Bollettino_Salesiano_200903

Bollettino_Salesiano_200903

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Mensile - Anno CXXXIII - nr. 3
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 3/2009
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Marzo 2009

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2009 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
UN VASTO
MOVIMENTO PER I GIOVANI
Tanti altri germogli
I movimenti in “attesa”
Com’è noto, i gruppi ufficiali
della Famiglia Salesiana
(FS) hanno ormai raggiun-
lavoro con i giovani. A un certo punto
una ragazza, toccata dall’entusiasmo
generale, mi si avvicinò commossa:
to il numero di 26. Altri “Ma noi giovani, possiamo far par-
attendono di essere approvati. È te della Famiglia Salesiana?”.
indubbio comunque che la FS oltre a Risposi subito con gioiosa prontez-
una realtà istituzionale, rappresenta za: “Certo che sì! Voi siete lo scopo
un movimento molto più aperto. e il centro della nostra famiglia”. In
Sono tante le persone e i gruppi che effetti, la FS è l’espressione più bella
si riconoscono nella spiritualità di e completa di un Don Bosco vivo
Don Bosco. Mi piace ricordare anche oggi, che si mette al servizio della
gli innumerevoli collaboratori laici che gioventù in maniera pienamente
lavorano fianco a fianco dei salesia- attuale e impegnata.
ni, e condividono le scelte educative
2
La Famiglia di Don Bosco
e l’impegno apostolico. Sono decine >> Accenno ai motivi per cui un
di migliaia. Ed è giusto ricordare gli gruppo viene riconosciuto apparte-
ispira un più vasto ancor più numerosi benefattori e nente alla FS. Diversi anni fa il rettor
movimento salesiano
amici; senza il loro sostegno non maggiore don Egidio Viganò aveva
sarebbe possibile fare ciò che si fa suggerito alcuni criteri.
quando sa esprimere, più nelle zone più povere del mondo. 1. Innanzitutto la partecipazione
in là delle peculiarità
proprie dei vari gruppi,
Anche molti di voi, lettori, fanno alla vocazione salesiana: il gruppo
parte di questa grande schiera. E i che chiede di far parte della FS è
giovani? Vi offro un episodio accadu- chiamato a compartecipare al “cari-
qualcosa di aggregante e
dinamico che manifesti
visibilmente la comune
identità apostolica (cdc 32).
tomi di recente in Brasile. Vari gruppi
della FS presentavano al Rettor
Maggiore il loro impegno apostolico
e salesiano. Parlavano con orgoglio
ed entusiasmo del loro amore a Don
Bosco e del loro coinvolgimento nel
sma”. Deve quindi manifestare di
essere mosso dallo Spirito Santo a
guardare a Don Bosco come model-
lo e maestro e a voler attualizzare il
suo carisma. Tutto ciò risulta più fa-
cile se il fondatore è un salesiano o
un altro membro della FS.
2. Un secondo elemento è la parte-
cipazione alla missione giovanile
popolare. Ciò significa che il gruppo
deve avere gli stessi scopi: evange-
lizzazione e catechesi, promozione
integrale dei giovani, soprattutto i
più poveri e abbandonati, attenzione
ai ceti popolari, alla comunicazione
sociale, al lavoro missionario.
3. Un terzo aspetto è la condivisio-
ne dello spirito e del metodo educa-
tivo-pastorale. Gli elementi caratte-
rizzanti sono la carità pastorale, lo
spirito di famiglia, l’ottimismo, la pre-
ghiera semplice e vitale, la stima dei
sacramenti e la devozione a Maria.
MARZO 2009 BS
“Anche noi giovani facciamo parte
del Movimento Salesiano?”. “Certo
che sì!”.

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Sono tanti i gruppi che
si riconoscono nella spiritualità
di Don Bosco. Innumerevoli
i collaboratori laici… Tra loro
certamente anche i genitori dei
salesiani, come questi della foto.
4. Altro elemento qualificante è la vita
evangelica vissuta secondo lo spirito
salesiano. Il gruppo propone ai mem-
bri un ideale evangelico, che può
esprimersi con voti religiosi o con
semplici promesse o altro tipo di im-
pegno, avendo a modello Don Bosco.
5. Ogni gruppo conserva la propria
specificità e autonomia. Inserendosi
attivamente nella FS, s’impegna a
una fraternità attiva, in collaborazio-
ne con gli altri gruppi e riconoscen-
do al successore di Don Bosco la
funzione di padre e di centro di unità
del grande movimento salesiano.
>> Questi elementi sono alla base
di un’intensa comunione e fraternità
apostolica. Don Bosco aveva cercato
di fare il possibile per realizzare una
stretta unione tra i gruppi da lui fon-
dati. Oggi, dinamicamente fedeli alla
sua volontà, noi continuiamo a cerca-
re insieme di irrobustire questa comu-
nione. Non sono pochi i gruppi che
chiedono un più stretto legame cari-
smatico. Ne ricorderò qualcuno, non
senza esprimere la mia più totale
simpatia per gli altri che non nomino.
I Discepoli ” fondati da don G.
D’Souza che lavorano nel campo del-
l’evangelizzazione; la “Comunidade
Cançao Nova” del padre Jonas Abib
che si dedica all’evangelizzazione at-
traverso i media (radio e tv, canto,
musica); le “Misioneras de Maria
Auxiliadora” di suor A.L. Bimos; la
Comunità della Missione di don
Bosco”, composta da laici che emet-
tono anche una particolare promes-
sa; l’Associazione Mamma Mar-
gherita, germinata quasi spontanea-
mente in varie parti del mondo che si
dedica a sostenere con la preghiera i
propri figli e figlie consacrati. Il cari-
sma di Don Bosco è vivo e fecondo.
E oggi più che mai ne sentiamo il bi-
sogno. La FS lo rende presente in
maniera viva e originale. Siamo lieti di
rappresentare la sua presenza, la
sua passione educativa, il suo cuore
missionario e il suo amore per i gio-
vani più poveri ed abbandonati. ٗ
Marzo 2009
Anno CXXXIII
Numero 3
Mensile - Anno CXXXIII - nr. 3
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 3/2009
In copertina:
Fortunatamente
il volontariato non è morto.
Tutt’altro. Sembra anzi
sempre più vivace
e agguerrito, capace
di imprese che lasciano
stupefatte le persone
e le stesse autorità.
Foto: Archivio FMA
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Marzo 2009
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Pio XII sociale (3)
di Silvano Stracca
ANNIVERSARI
14 L’amorevolezza e il cuore deamicisiano di Francesco Motto
VIAGGI
18 Il principino e i salesiani
di Giancarlo Manieri
ATTUALITÀ
20 Second Life III
di Antonio Giannasca
INSERTO CULTURA
23 In maniche di camicia
di Michele Novelli
SFIDE ETICHE
28 Crolli finanziari ed etica
3
di Giovanni Russo
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 28 FMA
30 Libri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefa-
cere… – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti – 43 Il mese – 44 Prima pa-
gina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
http://biesseonline.sdb.org
SALESIANO
O
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
e-mail: <biesse@sdb.org>
Direttore <gmanieri@sdb.org>
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NEL MONDO - ONLUS
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web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS MARZO 2009

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RIBALTA
G IOVANI
di Alessandra Mastrodonato
AAA EDUCATORI
CERCANSI
Oggi si parla, e spesso, di emergenze di ogni tipo,
anche di emergenza educativa. Mancanza di educazione
per mancanza di educatori? Ecco il parere di un giovane.
RRecentemente mi è capitato di
leggere da qualche parte che il 2010
potrebbe essere l’anno
dell’educazione e, in verità, credo che
non si potesse pensare a una scelta
più felice e lungimirante, visto che
ripensare completamente la questione
dell’educazione, ridefinendone in
modo inedito i contenuti, i principi
metodologici e le finalità.
Un primo passo in questa direzione è
senza dubbio quello di riscoprire
nella fase storica attuale ci ritroviamo a l’importanza e il valore della relazione
vivere – come viene sempre più
educativa, che non può mai basarsi su
spesso sostenuto da più parti – in una una fredda e neutrale impersonalità,
situazione di vera e propria
ma deve necessariamente chiamare in
emergenza educativa”.
causa una dimensione di
Già, perché non si può negare che la “affidamento” che non può
relazione educativa giovani-adulti
prescindere da una relazione di
attraversa un periodo di crisi profonda, “amore” tra chi educa e chi viene
come pure sembrano essere in crisi
tutti quei modelli e quegli spazi di
educato. E, in quanto relazione di
amore tra persone diverse che si
5
identificazione che fino a non molto
scambiano esperienze e frammenti di
tempo fa rappresentavano per noi
vita, la relazione educativa non può
giovani un incrollabile punto di
che essere bidirezionale, nel senso
riferimento e un approdo sicuro verso che dovrebbe sempre implicare una
cui orientare la rotta della nostra
sorta di corresponsabilità tra giovani
quotidiana navigazione; al punto che e adulti, che nel percorso educativo si
c’è stato chi ha giustamente
impegnano a camminare, crescere e
riconosciuto in noi giovani una delle
sognare insieme, cioè a educare e
povertà maggiormente diffuse e
al tempo stesso “educarsi”.
incalzanti del terzo millennio quale,
Noi giovani abbiamo, infatti, sopra
appunto, la “povertà in educazione”. ogni cosa bisogno di educatori che
In altre parole, facciamo sempre più
non soltanto ci aiutino a scoprire la
fatica a trovare delle figure educative nostra vocazione e a viverla con
autentiche e coerenti che siano
pienezza, ma che soprattutto ci amino
disposte a fare un “investimento a
e abbiano il coraggio e l’audacia di
fondo perduto” nelle nostre risorse e credere in noi e di scommettere sulle
nella nostra crescita e che abbiano il
nostre risorse e potenzialità.
tempo e la voglia di aiutarci a trovare Abbiamo bisogno di educatori che ci
la nostra strada, ricordandoci a ogni
educhino a “pensare”, cioè a compiere
passo che “crescere è la prima
le nostre scelte con autonomia e
vocazione umana e cristiana”. Così
responsabilità, senza adagiarci in un
come è altrettanto problematico
troppo comodo e rassicurante “così
trovare degli spazi e dei contesti in cui fan tutti”.
ci sia data la possibilità di vivere delle Ancora, abbiamo bisogno di educatori
esperienze educative davvero
che sappiano restituirci il senso della
significative, sbalestrati come siamo
prospettiva”, cioè del futuro e della
tra una molteplicità di “non-luoghi” in speranza, incoraggiandoci nel difficile
cui non sperimentiamo altro che
compito di alzare lo sguardo e di
anonimato, relazioni impersonali e
scrutare senza paura l’orizzonte per
situazioni di zapping affettivo ed
scorgere quel che ci riserva il domani.
educativo.
E la nostra è un’invocazione gridata, che
Tuttavia, se di emergenza educativa si scaturisce dal sincero e insopprimibile
tratta, essa non deve essere intesa
bisogno di trovare qualcuno che ci
solo ed esclusivamente come un
aiuti a dare senso alla nostra esistenza,
problema, ma prima di tutto come una condividendo con noi la difficoltà di
“provocazione” che deve spingerci a crescere e di progettare il futuro...
BS MARZO 2009

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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
NATALE 2008 A
TERMINI. Carissimo
direttore […] sono sce-
sa alla Stazione Termini di
Roma per passare il Natale
con i miei. La grande galleria
era uno sfarfallio di colori, di
luci, di alberi, di palline, di
ori […] Ho cercato inutilmen-
te il Presepio […] Quant’era
bello quello che facevano fi-
APPELLI
I Ultracinquantenne celi-
be, riservato, colto e dedi-
to al volontariato, contat-
terebbe signorina possibil-
mente estroversa e con
interessi socio-umanitari
per uno scambio epistola-
re su tematiche preferibil-
I Sono un raccoglitore di
cartoline illustrate di statue
esistenti nelle chiese di Ma-
donne di ogni tipo, sant’An-
tonio da Padova e san Vin-
cenzo de Paoli. Sarei con-
tento di avere amici di
scambio. Posso scambiare
scambio con appassiona-
ti. Scrivere a: rober-
to1951@alice.it oppure te-
lefonare al 338/14.45.028.
I Da qualche anno colle-
ziono santini e cartoline re-
ligiose, ma dispongo e rac-
no a due/tre anni fa […]
mente religiose, storiche, anche con immaginette. colgo anche qualsiasi altro
Anna, Roma
sanitarie e poetiche. A. Petriccione Franco, Casella materiale in regalo. Inviare
Stefanelli, Via Currò 4-5, Postale 105, 81100 Caserta il vostro elenco dettagliato
Dopo la sua, gentile Signo- 16151 Genova Sampierda- Centro.
a Giuseppe Colagiorgio,
ra, ci sono andato anch’io a rena (GE). Oppure: ange-
Via Prolungamento Trento
Termini, per togliermi lo sfi- lo-stefanelli@libero.it.
I Arte, storia, cultura del 20 – Zona 167, 73025 Mar-
zio della curiosità. Anch’io
veneto, anche ospitalità, tano (LE).
ricordavo i magnifici presepi
dei ferrovieri sotto la grande
galleria che donavano alla
Stazione e ai viaggiatori un
clima fascinoso e inimitabi- presenti una discriminazio- Tutti i bambini con i chiodini personaggi della storia che in-
le: il Natale ti catturava, ti ne! Incredibile! C’è chi af- vanno ad inchiodare Gesù, vece sarebbe meglio dimenti-
inteneriva… Tutto perduto. ferma che questa malaugu- prendi i chiodini anche tu care! Intanto è bene che tu
Non una statuina, non un rata operazione la si compie vieni ad inchiodare Gesù. sappia una cosa: non è vero
pastore nei negozi, non un in nome della laicità, nella
Prendi un martello
che i familiari di Terri Schiavo
6 Gesù Bambino… Ostracizza- capitale della cattolicità!
serve anche quello
abbiano tutti voluto la sua
ti! Perché? Dicono che Non ci creda. La realtà è che e andiamo a inchiodare Gesù morte. Il fratello Bobby
l’hanno fatto per non ferire quel Bimbo è scomodo; me- Inchiodalo bene inchiodalo Schindler ha fondato la “Terri
quelli di altre religioni e non glio allora sostituire le clas-
forte
Schindler Schiavo Founda-
fomentare divisioni. Una siche statuette presepiali con fai che non venga più giù tion” che si propone di lottare
panzana colossale, una pre- alberelli di natale (l’ho Vieni sul monte anche tu per il diritto alla vita di tutti
sa per i fondelli “modis et scritto volutamente minusco-
ad inchiodare Gesù!
quelli che non possono espri-
formis”, uno sberleffo ai cri- lo) colmi di cioccolate e Vergogna delle vergogne!
mere la propria volontà, e aiu-
stiani, voluto dai dirigenti gianduiotti, grottesco invito
ta le famiglie con casi simili a
della Stazione della capitale
della cristianità. Vorrebbero
far intendere che porre un
segno di pace – come il pre-
sepio – è fomentare la guer-
a comprare proprio quando
tutti parlano di crisi; meglio
rivestire la capanna di oro
(finto!) e trasformarla in un
negozio; meglio catturare la
SONO UN DURO. […]
Perché continuare ad
accanirsi con la Engla-
quello di sua sorella… È stato
interrogato sul caso Eluana.
Ecco la sua risposta: “Eluana,
come mia sorella prima di lei,
non è affatto morta, né in peri-
ra di religione; rappresenta- stella di Natale e degradarla ro. Io dico che quando non colo di vita. Semplicemente
re un Bimbo che ha offerto a porta della capanna/nego- c’è più rimedio è meglio mo- vive. Il suo cervello funziona.
la vita perché tutti gli uomini zio, scintillante e vuota. Me- rire. Perché soffrire soffrire Non è affetta da alcuna malat-
fossero uniti e fratelli, rap- glio liquidare Dio e tenerci soffrire e far soffrire? […] tia terminale. Ha solo bisogno
le nostre crisi economiche Perché? Una vita deve avere di tre cose, compassione, cibo
globali. Meglio zittire gli an- un minimo di dignità. Che e acqua. Punto. Perché rifiu-
geli che augurano “Pace!” razza di dignità è quella? An- targlieli? Somministrare cibo e
per dar voce ai magnati del- che la Terri Schiavo è stata la- acqua non è accanimento tera-
le banche che promettono di sciata morire e i familiari so- peutico, anzi non è nemmeno
darsi da fare per non diven- no stati d’accordo come ades- un trattamento medico”. Cre-
tare magnati di un crollo ca- so quelli di Eluana […]. Biso- do che non abbia torto: to-
tastrofico. I responsabili del- gna saper essere anche duri glierle cibo e acqua “per com-
la Stazione hanno paura di nella vita […].
passione” ha poco senso, anzi
un bambino e lo cassano in-
ventando un natale laico
Silvano, Parigi
è un controsenso. Mi scrive un
universitario di Bologna:
(una specie di contraddizio- Caro giovanotto, ti sbagli. Di- “Caro dir., anch’io ho un fra-
ne in termini), e intanto c’è ci che “quando non c’è più tello “infelice” (sic) […] se si
qualcuno sul web che intona niente da fare è meglio mori- apre la stura alla possibilità di
una sinistra canzone rivolta re”; forse sì, ma non essere liberarsi di chi non è autosuffi-
ai piccoli. Me ne vergogno ammazzati. Non fare il duro, ciente, anche se non ha alcuna
un po’ ma gliene offro un ne abbiamo già troppi di duri malattia, ma magari solo un
piccolo stralcio:
e puri, e mi ricordano certi handicap permanente come
MARZO 2009 BS

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mio fratello, si rischia la deri-
va salutista: avremo solo uo-
mini sani… ma saremmo
un’umanità programmata, e
DIRITTI UMANI. Caro
direttore, la Santa Sede
non ha firmato la Con-
dei tagli ai contributi riservati
alle scuole cattoliche paritarie
[…] Io (invece) sono del pare-
re che tali scuole dovrebbero
questo è orribile”. Come si fa venzione dell’ONU sui Diritti scomparire, anche perché co-
a dargli torto?
Umani. Perché mai? Non le stano troppo […] La Chiesa
sembra un grandissimo erro- pensi al catechismo, ché alla
FELICE DI AVERE 75
ANNI. Caro direttore,
ho 75 anni […] ma non
re? […]. Vi voglio dire che
qui in parrocchia siamo molto
perplessi […]
Maria, Milano
cultura ci pensa lo Stato,
com’è suo diritto. Mio figlio
va con la mia approvazione ai
cortei a scandire: “Scuola pri-
vata quota rubata” […]
so cos’è la solitudine, la tri- Cara signora, due sono le
stezza, la noia. Le mie giorna- cose: o la Santa Sede è am-
Giuseppe, Milano
te sono tutte bellissime […]. mattita di colpo, dopo che Caro signore, se la cultura è
Io canto per lodare e ringra- addirittura ha contribuito, e compito dello Stato vuol dire
OGNI MESE ziare il Signore o ballo intor- in maniera rilevante, alla che lo Stato si deve vestire da
no al tavolo […], anche se stesura del testo, oppure Chiesa, perché le piaccia o
CON valgo poco, sono contenta di “gatta ci cova!”. Ebbene sì, no, ci creda o no, la quasi to-
quello che sono.
quel che ha covato la famosa talità della cultura del Bel-
DON BOSCO Maria, Savona
gatta del proverbio è un uovo
con una punta di marciume.
paese è cultura cristiana ed
ecclesiastica. Troppo facile
Cara signora, vorrei che mol- Eccolo il marcio: nel docu- portarle esempi, me ne asten-
A CASA TUA te persone mi scrivessero let- mento agli articoli 23/b e 25 go, anche perché non mi ba-
tere come la sua. Davvero! si dice che una imperfezione sterebbero tutte le pagine
Come vorrei conoscere 75en- del feto può essere una con- della rivista per esemplifica-
ni felici di aver raggiunto tre dizione per praticare l’abor- re.
Il Bollettino
quarti di secolo di primavere, to. Beh, gentile signora, non In secondo luogo mi corre
senza rimpiangere… il primo si combatte un handicap eli- l’obbligo di avvertirla di met-
Salesiano viene
quarto! Lei, signora, è una di minando il disabile… Come tersi il cuore in pace: la inviato gratuitamente
7
quelle rare persone che meri- può facilmente immaginare, scuola detta impropriamente
terebbero la prima pagina su quegli articoli aprono la via “privata”, non sparirà. E sa
giornali e TV, e oggi magari alla contraccezione abortiva, perché? La ragione è di una
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
pure uno sketch su You Tube, alla limitazione delle nascite, evidenza sconcertante, ma di Don Bosco a chi
o un profilo su My Space. Mi all’aborto selettivo, ecc. La pochi, ahimè lo sanno – e lei segue con simpatia
piacerebbe che una come lei Santa Sede, a ragione, li ne è uno dei tanti esempi – le
dai più diversi monitor tenes- considera articoli che non scuole cattoliche fanno ri- il lavoro salesiano tra
se una rubrica di “istruzioni difendono la vita. In più sono sparmiare allo Stato milioni i giovani e le missioni.
per l’uso”: come si fa a non in contrasto con altri della di euro ogni anno. Se per ca-
rimpiangere il passato, a stessa convenzione, per so chiudessero i battenti, lo
camminare tra il fango senza esempio con il 10 che parla Stato si troverebbe con l’ac-
sporcarsi, insomma a essere del diritto inalienabile alla qua alla gola, dati i chiari di
felici a 75 anni. Del resto si vita; il 15 che vieta esperi- luna dell’economia naziona-
parla, e con ragione, della menti medico/scientifici, il le. Le dirò di più: spendereb-
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
saggezza dei vecchi. Ebbene è 16 che protegge ogni forma be una quota molto superiore ci. Comunicate
un controsenso che “la sag- di sfruttamento, violenza o a quella degli scarni contri-
gezza” sia di cattivo umore, abuso. Quindi…
buti che concede a queste
non sarebbe tale. La ringra-
scuole, e non a tutte. Gli
subito il cambio
di indirizzo.
zio di questa bella testimo-
nianza. Dio la conservi… e le
conservi la voce per conti-
nuare a cantare: chi canta,
diceva sant’Agostino, prega
SCUOLE PRIVATE.
Egregio direttore, ho
letto da qualche parte
alunni delle scuole private
cattoliche spendono in un an-
no per la retta non molto più
di 3000 euro. Allo Stato un
alunno costa circa 7500 euro
due volte. Lei dice di valere che i vescovi si sono lamentati l’anno. Faccia lei qualche Per la vostra corrispon-
poco, ma non è vero. Lei vale
calcolo, considerando che gli denza:
molto! Lei testimonia che la
‘‘ vita è bella, a tutte le età, è
bella nonostante la fatica, il
sacrificio, lo sforzo, le disgra-
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
zie… La bellezza vince la pervenute in redazione. Ce
bruttezza, la vita vince la ne scusiamo. Provvedere-
morte, lo spirito la materia, mo a suo tempo alla pub-
la luce le tenebre, il bene il blicazione o alla risposta
male e Dio… vince il diavolo! personale.
alunni delle cosiddette priva-
te sono circa 885 mila.
Quindi mi sa tanto che fareb-
be bene a suggerire a suo fi-
glio di cambiare slogan:
quello che scandisce è pro-
prio fasullo. Potrei consi-
gliarne qualcuno io stesso,
ma… non è il mio mestiere.
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
BS MARZO 2009

