Bollettino_Salesiano_200902

Bollettino_Salesiano_200902

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Mensile - Anno CXXXIII - nr. 2
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 2/2009
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Febbraio 2009

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2009 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
UN VASTO
MOVIMENTO PER I GIOVANI
I gruppi ufficiali della FS
Nel precedente articolo del
mese di gennaio, vi ho pre-
sentato come Don Bosco
>> Se da una parte non si può attri-
buire tutto lo sviluppo della Famiglia
Salesiana a Don Bosco, perché la
abbia dato origine ai primi sua eredità non è un “museo” ma una
quattro gruppi della Famiglia Sale- realtà viva, dall’altra parte, tutte le
siana. Egli non è stato semplice- successive fondazioni sono ricondu-
mente il fondatore dei Salesiani, cibili al suo genuino progetto apo-
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, stolico, come tante volte è stato riba-
assieme a Santa Maria Domenica dito dai suoi successori, garanti del-
Mazzarello, dei Cooperatori e del- l’autenticità del suo spirito e della mis-
l’Associazione di Maria Ausiliatrice. sione salesiana.
Infatti, creando un clima di famiglia La miracolosa espansione dei sa-
coinvolgente all’interno e attorno lesiani e dell’opera salesiana nel
alle sue opere, non solo diede ori- mondo fu certamente frutto del coin-
gine a un particolare stile di rappor- volgimento di tante forze apostoli-
ti interpersonali, ma, guidato da che, specialmente dei cooperatori.
2
La Famiglia Salesiana
Dio, fece sorgere un’identità cari- Anche oggi, possiamo dire che il
smatica condivisa e condivisibile, coinvolgimento della Famiglia Sale-
di Don Bosco è costituita che si esprime nello spirito e nella siana continua a essere il segreto
dai tre gruppi centrali
(SDB, FMA, CC) alla cui
fondazione egli stesso
dedicò tempo, energie,
impegno formativo
missione salesiana.
In tal modo, l’azione dello Spirito
Santo guidò Don Bosco a dar vita
a varie forze apostoliche, prime,
ma non uniche, quelle da lui stesso
fondate. Il suo progetto originale,
non pienamente raggiunto durante
dell’espansione dell’opera salesia-
na, in qualsiasi luogo del mondo.
Impegnarci, dunque, nel conoscere,
amare e sviluppare la Famiglia Sa-
lesiana è stato, è e sarà una carat-
teristica comune della comune vo-
cazione salesiana e, al tempo stes-
e organizzativo,
perché costituissero
il nucleo portante della
la sua vita, restava come un dinami-
smo da sviluppare: la Famiglia Sale-
siana con i suoi innumerevoli gruppi
ne è la prova storica evidente.
so, il segreto della fecondità di que-
sto grande movimento spirituale e
apostolico che ha avuto le sue origi-
ni nel cuore di Don Bosco.
sua opera e da una
costellazione di altri
numerosi gruppi… Da lui
ebbe inizio anche
l’Associazione di Maria
Ausliatrice (CDC 2).
Gli stemmi dei quattro gruppi
della Famiglia salesiana fondati
direttamente da Don Bosco.
FEBBRAIO 2009 BS

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(L’albero della Famiglia Salesiana,
dono dell’ispettoria polacca di Piła
al Rettor Maggiore per l’anno
2002). L’azione dello Spirito guidò
Don Bosco a dar vita a varie forze
apostoliche.
>> Don Bosco aveva dunque ini-
ziato la sua opera a favore dei ra-
gazzi poveri, fondando la congrega-
zione salesiana (la cui sigla SDB si-
gnifica Salesiani Don Bosco), quindi
l’Istituto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice (la sigla è FMA), i Salesiani
Cooperatori (SSCC), come anche
l’Associazione di Maria Ausiliatrice
(ADMA). Ma tutto questo non era che
il seme di cui parla il Vangelo; quel
seme piccolissimo, che ha davanti a
sé un grande avvenire: di diventare
un grande albero. Questa immagine
oggi per tutti i figli di Don Bosco è di-
ventata un’icona, e tutti quelli che co-
noscono questa realtà parlano ormai
con piena consapevolezza dell’“albe-
ro della Famiglia Salesiana”.
Esistono a tutt’oggi ventitré gruppi
ufficialmente ammessi a fare parte
di questa grande famiglia. Si tratta
ormai di un albero con molti rami,
diversi l’uno dall’altro ma facenti
parte dello stesso ceppo. In questo
arcipelago esistono gruppi con mem-
bri consacrati nella vita religiosa
maschile e femminile e membri ap-
partenenti a istituti secolari e laici.
Diversi anche gli ambiti dell’aposto-
lato: alcuni lavorano nel settore
dell’educazione, altri in quello della
sanità, altri a favore della promozio-
ne umana o nel mondo della comu-
nicazione sociale. Tutti però, con
elementi di un’identità comune che
si rifà al grande cuore del fondatore,
Don Bosco, conosciutissimi ormai in
ogni parte del mondo.
ٗ
Febbraio 2009
Anno CXXXIII
Numero 2
Mensile - Anno CXXXIII - nr. 2
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 2/2009
In copertina:
Occorre cambiare.
Troppo spesso i nostri
ragazzi crescono
imparando stili di vita
che non promettono
niente di buono e di cui
non sanno immaginare
le gravi conseguenze.
Foto: Santo Cicco
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Febbraio 2009
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Le encicliche sociali (2)
di Silvano Stracca
CASA NOSTRA
14 Don Bosco in trincea
di Pierluigi Cameroni
VIAGGI
18 La valle dei Namuncurá
di Giancarlo Manieri
ATTUALITÀ
20 Stili di vita da cambiare
di Giuseppe Norelli
IL TEATRO DI DON BOSCO
23 Don Bosco - il musical
di Michele Novelli
FMA
28 Le borse di tucum
3
di Graziella Curti
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
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SALESIANO
O
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web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS FEBBRAIO 2009

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RIBALTA
G IOVANI
di Gionata Di Cicco
MUSICA SOGNI
COLORI
Ritrovare l’armonia dell’universo, la musica del creato, la melodia
quotidiana della natura che ti avvolge, ti scherma,
ti sostiene, ti rilassa… La musica!
PPatatrackk!! Ting, drang, crash, biip!
È il frastuono quotidiano dello stress
cittadino. Tra lo smog e i clacson
frenetici delle automobili incolonnate in
interminabili file, nulla intorno ti
riconcilia con i tuoi desideri, la tua
Per questo amiamo la musica
Essa è un inseparabile compagno di
viaggio della mia generazione.
Dai Beatles ai Radiohead, da Janis
Joplin ad Amy Winehouse. Tanti miei
coetanei la suonano, facendone un
essenza. Dove sei perduta Bellezza?
raffinato mestiere. La musica è il
In un attimo fuggente mi giunge l’eco
prodotto del lavoro degli uomini,
di un suono soave, tra le strade nere di
della loro fatica di esistere.
pece. Dall’uscio di una chiesa il canto di
In Italia la musica è esiliata insieme a
un coro sfiora le mie orecchie, facendo tutte le arti, non la musica delle top ten
vibrare d’immenso il mio corpo. Una
dove prevale spesso solo il lato del
carezza di suoni pervade i miei spazi
business, ma la musica di migliaia di
interiori che all’improvviso diventano talenti sconosciuti, che hanno studiato
valli sterminate di sogni ed emozioni una vita per raggiungere una maturità
dimenticate. La Musica! Antichissima
arte, tra tutte forse la più enigmatica.
5 e una profondità di interpretazione sui
propri strumenti. Musicisti che in
Straordinario prodotto pratica vivono solo di notte, e grazie al
dell’immaginazione umana, della sua
loro sogno colorato e sonoro
consapevolezza espressiva, della sua
contribuiscono a innalzare la qualità
ricerca del Senso. Ogni parola che della vita. La musica e l’arte sono tra i
cerchi di descriverne il significato,
pochi prodotti della cultura umana
delimita la musica. Le parole, sistema capaci di innalzare la qualità della vita!
semanticamente chiuso, non sono
Peccato che da noi la musica, a
adatte a cogliere la complessità delle differenza dei paesi anglosassoni in cui
relazioni tra alto, basso, cuore, anima.
è una professione riconosciuta e
La musica è evocazione, impeto,
valutata, è il fanalino di coda
linguaggio che si beffa di convenzioni e
dell’organizzazione sociale.
definizioni. In essa ragione, sintassi,
La musica è estromessa dalle materie
calcolo soggiacciono allo slancio
degne di attenzione fin dalle scuole
espressivo, che sia musica gridata o elementari. Il giovane che intraprende
sussurrata, che sia jazz, rock, o musica la professione del musicista è spesso un
sinfonica. Fin dall’antichità nella musica estroso e talentuoso visto con ritrosia,
è stato impossibile separare l’aspetto sbeffeggiato perché non arriverà a fine
della ratio, della mathesis da quello mese. O semplicemente perché non ha
dell’estro e del sentimento. scelto di diventare medico o avvocato.
Una sola nota è capace di evocare
Oppure diventa idolo delle folle,
ricordi sbiaditi, luoghi lontani.
quando fino al giorno prima suonava
Nel Novecento dall’incontro di suoni e
nei pub per un pugno di euro.
colori nacque l’arte astratta, divenendo Dove’è il giusto posto per quest’arte, al
una tra le più alte manifestazione di fuori dei programmi di plastica come
dell’espressività umana. “Amici”? Un giovane vede solo sudore
Wassily Kandinsky diceva: “Mi nell’intraprendere la strada della musica
sembrava che l’anima viva dei colori e tanti muri di gomma. Strano e ingiusto!
emettesse un richiamo musicale,
Nei fumi di quel traffico e nell’odore
quando l’inflessibile volontà del acre delle fogne quelle note lontane mi
pennello strappava loro una parte di hanno fatto sentire per una volta vivo e
vita”. Noi giovani amiamo il lato
partecipe del Bello, oltre il grigio di
emotivo della vita e per natura siamo
tutti i giorni. Una scala musicale può
sognatori pieni di vitalità e gioia. portarti vicino al cielo se a suonarla c’è
L’emozione è il primo spunto del un libero pensiero, un musicista ebbro
nostro esistere, un punto di partenza
di libertà e carico di sentimento ...
dell’espressione della libertà umana.
un poeta, insomma.
BS FEBBRAIO 2009

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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
matica, ecc. le assorbe trop- Le ragazze ritratte sono le soprannaturale?... Perché tan-
po spesso da quel monitor alunne di un liceo classico to doloroso amore? E l’amo-
narrante. Ho qualcosa con- salesiano. L’autore delle foto re di chi soffre per amore di
tro la TV? No. Ho piuttosto è uno dei loro professori, an- chi si vede precluso l’amore,
qualche osservazione da fare che lui salesiano. Nelle foto di chi lo sente fortissimo ma
ai genitori! Personalmente pubblicate non si vede alcun – come dicono – non è se-
resto convinto che il contatto ombelico anche a guardare condo i canoni? L’amore ha i
umano, la voce, lo sguardo, con il lentino! E alcuni centi- canoni?... E non mi citi l’a-
il monito, il ragionamento, metri di pelle scoperta non si- more trinitario (trinitario?), o
lo scambio di idee, una ca- gnifica essere mezze nude, a di Cristo per la Chiesa (?) in-
rezza, ecc. restino la strada meno che le parole abbiano comprensibili…
maestra dell’educazione (è il perso il loro corrispettivo nel-
famoso terzo pilastro del Si- la realtà. Se foto di questo ti-
V…una…@...
stema Preventivo). Insieme po sono uno “scempio”, allo- Caro Signore, il discorso
all’idea di un Dio che non ra vuol dire che abbiamo ac- sull’Amore è il più difficile in
vieta, ama; che non pone quisito, come uomini e come assoluto, il più misterioso, il
ostacoli alla realizzazione di cristiani, un’ipersensibilità meno comprensibile da mente
NIGHT E SBALLO.
Caro direttore, cerco di
convincere mia figlia a
sé, li toglie; che non fomenta
contrasti, vuole che si supe-
rino con l’idea, propria di
molte religioni, “Non fare
agli altri ciò che non vorre-
che non ci permette più di di-
stinguere il bello dal brutto,
l’onesto dal disonesto, il nudo
dal vestito, il naturale dal
pornografico, in definitiva il
umana, il meno definibile. Ci
hanno provato in tanti: filoso-
fi, artisti, letterati, scienziati e
infine i teologi. I risultati, a
parte la sicumera di qualcu-
non frequentare il night e lo sti fosse fatto a te!”.
bene dal male. Ma questo, ve- no, sono stati deludenti. Del
sballo del sabato […]. Sono Perciò non si scoraggi: con- de, è oltremodo pericoloso, tutto. E il perché è comprensi-
un genitore non vecchio ma tinui senza stancarsi la sua perché si fa “d’ogni era un bile: “Deus Caritas” est, quan-
classico di principi […]. battaglia educativa. Non vie- fascio”, il che vuol dire che do si parla di Amore si parla
Qualche sera fa mi ha rinfac- ti, ma educhi; lasci parlare siamo in un mondo senza più di Dio. E Dio è irraggiungibi-
ciato: “Papà sei un giovane sua figlia e sua moglie, ma redenzione, senza più speran- le. I risultati degli sforzi uma-
6 vecchio! Nessuno ti ha mai esiga anche che a loro volta za, senza più ottimismo; un ni per capire Dio/Amore sono
detto che oggi è vietato vieta- lascino parlare lei. E si pre- mondo che ci ha rubato la se- balbettii e nulla più. La pre-
re?”. Non è che ha ragione lei pari – e bene – alle discus- renità del giusto, la capacità messa era d’obbligo, per dir-
e noi siamo ormai tagliati sioni, in modo che non lo ve- di selezionare, distinguere, le che… non so cosa dire.
fuori da questa società?
dano esagitato, in difficoltà, sceverare… Siamo uomini di- Non so, cioè, come risolvere
Mario S., Verona
arrancante. Sostenga con
coraggio la sua linea educa-
midiati, a metà, immersi nella
parte oscura, irredenti. Ma
il problema dell’amore, di
tanti diversi amori, dell’amo-
Caro signore, “vietato vieta- tiva; il suo arco ha tante questo significa anche che re di un uomo per un uomo,
re” sembra davvero una ca- frecce da scoccare, quindi Cristo è passato invano. Cre- ecc. Anzi, non so nemmeno se
ratteristica della società non ceda, non dica mai: “Mi do sia molto pertinente a que- ha una soluzione. Dell’amore
odierna. Indubbiamente pe- sono stufato, fai quel che ti sto punto una forte afferma- si può dire tutto e il contrario
ricolosa… uno tsunami, di- pare!”. A volte è necessario zione di san Paolo nella lette- di tutto. Questo l’aveva già
rei. Significa che tutto è pos- imporsi, allora scelga bene i ra a Tito: “Tutto è puro per capito Niccolò Cusano (sia-
sibile, tutto è lecito. Solo tempi, i modi, le parole, i to- chi è puro, ma niente è puro mo in pieno 1400) quando,
vietare è illecito! Le conse- ni, e non dimentichi di moti- per i contaminati e gli incre- spazientito di non riuscire a
guenze sono tragiche. Ho vare quanto esige. Confidi duli perché hanno contamina- cavare le gambe su Dio, sen-
letto da qualche parte che un che il suo esempio, la sua ta l’intelligenza e la coscien- tenziò salomonicamente “Deus
bambino italiano, finite le capacità di controllo su se za” (Tito, 15).
est coincidentia opposito-
elementari, ha visto in media stesso, la nobiltà del tratto,
rum”/ in Dio coincidono gli
sullo schermo della TV di
casa circa ottomila omicidi e
più di centomila violenze…
Oggi la TV è diventata la
balia dei figli, ha rubato il
l’abilità dialettica, ma anche
la sua fede di credente fac-
ciano il miracolo: “Sabato
niente sballo, papà!”.
AMORE COS’È? Caro
direttore, con un amico
si disquisiva di amore,
opposti. Forse “l’amore ha
orrore di tutto ciò che non è
se stesso”, qualcosa del gene-
re lo scriveva Balzac, se non
ricordo male. Se l’effato è ve-
posto alla nonna… È la non-
na elettronica che racconta
favole che ... si vedono; che
poi siano truci o violente, o
sporche, non ha importanza.
COPERTINE. Caro di-
rettore, mi permetta
una forte critica: lei ha
anche omosessuale. Lui so-
stiene che esso è inferiore a
quello tra uomo e donna, a
quello oblativo, a quello d’a-
micizia che è altra cosa. Ma
ro, deve avere orrore, Dio, di
molte cose, dal momento che
nessuno sa che cosa sia que-
sto amore. Quindi non le cito
proprio niente, perché di
“Quando Mariuccio è da- fatto una o due volte coperti- chi può capire davvero l’a- fronte all’amore sono nudo
vanti alla TV sta buono, al- ne con ragazze mezze nude e more? Come si fa a definire come lei e come tutti. Non si
trimenti è insopportabile!”. l’ombelico al vento (vedi co- ciò che è amore e ciò che sa nemmeno com’è fatta la
Nessuno pensa che l’insop- pertina di ottobre 2008). non lo è? Che vuol dire amo- psiche dell’uomo, con buona
portabilità, l’insofferenza, la Esprimo la mia indignazione re interessato, amore di con- pace di psicologi e psicotera-
durezza che porta al bulli- per questo scempio.
cupiscenza, amore effusivo, peuti che credono di sapere
smo, la disobbedienza siste-
N.N. amore di benevolenza, amore tutto e sparano definizioni
FEBBRAIO 2009 BS

