Bollettino_Salesiano_200907

Bollettino_Salesiano_200907

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top
Mensile - Anno CXXXIII - nr. 7
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 7/2009
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
Luglio/Agosto 2009
NEL 1877

1.2 Page 2

▲back to top

1.3 Page 3

▲back to top
Scopo della sua vita è stata la
missione ricevuta da Dio che egli
ha visto profilarsi con crescente
chiarezza dal sogno dei nove anni.
>> Tutto ciò lo viviamo in prospetti-
va più ampia all’interno della Chiesa
universale e, più in concreto, nella
Chiesa locale. Francesco di Sales è
considerato un innovatore quando
presenta la santità come la meta di
ogni cristiano. Don Bosco pone l’ac-
cento sul diritto/dovere di collaborare
nella Chiesa secondo il carisma sale-
siano. Il Concilio Vaticano II evidenzia
l’apostolato dei laici e la vocazione al-
la santità. Insomma “Ogni cristiano o
è apostolo o è apostata!” (Leon Bloy).
Il CG241 ha riflettuto sulla missione
comune, davanti al pericolo di un
“monopolio della missione” da parte
dei consacrati, riaffermando però il lo-
ro compito insostituibile come “nucleo
animatore”. Noi salesiani facciamo
parte di questo nucleo, anche se non
in modo esclusivo. I laici che condivi-
dono con noi missione e spirito sale-
siano non sono solo collaboratori ma
corresponsabili seppure a livelli diver-
si. Ormai si è sviluppata una moltepli-
cità di gruppi e associazioni di volon-
tariato; il CG24 ha riconosciuto que-
sta realtà come nuovo stile di apertu-
ra all’altro, sfida contro le ingiustizie e
gli egoismi imperanti, esito vocazio-
nale significativo e conferma del cam-
mino educativo2. Il volontariato conti-
nua a crescere: in alcune regioni si
sviluppa soprattutto quello locale o
nazionale, sia missionario sia sociale
sia vocazionale (America); in altre è
sviluppato il volontariato internaziona-
le e missionario (Europa); altre rice-
vono volontari (Africa e Asia). Il volon-
tariato salesiano è un’offerta valoriale
per i giovani che hanno seguito il
cammino della pastorale giovanile, li
aiuta a maturare e ad approfondire la
loro opzione di vita cristiana impe-
gnata, e sovente diventa occasione di
contatto e offerta di evangelizzazione
per giovani al di fuori delle nostre
opere. In fondo, ciò che conta è la
salvezza della gioventù.
ٗ
Luglio/Agosto 2009
Anno CXXXIII
Numero 7
Mensile - Anno CXXXIII - nr. 7
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 7/2009
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
Luglio/Agosto 2007
NEL 1877
In copertina:
Milioni di bambini sparsi
nei villaggi in ogni angolo
della terra vivono
di speranze: un presente
meno faticoso, un futuro
più promettente, una vita
più degna di essere vissuta.
Foto: Archivio Missioni
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Le encicliche sociali (6b)
di Silvano Stracca
ANNIVERSARI
14 Darwin: evoluzione e stupore
di Sabino Palumbieri
MISSIONI
20 Speranze...
di Ngok Yen
INSERTO CULTURA
23 La casa della fortuna
di Michele Novelli
FMA
28 Il tavolo del dialogo
di Maria Antonia Chinello
ON LINE
32 La sua passione i ragazzi
3
di Luigi Benvenga
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 18 Viaggi – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori
30 Libri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefa-
cere… – 38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
http://biesseonline.sdb.org
SALESIANO
O
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
e-mail: <biesse@sdb.org>
Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO - ONLUS
Banca Intesa - Fil. Roma 12
IBAN: IT 20 P030 6905 0640 0000 3263199
Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

1.4 Page 4

▲back to top

1.5 Page 5

▲back to top
RIBALTA
G IOVANI
di Alessandra Mastrodonato
NOMADI
O ESPLORATORI?
La mobilità è l’insopprimibile desiderio di “spaziare”,
di mettersi in viaggio, di allargare l’orizzonte delle nostre vedute
e il nostro universo di senso… non sempre vengono vissuti
come una necessità.
NNella nostra esperienza di giovani
la dimensione dello spazio non è meno
importante di quella del tempo, anzi
il fatto di ritrovarci a vivere nell’era
della globalizzazione e della modernità
liquida ci stimola a confrontarci
il particolare contesto spaziale in cui
si vive e a innalzare di conseguenza
tutta una serie di insormontabili
barriere, fisiche e mentali, che
separano rigidamente il “dentro” dal
“fuori”, impedendoci di guardare al di
quotidianamente con il senso della
là del nostro naso e di aprirci alla
complessità, dell’interdipendenza
dimensione della mondialità.
e dell’integrazione territoriale Per vivere, infatti, abbiamo bisogno di
che il mondo oggi ci regala. estensione, di prospettive, di orizzonti.
Non è poi così insolito, infatti, per noi
E, soprattutto per noi giovani,
giovani sperimentare nella nostra l’esperienza della ricerca di nuovi spazi
5 quotidianità la mobilità da studio o da è indispensabile: ci offre la possibilità
lavoro. Anche nel tempo libero la di superare i limiti angusti del nostro
curiosità verso ciò che è “altro”
egocentrismo, facendo spazio alla
e “oltre” ci spinge a partire, zaino in dimensione dell’alterità. Molto spesso,
spalla e bastone in mano, alla scoperta invece, corriamo il rischio di rimanere
e all’esplorazione di nuovi territori. “rintanati” in noi stessi, in uno spazio
La mobilità, dunque, non sempre viene limitato e circoscritto che percepiamo
vissuta come una necessità, ma spesso come rassicurante perché conosciuto
risponde all’insopprimibile desiderio (almeno così crediamo); o, al massimo,
di “spaziare”, di mettersi in viaggio, ci limitiamo a viaggiare solo attraverso
di allargare l’orizzonte delle nostre
i sentieri dello spazio virtuale, ormai
vedute e il nostro universo di senso.
incapaci di metterci concretamente
Certo, se è vero che “sapere chi sei
in cammino sulle strade del mondo,
significa sapere dove sei”, assaporando tutti i profumi e i sapori
si comprende bene come l’esperienza
di un viaggio di scoperta.
della mobilità molto spesso rischia di Del resto, persino molte delle azioni
fare di noi giovani dei “nomadi
educative a noi rivolte, anziché
e degli “sradicati” che vagano senza
stimolarci a guardare “oltre” per
meta tra i tanti non-luoghi della riscoprire il gusto di esplorare nuovi
cultura dislocata, incapaci di trovare
spazi e di muoversi lungo la linea
dei punti di riferimento spaziali ed dell’orizzonte, spesso sono confinate
esistenziali rispetto ai quali orientare
in spazi angusti e finiscono con il
il proprio peregrinare. puzzare di chiuso, spingendoci ancor
Il rischio dello sradicamento, della di più a rimanere intrappolati in una
perdita delle “radici”, è sempre
quotidianità asfittica, nella quale
incombente; ma spesso si dimentica un
sperimentiamo varie forme di
dato fondamentale, e cioè che siamo claustrofobia. Quello di cui forse noi
nati nella globalizzazione, non abbiamo giovani abbiamo bisogno nel tempo
dovuto adattarci a essa, e forse presente è allora di riappropriarci del
proprio per questo riusciamo
dinamismo del movimento e della
a “collocarci” in essa con maggiore
capacità di metterci in viaggio,
facilità rispetto agli adulti, riuscendo certo prestando sempre attenzione a
perfino a coglierne i tratti positivi. non perdere di vista le nostre radici,
Se c’è, invece, un pericolo forse ancora
ma al tempo stesso riscoprendo
più insidioso – perché trascurato il gusto della scoperta e soprattutto
o quanto meno sottovalutato – , esso
cercando di riempire di senso
deriva dalla tendenza ad assolutizzare
lo spazio che ci circonda.
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

1.6 Page 6

▲back to top
LE TT E R E AL D I R E TT O R E
re, l’amore, se è vero amore è “Exinanivit semetipsum”. Lui subito famoso!) Fraternità san
sempre un po’ “masochista”. che era Dio si rimpicciolì e Pio X, monsignor Bernard
E non dica che non è vero. compresse fino quasi a scom- Fellay, aveva chiesto per
Chi ha amato è pronto a ogni parire, fino a diventare uomo. iscritto a papa Ratzinger che
sacrificio. I grandi ideali sof- Si vede che ne valeva la pena! fosse revocata la scomunica
frono grandi passioni. La bel-
comminata dal suo predeces-
lezza di una conquista dipen-
de dallo sforzo prodotto per
conquistarla. Una vita senza
ostacoli è una vita piatta, una
noia infinita. Si è mai doman-
L EFEBVRIANI. Rev. di-
rettore, […] mi permet-
to una critica, come cat-
sore nel 1988. Ma c’è altro a
discolpa di papa Benedetto e
cioè che il successore di Le-
febvre, per sottolineare le loro
rette intenzioni, scriveva nella
dato perché nelle nazioni in tolico e anche praticante. So- lettera (cito a memoria): “Sia-
cui la vita è più dura sono no rimasto sconcertato dal mo fortemente determinati a
DUBBI. Caro direttore,
[…] mi interrogo soven-
te su Dio e su Cristo
quasi assenti i suicidi e in
quelle in cui la vita è più faci-
le i suicidi sono un’emergen-
za sociale? La liturgia pa-
squale giunge a dire un’e-
comportamento del Papa.[…]
Anche lei deve convenire sul-
la totale inopportunità di to-
gliere la scomunica ai lefe-
vriani (sic). Il cancellare la
rimanere cattolici e a mettere
le nostre intelligenze e le no-
stre forze al servizio della
Chiesa, a obbedire al Papa e a
credere al primato di Pietro,
[…] onnisciente e onnipoten- spressione a dir poco sor- scomunica non è una gran po- conferito da Gesù”. Beh, lei
te, ma ha creato gli angeli sa- prendente: “O felix culpa… litica, soprattutto in questi non gliel’avrebbe tolta la sco-
pendo che alcuni si sarebbero beata colpa di Adamo che tempi […]. Un minimo di di- munica? Le ricordo che Cristo
ribellati; ha creato l’uomo sa- procurò agli uomini un così plomazia, diamine! Non sape- perdonò – era sulla croce –
pendo che avrebbe trasgredito grande Redentore”.
va che avrebbe spiazzato un chi lo stava uccidendo: “Pa-
[…] Questo Dio mi pare piut- C’è una grandezza d’amore mucchio di persone? E poi chi dre, perdona loro…”; preten-
tosto masochista, oltreché imperituro sotto la tragedia gli ha detto al Papa che si sa- derebbe forse che papa Bene-
vendicativo […] Perché Dio della morte di Cristo, e c’è un rebbero ravveduti? Sono pre- detto XVI fosse un duro, nudo
ha creato l’umanità? Si stava insegnamento sconcertante: il sunzioni senza fondamento! e crudo, una specie di Hitler
forse annoiando? E perché far dolore non è inutile. È moneta
6 morire in croce Cristo? […] sonante per l’accesso alla Vita
Adriano, Roma
moderno, da permettersi in
nome di un comportamento
Dario, Torino con la V maiuscola. Molti Caro signore, è probabile che “politically correct” di negare
grandi uomini hanno senten- lei non si sia, o non sia stato, il perdono? Siamo seri. La
Interrogativi legittimi i suoi, ziato: “Amore e dolore sono informato correttamente. Non scomposta reazione di alcuni
ma lei cerca risposte ai segreti sinonimi”. La prova? È pro- è stata iniziativa del Papa la cattolici (cattolici?) è l’amara
di Dio. Se riuscissi a fornir- prio la vicenda della creazione cancellazione della scomunica constatazione che la legge di-
gliele, sarei Dio. Invece an- e la conseguente incarnazione ai lefebvriani. La verità è che vina del perdono è caduta in
ch’io sono uno come lei e co- del figlio di Dio che icastica- il superiore della famosa (oggi disuso. Brutto segno, ahimè.
me tutti, pieno di domande e mente la liturgia descrive: chi va contro il Papa diventa Anzi, bruttissimo!
senza molte convincenti rispo-
ste. Mi sostiene il fatto di po-
ter ragionare. Filosofia e teo-
logia (scienza della mente e
scienza religiosa) mi fornisco-
no alcune indicazioni che pos-
sono gettare qualche sprazzo
di luce su ciò che ci inquieta.
Perché Dio ha creato, sapendo
(prevedendo) che la partita gli
sarebbe andata a male? Se
l’ha fatto, quanto meno vuol
dire che farlo era meglio che
non farlo. Il niente è niente, è
insignificanza, privazione di
senso, insulsaggine... Creare
ha pur sempre un senso; crea-
re per amore ha ancor più sen-
so; creare senza pretendere
che l’oggetto creato resti mero
oggetto ma assuma una sua
consistenza ontologica, insom-
ma creare e lasciar libera la
creatura è il culmine, la subli-
mità del senso.
Lei mi parla di “masochi-
smo” di Dio. Ma, caro signo-
APPELLI
I Nel 2008 ricorre il 1750°
anniversario del martirio di
sant’Agrippina, patrona
della cittadina di Mineo
(CT). Qualora foste in pos-
sesso di documenti o noti-
zie inerenti la nostra patro-
na, saremmo lieti di averne
comunicazione ai seguen-
ti recapiti: Parrocchia S.
Agrippina, Via Umberto I
11, 95044 Mineo (CT), tel.
0933/98.11.39 o Ins. Angela
Testa: tel. 0933/98.15.16.
I Mi chiamo Gioacchino
Stallone, ho 40 anni, sono un
grande cattolico. Desidero
corrispondere con donne e
uomini di tutto il mondo.
Scrivetemi in tanti: Gioac-
chino Stallone, Via Giovan-
ni Falcone 11 lotto 27 int. 3,
91025 Marsala (TP).
I Sono una ragazza di 40
anni. Mi chiamo Anna e
sono disabile. Vorrei un’a-
micizia e poi chissà. Anna
333/93.13.128.
I Vorrei corrispondere con
amici di ogni età, dai 20 ai
70 anni. Scopo vera amici-
zia e scambio di pensieri.
Sono sposato, ho 5 figli e la
più giovane è violoncellista.
Cerco qualcuno che può
aiutarmi a trovare un vio-
loncello. Mamalizenko Ivan,
Lustdorfskaia doroga 13-
268, 65059 Odessa, Ucraina.
SOGNO UNA CHIE-
SA DIVERSA. Caro
direttore, […] anche per
la Chiesa ci vogliono soldi,
sempre soldi… anche per la
messa! Sogno una Chiesa po-
vera, una chiesa non struttura-
ta, non Stato, che aborrisce la
politica […], non rinunciataria
ma “disarmata” che combatte
solo con le armi della fede e
dell’amore… Che metta in
pratica il detto di Gesù: “gra-
tuitamente avete ricevuto, gra-
tuitamente date […]”.
Adriana, Roma,
Felicia, Taranto
La sogniamo tutti una “Chie-
sa povera”… Povera ma san-
ta; povera ma visibile, povera
ma capace di aiutare i poveri,
povera ma con i mezzi per so-
stenere le missioni e quelli che
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

1.7 Page 7

▲back to top
‘‘ stanno in prima linea; povera,
ma presente, autosufficiente,
con la forza di convocare e la
possibilità sia di farsi ascolta-
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
pervenute in redazione. Ce
ne scusiamo. Provvedere-
re sia di ascoltare; una Chiesa mo a suo tempo alla pub-
povera ma non pitocca… Lei blicazione o alla risposta
sa dove voglio parare. Faccia- personale.
moci qualche domanda: nella
così; diversamente saremmo –
tanto per chiamare ancora in
ballo Pascal – solo “canne” –
senza l’aggettivo verbale – de-
stinate a piegarsi secondo la
direzione del vento. Il dibattito
è indispensabile anche all’in-
terno dei gruppi omogenei che
società dell’informatica che
diversamente rischierebbero
cosa significa essere poveri, tri, con il compito di orientare la sterilizzazione. Quanto agli
come si può essere poveri? i membri ma anche di reggere effetti “insalubri” della defun-
Che cosa vuol dire “combatte- l’impalcatura, e, guarda caso, ta DC, oggi che non c’è più, di
re con le armi della fede?”. anche soggetti al “fumus dia- certo non stiamo meglio.
Occorre convincersi che oggi boli”.
Per quanto invece attiene alle
il solo parlare, in qualunque Se cambiasse la struttura del- questioni etiche, c’è bisogno
modo lo si faccia e qualunque la società globale, indubbia- di una pacata riflessione, sen-
OGNI MESE cosa si dica, è già ”fare politi- mente dovrebbe cambiare an- za pre/comprensioni, né anate-
ca”, è già schierarsi ideologi- che la Chiesa. Immediata- mi preventivi. Personalmente,
CON camente, è già immergersi nel- mente! “O sublimità del pen- sono contro il divorzio e tutto
la società concreta. Quindi è sare utopico!”.
il resto... Questo non significa
già sottoporsi agli strali della
critica. Sopravvivere in una
società strutturata le cui co-
lonne portanti sono di genere
capitalistico, vuol dire avere
mezzi di quella stessa natura
SCOMUNICHE. Caro
direttore, [lei sa che] tra
i padri fondatori del cat-
che non voglia la tutela dei di-
ritti di chi non la pensa come
me. Credo, perciò, che uno
Stato non possa far leggi che
discriminino categorie di cit-
tadini. Sarebbe uno stato raz-
DON BOSCO
A CASA TUA
per non far vacillare tutta l’im- tolicesimo democratico, osteg- zista. Per farla breve: a me Il Bollettino
palcatura. Badate bene, che la giato a suon di scomuniche non interessa che nell’ordina-
mia non vuole essere, nemme- dalla Chiesa gerarchica ci sono mento dello Stato ci sia il di-
no alla lontana, la difesa di don Romolo Murri, don Giu- vorzio. Se sono cattolico e...
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
una Chiesa “ricca”. Dio ne seppe Dossetti, padre Agostino “credo nel mio credo”, so che
scampi! È solo un ragionare Gemelli, Alcide de Gasperi… un amore scelto e consacrato
per cercare di far emergere “Giulio Andreotti”. […] Il cat- è “per sempre”. Punto e ba-
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
problemi sottesi a una qualsia- tolicesimo democratico si con- sta. Certo, come cattolico mi di Don Bosco a chi
si organizzazione economica o cretizzò nella forma della De- batto perché quella legge non segue con simpatia
politica, sociale o religiosa, mocrazia Cristiana. Gli effetti passi, ma se passa non mi fa
volontaristica o comandata. insalubri non si fecero attende- paura, né mi indigna più di il lavoro salesiano tra
Provate a proporre alle grandi re… legge sul divorzio, diritto tanto; so che io non ne farò i giovani e le missioni.
congregazioni (salesiani, ge- all’aborto… tentativo di rego- uso perché appartengo a una
suiti, francescani, Figlie di lamentare le unioni di fatto. Chiesa, e lo Stato non è una
Maria Ausiliatrice, ecc.) di ri- […] I “chissenefrega” della fa- Chiesa. Né posso pretendere
nunciare ai collegi, alle scuo- miglia… talvolta puzzano di uno Stato fatto a immagine
le, alle università, alle case/fa- canonica e incenso.
della mia fede; pretendo uno
miglia, alle organizzazioni be-
nefiche, alle missioni, alle
Gianni@...
Stato che cerchi di tutelare il
bene dei cittadini.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
ONLUS, insomma alle struttu- Caro Gianni, l’uomo è per sua Infine, non mi risulta che i vari
re. Impossibile: tutto è struttu- natura razionale: ha una testa Murri, Dossetti, Gemelli, De
ra e ogni struttura si regge, e dentro c’è un cervello. È una Gasperi, Fanfani, Andreotti
subito il cambio
di indirizzo.
ahimè, sul “vil denaro”, per- “canna pensante”, diceva Pa- siano mai stati scomunicati,
ché questa è la forma, l’asset- scal. Questo gli concede pos- né loro né le loro idee. È lecito
to della società globale.
sibilità dialettiche. Dal con- non essere d’accordo, non è
E ora le conclusioni. Anch’io fronto dialettico nascono idee lecito considerarli “spazzatu-
vorrei tanto che cambiasse la e si creano correnti di pensie- ra” cattolica. Di alcuni di lo-
forma strutturale di questo me- ro che costituiscono la vera ro, guarda caso, si sta ragio- Per la vostra corrispon-
raviglioso gioiello fondato da ricchezza dell’essere vivente. nando per introdurre la causa denza:
Gesù. Come? Boh! In questo Dove sta scritto che bisogna di beatificazione… beh, non IL BOLLETTINO
resto nel desiderio utopico di pensare tutti allo stesso mo- dico di Andreotti ancora “feli-
tutti coloro che vogliono vera- do? Specialmente in politica le cemente regnante”. Questo
SALESIANO
mente bene a Santa Madre idee possono essere le più di- fatto della causa di beatifica- Casella post. 18333
Chiesa, e la vorrebbero… co- verse, perché la politica non è zione vorrà dire qualcosa! O 00163 ROMA Bravetta
me la vuole lei! Non è colpa una religione, ma il luogo del no? Sono stati molto più coe-
nostra se Gesù ha “istituito” dibattito per il “bene comu- renti che non certi cattolici
la Chiesa, e se chi la guida… ne”, cioè di tutti, nessuno nostrani difensori della fami-
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
sono uomini come tutti gli al- escluso. E meno male che è glia solo a parole.
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

1.8 Page 8

▲back to top
& IN ITALIA
NEL MONDO
ABIDJAN,
COSTA D’AVORIO
COMUNICHIAMO
CON EMPATIA
Comunichiamo con empatia è
il titolo della sezione di Comu-
nicazione non violenta tenutasi
nella sede del noviziato di
Abidjan, dell’ispettoria dell’A-
frica Ovest Madre di Dio, dal
14 al 18 marzo scorso, cui han-
no partecipato 20 novizie di 7
congregazioni religiose diffe-
renti. Suor Ana Victoria Ulate
ne è stata la coordinatrice: «Gli
obiettivi “Conoscere e appren-
dere i metodi della comunica-
zione non violenta; manifesta-
re una comprensione rispettosa
di tutti i messaggi ricevuti; dire
quel che si pensa senza susci-
tare ostilità». Apprendere e co-
municare utilizzando l’empatia
permette di esprimere l’amore
che ci abita e vivere in pienez-
za con gli altri la nostra mis-
sione educativa.
SIVIGLIA, SPAGNA
FESTA DELLA
INTERCULTURALITÀ
La Giornata internazionale per
l’Eliminazione della discrimi-
nazione razziale è stata l’occa-
sione per la comunità fma di
Siviglia di vivere la Festa del-
l’interculturalità. Si sono così
incontrati bambini, giovani,
educatori ed educatrici, donne
del laboratorio di geriatria,
suore e immigrati che frequen-
tano la comunità fma. È stato
un pomeriggio ricco di ascolto
e condivisione con una mostra
di oggetti tipici di alcune cul-
8
ture che vivono nel quartiere
dove è inserita la comunità,
così come la degustazione di
bevande e cibi propri delle ter-
re di ciascuno. Significativi so-
no stati i momenti in cui alcuni
giovani e adulti hanno raccon-
tato il perché del loro viaggio,
come sono stati accolti, le loro
speranze, le loro difficoltà.
GIFFONI VALLE
PIANA, ITALIA
PROGETTO
“SCUOLA, FAMIGLIA
& MEDIA”
Lo scorso 27 marzo a Giffoni
Valle Piana (Salerno) si è svol-
ta la Mediafesta, manifestazio-
ne conclusiva del progetto Scuo-
la, Famiglia & Media, organiz-
zato dalle Figlie di Maria Ausi-
liatrice dell’ispettoria meridio-
nale in collaborazione con il
Giffoni Film Festival (che pro-
gramma ogni anno il Festival In-
ternazionale del cinema per ra-
gazzi). Alla presenza di 700
persone, tra ragazzi, insegnan-
ti, dirigenti scolastici e parenti,
sono stati premiati un Corto-
metraggio della Scuola “Maria
Ausiliatrice” di Scutari (Alba-
nia) e uno Spot della Primaria
“Maria Ausiliatrice” di Sovera-
to (CZ) per aver partecipato al
Concorso di Educazione alla
Comunicazione, che ha coin-
volto nel corrente anno scola-
stico le scuole primarie e se-
condarie di primo grado gesti-
te dalle fma in Calabria, Cam-
pania, Puglia, Albania e Malta.
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

