Bollettino_Salesiano_201011

Bollettino_Salesiano_201011

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Mensile - Anno CXXXIV - nr. 10
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 10/2010
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Novembre 2010
inseCratolenreddaCaroizoniot2ine0an1lee1

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2010 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
IL VANGELO
AI GIOVANI
L’apparente sconfitta
Passione e morte di Gesù –
unitamente alla sua risurre-
zione – costituiscono il cen-
per assumere in pieno la condizione
umana; se no, sarebbe apparsa non
autentica la sua incarnazione: “Poi-
tro della fede cristiana, il mi- ché dunque i figli hanno in comune
stero pasquale. Storicamente certo il sangue e la carne, anche Cristo
perché appare in tutti i vangeli e ne- allo stesso modo ne è divenuto par-
gli altri libri del Nuovo Testamento. tecipe” (Eb 2,14).
Afferma il filosofo non credente, Però non tutti gli esseri umani muoio-
Ernst Bloch, “la nascita in una grotta no assassinati su una croce; per que-
e la morte su una croce non sono sto, tale “necessità universale” non
cose che si inventano”: a nessuno esaurisce tutta la profondità della pro-
piacerebbe attribuire qualcosa del spettiva biblica. Occorre parlare di un
genere al Fondatore della propria secondo “livello”, che potremmo chia-
religione, se non si trattasse di una mare particolare: Gesù è attorniato
La morte è la compagna realtà autentica. Ma la domanda che solo da un piccolo gruppo di uomini e
dell’amore, quella che
noi cristiani ci poniamo da venti se- donne che hanno dato la vita per una
coli è sempre la stessa: “Perché il causa, rimanendo coerenti fino alla
2
apre la porta e permette
di arrivare a Colui
Figlio di Dio, è morto in Croce?”. morte, che secondo i criteri dell’egoi-
La Rivelazione biblica offre una ri- smo umano è diventata necessaria
che si ama (sant’Agostino).
sposta che, a prima vista, può sem- nei loro confronti. Si tratta di persone
brare scomoda e persino sconcer- di provenienza e mentalità molto di-
tante. Anzitutto viene sottolineata la verse, ma accomunati da questa coe-
sua necessità: “Era necessario renza radicale. Un testo biblico riflette
(e[dei) che il Cristo patisse. La forma questo livello: “È conveniente per voi
verbale greca appare in moltissimi che un solo uomo muoia per il popo-
testi del NT che parlano della lo, e non vada in rovina la nazione in-
morte di Gesù (Mc 8,31; Mt tera!” (Gv 11,49b-50).
16,21; Lc 9,22). Tale necessità, Ma se vogliamo essere fedeli alla Ri-
che riflette una convinzione della velazione, c’è indiscutibilmente un
Chiesa primitiva, appare tanto terzo livello in cui Gesù non è accom-
nei racconti evangelici (Lc pagnato da tutta l’umanità e nemme-
17,25; Lc 22,37; Gv 3,14), no da una élite di eroi; un livello che
quanto nella ‘rilettura pa- possiamo chiamare unico, dove ritro-
squale’ della morte del Si- viamo solo Gesù che fa la volontà
gnore, la cui espressione più del Padre. Il testo evangelico più im-
breve compare nelle parole pressionante al riguardo è quello
del Compagno sconosciu- dell’orto del Getzemani: “Abbà/Padre!
to dei discepoli di Emmaus: Tutto è possibile a te; allontana da me
Non bisognava che il Cri- questo calice! Però non ciò che voglio
sto patisse queste sofferenze per io, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14,36; cfr.
entrare nella sua gloria?” (Lc 24,26). Mt 26, 39.42.44; Lc 22,41-44).
A prima vista questo tema sembra
contrastare con l’immagine che ab- >> Torniamo a porci la domanda
biamo di un Dio onnipotente; ma più iniziale: Perché è stato necessario
ancora se lo consideriamo come il che Gesù morisse? I testi del NT
Dio/Amore: non poteva “risparmiare” rispondono: perché è l’espressio-
a suo Figlio questa umiliazione, ne, oltre ogni comprensione uma-
questa sofferenza?
na, dell’amore del Padre. “Dio ha
Passione, morte e risurrezione
di Gesù costituiscono il centro
della fede cristiana,
il mistero pasquale.
>> Possiamo parlare di tre livelli.
Un livello, per così dire, universale:
era necessario che Gesù morisse,
tanto amato il mondo da dare il Fi-
glio unigenito” (Gv 3,16). “Se Dio…
non ha risparmiato il proprio Figlio,
ma lo ha consegnato per tutti noi,
NOVEMBRE 2010 BS

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Gesù al Getzemani
(El Greco, 1541-1614).
non ci donerà forse ogni cosa insie-
me a lui?” (Rm 8, 31b-32). Nell’An-
nunzio Pasquale, troviamo una bel-
lissima sintesi, in una frase diretta al
Padre: “Per riscattare lo schiavo, hai
sacrificato il tuo Figlio!”. E questo ci
porta al nucleo stesso del Mistero
Pasquale: nella morte di Gesù tro-
viamo la rivelazione definitiva di un
Dio che è Amore (1Gv 4,8.16), e ri-
scopriamo che l’autentico significato
della passione di Gesù non è soffe-
renza e morte, ma la passione
dell’amore. La ‘passione’ di Gesù
non comincia alla vigilia della sua
morte, ma abbraccia tutta la sua vi-
ta; anzi, è il motivo della sua incar-
nazione e allo stesso tempo è la ra-
gione ultima della sua obbedienza
filiale: quel che Gesù vuole maggior-
mente, come Figlio, è fare la volontà
del Padre. Nella morte di Gesù tro-
viamo la passione di un Dio appas-
sionato. Don Bosco comprese per-
fettamente il senso autentico della
passione di Gesù: fu un appassio-
nato di Dio e dei giovani. Non tro-
viamo mai in lui tracce di un possibi-
le ascetismo “masochista” che valo-
rizza la sofferenza per se stessa.
Egli ha invece vissuto in pienezza la
passione dell’amore di Dio per i suoi
ragazzi, soprattutto i più poveri, cer-
cando di realizzare la volontà di Dio
in tutta la sua radicalità e accoglien-
do tutti i dolori e le sofferenze (non
solo fisiche), conseguenza di questa
missione: fino a diventare un “abito
logoro” (come lo descrisse uno dei
medici, alla fine della vita). Don Bo-
sco fece diventare realtà, nel suo
senso più autentico, quel che affer-
ma san Paolo: “Do compimento a
ciò che, dei patimenti di Cristo, man-
ca nella mia carne, a favore del suo
corpo che è la Chiesa” (Col 1,24) e
in essa “questa porzione la più deli-
cata e la più preziosa” che è la gio-
ventù (cfr. Costituzioni sdb 1); e invi-
ta pure noi a condividere questa
Passione di Gesù, nella realizzazio-
ne della Missione Salesiana.
ٗ
Novembre 2010
Anno CXXXIV
Numero 10
Mensile - Anno CXXXIV - nr. 10
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 10/2010
In copertina:
Non è facile la vita
dei bambini ricoverati
in ospedale.
Un’associazione di
psicologi volontari cerca
di rendere sopportabile,
anzi gioiosa, la degenza.
Foto: Archivio
“Alma Salus”
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RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Novembre 2010
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
8 San Tommaso D’Aquino
ATTUALITÀ
10 Oratorio in corsia
FMA
14 Laura Vicuña Hotel
VIAGGI
16 Zeitun e Mansheya
SFIDE ETICHE
20 Un nuovo vizio
ON LINE
22 Innamorato dei dimenticati
di Maurizio Schoepflin
di Alfredo Altomonte
di Maria Antonia Chinello
di Giancarlo Manieri
di Sabino Frigato
3
di Giorgia Frisina
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 12 Box – 13 Zoom –
18 Laetare et benefacere… – 19 Il mese
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
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Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
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Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 57 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS NOVEMBRE 2010

