.
L’indicazione dell’artista si deve imprese volute dai salesiani: per la I salesiani non si interessarono
alla sagacia del duca milanese basilica di Maria Ausiliatrice
solo di nuove opere, ma
Tommaso Gallarati Scotti.
realizzò la tela all’altare dei Santi conservarono quelle antiche
Il quadro era già pronto
Martiri, e due grossi quadri per la che, grazie a passaggi di
chiesa interna del collegio torinese proprietà, erano venute in loro
30
di Valsalice, ma fu soprattutto nella possesso.
chiesa di San Giovanni Evangelista È sufficiente, come esempio,
che dispiegò al meglio la sua arte. ricordare i diversi capolavori
Decorò il catino absidale con una di pittura e scultura conservati
struggente crocifissione, le pareti nel santuario della Madonna
laterali del presbiterio con le storie dei Laghi di Avigliana (TO).
del titolare mentre nella navata
Il polittico posto sopra l’altare
centrale raffigurò i sette vescovi maggiore, opera di un valente
destinatari dei sette messaggi del pittore, vissuto tra il ’400
capitolo secondo dell’Apocalisse. e il ’500 vicino, se non
compagno, del grande pittore
>> Nel 1909 realizzò un ritratto piemontese Defendente Ferrari
di Don Bosco; lo sguardo del
(1480/85-1540). Il bellissimo
santo è fisso su un oggetto al di ciborio rivestito di tartaruga,
fuori della pittura, la sua
opera romana degli inizi del
’600, oppure le strutture lignee
degli altari, capolavori di
importanti minusieri piemontesi.
>> Dovremmo parlare delle opere
di architettura, pittura e scultura
realizzate, soprattutto nel secolo
scorso, in ogni parte del mondo:
le centinaia di chiese e santuari
dedicati a Don Bosco, Maria
Ausiliatrice, Domenico Savio in
pratica ovunque sono i salesiani.
Alcuni sono autentici capolavori,
eseguiti da artisti di fama.
La tirannia dello spazio non
ci permette nemmeno
di accennarli.
DICEMBRE 2009 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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IL SANTO
DEI MONUMENTI
Si vocifera che Don Bosco
sia il santo che conta più
monumenti nel mondo.
Sono migliaia. Non sappiamo
se è vero. Ma ci piace pensarlo!
Quel che è certo
è che dovunque sono i salesiani
lì c’è qualche statua del loro
fondatore.
Don Bosco
in Vaticano
(P. Canonica)
esagerato – da meditare. Perché
ogni monumento ha una sua
caratteristica che lo specifica,
riflette un tratto della poliedrica
personalità del santo dei Becchi, un
gesto della sua “carità”, un sorriso il suo impegno e rivitalizzarlo,
della sua bontà, un tocco della sua per ricuperare qualche aspetto
31
indescrivibile attività a favore dei e approfondirlo, andando a
giovani. Ogni monumento suscita scoprirne le motivazioni, la carica
Qualcuno ha cominciato a
catalogare i monumenti al
una diversa emozione.
>> L’augurio che il BS fa per
interiore, il dinamismo
apostolico, la forza trainante;
per rinsaldare, insomma, la
fondatore dei salesiani e a questo 150° di fondazione è che vocazione e rafforzare le scelte.
scriverne. L’ha fatto don si trovi qualcuno in ciascuna
E, soprattutto, per… “ritornare
Santino Russo per la sua regione, ispettoria che faccia quanto ha
a Don Bosco”.
la Sicilia, che ne conta ben 33
(per adesso), come gli anni di Gesù!
Li ha fotografati, descritti,
commentati. Ne è scaturito un bel
volume di 176 pagine. Godibile,
ma soprattutto – non sembri
fatto don Santino. Lo speriamo.
Non per autocelebrazione (Don
Bosco non ne ha più bisogno) ma
per venerazione, per rivivere
>> Ma, dicevamo, i monumenti
a Don Bosco sono dovunque
nel mondo, a testimoniare
l’attaccamento dei suoi figli al
Padre. Nei posti più impensati
si può trovare una statua che lo
ritrae. Fin nel profondo sud,
a Ushuaia, la città più australe del
mondo. Almeno 121 Paesi
(tanti sono quelli che ospitano
ufficialmente case salesiane)
hanno monumenti al nostro
Santo. Molti sono manufatti
di grandi artisti, autentici
capolavori. Alcuni sono stati eretti
per devozione, altri per
riconoscenza, altri per
ammirazione: celebrano il
fondatore, l’educatore, il
sognatore, il maestro, il padre
dei giovani, il prete, il Santo,
il lavoratore infaticabile…
BS DICEMBRE 2009

4.2 Page 32

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”DON B”
“Don B” è il simpatico Don Bosco creato dal vignettista degli angioletti, Paolo Del Vaglio, da sempre
collaboratore del Bollettino Salesiano.
Le sue strisce sono sempre educative, come si conviene al prete/educatore per antonomasia che è per
l’appunto Don Bosco,
il quale da 150 anni, prima personalmente, poi attraverso i suoi figli, le tenta tutte per allontanare il Male
dai giovani.
32
DICEMBRE 2009 BS

4.3 Page 33

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LETTERA
G AI IOVANI
Marco Talon
GATTA CI COVA...
Ti invidio, Gesù
Caro Gesù,
ti invidio per tutto quello che sei e che fai.
Mi piacerebbe anche per un solo attimo
provare quello che hai vissuto tu:
la tua infanzia, adolescenza e la vita da grande.
Sono geloso di Teresa, di Teresina,
di Agostino, di Francesco, di Don Bosco.
Vorrei amarti più di loro.
Sono un bambino per come mi esprimo.
Vivo la tentazione di scrivere il tuo nome
con la lettera minuscola:
33
sentirti piccolo come me.
Lascio la Maiuscola a Mamma tua.
Tienimi per mano. Mano nella mano per fare tanta
strada.
Noi due.
Le tue mani sui miei occhi mi fanno tenerezza.
“Chi è?”, voglio sentirmi dire.
Giocare a mosca cieca
con le tue mani davanti ai miei occhi
mi porta a sicure sorprese.
Chi si fa bambino crede tutto, spera sempre,
Chiedo la luna se desidero questa sera
ama tutto e subito.
essere bambino come te?
Solo così mi sento tranquillo e sereno come
Questa sera, perché è Natale.
bimbo svezzato.
Non deludermi.
Questa notte mi sento di dire:
I bambini fanno e ti fanno tante domande.
sei qui con me
Tu mi chiedi: “cosa faresti da piccolo?”
sei vivo e mi riempi di vita
È meraviglioso sentirsi piccolo:
sei un amico vero
si rianima il sole, si popola il cielo,
non ti vedo, sento
si risvegliano i fiori,
la tua mano nella mia.
gli animali si ritrovano cuccioli e giocherelloni,
Tu ci sei perché ti amo questa notte
i nomi non sono più gli stessi:
e io ci sono perché tu mi ami da sempre.
si trasformano in diminutivi di alta intensità
È urgente.
emotiva.
Voglio Te, solo Te e nessun altro.
“Ma perché diventare piccoli?” insisti ancora.
Non chiedo i tuoi miracoli, le tue apparizioni
Non è la paura di diventare grande,
ma solo Te.
né la fuga da responsabilità e tanto meno
Mi manchi. Non allontanarti. Stai qui con me.
insicurezza.
Posso fare qualcosa per Te?
L’ho sentito dire da te. È la chiave per entrare in Un bacio... un abbraccio…
casa tua.
tuo don Carlo
BS DICEMBRE 2009

