Bollettino_Salesiano_200909

Bollettino_Salesiano_200909

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Mensile - Anno CXXXIII - nr. 8
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 8/2009
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Settembre 2009

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2009 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
UN VASTO
MOVIMENTO PER I GIOVANI
La risposta ai bisogni
Riporto le parole del Papa per
introdurmi a un tema che
rappresenta il campo di
pevolezza e responsabilità, di soste-
gno e accompagnamento. Ciò dà ori-
gine a un sentimento di precarietà
impegno della Famiglia Sale- che rende i giovani vulnerabili alla
siana (FS). L’enorme interesse che manipolazione.
oggi si riscontra per l’educazione
non è privo di ambiguità. Educare è >> Soggettività e verità. La soggetti-
aiutare il giovane a diventare piena- vità, chiave per interpretare la realtà,
mente persona, attraverso l’emerge- è legata al mito del singolo come va-
re della coscienza, lo sviluppo dell’in- lore assoluto, ma senza riferimento
telligenza, la comprensione del pro- alla verità, alla collettività e alla storia,
prio destino. È logico che attorno a non riesce a realizzarsi. Essa appare
questo nodo si raccolgano i problemi maggiormente nell’etica e nella for-
e si scontrino diverse concezioni mazione della coscienza. L’esempio
Educare… oggi sembra
dell’educare. Si avvertono scompensi più alla mano è quello della sessua-
tra libertà e senso etico, potere e lità, dove sono caduti i controlli sociali
2
diventare sempre più
difficile. Lo sanno… tutti
coloro che hanno dirette
coscienza, progresso tecnologico e
progresso sociale, corsa all’avere e
disattenzione all’essere. Si tratta di
polarità ricche di energie, se si rie-
e familiari. Stampa, letteratura, spet-
tacoli esaltano le trasgressioni e pre-
sentano le deviazioni come normalità.
Ci si preoccupa solo di vivere la ses-
responsabilità educative. sce a comporle; distruttive, se si sualità in modo appagante, sicura da
Si parla perciò di…
“emergenza educativa“,
cambia la gerarchia dei valori. Vi pre- rischi e distaccata dalle componenti
sento alcune polarità.
che le danno senso e dignità. La
mancanza di riferimento alla verità si
confermata dagli insuccessi
a cui troppo spesso vanno
>> Complessità e libertà. Molti oggi percepisce anche nelle regole che
hanno l’impressione di vivere in con- guidano l’attività economica e sociale.
fusione riguardo a ciò che è bene e Sovente esse s’ispirano a criteri indi-
incontro i nostri sforzi per ciò che è male. Troppi sono i mes- viduati nel proprio ambito e al con-
formare persone solide,
capaci di collaborare con
saggi e i linguaggi con cui vengono senso tra le parti più forti. La qualità
comunicati e le concezioni che vi dell’educazione si giocherà nel col-
stanno alla base. Diverse e autono- mare lo scompenso tra possibilità di
gli altri e di dare un senso
alla propria vita
(Benedetto XVI).
me sono anche le agenzie promotrici
e innumerevoli gli interessi che le
spingono. Come se non esistesse
un’autorità capace di far accettare
una visione comune del mondo, un
scelte e formazione della coscienza,
tra verità e persona.
>> Profitto individuale e solida-
rietà. C’è stata una stagione in cui si
sistema di norme morali, un “listino” pensò che fosse possibile organizza-
di valori comuni. In queste condizioni re una società libera e giusta che
i processi educativi risultano difficili. provvedesse al benessere di tutti.
La debolezza della comunicazione Molti giovani vi si appassionarono.
da parte di famiglia, scuola, società, Poi venne l’inverno delle utopie, la
Chiesa rende difficile progettare la caduta delle ideologie, la contrappo-
vita. Il deficit non è solo di li- sizione tra le istituzioni. Il confronto
bertà, ma anche di consa- politico divenne rissoso e la politi-
ca diventò spettacolo non sempre
Educatori veniamo
nominati
segretamente dai
esemplare. Ne seguì la disaffezione,
resa evidente dalla scarsa partecipa-
zione. Oggi, va guadagnando terreno
giovani quando
ci permettono
l’accesso alla loro
intelligenza
e al loro cuore.
una concezione individualista dove
ognuno ricerca il suo interesse per-
sonale, l’appagamento dei propri bi-
sogni. Questa tensione verso la sod-
SETTEMBRE 2009 BS

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settembre 2009
Anno CXXXIII
Numero 8
Mensile - Anno CXXXIII - nr. 8
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 8/2009
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Settembre 2009
C’è un gran numero di giovani
che si va allontanando dalla fede
senza rimpianti.
disfazione di bisogni artificiali rende
sordi a quelli fondamentali. Gli ideali
di giustizia e solidarietà finiscono per
diventare formule vuote.
>> Maturazione della fede. Com-
plessità, soggettività e individuali-
smo influiscono sulla fede dei gio-
vani. Impressionano tre fenomeni:
una religiosità che prende le stra-
de più diverse per rispondere alla
ricerca di senso; la carenza di moti-
vazioni, la frattura tra esperienza
religiosa, concezione di vita e scel-
te etiche. Le verità religiose sono ri-
dotte a opinioni. La mediazione del-
la Chiesa diventa problematica. Esi-
ste una minoranza che gusta ed
esprime l’esperienza cristiana nella
fede e nell’impegno sociale. C’è
però anche un gran numero di gio-
vani che si va allontanando dalla fe-
de senza rimpianti. Ciò la tinge di
soggettivismo. Slegata dalla con-
cretezza della storia della salvezza,
essa diventa fragile, una specie di
bene di consumo di cui ciascuno fa
l’uso che gli aggrada.
>> Risposta della FS. Quali ener-
gie attivare? Oggi al centro del pro-
cesso educativo sta, come giudice,
il soggetto che sceglie ed elabora
come vuole ciò che gli viene propo-
sto o scopre da sé. Educatori venia-
mo nominati dai giovani quando ci
permettono l’accesso alla loro intel-
ligenza e al loro cuore, quando sen-
tono una parola o colgono un gesto
validi per la loro vita. L’incidenza di-
pende dalla credibilità dell’offerta,
dall’autorevolezza del testimone,
dalla capacità di comunicazione. La
sfida è esprimere una proposta sen-
za rifuggire la complessità e senza
lasciarsi omogeneizzare. Ciò com-
porta una costante apertura al posi-
tivo, un ancoraggio saldo ai punti da
cui la vita umana prende significato,
e capacità di discernimento. Pochi
ma importanti aspetti che la FS do-
vrebbe curare in modo speciale. ٗ
In copertina:
Settembre è il mese
d’inizio dell’anno scolastico.
In tempi di crisi
più che mai occorre
un’attenta educazione
ai valori da parte
di professori e genitori.
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Le encicliche sociali (7a)
di Silvano Stracca
ATTUALITÀ
14 Lettera dal terremoto: Quando...
di Alberto Zuccalà
VIAGGI
18 Il processo all’indiecito
di Enrico dal Covolo
EVENTI
20 Pasqualino / Guarducci
di Serena Manoni
IL TEATRO DI DON BOSCO
23 Lo spazzacamino
di Michele Novelli
FMA
28 Insegnare la pace a Nairobi
3
di Graziella Curti
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
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SALESIANO
O
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Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
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e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS SETTEMBRE 2009

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RIBALTA
di Gionata Di Cicco
G IOVANI
UN’ESTATE
ECOLOGICA
Il vento d’agosto ha pulito il cielo. Il mare è liscio,
quasi senza peso, ma respira immenso di fronte
alla linea dell’orizzonte.
CCamminare tra i ciottoli e le dune di
sabbia bianca, sotto il sole, restituisce
sensazioni di profonda gioia.
Indescrivibili. Non remunerabili. La
stagione estiva è la fioritura della vita. È
segnata dalla curva più somma del sole
Ora diventerà all’uranio o al cesio-137?
Il mondo che i giovani vogliono è un
mondo “mondo”, pulito, dove il valore
sia dato anche da una parola che non
compare sugli assegni miliardari delle
gare d’appalto: ”Contemplazione”.
nei cieli. Per questo noi giovani amiamo
Vorremmo un mondo rinnovato.
tanto l’estate. Il contatto con le energie
Ci piacerebbe che l’economia e il
della natura, le fughe dalle grandi e profitto andassero di pari passo con il
inquinate metropoli ci restituiscono la rispetto dell’ambiente, e non con la sua
gioia di vivere. distruzione. Un mondo come quello di
I valori di fondo di una vita e di una San Francesco in cui si lodava il Signore
civiltà non dovrebbero essere
per le meravigliose creature
esclusivamente legati alla logica del
dell’universo. Vorremmo essere
5 profitto. E, su quella spiaggia dove si interpellati sulle scelte che riguardano il
andava fin da bambini, trovarsi davanti
nostro futuro, e l’ambiente. Ci
un ecomostro di cemento grigio e
riguardano da vicino.
abusivo è una ferita al cuore, un danno Un pannello fotovoltaico è garantito
morale profondo e ancestrale, una fino a 25 anni, e produce energia fino
tragedia ambientale. E i ricordi, i
a 35 anni. Una centrale nucleare
sentimenti, l’amore per i giovani è garantita per molto meno, e i tempi
valgono più della moneta. Troppe volte
di installazione sono lunghi
ci troviamo a dover fare i conti, io e la e costosissimi. Come potremmo noi
mia generazione, con il problema e
giovani guardare da un’altra parte
l’angoscia legati ai cambiamenti invece che davanti? Non si può fare la
climatici, agli scempi ambientali, ai
vita degli struzzi. Gli isotopi longevi
disastri ecologici. Summit sul clima,
come lo stronzio-90 durano secoli
Global Warming, sono termini ben e uccidono per decine di anni; faranno
impressi nel subconscio. E fanno paura.
nascere malati i nostri figli,
Scatenano incubi e sgomento,
contamineranno il terreno,
raccontano di un rapporto fallimentare
danneggiando irreparabilmente
tra sviluppo sostenibile delle nostre l’ecosistema. Un solo errore, ci dicono
economie, progresso e impatto gli esperti, e il punto di non ritorno è
ambientale. superato. Non esiste energia sicura se
Qualcuno di noi era appena nato nel
non quella pulita.
1986, altri ne hanno sentito solo
Noi rifiutiamo il mero “uso” sia della
parlare, altri ancora si sono ammalati di
Natura, sia della Vita. Il futuro è nelle
cancro alla tiroide: Chernobyl! Una città
carezze del vento, nella limpidezza
lontana della Bielorussia, così
delle acque, nella riduzione dei
terribilmente vicina. Una catastrofe consumi, è in “frate Sole”. Troppi segni
attuale. La sua fuga radioattiva miete
di dolore sono stati impressi sugli
ancora vite umane. Ma sebbene la
alberi, sui fiumi, sui mari, sulla salute
storia ci abbia insegnato che la strada
della mia generazione. Tempi antichi
dovrebbe essere quella delle energie quelli di Frate Sole, in cui si guardava la
pulite e rinnovabili, si imbocca ancora volta celeste puntellata di stelle senza
quella del nucleare. Come se non si
CO2. Insieme all’umanità intera,
sapesse quali costi ambientali abbia il vorremmo contemplare il mare e il cielo
solo smaltimento delle scorie oltre i segni nefasti di un certo modo di
radioattive. Problema centrale, fare civiltà, e dire ancora: “Laudato sie,
tutt’oggi ancora irrisolto e devastante.
mi’ Signore cum tucte le tue
Mangiavamo mozzarella alla diossina…
Creature!”.
BS SETTEMBRE 2009

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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
accorgersi di essere un ra- d’un pezzo”. Solo allora Caro signore, da quando sono
metto secco che consuma la sarà capace di:
alla direzione della rivista ne
sua esistenza nel nonsenso di – Scacciare i demoni (che ho lette e sentite di cotte e di
un inutile e lento marcire. vuol dire rifiutare ogni potere crude. E mi sono convinto del
Cerchi in Alto, le ripeto. Là che si fa Dio; stare alla larga contrario rispetto a quello che
dove è portato a dire “mai” da ogni forma di idolatria. lei dice sulla pubblicità. Che è
provi a insinuare “forse”. Là Oggi, ahimè, si adorano più i tutto meno che innocua. Lo
dove ha voglia di dire “nien- divi del calcio, o della canzo- fosse, non spenderebbero – le
te”, si sforzi di pensare ne o addirittura le veline che società – tanti milioni di euro
“qualcosa”. Là dove drasti- non Dio).
per pubblicizzare cose “inno-
camente sentenzia “impossi- – Prendere in mano i serpenti cue”. Se lo fanno è proprio
bile”, impari a dubitare il cui veleno non farà male perché essa incide, cambia i
“chissà”. Insomma, ricomin- (un vero cristiano ha la forza comportamenti, ti prende per
ci! Ricominciare è come rina- di resistere, di non lasciarsi il collo, ti seduce con le famo-
scere. Non badi alle contrad- contagiare dalla velenosità di se quattro cosce di cui lei scri-
dizioni che impastano la vita certi uomini, di vivere in terra ve, o ti sbrana. Qualche tempo
e la storia: siamo in un mon- ma puntare al cielo, di difen- fa mi sono imbattuto su Inter-
F. Nietzsche (1844-1900). do limitato. Impari invece a dersi dal virus della cattive- net nella pubblicità di una no-
INTERROGATIVI. Caro
direttore, chi sono? Dove
mi trovo? Perché ci sono?
conviverci con le contraddi-
zioni. Non è impossibile, è
una questione di esercizio, di
“mentalizzazione” si diceva
un tempo con un brutto neo-
ria).
– Guarire i malati (cioè pren-
dersi cura della parte debole
della società, incoraggiare,
aiutare, ospitare, guarire le
tissima autovettura. Il video-
clip presentava l’uomo “idea-
le”, il quale per aumentare il
suo charme e il suo successo
non può non possedere “quel-
[…] Attorno a me il deserto logismo che aveva però una ferite che la cronaca quotidia- la” determinata macchina, di-
del non senso. […] Tutto è sua efficacia. Non fugga da na non risparmia a nessuno). venuta uno status symbol. Eb-
niente, sono nudo tra cose nu- ciò che è né da come è, af- Così si rende visibile il Signo- bene l’uomo di successo pre-
de. Che maledizione! […] fronti la sfida, provi ad accet- re, caro signore. Non credo sentato era un tale che si era
Cioè attorno a me nulla e sot- tarsi e forse qualcosa di nuo- che lei abbia pensato di pren- sposato tre volte e dalle mogli
6
to di me peggio. Che rabbia! vo nascerà. Qualcosa, o, dere alla lettera e non metafo- aveva avuto quattro figli. Ma
Sono sicuro che tutto m…è. chissà, Qualcuno!
ricamente, quanto dice il Van- ne aveva anche un altro, frutto
Sono sicuro […].
gelo, cioè che essendo un buon di una scappatella occasiona-
Antonello, Cagliari
Caro signore, lo spazio di
Dio, prima rigoglioso e fe-
condo, è diventato ai nostri
giorni un deserto, assalito da
ideologie distruttive. Abbia-
mo davvero tra noi – per ri-
prendere un’intuizione di
Nietzsche – un “ospite in-
quietante”, il nichilismo, che
segnala da una parte la dis-
soluzione dei valori ed è con-
siderato un “non ente”, un
niente/ni-ente… ciò che non
esiste; dall’altra enfatizza la
disperazione di chi si ritrova
“nudo tra cose nude”, come
dice lei. Forse anche lei sta
con disperato furore cercando
il senso del suo “esserci” e
del suo inesorabile “passa-
re”, anche lei è un pioniere.
Scrive: “Attorno a me nulla,
sotto di me, peggio!”. Allora,
cerchi in alto, anzi, in Alto.
Tutto il suo io si ribella all’i-
dea di essere cosa tra le cose,
e di avere come compagno il
ni-ente. Ma così entra in con-
traddizione con se stesso,
perché è dura equiparare
“essere” e “nulla”, è dura
ISEGNI DELLO SPIRI-
TO. Caro direttore, […] di-
ce il Vangelo dell’Ascen-
cristiano possa davvero per-
mettersi di andare a stuzzicare
i cobra nella loro tana. Le do
un consiglio: non ci provi!
sione che il segno che lo Spi-
rito è disceso su una persona
è questo: essa scaccerà i de-
moni, parlerà lingue nuove, il
veleno non le farà male, gua-
PUBBLICITÀ INNO-
CUA. Caro direttore, c’è
un mucchio di gente che
rirà i malati con l’imposizio- se la prende con la pubbli-
ne delle mani […] Egregio di- cità… che è falsa, che è spor-
rettore, saprebbe spiegarmi ca, che è pesante, che non in-
dove mai sono andati a finire segna un bel niente, che ti fa
questi fantomatici segni? […] girare le scatole, che… […].
Mi sa di favoletta […].
Insomma tutto il male sta lì
Mariano, Genova
[…]. Io dico di no! Mi ci di-
verto un mondo, e mi pare
Caro signor Mariano, si trat- che, visto tutto, sia completa-
ta di Mc 16,17-18. Cerco di mente innocua […]. E poi
spiegarle in breve i “segni quattro cosce non hanno mai
dello Spirito”. Dicendole fatto male a nessuno […].
prima di tutto che ogni cri-
stiano diventa un segno visi-
Renato, Vercelli
bile, sensibile, palpabile del-
‘‘ lo Spirito quando “è quello
che deve essere” e “fa quello
che deve fare”, cioè quando
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
è un testimone, uno che nella pervenute in redazione. Ce
sua vita incarna l’ideale di ne scusiamo. Provvedere-
Cristo, uno di cui si può di- mo a suo tempo alla pub-
re: “è davvero una brava blicazione o alla risposta
persona, un cristiano tutto personale.
le. Manco male, no? Questi
sarebbero gli uomini ideali, da
imitare, secondo la pubblicità!
E lei dice che è innocua? Se
queste sono le cose innocue,
penso con terrore a quali pos-
sano essere le cose cattive! At-
tento, caro signore, alle topi-
che. E questa è grossa!
GESÙ RISORTO.
Egregio direttore, […]
è sicuro che Gesù che
si presenta ai discepoli dopo
la risurrezione non sia lo stes-
so Gesù di prima, di quando
era vivo? Lei in una risposta
(aprile 2009) fa intendere che
Gesù avrebbe un corpo “spiri-
tualizzato” come se non fosse
reale, ma il Vangelo dice che
“mangia pesce”, che fa tocca-
re a Tommaso la ferita…
[…]. Insomma, Gesù è quello
di prima […], presente in car-
ne e ossa […].
Giovanni, Trento
Caro signore, il “Cristo” ri-
sorto non è il “Gesù” morto
in croce. In croce è morto Ge-
SETTEMBRE 2009 BS

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APPELLI
I Sono un ragazzo di 39
anni, vorrei corrispondere
con ragazzi/e del nord Ita-
lia di sani principi e che
credano nell’amicizia. So-
no interessato ai viaggi e a
tutto ciò che riguarda la
California (U.S.A.). Scrivete-
mi, e chissà un giorno riu-
sciremo anche a organiz-
zare un viaggio assieme.
Martelozzo Luigino, Via
Ostiglia 9, 35010 Loreggia
(PD).
I Sono un ragazzo di 37
anni, insegnante di religio-
ne. Vorrei corrispondere con
ragazzi/e di tutta l’Italia che
credono in Dio e nella carità
di fratelli. Vi aspetto nume-
rosi. Pezzo Domenico, Via
Casalvecchio 15, 89843
Sant’Onofrio (VV).
I Sono Carmelo Vella, ho 59
anni. Cerco persone per
scambio di cartoline di tutta
l’Italia con cartoline di Mal-
ta e di altri paesi. Lingua in-
glese e italiano. Vella Car-
melo, Merħba, 65 Trig il-Qa-
qo , abbar BR 2725,
MALTA.
I Sono una ragazza di 25
anni. Cerco amici che stu-
diano all’università Latera-
nense “Istituto di scienze
religiose” a Roma per po-
ter scambiare libri e parla-
re di argomenti religiosi. Ri-
spondo a tutti. E-mail:
teologa83@yahoo.it.
I Cerco francobolli italiani
e stranieri di tutto il mondo
in cambio offro tante im-
maginette di tutti i tipi (pic-
cole e grandj) e cartoline.
Querin Renzo, Via Cotto-
lengo 14, 10152 Torino.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
A CASA TUA
sù/uomo, non Cristo/Dio. Il Questa, dunque, è la verità da comprendessi chi è Dio o Dio
risorto è, per l’appunto, Cri- apprendere. Non ho mai scrit- non sarebbe più Dio o io sa-
sto/Dio. Non sono la stessa to che un corpo spiritualizza- rei un Dio!”, diceva un anti- Il Bollettino
persona? Sì e no! Il Gesù ri- to sia un corpo evanescente, co filosofo. La seconda ra- Salesiano viene
sorto non è più il Gesù di pri- aereo, non reale.
ma. È, per l’appunto, un Ge-
gione eccola: il giorno in cui
la scienza dovesse aver risol-
inviato gratuitamente
7
sù/risorto cioè glorificato,
cioè “spiritualizzato” (che
vuol dire “ripieno dello Spiri-
to”), cioè che si trova in
un’altra condizione. Questo
non significa che non sia rea-
le, perché, fino a prova con-
traria, non è reale solo ciò
che è materiale. È reale an-
che ciò che è immateriale, co-
me i numeri, le idee, i deside-
ri… l’anima, infine!
Dunque essere presenti “in
carne e ossa”, non significa
essere il Gesù di prima così e
semplicemente. Tant’è che
dopo la risurrezione appare
MISTERI SÌ, MISTE-
RI NO. Carissimo di-
rettore, [...] ma non le
pare che sia ora di dire basta a
tanti misteri divini nell’odier-
na civiltà della scienza? Se
siamo gente razionale, questo
mistero di Dio che è contem-
poraneamente uno e tre, di
paradiso che non è un luogo,
di eternità in cui non esiste
tempo […]. Io dico che oggi
non ci vogliono più misteri,
ma verità svelate. È quanto
pretende la scienza e la mo-
derna civiltà. Non crede?
to tutto e non ci fossero più
misteri da svelare, la storia
della conquista dell’uomo sa-
rebbe finita, finito il gusto
della scoperta, la curiosità,
lo stimolo del sapere. Finita
anche la speranza. L’uomo
avrebbe davanti uno spazio
piatto, senza più stimoli. Non
potrebbe che cadere nell’ac-
cidia e nella depressione.
Perché? Le faccio rispondere
da Leopardi: “Considerare
l’ampiezza inestimabile dello
spazio, il numero e la mole
maravigliosa dei mondi, e
trovare che tutto è poco e
piccino alla capacità dell’a-
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
e scompare, entra a porte
chiuse, agisce insomma come
Giuseppe, Udine nimo proprio; immaginarsi il
numero dei mondi infinito, e
mai aveva fatto prima; signi- No! Proprio non credo. Che l’universo infinito, e sentire
fica però che è reale tanto non ci vogliano più misteri che l’animo e il desiderio
quanto quello di prima. Gesù nella nostra società della nostro sarebbe ancor più
vuole insegnare che la risur- scienza, non è vero. Manco grande che sì fatto universo Per la vostra corrispon-
rezione non è una riedizione un po’! Anzi, preghi sempre – […] pare a me il maggior se-
pura e semplice della vita fi- e intensamente – che i misteri gno di grandezza e di no-
sica: si tratta di un altro restino e che nessuno sia in biltà, che si vegga della natu-
“stato”, di un altro “modo”, grado di risolverli. E questo ra umana”. In definitiva non
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
di un’altra “realtà”, tangibi- per due buone ragioni. La avremmo più cibo per la no- Casella post. 18333
le, contabile, percepibile, va- prima è questa: il giorno in stra fame e sete di sapere, 00163 ROMA Bravetta
lutabile. Ecco il perché dello cui non ci fosse più mistero per la nostra voglia di sco- fax 06/656.12.643
“spuntino di pesce”, dell’e- attorno a Dio, non ci sarebbe prire, di spaziare, di sogna- E-mail: biesse@sdb.org
sortazione a “toccare”: “So- più nemmeno Dio che è Mi- re… Finiti anche i sogni, ol-
no io, sono vivo”.
stero per definizione. “Se io tre ai desideri. Sbaglio?
BS SETTEMBRE 2009

