Bollettino_Salesiano_201010

Bollettino_Salesiano_201010

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Mensile - Anno CXXXIV - nr. 9
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 9/2010
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Ottobre 2010

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2010 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
IL VANGELO
AI GIOVANI
La formazione dei discepoli
Abbiamo già riflettuto sulla
chiamata dei discepoli che
costituisce lo spartiacque
facile per loro capire. In altre occa-
sioni manifestano l’intransigenza di
chi si sente al di sopra degli altri:
della loro vita, fissando un Gesù li corregge dopo che hanno
‘prima’ e un ‘dopo’ che si prolunga impedito a qualcuno che non appar-
con la fedeltà ‘fino alla morte’. Con- teneva al loro gruppo di fare del be-
templiamo ora la vita in comune tra ne nel suo nome (Mc 9,38-40); li
Gesù e i suoi discepoli. Egli li invita, rimprovera quando di fronte all’op-
non a imparare una dottrina o a posizione dei samaritani all’attraver-
discutere su concetti religiosi, ma a samento della loro regione, invoca-
condividere la sua missione: la pas- no un fuoco dal cielo per consumarli
sione per il Regno e la signoria di (Lc 9,51-69). Di fronte a queste de-
Dio/Abbà che costituiscono il senso bolezze umane Gesù dimostra com-
di tutta la sua vita. Non si tratta, prensione, pazienza e compassio-
però, solo di un lavoro da fare, ma di ne. Ma non transige sull’essenziale:
2
Per cambiare le persone
essere, in profondità, credenti/disce- la fede. Essa non è ‘negoziabile’.
poli/apostoli. “Chiamò a sé quelli che Non gli interessa avere una folla di
bisogna amarle. La nostra Egli volle… ne costituì dodici… per seguaci che si ritira davanti alla ‘du-
influenza arriva solo fin
dove arriva il nostro amore
(Johann H. Pestalozzi).
mandarli a predicare con il potere di
scacciare i demoni” (Mc 3,13-15).
L’invito a essere ‘amici di Gesù’ non
trasforma i discepoli in modo auto-
rezza’ delle sue parole (Gv 6). La
poca fede si manifesta pure nell’in-
capacità di comprendere le parabo-
le (Mt 13,10s) che è costretto a
matico. Le future colonne della Chie- spiegare, e anche di fronte all’an-
sa hanno limiti, difetti e peccati. Il nuncio della passione: “Essi non
Signore comincia con loro un lungo comprendevano quel che diceva e
processo di formazione che termi- avevano paura di interrogarlo” (Mc
nerà solo a Pentecoste: “Quando 9,32). È l’atteggiamento di chi si ac-
sarà venuto lo Spirito della verità, corge che è meglio non capire…
Egli vi guiderà fino alla verità com-
pleta” (Gv 16,13).
>> A Cesarea di Filippo, Gesù li in-
terroga circa l’opinione che la gente
>> Una delle difficoltà che Gesù ha su di lui; poi rivolge loro la do-
incontra nei suoi in vista del disce- manda decisiva: “E voi, chi dite che
polato è l’orgoglio e la brama di po- io sia? ” (Mc 8,29). Non basta sape-
tere. Mentre Egli comincia ad an- re che cosa dicono gli altri, nulla so-
nunciare la sua futura morte, essi stituisce l’opzione personale di fede
discutono su chi sia il più grande e adesione al Signore Gesù. Questa
(Mc 9,30-37). I figli di Zebedeo si mancanza di fede, che si concretiz-
fanno persino raccomandare dalla za nel non voler accettare il piano di
madre: “Dì che questi miei due figli Dio, arriva all’estremo addirittura nel
siedano l’uno alla tua destra e l’altro capo del gruppo apostolico, Simon
alla tua sinistra, nel tuo regno” (Mt Pietro, che Gesù rimprovera con la
20,21). Gli altri s’indignano, ma Ge- parola più dura che abbia mai utiliz-
sù non condanna tale desiderio così zato: “Togliti dalla mia vista, Satana,
umano, indica però il vero cammino i tuoi pensieri non sono di Dio ma
per riuscirvi: “Chiunque tra di voi degli uomini” (Mt 16,23; Mc 8,31-
Giovanni, Figlio di Zebedeo,
fratello di Giacomo (“Chiamò a sé
quelli che Egli volle… ne costituì
dodici…).
vorrà essere primo, sarà vostro ser-
vo; appunto come il Figlio dell’Uo-
mo non è venuto per essere servito
ma per servire” (vv. 26-27). Non è
33). Vi sono situazioni davanti alle
quali non si può transigere: è in gio-
co l’essenza stessa del discepolato.
I vangeli non nascondono nemmeno
OTTOBRE 2010 BS

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Don Bosco, con i suoi primi
salesiani, seppe seguire una
pedagogia simile a quella di Gesù.
l’atteggiamento più deplorevole:
l’abbandono codardo del Maestro
da parte degli apostoli la notte del
suo arresto, compresa la vergogno-
sa negazione di Pietro. Eppure, an-
che nella notte oscura della fuga e
della negazione non si spegne il lu-
micino che arde nel loro cuore: l’a-
more per Gesù, che spinge Pietro a
“piangere amaramente” (Mc 14,72)
e che, dopo la morte del maestro,
permetterà loro di incontrarsi con il
Risorto e con la forza dello Spirito
Santo (At 1,8). Poco si sa della loro
vita, sappiamo però che furono fe-
deli al Signore e suggellarono que-
sta fedeltà con il sangue. Eccetto
Giuda: la sua vicinanza “fisica” a
Gesù non si tradusse in adesione.
Ma la Chiesa non ha mai emesso
un giudizio definitivo su di lui. La-
sciamo nel silenzio ciò che Dio stes-
so ha voluto tacere.
>> Don Bosco con i suoi primi
salesiani seppe seguire una peda-
gogia simile a quella di Gesù. Non
era un nonnino bonaccione che tol-
lera tutto; era un padre affettuoso e
comprensivo ma anche esigente.
“Chiudeva un occhio, a volte anche
tutt’e due, davanti ai difetti e imper-
fezioni dei suoi giovani collaborato-
ri”, ma era inflessibile in fatto di
moralità, perché ne andava di mez-
zo il bene dei suoi ragazzi. Non si
accontentava di mediocrità, ma
presentava loro la “misura alta” del-
la santità. Così riuscì a realizzare
capolavori come Domenico Savio e
gli altri giovani che morirono in
odore di santità.
ٗ
Ottobre 2010
Anno CXXXIV
Numero 9
Mensile - Anno CXXXIV - nr. 9
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 9/2010
In copertina:
Lunik IX quartiere speciale.
Non fa comodo lavorare
tra i più abbandonati,
dove allignano degrado,
fame, violenza,
abbandono... Ma è vera
missione ecclesiale
e salesiana.
Foto: Archivio
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Ottobre 2010
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Cristo e i filosofi (2)
di Maurizio Schoepflin
MISSIONI
14 L’uomo delle Ande
di Giovanni Eriman
VIAGGI
18 Colloqui
di Giancarlo Manieri
CASA NOSTRA
20 Tra i rom di Lunik IX
di Peter Bešenyei
IL TEATRO DI DON BOSCO
23 Don Rua in Musical
di Michele Novelli
FMA
28 Passi di cotone
3
di Maria Antonia Chinello
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
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Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 57 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS OTTOBRE 2010

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RIBALTA
G IOVANI
di Gionata Di Cicco
UNA NUOVA ERA
Una nuova era non è solo auspicabile… è necessaria!
Sembra che il globo sia “stressato”: ogni giorno presenta un nuovo
disastro, di cui la marea nera del Golfo del Messico è l’emblema.
AAncora attoniti, abbiamo lasciato alle
spalle un’estate di disastri ambientali.
La marea nera della Bp nel golfo del
Messico, è solo l’ultima tragedia? Noi
giovani, il mondo lo amiamo, soffriamo
a vedere queste crudeli ferite.
giovani vorremmo andare oltre
l’ideologia del dolore che viene inferto
come pratica di prevaricazione sancita
da un diritto naturale indiscusso. Non è
un discorso antimodernista o
sentimentalista, ma sull’uso intelligente
E riflettiamo, cercando di comprendere
che si fa della modernità e della
le troppe contraddizioni che abitiamo.
scienza. Una società umana dove la
L’Homo sapiens che si vanta di essere
produzione industriale è serializzata,
razionale, sta dimostrando una miopia
automatizzata, rende le idee troppo
preoccupante. Si vede poca umiltà e
meccaniche poco critiche. Esistono
niente autocritica, ma soprattutto
nessi tra violenza come pratica
esasperante lentezza nel mettere in permanente sugli animali e sulla natura,
discussione il rapporto tra economia
e i disastri ambientali, farmaceutici,
ed ecosistema. Il nostro modello di
automobilistici, e gli incidenti sul
sviluppo vive saccheggiando la natura
lavoro. L’istituzionalizzazione della
invece di prelevare da essa quanto schiavitù sugli animali e sulla natura sta
serve secondo un trend programmato
ed equilibrato. Il rapporto uomo, civiltà
5 cozzando contro i limiti naturali e i
danni si vedono dappertutto:
e natura sembra ancora quello dell’era
dall’inquinamento dei mari, alla
Neolitica, in cui con l’agricoltura allo
diffusione di malattie e patologie
stato embrionale si iniziò il percorso
alimentari nei paesi ricchi, come
che avrebbe portato alla sovranità
diabete, obesità, tumori al colon,
dell’uomo sulle altre specie. Il
incrementati dal dogma del petrolio
progresso tecnologico è ai massimi invece che delle energie alternative. Se
storici, ma forse è carente il livello
l’enorme quantità di cereali destinati
spirituale per gestirlo. Sussiste ancora
all’alimentazione del bestiame
un paradigma dogmatico, incentrato d’allevamento venisse impiegata, nelle
sulla natura macchina e l’animale
sue immense eccedenze,
macchina. Retaggio cartesiano. Animali nell’alimentazione si potrebbero nutrire
come cose, meri oggetti funzionali
1,5 miliardi di persone oggi
all’esplicarsi della cultura e delle
sottoalimentate. La fame nel mondo
diverse attività umane. Una società che
non è causata da una produzione
vive di contrapposizioni dualistiche:
alimentare insufficiente.
uccisore e uccisi, mangiatori e
Se tutti consumassero carne come in
mangiati. Claude Lévi-Strauss diceva: occidente non basterebbero tre pianeti
“Chi gestisce e spartisce il cibo per
come il nostro, ridotti a pascolo. Gli
eccellenza – la carne degli animali allevamenti che trasformano gli animali
dominati e soggiogati – domina di in hamburger stanno compromettendo
fatto la società”. Tra i giovani, almeno gli equilibri del pianeta. Si disboscano
quelli che hanno il coraggio di intere foreste per fare gli allevamenti,
contestare i modelli alimentari
si sprecano acqua e cereali e, pur di
dominanti, si sta diffondendo
non rinunciare alla quota di
lentamente un dibattito che ha nel
ipernutrimento carnivoro, si
vegetarianismo uno degli esiti più
condannano a morte anche i nostri
conosciuti. Dietro quest’inversione di simili. Per questo un’idea biocentrica di
rotta c’è la volontà più o meno esplicita
rispetto per tutti gli esseri viventi
di contestare di fronte all’acuirsi dei
sarebbe auspicabile. Noi giovani
problemi ecologici il fatto che l’uomo vogliamo più cultura ambientale, come
possa utilizzare gli animali e la natura a viene tra l’altro chiaramente auspicato
suo piacimento. Internet e i suoi video
nell’enciclica “Caritas in veritate”,
diffondono informazioni sui moderni perché a noi passerà il mondo futuro.
lager degli animali, con le sottostanti E vorremmo insegnare alle generazioni
ideologie dell’hamburger, e i dettami che verranno un passo più leggero sul
del comparto zootecnico, soprattutto
mondo, lasciando un’orma
nelle cosiddette West Countries. Noi consapevole del nostro passaggio.
BS OTTOBRE 2010

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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
AMORE O SESSO?
Egregio direttore […]
non capisco perché una
Ma non era questo l’argo-
mento dell’articolo. L’autore
sta presentando i vizi capitali,
nello specifico il vizio della
non è qualcosa che si conqui-
sta, ma un dono che si accet-
ta. E tuttavia sono molte le
cose che aiutano la fede a ri-
rivista cattolica scriva “fare lussuria. Ancora una volta de- velarsi e consolidarsi. Prima
sesso”, espressione che riten- vo ribadire che l’amore con il fra tutte, la testimonianza dei
go volgare […] Non è preferi- peccato non c’entra, sarebbe cristiani. E già qui casca l’a-
bile l’espressione “fare all’a- come mettere insieme il dia- sino: dove sono i cristiani te-
more”? […] Mi pare che l’au- volo e l’acqua santa.
stimonianti, cioè i “veri” cri-
tore dell’articolo di “Sfide
stiani? Li cerchi tra le perso-
Etiche” svaluti l’amore […]
Se non si coglie la bontà del
sesso, creato da Dio […] Nel
matrimonio l’amarsi anima e
corpo è un valore.
AVERE FEDE. Caro di-
rettore mi perdoni la
domanda, che forse è
ne più umili, più semplici, più
normali. Io ho l’esempio di
mia madre: casalinga, scuola
primaria, grandi prove, acuti
dolori, e una fede da far invi-
ABORTI. Egregio diret-
tore mi riferisco al nu-
mero di aborti effettuati
Ambrogio, Milano
Caro signore, l’autore dell’ar-
ticolo “Lussuria” (BS giugno
2010, pag. 38) è professore di
Morale presso un’università
un po’ scema, ma io sono per-
sona semplice. Mi potrebbe
illuminare? Ecco vorrei sape-
re se c’è un cammino da fare
per giungere ad avere fede.
Uno studio? Io non so proprio
dia a un angelo, una serenità
interiore senza scosse, una
capacità unica di vivere la vi-
ta all’ombra di Dio. In secon-
do luogo sono convinto che
per “imparare” la fede oc-
in Europa: 1 ogni 11 secon- ecclesiastica. È materia di cui rispondere…
corre viverla, sperimentando-
di?! […] carneficina silente è da ritenersi competente e
che si consuma inesorabil- aggiornato. Non mi permetto
Sauro, Napoli
la giorno dopo giorno e vor-
rei dire ora dopo ora nel
mente. […] Come si possono perciò di giudicare espressio- No, non esistono ricette pre- tran-tran quotidiano. Oggi è
ritenere non portatrici di vita ni, che oggi sono, purtroppo, confezionate. Intanto “crede- difficile poiché mille lacci ve-
umana le cellule embrionali comuni. Anch’io ritengo che re” non vuol dire “sapere”. ri e virtuali, materiali e infor-
dell’uomo? […] Vorrei scu- “fare all’amore” e “fare ses- Son due cose molto diverse matici ci tengono legati alla
6 sarmi con tutti i bambini sen- so” non siano espressioni perché il sapere è conoscenza materia. Difficile ma non im-
za nome e non nati a causa equivalenti. Lei ha ragione a di qualcosa, il credere è ade- possibile. Infine, la fede si
dell’aborto, ormai hanno su- dire che la seconda è più sione a Qualcuno. Quello “impara” attraverso quella
perato i milioni di bambini “brutale”. Credo che l’artico- che voglio dire è che la fede particolare comunità che è la
morti che inesorabilmente lista proprio questo volesse non fornisce certezze (a que- Chiesa. Un vecchio adagio
continuano a morire per tutte sottolineare: il sesso come pu- sto basta la scienza che poi patristico recita “Unus chri-
le violenze degli uomini.
ro piacere, il sesso senza non le fornisce in forma defi- stianus nullus christianus”,
Lucia@...
amore, il sesso, dunque, pec-
caminoso, con il quale l’amo-
nitiva: aspetta solo che un’al-
tra teoria scalzi la prima,
un cristiano isolato non è un
cristiano, essere di Cristo
Non posso non darle ragione. re ha niente a che vedere. un’altra ancora scalzi que- vuol dire far parte del gruppo
La Chiesa difende la vita. Ad Giustissimo quanto lei dice, st’ultima, e così di seguito), dei suoi discepoli che egli ha
ogni costo. È di qualche mese che nel matrimonio è un valo- la fede fornisce, invece “con- costituito come Chiesa. Il cri-
fa la video notizia – e fa al re “l’amarsi anima e corpo”. vinzioni”. Ecco perché essa stiano ha nel suo DNA la ca-
caso nostro – di una mamma
pacità di aprirsi ai fratelli.
incinta cui i dottori avevano
consigliato di abortire perché
il nascituro sarebbe nato di-
sabile. La donna resistette e
portò avanti la gravidanza.
Chi ha raccontato la cosa è
stato il figlio di questa don-
na/coraggio che ha concluso:
“Quella signora era mia ma-
dre e il bambino ero io! Sarò
di parte, ma posso dire che è
stata la scelta giusta!”. Si
tratta del tenore Andrea Bo-
celli, noto in tutto il mondo,
con 70 milioni di dischi ven-
duti. Se la mamma avesse se-
guito il parere dei medici,
non avremmo avuto un artista
straordinario, pur nella sua
cecità e, a suo dire, felice di
essere quello che è. Ce n’è
per riflettere un po’!
APPELLI
I Scambio santini, franco-
bolli, cartoline e calenda-
rietti. Mi chiamo Genovese
Michele, Via Potenza 14,
85020 Atella (PZ).
I Mi chiamo Francesco, un
giovane di 32 anni e vorrei
corrispondere con chi cer-
ca nuove amicizie come
me... Oltre al rispetto, la sin-
cerità, la fede, il dialogo, la
passione per l’animazione
salesiana. Risposta assicu-
rata. Cesaroni Francesco,
Piazza Sempronio Asellio 41,
00175 Roma.
I Trentatreenne gradireb-
be corrispondere con coe-
tanei e non, da parte di tut-
ta Italia per nuove e belle
amicizie. Si prega di inserire
nell’Oggetto “Bollettino Sa-
lesiano”. Scrivere a Cristina:
crilaino2000@yahoo.it.
I Mi chiamo Claudio, ho
33 anni e sono di Roma. Mi
piacerebbe corrispondere
con ragazzi e ragazze di
tutta Italia che credono
nei veri valori della vita.
claudio.giannetti@email.it,
cell. 393/5777277.
AMARE È PECCATO?
Caro direttore, so di
aver peccato ma non
riesco a pentirmi. Può l’amore
essere un peccato? Sono forse
un errore della natura? […]
Avevo solo 13 anni. Colpo di
fulmine per un ragazzo bello
come il sole. Lo amo, in silen-
zio, per 3 anni e mezzo. Mi
sposo con un altro, il mio at-
tuale marito. Ci scontriamo
sempre. […] Ripenso al mio
“primo” amore platonico e gli
mando un messaggio su face-
book. Diventiamo amici su fa-
cebook. […] Sento quell’amo-
re di 20 anni fa, è ancora vivo.
Cado come una pera cotta.
OTTOBRE 2010 BS

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‘‘ […] Sto male, ho sempre mal
di testa, piango, all’università
non sono riuscita a superare
un esame. È grave amare? Co-
me si fa a non amare?
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
pervenute in redazione. Ce
ne scusiamo. Provvedere-
mo a suo tempo alla pub-
Anna@... blicazione o alla risposta
personale.
Cara Signora, all’amore non
tere ai propri figli determina-
te esperienze. L’impatto con
una realtà “altra” da quella
immaginata o sognata non
può che contribuire a ”svez-
zarla” – perdoni la rozzezza
del lemma – e di questo svez-
zamento, mi pare di capire, la
c’è rimedio, perché è cosa di-
signorina ha un forte biso-
vina. Dio stesso è Amore, Tut- unicamente l’emotività; – o gno. Ho sott’occhio le gere-
toamore, Soloamore. Detto con tutte e due, bilanciando, miadi di una 26enne, che rim-
questo come cappello, è ovvio come sempre occorrerebbe provera ai suoi di averla co-
che amare non è peccato. fare, le due facoltà. È facile stretta a un’adolescenza ovat-
Peccato è disperdere l’amore, capire la grande diversità de- tata, iper/protetta; e così – ci-
frantumarlo, dividerlo, par- gli esiti.
to – “mi sono trovata del tutto
cellizzarlo. Personalmente so- E comunque, non dimentichi impreparata ad affrontare
OGNI MESE no solito suggerire agli sposi che di fronte alle grandi emo- qualsiasi ostacolo, anche mi-
un’operazione urgente e ne- zioni tutti hanno le armi spun- nimo, attraversasse la mia
CON cessaria: “Prima di unirsi in tate: psicologi, pedagogisti, strada; non sono pronta a
matrimonio è necessario di- direttori di spirito, neurologi, niente; devo per ogni minima
vorziare. Da se stessi!”. Dif- ecc. Tanto più i direttori di ri- cosa, cercare protezione per-
DON BOSCO ficile? Certo. Ma altra scelta viste. Non pretendo dunque ché una qualsiasi stupidagine
non c’è, se si vuole che l’a- nulla con questa mia. Se rie- (sic) mi imbambola; maledi-
A CASA TUA more rimanga integro, e si sce, provi a porsi di fronte ai zione alla mia vita troppo sor-
accresca con gli anni. Fram- fatti, usando “tutte” le sue fa- vegliata e troppo facile!”. So-
menti d’amore, in realtà non coltà. Né dimentichi che per no del parere che gli ostacoli
sono amore, sono solo un “ef- un credente c’è anche l’ausi- siano segnali benedetti nella Il Bollettino
fetto collaterale” dell’amore lio della fede. E questa è la vita dei giovani. Qualunque
che ha in sé una gran dose di quarta via, secondo me la mi- cosa uno faccia, gli errori so-
piacere e una troppo piccola gliore.
no parte della biografia di
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
dose di felicità; una gran for-
za emotiva ma una fragilissi-
ma capacità di resistenza. Mi
accorgo sempre più spesso,
che l’uomo e la donna sanno
ragionare di politica, di figli,
di economia, di cultura… ma,
ESPERIENZA/E. Caro
direttore, mia figlia si è
fatta convincere da un
giovanotto a soggiornare in
ogni individuo: insegnano a
camminare meglio, a diventa-
re più accorti, a infurbirsi. È
quindi inutile perdere tempo
a prendersi a calci per il pas-
sato. Ho sempre apprezzato
l’aforisma di un certo Nash:
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
direbbero a Napoli, “accuc- casa sua. Glielo abbiamo per- “Dio nella sua saggezza fece i giovani e le missioni.
chiano” poco o nulla quando messo, ma ciò che lei riteneva la mosca, e poi si dimenticò
parlano d’amore, tutt’al più una villa era una casa immer- di dirci il perché”. Una di-
balbettano. Se nel primo caso sa in una campagna desolata e menticanza voluta: i fastidi
domina la razionalità, nel se- assolata. Tutto l’ha lasciata della vita li devi scoprire e
condo tiranneggia incontra- allibita, parlavano esclusiva- gestire personalmente; qua-
stato il cuore. Il cuore è un mente il loro dialetto. Il gio- lunque cosa succeda occorre
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
organo formidabile… ha solo vanotto l’ha messa in ridicolo imparare a tener duro. Ma è ci. Comunicate
un difetto: in genere non usa con i conoscenti a cui l’ha sempre opportuno offrire il
la ragione. È invece indispen- presentata. […] Mia figlia è proprio contributo di padre,
sabile se si vuole continuare una ragazza timida. Questo ha madre, educatore, insegnante,
subito il cambio
di indirizzo.
a essere quel che si è (un contribuito a renderle facile ecc. per dare una mano a chi
“omo umano”, per dirla alla l’accesso ad Internet, dove ha si trova nel guado. Mi è capi-
Pascarella) usare tutte le pro- trovato lo spazio “giusto”, ha tato tra i tantissimi contatti
prie facoltà. Gli psicologi di- tutti i sintomi della dipenden- un giovane che si diceva con-
cono che di fronte a un qual- za da Internet. […] È diventa- vinto che gli errori in realtà
siasi evento ci sono diverse ta apatica […].
non esistevano perché “in Per la vostra corrispon-
possibilità di approccio. Ogni
individuo presenta a modo
Mariella@...
quattro e quattr’otto, basta
volerlo, si può rimediare a
suo ciò che gli capita, e il ri- Ciò che mi pare di aver capi- ogni sbaglio…” Gli ho ripor-
sultato è che ci si trova di to leggendo con attenzione la tato ciò che avevo letto in uno
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
fronte a tre diverse interpreta- sua lunga lettera è, sostan- scritto di Lanza del Vasto – Casella post. 18333
zioni. Per farla breve, si può zialmente, che sua figlia man- cito a memoria – “Allora, tu 00163 ROMA Bravetta
affrontare un qualsiasi acca- ca di esperienza e di espe- ritieni di poter schiacciare
dimento: – o con la testa, rienze. Ribadisco, perciò, l’o- questo bruco? Ecco fatto! Vi-
usando unicamente la ragio- pinione altre volte espressa: a sto? Non era difficile. Bene,
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
ne; – o con il cuore, usando volte non si sbaglia a permet- ora rifà il bruco!”.
BS OTTOBRE 2010

