Bollettino_Salesiano_200904

Bollettino_Salesiano_200904

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Mensile - Anno CXXXIII - nr. 4
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 4/2009
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Aprile 2009

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2009 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
UN VASTO
MOVIMENTO PER I GIOVANI
Stesso carisma, stessa missione
Ho già accennato, cari lettori,
che la grande Famiglia
Salesiana ha lo stesso cari-
Don Bosco, sollecitando in lui un
nuovo modo d’essere prete: “Vedere
turbe di giovanetti… sani, robusti,
sma e la stessa missione: d’ingegno svegliato… là inoperosi,
operare per l’educazione e il bene rosicchiati dagli insetti, stentare di
morale e spirituale dei giovani più pane spirituale e temporale, fu cosa
“poveri e abbandonati”. È il cuore di che mi fece inorridire”.1
tutta l’esperienza di Don Bosco, il
suo dono, il suo carisma diventati >> Ecco un primo elemento da re-
esperienza, dono, carisma di quanti gistrare: Don Bosco ha saputo inter-
lo seguono in questa passione. La pretare la realtà sociale e tirarne le
sua particolare vocazione era scatu- conseguenze. Così nacque in lui
rita da una chiamata speciale che il un’immensa compassione per quei
Signore più volte gli aveva rivolto ragazzi. Di fronte ai più diseredati e
I giovani innanzitutto: sono attraverso sogni profetici e l’attenta sfruttati, sentì l’urgenza di offrire un
2
il dono di Dio alla Famiglia
Salesiana. Non sono soltanto
lettura della storia sociale torinese. Il ambiente d’accoglienza e una propo-
periodo successivo agli anni ’50 è sta educativa che potessero rispon-
quello della prima rivoluzione indu- dere ai loro bisogni: “Fu in quella oc-
i beneficiari di un’attività.
Sono la nostra vocazione. Il
Signore li ha indicati a Don
striale: a frotte, ragazzi e giovani
delle valli piemontesi emigrano in
città per offrirsi come manodopera di
basso costo alle industrie manifattu-
casione che mi accorsi come parec-
chi erano… abbandonati a se stessi.
Chi sa, diceva tra di me, se questi
giovani avessero fuori un amico che
Bosco come i primi e
principali destinatari della
sua missione (CDC 21).
riere, alle botteghe artigiane, ai can-
tieri edilizi. Molti di loro, indifesi, sen-
za cultura né fissa dimora, sono vitti-
me d’ingiustizie, abusi, violenze;
si prendesse cura di loro, li assistes-
se e li istruisse nella religione… chi
sa che non possano tenersi lontani
dalla rovina o almeno diminuire il nu-
sperimentano incertezze, paure, pri- mero di coloro che ritornano in carce-
Fu proprio l’esperienza con
i ragazzi carcerati a sconvolgere
Don Bosco, sollecitando in lui un
nuovo modo d’essere prete.
vazioni, e perdono la gioia di vivere.
Alcuni scelgono la strada della delin-
quenza. Fu proprio l’esperienza con
i ragazzi carcerati a sconvolgere
re? Comunicai questo pensiero a
Don Cafasso (suo direttore spirituale
– ndr) e col suo consiglio e coi suoi
lumi mi sono messo a studiare il mo-
do di effettuarlo”.2
>> Ecco un secondo elemento da
percepire: la fantasia pastorale che
portò Don Bosco a cercare con
creatività e generosità risposte ade-
guate alle nuove sfide, il che impli-
cava creare strutture che potessero
rendere possibile un mondo alterna-
tivo e migliore per quei ragazzi.
>> Don Bosco voleva “prevenire,
accogliendo i ragazzi che arrivano a
Torino in cerca di lavoro, gli orfani o
quelli abbandonati dai genitori. Co-
1 BOSCO G., Memorie dell’Oratorio, a cura
di FERREIRA A., LAS Roma, 1992, pag. 104.
2 Idem.

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A frotte, ragazzi e giovani
scendono dalle valli per offrirsi
come manodopera di basso costo
alle industrie manifatturiere, alle
botteghe artigiane, ai cantieri edilizi.
minciò con l’offrire una proposta edu-
cativa centrata sulla preparazione al
lavoro che li aiutasse a ricuperare di-
gnità e fiducia in se stessi, integrata
dall’offerta di un ambiente positivo,
ricco di gioia e amicizia, nel quale
quasi per contagio, potessero assu-
mere valori morali e religiosi. I giovani
erano tanti e i loro bisogni ancor di
più; egli si consumava per loro, conti-
nuava a sognare, ma cominciava an-
che a realizzare i sogni: avere “un
esercito di collaboratori” che potesse-
ro affrontare la grande emergenza
educativa di quei tempi di prima indu-
strializzazione. La Famiglia Salesia-
na sarebbe stata questo suo “eser-
cito”: chierici, sacerdoti, religiosi e
religiose, laici impegnati, ricchi e po-
veri, celibi e sposati e i giovani più
grandi, educati a diventare leader dei
compagni. Don Bosco non era mai
sazio di collaboratori: comprendeva
quanto grande e importante fosse
questa missione per la salvezza dei
giovani dal punto di vista umano, so-
ciale, morale, spirituale e religioso.
>> Cari lettori, più conosco la con-
gregazione più mi rendo conto di
come la Famiglia Salesiana si sia
sforzata di essere fedele a questa
missione di essere vicina e solidale
con i più bisognosi, soccorrendo
quelle realtà giovanili che la società
troppo spesso non soccorre: ragazzi
deboli ed emarginati, dropout, e di
strada, bambini soldato, bambini la-
voratori, bambini sfruttati nel “male-
detto” turismo sessuale. Anche oggi
c’è molto da fare! Ecco perché vi
chiamo a “riempirvi” della passione
di Don Bosco. “Insieme si può!”:
prima che uno slogan politico, deve
essere il motto di quelli che credono
nel bene. Insieme possiamo offrire
ai giovani strade di speranza e di
vera realizzazione per continuare il
sogno di Don Bosco di vederli felici
prima qui sulla terra poi nel cielo.
Con lui, anch’io suo successore, ho
un sogno: quello di una Famiglia Sa-
lesiana rinnovata nel carisma e ap-
passionata alla missione.
ٗ
Aprile 2009
Anno CXXXIII
Numero 4
Mensile - Anno CXXXIII - nr. 4
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 4/2009
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Aprile 2009
In copertina:
I bambini sono
dei capolavori: non solo
imparano, ma creano,
inventano. L’educazione è
lo strumento indispensabile
per incanalare la loro
creatività verso il bene.
Foto: Fabiana Di Bello
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Encicliche sociali (4) - Mater et Magistra di Silvano Stracca
CASA NOSTRA
14 Il Grigio
di Françoise Bouchard
VIAGGI
18 Il fenomeno del pellegrinaggio
di Giancarlo Manieri
MISSIONI
20 Una storia tutta da scrivere
di Francesco Motto
INSERTO CULTURA
23 C’è da non crederci
di Michele Novelli
FMA
28 Terra di confine
3
di Graziella Curti
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
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SALESIANO
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Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS APRILE 2009

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RIBALTA
G IOVANI
di Gionata Di Cicco
NUOVE
COMUNICAZIONI
Facebook, MySpace, Youtube, Flickr, Badoo, e ancora chat,
blog e... Le piazze virtuali aumentano giorno dopo giorno.
FFinalmente ho il mio account su
Facebook. Leggo: “Ti aiuta a
mantenere e condividere i contatti
con le persone della tua vita”. Trovo
subito Giorgio, avevo appena 12 anni
quando correvamo insieme sui prati.
se inizio dal viso di Giorgio in foto
diventa più facile. Dopo la sorpresa e
qualche frase di convenienza cade un
silenzio che impietoso testimonia
gli anni passati. Non sappiamo
più chi siamo.
Ora a guardarlo è un estraneo, le sue Ha senso una relazione virtuale che
foto non mi aiutano a riconoscerlo,
pretende di essere sociale senza
ma è lui? Forse anche lui non mi essere basata sul vissuto? Si fa presto
riconosce, sono passati quasi 20 anni!
a consumare ricordi e immagini,
Ora però anch’io faccio parte della senza provare più niente di fronte a
community globale. Ne parlano tutti, quel che ora siamo. La relazione tra
sono l’argomento del momento: i
esseri umani è più grande ed
Social Network. Anche papa
esigente della rete globale
Benedetto XVI compare su YouTube.
I Social Network sono la versione di
e deve scontrarsi con la difficoltà di
ritrovare se stessi, indagando 5
Internet delle reti sociali e, a oggi,
i percorsi esistenziali. Prima di
costituiscono una delle forme di
pubblicare le proprie foto sexy
comunicazione in rete più diffuse
bisognerebbe pensare
insieme a blog e chat. I più rilevanti
profondamente al nostro profilo.
al mondo per accessi sono Facebook
Immagini e foto sono lontane dalla
e MySpace rispettivamente con 132
realtà di quel che siamo. Avere la
e 117 milioni di utenti nel globo. Per
disposizione alla socialità non
usarli devi crearti un profilo inserendo
significa avere una lista di amici
la tua mail e una tua password e con
condivisi lunga un miglio su
un clic hai il tuo link con la rete Facebook. Significa invece andare nel
globale. Noi giovani siamo i più mondo con la disposizione alla pace
assidui utenti. Ognuno passa almeno
e all’amore senza scoprirsi clown
20 minuti al giorno su Facebook. stralunati quando quotidianamente
In Italia il tasso di crescita di Myspace
incontriamo gli occhi veri di un
è di 4500 nuovi iscritti al giorno, uno
povero o di un malato di Aids.
ogni 5 secondi. Numeri che Di fronte ai capelli bianchi di Giorgio
rappresentano un fenomeno
ho deciso: non dirò mai su un blog
incredibile che fa riflettere sulle
alla mia ragazza “quanto ti amo!”.
nuove frontiere della comunicazione.
Davanti a un computer se ne va via
Youtube, Flickr, Badoo nomi che
tutto troppo in fretta, non ci si
catalizzano genti di tutto il mondo, immerge più nel volto del prossimo.
espandendo la vorace volontà di Un’onda alta rischia di sommergerci
rendere la propria vita, o solo una sua
senza l’uso cosciente dei nuovi
immagine, di dominio pubblico. strumenti tecnologici. Un alto muro
Sociologi, psicologi si domandano
separa il nostro mondo dalla vita
i pro e i contro di questo nuovo degli altri, un muro pieno di finestre
fenomeno, sottolineandone gli
di speranza. Ma per certe strade si
aspetti contraddittori che vanno dalla rischia di trovare finestre sbarrate. E
mancanza di privacy dei dati troppe volte gli uomini che si vedono
personali al rischio di incontrare in sui Social Network sono così uguali a
rete malintenzionati. Facebook “Ti noi ma così tremendamente distanti
aiuta”. Decifrare la rete tecnologica e diversi. Ciao Giorgio, in fondo chi
senza esaltarne o condannarne gli sei? Vado a decifrare me stesso. Poi
aspetti è veramente difficile. Però
verrò ad abbracciarti.
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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
Il vero scandalo sono i cri- il suo sconcerto, e il tentativo Chi fa morir di fame i bam-
stiani senza “viscere di mise- di giustificarlo, ribaltando la bini non è Dio, chi sfrutta le
ricordia”, quelli duri e puri, frittata con qualche sofisma; risorse degli altri, chi fa le
granitici a tal punto che nul- ciò è pericoloso, perché esclu- guerre, chi devasta il piane-
la li scalfisce, quelli senza de l’essenza stessa di Dio che ta, chi frega il prossimo, ecc.
compassione, incapaci di per definizione è Amore Mi- non è Dio, è gente con nome
versare una lacrima sulla di- sericordioso.
e cognome e pure sopranno-
sperazione del prossimo. L’e-
me! Mai saputo che Hitler,
FUNERALI SCANDA-
LO. Egregio direttore,
[…] è perentorio Gesù:
chi dà scandalo è meglio che
si metta al collo una macina
satto contrario del Dio che
legge la pena dei cuori e per-
dona. Sempre, non solo sette
volte! Mi permetto di ricor-
darle che il Vangelo è espli-
cito sul tema, con una delle
più impegnative leggi di Dio:
“Il sabato è fatto per l’uomo
MO N D O = F O G N A .
Direttore, sa spiegar-
mi alcune cose? Per-
ché mai Dio ha creato un
mondo che è stracolmo di in-
giustizie; c’è chi muore di
Stalin, Bokassa, Menghistu,
Ceausescu, Pol Pot, Mao,
ecc. ecc. fossero travestimen-
ti di Dio! Vi conviene, signo-
ri, dare la colpa a chi ce
l’ha, non a Dio... Anche i
preti (salesiani, francescani,
comboniani, gesuiti, ecc.
da mulino e si getti in mare. non l’uomo per il sabato” fame e chi di indigestione, ecc.) hanno lavorato in In-
Allora il funerale ai suicidi (Mc 2,27) – e questo lo dice chi vive nel lusso chi nella dia: i salesiani ci stanno da
è scandalo […] perciò corri- Gesù non io. Sostituisca sen- sporcizia, chi viaggia e si di- più di cent’anni. Molti di lo-
sponde a gettare in fondo al za timore “Il Diritto Canoni- verte e chi passa la vita su ro ci hanno lasciato la pelle,
mare con un ben grosso peso co è fatto per l’uomo, non una sedia a rotelle, e mica è uccisi perché facevano del
al collo […] È uno scandalo l’uomo per il Diritto Canoni- finita qui. Ma mi sono stufa- bene. In India i missionari
anche da parte dei ministri e co”. Del resto sono gli inter- to di scrivere […] Perché hanno costruito scuole, ca-
della gerarchia che consento- preti ufficiali della Chiesa, i Dio fa morire di fame i bam- se/famiglia, collegi, lebbro-
no il funerale, scandalo di di- pastori, a ricordarlo pratica- bini che non c’entrano? […] sari, ospedali. In India essi
sobbedienza a Cristo […], e mente con gesti che lei chia- Questo mondo è una fogna! continuiamo a sfamare chi
pubblica disobbedienza al Co- ma scandali. San Paolo lo di- Dio ha creato una fogna? ha fame di istruzione, di la-
dice di Diritto Canonico […]. ce anche più drasticamente: […] Ho lavorato in India e voro, ma anche chi ha fame
6
Antonio, Fano
“La lettera – la legge – ucci-
de, è lo Spirito che dà vita!”
ho visto che Dio proprio non
c’è. Vedo il vostro capo vi-
di pane. E… le garantiamo
che Dio c’è, altro che se c’è!
Mi spiace, caro signore, do-
verla contraddire: Il funerale
ai suicidi non corrisponde af-
fatto a “gettare in fondo al
mare con un ben grosso peso
al collo”, per più ragioni.
(2 Cor 3,6).
Vista la sua rigidità ortodos-
sa, speri e preghi che Dio, al-
meno lui, applichi l’“epi-
cheia”/l’interpretazione beni-
gna della legge, in considera-
vere nel lusso […] E quanto
è costato il viaggio del tede-
sco in Australia? È andato a
benedire i canguri?
Da una e-mail < l.e.@...>
Ed è proprio come noi lo
pensiamo: uno che rispetta
la libertà dell’uomo, che
vuole gli uomini uguali e tutti
suoi figli. Ma se i suoi figli
vogliono le caste, per rispet-
Prima di tutto perché Gesù zione che ne sono capaci an- Cari signori, noi non credia- to al dono loro fatto, li lascia
non diceva “bambini” per in- che gli uomini… Se non lo fa- mo che Dio abbia creato una fare: sa che se intervenisse
tendere “adulti”, diceva bam- cesse, avrebbero più “viscere fogna, ma un mondo, nel in un caso, dovrebbe interve-
bini e intendeva proprio bam- di misericordia le creature senso etimologico di “mon- nire in ogni caso, per par
bini. Nel nostro caso invece che non il Creatore”. Il che sa do” cioè pulito, ecologica- condicio. E allora sarebbe il
non si tratta proprio per nien- di blasfemia! Se fosse come mente puro e ha “comanda- Dio di una massa di mario-
te di bambini. In secondo luo- dice lei, l’inferno farebbe l’en to” all’uomo di “custodirlo e nette che non possono sba-
go perché ormai le scienze plein. Ma l’uomo non è fatto conservarlo”. E lui, l’uomo, gliare perché i fili ce l’ha lui
umane (di cui la teologia fa per l’inferno, sarebbe la più approfittando del dono più in mano: alle marionette non
largo uso, tant’è che pratica- grande sconfitta di Dio. In- grande ricevuto, la libertà, resta che obbedire. Come si
mente tutte le numerose uni- somma il “Salvatore” non è se l’è giocato questo paradi- fa a rimproverare un Dio che
versità pontificie hanno la fa- venuto sulla terra per aumen- so e l’ha ridotto a un am- non vuole regnare su un
coltà di psicologia, di socio- tare i peccati ma per spianare masso di rifiuti. E crediamo mondo di marionette?
logia, ecc.) hanno evidenziato la strada verso la salvezza. Se anche che in tutto questo Dio Il nostro capo (come lo chia-
che l’uomo che giunge al sui- si dimostrasse rigido quanto non c’entri perché è l’uomo ma lei) non è andato in Au-
cidio nella grande maggio- l’uomo in realtà più che aper- che non lo vuole: Dio è stato stralia a benedire i canguri
ranza dei casi ha “forti” atte- ta l’avrebbe chiusa questa cacciato e continua a essere ma a portare parole di spe-
nuanti. È un individuo “debi- strada. E perciò, mi sconcerta cacciato dalle strade, dalle ranza, a ricordare che occor-
litato”. Questo lo capiscono
scuole, dai cortili, dalle aule re, per vivere bene, essere più
ormai tutti, dotti e indotti.
parlamentari, dai gabinetti buoni, combinare meno disa-
‘‘ Così la scienza ha scoperto la
fragilità umana tanto che
spesso assolve il suicida. In-
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
vece, a quanto mi par di capi- pervenute in redazione. Ce
re dal suo argomentare, Dio ne scusiamo. Provvedere-
Misericordioso dovrebbe es- mo a suo tempo alla pub-
sere inflessibile e la Chiesa, blicazione o alla risposta
ovviamente, ancor di più.
personale.
dove si decide la pace o la
guerra, la vita o la morte…
Il motivo è facilmente spie-
gabile: con Lui presente non
si potrebbero fare le cavolate
che si fanno e non si sarebbe
liberi… di sbagliare come ci
pare e piace.
stri, riflettere di più, pregare
di più. La vecchia storiella
del lusso smodato ormai non
fa più effetto, almeno da
quando il bilancio del Vatica-
no è pubblico, e, guarda caso,
è in deficit (quest’anno di 9
milioni di euro. Per uno Stato
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APPELLI
I Sono un 70enne attivo
di nome Antonio. Mi
piacerebbe corrispon-
dere con persone che
abbiano valori di fede e
che credano nell’amici-
zia vera. Scrivete a: Di
Mascio Antonio, Via M.
Rapisardi 22/c, 95016
Mascali (CT).
I Chiedo a tutti i lettori
una parola di conforto
che mi dia coraggio e
forza per continuare
questa vita che senza più
mia madre mi appare
senza senso. Scrivete a:
Pizzuto Angela, Via Mon-
tegrappa 60, 86100
Campobasso.
I Mi chiamo Sergio, ho 32
anni e amo scrivere poe-
sie, scambiare cartoline e
corrispondere con perso-
ne di sani principi. Mazzei
Sergio, Via Moro 17/c/19,
40013 Castel Maggiore
(BO).
I Sono un bambino di 8
anni, mi piace collezio-
nare santini e scambiar-
li. Grazie a chi mi scrive.
Elia Zaccheo, Via Taver-
na 23/e, 21030 Cugliate
Fabiasco (VA).
I Cerco e scambio san-
tini, schede telefoniche,
francobolli, cartoline,
ecc. Risposta assicura-
ta. Miklus Liliana, Via
Maroncelli 9, 34170 Luci-
nino (GO).
OGNI MESE
CON
DON BOSCO tanto piccolo, con un deficit della logica, né le leggi natu- qualità più che della quan-
A CASA TUA simile c’è poco da scialare)… rali. Ciò che conta, ciò che è tità. Anche per quanto attie-
Forse voi siete arrabbiati… verità nel mito non è il rac- ne alla narrazione delle ten-
pazienza! Ma la testa bisogna conto, ma il significato. Dun- tazioni, il Vangelo usa nume-
sempre farla funzionare!
que nessuna meraviglia per il ri simbolici. Il 40 era il nu- Il Bollettino
STORIA O LEGGEN-
DA? Direttore, la prego
di spiegarmi un poco
dipanarsi – a volte anche
contraddittorio – della narra-
zione (animali che parlano,
angeli che combattono, dèi
che si trasformano, alberi sa-
cri, draghi, e via dicendo).
mero dell’attesa, della pre-
parazione. Gli scrittori bibli-
ci descrivono la storia della
salvezza dotando di questo
numero gli avvenimenti mag-
giori. Qualche esempio? I
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
7
l’inizio dell’uomo nella Bib- L’attenzione va posta sul mes- grandi re Saul, Davide e Sa- di Don Bosco a chi
bia, che non corrisponde alla saggio: che cosa ci vuole dire lomone regnano 40 anni cia-
storia. Insomma è storia o leg- Dio? Anche lei, immagino, se scuno (2 Sam 5,4; 1 Re
genda? […] E poi è davvero ha un figlio piccolo, per fargli 11,42); Mosè è chiamato da
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
strano. Per esempio il serpente
è una figura retorica o è reale,
e poi un serpente parla? […] E
poi Gesù che digiuna 40 giorni
e 40 notti nel deserto. Come
ha resistito? E poi Gesù che
appare agli apostoli e mangia
il pesce […] Insomma, lei ca-
pisce…
Antonio, Marco,
Maria da varie città
capire che non deve – che so
– dire bugie, fregare gli altri,
fare il bullo, essere disonesto,
ecc. preferisce magari nar-
rargli una favola o una storia
come esempio, piuttosto che
imporgli una serie di norme e
regole. Può inventargli qual-
siasi racconto, anche il più
scemo, ma è certo che ciò che
vuole trasmettergli è una ve-
rità profonda! Pinocchio è
Dio a 40 anni; rimase 40
giorni sulla vetta del Sinai;
l’Esodo degli Ebrei attraver-
so il deserto dura 40 anni; il
diluvio dura 40 giorni; Gesù
predica per 40 mesi; appare
ai discepoli nei 40 giorni
che precedono l’Ascensione.
Quaranta, insomma, signifi-
ca solo un lungo periodo di
preparazione prima di un
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Cari Signori, non è né storia un’invenzione letteraria, ma grande evento per la storia
né leggenda. La storia del lo sforzo che ogni bimbo deve di un popolo o di un indivi-
peccato è il mito degli inizi... fare per diventare “uomo” è duo. Del resto, mettiamo le
Il mito è una narrazione inve- verità sacrosanta.
carte in tavola, anche noi
stita di sacralità relativa alle Anche i numeri, che sembra diamo un significato non nu- Per la vostra corrispon-
origini del mondo e della vi- servano solo per contare, merico a certi numeri (pensi denza:
ta, ha sempre un significato hanno fornito un supporto al 13, al 17, al 48...).
religioso e/o spirituale e/o fondamentale alle elabora- Per quanto attiene al mangia-
IL BOLLETTINO
morale. È senza dubbio un in- zioni simboliche. L’interpre- re il pesce di un corpo spiri- SALESIANO
grediente della civiltà umana. tazione dei numeri è scienza tualizzato, ancora una volta Casella post. 18333
Voglio dire che non è una fa- antichissima. Niccolò Cusa- ciò che conta non è l’azione 00163 ROMA Bravetta
vola inutile, è invece un’ener- no, più di 600 anni fa, dice- ma il suo significato: se man-
gia dinamica, efficace, pro- va che erano i numeri, il mi- gio il pesce “significa” che
duttiva per l’uomo. Ovvia- glior mezzo per avvicinarsi a sono realmente vivo! Questa
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
mente non segue le regole Dio. Essi sono concetti della è la verità da apprendere!
BS APRILE 2009

