Bollettino_Salesiano_200410

Bollettino_Salesiano_200410

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top

1.2 Page 2

▲back to top
- SANTITÀ GIOVANILE
di Pascual Ch6vez Villanueva
I FRUTTI DEL SISTEMA
PREVENTIVO
ALBERTO E PIETRO
Ecco i due "campioni" per ottobre: Alberto Marvelli che solo il
mese scorso è diventato beato, a Loreto, davanti a una
moltitudine di giovani e adulti dell' A.C. Pietro Pércumas è un
giovane lituano che morì in Italia in odore di santità.
Alberto
Marvel-
li era un
giovane inna-
morato della
vita, degli uo-
mini e di Dio,
sempre pre-
sente fra i
ragazzi, i po-
veri e i sofferenti. Ha vis-
suto da protagonista i difficili anni
F.I della guerra. Il 15/7/2003 l'Osserva-
tore Romano informava che il Papa
avrebbe beatificato un ingegnere di
28 anni che durante e dopo la se-
conda guerra mondiale, in una Ri-
mini martoriata e distrutta dai bom-
bardamenti, aveva assunto grande
rilievo sia per l'integrità dei costumi
che per l'impegno sociale e politico
in nome del Vangelo. È stato, infat-
ti, beatificato il 5 dello scorso mese.
Nato a Ferrara il 21 marzo 1918,
Alberto si laureò in ingegneria nel
1941 e lavorò alla Fiat di Torino
dove conobbe l'Azione Cattolica di
cui divenne socio. Altruista all'orato-
rio, tenace nella scuola, intrepido
nello sport, battagliero in politica, la
sua fu una vita spesa nell'instanca-
bile ricerca della verità e della carità.
Era figlio di un impiegato di banca
e di una donna impegnata tra le
dame della carità, le donne di A.C.
e l'oratorio salesiano, frequentato
anche dal figlio. All'azione formatri-
ce della famiglia si aggiunse perciò
anche quella dell'oratorio dove
imparò a coltivare la preghiera e ad
amare l'Eucaristia. A 21 anni, nel
suo diario, iniziato dopo l'improvvi-
sa morte del padre, scrisse: "Il tem-
po passa, vola anzi; non rimaniamo
indietro con la vita spirituale ... Il
nostro procedere nella vita materia-
orroaRE 2004 BS
le deve ~ssere un salire continuo e
deciso... Devo progredire, continua-
mente, gradino per gradino, giorno
per giorno, minuto per minuto; sem-
pre aspirando a quella che è la vet-
ta massima, Dio. Lo devo, lo voglio".
In guerra si distinse per le particolari
virtù di generosità. Tornato a casa,
en_trò a far parte della Società Ope-
raia presso cui svolse un gran lavo-
ro a favore dei poveri. Ma un anno
dopo, il 5 ottobre 1946, la morte lo
colse mentre in bicicletta si avviava
a un comizio elettorale, investito da
un camion militare lanciato a folle
velocità. Erano i tempi in cui Alber-
to si privava persino delle scarpe
per darle ai poveri e girava Rimini
in bicicletta per raggiungere i rifu-
giati e portar loro alimenti e conso-
lazione spirituale. La Chiesa lo pro-
pone ai giovani del lii millennio
come modello di santità nel quoti-
diano. "Alberto ha mostrato come,
nel mutare dei tempi e delle situa-
zioni, i laici cristiani sappiano de-
dicarsi senza riserve alla costruzio-
ne del Regno di Dio nella famiglia,
nel lavoro, nella cultura, nella politi-
ca , portando il Vangelo nel cuore
della società", ha detto il Papa. La
sua beatificazione è un appello a
trovare la strada della santità in
famiglia, nella professione, nella
politica; ma è anche un riconosci-
mento dell'educazione salesiana,
capace di forgiare santi.
Pietro Pércumas è un altro
frutto della spiritualità sa-
lesiana che viene offerto co-
me modello ai giovani della Litua-
nia all 'inizio di questo lii millennio.
Nato nel 1917 in un piccolo paes!3,
Kadagynai, è fuori di dubbio che
l'amore di Dio e l'assiduità nella
preghiera Petriukas li imparò in fa-

1.3 Page 3

▲back to top
miglia. Questa è anche la testimo-
nianza lasciata da don Ananas Per-
kumas , salesiano fratello di Pe-
triukas, missionario in Cina, che
incoraggiò sempre il suo anelito
vocazionale. Data la povertà, Pe-
triukas fece il pastorello per un ric-
co possidente, poi fece il segna-
punti in una sala da biliardo. Fatti
un po' di soldi, Petriukas poté rea-
lizzare il sogno di venire in Italia.
Qui giunto, visse sempre con gran-
de austerità e frugalità, povero ma
dignitoso. Gli inizi non furono facili,
lontano dal focolare domestico e
dalla sua terra patria, senza cono-
scere la lingua e fra gente di altra
cultura. Veniva spesso deriso per
la sua bassa statura, ma la nobiltà
def cuore, la generosità del suo
spirito e la saldezza della volontà lo
aiutarono a superare ogni difficoltà,
motivato com'era dal desiderio di
diventare figlio di Don Bosco.
Sognava di tornare tra i suoi come
salesiano laico per aprire una scuo-
la di "arte e mestieri" e lavorare a
favore dei ragazzi lituani. Voleva
condividere con loro quanto aveva
trovato: il segreto per essere felici
attraverso il compimento dei propri
doveri e il servizio agli altri, l'amore
all'Eucaristia e la devozione a
Maria Ausiliatrice. In pochi anni
raggiunse una eccezionale maturi-
tà spirituale . Il cuore malato non
resse a lungo: morì a 19 anni, il
12/1/1937, in concetto di santità al
Rebaudengo di Torino. Esemplari
le ·sue ultime parole quando, con-
fortando gli astanti, disse: "Pregate
per me. lo pregherò per voi dal
Cielo. E ricordate: Nobile il cuore,
generoso lo spirito, ferrea la vo-
lontà". Era il suo motto personale,
una sintesi mirabile del suo profilo
interiore. Il piccolo Pietro (Petriu-
kas) non spiccava, infatti, per le
sue qualità personali, ma per i suoi
pregi spirituali: l'austerità della vita,
la volontà ferrea, l'assiduità nel ser-
vizio, la sua allegria. Non sfuggiva i
lavori difficili che anzi si offriva
volentieri per realizzarli con sponta-
nea naturalezza.
D
I Il nostro procedere nella vita
materiale deve essere un salire
continuo e deciso ... gradino dopo
gradino, fino a Dio.
Ottobre 2004
Anno CXXVIII
Numero 9
In copertina:
L'avvertim ento è
per genitori ed educatori:
"Fate attenzione, il mostro
è sempre in agguato !".
A ncora una volta
l'educazione può fa re
qualcosa contro
la piaga della pedofili a.
Foto : Chiara Fantini
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregaz ione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MAN IERI
- CHIESA
12 Per l'Africa
di Silvano Stracca
- GIOVANI
14 Fate attenzione
di Maurizio Bruni
- .M1ss10NAR1
18 Comboni e Don Bosco
di Francesco Motto
- CASA NOSTRA '
20 Otto giorni di passione
di Giovanni Eriman
- ,NSERTO CULTURA
23 Pellegrinaggio attraverso l'Italia
- FMA
28 Nella cintura tra le Americhe
Redazionale
di Graziella Curti
RuBRICHE
2 ti Rettor Maggiore - 4 ti punto giovani - 6 Lettere al Direttore - 8 In Italia e nel
Mondo - 11 Osservatorio - 16 Box - 17 Zoom - 22 Lettera ai giovani - 27 Doctor f. -
30 Libri - 32 On Line - 34 Come Don Bosco - 36 Movimento Salesiano - 37 Laetare et
benefacere... - 38 Sfide etiche - 40 Dibattiti - 41 Relax - 42 I nostri morti - 43 ti mese
- 44 Viaggi - 46 I nostri santi - 47 In primo piano/focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natalè' Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Collaboratori: Severino Cagnin - Ernesto Gattoni
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Enrico dal Cavolo
Carlo Di Cieco - Bruno Ferrere - Cesare Lo Monaco
t'.,f;;~~~~n~~~u~i~r~i~~~~~tfs~ ~~;~~~~ ~~~gr);~io
Fabio Sandroni - Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione: Pier Bertene
Direttore Responsabile: _Antonio Martinelli
Edizione Cooperatori: Ufficio Nazionale, Via Marsala 42
00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Gregorio Jaskot (Roma)
Fotocomposizione: Puntogralica s.r.l. - Torino
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
:! il prossimo numero, collegandosi .
al sito Internet:
_ h_t_tp_:1_.1b_i,e.s_s_e_o_n_lin_e_._sd_b•.o. r_g_ ![:
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
In 56 edizioni e 31 lingue diverse. Raggiunge 151 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani .
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
e-mail: <biesse@sdb.org>
Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO - ONLUS
Ccb 32631 - Banca Intesa - Fil. Roma 12
CIN P - ABI 03069 - CAB 05064
Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
I Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS OTTOBRE 2004

1.4 Page 4

▲back to top
di Carlo Di Cieco
QUEI MANICHINI
INQUIETANTI
I manichini di fibra di vetro di Maurizio Cattelan che rappresentano
3 bambini impiccati a una grande quercia di Piazza XXIV maggio
a Milano hanno acceso violente polemiche. Le opere contestate
e tirate giù a forza da uno dei passanti resi inquieti e messi a
disagio da quei pupazzi muti e crudi, torneranno a essere esposte
ora in Spagna.
Si può pensare quel che si vuole
di un'artista, ma certamente
Cattelan ha esposto in piazza la
condizione dell'infanzia fuori dalle
favole e dai recinti ovattati dove,
asfissiando i nostri bambini di ogni
comfort consumista, pensiamo di aver
assolto al nostro compito verso ogni
bambino del mondo. E magari
troviamo pure qualche compiacente
esperto che benedice e rincuora il
nostro stare con gli occhi tappati
davanti alla grandezza e miseria dei
I l bambini del mondo, schierati con
tranqu illa coscienza dal la parte della
retorica dell'infanzia.
La retorica convive non di rado
magnificamente con l'ipocrisia e nei
confronti dei bambini l'ipocrisia sociale
raggiunge picchi altissimi. Si pensava -
rileva il padre della moderna sociologia
italiana - che le società tecnicamente
più progredite , se non opulente, fossero
anche società puerocentriche, vale a
dire traboccanti di attenzione per i
bambini . L'attenzione c'è - aggiunge
Franco Ferrarotti - ma è negativa, in
qualche caso è criminale. A cominciare
dai tantissimi e ripetuti casi di abuso
precoce verso l'infanzia. Anche solo
per distrazione o per leggerezza -
aggiunge Ferrarotti - rischiamo di farci
complici di un vero e proprio massacro
dell'infanzia. Una società
economicamente evoluta, una società
fondata sul mercato e quindi sui
rapporti utilitari, è capace di crudeltà
inaudite. Direttamente o indirettamente,
intervenendo in prima persona nel
crimine, oppure lasciandolo passare o
condannandolo come pratica
puramente occasionale, la società
prospera permette di fatto lo
sfruttamento dei bambini , il suo anello
più debole.
Allo stesso tempo siamo capaci di
raccogliere fondi di beneficenza per i
bambini iracheni o palestinesi e di
mantenere il consenso verso
ingiustizie strutturali e guerre che
provocano la condizione di sofferenza
OTTOBRE 2004 BS
di milioni di bambini. La
spettacolarizzazione della solidarietà
che porta soccorsi certamente
necessari ma non rimuove le cause, è
diventata il nuovo avamposto delle
società benestanti. I ricchi sono tornati
a fare elemosine alla grande ma non
contestano le politiche di ingiustizie.
Si convincono che sia un merito,
anziché un dovere di giustizia, aiutare
le popolazioni che noi stessi abbiamo
rese povere e mutilate difendendo i
nostri privilegi.
La condizione dell'infanzia è lo
specchio del nostro modo di vedere la
vita. I bambini sono la prova di come e
per che cosa ogni società vuole
svilupparsi. Perché i bambini sono
deboli tra i deboli nel gioco complesso
delle dinamiche economiche e sociali.
E a volte, tenerli egoisti e capricciosi, ci
illude di condividere la loro innocenza e
la loro irresponsabilità. Ma per lo più,
davanti alla domanda di aiuto dei
bambini siamo impreparati o
insufficienti. Non tutti hanno buone
possibilità di crescere. E non c'è
lungimiranza perché le possibilità di
crescita dei bambini non dipendano dal
reddito dei genitori o dalla professione
sociale di mamma e papà. Il più delle
volte tuttavia è quello che accade.
I casi di mobilitazione per dare
l'assistenza ospedaliera o permettere
l'intervento costoso a bambini poveri e
sfortunati sono meravigliosi, ma ci si
chiede perché per un bambino aiutato
ce ne siano migliaia, anzi milioni
dimenticati e immolati ogni giorno al
dio crudele della fame, della malattia,
del l'ignoranza, delle armi di
distruzione chimiche e tradizionali,
dello sfruttamento, dell'abuso.
Se guardiamo negli occhi i bambini ,
dobbiamo esaminare quale mondo
stiamo contribuendo a costruire.
Anche i cristiani debbono farlo. Nel
Vangelo infatti si racconta che Gesù
prese un bambino e lo pose in mezzo
ai discepoli, come simbolo di apertura
al regno di Dio.

1.5 Page 5

▲back to top

1.6 Page 6

▲back to top
sione nell 'area del morso fino pubblicamente avvertita della credere che la scrittrice non
a far uscire sangue.
fallacia della sua dichiarazio- si renda conto che un "atei-
2. Applicare la Pietra Nera a ne? (Giuseppe, Este). Non smo cristiano", pur essendo
contatto con l'incisione.
crede che una donna così fa- letterariamente proponibile, è
3. La pietra rimarrà incollata mosa e ascoltata possa far tuttavia teologicamente e filo-
finché c'è veleno nel sangue molto male?
soficamente assurdo . Trattasi
poi si staccherà da sé.
4. Immergere la pietra in
Igino, Torino
dunque - lo ripeto - prima di
ogni altra cosa di un esteti-
acqua bollente per purificarla. Non considero Oriana Falla- smo letterario . Infine , nono-
5. Immergerla poi nel latte ci una politologa, né una sto- stante la notorietà della per-
per qualche ora (alcuni dico- rica, né una socio loga , né sona in questione, non vedo
no di farla bollire).
una psicologa delle masse... la ragione perché venga
6. Asciugare la pietra e tener- Checché se ne dica, ella è "pubblicamente avvertita
r.wl,,,i/ LLORA ESISTEI Do-
po la scherzosa risposta
a Carla di Brescia sulla Pietra
Nera (BS maggio 2004), sono
stato sommerso da lettere
provenienti da ogni parte del
mondo (Italia, Belgio, Co-
lombia, Francia, Honduras,
Timor Est, India, Nuova Gui-
nea, Ecuador, El Salvador,
Repubblica Centro Africana,
ecc). Tutti pro Pietra Nera.
Me ne hanno inviate penino
la all 'aria, ma non sotto la
luce diretta del sole.
7. Conservarla in un luogo
secco, ad es. in una scatolina
per rullini fotografici .
8. Si usa anche per forunco li,
facendo l'incisione vicino al
foruncolo .
9. Per il tetano si può fare
l'incisione in qualunque parte
del corpo.
10. Per grandi ferite si riduce
in polvere la pietra nera, si
lava la ferita, vi si cosparge la
polvere nera e si benda la
solo una scrittrice e come tale
scrive, non può non scrivere.
Scrivere è per lei una pulsio-
ne, una vocazione, un godi-
mento ... una seconda natura.
Non scrive come donna impe-
gnata politicamente (non lo è
infatti) , o come esperta in
scienze umane e/o sociali.
Scrive come scrittrice e scrive
innanzitutto per se stessa.
Ora, se come potenza lettera-
ria , come co involgim ento
estetico, come impatto media-
tico non ho nulla da dire se
della fallacia de lla sua
dichiarazione". Ritengo infat-
ti inutile dare peso a ossimo-
ri. L' impatto sulla gente è più
sul pericolo dell'Islam che,
secondo la scrittrice, sta tra-
sformando l'Europa in Eura-
bia, che non nel suo cosiddet-
to ateismo cristiano.
Concludo esternando la mia
convinzione che il volume in
questione sia un evento edito -
riale , culturale, estetico/lette-
rario, ma non politico e tanto
meno religioso.
degli esemplari (Cfr. foto) ... parte.
non che ha qualità eccelse,
f!} Non potrò provarle perché Per quanto riguarda l'origi- come opinionista l'illustre
qui alla Pisana non sono an- ne, mi dicono che l 'abbia in- signora ha dei convincimenti
cora comparsi serpenti vele- ventata un Padre Bianco in rispettabilissimi, ma opinabi-
N SOLO AMORE?
Gent.mo direttore, lei cre-
nosi (!). Mi descrivono guari- Belgio. C'è chi afferma che lissimi. La Fallaci è una delle de davvero che l' uomo possa
gioni a iosa. Due relazioni provenga dal Kerala (India), migliori penne in circolazio- accontentarsi di un solo amo-
sono particolarmente interes- chi dallo Zaire (oggi Congo). ne, ma non è necessariamente re? Non è fatto per più espe-
santi. Mi riservo di pubblicar- Uno mi scrive che si tratta di un profeta, o un messia. Dirò rienze? Più esperienze non lo '
ne in seguito una. Faccio in- un ritrovato chimico che ha di più: mi appare come una arricchiscono? Io credevo di
vece il sunto della seconda la forma di un gesso da sarti. donna senza speranza, che aver trovato il mio fiore, ma è
che in 9 punti mi informa su Ho chiesto a un missionario infonde la paura .del futuro e appassito, me ne sono allonta-
come si prepara:
perché mai la medicina uffi- coltiva un pessimismo cosmi- nato.. . ne ho intravisto un
1. Raccogliere ossa di animali ciale rifiuti tale rimedio , qua- co sulle capacità di redenzio- altro...
(soprattutto bue).
lificandolo sprezzantemen- ne del' uomo . "Il nemico più
Aie, Forlf
2. Mettere le ossa in un bido- te come "placebo" . "Perché insidioso della speranza, scri-
ne di latta munito di un buon non costa niente; perché la ve l'Osservatore Romano, si Caro amico,
coperchio.
medicina/ai da te in ambien- chiama paura" .
in contestazione con molta
3. Praticare un foro sul coper- te scientifico è ritenuta on Quanto poi al suo "ateismo letteratura sentimentale odier-
chio perché fuoriescano i va- ·veleno; ·perché le cose sem- cristiano", qualcuno ha avvi- na, io affermo che "vivere"
pori.
plici •non valgono.. , Per sco- cinato l'espressione a quella un solo amore si può, perché
4. Accendere un gran fuoco prire un rimedio ci vuole di Benedetto Croce: "Perché è più che sufficiente per la
per carbonizzare le ossa.
tanto di laurea e percorsi non possiamo non dirci cri- piena realizzazione di una
5. Quando le ossa sono nere complicatissimi... come se stiani", nel senso che anche vita. Credo inoltre nella ca-
versare acqua nel bidone per gli animali che si curano con lei riconosce le sue radi ci pacità adattativa dell' uomo,
far galleggiare il grasso delle le erbe avessero tutti la lau- come provenienti dal cristia- nella sua volontà creativa,
ossa.
re a!".
nesimo. Ma la fo rmulazione nella sua forza di ricomincia-
6. Svasare le ossa carbonizza-
usata mi pone qualche dubbio re una, due , dieci volte.. . Ri-
te.
interpretativo. Ancora una fiuto l'incapacità fallimentare
1.:a 7. Segarle in pezzi piccoli. /tJORIANA. Egregio Di- volta sono propenso a crede- kafkiana, il pessimismo filo-
8. Immergerle nel latte per 12
~ettore, ho sentito del- re che la Fallaci abbia fatto sofico, la voracità sentimen-
ore.
l' ultimo libro di Oriana Falla- ricorso a un escamotage let- tale! lo so che si può· "rigene-
9. Farle seccare e sono pronte ci, dove ella si dichiara "atea terario, a una figura retorica rare" l'amore ogni giorno, so
all ' uso.
cristiana"... il che vuol dire che si chiama ossimoro , l' ac- che, quando serve, c'è sem-
Quindi mi indica il modo negare che Cristo è Dio... e costamento paradossale di pre a disposizione una scintil-
d'uso:
cadere nell 'eresia di Ario. due termini di significato la per rinfocolare la passio-
1. Praticare una piccola inci- Non pensa che debba essere opposto . Perché non posso ne, diversa ogni volta perché
OTTOBRE 2004 BS