1.8 Page 8

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& IN ITALIA
NEL MONDO
MILANO, ITALIA
L’AEROPLANINO
DI CARTA
L’Aeroplanino di Carta con-
tinua imperterrito la sua
vivace uscita quadrimestra-
le, pensato, redatto e impa-
ginato da una trentina di
ragazzi dagli 11 ai 16 anni
dell’istituto sant’Ambrogio
di Milano. Sport, sondaggi,
racconti, quiz, giochi, inter-
viste. Hanno ormai collabo-
ratori in tutta la penisola.
Deve essere un prodotto doc
se ha meritato il premio
“Saint Vincent”, oscar del
giornalismo italiano. Fiore
all’occhiello sono le inter-
viste. Le hanno fatte a ti-
pi come Lippi, Trapattoni,
Capello, Iacchetti, Villaggio,
Montalcini, Gorbaciov, card.
Martini e ai benedettini di
Norcia… Diciannove anni
di vita, 36 numeri, finora.
Bravi ragazzi.
RANDAZZO,
8 SICILIA-ITALIA
nel tessuto sociale della cit-
tadina etnea che il suo nome
compare tra i soci fondatori
di vari sodalizi locali: Prolo-
ANNIVERSARI
co, Storia Patria “Vecchia
Randazzo”, Arte san Barto-
Cento anni fa, nasceva il sa- lomeo, ecc. Nel 1979 l’Am-
lesiano don Calogero Virzì ministrazione comunale gli
che ha svolto il suo ministe- conferisce la cittadinanza
ro di prete, di insegnante e onoraria, nel 1987 un anno
di educatore a Randazzo. Ha dopo la sua morte, gli intito-
dedicato molte delle sue la la Biblioteca Comuna-
energie a divulgare tra i gio- le. Rimangono scritti, alcuni
vani la storia e l’arte del lo- inediti, sulla storia della cit-
ro splendido paese. Si era tadina e dei suoi monumenti
inserito così profondamente artistici.
BOLOGNA, ITALIA
OTTOBRE 2010 BS
COMUNICARE
NO PROFIT
Le organizzazioni “no profit”,
tra cui anche la “Don Bosco
nel Mondo”, sono state con-
vocate a Bologna per una ri-
flessione sul loro status e sui
compiti che le attendono nella
società dell’informazione. Le
“no profit” non hanno vita fa-
cile: la moltiplicazione dei
media, l’affollamento comu-
nicativo, ma anche la compe-
tizione tra loro si configurano
come altrettanti ostacoli che
rischiano di sminuire la ric-
chezza civile e morale del ter-
zo settore. Occorre sfatare al-
cuni miti: non è vero che il
sociale non paga, che non in-
teressa alla gente, che non ha
bisogno di essere comunicato.
Tutt’altro! Occorre perciò più
visibilità nei media sociali
non tanto cercando di conqui-
stare spazi “convenzionati”,
ma trovando posto in spazi e
trasmissioni ad alta densità di
audience. Per “Don Bosco nel
Mondo” hanno partecipato al-
l’incontro il direttore del BS e
la segretaria di redazione.

1.9 Page 9

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redazionale
SCHEGGE
di Franco Scillone
Un prezioso e gustoso libretto
con 500 massime raccolte in
una sessantina di pagine. So-
no detti, motti,
aforismi che spa-
ziano in innume-
revoli campi del-
lo scibile, brevi,
succosi, stillanti a volte sag-
gezza, a volte sarcasmo,
spesso ironia, o canzonatura,
o critica… L’autore, giorna-
lista, ha un record di oltre
14mila massime: da guin-
ness! Ma Scillone si diletta
anche di poesia, scrive can-
zoni (testi e musica), favole
per ragazzi, ecc. Qualche
goccia di sapienza fa bene
proprio a tutti.
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
TORINO, ITALIA
ANNIVERSARI
Il 30 gennaio 1710 moriva a
Torino il beato Sebastiano
Valfré, che può essere consi-
derato il capostipite della lun-
9
ga teoria di santi che fiorirono
in Piemonte nei secoli XVIII
e XIX tra i quali san Giusep-
pe Cafasso, san Giovanni Bo-
sco, santa Maria Mazzarello. TORINO, ITALIA
Proprio Don Bosco nelle sue
“Lettere cattoliche” pubblicò
l’opera “Porta teco cristiano
PIAZZA DON FRANCO
con numerosi consigli tratti DELPIANO
SCRITTORI SUL TITANO
Con una graziosa serie composta di tre valori, la
dalle lettere del beato. Allo
stesso Valfré si ispirarono in
un modo o nell’altro il Cotto-
lengo, san Leonardo Murial-
do, il beato Federico Albert e
altri. Valfré apparteneva alla
congregazione dell’Oratorio,
fondata da san Filippo Neri.
Il 5 giugno è stata intitolata
una piazza a “Don Franco
Delpiano”, salesiano, archi-
tetto che ha speso la vita per i
giovani, i poveri e i malati.
Presenti il presidente del
Consiglio comunale, l’asses-
sore ai Servizi civili, assieme
ad altri amministratori, ad al-
cuni confratelli salesiani, al
fratello e alle due sorelle di
don Franco. Il quale, tra l’al-
tro, è anche stato uno dei fon-
datori dell’associazione “OMG
Repubblica di San Marino ha celebrato i seguenti
scrittori: Edgar Allan Poe (1809-1849), Arhtur
Conan Doyle (1859-1930) e Raymond Chandler
(1888-1959) di cui ricorrono quest’anno rispettiva-
mente il bicentenario della nascita, il 150° anniver-
sario della nascita e il 50° anniversario della morte.
Il valore da 0,36 rappresenta un gatto nero
che richiama l’omonimo racconto di Poe e la figura
di Auguste Daupin. Il francobollo da 0,85 richia-
ma, invece, la figura del celebre Sherlock Holmes,
a cui è legata la fama di Doyle, tramite un segugio
che segue le orme. Il valore da 1,40 , infine, è
dedicato all’investigatore privato Philip Marlowe,
– Operazione Mato Grosso” a creato da Chandler, attraverso il suo inseparabile
Torino. Nei primi anni Settan- cappello appoggiato sul telefono.
ta è stato anche volontario in
Brasile dove, come architetto, Bozzetti di Anna Malpeli, tiratura di 80.000 serie
ha contribuito alla ricostru- in fogli di 20 francobolli con bandella descrittiva a
zione dell’ospedale “São Ju- sinistra.
lião” nello Stato di Campo
Grande. Don Franco è morto Per informazioni: Azienda di Stato Numismatica del-
a Torino il 29 maggio 1972, la Repubblica di San Marino, tel. 0549.88.23.50/70,
affetto da leucemia. Aveva e-mail aasfn3@omniway.sm
solo 42 anni.
BS OTTOBRE 2010

1.10 Page 10

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Nel BS dell’ottobre 1910 si parla ancora
dei funerali celebrati in tutto il mondo
in memoria di don Rua. In Siria furono
presieduti dall’arcivescovo di Mossul,
cui don Rua aveva concesso il posto
a Valdocco per 20 “orfanelli siri”
che lì avrebbero potuto apprendere
un mestiere. Offriamo uno stralcio
della notizia ai lettori.
GIZO, SOLOMONS
VESCOVO VOLANTE
Monsignor Luciano Capelli,
tornato per due mesi in Italia,
ha continuato a pensare e a
lavorare per la sua lontanissi-
ma diocesi. Durante il suo
soggiorno ha cercato fondi
per costruire un centro pro-
fessionale, una scuola parroc-
chiale, il campanile della sua
ricostruita cattedrale e ha
conseguito il brevetto di pilo-
ta per poter visitare le parroc-
chie senza fare 10/12 ore di
barca. Ora c’è chi sta racco-
gliendo fondi per comprare
un “superleggero” al vescovo
“volante”.
10
Gli orfanelli siri accompagnati da monsignor
Khayath.
Siamo lieti di presentare ai lettori il ritratto degli
orfanelli giunti dalla Mesopotamia, vestiti secon-
do il patrio costume. La loro accettazione fu una
delle ultime generose iniziative del compianto
Don Rua.
Nel settembre dell’anno scorso veniva all’Oratorio
l’Arcivescovo di Mossul (l’antica Ninive), Sua
Eccellenza Reverendissima Mons. Butros Habra,
per manifestare il vivo desiderio di avere una casa
salesiana nella sua diocesi. Per mancanza di per-
sonale i suoi desiderii non poterono esser soddi-
sfatti. Sua Eccellenza pregò allora il sig. D. Rua
di voler accettare alcuni giovinetti e farli studiare
nelle case salesiane d’Italia, nella speranza di
poter col tempo stabilire in Siria per mezzo loro
l’opera desiderata.
D. Rua accondiscese volontieri ed offerse il posto
per 20 giovanetti.
Non appena rimpatriato, primo pensiero del zelan-
tissimo Arcivescovo fu quello di sceglier subito
alcuni orfanelli e d’allestire l’occorrente per la
loro spedizione. Essi infatti partirono da Mossul il
30 maggio u. s. accompagnati dal Vicario Mons.
Khayath, e scortati fino ad Aleppo da due cavalie-
ri del governo turco.
LOCRI, ITALIA
www.logoterapiaonline.it
Splendida iniziativa nella dio-
cesi di Locri/Gerace. Presso il
Centro Salesiano di Locri si è
formato il “Gruppo di genito-
ri che hanno perso tragica-
mente un figlio”, aperto a tut-
ta la diocesi. Si tratta di un
gruppo di ascolto e sostegno,
animato dal salesiano don Eu-
genio Fizzotti, uno dei più
quotati interpreti e diffusori
del metodo di Viktor E.
Frankl. “Solo chi si innalza al
di sopra del suo dolore può
aiutare un fratello che soffre”,
questa convinzione del gran-
de psichiatra viennese è an-
che alla base del gruppo in
questione, nella convinzione
che la condivisione della sof-
ferenza è la strada più straor-
dinaria per continuare a “dire
sì alla vita, nonostante tutto”.
OTTOBRE 2010 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (35)
Divagazioni (mica tanto) su una annuale normalità:
festa di compleanno.
“Allora, Alice, non hai ancora deciso che ridere…”. “Se le mie battute sono sciocche, per-
cosa vuoi per regalo per i tuoi diciotto ché ti fanno ridere?”, chiede Alice seria. “Ecco,
anni?”. Mamma Stefania e Alice sono vedi? Prendi tutto troppo seriamente. Ti sei offesa
in cucina, stanno sparecchiando la tavola dopo perché ho detto sciocche? Beh, volevo dire buf-
aver pranzato. “Mah… Sono indecisa. Ho pensato fe…”, replica mamma Stefania. “Forse hai ragione
a un po’ di cose, però…”. “Sentiamole queste tu. Forse davvero sono stata un po’ musona ulti-
cose, poi io e papà decideremo oppure ti faremo mamente. Facciamo così, adesso mi concentro e
una sorpresa… Chissà!”, dice mamma Stefania.
cerco di pensare al regalo più frivolo che si
Mamma, per favore, lo sai che non
possa desiderare”, replica Alice. “Ti
mi piacciono le sorprese”,
dico una cosa, allora: Io e
risponde severa Alice. “Non
papà avevamo pensato di
ho mai conosciuto una
ragazza di diciotto
a Di Bello
organizzarti una festa a
sorpresa; avevamo pen-
anni a cui non piac-
sato di chiedere aiu-
ciano le sorprese; a
volte vorrei che fos-
to a Viola, Chiara e
Sara. Però, visto il 11
si meno seriosa e
tuo stato d’animo ci
un po’ più ario-
stavamo rinuncian-
sa…”. “Un po’
do, nel timore che
meno noiosa, magari
avresti potuto non
vorresti dire”, chiede
gradire il pensiero.
Alice offesa. “Ma che
Che ne diresti invece
dici? Tu sai quanto io sia
di organizzarla insieme,
fiera e orgogliosa di te,
io e te. Scegliere un posto
quanto stimi la tua serietà. Cer-
che ci piace, stilare il menù,
to, qualcuna me ne hai combinata,
andare a fare shopping, dal parruc-
per fortuna, sennò ti avrei considerata un’aliena. chiere, tutte quelle cose da femmine che faccia-
Però…”. “Però cosa?” interrompe Alice. “Sedia- mo così poco io e te?”. “Mmm… non so – dice
moci, approfittiamo del fatto che Beatrice stia Alice seria – ci devo pensare”. “Ah… Beh… allo-
dormendo e facciamo quattro chiacchiere tra ra pensaci poi mi fai sapere!”. “La verità è che
donne”, dice mamma Stefania sedendosi al tavolo non mi va molto di festeggiare... e poi cosa c’è
della cucina. “Mamma, non eri tu quella che da festeggiare?”. I 18 anni, un’età importante,
ripeteva sempre che non bisogna mai confondere un’età in cui si può cominciare ad assumere
i ruoli, che un genitore è un genitore, non un responsabilità vere. E c’è da festeggiare il fatto
amico”, chiede Alice mettendosi a sedere rasse- che sei sana, che hai una famiglia che ti vuole
gnata. “Oh, si dicono tante cose… ma dieci bene, che si preoccupa per te. E ancora, che hai
minuti di chiacchiere tra me e te non confondo- tanti amici che sarebbero contentissimi di venire
no i ruoli”.
alla tua festa... Devo continuare?”. “Scusa…”,
sussurra Alice in lacrime. “Mi dispiace, Alice, ma
>> E di che vorresti parlare?, chiede Alice stu- mi hai fatto un po’ arrabbiare. Sono stata brusca,
diando con attenzione le venature del legno del però non sopporto di vederti così… già da un po’
tavolo. “Tesoro, in quest’ultimo anno sono suc- di tempo; ho bisogno di vederti reagire.”, “Hai
cesse tante cose… È stato un anno difficile, que- ragione, mamma. Allora, amiche per qualche set-
sto lo capisco, però… ecco, mi sembri molto tri- timana?”. Mamma Stefania sospira di sollievo,
ste, sempre seria, mi mancano le tue risate abbracciando la figlia, e: “Però poi si torna alla
improvvise, le tue battute sciocche che mi fanno normalità”.
ٗ
BS OTTOBRE 2010

2.2 Page 12

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CHIESA
CRISTO di Maurizio Schoepflin
E I FILOSOFI (2)
era convinto che su tale terreno
fosse possibile anche un incontro
fra cristiani e non credenti: “È qui
– egli scrive – che interviene il
pensiero tragico, nel senso che il
problema di Dio è mediato dal pro-
blema del male e del dolore, e che
un accesso alla divinità è possibile
Gesù, impersonato dall’attore
Robert Powell nel film “Gesù
soltanto attraverso il Dio sofferente
e redentore. Il problema oggi non è
di Nazareth”, di Franco Zeffirelli,
uscito nell’anno1977.
più quello di una teologia naturale,
che sia accettabile anche dalla pura
ragione, ma quello ben più attuale
12
E IL MALE?
DOMANDA CRUCIALE
DELLA FILOSOFIA.
CONCLUDIAMO
L’EXCURSUS DI ALCUNI
FILOSOFI CHE
HANNO RIFLETTUTO
SUL CRISTO E LA
SUA CROCE
della cristologia, d’una cristologia
per così dire laica, la quale come
pensiero tragico sia in grado di
coinvolgere tutti, credenti e non
credenti”. Pareyson, dunque, rico-
nosce piena dignità filosofica al di-
scorso su Cristo (cristo-logia); anzi
lo considera l’unica filosofia in
grado di risolvere le questioni più
drammatiche dell’uomo, tra le qua-
li spiccano, ovviamente, quelle del
male e del dolore, e l’unica capace
di suscitare l’interesse anche degli
Miguel de Unamuno
(Bilbao 1864-Salamanca 1936).
AGONIA
DEL CRISTIANESIMO
Intorno al Cristo sofferente, un’e-
co originale proviene dalla Spagna
ove nel 1931 il filosofo Miguel de
Unamuno dà alle stampe l’opera
Agonia del cristianesimo, in cui si leg-
ge: “E così come il cristianesimo, an-
atei e dei non cristiani.
che Cristo è sempre agonizzante.
Terribilmente tragici sono i nostri cro-
Èè stata proprio la domanda
sul male a spingere un altro
importante filosofo contem-
poraneo a meditare appas-
sionatamente su Gesù: si tratta del
piemontese Luigi Pareyson,
scomparso nel 1991, il quale non
lascia adito a dubbi quando affer-
ma: “Ora nemmeno Gesù Cristo –
che del resto, kierkegaardianamen-
te, non era un presidente di accade-
mia delle scienze – ha preteso di
fornire una spiegazione o com-
prensione del male; si è limitato,
per così dire, a riscattarlo, e l’ha
fatto con le proprie sofferenze,
prendendo su di sé i peccati dell’u-
manità. L’unico senso in cui si può
cifissi, i nostri Cristi spagnoli. È il cul-
to di Cristo agonizzante, non morto.
Il Cristo morto, divenuto già terra, di-
ventato già pace, il Cristo morto e se-
polto tra altri morti, è quello del
Santo Sepolcro, è il Cristo che giace
nel suo sepolcro; ma il Cristo che si
adora sulla Croce è il Cristo agoniz-
zante, quello che grida consummatum
est! È a questo Cristo, a quello del Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abban-
donato, che si rivolgono i credenti
agonici”. Anche al pensatore spagnolo
interessa la sofferenza di Gesù: egli
inquadra questo interesse all’interno
della tradizione della religiosità spa-
gnola, ma attribuisce a esso una in-
discutibile valenza filosofica finaliz-
zata a rendere ragione della condi-
dire che egli una risposta al pro-
zione umana: “Sì – scrive Unamuno
blema del male, è che egli è, lui
stesso, questa risposta”. Pareyson
Luigi Pareyson
(Piasco 1918-Milano 1991).
– c’è un Cristo trionfatore, celestia-
le, glorioso; quello della Trasfigura-
OTTOBRE 2010 BS