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RIBALTA
G IOVANI
di Alessandra Mastrodonato
PER UNA NUOVA POLITICA
A MISURA DI GIOVANI
Giovani e politica, un binomio che appare incompatibile con i tempi
che corrono. Perché? Un approccio fallito? Un matrimonio impossibile?
Fatto sta che i giovani sono oggi al di là della staccionata …
Eppure la politica non può fare a meno dei giovani e viceversa …
SSi dice spesso, e non a torto, che la
politica non si occupa a sufficienza
dei giovani. D’altro canto, non si può
negare che noi giovani abbiamo in
genere un rapporto piuttosto
paura di non avere la forza di restituire
alla politica la sua originaria funzione di
servizio alla comunità umana,
rimanendo fatalmente invischiati negli
squallidi giochi di potere di chi
problematico con il mondo della considera la politica unicamente come
politica e con tutto ciò che lo riguarda.
un modo per perseguire i propri
Le istituzioni, i partiti, la “casta interessi, per arricchirsi indebitamente
intoccabile” dei politici ci sembrano
e per porsi al di sopra delle leggi;
sempre più lontani, completamente insomma come una ricerca del potere
avulsi e separati dalla realtà che ci
fine a se stessa.
circonda e, di conseguenza, del tutto Noi giovani, tuttavia, sappiamo bene
incapaci di fornire risposte concrete e
che la politica può, e deve, essere
adeguate alle nostre attese e ai altro. Una timida voce interiore, forse
bisogni quotidiani della società in cui la nostra coscienza civica non ancora
viviamo. Senza contare che le
promesse non mantenute, i continui
5 del tutto sopita, ci ricorda che la
politica è l’anima di ogni convivenza
scandali, l’opportunismo, i giochi di civile, è tensione all’uguaglianza e alla
potere e la totale mancanza di
giustizia sociale, è insieme
credibilità di molti politici alimentano contestazione e ricerca del consenso,
in noi uno scetticismo, quando non un
creatività e responsabilità, senso di
vero e proprio disgusto, difficili da
unità e dialettica delle differenze.
superare. Come ha detto qualcuno, la politica è
Non c’è da meravigliarsi, allora, se
l’arte del possibile e la speranza
tutte le più recenti indagini mostrano
dell’impossibile”.
un universo giovanile sempre più
È vero: questi valori vengono oggi
disinteressato e distante dal mondo
continuamente disattesi. Ma ciò non
della politica, con una percentuale significa che una politica che metta al
altissima di giovani che dichiarano di centro l’uomo e la sua felicità e che sia
provare indifferenza, diffidenza, rabbia
ispirata e vivificata dai valori etici e
o addirittura noia nei confronti delle
dalla cultura della solidarietà sia
vicende politiche e di tutto ciò che
soltanto un’utopia irrealizzabile. E
avviene ai vertici delle diverse realtà
forse è proprio dalle nuove
istituzionali del nostro Paese.
generazioni che può venire una
A ben guardare, però, le ragioni
positiva spinta al cambiamento.
profonde di questo crescente Perché ciò avvenga è, però, necessario
allontanamento dalla politica non che noi giovani ricominciamo ad avere
vanno ricercate in un puro e semplice
fiducia nella possibilità di creare una
disinteresse per i destini della nostra
mentalità diversa nella gente, che ci
società e nel totale disimpegno di noi
facciamo portatori di un nuovo
giovani, che – come sostengono in concetto di cittadinanza attiva, in cui
molti – siamo ormai completamente
il protagonismo e la partecipazione
avviluppati in una spessa coltre di
diretta ritornino a sostituirsi
individualismo e, dunque, non
all’indifferenza e all’apatia delle
sentiamo più la responsabilità di
deleghe. Ma, soprattutto, è
collaborare in prima persona alla
indispensabile che riscopriamo il
gestione della cosa pubblica,
valore della politica come impegno
rimboccandoci le maniche per il
generoso e disinteressato, come
benessere della collettività.
amore e responsabilità verso il
In realtà, quel che più ci spaventa è
territorio e la società in cui viviamo.
l’attuale imbarbarimento della Insomma, devono essere i giovani a
politica, la mancanza di ideali autentici cambiare la politica e non la politica a
in cui credere e per cui lottare, la
cambiare i giovani.
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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
famoso giardino di Eden c’e- si parla è in buona sostanza Gesù” (Gal 3,28). La schia-
rano tra i tanti due alberi il mistero della libertà e del vitù, teorizzata dai filosofi
speciali, l’albero della vita e suo uso. Come ben sa, la li- greci e dai giuristi romani,
l’albero della conoscenza bertà suscita eroi ma anche esisteva da sempre, era addi-
del bene e del male. Adamo delinquenti, crea opere me- rittura ritenuta naturale,
(vale a dire non un individuo ravigliose ma anche disastri quindi un “diritto”. Gli
specifico, ma l’essere uma- inimmaginabili, a seconda di schiavi nella “civilissima Ro-
no), ha cercato di appro- come la si usa. È perciò il ma” erano “res”, cose, beni
priarsi di qualcosa che non dono più bello e terribile fat- di proprietà. Fu proprio il
gli apparteneva, per l’ap- to all’essere umano. Senza la cristianesimo a introdurre
punto la vita, la conoscenza libertà l’uomo non sarebbe l’uguaglianza di tutti: “Ame-
del bene e del male. È il ten- uomo, come le dicevo. Quin- rai Dio con tutto il cuore… e
tativo di avere di più anzi di di, come realmente o scienti- il prossimo come te stesso”,
essere di più: diventare come ficamente si siano svolti i senza distinzione dunque di
Dio. Ciò è raccontato attra- fatti, non incide sulle verità ceto, sesso, razza… Uno de-
verso la simbologia della della fede: se l’essere vivente gli ultimi capisaldi del paga-
ADAMO ED EVA. Caro
direttore, […] In buona
sostanza, che cosa in-
segna il mito di Adamo ed
Eva? […] E il peccato origi-
nale che c’entra? […]. E il
femminismo che c’entra? […]
Qual è il mistero che avvolge
i due antenati?
Giacomo, (PN)
mela... In questo consiste il
peccato di origine: l’umanità
di allora (anche se erano so-
lo in due) ha fatto una mossa
che non apparteneva al suo
DNA, ma alla sua libera vo-
lontà. Non è dunque questio-
ne di nomi (Adamo o Eva),
né di sesso (maschio o fem-
mina), ma di sostanza. In un
racconto simbolico non si
analizzano i singoli elementi
è diventato uomo per crea-
zione o per evoluzione, le ve-
rità del mito della creazione
restano intatte, al di là dei
nomi, dei modi e delle circo-
stanze.
SCHIAVITÙ. Caro di-
rettore […] che dice
della vergogna della
nesimo a cadere fu proprio
l’istituto della schiavitù; era
talmente incarnato nella cul-
tura e nella struttura da esse-
re un tutt’uno con essa. L’or-
dine dei Trinitari, sorto nel
1198 e quello dei Mercedari
(1218), liberarono con l’atti-
vità dei loro membri un nu-
mero enorme di schiavi cri-
stiani, spesso lasciando se
stessi in cambio. Nel 1462
6
(ha mai visto/udito un ser- schiavitù che è stata ampia- Pio II dichiarò “un grande
Il celebre racconto biblico pente che parla?) ma il senso mente praticata dalla Chiesa crimine” la schiavitù. Nel
insegna verità fondamentali: del racconto. Il maschilismo praticamente fino al 1800? 1537 Paolo III proibì di ren-
* che l’uomo è creatura e non e il femminismo non c’entra-
creatore; * che è debole e im- no proprio in questa storia
Anonimo, Lucca dere schiavi gli indiani, così
anche Urbano VIII nel 1639
perfetto, ma “perfettibile”; * se non per un fatto: maschio “Non c’è più né giudeo né e Benedetto XIV nel 1741.
che la vita è dono di Dio e e femmina sono necessari greco; né schiavo né libero; Durante il Congresso di
non può essere manipolata a l’uno all’altro, essi/due sono né uomo né donna, poiché Vienna nel 1815 Pio VII
piacimento; * che l’uomo è l’uomo! Il mistero, poi, di cui tutti voi siete uno in Cristo chiese di proibire il commer-
libero (anche di fare il ma-
cio degli schiavi; Gregorio
le); * che stante la sua li-
XVI lo condannò nel 1839;
bertà deve accettare le con-
A P P E L L I seguenze di ciò che libera-
mente decide di fare, ecc. E
papa Mastai, Pio IX, lo de-
finì “summum nefas”/nefan-
dezza mostruosa, Leone XIII
sono solo alcune delle verità
del racconto della creazione.
Che Adamo ed Eva fossero
personaggi reali o simbolici
non ha alcuna importanza ai
fini del “credere”: si crede
in Dio non in Adamo. Le ri-
peto che la verità è in quello
che il racconto insegna, non
nella veridicità storica dei
personaggi che nel racconto
compaiono. Da questo si può
cogliere anche il senso del
peccato di origine: la libertà
e il raziocinio – che trasfor-
mano l’essere vivente in “uo-
mo” – hanno portato la crea-
tura all’eccesso di credere
che potesse prendere le redi-
ni della vita e stabilire ciò
che è “bene” e ciò che è
“male”; le ricordo che nel
I Sono una persona anzia-
na. In cambio di un po’ di
compagnia e qualche ser-
vizio, sono disposta a ospi-
tare una studentessa – abi-
to vicino all’Università Sale-
siana. Sig.ra Pilo Maria, Via
Giuseppe Prina 24/F-13,
00139 Roma.
I Sono un ragazzo di 16 an-
ni. vorrei corrispondere con
ragazzi sinceri che amano
la vita semplice e credono
nei valori. Lorusso Antonio,
Via Fratelli Rosselli 25/4 pal.
2, 70019 Triggiano (BA).
I Mi chiamo Gianluca, so-
no un ragazzo di 29 anni e
per hobby colleziono im-
maginette e cartoline dei
santi di tutto il mondo. Rin-
grazio chiunque mi aiuterà
ad ingrandire la mia colle-
zione. Gianluca Abbruzze-
se, Via Col Vento 27, 88049
Soveria Mannelli (CZ).
E-mail: g.luca78@libero.it.
I Sono un simpatico ra-
gazzo e cerco nuovi amici
per sincera amicizia, prefe-
ribilmente del Piemonte e
Liguria. Fabio 333/8599814.
I Ho 73 anni, desidero cor-
rispondere con persone da
60 anni in su. Sono sposato
con 2 figli grandi indipen-
denti. Antonino Algeri, Via
Zandonai 73, 04100 Latina.
scrisse l’enciclica “In Pluri-
mis” ai vescovi brasiliani
per promuovere l’abolizione
della schiavitù del loro Paese
nello stesso anno appoggiò il
cardinale Lavigerie nella
fondazione della “Societé
Antiesclavagiste”; san Da-
niele Comboni nel 1870 pro-
pone la scomunica ai cristia-
ni che cooperano alla tratta
degli schiavi. Ora, è pur vero
che questa rivoluzione è sta-
ta lenta, è pur vero che per-
sonalità ecclesiastiche ebbe-
ro degli schiavi, secondo il
costume dell’epoca, ma resta
il fatto che dal cristianesimo
e solo da esso è venuto e len-
tamente si è affermato il
principio dell’uguaglianza
universale tra gli uomini.
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M ‘‘ A SI PUÒ? Caro di-
rettore, […] mi per-
metta di essere scon-
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
pervenute in redazione. Ce
ne scusiamo. Provvedere-
certata. Mia figlia va alle ele- mo a suo tempo alla pub-
mentari dove ha trovato una blicazione o alla risposta
bambina che si chiama “Ele- personale.
na di Troia” che è solo il no-
Sembra inconcepibile. Ma sia-
mo ormai immersi nella civiltà
della tecnica. La tecnica è
fredda e troppo spesso avvolge
nel suo algore i propri con-
giunti, ahimè. Non lo so che
cosa lei potrebbe dire ai nonni
dei suoi figli. È vero che a una
me. Il cognome è un altro.
Ma si può?
Lucia @…
Un tempo, quand’ero piccolo,
NONNI-NIPOTI. Caro
direttore, […] ho tre fi-
gli di 6 e 3 anni e uno
certa età il cuore si indurisce, i
sentimenti prendono percorsi
strani, la fede si puntualizza su
alcuni segmenti che appaiono
grandi e spesso invece sono
una ragazzina la chiamavamo di pochi mesi. I miei genitori, meschini. Vale solo l’arma del
“Annabrucio!”, e la maestra settantenni per fortuna di dialogo… ammesso che non
a un’altra ripeteva sovente: buona salute, abitano a un venga rifiutato!
“Non fare la madonnina infil-
zata”, così la chiamavamo
“Infilzata”, ma erano solo
soprannomi. Oggi, per l’inco-
scienza di alcuni genitori,
certi poveri figli e figlie devo-
no portarsi dietro nomi im-
possibili che denotano tutta
la stranezza di chi glieli ha
appiccicati addosso: “French
Fry”, che poi è una patatina
fritta, o “Shrek” l’orco della
DreamWorks, o “Ratatouille
il ratto e cento altre orrende
scemenze. Nomen omen, di-
cevano i latini “il destino è
nel nome”. Beh, speriamo
che non sia vero. Il guaio è
che stiamo perdendo oltre al
senso dell’umorismo, anche
l’identità nazionale. Un tem-
po le famiglie facevano a ga-
centinaio di chilometri da noi
e pertanto non devono occu-
parsi minimamente della ge-
stione di questi che sono i lo-
ro unici nipoti. Quando però
chiedo se possono tenerci per
qualche giorno un bambino
mentre noi siamo ai controlli
medici con gli altri, si rifiuta-
no! […] hanno fatto capire
che la nostra presenza condi-
ziona troppo il loro menage
quotidiano (per esempio, di-
cono, vari impegni parroc-
chiali). […] Ho provato a far
notare questa loro scarsa di-
sponibilità e la risposta secca-
ta è stata che hanno già dato
allevando i propri figli. […] È
normale, oltre che giusto,
questo loro atteggiamento?
M.P., Verona
DIO - UNA DEFINIZIO-
NE? Signor direttore,
[…] si può e mi può de-
finire Dio?
Giovanni, Cagliari
San Giovanni l’ha definito
“Amore”. Ed è una definizione
che sembra dire tutto, ma…
cos’è l’amore?… Eccoci dac-
capo. Da millenni si prova a
definire l’Amore ma si è sem-
pre al punto di partenza. L’in-
finito è indefinibile! Avendo
una mente razionale, siamo
portati “naturalmente” a defi-
nire, per cercare di capire. Ma
se ci pensa bene, ogni defini-
zione tende a inscatolare, rim-
picciolire, ingabbiare. Definire
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
A CASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
7
ra a trovare per i propri figli
il nome di un santo o una
santa che fosse nume tutelare
ed esempio di vita per il neo-
nato. Ora la globalizzazione
rischia di far dimenticare i
nomi della propria cultura –
che è cultura cristiana con
buona pace di chi non ci cre-
de –. È un esempio di decul-
turazione “bella e buona”,
Cara signora, non credo (vor-
rei dirle brutalmente che sono
sicuro) che i nonni dei suoi fi-
gli abbiano un atteggiamento
giusto nei confronti dei nipoti.
Tanto più se è vero che vanta-
no impegni parrocchiali. Un
cristiano che si sente condizio-
nato dai membri della sua car-
ne e del suo sangue, di cristia-
no ha nulla. Nella vita non si
vuol dire tracciare i confini (da
finis = confine con il “de” che
ha valore conclusivo). Ma l’i-
dea di Dio è quella di una cre-
scita infinita, un orizzonte sen-
za confini che scoraggiano
qualsiasi definizione. La scrit-
trice Toni Morrison – Nobel
per la letteratura 1976 – affer-
ma che “la ricerca è sempre
più importante della conclu-
sione”: Dio va cercato, con
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
anzi no, “brutta e cattiva”, è finisce mai di educare, di do- tutte le proprie forze e sempre,
il segno allarmante di un nare. La vita è un dono ricevu- senza soluzione di continuità.
melting pot, un guazzabuglio to che esige di diventare un Non importa tanto la conclu-
che non prelude a nulla di dono donato. E i primi fruitori sione (“L’ho trovato – Dio – Per la vostra corrispon-
buono. È un altro modo per sono i propri familiari. Questo adesso so chi è!”), quanto la denza:
ferire la cultura cristiana e è cristianesimo. Il resto sono sfida della ricerca. Sapere chi
immergere un povero ragaz- chiacchiere. Un epigramma è Dio è cosa impossibile. Esse-
zo/a in una poltiglia insulsa dice: “Avrai sempre e soltanto re credenti, insomma, è una
IL BOLLETTINO
SALESIANO
priva d’identità e con riferi- ciò che avrai donato”. Del re- cosa splendida, perché il cre- Casella post. 18333
menti fasulli. Reputo che non sto la carità è il solo tesoro dente è colui che con un atto di 00163 ROMA Bravetta
sia una trovata originale che aumenta con il dividerlo. intelligenza e di coraggio fax 06/656.12.643
quella di assegnare ai figli Certo è molto strano che non guarda il mondo e va oltre, osa E-mail: biesse@sdb.org
nomi di cui un giorno potreb- si abbiano “viscere di miseri- proclamare che tutto ciò che
bero vergognarsi. Tutt’altro. cordia” per i propri familiari. esiste non è tutto!
BS NOVEMBRE 2010