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& IN ITALIA
NEL MONDO
SLIEMA, MALTA
Da 100 anni i figli di Don Bo-
sco sono presenti a Sliema. Per
commemorare l’anniversario
sono stati invitati il Rettor
Maggiore dei salesiani, il nun-
zio apostolico, il vescovo di
Gozo, il presidente della Re-
pubblica maltese e altre auto-
rità oltre a numerosi amici e
benefattori dell’opera salesia-
na. Proprio a Malta don Pa-
scual Chávez ha celebrato il
suo anniversario di sacerdozio.
Ben conosciuti e stimati i sale-
siani e le Figlie di Maria Ausi-
liatrice per le loro attività reli-
giose, sociali e culturali nella
piccola ma famosa repubblica
che fu dei Cavalieri di Malta.
VARESE, ITALIA
stiche fisiche non fossero ot-
timali, ma è comunque riu-
scito a ottenere risultati estre-
8 LO SPORT AIUTA
A CRESCERE
mamente positivi, grazie alla
propria determinazione e ai
valori trasmessigli dalla fa-
Igor Cassina, medaglia d’oro miglia. Anche Franceschetti
per la ginnastica artistica ha sottolineato quanto sia im-
(Atene 2004), e Bruno Fran- portante che un atleta dimo-
ceschetti, responsabile della stri di avere la testa oltre il fi-
nazionale di atletica, sono sico. “Sono molte le cose che
stati per un giorno “professo- possono distrarre un ragazzo,
ri” al Liceo della Comunica- ma chi, dotato di potenzialità
zione di Varese, gestito dalle adeguate mentali e fisiche, si
FMA; hanno parlato sull’im- accosta alla ginnastica non
portanza dell’attività sportiva può che rimanerne affascina-
e del suo valore formativo. to e appassionarsi a essa. E
“Non si fa sport per diventare così, ha confermato Igor Cas-
campioni, ma innanzitutto sina, quelle che dall’esterno
per crescere in maniera sa- possono apparire pesanti ri-
na”, ha detto Cassina ricor- nunce non vengono avvertite
ROMA, ITALIA
dando come le sue caratteri- come tali.
DA RAGAZZI DI
STRADA A RAGAZZI
DI DON BOSCO
MARZO 2009 BS
L’8 dicembre u.s., tradizional-
mente giorno di nascita del-
l’oratorio di Valdocco, a Ro-
ma tra i popolari quartieri del
Quarticciolo e di Centocelle è
stato intitolato un parco al sa-
lesiano don Cadmo Biavati,
1° direttore di quello che sarà
poi chiamato il Borgo Ragaz-
zi Don Bosco, che raccoglieva
ed educava tanti giovani tra i
più disagiati del dopoguerra.
L’impegno di tanti ex-ragazzi
del Borgo, oggi apprezzati
professionisti, che da qualche
anno chiedevano un ricono-
scimento civile per uno dei
più ricordati salesiani di Ro-
ma, ha raggiunto lo scopo.

1.9 Page 9

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AVENTINO, ROMA
Il 15 dicembre all’Aventino
è stato commemorato il car-
dinale salesiano Alfonso M.
Stikler. I professori Wolfang
Waldstein, Ignacio Barreiro
Carambula e Claudio Berna-
bei hanno ricordato l’emi-
nente figura dell’ex prefetto
della Biblioteca Vaticana co-
me strenuo difensore dei va-
lori perenni della Chiesa, co-
raggioso sostenitore della
sua lingua ufficiale, il latino,
vigile custode dell’antico pa-
trimonio liturgico contro in-
novazioni arbitrarie e fuor-
vianti, battagliero difensore
della famiglia e della vita e,
come il suo fondatore, devo-
tissimo al Papa.
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
redazionale
9
OSPEDALE DEI CAVALIERI DI MALTA
A BETLEMME
ROMA S. CUORE
3° CONVEGNO
TEOLOGICO
PASTORALE
È il terzo appuntamento, quel-
lo del 28-29-30 maggio, per la
splendida iniziativa che ha per
titolo “Dal cuore di Dio al-
l’uomo di cuore”. Le giornate
– molto intense – vedranno gli
interventi di personalità sale-
siane e non che approfondi-
ranno il tema, evidenziandone
aspetti di estremo interesse co-
me “Il vacillare divino di fron-
te alla debolezza umana”;
“Mite e umile di cuore, da Ge-
sù a Paolo”; “Sulle ali della
speranza”; ecc. I partecipanti,
divisi in gruppi, avranno modo
di dialogare per individuare i
punti problematici, chiedere
chiarimenti e approfondimen-
ti. Il decano della facoltà di
teologia dell’UPS, prof. Gior-
gio Zevini, è il moderatore de-
gli incontri.
L’ospedale della SACRA FAMIGLIA, gestito dal
1895 a Betlemme dal Sovrano Militare Ordine di
Malta, fornisce un servizio indispensabile alla
popolazione, offrendo alle donne della regione l’u-
nica possibilità di dare alla luce i propri figli con
un’assistenza ospedaliera di alta professionalità,
che può essere tranquillamente equiparata a quel-
la delle più rinomate strutture ospedaliere occiden-
tali. Nel 2007, poi, l’Ospedale ha aumentato la sua
capacità di altri 63 letti ed è stato dotato di una
nuovissima e modernissima sala parto.
L’assistenza viene prestata senza distinzione di
razza, religione, cultura o condizione sociale. Il rile-
vante onere economico che tale struttura di servi-
zio richiede è sostenuto e coperto dall’Associazio-
ne Francese dell’Ordine di Malta, anche con l’aiuto
dei Cavalieri appartenenti ad altre Associazioni
nazionali.
Per contribuire all’attività dell’importante presidio
sanitario in Terrasanta, le Poste dell’Ordine di Mal-
ta hanno emesso un francobollo di 2,20 che
propone una veduta dell’Ospedale in questione. La
tiratura di tale francobollo è stata di 18 mila esem-
plari, in fogli da venti valori.
Per informazioni occorre rivolgersi direttamente
alle Poste Magistrali, Via Bocca di Leone 68,
00187 Roma: tel. 06.67.58.12.54
BS MARZO 2009

1.10 Page 10

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Il Bollettino Salesiano del marzo 1908
riporta la notizia dell’inaugurazione di un
nuovo tempio dedicato a Maria Ausiliatrice
nella città di Arequipa in Perù, presso il
locale collegio salesiano già esistente in
città da quando i figli di Don Bosco vi
misero piede per la prima volta, nel 1897.
Oggi l’opera salesiana nella bella città
(quasi 900mila abitanti), capoluogo della
provincia omonima, e seconda città più
importante del Paese conta, oltre al tempio,
BILBAO, SPAGNA
CORTILI…
VIRTUALI
Iniziano anche per i salesiani
i “cortili virtuali”. Così la Pa-
storale Giovanile dell’ispetto-
ria di Bilbao ha aperto il sito
www.somalojoven.org. “So-
malo” è il luogo dove i sale-
siani organizzano ogni anno
diversi incontri giovanili. Es-
so consente ai giovani di in-
contrarsi, per fare amicizia,
scambiarsi informazioni e
opinioni, scoprire “le ultime”
news del mondo giovanile.
Non solo. I cibernauti posso-
no pregare e ascoltare la
“buonanotte” secondo la più
genuina tradizione salesiana,
ogni sera. Insomma una gran
bella iniziativa, certamente da
imitare.
la scuola secondaria, la scuola
professionale, l’oratorio, la Casa Don
Bosco, la libreria. Arequipa è chiamata la
“Ciudad Blanca” per via della pietra con
cui sono stati costruiti gli edifici e anche il
tempio suddetto. Non per nulla lo splendido
Centro storico è stato dichiarato
dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”.
DAE GU, COREA
scenza per una vita donata a
servizio dei più bisognosi.
Suor Agata dal 1988, ha scel-
RICONOSCIMENTO to di «Cercare i giovani più
PER IL SERVIZIO
poveri di questo tempo» ini-
10
SOCIALE
ziando ad accogliere i giovani
fuggiti dalle loro famiglie
Suor Song Yoong Sun Agata, nella Comunità chiamata Fa-
Figlia di Maria Ausiliatrice miglia Nazareth e offrendo
coreana, il 23 ottobre scorso loro il calore di una casa. Nel
ha ricevuto dal Centro Catto- 1991, a Seoul ha costituito un
lico dell’Archidiocesi di Dae sistema di protezione per il
Gu, il più alto riconoscimento recupero delle giovani scap-
per il servizio svolto nel cam- pate dalle proprie famiglie,
po dell’Assistenza sociale. Il formando reti con le istituzio-
premio è assegnato a chi, su- ni del territorio e con i sale-
perando ogni differenza di re- siani cooperatori. Ha aperto, a
ligione, di ideologia, di razza questo scopo, una Casa di Ac-
e livello sociale, si è dedicata coglienza a Seoul – No
al servizio dei giovani più po- Ryang Jin. Sono numerose le
veri ed emarginati miglioran- Case aperte da suor Agata e
do la società. Il Centro Catto- dalle suore coreane. In tutte,
lico diocesano, dando alla lo stile di famiglia accompa-
FMA tale onorificenza ha vo- gna le giovani verso il recu-
Il 24 novembre u.s. venne inaugurato il nuovo luto mostrare la sua ricono- pero della propria dignità.
tempio votivo innalzato a Maria SS. Ausiliatrice
in quella città. Compì la cerimonia l’Ecc.mo Ve-
scovo diocesano, cui fece da padrino l’Ecc.mo
Presidente della Repubblica sig. Augusto B. Le-
guía, rappresentato dal Prefetto del Dipartimento
sig. Lino Velarde, e da madrina la sig. Carmen
de Goyeneche rappresentata dalla sig. Maria de
Romaña. Alla messa solenne, cantata dal rev.mo
Mons. González, assistettero il sig. Prefetto e il
Presidente della Giunta Dipartimentale, una rap-
presentanza del rev.mo Capitolo della Cattedrale,
il Comitato delle Dame Patronesse e un numero
stragrande di fedeli.
MARZO 2009 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (20)
Divagazioni (mica tanto) su un castigo
che non è più di moda: lo schiaffo,
un tempo salutare, oggi sanzionato!
M amma, ci vanno tutti i
miei amici!”. La voce
di Alice è piena di
pianto. “Lo so, Alice, ma le nostre
motivazioni vanno aldilà”. Mamma
Stefania replica con il tono di chi
sta rischiando di perdere la pazien-
za. “Ma… avevate promesso! Tu e
papà avete detto che quest’anno
sarei stata abbastanza grande per
andare in settimana bianca!”. “Ali-
ce, quando l’abbiamo detto le cose erano diverse; quest’anno…”. “Le cose cambiano, Alice, e tu lo
gli eventi familiari di quest’anno hanno cambiato i sai”, interrompe papà Giulio. “Certo, è nata Bea- 11
nostri abituali parametri”. “Non è giusto!”, piagnu- trice”, dice Alice con rabbia. “Se vuoi essere trat-
cola rabbiosa Alice. “Tante cose non sono giuste, tata da adulta, non comportarti da bamboccia
Alice, ma dobbiamo imparare ad accettarle; e non viziata”. Dopo una pausa: “Mi stai deludendo Ali-
credo che rimandare di un anno la settimana bian- ce. Un anno fa non potevamo prevedere che
ca sia una gran tragedia”. “Ah, certo! Per voi le mamma avrebbe perso il lavoro. Purtroppo sono
tragedie sono solo i bimbi che muoiono di fame. cose che succedono, e noi dobbiamo essere
Se io sto bene o male, se soffro a voi non importa uniti”. Giulio è un po’ irritato.
niente!”. “Hai detto bene, Alice, le tragedie sono
altre. Se poi tu soffri per non poter andare in setti- >> Ma tanto tra un po’ mamma torna al lavoro,
mana bianca, mi dispiace; ma le decisioni prese dice Alice intimidita. “No, Alice, almeno non nel
restano”. “Ti odio, te e Beatrice! Se lei non fosse posto di prima. Non glielo avrebbero più dato
nata, le cose non sarebbero cambiate!”. Sciaff! Un quel posto e allora abbiamo deciso che era
colpo secco. Mamma Stefania ritira la mano dalla meglio lasciare il lavoro. Con il mio stipendio non
guancia in fiamme della figlia. “Adesso vai in possiamo certo ritenerci poveri ma nemmeno ric-
camera tua e restaci!”. Alice esce in silenzio; sua chi. Dobbiamo fare delle rinunce. Tutti”. “Ma
madre rimane pensierosa in cucina fino a che il io…”. “Abbiamo cercato di non fartelo pesare; tu
pianto di Beatrice l’avverte che è ora della pappa. non immagini quanto la mamma stia soffrendo...
Tanto da perdere la pazienza per la frustrazione e
>> Posso entrare?, chiede papà Giulio facendo arrivare a darti uno schiaffo. Appena sposati, era
capolino nella stanza di Alice. Silenzio. È quasi lei a mandare avanti la casa con il suo stipendio,
ora di cena e la ragazza è ancora stesa sul letto, sacrificando la sua specializzazione, perché io ero
le cuffiette dell’i-pod infilate nelle orecchie. Papà agli inizi. Solo quando tu sei diventata un po’
entra e si siede ai bordi del letto. Alice trasale… autonoma, lei ha potuto completare gli studi”.
Non volevo spaventarti”, dice papà. Silenzio. “Non ne avevo idea”, dice Alice con aria mortifi-
So che tu e la mamma avete litigato”. Ancora cata. “Lo so. Non potevi saperlo. Adesso su, vai
silenzio. “Non hai niente da dirmi?”. “Tanto lo so da lei e dille che ti dispiace per quello che le hai
già che stai dalla sua parte”, sbotta Alice. “Non detto. Vedrai che lei ti chiederà scusa per quello
sono qui per stare dalla parte di nessuno; vorrei schiaffo”. “Non m’importa dello schiaffo, papà.
solo riuscire a spiegarti”. “Che cosa c’è da spie- Dimmi se posso fare qualcos’altro”. “Dobbiamo
gare… avevate promesso! L’anno scorso secondo solo stare vicino alla mamma. Per lei è un
voi ero troppo piccola, ma avevate detto che momento difficile”.
ٗ
BS MARZO 2009

2.2 Page 12

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CHIESA
IL PIO XII
SOCIALE
di Silvano Stracca
quali – come più volte ebbe a sotto-
lineare – si trovavano in stretto con-
tatto con la vita e l’ordine interna-
Lo stemma araldico di Pio XII.
zionale. Ci si è meravigliati che
questo Papa non abbia lasciato
IL 2 MARZO 1939
VENIVA ELETTO EUGENIO
PACELLI, PIO XII,
un’enciclica sociale dell’importanza
della Rerum novarum di Leone XIII
o della Quadragesimo anno di Pio
XI. In compenso, però, egli ha
esposto incessantemente i suoi punti
di vista riguardo i temi sociali in
Papa Eugenio Pacelli
(nato il 2 marzo 1876, eletto Papa
il 2 marzo 1939, morto il 9 ottobre
1958).
i tempi e per tutti i popoli, sola ca-
pace di creare un consenso intorno
UN PONTIFICATO
moltissimi documenti, allocuzioni, a valori e regole comuni e quindi la
12
ESTREMAMENTE DIFFICILE
IN UN’EPOCA CARICA
DI MINACCE E
discorsi, lettere apostoliche, ecc., il
cui testo occupa migliaia di pagine.
IL VALORE DEI TESTI
pace. Nell’Europa dell’epoca il con-
senso intorno alla legge naturale è
venuto meno quando è venuta meno
la fede in Dio e in Gesù Cristo:
DI CATASTROFI. APPENA
Quando Dio viene rinnegato, affer-
SEI MESI DOPO LA SUA
ELEZIONE SCOPPIAVA,
Alcuni di questi testi hanno un in- ma il Papa, rimane anche scossa
dubbio valore dottrinale come il ra- ogni base di moralità.
dio-messaggio della Pentecoste del
INFATTI, LA SECONDA
1941, in occasione del cinquantesi- LO STATALISMO
GUERRA MONDIALE,
mo anniversario del documento di
NONOSTANTE GLI SFORZI
DELL’EX SEGRETARIO
Leone XIII, in cui il Papa rivendica Il secondo grande errore che Pio
l’incontestabile competenza della XII denunciò, è “lo statalismo”, la
Chiesa… di giudicare se le basi di concezione che assegna allo Stato
DI STATO DI PIO XI
un dato ordinamento sociale sono un’autorità illimitata o comunque
PER EVITARLA
SINO ALL’ULTIMO.
in accordo con l’ordine immutabile eccessiva. Lo statalismo, sia pure in
che Dio ha manifestato per mezzo gradi diversi, è per il Papa un difet-
del diritto naturale e della Rivela- to comune di tutti gli Stati moderni.
zione. Ciò che costituisce il lato di- Lo statalismo si manifesta anzitutto
stintivo e il valore duraturo del ma- in un equivoco sul fine dello Stato
Nulla è perduto con la pace,
tutto è perduto con la
guerra, fu il preludio di
numerosi discorsi e inter-
venti di papa Pacelli, dedicati ai
problemi del conflitto e della pace,
dell’organizzazione di un ordine in-
ternazionale duraturo e della comu-
nità dei popoli secondo i dettami in-
confutabili della morale e del dirit-
gistero sociale di Pio XII è proprio
l’aver proclamato senza tregua i
fondamenti morali di tutta la vita
sociale come i soli che possono ga-
rantire la stabilità dell’ordine giuri-
dico e grazie alla giustizia, comple-
tata dalla carità, assicurare la pace.
Opus justitiae pax” era, in effetti,
il motto di papa Pacelli. Nell’enci-
clica programmatica Summi pontifi-
catus egli anticipa che non intende
che è il bene comune. Ma questo
non può essere determinato da con-
cezioni arbitrarie, e neppure coin-
cidere con la pura prosperità mate-
riale della società. Considerare lo
Stato come fine, anziché come
mezzo per il bene delle persone,
non potrebbe che nuocere alla vera
e durevole prosperità della nazio-
ne. Lo statalismo non produce con-
seguenze negative solo nella vita
to. Se le circostanze obbligarono formulare una presa di posizione interna delle nazioni, ma anche nei
Pio XII a interessarsi primariamente completa contro gli errori dei tempi
delle questioni sollevate dalla guer- presenti, ma solo mettere in luce al-
ra e dal futuro riassetto postbellico, cuni errori centrali. Un primo errore
tuttavia egli dedicò pure continua è la negazione della legge naturale
attenzione ai problemi sociali, i come norma morale valida per tutti
Papa Pacelli nel tipico
atteggiamento di benedire la folla,
dopo il bombardamento di Roma
del 19 luglio 1943.
MARZO 2009 BS

2.3 Page 13

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rapporti internazionali. Lo statali-
smo, nella sua origine, è la dottrina
secondo cui lo Stato ha una libertà
assoluta di orientare e di decidere
senza avere sopra di sé alcun vin-
colo religioso o morale. L’afferma-
zione assoluta dello Stato, che non
riconosce alcuna validità sopra di
sé, riduce – secondo il Papa – il di-
ritto dei popoli a un vuoto simula-
cro e conduce alla violazione dei
trattati e, infine, alle guerre.
I l 13 giugno 1943, Pentecoste, Pio
XII riceveva 25 mila operai giunti da
tutt’Italia e rivolse loro un discorso
in cui esaltava la dignità del lavoro e la
dottrina sociale della Chiesa contro
“i falsi profeti che dicono bene al male
e male al bene, e, vantandosi amici del
popolo, non consentono tra capitale e
lavoro e tra datori di lavoro ed operai
quelle mutue intese che mantengono
e promuovono la concordia sociale per
il progresso e l’utilità comune”. Ed
aggiungeva il Papa: “Una propaganda
di spirito antireligioso va spargendo in
mezzo al popolo, soprattutto nel ceto
operaio, che il Papa ha voluto la
guerra, che il Papa mantiene la guerra
e fornisce il denaro per continuarla.
Mai forse non fu lanciata una calunnia
più mostruosa e assurda di questa!…
Nessuno più di noi si è
insistentemente opposto, in tutti i modi
consentiti, allo scatenarsi e poi al
proseguire della guerra. Nessuno più
di noi ha continuamente invocato:
pace, pace, pace!”.
I PRINCIPI DIRETTIVI
le condizioni per una pace interna
e sociale:
Papa Pacelli riassume i principi a) il riconoscimento della dignità e
direttivi della morale su tre valori dei diritti della persona umana;
fondamentali della vita economica b) la difesa dell’unità sociale e
e sociale:
particolarmente della famiglia;
a) sull’uso dei beni: ogni uomo ha c) la dignità e le prerogative del
il diritto di farne uso per il suo lavoro;
mantenimento. Tale diritto è ante- d) la ricostituzione dell’ordine giu-
riore e superiore a ogni altro diritto ridico,
economico, anche al diritto di pro- e) la concezione cristiana dello
prietà privata;
Stato.
b) sul lavoro, che è per ogni uomo
un diritto e un dovere;
c) sulla famiglia, la cui esistenza e
LA PROPRIETÀ PRIVATA
sviluppo sono aiutati dalla proprietà Pio XII insiste molto sul concetto
La carezza a un bimbo
sporgendosi dalla sedia
gestatoria.
13
dei beni materiali, che permette al
padre di famiglia quella sana libertà
di cui ha bisogno per poter compiere
i doveri che il Creatore gli ha asse-
gnato per il benessere fisico, spiri-
tuale e religioso della sua famiglia.
Nell’allocuzione del Natale 1942,
dopo aver condannato fermamente
i regimi totalitari, Pio XII espone
che la famiglia richiede la proprietà
privata e che la proprietà privata è
un diritto naturale: La natura stessa
ha intimamente congiunto la pro-
prietà privata con l’esistenza dell’u-
mana società e con la sua vera ci-
viltà, e in grado eminente con l’esi-
stenza e con lo sviluppo della fami-
glia. Un tal vincolo appare più che
apertamente. Non deve forse la pro-
prietà privata – si chiede il Papa –
assicurare al padre di famiglia la
sana libertà, di cui ha bisogno, per
poter adempiere ai suoi doveri?
Non si deve perciò abolire la pro-
prietà privata, fondamento della
stabilità della famiglia, ma promuo-
verne la diffusione. Ed è un obbligo
fondamentale dello Stato di accor-
dare una proprietà privata possibil-
mente a tutti. Nella famiglia, sostie-
ne ancora il Papa, una nazione trova
la radice naturale e feconda della
sua grandezza e potenza. Se la pro-
prietà privata ha da condurre al be-
ne della famiglia, tutte le norme
pubbliche, anzi tutte quelle dello
Stato che ne regolano il possesso,
devono non solo rendere possibile e
conservare tale funzione funzione
nell’ordine naturale sotto certi rap-
porti superiore a ogni altra ma
ancora perfezionarla sempre più.
Sarebbe infatti innaturale un vanta-
to progresso civile il quale rendesse
vuota di senso la proprietà privata,
togliendo praticamente alla famiglia
e al suo capo la libertà di persegui-
re lo scopo da Dio assegnato al per-
fezionamento della vita familiare. ٗ
BS MARZO 2009