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& IN ITALIA
NEL MONDO
GALLICO, ITALIA
UN ORATORIO VIVO
È un oratorio vivo, anche se
le Figlie di Maria Ausiliatri-
ce, che l’hanno egregiamen-
te portato avanti per 50 an-
ni, fino al 2007, non ci sono
più. Ciò che hanno semina-
to ha portato e porta ancora
frutto. L’oratorio, infatti,
sotto la direzione di un
gruppo di laici della Fami-
glia Salesiana, continua le
sue attività religiose, educa-
tive e ludiche. La foto rap-
presenta il dramma della
Passione, ispirato al volume
di Giuseppe Notaro, “L’al-
tro Vangelo”, seguitissimo e
applauditissimo.
8
CISTERNINO, ITALIA aveva di nuovo cambiato
mestiere, scegliendo di esse-
re salesiano. E fu missiona-
DON FRANCESCO
rio. Un santo missionario.
CONVERTINI
Operò quasi ininterrotta-
mente a Shillong. Imparò da
Don Francesco, prima di es- un altro grande e santo mis-
sere “don”, fu garzone, con- sionario, don Vendrame, a
tadino, soldato, finanziere. essere grande e santo. A Ci-
Capitato a Torino proprio sternino di Puglia, il comune
durante il suo servizio come dove è nato, l’hanno ricor-
finanziere, assistette, nel dato in marzo con una gran-
santuario di Maria Ausilia- de marcia della solidarietà e
trice a Valdocco alla cerimo- della pace. Don Fancesco fu
nia di addio di undici mis- davvero un uomo di pace e
sionari salesiani che erano l’angelo dei più poveri. Non
destinati all’India. Si com- per nulla è in corso la causa
mosse. E dopo poco tempo di beatificazione.
MILANO, ITALIA
INVITATI
DALL’UNESCO
I ragazzi del sant’Ambrogio
di Milano invitati dall’Une-
sco, si sono recati a Parigi,
dove hanno incontrato e in-
tervistato la dottoressa Mari-
na Misitano, rappresentante
permanente d’Italia presso
l’Unesco. È stato un altro in-
contro doc dei ragazzi del
sant’Ambrogio dopo quello
con il cardinale Dziwisz a
Cracovia, con monsignor
Georg Ratzinger a Ratisbona
e con monsignor Bertone a
Roma. A Parigi i giovani re-
dattori dell’“Aeroplanino di
carta” hanno concluso con la
benedizione degli olivi nella
famosa basilica degli artisti,
il “Sacré-Cœur”.
SETTEMBRE 2009 BS

1.9 Page 9

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redazionale
LE FIABE PER…
sviluppare
l’autostima
di Elvezia Benini
e Giancarlo Malombra,
Franco Angeli/Le
Comete:
www.francoangeli.it
C’è bisogno di fiabe… an-
che nell’era tecnologica, an-
zi forse soprattutto. La vita
sempre più complessa e zep-
pa di ostacoli non è facile
per nessuno, men che meno
per i bambini, e il loro grido
d’aiuto è forte, le domande
pressanti, i complessi sono
dietro l’angolo. Un libro di
fiabe come terapia? Perché
no? La fiaba favorisce lo
sviluppo psico-affettivo, al-
lenta le tensioni, aiuta a ricu-
perare l’energia per affronta-
re il cammino della vita. Si
tratta di fiabe ad hoc, evi-
dentemente. E il testo ha il
pregio di farne anche l’anali-
si per una collocazione cor-
retta nella propria storia. È
per tutti coloro che credono
nella comunicazione emoti-
va. L’abbiamo letto. Ci sen-
tiamo di consigliarlo a geni-
tori, educatori, insegnanti…
COLLEZIONISMO
a cura di
Roberto Saccarello
MONACO
tore dei salesiani, il quale sa-
DI BAVIERA,
peva educare anche attraver-
so il gioco e il teatro. Don
BUSTA-RICORDO
9
GERMANIA
Bosco, sulla destra del ritrat- PASQUA 2009
to, protetto da un panno/sipa- In occasione della scorsa Pasqua, come del
UN DON BOSCO
ORIGINALE
Nuovo, originale quadro di
Don Bosco opera del pittore
rio fa recitare due burattini, e
pare che si diverta lui pure, a
considerare il sorriso che lo
illumina. Sta rappresentando
la parabola del Figliol prodi-
resto in tutti gli altri eventi di grande importanza
religiosa che interessano la Chiesa e il Popolo di
Dio, le Poste Vaticane hanno emesso una busta-
ricordo, come da tradizione.
Sieger Köder: “Don Bosco
burattinaio”. È un ritratto
fuori dagli schemi abituali,
che coglie uno degli aspetti
caratteristici del santo fonda-
go, e precisamente il mo-
mento in cui il padre riab-
braccia il figlio ritrovato e
perdonato. Ma Don Bosco è
anche tra gli spettatori: il pri-
Sul lato sinistro di detta busta è raffigurato un
particolare del dipinto “la Risurrezione di Cristo”
del pittore fiammingo Hendrick Van den Broeck
(1522-1600), affresco della Cappella Sistina.
mo in alto. È lui il pa-
dre misericordioso che Il francobollo da 0,85 della serie “49° Congres-
offre la sua protezione so eucaristico internazionale”, emesso il 15 mag-
ai fanciulli poveri e gio 2008 è timbrato con l’annullo postale speciale
senza nessuno. Egli posto in uso il giorno di Pasqua, 22 aprile 2009.
prende i giovani dove Completano l’annullo il motto latino “SURREXIT
si trovano e come si CHRISTUS ALLELUIA” (Cristo è risorto, rallegria-
trovano (non per nul- moci!) e le iscrizioni in tre lingue che datano l’e-
la la scena è a cielo
aperto… in un luogo
indefinito) ed essi lo
vento. Nel rovescio della busta, in basso a destra,
è indicata la sigla PV/66 identificativa della busta.
seguono perché si
sentono accolti, ac-
cettati e amati per
quello che sono. Si
tratta indubbiamen-
Il costo di una busta-ricordo è di 3,00 o di
4,50, se racchiusa in un raccoglitore. Il contri-
buto per le spese postali di spedizione è di
1,00 per gli invii raccomandati e di 2,80 per
te di una rappresen- quelli assicurati.
tazione originale di
Don Bosco. Più che Per saperne di più:
guardato, il qua- Tel. 06/6988.3406
dro va a lungo me- Fax 06/6988.5378
ditato.
BS SETTEMBRE 2009

1.10 Page 10

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Il BS di settembre di 100 anni fa riporta
alla pagina numerata 262, un articolo dal titolo
“Il Santuario della Sacra Famiglia” in Firenze,
con la foto che pubblichiamo. Era in
costruzione dal 1906, procedendo molto
lentamente a causa delle ingenti somme
di danaro che occorrevano. Ecco uno stralcio.
L’ispettore della circoscrizione centrale don Alberto
Lorenzelli, il sindaco Alemanno, il rettore della basilica
don Dante Bertolaso.
ROMA,
SACRO CUORE
re che svetta sopra il campa-
nile dell’omonima basilica
costruita sul colle Esquilino,
nel punto più alto di Roma.
DORATURA
Il restauro per la doratura
ALLA STATUA
DEL S. CUORE
della grande scultura è dura-
to circa tre mesi, fatto in loco
da specialisti. Alla cerimo-
Il 31 gennaio, festa di Don nia della benedizione della
Bosco, presso l’istituto di via statua re-indorata è interve-
10
Marsala a Roma è stata bene- nuto il sindaco di Roma
detta la statua del Sacro Cuo- Gianni Alemanno.
È un’opera dispendiosa, ma urgente e indispensabi-
le. La prima idea d’innalzare una chiesa in Via Are-
tina a Firenze, fu ispirata a D. Bosco stesso dalle
condizioni del popoloso sobborgo di S. Salvi, abita-
to da famiglie operaie e insidiato dalla propaganda
protestante, la quale vi ha uno dei centri più attivi e
meglio organizzati. L’idea ebbe l’approvazione
dell’indimenticabile Card. Bausa di ven. memoria e
gl’incoraggiamenti del suo successore, Mons.
Alfonso M. Mistrangelo, Arcivescovo di Firenze.
Anche Leone XIII benediceva all’impresa, a Sua
Santità Papa Pio X, felicemente regnante, con breve
27 giugno 1904 accettò il patronato di una Cappella
del futuro Santuario; del quale il compianto Card.
Domenico Svampa poneva con memoranda funzio-
ne la prima pietra il 21 aprile 1903, essendone pa-
drino l’illustre prof. Augusto Conti di venerata me-
moria, e madrina la Nobil Donna Concetta Giustini
nata Contessa Mocenigo-Sorango.
Come PS c’è la richiesta di un aiuto per continuare la
costruzione del santuario. La riportiamo.
… L’opera è dispendiosa e dispendiosa assai; la rac-
comandiamo caldamente a tutti i cooperatori. Qualun-
que somma di denaro, qualunque offerta, anche di
materiali di costruzione, sarà ricevuta colla massima
gratitudine.
SETTEMBRE 2009 BS
ROMA, CINECITTÀ
50 ANNI DEL TEMPIO
DI DON BOSCO
A ROMA
Il grande santuario di Don Bo-
sco a Roma compie mezzo se-
colo di storia. Consacrato dal
cardinale protettore Aloisi Ma-
sella, il 2 maggio 1959, venne
inaugurato il giorno dopo dal
papa buono, Giovanni XXIII.
Don Bosco c’era, presente nel-
la sua urna in mezzo a una
marea di popolo. E, per le
nozze d’oro c’è ancora, in
un’urna tutta nuova posta sim-
bolicamente sopra un ponte a
significare la lunga strada che
va dalla sua nascita sulla terra
nel 1815 alla sua nascita al
cielo nel 1888.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (25)
Divagazioni (mica tanto!) su una normalità problematica: il centro di accoglienza.
“A llora, Alice, come va al Centro dei so”. “Se uno è un ladro, è un ladro e basta! ”.
Ragazzi?”. “Sono contenta di andarci, Senti, Fabio, tu mi hai chiesto di raccontarti del
Fabio, mi ci trovo benissimo; non è faci- Centro, se mi vuoi ascoltare bene, sennò parliamo
le, ma per la prima volta in vita mia mi sento dav- d’altro”, dice secca Alice. “Va bene, scusa, ti
vero utile, è una sensazione bellissima”. Fabio e ascolto”. “Allora, questo ragazzo è venuto ieri per
Alice sono al parco, dove spesso vanno, con i loro la prima volta. Noi volontarie non chiediamo mai
cani. Fabio è curioso dell’attività da volontaria che a nessun la sua storia, lo accogliamo semplice-
Alice svolge da qualche mese. Lei continua: “Certi mente perché ha bisogno di aiuto. Però lui ieri
giorni torno a casa con un
aveva voglia di parlare, di
peso nel cuore, a volte le
raccontarsi e noi lo abbiamo
storie che ascolto sono
ascoltato. Viene dal Kossovo,
veramente forti”. “Ma che
il padre aveva una macelle-
tipo di ragazzi ci sono?”,
ria, la madre lavorava nei
chiede Fabio. “Mah, sono
campi assieme ai fratelli più
molto diversi tra loro. Noi
grandi e vendevano le loro
ci occupiamo del reinseri-
verdure al mercato. Una fami-
mento scolastico: alcuni
hanno bisogno di impara-
glia di lavoratori benestanti”.
11
re la lingua, altri hanno
>> Come mai è in Italia?.
avuto ogni genere di pro-
Perché arrivò la guerra e cam-
blemi, altri ancora ven-
biò tutto. La macelleria fu bru-
gono dal penale…”.
ciata, e il padre rimase ferito,
Tutti stranieri, imma-
perse l’uso di una gamba. I
gino…”, commenta Fa-
campi distrutti, i fratelli grandi
bio. “Ehi! Anche tu con
presi prigionieri e scomparsi!
questi pregiudizi?”, sob-
Lui con i genitori e i fratelli più
balza Alice. “Ma no! È
piccoli fu portato in un campo
che, a quanto pare…”.
di concentramento e vi rimase
A quanto pare non hai riflettuto che se l’atto ille-
per oltre tre anni. Poi, con l’aiu-
gale viene compiuto da un ragazzo italiano spesso to di parenti che vivevano in Italia riuscirono a
passa sotto silenzio, chiaramente parlo di cose non sganciarsi e arrivarono qui, installandosi in un
veramente gravi, mentre se la stessa cosa la compie campo nomadi alla periferia di Roma. Il padre
un ragazzo straniero, allora diventa l’apertura di disabile, la madre si adattava come stiratrice. Face-
tutti i telegiornali”, continua seccata Alice.
vano la fame. Così, lui, che era diventato il più
grande dei figli rimasti, fu avvicinato da alcuni
>> Beh, magari hai ragione… Però, Alice, non figuri che gli proposero di lavorare con loro: aveva
puoi negare che c’è una forte percentuale di crimi- dodici anni, era piccolo e agile, perfetto per il
ni commessi da stranieri. L’estate scorsa sono lavoro che avevano in mente”. “E lui dovette
entrati dei ladri a casa mia, ragazzini rom, dissero accettare”, concluse Fabio. “Esatto, cominciò a
i carabinieri, capaci di arrampicarsi fino all’ottavo fare furti in appartamenti… forse anche nel tuo,
piano”. “Fabio, le cose che dici non sono comple- chissà!”. “Alice, mi è difficile giustificare un atto
tamente false, il problema è il pregiudizio, l’avvici- simile, mia madre è stata malissimo, a mio padre è
narsi a un mondo diverso avendo in testa che non stato portato via l’orologio che gli aveva lasciato il
fa per noi. Ieri ho incontrato un ragazzo nuovo, nonno… Però... in effetti noi non sappiamo niente
inviato dai Servizi Sociali proprio per furto in della vita e della storia di questa gente”. “Già, non
appartamento”. “Visto? Ho ragione!”. “Se ci fer- sappiamo niente. Se fossimo capaci di ascoltare,
miamo ai fatti nudi e crudi potresti avere ragione forse potremmo fare qualcosa di più, per loro e in
sì, ma le cose vanno affrontate in un modo diver- definitiva anche per noi”.
ٗ
BS SETTEMBRE 2009

2.2 Page 12

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CHIESA
LE ENCICLICHE
SOCIALI (7A)
OCTOGESIMA
ADVENIENS
di Silvano Stracca
A Lo stemma araldico di Paolo VI.
metà maggio del 1971 si
compivano ottant’anni dalla
pubblicazione della Rerum
novarum, l’enciclica sociale
che per la prima volta aveva affrontato
È LA LETTERA
APOSTOLICA DI PAPA
PAOLO VI SCRITTA
IN OCCASIONE
DELL’80° ANNIVERSARIO
12 quella che allora si chiamava “la que- DELLA PRIMA ENCICLICA
stione operaia”. E Paolo VI volle ri-
cordare l’anniversario del grande do-
cumento di Leone XIII con una lette-
ra apostolica, l’Octogesima adve-
niens, in risposta “ai nuovi bisogni di
SOCIALE, QUELLA
RIMASTA FAMOSA
DI LEONE XIII.
Paolo VI, un grande Papa, cui
vanno riconosciuti molti meriti.
un mondo in trasformazione”. Il fat-
to che papa Montini, anziché usare la contemporanee, in particolare nei to delle ingiustizie, si sforzano di
formula tradizionale dell’enciclica, confronti del socialismo. Infine, l’ap- prolungare la situazione presente”; al-
abbia preferito optare per una lettera porto specifico dei cristiani alla co- tri ancora “si lasciano sedurre da
apostolica, nulla toglie al contenuto struzione di una nuova società, che non ideologie rivoluzionarie”. È a questo
dottrinale del testo né gli conferisce im- viene più presentato come una “terza punto che Paolo VI compie la sua nuo-
portanza minore. Fin dal primo para- via” alternativa tra quelle opposte del va e inaspettata rilettura della Dottri-
grafo, Paolo VI si rivolge, infatti, a tut- socialismo e del liberalismo.
na Sociale della Chiesa, rilettura che
ta la Chiesa e a tutti gli uomini: “Da
segnerà un modo diverso e più re-
ogni parte sale un’aspirazione a mag- LA RILETTURA DI PAOLO VI sponsabile di affrontare i problemi so-
gior giustizia e si alza il desiderio di
ciali da parte delle Chiese locali. Da
una pace meglio assicurata, in un L’Octogesima parte dalle diverse si- quel momento, d’altronde, il Papa
mutuo rispetto tra gli uomini e i po- tuazioni dei cristiani nei vari Stati: al- non utilizzerà più il termine Dottrina,
poli”. Sin dal suo apparire l’Octoge- cuni sono “tentati da soluzioni radicali ma parlerà di insegnamento sociale
sima appare un deciso passo avanti nel- e violente”, altri “senza rendersi con- della Chiesa: “Di fronte a situazioni
lo sviluppo del pensiero sociale della
tanto diverse – spiega – ci è difficile
Chiesa. La sua grande novità è che ac-
pronunciare una parola unica e pro-
quisisce in modo definitivo al pensiero
porre una soluzione di valore univer-
del magistero alcune tesi di grande im-
sale”. Papa Montini distingue tre mo-
portanza dottrinale e pratica. In primis,
menti. Il primo è la rilevazione stori-
il superamento della concezione clas-
ca e sociologica dei dati, dalla quale
sica di “dottrina sociale della Chiesa”
deve partire l’elaborazione dell’inse-
qual era intesa tradizionalmente. Poi,
gnamento sociale della Chiesa: “Spet-
il superamento della definizione di
ta alle comunità cristiane – afferma te-
“questione sociale” in termini di con-
flitto tra capitale e lavoro. In terzo luo-
go, l’atteggiamento nuovo di ricerca
La questione sociale, afferma
Paolo VI, ha ormai acquistato
della Chiesa di fronte alle ideologie
dimensione mondiale.
SETTEMBRE 2009 BS