1.8 Page 8

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CHIESA
FILOSOFI
CRISTIANI
DOCTOR ANGELICUS (1)
di Maurizio Schoepflin
SAN TOMMASO
D’AQUINO È DA SEMPRE
VALUTATO COME
IL PIÙ IMPORTANTE
luti. Questa sua formidabile attività
di studioso non gli fece mai perde-
re l’umiltà dell’autentico credente:
poco prima che la morte lo coglies-
se il 7 marzo 1274 nell’abbazia di
DEI FILOSOFI CRISTIANI, Fossanova, aveva confidato a un
LA SUA È CONSIDERATA confratello di considerare i propri
8
LA FILOSOFIA
PERENNE.
scritti ben poca cosa dinanzi alla
maestà di quel Dio in cui aveva
profondamente creduto e che
avrebbe presto incontrato.
Il trionfo di san Tommaso
(di Benozzo Gozzoli 1421-1497).
L a convinzione che la filosofia
di san Tommaso possegga un
valore perenne è stata ripetu-
tamente espressa dal più alto
magistero della Chiesa. Basta ri-
cordare che, a partire dalla celebre
enciclica Aeterni Patris, pubblicata
da Leone XIII nel 1879, i Pontefici
non si sono mai stancati di indicare
l’Aquinate come il «principe e
maestro» dei filosofi cristiani e di
invitare studiosi e semplici credenti
a guardare a lui come a una sor-
gente filosofica e spirituale sempre
viva. «Andate a Tommaso!», scri-
veva Pio XI nell’enciclica Studio-
rum ducem. In effetti, se lo si avvi-
cina con partecipe attenzione, ci si
accorge che il monaco domenicano
non è un protagonista della storia
del pensiero ormai consegnato agli
scaffali delle biblioteche, egli rap-
presenta tutt’oggi un punto di rife-
rimento insostituibile per la filoso-
NOVEMBRE 2010 BS
fia cristiana; il suo messaggio co-
stituisce una straordinaria bussola
per orientarsi e un inestimabile pa-
trimonio di sapienza da attualizza-
re. Dunque, la riproposizione del
messaggio tomista non è un eserci-
zio di erudizione ma un’operazione
necessaria alla filosofia cristiana
del terzo millennio e per aiutare i
fedeli a meglio comprendere la Ve-
rità in cui credono. Tommaso nac-
que a Roccasecca, nel Lazio meri-
dionale, fra il 1224 e il 1225 e, no-
nostante l’opposizione della fami-
glia, volle essere monaco; ebbe co-
me maestro sant’Alberto Magno il
quale si accorse subito dello straor-
dinario vigore intellettuale dell’al-
lievo e lo avviò all’insegnamento
universitario, che egli svolse in va-
rie città europee, manifestando ec-
celse doti speculative. San Tomma-
so scrisse moltissime opere che ap-
paiono ancor oggi capolavori asso-
Il “doctor Angelicus”
(di Giovanni Francesco Barbieri,
il Guercino 1591-1666).
IL DOCTOR ANGELICUS
Tra gli insegnamenti più validi e
fecondi di Tommaso è opportuno
segnalare quello riguardante il rap-
porto tra ragione e fede. Era convin-
to che fra le due realtà non vi fosse
antagonismo: la ragione costituisce
un utilissimo strumento per avvici-

1.9 Page 9

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narsi alla fede e per sostenerne la
validità. Di qui scaturisce l’impor-
tante ruolo da lui attribuito alla filo-
sofia, la quale ha una sua intangibi-
le autonomia ma non deve preten-
dere di essere il sapere più alto: il
sapere sommo è quello teologico.
Dunque, secondo san Tommaso, fe-
de e ragione, filosofia e teologia
non si oppongono ma si integrano,
tuttavia solo la rivelazione divina
può condurre l’uomo alla verità pie-
na: la Grazia, infatti, non sopprime
la natura umana, ma la innalza e la
perfeziona. L’Aquinate elaborò pure
L’abbazia di Fossanova (Latina)
dove l’Aquinate soggiornò
una ricchissima filosofia dell’esse-
re, dalla quale scaturiscono alcune
gli ultimi tempi della sua vita
e dove morì.
fondamentali verità che volle sotto-
lineare con forza: innanzitutto quel-
la relativa alla positività e bontà di
tutto ciò che è, in quanto frutto
dell’opera di Dio, Essere per eccel-
lenza e Bene sommo. Inoltre, il san-
to dottore chiarisce in modo davve-
ro geniale il rapporto fra Creatore e
creature: poiché Dio è l’essere e le
creature hanno l’essere, tra le due
entità esiste una sorta di analogia, il
creato somiglia al Creatore, sebbene
il Creatore rimanga infinitamente al
di sopra del creato, cioè lo trascen-
da. Tommaso ha positivamente ac-
centuato le proprietà fondamentali
di ogni ente, in particolare la verità
e la bontà, proponendo una visione
equilibratamente ottimistica della
realtà. In sintonia con quanto soste-
nuto riguardo al rapporto tra ragio-
ne e fede, Tommaso elaborò cinque
celebri prove razionali dell’esisten-
za di Dio, a partire dalla realtà del
mondo, considerato l’effetto evi-
dente dell’azione divina che lo ha
causato. Egli sa bene che la dimo-
strazione dell’esistenza di Dio non
sostituisce la fede e non può riguar-
dare i misteri della Rivelazione ma
è convinto che le sue “vie” possano
persuadere tutti coloro che usano
correttamente la ragione.
si è così espresso: “Tommaso ci pro-
pone un concetto della ragione uma-
na largo e fiducioso: largo perché
non è limitato agli spazi della cosid-
detta ragione empirico-scientifica,
ma aperto a tutto l’essere e quindi
anche alle questioni fondamentali e
irrinunciabili del vivere umano; fi-
ducioso perché la ragione umana,
soprattutto se accoglie le ispirazioni
della fede cristiana, è promotrice di
una civiltà che riconosce la dignità
della persona, l’intangibilità dei suoi
diritti e la cogenza dei suoi doveri.
Non sorprende che la dottrina circa
la dignità della persona, fondamen-
tale per il riconoscimento dell’invio-
labilità dei diritti dell’uomo, sia ma-
turata in ambienti di pensiero che
hanno raccolto l’eredità di san Tom-
maso d’Aquino, il quale aveva un
concetto altissimo della creatura
umana. La definì, con il suo lin-
guaggio rigorosamente filosofico,
come ciò che di più perfetto si trova
in tutta la natura”.
ECLETTICO
San Tommaso elaborò pure dot-
trine morali di grande rilevanza,
sviluppando profonde riflessioni su
La stanzetta dove è morto
Tommaso d’Aquino a Fossanova.
cupò anche di diritto e di politica;
non vi è campo della vita e della
cultura sul quale non abbia riflettu-
to, con risultati davvero fulgidi.
Egli è ancora un maestro insostitui-
bile, grazie alla sua radicale since-
rità, alla sua fede aperta e alla sua
serenità speculativa, veri antidoti
contro il pessimismo e il nichilismo
che sembrano caratterizzare molta
cultura del nostro tempo. L’attuale
Papa concluse una delle catechesi
sull’Aquinate, ricorrendo alle se-
guenti suggestive parole, che vo-
lentieri propongo al termine di que-
sto breve ritratto: “La vita e l’inse-
gnamento di san Tommaso d’Aqui-
no si potrebbero riassumere in un
episodio tramandato dagli antichi
biografi. Mentre il santo, come suo
solito, era in preghiera davanti al
crocifisso, al mattino presto nella
cappella di san Nicola, a Napoli,
Domenico da Caserta, sacrestano
della chiesa, avvertì un dialogo.
9
TOMMASO
alcune fondamentali questioni: il fi- Tommaso chiedeva, preoccupato,
ne ultimo dell’uomo, il fondamento se quanto aveva scritto sui misteri
E BENEDETTO XVI
della legge etica, le virtù... Egli è della fede cristiana fosse giusto. E
convinto che l’unico vero traguardo il crocifisso rispose: “Tu hai parla-
Nel giugno scorso, in occasione di a cui la persona umana deve tende- to bene di me, Tommaso. Quale
alcune udienze generali, Benedetto re è la beatitudine che coincide con sarà la tua ricompensa?”. E la ri-
XVI si è soffermato sulla figura e il Sommo Bene, Dio. Egli è anche sposta è quella che tutti i discepoli
l’opera dell’Aquinate e, riguardo al- il criterio supremo della moralità e di Gesù dovrebbero formulare:
l’importantissimo tema del ruolo da le azioni che tendono a Lui sono “Nient’altro che Te, Signore!
lui attribuito all’umana razionalità, virtuose. Il celebre pensatore si oc-
(continua)
BS NOVEMBRE 2010