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APPELLI
ni ed ebrei, scrivendo fra
l’altro: “La riscoperta della
Divina Misericordia promos-
I Docente 40enne, di otti-
ma famiglia e indiscussa
moralità, amante della vi-
ta e dei viaggi, cerca ami-
ci/che che hanno le stesse
“passioni”. luismario@kata-
mail.com o 333/69.61.328.
I Vendo a privati qualsiasi
cosa appartenga all’arte
sacra. In più, a chi è interes-
sato, vendo francobolli di
Maria Teresa di Calcutta e
Padre Pio. La mia e-mail è:
roberta_parma@hotmail.it.
I Salve! Sono Asia da Ve-
nezia. Avrei il piacere di cor-
rispondere con nuovi amici
e amiche di qualsiasi età e
luogo. Vi aspetto: Trovato
Asia, Via Case Nuove Mar-
I Sono un detenuto del
carcere di Padova. Desi-
dererei avere una corri-
spondenza con persone
volenterose. Devo affron-
tare ancora buona parte
della mia pena e sarei fe-
lice di potermi intrattene-
re con chiunque, via epi-
stolare. Scrivete a: Talamo
Michele, Via Due Palazzi
35/A, 35136 Padova.
I Sono Anna Maria e ho
40 anni. Vorrei corrispon-
dere per amicizia con
persone della mia stessa
età che abbiano anche
figli piccoli. Il mio indirizzo
è: Anna Maria Sulpizi, Via
Fabrizio Luscino 78, 00174
Roma.
sa da Giovanni Paolo II è
decisiva per la promozione
del dialogo dei cristiani con
i musulmani ed ebrei”. Non
per nulla il 30 marzo – do-
menica in Albis – il Segreta-
rio di Stato cardinale Berto-
ne, che come lei sa è un sa-
lesiano, ha tenuto presso la
Chiesa di Santo Spirito in
Sarsia l’omelia sulla Divina
Misericordia. Insomma, caro
signore, si tratta di un tema
di prim’ordine per le impli-
cazioni ecumeniche che può
avere. È perciò alquanto sin-
golare che non se ne faccia
cenno nella domenica dedi-
cata, che non è stata scelta a
caso. Nei 99 nomi di Allah i
più utilizzati sono Ar-Rah-
man (Colui che è molto mi-
sericordioso) e Ar-Rahim
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
A CASA TUA
ghera 28, 30175 Venezia.
(Colui che è tutto misericor- Il Bollettino
dioso). Proprio questi due
attributi nelle 5 preghiere
Salesiano viene
contraddittorie con la più bisogno di misericordia) è obbligatorie di ogni giorno – inviato gratuitamente
7
gran faccia tosta del mondo. passata senza un cenno, anche cui ogni musulmano è tenuto
Quel che posso dire è che c’è se ne ho discusso con il mio – si ripetono per più di 30
un grande interrogativo ac- parroco […] È o non è un ar- volte. In definitiva, il mistero
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
canto alla parola amore; è lo gomento fondamentale? [..] della Misericordia fa parte di Don Bosco a chi
stesso che c’è accanto alla Sono un bacchettone o qualco- del “tesoro della Chiesa”.
parola Dio. Ancora, quel che sa non va nell’équipe che diri- Beh, che dirle? Provi a
posso dire è che di dolore è ge la parrocchia? […]
istruire un po’ il suo parro-
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
zeppo il mondo, che di dispe-
razione trabocca ogni angolo
Mario…@...
co (!) ma, mi raccomando,
lo faccia con discrezione,
i giovani e le missioni.
del pianeta, che l’orfanezza è Caro signore, la “Divina anzi con... “misericordia”.
una componente societaria… Misericordia” è attributo
e potrei continuare. I proble-
mi da risolvere – nel mondo –
superano di gran lunga la po-
polazione del mondo! Perso-
nalmente lascio a Dio il com-
pito di districarsi da certi
garbugli, cercando, personal-
fondamentale di Dio, e c’è di
più: è anche attributo fonda-
mentale di Allah e negli am-
bienti “alti” non si ha timo-
re di affermare che sia pro-
prio questo titolo divino il
ponte per un possibile dialo-
SOLO MALA SA-
NITÀ? Caro direttore,
Spesso in Italia si parla
di “mala sanità”. Io, al con-
trario, sono testimone di
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
mente, di essere un “onesto go con l’Islam. In effetti il buona sanità”… in occasio-
cittadino e buon cristiano”. cardinale Philippe Barbarin, ne del mio ricovero presso
arcivescovo di Lione ha di- una struttura accreditata con
LA DIVINA MISERI-
CORDIA. […] Il mio
problema è “la festa del-
chiarato che la “Misericor-
dia” è parola chiave nel rap-
porto fra cristiani, musulma-
‘‘ la Divina Misericordia”, la
parrocchia salesiana che fre-
quento sembra che non ne ab-
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
bia mai sentito parlare… An- pervenute in redazione. Ce
che quest’anno la domenica in ne scusiamo. Provvedere-
Albis (che è anche la domeni- mo a suo tempo alla pub-
ca della Divina Misericordia – blicazione o alla risposta
il Servizio Sanitario Naziona-
le, dove la grande competen-
za dei sanitari è andata di pari
passo con l’approccio psico-
logico alla mia persona da
parte della classe infermieri-
stica, tecnica e ausiliaria
dell’Oncologia di Viagrande
(CT). Non posso che esserne
riconoscente e ringraziare.
Giovanni, Catania
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
e Dio sa quanto ne abbiamo personale.
Deo Gratias!
BS FEBBRAIO 2009

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& IN ITALIA
NEL MONDO
MARATEA, ITALIA
DAGLI APPELLI
DEL BS
Da un appello del BS pubbli-
cato nel settembre 2004, in
cui il salesiano don Almeida
José De Freitas chiedeva aiu-
to per tanti bimbi poveri della
sua parrocchia di Fortoleza,
nel Nord Est del Brasile, è na-
ta una Casa di Accoglienza
ove i bambini sono educati,
scolarizzati e avviati a un me-
stiere. Quell’appello infatti fu
allora accolto dall’Associa-
zione S.P.E.M. Onlus di Ma-
ratea che, invece di inviare
qualche aiuto in denaro si è
mobilitata per un progetto
consistente e duraturo. Ora il
Barrio Planalto do Pisí pos-
siede una casa, dedicata alla
Beata Maria Vergine di Vig-
giano, capace di alloggiare
500 bambini dove essi ricevo-
no un’istruzione, un’educa-
zione sociale, una formazione
religiosa. L’exallievo salesia-
no dottor Vincenzo Mattia-
ce, presidente della Onlus
S.P.E.M., esprime la sua sod-
disfazione e quella dei suoi
collaboratori per l’importante
opera portata a termine. An-
che un semplice appello può
fare miracoli.
CREDO IN DIO
MA A MODO MIO
di Maurizio Maiore,
edizioni creativa
È una specie di catechismo
quello di Maurizio Maiore, da
anni impegnato nelle missioni
popolari della diocesi di Ro-
ma. Il presente volume è un
romanzo che presenta racconti
di un uomo qualunque con una
8
sua particolare idea di Dio. Le
situazioni, i casi, le vicende
sono verosimili: possono ca-
pitare a chiunque, il linguag-
gio è semplice, diretto, irrora-
to di ironia e comicità che ne
rendono appetibile la lettura,
pur affrontando i grandi pro-
blemi della fede.
LIMERICK, IRLANDA
LA SCUOLA
SECONDARIA
SALESIANA E LA
CURA DELLA TERRA
Nella scuola secondaria sa-
lesiana di Fernbank, un
quartiere di Limerick (Irlan-
da) da alcuni mesi sventola
una bandiera verde, conse-
gnata ai centri educativi
“amici” dell’ambiente attra-
verso la riduzione degli
sprechi, il riciclaggio, la pu-
lizia nei luoghi abitati, il ri-
sparmio dell’energia elettri-
ca. La consegna della BAN-
DIERA VERDE è stata l’oc-
casione per una manifesta-
zione pubblica alla presenza
di suor Bridget O’Connell,
FEBBRAIO 2009 BS
FMA e direttrice della scuo-
la, dei rappresentanti delle
autorità civili locali, di tutto
il personale, dell’intera co-
munità scolastica. Il primo
passo per ottenere il ricono-
scimento di “amici” dell’am-
biente, è stato la costituzio-
ne di un “Comitato Scuola
Verde”, comprensivo di stu-
denti, personale docente e
non docente, genitori. In se-
guito, i rappresentanti di “An
Taisce” – il corpo nazionale
che esamina le scuole che
chiedono la bandiera verde –
visitano la scuola e ne verifi-
cano gli adempimenti e i
progetti educativi per l’edu-
cazione all’ambiente. La co-
munità educante di Fern-
bank ha preso coscienza del-
la valenza educativa del-
la cura dell’ambiente, parte
dell’approccio integrale ver-
so la persona del giovane
per la formazione ad una cit-
tadinanza attiva. L’esperien-
za si è rivelata anche una
buona opportunità per l’inte-
ra comunità della scuola di
lavorare insieme e offrire
corsi di leadership per gli
studenti.

1.9 Page 9

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FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
redazionale
WARSZAWA,
POLONIA
segnamento della catechesi
nelle scuole. Nel periodo del
comunismo, quando la reli-
gione è stata abolita, la cate-
DA 50 ANNI
AL SERVIZIO
DEL VANGELO
chesi è continuata nelle par-
rocchie, sovente in situazio-
ne di clandestinità. Solo ne-
gli anni Novanta, la forma-
Il 14 ottobre scorso, in occa- zione catechistica ha ripreso
sione della Giornata dell’E- a svolgersi nelle aule sco-
ducazione celebrata annual- lastiche. L’onorificenza di
mente in Polonia, il Presi- suor Krystyna è il riconosci-
dente della Repubblica po- mento di lunghi anni di mis-
lacca, Lech Kaczyn´ ski, ha sione qualificata nello stile
assegnato a suor Krystyna salesiano per la formazione
9
Ruczko la medaglia d’oro delle giovani generazioni.
per i suoi 50 anni di catechi- La festa di suor Krystyna è
sta nella scuola media. La stata resa ancora più bel-
consegna della medaglia la dalla lettera di ringra-
d’oro a una religiosa è un ziamento inviata dall’arcive-
fatto straordinario. Fino a scovo Henryk Hoser, ordina- LOURDES
qualche anno fa, le autorità rio della diocesi di War- SUL TITANO
civili non apprezzavano l’in- szawa-Praga.
Il santuario di Lourdes sorge attorno alla grotta
di Massabielle, presso il fiume Gave, dove nel
1858 la Vergine apparve per ben diciotto volte a
GOMA, R.D. CONGO
L’INFERNO DI GOMA
Ancora guerra, ancora sfollati,
ancora donne e bambini in fu-
ga, ancora fame… L’hanno
chiamata “la città dei bambini
perduti”; quelli che non sono in
strada o in strutture per sfollati,
sono nell’esercito, arruolati co-
me soldati, con fucili più gran-
di di loro. Davanti alla casa sa-
lesiana di Ngangi sono file in-
terminabili che aspettano, chie-
dono aiuto, protezione e pane
per la loro endemica fame.
Sembra una terra nata per la
guerra, ma in tempi di crisi in-
ternazionale non fa più nessun
effetto ai paesi ricchi, costretti
a ripiegarsi sui propri problemi
e a leccare le proprie ferite. I
salesiani chiedono ancora una
volta aiuto per chi sta peggio. Il
VIS, la struttura salesiana di
volontariato, si è impegnato
con tutte le forze per
portare aiuto alla
martoriata città con
un occhio speciale
per i più deboli, i
bambini che, come
al solito, sono coloro
che più di ogni altro
subiscono le conse-
guenze deleterie del
Bernardette Soubirous, la figlia quattordicenne di
un povero mugnaio.
La Repubblica di San Marino ha voluto solenniz-
zare il 150° anniversario delle apparizioni della
Madonna di Lourdes con una serie composta di
tre valori, disegnata da Daniela Longo: il francobol-
lo da 0,36 rappresenta il ritratto di Bernadette,
tratto da una fotografia dell’epoca e il primo mira-
colo avvenuto il 1° marzo 1858: una donna immer-
se il braccio slogato nell’acqua della fonte e riac-
quistò prodigiosamente la mobilità dell’arto. Il valo-
re da 0,60 raffigura la processione dei fedeli alla
grotta e la basilica di Lourdes che si staglia sullo
sfondo di un cielo stellato, mentre il francobollo da
2,00 ricorda le apparizioni della Madonna a Ber-
nadette.
Per informazioni: Azienda Autonoma di Stato
Filatelia e Numismatica della Repubblica di San
Marino.
Tel. 0549/88.23.80-70
E-mail: aasfn3@omniway.sm.
conflitto.
BS FEBBRAIO 2009

1.10 Page 10

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Il BS di febbraio 1909 fa un resoconto del
terribile terremoto del 28 dicembre 1908 a
Messina. Fu coinvolto con distruzione, morti
e feriti anche l’istituto salesiano.
Don Bertello con un espresso ne avvisa
il rettor maggiore, don Rua.
PENSIERI ALL’ALBA
di Fabiano Caso, Guida
editore
Un libro inusuale, con una
particolarissima impostazio-
ne grafica: ogni pensiero,
ogni riflessione, ogni bra-
no poetico, ogni confiden-
za, ogni idea ogni commen-
to, tutto è supportato da una
illustrazione (foto o dise-
gno) che aiuta l’approfon- quant’altro attiene alla fra-
dimento. L’autore, psicolo- gilità umana. È da leg-
go clinico, affronta temi, gere perché… terapeutico!
problemi ed emozioni, para- Il cd che l’accompagna ha
noie, paure, sofferenze, spe- due canti meditativi che so-
ranze e illusioni dell’uo- stituiscono il leitmotiv del
mo, alterazioni percettive e testo.
10
[…] È la prima lettera che scrivo nel nuovo anno e
debbo affidarle ben dolorose notizie. Siamo giunti
qui stassera circa le 4, sempre lusingandoci che,
data la posizione della nostra casa di Messina e la
solidità dell’edifizio, i nostri non dovessero aver
sofferti molti danni. Invece ecco la spaventevole
realtà. Sono morti dei nostri e rimangono sepolti
sotto l’edifizio i confratelli Sacerdoti: Pasquali
Giuseppe, Pirrello Vincenzo, Claris Dario, Urso
Antonio, Lo Faro Arcangelo, Rapisarda Mauro; i
chierici Manzini Mario, Venia Giuseppe e il coa-
diutore Longo Giuseppe. Perirono inoltre trentotto
alunni e i famigli Marotta Antonio, Marotta Salva-
tore, Pirrello Francesco, Zuccarello Alfio. Molti
furono i feriti, ma nessuno gravemente.
Alla notizia del disastro, che a Catania giunse solo
alla sera dello stesso giorno, partirono l’indomani
l’Ispettore e D. Camuto che stettero sul luogo fin-
ché non ci fu più speranza di dare aiuto, essendo
tutto sepolto in un silenzio di morte!...
Ora tutti i superstiti nostri, compreso il direttore
che fortunatamente restò incolume, e diciotto alun-
ni, sono ricoverati qui all’Istituto. Altri alunni sono
dispersi qua e là in famiglia o negli ospedali.
FEBBRAIO 2009 BS
ALESSANDRIA,
EGITTO
ALLA FIERA
L’Istituto professionale “Don
Bosco” di Alessandria d’E-
gitto ha esposto alla Fiera
Internazione del Cairo un
tornio a tre assi di ultima ge-
nerazione, il primo che arri-
vava in Egitto. La ditta co-
struttrice Gildemeister (Ger-
mania) l’ha concesso alla
scuola professionale “Don
Bosco” di Alessandria che è
considerata tra le più presti-
giose del Paese. Un poster
con la figura di Don Bosco e
la scritta MULTIPURPOSE
VOCATIONAL CENTER,
dava visibilità alla macchina
ma anche alla scuola salesia-
na… Come avvenne ai tem-
pi di Don Bosco, quando
nell’esposizione nazionale di
Torino del 1883 era colloca-
ta la più moderna macchina
– sempre tedesca – allora in
commercio con un ciclo di
lavorazione che dagli stracci
passava alla carta e da que-
sta al libro! Il primo ad ac-
quistarla fu proprio Don Bo-
sco che meravigliò i visitato-
ri anche per la bravura dei
suoi ragazzi.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (19)
Divagazioni (mica tanto) su... un fenomeno sempre più quotidiano in troppe famiglie:
madri, figlie e matrimoni più o meno falliti.
“Studiamo insie-
me oggi po-
meriggio?”,
Valeria non si parlano
più, si urlano in faccia
e basta. Mamma è
chiede Viola ad Alice
sempre in ansia: la
mentre escono da
controlla, la spia, la
scuola. “Certo! Da te o
riprende a ogni occa-
da me?”. “Da te, Ali-
sione. Valeria apre la
ce… Casa mia è diven-
porta e se ne va, la-
tata una specie di
sciandole Filippo e le
inferno”. “Beh, anche
preoccupazioni”. Sem-
a casa mia c’è un po’
bra proprio che Valeria
di confusione. Beatrice
abbia voglia di sentirsi
comincia a farsi senti-
ancora figlia, e non
re…”. “Non è il bam-
solo mamma”. “Hai ra-
bino, purtroppo… “, dice Viola con un sospiro. gione, Alice. Se non ci fosse Filippo sembrerebbe
Ehi! Che succede? Sei preoccupata?”. “Alice, di essere tornati a un paio d’anni fa, quando Vale- 11
non ce la faccio più… Le cose vanno malissi- ria faceva i suoi casini e mamma dietro a urlare. Ti
mo… Tra Valeria e Paolo è sempre peggio. Vale- ricordi dell’episodio in discoteca, quando Valeria è
ria ha cominciato a fregarsene del bambino. Sta stata ricoverata perché aveva assunto pasticche
sempre fuori casa. Mia madre, naturalmente le con alcol?”. “E chi se lo scorda!”. “Sembrava
sta addosso e nei pochi momenti che sono insie- essersi calmata… Poi è rimasta incinta. Dopo un
me non fanno che urlare”. “Beh, avere un bambi- attimo di smarrimento si riprese, appariva posata,
no così giovani non deve essere facile; evidente- consapevole. Ma era solo una finta, adesso ha
mente tua sorella sente il peso di questa situazio- ripreso a fare la ragazzina fuori di testa!”.
ne e…”. “Ci doveva pensare prima, allora! Lascia
sempre Filippo con i nonni e lei va in giro a farsi >> Un po’ ragazzina lo è, anche se ha un figlio.
i fatti suoi! L’altra notte è tornata tardissimo, Ma non credo che abbia finto quando ha preso
mamma si è alzata e hanno cominciato a litigare. la decisione di tenere il bambino. Però è chiaro
Se ne sono dette di tutti i colori. Filippo s’è sve- che ci sono cose che deve risolvere… lei con se
gliato e papà, l’unico ad aver mantenuto un mini- stessa e lei con Paolo. Confrontarsi con la realtà
mo di lucidità, si è alzato anche lui, ha mandato non deve essere facile per lei: tutti i suoi amici
a dormire tutte e due e si è occupato di Filippo. E fanno progetti per il futuro, il suo invece è già
io… non ho più chiuso occhio”.
tutto scritto e forse questo la spaventa. Se poi le
cose con Paolo vanno come dici, è chiaro che si
>> Mi dispiace, Viola. Ma oramai la situazione è sfoga rimettendosi a fare l’adolescente ribelle.
questa e va affrontata. Io penso che Valeria stia Facciamo così. Avvertiamo i tuoi che vieni a
solo cercando di far capire a tutti che in fondo lei pranzo da me, così ce ne stiamo un po’ tranquil-
ha solo diciannove anni”. “Sì, però non è andando le”. “Sicura che non disturbo?”, chiede Viola
in giro a bere e chissà che altro, che si risolvono i speranzosa. “Ma figurati! Mamma dice sempre
problemi. Con Paolo, ormai, si vedono solo quan- che ti vede troppo poco! E poi… Ti ricordi
do lui viene a prendere Filippo per portarlo a casa Pamela? L’amica di mamma, quella bionda, cari-
sua; non escono più insieme… Anzi, Valeria dice na? Lei è psicologa, si occupa di famiglie, maga-
che si sta vedendo con un’altra”. “Bah! Che le ri possiamo chiedere il suo numero e tu potresti
cose non sarebbero state facili, era più che preve- fare due chiacchiere con lei. Che ne dici?”.
dibile. Bisognerebbe fermarsi e fare il punto della Dico che sei sempre la mia migliore amica. Mi
situazione”. “Ma che punto vuoi fare! Mia madre e sento già un po’ meglio”.
ٗ
BS FEBBRAIO 2009