2.3 Page 13

▲back to top
Irèlsleapeftagcarsdmr.onipaeomeLnimorsmraecnecinliieaanararsgaedtla.tiralszodCiiubt,iaoaaltoidpelonerznSatriseieolItcuodLiugnnVeoeinsueaAlqccieamNuocloDorfeefOrhnaiesomrsedolittecStaoopc5oToigRneirargsuAldchiriainbpuaCualnacgrurCizacccebnesAboaorobuoan,i,n,a-l,ii--
segnato.
stualmente – analizzare obiettiva-
mente la situazione del loro Paese”. Il
secondo è quello dell’interpretazione
oggettiva dei dati emersi alla luce dei
valori cristiani e dell’insegnamento del
magistero: si tratta di “chiarire” la si-
tuazione del proprio Paese alla luce
delle “parole immutabili del Vangelo,
attingere principi di riflessione, crite-
La Octogesima parla dei nuovi poteri, tra cui la pubblicità
che può avere effetti deleteri sulla popolazione, condizionandone
in qualche modo i comportamenti.
ri di giudizio e direttive di azione nel-
l’insegnamento sociale della Chie-
sa”. Il terzo momento è quello opera-
tivo e consiste “nell’individuare le scel-
te e gli impegni che conviene prendere
per operare le trasformazioni sociali,
politiche ed economiche”.
la Chiesa deve mettersi “al servizio de-
gli uomini, di tutti gli uomini”. Paolo
VI passa, quindi, a elencare le questioni
che devono essere al centro delle
“preoccupazioni” dei cristiani. A co-
minciare dal fenomeno dell’urbanesi-
pubblicità, una competizione senza li-
miti lancia instancabilmente nuovi pro-
dotti e cerca di attirare i consumato-
ri. Vasti strati di popolazione non
riescono ancora a soddisfare i loro bi-
sogni primari, eppure ci si sforza di
LE CONSEGUENZE
mo e da quello della nuova società del- crearne di superflui…”. Nascono
l’immagine, che portano con sé “nuo- “nuovi proletariati” che si sostitui-
Le conseguenze pratiche di tali pre- ve forme di sfruttamento e di dominio”. scono anche sociologicamente al pro- 13
cisazioni dottrinali sono, a giudizio del
letariato industriale. Nascono i “nuo-
Papa, rilevanti. L’insegnamento del IL NUOVO POTERE
vi poveri” della società opulenta: de-
magistero viene definito un punto di ri-
ferimento “essenziale”, ma altrettan-
to essenziale viene riconosciuto l’aiu-
to dei laici e degli esperti, soprattutto
al momento delle scelte politiche ope-
rative. In secondo luogo si acquisisce
definitivamente la necessità di un plu-
Accanto al potere economico si va
così affermando, sino a sopravan-
zarlo, un “nuovo potere” con conse-
guenze disumane sulla vita persona-
le, familiare e comunitaria: “Utiliz-
zando gli strumenti moderni della
linquenti, drogati, disadattati, anzia-
ni, emarginati d’ogni tipo; si parla an-
che di “rispetto privilegiato dei po-
veri”. Si moltiplica la promiscuità de-
gli alloggi popolari. Si ingigantisce la
difficoltà del dialogo fra le genera-
zioni, che minaccia di superare la vio-
ralismo delle scelte economiche e po-
lenza della lotta tra le classi dell’era
litiche, nonostante l’unità dell’ispira-
zione cristiana. “Nelle situazioni con-
crete – scrive Paolo VI – bisogna ri-
conoscere una legittima varietà di op-
zioni possibili. Una medesima fede cri-
stiana può condurre a impegni diver-
si”. “Se l’evoluzione storica”, sostie-
ne l’Octogesima, “ha fatto prendere co-
scienza di altre dimensioni e di altre ap-
plicazioni della giustizia sociale, oggi
il fatto di maggior rilievo, del quale
ognuno deve prender coscienza, è
che la questione sociale ha acquistato
dimensione mondiale”. E le nuove que-
stioni sociali potrebbero divenire
“troppo gravi” per sperare in una so-
luzione “pacifica”. E qui la lettera apo-
stolica rileva che, accanto alla que-
stione sempre urgente dello sviluppo
dei popoli, si pongono sul tappeto al-
tre questioni che possono “incancre-
“Un’altra trasformazione si av-
verte, conseguenza tanto
drammatica quanto inattesa
dell’attività umana. L’uomo ne
prende coscienza bruscamen-
te: attraverso uno sfruttamen-
to sconsiderato della natura
egli rischia di distruggerla e di
essere a sua volta vittima di sif-
fatta degradazione. Non sol-
tanto l’ambiente materiale di-
venta una minaccia perma-
nente: inquinamenti e rifiuti,
nuove malattie, potere distrut-
tivo totale. Ma è il contesto
umano che l’uomo non pa-
droneggia più, creandosi così
per il domani un ambiente che
potrà essergli intollerabile: pro-
blema sociale di vaste dimen-
sioni che riguarda l’intera fami-
industriale. Crescono le forme di di-
scriminazione razziale, culturale, re-
ligiosa. Restano irrisolti i problemi del-
la donna: “è grave dovere dei re-
sponsabili far cessare la discrimina-
zione effettiva della donna…”. L’Oc-
togesima si sofferma con particolare
preoccupazione sui mezzi di comu-
nicazione sociale, nuovo e potente
strumento di penetrazione nel tessu-
to sociale. La loro influenza “si ri-
percuote nei confronti dell’esercizio
delle libertà individuali, tanto nel set-
tore politico e ideologico quanto nel-
la vita sociale, economica e cultura-
le”. I mass media rappresentano per il
Papa “un nuovo potere” e hanno
“gravi responsabilità in rapporto alla
verità dell’informazione che diffon-
dono, ai bisogni e alle reazioni che fan-
no sorgere, ai valori che propongono”.
nire” e portare alla guerra. Comunque, glia umana” (Paolo VI).
(Continua )
BS SETTEMBRE 2009

2.4 Page 14

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ATTUALITÀ
QUANDO di Alberto Zuccalà albertissimus@libero.it
LA TERRA TREMA
E LE CASE CROLLANO
LE FOTO
Lettera dal terremoto
NONDHI ACNONMOMEBNISTOOGNO
“Hai sentito Albè?”.
“Sì, ho fermato
la televisione che stava
per cadere Andrè!”.
“Vabbè dai, io vado
14
a dormire”.
“Sì, sì, spengo
e mi metto a letto
anch’io che domani
devo ripetere per
l’esame. Buonanotte”.
Mi sono svestito e ho in-
dossato il pigiama blu
che era sotto ai miei cu-
scini. La batteria del cel-
lulare, come ogni volta, l’ho colle-
gata al caricatore. Non ho spento
subito, sono rimasto un po’ a pensa-
re a tante cose, fissando un disegno
formato “carta da imballaggio” ese-
guito per nascondere un alone che
stava su quel lato della stanza, che
seppur impercettibile m’infastidiva.
Ho tirato in basso il tasto rosso del-
l’interruttore della lampada e mi so-
no girato sul fianco stringendomi
addosso il piumone.
Nell’omelia della messa delle 20.00
don Gino, che ha pochi anni più di
me, aveva commentato la lettura della
passione della domenica delle Palme
con “Dio non è un’assicurazione, un
SETTEMBRE 2009 BS
modo per evitare i problemi, sfuggire
da essi. Dio ti dà la forza e il metodo
per viverli e attraversarli”. Mi è
ritornata in mente questa frase
“Aiutami a chiederti perdono”, con il
desiderio di volermi confessare per la
settimana santa. Silenzio. Stanchezza
e finalmente sonno.
LA TERRA TREMA
Ore 3.32. Il rumore di un martello
pneumatico, incalzante, deciso, conti-
nuato, infinito. “Cos’è?”. Il letto vi-
brava, l’armadio sbatteva… Buio,
tutto buio. Troppo buio. “Andrea!”,
ho gridato con tutta la voce che pote-
vo. “Alberto!”, ho sentito risponder-
mi. “Usciamo”. Stavolta la scossa è
forte! Troppo! Ho cercato le scarpe
nel buio e le ho infilate senza preoc-
cuparmi dei lacci. L’abitudine mi ha
fatto prendere il cellulare e il portafo-
glio. Buio. Mi sono avviato per il
corridoio. Perdevo l’equilibrio. Buio.
Ho iniziato a scendere le scale. Senti-
vo i calcinacci e le briciole di tufo per
terra. Respiravo polvere. Sono riusci-
to ad arrivare in fondo al condomi-
nio. Il portone d’uscita era bloccato
da un pannello grande più di un’auto-
mobile ed era ricoperto di tufi e calci-
nacci. C’era Andrea e abbiamo pro-
vato a tirarlo su una, due, tre, quattro
volte. Niente. Andrea ha picchiato
con i pugni sul portone “Aiuto! Aiu-
to!”. Finalmente, con una forza che
non avevo pensato potessimo avere
siamo riusciti a tirare su il pannello.
Poco dopo un polverone immenso ci
ha travolti. Ci siamo allontanati per
strada come se si camminasse nella

2.5 Page 15

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nebbia. Al centro dell’incrocio di via contrare proprio quel “VAI!”. Come
20 Settembre con la villa comunale ha fatto Claudia nel panico, nella cor-
iniziavano ad arrivare come zombie sa, a ricordarsi proprio di me? Come
ragazzi e ragazze che piangevano gri- non posso chiamarlo “miracolo”?
dando. Chi in pigiama, come noi, chi Come faccio a non credere che sia
in mutande, chi con ancora addosso il stata “Provvidenza”? Perché pensavo
piumone. Tutti travolti dalla dispera- al Signore quando quel portone sbar-
zione. Ho provato a fare il numero di rato sembrava che dicesse soltanto
don Gino. Mi ha risposto piangendo. “Dove andate? Siete sepolti qui!”.
Era in piazza Duomo. Vedevo corni- Sono vivo e lo racconto. Scrivo da
cioni penzolanti, abitazioni squarcia- casa mia, nella stagione dei germogli
te, il corso bloccato dalle macerie e dei fiori, con le voci dei vecchi che
pellegrinaggi di paura a volte lenti passano sotto il mio balcone e parla-
d’incredulità e a volte in corsa di di- no un dialetto che conosco. Lo rac-
sperazione. Respiravamo polvere. Si conto, e come faccio e non parlare di
tossiva. Sotto i calcinacci un uomo
chiedeva aiuto. In piazza un altro si
reggeva il sangue. Abbiamo incontra-
to don Gino, che piangendo mi è cor-
so incontro e mi ha abbracciato forte.
LA PARTENZA
Messaggi arrivavano sul mio te-
lefonino. Quello di Claudia: “Stiamo
partendo con la macchina adesso,
vieni con noi?”. “Vaiiiii!” mi ha gri-
dato don Gino. La terra borbottava di
assestamento. “Vai!”. Se non avessi
sentito quel grido non sarei partito.
Se quel grido avesse tentennato, non
mi sarei mosso. In macchina sono ri-
masto in silenzio, nel mio pigiama
blu, come si sta di fronte a tutto ciò
che non puoi capire. Come ha fatto a
non cadermi l’armadio enorme ad-
dosso? Come abbiamo fatto a solle-
vare quella lastra con Andrea? Come
ho fatto a uscire da quel palazzo e in-
una “grazia”? Come faccio a non
sentire su di me, anche la vita di Ar-
mando, Rossella, Andrea, Giulia, Se-
rena… che non ci sono più?... C’è chi
è ancora lì, sotto quelle pietre. E tan-
ti, tanti amici non li ho più sentiti:
hanno i cellulari spenti. Non so che
fine abbiano fatto, né se un giorno
mai più li rivedrò. Il cuore li cerca.
Scrivo questa lunga lettera che parla
di vita e di morte.
RIFLETTO
Tutto vale poco! La ricchezza, quel-
la vera, quella che basta è nella povertà
di un affetto. Non serve a nulla accu-
mulare finti bisogni: ciò che puoi
portare con te è solo ciò che porti den-
tro di te, il resto finisce! Tutto! Avevo
finito di scrivere il mio secondo libro,
un romanzo, aspettavo di fare l’esame
due giorni dopo il terremoto per poi de-
dicarmi a inviare quel testo alle case
editrici e sognare una pubblicazione.
Avevo programmato... avevo cono-
sciuto… E ora non so se e quando ri-
comincerò l’università. Ho visto per-
sone rincorrere lo studio, gli esami, il
“primo posto”, senza voler cercare spa-
zio nella loro vita per suonare una chi-
tarra e cantare; ho visto professori uni-
versitari sentirsi onnipotenti; ho visto
me stesso, di fronte a quel portone solo
e spogliato della mia vita: nient’altro
mi resta che il Cielo. Perché solo quel-
lo sa cercare in quel momento il tuo
cuore. Vivi quegli attimi di paura
senza avvertire la distanza che puoi ve-
dere normalmente tra il cielo e la ter-
ra. Il tuo cuore parla con qualcosa che
somiglia davvero a quel “Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato!”.
Con la morte in faccia non desideri al-
tro che morire nel migliore dei modi.
Chi siamo? Dietro cosa ci perdiamo?
Quanto siamo pronti a vivere la mor-
te? È troppo facile dare ancora la col-
15
pa di tutto a Dio! Quelle case non le
ha costruite Dio, che si preoccupa in-
vece, di edificare dentro di te; quelle
case le hanno costruite gli uomini, con
la loro libertà. Ma con quale coscien-
za? (E quale scienza?). Se una basili-
ca di san Bernardino alla grande scos-
sa non si è neppure aperta e la casa del-
lo studente dondola come fosse di car-
tone: una costruita con le regole del-
la matematica, l’altra soltanto con
quelle umili di un passa parola. Cosa
resta dell’orgoglio di quegli alloggi
quarant’anni dopo? Senza la mia fede
avrei sofferto molto di più. Sarei po-
tuto morire, ma sarebbe stato diverso
morire in pace con il Signore, e al-
l’appello delle mie responsabilità di
studio e di relazioni umane, quella not-
te mancava solo Lui.
ٗ
BS SETTEMBRE 2009

2.6 Page 16

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BOX
ROMA, DON BOSCO
L’URNA
DI DON BOSCO
A CINECITTÀ
La splendida basilica di Don
Bosco a Roma Cinecittà dal
30 aprile al 4 maggio u.s. ha
ospitato l’urna del “titolare”
che ha iniziato il giro del
mondo salesiano, in prepara-
zione al bicentenario della sua
nascita, nel 2015. La grande
chiesa ha accolto in quei gior-
ni il forum dei giovani. Ne so-
no arrivati all’incirca 3000
provenienti dalle parrocchie
della capitale e dalle case sa-
lesiane della nuova ispettoria
salesiana ICC (Italia Circo-
scrizione Centrale). Hanno
pregato, hanno discusso af-
frontando temi di loro interes-
se, hanno fraternizzato, hanno
recitato… Salutati dal sindaco
della capitale, Gianni Aleman-
no, hanno poi ascoltato testi-
monianze di exallievi illustri e
altri personaggi come l’attore
teatrale, exallievo di Macera-
ta, Silvio Spaccesi (il Bernar-
done di “Forza venite, gente”,
il musical su San Francesco
che ha fatto il giro del mon-
do). E ancora suor Anna No-
bili, che da cubista è diventata
suora, Arturo Brachetti, il più
grande trasformista del mon-
do, ecc. L’urna di Don Bosco
ha fatto il giro delle case del
Lazio. Ultima tappa alla Pisa-
na, nella casa Generalizia do-
ve risiede il suo 9° successo-
re, don Pascual Chávez, prima
di trasvolare l’Atlantico verso
l’America Latina.
In questo mese di settembre
si trova in Uruguay.
16
redazionale
MONACO E ROMA
DIRETTORI BS
A CONVEGNO
I direttori dei Bollettini salesia-
ni d’Europa si sono riuniti a
Monaco dal 10 al 13 maggio e
quelli del resto del mondo a
Roma dal 17 al 20 maggio.
Due incontri splendidi e frater-
ni all’insegna del futuro. Insie-
me hanno ragionato come ri-
spondere alle sfide attuali, co-
me elevare la qualità delle ri-
spettive riviste, come condivi-
dere notizie, articoli e foto, co-
me essere sempre più vicini al-
la realtà giovanile della propria
nazione, come sfruttare le for-
midabili potenzialità dei nuovi
mezzi di comunicazione socia-
le, come incontrare i giovani
anche nei cortili virtuali… Ap-
passionati e appassionanti i di-
battiti, ferma la volontà di tutti
di inserirsi da protagonisti nel
gioco mediatico attuale come
educatori e formatori.
BREVISSIME DAL MONDO
TORINO, ITALIA. Dome-
nica 8 marzo a Torino si è
svolto l’incontro dei pa-
renti delle suore missiona-
rie partite dal Piemonte e
Valle d’Aosta che attual-
mente risultano 80, ancora
pienamente attive in pri-
ma linea in terra di mis-
sione. È stato un momento
molto semplice ma altret-
tanto familiare, in cui cia-
scuno ha raccontato di sé e
della fma missionaria di fa-
miglia, dell’animazione di
sostegno che ogni nucleo fa-
migliare si trova ad animare
per mantenere i contatti e
farsi sentire vicino nella
concretezza.
WASHINGTON, U.S.A. Il
presidente USA Barak Oba-
ma ha indicato come nuovo
ambasciatore della nazione
presso il Vaticano un teolo-
go cattolico di origine cuba-
na, il quarantacinquenne
Miguel H. Diaz, docente
all’università St. John del
Minnesota. È di umili origi-
ni, figlio di un cameriere e
di una centralinista, è sposa-
to ed è stato anche presiden-
te dell’Accademia di teolo-
gia dei cattolici ispanici.
ROMA. Papa Ratzinger ha
ricevuto in udienza a Castel
Gandolfo il 1° agosto una
delegazione, scelta tra i
1500 dirigenti e tecnici e
2500 atleti di 190 Paesi, dei
mondiali di nuoto che si so-
no svolti a Roma. Della de-
legazione facevano parte
anche alcuni rappresentanti
dei 2500 volontari e dei
1500 giornalisti accreditati.
SETTEMBRE 2009 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
VENEZIA, ITALIA
Il Rettor Maggiore dei sa-
lesiani, don Pascual Chá-
vez, in visita a Venezia è
stato nell’antica isola del
Torcello dove ha potuto vi-
sitare la splendida catte-
drale di Santa Fosca. Il ret-
tore, monsignor Ettore For-
mezza, ha fatto dono all’il-
lustre ospite di un’artistica
incisione su Torcello. Don
Pascual, affascinato dalla
bellezza della cattedrale,
ha firmato volentieri il libro
dei visitatori illustri.
FORLÌ, ITALIA
Il congresso ACEC (Asso-
ciazione Cattolica Esercen-
ti Cinema) che raccoglie
più di 1000 sale si è svolto
dal 19 al 20 maggio a Ro-
ma. Durante i lavori la sala
multimediale di Forlì, ap-
partenente all’opera sale-
siana di quella città, è stata
premiata “per l’impegno e
la qualificata attività svolta”.
Onore al merito. (Nella foto:
Paolo Poponessi, respon-
sabile del settore cultura, ri-
tira il premio).
17
TORINO, ITALIA
Tra i tesori della biblioteca
storica di Torino è presente
anche un carteggio di Don
Bosco risalente al periodo
1856-1888, anno della mor-
te del santo. Si tratta di 21
lettere autografe e un bi-
glietto datato gennaio 1888
(Don Bosco è morto il 31).
Il periodo corrisponde agli
anni dell’amicizia con il ba-
rone Feliciano Ricci de
Ferres, suo benefattore.
(Foto: Il presidente della
provincia Saitta mostra il
carteggio al vicario ispet-
toriale don Pellini).
BACAU, ROMANIA
I salesiani rumeni hanno
organizzato una mostra ri-
guardante la Sacra Sindo-
ne in vari luoghi e città del-
la nazione, con commenti
e spiegazioni adeguate. La
mostra, itinerante, dopo
San Nicolae e santa Croce
di Bacau, è stata trasferita
a Constanta, prima all’ora-
torio salesiano poi nella
cattedrale di Chishinau, e
nel mese di luglio presso il
monastero dei carmelitani
di Luncani. Indubbiamente
una bella e coinvolgente
iniziativa.
FOGGIA, ITALIA
Gli alunni delle scuole
elementari G. Catalano e
A. Gabelli, su iniziativa
della parrocchia salesia-
na, hanno partecipato nu-
merosi al concorso “Il po-
vero e la carità”. Disegni
ed elaborati hanno am-
piamente dimostrato che i
bambini sono sensibili ai
problemi della povertà e
conseguentemente della
solidarietà verso i più bi-
sognosi (nella foto: i ra-
gazzi premiati).
CANNARA, ITALIA
Dopo 118 anni, il carisma
di Don Bosco è ancora vi-
vo e operante a Cannara,
attraverso le FMA che vi
operano. Si può dire ben a
ragione che tutto il paese
è passato all’asilo o all’o-
ratorio. Le numerosissime
exallieve hanno voluto ri-
badire il loro attaccamento
all’opera con una nuova
bandiera, benedetta dal
salesiano don Pietro Dilet-
ti, direttore dell’Istituto di
Perugia.
BS SETTEMBRE 2009

2.8 Page 18

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VIAGGI
IL PROCESSO
Dopo la morte
di Ceferino ci volle
ALL’INDIECITO
poco a rendersi conto
di aver perso un santo
in terra e guadagnato
Giancarlo Manieri (a cura di)
un protettore in cielo.
L’iter che lo portò
alla beatificazione
Il figlio del gran cacicco Manuel è
morto intorno alle sei del mattino
dell’11 maggio 1905, a Roma,
nell’ospedale Fatebenefratelli
dell’Isola Tiberina. L’Osservatore
Romano, come del resto altri giorna-
anonimo e Ceferino affatto abbando-
nato; lo seguivano addirittura il me-
dico personale di Pio X, il cardinale
Giovanni Cagliero, i salesiani del li-
ceo Villa Sora di Frascati… Fu sep-
pellito al cimitero del Verano. Il 6
lo descrive
il procuratore generale
della congregazione
salesiana.
li, ha scritto che Ceferino/Zeffirino è maggio 1915, venne fatta una prima
morto abbandonato da tutti in un esumazione. Il 6 marzo 1924 la sal-
ospedale rimasto anonimo. Notizia ma venne nuovamente esumata e poi
errata: l’ospedale non era affatto traslata in patria, a Fortín Mercedes della vita e delle virtù di Zeffirino, e
dove il corpo rimase nella cappellet- sulla sua fama di santità, che ebbe
ta del fortino fino al 1992. Infine fu inizio il 2 maggio 1944 a Roma,
La pietra tombale di Ceferino,
definitivamente trasferito nell’antico città dove era morto. Tale processo
purtroppo andata perduta.
18
battistero della basilica di Maria Au- durò fino al 1949. Venne articolato
siliatrice a Bahia Blanca, dove è ve- in quattro inchieste processuali di-
nerato tutt’oggi. L’ultima esumazio- stinte: quella informativa di Roma,
ne è del 27 ottobre 2007 in vista della quella rogatoriale di Torino, quella
beatificazione.
rogatoriale di Viedma e quella ordi-
naria di Buenos Aires. Conclusa
IL PROCESSO CANONICO questa fase, nel 1958 venne istruito
il processo apostolico, sotto la re-
Venne seguita per la causa di bea- sponsabilità diretta della Sede apo-
tificazione la procedura allora vi- stolica. Le inchieste si svolsero a
gente. Prima di tutto il processo Viedma, a Morón (provincia di Bue-
informativo ordinario sulla eroicità nos Aires), a Roma e a Torino. Infi-
ne, il 6 aprile 1971 si riunirono in un
Congresso peculiare quattro Prelati
e tre Consultori della Sacra Congre-
gazione delle Cause dei Santi. Tutti
e sette pronunciarono un voto favo-
revole: così il 22 giugno 1972 il car-
dinale Paolo Bertoli, Prefetto della
Congregazione, firmò il Decreto con
il quale veniva riconosciuta l’eroi-
cità delle virtù di Ceferino. Da quel
momento il Servo di Dio assunse il
titolo di Venerabile. Si trattò di un
processo durato 28 anni. Non senza
difficoltà. Per dar conto di esse, e
per far vedere come vennero supera-
te, riporto il passo centrale del primo
voto formulato nel Congresso pecu-
liare del 6 aprile 1971.
SETTEMBRE 2009 BS
L’entrata al cimitero monumentale
del Verano a Roma.