1.9 Page 9

▲back to top
redazionale
VALIGIE
PER IL CIELO
Ecco un musical su Michele
Magone, il bullo che Don Bo-
sco trasformò in modello. Ci
sembra un lavoro da proporre
in tempi in cui il bullismo
sembra, ahimè, di moda. Op-
portuna la scelta: quest’anno
ricorre il 150° anniversario
della morte di Michele. Un
direttore di oratorio, don Si-
mone Calvano, l’ha composto
(musica e testi) con Gilberto
Driussi, Giorgio Mocci l’ha
sceneggiato, l’oratorio di Va-
sto l’ha rappresentato, la Elle-
dici l’ha editato per i giovani
e gli animatori che volessero
conoscere la storia di un pic-
colo bullo ante litteram.
NUMISMATICA
a cura di
Roberto Saccarello
VITTORIO VENETO,
ITALIA
conomia di Comunione che,
a differenza dell’economia
consumistica basata sulla
cultura dell’avere, è l’econo-
PER UN’ECONOMIA mia del dare”, diceva Chiara.
DI TIPO SOLIDALE
La sua idea si è fatta realtà
con la creazione di aziende ANNO PAOLINO
9
Anche quest’anno, il CIOFS/FP
di Vittorio Veneto (Treviso)
si è recato al Polo industriale
Lionello Bonfanti e alla col-
legata Cittadella di Loppia-
che, pur inserite nel mercato,
mostrano un diverso approc-
cio al capitale, coniugando
l’economia con la comunio-
ne. In pratica, le aziende, che
Chiuso l’anno paolino nel mese appena tra-
scorso, diamo ancora un cenno alla bella ini-
ziativa della Città del Vaticano che ha emesso
per l’occasione una moneta commemorativa.
no, residenza permanente del
Movimento dei Focolari. Il
Polo che ospita aziende ap-
partenenti a differenti settori
è sorto per volere di Chiara
Lubich, fondatrice del Movi-
mento dei Focolari. Gli stu-
denti sono stati accompagnati
decidono di entrare a far par-
te del Polo, cedono il 30%
del loro utile che viene desti-
nato ai poveri, una parte alla
promozione della “cultura del
dare”, mentre un’altra parte è
reinvestita nell’azienda stes-
sa. Le aziende del Polo dimo-
Con una raffinata moneta da 2 euro, firmata da
Guido Veroi, la Città del Vaticano ha celebrato il
bimillenario della nascita di san Paolo, il più alto
genio religioso della Chiesa primitiva. Saulo, detto
anche Paolo dal suo cognome romano, nacque a
Tarso dalla tribù di Beniamino. Fu avviato, a Geru-
salemme, allo studio delle Sacre Scritture presso il
in un viaggio di scoperta del- strano che la cosa è possibile, rabbino Gamaliele l’Anziano; il suo zelotismo fari-
le leve fondamentali dell’E- anzi auspicabile.
saico lo portò a percepire all’uccisione di Stefano
e a perseguitare i discepoli di Gesù.
Davanti alle porte di Damasco, in seguito a una
miracolosa apparizione di Cristo, fu improvvisa-
mente convertito alla fede. La faccia nazionale del
2 euro mostra, appunto, la conversione dell’“Apo-
stolo delle Genti”: al centro, il cavallo imbizzarrito
montato da Paolo nel momento in cui viene inve-
stito dalla luce della verità e ode la frase “Saul,
Saul, perché mi perseguiti?”; sullo sfondo le torri
della città di Damasco.
Tiratura: 106.084 esemplari realizzati in versione
fiori di conio.
Info: Ufficio Numismatico del Governatorato
00120 Città del Vaticano
Tel. 06/69.88.34.11
e-mail: order.ufn@scv.va.
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

1.10 Page 10

▲back to top
Il BS di luglio 1909 dà conto in un articolo
della straordinaria “fioritura” dell’oratorio
salesiano di Trieste, tanto che si rese
necessaria la costruzione di una nuova
chiesa capace di contenere gli oratoriani.
La foto dello stesso BS ne fa fede.
CHENT’ANNOS
DE AMORE
Una cooperatrice di Santu
Lussurgiu invia in redazione
il libro del centenario (2007)
delle FMA con poesie in dia-
letto e una ventina di pagine
che rendono onore a “sas
monzas”, le suore FMA che,
dopo 102 anni, lasciano il
paese. Salesiani e suore han-
no lavorato bene a Santu
Lussurgiu che ha corrisposto
in modo splendido dando 36
vocazioni femminili alle
FMA e 38 ad altre congrega-
zioni. Ai salesiani ha dato 12
sacerdoti, due coadiutori e
un chierico, più 21 altri sa-
cerdoti diocesani o religiosi.
Una vera messe. I tempi pur-
troppo costringono a “ridi-
mensionare” e “ricollocare”
le presenze, anche se la sof-
ferenza di lasciare terre fe-
conde è tanta, soprattutto in
chi deve prendere decisioni
così dolorose.
10
Grazie a Dio, l’Oratorio Salesiano di Trieste
continua a prosperare in modo mirabile. Attor-
no le tre squadre ginnastiche, la scuola di can-
to, le varie sezioni drammatiche e la fanfara e
la musica, vanno affollandosi sempre più altri
figli del popolo, per cui la costruzione di una
chiesa capace a contenerli per le funzioni reli-
giose si è resa indispensabile, e difatti la pri-
ma domenica di giugno se ne pose solenne-
mente la prima pietra.
“Le festività – così l’Osservatore Triestino del
7 giugno u.s. – si apersero nel pomeriggio di
sabato con una fiera di beneficienza disposta
da un eletto comitato di signore assieme alle
patronesse dell’Opera Salesiana. I vari edifici
dell’Oratorio erano imbandierati a festa, ed i
banchi di vendita, nel giardino, addobbi con
festoni dai colori nazionali. Alle 5 ½ i giova-
netti cantarono un inno pregevole, lavoro del
M° Toffolo, con accompagnamento di banda;
seguì poi un concerto, il cui interessante pro-
gramma fu svolto dai bravi ragazzi con grande
valentia.
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS
MAGDEBURG,
GERMANIA
SOLIDARIETÀ
GIORNO E NOTTE!
Il Centro giovanile “Don Bo-
sco” di Magdeburg, affidato
dal 1992 alle Figlie di Maria
Ausiliatrice, è spazio di in-
contri e ponte di interazione
tra bambini, ragazze, giovani
e adulti. All’interno del Cen-
tro giovanile, dal 2006, si è
costituito un gruppo speciale
intitolato a “Maria Mazzarel-
lo”. Angela Brix, la fondatri-
ce: «Vogliamo vivere la soli-
darietà concreta aiutando le
mamme in difficoltà per i lo-
ro piccoli». Così i promotori
del gruppo, 12 tra uomini e
donne, organizzano due volte
all’anno un mercato notturno
(dalle ore 20 alle 23) di ve-
stiti e giocattoli per bambini.
Il prezzo è conveniente trat-
tandosi di oggetti usati, ma
belli e utili e le possibilità di
incontro con tante persone
attirano la gente. Per con-
fezionare la merce in vendita
si crea un’ampia rete di col-
laborazione che coinvolge
anche nonni e nonne. Ve-
nerdì 13 marzo il mercato
notturno è stato visitato da
circa 800 persone! Una riso-
nanza straordinaria!

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (24)
Divagazioni (mica tanto) su una consuetudine inveterata che non morirà nonostante la crisi:
certe scelte delle ragazze d’oggi...
Ormai è piena estate e Alice, assieme a Sara, dell’amorevole mammina”. “Noooo!”, esclamano
sta passando la mattinata in piscina, in le amiche in coro. “Sììììì!”, conferma Chiara soddi-
attesa di partire per le vacanze. “A che ora sfatta. “Sicché si è rifatta il seno… a diciotto
ha detto che sarebbe arrivata Chiara?”, chiede Ali- anni?”, si meraviglia Alice. “Già! La sua misera
ce. “Doveva fare delle commissioni per la madre, quasi seconda misura è diventata una quarta,
dovrebbe arrivare tra poco”. “Bene; aspettiamo come tutti possono notare”. Le tre ragazze riman-
ancora un po’ per fare il bagno tutte assieme”, dice gono in silenzio per qualche minuto a contemplare
Alice. In quel momento la gaia voce di Chiara si stupite la ragazza minuta che, al centro del gruppo
distingue dal vociare e dal rumore dei tuffi. Alice e di amici, si muove un po’ goffamente forse impac-
Sara si voltano; l’amica chiacchiera con un grup- ciata dalla novità.
petto di ragazzi. “Chiara ha la capacità di fare
amicizia con tutti, dice Sara, a me quelli là non >> Però… Beata lei, sussurra Sara. Alice e Chia-
rivolgono nemmeno un ciao. “Si danno arie i ra guardano l’amica. “Non credo di avere capi-
signorinelli dell’ultimo anno… pure
to”, dice Chiara. “Sei impazzita?”, si
le ragazze!”, dice Alice con una
vena di disprezzo. “Ciao,
meraviglia Alice. “Beh, anch’io
ho delle misure striminzite… 11
bellissime!”, urla Chiara
un’aggiustatina non mi
arrivando di corsa con
disturberebbe”, dice Sara
il suo solito buon
arrossendo. Chiara rim-
umore. “Ciao Chia-
becca: “Sei bellissima,
ra!”. “Ragazze…
e se fossi anche un
Non potete imma-
po’ meno cretina sare-
ginare la novità”,
sti perfetta!”. “Dici
continua Chiara
bene tu con la tua ter-
con fare misterioso.
za misura; e anche Ali-
Quale?”, chiede
ce non è messa male;
Sara. “Giulia Consal-
prima di parlare dovreste
vi, là in mezzo al grup-
sapere cosa significa sentir-
petto… Non vi sembra ci
si giudicate dai ragazzi”, sbot-
sia qualcosa di mooolto
ta Sara. Ma Chiara non si dà per
diverso in lei?”. Alice e Sara,
vinta: “Sarai pure magrolina, ma stai
curiose, si voltano verso il gruppetto che
bene così. Soprattutto sei intelligente e sana!
si sta dirigendo ai bordi della piscina.
Dovresti ringraziare Dio per questo, non invidiare
una poveretta che si è fatta regalare i seni nuovi.
>> Mmm... non saprei, mugola Sara. “Maddai! Quell’idiota pensa che adesso la sua vita sarà
Hai bisogno di un buon paio di occhiali! Alice, tu perfetta come… come i suoi seni di plastica! Le
che dici?”, interroga Chiara. “Boh… Non è che la cose importanti sono altre o no?”. “Va beh, dai,
conosca benissimo”. “Ma non notate niente sotto dicevo così…”, balbetta Sara imbarazzata. “Allora
quel microscopico costume?”, continua Chiara. “In non lo dire mai più”, taglia corto Chiara. “Ecco,
effetti, quel seno gigante sotto i vestiti non si nota- non credo che ci sia altro da aggiungere, a parte
va”, dice Sara. “Non è che non si notava, non c’e- che mi sembra l’ora di un buon bagno”, dice Ali-
ra proprio un mese fa!”, dice Chiara con espressio- ce prendendo la mano delle sue amiche. Le
ne raggiante, osservando l’espressione stupita delle ragazze sorridono e cominciano a correre verso
amiche. “Vorresti dire…?”, prova a chiedere Alice. l’acqua della piscina dove si tuffano al volo,
Voglio dire che Giulia Consalvi, per il suo diciot- riempiendo di schizzi tutti quelli che si trovano lì
tesimo compleanno, si è rifatta il seno: regalo attorno.
ٗ
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

2.2 Page 12

▲back to top
CHIESA
LE ENCICLICHE
SOCIALI (6b)
POPULORUM di Silvano Stracca
PROGRESSIO
“B Stemma araldico di Paolo VI.
isogna affrettarsi”. “È in
gioco la vita stessa dei
poveri, la pace civile nei
paesi in via di sviluppo
e la pace nel mondo”. “Vogliano i
responsabili ascoltarci, prima che
LE ESORTAZIONI
ACCORATE DI PAPA
MONTINI NELLA
SUA IMPORTANTE
ENCICLICA SOCIALE
NON SONO PASSATE
DI MODA.
12 sia troppo tardi”. Diversamente su-
NAZIONALISMO
E RAZZISMO
Tra gli ostacoli che si oppongono
all’edificazione di un mondo più giu-
sto, l’enciclica addita nazionalismo e
razzismo. “È naturale – osserva il
pontefice – che comunità da poco
pervenute all’indipendenza politica
siano gelose di una unità nazionale
ancora fragile, e si preoccupino di
sciteranno “il giudizio di Dio e la
collera dei poveri, con conseguenze
imprevedibili”. Più di otto lustri so-
no passati da quando Paolo VI scri-
veva la Populorum progressio, ma
tuttora risuonano vive e attuali, in
tutta la loro drammatica verità, le
esortazioni pressanti del Papa, l’ar-
ditezza delle sue proposte, il suo ri-
chiamo forte e chiaro alla funzione
della Chiesa di coscienza critica
della società.
LO SVILUPPO
E GLI SPRECHI
Lo sviluppo integrale dell’uomo
non può aver luogo senza lo svilup-
po solidale dell’umanità”, afferma
l’enciclica. “Il dovere di solidarietà
che vige per le persone vale anche
per i popoli. Le nazioni sviluppate
hanno l’urgentissimo dovere di aiu-
tare le nazioni in via di svilup-
po…Se è normale che una popola-
siderare come normale che un Pae-
se evoluto consacri una parte della
sua produzione al soddisfacimento
dei loro bisogni”.
Papa Montini ribadisce che “il su-
perfluo dei paesi ricchi deve servire
ai paesi poveri. La regola che valeva
un tempo in favore dei più vicini deve
essere applicato oggi alla totalità dei
bisognosi del mondo”. Altrimenti
“l’avarizia inveterata” dei ricchi “non
potrà che suscitare la reazione”, vio-
lenta, dei meno fortunati. Paolo VI
condanna pure “gli sperperi” di al-
cune nazioni: “Quando tanti
popoli hanno fame, quando
tante famiglie soffrono la
miseria, quando tanti uo-
mini vivono immersi nell’i-
gnoranza, ogni sperpero
pubblico o privato, ogni
spesa fatta per osten-
tazione naziona-
le, ogni corsa
proteggerla. È pure normale che le
nazioni di vecchia cultura siano fiere
del patrimonio che hanno avuto in
retaggio dalla loro storia. Ma tali
sentimenti legittimi devono essere
sublimati dalla carità universale che
abbraccia tutti i membri della fami-
glia umana. Il nazionalismo isola i
popoli contro il loro vero bene; e ri-
sulterebbe particolarmente dannoso
là dove la fragilità delle economie
nazionali esige invece la messa in
comune degli sforzi, delle conoscen-
ze e dei mezzi finanziari onde realiz-
zare i programmi di sviluppo”. Il raz-
zismo, osserva Paolo VI, “non è
appannaggio esclusivo delle na-
zioni giovani, dove si dissimula
talvolta sotto il velo delle riva-
lità di clan e di partiti politici,
con grande pregiudizio della
giustizia e mettendo a repen-
taglio la pace civile. Duran-
te l’era coloniale – ri-
corda il Papa – ha
zione sia la prima beneficiaria dei estenuante agli
doni che le ha fatto la provvidenza, armamenti, di-
spesso imperversa-
to tra coloni e in-
nessun popolo può, per questo, pre- venta uno scan-
digeni, creando
tendere di riservare a suo esclusivo dalo intollerabi-
ostacoli alla com-
uso le ricchezze di cui dispone. Di le. E noi abbia-
prensione recipro-
fronte alla crescente indigenza dei mo il dovere di
Paesi in via di sviluppo, si deve con- denunciarlo”.
Papa Paolo VI.
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

2.3 Page 13

▲back to top
Il secondo incontro tra papa
Montini e il patriarca Atenagora,
a Roma nel 1967, dopo quello
a Costantinopoli del 1964.
La preziosa tiara regalata
al Papa dai milanesi. Paolo VI
preferì venderla per donare
il ricavato ai poveri.
Occorre quindi riconvertire le econo-
mie di guerra, che dominano le na-
Papa Montini scherza
con i bambini.
zioni più potenti, in economie di pa-
ca e provocando rancori che sono la
conseguenza di vere ingiustizie”. Il
razzismo costituisce altresì “un osta-
colo alla collaborazione tra nazioni
sfavorite e un fermento generatore di
divisione e di odio nel seno stesso
degli Stati, quando, in spregio dei di-
ritti imprescrittibili della persona,
individui e famiglie si vedono ingiu-
stamente sottoposti a un regime d’ec-
cezione, a causa della loro razza o
del loro colore”.
ce; occorre riconvertire le strutture
produttive finalizzate al profitto e al
superfluo, orientandole invece al be-
ne comune e alle necessità dei poveri.
Il documento pontificio incoraggia
quindi gli esperti e i responsabili a
escogitare soluzioni che siano valide
a lungo termine. Di qui l’insistenza
sulla necessità della formazione cul-
turale e dell’alfabetizzazione. Ma so-
prattutto papa Montini si prefig-
ge d’incidere immediatamente sul-
la realtà. È una preoccupazione che
Riforme urgenti devono essere intra-
prese senza indugio”. Urgono dei
“cambiamenti”, sono “indispensabi-
li” riforme profonde. Ma è proprio la
consapevolezza dell’urgenza che in-
duce il Papa a parlare di “gradualità”
delle prime riforme per evitare il
caos. “Bisogna che l’opera da svol-
gere progredisca armonicamente, pe-
na la rottura di equilibri indispensa-
bili. Una riforma agraria improvvi-
sata può fallire il suo scopo. Una in-
dustrializzazione precipitosa può dis-
13
ritorna di continuo nelle sue parole e sestare strutture ancora necessarie e
AIUTI AI MENO
aiuta a comprendere il tono d’affan- generare miserie sociali”.
FORTUNATI…
no, quasi d’angoscia, delle sue am-
monizioni. A suo avviso è necessario PROPOSTE
Il Papa si dice afflitto da una situa-
zione generale “così gravida di mi-
nacce per l’avvenire”. Tuttavia con-
serva la speranza che un bisogno più
sentito di collaborazione, un senti-
mento più acuto della solidarietà fini-
ranno con l’aver la meglio sulle in-
comprensioni e gli egoismi. “Proprio
a questo bisogna arrivare. La solida-
rietà mondiale, sempre più efficiente,
deve consentire a tutti i popoli di di-
venire essi stessi gli artefici del loro
destino”. Se il passato è stato troppo
contrassegnato da rapporti di forza
tra nazione e nazione, “venga final-
mente il giorno – è l’auspicio dell’en-
ciclica – in cui le relazioni interna-
zionali portino il segno del rispetto,
dell’amicizia, dell’interdipendenza
nella collaborazione”. Paolo VI sa
bene che il problema dello sviluppo è
in primo luogo una questione di “ri-
conversione” di sistemi e strutture.
agire subito: “La situazione attuale
dev’essere affrontata coraggiosamen-
te e le ingiustizie che essa comporta,
combattute e vinte. Lo sviluppo – in-
calza – esige delle trasformazioni au-
daci, profondamente innovatrici.
DRAMMA
DEI GIOVANI STUDENTI
“È doloroso pensarlo: numerosi
giovani, venuti in Paesi più pro-
grediti per apprendervi la scien-
za, la competenza e la cultura
che li renderanno più atti a ser-
vire la loro patria, vi acquistano
certo una formazione di alta
qualità, ma finiscono in non rari
casi col perdervi il senso dei va-
lori spirituali che spesso erano
presenti, come un prezioso pa-
trimonio, nelle civiltà che li ave-
vano visti crescere”.
Improntate a questo duplice carat-
tere di urgenza immediata e di gra-
dualità sono le proposte concrete
che il Papa fa. Comincino subito i
paesi in via di sviluppo a realizzare
intese con i paesi confinanti, a crea-
re zone di sviluppo concertato. Si
facciano subito sforzi concreti per
superare ogni nazionalismo e ogni
razzismo. In prospettiva il Papa
guarda a soluzioni di ampio respiro
quali la costituzione di un “ordine
giuridico universalmente ricono-
sciuto” e di un’autorità sopranazio-
nale che possa garantire la giustizia
sul piano economico e su quello po-
litico, nonché l’istituzione di un
Fondo mondiale comune per sov-
venzionare le spese necessarie per
lo sviluppo, alimentato da fondi sot-
tratti alle dispendiose spese militari.
(Continua )
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