2.2 Page 12

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CHIESA
LE ENCICLICHE
SOCIALI (2)
Stemma araldico di Pio XI
(Achille Ratti).
QUADRAGESIMO
ANNO DI PIO XI
di Silvano Stracca
Quarant’anni erano trascor-
si dalla Rerum novarum
di Leone XIII quando,
nel 1931, Pio XI pub-
blicò una nuova enciclica sociale,
detta appunto “Quadragesimo an-
no”, nel momento cruciale della cri-
12 si mondiale del liberismo, due anni
dopo il crollo drammatico di Wall
Street e l’inizio della “grande de-
pressione” che provocò un acceso
dibattito sulla “crisi del capitali-
smo”. Pio XI definiva il documento
Dopo la Rerum novarum, lo
scenario sociale è denso di
eventi sociali epocali: la fon-
dazione del partito laburista in
Inghilterra, la Confédération
Genéral du Travail in Francia, la
rivoluzione bolscevica di Lenin
e quella cinese di Mao, il parti-
to National socialista dei lavo-
ratori tedeschi di Hitler, quello
National fascista di Mussolini,
quello comunista di Gramsci…
pera”. Quella dottrina è chiamata
“nuova filosofia sociale” e Pio XI è
consapevole che “non poteva non
produrre anche in alcuni cattolici
una certa impressione di sgomento,
anzi di molestia e per alcuni anche
di scandalo”. Di qui la variegata ri-
cezione della Rerum che “affronta-
va coraggiosamente gli idoli del li-
berismo e li rovesciava, non teneva
in nessun conto pregiudizi invetera-
ti, preveniva i tempi oltre ogni
aspettazione; ond’è che i troppo te-
del predecessore “la Magna Charta
naci dell’antico disdegnavano que-
sulla quale deve posare tutta l’atti- condizione dei ricchi, “classe esigua sta nuova filosofia sociale”, mentre
vità cristiana nel campo sociale co- di numero”, che “volevano affidata “i pusillanimi, pur ammirando tanta
me sul proprio fondamento”. Ma soltanto alla carità la cura di sovve- luce”, la reputavano “come un idea-
contemporaneamente sottolineava nire agli indigenti, come se alla ca- le chimerico”.
che “le nuove necessità dei tempi e rità corresse l’obbligo di stendere Anche papa Ratti è favorevole
la mutata condizione delle cose” ri- un velo sulla violazione manifesta all’associazionismo operaio: “quan-
chiedevano un aggiornamento della della giustizia: violazione tollerata do in parecchie nazioni i pubblici
dottrina leoniana. La “questione non solo, ma talvolta sancita dai le- poteri, totalmente asserviti al libera-
operaia” su cui aveva preso posizio-
ne la Rerum novarum, era diventata
ormai la “questione del sistema eco-
nomico capitalista” (e del suo con-
fronto con il sistema instaurato dal
comunismo in Russia). E fu questa
la “questione” complessa, dai forti
aspetti ideologici, che venne affron-
tata da papa Ratti, primo a usare l’e-
spressione “dottrina sociale” (per
gislatori”. Pio XI ricorda l’azione di
Leone XIII che volle tutelare, di
persona, la causa degli operai “con-
segnati soli e indifesi alla disuma-
nità dei padroni e alla sfrenata cupi-
digia della concorrenza”, indicando
con coraggio “i diritti e i doveri”
dai quali dovevano sentirsi “vicen-
devolmente vincolati e ricchi e pro-
letari, e capitalisti e prestatori d’o-
lismo, poco favorivano, anzi avver-
savano apertamente le associazioni
esteso “dottrina sulla questione so-
ciale ed economica”).
Pio XI - Achille Ambrogio
Damiano Ratti fu un uomo
IN DIFESA DEI POVERI
di vasta erudizione (laureato
in filosofia, Diritto canonico e
Teologia) con profonde
La Quadragesimo parte dalla di-
fesa dei poveri, riprendendo il du-
rissimo riferimento della Rerum alla
conoscenze letterarie
e scientifiche, e un valido
educatore, oltre che
un appassionato alpinista.
FEBBRAIO 2009 BS

2.3 Page 13

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LA QUESTIONE
“CAPITALISMO”
Spietata la critica di Pio XI al
“capitalismo” del tempo, alla con-
centrazione della ricchezza “che
ferisce gli occhi”, all’accumularsi
di un “enorme potere economico
dispotico in mano di pochi”. E
questi, sovente, “neppure proprie-
tari, ma solo depositari e ammini-
stratori del capitale”. Dunque, pa-
Anche papa Ratti è favorevole all’associazionismo operaio.
droni non di beni o imprese, ma
solo “padroni di denaro”. Il Papa
intuisce le conseguenze estreme
di operai, e mentre riconoscevano una questione di giustizia. Però non dell’internazionalizzazione dei
consimili associazioni di altre classi è la giustizia, bensì la carità a esige- mercati finanziari. La concentra-
e le proteggevano, con ingiustizia re che i proprietari usino dei loro zione di risorse nelle mani di pochi
esosa negavano il diritto naturale di beni a vantaggio di tutti. Lo Stato scatena lotte per il dominio mon-
associarsi proprio a quelli che più ne può entro certi limiti prendere misu- diale che determinano due fenome-
avevano bisogno per difendersi dal- re perché la proprietà sia ben usata, ni diversi: da un lato, il nazionali-
lo sfruttamento dei potenti. Né man- ma non può usare “arbitrariamente” smo o anche l’imperialismo econo-
cava fra gli stessi cattolici, si duole di tale diritto che lo stesso Stato mico; dall’altro, non meno funesto
Pio XI, chi mettesse in sospetto i “non può sopprimere”. Pronuncian- ed esecrabile, l’internazionalismo
tentativi di formare tali organizza- dosi per una riforma generale del- bancario o imperialismo interna-
zioni, quasi fossero impregnate di l’ordine socio-economico, Pio XI zionale del denaro. La Quadrage-
un certo spirito socialistico o sov- enuncia in modo esplicito uno dei simo è infine attenta alle trasfor-
versivo”. Pio XI rivendica con forza cardini della dottrina sociale della mazioni nel socialismo, che ora si 13
“il diritto e il dovere di giudicare Chiesa, il principio di “sussidia- è diviso in due partiti principali,
con suprema autorità intorno alle rietà”. “Siccome è illecito – scrive – “fra loro inimicissimi”: il comuni-
questioni sociali”. Aggiunge che togliere agli individui ciò che essi smo, che persegue “la lotta di clas-
“non vuole né deve la Chiesa senza possono compiere con le forze e se più accanita e l’abolizione asso-
giusta causa inserirsi nella direzione l’industria propria per affidarlo alla luta della proprietà privata”; e un
delle cose puramente umane”. In comunità, così è ingiusto rimettere altro partito che ha conservato “il
nessun modo però, sostiene il Papa, a una maggiore e più alta società nome di socialismo” e professa un
“può rinunziare all’ufficio, da Dio quello che dalle minori e inferiori programma graduale di riforme a
assegnatole, d’intervenire con la sua comunità si può fare”. In sostanza, i favore degli operai. Ai molti che
autorità non nelle cose tecniche, per privati devono essere lasciati liberi s’interrogano sulla compatibilità
le quali non ha né i mezzi né la mis- di fare quanto con le loro forze rie- tra tale partito e la dottrina della
sione di trattare, ma in tutto ciò che scono a fare; solo dove le forze dei Chiesa, Pio XI risponde: “Procla-
riguarda la legge morale”.
privati non bastano, potrà e dovrà miamo che il socialismo, sia consi-
intervenire lo Stato. L’applicazione derato come dottrina, sia come fat-
LA QUESTIONE
“PROPRIETÀ”
del principio non indebolirà, ma an- to storico, sia come azione, se resta
zi rafforzerà l’autorità dello Stato veramente socialismo, non può
che, libero “da pesi non propri”, po- conciliarsi con gli insegnamenti
Leone XIII, ricorda la Quadrage-
simo anno, ha “difeso gagliarda-
trà intervenire con direttive generali
sull’economia.
della Chiesa cattolica”.
(continua)
mente il diritto di proprietà contro
gli errori dei socialisti del suo tem-
po”. Tuttavia il suo magistero ha
anche messo in luce la doppia natu-
I LAICI
ra della proprietà: individuale (per il
sostentamento di ciascuno e della
famiglia) e sociale (perché i beni
Nella Quadragesimo anno Pio XI,
ideatore dell’Azione Cattolica, tende
a rivalutare il ruolo specifico dei laici
Pontefice distingue tra “dottrina
immutata e immutabile sulle materie
sociali” e “azione sociale”. Elaborare
della terra servono al bene comune prima ancora del Vaticano II. Siamo
la prima è compito della Gerarchia;
di tutti). Dimenticando l’aspetto so- ancora lontani dalla teologia del laicato attuare la seconda invece spetta ai
ciale si cade nell’individualismo li-
berale; dimenticando l’aspetto indi-
viduale nel collettivismo. La que-
stione della proprietà è innanzitutto
sviluppatasi con il Concilio, ma è
significativa l’attribuzione che il Papa fa
d’una propria funzione ai laici, accanto
a quella propria della Gerarchia. Il
laici – definiti “ausiliari della Chiesa” –,
essendo loro compito applicare “la
dottrina immutata ed immutabile della
Chiesa alle nuove necessità”.
BS FEBBRAIO 2009

2.4 Page 14

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CASA NOSTRA
DON BOSCO di Pierluigi Cameroni
IN TRINCEA
14
Copertina del volume, primo di
una nuova collana della ELLEDICI
dal titolo “Quaderni di Maria
Ausiliatrice”.
Un volumetto di una
novantina di pagine
vuole testimoniare
con quali sentimenti
i salesiani “militari”
partivano per la guerra
(si tratta della Prima
Guerra Mondiale) e la
vivevano in trincea…
Allora non c’era per
preti e religiosi
l’esenzione dal servizio
di leva e quindi dal
partire per la guerra.
Un coadiutore
racconta.
FEBBRAIO 2009 BS
“Prima di partire per il
fronte rinnovai la mia
consacrazione a Maria
Ausiliatrice… e partii
rassegnato. Una notte del maggio
del 1916 mi trovavo di vedetta in un
piccolo posto avanzato a pochi passi
dal nemico: verso le 22.00 il nemico
scatenò un uragano di fuoco sulla
nostra postazione; trovandomi allo
scoperto e non avendo altro riparo,
mi appiattii in un piccolo buco pie-
no di fango; pallottole della mitra-
gliatrice e fucileria s’infiltravano
nel fango vicino; bombe e granate
di ogni calibro scoppiavano da ogni
parte… rassegnato continuai a pre-
gare Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco... Il bombardamento continuò
sempre più intenso sino all’alba…
se rimasi illeso lo debbo alla prote-
zione della Madonna. Trascorso
qualche giorno mi trovavo in una
trincea avanzata, quasi distrutta dal
continuo bombardamento; sul far
della sera il nemico, accortosi dei
nostri lavori di rafforzamento,
sferrò un forte attacco e con l’aiuto
di riflettori faceva piombare nume-
rose bombe e granate sulle nostre
trincee, sconvolgendo e distruggen-
do uomini e cose. Cercai di riparar-
mi in una specie di caverna ove vi
erano alcuni soldati con un Tenente,
il quale appena si accorse della mia
presenza, mi ordinò di ritornare al
mio posto: ubbidii, trascinandomi
ove mi trovavo prima; appena fatti
alcuni metri, scoppiò una bomba in-
cendiaria nella caverna. Di quelli
che si trovavano dentro, alcuni mo-
rirono e bruciarono, altri rimasero
feriti. Nella trincea tutto era distru-
zione e morte; rimasi al mio posto,
persuaso che non sarei più uscito da
quel luogo senza un miracolo di
Maria Ausiliatrice, che pregavo con
viva fede in ginocchio dietro alcuni
sacchetti pieni di terra… All’indo-
mani dopo molte sofferenze e dopo
aver superato molti pericoli, mi tro-
vai all’ospedale… Se ora sono an-
cora vivo, lo debbo a Lei (alla Ma-
donna n.d.r.). Ora mi trovo qui a
Roma, scritturale al Ministero della
guerra, sono in un buon ufficio ed
ho molta libertà; mangio e dormo
nella nostra casa del S. Cuore…».
È questa del coadiutore salesiano
Ambrogio Giovannini una delle
numerose testimonianze dei salesia-
ni/soldato presentate da don Leo-
nardo Tullini, che ha svolto una ri-
cerca sull’esperienza bellica e l’i-
dentità salesiana nella Grande Guer-
ra (1915-1918), così come emerge
dalla corrispondenza dei salesiani
militari con don Paolo Albera, allo-
ra Rettor Maggiore e altri superiori
del tempo.
Don Paolo Albera (1845-1921)
secondo successore di don Bosco
e Rettor Maggiore durante la Prima
Guerra Mondiale.

2.5 Page 15

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L’AIUTO DELLA MADONNA
La riconoscenza di questo e di tanti
altri salesiani verso Maria Ausiliatri-
ce, alla luce dei loro racconti, non è
esagerata né frutto di emozioni mo-
mentanee. Don Bosco in trincea, pri-
mo volume della collana dei Quader-
ni di Maria Ausiliatrice,
si propone di ricostruire,
anche se brevemente, il
mondo dei valori umani
In trincea nella Prima Guerra Mondiale e, a fianco, la medaglia
e spirituali che sorresse
i salesiani soldati nel
di Maria Ausiliatrice, diffusa da Don Bosco, che i salesiani
in guerra portavano devotamente al collo.
dramma collettivo del-
l’evento bellico, per me-
missione visse la propria re con intensità spirituale le sue feste,
glio capire, dall’interno
vocazione e missione inin- in particolare quella liturgica del 24
e nel vissuto reale, come
terrottamente sotto lo sguar- maggio;
la devozione a Maria Ausi-
do di Maria Ausiliatrice, si – all’amore e alla riconoscenza a
liatrice di questi religiosi sia
nota come la presenza della Ver- questa “Donna delle donne” sono
uno dei capisaldi della loro identità, gine nella vita quotidiana di questi sa- spesso associati il nome e il ricordo di
in particolare nel tempo della prova e lesiani/soldato non è una teoria, ma Don Bosco, a significare l’inscindibile
della difficoltà. Il genere letterario un’esperienza costante nella vita di rapporto che lega il santo dei giovani
dell’epistolario (sono ben 3389 le let- ogni giorno. Le loro vicende al fronte a Maria, invocata come «la Madonna
tere inedite consultate, scritte da 791 sono la continuazione della storia ca- dei tempi difficili».
salesiani corrispondenti), pur tenendo rismatica vissuta dal fondatore. È in-
conto del contesto e del particolare
rapporto che lega mittente e destinata-
teressante notare come risaltino alcuni
tratti della devozione salesiana alla
VERSO NUOVE FRONTIERE
15
rio, offre una vastità di testimonianze
aderenti al vissuto e, soprattutto, rivela
la reale percezione dei fatti e le rea-
zioni degli autori. I salesiani militari,
dislocati in sanità nelle retrovie, o an-
che sulle prime linee del fronte, scri-
vono al superiore religioso con intenti
confidenziali, mai in modo formale.
Rivelano così pensieri, affanni e pro-
positi, mettendo a nudo la loro anima
e le risorse a cui si appigliano di fronte
ai pericoli morali e fisici che incom-
bono o alla stessa prospettiva della
morte. Consapevoli della loro identità
di religiosi e di salesiani, chiamati a
una missione educativa e apostolica,
tendono a riportare tutto nell’alveo
della propria vocazione. Vivono il
presente con atteggiamento aperto al
futuro, come una prova e un’opportu-
nità di crescita, in vista della loro spe-
cifica missione. Tra i criteri con i quali
guardano alle vicende e alle situazioni
quotidiane, eccelle la presenza di Ma-
ria Ausiliatrice… Ella aveva aiutato
Don Bosco, avrebbe aiutato anche lo-
ro che di Don Bosco erano figli ed
eredi. Alternando alle testimonianze
dei salesiani soldati la testimonianza
stessa di Don Bosco, che per sua am-
Madonna di Don Bosco:
– è sentita come «madre», una
presenza viva che opera con un aiu-
to concreto nella vita dei suoi figli:
difesa, conforto, sostegno, salvezza
dell’anima e del corpo;
– l’esperienza della sua vicinanza e
del suo aiuto fa crescere l’affidamen-
to filiale e fa sbocciare il senso della
gratitudine e della riconoscenza;
– i segni di questa devozione sono di-
versi: il portare con venerazione e fi-
ducia la medaglia di Maria Ausiliatri-
ce; l’invocarla con la giaculatoria che
fu quella del fondatore: «Maria, aiuto
dei cristiani prega per noi»; il celebra-
L’aiuto della Vergine, sperimentato
in una vicenda così drammatica e ri-
schiosa come la guerra, abilita questi
salesiani, una volta terminato l’even-
to bellico, a continuare la propria
missione con intraprendenza, corag-
gio e creatività. Basti pensare quanti
militari/religiosi o forse meglio re-
ligiosi/militari diventeranno grandi
missionari in diverse parti del mon-
do, protagonisti di opere e fondazioni
straordinarie. Accenniamo solo al
valtellinese don Carlo Braga, un
grande, che fu missionario in Cina e
quando ne sarà con altri confratelli
espulso dalla rivoluzione maoista,
andrà a fondare l’opera salesiana nel-
le Filippine. L’esperienza militare,
zeppa di tribolazioni e disagi affron-
tati con la forza della fede, lo plasmò
lanciandolo poi verso l’avventura ad
gentes. Al termine della guerra, colpi-
to dalla «spagnola», quando, secondo
i dottori, capì di essere spacciato, si
affidò all’Ausiliatrice. Il medico cu-
rante, finito il turno, stava ormai
smontando quando, spinto da un irre-
frenabile impulso, tornò dal malato e
gli prescrisse una cura. Guarì in po-
chi giorni. Ed egli spenderà la ricupe-
rata salute per i giovani, partendo
Don Carlo Braga sergente.
missionario nel 1919.
ٗ
BS FEBBRAIO 2009