2.3 Page 13

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Benedetto Croce (Pescasseroli
1866-Napoli 1952).
zione, dell’Ascensione che sta alla de-
stra del Padre; ma è per quando
avremo trionfato, per quando ci sa-
remo trasfigurati, per quando saremo
ascési. Ma qui, in quest’arena del
mondo, in questa vita che è soltanto
una tragica tauromachia, qui c’è l’al-
tro, quello livido, quello paonazzo,
quello sanguinante ed esangue”.
a meditare sulla figura di Gesù han-
no privilegiato la prospettiva della ke-
nosis, hanno prediletto l’immagine,
cara al profeta Isaia, del Servo sof-
ferente di Yahweh, disprezzato e ri-
fiutato, “uomo dei dolori che ben co-
nosce il patire”; e hanno conferito a
questa interpretazione della figura del
Cristo spessore e valore filosofici. Evi-
dentemente, ciò non significa che que-
sta sia stata l’unica angolatura scel-
ta dalle filosofie contemporanee per
guardare a Cristo e tanto meno vuol
dire che non si possano dare altre let-
ture filosofiche del Nazareno, ben sa-
pendo, tra l’altro, che è sempre ri-
schioso e spesso erroneo tentare di co-
stringere la Buona Novella entro gli
schemi della razionalità filosofica.
LA PRIMA VOLTA
Nikolaj Berdjaev
(Kiev 1874-Clamart 1948) in
compagnia dello scrittore Michail
Bulgakov (dipinto di Mikhail
Nesterov).
FILOSOFI
Un grande contributo a questo ap- rano la vita e trionfano su di essa, ma
NON PREDICATORI
profondimento filosofico del mes- come supplizio, come apparente im-
saggio cristiano che pone al centro la potenza e debolezza dinanzi alle for-
Davvero degna di nota appare que- Croce e il Cristo sofferente è venuto ze di questo mondo?”. Lo scandalo
sta convergenza dei pensatori più dal pensiero russo che, a questo pro- della Croce lascia l’uomo attonito. Ep-
diversi intorno alla figura del Cristo, posito, ha dimostrato una sensibilità pure anche il filosofo si sente irresi-
uomo dei dolori: si tratta di filosofi e del tutto particolare, come attestano stibilmente attratto dal patibolo issa- 13
non di predicatori che preparano i te- con sufficiente chiarezza le seguen- to sul Golgota: per lui, la Croce di-
sti dei loro quaresimali, cosa peraltro ti considerazioni di Nikolaj Berdjaev, venta anche una risorsa insostituibi-
assai attraente e significativa. Si pen- vissuto fra il 1874 e il 1948: “Il mi- le per comprendere la realtà e la
si che addirittura il laicissimo Bene- stero della Croce del Golgota, è il mi- condizione dell’uomo e per additare
detto Croce, allorché si pone dinan- stero della libertà. Il Figlio di Dio, as- una via di uscita dalle secche del ni-
zi alla figura di Cristo, ne coglie es- sunte le sembianze di uno schiavo e chilismo e della mancanza di senso.
senzialmente la dimensione soffe- patito il supplizio della croce, non co- Il povero Cristo messo in croce che
rente: il filosofo abruzzese non si at- stringe esteriormente nessuno a ri- Blaise Pascal anteponeva al Dio dei
tende certo alcuna salvezza dal Cro- conoscerlo… La forza e la gloria di- filosofi può essere accolto anche dai
cifisso, ma non esita ad affermare che vina del Crocifisso si manifestano in filosofi stessi, come insegna Pavel
“l’individuo nel corso della sua vita un atto di libera fede e di libero Florenskij, il Leonardo da Vinci
è il Christus patiens di dolori terribili amore. Il Crocifisso si rivolge alla li- russo, fucilato dai comunisti nel
e di casi atroci”, scoprendo così l’u- bertà dello spirito umano. Non vi è 1937, quando scrive le seguenti ac-
niversalità dell’esperienza cristica. imposizione alcuna. Il Dio crocifisso corate espressioni: “L’orientamento
C’è un vocabolo greco molto caro a non soltanto si rivela, ma anche si na- della filosofia cristiana contiene in sé
teologi ed esegeti: è il termine keno- sconde… Gli occhi dell’uomo
la massima realizzazione di un
sis, che vuol dire svuotamento, ab- naturale, oppressi dalle for-
sistema unitamente al pieno
bassamento e che viene usato in cri- ze del mondo esteriore,
compimento della poten-
stologia per definire il senso dell’in- vedono nel Crocifisso
za creativa. Ma senza di
carnazione del Figlio di Dio. Dio, in- soltanto un uomo tor-
Lui e al di fuori di Lui
carnandosi nel Figlio, si è come pri- turato e umiliato, sol-
non vi sarebbe niente
vato della sua onnipotenza e della sua tanto la disfatta e la
di tutto ciò che vera-
maestà: è attraverso questa kenosis rovina della verità
mente esiste; niente
che Egli ha portato la salvezza al mon- nel mondo. La verità
di ciò che è spiritua-
do e nel mondo, come scrive san Pao- divina appare iner-
le, ragionevole, di-
lo nella Lettera ai Filippesi, quando me e impotente. È
cibile, può staccarsi
afferma che Cristo Gesù “pur essen- dunque possibile che
da Lui, che è il Si-
do di natura divina… spogliò se stes- Dio sia apparso quag-
gnificato perenne del
so, assumendo la condizione di ser- giù non come forza e
sistema. Il Significato
vo… umiliò se stesso facendosi ob- potenza, che trasfigu-
si è fatto carne, la Per-
bediente fino alla morte e alla morte
sona del Signore Gesù
di croce”. Ecco: molti tra i filosofi
Pavel Florenskij (Evlach
Cristo è il vero orienta-
contemporanei che si sono soffermati
1882-Leningrado 1937).
mento del pensiero”. ٗ
BS OTTOBRE 2010

2.4 Page 14

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M ISSIONI
L’UOMO di Giovanni Eriman
DELLE ANDE
Abbiamo “intercettato”
e intervistato a Roma
don Ugo De Censi,
salesiano fondatore
dell’operazione Mato
Grosso, missionario sulle
Ande peruviane, dove
dal 1975 a oggi ha
portato avanti progetti
incredibili.
È commendatore della
Legion d’Onore del Perù.
nianza è che tutti lavorano gratis. È tut-
to davvero un sacrificio! Spesso nem-
meno i religiosi riescono a fare scel-
14
te così radicali. Questo eroismo si
mantiene e anch’io vedo, con mera-
viglia e gioia, che i ragazzi sempre,
quando incontrano l’Operazione –
Padre Ugo De Censi in Vaticano
dopo l’intervista.
che vuol dire lavorare gratis per i po-
veri – si entusiasmano. Il cammino è
difficile e duro, e c’è una selezione na-
turale. Ma ti devo dire che quelli che
ne. Certo, la gente è semplice. I geni- resistono sono formidabili.
tori non sanno ancora né leggere né
Animatore dei suoi ragazzi
a Chacas.
scrivere, però i figli sì! Quindi, il ca- >>20 anni ad Arese tra i ragazzi dif-
povolgimento della situazione è evi- ficili e più di 30 tra i campesini del
dentissimo; l’ho vissuto e lo sto vi- Perù. Quale la differenza?
vendo sulla mia pelle… perché sono Dai ragazzi difficili ho capito che le
>> Don Ugo, qualcuno ha scritto in lì a insegnare un mestiere ai ragazzi. parole non servono. Cioè, quando
redazione chiedendo notizie di quel
ero con i ragazzi di Arese, catechista
campesino di don Ugo. Ti senti cam- >>Sono ancora molti i volontari che – tu sai che lì c’erano i ragazzi del cor-
pesino?
vengono a darti una mano sulle rezionale – ebbene con quelle teppe,
Sì, campesino con i campesini nel- Ande Peruviane?
oggi voi li chiamate bulli, noi face-
la Sierra peruviana, dai 3000 ai 4000 Sì, per fortuna! Perché l’Operazio- vamo la messa tutte le mattine. Ca-
metri slm. Gli abitanti lavorano i cam- ne Mato Grosso, soprattutto in Italia, pito? Erano 268/270 ragazzi, divisi in
pi. Adesso c’è anche qualche bottega attecchisce con i ragazzi. Finché nel- 2 gruppi. I grandi che andavano dai 18
e qualche commerciante e perfino l’OMG ci saranno ragazzi e giovani… ai 21 anni e i piccoli dai 14 ai 18. E
delle strade… Ma la popolazione vive ci sarà l’operazione e finché ci sarà l’o- tutte le mattine li portavo a messa
ancora lavorando la terra. Insomma perazione ci saranno i volontari. Mol- com’era allora nella regola salesiana.
sono campesini/contadini papà, mam- ti dei volontari stanno 5-6-10 anni nel- Io sono sempre stato un difensore del-
ma e figli. Però adesso i figli vanno a l’Operazione e magari decidono di ve- la messa giornaliera, e quando l’han-
scuola e la situazione sta cambiando. nire a vivere in missione. Adesso in no tolta mi sono messo a piangere. E
Con il progresso ho visto un rivolgi- Perù ne abbiamo 350 adulti, più i loro allora dico… lo so che è una fatica
mento radicale. Sono arrivato lassù 35 bambini e fanno 450. Meravigliati grandissima tenere i ragazzi attenti.
anni fa e allora per me fu come anda- pure, ma alcune famiglie sono lì da 2- Era una messa per modo di dire, non
re 2000 anni indietro. Adesso anche lì 5-10-20 e addirittura 30 anni. Anzi, al- capivano molto di liturgia… con tan-
sono stati invasi dai media moderni, cuni vivono lì tutta la vita. Gratuita- te parole difficili… però, se tu dici
quindi puoi immaginare la confusio- mente. Il valore di questa testimo- “C’è Gesù, inginocchiati, stai buono,
OTTOBRE 2010 BS

2.5 Page 15

▲back to top
prega…”, ecco la cosa semplice che
loro capivano perfettamente… Allo-
ra quello che ho capito in tutto que-
sto tempo è che se non si vuol bene ai
ragazzi, sono inutili tutte le parole e
le preghiere. Anch’io avevo una fede
semplice: paradiso, inferno, coman-
damenti, tutte le cose che mi aveva-
no insegnato… Mi è andata via tutta
quella fede lì… Ho capito che l’im-
portante era voler bene ai ragazzi, pun-
to e basta! E le teorie, sono diminui-
te molto… molto… Però non m’è mai
scappata la voglia di stare con i ra-
gazzi; la voglia di essere buono, la vo-
glia di volergli bene… Mi è costato,
eccome! Sia ad Arese sia lassù in mis-
sione. Cioè, essere buono con la gen-
Don Ugo visita i capolavori
te vuol dire ascoltare, condividere, fare
dei suoi ragazzi.
quello che puoi… e la gente ti chia-
ma, ti cerca, si confida. Sono loro che
ti dicono quello di cui hanno bisogno,
non sei tu! Loro hanno bisogno di un
Dio che si manifesti attraverso la no-
stra bontà! I volontari, dimostrano pro-
prio tanta bontà, tanta misericordia…
zi assorbono il mondo d’oggi con vo-
racità. Pensa: quando sono arrivato
c’era solo la civiltà dell’aratro, del-
l’asino, della soma… niente strade,
niente motori, niente luce elettrica...
Ho vissuto 12/13 anni senza nessun
Più artisti che falegnami.
>>Qual è il più grande problema dei
giovani delle montagne?
Il più grande problema è che quel-
li imitano noi dell’Europa. Se tu
senti dire che la conversione dei po-
poli verrà dall’India, dall’Africa,
dall’America, ecc. ridici sopra! Non
è per niente vero! O la conversione
nasce qua, in Europa, in Italia, o non
nasce. Non viene di là. I miei ragaz-
mezzo moderno, senza televisione, ra-
dio, telefono… Poi è arrivato il cam-
biamento! Quindi, il problema è
come riuscire a salvare i ragazzi dal
mondo moderno. Se non riusciamo
qui a catechizzare e a convertire i ra-
gazzi, tanto meno riusciremo lassù
sulle Ande! Adesso, i miei ragazzi che
erano semplici contadini, portano i
blue jeans, le ragazze i pantaloni, cose
che non avevano mai sognato. È
>>Hai costruito scuole, oratori, ospe-
dali, chiese e… internati… perché?
Ecco… io qua ero contro la scuola.
Cioè, le scuole come si fanno qui sono
tutta teoria, cioè: tutto sapere, tutto li-
bri, tutto memoria… La nostra scuo-
la è un internato, è vivere insieme. Ma
i salesiani di qua (in Italia n.d.r.)
hanno perso l’internato! Per motivi
economici o per quello che vuoi te!
Però se tu non tiri fuori i ragazzi dal
15
cambiata anche la mentalità. Tutti i mondo d’oggi, e non li tieni un poco
ragazzi con il cellulare, sulla Cordi- a parte, non ce la fai! Non riesci!
gliera! Concludendo, l’operazione è cioè… i ragazzi potrebbero venire
valida sulla Cordigliera perché è va- come esterni… ma io tengo l’inter-
lida in Italia. Ai ragazzi qua diciamo nato! Se no mi servo solo dell’orato-
venite a vedere chi sta peggio e ca- rio. L’oratorio è vivere insieme ai ra-
pirete che vale la pena aiutarli. Io ho gazzi. Le mie scuole sono tutte prati-
l’impressione che anche nella con- che non teoriche. Insegno un mestie-
gregazione si abbandonino un po’ i ra- re, anzi no, un’arte! Le nostre scuo-
gazzi, non si vive più con loro, a go- le sono come treni con tanti vagoni…
mito a gomito… La soluzione non è una trentina di vagoni, cioè una tren-
organizzare, no, no, no!… È vivere tina di mestieri: falegnami, scultori,
insieme! Per capire la povertà non pittori, vetraisti, infermieri, mosaici-
c’hai bisogno di leggere le riviste… sti, ecc., ecc., ecc. Lo ripeto: inse-
perché soffri quello che soffrono i po- gniamo un’arte. Con l’arte riusciamo
veri. Allora ti prendi a cuore ’sti ra- a invadere il mercato. Non è facile
gazzi, e più che altro lavori insieme ma… Il lavoro lassù vale più dello stu-
a loro… allora pian piano ti si affe- dio! Si deve studiare, perché se non
zionano. Siamo sempre al tipo di Don studi non capisci e non sai scoprire
Bosco: “O tu ami i ragazzi, sai stare l’arte. Però, quello che conta è che tu
con i ragazzi o, se no, non ha senso devi proprio impegnarti a lavorare e
I capolavori dei campesini.
che ti fai e sei salesiano.
lavorare da artista.
ٗ
BS OTTOBRE 2010

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
Linz, il che gli permetteva di
passare più facilmente il con-
fine e tornare in patria.
>> Fu un salesiano entusiasta
della sua vocazione e decisa-
mente coraggioso. Si dedicò
con passione e zelo al lavoro
tra i giovani salesiani per “sal-
vare la loro vocazione” in
tempi di grandi difficoltà, a
causa del socialismo reale che
sembrava inarrestabile nella
sua progressiva espansione in
Europa. Quando per la recru-
descenza della persecuzione
l’aria di casa divenne insop-
portabile, si prodigò per far
fuggire all’estero i giovani sa-
LATERANO,
ROMA-ITALIA
a presidente del neo costituito
Consiglio per la Nuova Evan-
gelizzazione dell’Occidente.
CITTÀ DEL VATICANO lesiani perché potessero conti- UN SALESIANO
Un vero “colpo d’ala” di papa
nuare a percorrere la strada in- ALLA LATERANENSE Ratzinger che desidera ferma-
16
Dal 26 febbraio 2002 è ini-
ziato l’iter per la beatificazio-
ne di don Titus Zeman. Il
santorale salesiano si arricchi-
sce di un altro “servo di Dio”.
Don Titus è nato a Vajnory
nella ex Cecoslovacchia il
04/01/1925 ed è morto nella
stessa città l’08/01/1969. Ha
emesso i voti perpetui a Roma
nella basilica del Sacro Cuore,
fatta costruire da Don Bosco
per ordine di Pio IX. Ha ini-
trapresa verso il sacerdozio.
>> Fu proprio questo suo in-
faticabile adoperarsi a favo-
re dei suoi confratelli più gio-
vani che lo segnalò alla poli-
zia, quando già aveva fatto
varcare i confini a oltre una
cinquantina di salesiani. Fu
arrestato, imprigionato e con-
dannato ai lavori forzati. Du-
rante la detenzione subì mal-
trattamenti e torture per 13
Mercoledì 30 giugno a mez-
zogiorno, nell’Aula Magna
della Pontificia Università
Lateranense ha avuto luogo il
passaggio di consegne tra il
rettore in carica monsignor
Rino Fisichella e il suo suc-
cessore don Enrico dal Covo-
lo, salesiano. Il cardinale Vi-
cario, Vallini, Gran Cancellie-
re della stessa Università, ha
letto il rescritto pontificio che
re la scristianizzazione del
Vecchio Continente. Ha poi
letto la lettera che nominava
nuovo rettore don Enrico dal
Covolo, ordinario di lettere
cristiane e classiche presso la
Pontificia Università Salesia-
na e postulatore per le cause
dei santi della congregazione
cui appartiene. Il BS formula
i migliori auguri di successo
per il nuovo e prestigioso in-
ziato la teologia all’Università anni. Le privazioni e le soffe- promuoveva monsignor Rino carico.
Gregoriana nel 1938 e l’ha renze subite lo indebolirono a
continuata a Chieri, quindi al- tal punto che si spense a soli
la Crocetta di Torino, dove è 54 anni nella sua città natale.
stato consacrato sacerdote il È sua l’affermazione: “Anche
BREVISSIME DAL MONDO
23 giugno 1940. Tornato in
patria nel 1950, a causa della
persecuzione comunista fuggì
nuovamente in Italia, poi riu-
scì a stabilirsi in Austria a
se perdessi la vita, non la con-
sidererei sprecata sapendo
che almeno uno di quelli che
avevo aiutato è diventato sa-
cerdote al posto mio”.
CITTÀ DEL VATICANO.
Il 12 giugno a Linares in
Spagna è stato beatificato
Manuel Lozano Garrido
(Lolo) il primo giornalista
me/Cattolici tornate a
casa”, una campagna per-
fettamente organizzata
che ha dato i suoi frutti:
più di 200 mila persone
laico nella storia della (atee, ex cattolici, non pra-
Chiesa, convinto apostolo ticanti, ecc.) sono tornate
della carta stampata che a vivere la loro fede in se-
per lui era il veicolo per no alla Chiesa.
comunicare la verità. Fa-
ceva sempre un collega- ROMA. L’11 giugno papa
mento tra notizie e Vange- Benedetto XVI ha conclu-
lo che considerava la più so l’anno sacerdotale, con-
grande “buona notizia” vocando in Piazza San
della storia universale. Pietro il più grande radu-
Colpito da paralisi pro- no internazionale di sacer-
gressiva fu costretto su doti mai avvenuto, quasi
una sedia a rotelle per 28 16 mila consacrati. Una ri-
anni, ma non perse mai sposta eloquente alla crisi
l’allegria.
attuale della Chiesa e agli
attacchi al Pontefice che
ROMA. 13 anni fa Tom non ha dimenticato di im-
Peterson iniziò la campa- pegnare i sacerdoti alla
gna “Catholics come ho- santità.
OTTOBRE 2010 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
HONIARA,
ISOLE SALOMONE
A Honiara dopo due mesi
di preparazione, in agosto,
hanno festeggiato il decen-
nale dell’Istituto Salesiano.
Gli alunni della “Scuola Tec-
nica” Don Bosco hanno or-
ganizzato un’originale com-
petizione musicale a tema:
“Don Bosco pieno di vita”.
Allievi e familiari si sono ri-
versati nell’auditorium della
scuola per assistere alla
gara. Solisti e duetti si sono
succeduti sul palco esiben-
dosi in canti, danze e acro-
bazie.
PORTICI, ITALIA
I giovani dell’Oratorio sale-
siano di Portici-Bellavista
hanno ottenuto un grande
successo di pubblico e di
critica con la rappresenta-
zione “Peter Pan e l’isola
che c’è”. Il teatro è stato, è
e resterà uno degli stru-
menti educativi più impor-
tanti che Don Bosco ha
usato a piene mani e che i
suoi figli hanno coltivato
con sapienza e amore.
Non pochi di loro hanno
scritto testi teatrali, come
testimonia l’inserto cultura
di questi due ultimi anni.
17
TUUTIN-ENTSA,
ECUADOR
320 giovani di etnia shuar
hanno partecipato all’in-
contro annuale organiz-
zato e animato da giovani
del MGS. Sono arrivati a
piedi, in barca, in camion
e per tre giorni si sono
confrontati, hanno discus-
so, pianificato, approfon-
dito tematiche formative,
culturali, educative. Gior-
nate di festa e di impegno
durante le quali 20 di loro
hanno ricevuto il sacra-
mento della Confermazio-
ne e cinque il mandato
come ministri degli “Iikra-
tin” (gli infermi).
MILANO, ITALIA
Il gruppo “Small-Team” del
MGS si è riunito a Roma
per preparare l’Assem-
blea generale del Movi-
mento Giovanile Salesia-
no Europeo, e la GMG
2011. L’Assemblea MGS
si terrà in Ungheria il me-
se prossimo e prevede
momenti di formazione e
di programmazione, in vi-
sta della GMG di Madrid,
cui è probabile che parte-
cipino oltre 4000 giovani
MGS che saranno ospita-
ti nelle strutture salesiane
della capitale e dintorni. Il
raduno è previsto ad Ato-
che il 17 agosto 2011.
BRATISLAVA,
SLOVACCHIA
Lo scorso maggio, il consi-
gliere generale per la Co-
municazione Sociale ha ra-
dunato nella capitale della
Slovacchia i responsabili
dei centri di produzione au-
dio/video e multimediali
d’Europa. L’importanza di
questi raduni non sfugge a
nessuno: abitiamo ormai
un’era in cui la Comunica-
zione Sociale ha assunto
un ruolo centrale in tutti i
settori della società: scuo-
la, sport, tempo libero, eco-
nomia, politica, ecc.
NITERÓI, BRASILE
Iniziativa “ecologica” di 9
studenti dell’istituto sale-
siano “Santa Rosa”: hanno
visitato 5 grandi supermer-
cati della città, poi hanno
consegnato ai rispettivi di-
rigenti una lettera in cui
chiedevano di ridurre l’uso
di buste di plastica del tut-
to antiecologiche. L’attività
è stata realizzata durante
la settimana dell’ambiente,
ai primi di giugno, sul tema
Meno plastica più quali-
tà dell’ambiente”. Utile e
splendida iniziativa. Da
imitare anche da noi.
BS OTTOBRE 2010

2.8 Page 18

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VIAGGI
COLLOQUI…
di Giancarlo Manieri
Per rendersi conto di come
“viaggia” la scuola, occorre
disturbare il preside. Così, ho
chiesto udienza al prof. Co-
lombara che dirige il “traffico” cul-
La visita al resto del
complesso scolastico,
all’oratorio, alla
turale e disciplinare del Don Bosco
del Cairo. È in Egitto dal 2003. Gli
presidenza della scuola
ho chiesto prima qualche notizia mi ha fornito il quadro
leggera. “Come ti trovi?”. Mi ha ri-
sposto quasi con soddisfazione:
completo di un’attività
“Benissimo e per tanti motivi; pri- senza soste e dell’eterno
mo fra tutti il fatto di avere la presi-
denza della scuola e per ciò stesso
agitarsi – a fin di bene –
la fiducia dei salesiani, il che è una
gran cosa... anche se non sono tutte
dei salesiani e dei loro
rose; le rose hanno sempre le spine collaboratori. Colloquio
ed è ovvio che ce ne siano anche
qui; a volte pungono magari proprio
con il giovane preside
18 quando credi di averle evitate. Un e con il direttore
altro motivo di soddisfazione è
che… sono ormai per metà egizia-
dell’oratorio.
no!”. “Sarebbe a dire?”. “Qui ho
trovato la mia ragazza, un’egiziana!
Ci siamo sposati, stiamo costruendo
la nostra casa. Anche lei è impiegata
presso la scuola, come segretaria”.
Mi sono congratulato – potevo non
farlo? – con lui e sono passato a
qualche domanda più “pesante”.
Il salesiano coadiutore signor
Gallo Giulio con un collaboratore,
vicino ai suoi impianti.
A fianco, il preside della scuola
salesiana di Rod el Farag,
prof. Marco Colombara.
OTTOBRE 2010 BS
La maschera d’oro
di Tutankhamon, il faraone
fanciullo.
PROBLEMI
“Come preside, quali sono i pro-
blemi più fastidiosi che trovi?”. Ne
ha snocciolati subito due: prima di
tutto ha rilevato la carenza di risorse
umane. Una scuola come quella di
Rod el Farag avrebbe bisogno di
molto personale, soprattutto salesia-
no. “È vero che stiamo meglio che
non le scuole statali, dove le classi
arrivano anche a 80/100 alunni
ognuna, a scapito – com’è evidente
– dell’insegnamento, ma è anche
vero che la cultura e l’educazione
(morale, civile e religiosa) dei ra-
gazzi necessitano di personale, e di
personale non qualsiasi, ma alta-
mente qualificato”. In effetti, riflet-
tevo, essere minoranza numerica-
mente quasi inconsistente in un pae-
se musulmano con una ragguarde-
vole quota di copti, esige una forte
coesione di gruppo, motivazioni ra-
dicate, moralità inattaccabile, istru-
zione religiosa senza falle… insom-
ma “un cristianesimo convinto e
coerente”, ha aggiunto il preside.
L’altro problema è costituito dalla
carenza delle risorse finanziarie. È
vero che il prestigio di cui gode il
Don Bosco gli assicura gli alunni,
“ma il prestigio non si mangia!”, ha
esclamato convinto Marco. La pre-
parazione del personale qualificato
sia culturalmente sia moralmente
costa. Tantissimo, e spesso i salesia-
ni devono arrampicarsi sugli spec-
chi per arrivare a tutto. “Beh, prima
di passare all’aspetto positivo, ti
racconto un aneddoto capitato du-
rante i nostri ‘corsi rapidi’ seguiti
dal prof. George Maghed”. “Sentia-
mo”. “Un professore domanda agli
scolari quale fosse la temperatura
del sole. Silenzio. Allora precisò:
Circa 6000 gradi. Il ferro brucia