2.4 Page 14

▲back to top
ANNIVERSARI
CHARLES DARWIN
EVOLUZIONE
E STUPORE di Sabino Palumbieri
Un anniversario che…
scotta. Darwin ha
L’edizione del 1859 del fortunato
libro di Darwin On the origin
of species.
cambiato le carte in
onorificenze che non lo stesso New-
tavola della storia della
creazione. Una teoria
ton. L’avventura di questo libro-
prodigio viene attribuita a un’analisi
accurata e dettagliata dei dati rac-
rivoluzionaria la sua che
colti nelle sue appassionate escur-
sioni geologiche e zoologiche. E
14
tuttavia non ha
scrisse in 57 mesi note così distri-
cancellato – anche se
molti lo vorrebbero –
buite: 770 pagine di diario, 368 di
materia zoologica, 1383 di osserva-
zioni geologiche. Le specie raccolte
l’idea del Pensiero
conservate in bottiglie con alcool
erano 1529 e 3917 i campioni dis-
Intelligente Creatore.
seccati. E furono proprio i fringuelli
delle isole Galàpagos, in Ecuador, a
ispirare a Darwin – come egli stesso
attestò – le leggi dell’evoluzione.
Charles Darwin (1809-1882),
botanico, zoologo, biologo
geologo.
Ve lo immaginate? Un giova-
ne appassionato di scienze
naturali su un brigantino
Beagle in stato decadente –
tutto rannicchiato in un’amaca con
la sua statura di un metro e ottanta.
È circondato da 250 libri, bussole,
cronometri, sestanti. Dorme poche
ore. Poi si desta carezzato dalla
brezza prealbare. E per tutto il gior-
no è flagellato dal vento forza otto e
bruciato dal sole. Percorre le inter-
minabili coste del Brasile, poi del-
l’Argentina e fino alle isole ecuado-
riane Galapagos. Cominciò a 22 an-
ni, concluse a 28. Charles era un
medico mancato, ma un naturalista
innamorato; aveva una rara capacità
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS
di analisi, rigorosa e severa, accom-
pagnata da una splendida genialità
di sintesi. Nel viaggio planetario si
affermò come geologo, dedicandosi
a raccogliere una quantità smisurata
di reperti, arrampicandosi su rocce
ed esplorando vulcani.
UN LIBRO FAMOSO
Nato il 24 novembre 1809, a 50
anni, nel 1859, Charles Darwin scri-
ve quel best-seller fuori squadra che
è On the origin of species (Sull’ori-
gine della specie). Se ne stampano
1250 copie. E la prima edizione
durò un solo giorno! La seconda
edizione in tremila copie durò pochi
mesi. Così subito la terza. Intanto si
diffondevano traduzioni in tutto il
mondo. Durante il corso della sua
vita – morì nel 1882 – ebbe più
L’ALBERO DELLA VITA
Nel 1837 egli aveva tracciato “un
albero della vita” (tree of life), pub-
blicazione subito diffusa in 1300
copie. Il nucleo del messaggio
dell’Origine della specie fu deno-
minato branching evolution: tratta-
va di un insieme di specie divergen-
ti, pur provenendo da un antenato
comune. Le forme inferiori biologi-
che sono passate a forme superiori,
lungo un filum, per una convergenza
di fattori diversi: mutazione dell’ap-
parato genetico, selezione naturale
(operata cioè dalla stessa natura),
adattamento all’ambiente e alle sfi-
de cangianti, lotta per la sopravvi-
venza. L’organismo umano sarebbe
l’approdo di un lungo processo evo-
lutivo (ominazione) da forme biolo-
giche infraumane e forme ominidi

2.5 Page 15

▲back to top
gono al completa-
mento della crea-
zione. Insomma non
è più vero quello che viene prima
(nella classica formulazione: id ve-
rius quod prius), ma è più vero quel-
lo che viene dopo. In un certo senso
si potrebbe dire che l’evoluzione
completa la creazione, che emerge
una razionalità nella natura che non
può essere frutto di eventi puramente
casuali, ma postula una mente ordi-
natrice.
Il fringuello delle Isole Galapagos
che suggerì a Darwin l’idea,
trasformata poi in teoria,
dell’evoluzione.
L’IDEA DOMINANTE
salto di qualità nella loro forma di
essere, rispetto alle forme precedenti
L’albero della vita tracciato
da Darwin.
Comunque, anche secondo E in particolare si esige l’intervento
Darwin la posizione dell’evoluzione del Creatore nel dotare la specie su-
non contraddice quella della crea- periore – il fenomeno Uomo appro-
zione. Tuttavia, dopo di lui correnti dato dal travaglio dell’evoluzione –
sino alla forma umana. Nell’intento
dell’autore, pur personalmente gno-
stico, ma che si professa creazioni-
sta, questa ipotesi lasciava spazio
di pensiero contrapposte estremiz-
zarono la scoperta dello scienziato
britannico, interpretandola in senso
ideologico. Sia il materialismo che
riduce tutto, anche l’uomo spiritua-
di qualità che lo rendono unico e ir-
repetibile, soprattutto ponendo in
essere radicalmente la dimensione
dell’anima spirituale, principio del-
l’intellettività, della libertà, della re-
all’impulso originale e originario le, a una forma di materia (epifeno- lazionalità, culminante nella capa-
del Creatore.
meno), sia il rigidismo creazionista cità dell’amore come dono.
La riflessione posteriore, dovuta che rifiuta la teoria perché contrad-
15
soprattutto a St. George Jackson Mi- direbbe alla Bibbia. Ancora una vol- L’ICONA DI DIO
vart (1827-1900), concepisce l’evo- ta, come al tempo di Galilei, si è
luzione come un “muoversi verso”. I confuso e si confonde il “che cosaÈ proprio grazie a tale dimensione
meccanismi evolutivi, considerati in
una prospettiva globale, mostrano
Dio volle rivelare dal “come” Dio lo
rivelò, per adattarsi allo sviluppo
che l’uomo è icona vivente di Dio,
e figlio di Dio. Che non ha un desti-
una direzionalità, un movimento che culturale del tempo.
no, ma una destinazione: quella del-
si dirige verso la complessità e la co- In realtà, una pacata analisi della la Casa di Dio; quella di Dio, Si-
scienza. Insomma, si evidenzia un fi-
nalismo che ha come meta l’essere
posizione evoluzionistica – di con-
tro a certe interpretazioni naturali-
gnore e Padre, come casa.
Si può rilevare, dalla teologia del-
più alto e più complesso di tutti gli stiche come quella di Haeckel e di l’evoluzione, una spiritualità che ci
esseri, l’essere pensante, cioè l’uo- Monod – la rende accettabile, a con- pare molto vicina a quella di Fran-
mo. In questa prospettiva le nozioni
di ordine e di armonia non sarebbero
dizione che siano salvati alcuni fon-
damentali principi dell’essere: quali
cesco d’Assisi quando intona il
“Cantico delle creature”. Sembra in
appannaggio del passato, al contrario la causa efficiente e finale di esseri quella stupenda lirica che “ il Pove-
sono mete da raggiungere, apparten- che si manifestano caratterizzati dal rello” colga questi splendidi e inno-
centi esseri viventi e perfino le cose
(il sole, la luna, l’acqua, il fuoco)
come provenienti ancora caldi dalle
mani di Dio Creatore, Provvidente e
Padre. La tenerezza di Dio che si
offre si congiunge alla tenerezza
della creatura che lo riceve. Lo stu-
pore di Francesco, dovuto all’incan-
to dell’universo, è la forma più alta
di ecologia divina.
Che cos’è l’evoluzione? È la pa-
squa del cosmo: il passaggio delle
forme delle creature che formano il
cosmo. Cosmo, per l’appunto, bel-
lezza, preludio dei Cieli nuovi e Ter-
ra nuova, dove abiterà quella giusti-
Una delle tante rappresentazioni delle tappe evolutive dell’uomo.
zia che ha il respiro universale. ٗ
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

2.6 Page 16

▲back to top
BOX
redazionale
L’AQUILA, ITALIA
QUANDO
LA TERRA TREMA
Ore 3.30 del 6 aprile: il terre-
moto. L’Aquila e il suo terri-
torio sono devastati da una in-
terminabile serie di scosse
telluriche. Duramente colpite
anche le due opere salesiane
presenti in città:
– i salesiani e gli universitari
loro ospiti, bruscamente ri-
svegliati dalla primo pauroso
sussulto della terra, si sono ri-
versati nel cortile dell’istituto
e ci sono rimasti per il resto
della notte. Non ci sono più
rientrati: la struttura conside-
rata “inagibile” è stata eva-
cuata: i religiosi sono stati ac-
colti presso la casa di Ortona
e gli studenti sono tornati
presso le rispettive famiglie;
– le Figlie di Maria Ausilia-
trice, ubicate poco lontano,
non sono state più fortunate.
Anch’esse costrette a sloggia-
re, sono state accolte in varie
loro case di Roma.
La città è rimasta così priva di:
– cinque salesiani;
– un CFP che a corsi com-
pleti accoglie una settantina
di giovani;
– l’oratorio con circa 300 ra-
gazzi delle varie associazioni;
– il pensionato universitario,
composto di 99 studenti;
– un cinema a carattere cultu-
rale molto apprezzato in città.
Inoltre, da parte delle FMA:
– sette suore;
– una casa/famiglia con una
decina di ragazze in diffi-
coltà;
– un pensionato universitario
con 24 studentesse.
È subito scattata la solida-
rietà. La comunità salesiana
ringrazia il giornale “Libero”
che ha dedicato alcune pagine
del numero di martedì 14
aprile (compresa la prima) al
disastro abruzzese e in parti-
colare ai danni subiti dai sale-
siani, aprendo nel contempo
una sottoscrizione per aiutare
l’opera a risorgere. “Questo
lo sistemiamo” titolava in pri-
ma pagina a grandi caratteri
l’articolo di fondo, riferendo-
si all’oratorio, la casa dei gio-
vani. È, ci pare, la prova che
in nome della solidarietà si
supera ogni barriera. “Libero”
ha scelto di orientare il suo
impegno solidale per riattiva-
re in tempi compatibili spazi
educativi, morali e religiosi
riservati ai giovani.
16
BICENTENARIO DON BOSCO
È iniziato il grande “pellegrinaggio” di Don Bo-
sco attraverso il mondo… Terminerà nel 2014
bicentenario della sua nascita. L’urna con una
reliquia insigne del suo corpo si trova in questo
mese di luglio in Cile. In agosto sarà in Argenti-
na. Il pellegrinaggio è iniziato il 25 aprile con la
sosta nelle case salesiane di Roma e del Lazio
per due mesi.
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS
BREVISSIME DAL MONDO
CITTÀ DEL VATICANO.
Sconcerto per la candida-
tura che “non annuncia
nulla di buono” – afferma
il cardinale di Mumbai –
nello Stato indiano di
Orissa, di Dara Singh,
estremista indù, respon-
sabile dell’omicidio di un
missionario protestante
bruciato nella sua auto
con i due figli di 7 e 9 an-
ni, ferocemente anticri-
stiano e coinvolto nell’o-
micidio di un sacerdote
cattolico nel 1999.
ROMA, ITALIA. Da 50 an-
ni la Chiesa è in semiclan-
destinità in Cina. Nei suoi
numerosi “campi di lavo-
ro” i tristemente famosi
“laogai” sono rinchiusi,
sfruttati e spesso torturati
migliaia di dissidenti del
regime, tra cui monaci tibe-
tani, vescovi cattolici, pa-
stori protestanti assieme a
delinquenti comuni. Una
conferenza a Roma ha sve-
lato aspetti inquietanti del
regime riguardo ai diritti
umani.
CITTÀ DEL VATICANO.
Nella prima settimana di
aprile sono giunti a Roma
numerosi giovani dell’ar-
chidiocesi di Madrid per
ricevere in consegna la
croce che percorrerà di-
verse città della Spagna
prima di approdare nella
capitale per il grande ra-
duno dei giovani del mon-
do che ivi nel 2011 cele-
breranno la Giornata
Mondiale della Gioventù.

2.7 Page 17

▲back to top
a cura del direttore
DON STEFANO
VARNAVÀ
È morto il 19 marzo u.s.
uno dei più noti autori di te-
sti e musica sacra del no-
stro tempo, don Stefano
Varnavà, musico, liturgista,
insegnante e sacerdote
zelante oltre ogni immagi-
nazione. Ha educato
schiere di giovani al canto,
alla musica, alla gestualità.
Splendide le parole di al-
cuni canti, come “Vocazio-
ne”, “Maria tu che hai atte-
so”, “E sono solo un uo-
mo”, editi anche dalla
salesiana Elledici.
MACERATA, ITALIA
Standing ovation per il sa-
lesiano don Ennio Borgo-
gna, dichiarato “maceratese
dell’anno”. Ab immemorabili
direttore dell’oratorio della
sua città (con lui non fun-
ziona il “nemo propheta in
patria sua”), i giovani gli
hanno composto una dedi-
ca speciale: “Don Ennio sei
il Pistacoppo (tipica e sim-
patica espressione mace-
ratese, che si riferisce al pic-
cione che cammina in alto,
sopra i coppi) della nostra
vita, padre dei don Ennio
boys – grati per sempre”.
17
GALBATO, ITALIA
Un posto splendido per
una vacanza diversa. Si
tratta del “Villaggio della
Pace” ubicato in Sicilia tra i
monti Nebrodi e il Tirreno
in contrada Galbato di
Gioiosa Marea (ME). È per
sacerdoti, religiosi, ma an-
che laici che intendono fa-
re una forte esperienza di
Dio nel silenzio e nella pre-
ghiera, nel lavoro.
Per saperne di più: Tel/fax
0941/39100; E-mail: p.ia-
no@tiscalinet.it; Sito In-
ternet: www.villaggiodel-
lapace.it.
CHIARI, ITALIA
“Onore al merito”. Una sta-
tistica condotta su 33mila
studenti della Statale di Mi-
lano pone al primo posto
per quoziente voti d’esa-
me/anni di iscrizione, il li-
ceo Scientifico salesiano
san Bernardino di Chiari,
con i 15 studenti migliori.
Ci sarà un motivo! Lo spie-
ga don Luigi Mapelli: il me-
todo migliore è “studiare
con insegnanti che ti fanno
amare la scuola, e ti dan-
no una mano quando hai
un problema!”. È il metodo
di Don Bosco.
PORTICI, ITALIA
Il teatro è sempre vivo nel-
le case salesiane: sia quel-
lo moderno sia quello più
tradizionale con pochi mez-
zi ma con la voce, le mani,
il cuore degli attori che pu-
liscono, preparano la sce-
na, scrivono il testo, recita-
no, cantano e, ultima sfac-
chinata, rimettono tutto a
posto. È il tipo di teatro, ne
siamo fermamente convinti,
più educativo. Nella foto:
Don Pascà… fa acqua a
pippa”, di Gaetano Di Maio
– Auditorium san Domeni-
co Savio, Portici.
CASERTA, ITALIA
È sempre una festa impe-
gnata l’incontro di un
gruppo di famiglia presso
una struttura salesiana,
perché oltre alla gioia del-
la convivialità, della pre-
ghiera, della liturgia, del
canto, c’è sempre il tem-
po dell’impegno dell’ana-
lisi, dell’approfondimen-
to, della progettazione…
Nella foto, il momento
conviviale dei 140 parte-
cipanti al raduno provin-
ciale dei cooperatori sale-
siani presso l’istituto di
Caserta.
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

2.8 Page 18

▲back to top
VIAGGI
L’ULTIMO VOLO
a cura di Giancarlo Manieri
più un asino vivo che un cavallo
morto’… Adesso io sono più morto
che vivo”. In effetti, il 28 marzo, do-
vette essere ricoverato all’ospedale
dell’Isola Tiberina di Roma.
AL FATEBENEFRATELLI
Là trovò il dottor Lapponi, medico
personale del Papa; là ebbe la forza
di scrivere al suo vecchio padre per
tranquillizzarlo, ma forse non ci cre-
deva più nemmeno lui alla guarigio-
ne. Là ancora si fece notare per la
sua bontà: “Strappava le lacrime”,
testimonia l’infermiere del Sacro
Cuore, don Giuseppe Iorio, che an-
dava spesso a fargli visita. A lui Ce-
ferino tre giorni prima di morire eb-
be la forza di raccomandargli il suo
vicino di letto: “Padre, le raccoman-
do questo povero giovane qui al mio
fianco… vedesse quanto soffre… Di
notte non dorme quasi mai e tossi-
sce sempre”. Era più preoccupato
degli altri che di sé. Come sempre.
18
Prima del viaggio in Patagonia mi
sono personalmente recato all’ospe-
dale della Tiberina. Sapevo che c’era
un ricordo del principino delle Ande.
L’isola Tiberina completamente occupata dall’ospedale san Giovanni Calibita
dei Fatebenefratelli.
Chiesi a uno dei responsabili, il dot-
tor Giuseppe Micheli, se e dove fosse
questo ricordo. Mi accompagnò nella
L’ultima tappa della vita
terrena di Ceferino
si compì all’ospedale
san Giovanni Calibita
dell’Isola Tiberina, tenuto
co della Patagonia. L’ultima tappa fu
il collegio salesiano di Frascati, do-
ve entrò il 21 novembre del 1904 e
dove dimorò come studente ginna-
siale fino al 28 marzo 1905. Furono
mesi di emozione per compagni e
superiori che non senza stupore sco-
prirono nell’indio le virtù di Dome-
sala “Assunta”, che ai tempi di Cefe-
rino era la corsia “Amici”, oggi tra-
sformata in grande sala congressi con
l’immagine dell’Assunta posta sopra
un altare di fondo entro una cornice
barocca, decorata ad angioletti di
stucco. Proprio lì, sul lato sinistro
dell’altare, ai piedi di un’imponente
colonna barocca che con quella di de-
dai Fatebenefratelli.
nico Savio. Nonostante la salute or- stra fa da sostegno al grande arco che
mai compromessa, si mise di buona incornicia l’altare dell’Assunta, ho
lena a studiare e seguire le lezioni in visto il dipinto di Ceferino, vestito
italiano affrontando quindi un’altra con il quillango mapuche e una fiac-
lingua. Durante i primi mesi risultò cola sormontata da una croce sulla
Per Ceferino in Italia si avvici-
na velocemente il momento
finale. È entrato da qualche
mese nel collegio salesiano
il 2° della classe. Egli sognava le
sue desertiche ma per lui splendide
terre – a ogni uccello il suo nido è
bello! – ricordava con nostalgia i
destra levata in alto. Sotto il dipinto
la scritta: “Venerabile Zeffirino Na-
muncurá Giglio della Patagonia: fi-
glio del capo Tribù Manuel nato a
Villa Sora di Frascati, dopo aver vi- suoi incontri con i salesiani, riviveva Chimpay (Rio Negro) Repubblica Ar-
sitato Genova, Torino (dove fu addi- la visita con il Papa… sembrava fe- gentina il 26 agosto 1886 morto in
rittura “membro speciale” del 10° lice. Ma la tosse lo debilitava. Lo concetto di santità a Roma l’11 mag-
Capitolo Generale – 23 agosto/13 sorreggeva solo la tenacia mapuche. gio 1905 nella Sala Assunta”. La tar-
settembre 1904 – e dove poté vedere E forse egli cominciò a capire… ga sopra il dipinto invece reca la
il corpo di Don Bosco appena riesu- Scrisse a don Beraldi “Eccomi per scritta “l’11 maggio 1905 nell’antica
mato) Milano, Roma. Dovunque, darle una notizia che le risulterà sala ‘Amici’ di questo ven. Ospedale
egli era presentato da chi l’accompa- certo poco gradevole. Quando ero a il servo di Dio Zeffirino Namuncurá
gnava come il figlio del Gran Cacic- Viedma, lei spesso mi ripeteva: ‘Vale chiudeva santamente la sua breve
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

2.9 Page 19

▲back to top
giornata terrena”. Ho fotografato la ma di rivolgersi di
colonna, pregando anche di sostituire nuovo al dottor
il vetro del quadro crinato in più parti. Lapponi: “Lei,
dottore, tra di-
GLI ULTIMI GIORNI
ciotto mesi”.
Profezia? I sa-
Il letto 24 della corsia “Amici” lesiani che mi
dunque, ospitava il figlio della pam- hanno raccon-
pa che vi era stato ricoverato con la tato il fatto in
diagnosi: “processo polmonare fimi- Argentina mo-
co”. Lo curava, dicevamo, il dottor stravano di
Giuseppe Lapponi medico sia di Leo- crederci e mi
ne XIII, sia di Pio X, un luminare che snocciolarono i ri-
tuttavia nulla poté contro il male del sultati: “Ceferino
suo giovane paziente. Qualcosa di par- murió ocho dias
ticolare e forse di straordinario av- después / morì
venne in occasione di una visita di dopo otto giorni; il
Lapponi al giovane indio. L’episodio medico caposala
l’ha raccontato con dovizia di parti- otto settimane ap-
colari la nipote, signora Maria Lapponi presso”. La si-
Volini, che l’aveva appreso diretta- gnora Lapponi
mente dallo zio. Il medico quel gior- terminò la sua
no, come era solito fare, cercò di in- deposizione di-
coraggiare Ceferino, con le solite fra- cendo: “Mio zio,
La sala «Assunta» e, a fianco,
la targa e il dipinto di Ceferino
sulla colonna destra che
incornicia il fondo della sala
si generiche di speranza. Ma fu inter- che pure godeva ottima
dov’era l’altare.
rotto: “Dottore, non cerchi di ingan- salute, cominciò a sen-
narmi, perché io so che morirò tra otto tirsi male e morì il 7 di-
19
giorni”. Poi volse gli occhi verso cembre 1906 a causa di un cancro ful- nella sezione 38, fila 20. Identificava
l’assistente del dottore e gli disse: “E minante. Erano passati solo alcuni la tomba una croce di legno con una
lei si prepari perché tra otto settima- giorni dalla data profetizzatagli da Ce- targa di zinco su cui era inciso “Zefi-
ne mi seguirà!”. Ancora una pausa, pri- ferino”. Sono andato a scartabellare rino Namuncurá di anni 17, m. Roma
qua e là alla ricerca di notizie e ho tro- lì 11 maggio 1905”.
vato che Lapponi è il dottore che nel È proprio monsignor Cagliero a
1900 riferì al vescovo di Digione di testimoniare in una lettera a don Pa-
aver scoperto negli archivi Vaticani dei gliere di averlo assistito negli ultimi
documenti alquanto particolari, se- giorni “lasciandolo allegro e felice
condo i quali una famiglia nobile di Bi- di andarsene in cielo…”. Allegri e
sanzio che faceva di cognome “An- felici muoiono solo i santi.
gelo” e discendeva dagli imperatori di Il Bollettino Salesiano italiano del
Costantinopoli, quando i musulmani mese di giugno dell’anno 1905 ha
invasero il Medio Oriente (siamo nel pubblicato a pagina 184 una colonna
XIII secolo), riuscì a salvare i materiali della necrologia sul doloroso evento
della Casa della Madonna e li fece tra- dal titolo: “Il giovane Patagone Zeffi-
sportare a Loreto dove, ricomposti, co- rino Namuncurá”. La necrologia ter-
stituiscono l’attuale casetta Santa mina con queste parole: “Zeffirino
Casa di Loreto.1
Namuncurá rimarrà sempre un mo-
dello di pietà e di candore, un esem-
LA MORTE
pio splendido della potenza delle ve-
rità rivelate in un’anima semplice e
Fu monsignor Cagliero, ad assister- generosa, un frutto prezioso delle fa-
lo negli ultimi giorni di vita terrena, tiche dei nostri Missionari. Era nel
somministrandogli i sacramenti e ac- ventesimo (sic) anno di età e ormai
compagnandolo amorevolmente ver- compiva il corso ginnasiale”. ٗ
so l’addio definitivo. Morì, Ceferino,
Il dottor Lapponi, medico
personale di Leone XIII e di Pio X,
ha curato Ceferino all’ospedale
Calibita e la signora Maria Lapponi
Volini che ha raccontato
la profezia di Ceferino.
dopo 44 giorni di ospedale, a dispetto
degli sforzi di medici e infermieri. Fu
trasportato prima al Sacro Cuore per
la veglia e la messa, poi al cimitero
monumentale del Verano e tumulato
1 La notizia è confermata nel Chartolarium Cu-
lisanense, foglio 181 che parla delle “sante pie-
tre portate via dalla casa della Vergine Madre di
Dio” in possesso di Niceforo Angeli.
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