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
ROMA, CAPITOLO
GENERALE XXII - FMA
L’assemblea capitolare delle
Figlie di Maria Ausiliatrice ha
eletto il nuovo Consiglio Ge-
nerale della congregazione
fondata da Don Bosco e Ma-
dre Mazzarello.
(da sinistra)
María Luisa Miranda, Con-
sigliera per la Famiglia Sale-
siana
Maria Américo Rolim,
Consigliera per la Forma-
zione
Kathleen Taylor, Consiglie-
ra visitatrice
Vilma Tallone, Consigliera
per l’Amministrazione
Marie-Dominique Mwema
Mukato, Consigliera visita- gliera per la Comunicazione
trice
sociale
nenti, intente alla promozione
Carla Castellino, Consiglie- Chiara Cazzuola,
della donna, all’educazione di esige, oggi più di ieri, provate
ra visitatrice
Consigliera visitatrice
ragazze e ragazzi in asili, competenze, fermezza e au-
Silvia Boullosa, Consigliera Lucy Rose Ozhukail, Consi- scuole elementari e medie, dacia, e… santità.
visitatrice
gliera visitatrice
negli istituti superiori umani-
16
YVONNE REUNGOAT, Su- Marjia Pece,
periora generale
Consigliera visitatrice
stici, tecnici e professionali, e
ancora in parrocchie e oratori, B R E V I S S I M E
Emilia Musatti, Vicaria ge- Piera Cavaglià, Segretaria case famiglia, centri di comu- D A L M O N D O
nerale
generale
nicazione sociale e in terre di
María del Carmen Canales, Alaíde Deretti, Consigliera missione… Un lavoro inten-
Consigliera per la Pastorale per le Missioni
so, a volte pericoloso ma
giovanile
Saranno l’anima di 14mila sempre prezioso e, ne siamo
Giuseppina Teruggi, Consi- suore sparse nei cinque conti- convinti, indispensabile che
PFORZHEIM, GERMA-
NIA. Circa 40 mila ita-
liani emigrati da 50 anni
vivono nella “città dell’o-
ro”. Da 20 anni li anima
spiritualmente un sale-
ROMA, PISANA
MAGDI ALLAM
E GLI ISPETTORI
D’EUROPA
È venuto da Milano per in-
contrare gli ispettori salesia-
ni d’Europa. Un’ora e mezza
intensa, partecipata. Magdi
ha parlato di sé, del suo iti-
nerario spirituale, della sua
faticosa ricerca, dei suoi bi-
nomi portanti “verità e li-
bertà”, “fede e ragione”,
valori e regole”. Ha espres-
so la convinzione che L’Eu-
ropa si potrà salvare solo se
terrà fede alle sue radici cri-
stiane, rinunciando al sogget-
tivismo giuridico, consideran-
do buoni i “valori non ne-
goziabili” che papa Ratzinger
non smette di proclamare, fer-
mando la deriva etica che la
sta squassando dalle fonda-
menta e il relativismo ideolo-
gico che in partenza nega
siano, siciliano, che con-
tinua a prodigarsi non
solo per i suoi parroc-
chiani di Pforzheim, ma
anche per le missioni “ad
gentes”. Don Santi, che
compie 70 anni, è un for-
midabile difensore del
Bollettino Salesiano.
l’uso della ragione. Ma an- MOSUL, IRAQ. Una
che controllando il multicul- città de/cristianizzata a
turalismo che crea necessa- forza. Vi rimangono sol-
riamente dei ghetti, con il ri-
schio di far implodere la so-
cietà; vigilando perché il pro-
cesso di globalizzazione in
atto non sia solo di matrice
tanto circa 500 cristiani:
l’odio estremistico reli-
gioso non lascia scampo.
Così una delle più anti-
che comunità cristiane
economica e tecnologica, ma del mondo sembra con-
si riappropri della valenza spi-
rituale, poiché la vera grande
carenza della vecchia Europa
è oggi la spiritualità, a favore
di un laicismo che troppo
dannata a morte lenta,
come per tante altre è già
avvenuto. Prima della
caduta di Saddam Hus-
sein, a Mosul c’erano ol-
spesso si rivela deleterio per tre 25 mila cristiani.
i valori perenni.
FEBBRAIO 2009 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
BARI, ITALIA
Raccolti attorno a papà
Giovannino e mamma Ma-
ria, cooperatrice salesiana,
che festeggiano il 50° di
matrimonio, figli e nipoti. Un
traguardo da ricordare, un
evento da sottolineare in
un’epoca in cui i matrimoni
durano sempre meno. Un
matrimonio inossidabile è
un esempio per quanti del
proprio sono delusi. Quello
dei signori Meola è esem-
plare anche per un altro
motivo: hanno rifiutato i re-
gali, dirottandoli per opere
di bene.
CITTÀ DEL VATICANO
La XII assemblea generale
ordinaria del Sinodo dei
vescovi ha eletto tra i
membri della Commissio-
ne di redazione del testo fi-
nale anche due salesiani:
il cardinale Oscar Andrés
Rodríguez Maradiaga, ar-
civescovo di Tegucigalpa,
presidente della Conferen-
za Episcopale dell’Hondu-
ras, rappresentate del con-
tinente americano; e mon-
signor Thomas Menam-
parampil, arcivescovo di
Guwahati (India), rappre-
sentante dell’Asia.
17
FOGGIA, ITALIA
Week-end di emozioni
quello del 1° novembre.
L’oratorio della parrocchia
Sacro Cuore di Foggia ad
Halloween ha preferito “La
corsa dei santi” per soli-
darizzare con i ragazzi del
Congo. 50 ragazzi sono
partiti per Roma, dove
hanno partecipato alla ga-
ra e hanno potuto avvici-
nare il Rettor Maggiore, e,
il Sindaco di Roma e atleti
di livello internazionale. Al
ritorno hanno raccontato
emozionati la loro espe-
rienza. È un invito a parte-
cipare esteso, a tutti gli
oratori d’Italia.
ROMA CAMPIDOGLIO
Il Rettor Maggiore dei sa-
lesiani don Pascual Chá-
vez, ricevuta la cittadinan-
za italiana il giorno
26/11/2008, ha prestato
giuramento alla Costituzio-
ne, in Campidoglio, nelle
mani del vicesindaco,
l’exallievo salesiano on.
Mauro Cutrufo, testimoni
don Adriano Bregolin, vi-
cario dello stesso superio-
re, e il dott. Walter Politano,
direttore dell’anagrafe di
Roma. Il vicesindaco ha
donato a don Chávez il vo-
lume della Costituzione
Italiana e la medaglia del
Campidoglio.
CITTÀ DEL VATICANO
Erano circa 2000 i membri
del movimento “Canção
Nova”, giunti da vari Paesi
per celebrare i 30 anni di
fondazione e il riconosci-
mento pontificio della loro
associazione. Fondata a
san Paolo del Brasile dal
salesiano monsignor Jonas
Abib, ha lo scopo di evan-
gelizzare attraverso i mezzi
di comunicazione sociale,
soprattutto Radio, TV e mu-
sica. Il movimento circa
1100 membri ha chiesto di
poter entrare a far parte
della Famiglia Salesiana.
ŽEPČE, BOSNIA
Inaugurato (18/11/’08) nel-
la cittadina rurale di Žepče
un centro giovanile multi-
culturale. È un forte se-
gnale di speranza per un
territorio tra i più poveri
della ex-Jugoslavia, deva-
stato da 10 anni di guerra.
Il grande il problema sono
i giovani, appartenenti a
due etnie contrapposte,
quella croata/bosniaca e
quella bosniaco/musulma-
na. Il Centro salesiano è
area free, che a tutti offre
la possibilità di vivere con-
cretamente i valori della
convivenza e del reciproco
rispetto.
BS FEBBRAIO 2009

2.8 Page 18

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VIAGGI
LA VALLE di Giancarlo Manieri
DEI NAMUNCURÁ
Il Monte de la Cruz con il cippo
di Ceferino, che sovrasta e veglia
La visita alla tolderia
L’ALDEA
sulla Valle San Ignacio.
dei Namuncurá dov’era
stato confinato Manuel
Come Dio volle, dopo una visita fratelli e dei suoi 13 figli, “avuti da
alla piccola chiesetta di Ceferino, cu- una sola donna!”, precisò don Matteo
stodita dal sobrino/nipote Fortunato che era il cappellano dei mapuche
con il resto della sua
tribù, dopo lo sfratto
Coifín, giungemmo all’aldea del ca- della valle San Ignacio. Mi parlò della
cique Celestino, anch’essa come tan- loro storia di pastori, e del loro prega-
te altre, protetta da pioppi frangiven- re all’alba appena alzati, rivolti verso
da Chimpay. La terra,
i pascoli, il fiume e il
to. Poche capanne in legno ormai an- il sole nascente, con tutta la famiglia
nerite dagli anni e corrose dall’incle- riunita fuori della ruca: un’invoca-
menza del tempo. La ruca/abitazione zione a Futa Chao per i figli, i parenti,
cultrum di Ceferino.
del capo non era molto diversa dalle il popolo mapuche, le bestie, la piog-
baracche degli attrezzi: là ci ha accol- gia, il vento… perché Dio concedes-
to con la moglie, con uno dei figli e se tempi favorevoli ai loro 20.000 et-
sua moglie e uno dei nipoti. A prima tari di pampa, acque limpide e ab-
18
Tra i sobbalzi provocati da una
sterrata impossibile e numerosi
“passaggi” di mate (per attutire i
sobbalzi?) la camionetta di Ra-
vista mi sembrò un anziano contadi-
no: non aveva certo l’aria del gran
cacique dei mapuche. Ma appena ini-
ziò la conversazione, fui costretto a
bondanti al fiume Aluminé ed erbe
commestibili per il foraggio degli
animali, fonte della loro sopravviven-
za. Un parlare calmo, nobile, quasi
mon ci trasportò attraverso la grande cambiare parere: la calma, la so- meditativo, che incuteva rispetto. Al-
Valle di San Ignacio fino alla tolderia
di Celestino Namuncurá, attuale caci-
que dei mapuche, diretto discendente
di Manuel Namuncurà, padre di Ce-
ferino e suo pronipote.
Una valle ampia, quella di San
Ignacio, desolata, sotto un sole fred-
do che custodisce la tipica vegetazio-
brietà, la gestualità, la pacatezza, la
saggezza, la lucidità caratterizzavano
il personaggio che doveva aver supe-
rato gli 80, ma emanava una forza re-
gale e una possanza fisica non comu-
ne. Non poteva che essere lui, “il ca-
po”, mi dissi. Mi parlò dei suoi 16
la domanda se e quando si riunivano
insieme i componenti dell’intera tribù
Namuncurá, sparsi ormai un po’ do-
vunque nella valle, ma anche fuori, la
risposta fu rapida e concisa: “Durante
la grande rogativa, la festa della pre-
ghiera del mio popolo”.
ne pampeana di arbusti spinosi ed er-
be dai nomi impossibili: coirón, qui-
lembai, colapiche, retama, jume, al-
pataco e via di questo passo. Il pano-
rama aveva un che di grandioso e mi-
sterioso insieme, avvolto da un gran-
de silenzio, appena disturbato da un
vento pungente che intirizziva i lobi
delle orecchie. Una magnifica deso-
lazione/Magnificent desolation, avreb-
be detto Aldrin come quando sbarcò
sulla Luna. Precisamente in quella
desolazione pascolavano mucche e
capre alla insistita ricerca di erba
commestibile che solo loro riusciva-
no a trovare nell’infertile terreno che
si estendeva a perdita d’occhio, fino a
lambire le montagne.
La “magnifica desolazione”
della Valle San Ignacio e il tempio
“Cultrum” di Ceferino Namuncurá.
FEBBRAIO 2009 BS

2.9 Page 19

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VISITA AL CULTRUM
Poi lo stesso Celestino volle ac-
compagnarci in visita al nuovo san-
tuario dedicato a Ceferino che i Na-
muncurá stavano costruendo nel
punto più visibile della valle, non
lontano dall’aldea del lonco/capo.
Non ancora terminata, la costruzione
ha forma e aspetto in tutto simili al
cultrum, il sacro tamburo che chiama
a raccolta e accompagna la rogativa.
Isolato in mezzo alla valle, ma sug-
L’Aldea dell’attuale cacique dei mapuche.
gestivo nella sua magnifica sempli-
cità, la grande teca a forma di tambu- assegnatogli) assieme ai suoi ani- ra scomparsa, o forse proprio a moti-
ro è stata fatta per contenere i resti mali e alla sua famiglia, ma non lo vo di quella, egli è stato davvero utile
mortali del loro “santo”. In realtà considera di sua proprietà, esso ap- alla sua gente. Fu durante la sosta,
Ceferino è “beato”, ma i mapuche partiene alla tribù. Così sente e ra- prima di affrontare l’ultimo ripido
non sottilizzano troppo, distinguendo giona un mapuche, né ci sono leggi tratto di salita, che don Matteo rac-
tra “santo” e “beato”. Ceferino, che che possano fargli cambiare idea. contò un fatto curioso avvenuto
non ha potuto né abitare, né vedere Da lui appresi che a Quito, capitale quando la scultura di Ceferino venne
la terra assegnata alla sua gente, ora dell’Ecuador, esiste una piazza con portata fin lassù per esservi installata.
si insedia definitivamente tra loro, bandiere e cippi dedicata ai più La tribù seguiva la statua caricata su
come a condividerne la vita e la fati- grandi uomini latino americani. Tra un carro tirato da buoi. Canti e pre-
ca. Insomma, quello che non poté fa- i tanti ci sono anche Calfucurá e ghiere nella loro lingua accompagna-
re da vivo – “ser útil a mi gente” – lo Namuncurá, altro motivo di orgo- vano la processione. Tutto bene fino
fa da morto, da beato, anzi, per i suoi glio per il vecchio cacique.
connazionali da santo!
all’ultimo strappo. Quando i buoi at-
taccano la ripida salita finale, fanno
19
Certamente è difficile per la “gen-
te della terra” capire perché sia stato
loro assegnato solo questo segmen-
VERSO IL MONTE
DE LA CRUZ
solo pochi metri e si fermano, ci ri-
provano, niente da fare, non riescono
a stare in piedi, il rischio di rotolare è
to di pampa destinato a loro esclusi-
vo consumo. La terra è madre, ed è
tutta di tutti: una madre non si può
sezionare, è un delitto! Celestino è
orgoglioso di essere un mapuche e
un Namuncurá, felice anche di abi-
tare il suo “paraje” (il pezzo di terra
Poi Celestino ci indicò il Monte de
la Cruz che domina la grande Valle,
invitandoci a salire sin lassù, dove
accanto alla croce troneggia il busto
in cemento di Ceferino, sentinella di
San Ignacio. Ci avviamo. Don Mat-
teo faceva da guida e non cessava di
raccontare “virtù e miracoli” del luo-
alto… D’improvviso gli animali pie-
gano i ginocchi fino a terra, il timone
si stabilizza… Incitati, i buoi provano
ad avanzare ginocchioni. Miracolo! Il
carro si muove: avanza lentissimo,
ma avanza. Così gli ultimi 50 metri
sono stati percorsi dagli animali in
ginocchio tra la commozione di tutti,
che anche in questo hanno visto un
go e dei suoi abitanti: la loro natura segno beneaugurante. Tornando ver-
sostanzialmente pacifica, la loro con- so la strada principale, rimuginavo
cezione della vita, la fedeltà alle tra- quanto avevo visto e sentito. Certo
dizioni, la venerazione per gli antece- non è facile convincersi che il discen-
sores/antenati, e l’orgoglio di avere dente di Calfucurá, imperatore della
Ceferino. Salendo, l’orizzonte si al- Pampa, vivesse in un’aldea che nes-
largava man mano e la valle mostra- sun occidentale avrebbe esitato a de-
va nel silenzio la sua selvaggia bel- finire squallida. Eppure lì tra lo
lezza. Eccoci alla rampa finale. Una scompiglio tipico di un insediamento
cinquantina di metri più in alto, il cu- contadino e il fetore di stallatico ebbi
cuzzolo con la croce e il mezzo busto l’impressione di una grande nitidezza
di Ceferino posato su un cippo di pie- come poche volte si avverte nelle ul-
tre. Pensavo tra me che il giovane trapulite case occidentali. Il fiume
eroe della pampa aveva mantenuto la scorre pigro in un lato della valle, le
promessa: nonostante la sua prematu- bestie pascolano libere nella pampa
ignaciana, l’aria gelida tiene lontani
Il gran cacique dei mapuche,
Celestino Namuncurá, diretto
discendente di Manuel
Namuncurá, padre di Ceferino.
insetti e profumi sgradevoli; i pioppi,
sentinelle dell’aldea, sono all’erta
contro il vento. Partiamo… e quasi
quasi mi dispiace partire!
ٗ
BS FEBBRAIO 2009