2.9 Page 19

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Il prof. Maghed George con la figlia,
gestisce i numerosi “corsi rapidi”
organizzati dalla scuola.
come fosse paglia… qualsiasi nave
spaziale verrebbe disintegrata. Al
che uno dei giovani: Prof, allora bi-
sognerà andare di notte che fa me-
no caldo e…”. Devo aver strabuzza-
to gli occhi, perché Marco sentì il
bisogno di ribadire: “Abuna (mi so-
no dovuto abituare al titolo), ti giuro
che è tutto vero! Comunque, quel
che volevo dirti è che reggere i ritmi
di una scuola come questa è quasi
Una riunione all’oratorio.
da eroi”.
Dopo di che il preside è passato al
lato positivo: “Molte aziende conce-
dono borse di studio agli alunni mi-
suo modo di fare è… un po’ tede-
sco: ama la precisione, la puntua-
fare. L’ecumenismo di cui la Chie-
sa cattolica, soprattutto in Europa,
19
gliori e vorrebbero moltiplicare gli lità, l’ordine. Mi dice: “In una si fa un vanto, in Egitto è di là da
istituti come quello di Rod el Farag, realtà del tutto diversa da quella venire! La rigidità copta, ancorata
perché considerano scuola, metodo italiana – un po’ la conosco perché fortemente alle antiche tradizioni,
e insegnanti tra i migliori in assolu- ho frequentato l’UPS – occorre ostacola il dialogo tra le due con-
to. Del resto, pensa che la primave- scandire i tempi delle attività con fessioni, anche se un rispetto for-
ra scorsa, per poter frequentare il un certo puntiglio se no si ottiene male impedisce eccessi e contrasti
corso Controlli automatici, aperto a poco o nulla. A certe condizioni, il violenti. Ho avuto l’impressione
23 corsisti, si sono presentati in 120 ragazzo egiziano è plasmabile, e te che i copti avessero un dialogo più
e pur di arrivare primi hanno buttato lo dico io che sono egiziano puro proficuo dei cattolici con i musul-
giù la porta!”. La visita ai laborato- sangue”. Gli ho chiesto notizie dei mani e fruissero di condizioni mi-
ri, forniti di macchinari d’avanguar- ragazzi che frequentano l’oratorio. gliori nei loro rapporti con le auto-
dia, ha ampiamente confermato l’i- “Il 5% sono cattolici, tutti gli altri rità civili. Insomma, nella terra dei
dea che mi ero fatto: grande voglia copti ortodossi (i musulmani non faraoni, se sei cattolico devi esserlo
dei ragazzi di imparare, grande di- frequentano). La convivenza non è fino in fondo con principi saldi e
sponibilità dei professori di inse- sempre idilliaca. Ciò che li divide coerenza adamantina, altrimenti è
gnare, grande capacità dei salesiani di più è la prassi sacramentale. Ai arduo resistere in un ambiente in
di educare. Infine il successivo col- ragazzi copti è proibito dai loro cui a ogni passo trovi un inciampo,
loquio con Maghed, braccio destro parroci di accostarsi alla comunio- a ogni iniziativa una resistenza, a
del direttore, cui sono affidati i ne in una chiesa di rito cattolico. ogni tentativo di dialogo il sospetto
“corsi rapidi”, non ha fatto che con- Così Mórcos, di origine copta, ce- che lo fai per mero proselitismo.
fermare quanto avevo già visto, sen- lebra spesso la messa con quel rito Beh, una cosa è certa: i cattolici
tito o intuito.
per permettere agli oratoriani di egiziani sono da ammirare.
partecipare e fare la comunione. Le Tornando verso la camera per fa-
L’ORATORIO
divisioni, purtroppo, non finiscono re il punto della giornata, mi sono
qui. Anche la confessione si fa solo fermato dinnanzi a una classe, atti-
Don Mórcos è il direttore dell’o- dal proprio prete nella propria chie- rato da uno striscione con una scrit-
ratorio. Egiziano del Cairo, capisce sa; e se un cattolico s’innamora di ta che mi piace pensare fosse pro-
bene i suoi ragazzi e la situazione una ragazza copta e desidera spo- grammatica: NON CHIEDERTI
del suo Paese. Gestisce l’oratorio sarla, occorre che sia nuovamente QUELLO CHE GLI ALTRI POS-
con una tabella di marcia ben preci- battezzato con il rito copto, poiché SONO FARE PER TE; CHIEDITI
sa, coadiuvato da otto catechisti e quello cattolico non viene ricono- INVECE QUELLO CHE TU PUOI
una quindicina di animatori. Nel sciuto. C’è un lungo cammino da FARE PER GLI ALTRI.
ٗ
BS OTTOBRE 2010

2.10 Page 20

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CASA NOSTRA
TRA I ROM
DI LUNIK IX di Peter Bešenyei
La Slovacchia è il quarto
paese in Europa per
il numero di zingari,
quasi 500 mila su una
popolazione di circa
6 milioni di abitanti.
Ogni anno in Slovacchia
nascono attorno ai 5500
zingari. Il 50% dei rom ha
meno di 19 anni, ma la
disoccupazione non
scende mai sotto il 30%
e raggiunge anche
punte del 100%.
20
si e accerchiati, il che li unisce, crea
identità e coesione e spinge alla resi-
Il quartiere rom Lunik IX a Košice;
vi abitano circa ottomila zingari.
stenza e all’aggressività. Peraltro, i
rom restano tenacemente attaccati ai
propri usi e costumi che si tramanda-
no da una generazione all’altra e ri-
Dal 1° luglio 2008 due sale-
siani hanno scelto di abita-
re nel quartiere zingaro di
Lunik IX a Košice, in Slo-
vacchia. Lunik è senza dubbio il più
grande quartiere zingaro dell’Euro-
pa centrale; costruito alla periferia
della città, è stato scelto come espe-
rimento per la soluzione del proble-
ma dei rom. All’inizio era abitato da
militari. Negli anni Novanta però
essi hanno iniziato a sgomberare,
per vari motivi: prima di tutto si
mostravano infastiditi dagli zingari
che sempre più numerosi venivano
ad affollare la zona; in secondo luo-
go a causa della grande discarica
che rendeva mefitica l’aria. Partiti i
Il centro pastorale del quartiere.
LA NOTTE
A Lunik IX i veri problemi comin-
ciano con il calare del giorno e si
prolungano tutta la notte. Violenze,
aggressioni, tafferugli, ubriachezze…
Il tasso di delinquenza aumenta
quando ricevono l’assegno sociale
che troppi spendono in bettola. Non
di rado le risse finiscono a pugni,
quando non a coltellate. In alcuni
mangono ghettizzati nel proprio cer-
chio etnico senza aprirsi agli altri.
I salesiani presenti cercano prima di
ogni altra cosa di rompere il cerchio
dell’individualismo per far loro supe-
rare le mura del ghetto. Già nel primo
anno di presenza essi hanno conferito
il battesimo a settantasette bambini e
celebrato solo tre funerali, segno che
la comunità gitana è giovane e può
sperare in un futuro diverso.
PRIME DIFFICOLTÀ
All’inizio non tutto è filato liscio
per i figli di Don Bosco. Arrivati al
condominio dove avevano trovato
alloggio, ecco il primo “infortunio”:
militari, i rom rimasero gli unici l’aggressività è causata dall’alcol, in l’ascensore non funziona, ed essi so-
abitanti del posto. Ma la loro situa- altri dall’eccesso di difesa, perché no costretti a fare a piedi sei piani
zione non migliorò, anzi, se possibi- mostrarsi deboli può essere fatale. per arrivare all’appartamento. Ma
le, peggiorò ancora: problemi di Tale anomalo comportamento ha ra- non finisce qui: l’acqua fluisce dai
adattamento sociale, comportamenti dice in famiglie sfasciate, in un am- rubinetti solo due volte al giorno, la
socio-patologici, emarginazione… biente deprimente, nell’insopportabi- mattina e la sera, e il riscaldamento
L’arrivo dei salesiani li ha lasciati a le sovraffollamento, mali che genera- centrale è staccato… Dopo poco
tutta prima indifferenti: ne hanno no irresponsabilità e rabbia. La gente tempo però l’impatto con la gente,
sopportato la presenza, senza curar- che vive in questo ghetto cova odio che ha notato lo spirito di adattamen-
si troppo di loro.
verso chi vive fuori. Si sentono esclu- to di quei tre preti, è migliorato e co-
OTTOBRE 2010 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Si lavora insieme.
dicono di voler acquisire la loro
forza d’animo, imparare l’auda-
cia nel prendere iniziative, assor-
bire la loro capacità di soppor-
tazione, la caparbietà nel trova-
re sbocchi al proprio lavoro.
minciano a frequentarli. Vogliono sa- “Essi si meravigliano che noi predi-
Attività sociali: musica
e canto.
pere perché sono venuti in quel posto chiamo l’uguale dignità di tutti, la
infernale, che cosa intendono fare, necessità di essere uniti, di volersi STIMOLI
che progetti hanno… La risposta li bene, di essere amici…perché è pos-
meraviglia non poco: “Semplice- sibile cambiare, rinnovarsi, arricchir-
Un giorno si avvicina a uno dei sa- 21
mente vogliamo vivere con voi, con- si reciprocamente di valori con gesti lesiani una ragazzina rom: “Tu dove
dividere i disagi, il lavoro, insomma semplici e giornalieri”.
abiti?“. Lui le mostra le finestre, las-
la vita”. Così i rom scoprono un’in-
sù al sesto piano del grande condomi-
credibile contraddizione: essi sogna- CAMBIARE
no di fuggire dal ghetto mentre quelli
nio. Allora lei chiede: “Ma… ti con-
viene abitare lassù?”. Bella doman-
lì scelgono di starci dentro. All’inizio Anche gli altri salesiani presenti a da! Secondo quali parametri misurare
occhi diffidenti li seguono, ma i sale- Košice si sono lentamente aperti alla la convenienza di quella scelta? Per i
siani salutano tutti, avvicinano tutti, novità di Lunik e hanno detto sì a rom è difficile, per non dire impossi-
tutti ascoltano, tutti consolano; fanno questa strana e difficile missione che bile capire che i nuovi arrivati – preti,
la spesa presso lo stesso commer- non era mai stata prima presa seria- suore, volontari – non ci sono per se
ciante zingaro, aiutano chi non ce la mente in considerazione. Esiste in- stessi ma per loro. Il cristiano è mis-
fa, come gli anziani, i malati, i bam- dubbiamente il pericolo dello scorag- sionario per mandato: “Andate… pre-
bini… Così lentamente i rom si con- giamento, della diffidenza, perché la dicate…”. Obbedire a questa voce è
vincono che quei preti sono lì non mentalità moderna ci ha abituato ai obbedire a Dio. Ecco perché è “con-
per comandare ma per condividere, risultati veloci, mentre con gli zingari veniente” venire ad abitare qui in un
occorre una grande pazienza. Il cam- ambiente ecologicamente devastato,
bio sarà lento, forse lentissimo. È du- socialmente poco stimolante; abitare
ro da accettare ma è indispensabile qui e sopportare ingiustizie, umilia-
accettarlo, “poiché la nostra missione zioni, soffrire incomprensione, solitu-
non è la missione del singolo, ma del dine, vivere da “esseri dimenticati“,
gruppo”. L’individuo da solo prima da gente invisibile. Anche in questo
o poi capitola, si disgusta, il lavoro ambiente vivono tanti bambini bellis-
l’assorbe totalmente e lo stressa. Nel simi che sono fin d’ora senza identità
team missionario a Lunik IX operano certa, come se non fossero mai nati...
anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, La nostra disponibilità di andare
i volontari, gli animatori. Aiutano so- a vivere tra i rom, l’apertura al dialo-
prattutto con la catechesi nella scuola go reciproco, il desiderio di annun-
e con le attività del doposcuola. La ciare il Vangelo non educa solo gli
scuola elementare e media è frequen- zingari, ma anche i sacerdoti dioce-
Attività religiose: la prima
comunione di Maruska,
tata da oltre 1200 bambini e salesiani sani e i laici. Il carisma salesiano è
e suore vi insegnano per più di 30 ore abbastanza ricco per poter abbraccia-
giovane zingara.
di religione la settimana.
re anche la nazione zingara.
ٗ
BS OTTOBRE 2010

3.2 Page 22

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LETTERA
G AI IOVANI
C’È UNA STRADA TRACCIATA
PER CIASCUNO
Sì vengo
Carissimo,
A un saggio fu chiesto perché mai avessimo due
mi fanno tenerezza i pulcini:
occhi, invece di uno come il naso e la bocca. “Con
quando bevono scompaiono sotto il pelo
l’occhio sinistro devi guardare te stesso per
dell’acqua per poi ergersi – statuari – puntando vedere come migliorarti e con l’occhio destro
il becco in alto e scuotendo le inesperte ali. È devi guardare gli altri per aiutarli” – fu la
l’anelito verso il cielo. Presto impareranno a
risposta –.
usarle. Presto il primo volo, l’addio, il sogno
dopo una lunga notte.
2. Non sprecare sofferenza. È tua e non solo
Ormai sei pronto come un aquilone smanioso di tua. Gesù sulla croce in nove ore di supplizio ha
22
lasciarti dondolare dal vento. Le condizioni ci
sono tutte. Lascio nelle tue mani un piccolo
vissuto per intensità quanto in tre anni di vita
pubblica tra Nazareth e Gerusalemme.
vademecum. È in parte la mia esperienza. Vorrei Non puoi allungare la tua vita di un solo giorno,
passarla a te.
ma anche un solo giorno vissuto al 100 per 100
vale un’intera vita. Niente è da buttare. Tutto è
1. Non tenere la gioia per te. Non è tua o solo
da valorizzare.
tua. Se la doni, ti trovi felice, in caso contrario
ti si spegne in volto.
3. Non trascurare i tuoi sentimenti. I sentimenti
possono far male, ma non averne è il vero male.
Gli affetti sono come gli indumenti. Si
auro - MGS Triveneto
indossano sempre. Sono la fotografia a colori
del nostro io.
È vero che i sentimenti sono
sentimenti ma possiamo scegliere se
viverli in modo distruttivo o creativo.
Sacerdote è bello. È atteso,
cercato. È l’uomo della Provvidenza
per chi non ha casa. Vive di
speranza e di speranza fa vivere.
Sei pronto a seguire Gesù? Se ti
dicesse ”vieni?“, risponderesti
vengo? – “Si vengo”! –
Ti saluto e ti abbraccio …
Carlo Terraneo
carloterraneo@libero.it
OTTOBRE 2010 BS

3.3 Page 23

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IL TEATRO
D B DI ON
OSCO
IdnaEilcqdtcueooaentsirtlRo’sauencanhnsneooorcndiegepnulotapesrrnsdeiaaasrmeieonoctdeenelioelnlnbasreamarctolcoaer.tnseunaarpeersona.
DON RUA
IN MUSICAL
di Michele Novelli
Teatro e musica fecero degna cornice ai festeggiamenti in occasione
della beatificazione (1929), della canonizzazione (1934) e del centenario
della morte (1988) di Don Bosco. Di don Rua, finora si era taciuto.
Il centenario della morte ha finalmente smosso la produzione teatrale
per “cantare” l’alter ego di Don Bosco.
23
BS OTTOBRE 2010

3.4 Page 24

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IO CI STO. Dopo “Passi
d’infinito” (su Domenico
Savio), “Valigie per il cielo”
(su Michele Magone), don
un naturale prolungamento nel
tempo, tanto da consolidare
l’opera del fondatore ed
esploderne le potenzialità dove
Simone Calvano, e i suoi
Don Bosco non era potuto
collaboratori dell’oratorio di
arrivare. A nessun altro Don
Vasto (Mocci, Driussi, Lapergola) Bosco avrebbe potuto affidare le
presentano un musical su don sorti della sua congregazione;
Rua. L’angolazione con cui è
in nessun’altre mani Don Bosco
stata letta l’avventura del primo poteva consegnare la sua
successore di Don Bosco è
eredità, sicuro che sarebbe stata
quella di una completa adesione ben riposta, anzi fatta
al progetto di vita e al sogno del germogliare ben oltre i confini
fondatore (“Io ci sto”, ripresa
italiani ed europei”.
dell’espressione del giovane
Cagliero). Un abbandono
illimitato, quello di don Rua, nei
confronti di chi gli fece da
padre, da guida, da ispiratore; di
IL MUSICAL
Da questi presupposti si
dipana la storia di Io ci sto.
Don Simone Calvano direttore
dell’oratorio salesiano di Vasto,
promotore, animatore e coautore
del Musical “Io ci sto”.
chi gli accordò una stima e
La convenzione scenica
fiducia incondizionata. (“Con te introduce due cantastorie che
24
faremo tutto a metà”). “Io ci sto”
come leit-motiv e filo conduttore
dei molteplici episodi di cui è
composto il musical. L’altra
idea-madre che sorregge il
musical è quella offerta dal papa
Paolo VI: “Ha fatto della
sorgente un fiume”. Don Rua fu
talmente imbevuto dello spirito
di Don Bosco che ne “divenne
avranno la funzione di
raccontare la vicenda e nello
stesso tempo di prenderne parte.
A loro sono affidati il primo
quadro e la prima canzone:
Tutto inizia. Ed è già chiara la
missione affidata a Michele:
“Da un germoglio un albero
crescerà, – e quel bosco presto
una foresta diverrà… Tutto inizia
e riparte da qui, da quel
una vita. A differenza di Don
Bosco, Michele Rua è cittadino,
nasce a Torino. La canzone
Torino, apre lo scenario al
racconto della vita di quell’esile
fanciullo, e offre un ventaglio
delle sue problematiche: l’esodo
dalle campagne, l’ammassarsi
in quartieri sovrapopolati, lo
sfruttamento del lavoro
semplice sì!”. Il tema, ispirato minorile… In una delle
alle parole di Paolo VI,
fabbriche più produttive,
dseLplleaeftFotaetocdoedl”oedl“dl’eMiinlFli’scooehrgreagtltoeioa,sr.iioloncsooardlaeegslgilaoiono
racchiude già la sintesi di tutta
la Regia Fucina d’armi, presso
Borgo Dora nasce Michelino.
Suo padre, già al secondo
matrimonio, vi lavora e vi abita,
presto seguito dai figli che ne
prenderanno il posto dopo la sua
prematura scomparsa.
La fabbrica è a due passi da
Valdocco dove un prete ha tirato
su un oratorio festivo. Luigi,
fratello maggiore di Michelino,
che lo frequenta ci porta anche
Michele. L’incontro con Don
Bosco lo segnerà per sempre.
Il musical si struttura in altre
10 canzoni che ripercorrono
i momenti salienti della vita di
don Rua, dal momento di
decidere che cosa fare e quali
studi intraprendere, all’episodio
famoso del “Noi due faremo a
metà”; all’impegno nel
soccorrere gli appestati del suo
quartiere; dall’accettare la
proposta di costituirsi in
OTTOBRE 2010 BS

3.5 Page 25

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congregazione religiosa (“Io ci
Cara Madre Vergine Maria,
sto”) al momento della sua
fate che io salvi l’anima mia
ordinazione sacerdotale
sono state le ultime parole di
(il 29 luglio 1860, 150 anni fa). don Rua sul letto di morte,
Le ultime fasi del musical
invocazione appresa da Don
passano per la decisione di
Bosco e fatta propria da ogni
Mamma Maria di trasferirsi
salesiano. La devozione a Maria
all’Oratorio e condividere la
non poteva non figurare come
missione del figlio (“Io ci sto,
uno dei cardini anche della
figlio mio – e resto qui con voi – spiritualità del nostro beato e
per aiutare tutti voi”), quel
quindi espressa in una delle
drammatico 31 gennaio del
ultime canzoni del musical
1888, giorno della morte di
(“Ave Maria, aiuto mio – affido
Don Bosco (toccante, ai piedi alle tue mani – mente, cuore e
del letto del padre morente, la anima”. Come ogni musical che
preghiera racchiusa nel canto si rispetti il canto finale (Dalla
Come lui:
sorgente un fiume) è un inno
esaltante la figura del
Locandina.
protagonista. Il musical si
sviluppa nei classici due atti e ha
una configurazione di spettacolo IL CONCORSO
“comunitario”, nato per essere
‘tagliato’ sulle spalle dei gruppi
SU DON RUA
di un oratorio. I cori hanno la
Non poteva che essere
prevalenza sui pezzi solisti, sui l’Ispettoria Meridionale a lanciare
duetti o sui brani strumentali.
un concorso artistico sulla figura
Limitati sono anche i
di don Rua, dal momento che il
protagonisti: oltre Don Bosco, suo titolare è proprio il beato
25
Michele è attorniato da alcuni Michele Rua. I lavori teatrali,
familiari e anche da quei primi musicali e figurativi sono stati
amici (Francesia e Cagliero) con presentati e premiati durante la
cui ha condiviso le scelte
festa ispettoriale del 18 aprile,
importanti; tre signore del
a Caserta, alla presenza del Rettor
popolo, il capo reparto della
Maggiore. In quell’occasione,
Regia Fucina e qualche altro
vincitore della sezione teatrale,
fanno da contorno alla vicenda.
è stato rappresentato il musical
Michele, il coraggio della fede
proveniente dall’Oratorio “Sacro
Cuore” di Foggia. “Uno
spettacolo di indubbio interesse e
di forte carica emotiva – leggiamo
nella presentazione – capace di
coinvolgere totalmente il
pubblico e trasmettere la forza di
un sogno, nato in un oratorio di
Torino 150 anni fa e capace di
superare le avversità e i confini
territoriali: portare Gesù ai
giovani, attraverso il sistema
preventivo, tipicamente
salesiano. Quel sogno iniziato da
Don Bosco ha avuto modo di
sopravvivere e rinforzarsi fino a
oggi, grazie al suo primo
successore Michele Rua e a tutti
i salesiani che gli sono
succeduti”. Un gruppo, quello di
Foggia, formato da oltre 30
BS OTTOBRE 2010