1.10 Page 10

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ATTUALITÀ
L’esperienza di un gruppo di psicologi
ORATORIO
IN CORSIA
di Alfredo Altomonte di figurine dei calciatori contrappo-
sto allo sguardo triste di chi non
vuole entrare a far la visita ai denti
perché vuole continuare a giocare
con gli psicologi volontari; tra lo
sguardo triste dei genitori di un
Al servizio dei bambini
bambino che lotta tra la vita e la
è un progetto che si occupa
di sostegno psicologico e attività
ludico-ricreative all’Umberto I
morte e il ricordo della gioia di altri
bambini oncologici che ridono e
di Roma.
scherzano mentre si scontrano al
Pensare a un oratorio
in corsia, a un oratorio
gioco di carte chiamato “Uno”, di-
ventato un classico del reparto.
‘piccoli pazienti’ e delle loro fami-
che viva all’interno di un glie”. In effetti, gli psicologi volon- LE FESTE… ORATORIANE
reparto ospedaliero può
tari hanno vissuto in questi anni
momenti straordinari all’interno
A Natale e Pasqua è gran festa. Le
10 far sorridere o quanto
meno può far credere
dell’oratorio in corsia. Si sono divi- celebrazioni in reparto, officiate con
si tra il pianto di un bambino che entusiasmo tutto salesiano da don
non vuole andare a fare la visita per Manlio Sodi, professore all’UPS,
di essere davanti al solito
un problema al suo cuoricino e il
sorriso di chi gode nel fare un dise-
hanno dato a bimbi e genitori la sen-
sazione di essere “in famiglia”. Ai
idealismo diffuso, fatto
gno da apporre sulle pareti dell’am- canti ci hanno pensato i volontari e
di poca sostanza e fine
bulatorio di cardiologia, allergolo- gli scout. I doni offertoriali li hanno
gia e diabetologia pediatrica; tra un portati gli stessi piccoli degenti, le
a se stesso. Ma…
gruppo di bambini che si incaponi- preghiere finali sono state lette da
sce su chi dovrà vincere il malloppo bambine felici, nonostante il cancro
Già da tre anni esiste il pro-
getto “Al servizio dei
bambini”. Si occupa di
sostegno psicologico e at-
tività ludico-ricreative all’Umberto
I di Roma nel reparto di Oncologia
pediatrica e negli ambulatori di
odontoiatria, cardiologia, allergolo-
gia e diabetologia pediatrica. È por-
tato avanti da venti psicologi volon-
tari dell’associazione “Alma Salus”
in collaborazione con l’Unità di Psi-
cologia Oncologica e delle Patolo-
gie Organiche Gravi del Policlinico.
Direttore scientifico del progetto è
la dott.ssa Sofia Tavella, presidente
dell’Alma Salus, con la collabora-
zione del direttore dell’UPOG, prof.
Guido Crocetti. “Dottoressa, perché
questo progetto?”. “Crediamo fer-
mamente alla possibilità di sostene-
re e condividere la sofferenza dei
NOVEMBRE 2010 BS
L’oratorio in corsia è un’immagine che parla di amore e di dolore;
di professionalità e di allegria; di vita e di morte; di gioia e di tristezza...

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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dell’Associazione Alma Salus.
È portato avanti da psicologi essere pensato, tenuto nella mente,
Alma Salus”.
cercato; vuole quello che amiamo, in
noi, per lui. Allora il mondo interno
grandi e tutti gli psicologi vo- del bambino si espande, la gioia
lontari. Così sofferente e così sconfigge ogni dolore e accende di
vicina alla morte, era in realtà per luce gli occhi stanchi. Questo è il be-
molti la vita. Quando imitava gli nessere/bambino. È in un giocattolo,
strambi gesti del ban “In un campo di in un volto, in un sorriso. E anche
Crediamo alla possibilità
boch” era felice, li avrebbe ripetuti al- una struttura in cui il bambino e i ge-
di sostenere e condividere
la sofferenza dei ‘piccoli pazienti’
e delle loro famiglie”,
dice la dott.ssa Sofia Tavella.
l’infinito. Negli ultimi giorni prima nitori possano incontrarsi, parlare,
di lasciarci non poteva più parlare e raccontare, giocare insieme, sogna-
ti straziava il cuore quando con la re e assaporare la gioia semplice e ge-
mano faceva cenno di voler vedere e nuina che può scaturire anche nella
sentire ancora una volta “In un cam- malattia, dalla consapevolezza di
inseparabile compagno della loro vi- po di boch”. Dall’altra parte il papà, essere vivi. Vivi nella mente, nei pen-
ta. Momenti “oratoriani” indimenti- gli occhi pieni di lacrime, contem- sieri e nell’amore di chi ci sta ac-
cabili, emozioni intense e durature.
L’incontro con Gesù ha consegnato
plava con amore infinito quel suo fio-
re appassito e diceva ai volontari:
canto”. Dunque, l’oratorio in corsia
non costituisce più una chimera,
11
nuovi significati e nuove dimensioni “Ma prima di venire qui dove fate anzi diviene “luogo” di speranza
alla vita dei piccoli ammalati ma an- rifornimento?”. Gli occhi di quel viva e piena, benché le difficoltà ci
che a quella dei familiari. È proprio padre... quelli di chi vive una gioia siano se pensiamo all’assenza di
vero: ogni uomo può rinascere a una per la figlia che si diverte, ma una luoghi, spazi, disponibilità. Viene da
vita più genuina e dignitosa in qual- gioia strozzata dal dolore. Giuliana, chiedersi: “Cosa farebbe Don Bosco
siasi momento della sua esistenza, un’esperienza incancellabile!
più di quello che fanno i volontari
“nella salute e nella malattia”. Per Quante immagini… Altalene, libri, psicologi?”. Nessuno può dirlo, ep-
farlo, ha bisogno di una mano ed è in palloni, disegni, playstation, mario- pure, forse, pensando ai bambini
tale direzione che gli psicologi volon- nette, birilli, e giochi, giochi, giochi che sorridono, strizzerebbe l’occhio
tari provano a dare il loro contributo, fatti con nulla. Quante emozioni si sorridendo anche lui, ma, ligio al do-
consapevoli che sia solo una matto- potrebbero raccontare… ma poi no, vere come sempre e da maestro di
nella nella costruzione di una casa le emozioni non si raccontano, solo vita, ricorderebbe a ognuno dei vo-
che corrisponde ai nomi di “speran- si possono vivere! Sono patrimonio lontari di pensare anche e soprattut-
za” e “vita”.
privato. L’oratorio in corsia è to alla salvezza delle anime che ac-
un’immagine che parla di amore e costano e li inviterebbe a non perdere
UN ORATORIO “SENZA”
dolore; di professionalità e allegria; mai di vista che l’educazione è cosa
di vita e di morte; di gioia e tristez- di cuore. Pensando al santo dei ra-
Lasciandosi guidare dalle tante za, di fratellanza e di Gesù. In tal sen- gazzi, alla sua vita, ai suoi insegna-
immagini che racchiudono il puzzle so è viva la figura di Don Bosco, pa- menti a volte, come in questo mo-
di tre anni di oratorio in corsia, ri- dre, maestro e amico dei giovani, an- mento, sembra che egli stesso spin-
suonano forti le parole: “L’oratorio cor di più di quelli sofferenti. “Ama- ga gli operatori del progetto a non
sei tu”. Già! Non la struttura, non i te ciò che amano i giovani, affinché mollare, a continuare a credere in
giochi, non l’organizzazione, ma le essi amino ciò che amate voi”, è il quel che stanno facendo senza dub-
persone! L’oratorio all’Umberto I motto del santo che ha guidato i vo- bio alcuno invitandoli a non temere
sono i giovani psicologi volontari che lontari del progetto.
nulla, quasi bisbigliando ad ognuno
con pochi mezzi e niente strutture ne
di loro: “L’oratorio sei tu… Continua
hanno messo su uno splendido. E NON SERVONO MIRACOLI così, non mollare. L’oratorio sei tu,
cosa dire dei bans realizzati con
ovunque tu vada e in qualsiasi si-
qualche bambina oncologica?... con In tale prospettiva, appare chiaro tuazione. L’oratorio sei tu”.
Giuliana, per esempio, aggredita da come in realtà per il bambino ospe-
Alfredo Altomonte
un cancro insanabile. Era l’anima del dalizzato non servano miracoli. Dice
(almasalus@libero.it
reparto, coinvolgeva i bambini, i il prof. Crocetti: “Il bambino vuole
www.almasalus.org)
BS NOVEMBRE 2010