2.10 Page 20

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ATTUALITÀ
STILI DI VITA
L’era supertecnologica
che viviamo rischia di
DA CAMBIARE
rubarci un po’ di
umanità. Alcuni dei nostri
ragazzi assorbono stili di
di Giuseppe Norelli
vita deleteri per se stessi
e per gli altri… Occorre
che si faccia ogni sforzo
Occorre cambiare! L’esi-
genza di dare una svolta
agli stili di vita diventa
più pressante ogni giorno.
Le file notturne per accaparrarsi
Zancan sulla povertà e l’esclusione
sociale. Del resto un altro rapporto,
quello dell’Organizzazione per la
Cooperazione e lo Sviluppo Econo-
mico (Ocse), rivela che nel Belpaese
per cambiare; una bella
sfida per educatori e
genitori.
l’iPhone, l’ultima diavoleria tecnolo- aumenta il divario tra ricchi e poveri,
gica, sembrano lontane benché siano rispetto ad altri Paesi, dove le diffe-
trascorsi solo pochi mesi… Esce renze di reddito sono più limitate.
sempre qualche novità che cattura Ritornando ai dati Caritas-Zancan, il non solo lì, la fila è istituzionalizzata
cuore e portafoglio. Ma non saranno 55% degli italiani ha un reddito che con tanto di tagliandino numerato.
questi supermarchingegni sostenuti non supera i 15 mila euro l’anno, Si è in fila perfino per entrare nella
dal tam tam mediatico a trasformare mentre il 10% da solo possiede il basilica di San Pietro. Le code sono
un’esistenza sempre più complicata, 45% della ricchezza nazionale.
diventate un evento. Con i costi che
20
sempre meno sostenibile. Le crisi fi-
nanziarie si susseguono e non c’è
IN FILA
continente che ne sia immune. È re-
il progresso non riesce a evitarci.
Forse perché non sempre è vero pro-
gresso. Se il progresso ha bisogno
cessione. Globale. Papa Benedetto Tra i Paesi dell’Ocse siamo in pri- della crescita morale dell’umanità –
invita a non mettere il denaro al pri- ma fila per le disparità economiche come ribadisce da tempo il Papa –
mo posto. E con ogni probabilità ha e sociali. E non è un bel primato. quando è solo tecnico, invece di
ragione lui: con il denaro non si può Ecco, le file! Sono lo specchio dei proiettare in avanti può procurare
fare tutto, anche se tutto – sempre tempi: in fila per il traffico, al bruschi ritorni da quel futuro, mes-
più spesso – si fa per e in nome del check-in per prendere l’aereo, da- sianico solo in apparenza, che non
denaro. E mentre c’è chi spende 500 vanti ai cancelli dello stadio, davanti mantiene quanto promette. ”Non è
euro per il super telefonino, il 13% ai parchi giochi (Mirabilandia, Gar- la scienza che redime l’uomo”, sot-
della popolazione in Italia deve vive- daland, ecc.), per entrare ai musei, tolinea ancora Benedetto XVI nella
re un mese con la stessa somma: è dal medico, dal barbiere, davanti al- Spe Salvi. Del resto ogni giorno ha
uno dei dati del Rapporto Caritas- le casse dei supermarket. In banca, e la sua parte di pena, ma non la sua
parte di pane. Perché non è vero che
tutto il mondo è paese. Anche con la
crisi finanziaria in atto su tutti i mer-
cati c’è paese e paese, c’è fila e fila.
E mentre le file per le novità tecno-
logiche sono urbanamente diffuse
nei paesi ricchi e nelle isole residen-
ziali dei paesi meno ricchi, quelle
del pane sono esclusiva di un’utenza
di Terzo e Quarto Mondo, che ha al-
tri numeri e altre file. E sono più
lunghe, molto più lunghe delle no-
stre. Purtroppo. Il mondo tecnologi-
co moderno ci mette in fila, ma nes-
suno se la sente di darsi da fare non
dico per eliminarle, ma almeno per
ridurle, le file. Perché il mondo che
FEBBRAIO 2009 BS
Nel mondo moderno,
file dappertutto.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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logiche di mercato, ma,
guarda caso il mercato,
fiore all’occhiello
del liberismo oc-
cidentale, con la
crisi delle banche
è piombato nel
buio dell’incertez-
za... E due miliardi
di persone vivono
con un dollaro al
giorno.
Mohammad Yunus, inventore
del microcredito.
Noi siamo alle prese con le diete,
in Africa con la fame.
SEMPRE PEGGIO?
ci circonda è il prodotto di ciò che
pensiamo e finché non penseremo in
modo diverso le cose non cambie-
ranno. Così parlò Mohammad Yu-
nus, Nobel per la pace 2006.
La fame, oltre a produrre dispera-
zione e morte, è causa d’instabilità.
L’odierna crisi internazionale ha pro-
dotto 100 milioni di poveri in più. In
sintesi: crescita demografica, caro
energia, protezionismo dei Paesi ric-
STILI DI VITA
chi, conversione di enormi aree agri-
cole in colture per ricavare biocarbu-
Con la tecnologia ci si illude di da- ranti, cambiamenti climatici che han-
re risposte ai bisogni, di controllare no inciso sulla produttività di alcune
Giulio Tremonti, ministro
l’orticello personale in cui si è crea- regioni; corruzione nei paesi poveri
tori dimenticando di essere creature. che si mangia quasi metà degli stan-
delle finanze.
21
Tolto il “riferimento” a Dio, l’uomo
finisce per credere in tutto e in nien-
te, vittima di una mentalità fossile.
Ai ritmi e stili di vita occidentali si
contrappongono ritmi e stili di 923
milioni di poveri che devono risolve-
ziamenti di aiuti annuali globali sono,
secondo l’osservatorio anticorruzione
Trasparency International, solo alcu-
ni dei mali di oggi. Se è vero quel
che dice Tremonti, “Il mercato fin
dove è possibile, il governo quando è
business sociale, un’iniziativa econo-
mica capace di attivare le dinamiche
migliori del libero mercato, è uno
strumento utile per rendere il mondo
più giusto e più umano.
re ben altri dilemmi, la fame prima
di tutto. Qualche dato può risvegliare
barlumi di coscienza. Dei 36 Paesi
colpiti dall’emergenza alimentare, 21
si trovano in Africa e solo 2 in Euro-
pa; sono 24 mila le persone che ogni
giorno muoiono di fame, di cui 18
mila bambini al di sotto dei 5 anni.
Eppure nei Paesi ricchi si dirottano
cento milioni di tonnellate di cereali
dall’alimentazione ai combustibili….
La vita è un equilibrio sulla follia.
“La causa principale della fa-
me è la chiusura dell’essere
umano nei confronti dei
propri simili che dissolve
la solidarietà, giustifica i
modelli di vita consumistici
e disgrega il tessuto socia-
le”, dice Benedetto XVI. Se
l’individuo si chiude all’al-
tro i suoi stili di vita finisco-
no per essere determinati da
necessario”, è altrettanto vero che
questa non è una situazione possibile
per il mercato perché non si può fare
affidamento sulle sue virtù equilibra-
trici per cambiarla. Né si può rimane-
re ancorati solo al mondo del busi-
ness. “L’uomo non è solo una mac-
china per fare soldi: all’uomo piace
fare del bene per gli altri, cambiare la
vita degli altri, migliorare il mondo.
Sono cose che mancano al mondo del
business. Devono esserci almeno due
tipi di business: uno che mira
al profitto e l’altro che ha co-
me scopo la realizzazione di
obiettivi sociali anziché la
massimazione degli utili”,
dice ancora Yunus, inventore
del sistema del microcredito
che solo nel Bangladesh ha
dimezzato il numero dei po-
veri. In fondo Yunus ha rea-
lizzato grandi cose facendo
È ORA DI CAMBIARE
Dobbiamo cambiare lo stile di vita.
Secondo Yunus è necessario pensare
in altro modo perché il mondo possa
cambiare. L’immaginazione è fonda-
mentale. Purtroppo la nostra genera-
zione è impacchettata: troviamo diffi-
cile uscire dalle scatole perché amia-
mo rinchiuderci nelle scatole. E blin-
darci nelle file. A volte per scelta,
spesso per necessità le file sono iden-
tità della nostra non identità. Espe-
rienza di percorsi caotici e non sem-
pre umanamente comprensibili, la fi-
la soffoca sempre di più il nostro
tempo nei binari morti della vita.
Però, in una società che cambia con
rapidità eccessiva e per questo liqui-
da e più incerta, la risposta non può
sclerotizzarsi nella scia stanca di chi
ripete quello che – nel migliore dei
casi – crede di aver capito. Non si
cose comuni, prestando de- può aver paura se si vuole lasciare il
L’iPhone... da quale altra
diavoleria sarà scalzato?
naro a chi ne aveva vera- mondo in condizioni migliori di co-
mente bisogno. Anche il me l’abbiamo trovato.
ٗ
BS FEBBRAIO 2009

3.2 Page 22

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LETTERA
G AI IOVANI
Marco Talon
GATTA CI COVA...
Che c’è di più misterioso
delle lacrime?
A volte si straripa, si scatena una tempesta
tutto dentro di te. Solo chi piange si rivela per
emotiva. ho visto tanti scoppiare in lacrime:
quello che è. Osservati quando piangi.
piccoli e grandi. Per una delusione amorosa, un
Le tue lacrime non sono fredde, gelide come
lutto improvviso, uno scoppio d’ira... Sono segno venissero da lontano, come non fossero tue. Sono
di debolezza? Non direi.
vere, calde, spontanee: il cuore, i sentimenti i
È un qualcosa d’irrefrenabile che la natura umana sogni sono in ebollizione.
tiene in serbo.
Non sono ambiziose, scivolano in basso
22 Piangere è come mendicare:
fino a inumidire le tue labbra per dirti quello che
ascoltami, dimmi, dammi, aiutami.
a parole sembra impossibile.
A volte i pensieri-dentro sono a livello di guardia, È un dono, una trovata di Dio per capire le
tracimano. Ti chiedono in prestito una spalla su profondità del tuo essere. Stanno a mezza
cui ancorarsi, un cuore con cui aprirsi, un rifugio strada tra l’anima e il corpo.
in cui nascondersi. Le lacrime vere non sono un
Quando piangi gli occhi sono aperti. Le lacrime ti
trucco per sedurre, una strategia per
fanno vedere la strada da percorrere, cambiano il
conquistare.
modo di guardare il mondo, ti fanno scoprire ciò
Ritrovare la rotta in un mare in burrasca è
che accade dentro di te.
l’approdo vero.
Fanno da lente di ingrandimento alle piccole cose
Piangere fa bene. Non aver paura di piangere.
da cui ripartire e quelle inezie all’apparenza senza
L’effetto domino è inevitabile se trovi un amico, un significato che poco a poco hanno provocato
padre, un santo sacerdote. Ti danno ristoro. Non l’esplosione di una bomba.
ti rendono nevrotico come quando vuoi tenere
Le lacrime lasciano le loro impronte sull’arena del
tuo volto. Scompaiono quando ritorna l’alta
marea della vita. Solo l’amore ridarà luce
e verginità al tuo viso. Impara dai bambini.
In loro le lacrime e il sorriso vanno a braccetto.
Si zoppica se manca l’uno o le altre. Piangere ti
ripulisce, ti rinnova.
Conosco un fiore che di giorno si apre e di notte
si chiude. L’ibisco.
La notte non dura più del giorno.
Se piangi, in agguato c’è un sorriso che ti
attende.
Viceversa se sei luminoso come il sole,
all’orizzonte è in arrivo una nuvoletta che ti
porterà via la luce per un po’ di tempo.
Ti saluto
Carlo Terraneo
FEBBRAIO 2009 BS

3.3 Page 23

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IDLI TDEAOTNROBOSCO “DidlfaaoimltcpDtuuooonsi“inecnAaBmcnlo”adus,siscaaoioc”mphecpoeroo.arntardge“iamSpzcmrzuoiso”fie,,dslniesraiieotco,nrmieisndtaieapcmahreiebsmiegtoniiràtasaiacntlooeplsica?ioa”snns,aodptaoarocsofiuepeiserssraioaonnndooaiclsciittomaàot,eepenecptrcaraeottisoqecruoieensrsailtleaoelsaf“iibgDaounorrin,aatBeosco
DON BOSCO
IL MUSICAL
di Michele Novelli
23
BS FEBBRAIO 2009

3.4 Page 24

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Non è agevole, da queste preventivo (il che ci porterà, il
colonne, parlare di “Don giorno che sarà liberalizzata la
Bosco – il Musical”. Per produzione, a doverlo mettere in
l’intero anno 2008
scena “reinventandolo” per porlo
abbiamo tratteggiato le linee che sui binari che l’intuito
caratterizzano il “Teatrino” di Don comunicativo ed educativo di
Bosco, fatto di spontaneità,
Don Bosco ci ha tracciato
ricerca di contenuti, creatività,
e consegnato come carisma)
semplicità, povertà di mezzi,
specialmente per il fatto
giovanile, comunitario... “Don graditissimo che il mondo dello
Bosco – il Musical” nasce
spettacolo si sia interessato al
nell’ambito della produzione
prete dei giovani.
professionistica e quindi in
un’area che ha valenze sue
proprie, alcune delle quali
possono intersecarsi con i valori
AL CENTRO
DI UN’ATTENZIONE
educativi esigiti dall’intuizione
educativa voluta da Don Bosco
Tra le tante graduatorie
comparse in ogni campo, pur se
per il suo teatro, ma partono da
tutt’altra prospettiva. Solo per
irriverente, fece la sua comparsa
anche quella sulla popolarità dei
esemplificare un aspetto: non è
consentito spaziare con i
personaggi, perché a libro-paga
la contabilità non tollera che un
numero congruo di partecipanti.
santi italiani. Ai primissimi posti
san Francesco, sant’Antonio,
santa Rita. Si sono aggiunti di
recente Papa Giovanni, Padre Pio,
Madre Teresa. A Don Bosco era
Tuttavia è giusto recensire il
lavoro, pur con questo “distinguo”
24
riservato un posto subito a ridosso
dei big, comunque in eccellente
posizione. Anche il mondo dello
cimentarsi con Don Bosco,
mentre altri hanno provveduto a
lRsoTLcosraemaepdtTfteGegaolra’tallletrttliaoeamaangsncftddlsopiuiodgaeeneaslilrlotidluillaatta’aoainransdidtpldomdsseitaerepileColrirle1aetllateoadt8ttoltrtcuceaaososidulntpptooOpinttaeooenruilztiiboVtvbmdiaaoroibusnelcpnlllrtacotiie2aaicc.hl0tnnoooee0to..ed8ti.i
spettacolo professionistico non si
è sottratto alla condivisa
graduatoria. Così gli stessi che
avevano ottenuto un successo
travolgente con “Forza, venite
gente” (il musical su san
Francesco) e un buon gradimento
con “Madre Teresa”, eccoli
Padre Pio (“Actor Dei”). Figura
affascinante quella di Don Bosco,
ma poliedrica a tal punto da far
“tremare le vene e i polsi” a chi si
accinge a raccontarne le “gesta”
attraverso canzoni e coreografie.
Occorrono delle scelte e si troverà
sempre chi si lamenta di qualche
aspetto omesso o sfumato. Ebbene
ci sembra che nel musical che
presentiamo la figura di Don
Bosco sia emersa con forza
convincente. E siamo alla prima.
Il 17 ottobre, ore 21, il Teatro
Olimpico di Roma è gremito
all’inverosimile, tanto da indurre
gli organizzatori a replicare il
giorno successivo. La maggior
parte degli spettatori
appartenevano alla Famiglia
Salesiana e trepidavano di
curiosità per vedere come questo
musical, annunciato alla grande,
rispondesse alle attese di tanto
battage. In prima fila, i colleghi
di lavoro del protagonista, quei
personaggi del programma
televisivo domenicale in cui
Marcello Cirillo lavora. A quanti,
più addentro nella conoscenza
FEBBRAIO 2009 BS

3.5 Page 25

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dei recenti musical su Don Bosco,
si domandavano quali e quante
attinenze avesse questo lavoro
con il precedente “Scusi, lei crede
ai miracoli?” (non fosse altro per
la stessa firma degli autori), la
risposta non si è fatta attendere: la
discendenza di questo dall’altro è
evidente. Ovviamente tutto è stato
“impastato” di nuovo, dalla
ri/orchestrazione dei brani
precedenti all’inserimento dei
nuovi, passando per timbri più
moderni, fino al rap. Vari, in sala,
canticchiavano i motivi
conosciuti, con la sensazione di
assistere a una nuova produzione
su basi già entrate nell’orecchio.
Nuove, invece, la regia, la
messainscena, le coreografie,
le interpretazioni.
Don Bosco di Roma. Lì ha
incontrato nel tempio Don Bosco
IL PROTAGONISTA
incontrato i “preferiti” del Santo
che avrebbe dovuto interpretare,
a Cinecittà, il giorno che era
scappato di casa e dopo un lungo
Cirillo ha dato vita a un Don
quei ragazzi più bisognosi di un vagare si era ritrovato, stanco, a
Bosco brillante, gioioso, affabile, sostegno, di un padre, di
riposarsi su quei banchi. Quel
sprizzante simpatia da tutti i pori. un’educazione, di un
prete aveva asciugato le sue
Ci ha restituito l’immagine di un riconoscimento della loro identità lacrime, si era fatto raccontare i
25
prete di cui i suoi contemporanei e dignità. Lì l’attore ha potuto
suoi contrasti di adolescente con
dicevano: “Oggi Don Bosco è più percepire la loro umanità, la voglia la famiglia, e pacatamente lo aveva
allegro del solito, si vede che
di protagonismo, le potenzialità convinto a tornare a casa, perché
deve avere più guai del
che possono sprigionarsi se
senza una famiglia non è vita.
solito”. Il protagonista
qualcuno offre loro l’opportunità
accentua la “fisicità” del
personaggio, quella
di liberarle. Sulla scena Cirillo LE DONNE
dimostra una carica umana, una
voglia di “stare
partecipazione emotiva, un
Forte è la presenza femminile
accanto”, di
bisogno profondo di spendersi nello spettacolo: obbedisce agli
toccare e farsi
per quei ragazzi a standard della narrazione
toccare, di
cui nessuno pensa drammaturgica che vuole,
sfiorare con una
(toccante la scena accanto al protagonista, una
carezza,
del colera), che tutti i figura femminile rilevante che
un’arruffata di
lustrini dello
comunemente sostiene l’eroe,
capelli… come
spettacolo non
crede nelle sue risorse, a volte se
piaceva a Don Bosco
riescono a
ne innamora, fino al “e vissero
(tra le foto storiche del
stemperare.
felici e contenti”. Nel nostro caso
Santo c’è quella in cui
Quanta
la donna è Mamma Margherita
egli ha il braccio
consuetudine egli ha nel primo tempo e Maria
poggiato sulla spalla
avuto con il mondo salesiano Mazzarello nel secondo. L’apice
di un ragazzo che si è
lo ha raccontato in
della presenza della mamma di
impadronito della sua
conferenza stampa, dicendo Don Bosco è, paradossalmente, il
mano). In conferenza
che già i suoi fratelli
momento della sua morte: scena,
stampa Cirillo ha
frequentavano a Soverato, musiche, luci ricreano l’atmosfera
raccontato come si
in Calabria, l’oratorio
struggente di vuoto e di contenuto
sia “preparato” al
salesiano, ma anche lui a dolore, poiché viene a mancare la
ruolo. Oltre che
Roma ha frequentato
mamma di tutti quei ragazzi che
leggere, l’esperienza
l’oratorio del Pio XI, sulla la consideravano e la amavano
più toccante è stata
Tuscolana. Chi gli ha
più di quella che molti non
la visita alla “Casa
impresso un marchio per la avevano neppure conosciuto.
Famiglia” del Borgo
vita, è stato un salesiano
Margherita Occhiena Bosco fu
BS FEBBRAIO 2009