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& IN ITALIA
NEL MONDO
DON BOSCO
tutto il mondo. Nessun al-
tro avvenimento salesiano
SANTO 75 ANNI FA
fu più sentito partecipato e
vissuto dalla famiglia sale-
Il 1° aprile 1934, giorno di siana nel secolo XX. I let-
Pasqua, Don Bosco veniva tori del BS possono trovar-
dichiarato Santo da Pio XI. ne ampi resoconti nei
Si celebrava il XIX cente- fascicoli del tempo, facil-
nario della Redenzione. mente rintracciabili in In-
Una giornata piovosa ma ternet sull’apposito sito.
fausta, alle cui magnifiche La causa era durata 44
celebrazioni in San Pietro anni, dal quel 3 giugno
di Roma seguirono altret- 1890 quando era stato co-
tanto solenni commemora- stituito il Tribunale dioce-
zioni religiose e civili nei sano dal card. Alimonda di
giorni e mesi successivi in Torino. Il 24 luglio 1907,
Pio X firmando il decre-
to d’introduzione della
Causa lo aveva fatto vene-
rabile, il 2 giugno 1929
papa Pio XI lo aveva di-
chiarato Beato.
Lo stendardo
della canonizzazione.
8
TORINO, ITALIA
NUOVO DIRETTORE
GENERALE
La casa editrice salesiana El-
ledici ha un nuovo direttore
generale nella persona di don
Valerio Bocci che succede a
don Mario Filippi al termine
del suo mandato. Don Valerio
da quasi vent’anni dirige
Mondo Erre”, uno dei men-
sili più diffusi per ragazzi da-
gli 11 ai 15 anni, che ha me-
ritato numerosi riconoscimenti
tra cui il Premio Nazionale
Città di Chiavari come “mi-
glior giornale per ragazzi”.
Bocci è docente di Pastorale e
Comunicazione nella sezio-
ne torinese della Facoltà di
Teologia dell’Università Pon-
tificia Salesiana.
APRILE 2009 BS
GINEVRA, SVIZZERA
IN DIFESA
DEI DIRITTI UMANI
L’attenzione ai Diritti Uma-
ni è stata più volte richiama-
ta dall’Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, tanto che
nel dicembre 2007 è stato
aperto a Ginevra un Ufficio
apposito, la cui responsabile
è suor Maria Grazia Caputo,
già direttore generale del Vi-
des Internazionale. In questi
mesi sono stati resi noti i ri-
sultati di un questionario
che il suddetto Ufficio ha in-
viato a tutte le ispettorie del
mondo. Lo spoglio delle ri-
sposte ha evidenziato una
sensibilizzazione nei con-
fronti dei diritti umani, di-
mostrando un alto grado di
interesse nei confronti del
tema dell’educazione ai di-
ritti. Tutte hanno espresso
consenso favorevole all’a-
pertura dell’Ufficio da parte
dell’Istituto. Per quanto ri-
guarda le tendenze forti nel-
le realizzazioni già in atto,
si è constatato che le attività
educative realizzate dalle
Ispettorie in tutto il mondo
sono numerose, differenzia-
te, ma soprattutto compatibi-
li alla realtà nella quale si
concretizzano. Ci si rivolge
soprattutto ai giovani, a
quelli più deboli e a rischio
(immigrati, ecc). Il 36% del
totale delle attività raggiun-
ge gli adolescenti, di cui il
16% ragazzi e il 20% ragaz-
ze. Il 19% delle iniziative è
destinato ai bambini, il 10%
alle donne, il 7% alle fami-
glie, il 6% agli educatori e il
3% alla valorizzazione della
cultura indigena.

1.9 Page 9

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redazionale
LVIV, LITUANIA
LASCIATE CANTARE
I PASSERI
di Lene Mayer-Skumanz
Anche la Lituania ha la sua
biografia di Don Bosco, con ti-
tolo una delle frasi famose del
santo: “Lasciate cantare i pas-
seri”. Pubblicata dal Bollettino
Salesiano di quel Paese, e de-
dicata a ragazzi e giovani, si
tratta di una traduzione dal te-
desco, adattata al contesto li-
tuano. Ne hanno parlato la ra-
dio nazionale e molte testate
giornalistiche lituane. Il BS li-
tuano ne ha fatto omaggio a
tutti i suoi lettori, ricevendone
risposte entusiaste. Nonostante
che in Lituania vi siano due
sole comunità salesiane e una
delle FMA, il BS tira più di
7000 copie. Iniziative per far
conoscere sempre meglio il
santo dei giovani stanno sor-
gendo ovunque in vista del
150° della congregazione da
lui fondata che cade nel 2010,
e dei 200 anni della sua nascita
che verrà celebrato nel 2015.
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
RIO TERCERO/
CARMAGNOLA
9
GEMELLAGGIO/
HERMANAMIENTO
Una delegazione di Carmagno-
la (il paese del piccolo “genera-
le” di Don Bosco, Michele Ma-
gone), guidata dal sindaco, exal-
lievo salesiano, si è recata a Rio
Tercero in Argentina per il ge-
mellaggio tra le due cittadine e la
visita all’oratorio salesiano. A Rio
Tercero sono approdati come
emigranti tanti giovani prove-
nienti dalle numerose cascine car-
magnolesi, pralormesi e dalla va-
sta pianura verso Poirino nei
primi anni del XX secolo. La città
a ricordo ha innalzato il magni-
fico monumento in foto.
ROMA, ITALIA
CAMBIO AL VIS
Dopo vent’anni don Ferdinando
Colombo, vice presidente del
VIS (Volontariato Internaziona-
le per lo Sviluppo) e delegato na-
zionale dell’Animazione Mis-
sionaria Salesiana in Italia, con-
clude la sua esperienza al VIS.
Da sempre il motore, il cuore, il
punto di riferimento di centinaia
di ragazzi, volontari, operatori,
di tante persone don Ferdinando
ha contribuito a far diventare il
VIS un’agenzia educativa in-
ternazionale, con forte vocazio-
ne alla pratica di un volontaria-
to di elevato spessore tecnico ed
umano. Ora il compito passa nel-
le mani di un altro salesiano, don
Franco Fontana (in foto), già de-
legato di pastorale giovanile per
l’ispettoria Lombardo-Emilia-
na, e per la Curia di Bologna, poi
vicario della stessa ispettoria.
SMOM
LE CELEBRAZIONI PALLADIANE
Andrea Palladio, pseudonimo di Andrea di Pietro
della Gondola, nacque a Padova il 30 novembre
1508. Fu, senza dubbio, l’architetto più importante
della Repubblica di Venezia. Di grande interesse
sono le ville signorili da lui erette sui colli vicentini
e nei dintorni di Venezia.
Per celebrare il V centenario della sua nascita, il
Sovrano Ordine Militare di Malta ha emesso tre
francobolli raffiguranti, rispettivamente: il frontespi-
zio de “I Quattro Libri dell’Architettura” di 0,60 –
il suo libro che ha avuto più notorietà e influenza
in Europa; “Delle case private de’ Greci”, tratto da
“Il Secondo Libro dell’Architettura”, di 1,45; “Fab-
brica del Magnifico Signor Francesco Badoero nel
Polesine”, anche questo da “Il Secondo Libro
dell’Architettura”, di 2,20.
In onore del grande architetto le Poste Magi-
strali hanno pure emesso tre artistiche cartoline
postali da 0,60 – 0,65 – 0,85 illustrate da fregi e
allegorie tratti dalle opere sopracitate.
Per saperne di più: Poste Magistrali, via Bocca di
Leone n. 68, 00187 Roma – tel. 06.675.812.54
BS APRILE 2009

1.10 Page 10

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Aprile di 100 anni fa si presenta nel BS con un
lungo articolo (circa 10 pagine) sul sistema
educativo di Don Bosco. Vi si parla di Equator
(sic), India e Patagonia come missioni importanti
dei salesiani. E tra le notizie varie troviamo e
scegliamo di trascrivere quella che riguarda la
visita del giovane re del Portogallo alla cittadina
di Vianna Do Castello, dov’era anche un istituto
salesiano che il sovrano chiese di vedere.
MANIAGO,
ITALIA
DON
BOSCO
RITORNA
Una bella com-
posizione per
banda del più
famoso inno a
Don Bosco,
“Giù dai Col-
li”, fortemen-
te voluta da
un exallievo,
composta dal
maestro Lorenzo Marcolina e
dedicata al Rettor Maggiore
come IX successore di Don
Bosco e a tutti gli exallievi, è
stata realizzata a Maniago.
L’inno è stato eseguito la pri-
ma volta in pubblico nel con-
certo di Natale il 23/12/2008.
Il brano è articolato in più
momenti musicali collegati
tra loro, che conducono al
famoso “Don Bosco ritor-
na!” di M. Gregorio. Per sa-
perne di più: Edoardo Bo-
rean, tel. 0427/72359.
10
Sua maestà Don Manuel II nella sua andata alla gentile
città ebbe la degnazione di visitare anche l’istituto sale-
siano. Due reggimenti, l’uno di artiglieria e l’altro di
fanteria, prevennero il suo arrivo, schierandosi colle loro
musiche nei pressi dell’istituto che sulla fronte recava
numerosi trofei di bandiere portoghesi ed italiane, e nel-
l’interno accoglieva tutte le principali famiglie benefat-
trici. Il Re vi giunse accompagnato dal Presidente della
Camera e da vari Ministri ed alti personaggi di Corte. Ai
piedi dello scalone un alunno gli offerse un gran mazzo
di fiori. Il ricevimento ebbe luogo nel salone dell’istitu-
to. Il direttore umiliò a Sua Maestà un indirizzo di rin-
graziamento, e questi rispose di essere “oltremodo con-
tento di visitare una casa del lavoro, destinata a dare alla
patria laboriosi ed onesti cittadini” e fece i voti più ar-
denti per la prosperità dell’istituto. Quindi appose la sua
firma nel libro d’onore del medesimo e fra le acclama-
zioni più frenetiche ripartì. Gli alunni, come avevano
fatto il mattino pel suo arrivo, anche la sera si recavano
alla stazione colla loro banda e colla loro bandiera per
ossequiare ed acclamare il giovane Sovrano.
APRILE 2009 BS
DAL VENETO
AL PIEMONTE
lesiano, a ricordo delle loro
frequentazioni degli anni sco-
lastici. Le mete eccole: Mira-
bello M. (la prima casa aperta
I LUOGHI
DI DON BOSCO
da Don Bosco fuori Torino);
Borgo San Martino, Colle
Don Bosco, Capriglio (ci vo-
Ci sono tanti tipi di vacanze – leva un omaggio a Margheri-
per tutti i gusti, dicono – ma- ta, la mamma di Don Bosco),
re, montagna, collina, campa- Castelnuovo Don Bosco, Mon-
gna. Un gruppetto di exallievi donio (per un saluto a Dome-
ha rinunciato a queste mete, nico Savio), Chieri, Valdocco
diciamo, usuali. Sono saliti (la casa Madre), Rebauden-
sul pullmino di uno di loro e go! La soddisfazione? Gran-
hanno preferito un bagno sa- de, grandissima.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (21)
Divagazioni (mica tanto!) su un futuro spesso problematico
per i nostri giovani: diventare grandi?
V iola, finirai per metterti nei guai. La prof >> Alice avverte una certa cattiveria nelle parole di
di italiano mi ha chiesto di te”, dice Ali- Viola e accusa il colpo: “Viola, io non ti giudico,
ce all’amica. “E tu cosa le hai risposto?”, sono preoccupata!”. “Non preoccuparti, allora…
chiede Viola annoiata. “Che non ti avevo sentito Non ce n’è bisogno!”, risponde secca Viola. “Inve-
negli ultimi giorni. Ma è chiaro che non mi ha cre- ce mi preoccupo: salti la scuola, mi eviti; e poi ti
duto”, replica preoccupata Alice. “Si facesse i fatti ho visto con quei tipi dell’Università”. “Ah, ecco,
suoi, quella!”, conclude acida Viola. Alice era andata adesso mi spii”. C’è rabbia nella voce di Viola.
a casa dell’amica che da vari giorni era assente da Ma che dici! Ero al parco quando ti ho visto. Un
scuola né rispondeva alle telefonate. “Viola, mi spie- tipo ti teneva un braccio sulle spalle; sembrava
ghi cosa sta succedendo?”, chiede Alice. “Niente sta molto più vecchio di te. E anche tutti gli altri”. “È
succedendo… Non mi andava di venire a scuola e vero. Sto uscendo con Marcello. Anche i suoi ami-
basta”, risponde Viola evasiva. “Ah, non ti andava, e ci sono molto simpatici. Marcello dice che devo
basta? È così che si fa adesso, una cosa non ti va di smettere di comportami da ragazzina, che io sono
farla e allora non la fai? ”. “Abbassa la voce, che il diversa e lui può aiutarmi a diventare una donna”,
mostriciattolo sta dormendo e se si sveglia tocca a dice Viola con orgoglio. “Immagino in che
me badargli”, la interrompe Viola. “Mostriciattolo? modo!”. “Sei sempre la solita. Non ti sopporto 11
Ma come parli? Io proprio non ti riconosco più”, più!”, sbotta Viola. “E ci sei andata…?”. ” E allora?
commenta Alice desolata. “Sei noiosa, Alice”, sbuffa Io non voglio rimanere una ragazzina innocente e
Viola. “Dove sono i tuoi?”, chiede Alice. “Dalla psi- noiosa come te per tutta la vita. Alice e il suo
cologa”. “E tu no?”. “Io? Che c’entro? Mica mi sono Fabietto che è tanto per bene e sono mesi che
fatta mettere incinta a diciott’anni! Se la sbrigassero i stanno insieme e non la tocca nemmeno con un
miei genitori e quella stupida di sorella”. “Mi avevi fiore. Siete lo zimbello della scuola: vi chiamano ‘i
detto che la dottoressa voleva vedere tutta la fami- fidanzatini’. Siete patetici. E adesso ciao, devo
glia e che all’inizio ti era sembrato molto utile par- uscire!”.
larvi tutti insieme fuori da casa…”. “Brava! All’ini-
zio! Poi, è diventata una rottura e ho deciso di >> “Siamo patetici? Sì, forse è questo che vedono
tagliare”, la interrompe Viola. “E quando hai deciso gli altri; ma sai una cosa? Non me ne frega niente
di non venire più a scuola?”, chiede Alice. “Che pal- di quello che pensano gli altri. Mi frega di te,
le, Alice, sempre a giudicare! Sei noiosa con il tuo Viola, che stai diventando una stronzetta e ti
perfezionismo. Lasciami stare!”.
comporti come una poco di buono. Possi-
bile che i tuoi non si accorgano di
niente?”. “Hanno altro a cui pensare.
Fortunatamente. Comunque, meglio
poco di buono che suora. Insomma
mi hai stufato, ormai non abbiamo
più niente in comune”. “Già, forse è
vero: non abbiamo più niente in
comune”. Alice fa un lungo giro pri-
ma di tornare a casa. Sente il biso-
gno di riflettere un po’. È triste e
ferita. Dentro il petto una noce dura
di dolore. No, non può andare a
finire così. “Speriamo che ci si metta
di mezzo Dio!”, sospira. Ora Alice
sente il bisogno di confidarsi con la
mamma, lei saprà che cosa sarà
meglio fare per aiutare Viola.
ٗ
BS APRILE 2009

2.2 Page 12

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CHIESA
LE ENCICLICHE
SOCIALI (4)
MATER ET MAGISTRA
di Silvano Stracca
Lo stemma araldico di papa
Roncalli.
PER IL 70°
ANNIVERSARIO DELLA
RERUM NOVARUM, NEL
MAGGIO 1961, LE ACLI
12 AVEVANO ORGANIZZATO
UN GRANDE PELLEGRI-
NAGGIO A ROMA. ALLA
MAREA DI LAVORATORI
CRISTIANI GIOVANNI XXIII
RISERVÒ UNA GRANDE
SORPRESA. L’ANNUNCIO
DI UNA NUOVA ENCICLI-
CA SOCIALE, LA MATER
ET MAGISTRA.
Con la Mater et magistra
il Papa si propone, in
piena crisi della civiltà
industriale, di aprire oriz-
zonti nuovi all’impegno sociale
dei cattolici. Ma non vuole farlo
senza collegarsi al documento di
Leone XIII – da lui definito “som-
ma del cattolicesimo in campo so-
cio/economico” – e partendo dal
quale intende “enucleare ulterior-
mente il pensiero della Chiesa in
ordine ai nuovi e più importanti
problemi del momento”. Mai un
documento pontificio aveva cono-
sciuto, nel mondo intero un inte-
ressamento così attivo e una diffu-
sione tanto ampia. Tutto ciò si
spiega con il contenuto e il tono
Papa Giovanni XXIII, Angelo
Giuseppe Roncalli (1881-1963),
detto il “Papa buono”.
L’INCREMENTO DEMOGRAFICO
Giovanni XXIII tocca con corag-
gio anche il tema demografico,
guardato in Occidente con ti-
more come fattore di povertà. I
nuovi popoli emergenti sono po-
veri di tutto tranne che della ric-
chezza delle loro terre, sfruttate
ancora dai paesi sviluppati. In
particolare la problematica
complessa della contraccezio-
ne è oggetto di dibattito. Il Pa-
pa, che ripete la dottrina della
Chiesa, non entra nelle possibili
soluzioni, ma richiama lo squili-
brio dei mezzi di sussistenza che
si può superare con una più effi-
cace organizzazione economi-
co/sociale delle nazioni interes-
sate, con una politica interna-
zionale orientata allo sviluppo e
con “un’adeguata formazione
culturale, nonché religiosa, edu-
cando a un profondo senso di
responsabilità in tutte le manife-
stazioni della vita, anche in ordi-
ne alla creazione della famiglia
e alla procreazione ed educa-
zione dei figli”.
APRILE 2009 BS
dell’enciclica. Innanzitutto per la
sua intelligibilità: abbandonando
lo stile solenne e un linguaggio
troppo astratto, il Papa parlava in
forma popolare per rendere il suo
insegnamento accessibile a tutti.
Poi per la sua serenità e il suo spi-
rito ecumenico: in nessun punto
del testo si trovano condanne di al-
tri sistemi, fatta eccezione per l’a-
teismo militante e persecutore. In-
fine, la Mater et Magistra affronta-
va chiaramente e francamente i
problemi più ardui con la sollecitu-
dine pastorale del “Papa buono”,
senza però diminuire la ricchezza
dottrinale del documento.