2.10 Page 20

▲back to top
MISSIONI
SPERANZE… di Ngok Yen
Bao Loc in Vietnam.
Una comunità di Figlie
di Maria Ausiliatrice e
tanti bambini sperduti
nelle campagne,
tra grandi estensioni di tè
e una natura quasi
incontaminata. Suor Yen
mezzo a tanti galli. Della suora in-
vece non ha paura, anzi di lei si fida
e accetta volentieri che gli faccia
scuola. Che il fenomeno del bulli-
smo sia universale? Del resto a
K’Lâ.p piace lo studio, è un ragazzi-
no sveglio, intelligente, e agile co-
me una lepre; in mezzo al campo di
tè che lambisce il lago si muove co-
me fosse il suo ambiente naturale.
I FIGLI DELLE COLLINE
¸
Ka Chiêu è lì per pescare qualche
pesciolino e qualche gamberetto
per l’unico pasto della giornata.
racconta la sua visita
a Bao Loc.
Oggi è domenica. Dopo la messa
presso la parrocchia Lô. c Tân, decido distante, infatti, c’è un gruppetto dei
di recarmi a visitare le classi che la cinque bambini; camminano allegra-
comunità delle suore salesiane ha mente saltellando lungo la sterrata,
aperto solo da un mese. Prima tappa armati delle tipiche ceste per la pesca.
la casa di K’Lâ.p: “Signora, è in casa Suor Teresa Thu Thu’y ferma la vettu-
20
Un richiamo: “K’Lâ. p, questo
pomeriggio ti aspetto a
scuola! Sono già diversi
giorni che non ti fai vedere.
suo figlio?”. “No! È andato a pescare
con i suoi amici”. Proprio in quell’i-
stante compare una ragazzina. “È Ka
Hoan, mia figlia; ha 13 anni. Può ac-
ra, e io scendo, lasciando la mia con-
sorella al volante, mentre insieme alla
ragazzina mi avvio incontro ai mini-
pescatori. Mi aggrego. Essi mi guar-
È successo qualcosa?”. Il bimbo, compagnarvi lei, se credete”. “Perché dano curiosi, ma non si scompongo-
intento a trastullarsi con dei gambe- no? Ka Hoan, sai dove può trovarsi no più di tanto. Pur vedendomi per la
retti immerso fino alla cintola nel tuo fratello?”. “Sì”. “Andiamo, allo- prima volta, si comportano come se
laghetto, resta in silenzio, sembra ra”. Era felice come una pasqua di ci conoscessimo da sempre. Cammi-
non aver udito le parole rivoltegli. salire sulla Honda guidata da suor Te- niamo chiacchierando. Il luogo è
Suor Teresa Thu Thu’y ripete l’invi- resa. Si parte. Dopo qualche minuto splendido e io non resisto, così mi
to: “K’Lâ. p, ascolta: i tuoi amici e io ecco il ruscello che sfocia nel laghet- volto verso la macchina e: “Teresa,
ti aspettiamo. Dài, vieni, non farti to. “Laggiù!”, indica Ka Hoan. Poco scatta qualche foto… è stupendo
pregare. Promesso?”. Ancora nes-
sun cenno di risposta, nessuna rea-
zione. “Se vieni ti insegno a leggere
e scrivere, così potrai evitare di an-
dare alla scuola statale. Giuro! Al-
lora che cosa decidi? Di che hai
paura?”. Stavolta il bimbo si volta.
Il volto s’illumina e la bocca lenta-
mente si apre; K’Lâ.p sorride, final-
mente, a tutti denti e a suor Teresa
risponde di slancio: “Sì, sì!”.
Adesso ho capito. Ho intuito le
remore del ragazzino per la scuola
statale, il suo corpo mingherlino, il
suo volto angelico dovevano costi-
tuire un bersaglio ideale per i com-
pagni più smaliziati: un pulcino in
K’Lâ. p intento a trastullarsi con
dei gamberetti, immerso fino alla
cintola nel laghetto.
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
qui!”. Intanto siamo arrivati in cima a
una collinetta; sotto dorme placido il
lago. Sugli argini verdi, in riva a una
piccola ansa un frugoletto di prima
elementare sta pascolando una muc-
ca. “Lui K’Lup, lui mio compagno”,
indica felice K’Lâ.p. Considero l’al-
tezza del pendio… “Uhm… e come si
fa a scendere?”, domando. Non fini-
sco di parlare che tre di loro si preci-
pitano giù per la china, e in un batter
Poco distante un gruppetto
di cinque bambini: camminano
d’occhio sono sulle sponde del la-
allegramente lungo la sterrata,
ghetto. K’Lâ.p e K’Diê`m, invece, re-
stano con me per aiutarmi – che gen-
armati delle tipiche ceste per
la pesca.
tili! – a scendere ed evitarmi qualche
non improbabile capitombolo. Un
passo dopo l’altro, frenando qualche
scivolata grazie alle numerose piante
di tè che crescono un po’ ovunque,
arriviamo sul lago. Suor Teresa ci
aspetta sorridendo. Il panorama è
quanto di più bello si possa immagi-
nare. La pace solenne del silenzio av-
volge l’orizzonte. Un paradiso terre-
stre, semplice, genuino. Una vegeta-
zione che da millenni muore e si rige-
nera: sublime monotonia del creato.
VITA DA BIMBI
K’Lâ.p, 7 anni, scuro di carnagione,
In riva a una piccola ansa
un frugoletto di prima elementare
sta pascolando la mucca.
così: una vita sana, vissuta all’aperto,
senza comodità, senza televisioni, né
orpelli di sorta. Faticata giorno dopo
giorno, imparagonabile a quella di
città. Non hanno tanti sogni, o grilli
per la testa; la strada del futuro sem-
bra non avere sbocchi eclatanti. Ep-
pure, sono felici. Sono anime belle.
bra che abbia quattro cervelli e
quattro mani. Chissà come farà a fa-
re quattro cose diverse quasi con-
temporaneamente. La cosa più stu-
pefacente è che i ragazzi sono quieti
quieti, negli occhi una riconoscenza
infinita, nel cuore la gioia di impa-
rare e un rispetto senza infingimenti
per chi li aiuta. Hanno lezione an-
che la domenica, perché non posso-
no fare la vita degli studenti occi-
dentali. La scuola lì si fa quando c’è
tempo, ma quando si fa è scuola ve-
ra, senza soste, a ritmi intensissimi,
perché poi hanno da aiutare i fratel-
lini, da lavorare nei campi, da pa-
21
occhi grandi e limpidi, denti bian-
chissimi, sorriso sereno, sta pascolan- TERRA PER SEDIE,
scolare la mucca, da aiutare in casa.
Chi può va, sebbene malvolentieri,
do la sua mucca che costituisce tutto
l’avere della famiglia. È il suo com-
SEDIE PER TAVOLE
alla scuola statale, ma per nulla al
mondo rinuncerebbero alle lezioni
pito giornaliero. Soltanto al pomerig- Verso le 14.30, siamo in visita alle di suor Teresa.
gio lascia quell’Eden per recarsi a classi. Non sono i ragazzi che ven- In una giornata ho potuto vivere
scuola dalle suore. Dietro un anfratto gono alla scuola delle suore, sono le la realtà della missione, dove le Fi-
in un’altra ansa del laghetto incon- suore che si recano presso le abita- glie di Maria Ausiliatrice a Bao
triam¸ o una ragazza più grande, Ka zioni dei ragazzi. A circa 10 km dal- Loc, cercano di dare un’educazione
Chiêu. S’immerge nel lago, silenzio- la casa della comunità, c’è quella di completa a grandi e piccoli perché
sa come un rettile, muovendo appena una signora, circondata da campi di possano avere una vita dignitosa.
la superficie dell’acqua, per non spa- tè. Vedendoci arrivare, comincia a Ho potuto rendermi conto di molte
ventare i pesci. È lì per pescare qual- dar voce ai bimbi sparsi nei dintor- cose. Anch’io comincio a fantastic¸a-
che pesciolino o qualche gamberetto ni. È un passaparola di campo in re: sogno che un giorno, Ka Chiêu
per l’unico pasto della giornata; ha da campo, di radura in radura. Dopo non debba più immergersi nel lago
sfamare sette persone, tre fratelli di qualche tempo 14 alunni sono pronti per procurare da mangiare a fratelli
cui uno è paralitico, una quasi cieca, per la lezione. Si tratta ovviamente e nipoti. Sogno che K’Lâ.p non spre-
il terzo è ridotto male a causa di pro- di una multiclasse: il più grande fa chi la sua vita dietro una mucca…
dotti tossici ingurgitati. Gli altri tre la quarta elementare e il più piccolo magari diriga un’azienda con be-
sono suoi nipoti che ha in carico da la prima. Ci si accomoda (si fa per stiame scelto! Se la merita. Sogno
quando è morta sua sorella, e il mari- dire!) nella casa della signora, una che un giorno tutti questi bambini
to come vuole la legge del matriarca- stanza che fa anche da ripostiglio, siano dei diplomati o laureati con
to è tornato presso la sua famiglia. da stenditoio, da magazzino ecc. progetti possibili per la loro gente.
Ora tutti si danno d’attorno per pe- con alcune sedie e niente banchi, E sogno ancora che un giorno le ra-
scare, e ogni volta che un pesciolino per cui la terra fa da sedia e le sedie gazze come Ka Hoan possano inse-
abbocca, sono grida di gioia… come da banco. Suor Teresa si fa in quat- rirsi nella società con tutta la loro
quelli dei tifosi quando i loro benia- tro: insegna a scrivere, a leggere, a creatività, per essere utili alla loro
mini fanno un goal. Ogni giorno è contare, con infinita pazienza; sem- gente e alla loro splendida terra. ٗ
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

3.2 Page 22

▲back to top
LETTERA
G AI IOVANI
Marco Talon
GATTA CI COVA...
Mi sono fatto
una canna
Anch’io come tanti mi sono fatto una canna.
Grazie a loro ho scoperto quanto sia importante
Anch’io come molti ho preso una sbornia.
l’amicizia, il rapporto personale, la parola mai
Anch’io… anch’io…
negata.
So poco di te, se non questo sfogo. Sento vivo il No, no, la droga, e l’alcool non ti rendono forte,
desiderio di buttar giù due righe, per dirti tante non ti tolgono le paure. Non ti danno quello che
cose. Ti sento perso, frastornato, fragile,
cerchi. Se sei un anatroccolo, non puoi chiedere
debole, solo, tanto solo. Vorresti
di essere un leone.
22 essere diverso da quello che sei.
Di con me che vuoi essere aiutato,
Insegui un’identità che non è la
amato. Impara con me a sorridere,
tua. Pensi di raggiungerla con
a metterti in gioco con chi ti sta
la droga, con l’alcool. Sei
vicino. Non hai bisogno di
sicuro di voler essere
sentirti un felino a fauci
veramente un altro?
spalancate, non hai niente da
Se vuoi rifarti una vita devi
nascondere.
ripartire da te, dai tuoi
Lasciati prendere per mano
cocci. La debolezza ti dà la
da qualcuno che ti faccia
percezione dei tuoi limiti.
scoprire le risorse che sono
Il tuo tallone d’Achille può
in te. Accorgersi di sé è
diventare il punto di forza
amare se stesso: quello che
da cui ritrovare energia ed
si è e non quello che si
entusiasmo.
vorrebbe avere. Ho paura
La droga, l’alcool non ti
di fare flop.
fanno sentire diverso, non ti
Non hai bisogno di alcun
fanno cambiare pelle, corpo e
restyling, ma di essere ciò che
identità.
sei.
In te colgo la domanda di sentirti
Non dirmi: “è più forte di me… non ci
importante per qualcuno che ti
riesco… non posso…”.
accetti così come sei, fragile e
Prendi le redini della tua vita, ribalta la
impaurito, ti rassicuri e ti dia la forza che ti serve. situazione di fatto con queste altre
Per assurdo e per farmi capire non penso di
espressioni: “Lo faccio per me, per mia scelta,
confidarti una stranezza se ti dico che amo le mie per stare bene”.
debolezze, le mie fragilità, i miei insuccessi, la mia Amo la mia vita, dentro di me c’è la radice
timidezza.
dell’albero che sarò!
Grazie a loro è cresciuta la mia sensibilità nei
La vita chiede il tuo sì. La vita per essere
confronti di chi chiede comprensione.
veramente tua deve portare la tua firma. Solo
Grazie a loro ho potuto capire il dolore nascosto così scoprirai la gioia di vivere.
di tanti.
Carlo Terraneo
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

3.3 Page 23

▲back to top
IL TEATRO
D B DI ON
OSCO
OadlracauDvnooi ngteliBsatomistcoeoaftoprraenlriirisecsuraioittinirodasigtrraeiztltzeait.mtoerni te
LA CASA
DELLA FORTUNA
Michele Novelli
Don Bosco autore teatrale. 23
Dalle Opere anastatiche
“Edite e Inedite” in ben
36 volumi che raccolgono
tutti gli scritti di Don Bosco,
possiamo far riferimento
a soli quattro testi, di cui
2 definiti “certi”, un altro
“probabile” e l’ultimo
“attribuibile” a Don Bosco.
Don Bosco ha scritto più
di un testo teatrale, anche se
ce ne rimangono solo quattro.
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

3.4 Page 24

▲back to top
Don Bosco ha scritto molto,
ma ci è rimasto poco, anzi
pochissimo. La ragione?
La maggior parte del teatro
che aveva cittadinanza
nell’Oratorio era d’occasione:
accademie, dialoghi per feste
speciali, scenette per invitati di
prestigio, canzoni… tutto affidato
alla creatività dei personaggi che
avevano solo di un canovaccio.
Passata la circostanza, quei testi,
quei canovacci non erano più
attuali, né ripetibili; venivano
appallottolati e gettati. Solo
Gastini e Tomatis di propria
Con il fagottello sulle spalle, anche Don Bosco ragazzo, dopo aver girovagato
per le cascine del Monferrato, approda alla cascina Moglia.
iniziativa conservarono, per un
po’ quel materiale, ma il tutto,
con la loro scomparsa, è andato
inesorabilmente perduto.
altri potranno dire che l’incontro DA UNA STORIA VERA
con Don Bosco e l’ingresso nella
sua casa può essere stato l’evento Le Letture Cattoliche editano
Sotto il diluvio, in una sera di fortunato e di svolta nella loro
per la prima volta la commedia di
maggio, un orfano della Valsesia, vita. Chissà se quella sera, dinanzi Don Bosco: Rappresentazione
15 anni, bussa alla porta di Don a quel ragazzo, a Don Bosco non drammatica pel sac. Bosco
Bosco. Bagnato come un pulcino, sia venuto in mente un ricordo. Giovanni. Torino, Tipografia
intenerisce mamma e figlio: “Per Con il fagottello sulle spalle,
dell’Oratorio di S. Francesco di
favore non mandatemi via!”.
anche lui ragazzo, dopo aver
Sales, 1865 – Letture Cattoliche,
Mamma Margherita lo asciuga e girovagato tutto il giorno per le anno XIII, fase I. Lo stesso Don
24 rifocilla; Don Bosco esce sotto la cascine del Monferrato, approda Bosco inserisce un “Cenno
pioggia a recuperare dei mattoni alla cascina dei Moglia. Anche lui storico”: “Si noti qui, sebbene
sui quali stende un asse di legno, si sciolse in lacrime, anche lui era fuori di luogo, che questa
poi dal suo letto toglie il
orfano, anche lui supplicò di
commedia è un fatto storico
materasso per metterlo lì sopra.
Quel ragazzo aveva trovato la sua
Casa della Fortuna”. E tantissimi
essere accolto, anche lì una
mamma aprì le braccia e anche
lui trovò la sua “Casa della
Fortuna”. Molto nel testo teatrale
scritto da Don Bosco è
autobiografico o attinto alla sua
esperienza di Padre dei giovani.
ridotto a dialogo; e che furono
solamente taciuti o variati alcuni
nomi, di cui giudicossi meglio
serbare il silenzio”. Descrive la
vicenda di due ragazzi che si
ritrovano dapprima orfani di
padre, poi di madre e privi della
sorella, derubati da un carrettiere
degli ultimi spiccioli e,
abbandonati in mezzo alla strada,
si rivolgono al più vicino
cascinale per implorare ospitalità.
E qui comincia il racconto.
Gastini e Tomatis conservarono
per un po’ il materiale teatrale
dell’oratorio fatto di testi
e canovacci. (Foto: Carlo Gastini,
chiamato: il menestrello
di Don Bosco).
PRIMO ATTO: Sull’aia della
cascina Casa della fortuna lavora
Giovanni Allegro, un fattore pieno
di voglia di vivere e sempre
pronto a battute di spirito. A lui,
timidamente, si rivolgono Ottavio
ed Ernesto, due orfanelli che la
cattiva sorte ha lasciato soli al
mondo. Chiedono di esporre la
loro condizione e impetrare un
tozzo di pane. I nipoti del
padrone Franco e Teodoro, fatta la
conoscenza con i piccoli ospiti,
si muovono a compassione e li
conducono in giardino per dare
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

3.5 Page 25

▲back to top
loro qualcosa da mangiare.
Eustachio, l’anziano padrone di
casa, chiede notizie sulla loro
provenienza e ne ha informazioni
un po’ confuse. Dai nipoti poi
apprende che conservano una
lettera che debbono consegnare
al nonno, ma non sanno dove egli
sia. Allora il vecchio interroga
separatamente i due ragazzi e ne
ottiene qualche notizia in più: la
madre, morendo, ha imposto loro
di non dire ad altri il vero loro
cognome, Buonafine, se non al
Chiesa della Gran Madre. Don Bosco, benché gli avessero riservato il posto,
in questa chiesa non mandò i suoi giovani per il IV anniversario dello Statuto
nonno, un ricco contadino che
abita un casale ai piedi delle Alpi.
Albertino (1852), perché non voleva che partecipassero a dimostrazioni
politiche. (Cfr. vol. IV cap. X pag. 52)
Così Eustachio scopre che quei
due ragazzi sono i figli della sua
Lucrezia e i suoi nipoti.
proprio dinanzi a lui, il nonno
REPLICHE
rivolge ai ragazzi le ultime decisive
SECONDO ATTO: Capita nello
domande per scoprire la loro
In appendice troviamo una nota:
stesso cascinale il carrettiere che
identità, abbracciarli commosso
“Questa commedia fu
aveva derubato e poi abbandonato e riconoscerli come suoi nipoti.
rappresentata dai giovani
i due orfani. È disperato perché, a Al carrettiere non rimane che
dell’Oratorio di S. Francesco di
sua volta derubato e malmenato, è implorare perdono. Poi racconta gli Sales nel giorno in cui fu da loro
rimasto senza nulla e bisognoso di ultimi momenti di Lucrezia, le
celebrata la festa di S. Cecilia
cure. Riceve soccorso, ma si
consegne che lei gli aveva fatto,
(22 novembre – fu poi replicata
avvede di essere finito nello stesso l’abbandono dei fanciulli in mezzo l’Epifania successiva: 6 gennaio
rifugio dei due ragazzi, anzi,
alla strada e la sventura dei
1865)”. Vi troviamo anche
25
il motivo della pubblicazione:
briganti. L’ultima lunga scena
La targa nella Cascina in ricordo
di Don Bosco.
concentra avvenimenti non meno
commoventi: innanzitutto la
“Visto il buon esito di questa prima
prova, si giudicò bene di darla alla
stampa, affinché possa servire di
presentazione a Franco e Teodoro lettura ed anche possa
dei ritrovati cugini, la lettura della rappresentarsi dove fosse riputata
missiva di Lucrezia, il racconto di cosa conveniente”. Quante volte fu
Ottavio sulla morte del padre,
rappresentata non sappiamo,
il ricordo di Ernesto sulle ultime
tuttavia il testo fu tenuto in gran
raccomandazioni della madre e, venerazione. Nel 1938 la SEI
per finire, l’assunzione del carret- (l’editrice fondata dal
tiere come bracciante in attesa del primo successore di Don Bosco)
recupero dei cavalli e del carretto. affidò al salesiano Don Rufillo
Uguccioni un rifacimento e un
adeguamento del linguaggio.
La cameretta di Giovannino alla Cascina Moglia.
A destra l’autore dell’articolo.
L’ultimo dei Moglia e signora, anno 1988.
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

3.6 Page 26

▲back to top
Attrezzi dei contadini dell’epoca
di Don Bosco (Museo
contadino/Colle Don Bosco).
dimentichiamo mai esservi una
Provvidenza la quale veglia sul
destino degli uomini – Il furto, la
roba altrui non rendono mai felici
coloro che la possiedono”.
La stessa commedia finisce con
una “Buona Notte” del nonno,
un pensiero finale che conclude in
bellezza una vicenda drammatica.
Altre sollecitazioni educative
Don Bosco mette in bocca alla
madre dei due orfanelli. Saranno
Egli scrisse: “La presente edizione Doveva essere brillante e faceto, quelle stesse raccomandazioni
dell’antica commediola che San accattivare attori e spettatori.
che più volte egli avrà sentito,
Giovanni Bosco scrisse in due atti La Casa della fortuna” in questo da piccolo, da sua mamma
nel 1864, vuol essere un tentativo senso ne è un esempio
Margherita: “Se vi trovate nel
di aggiornamento, elaborato per le paradigmatico. Don Bosco vi inserì bisogno o nei pericoli, alzate gli
attuali esigenze del teatrino
il personaggio di Giovanni Allegro, occhi al cielo e pregate, Dio vi
educativo. Del Venerato Autore
sempre pronto alla battuta
aiuterà – Fuggite sempre la
vi è gelosamente conservata non umoristica, una vera
compagnia de’ tristi, se andrete
solo la trama e il contenuto
caratterizzazione del contadino coi buoni, sarete buoni;
altamente educativo, ma anche
“scarpe grosse e cervello fino”,
se andrete coi perversi pur troppo
26
il testo. Si è eliminato solo qualche
arcaismo (raro) nelle locuzioni: si
quasi un Gianduja in altre vesti, ma diverrete perversi anche voi e
con lo stesso spirito impertinente. trista sarà la vostra fine”.
sono ridotti a forma dialogica i
Non si fa fatica a individuare dietro Non mancano anche rimandi
soliloqui e, mediante l’aggiunta
il personaggio di nonno Eustachio evangelici: è evidente quello del
di qualche personaggio, si è
lo stesso Don Bosco. Da lui
ritorno del Figliol prodigo. Nonno
sviluppato in tre atti l’intreccio
ideato dal Santo, al quale, con
filiale venerazione ha cercato di
accostarsi l’umile collaboratore,
con la maggior cura possibile,
sia nello stile dialogico, come,
e specialmente, nel contenuto
morale”.
provengono le maggiori
raccomandazioni, le esortazioni
educative per i giovani nipoti: “Dar
da mangiare agli affamati è opera
di misericordia – Facciamo del
bene al prossimo quando
possiamo – Coll’ubbidienza,
coll’esattezza nei vostri doveri, e
Eustachio, allorché scopre che
quei due ragazzi sono i suoi
nipoti, ordina di imbandire una
cena memorabile (“una bottiglia
del miglior vino, un buon piatto
di maccheroni, un pollo che poco
fa venne colto nell’aja, con
qualche altra pietanza”). Non
specialmente ne’ doveri religiosi, sarà il vitello grasso del vangelo,
EDUCATORE E MAESTRO potete fare del bene a voi ed essere ma è pur sempre ciò che i
Questa commedia obbedisce
a uno dei principi assoluti dei
canoni teatrali di Don Bosco:
quello che il “teatro sia
innanzitutto morale”. Più volte
abbiamo puntualizzato la netta
differenza tra morale e moralistico,
specialmente nell’accezione che
Don Bosco dava al termine
’morale’. Il teatro, per Don Bosco,
era un mezzo per insegnare i sani
principi del cristianesimo. Per lui la
pura esercitazione estetica non
aveva alcun senso, anzi la
considerava deleteria. Non per
questo il teatro si trasformava in
una successione noiosa di precetti.
a me di grande consolazione –
La vendetta è dei vili, il perdono è
proprio dei Cristiani – Non
Stoviglie dell’epoca di Don Bosco
(Museo contadino/Colle Don Bosco).
contadini di quel tempo potevano
permettersi. Tema centrale nel
secondo atto della commedia è
il perdono. Al carrettiere,
imbattutosi nei briganti dopo aver
derubato gli orfanelli ed averli
abbandonati e che s’avvede del
suo cattivo comportamento
(“Questa mia disgrazia è un
castigo del cielo. Io fui crudele
verso gli altri, ed altri lo furono
verso di me”) viene offerto non
solo un perdono totale e sincero,
ma anche un posto di lavoro in
quella cascina che può ben dirsi,
per tutti, la “Casa della Fortuna”.
Michele Novelli
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