4.4 Page 34

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
CORPO E SPIRITO CIVILTÀ E AMORE
BENESSERE YOGA
PER BAMBINI
Esercizi di respirazione,
rilassamento e relazione
con gli altri
di Angela Dunemann-Gulde
Erickson, Trento, 2009
pp. 123
CARITÀ CIVILIZZATRICE
Un popolo dal cuore
nuovo
di Giuseppe Pollano
Paoline, Milano, 2009
pp. 152
LSEACLTEISOIADNIVAINA
LA BIBBIA
CON DON BOSCO
Una lectio divina
salesiana
I vol. L’Antico Testamento
di Morand Wirth
Editrice LAS, Roma, 2009
pp. 741
Oggi le premure per il corpo
Non sarà del tutto corretto
dei bambini sono orientate
parlare di “lectio divina di
sul vestito, la salute, il con-
Don Bosco”: altri i tempi, e
sumo, l’immagine esterna
altri modi e motivi che fa-
che devono esprimere della
cevano accostare alla Bib-
LEZIONARIO
loro famiglia di appartenen-
bia. Non possiamo tuttavia
DEGLI SPOSI.
za. L’autrice, madre, inse-
non riconoscere che Don
RITO DEL
gnante di yoga, socio-pe-
Bosco si è dato da fare per
MATRIMONIO
dagogista e terapeuta in-
farla conoscere e valoriz-
Il giorno che il Signore fantile, intende offrire un
zarla nella sua opera edu-
ha fatto per noi
contributo perché la vita dei
cativa. Diceva che il cate-
di Marino Gobbin -
genitori e quella dei figli pos-
chismo è la “Bibbia dei gio-
34
Gianfranco Venturi
(a cura)
ELLEDICI, Leumann (TO)
2009, pp. 272/96
Sono due fascicoli che in-
tendono accompagnare i fi-
danzati per preparare con
gioia la celebrazione del
loro amore e per fare un
percorso di ascolto e me-
ditazione della Parola di
Dio per vivificare la vita di
coppia. Il Rito del Matri-
monio intende aiutare gli
sposi a preparare e per-
sonalizzare la celebrazio-
sa arricchirsi di ciò che può
illuminarla e orientarla verso
ciò che può essere utile alla
vita. Aiutare fin dalla prima in-
fanzia a esprimere ciò che fa
bene e ciò che non è capa-
ce di procurarci del bene è
come aver scoperto una fon-
te miracolosa. Attraverso
piccoli esercizi corporei e
viaggi di fantasia, i bimbi
possono scoprire la loro con-
sapevolezza corporea, la
concentrazione e il rilassa-
mento che danno calma in-
teriore e rafforzano le difese
naturali e immunitarie.
Tesi ardita e non priva di pro-
vocazioni. L’odierna crisi di ci-
viltà, secondo l’autore, è do-
vuta a un mostro che impe-
disce di realizzare un’esi-
stenza dedita agli altri. Que-
sto mostro ha un nome: di-
samore, anzi volontà di non
amare. Questa volontà di
non amare sembra incate-
nare tutti. Può rompere que-
ste catene l’Uomo Dio che
vani”, che la predicazione
doveva poggiarsi sulla pa-
rola di Dio; pubblicò la “Sto-
ria Sacra” per “popolarizza-
re la scienza della Bibbia”.
Nei suoi scritti sono ben
6000 le citazioni della Bib-
bia. La ponderosa opera di
don Wirth apre nuove at-
tenzioni e conoscenze sul-
la spiritualità pedagogica di
Don Bosco e spinge tutti i
componenti della Famiglia
Salesiana a farsi attenti alle
suggestioni spirituali ed edu-
cative della Sacra Scrittura.
ne del matrimonio per ren-
ha incarnato con il suo amo-
dere veramente indimenti-
re quello che più desideria-
cabile “il giorno che il Si-
mo. Chi crede in Lui deve
gnore ha fatto per noi”. Si
cercare di sollevare, con la
potranno scegliere pre-
forza del suo Spirito, quel di-
ghiere, gesti, riti, letture,
samore che disfa la civiltà e
ecc. che si ritengono più
sostituirvi quell’amore che
adatti alla propria realtà di
ri-crea e trasforma la storia.
coppia. Il Lezionario è in-
Si tratta di 33 brevi riflessio-
vece una guida per l’a-
ni, molto pregnanti e coin-
scolto della Parola, per
volgenti che aiutano a guar-
una comprensione del te-
dare all’esistenza come pro-
sto e per chiedere al Si-
getto, metodo inedito e coe-
gnore che aiuti a vivere
renza incontestabile di amo-
quanto la Parola dice. Si
re per rivolgersi agli altri e
tratta di vere lectio offerte
considerarli persone degne
per un itinerario di spiri-
di bene e di felicità.
tualità sponsale, vissuto
in coppia o in incontri di
gruppo.
DICEMBRE 2009 BS

4.5 Page 35

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SUI DIRITTI UMANI MEVEATNOGDEI LDIIZZAZIONE TCERSISTTIMIAONNEIANZE
VERSO UN MONDO
CORSO LEADER
FRANCESCA ROMANA
NUOVO
Manuale
di Angelo Montonati
Eleanor Roosevelt
di evangelizzazione
Paoline, Milano, 2008
e la Dichiarazione
delle cellule parrocchiali pp. 152
Universale dei Diritti
a cura di Piergiorgio Perini
Umani
Paoline, Milano, 2008
di Mary Ann Glendon
pp. 230
ed. Liberilibri, Macerata
2008, pp. 496
In clima di nuova evangeliz-
zazione si stanno sperimen-
tando nuove vie. Il presente
VUOI
CONOSCERE
DI + IL MGS
testo ne descrive una che ap-
pare efficace e coinvolgente
per vitalizzare le comunità
parrocchiali. Il sistema delle
Movimento
Giovanile
Salesiano?
cellule parrocchiali qui pre-
sentato è uno dei modi di rea-
lizzare le parole di Gesù ai di-
scepoli, affidando loro la mis-
ITALIA CIRCOSCRIZIONE
CENTRALE (ICC)
(Lazio, Marche, Umbria,
Abruzzo, Molise, Liguria,
sione di evangelizzare i po-
Toscana, Sardegna)
poli. Attraverso le cellule, la
Francesco Marcoccio
parrocchia diventa la famiglia
pastoralegiovani-
di Dio, una casa fraterna e
accogliente in cui a ognuno
è riservato un posto specia-
le, in cui è rivolta un’atten-
Quest’anno a Roma si è ce-
lebrato il 400° anniversario
leicc@donbosco.it
D’Ercoli Flaviano voca-
zioniicc@donbosco.it
Valerio Baresi ispettora-
to-direttoresdb@donbo-
35
zione particolare a bisogni, a della canonizzazione di san- sco.it
desideri, alle qualità di cia- ta Francesca Romana; la
scuno. La comunità diventa il chiesa a lei dedicata in Roma LOMBARDIA/EMILIA
Dalle macerie della seconda
guerra mondiale un gruppo
di esperti in varie discipline
e varie religioni, sotto la gui-
da di Eleonor Roosevelt
luogo dell’incontro con cui
ogni persona impara e inse-
gna a evangelizzare nei luo-
ghi consueti in cui vive: la
casa, i parenti, i vicini, i col-
è una testimonianza della
sua santità che attira anche
oggi. In momenti difficili fon-
da una congregazione reli-
giosa con il nome di Oblate
ROMAGNA (ILE)
Cesari Elio
Tel. 02.67074344
E-mail: pastoraleile.mila-
no@salesiani.it
compie un lavoro prezioso, leghi di lavoro ecc.
distilla dalle più diverse cul-
ture dei popoli del globo i va-
di Maria. Don Bosco, nei MERIDIONALE (IME)
suoi viaggi a Roma, aveva (Campania, Calabria,
come punto di riferimento la Puglia, Basilicata)
lori comuni e compila il primo
“Bill of Rights” dell’umanità:
la famosa dichiarazione Uni-
versale, approvata dall’Onu
il 10 dicembre 1948. Appas-
sionante la dinamica che
portò al consenso e appas-
sionante il testo di questo vo-
lume della Roosvelt, docen-
te alla prestigiosa Harward
University. Le varie bozze
dei diritti e l’indice dei nomi
completano il testo che ri-
sulta davvero prezioso per
capire la lunga fatica che ha
portato alla Dichiarazione
che, nonostante i suoi ses-
sant’anni, non ha ancora tro-
vato completa applicazione.
NCcsrdihoOOeireneNRcotvatReaatSItmncoSIqglePuiocnFiOnhstAeoteNaarsDVoelelEEevgpNaNnrreinasDZsnplAasIoeTot.iAttrlsiieIvciePhlpilbiEEieobrRdssert-ii--i
trici.
casa religiosa da lei fondata
e scambiava relazioni epi-
stolari con la Madre Generale
del tempo, raccolte nell’ar-
chivio della Casa Generalizia.
La sua è una storia incredi-
bile e affascinante che può
essere vicina a molti risvolti
attuali; la sua testimonianza
di carità fu senza limiti nel-
l’essere sempre disponibile
all’aiuto morale e materiali dei
tanti poveri del ceto popola-
re di Trastevere. Il Senato di
Roma, il 29 maggio del 1608,
giorno della sua canonizza-
zione, dichiarò Francesca
patrona di Roma e, al posto
del cognome Ponziani, mise
quello di Romana, cioè la
“santa Francesca Romana”
del calendario.
Cella Luigi
Tel. 081.7809270
E-mail: pgime@sdbime.it
PIEMONTE/VALLE
D’AOSTA (ICP)
Martelli Alberto
Tel. 011.5224238
E-mail: pastoralegiovani-
leicp@valdocco.it
SICILIA (ISI)
Mazzeo Marcello
Tel. 340.5546126
E-mail: pgisi@mail.gte.it
TRIVENETO (INE)
(Veneto, Trentino Alto Adi-
ge, Friuli Venezia Giulia)
Biffi Igino
Tel. 041.54.98.337
E-mail: pg.ine@donbo-
scoland.it
BS DICEMBRE 2009