2.3 Page 13

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Uno dei numerosi monumenti eretti al Papa buono, un po’ dovunque
nel mondo. Questo si trova a Guardaboscone di Vercelli.
L’urna di Giovanni XXIII
nelle Grotte Vaticane.
COLLABORAZIONE
MONDIALE PER
IL PROGRESSO COMUNE
“Le comunità politiche che di-
è sottosviluppata; l’esistenza in seno
alle nazioni di regioni insufficiente-
mente sviluppate; i problemi politi-
co-ideologici all’origine degli squili-
bri tra le nazioni ricche e le popola-
tecnico conservi il suo carattere es-
senzialmente strumentale”.
... E SCONTENTO
spongono di mezzi di sussisten- zioni in via di sviluppo con la loro Lo Stato, sostiene Giovanni
za ad esuberanza non possono esplosione demografica. Giustizia e XXIII, “non può rimanere assente
restare indifferenti di fronte alle carità, afferma il Papa, sono i fonda- dal mondo economico; deve essere
comunità politiche i cui mem- menti morali di ogni vita sociale. C’è presente per promuovere la produ-
bri si dibattono nelle difficoltà chi crede che i trionfi della scienza e zione di sufficienti beni materiali e 13
dell’indigenza, della miseria e della tecnica siano sufficienti per as- per tutelare i diritti di tutti i cittadini,
della fame, e non godono dei sicurare il più alto grado di civiltà. soprattutto dei più deboli”. Questo
diritti elementari della perso- Al contrario, “la verità invece è che richiede consapevolezza sul compito
na… Non è possibile che tra i gli stessi progressi scientifico-tecnici e sulle responsabilità dei pubblici
popoli regni una pace duratu- pongono problemi umani a dimen- poteri per il bene comune. Si tratta
ra e feconda, quando sia trop-
po accentuato lo squilibrio nel-
le loro condizioni economiche
e sociali”. (Giovanni XXIII)
sioni mondiali, che si possono risol-
vere soltanto nella luce di una sincera
e operosa fede in Dio”, fondamento
dell’ordine morale. E la “tragica
esperienza che le forze gigantesche
di intervenire nella divisione e nella
distribuzione del lavoro e di pro-
muovere lo sviluppo per ridurre lo
squilibrio tra i diversi settori produt-
tivi. E “si richiede che negli uomini
messe a disposizione della tecnica investiti di autorità pubblica sia pre-
SCETTICISMO...
possono essere utilizzate tanto per fi- sente e operante una sana concezio-
nalità costruttive che per la distruzio- ne del bene comune”.
A guisa d’introduzione, Giovanni ne, mette in evidenza la prevalente Al “Papa buono” sta particolar-
XXIII ricorda “la duplice missione importanza dei valori spirituali, af- mente a cuore la giusta remunerazio-
di dare” assegnata alla Chiesa: inse- finché anche il progresso scientifico- ne del lavoro. In alcuni paesi ci sono
gnare e praticare la carità. La sua
condizioni di estremo disagio per
missione sociale, inaugurata da Cri-
sto e da essa continuata, ne è l’adem-
Papa Giovanni sul treno, in
viaggio verso Loreto, con il
moltissimi e abbondanza e lusso
sfrenato per pochi. Il “giusto salario”
pimento. Con una lucida visione del
presidente Amintore Fanfani.
non può essere interamente abban-
progresso dei tempi, papa Roncalli si
Fu un evento sensazionale.
donato alle leggi di mercato, né fis-
sofferma sui problemi tradizionali
sato arbitrariamente, ma va determi-
visti però nel loro aspetto nuovo: i
nato secondo giustizia ed equità. Al
rapporti tra l’iniziativa privata e l’in-
progresso economico e sociale devo-
tervento dello Stato in campo econo-
no partecipare tutti i cittadini. La ric-
mico; il moltiplicarsi dei rapporti so-
chezza economica di un popolo non
ciali; la “socializzazione”; i rapporti
è data dall’abbondanza complessiva
tra datori di lavoro e lavoratori; il di-
dei beni, ma dalla loro redistribuzio-
ritto di proprietà. Tra i problemi nuo-
ne secondo giustizia. Le esigenze del
vi ne vengono evidenziati tre in par-
bene comune di un paese richiedono
ticolare: l’agricoltura che, rispetto
che si debba dare “occupazione” al
agli altri settori della vita economica,
maggior numero di lavoratori. ٗ
BS APRILE 2009

2.4 Page 14

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CASA NOSTRA
IL “GRIGIO”
MI È VENUTO
INCONTRO di Françoise
Bouchard1OO
Una scrittrice francese
che ha ultimamente
edito una biografia di
Don Bosco racconta...
14
APRILE 2009 BS
Prima di cominciare a scrivere
ciascuno dei miei libri, sono
solita rivolgere una preghiera
al Signore, che mi invii un se-
gno per confermare la mia scelta o
per dissuadermene. Sono convinta
che Egli mi ha sempre esaudita, sotto
forme diverse e a volte sorprendenti.
Eccovi un esempio. Nel marzo del
2007 avevo progettato di scrivere una
biografia di Don Bosco… Non ho di-
menticato di chiedere, come al solito,
al Signore un segno che mi incorag-
giasse a iniziare e portare a termine il
lavoro. Qualche giorno più tardi, du-
rante una splendida giornata di sole
impreziosita da una brezza leggera,
che risvegliava gli uccelli intorpiditi
dal freddo dell’inverno savoiardo, ca-
pitò qualcosa che non dimenticherò
facilmente.
Avevo un giardino coltivato a fiori,
dove ogni anno fusti e arbusti si ag-
grovigliavano incredibilmente pre-
sentando un largo ventaglio di forme,
taglie, colori e profumi. Quell’anno
decisi di curare anche un orto che
avevo guadagnato metro dopo metro,
sul grande prato che serviva da pa-
scolo alle mucche del mio vicino.
Con l’acqua di un ruscelletto che su-
perando le nodose radici di un vec-
chio carpino formava una minicasca-
ta, avrei potuto comodamente prov-
vedere all’innaffiamento dei miei or-
taggi. Armata, dunque, di zappa e
vanga, avevo iniziato a rivoltare il
terreno, frantumando le zolle ed estir-
pando le radici di erbe ed erbacce.
Merli, cinciallegre, ciuffolotti, frin-
guelli e verdoni assieme all’usignolo
La scrittrice francese madame
Françoise Bouchard.
La copertina del libro
della Bouchard.
e al mio pettirosso m’incoraggiavano
con i loro cinguettii, mentre anch’essi
si attivavano per costruire i loro nidi.
D’altronde, me lo dovevano eccome,
quel concerto di trilli e pigolii, in
cambio dei sacchetti di semi di gira-
sole, briciole di pane e altre leccornie
che assicuravo loro ogni inverno.
Zappando e vangando, accompagnata
dai loro concerti, procedevo nel lavo-
ro sognando i futuri filari di insalate,
carote, lattughe, porri, ecc.
L’APPARIZIONE
Ad un certo punto mi trovai alle
prese con un monticello formato da
un amalgama di terra indurita e spes-
se radici di erbacce indescrivibilmen-
te aggrovigliate. Malgrado gli sforzi,
le mie forze di donna erano insuffi-
cienti a frantumarlo benché il picchio
rosso tentasse di sostenermi, scan-
dendo sul tronco di un larice il ritmo
con il suo becco puntuto. Scorgendo
mio marito che si apprestava a taglia-
re una siepe, lo chiamai in soccorso.
Non appena arrivò al recinto del mio
orto, emise un grido stupefatto: “Ehi!
Che cosa ci fa questo molosso dietro
di te? Da dove è uscito? Come diavo-
lo ha fatto ad arrivare fin qui?”. Mi
voltai e rimasi di sasso: ero stata fino
allora così presa dal mio lavoro di

2.5 Page 15

▲back to top
dissodamento del terreno che non l’a-
vevo assolutamente notato, non mi
ero accorta che dietro le mie spalle
era accovacciato un cane dai lunghi
peli grigio/fulvi. Un magnifico pasto-
re tedesco, enorme, come mai avevo
visto prima: orecchie superbe e ben
dritte, occhi miti ed espressivi che se-
guivano attentamente tutti i miei ge-
sti, come una guardia del corpo.
Da quanto tempo si trovava lì?
Non l’ho mai saputo. Doveva essere
arrivato a passi felpati, ammortizzati
anche dal folto tappeto d’erba verde
contro il quale stavo lottando… For-
se era arrivato dalla strada che passa-
va a circa mezzo chilometro da dove
Il Grigio emerse dall’ombra
ringhiando. Saltò su di loro,
li atterrò, placcandoli al suolo…
mi trovavo. Ma per arrivare dietro di
me, il cagnone ha dovuto trovare un
primo passaggio, peraltro strettissi- vanga a mio marito, attraversai il ru-
mo nella rete di recinzione che cir- scelletto e mi diressi verso casa. Il ca-
condava il campo del mio vicino; ne mi venne dietro, regolando la sua
poi, un secondo pertugio che gli ha andatura sui miei passi. Entrai in ga-
permesso di arrivare nel mio prato. rage per offrirgli una scodella d’ac-
Don Bosco richiamò il Grigio che,
Da lì, ha dovuto infilarsi nell’angusta qua e del cibo. Rifiutò. Mi diressi al-
ricevuta una pacca amichevole per
apertura della recinzione del mio fu- lora verso il cancello d’entrata e l’a-
la sua protezione, sparì nella notte.
turo orticello. Un percorso davvero prii per dargli modo di uscire, gratifi-
15
difficile da superare per un cane di
quelle proporzioni che non conosce-
va il percorso! Né mio marito né io
l’avevamo mai visto. Dopo varie ve-
rifiche telefoniche, mi hanno assicu-
rato che non apparteneva ad alcun
abitante del villaggio o delle cascine
lì attorno, nessuno l’aveva mai visto,
né era stata segnalata alcuna spari-
zione di un cane di quella razza e
candolo con un bel po’ di carezze per
fargli comprendere che lo salutavo
senza cacciarlo. Poi tornai sui miei
passi ed entrai in casa. Il cane però
mi aveva seguito e si era seduto co-
me se si fosse messo ad attendermi.
Ogni tanto sbirciavo attraverso la fi-
nestra, cercando di non farmi vedere:
era sempre là.
con quel nome per il colore del suo
pelo. Quando alcuni malintenzionati
si acquattarono in attesa che il prete
dei giovani passasse di lì, armati di
pugnale e revolver, il Grigio emerse
dall’ombra ringhiando. Saltò su di lo-
ro, li atterrò, placcandoli al suolo, le
fauci spalancate, le zanne minaccio-
se, gli artigli a un centimetro dal col-
quella stazza.
SPARITO
lo! Allora quelli, terrorizzati, suppli-
carono il suo “padrone” di liberarli
CAREZZE
Mi sono dunque avvicinata al be-
stione per rassicurarlo di ciò che lui
aveva già capito, che io non avevo la
minima intenzione cattiva nei suoi
confronti, benché i miei arnesi da la-
voro avrebbero potuto mettere in fu-
ga un cerbero. Cominciai a parlargli
con voce suadente, e allungando len-
tamente la mano, tentai un primo ap-
proccio, accarezzandolo sul cranio tra
le due orecchie. Lui parve apprezzare
questa timida e prudente simpatia. In-
sistetti prodigandogli una serie di ca-
rezze. Visibilmente contento, tuffò
nei miei occhi il suo mite sguardo,
che rifletteva tutta la potenza d’amo-
re del suo cuore di cane. Poiché ave-
vo deciso di approfittare di questa in-
trusione per fare una pausa, affidai la
Uscii verso le 19 per chiudere il
portale d’entrata. Lui era sparito. Si-
lenziosamente e misteriosamente
com’era arrivato. Nei giorni che se-
guirono, non ho sentito che qualcuno
l’avesse visto o incontrato. Mi sono
convita che non poteva essere casua-
le il fatto che fosse venuto da me. Sì,
questo grosso cane, comparso im-
provvisamente e altrettanto improv-
visamente scomparso senza lasciar
traccia dopo essermi stato vicino per
ore, era il “segnale” che avevo chie-
sto a Dio prima di accingermi a scri-
vere la storia di Don Bosco. Era il
“Grigio”, apparso una sera a Don Bo-
sco, per proteggerlo quando, rientran-
do a Valdocco, avrebbe dovuto attra-
versare strade buie e isolate. Scono-
sciuto a tutti, Don Bosco, lo chiamò
dal bestione e Don Bosco, dopo aver
ordinato loro di buttar via le armi,
con un sorriso malizioso sulle labbra,
richiamò il Grigio che, ricevuta una
pacca amichevole per la sua protezio-
ne, sparì nella notte mentre gli ag-
gressori fuggivano a gambe levate.
Questo cane misterioso, che gli salvò
la vita più volte, nessuno ha mai sa-
puto a chi appartenesse e donde ve-
nisse… Come quello che mi ha fat-
to visita, un bel giorno di marzo, in
Savoia quando attendevo un segno,
prima di iniziare a scrivere la vita
di Don Bosco.
ٗ
1 Françoise Bouchard ha scritto per le edizioni
Salvator (Paris) la vita di Don Bosco e molte al-
tre, come quella di s. Bernadette Saubiron,
s. Giovanna di Chantal, il santo curato d’Ars,
s. Teresa di Lisieux, ecc.
BS APRILE 2009

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
ROMA, PISANA
10° CONVEGNO
“LABORATORI
MAMMA
MARGHERITA”
Lo scorso settembre si è svol-
to presso la Casa Generalizia
della Pisana il 10° Convegno
ufficiale dei “Laboratori
Mamma Margherita”. Un
centinaio i partecipanti pro-
venienti da tutta Italia, isole
comprese! Si tratta di un in-
contro “attivo”: più cose con-
crete che discorsi astratti. I
“Laboratori” non sono auto- anche contemporaneamente
referenziali e non fanno a ga- una mostra/mercato. Vendono
ra per scoprire quale sia il i loro “manufatti” e il ricava-
gruppo migliore. Preferisco- to è devoluto per opere di be-
no sottolineare che la loro at- ne a favore dei più bisognosi, B R E V I S S I M E D A L M O N D O
tività, all’interno dell’Asso- soprattutto nelle missioni.
ciazione dei salesiani coope-
ratori è “missionaria”, volta
unicamente a dare una mano
a chi ne ha bisogno. Ecco
perché ogni loro incontro è
Non per nulla molti “labora-
tori” sono gemellati con alcu-
ne missioni e sostengono la
formazione culturale e mora-
le dei ragazzi.
COREIS ITALIANA. Il 7
dicembre ultimo scorso (fe-
sta di s. Ambrogio patrono
di Milano) la COREIS
(Comunità Religiosa Isla-
Bibbie e le distribuirà nelle
diverse regioni del Paese. Il
Priore fratel Alois, succes-
sore del compianto fratel
Roger, l’ha definita “un se-
16
mica) ha ricevuto l’“Am- gno di amore e di comunio-
brogino d’oro”, un ricono- ne per il popolo di Cina”.
scimento per chi ha contri-
buito con attività concrete ROMA, S. CROCE IN
di carattere culturale, so- GERUSALEMME. 5-11 ot-
ciale, assistenziale o filan- tobre: un avvenimento uni-
tropico al buon nome della co nel suo genere ha carat-
città. Un segno di stima per terizzato la settimana, la
questa associazione che ha lettura della Bibbia dal Ge-
sempre predicato e difeso il nesi all’Apocalisse senza
dialogo, la pace, la fratel- soluzione di continuità. Ha
lanza, contro ogni intolle- iniziato, domenica 5, Bene-
ranza ed estremismo.
detto XVI, e hanno conti-
nuato via via tanti per-
CITTÀ DEL VATICANO. sonaggi, alcuni dei quali
Novembre 2008: è nato il 1° notissimi, come Roberto
Forum Cattolico/musulma- Benigni. Ha concluso, do-
no per iniziativa del “Ponti- po sette giorni dall’inizio,
ficio Consiglio per il Dialo- il segretario di Stato il car-
go Interreligioso”. Lo scopo dinale Tarcisio Bertone.
ROMA, ITALIA
La Casa Generalizia dei sale-
siani ha anch’essa in gestione
temporanea una parrocchia in
zona Selva Candida. Il Rettor
Maggiore l’ha accettata su
proposta del vescovo della
diocesi in cui è ubicata la casa
della Pisana. È affidata a tre
salesiani che appartengono
canonicamente alla comunità
della casa generale: il parroco
don Gianni Garzia, il vice par-
roco don Fernando Reginold e
il cappellano don Mario Mau-
ri. La parrocchia si presenta
come una vasta struttura bene
organizzata, con un folto
gruppo di laici collaboratori e
strutture funzionali: aule di
catechismo, salone conferen-
ze, teatro, cortile, cappella in-
vernale. La chiesa è intitolata
alla Natività di Maria e sorge
in una zona di martiri. In loca-
lità “Selva Candida” furono
decapitati i santi Marcellino e
Pietro, ma subirono il martirio
anche Rufino e Seconda pa-
troni della diocesi e ancora
Basilide e i membri di una
stessa famiglia: Mario, Marta,
Audiface e Abaco.
dichiarato: capire “quali
elementi ci accomunano
perché insieme possiamo
dare una risposta”. È certa-
mente una data storica. I 29
cattolici erano guidati dal
cardinale Kasper, i musul-
mani dal Gran Muftì Mu-
stafa Ceric.
BRUXELLES. È stato an-
nunciato al 31° incontro
europeo dei giovani nella
capitale belga che nel corso
del 2009 la comunità ecu-
menica di Taizé farà stam-
pare in Cina un milione di
Una maratona che è stata
un successo.
CITTÀ DEL VATICANO.
La Prefettura della Casa
Pontificia ha reso noto che
nel corso del 2008 sono state
oltre due milioni le persone
che hanno partecipato agli
incontri pubblici con Papa
Benedetto o nella sala Ner-
vi, o a Castel Gandolfo, o
nella basilica di San Pietro,
o all’Angelus in Piazza San
Pietro. In calo, anche se non
vistoso, rispetto agli anni
precedenti.
APRILE 2009 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
ROMA, PISANA
Il postulatore generale don
Enrico dal Covolo, diretto-
re responsabile della rivi-
sta “Ricerche Teologiche”,
membro del Pontificio Co-
mitato di Scienze Storiche,
consultore della Congre-
gazione per il Culto Divino
e per la Dottrina della Fe-
de, lo scorso novembre è
stato nominato dal Papa
consultore della Congre-
gazione per il Clero. Don
Enrico è uno della nume-
rosa schiera di salesiani
che prestano servizio
presso la Santa Sede.
AGRIGENTO, ITALIA
L’Accademia di Studi Me-
diterranei di Agrigento ha
conferito il premio interna-
zionale Empedocle per le
scienze umane a S.E. il
cardinale Tarcisio Bertone,
Segretario di Stato di Be-
nedetto XVI, con una ceri-
monia presso il Teatro Pi-
randello cui hanno parteci-
pato autorità religiose, po-
litiche, diplomatiche, civili e
militari e personalità italia-
ne e straniere della scien-
za e della cultura.
17
PORTICI, ITALIA
Lunedì 8 dicembre a Porti-
ci-Bellavista (NA) sono sta-
te inaugurate le porte di
bronzo – opera dello scul-
tore Antonio Giannino –
nella parrocchia salesiana
San Giuseppe. L’artista
aveva già creato per la
stessa chiesa “L’Apoteosi di
san Giovanni Bosco” in sei
composizioni, e i 14 pan-
nelli della Via Crucis. Nella
foto, la porta con le scultu-
re di don Bosco e Maria
Ausiliatrice e il loro autore.
BOLZANO, ITALIA
Il volontariato continua: al-
l’estero in zone di missione
o comunque in ambiti dove
organizzazioni private e/o
statali ne richiedono la pre-
senza; in patria dove è al-
trettanto attivo presso la
Croce Rossa, ospizi per an-
ziani, asili nido, case fami-
glia, ecc. Ecco un esempio:
una volontaria con la sua
assistita a una festa presso
il salone Mamma Margheri-
ta dell’Istituto Salesiano
“Rainerum” di Bolzano.
SLIEMA, MALTA
Per finanziare la scuola e
aiutare chi ha bisogno, la
St Patrick Salesian School
di Sliema (Malta) ha orga-
nizzato una grande vendita
di ceramiche e presepi
provenienti da Sciacca (in
Sicilia) soprattutto dalla
bottega del maestro d’arte
Nino Cascio, uno dei cera-
misti più prestigiosi della
Sicilia. Le ceramiche sici-
liane sono molto apprez-
zate nell’isola. Già l’Ordine
dei Cavalieri ne faceva
grande uso. Una bella ini-
ziativa.
TORINO, VALDOCCO
Don Bosco ha superato
bene il “Generale Inver-
no” di quest’anno 2008-
2009. Vedendolo come
nella foto, qualcuno ci ha
ricamato su con qualche
battuta: “Don Bosco meri-
tava la mantellina bianca
e il pilleolo papale…!”.
“Sì, certo, ma solo in tea-
tro. Non avrebbe mai ac-
cettato di lasciare i suoi
ragazzi, nemmeno per
zucchetto ed ermellino
papali!”. Conoscendo che
tipo era Don Bosco, chi
può dargli torto?
BS APRILE 2009