3.7 Page 27

▲back to top
B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
GIACOMO
La grazia dell’apostolato
Giacomo nasce a
Casalmaggiore
(CR) il 9 novembre
1914. Sua madre
gli insegnò ad ama-
verso i coetanei. Così Giacomo
si legò a don Antonio Cojazzi –
don Toni, come tutti lo chiama-
vano – ed entrò a far parte della
sezione di Azione Cattolica
re Gesù crocefisso ed egli imparò della sua classe. Il suo diario
a permeare di amore ogni atto annota: “Sarò tra i giovani forti
della sua breve ma intensa vita e generosi che non si vergogna-
con gesti di squisita sensibilità no di proclamare noi siamo cri-
verso il prossimo. Frequentò con stiani cattolici”. Come modello
Giacomo Maffei
(09/11/1914-24/07/1935)
serietà gli studi ma, bocciato in don Toni gli presentò Pier mo rimanere estranei ai poderosi
matematica in V ginnasio, decise Giorgio Frassati, e Giacomo, problemi dell’umanità… Noi
di ripetere l’anno presso il “San affascinato, decise: “Sarò come dobbiamo prepararci, avviando
27
Giovanni” dei salesiani a Torino.
Scriverà nel suo diario: “Si acce-
se allora per me la luce su tutte le
cose”. Partecipò per la prima vol-
ta agli esercizi spirituali durante i
quali fece l’esperienza di Gesù in
modo nuovo e affascinante: “Ho
lui!”. Entrò anche a far parte
della “San Vincenzo”. Da allo-
ra, la domenica dopo la messa
non seguiva i compagni a di-
sputare partite di calcio, si re-
cava invece a trovare i poveri,
la nostra esistenza a volere, a vi-
vere, a lavorare con la forza del
pensiero cattolico”. Superati gli
esami di maturità, si iscrisse alla
facoltà di medicina di Bologna e
nello stesso tempo alla congre-
sostenuto grandi lotte con me rammaricato che altri non lo fa- gazione Mariana perché la Ma-
stesso, scrive, e sono contento cessero: “Chi serve il povero donna lo aiutasse a portare Gesù
perché ora so di essere nato per la trova Dio”. Sull’onda del suo ovunque. Non si stancava mai di
vita eterna. Ho pensato all’avve- giovanile entusiasmo e carico attraversare paesi e parrocchie
nire: che ne farò della mia vita?”. di esperienze spiritualmente per parlare ai giovani di Cristo.
Intanto la scuola procede al me- forti, durante le vacanze estive Il 13 luglio 1935 fu assalito da
glio, matematica compresa, l’in- a Casalmaggiore, scriveva arti- una gran febbre. Il medico parlò
contro con il giovane sacerdote coli sui giornali locali e conti- di appendicite e nei primi giorni
salesiano don Pietro Zerbino se- nuava a visitare i poveri e a le cure sembravano funzionare,
gna un ulteriore e fondamentale mettere da parte per loro ogni ma nella notte del 23 la febbre
tappa nella sua vita.
suo risparmio.
torna: è peritonite diffusa. Con
un intervento estremo i dottori
F Per un anno don Pietro sarà F Aveva ormai 18 anni e fre- cercano di scongiurare la morte,
sua guida spirituale. Quando quentava l’ultimo anno di liceo, ma Giacomo al risveglio com-
passò al liceo salesiano di Val- ma ciò non lo distolse dalla ri- prende che quello è il suo epilo-
salice, trovò un altro salesiano, cerca di Dio. Continuò a essere go. Il 24 luglio dopo aver rice-
professore di filosofia e preside attento agli avvenimenti del vuto l’Unzione degli infermi,
dell’istituto, che lo contagiò mondo (sono gli anni del ven- Giacomo consegna il Crocefisso
con il suo entusiasmo indiriz- tennio fascista) e in merito a alla madre dicendole: “È per te,
zandolo a un apostolato fattivo questo scrive: “Noi non dobbia- tienilo come mio ricordo”. ٗ
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

3.8 Page 28

▲back to top
F MA
IL TAVOLO
DEL DIALOGO di Maria Antonia Chinello
Per la prima volta
un gruppo di studiosi
cattolici ed ebrei
si ritrova per discutere
su Pio XII e l’Olocausto
e per fare il punto sullo
stato della ricerca in
corso. Un primo passo.
Comune la volontà di
discutere, ascoltare,
28 comprendere le ragioni
degli altri, creare
un clima di fiducia
e di rispetto.
YAD VASHEM: il gruppo degli studiosi.
La cornice ideale dell’incontro
(8/9 marzo 2009) è stata Geru-
salemme, la città santa. Iael Or-
vieto per l’Istituto Internaziona-
le di Ricerca sull’Olocausto Yad Va-
shem e don Roberto Spataro, salesia-
no e direttore dello Studium Theolo-
gicum Salesianum di Gerusalemme,
sono stati i “registi” che hanno cucito
i fili di un seminario a porte chiuse,
sfociato in un dialogo di profondo e
rispettoso ascolto su molti aspetti del-
la figura di Pio XII. La delegazione
di studiosi di parte cattolica era com-
posta dai professori Thomas Bre-
chenmacher, Jean Dominique Du-
rand, Grazia Loparco, Matteo Luigi
Napolitano e Andrea Tornielli. Gli
studiosi invitati da Yad Vashem erano
Paul O’Shea, Michael Phayer, Susan
Zuccotti e Sergio Minerbi. Il primo
giorno è stata presente anche Dina
Porat. Due scuole di pensiero a con-
fronto, dunque. Storici e studiosi che
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS
hanno scritto saggi e compiuto ricer-
che su Pio XII: questo era il comune
denominatore che ha permesso di se-
dersi attorno a un tavolo per discutere
sullo stato della ricerca riguardo pa-
pa Pacelli e la Shoah. Scopo dell’in-
contro non era quello di affrontare il
problema della controversa didasca-
lia, che nel nuovo museo della Shoah
presenta il Pio XII, affermando che
non intervenne per salvare gli ebrei
durante la seconda guerra mondiale.
Tra i ricercatori, anche suor Grazia
Loparco, FMA, docente di Storia
della Chiesa presso la Pontificia Fa-
coltà di Scienze dell’Educazione
“Auxilium” di Roma. A lei abbiamo
rivolto alcune domande.
Quali tematiche sono state affron-
tate?
È stato ripercorso il rapporto tra
Eugenio Pacelli e gli Ebrei, nelle di-
verse fasi della sua vita e in relazione
Sergio Minerbi e don Roberto
Spataro.
ai compiti svolti in Germania e pres-
so la Santa Sede, prima e durante il
pontificato; prima, durante e dopo la
seconda guerra mondiale. Nelle due
giornate si sono richiamati documen-
ti, conservati in diversi archivi, e fatti
concreti. Soprattutto in relazione ai
tempi difficili di regimi totalitari, i
documenti necessitano di un’erme-
neutica accurata, che tenga conto di
molti fattori che illuminano il senso
di parole, gesti e silenzi. È noto che
quando iniziarono gli attacchi a Pio
XII negli anni Sessanta, Paolo VI,

3.9 Page 29

▲back to top
che era stato stretto collaboratore del
ressamento agli ebrei; tra l’altro sa-
Papa durante la guerra, incaricò quat-
rebbe stato imprudente. Tutti a Roma
tro studiosi di pubblicare molti docu-
sapevano quello che il Papa desidera-
menti di quel periodo, legati alla San-
va, con cautela e generosità. Egli stes-
ta Sede. Pur essendo importanti, gli
so ne dava l’esempio. Attraverso le ini-
storici chiedono di poter consultare
ziative delle Congregazioni romane,
liberamente anche altre fonti. Tra al-
che appaiono coordinate, si può risa-
cuni anni ciò potrà avvenire consen-
lire a una regia, come pure tramite le
tendo un giudizio più ponderato, per
risposte date a vescovi, religiose, re-
integrare le notizie riportate nell’in-
ligiosi che si rivolsero alla Segreteria
contro, provenienti da diversi archivi.
di Stato. Almeno 220 case religiose a
Roma, su 750 circa, nascosero con cer-
In particolare il tuo intervento su
tezza ebrei. Il Vaticano stesso dispose
che cosa ha puntato?
diverse volte la distribuzione di cibo
Dal 2002, con l’associazione cultu-
nelle case religiose che pullulavano di
rale Coordinamento Storici Religiosi
persone. Lo sapeva, lo appoggiava, lo
è stata promossa una ricerca docu-
mentaria sulle case religiose che na-
scosero ebrei. Sulla base delle infor-
mazioni emerse, ho presentato alcuni
indizi che mostrano, tra l’altro, l’inte-
Sopra: gli organizzatori Iael
Orvieto e don Roberto Spataro sdb.
Sotto: il nunzio apostolico
monsignor Antonio Franco
e Michael Phayer.
chiedeva. Alcuni articoli de L’Osser-
vatore Romano tra fine 1943 e 1944
confermano quest’ipotesi, nel lin-
guaggio accorto che in quei mesi
sembrava d’obbligo.
ressamento di Pio XII e di vari uffici
della Santa Sede a favore degli ebrei La carità cristiana spingeva a tutelare Che cosa ostacola una visione con-
nei mesi dell’occupazione di Roma e le persone in pericolo, a prescindere da corde sull’operato di Pio XII in ri-
notizie di quanto avvenne in altre re- altre considerazioni. Si ruppero mol- ferimento agli ebrei?
gioni d’Italia fino alla Liberazione. Ho te consuetudini religiose, perfino la Non si può rispondere in poche
potuto indicare quello che si è trova-
to e quello che probabilmente non è da
clausura. I vescovi agirono in sintonia
con le facoltà loro concesse dalla
battute a un tema complesso che at-
tende di essere esaminato in profon-
29
cercare, alla luce delle modalità con- Santa Sede per l’emergenza. Proba- dità e da diversi punti di vista. Alla
crete in cui avvenne la comunicazio- bilmente non si produssero direttive base delle singole questioni; a mio
ne intra/ecclesiale nei mesi dell’occu- scritte per i soli ebrei; era meglio far- parere, la mentalità odierna con le
pazione nazi/fascista. Senza confondere
la documentazione coeva con le me-
morie e testimonianze successive, ho
illustrato la consapevolezza di molti re-
ligiosi/e di agire in risposta a un invi-
to del Papa nell’Ora della carità,
come risuona anche nelle lettere
dei superiori salesiani e nelle cir-
colari della Madre generale alle
li rientrare tra le categorie più generi-
che dei “randagi”, sinistrati… L’o-
rientamento del Papa era diffuso ca-
pillarmente attraverso le parrocchie e
tramite i sacerdoti impiegati in Vaticano
che quotidianamente celebrava-
no messa nelle cappelle del-
le religiose.
Molti religiosi/e non
sue domande, precomprensioni e at-
tese, può creare una visione anacroni-
stica e distorta del passato. Dunque,
la poca conoscenza del funzionamen-
to della Santa Sede, delle sue abitudi-
ni diplomatiche, del suo linguaggio,
del suo legame con i fedeli può crea-
re fraintendimenti. Ciò non toglie che
ci siano punti da chiarire.
Figlie di Maria Ausiliatrice. L’e-
attesero indicazioni per
mergenza degli ebrei, pur sin-
agire, ma altri avevano Quali conclusioni sono state rag-
golare per diversi aspetti, non
si può isolare. Diversa-
mente si estrapola dal con-
testo reale. La Santa
Sede, e di riflesso gli
istituti religiosi, non
nascosero solo tanti
timore. Nelle relazioni
ricorrono nomi di
monsignori e sacer-
doti che raccoman-
davano ebrei, e
non di rado c’en-
trava Montini.
giunte?
Su diversi aspetti, restano le di-
vergenze. Ma è positivo l’essersi
parlati, sulla base della ricerca in at-
to. Ci ha convinto dell’opportunità
di approfondire il dialogo e ritenere
l’incontro un punto di partenza.
ebrei, ma anche altri ri-
Dal Papa, forse,
cercati, renitenti alla
non venne un Quali i passi futuri e quali impres-
leva, disertori, poli-
ordine perento- sioni?
tici antifascisti e
rio, perché nep- Probabilmente si pubblicheranno
le loro famiglie.
pure lui poteva gli interventi e i documenti presenta-
imporre un alto ti. Inoltre speriamo di incontrarci an-
rischio a tante co- cora, selezionando qualche aspetto da
Suor Grazia
Loparco, FMA,
durante il suo
munità. Dunque, è scandagliare più in profondità. Molto
inutile cercare un positive le impressioni per la disponi-
documento scritto bilità a superare i pregiudizi e a con-
intervento.
come prova d’inte- frontarsi con onestà.
ٗ
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

3.10 Page 30

▲back to top
M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
NEVAARNRGAEZLIOICNAE
CEAGNIOCIRAODI VIVERE DDIIRVIITTTAI E QUALITÀ
IL VANGELO DI GESÙ ADDOMESTICARE
I DIRITTI
Edizione Rinnovata
IL CANCRO
DELLE PERSONE
ISG Vicenza
E RISCOPRIRE LA GIOIA CON DISABILITÀ
ELLEDICI, Leumann, Torino NELLA VITA
Dalla Convenzione
2008, pp. 412
di Ernesto e Maria Roccia Internazionale ONU
Effatà Editrice, Cantalupa (TO) alle buone pratiche
È l’edizione riveduta de “Il 2008, pp. 398
di Paola Baratella
Vangelo di Gesù” uscita
e Elena Littamé
nel 1967 e in edizione rin-
Erickson, Trento, 2009
novata nel 1977. Conser-
pp. 247
vando lo stile precedente è
stato migliorato l’impianto
Il 3 maggio 2008 è entrata
illustrativo (260 grafici e
in vigore la Convenzione
120 illustrazioni) e si è
sui diritti delle persone con
adottata la nuova versione
disabilità. Si tratta di un
della Bibbia edizione 2008.
evento di grande portata,
I quattro vangeli sono ordi-
la cui efficacia si potrà va-
nati secondo un solo filo
lutare solo nell’arco dei
PROFESSIONALITÀ
narrativo per evitare ripeti-
prossimi decenni, quando
MEDIAEDUCATIVE
zioni e consentire una let-
si potrà constatare l’effetto
Modelli e proposte per tura fruttuosa. Non si tratta
prodotto nelle legislazioni
l’educazione ai media di una presentazione rigi-
dei vari paesi e nella vita
in Germania
damente cronologica: si so-
concreta delle decine di
di Theo Hug e Beate
no individuati dei “periodi”
milioni di persone con di-
30 Weyland (a cura di)
riferibili ad aspetti del mini-
sabilità. Il volume, colle-
Erickson, Trento, 2009
stero di Gesù e che rical- Maria, moglie di Ernesto gandosi ai punti cardini
pp. 188.
cano lo schema dei singo- Roccia, è riuscita a trasmet- della Convenzione, offre
li evangelisti. Uno dei pre- tere al marito, secondo il prospettive di educazione
Dopo un’ampia introdu- gi importanti di una simile dott. Giovanni Sesia, una di tutta la società a un nuo-
zione su realtà e pro- edizione è quello di dare al “forza vitale” che ha dettato vo modello della disabilità
spettive della media lettore la possibilità di col- condizioni alla morte. La re- basato sul rispetto dei diritti
education in Germania, locare ogni pagina nel luo- gressione delle metastasi, umani. Si tratta di un pro-
gli autori presentano le go concreto e di radicarla non ottenuta con due inter- cesso di trasformazione di
dimensioni più significati- nella storia.
venti chirurgici, radioterapie conoscenza, di applicazio-
ve e alcuni temi specifici
e chemioterapie, è avvenuta ne di principi e di ricostru-
e ambiti problematici. Il
spontaneamente per oltre zione di diritti di cittadinan-
volume presenta modelli
due anni, all’interruzione del- za per costruire un mondo
e proposte maturate
le cure. Secondo Sesia ciò è a misura di tutti. Solo se
nell’ambito educativo te-
potuto accadere per l’ecce- tutti partecipano, la disabi-
desco in vista della so-
zionalità di Ernesto e la ca- lità può essere limitata e
cializzazione mediale di
pacità di vivere con la moglie anche superata.
bambini e adolescenti.
una perfetta simbiosi: hanno
Le nuove tecnologie co-
accettato la malattia, hanno
stituiscono una sfida alla
vissuto ogni istante in fun-
capacità della loro valo-
zione di essa, hanno fatto tut-
rizzazione nell’educazio-
to ciò che hanno ritenuto uti-
ne scolastica ed extra-
le, sono riusciti a vivere feli-
scolastica. Per collocare
ci nel dolore. Il libro è un atto
al centro della formazio-
di amore della signora Maria
ne e dell’educazione la
ai lettori per far conoscere
“competenza mediale”,
questa meravigliosa espe-
come “mezzo” e come
rienza di vita.
“fine”, si porta l’attenzio-
ne sugli stili di vita e la
medialità dell’infanzia e
sulle competenze me-
diaeducative degli inse-
gnanti.
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
FEADMUICGALZIAIONE
ANNO PAOLINO
ORIGINI CRISTIANE
PEDAGOGIA FAMILIARE PAOLO, APOSTOLO
I PADRI DELLA CHIESA.
Note di metodologia
DEL VANGELO
LE FIGURE PIÙ
pedagogica
AA.VV. - Radio Vaticana SIGNIFICATIVE. ANCHE
di Lorenzo Macario
Editrice Rogate, Roma
NEI LORO SCRITTI
LAS, Roma, 2009
2009, pp. 223
di Pier Franco Beatrice
pp. 2007
ISG Vicenza
Nell’anno paolino sono sta- ELLEDICI, Leumann Torino
ti offerti molti sussidi agli 2009, pp. 302
operatori della pastorale per
far conoscere la figura di
VUOI
CONOSCERE
san Paolo. Questo testo pre-
DI + IL MGS
senta un materiale prezioso
di riflessione per dare rin-
novato slancio all’azione pa-
storale e missionaria. Alcu-
Movimento
Giovanile
Salesiano?
ni contributi introduttivi cer-
cano di collocare la figura di
Paolo nella realtà e missio-
ITALIA CIRCOSCRIZIONE
CENTRALE (ICC)
(Lazio, Marche, Umbria,
ne della Chiesa. Le altre
Abruzzo, Molise, Liguria,
meditazioni si articolano in
Toscana, Sardegna)
quattro parti e affrontano
Francesco Marcoccio
nuclei tematici importanti:
pastoralegiovani-
fede e speranza, carità,
leicc@donbosco.it
Chiesa cristiana, annuncio di
Il compito genitoriale appa- Cristo, Eucarestia. Alcune
re difficile e complesso, ma
D’Ercoli Flaviano voca-
zioniicc@donbosco.it
Valerio Baresi ispettora-
31
resta un’esperienza ricca di
fascino e aperta alla gratifi-
cazione. L’autore cerca di de-
finire l’ambito di lavoro e di
ricerca entro cui si muove la
metodologia dell’educazione
familiare. Evita il rischio del-
la pura teoria e non si ferma
alla diversità delle espe-
riflessioni conclusive com-
pletano il quadro. Dalle 40
meditazioni si può ricavare
l’insieme dell’opera di Paolo,
il suo dinamismo apostolico,
l’unione con il Signore e
molti aspetti che avvicinano
Paolo al faticoso cammino
cristiano attuale.
Si tratta di uno strumento agi-
le e divulgativo che presen-
ta la letteratura cristiana dei
primi tre secoli (quando la
Chiesa si è costituita tra dif-
ficoltà e pericoli) e i due se-
coli successivi (epoca dei
to-direttoresdb@donbo-
sco.it
LOMBARDIA/EMILIA
ROMAGNA (ILE)
Cesari Elio
Tel. 02.67074344
E-mail: pastoraleile.mila-
no@salesiani.it
rienze e delle azioni. Si muo-
grandi Concili e della diffu- MERIDIONALE (IME)
ve nell’equilibrio tra la ri-
sione del monachesimo). L’a- (Campania, Calabria,
flessione teorica e la prassi
per maturare una progres-
siva specificazione e indivi-
dualizzazione del fatto edu-
spetto interessante del testo
è anche l’offerta di brani del-
le opere dei Padri e di carti-
ne e fotografie che aiutano a
Puglia, Basilicata)
Cella Luigi
Tel. 081.7809270
E-mail: pgime@sdbime.it
cativo familiare. Nell’espe-
collocare i personaggi pre- PIEMONTE/VALLE
rienza educativa familiare
sentati. Il pensiero e l’azione D’AOSTA (ICP)
s’intrecciano, pertanto, l’at-
dei Padri della Chiesa, inol- Martelli Alberto
tenzione all’essere umano
tre, vengono presentati nel- Tel. 011.5224238
nella sua singolarità, i fini
la loro attualità e nel radica- E-mail: pastoralegiovani-
della sua educazione e le
mento alle fonti della Rivela- leicp@valdocco.it
modalità per realizzarla.
Questo richiede genitori pen-
santi e percorsi educativi
che evidenzino la capacità di
guida dei genitori.
zione. In queste prospettive
la loro frequentazione può
aiutare a riflettere, nella realtà
attuale, circa i rapporti Chie-
sa mondo, rapporti tra co-
SICILIA (ISI)
Mazzeo Marcello
Tel. 340.5546126
E-mail: pgisi@mail.gte.it
munità di fedeli e problema- TRIVENETO (INE)
tiche sociali e culturali del (Veneto, Trentino Alto Adi-
mondo di oggi.
ge, Friuli Venezia Giulia)
NCcsrdihoOOeireneNRcotvatReaatSItmncoSIqglePuiocnFiOnhstAeoteNaarsDVoelelEEevgpNaNnrreinasDZsnplAasIoeTot.iAttrlsiieIvciePhlpilbiEEieobrRdssert-ii--i
trici.
Biffi Igino
Tel. 041.54.98.337
E-mail: pg.ine@donbo-
scoland.it
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