4.6 Page 36

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
PARLARE mata che viene dall’Infinito. Non si
tratta semplicemente di decidere
DI VOCAZIONE AI FIGLI «che cosa farò» ma soprattutto «che
persona voglio veramente essere».
Parlare di “vocazione” ai figli è come insegnare l’arte di tirare
con l’arco. La parola “vocazione” fa uno strano effetto.
Un brutto scherzo l’ha trasformata in una parola strana
᭿ L’arco. L’arco è la vita: da lui vie-
ne tutta l’energia. La freccia scoc-
cherà un giorno. Il bersaglio è di-
stante. Ma l’arco resterà sempre e
bisogna sapersene prendere cura.
e sorpassata che riguarda quasi esclusivamente preti e suore. ᭿ La freccia. La freccia è l’inten-
Negli ultimi tempi viene di solito collegata con la parola «crisi». zione. È ciò che unisce la forza del-
l’arco con il centro del bersaglio.
L’intenzione deve essere cristallina,
La parola vocazione esprime
un modo unico e stupendo di
intendere la vita degli esseri
capolavoro da realizzare, in vista
di un “proseguimento” senza fine.
I genitori possono donare ai figli
onesta, molto equilibrata.
᭿ La concentrazione. Una volta
umani. È riconoscere di non essere questo modo di pensare prendendo compreso l’arco, la freccia, e il ber-
stati buttati nel mondo per caso o esempio dalla nobile arte del tiro saglio, occorre possedere serenità e
peggio per una specie di incidente. con l’arco. Un’arte che esige alcune concentrazione per imparare la prati-
Le parole che aprono la Bibbia discipline particolari.
ca del tiro. La serenità viene dal cuo-
sono le più sensazionali della sto-
re. La concentrazione si raggiunge
ria: «In principio Dio creò il cielo e ᭿ Mettere a fuoco il bersaglio. Il quando si elimina tutto il superfluo e
la terra». Significa che Dio “ha bersaglio è l’obiettivo da raggiungere. l’arciere scopre gli elementi pericolo-
voluto” questo mondo come una È davvero importante che i figli sap- si che disturbano e distolgono dalla
mamma vuole il suo bambino. Nes- piano proporsi degli obiettivi concreti. visione del bersaglio.
36
suno di noi ha chiesto di nascere,
siamo stati chiamati. Siamo stati
Così potranno concentrarsi principal-
mente su ciò che serve e non spre-
᭿ La tensione. Una volta scelto il
voluti per qualcosa. Non abbiamo care tempo ed energie. Un obiettivo bersaglio, bisogna dare il meglio di
alternativa: o siamo frutti di una si sceglie soprattutto in base alle se stessi per raggiungerlo, e guar-
bizzarra casualità o siamo stati proprie qualità, inclinazioni, aspira- darlo sempre con rispetto e dignità.
chiamati e progettati per uno sco- zioni e anche le necessità della fami- Un vero alpinista ammira la vetta che
po, una meta, un disegno. La scel- glia. Gli obiettivi della vita devono vuole scalare con onore e considera-
ta che facciamo cambia completa- essere valutati attentamente con i zione: questo gli impedisce di com-
mente la vita. Nel primo caso, vive- “maestri” e i genitori sono i primi mettere errori di valutazione, aumen-
re è un po’ come racconta una gra- maestri in questa nobile arte. È il ta la sua attenzione e gli consente di
ziosa storiella: Un uomo d’affari momento più alto nella vita di un mettere in conto il prezzo da pagare
sempre molto affaccendato chiamò uomo: la libera risposta a una chia- in termini di sforzo e di allenamento.
a gran voce un taxi e vi salì sopra
con gran furia ordinando: «Pre-
sto!... a tutta velocità!». Il taxi partì
con un gran stridio di gomme e
imboccò il corso a tutta birra. Dopo
un po’ al passeggero venne un
dubbio. Si sporse verso il taxista e
chiese: «Le ho detto dove deve
andare?». L’autista rispose tran-
quillo: «No, ma ci sto andando più
in fretta che posso».
Nel secondo caso, significa vivere
con una bussola, cioè con un sen-
so e una direzione, significa che si
è nel mondo per costruire qualco-
sa. La vita è una cosa seria e non
un passatempo: è compito, missio-
ne, progetto da tradurre in realtà,
L’educazione vocazionale è
apertura incondizionata alle
sfide dell’ulteriorità…
DICEMBRE 2009 BS

4.7 Page 37

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il genitore
di Marianna Pacucci
L’OBBEDIENZA
ALLA VITA
Parola usurata e abusata, vocazione è la password
di ogni esperienza autentica di educazione. Ed è talmente
pregnante, che forse non vale neppure la pena aggiungere
l’aggettivo “cristiana”.
Nella vita ognuno ha una meta
da raggiungere, un bersaglio
da centrare… Prima di ogni altra
cosa, occorre rendersi conto
di dove si va, mettere a fuoco
il bersaglio.
Non è la fede a mettere in evi-
denza la prospettiva vocazio-
ne; è la vita a esigerla. Il pro-
᭿ L’educazione vocazionale è ben
altra cosa. È apertura incondizionata
alle sfide dell’ulteriorità: un oltre che ri-
blema è come noi genitori aiutiamo i guarda il tempo e lo spazio, ma anche
figli a costruire il loro rapporto con la la dimensione della soggettività e l’ap-
᭿ Non smettere di imparare. L’u- vita: la propria, quella degli altri, quel- partenenza a una realtà limitata. È l’ac-
nica cosa che paralizza è la paura la che ogni particella del creato espri- cettazione del rischio più grande per
di sbagliare. Anche se non raggiun- me, anche se invisibile al nostro un genitore: ammettere che i suoi figli
ge l’obiettivo, la volta successiva sguardo. Siamo davvero sicuri di por- potrebbero avere altri desideri, altri ta-
l’arciere saprà perfezionare la sua ci con competenza al loro fianco, lenti, altra storia rispetto a quella che
mira. Chi non corre dei rischi, non perché possano scoprire gradual- un padre e una madre possono so-
saprà mai quali cambiamenti erano mente il grande mistero che rende gnare per loro. È il riconoscimento che
necessari. Per imparare bisogna possibile trasformare le risorse per- l’obbedienza alla vita è adesione all’i-
perseverare. L’arciere lascia che
molte frecce oltrepassino e manchi-
sonali in talenti e questi in dono da
mettere generosamente al servizio di
nedito, un percorso sempre nuovo e
originale, dove l’esperienza dei grandi
37
no il suo obiettivo, perché sa che tutti? Dobbiamo ammettere che trop- può addirittura rappresentare un han-
imparerà l’importanza dell’arco, del- po spesso rinunciamo a occuparci se- dicap. Il guaio è che tutto questo lo si
la posizione, della corda e del ber- riamente del futuro dei nostri ragaz- scopre strada facendo, e talvolta dolo-
saglio, dopo aver ripetuto i suoi ge- zi, perché noi per primi siamo impa- rosamente, misurandosi con l’immagi-
sti migliaia di volte, senza timore di stati di passato e di presente e sen- ne impietosa del servo inutile, che ogni
sbagliare.
E i veri maestri, soprattutto i genito-
ri, non lo esporranno mai a critiche,
perché sanno che l’allenamento è
necessario, è l’unica maniera di
perfezionare il proprio istinto e il
suo colpo.
Ogni freccia lascia un ricordo nel
cuore ed è la somma di questi ri-
cordi, che potremmo chiamare
“esperienza”, che farà tirare sem-
pre meglio.
tiamo faticoso e ingrato l’esercizio del-
la lungimiranza e della profezia. E
quando ci accorgiamo che il domani
incombe minacciosamente an-
che sulla nostra casa, ci li-
mitiamo a porre ai figli la
fatidica, quanto stupida
domanda: “Che cosa
vorresti fare da gran-
de?”, accantonando
la questione più im-
portante: “Chi vor-
genitore dovrebbe sempre tenere da-
vanti agli occhi, mentre continua a
camminare accanto ai suoi ragazzi sul-
le strade della vita. Perché, se è vero
che non sarà lui a scegliere la
meta e il percorso, comunque
dovrà continuare a essere so-
lidale con le scelte che i figli,
a poco a poco, individueran-
no come la risposta neces-
saria per dare senso alla
loro esistenza. Li si può
aiutare in questo impegno,
᭿ Scoccare la freccia. Le perso- resti essere da gran-
che comincia prima di
ne riuscite “fanno centro” con di- de?”. La fregatura è
quanto pensiamo? Ci
sarmante facilità. Dopo molto eser- qui: insistere sul che
sono tre attenzioni
cizio, non pensano più a tutti i cosa e non sul per-
che una famiglia
movimenti necessari che sono di- ché e sul come;
deve curare con
ventati parte della loro esistenza. come se l’adultità
responsabilità e
Un piccolo gesto quotidiano, appa- potesse essere
intelligenza.
rentemente facile, è il risultato di sintetizzata nella
un lungo cammino. E il cammino scelta professio-
᭿ La prima, an-
dell’arco è il cammino dell’allegria nale ed, eventual-
che in ordine di
e dell’entusiasmo, della perfezione mente, in un’e-
tempo, è quella di
e dell’errore, della tecnica e della sperienza affet-
contribuire a met-
realizzazione. Il cammino di chi tiva, magari prov-
prende sul serio le parole «Sia fat- visoria e rever-
Occorre mettere in luce tutti
i segnali di in-vocazione che
i bimbi manifestano all’interno
tere in luce tutti i
segnali di in-vo-
ta la tua volontà».
ٗ sibile.
della trama della quotidianità.
cazione che i bim-
BS DICEMBRE 2009