2.2 Page 12

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BOX
redazionale
ANCONA, ITALIA
UN EXALLIEVO
SULL’ACONCAGUA
Renato Malatesta, exallievo
dell’oratorio salesiano di An-
cona, 48 anni, è un appassio-
nato alpinista. Nel gennaio
2009 ha portato a termine la
sua impresa più spettacolare e
rischiosa, la conquista della
cima più alta di tutto il conti-
nente americano, l’Aconca-
gua nelle Ande argentine,
con i suoi quasi 7000 m di
altitudine (6962 per la preci-
sione). Proprio in quei gior-
ni (il 6 gennaio) è avvenuta
la tragedia di due alpinisti,
Federico Campanini ed Ele-
na Senin, e a Renato è capi-
tato di aggregarsi ai soccorri-
tori per recuperare la salma
del Campanini. Un’impresa,
quella di Renato non priva di
rischi, a cominciare dalla
temperatura che raggiunge i
–30° centigradi, per
continuare con il “ven-
to bianco” che spira
a 200 km all’ora, con
l’aria rarefatta, ecc.
Ma ce l’ha fatta. E
quando è tornato ha
voluto raccontare agli
alunni delle scuole
superiori la sua av-
ventura, soprattutto
per dire loro che la vita “non
è una scala di cristallo”, che
occorre sforzo, concentrazio-
ne, sacrificio per “conquista-
re” qualcosa che valga la pe-
na, e che la vita è tutta una
conquista, giorno dopo gior-
no, anzi ora dopo ora. Una
conquista peraltro abbordabi-
le: tutti possono e devono
farcela, non occorre essere
eroi per tagliare certi traguar-
di, ma semplicemente, uomi-
ni normali.
12
via da seguire. La convivenza giovani. A ciascuno Dio offre
B R E V I S S I M E D A L M O N D O con il rabbi convinse i disce- un percorso che gli si adatta
poli a mettersi a disposizione come il vestito, modellato dal
LECCE, ITALIA. L’avvo- MILANO. Lunedì 14 giu- per i fratelli, a battersi per sarto. Scoprire la propria stra-
cato Massimo Mura, exal- gno a Milano si sono cieli nuovi e terra nuova. È il da è compito primario di ogni
lievo di Lecce, dedica ai svolti i funerali di monsi- lavoro più nobile che si possa giovane, seguirla è la decisio-
due salesiani, don Natale gnor Luigi Padovese, pre- intraprendere. Anche que- ne più saggia che si possa
di Nanni suo direttore spi- sidente della Conferenza st’anno mese dopo mese il su- prendere, rimanergli fedele è
rituale e don Franco Sacco episcopale turca, ucciso periore generale offrirà spunti realizzarsi pienamente.
suo parroco, la recente li- barbaramente dall’auti- di riflessione per allar-
cenza in Diritto Canonico sta, al suo servizio da 4 gare gli orizzonti dei
conseguita, Magna cum anni, il 3 giugno a Hatay
FEBBRAIO 2011
laude, presso l’Angelicum nel sud della Turchia,
di Roma lo scorso 17 giu- presso la sua residenza.
gno 2010, riconoscente per Padovese era un uomo
GENNAIO 2011
l’aiuto, l’incoraggiamento, del dialogo ecumenico e
gli stimoli, il sostegno mo- interreligioso.
rale e spirituale ricevuti.
IL CALENDARIO 2011
Anche quest’anno come gli
altri anni, il calendario 2011
illustrerà mensilmente un
aspetto della Strenna che il
Rettor Maggiore offre alla Fa-
miglia Salesiana, ai collabo-
ratori, agli animatori e a tutti
coloro che hanno a cuore l’e-
ducazione dei giovani. Il tema
è suggestivo e riflette la
preoccupazione di tutti per il
futuro dei ragazzi/e. La moda
della “famiglia lunga” rivela
lo stato di incertezza in cui
vivono i figli che non hanno
più fiducia nelle istituzioni,
non trovano sbocchi lavorati-
vi, temono di impegnarsi,
brancolano nel buio per quan-
to riguarda la via da seguire,
preferiscono perciò restare il
più possibile in famiglia.
Venite e vedrete!” dice Gesù
ai discepoli che gli chiedeva-
no dove abitava. Anche oggi
occorre “convocare” i giovani
discepoli perché vedano e de-
cidano coraggiosamente la
NOVEMBRE 2010 BS
MARTEDÌ
SABATO
S. Vincenzo
Maria
Strambi
MATERNITÀ DI MARIA
DOMENICA
ss. Basilio e Gregorio
Nazianzeno
II dopo Natale
LUNEDÌ
s. Genoveffa
SS. Nome di Gesù
MARTEDÌ
s. Elisabetta
Selon
-
s.
Ermete
MERCOLEDÌ
s. Amelia - s. Edoardo
GIOVEDÌ
s. Guerrino di Sion
EPIFANIA DEL SIGNORE
VENERDÌ
s. Raimondo
de
Peñafort
-
s.
Luciano
SABATO
s. Severino
-
s.
Massimo
di
Pavia
DOMENICA
s. Giuliano - s.
Adriano
di
BATTESIMO
Canterbury
DI
GESÙ
LUNEDÌ
s. Aldo -
s.
Pietro
Orseolo
MARTEDÌ
s. Igino papa
-
s.
Salvio
s. Verdiana - b. Anna Michelotti
MERCOLEDÌ
s. Caterina de’ Ricci
Presentazione del Signore
SABATO
s. Eulalia - s. Damiano
DOMENICA
s. Fosca - s. Maura
e«GDTliureoarvpagarnienotgnechihleèiieevsreearmaccacrpcnisrozteneiactsniic,recoin»ol.asnesdtgaincthaoevd,oailracgataezczhi.ismo
MERCOLEDÌ
s. Modesto - s.
Antonio
M.
Pucci
GIOVEDÌ
s. Biagio -
VENERDÌ
s. Gilberto
-s.sC. Ainnzdiare-aAVSpcL.Ceooa9AdoriMarnreiosnnsaiangnnudnaoiino,ri,miaGnfoaniafonoalvinllgfaoaelnirdfnoediiscirchtiaaecag.:aau«mzUnzbnsiiocaghgrisoenirospnarcolihtmtaeunastoteino,gacnogemMnrsLàseUAp.llCrNalRieiTEsmrniuEDldlaDaoÌenÌversaiuMtiae»e..ttio, dio
(patr.
d’Europa)
-
s.
Valentino
MERCOLEDÌ
s. Policarpo - s. Romana - s. Renzo
GsVs.SIs.IDEOsslAFLs.a.NMsOe.VUMBMrMs.AGlEis.EAMNiLAo.acEMRanIDiTSREeOrbu-REtDcOeaÌoDTebrdCNVeÌrbonEr.ÌiaOlEIaoalVDiCeooDtNsLea-ÌAtPEIÌraoiso-a-lDb.laansnsPacÌ..oii-tiTcMadesai-oz.asdiBra.-gaiFnabhaBon.ebicLnriauaiatMniVassgGocs.ME.dsi.MoISbdN.LOVAsEDUcG.UisA.SEapoVRP.LnOPiANRRruolACioEgaaioMDTBlsEagODuoshleoEDIrAtaÌrleEXÌLpiaodnDtTcÌrENape-iaiOMÌaaDIiss-n-C.-iÌ-sksaTAb.s.ieAB..A&oPEalridaccknuo.sehasq-rlieotdsuba.oaDi-laeosP.IrGoa- tlisroe.oamDlaaimnntooeEDsL.s.MCOU.EMsGoFsmsAMNVs.E.rSnIs.ARETaEOe.REAvTiVNnDTnroemCNVBeaEgcrmEÌOEnIAsloeDeCRe.DzLmTstlrSÌDAiaeEcOiÌa.oaooÌDnMPs-aeaoesoi-Tr.dilSisCco’tA.aoioI-q-llsde-sust.ssea.i.DnMfn(oPpoezaanoam-orstiCMsolnersLa.a.s.DtoUGsA.SgrtPs.VitOGsAiNR.GoiiCeuseMosESisMTB.dEIo.olrNrcisOiG7EmErDAarrn.DoEaEdriDVRnFTfmaÌauNaeRoaadoCOEÌdllmomnuinIiDiODasoCdnossdi.tÌnaÌLiet.ACiMai-a)nPCEnot-s.iiuoD-oenb.A-erbEtÌ.feis.rna.lA.oOeGlGcEonuSa-ilinguteoMseieos.vereMlin-iritopcisaoao-.p-rrDsaegs..ohAMSnelialarlavinttmaoasnuaoentoo - s. Tullio
“CHE COSA CER VENERDÌ
U CATE?” s. Agnese
-
b.
Cristiana
di
Assisi
na domanda esigente SABATO
s. Vincenzo
Pallotti
-
b.
Laura
Vicuña
DOMENICA
s. Martina - b.
Markiewicz
Bronislao
LUNEDÌ
s. Ciro - s.
Giovanni
Bosco
GIOVEDÌ
s. Sergio - s. Adolfo
comm. M. A.
VENERDÌ
s. Cesario - ss. Versiglia e Caravario
SABATO
s. Nestore - s. Romeo
DOMENICA
s. Gabriele dell’Addolorata - s. Leandro
LUNEDÌ
s. Romano - s. Candida
comm. Don Bosco
VENITE
...E VEDRETE
UEnCvCoOcaLb’AoGloNcEhLeLèOuDnIaDpIrOofezia
VE.N..IETEVEDRETE

2.3 Page 13

▲back to top
a cura del direttore
FRANCESCO
M. VASSALLO
Scritti scelti
Occorrono, in tempi di cri-
si, esempi cristallini e figu-
re di sacerdoti che hanno
fatto del loro ministero l’u-
nica ragione di vita, come
don Francesco. Il volume
riporta frammenti dei suoi
scritti: nella 1° sezione
quelli di taglio eucaristico e
mariano, nella 2° ritagli
sulla sua vita spirituale. La
3°, la sua attività di parro-
co; la 4° riflessioni sulla di-
rezione spirituale, la 5° il
movimento dei Cenacoli.
Un aiuto prezioso per i sa-
cerdoti e non solo.
HANNO VISTO GESÙ
50 personaggi
del Vangelo - di Xavier
de Chalendar - Paoline
Uno splendido modo di
narrare il Vangelo: 50 per-
sonaggi che hanno avuto
la fortuna di incontrare
Gesù raccontano in prima
persona il fatto. Ognuno
di loro si presenta, narra
come si è svolto l’incontro
e quello che ha provato,
sentimenti,emozioni… Al-
la fine di ogni racconto tre
o quattro righe invitano il
lettore a una riflessione,
un esame di coscienza,
un’esortazione, un impe-
gno.
13
ROMA, PISANA
Don Pierluigi Cameroni,
assistente mondiale del-
l’Associazione di Maria
Ausiliatrice (ADMA) il
7 luglio 2010 è stato no-
minato dal Rettor Mag-
giore, don Pascual Chá-
vez, Postulatore Genera-
le per le Cause dei Santi
della Famiglia Salesiana.
Prende il posto di don
Enrico dal Covolo pro-
mosso da Benedetto XVI
a Rettore della Pontificia
Università Lateranense
al posto di monsignor Ri-
no Fisichella.
PERTH, AUSTRALIA
Venticinque anni fa da
Melbourne partirono due
salesiani verso Perth, ca-
pitale dell’Australia Occi-
dentale. Un viaggio di
3500 km per un impegno
apostolico a tutto campo:
due parrocchie, alcune
cappellanie, insegnamen-
to presso l’Università Cat-
tolica, assistenza pastora-
le alla comunità italiana.
Poi i salesiani si ritirarono
lasciando sul posto don
John Gandini che conti-
nua tuttora l’assistenza
agli studenti in gran parte
di provenienza africana e
asiatica.
VILNIUS, LITUANIA
Il ministro per l’educazione
e la scienza della Repub-
blica ha visitato il centro
estivo dei salesiani, dove
circa 200 bambini gli han-
no dato il benvenuto con
un canto a Don Bosco, poi
hanno anche avuto il co-
raggio di porre alcune do-
mande a cui l’onorevole
Stepanavicius ha simpati-
camente risposto. Bene
impressionato dalle inizia-
tive e dal lavoro educativo,
il ministro ha regalato al-
l’Oratorio un registratore
ad alta definizione.
SANTIAGO, CILE
La congregazione sale-
siana ha fatto dono al Mu-
seo della Memoria e dei
Diritti Umani di Santiago
del Cile di quattro oggetti
di valore storico e simbo-
lico appartenuti due al
cardinale salesiano Raúl
Silva Henríquez e due al
vescovo salesiano mon-
signor Tomás Gonzaléz.
Nella foto la dott.ssa Romy
Shmidt, direttrice del Mu-
seo, riceve l’“arpillera”, un
tessuto decorativo indige-
no donato al vescovo da
alcuni esiliati cileni.
BS NOVEMBRE 2010

2.4 Page 14

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F MA
LAURA VICUÑA
accompagnano un numero di ragazze
che hanno chiesto loro di conoscere
più da vicino la loro vita, in quanto
stanno pensando a una scelta di vita
HOTEL di Maria Antonia Chinello
religiosa.
UN RIFUGIO SICURO
È da questo contatto personale
con le giovani che frequentano il
Per le giovani donne
delle Isole Salomone
si aprono le porte
di una casa tutta nuova,
pensata dalle FMA.
Anche nell’Oceano
L’arrivo delle Figlie di Maria
Ausiliatrice a Henderson-
Honiara, nelle Isole Salomo-
ne, risale al 2007. Da allora,
suor Sialei, suor Sesilia e suor Anna
Maria, accanto all’insegnamento nel-
la scuola Don Bosco Technical Insti-
tute dei salesiani, si sono inserite nel
Consiglio Educativo Diocesano e
hanno dato vita ad attività prettamen-
Don Bosco Institute, dal passare di
porta in porta, dal passaparola con
la gente che sono riuscite a rico-
struire tassello dopo tassello una
mappa ideale dei bisogni delle gio-
vani e delle loro famiglie. È stato
chiaro fin dall’inizio che per assicu-
rare il diritto allo studio e all’educa-
zione anche per le donne delle isole
era necessario poter contare su un
Pacifico continua
la declinazione della
te salesiane quali oratorio e gruppi alloggio sicuro per frequentare con
giovanili. Gestiscono infatti l’oratorio continuità e profitto la scuola. Mol-
parrocchiale “sulla spiaggia”, con ca- te delle giovani provengono infatti
passione educativa
del da mihi animas
techesi, giochi e tante risate. Infine, da altre isole dell’arcipelago o da
villaggi lontani, sono ospiti di pa-
renti che abitano in città nelle vici-
14 di don Bosco e madre
Mazzarello.
nanze della scuola. A volte, nelle fa-
miglie, sono oggetto di violenza op-
pure, per “pagare” l’ospitalità viene
loro chiesto di fare lavori in casa e
accudire i più piccoli della famiglia,
cosa che toglie tempo allo studio e
non permette di far fronte agli im-
La comunità delle FMA assieme
a suor Kathleen Taylor che è la
Consigliera Generale Visitatrice.
pegni del percorso educativo. In
più, il costo del cibo e le tariffe de-
gli autobus per arrivare a scuola so-
no molto alti. Per questo, dopo
averlo sognato, hanno costruito per
loro un ostello dove, queste giovani
poco più che ventenni, possono tro-
vare un tetto, ma soprattutto una ca-
sa che accoglie, sorelle e madri che
le custodiscono e accompagnano il
loro crescere. Non solo. Fondamen-
tale è l’esperienza di vita comune
che queste ragazze fanno. È vero
che le loro famiglie sono general-
mente molto grandi, ma vivono il
loro esserci, il loro servizio come
donne della casa in maniera forzata,
impositiva poiché è la ragazza che
deve fare tutto. «Nell’ostello – com-
menta suor Anna Maria Gervasoni,
missionaria italiana – vogliamo far
loro sperimentare che l’accudire la
casa e il prendersi cura le une delle
altre come sorelle, come amiche,
per il bene comune, per costruire un
ambiente sereno, è bello e rende il
NOVEMBRE 2010 BS