2.9 Page 19

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virtù del Servo di Dio, non troviamo quando Pio XII canonizzò Domenico
alcun fatto negativo che abbia una Savio, il giovane allievo di Don Bosco
vera consistenza e gravità; tutto si ri- morto all’età di 15 anni non ancora
duce piuttosto a un’unica obiezione: compiuti. In ogni caso – com’è noto –
manca l’eroicità; si tratta di un gio- Domenico Savio rimane ancor oggi il
vane buono, ma di quella bontà or- più giovane santo canonizzato nella
dinaria che si riscontra frequente- Chiesa di Dio.
mente; giovani pii, ubbidienti e di- L’altro pregiudizio riguardava il fat-
sciplinati come Zeffirino – conclude to che Zeffirino era un cristiano indi-
il Promotore – ce ne sono sempre in geno di una tribù pagana. Nel 1971 una
ogni casa di formazione religiosa”. causa di beatificazione e di canoniz-
Rispondendo a questa obiezione, zazione di indigeni delle zone di mis-
monsignor Antonelli osserva: “Co- sione era ancora un fatto più unico che
minciamo col dire che in un giovane raro. La causa di Catalina Tekakwitha,
di 18 anni e mezzo non ci possiamo irochese, deceduta nel villaggio degli
aspettare il dispiegamento di tutto il indigeni di Magdalena (Montreal) nel
corteo delle virtù come in un adulto 1680, rimaneva pur sempre eccezio-
di 60, 70 anni. Nel caso poi partico- nale. “Venendo poi alle virtù in con-
lare, per valutare giustamente gli atti creto”, prosegue nel suo voto il Se-
abituali di virtù accertati si devono te- gretario della Congregazione, “non è
nere presenti le remore e le difficoltà certamente cosa comune che un gio-
derivanti dalla sua origine e dal- vane, uscito dalla foresta a 11 anni, ac-
l’ambiente, tutt’altro che cristiano, quisti in così breve tempo una pietà ve-
della sua infanzia e fanciullezza”. ramente esemplare, una ubbidienza pie-
na che diventa piuttosto docilità...
PREGIUDIZI SUPERATI
Tutti i testimoni sono poi d’accordo nel
Una delle tante statue di Ceferino,
vestito con gli indumenti della sua
gente.
In realtà, questo passaggio nel voto
giudicarlo come un giovane modello,
un giovane cioè che ha compiuto
19
dell’Antonelli intendeva superare abil- sempre, con esattezza e perfezione, tut-
mente due forti pregiudizi che pote- ti i suoi doveri”.
vano gravare sulla causa di Zeffirino.
L’AVVOCATO
Il primo pregiudizio era questo: un ra- LA VIA DI CEFERINO
gazzo o un giovane non può avere i re-
DEL DIAVOLO
quisiti di maturità umana sufficienti per Questa risposta dell’Antonelli alle
raggiungere le vette della santità. In ve- obiezioni del Promotore della Fede è
Autore del voto è l’arcivescovo rità questo modo di ragionare – anco- per noi sommamente istruttiva. Ci
Ferdinando Antonelli, Segretario del- ra attuale nel 1944, quando iniziò la permette di contemplare la via origi-
la Congregazione. Egli scrive: “Il causa di Zeffirino – era già stato au- nale della santità percorsa e illustrata
Promotore [è il cosiddetto avvocato torevolmente superato fin dal 1954, da Zeffirino. Di fatto, il riconoscimento
del diavolo] parla anzitutto di una
dell’eroicità delle virtù di Zeffirino ha
campagna colossale in favore della
nuovamente “canonizzato”, dopo Do-
Causa. Una campagna, è vero, c’è sta-
menico Savio, quella “ricetta sempli-
ta, ma bisogna collocarla nel suo
ce” della santità feriale e giovanile, che
sfondo storico. Il Namuncurà veniva
ad essere necessariamente un espo-
nente della storia gloriosa della Mis-
sione (salesiana) della Patagonia:
non era tanto e solo il Servo di Dio
che costituiva l’oggetto di quella
propaganda, quanto, forse, la storia
della Missione, che suscitò tanto in-
teresse anche in Europa. Comunque,
se si va in concreto a vedere quali dif-
ficoltà ha potuto opporre la Censura”
(cioè il medesimo avvocato del dia-
volo e il suo Ufficio) “in rapporto alle
Don Bosco consegnò allo stesso Do-
menico: “Sii sempre allegro”, gli ave-
va raccomandato un giorno, “fai bene
i tuoi doveri di studio e di pietà, aiuta
i tuoi compagni”. In qualche misura,
Zeffirino è “il profeta” di un insegna-
mento decisivo del Concilio Vaticano
II e degli anni del Grande Giubileo. La
santità, ripeteva spesso Giovanni Pao-
lo II commentando il capitolo quinto
della Lumen Gentium, non è qualcosa
di eccezionale, riservata a pochi elet-
ti: la santità è la mèta alta della vita cri-
stiana ordinaria, e tutti nella Chiesa vi
Il commendator Finocchi,
compagno di scuola di Ceferino
sono chiamati.
Enrico dal Covolo
a Villa Sora.
Postulatore generale
BS SETTEMBRE 2009

2.10 Page 20

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EVENTI
FORTUNATO PASQUALINO
CATTOLICO
Il 14 settembre 2008
Fortunato Pasqualino riceve
un premio.
a 85 anni moriva
lo scrittore siciliano
fu chiamato a presiedere
Fortunato Pasqualino.
la G.I.A.C., Gioventù Ita-
liana di Azione Cattolica.
In silenzio. La grande
>> Pasqualino fu un catto-
stampa quasi non se n’è lico atipico e uno scrittore
accorta. O ha fatto finta.
non allineato. Era dotato di un
invidiabile acume ed estro
In buona parte anche
narrativo, ma è sempre stato
quella cattolica.
“mordicus” dentro l’alveo
della fede cattolica, anche se
personalmente era un po’ “fuo-
20
Era un siciliano di Butera, na-
to nel 1923, ha trascorso gli
anni dell’adolescenza lavoran-
do in campagna tra gli arance-
ri dagli schemi” / out on his
own, direbbero gli inglesi.
Filosofo, scrittore, “puparo”.
Proprio così. Ha avuto sempre, fin da
piccolo una grande passione, quella dei
ti. La guerra lo costrinse all’inattività pupi. Se li costruiva con le proprie
e la maggior disgrazia fu la sua fortu- mani e continuò finché un giorno la
na: si mise a studiare. Fino alla laurea mamma glieli buttò nel forno perché
in filosofia. Insegnò in Sardegna, poi mancava legna per cuocere il pane, ta-
fu assunto in Rai. Non ha mai dimen- citando le sue rimostranze con un “è
ALCUNE OPERE
gfuccdimLlinoaooaeorsnrmlnto;bdeoCffeiaoisltdcatoa;edhirsIfonoeCeisstlfiebaacfoVuguor;;laioon;MGnPniLMigie’donDoeseaoùriploelogc.la’;c;ncaLdcDohanrh;iieiaomidLoraAaiaoadnd;lleodzlaIaall-i-
ticato la fede dei suoi padri. Nel 1949 finito il tempo dei giochi!”. Solo per
allora. Perché un giorno in cui egli vin-
se un premio, con quelle 500 mila lire >> Ma questa è solo una parte del-
(si era nel 1969) fece nascere il “tea- la sua vita. L’altra fu quella di scrit-
tro dei Pupi dei fratelli Pasqualino”. Lui tore, giornalista, saggista e cattolico
divenne uno dei maggiori pupari del- praticante. Scrisse per Il Messagge-
la storia.
ro di sant’Antonio, per Famiglia
Cristiana, per l’Osservatore Roma-
no… Un’intelligenza vagabonda –
come lo definì il Dizionario della
letteratura mondiale del 900 (Paoli-
ne 1980) –. Nutrito di cultura bibli-
ca e di ottimismo cristiano sostan-
ziato da pacata ironia che ha sparso
un po’ in tutte le sue opere. Peccato
che non abbia avuto l’onore che in-
dubbiamente meritava di avere.
Uno dei suoi testi teatrali,
Trionfo, passione e morte del ca-
A sinistra: Fortunato Pasqualino
e i pupi siciliani.
valiere della Mancia” è stato ri-
preso e adattato in versione giova-
Sopra: Il manifesto
del Don Chisciotte realizzato
dall’allora ispettoria salesiana
“Adriatica”.
ni dai salesiani di Arese e poi dal-
la Gex-Company dei salesiani del-
l’ex ispettoria Adriatica.
ٗ
SETTEMBRE 2009 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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L’ARCHEOLOGA
DI SAN PIETRO
10 anni fa, il 2 settembre
L’antica necropoli vaticana
che ospita la tomba dell’apostolo
Pietro.
1999 moriva, a 97 anni,
una delle grandi
archeologhe del ’900.
Margherita Guarducci di-
venne famosa quando,
dopo circa quarant’anni
di ricerche, analisi, deci-
21
Insegnò Epigrafia greca
alla Sapienza, poi alla
frazioni, pubblicò un libro/bomba:
La tomba di san Pietro. Una straor-
dinaria vicenda”, in cui affermava
Il muro “g” e frammenti del muro
rosso con la scritta in greco antico
“Pietro è qui”.
Scuola Nazionale
di Archeologia di cui
con assoluta certezza di aver ritrova-
to non solo la tomba ma anche le os- loculo sotto l’altare papale di San
sa del Principe degli Apostoli. Ov- Pietro e volle addirittura toccarne il
divenne direttrice. Nel 1969 viamente scoppiarono polemiche ro- fondo, introducendovi una lunga
divenne membro della
venti. Per molti sapeva di falso un ri- canna per arrivare con essa alla
trovamento del genere e proprio nel tomba che custodiva le ossa del pri-
Pontificia Accademia
Romana di Archeologia.
luogo dove si erge l’altare della Con- mo papa. Se avesse potuto leggere i
fessione di San Pietro in Vaticano, libri della Guarducci avrebbe fatto
non molti metri al di sotto del cele- salti di gioia, lui che era tanto devo-
bre baldacchino del Bernini.
to del Papa.
L’archeologa Margherita
Guarducci.
>> Ma la signora aveva lavorato
con estremo rigore scientifico e
con la caparbietà di una donna che
sapeva il fatto suo, dopo anni di la-
voro certosino dedicato a decifrare
i graffiti del famoso muro “g” nel-
la necropoli vaticana, e del muro
rosso, dove scoprì la scritta greca
Petros Eni”/Pietro è qui. E pro-
prio lì sotto trovò le ossa che ella
poté attribuire al corpo del “pri-
mo” degli apostoli.
>> Don Bosco in uno dei suoi nu-
merosi viaggi a Roma visitò quel
>> La professoressa/archeologa
ebbe la stima incondizionata di 4
papi: Pio XII, Giovanni XXIII,
Paolo VI e Giovanni Paolo II, ma
anche della comunità scientifica
internazionale, proprio per il rigo-
re con cui conduceva le sue ricer-
che e documentava le sue scoperte.
Numerose le sue opere. Epigrafista
di eccezione, le sue “Inscriptiones
Creticae” costituiscono una vera
silloge dell’archeologia delle città
dell’isola di Creta. La professores-
sa Guarducci era nata il 20/12/1902
a Firenze.
ٗ
BS SETTEMBRE 2009

3.2 Page 22

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LETTERA
G AI IOVANI
Marco Talon
GATTA CI COVA...
Sbotto con tutti
Passo tanto tempo a litigare. Non mi sopporto Quando t’inquieti, una volta su dieci crei
più. Ne ho per tutti. Parole, paroloni, parolacce in incomprensione; una volta su tre perdi amicizie;
casa, all’università, al bar, in discoteca, in treno. mai esci vincitore.
Non importa se amici, genitori, docenti, la mia
Sempre ti trovi con un pugno di mosche.
ragazza. Ti rispondo a tono: “Peccato non sia in Dimentica per qualche ora te stesso. Hai da ridire
vendita una cerniera-lampo su ogni bocca”.
qualcosa? Comincia col conquistarti la simpatia
Non vorrei sembrarti troppo moralista o un grillo di chi ti sta di fronte. Non considerarlo un
parlante che potresti mettere a tacere con un
avversario, un estraneo, un nemico.
colpo ben azzeccato. Considera quello che ti perdi Non arrivare allo scontro. Aiutati con chi può
dopo una sfuriata.
costruirti un ponte, con qualcuno prudente e
22
amico che interagisca con e per te.
1. Perché aggredire? Tra te e gli altri viene innalzata Muoviti come “Tarzan” che da una liana all’altra
istantaneamente una rete di filo spinato, che ti attraversa il pericolo della foresta.
isola e ti fa inavvicinabile.
Le persone a te affettivamente vicine fanno da
2. Perché tanta solitudine dopo una tempesta
liana a cui aggrapparsi per passare da un ramo
emotiva? Sentirsi solo è un sentimento
all’altro.
paragonabile alla morte, morte lenta, ma morte La difficoltà di bypassare con chi è disponibile ad
certa.
ascoltare, ad accogliere, a dar corda alla
3. Dare dolore a chi ti da amore, significa essere conversazione senza arrendersi e capitolare.
fuori di testa. Alle parole, seguono fatti
Molto spesso l’altro sarebbe pronto ad accettare
inconsulti. Si esce di casa sbattendo la porta, si il tuo punto di vista, ma rifiuta il tuo modo di
mandano al diavolo gli esami, si rompe con la
proporti.
ragazza.
Bisogna saper perdere.
4. Le conseguenze che ne derivano sono simili a Non è vincere se ferisci l’altro, se lo umili, se lo
quelle di un acrobata che decide di lanciarsi nel ironizzi, se gli togli la parola. Se….se… Ciao amici
vuoto senza paracadute.
sempre
5. Come ti senti?
Carlo Terraneo
Solo scarico di adrenalina o non piuttosto come
lo scoiattolo che corre nella ruota della sua
gabbia? Girare a vuoto comporta la perdita di
equilibrio.
Permettimi di indicarti una strada che ti rimetta
in carreggiata. Aiutati, prendi cura del tuo
carattere, fai un po’ terra bruciata in te. Il tuo
amor proprio è cattivo consigliere. Dominare se
stesso è il segreto della forza interiore.
Le circostanze non devono avere il sopravvento.
Non vivere una situazione di paralisi, senza far
qualcosa di valido.
SETTEMBRE 2009 BS

3.3 Page 23

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IDLI TDEAOTNROBOSCO Èaplerairpsqreoucveoasntddoaemldlaeezlvlzeeorpveieèdctueecaattetriaavtloer.adlieslcfrointtdea(tqoureesdtaeiastatrleibsuiaintai)eddaelllosustoesaspopDreoznzaBmosecnoto,
LO SPAZZACAMINO
Michele Novelli
In Letture Cattoliche, anno XIV, fase VII, pagg. 45-63
troviamo la farsa Lo Spazzacamino, edita dalla Tipografia dell’Oratorio
di S. Francesco di Sales, 1866 - Torino. Il testo è riportato
anche in Opere edite XVII, pagg. 157ss. (la raccolta completa
23
in copia anastatica di tutti gli scritti di Don Bosco).
Il compilatore notifica che si tratta di un’opera
“attribuibile” a Don Bosco, non essendo firmata.
BS SETTEMBRE 2009

3.4 Page 24

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Siamo convinti che
“Lo Spazzacamino”
benché non firmato, sia
ma di più era necessario
preservarli dal cadere nei lacci di
scellerati compagni. Don Bosco
uscito dalla penna di
riuscì molto bene in questa
Don Bosco, per la scrupolosità impresa, traendoli a sé,
e l’onestà professionale che egli provvedendoli anche del
aveva come editore nell’attribuire necessario alla vita,
al rispettivo autore, anche se
sorvegliandoli, e co’ suoi avvisi
poco noto, qualsiasi
salutari, conservandoli buoni”
pubblicazione comparisse nelle (MB III, p. 173). Li ricordava
sue Letture Cattoliche. Del resto sempre con molta tenerezza:
Don Bosco aveva un debole per “Quanti buoni giovani, ho
gli spazzacamini. All’inizio della trovato fra questi spazzacamini.
sua missione tra i giovani garzoni Era nera la loro faccia, ma tante
di Torino, “gli spazzacamini
volte quanto bella la loro anima,
erano l’oggetto delle sue ricerche quando venivano a confessarsi!”
speciali. Questi piccoli savoiardi (ibidem).
scendevano dalle loro montagne Certo non avrà mai potuto
senza alcuna idea della malizia dimenticare quella gran baruffa
del mondo, ignari perfin del
in piazza, scoppiata per causa
dialetto. Perciò non solo avevano sua, di cui uno dei protagonisti
bisogno d’istruzione religiosa, era proprio uno spazzacamino.
La valle dell’Orco (Alpi Graie
in provincia di Torino, a sud della
Valle d’Aosta) ha dedicato allo
spazzacamino un monumento.
Si era battuto ferocemente con
un lustrascarpe perché entrambi
sostenevano che Don Bosco
Letture Cattoliche, vuoi che lo
volesse più bene a sé. Ci volle reciti? Sentiamolo, risponde il
del bello e del buono per
maestro, e Domenico lo recita
24
convincerli che, come per le dita guadagnandosi una lode”.
di una mano, Don Bosco teneva Questo particolare è più di una
a entrambi alla stessa maniera firma: ricalca l’episodio che lo
(MB III, p. 170). Se doveva stesso Don Bosco ricordò nella
scegliere un modello di
vita di Domenico Savio, al
giovane come protagonista momento del primo incontro.
del suo lavoro teatrale, non Per saggiare l’intelligenza del
poteva non essere uno
ragazzo gli diede da studiare una
spazzacamino. Anche
pagina delle Letture Cattoliche,
l’analisi interna lo conferma chiedendo di riferirgliela
in considerazione sia dello l’indomani. Domenico gliela
stile, sia delle tematiche ripeté dopo solo otto minuti:
proposte, sia dei riscontri “Bravo, tu hai anticipato lo
educativi. E c’è un
studio della tua lezione ed io
particolare curioso. Uno anticipo la risposta. Sì, ti
dei due fratelli della storia condurrò a Torino”. Altra spia è
si chiamava Domenico; al data dalla promessa del Maestro
maestro che gli chiedeva che, come premio, voleva
conto di che cosa avesse condurre i due fratelli
studiato, rispose:
all’Oratorio: “Ora che vi siete
“Ho studiato un tratto delle divertiti, andate a far merenda,
è già preparata e dopo anderemo
all’Oratorio a sentire il dialogo;
Gli spazzacamini erano
l’oggetto delle sue ricerche
speciali. Questi piccoli
savoiardi scendevano dalle
loro montagne, senza alcuna
idea della malizia del mondo…
Perciò non solo avevano
bisogno d’istruzione
religiosa, ma di più era
necessario preservarli dal
cadere nei lacci di scellerati
compagni ”.
mi hanno detto che diverte tanto
il sentirlo”. Lo stesso
spazzacamino diceva di venire
dalla Valle d’Aosta, di dimorare
a Torino da sette anni e da due
“frequento l’Oratorio di Don
Bosco”. Autori esterni
all’Oratorio non avrebbero fatto
tanti e tali riferimenti.
SETTEMBRE 2009 BS

3.5 Page 25

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Il codirosso o uccello
spazzacamino.
Non ci volle molto a scoprire la
verità, ridonare serenità al padre,
complimenti ai propri figli e
A S. Maria Maggiore, Provincia
di Verbania, esiste Il museo
dello spazzacamino, dove tra
ancora una mancia al piccolo
spazzacamino.
Il breve atto unico è un classico
l’altro sono in mostra tutti
esempio di “teatro didascalico”.
gli attrezzi dello spazzacamino:
a. il raschiatoio o raspa; b. il riccio,
Quello che più interessa è
lo scopino, la berretta, il sacco
l’esposizione di un edificante
per la fuliggine, la canna, ecc.
episodio e il contenuto a chiare
Una stampa di fine ’800 mostra
lo spazzacamino con
il suo ragazzino pulitore.
insieme la somma rubata,
tinte educative. Don Bosco offre
un esempio concreto su come il
teatro può contribuire al
sottraendola ai loro risparmi e
risanamento di un mezzo
IL SOGGETTO
collocandola nella stessa tasca
della giacca. Quando lo
espressivo in quei tempi niente
affatto costruttivo e a volte
Giovanni e Domenico stanno spazzacamino, terminato il
persino deleterio per i giovani.
ultimando i compiti sotto la guida lavoro, lascia la casa, i due, felici Il santo non si è limitato a
del loro maestro privato Virgilio. per la buona azione compiuta,
lamentare l’incidenza negativa
25
Mentre iniziano i giochi, ecco
ne stanno per parlare con il papà, del teatro allora in voga, ma ha
arrivare Francesco, il piccolo
il sig. Arnolfo quando, in un mare voluto proporsi in chiave
spazzacamino, per ripulire la
di lacrime, si presenta il sig.
alternativa. Il biografo annota
cappa della cucina. È tutto ben Bernardo, padre di Francesco,
quali pericoli soggiacessero alle
pulito – è domenica – e prima di che chiede di parlare da solo con rappresentazioni di allora: “I
recarsi in cucina per lavorare, si Arnolfo. Veniva a chiedere
teatri blandivano le passioni più
toglie la giacca raccontando
perdono perché, avendo scoperto malvagie... Apertamente, o sotto
dell’infortunio capitatogli la
il denaro nella tasca di suo figlio, il velo dell’allegoria, le
settimana precedente in
credeva che fosse diventato ladro. rappresentazioni gettavano lo
un’occasione simile, in cui fu
sprezzo, la derisione, le calunnie
derubato di tutti i risparmi
più velenose contro l’ordine della
accumulati in una settimana,
gerarchia ecclesiastica. Gli
che custodiva nella tasca
eretici, e i settari invece
interna della giacca. Andato lo
comparivano sul palcoscenico
spazzacamino di là a lavorare,
come eroi, leali, virtuosi,
i due ragazzi, commossi,
difensori del popolo oppresso”
pensano bene di mettere
(MB III, p. 475).
Lo Spazzacamino diventa così un
modello esemplare di quello che
Don Bosco intendeva come
teatro educativo.
Una canna fumaria prima
e dopo la pulitura. Ai tempi
di Don Bosco venivano usati
dei ragazzetti piuttosto
mingherlini perché
particolarmente adatti
a penetrare dentro le strette
canne fumarie per raschiare
via la caligine. Non campavano
molto, purtroppo e se ne
intuisce il perché.
VALORI EDUCATIVI
Nel testo emergono i valori di
un buon educatore. Forte e
costante il richiamo
all’obbedienza; i due fratelli
s’interrogano: “Ma possiamo
disporne di questo danaro senza
parlarne al papà e alla mamma?“.
BS SETTEMBRE 2009