4.8 Page 38

▲back to top
bi manifestano all’interno della trama
della quotidianità: attitudini, interessi,
bisogni, disponibilità. Sono tutti ele-
menti fondamentali che portano un
ragazzino a divenire a poco a poco
persona: unica, originale, irripetibile.
I genitori devono agevolare questo
lungo e paziente lavoro di discerni-
mento di qualità e abilità, utile a
orientare la formazione della perso-
nalità attraverso la valorizzazione del
positivo che è dentro ciascuno.
᭿ La seconda riguarda la capacità
dei grandi di sostenere la stagione
della pro-vocazione. Troppi ragaz-
zi dissipano risorse intellettuali e af-
fettive per insicurezza o pigrizia,
per disistima di sé o perché non rie-
scono a finalizzare le esperienze di
studio, di amicizia, di aggregazione
in un gruppo. La famiglia può inve-
ce concretamente aiutarli a guardare
in avanti, a costruire una progettua-
lità generosa, a non desistere dallo
sforzo di partecipare alle vicende del
mondo, offrendo contributi fattivi di
38
creatività e responsabilità. Quel che
conta è passare dai suggerimenti alla
testimonianza: i genitori devono di-
mostrare nei fatti che si può stare nel-
la storia con amore, nonostante i
tempi siano difficili.
᭿ La terza riguarda la disponibilità a
vivere la propria storia vocazionale
come con-vocazione: additare la via
dell’autorealizzazione come impe-
gno egocentrico significa mettere
un’ipoteca sulla ricerca di felicità. In-
vece, è fondamentale trasmettere
alle nuove generazioni la certezza che
la vita vale quando viene condivisa.
Per questo non vi può essere auten-
tica educazione, se si escludono i va-
lori sperimentabili nelle infinite forme
dell’accoglienza dell’altro, della gratuità
e del servizio al prossimo, della soli-
darietà con gli ultimi.
᭿ Tutto questo dice che la famiglia
è chiamata ad avanzare proposte for-
mative esigenti e controcorrente,
non per caricare sui giovanissimi un
peso insopportabile, ma perché chi
è grande sa bene – anche per aver
sperimentato sulla propria pelle
qualche delusione cocente – che chi
rinuncia a essere e dare il meglio di
sé rischia di essere dapprima in-
trappolato in un’insopportabile in-
quietudine e poi condannato all’in-
ferno del lasciarsi vivere.
ٗ
DICEMBRE 2009 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Classe 1919 e una lunga attività ricca
di riconoscimenti e di successi ottenuti
da critici prestigiosi, Università
e Accademie. È cooperatore salesiano
con tessera firmata dal rettor maggiore
don Renato Ziggiotti.
PAOLO FABBRI
POETA DELLA BELLEZZA
Ha meritato due dottorati
“Honoris Causa” in Arte e
numerosi altri premi che ne
fanno un punto fermo del-
l’arte contemporanea. Possiede
un’impressionante pedigree artistico
che tocca quasi tutti i continenti. È
tra l’altro ritenuto uno dei più gran-
di paesaggisti viventi che ha merita-
to una recensione anche nel volume
Vite dei più illustri pittori e scultori
da Cimabue ai giorni nostri”. Fab-
bri sa penetrare nelle cose, attraver-
so la luce e il colore, cogliendone i
significati ultimi.
>> L’artista nelle sue molteplici
attività ha insegnato disegno e pit-
tura, ha fondato e diretto per 21 anni
la “Libera Scuola d’Arte Pomposia”
di Ferrara che ha avuto la sua prima
sede presso il Centro Giovanile Sa-
lesiano di quella città (Corso Porta
Po, 81). Nel contempo ha iniziato la
partecipazione a mostre collettive e
“personali”, guadagnandosi fama di
artista di grande talento, fino ad ac-
cumulare 60 premi internazionali e
130 nazionali. È lui l’autore del
“Micropaesaggio Padano”, olio di
mm 12ϫ8, considerato il più picco-
lo dipinto a olio del mondo, che ha
suscitato ammirazione e stupore.
>> Splendido nella sua austera
maestà è il Cristo che presentiamo
in questo numero del BS. Un volto
nobile e maestoso, cui la corona di
spine e il sangue che ne macchia la
fronte giù giù fino agli zigomi au-
mentano la composta drammaticità.
Uno sguardo interrogante e una
espressività dolorosa ma pacifican-
te. Ci sembra di cogliere una do-
manda da quello sguardo: “Che cosa
state facendo?”. Allora come oggi,
l’uomo sembra non rendersi conto di
quello che combina.
ٗ
AUGURI
ITALIA: Buon Natale e Buon Anno Nuovo
FRANCIA: Joyeux Noël et Bonne Année
GERMANIA: Frohliche Weihnachten und ein gutes Neues Jahr
GRAN BRETAGNA: Merry Christmas and Happy New Year
SPAGNA: Feliz Navidad y próspero año nuevo

4.9 Page 39

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LAETARE
ET BENEFACERE…
Natale nel deserto
AFORISMI di Franco Scillone
39
1) Per diventare ricchi, ci si vende l’anima
al diavolo, e quando si è ricchi ci si sente
poveri diavoli.
2) La preghiera che nasce dal dolore
ha una corsia preferenziale per giungere
a Dio.
BS DICEMBRE 2009