2.8 Page 18

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2.9 Page 19

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IN PROCESSIONE
da año en Chimpay se reúnen a fines
de agosto varias decena de millares
I pellegrini arrivano a Chimpay de personas para festejar a un indie-
con ogni mezzo, a piedi o a cavallo, cito, el venerabile Ceferino Namun-
in macchina o in bicicletta, in roulot- curá”. Dunque gli stessi pastori atte-
te o in taxi, in biroccio o in pull- stano che sono decine di migliaia le
man… Tutto va bene, pur di non per- persone che ogni anno si danno con-
dere l’appuntamento festoso di fine vegno per onorare “l’indiecito”. Che
agosto, la più grande festa in onore cosa fanno? Si prega, s’invoca, si ce-
del principino della Pampa. L’appun- lebra, si canta, si danza, si suona e…
tamento si può accostare a una roga- si mangia! È una grande saga dei de-
tiva allargata, e forse ha preso le voti di Ceferino, dove il piatto forte,
mosse proprio da quel raduno di pre- dopo le solenni cerimonie religiose, è
ghiera il più grande e il più importan- la convivialità con l’asado (arrosto di
te del popolo mapuche. Finora pochi manzo o agnello o léchon/maiale)
ne parlavano di questo pellegrinaggio lungo le rive del Rio Negro, perché
“fuori dalle righe”, tanto più, come “la mensa fraterna unisce tanto quan-
ho ricordato altre volte, che l’invoca- to la preghiera”, osò dirmi un salesia-
zione a “san Ceferino” girava comu- no con convinzione, cercando di con-
In alto: la popolarità di Ceferino
non conosce flessioni, tanto quanto
la “denuncia” di grazie per sua
intercessione. Migliaia di targhette
nemente e non solo sussurrata. Ov-
viamente, la Chiesa non poteva ac-
cettare una canonizzazione a furor di
popolo: quei tempi sono tramontati.
vincere anche me, che peraltro lo ero
già, che l’asado almeno in certe cir-
costanze assomiglia quasi a un pasto
sacro. L’avevo sperimentato nella ca-
ex-voto lo testimoniano.
In basso: la kermesse festosa
finisce con il grande rito
dell’asado… che non può mancare
in ogni festa che si rispetti.
Né poteva, però, opporsi apertamente sa di Antiñanco.
a una devozione che, fiorita sponta-
neamente, s’era radicata nel popolo
con la tenacia dell’erba muraiola.
LA FESTA
ferino, gracias por ayudar a mi hijo
Dovette quindi essere un sollievo per
tutti il decreto di beatificazione del
giovane indio. Tant’è che per la pri-
ma volta, in occasione del centenario
della sua morte e in preparazione al-
l’evento ormai certo della beatifica-
zione, i vescovi poterono parlare
apertamente, in una lettera del 28
agosto 2004, del pellegrinaggio: “Ca-
Centinaia di ceri vengono accesi
come espressione di fede e impetra-
zione di grazie davanti alla statua di
Ceferino vestito con il quillango
(poncho) mapuche. Da parte sua il
caro e santo giovane non dovrebbe
essere avaro nel concedere favori ce-
lesti, a giudicare dall’infinita serie di
ex voto sparsi un po’ dovunque. “Ce-
en su recuperación (25/2/1966)”. Il
terreno nei dintorni si riempie di ban-
diere argentine e mapuche e di ban-
carelle/bazar che fanno da cornice al-
la festa, la quale, come tutte le grandi
manifestazioni sacre (anche da noi)
tende ad assumere contorni folclori-
stici e consumistici con giochi, gio-
stre, gare, banchetti…
Danno il benvenuto ai pellegrini
19
grandi striscioni e/o cartelloni: “Vo-
Sono migliaia di persone che ogni anno alla fine di agosto si danno
appuntamento a Chimpay presso il santuario di “san” Ceferino.
gliamo che vi sentiate come a casa
vostra”; “Benvenuti nella terra della
speranza”; “Benvenuti a Chimpay
capitale spirituale della gioventù”. E
non manca nemmeno qualche cartel-
lo più gastronomico: “Domingo hay
lechón/Domingo ha il maiale…”, per
l’asado ovviamente! I venditori di
musicassette, audiocassette, cd-rom,
dvd espongono i loro prodotti non
sempre del tutto “castigati”… ma è lo
scotto da pagare nelle feste moderne.
Chitarre e fisarmoniche fanno egre-
giamente la loro parte accompagnan-
do cori e balli paesani.
Su tutto vigila la statua di Ceferino,
vestito con il quillango (il poncho
mapuche) con attorno al collo decine
di rosari multicolori dei devoti… Ha
il volto un po’ serio, ma certamente
partecipa anche lui alla festa del po-
polo dei suoi fan!
(Continua)
BS APRILE 2009

2.10 Page 20

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M ISSIONI
Due seminari ACSSA (Associazione Cultori Storia
UNA STORIA
TUTTA DA SCRIVERE di Francesco Motto
La storia delle missioni
interno ed alle prese con le pressanti dunque questa prima storia dell’in-
richieste della Santa Sede di allar- sediamento salesiano in Cina, India,
salesiane negli ultimi
decenni del secolo XIX
gare all’Oriente il raggio d’azione Giappone, Thailandia, Vietnam e
missionaria.
Filippine che il II seminario ACSSA
EastAsia e Oceania di Manila (fine
è già stata scritta.
UN MONDO
Ma che ne è stato delle SCONOSCIUTO
novembre 2008) ha fatto emergere e
che si spera entro l’anno di mettere
a disposizione di tutti (come già si è
missioni salesiane in Asia
e Australia, sorte nella
La società salesiana cercò di ri- già fatto con il primo di Hong Kong
spondere con grandi campagne mis- del 2004).
sionarie, con la fondazione di nu- Vi troviamo rettori maggiori e con-
prima metà del secolo
XX? Complessivamente
merose case di aspiranti missionari siglieri direttivi o tolleranti, SDB-
e l’invio oltreoceano di vocazioni FMA sprovveduti o lungimiranti,
giovanissime, pensando che potes- miracoli e debolezze, successi e in-
20 è quasi tutta da
sero “formarsi” sul campo. Facile a successi, errori e strategie indovina-
dirsi, non altrettanto ad attuarsi. te: una miscela esplosiva che ha sa-
scrivere...
Non solo. In Asia il seme del cari- puto, con “sudore, lacrime e san-
sma salesiano doveva impiantarsi in gue”, crescere tanto nel tronco cen-
contesti socio-culturali spesso ostili trale dei SDB e FMA, quanto nei
e repressivi. Di estremo interesse è frondosi rami geneticamente già
ISalesiani e le Figlie di Maria
Ausiliatrice si sono trovati di
fronte a situazioni impreviste,
impensate e ben diverse da quel-
le incontrate fino a quel momento
nella loro storia missionaria. Scena-
ri politici totalmente sconosciuti: si
pensi solo alle conseguenze, sotto il
profilo politico, sociale e culturale,
dei due conflitti mondiali, al colo-
“inculturati” nelle realtà locali: suo-
re thailandesi per i thailandesi (Si-
sters Servants of the Immacolate
Heart of Mary); suore giapponesi e
coreane per giapponesi e coreani
(Caritas Sisters of Miyazaky) ecc. In
un’area geografica che si appresta a
diventare protagonista nel secolo
appena iniziato, quella salesiana è
oggi una presenza fiorente e signifi-
nialismo diffuso in quasi tutto il
cativa. Ma la storia della Chiesa e
continente asiatico, all’imperiali-
della congregazione non l’hanno
smo straniero in Cina, al comuni-
fatta in Asia solo i famosi Versiglia,
smo in espansione. Scenari eccle-
Caravario, Cimatti, Cavoli, Pasotti,
siali totalmente nuovi: con la Chie-
Braga, Mathias…, ma anche i sem-
sa cattolica che voleva sganciarsi
plici salesiani e le umili Figlie di
dal rapporto con la politica, che in-
Maria Ausiliatrice, i cui nomi sono
tendeva promuovere chiese locali
noti solo a chi consulta le consunte
con proprie gerarchie, che doveva
carte degli Archivi. È questa storia
evangelizzare popoli dalla cultura
toute entière da scrivere, far cono-
millenaria (India, Cina) e dalla
scere e soprattutto comprendere alla
chiara superiorità economico-indu-
luce della ragione e della fede, per
striale (Giappone), i quali non sen-
poterne trarre lezioni di futuro. Tan-
tivano alcun bisogno di una religio-
to più che essa, come tante altre, è
ne “straniera”. Niente a che vedere
La copertina del volume (fornito
una magistra vitae in grado di far
con gli indios e gli immigrati del-
l’America Latina! E ancora, scenari
salesiani in piena evoluzione al loro
di cd-rom) di Grazia Loparco e
Stanislao Zimniak sull’educazione
salesiana negli anni più difficili
del XX secolo.
evitare errori e di far meglio cresce-
re il carisma salesiano a servizio del
“popolo di Dio” che è in Asia.
APRILE 2009 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Salesiana) a 20 anni dalla caduta del muro di Berlino.
ro regime nazista e fascista in Ger-
mania, Austria e Italia. Nel centro
est Europa un durissimo regime co-
munista si è imposto per 40 anni nei
Balcani, in Slovacchia, Repubblica
Ceca, Ungheria, Polonia, nuove re-
pubbliche dell’Unione Sovietica…
Ovunque i governi totalitari, magari
autoproclamatisi democratici, al di
qua e al di là della “cortina di ferro”,
si sono interessati
Salesiani e suore nei terribili
dei giovani, della
loro “educazio-
ne” in funzione
frangenti della guerra dovettero
fare precise scelte, a rischio della
vita. Non sono stati pochi gli ebrei
accolti nei collegi di Don Bosco,
delle proprie mi-
evitando così di finire nei lager.
re e ideologie.
Scontato dunque
era lo scontro con st. I salesiani e le Figlie di Maria Au-
La copertina del testo
del salesiano don Makák,
Dall’altra parte delle
chi in quegli stessi siliatrice in quei terribili frangenti do-
“Stati Etici” vole- vettero fare precise scelte, come
va formare le co- ispettorie, comunità e singoli, dopo
sbarre, un diario del
campo di concentramento
di Podolínec in Slovacchia,
e il suo autore, ivi internato.
scienze, difendere essersi confrontati con le ragioni del
la libertà religiosa, magistero della Chiesa e del governo
evangelizzare i gio- della congregazione. Ne pagarono le
vani. Ecco allora conseguenze, tanto “sopportabili” e
vessazioni, intimidazioni, espulsioni, alla luce del sole, quanto “dure ed
TEMPI DIFFICILI
PER L’EUROPA
imprigionamenti, internamenti in estreme” nelle “catacombe”, per de- 21
campi di rieducazione, violenze fisi- cine di anni. Hanno così trovato, nella
che e morali di ogni genere per stron- cosiddetta “civile” e “cristiana” Eu-
È stato il sogno inappagato del
rettor maggiore don Juan Vecchi:
sapere come i salesiani si sono com-
portati nei momenti più difficili del-
la loro storia, quelli in cui per essere
fedeli alla loro vocazione di educa-
tori della fede e missionari dei gio-
vani, dovettero in tempi brevissimi
riconvertire le loro opere, improvvi-
sare una diversa attività, adattarsi a
situazioni umanamente insostenibi-
li, fino al punto di mettere a repen-
taglio la propria incolumità psichica
e fisica, se non la stessa sopravvi-
care la loro azione, per ridurne l’effi-
cacia, per ”addomesticarli” al potere,
renderli innocui e metterli a tacere.
Che fare? Sottostare ciecamente al-
le durissime imposizioni? Accettare
compromessi? Difendersi a oltranza?
Giocare d’astuzia? Salvare il salvabile
in attesa di tempi migliori? Dimo-
strarsi flessibili entro certi limiti? Ma
quali? Ogni scelta aveva i suoi pro e i
suoi contro, e in molti casi si trattò di
difficilissimi casi di coscienza, come
in Germania e in alcuni paesi dell’E-
ropa, tanto i loro eroi1 quanto i loro
timidi esponenti; hanno comunque
scoperto nelle loro opzioni nuovi mo-
di di vivere, in fedeltà maggiore o
minore, il carisma salesiano all’inter-
no di situazioni di oppressione. Un
carisma che si è dimostrato capace di
generare nuove risposte in virtù di
quella flessibilità e duttilità di cui era
stato maestro Don Bosco stesso, pure
lui vissuto in tempi particolarmente
difficili per il suo Paese. La loro le-
zione non sarebbe andata perduta
nella Famiglia Salesiana.2
ٗ
venza. Ideologie oppressive, crisi
sociali e pericoli di ogni genere,
emergenze continue si sono avute
un po’ in tutti i paesi d’Europa. In
1 Tali sono il centinaio di martiri beatificati della
Spagna e della Polonia, ma anche quei salesiani
che, pur non dando la vita, hanno però soppor-
Occidente cronologicamente si è as-
sistito all’imposizione di un venten-
nio di silenzio ai religiosi in Fran-
cia, alla persecuzione religiosa della
tato decine di anni di sofferenze fisiche e morali.
Citiamo solo il volumetto ACSSA-Varia n. 5
(2007) Ernest MACÁK, De la otra parte de las
rejas. Diario del campo de concentración de
Podolínec (Eslovaquia). Edición de Jesús-Gra-
seconda repubblica in Spagna, pri-
ma ancora della guerra civile, al du-
ciliano, Roma 2007.
2 Gli Atti del seminario di Cracovia del no-
vembre 2007, “L’Educazione salesiana in
Europa negli anni difficili del XX secolo”,
Beato Calasanz Marquéz, Spagna,
editi ora a cura di Grazia Loparco e Stani-
e beato Giuseppe Kowalski
slaw Simniak dall’editrice LAS di Roma,
(Polonia): due vittime salesiane
raccontano per la prima volta questa ingri-
della guerra civile spagnola (1936)
gante e sofferta “storia”, in lingua italiana,
e del famigerato lager nazista
mentre l’allegato cd-rom ne offre le relazio-
di Auschwitz (1942).
ni in lingua originale.
BS APRILE 2009

3.2 Page 22

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LETTERA
G AI IOVANI
Marco Talon
GATTA CI COVA...
Alzi la mano chi non è geloso
Invidia e gelosia sono anime gemelle.
L’umiltà funziona da ecocardia.
Non sono separabili anche se distinte e diverse. – Ridimensiona i tuoi sogni. Ritorna con i piedi per
Facilmente rintracciabili nei nostri
terra. Vivi a misura.
comportamenti. Diagnosticabile come il tempo Che senso ha volere a tutti i costi quello che un
per il bollettino del mare: visibilità incerta, mare in altro potrebbe avere e tu no? Sono sessanta e
burrasca, frequenti temporali. È un copione che passa i vizi di cui è capace un uomo. Troppi!
tutti conoscono. Alzi la mano chi crede di non
Qualcuno li ha ricondotti a sette e li ha chiamati
essere geloso o invidioso. È qualcosa come il
“vizi capitali”. Tanti ancora, ne basta uno per farti
raffreddore. Di tanto in tanto con il cambio di
male tutta la vita. La gelosia è una brutta bestia:
stagione, ti colpisce tra capo e collo. Ne avverti ha artigli e ferisce sempre. Arriva come un
22 i sintomi. Si tratta della miscela esplosiva di
nuvolone e porta pioggia, conviene premunirsi
almeno tre stati d’animo:
con un ombrello.
Quando parli incominci sempre nello stesso
Penso alla preghiera come riparo da qualsiasi
modo: “secondo me”, “io però”.
fortunale. La preghiera ha tanti nomi e tutti
Le tue parole sono pesanti come
portano in alto,
macigni e fanno sempre male perché
a un cielo sgombro, pulito,
le usi come proiettili contro
radioso.
qualcuno. Ti propongo un
Sono i frutti dello Spirito:
piccolo esercizio: elimina
amore, gioia, pace, pazienza,
per un po’ di parlarti
benevolenza, bontà, fedeltà,
addosso. Metti da
mitezza (Gal 5.22).
parte questo
Fanno da controcanto ai
prepotente: “Io”.
sette vizi capitali. Una
La gelosia abita
parola da amico: la gelosia
nel cuore e l’invidia
difficilmente ci rende
negli occhi. Si dice:
migliori, di certo ci
l’amore è cieco.
peggiora sempre. Il geloso
È facile uscire dai
è come un falsario: cambia
binari con i
le carte in tavola o trucca le
sentimenti. Può
carte che ha tra le mani.
succedere di tutto
Guarda i colori dell’arcobaleno:
quando il cuore è fuori
nascono da burrasche e da
controllo.
naufragi.
Scontro frontale, disastro
I tuoi occhi sono fatti per
annunciato con feriti a bordo
fissare la luce e guardare il sole
e non solo.
sopra di te. Ti auguro tanta
La prognosi è sempre riservata e
tenerezza, tanta serenità e tanto
dura a lungo. Ti suggerisco come terapia l’umiltà.
affetto. Mi sta a cuore la tua felicità.
In poco tempo ti restituisce la simpatia di chi ti
circonda, la stima di te stesso e il senso di Dio.
Carlo Terraneo
APRILE 2009 BS

3.3 Page 23

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IDLI TDEAOTNROBOSCO NepaanstocrniemsnooenlloiVo. eMdniuegstoircuanplepblil.r’8il8la,nmteacvaiepnaecepdroi peonsttuosieasrmiparroep.oAsltcouinnemdoelltlee szuoenecadnezllo’Intiaslioansoaldeisvieanntaate
C’È DA
NON CREDERCI
di Michele Novelli
La WLP (Word & Life Publications) è una casa editrice salesiana
di Manila Makati. Oggi è conosciuta in tutta la Nazione e anche fuori
come Giappone, Australia, USA, ma ha cominciato la sua storia
23
quasi per caso.
BS APRILE 2009

3.4 Page 24

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A nche chi ha letto varie
delle numerose biografie
di Don Bosco e ne
provato i numerosi gruppi
che lo hanno allestito,
dall’88 a oggi,
conosce la vita in molti essendo stato
dei suoi dettagli, ogni volta che si riconosciuto uno dei
parla di lui, rimane affascinato, musical più graditi
con qualche luccicone sugli
tra quelli apparsi in
occhi per lo stupore che desta
onore di Don
ogni racconto che lo riguarda.
Bosco.
È l’emozione di fondo che
Su testi e
accompagna l’intera commedia musiche di Ivo
musicale, che già dal titolo “C’è Valoppi, i
da non crederci” ci presenta un
salesiani del Veneto hanno
protagonista fuori dalle righe.
Più che i suoi contemporanei
(la canzone è messa in bocca a
prodotto un piccolo gioiello,
PRIMO ATTO
gradevolissimo, di commedia
musicale. A interpretarlo, giovani (in grassetto e in parentesi
torinesi dell’800 che vedono
non professionisti come nella
il titolo della relativa canzone)
passare quel prete tutto speciale migliore tradizione salesiana.
per le loro strade seguito da una Ricco di spontaneità, brillantezza, 1841. Don Bosco arriva a
turba di ragazzi), lo stupore
con elementi coreografici e
Torino, giovane prete di 26 anni.
attanaglia, loro malgrado, i
scenici essenziali ma di sicuro
Da don/san Giuseppe Cafasso,
narratori della storia, due clown
effetto, il musical ha ben presto riceve questo consiglio: «Vai,
scombinati che commentano in
oltrepassato i confini regionali
guardati attorno». I sobborghi
negativo ogni gesto di quel prete, per affermarsi in molte piazze
erano zone di fermento e di
fino alla scena finale. Inondati di dell’Italia salesiana. Hanno
rivolta, cinture di desolazione
luce, isolati da tutto il resto,
giovato alla sua riuscita le
(Guarda che buio). Adolescenti
farfugliano inconsapevolmente:
musiche accattivanti e misurate, vagabondavano disoccupati,
24 Don Bosco, in che strada sei?...
Avrai bisogno di noi... Dovrai
presto diventate canzoni cult,
alcune delle quali trasferite in
intristiti, pronti a qualsiasi cosa
(Occhi tristi). Ma la sensazione
ancora mettere su una banda... un ambiti non teatrali; una per tutte più sconvolgente la prova nelle
cortile con mille ragazzi...”.
Giovani Orizzonti che chiude il prigioni (C’è un prete). Uscendo,
La scena ritorna nella sua normalità musical: è quasi un inno della
prende una decisione: «Devo
e anche loro quasi si risvegliano: gioventù salesiana, cantato a
impedire a ogni costo che ragazzi
Ma che stiamo facendo?”. Solo un pieni polmoni in ogni circostanza, così giovani finiscano là dentro»
attimo, per annunciare con volto in convegni, feste, meeting,
(Se trovassero). I giovani carcerati
triste: “Don Bosco è morto”.
celebrazioni. Ma la carta vincente gli richiamano il sogno fatto a
Nasce, questo lavoro teatrale, dal è la struttura narrativa dello
nove anni. Nel carcere vede i lupi
cuore di un figlio “stupefatto”,
spettacolo, frutto di accurata
che aveva sognato da bambino e
come un inno alla grandezza del elaborazione. Essa ripercorre i
che lui doveva trasformare in
Padre, un’ammirazione senza
momenti salienti della vita di Don agnelli (Lupi). Ripercorre i
condizioni. E questo hanno
Bosco, rievocandoli in flash back. momenti della sua infanzia, i
tentativi per «attirare al bene» i
suoi amici e la sua gente.
Giovannino impara così a fare il
saltimbanco... per trasformare
quei lupi. Antonio, suo fratello,
contesta la sua scelta (Giocoliere
di Dio). Ma la dura realtà della
periferia torinese gli presentava
solo miseria e sfruttamento.
Mentre i preti continuavano ad
aspettare i giovani immigrati in
chiese e sacrestie per i catechismi
tradizionali, lui capì che
bisognava trovare forme
d’intervento nuove, un apostolato
volante tra botteghe, officine,
mercati, osterie, piazze. E si
lanciò nell’avventura. 8 dicembre
APRILE 2009 BS