3.6 Page 26

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Una splendida opera dello
scultore Giuseppe Maina
ci mostra gli attrezzi dello
spazzacamino…
Connesso al tema
dell’onestà, c’è quello del
buon uso del danaro.
Soddisfatto, il padre rivolge
ai suoi due figli: “Miei cari
figlioli, vi lodo d’aver così
bene impiegato il vostro
denaro che io vi do per li
vostri minuti piaceri”.
Lodevoli anche le intenzioni
dello Spazzacamino,
gratificato da una mancia:
“Vado subito a portarli alla
mamma, perché
Una scena del famoso film “Mary Poppins” del 1964
che vede la protagonista sui tetti con gli spazzacamini.
possa pagare due
mesi di fitto già
scaduti”. Onestà
e danaro sono
La stima per la persona è un tema ribadire:
reciprocamente
carissimo a Don Bosco, che
“E non è
connessi con i
aveva a che fare con ragazzi
anche questo
precetti religiosi.
giudicati da tutti delle “canaglie”. un rubarla? Non
Francesco, lo spazzacamino, dice
All’inizio dell’Atto, i due fratelli doveva egli subito dirlo e
di voler devolvere il guadagno
26 vengono a sapere che arriverà
restituirla?”. Quando poi tutto si
ottenuto, con il lavorare di
uno spazzacamino per ripulire la chiarisce, può riabbracciare il
domenica, all’opera del
cappa della cucina: “Oh che
figlio, consapevole che la sua
Cottolengo. È denaro, quello,
noia, non li posso proprio soffrire educazione ha profonde radici:
inficiato dal contravvenire al
quegli spazzacamini”, si lascia “Vieni, caro Francesco, vieni qua,
riposo festivo, che non può essere
scappare Giovanni, e a
che sei tu ancora galantuomo
trattenuto per sé, ma è
Domenico: “Non andargli
come tuo padre”. Ci sarebbe da
giustificabile solo se offerto in
incontro; egli ha un muso così
impallidire rispetto a quel che
beneficenza che Don Bosco la
nero che fa paura!”. Ben presto pensiamo o a come ci
indica come un elemento
Giovanni dovrà ricredersi. Così comportiamo 150 anni dopo.
educativo primario di una corretta
i due fratelli arrivano a offrirgli
crescita della personalità dei
buona parte dei loro risparmi.
giovani. Ci pare di riscontrare
Chissà quanto Don Bosco
anche un tratto autobiografico di
avrebbe ancor oggi da insegnarci
un Don Bosco, Padre che non
sull’essere e sull’apparire! Altro
riesce a fare a meno dei suoi
tema-cardine è l’onestà. Il padre
giovani. La considerazione del
dello Spazzacamino, quando
sig. Arnolfo, da solo in scena
trova la borsa del denaro caduta
(“Appena sto un momento senza
dalla tasca del figlio, reputandolo
vederli, che già sono impaziente
colpevole di furto, si precipita
d’abbracciarli, è proprio vero che
disperato a casa del sig. Arnolfo:
un padre non può stare un
“Signore, ecco dinanzi a voi un
momento senza pensare a’ suoi
padre infelice, pieno di vergogna,
figli”), è la stessa confessione che
umiliato”. È pronto a restituire il
Don Bosco scriveva nella
denaro e a prendere, tra le
memorabile lettera da Roma
lacrime, una decisione radicale:
dell’84: “Sento, o cari miei, il
“Parto subito, ritorno al mio paese
peso della mia lontananza da voi
colla povera moglie che è
e il non vedervi e non sentirvi mi
disperata per questo nostro
cagiona pena, quale voi non
disonore”. Alle attenuanti che
potete immaginare”.
riceve (“Avrà forse trovato questa
San Floriano patrono
borsa per terra”), non esita a
degli spazzacamini.
Michele Novelli
SETTEMBRE 2009 BS

3.7 Page 27

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B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
NICOLA
La gioia della vocazione
Non esiste un’età per
stri tempi in cui l’hanno vinta
la chiamata del Signore, quasi sempre i genitori.
Nicola D’Onofrio 1943-1964.
Egli chiama in tutte le
stagioni della vita.
F Così nell’autunno del 1955, teratocarcinoma. Nel suo periodo
Nicolino entrò nello studentato di agonia, non si separò mai dal
Nicola già a sette anni
sentì che la sua vita era
segnata da una
camilliano di Roma, sicuro di
aver fatto la scelta giusta per la
sua vita. A 17 anni iniziò l’anno di
noviziato e vestì l’abito dei reli-
Rosario che da bambino accom-
pagnava le sue serate in famiglia.
Quella preghiera lo aiutava a sop-
portare ogni dolore: “Se è la Ma-
chiamata e a quella
decise di rispondere
a ogni costo.
giosi di san Camillo. Scrive: “Se donna che mi chiama, sono felice
un giorno dovrò buttare quest’abi- di partire”, diceva.
to santo, Signore, fa che io muoia
prima di riceverlo… perché io F Quell’anno si recò in pelle-
27
non ho paura di morire ora”. Al- grinaggio a Lourdes e Lisieux
Era il 24 marzo 1943
quando, in piena guerra,
vede la luce Nicola d’O-
nofrio che nasce a Villa-
magna (Chieti), alla vigi-
lia dell’Annunciazione. Nella sua
famiglia c’è la sana e consolidata
abitudine di recitare tutte le sere il
Rosario. Era una prassi diffusa in
tantissime famiglie, specialmente
le più umili e nella quasi totalità
delle famiglie contadine. A casa
d’Onofrio era affidato proprio al
piccolo Nicola il compito di into-
narlo e dirigerlo. Egli lo faceva
con gioia e semplicità. Ci mise
cune importanti pagine del suo
diario del periodo di noviziato so-
no andate perdute, ma quelle che
rimangono confermano i suoi
sentimenti, la bontà del suo ani-
mo, la gioia di amare Dio e i fra-
telli, la sua singolare devozione
alla Madonna. Il 7 ottobre 1961
festa della Vergine del Rosario,
professò emettendo i tre voti, po-
vertà, castità e obbedienza, co-
muni a ordini e congregazioni. A
questi, tuttavia, i camilliani ne ag-
giungono un quarto, quello del
“servizio agli ammalati e soffe-
renti”, etiam pestis incesserit, che
per impetrare la grazia della gua-
rigione, come volevano i suoi su-
periori, anche se egli sapeva che
sarebbe stato inutile. Alla Ma-
donna chiede di aiutarlo a com-
piere appieno la volontà di Dio. I
voti solenni erano previsti per il
7 ottobre 1964 ma ormai la ma-
lattia incalzava e i tempi si face-
vano sempre più stretti; così ven-
ne chiesto alla Santa Sede di an-
ticiparli al 28 maggio. Fu con-
cesso, e Nicola emise la profes-
sione perpetua nella cappella del-
lo studentato carmelitano addob-
bata a festa; il suo fisico ormai
poco a maturare a soli sette anni in libera traduzione significa an- debilitato e stanco non oscurò la
la precisa volontà di consacrarsi a che a rischio della vita. Si era an- gioia del suo spirito. La sera del
Dio e di diventare sacerdote e re- che iscritto alla Milizia dell’Im- 12 giugno dopo una giornata di
ligioso, scegliendo anche l’ordine macolata, in cui aveva raggiunto preghiera, Nicola lasciava questo
dei camilliani, l’ordine dei Mini- il terzo grado, quello di donarsi fi- mondo per l’eternità. Il suo cor-
stri degli Infermi. All’inizio, man- no al sacrificio di sé. Verso la fine po è a Bucchianico presso la
co a dirlo, incontrò l’opposizione del ’62, avvertì i primi sintomi cripta del santuario di San Ca-
dei genitori, ma la lotta ingaggiata della malattia che doveva portarlo millo meta di continui pellegri-
con loro si risolse a suo favore, al alla tomba. Ricoverato al San Ca- naggi. Nel 2000 si è aperto il suo
contrario di quanto avviene ai no- millo gli venne diagnosticato un processo di beatificazione. ٗ
BS SETTEMBRE 2009

3.8 Page 28

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F MA
INSEGNARE LA PACE
A NAIROBI di Graziella Curti
Ci sono luoghi nel mondo
dove è difficile anche
solo parlare di pace.
Bernadette Sangma, Figlia di
Maria Ausiliatrice indiana, con-
sulente da anni presso il Con-
siglio Generale delle salesiane
Sono le favelas
latinoamericane, le
baraccopoli dell’oriente,
per i problemi della donna, ha al suo at-
tivo numerose esperienze di formazione
gli slums africani, le
alla mondialità, una decina di presen-
periferie delle grandi
ze all’ONU per la difesa dei Diritti uma-
ni e cinque seminari al Tangaza College
metropoli occidentali. Qui
di Nairobi sull’educazione alla pace.
«L’ultima volta che sono andata in
Kenya – racconta – è stato tra il gen-
sono di casa la violenza e
la fame. Eppure c’è
naio e il febbraio 2008. Tempo di
guerra civile, di crisi politica, che,
tuttavia, trovava le sue radici molto più
Suor Bernadette Sangma.
qualcuno che ci prova,
anche lì, non solo a dire
28
lontano delle ultime elezioni.
Proprio in quel contesto di violen-
STORIE DI VITA NEGLI SLUM
pace, ma a costruirla.
za, quando le strade erano assediate Attraverso le piccole tesi assegna-
dalla polizia e molte persone veniva- te come compito agli alunni del cor-
no uccise, ho tenuto gli insegnamenti so, ma soprattutto andando a E subito, a ridosso, quasi a pro-
di educazione alla pace e ho ascoltato Jamhuri Park, il campo degli sfolla- vocare rabbia, palazzi colorati con
il punto di vista degli studenti e quel- ti, suor Bernadette ha visto e toccato tutti i comfort dove vivono quelli
lo delle donne nei campi profughi. In la vita difficile di migliaia di perso- che stanno bene, che hanno soldi e
tutto il Paese, il disagio sociale è ne che sono fuggite dalle loro case non sono stati toccati dalle doloro-
profondo e le situazioni sono spesso soprattutto da Kibera, la baraccopoli se conseguenze del conflitto gene-
drammatiche».
più grande dell’Africa e uno dei tea- rato dai ricchi che lottano per dete-
tri centrali della violenza.
nere il potere. Eppure, in questo
Insegnanti e alunni del Tangaza
College di Nairobi.

3.9 Page 29

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squallore, può nascere il fiore del-
la pace.
«Tra gli studenti keniani dei miei cor-
si – conferma suor Bernadette – ce n’e-
rano di diverse etnie, ma tra loro non
esisteva risentimento: si mescolavano,
si relazionavano in modo sereno e
spontaneo. Un esempio, riportato dal-
la stampa, ha comunicato che 200 don-
ne di Kibera, al di là della loro appar-
tenenza etnica e politica, si sono riu-
nite per dire “ basta”, “ stop alla vio-
Il Tangaza College di Nairobi.
lenza”. E questo è stato un segno for-
te nel contesto di esecuzioni spietate». I frutti di un’educazione alla pace, ti a momenti di preghiera per trova-
E ancora: «Una delle mie exallieve al di là di ogni pregiudizio, produco- re forza e ispirazione nel Vangelo,
appartenente alla chiesa anglicana, no speranza. Per questo, i ragazzi esistono anche tempi specifici di
mi ha raccontato che insieme al fra- della parrocchia salesiana, al termine consulenza psicologica dove i gio-
tello voleva andare da una famiglia della celebrazione Eucaristica, nono- vani vengono aiutati a esprimersi e
per chiedere in prestito un libro a un stante la guerra civile, si sono messi a questo è il primo passo verso la
suo amico. L’ha detto alla mamma e ballare sulla musica di Daima Kenya, guarigione. Le suore vanno anche
lei ha consigliato di non andare per- un canto che ha parole di unione, giu- nei campi per ascoltare, accompa-
ché quella gente era di un’altra etnia. stizia e con questo sottofondo hanno gnare e per aiutare e assistere nella
Tuttavia, hanno risposto che erano fatto una danza della pace.
distribuzione del cibo.
sempre stati amici e che volevano ri-
Appunto in uno di questi campi,
manere tali. Sembrava pericoloso
pensare diversamente».
Un altro ragazzo, che aveva fre-
VOLONTARI
PER L’EDUCAZIONE
uno studente del Tangaza College
ha incontrato una ragazza di quindi-
ci anni, che ha visto con i suoi occhi 29
quentato il Tangaza College due anni
prima, ha testimoniato che la sua fa-
miglia, pur trovandosi nel bassofon-
do di Kibera, luogo piuttosto “ caldo”
in un momento di emergenza come
quello di crisi politica, si sentiva al
sicuro, perché la gente cercava di
convivere in modo pacifico, nono-
stante le situazioni non lo favorissero.
A ridosso della settima edizione
del World Social Forum del 2007,
che ha contato circa 80 mila parteci-
panti, si sono attivati tanti gruppi:
ONG, associazioni, reti, gente della
società civile molto impegnata nella
ricerca e nel lavoro per un mondo
diverso. Lo slogan Un altro mondo
è possibile è una frase che veniva ri-
i vicini di casa uccidere il suo papà.
«Ora è alloggiata insieme ai suoi
fratelli nel campo, ma pure lì non è
assicurata la protezione. Infatti, un
giorno, con la tessera per gli ali-
menti, si è recata dove si distribuiva
il cibo. Ma l’uomo che era addetto
alla distribuzione le ha tolto la tes-
sera e pretendeva di avere prestazio-
petuta spesso e si trovavano persone ni sessuali da lei o dalla sorella mi-
Festa della consegna dei diplomi
al Tangaza College.
realmente impegnate in questo. Ma nore altrimenti sarebbero restate
non tutto si è fermato lì.
senza alimenti. Lei si è rifiutata in
Esiste una passione educativa nei modo risoluto, ma la conseguenza è
missionari, nel volontariato e nelle stata terribile: senza cibo lei e la sua
istituzioni culturali, come il Tangaza famiglia».
College, che garantisce una continuità Uno dei diritti proclamati dal
di formazione per un pensiero solida- World Social Forum del 2007 è stato
le, specie nelle nuove generazioni. In “Assicurare la dignità, difendere la
particolare, afferma suor Bernadette: diversità, garantire l’uguaglianza di
«Le nostre sorelle affrontano la situa- genere ed eliminare ogni forma di di-
zione da educatrici, per cui ho potuto scriminazione”. Proprio perché que-
constatare che nell’Istituto di pastora- sta proclamazione ufficiale diventi
le giovanile, dove si lavora con i sale- realtà quotidiana, suor Bernadette, al
siani, esiste un accompagnamento spe- ritorno da Nairobi, ha concluso il suo
ciale dei giovani perché alcuni di loro reportage con queste parole che sono
sono stati colpiti in prima persona. C’è un monito per tutti: «Quando pensia-
chi ha perso i familiari, chi è stato te- mo al Kenya, pensiamo a tanti che a
stimone di atti di violenza molto forti causa della violenza sono soli, in si-
e porta il trauma dentro di sé».
tuazioni precarie e a tanti che scen-
Sono di diverso tipo gli interventi dono in campo per portare aiuto e
che vengono programmati per un sostegno e credono che la pace sia
L’entrata del College.
percorso di riconciliazione. Alterna- ancora possibile».
ٗ
BS SETTEMBRE 2009

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
AGNIOIMVAANZIILOENE
SCUOLA
PER ANIMATORI
a cura di Alberto Martelli
ELLEDICI, Leumann (TO)
2009, pp. 196
PAROLE DI VITA
CCHOIMEUSANIMTÀOVIMENTI
COME SEME MARCITO… SEGNI DI VITALITÀ
Padre Pio pane
NELLA CHIESA
per l’uomo
Movimenti e nuove
di Francesco Armenti
Comunità
P. Pio da Pietrelcina
di Agostino Favale
Ed. S.Giovanni Rotondo (FG) LAS, Roma, 2009
2009, pp. 578
pp. 416
Partendo dalla parabola del
Seminatore, Francesco Ar-
menti propone il tema del-
la Parola di Dio come “seme
donato” all’uomo, come ger-
me di vita pronto a svilup-
parsi in chi lo accoglie. Il ter-
SCARPE VERDI
D’INVIDIA. UNA
STORIA PER DARE
UN CALCIO
AL BULLISMO.
UNA CALAMITA
DI MAMMA.
RICCIOCAPRICCIO
30
E BETTAPERFETTA
di Alberto Pellai
Erickson 2007/’08
pp. 50 circa ciascuno
Il testo presenta schede e
materiali per un cammino di
formazione specifico per
animatori. Un vero percorso
a schede che cerca di offrire
reno ove la Parola viene se-
minata è la storia umana.
Solitamente si è più porta-
ti a evidenziare la difficoltà
che il seme incontra a es-
sere accolto e a diventare
spiga e pane condiviso. Nel-
la seconda parte del testo,
l’autore presenta figure ti-
piche, di varie epoche sto-
riche che, avendo accolto il
seme, sono diventate pane
per gli altri. Tra queste figu-
Il volume, di quattordici ca-
pitoli, è diviso in due parti.
Ogni capitolo della prima
Sono favole che aiutano a
riflettere su problematiche
educative attuali: il bullismo
e la possibilità del suo su-
peramento, gli atteggia-
menti di Ricciocapriccio,
bambino viziato e capric-
cioso che riesce ad avere
sempre quello che vuole;
una mamma troppo pre-
murosa e ansiosa che cer-
ca comunque di proteg-
gere il figlio e di fare in
la migliore formazione pos-
sibile a chi ha scelto di de-
dicare parte della sua vita
all’animazione di ragazzi e
giovani. Si tratta di un sus-
sidio che è stato già speri-
mentato e le schede sono
state migliorate a partire
dai risultati della loro speri-
mentazione. Non si tratta,
ovviamente, di tecniche di
animazione. Queste costi-
tuiscono soltanto l’ultima
re spicca quella di padre Pio
da Pietrelcina. Insieme agli
esempi, l’autore propone
percorsi tematici che aiuta-
no a comprendere come
accogliere e far fruttare il
seme divino nelle circo-
stanze più diverse della
vita, anche quelle più dolo-
rose.
parte presenta un Mo-
vimento o una Comunità;
nella seconda viene ap-
profondita la specificità teo-
logica, ecclesiologica e pa-
storale di questi soggetti ec-
clesiali. L’ultimo capitolo of-
fre alcune riflessioni sul
contesto in cui sono nati, la
loro ricerca di fraternità e di
comunione, il recupero del
valore sociale cristiano, l’a-
pertura al dialogo ecume-
modo che non gli capiti parte del volume. Le sche-
nico e interreligioso, ecc. Di
nulla… Ci penserà il pro- de aiutano l’animatore a
ciascuna Comunità e Mo-
fessor Sotuttodegliorsico-
nilmaldipancia che aiuterà
madre e figlio a guarire. I
volumetti presentano sto-
rie che fanno ridere e pian-
gere, e aiutano a cono-
scere le proprie emozioni
e a saperle controllare ed
esprimere. A ciascun testo
è allegato un CD-audio
con la favola e alcuni sug-
gerimenti educativi, che
conoscere se stesso e la
sua disponibilità relaziona-
le, ad acquisire una giusta
comprensione dell’anima-
zione e della sua messa in
atto secondo il sistema pre-
ventivo, a fare il punto sul
suo rapporto con Gesù e
con la Chiesa.
vimento viene anche pre-
sentata la figura del fonda-
tore, il carisma e la sua l’ir-
radiazione, le opere e isti-
tuzioni in cui si è espresso,
con particolare attenzione
all’ispirazione teologica e
alla proposta spirituale.
L’autore si augura che il
testo possa far apprezzare
meglio alcune meraviglie
potranno facilitare la valo-
rizzazione nelle situazioni
attuali.
SETTEMBRE 2009 BS
NCcsrdihoOOeireneNRcotvatRaeatSItmncoSIqglePuiocnFiOnhstAeoteNaarsDVoelelEEevgpNaNnrreinaDZssnplAasIoeTot.iAtrlitsievIicePhlpiliEEiebobrdRsersti-i--i
operate dallo Spirito nella
Chiesa.
trici.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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EEDAUUCTAOZNIOOMNEIA
LECTIO DIVINA
PARLEMPAATRRAIMZIOONNIEO
ACCOGLIENZA
INCONTRI CON GESÙ LA COPPIA
E AUTORITÀ NELLA
Lectio Divina
E LA FELICITÀ
RELAZIONE EDUCATIVA sui passi del Vangelo
Dallo SPOT pubblicitario
Riflessioni
di Anna Maria Canopi,
al progetto d’AMORE:
multidisciplinari
a cura di Charlie Barnao
e Dario Fortin
Erickson, Trento, 2009
ELLEDICI, Leumann (TO)
2009, pp. 156
aspetti medici
e psicologici
di Sara Mariorenzi
e Angelo Peluso
Fondazione
DON BOSCO
NEL MONDO
pp. 340
Effatà Editrice, Cantalupa (TO) Ente autorizzato a ricevere
2008, pp. 160
tutte le offerte per le
I temi della libertà e del-
OPERE E MISSIONI
l’autonomia in educazione
Le notizie circa la fragilità del- SALESIANE.
hanno messo il crisi il mo-
la coppia e l’interruzione del
Gestisce:
dello tradizionale legato al-
l’autorità; né si può dire
che sia stato elaborato un
nuovo modello in grado di
colmare il vuoto che si è ve-
nuto a creare. Una quindi-
cina di autori, che da punti
rapporto mediante separa-
zioni e divorzi sono sempre
più frequenti. Oggi si riscon-
trano una grande fragilità a li-
vello di identità personale e
una forte crisi delle relazioni
interpersonali. Bisogna ac-
ADOZIONI
A DISTANZA
Aiuto ai bambini più pove-
ri senza allontanarli dalla
famiglia né privarli della
loro cultura.
di vista diversi concordano
compagnare la coppia, per- BORSE DI STUDIO
sull’opportunità di non adot-
ché maturi la consapevolez- Permettono di aiutare alcu-
tare metodi autoritaristici e
za dell’impegno che com- ni ragazzi e giovani sale-
repressivi, offrono il loro
porta la comprensione della
contributo nell’attuale di-
felicità e dell’equilibrio inte-
battito educativo, propo-
riore; perché sappia ricono-
nendo risposte più integra- L’autrice propone a sacerdoti, scere e valorizzare le diver-
siani senza mezzi per
completare la loro forma-
zione o il corso di studi in-
trapreso.
31
te e complete sul tema del- religiosi e adulti laici, attra- sità individuali e operare ef- FONDO VOCAZIONI
la relazione educativa, con verso la lettura e meditazio- ficacemente per la matura- Destinato all’aiuto di un gio-
riferimento ad autoritari- ne di alcune pagine del Van- zione dell’identità di coppia; vane lungo gli anni della sua
smo, permissivismo e au-
torevolezza. Si tratta di una
riflessione multidisciplina-
re che presenta nella prima
parte dei saggi e nella se-
conda delle esperienze con-
crete che possono aiutare
quanti hanno responsabilità
educative nel loro difficile
compito.
gelo, di trovare il modo di fare
l’incontro più sconvolgente
della propria vita, quello con
Gesù di Nazareth. Il libro
presenta molti incontri di
Gesù con persone con ca-
ratteristiche sociali diverse,
come ci raccontano i vangeli.
Si tratta degli incontri più si-
gnificativi con Gesù (anche
perché alimenti la condivi-
sione del progetto di amore
e accresca la sensibilità ver-
so gli altri e il mondo. Gli au-
tori, ricchi di esperienza e
competenza familiare e pro-
fessionale, accompagnano
con cura il cammino della
coppia in preparazione al
matrimonio.
preparazione al sacerdozio
o alla vita religiosa.
INTENZIONI
SS MESSE
Si celebrano messe ordina-
rie o gregoriane (30 messe
continue, una al giorno)
secondo le intenzioni
dell’offerente.
COME?
dopo la risurrezione) che ri-
Le offerte vanno inviate –
velano un mistero di amore
indicando sempre la causa-
e di misericordia che viene
le – a FONDAZIONE DON
offerto a ogni uomo. Le me-
BOSCO NEL MONDO
ditazioni sono presentate in
modo tale che facilitano l’i-
dentificazione con i perso-
naggi del vangelo, fanno ri-
vivere un po’ la vicenda e di-
spongono a ricevere la mul-
tiforme grazia nell’incontro
con Colui che è il Dio-con-
noi. Un’altra attenzione del-
l’autrice è quella di far sen-
tire al lettore di essere inter-
pellato, come se il Signore at-
tenda una risposta da lui.
ccp n° 36885028
oppure
Bonifico Banca Intesa
fil.12 Roma n° 32631/99
ABI 03069 - CAB 03200
oppure via Internet:
BancoPostalImpresa
www.poste.it sul conto
n° 36885028 ABI 07601 -
CAB 03200
http://in-impresa.it/cor-
porate/imprese/
conto 32631/99 - ABI
03069 - CAB 05064
BS SETTEMBRE 2009