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
AIDS
TUTTO CHIARO?
di Severino Cagnin
Martedì 1° dicembre
sta. E in questo papa Benedetto XVI
non aveva un filo di torto a ricordar-
2009: XX Giornata
Mondiale di lotta
lo, anche se si è tirato addosso i rim- >> Si sta affermando l’idea di una
brotti stizziti di mezzo mondo… Vuol sessualità umana che esige anche im-
dire che aveva colto nel segno!
pegno, come nelle situazioni impor-
all’AIDS, la malattia
scoppiata inaspettata
tanti della vita. L’ha compreso il
>> Il pericolo non sembra dimi- mondo, al di fuori di polemiche uni-
nuire. Al contrario, le statistiche af- laterali interessate, durante il viaggio
nella prima metà
degli anni Ottanta,
fermano, senza ombra di dubbio, che del Papa in Africa.
sta crescendo. È dunque sempre più Su questa linea il 1° dicembre 2008
urgente socializzare il pericolo per far è stata celebrata in Campidoglio la
e subito ribattezzata
aumentare il livello di attenzione da Giornata Mondiale con la partecipa-
parte di tutti: dai giovani nelle scuo- zione del sottosegretario al Ministe-
40 “la peste di fine
millennio”. Il ricco
le agli anziani, dai servizi pubblici al ro del Welfare, Ferruccio Fazio,
sistema sanitario nazionale. Crediamo considerato da tutti massimo autore
che sia proprio questo lo scopo di una di studi e progetti, che ha promosso
Occidente non era
preparato al funesto
Giornata Mondiale di lotta all’AIDS, iniziative per il 1° dicembre 2009.
che si celebra il primo giorno del- Anche quest’anno si ripete che
l’ultimo mese dell’anno proprio per- non basta mandare farmaci, ma le
evento.
ché il primo caso è stato diagnosticato terapie funzionano solo se sono al-
il 1° dicembre 1981, e da allora – il l’interno di un contesto educativo.
dato è sconfortante e deve far riflet- “È per questo – scrive Riccardo Ca-
tere – ha ucciso più di 25 milioni di scioli in Avvenire – che la rete dei
L a questione sembra semplice,
ma i dati dell’Istituto Superio-
re di Sanità dimostrano che ne-
gli ultimi due anni in Italia la
persone. Una cifra del genere non può
passare sotto silenzio.
missionari coglie successi anche dal
punto di vista sanitario”.
ٗ
metà dei pazienti, cui viene diagno-
sticato l’AIDS, scoprono solo in quel
momento di essere sieropositivi. Oc-
corre essere preparati, occorre che la
gente abbia timore di contrarre il vi-
rus. E non solo attraverso i normali
rapporti sessuali, ma anche per i bam-
bini figli di genitori colpiti, per il per-
sonale sanitario esposto al contagio e
per chiunque tocchi oggetti infetti. È
buona norma ricordare che autobus,
treni, uffici pubblici sono carichi di vi-
rus. Senza fare terrorismo – non è pro-
prio il caso – ma con decisone biso-
gna richiamare la necessità dell’igie-
ne personale in casa e fuori e l’im-
portanza di test diagnostici periodici,
come si fa per tumori, emofilia e
cuore. Il profilattico insomma, non ba-
DICEMBRE 2009 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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ERCOLE
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
Ammettere i propri limiti,
la propria debolezza, a
volte,
può essere un grande
segno di forza.
Piervincenzo Cortese, roma- conformismo e riconoscendo i
no, trentaduenne, si dota di propri errori si può sradicare la
look da intellettuale esi- paura del domani e affrontare il
stenzialista e comprime il suo quotidiano con ottimismo. Le me-
nome nel più galante e stilnovi- lodie vivaci contrastano con la
sta Pier Cortese; si fa conoscere “pesantezza” degli arrangiamen-
con il brano Souvenir che, gra- ti, curati all’estremo ma farciti di
zie alla freschezza della melo- suoni elettrici ed elettronici, di
dia e dell’arrangiamento, è co- archi graffianti, di voci sinteti-
stantemente nella play list di ra- che. Anche laddove l’andamen-
dio e TV specializzate durante to è più pacato viene a galla una
l’estate del 2005. In seguito, mi- melanconia inquieta e, a tratti,
41
nor notorietà raccolgono l’al-
bum Contraddizioni del 2006 e
il brano Non ho tempo con cui
partecipa alla categoria giovani
del Festival di Sanremo del
2007, venendo peraltro elimina-
to dopo la prima serata.
Nel mentre, Pier fa anche il con-
duttore televisivo in Stelle e Pa-
delle, programma trasmesso da
alcuni network musicali, in cui,
con fare cordiale e tanta ironia,
si autoinvita a cena a casa di
noti cantanti e, una volta a tavo-
indisponente.
È il caso di questa Ercole, una
sorta di valzer dolente e indolen-
te, le cui parole evidenziano
l’ansia “da prestazione” che ca-
ratterizza i tempi correnti: la ne-
cessità di stare sempre oltre il li-
mite, di primeggiare, di aggredi-
re persone e situazioni con forza
e autorità pena lo scomparire,
l’essere messo al bando, fuori
gioco, additato come infimo. La
melodia si muove quasi svoglia-
ta, tra pause compiaciute e sa-
pienti cambi di registro, sopra
un’armonia ricca ma ben qua-
drata e un arrangiamento che si
intensifica mano a mano. Tutto
sembrerebbe preparare un moto
di ribellione o una crisi di
sconforto che però non arrivano
mai. Si sceglie di non maschera-
re la fragilità con l’aggressività
ma di accettarsi per quello che si
è, piccoli e bisognosi degli altri.
Solo così si può dire con sere-
nità: “domani passerà!”
ٗ
la, conversa amabilmente della
loro produzione artistica consu-
mando intingoli il più delle vol- ERCOLE di Pier Cortese
te cucinati insieme.
>> Nell’estate scorsa giunge il
singolo Grazie, che raccoglie
consensi elevati e traina a dove-
re l’album Nonostante tutto con-
tinuiamo a giocare a calcetto. I
testi delle canzoni perdono un
po’ dell’ironia dei lavori prece-
denti, ma acquistano in profon-
dità: si parla dello smarrimento
che genera la contemporaneità e
della difficoltà di mantenere fi-
ducia nella vita; solo evitando il
Oggi non è un gran giorno e capita che la
mente è scarica / che il lavoro agita
Ecco perché penso che sia stupido sentir-
si deboli
Specie se gli altri ti conoscono come forte
e intrepido / come Hulk l’incredibile
Ma ad essere sincero io volevo dirtelo
Che ogni tanto anch’io / mi sento pic-
colo anch’io
Che non sono Ercole / anch’io mi sento
debole
Oggi non è un gran giorno e grandina sulla
mia serenità / e nessuna novità
Cerco di sembrare libero ma sono in bilico
E a volte capita sai non sono bionico / e
nemmeno Jeeg Robot
Ma ad essere sincero io volevo dirtelo
Che ogni tanto anch’io / mi sento pic-
colo anch’io
Che non sono Ercole
Che ruggisco solamente per difendermi
Che se rido io lo faccio per nascondere /
che non sono sempre in grado di resistere
Che ogni tanto anch’io / mi sento fragi-
le anch’io
Che non sono Ercole
E domani passerà
BS DICEMBRE 2009