1.7 Page 7

▲back to top
le scintille sono come i fioc- sine poena - recita l'antica perché io non ne ho visto uno
chi di neve, non ce n'è uno saggezza latina - niente senza solo convertirsi. C'è una mo-
uguale alt' altro . Ed è questa sofferenza. Chi rifiuta la sof- schea splendida a Roma ...
diversità che dà gusto a ogni ferenza rifiuta la vita. A nes- provi a fare una chiesa alla
impresa .
suno è concesso di realizzare Mecca...
Io credo nella illimitata ca-
pacità dell'uomo di risolle-
varsi quando è a terra, di in-
nalzarsi quando è in piedi, di
volare quando è in alto. Non
è poesia. .. O forse sì, se si
accetta che la vita sia di per
poesia, la più alta mai
scritta nelle pagine del!' uni-
verso. L ' uomo non è un
verme, ma una fmfalla . Tu
avevi trovato il tuo fiore.
Aveva tutto, colore, profumo,
sapore... e la fragilità di ogni
qualcosa senza conoscere la
fatica , la disillusione, il falli-
mento e, talvolta, il sangue .
Ma, con ancora più profondo
convincimento, aggiungo che
qualsiasi fallimento è tempo-
raneo e che spazio per ripren-
dere la navigazione c'è sem-
pre. Chi inchioda o mura le
porte, chi "Non ne voglio più
sapere", chi "Basta! Definiti-
vamente" , chi "Impossibile
ogni dialogo e/o ripensamen-
to", chi "Non c'è più spazio
Nevio, Torino
Caro signore,
Alla Verità con la V maiusco-
la, o ci si crede o no , non ci
sono vie di mezzo. Le dico su-
bito che in questo caso uso
"credere" come sinonimo di
"praticare". E mi spiego. Lei
dice di vedere un grande pe-
ricolo : "fra un secolo noi cat-
tolici non esistiamo più". Io
affermo il contrario dando
così ragione della fra se ini-
f iore. Non si può non accetta-
re la fragilità, è lo scotto da
pagare per avere colore, pro-
fumo, sapore. Continuo acre-
dere che quello da cui ti sei
allontanato possa ancora es-
sere il fiore della tua vita.
Rinsaldandone le radici si ri-
pristineranno colore, odore,
di comprensione", e via spro-
positando, è un pover'uomo
senza nerbo, i ragazzi e i gio-
vani dicono "senza sfere!" ...
ma personalmente non sono
d' accordo, perché ciò che
manca è la testa, e spesso il
cuore, mentre, quando più
quando meno, le famose sfere
ziale: se i cattolici saranno
davvero testimoni della loro
fede, se invece di essere
mezzo cristiani (che vuol dire
mezzo - o del tutto - atei!) ,
sono credenti autentici; inve-
ce di esternare buone inten-
zioni (le buoiie intenzioni de -
bordano ovunque), agiscono;
sapore. Sogni? No, operazio- sono in genere efficienti.
invece di parlare di virtù le
ni possibili! Nessuno potrà Quando un poveretto, smar- incarnano nella vita quotidia-
mai convincermi del contra- rita la via, si trova d' improv- na; invece di discorrere di
rio . A queste operazioni di re- viso di fronte a un trivio onestà sono p ersonalmente
surrezione ha dato l'avallo senza conoscere fin dove por- onesti; invece di teorizzare la
Dio stesso!
teranno in realtà le vie che si giustizia , la applicano nelle
La vita è una costruzione che
lentamente si completa, non è
un capolavoro già costruito.
Ecco, devo dirti che mi stai
dando l'impressione che tu
sia alla ricerca di qualcosa di
già f atto, di già finito, di già
risolto , di un appartamento
ammobiliato! No n lo troverai.
Non esiste. E ciò che troverai
o hai trovato non resisterà
trova davanti, ha solo due
possibilità: o continuare a
tentennare in eterno fino a
morire d'inedia, o imboccare
decisamente uno dei sentieri,
pronto,finalmente, ad andare
fino infondo, costi quello che
costi. Ovviamente, fossi in te,
saprei che cosa fare. Per
1001 motivi. Ma io non ho
fatto le tue scelte...
transazioni e nelle relazioni
giornaliere; invece di sfrutta-
re, insegnano ; invece di pre-
dica/"e la legalità sono lega-
li... allora,fra 100 anni sare-
mo (e saranno) tutti cattoli-
ci! E nessuno mi toglie dalla
testa questa convinzione.
Gesù, quelli che "dicono e
non fanno " li ha bollati con
parole tra le più forti in asso-
luto mai uscite dalla sua
alla prova del tempo. Non di-
menticare che per fare una
vita ci vuole una vita. Lo sa-
pevi già, ma forse l'avevi di-
menticato. Qualcuno forse ti
ha messo in testa che, cele-
brato il matrimonio, eri arri-
vato alla meta ? No! Eri solo
partito. Il tuo, e fo rse il suo
(di tua moglie) sbaglio è che
avevate contato su un tra -
guardo raggiunto e invece
era un blocco di partenza! La
r fPROPOSITO DI
wiJ ISLAM. Illustre Diret-
tore... ai musulmani che emi-
grano in Occidente, o gli in-
segniamo a industriarsi a casa
loro, o li accogliamo ... e allo-
ra - ecco il grande pericolo -
fra un secolo noi, come cat-
tolici non esistiamo più. E
non mi dica che attraverso la
carità si diffonde la Parola,
bocca: "razza di vipere, se-
polcri imbiancati...". E scusi
se è poco!
APPELLI
Dopo 22 anni di matrimo-
nio mia moglie è andata a
vivere con un mio collega
di lavoro in nome di una
nuova filosofia di vita! La
sofferenza mi attanaglia.
vita ha un solo nastro d' arri-
Vorrei 1itrovare un bricio-
vo, l'ultimo. E l'impatto fina - Non ci è stato possibile pub- lo di serenità. Toscanelli
le è con Dio.
Un'ultima annotazione che
blicare tutte le lettere perve-
nute in redazione. Ce ne
scusiamo. Provvederemo_ a
Carlo, Fraz. Sorr~ley, 46
- 11020 Saint-Christophe
(Aosta).
non è dato dimenticare. Nihil siw tempo alla pubblicazio-
ne o alla risposta personale .
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
BS OTTOBRE 2004

1.8 Page 8

▲back to top
PRAGA,
REPUBBLICA CECA
LA MARATONA
INTERNAZIONALE
Da qualche anno alla marato-
na internazionale di Praga
partecipano anche alcuni sale-
siani e giovani. Un'esperien-
za forte di fatica, ma anche di
coesione di gruppo e di frater-
nità. Tra i 4500 podisti prove-
nienti da 52 paesi, quest'anno
c'era anche un gruppo di gio-
vani della scuola socio-peda-
gogica salesiana di Jabok con
l'insegnante di educazione fi-
sica e qualche salesiano. È
stata un'esperienza formativa
di alto livello: la preparazione
a un 'impresa del genere dura
parecchio ed esige sacrifici,
seria applicazione, controllo,
equilibrio, volontà di superare
se stessi. Il dopo/gara è sem-
pre il più bello: ci si ritrova
più uniti e fratelli, più pronti
ad aiutarsi ed ad aiutare. Si
corre per vincere non la cop-
pa di metallo ma il premio
della vita. Quest'anno i sale-
siani hanno organizzato la
messa per gli atleti, prima
della partenza, nella chiesa
salesiana vicina al "via" della
corsa. Ebbene un centinaio di
maratoneti erano presenti. Tan-
ti, per essere la prima volta.
Un successo.
MAINZ, GERMANIA
TRA GLI IMMIGRATI
Il Rettor Maggiore don Pa-
scual Chavez ha visitato la
missione italiana in Germania
il 19 e 20 maggio u.s. Un ap-
puntamento atteso e gradito
con i salesiani che operano tra
gli immigrati italiani e le
forze vive delle realtà parroc-
chiali da essi gestite. Come
sempre don Pascual ascolta,
dialoga, interroga e si fa in-
terrogare, e ha un sorriso e
una parola per tutti. La sim-
patia che sprigiona conquista
subito i giovani. Questo suo .
magnifico approccio è conti-
nuato a Bend01f e nelle altre
opere dell 'ispettoria di Colo-
nia.
In Africa
co11 lnm1our
UNA INIZIATIVA
DI CARITÀ
PER L'AFRICA
OTTOBRE 2004 BS
È un libro di 95 pagine, si in-
titola In Africa con humour, è
costruito su storielle e aned-
doti africani che aprono al
sorriso, ma trasmettono an-
che insegnamenti di vita. Li
ha raccolti padre Guido Fab-
bri dei Padri Bianchi. Gli in-
troiti della vendita serviranno
a costruire scuole in Tanza-
nia, in zone in cui l'analfabe-
tismo raggiunge il 70% del
totale. Per saperne di più:
Cannarozzo Agostino, coo-
peratore missionario, Via To-
vag/ieri 213, 00155 Roma;
Te/. 06/23.03.184.

1.9 Page 9

▲back to top
redazionale
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
BASILICA S. DOMENICO SAVIO
SAlt'IIMl• L.ECC!
~f)l»><l~ - 2"7$
..,...
,,..,, ,...., r
,
'--·
JTAllA
•I
0.45 ' i
BRESCIA, ITALIA
FONDAZIONE MAGO
SALES
Tutto esaurito al San Barnaba
di Brescia, la sala teatro che
ha ospitato la prima edizione
del premio "Gianni Ghidini
Bosco". La "Fondazione Ma-
go Sales" ha voluto lanciare
una nuova iniziativa che pre-
mierà ogni anno una persona o
gruppo che si siano distinti per
fare il bene in allegria proprio
come proponeva Don Bosco.
La scelta, quest'anno, è caduta
su Patch Adams, il famoso
medico, padre della clownte-
rapia, perché anche lui, come
Don Bosco, ha saputo impe-
gnarsi a fondo nella solidarietà
gratuita verso il prossimo, in
particolare i bambini. A con-
segnare il premio, oltre al
mago Sales, c'erano il sindaco
Paolo Corsini, Laura e Maria
Luisa Ghidini, sorelle dell'im-
prenditore Gianni Ghidini
Bosco scomparso 2 anni fa, e
Marco, suo figlio. Il premio
consiste in un quadro raffigu-
rante Don Bosco un po ' clown
e un po' mago, opera del pitto-
re Mario Bornia, e di una
borsa del valore di 5000 $ of-
ferta dalla famiglia Ghidini.
MACERATA, ITALIA
la fatica di una dozzina di
professori che ci hanno lavo-
rato un anno intero. L 'argo-
FINE ANNO SPECIAL mento: l'Europa e le radici
cristiane comuni. Canto, dan-
Educare attraverso il teatro è ze, costumi, scene, testi... tut-
stato uno dei punti di forza to fatto in casa. L 'Europa a
del metodo di Don Bosco. 25 è una grande realtà e il filo
Anche quest'anno il liceo sa- che lega le nazioni tra loro va
lesiano di Macerata ha termi- ricercato proprio in quel cri-
nato le lezioni con un grande stianesimo che ha fatto da
spettacolo musicale. Sono concime al terreno, fertiliz-
stati coinvolti 200 alunni in zandolo, fino a farlo arrivare
una festa che ha fatto assapo- dov'è effettivamente arrivato:
rare una grande soddisfazione siamo all'embrione degli Stati
ed altrettanta gioia, ripagando Uniti d'Europa.
,.,nt..o.
iiiftM
CENTENARIO DOMENICO SAVIO
A LECCE
Per il 50° di canonizzazione di san Domenico
Savio, il più bel frutto del Sistema Preventivo di
Don Bosco, a Lecce, sede dell'unico santuario a
lui dedicato, le feste sono state grandi e partecipa-
te. Come dovunque, una folla di ragazzi , di genito-
ri, di giovani mamme... e danze, canti, recite, pre-
ghiere... Si è mossa la città che per il piccolo san-
to , grazie ai salesiani , ha una particolarissima
devozione. L'Amministrazione comunale, il Vesco-
vo, i parroci della città, le autorità militari. .. nessu-
no s'è tirato indietro.
Le Poste Italiane hanno aderito approvando l'an-
nullo speciale per il giorno 16 maggio. Il timbro
reca la figura del piccolo santo al centro, le due
date che hanno generato la festa 1954/2004 sulla
sinistra , e il disegno al tratto del santuario sulla
destra. Il tutto è incorniciato dalla scritta 73100
Lecce Centro, 16.5.2004; Canonizzazione di San
Domenico Savio. Una stella e il tondino PT sepa-
rano la dicitura superiore da quella inferiore.
Le cartoline recano la fòto esterna del santuario
e due foto dell'interno, molte sono affrancate col
grande francobollo della transumanza sul quale è
segnato l'itinerario delle greggi da Foggia a L'A-
quila in Abruzzo (oltre alla rappresentazione di
Campobasso con le sue montagne) . Significativa
la scelta della migrazione delle greggi che può
essere accostata all'itinerario trionfale dell'Urna di
Domenico attraverso le varie regioni d'Italia, una
transumanza ideale che, partita da Torino, ha avu-
to la sua ultima tappa a Lecce.
Per saperne di più: -a- 0761/307.124
BS OTTOBRE 2004

1.10 Page 10

▲back to top
l00annifa
Il numero di ottobre riporta la relazione di
don Malan a don Rua sulle missioni del Mato
Grosso, in Brasile. Ecco uno stralcio della
visita alla 111;issione del Sacro Cuore ai confini
del territorio degli indio Bororo.
m
Le cavalcature divorarono 22 leghe e quando non
ce ne restavano che otto incontrammo il carissimo
don Balzola che ci veniva incontro... Giungemmo
finalmente ad un chilometro dal nostro arraial, ed
ecco arrivare 30 e più bambine le piccole figlie
della foresta, accompagnate dalle suore di Maria
Ausiliatrice, ansiose di darci il benvenuto. Un 300
metri più avanti ci giunge all'orecchio un grido
selvaggio. Sono altrettanti fanciulli indiani, che
assistiti dai chierici Crema e Bernardino vengono
anch'essi a salutarci. Centro metri più avanti ci at-
tendevano 4 cacichi alla testa di uno stuolo assor-
dante di selvaggi, e un po ' più oltre degli uomini
ci aspettavano le donne ... . Nel dì seguente si prin-
cipiò il triduo di preparazione alla festa del S.
Cuore che quest' anno volevamo celebrata con par-
ticolare entusiasmo, poiché doveva far epoca negli
annali di questa promettente Colonia. Le istruzioni
che finivano con la Benedizione del SS. Sacra-
mento furono da tutti celebrate con religioso fer-
vore, in tutti i tre giorni. Intanto esaminai le picco-
le indie mirabilmente istruite dalle buone Suore di
Maria Ausiliatrice, e i cari bugrinhos (fanciulli
indii) preparati dai nostri confratelli. Li esaminai
in religione, nel canto delle lodi sacre, nella lettu-
ra, nella scrittura e nei primi elementi di aritmeti-
ca! Mai avevo sperimentato tanta soddisfazione
nel dar esami. 1:avanzamento dei miei esaminati
superava tutte le aspettative.
OTTOBRE 2004 BS
MACERATA, ITALIA
Domenico
Savio
ANCORA
DOMENICO SAVIO
UNA NUOVA
BIOGRAFIA
Un'altra biografia viene ad
arricchire questo cinquan-
tenario della canonizzazio-
ne di Domenico Savio. È
quella scritta da Vito Fab-
bian ed edita dal MES-
SAGGERO. Domenico vie-
ne proposto come ragazzo
straordinario nell'ordinario,
in un'epoca in cui sembra-
no dominare figure a forte
impatto sociale, artistico,
culturale, sportivo, presen-
tate come gente straordi-
naria che fa cose straordi-
narie, quasi dei superman.
Il volume dà notizie anche
dei gruppi Savio Club, del
piccolo santo come protet-
tore delle "mamme in atte-
sa", patrono dei Pueri Can-
tores e modello dei mini-
stranti.
LAUREA HONORIS
CAUSA
Un grande amico dei salesia-
ni, don Lamberto Pigini che
presso l'oratorio di Loreto ha
fatto le sue prime esperienze
di vita, freq uentando i cam-
peggi che l'allora direttore
don Antonio Paolone organiz-
zava con crescente successo,
è stato insignito dall'univer-
sità di Macerata della laurea
Honoris Causa in Scienze
della Formazione. Don Pigini
ha lavorato sempre per i gio-
vani, promuovendo convegni,
incontri, ritiri, campi estivi,
tornei sportivi, gite, escursio-
ni , ecc. Si è dedicato poi a or-
ganizzare corsi di riqualifica-
zione e formazione professio-
nale in tempi di crisi, trasmet-
tendo la passione del lavoro e
la gioia di quando si realizza
un buon prodotto. Infine ec-
colo editore. È lui l'inventore
della "Giocoscuola" per i
bambini di 4 anni: un metodo
basato su gioco, canti, dise-
gni, minishow per insegnare
le lingue straniere. Poi fonda
la ELI (European language
lnstitute) per l'insegnamento
delle ling ue con produzioni
distribuite in 43 paesi e 28 ri-
viste. Negli anni '80 raggiun-
ge notorietà mondiale con la
creazione di 2 mensili in lati-
no: luvenis e adulesciens, an-
cora editi. La laurea la meri-
tava proprio!

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
OSSERVATORIO
Hosokawa Grazia è
un dramma lirico
con parole recitate
e 12 canzoni. Ebbe 2 ese-
cuzioni nella capitale nel
gennaio 1940 e tre a
Osaka a maggio. L'esecu-
zione fu affidata ai migliori
attori del teatro Kabuki di
quel tempo . Lo stesso
don Cimatti così la pre-
senta: "Le melodie sono
di puro tipo italiano, ma
naturalmente adattate al-
l'ambiente e colorito locale,
intrecciate con punti carat-
teristici di melodie giap-
ponesi" .
Non poteva bastare. E fu
proprio il famoso tenore a
insistere perché il padre
musicista musicasse an-
che le parti recitate, in
modo che da operetta di-
ventasse Opera. Così don
Cimatti si mise sotto, rifece
tutta la parte del canto e
del piano, ricavandone l'o-
pera in tre atti Hosokawa
Grazia.
HOSOKAWA
GRAZIA
Monsignor Vincenzo Cimatti
(Faenza 1879 - Chofu 1965), missionario
in Giappone per 40 anni, fu compositore,
musicista, direttore di spirito.
Grandi musicisti nipponici collaborarono
con lui. Ha lasciato circa 950 composizioni
raccolte nella biblioteca comunale di Faenza
e nel Cimatti Museum di Tokyo.
Spicca su tutti l'opera "Hosokawa Grazia"
in tre atti che viene riproposta
per ricordarlo.
Hosokawa era un'eroi-
na vissuta all 'inizio del
1600, famosa per la sua
avvenenza, che pur di
restare fedele al marito,
preferisce morire piuttosto
che cadere nelle mani dei
nemici ... Roba d'altri tempi,
si direbbe oggi. Ma tornas-
sero i tempi dei valori,
finalmente! Fu eseguita a
Tokyo il 27 e 28 maggio del 1860, protagonista la
famosa soprano Otani Kiyoko ; vi assisteva l'autore.
Don Cimatti ne rimase sconcertato e, ovviamente
insoddisfatto: l'orchestrazione e l'esecuzione ave-
vano tradito la linea melodica che gli era sgorgata
dal cuore. Fu eseguita altre volte nel gennaio 1965
e nel maggio 1966, ma l'autore non vi assisté: la
prima volta era già infermo e la seconda egli non
era più tra i vivi. Fu ancora rappresentata nel '67 e
nell'89, modificando ulteriormente musica e parole.
Insomma si può dire che l'opera non era più sua.
Ora finalmente , basan-
dosi sul manoscritto con-
servato al museo di Cho-
fu, è stato possibile riavvi-
cinarsi all'originale e riscri-
verlo. Si tratta della prima
grande opera in lingua
giapponese fatta intera-
mente da uno straniero,
una felice combinazione
tra la musica italiana e
quella giapponese. Mai
presentata al grande pub-
blico né in Giappone né in
Italia. Don Cimatti vi mise
mano quando aveva già
76 anni e la terminò a 80
anni. Lui stesso osò affer-
mare con la semplicità
che lo caratterizzava: "Per
realizzare quest'opera ho
lavorato più di tre anni ... È
certamente la mia più
grande composizione mu-
sicale".
Hosokawa Grazia viene
rappresentata per la pri-
ma volta nella sua for-
ma originale proprio in
questo mese, 1'8 e il 9
ottobre 2004, nel "Ope-
racity Concert Hall" di
Tokyo. Ricorre, infatti,
quest'anno il 125° anni-
versario della nascita
dell'autore.
BS OTTOBRE 2004

2.2 Page 12

▲back to top
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
PER CHIESA
L'AFRICA È
IL CONTINENTE
L'AFRICA PIÙ A RISCHIO.
MA ANCHE IL PIÙ
"SPIRITUALE".
LA CHIESA SE NE
PREOCCUPA. di Silvano Stracca
,,L' impegno missionario
della Chiesa costitui-
sce, anche in questo
inizio del terzo millennio, un ' urgen-
za", scrive Giovanni Paolo II nel
messaggio per la 73a Giornata Mis-
sionaria Mondiale che si celebrerà
la penultima domenica di questo
mese di ottobre. "La missione affi-
data da Cristo alla Chiesa è ancora
ben lontana dal suo compimento",
sottolinea il Papa. "Dobbiamo per-
ciò impegnarci con tutte le forze al
suo servizio. Sì, è necessario rilan-
ciare con coraggio la missione a
tutte le genti". Ma qual è, in concre-
to, la situazione attuale dell 'impe-
gno missionario nel mondo?
LE CIFRE
DELL'EVANGELIZZAZIONE
Secondo l'ultimo annuario stati-
stico della Chiesa, i cattolici nei
cinque continenti sono un miliardo
e 70 milioni, ovvero il 17,20% del-
la popolazione della Terra. La metà
vive nelle due Americhe, 280 mi-
lioni sono in Europa. In terra di
missione operano 85 mila sacerdo-
ti, 450 mila suore e oltre un milio-
ne e mezzo di catechisti. Cifre di
tutto rispetto. Ma sono soprattutto
le iniziative di assistenza a dare la
misura dell ' impegno della Chiesa a
servire tutti i popoli senza distin-
zione di fede religiosa, razza, cul-
tura, lingua, sistema politico. 42
mila scuole, 1600 ospedali, 6 mila
dispensari medici, 12 mila opere
OTTOBRE 2004 BS
Era presente anche il Rettor
Maggiore dei salesiani,
don Egidio Viganò.
caritative e sociali, una miriade di
iniziative contro la malaria, il cole-
ra, il rischio di cecità e l'Aids, so-
prattutto in Africa, dove in alcuni
paesi questa malattia è aumentata
di venti volte negli ultimi anni e
dove muoiono tre persone ogni
cinque minuti. La lotta contro
l' Aids è la punta dell'iceberg del-
1' impegno assistenziale della Chie-
sa in Africa che non è di oggi.
La Chiesa non ha scoperto l' Afii-
ca nel 2004. Fin dall'inizio, attra-
verso l'opera dei missionari, delle
missionaiie, dei laici, essa ha con-
tribuito alla crescita umana, socia-
le, culturale e spirituale del conti-
nente nero. Purtroppo i focolai di
violenza che l'insanguinano, l'Aids

2.3 Page 13

▲back to top
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
di delegati degli organismi ecclesiali
continentali del!'Asia, dell 'America
Latina e dell 'America del Nord.
IL VERTICE
EUROPA/AFRICA
L'Africa un continente dai mille
problemi: sottosviluppo, fame,
Aids, ebola, guerra, calamità
naturali, odi tribali ... Eppure
aperto allo spirito, ricco
di tradizioni sane e di valori.
e altre pandemie, come pure i
drammi della miseria, delle ingiu-
stizie, della corruzione - è la dolo-
rosa constatazione del Papa -
"continuano a pesare sull'avvenire,
producendo effetti negativi che
ipotecano lo sviluppo solidale del-
I'Africa". Il continente, afferma il
Papa, "ha un bisogno urgente di
pace, di giustizia e di riconciliazio-
ne, come pure dell'aiuto dei paesi
sviluppati chiamati a sostenere an-
che il suo sviluppo, oltre che il
proprio, perché i popoli africani
siano veramente i protagonisti del
loro avvenire, gli attori e i soggetti
del loro destino". "L'Africa non va
considerata - incalza il presidente
del Pontificio Consiglio per la giu-
stizia e la pace - un peso insoppor-
tabile e un problema irrisolvibile.
Il male più grande che attanaglia
l'Africa è il senso di rassegnazione
e di sfiducia quasi generale che, a
tutti i livelli, circonda questo conti-
nente come una cortina di ferro
fatta di egoismo e indifferenza".
PERICOLI E RIMEDI
"Il mondo occidentale - ammo-
nisce il Segretario vaticano per i
rapporti con gli stati, arcivescovo
Lajolo - deve essere consapevole
che i popoli esclusi, se non si im-
boccherà la strada di un autentico
sviluppo, finiranno col credere di
non avere altra scelta che quella
del terrorismo". L'Africa è dunque
una sfida che interpella anzitutto i
popoli africani, le loro classi diri-
genti, le confessioni religiose e la
Chiesa cattolica del continente. Ma
è anche una sfida per l'intera co-
munità internazionale, perché l' A-
frica da oggetto di assistenza di-
venti soggetto di una partnership
convinta e decisa. L'Europa, che
sta scrivendo la nuova pagina del-
l'unificazione politica ed economi-
ca, è la prima a essere interpellata
da questo continente da cui la se-
para solo il Mediterraneo, che non
è un muro che può proteggere i go-
verni e i paesi europei dalle pres-
sioni migratorie, dal!' instabilità e
dalla frustrazione , fertile terreno
per l'estremismo islamico. Proprio
dalla convinzione che sarebbe "una
catastrofe lasciare l'Africa ai mar-
gini del mondo, vittima del cini-
smo internazionale", nasce l'idea
di uno storico vertice di cento ve-
scovi europei e africani, di rappre-
sentanti dei dicasteri vaticani e
delle organizzazioni di solidarietà,
Un incontro che si terrà dal 10 al
13 novembre a Roma, nella sede
del Salesianum, per cercare nuove
forme di collaborazione e di aiuto
.reciproco fra Chiese del nord e del
sud del mondo di fronte alle grandi
sfide che toccano sia l'Europa sia
l'Africa: evangelizzazione, povertà,
migrazioni, rapporti con l'Islam, so-
lidarietà economica, risoluzione
non violenta dei conflitti, condono
del debito, Aids .. . Ed è estrema-
mente significativo che il summit
avvenga a dieci anni da quell'"even-
to di speranza" che fu il Sinodo
afri~ano del 1994, fortemente vo-
luto da Giovanni Paolo II che lo
concluse l'anno dopo firmando a
Yaoundè, in Camerun (per la prima
volta fuori dal Vaticano), un docu-
mento pontificio, l'esortazione apo-
stolica "Ecclesia in Africa".
L'appuntamento di novembre è
solo l'inizio di un processo che
dovrà avere nuove tappe nel futuro
e che solleciterà "Io sforzo con-
giunto di tutte le forze vive della
società" in Europa e in Africa, in
particolare quelle della Chiesa, per
spezzare le "nuove catene", come
le ha definite il Papa, che impedi-
scono lo sviluppo del continente. E
per bocca di Giovanni Paolo II la
Chiesa universale, "fedele al suo
ruolo profetico verso l'Africa", ha
già ricordato ai "grandi del mon-
do" cinque priorità per restituire
agli africani quanto è stato loro
sottratto, spesso con la violenza: il
rispetto della vita e delle diversità
religiose, lo sradicamento della po-
vertà, la fine del traffico d 'armi, la
soluzione delle "guerre dimentica-
te" e l'azione comune per uno svi-
luppo solidale. Accanto a questo
serve un impegno forte per la ri-
conciliazione fra i popoli dell 'Afri-
ca dopo le ferite provocate dai con-
flitti che ancora avvelenano i rap-
porti interpersonali, inter-etnici e
internazionali nelle diverse regioni
del continente.
D
IIIP!I
IIIIEil
BS OTTOBRE 2004