3.6 Page 26

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giovani dell’oratorio coinvolti in
ruoli diversi.
Il cast artistico, costituitosi
spontaneamente con il nome
Compagnia dell’alba”, ha
carattere amatoriale in quanto
riunisce giovani non professionisti,
ragazzi di diversa formazione e
provenienza associati dal desiderio
di costruire assieme un autentico
progetto collettivo, nato per il
piacere di stare insieme nello stile giovani protagonisti, e li ha
di Don Bosco. Il musical ripercorre incoraggiati con il musical,
la storia di “Michele Rua, ragazzo a trasmettere i valori umani e
dell’oratorio di Don Bosco; nel
cristiani.
corso degli anni egli rimarrà
Nella stessa circostanza della
affascinato dalla passione del
Festa ispettoriale è andato in
santo per i giovani fino ad
scena “Cuori selvaggi”. Il musical
abbracciarne totalmente la sua
è sulla vita di Don Bosco, scritto
missione evangelizzatrice. Alcuni interamente e diretto da Corrado
anni dopo fu tra i primi ad
Malorgio. A don Rua sono dedicati
accettare le regole e la spiritualità un quadro e una canzone (“Tutto senza un futuro preciso, in attesa
della nuova congregazione,
a metà”). “L’originalità del testo – forse di un evento che avrebbe
fortemente voluta da Don Bosco e ci dice l’autore – è nella non
dato un senso alla loro vita.
fondata da lui stesso insieme ad presenza in scena della figura
I “cuori selvaggi”, quindi, non
alcuni giovani nel 1859. Michele di Don Bosco. La sua vita è
rappresentano altro che quei
Rua rimarrà sempre fedele al suo raccontata dai giovani (attori dai “lupi trasformati in agnelli” che
26 maestro tanto che alla sua morte, 14 ai 18 anni del liceo salesiano Giovannino Bosco aveva sognato
nel 1888, proprio lui diventerà
di Caserta) attraverso la loro
a 9 anni”.
il suo primo successore fino
conoscenza e il carisma ricevuto
al 1910”.
dal santo. Il musical inizia con UN PATRIMONIO
Il Rettor Maggiore dei salesiani l’ambientazione nella Torino del
si è complimentato per la
1840, quando appunto i giovani DA NON DISPERDERE
competenza e per la passione dei erano abbandonati a loro stessi
Nel prossimo numero di
dicembre, l’inserto del Bollettino
Salesiano chiuderà l’ampia
rassegna, durata tre anni, del
Teatro Educativo Salesiano.
Anche se è stata frammentaria,
non sarà passato inosservato
l’immenso patrimonio del teatro
che i salesiani hanno accumulato
nel corso dei loro 150 anni di
storia, con alterne vicende, fino
alla ripresa dei nostri giorni.
Rimane il desiderio di raccogliere
il meglio, in un sito web, e
offrirlo alla larga platea degli
animatori teatrali, a cominciare
da quanto si sta producendo (cfr.
esempi citati) nel mondo
salesiano. L’ultimo articolo
illustrerà l’iniziativa di “Areopago
TES (Teatro Educativo Salesiano)”
un contenitore informatico che si
propone di salvare e diffondere
quell’inesauribile patrimonio.
Michele Novelli
OTTOBRE 2010 BS

3.7 Page 27

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B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
VIVIANA
L’attenzione agli ultimi
Un altro esempio di
᭿ Terza di tre figli, amava la
cristianesimo vissuto
senza sconti, incarnato
nelle parole e
vita, lo sport, il canto (chiamava
scherzosamente il coro della sua
parrocchia “la cappella Si/sto-
na”). Fu giocatrice di basket
soprattutto nei fatti.
Una ragazza semplice e
formidabile, intelligente
e volitiva, che voleva
nella squadra del liceo ad Aci-
reale. Era felice quando poteva
stare in compagnia di amici e
amiche che le volevano bene e
ammiravano la sua dirittura mo-
Viviana Lisi
(28/07/1975-20/01/2007).
᭿ Viviana aveva un animo
bene a tutti e a cui tutti rale, la sua voglia di aiutare il poetico. Splendide alcune sue
volevano bene.
prossimo, la sua capacità di sor- liriche, che rivelano una sensi-
27
ridere anche nei momenti diffi- bilità quasi mistica. Colpita da
cili, l’insofferenza verso gli un tumore inguaribile, scriveva
Nata a Catania il 28 lu-
glio 1975, segue il
regolare corso di stu-
di. Dopo la maturità
si iscrive all’univer-
sprechi, il suo argomentare: “Se
Dio ci ha dato un cervello, è be-
ne che lo usiamo!”.
᭿ Ad Acireale frequenta la
quando ormai sapeva di essere
giunta al traguardo: “Una can-
dela di luce fioca / che risplen-
de nel buio. / Vorrei essere, al-
meno una volta, / prima che il
sità laureandosi poi in lingue e chiesa dei padri camilliani. Si Soffio mi spenga”.
letterature straniere e ottiene un trovò a suo agio, tanto che in po- Viviana era in realtà una lampa-
master in Politiche Sociali, Pari co tempo assorbì la loro spiritua- da dalla luce vivissima, che la
Opportunità, e Culture Mediter- lità, fino a decidersi a chiedere di morte a 31 anni, il 20 gennaio
ranee. Ma la sua vita appartene- entrare a far parte della “Fami- 2007, non ha spento. Tutt’altro.
va più agli altri che a se stessa. glia Camilliana laica”, dove fu In sua memoria e per volontà di
Il suo donarsi per i fratelli più accolta con gioia. Correva l’anno parenti e amici è nata “Casa del-
svantaggiati con gioia e totale 2003. Da allora la sua vita cristia- la Speranza Viviana Lisi”, a Ri-
disinteresse ha del prodigioso. na divenne ancora più intensa, la posto di Catania, in una struttu-
Si iscrive tra i Pionieri della sua attività a favore di chi si tro- ra, messa a disposizione dal co-
Croce Rossa Italiana, aiuta i vava nel bisogno più sentita, la mune e gestita da volontari
bambini di una casa/famiglia, sua attenzione agli ultimi più dell’Associazione che porta il
assiste gli anziani, soccorre gli convinta, la sua vita di preghiera suo nome. Nella struttura posso-
invalidi, si dedica con passione più consapevole, la sua carità più no trovare aiuto i senza fissa di-
agli ammalati di AIDS e alle generosa. Scriveva agli amici: mora, giovani a rischio e chi ha
persone senza fissa dimora, par- “La vita è andare avanti nono- bisogno di un aiuto, un consi-
tecipa a campi scout. Correva stante tutto, è un cadere e un rial- glio. Lei stessa l’ha chiesto nel-
dove c’era bisogno, senza chie- zarsi, un fermarsi e un ripartire. le sue ultime volontà. Finché
dere nulla, con generosità e de- Con fiducia. Guardando a lui me- esistono giovani come Viviana
dizione uniche.
ta finale del nostro viaggio.
si può continuare a sperare. ٗ
BS OTTOBRE 2010

3.8 Page 28

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F MA
PASSI di Maria Antonia Chinello
DI COTONE
Alla 54a sessione della
Commissione Onu sullo
Status della Donna, le
Figlie di Maria Ausiliatrice
sono state presenti con
un gruppo di donne
indigene.
Le storie raccontate
nel Palazzo delle Nazioni
Unite sanno di fatica
e di coraggio, di
speranza e di sguardi
in avanti.
propria dignità femminile, la propria
28
identità di madre. Storie comuni, di
quotidianità in salita, intrisa di co-
raggio e di sostegno, di accompa-
gnamento e di apertura all’imprevi-
sto e alla novità che arriva silenzio-
sa, avvolta in passi di cotone.
(Da sinistra) María Ayda Azogue Tixilema (Ecuador), Olga Patricia García Cuz
(Guatemala), Adriana Pacosillo (Bolivia), le donne che hanno dato la loro
testimonianza alla sessione sullo Status della Donna dell’ONU.
L a sessione si è svolta dal 2 al
13 marzo, nel Palazzo di Ve-
tro di New York (Stati Uniti).
Pur essendo un appuntamento
annuale, quest’anno ha assunto una
connotazione particolare, in quanto
ricorre il 15° anniversario della
“Quarta Conferenza Mondiale sulla
Donna” svoltasi a Pechino nel 1995.
La sessione è così stata occasione di
verifica dell’attuazione di quella
che è conosciuta come “Piattaforma
di Pechino” e, nello stesso tempo,
di orientamento per futuri processi
di empowerment delle donne e delle
bambine. È da alcuni anni che l’Isti-
tuto delle FMA ha accesso all’O-
NU. La decisione rispecchia la scel-
ta di essere presenti là dove si deci-
dono le politiche internazionali, per
farsi voce di chi è ai margini, per
aiutare ad alzare la voce soprattutto
OTTOBRE 2010 BS
per la promozione e la dignità delle
donne, a qualsiasi latitudine e meri-
diano vivano. La sessione odierna,
ha avuto come tema particolare la
situazione della donna indigena. E
le FMA hanno voluto che al loro
fianco ci fossero alcune giovani rap-
presentati delle comunità indigene
tra cui sono presenti e operano. Il
diritto di parola è così toccato a
Adriana Pacosillo, María Ayda Azo-
gue Tixilema e Olga Patricia García
Cuz, rispettivamente di La Paz (Bo-
livia), Simiátug (Ecuador) e San Pe-
dro Carchá (Guatemala).
Le loro storie sono attraversate da
un filo rosso: l’incontro con una co-
munità di Figlie di Maria Ausiliatri-
ce che ha offerto loro un sorriso, una
casa in cui si sono sentite accolte e
un progetto personale su cui credere
e scommettere il proprio futuro, la
>> Adriana viene dalla Bolivia. È
una donna aymara e racconta della
sua infanzia trascorsa, come vuole
la tradizione, a coltivare il campo,
insieme con i genitori. Niente
scuola ma, giovanissima, il trasfe-
rimento alla capitale boliviana, do-
ve incontra suo marito e forma una
numerosa famiglia. Poi la povertà e
la fame, perché i soldi non bastano
per tutti né per tutto. «Un giorno –
racconta – ho lasciato la mia casa e
ho iniziato a camminare per le stra-
de, fino a quando non ho visto una
casa delle FMA: era la prima volta
che la vedevo. Maria Ausiliatrice
mi ha salvata». Le suore l’accolgo-
no all’opera sociale di La Paz El
Alto e la invitano a frequentare il
centro. «Dopo un periodo di tem-
po, incomincio i corsi di formazio-
ne tecnica per imparare a cucire
gonne e indumenti propri del mio
popolo. Mi dissero che poteva es-
sere un’opportunità economica con
la quale potevo superare la mia
condizione di povertà. Le suore mi

3.9 Page 29

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incoraggiavano quando dicevo di
non aver l’età per apprendere».
Ora Adriana ha ottenuto una spe-
cializzazione, e sta imparando le
“norme” per competere nel merca-
to del lavoro tessile, si sta forman-
do per diventare leader, oltre che a
imparare a leggere e a scrivere. Il
suo obiettivo è poter aiutare le don-
ne della sua etnia: «Al centro ho
imparato a convivere con le altre,
in un clima di solidarietà, a espri-
mermi, a organizzare eventi cultu-
rali. Sono felice perché ho scoperto
che posso essere migliore e posso
essere presa in considerazione co-
me un essere sociale attivo».
Le donne indigene insieme alle
giovani, alle rappresentanti VIDES
e alle figlie di Maria Ausiliatrice
della delegazione.
>> Ad Adriana fa eco María Ayda, cietà come persone degne di riceve-
di Simiátug (Ecuador). È stato gra- re rispetto, come donne, come figlie
zie a suor Angélica Rogel che ha di Dio, ci hanno aiutato a prepararci
potuto frequentare corsi di taglio e ai sacramenti, a conoscere e ad
cucito nel Centro di Formazione amare Dio». Anche per María Ayda
della Donna. È iniziata così per lei gli orizzonti si ampliano e diventa-
Foto di gruppo delle donne
una “scuola della vita”, dove ha im-
parato a guardare all’esistenza con
ottimismo, mentre si dedicava al-
l’apprendimento di un lavoro, al-
no quelli del suo popolo: sperare in
qualcosa di meglio non solo per lei,
ma per la sua gente, per servire so-
prattutto le donne, per far loro pren-
indigene e delle fma che hanno
partecipato alla Sessione sullo
Status della Donna dell’ONU.
29
l’alfabetizzazione e al completa-
mento degli studi con un program-
ma di educazione a distanza per
adulti. «La preparazione che ho ri-
cevuto non è stata solo accademica
o professionale, è stata una forma-
zione ai valori umani, cristiani, spi-
rituali e morali. Le suore davano
consigli pratici su come vivere in
famiglia, nelle comunità, nella so-
dere coscienza che si può vivere
meglio in mezzo alla povertà se si
vive con dignità, riconoscendo i
propri diritti e valorizzandosi per
quello che si è. Accanto allo studio
in Educazione Prescolare Intercul-
turale Bilingue, presso l’Università
Politecnica Salesiana di Simiátug,
María Ayda è oggi un sostegno in-
dispensabile per animare e appog-
giare le donne contadine e madri, in
un’opera che, a partire dalle piccole
cose, insegna il rispetto, la dignità
personale ed è orientata a conserva-
re i valori della tradizione culturale
dentro la famiglia e la comunità de-
gli Kichwa.
altre donne a trovare una strada per
vivere dignitosamente». Olga, 38
anni, single, madre di due figlie, ha
lottato per rivendicare la terra che
un tempo è stata sottratta al padre,
ucciso dai militari perché capo e
amministratore della proprietà, e per
affermare il suo diritto al lavoro, al-
l’istruzione, ad avere una casa per
sé e per le sue figlie. Ha conosciuto
le FMA, grazie al progetto borse di
studio SOLIMARO dove, vincendo
l’umiliazione di sedersi adulta nei
banchi di scuola, ha imparato a leg-
gere e a scrivere. Il suo sogno è di
costruirsi, sul pezzetto di terreno ac-
quistato con fatica e sudore, una ca-
>> Olga Patricia, del Guatemala,
sostiene che è importante prendersi
cura di sé come donne, per sapersi
valorizzare, lottare per i propri diritti
setta perché è convinta che «non è
la povertà che uccide, ma il non
aver coraggio in sé e un futuro da-
vanti da realizzare».
e la propria dignità: «Fino a tre anni
fa mi sentivo male perché non ave-
vo un lavoro fisso e non sapevo co-
me aiutare le mie bambine. Ora ho
capito che non sono la sola persona
in difficoltà, so che valgo come
donna. Vorrei anche io poter aiutare
Adriana, María Ayda e Olga Pa-
tricia: donne coraggio, come mi-
gliaia di altre che ogni giorno, nel
piccolo e nel grande lottano per il
diritto alla vita, a non scomparire
non solo come donne, ma anche
come popolo. Ha ragione un pro-
verbio africano: “Chi educa una
In riunione.
donna, educa un popolo”.
ٗ
BS OTTOBRE 2010

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
EOSGSGEIRE CATTOLICI LE ETÀ DELLA VITA DCIRAICSTOINAINAA
CHE COSA SIGNIFICA TUTTA LA VITA DAVANTI SERVI DI CHI
ESSERE CATTOLICI
Dedicato a chi vive
SERVI PERCHÉ
OGGI?
la terza e quarta età
Piccolo manuale
di Clara Mankowski
di Henri Bissonnier
della diaconia cristiana
ELLEDICI, Leumann (TO) Effatà Editrice
di Giuseppe Bellia
2010, pp. 104
Cantalupa (TO), 2010
Editrice Rogate, Roma
pp. 144
2010, pp. 207
Le notizie che circolano nei
mezzi di comunicazione, sia
I discepoli del Signore sono
riferite al comportamento
chiamati a dare senso e valore
dei sacerdoti sia a scelte
testimoniale alla loro vita.
della Chiesa, disorientano
Questo piccolo manuale del-
un po’ coloro che si sentono
la “diaconia cristiana” pre-
cattolici. A maggior ragione
senta una lettura a tutto cam-
possono sentirsi in difficoltà
po, compreso quello politico,
i ragazzi di 13-15 anni e gli
del servizio ancorato alle nuo-
stessi loro educatori. Il libro
ve prospettive aperte dall’ec-
si rivolge ai ragazzi e si
clesiologia e dalla cultura. Si
presenta come una risposta
tratta di una lettura realistica
PER STRADE
concreta alle domande di
e concreta del servizio cri-
E DESERTI
senso sulla fede. Si affron-
stiano che non trascura alcu-
chiamati ad amare
tano i problemi più scottan-
ne questioni decisive che ri-
PANE SPEZZATO
E VINO NUOVO
30 miracoli dell’amore
ti, ci si confronta in modo
obiettivo con le critiche che
vengono rivolte alla Chiesa
e si cerca di aiutare i ragazzi
guardano questo tema, po-
nendosi anche la questione
della diaconia al femminile e
ai risvolti pastorali e anche dia-
SICAR E BETANIA
a formarsi un’opinione pon- Le pagine di questo libro vo- conali nella Chiesa. Si parla
dove si aspetta
derata e tollerante. Le te- gliono aiutare a capire che anche di una diaconia di par-
l’amore
matiche che si affrontano tutte le età della vita, anche ticolare attualità che è “edu-
EMMAUS
la strada dell’amore
di Andrea Fontana
ELLEDICI, Leumann (TO)
2010
sono quelle del rapporto
fede/vita, del significato del
credere, sul modo di vivere
la fede oggi, su Chiesa e
sessualità, ecc. Tutte meri-
tano attenzione e chiare
la vecchiaia, sono una gran-
de opportunità, soprattutto se
illuminate dalla fede cristiana.
L’autore invita a vivere la
sera dell’esistenza umana
come un tempo di grande
care alla speranza”. Vi è, tut-
tavia, anche la consapevo-
lezza di tutto ciò che resta an-
cora fuori, perché, l’obiettivo
non era quello di farne una
trattazione esaustiva.
Sono quattro sussidi per
aiutare gli adulti del nostro
tempo a prendersi cura
presentazioni ai ragazzi.
speranza, una speranza di
vita piena perché vi è “tutta la
vita davanti a noi”. Perché
della propria spiritualità e
crescita interiore. L’autore
questo sia reso possibile,
l’autore esorta a cercare di
offre meditazioni che va-
mantenere una buona forma
lorizzano pagine significa-
fisica e mentale e a curare in
tive della Bibbia per sco-
modo particolare l’interiorità
prire il senso della vita e
che tante volte resta soffocata
aprire gli occhi sulle me-
dagli impegni della vita quo-
raviglie che Dio continua a
tidiana. Nella terza e quarta
compiere anche nel nostro
età si ha disponibilità di tem-
tempo. Il primo sussidio
po che si può pensare a va-
aiuta i cristiani a essere
lorizzarlo realizzando qual-
“profeti di speranza”; il se-
cosa insieme con altri; si
condo invita il lettore a
può valutare l’opportunità di
fare della sua vita un “mi-
prendersi qualche impegno
racolo d’amore”; il terzo
per sentirsi ancora utili.
mostra come l’incontro con
Gesù cambi la vita. Il quar-
to offre una rilettura dei di-
scepoli di Emmaus sulle
strade quotidiane della vita.
OTTOBRE 2010 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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CONVERSIONE
LAELTFTIEGRLAIO
AINDTOEZRINOANZEIONALE CCOHEMUANPIPTRÀENDE
IL MIO INCONTRO
AL CUORE DELLA VITA HO ADOTTATO
INSEGNANTI
CON CRISTO
Lettera a un figlio nell’era MAMMA E PAPÀ
CHE APPRENDONO
di Nahed Mahmud Metwalli delle e-mail e degli SMS Storie di adozione
Costruire una comunità
Ed. Segno, Tavagnacco di Daniele Cirioli
internazionale
professionale
(UD) 1999, pp. 133
Tau Editrice, Todi (PG)
di Laura Monica Majocchi che apprende
2009, pp. 95
(a cura di)
di Penolope J. Wald
Edizioni Erickson, Trento e Michael S. Castleberry
Un padre che vuole aiutare 2010, pp. 188
LAS, Roma, 2010
i figli a comprendere il dono
pp. 192
della vita, con la “trasmis-
sione della fede”, deve tro-
Il testo offre un quadro teo-
vare modalità significative
rico e una guida pratica per
di comunicazione. Nel tem-
rinnovare la capacità delle
po in cui imperversano e-
scuole di ottenere risultati
mail e SMS, non è facile par-
positivi per tutti gli studenti.
lare di fede ai figli. L’autore ha
Il testo con una lunga pre-
cercato di trovare una via ef-
fazione del prof. Comoglio, si
ficace raccontando loro
divide in tre parti. La prima
come la si è vissuta e l’ha fat-
parte presenta i concetti e il
ta diventare un regalo in-
quadro teorico per il cam-
viando una lettera nel giorno
biamento dell’educazione,
della prima comunione di
basato sulle scuole come
uno dei figli. La lettera as-
comunità collaborative, e
Un racconto di conversione sume le caratteristiche di
tutto ciò che è capace di co-
coinvolgente e sconvolgente. un dialogo vivo, serio, mai
Dio irrompe nella vita delle banale. Le riflessioni, se-
struire e sviluppare relazio- 31
ni. La seconda parte, molto
persone a volte con modalità guendo il tracciato evange-
pratica, offre una guida per
classiche, come la conver-
sione di Paolo sulla via di Da-
masco. L’autrice del libro era
direttrice aggiunta in una
grande scuola secondaria
femminile alla periferia del
Cairo; non conosceva il cri-
stianesimo e perseguitava i
cristiani. Non si tratta di una
persona religiosamente in-
differente, ma di una che è
alla ricerca di Dio. Proprio per
questo si è lasciata trovare da
lico, diventano una proposta
di vita credibile, affidata
come una sorta di eredità
morale e spirituale. Nella
consapevolezza della con-
traddittorietà insita nelle idee
sulla vita, su Dio, ecc. il
papà desidera mostrare un
modello di pensiero e di vita.
Il testo racconta le diverse sto-
rie e mondi che si incontrano
nel percorso delle adozioni in-
ternazionali. Il libro è frutto del-
le preziose testimonianze di
genitori adottivi che il più del-
le volte si trovano ad affrontare
situazioni che sono molto lon-
tane da quelle sognate. Biso-
gna dire che questi genitori
vengono già da sofferenze
non indifferenti legate al fatto
sviluppare comunità profes-
sionali che apprendono.
Mentre la terza parte pre-
senta dieci strumenti coe-
renti con la costruzione di
comunità professionali che
apprendono. Di ciascuno
strumento vengono preci-
sate finalità, fasi e suggeri-
menti per la revisione e l’a-
dattamento del processo.
Dio che la cercava da sempre.
che non sono riusciti ad ave-
Così, da persecutrice diven-
re figli biologici e il passaggio
ta perseguitata, a motivo del-
alla genitorialità adottiva non
la sua fede in Cristo. Con
automatico; richiede una ma-
estrema semplicità scrive nel-
turazione e molta prepara-
l’Introduzione: “Questa testi-
zione perché non deve ap-
monianza che qui presento è
parire una scelta obbligata. Le
vera: io presento la mirabile
storie che sono raccontate in
azione del nostro Dio in me”.
questo libro riprendono le fasi
descrittive più salienti e fanno
cogliere le non poche difficoltà
che si devono superare per
giungere a essere in grado di
svolgere il compito che si è as-
sunto.
NCvatmoeOcOlenqiNRcnguhRtioseenSItSaoaoIrPlevlseOFaepAnNrrgienDnsspoVaEselrEoNati NtctiZlhvieDAeiseli.IiETbIsprtAdelioibditsrirriePsriicecocEith.natRaeot--
BS OTTOBRE 2010