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino, avente persona-
lità giuridica per Regio Decreto
13-1-1924 n.22, possono riceve-
re Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
per le Missioni, con sede in Tori-
no) a titolo di legato la somma di
… o titoli, ecc. per i fini isti-
tuzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
42
per le Missioni, con sede in Tori-
no) l’immobile sito in… per i fi-
ni istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o l’I-
stituto Salesiano per le Missioni,
con sede in Torino) lasciando ad
esso quanto mi appartiene a
qualsiasi titolo, per i fini istitu-
zionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
DICEMBRE 2009 BS
I NOSTRI MORTI
RADRIZZANI sr. Marina Rosa,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
† Bernal (Argentina), il 14/12/2008,
a 65 anni
Molto amata per la sua bontà, il suo sorriso,
l’entusiasmo nel lavoro e un grande amore
alla Ausiliatrice che cercava di trasmettere a
coloro che l’avvicinavano. Sempre impegna-
ta con la sua comunità, viveva con ardore,
responsabilità e gioia la sua vocazione. Do-
po un intervento operatorio per asportare un
carcinoma con metastasi nei gangli linfatici,
ella continua senza flessioni il suo lavoro,
preoccupata più per le exallieve che per se
stessa. Ha celebrato il funerale suo fratello,
arcivescovo di Mercedes-Lujan, che ha sot-
tolineato la gioia, la fortezza e il servizio umi-
le e generoso della sua sorella, Figlia di Ma-
ria Ausiliatrice.
TAPPARO sr. Maria Luisa,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
† Torino, l’11/03/2009, a 60 anni
“Una sorella intelligente, delicata, sensibile
alle persone in difficoltà sia bambini sia adul-
ti. Aperta agli orizzonti della Chiesa e del
mondo, solidale con i poveri e i sofferenti”.
Sono espressioni che dicono tutta l’ampiez-
za e la profondità di questa vita ricca e in-
tensamente donata. Dopo la laurea in Scien-
ze dell’Educazione, specializzandosi gra-
dualmente non soltanto in psicologia, ma
anche in psicoterapia, segue con passione
la formazione delle educatrici della scuola;
è consulente psicologa presso varie istitu-
zioni scolastiche; accompagna il cammino
vocazionale dei seminaristi; organizza con-
vegni, scrive su varie riviste... Nel 2005 è
nella Repubblica Democratica del Congo,
dove collabora nella formazione e nell’o-
rientamento di sorelle, laici, bambini e gio-
vani. Ma dopo alcuni mesi è costretta al rien-
tro in Italia per il manifestarsi di un male in-
curabile. Nelle lunghe degenze in ospedale,
prima a Roma e poi a Torino, ha vissuto
un’altra missione: l’ascolto delle persone,
con cuore sensibile, aperto e sempre inco-
raggiante, tanto da contagiare con la sua fe-
de lo stesso chirurgo che l’aveva operata.
FERRANTE sr. Maria Elia,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
† Palermo, il 31/03/2009, a 85 anni
Suor Maria Elia conseguì la laurea in Lette-
re classiche a Napoli, la laurea in Filosofia
e successivamente il diploma di Giornalismo
e la specializzazione teologica in Mariologia.
Fu insegnante e assistente per alcuni anni,
poi fu destinata a far parte della redazione
della rivista per le adolescenti “Primavera”.
Ritornata a Palermo, dette inizio al Liceo Lin-
guistico, offrendo il suo apporto nella Presi-
denza, nell’insegnamento e nel rapporto
empatico con le allieve. Anche nella malattia,
suor Maria Elia ha seminato gioia e pace,
accogliendo tutti con il suo amore e donan-
do a tutti il suo splendido sorriso.
zione Cattolica. Decide di entrare nell’Istitu-
to FMA, lavora per 22 anni in Sardegna. Nel
1960 è nominata direttrice. È sempre acco-
gliente, sorridente e nelle feste riesce a coin-
volgere il paese intero e avvicinare alla Chie-
sa persone che non si accostavano da anni
ai Sacramenti. Suor Maria partecipa a in-
contri organizzati dalle exallieve che ricor-
dano con affetto e riconoscenza il bene ri-
cevuto. Nel 2004 un ictus la costringe a let-
to e da allora rimane nella casa come
ammalata. Passa gli ultimi anni in carrozzel-
la. Non può fare più lunghi discorsi, ma chi la
incontra ricorda il suo bel sorriso, la serenità,
lo sguardo pieno di bontà. Lascia questa ter-
ra senza dare disturbo a nessuno.
FAVARO sr. Teresa, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
† Caluso (TO), il 14/05/2009, a 88 anni
Suor Teresina, dopo la Professione e due
anni di preparazione missionaria, viene de-
stinata alla casa di Verviers (Belgio) dove vi
è un pensionato per giovani studenti e im-
piegate. In questa terra, dona il meglio di sé
dedicandosi anche all’assistenza ai bambini
e ragazzi dei vari gradi e tipi di scuola e in-
segnando “applicazioni tecniche”. Rientrata
in Italia, a Torino è destinata al pensionato
universitario che si trova accanto al Santua-
rio della Madonna Consolata. Ma è anche
autista, catechista, animatrice di oratorio,
coordinatrice zonale delle religiose.
CHIUMMARIELLO sig. Francesco,
exallievo salesiano,
† Napoli, il 16/06/2009, a 83 anni
È cresciuto e si è formato “salesianamente”
presso l’oratorio di Tarsia, a Napoli dove era
nato il 4 ottobre 1926. Nei vari aspetti della
vita – sia ludici sia familiari – ha sempre te-
stimoniato gli insegnamenti di Don Bosco,
lentamente assorbiti con l’assidua frequen-
tazione e la partecipazione a gruppi e atti-
vità dell’oratorio. Padre, marito e nonno, il si-
gnor Francesco si è sempre dimostrato un
uomo buono e giusto, ossequiente ai detta-
mi della fede e fedele alla pratica religiosa. In
ogni occasione, ma soprattutto nei momen-
ti difficili, si è fatto accompagnare e dirigere
dalla lettura del “Giovane Provveduto”, il li-
bro guida dei ragazzi che frequentavano gli
ambienti salesiani. Quel libro gli fa compa-
gnia anche ora nell’urna funeraria.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”
PINNA sr. Maria, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
† Roma, il 13/04/2009, a 90 anni
Penultima di sette fratelli, due riceveranno
l’Ordinazione sacerdotale, due si faranno re-
ligiose. Maria è assidua all’oratorio e all’A-

5.3 Page 43

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MM iill
eessee Savina Jemina
DDICICEEMMBBRREE
ACQUE BIBLICHE
SORGENTI DI GERUSALEMME:
GHICON E ROGHEL
Nell’antica Gerusalemme la princi-
pale sorgente d’acqua era quella di
Ghicon o Gihon, che arrivava in città
attraverso tre canali: il primo, risalen-
te all’Età del Bronzo, raggiungeva la pi-
scina di Siloe; il secondo, detto Warren
dal nome dell’archeologo che lo sco-
prì nel sec. XIX, consentiva agli abitanti
di andare a raccogliere l’acqua di
persona; il terzo era un tunnel costrui-
to al tempo del re Ezechia, nel VII sec.
a.C. (2Cr 32,30). A questa sorgente, su
ordine di Davide, il sacerdote Zadok
unse re Salomone (1Re 1,32-38), come
risposta ad Adonia che si era auto-
proclamato re presso la sorgente Ro-
ghel o En-Roghel (1Re 1,9), situata a cir-
ca 700 m dall’altra, nella valle del Ce-
dron, a sud-est di Gerusalemme.
A complemento dei cenni sulle “ac-
que bibliche” proposti in questa ru-
brica, per monsignor Gianfranco Ra-
vasi: «Più di 1500 versetti dell’Antico Te-
stamento sono “bagnati” dalle acque
e per 397 volte è jam, il “mare”, a di-
lagare». E, aggiungiamo, nell’intera
Bibbia (versione CEI) le parole acqua-
acque compaiono 691 volte, sor-
gente-sorgenti 57 volte, torrente-tor-
renti 118 volte, fiume-fiumi 170 volte
e mare-mari 437 volte.
LUCI DAL MEDIO EVO
>> 6 dicembre 1084: Benno, conte di
Cassino, dona ai Benedettini delle ter-
re a Cerreto, vicino a Lodi, perché vi
costruiscano un’abbazia. Nel 1135 vi
subentrano i Cistercensi. Successiva-
mente il monastero diventa com-
menda e parrocchia. Con la sop-
pressione napoleonica delle con-
gregazioni religiose, nel 1798, i beni
dell’abbazia sono venduti al mar-
chese Giorgio Teodoro Trivulzio. Oggi
è ancora parrocchia.
>> 17 dicembre 1024: a Grottaferrata
(Roma), papa Giovanni XIX consacra
la chiesa abbaziale di Santa Maria,
fondata da san Nilo da Rossano Ca-
labro (910-1004), paese all’epoca sot-
to il controllo bizantino. Nonostante la
successiva divisione tra Chiese catto-
lica e ortodossa, nel 1054, la comunità
monastica ha continuato e continua
a vivere e operare senza contrasti
per l’unità delle Chiese.
>> 22 dicembre 1216: papa Onorio III
approva ufficialmente l’Ordine dei
Frati Predicatori, più noti come Do-
menicani. L’Ordine mendicante è sta-
to fondato a Tolosa da san Domenico
di Guzman, per contrastare l’eresia ca-
tara, e si diffonde rapidamente in
tutt’Europa, soprattutto nelle città sedi
di università, in primis Parigi e Bologna.
Oggi i domenicani sono più di 6000, dei
quali 4500 sacerdoti.
>> 23 dicembre 1119: su presentazio-
ne della “Charta Caritatis” dell’aba-
te santo Stefano Harding, papa Cal-
listo II approva l’Ordine dei Cistercensi
(da Cistercium, antico nome di Ci-
teaux, località vicino Digione, nella
Borgogna francese). Lì, nel 1098, Ro-
berto di Molesme ha fondato una co-
munità monastica per ristabilire la
primitiva austerità della Regola di
san Benedetto, in contrasto con il
“ramo” dei Cluniacensi.
>> 28 dicembre 1065: a Londra, è
consacrata l’abbazia di Westminster,
detta così per distinguerla dalla chie-
sa di St. Paul, “east minster”. È voluta
da re Edoardo il Confessore, negli
anni 1045-1050. Dal 1066, con Gu-
glielmo il Conquistatore, tutti i re inglesi
vi sono incoronati e sino al 1760 vi sono
anche sepolti. I monaci benedettini
hanno lasciato l’abbazia nel 1540,
43 dopo la riforma anglicana. Lunga 156
metri e larga 34, la chiesa è stata am-
piamente rimaneggiata: il soffitto a vol-
ta è del 1506, la facciata con i cam-
panili è neogotica. All’interno, ci sono
circa 600 monumenti e 3000 tombe di
nobili, scienziati e personalità, oltre
che quella del Milite Ignoto inglese.
PRETE E SCIENZIATO GIOVANNI BATTISTA EMBRIACO
Nasce a Ceriana (Imperia) il 31 di-
cembre 1829, da una nobile fami-
glia genovese. Entrato nell’Ordine
Domenicano e completati gli stu-
di, è a Nepi dove inse-
gna matematica e filo-
sofia. Poi, è a Roma.
Nel 1867, inventa l’idro-
cronometro, un orolo-
gio dove l’acqua fa
funzionare movimento
e suoneria dei quarti e
delle ore. Lo stesso
anno l’invenzione è pre-
sentata all’Esposizione
Universale di Parigi,
dove suscita molto in-
teresse. A Roma, ne realizza tre, il
più famoso dei quali a Villa Bor-
ghese, nel 1873 (dopo circa 40 anni
di funzionamento, l’orologio cade
in degrado ed è restaurato soltanto
nel 2007). Pochi anni dopo, padre
Embriaco inventa una sveglia eco-
nomica, commercializzata dalla
Borletti di Milano con il
nome di “Sveglia Ita-
lia”. Si interessa e in-
venta strumenti per la-
vorare i metalli e mac-
chine pantelegrafiche
(il pantelegrafo con-
sentiva di trasmettere
immagini in modo ab-
bastanza simile al fax e
il meccanismo era mos-
so da un pendolo). Il
tutto senza dimenticare
gli impegni religiosi, tanto che gli
sono assegnati importanti incarichi
nell’Ordine Domenicano. Muore
a Roma, il 6 marzo 1903.
BS DICEMBRE 2009