3.5 Page 25

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1841: avvicina un ragazzo
immigrato di Asti, Bartolomeo
Garelli. Tre giorni dopo attorno a
lui sono in nove e qualche mese
più tardi ottanta... Così nasce
l‘Oratorio (Bartolomeo). Molti
ragazzi entrano nella sua corrente
di simpatia. Troppi. La gente in
parte appoggia l‘iniziativa di
questo «prete strano», altri però lo
contestano (C’è da non crederci).
Dopo aver girovagato per prati e
ambienti della zona torinese in
cerca di un luogo fisso, Don
Bosco con i suoi barabit trova
sistemazione nel prato dei fratelli
Filippi. Ma con tutti quei ragazzi
scatenati il prato diventa presto
un deserto ed egli è costretto a
traslocare ancora (Un prato di
dolore). 5 aprile 1846: lo sfratto.
La sera stessa un ometto
balbuziente offre l’insperabile,
una tettoia. Diventerà il suo
«quartier generale». Il 12 aprile
inaugurerà solennemente la
tettoia Pinardi in zona Valdocco
(Pancrazio).
SECONDO ATTO
Una domenica di luglio, Don
Bosco si accascia a terra, sputa
sangue. Probabile tubercolosi.
A quel tempo significava morte.
Corre voce tra i ragazzi del suo
stato: otto giorni di digiuni,
preghiere e vite offerte a Dio per
la salvezza del loro salvatore. E
Don Bosco ce la fa: «La mia vita
la devo a voi, ma siatene certi:
d’ora innanzi la spenderò tutta
per voi» (Signore non fatelo
morire). Un breve periodo di
convalescenza permette una
pronta ripresa, poi, di nuovo nelle
piazze, tra la gente, alla ricerca
dei ragazzi più difficili. Usando
stratagemmi originali, conquista
i suoi «lupi» (Prete ladro). 1848:
inizia la febbre della rivoluzione.
L’Oratorio si svuota, i giovani
vogliono la guerra. Bastoni,
coltelli, pietre e guerriglia
cittadina. Don Bosco
inventa una sua piccola
guerra con fucili finti e un
bersagliere che esercita i
ragazzi, e l’Oratorio è di
nuovo zeppo
(Children’s march). In
un’avvincente ritirata
le truppe dei ragazzi
devastano l’orto di
Mamma Margherita.
La madre di Don
Bosco ne rimase
25
BS APRILE 2009

3.6 Page 26

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amareggiata: vuole andarsene. prima. Poco dopo, nel porto di
Poche parole durante una serata Genova egli saluta i suoi uomini
d’intimità familiare, un crocifisso migliori in partenza con
come esempio e lei rimane (Non destinazione gli indigeni della
andare). Ormai l’azione di Don Patagonia (È amore). Intanto il
Bosco si estende a tutto il popolo. Papa gli chiede di ultimare la
Libri, pubblicazioni tascabili,
costruzione della basilica del
fascicoletti… ed è subito nel
Sacro Cuore in Roma. Già reduce
mirino. Provocazioni, attentati e dalla realizzazione del santuario
assalti ma, inaspettato e puntuale, di Maria Ausiliatrice a Torino, Don
compare un cane, «il Grigio»,
Bosco si carica di questa ulteriore
che lo salva da ogni aggressore. missione: girovaga per Spagna e
(Grigio). 26 gennaio 1854.
Francia a raccogliere fondi e ne
All’apice della sua attività, Don esce stremato. Muore all’alba del
Bosco chiede ad alcuni giovani 31 gennaio del 1888, lasciando
di fermarsi con lui; getta così le in eredità uno spirito nuovo che
fondamenta della sua
congregazione, la Società di San
rimane vivo per le strade in mezzo finale è bianco, pulito, fatto di
ai giovani, tra la gente. È una
giovani che danno vita nuova
Francesco di Sales (Frate o non carica di fiducia, di futuro e di
perché Don Bosco ha consegnato
frate). Nel luglio dello stesso anno libertà, capace di espandersi
loro uno spirito nuovo.
il colera si propaga a Torino ed è ovunque (Giovani orizzonti).
PD – Come è nata l’idea del
panico e morte. Don Bosco lancia
musical?
i suoi giovani in una gara di
solidarietà per assistere i malati
DIETRO LE QUINTE
Valoppi – Dal festeggiare il
centenario della morte di Don
(Nel borgo Dora c’è la morte).
Ai tempi della prima
Bosco – 1988 – in modo giovane
Passata l’epidemia, li porta a
rappresentazione, Pierdante
e farlo conoscere con una
riposarsi sulle colline. Inaugura Giordano intervista l’autore.
formula gradita ai giovani, cioè la
26 uno stile: le passeggiate, la banda PD – Che cosa avete voluto
e l’allegria. È una brigata festosa sottolineare della figura di
commedia musicale. Con i
chierici della Crocetta di Torino
che coinvolge la gente dei paesi. Don Bosco?
abbiamo elaborato testi e
A Mornese, durante una
Valoppi – Quest’idea: uno che canzoni, con i giovani del
passeggiata autunnale, incontra ha saputo cogliere le provocazioni “Bearzi” di Udine abbiamo
Domenica Mazzarello. Con
del suo tempo, che ha speso la vita cominciato a fare le coreografie.
questa giovane fonderà l’Istituto per i giovani. Vogliamo far
Un coreografo del “Verdi” di
delle Figlie di Maria Ausiliatrice emergere i giovani. Soprattutto nel Trieste e un regista del “Palio
per l’educazione delle ragazze
secondo tempo, essi diventano
studentesco” di Udine ci hanno
povere della zona (Domenica). protagonisti. Sono quelli che
dato una validissima mano.
Novembre 1874: Don Bosco a
rubano la vita di Don Bosco per Anche le scenografie e gli
Valdocco incontra il Console
cui lui diventa “dei” giovani. È la arrangiamenti musicali sono stati
argentino che gli chiede di
scena finale, il messaggio di un
curati da professionisti.
fondare una missione nella sua
mondo nuovo. Mentre il mercato
PD – Ci sono state difficoltà
terra. Inizia così la realizzazione iniziale è tetro, fatto di bande e
di un sogno che aveva fatto anni aggressioni violente, il mercato
nell’allestimento?
Valoppi – È difficile rappresentare
Don Bosco. Non è come san
Francesco: basta disegnare due
piedi sul manifesto o comporre una
canzone poetica sulla natura e si sa
che è lui. Don Bosco è più sociale,
più reale, e molto più complesso.
Abbiamo avuto diverse critiche
durante l’elaborazione dei testi. Ci
hanno detto che abbiamo dato un
taglio troppo storico, che
bisognava essere più poeti. Noi
abbiamo voluto essere poco poeti
per sottolineare la storicità. In
effetti, è la storia concreta di ogni
giorno a far grande Don Bosco.
Michele Novelli

3.7 Page 27

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B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
LAURA
CUORE ARDENTE
Laura Rostagno (1963-1979).
L’ambientazione: il 1978
è un anno di grandi av-
venimenti. A parte la
sfortunata classifica del-
la nazionale di Enzo
nate località montane sul confine
franco-italiano, si misero insieme
a fare la questua girando per le
varie parrocchie, proprio per i
bambini della missione di Tondo.
ne missionaria. Su un suo quader-
no pieno di poesie e pensieri si
trova scritto «Ogni giorno faccio la
scoperta di Gesù. Non si può resi-
stere al suo fascino. Ogni giorno
Bearzot che giunge 4° ai mondiali
mi mette in crisi dentro». Nell’e-
di Argentina, è l’anno in cui San- F Non le fu facile. All’inizio do- state del 1978 partecipa al «campo
dro Pertini viene eletto Presidente vette superare se stessa: si vergo- della Parola di Dio» a Fleod. All’i-
della Repubblica, l’anno che assi- gnava da morire ma non mollò, nizio del 1979 fa dentro di sé una
ste con grande tristezza alla morte pensava che i bimbi di Tondo scelta: essere Figlia di Maria Ausi-
improvvisa del «Papa del sorri- aspettavano il frutto di quel suo liatrice. Ne parla ai suoi, restano
so» Albino Luciani, e viene – con vergognarsi senza arrendersi. E un po’ spiazzati, pensavano per il
sorpresa di tutti, eletto il «Papa continuò. I piccoli le restituirono suo futuro ad altro, magari a diven- 27
venuto da lontano», Karol Woj- il coraggio e la faccia tosta di tare nonni, come dice la madre,
tyła; ma è anche l’anno sfortunato chiedere, non per sé, ma per loro. però tutto sommato non hanno nul-
in cui le Brigate Rosse uccidono Lei è buona, serena, statura alta, la in contrario, anche se preferisco-
il Presidente del Consiglio Aldo occhi scuri. Anche a scuola è no che prima compia i 18 anni:
Moro.
molto semplice, diremmo norma- «Potrebbe fare degli incontri che la
le, brava, sì, ma non “secchiona”. portano su un’altra strada». Laura
F A noi tuttavia interessa la vi- Un giorno dopo una festicciola di è sempre più serena, si sente tutta
ta di una ragazzina quindicenne, classe scrive di nascosto sulla la- presa dall’amore di Dio e quest’a-
Laura Rostagno, che frequentava vagna: «W le insegnanti, ma more vuole donarlo, un amore che
il Centro di formazione Profes- quando non sono in cattedra». vince ogni paura. Una sera parlan-
sionale delle Figlie di Maria Au- Quello che la distingue è tra le al- do a casa con il papà gli dirà: «Sai
siliatrice di Perosa Argentina tre cose il suo andare controcor- papà io non ho paura della morte,
(TO), ancora preadolescente ma rente: quasi tutte le sue compagne mi sento l’anima in pace, se doves-
già eccezionale. Era nata, Laura, di scuola al lunedì raccontano le si morire io sarei pronta, sono mol-
il 25 giugno 1963. Una fanciul- avventure mondane del sabato to tranquilla, so di andare con Dio,
lezza tranquilla, equilibrata, senza precedente: chi è rincasata quasi non ho paura». E così sarà, quasi
problemi. Poi la scuola presso le all’alba, chi ha fumato, chi ha fat- come un presagio profetico. La
suore salesiane dove scoprì la sua to acquisti… per lei tutto questo è sera del 23 agosto 1979 si trova
grande passione: la missione e i considerato superfluo. Sa suonare a percorrere con il suo motorino
bambini. Scelse quelli di Tondo la chitarra, prepara festicciole e la statale 23, un’auto la investe
nelle Filippine che, con ogni pro- recital, inoltre ha curato una rac- sbalzandola fuori strada. Giunge
babilità, le suore le avevano de- colta di canti stile GEN, li ha sud- in ospedale in gravi condizioni,
scritto come bisognosi di tutto, divisi per tema e li ha commentati morirà il giorno dopo. Qualche
esortando lei e le amiche a fare con sue frasi.
mese prima aveva scritto: «Mi
qualcosa per loro. Così Laura si
sono sforzata a vivere da risorta
organizzò in modo tale che, men- F Più passa il tempo più si sente e qualche volta ce l’ho fatta. Tut-
tre con alcune amiche trascorreva attratta dal servizio verso i fratelli, to dentro di me parla di vita, di
alcuni fine settimana in determi- sempre più forte sente la vocazio- risurrezione».
ٗ
BS APRILE 2009

3.8 Page 28

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F MA
TERRA DI CONFINE di Graziella Curti
DESTINAZIONE KAILAKU
Kailaku è una zona isolata, distan-
te un’ora di macchina da Maliana,
frontiera con la parte ovest dell’isola
appartenente all’Indonesia. Le case
sono sparse tra i campi e sulla mon-
tagna. Costruzioni in muratura se ne
vedono poche; la maggior parte so-
no abitazioni fatte di paglia. Gli abi-
tanti, circa dodicimila, lavorano la
terra e non hanno altre prospettive
d’impiego.
Manca la luce e anche l’acqua bi-
sogna procurarsela facendo molti
chilometri di strada.
Esiste una scuola pluriclasse e un
povero ambulatorio per le emergen-
ze. Il centro più vicino è appunto
28
Maliana dove si può comperare un
giornale e vedere le notizie in TV.
In un successivo incontro con suor
L’arrivo delle missionarie a Kailaku. Negli ultimi 30 km sono state
scortate da dodici moto.
Lourdes Pino, provinciale di Timor,
missionaria di razza, che conta al suo
attivo molte esperienze di frontiera
La vita a Timor non è
facile. La violenza
della guerra civile cova
ancora sotto la cenere
e basta un nonnulla
perché si accenda di
nuovo e travolga quel
poco di bene che si è
riusciti a costruire.
Nonostante tutto,
le Figlie di Maria
Ausiliatrice hanno
risposto sì alla chiamata
9agosto 2008. Riportiamo al-
cune note di viaggio tratte dal
giornale di bordo delle mis-
sionarie destinate al nuovo
campo di lavoro: «Abbiamo lasciato
Dili all’alba. Il fuoristrada macina i
chilometri che ci separano dalla me-
ta. Non sono tanti, ma l’asprezza del
terreno rallenta la velocità. Arrivia-
mo, dopo cinque ore, a Kailaku. A
circa 30 km dall’arrivo, dodici moto-
ciclette vengono a farci da scorta e ci
accompagnano alla missione dove
c’è ad aspettare moltissima gente
pronta per la festa. L’accoglienza è
meravigliosa. Nonostante la povertà
e l’abbandono, hanno preparato bene
ogni cosa. Alcuni giovani sono in co-
stume locale e danzano in nostro
onore. Dopo i primi saluti c’è la ce-
lebrazione Eucaristica, la benedizio-
come Cuba, Haiti, Antille, veniamo a
conoscenza di altri particolari della
nuova impresa. Racconta che all’ini-
zio, i dubbi e i timori erano tanti. Da
alcuni anni, le sorelle facevano da
pendolari nella missione voluta dal
Vescovo ed erano consapevoli delle
fatiche e dei rischi a cui si sarebbe
andate incontro decidendo per una
comunità stabilmente inserita.
«Quando però, dopo un discerni-
mento condiviso – aggiunge suor
Lourdes – le sorelle destinate alla
nuova missione si sono incontrate
con il Vescovo, monsignor Alberto
Ricardo da Silva, per una prima co-
noscenza e scambio, in vista della
concretizzazione della missione, han-
no sperimentato la gioia di sentirsi
parte viva della Chiesa, inviate diret-
tamente dal Pastore della Diocesi».
del Vescovo che le
voleva presenti in un
ne della casa, il pranzo e successiva- La presenza delle suore salesiane a
mente un incontro con i rappresentati Kailaku è ancor più significativa per-
dei vari quartieri, i catechisti, gli am- ché è la prima nella zona di Loron
territorio isolato, lungo
ministratori che prendono la parola Monu, al confine con Timor Ovest. In-
ed esprimono i loro desideri. Tutto è fatti, da 300 anni, cioè dal tempo in cui
la frontiera indonesiana. stato organizzato in modo molto i primi missionari, i padri Domenica-
semplice e dignitoso».
ni, furono assassinati, né sacerdoti, né
APRILE 2009 BS

3.9 Page 29

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L A BANDIERA DI TIMOR
Alla mezzanotte
del 19 maggio, e
durante i primi
istanti del Giorno
dell’Indipendenza, il
20 maggio 2002, la
bandiera delle Nazioni Unite venne
ammainata e quella di Timor Est
indipendente – il più giovane stato
democratico del mondo dopo il
Montenegro e il Kosovo – venne
issata. Secondo la costituzione della
Repubblica Democratica di Timor
Le ragazze hanno vestito i loro migliori costumi, come se fosse
festa grande...
Est, il triangolo giallo (PMS 123)
rappresenta “le tracce del
colonialismo nella storia di Timor
Est”. Il triangolo nero rappresenta
religiosi sono più tornati a prendersi popolazione di Timor Est. I reli- “l’oscurantismo che deve essere
cura di questa popolazione. Soltanto giosi locali e i missionari lavorano sconfitto”; il rosso (PMS 485) base
un prete della città vicina l’ha fatto in fianco a fianco, su progetti diversi, della bandiera rappresenta “la lotta
modo sporadico, a volte ogni mese, a con risultati che sono eccellenti se-
volte ogni due mesi e recentemente condo qualsiasi standard del terzo
quasi ogni domenica.
mondo.
per la liberazione nazionale”; mentre
la stella, o “luce che guida”, è bianca
e rappresenta la pace.
Per questo, tutta la gente del posto A colpire però non è solo l’impe-
considera una grande grazia il fatto gno ecclesiale, ma anche la parteci-
che le FMA siano venute a vivere
con loro. È un grande segno di ri-
pazione della popolazione, che nella
fede cattolica ha trovato un elemen-
possano vivere con i raccolti che
ne verranno. Le religiose, da parte
29
conciliazione che dona pace e gioia. to di unità e di riscatto.
loro, hanno messo in programma
LA CHIESA,
Nonostante la violenza e le tre- la cura dell’educazione dei bambi-
mende privazioni, la popolazione ni e dei giovani; l’impegno per la
IDENTITÀ DI UN POPOLO
è riuscita a far fronte alla situazio- promozione femminile attraverso
ne con un coraggio e una vitalità progetti sovvenzionati dall’Austra-
La chiesa cattolica ha svolto un stupefacenti, se non miracolosi. lia e dall’Indonesia; la proposta di
ruolo molto importante nella forma- Anche a Kailaku si trovano laici training di gruppo per favorire la
zione di un’identità culturale nella meravigliosi che affiancano il sa- condivisione e il lavorare insieme.
cerdote e le FMA. Data Certamente, il cammino si pro-
la grande povertà, che spetta lungo e faticoso, dato anche
non permette di recepi- l’isolamento della zona. Infatti le
re denaro per il lavoro strade che conducono al centro
che si compie, la co- abitato sono strade di polvere e
munità dei fedeli ha impediscono la comunicazione ra-
offerto alle suore tre pida sia dei prodotti della terra,
ettari di terra perché che non riescono a raggiungere in
tempo utile il mer-
cato, sia delle idee,
che potrebbero arric-
chire la gente del
luogo e coinvolgerla
in uno stile di vita
meno passivo.
La forza del Vange-
L’entrata solenne nella nuova
missione: si cercano subito
il dialogo e l’amicizia.
… poi tanti bambini ancora un po’
sorpresi e sospettosi. Presto
saranno gli ospiti più seguiti
e graditi.
lo, comunque, è la
molla vincente delle
missionarie, che han-
no la volontà di tra-
sformare questa terra
di confine in terra di
speranza.
ٗ
BS APRILE 2009