4.2 Page 32

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ON LINE
IL MISSIONARIO
CONTADINO
di Giancarlo Manieri
Il signor Giuseppe Rosso
(1917-1996) fu contadino
e missionario. È ricordato per la sua
arguzia, il suo amore al fondatore,
la sua fedeltà alla regola, il suo
incessante darsi da fare.
Nacque agricoltore, visse da agricoltore, morì agri-
coltore. È facile stilarne un profilo per la linearità
della sua vita che ebbe solo una caratteristica
32 preminente, riassunta da un suo confratello con una fra-
se lapidaria: “Il signor Rosso, beh, era proprio rosso,
tutto il giorno… di fatica! Ha lavorato la terra da quando
è nato a quando è morto”.
PRIMA FASE
Era di Sommariva Perno, che Internet definisce: “Pae-
se di re e di contesse, di chiese e di castelli, d’arte e
di lavoro. Sommariva Perno è uno dei fiori all’occhiello
di un’area meravigliosa che si chiama Roero, una terra
magica, colorata di nebbia e di sole, di luci e di sere
dolcissime. Che sa di colline in fiore e di boschi mae-
Il signor Giuseppe Rosso.
stosi, di vigneti rigogliosi e di campi profumati di frago-
le, di funghi e di tartufi. Adorna di arditi castello, inca-
stonati sulla sommità di ville antiche, e di prosperi bor-
ghi adagiati nelle valli aperte. Che alterna rocche sco-
scese, regno incontrastato di falchi e poiane, a dolci
declivi fioriti, ammantati di pescheti o ombreggiati da
castagni secolari ”. Uno splendido paese, dunque, che
non arriva a 3000 abitanti ma è abitato da gente di
fede, una fede sincera, partecipata, testimoniata anche
dalle numerose chiese, a partire da san Bernardino,
continuando poi con Santo Spirito, san Giuseppe, il
Cuore Immacolato di Maria, san Rocco, l’Annunziata,
la Madonna della Neve, la Vergine del Buon Consiglio.
A testimoniare la forza maschia di uomini forti e tenaci,
il castello di Mirafiori.
Veduta di Sommariva Perno.
SETTEMBRE 2009 BS
La splendida visione del Monviso.

4.3 Page 33

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ALESIANI COADIUTORI
per sopravvivere. Poté così insegnare ai chierici sale-
siani studenti e alle suore che “sporcarsi le mani con il
lavoro” oltre che utile è bello! Poi la guerra passò…
non senza aver lasciato in Giappone una ferita irrimar-
ginabile, la prima atomica della storia, sganciata su
Hiroshima, che costò la spaventosa cifra di 200 mila
morti, lasciando attonito il mondo intero. L’uomo imparò
da allora che poteva distruggere se stesso!
La casa di formazione di Chofu, Giappone.
TERZA FASE
Ma i giapponesi sono come le formiche: distrutto un
formicaio immediatamente ne costruiscono un altro,
possibilmente più bello e più grande. Così avvenne in
Giappone. Lo sviluppo della capitale del Sol Levante fu
vertiginoso e coinvolse tutti i quartieri, Chofu compre-
so. Fu giocoforza ridurre i campi a disposizione, fino in
pratica alla quasi loro completa eliminazione, e il
signor Rosso si sentì perduto senza la sua amata
campagna e il sano lavoro da contadino. Allora chiese
– e ottenne – di rientrare in Italia. Viste le sue caratteri-
stiche, fu mandato nella sua Cumiana. Là ritrovò i suoi
campi, i suoi lavori, là continuò la sua esemplare vita
religiosa. Divenne un esempio per tutti. Sapeva accom-
pagnare la sua vita di lavoro umile, spesso sacrificato
e nascosto con la preghiera, la puntualità alle pratiche
comunitarie, la gioia di trovarsi con i confratelli, il gusto
di insegnare il nobile mestiere contadino: “Il più bello
del mondo! ”.
33
In questa terra forte nacque, dunque, Giuseppe il 16
dicembre 1917. Qui imparò l’arte di famiglia e formò il
carattere. Aveva 12 anni quando sentì della beatifica-
zione del prete dei giovani e 17 quando Don Bosco fu
canonizzato. Rimase affascinato dai racconti che senti-
va su di lui, anche perché proveniva da una famiglia
contadina, come la sua. Così entrò come aspirante
coadiutore nell’istituto salesiano di Castelnuovo,
costruito proprio accanto alla casetta del suo mito. Si
formò alla scuola agricola di Cumiana.
SECONDA FASE
Poi nel 1937 l’obbedienza lo inviò in Giappone, prima
a Tokyo presso lo studentato salesiano, poi a Chofu
dove lo studentato venne trasferito. Stava maturando il
più grande disastro per la storia del Giappone e del
mondo, la seconda guerra mondiale. Egli trascorse
quell’angosciante periodo all’ombra di uno dei più
grandi salesiani di tutti i tempi, monsignor Vincenzo
Cimatti che divenne, per il signor Giuseppe, il secondo
mito dopo Don Bosco. Il nostro fu agricoltore a Miya-
zaki (1938-1943), a Tokyo (1943-1979), a Chofu (1949-
1975). Gli diedero come operai diligenti e laboriosi gli
studenti e perfino don Cimatti si mise ai suoi ordini.
Giuseppe li dirigeva con il piglio del contadino esperto,
insegnando a dissodare, piantare, coltivare, raccogliere
patate, verdura, granturco, frutta… Dato che era peri-
coloso giocarci, sfruttò come campo perfino il cortile:
più che il gioco poté il digiuno! La cosa più interessan-
te però fu quando vennero a mettersi ai suoi ordini
anche le suore carmelitane insieme ad altre di altri
ordini. Erano più povere dei salesiani e lavorare con
Giuseppe Rosso significava rimediare un po’ di cibo
E QUALCHE ANEDDOTO
Non disdegnava, Giuseppe, un buon bicchiere di vino,
bevuto in compagnia, e magari anche da solo per
“lavorare con più lena”. Quando un giorno – era ancora
a Chofu – l’ispettore, un tedesco e un asceta che ci
teneva al rigore, lo abbordò: “Caro Rosso, mi dicono
che bevi qualche bicchiere!”, lui rispose subito con il
tipico acume contadino: “È vero, ispettore! Però, chissà
perché, tutti contano quelli che bevo, ma non contano
mai quelli che non bevo… che sono molti di più, sa! ”.
Sapeva difendersi insomma per giustificare quella sua
innocente debolezza, che poi costituiva per lui contadi-
no la sua forza. Più di una volta con il suo fare bonario
che non si sa se dicesse sul serio o volesse scherza-
re, quando raccolti attorno alla tavola, poveramente
apparecchiata e troppo spesso senza la classica botti-
glia di vino che per uno come lui era come l’acqua, di
fronte a tutti lo sentivi esclamare: “Ehilà… Ma qui non
si osservano le regole!”. “Perché mai, signor Rosso? ”,
interloquiva qualche confratello. “Nelle regole c’è scrit-
to: Pane a volontà e vino in discreta misura! E qui
dov’è la discreta misura? Io non la vedo! ”.
Un giorno uno dei professori dello studentato di Chofu
gli si rivolse ridendo: “Mio caro Rosso… voglio proprio
vedere tra venti anni che bel vecchietto rubicondo
sarai diventato! ”. E lui subito: “Tra venti anni anche lei,
professore, ne avrà venti di più. Sai che ridere! ”. Con
lui non si poteva non andare d’accordo, perché le sue
battute tenevano tutti allegri. Quando partì da Chofu
lasciò un grande vuoto. Lo stesso successe quando il
16 dicembre 1996 lasciò i confratelli di Cumiana per il
viaggio senza ritorno.
ٗ
BS SETTEMBRE 2009

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
COME FAR AMARE Q La scoperta di essere un mix uni-
co di qualità porta a una convinzio-
LA SCUOLA ne: ciascuno di noi ha un compito,
una missione tutta sua, da scoprire
e coltivare.
Dieci modi per comprendere, aiutare e motivare i figli. Q Aiutare i ragazzi ad avere una
“visione” del futuro, a figurarsi una
meta e rendersi conto che le ore di
scuola sono gradini che portano
La verità è semplice e implaca-
bile: se un ragazzo va a scuola
malvolentieri e vive la scuola
come una specie di condanna ai la-
vori forzati, c’è qualcosa di sbagliato
in lui o nei suoi genitori o nella istitu-
tornano dal lavoro. La preparazione
migliore per un buon anno scolasti-
co è una vera e profonda motivazio-
ne. Ma non si motiva nessuno con
prediche, minacce, insistenze, ricatti
affettivi, castighi o tentativi di corru-
verso la realizzazione concreta di
un sogno.
Q Deve esistere una coerenza tra l’u-
niverso della famiglia e quello della
scuola, perché le discipline scolasti-
che non sembrino troppo astratte ed
zione scolastica. O in tutti e tre. Ap- zione. Un vero motivatore deve te- estranee alla realtà. Far capire quan-
prendere per l’essere umano equi- nere presenti almeno dieci “chiavi di to “servono”. È di somma importan-
vale a vivere: è un’attività gioiosa ed riuscita”:
za evitare discorsi negativi sulla
entusiasmante. Significa impadronir- Q La vita deve essere presentata scuola e sugli insegnanti. Ci pensa-
si delle chiavi della realtà, crescere, come un dono di cui si è responsa- no già fin troppo i mezzi di comuni-
ingrandirsi. Dovrebbe essere la ri-
sposta a un bisogno reale e quindi
procurare una reale soddisfazione.
E invece è un’attività che gode di
cattiva reputazione. «Non ne ho più
bili. È il primo grande regalo del
cristianesimo: non si può vivere a
casaccio.
Q È importantissimo riscoprire il si-
gnificato di vocazione, che si tra-
cazione a divulgare una scuola allo
sfascio, fornendo alibi per il disim-
pegno a studenti e famiglie.
Q Sapere chiaramente che le diffi-
coltà scolastiche generano sofferen-
voglia!» per quanti ragazzi è un gri- sforma in sentimento della propria za nei ragazzi. Si sentono rifiutati
do di battaglia, una battaglia persa, unicità e nella gioiosa scoperta di dal sistema, mortificati nei confronti
34 una serie di magnifiche possibilità attitudini e capacità. Per questo dei compagni, avviliti per la delusio-
buttate, ore sprecate: la più bella fet-
ta di vita affogata nella noia. Non
sentire gusto né piacere nell’ap-
prendere è una specie di delitto:
ogni bambino deve sentirsi “unico”,
bisogna guardarsi dal fare paragoni
o metterlo in competizione con altri
o ferire il suo amor proprio. Non
ne dei genitori. Occorre intervenire
con decisione sui punti deboli,
accorgersi subito delle difficoltà di
concentrazione e comprensione,
quante belle intelligenze finiscono dimentichiamo mai che i piccoli della fatica a tenere il passo di com-
così tra i rifiuti, quante si trascinano hanno bisogno di essere guardati, pagni e insegnanti.
moribonde. Al piacere di apprendere considerati, circondati di sicurezza Q La motivazione è contagiosa. In-
molti sostituiscono il piacere di sa- affettiva e di parole che li aiutino a segnanti e genitori appassionati
pere: non è la stessa cosa. Non ba- inserirsi nell’umanità a pieno titolo. trasmettono passione, entusiasmo
sta possedere le ali, bisogna impa-
rare a volare.
L’ostacolo più ingombrante sta
e curiosità per scoperte e interessi.
Q Creare situazioni motivanti: novità
e non abitudine; possibilità di fare
nella mente degli adulti. La fami-
scelte; suscitare domande e non
glia non è innocente. Il piacere di
fornire solo risposte; qualche realiz-
imparare dipende dall’eccel-
lenza della trasmissione di sti-
moli intellettuali e creativi a
partire dagli anni zero.
Scuola e famiglia si stanno
facendo scavalcare da un
insieme caotico di impulsi
elettronici, televisivi e ambien-
tali consumati automaticamente
e che creano solo confusione. Un
bambino non può aver voglia di leg-
gere i libri di scuola se i suoi genito-
ri accendono la televisione appena
La scuola deve offrire all’alunno
un sapere sapienziale e non
soltanto un mucchio di informazioni
più o meno ordinate.
SETTEMBRE 2009 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
IL PIACERE
DI STUDIARE
È davvero un piacere lo studio per i nostri figli? Ricomincia
la scuola e ricominciano le preoccupazioni per i genitori
e i mal di stomaco per i figli scolari. Eppure…
Per molti ragazzi una frase del
genere – piacere di studiare
– va considerata una sorta di
bestemmia, un’affermazione contro
natura. Eppure la scommessa è
tutta là: riuscire a far passare i
Scuola e famiglia si stanno
bambini e gli adolescenti dalla
facendo scavalcare da un insieme
caotico di impulsi elettronici,
televisivi che spesso creano
confusione.
posizione di chi pensa di essere
sottoposto a un’ingiusta punizione
alla scoperta gioiosa che, se la
vita è un gioco, perfino, o meglio,
proprio l’impegno dell’apprendi-
zazione concreta anche piccola, mento può essere vis-
ma personale e adeguata all’età. suto come un continuo
Q Donare la forza necessaria per mettersi in gioco. In-
35
non scoraggiarsi. I tempi scolastici dubbiamente questa
sono lunghi e ai ragazzi sembrano è una transizione
interminabili. Bisogna parlarne con molto ambiziosa; ma,
onestà: lo scopo della scuola non è paradossalmente, è
il conseguimento di un titolo per una missione impossi-
ottenere un posto di lavoro, ma l’op-
portunità di impadronirsi del sapere
e degli strumenti per divenire adulti.
Un po’ come una pianta ha bisogno
bile più per noi adulti
che per i piccoli. L’errore che fac-
ciamo un po’ tutti, genitori e inse-
gnanti, è quello di ritenere che la
Io posso studiare, se soltanto
lo voglio; ho voglia di apprendere,
se mi convincono che posso farlo
in modo efficace.
di acqua, di terra e di sole per cre- strada da percorrere, per imparare,
scere e produrre frutti. Anche la sia quella di formare le nuove di testa. È un’impresa che ha biso-
pazienza è una virtù da insegnare: generazioni al senso del dovere. gno di essere sostenuta più sul
consente di mettere basi che resi- Non che questo sia un male asso- piano emotivo e affettivo, che non
steranno nel tempo.
luto, ma credo che non sia il modo sotto il profilo tecnico; va da sé che
Q È indispensabile trasmettere il gu- migliore per risolvere la questione: tutte le nostre spiegazioni degli
sto dello sforzo, che non è innato: una persona acerba non riesce argomenti scolastici risulteranno
si impara. Ogni apprendimento ne- quasi mai a considerare il dovere incomprensibili a un bambino e
cessita di sforzo e applicazione. Il un punto di riferimento fondamen- non serviranno a niente, se non le
bambino incomincia inanellando tale. Piuttosto, ha bisogno di lavo- porgiamo con amore, passione,
grandi sforzi per camminare, parla- rare intorno ad altri due elementi: dedizione, rispetto; capacità di in-
re, mantenersi pulito… e neanche io voglio, io posso. Io posso stu- coraggiare e sostenere questa fati-
se ne accorge, perché la sua fatica diare, se soltanto lo voglio; ho ca; atteggiamento di stima verso
è accompagnata da una soddisfa- voglia di apprendere, se mi convin- chi la deve compiere.
zione immediata. A scuola, la sod- cono che posso farlo in modo effi- Dobbiamo fare i conti, inoltre, con
disfazione è lontana nel tempo. I cace.
un’altra questione spinosa. Con
peggio piazzati sono i “principini”, i
preoccupante frequenza i figli ai
bambini abituati a ottenere sempre ᭿ Sto cercando di dire che il pia- genitori e gli alunni agli insegnanti
tutto e ad avere la soddisfazione cere di studiare è ben altra cosa chiedono a che cosa serva studia-
immediata dei loro desideri: per loro del compito di imparare. Innanzitut- re certe materie. E noi, spesso,
è quasi impossibile sopportare lo to perché coinvolge tutta l’esisten- non sappiamo che cosa risponde-
sforzo e la fatica della scuola. Il za di una persona e non soltanto la re, perché è verissimo che la vita
successo scolastico si costruisce sua intelligenza. Conoscere è una va avanti anche se non conosco a
sempre in famiglia.
ٗ questione di cuore e non soltanto fondo il teorema di Pitagora o chi
BS SETTEMBRE 2009

4.6 Page 36

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era fra Cristoforo. Migliaia di
generazioni prima di noi hanno
convissuto con l’ignoranza, e
questo non necessariamente le
ha rese più infelici. Anche l’affer-
mazione che nel passato le so-
cietà erano meno progredite me-
riterebbe una seria revisione: vi è
maggiore senso di civiltà e di
umanità in epoche che avevano
minori opportunità e strumenti di
conoscenza. Il problema è un
altro: studiare può non servire a
molto, ma può valere molto. È
uno dei modi – non l’unico, ma
sicuramente uno dei più impor-
tanti – per soddisfare l’esigenza
umana di dare senso alla propria
realtà ordinaria. Sei ciò che sai,
ma soprattutto è importante che
tu sappia ciò che sei.
᭿ A questa prospettiva nessun
ragazzo può resistere a lungo. Ha
bisogno però che la scuola gli
offra un sapere sapienziale e non
36
soltanto un mucchio di informa-
zioni più o meno ordinate. Anche
in casa deve toccare con mano
che suo padre e sua madre colti-
vano la conoscenza: ne hanno
cura, la abitano, la venerano. Ne-
gli ambienti quotidiani un bambi-
no deve poter riconoscere la pre-
senza di adulti che ordinariamen-
te fanno manutenzione della cul-
tura: delle parole, innanzitutto,
che veicolano e consentono di
condividere le domande, i dubbi,
le sfide, i confronti, le risposte;
delle informazioni, che non sono
un bene esclusivo da mettere in
cassaforte, ma un elemento fon-
damentale da mettere a disposi-
zione di tutti, da offrire a chi è
povero di sapere; delle riflessioni
capaci di dare qualità alla vita,
che non possono essere mai
definitive, ma che vanno custodite
e protette dall’insignificanza del
tempo che scorre. Il piacere di
studiare nasce dove è evidente
che la conoscenza è un tesoro,
senza del quale l’esistenza uma-
na rischia di perdere la propria
direzione di marcia. Come il cibo,
è una necessità, ma è anche
qualcosa che si può gustare per
rendere belle anche le giornate
peggiori.
ٗ
SETTEMBRE 2009 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Classe 1943, Safet Zec è un musulmano
bosniaco. Incisore e pittore, costretto
dalla guerra a ricominciare da zero,
per la distruzione del suo studio, assurge
a fama internazionale. All’accademia
di Belgrado è considerato un prodigio.
Nel 2004 la sua centesima mostra.
SAFET ZEC
A COLLOQUIO
CON IL DOLORE
L’arte ha prodotto nel corso
dei millenni innumerevoli e
inestimabili opere che hanno
nella sofferenza il principale
sostrato. Durante il XX secolo nel ri-
petersi di lunghe e sanguinose guerre
su scala più o meno globale, il ruolo
del dolore e della sofferenza nell’arte
è diventato ancora più dominante
estendendosi in maniera quasi totaliz-
zante anche nella cosiddetta settima
arte rappresentata dal Cinema. Per
chi, come Safet Zec, ha vissuto dap-
prima il dramma post bellico della ri-
costruzione di un Paese e di un’iden-
tità per poi vederla di nuovo annien-
tata cinquant’anni dopo da un’altra e
non meno truce vicenda bellica che
da vicino riguardò proprio l’ex Jugo-
slavia, il dolore è stata una sgradevole
costante dell’esistenza, riversata ap-
pieno nella riflessione artistica.
>> «Attraverso i miei genitori
spiega – mi sono stati comunicati
molti ricordi delle sofferenze della
seconda guerra mondiale… ed ero
convinto che nella società in cui
vivevo la guerra fosse scomparsa.
Ma mi sbagliavo. Ho scoperto con
raccapriccio che le mogli uccidono
i mariti e i figli i genitori, ho sco-
perto vicini che fino a ieri erano
persone gentili, amiche, che oggi
cambiano, uccidono”.
Costretto a fuggire, dato che il suo
studio di Sarajevo viene completa-
mente distrutto dalla guerra e con
esso tutte le sue opere, nel 1992 è a
Udine dove ricomincia a lavorare,
nel 1998 a Venezia. La sua riflessio-
ne artistica riottiene ben presto quel-
la fama di cui già godeva in patria.
>> Nel 2003 a piena conferma del
carattere di universalità del senso
del sacro di cui era profondamente
convinto, pur essendo musulmano di-
pinge un Crocifisso con la tecnica del-
la tempera su carta, dove giunge
quasi a sublimazione la rappresenta-
zione del dolore. Il legno della croce
questa volta è completamente as-
sente, i colori lugubri dello sfondo la-
sciano spazio alla luce di un corpo
straziato dalle vessazioni umane. Si
coglie, nei giochi chiaroscurali, l’e-
spressione tirata del viso, segno di un
dolore annunciato ma non rifiutato,
segno di un’offerta di sé che non ha
risparmiato nemmeno un millimetro
di umiliazione. Il Crocifisso di Safet
Zec è l’emblema della passione di
Cristo che, inevitabilmente, spinge a
porsi la domanda del perché e so-
prattutto del “che cosa?”. È Gesù Cri-
sto stesso a fornirci la risposa. Il col-
loquio con il dolore, con lui, termina
lì sul calvario, e sempre lì anche il no-
stro colloquio con la morte, che “non
ha più alcun potere”: Egli l’ha vinta,
una volta e per sempre!
ٗ