2.4 Page 14

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ANNIVERSARI
DON BOSCO di Francesco Motto
E DE AMICIS…
due educatori?
sa Cattolica, lasciando a mamme e so-
relle una parvenza di formazione re-
Fatta l’Italia, bisognava
ligiosa; alla stessa ombra, vista come fare gli Italiani, secondo
ostile alla religione, Don Bosco nel-
la vita e negli scritti non intese fare al- l’espressione attribuita a
tro che “salvare l’anima dei suoi gio-
vani”. Eppure in tanta diversità, qual-
Massimo d’Azeglio. Molti
cosa li accomuna: la volontà di edu- ci si misero d’impegno.
care. Per Don Bosco sono noti la sua
innata vocazione di educatore, il Si-
Fra loro: Don Bosco ed
14
Il più famoso dei libri di Edmondo
De Amicis è “Cuore”.
stema Preventivo, gli scritti diretta- Edmondo De Amicis.
mente o indirettamente pedagogici. Ma
anche De Amicis scrive molte pagine
A cent’anni dalla morte
Quanto Don Bosco si sia
dato d’attorno per “fare gli
italiani”, è noto; tant’è che
nel 2001 è stato inserito nel-
la collana di studi di coloro che han-
no fatto “l’identità italiana”. Ma anche
con le stesse finalità: con Cuore in-
tende far germogliare, in un’Italia
che ha raggiunto unità e indipenden-
za senza vere e proprie ragioni stori-
che, una comune radice culturale,
tentando di educare la massa dei ra-
gazzi della “nuova” Italia.
del famoso giornalista
scrittore, considerato
anche un educatore,
tentiamo un raffronto.
De Amicis si è dato da fare; il libro
Cuore (1886) ha attraversato intere ge-
nerazioni almeno fino agli anni Ses-
VALORI CONDIVISI
santa del 1900. Due “educatori”?
Forse. Ma diversissimi. Li divide
Figli di un contesto paternalistico,
l’età, con tutto quello che può signi-
moralistico come quello ottocente-
ficare per l’uno l’aver vissuto 30 anni
sco, tanto Don Bosco quanto De
sotto l’ancien régime, rispetto all’al-
Amicis cercano di creare nei giovani
tro che a 15 anni si trova già cittadi-
un pensiero comune: religioso il pre-
no del Regno d’Italia. Li differenzia
te, laico De Amicis. Per il primo al
l’origine contadina del primo e quel-
vertice di ogni educazione c’è “il
la borghese del secondo. Diverse an-
buon cristiano” che garantisce di
che le esperienze di vita: uno sacer-
“essere poi un giorno fortunati abita-
dote/educatore, l’altro militare/giorna-
tori del cielo”; ma questo non esclu-
lista; costruttore e gestore di opere per
de, anzi richiede l’onesta cittadinan-
i giovani poveri l’uno, brillante cro-
za in terra che esige di mantenere
nista-viaggiatore l’altro; scrittore per
con il lavoro la propria famiglia, di
esigenze apostoliche Don Bosco, lin-
non recare fastidi alle pubbliche au-
guista e prosatore l’altro; cattolico fi-
torità, di pagare l’odiatissima tassa
lopapalino l’uno, laico socialista/non
sul macinato.... Dunque valori civili
marxista l’altro. All’ombra del mito ri-
e religiosi che si completano: anima
sorgimentale De Amicis riesce a de-
e corpo, individuo e società, cultura
scrivere in Cuore un intero anno sco-
Il tamburino sardo, uno dei
intellettuale e fisica. Con ciò non si
lastico senza un solo cenno alla Chie-
racconti più toccanti di “Cuore”.
è eccessivamente lontani però – reli-
MARZO 2009 BS

2.5 Page 15

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gione formale a parte – dagli impe-
rativi morali di Cuore propri della
moralità piccolo-borghese: famiglia,
Fotografia di don Bosco a 71 anni,
eseguita a Genova dal fotografo
Gustavo Luzzati il 16 marzo 1886.
fedeltà, dedizione, sacrificio, bontà,
fratellanza, responsabilità morale,
carità senza ostentazione, lavoro,
amor di patria, ecc. Forse che questi
“valori umani” non sono anche virtù
temi che siete ragazzi di cuore”. Ma
qui c’è tutto Don Bosco, padre, fra-
tello, amico dei giovani e nemico dei
castighi. Egli parlava al cuore dei
cristiane? Chissà che non debba ri-
scoprirli la società globalizzata che
almeno formalmente da 60 anni pro-
clama i “diritti civili”. Certo, la de-
giovani, indicava agli educatori l’im-
portanza e il modo di conquistarne i
cuori. Ora se la virtù della bontà in
Cuore sfocia talora in un buonismo
scrizione della scuola in Cuore ha
l’aria di essere edulcorata, con per-
sonaggi un po’ stereotipati, ma è ben
evidenziata la funzione della scuola,
un po’ banale, forse che la bontà non
è più da coltivare? E se la virtù della
povertà, nella visione cristiana di
Don Bosco, non è facile apprezzarla,
dell’imparare, dei libri, cose che de-
vono formare buoni scolari e ragazzi
rispettabili. È la stessa missione che
Don Bosco affida alle sue scuole, al-
forse che non è più un valore? Il
maestro che ama, descritto in Cuore,
non vale forse il maestro spesso più
burocrate che educatore di oggi, più
Edmondo De Amicis (Oneglia 21
le sue pubblicazioni. Tutte le pagine inventore di griglie, valutazioni e
del diario deamicisiano parlano del- programmazioni che attento a una
ottobre 1846 – Bordighera
11 marzo 1908).
la presenza delle classi sociali e della corretta crescita culturale, morale,
stabilità grazie alla loro conservazio-
ne: ognuno deve fare la sua parte, il
proprio dovere nel ruolo che gli è
toccato in sorte. Don Bosco è sulle
stesse posizioni: non predica la lotta
di classe, ma la sincera collaborazio-
ne fra di esse, che include l’accetta-
zione del “diverso” (all’epoca il di-
verso poteva essere un italiano nato
a Reggio Calabria): “Vogliategli be-
ne in maniera che non s’accorga di
essere lontano dalla città dove è na-
to, fategli vedere che un ragazzo ita-
liano, in qualunque scuola metta il
piede, ci trova dei fratelli”.
spirituale del fanciullo, più attento ai
propri diritti sindacali che a far acqui-
sire dagli allievi i valori che un doma-
ni saranno alla base di una società sa-
na. Come Don Bosco, anche De Ami-
cis per trasmettere insegnamenti ri-
corre alla presentazione di novelle
che possano attirare l’attenzione dei
ragazzi. Ecco allora in Cuore l’esem-
plaristica dei giovani “italici” i quali,
in situazioni difficili e di conflitto,
compiono atti di grande coraggio in
difesa della patria, della famiglia, del-
l’onore, dimostrando altruismo, orgo-
glio nazionale, etica familiare, valori
civili... Questa letteratura espressa in
chia, discutibili alcuni intenti peda-
gogici. Ma è legittimo chiedersi se la
pedagogia di Cuore sia solo il reper-
to storico di un tentativo laico di
educazione ormai sorpassato, oppure
se alcune sue intuizioni pedagogiche
siano attuali oggi che l’“incultura” del-
l’optional mescola, in una melassa ap-
petibile alle masse, valori e opinioni
personali, fede e pornografia, veline
e pensatori, nobili aspirazioni e vol-
garità assolute, ordine e caos, alto e
basso, senso e nulla. Forse si tratta pri-
ma di ben “illuminare la mente”, per
poi “rendere buono il cuore”, come as-
15
FAR LEVA SUI SENTIMENTI
Per De Amicis sono i sentimenti
che permettono di edificare un rap-
porto produttivo e sincero, cui i ra-
gazzi rispondono immediatamente e
con slanci: “Sentite. abbiamo un an-
no da passare assieme. Vediamo di
passarlo bene. Studiate e siate buoni.
Io non ho famiglia. La mia famiglia
siete voi [...] Voi dovete essere i miei
figlioli. Io vi voglio bene… Non vo-
glio avere da punire nessuno. Mostra-
stile facile e immediatamente com-
prensibile ha trovato in entrambi
esponenti di primo piano. Prova ne
sono i loro successi editoriali.
UNA PROVOCAZIONE
Certo esistono in Cuore degli ec-
cessi: il sentimentalismo, l’ugualita-
rismo formale, l’estetica bellezza del-
l’amor di patria fino al martirio. Facile
il sarcasmo sulle “ingenuità” e “ipo-
crisie”, scontata la critica contenuti-
stica, inaccettabili le forzature nella
seriva Don Bosco. L’attualità di un li-
bro è data anche dal fatto che esso ci
fa capire da dove sorge il problema che
abbiamo. Non per nulla si studia la sto-
ria. Sarebbe interessante mettere a con-
fronto il modo in cui noi oggi risol-
viamo le nostre difficoltà all’interno
della società e della scuola con quel-
lo adottato dai personaggi di Cuore. De
Amicis ha certamente qualcosa da dire
agli insegnanti, poiché i ragazzi por-
tano ancora in classe i problemi che
sentono fuori ed esistono anche oggi
classi impossibili da gestire… Anche
presentazione dei personaggi storici se il mondo è cambiato, non è detto
(Cavour, Garibaldi…), da respingere che la narrativa oggi di moda sia più
il mito del Risorgimento senza mac- educativa, più normativa di quella di
Cuore. Del resto se don Bosco/edu-
L’annullo alla fiera del Libro
di Torino che celebra il centenario
dello scrittore.
catore rivisitato è sempre attuale, non
è detto che De Amicis/educatore ri-
visitato non lo sia.
ٗ
BS MARZO 2009

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
CITTÀ DEL VATICANO
Il 5 novembre ultimo scorso
la Sacra Congregazione delle
Cause dei Santi ha emesso il
decreto di approvazione per
l’inizio del processo di beati-
ficazione e canonizzazione
del sacerdote salesiano don
Andrea Majcen, morto nel
1999. Il “nuovo servo di Dio”
è stato missionario in Cina e
in Vietnam, dove ha dato tutto
se stesso in un’instancabile
opera di evangelizzazione. Ne
te, mentre salta un ostacolo riparleremo.
roccioso, come gli capitava
nelle sue terre; impugna una
FRASCATI, ROMA
MONUMENTO
A ZEFFIRINO
Villa Sora, è il collegio salesia-
no di Frascati dove per qualche
mese, prima di essere ricovera-
to all’ospedale dell’Isola Tibe-
rina il 28 marzo 1905, ha stu-
diato il principino della Pampa
argentina, Zeffirino Namun-
curá. Il famoso Liceo salesiano
vuole ricordare il più illustre e
il più santo dei suoi alunni con
un monumento in bronzo affi-
dato allo scultore prof. Roberto
Scardella. Il giovane mapuche
è in sella a un cavallo rampan-
lancia come un vessillo di re-
surrezione e di pace; L’abito è
quello della sua gente. Sulla
roccia poggia uno scudo ma-
puche con incisi i profili di
Domenico Savio e dello stesso
Zeffirino in compagnia di Don
Bosco. Per saperne di più:
06/9401791; Fax 06/9424608;
direttore@villasora.it.
16
BREVISSIME DAL MONDO
CITTÀ DEL VATICANO.
Lo scorso novembre il pri-
mo Forum Cattolico/mu-
sulmano ha permesso una
dichiarazione finale comu-
ne. Ecco alcuni dei punti:
2) La vita umana è un do-
no preziosissimo di Dio a
ogni persona. 6) Le mino-
ranze religiose hanno il di-
ritto di essere rispettate
nelle proprie convinzioni e
pratiche religiose. 9) La
creazione di Dio nella sua
pluralità di culture, civiltà,
lingue e popoli è una fonte
di ricchezza. 11) Cattolici e
musulmani rinunciano a
qualsiasi oppressione, vio-
lenza, atti terroristici. Fa
bene sperare.
CITTÀ DEL VATICANO.
Tragico il bilancio dei mis-
sionari uccisi nel 2008. Se-
condo il dossier dell’agen-
zia Fides, che è l’organo
informativo della congre-
gazione vaticana per l’E-
vangelizzazione dei Popo-
li, essi sono stati 20. Tra
gli altri anche un sacerdo-
te salesiano, padre John-
son Moyalan in Nepal.
PISANA, ROMA
I SALESIANI
HANNO 150 ANNI
Il 21 febbraio presso l’Uni-
versità Salesiana di Roma si
è svolto un seminario interdi-
sciplinare di studio per il
150° anniversario di fonda-
zione della congregazione sa-
lesiana. Numerosi gli inter-
venti da quelli del Rettore
Mario Toso, a don France-
sco Cereda, consigliere ge-
nerale per la formazione,
don Francesco Casella e
don Bruno Bordignon della
facoltà di Scienze dell’edu-
cazione, don Francesco
Motto, direttore dell’Istitu-
MARZO 2009 BS
to Storico Salesiano, don
Markus Granlich della facoltà
di Diritto Canonico, don Aldo
Giraudo della facoltà di Teo-
logia e ancora don Mario Fis-
sore, suor Grazia Loparco,
don Jesús Manuel García. Ha
concluso il gran cancelliere
don Pascual Chávez Villanue-
va, Rettor Maggiore. Dai pri-
mi 18 salesiani (compreso Don
Bosco), fino ai nostri giorni la
congregazione di Don Bosco
vanta una storia a volte trava-
gliata ma decisamente gloriosa
che ha realizzato imprese ec-
cezionali un po’ dovunque nel
mondo formando dei santi.

2.7 Page 17

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a cura del direttore
USHUAIA, ARGENTINA
Come già Don Bosco, an-
che Zeffirino Namuncurá
ha il suo monumento nella
città più a sud del mondo,
realizzato dallo stesso ar-
tista, il salesiano padre Jo-
sé Ellero. Ceferino, nel tipi-
co abbigliamento mapu-
che è raffigurato in movi-
mento su una roccia, il che
richiama il significato del
suo cognome “namun/pie-
de curá/pietra = piede di
pietra”. Presenti la banda,
le autorità municipali, gli
scout del collegio “Don Bo-
sco”, salesiani e popolo.
QUITO, ECUADOR
Il XXVIII premio mondiale di
Poesia Mistica “Fernando
Rielo” è stato assegnato al-
la raccolta di poesie “Hora
de la tarde” del salesiano
don Rafael Alfaro. L’opera
è risultata prima tra le 11 fi-
naliste giunte da Colombia,
Messico, Paraguay, Spagna
e Stati Uniti. Le raccolte
giunte da ogni parte del glo-
bo erano 254. “Hora de la
tarde” è una splendida me-
ditazione sulla sera della vi-
ta scritta da un sacerdote di
78 anni, e avrà anche l’ono-
re della pubblicazione.
17
CIUDAD JUÁREZ,
MESSICO
Tutti conoscono gli “oratori
di frontiera”, una realtà ad
alto profilo sociale e reli-
gioso dei salesiani, che si
occupa dei ragazzi nelle
zone più a rischio delle na-
zioni, le zone di frontiera
appunto. Lo scorso 2 di-
cembre è stata firmata una
convenzione tra l’Istituto
Tecnologico per gli Studi
Superiori di Monterrey e i
salesiani della città per in-
coraggiare lo sviluppo di
microimprese e la forma-
zione tecnologica dei ra-
gazzi, tra i più a rischio
dell’intera nazione.
USP, ROMA
Don Giuseppe Tabarelli,
per 11 anni a Gatchina
(san Pietroburgo) incarica-
to della Editrice Don Bo-
sco, webmaster del sito
www.donbosko.ru/s/2/8,
e direttore del Bollettino
Salesiano in lingua russa,
è stato richiamato in Italia,
presso l’Università Pontifi-
cia Salesiana come prefet-
to della grande biblioteca
universitaria che 11 anni fa
aveva contribuito a rinno-
vare e informatizzare.
LVIV, UCRAINA
Il presidente della Repub-
blica dell’Ucraina, Victor
Yushchenko, ha concesso
un’onorificenza statale di
3° grado al direttore della
casa/famiglia “Pokrova
(che significa Riparo) e
della comunità salesiana
di Lviv, don Mychaylo
Chaban. Si tratta di un ri-
conoscimento per il pre-
zioso lavoro che i salesiani
svolgono a favore dei ra-
gazzi più poveri e abban-
donati, i quali spesso man-
cano anche dell’affetto di
una famiglia.
EŁK, POLONIA
È stato assegnato il “Giglio
Bianco” al salesiano don
Paweł Sufleta direttore del-
l’oratorio della città, per il
grande impegno con cui se-
gue i ragazzi attraverso lo
sport, la cultura, la forma-
zione. Il “Giglio Bianco”,
creato dall’amministrazione
comunale, esprime l’ammi-
razione e il ringraziamento
della popolazione e degli
stessi Amministratori. Alla
cerimonia erano presenti il
sindaco della città (che ha
circa 60mila abitanti) con le
autorità civili e religiose.
BS MARZO 2009

2.8 Page 18

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VIAGGI
IL PRINCIPINO
E I SALESIANI di Giancarlo Manieri
Ceferino durante la sua
vita con i salesiani ebbe
numerosi contatti con
alcuni di loro per i quali
nutriva una profonda
stima e affetto e dai
quali era sinceramente
ricambiato.
male che a Viedma don Garrone gli
doveva aver descritto con un certo
realismo. “Egli perciò sapeva di es-
sere ammalato, non solo, ma anche
che la sua malattia era piuttosto se-
ria e gli avrebbe procurato non po-
chi fastidi e dolori”. Così don Ricar-
do Noceti, quando a Chimpay lo in-
tervistavo sul figlio della pampa, se-
duti con don Piero e l’autista Ramón
attorno a un tavolo, mentre l’imman-
cabile mate continuava a girare di
bocca in bocca… eccetto la mia!
DON ZATTI
18
Èsicuro che Ceferino restò ma-
puche. Sempre. Anche quando
era in collegio, mescolato ai
suoi compagni huinca, anche
quando era con i suoi amici aspiranti
e/o con i superiori salesiani. Il giova-
ne indio ne ha incontrati parecchi di
salesiani. Alcuni di sfuggita, altri più
a lungo. Per tutti ha serbato grande
riconoscenza, sincera devozione, e
forte ammirazione. Il padre Evasio
Garrone, “el padre doctor”, l’ha in-
contrato all’ospedale salesiano di
Viedma che lui stesso aveva fondato:
il primo della Patagonia. Ceferino ha
Ricardo Noceti durante l’intervista
a Chimpay.
stretto amicizia con lui che l’ha cura-
to per oltre due anni a base di bistec-
che ai ferri e zabaione. Proprio da
lui, con ogni probabilità, ha ricevuto
le notizie più veritiere sul suo reale
stato di salute. Lo si può dedurre dal
fatto che da quella casa Ceferino
scrive a un altro salesiano cui si era
da tempo legato, don Giuseppe Va-
spignani, il direttore – poi ispettore
– che l’aveva accolto e ospitato al
Pio IX di Buenos Aires: “Ascolta,
buon padre, ciò che il bravo capita-
no diceva agli altri passeggeri, (pro-
E PADRE VACCHINA
Fu ancora a Viedma che tra il
1902 e il 1903 s’incontrarono nello
stesso collegio sia Ceferino sia Ar-
temide Zatti. Ambedue colpiti dal
medesimo male, la tbc, e tutti e due
con il desiderio di guarire presto per
poter continuare la strada intrapresa
e realizzare il sogno che avevano
dentro: diventare salesiani e sacer-
doti. Nessuno dei due arriverà alla
meta; ma tutti e due raggiunsero
quella della santità: tutti e due sono
stati dichiarati beati.
Don Garrone guarì Zatti ma non
riuscì a guarire Ceferino. Il primo re-
stò a Viedma, divenne coadiutore sa-
lesiano e alla morte di don Garrone
babilmente si riferiva a uno dei suoi
viaggi in nave, forse quello da Bahia
ne divenne il successore alla guida
dell’ospedale. Il giovane mapuche
Blanca a Viedma) questo ragazzo intraprenderà di lì a poco il suo lun-
non soffre il mal di mare, è molto go – e definitivo – viaggio verso l’I-
forte. Questo sì che è un uomo”. Vi talia, da dove intratterrà una fitta cor-
sprizza un po’ di orgoglio mapuche rispondenza con familiari e salesiani.
che Ceferino ha sempre coltivato per C’è anche una cartolina indirizzata a
non allontanarsi dalle sue origini, ma Zatti, a conferma della loro amicizia.
certamente è anche l’espressione Sempre a Viedma Ceferino incon-
della segreta speranza che la sua fi- trò un altro salesiano, superiore e
bra indigena potesse sconfiggere il amico, il direttore del collegio don
Bernardo Vacchina, anche lui, come
Il battesimo di Ceferino da parte
di don Milanesio a Chimpay
il 24 dicembre 1888.
gli altri finora menzionati, italiano (di
Rivignano di Alessandria) che stima-
va Ceferino più di ogni altro aspirante
MARZO 2009 BS