5.4 Page 44

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P P RIMA AGINA Serena Manoni
NON ARRENDERSI
L’oratorio de L’Aquila a dispetto del terremo-
to ha riaperto! Presso il parco Baden Po-
well. Una grande tensostruttura fa da salone
multiuso, una tenda della Protezione Civile è
invece la chiesetta. Altre tende ospitano i salesia-
ni e gli animatori dell’Estate Ragazzi e Giovani.
Già, gli animatori! Sono calati a L’Aquila da
ogni parte d’Italia. A gruppi di una quarantina
per volta e hanno lavorato sodo prima con quel-
li della Protezione Civile per preparare il terreno
e le strutture, poi per animare i ragazzi. I turni
duravano una settimana, con la possibilità di
prolungarla a due. Le attività, quelle tipiche dei
Grest salesiani: olimpiadi, tornei, clownistica,
danza, canto, cabaret, spettacoli, teatro, escur- tempo donato è stato troppo poco”. “Ho risiste-
sioni, formazione, preghiera…
44
mato me stesso”. “Mi porto dentro i bambini ter-
remotati e non li dimenticherò più!”. “La fatica
>> L’Aquila ha raccolto la solidarietà salesiana e mi ha reso tutti fratelli”. “Ho vissuto una splen-
scoutistica d’Italia: sono arrivati animatori da dida precarietà: qui si conosce l’essenziale!”.
Pordenone, Genova, Asti, Civitanova Marche, “Mi sono sentita a casa anche se era una ten-
Lecce, Sulmona, ecc. Ogni settimana si tiravano da”. “Qui abbiamo fatto rete, tutti con un unico
le somme ascoltando nel tendone/salone le obiettivo”. “L’esempio è l’unica garanzia di inci-
impressioni dei volontari. Suggestive alcune dere!”. “Mi sono sentita accolta: l’accoglienza
testimonianze: “Ho riacquistato la capacità di aggiusta tutto”. “È stato importante riscoprire la
apprendimento”. “Sono insoddisfatto perché… il mia fede!”. Infine l’impressionante testimonianza
di un giovane animatore: “Ho il terrore di
dimenticarmi di questa esperienza! ”.
ٗ
DICEMBRE 2009 BS

5.5 Page 45

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45
BS DICEMBRE 2009

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
RINGRAZIAMENTO
DUE MAMME
risolvere il mio problema, presi a
Ti scrivo, carissimo san Dome-
nico Savio, per dirti il mio gra-
DIVENTANO
NONNE
cuore il suo gesto: tenni sempre
con me l’abitino, recitando ogni
giorno la novena. La gravidanza
zie. Sono Andrea, nato a Ca-
gliari il 24 giugno 2008. Ti scrivo
da Arbus, dove mi trovo con i
miei genitori e familiari. Ora sto
bene. Ti racconto la mia storia.
La prima ecografia dava il se-
guente esito: il bambino è affet-
to da sindrome di Down. Fu una
Due mamme mie amiche un gior-
no mi avevano confidato che le lo-
ro figlie, sposate da circa due an-
ni, erano preoccupate perché de-
sideravano avere un bambino, ma
non arrivava. Io le ho rassicurate
dicendo loro che le avrei ricordate
procedeva benissimo, poiché il fi-
broma anziché crescere, andava
sempre più diminuendo. Alla 36a
settimana, il 13 giugno 2006, ho
partorito una bella bambina di
3,650 kg Non ho più subìto alcun
intervento e sto benissimo. La gi-
necologa mi chiamò “il miracolo
CASO UNICO
La mamma di Martina Pia, già
al quinto mese di gravidanza,
venne a conoscenza che la
sua creatura presentava una
grave malformazione all’intesti-
grande sofferenza per i miei ge- nelle preghiere, ma soprattutto della natura”.
no. Benché consapevole della
nitori, ma nonostante i suggeri- esortandole a confidare nel Si-
menti di persone che volevano gnore. Rientrata a casa, quello
Bonanno Giusy, Marsala (TP)
situazione a cui andava incon-
tro, volle portare avanti la sua
persuaderli ad abortire, essi stesso giorno mi venne l’idea di in-
gravidanza con fede, assu-
hanno accettato con fede cri- viare al Bollettino Salesiano un’of-
stiana la volontà di Dio e hanno ferta per richiedere due abitini di
SEPARATI
mendosene tutte le conse-
guenze. Il 9 settembre 2008,
continuato a sperare. La secon- san Domenico Savio. Quando li ri-
DA DUE ANNI,
all’ottavo mese circa è nata la
da ecografia evidenziava un’e- cevetti, li consegnai alle due mie
screscenza tondeggiante sulla amiche, raccomandando di spie-
SI RIUNISCONO
bambina. Subito portata all’o-
spedale per essere operata,
46
testa del nascituro. Io, grazie a
papà e mamma, avevo tanta vo-
glia di vivere e venire al mondo.
Anche dopo una visita ginecolo-
gica della mamma in gravidan-
za, nella quale le era stato det-
to che aveva un soffio al cuore,
i miei genitori continuarono a
sperare. Giunse poi il giorno nel
quale, dopo un esame al quale
mia mamma si era sottoposta,
fu data loro la lieta notizia: il
bambino è sano. Sapendo che i
miei genitori erano felici di me,
gare alle figlie che occorre aver fe-
de e pregare san Domenico Sa-
vio. Ebbene: Elisa figlia della mia
amica Bianca, già il mese succes-
sivo a quello nel quale ha indos-
sato l’abitino, si è accorta di esse-
re incinta. Ha avuto qualche diffi-
coltà durante la gravidanza; infatti
alla metà di agosto era ricoverata
in ospedale; ma il 13 settembre
2008 gli è nato il suo bellissimo
bambino Matteo. Anche Stefania,
la figlia dell’altra mia amica, è ri-
masta incinta poco dopo aver ri-
Ho molto sofferto quando mio figlio
si è separato dalla moglie consen-
sualmente. Non ho mai saputo la
vera causa di questa separazione.
Fin dal primo momento ho prega-
to con devozione e giornalmente
Don Bosco, Maria Ausiliatrice e
san Domenico Savio affinché i
due coniugi, per amore dei loro
due bellissimi bambini, ritornasse-
ro a vivere insieme. Le mie pre-
ghiere sono state esaudite e da al-
cuni mesi la bella famiglia si è riu-
nita, per la felicità di tutti.
perché a giudizio del chirurgo
si trattava di un caso “unico,
complicato, difficile, mai visto”.
Affidata con preghiere inces-
santi all’intercessione di san
Domenico Savio, fu operata
l’11 settembre 2008. Nessuno
può descrivere l’angoscia dei
genitori, che per lungo tempo
hanno trepidato per le sorti del-
la loro creatura, nulla sapendo
sull’esito dell’intervento. Solo
dopo circa 45 giorni videro pre-
miata la loro fede, poiché i dot-
tori, sciolta la prognosi, potero-
avrei voluto esprimere loro la cevuto l’abitino di san Domenico
mia gioia in tutti i modi: sussur- Savio; ma si trattava di una gravi-
Katiuscia, Messina no permettere loro di portare a
casa la bambina guarita.
randola all’orecchio della mam- danza extra-uterina, con serie con-
ma, o gridando forte. Intanto seguenze. Tuttavia, trascorsi circa
continuavo a crescere vicino al tre mesi, che i medici le avevano
AVERE DEI FIGLI
Sr. Cafasso Adelina, Livorno
cuore della mamma. Al settimo consigliato di attendere, nuova-
LA NOSTRA
mese ho bussato forte forte,
perché volevo nascere. A nulla
sono valsi i tentativi fatti in ospe-
dale per trattenermi fino al nono
mese. Forte come un piccolo
leone, sono venuto alla luce; so-
no stato tenuto in incubatrice
circa un mese per difficoltà di
respirazione e di adattamento al
latte. Ciò ha causato trepidazio-
ne ai miei genitori, ma la pre-
ghiera è stata sempre più assi-
dua e insistente. E finalmente
nel dicembre 2008 sono stato
battezzato, entrando a far parte
a pieno titolo della famiglia dei
figli di Dio. Voglio ora dire un
grazie grande ai miei genitori
per l’impegno che si sono presi
davanti a Dio per la mia cresci-
ta fisica e spirituale.
Musu Andrea, Arbus (CA)
mente si è accorta di essere in at-
tesa di un bambino, la cui nascita
è prevista ai primi di febbraio 2009.
Fino al momento presente la gra-
vidanza procede bene.
Ferraro Antonella,
Rossano Veneto (VI)
CERCAVO
TANTO AIUTO
Sono una signora di 42 anni. Due
anni fa io e mio marito abbiamo
deciso di avere il secondo figlio. Ri-
masi incinta e andai tanto felice a
fare un controllo dalla ginecologa.
Essa, notando la presenza di un fi-
broma molto grande, che poteva
causare difficoltà al feto, mi disse
che se fossi riuscita a portare
avanti la gravidanza, avrei dovuto
subire il cesareo e subito dopo un
intervento per asportare il fibroma.
Io, benché preoccupata, non mi
PRIORITÀ
Ho iniziato la mia vita con mio ma-
rito nel 1999, anno in cui ci siamo
sposati. Avere dei figli è sempre
stata la nostra priorità, ma Dio ave-
va altri progetti per noi. Abbiamo
dovuto attendere tre anni prima di
poter abbracciare il nostro primo-
genito Christian. Convinti di riusci-
re finalmente a dargli un fratellino,
l’11 settembre 2006 abbiamo sco-
perto con tristezza che la creatura
che io avevo in grembo aveva ces-
sato di vivere. Cademmo in un to-
tale sconforto. Quattro mesi dopo,
ecco l’ennesima delusione: una
presunta gravidanza si rivelò ge-
stazione cieca, priva di embrione.
Umanamente estenuati nel
profondo dell’anima, cercammo
consolazione nella preghiera e
non perdemmo mai la fede. Dopo
varie vicissitudini e incontri con
medici interessati più al portafoglio
che alla propria missione, trovam-
mo finalmente un dottore tutto de-
dito al bene dei propri pazienti. Es-
sendo venuti a conoscenza di fat-
ti straordinari vissuti da chi ha
indossato l’abitino di san Dome-
nico Savio, ne ho fatto richiesta e
l’ho indossato ogni giorno. Nel set-
tembre 2007 sono rimasta nuova-
mente incinta. Ogni giorno abbia-
mo rivolto la nostra preghiera a
santa Maria Francesca e a san
Domenico Savio, affinché veglias-
sero sulla vita che andava cre-
scendo dentro di me. Il 26 giugno
2008 è nata Jenny, la nostra splen-
dida bimba, perfettamente sana,
bella paffuta e dolcissima. Ringra-
ziamo con tutto il cuore Dio per
l’immenso dono ricevuto, e lo pre-
ghiamo affin-ché faccia percepire
ai nostri bambini quanto grande è
la misericordia di nostro Signore
verso chi, anche nella sofferenza
più grande, non smette di aver fe-
arresi e affidai tutto al Signore e al-
de e di pregare.
la Madonna. Un giorno, mentre
ero in chiesa a pregare, mi si avvi-
Z .T., Cassola (VI)
cinò una signora, mi chiese del
mio stato di salute e cortesemen-
Don Ignazio Stuchly Mons. Ottavio Ortiz
DICEMBRE 2009 BS
te mi regalò l’abitino di san Do-
menico Savio con la novena da
recitare. Io, giunta già al sesto me-
se e tanto bisognosa di aiuto per
Ptfrlii’eiericrmnnhedlaiaietccesopatneuzaitboossbenidlneipezcdolaaletezrrlieàolnecnotoaetmemprnieeeto.otnnt.eoSrsnuei