4.2 Page 32

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ON LINE
Breve profilo del sacerdote salesiano don Francesco Beniamino Della Torre
(1912-1969).
UNA TORRE Giorgia Frisina
INESPUGNABILE
Una figura emblematica
di salesiano che ha lasciato
un’impronta indelebile dove
ha operato, sia per sua lealtà
e il coraggio sempre dimostrati,
sia per la singolare capacità
di capire gli altri, sia per lo spirito
di carità che lo ha sempre animato
e sorretto, sia per la resistenza
32 al lavoro.
Don Francesco Beniamino Della Torre
(22/06/1912-24/01/1969).
OTTOBRE 2010 BS
Il Centro salesiano di Arese.
La sua fede profonda e incrollabile, unita a un comune
rispetto per qualsiasi persona, finivano per contagiare
e soggiogare anche i più resistenti.
Don Francesco Beniamino Della Torre nasce a Pralbonio (BS)
il 22 giugno 1912 da Francesco e Filomena Faita, una famiglia
di 13 fratelli e sorelle, dei quali otto raggiungono l’età matu-
ra. Marta la primogenita entra tra le suore salesiane Figlie
di Maria Ausiliatrice; don Giuseppe, il sestogenito, sacerdote
salesiano ha operato in Canada. Don Francesco, il dodice-
simo, è avviato agli studi presso l’istituto salesiano Sant’Am-
brogio di Milano.
Nel 1928 entra giovanissimo tra i salesiani: ha 16 anni quan-
do emette la prima professione religiosa nel noviziato di
Chiari. Per gli studi superiori frequenta il liceo classico a
Valsalice (TO) e poi si laurea a pieni voti nel 1938, fre-
quentando la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università
Cattolica di Milano. Nello stesso anno si trasferisce a Roma
per frequentare l’Università Pontificia Gregoriana, conse-
guendo la Licenza in Teologia morale. Nel 1940 viene or-
dinato sacerdote; fino al 1944 è a Parma dove acquisisce
l’abilitazione all’insegnamento. Nel settembre dello stes-
so anno viene trasferito a Milano.
LA RESISTENZA
A Milano con un atteggiamento alternativo e propositivo
si impegnò a lavorare con i giovani per la liberazione dal-
la guerra: il suo contatto con i membri del Comitato per la
Liberazione fu rapido e il suo ruolo determinante, ma chi
gli viveva accanto non si accorgeva di nulla o di poco. “Solo
il suo direttore, don Luigi Besnate, era al corrente di mol-
te cose”, ha scritto don Angelo Viganò. Il don Della (così
da tutti era conosciuto) in quel periodo si mise a scherzare

4.3 Page 33

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Annus Sacerdotalis
Don Della con il Primo Ministro on. Aldo Moro in visita
ad Arese.
stravano nessun tipo di insofferenza di fronte alle sue lun-
ghe chiacchierate. Riusciva, Dio sa come, a inchiodarli per
ore alla sedia; le parole del nostro don li calamitavano e
al termine non pochi gli correvano appresso per ulteriori
Don Della Torre presenta alcuni dei suoi giovani
commenti o spiegazioni, affascinati e/o incuriositi.
al cardinale Giovanni Battista Montini in visita all’Istituto
che lui stesso aveva offerto ai salesiani.
L’EDUCAZIONE
“L’educazione – diceva don Della – ha per oggetto l’indivi-
duo per formare una personalità capace di rapporti inter-
con la morte: qualcuno era rimasto un po’ sorpreso e per- personali positivi e stabili… Ricercare l’amicizia dei ragaz-
plesso, vedendolo fare scorribande in moto o in biciclet- zi piuttosto che correggere i loro difetti è un tradire una vo- 33
ta in tarda serata e, soprattutto, senza abito talare, il che cazione umana. Occorre attuare un realismo psicologico: se
a quei tempi era una rarità assoluta e poco o niente ben conosci la qualità di qualcuno, lo conosci soltanto; quando
vista. Solo più tardi si seppe che il don andava alle riunioni conosci i suoi difetti lo ami veramente”. Quel che diceva l’ha
del Comitato Nazionale di Liberazione e che certi perso- messo in pratica con convinzione e tenacia. I ragazzi, anche
naggi che andavano a fargli visita nell’istituto, qualifican- quelli pieni di rabbia, di disperazione di odio, finivano per vo-
dosi in portineria come confratelli della San Vincenzo, era- lergli bene perché vedevano che lui non si risparmiava per
no esponenti della Resistenza.
loro. Quella di don Francesco, hanno scritto i suoi confratelli,
ARESE
“è stata una vocazione pagata ogni giorno quattro soldi di
pelle propria”. Hanno detto di lui: “Prefabbricato per i giova-
Nel 1955 fondò il Centro Salesiano San Domenico Savio ni” (Oscar Luigi Scalfaro presidente della Repubblica); “Un
ad Arese. I salesiani presero coraggiosamente il posto del prete folgorante” (cardinale Castillo Lara, sdb); “Un prete così
“Beccaria” di Milano, che ad Arese era in grosse difficoltà in gamba che non sembra un prete” (Giorgio Arcoleo, psi-
nel gestire la rieducazione dei così detti barabitt, come a cologo clinico); “Incantatore di serpenti” (don Ugo De Cen-
quei tempi erano chiamati i ragazzi che per qualche mo- si, missionario in Perù).
tivo incappavano nelle maglie della giustizia. A Roma si chia-
mavano sciuscià.
A MILANO
Lì don Della fece, come Don Bosco, il “mendicante” per i Dal 1965 al 1968 don Della ritorna a Milano a impiantare
suoi ragazzi, avvicinando persone grandi e umili, coltivando il nascente “Convitto Universitario Paolo VI”, nella parrocchia
amicizie con personaggi prestigiosi dell’industria e della salesiana di via Rovigno. Dal settembre 1968 è assisten-
politica ma anche con le famiglie dei ragazzi, che non al- te spirituale degli studenti, dei docenti e del personale tec-
lontanava ma voleva accanto. Fin dal primo Natale 1955, nico e amministrativo dell’Università Bocconi e della chie-
osò – con una mossa pedagogica tanto sorprendente quan- sa San Fernardino annessa all’Università.
to magistrale – mandare a casa in vacanza i barabitt, con- La sua morte, improvvisa, il 24 gennaio del 1969, a 56 anni
tro ogni consolidata consuetudine degli istituti di rieduca- di età, nel giorno dedicato al ricordo di san Francesco di
zione, regolati da norme ferree, dove le famiglie erano esclu- Sales, ha suscitato cordoglio in tutti gli ambienti dove era
se perché pericolose e inaffidabili. Capitò come a Don Bo- passato come salesiano. I suoi ex ragazzi lo hanno volu-
sco con i giovani reclusi della Generala: ritornarono tutti! to nella cappella del centro salesiano di Arese dove ha la-
Non per nulla Paolo VI che aveva voluto affidare il “corre- sciato un ricordo indimenticabile. Sul marmo, il suo me-
zionale ai salesiani” riconobbe: “Sono fiero perché avete daglione e, incisa, la frase di san Paolo: “Mi sono fatto tut-
dato ai ragazzi ciò di cui avevano bisogno: il cortile, il mo- to a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno!”.
vimento, il gioco, la palestra, l’entusiasmo. E poi il lavoro”. Ancora oggi chi entra nella chiesetta del Centro, subito sul-
È noto che un normale studente che riesce a resistere una la destra, non può non notare quella grande lastra di mar-
mezz’ora nell’ascolto di una conferenza o anche di una le- mo bianco, oltre la quale è sepolto don Francesco Be-
zione, è oro che cola… ma i ragazzi di don Della non mo- niamino Della Torre, per gli amici don Della.
ٗ
BS OTTOBRE 2010

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
GENERAZIONE 2. Vale in ogni caso il principio:
le ultime ore della giornata devono
SUPERGUFI essere le più belle e possibilmente
indimenticabili. La sera è sempre la
fine di qualcosa: un momento di
fragilità in cui il bambino rivive gli
Dieci ricette per una
episodi difficili della giornata. Per
questo di solito cerca un contatto,
“buona notte” dei nostri figli. una persona che ascolti, rassereni
e tranquillizzi.
3. Si raccomanda ai genitori di
telli di Milano. Il escogitare i rituali della “buonanot-
sonno è un biso- te”: giochi, storie, piccole cose fatte
gno primario. La insieme.
mancanza di ripo- 4. Un tempo extrascolastico trop-
so provoca irritabilità, po ricco di attività fisiche, ludiche
malinconia e obesità. E e culturali favorisce un’iperattività
impedisce la concentra- mentale e corporea che impedisce
zione, azzera la memoria al bambino di rilassarsi e lasciarsi
breve, rallenta il pensiero andare al sonno. L’agenda di un
creativo. Sintomi che molti bambino di nove anni non può
professori conoscono ogni mattina, essere piena come quella del Pre-
quando vedono arrivare in classe sidente della Repubblica. Il modo
studenti stanchi e svogliati. Possiamo migliore per assicurare una vita
ipotizzare alcuni rimedi.
adulta felice è offrire un’infanzia
Le solerti cassandre di tutte le 1. “Andare a dormire” significa felice, piena di amore, musica, gio-
disgrazie attuali, i ricercatori e sempre separarsi e rimanere soli. Il chi, risate…
34
gli esperti hanno lanciato l’al- bambino deve lasciare i genitori e 5. A volte, senza esserne consa-
larme “sonno”. Il riposo notturno trovare in se stesso le risorse pevoli, mettiamo troppa pressione
dei teenager è diminuito in media necessarie per vincere solitudine e sui figli e li carichiamo di inutili
di 3 ore. Colpa di telefonini, Inter- paure della notte. Quando un bam- aspettative di prestazioni e risultati.
net e videogame. Una volta, la fine bino ha difficoltà ad addormentarsi, Ciò può produrre ansie notturne,
di Carosello segnava un limite generalmente è perché la separa- espressione di preoccupazioni
invalicabile: bisognava andare a zione è vissuta male. Per questo si represse di giorno. La competitività
dormire. Oggi, tra sms, iPod, Inter- consiglia sempre ai genitori di “por- strisciante provoca nevrosi e atteg-
net, videogame e l’eterna tv, la tare” non “mandare” i figli a letto e giamenti compulsivi.
giornata dei ragazzi sembra non di fermarsi accanto a loro finché 6. I tempi e i ritmi del sonno
finire mai. Cosi riposano meno non si sono addormentati.
sono molto personali e variano da
rispetto alle generazioni passate.
Secondo uno studio, lo sforzo tec-
nologico non solo ruba tempo al
riposo, ma provoca anche un dan-
no biologico: “Qualsiasi stimolo di
luce bianca emanata dagli schermi
uccide la melatonina, l’ormone che
facilita il sonno”. Mister James E.
Gangwisch, psichiatra del Colum-
bia University Medical Center di
New York, si dice sicuro che ritar-
dare troppo l’ora di coricarsi può
portare alla depressione. Ma non
solo: «Il debito di sonno rende più
irritabili, fa diminuire il rendimento
scolastico, favorisce l’uso di stimo-
lanti e di comportamenti aggressi-
vi», sottolinea Luca Bernardo, pri-
mario di Pediatria al Fatebenefra-
Oggi, tra sms, iPod, Internet,
videogame e l’eterna tv, la giornata
dei ragazzi sembra non finire mai.
OTTOBRE 2010 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
QUANDO SI SCARICANO persona a persona. Bisogna aiuta-
re i figli a trovare il loro. Il neonato
nei suoi primi giorni di vita dorme
in media sulle venti ore. Ci sono
bambini in età scolare cui basta
LE BATTERIE
dormire sei/sette ore, e ce ne
sono altri della stessa età che se
non ne dormono meno di dodici
I genitori, i figli, il sonno… Non tutto fila liscio.
cascano dal sonno. Solo i genitori
possono essere gli esperti. In
campo educativo, l’espressione
conda immagine riguarda Claudio
“gli altri fanno così” è di solito un’i-
che non aveva mai sonno e mi toc-
diozia. Guai a impuntarsi sugli
cava passare le notti a giocare
orari: le guerre peggiorano sempre
con lui, dopo aver già condiviso
la situazione e non hanno mai
le ore del giorno. Ogni tanto ce-
risolto nulla.
deva alla stanchezza e alla sa-
7. Spegniamo tutti gli schermi. A
zietà di pappe e moine, infilan-
volte i bambini andrebbero anche a
dosi nei posti più strani della
dormire, ma televisione e computer
casa, e io avevo imparato a non
li ipnotizzano, tenendoli lontani dal
tentare spostamenti verso il letti-
letto. Tocca ai genitori decidere
no, per evitare che si risveglias-
quali sono i programmi o i giochi
se e per concedermi un po’ di ri-
de-cerebranti, che li annientano dal
poso. Ma non riuscivo a dor-
punto di vista culturale: di questi si
mire, non perché temessi
può anche pensare di farne a
queste situazioni alquanto
meno. Non si tratta di eliminare la
insicure e comunque non
tv o il computer, però bisogna
saperli adoperare, e soprattutto
spegnere a una certa ora. L’invasio-
Non c’è immagine più tenera
di un bimbo che dorme.
durature, quanto perché non potevo ri-
nunciare a guardarlo mentre dormiva: 35
era bellissimo, con la faccina e i riccio-
ne costante non è tollerabile, né
per l’adulto né tantomeno per il
bambino.
8. I genitori sono chiamati a dare
il buon esempio. È importante che
l’orario della cena non sia troppo
posticipato, anche se spesso si tor-
na a casa tardi per motivi di lavoro.
Le abitudini corrette, poi, vanno
insegnate con pazienza quando i
bimbi sono ancora piccoli. Il genito-
re che lascia una luce accesa nel
caso che il figlio abbia paura del
buio, dà già l’idea che l’oscurità sia
fonte di angoscia piuttosto che di
riposo.
9. La voglia di vivere tutto e
subito è tipica dell’adolescenza. La
notte è vissuta come una dimen-
sione “adulta” e uno spazio alter-
nativo in cui si consumano molti
riti di passaggio. I genitori non
devono assolutamente “abbando-
Dicono che non c’è immagine
più tenera di un bimbo che dor-
me. Aggiungerei che non c’è
momento più dolce per un genitore di
quello in cui i figli finalmente rimangono
con le batterie scariche. Ma devo am-
mettere che provo una grande no-
stalgia, quando nei ricordi si apre il ca-
pitolo del sonno dei miei figli. Anche in
questa esperienza, una madre fa
esperienze differenti e si rende conto
dell’unicità di ogni bambino, oltre al po-
ter constatare che il dinamismo della
crescita abbraccia e trasforma ogni
momento della vita quotidiana.
La prima foto nella memoria è quel-
la di Ale: cucciola coccolona, capace di
dormire per ore, a condizione di senti-
re intorno a sé i rumori della casa e, pos-
sibilmente, mantenere un contatto fisi-
co con gli adulti. Non sopportava il si-
lenzio e la sensazione di solitudine, e io
l’ingannavo mettendo la sua carrozzina
li di un angioletto un po’ birichino e quel
piedino che sfuggiva a qualsiasi co-
pertina e calzino, pronto a correre ver-
so nuovi giochi e avventure.
᭿ Dopo questa fase in cui ho dovu-
to fare i conti con la mia impotenza –
perché, piaccia o no, i piccoli hanno
una loro iniziale e talvolta perversa au-
tonomia nell’alternanza fra veglia e
sonno –, ho goduto di un lunghissimo
periodo di pace domestica. Grazie a
Dio, è arrivata abbastanza presto
l’età in cui i bambini potevano affron-
tare disciplina e regole familiari, e io
non ho tardato un secondo a questo
appuntamento, per amore dei pargo-
li ma anche per un sano istinto di so-
pravvivenza, dopo anni di inconsape-
vole anarchia e sonno arretrato. Non
ho dovuto mai ingaggiare lotte o pat-
teggiamenti estenuanti: la contratta-
zione sul riposino pomeridiano e sul-
nare” i figli alla notte, ma con affet- vicino agli elettrodomestici, così per- l’orario serale del “fodero” è stata fa-
to e attenzione affermare decisa- cepiva una qualche compagnia. Più cilitata da una valutazione realistica e
mente legami e responsabilità.
spesso stavamo insieme nel lettone: condivisa della resistenza di tutta la fa-
10. Nel sistema educativo di mentre lei ronfava come un micetto, io miglia ai ritmi della vita quotidiana; dal-
Don Bosco esiste la “Buonanotte” lavoravo tranquilla, stando attenta a non lo sforzo di soddisfare le esigenze e i
quotidiana: alcune parole affettuo- spostare la gamba o il braccio dalla sua “diritti” dei figli e possibilmente anche
se del “padre” che aiutano ragazzi manina. Stavamo così a lungo; lei si sen- dei genitori entro orari ragionevoli;
e adulti a recuperare il centro e tiva protetta dalla mia vicinanza e io se- dai ragionamenti scientifici sui bisogni
l’unità della vita.
ٗ rena per il suo placido sonno. La se- di riposo delle persone “normali”; ma
BS OTTOBRE 2010

4.6 Page 36

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soprattutto dai piccoli rituali prima di
andare a letto. C’è stato il tempo del-
le favole del “libro magico” e delle
canzoncine; quello del bacio della
buona notte distribuito ai bambini
buoni e ai peluche monelli; quello del-
le preghiere recitate insieme e del su-
peramento di qualche piccola in-
comprensione diurna. Insomma,
strategie diverse accomunate dal-
l’intento di coltivare l’intimità degli af-
fetti e la capacità di restare insieme
anche quando ognuno è solo con i
suoi sogni.
᭿ E oggi? L’adolescenza è stata dif-
ficile anche per il sonno; abbiamo
cercato di essere flessibili, ma non
rinunciatari nel rappresentare sem-
pre ai ragazzi l’esigenza di regole co-
muni e di stili di vita sani. Non è an-
data male. Non sono mancati, ov-
viamente, momenti di insofferenza
dei figli e di sofferenza dei genitori,
ma l’amore copre molte cose e tut-
ti insieme siamo usciti indenni da
36
questo periodo che ha le sue con-
fusioni e incoerenze. Per fortuna, la
vita sociale dei nostri figli non ha mai
generato sentimenti di evasione e di
fuga e abbiamo custodito il deside-
rio reciproco di ritrovarci la sera. Le
lancette dell’orologio si sono spo-
state sempre più in avanti per il rien-
tro, la cena, l’andare a letto, ma pos-
so dire che in casa la “generazione
dell’altrove”, il “popolo della notte”
non hanno mai attecchito in modo
problematico. L’ingresso nella giovi-
nezza ha inevitabilmente segnato
l’approdo di Ale e Claudio e i loro
amici ad abitudini differenti; lo studio
e il lavoro hanno comportato nuove
aspettative e ritmi più individualizzati.
Abbiamo cercato pazientemente di
adattarci a nuove coordinate nell’u-
so del tempo e nell’organizzazione
della routine familiare, avendo fidu-
cia nei nostri ragazzi e nelle loro
scelte. Mi resta sempre un dubbio:
non è che questi giovani dormono
troppo poco? Il loro essere così in
corsa, estroversi e impegnati, ap-
passionati e generosi, mi fa spera-
re che siamo riusciti a educarli.
Non mi sarebbero piaciuti figli apa-
tici e disamorati, incapaci di assa-
porare la vita e di immergersi in essa
con un atteggiamento di operosa vi-
gilanza.
ٗ
OTTOBRE 2010 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Bergamasco, classe 1949. Molte
le personali, molti i quadri
acquistati da Accademie e da privati.
Quotato sui principali dizionari
e cataloghi d’arte.
Quotidiani e stampa specializzata
si sono occupati di lui.
LUIGIMAURIZIO ASSOLARI
L’ARTE DELL’ANIMA
Come sede delle emozioni,
dei sentimenti e della vo-
lontà, l’animo umano rap-
presenta il punto di con-
nessione dell’individuo con la vita na-
turale che viene vissuta attraverso un
corpo visibile di carne e ossa. La psi-
che, che qui chiamiamo anima, è la
sede del nostro comportamento, del-
le decisioni e gioca un ruolo chiave nel
rapporto con noi stessi, con i nostri si-
mili e con il sacro. Nel mondo del-
l’arte, saper cogliere gli aspetti mul-
tiformi dell’esistenza e ancor più sa-
perli tradurre in manifestazioni visibili
attraverso i colori e il pennello, si-
gnifica avere acquisito una cono-
scenza quanto mai ampia, solida e pro-
vata dell’uomo in tutte le sue sfac-
cettature esteriori e interiori.
>> Nel panorama artistico italiano
contemporaneo, chi fra i molti è riu-
scito meglio in questo itinerario è
Luigimaurizio Assolari, il quale ha
sperimentato nel corso della sua pro-
duzione diverse tecniche rappresen-
tative, partendo da quella definita
dello strappo con riporto – di cui si
ricorda l’opera La mia Maremma del
1981 – passando per l’affresco e
giungendo al mosaico utilizzando
tessere di vetro recuperato nelle fon-
derie di Murano, e alla tecnica del-
l’affresco e collage realizzata con
materiali poveri di recupero a cui si
ascrive cronologicamente l’ultima
parte della sua riflessione artistica. In
tema di relazione con il sacro, Asso-
lari ha svolto numerose collaborazio-
ni e, nell’ambito delle grandi opere,
ha concentrato la sua attività preva-
lentemente intorno alla figura di san
Francesco d’Assisi (Il Cantico delle
Creature I e II opera e San France-
sco d’Assisi). Ma non ha dimenticato
di riflettere, a suo modo, anche su
Gesù Cristo in croce, ancora una
volta uscendo dagli schemi classici e
tecnici dell’arte sacra, e fornendo
una sua particolarissima interpreta-
zione della scena di massimo dolore
e vittoria del Salvatore.
>> Nel Crocifisso che presentiamo
compaiono tre figure, Gesù, Maria e
un angelo che sembra staccarsi da
Maria per andare a prendere egli
stesso il corpo senza vita del Cristo.
Ciò che rimane del resto dell’opera è
il senso di un’inafferrabile incompiu-
tezza, o meglio, di una frantumazio-
ne e scomposizione dell’opera che
pare necessiti di un immediato
restauro. Ciò che colpisce ancora è
quella forte sensazione di una pittura
che viene dalla terra, con carica
umana, emotiva, espressionistica,
rivelante ataviche inquietudini esi-
stenziali legate al mistero e al desti-
no dell’uomo. È una presentazione
così popolare, che sembra quasi sfio-
rare l’ignoranza, ma è profondamen-
te genuina e carica di quel pathos
che solo l’anima può cogliere e tra-
smettere.
ٗ