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Franco Scillone
1) Le opere di bene verso il prossimo
sono come le radici di un albero
che lo nutrono e lo tengono in piedi
con amore, senza mai apparire.
2) Il profumo dell’innocenza, il sorriso
dell’amore, il vangelo dell’esperienza:
infanzia, gioventù, vecchiaia.
BS SETTEMBRE 2009

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
NON È GRANDEZZA…
È GONFIORE! di Giovanni Russo
bioeticalab@itst.it
C’è chi non ha alcuna
fiducia in se stesso
e c’è chi ce n’ha tanta
da disprezzare gli altri.
La superbia!
Alcuni sostengono che abi-
tiamo il tempo della su-
perbia, una esagerata sti-
ma di sé, accompagnata
da un persistente senso di superio-
rità. Ma già nell’Ottocento, Honoré
38 De Balzac asseriva: “La malattia del
nostro tempo è la superbia; ci sono
più santi che nicchie”. Potremmo
addirittura, per essere ancora più
moderni, considerare la superbia una
“moda” piuttosto che una malattia.
Un magnifico animale è stato
sempre considerato il simbolo
Sono, infatti, pochi coloro che guar-
dano al primo dei sette vizi capitali
come a un terribile cancro interiore
della superbia, il pavone.
Ma non c’entra niente con questo
peccato... ha solo il torto
di rendere l’idea!
(M. Nasca). L’autostima di per sé è
un bene, necessario per la crescita
armoniosa della persona e per l’ac- gli piace solo ciò che fa lui, anche se
coglienza equilibrata degli altri. Ma è fatto male. Disprezza sempre le
la superbia è l’opposto dell’autosti- azioni degli altri e ammira sempre le
ma, perché è l’ininterrotta “gara” del proprie, perché, qualunque cosa fac-
Al superbo gli altri appaiono
perdente con la propria autostima. Il cia, crede d’aver fatto una cosa spe-
superbo perciò ha bisogno di un ri- ciale… Crede di essere in tutto su-
corrente confronto con gli altri, che periore agli altri, e mentre va rimu-
perdenti, o li rende tali con la sua
forzata e violenta superiorità.
È gratificato dalle umiliazioni che
infligge.
gli appaiono sempre perdenti, o che ginando i suoi pensieri su di sé, taci-
rende tali con la sua forzata e vio- tamente proclama le proprie lodi”.
lenta superiorità, per cui è gratificato
dite e ricevono vita dalla carità
a livello esistenziale dalle umiliazio- UN VIZIO CAPITALE
ni che infligge. Nei casi in cui la
(S. Caterina da Siena); il diavolo fu
condannato per superbia e chi mon-
violenza è controllata, il superbo La superbia è stata considerata ta in superbia si fa simile al diavolo,
può addirittura credersi una persona sempre un “vizio” capitale, anzi il cadendo di conseguenza nella sua
semplice, non vedendo i danni che vizio capitale per eccellenza, il prin- stessa condanna (F. Bamonte).
fa. Infatti, la sua ansia di apparire cipe dei vizi, il peggiore. “Dio resi- S. Agostino dirà che la superbia non
grande gli rende ostili tutti i piccoli, ste ai superbi; ma dà grazia agli è grandezza, è gonfiore; ciò che
i “sudditi”, mentre lo rende ridicolo umili” (Gc 4, 6). È il più frequente- gonfia sembra grande, ma in verità
agli occhi di chi grande lo è davvero mente punito e il più difficilmente è una malattia. Gregorio Magno di-
(Albanesi). Evagrio diceva che per il sanabile di tutti i vizi (N. Tomma - ceva che ci sono quattro modi in cui
superbo “tutto ciò che fanno gli altri, seo); tutti i vizi sono conditi dalla si manifesta la superbia: “Quando si
anche se è fatto bene, non gli piace; superbia, sì come le virtù sono con- pensa che il bene derivi da noi stes-
SETTEMBRE 2009 BS

4.9 Page 39

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ogni considerazione di carattere de possiedono nei confronti del-
etico, sociale o religioso. È un peri- la scienza, perché permanga nel
colo segnalato dallo stesso Bene- solco del suo servizio all’uomo”
detto XVI, quando mette in guardia (16.10.2008).
contro i pericoli dell’autosufficien-
za, rivendicata da molti scienziati SUPERBIA
svincolati dalla morale: “Avviene
che non sempre gli scienziati indi-
E VITA SPIRITUALE
rizzino le loro ricerche verso questi I santi hanno efficacemente se-
scopi. Il facile guadagno o, peggio, gnalato il rischio che una persona
l’arroganza di sostituirsi al Creato- fortemente impegnata in un cammi-
re svolgono, a volte, un ruolo de- no spirituale possa essere animata
La violenza del superbo per
mantenere il suo dominio deturpa
se stesso e gli altri.
terminante. È questa una forma di
hybris della ragione, che può assu-
dalla superbia. Sant’Agostino dice-
va che “la simulazione dell’umiltà è
mere caratteristiche pericolose per peggiore della superbia”. Ma la pa-
la stessa umanità. La scienza, d’al- gina più bella è quella di Cassiano:
si; quando si crede che, se ci viene
tronde, non è in grado di elaborare
principi etici; essa può solo acco-
“Non lasciarti illudere dal tuo pro-
gresso nella virtù; non elevarti per i
dato dall’alto, è per i nostri meriti;
quando ci si vanta di avere quello
che non si ha; quando, disprezzando
gli altri, si aspira ad apparire gli
glierli in sé e riconoscerli come ne-
cessari per debellare le sue even-
tuali patologie. La filosofia e la
teologia diventano, in questo con-
successi favorevoli della tua vita
spirituale... Di fatto, se in qualcuno
lo spirito della vanagloria non ha
potuto ingenerare la vanità nel far
unici dotati di determinate qualità”
(Moralia 33,6,16).
La superbia è forse il peggiore dei
peccati che possa compiere una per-
testo, degli aiuti indispensabili con
cui occorre confrontarsi per evitare
che la scienza proceda da sola in
un sentiero tortuoso, colmo di im-
mostra di una veste ben adatta e tut-
ta linda, cercherà di suscitarla nel-
l’ostentazione di una veste squalli-
da, trasandata e di nessun costo e
sona, perché impedisce il rapporto
con Dio, facendo credere di essere
autosufficienti, anzi può spingere
subdolamente – come il serpente
previsti e non privo di rischi. Ciò
non significa affatto limitare la ri-
cerca scientifica o impedire alla
tecnica di produrre strumenti di
così esso farà cadere con l’abbassa-
mento colui che non gli è riuscito di
abbattere con l’amor proprio; e se
non gli è riuscito di fare insuperbire
39
della genesi – a “voler diventare co-
me Dio”. La superbia è una specie
di ipertrofia dell’io che conduce una
persona a perdere il senso dei limiti
sviluppo; consiste, piuttosto, nel
mantenere vigile il senso di re-
sponsabilità che la ragione e la fe-
uno per il vanto della scienza e del
parlare forbito, lo reprimerà col pre-
stigio derivatogli dalla sua gravità e
taciturnità. Se uno praticherà il di-
e della realtà, a sostituire il proprio
“io” a “Dio” (L. Manicardi). Ancora
Evagrio: “Il demonio della superbia
è quello che provoca nell’anima la
giuno in vista degli altri, verrà ten-
tato di compiacersene vanamente, e
se invece egli cerca, per disprezzo
della vanagloria, di non farlo appa-
caduta più grave. Egli la persuade a
non riconoscere Dio come suo soc-
corritore, a ritenere invece se stessa
come la causa di quanto essa com-
rire, cadrà egualmente nel difetto
della vana compiacenza. Per non
macchiarsi del contagio della singo-
larità, eviterà di prolungare le sue
pie di buono e a gonfiarsi d’orgo-
glio di fronte ai propri fratelli, con-
siderandoli stolti proprio perché es-
si, tutti quanti, non hanno di lui la
preghiere sotto lo sguardo dei suoi
confratelli, e tuttavia, anche se cer-
cherà di pregare in disparte senza
che nessuno ne sia testimone, anche
sua stessa stima. A tutto questo tiene
dietro la collera, la tristezza e, come
ultimo danno, il turbamento della
mente e la follia”.
allora non sarà libero dagli attacchi
della vana compiacenza. Con certo
buon umore i Padri hanno parago-
nato la natura di questo male con la
LA SUPERBIA
natura della cipolla e di altri bulbi:
anche a toglierne una foglia, subito
DELLA SCIENZA
ne appare un’altra al di sotto, e tante
ne appaiono ricoperte, quante ne
Il campo della scienza è oggi
vengono tolte dal di sopra” (Institu-
particolarmente insidiato dalla su-
tiones, 11,4-5). Saggio proverbio:
perbia. Alcuni scienziati la presen-
Non v’è superbia alla superbia
tano come l’unica verità, l’unico
La grandezza del superbo
uguale, d’uomo basso e vile che in
vero sapere, mettendo in ridicolo
è solo artificiale, finta.
alto stato sale.
BS SETTEMBRE 2009

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
“OZONO”
CHI ERA COSTUI?
di Severino Cagnin
18 settembre 2009
>> Negli anni Ottanta
e Novanta del secolo
si celebra la XV
scorso, i media parla-
Giornata Internazionale
per la preservazione
vano incessantemente del
buco dell’ozono e dei pericoli
che esso comportava. Ricerche a
dello strato di ozono.
L’ozono è un gas,
ed è estremamente
velenoso, ma anche
40
estremamente utile
alla vita sulla terra,
perché la protegge
dai nocivi raggi
ultravioletti. Ora c’è
scuola per i bambini, proclami a
favore persino dai cacciatori! Da
qualche tempo, invece, il proble-
ma è praticamente scomparso dai
giornali, poiché numerosi scien-
ziati assicurano che l’ozono si sta
ricostruendo come prima. Tutta-
via, studi recenti dimostrano che
le cose non sono così semplici,
perché l’ozono è influenzato an-
che dalle emissioni che provo-
chiamo ogni giorno, pur senza sa-
perlo, subendone anche i danni.
>> AL Gore ha ragione? L’a-
zione dello scienziato ex vicepre-
sidente USA, torna ad avere un’a-
desione indiscussa... Il suo film
Una scomoda verità del 2006, con
la documentazione e il sostegno
delle massime istituzioni, ha ri-
portato alla ribalta mondiale un
dibattito che in realtà si era asso-
pito, ma non era scomparso.
Lontano da toni spettacolari, si
presenta come una convinzione da
allarme: nello strato
protettivo dell’ozono si
Piove meno, si sciolgono i ghiac- vivere in pratica, subito, perché ci
ciai e il mare si alza. I raggi ultra- conviene, al di là di certezze ideo-
violetti sono pure, in parte, causa logiche.
è prodotto un grande
buco…
di tumori, di crescente siccità. Le La suadente canzone finale dice a
massime autorità del mondo affer- ciascuno: muoviti, comincia ora, con-
mano che l’attuale crisi globale tribuisci a cambiare le cose attraverso
non ha precedenti.
il modo in cui vivi la tua vita.
L a celebrazione di questa gior-
nata particolare fu decisa dal-
le Nazioni Unite nel 1994, alla
firma del Protocollo di Mon-
treal sulle sostanze che danneggia-
no lo strato di ozono. Riguarda tut-
ti: da chi acquista frutta di stagione
a chi compra un frigorifero, oppu-
re un’auto, o… L’ozono, ci assicu-
rano gli esperti, rende l’aria pura!
Inutile curare le ferite all’ambiente,
se non chiediamo aiuto al nostro di-
fensore “ozono” che assolve un
compito essenziale, quello di as-
sorbire i raggi ultravioletti del sole
che sono pregiudizievoli per la vita
sulla terra.
SETTEMBRE 2009 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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LA FENICE
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
Toccare il cielo con un dito: è il miracolo
dell’amore; è l’attimo supremo che redime da
mille altri vissuti intensamente e pericolosamente
ma ora ridotti a un mucchietto di cenere.
Andrea Mirò è il vezzoso no- di musica e parole. La fenice, >> Una melodia molto sem-
me d’arte di Roberta Mo- contenuta nel recente album plice e statica fa scivolare i
gliotti, trentanovenne can- omonimo, porta la firma appunto versi delle strofe su un arrangia-
tautrice di origini alessandrine di Enrico Ruggeri e ripropone la mento di tappeti ampi e ritmiche
ma ben presto trapiantata a Mila- vicenda del personaggio mitolo- elettroniche assai discrete. La liri-
no. Nonostante il lustro dei pal- gico condannato a consumarsi e ca, a tratti aulica e volutamente ri-
coscenici calcati agli esordi (vit- rinascere dalle proprie ceneri per dondante, diventa efficace per la
toria a Castrocaro nel 1986 - par- l’eternità. Ma, come in una sorta sinergia che costruisce con l’ispi-
tecipazione a Sanremo nel 1987 di fermo-fotogramma, del mito rato disegno melodico del ritornel-
e 1988), e il buon accoglimento restano solo la nuova nascita e lo: successivi slanci verso l’acuto
della critica, il successo tarda a l’entusiasmante ascesa fin alle so- seguiti da brevi ricadute sostengo-
venire. In effetti, il grande pubbli- glie dell’empireo; sottesa, som- no la triplice ripetizione della pa-
41
co la scopre solo grazie all’esecu- messa e a suo modo inquietante, rola “volo” e descrivono bene stu-
zione in coppia con Enrico Rug- resta la questione su quale ostina- pore e impeto di chi riesce a rial-
geri del brano Nessuno tocchi to destino possa permettere tutto zarsi e può guardare dall’alto la
caino, nel corso del Festival di ciò: forse magia, forse miracolo, propria sconfitta; un ulteriore,
Sanremo del 2003. È proprio il forse semplicemente la vita che inatteso, salto fa giungere la melo-
sodalizio artistico con il noto brucia se stessa per amore e per dia al suo culmine in corrispon-
cantautore milanese (che è ora amare.
denza della parola “angeli”; da lì
anche il suo compagno nella vita)
prende il via un dolce e tenue li-
a dare nuova linfa al talento della
brarsi attraverso gli interminabili
Mirò che ha modo di esprimersi
avverbi “miracolosamente” e “ma-
non più unicamente come inter-
gicamente” che nascondono e tra-
prete ma anche come polistru-
sfigurano la ricaduta verso il gra-
mentista, arrangiatrice e autrice
ve. L’arrangiamento, che si era fat-
to solo un poco più spesso e mar-
LA FENICE di Enrico Ruggeri
cato, torna alla calma iniziale; an-
che la voce, morbida ma intensa,
Che cosa cerchi quando cerchi di incon-
trarmi / e con le labbra ti avvicini per
baciarmi?
Scivoli accanto ma non trovi le parole /
si fa da parte e viene sostituita da
un violoncello che, caldo e pene-
trante, ci prepara a spiccare il volo
nuovamente.
raggi di un altro sole
Hai gli occhi lucidi e la febbre / forse è
l’amore forse è la vita / che chiede di vi-
vere amore
E io volo volo volo da me / su mille at-
timi vissuti intensamente
Solo il cielo e volo da me / e dalle ce-
neri una luce sale
Agli angeli miracolosamente / magi-
camente
E le mie ali adesso battono fruscianti /
lasciando indietro le farfalle luccicanti
Di chi ha da vendere soltanto le parole /
già cancellate al sole
E non ci passa questa febbre / forse è un
amore forse è la vita / che chiede di vi-
vere amore
E io volo volo volo da me / su mille at-
timi pericolosamente
Solo il cielo e volo da me / e dalle ce-
neri una luce sale
Agli angeli miracolosamente / magi-
camente
Magicamente
Sono io / sono io
La suggestione creata da questa
manciata di secondi di canzone è
tale da rendere accessorio ciò
che vi gira intorno. Così, quasi,
sono cancellati il tragico e l’ine-
luttabile di questa storia; resta,
stampata nella nostra anima, l’ab-
bagliante e sublime bellezza di
aver sfiorato per un unico, brevis-
simo istante le incorruttibili ali
d’angelo con le nostre caduche
ali di fenice.
BS SETTEMBRE 2009

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino, avente persona-
lità giuridica per Regio Decreto
13-1-1924 n.22, possono riceve-
re Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
per le Missioni, con sede in Tori-
no) a titolo di legato la somma di
… o titoli, ecc. per i fini isti-
tuzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
42
per le Missioni, con sede in Tori-
no) l’immobile sito in… per i fi-
ni istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o l’I-
stituto Salesiano per le Missioni,
con sede in Torino) lasciando ad
esso quanto mi appartiene a
qualsiasi titolo, per i fini istitu-
zionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
SETTEMBRE 2009 BS
I NOSTRI MORTI
PAGNOZZI sac. Vincenzo, salesiano
† Cerignola (FG), il 21/02/2007, a 74 anni
Gracile di salute, don Vincenzo ebbe tuttavia
una vigoria mentale d’eccezione che gli ha
permesso di conseguire la laurea in lingue e
letterature straniere all’Orientale di Napoli.
Ha lavorato nelle case di Piedimonte Matese,
Salerno, Soverato, Torre Annunziata, come
consigliere scolastico e insegnante, poi co-
me cappellano delle FMA a Ottaviano e co-
me vicario parrocchiale a Cerignola. Una vi-
ta intensa, ma vissuta in semplicità, spesa
tutta a servizio del Signore e dei ragazzi. Fu
povero, riservato nel comportamento, osser-
vante, fedele alla preghiera e all’Eucarestia,
puntuale agli impegni comunitari. Colpiva la
sua mitezza radicata nell’umiltà. Sempre se-
reno, aperto al servizio, disponibile all’obbe-
dienza religiosa. Ha accolto con coraggio la
croce della sofferenza rimettendosi con fidu-
cia alla volontà di Dio.
DI LELLO sr. Mirella, Figlia di Maria
Ausiliatrice
† Roma, il 24/01/2009, a 89 anni
Terminati gli studi, durante gli anni della
guerra, consegue il diploma di pianoforte al
Conservatorio di S. Cecilia, dà lezioni di mu-
sica e inizia a frequentare la Facoltà di Let-
tere al Magistero Statale. Ma nel suo cuore
si fa sempre più insistente la chiamata e, nel
1949, diventa FMA. È stata insegnante di
musica e assistente di oratorio, dove rivela le
sue capacità nell’accompagnare le giovani
che le sono molto affezionate e sentono la
sua presenza forte e materna. Oltre che Di-
rettrice, è stata anche ispettrice a Genova e
a Roma.
PRADA sig. Carlo, salesiano
coadiutore
† Treviso, il 25/01/2009, a 92 anni
Una lunga vita affidata al Signore per 39 an-
ni presso i Passionisti (come fratel Corrado
di Maria), poi presso i salesiani, per altri 36
anni. Da giovane emigrò in Brasile a san
Paolo dove, a Curitiba, scelse la vita religio-
sa. Aveva 55 anni quando sentì che la stra-
da migliore per “realizzare i piani del Signo-
re” era quella della congregazione di Don
Bosco. Lavorò nella missione del Rio Negro
poi chiese e ottenne di tornare in Italia nel
1986. Ormai vecchio, partecipava con gran-
de devozione ai momenti di preghiera co-
munitaria. Si è spento serenamente guar-
dando il Crocifisso, dopo l’ultimo rosario.
RAGOSTA sr. Gemma, Figlia
di Maria Ausiliatrice
† Napoli, il 19/02/2009, a 89 anni
Il suo nome, Gemma, descrive la bellezza
della sua vita, che è stata realmente una
“gemma preziosa agli occhi del Signore”,
per la grande fede e la forte passione per i
giovani. Le persone che l’avvicinavano re-
stavano attratte dal suo sorriso, dalle parole
calde e ricche di interessamento, dal suo fa-
re agile, propositivo, coinvolgente. Il suo de-
siderio era quello di andare incontro all’altro
per offrire il suo aiuto. Con la testimonianza
della sua vita semplice ma ricca di fascino,
ha lasciato nelle sorelle e nella gente un se-
gno indelebile di dedizione instancabile e di
grande bontà e vitalità.
DUTTO sr. Maria, Figlia di Maria
Ausiliatrice
† Nizza Monferrato (AT), il 23/02/2009,
a 89 anni
Maria aveva conosciuto il carisma educati-
vo e l’amorevolezza di Don Bosco attra-
verso i salesiani di Peveragno (Cuneo),
suo paese, e si era sentita chiamata a se-
guirne le orme come FMA. Fu direttrice in
diverse case, tra cui anche a Bra Chantal,
con le mamme dei Salesiani. È ricordata
come una sorella di tutte e di ciascuna in
particolare, fraterna nell’incontro, sorri-
dente nell’accoglienza e nell’aiuto, senza
alcuna esigenza per sé sia nel lavoro sia
nei vari problemi di salute.
PRUSSI sr. Marinella, Figlia di Maria
Ausiliatrice
† Contra di Missaglia (LC), il 26/02/2009,
a 55 anni
Marinella fu attratta fin da piccola verso la vi-
ta delle FMA, grazie all’esempio e all’amicizia
di alcune di loro. Donna forte e coraggiosa,
attenta agli altri ed entusiasta della vita, era
una presenza attiva in mezzo ai giovani. Ca-
pace di dialogare con tutti sapeva intessere
relazioni semplici, vere e profonde. Ottimista
e generosa con tutti, regalò il meglio di sé ai
bambini della scuola dell’infanzia; ai giovani
dell’oratorio, che ha saputo contagiare con la
sua passione salesiana; ai sacerdoti dioce-
sani e salesiani con cui ha sempre collabo-
rato attivamente esprimendo il suo dinami-
smo pastorale soprattutto nella catechesi,
nell’animazione missionaria, nei percorsi for-
mativi con le ex-allieve.
BOTTER sac. Giancarlo, salesiano
† Mestre (VE), il 18/03/2009, a 78 anni
Un convinto e impegnato servizio apostolico
ha caratterizzato la sua vita salesiana come
direttore, parroco, economo, animatore dei
giovani, sempre attento e disponibile verso tut-
ti, con l’occhio e la mente verso il traguardo fi-
nale: “gli anni pesano, Signore e tu mi ricordi
il ritorno a casa!”. Molte le espressioni di ab-
bandono e fiducia in Dio sparse in quantità nel
suo diario. Animo sensibile, e convinto di es-
sere “servo inutile”, come dice il Vangelo, ha
continuato con costanza a svolgere il suo mi-
nistero, sicuro che Dio stesso avrebbe dato il
segno positivo al suo operare per il Regno.
nel“tgRoireancriadsioaniofniodtrieirrDreiao”