3.6 Page 26

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una donna saggia come erano le
donne che la Bibbia descrive.
Sebbene illetterata, possedeva
quella sapienza tipica delle
contadine di una volta (tuttavia
meno dotta di quanto il musical la
mostri). Sulla scena è preoccupata
dei bisogni materiali cui far fronte,
a volte spazientita, spesso
discepola di suo figlio nell’aver
fiducia di quella Provvidenza che,
invece, fu lei a inculcare in
Giovannino, fin dalla più tenera
infanzia.
Molto calibrata la figura di
Madre Mazzarello, colta nella sua trova qui un pari livello.
esuberante giovinezza. Ella si
L’antagonista è la figura del
allinea allo stile di Don Bosco.
cardinale, cui tiene bordone il
Non stupisce che operi da
segretario, reso a macchietta
controfigura a Don Bosco, visto esagitata e superficiale.
che il musical riguarda lui. Ma
Il personaggio si altalena tra
ammiriamo la sua presenza fresca un’accondiscendenza benevola
e genuina e la decisa volontà
e un’ostilità preconcetta nei
degli autori di offrirle uno spazio confronti di Don Bosco.
che in esperienze precedenti era L’equivoco nasce allorché si è
assente. Ci è sembrato di cogliere voluto cristallizzare in un unico
la soddisfazione delle consorelle personaggio la memoria di un
26 salesiane per quel ruolo che ne cardinale (in realtà arcivescovo)
risalta la personalità.
molto disponibile verso Don Bosco
che fu Franzoni e i contrasti del L’ALLESTIMENTO
L’ANTAGONISTA
Altro cliché della drammaturgia
teatrale è la figura di un
“antagonista”. Non manca in “Don
Bosco – il Musical”, come non
mancava in “Forza venite gente”.
Ma la sublimità raggiunta da quel
Pietro di Bernardone (per la
mirabile interpretazione di Silvio
Spaccesi) con il suo sofferto
dramma di padre che non capisce
le utopie spirituali del figlio, non
successore, monsignor Gastaldi,
impegnato nel riordino della
diocesi. L’equivoco non rende
ragione all’intero clero torinese e
piemontese, entro cui Don Bosco
aveva amici e benefattori, e presso
cui godeva di larga stima e
venerazione. Allo spettatore
digiuno della biografia di Don
Bosco, il cardinale del musical dà
l’impressione che gerarchia e
sacerdoti fossero tutti contro Don
Bosco. Storicamente non fu così.
La professionalità dei protagonisti
è fuori discussione, hanno offerto
una prova di sicuro impatto emotivo.
Brillanti le coreografie per un corpo
di ballo di elevata esperienza;
essenziale la scenografia limitata a
un portico di colonnato (Valdocco?)
cui si aggiungevano spezzati e
pannelli secondo le circostanze.
Il disegno scenico ha avuto il top
nel piano-luci che ben si sono
adattate ai vari momenti del
racconto, dai toni soffusi per i brani
più toccanti, al balenio travolgente
nelle scene di festa, fino ai toni cupi
e incombenti di scene come quella
dell’esorcismo. Godibilissime
musica e canzoni, affidate a voci
sicure e di effetto. Canzoni
orecchiabili e gradevoli, testi
adeguati, come l’Operaio di Dio
che fa da leit-motiv allo spettacolo
e ha suggerito al grafico di
rappresentare Don Bosco con una
vanga in mano che guarda verso il
sole nascente di una nuova giornata.
Lo spettacolo è da non perdere.
Michele Novelli
FEBBRAIO 2009 BS

3.7 Page 27

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B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
SILVIO: I SUOI VENERDÌ
DI PASSIONE
Solo undici le primavere
del piccolo Silvio Cirielli,
ma dischiuse
completamente alla vita
hanno in comune lo stesso giorno
della settimana: nasce venerdì 3
gennaio 1930; riceve la cresima
venerdì 2 maggio 1940; inizia la
sua personale via crucis venerdì 4
proprio come ogni fiore aprile 1941.
che sboccia nella
stagione del risveglio
della natura.
F A undici anni, giovane prea-
dolescente, coltivava sogni di futu-
ro e faceva progetti per prepararsi a
grandi cose. Ma proprio allora un
Silvio Cirielli
(03/01/1930-30/06/1941).
mamma che le sta sempre accanto
Forte come una roccia, Sil-
vio eccelleva in tutti gli
sport che praticava (patti-
nava, nuotava, cavalcava,
ciclone di inaudita violenza si ab-
batte sulla sua ancor acerba esi-
stenza come, di riflesso, su quella
dei suoi cari, spazzando via ineso-
e una volta gli chiede: “ Silvio chi
ti è vicino in questi momenti in
cui soffri tanto?”. E Silvio con
voce sottile ma decisa: “Dio”, ri-
27
pedalava…). Rigoglioso rabilmente sogni e progetti. Un im- spose. Trascorse quelle ore lun-
come un prato in fiore, la sua in- provviso attacco acuto di appendi- ghe e terribili, i medici con stupo-
telligenza vivace, brillante, fresca cite lo prostra in breve tempo. Sil- re constatarono buone le condi-
lo rendeva un bambino singolare, vio tuttavia lo sopporta da eroe, zioni del polso e disposero ogni
decisamente sveglio e attivo. Co- preparando così corpo, anima e cosa perché avesse luogo l’inter-
me tutti i bambini, non mancava di psiche alla sofferenza che sta per vento. Dopo 35 giorni di degenza,
mostrare anche il suo lato più arrivare. Il fisico non regge quasi quel “cavallino da pista” come lui
creativo soprattutto nei giochi dei più ma tutto il resto è sempre al stesso si definiva, fece ritorno a
quali era spesso l’ideatore; e come massimo. Non si indebolisce la fe- casa, ma la sua situazione non
tutti i bambini più vivaci e creati- de, non vacilla nemmeno per un at- migliorò. Il 30 giugno all’ospeda-
vi, era un po’ impulsivo, a volte fi- timo la sua forza morale. Tutt’altro: le di Bari viene nuovamente ope-
no alla prepotenza, per ottenere il il dolore lo matura velocemente ed rato. A fine intervento ecco l’epi-
meglio. Tuttavia, se redarguito, egli è capace di offrirsi come sacri- logo: delirio e un’arsura bruciante
reagiva senza serbare il minimo ficio. Qualche giorno dopo quel durati 23 ore, al termine delle
rancore verso chi lo aveva richia- venerdì di passione un altro attacco quali Silvio lasciò la sofferenza
mato o chi lo aveva infastidito. obbliga i genitori a chiamare d’ur- terrena per ricongiungersi al Pa-
Sembrava duro e inflessibile come genza i medici. La diagnosi fu di dre. Aveva accettato quel dolore.
il granito, ma aveva in realtà un perforazione e infiammazione peri- Nelle ore in cui lottava tra la vita
animo buono e sensibile. Tant’è toneale. Per 36 ore lotta tra la vita e e la morte diceva alla mamma: “È
che quando la sua giovane vita in- la morte perché le sue precarie proprio il Signore che lo ha volu-
contrò la sofferenza, seppe accet- condizioni fisiche rendevano im- to, perciò mi ci rassegno”. Nelle
tarla fino in fondo, perché Dio possibile un intervento chirurgico. sue ultime parole, suggeritegli
stesso l’aveva accettata nel corpo
del suo Figlio Gesù. Per una sin-
golarissima coincidenza i momen-
ti più importanti della sua vita
F Nel letto dell’ospedale non
dimentica di recitare tutte le sere
le sue preghiere insieme alla
dalla madre, è espressa con fervo-
re la volontà di unirsi a Dio:
“Grazie Gesù, ti amo, sono tuo
per la vita e per l’eternità”. ٗ
BS FEBBRAIO 2009

3.8 Page 28

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F MA
Siamo in Brasile, precisamente nell’Amazzonia:
LE BORSE DI TUCUM
di Graziella Curti
28
L’essiccazione delle fibre.
La raccolta delle foglie.
FEBBRAIO 2009 BS
Sulle rive dell’Alto Rio
Negro, in Amazzonia,
cresce con arte e
successo un’esperienza
di microeconomia a
favore delle donne
indigene e delle loro
famiglie. La storia di
questo Progetto è stata
recentemente
presentata all’ONU
e ha interessato molte
ONG per la promozione
femminile.
Sono passati quasi 10 anni da
quando a São Gabriel da Ca-
choeira (Brasile) è nata la
speranza. Attaccata al filo del
tucum, una fibra tessile prodotta in
abbondanza da una palma del luo-
go. In questa zona urbana, a due ore
di aereo da Manaus, lungo il fiume,
la gente vive male. Gli agglomerati
di baracche sono disordinati e
squallidi. Tale situazione genera fa-
me, prostituzione infantile con alto
livello di alcolismo e di alienazione
della popolazione dai propri ele-
menti culturali.
Studiando a fondo il contesto, le
Figlie di Maria Ausiliatrice hanno
ideato un progetto di promozione
femminile partendo dalla sensibilità
artistica della gente e dalla loro re-
lazione connaturale con la Madre
Terra. Protagoniste dell’esperienza
sono 70 donne indigene.
Il prodotto è costituito da ele-
ganti borse che valorizzano la già
esistente espressione artigianale
delle donne dell’Alto Rio Negro.
Si è voluto, attraverso questa espe-
rienza, rinforzare una produzione
più consistente, creativa e rifinita
offrendo una migliore possibilità
di commercializzazione del pro-
dotto.
LAVORO COOPERATIVO
La signora Regina Cordeiro Pai-
va e suor M. Lúcia Barreto sono le
menti del Progetto, e ritengono che
offra una concreta possibilità per
le donne di essere visibili nell’am-
bito della produzione e dell’inter-
scambio. Inoltre, richiedendo un
lavoro d’insieme, proprio di rete,
come avviene per l’intreccio dei fi-
li del tucum, «questo tipo di arti-
gianato – affermano le coordinatri-
ci – favorisce un gioco di squadra
e una coralità di intenti, che a sua
volta genera comunità». La produ-

3.9 Page 29

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l’artigianato indigeno diventa prodotto di mercato.
zione di borse, tende e centrini
prevede stadi diversi di intervento:
TESTIMONIANZA ALL’ONU
la raccolta e l’estrazione della fi-
bra, la filatura, l’intreccio dei dise-
gni, la tessitura e rifinitura. Le
donne lo realizzano in momenti di-
La Cinquantaduesima sessione della
Commissione sullo Satuts della donna
all’ONU (2008) ha avuto come tema
“Finanziamento per l’uguaglianza e il
nell’Istituto circa la significatività del
microcredito e la microimprenditorialità
per l’empowerment delle donne e il
sostegno delle famiglie». Ma,
versi, tenendo conto delle proprie potenziamento delle donne”. La
soprattutto, «mettere in evidenza
specializzazioni, ma soprattutto in- Commissione sullo Status della donna la dimensione educativa delle
tegrandosi nell’armonia e bellezza
finale del prodotto.
Obiettivi dell’esperienza sono quel-
li di promuovere un Progetto redditi-
zio attraverso la produzione e la
- ONU è un foro dei governi che si
interessa della definizione delle
politiche per la promozione
dell’uguaglianza di genere. L’Istituto
delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha
partecipato con suor Bernadette
esperienze, in particolare la
formazione al lavoro, al cooperativismo
e all’autofinanziamento e lo sviluppo di
una cittadinanza attiva». E, infine,
«dare voce ad alcune esperienze locali
come apporto ai livelli mondiali e come
commercializzazione delle borse; au- Sangma dell’Ambito per la Famiglia
incoraggiamento alle ispettorie a
mentare il reddito delle famiglie che salesiana e suor Rosangela Giorgi
continuare oppure a iniziare queste
migrano dalle zone rurali alla perife-
ria urbana e s’imbattono in situazioni
di disoccupazione e gravi difficoltà
economiche. Una finalità molto im-
portante di questo lavoro è quella di
dell’Ambito per l’Amministrazione, più
alcune sorelle e giovani che hanno
portato le loro testimonianza. Infatti,
l’obiettivo di tale presenza era
quello di «condividere
l’esperienza maturata
realtà di cooperazione allo sviluppo».
Tra le esperienze presentate, c’è
appunto quella delle borse di tucum.
promuovere l’autostima nelle donne
indigene rendendole economicamen-
te autosufficienti.
Accanto alla produzione delle IL FILO DELLA
borse, che risulta la più redditizia, si
sono aggiunti altri tipi di artigianato
SPERANZA
che prevedono delle attività prelimi- Attorno alla pro-
29
nari, come la raccolta di semi, la duzione delle bor-
coltivazione e la raccolta di frutti ti-
pici, la raccolta della manioca.
se di tucum c’è
un’organizzazione
che richiama i me-
todi delle case pro-
duttrici di articoli fir-
mati. Le donne non
vengono lasciate sole.
«Esiste un monitoraggio che vie-
I prodotti di tucum.
ne realizzato attraverso cartelle
personalizzate in cui vengono
riportati la quantità di materiale
ricevuto, il risultato program- vengono portati alla città di Ma-
mato, la scadenza per la con- naus, centro turistico di fama. Lì si
segna del prodotto finito, il fissano i prezzi. Per garantire la
valore monetario del lavoro continuità del Progetto, si manten-
da realizzare».
gono i contatti con i negozi e gli
Esiste anche un pro- hotel che attuano la vendita».
gramma per la commer- Un piano perfetto perché nulla
cializzazione delle borse. del lavoro e della fatica di questa
«Il nostro Centro – rac- gente vada perduto. Niente è la-
conta suor M. Lúcia sciato al caso e ogni passaggio di
Barreto – con gli altri questa esperienza di microecono-
Centri delle sorelle mia è stato studiato a fondo ed ela-
salesiane della Re- borato insieme. Anche la possibi-
gione, agisce come
intermediario per la
commercializzazione
dei prodotti. Essi
lità di presentare lo stesso Progetto
all’ONU è stata una scelta comuni-
taria. Si direbbe che queste donne,
appassionate e forti, che non de-
mordono di fronte alle difficoltà,
hanno capito che agire è il verbo
La lavorazione.
della speranza.
ٗ
BS FEBBRAIO 2009