2.4 Page 14

▲back to top
In vista della Giornata Mondiale dell'Infanzia,
FATE ATTENZIONE
di Maurizio Bruni
Un articolo del professor
Giovanni Russo su
questa stessa rivista
(dicembre 2003) ha
aperto un ampio
dibattito su una
problematica tanto
difficile quanto delicata,
che sconvolge famiglie,
gruppi e associazioni,
ed è in costante
evoluzione sia culturale
sia applicativa.
Il dibattito ha coinvolto
l'associazione "IAD
Bambini Ancora Onlus".
È diritto/dovere dei genitori vigilare sui contatti che i propri
figli minori intrattengono attraverso il web. '
I ntanto è utile distinguere tra
"abuso sessuale su minori" e
"pedofilia". "Si parla di abuso
quando un bambino è coinvolto in
attività sessuali che non può com-
prendere, per le quali è psicologica-
mente impreparato e per le quali
non può dare il proprio consenso",
così l' AAP (Associazione America-
na Pediatri). La pedofilia è invece
considerata una patologia psichiatri-
ca, per cui il pedofilo è una persona
affetta da una vera malattia psichi-
ca, che non gli impedisce tuttavia
una vita per altro verso normale, e
talora ad altissimi livelli culturali,
sociali e politici.
La pedofilia è un fenomeno che
viene da lontano, già esistente in
OTTOBRE 2004 BS
epoca greca - a Sparta ed Atene ve-
niva severamente punita - e romana
dove esistevano leggi a protezione
del fanciullo prepubere, ma non
dello schiavo. L'emarginazione del
minore nel mondo antico - e in parte
moderno - era ed è un fenomeno so-
stanzialmente culturale legato alla
scarsa considerazione sociale del
bambino fino alla pubertà. Di ciò si
trova traccia anche nel Vangelo, là
dove, ad esempio, Gesù con decisio-
ne rimprovera i suoi: "Lasciate che i
bambini vengano a me e non glielo
impedite", quando s'accorse che i di-
scepoli s'affannavano per allontanar-
li, non ritenendoli evidentemente
degni di accostarsi al Maestro
(Mt19,13; Mcl0,13).
I Se i bambini crescono senza
appoggi e riferimenti morali
è come se si coltivassero gusci
vuoti ... fragilissimi, facile preda
di ogni predatore.

2.5 Page 15

▲back to top
che si celebra il 20 novembre di ogni anno.
Il logo dell'associazione "IAD
Bambini Ancora Onlus" di Milano.
In Italia stanno sorgendo associazio-
ni a tutela dell'infanzia. Segnaliamo
!'"Associazione /AD Bambini Ancora
Onlus' con sede a Milano, in Via
Procaccini 34, dove ha aperto anche
un "Centro di primo ascolto per la tu-
tela dell'infanzia e dell'adolescenza",
il cui Responsabile è il vice presiden-
te ispettoriale degli exallievi salesiani
della Lombardia. Questo Centro svol-
ge attività di formazione e informazio-
ne, con incontri tematici, per gruppi di
genitori, educatori, scuole e oratori,
utilizzando anche numerosi esperti
del settore. Dal 1998 effettua per le
vie di Milano, ogni 20 novembre, la
giornata dell'infanzia, una ''fiaccolata
silenziosa" in memoria delle vittime
dell'abuso e della pedofilia.
Per saperne di più :
e-mail iadbambiniancora@hotmail.com
sito web www.bambiniancora.org
tel. 02/365.315.34
MA ANCHE OGGI...
Oggi i dati si presentano allar-
manti. Il processo del giugno/luglio
scorso in Belgio al mostro di Marci-
nelle, Mare Dutroux, violentatore e
assassino e l'ruTesto di un altro mo-
stro, Miche! Fourniret, altrettanto
feroce e pluriinfanticida sono solo
la punta dell'iceberg. Il fenomeno è
in crescita, perché i pedofili si sono
organizzati sulla rete telematica. In
Italia viene calcolata l'incredibile
cifra da 100 a 400 mila pedofili, so-
vente benestanti e culturalmente af-
fatto sprovveduti. Tant'è che si ten-
tano persino giustificazioni pseudo-
scientifiche e pseudoculturali al fe-
nomeno. Esiste anche una "giornata
dell'amore pedofilo". Addirittura. Il
pericolo Internet è dato dal fatto che
"chattando" i pedofili hanno potuto
raggiungere i bambini e individuare
i più deboli e recettivi. In un sito
esisteva addirittura un decalogo che
istruiva il pedofilo sulle tattiche mi-
gliori di approccio. Questo, per riaf-
fermare con forza - se ce ne fosse
bisogno - il diritto/dovere dei geni-
tori a vigilare sui contatti che i pro-
pri figli minori intrattengono attra-
verso il web, e il dovere degli edu-
catori a considerare seriamente il
problema e farne oggetto di studio,
confronto e programmazione educa-
tiva. Infatti ...
PER VINCERE LA GUERRA
Il fenomeno può essere combattu-
to (guai se non lo fosse!), e la prima
mossa è la prevenzione sia per
quanto concerne l'abuso sessuale
sui minori, sia per ciò che riguarda
la pedofilia. La prevenzione è la
strada maestra, la strada salesiana,
che è orientata a far maturare l'im-
magine e la considerazione del mi-
nore nella nostra società. A partire
dalla Convenzione Internazionale
sui Diritti dei Minori - che forse
non molti conoscono -, ratificata in
Italia dalla legge n. 176 del 27/5/91.
Genitori, insegnanti, educatori e
adulti in genere sono chiamati in
causa. Tutti. Sono però inscindibili
elementi formativi e informativi per
Il mostro di Marcinelle.
I Il fenomeno può essere
combattuto (guai se non lo fosse! ),
e la prima mossa è la prevenzione,
strada maestra, strada salesiana...
rendere efficace l'attività di preven-
zione. Informarsi per informare do-
vrebbe essere un punto d'onore,
anzi uno slogan programmatico. Ne
B va della salute psichica e morale dei
ragazzi. Se crescono senza appoggi
e riferimenti morali è come se si
coltivassero gusci vuoti... fragilissi -
mi, senza autonomia, facile preda di
ogni predatore. E si sa quale vergo-
gnosa schiera di mostri/predatori si
aggiri oggi per le strade telematiche
del web.
LA RESPONSABILITÀ
DEI MEDIA
Purtroppo la ricerca de! CENSIS
(rapporto 1997) conferma che i me-
dia hanno delle responsabilità al ri-
guardo, poiché si interessano al fe-
nomeno trattandolo solo come un
dato di cronaca, una specchio per ri-
chiamare l'attenzione degli utenti,
negando perciò spazio a elementi
educativi e ad aspetti preventivi. È
la mania del sensazionale, dello
scoop, del botto a sorpresa che poco
o nulla hanno di educativo, quando
addirittura non hanno elementi in-
centivanti.
Ai salesiani e alle congregazioni
il cui carisma è l'educazione, spetta
dunque un compito immenso, e ur-
gente, quello di porre la loro atten-
zione carismatica anche a questo
campo.
D
BS OTTOBRE 2004

2.6 Page 16

▲back to top
redazionale
di don Bellone. Particolarmen- rio Oliveri celebrava solenne-
te toccanti le parole in arabo mente la santa Messa al pae-
di un giovane allievo della sello nativo, Borgo d'One-
scuola tecnica di Betlemme, glia, prima di inaugurare
Jousef Hazboun, tradotte del presso la chiesa medesima il
rettore del seminario patriar- busto dell'illustre concittadi-
cale di Beit Jala, don Maroun no, opera dello scultore don
Lahham. Nell'atrio della Sala Paolo Pezzoli. L'ispettore del-
Consigliare era stata allestita l'Ispettoria del Medio Orien-
una mostra su don Bellone. te, don Gianmaria Giannazza,
La commemorazione è poi a sua volta benediceva la
proseguita con lo scoprimento targa sulla casa natale.
e la benedizione dello stupen- La città di Imperia e il paese
do gruppo bronzeo raffigu- di Borgo d' Oneglia hanno co-
rante don Bellone con un or- sì significativamente voluto
fano palestinese in Piazza onorare il loro illustre missio-
Ulisse Calvi. Era presente, fra nario nella terra di Gesù. Che
IMPERIA, ITALIA
DON ANTONIO BELLONE
"IL PADRE DEGLI
ORFANI" DELLA
TERRA SANTA
Solenni manifestazioni il 5
giugno 2004 nella città di Im-
peria per la chiusura del cen-
III tenario della morte di don
Antonio Domenico Bellone,
l'Abuliatama (il "Padre degli
orfani") della Terra Santa
san e nell' Orfanotrofio di Na-
zareth. A esse accudì l'istitu-
zione religiosa da lui fondata,
cui diede il nome di "Sacra
Famiglia", che nel 1891, con
il suo fondatore, si unì alla
Congregazione Salesiana, gra-
zie alla disponibilità del pri-
mo successore di don Bosco,
il beato Michele Rua.
La città di Imperia ha voluto
tributargli una serie di onori.
Anzitutto la commemorazio-
ne ufficiale, che ha avuto luo-
gli altri, lo scultore dell 'ope-
ra, il prof. Riccardo Cordero
che ne ha illustrato le fattezze
e il significato. Nel pomerig-
gio il vescovo monsignor Ma-
dal cielo don Bellone possa
impetrare dal Signore la pace
nella martoriata terra che ne
conserva tuttora le spoglie!
(Francesco Motto)
(1831-1903 ), l'esimio fonda- go nella Sala Consigliare del
tore dell"'Opera della Sacra Palazzo Comunale, presenti
Famiglia". Nativo di Borgo autorità civili, religiose, pa- Manifestazione in palestra.
d'Oneglia, sacerdote nel 1857, renti, salesiani della Liguria e
spese i primi anni della sua amici. Dopo il caldo saluto
missione al seminario di Beit del sindaco Luigi Sappa, han-
Jala, come professore e diret- no preso la parola .il direttore
BREVISSIME DAL MONDO
tore spirituale. Nel 1863 con
un orfano del paese diede
umile inizio alla sua opera
che sarebbe poi sfociata nella
fondazione e sviluppo dell'or-
fanotrofio di Betlemme, nella
scuola agricola di Beit Ge-
mal, nel Noviziato di Cremi-
dell 'Istituto Storico, don Fran-
cesco Motto, che ha tracciato
il quadro storico del Patriar-
cato all'epoca nella seconda
metà dell " 800, e don Prospe-
ro Roero, direttore della casa
salesiana di Betlemme, che ha
tratteggiato la figura e l'opera
CITTÀ DEL VATICANO.
L'Archivio segreto Vatica-
no ha pubblicato le schede
di più di due milioni di pri-
gionieri sui quali sono per-
venute informazioni durante
la Seconda Guerra Mondia-
le. Sono raccolte in due vo-
DUBLINO. Una memora-
bile iniziativa ha lanciato
l'arcivescovo primate di Ir-
landa monsignor Brady: "Il
nostro Paese sarebbe certa-
mente migliore se un giorno
alla settimana tutti facesse-
ro un po' di silenzio, fer-
lumi per più di 1500 pagine mando le auto, staccando
complessive e in otto DVD. gli auricolari, spegnendo te-
Sono a disposizione di sto- levisori, radio, telefonini,
rici e ricercatori.
ecc. per dare spazio alla ri-
flessione, alla preghiera, al
CITTÀ DEL VATICANO. dialogo familiare...". Magni-
Le Poste Vaticane hanno fico! Sarebbe davvero una
emesso in giugno un fran- gran cosa!
cobollo sul tema "I bambini
vittime · dell'AIDS". Si è ROMA. Il premio Nobel
trattato di una emissione per la pace 1996, monsi-
straordinaria di solidarietà il gnor Ximenes Belo, rimes-
cui ricavato è andato al sosi in salute, ha chiesto e
Pontificio Consiglio Cor ottenuto di andare missio-
Unum, l'organismo caritati- nario in Mozambico. Lavo-
Davanti al monumento di don Bellone alla fine
di una magnifica giornata.
vo del Papa, che l'ha desti- ra nella casa salesiana di
nato alle vittime del SIDA. Maputo.
OTTOBRE 2004 BS

2.7 Page 17

▲back to top
PORDENONE, ITALIA
Domenica 18 aprile, data
dell'annuale raduno degli
exallievi di Pordenone ,
con una semplice cerimo-
nia , il senatore Luciano
Callegaro ha proceduto
allo scoprimento di una
lapide con figura in bron-
zo di don Renato Ziggiot-
ti, primo direttore dell'ope-
ra, ottanta anni fa esatti, e
poi 5° successore di Don
Bosco alla guida della
congregazione. Il busto ,
donato dagli exallievi, è
opera della scultrice
Arianna Gasperini.
UN TESTO SPECIALE
Il volume di Rocca/Sten-
do ro , "La mia psicosi
sconfitta" (Armando Ed .)
presenta con vigore
scientifico ma linguaggio
comprensibile e accatti-
vante , il percorso di cura
psicoterapeutica che ha
permesso a Mario, giova-
ne e affascinante avvoca-
to , aiutato anche dalla
famig Ha e dalla propria
ragazza, di uscire dall'a-
bisso psicotico e vivere ·
una vita normale, sullo
sfondo di una meraviglio-
sa Venezia.
LEON, MESSICO
Rino Simonetti aveva un
grande amore per i bam-
bini che non ha potuto
avere nel suo matrimonio,
e che anche dopo la sua
morte, grazie alla genero-
sità della moglie, continua
ad amare in differenti par-
ti del mondo missionario:
India, Africa, America lati-
na. Vi ha costruito scuo-
le e asili per i più poveri.
L'ultima opera a Le6n in
Messico, nella "città dei
ragazzi Don Bosco", un
edificio di 2 piani che
misura 24 metri per 24.
SCHIO, ITALIA
Un incontro un po' ecce-
zionale: una mezza dozzi-
na di quasi ottuagenari,
superstiti di una prima
classe elementare dell'o-
ratorio salesiano di Schio,
anno 1933/ 1934, compo-
sta da 35 scolari , sono
andati a incontrare dopo
70 anni esatti il loro primo
indimenticabile maestro,
che alla veneranda età di
93 anni li ha accolti a
braccia aperte con inde-
scrivibile emozione.
VILNIUS, LITUANIA
La Lituania è la terra delle
croci sia per le vittime della
repressione religiosa so-
vietica, sia per la famosa
Collina. Nella parrocchia
salesiana della città è stata
insediata una "solenne"
croce di legno di 9 metri,
opera di artigianato locale,
per celebrare i 70 anni
della presenza salesiana
nella nazione. La croce è
stata benedetta durante la
processione solenne del
Corpus Domini.
PISANA, ROMA
Un gruppo dell 'oratorio
salesiano di Castellam-
mare di Stabia ha anima-
to quest'anno l'an,:iuale
festa del Rettor Maggiore
che si celebra nella casa
generalizia tradizional-
mente il 24 giugno, solen-
nità di san Giovanni Batti-
sta . Qualche sketch ,
canti , suoni , poesie ne l
simpatico dialetto napole-
tano, hanno rallegrato i
confratelli e gli amici stret-
ti attorno al 9° successore
di Don Bosco.
(foto Martin Tadeo)
BS OTTOBRE 2004

2.8 Page 18

▲back to top
Le loro strade s'incrociarono e separarono;
DON BOSCO
E MONSIGNOR
COMBONI
di Francesco Motto
71 santo di Torino f.. .J
che mantiene
gratuitamente 1200
persone✓• ogni anno dà
allo chiesa oltre 60
sacerdoti e parecchi
Missionari,· ho confidenza
con Dio e fa miracoli ed
ho spesso lo cognizione
degli altrui più reconditi
pensieri'~
IDaniele Comboni, "l'africano".
Egli si è totalmente immerso e
immedesimato nella terra in cui ha
annunziato il Vangelo e lavorato
per la promozione umana degli
abitanti.
OTTOBRE 2004 BS
E' il ritratto di Don Bosco che
il 20 ottobre 1865 don Da-
niele Comboni (1831 - ·
1881) tratteggia in una lettera al ve-
scovo di Verona, monsignor Luigi
di Canossa. Chi ha qualche familia-
rità con la storia di Don Bosco non
trova difficoltà a riconoscere in esso
l'.immagine più diffusa dell 'educa-
Un'icona di san Daniele Comboni
Icon un'altra delle sue celebri frasi,
scritta nel libro che regge sulla
sinistra: " Il missionario dev'essere
disposto a tutto, alla gioia e alla
mestizia, alla vita e alla morte,
all'abbraccio e all'abbandono".
tore di Valdocco nei primi anni ses-
santa, allorquando i giovanissimi
salesiani dell'epoca incominciarono tatreenne don Comboni conobbe
a raccogliere per iscritto "le doti meglio Don Bosco, avendo trascor-
grandi e luminose che risplendono so alcuni giorni a Valdocco come
in Don Bosco, i fatti straordinari suo ospite. Il futuro Vescovo di
che avvennero di lui". Ciò detto, Khartum era allora di ritorno da Pa-
non è difficile intuire come facesse rigi, dove aveva presentato un
il Comboni a conoscere "in questo "Piano per la conversione della Ni-
modo" Don Bosco: lo aveva cono- grizia proposto alla congregazione
sciuto personalmente ed era stato di Propaganda Fide e al papa Pio
suo ospite a Valdocco.
IX, il quale lo aveva incoraggiato a
confrontarlo con analoghe esperien-
I PRIMI DUE INCONTRI
ze missionarie. Anche Torino era un
notevole centro di propaganda mis-
A Torino, infatti, Comboni si era re- sionaria e Don Bosco non vi era
cato nell 'agosto 1864 per dare una estraneo, neppure nei riguardi del
mano a monsignor Giuseppe Ortal- continente nero, grazie anche alle
da nel completare la lista dei mis- sue amicizie di sacerdoti operanti in
sionari italiani all'estero, allo scopo favore dei giovani neri, quali ad
di bloccare al Senato del Regno d'I- esempio don Biagio Verri di Milano
talia il progetto di legge sull'obbli- e don Nicolò Olivieri di Genova. Il
go dei chierici di fare il servizio mi- Piano del Comboni, vastissimo, ar-
litare. Il tentativo andò fallito, ma ticolato, prefigurava un modo nuo-
non così quello messo in atto, nella vo e moderno di fare missione; in
stessa circostanza con l'auto di Don qualche modo anticipava di 100
Bosco e di una caritatevole contes- anni un progetto divenuto realtà nel
sa, di liberare dalle braccia di Vitto- 1900: "L'Africa attraverso gli Afri-
rio Emanuele II la legittima consor- cani". Don Bosco ne condivise idee
te di un impiegato statale di Cagliari e impostazioni e ne avrebbe fatto te-
che aveva chiesto al re il trasferi- soro per il suo "Piano" per la Pata-
mento del marito a Torino. Ma fu gonia. In quell'occasione Comboni
nel dicembre successivo che il tren- dovette parlare a lungo con lui, con