2.5 Page 15

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In alto, oratorio sulla spiaggia.
A sinistra, l’inaugurazione della “Casa dell’Amore
di Dio” e… la gioia delle ragazze ospiti di essa.
luogo in cui vivono piacevole. Que- numero di nuovi iscritti: come sem- IL CORAGGIO
sti valori non sono automatici, de-
vono essere fatti conoscere, crescere
pre la “scuola di Don Bosco” è ga-
ranzia di grandi opportunità, che
DI COMBATTERE
nei cuori ed esercitati nella vita
quotidiana».
L’INAUGURAZIONE!
Il giorno dell’inaugurazione, che
ha coinciso con la festa liturgica di
Maria Domenica Mazzarello, è stata
festa grande dunque, che ha richia-
mato tutta la comunità del Don Bo-
permette soprattutto a chi è senza
speranza di futuro, poiché “rigetta-
to” dai regolari corsi di studio, di
avere una formazione professionale.
Tutti coloro che hanno terminato
nello scorso anno scolastico, hanno
trovato già un impiego. Una delle
ragazze è stata addirittura sponso-
rizzata dal proprietario dell’albergo
dove lavora alla reception per stu-
È una vita semplice, che segue il
ritmo delle stagioni e… dell’umore
del Pacifico, il “grande padre”, co-
me lo chiama la gente. «Il Pacifico
non è poi così pacifico: ci sono ci-
cloni che scorazzano per l’oceano e,
di conseguenza, allagamenti, ponti
che vengono regolarmente distrutti,
orti e campi “lavati via” dalle piene.
15
sco Institute, i salesiani e tanti altri
religiosi e religiose, amici e le fami-
diare “hotel management” in un’al-
tra nazione del Pacifico. Quello che
In vari arcipelaghi ci sono state vere
e proprie catastrofi lo scorso anno. A
glie delle giovani studenti.
Si è deciso di dedicare la casa a
le Compagnie apprezzano è la qua-
lità della formazione e della prepa-
volte capita di avere scarsità di ali-
menti, perché le navi hanno diffi-
Laura Vicuña, perché anche questa razione degli insegnanti, ma soprat- coltà a giungere a destinazione per
giovane ragazza ha trovato presso le tutto l’onestà e la dedizione degli rifornire dei generi di prima neces-
suore una casa che l’ha accolta, che studenti: «Sono due atteggiamenti sità i supermercati e i negozi delle
le ha offerto spazio per vivere e stu- che richiamiamo spesso e che cer- isole». Nonostante le piogge e gli al-
diare, ma soprattutto una famiglia chiamo di far vivere nelle piccole lagamenti, i ragazzi sono sempre a
che ha fatto nascere in lei il desiderio cose della vita scolastica. In ultima scuola. Partono prestissimo, sia per-
della santità e di una donazione totale istanza è la libertà personale che ché alcuni sono lontani dalla città,
a Dio e agli altri. «Desideriamo edu- viene messa in gioco. E qui, nel Pa- sia perché al mattino gli autobus so-
care le giovani donne che sosteranno cifico, i giovani non sono molto di- no strapieni e rischierebbero di arri-
in questa casa – precisa suor Anna versi dai loro coetanei!».
vare troppo in ritardo. Quelli fuori
Maria – perché siano artefici di futu-
città viaggiano sui camion che por-
ro e di speranza, di dignità e di giusti-
tano le verdure al mercato, partendo
zia nella loro terra. Qualunque sia la
tra le quattro e le cinque del mattino.
loro scelta di vita». Un obiettivo con-
«Tenacia e coraggio dei giovani
diviso e caldeggiato anche da padre
che non finiscono mai di stupirmi –
Herman Tige, Vicario Generale
conclude suor Anna Maria. E que-
dell’Arcidiocesi di Honiara, presente
sto è quanto auguro anche a me, al-
alla cerimonia.
la mia comunità, ai fratelli salesia-
ni e a tutti gli educatori ed educa-
UNA SCUOLA DI QUALITÀ
trici. Non perdere mai lo stupore di
guardarsi attorno, di incontrare la
Dal mese di luglio, 24 giovani
gente, di affrontare gli avvenimenti
donne vivono dunque con le suore e
della giornata. Lo stupore dà una
frequentano la scuola dei salesiani.
luce diversa a ciò che si vive e
Insieme con loro, sono rientrati tutti
riempie il cuore rendendo tutto
gli altri allievi e allieve e vi è un bel
Suor Anna Maria Gervasoni.
sempre nuovo».
ٗ
BS NOVEMBRE 2010

2.6 Page 16

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VIAGGI
ZEITUN di Giancarlo Manieri
E MANSHEYA
La maschera d’oro
di Tutankhamon, il faraone
fanciullo.
I sudanesi si sono stabiliti I SUDANESI
nel quartiere Zeitun dove
La comunità più numerosa e per
certi versi folcloristica di fedeli è
gli handicappati, i malati. La comu-
nità salesiana è impegnata a loro fa-
i salesiani hanno solo
quella dei rifugiati sudanesi, profu- vore oltre che per l’assistenza reli-
un oratorio e un’opera
di assistenza con una
ghi scappati dalla guerra che per qua- giosa, anche per facilitare le visite
si cinquant’anni ha insanguinato il mediche, trovare latte per i bambini,
loro sventurato Paese. A Zeitun ci so- medicine per gli ammalati, libri di
chiesa pubblica e
alcune cappellanie.
Gli zabbalin, spazzini,
no arrivati con tutti i mezzi possibili,
alcuni addirittura a piedi… carichi
soltanto della loro fede cattolica e
della speranza di un futuro migliore
di quello che potesse offrire la loro
scuola per i ragazzi.
LA MESSA
Ho assistito a una normale messa
sono a Mansheya.
Due realtà straordinarie.
16
patria. Come bagaglio niente, eccet-
to i pochi panni addosso e una fame
endemica. Sono stati i padri combo-
niani a muoversi per primi, dandosi
della comunità sudanese nella chiesa
salesiana, loro punto fisso di riferi-
mento, anzi ormai loro chiesa. Tale,
in effetti, la considerano. È stata una
d’attorno per cercare di trovare ai ri- celebrazione straordinariamente sug-
fugiati una sistemazione, un tetto, un gestiva, durata oltre un’ora e mezza,
Mi ha colpito, visitando
l’opera cairota di Zeitun
l’“Ordine della Settima-
na”. Ogni giorno la co-
munità, composta da quattro salesia-
ni sacerdoti, è impegnata in diverse
attività formative e/o sportive e/o
culturali, e/o religiose, senza contare
le cappellanie presso due comunità
lavoro. Quella dei sudanesi è una co-
munità coesa, attiva, ecclesialmente
impegnata. Si aiutano e sostengono a
vicenda. I giovani più vivaci studia-
no, ma poi tutti si danno da fare an-
che nei lavori più umili per aiutare la
baracca. Le donne si offrono come
domestiche o badanti per gli anziani,
animata dall’inizio alla fine da un co-
ro composto da tutti i fedeli. L’entra-
ta in chiesa è caratterizzata dal “salu-
to di pace”: piccoli e grandi, giovani
e vecchi, uomini e donne… una san-
ta confusione! “È una loro caratteri-
stica?”, ho chiesto. “Proprio così, ma
è una cerimonia in qualche modo
di FMA, una comunità di rifugiati
armeni, due altre di suore e l’aiuto
nella parrocchia copto/cattolica del
quartiere. Si trovano di fronte a dif-
ficoltà davvero particolari, più con i
fratelli cristiani che con i musulma-
ni. Mi ha sbalordito sentire che i
parroci ortodossi, per scoraggiare i
fedeli dal frequentare le chiese cat-
toliche, avvertono: “Se entrate in
una chiesa cattolica fate peccato e
dovete confessarvi!”… Alla faccia
della fratellanza cristiana e degli
sforzi di papa Benedetto a favore di
un ecumenismo che, almeno al Cai-
ro, sembra “di là da venire!”. Zeitun
è un quartiere cristiano, abitato da
fedeli appartenenti alla Chiesa lati-
na, a quella copto/cattolica, a quella
copto/ortodossa, a quella greco/cat-
tolica, ma anche da fedeli di alcune
confessioni protestanti.
Il quartiere Zeitun.
NOVEMBRE 2010 BS

2.7 Page 17

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evangelica: se ti ricordi che tuo fra- o si è preti fino in fondo o si è destinati
tello ha qualcosa contro di te, lascia al fallimento. “Proprio così!”, ha ri-
il tuo dono davanti all’altare e va sposto il direttore.
prima a riconciliarti con lui”. Fan-
no sul serio i sudanesi! La celebra- ZABBALIN
zione è stata un susseguirsi di pre-
ghiere, canti, danze, offerte: una par- Il pomeriggio di quel giorno è stato
tecipazione da far invidia alle nostre dedicato a una visita molto partico-
messe più partecipate!
lare, la città degli zabbalin, i racco-
È un quartiere povero Zeitun, dove glitori d’immondizie che abitano il
oltre il 98% sono ortodossi, ma, dice quartiere Mansheya, ai piedi delle
don Nagib, il direttore, “È terreno fer- colline Moquattam. È stata un’espe-
tile”. Ho visto un oratorio senza cam- rienza che a volte soffro ancora,
In alto, la città degli zabbalin.
pi né altre strutture tipiche di ogni cen- quando mi tornano in mente alcuni
tro giovanile, eppure vivo: animazio- particolari a dir poco raccapriccianti.
In basso, anche gli animali
sembrano spazzatura…
ne, catechesi, preparazione ai Gli zabbalin sono circa 800mila e
sacramenti, rappresentazioni, recite e sono cristiani. Nella loro città, ogni rati da muli, carretti spinti a mano,
perfino la buonanotte. Così, mi sono grotta, ogni garage, ogni furgone è furgoni malmessi, camion per i più
convinto che i campi, le palestre, le sa- carico, anzi stracarico d’immondizia. fortunati. Caricano quasi il 90% dei
le/giochi, le stanze di gruppo, ecc. so- Quando va bene, essa è chiusa in sac- rifiuti del Cairo, li portano nella loro
no mezzi buoni ma non indispensabi- chi di ogni tipo, altrimenti è ammon- “città”, e… li lavorano. A mano! Vec-
li: “Tutto dipende da come si lavora, ticchiata alla meglio dovunque c’è chi, donne, bambini riciclano il rici-
dalla disponibilità, dall’accoglienza, un buco libero… si tratta di rifiuti or- clabile per rivenderlo. Economia da
dalla pazienza”. In situazioni come
queste, ho pensato a voce alta,
ganici, di ferro, carta, lattine, cartoni, sopravvivenza. Il resto… resta a de-
pezzi di legno, stracci, plastica, corare le strade, le cunette dei fossi, le
bottiglie, vetro… Al posto di fogne a cielo aperto, le piazzette, gli
I piccoli… uguali
dappertutto!
monumenti, fontane, busti,
statue, mucchi maleodoranti
androni, gli scalini delle case, ecc.
assieme a miliardi di germi, insetti,
17
d’immondizia “abbelliscono” mosche e legioni di ratti. Sentivo un
quell’incredibile insedia- insopportabile peso allo stomaco,
mento umano (umano?), dove avevo le narici irritate dal fetore che
le strade sono lastricate di pu- penetrava senza misericordia in mac-
tridume. Tutte le mattine, china, in corpo e… nel cervello! Al-
prima che albeggi i “raccogli- tro che il Cairo delle Piramidi, altro
tori”, uomini, ma anche donne e che la meraviglia del Nilo, altro che
perfino bambini di non più di sei l’aureo splendore di Tutankhamon!...
anni, si spargono per il Cairo con Zabbalin non è stato un bel vedere,
ogni mezzo: specie di birocci ti- no, ma un’intensa meditazione e per
certi versi una frustrazione: la città del-
le Piramidi e la città delle immondizie;
la scintillante civiltà dei faraoni sup-
portata da migliaia di schiavi e quella
della moderna democrazia in cui tutti
sono liberi, ma alcuni sono liberi solo
di essere schiavi… in forma nuova, li-
beramente costretti a lavorare in con-
dizioni peggiori di quelle degli antichi
schiavi d’Egitto. C’è qualcosa che stri-
de in questo ingranaggio della demo-
crazia… ma pochi sono capaci di
approntare il lubrificante adatto a far
funzionare senza difetti il suo meravi-
glioso e fragile motore! Una domeni-
ca particolare quella del 18 ottobre al
Cairo. Prima Zeitun, poi Mansheya,
prima i sudanesi poi gli zabbalin, due
realtà fuori dalle mete turistiche, ma…
Altre mete hanno caratterizzato
quel memorabile giorno. Ne ripar-
La comunità sudanese a messa.
leremo.
ٗ
BS NOVEMBRE 2010