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
LDUI GOEGSHÙI E PAROLE SSAANLETSITIÀANA
ALAPPBRIBOBFIOANDIRE
I LUOGHI
APPUNTI PER UNA
PAOLO DI TARSO
DELL’INCARNAZIONE, «STORIA SPIRITUALE» IL REALIZZATORE
DELL’INIZIAZIONE,
DEL SACERDOTE
DEL PROGETTO
DELL’ANNUNCIO E
GIO’ BOSCO
DI CRISTO
DELLA RIVELAZIONE. di Giuseppe Buccellato
di Fabio Ferrario
I LUOGHI DELLA
PASSIONE, DELLA
ELLEDICI, Leumann (TO) ELLEDICI, Leumann (TO)
2008, pp. 167
2008, pp. 158
MORTE E DELLA
RISURREZIONE
ELLEDICI, Leumann (TO)
Messaggero, Padova, 2008
L’autore vuole ricostruire la
storia spirituale di Don Bo-
sco andando alla ricerca
della sua genesi e delle
strutture portanti, cercando
CONOSCERE GESÙ
di Lois Rock
di capire anche le possibili
“ispirazioni” che sono alla
base di scelte concrete che
CONOSCERE
Don Bosco ha fatto. Questa
I CRISTIANI
ricerca si estende anche alle
di David Self, ELLEDICI,
radici dei tratti spirituali che
Leumann (To)
costituiscono lo specifico del
Messaggero, Padova
progetto di vita cristiana e
VELAR, Gorle (BG)
religiosa del movimento da
2008, pp. 127 ciascuno
lui fondato. Secondo le di-
chiarazioni dello stesso au-
30 Due libri che possono
aiutare a conoscere
tore, si tratta di un contributo
per arricchire la conoscenza
Gesù di Nazaret, il con-
del vissuto spirituale del fon- Il testo offre anzitutto un’at-
testo storico in cui nac-
datore, nella sua vita e pro- tenta biografia dell’Aposto-
que, la sua missione di
getto apostolico, mettendo lo, cui fa seguito l’esposi-
maestro, la sua morte e Entrambi i piccoli testi (126 anche in evidenza alcuni zione del pensiero teologi-
risurrezione e la diffu- pagine il primo e 76 il se- aspetti che non sempre so- co. L’intento è quello di mo-
sione del suo messag- condo) sono accompagnati no attentamente considerati. strare la continuità tra Cri-
gio di fede, speranza e da un DVD documentario e Con i suoi “appunti”, l’autore sto e Paolo nella diffusione
carità in tutto il mondo sono un video-viaggio alla ha voluto riservarsi, quasi al della Chiesa, evidenziando
a opera dei suoi disce- scoperta della Bibbia, rileg- margine della storia di Don un rapporto armonico tra
poli; aiutare a conosce- gendo i passi più significati- Bosco, la possibilità di pene- Cristo-fondatore e Paolo-
re la sua storia, la fede vi attraverso i luoghi in cui, trare nella sua vita intima e realizzatore. Paolo può es-
e le tradizioni del cri- secondo la tradizione, si scoprirne i principi che la sere definito il “realizzatore
stianesimo e compren- sono svolti i fatti. È un viag- animano.
del progetto di Cristo” per-
dere ciò che esso rap- gio diviso in tappe e in cia-
ché è riuscito a dare com-
presenta nel mondo at- scuna vengono presentati i
pimento al progetto origi-
tuale. Entrambi i testi resti archeologici dei luo-
nale della Chiesa aprendo
sono una sintesi molto ghi, la loro situazione attua-
l’annuncio ai gentili ed en-
interessante e formano le e le pagine evangeliche
trando in dialogo con la
una vera piccola enci- che raccontano i momenti
cultura ellenista. L’autore
clopedia del cristianesi- della vita di Gesù. I sussidi
conclude dicendo che Pao-
mo; essi sono anche (video e testi) possono es-
lo consumò la sua vita fa-
arricchiti di magnifi- sere proficuamente utilizzati
cendosi tutto a tutti, per su-
che illustrazioni, carti- in riunioni di giovani e di
scitare la fede e realizzare
ne, grafici e fotografie adulti, avendo anche rifles-
e modellare il volto armo-
che rendono piacevole sioni e approfondimenti di
nioso e splendente dell’u-
la lettura e la consulta- biblisti e domande stimolo
nica Chiesa progettata da
zione. Ne possono trar- alla fine di ogni capitolo. Un
Cristo. Il testo può essere
re vantaggio giovani e dizionarietto finale offre
una proficua lettura per
meno giovani che desi- spiegazioni sintetiche dei
giovani e adulti in questo
derano arricchire la lo- termini ricorrenti.
anno Paolino.
ro conoscenza di Gesù
e del cristianesimo.
FEBBRAIO 2009 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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VSIOLLLIADGAGLEIO
LE CRISI FINANZIARIE
E IL “DERIVATUS
PARADOXUS”
di Alberto Berrini
Editrice Monti, Saronno
(VA), 2008, pp. 215
LEALAPACRHOIELSAA
LA PAROLA DI DIO
VITA DELLA CHIESA
di Giorgio Zevini (a cura)
LAS, Roma 2008, pp. 192
LAICI E SOCIETÀ
LAICI CRISTIANI,
TESTIMONI
DI SPERANZA
(a cura di) Rita Mazzieri
Edizioni Messaggero
Padova 2008, pp. 135
COMUNICAZIONE
COMUNICAZIONE
E RELAZIONE. COME
GESTIRE DIALOGHI
E LEGAMI NEL
QUOTIDIANO
di Maria Menditto
Edizioni Erickson, Trento
In questo momento di crisi
Il volume è nato come 2008, pp. 342
finanziaria mondiale l’auto-
raccolta degli atti del Con-
re aiuta a capirne le cause
vegno del Gruppo Laico
discutendo circa il ruolo dei
“Seguimi”, che è stato fat-
mercati finanziari e del loro
to nel mese di aprile
operare con strumenti per
2007. L’insieme degli in-
lo più fuori controllo. Dagli
terventi vuole aiutare a ri-
anni ottanta si è verificato
flettere su come porsi da
uno squilibrio tra finanza
cristiano nel mondo di og-
ed economia reale che non
gi; come operare in eco-
ha trovato ancora una so-
nomia e in politica; come
luzione. Per riformare il ca-
essere segni di speranza
pitalismo bisogna riuscire
in situazioni difficili e sca-
a “democratizzare” la finan-
brose, quando manca il
za. Si tratta di un’idea am-
lavoro e la legalità non è
biziosa che mette in di- Il volume raccoglie gli inter- certamente un impegno
scussione la filosofia della venti fatti durante il Conve- prioritario da parte di tutti.
finanza contemporanea e gno Biblico Nazionale sul Ci si è anche chiesti se è
31
che chiede a tutti maggiore tema “La parola di Dio nella possibile una mediazione
attenzione. L’autore cerca vita e nella missione della tra cooperazione interna-
di spiegare tutto ciò in mo-
do rigoroso ma anche
semplice, per aiutare a
comprendere la realtà e
capire meglio i danni che
possiamo subire, facendo
parte di questa realtà.
Chiesa”. L’intento del Con-
vegno era quello di offrire
un contributo al Sinodo dei
vescovi, sul tema della Pa-
rola del Signore. Gli inter-
venti raccolti sono numero-
si e interessanti. Affrontano
tematiche che riflettono sul-
la Parola di Dio e le sue in-
cidenze pastorali; la Parola
riferita alla catechesi, alla
liturgia e alle esperienze
pastorali che coinvolgono
la famiglia, i gruppi eccle-
siali, i fanciulli, i giovani e
l’intera missione della Chie-
sa. La presenza della Paro-
la nel dialogo ecumenico e
le difficoltà circa la sua in-
terpretazione. Vi è anche
chi riflette sugli aspetti ca-
renti e le diverse forme di
patologie nel rapporto Pa-
rola-comunità.
zionale, sviluppo dei pae-
si emergenti e responsa-
bilità personale. Queste
problematiche hanno ani-
mato anche dei workshop
e motivato le presenze
che il gruppo laicale “Se-
guimi” cerca di realizzare
nelle varie parti del mon-
do e particolarmente in
Europa e in Africa.
Viviamo nella società della
comunicazione. I mezzi a
nostra disposizione sono tanti
e sempre più sofisticati. Pos-
siamo collegarci in modi di-
versi e con più persone per
chattare, possiamo inviare
messaggi verbali, vocali e
video quando e a chi voglia-
mo. Tutto questo, tuttavia,
non ci salva dal pericolo di
sentirci soli. Tutto ciò che im-
pariamo è orientato al suc-
cesso nella vita, ad acquisi-
re capacità e competenze
che possano risultare vin-
centi. Ci mancano le qualità
e capacità che ci consenta-
no di migliorare il nostro
quotidiano, che ci aiutino ad
accrescere la nostra autosti-
ma, la forza d’animo, la ric-
chezza interiore, il ben-es-
sere. Per tutto questo dob-
biamo imparare a relazio-
narci con gli altri, migliorare i
nostri rapporti, accrescere la
NCcsrdihoOOeireneNRcotvatReaatSItmncoSIqglePuiocnFiOnhstAeoteNaarsDVoelelEEevgpNaNnrreinasDZsnplAasIoeTot.iAttrlsiieIvciePhlpilbiEEieobrRdssert-ii--i
trici.
nostra sicurezza interiore.
BS FEBBRAIO 2009

4.2 Page 32

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ON LINE
Un profilo del salesiano coadiutore prof. Peter Swain (20/11/1920 –13/10/2007)
UOMO di Giancarlo Manieri
PER TUTTE LE STAGIONI
Glielo avevo promesso, quando
scherzando, non so fino a che
punto, mi disse: “Poi anche me
metterai in Bollettino!”.
Era uno dei salesiani più amati dell’ispettoria Australia-
na. “Una bontà da far paura! ”, provai a dirgli un giorno
in cui ero andato a farmi tradurre qualche riga di ingle-
se un po’ ostico – almeno per me! “Di chi tu dici? ”. “Di
te! ”. “Tu scherza sempre! ”. Non insistei, ma ne ero
convinto. Un uomo che non diceva mai di no. Lo facevi
32
felice con una birra o un saluto. Non dava fastidio a
nessuno: riservato, sorridente, gentile… Quando ha
ceduto, vinto da un tumore, a 86 anni, era a Engadina:
Faccio pensionato felice”, scrisse in una e-mail con
quel suo italiano che spesso dava adito a simpatici
equivoci. In realtà faceva sì il pensionato ma intrattene-
va fitti rapporti epistolari – ammesso che le e-mail si
possano chiamare epistole – con tanti amici ed ex-
alunni sparsi nel mondo. Sapeva di avere i giorni con-
tati, se l’era fatto dire dai medici, e attraverso la posta
elettronica si preoccupava di salutare tutti prima di par-
Il signor Peter Swain (1920/2007).
tire definitivamente. Ma aveva anche voglia di lasciare
qualcosa di scritto perché, mi disse un giorno, “non so scrive di essere stato educato senza religione. Ebbe
voglio che dicono cose non vere di mio lavoro e mia
persona”. Ma di lui non si poteva dire che bene.
TRATTI BIOGRAFICI
però la fortuna di avere per amico un ragazzo, che abita-
va vicino a casa sua e frequentava la scuola cattolica.
S’incontravano ogni mattina mentre si recavano alle
rispettive scuole. Il destino volle che ambedue diventas-
Era nato a Prahran nei dintorni di Melbourne nel 1920. sero salesiani e coadiutori. L’amico si chiamava James
Si trasferì presto in un sobborgo della capitale e ivi fre- Hamilton ed è morto a 90 anni, cinque mesi prima di lui,
quentò le primarie in una scuola del tutto laica. Lui stes- il 28 maggio 2007! Peter perse il padre in un incidente
nel 1931 quando aveva appena 11 anni. Fu un trauma
duro da assorbire. “Ma poi ho superato… Sai ero un po’
briccobricco si dice?” . “Peter, in italiano il bricco è un
recipiente con manico e beccuccio per servire bevande,
come il caffè…”. “Oh, mi piace caffè italiano. Buono. Ma
io no buono come caffè, io, peggiorativo…”. “Ho capito,
insomma volevi dire briccone, birbante, birichino”. “Ecco,
sì. No tanto tanto, ma sì un po’ bricco…”. “… ne! Bricco-
ne!”. “Sì!”. Questa sua vivacità fu la sua fortuna, poiché
la mamma decise di affidarlo ai salesiani e Peter si
ritrovò a Sunbury, dove il caso – o la Provvidenza? – vol-
le che ritrovasse il suo amico James, che aveva deciso
di diventare salesiano.
Peter con i suoi ragazzi.

4.3 Page 33

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ALESIANI COADIUTORI
Peter da direttore del Bollettino Salesiano dell’Australia.
SCHERZI DELLA PROVVIDENZA
Gioca con i suoi ragazzi.
A Sunbury Peter fece in fretta a diventare cattolico.
Ricevette i sacramenti e si distinse per la bontà e rettitu-
dine dell’animo tanto che venne invitato a far parte del rale. Anche quando mi disse che aveva radunato fino
gruppetto dei ragazzi cui apparteneva anche James, a 5000 ragazzi in uno stadio e che al festival eucari-
seguiti da salesiani eccezionali, alcuni dei quali avevano stico le persone erano 30 o 40 mila. Ma la cosa che
conosciuto il Fondatore. Come il direttore, il padre irlan- mi ha fatto più piacere fu quando quasi en passant
dese O’Grady che, giovane studente, fu invitato dallo buttò là: “Poi stato anche editor di Bollettino Salesia-
stesso Don Bosco a farsi salesiano. Ora don O’Grady no, come tu! ”. “Qua la mano, caro collega!”, esclamai
fece lo stesso con Peter. E lui accettò, ormai conquistato entusiasta. Restò un po’ sconcertato da quella espan-
dai salesiani, dal loro modo di vivere, di trattare i ragaz-
zi, di lavorare… Così nel 1934 si ritrovò in Inghilterra a
sività e allungò titubante la mano che strinsi vigorosa-
mente. “Very special voi italiani!”, disse ridendo. Glis-
33
fare il noviziato. “Ti avevano convinto! ”. “Sì, ma… io mai sai: “Beh, non mi dici come sei capitato alla Pisa-
più pentito di avere fatto quello fatto”. L’italiano era un na?”. “Pisana fine carriera!”. “In che senso?”. “Ormai
po’ approssimativo ma si faceva capire. A 16 anni Peter vecchio. Ora di chiudere porta”. “Aspetta, ché si pian-
presentò domanda per il noviziato. C’era un intoppo: era ge bene in questa valle di lacrime! ”. “Come dice? ”.
nato da un matrimonio misto (suo padre non era cattoli- Lascia perdere”.
co), il che costituiva un impedimento per diventare Aveva 76 anni quando il Rettor Maggiore don Vecchi lo
sacerdote. Ripiegò verso lo stato di religioso laico e chiamò presso la Casa Generalizia a Roma. “A fare
divenne coadiutore, emettendo la sua prima professione che cosa?”. “Segretario di Regione Asia-Pacifico”. Una
nel 1939, proprio quando stava iniziando la seconda ter- responsabilità delicata per un uomo a prova di discre-
ribile grande guerra mondiale. Rimase in Inghilterra zione. Di problemi ce n’erano, comprendendo, la
ancora quattro anni per completare gli studi all’Univer- Regione, Paesi come India, Thailandia, Cina, Taiwan,
sità di Londra, quindi tornò in Patria.
Filippine, Vietnam, Corea, Giappone, Australia, Indone-
sia e isole del Pacifico. “Ti trovi bene qui alla Pisana?”.
SALESIANO A TEMPO PIENO
No, no bene, very very bene, bene…issimo! Anni più
Nel gennaio 1944 Peter inizia il suo apostolato nella
scuola. “Peter, ti volevano bene gli alunni?”. “Yes, cer-
to! Facevo mio dovere. Sempre pronto, esigente per
scuola, disciplina e risultato. Anche spirituale!”. Ecco,
dalla sua stessa bocca, svelato il segreto della sua
rapidissima carriera. Peter fu professore, sportmaster,
direttore della scuola, formatore degli insegnanti,
ispettore scolastico, presidente della Pubblica Istru-
zione, formidabile educatore… “E chi più ne ha, più
ne metta”, esclamai, senza fargli terminare l’elenca-
zione! “Come?”. “Volevo dire che non ti fermavi mai!”.
Salesiano non ferma!”. Non si ferma! ”. “Ecco, sì! ”.
E l’apostolato?”. “Sì. Io stato national director di Club
Savio. Voi qui dite… come dite?”. “Amici di Domenico
Savio, ADS”. “Come?”. “ADS, la sigla di Amici Dome-
nico Savio”. “Ecco, sì. E anche… direttore campi
scuola estivi, segretario di Festival di Eucarestia,
poi…”. Diceva queste cose meravigliose con una
semplicità disarmante, come se fosse del tutto natu-
belli di mia vita”. Quando andavo a fargli tradurre qual-
che frase idiomatica o a fargli leggere qualche parola
difficile: “Peter, la tua lingua è ben strana”. “No tanto!”.
“Oh, sì! Guarda, come si legge questo… wrought?”.
“Rot!”. “Ma come; scrivete sette lettere e pronunciate
solo tre suoni? ”. Restava interdetto. Nessuno gli aveva
mai fatto un’osservazione simile! “Tranquillo, Peter,
dico per ridere. Per esempio dove sta la effe nella
parola laugh?”. Altra indecisione e altra risata, visto
che laugh/laf significa ridere! “E perché scrivete down
e leggete dawn e scrivete dawn e leggete down?”.
Allora sbotta: “Scrittura senza regole, ma vita sì, con
regole! ” Giusto! Nel 2004 tornò in Australia. In pensio-
ne. Scriveva un po’ a tutti, Ecco l’ultima e-mail: “Come
va tuo Bollettino? Letto bello profilo di signor Dante De
Maria e riso tanto… Grazie per parlare bene di noi
brothers! ”. Caro Peter! Forse non pensava che avrei
parlato anche di lui nel BS. Il tumore l’ha rapito il 13
aprile 2007.
ٗ
BS FEBBRAIO 2009