2.9 Page 19

▲back to top
ora sono riunite nella gloria degli altari.
:i .-..
;.
4
'
''
··················
Comboni al Cairo tra i suoi collaboratori.
I
A 150 anni dalla.nascita, nel 1981, si ricorda il grande
missionario con manifestazioni in tutto il mondo.
La sua grande intuizione: salvare l'Africa con l'Africa.
i salesiani, con i giovani stessi che
si entusiasmarono ai racconti del
grande missionario. Da quel mo-
mento i rapporti con Don Bosco
non sono più cessati.
, IN OCCASIONE
DEL VATICANO I
Nel 1869 il Comboni gli scrisse
che al Cairo stava attrezzando degli
ambienti dove i salesiani avrebbero
potuto passare un certo periodo di
tempo, onde prepararsi alle Missioni
della Nigrizia. L'anno seguente, il
1870, i due dovettero incontrarsi a
Roma, in occasione del Concilio Va-
ticano I. Il Comboni vi era andato
per presentare al Concilio, tramite
l'amico cardinale di Canossa e l'ap-
I Monsignor Comboni col suo
celebre "Piano per la
rigenerazione dell'Africa".
poggio di molte firme di Padri Con-
ciliari, un Postulatum pro Nigris
Africae; Don Bosco invece vi si era
recato per i soliti suoi molti affari e
colà ricevette varie richieste di man-
dare salesiani in missioni estere.
Nel luglio 1870 monsignor Combo-
ni, pieno di speranza, tornò a scrive-
re a Don Bosco per chiedergli alcu-
ni sacerdoti (due, tre o più), con
quattro o cinque maestri di arte e
catechisti: li avrebbe collocati al
Cairo con sufficiente autonomia e
colà li avrebbe preparati per lavorare
al Centro dell'Africa, dove avrebbe
poi avuto mano libera. Don Bosco,
incerto sul da farsi e senza tempo
per occuparsi seriamente della pro-
posta, chiese al suo vice, don Rua,
di consultarsi con i salesiani più in-
fluenti. Don Rua eseguì l'ordine e
1ispose al Comboni che purtroppo
non erano in condizione di mandar-
gli persone richieste; potevano
solo accettare eventuali ragazzi che
egli avesse mandato.
L'ULTIMO INCONTRO
AVALDOCCO
I Salesiani e i Comboniani - que-
sti fondati dal Comboni assieme
alle Madri della Nigrizia negli stessi
anni in cui Don Bosco fondava le
sue due congregazioni - andarono
così ciascuno per la propria strada,
quella che la Provvidenza aveva
loro tracciato. Ma non si persero di
vista. Nel maggio 1880 l'intrepido
Comboni tornò, ospite di Don Bo-
sco, nella cittadella di Valdocco. Il
24 maggio, festa dell'Ausiliatrice,
pontificò in una basilica affollata di
giovani, salesiani, benefattori, fede-
li. Fu una celebrazione solennissi:
ma, passata alla storia attraverso
l'entusiastico resoconto del Bolletti-
no Salesiano e di alcuni testimoni,
tutti contagiati dal fervore missiona-
rio sprigionatosi dalle parole di quel
"martire della fede" in terra africana
di nome Comboni.
Le vie dei Salesiani e dei Combo-
niani tornarono però a incrociarsi di-
rettamente e sistematicamente 100
anni dopo, in occasione del Progetto
Africa lanciato dai Salesiani nel
1980. Generosa ospitalità, consigli
disinteressati, aiuti economici rice-
vettero i "nuovissimi" missionari di
quel Progetto da chi specialmente
nell'Africa Sud Sahariana aveva in-
vece lunghis~ima esperienza. Non è
certo un caso che il settimo succes-
sore di Don Bosco, don Egidio Vi-
ganò, volle tessere un forte elogio
del lavoro dei Comboniani in Afri-
ca, sulla pista loro tracciata dal fon-
datore, allorquando redasse la lette-
ra postulatoria in favore dell'avvio
del processo di beatificazione del
medesimo: quel processo che si è
concluso con la solenne cerimonia
di canonizzazione in Piazza San Pie-
tro il 5/10/2003. Uniti per sempre
nella gloria dei cieli e ora anche
nella gloria degli altari, il "santo"
Don Bosco, il "beato" don Rua e il
"santo" Comboni sorridono festanti
non solo ai loro "figli", ma a tutta la
Chiesa che ancora una volta invitano
a essere "missionaria fra le genti".
Molti avevano però seguito le loro
tracce. Un nome per tutti, una donna
dei nostri giorni: il premio nobel per
la pace, madre Teresa di Calcutta,
beatificata a 15 giorni di distanza da
monsignor Comboni.
D
BS OTTOBRE 2004

2.10 Page 20

▲back to top
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
La vicenda del salesiano don Tullio Rizzo
OITOGIORNI
DI PASSIONE
di Giovanni Eriman
Quando si compiono
grandi
essere
egreosit.,aa, nsezin.czoan
una
paura boia in corpo...
È la storia di don Tullio
Rizzo, siciliano, che la
suà grande impresa l'ha
compiuta a Pordenone,
eroe suo malgrado.
mi, le quali sarebbero valse a poco
contro la munitissima scorta tede-
sca: qualche bicchierone di grappa
ad altissimo tasso alcolico e qualche
boccale di vino altrettanto forte, of-
ferto con disinvolta gentilezza ai
"crucchi" di scorta per intorpidirne
quanto basta il cervello e le gambe.
Al vino e alla grappa friulana non si
dice di no: sono cose che attirano
come le belle donne. Solo l'effetto è
peggiore!
LA LIBERAZIONE
- Don Tullio Rizzo dal Papa.
Q uando tornò "in convento",
nel collegio Don Bosco
quella sera del 1O settembre
1943, don Tullio l'aveva combinata
grossa, sia per la storia patria che
per la sua storia personale. E ne
sentiva il peso, poveretto: emaciato
il volto, traballanti le gambe, e una
gran paura in corpo. Dentro, una
voce insistente e fastidiosa gli ripe-
teva: "Chi te l'ha fatto fare?". Che
cosa aveva combinato il reverendo?
Quella mattina era arrivata a Porde-
none, dove si trovava come sfollato,
una lunghissima tradotta, stracarica,
come capitava in quei tempi, di sol-
dati italiani prigionieri, avviati ai
tristemente famosi campi di concen-
tramento nazisti. Erano centinaia,
stipati in tutti gli scompartimenti.
Pordenone costituiva l'ultima tappa
italiana. Ma proprio un "comitato
di liberazione" era da tempo attivo e
si adoperava in tutti i modi per cer-
care di liberare quelli che facevano
tappa nella città prima di essere
estradati ai campi di prigionia. Agi-
vano più con l'astuzia che con le ar-
Dopo qualche tempo in effetti,
l'intorpidimento della truppa aveva
raggiunto livelli sufficienti per ten-
tare il colpo di mano: le vigili scor-
te, infatti, erano ormai incapaci di
vigilare. La seconda parte del piano
scattò proprio a questo punto. Molti
coraggiosi si avvicinarono ai carri
ferroviari e sbloccarono le ante
scorrevoli dei vagoni, dando il via a
una fuga di massa. Il "Comitato di
giovani di Azione Cattolica" aveva
procurato vestiti di ogni foggia, co-
lore e taglia, sacchi di viveri e dana-
ro sufficiente per dare la possibilità
ai fuggiaschi di evitare con maggio-
re probabilità di riuscita la prevedi-
bile caccia da parte delle guardie
carcerarie.
C 'era anche don Rizzo tra i mem-
bri del comitato di liberazione. E fu
proprio lui ad accorgersi di un va-
gone sfuggito ai liberatori. Quattro
mani abbrancavano le feritoie di ae-
razione e quattro occhi imploranti
cercavano disperatamente aiuto.
Don Tullio non ci pensò troppo (se
ci avesse pensato non l'avrebbe fat-
OTTOBRE2004BS ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
, .......•..............••.•.•••.•.•..•.....•....••.•..•.......••••.•....•....•......••
(1907-1990) durante la Il guerra mondiale.
Una tradotta militare stipata
di soldati.
La chiesa principale di Giarratana,
il paese natale di don Tullio, in provincia di Ragusa.
to!). Corse, sbloccò il chiavistello e
spinse sull'asse i carrelli di chiusura
incitando gli occupanti: "Presto, svelti
per carità, filate!".
LA FUGA
Il vagone si svuotò in fretta, erano
in 30. Corsero verso il muro di cinta
e cominciarono a scavalcarlo...
Tutto liscio? Quasi tutto. Qualcuno
dei soldati degli ultimi vagoni della
tradotta doveva essersi accorto della
gente che scappava, e sparò, sten-
dendo un bersagliere e urlando per
richiamare l'attenzione dei commi-
litoni. Ci fu panico tra i fuggiaschi .
E per qualche tempo regnarono la
confusione e la paura. Era iniziata la
caccia. Anche don Tullio cominciò
a correre con tutti gli altri per svi-
gnarsela il più in fretta possibile, ma
si imbatté in un soldatino di quelli
da lui stesso liberati, quasi un ragaz-
zo. Indossava un paio di pantaloni
grigio-verdi alla zuava, una flanelli-
na leggera tutta strappata e in un
piede una scarpa sgangherata, nel-
l 'altro una pantofola. Gli occhi par-
Come si presentava una tradotta.
lavano al posto della bocca, espri-
mevano un solo desiderio, nascon-
.dersi, sfuggire ai tedeschi: "Mi porti
con sé, reverendo", riuscì a balbet-
tare. Già, ma dove? Un gruppetto di
carcerieri si aggirava nei dintorni
urlando e sparando su tutto ciò che
si muoveva. Don Tullio cominciò a
correre a perdifiato con tutti quelli
che aveva intorno, soldatino com-
preso, verso la salvezza. Ma ormai
le vie di fuga erano chiuse. Non
trovò di meglio che rifugiarsi nel
deposito del materiale ferroviario:
uno stanzino da 2 metri quadri se-
guito da un altro attiguo molto più
grande. Lui cacciò tutti nella secon-
da stanza, ne chiuse la porta e si
piazzò col soldatino, che seppe es-
sere di Bari, nello stanzino d'ingres-
so, serrando il portone. Con il cuore
in gola, la paura a fior di pelle e la
preghiera in bocca.
L'ULTIMA PAURA
Il cuore batteva furiosamente ... gli
pareva che facesse un rumore infer-
nale. .. Raccomandò a quelli dello
stanzone il silenzio... Qualcuno batté
alla porta. "Ci siamo! Signore, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco...". Fece
scorrere quanti santi poté, perché li
salvassero dalla vendetta dei soldati e
fece rifugiare dietro la sua talare il
soldatino, in modo che scomparisse
alla vista. Di là piangevano, fredde
lacrime di terrore. I colpi si fecero in-
sistenti. Bisogna aprire. Tremando,
don Tullio aprì, poi tornò a far scudo
al soldatino di Bari. Un militare tede-
sco entrò nel bugigattolo e afferrò
~rutalmente il prete per la collottola.
E la fine! E invece no! Chissà perché
e percome, il burbero militare dopo
un'occhiata superficiale, abbandonò
il campo e il collo di don Tullio. Se
solo lo avesse fatto spostare o uscire,
sarebbe saltato fuori il corpo del
reato, il tremebondo militare italiano
cui la paura stravolgeva i lineamenti.
E se così fosse avvenuto, probabil-
mente nessuno di quelli che erano nel
deposito avrebbe rivisto la luce. Chi
aveva avvertito i soldati dell'ultimo
vagone, quelli cui non erano arrivate
le attenzioni alcoliche degli addetti
all'accoglienza, che i prigionieri sta-
vano fuggendo? C'era una spia.
Quelli del comitato la cercarono. Fu
individuata qualche giorno dopo che
passeggiava nei pressi del collegio
Don Bosco e sembrava tener d'oc-
chio proprio la finestra di don Tullio.
Lui se n'era accorto e visse otto gior-
ni d'incubo. Poté tirare un grosso so-
spiro di sollievo solo quando seppe
che l'avevano preso.
D
2004 0
••
••••
••
••
•••
••
••
••••
••
••
••
•••
••
••
•••
••
••
••
••
••
••
••
••
••
•••
•••
••
BS OTTOBRE

3.2 Page 22

▲back to top
LEiiERA Al GIOVANI
fDI
Carieeimo,
"Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito"
È il caeo di dire: "Ricomincio!"
~unto e a capo. Gira pagina:
E come ee mi aveeeero colpito a morte - tu conti-
nui a dirmi.
Morire a se eteeei è condizione di rinaecita - con-
finuo a ripeterti.
E la legge del eale: per dare eapore o per coneer-
tare il cibo deve ecioglierei, sparire.
E la legge del lievito: deve ecomparire nella paeta
rer fermentare e far creecere.
E la legge della candela: deve ardere e coneumarei
rer illuminare.
E la legge del chicco di grano: deve spappolarsi e
morire nella nera zolla, per dare vita alla spiga.
In quella lunga convereazione ho avvertito una
"zona di silenzio" .
Non ho creduto opportuno forzarla .
Sarebbe ealtato in aria un po' tutto.
Varcarla è entrare in un campo minato.
Non eono un artificiere, un profeesionieta del
genio civile.
Ho fatto un'invereione a "U". Anche per te è poe-
eibile.
li eono neceeearie tre virtù capaci di darti la vita,
il cuore, il futuro.
Senza umiltà non è poeeibile una "new entry".
L'umiltà è la chiave di caea. Non tentare di entra-
re per altre vie che non eiano la porta di caea.
L'umiltà vince la paura, non fa perdere la faccia,
rende dignitoso anche un peccatore come me.
In eecondo luogo ci eono due tipi di povertà: una
umilia; una esalta. li denaro se diventa l'idolo
della tua vita, ti rende schiavo, ti incatena, ti
immola alla eua logica di supremazia.
Prima ti compra, poi ti svende e alla fine ti butta
via in paeto alle iene del ricatto, dell'usura, del
fallimento.
Ripartire da zero è metterei sulla strada che ti
conduce alla vera ricchezza.
Ritorni a sentirti ricco della tua fede, del tuo
amore, della tua cultura di famiglia, de{la tua
salute, della tua libertà.
Povero, ma libero dalla schiavitù del denaro.
Siamo nati spogli di tutto. Ce ne torneremo come
siamo venuti senza ingoml,ri o zavorra.
Dopo la virtù dell'umiltà, della povertà ti indico la
speranza.
l_.a speranza guarisce il cuore affranto.
E medicina, è baleamo, è profumo, è colore.
Evoca i sentimenti e le emozioni più belle della
vita.
Ci sottrae dai peneieri di morte;
ci divide dalla sorte di chi vive senza amore, senza
fede, eenza futuro;
moltiplica energie e forze di bene;
somma la nostra eeletenza con quella di Dio che
ai fa uomo.
Forza, ricominciai
Carlo lerraneo
OTTOBRE 2004 BS

3.3 Page 23

▲back to top
••••••••••••••••••••••
1NSERTO
CULTURA
Diamo conto dello straordinario pellegrinaggio
attraverso le ispettorie d'Italia dell'urna
di san Domenico Savio, nel 50° anniversario
della sua canonizzazione. Èstato un evento
senza precedenti.
UN TURISTA
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
D'ECCEZIONE (1)
di Renato Butera
Domenico Savio visita le ispettore salesiane d'Italia
Prima di tutto il look. Oggi l'approccio conta. E molto.
in questo suo primo mezzo secolo di santità
Può determinare la riuscita o meno di un'impresa.
da altare proclamata. Vuol dire anche ai suoi compagni
Eccolo allora " ricostruito" in un'urna tutta nuova.
d'oggi quello che ha scoperto 150 anni fa,
Vestiti, fisionomia, movimento, tutto studiato. Non più
che è possibile una santità a misura di ragazzo,
una statua composta in austera fissità, ma un ragazzo
è una splendida possibilità. Proprio per dire una cosa
in movimento, quel moto col quale, secondo
così semplice e incredibile allo stesso tempo ha
la tradizione, si congedò dal mondo perché stava
cominciato il "Giro d'Italia".
intravedendone uno migliore.
..
••••••••••
ISistemato così tra cristalli trasparenti, in atteggiamento
dinamico, mentre pronuncia le sue ultime parole: "Che
bella cosa vedo!", Domenico è pronto per il grande giro
turistico tra i suoi compagni di oggi. Vuole ancora
parlare con loro, vuole invitarli a non disperdere il
patrimonio di gioia serena di cui è abbondantemente
fornito ogni adolescente.
IEgli sa di non essere uno sconosciuto. Sa di essere
in assoluto il ragazzo a cui nel mondo sono dedicate
più piazze, strade, chiese, monumenti, pitture... Sa che
un alone di simpatia lo avvolge, che le mamme gestanti
lo invocano fiduciose. Sa che i pueri cantores lo amano
come loro patrono (o uno di loro), che i ministranti
guardano a lui chierichetto modello.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS OTTOBRE 2004 • •

3.4 Page 24

▲back to top
••••••••••••••••••••••••••••••••
UN TURISTA
D'ECCEZIONE
•••••••••••••••••••••••••••••••
Così dal 4 febbraio al 4 aprile, ha incontrato
Ii suoi compagni di tutte le regioni italian.e,
in una cinquantina di località delle province di Genova,
Firenze, Ancona, Trieste, Udine, Verona, Trento,
Milano, Bologna, Napoli, Palermo, Cagliari, Roma.
Da 5 a 10 mila persone al giorno, soprattutto ragazzi,
sono accorsi per vederlo e s·a1utato.
Non solo ragazzi. Per il piccolo collegiale di Valdocco
si sono mosse autorità civili, militari e religiose. Una
quarantina tra cardinali e vescovi gli hanno reso
omaggio, con parole spesso meravigliate, altre volte
commosse. La meraviglia derivava dal fatto che forse
nemmeno loro credevano che quel ragazzino potesse
entusiasmare gli indifferenti e sazi preadolescenti
del lii millennio.
IE sono aumentate le già numerose memorie di
Domenico, sparse per l'Italia. Così a Civitanova Marche
con una straordinaria cerimonia, presente il sindaco
e molte altre autorità religiose e civili, una delle piazze
più belle dell'industriosa cittadina gli è stata dedicata,
su proposta degli exallievi della locale parrocchia
e dell'oratorio salesiano.
Attorno a lui giochi, musiche, canti, festoni, palloncini
Icolorati, scritte... Attorno a lui, insomma, la gioia e la
festa, perché Domenico ha scoperto e proclamato che
si può essere santi senza tante mortificazioni, senza
miracoli e senza maceranti preghiere, senza stimmate
e senza fughe dal mondo. Ha scoperto la santità feriale,
allegra, accessibile a tutti, anche ai più refrattari.
• • OTTOBRE 2004 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

3.5 Page 25

▲back to top
••••••••••••••••••••••••••••••
••••••••••••••••••••••••••••••
UN TURISTA
D'ECCEZIONE
Pio Xli lo proclamò santo 1112 giugno 1954. È il più
giovane santo non martire della cristianità. Quando
morì il 9/3/1857, non aveva ancora compiuto 15 anni.
Ora è custodito dentro un'urna, opera dell'artista
milanese Mauro Baldessari. Sotto, in una specie
di pancia sigillata, conserva le ossa del suo piccolo
corpo, mentre la grande teca di cristallo ne mostra
la riproduzione.
A Nuoro in Sardegna, una nuova parrocchia porta
il nome di questo "piccolo, anzi grande gigante
dello spirito", come con felice intuizione lo definì
Pio Xl, grande amico e sincero ammiratore
di Don Bosco, ma conquistato anche dalla santità
gioiosa del migliore dei suoi alunni, Domenico Savio
appunto, di cui pochi prevedevano l'affermazione
presso il popolo di Dio.
ILa prima tappa del tour/pellegrinaggio di Minot, come
lo chiamavano in casa, è stata Varazze. Scrive il delegato
di PG ligure con una certa sorpresa e commozione:
"Il passaggio dell'urna è un trionfo. A pochi giorni
dall'inizio devo ricredermi pubblicamente circa le
perplessità presentate all'inizio. La risposta della gente
è commovente per il numero e la qualità della presenza".
Domenico non si è accontentato dei ragazzi. Ha voluto
Itanti altri attorno a sé, come attesta ancora don Valerio
Baresi: "Tutte le età, bimbi, ragazzi, giovani, adulti
e anziani manifestano apprezzamento per l'iniziativa,
e per l'opera stessa, l'urna e la raffigurazione del santo.
Si deve riconoscere che c'è stata una risposta al di là
delle più ottimistiche previsioni".
2004 • • tt • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS OTTOBRE

3.6 Page 26

▲back to top
••••••••••••••••••••••••••••••
UN TURISTA
D'ECCEZIONE
••••••••••••••••••••••••••••••
A Vallecrosia, Alassio, Varazze migliaia di persone
Il'hanno atteso. Innumerevoli quelle rimaste fuori delle
chiese senza riuscire a entrare. "C'era più gente che
nelle grandi solennità liturgiche, Natale, Pasqua, la
festa del Patrono", dovettero ammettere unanimi
i parroci delle chiese dove l'urna di Domenico Savio
ha fatto sosta.
Classi intere di scuole statali si sono avvicendate nella
visita all'urna, in ogni parte d'Italia. Al suo passaggio
nei pressi di un complesso scolastico i ragazzi hanno
fatto ressa alle finestre per vederlo, salutarlo,
acclamarlo a gran voce, come i fan fanno col divo
di turno. Uno spettacolo che ha lasciato senza fiato gli
stessi insegnanti, anch'essi alle finestre mescolati tra
i propri alunni.
Ad Ancona l'hanno accolto il Vescovo e il clero locale.
È stato " vegliato" nella parrocchia salesiana " Sacra
Famiglia" fino all'una di notte, accompagnato dalle
canzoni del giovane cantautore salesiano don Carlo
Russo. Domenico ha risvegliato i talenti di molti: sono
spuntate canzoni nuove, come quella di don Giovanni
Lubinu appositamente composta, nuove preghiere,
qualche musical...
A Civitanova un enorme striscione l' ha accolto
all'ingresso della città. E quando è ripartito l'ispettore
ha confessato: " Ci dispiace un po' lasciarlo andare,
ma siamo al tempo stesso contenti perché altri giovani
hanno bisogno della sua presenza! ". E quando fece
il suo ingresso nel grande tendone dell'oratorio di San
Marone il parroco gli ha detto commosso: " Benvenuto,
Domenico, nel tuo oratorio!".
(Continua)
• • OTTOBRE 2004 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

3.7 Page 27

▲back to top
SCEGLIERE
È PREFERIRE
earo Doctor J, nostro
((
figlio ci dà dei gratta -
capi: è -del tutto indeci-
so su ciò che farà "da grande". È
vero che ci si sente a volte un po'
smarriti di fronte alla moltitudine
delle opzioni che esistono, ma lui,
secondo il Centro di Orientamento
Scolastico, non avrebbe difficoltà di
sorta, potrebbe scegliere qualun-
que indirizzo di studi. Noi genitori
insistiamo perché all'Università si
orienti verso la matematica o le
scienze. Ho timore, però, che fac-
cia come mio fratello: dopo due
anni di matematica portati avanti
con esiti brillanti, ha deciso brusca-
mente di cambiare, per scegliere
"Scienze de/l'Educazione". Nessu-
no ha capito il perché; è stata una
botta da matto. Però, a sentir lui, la
vera stupidaggine sarebbe stata
continuare a far matematica. Du-
rante gli studi secondari, era un
ragazzo solitario che restava a
casa per leggere, fare i compiti,
ascoltare musica, guardare la tv.. .
un po' come fa nostro figlio che
passa ore e ore davanti al suo
computer. Per mio fratello, tutto è
cambiato il giorno in cui, per far
piacere a un compagno, si decise
di impegnarsi come cuoco in un
camposcuola per ragazzi. Subito
dopo, iniziò a frequentare corsi di
formazione per diventare animato-
re, contemporaneamente cominciò
a frequentare assiduamente l'orato-
rio . Ora so che sta bene e si di-
chiara perfettamente felice con sua
moglie e i suoi sei figli (sei! Mi
domando come abbia fatto) .. . E
pensare che l'avevano perfino invi-
tato a proseguire i suoi studi negli
Stati Uniti! Le confesso, caro Doc-
tor J, che sono inquieta , perché
nostro figlio lo ascolta volentieri
quando parla con tanta passione
del suo lavoro come animatore pro-
fessionale. Da una parte si direbbe
che gli faccia bene, ma non vorrei
che si fissasse su una cosa, e poi
se ne pentisse. Come possiamo
aiutarlo?
Lena, Asti
Cara Lena,
beh, potrebbe fare da tassista a
suo figlio e condurlo ad ascoltare i
dibattiti degli studenti su professio-
ne e futuro, o a informarsi dei co rsi
in una serie di università e studiare
i differenti programmi. Tuttavia, le
ricordo che il ruolo dei genitori è
più ampio, comincia subito dopo
l'infanzia, col cercare di sviluppare
nei figli delle competenze che essi
potranno richiamare e sfruttare a
tempo debito. "Scegliere è preferi-
re" (prima che rinunciare). E il tem-
po delle scelte arriva presto. Al ter-
mine delle secondarie , tutte le
occasioni sono buone per mettere
in evidenza i termini di un'alternati-
va , facendo esprimere al ragazzo
le sue preferenze . Come dire, in
termini gastronomici: ghiaccio/o o
gelato alla crema? Il che è impor-
tante per lui, gli fa percepire i suoi
limiti. Deve capire che non si può
scegliere tutto, è necessario rinun-
ciare a qualcosa per sceglierne
qualche altra.
Una scelta pensata richiede
tempo. Insegnare al ragazzo l'atte-
sa , farlo sognare, costringerlo a
contare le settimane per raggiunge-
re un obiettivo è anche una manie-
ra di inserirlo in un progetto. Impa-
rare ad accettare una materia a pri-
ma vista inutile , a saltare un osta-
colo per puntare dritto al bersaglio
permette di scegliere non per elimi-
nazione ma per gusto.
Una famiglia "aperta" è un luogo
dove una decisione può forgiars i.
Molti studenti segnalano, tra le
cose che li hanno aiutati a decide-
re , la conversazione con uno zio ,
una madrina, un fratello maggiore:
sentire un adulto che parla con
passione di ciò che fa , fa venire la
voglia di imitarlo . Non credo , cara
Lena, che suo fratello voglia per
forza trascinare suo figlio a fare lo
stesso mestiere che fa lui, ma può
insegnargli a essere coragg ioso e
a scegliere quello che ama, il che
costituisce già il 25% della riuscita.
Dobbiamo incoraggiare i giovani a
fare le loro esperienze nel mondo
del lavoro, a testare le loro voglie.
Spingiamoli, ma non agiamo al
loro posto. Sta a loro organizzarsi.
Tuttavia ascoltiamo quanto hanno
da dirci e aiutiamoli ad armonizza-
di Jean-François Meurs
re le aspettative, le scoperte, le
informazioni, in vista di una deci-
sione.
Quando osservo i numerosi
giovani che passano nel nostro
Centro Spirituale Don Bosco, con-
stato che quelli che frequentano un
movimento giovanile hanno una
marcia in più sugli altri per quanto
si riferisce alle scelte. Costoro han-
no imparato a coltivare altre attitu-
dini oltre a quelle esigite dall'am-
biente scolastico , sanno cavarsela
egregiamente nei contatti sociali ,
sanno trovare il loro posto in un
gruppo e ci stanno bene anche se
non sono capi o animatori, san-
no cioè essere efficaci e affidabili.
Ciò vuol dire che hanno imparato a
gestire bene il loro tempo, scegliere
le priorità e rispettare gli impegni.
Ma hanno anche un altro vantag-
gio, decisivo: la loro vita ha un sen-
so, perché sentono di poter esse-
re utili a qualcosa o a qualcuno, si
sentono valorizzati non per quel-
lo che sanno , ma per quello che
sono .
Il difetto maggiore di quelli che
studiano per diventare scienziati o
matematici è costituito dal fatto che
quasi nessuno li cerca per quello
che sono, essi sono generalmente
ricercati per quello che sanno fare.
Fortunatamente, questo non è sem-
pre vero, bisognerebbe tuttavia met-
tere meglio in evidenza che anche
queste materie potrebbero costitui-
re una vocazione.
BS OTTOBRE 2004