2.8 Page 18

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LAETARE
ET BENEFACERE…
18
AFORISMI di Franco Scillone
1) Devi aprire l’ombrello quando piove,
ma devi pensare alla pioggia anche
quando non c’è il sole.
2) Il matrimonio nasce con fusione di sentimenti,
ma spesso c’è solo confusione di sentimenti.
NOVEMBRE 2009 BS

2.9 Page 19

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MM iill
eessee Savina Jemina
NNOOVVEEMMBBRREE cisce; fare in cedro le travi delle
nostre case è preservare l’anima
dalla corruzione”.
SANTUARI MARIANI
BEATA VERGINE DELLA
COMUNA IN OSTIGLIA
PIANTE DELLA BIBBIA
IL CEDRO
Per le dimensioni imponenti, que-
sta conifera originaria dell’Asia
Minore è da sempre simbolo di
forza, nobiltà, regalità e bellezza.
La pianta raggiunge anche i 40
metri d’altezza. Il cedro è simbolo
del Libano e non a caso è raffigu-
rato nella bandiera di questo Sta-
to, dove esiste la foresta più nota,
con circa 400 esemplari; di questi,
alcuni avrebbero circa 2500 anni
e quindi sarebbero coevi alla ste-
sura di alcuni libri dell’Antico
Testamento e alla predicazione di
Gesù. In Italia, il cedro è presente
soltanto come pianta ornamenta-
le nei giardini. Nella Bibbia, la
parola cedro è usata 77 volte, e
per la maggior parte delle perso-
ne la pianta è associata alla
costruzione del tempio di Gerusa-
lemme, voluto da Salomone. In
1Re 6,18 si legge, infatti, che “Il
cedro all’interno del tempio era
scolpito a rosoni e a boccioli di
fiori; tutto era in cedro e non si
vedeva una pietra”. Il profeta Eze-
chiele usa questo albero come
simbolo del Messia: “Io prenderò
dalla cima del cedro … un ramo-
scello … lo pianterò sul monte alto
d’Israele … E diventerà un cedro
magnifico” (Ez 17,22-24). Origene,
padre della Chiesa del II secolo,
commentando il Cantico dei
Cantici, scrive: “Il cedro non mar-
Il santuario sorge nel comune di
Ostiglia, in provincia di Mantova.
Secondo la tradizione, alla fine
del Trecento, in località Cason
(così si chiamava allora la
Comuna), la Madonna apparve,
in una nuvola luminosa sopra un
salice, a una pastorella, muta
dalla nascita: la guarì e le disse
di chiedere a “quelli di Ostiglia”
di costruire una chiesetta in quel
luogo. Il crescente afflusso di
persone, conseguente a molti
altri prodigi, suggerì a Federico
Gonzaga, signore di quelle terre,
di ingrandire il santuario, che fu
consacrato nel 1539. Sulle ele-
ganti forme rinascimentali, ancor
oggi visibili, sarebbe intervenuto
anche Giulio Romano. Dal 1993,
il complesso religioso è affidato
ai francescani e continua a
richiamare fedeli della pianura
mantovana, veronese e rodigi-
na. Il santuario, in tre navate,
conserva in una nicchia l’imma-
gine della Beata Vergine scolpi-
ta in legno di salice (l’albero del-
l’apparizione) e alcuni affreschi.
Due le feste importanti per il san-
19 tuario: la ricorrenza dell’appari-
zione, che si celebra il lunedì di
Pentecoste, e la festa dell’inco-
ronazione, il 23 novembre.
ٗ
PRETE E SCIENZIATO I FRA’ LUCA PACIOLI
Appassionato d’arte, umanista,
matematico, considerato il “pa-
dre” della ragioneria. Luca Bar-
tolomeo de’ Pacioli nasce verso
il 1445 a Borgo San Sepolcro,
dove frequenta la bottega di
Piero della Francesca. Poi,
è a Venezia, dove stu-
dia matematica. En-
tra nell’Ordine fran-
cescano e all’inte-
resse per i “numeri”
aggiunge lo studio
della teologia e della
filosofia. Insegna a Fi-
renze, Mantova, Mila-
no (dove stringe amicizia
con Leonardo da Vinci), Pisa,
Bologna e Roma (ospite di Leon
Battista Alberti). Tutti questi con-
tatti gli consentono di accresce-
re le conoscenze e le intuizioni
che trasferisce poi in vari trattati.
Il più noto, pubblicato a Venezia
nel 1494, è la “Summa de Arith-
metica, Geometria, Proportioni
et proportionalità”: in un capito-
lo per la prima volta presenta il
concetto di “partita doppia”
(quindi, il “Dare” e l’“Ave-
re”, e il “bilancio”), meto-
do che è subito adot-
tato dai mercanti del-
la Serenissima, poi,
come “metodo ve-
neziano”, in tutt’Eu-
ropa, e che ancora
oggi è alla base del-
la ragioneria. Nel trat-
tato di geometria “De
Divina Proportione”, illu-
strato da Leonardo con fi-
gure poliedriche, fra’ Luca af-
fronta la “sezione aurea”, alla
base delle proporzioni della figu-
ra umana, della pittura e dell’ar-
chitettura. Muore nel 1514 o, se-
condo alcuni, nel 1517.
BS SETTEMBRE 2010

2.10 Page 20

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
UN NUOVO VIZIO
AL TEMPO di Sabino Frigato s.frigato@ups.crocetta.org
DI FACEBOOK La spudoratezza.
Un vizio antico che
oggi ha spudoratamente
conquistato la
Tempi nuovi, nuovi vizi…
più quelli vecchi, natural-
mente! Un vizio nuovo
molto visibile oggi è la dif-
fusa tendenza a piazzare se stessi in
pubblico come un qualunque altro
prodotto. Come? Raccontando se
stessi: storie di vita, tendenze, gusti
individuali, inclinazioni... ben oltre
“hit-parade”: recitata,
cantata, suonata,
ballata nei luoghi
più visibili, sia reali
sia digitali, relegando
il pudore a un
sottoprodotto.
ogni discrezione e riservatezza.
Sembra che poco o nulla debba or-
20 mai restare nel segreto del proprio
io. Tutto di sé può essere racconta-
to, messo in piazza, pubblicizzato:
massima sincerità, minima vergo-
gna! L’importante è offrire un’im-
magine di sé accattivante, possibil-
mente bella, sempre interessante.
Un narcisismo esasperato che
unisce gente comune e classi
dirigenti. È il vizio che Um-
berto Galimberti chiama
senza mezzi termini:
“spudoratezza”, vale a
dire il crollo di ogni di-
fesa del proprio mondo
interiore per proiettar-
lo al di fuori. È un vi-
zio che, come ogni al-
tro vizio capitale,
deforma la percezione
di sé riducendo le per-
sone a uomini e donne
La spudoratezza riduce le persone a uomini e donne di facciata,
di facciata, a prodotti da
commercializzare.
a prodotti da commercializzare.
Oggi, indubbiamente, il senso del pudore ha perso terreno
a favore del suo contrario… ma non è per nulla cosa da repressi.
SOLO ESIBIZIONISMO?
Il vizio della spudoratezza non è
una questione di esibizionismo fisi-
co-sessuale o di sculettamenti lasci-
vi in TV. Più drammaticamente è il
crollo della “separazione” tra il no-
stro interno, a noi solo noto, e l’e-
NOVEMBRE 2010 BS
steriorità, dove conta in modo deci-
sivo l’immagine. La società dei
consumi insegna che un prodotto ti-
ra quando è debitamente pubbliciz-
zato. Allo stesso modo si pubbliciz-
za la propria immagine. Cosa non si
fa per un posto di “velina” a Strisca
la notizia o da “tronista” in Amici
della De Filippi? «Chi non si mette
in mostra e non è irraggiato dalla lu-
ce della pubblicità non ha la forza di
sollecitarci, di lui neppure ci accor-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