5.3 Page 43

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MM iill
eessee Savina Jemina
SESTETTETMEMBBRREE
ACQUE BIBLICHE
IL FIUME PISON
Questo fiume è citato soltanto
due volte nella Bibbia. Nel libro
della Genesi è indicato come il
primo dei quattro corsi d’acqua
dell’Eden: “Esso scorre intorno a
tutto il paese di Avila, dove c’è
l’oro e l’oro di quella terra è fine;
qui c’è anche la resina odorosa e
la pietra d’ònice” (2,11-12). E nel
libro del Siracide si legge: “Tra-
bocca di sapienza come il Pison”
(24,23). Su queste semplici basi e
poiché due dei quattro fiumi sono
noti (Tigri ed Eufrate), per alcuni
studiosi il “paese d’Avila” indiche-
rebbe un’area mitica, a est della
Mesopotamia, dove le ricchezze
materiali citate nel Genesi (oro,
pietre preziose e profumi), si som-
mano a quelle spirituali e sapien-
ziali, ricordate nel Siracide. In altre
parole, un paese simile a quello
che nel Medioevo sarà il “regno
del Prete Giovanni”. Se invece il
“paese d’Avila” si localizza nel
subcontinente indiano, il Pison
potrebbe essere identificato con
l’Indo o con il Gange.
LUCI DAL MEDIOEVO
>> 2 settembre 909: in Francia, vici-
no a Maçon, sulle terre che Gu-
glielmo il Pio ha donato al Papa,
inizia la fondazione dell’abbazia di
Cluny. La comunità benedettina
ha un tale sviluppo che nel 1088 è
realizzata la terza chiesa (lunga
187 metri e con cinque navate: al-
l’epoca, la più grande della cri-
stianità). La Rivoluzione francese
l’ha rasa quasi interamente al suo-
lo; oggi se ne ammirano pochi re-
sti del transetto e di una torre.
>> 8 settembre 1296: a Firenze,
sotto la direzione di Arnolfo di
Cambio, inizia la costruzione del
duomo, noto come S. Maria del
Fiore. I lavori proseguono sino al
1434 quando è completata la
cupola ottagonale, dI Filippo Bru-
nelleschi, rinascimentale, formata
da due calotte di forma ogivale.
La chiesa è la quarta basilica del
mondo per grandezza (dopo San
Pietro a Roma, San Paolo a Lon-
dra e il duomo di Milano). All’in-
terno, conserva affreschi di Paolo
Uccello e terrecotte di Luca della
Robbia.
>> 11 settembre 1133: nell’odierna
Austria, il margravio beato Leo-
poldo III di Babenberg, fonda il
monastero cistercense Beata Ma-
ria Vergine della Santa Croce. Vi
sono sepolti quattro Babenberg: il
margravio Leopoldo IV, e i duchi
Leopoldo V, Federico I e Federi-
co II il Bellicoso con il quale si
estinse il casato. Nel 1683 questo
complesso è distrutto dai turchi.
Durante il nazismo, è quasi intera-
mente espropriato e molti mona-
ci imprigionati. Oggi l’abbazia è il
più antico monastero cistercense
del mondo rimasto attivo senza
interruzione.
>> 26 settembre 1118: papa Gela-
sio II consacra la cattedrale di Pi-
sa, fondata nei primi mesi dell’an-
no 1064. Capolavoro del romani-
co e realizzata nella nota Piazza
dei Miracoli, è simbolo della po-
tenza della Repubblica Marinara.
>> 29 settembre 522: dedicazione
del santuario di San Michele Ar-
cangelo, sul monte Gargano. Se-
condo la tradizione, l’arcangelo
43 è apparso per la prima delle tre
volte nello stesso giorno dell’an-
no 490. Da allora, il luogo è mèta
di pellegrinaggi, vi sono avvenuti
vari miracoli.
PRETI SCIENZIATI RAFFAELLO MAGIOTTI
Nasce a Montevarchi (Arezzo) il
5 settembre 1597. Indirizzato agli
studi ecclesiastici, si
trasferisce a Firenze,
dove studia mate-
matica e astrono-
mia anche con Ga-
lileo (1564-1642). Di-
ventato prete, se-
gue a Roma il car-
dinale Giulio Cesare
Sacchetti. Lì studia
anche con Evange-
lista Torricelli (1608-
1647) e Benedetto
Castelli (monaco be-
nedettino, matema-
tico e fisico; 1577-
1644), formando il
cosiddetto “triumvi-
rato galileiano”. Nel
1636, Magiotti è
nominato “scrittore”
presso la Biblioteca Vaticana.
Partecipa al celebre esperimen-
to di Gaspare Ber-
ti (1600-1643) sulla
pressione atmosferi-
ca. Nel 1648 pubbli-
ca l’unico suo trat-
tato: «Renitenza cer-
tissima dell’acqua
alla compressione»,
cioè l’impossibilità di
comprimere l’ac-
qua. Muore nel cor-
so della peste di
Roma nel 1656. Mol-
ti appunti e scritti
del Magiotti sono
trafugati; altri “per
tema di contagio
abbruciati”, come si
legge in alcune let-
tere di contempo-
ranei.
BS SETTEMBRE 2009

5.4 Page 44

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P P RIMA AGINA Giuliana Accornero
MISSIONARIA FELICE
Un ricordo di suor Maria Troncatti, Figlia di Maria Ausiliatrice,
missionaria nella foresta amazzonica equatoriana presso la gente shuar,
impegno vissuto come totalizzante ed esclusivo dall’età di 39 anni fina a 86.
È in corso la causa di beatificazione.
Le difficoltà, i pericoli della selva,
le insidie degli animali, le
imprevedibili bizze degli impo-
nenti fiumi, le assurde superstizioni
dei nativi non valsero ad arrestare il
suo slancio di predicare la buona
notizia ai popoli della foresta amaz-
zonica. Sorretta sempre e unicamen-
te da una grande riserva d’amore
che quotidianamente attingeva
sostando in adorazione davanti al
tabernacolo della povera chiesetta
della missione. Tra gli indio shuar
44 presto divenne un mito, era una
donna che sapeva curare le ferite
dell’anima e del corpo, e soprattutto
era sempre pronta per tutti.
lei quando perfino il brujo, lo strego-
ne ha dichiarato la propria impoten-
za. Lei si arma di coraggio (e pensare
che era stata una bimba assai pauro-
sa), sgrana a ripetizione “Avemmarie”
e con gli scarsissimi mezzi a disposi-
zione procede: fa l’anestesista, il chi-
rurgo, il massaggiatore, il dentista,
l’ortopedico, l’ostetrica… Così il tam
tam degli indigeni diffonde la notizia
di una bruja più bruja di tutti i loro
brujos. I suoi pazienti le vogliono
bene, e lei li chiama affettuosamente
“selvaggi” e “jibaritos/selvaggetti” i
loro piccoli, che la chiamano madre-
cita o mamita e più tardi anche abue-
lita/nonnina.
>> Per far breccia nel cuore della gente suor Maria
si servì anche della sua ars curandi: il diploma di
infermiera crocerossina, conseguito nell’imminenza
della Prima Guerra Mondiale e utilizzato per i feriti
nell’ospedale militare di Varazze. Un’esperienza che
le diverrà prezioso sussidio nelle emergenze giorna-
liere della vita di missionaria-pioniera nella selva:
morsi di serpenti, avvelenamenti, epidemie, punture
d’insetti, ferite accidentali e non, contratte nelle bur-
rascose relazioni tra gruppi rivali della stessa razza e
pure all’interno delle famiglie. Ella diventa così la
medica, la madre del fisico fra la gente che ricorre a
>> Suor Maria in effetti fu madre, di tutti: indige-
ni e coloni, pazienti e medici, battezzati e paga-
ni. Perfino lo stregone, armai abbandonato da
tutti, nelle ultime ore della sua vita si appella alla
madrecita buena perché rimanga al suo capezza-
le, perché se c’è lei Iawianch/il diavolo non lo
tormenterà. E in articulo mortis egli chiede quel
salvacondotto che gli permetta di entrare nel
regno della luce dove non ci saranno più nemici
né vendette. Ecco perché lei visse felice la sua
lunga avventura missionaria. Felice soprattutto di
vedere celebrati nella selva i primi matrimoni cri-
sitani per scelta libera; felice di vedere le giovani
donne avviarsi alla scuola, imparare il cucito e
altre attività capaci poi di renderle autonome e
consapevoli della propria dignità; felice di poter
ridonare il sorriso agli orfani, la fiducia alle
vedove, speranza alle mamme, troppo spesso
penalizzate da ataviche tradizioni. Una grande,
splendida missionaria suor Maria, una grande e
luminosa figura che dai monti del bresciano
approda alla selva amazzonica e trova, sì, la sua
felicità di donarsi e donare. Moriva giusto 40
anni fa: il piccolo aereo che aveva preso per
recarsi agli esercizi spirituali si schianta in fase di
decollo, era il 25 agosto 1969.
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SETTEMBRE 2009 BS

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BS SETTEMBRE 2009

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
UN DONO
sa una terapia a base di iniezioni, un colloquio con un sacerdote
MERAVIGLIOSO
mi sono rivolta fiduciosa all’inter- salesiano fui consigliata di pre-
cessione di san Giovanni Bo- gare san Domenico Savio. Cer-
Il mio piccolo Paolo è nato il 24
novembre 2008, dopo due tragici
anni. Ho subìto, infatti, un aborto
spontaneo e una gravidanza ex-
trauterina con conseguente
asportazione della tuba. Presi da
grande sconforto, io e mio marito
abbiamo pregato con la novena
ogni giorno, chiedendo al Signo-
re, per l’intercessione di san Do-
menico Savio, il dono della na-
scita di una creatura che allietas-
se la nostra famiglia. Le nostre
preghiere sono state esaudite
con la nascita del nostro angio-
letto, dopo cinque anni di matri-
monio.
D’Amico Isabella,
sco, di cui mia madre e anch’io
siamo devote. Al termine del ci-
clo di iniezioni la febbre era
scomparsa. Se la difficile situa-
zione si fosse protratta, forse
avrei dovuto ricoverarla. Tale al-
ternativa mi avrebbe causato
paura grave, date le sue condi-
zioni di inabilità e non autosuffi-
cienza.
P. M.G., Dogliani (CN)
L’ABITINO DI
DOMENICO SAVIO
STRETTO TRA
LE MANI
cai subito notizie su questo san-
to, mi procurai l’abitino, che cu-
stodivo con devozione sul
comodino, aspettandomi subito
buoni effetti; ma rimasi delusa.
Dal mese di novembre iniziai
una novena a san Domenico Sa-
vio ed ecco che il mese seguen-
te sognai di vedere un ragazzet-
to immerso in una luce sfolgo-
rante. Solo al mattino, gettando
lo sguardo sul comodino, mi ac-
corsi che quel ragazzino era san
Domenico Savio. Decisi allora di
indossare l’abitino. La settimana
seguente, con mio grande stu-
pore, sognai il nostro amatissi-
mo papa Giovanni Paolo II,
che, seduto su una sedia e ve-
Mamma Margherita.
FEDE IN EREDITÀ
In famiglia siamo in cinque:
quattro sorelle e un fratello.
Abbiamo in comune l’eredità
che ci ha lasciato la mamma:
la fede. Nell’ottobre 2007 la
nostra sorella maggiore fu
operata all’intestino per l’e-
stirpazione di un grosso poli-
po. Il male aveva interessato
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Mola di Bari (BA)
PREGHIERA
INCESSANTE
A vent’anni ho partorito la mia
prima bambina, dopo una gravi-
danza e un parto serenamente
trascorsi. Qualche tempo dopo
sono stata colpita da una malat-
tia alle ovaie. Secondo i medici
avevo poche speranze di poter
avere altri figli, mentre io ne ave-
vo fortissimo desiderio. Ho inizia-
to a pregare moltissimo san Do-
menico Savio, nella speranza di
riuscire a concepire questo se-
Sono la mamma di Manuela, una
bambina di cinque anni nata alla
trentacinquesima settimana di
gestazione. Pur non avendo mai
avuto gravi problemi di salute,
Manuela è sempre stata piuttosto
delicata e cagionevole. In diverse
occasioni quindi ci siamo rivolti a
san Domenico Savio, senza
mai rimanere delusi. Ultimamen-
te Manuela aveva febbre alta e
resistente a ogni antipiretico. La
bambina stessa, molto sofferente
e affaticata, durante una notte
particolarmente difficile, di tanto
in tanto svegliandosi stringeva
l’abitino di Domenico Savio fra le
mani. La mattina successiva sta-
stito di bianco, alzava il braccio
per benedirmi. Fu così che il 30
dicembre, domenica della Sacra
Famiglia, decisi con mio marito
di andare a Roma a visitare la
sua tomba. Abbiamo avuto la
possibilità di posare le nostre fe-
di nuziali sul marmo della sua
tomba. Io chiesi la grazia di po-
ter donare l’amore che avevo a
un bambino. Dopo un mese da
quell’evento ho scoperto d’esse-
re incinta, e proprio il 31 gen-
naio, festa di Don Bosco, un te-
st diagnostico l’ha confermato.
Sono convinta che san Domeni-
co Savio e Giovanni Paolo II
hanno voluto questa gravidanza.
anche il fegato, ma l’interven-
to ha avuto buon esito. Noi tut-
ti, fin dall’inizio della sua ma-
lattia, abbiamo sempre conti-
nuato a pregare per la sua
guarigione, affidandoci parti-
colarmente all’intercessione
di Don Bosco e Mamma
Margherita. Io ho seguito i
suggerimenti che Don Bosco
era solito dare, e in particola-
re questo: “Maria non fa le co-
se solo a metà”. Nel mese di
maggio la nostra sorella mag-
giore è uscita dalla terza visi-
ta di controllo con il seguente
esito: “ Lei non ha più niente,
è guarita”.
condo bambino. Mi sono pure re- va già molto meglio e la febbre
Mercati Barbara,
Dolci Enrica, Alessandria
cata al santuario di Don Bosco al cominciava a rispondere positi-
Colle Val d’Elsa (SI)
Colle di Castelnuovo d’Asti e alla vamente alla terapia. Desidero
casetta natia di Don Bosco. Sono ringraziare san Domenico Savio
trascorsi invano due anni di spe-
ranze deluse, durante i quali più
volte stavo per arrendermi. Ho
continuato comunque a pregare
il piccolo santo e un giorno, con
grande sorpresa mia e anche dei
medici, ho scoperto di essere in-
cinta. Ho nuovamente avuto una
gravidanza serena e il mio picco-
lo Valerio, nato sanissimo e di ol-
tre 3500 g, è venuto alla luce il 9
marzo 2007, giorno del 150° an-
niversario della morte di san Do-
menico Savio.
Bianco Sabrina, Torino
SOLA
CON LA MAMMA
DI 93 ANNI
Vivo sola con mia madre di qua-
si 93 anni, sofferente e bisogno-
sa di continua assistenza, perché
non è autosufficiente. Verso i pri-
mi di gennaio dell’anno 2008, e
poi nuovamente in marzo, mia
madre fu colpita da febbre insi-
stente e ribelle agli antibiotici. In
tale situazione difficile, intrapre-
SETTEMBRE 2009 BS
e affidargli nuovamente la mia
cara Manuela.
Ferrari Raffaella, La Spezia
DONARE
L’AMORE
A UN BAMBINO
Mi chiamo Barbara, ho 37 anni
e sono sposata dal settembre
2007. Fin dall’inizio mio marito e
io abbiamo cercato di avere un
bambino, ma questo non arriva-
va. Le nostre speranze con il
passare dei mesi si facevano
sempre più flebili e ciò costitui-
va per noi un dramma. Durante
Giuseppe Quadrio Maria Troncatti
INTERVENTO
DELICATO
Mio fratello, dopo lunghi mesi di
sofferenza, ha subito un inter-
vento molto delicato. È stato
protetto e aiutato a superare
questa sofferenza da Maria Au-
siliatrice, san Giovanni Bo-
sco e san Domenico Savio,
che hanno esaudito le mie pre-
ghiere. Ora sta bene ed è in via
di guarigione. Intendo mettere
sotto la protezione di questi
santi e di Maria Ausiliatrice an-
che mia sorella, che in questi
giorni sta per partorire il suo
bambino.
C.R., Cerda (PA)
SENTIMENTI
DI GRATITUDINE
Pochi mesi fa mia nuora seppe di
essere in attesa del secondo fi-
glio. La gioia fu grande, ma pre-
sto si ebbero serie preoccupa-
zioni, poiché uno dei diversi esa-
mi fatti faceva sospettare qualcosa
che non andava. Abbiamo vissu-
to giorni e notti di ansia, ma non
è mai venuta meno la fede. Per
questo noi tutti, genitori e nonni,
ci siamo rivolti con fiducia a san
Domenico Savio, certi che ci
avrebbe ottenuto la grazia. Ab-
biamo appreso infatti, dopo ac-
curati accertamenti, che si tratta-
va di un falso allarme. La notizia
tanto attesa e desiderata ci ras-
sicurava pienamente: “Tutto be-
ne, non ci sono pericoli”.
Giammusso Lina,
San Cataldo (CL)
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IN PRIMO PIANO
redazionale
Signor
VALERI NELLO
Perito tecnico grafico.
Ha studiato nella “fucina” del Colle
Don Bosco. È partito giovanissimo
per l’India.
Signor Valeri ha scelto lei l’India come campo del suo apostolato
o è stata l’obbedienza a inviarcelo?
A dir la verità non mi pareva di avere la vocazione missionaria. Due
amici messicani, compagni di “Magistero” (corso di formazione reli-
gioso-salesiana e professionale) mi convinsero ad andare nel loro Pae-
se. Così feci la domanda. Non fu possibile andare in Messico causa la
situazione politica. Allora un mio compagno indiano (Abraham Pi-
nakatt), saputo non so come della mia domanda, scrisse al consigliere
generale delle missioni chiedendogli di inviarmi nell’Assam. Mi ci ha
mandato e sono ancora lì.
Ha avuto difficoltà di inserimento in una realtà tanto diversa?
No, non ho trovato difficile inserirmi, avevo 20 anni, e sul posto c’e-
rano tanti confratelli italiani ed europei.
Ha imparato, oltre all’inglese, anche la lingua khasi o altre lin-
gue locali?
Arrivato a Shillong il 27 agosto 1959, fui destinato alla “Don Bosco
Technical School”. Tre giorni dopo andai al noviziato per lo studio
dell’inglese e del khasi. Quando tornai al “Don Bosco” mi venne affi-
data la direzione della tipografia, incarico che ancora occupo.
Immagino che lei insegni ai giovani “grafici”. Come sono questi
alunni? Trovano lavoro dopo il diploma?
Nel territorio non ci sono tante richieste di diplomati “grafici”, per-
ciò oltre l’insegnamento facciamo produzione, guadagnando quanto
basta per mandare avanti la scuola. Stampiamo di tutto, in modo parti-
colare libri di preghiere, catechismi, ecc. per le diverse diocesi del
N.E. Abbiamo stampato la prima edizione cattolica della Bibbia in lin-
gua khasi e libri per le diverse tribù in lingua tiwa. In passato ci hanno
affidato lavori di stampa, sia per la missione diplomatica in Shillong
dell’allora Pakistan Orientale (ora Bangladesh) sia per il comando ge-
nerale dell’Aeronautica Militare (Zona Est.) Non avendo aiuti gover-
nativi regolari, ma solo le modiche rette degli allievi/e, dipendiamo
dalla produzione dei vari reparti e sopratutto dagli aiuti di organizza-
zioni caritative e dalla generosità dei nostri benefattori per l’aggiorna-
mento di macchinari e strutture.
Credo che ormai consideri l’India la sua seconda patria. Si sente
un po’ indiano? Tornerebbe volentieri in Italia?
Certo l’India, dopo 50 di permanenza, è la mia seconda patria. Sicu-
ramente ho qualcosa d’indiano, e forse (o senza il forse) avrò acquisito
mentalità khasi, e tanta simpatia per loro... in Italia mi sentirei non po-
co a disagio.
MEJ
11 anni, ed è sordomuta. Nata
con quel brutto handicap, quan-
do i genitori se ne sono accorti,
hanno deciso di farla sparire.
Mej costituiva un doppio scor-
no per loro, prima di tutto per-
ché era nata femmina e ne ave-
vano già altre due; al suo Paese
già questo è un handicap, so-
prattutto se in famiglia non c’è
un maschio. Poi perché, ed è la
cosa più grave, Mej era nata,
come dicevamo, sordomuta.
Una maledizione. L’hanno te-
nuta nascosta e quando è diven-
tata grandicella l’hanno segre-
gata in una stanza, lontana dalle
altre, con l’ordine tassativo di
rimanerci. Del resto non poteva
far altro, avendola chiusa a 47
chiave. Avere un handicap è
considerata una vergogna in-
sopportabile per una famiglia,
tanto che se dovesse portare a
una morte prematura sarebbe
un sollievo. Alcuni genitori pre-
gano che muoia, altri aiutano un
po’ la natura a fare il suo dove-
re. Se si viene a sapere che c’è
un handicappato in una casa, si
rischia l’isolamento sociale. La
disgrazia ricade soprattutto su
sorelle e fratelli: nessuno più li
vuole sposare. Mej è stata fortu-
nata: suor Lina l’ha comprata
dai suoi, a poco prezzo, ansiosi
com’erano di sbarazzarsene.
Ora vive nel centro: pittura,
corre, e addirittura, nonostante
la sordità, ha imparato a suona-
re e non sbaglia né tempo né
note, anche se non sente nulla.
BS SETTEMBRE 2009

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
FMA
di Graziella Curti
I tre dei diritti umani
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
SFIDE ETICHE
di Giovanni Russo
Giovani e nichilisti?
CHIESA
di Silvano Stracca
Octogesima adveniens (2)
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli
Il sistema metrico decimale