3.8 Page 28

▲back to top
Le Figlie di Maria Ausiliatrice - Missionarie
NELLA CINTURA
TRA LE AMERICHE
di Graziella Curti
Una fascia di terra
acqwtrinosa.
Una popolazione povera
con diverse radici
e missionarie che ogni
giorno affrontano insieme
con la gente
le molte sfide di una zona
strategica le cui risorse
~ vengono ingoiate dalle
~ multinazionali.
Suor Ruth gira in bici... per
arrivare a tutto.
OTTOBRE 2004 BS
La scuola nel villaggi o di Santa Maria la Nueva.
Suor Ruth del Pilar Mora è ap-
pena giunta dalla sua missio-
ne. Colombiana di origine,
laureata in sociologia, è stata invia-
ta, dopo anni di impegno nel centro
di pastorale giovanile a Roma, in
un'avanguardia missionaria ai con-
fini con il Panama. Ci racconta la
vita di povertà di popolazioni sfrut-
tate in un paese ambìto a livello in-
ternazionale sia per la sua posizione
strategica, sia per le grandi risorse
naturali.
«C'è il fiume Atrato, considerato
il corso più ricco d'acqua del mon-
do - conferma suor Ruth - eppure
non c'è acqua potabile e neppure
elettricità. Ci sono numerosi alleva-
menti di bestiame, ma la carne non
si vede sulle tavole della gente».
Anche la cura della salute non esiste
in un territorio dove l'industria far-
maceutica si rifornisce di medicine
naturali prodotte dalle numerose
piante. Lo sfruttamento agricolo
viene fatto in modo disordinato e
senza nessun coordinamento da par-
te dello stato.
STOP ALLA
PANAMERICANA
Nel Darién mancano pure le stra-
de. Uniche vie di comunicazione
sono il fiume e sentieri appena ster-
rati. Benché il continente america-
no, dall'estremo nord in Alaska fino
all'estremo sud della Patagonia, sia
attraversato dalla Panamericana,
qui c'è il cosiddetto Tappo del Da-
rién. Si tratta di una piccola fascia
di terra di soli 100 km costituita da
boschi e acquitrini che non permet-

3.9 Page 29

▲back to top
di frontiera nel Darién colombiano.
tono di trovare una soluzione tecni-
ca soddisfacente per aprire una stra-
da. Per tutti questi motivi, la vita
nella regione è dura. La gente: indi-
geni, rifugiati colombiani stentano a
vivere e sono spesso oggetto di vio-
lenza da parte dei paramilitari, della
guerriglia.
Le missionarie si occupano dell 'e-
ducazione dei bambini e dei giovani
nella scuola. Inoltre, alcune affronta-
no ogni giorno il viaggio per la visita
ai villaggi. Filano ali' alba sul fiume
con la fragile canoa. Spesso devono
cavalcare per alcune ore o percorre-
re chilometri a piedi, aprendosi un
varco tra la vegetazione.
PERLA DONNA
Quando raggiungono le aggrega-
zioni di capanne lontane, si curano
della promozione delle donne. Par-
lano con loro, insegnano le basilari
norme di igiene, fanno corsi di ta-
glio e cucito. Soprattutto le aiutano
a prendere coscienza dei loro diritti
e ad acquisire quel minimo di auto-
stima che le può rendere più auto-
nome. «Nel Darién, nessuna donna
sa pensarsi senza accanto un uo-
mo». Da qui dipendono i matrimoni
precoci, la fragilità delle unioni e il
fenomeno della prostituzione aggra-
vato anche dalla presenza della
guerriglia e dei paramilitari.
Il compito delle missionarie non è
per niente facile perché devono vin-
cere un atteggiamento rassegnato,
indotto da decenni di violenze e di
miseria.
I Le suore aiutano le donne a
prendere coscienza dei loro diritti
e ad acquisire quel minimo di
autostima che le può rendere più
autonome.
Il delta del fiume Atrato.
L'uccello blu delle foreste
del Darién.
«Tempo fa - ricorda suor Ruth -
quando nel villaggio la gente scor-
geva una macchina bianca, chiama-
ta cammino verso il cielo, perché il
suo arrivo significava sempre I'uc-
cisione di qualcuno, scattava un
passaparola rapidissimo e la gente si
nascondeva. Chi sulle piante, chi in
luoghi lontani. Ora c'è un centro di
pastorale della diocesi sociale dove
possiamo denunciare gli abusi».
ANALFABETISMO
E ALTRO ANCORA
«Una delle piaghe - continua la
missionaria - che noi Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice sentiamo più doloro-
samente è data dalla mancanza di
scuole e dall'impreparazione dei do-
centi. Nel Darién il tasso di analfa-
betismo raggiunge il 65 %. Cerchia-
mo quindi di fare una buona scuola
e anche quando andiamo nei villag-
gi ci curiamo dei bambini. Li racco-
gliamo per un po' di catechesi e di
gioco. Qui non esiste la cultura del
tempo libero. Addirittura, quando a
fine settimana c'è l 'embarque delle
banane, anche i bambini vanno alle
piantagioni per aiutare nella raccol-
ta e nel trasporto.
La monocoltura delle banane,
sfruttata dalle multinazionali, rende
poco e le famiglie si ritrovano a do-
ver fare i conti con la fame. A questa
miseria si aggiunge l'alcolismo, mol-
to diffuso tra gli uomini della zona.
Quando prendono la paga, a volte, la
consumano in una notte».
L'ALBERO
DI CARAMBOLO
Le Figlie di Maria Ausiliatrice so-
no presenti per gli interventi educa-
tivi e di promozione, ma si prendo-
no cura di ogni ferita che segna l'a-
nima o le membra stanche della gen-
te. Esemplare la storia di Livia, leb-
brosa da 25 anni, che ora sta ripren-
dendo l 'uso degli arti, può cammi-
nare e fare le faccende di casa gra-
zie all 'intervento delle suore e di
una laica molto impegnata nell 'e-
vangelizzazione, che si sono rivolte
al ministero della salute e hanno ot-
tenuto una cura adeguata.
Tutte le sere, la piccola comunità
delle Figlie di Maria Ausiliatrice si
raduna per la preghiera a cui parte-
cipano anche i vicini di casa e poi,
sotto l 'albero grande del carambolo,
ci si racconta le storie della giorna-
ta: un tempo faticoso e pesante per
l 'umidità, ma che si apre alla spe-
ranza di un comune cammino. D
BS OTTOBRE 2004