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
PDREELLV’EANBZUISOONE
MCREEDDITEARREE -
TDEIVMEPROTILMIBENERTOO -
IL SEGRETO
IL DIO IGNOTO
L’IMPERO DEI
DI FATA LINA
fra dubbi e certezze
BALOCCHI TREMA?
Per una prevenzione
di Nicola Giordano,
Tendenze, criteri,
dell’abuso sessuale
VivereIn, Roma, 2008
proposte sul divertimento
in età evolutiva
pp. 248
di Gianni Musso,
di Alberto Pellai
Effatà Editrice, Cantalupa (TO)
e Barbara Tamborini
2008, pp. 256
RAI-ERI, Erikson (TN)
2008, pp. 134
Questo libro esamina due
questioni cruciali: tempo
Il testo presenta materiali
libero e divertimento. L’ap-
pensati per insegnare ai bam-
proccio integra criteri scien-
bini come difendersi da chi
tifici e le vaste informazio-
FONDAMENTALI
vuole abusare di loro e un ma-
ni delle attività svolte dalle
UNIVERSALI
nuale di base, con tutte le
varie istituzioni su questi
INVIOLABILI
informazioni teoriche e me-
aspetti. Il volume si divide in
INDIVISIBILI
todologiche, perché gli adul-
tre parti: la prima presenta
Strumenti per
ti riescano a fare prevenzione
le varie forme del diverti-
un’educazione
con i minori. Bambini e prea-
mento giovanile, la seconda
partecipativa
dolescenti hanno il diritto di sa-
valuta queste esperienze al-
ai e per i diritti umani pere che cos’è l’abuso e che
la luce di criteri ispirati al pa-
di Carola Carazzone
cosa possono fare per non ca-
trimonio cristiano e la terza
e Francesca Lange
derne vittime. Devono essere
offre alcune indicazioni per
LAS, Roma, 2009
consapevoli che vi sono adul- Paolo, l’eccellente converti- un futuro diverso. Per l’insie-
30 pp. 222
ti pronti ad ascoltare, curare, to di tutti i tempi, approda me dei contenuti, il testo
proteggere e consolare. Il te- all’incontro con “il Dio igno- può essere di valido aiuto
60° anniversario della di- sto è diviso in due parti. La pri- to” e si fa suo Apostolo e per genitori, educatori e gio-
chiarazione dei Diritti ma presenta tre capitoli inte- annunziatore. “Il dubbio di- vani che intendono orienta-
Umani e 20° della Con- ressanti: che cos’è l’abuso, venta certezza” quando ci re in modo nuovo le loro
venzione dei Diritti del- perché e come prevenirlo e si incontra con Gesù, unico esperienze ludiche. L’obietti-
l’Infanzia. Questa guida come educare alle emozioni Maestro di Sapienza e vo dell’autore è quello di of-
potrà essere di grande un preadolescente; la secon- Virtù. È il messaggio che frire, a quanti operano con
utilità per insegnanti ed da parte presenta la struttura può generare fede sincera. professionalità nel settore
educatori. Offre otto mo- del percorso di prevenzione e Come si legge nella Pre- del divertimento, criteri ade-
duli tematici strutturati spunti per insegnanti e per la sentazione, di monsignor guati alla luce del metodo
con approfondimenti e prevenzione in famiglia.
Marcello Semeraro, questo teologico-pastorale.
proposte di attività. Pre-
testo è il soliloquio di un
senta inoltre strumenti in-
credente che dà lode a Dio
terdisciplinari per la pro-
per e con la sua vita; di chi
mozione della giustizia,
si sente “di camminare con
della solidarietà, dell’edu-
l’esperienza di Paolo, l’A-
cazione alla cittadinanza
postolo più vicino ai nostri
attiva e responsabile. La
tempi e alla nostra indole”;
Guida è stata rielaborata
di chi confessa “di vacillare
sulla base di una lunga
tra dubbi e certezze” e di
esperienza realizzata con
essere lontano dalla “lezio-
più di 300 educatori in 12
ne di semplicità e di cer-
centri per ragazzi e ra-
tezza di fede” della donna
gazze, in situazione di
che è certa di guarire toc-
emarginazione, nella Re-
cando il lembo del mantel-
pubblica Dominicana. L’e-
lo; di chi è certo che “Dio
ducazione ai e per i diritti
non è mai assente e non ci
può essere una via effi-
lascia mai soli”.
cace per la tutela della
dignità della persona e la
realizzazione di un nuovo
umanesimo nel mondo
attuale.
APRILE 2009 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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FASCINO E REALTÀ DIARIO POETICO
FCOATREMCAHZIISOTNI E
LA COCA
GIOVINEZZA… ADDIO CATECHISTI TESTIMONI
Passato e presente.
Poesie (1974-1994) diario CERCANSI
Miti e realtà
di fine ’900 in versi
Essere il “buon profumo”
di Sandro Calvani,
di Claudio Sottocornola di Cristo
Effatà Editrice, Cantalupa (TO) Claude Productions
2008, pp. 192
Bergamo, 2008, pp. 396
di Giovanni Ciravegna
ELLEDICI, Leumann (To)
2008, pp. 95
5 x1000
Un professore di storia e fi-
losofia che si cimenta, e con
successo, nella poesia e nel
canto. Ne nasce un volume
munito di cd in cui Claudio
Sottocornola raccoglie le liri-
che di un ventennio (’74-’94)
e canti d’autore da lui inter-
è il tuo dono
per i ragazzi
più sfortunati,
poveri, abbandonati,
pericolanti...
pretati. Le poesie raccolgono
Sono tanti in tante
come in un cofanetto situa-
parti del mondo
zioni e circostanze di un
mondo avviato verso il XXI se-
colo con le contraddizioni e i
problemi che lo contraddi-
stinguono dal “Campanile”
La Fondazione
Don Bosco nel
del 1941 (Si staglia atavico /
contro il cielo / un campani-
Mondo ONLUS
le…) a “Io sono circondato /
Il libro ha un chiaro intento pe- da gente che mi ricorda / nel- Si tratta di un sussidio di
31
dagogico e si prefigge di aiu- la preghiera / e che non si ri- grande utilità per la forma-
tare a riconoscere e a valo- corda / di telefonarmi…” del zione dei catechisti impe-
Fondazione
DON BOSCO
NEL MONDO
rizzare come fonte di bene ciò 1994; attraversando varie gnati nella missione di evan-
che la natura ci offre. Il testo stagioni della vita: ricerche, gelizzazione e catechesi che
si divide in tre parti: la prima Oh come vera e dolce, Pre- hanno bisogno di una fede il-
potrà occuparsene
se firmerà
cerca di delineare “la coca nei ghiera, Città e musica, Ac- luminata e vissuta, per ren- nel riquadro CUD;
secoli passati”, la seconda querelli, Moralità, Pensiero dere Dio credibile a tutti. 730/1 - bis redditi;
parte si occupa della “coca ai debole.
nostri giorni” e la terza trac-
cia le linee di un progetto, che
dovrebbe attuarsi in classe e
C’è bisogno di catechisti
“toccati da Dio”, che aprano
il loro cuore e i loro occhi alla
luce dello Spirito per far ve-
UNICO persone
fisiche indicando
il Codice Fiscale:
per questo è pensato dalla
prospettiva degli insegnanti.
97210180580 dere la bellezza del Vange-
lo e testimoniare la miseri-
Perché tutto ciò si possa rea-
cordia di Dio. L’autore offre
lizzare, bisogna fare un sal-
pagine significative, attinte
to di qualità a livello di infor-
alla Parola di Dio e all’inse- Non è una scelta alternativa
mazione, cercare una più
gnamento della Chiesa; so-
a quella dell’8 x mille
profonda comunicazione di
stenute dall’esempio di tan-
tipo relazionale che apra oriz-
ti fedeli che vogliono dire ai
zonti nuovi a livello persona-
catechisti di oggi: prendi tu
le e mondiale. È importante,
questo “testimone” e con-
infatti, non solo convincere
segnalo agli altri, con gioia
che la droga fa male, ma far
e amore. Nel capitolo sulla
comprendere anche l’impo-
“pedagogia della testimo-
verimento dell’umanità che
nianza” si ricorda che il pun-
essa provoca per i traffici e le
to di partenza deve essere la
ingiustizie che essa produce.
“pedagogia di Dio”, se-
Si tratta di una delle realtà più
guendo l’esempio di Gesù.
complesse di questo nuovo
millennio e si può cercare di
comprenderla meglio ana-
lizzandone i mille risvolti sto-
rici, economici, antropologici
e sociali.
NCcsrdihoOOeireneNRcotvatReaatSItmncoSIqglePuiocnFiOnhstAeoteNaarsDVoelelEEevgpNaNnrreinasDZsnplAasIoeTot.iAttrlsiieIvciePhlpilbiEEieobrRdssert-ii--i
trici.
BS APRILE 2009

4.2 Page 32

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ON LINE
UN GUARDIANO di Giancarlo Manieri
ATTENTO E SCRUPOLOSO
Profilo del salesiano laico signor
Cristoforo Catalanotto (5/02/1923-
22/04/2007) che per 40 anni fu
prezioso aiutante nella biblioteca
dell’Università Salesiana
di Torino prima e di Roma poi.
Burbero, un po’ brontolone
ma sempre fedele, esemplare,
disponibile.
Grande lavoratore nonostante
una salute fragile.
32
La “felicità” di Felice Panceri.
Il signor Cristoforo/Peppino Catalanotto.
APRILE 2009 BS
Una vita di ricoveri: ha subito più di trenta operazioni,
ma con la speranza incrollabile di cavarsela co-
munque e tornare al lavoro. Lui ci credeva ed è ar-
rivato a 84 anni. Amava il lavoro come se stesso. Figlio
di contadini siciliani, in famiglia aveva assorbito la con-
suetudine della fatica per campare. Cominciarono subito
anche le vicende poco liete che hanno incorniciato tutta
o quasi la sua vita. Ancora bambino, infatti, gli morì il
papà e lui, Cristoforo, fu da allora chiamato Peppino, co-
me suo padre, quasi dovesse rinnovarne il nome, ma
anche “il posto di lavoro” e soprattutto “il lavoro del po-
sto”. Era un uso inveterato specialmente nelle zone rurali
d’Italia. Di lì a poco però fu con la sorella affidato a una
zia, perché le condizioni economiche di famiglia costrin-
sero mamma Liboria a risposarsi con un vedovo che
aveva già sette figli a carico; altri due non ci stavano pro-
prio nel casolare paterno. Le due famiglie erano, tuttavia,
unite e profondamente cattoliche: messa, vespri e rosa-
rio serale attorno al fuoco del camino. E Cristoforo/Pep-
pino poté assorbire anche la consuetudine della pre-
ghiera, oltre a quella già accennata della fatica.
BARBIERE E BANDISTA
Il primo mestiere che imparò fu “il barbiere”, contempora-
neamente la zia tutrice lo iscrisse alla scuola di banda
dove si cimentò – e non male – con il trombone. Così
cominciò la sua carriera nel mondo. Il binomio classico di
casa e chiesa divenne un quadrinomio con l’aggiunta di
lavoro e banda. Così fino a 19 anni, quando fu strappato
dalla routine giornaliera per servire la patria. Ma non gli
andò bene. Dei tre anni di ferma, due li passò come pri-
gioniero di guerra in Germania. Per fortuna era in nume-
rosa compagnia: in effetti, dopo la rottura del “Patto d’Ac-
ciaio” e il ritiro dell’Italia dalla guerra, i soldati italiani
internati in Germania raggiunsero le 370mila unità e non
dovevano spassarsela molto se, divenuti forzosamente
lavoratori del Reich, venivano ricompensati con “razioni
giornaliere di cibo” a seconda della prestazione. Se era
considerata scarsa, niente paga, cioè fame! Né potevano
sperare in un trattamento principesco dal momento che
venivano ritenuti dei traditori. Cristoforo considerò sem-
pre la prigionia la parentesi più brutta della sua vita, ben-
ché anche in quel frangente cercasse di sfruttare il
mestiere di barbiere per guadagnare qualche soldo e
inviarlo ai familiari. Lo sostenne la fede: pregava molto e
invitava i commilitoni a fare altrettanto, soprattutto ser-
vendosi del rosario, perché – cercava di convincerli – la
fedeltà a quella particolare preghiera li avrebbe presto
resi liberi. Quando, come Dio volle, la guerra finì, Cri-
stoforo tornò nella sua Sicilia deciso a sistemarsi, trovan-

4.3 Page 33

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ALESIANI COADIUTORI
Il sig. Catalanotto (primo a sinistra) nel 1962, in gita
a Venezia con gli amici, il sig. Giuseppe Bertorello
e il sig. Odello Lorenzo.
Il signor Bertorello nella barbieria dell’UPS taglia
i capelli a don Carlo Chenis, oggi vescovo
di Civitavecchia/Tarquinia.
appena scollacciata. Fu telefonista, barbiere (ovviamen-
te), dattilografo, ma soprattutto prezioso aiutante di biblio-
teca, con il cui direttore parlottava in continuazione e stu-
do un lavoro stabile ma non… una donzella. Qualcosa, denti e professori speravano che litigassero, così almeno
dentro, lo spingeva altrove. Trovò presto il lavoro, compli- per qualche tempo potevano stare in pace e studiare. Si
ce il suo parroco don Scaturro che lo fece assumere portava appresso una voglia indomita di lavorare, ma
come aiuto barbiere a Calamonaci e lo accolse in cano- anche una salute fragile che aveva spesso bisogno di
nica. Lui pagò la pigione facendo il sagrestano. Per
quanto concerne la sistemazione affettiva non fece nulla.
ricoveri ospedalieri e un carattere un po’ forte che a volte
si spazientiva, forse perché avrebbe voluto fare di più e
33
Sentiva di dover attendere.
meglio. A Roma visse gli ultimi quarant’anni della sua
EMIGRANTE
vita, divenendo un benemerito dell’Università. Alla grande
biblioteca universitaria offrì il meglio di se stesso, tanto
Di lì a poco la sorella Rosa gli propose di tentare la for-
tuna a Milano, dove lei si era sistemata. E Cristofo-
ro/Peppino partì come uno dei tanti migranti interni
sognando un futuro migliore. A Milano trovò un commili-
tone, Luciano Caronni, che lo assunse nel piccolo risto-
rante che gestiva. Lavorò, come sempre, con coscienza,
ma l’idea che la sua strada fosse un’altra gli si affacciava
con sempre maggior insistenza turbandogli il sonno. Si
decise, così, un giorno a confidarsi con il suo antico
compagno d’armi. La sorella del Caronni ne parlò con un
sacerdote suo conoscente, il quale indicò i salesiani di
Torino. Si ritrovò così a Ivrea. I superiori nutrivano qual-
che dubbio su quel giovanottone che diceva: “O prete o
niente”, ma che aveva l’handicap dell’età (era ormai tren-
tenne) e degli studi (doveva in pratica cominciare da
capo). Ci provò, iniziando a frequentare il ginnasio, ma il
latino, il greco, la matematica lo innervosivano a tal punto
che dovette arrendersi. Però ormai si era affezionato a
Don Bosco, al clima allegro, alle attività salesiane (musi-
ca, canto, sport, teatro, preghiera); sicché rinunciò all’ulti-
matum “o prete o niente” e divenne coadiutore. Quando
cominciò il noviziato si ritrovò con 83 compagni di cui 54
erano come lui: volevano diventare coadiutori.
che nel 1994 il Gran Cancelliere lo ringraziò ufficialmen-
te, chiedendogli di restare ancora al suo posto, nono-
stante l’età, per continuare a servire la “Biblioteca da lei
tanto amata è fedelmente servita”, e poco dopo gli con-
cesse la medaglia d’argento al merito.
Ma, a suo dire, una delle gratificazioni più grandi fu per
lui il conferimento del ministero dell’accolitato che gli per-
mise di proclamare le letture durante le funzioni liturgiche
e distribuire la comunione. Ciò che mai abbandonò fu la
pratica del rosario che recitava intero. Costituì l’impegno
di tutta la sua vita. “Lavoro e preghiera” è davvero stato il
suo motto. Dovette soffrire non poco quando i moderni
mezzi computerizzati resero inutile l’enorme lavoro
manuale – le decine di migliaia di schedine – che Cri-
stoforo aveva battuto a macchina con certosina pazien-
za. “Tanto lavoro buttato al vento!”. Accettò insomma che
il vento della modernità spazzasse via la sua fatica e
imparò quasi con rabbia a computerizzare. Lui solo
sapeva lo sforzo che gli era costato reinventarsi a livello
lavorativo. Forse anche per questo talvolta borbottava
quando studenti o professori non seguivano le regole.
Ma si trattava di un “burbero benefico”. Cristoforo era
sempre al suo posto, dalla mattina quando apriva la
biblioteca, alla sera, quando la chiudeva. Lui era la porta.
AIUTO BIBLIOTECARIO, ECC.
Attraverso di lui occorreva passare. Un servizio sacrifica-
to e prezioso. Monsignor Chenis, vescovo di Civitavec-
Cominciò a Torino-Crocetta, sede della facoltà di Teolo- chia e allora professore all’Ups, lo ricorda “malleabilmen-
gia dell’ateneo salesiano poi a Roma, nella sede centra- te burbero in biblioteca e ansiosamente disponibile in
le. Fece il portinaio, attentissimo alle regole di decenza: barbieria”. Sì, perché il suo primo mestiere l’ha sempre
“Vada a vestirsi!”, comandava a qualche studentessa accompagnato… Non si dimenticano i primi amori. ٗ
BS APRILE 2009

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
EDUCARE nessuno può guidare un altro dove
non è mai stato e i bambini impara-
LA CREATIVITÀ no solo quello che vivono. Questo
significa che la famiglia deve
essere creativa in se stessa e
vivere nelle relazioni reciproche
L’Unione Europea ha dichiarato il 2009 anno della creatività.
un’atmosfera che favorisca questa
forma vitale di intelligenza, per neu-
Una decisione logica in momenti di crisi. tralizzare i germi patogeni che la
possono rapidamente “mortificare”
(nel senso etimologico della paro-
la): la gelosia, l’autoritarismo, il
non ascolto e soprattutto la noia e
Gli animali si adattano all’am- si pone all’educatore è quella di te- la routine, che sono i nemici dichia-
biente in cui vivono. Se l’am- ner vive l’intelligenza e la sensibilità rati della creatività. La famiglia deve
biente cambia periscono. L’uo- del bambino. Purtroppo la scuola re- vivere una creatività percettiva, per
mo fa il contrario e modifica l’am- gistra troppo presto una rottura con prestare attenzione ai segnali propri
biente con gli strumenti che riesce a il mondo creativo e ludico dell’infan- e degli altri che possono annuncia-
inventare. L’immaginazione significa zia, per cui la creatività rischia di es- re eventuali crisi; una creatività
capacità di sopravvivere. Ma per gli sere una forma d’intelligenza “inges- analitica, per capire al volo ciò che
esseri umani l’impulso a “creare” sata” e malcompresa. Il creativo non non funziona e non confondere i
non è soltanto causato dalla neces- è una specie di genialoide, sorpren- sintomi con le cause; una creatività
sità. È soprattutto uno dei massimi dente per qualche intuizione o capa- produttiva, per immaginare soluzio-
piaceri dell’esistenza. Il bambino cità artistica, ma è colui che in tut- ni alternative e non ricorrere al “o la
gioisce a diventare castoro, sculto- te le circostanze, comprese le più va o la spacca”; una creatività deci-
re, gioielliere, inventore di macchine drammatiche, è capace di intuire sionale, per scegliere la strategia, il
prodigiose. Quando costruisce, ap- quali possano essere le leve ade- comportamento innovatore più
34
prende nozioni quali l’invenzione, la
proiezione, il tempo, lo sforzo… e fa
guate per invertire o per lo meno
piegare l’evoluzione probabilmente
adatto ai propri mezzi, valori e aspi-
razioni; una creatività applicativa,
tutto da solo. Il pia-
negativa della situazione.
per passare sempre all’attuazione
cere che trae dal-
ed evitare il velleitarismo.
l’uso delle proprie
᭿ Il ruolo dei genitori è molto
mani per realiz-
zare qualcosa
che ha “visto”
solo nella sua
immagina-
zione è for-
midabile. Di
conseguen-
za, la sfida che
importante e consiste nel
promuovere questa capacità
del bambino di osservare,
immaginare, creare. I geni-
tori hanno il dovere di
incoraggiare e rassicura-
re le qualità essenziali e
preziose dei figli, perché
la creatività è perfet-
tamente educabile.
È importante però ri-
cordare due convin-
zioni che ci hanno
guidato spesso in
queste pagine:
᭿ Vivendo in un clima di questo
tipo diventa agevole favorire ed
educare l’intelligenza creativa dei
figli nelle sue tre dimensioni portan-
ti: talento, metodo ed energia. Il
talento non è semplicemente un
dono piovuto dal cielo, ma il frutto
di diversi requisiti personali da con-
quistare e sviluppare. Prima di tutto
curiosità, cultura generale, scientifi-
ca e artistica in particolare, perché
l’intuizione e la flessibilità mentale
crescono solo nel terreno di una
buona, reale e appassionata cono-
scenza delle discipline scolastiche.
Bisogna cessare di considerare il
bambino in maniera frazionata, per
promuoverlo nella sua globalità:
abbattimento di ogni barriera tra le
discipline, valutazione qualitativa
piuttosto che quantitativa, integran-
do le differenti dimensioni della
realtà della persona. I bambini e i
ragazzi creativi sono quelli che con-
tinuano a imparare con piacere.
APRILE 2009 BS
I bambini e i ragazzi creativi sono
quelli che continuano a imparare
con piacere.