2.9 Page 19

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sapeva ed è molto probabile – ecco
l’ipotesi – che pensasse di portarlo in
Italia, non tanto o non solo per l’aria
o le medicine, quanto per “sanare”
direttamente in Vaticano l’irregola-
rità caduta addosso al suo amato al-
lievo, perché potesse seguire la sua
vocazione.
Sopra da sinistra, don Domenico
Milanesio di Settimo Torinese
GLI ALTRI
(1843-1922), don Bernardo
Vacchina (1859-1935) e
Seppi, durante le interviste fatte
don Giovanni Beraldi (1864-1940).
un po’ dovunque, di altri salesiani
Sotto, don Giuseppe Vespignani
di Lugo (1854-1932).
conosciuti e stimati da Ceferino. A
Viedma fu amico di Giuseppe Ca-
ranta, italiano di Valdieri (Cuneo)
coadiutore, che faceva il sacrestano.
e ne curava la formazione con parti- tro e ne era ricambiato con entusia- Il giovane mapuche gli fu assegnato
colare scrupolo, conscio delle diffi- smo, monsignor Giovanni Cagliero. come aiutante e lui poté scoprire
coltà che avrebbe dovuto superare Il bene che voleva a Ceferino era pa- quante virtù allignassero in quell’in-
per arrivare dove dichiarava di voler lese e il bene che gli voleva Ceferino diecito ammalato. Un giorno che gli
arrivare. Dopo che i suoi 17 compa- altrettanto. Fu lui a seguire la sua chiese scusa per averlo fatto lavora-
gni aspiranti furono trasferiti a Pata- formazione e spronarlo perché pun- re troppo, l’indio rispose: “Non è
gones, don Vacchina non mancò di tasse decisamente al sacerdozio. Ma importante lavorare, è importante
portarlo con frequenza a far loro visi- sapeva bene, il monsignore, che per solo salvarsi l’anima”. Don Stefano
ta, come testimonia don De Salvo, arrivare a questa meta la strada era Pagliere fu suo assistente e restò af-
uno degli aspiranti, quello che incau-
tamente aveva chiesto a Ceferino no-
quasi bloccata. Era stato lui a con-
vincere don Manuel, padre di Ceferi-
fascinato dalla straordinaria bontà
del figlio del cacicco, tanto che fu il
19
tizie sul gusto della carne umana qua- no, a scegliere una delle sue quattro primo a darsi da fare perché venisse-
si che i mapuche fossero cannibali. attuali mogli, e a sposarla secondo il ro raccolti i documenti che lo riguar-
Sempre a Viedma Ceferino confiderà rito di Santa Romana Chiesa, libe- davano e fosse scritta la sua biogra-
i suoi difetti, i suoi scrupoli, i suoi rando le altre. Il vecchio cacique che fia. Don Stefano fu anche suo diret-
momenti tristi, le sue inquietudini al aveva la bellezza di 89 anni, accon- tore nel 1902 e suo confessore per
padre Juan Beraldi, italiano di Ver- sentì ma non impalmò, già lo scri- qualche tempo a Buenos Aires nel
nazza, SP, eleggendolo a suo confes- vemmo, la donna che monsignore 1904 prima della sua partenza per
sore; era un uomo comprensivo, di- sperava, cioè la mamma del suo pro- l’Italia. Un prete di grande statura
screto, sensibile che sapeva leggere tetto, Rosaria Burgos, bensì una mol- morale che si occupò della salute di
nell’animo dei suoi penitenti. Forse a to più giovane, la trentottenne Igna- Ceferino fu don Andrea Pestarino,
lui il giovane pampeano confidò i ti- cia Rañil, rendendo così Ceferino fi- direttore di Uribelarrea, la scuola
mori per il suo futuro, poiché non glio illegittimo. Era per il Diritto Ca- agricola dove a quattro riprese l’in-
riusciva a comprendere come mai, nonico allora vigente un impedimen- dio soggiornò per periodi di riposo.
per quante ricerche si facessero, non to per diventare prete. Monsignore lo Un altro, don Tomás Della Vedova,
si trovasse il suo certificato di battesi-
testimonia come Ceferino offrisse
mo, indispensabile per continuare il
alcuni suoi “crediti” di buona con-
cammino verso il sacerdozio.
dotta per riscattare qualche compa-
gno che aveva ricevuto una punizio-
DON CAGLIERO…
ne. E ancora il coadiutore Carlo
Sessa che egli chiamava affettuosa-
Don Ricardo quel giorno mi parlò
mente Carlìn, e altri due salesiani,
di un’ipotesi che mi apparve plausi-
don Domenico Milanesio che l’ave-
bile, anche se egli ci tenne a specifi-
va battezzato e che gli rimase im-
care che non era suffragata da docu-
presso per le sue imprese missiona-
menti, ma frutto di un semplice ra-
rie, tant’è che se Ceferino decise di
gionamento. C’è di mezzo un altro
farsi salesiano lo deve proprio al suo
grande salesiano, vescovo, che aveva
esempio; don Faveiro Ramón, mae-
a cuore Ceferino più di chiunque al-
stro di musica, morto a 29 anni. Fu
lui che scoprì, dopo un colpo di tos-
se durante un brano cantato, che Ce-
Monsignor Cagliero (1838-1926)
con Ceferino di 15 anni.
ferino sputava sangue…
(continua)
BS MARZO 2009

2.10 Page 20

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3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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nanzitutto, sull’accostamento di SL
al disagio del mondo giovanile. Una
domanda sorge spontanea: se su SL
si possono fare le stesse attività che
nella vita reale, chi me lo fa fare a
stare ore e ore davanti al computer se
A destra un chiostro
e, sopra, Assisi in Second Life.
le posso svolgere, e meglio, nella vita
reale? Si potrebbe rispondere che il e comportamenti negativi della vita indubbiamente una svolta epocale
fenomeno di SL ha successo perché reale all’interno di questo “paradiso nella “cyber-socializzazione”, ritro-
c’è un disagio di fondo: i ragazzi, i virtuale”. Non a caso www.repub- vare un mondo virtuale tanto simile
giovani non hanno spazi per aggre- blica.it del 10/05/2007 titolava: “Se- al caldo mondo reale. Chi dice che
garsi nel mondo reale (manca ormai cond Life, il paradiso perduto – il alla fin fine SL sia soltanto un brow-
la vita di strada, la vita di cortile, non mondo virtuale scopre il crimine – ser interattivo si augura che i signori
si è più sicuri nell’uscire), “i grandi” Dalla pedofilia al pizzo, cresce la della Linden si decidano prima o poi
non danno loro spazio per esprimere delinquenza nel sito-utopia”. La ad aprire i loro codici alla comunità
le loro idee e le loro potenzialità, e troppa frequentazione di una vita vir- scientifica, perché il sistema sia mes-
allora ci si rifugia nel virtuale, un tuale può disturbare il comportamen- so a disposizione di tutti. Ma, ahimè,
ambiente soft dove “non ci si può fa- to nella vita reale e influenzare nega- SL resta un sistema chiuso.
re male”, almeno fisicamente, dove tivamente anche le relazioni.
si è liberi di socializzare con tutte
quelle pratiche da “cyber-cortile” QUALE SARÀ IL FUTURO?
che sostituiscono le pratiche da
DURERÀ?
Che cosa sarebbe successo se Tim
“real-cortile” che tutti noi abbiamo Luci e ombre: non solo la libertà e Barnes Lee, l’inventore del web, non
sperimentato. Allora i più giovani la creatività dei residenti di realizza- avesse messo a disposizione la sua
vanno su SL per costruire relazioni: re le proprie creazioni per scambiarle scoperta nel 1990 e avesse rinuncia-
parlare, socializzare, condividere in- o rivenderle, non solo la capacità di to ai facili guadagni del brevetto e del-
teressi, video, foto, musica, esperien-
ze di vacanze e di intrattenimento
imprenditori “2.0” di vendere e pub-
blicizzare i loro prodotti e i loro ser-
lo sfruttamento commerciale? O se
avesse fatto pagare per ogni pagina
21
con altri appartenenti alle loro com- vizi in modo così innovativo; su SL web consultata? Certamente il web
munity (le stesse cose che fanno su possono allignare i vizi peggiori. non sarebbe stato così popolare. Pri-
YouTube, MySpace, FaceBook), Forse è anche per questo che, dopo il ma che SL giunga alla fine della sua
con il plus di utilizzare un’interfaccia picco di utenti e di giro d’affari del parabola, perché chiuso dall’FBI per
3D e di godere di tante libertà che 2007, SL sta vivendo una fase di ca- eccesso di gioco d’azzardo, o perché
nel mondo reale e restrittivo non lo molto significativa anche se l’am- superato da un altro “metamondo” 3D,
possono permettersi.
ministratore delegato della Linden ci piace immaginare che gli uomini
Lab, Philip Rosedale, vede ancora il della Linden possano mettere a di-
I GIOVANI
Il desiderio di avere qualcosa di di-
verso, e/o di più, affascina particolar-
mente i più giovani, iperprotetti, be-
nestanti, abituati a ottenere ciò che
vogliono. Abbandonata la fede, sen-
za più alcun desiderio di un “oltre”,
ma solo di una felicità “presente”
fatta di “cose” o di “momenti”, è fa-
cile che sconfinino oltre la legalità e
la morale, fino all’autolesionismo
per provare brividi nuovi; e c’è chi
bicchiere mezzo pieno e parla di
“trasformazioni in corso”. Al di là
degli aspetti morali, che pure sono
importanti, è interessante notare che
SL potrebbe essere un’occasione
perduta3. Come sappiamo il web è
tutto basato su interfacce 2D, ed è
quindi un mondo bidimensionale,
senza “qui e senza là”. Una condi-
zione innaturale, laddove nel mondo
reale siamo abituati a muoverci in un
mondo 3D. Con SL stiamo comin-
ciando ad associare le nostre scorri-
sposizione i codici/sorgente del motore
di SL, anche se forse da qualche par-
te qualcuno, magari uno sconosciuto
programmatore, con uno di quegli
scoop cui l’evoluzione scientifica ci ha
abituato, “sta per sferrare il colpo per-
fetto: la costruzione di un sistema tri-
dimensionale di rete per navigare i
contenuti di internet e interagire in
modo più naturale con gli altri uten-
ti”4. Allora, ancora una volta… se-
conda vita o occasione sprecata? ٗ
cerca compensazioni nel mondo vir- bande sul web a un’interfaccia 3D,
tuale, ad esempio in SL. Così però è certo un’interfaccia ancora imperfet-
facile perdere il contatto con la ta, ma non per molto: i progressi tec- 1 Cit. in Web 2.0, Vito Di Bari, Guide Il Sole
realtà, fino all’alienazione, allo sdop- nologici sono velocissimi. Una do- 24Ore, 2007, p. 146.
piamento della personalità, a devia-
zioni del comportamento. In SL pos-
so scegliere di essere un transessua-
le, un terrorista, uno scienziato pazzo
o peggio, e così potrei finire per
manda s’impone: che cosa succede-
rebbe se iniziassimo a navigare tutti
in un’interfaccia 3D, se sostituissimo
i nostri browser bidimensionali con
browser 3D dove poter navigare e
2 http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/
scienza_e_tecnologia/second-life-
news/commento-romagnoli/commento-
romagnoli.html.
3 Cit. Antonio Dini in Web 2.0, Vito di Bari,
I quaderni de Il Sole 24Ore, 2007, p. 142.
comportarmi anche nella vita reale. abitare in maniera semplice mondi 4 Cit. Antonio Dini in Web 2.0, Vito di Bari,
O, viceversa, potrei portare pulsioni tridimensionali interattivi? Sarebbe I quaderni de Il Sole 24Ore, 200,7 p. 142.
BS MARZO 2009

3.2 Page 22

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LETTERA
G AI IOVANI
Marco Talon
GATTA CI COVA...
Una scazzottata
Carissimo,
Una malattia preoccupa molto di più di un graffio
non ti sei mai chiesto perché abbiamo le unghie, di un manrovescio.
perché le dita si raggomitolano improvvisamente Il violento, l’iracondo è febbricitante, è impaurito
a pugno.
dentro di sé. È spaventato. L’ambizione lo sta
Perché quando si litiga le parole agonizzano e
distruggendo. Si sente vulnerabile e per questo
invocano la morte… “ti ammazzo”, “ti faccio secco”! colpisce. È depresso e la frustrazione lo segue
Non rispondo a tono. Troppo semplice constatare come un’ombra. Diventa nevrotico. Tutto dà i
come la litigiosità sia un virus che sta intaccando nervi.
tutti: amicizie, parentele, interessi, il mondo dello Cosa c’è sotto la cenere?
22 spettacolo, dello sport. A raffica partono denunce, Come giustifichi una tempesta se non con
si aprono processi. Ti faccio una controdomanda: un’affettività scomposta, a pezzi, un fallimento
quando ti capita di litigare, di esplodere, di
esistenziale? Non c’è via d’uscita, non vai da
collassarti, fino a perdere la testa?
nessuna parte se a guidarti è l’istinto.
Te lo dico io.
Se sei infelice trasmetti inquietudine. Prova un
Il litigio è un segnale. È più assimilabile a una
giorno solo a vivere allo stato puro con la luce
malattia che a una ferita.
negli occhi, il sorriso sul volto, diventi contagioso,
aggregante, simpatico.
Non mendicare compassione e
comprensione. Una volta tanto apri la mano
per dare, aiutare. Non è un trucco essere
solidali, è santa astuzia offrire gratuità,
crea benessere alla psiche e dà ossigeno
alla vita.
Quando ti senti negativo, triste, ricorda
questa regola dettata dal buon senso:
attorno a te non ci sono nemici, c’è sempre
qualcuno che ti vuol bene, devi solo aprire
gli occhi e vederlo. L’ira ti acceca.
Ogni tanto serve sfogarti. Cerca una
spalla su cui appoggiare i tuoi umori.
Vincere un giorno di rabbia può salvarti
cento giorni di dolore (è un proverbio
cinese). Sii paziente, non cedere alle
provocazioni, conta fino al dieci e magari
fino a cento. Dà filo al tuo aquilone,
volerà molto più in alto.
Carlo Terraneo
MARZO 2009 BS

3.3 Page 23

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IDLI TDEAOTNROBOSCO Pmreusseicnhtieamoroigiilnmalui:sOicascl a“rInGmomaneizcheeJodsiècaMmoircaitao”;, tteitsotilooroirgiignianlailJeu:aDnoFnanBeorsceoA(nStpoanginoaG1i9l.88);
UN PRETE...
“IN MANICHE DI CAMICIA”
di Michele Novelli
Non è semplice inquadrare la figura di Don Bosco. La sua poliedricità
sfugge all’omologazione di una certa agiografia stereotipata, ma ancor più
si sottrae a un certo immaginario popolare che riduce le vite dei santi
a “fioretti” semplificati. E tuttavia la sua personalità è tanto forte
e affascinante che non ci si può astenere dal raccontarla.
23

3.4 Page 24

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TrVOaPAeFCIdPrnraaSneausaDbts2Dcnavtcezictorio8oletiiuorsieiros0rannzrntrorsiMsprn2ireoaaeaovioiio8eNalutb.oiedSn:ntDnJPsuanMenaiwiauiaicr,zeeblEdclaaowiCviieaAioiaRoldidpeltlsnrwnesnenenraoinrisiasd@a.ieiatcsdsieettt:elniloauaa,i.tlEceeCatlaolnPA.mteiidlCnSarePaladMrlCeiieocDsnoaot.r(idrGnuoa6caEpolFiedi(ticl4rldrcS:d7à.tloseeioeui0oiO4ie,m:i.idzr9mOaot10teUpgditoa6neo6r1olrieiblgr)rdnoEf4r2en.riiidaioci,in)da-etad,lmat3oeidiie.ac°:-oa,i il:
C hi ha voluto
“rappresentare” sulle
tavole di un palcoscenico
maniche di camicia” nasce in
Spagna, un successo teatrale e
musicale apparso anche sulle
la storia di Don Bosco ha nostre scene, a opera dei giovani
colto alcune sensazioni forti
dell’Oratorio di Ancona. In
come lo “stupore” (“C’è da non Spagna il “Don Bosco” ha visto la
crederci” – prossimo inserto di luce per le celebrazioni del
aprile) di imbattersi in un
centenario della morte di Don
24 “rivoluzionario” del suo tempo, Bosco (1988). In Italia è stato
con precedenti da ricercarsi solo tradotto e riadattato nel 1993.
tra i grandissimi della storia della
Chiesa (o della storia tout court) IN MANICHE DI CAMICIA
come, per citarne solo alcuni,
Benedetto da Norcia, Francesco
Leggiamo nella presentazione:
d’Assisi, Ignazio di Lojola. Altri La sua [di don Bosco] è una
hanno sottolineato una costante storia avvincente che insegna ai
che ha caratterizzato tutta la sua giovani come i sogni possano
vita: l’infaticabilità oltre ogni
diventare realtà. Don Bosco era
limite (“In maniche di camicia”) così: ecco perché può essere non tenace, determinato… capace di
con la capacità di interpretare il solo un «maestro e un amico»… novità, coraggioso e incurante
ruolo del prete, fuori dai canoni ma soprattutto un modello per i delle critiche dei benpensanti
ecclesiastici dell’Ottocento. “In giovani, ricco di concretezza,
preoccupati di conservare la
tradizione, ma incapaci di leggere
i segni di una nuova realtà sociale
e culturale che imponeva nuove e
lungimiranti prospettive di
impegno pastorale”. Ma il
principio ispiratore resta quello di
raffigurare Don Bosco come un
grande realizzatore. Caratteristica
che ha colpito non pochi, anche
in ambito non salesiano, se è vero
che Ennio De Concini, autore
della sceneggiatura del film su
Don Bosco dell’88 (con Ben
Gazzara), ebbe a titolare il suo
lavoro “Il Contadino di Dio”, lui,
laico che così tratteggiava la
figura di don Bosco: “Un uomo
semplice, genuino, schietto, che
MARZO 2009 BS

3.5 Page 25

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sente il ritmo delle stagioni, lo
scandire del tempo, un uomo
fermamente convinto che tutti i
A PARTIRE
DA UN SOGNO
della “Maestra”. Maria
diventa l’alfa e l’omega
della vita di Giovanni
terreni possono rendere il cento
I giovani hanno
Bosco. Voltandosi a
per cento solo che li si sappia
bisogno di sognare. In
ripercorrere la sua vita,
coltivare, un uomo che nutre una grande! Don Bosco si
Don Bosco non può
fiducia totale nella Provvidenza e presenta in questa
che riconoscere: “È
che si affida interamente alla
commedia musicale
Lei sì, che ha fatto
Madonna. Sono queste qualità
come il modello del
tutto/il Suo nome già
che lo spingono a dedicarsi
grande sognatore. È
lo sapete”. La
anima e corpo ai giovani, il
per questo che
sceneggiatura
terreno che lui coltiva sicuro di ancora trascina
prevede, per questo
ricavarne, appunto, il cento per schiere di giovani
quadro, la comparsa
cento...”. Del resto la locandina dietro di sé. Qui il
di una figura
dell’ultimo prodotto musicale su prete dei giovani
femminile, maestosa
Don Bosco (“Don Bosco, il
Musical” – inserto di febbraio)
ritrae il Santo con una vanga in
mano. Un prete In maniche di
camicia, operaio dunque, ma
impegnato per la formazione
culturale e spirituale dei «figli del
popolo», profondo conoscitore
della realtà sociale e in
particolare giovanile del suo
tempo. Gli autori spagnoli e i
realizzatori di Ancona tolgono
subito un sospetto: “Un agitatore
sociale? Un prete scomodo e
viene raccontato
dai giovani, e
raccontato ai
giovani, proprio in questa
prospettiva. “Il racconto è fedele e
cronologico, attraverso
l’espediente del teatro nel teatro; i
diversi quadri, che esaltano i fatti
salienti della sua opera sociale e
della sua santità, sono riassunti
ognuno in una canzone, dal
sogno dei nove anni fino alla sua
realizzazione”. E il sogno dei nove
e benevola, nella
parte più alta del
palco, come in una
effigie. Sembra di rievocare quella
famosa messa celebrata al Sacro
Cuore di Roma, all’altare della
Madonna, in cui Don Bosco si
sciolse in lacrime e s’interruppe
decine di volte. Il canto rievoca
quella commozione: “Lei mi prese
come un gioco / dentro il palmo
della mano / … Lei risplende
25
lontano dalla Chiesa istituzionale? anni apre, appunto, lo spettacolo
Neanche per «sogno»!”
con lo sbigottimento di Giovanni
di sentirsi addossata una missione
che ritiene superiore alle sue
forze: “Se sono solo uno dei tanti /
uno dei tanti e niente più / se sono
solo un saltimbanco, / perché fra i
tanti hai scelto me? / Sono un
oggetto che non serve / senz’altro
puoi trovar di meglio / io sono
solo un contadino”. Questa prima
canzone (Uno dei tanti) presenta
Giovanni attorniato dai suoi
compaesani, gente che si aggira
tra le attrattive di una fiera. La
scena successiva ci trasferisce in
una mischia di ragazzi che si
rincorrono, si prendono a pugni, si
tirano calci (Ballo dei lupi). È la
condizione di molti giovani cui
Giovanni deve rivolgersi per
trasformarli in agnelli. Ma come?
Inevitabilmente il pensiero va al
suo sogno di fanciullo e alla
raccomandazione di Lei: “No,
così no, / né la forza, né la
violenza / spalancano il cuor!”.
Non coi pugni è tra le canzoni più
belle, dolci ed efficaci dello
spettacolo. Vi domina la figura
BS MARZO 2009