4.2 Page 32

▲back to top
ON LINE
LA SUA PASSIONE
I RAGAZZI a cura di Giancarlo Manieri
Un grande salesiano laico,
il signor Giuseppe Melani
(17 agosto 1921-14 febbraio 1981).
Cantò i colori di Napoli con il cuore
di Don Bosco: fu poeta, musico,
scrittore… Diceva “Amo i ragazzi
e tutto quello che loro piace.
Non so stare senza di loro”.
32
Era nato a Bagnoli, a quattro passi da Capo Posillipo,
lungo il golfo di Pozzuoli che si prolunga fino ai
Campi Flegrei, Bacoli, Capo Miseno, Cuma, luoghi
decantati da Virgilio nell’immortale sesto libro dell’Eneide.
Queste incantevoli realtà che hanno in ogni tempo ispirato
pittori, poeti, musici e cantanti dal cuore napoletano, era-
no respirate a pieni polmoni e danzavano da sempre nel-
l’animo trasognato del signor Melani. Voleva farsi prete per
stare con i ragazzi; ma, pensando agli studi impegnativi e
alla sofferenza che l’affliggeva sulla fronte di tanto in tanto,
desistette. Si sfogò un giorno con il suo confratello coadiu-
tore Alberto Ressia, che gli disse: “Ma tu sei più salesiano
di me; puoi essere coadiutore come me; tutti lavoriamo in
mezzo ai ragazzi”. Per Melani fu la soluzione e per Alberto
la scoperta di un ventenne splendido, con un sorriso sem-
plice di trasparente bontà e una voglia matta di stare in
mezzo ai giovani. Affascinato, ne parlò con l’ispettore, don
Giuseppe Festini: “È un giovane meraviglioso, un’anima
privilegiata, un bel fiore da cogliere”. E lui si lasciò cogliere.
Si preparò a Castellaneta, dove mostrò tanta maturità,
tanto amore alla preghiera, tanta consapevolezza di avere
scoperto la sua strada che l’anno successivo, 1943, lo tro-
viamo già a Portici per il Noviziato.
ORATORIO VITA MIA
L’oratorio sembrava inventato proprio per lui e la sua pri-
ma obbedienza fu l’oratorio. Portici, un guscio di cortile in
cui erano sbocciate magnifiche vocazioni… assieme al
passo volante che, una spirale dopo l’altra, portava i
ragazzi verso l’alto. Era l’epoca dei botti… non quelli di
carnevale, ma quelli veri, quelli tristi della guerra: Napoli
e Portici si leccavano le ferite provocate dai 144 bombar-
damenti subiti: macerie di case, di famiglie, di cuori.
Disgrazia sulla disgrazia, ecco l’eruzione del Vesuvio
nell’aprile 1944 che inflisse a Portici e agli altri comuni
vesuviani nuove profonde lacerazioni. Tutto da ricostruire.
Il signor Melani con il nipote Agostino nel giorno
della sua Prima Comunione.
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS
L’opera salesiana
“Don Bosco” di Napoli.

4.3 Page 33

▲back to top
ALESIANI COADIUTORI
Il signor Giuseppe con l’ispettore don Luigi Pilotto
e il nipote Agostino.
Con i ragazzi dell’Oratorio a Ischia (NA).
Anche Melani, profumato di fresca vita salesiana, con ni a favore degli altri ammalati… Riprese a comporre
buona lena ed encomiabile costanza, cominciò a ricosti- scenette, poesie, canzoni. Trasformò l’ambiente; ridiede
tuire i gruppi salesiani, le “Compagnie”: San Luigi, San- fiducia a tanti sfiduciati, serenità a tanti agitati. Quando lo
tissimo, Immacolata… Per i più grandi fondò il Circolo sentivano arrivare, i piccoli ammalati gli correvano incon-
don Bosco. Era cominciata l’avventura. Scoprì che i tro come tanti cuccioli affamati.
ragazzi lo cercavano, perché stavano bene con lui. Pas-
seggiavano, giocavano, scherzavano insieme. Eppure IL POSTO IDEALE
non appariva, all’esterno, brillante; era mite e bonario, Dopo l’ospedale fu destinato a Napoli/Vomero come
con quella sua faccia da contadino e l’immancabile cop- infermiere. Lo faceva con dedizione, ma appena possibile
pola in testa. Ma seguiva i ragazzi uno per uno, come un scappava all’oratorio, lì era la sua vita. E i ragazzi gli si
segugio… dolce, mite, sereno, con la capacità davvero affezionarono tanto che l’incaricato lo chiese ufficialmen-
unica di conquistare i cuori. Faceva credere a ognuno di te come collaboratore; non gli pareva vero di avere uno 33
essere l’amico prediletto. Chiedeva aiuto per i suoi ragaz- di quel calibro apostolico: sarebbe stato un colossale
zi soprattutto alle cooperatrici: quando i vestiti per il tea- errore lasciarselo sfuggire. “Sentivamo di essere amati
tro, quando i panini nelle feste, quando la torta per una da signor Melani e noi sentivamo il bisogno di ricambia-
ricorrenza… “Ora, purtroppo, nessuno ci scoccia più! ”, re”, dice un ex oratoriano di quel tempo. Aveva formato
dice una di loro.
un gruppo di più di trentacinque giovani disposti a met-
La sua ricchezza culturale e Napoli gli scoprirono oriz- tersi al servizio degli altri, anche in forma corale. Non
zonti nuovi: la poesia, la musica, la recitazione come mancava la pecora zoppa che doveva essere ricondotta
strumenti di attrazione e di formazione; ma in modo par- all’ovile, ma Melani non si scoraggiava mai. Con la sua
ticolare la creatività del gruppo. I ragazzi, stando insie- ironia, amabilità e abilità di regista, riusciva a ribaltare le
me, crescevano meglio, si formavano alla preghiera, alla situazioni più ingarbugliate. Oggi i suoi exallievi sono pro-
liturgia. Spesso si accendeva tra di loro la gara per fessori, magistrati, medici, politici… e ricordano con
essere inseriti nel piccolo clero. E lui, per loro cominciò nostalgia il suo trasparente sorriso, la sua inimitabile
a scrivere parodie, scenette, filastrocche, poesie, canzo- capacità di educare.
ni, che costituirono i suoi strumenti di lavoro apostolico Nel 1957, quando il nuovo “Istituto Don Bosco” aprì i bat-
e che i ragazzi accoglievano entusiasti. “Oggi, è facile tenti a centinaia di ragazzi bisognosi, si sentì l’esigenza
parlare di animazione di gruppo, di teatro come dimen- di far rifiorire anche l’oratorio. Il signor Melani, ancora
sione educativa e didattica… Io queste cose le ho viste una volta, divenne l’artefice di questo sviluppo. I direttori
e le ho imparate nella pratica, venti anni fa, proprio dal dell’oratorio si susseguivano; egli era sempre là, pronto
signor Melani che ne è stato un antesignano, scopren- per tutti. Come sempre. E sempre al suo posto; sempre
done la preziosità e l’efficacia man mano che le speri- con la sua inseparabile ‘coppola’ in testa. Divenne la figu-
mentava e ne godeva per i risultati”. Sono parole di un ra storica di questo secondo periodo dell’oratorio alla
salesiano già professore all’UPS e oggi direttore.
Doganella. Vinse anche il “Premio Napoli di Poesia” con
lo pseudonimo di Joseph Alimen. Con lui iniziarono tante
L’ORATORIO IN CORSIA
manifestazioni culturali: premi, organizzazione di festi-
Non aveva un’ora di pace, il signor Giuseppe, si spende- val… (incise anche su dischi), rassegne cinematografi-
va tutto per i suoi ragazzi. Ci rimise anche la salute e fu che (si conservano alcuni i suoi cortometraggi). Tutto per
costretto a ricoverarsi per oltre due anni nel sanatorio di i suoi giovani. Le varie testimonianze di exallievi e coope-
Napoli, a rimpiangere l’oratorio. Per poco, però, perché ratori confessano di aver ricevuto da lui valori che sono
seppe quasi subito che nell’ospedale c’era un reparto stati per loro un valido aiuto nella riuscita della vita sia
riservato a bambini e ragazzi. Non ci pensò due volte ad nel campo professionale sia in quello educativo familiare.
andarlo a visitare e la sua vita di degente cambiò: secon- Cantò, nell’ultima poesia: “Stasera ho sognato il tuo
do lui furono i due anni meglio spesi come salesiano. amore/ Non levarmi dall’anima/ o Dio,/ quell’inestinguibi-
Inventò un mini/oratorio ospedaliero: organizzò con i pic- le/ sete di cielo”. Morì il 14/2/1981.
coli degenti giochi di sala, minirecite, canti, manifestazio-
Luigi Benvenga
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

4.4 Page 34

▲back to top
COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
EDUCARE
UNA COSCIENZA
ECOLOGICA
Si ha l’impressione che oggi il mondo giri al contrario meccanismo delicato. I disastri eco-
di quello che Dio stabilì dopo i giorni della creazione. logici non hanno frontiere: tutti gli es-
seri umani vivono e remano sulla
Quale educazione per i nostri figli? stessa fragile piroga. Nella costru-
zione della struttura personale l’e-
ducazione deve inserire, tra i compiti
La “creazione all’incontrario” po- mattina del primo giorno. Nel secon- irrinunciabili, la costruzione di una
trebbe incominciare così: «In do giorno degli ultimi tempi, moriro- mentalità e una coscienza ecologi-
principio Dio creò il Cielo e la no i pesci dei fiumi inquinati dagli che. La coscienza ecologica nasce
Terra. Dopo parecchi milioni di anni scarichi industriali e quelli del mare da uno stile di vita nel quale si sot-
l’uomo si fece coraggio e decise di per gli scoli delle grandi petroliere e tolinea continuamente la necessità
assumere il comando del mondo e i depositi erano radioattivi nei fonda- di rispettare se stessi e gli altri. Lo
del futuro. Allora cominciarono gli li; morirono gli uccelli impregnati da psicologo Maslow, nel suo studio sul-
ultimi sette giorni della storia. Nel gas velenosi, gli animali che attra- le persone che hanno avuto suc-
mattino del primo giorno, l’uomo versavano incauti le grandi autostra- cesso nella vita, ha scoperto che tut-
decise di essere libero e bello, buo- de, avvelenati dagli scarichi al piom- te, senza eccezioni, hanno una gran-
no e felice; decise di non essere più bo del traffico infernale. E morirono de reverenza per la sacralità della
a immagine di un Dio, ma semplice- anche i cagnolini di lusso per ecces- vita. È necessario insegnare ai figli
34
mente uomo. Dovendo tuttavia cre-
dere in qualcosa, credette nella
so di colorante che arrossava le sal-
sicce. E fu la sera e la mattina del
fin dai primi anni che ogni vita è sa-
cra, che anche una formica ha dirit-
libertà e felicità, nella borsa valori e secondo giorno. Nel terzo giorno to di vivere. È importante insegnare
nel progresso, nella pianificazione e seccò l’erba nei prati... Nel quarto il rispetto per tutto ciò che è vivo e
nello sviluppo, ma soprattutto nella
morirono 4 dei 6 miliardi avere per la vita altrui lo stesso ri-
sicurezza. Lanciò satelliti interpla-
di uomini: chi contami- spetto che hanno per la propria;
netari e preparò missili carichi
nati da virus coltivati in esortarli a soccorrere le creature in
di atomiche. E fu la sera e la
provette scientifiche, pericolo; rafforzare l’idea che tutto ciò
chi per la dimenti- che è vivo è parte integrante dell’in-
canza imperdonabile tero universo e che uccidere per il
È necessario insegnare ai figli
che ogni vita è sacra.
di chiudere i depositi piacere di farlo è una violazione di
batteriologici, preparati quella vita che abbiamo avuto come
per la guerra seguente; dono temporaneo, finché viviamo
chi ancora di fame, su questo splendido pianeta.
poiché qualcuno non
si ricordava più dove ᭿ Un altro passaggio fondamentale
aveva nascosto le è la conoscenza del mondo che
chiavi dei depositi ci circonda e delle leggi inevita-
dei cereali...
bili che lo possono salvaguar-
dare. Se diciamo ai nostri figli
᭿ Non sembra semplicemente: «Non buttare la
neanche più fan- gomma da masticare per terra»
tascienza. La otterremo il più delle volte l’effetto
provocazione ri- opposto. Meglio dire: «Non buttare
chiama un princi- la gomma da masticare per terra
pio fondamentale: perché sporca e inquina l’ambien-
gli esseri umani te per almeno cinque anni». Uno
sono responsabi- dei punti più delicati dell’educazio-
li del mondo che ne, oggi, è abituare i ragazzi a
Dio ha messo nelle pensare concretamente in termi-
loro mani.Troppo fa- ni di “bene comune”. È così faci-
cilmente dimenti- le conoscere persone che sanno
chiamo che il nostro discutere con competenza dei pro-
piccolo pianeta è blemi provocati dalla globalizza-
come un orologio dal zione e che poi, con somma non-
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

4.5 Page 35

▲back to top
il genitore
di Marianna Pacucci
LA SIMPATIA
PER IL CREATO
… Morirono i pesci dei fiumi
inquinati dagli scarichi industriali.
curanza, portano il cane a “pren-
dere aria” sul marciapiede di fron-
te alla propria abitazione. Genitori
e figli insieme possono imparare
a «contemplare la natura». Non
siamo più capaci di stupirci per un
fiore, un volto, un tramonto. Vivia-
mo come tante formiche indaffara-
te senza mai alzare la testa. E
non ci accorgiamo più che «i cieli
narrano la gloria di Dio». Anche il
cortile della scuola, una piazza del
centro o un viale alberato possono
far scoprire tesori inaspettati.
Basta guardare la città con occhi
diversi. Iniziare a fare apprezzare
ai bambini gli spazi in cui vivono,
come la casa, il quartiere, il parco.
E poi abituarli a osservare le pian-
te della scuola, il cielo che cambia
durante la giornata, le formiche,
gli uccelli.
᭿ Questo significa anche educare
i figli al senso del bello. Che
non richiede di saper apprezzare
un dipinto o un concerto di musica
classica, ma essere dentro di sé
uno “che apprezza”, che è consa-
pevole di quanta bellezza esiste in
ogni essere e in ogni cosa. Que-
sto non può avvenire se si vive in
ambienti caotici, deteriorati, spor-
chi. È necessario quindi trasmette-
re loro il gusto del pulito e dell’or-
dinato. Riporre i giochi utilizzati
nel cestone, per esempio, o acqui-
sire l’abitudine di dare una mano
in casa è un modo per lasciare lo
spazio a disposizione anche
degli altri. Anche se la cosa più
importante è sempre dare il buon
esempio. Bastano pochi, semplici
gesti: spegnere le luci dove non
sono necessarie, chiudere il rubi-
netto quando ci laviamo i denti,
lasciare posteggiata l’auto appena
possibile, mangiare frutta e verdu-
ra di stagione, essere attenti alla
raccolta differenziata dei rifiuti. E
coinvolgere i figli in campi estivi,
laboratori didattici, giornate all’a-
perto.
ٗ
Un’educazione all’ecologia si fa sempre più urgente,
man mano che passano gli anni e aumentano le grane
per il pianeta Terra.
La scuola, soprattut-
to nella fase del-
l’obbligo, sta cer-
cando in tutti i modi di
sollecitare i ragazzi al ri-
spetto della natura; si
pensa, a giusta ragione,
che prima si comincia a
incidere positivamente
sui comportamenti dei
minori, più sarà facile
che essi adottino buo-
ne abitudini ecologi-
che. Le famiglie, inve-
ce, spesso sono lati-
tanti su questo argo-
mento. Ovviamente non mancano
genitori che chiedono ai propri figli
di riflettere sui danni irreversibili
che potrebbero derivare dall’inqui-
namento dell’aria e dell’acqua e
dallo spreco sconsiderato delle ri-
sorse vitali del pianeta; in troppi
casi, però, appaiono lacunosi e in-
termittenti una testimonianza coe-
rente, uno stile di vita domestico
che davvero renda evidenti ed effi-
caci questi suggerimenti. A me
sembra che l’educazione ecologi-
ca, in casa, spesso resti un fatto
superficiale, una sorta di ossequio
al “politicamente corretto” che tra-
disce l’adesione a una moda, piut-
tosto che esprimere una convinzio-
ne profonda. Mi chiedo, ad esem-
pio, se noi adulti sappiamo spiega-
re ai bambini e ai ragazzi con fer-
mezza e insistenza che l’ecologia
non riguarda solo il rapporto fra gli
uomini e la natura. C’è, infatti, an-
che un’ecologia della mente e dei
sentimenti, che ci suggerisce la
necessità di saper accettare con
serenità le risorse e i limiti che co-
struiscono la nostra personalità;
c’è inoltre un’ecologia sociale, che
ci invita al rispetto delle persone e
all’accettazione critica ma costrutti-
va delle diversità riguardanti il co-
Il Dio della vita ha regalato
all’uomo l’arcobaleno per creare
un nuovo equilibrio con il creato.
lore della pelle, lo stile di vita, la
religione, la politica, la cultura….
᭿ L’ecologia è come un insieme di
cerchi concentrici: si basa su un
centro di gravità unitario – la disponi-
bilità a riconoscere le esigenze pro-
prie e altrui –, che si estende in mo-
do sempre più ampio, disegnando a
poco a poco l’orizzonte e tingendolo
di azzurro. Pensiamoci bene: è diffi-
cile provare rispetto verso qualcuno
o qualcosa e non anche verso qual-
cun altro o qualcos’altro. Se ciò ac-
cade, è solo perché ragioniamo da
furbastri: cerchiamo talora di difen-
dere un nostro interesse o di appari-
re alla moda; ma dentro di noi non
siamo veramente e profondamente
determinati a fare spazio ai diritti del-
le persone, della società, dell’am-
biente. Tanto è vero che la nostra
“temperatura ecologica” è spesso le-
gata a un pensiero nascosto: “sono
disponibile solo fino a questo punto
a comportarmi in un certo modo,
non ci tengo ad agire correttamente
a qualunque costo e affrontando se-
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

4.6 Page 36

▲back to top
riamente dei sacrifici”. Possiamo
dunque fingere con noi stessi di
essere pronti a un atteggiamento
di tolleranza in particolari situazio-
ni; prima o poi però ci troveremo a
dover fare i conti con i nostri veri
sentimenti e con la necessità di di-
mostrare quanta coerenza inter-
corre fra le parole e i comporta-
menti. La nostra fragilità umana ci
impedisce una via d’uscita? Certa-
mente no, soprattutto se umilmen-
te ci confrontiamo con il Dio della
vita che ha regalato all’uomo l’ar-
cobaleno per creare un nuovo
equilibrio con il creato e gli ha ad-
ditato la via dell’Alleanza, perché
la legge morale fosse stabile nel
cuore di ciascuno e regolasse tutte
le relazioni e le azioni sociali.
᭿ Forse dobbiamo provare a pen-
sare che possiamo acquisire una
mentalità ecologica non solo se
partecipiamo a momenti occasionali
di attenzione per la natura e per le
persone, ma se cerchiamo quotidia-
36 namente di costruire un rapporto
armonioso con tutto ciò che ci cir-
conda. Il rispetto nasce dalla sco-
perta che ogni cosa è buona e bella
e ci arricchisce perché ci coinvolge
direttamente e ci chiede di averne
cura; ci sollecita a creare legami di
appartenenza e di responsabilità.
Noi apparteniamo al mondo, se il
mondo ci appartiene; appartenia-
mo agli altri se l’amore che provia-
mo per le altre persone ci spinge a
fare tutto ciò che è nelle nostre
possibilità perché la loro vita sia se-
rena. Quest’esperienza nasce da
un cuore che sa accogliere e nel-
l’accoglienza trova la propria realiz-
zazione, la propria pace. Suscitan-
do questa diversa consapevolezza,
la famiglia deve accostare i bambini
a una verità che non comporta solo
obblighi, ma implica una grande li-
bertà interiore: il bisogno di bellez-
za e di armonia, di ordine e di inte-
grità che ciascuno di noi si porta
dentro deve essere assecondato
ogni giorno e in ogni situazione,
deve essere esteso al proprio habi-
tat e dilatato quanto più è possibile,
coinvolgendo le persone e le cose,
la natura e la convivenza, in un di-
namismo di empatia e simpatia,
che mette in comunione con il
creato e con Dio.
ٗ
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Originario di Sicilì (SA), classe
1966, vive a Milano. Inizia la sua
carriera artistica con personali
ed esposizioni presso gallerie già
a 22 anni. Completa la sua vena
artistica interessandosi di musica
soprattutto classica.
ENRICO NICODEMO/DEMÒ
PIOGGIA DI LACRIME?
Non è raro incontrare nel va-
sto panorama artistico de-
gli interpreti unicamente
dediti alla loro arte, là dove
altri si sono cimentati in più di una
disciplina, raggiungendo traguardi
di notevole spessore. Gli eclettici
sanno trarre ispirazione da varie
espressioni artistiche per completare
la loro maturità, arricchire di senso e
valore le loro opere, dando loro una
portata universale. È facile a questo
punto pensare che Demò (il suo no-
me d’arte) sia su questa linea.
>> Enrico Nicodemo manifesta
presto l’inclinazione alla pittura, e
altrettanto presto si fa conoscere e
apprezzare non solo in Italia ma
anche all’estero (ricordiamo a que-
sto proposito le esposizioni di Belo
Horizonte/Brasile del 2001 e del
2007, di Villach/Germania nel 2004
e di Miami/USA nel 2005). Preferi-
sce la pittura a olio con la spatola
come pennello. Contemporanea-
mente avverte anche una forte
attrazione verso la musica, intesa
nei suoi multiformi ambiti e dina-
mismi, in particolar modo verso la
musica classica. Suona la chitarra
ma anche il pianoforte e si diletta a
comporre brani musicali. Non ha
mai fatto mistero di come spesso
dall’ascolto o dall’elaborazione di
brani di musica egli tragga ispira-
zione per qualche sua composizio-
ne pittorica, e viceversa. Viene da
chiedersi a questo punto se, o quale
sia stata la melodia, il concerto o
l’aria che possa avere ispirato
Nicodemo per l’esecuzione del
CRISTO IN CROCE.
>> L’ispirazione potrebbe essergli
venuta dallo Stabat Mater di Pergo-
lesi, o Haydn, o Boccherini, o
Dvoˇrák? O da “La Passione secondo
Matteo” di Bach? o… Non lo sap-
piamo. Quel che sappiamo è che sot-
to una pioggia di schizzi, creata a
colpi di spatola, emerge un Cristo in
croce, avvolto da una sofferenza
indicibile, un Cristo ormai spento
che s’è abbandonato al dolore, il
quale sembra stia prendendo il
sopravvento su di lui succhiandogli
inesorabilmente la vita. Lo schiaccia
il peso del peccato dell’uomo, ma il
suo ultimo sguardo è ancora per
loro, e il suo ultimo movimento è un
gesto doloroso d’accoglienza. Enrico
Nicodemo potrebbe anche non aver
considerato per nulla la tipologia
musicale qui proposta. Quel che
importa è che, quale che sia la sor-
gente, “l’ispirazione – ha detto lo
stesso Demò – è un momento in cui
mi sembra di vivere in un altro mon-
do, dove esiste solo la nuda tela e
un’immensità di colori che devono
mescolarsi tra di loro. È in questo
mondo dove trovo la mia pace e
dove appago la mia anima”. ٗ