5.7 Page 47

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IN PRIMO PIANO
redazionale
Cpt.
LUCA PARMITANO
Siciliano ed exallievo salesiano
del San Filippo Neri di Catania.
È stato scelto come astronauta
dall’EAS (Agenzia Spaziale
Europea).
Capitano, prima la domanda più banale, ma anche attesa: è
emozionato? O voialtri siete poco soggetti a emozioni?
Non esistono domande banali, al massimo lo sono le risposte. Sì, so-
no molto emozionato. I primi giorni ero sopraffatto da un misto di sen-
timenti. C’era il sollievo per una lunga, difficile e importante selezione
finalmente terminata, la soddisfazione di essere riuscito, ma anche un
senso di umiltà di fronte a una grande responsabilità e alle capacità
delle persone che sono state scelte insieme a me.
Potrebbe dirci quali doti e qualità occorrono per fare l’astronau-
ta? Non ci serve un discorso, provi a dirci l’essenziale.
Sono contento che mi abbia posto questa domanda, perché mi per-
mette di sfatare quello che è nell’immaginario collettivo: mi piacerebbe
dire di avere una marcia in più, ma in realtà non esistono superuomini
o superdonne, solo persone che hanno voglia di fare qualcosa di
straordinario. È importante avere la capacità di sognare, la volontà di
credere ai propri sogni e di lavorare, per realizzarli: quello che è facile
non vale!
Lei ha frequentato la scuola salesiana San Filippo Neri di Cata-
nia. Che cosa ha appreso di importante?
Voglio rispondere con un aneddoto. L’allora direttore, don Franz Al-
berti, che ricordo con un sentimento di stima e ammirazione, ci parlava
sovente quando eravamo tutti riuniti nel piazzale della scuola. Un
giorno ci disse che uno dei complimenti più belli per lui era “essere un
galantuomo“. Non ho mai dimenticato queste parole.
C’è ancora qualcosa che le è rimasto di quel periodo della sua vita?
Tante cose di allora mi hanno influenzato; coltivo la mia spiritualità,
che è forse il risultato degli insegnamenti di allora.
Che cosa le piaceva della vita scolastica di allora? Ha mai recitato?
Mi piaceva tutto, e naturalmente le tante attività extra-scolastiche mi
attiravano di più: in particolare, lo sport (ricordo il “sabato sportivo” e
le “mini olimpiadi”) e la recitazione. In quegli anni ho imparato ad ap-
prezzare la musica e il teatro, grazie in particolare al maestro Armando
Bellocchi, che organizzava dei “musical” poi messi in scena alla fine
dell’anno scolastico. Io partecipai a tre delle sue rappresentazioni.
E ricorda qualcuno in particolare dei suoi antichi educatori?
Ho un bellissimo ricordo dei miei professori. La loro passione per
l’insegnamento mi ha sempre spinto a lavorare e ad amare lo studio.
Qualcosa che si trasmette solo con l’esempio.
KISIMBA
Kisimba ha 8 anni quando la
mamma si ammala e la famiglia
l’accusa di essere la causa della
sofferenza della madre, che
muore l’anno successivo. Già
durante la malattia, la piccola
era stata oggetto di torture e mi-
nacce. Gli stregoni le facevano
bere acqua e olio perché vomi-
tasse tutto il male che, diceva-
no, aveva dentro di sé trasfor-
mandola in strega. Due giorni
dopo la morte della mamma, la
famiglia la caccia di casa. Dove
andare? Non conosce suo padre
perché la mamma, risposata,
non gliene ha mai parlato. Si di-
rige verso il mercato della città,
dove una banda di ragazzi la
picchia e deruba. Non può più
sopportare questa vita, così de-
cide di tornare a casa dal fratel- 47
lo. Lui la rifiuta. Non solo,
mentre dorme in un angolo, le
versa addosso del liquido in-
fiammabile e le dà fuoco. Ki-
simba riporta ustioni al viso, al
petto e all’addome. Le sue urla
svegliano i vicini che l’accom-
pagnano in ospedale. Vi rimane
per sei mesi. Nessun familiare
le fa visita. Passata la degenza,
viene accolta in una casa/fami-
glia, lì non ci sono torture né
minacce. Riesce a prendere il
diploma di taglio e cucito e a fi-
danzarsi. Ora può sperare in un
futuro decente.
BS DICEMBRE 2009

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Sogni avverati?
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli
Una disputa tra un avvocato e un ministro protestante
CHIESA
di Silvano Stracca
Sollicitudo rei socialis (9a)
ATTUALITÀ
di Antonio Giannasca
Generazione digitale, scuola e... (3)