3.6 Page 26

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come un faro / Tu colonna dei
dall’incontro con
ragazzi, che nessuno
miei sogni / alba, stella e mio
Bartolomeo Garelli (Sai
voleva: Devastatori,
rifugio.”
fischiare?) dove ci sono tutta
fuori di qui. “Tutti lo
Il musical è ricco di riferimenti l’inventiva di Don Bosco e
dicono: siamo le
alla condizione giovanile sia di la sua capacità
scorie / siamo i
oggi (un quadro è ambientato in comunicativa per
teppisti della
una discoteca in cui la figura
conquistare la fiducia dei
città… siamo
principale è Michele Magone:
giovani: “Se tu sai fischiar
vaganti come
“Fermate il mondo, scendo qui! / / la vita è bella per te”. Nel
gabbiani / trattano
Non ho un lavoro / non so chi
refrain c’è tutto
meglio i loro cani”.
sono”), sia di ieri (Ballo delle
l’atteggiamento di Don
Cocenti sofferenze
impalcature): giovani muratori Bosco nei confronti dei
che Don Bosco
affaccendati con mattoni, secchi, giovani: “Mi interessi tu,
riceve anche dai
cazzuole e, in mezzo a loro
così come sei”. Il tema
suoi confratelli
Giovanni che fa anch’egli il
sarà sviluppato in un’intera
sacerdoti che lo
muratore: “Siamo i ragazzi del canzone che porta come titolo prendevano per matto. Nella scena
borgo / i monelli del borgo. / La l’ormai celebre slogan: Mi basta due buffi preti si convincono che
nostra casa è la strada, / è
siate giovani. La canzone ha
occorre far qualcosa: “La diagnosi
l’impalcatura”. A questi giovani varcato i limiti del libretto della è chiara e sintomatica / “Paranoia
Don Bosco dedica la sua vita,
commedia per essere patrimonio tremens clerus…/ Gli diremo che
partendo, simbolicamente
del mondo salesiano, e cantata in è ‘esaurito’, che è ‘fissato’ / o
diverse circostanze. Da uomo
meglio schizofrenico”. Come ben
della comunicazione Don Bosco sappiamo, al manicomio Don
sapeva bene che il messaggio
Bosco con una furbizia ci spedì
deve essere percepito in tutta la proprio loro.
sua interezza: “Non basta amare / La canzone che dà il titolo al
ma che sappiano di essere amati / lavoro (In maniche di camicia)
26
un amico, che sia al loro fianco / rievoca la scelta di fondo di Don
dividendo gioie e dolori”.
Bosco: essere “prete” in un certo
Ma non sono tutte rose e fiori: modo. A noi contemporanei arriva
educatore concreto, il santo si è il messaggio del suo stile e del suo
imbattuto nel male. Rose e spine carisma di non essere preti o laici
canta la spinta creativa e redentiva cristiani “comunque”. Nel quadro,
del santo: “Prendi una lacrima / e due pretonzoli suggeriscono a
trasformala in sorriso. / Prendi la Giovanni le convenienze dell’esser
luna / e fanne un sole sul tuo viso”. prete: “Qui da noi c’è un prete
Spine pungenti come il rifiuto
molto grasso, / quando parla noi
generalizzato di ospitare i suoi
dormiamo molto spesso. / Dice
sempre messa e mangia... / Se vuoi
essere al passo con i tempi / devi
avere le conoscenze”.
Inginocchiato, con i paramenti
sacerdotali indosso, Giovanni
Bosco pensa alla sua scelta: “La
mia idea è del tutto differente, /
tutto è chiaro ormai dentro la mia
mente… Sarò in maniche di
camicia / un prete così”. Accanto a
lui, sua madre, Margherita, gli
sussurra con fermezza: “Se un
giorno sarai prete ed arriverai ad
esser ricco / mai metterò piede in
casa tua!”.
La musica esaltante, la
coreografia coinvolgente,
significative parole. Oggi, più che
mai, i giovani hanno bisogno di lui.
Michele Novelli
MARZO 2009 BS

3.7 Page 27

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B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
MARIA GABRIELLA
E IL SUO TESORO
In Sardegna e dalle file del-
l’Azione Cattolica germo-
glia il seme di una beatitu-
dine che giunge a completa
dell’ordine religioso cui affidar-
si per esprimere al meglio la sua
chiamata. Così Maria entrò dal-
le suore trappiste di Grottaferra-
maturità in soli 25 anni di ta, il 6 ottobre 1935, aggiungen-
vita. È il 17 marzo 1914 quando do al suo nome quello di Ga-
a Dorgali, importante centro briella (a ricordo del mistero
agricolo e turistico dell’isola,
nasce Maria che si trova inserita
in una numerosa famiglia (c’e-
rano due fratelli e due sorelle
più grandi e dopo di lei altre
dell’Annunciazione che spesso
meditava). Il 13 aprile dell’anno
successivo ebbe luogo la ceri-
monia della vestizione; in
Maria Gabriella Sagheddu
(1914-1939).
cassero con la preghiera e l’of-
ferta di sé alla grande causa
due sorelle e un fratello). Creb- quell’occasione scrisse ai fami- dell’unità dei cristiani. La cosa
be nel dolore la piccola, per la liari: “Pregate sempre affinché toccò profondamente la giovane
27
perdita a causa della spagnola io sia sempre fedele ai miei Maria Gabriella, che prese quel-
del papà e di un fratello, ma vi- doveri e alle mie Regole facen- l’esortazione come rivolta a sé
de nella madre, donna dal forte do sempre la volontà di Dio stessa. E alla badessa, suor Pia
carattere, la fermezza d’animo senza mai offenderlo, e così vi- Gullini, confidò con piena con-
che senza cedere alla dispera- vere felicemente per tutta la sapevolezza: “Mi pare proprio
zione, con compostezza e al co- vita nella sua casa”. Si distinse che il Signore lo voglia, mi sen-
sto di grandi sacrifici, continuò nei suoi anni di vita consacrata to spinta a questo senza volerci
a mandare avanti la famiglia. In
Maria erano presenti alcuni dei
tratti comportamentali della
mamma: da subito si mostrò de-
terminata e volitiva, vivace, e
perfino un po’ ribelle, veloce
nell’apprendimento con ottimi
profitti scolastici. Ma dovette ri-
nunciare agli studi per aiutare la
famiglia.
per un’obbedienza incondizio-
nata, trascorrendo le sue giorna-
te nella meditazione e nella pre-
ghiera. Nel giorno della festa di
Cristo Re del 1937, fece i voti
religiosi: “Nella semplicità del
cuore ti offro tutto lietamente
o Signore… nel pronunciare i
santi voti mi abbandono inte-
ramente e Te. Fa che mi man-
pensare”. Dio che conosce il
cuore di ognuno e ne legge la
sincerità, accolse la sua offerta e
quella sera stessa in maniera
imprevista comparve un’acuta
piaga nella sua schiena: era la
tisi. Iniziò un lungo calvario
percorso con grande forza e
gioia nel cuore. Una volta disse
all’infermiera: “La mia malattia
F A 18 anni (nel 1932) entrò
nel gruppo di Azione Cattolica,
iniziando un itinerario spirituale
che avrà come sbocco la decisa
e inequivocabile sua consacra-
zione alla vita religiosa. Don
Basilio Meloni, suo vice parro-
co nonché confessore e direttore
spirituale, l’aiutò nella scelta
tenga sempre fedele alle pro-
messe…”.
F L’altro avvenimento fonda-
mentale della sua vita di reli-
giosa fu, nel 1938, l’invito del-
l’abate Couturier, letto dalla
madre badessa alla comunità
riunita, affinché le suore si dedi-
è il mio tesoro, non posso darlo
a nessuno”. E nel momento del
dolore sussurrava: “Mio Dio,
per la tua gloria”. Il 23 aprile
1939 il suo cuore cessò di batte-
re. La Chiesa nel 1983 la di-
chiarò beata, riconoscendo così
il sacrificio della sua vita per
l’Unità dei Cristiani.
ٗ
BS MARZO 2009

3.8 Page 28

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F MA
Volontariato in un villaggio
LA SCELTA
DI SERENA di Graziella Curti
Serena è originaria di
cola comunità delle Figlie di Maria
Ausiliatrice ad Atamisqui quando lei
Milano. Insegna religione
è arrivata la prima volta con un pro-
getto di adozioni a distanza. Abbia-
e frequenta la facoltà di mo camminato insieme molto tem-
teologia. Affascinata
dalle proposte di
po, andando di casa in casa, meglio,
di baracca in baracca. Abbiamo elen-
cato le famiglie più bisognose fino
volontariato VIDES, da
tre anni trascorre le sue
ad arrivare a cento adozioni».
Quando Serena è ripartita per l’I-
talia portava con sé non solo la
La posizione geografica
di Atamisqui, un villaggio
estati ad Atamisqui, un
mappa del villaggio e i nomi dei de-
stinatari dell’aiuto, ma i volti stan-
del dipartimento omonimo
nel nord Argentina.
centro rurale tra i più
chi delle donne che si dedicano
poveri dell’Argentina.
28
giorno e notte alla tessitura per rica-
vare qualcosa per vivere. Aveva nel Soprattutto era sicura che la storia
cuore le parole amare degli uomini sarebbe continuata. Infatti, l’anno se-
che vengono sfruttati dalle multina- guente, le sue vacanze le ha fatte an-
zionali nel lavoro stagionale, lonta- cora ad Atamisqui, portando alle fa-
no da casa, per pochi soldi, che non miglie “adottate” l’aiuto per continuare
T ornare ad Atamisqui non è
mai la stessa cosa. Ogni vol-
ta che da Loreto (Argentina)
la camionetta svolta a sini-
riescono neppure a saldare il debito
infinito che li sovrasta. E non ven-
gono garantiti per nulla rispetto al
loro futuro. Aveva negli occhi il sor-
a sperare. Il suo pellegrinare fra stra-
de di polvere, acquistando di volta in
volta maggior confidenza con la gen-
te, le ha fatto fare altre dolorose sco-
stra e s’immette nel cammino che riso dei bambini e la loro gioia di perte. Ad Atamisqui non c’è acqua po-
conduce al villaggio inizio a emo- vivere, nonostante tutto.
tabile. La gente, specialmente i bam-
zionarmi e il mio cuore batte velo-
ce. Tornare ad Atamisqui è una
scelta nella scelta. Quel legame con
il pueblo, iniziato con una proposta
dal sapore di sfida, è per me una
certezza forte che va oltre l’oceano,
oltre la diversità di vita, di cultura e
di pensiero. Scrive così Serena agli
amici e risponde così a chi le chiede
il perché vada a sprecare le sue ferie
in una terra desolata, proprio lei,
che è giovane, bella, intelligente.
I VOLTI DELLA MISSIONE
«Il lavoro di Serena nel villaggio è
stato molto importante e concreto –
racconta suor Cari, attualmente a
Roma per il biennio di spiritualità, e
aggiunge – Io mi trovavo nella pic-
Serena Toirgo con una bambina
del villaggio di Atamisqui.
MARZO 2009 BS

3.9 Page 29

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del nord Argentina
Ecco come si trasporta l’acqua.
Una famiglia del pueblo davanti
alla sua casa.
bini e le donne, fanno lunghi percor- Si registra inoltre un indice elevato ANCHE SE UN MARE
si per andare a prenderla. A volte a ca-
vallo di un asino, più spesso a piedi.
di figli nati al di fuori del matrimo-
nio riconosciuti solo dalla madre. I
IMMENSO…
La salute della gente è molto precaria, padri sono sconosciuti o assenti. Appunto nella comunità delle
a causa della scarsa alimentazione e Perciò, in generale, i giovani sono Figlie di Maria Ausiliatrice Sere- 29
della mancanza di igiene nella prepa- carenti di accompagnamento nella na si è sentita a casa e partendo
razione dei cibi. L’eccessivo consumo loro educazione e formazione. Per ha espresso la sua riconoscen-
di carne di animali generalmente non continuare gli studi, data la situazio- za: «Grazie alle hermanas (sorelle)
vaccinati e di acqua non potabile ge- ne familiare di indigenza, di violen- che continuano a darmi fiducia e
nerano tante malattie.
za e mancanza di affetto, necessita- ad accogliermi con la voglia sem-
Esiste un solo ospedale, nel cen- no di un nuovo processo di socializ- pre viva di camminare e di vivere
tro urbano, dove vengono praticate zazione. Inoltre manca, specie nella insieme con me questa avventura.
soltanto le prime cure. Gli inter- scuola primaria, personale preparato In ogni loro comunità vivo lo spi-
venti chirurgici e i casi gravi ven- professionalmente come l’assistente rito di Mornese e ogni casa è per
gono trasferiti a Santiago de Este- sociale e la psicopedagogista.
me terreno fertile in cui crescere e
ro, il capoluogo.
Il futuro che si apre davanti alle gio- maturare nel carisma salesiano che
vani generazioni non è roseo. Sareb- tanto amo».
NON È UN ADDIO
bero destinati, come i loro padri e le E proprio ricordando una frase
loro madri, a una vita di stenti tra la di Maria Mazzarello, scritta da
Essendo cresciuta in ambiente sale- cura degli animali e i lavori precari Mornese alle sue figlie missiona-
siano, Serena sente vivo il problema di che permettono a mala pena la so- rie, Serena ripete: «Anche se un
un’emergenza educativa determinata pravvivenza. Inoltre esistono po- mare immenso mi separa da Ata-
dall’incapacità dei genitori e dai gros- chissime istituzioni civili che do- misqui, il mio cuore innamorato
si limiti della scuola. L’abbandono sco- vrebbero intervenire per un aiuto non smette mai di battere per que-
lastico, ad Atamisqui, arriva fino concreto e soprattutto per un cam- sto pueblo e il mio quotidiano ita-
all’80%. Spesso i bambini della pri- biamento di politica nei confronti liano, a volte caotico e frenetico,
maria sono di condizione molto povera. dei più poveri. Di conseguenza, Se- non smette mai di essere la conti-
Non possono permettersi la divisa, le rena è convinta che per dare speran- nuazione del cammino di comu-
scarpe, i quaderni, i libri necessari e za ai ragazzi è necessario che qual- nione intrapreso attraverso i sen-
quindi sono spinti a lasciare lo studio. cuno si curi di loro, come già fanno tieri del monte e la voglia di con-
La scarsa alimentazione influisce le Figlie di Maria Ausiliatrice presenti dividere con la gente. L’importante
sulla capacità di concentrazione e di nel territorio, che lavorano per la per me è che il desiderio di missio-
apprendimento dei ragazzi, che per promozione della donna, accolgono i ne sia ben radicato nel mio cuore.
questo devono ripetere le classi. Gli bambini per il doposcuola, visitano le La vera scelta e sfida è quella di
adolescenti provengono da famiglie famiglie, si fanno prossimo, aiutate tornare alla propria casa e fare in
numerose, che non riescono a sod- anche da giovani volontari che ven- modo che tutto ciò che ho vissuto
disfare le necessità basiche dei figli. gono dall’Argentina e dall’Europa. non muoia».
ٗ
BS MARZO 2009

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
ANNO PAOLINO
FEIDCAONPZPAIETI
TERZO SETTORE
PER UNA GIOIA PIENA.
LETTERA AI FILIPPESI
di Mons. G.C. Maria
Bregantini
ELLEDICI, Leumann (To)
2008, pp. 192
Il volume offre la medita-
365 PAROLE D’AMORE
Meditazioni e preghiere
per ogni giorno dell’anno
per tutti quelli che si amano
di Gianfranco Venturi
e Marino Gobbin
ELLEDICI, Leumann (To)
2008, pp. 416
SAPERI E SAPORI
Idee e pratiche
per umanizzare
le organizzazioni
di Elio Meloni e Valerio
Beretta (a cura di)
Editrice Monti, Saronno (VA)
2008, pp. 424
zione con la quale monsi-
gnor GianCarlo Maria Bre-
gantini ha voluto congedar-
In tempo di globalizzazione
le organizzazioni, anche
si dai fedeli della diocesi di
Locri-Gerace, dopo la no-
mina a vescovo di Campo-
quelle non profit, sono sot-
toposte a continue tensioni
sia per la concorrenza sia
basso-Boiano. È una medi-
per le esigenze legate a eti-
tazione avvincente su un
chette e certificazioni che
SISTEMA
testo biblico che parla dei
rischiano di far perdere di vi-
PREVENTIVO
sentimenti profondi di un
sta il vero capitale da colti-
E SITUAZIONI
pastore per la sua comu-
vare e sviluppare, quello
DI DISAGIO
nità e nasce dal cuore di
umano. L’idea di fondo del li-
di Mara Borsi e
un pastore che ha condivi-
bro è che, per agire effica-
Piera Ruffinato (a cura), so la vita della sua gente e
cemente, un’organizzazio-
LAS, Roma, 2008
che vuole lasciare loro il
ne deve tornare ai “fonda-
pp. 232
frutto del cammino spiritua-
mentali della vita umana”:
30
le come dono di fiducia e
L’attenzione ai giovani in di speranza per il futuro. La
l’ascolto e l’osservazione
per poter capire, valutare e
situazione di disagio è il solidarietà della gente,
agire. Non si tratta di butta-
tratto preferenziale del- sperimentata durante tanti Gli autori dedicano a coloro re via la tecnica, ma di riem-
l’azione educativa sale- anni, si fa ora ringrazia- che avviano il loro cammino pirla di senso, al servizio
siana; una scelta che si mento e si apre a nuove nella via dell’amore, siano dell’uomo e del suo benes-
esprime nella condivi- relazioni secondo l’inse- essi fidanzati, sposi, religiosi sere. Per il terzo settore
sione delle situazioni di gnamento di Paolo. Monsi- e tutti coloro che ogni giorno questo testo non è soltanto
vita e nell’impegno di gnor Bregantini fa sue le sono chiamati ad amarsi nel un “valore aggiunto” ma una
rendere il sistema pre- parole dell’apostolo per rin- Signore, pensieri, preghiere, necessità, perché il non pro-
ventivo una risorsa in graziare il Signore per tutto riflessioni, poesie, proverbi, fit rischia di non riuscire a
grado di favorire la loro quello che ha operato negli ecc. perché possano valoriz- mediare l’idealità che lo con-
educazione integrale. Il anni del suo ministero.
zare le infinite vie per dire e ri- traddistingue con la realtà in
testo è il punto di arrivo
petersi l’amore reciproco. 365 cui deve operare.
di anni di lavoro che ha
parole d’amore, cadenzate
visto impegnate le FMA
in 12 capitoli per i mesi del-
e i loro collaboratori per
l’anno; un utile repertorio per
dare risposte ai bisogni
sperimentare la capacità di
profondi delle giovani
“giocare nell’amore” tutta la
generazioni segnate dal
vita. Chi leggerà ogni giorno
disagio. Un lungo lavoro
una pagina, dicono gli autori,
il cui risultato è una fe-
si accorgerà di essere in cam-
conda rilettura del siste-
mino sulla via dell’amore e
ma preventivo a partire
sempre meglio potrà dire “Ti
dalla pratica educativa,
amo” non superficialmente,
illuminata dai fondamen-
ma profondamente, con tutta
ti pedagogici salesiani,
quella “passione” che ci ha in-
per aiutare quanti ope-
segnato Colui che è l’“Ap-
rano per il compimento
passionato”, fino a giocare
della missione salesiana
nell’“amare” tutta la sua vita.
a farlo con la stessa in-
tensità di zelo e di amo-
re di Don Bosco e di
Madre Mazzarello.
MARZO 2009 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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PAROLA DI DIO
LAMPADA AI MIEI PASSI
Leggere la Parola
come i nostri Padri
di Enrico dal Covolo
ELLEDICI, Leumann (To)
2008, pp. 240
SEIDSTIREIMTTAI UPRMEAVNEI NTIVO GRUPPI FAMIGLIE
LA VIA
FAMIGLIE IN CAMMINO
DEI DIRITTI UMANI
Proposte di incontri
e la missione educativa per gruppi famiglia
pastorale salesiana oggi di Valter Danna (a cura di)
di Vito ORLANDO,
Cantalupa (TO)
LAS, Roma 2008,
Effetà Editrice, 2008
pp. 167
pp. 224
5 x1000
Dopo la strenna del 2008,
nella quale veniva indicata
l’attenzione ai diritti umani
come via efficace di edu-
cazione, si è voluto cono-
scere l’azione che i sale-
siani stanno svolgendo nel-
le varie parti del mondo e
valutare il livello di sensibi-
è il tuo dono
per i ragazzi
più sfortunati,
poveri, abbandonati,
pericolanti...
Sono tanti in tante
parti del mondo
lità e di convinzione circa
la reale efficacia di questa
via per la realizzazione
La Fondazione
della loro missione educa-
tiva e pastorale. È stata co-
Don Bosco nel
sì realizzata un’indagine
tra i padri capitolari. Il testo
Mondo ONLUS
Sulla lectio divina, dopo il non presenta soltanto i ri-
31
Sinodo di ottobre 2008,
sono stati pubblicati molti
libri. L’originalità di questo
testo è il suo esplicito ri-
ferimento ai Padri della
Chiesa e al loro modo di
leggere la Parola. Aiuta
perciò a ricuperare lo spe-
cifico ambito in cui si è
sviluppata la lectio, quello
patristico di cui il volu-
me offre molteplici esem-
pi. Icona di questo model-
sultati dell’indagine; offre
una riflessione sull’impor-
tanza dell’educazione per
una convivenza umana so-
lidale e sull’efficacia della
via dei diritti per globalizza-
re la missione salesiana
oggi. Il testo offre anche
prospettive formative per
rendere efficace e meglio
condivisa la via educativa
dei diritti umani.
Questo libro offre quattro
tipologie di percorsi per gli
incontri dei gruppi famiglia.
1. Scopriamo la ricchezza
della nostra vita: propone
un itinerario per coppie
giovani; 2. Per un percorso
di fede della famiglia: ac-
compagna le coppie in un
percorso di fede nella quo-
tidianità; 3. Amarsi, riconci-
liarsi, essere fecondi: ac-
compagna coppie sposate
Fondazione
DON BOSCO
NEL MONDO
potrà occuparsene
se firmerà
nel riquadro CUD;
730/1 - bis redditi;
UNICO persone
fisiche indicando
il Codice Fiscale:
97210180580
lo viene indicata Maria
da qualche anno sui temi
che accoglie e medita nel
suo cuore la Parola di Dio
fondamentali della vita cri-
stiana nel matrimonio; 4. Non è una scelta alternativa
e rende sempre più corri-
Famiglie a confronto con la
a quella dell’8 x mille
spondente la sua vita at-
Parola: aiuta ad approfon-
traverso la contemplazio-
dire la fede attraverso la
ne e la preghiera. Nel-
conoscenza della Sacra
la prefazione del cardina-
Scrittura. Il materiale pub-
le Bertone si sottolineano
blicato è frutto di una lunga
l’importanza della lettura
sperimentazione ed è cor-
orante della Scrittura e il
redato di schede che pos-
conseguente impegno, in-
sono facilitare la partecipa-
dicati dal papa Benedetto
zione e il coinvolgimento
come mezzo privilegiato
delle coppie.
per rinnovare e ringiovani-
re la Chiesa.
NCcsrdihoOOeireneNRcotvatReaatSItmncoSIqglePuiocnFiOnhstAeoteNaarsDVoelelEEevgpNaNnrreinasDZsnplAasIoeTot.iAttrlsiieIvciePhlpilbiEEieobrRdssert-ii--i
trici.
BS MARZO 2009