4.7 Page 37

▲back to top
LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Franco Scillone
1) Prova a chiudere la bocca, quando stai
per offendere. Quando l’aprirai, ti sentirai
maestro di vita.
2) Sulla Terra, l’uomo va sempre più veloce.
E il povero, scalzo, come fa a raggiungerlo?
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

4.8 Page 38

▲back to top
SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
DESIDERIO
DI LEADERSHIP
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
L’affermazione di sé
è uno degli obiettivi più
ambiti di ogni persona.
Una buona autostima è ve-
ramente tale solo quando
è equilibrata e capace an-
che di considerare e ap-
La logica del dominio è tipica
dell’essere umano.
Affermarsi è compito
e sfida, desiderio
e passione, meta
prezzare gli altri. Questo rende le
persone profondamente realizzate,
perché il punto di riferimento per
la valutazione di ciò che siamo è la
LE LOGICHE
DI DOMINIO
La logica del dominio è tipica
e pericolo. Il confine
tra affermazione
e dominio è labile
reciprocità. L’affermazione di sé,
invece, è il riferirsi a se stessi sen-
za tener conto degli altri, anzi spes-
so contro gli altri, ed è purtroppo,
dell’essere umano, sembrerebbe che
faccia parte del suo DNA. Difficil-
mente l’uomo riesce a liberarsene in
modo esaustivo e completo. Occorre
38
e i problemi a livello
etico sorgono numerosi
e complessi.
oggi, un modo di fare molto diffu-
so presso le persone di ogni età e
condizione. La tendenza a costruir-
si un’immagine esterna che faccia
molta libertà interiore, ma questa si
acquista attraverso un lungo cammi-
no di autoeducazione ed esige un
progetto di vita e una continua vigi-
colpo più che una personalità ricca
di valori, è all’origine di molte
relazioni strumentalizzate; si
creano relazioni e amicizie che
“servono”, non solo per risol-
vere aspetti concreti della no-
stra vita quotidiana, ma, in
particolare, a costruire un’im-
lanza. Il credente vi si impegna con
ascesi e cristiana conversione, attra-
verso un cammino di umiltà, alla
scuola del suo Maestro. In Mc
10,42-44, Gesù dice una cosa rivolu-
zionaria in proposito: “Voi sapete che
quelli che son reputati principi delle
nazioni le signoreggiano e che i loro
grandi le sottomettono al loro domi-
magine di successo di se stes- nio. Ma non è così tra di voi, anzi,
si, perché si possa dire da chi chiunque vorrà essere grande fra
ci conosce quanto sia ampia voi, sarà vostro servitore; e chiun-
attorno a noi la sfera di in- que, tra di voi, vorrà essere primo
fluenze che possiamo vanta- sarà servo di tutti”. I servi al tempo
re, quanto, in definitiva, sia- di Gesù erano all’ultimo posto della
mo migliori di altri. È la lo- scala sociale, anzi non facevano nep-
gica dell’uomo pagano, sen- pure parte della società cosiddetta ci-
za Dio, è la logica del domi- vile, lavoravano senza ricompensa e
nio sugli altri, perché inca- senza diritti. Dovevano essere pronti
paci di dominare se stessi. È a lavare i piedi ai loro padroni. È il-
la logica che lascia le perso- luminante a questo riguardo quanto
ne a livello molto basso, an- dice Giovanni nel suo Vangelo: “Ca-
che quando il mondo delle pite quello che vi ho fatto? Voi mi
“conoscenze” e delle “in- chiamate Maestro e Signore; e dite
fluenze” è molto alto.
bene, perché lo sono. Se dunque io,
che sono il Signore e il Maestro, vi
Il Vangelo parla di gregge ho lavato i piedi, anche voi dovete
e pastore, ma sottolinea, lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti
a proposito di quest’ultimo,
che egli conosce le sue
vi ho dato un esempio, affinché an-
pecore e chiama ognuna che voi facciate come vi ho fatto io
per nome...
(Gv 13,12-15).
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

4.9 Page 39

▲back to top
LA LOGICA DI GESÙ
La logica di Gesù, dunque, appare
molto lontana dalla logica degli uomini,
perché esige un’autorevolezza nell’a-
more, nella capacità di esercitare un
ruolo di conquista, nella benevolenza
e nella carità; Gesù non accetta un’au-
torità intesa come “esercitare il pote-
re sulle persone”; è del tutto inconce-
pibile, nella prospettiva del maestro di
Galilea, utilizzare l’autorità al fine di
sottomettere le persone al proprio do-
minio o capriccio. Lo scopo per cui uno
è investito di potere è ben altro. La lea-
dership cristiana, infatti, si pone nel ver-
sante opposto, farsi dono, non fare doni,
I servi al tempo di Gesù dovevano essere pronti a lavare i piedi
ai padroni… invece è lui il Maestro che lava i piedi ai discepoli.
essere a servizio di tutti non farsi ser-
La leadership cristiana è servire, non farsi servire...
vire da tutti. Questa prassi cristiana, del
resto, deriva dalla diretta testimonian-
za del Maestro: “Poiché anche il Figlio
dell’uomo non è venuto per essere ser- antievangelico e quasi sempre anche que, che rappresenta la persona di
vito, ma per servire, e per dare la sua disumano. Mettere chi ci sta accanto Cristo, è al centro dell’obbedienza
vita come prezzo di riscatto per moltinella condizione di servile assogget- della fede di tutti i credenti. L’obbe-
(Mc 10,45).
tamento è espressione di una perso- dienza alla Chiesa e al magistero dei
nalità incapace di presentarsi con au- Vescovi – che sono il segno concreto
A CASA E FUORI CASA
torevolezza e stile. È un autentico pec- dell’unità ed esercitano l’autorità a
cato davanti a Dio, che ci ha dato nel nome e a imitazione di Cristo per ri- 39
Del resto si sa da sempre che le lo- suo Figlio l’esempio diretto e più su- cercare e adempiere la volontà del
giche di domino sono motivo di radi- blime della sua logica. Ci si può anche Padre – è obbedienza al Vangelo.
cali incomprensioni, sia fuori casa e sia
dentro casa. È facile lasciarsi andare,
anche nel ristretto ambito familiare, a
pressioni sugli altri, nel senso di pre-
tendere sottomissione negli aspetti
che riguardano la conduzione anche
delle cose più semplici della famiglia,
come pure di quelle più complesse
quando emergono problemi che sol-
lecitano decisioni immediate e im-
portanti. Imporsi sul coniuge o sui fi-
gli, o da parte dei figli sui genitori, è
giustificare per ragioni di opportunità,
per timore che situazioni particolari
possano degenerare, o anche per ra-
gioni educative. Ma imporsi con
espressioni e linguaggio sprezzante, al-
tezzoso o di isolamento dell’altro,
non porta da nessuna parte, o forse por-
ta all’odio, all’ira, e a molti altri ma-
laugurati difetti che lasciano traspari-
re una convivenza difficile per non dire
impossibile in cui domina la violenza
interna esercitata contro chi si vuole in
condizione di sudditanza rispetto a sé.
La vera leadership, lo ripetiamo, è do-
nare se stessi, perché dentro di sé e at-
torno a sé regni la pace e la tranquil-
lità dell’ordine.
Questo servizio è rivolto a promuo-
vere la carità, a incoraggiare e coor-
dinare l’impegno di tutti, ad animare,
orientare, decidere, correggere, in
modo che venga realizzato l’annun-
cio del Vangelo. È opportuno e dove-
roso qui ricordare che nella Chiesa
l’autorità è servizio.
Il primo servizio che chi ha autorità
è chiamato a offrire è la fede e l’amo-
re per il Vangelo, che si esprimono in
una testimonianza immediata e schiet-
ta di donazione sacrificata; ma occor-
re anche lasciare spazio alla parteci-
pazione responsabile ed effettiva di tut-
ti. L’autorità cristiana è leadership
spirituale, che diventa guida che indica
LA RICERCA
il cammino di santità; il che significa
che chi presiede deve essere e appari-
DEL POTERE
E LA CHIESA
re un “maestro spirituale”, la cui fun-
zione è quella di guida autorevole, si-
cura e credibile perché vive ciò che in-
Secondo la dottrina cristiana, la
Chiesa è uno spazio teologale dove
si riconosce come autorità fonda-
mentale il Vangelo. Il Vangelo dun-
segna. Oggi, in ambienti fortemente se-
gnati dall’individualismo, non è faci-
le riconoscere e accogliere la funzio-
ne che l’autorità svolge a vantaggio di
tutti, ma se vogliamo rimanere uniti a
Cristo e tra di noi occorre rimanere uni-
C’è la tendenza a costruirsi
un’immagine esterna di sé
che faccia colpo.
ti con chi è chiamato a essere al ser-
vizio di tutti.
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

4.10 Page 40

▲back to top
D IBATTITI
Giornate Mondiali
MAI PIÙ
SCHIAVI di Severino Cagnin
23 agosto 2009,
Giornata
Internazionale della
Abolizione della Tratta
degli Schiavi.
Nel bicentenario
della Dichiarazione il
mondo rifiuta ancora
40
lo schiavismo ma è
costretto a rendersi
conto di nuove forme
di schiavitù più brutali
e dominanti. Mai più
un uomo schiavo
di un altro uomo.
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS
Il razzismo è ancora presen-
te… Oggi ha un’aggravante: lo
spot televisivo, in cui lacrime a
buon mercato acquietano la co-
scienza, e certe forme di nuove schia-
vitù possono continuare imperterrite
a prosperare. Che cosa fare? Cambiare
canale non basta! La voce della Chie-
sa fortunatamente è chiara. Un cre-
dente non può dimenticare il perdo-
no chiesto all’Africa da papa Wojtyła
in Liberia. È convincente rileggere
Radici di Aley Alex (BUR 2005) e ri-
vedere film documentati come Nuo-
vomondo di Emanuele Crialese (2006)
e Lettere dal Sahara di Vittorio De
Seta (2004). Chi si porterà in ferie il
libro La tratta degli schiavi (Il Muli-
no, 2006) sorriderà di più!
Benedetto XVI in Africa ha indi-
cato con coraggio e chiarezza, qua-
lità tipiche di questo grande Papa, il
rimedio alle nuove forme di razzi-
smo: “La riconciliazione, poi i valo-
ri delle tradizioni, fra cui e non ulti-
ma la religiosità. L’idea che la vita
sia una gioia è fortemente radicata
nella cultura africana: per la vostra
saggezza l’arrivo di un bambino è
una benedizione di Dio”.
nessuno escluso, siamo invitati a
rompere il silenzio e battere il tam-
buro. Possiamo ottenere armonia,
come in un’orchestra, solo se ci ri-
spettiamo l’un l’altro, gioiamo
delle nostre diversità e lavoriamo
insieme per raggiungere comuni
obiettivi”.
>> Martedì 15 luglio, Il bicente-
nario dell’abolizione della schia-
vitù si celebra negli USA come un
dovere storico: restituire all’Africa la
ricchezza accumulata, grazie al lavo-
ro degli schiavi, si può fare oggi stan-
ziando risorse per abolire la prostitu-
zione forzata, l’uso dei bambini nelle
guerre e il commercio internazionale
di droga. Né sono soltanto queste le
vergogne che contaminano la società
attuale, anche quella che si crede e si
professa antischiavista.
Tant’è vero che l’ONU ha scelto il
tema della comunicazione. “Tutti”,
>> I sei milioni di telespettatori che
hanno seguito rapiti la storia della
schiava nera, oggi santa, Giuseppina
Bakhita, trasformata in fiction da Gia-
como Campiotti, è stata convincente
più di un documento ufficiale. Ha fatto
capire che il cuore e la fede abbattono
le barriere, perfino quelle di lingua –
(Bakhita oltre alla sua lingua nativa
parlava solo il dialetto veneto: «come
se fa a no volerghe ben al Parón» – il
Paròn è Dio!) e possono creare la
nuova famiglia umana, di tanti colori
e tante idee diverse, una ricchezza di
cui il mondo ha bisogno.

5 Pages 41-50

▲back to top

5.1 Page 41

▲back to top
DATE A CESARE
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
Le realtà terrene, per quanto alte,
non possono esaurire le domande
di senso insite nell’animo umano.
DOLCENERA è il titolo di
una canzone di Fabrizio de
Andrè del 1996 in cui si
frammenti melodici dappri-
ma sono intervallati da rispo-
ste di archi pizzicati, poi si ser-
narra di un amore clandestino
rano e si spingono verso regioni
consumato mentre dirompe un
man mano più acute; il disegno
violento nubifragio; ma è anche il
poco più ampio del ritornello tra-
nome d’arte di Emanuela Trane,
scina tutte le tensioni fin lì accu-
32 anni, cantautrice salentina,
mulate e, se possibile, le amplifi-
con alle spalle una carriera non
ca. Nell’arrangiamento, suoni vi-
sempre ai vertici, ma comunque
gorosi e taglienti di chitarre e rit-
succosa, comprendente successi
italiani, riconoscimenti interna-
tenerezza. L’Amore, come viene
mica e suoni ampi e caldi di ar-
chi e tappeti giungono a una
41
zionali, collaborazioni prestigiose ribadito in questa Date a Cesare, insospettata simbiosi lasciando
e digressioni come attrice in un diviene “realtà ultima” che tra- un’impressione di sana esuberan-
paio di film. L’ambivalenza che scende e sublima ogni “affanno” za. Ne viene fuori una sferzata di
evoca il toponimo, non sempre le terreno; che, solo, dà senso al no- vitalità che riempie l’animo del-
ha aderito totalmente: il suo look stro impegno quotidiano.
l’ascoltatore, lo entusiasma e lo
dalle tinte fosche e il suo fare da
inquieta quel che basta per fargli
ragazzina ribelle hanno inopina- >> La musica è subito incalzante ronzare nella testa il quesito fon-
tamente colpito critica e pubblico grazie al riff delle chitarre e alla damentale:…ma la vita che senso
più delle sue canzoni o delle sue costruzione del canto: i brevi ha / lì davanti all’eternità?
indubbie doti vocali non lascian-
dole mai raccogliere il gradimen-
to pieno.
DATE A CESARE di Dolcenera
>> Con la sua ultima produzione
Dolcenera sembra aver cambiato
strada, lasciando spazio a un’im-
magine più solare e a canzoni
dalle melodie aperte e dai suoni
ampi e rotondi che ben bilancia-
no la grinta dell’interpretazione e
il linguaggio diretto e, a tratti,
crudo dei testi.
Dolcenera nel paese delle mera-
viglie, s’intitola l’album; e “il pae-
se delle meraviglie” è senz’altro
l’Amore, quello con la A maiu-
scola, quello che alza lo sguardo,
che salva dalla mediocrità e dalla
disperazione, che non può essere
diviso ma che è per tutti; quello
che dà calore e vita, che fugge le
languidezze ma ci avvolge con
Miliardi di anni fra terra e mestieri / e
non basta una guerra in più / e non basta
una guerra
Due sposi e una casa, il mutuo di casa /
ma due governi non fanno un re / Contro
questa arroganza
pensieri e parole che fanno l’amore
Un giorno di sole… che cosa c’è di più
Date a Cesare quello che è di Cesare,
/ che se Dio vuole, tutto è dell’amore
Date a Cesare quello che è di Cesare,
/ che se Dio vuole, tutto è dell’amore
Un bimbo che gioca, un fiore che sboc-
cia, il poeta che scrive, la gente si muove
e nasce un’idea… che cosa c’è di più
Date a Cesare quello che è di Cesare,
/ che se Dio vuole, tutto è dell’amore
Date a Cesare quello che è di Cesare,
/ che se Dio vuole, tutto è dell’amore
Per fare il coraggio ci vuole dolore / e
non basta una piazza in più / gira gira gi-
rotondo
Politica e vanti, poteri e disastri / ma la
vita che senso ha / lì davanti all’eternità
Le forme dell’arte, un cosmo di note, /
E c’è… c’è sempre un principio di vita /
in tutte le cose che esistono al mondo
Coscienza sociale, rispetto civile, / una
donna che studia e s’informa, / la mano
di un uomo, /
la morte che insegna / segnali di vita…
di forza / il mondo che spera, l’inizio di
un’era / e poi si fa sera
(Ave non vale)
Date a Cesare quello che è di Cesare,
/ che se Dio vuole, tutto è dell’amore
Date a Cesare quello che è di Cesare,
/ che se Dio vuole, tutto è dell’amore
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

5.2 Page 42

▲back to top
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino, avente persona-
lità giuridica per Regio Decreto
13-1-1924 n.22, possono riceve-
re Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
per le Missioni, con sede in Tori-
no) a titolo di legato la somma di
… o titoli, ecc. per i fini isti-
tuzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
42
per le Missioni, con sede in Tori-
no) l’immobile sito in… per i fi-
ni istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o l’I-
stituto Salesiano per le Missioni,
con sede in Torino) lasciando ad
esso quanto mi appartiene a
qualsiasi titolo, per i fini istitu-
zionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS
I NOSTRI MORTI
TRIMBOLI sig.ra Caterina,
cooperatrice salesiana,
† Ardore (RC), il 14/11/2008, a 84 anni
Sesta di sette figli di cui due salesiani coa-
diutori. Attenta ed entusiasta lettrice del Bol-
lettino Salesiano, madre affettuosa di due fi-
glie e sposa esemplare, dopo la morte della
mamma (1973) ha fatto da madre ai fratelli
salesiani, Giuseppe e Francesco, tutte le vol-
te che si recavano in paese per qualche
giorno di riposo, accogliendoli con gioia nel-
la sua casa. È cresciuta nell’amore di Maria
Ausiliatrice e di Don Bosco e si è sempre
sentita parte della Famiglia Salesiana.
BORGHETTO sig.ra Ada,
cooperatrice,
† Verona, il 25/12/2008, a 87 anni
Viveva poveramente, le bastavano poche co-
se e un pasto frugale, ma per magnificare Don
Bosco e aiutare i suoi missionari non ha ba-
dato a spese. Slanci di generosità che più di
una volta abbiamo dovuto frenare. Ha costrui-
to monumenti a Don Bosco dovunque le è sta-
to possibile… fino in Madagascar. Da giova-
ne aveva visto un film su Don Bosco. In quel-
l’occasione maturò la sua decisione di essere
sempre con Don Bosco, abbracciando la sua
spiritualità che propagò nelle aule scolastiche
dove prodigò il suo insegnamento di maestra
elementare. Non si lasciava sfuggire l’occa-
sione di parlare di Domenico Savio, di Besuc-
co Francesco, di Mamma Margherita e dei
missionari. Fu salesiana cooperatrice e co-
minciò a darsi da fare per scoprire adolescenti
portati alla vocazione.
FRIGO sac. Antonio, salesiano,
† Castello di Godego (TV), il 12/01/2009,
a 89 anni
Gli exallievi ricordano la sua passione per
le cose, lo sport in primis dove si mostrava
un po’ partigiano: era un guaio andare in
classe dopo aver perso una partita, ci si
doveva sobbarcare una lunga litania di cu-
riosi e risibili “improperi”. Era sempre in
cortile, con “spolverina” e basco. Ha vissu-
to sereno per molti anni nel suo ufficio a fi-
sarmonica con le pareti di legno fra due
grandi studi che si allargava e restringeva
secondo le esigenze. Molti ricordano le sue
canzoni visualizzate attraverso le diaposi-
tive scelte in interminabili incontri nel suo
ufficio per la festa di Natale. Nella sua esu-
beranza, per dar valore a quello che dice-
va o esigeva ricordava esagerando: “Io lo
so che ho fatto 40 anni di regia teatrale…
20 anni di ciclismo… 20 anni di animazio-
ne calcistica”. E tutti dicevano ridendo: “Ma
quanti anni ha?”. Don Antonio incarnava in
modo eroico l’assistenza salesiana. Sape-
va cogliere nel giovane l’essenziale, al di
là di quello che poteva apparire.
dato il figlio primogenito Salvatore come
sacerdote salesiano. Sposata il 31 gennaio
1934, dal marito ereditò la passione per la
lettura del Bollettino Salesiano. Negli ulti-
mi 30 anni meditava con assiduità la Paro-
la di Dio approfondita nel cammino neoca-
tecumenale. Nella celebrazione dell’Euca-
ristia contemplava il sacerdozio di Cristo
partecipato al figlio don Salvatore con il Mi-
nistero educativo/pastorale.
RONCAN sac. Mario, salesiano,
† Castello di Godego (TV), il 17/01/2009,
a 91 anni
Scrisse: “Desiderando vivamente seguire
la chiamata del Signore… faccio domanda
di poter entrare in Noviziato”. Il suo parro-
co lo presentò con questo giudizio: “Un
giovane molto buono, docile, pio, di dottri-
na condotta”. I suoi superiori lo ricordano
come un “giovane studioso, buono, di pietà
sentita, di condotta morale esemplare, di-
ligente nell’adempimento dei propri doveri
e docile nell’obbedienza, di buona indole e
volontà”. Ebbene don Mario non derogò
mai da questi “percorsi” nelle molte case in
cui passò come insegnante e catechista.
Così è stato sempre, così lo ricordano con-
fratelli ed exallievi.
BAGGIO sig. Fulvio, salesiano
laico,
† Treviso, il 22/01/2009, a 83 anni
Maestro d’arte e insegnante di Educazione
Artistica e Tecnica, ha continuato questo
insostituibile servizio culturale ed educati-
vo fino al 1977. Nel 1988, a 62 anni, un sal-
to qualitativo: l’obbedienza lo invia in Ni-
geria a Ondo. Ed egli ricorda con orgoglio:
“Missionario anch’io come mia sorella,
suora in Brasile, e mio fratello Federico in
Giappone”. Rimase solo tre mesi ma non
li dimenticherà più. Fu un coadiutore doc:
intratteneva i ragazzi con i suoi aquiloni, le
barchette, i burattini, i presepi in polistiro-
lo... Non per nulla era Maestro d’Arte. E fu
un artista anche come religioso: “Il signor
Fulvio ha intrecciato con tante persone il
filo della sua fede, della sua speranza e
della sua carità!”.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”
MANGIONE sig.ra Maria vedova
Di Benedetto, salesiano
cooperatore,
† Mazzarino (CL), il 13/01/2009, a 94 anni
Madre di 6 figli ai quali ha saputo trasfon-
dere la sua fede semplice e profonda ali-
mentata dalla devozione al Sacro Cuore
con i primi venerdì, la devozione alla Ma-
donna con la recita del rosario e la devo-
zione a Don Bosco al quale fu felice di aver