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Franco Scillone
1) Il single prenda esempio dallo zero,
che si sposa per avere più valore.
2) Il tempo è galantuomo, anche se ci porta
gli acciacchi, le rughe e il bastone.
BS OTTOBRE 2010

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
IL CONFORMISMO
DEL PENSIERO
UNICO di Sabino Frigato s.frigato@ups.crocetta.org
È la piaga
generalizzata delle
nostre società.
Ci cascano tutti,
con rarissime
eccezioni atte solo
a confermare
38 la regola.
Talleyrand ha costruito la sua
fortuna sull’opportunismo.
Con l’ironia che gli era pro-
pria, Giorgio Gaber canta-
va:
«Il conformista è uno che
di solito sta sempre dalla parte
giusta,
il conformista ha tutte le risposte
belle chiare dentro la sua testa,
è un concentrato di opinioni
che tiene sotto il braccio due o tre
quotidiani
e quando ha voglia di pensare
pensa per sentito dire,
forse da buon opportunista si
adegua senza farci caso
e vive nel suo paradiso…».
CONFORMISMO
E OPPORTUNISMO
Conformismo e opportunismo van-
no a braccetto. Trovarsi al momento
giusto dalla parte giusta è ciò che
conta! A essere se stessi, a pensarla
diversamente, non si va lontano.
Vuoi fare carriera? Vuoi avere pa-
renti, vicini, colleghi dalla tua par-
OTTOBRE 2010 BS
Il conformista è uno che di solito
sta sempre dalla parte giusta”,
cantava Giorgio Gaber.
te? Pensa, parla, comportati come
loro. E la coerenza con te stesso,
con la tua coscienza? Per Giuseppe
Prezzolini «la coerenza è la virtù
degli imbecilli», mentre per Oscar
Wilde «è degli stupidi». Più chiari di
così! E la coscienza? È solo una
questione di “sano realismo”! Il ce-
lebre politico e diplomatico france-
se Charles-Maurice de Talleyrand
ha costruito la sua fortuna sull’op-
portunismo e sul tempismo. Dappri-
ma fu uomo della Rivoluzione e su-
bito dopo della Restaurazione. Pri-
ma ministro di Napoleone e poi dei
Borboni. Un cinico esempio di “sa-
no realismo” imitato da non pochi
anche oggi e non solo politici! Che
questo adeguarsi amorale sia un vi-
zio e per di più vecchio come l’uo-
mo, è cosa più che evidente. Dove
si anniderebbe allora la novità, al
punto da occupare il secondo posto
nella classifica dei nuovi vizi sma-
scherati da Umberto Galimberti?
IL NUOVO
CONFORMISTA
La novità va ricercata nel nostro
mondo dominato dalla tecnica e dal-
l’economia. Galimberti parlando del
nuovo vizio forse calca la mano,
tuttavia non gli si può dar torto
quando afferma che il conformismo
è ciò che fa funzionare il nostro si-
stema tecnico-economico. Tutti, chi
più e chi meno, siamo dei confor-
mati a questo sistema di vita. Del
resto come si può non adeguarsi alle
sue regole, alle sue pratiche, alle
sue esigenze? Nessuno ce le impo-
ne. Sono così ovvie in Italia come
negli Stati Uniti o in Giappone. Per-

4.9 Page 39

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ché il nuovo conformismo che tutto
e tutti omologa sarebbe un vizio?
Perché uniforma un po’ tutti a un
Vuoi fare carriera? Vuoi avere
parenti, vicini, colleghi dalla
tua parte? Pensa, parla,
comportati come loro.
pensiero unico, a un sentire unico, a
uno stile di vita unico. E per di
più illude di essere se stessi, di
essere liberi, solo perché vie-
PERCHÉ
ne data la possibilità di
L’OMOLOGAZIONE
poter scegliere tra mille
modelli la maglietta o
È UN VIZIO?
le scarpe che fanno
Perché riduce l’uomo a stru-
più trend. Il proces-
mento funzionale al sistema. Il
so di omologazione
conformista, non avendo altri
fallirebbe se non aves-
riferimenti se non quelli che
se nei mezzi di comu-
questo mondo tecnico-econo-
nicazione un formi-
mico tollera e promuove, vive del-
dabile alleato. Radio,
le opinioni correnti nella convinzio-
televisioni e anche Inter-
ne di trovarsi sempre dalla parte “giu-
net sono luoghi di tante
sta”. Per questo motivo il conformista
voci, di tanti racconti di
dio pro- contemporaneo è un ignorante. Forte
vita. Ma fondamentalmente di-
g r a m m a t o . delle opinioni mediatiche del giorno
cono tutti le stesse cose an-
Un papa corag- “ignora” le complessità delle situazioni
nullando progressivamente
gioso che afferma e spara sentenze a raffica: pure foto-
le differenze culturali, reli-
che il problema del- copie della notizia dell’ultima ora.
giose, etiche che ancora sussisto-
l’Aids non si risolve solo Basta salire su un tram o su un treno
no tra gli uomini. È come se fos-
simo immersi in un “monologo
con l’uso del condom è un sog-
getto politicamente scorretto,
per doversi subire il profondo vuoto del
pensiero unico del giorno! Pensarla di-
39
collettivo” che non comunica, ma fuori sistema. Immaginiamo cosa versamente? Certamente è difficile.
uniforma. Omologa il pensiero, il succederebbe se, anziché produrre Parrebbe quasi impossibile. Di fronte
giudizio morale, le scelte. È il tonnellate di preservativi si investis- alla crisi generale del nostro sistema
trionfo del politicamente corretto! se in programmi di educazione emerge forse un nuovo pensiero, qual-
Anzi, la mancata omologazione può compresa quella sessuale? Il siste- cosa di alternativo? Semplicemente si
creare disadattamento sociale o, più ma tecnico produttivo non può tol- cerca di tamponarne le falle. Ma è pro-
semplicemente, complessi d’inferio- lerare chi non è allineato sul pensie- prio così: tutti omologati? Difficile con-
rità. Sapersi adattare al mondo che ro unico: sarebbe la sua crisi.
testare la deriva conformista. Tuttavia
cambia è fondamentale per non re-
non mancano né spiriti critici, né voci
stare indietro mentre tutto avanza!
profetiche per nulla omologati. Cer-
Chi oggi oserebbe contestare aper-
Oggi la parola libera ed esigente tamente fanno una gran fatica a farsi
tamente la legittimità di certe richie-
del Vangelo è forse la sola vera
ascoltare. Ma ci sono. Qualcuno ha
ste di gruppi gay? Sarebbe un suici-
voce anticonformista.
scritto che la religione e la morale – ov-
viamente cattoliche – creano solo dei
conformisti. Il rischio c’è. Però, se si
aprono occhi e cuore, ci si accorgerà
che la più grande libertà contro tutti i
conformismi di questo mondo viene
proprio dal Vangelo. Anche la mora-
le cristiana – nonostante il coro unifor-
me di voci contrarie – è una parola che
rompe e contesta i tanti pensieri uni-
ci del nostro tempo. Oggi la parola li-
bera ed esigente del Vangelo è forse la
sola vera voce anticonformista. La stes-
sa chiesa cattolica – pur con tutte le ma-
gagne che in questi anni l’affliggono
– è la voce critica di un sistema che
pialla le coscienze e tutto assorbe ed
uniforma. Esagerazioni? Contro l’a-
sfissia del pensiero uniformato c’è una
Parola più efficace?
ٗ
BS OTTOBRE 2010

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
ABOLIZIONE
ATTESA UTOPIA?
di Severino Cagnin
10 ottobre 2009:
Giornata contro
la pena di morte.
Gli spiriti più illuminati
stentano
a comprendere
che la civiltà
del XXI secolo accetti
40 e tolleri ancora
la pena di morte.
Il biblico “Nessuno
tocchi Caino”
è ancora valido:
rivendica a Dio
il diritto di giudicare.
OTTOBRE 2010 BS
Il problema è tanto grave che non
se ne parla volentieri.
Terroristi fanatici, omicidi per
effetto di droghe, minorenni for-
zosamente chiamati alle armi e pas-
sati per le armi al primo sbaglio:
quanta responsabilità e quale giusta
pena?
Il recente libro/denuncia dell’av-
vocato di Houston, David Dow, The
Autobiography of an Execution, fa
discutere l’America e il mondo, per-
ché difende i condannati a morte,
tutti. “Molti mi chiedono perché di-
fendo persone che hanno commesso
crimini mostruosi”.
I motivi si fondano sul fatto che
ognuno è una persona, e cioè un in-
dividuo che cambia con gli anni,
che può pentirsi e chiedere perdono.
La responsabilità di una coscienza
non è conoscibile dall’uomo, ma so-
lo da Dio e Lui perdona sempre,
non condanna mai: Cristo è venuto
a salvare i delinquenti peggiori.
>> Gli esempi sono nelle pagine di
cronaca nera.
Un anno fa è stato giustiziato uno
che Dow difendeva. Henry – tanto
per dargli un nome – era cresciuto
in una famiglia disastrosa. La madre
entrava e usciva da ospedali psi-
chiatrici, il fratello si era suicidato
quando lui aveva dieci anni. Scon-
volto, è entrato in una gang e, a 19
anni, insieme ad altri ha commesso
una rapina che è finita con l’omici-
dio involontario di una donna.
A 30 anni, però, non era più la
stessa persona, aveva capito il male
fatto e se ne era pentito. Lo avevano
capito le guardie carcerarie del
braccio della morte, le quali – caso
rarissimo, se non unico nella storia
dei condannati a morte, firmarono
dichiarazioni perché non fosse giu-
stiziato. Ma anche condannati che
non si pentono vanno salvati perché
nessuno può prevedere il futuro di
una persona.
>> Testimonianze, diari, film in-
formano sulla situazione dei con-
dannati a morte negli ultimi istanti
prima dell’esecuzione della senten-
za o nei lunghi anni di attesa segre-
gati nel “braccio della morte”, e
parlano di una crudeltà superiore al-
la scarica della sedia elettrica. Per-
sonalmente, dopo essermi docu-
mentato, non discuto più sulla pena
di morte, sui motivi a favore o con-
tro. Neppure mi va di discettare su
eventuali rimedi di riduzione o so-
spensione o attesa, come in diversi
paesi del mondo dicono le statisti-
che. Sono convinto che anche verso
chi ha sbagliato, non si deve usare il
castigo o la vendetta, ma dargli la
possibilità di salvarsi.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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TRE SECONDI
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
Ci sono drammatiche realtà
che dovrebbero toccarci profondamente,
farci agire e che, invece, con la giustificazione
che non dipendono da noi,
facciamo di tutto per nascondere
o dimenticare.
TRE SECONDI di E. Olivero - M. Tabasso
darietà concreta ed ingiu-
stizie, dolori, odio ingiustifi-
C’è una campana che suona / ogni tre Chissà se per chi denuncia, / per chi fa
cato.
secondi un rintocco
finta di niente
Ogni tre secondi un bimbo che muore / Chissà se per chi protesta, / ma poi non
>> Tra i brani, tutti firmati per i
e il mondo pensa ai fatti suoi
Pensa a star bene e a star male / pensa
ad uccidere e a rubare
Intanto ad ogni rintocco / un bimbo sale
in cielo.
cambia vita…
Chissà se anche per lui / ci sarà una por-
ta aperta,
ma intanto ad ogni rintocco / un bimbo
sale in cielo.
testi dallo stesso Olivero e per
le musiche da Mauro Tabasso,
colpisce questa Tre secondi per
la forza con cui la musica am-
plifica le parole rendendole un
Ma per lui, per lui / la porta è sempre Ma per lui, per lui / la porta è sempre
aperta
aperta
vero e proprio pungiglione per 41
le nostre addormentate coscien-
L’amore diventa padre, madre, / cibo
e coperta
Lassù, lassù / c’è chi lo abbraccerà
Gli renderà la vita / che non ha avuto
qui tra noi
L’amore diventa padre, madre, / cibo
e coperta
Lassù, lassù / c’è chi lo abbraccerà
Gli renderà la vita / che non ha avuto
qui tra noi
za. Non basta solo protestare,
armarsi di parole e indignazione
per salvare dal destino terribile
dell’indigenza e della morte
milioni di bambini, ma occorre
cambiare vita: questo avver-
timento, forse un po’
Il Sermig (acronimo di Servizio studio di registrazione
Missionario Giovani) nasce più e produzione mu-
di quarant’anni fa a opera di sicale, un’orchestra
troppo perentorio,
è, infatti, tempe-
rato ma reso pa-
Ernesto Olivero con l’intento di e coro ritmo-sin-
radossalmente
vivere la solidarietà verso i più fonici. Tutto que-
più efficace
poveri dando una speciale atten- sto ha preso il
dalla melo-
zione ai giovani e cercando insie- nome di Labo-
dia, dappri-
me a loro le vie della pace. Ha il ratorio del Suo-
ma struggen-
suo centro motore nell’Arsenale no e, di quando
te e via via
della Pace, un’ex-fabbrica di ar- in quando, mette
sempre più
mi, sita nel cuore di Torino e ri- in circolazione pro-
distesa e sere-
convertita a luogo di incontro, duzioni discografi-
na, e dall’armo-
studio, preghiera e progetti. Tra le che autoctone che nei
nia densa e molto
mille attività che vi si svolgono testi affrontano le temati-
evocativa.
non può mancare la musica, il che care al Sermig e nella musi- L’arrangiamento, sapientemente
linguaggio per eccellenza, che ca guardano a 360° agli stili del- curato e l’interpretazione assai
riesce a mettere in comunicazio- la tradizione, dell’oggi, del intensa valorizzano il disegno
ne giovani e adulti di ogni parte mondo. L’ultima di queste, data- melodico che, lentamente ma
del mondo indipendentemente ta 2010, ha per titolo Mama e, inesorabilmente, ci porta verso
dalla cultura, posizione sociale, canzone dopo canzone, come alte vette fino al suggestivo
credo politico o religioso.
nel giochino propiziatorio dello finale in cui viene accolto, qua-
sfogliare la margherita (m’ama, si in un confortante abbraccio,
>> Ed ecco che da oltre dieci non m’ama), ci presenta la con- da un coro caldo e consolante
anni esistono all’Arsenale della tiguità, a volte assurda e para- riuscita metafora della beatitu-
Pace una scuola di musica, uno dossale, tra ideali positivi, soli- dine eterna.
ٗ
BS OTTOBRE 2010

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 02-09-1971 n. 959, e la
Fondazione Don Bosco nel
mondo (per il sostegno in parti-
colare delle missioni salesiane),
con sede in Roma, riconosciuta
con D.M. del 06-08-2002, pos-
sono ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o alla Fondazione
Don Bosco nel mondo, con sede
in Roma) a titolo di legato la
somma di …, o titoli, ecc., per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
42
in Roma (o alla Fondazione Don
Bosco nel mondo, con sede in
Roma) l’immobile sito in… per i
fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o alla
Fondazione Don Bosco nel
mondo, con sede in Roma) la-
sciando ad essa quanto mi appar-
tiene a qualsiasi titolo, per i fini
istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso
e leggibile)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
Fondazione Don Bosco nel mondo
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612658 – Fax 06.65612679
OTTOBRE 2010 BS
I NOSTRI MORTI
MARCON sac. Umberto, salesiano,
† Verona, il 30/04/2003, a 72 anni
Don Umberto, nato a Fortigo di Sernaglia
della Battaglia (TV) e cresciuto tra l’Alta
Savoia e Torino, falegname, geometra,
dottore in economia e professore di ragio-
neria e tecnica bancaria presso l’istituto
Don Bosco di Verona, “incontrò” Don Bo-
sco nel 1945 e non si separò più da lui.
Divenne una scelta di vita al fine, come af-
fermò lui stesso, “di avere più difficoltà a
perdere l’anima”. Divenne dapprima con-
fratello coadiutore e, solo in “età adulta”,
sacerdote missionario a Matriz de Cama-
ragibe (Alagoas - Brasile), dove trascorse
gli ultimi quattro anni della sua vita terre-
na. Anche nella malattia non si è mai la-
mentato, ringraziando Don Bosco e Maria
Ausiliatrice per i suoi 72 anni, di cui 55 di
vita religiosa e 4 di sacerdozio e di vita
missionaria. Quando se ne è andato è sta-
ta tanta la commozione da parte della Fa-
miglia Salesiana del Nordest del Brasile,
dei salesiani del “Don Bosco” di Verona,
dei parenti e degli exallievi. (Laura)
VASTA sac. Rosario, salesiano,
† Pedara (CT), il 05/03/2010, a 92 anni
Ha fatto un po’ di tutto: insegnante a Bar-
riera, a San Gregorio, al San Tommaso, a
Pedara; prefetto al San Tommaso; econo-
mo a Pedara; direttore a Zafferana; infer-
miere a Cibali; bibliotecario in ispettoria,
vicario ispettoriale. Cuore aperto e dispo-
nibile, aveva la corona del rosario sempre
in mano e quel sorriso semplice e sincero
che esprimeva comprensione, partecipa-
zione e delicatezza. In comunità era una
presenza umile e discreta ma punto di ri-
ferimento per tanti confratelli che vedeva-
no in lui una testimonianza genuina di fe-
de e di amore a Don Bosco. Intelligente e
di elevata cultura non ha mai mostrato al-
cun segno di esibizione e/o presunzione,
e si è fatto sempre e con chiunque tutto a
tutti.
GRAZIOSI sr. Oliva, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
† Roma, il 15/03/2010, a 86 anni
Oliva, durante gli anni della formazione, fu
costretta insieme alle sue compagne a la-
sciare il noviziato di Castelgandolfo, occu-
pato dai tedeschi. Le superiore le lasciarono
libere di tornare alle loro famiglie se lo desi-
deravano, ma Oliva rimase nell’Istituto in mo-
do deciso. I piccoli della scuola materna con-
quistarono ben presto il suo cuore. Era un’a-
nima di profonda preghiera e i bambini le si
affezionarono moltissimo. Ovunque si distin-
gueva per la grande bontà, la comprensio-
ne, il garbo e la gentilezza.
PIRINOLI sr. Marina, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
† Orta San Giulio (NO), il 05/04/2010,
a 83 anni
Marina durante la II Guerra Mondiale, in-
sieme alla sorella, aiutò i Partigiani che
operavano sulle montagne del Cusio, sop-
portò la fame, nonostante i sacrifici della
mamma che si dava da fare perché que-
sto non avvenisse, affrontò pericoli e fati-
che d’ogni genere, che secondo la sua te-
stimonianza, l’aiutarono a formarsi una
solida spina dorsale. Come FMA lavorò
nella scuola dell’infanzia e primaria, nel-
l’oratorio, nelle colonie marine e montane
e nel Grest. Appassionata della missione
educativa, nei rapporti con i ragazzi espri-
meva un carattere forte e deciso.
CAMPIGOTTO sr. Rita Maria, Figlia
di Maria Ausiliatrice,
† Roppolo Castello (Biella), il 07/04/2010,
a 85 anni
Rita, dopo aver frequentato per qualche
tempo l’oratorio delle FMA del suo pae-
se, mentre si interrogava sulla sua scelta
per il futuro, venne mandata a lavorare
nella casa salesiana di Bollengo (Torino),
studentato teologico dei Chierici Salesia-
ni. Qui fu contenta di poter verificare da
vicino la vita delle FMA e, vivendo a con-
tatto con le suore che esprimevano tanta
bontà e familiarità, sentì il desiderio di se-
guire il loro esempio. Lavorò in diverse
case addette ai confratelli salesiani. Suor
Rita ebbe una vita provata dalla sofferen-
za fisica, ma la seppe accogliere con fe-
de, guardando al cielo. Scrisse che fin dai
primi tempi della malattia sentì accanto a
sé la presenza del Signore tanto da desi-
derare il paradiso, ma non era ancora la
sua ora.
MONTI sr. Rina, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
† Milano, il 18/04/2010, a 94 anni
Frequentando l’Oratorio del suo paese, fu
contagiata dalla serenità, dalla gentilezza e
dall’amore delle suore. In questo clima bel-
lo e stimolante maturò la decisione di fare
della sua vita un dono al Signore per le gio-
vani. Dopo la Professione religiosa, lavorò
con compiti sempre più impegnativi, tra cui,
negli ultimi anni, quello di Presidente Re-
gionale del Ciofs/FP della Lombardia, che
incrementò in modo consistente. Le suore,
le autorità scolastiche e parrocchiali
espressero sempre apprezzamento per le
sue doti di educatrice, per la capacità di
sdrammatizzare qualsiasi difficoltà: “Il Si-
gnore ci aiuterà anche questa volta, diceva,
basta sperare in Lui”!
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”