3.10 Page 30

▲back to top
M IL
ESE IN
LIBRERIA
Morante
a cura di Giuseppe
· Dio
UMBERTO
CASALE
comunicatore
e l'avventura
della fede
IL DIO
COMUNICATORE
E L'AVVENTURA
DELLA FEDE
di Umberto Casale,
ELLEDICI, Leumann (To)
2003, pp. 206
Il testo risponde alla scar-
sa conoscenza da parte
dei cristiani dei fonda-
menti della propria fede.
Si concentra sulla Rive-
lazione di Dio in Gesù
per mezzo dello Spirito,
a cui è correlata la ri-
sposta della fede , libera
e intelligente, dell'uor:no.
Partendo da un'analisi
·critica della cultura post-
moderna, l'autore affron-
ta gli argomenti princi-
pali del cristianesimo: la
rivelazione fatta all 'uo-
mo e documentata dal
testo biblico, la fede co-
me risposta dell'uomo, il
rapporto fede-ragione, la
coscienza, il rapporto
creatura-creatore, la Chie-
sa. Gli argomenti sono
affrontati con chiarezza
e approfonditi con . lo
studio delle fonti, so-
prattutto bibliche, in mo-
do da offrire ai cristiani
di oggi la possibilità di
dare delle basi alla pro-
pria vita credente, per po-
ter vivere con più con-
vinzione la propria fede.
~~~
GIOVANILE .
BIBLICI
ATT.UALE
FAVOLE
COME PARABOLE
Sussidio per
l'animazione dei gruppi
giovanili e la scuola
di Sergio Bocch ini
ELLEDICI, Le umann (To)
2004, pp.216
LECTIO DIVINA PER
LA VITA QUOTIDIANA
I salmi e i cantici di Lodi
e Vespri della prima
settimana ·
di Giorgio Zevi ni
Queriniana, Brescia
2004, pp. 326
EL SISTEMA
PREVENTIVO
EN LA EDUCACIÒN
Memorias y ensayos
di José Manuel Prellezo
Garcìa
Biblioteca Nueva, Madrid
2004, pp, 270
Queste favole vogliono tra-
smettere insegnamenti di
vita , in tempi di confusione
di valori, con un linguaggio
semplice e immediato. )I
testo ne offre anche il mo-
do d'uso: ogni brano ha un
titolo tematico, dà spiega-
zioni suddivise in suggeri-
menti didattici, approfondi-
mento, discussione e ri-
flessione personale, spunti
biblici ... Queste favole, co-
sì impostate , costitu iscono
un sussidio moderno, buo-
no per essere utilizzato in
vari contesti: nell'animazio-
ne dei gruppi giovanili,
nella catechesi , nella scuo-
la. Per la ricchezza dei con-
tenuti e per gli spunti esi-
ste nziali, questo materiale
è più utile a un pubbl ico
adol escente, in un'età del-
le scelte, che ha voglia di
crescere guardandosi at-
torno con capacità critica,
che vuole andare anche
"oltre" l'immediato e l'effi-
mero .
F/\\ OLE
C 1E PARABOLE
Sussidio per l'anlnmzlonc
del go.1ppi giovanili e lii scuola
LEC no DJVJN <\\
p! r la , il.1 quotidi.111.1
3
I salmi e i canficl
di Lodi e Vespri
Prima settimana
Out 11Il11111
Nella tradizione del popolo
di Israele, Gesù è stato
educato alla preghiera con i
salm i e ha fatto del salterio
il proprio libro di preghiera.
La Chiesa ha fatte sue que-
ste stupende liriche, esor-
tando i credenti ad appli-
care i salmi non solo alle
grandi attività, . ma anche
alle circostanze della vita
quotidiana. Così è nata la
Liturgia delle Ore. Le Lodi
e i Vespri costituiscono in
tanti incontri pastorali occa-
sione di preghiera comune.
Questo testo, su l metodo
della lectio divina, introduce
alla lettura dei salmi, offren-
do indicazioni spirituali spe-
cifiche che aiutano a calare
la Parola dentro la vita quo-
tidiana. Così il credente,
nella misura in cui entra nel
mistero di Cristo e della
Chiesa, con queste salmo-
die, apprende a pregare, in-
vocare , supplicare, ringra-
ziare.
Anche da questa edizione
in lingua spagnola si può
imparare a conoscere la
pedagogia salesiana ispi-
rata agli insegnamenti di
Don Bosco che lasciò una
nutrita opera di scritti intor-
no all'educazione, alla sto-
ria, alla religione , a vite di
giovani esemplari , a rifles-
sioni esistenziali, a idee ed
esperien ze di ogni giorno,
codificate in regolamenti di
vita. Il testo offre una sele~
zione di materiali e testi
storici di Don Bosco, para-
gonando riflessione e pras-
si educativa. Per ogni ope-
ra boschiana, riprodotta nel-
la sua integrità storica, si
offre un'introduzione con
ch iavi di lettu ra per com-
prenderne il senso e inter-
pretarne il significato; e
successivamente si indica-
no anche possibili applica-
zioni. Il sistema preventi-
vo, nella sua applicazione
dinamica, rimane semp re
"moderno".
hNll!otco
El sistema preventivo
en la educaciòn
1\\1 M,_em.o.r.i.a.s..y..e.n..s.a.,y°o"s"'
,/,
Blbllorta Num
OTTOBRE 2004 BS

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
~ ~ N D 6 ~ ATTUAE L O ~ oELL'M AR A . DI DIO
SALESIA
IL FOLLE DI DIO
San Luigi Orione
di Alessandro Pronzato
Figlie di San Paolo, Milano
2004, pp. 386
Alessandro Pronzato
Il folle di Dio
Don Orione è "santo" dal
16/5/2004. La sua è una
personalità dirompente, pas-
sionale; vulcano di idee-in-
tuizioni-opere. Gli si addi-
cono diverse definizioni:
bandito di Dio, genio della
carità, rivoluzionario. Ma è
solo un prete, animato da
una passione incontenibile,
sostenuto da una fede a
prova di opposizioni, in-
comprensioni, avversità, ca-
lunnie, invidie, meschinità
assortite. Uomo di Dio e
degli altri, non rinnega le
sue origini umili, schieran-
dosi sempre coraggiosa-
mente dalla parte degli ulti-
mi ; raccattando i rifiuti del-
la società, dando amore,
dignità e ·speranza. Questa
biografia lo presenta ·nel-
l'ottica della sua "scanda-
losa" pazzia evangelica, met-
tendo il lettore, provocato-
riamente, davanti alla follia
della croce che non è se
non la normalità dell'esi-
stenza cristiana.
QUATIRO GIOVANI
VITE DONATE
.di Marino Codi
Portalupi, Casale M. (Al)
2003, pp. 144
li libro ripropone la vita testi-
moniata nel dono di sé del
carabiniere exallievo sale-
siano Salvo D'Acquisto e in
appendice quella simile di
altri tre militi della stessa
arma. Morire a vent'anni og-
gi fa parte della cronaca; più
di mezzo secolo fa appar-
teneva a persone comuni
che per fedeltà al dovere e
ai principi sceglieva la
morte per dare la vita a
degli innocenti. D'Acquisto
rientra nella categoria di
quei giovani cristiani il cui
elenco, ricco di molte figu-
re, riscopre le ragioni e
motivazioni nella persona
di Cristo: il primo che ha
dato la vita perché gli altri
l'abbiano in abbondanza.
Questo biografia non può
non lasciare un'impronta in-
delebile. È segno di una
scelta maturata di quelli che
furono gli ideali più alti e
duraturi della vita. I giovani
di oggi hanno molto da ap-
prendere da questi modelli!
ZOLLE DI LUCE
di Carlo Blagho
Guida Editore, Napoli
2003, pp. 96
C RWBLAGHO
Anche il linguaggio poeti-
co, in un mondo dominato
dalla tecnologia e dallo
scientismo, costituisce uno
sforzo per comunicare va-
lori divini. La raccolta di liri-
che ha il richiamo della
luce che trasforma in un
inno alla gioia una vicenda
di dolore. La morte di un
fratellino di due anni è
vista in aree luminose che
si sprigionano dalle zolle
del dolore e si trasfigurano
in luce stellare che è
amore: questo è il fulcro da
cui emana la bellezza di
questi versi . Da qui si fa
immagine e parola, sete di
verità, palpito d'amore. Chi
legge scopre che questa è
poesia che si dona, come
offerta di sé, in un lumino-
so alone di sentimento e di
forma; dono di chi vuol
dare un senso alla parola e
all'anima per ritrovare "la
verità che è dentro di noi,
paurosi di scoprirla tra le
zolle".
SI FA VENDITA PER
~g~RISPONDENZA. I libri
che vengono segnalati s1 pos-
sono acquistare presso le ~br\\
rie cattoliche o vanno ne ,es ,
direttamente alle rispettive
Editrici.
MONSIGNOR
SALVATORE ROTOLO
Un mite eroico pastore
di Paolo lafolla,
ELLEDICI, Leumann (To)
2004, _pp. 325
La biografia ripercorre pun-
tualmente le tappe di una
vita luminosa e per certi
aspetti unica. Un uomo po-
liedrico, monsignor Rotolo,
un grande organizzatore,
un pastore inimitabile. Di-
resse la casa madre di To-
rino, ma fu a Roma che la-
sciò orme indelebili : costruì
il grande istituto Pio Xl e la
chiesa di Maria Ausiliatrice
al Tuscolano. Papa Ratti
nel 1937 lo volle vescovo e
lo inviò nell'Agro Pontino
Bonificato a organizzare
IJJ chiese,. canoniche e a re-
perire vocazioni. Pio Xli
nel 1947 lo trasferì ad Alta-
mura, dove ancora una
volta diede prova di grande
zelo e capacità organizza-
tive.
PAOLO IAFOLLA
"Il nostro vescovo è buono
come papa Giovanni", di-
ceva la gente. L'autore del
volume ci restituisce la fi-
gura di un grande salesia-
no e grande vescovo.
BS OTTOBRE 2004

4.2 Page 32

▲back to top
tl/1/E
-
DA "SOR" A ''DON"
di Giancarlo Manieri
Erminio lacobacci è nato
coadiutore ed è morto prete, dando
una svolta di 180° alla propria vita
quando aveva 62 anni suonati.
Fu un uomo eccezionale, pieno di
iniziative e di bontà; un educatore
come pochi altri. Salesiano e scout.
- "Don" Erminio lacobacci!
1 11 signor Erminio, capo scout, mette il fazzolettone di
gruppo al collo di Giorgio Pitone, dopo averne ricevuto
la promessa.
,,
or Ermì, quando sei nato?", "L' 11 novembre
di tanti anni fa i". Erminio non rivelava volen-
tieri il suo anno di nascita, voleva rimanere
sempre giovane tra i giovani. Divenne salesiano per
colpa del BS. Quando fu inviato a L'Aquila, si portò
dietro anche la mamma rimasta sola (il papà era mor-
to in guerra) e così lei divenne anche la mamma dei
salesiani, accudendoli come guardarobiera attenta e
premurosa. Non per nulla ha avuto il privilegio di esse-
re sepolta nella loro cappella.
L'AQUILA
Erminio, classe 1913, era un salesiano eccezionale. E
lo dimostrerà ampiamente . A L'Aquila fece presto a
diventare un mito. All'oratorio la sua figura era onni-
presente: "L'oratorio è sor Erminio! ", si diceva. pre-
parava i suoi ragazzi alla prima comunione senza
OTTOBRE 2004 BS
essere catechista, animava i canti senza intendersi di
musica, faceva le prediche senza avere erudizione
teolog ica , organizzava i chierichetti senza sapere di
liturgia. Per raccogliere ed educare più ragazzi possi-
bile , fondò il gruppo ASCI L'Aquila 2, senza essere
mai stato scout, e ne divenne l'anima e il capo indi-
scusso . Riceveva le confidenze dei ragazzi senza
essere direttore di spirito.. . "Gli manca solo di confes-
sare e dir messa per fare tutto quello che fa un prete...
meglio ·di un prete!' , sussurrava qualcuno , senza
sapere che stava facendo una profezia! Aveva il dono
della parola. In possesso di una scolarizzazione mini-
ma, riusciva tuttavia a bloccare l'attenzione di centi-
naia di ragazzi , tenendoli inchiodati ai banchi della
chiesa o in piedi tra i biliardini e i tavoli di ping-pong
della sala/giochi. Quando organizzava le gare di cate-
chismo , il premio al vincitore consisteva in una scarpi-

4.3 Page 33

▲back to top
-------------COl1!}/tf77JRI cfl1LEcf/11;1/I
nata al Gran Sasso: una fatica boia che a raccontarlo
non ci si crede. Ma era un premio ambito, perché ci si
andava con lui. Trascorreva le serate passando da
una riunione all'altra tra i tanti gruppi che aveva fonda-
to o che gli erano stati affidati. Quando aveva un po'
di tempo , usciva per far visita ai genitori dei suoi
ragazzi presso abitazioni , uffici, negozi , ospedali ...
Dovunque passasse, il coro era sempre quello: "Ciao
sor Ermìf', "Dove vai, sor Ermì?', "Come stai, sor
Ermì?'... Ha educato un esercito di professionisti :
ingegneri, architetti, professori universitari, primari
medici, presidenti di tribunali, magistrati, avvocati, dot-
tori, un vescovo, due generali dell'esercito, un colon-
nello dell'aeronautica addetto al consiglio strategico
della NATO e tantissimi altri professionisti sparsi un
po' dovunque.
Nello scoutismo ha portato l'amorevolezza, la ragione-
volezza è la religiosità tipiche del sistema salesiano
integrando felicemente l'un metodo con l'altro. Sapeva
condurre un reparto scout di 50 esplorafori più un'altra
trentina di "infiltrati" fino alla vetta del Corno Grande e
riportarli indietro cantando e... pregando. Non aveva
, bisogno di consultare registri e rubriche, conosceva
tutti, ricordava esattamente il nome di ciascuno senza
la necessità di distinguerli per cognome.
LA SVOLTA
A 62 anni ebbe il coraggio di ... ricominciare daccapo .
Un altro percorso, un'altra vita. Chiese e ottenne di
andare in missione, ma aveva nel cuore una meta ben
più alta, quasi impensabile a quell'età. Lasciò dunque
ragazzi, amici , città, confratelli per andare missionario
I
Il cippo dedicatorio posto nel parco a lui intitolato
dall'amministrazione di L'Aquila. A Cesoli, il 7 agosto u.s.,
gli è stata intitolata una piazza.
in Argentina. Non per ripetere quanto aveva già fatto ,
ma per ricominciare ex novo, come se fosse tornato
adolescente. Chiese, infatti , con insistenza e ottenne
di studiare teologia per diventare prete e ci si mise
con un impegno commovente: " Tutti mi dicono che
studio troppo!... ma ho passato i 60 e devo correre...
Che fatica le prime lezioni di teologia!... non ci capivo
nada de nada". Ma ce la fece, e a 66 anni fu ordinato
prete . Ricominciò subito a trabajar come fosse un
ragazzino, circondato dalla simpatia di tutti. Ora alle
occupazioni di sempre aveva aggiunto ciò che gli era
mancato a L'Aquila: diceva messa e confessava. Per
ore. Scriveva a un amico: "La cosa più bella di tutte è
che qui non esiste la bestemmia: ho confessato ore e
ore... nessuno dei tanti che abbia detto una sola
bestemmia". In un'altra lettera: " C'è talmente tanto
lavoro per me che non c'è tempo neppure di dire qual-
che parolaccia!". In un'altra ancora: "Lavoro tanto, ma
nonostante questo, sono diventato pelato e pancione...
La lengua me gusta, però ancora non intendo quasi
nada". Parlando di ciò che aveva trovato, soprattutto in
certe zone, si meravigliava: "Qui i poveri sono ve-
ramente miserabili'. Durante la guerra delle Falk-
land/Malvinas annotava: "Quello che stiamo vivendo
adesso è veramente terribile ... la gente muore di fame;
un chilo di pane costa 20.000 pesos, cioè 10.000 lire
italiane. La moneta argentina vale sempre meno".
Divenne un uomo di profonda preghiera: "Dio - scrive-
va - lavora in modo tale che, anche quando ci pare
che non va, è proprio allora che le cose vanno secon-
do Dio. Espero que Di6s sea te/ix dfJ-rrif'. Dovette
anche soffrire un po' perché i pochi coadiutori argenti-
ni gli dicevano che era un rinnegato, per aver buttato
alle ortiche la vocazione di coadiutore. Ma lui conti-
nuava ad affermare: "Sto bene qui... Tutti mi chiamano
padrecito che vuol dire padre buono e i confratelli mi
vogliono un gran bene così come la gente e i giovani.
Ho già 71 anni e dopo 3 messe, 3 prediche, molti bat-
tesimi ecc. mi sento veramente stanco, ma un buon
piatto di pasta asciutta mi aiuta a ritrovare il buon
umore".
Tornò solo una volta in Italia, nel 1985. Molta gente a
Cipolletti, la sua missione, pensava che non tornasse
più . Invece tornò. Si presentò verso le 10,30 di una
domenica proprio dopo la messa più frequentata. Un
giovane lo intravide e cominciò a urlare a squarciagola:
"Ha vuelta e/ padre Erminio - padre Erminio è tornato!',
e così ci fu l'assalto per i saluti, gli abbracci e le lacrime
di commozione. Dopo 7 anni a Cipolletti, chiese di cam-
biare: si sentiva stanco ed era ormai minato dal male.
Fu inviato a Bahia Bianca nell'aspirantato. La malattia
procedeva inesorabile, ma lui continuava a· lavorare,
tanto che gli aspiranti lo pregavano di smetterla perché
lo volevano con loro e se lui si maltrattava così, sareb-
be morto presto. Il sor Erminio, anzi don Erminio, morì il
14 aprile del 1988 cent'anni dopo Don Bosco. Rimpian-
to da tutti quelli che l'avevano conosciuto. In una delle
ultime lettere si congedò scherzosamente da un amico
con una frase che riassumeva il suo carattere di religio-
so e salesiano: "Evviva l'Italia e la madre Superiora, e
abbasso il diavold'.
BS OTTOBRE 2004

4.4 Page 34

▲back to top
COME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrero
INSEGNIAMO
A PARLARE
li linguaggio è onnipresente, permea ogni momento della vita
dei bambini e dei ragazzi. È mezzo di comunicazione
e componente indispensabile per lettura, scrittura,
ortografia, matematica.
zione educativa. L'abitudine a di-
scutere a casa può rendere più
agevole la transizione, potenzial-
mente traumatica, verso il linguag-
gio superiore. Non bastano certo i
compiti a casa. I bambini hanno
bisogno di dominare correttamente
la struttura verbale.
E talvolta può essere necessario
ridurre o eliminare le attività non
verbali o antiverbali , come i video-
giochi e certi spettacoli televisivi.
11 linguaggio opera in stretta col-
laborazione con la memoria; tra-
durre fatti e idee in parole, so-
prattutto in «parole loro», aiuta i
bambini a ricordare le informazioni.
Un linguaggio efficace agevola i
rapporti con i coetanei consentendo
di comunicare con i compagni in
modo positivo e non antagonista. A
scuola, nell'arco della giornata i cir-
cuiti linguistici dei bambini gestisco-
no un intenso traffico. Per esempio,
l'uso delle parole rafforza la com-
prensione della matematica, in
modo particolare quando è asso-
ciato alla visualizzazione. Gli stu-
denti non abbastanza pronti con le
parole restano indietro rispetto ai
coetanei capaci di gestirle. Chi
pensa in modo non verbale viene
spesso rimproverato, frainteso e
deriso .
Molte capacità verbali si presenta-
no in coppia, per esempio linguag-
gio informale e formale, concreto e
astratto, di base e superiore, ricetti-
vo ed espressivo. Ci sono bambini
che quando chiacchierano con gli
amici si dimostrano disinvolti come
conduttori di talk-show televisivi,
vulcanici e spiritosi, ma sono inve-
ce del tutto incapaci di cavarsela
quando devono usare il linguaggio
formale o scolastico. All'inizio il pro-
blema passa inosservato, ma man
mano che aumenta il grado di
scuola, il divario si fa sempre più
evidente. Un pediatra afferma: «Nel
mio studio questo bambino è più
che brillante. Parla a rotta di collo e
fa osservazioni divertenti e acute .
Ho sempre pensato che fosse un
genio, ma il suo profitto e la pagel-
la sembrano dimostrare il contrario.
I suoi genitori e io abbiamo bisogno
di una mano per capire chi è in
realtà».
OTTOBRE 2004 BS
La stessa cosa avviene con il
linguaggio concreto e quello
astratto. Ci sono bambini formida-
bili nel parlare di cose che sono in
grado di vedere, toccare, odorare,
udire, ma che si perdono quando si
parla di idee astratte. Scienze, let-
teratura e matematica comportano
una quantità crescente di termini
scollegati dall'esperienza: il rendi-
mento scolastico dei ragazzi "molto
concreti" comincia a calare. Esisto-
no anche ragazzi con ottime capa-
cità "ricettive", un alto grado di
comprensione di quello che leggo-
no, per esempio, ma con grandi
incertezze nella "produzione" di
parole, frasi, messaggi estesi.
Come possono i genitori preveni-
re? Tutti i bambini e i ragazzi han-
no un gran bisogno di "far eserci-
zio". Il dialogo tanto invocato tra
genitori e figli non ha solo una fun-
Alle superiori i ragazzi devono
essere capaci di servirsi delle
parole per elaborare le idee, sape-
re cioè affrontare questioni com-
plesse in modo ampio, consapevo-
le e ragionevolmente esauriente,
senza mostrare troppe esitazioni
(testimoniate da un eccessivo inter-
calare di parole come «no?»,
«cioè ... », «ecco ... ») o scarsità di
contenuti.
Non si deve bandire da casa il lin-
guaggio formale . Le conversazioni
informali migliorano le dinamiche
familiari , ma non possono essere
l'unico stile espressivo in famiglia. I
genitori dovrebbero di tanto in tanto
offrire spanti per discussioni su
concetti astratti, temi attuali .e argo-
menti lontani dalla prassi quotidia-
na, benché anch'essa sia ovvia-
mente meritevole di attenzione.
Bisogna stimolare i ragazzi a dar
forma ai loro pensieri e a evitare
termini generici come «roba», «co-

4.5 Page 35

▲back to top
il genitore
di Marianna Pacucci
sa», «terribile». Serve un patto sot-
toscritto da tutti: «In questa famiglia
si parla solo con frasi compiute».
Le opportunità di arricchimento ver-
bale si presentano soprattutto a
tavola, all'ora di andare a letto (i
bambini «orizzontali» sono più di-
sposti a chiacchierare e meno di-
stratti di quelli «verticali ») e in mac-
china con le cinture allacciate, e
vannd colte. È importante che i figli
vedano i genitori leggere e leggano
essi stessi non appena possibile .
Inoltre, leggere favole e storie in-
sieme a un genitore risulta molto
stimolante per i bambini in età sco-
lare, giacché è un'attività che pro-
muove lo sviluppo ottimale delle
capacità linguistiche.
Scuola e genitori dovrebbero
cercare di identificare al più pre-
sto gli adolescenti che non sem-
brano fare progressi nell'acquisizio-
ne delle funzioni linguistiche supe-
riori. Tali ragazzi devono essere
tempestivamente aiutati sia a casa
sia a scuola.
I ragazzi possono trarre giovamen-
to da passatempi extrascolastici di
tipo linguistico, come Scarabeo, i
cruciverba, i giochi di parole, attività
che si possono fare persino duran-
te un viaggio in macchina. Anche
tenere un diario è un'altra auspica-
bile applicazione del linguaggio for-
male al di fuori dall'ambiente scola-
stico.
Tutti gli studenti dovrebbero eserci-
tarsi a riassumere , un'attività che
chiama in causa sia la funzione
della memoria sia quella del lin-
guaggio e collega la comprensione
con il ricordo .
Il modo più idoneo per migliorare le
competenze linguistiche è scrivere,
leggere, ascoltare e parlare delle
cose per le quali si nutre un partico-
lare interesse. Per esempio, chi
ama uno sport dovrebbe divorare
riviste sportive, parlarne e scriverne
a profusione, intrattenere su quell'ar-
gomento i fratelli più piccoli, discu-
terne con altri appassionati (usando
il linguaggio sportivo, ma con frasi
complete ed elaborate).
I Ci sono bambini che quando
chiacchierano con gli amici
si dimostrano disinvolti come
conduttori di talk-show televisivi,
vulcanici e spiritosi.
LA PAROLA
E LE PAROLE
Un metodo "ruspante" per insegnare ai figli il valore del parlare
e farli rendere conto che la ricchezza del vocabolario è una carta
in più nelle relazioni sociali e non solo.
A !l'inizio, i nostri due figli sem-
bravano proprio non volerne
sapere di imparare a parla-
re; riuscivano a comunicare perfet-
tamente con tutti noi, facendo ricor-
so soltanto ai gesti. Dopo il primo
anno di vita, poiché avevamo deci-
so di non adattarci più al loro lin-
guaggio non verbale per costringer-
li a usare il codice delle parole ,
all'improvviso sia l'uno che l'altra
hanno dimostrato di saper utilizzare
addirittura intere frasi di senso
compiuto.
E qui abbiamo capito subito
una cosa fondamentale per il no-
stro futuro familiare: Alessandra
doveva aver ingoiato , a nostra in-
saputa, un intero vocabolario, per-
ché non la finiva mai di tirare fuori
nuovi termini che, peraltro, usava
sempre in modo appropriato; Clau-
dio , invece, aveva deciso autono-
mamente di ·scriverne uno di suo
pugno, esercitandosi nei neologismi
più coloriti e fantasiosi che potessi-
mo immaginare.
Era evidente che mentre noi geni-
tori avevamo puntato tutto sul valo-
re intrinseco della parola, i figli si
preoccupavano soprattutto della
moltiplicazione delle parole, avendo
intuito che esse costituiscono una
ricchezza che vale la pena "traffica-
re" quanto più è possibile per con-
quistare un posto nel mondo e
viverlo da protagonisti. E poiché
desideravano essere assecondati
in questo continuo esercizio per
conquistare nuovi vocaboli , è parti-
ta "la grande sfida": cimentarci ,
ogni volta che fosse possibile , in
giochi di carattere linguistico. Ab-
biamo riempito in questo modo tan-
ti momenti della giornata, per mol-
tissimi anni: il percorso casa-scuola
al mattino; gli spostamenti noiosi in
auto (quando c'era da attraversare
111 modo più idoneo per migliorare
le competenze linguistiche è
scrivere, leggere, ascoltare e
parlare delle cose per le quali
si nutre un particolare interesse.
la città all'ora di punta), o quelli
pericolosi (nei viaggi , quando i
bambini rischiavano di essere "vo-
mitevoli"); i pomeriggi di pioggia,
quando si esauriscono tutti i giochi
disponibili in casa; le feste, quando
c'era bisogno di calmare le orde
dei ragazzini che si rivelavano in-
contenibili negli spazi domestici; i
dieci minuti prima della buonanotte,
per consumare le ultime energie
della giornata, quelle che in genere
sono più indomabili per una povera
madre stremata. Abbiamo inventato
gare di ogni tipo: chi era più bravo
a cercare parole che iniziassero
BS OTTOBRE 2004

4.6 Page 36

▲back to top
con la stessa lettera; chi dispone-
va di maggiori sinonimi o_contrari;
chi rintracciava più termini legati
alla stessa "famiglia"; chi sapeva
spiegare il significato di un termi-
ne usando la logica o la fanta-
sia,,.
Primo risultato : i pargoli hanno
capito che le parole non sono