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
CREATIVI SI NASCE
E SI DIVENTA
È una constatazione che possono fare molti genitori
seguendo i propri bambini nella loro crescita…
Mi piace giocare con le etimolo- no a integrarsi nella realtà sociale.
gie: scoprire quelle custodite Altri, invece, sono spinti ad azzera-
e rielaborate dalla saggezza re la propria creatività da presenze
dei popoli, ma ancor più inventare educative che guardano con so-
quelle che la mia intraprendenza lin- spetto alla voglia di novità che le
Einstein affermava: «L’uomo
che ha perduto la capacità di
meravigliarsi è un uomo morto».
guistica compone per mettere ordine nuove generazioni sempre si porta-
e attribuire un senso alle parole e alle no dentro.
esperienze quotidiane. E così mi è I bambini e gli adolescenti hanno
sembrato plausibile che derivino da diritto a incontrare – in famiglia, a
una comune radice originaria tre ter- scuola, nelle associazioni, in parroc-
Solo la gioia di imparare reca un mini diversi: credere, creare, cresce- chia – adulti pronti a scommettere
miglioramento della concentrazione re. Che questa parentela sia autenti- sui valori della fantasia e dell’intra-
e uno sviluppo delle competenze ca o fittizia mi importa poco: l’essen- prendenza, ad assecondare la loro
sul piano intellettuale. Il talento si ziale è che questi tre verbi si sono ri- naturale intraprendenza, a credere
rivela e cresce anche nella capa- trovati in perfetta sintonia nella mia nelle energie positive che ogni perso-
cità di relazione con gli altri. realtà personale e, ancor più, nel vo- na ha dentro di sé e che può impara-
Questo tipo di educazione ha biso-
gno di una comunicazione autenti-
cabolario della genitorialità. Non ho
dubbi sul fatto che creativi si nasce.
re a utilizzare per favorire la propria
trasformazione e il miglioramento
35
ca, dalla quale la rivalità è esclusa, Due prove a favore di questa tesi: gli della realtà circostante. E se non
e anche di reale cooperazione tra occhioni azzurri di Ale sul mondo dei sempre si può essere sicuri che la
gli allievi, cosa che non si verifi- primi mesi di vita, che dichiaravano la realtà sociale sia disponibile a recepi-
ca troppe volte nelle classi attuali
in cui la competizione è precoce
e troppo spesso incoraggiata. È
necessario anche curare con atten-
zione un buon equilibrio psicoso-
matico: gioco, sport, passeggiate
sua insaziabile curiosità di conoscen-
za e la voglia di sognare il futuro; l’in-
gegno di Claudio nel trasformare gli
oggetti per renderli a misura di un
bambino vivace in una casa che non
è propriamente una prateria. Non
re questa esigenza delle nuove ge-
nerazioni, almeno in famiglia occorre
che ci sforziamo di collaborare per-
ché i figli possano essere i generatori
dell’inedito. Questo vuol dire che non
possiamo, come genitori, ancorarci in
all’aria aperta. L’intuizione e lo spi-
rito di osservazione non posso-
aveva ancora due anni quando, usan-
do i cubi delle costruzioni, modificò il
triciclo in una cyclette per poter peda-
no certo crescere nella ripetitività lare senza limiti e a beneficio della si-
ossessiva dei giochi elettronici, che curezza domestica.
hanno talvolta un effetto di costri-
zione ipnotica. Bisogna anche pre-
servare la capacità naturale di
meravigliarsi che hanno i bambini:
sanno guardare e trovare ciò che
noi non abbiamo più. È dovere dei
genitori incoraggiarli e forse anche
seguirli, per avere una possibilità di
ritrovare l’intuizione dell’infanzia.
Einstein affermava: «L’uomo che ha
perduto la capacità di meravigliarsi
è un uomo morto». Il talento ha poi
bisogno di un metodo che gli for-
᭿ Diventata grande, è stata anco-
ra una lotta continua: il problema è
come questa qualità innata dei pic-
coli, che va ben oltre l’istinto di
sopravvivenza, possa essere orienta-
ta e valorizzata nel tempo, fino a
diventare, nella prospettiva della
maturità, una vera e propria compe-
tenza esistenziale. Per molti ragazzi,
infatti, la creatività rischia di essere
una fiammella pronta a spegnersi al
primo soffio di vento o un fuoco che
nisca gli obiettivi e la necessaria cova sotto la cenere, incapace di
scansione delle tappe utili per rag- offrire luce e calore alla vita quotidia-
giungerli. Il disordine non è quasi na. Qualcuno rinuncia spontanea-
mai creativo. Il fattore chiave infine mente a fare spazio a questa qualità
è l’energia. La forza di volontà per nella propria crescita, perché ritiene
vincere passività, paure e pigrizia che essa finisca con il creare proble-
per passare all’azione. E riuscire. ٗ mi e incomprensioni, che non aiuta-
Grande è il piacere che il bambino
trae dall’uso delle proprie mani
per realizzare qualcosa.
BS APRILE 2009

4.6 Page 36

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modo rigido al valore della tradizio-
ne; che non dobbiamo avere paura
del caos che spesso caratterizza le
fasi più acerbe della creatività gio-
vanile; che ci tocca impegnarci,
coraggiosamente e generosamen-
te, a risarcire i ragazzi da una routi-
ne che chiede troppo spesso adat-
tamento e conformismo.
᭿ È vero: alcune volte è difficile
reggere gli sconfinamenti dei figli in
una fantasia troppo impetuosa che
rischia di fare spazio all’irrazionalità
ed è anche giusto diffidare dell’ori-
ginalità a tutti i costi; ma, se è
necessario, dobbiamo accettare di
restare compagni di strada perché
le domande più importune possano
rivelarsi, nel tempo, foriere di un
allargamento dell’orizzonte di com-
prensione della vita. Dobbiamo
resistere alla tentazione di insegna-
re ai bambini e agli adolescenti che
vale la pena restare a guardare il
mondo dall’interno di una nicchia
rassicurante, quando invece sareb-
be più giusto buttarsi nella mischia,
36 mettersi in gioco. La creatività è
possibile quando noi ci fidiamo dei
nostri ragazzi e delle loro risorse e
quando li aiutiamo a credere in se
stessi e nel futuro. Da questo punto
di vista, è importante che anche
l’esperienza religiosa possa contri-
buire a indicare il sapiente equili-
brio fra il già e il non ancora. Ma
siamo davvero capaci, negli itinera-
ri dell’educazione cristiana che rea-
lizziamo in famiglia e in parrocchia,
di aiutare i ragazzi a percepire che
ogni vocazione è autentica se vis-
suta come collaborazione feconda
all’inesauribile azione creatrice di
Dio? Posso dire onestamente che
ho sempre cercato di riconoscere,
con Ale e Claudio, che il loro esse-
re immagine e somiglianza del
Padre consiste proprio nella possi-
bilità di continuare, nella propria
vita, a costruire tutto ciò che di
buono e di bello è iniziato all’origi-
ne del mondo; non so, ahimè, se
ho sempre avuto, su questa strada,
compagnie educative altrettanto
convinte. Il cammino della creati-
vità, come ogni tensione genuina
alla libertà, è laborioso, faticoso,
doloroso, spesso anche solitario;
non sempre riceve consensi dalla
realtà circostante; ma è fondamen-
tale perché il dono della vita possa
essere valorizzato in pienezza. ٗ
APRILE 2009 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Banchieri si forma a Firenze
e a Brera, aderisce al Realismo
Esistenziale. Intensissima l’attività
artistica: partecipazione a Biennali
e Quadriennali, innumerevoli personali
un po’ dovunque in Italia e in Europa.
GIUSEPPE BANCHIERI
LA CROCE E LA VITA
Indubbiamente particolare è la
Croce di Banchieri che presen-
tiamo. Lo facciamo citando il
Vangelo di Giovanni 4,23 dove
Gesù lancia uno dei suoi messaggi
più forti: “Credimi donna… è giunto
il momento, ed è questo, in cui i veri
adoratori adoreranno il Padre in spiri-
to e verità, perché anche il padre cer-
ca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli
che lo adorano devono adorarlo in
spirito e verità”. La deduzione è sem-
plice: Dio non ha volto, non ha cor-
po; il suo corpo e il suo volto sono
quelli di Gesù, ma la fisionomia del
Nazareno, i suoi tratti somatici ci
sfuggono… Cristo/Dio si adora in
Spirito e Verità. Che cosa, allora, ri-
mane all’uomo? Gli è impossibile
fissarsi su un volto, su un corpo: il
suo corpo è quello di tutti, il suo volto
è il volto di ogni fratello. Di Cristo,
del Cristo vero, rimangono la sua Pa-
rola, il suo Spirito e la sua Croce.
>> Si presenta così la croce di Ban-
chieri rozza, asimmetrica, con la tra-
ve verticale che trapassa il quadro e
sembra perdersi nel cielo; non sai
nemmeno se ha un plinto su cui
poggiare o è sospesa tra cielo e terra,
preludio di resurrezione. La schele-
trica trave orizzontale poi, che sem-
bra esserci quasi per scusa, come se
non dovesse reggere alcun corpo,
alcun peso, interseca la prima, fissa-
ta centralmente da quattro chiodi
disposti anch’essi a croce. Sotto di
essa ciò che rimane del passaggio
terreno di Dio: una benda… o uno
straccio? O l’avanzo di una tunica?
Il realismo esistenziale di Banchieri
sembra trovare nel quasi totale
annullamento della rappresentazione
umana la sua forma introspettiva più
profonda. Cristo è sulla croce, ridot-
to a poco più che uno straccio. Ma
su quello strano patibolo c’è appesa
la sua volontà di essere inchiodato a
un trave e la sua anima crocifissa dal
peccato dell’uomo; c’è tutto Lui
stesso, anche se di Lui sembra esser-
ci nulla. È la croce di tutti: “Se uno
vuol venire dietro a me, rinneghi se
stesso, prenda la sua croce e mi
segua”. Gesù è in ogni uomo che
vive, che soffre, che muore…
>> Tutti e nessuno su quella cro-
ce, se non qualche superfluo vesti-
to, perché il corpo è destinato alla
resurrezione. Quella di Banchieri,
dipinta nel 1979, non è l’esecuzio-
ne di un crocefisso: ma la rappre-
sentazione di una croce, realismo
puro, di ciò che rimane al credente.
Aggrappato al legno della croce
l’uomo rimane saldo nell’amore di
Dio e il grigiore che sta attorno a
noi, il buio e la crisi che di tanto in
tanto sembrano maledire la vita,
sono soltanto stagioni che, come
tali, si susseguono e passano, e
finiscono per dare spazio all’adem-
pimento delle Sue promesse, che
non sono stagionali ma eterne.

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Franco Scillone
1) L’uomo deve affrontare il dolore
con la gioia di vivere.
2) Il saggio diventa un vero saggio
se si sente uno zero di fronte
al sole che sorge o al seme che fiorisce.
BS APRILE 2009

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
LE MORTI
BIANCHE di Giovanni Russo
bioeticalab@itst.it
Il problema etico
della sicurezza
dei lavoratori
Il bianco è il colore
di una morte che non
avrebbe dovuto
38 succedere e invece è
successa. Disgrazia,
fatalità, colpevole
incuria… i sostantivi
La sicurezza sul lavoro è… un comandamento. Nulla al mondo vale più della
vita umana. E il lavoro non è un’attività per ammazzare l’uomo, al contrario
serve per farlo vivere con più dignità.
sono tanti per coglierne
il senso che tuttavia
bianco mantello silenzioso. O for- al lavoro – diceva Papa Wojtyła –, è
continua a sfuggire.
se, secondo la descrizione forte di una delle caratteristiche che lo di-
Samanta Di Persio “le chiamano stinguono dal resto delle creature;
morti bianche, ma il colore giusto è solo l’uomo ne è capace e solo l’uo-
il nero. Tutte le morti sono nere. Il mo lo compie, riempiendo al tempo
Quando mai alla morte si at-
tribuisce un colore? Eppu-
re gli incidenti mortali sul
colore della putrefazione, della can-
crena. Il colore che risucchia tutti
gli altri... fino a spegnerli in sé”. Ma
la morte sfugge ai colori, perché
stesso con il lavoro la sua esistenza
sulla terra. Il lavoro porta su di sé
un particolare segno dell’uomo e
dell’umanità, il segno di una perso-
lavoro sono chiamati così: spegne la vita e con essa la luce che na operante in una comunità di per-
“morti bianche”. Forse, come ha no- accende i colori; la morte non ha co- sone; l’uomo è quindi soggetto del
tato Claudio Messora, “le chiamano lori, perché ha perso la luce.
lavoro in quanto persona, lavora co-
morti bianche nel tentativo di ren-
me persona e così realizza la sua
derle candide, immacolate, indul- FONDATA SUL LAVORO
genti. Negli anni Sessanta li chia-
umanità, compie la sua vocazione a
essere persona.
mavano omicidi sul lavoro, meno La Costituzione italiana afferma È questa fondamentale identità e
tranquillizzante se volete, ma certo che “l’Italia è una Repubblica de- vocazione della persona che viene
più realistico, invece oggi le chia- mocratica, fondata sul lavoro” (art. violata quando si mette il lavoratore
mano morti bianche, bianche come 1), ma notiamo sempre più che il la- in una condizione di rischio e non lo
un bianco Natale, come la bianche- voro non brilla per quel che è, ma è si tutela opportunamente. Non è so-
ria che sa di lavanda, come i capelli precario, malpagato, clandestino, lo una questione amministrativa o
di un vecchio, bianche, come le nu- nero, pericoloso e senza sicurezza. sindacale, è una questione umana e
vole bianche, come la spuma delle Quando il lavoro non brilla, quando un reato contro la persona. Lo stes-
onde del mare, come la panna, come si oscura la sua luce, può spegnersi so “mobbing” sul lavoro è una vio-
il latte, come la neve, che attutisce la vita di colui che lavora, del sog- lazione della dignità della persona,
ogni cosa, ricoprendo il dolore di un getto lavoratore. L’uomo è chiamato perché accanto ai rischi tradizionali
APRILE 2009 BS

4.9 Page 39

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È OBBLIGATORIO
USARE
LE CALZATURE
DI SICUREZZA
È OBBLIGATORIO
INDOSSARE
IL CASCO
per la salute dei lavoratori, i rischi
psicosociali e organizzativi stanno
diventando una delle principali cau-
se di alterazione della salute e, a
motivo dei turbamenti associati, an-
che di riduzione dell’attenzione e di
rischio di gravi incidenti sul lavoro
(che sono circa un milione l’anno,
con più di mille morti).
È OBBLIGATORIO
INDOSSARE
LE IMBRAGATURE
DI SICUREZZA
È OBBLIGATORIO
NON MORIRE
SUL LAVORO
SONO
OBBLIGATORI
I GUANTI
DI PROTEZIONE
QUID FACIENDUM
Come ridurre le morti bianche, che vanza, né l’evitabilità degli
cosa fare? Non ci sono facili ricette, incidenti stessi (A. Mani-
ma certamente l’esperienza negativa scalco).
di un fenomeno, che non accenna a C’è poi bisogno di un
ridursi, induce a programmare un sussulto morale e spiri-
adeguato piano preventivo, che non tuale da parte di tutti i
può essere fatto solo di “cose”, ma cittadini, come ha indi-
deve basarsi su alcune convinzioni cato monsignor Vincen-
etiche di base, prima di tutto l’etica zo Paglia, vescovo di
del lavoro di cui sopra, che significa Terni, dopo il tragico incidente al-
etica del rispetto della persona. Da l’acciaieria ThyssenKrupp, in una
Ci sono regole precise dettate
questo principio fondamentale scatu- lettera al cardinal Severino Poletto,
riscono altre dimensioni.
Arcivescovo di Torino: “Il nostro
dallo Statuto dei Lavoratori che
obbligano il titolare e l’operaio
a proteggersi durante il lavoro.
La dimensione etica di una cultura cuore di pastori non ci permette di
Per esempio: obbligo d’indossare
del lavoro. Si tratta di promuovere restare indifferenti di fronte a que-
iniziative informative, formative e sta infernale catena di morte che ci
culturali sul mondo dei lavoratori e fa toccare con mano la brutalità
39 le imbracature, di usare i guanti di
protezione; di servirsi di calzature
di sicurezza; di indossare il casco,
ecc.
sulla sicurezza. La tutela della salute del Male che come un mercenario
e sicurezza nell’ambiente di lavoro, continua a rubarci la vita dei figli.
la prevenzione e la gestione dei ri-
schi sono tutti elementi che devono
essere condivisi dalle imprese e dai
lavoratori mediante una solida cam-
pagna di prevenzione e di alfabetiz-
zazione culturale. La cultura della
prevenzione è un concetto dinamico:
la via della cristallizzazione in legge
non è sufficiente. Si possono intensi-
ficare le prescrizioni di legge, si pos-
sono inasprire le sanzioni ma questo
non assicura la loro puntuale osser-
C’è bisogno di un sussulto morale
e spirituale da parte di tutti, del-
l’intera società in tutte le sue arti-
colazioni, perché il lavoro, come il
Signore ha disposto fin dall’inizio,
sia per l’uomo fonte di vita e non
causa di morte. Mi pare sempre più
urgente, perciò, favorire in ogni
modo la crescita di una cultura del
lavoro che metta al centro della
preoccupazione di tutti la dignità
della persona umana. Solo su que-
ste basi, infatti, è possibile avere
non solo un’adeguata attenzione
alle misure di sicurezza nei luoghi
di lavoro, ma anche a renderli luo-
ghi di sviluppo e di crescita umana
e spirituale”.
portamenti colposi e gravi, orga-
nizzando meglio l’apparato ammi-
nistrativo e giudiziario. Si stima
che il personale impegnato nella
prevenzione infortuni, se dovesse
controllare tutte le aziende, ognu-
na di esse riceverebbe un controllo
ogni 23 anni, e infatti si interviene
quasi sempre solo dopo l’infortu-
nio. I reati di omicidio colposo o
lesioni conseguenti al mancato ri-
spetto delle norme di sicurezza sul
lavoro sono sostanzialmente impu-
niti. Bisogna investire sulle attività
di prevenzione e controllo e intro-
durre sanzioni adeguate alla gra-
vità e alle conseguenze dei com-
portamenti, assicurando l’applica-
zione certa e rapida delle sanzioni
IL CONTROLLO
(II rapporto ANMIL).
Occorre anche un maggiore con-
trollo pubblico e l’introduzione di
sanzioni adeguate di fronte a com-
L’imprenditore cristiano sa di es-
sere il principale responsabile del-
la sicurezza della sua impresa, e
quindi sente particolarmente dove-
roso l’impegno morale di mettere
Cattiva la vignetta di Mauro Biani,
illustratore, vignettista e blogger,
cattiva, ma… c’è del vero.
in atto tutte le misure utili alla tu-
tela dell’integrità fisica e morale
del lavoratore.
BS APRILE 2009

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
PRIMA GLI UOMINI
POI ANCHE GLI ALBERI, ecc.
di Severino Cagnin
22 aprile 2009, 39°
giornata mondiale
della terra. Suggerita
Difendere la natu-
ra. Chi osa negar-
lo? Nessuno, in-
dubbiamente! Ma
nessuno rinuncia a fumare,
tamente ma inesorabil-
mente cadendo ogni
barriera e che, proprio
per questo, il problema
di pochi è destinato a
dal giornalista John
nessuno rinuncia all’auto,
anche solo per fare 200
diventare problema di
tutti. E si comincia an-
McConnell nel 1959,
metri, nessuno – o davve-
che a capire (era ora!)
Gerald Ford, allora
ro pochi – fanno la raccol-
ta differenziata: costa
che la fame porta guerre
e distruzione, che il be-
deputato, poi, nel 1974, troppa fatica selezionare
e separare i nostri rifiu-
38° presidente USA,
ti… e allora: “È meglio
nessere non è il miglior
ideale se non arriva a tutti
e che la crisi economica,
40 riuscì nel 1970 a farla
che la faccia il Comune… Del resto sì proprio la crisi economica, ci può
paghiamo le tasse no? Il problema si aiutare a decidere di spendere meno e
dichiarare festività.
fa ancora più difficile sull’atlante: mi- donare di più, scoprendo così un nuo-
Quel 22 aprile oltre 20
liardi di persone muoiono di fame in vo senso della vita. E chissà che non
immense aree desertiche. È urgente sia quello vero!
milioni di americani si
riversarono nelle strade
dare loro la possibilità di piantare al-
beri e raccogliere frutti. La dibattuta >> Wangari Muta Maathai, attivi-
questione degli OGM (gli organismi sta ambientalista, medico veterinario
con uno scopo ben
geneticamente modificati) ripropone keniota e prima donna africana a ri-
vantaggi e difficoltà: il deserto pro- cevere il premio Nobel per la pace
preciso: difendere
durrà senza l’acqua e i pomodorini (nel 2004), ha specificato che la sfi-
l’ambiente. Con ogni
cubici giapponesi saranno trasportabi- da ambientale non può ignorare il
li ovunque in container. Ma le econo- fattore umano, come dimostrano le
probabilità da questa
iniziativa nascerà a
mie ricche non devono farsi pagare vicende dell’uragano Katrina e delle
ogni anno, anche se gli OGM... non dighe in India. Ella afferma: “Noi
fanno figli! La Chiesa è per un’econo- donne abbiamo piantato oltre 35 mi-
Vancouver nel 1971 la
grande organizzazione
mia globale, come restituzione di tutto lioni di alberi!”. E al 22 aprile negli
quello che per secoli il colonialismo USA saranno ben 285 milioni, uno
ha sottratto ai paesi poveri.
per ogni cittadino! L’Earth Day, che
di Greenpeace a
viene ormai celebrato in 174 Paesi
>> Il primo diritto è vivere. Ancora del mondo, ci dice che possiamo es-
difesa dell’ambiente.
una volta questa “Giornata mondiale” sere anche noi parte attiva nel cam-
ci fa riflettere che nel mondo sta len- biare il mondo.
APRILE 2009 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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TUTTO L’UNIVERSO
OBBEDISCE
ALL’AMORE OTE SULLE NOTE di Lorenzo Angelini
Se nel cosmo, nel creato è inscritta una legge,
questa è senz’altro l’AMORE.
tualizza con cipiglio il buon Fran- ne poiché l’amarsi è spec-
co) fanno muovere con sapienza il chio di un disegno universale, è
pianoforte e la Royal Philarmonic una sorta di regola cosmica im-
Orchestra e prevedono interventi pressa nella natura e nella nostra
contenuti, ma sempre in chiave essenza. Nella musica il contrasto
espressiva, di chitarre e sezione rit- piuttosto marcato tra la melodia
mica; con il risultato di trasfigurare convenzionale (verrebbe da dire
spesso le canzoni, che a volte so- “banale”) della strofa e quella più
no messe a nudo nella loro poca articolata, sinuosa e assai accatti-
consistenza, spesso rivelano inso- vante del ritornello rende al meglio
spettate qualità.
l’impatto sconvolgente che un sen-
timento vissuto in pienezza può
41
>> A suggello di tutto il lavoro è portare nella mediocrità di una vita
presente l’inedito Tutto l’universo spenta. Lo stesso contrasto è ripro-
Franco Battiato rivela una sem- obbedisce all’amore, concepito a posto nell’arrangiamento, scarno
pre più ostentata eccentricità. quattro mani con il fido Manlio nella strofa e improvvisamente
Dote, si badi bene, non difetto, Sgalambro e interpretato in connu- denso nel ritornello grazie al dise-
in grado di accostare vane leziosità bio con la conterranea Carmen gno degli archi che fanno da ele-
a commoventi genialità e per ciò Consoli. Nel testo viene sottolinea- gante contrappunto alla melodia.
capace di suscitare in ugual misura to come l’amore, quando sia vero, Una maniera sagace ed efficace di
fascino smodato e fastidio ributtan- non possa essere nascosto, confu- trattare la materia musicale nono-
te. Ne è testimonianza il recente so, soffocato nemmeno dall’ordi- stante l’evidente difficoltà a tenere
Fleurs 2 che, tanto per ribadire la naria quotidianità o dalla furia del stretto un tema così alto entro i li-
non-linearità della sua logica, nostro vivere moderno; ciò avvie- miti imposti da una canzone.
giunge dopo e non prima di Fleurs
3, a completare una trilogia in cui
reinterpreta canzoni più o meno TUTTO L’UNIVERSO OBBEDISCE ALL’AMORE
famose che hanno come tema l’A-
more. Anche in quest’ultimo capi-
di Manlio Sgalambro - Franco Battiato
tolo l’amore è inteso sì nell’acce-
zione più classica di ardore tra uo-
mo e donna (Era d’estate di Sergio
Rara la vita in due fatta di lievi gesti / e Ed è così che ci trattiene nelle sue catene
affetti di giornata, consistenti o no,
Tutto l’universo obbedisce all’amore /
bisogna muoversi come ospiti pieni di come possiamo tenere nascosta la nostra
Endrigo; Et maintenant di Gilbert
Becaud), ma anche in altre forme:
la passione giovanile per i miti e
gli ideali (La musica muore di Ro-
berto Camisasca); l’amicizia (L’ad-
dio scritta dallo stesso Battiato per
l’indimenticabile Giuni Russo), l’a-
more assoluto dell’unione mistica
con Dio (Il carmelo di Echt anco-
ra di Camisasca, dedicata a Edith
Stein). Gli arrangiamenti (vere e
proprie orchestrazioni come pun-
premure / con delicata attenzione per
non disturbare
ed è in certi sguardi che / si vede l’infinito
Stridono le auto come bisonti infuriati, /
le strade sono praterie / accanto a grat-
tacieli assolati
come possiamo tenere nascosta la nostra
intesa
ed è in certi sguardi che / s’intravede
l’infinito
Tutto l’universo obbedisce all’amore /
come puoi tenere nascosto un amore
intesa
… ed è in certi sguardi che / si nasconde
l’infinito
Tutto l’universo obbedisce all’amore /
come puoi tenere nascosto un amore
Ed è così che ci trattiene nelle sue catene
Tutto l’universo obbedisce all’amore /
come possiamo tenere nascosta la nostra
intesa
Tutto l’universo obbedisce all’amore
BS APRILE 2009