5.3 Page 43

▲back to top
MM iill
eessee Savina Jemina
MMEESSEE
ACQUE BIBLICHE
FIUME TIGRI
È il fiume più importante della
Mesopotamia dopo l’Eufrate. Lun-
go circa 1950 km, ha una portata
di circa 1500 m³/sec. Nasce nell’o-
dierna Turchia, dove percorre
poco più di 500 km; poi attraversa
l’Irak, dove un tempo bagnava
Assur, Seleucia e Ninive e oggi toc-
ca Tikrit, Mossul e Baghdad, e si
unisce all’Eufrate, formando lo
Shatt al-Arab, che sfocia nel Golfo
Persico. L’esigenza di regolare le
forti variazioni stagionali ha portato
a costruire sbarramenti e bacini
idrici. Una ventina d’anni fa, per
soddisfare il fabbisogno elettrico e
agricolo, la Turchia ha avviato un
progetto per la costruzione di 22
dighe e 19 impianti idroelettrici sui
fiumi Tigri ed Eufrate, disapprovato
però da vari enti internazionali e
soprattutto da Siria e Irak, che
rischiano minor quantità e qualità
dell’acqua, con evidenti impatti
sociali e ambientali. Nella Bibbia il
Tigri è citato 5 volte. In particolare,
è indicato come 3° dei quattro fiu-
mi che irrigano il giardino di Eden
(Gn 2,14).
LUCI DAL MEDIO EVO
>> 16 luglio 1228: Gregorio IX di-
chiara santo Francesco d’Assisi e,
il giorno dopo, pone la prima pie-
tra della basilica destinata a cu-
stodirne il corpo e a diventarne
uno dei maggiori centri di preghie-
ra. Nel luglio 1210, Francesco e i
primi compagni erano stati ricevuti
da Innocenzo III che aveva appro-
vato verbalmente la Regola. La
data ufficiale della nascita dell’Or-
dine è il 29/11/1223, con la bolla
“Solet annuere” di Onorio III.
>> 24 luglio 1115: muore Matilde
di Canossa che, per sua volontà,
è sepolta nell’abbazia di San Be-
nedetto in Polirone, nel mantova-
no, fondata nel 1007 dal conte
Tedaldo, nonno paterno di Matil-
de, e affidata ai benedettini. Nel
1077, per evitare le mire imperiali,
la Grancontessa lo pone sotto la
protezione di Gregorio VII che a
sua volta lo aggrega al monaste-
ro di Cluny. Per otto secoli, i mo-
naci bonificano e coltivano quel-
le terre. Nel Rinascimento, il mo-
nastero è un mito europeo a livel-
lo religioso, culturale e artistico
(accolse Correggio, Paolo Vero-
nese e Giulio Romano che rico-
struì la basilica). Con la soppres-
sione napoleonica nel 1797, l’ar-
chivio è disperso e alcuni edifici
sono distrutti. Quanto rimane è in
corso di recupero.
>> 25 luglio 1135: è fondata l’ab-
bazia di Staffarda, nel Cuneese,
presente Manfredo I del Vasto,
signore di Saluzzo. Il complesso
cistercense, con edifici in stile ro-
manico e gotico, si sviluppa nei
primi due secoli, ricevendo do-
nazioni e proprietà terriere, so-
prattutto dai marchesi di Saluzzo.
Diventa anche sede di fiere e
mercati. Nel 1690 è al centro di
un sanguinoso scontro tra i fran-
cesi di Luigi XIV e gli austro-pie-
montesi di Vittorio Amedeo II. Dal
1750, l’abbazia è proprietà del-
l’Ordine Mauriziano.
>> Luglio 1197: per volontà di Mar-
gherita, vedova del conte Berar-
do II di Loreto Aprutino, è fondata
l’abbazia cistercense di Santa
Maria di Casanova, nell’odierno
Comune di Villa Celiera (PE). Di-
venta tra le più ricche d’Abruzzo
43 e, nel periodo di massimo splen-
dore, ospita più di 500 monaci, ol-
tre ai laici occupati nelle terre ab-
baziali. Nel 1807, quando Giusep-
pe Bonaparte sopprime gli ordini
religiosi, la comunità è dispersa.
Del glorioso passato, oggi restano
alcuni ruderi e una torre.
PRETI SCIENZIATI GIUSEPPE PIAZZI
Nato a Ponte in Valtellina (SO)
il 7 luglio 1746, Giuseppe Piaz-
zi entra nell’Ordine dei Chieri-
ci Regolari Teatini di san
Gaetano da Tiene e stu-
dia a Milano, Torino,
Roma e Genova. Si
appassiona alla ma-
tematica e all’a-
stronomia. Insegna
anche a Malta e a
Roma, dove è col-
lega del futuro pa-
pa Pio VII. Nel 1780
è chiamato a inse-
gnare a Palermo e dal
1790 sovrintende alla co-
struzione dell’Osservatorio
nazionale del Regno delle Due
Sicilie. Il 1° gennaio 1801 scopre
un oggetto celeste, brillante, in
movimento; ne scrive all’astro-
nomo e prete barnabita milane-
se Barnaba Oriani (1752 –
1832) e poi ne ha la
conferma dal fisico
tedesco Carl Friedri-
ch Gauss (1777-
1855), con il quale
è in contatto: l’og-
getto è un grande
asteroide, che Piaz-
zi “battezza” Cere-
re. Muore a Napoli il
22 luglio 1826. In suo
onore, nel 1923, il mille-
simo asteroide è chia-
mato “1000 Piazzia” (per la
consuetudine di dare ai pianeti-
ni un nome al femminile).
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

5.4 Page 44

▲back to top
P P RIMA AGINA Cristina Mustari
SPAZIO E TEMPO
L’importanza di offrire alternative
Lo spazio per i giovani è importante. Avere luoghi in cui familiarizzare, stare insieme
è fondamentale. Meglio se questi luoghi si trovano lì dove vivono il loro quotidiano,
nelle periferie delle città che il più delle volte non riescono a offrire alternative valide.
Bisogna andare a incontrarli, i giovani, sco-
varli e dimostrar loro che esistono posti in
cui si può crescere insieme con leggerezza
ma in maniera sana. Per questo la Federazione
dal frequentare ambienti criminosi. Il secondo pro-
getto, invece, a Castel de Britti (BO), per sostenere
36 giovani immigrati ospitati dal centro salesiano
nell’apprendimento dell’italiano e in processi di
SCS/CNOS, con i proventi del 5x1000 del 2006 ha educazione e integrazione.
finanziato il progetto dell’associazione il Nodo di
Sampierdarena che prevede l’allestimento di un >> Ci sarebbe bisogno di dieci, cento, mille altri
centro aggregativo giovanile in una zona proble- progetti su tutto il territorio nazionale. Si tratta di
matica di Genova. E lo stesso ha fatto per l’ispetto- attenzioni necessarie nei riguardi dei giovani, di
ria salesiana Sicula per realizzare una sala multi- cura dei loro spazi e del loro tempo. C’è bisogno
44 funzionale in cui organizzare iniziative di anima- di chi propone attività, di chi stimola la loro creati-
zione ed educazione per i ragazzi di Catania. Il vità e partecipazione. Ce n’è bisogno per non per-
desiderio è quello di creare nuovi punti di riferi- derli. Lo sanno bene gli operatori della Federazio-
mento in cui proporre attività, laboratori creativi, ne SCS: educatori, psicologi, volontari che operano
momenti di svago e di sport.
attraverso gli enti associati per venire incontro alle
necessità di minori e giovani in difficoltà. Partire
>> Anche il tempo per i giovani è importante. Le dalle periferie è l’obiettivo. Il territorio deve offrire
giornate vuote, la noia fanno il gioco di criminalità ai ragazzi delle opportunità. Il ragazzo deve poter
e stupefacenti. Permettere ai ragazzi di impiegare il star bene lì dove si trova poiché nelle periferie
tempo in maniera costruttiva è lo scopo di altri due spesso squallide e trascurate delle nostre città, si
progetti finanziati dalla SCS con i proventi del annidano il disagio, la delinquenza, la devianza
5x1000. Il primo a Napoli, in un territorio dilaniato minorile. La strada è ancora lunga, ma i quattro
dalla camorra: si cerca di educare alla legalità rac- progetti realizzati dalla Federazione con il 5x1000
contando e spiegando episodi di cronaca, renden- sono un buon punto di partenza.
ٗ
do partecipi e protagonisti i ragazzi. Lo fa l’asso-
ciazione Piccoli passi grandi sogni con un progetto
intitolato a mam-
ma Matilde, ucci-
sa dalla crimina-
lità per aver dife-
so i suoi figli. Por-
tare questa storia
nelle scuole, far
conoscere la cru-
deltà di chi pratica
la cultura della
morte e stimolare
le loro riflessioni e
i loro elaborati in
merito, può allon-
tanare i più piccoli
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS

5.5 Page 45

▲back to top
45
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

5.6 Page 46

▲back to top
I NOSTRI SANTI
pelle molto sottile. Il dottore mi
spiegò che la ferita si sarebbe
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
chiusa con il tempo, e solo con
forti antibiotici e medicazioni “a
crudo”. Allora mi sono rivolta al-
la venerabile Mamma Marghe-
SALVATO
sempre con me. E così feci. Poco
rita, perché mi ottenesse pa-
DALL’ACQUA
MELMOSA
tempo dopo apparvero i primi
malesseri: cistite, colite, gastrite,
eritema, cefalea, nausea e vomi-
zienza e affrettasse la guarigio-
ne, che in effetti è avvenuta
dopo circa dieci mesi. Nel frat-
Il 24 marzo 2008, lunedì di Pa-
squa, una mamma con i suoi due
bambini sui 4-5 anni, percorren-
do la strada presso Premosello
Chiovenda (VB), giunse a una
cappella della Madonna Ausilia-
trice, sul retro della quale vi era
l’effige di san Giovanni Bosco.
Qui si fermò per parlare loro di
Don Bosco: chi era, il suo grande
amore per i giovani. Il bambino
più grande, fatto qualche passo,
mentre tentava d’inerpicarsi su
una parete, cadde nello strato
d’acqua melmosa sottostante,
che più oltre diventava ben più
profonda e pericolosa. La madre,
disperata, si mise a gridare: ”O
Dio aiutatemi, don Bosco salva-
lo!”. In quel momento stava giun-
gendo su una macchina un pa-
store, il quale, udite le grida d’aiu-
to, si fermò, e con una fune riuscì
to. Di conseguenza, fui ricovera-
ta presso l’ospedale di Cirié per
idratarmi con fleboclisi. Perma-
nevano tuttavia difficoltà di
deambulazione, dolore sovrapu-
bico, insistente tosse, sanguina-
mento dal naso, vulvite e micosi.
Dimessa, trascorsi circa due me-
si in casa, ma senza alcuna vo-
glia di dedicarmi ad alcunché. A
15 settimane feci la prima eco-
grafia in ospedale. Risultato:
sembrava che tutto andasse be-
ne; dall’esito seppi anche che
portavo in grembo due femmi-
nucce. Era il mio sogno e sus-
sultai di gioia. La dottoressa mi
fissò un appuntamento per il 15
febbraio. Mi presentai puntuale e
mi fu diagnosticata l’insorgenza
di una malattia della placenta,
detta sindrome da trasfusione fe-
to/fetale (TTTS) che produce
uno squilibrio di nutrimento nei
Mamma Margherita.
CUORE DI MAMMA
Nell’ottobre 2006 ho dovuto su-
bire con urgenza un’operazione
al ginocchio destro, per l’inne-
sto della protesi. Durante i pri-
mi dieci giorni ho potuto sop-
portare le inevitabili sofferenze
dell’intervento. Ma quale sor-
presa non mi colse quando, nel
levare i punti, si è aperta una
grande ferita, causata dal riget-
to dei punti da parte della mia
tempo accusai molto male an-
che al ginocchio sinistro, ma al-
lontanavo il pensiero di sotto-
pormi a un’altra operazione.
Quando il dolore divenne in-
sopportabile e già mi vedevo
sulla sedia a rotelle, mi sono
fatta coraggio, rivolgendomi
quotidianamente all’interces-
sione di Mamma Margherita. Il
28 febbraio 2008 ho affrontato
la seconda operazione e ho vis-
suto in preghiera, ma anche
con una certa angoscia, i venti
giorni di attesa per l’estrazione
dei punti. Tutto si è concluso be-
ne, per l’intercessione di Mam-
ma Margherita.
Sr. Soldaini Marcella,
Damasco (Siria)
a trarre in salvo il bambino. Soli- vasi sanguigni dei due gemelli. Violetta. Margherita un minuto
tamente nel giorno di “pasquetta” Insomma era in pericolo la so- dopo. Erano grosse e belle.
poca gente si incontra su quella pravvivenza di entrambi. Ritornai Piansi dall’emozione e ringraziai
strada di montagna. La madre è a casa preoccupatissima, pian- il Signore e i nostri santi protet-
certa che il suo bambino è stato gendo lacrime amare. Mi chiesi tori. Le portarono al nido e le
46 salvato per l’ intercessione di Don perché il Signore mi volesse to- tennero nell’incubatrice sotto os-
Bosco.
gliere ciò che mi aveva dato. L’i- servazione per otto ore, quindi le
M.C., Domodossola (VB) dea di perdere le due creature riportarono in stanza. Erano sa-
che portavo in grembo mi faceva ne e in ottime condizioni di salu-
impazzire. Rimasi in un’attesa te. Restai a contemplarle e scru-
LA STORIA
DI VIOLA
snervante per cinque mesi. L’e- tandole notai un particolare me-
cografia settimanale scandiva il raviglioso: le bambine avevano
tempo. Gli esami ematologici evi- un segno sulla fronte, fra le due vari medici. Dopo l’ennesima
E MARGHERITA
denziavano carenza di ferro e sopracciglia, appena sopra il na- analisi, il 18 dicembre 2007 mi
proteine. Ero giunta intanto alla so. Il segno non era identico per hanno diagnosticato lo svuota-
“Metterei la firma per avere due ventiquattresima settimana. Al entrambe le gemelle monozigo- mento delle ovaie e quindi l’im-
gemelle!”. Nell’autunno seguen- consueto controllo settimanale ti. Precisamente si trattava di possibilità definitiva di avere un fi-
te seppi d’essere in stato inte- risultò che l’utero si era aperto due lettere dell’alfabeto. Viola glio, salvo il caso di un miracolo.
ressante. Iniziò così la mia vita di dal suo interno. Fu avvertito il gi- mostrava scolpita una V in cor- A tale scetticismo dei medici, mio
mamma in attesa. Ma alla sesta necologo, il quale mi fece ricove- sivo, Margherita una M in stam- marito ha ribattuto riaffermando
settimana mi accorsi di avere rare presso la clinica universita- patello. Il pediatra disse che si la nostra capacità di sperare. Do-
modeste perdite di sangue. Pre- ria Sant’Anna, dove rimasi per trattava di ectasie, o dilatazioni po ciò, vista anche l’impossibilità
si un appuntamento per esegui- cinque settimane ferma a letto, in dei capillari, che presto sareb- di ricorrere a mezzi artificiosi,
re la prima ecografia che eviden- riposo assoluto. Si temeva per la bero scomparse. A tutt’oggi quando già non ci pensavamo
ziò un modesto distacco della sopravvivenza delle due gemel- (marzo 2008) non sono sparite, più, fui colpita da influenza, con
placenta assieme a una sorpre- le. Fu duro per me abituarmi a e credo che non scompariranno, nausea, febbre e mal di schiena.
sa: gli embrioni erano due; si questo stile di vita: sveglia alle perché sono il segno che qual- Venne a visitarmi una mia cugi-
trattava di una gravidanza ge- sei, mattinata lunga, ecografie, cosa di grande è avvenuto. So- na. Vedendomi stravolta e aven-
mellare. Si prospettavano però contrazioni, terapie farmacologi- no come la firma della mano di do saputo che non avevo preso
mesi difficili con sospensione dal che. Mi imposi di mangiare per Dio, la dimostrazione che il mi- alcun farmaco antinfluenzale, mi
lavoro e ricovero in ospedale. nutrire le bimbe che crescevano racolo di Viola e Margherita si è procurò un test di gravidanza, cui
Una mia cara amica, Marisa, mi e si muovevano dentro di me. Mi compiuto.
mi assoggettai in sua presenza.
portò da Valdocco l’abitino di san
Domenico Savio. Mi disse di
pregare il piccolo santo con de-
vozione e di portare lo scapolare
dimisero il 9 maggio, vista la si-
tuazione incredibilmente stabile;
eravamo arrivati a 29 settimane
e 5 giorni. In casa usavo una se-
dia a rotelle per spostarmi. Sof-
frivo d’insonnia e dormivo sedu-
ta. Così per gli altri mesi di ge-
stazione. Finalmente, dopo otto
Bessone Emanuela,
Pianezza (TO)
MI SONO
AFFIDATA
A SAN DOMENICO
L’esito fu positivo. In quel mo-
mento mi ricordai delle parole del
medico: “I miracoli possono ac-
cadere”, e seguii il consiglio di
mia cugina, che mi disse di affi-
darmi a san Domenico Savio,
protettore delle donne in gravi-
danza.
mesi di gravidanza mi dissero
che era giunto il momento tanto
SAVIO
S. E., Paceco (TP)
atteso. Insistemmo che fosse Ho 36 anni e sono sposata da
praticato il taglio cesareo. Prima sei. Rimasta incinta e giunta al-
M. D. Mazzarello Laura Vicuña
LUGLIO/AGOSTO 2009 BS
dell’operazione ci chiesero come l’ottava settimana, ho perso il mio
intendevamo chiamare le bimbe. bambino, e così per una secon-
Risposi: “Margherita e Viola”. Al- da volta. Seguì un calvario tra cu-
le ore 9:03 fu estratta per prima re, visite, cliniche e colloqui con
Ptfrlii’eiericrmnnhedlaiaietccesopatneuzaitboossbenidlneipezcdolaaletezrrlieàolnecnotoaetmemprnieeeto.otnnt.eoSrsnuei

5.7 Page 47

▲back to top
IN PRIMO PIANO
redazionale
Mons.
JÉSUS TIRSO BLANCO
Argentino, partito missionario
per l’Angola nel 1986, dopo
l’ordinazione sacerdotale.
Fu parroco e direttore, coordinatore
della pastorale giovanile e vicario
ispettoriale. Il 26/11/2007 il Papa
ne annuncia la nomina a vescovo
di Lwena.
• Monsignore, qual è la realtà sociale dell’Angola?
Oggi è la pace dopo tanti anni di guerra. La grande sfida dell’Angola è
ora la democrazia. Nella mia diocesi di Lwena, 223 mila km2, all’Est, ci
sono altre emergenze, ad esempio le strade che mancano del tutto, per cui è
difficilissimo visitare le comunità, altrettanto difficile è arrivare in città. Le
due guerre, quella per l’indipendenza del 1960 e quella civile del 1975 (ter-
minate in pratica solo nel 2002) hanno distrutto tutto. In alcune città non è
rimasta in piedi una sola casa per es. a Kangamba, ma non solo.
• È facile fare il vescovo?
No. Tutt’altro. Pensi che solo una chiesa in tutta la diocesi è in piedi.
Non esistono nemmeno case per i parroci, canoniche, oratori, ecc. Tutto
è in emergenza. Qualche sacerdote vive a 600 km da Lwena, pratica-
mente tagliato fuori da tutto.
• Qual è il problema maggiore della sua diocesi?
Ricostruire. Prima di tutto il seminario, perché sono le vocazioni il fu-
turo della Chiesa angolana… Poi tutto il resto. È impresa titanica.
• Quanti sono i cattolici nella diocesi e nel resto del Paese?
In Angola sono il 50%, nella mia diocesi il 20%, ma, devo dirlo a loro
onore, con una fede fortificata dalla sofferenza.
• C’è armonia tra le varie confessioni religiose?
Sì, c’è un atteggiamento ecumenico. Si comincia a capire che senza
unità non c’è futuro. Per nessuno. Tuttavia alcune sétte non ne vogliono
sapere di fare qualcosa insieme e remano contro. Ciò che fanno, lo fanno
solo per sé.
• E con i musulmani?
I musulmani in Angola non sono molti, quindi almeno per il momento
non costituiscono un problema. Ma c’è da dire che sono in espansione.
La speranza è che non attecchisca l’Islam radicale.
• La nazione come risorse è ricca o povera?
La nazione è ricca (petrolio, diamanti, acqua) ma il popolo è povero. La
solita contraddizione. Non tutte le ricchezze dell’Angola sono sfruttate
dall’Angola. C’è lo zampino delle grandi multinazionali straniere. E co-
munque lo Stato ha da ricostruire tutto, quindi c’è da pensare che il pro-
cesso per avere una società prospera e giusta non potrà non essere lungo e
faticoso. Nella mia diocesi non funziona ancora il treno, la produzione
agricola è ostacolata dalle mine antiuomo, ecc. Tutti regali della guerra!
• E i giovani come si comportano?
I giovani sono la vera risorsa dell’Angola. Ma hanno bisogno di forma-
zione, informazione e lavoro. Da loro dipende il futuro della nazione. An-
che per loro sarà dura. Ecco perché la Chiesa ha a cuore la loro educazione.
ABBAS
Vive, anzi viveva in una fa-
miglia con due mamme, più
fratelli e fratellastri. Ha 14 an-
ni ancora non compiuti e assi-
ste quotidianamente alla guer-
ra che la seconda moglie di
suo padre conduce maligna-
mente contro la prima e i suoi
figli. Spesso volano schiaffi,
tirate di capelli, calci, parolac-
ce. In un paese povero mante-
nere due mogli è un azzardo
assurdo. I guai sono all’ordine
del giorno, la fame è sempre in
agguato e le risse sono spesso
l’unico cibo… A un certo pun-
to anche il papà, esasperato
dalla miseria e aizzato dalla
moglie più giovane, se la pren-
de con Abbas e i suoi fratelli,
figli di primo letto. Così lui
47
fugge di casa e si mette a men-
dicare. Lo fa per sé, ma poi di
sera, di nascosto, si avvicina al-
la capanna per portare qualcosa
da mangiare anche ai fratelli
più piccoli. Per ora la cosa va
avanti così, scrive il volontario
che l’ha avvicinato. Si può far
poco, anzi nulla. Il rischio è di
suscitare le ire di padre, madre
e matrigna che farebbero paga-
re caro ai più piccoli la “tra-
sgressione” di Abbas.
BS LUGLIO/AGOSTO 2009

5.8 Page 48

▲back to top
TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
CHIESA
di Silvano Stracca
Octogesima adveniens
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
VIAGGI
di Enrico dal Covolo
Dalla morte alla beatificazione
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli
Lo spazzacamino
COMMEMORAZIONI
di Serena Manoni
Due cristiani doc