noiose, né devono mettere paura.
Sono, invece, qualcosa che va
innanzitutto gustato e, poi , ma-
neggiato con entusiasmo e con
cura, perché parlano alla mente ,
ma ancor più al cuore; sono allo
stesso tempo lo specchio di ogni
persona e il ponte che ci consente
di raggiungere il nostro prossimo.
A mano a mano che crescevano, i
figli hanno imparato (oltre alla
grammatica) ad apprezzare l'idea
che saper comunicare significa
poter dare spazio ai sentimenti, ai
desideri e ai pensieri ; accogliere
gli altri e farsi accogliere; poter
costruire e condividere un'idea, un
progetto , una verità; superare la
povertà che inevitabilmente afflig-
ge chi non riesce ad esprimersi e
rischia di essere deriso ed emargi-
nato perché non padroneggia del
tutto i codici linguistici.
Mi è sembrato giusto , però, pro-
prio alle soglie dell'adolescenza,
ricordare loro un passaggio de "Il
piccolo Principe", quando la volpe
spiega al suo giovane amico che
"addomesticare", cioè costruire
dei legami duraturi di familiarità,
richiede molta pazienza: "In princi-
pio tu ti siederai un po' lontano da
me, così, nell'erba. lo ti guarderò
con la coda dell'occhio e tu non
dirai nulla. Le parole sono una fon-
te di malintesi. Ma ogni giorno tu
P.Otrai sederti un po' più vicino ...".
È bene che i ragazzi siano consa-
pevoli che le parole talvolta hanno
anche un profilo tagliente: possono
dividere, ferire, tradire, umiliare,
esprimere la voglia di dominare
sull'altro piuttosto che amarlo. Pro-
prio negli anni in cui i giovani ri-
schiano di vivere in bilico fra l'afa-
sia e la perenne polemica, è im-
portante che le parole possano tor-
nare a caricarsi della forza sugge-
stiva della parola, per essere resti-
tuite alla loro capacità creativa,
evocativa, affettiva. Cioè, alla loro
genesi divina.
O
OTTOBRE 2004 BS
di Julio Olarte
SAL
ANNUNCIATRICI DEL SIGNORE
Luigi era nato il 5/6/1873 a 0 1iva
Gessi (PV). Entrò a Valdocco, "perché
non si diventava preti!", e proprio l'an-
no in cui morì Don Bosco nel 1888, di-
venne novizio sa lesiano. O rdin ato sa-
cerdote, nel 1906 partì come capo
dell a prima spedizione miss ionaria in
Cina, fondando l'opera a Macau. Con-
sacrato vescovo il 9 gennaio 1921, di -
venne Vicari o Aposto lico di Sh iu
Chow. Com inciò a formare un gruppo
di giovani catech iste, le kuneong (vergi-
ni consacrate) da invi are nei distretti in
aiuto ai missionari, per l' istruz ione reli -
giosa delle donne e dei bambini (lo si
faceva in tutta la Ci na). Nel frattempo
(1923) arrivarono le prime 6 FMA, me-
ravigliose nella loro dedizione missio-
nari a, ma un po' impacciate nell e cam-
pagne. Versigli a pensò a una congrega-
zione l0cale. Suore e kuneong comin-
ciarono a vivere insieme, aiutandosi a
vicenda, spec ialmente per le relazion i
con gli estern i, la catechesi e l'oratorio,
in un clima di seren ità e gioia condivi-
sa. Monsignore commentava con esse
La storia di un'anima e impartiva loro
così la necessaria formazione sp iritua le.
È una storia ancora da scrivere. Nel
1924 scrive al Carmelo di Firenze: " In
questo stesso anno abbiamo già potuto
realizzare l'Istituto dell e kuneong o
consacrate indigere con un gruppo d i
una ventina [... ] E un 'opera che si im-
pone; è di assoluta necessità; l'abb ia-
mo inizi ata, preghino, preghino molto
iI Signore"... Non risu lta che abbia
preso pass i formali per avviarle all a vita
religiosa. Nel frattempo condividevano
tutto con le FMA tanto che, al la fine del
1927, quando un centinaio d i soldati
irruppero nel dormitori o delle giovani
chiedendo dove fossero le camere
delle stran iere, si sentirono rispondere:
"Dormono con noi!". I soldati dovette-
ro constatare che era davvero così e le
lasciarono in pace, "perché - dicevano
-vo i siete povere come noi!".
Il processo di formazione del grup-
po non cessò dopo la barbara uccisio-
ne d i monsignor Versigl ia a Lai-tau-tsui.
Il suo successore, monsignor Canaze i,
scrive: " Il mio predecessore... ebbe l' i-
dea d i fo ndare una Congregaz ione di
suore native a cui aveva prestabilito il
nome di Annunciatrici del Signore. Su-
perate mo lte diffico ltà era sul punto di
consegu ire il . suo intento [... ] morì
prima di rea lizzare la sua idea [... ] per
questo so ltanto nel maggio del 193 1 fu
questa Congregaz ione approvata dalla
Sàcra Congregaz ione di Propaga nda
Fide e so lo nel 1936 si ebbe il primo
noviziato". Monsignor Canazei, nato
nel 1883 a Brixen (Tirolo - Austri a), è
ord inato sacerdote nel 1909 . Laureatosi
in teo logia a Tori no, arriva come mis-
sionari o a Shek Ki nel 1912. Nel '26 di-
venta prim o Ispettore della Cina, nel
'30 è nominato vescovo e sostituisce il
marti re Vers igli a. Quattro suore rimase-
ro iso late in Cina mentre le altre otto si
rifugi arono a Hong Kong, nel 1953, du-
rante il regime maoista. Attualmente
sono 24: 15 a Hong Kong, 4 in Cina e
5 in Canada.
O
Per saperne di più: Te/: (852) 238 7-4414 -
Fax: (852) 2397-7010;
e-mail: tn-mail@hkcampus.net
"Suore e kuneong cominciarono
a vivere e lavorare insieme".

4.7 Page 37

▲back to top
lA'éBsBAl!TAA'1o
l>1I>IlYfl011l3.SJvÌsc15o5l'Ile
QUA>--11>0 e;
COcoN1l=-1'<CL>vN,n A "10

4.8 Page 38

▲back to top
Sf\\OE E1\\CHE
per ragazzi , genitori, educatori
Bioterrorismo: alcune riflessioni etiche
BIOTERRORISMO
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
Il bioterrorismo è un
attentato terroristico per
mezzo di armi biologiche.
Le armi biologiche sono
mezzi che attaccano il
nemico attraverso
['utilizzo di micro-
organismi, prodotti
biologici tossici, virus
e batteri capaci di
produrre malattia
e morte, germi
o microrganismi che
n
U
poss?'!o caus<!re ma~attie
gravz zn esserz umanz,
animali o piante.
I La armi batteriologiche e chimiche
si servono di batteri e di sostanze
tossiche per infliggere malattie
e morte al nemico.
VALORI IN QUESTION~
Alle spalle del bio_t~rroris~o c1 son~
situazioni di ingiust1z1a ~ cui S! reagi
S in dall'antichità si usavano
materiali biologici tossici per
attaccare il nemico: infestare
nemico. Possono essere utilizzate
attraverso bombe, aerei capaci di
spruzzare le sostanze tossiche, mis-
sce con atti terroristici d1spe_rat1 . .
L'uso di armi biologiche _di ?1~truz10~
ne di massa viola sia i pnnc1p1 umani
basilari sia quelli della stes~a guerra. -
La dignità della persona_e da_ sa_v~.
le acque di un pozzo con carcasse di sili, ecc. Gli antichi greci e romani
animali in stato di decomposizione, usavano fumo e sostanze chimiche
uardare anche nelle_ s1t~az1oni_ _1
gemergenza da epidemie b1oterronst1-
gettare sui muri del nemico corpi
infetti e capaci di produrre malattia
e morte. Durante le guerre francesi
e indiane nel 1700, le truppe britan-
incendiabili contro le città nemiche,
ma il primo uso considerevole di
sostanze chimiche come armi si rea-
lizzò durante la prima guen-a mon-
cheLa privacy delle persone_ sub. i'sce
dei "limiti" in caso di epidemie bioter-
rorNisetilclahev.accinazione
. 'd · il
ant1-e~1 . em1~bli-
niche offrirono coperte di vittime diale, quando nel 1915 l'esercito te-
del vaiolo ai nativi americani. Nel desco usò gas cloro contro le truppe
personale sanitario e le auto_nt<:1 p~
che hanno un trattamento pnontano.
1984 è stato usato il batterio della francesi nei pressi della città di
salmonella in alcuni ristoranti di Ypres. Pare che durante la prima
una città dell ' Oregon. Nel 1994 i guen-a mondiale siano morte circa
militanti del culto giapponese Aum 100.000 persone attraverso armi
Shinrikyo hanno usato armi biologi- chimiche. L'Egitto negli anni ' 60 le
che, quali antrace e botulino, e suc- usò contro lo Yemen e l'Iraq negli
cessivamente fu trovato che aveva- anni '80 contro i dissidenti curdi.
no tentato di procurarsi il mortale Molti governi oggi sono attenti per-
virus Ebola attraverso le fosche vie ché si riducano le possibilità di at-
di un sito africano dove la malattia tacchi terroristici, per cui sono state
era diffusa.
firmate Convenzioni nel 1925, nel
1972 e l ' ultima nel 1993 che ordina
ARMI CIIlMICHE
di distruggere le riserve.
Non vanno trascurati i possibili
Sono ciò che il loro nome indica:
mezzi che usano sostanze chimiche
per infliggere malattie e morte al
attacchi contro le risorse agricole. Il
danno delle coltivazioni o l'amma-
larsi di mandrie non suscita tanta
I L'antrace è un batterio che, se non
trattato immediatamente, porta
a un'infezione letale.
OTTOBRE 2004 BS

4.9 Page 39

▲back to top
sulle armi biologiche e chimiche.
I I medici e il personale sanitario
hanno il dovere di proteggere
anzitutto se stessi con vaccini,
maschere e altre forme di
prevenzione.
pestifere capaci di attaccare veloce-
mente enormi quantità di bestiame.
Né bisogna trascurare gli agenti pa-
togeni capaci di infestare le piante:
fungus, tossine varie, stem rust, con
distruzione delle coltivazioni di
riso, grano e altri importanti cereali.
L'antrace è un batterio che se non
trattato immediatamente porta a
un 'infezione letale: È un 'arma che è
già stata usata con riferimento terro-
ristico e attrae i terroristi per la faci-
lità con cui si può coltivare, la leta-
lità attraverso inalazione e la robu-
stezza delle sue spore. Non è conta-
giosa e si mruùfesta nell'uomo co-
munemente come malattia cutanea
per il contatto con la pelle (90% dei
casi). Il periodo di incubazione va
da un paio di giorni a sei settimane.
Dopo la contaminazione, la lesione
si manifesta sotto forma di crosta
nera (da qui l'espressione "antrace"
che significa carbone). Il Giappone,
gli Stati Uniti, l'ex Unione Sovieti-
ca e l'Iraq sono ben noti per aver
sviluppato armi biologiche attraver-
so l'impiego di antrace. Nell'autun-
no del 2001, negli Stati Uniti sono
stati riportati 22 casi di antrace di
cui 11 erano casi di inalazione, con
cinque morti. L'attacco terroristico
fu realizzato attraverso la corrispon-
denza postale.
I Lo stesso trattamento deve essere
riservato alla polizia, ai vigili del
fuoco, alle autorità chiamate
a svolgere un ruolo primario
nell'aiuto dei cittadini.
paura quanto un attacco a un centro
commerciale pieno di persone. Ma
il settore agricolo delle economie
avanzate è abbastanza vulnerabile.
Attacchi in questo settore potrebbe-
ro mettere in serie difficoltà l'eco-
nomia di una nazione e causare
grave scarsezza di alimenti e care-
stie. I terroristi potrebbero trovare la
possibilità di sviluppare agenti bio-
logici capaci di attaccare bestiame e
coltivazioni massive. Agenti biolo-
gici sugli animali possono essere
virus altamente contagiosi e forme
LA SALUTE
In caso di attacco bioterroristico
c'è il rischio di mettere in discussio-
ne il rispetto del paziente a motivo
dello stato di necessità per la salute
pubblica. Il bene comune, comun-
que, non può essere perseguito fa-
cendo violenze diTette all'integrità e
dignità dei cittadini, come ad esem-
pio uccidendoli per evitare che la
malattia infettiva si diffonda ancor
di più . Nello stesso tempo i cittadini
devono essere pronti al sacrificio di
certe libertà personali, arrendendosi
alle esigenze del bene comune, che,
in ultima analisi, servirà al proprio
bene. C'è anche il problema etico
dell 'obbligo di rispondere alle auto-
rità sanitarie, ad esempio in caso di
malattie come vaiolo, peste, ecc.
circa le persone con le quali si è
stati a contatto. E questo può essere
visto come una invasione della pri-
CONFRONTIAMOCI IN
GRUPPO E IN FAMIGL~A- .
Perché si formano nella soc1e~abs1-
tuazioni che portano ad attacchi ,o-
terLro'aritstaticcci?o
.,
bioterroristico _e
u~
tt c-
a .ad'
co proporzionato .ali~ .s1tua~10_~1 i
gravità legate a ing1ust1z1e soc1ah . .
È accettabile che il personale ~am-
tario e le autorità_pu~bliche ~bb1~n~
priorità nella vaccinazione ant1-ep1de
miaS?aresti
disposto .a
· d'
mett:;~u~~lar~
scussione la tua pnvacy .P.
la salute degli altri cittadini che sono
in pericolo?
vacy delle persone o violazione
della confidenzialità, anche se di
fronte allo spettro della diffusione
di una gravissima malattia infettiva
la persona ha il dovere morale di ri-
velare i nomi di coloro con cui si è
stati recentemente in contatto, pur
consapevoli che questo potrà dan-
neggiare quelle persone con l'isola-
mento dalla vita pubblica.
I medici e il personale sanitario
hanno il dovere di proteggere anzi-
tutto se stessi con vaccini e altre
a forme di prevenzione al fine di es- -'-'
sere disponibili e potersi prendere
cura dell'intera popolazione infetta.
Lo stesso trattamento prioritario
deve essere riservato alla polizia, ai
vigili del fuoco, alle massime auto-
rità responsabili della vita pubblica
e ad altri pubblici ufficiali chiamati
a svolgere un ruolo primario nel-
l'aiuto dei cittadini, inclusi coloro
che coordinano · la dispensa delle
acque e del!' elettricità. Questo non
significa discrinùnazione o viola-
zione dei diritti civili, ma è solo det-
tato da situazioni di forza maggiore.
Se la popolazione ha bisogno di
aiuto, occorre che coloro che sono
direttamente chiamati a questo ser-
vizio pubblico siano in grado di po-
terlo offrire. La situazione di emer-
genza esige aiuto da parte del perso-
nale sanitario e pubblico, quindi è
proprio la situazione a esigere que-
sta priorità che alla fine è al servizio
di un maggior numero. Il bioterrori-
smo è un ' arma invisibile, non ru-
morosa·, poco costosa - definita
"l'atomica dei poveri" - e purtroppo
facilmente accessibile. Occorre una
forte coesione non solo internazio-
nale, ma anche sociale, perché è a
livello di etica pubblica (tensioni
sociali, ingiustizie) che questo terri-
bile spettro si forma.
O
BS OTTOBRE 2004

4.10 Page 40

▲back to top
.
- - ,
- . ~ ' ~
DIBATTITI
Severino Cagnin
L'ONU ha dichiarato il 2004 l'anno internazionale del riso. Sul riso è dibattito aperto.
IL RISO
Cl SALVERÀ?
In sei grandi paesi dell'Asia (Cambogia, Cina, Laos,
Vietnam, Indonesia e Myanmar) si consumano oltre
200 chili di riso a testa l'anno... perché non c'è altro
da mangiare. Ricordiamo che il 60% delle calorie
vegetali è prodotto da sole tre piante: frumento,
mais e riso.
Oggi un miliardo di persone vive praticamente di
Isolo riso. Per altri due miliardi il riso offre 1'80%
delle calorie necessarie. Senza riso si muore in più
di metà del pianeta perché esso è la fonte principale
di occupazione e di sostentamento. La sua
produzione in Asia permette la vita a piante, animali
e persone. Ma è necessario eliminare i pesticidi.
Ma... il riso da solo non permette un'esistenza
sufficientemente umana. In Asia seimila bambini
al giorno diventano ciechi a causa di questo
esclusivo alimento. E si prevede un futuro peggiore.
Nel 2020 il numero di persone da nutrire aumenterà
di due miliardi. Secondo l'UNESCO l'attuale sistema
economico non ce la fa a dar loro da mangiare.
Un gruppo di scienziati ha documentato che
la produzione mondiale di riso cresceva con
tassi inferiori all'incremento della popolazione,
come nelle Filippine, in India, in Giappone.
I paesi che si sono dichiarati per l'anno
internazionale del riso sono 44. Tra essi
non ci sono i paesi europei, gli Stati Uniti,
il Canada... insomma i più ricchi.
OTTOBRE 2004 BS
Due scienziati svizzeri hanno messo a punto
il golden rice, riso transgenico, dopo una ricerca
ventennale. Potrebbe aiutare a risolvere il problema
appena accennato. La Chiesa, pur con cautela,
sembra ammettere la possibilità di operare nella
direzione degli ogm (organismi geneticamente
modificati) purché si eviti sfruttamento
e l'operazione risulti sicura.

5 Pages 41-50

▲back to top

5.1 Page 41

▲back to top
RELAX
il Cruciverba•
Santuari d'Italia
di Roberto Desiderati
Visitiamo i
luoghi di culto
del nostro aese
i più conosciuti
e i meno noti.
Rilassandoci.
A gioco completato risulterà, nelle caselle a doppio bordo, il nome di un famoso Santuario
Definizioni
ORIZZONTALI.1-17. Vedi foto- 7.Dirigibili -
16. Piacevole - 19. Il Capitano del Nautilus - 21.
Una striscia di stoffa - 22. Da carico - 24. Lo
spiazzo della fattoria - 25. Poco chiaro, incerto -
27. La più piccola pa1te - 28. Al centro della fan-
tasia - 30. La frequenza delle "radio libere" - 31.
Andati, in poesia - 32. Misurazioni in metri che
vanno a cento a cento -34. Il tipico colore azzurro
aviatorio - 36. Località di villeggiatura del Cado-
re - 37. Per gli inglesi vale circa 30 grammi - 38.
Una fase lunare-40. Un insetticida un tempo mol-
to usato - 41. Demoralizzato - 43 . Contentezza -
44. Escursionisti Esteri - 45. Il nome dell'attore
Gullotta - 46. È opposto a o.fl
IL PICCOLO VEGGENTE
VERTICALI. 1. Misura la pressione dei gas - 2.
Piacevolezza, riferita a un luogo - 3. Privi di senno
- 4. Successe a Bonifacio V - 5. Risposta che può
deludere -6.Anno Domini- 7. Un arto del volatile -
8. Il nome della scrittrice Morante - 9. Approva-
zione, convalida- IO. Produce lampadine-11. Co-
sì firmava Tofano, creatore di Bonaventura -12. Si
beve con il limone o con il latte - 13. Piatto con un
piede per la frutta - 14. Pari nello stelo -15. Consi-
gliò Otello-18. Antico nome dell 'ltalia- 20. Emet-
tono le tratte - 23. Ben educato - 25. Vi si coltivano
e vendono piante - 26. Si ricorda una sua "o" - 29.
Il Telamonio, eroe greco - 33. Tele Comunicazioni
- 34. Ha corna palmate - 35. Un gas per lampade -
39. Azienda Sanitaria Locale - 40. Prep. sempl. -
42. Ca;,erta. La soluzione nel prossimo numero.
Il Santuario " Madonna della Stella" è situato in Umbria, nel comune di
Montefalco (PG), al centro della pianura spoletina, sul luogo dove sorgeva
una piccola chiesa dedicata a S. Bartolomeo Apostolo, quasi completamente
rovinata. Solo l'abside era ancora in buone condizioni, e vi era riprodotto un
affresco rappresentante la Madonna seduta su un piccolo trono con il bimbo
Gesù sulle ginocchia. Il dipinto, che ora è collocato sopra l'altare maggiore
del Santuario, risale al 1520 ed è opera di Paolo Bontulli da Percanestro
L'inizio delle apparizioni mariane sul luogo dell'attuale Santuario sembra
possa fissarsi all ' autunno del 1861. Un fanciullo di
quattro anni, di nome Federico Cionchi, detto
familiarmente Righetto, nato in una povera casa
nelle vicinanze della Chiesa di S. Bartolomeo, si
SOLUZIONE del
trovava con la sorella Rosa, più grande di lui di
due anni, nei pressi della chiesetta, forse a giocare
o forse a far pascolare pecore. Entrati per curiosità
e per dire una preghiera, si fermarono fra i ruderi e
Righetto fu attratto dall ' immagine della Madonna
che lo chiamava. Tornati a casa riferì alla madre:
"Sai, mamma, là dentro (accennando alla
chiesetta) una donna mi ha chiamato e mi ha detto:
Righetto, sii buono! Mi guardava e mi sorrideva".
Il ripetersi delle visite del fanciullo alla cappella di
S. Bartolomeo attirò l'attenzione dei vicini. Nel
marzo del 1862, avvenne il primo miracolo: la
Madonna guarì istantaneamente un giovane di 30
anni, molto malato. Dopo vi fu un movimento
notevole da parte di devoti e di curiosi che
sentivano parlare delle apparizioni e delle gua-
rigioni. A 21 anni Righetto entrò come fratello
laico nella Congregazione dei Padri Soma-
schi. Nel giorno della posa della prima pietra si
raggiunse la cifra enorme, per quei tempi, di 50
mila persone. Il santuario è attualmente affidato
alla cura dei Padri Passionisti.
BS OTTOBRE 2004

5.2 Page 42

▲back to top
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di ... o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell 'Ente".
b) di beni immobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l'immobile sito in . ..
per i fini istituzionali dell'Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" ... Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Missioni , con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell'Ente".
(Luogo e data )
(firma per disteso)
NB. /1 testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Te!. 06.65612678 -Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Te!. 011.5224247-8- Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
OTTOBRE 2004 BS
....J I NOSTRI MORTI
MORGANTI sac. Enrico, salesiano,
t Lugano, il 14/05/2004, a 94 anni
Intraprendente, comunicativo, grande lavo-
ratore. La sua realizzazione più bella è una
fondazione iniziata nel 1965 come "Opera
Don Bosco per i Paesi in via di sviluppd' in
aiuto alle Missioni. In questo modo, mentre
come docente istruiva i ragazzi del Canton
Ticino, aiutava i ragazzi nelle terre di missio-
ne. Da vero salesiano. In Burundi , Congo,
India, Filippine, Kenia , Cambogia, Haiti ,
Ecuador, Colombia, Bolivia, Etiopia si è fatta
tangibile la sua presenza grazie agli aiuti di
tanti Svizzeri, la cui generosità consentiva
questi interventi. Salesiano robusto, tenace
come una quercia, ha voluto lavorare fino
all'ultimo senza risparmiarsi. Memoria stori-
ca dell'Istituto Elvetico era l'archivio vivente
di fatti e di storie che hanno innervato la vita
della comunità salesiana a Lugano dove ha
trascorso la maggior parte della sua esisten-
za. Verrà ricordato come sacerdote dedito ai
giovani, capace di relazioni , energico e cor-
diale, intraprendente e generoso. Lo ricorde-
ran no soprattutto le migliaia di ragazzi/e
poveri delle Missioni ai quali ha aperto oriz-
zonti di speranza.
MAURI sr. Maria Anna,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Bahfa Bianca (Argentina) , il 02/ 12/2003,
a 70 anni
Visse e crebbe in un ambiente familiare
ricco di valori evangelici e non privo di sof-
ferenze a causa della guerra e di lutti dolo-
rosi. La sua fede si irrobustì e nello stesso
tempo maturò la sua tempra di donna forte
e generosa, leale e retta , libera e persino
audace. Fu la scuola che la preparò per la
futura missione . Nel 1954 giunse nella
terra dei sogni di Don Bosco: la Patagonia,
dove fu maestra elementare in varie case.
Lavorò sempre con generosità, tenacia,
spirito di sacrificio e lealtà; il tutto avvolto di
serenità e buon umore. Dal 1995 visse una
lunga e pesante malattia. Fu una purifica-
zione lunga e dolorosa che lasciò in tutti la
certezza di essere stata scelta dal Signore
per una missione assai diversa da quella
sognata da lei quando venne in Patagonia.
La sua morte serena ne fu la prova.
MARINONI sr. Olga, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
t Triuggio (Ml) , il 17/03/2003, a 82 anni
Da tempo il peso degli anni e la sofferenza
fisica segnavano le giornate di suor Olga
che pur cercava di affrontare con un tocco
di arguzia la fatica di muoversi e il venir
meno delle forze, fino al lento spegnersi
della vita che si è conclusa nel silenzio
della notte. Ha passato tutta la sua vita in
cucina, dal giorno della professione religio-
sa fino al giorno in cui , ormai affaticata e
ammalata, era giunta nella casa di Triug-
gio: 45 anni di servizio fedele , generoso ,
senza tempi per sé, immerso in una pre-
ghiera semplice e fiduciosa che dava forza
al quotidiano. L'operosità, la vivacità e la
prontezza del carattere, il senso dell'humor
restarono sempre vivi in lei.
MAINOLI prof. Santino,
cooperatore salesiano,
t Sondrio, 1'08/ 11 /2003, a 82 anni
Devoto di Maria Ausiliatrice e dei santi sa-
lesiani da sempre. Come medico ha curato
all 'Ospedale di Bellano (Lecco) i salesiani
residenti nel collegio "Giglio" di Vendrogno;
trasferitosi a Sondrio come primario medico,
ha prestato le sue cure ai salesiani di quella
città. Cooperatore fin dai temp i in cu i don
Ricceri era ispettore a Milano, ha continuato
questo rapporto di amicizia fraterna. anche
quando divenne Rettor Maggiore. E stato
benefattore per più di quarant'anni della mis-
sione salesiana Savio Juniorate di Shillong,
fondata e dedicata al salesiano don Ravali-
co . A questa missione sono anche state
destinate le offerte in sua memoria. Meritò
un pubblico elogio dal cardinale Montini, poi
papa Paolo VI, poiché si prodigava a curare
gratuitamente i sacerdoti della diocesi.
PIAZZA sig. Tommaso, exallievo,
t Faenza, 07/05/2004, a 88 anni
Un uomo ecceziona le, un pilastro. Mai
niente e nessuno l'aveva potuto far cam-
biare: fedele a Dio, al la Chiesa, a Don
Bosco. La sua seconda famig lia furono i
salesiani , la sua seconda casa l'oratorio.
Professionista serio, collaboratore di Radio
2001 Romagna, scrittore, poeta (fu uno dei
massimi cultori del dialetto romagno lo),
Masì, come familiarmente lo chiamavano
tutti, era stato un protagonista assoluto
della vita faentina e del locale istituto sale-
siano. Durante la guerra s' impegnò nel-
l'aiutare concretamente centinaia di perso-
ne rifugiatesi nelle cantine del collegio. La
sua generosità non venne mai meno: non
si contano le persone che hanno ricevuto
"una mano" da Masì. Per 50 anni fu l'ani-
ma de ll 'Un ione exa lli ev i dei sa les iani .