4.2 Page 32

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ON LINE
Il profilo dell’infermiere Panceri Felice, salesiano laico 15/09/1913–25/12/1997.
UN INFERMIERE
FELICE
di Giancarlo Manieri
Un altro di quei salesiani laici che
sono rimasti nel cuore di tanti
confratelli e di tanti exallievi. Un
lavoratore nato, deciso a riposarsi
“in paradiso”, non prima. Uno che
si adattava a tutto.
La “felicità” di Felice Panceri.
“È 32
giunto il momento di sciogliere le vele”. L’ha NON SOLO
scritto sul testamento. “Un uomo, un religioso, Perché se è vero, verissimo che faceva l’infermiere – il di-
un salesiano, il signor Felice, che può essere ploma lo conquistò a 50 anni – è anche vero che era una
additato come esempio ai giovani, e agli anziani”, scrive tempra d’uomo che non poteva esaurire le sue potenzia-
uno dei suoi confratelli, che continua: “Non ha mai ricevuto lità “apostoliche” tra aghi e alcol. Eccolo allora fare… “il
alcun riconoscimento ufficiale, niente medaglie e niente tuttofare!”. Dove c’era bisogno lui compariva. Anche
coppe; non un commenda, un cavaliere di gran croce, un quando nessuno lo vedeva, come la mattina presto prima
grand’ufficiale o che so io… Ma era uno che i riconosci- dell’alba quando s’alzava, faceva il giro della casa, con-
menti li avrebbe meritati tutti, non fosse altro per quel suo trollava che tutto fosse in ordine, cambiava i rotoli di carta
sorriso di uomo felice di essere nato, e di essere salesia- igienica, puliva dov’era sporco, spegneva le luci super-
no e di poter curare i suoi confratelli e i ragazzi”. Già! Per- flue, e via di questo passo. Era proprio una preziosità per
ché il signor Panceri per vocazione faceva il salesiano, per la casa, era diventato indispensabile. E non è un modo di
mestiere faceva l’infermiere e maneggiava con perizia pil- dire. In effetti, quando l’obbedienza lo destinò ad altra ca-
lole, siringhe, clisteri, tamponi, ovatta, cerotti… che infio- sa – per essere precisi da Vendrogno a Treviglio – dopo
rava con qualche citazione dotta, magari in greco. Sì, per- qualche mese andarono a riprenderselo, quelli del “Gi-
ché il nostro aveva fatto il ginnasio e pare gli piacesse non glio” di Vendrogno, perché il vuoto che aveva lasciato non
poco studiare i classici. A motivo della vista dovette, pur- riuscivano proprio a riempirlo, e il disagio era palpabile.
troppo, rinunciare a proseguire, ma quel che aveva impa- Certo, un fatto del genere non è usuale nella congrega-
rato lo ripassava in continuazione citando, e a proposito, zione. È il segno, tuttavia, del valore lavorativo/educativo
quando gli capitava l’occasione, parole, detti o proverbi. di questo formidabile confratello. Oltretutto il signor Felice
Era uno spasso allora sentire il suo latino, qualche scheg- era felice anche di fatto. Bastava incontrarlo, guardarlo in
gia di greco, qualche verso dei nostri grandi poeti anche faccia, buttare là un saluto e tu lo vedevi aprirsi al sorriso
solo per rallegrare l’ambiente.
e mostrarti la gioia di averti incontrato. Insomma, il signor
Felice ha felicemente fatto la storia salesiana di Vendro-
gno dove è stato infermiere, provveditore, attore, cantore,
economo, assistente: era ormai anziano quando ancora
assisteva in camerata (e dormiva con i ragazzi, separato
solo – come usava allora – da una celletta in un angolo
dello stanzone/dormitorio distante dal primo letto dei ra-
gazzi meno di un metro e diviso da due tende bianche
che con le pareti d’angolo completavano il bugigattolo in
cui ci entrava appena appena il letto, il comodino e,
Il collegio salesiano del Giglio a Vendrogno.

4.3 Page 33

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ALESIANI COADIUTORI
scherzava… spesso, giocando con il loro cognome. A
Francesco Motto diceva: “Ragazzi, qual è il nostro Mot-
to? Hip hip urrà!”. “Hip, hip, urràààà!” rispondevano in
coro urlato.
E faceva anche, tra le altre cose, il monitore segreto.
Senti, tu… bisogna sposare la propria casa!”, disse a
più di un confratello che sembrava star meglio ‘fuori’ che
‘dentro’; a chi si dava molto da fare per gli altri e poco
I tempi delle belle “operette”. Felice non mancava mai.
Anzi, quasi sempre aveva la parte del protagonista.
per i suoi confratelli: “Caritas incipit ab egone! ... Egone
siamo noi”. Non aveva torto il buon Felice che in casa si
trovava nel suo elemento, come il pesce nell’acqua.
quando andava grassa, un armadietto. Ebbene, ancora Ma Panceri faceva anche il consolatore ufficiale! Se un
una volta, Felice era felice di stare in cella, di sentire il re- ragazzo piangeva, l’assistente lo portava da lui per far-
spiro dei ragazzi, di poterli assistere in tutte le loro neces- gli chiudere i rubinetti delle lacrime. Se qualcuno si
sità, di vigilare che “rifacessero” il letto (così si diceva) sbucciava un ginocchio, si lussava il polso, si feriva un
senza troppi spiegazzamenti delle lenzuola, che si lavas- piede, subito veniva portato – a volte di peso – dal
sero a dovere… anche le orecchie, che riassettassero le signor Panceri. Se c’era da animare il canto, se c’era
loro cose nel comodino, che non mescolassero calzoni da recitare, era sempre lui in primo piano.
usati e calzini lavati, mutande con camicie, fazzoletti con
le scarpe… Non era “vigilanza” quella, era assistenza. E COMMISSIONIERE
l’assistente non era il carceriere… anzi, in certo modo Tutte le commissioni le faceva lui… e non dimenticava
carcerato era lui, in quella sua celletta quadrata di due mai nulla. Benevolmente rimproverava chi dimenticava
metri per due, ultimo ad andare a letto quando tutti i suoi qualcosa, esortandolo con un’altra delle sue battute
pupi erano addormentati… e primo ad alzarsi per farsi diventate celebri: “Qualcuno qui non ha l’occhio pano-
trovare perfettamente in ordine dai ragazzi, cui all’ora sta- ramico!”. Vedere tutto per lui era rendersi conto di tut-
bilita dava la sveglia, battendo le mani e dicendo con voce to, quindi essere sempre pronto a tutto. Lui pronto lo
stentorea: “Benedicamus Dominum”; all’invocazione i ra- era. Sempre. Anche durante la guerra a nascondere
gazzi rispondevano meccanicamente “Deo gratias”… ma
spesso mandavano a quel paese – in pectore – chi li
dei fuggitivi, a rischio della vita. Infine si dimostrò pre-
parato anche a sopportare il dolore feroce nel suo cor-
33
strappava violentemente dai sogni mattutini.
po devastato dal male; a usare le stampelle quando le
gambe non lo reggevano più; a sopportare la sua stes-
TEMPI EROICI
sa morte che vedeva lucidamente avvicinarsi a causa
Erano i tempi eroici. Oggi farebbe ridere. Quanti ne ho del tumore allo stomaco.
sentiti ripetere, ormai adulti, con convinzione: “Quel A un certo punto perse la capacità di lavorare, ma
povero disgraziato di assistente doveva volerci bene sul non quella di pregare che lo accompagnò fino alla
serio per sottoporsi giorno dopo giorno a uno stress del tomba, il giorno di Natale. “In fin di vita si raccoglie il
genere”. Nei riguardi del signor Panceri in tanti l’hanno frutto delle buone opere”, aveva scritto, quasi come
detto. Voleva bene ai ragazzi più che a se stesso. Ci un testamento.
ٗ
A quei tempi ogni anno si faceva la foto ufficiale con i ragazzi e i “superiori” del collegio. Il sig. Panceri è l’ultimo
dei “superiori” a destra (cerchiato).

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
CHE RABBIA tando il bambino a perdere il con-
trollo e a diventare aggressivo: l’e-
splosione di collera diventa più
seria di qualunque causa l’abbia
Spesso i ragazzini anche i più piccoli hanno incontenibili scatenata. 3. Si acuisce l’amarez-
scatti di ira… Come intervenire?
za. A questo punto, eliminare la
causa che ha dato origine alla rab-
bia potrebbe non bastare più: è,
Una ideale classifica dei doni
che i genitori possono fare ai
propri figli vede al primo po-
sentimenti di rabbia, ira, fastidio, irri-
tazione. Insegnare al bambino a ri-
conoscere le emozioni e a parlarne
invece, la vendetta a diventare l’o-
biettivo del bambino. 4. La rabbia
può trasformarsi in rancore. A quel
punto, la vendetta potrebbe pren-
sto l’amore, al secondo la disciplina invece di ricorrere all’aggressività fi- dere la forma dell’isolamento, del
e subito dopo la capacità di tenere a sica rappresenta l’elemento più im- mettere il muso e tenere il broncio,
freno emozioni forti, come la rabbia portante dell’alfabetizzazione emo- ed è diretta alla persona ritenuta
e la delusione, e a vivere rispettan- tiva. Anche i bambini comprendono responsabile del problema. 5. Può
do i limiti. I regali di compleanno im- espressioni come “ribollire di rab- darsi che la rabbia non venga
pallidiscono al confronto. La minac- bia”, “sto per scoppiare”, “sono manifestata per paura di far stare
cia principale per la vita di un figlio è esploso”. Quando il bambino è con- male gli altri o di farli arrabbiare.
proprio la sua ira. Un buon interven- sapevole di essere arrabbiato ha la Senza dimenticare che la rabbia
to educativo in questo campo richie- possibilità di farlo sapere agli altri. I dei figli accende quella dei genitori
de alcune attenzioni di fondo. La pri- genitori hanno difficoltà a compren- in un forma di escalation che si
ma è riconoscere e dare un nome ai dere che l’ira in qualche modo deve autoalimenta all’infinito.
essere espressa, che non può esse-
L’ira è una spia che ci avverte
che qualcosa ha bisogno
di particolare attenzione.
re completamente repressa. Di con- ᭿ Per scoprire e analizzare le
seguenza, molti reagiscono alle cause della rabbia è necessario
espressioni d’ira dei figli in modalità calmarsi, tutti quanti. Con i bam-
34
sbagliate e distruttive.
bini più piccoli alcuni trucchi sono
efficaci come il time-out o pausa di
᭿ La seconda è concentrarsi riflessione, un diversivo, un’attività
sulle cause della rabbia. L’ira è fisica per sfogarsi in modo non
come una di quelle spie inter- distruttivo: strappare con furia dei
mittenti sul cruscotto dell’auto- giornali per farne cartapesta, per
mobile che ci avvertono che esempio, o fare a cuscinate sono
qualcosa ha bisogno di parti- un poderoso calmante.
colare attenzione. L’esplosione Occorre calmarsi quanto basta per
rabbiosa è il sintomo, non la riuscire ad ascoltare l’altro, finché
malattia. È essenziale eli- si è pronti a negoziare e a trovare
minare le cause ma delle soluzioni. L’analisi delle cau-
anche agire sui sintomi, se deve tener conto dell’età e della
soprattutto per far situazione concreta. Molto diversa
capire che la rabbia deve essere l’azione educativa a
non è mai una solu- seconda che si tratti di capricci,
zione, ma che di richieste inaccettabili, problemi seri
solito peggiora la di disadattamento o violenza. Pur-
situazione. Infatti, troppo la causa più comune è che
se non si risolve il la rabbia si prende come il morbil-
problema in modo lo: per i virus che circolano nel-
costruttivo, si l’ambiente dove si vive. E il nostro
possono pre- è un mondo di arrabbiati. L’ira è
vedere alme- ovunque. Vivere in un’atmosfera
no cinque aggressiva fa sentire i bambini vul-
esiti “distrut-
tivi”:
1. Il bambino
agisce sull’on-
da della rabbia
ripetutamente e
con intensità cre-
nerabili. Alcuni di loro reagiscono
diventando violenti e attaccabrighe,
altri si ritirano nel guscio come
chioccioline paurose. Anche il
rumore continuo causa irritazione,
anche se di solito sono le minuzie
della vita quotidiana che, in fami-
scente, fino a ottene- glia, fanno uscire dai gangheri. La
re quel che vuole. 2. nostra frustrazione cresce e talvol-
La rabbia monta, por- ta andiamo in collera, non per epi-
MARZO 2009 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
TRASFIGURARE
LE NEGATIVITÀ
Quando i bambini tirano fuori qualche “difetto di costruzione”…
La prima è riconoscere e dare
I bambini, si sa, nei primi
anni di vita tirano fuori non
pochi “difetti di costruzio-
un nome ai sentimenti di rabbia,
ira, fastidio, irritazione.
ne”: un naturale egocentri-
smo, che li rende capricciosi
e volubili, energie vitali che
fanno fatica a canalizzarsi in
sodi importanti, ma per la goccia atteggiamenti costruttivi; la
che fa traboccare il vaso. Perdia- voglia di vivere che si tradu-
mo la calma e spesso siamo più ce, frequentemente, nel desi-
nervosi proprio quando la famiglia derio di vincere a tutti i costi e
si riunisce la sera, stanca e affa- di primeggiare su tutti. Dicia-
mata. Altre cause comuni sono le mo pure che l’istinto di so-
ingiustizie, le frustrazioni, gli insuc- pravvivenza, che è un dato
cessi, le vergogne, le umiliazioni, i biologico, è allo stesso tempo
sentimenti feriti…
la loro forza e la loro debolez-
za maggiore. Se vivono in un
᭿ Intervenire significa prima di tut- contesto familiare poco atten-
to far capire che l’aggressione to alle sfide educative legate
35
non paga mai. Fermate l’aggres- al cammino della crescita, c’è
sore, interrompendone il comporta- il rischio che gli elementi di
mento con decisione e fermez- precarietà e di fragilità del
za. Sarebbe bene stabilire alcune temperamento abbiano il so-
regole ferree. Per esempio: «Usa- pravvento e diventino, con il
re le parole, non le mani». Le pri- tempo, causa di problemi an-
me volte si possono aiutare i bam- che gravi e di difficol-
bini con delle domande: Sei arrab- tà per gli stessi ragazzi e per quan-
biato con qualcuno? Ti senti così ti li circondano. L’adolescenza e il
perché non vuoi fare qualcosa? Ti successivo approdo alla condizione
È importante non lasciare
i bambini soli nel momento in cui
sono in difficoltà.
senti trattato ingiustamente? Tri- adulta possono essere compromessi
ste? Esponete con energia i princi- da itinerari formativi inadeguati, per-
pi che volete insegnare, anche se ché troppo adattivi rispetto ai com- i conti con se stessi, anche quando
il bambino li conosce già: «Non si portamenti istintivi dei piccoli. D’altro sarebbe stato inevitabile misurarsi
devono picchiare gli altri». «Dob- canto, interventi troppo grintosi da con atteggiamenti poco gradevoli.
biamo trattare gli altri nello stesso parte dei genitori e delle altre figu- L’affettività comprende elementi sia
modo in cui vogliamo che gli altri re educative che accompagnano il positivi sia negativi; non si può far
trattino noi». Tornata la calma si cammino di maturazione del bambi- finta che questi ultimi non esistano.
deve aiutate il bambino a esamina- no possono provocare guai anche Prendendone coscienza, però, si
re ciò che è accaduto, che cosa è peggiori: si vedono in giro tanti ra- può a poco a poco imparare a
andato storto. Quali sono stati i gazzini anaffettivi, cioè incapaci di dominare, decantare, correggere,
campanelli d’allarme? Come si provare dei sentimenti e di comuni- controbilanciare, convertire, trasfigu-
può evitare che la stessa cosa si carli e condividerli con il prossimo e rare (l’abbondanza dei verbi dice
ripeta in futuro? Aiutatelo a com- ridotti precocemente a un atteggia- una consumata esperienza in merito
prendere la propria responsabilità mento di indifferenza nei confronti di e la pluralità di strategie disponibili)
e a credere nella sua capacità di qualsiasi situazione ed evento.
ciò che non funziona bene; l’essen-
controllarsi dicendogli che siete
ziale è non lasciare i ragazzi da soli
convinti che ce la farà. Stabilite ᭿ Personalmente, ho sempre pre- nel momento in cui devono guardar-
delle conseguenze adatte al “rea- ferito confrontarmi con l’esuberanza si dentro, prendere atto di sentimen-
to”, ma costruite un clima di per- dei bambini, piuttosto che con la ti problematici e cercare di correg-
dono: accettare le scuse del bam- loro apatia indotta. Con i figli ho cer- gere la rotta. Fra i nostri compiti
bino è un modo per ridargli la con- cato anzi di stimolare le loro reazio- educativi, c’è anche quello di inse-
vinzione nella sua “bontà“.
ٗ ni, perché potessero imparare a fare gnare come tenere sotto controllo
BS MARZO 2009

4.6 Page 36

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gli impulsi problematici, in primo
luogo quelli legati all’aggressività.
Claudio mi ha dato un po’ da
fare, da questo punto di vista,
quando era piccolo: spontaneo
e vivace, dolcissimo ma anche
capace di scatti di rabbia improv-
visi quando pensava di aver subi-
to un torto, o semplicemente gli
sembrava che il ruolo di secondo-
genito offrisse meno vantaggi
rispetto alla primogenitura. In quei
frangenti ha avuto bisogno di tutta
la mia pazienza per controllare
meglio la sua aggressività, ma
anche di tutta la sua tolleranza,
per accettarsi nei momenti in cui
si comportava male e per ripartire
da capo dopo qualche piccolo
incidente di percorso.
᭿ Molte volte risolvevamo la
questione in modo quasi gioco-
so: ancora oggi sul nostro albero
di Natale compaiono, fra le luci e
le palline, tanti pacchettini colorati;
nessuno sa che nascondono una
36 costruzione di legno, che rischia-
va di essere lanciata in modo
pericoloso quando Claudio litigava
con Alessandra. Per prevenire rot-
ture di vetri ed eventualmente di
qualche testa, decidemmo insie-
me che era meglio confezionare
ogni pezzo con carta da regalo e
destinarlo a una funzione più
tranquilla. Altre volte, cercavamo
di fare insieme un bel ripasso del-
le “regole del gioco” perché un
pomeriggio in casa non si trasfor-
masse in una guerriglia; la nonna
aveva inventato una sorta di can-
zoncina sul “chi vince vince, chi
perde perde, senza piangere
però”, perché lo spirito di compe-
tizione potesse essere addolcito
dalla consapevolezza che l’essen-
ziale è divertirsi insieme. Nei casi
peggiori, ci siamo giocati il jolly:
può essere anche opportuno, in
particolari situazioni e in modo
occasionale, che un ragazzino
esprima la sua rabbia, ovviamen-
te controllando gli effetti dello
scatto d’ira, per poter poi speri-
mentare che anche in questa diffi-
coltà non perderà l’amore dei suoi
familiari: il perdono è l’antidoto
più efficace contro le crisi di auto-
stima, che per i giovanissimi pos-
sono risultare drammatiche. ٗ
MARZO 2009 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Exallievo salesiano di Bologna,
classe 1922. Vive e opera a Parma.
Ivi ha frequentato lo studio
di Latino, mentre a Milano quello
di Anna Pavesi. Ha esposto
all’Angelicum di Milano e alla Galleria
La Pigna di Roma. Sebastiani vive
e opera a Parma.
PIER LUIGI SEBASTIANI
IL CROCIFISSO CUBISTA
Sebastiani è quasi un auto-
didatta. Sa esprimersi tutta-
via e con ottimi risultati in
più generi. È calligrafo, gra-
fico, esegue acquarelli, disegni, oli,
ritratti. Molte sue opere si trovano
presso privati in Italia e all’estero,
segno del favore del pubblico ma
anche dei lusinghieri giudizi della
critica.
>> Presentiamo dell’artista un
crocifisso particolare, eseguito
nel 1952. L’opera fu accettata con
il n. 115 alla prima Biennale di
Arte Sacra Angelicum di Milano.
Il titolo, emblematico, che ha
ispirato decine di artisti, prosato-
ri, poeti, pittori, musicisti, è quel-
lo dei Vangeli: … Et emisit spiri-
tum, il sottotitolo, “Il Cristo com-
pendiato in una Croce”, suggeri-
sce già il genere. Il richiamo
cubista è evidente. Paul Cézanne
a proposito di quest’arte nata nel-
la prima decade del XX secolo,
aveva parlato della possibilità di
poter scomporre un soggetto,
quindi anche il corpo umano, per
poi ricomporlo in forme geome-
triche. Questo offriva la possibi-
lità di arrivare all’essenzialità
della forma ritratta (uomo o ani-
male o pianta, o costruzione che
sia) staccandola nel contempo
dall’ambiente.
>> Guardando il dipinto di Seba-
stiani si percepisce e comprende
appieno il perché del sottotitolo
esplicativo: “il volto di Cristo
compendiato in una Croce”: un
volto, dunque, che si immedesima
nel legno, tanto da diventare esso
stesso legno, tanto da diventare
croce. Un volto che non ha più
fattezze umane, sfigurato, geome-
trizzato, incastonato “dentro” la
croce tanto che le fattezze umane
si sfasciano – si “geometrizzano”
appunto – rivelando così l’essen-
ziale: la volontà determinata del
soggetto, in questo caso Gesù, ad
accettare la croce come suo DNA;
tanto determinata che il volto, con
i segni caratteristici che fissano la
fisionomia propria di ogni persona
(occhi, naso, bocca), scompare per
lasciar posto, ancora una volta, a
una croce, quasi che la grande
croce cui è appeso e che appena si
intravede generasse le tante picco-
le croci che ogni uomo è destinato
a portare, perché “ciascuno ha la
sua croce quaggiù”.
>> Il momento culminante, quel-
lo che tutto scombina per ricom-
porlo poi a formare una nuova e
più universale fisionomia è preci-
samente il momento finale quando
Gesù, come plasticamente recita il
Vangelo, “emisit spiritum”.