▲back to top
l’eccesso di riservatezza e soprattut-
to contro il pudore repressivo. Fare
outing è come un lettino virtuale su
cui uno si sdraia e confessa, in
pubblico e in modo teatrale, la
propria vita privata e le proprie
inclinazioni sessuali, certo di ot-
tenere non sguardi o parole di ri-
provazione, bensì approvazione, ap-
plauso e… rilassamento
C’è chi usa Facebook
per raccogliere notizie, foto,
psicologico.
Più o meno sulla
confessioni… Sono molti a fare
i detective.
stessa lunghezza d’on-
da si basa l’immenso
successo di Facebook.
Mark Zuckerberg è l’inventore
di quella grande vetrina
giamo»: così il già citato Galimber- Pare che circa 500 milioni di persone
che è Facebook.
ti. Risultato? Uomini e donne, gio- abbiano un profilo su questo fortuna-
vani e meno giovani la cui identità è tissimo social network, uno su quat- IL PUDORE,
tutta fuori di sé, totalmente dipen-
dente da quel che viene detto, rap-
tro di chi naviga in rete. Su Face-
book finisce di tutto. E la privacy?
ANCORA LUI
presentato, pubblicizzato. E quando Mark Zuckerberg, iniziatore di que- Contro la spudoratezza, apprezzata
tutto ciò viene meno?
sto fantastico gioco comunicativo, “virtù” (?) al tempo di Facebook e
Programmi televisivi di grande rassicura il suo popolo che così va dell’outing, vale solo il pudore. Una
share si reggono sullo spogliare non bene perché il concetto di privacy sta parola pressoché estranea al comune
tanto e non solo dei corpi, quanto cambiando. L’importante è comuni- vocabolario. E, se conosciuta, con
degli animi. Raccontarsi in pubblico
non è forse un atto di grande since-
care, raccontare di sé. Se ogni anno
gli affiliati raddoppiano le informa-
grande probabilità evocherà ansie
censorie e centimetri quadrati di nudo
21
rità e coraggio? Perché vergognarsi? zioni messe in circolo, vuol dire che esposti allo sguardo morboso del
Non è vero che più uno si espone e la privacy non li turba più di tanto. pubblico. Il pudore non è per nulla
più ottiene ascolto, interesse, con- Oggi, il non parlare di sé, il non but- cosa da repressi, men che meno una
senso e successo?
Il top dell’esporre il proprio mondo
tarsi in piazza può suscitare il sospet-
to di insincerità o di voler coprire
questione di glutei e poppe al vento.
Il pudore è la difesa del nostro “inti-
personale è fare outing: gridare ai qualcosa di poco chiaro. La
mo”. Ogni persona normale ha una
quattro venti la propria omosessua- spudoratezza è un vizio
sua vita fatta di relazioni, senti-
lità. Di questa ventata di sincerità che “deprivatizza” la per-
menti, emozioni, di convinzio-
dobbiamo essere grati agli USA. Da sona: vale l’apparenza
ni, credenze, affetti, simpatie e
quelle parti, fare outing equivale a esteriore e il mettersi in
via elencando. Il pudore non
smascherare l’orientamento sessuale mostra. E chi non ac-
è blindare il nostro intimo
di qualche personaggio che – per mo- cetta di buttarsi in
tivi suoi – attacca pubblicamente i pasto a chicchessia?
rendendolo impenetrabile a
chicchessia. Semplicemente
gay. È fargliela pagare!
Troverà certamente
si vuol essere e restare se
qualcuno, magari lo
stessi. Il cuore non si apre
L’OUTING NOSTRANO psicologo di turno,
a chiunque. Oggi la vo-
E FACEBOOK
che lo accuserà di es-
sere introverso, inibi-
glia di abbattere le fron-
tiere del “pudore” è trop-
Da noi, invece, fare outing è par-
lare di se stessi. Un esempio – senza
aggettivi qualificativi – di outing è
stata la recente confessione dell’or-
mai ottantenne capo storico del mo-
vimento radicale italiano. Ha voluto
to e represso: semplice-
mente un disadattato
sociale. È il trionfo del-
l’omologazione alla so-
cietà dei consumi e
del conformismo.
po forte: soprattutto se
alla notorietà seguono
pure i soldi!
Riaffermare con forza
la necessità del pudore,
vale a dire della discrezio-
comunicare a tutta la nazione i suoi
ne, della difesa della pro-
amori omosessuali. Furbescamente,
l’outing gli ha permesso un nuovo
spazio sui media, facendo parlare di
La società dei
consumi insegna
che un prodotto
tira quando
pria interiorità, anche a co-
sto di apparire introversi e
disadattati sociali, è l’unico
sé. Un uomo sempre intelligente-
è debitamente
modo per non svendersi sul
mente in linea con i tempi (!).
L’outing sarebbe la nuova terapia
contro l’insincerità, la vergogna,
pubblicizzato.
Allo stesso modo
si pubblicizza
la propria immagine.
mercato dell’effimero e del
nulla. Un sacco vuoto non sta
in piedi!
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BS NOVEMBRE 2010

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ON LINE
Breve profilo di un grande salesiano e di un grande
vescovo, monsignor Giuseppe Cognata (1885-1972).
INNAMORATO
Stemma araldico.
DEI DIMENTICATI di Giorgia Frisina
Una vita intensa, intessuta di rose
a una prova, la prima tra tante che dovrà sopportare nel-
e spine: grandi gioie e acute
sofferenze, frenetica attività
la vita. Così, con grande soddisfazione di papà Vitale, la-
sciò Randazzo per iniziare il primo liceo classico a Roma,
sotto la guida e la custodia del nonno Giuseppe, medico
apostolica e amaro esilio, malintesi e senatore del Regno. Costui, d’accordo con il figlio, per
e riparazioni… Fondatore e pastore
di anime, per i più è un santo.
distogliere dalla vocazione il nipote, gli fece frequentare
i salotti più mondani della capitale. Ma alla fine dell’anno
scolastico, e delle sue frequentazioni “pericolose”, l’idea
di diventare salesiano non fu neanche scalfita. Così, bur-
bero e scontento, papà Vitale dovette accompagnarlo al
noviziato salesiano di San Gregorio di Catania, dove il 6
V 22
olle a tutti i costi essere salesiano e sacerdote, maggio 1905 fece la prima professione e tre anni dopo la
contro tutto e contro tutti, soprattutto contro suo professione perpetua nelle mani del beato Michele Rua,
padre, ateo e massone convinto che, tuttavia, primo successore di Don Bosco. Si sentì perfettamente
constatando l’intelligenza pronta e vivace di quel figlio, realizzato e da allora la sua vita sull’esempio del fonda-
la grande apertura mentale, la curiosità di sapere e la tore fu donata completamente al servizio della gioventù.
voglia di ricercare per approfondire, sognava per lui Scoppiata la guerra, e chiamato sotto le armi come sot-
una brillante carriera come medico o come “principe tufficiale di sanità nell’85° Reggimento a Trapani, diven-
del foro”. Giuseppe vinse la battaglia contro il terribile ne guida spirituale di molti giovani. Li raccolse intorno a
papà Vitale e divenne ciò che voleva diventare.
sé in un improvvisato oratorio, imbastendo un proficuo
Risulterebbe arduo, per non dire impossibi-
contatto anche con le famiglie, convinto che senza geni-
le parlare della sua figura di prete e di
tori non si educa. Era un educatore nato, una guida di
vescovo senza tratteggiare la sua figura di
squisita paternità, un instancabile animatore, tanto
salesiano, figlio di Dio Bosco, cui è rima-
che il vescovo della città, monsignor Francesco
sto sempre legato come una seconda pelle
Raiti, a fine guerra chiese ai suoi superiori di fon-
anche quando dovette lasciare la sua con-
dare in quella città una casa con la presenza di don
gregazione essendo stato eletto vescovo.
Cognata. Così ebbe inizio la sua vita di direttore.
LA PRIMA PROVA
La sua vocazione salesiana nacque nel
collegio salesiano “S. Basilio” di
Randazzo (CT). Data l’ottima fama
di quella scuola considerata la mi-
gliore della zona sia per gli “inse-
gnanti” di grande capacità e cul-
tura, anche se preti – secondo il
sentire del padre – sia per gli “in-
segnamenti” vi fu mandato insie-
me ai tre fratelli per fare gli studi
classici. Lì conobbe il carisma di
Don Bosco, se ne innamorò e de-
cise contro tutto e tutti di sceglie-
re la congregazione come sua se-
conda famiglia. Figurarsi il padre!
Tanto disse e tanto fece che il figlio,
per obbedienza, decise di sottoporsi
SALESIANO E VESCOVO
Tale era il suo zelo per le anime e l’amore alla sua
congregazione che, sotto la sua guida, molti
giovani e molte giovani trapanesi andaro-
no ad arricchire le file dei salesiani e del-
le Figlie di Maria Ausiliatrice. Formò an-
che l’associazione delle Figlie di Maria
che rimasero fedeli al loro impegno
anche dopo il suo trasferimento al S.
Basilio di Randazzo, dove aveva sco-
perto la sua vocazione. E anche lì,
durante il suo direttorato, fiorirono
non poche vocazioni sia maschili sia
femminili, che approdarono nelle
congregazioni fondate da Don Bosco.
Monsignor Giuseppe Cognata.
NOVEMBRE 2010 BS

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Annus Sacerdotalis
Monsignor Cognata a cavallo in visita alle zone aspro
montane della sua diocesi.
venne un fondatore. Con l’approvazione di Pio XI e del-
l’arcivescovo di Reggio Calabria, monsignor Pujia, di
cui era ausiliare, fondò l’8 dicembre 1933, a sei mesi
del suo arrivo in diocesi, le Salesiane Oblate del Sacro
Cuore.
Monsignore cercò istituti femminili che
si occupassero dell’infanzia… poi decise di fondare
lui stesso un istituto per questo scopo.
CARITAS CHRISTI URGET NOS
Degno figlio di Don Bosco e appassionato imitatore di
san Francesco di Sales, il vescovo mite e umile a cui si
23
Anche quell’esperienza finì. L’obbedienza religiosa lo
volle prima a Gualdo Tadino in Umbria, poi a Roma Sa-
cro Cuore, poi… il salto: papa Ratti, Pio XI, nel 1933,
“Anno Santo della Redenzione”, lo nominò vescovo di
Bova (RC). Qui monsignor Cognata portò il suo cuore
infiammato d’amore per Dio e per le anime. Accortosi
della triste situazione di miseria materiale e spirituale
che avvolgeva la sua diocesi come un manto funebre,
dei pericoli fisici e morali a cui andavano incontro ra-
gazzi e giovani, cercò istituti femminili che si occupas-
sero dell’infanzia e aiuti che l’affiancassero nella sua
azione pastorale. Una ricerca vana. Non trovò chi fosse
disposto ad affrontare i forti disagi dei luoghi impervi e
quasi fuori del mondo civile. Allora ci pensò da solo e di-
era ispirato Don Bosco per la sua fondazione, devotissi-
mo del grande apostolo delle genti, aveva scelto come
motto del suo episcopato il grido di san Paolo: Caritas
Christi urget nos! Gli fu fedele: la carità lo consumò. In-
fatti, mentre l’Istituto da lui fondato cresceva e si espan-
deva dalla Calabria in Sicilia e nel Lazio, monsignor Co-
gnata fu colpito da “un’incredibile tempesta di calunnie e
delazioni che minò la sua vita” e lo costrinse a rinuncia-
re alla diocesi e a tornare semplice prete tra i suoi con-
fratelli salesiani. Un martirio che durò oltre un trentennio,
dal 1940 al 1972. Consumò la sua offerta nel silenzio,
con un volto sereno e sorridente, senza che alcuno so-
spettasse la verità su questo sacerdote sempre disponi-
bile a tutto ciò che gli venisse chiesto, a patto che non
fosse male. Da Trento a Rovereto, a Castel di Godego
(TV) dove rimase dal 1952 fino alla morte. Nel 1962, con
l’aiuto del salesiano don Luigi Castano, allora procurato-
re, e di monsignor Antonio Mistrorigo, vescovo di Treviso,
convinti della sua innocenza, fu reintegrato nell’episco-
pato da Giovanni XXIII, dopo che anche chi l’aveva ca-
lunniato si era pentito e aveva ritrattato. Nell’agosto 1963
Paolo VI lo nominò vescovo titolare di Farsalo ed ebbe la
gioia di partecipare alle ultime sessioni del Concilio Vati-
cano II. Nel 1965, poté visitare l’Istituto nato dal suo cuo-
re pastorale che, nel frattempo, era stato eretto a con-
gregazione e svolgeva il proprio apostolato in molte re-
gioni d’Italia. Il 22 luglio 1972, dopo aver saputo che la
congregazione delle Salesiane Oblate da lui fondata era
diventata di diritto pontificio, tornò alla Casa del Padre a
Pellaro (RC), culla dell’Oblazione, circondato dalle figlie
che Dio gli aveva donato. Tutti quelli che lo hanno cono-
Sempre signorile e nel contempo modesto salutava
con semplicità tutti coloro che incontrava.
sciuto e lo hanno amato portano nel cuore il ricordo del-
la sua immensa bontà.
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BS NOVEMBRE 2010

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
ON LINE
di Giorgia Frisina
El traductor de Dios
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
La città dei morti
CHIESA
di Maurizio Schoepflin
Sant’Agostino di Ippona
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli
Areopago T.E.S.