5.3 Page 43

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MM iill
eessee Savina Jemina
OOTTTOTOBBRREE
PIANTE DELLA BIBBIA
GELSO
Nel Vangelo proclamato il 3 otto-
bre (27ª del Tempo Ordinario C),
Gesù osserva: “Se aveste fede…
potreste dire a questo gelso: sii
sradicato e trapiantato nel mare,
ed esso vi ascolterebbe” (Lc
17,6). Per la botanica le specie di
gelso più note sono due: il gelso
nero (Morus nigra) e il bianco
(Morus alba). Il primo è ancora
coltivato nell’Italia meridionale e
in Sicilia. I frutti, leggermente las-
sativi, sono alla base di marmel-
late, dolci, liquori; le foglie sono
usate nella cosmesi, la corteccia
ha funzioni espettoranti e depu-
rative. Il gelso bianco, alto anche
15 metri, originario dell’Asia, è
arrivato in Europa soprattutto
perché il baco da seta è ghiotto
delle sue foglie. Proprio l’alleva-
mento del baco e la conseguen-
te diffusione della pianta hanno
cambiato il panorama agricolo.
Basta ricordare le molte citazioni
nei “Promessi Sposi”, o la dan-
nunziana poesia “La sera fiesola-
na”. Secondo uno studio, a metà
Ottocento nella sola provincia di
Brescia, ce ne sarebbero stati cir-
ca sei milioni di esemplari. A
metà Novecento, però, la diffu-
sione delle fibre sintetiche ha
portato alla quasi scomparsa del
baco e della pianta.
PRETI SCIENZIATI I BERNARD BOLZANO
Bernard Bolzano nasce il 5 otto-
bre 1781, a Praga, allora dell’im-
pero asburgico. Nel 1796 si iscri-
ve alla facoltà di filosofia ma
studia anche fisica e matemati-
ca; quattro anni dopo inizia gli
studi teologici; conse-
gue varie lauree e,
poi, è ordinato sacer-
dote. Lui stesso inse-
gna filosofia e religio-
ne all’università di
Praga, è membro
della Royal Bohe-
mian Society of
Sciences e nel 1818
preside di filosofia
della Karls-Universität.
Poco dopo, però, è
rimosso per le idee politiche e gli
è proibito l’insegnamento; subi-
sce accuse anche in campo
religioso e nel 1825 è sospeso
dal ministero sacerdotale. Per
anni trascorre le estati nel sud
della Boemia e gli inverni presso
il fratello Johann a Praga, dove
si ristabilisce dal 1842 e dove
muore il 18 dicembre 1848. Bol-
zano si è occupato di analisi
matematica, di teo-
ria dei numeri e delle
funzioni, della teoria
degli insiemi, di logi-
ca matematica; ha
dato importanti con-
tributi alla teoria del-
la conoscenza, e
altro ancora. Per tut-
ta la vita ha cercato
una sintesi tra fede e
formazione scientifi-
ca. Ancor oggi è
considerato studioso di rilievo,
gran parte dei suoi studi sono
apparsi postumi, e questo l’ha
reso poco noto al grande pub-
blico.
SANTUARI MARIANI
POMPEI (NAPOLI)
Il santuario sorge grazie alla fede di
Bartolo Longo. Nato nel 1841 a La-
tiano (Brindisi), giunge a Napoli
per completare gli studi di Giuri-
sprudenza, abbandona la fede,
ma poi si converte e si dedica 43
completamente alla carità. Nel
1872 è a Pompei, dove soccorre i
contadini e li raduna nella chie-
setta di San Salvatore. Tre anni
dopo, da Napoli, porta un quadro
che rappresenta la Madonna del
Rosario con Gesù in braccio e ai
suoi piedi san Domenico e santa
Caterina da Siena. L’immagine è
esposta alla venerazione il 13 feb-
braio 1876, mentre a Napoli av-
viene il primo miracolo. Poi la chie-
sa è demolita, perché fatiscente,
e si inizia costruire il santuario. Il 14
ottobre 1883, ventimila pellegrini re-
citano per la prima volta la Sup-
plica alla Vergine del Rosario, sgor-
gata dal cuore del Longo in rispo-
sta all’enciclica di Leone XIII, dove
si indica, appunto, la recita del Ro-
sario come rimedio ai mali della so-
cietà. Bartolo muore il 5 ottobre
1926 e il 26 ottobre 1980 papa Gio-
vanni Paolo II lo dichiara beato. Il san-
tuario è costruito in tempi diversi. In-
torno, per volontà del Longo, sono
costruite varie opere (asili, scuole,
orfanotrofi, ecc.), oggi adeguate
alle diverse realtà sociali. La festa
è l’8 maggio; la prima domenica di
ottobre, si svolge la supplica. Il
santuario, è visitato da quattro mi-
lioni di pellegrini l’anno.
ٗ
BS OTTOBRE 2010

5.4 Page 44

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P RIMA PAGINA Francesco Motto - fmotto@sdb.org
tagion
MAPUCHE, BORORO E JIVARI
PER DON RUA
Alla morte di Don Bosco erano due le ispettorie sudamericane - Argentina/Cile e Uruguay/Brasile
con il Vicariato apostolico della Patagonia centrosettentrionale, affidato a monsignor Cagliero
e la Prefettura apostolica della Patagonia meridionale e Terra del Fuoco,
a monsignor Fagnano. Ma…
Nel primo decennio del rettorato di don Rua i sa-
lesiani entrarono in altri Paesi sudamericani: Co-
lombia (1890), Perù (1891), Messico (1892), Ve-
patto ma alla fine i missionari riuscirono non solo a
compiere vari passi sulla via della prima evangeliz-
zazione, ma anche a iniziarli all’agricoltura e ad aiu-
nezuela (1894), Bolivia e Paraguay (1896), El Salva- tarli a impattare in modo positivo una cultura estranea,
dor (1897), Stati Uniti (1897), Giamaica (1901), Hon- senza perdere il proprio patrimonio culturale. I sale-
duras (1906), Costa Rica e Panama (1907). Le scorri- siani su di loro hanno addirittura scritto un’enciclopedia.
bande alla don Milanesio (il missionario fece un per-
corso pari a due volte il giro del mondo, a cavallo, at- >> Poi gli Shuar (Jivari) dell’Ecuador e alta Amaz-
traversando decine di volte le Ande fra Ar-
zonia, famosi per le macabre tsantas, teste di
gentina e Cile) diminuirono, i salesiani fis-
nemici ridotte alle dimensioni di un pugno
44 sarono dimora stabile in località di-
ventate poi città “salesiane”, a servi-
conservanti tutti i lineamenti fisionomici.
Popolo bellicosissimo, aveva resisti-
zio dei pochi indio sopravvissuti ai
to agli inca e agli spagnoli, viveva in
genocidi e alla tubercolosi. Tra-
piccoli agglomerati in un stato di
montava l’epopea dei Tehuelche,
guerra endemica, erano profondi
degli Alakalufe, degli Ona, fini-
conoscitori di veleni. Commuo-
va il mito della Patagonia, ma
ve il rapporto a don Rua di
nasceva quello dei Bororo e dei
un’escursione del missionario
Jivari.
don Mattana il 15 ottobre 1905:
“… par giunta l’ora fortunata pe’
>> Don Rua, che aveva parte-
cipato all’organizzazione di 12
poveri Jivari, l’ora nella quale
il buon Dio, mediante gli umi-
spedizioni missionarie vivente
li missionari Salesiani… par
Don Bosco, non poteva accon-
che voglia finalmente chiamare
tentarsi del già acquisito. L’ur-
alla luce del Santo Vangelo que-
genza della salvezza delle anime
sti poveri figli delle foreste”. Il
aveva in lui la meglio sulla man-
missionario veneziano racconta le
canza di personale, sulle finanze in
mille peripezie per incontrarli: sel-
rosso, sui rischi di morte, incendi, al-
va impenetrabile, animali feroci,
luvioni… Così lanciò i suoi missiona-
serpenti, canoe come “gusci di noce”,
ri verso due inedite frontiere, quella bra-
fiumi vorticosi. Fatta amicizia scriveva:
siliana dei Bororo, gruppo etnico di poche
“Celebrai nientemeno che su di uno scudo
migliaia di persone, animiste, sopravvissute ai con-
che usano in guerra per ripararsi dalle lanciate
quistadores grazie all’impenetrabile ventre delle foreste e frecciate nemiche”. Don Rua scriveva: “Questi no-
tropicali centrali del Mato Grosso. Erano forse gli in- stri poveri confratelli, lontani 500 km dal più vici-
dio più prestanti delle Americhe (e perciò prede pre- no dei punti civilizzati… versano di continuo in gra-
ferite degli schiavisti) ostili a qualunque contatto. Nel vi pericoli e forse mentre io scrivo, possono essere
1901 due salesiani, don Balzola e don Malàn con al- trucidati con inaudita ferocia”. Qualcuno effettiva-
cune suore, tentarono di avvicinarli. Ci riuscirono dopo mente lo fu; altri, non meno eroi, la vita la diede-
mesi di ricerca, mentre gli indio non li perdevano mai ro giorno dopo giorno per un solo, altissimo, obiet-
d’occhio e quando avevano già deciso di ucciderli, il tivo: la diffusione del Regno di Dio. La storia non
loro capo volle verificarne le intenzioni. Duro fu l’im- può non registrarlo.
ٗ
OTTOBRE 2010 BS

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BS OTTOBRE 2010

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
di salute. Per questo il 22 febbraio
è stato chiamato in ospedale un
sacerdote per amministrarle il
battesimo. Dal terzo giorno della
novena la bambina cominciò a
mostrare segni di miglioramento.
I medici, non sapendo spiegare
È ARRIVATO
ANGELO
Quest’anno abbiamo festeggiato
il nostro decimo anniversario di
matrimonio. Dopo otto anni di at-
tesa, finalmente è arrivato Ange-
lo. Dopo anni di tentativi per ave-
re un figlio, ci eravamo rassegna-
ti. Un giorno una nostra cugina ci
parlò di san Domenico Savio. Ci
procurammo l’abitino e comin-
ciammo a pregare con fede. Fi-
nalmente rimasi incinta e l’otto
maggio 2008 è nato Angelo.
T. A., S. Stefano Quisquina (AG)
TREPIDANTE
ATTESA
Sono la nonna di Margherita, na-
ta il 5 aprile 2009. Dopo parecchi
anni di trepidante attesa, mi sta-
vo rassegnando; ma dopo esser-
mi procurata l’abitino di san Do-
menico Savio mi sono affidata
con sincera fiducia alla sua inter-
cessione. Passati alcuni mesi, ri-
cevetti la notizia che mia nuora
era incinta. La gravidanza ha
avuto un iter regolare fino a sette
le, ma questa non ha avuto alcun
effetto collaterale. Ora mio fratello
è sano e ha ripreso il suo lavoro. Di
questo io sono grata al Servo di
Dio monsignor Stefano Ferrando.
Sr. Shiny Sebastian,
Guwahati - India
NONNI FELICI
Siamo i nonni di una bella e sana
bambina venuta ad allietare la
nostra famiglia, dopo cinque anni
di matrimonio della nostra figlia
Anna. È pressoché impossibile
descrivere le emozioni e i senti-
menti che questo evento, per noi
così importante, ci ha procurato.
Dopo aver letto sul mensile “Il
Bollettino Salesiano”, che ricevo
regolarmente, dei prodigiosi in-
terventi di san Domenico Savio,
ho richiesto il suo abitino, che de-
votamente ho poi consegnato a
mia figlia. Non è trascorso molto
tempo, e il nostro desiderio si è
felicemente realizzato con la na-
scita della nostra cara nipotina
Sofia. Dal profondo del cuore rin-
graziamo san Domenico Savio,
sotto la cui protezione porremo la
nostra bambina.
Mons. Stefano Ferrando
SCARSE
PROBABILITÀ
La signora Flora Celyne Jarain
scrive: “Ho avuto seri problemi di
salute dal momento in cui ho con-
cepito mia figlia Celina. È nata il
20 febbraio 2008 con grande
difficoltà, tanto che i medici mi
hanno informato che per lei c’e-
rano scarse probabilità di so-
pravvivenza. Ho subito chiama-
to mia sorella Florina, della Con-
gregazione delle Suore Missio-
narie di Maria Ausiliatrice, che mi
ha suggerito di pregare il servo di
Dio monsignor Stefano Fer-
rando, e mi ha assicurato che
avrebbe iniziato una novena in
quel giorno stesso. Mi disse di
mettere una foto del vescovo
sotto il cuscino della bambina che
si trovava allora in gravi condizioni
il motivo di questo ricupero, dis-
sero che era da attribuire a un in-
tervento celeste. Dopo due set-
timane la bambina poteva esse-
re già dimessa dall’ospedale. A un
anno di età la condussi presso la
tomba del Servo di Dio, nella cap-
pella del convento di Santa Mar-
gherita. Vedendo la foto di mon-
signor Ferrando, la bambina co-
minciò a chiamare: “Papà, papà!”.
Dopo la preghiera ci recammo
presso la casa provinciale delle
suore. Mentre eravamo nel cor-
ridoio, davanti a una fotografia del
vescovo Celina esclamò di nuo-
vo: ”Papà, papà!”. Mi ricordai al-
lora delle tante preghiere offerte
per la guarigione della mia bam-
bina e dell’immagine che avevo
posto sotto il cuscino di Celina, fin
dal momento della sua nascita.
Evidentemente lei ha ricono-
sciuto e ringraziato il Servo di Dio
per il dono della vita. Celina gode
di buona salute, e noi la consi-
deriamo una bambina prodigio.
Voglio che il mondo intero sappia
che è stata l’intercessione di
monsignor Ferrando a dare la vita
e la salute alla mia figlia”.
Flora Celyne, Shillong - India
46 mesi e mezzo; poi, sopravvenuta
una gestosi, i medici dovettero
anticipare il parto. La nostra
preoccupazione e la paura furo-
no grandi, ma altrettanto grande
fu la gioia di vedere nascere la
nostra dolcissima Margherita,
che ora, a cinque mesi, sta cre-
scendo sana e vispa.
Torlone Fernando
e Rita, Lanciano (CH)
DAL
FIDANZAMENTO
ABBIAMO
PREGATO
brillantemente. Con l’occasione
desidero affidare alle vostre pre-
ghiere anche tutti quei fanciulli,
che sono sotto cura nei reparti on-
cologici, e che stanno dignitosa-
mente lottando per sopravvivere; e
vi assicuro che sono tanti.
Alerina Marco, Airasca (TO)
N.N., Verona
Sono sposata da due anni e ne
MALARIA
CEREBRALE
E COMA
Il 18 novembre 2009 mio fratello
George Sebastian, di anni 47, im-
provvisamente si ammalò fino a
cadere in coma. Fu necessario ri-
coverarlo nel reparto di rianima-
zione. I medici, non riuscendo a
scoprire la causa della malattia, si
dichiararono impotenti a salvarlo.
Per questo noi familiari eravamo in
grande pena. Io allora mi rivolsi al
nostro amato vescovo e fondato-
re, monsignor Stefano Ferran-
do, che considero mio padre, e lo
pregai intensamente con una no-
vena. Gli chiesi d’intervenire e di
salvare il mio fratello. Il terzo giorno
della novena mio fratello cominciò
a migliorare e l’ottavo giorno riac-
quistò completa conoscenza. La
sua ripresa fu così rapida che an-
che i medici rimasero stupiti e di-
cevano che era un miracolo. Infat-
ti, dopo quindici giorni, uscì dall’o-
spedale. In seguito è stato rilevato
che era affetto da malaria cerebra-
OTTOBRE 2010 BS
ho ventisette. Per motivi di salu-
te, vari medici mi avevano detto
che difficilmente avrei potuto ave-
re dei figli, anzi uno di loro mi ha
detto che ciò sarebbe stato pro-
prio impossibile. Fin da quando
eravamo fidanzati, io e mio mari-
to abbiamo pregato san Dome-
nico Savio, perché intercedesse
per noi nel chiedere al Signore il
dono dei figli. Subito dopo il ma-
trimonio, ho iniziato a indossare
l’abitino e a pregarlo con la nove-
na. Dopo un anno di matrimonio,
nel novembre 2008, con immen-
sa gioia scoprii di essere incinta,
e il 25 luglio è nato Giovanni Do-
menico. Mio marito e io vogliamo
ringraziare il Signore per questo
regalo, e san Domenico Savio
Attilio Giordani Matilde Salem
per la sua intercessione, nella
speranza che altri figli possano in
futuro allietare la nostra famiglia.
Andriolo Nadia, Vicenza
MI SONO
AFFIDATO
Mia figlia Claudia, nata nel feb-
braio 2008, ha subìto un interven-
to urgente di asportazione del
rene e surrene, a causa di un tu-
more maligno. Preso dalla dispe-
razione soprattutto per il temuto ri-
sultato della biopsia post-operato-
ria, ho voluto affidarmi “fino allo
sfinimento” a san Giovanni Bo-
sco e alla venerabile Mamma
Margherita, affinché intercedes-
sero presso Maria SS. Ausiliatrice
per salvare la vita della mia picco-
la Claudia. Oggi (settembre 2009),
vista la conformazione della mas-
sa tumorale e la guida ispiratrice
divina verso gli operatori sanitari,
posso sperare in una possibile fu-
tura guarigione, nonostante le pe-
santi terapie che mia figlia sta af-
frontando, ma anche superando
FELICEMENTE
ESAUDITI
A poche settimane di vita, il mio
nipotino Simone ha contratto
un’infezione alle vie urinarie. Sot-
toposto ai primi accertamenti del
caso, avrebbe dovuto, dopo una
regolare cura antibiotica, proce-
dere a ulteriori importanti esami.
Per ottenere una positiva solu-
zione a favore di mio nipote, io ho
pregato il servo di Dio Attilio
Giordani, con il quale ho lavora-
to durante gli ultimi suoi anni tra-
scorsi presso la Pirelli, prima del-
la sua partenza per il Brasile. Mio
figlio e mia nuora, da parte loro,
si sono rivolti a san Domenico
Savio. Siamo stati tutti ascoltati,
poiché il mio piccolo Simone sta
bene: soltanto fra sei mesi dovrà
fare una visita di controllo.
Vecchiet Luciana,
Cusano Milanino (MI)
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IN PRIMO PIANO
redazionale
Don VALERIO BOCCI
salesiano dal 1965, autore di libri,
ex direttore della rivista per ragazzi
“Mondo Erre”, da un anno
direttore generale della Editrice
salesiana ELLEDICI.
Don Valerio… da direttore di Mondo Erre a direttore generale
della ELLEDICI: un bel salto no?
Soprattutto imprevisto. Conclusa la tesi di dottorato, speravo di de-
dicarmi ancora di più alla rivista e a una serie di lavori multimediali
per la catechesi dei ragazzi. I miei piani sono improvvisamente saltati
con la richiesta del mio superiore ad assumere un impegno che non
aveva mai sfiorato neppure lontanamente i miei pensieri.
Hai accettato l’incarico solo per obbedienza?
Per obbedienza, di sicuro, pensando a ciò che mi veniva richiesto.
Ma anche con passione, sapendo di dover affrontare una serie di sfide
che rimbalzano ogni giorno sul tavolo nella gestione di una casa editri-
ce e delle sue 14 librerie e oltre 100 impiegati.
Quali sono i problemi più “rognosi” che hai incontrato in questo
primo anno alla direzione di un’azienda importante per la Chiesa e
la Congregazione?
Sono quelli che derivano da un deciso cambio strategico, richiesto
sia dalla mission salesiana che da sempre si pone in prima linea nel
campo della catechesi e dell’educazione, sia dal rinnovamento di strut-
ture e competenze con cui affrontare, on time, il clima socioculturale
decisamente più “liquido” dal dopo Concilio a oggi e la concorrenza
sempre più agguerrita.
Si parla di crisi generale anche nel settore editoriale. Come la af-
fronti?
Coniugando al meglio la parola-chiave per le aziende che non vo-
gliono sparire dalla scena: innovazione, cioè originalità pedagogica, ti-
toli e autori eccellenti, servizio qualificato alla catechesi con la fanta-
sia di Don Bosco… 2010!
Perché ti sei tanto impegnato per Mondo Erre?
È stato e resta il mio… primo amore, dal 1975, quando l’allora diret-
tore e fondatore della rivista don Bruno Ferrero mi ha chiamato a dargli
una mano. Mi ero fatto salesiano per stare in oratorio, nelle aule… in-
vece, mi sono ritrovato a disegnare e a scrivere davanti a un foglio
bianco prima e a uno schermo di computer poi. E sono ancora qui per-
ché un salesiano speciale come Guerrino Pera mi ha fatto capire che
avrei “servito” più giovani con Mondo Erre che in altri contesti.
Ma ti ha dato anche soddisfazioni?
Tante, dalle interviste alle confidenze dei lettori, agli incontri con i
ragazzi e i genitori, ai sussidi catechistici per i “nativi digitali”. Dav-
vero un… mondo senza confini, nuovo e affascinante a ogni numero.
E… Stiamo già pensando al bicentenario del 2015, abbiamo in prepa-
razione diverse iniziative.
SABA
Saba, bimba etiope, fin
dall’età di otto anni è cieca.
Ma no, non è nata così. Era
una bella bambina, nera co-
me il carbone, vispa come
un calabrone. Non stava mai
ferma, come tutte le bambi-
ne. Voleva vedere, sapere,
toccare. Ma la sorte le diede
un papà ubriacone, intolle-
rante, violento cui tutto face-
va ombra, anche la moglie, e
purtroppo anche la figlia.
Qualsiasi cosa la piccola Sa-
ba facesse, una corsa, un gri-
do, un oggetto fatto cadere,
un pianto, una richiesta…
erano urla seguite immanca-
bilmente da botte. Prima le
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sculacciate, poi gli schiaffi,
poi i calci. Infine arrivarono
i pugni. Furono proprio que-
sti ultimi che le causarono
un giorno il distacco della
retina e Saba restò cieca,
senza speranza di guarigio-
ne, del resto l’estrema po-
vertà della sua disgraziata
famiglia non le avrebbe per-
messo nemmeno il tentativo
di curarsi. Una sola amara
consolazione: hanno arresta-
to il suo papà manesco e
l’hanno imprigionato. ٗ
BS OTTOBRE 2010

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
VOLONTARIATO
di Alfredo Altomonte
Oratorio in corsia
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
CHIESA
di Maurizio Schoepflin
Tommaso D’Aquino
CALENDARIO SALESIANO 2011
Venite e vedrete
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Zeitun