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) I dettagli sono la misura della sensibilità
di una persona.
2) La verità fa meno male delle menzogne.
BS MARZO 2009

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
CROLLI FINANZIARI
MONDIALI
COME CROLLI
MORALI
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
Il bisogno di un’etica
economica universale
sta diventando
impellente. Il rischio
38 del crollo morale
è dietro l’angolo.
Che cosa è successo con il
“crollo finanziario” mon-
diale? È successo che, a
partire dagli anni ’80, la
piena liberalizzazione dei movimen-
ti dei capitali e del mercato dei cam-
bi ha portato al gonfiarsi delle atti-
vità finanziarie mondiali, in altre
parole alla speculazione selvaggia,
senza che gli Stati indicassero delle
regole internazionali, persuasi inge-
nuamente che il libero mercato ten-
de a regolarsi da solo. Questa nor-
ma è stata portata avanti – come la
sola legge sensata – da un Paese
leader come gli Stati Uniti, che re-
gnava come maestro del mondo del-
l’economia e della finanza, ma che
purtroppo ha smesso di insegnare
una volta per tutte.
Sul piano dei cambi tra le valute, si
è aperta la possibilità di attacchi spe-
culativi contro i Paesi più fragili, che
hanno portato negli ultimi anni a fre-
quenti crisi finanziarie in Asia, Rus-
sia, America latina. Sul piano finan-
ziario, i flussi di capitali speculativi
MARZO 2009 BS
Il crollo mondiale delle borse ha messo in discussione il mondo
della finanza e i suoi metodi… Si riaffaccia prepotentemente il discorso etico.
hanno reso impossibile ai governi di
governare gli investimenti e le tra-
sformazioni dell’economia reale. Sul
piano delle politiche fiscali, la libertà
di movimento dei capitali ha consen-
tito alle imprese e ai ricchi di tutto il
mondo di trasferire denaro dove pro-
metteva guadagni speculativi mag-
giori e minore tassazione. Diversi
Paesi sono diventati dei “paradisi fi-
scali” (con tasse bassissime o nulle
sui profitti delle imprese e sulle ren-
dite finanziarie) e qui sono depositati
11 500 miliardi di dollari (secondo
Tax Justice Network) detenuti da
persone fisiche; si valuta che un
quarto della ricchezza generata in un
anno sul pianeta finisca nei paradisi
fiscali. Si tratta di risorse sottratte
all’imposizione delle tasse nei Paesi
dove la ricchezza viene prodotta (M.
Pianta). Così in Italia circa tre quarti
delle imprese dichiara di non fare
profitti e quindi non viene tassata;
negli Stati Uniti, – secondo il Go-
vernment Accounting Office – due
terzi delle grandi aziende non hanno
pagato tasse sui redditi ottenuti tra il
1998 e il 2005. Con i profitti e i red-
diti più alti “al sicuro” nei “paradisi

4.9 Page 39

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fiscali”, le politiche nazionali hanno
finito per rivolgere l’imposizione fi-
scale soprattutto sui redditi da lavoro.
CROLLI FINANZIARI
La libertà di movimento dei capitali
COME CROLLI MORALI
ha consentito alle banche di
trasferire denaro dove prometteva
La speculazione finanziaria ha
prevalso sulle regole della politica
guadagni speculativi maggiori
e minore tassazione…
internazionale (che non c’erano), e
quindi la finanza sull’economia rea- istituzionale si arricchisce. I finanzieri questa la recessione. Le imprese non
le prodotta dal lavoro dei cittadini. stanno facendo shopping sfrenato. riescono a vendere i loro prodotti, a
Si comprende pertanto come il crol- Scatenare il collasso del mercato può, motivo anche del licenziamento di
lo finanziario sia stato l’espressione infatti, essere un affare molto redditi- molti lavoratori. I consumatori, vale
eloquente di un crollo morale, e co- zio. Il crollo dei prezzi di mercato co- a dire la gente che lavora, sono stati
me la soluzione vada cercata in re- stituisce un’opportunità di lucro e di privati del potere di acquisto neces-
gole globali e internazionali condi- movimentazione del denaro per un ri- sario per alimentare la crescita eco-
vise di giustizia finanziaria che li- stretto gruppo di potenti speculatori. nomica.
mitino le speculazioni selvagge.
Un importante strumento finanziario L’economista canadese Chossu-
Probabilmente non ha molto sen- che gli speculatori sfruttano per gua- dovsky ha notato che la concentra-
so l’atteggiamento attuale dei Paesi dagnare dal crollo finanziario è lo zione del potere bancario è avvenuta
che attraverso le banche centrali short selling (vendita allo scoperto), a spese della grande industria. Infat-
forniscono un credito notevole per che consiste nel vendere grandi quan- ti, il tratto distintivo di questa parti-
salvare le banche sull’orlo del falli- tità di azioni che non si possiedono colare fase della crisi è che i giganti
mento; ma salvare le banche con il per poi ricomprarle una volta che il finanziari (attraverso il controllo
denaro dello Stato significa far pe-
sare i costi della crisi su tutti i con-
prezzo è crollato, con l’obiettivo di
completare la transazione e incassare
predominante sul credito) hanno di
fatto creato il caos nella produzione
39
tribuenti, cioè i cittadini. I costi per i profitti. Il ruolo dello short selling di beni e servizi, indebolendo e in
salvare le banche dovrebbero essere nel far cadere le aziende è ben docu- molti casi portando al fallimento le
a carico di chi ha trovato un vantag- mentato (Chossudovsky).
aziende e la grande industria. I falli-
gio dalle rendite finanziarie selvag-
menti sono avvenuti in tutti i princi-
ge. Il “salvataggio” può contribuire
a un ulteriore processo di destabiliz-
CRISI DELL’INDUSTRIA
zazione dell’architettura finanziaria, E DISOCCUPAZIONE
pali settori di attività: manifatturie-
ro, telecomunicazioni, rivendite al
dettaglio, centri commerciali, com-
perché trasferisce grandi quantità di DIFFUSA
denaro pubblico, a spese del contri-
pagnie aeree, hotel e turismo, per
non parlare del settore immobiliare e
buente, nelle mani di finanzieri pri- A turno, questa concentrazione dell’edilizia. Negli Stati Uniti, “tra i
vati. Inoltre può portare a un au- senza precedenti di potere finanzia- disoccupati, il numero di persone
mento vertiginoso del debito pub- rio conduce al fallimento di interi che hanno perso il proprio posto di
blico e a una centralizzazione senza settori industriali e dell’economia dei lavoro e non si aspettano di essere
precedenti del potere bancario.
servizi, portando al licenziamento di richiamati è salito di 615 000 unità
Mentre la gran parte degli investi- decine di migliaia di lavoratori. L’au- fino a 4,4 milioni in ottobre. Negli
menti privati della gente perde quan- mento della disoccupazione in tutto ultimi 12 mesi, la dimensione di
do il mercato crolla, lo speculatore il mondo sta causando una drastica questo gruppo è aumentata di 1,7
diminuzione della milioni” (Ufficio Statistico del Di-
spesa dei consumatori partimento del Lavoro, nov. 2008).
che, a sua volta, si ri- Occorre veramente un controllo
percuote violente- globale della situazione, per evitare
mente sui livelli della la speculazione selvaggia. Il 15 no-
produzione di beni e vembre si è svolto a Washington il
servizi. Crolla quindi Summit Finanziario dei G20. Si è
l’economia reale. È fatto qualcosa per ripristinare la sta-
bilità finanziaria. Ma, probabilmen-
te, occorre un nuovo ordine etico fi-
L’opulenza
nanziario, consapevoli che non è af-
e il lusso di certi fatto vero che il mercato aggiusta da
istituti bancari
fanno pensare
a una ricchezza
solo le cose. E forse, più che ogni
altra cosa, bisogna anche rivedere i
senza limiti…
nostri stili di vita di consumatori.
BS MARZO 2009

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
NON STRANIERI
NÉ OSPITI
di Severino Cagnin
La Giornata
LE LEGGI ANTIRAZZIALI
in chiesa? È facile dirlo, è difficile
farlo. Nessuna meraviglia: un tempo
Internazionale contro
la discriminazione
Le leggi di gran parte degli Stati siamo andati noi europei in altri con-
del mondo affermano l’uguaglianza tinenti; ora sono loro a venire da noi.
dei diritti per tutti gli uomini senza Possiamo trovarli a scuola, in ufficio
razziale – Tutti diversi
tutti uguali – si celebra
distinzione di razza, lingua, cultura, e in clinica. La soluzione certamente
colore della pelle, come i 30 articoli non sarà o bianco o nero, come in
dell’ONU del 10 dicembre 1948, ma una partita a scacchi, e… vinca il più
il 21 marzo 2009 per
la quarantatreesima
in molti Paesi non sono applicati: la furbo! Imparare a convivere, non c’è
Giornata del 21 marzo è nata in ri- altra strada. Essi ci ripetono: “Non
cordo del massacro di Sharpeville chiedermi qual è il colore dei miei
volta e appare
40 sempre più
del 1960 per l’apartheid. Nel 1966 occhi, o dei miei capelli o della mia
l’Assemblea Generale ha invitato “a pelle. Chiedimi quale è il colore del
intraprendere azioni adeguate affin- mio cuore”.
opportuna, perché
la piaga della
discriminazione
ché la cultura diventi il primo pro-
cesso di revisione”. Anche in Italia
sono state attuate da UNAR marce,
festival e feste per stare assieme.
Il refrain del canto “La pelle di
Dio” degli anni Sessanta, parole e
musica del complesso “Gen Rosso”
allora famoso, diceva:
Di che color è la pelle di Dio?
continua a colpire
UN MONDO A COLORI?
È nera, rossa, gialla, bruna, bian-
in ogni parte del
SI PUÒ!
ca, perché
lui ci vede uguali davanti a sé.
mondo.
Salutiamo il vicino di casa, lo stra- Non crediamo abbia bisogno di
niero in autobus, il gruppo di africani commenti.
ASiena si è svolto un con-
vegno, promosso dalla Fon-
dazione Interculturale con
il premio allo studente Ad-
bo, del “Don Bosco” del Cairo.
Ovunque si moltiplicano le inizia-
tive per superare il razzismo, la
xenofobia e i mille pregiudizi raz-
ziali e xenofobi che ancora inqui-
nano i rapporti tra i popoli. A
Trento ci si prova con il festival
Religion Today. A Bolzano l’OEW
propone alle scuole il documenta-
rio di Marco Podini sul marocchi-
no Yousef, che cerca casa. Tutti
sono contro il razzismo. Il termi-
ne, infatti, richiama oscure pagine
di storia che hanno interessato afri-
cani, ebrei, armeni, ma non solo.
MARZO 2009 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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LETTERE
AI SOLDATI
OTE SULLE NOTE
di Lorenzo Angelini
La guerra non lascia indifferenti:
ognuno che la sperimenti, sia esso vittima,
carnefice o semplice spettatore, subisce un
profondo cambiamento interiore.
Vinicio Capossela è artista ec- ottenuto con il precedente Ovun- te a commento del disco) da
centrico, ostentatamente an- que proteggi, Vinicio si propone una pletora di strumenti più o
ticonformista, perennemente ora con il suo nuovo album: Da meno tradizionali ma non con-
alla ricerca di ciò che è marginale, solo. La solitudine indicata dal tito- sueti (“l’orchestra degli strumenti
fuori norma, in disparte. Le sue lo non è tanto quella subita dai inconsistenti” dice ancora il risvol-
musiche sono impregnate da me- cacciati o dagli abbandonati; è to di copertina).
lodie popolari, da esotismi anti- piuttosto quella cercata dagli irri-
quati, da suoni desueti ed esube- ducibili orgogliosi, da coloro che >> L’ironia che attraversa tutto il
ranti. I testi delle sue canzoni sono si scrutano ossessivamente dentro, lavoro si fa da parte in un paio di
popolati da personaggi bislacchi, da chi insegue un’idea fissa. In momenti, lasciando il posto alla
da luoghi incantati, da intrecci fa-
scinosi. Il suo timbro vocale
musica, questo sentimento, si tra-
duce in brani intimi e intensi carat-
tragedia. È questo il caso di Lettere
ai soldati, che ci propone il dram-
41
profondo evoca atmosfere fumose terizzati da melodie semplici e ras- ma della guerra visto dalla parte di
da bettole dei bassifondi in cui sicuranti ma da forme aperte e chi la fa: i soldati appunto. Ognu-
semplici storie di vita quotidiana, cangianti, decisamente lontane dai no di loro, forse tradito dagli stessi
facilmente, si trasformano in av- canoni commerciali. Negli arran- ideali che lo avevano portato lì,
venture meravigliose. Giunto al di- giamenti è il pianoforte a farla da torna inevitabilmente cambiato da
ciottesimo anno di carriera e redu- padrone accompagnato (“male ac- quell’esperienza: per aver visto
ce dall’enorme consenso di critica compagnato” come recitano le no- straziati nei corpi i suoi commilito-
ni, per aver sparato senza saperlo a
LETTERE AI SOLDATI di Vinicio Capossela
civili indifesi, per l’irragionevolez-
za di combattere e morire in una
Apre la strada / la vita e l’amore / chiude sangue drenato / e sangue versato
la strada / la morte e il dolore / Limpida è In sacchi di plastica / torna un soldato / e
terra che nulla ha a che fare con
lui, perché si scopre inutile pedina
l’aria / la palma è tranquilla fiume scorre /
la luna non vede / che polvere e stelle /
l’alba non sente / l’angoscia di noi
Piccoli soldati / piccoli e armati / dal co-
raggio d’ordinanza e dalla noia / dalla
gloria del rancio e dagli eroi e dalle let-
lascia effetti / e foto e armadietti / e al-
cool in branda / pornografie
e giacche graduate / lucenti e stemmate
/ e soldi e coraggio / e contratti d’ingag-
gio / e lascia un alloggio
E lascia lettere d’amore
in una guerra tecnologica, politica
e mediatica che, in fondo, non ha
bisogno di lui. La musica si dipana
come una lunghissima accorata li-
tania; un frammento melodico si
tere d’amore
La casa ci separa e ci avvelena / nes-
suno tornerà più come prima
Filo spinato / cemento armato / occhi na-
scosti / ovunque per terra / la radio
gracchia / la testa scuote
le buche e le ruote / il cielo è soltanto
una feritoia / un recinto blindato / di un
vetro di Humvee
Il deserto è tranquillo / non c’è linea del
fronte / pattuglia di guardia / a balia del
nulla
nulla che esplode / rovente nell’aria /
odore di gomma / e carne bruciata / e
Uccidere non è peccato se non sei uc-
ciso tu / uccidere non è peccato se è
regola e lavoro
50 metri / sparare al motore / a 20 nel
vetro / a 10 nel cuore / non hai conosciu-
to / chi è che hai centrato
una croce nel vetro / nebulizzato / non
era un soldato / non era un soldato / pic-
colo e armato
Il cielo ora è più nero, e non è fumo /
nessuno tornerà più come prima
La notte è serena / la palma è tranquilla /
il fiume scorre / Babilonia muta / resta
nel sole / e non si importa di noi
ripete ostinatamente dall’inizio alla
fine mentre l’arrangiamento e l’in-
terpretazione lo connotano: il vio-
loncello ora ne maschera ora ne
lascia esplodere la tensione; il
trombone ne sottolinea il grottesco
eroismo; la voce dona il dramma.
Ma alla fine tutto ripiomba nella
quiete. La quiete di una palma im-
mota, del sole cocente del deserto:
la Guerra è riuscita persino a ren-
dere “muta” Babilonia-Babele. Un
pezzi di crani / e cervella per terra
Piccoli soldati / piccoli e armati / piccoli
e pezzi di faccia / e pezzi di noi / mecca- soldati / piccoli e armati
nismi d’ossa / e protesi in cambio / e
paradosso che inquieta e divide le
nostre anime più di una violenta
deflagrazione.
BS MARZO 2009

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino, avente persona-
lità giuridica per Regio Decreto
13-1-1924 n.22, possono riceve-
re Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
per le Missioni, con sede in Tori-
no) a titolo di legato la somma di
… o titoli, ecc. per i fini isti-
tuzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
42
per le Missioni, con sede in Tori-
no) l’immobile sito in… per i fi-
ni istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o l’I-
stituto Salesiano per le Missioni,
con sede in Torino) lasciando ad
esso quanto mi appartiene a
qualsiasi titolo, per i fini istitu-
zionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
MARZO 2009 BS
I NOSTRI MORTI
SCRIVO sac. Gaetano, salesiano,
† Civitanova Marche (MC), il 25/08/2008,
a 87 anni
Un grande salesiano che ha servito la con-
gregazione cui apparteneva con generosità
e intelligenza. È stato direttore, ispettore,
consigliere per la Pastorale Giovanile e vi-
cario del Rettor Maggiore, svolgendo il suo
compito con scrupolo e attenzione alle per-
sone. Già avanti negli anni e malandato in
salute, scrisse una preghiera che ne rivela
l’animo e la tempra; un passo recita: “Libe-
rami, Signore, dalla sottile tentazione del
pensionamento vocazionale!”. Don Gaeta-
no, in effetti, non andò mai in pensione: ter-
minati gli incarichi fu inviato a Loreto, come
semplice confratello, e lì continuò fino all’ul-
timo a scrivere, a dialogare, a dirigere le ani-
me, a confessare, a predicare, a tenere con-
ferenze e ritiri, perché “un salesiano muore
sulla breccia!”. Ha meritato il funerale nella
grande basilica della Madonna di Loreto
stracolma di gente; tante le religiose che lui
assisteva spiritualmente, tanti i slesiani ve-
nuti da ogni parte, in primis il Rettor Mag-
giore. La congregazione gli deve molto, né
è sufficiente un trafiletto mortuario per in-
quadrarne la caratura umana, spirituale e
salesiana.
SAVINO sig.ra Maria Di Chirico,
cooperatrice,
† Potenza, l’11/09/2008, a 104 anni
Ha raggiunto la casa del Padre dopo un fe-
condo percorso terreno. Le è stata donata
una lunga vita, attraversata dalle fatiche del
quotidiano e dalla sofferenza di dover di-
pendere dagli altri a causa della sua infer-
mità. Cooperatrice salesiana per 90 anni,
ebbe intelletto e sentimenti elevati che pro-
fuse nella famiglia, nell’insegnamento, nella
vita quotidiana. L’equilibrio in ogni cosa ri-
mane il segno distintivo di tutta la sua vita.
La grande e solida fede che illuminò la sua
esistenza è stata un esempio per tutti.
PONZILACQUA sr. Corinna Teresa,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
† St. Cyr-sur-Mer (Francia), il 26/03/2008,
a 86 anni
Realizzò l’ideale missionario in Tunisia nella
casa di La Marsa addetta ai confratelli Sale-
siani, dove si dedicò alla cucina e in seguito
nella comunità di La Manouba, dove mise
tutti i suoi talenti a servizio delle ragazze, dei
bambini e delle consorelle. Per vent’anni ri-
velò nella cucina i suoi doni d’amore e di
creatività. Quando non si sapeva come trat-
tare un alunno della scuola, suor Corinna
l’accoglieva in cucina con arte educativa. Al-
cuni si facevano castigare per poter andare
da lei.
NOGLER sac. Giovanni, salesiano,
† Castello di Godego (TV), il 26/06/2008,
a 87 anni
Varie case l’hanno avuto assistente, o con-
sigliere scolastico, o direttore dell’oratorio,
o economo, o insegnante. Chi l’ha cono-
sciuto lo ricorda come persona vivace e al-
legra, buon lavoratore, impegnato nelle co-
se a lui affidate, corretto ed esigente. Le-
gava molto con i ragazzi poveri affidati alle
sue cure; per conquistarli, li portava a pe-
scare, sua vera passione. Uomo dal gusto
e dal bisogno della preghiera, confidava a
un confratello, facendo nascere così una
sana ammirazione, che quando di notte
non riusciva a dormire recitava il rosario.
Ebbe anche l’incarico di Cappellano all’O-
spedale “Stella Maris” di Venezia fino al
1998. Svolse questo ministero di assisten-
za ai malati con competenza e vera pas-
sione. Continuò il suo sacerdozio fino a
quando le forze glielo permisero e nel mar-
zo del 2002 divenne ospite della casa di
Castello di Godego fino alla sua morte.
DORIGUZZI sac. Luigi, salesiano,
† Mestre (VE), il 14/10/2008, a 86 anni
Don Luigi fu un uomo di azione. Fece il mili-
tare con il grado di sottotenente e, fatto pri-
gioniero, venne deportato a Deblin e Ober-
langer (Germania). Per questa dura e triste
esperienza verrà insignito della Croce al me-
rito di Guerra e del distintivo d’onore per i
patrioti Volontari della Libertà. A San Boni-
facio aprì una concessionaria FIAT, quindi
un’altra ad Arzignano. Mantenne sempre i
legami con il mondo salesiano. A 47 anni, il
16 agosto 1968, avendo deciso di dare una
svolta alla sua vita, fece la sua Prima pro-
fessione religiosa. Bastarono 3 anni di teo-
logia (era già ingegnere meccanico) e nel
1971 fu ordinato sacerdote. La congrega-
zione lo impegnò nel campo dell’economia.
Fu un vero manager, ma amava vivere la po-
vertà come impegno sul lavoro e libertà dal
superfluo. Sempre pronto al servizio, anche
quello più modesto. Mercoledì 14 ottobre
chiamò il direttore don Paolo: “Ti saluto. Il Si-
gnore mi chiama. È arrivata la mia ora. Io va-
do in pace. Pregate per me”. Poco dopo si
addormentò per non più svegliarsi.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”
MAZZON sr. Antonia, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
† Conegliano (TV), il 04/04/2008, a 93 anni
Il periodo più lungo della sua vita religiosa l’ha
vissuto presso i Confratelli Salesiani di Mo-
gliano Veneto: dal 1981 al 2001. Di carattere
gioviale, ottimista, aperta al sorriso che con-
tagiava nei momenti ordinari e nei momenti
di festa. I confratelli salesiani la ricordano con
simpatia e riconoscenza perché, per lei, il ser-
vizio in cucina era una missione.