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino, avente persona-
lità giuridica per Regio Decreto
13-1-1924 n.22, possono riceve-
re Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
per le Missioni, con sede in Tori-
no) a titolo di legato la somma di
… o titoli, ecc. per i fini isti-
tuzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
42
per le Missioni, con sede in Tori-
no) l’immobile sito in… per i fi-
ni istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o l’I-
stituto Salesiano per le Missioni,
con sede in Torino) lasciando ad
esso quanto mi appartiene a
qualsiasi titolo, per i fini istitu-
zionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
APRILE 2009 BS
I NOSTRI MORTI
PIERI sac. Giorgio, salesiano,
† Perugia, il 27/12/2007, a 82 anni
Un fedele figlio di Don Bosco che ha tra-
scorso gran parte della sua vita salesiana
in mezzo ai giovani della scuola come do-
cente. Lungo la sua vita salesiana ha svol-
to via via gli incarichi di catechista, consi-
gliere, preside, vicario, direttore… Ha per-
corso e con onore tutta la trafila salesiana,
sempre molto stimato sia per la sua pre-
parazione culturale sia per la sua fedeltà
alla regola, sia per la sua capacità di rap-
portarsi serenamente con gli altri. Il Siste-
ma Preventivo fu la sua guida costante du-
rante gli anni di rettorato e di presidenza.
Era fermamente convinto della capacità
educativa della scuola, per questo esigeva
da tutti i docenti professionalità e passio-
ne per i giovani.
CHISTÉ sac. Emilio, salesiano,
† Treviso, il 20/03/2008, a 84 anni
Non furono facili i suoi primi anni di vita sa-
lesiana durante il conflitto mondiale: sacrifi-
ci e scarsezza di cibo lo portarono all’esau-
rimento. Ma con un po’ di fatica riprese le for-
ze e la serenità e l’apostolato. Fu l’amico e
l’educatore dei ragazzi più birichini, quelli
con più problemi, quindi i più bisognosi. Li
conquistava con il sorriso e i giochini di pre-
stigio. Fu un economo senza averne la cari-
ca effettiva. Divenne amico di commercianti
e fornitori che spesso lo “rifornivano” gratis.
Ma, oltre che provveditore di ortaggi, fu an-
che provveditore di consolazione e speran-
za presso l’ospedale “Villa Salus” di Mestre.
Fin quasi alla fine, fino a che, anche lui am-
malato, prese su di sé la sofferenza che ave-
va visto negli altri.
RANIERI sac. Francesco, salesiano,
† Vibo Valentia, il 30/05/2008, a 87 anni
È morto nell’anno in cui avrebbe compiuto
60 anni di sacerdozio e 70 di vita religiosa,
un bel primato che don Francesco ha sapu-
to onorare con una vita apostolica intensa,
una grande sensibilità verso le cose belle
(ha composto non poche e apprezzate poe-
sie) e un servizio dell’autorità ultratrenten-
nale, portato avanti con grande serenità, ze-
lo e impegno. Scrupoloso, severo con se
stesso, attento a che ogni cosa funzionasse
e la vita della comunità di cui era responsa-
bile procedesse secondo le regole e lo spi-
rito di Don Bosco. Oltre che uomo di gover-
no fu uomo di preghiera, intensa, fervorosa,
raccolta. Quanti l’hanno conosciuto lo ricor-
dano con vivo affetto.
somma anche un maestro di spirito e un te-
stimone credibile di salesianità, sempre
pronto a servire, ad aiutare, a incoraggia-
re. Un esempio per tutti.
TIOZZO sig. Leone, salesiano laico,
† Mestre (VE), il 1°/10/2008, a 82 anni
Fu l’uomo dell’“Eccomi, Signore, manda
me”, dovunque. Richiesto per la Tipografia
Vaticana, fu direttore tecnico dell’Osserva-
tore Romano. Dopo quell’esperienza, venne
inviato a Bologna e anche qui si prestò come
insegnante e direttore tecnico nella scuola
grafica locale. C’era in lui un vivo desiderio di
conoscere, un gusto di muoversi per cerca-
re di vedere sempre qualcosa di nuovo e di
bello. Anche negli ultimi anni, non mancava
di unirsi a gruppi in pellegrinaggi, mostre, vi-
site culturali e ricreative. Fu un uomo davve-
ro saggio, dotato di gran cuore, capace di
tanta disponibilità verso tutti. Così sarà da
tutti ricordato.
COLTORTI prof. Mario, exallievo
salesiano,
† Napoli, il 03/01/2009, a 83 anni
Fu un grande scienziato, docente di chimi-
ca biologica, ordinario di semeiotica medi-
ca. Aveva fatto il ginnasio presso l’istituto sa-
lesiano di Macerata. Ha pubblicato circa 300
lavori, dopo aver visitato gli atenei di tutta
Europa, negli ultimi 10 anni della sua vita si
dedicò a studi di etica medica organizzando
anche corsi per i dipendenti delle ASL. È lo
scopritore, assieme a Giuseppe Giusti e Fer-
nando De Ritis, delle transaminasi. Uomo di
grande cultura e grande onestà, ha sempre
svolto il suo lavoro con dedizione e umanità.
Gli studenti lo ammiravano, i colleghi lo sti-
mavano. Molti rimasero dispiaciuti quando,
per dedicarsi ai suoi studi di pedagogia me-
dica, lasciò l’insegnamento. Raggiunse fa-
ma internazionale. Ha scritto di lui il prof.
Giusti: “Era un uomo sincero, leale, genero-
so… la sua scomparsa lascerà un vuoto in-
colmabile”.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”
CORSINI sac. Enrico, salesiano,
† Monza (MI), il 28/06/2008, a 77 anni
La sua principale caratteristica è stata la
dedizione. Ha capito la bellezza esigente
della sua vocazione, i bisogni dei ragazzi e
le attese delle loro famiglie e ha agito di
conseguenza, sfoderando tutta la sua pas-
sione educativa e la sua capacità apostoli-
ca. Ha lavorato sempre con semplicità e
metodo, seguendo i ragazzi, soprattutto i
più deboli a scuola e i più bisognosi di “cu-
re” spirituali in chiesa e in cortile. Ma si è
pure prodigato per i suoi stessi confratelli
che in lui trovavano saggezza, bontà e ca-
pacità di accompagnamento. È stato in-

5.3 Page 43

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MM iill
eessee Savina Jemina
AAPPRRILIELE
ACQUE BIBLICHE
FIUME CEDRON
Nella liturgia del Venerdì Santo,
10 aprile, è proclamato il brano
di Giovanni: “Gesù uscì con i suoi
discepoli e andò di là del torren-
te Cèdron” (18,1) per recarsi al
Monte degli Ulivi. Il facile guado
fa supporre che già all’epoca il
Cèdron fosse un ruscello; anche
oggi c’è acqua soltanto nella
stagione delle piogge. Il torrente,
citato 14 volte nella Bibbia, inizia
il suo corso a nord di Gerusalem-
me e prosegue incanalato nella
valle omonima che, come noto,
separa la collina del Tempio dal
monte degli Ulivi e che un tem-
po segnava il confine Est della
città. Poi, si unisce ad altri picco-
li corsi d’acqua, attraversa il
deserto di Giuda e finisce nel
mar Morto. In ebraico, Cèdron
significa oscuro, con riferimento
alle acque limacciose e anche
a un luogo pieno di ceneri, per-
ché lì si sarebbero svolti riti paga-
ni e poi furono bruciati altari e
idoli sacrileghi (2Re 23,4.6.12 o
2Cr 15,16). Lungo le rive, c’è tut-
tora un’antica area sepolcrale,
usata sino al I sec. d.C., con
tombe monumentali scavate
nella roccia come quella detta
di Assalonne, citata dallo storico
Giuseppe Flavio.
LUCI DAL MEDIOEVO
>> 20 aprile 888: è consacrata la
chiesa del monastero di S. Maria
di Ripoll, sui Pirenei, voluto da
Goffredo il Villoso lì sepolto. Di-
venta importante “scriptorium” e
l’abate Oliba fonda altri mona-
steri, come quello di Montserrat.
Viene parzialmente distrutto da
un terremoto nel 1428. Abban-
donato nel 1835 per le leggi anti-
clericali, viene anche incendia-
to. Restaurato, dal 1931 è monu-
mento nazionale.
>> 21 aprile 1104: è consacrato il
nuovo monastero di Vézelay, in
Borgogna. Fondato verso l’858,
divenne famoso quando nel-
l’882 il monaco Badilo vi depose
le presunte reliquie di Maria
Maddalena. Nel 1146, san Ber-
nardo vi predicò la II Crociata.
Nel 1537 Paolo III secolarizza
l’abbazia che nel ’69 è sac-
cheggiata dagli ugonotti. Nel
1840 tornano i benedettini, poi
sostituiti dai francescani e, dal
1993, dalla Fraternità Monastica
di Gerusalemme.
>> 25 aprile 1094: a Venezia è
consacrata la basilica di San
Marco. L’attuale basilica è la ter-
za dopo quella voluta dal doge
Partecipazio, all’arrivo del corpo
dell’Evangelista nell’828 (trafuga-
to da alcuni mercanti ad Ales-
sandria d’Egitto), e dopo quella
ricostruita da Pietro Orseolo I, do-
po l’incendio del 976.
>> 28 aprile 1250: a Venezia, è
posta la prima pietra della chie-
sa di Santa Maria Gloriosa dei
Frari che verrà sostituita nel 1330
da quella attuale, lunga 102 m e
alta 28, con 17 altari monumen-
tali. Nei secoli è impreziosita da
capolavori d’arte, in parte espro-
priati dalle leggi napoleoniche.
Oggi è officiata dai frati minori
43
conventuali.
ٗ
PRETI SCIENZIATI EUGENIO BARSANTI
Niccolò Barsanti nasce a Pie-
trasanta (Lucca) il 12/10/1821.
Studia dagli Scolopi con ottimi
risultati in tutte le discipline.
Dopo la maturità decide di
farsi prete. Cambia il
nome in Eugenio del-
l’Addolorata. Mentre
frequenta il novizia-
to e si appassiona
agli studi astrono-
mici, è mandato
a insegnare fisica
e matematica nel
collegio di Volter-
ra. Lì compie alcu-
ni esperimenti, co-
me quello di sfruttare
l’espansione rapida del
gas per sollevare un pisto-
ne, base per l’invenzione del
motore a scoppio. Nel 1845 è
ordinato sacerdote: dal quel
momento la sua vita è divisa
tra gli impegni ecclesiastici e
l’evoluzione del motore. A
Firenze insegna matematica e
fisica (tra gli allievi, c’è anche
Giosuè Carducci). Con Felice
Matteucci brevetta il mo-
tore che porta il loro
nome. Nel 1856, rea-
lizzano un propulso-
re a due cilindri
con potenza di
cinque cavalli. Ne
affidano la pro-
duzione industria-
le a un’azienda
belga. Mentre stan-
no per raccogliere
il meritato succes-
so, Barsanti muore di
tifo, in Belgio, a Seraing, il
19 aprile 1864. È tumulato a
Firenze nella chiesa degli Sco-
lopi e dal 1954 nella basilica di
santa Croce.
BS APRILE 2009

5.4 Page 44

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P P RIMA AGINA Giulia Rizzato fma
SUOR ALBINA
E IL PRETE MISTERIOSO
Tante cose che avvengono sembra che non abbiamo una spiegazione.
Uno straordinario episodio e una straordinaria suora
all’ospedaletto di La Merced-Chamchamayo (Perù).
Suor Albina Panzolato, e il medico erano fuori), non sapeva a che santo
Figla di Maria Ausiliatri- votarsi, o meglio sì, lo sapeva; si precipitò in cappel-
ce, conobbe Don Bosco la e: “Don Bosco, mandami un prete per confessare
attraverso suo padre che a questo povero giovane che sta per morire”. Poi
sua volta lo conobbe attraver- tornò in fretta presso l’ammalato. Proprio in quel
so il Bollettino Salesiano e momento un pretino stava entrando nella missione,
poté parlarne alla figlia, né si diretto verso il piccolo ospedale. Le alunne che era-
oppose quando lei decise di no in cortile, raggruppate attorno a una suora a pro-
entrare presso le Figlie di vare dei canti, rimasero di stucco nel vedere lo sco-
Maria Ausiliatrice con l’in- nosciuto in tonaca che passava loro vicino, per-
tento preciso di restarci. A ché… perché… “Guardate, non sembra Don
44
vent’anni partì per il Perù. Bosco?”. “È vero, pare proprio lui!”. Il quale, intan-
Era una ragazza sensibile che soffriva per le soffe- to, aveva raggiunto la piccola struttura ospedaliera e
renze degli altri… Non per nulla pur di alleviarle cominciato a salire la scala che portava al reparto
decise di diventare infermiera e da allora si rese malati, proprio mentre suor Albina scendeva. S’in-
sempre disponibile verso chiunque le chiedesse contrarono: “Sorella, posso esserle utile?”. “Certo,
aiuto. Oggi si direbbe, laicamente, che l’infermiera padre. Sia lodato il cielo!”. E senza dire altro lo
aveva la “reperibilità 24 ore su 24”, con lo stesso accompagnò dal giovane, poi scese in cappella a
sorriso sia alle 6 del mattino sia alle 3 di notte. Chi preparare l’occorrente per amministrare la comunio-
vive di fede ha la forza dello Spirito che lo regge ne al ragazzo. Terminato tutto, suor Albina volle rin-
giorno e notte, contro clima, insetti, bestie feroci… graziare il misterioso sacerdote… ma non lo trovò
Suor Albina andò a fare l’infermiera nella selva da nessuna parte. Era letteralmente sparito, mentre
centrale del Perù. Un giorno confidò alle consorel- in sacrestia cotta e stola usati per la comunione era-
le che facendo la sua solita visita ai malati dimen- no perfettamente ripiegate come se nessuno le aves-
ticò un “Bollettino Salesiano” sul comodino di un se usate. Suor Albina seppellì nel suo cuore quel fat-
giovane ammalato. In copertina era raffigurato Don to straordinario. Lo raccontò solo anni dopo, con
Bosco che additava il quadro di Maria Ausiliatrice semplicità e con tutti i particolari. La suora è morta
ai suoi ragazzi. Il giovanotto chiese di confessarsi e a Lima giusto due anni fa, il 5 aprile 2007.
ٗ
mise una condizione: “Voglio confessarmi dal prete
che è sulla copertina della rivista!”. Suor Albina
sorridendo gli rispose che il prete era in cielo. Le
venne anche in mente che il giovanotto volesse
prenderla in giro.
>> Ma il giovane si aggravò, tanto che fu deciso di
trasportarlo all’ospedale regionale ben più attrezzato
della piccola struttura nella selva. Partirono, ma tro-
varono la strada ostruita da una frana e dovettero tor-
a
b
c
nare indietro. Suor Albina, rimasta sola (il cappellano
La Merced-Chanchamayo.
(a = scuola; b = comunità; c = Ospedale).
APRILE 2009 BS

5.5 Page 45

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45
BS APRILE 2009

5.6 Page 46

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5.7 Page 47

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IN PRIMO PIANO
redazionale
Don
FEDERICO CAVALIERE
Salesiano, missionario in
Madagascar dal 1983. Oggi vive
nel noviziato di Ambohidratrimo
con l’incarico di confessore
dei novizi e vicario del direttore.
• Don, che cosa ha fatto in Madagascar nei suoi anni di missione?
Di tutto: l’agricoltore, l’allevatore di polli, il caseario… Papa
Wojtyła ha mangiato il formaggio fatto con queste mie mani nell’89,
quando è venuto in visita in Madagascar.
• Un prete agricoltore?
Alt! Sono diventato prete a 65 anni. Prima, per 25 anni, ho fatto il
coadiutore. Partito per il Madagascar, sono stato per 17 anni a Ijely,
che è una grande scuola agricola salesiana, e lì, come puoi capire ho
fatto… quello che c’era da fare in una scuola agricola.
• Ho capito. E prima di partire, dov’era?
Nella Procura Generale a Roma, con altri 3 coadiutori. Io facevo il
provveditore e cuoco, il sig. Lama l’autista, il sig. Lomazzi era il por-
tiere e telefonista, e il sig. Petrini il sagrestano factotum. Durante il
Concilio, ho fatto studi biblici e ho pensato di dare una sterzata alla
mia vita e di diventare prete.
• Come sono a suo giudizio i giovani malgasci?
Disponibili, ma molto fragili sia per la povertà effettiva sia per la
povertà culturale: il loro baccalaureato corrisponde poco più che alla
nostra 3° media. Il volontariato è alieno dal loro pensiero, così come
l’animazione. Non si preoccupano della pulizia delle strade, delle
piazze, delle case, dei giardini… Nella capitale non c’è un metro di
pulito. Sentono ancora poco lo Stato. Tuttavia sono in crescita qualita-
tiva e culturale, e sta cambiando tutto.
• Con l’autorità come si comportano?
Hanno timore dell’autorità. Sono, quindi, alquanto docili. Noi sale-
siani siamo molto ben visti da tutti perché ci interessiamo dei ragazzi-
ni. In una cultura in cui i bambini non contano nulla o quasi, dedicarsi
a loro è quasi un miracolo. A Ivato abbiamo giovani di tutti i tipi, al-
cuni provengono anche dal carcere. Sono tutti poverissimi e perciò
accolti gratuitamente. Lì imparano a fare i muratori, i falegnami, i sal-
datori, gli elettricisti… Speriamo, presto, anche informatica. Insomma
prepariamo il futuro di questi ragazzi e contribuiamo a quello della
nazione.
NGABO
Anni nove, quasi dieci; fa-
miglia come tante, alla perife-
ria di Bujumbura, che vive alla
giornata: la mamma si offre
per qualche lavoro qua e là, e
se le va bene si mangia, se no
si digiuna. Papà, di etnia hutu,
non c’è più, falciato dall’odio
etnico. Ngabo deve fare la sua
parte cercando di arrangiarsi
come può per racimolare qual-
che tozzo di pane di manioca,
o qualche patata o magari
qualche banana, alcune volte
sottratta con un po’ di paura e
di fortuna a qualche sganghe-
rata bancarella che ha la merce
contata, perché madonna Po-
vertà non risparmia nessuno.
Povero che ruba a povero: la
fame fa di questi scherzi.
47
Quando anche la mamma non
ce la fa più e cade ammalata,
Ngabo deve provvedere anche
a lei, ma perde l’orientamento
e preferisce aggregarsi agli
sbandati della discarica. Sa-
rebbe finita male per madre e
figlio se la Provvidenza non
l’avesse fatto incappare in una
volontaria che lavorava per
un’organizzazione internazio-
nale. Ngabo adesso è grande,
ha fatto le scuole superiori ed
ha una gran voglia di Univer-
sità per essere più utile alla
sua gente.
BS APRILE 2009

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La civica maleducazione
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