Lascia un grande vuoto.
TERULLI sac. Quirino, salesiano,
t Brindisi, il 10/12/2003, a 81 anni
A Brindisi don Quirico era un'istituzione. Ci
ha vissuto più di 30 anni. Era un uomo
impegnato soprattutto nella diffusione della
"buona stampa", secondo una dizione cara
alla trad izione salesiana. Credeva nell'apo-
stolato cartaceo. Fosse stato ancora tra
noi e più giovane forse si sarebbe converti-
to all'apostolato elettronico, per essere con
Don Bosco e coi tempi . Fu un uomo dina-
mico, un missionario della parola. A Brindi-
si prestava il suo servizio sacerdotale nei
quartieri di S. Chiara, S. Angelo e S. Elia;
celebrava messa nei garage, sotto i porti-
cati dei palazzoni condom iniali e in nume-
rosi altri luoghi di fortuna. Benediceva le
case e le persone, era insomma l'angelo
custode dei quartieri che frequentava
come "servo del Signore" pronto sempre a
regalare una buona paro la, a sfoderare
qualche gioco per i bambini che volentieri
lo circondavano, a consolare un vecch io...
Ha lasciato un grande vuoto in tutti co loro
che l'hanno conosciuto e apprezzato.
Venuta la sera di
i quel giorno ~esù disse:
"Passiamo
all'altra riva!"
l
(Mc. 4,35)

5.3 Page 43

▲back to top
ciennes. Trascorre lunghi periodi,
ospite di Monet, ad Argenteuil,
dove dipinge paesaggi. Nel 1882
si trasferisce a Moret-sur-Loing,
dove muore per tumore alla gola,
il 29 gennaio 1899.
Ottobre
UN SANTO UN ORDINE
Francesco nasce ad Assisi nel
1182. Durante la sua gioventù
assistette a lotte tra guelfi e ghi-
bellini e a guerre locali. Durante
una di queste è fatto prigioniero.
Nel 1209, rinuncia ai propri averi e
inizia una vita di povertà e dispo-
nibilità verso tutti. Con quanti si
uniscono a lui, fonda l'Ordine dei
Frati Minori. Nel 1212, accoglie
Chiara e insieme dànno vita alle
Clarisse. Il gruppo ottiene nel
1223 l'approvazione della Regola
da Onorio lii. Nel frattempo, per i
laici , Francesco istituisce il
Terz'ordine. Nel 1224, riceve le
Stimmate. Muore nella notte tra il
3 e il 4 ottobre 1226. Pochi anni
dopo, il desiderio di rispettare al
massimo il suo stile di vita causa
lacerazioni interne. Oggi gli Ordini
maschili sono tre: i minori, i con-
ventuali e i cappuccini. Francesco
è canonizzato nel 1228 e dal 1939
è patrono d'Italia.
UN PITTORE
Alfred Sisley nasce a Parigi il 30
ottobre 1839. Il padre, uomo d'af-
fari , lo spinge a studi commerciali ,
a Londra. Nel 1862 torna nella
capitale francese: diventa amico di
Bazille, Monet, Renoit, Corot e
Courbet. Inizia a dipingere "en
plein air". La guerra franco-prus-
siana provoca la rovina familiare e
da allora l'artista vive indigente .
Partecipa alle mostre degli im-
pressionisti , isolato dagli altri, for-
se per il carattere introverso e per
il dipingere pacato, non frenetico.
Anche la critica lo pone in secon-
do piano. Tipiche del suo stile
sono le vedute invernali di Louve-
DIARIO DI MEZZO SECOLO
5 ottobre 1954: a Londra, me-
morandum che restituisce Trieste
all'Italia.
5 ottobre 1983: il polacco Lech
Walesa è insignito del Nobel per
la Pace.
6 ottobre 1973'. quarta guerra ara-
bo-israeliana, "dello Yom Kippur".
6 ottobre 1981: in Egitto, assassi-
nato Sadat; gli succede Mubarak.
7 ottobre 1985: terroristi palesti-
nesi sequestrano il transatlantico
"Achille Lauro".
8 ottobre 1951: gli inglesi occu-
pano la zona del Canale di Suez.
9 ottobre 1958: muore Pio Xli. Il
28 è eletto Giovanni XXIII.
9-1 O ottobre 1963: Tragedia del
Vajont: 1400 morti.
9 ottobre 1967: ucciso Ernesto
"Che" Guevara, nato in Argentina
nel '28.
11 ottobre 1960: all'Onu , per
protesta, Krusciov batte una scar-
pa sul tavolo.
12 ottobre 1973: Enrico Berlin-
guer, segreta,rio del Pci, propone
il "compromesso storico" tra co-
munisti , socialisti e democristiani.
15 ottobre 1990: Nobel per la
Pace a Gorbaciov; nel 1993, al
presidente sudafricano De Clerck
e a Nelson Mandela.
LA LENTE
Il Vaticano dedica un foglietto
con sei francobolli e sei chiudilet-
tera ai bambini vittime dell'Aids. Il
Belgio ha emesso un dentellato
pro Croce Rossa, mentre l'Onu
ne propone sei sul tema della si-
curezza stradale. Tra gli anniver-
sari filatelici: l'Italia ricorda i 900
anni dell'Università degli Studi di
Torino; l'Austria i 150 anni del
matrimonio tra l'imperatore Fran-
cesco Giuseppe ed Elisabetta
(Si ssi) ; l'Estonia i 120 anni della
bandiera nazionale, le isole Baha-
mas i 300 anni della nascita di
John Wesley, fondatore della
Chiesa Metodista.
16 ottobre 1964: prima bomba
atomica cinese.
LE MOSTRE
16 ottobre 1978: 26 anni fa, A Milano, al Palazzo Reale, L'im-
eletto papa Giovanni Paolo Il , il magine del mito tra Magna Grecia
polacco Karol Wojtyta.
e collezionismo. A Genova, nei
16 ottobre 2002: il papa introdu- Musei del Mare e della Navigazio-
ce al Rosario i cinque "misteri del- ne, sino all '8 dicembre, I transa-
la luce".
tlantici; poi , al Palazzo Ducale,
23 ottobre 1956: a Budapest sino al 9 gennaio 2005, Arti &
rivolta anti-sovietica. Soffocata nel Architettura 1900-2000. A Vene-
sangue .
zia, sino all '11 gennaio, 61,i Mo-
25 ottobre 1972: ammessa al- stra internazionale d'arte cinema-
l'Onu la Cina comunista; espulsa tografica. A Ferrara, Palazzo dei
Taiwan.
· Diamanti , sino al 9 gennaio, Il Cu-
26 ottobre 1962: con il ritiro dei bismo. Rivoluzione e tradizione. A
missili sovietici, finisce la "crisi di Roma , nelle Olearie Papali (piaz-
Cuba".
za della Repubblica) , sino al 15
27 ottobre 1978: Nobel per la ottobre , Il riuso dell'antico-Foto-
Pace all'egiziano Sadat e all 'i- grafie tra XIX e XX secolo. A Lu-
sraeliano Begin.
gano, al Museo cantonale d'Arte,
30 ottobre 1961: muore Luigi sino al 16 gennaio, Les énfants
Einaudi , presidente della Repub- terribles: da Picasso, Kandinsky e
blica dal 1948 al '55.
Klee ad oggi.
BS OTTOBRE 2004

5.4 Page 44

▲back to top
Da questo numero del BS diamo conto
SHQIPE•• RIA
LA TERRA DELLE AQUILE
di Giancarlo Manieri
Uno storia lungo
quattromila anni. I molti
occupanti dello ✓-Terra
delle oqwle ': fino ai nostri
giorni. Un commino lento
verso lo completo libertà
e autosufficienza.
L'Albania è un territorio devastato: c'è da ricostruire tutto.
Anche le coscienze.
BOSNIA
ERZEGOVINA
-·-..,...,,.
JUGOSLAVIA
e,,
Sorbta
P,Juna
~osova
kti.. e---
r
~
~~
,.,,
MACEDONIA
Prief
e omplicata, come tutte, la sto-
ria di questo fazzoletto di
Paese che s'affaccia sul ma-
re Adriatico proprio di fronte alle
coste Italiane, a non più di una mez-
z' ora d'aereo, 250 km in linea d 'a-
ria. I suoi primi abitatori, gli Illiri,
l'occuparono verso il 1000 a.e. e vi
dimorarono incontrastati per 950
anni. E chissà quanto tempo ancora
avrebbero potuto viverci in pace, se
non avessero avuto la sventura di
trovarsi a far ombra ai Romani. La
libertà dell'Illiria, infatti, finì pro-
prio per colpa di questi ultimi, nel
168 a.e . Poi, il balletto dei "passag-
gi di mano" non si fermò più. Dal
395 toccò ai bizantini, quindi agli
Unni poi ai Goti. Verso la fine del
VI sec. vi si stabilirono le tribù
slave dei Serbi, e nel 917 fu il turno
dei Bulgari. Il miscuglio di razze
OTTOBRE 2004 BS
portò gli antichi discendenti degli
Illiri a riconoscersi col nome di Al-
banesi già fin dal secolo XI, per non
perdere la memoria delle origini. In-
tanto nel 1204 arrivarono i Venezia-
ni che la tennero per una trentina
d ' anni, come appoggio logistico ai
loro fiorenti commerci. Quindi l'Al-
bania passò agli Svevi, agli Angioi-
ni e nel 1389 ai Turchi. L'impero
ottomano travolse gli albanesi alla
morte del loro più illustre patriota e
difensore, Gjergj Kastrioti detto
Skanderberg.
UN CAMMINO
SOFFERTO
Il piccolo stato riuscì a raggiunge-
re l'indipendenza solo nel 1912,
passando sotto una monarchia che
durò poco, perché già durante la
......GRECIA
ILa cartina dell'Albania con lo
stemma della nazione, l'aquila
bicipite in campo rosso, già
stemma araldico di Gjergj Kastrioti
detto Skanderberg, eroe della
resistenza contro i turchi.
Prima Guerra Mondiale, fu invasa
da Austriaci, Montenegrini, Italiani
... Eh, già, anche gli Italiani! Tornò
libera nel 1928 sotto re Ahmed Zo-
gu, ma 1O anni dopo Benito Musso-
lini la conquistò in cinque giorni e
la integrò all'impero fascista. La
guerra partigiana iniziata nel 1941
portò infine al potere il partito co-

5.5 Page 45

▲back to top
ai lettori del viaggio in Albania e Kosovo.
1 11 primo campo estivo salesiano della storia dell'Albania
fu a Scutari, presso la cattedrale appena riaperta.
Sotto il regime era diventata il Palazzetto dello sport...
Fu un successo commovente!
munista di Enver Hoxha che in-
staurò la "dittatura del proletariato".
Se Marx avesse previsto le conse-
guenze pratiche della sua dottrina,
probabilmente.. . si sarebbe fatto
frate! Il più completo isolamento
politico, economico e sociale carat-
terizzò gli anni del dominio di
Hoxha, con conseguenze a dir poco
disastrose. I segni di quel periodo
sono ancora vivi nella popolazione
e sul territorio, costellato da assurdi
bunker di difesa contro fantomatici
nemici sempre "pronti" a fare del
piccolo stato un sol boccone. E i ne-
mici sono presto individuati: tutti
quelli che abitano fuori dei confini.
Mentre all 'interno l' avversario fu la
Chiesa, da sempre capro espiatorio
di ogni malefatta, con preti impri-
gionati o uccisi, chiese rase al suo-
lo, religione bandita.
Non poteva durare, ovviamente.
L'oscurantismo isolazionista alla
lunga non paga. Le conseguenze di
una tale politica sono lo sfascio eco-
nomico, l'esasperazione sociale, la
corruzione a tutti i livelli, la fuga
verso la libertà vera o presunta in
paesi stranieri. Nel 1991 anche l'Al-
bania tornerà nel "consesso delle
Nazioni": l'abbattimento dei simboli
del sistema totalitario - la statua di
Stalin a Tirana e quella di Hoxha a
Scutari - affossò il regime, i cui
nodi irrisolti non tardarono a venire
al pettine con la crisi economica del
1997 e i rovesciamenti di fronte del
governo .
Il cammino è presumibilmente
ancora lungo per rimarginare le
tante ferite lasciate da anni di asso-
luta rigidità, cui per contrappeso se-
guirono anni di caos altrettanto leta-
li. A complicare ancor più le cose,
si aggiunse la guerra del Kosovo
con la teoria interminabile di profu-
ghi. Le conseguenze sono tuttora vi-
sibili.
DA SFATARE
L'Albania non è quello che l'im-
maginario collettivo ha collezionato
in questi anni: gente in fuga, corru-
zione dilagante, mafia italo/albane-
se, scafisti e gommoni per scaricare
sulle coste italiane poveri disperati,
prostitute, colf; delinquenti in libera
circolazione, ecc. L'Albania si sta
rim10vando. A chi ci capita in questi
tempi, appare come una nazione in
via di costruzione: strade finalmente
asfaltate, ponti, viadotti, case, infra-
strutture... Una parola è diventata
una specie di best seller tra gli alba-
nesi "Rindertimi" che significa rico-
stl11zione. Perché c'è da ricostruire
tutto. Anche le coscienze. Dal 1992
hanno cominciato di nuovo a circo-
lare i preti cattolici: quelli al confi-
no o nascosti sotto mentite spoglie
sono tornati a farsi vedere e, soprat-
tutto, a re/iniziare la loro opera di
evangelizzazione e umanizzazione.
ANCHE I SALESIANI
Lo sbarco dei salesiani in Albania
risale proprio al 1991. Era il 13 lu-
glio. Fu un giro di ricognizione, sol-
lecitato dallo stesso Rettor Maggio-
re, per rendersi conto di che cosa ci
fosse da fare. Ovviamente c'era da
fare tutto. E i salesiani non persero
tempo. Nemmeno un po'. Tant'è
che quindici giorni dopo erano di
nuovo in Albania per il primo
campo-scuola estivo della storia del
piccolo paese, a Scutari, presso la
cattedrale appena riaperta che sotto
il regime era diventata il palazzetto
dello sport. Il solito mix di catechi-
smo, giochi, canti, e tanta allegria,
sperimentato e consacrato da Don
Bosco stesso a Valdocco. E fu un
successo commovente: era la prima
volta in assoluto che i bambini di
Scutari si trovavano di fronte a stra-
nieri amici che giocavano con loro,
cantavano con loro, mangiavano
con loro ... Una cosa inaudita. Così
don Angelo Gentile e i suoi volon-
tari gettarono il seme salesiano in
una terra completamente vergine.
Il successo della missione in Al-
bania convinse il Rettor Maggiore a
dare il via all'opera nella "Terra
delle aquile". L' anno 1992 cinque
salesiani di cinque diverse ispettorie
arrivarono a Scutari: uno dall'ispet-
toria meridionale, uno dalla romana,
uno dalla sicula, uno dalla visitato-
ria sarda e uno dalla Slovenia.
Prima a Scutari, poi a Tirana. Non
senza difficoltà; ma quale opera sa-
lesiana è iniziata senza difficoltà?
Nel febbraio del 1997 don Juan
Vecchi, rettor maggiore, inaugurò
prima il centro sociale di Tirana e, il
giorno dopo, il centro catechistico
di Scutari. L'avventura era iniziata.
(continua)
BS OTTOBRE 2004

5.6 Page 46

▲back to top
I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
ILJESORO
PIU GRANDE
La mia possibilità di essere ma-
dre stava per concludersi , a mo-
tivo dell'età. Pur avendo avuto
tantissimo dalla vita, particolar-
mente un marito d'oro , quasi
non speravo più - considerate
le precedenti gravidanze mai
portate a termine - di avere la
ricchezza più grande della vita e
della famiglia, il dono più gioio-
so di Dio, coronamento dell'a-
more reciproco: quello .di un
figlio! Pensai a san Domenico
Savio e alla sua intercessione
presso Dio. Poco dopo portavo
costantemente al collo l'abitino
del santo , congiunto a una pre-
ghiera intensa, da parte mia e
da parte di coloro cui avevo
confidato il mio massimo desi-
derio. Poche settimane dopo
ero incinta! Ma come protegger-
mi dal ripetersi degli aborti spon-
tanei avuti nel passato? Il santo
ha pensato a tutto. All'avvicinar-
si dei giorni del parto, più cre-
sceva l'apprensione per la pos-
sibile perdita del bimbo in seno,
più cresceva la fiducia nell'inter-
cessione del piccolo santo. E
Domenico Savio fece la grazia a
perfezione. Ora Mario Antonio
ha già più di un anno; è vivacis-
simo e bellissimo , riempie di
gioia la casa e ne è il tesoro più
grande.
Gervasini Emilia
GRAZIATA
DUE VOLTE
Mia figlia , pur desiderosa di
avere un bambino, ne era impe-
dita dalla presenza di alcune
cisti che i medici ritenevano dif-
ficoltose per la gravidanza.
Nella mia angoscia di madre mi
rivolsi a san Domenico Savio,
ma devo dire che non lo feci
con fede viva, perché non cono-
scevo ancora questo santo. Mi
raccomandai pure alle preghiere
di un sacerdote della chiesa
della Natività in Gerusalemme
che era giunto in quel periodo.
Ci lasciò un'immaginetta di Ge-
sù Bambino, promettendoci che
avrebbe pregato per noi quando
fosse ritornato a Gerusalemme.
Attilio Giordani
Matilde Salem
OTTOBRE 2004 BS
HANNO SEGNALATO GRAZIE:
Per intercessione della Bea-
ta sr. Eusebia Palomino:
Mario Cimmino, Napoli-Vomero
Per intercessione del Beato
don Luigi Variara:
F.R., Torino
Per intercessione di Mamma
Margherita:
Giuliana Assunta, Nerola
(Roma)
Per intercessione di s.
Domenico Savio:
Beccaria Tatiana, Bagnolo
(CN) - Anna , Foggia - NN .,
Vaglio Basilicata (PZ) - Patri-
zia, Ladispoli , Roma - M.R.,
es - Diana, Eraclea (VE) -
L.N ., Gela (CL) - Strocchio
Nella, Torino - Zirone Simona,
Avola (SR) - Verticchio Cesi-
ra, L'Aquila
Per intercessione di Don
Bosco e s. Domenico Savio:
M. Albertina , Passionista ,
Campagnano di Roma
Per intercessione di S. Gio-
vanni Bosco:
Slaviero L,etizia, Torino
Per intercessione di Maria
Ausiliatrice e Don Bosco:
L.N., Gela (CL) - Severino
Scarzan, Settimo Torinese (TO)
mentre mia figlia metteva sotto il
guanciale della bambina l'abitino
di Domenico Savio. Dopo tre
giorni l'infezione era scomparsa.
Dopo tutto questo Domenico
Savio è entrato a far parte della
nostra famiglia e vorrei eh~ fosse
da ·tutti conosciuto ed amato,
specialmente da chi soffre, affin-
ché tanti possano riceverne gioia
e consolazione.
Eravamo a metà giugno 2001. Il
31 marzo 2002 a mia figlia nac-
Berto/la Marchetti Claudia, Pisa
que una bellissima bambina,
~urora, che ora ci riempie la vita.
E ovvio c_he la grazia è stata fatta
PROSCIOLTO
da Gesù Bambino come ogni
grazia viene dalla bontà infinita
DA OGNI ACCUSA
di Dio, ma sono altrettanto certa
dell'intercessione di san Domeni-
co Savio . In seguito al primo
controllo vennero diagnosticate a
mia figlia nuove cisti, per le quali
si rendeva urgente un intervento.
A questo nuovo allarme si
aggiunsero in poco più di 4 anni
tre gravi lutti di famiglia. Sentii
allora un fortissimo bisogno di
avere un abitino di Domenico
Savio, che non conoscevo anco-
ra e di cui avevo solo un'immagi-
netta ritagliata dal Bollettino
Salesiano. Me lo donò_un sacer-
dote, al quale mi sono rivolta. Lo
feci indossare a mia figlia e
cominciai a pregare questo pic-
colo santo . All 'ultimo controllo
medico fatto, le cisti risultavano
scomparse completamente. Ma
ecco una seconda grazia. La mia
nipotina soffriva a intermittenza
di febbre molto alta con disturbi
vari. Successivamente ebbe feb-
bre altissima che non si riusciva
Fin dalla nascita dei miei figli ho
sempre confidato nella protezio-
ne di san Domenico Savio. Ta-
le fiducia non è mai stata tradita
nel momento del -bisogno. Mio
tiglio maggiore qualche tempo
fa si è trovato coinvolto in un
tragico episodio di droga. Falsa-
mente accusato, fu protagonista
con altri giovani coetanei di un
processo durato , tra rinvii ed
appelli, ben cinque anni .
Costanti sono state le mie pre-
ghiere rivolte al santo , affinché
intercedesse per la giusta solu-
zione del caso. Finalmente mio
tiglio è stato prosciolto da ogni
accusa, senza bisogno di ricor-
rere in Cassazione . Immensa
rimane la mia gratitudine verso
san Domenico Savio che non mi
stancherò mai di invocare , affin-
ché protegga i miei figl i e tutti i
giovani così esposti ai pericoli in
quest'epoca tanto travagliata.
a debellare neppure con forti
M.G. , Taranto
dosi di farmaci. La pediatra pen-
sava fosse causata dai denti , poi
prescrisse delle analisi che rive-
larono una fortissima infezione
alle vie urinarie. Seguì una cwa Per la pubblicazione non si
di antibiotici per 20 giorni. Ma
contemporaneamente comin-
ciammo una nuova novena,
tiene conto delle lettere non
fi rmate e senza r~capito . S~
richiesta si potra omettei e
l' indicazione del nome.
Beata Laura Vicuiia
TUTTO È STATO
FACILE
Mio suocero di 87 anni viveva
con noi da pochissimo tempo,
avendo perso la moglie poco
tempo prima, nel corso del
mese di maggio. Mia moglie e
la figlia nel corso della notte,
verso le ore due, l'hanno sen-
tito lamentarsi era a terra
sicuran:iente per un fatto
grave. E poi risultato che si
trattava di una rottura dell'aor-
ta addominale, male mai dia-
gnosticatogli. E apparso subi-
to grave. lo, che qualche gior-
no prima avevo letto alcune
notizie sulla beata Laura
Vicuiia, mi sono rivolto imme-
diatamente a lei. L'ho fatto in
modo poco riguardoso o trop-
po confidenziale, ma sicura-
mente con la piena convinzio-
ne di essere esaudito. Le ho
detto: "Se vuoi essere fatta
santa - il Padreterno sicura-
mente lo vuole - allora, assi-
stici e intercedi per noi". Tutto
è stato da quel momento più
facile . Si è trovata subito, a
quell'ora di notte già avanza-
ta, un'autoambulanza che ci
ha condotti in ospedale. Al
pronto soccorso il medico di
guardia era un cardiologo che
subito comprese di che si trat-
tava. Immediatamente mio
suocero venne ricoverato nel
reparto di chirurgia vascolare,
ove tempestivamente è stata
organizzata la migliore équipe
operatoria. L'intervento pare-
va impossibile; ma mia moglie
fi rmò l'autorizzazione e altret-
tanto fece per l'anestesia. A
detta dei medici, l'alternativa
all'operazione era la morte
entro due ore. Invece tutto
andò bene . Mio suocero è
sopravvissuto all'intervento,
non ha avuto le complicazioni
renali che si paventavano. A
oltre un anno da quell'inter-
vento, si appresta a festeggia-
re, sostanzialmente in buona
salute, gli ottantanove anni.
Ciò ho inteso scrivere , rite-
nendolo degno di nota e non
dovrebbe essere difficile pro-
curarne la documentazione.
Dovendo ora io stesso affron-
tare un intervento di by-pass,
mi affido alla giovane santa
con pari fiducia, affinché pre-
ghi il Signore della vita di con-
servarmi alla mia famiglia, ai
miei affetti e al mio lavoro.
Sebastio Francesco Paolo,
Taranto

5.7 Page 47

▲back to top
~ , >~
r~
;
\\,;)
,,_ ,
~
,
JI /
I
, ~~~
'
redazionale
Monsignor
FRANCIS OSAMU MIZOBE
Salesiano, laureato in storia
giapponese, già' direttore di
Nakatsu e Tokyo, quindi , nel 1990
superiore dell'.ispettoria
giapponese. E stato trasferito
quest'anno dalla sede di Sendai
a quella di Takamatsu.
Monsignore, dal settembre 2000 lei è stato vescovo di Sendai, in
Giappone. Come si è trovato? Qual è la situazi.one dei cattolici?
Mi sono trovato anzitutto in una situazione del tutto differente da
quella della vita salesiana. In una diocesi ci vuole tempo per decidere.
Occorrono discussioni, incontri formali e informali, consultazioni ...
perché i problemi non sono quelli di una comunità o di un collegio,
ma della gente: ben più complessi e contraddittori. Qui i cattolici sono
un "piccolo gregge" e sanno bene che è difficilissimo incidere in un
tessuto sociale estremamente secolarizzato, tecnologico e agnostico.
Quali sono le difficoltà che lei trova a esercitare il suo ministero
di pastore?
Per dirgliela papale papale, le difficoltà maggiori le trovo nel
clero ... Spesso non mi sembra sufficientemente preparato ad affrontare
i grandi problemi della società moderna. Trovo un po ' carente la pre-
parazione teologica e morale, mentre in una ~ocietà evoluta com'è
quella giapponese la preparazione degli evangelizzatori deve essere
massima. Molti dei preti in attività pastorale sono figli degli "anni di
piombo", un periodo in cui elevata era la sensibilità sociale ma carente
quella teologica.
E quali sono, invece, le difficoltà dei suoi fedeli in una diocesi in
cui essi sono minoranza?
Gliele enucleo in due parole: distanza e chiusura. La diocesi di
Sendai include quattro province. Il mio è, come si dice, un gregge di-
sperso che ovviamente è portato a chiudersi in se stesso, a proteggersi,
invece che ad aprirsi e rendersi protagonista. A Sendai (un milione di
abitanti), ci sono tanti giovani, ma siamo in difficoltà, non abbiamo
ancora trovato un metodo efficace per avvicinarli, per conquistarli...
anche perché gli stessi giovani cattolici non frequentano troppo. Forse
c'è da rifondare la pastorale giovanile.
Qual è la situazione dei giovani?
Materialismo, secolarismo e relativismo sono i grandi ostacoli al-
l'evangelizzazione. Problemi come "che senso ha la vita" e simili
sembrano non avere presa. Forse perché gli stessi adulti hanno smarrito
l'orientamento, e affievolito l'ideale. Il mio compito come salesiano è
quello di risvegliare la fede dei giovani, perché essi sono il futuro. Sa
che le dico? Ci vorrebbero i salesiani.
Ora è a Takamatsu. Auguri, monsignore, per la 11uova fatica
apostolica.
FOCUS
DY
È una storia di ordinaria ver-
gogna. Siamo in un paese del-
l'Estremo Oriente che per de-
cenza non nominiamo, dove la
povertà si taglia col coltello.
Mong lavora con uno sgan-
gherato camioncino, ma trop-
po spesso non guadagna tanto
per dare da mangiare a sé, ai
suoi e al serbatoio del suo
mezzo. Così un giorno, rima-
sto senza uno spicciolo, fa una
pazzia, prende suo nipote Dy,
nove anni appena compiuti, e
lo dà in pegno (avete letto
bene!) al benzinaio in cambio
di un pieno. Sarebbe andato a
ritirarlo non più tardi dell'in-
domani, pagando nel contem-
po l' importo della fornitura.
Ebbene sono passati più di due
anni, ma Mong non s'è ancora
fatto vivo e Dy, senza padre e
senza madre, e ora anche
senza zio, viene allevato dalla
signora che ha in gestione la
pompa di benzina. Difficile
che Mong si rifaccia vivo.
Casi del genere non sono rari,
purtroppo, da quelle parti. Il
futuro del piccolo? Chi lo sa!
Forse un uomo di fatica, un
garzone, un operaio saltuario,
uno costretto ad arrangiarsi. O
erediterà la pompa di benzina?
Quel che è certo è che dovrà
saltare la fanciullezza, l'adole-
scenza... Sarà presto adulto e
carne da macello per il lavoro.
Gli auguriamo che possa cre-
scere forte e onesto.
BS OTTOBRE 2004

5.8 Page 48

▲back to top
TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
FIRENZE C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
FMA
di Graziella Curti
La casa che canta
ARTISTI
di Roberto Desiderati
Antoni Gaudi
I
Cl.
u:i:
w
azwN:
il:
i5
o
c3
iul:.
::::>
òi
~
~
1i5
~
·.c9 .
"'c.,
~
*c.,
e
"E '
'o
o
(/)
"'c.,
E
calendario
2005
"Ring,ovamre
il volto" .
La Chiesa a40 anni
dal Concilio
(Illustrazioni del pittore Umberto Gamba)
SFIDE ETICHE
di Gianni Russo
Etica per Cam illa