5.3 Page 43

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MM iill
eessee Savina Jemina
MMAARRZZOO
ACQUE BIBLICHE
MAR ROSSO
In Quaresima, il pensiero corre
all’esodo degli ebrei dall’Egitto e
all’attraversamento del mar Rosso
(Esodo 13, 18 e seguenti). Molti
studiosi esprimono dubbi sul suo
effettivo guado, nonostante che il
nome ricorra 30 volte nella Bibbia.
Infatti, il termine ebraico “Yam
suf”, il passaggio, significa mare o
distesa di giunchi, o di canne o
papiri, ma è stato tradotto come
mar Rosso nella versione greca
dei Settanta e in quella latina del-
la Vulgata. E poiché quelle piante
sono presenti in tutte le acque
egiziane, comprese quelle inter-
ne, sono state proposte altre pos-
sibili localizzazioni: l’odierno golfo
di Aqaba o di Eilat (1Re 9,26 e
Numeri 21,4), i Laghi Amari vicini a
Suez e la laguna sirbonica sul del-
ta del Nilo.
LUCI DAL MEDIO EVO
>> 11 marzo 1409: il monastero di
Montserrat, in Catalogna (fondato
nel 1025 da Oliba) diventa indi-
pendente da quello di Ripoll. Il
complesso sorge sul luogo dove
nell’880 è stata trovata un’imma-
gine della Madonna. Nel 1522, vi
giunge pellegrino sant’Ignazio di
Loyola. Dopo le distruzioni napo-
leoniche e della guerra civile, il
monastero è stato ricostruito.
>> 15 marzo 1325: è elevato ad
abbazia il monastero di Fonte
Avellana, sulle pendici del monte
Catria (Pesaro-Urbino). Probabil-
mente fondato nel 977 dal beato
Lodolfo di Gubbio, diventa impor-
tante grazie a san Pier Damiani
che ne è priore dal 1043 al 1072. È
citato anche da Dante, nel Para-
diso (XXI, 106-111). Dopo le sop-
pressioni, è tornato ai monaci ca-
maldolesi, detti avellaniti.
>> 15 marzo 1945: a Montecas-
sino, posa simbolica della prima
pietra per ricostruire “dove era e
come era” l’abbazia distrutta dal
bombardamento alleato del
15/02/1944. Fondato verso l’anno
529 da san Benedetto, che vi
muore il 21/03/543 fu distrutto tre
volte: nel 577 da soldataglie;
nell’883 dai saraceni e nel 1349
da un terremoto. Il 24 ottobre
1964, Paolo VI consacra la basili-
ca della risorta abbazia, procla-
mando san Benedetto patrono
principale d’Europa.
>> 21 marzo 1098: l’abate Roberto
e 21 monaci di Molesmes, deside-
rosi di una riforma del monachesi-
mo cluniacense, si fermano 20 km
a sud di Digione, a Cîteaux, e fon-
dano un’abbazia che diventa la
culla della riforma cistercense. Lì i
monaci iniziano un’intensa attività
vitivinicola (dopo san Bernardo, il
cistercense più conosciuto è dom
Pierre Pérignon, 1639-1715, “inven-
tore” dello champagne). L’abate
Roberto muore il 17/03/1111. Con
la Rivoluzione francese il monaste-
ro è confiscato. Oggi, l’abbazia è
tornata casa madre della famiglia
cistercense ed è una comunità
dell’Ordine cistercense di stretta
43 osservanza (trappisti), con 35 mo-
naci.
ٗ
PRETI SCIENZIATI FRANCESCO FAÀ DI BRUNO
Nasce ad Alessandria il
29/03/1825, ultimo figlio del
marchese di Bruno. A 15 anni
entra nell’Accademia militare
di Torino. Nel 1848 è aiutante di
campo del futuro re Vittorio
Emanuele II. Inviato
a Parigi per prose-
guire gli studi mate-
matici e astronomi-
ci, vi conosce Fede-
rico Ozanam, fonda-
tore delle Conferen-
ze di S. Vincenzo.
Nel 1853, pur di non
battersi in duello con
un ufficiale, chiede il
congedo. Nel 1857,
insegna all’Università
di Torino. Pubblica studi su teo-
rie matematiche. Inventa un
ellipsigrafo per disegnare le
ellittiche, un fasiscopio per
spiegare le fasi lunari, uno sve-
gliarino elettrico per scandire
la giornata. Pubblica la rivista
musicale “La lira cattolica”. Si
dedica a iniziative sociali,
come l’opera di S. Zita per le
“domestiche”, in particolare
quelle che, rese incinte dai
padroni, sono licenziate. Realiz-
za una “città della
donna” con scuo-
le, laboratori e infer-
meria e per loro fon-
da la congregazio-
ne delle Suore Mini-
me di Nostra Signo-
ra del Suffragio. Nel
1876, a 51 anni, di-
venta prete. Per la
sua opera progetta
e costruisce anche
la chiesa il cui cam-
panile di 75 metri è la terza
guglia di Torino. I suoi orologi
sono visibili in quasi tutta la
città. Muore improvvisamente il
27/03/1888. Cent’anni dopo, il
25 settembre 1988, papa Woj-
tyła lo dichiara beato.
BS MARZO 2009

5.4 Page 44

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P P RIMA AGINA Redazionale
2 ANNIVERSARI 2
70 anni di storia per l’istituto salesiano di
Nave (Brescia). Da sempre casa di for-
mazione, l’opera ha finora “imbarcato”
oltre 1500 salesiani, forgiandoli alla scuola di Don
Bosco per essere buoni religiosi e buoni educatori.
A sottolineare l’evento è stato lo stesso Rettor Mag-
giore il 16/11/2008. Perché proprio don Chávez?
Perché le “case di formazione” sono fondamentali
nell’economia della congregazione. Là completano
il curriculum di preparazione le giovani generazio-
ni salesiane, prima di inserirsi nelle varie comunità
presso le quali l’obbedienza le destina, a contatto
diretto con i giovani e i loro problemi, i genitori e
le loro preoccupazioni, la scuola e le sue esigenze,
l’oratorio e le attenzioni psico/pedagogiche e reli-
giose che richiede. Se non si è preparati, si fa fati-
44
50 ca a tener dietro a tutto, a capire le urgenze e le
sfide del mondo giovanile. Come rispondere all’e-
mergenza educativa odierna? È l’interrogativo per
anni di storia anche per l’istituto sale-
siano “Gerini” di Roma. L’attività dei
salesiani ebbe inizio il 27 ottobre 1958.
certi versi drammatico che i salesiani sono chiama- Undici mesi prima, l’opera era stata inaugurata
ti a risolvere e che il Rettor Maggiore spinge ad ufficialmente, anche se non ancora ultimata. La
affrontare, perché sa bene che dalla sua soluzione munificenza del marchese Gerini/Torlonia aveva
dipende il futuro della congregazione, della Chiesa permesso la costruzione di un istituto professionale
e della società. Ebbene, uno dei luoghi dove tale modello. L’attività oratoriana era iniziata con un
sfida viene affrontata è proprio Nave, così come episodio curioso... o provvidenziale? Infatti, i primi
tutte le case di formazione che la congregazione ragazzi a varcare il portone dell’oratorio furono
possiede in ogni parte del mondo. Da esse dipen- due. Uno si chiamava Bartolomeo Callisti. Guarda
de, in gran parte, la riuscita del progetto educativo caso, Bartolomeo come il primo ragazzetto del non
di Don Bosco. 75 anni sono dunque un nuovo ini- ancora iniziato oratorio di Don Bosco. Fu facile, al
zio, per affrontare l’attuale emergenza educativa, i sorpreso direttore, portarli davanti alla statua di
problemi della famiglia, le sfide dell’immigrazione, Maria Ausiliatrice e raccontare loro l’inizio dell’o-
la grande partita dei diritti umani.
ratorio a Torino con Don Bosco e il famoso Barto-
lomeo Garelli, che, cacciato dal sagrestano della
chiesa per non saper far niente e richiamato dal
prete dei Becchi, iniziò allora con un’ave Maria il
suo apostolato oratoriano.
La scuola al Gerini – allora si chiamava “Avvia-
mento” – ebbe inizio, come dicemmo, nell’ottobre
di 50 anni fa con 216 iscritti al primo anno, divisi
in 6 sezioni di 36 allievi ciascuna. Fu una manna
dal cielo, sia per il quartiere sia per l’amministra-
zione comunale capitolina, tanto era il bisogno di
giovani con un mestiere in mano. Oggi le mutate
condizioni sociali, culturali ed economiche non
permettono più di ripetere l’exploit di quei tempi,
ma lo spirito con cui lavorano i figli di Don Bosco
è sempre il medesimo.
ٗ
MARZO 2009 BS

5.5 Page 45

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45
BS MARZO 2009

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
do la dottoressa mi diede que-
sta comunicazione rimasi impie-
trita, pensando che ero giunta
alla fine della mia vita terrena. Di
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
seguito, in cinque minuti, la dot-
toressa mi prospettò tutto quello
che avrei dovevo fare: quattro ci-
FEDELTÀ
PREMIATA
cli di chemioterapia molto forti,
due anni di cura di mantenimen-
to, controlli periodici del sangue
e del midollo osseo. Se tutto fos-
Sono una signora di 43 anni. Do-
se andato bene, trascorsi cinque
po aver avuto una prima gravi-
anni si sarebbe potuto parlare di
danza conclusasi con un aborto
guarigione. Da quel giorno iniziò
spontaneo alla nona settimana,
per me un lungo periodo di in-
sono rimasta incinta una seconda
tense sofferenze alternate a mi-
volta. A questo punto mia sorella
mi ha procurato l’abitino di san
Maddalena Morano
glioramenti, di ricoveri in ospe-
dale e degenze a casa. In que-
Domenico Savio e il rispettivo li-
sta esperienza di dolore mi sono
briccino con le preghiere della liberando da solo. Poi con medi-
mamma in attesa, che ho sempre cazioni e antibiotici tutto il male fu
recitato per i nove mesi successi- superato. Piango ancora di com-
DIAGNOSI CHIARA:
LEUCEMIA
sentita molto amata dal Signore
e sorretta da molte persone che
hanno pregato per me. Ho an-
vi. Ora desidero ringraziare san
Domenico Savio per avermi pro-
tetta e per aver dato a me e a tut-
ta la mia famiglia la gioia della na-
scita della piccola Michela.
mozione e stringo tra le braccia la
mia piccola, mentre penso a tutto
quello che ho passato.
Aindeli
Sono una suora della comunità
dell’Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice a Catania. Nel no-
vembre 2004, mentre mi trova-
che esperimentato la solidarietà
delle mie consorelle: nella mia
ispettoria ottocento suore pre-
gavano la beata Maddalena
Morano per la mia guarigione.
46
Fe’ Gigliola, Varese
SONO VIVE
MAMMA
E BAMBINA
Ho conosciuto l’abitino di san Do-
menico Savio il 20 ottobre 2006.
Mi trovavo ricoverata in una clini-
ca, essendo in stato di gravidan-
za a rischio. Avevo già avuto un
aborto a gennaio 2006. Una ra-
gazza in cura mi parlò di san Do-
menico Savio. Tornata a casa, ho
richiesto subito l’abitino e da allo-
ra ho sempre pregato. Dovetti sta-
re a letto, poiché il mio stato di sa-
lute peggiorava. Alla 36a settima-
na fui ricoverata; subii un taglio
cesareo. Il 27 marzo 2007 final-
mente nacque la mia piccola Elisa
in buona salute, ma io cominciai a
star male: accusavo febbre alta
con dolori. I medici pensavano
che si trattasse di crisi normali do-
po il parto. Io intanto ero immobi-
GUARITO
DUE VOLTE
Mio figlio nel mese di giugno
2007 è stato colpito da un tumo-
re all’intestino. Io ho subito rivol-
to la mia preghiera al beato don
Michele Rua, per ottenere la
guarigione, come è avvenuto nel
1961, quando ricuperò la vista
dopo che era stata gravemente
compromessa da una forma di
cheratite. Anche questa volta so-
no stato esaudito dal beato, che
mi auguro possa presto essere
proclamato santo.
Ugazio Ernesto, Loano (SV)
NON HO
MAI PERSO
LA SPERANZA
A metà settembre del 2003 rima-
vo a Catania cominciai a sentire
stanchezza, senso di nausea e
a notare ematomi sulle gambe.
Dopo qualche giorno notai che
mi usciva del sangue dalle gen-
give; pensai di andare dal denti-
sta, ma il 7 dicembre vidi sul
braccio un ematoma così este-
so, che decisi di parlarne all’in-
fermiera. All’indomani, mentre
con altre consorelle preparavo il
presepio, sentii una tale spossa-
tezza, che nel pomeriggio a
stento riuscii a salire le scale per
ritirarmi in camera e stendermi a
letto. La sera m’accorsi di per-
dere sangue, e durante la notte
vidi che il flusso aumentava.
Compresi allora che la cosa si
faceva seria; ne avvertii l’infer-
miera che fece le analisi del ca-
so. Dall’analisi risultò chiaro che
si trattava di leucemia. Fui rico-
verata al centro di ematologia
dell’ospedale Ferrarotto di Cata-
nia, e sottoposta ad altri accer-
tamenti, tra i quali la biopsia os-
sea. La diagnosi fu confermata:
Durante la malattia, mentre da
un lato pensavo di dover morire,
dall’altro provavo una serenità
unica, come se la cosa non mi
riguardasse. Sentivo ed ero si-
cura che madre Morano avreb-
be esaudito le mie preghiere e
quelle delle mie consorelle. For-
se tante di loro, vedendomi così
serena, pensavano che io non
fossi cosciente della gravità del-
la mia malattia, invece ne ero
molto consapevole, ma nello
stesso tempo certa di superare
quel periodo di prova e di guari-
re. Sono trascorsi circa tre anni
da quell’11 dicembre, quando
sentii il tremendo responso: leu-
cemia! Quando la dottoressa
ora mi dice che la malattia po-
trebbe tornare, anche se questo
è molto improbabile, io subito
penso: “ Ho madre Morano, e
questo mi basta”. Anche se i
medici non ne sono convinti, io
considero questo fatto una gra-
zia grandissima.
lizzata a letto. Dopo due giorni di si incinta e dopo appena 7 setti- leucemia mieloide acuta. Quan- Sr. Margarone Maria, Catania
pillole sedative del dolore, mia mane fui operata d’urgenza per
madre, piangendo, prese l’abitino gravidanza extrauterina. L’anno
di san Domenico Savio che era successivo, rimasta incinta nello
sotto il materassino della mia stesso periodo, fui operata nuova- cologa mi ordinò riposo a letto per trasfusioni. Due giorni dopo la pe-
bambina e le disse: ”Tu stai bene, mente dopo 10 settimane perché tre mesi, poiché avevo continua- diatra dell’ospedale dovette pre-
piccolina: allora l’abitino lo diamo non si sentiva il battito cardiaco mente minacce di aborto. Subii scrivere a Benedetta un ciclo di
alla mamma che sta male”. E ve- del piccolo. Nel giugno 2005, in ben 80 punture di progesterone antibiotici contro un’infezione e a
ramente io ero distrutta dal dolore seguito a una nuova gravidanza, con vari ricorsi al pronto soccorso. me altre medicine. Per questo fui
causato dalla ferita del taglio ce- dopo 8 settimane non si sentiva Trascorsi il periodo di riposo pre- trattenuta in ospedale con la mia
sareo. Dopo un’ora sentii una fitta più il battito del cuore. Io e mio scritto, ripresi una vita più norma- bambina fino al 20 luglio, quando
allo stomaco: si era aperta la feri- marito eravamo distrutti dal di- le e riuscii, dopo nove mesi, a por- finalmente potei rientrare a casa
ta. Era l’inizio della setticemia, e spiacere; ma ricordo che la nostra tare a termine la gravidanza, con con lei. È stata un’esperienza for-
nessuno lo sapeva. Dopo ciò ebbi ginecologa di fronte al mio pianto un parto veloce. Il 16 luglio 2007 midabile questa gravidanza; ma
una sensazione di benessere che disperato mi chiese se non avevo cominciai a casa ad avere le con- non ho mai perso la speranza di
non provavo da tanto tempo. Il mio mai letto il libro di Giobbe… Que- trazioni verso le 19.00; giunta al- vedere questa figlia. Che avventu-
corpo era avvelenato, ma si stava sto ci fece riflettere. Decidemmo l’ospedale dopo un’ora di viaggio ra la vita! Ora (settembre 2008) è
poi di sottoporci a una serie di in macchina, avevo iniziato il par- cambiata ogni cosa: c’è lei per pri-
analisi per accertare eventuali to. Entrai in sala operatoria alle ma… Benedetta. È una bambina
cause che potessero stare all’ori- ore 22.00 e alle 23.46 di quello buona: mangia, dorme e comincia
gine di un irregolare svolgimento stesso giorno nasceva Benedetta. a sorridere.
della gravidanza. Non venne tro- Per tutto il tempo dell’operazione
vato alcun ostacolo. Il 16 ottobre sono rimasta sveglia: avevo ad-
G. Tamaro
2006 rimasi incinta per la quarta dosso l’abitino di san Domenico
volta. In quei giorni, ancora prima Savio e lo pregavo. Perdevo mol-
M. D. Mazzarello Laura Vicuña
MARZO 2009 BS
dell’inizio della gravidanza, rice- to sangue; ho visto i medici e il
vetti un abitino di san Domenico personale agitarsi e sudare per-
Savio, che subito cominciai a por- ché il sangue non si fermava; ciò
tare. Ai primi di novembre la gine- nonostante non ci fu bisogno di
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IN PRIMO PIANO
redazionale
Dott.
CERQUETTI GIUSEPPE
Exallievo salesiano di Macerata
dove ha frequentato la quinta
classe elementare e i cinque anni
del Ginnasio.
Oggi dentista rinomato a Roma.
È sposato e ha due figli.
Che ricordi ha dei suoi anni di collegio, dottore?
Quelli di un ragazzo che ci ha passato gli anni della guerra. Tempi
duri, ne capitavano di tutti i colori: pane non ce n’era, il resto era tutto
razionato. Per farti capire che tempi erano quelli ti dico la cosa più im-
pressionante: un giorno trovai un topolino nel riso! Proprio così. Ma
stavo bene con gli amici e nonostante tutto ci si divertiva.
Che cosa ricorda di più bello?
Proprio l’amicizia con i compagni di collegio. Pensa che con alcuni
dura tutt’ora. Si giocava con palle fatte con la carta dei giornali tenuta
insieme con lo spago, eppure bastava per divertirci. Avevamo un prof
che ti rompeva anche durante la ricreazione, chiedendo a bruciapelo
modo e tempo di una forma verbale e se non rispondevi in cinque se-
condi… “all’angolo”: gioco finito!
Che cosa le è rimasto degli insegnamenti di allora?
Io ero un po’ “un cane sciolto”, ciò che mi ha condizionato di più,
ma in bene, sono state le regole, che ho trovato importantissime e uti-
lissime per la vita, ma che allora mal sopportavo. Sapersi gestire, di-
sciplinare è fondamentale. Oggi vedo che a casa comandano i piccoli,
non più i genitori.
Che cosa le pesava del collegio?
Sono sincero: la messa ogni mattina. Un po’ duro per tipi come me!
In compenso mi piacevano le recite e il canto. Ho recitato ne “Il delfino
del re” e nell’operetta “Le valli di Savoia”. Belle cose le recite, belle
ed educative.
Ricorda qualche salesiano “caratteristico”, “originale”?
Il direttore don Simonetti raccontava che Don Bosco gli mise la mano
sul capo. Lo faceva anche con altri. E tutti quelli che avevano ricevuto
quella speciale benedizione, a dire di don Simonetti, sono poi diventati
preti. Un altro che ricordo bene è don Ferretti Gennaro, la mia ossessione
come prof di matematica. Ricordo che a scuola se ne combinavi qualcuna
ti tirava il gessetto, e… ahimè, aveva una mira infallibile. E ancora don
Giglio Scheller, economo, che aveva sempre lo stuzzicadenti in bocca e
come castigo ti tirava le basette. Don Ennio Postorboni, assistente, il più
amato perché era caciarone e casinista come noi…
E adesso?
Faccio il dentista a Roma. Quand’ero più giovane lavoravo anche 50
ore la settimana! E un giorno lo dedicavo alla Caritas – gratis ovvia-
mente –. La prima sede dentistica della Caritas fu dietro l’abside del
Sacro Cuore a Roma, in via Marsala…
DUDU
È ancora un bambino, ma 10
anni del Camerun corrispon-
dono ad almeno 17 anni euro-
pei, se non di più. Qui non esi-
ste preadolescenza, si passa
dall’infanzia all’età lavorativa
in un batter d’occhio, e Dudu
già da quasi un anno lavora
nella cava di ghiaia. È là che si
guadagna qualche spicciolo
certo non per sé ma per la fa-
miglia che ha 3 mamme e vari
fratelli… Lui è incaricato, alla
cava, della legna: va nel bush,
raduna dei rami secchi, li lega
con una corda e li trascina fin
presso a una grande pietra, so-
pra la quale un suo coetaneo li
sistema uno a uno, poi accen-
de il fuoco, che viene alimen-
tato finché la pietra diventa
47
molto calda, e può sbriciolarsi
facilmente sotto le mazzate
che un operario più grande gli
mena con forza. Sfaldato il
pietrone, rientra in scena Dudu
con altri ragazzini a lavorare
di mazzetta per ridurre le pie-
tre a ghiaia. Questa viene ac-
cumulata in mucchi più o me-
no grandi. E la scuola? Prima
il lavoro, punto e basta. La
scuola può attendere. E Dudu
e i suoi compagni attendono
qualcuno che li riscatti e li
porti a studiare. In genere un
missionario, o una suora, e tal-
volta qualche volontario.
BS MARZO 2009

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
FMA
di Graziella Curti
Terra di confine
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Il fenomeno del pellegrinaggio autocostruitosi
CHIESA
di Silvano Stracca
Mater et magistra di Giovanni XXIII
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli
C’è da non crederci