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
UNA MENTE zioni o sermoncini. Né si va molto
lontano con il falso riguardo di chi
RISPETTOSA fa buon viso a chi sta sopra e mor-
tifica chi sta sotto. Non si tratta
semplicemente di fingere per con-
venienza umana, soprattutto quan-
Sono tornate di moda le tribù o molto più probabilmente
do i riflettori sono accesi, ma di evi-
tare di pensare in termini di grup-
non sono mai passate di moda. po, di noi e loro, di “dobbiamo
assolutamente batterli” perché “que-
sta vita è una guerra”. Si tratta di
costruire, secondo la definizione di
Howard Gardner, una mente
rispettosa. Il compito di far nascere
il rispetto tra gruppi diversi e di dar-
ne pubblicamente testimonianza
dovrebbe, idealmente, essere distri-
buito tra i soggetti del vivere socia-
le. Genitori, vicini di casa, leader
politici, capi religiosi, i mezzi di
comunicazione di massa, la gamma
delle organizzazioni comunitarie:
tutti dovrebbero esibire quel rispet-
to. E, non limitandosi a questo,
dovrebbero anzi premiare coloro
che dimostrano rispetto e isolare o
penalizzare coloro che ne sono pri-
34
vi: tutti coloro che “dis” (disprezza-
no, disistimano, disconoscono...) gli
altri. Se famiglia e scuola si coaliz-
zassero sinceramente e concreta-
mente per costruire una mente di
Gli esseri umani mostrano una
radicata tendenza a costituirsi
in gruppi, a fornire ai gruppi
marchi distintivi, ad assumere
cattoli, si punzecchiano a vicenda,
fanno la lotta, escludono un indivi-
questo tipo, a cominciare dai più
piccoli, il mondo diventerebbe un
posto migliore dove vivere.
atteggiamenti che
li contraddistinguono…
duo (“sei piccolo”) o un gruppo ᭿ I modelli ideali non sono la
(“questo angolo è solo per i maggioranza. È molto probabile
maschi”) dalle attività più prestigiose. che, crescendo, il bambino incontri
All’età di cinque anni, le linee dell’a- un’ampia varietà di modelli, alcuni
micizia o dell’ostilità, dell’inclusione forse ammirevoli, ma molti altri con-
Gli esseri umani mostrano una nel gruppo o dell’esclusione dal traddittori o anche decisamente
radicata tendenza a costituirsi gruppo, dell’amore o dell’odio sono ostili. È sufficiente passare i canali
in gruppi, a fornire ai gruppi già state tracciate. I bambini sono della tv o scorrere i programmi del-
marchi distintivi, ad assumere atteg- consci delle identità e dei profili di la radio in cerca dei dibattiti. Soven-
giamenti nettamente positivi o netta- gruppo. A partire da quello che te si coglie una dissociazione tra le
mente ostili nei confronti di altre ag- osservano, hanno già incominciato pubbliche espressioni di tolleranza
gregazioni, vicine e lontane. Basta ad adattare i propri atteggiamenti e i più sottili segni di snobismo, di
pensare alle squadre di calcio, ai par- nei confronti dei gruppi cui apparten- pregiudizio e di schietto rifiuto.
titi, ai branchi giovanili. I rapporti va- gono, di quelli da cui si sentono In questo campo la scuola ha un
riano dall’amicizia durevole al durevo- esclusi, e di quelli cui desiderano compito facilmente descrivibile. Ma
le antagonismo all’inimicizia mortale. appartenere. Nelle sedi delle società è la famiglia che deve dare l’im-
La nobile massima «Dobbiamo amar- commerciali, nei giornali, nelle clini- pronta decisiva per formare una
ci l’un l’altro o morire» non viene ap- che e nelle università le cose sono struttura di rispetto. Lo può fare
plicata. Tutti parlano della necessità di dello stesso tipo. C’è sempre un con la riscoperta di una virtù total-
mettere fuori legge le armi e la guer- nemico, un rivale, un concorrente, mente disistimata, forse perché tipi-
ra, ma nessuno lo fa. Ogni gruppo uno diverso da “noi” da battere.
camente cristiana: l’umiltà. L’umiltà
non si fida dell’altro e ogni giorno si
cristiana non consiste nel sentirsi
combattono guerre grandi o piccole ᭿ Una forma di mentalità si può un verme spregevole. Significa pos-
negli ambienti più disparati.
eliminare solo con un’altra forma sedere un giusto rispetto di se stes-
All’età in cui imparano a camminare, mentale, non certo con pii inviti, si e degli altri: umiltà è il nome cri-
i bambini si strappano di mano i gio- accorate esortazioni, raccomanda- stiano dell’autostima. L’umiltà libe-
FEBBRAIO 2009 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
TI RISPETTO
SE MI RISPECCHIO IN TE
Il rispetto? Che cos’è? Non fare agli altri
ciò che non vuoi sia fatto a te.
La tradizione cristiana riposa
sull’idea che non si deve fare
Mi sono sempre appassionata
alle etimologie delle parole:
quelle vere, ma ancor più
quelle inventate da felici quanto arbi-
propri figli, difficilmente potranno
chiedere loro di sviluppare una per-
sonale sensibilità e attenzione verso
questo valore. Occorre, innanzitutto,
agli altri ciò che non si vorrebbe
subire.
trarie connessioni della mente e del dimostrare consapevolezza delle
cuore con le varie questioni della vita diversità che possono renderci estra-
quotidiana. Il termine “rispetto” dentro nei l’uno all’altro, insieme alla ferma
ra dalla rivalità, dall’obbligo di misu-
rarsi con gli altri. L’umiltà trasmette
la giusta ambizione, in modo da riu-
scire a fare quello che si è in grado
di fare, liberando l’uomo dalle illu-
sioni, perciò anche dalle frustrazio-
ni, riguardo a quello che non è in
grado di fare.
di me si associa spontaneamente con
“rispecchio”. Vuol dire che, al centro
della mia riflessione morale, c’è la
consapevolezza che desidero per l’al-
tro esattamente ciò che vorrei per me
stessa, fatte salve le inevitabili diffe-
renze fra le persone, ma anche te-
nendo in debito conto la comune di-
gnità, che ci rende simili ma non
volontà di integrare queste differenze
senza limitarci a farle coesistere più
o meno pacificamente. Ci vogliono,
poi, grande disponibilità e impegno
da parte di noi adulti, se davvero
vogliamo comprendere i ragazzi e i
cambiamenti che vivono durante la
loro crescita. I figli hanno bisogno di
sentirsi accolti, accettati, amati; ma
᭿ Umiltà significa liberazione
uguali. Non sto dicendo niente di nuo-
vo; tutta la tradizione cristiana riposa
pian piano si rendono conto che li
rispettiamo anche quando esprimia-
35
dall’impulso a reclamare per sé il sull’idea che non si deve fare agli altri mo, se necessaria, una dissonanza
centro del palcoscenico, accettando ciò che non si vorrebbe subire. Ma se critica verso i comportamenti che
di recitare una parte nella storia Gesù può esprimersi in modo diretto non condividiamo. Quel che conta, è
che si condivide con gli altri, ma (ha una grande autorevolezza e si ri- che questo dissenso non sia mai
non necessariamente il ruolo princi- volge a gente semplice) per fissare i demolitore dell’identità che i giovani
pale. Come accade spesso, questa confini di un’etica della prossimità, io faticosamente cercano di costruire.
virtù significa vivere nel mondo rea- debbo fare i conti, anche per i miei fi- Abbiamo il diritto, come genitori, di
le in cui non sempre siamo le star. gli, con i disorientamenti del mondo non condividere alcune loro scelte,
Solo così può esistere un vero dia- contemporaneo, le trappole della sog- ma mai possiamo ritenerle pregiudi-
logo. L’umiltà è la virtù che ci rido- gettività e i travestimenti dell’egoismo, zialmente sbagliate
na il coraggio, con una compren- la difficoltà – non soltanto giovanile – o dettate da
sione realistica di chi siamo e di di declinare il valore del rispetto nelle cattiva fede.
che cosa possiamo essere con tante situazioni e relazioni che richie-
l’aiuto degli altri e di Dio e possia- dono una testimonianza coerente.
mo così intraprendere le scalate
delle vette. L’umiltà è la virtù più ᭿ E poiché si tratta di un atteggia-
liberante perché libera dalla con- mento esigente – come sempre
centrazione su di sé e consente accade quando bisogna migliorare il
quindi relazioni vere e vitali, che proprio modo di pensare e di agi-
strutturano la persona e le permet- re – bisogna cominciare presto:
tono di giocare “in squadra” moltipli- il rispetto è un elemento fonda-
cando quindi le sue possibilità di mentale per le relazioni educati-
successo. Non cresciamo senza ve, soprattutto quelle che riguar-
competizione, ma la competizione dano la famiglia. Se una mamma
senza rispetto reciproco è barbara e un papà non manifestano
e autodistruttiva. Sono molte le anche nelle situazioni più spiccio-
occasioni concrete in cui i genitori le la capacità di saper rispettare i
possono trasmettere ai figli questo
senso della normalità, che significa
I figli hanno bisogno di sentirsi
sentire di appartenere gli uni agli
altri, solo perché si è persone uma-
ne, l’unico distintivo che possiamo
portare con fierezza.
accettati; ma pian piano
si rendono conto che li rispettiamo
anche quando esprimiamo
dissonanza verso comportamenti
che non condividiamo.
BS FEBBRAIO 2009

4.6 Page 36

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᭿ Credo che il rispetto implichi
anche la pazienza, perché la cre-
scita ha spesso un ritmo asincrono,
cadute all’indietro e accelerazioni
problematiche; non è scontata nella
sua traiettoria e nei suoi esiti. Se
davvero vogliamo agevolare il cam-
mino verso la maturità, non possia-
mo forzare i ragazzi ad asseconda-
re le nostre aspettative e necessità.
Rispettarli implica una disponibilità
di servizio che non può essere
comunicata in modo occasionale.
Chi rispetta i figli, si impegna a par-
tire dalle loro esigenze e dalle loro
possibilità e mette da parte definiti-
vamente la presunzione di essere il
fulcro sul quale ruota tutta la rela-
zione educativa.
Questo può perfino significare, tal-
volta, lasciare che i nostri ragazzi
commettano qualche errore. È una
sorta di passaggio obbligato perché
possano riconoscere e apprendere
il legame fra autonomia e responsa-
bilità e avvertire che i loro educatori
sono pronti ad amarli e a sostenerli
36 non solo quando tutto va bene, ma
ancor più quando creano delusione
e disagio.
᭿ Del resto si sopravvive a que-
ste esperienze un po’ sgradevoli,
da un lato e dall’altro, se la relazio-
ne educativa abitualmente è im-
prontata al senso del rispetto, cioè
governata dal dialogo, dalla colla-
borazione, dalla solidarietà.
In casa dobbiamo sforzarci di es-
sere credibili nel rispettare i piccoli,
se vogliamo concretizzare la spe-
ranza che i ragazzi siano a loro
volta rispettosi con tutti quanti,
anche al di fuori delle mura dome-
stiche, dove può prevalere la vo-
glia di competere e di imporsi sugli
altri. Nel rapporto con il mondo
esterno, dobbiamo guidarli a non
tirarsi mai indietro quando c’è da
affermare la dignità di tutti e
soprattutto delle persone più fragili;
ma anche a saper perdere, quan-
do il raggiungimento di un traguar-
do può significare calpestare i dirit-
ti altrui. Su questo piano, non ci
possono essere compromessi: se
vogliamo che i nostri figli siano vin-
centi a tutti i costi, non potremo
mai educarli davvero al rispetto di
se stessi, che è, in definitiva, la
condizione che rende possibile il
rispetto del prossimo.
FEBBRAIO 2009 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Di Roveré Veronese, classe 1952.
Insegnante e autore di pubblicazioni di
storia e arte locale veronese, studioso
e cultore dell’arte del mosaico.
Ha all’attivo varie mostre personali
e rassegne collettive.
MARCELLINO CAMPARA
TESSERE DI VITA
Marcellino Campara è senza
dubbio un grande mosaici-
sta. Questa vetusta arte ha
una storia plurimillenaria se
è vero che le prime decorazioni a coni
di argilla dalla base smaltata di diversi
colori, impiegate per proteggere la mu-
ratura in mattoni crudi, compaiono
3000 anni prima di Cristo. Ma è con il
fiorire della cultura latina che il mosai-
co giunge ai suoi più alti livelli espres-
sivi, dapprima rappresentando tipologie
prevalentemente pagano-mitologiche e
poi con l’irruzione del cristianesimo
sostituendo via via alle prime, temi di
carattere biblico-neotestamentario. Nel-
l’alto medioevo, grazie soprattutto al
decisivo contributo dell’arte bizantina,
la tecnica del mosaico vive una delle
sue più belle stagioni.
>> Il Campara predilige soggetti pre-
valentemente figurativi spaziando dal-
l’immagine sacra a mosaici composti,
utilizzando marmi naturali e graniti
esotici, cercando in ogni lavoro artisti-
co di trovare la sua personale autenti-
cità che però tragga ispirazione dalla
lunga e maestosa tradizione a lui pre-
cedente. L’artista vuole inserirsi quin-
di in un solco già tracciato, diremmo
classico, per poi imprimere il proprio
segno distintivo in cui emergano coesi
insieme idealismo e valori spirituali,
meditazione e impegno costanti. Una
delle sue ultime realizzazioni è l’inter-
pretazione del Crocifisso di San
Damiano nella basilica di Santa Chia-
ra in Assisi. Posto su di una struttura
in legno massiccio, la figura di Gesù,
riprodotta quasi a grandezza naturale,
viene mostrata non tanto nella sua for-
ma canonica di “patiens” quanto già
in quella di “triumphans”, liberato
dalle piaghe, lavato con il suo stesso
sangue dalle umiliazioni e dalle vessa-
zioni subite. Gesù ha conosciuto il
rifiuto, il tradimento, l’abbandono e la
paura. Nel crocefisso-mosaico re/inti-
tolato “Omaggio a San Francesco”,
notevoli sono i significati simbolici e
l’impiego stesso dei materiali come il
granito bluastro del Brasile e piccole
tessere vetrose rosse e gialle a signifi-
care l’umanità della croce, e i due
“emblemata” posti ai fianchi di Gesù:
la rosa, simbolo dell’amore e l’ulivo
emblema della pace. Ma ciò che più
colpisce, poiché risulta di stridente
attualità, è ancora l’immagine di
Gesù, vincente nel momento della
sconfitta: sembra di sentirlo ripetere
nella sua maniera, dolce, decisa e dura
allo stesso tempo, le parole che fanno
da propellente alla nostra vita “Non
abbiate paura: io ho vinto il mondo”.
>> Le varie tessere del mosaico pos-
sono ben rappresentare la Chiesa, l’as-
semblea dei convocati, il corpo del
Cristo vivente che avanza con la forza
dello Spirito, vincitore sul peccato e
sulla morte. Gesù, primo uomo nuovo,
ha sradicato dal mondo il male/pecca-
to, facendosi peccato lui stesso, por-
tando a compimento il compito per il
quale era stato mandato: “Egli infatti
morì, e morì al peccato una volta per
tutte; ora invece vive e vive per Dio
(Lettera ai Romani 6,10).

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) Quanti uomini “liberi” stanno in carcere!
2) Sono solo un’ipotesi. Questa è la mia tesi.
BS FEBBRAIO 2009

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
UN INCONTRO
CHE SPINGE
ALLA MISSIONE
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
La voce della Parola
deve risuonare anche
attraverso la radio, le
arterie informatiche
di Internet, i canali
della diffusione
virtuale on line,
i cd-rom, i dvd,
i podcast e così via.
A proposito di
Sinodo…
Parola pregano, la Parola meditano, e quali contiamo sono solo realtà di
sentono di dover ritornare nelle loro secondo ordine. Chi costruisce la sua
terre come apostoli e missionari dei vita su questa realtà – sulla materia,
rispettivi fedeli, facendosi carico dei sul successo e su tutto ciò che appare
loro problemi, delle domande, delle – costruisce sulla sabbia”.
speranze, delle miserie, delle con-
38
Interessante e sempre sorpren-
dente: vescovi da tutto il mon-
do, da tutti i continenti e cultu-
re, che si incontrano come “di-
scepoli” della Parola. In effetti, della
traddizioni del gregge loro affidato...
Grande e terribile il loro compito:
colmare la sete di verità e di giustizia,
riempire di speranza le menti e i cuo-
ri. La Parola è Roccia. Solida, com-
TUTTO PARLA DI DIO
Nessuno può dire: “Dio non l’ho
mai incontrato”. “Dovunque” è un
possibile luogo d’incontro. Bruno
Parola si mettono in “ascolto”, dalla patta, inamovibile, che trasmette alla Lauzi canta: “Ho incontrato Dio sulla
Parola si lasciano interpellare, con la vita umana quella sua “solidità” che spiaggia… L’ho riconosciuto dalla
non è possibile rintracciare in nessun sua risata”. “A 16 anni lo bestemmia-
altro ambito. Ha detto Benedetto vo a 17 l’ho incontrato”, ha scritto Ni-
CONFRONTIAMOCI
XVI: “Sulla sabbia costruisce chi co- no Baglieri per 14 anni immobile su
struisce solo sulle cose visibili e tan- un lettino. “Io l’ho incontrato!”, grida
in Gruppo e in Famiglia
gibili, sul successo, sulla carriera, il giornalista André Frossard; “Ho in-
Q Possiamo dire che abbiamo suffi- sui soldi. Apparentemente queste so- contrato Dio e tutto è cambiato”, can-
cienti possibilità di contatto con la no le vere realtà, ma vediamo adesso, ta Nando Bonini, chitarrista storico di
Bibbia? Ne abbiamo una a casa?
Q La Bibbia come viene considerata in
famiglia, nell’educazione o nella ca-
techesi?
Q Come ci accostiamo alla Sacra
nel crollo delle grandi banche, che
questi soldi scompaiono, che sono
niente, così come tutte queste che
sembrano essere le vere realtà sulle
Vasco Rossi. E Metastasio: “Ovunque
il guardo io giro immenso Dio ti ve-
do… La terra il mar le sfere parlan del
tuo potere”. Dio è nella sua creazione,
Scrittura nella preghiera liturgica e
un’immensa pagina aperta davanti
in quella personale?
Q La Parola di Dio scritta è regola per
le nostre scelte di vita?
Q Come Maria può essere modello del
cristiano che ascolta, medita e vive
la Parola di Dio?
all’intera umanità: “I cieli narrano la
gloria di Dio, l’opera delle sue mani
annuncia il firmamento” (Sal 19). Co-
me anche il salmo 33: “Dalle parole
del Signore furono creati i cieli, dal
soffio della sua bocca tutto il loro
esercito… perché egli ha parlato e tut-
to fu, ha ordinato e tutto esistette”.
Anche l’intelligenza umana parla di
Dio, rivela la sua presenza, con la sua
luce, la sua verità. Il cuore, con le sue
ragioni, il senso del bene e dell’altrui-
smo parlano di Dio. E la coniugalità,
FEBBRAIO 2009 BS
Il Rettor Maggiore dei salesiani
parla al Sinodo dei Vescovi
della Chiesa l’11 ottobre 2008.

4.9 Page 39

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[…] La parola di Dio è co-
me una scala sulla quale
possiamo salire e, con Cri-
sto, anche scendere nella
profondità del suo amore. È
una scala per arrivare alla
Parola nelle parole”.
La Bibbia, scritta per gli uomini,
va annunciata a tutti “opportune et
MISSIONARI
DELLA PAROLA
importune”, come a dire sia che lo
vogliano sia che non lo vogliano.
Nutriti non di solo pane,
ma “di ogni Parola che esce
dalla bocca di Dio”, usciamo
per cui uomo e donna sono “immagi-
lungo le strade del mondo per
ne” di Dio (Gn 1). Tutte queste “paro-
incontrare il grande pellegri-
le” s’incontrano nella grande “Parola”
naggio che i popoli della terra
che è “Dio” che ha mille nomi, ma
hanno intrapreso alla ricerca
Amore li riassume tutti. La Parola di
della verità, della giustizia e
Dio precede ed eccede la parola scrit-
della pace. Nel mondo secola-
ta, la Bibbia che pure è “ispirata da
Dio” (2 Tm 3); la fede, quindi, non ha
al centro un libro ma una storia, quella
incredibile di un Dio che si nasconde
in una grande fragilità, la carne, sog-
getta ai mille insulti del tempo e della
Storia. La Parola fatta carne si chiama
Gesù; la Parola fatta guida si chiama
Spirito Santo che “guida a tutta la ve-
rità” (Gv 16). È questa la grande Tra-
dizione, che ha il magistero come in-
terprete voluto da Gesù stesso per evi-
tare il rischio che ciascuno piegasse la
Bibbia ai propri interessi. D’altronde,
se ci si fermasse alla sola “lettera”, la
Bibbia rimarrebbe soltanto un solenne
documento del passato, una nobile te-
Chagall (1887-1985): La creazione
dell’uomo. L’artista chiamava la
Bibbia un “Atlante iconografico”.
NELLE PAROLE
“LA” PAROLA
Durante il Sinodo il Papa ha par-
lato del rischio che l’uomo, in
quanto essere finito, non riesca a
trovare nelle parole la Parola: “È
un grande pericolo anche nella no-
rizzato e tecnologizzato ci so-
no, in fondo, un anelito nasco-
sto, una speranza germinale, un
fremito d’attesa: ci sono fame e se-
te di Verità. A questa fame si ri-
sponde con la testimonianza, chi
vive di verità vive di Dio. La Bib-
bia è tutta attraversata da appelli a
“non tacere”, a “gridare con for-
za”, ad “annunciare la parola al
momento opportuno e non oppor-
tuno”, a essere sentinelle che lace-
rano il silenzio dell’indifferenza.
La voce della Parola deve risuona-
re anche attraverso la radio, le arte-
rie informatiche di Internet, i canali
39
stimonianza etica e culturale. Certo, la stra lettura della Scrittura: ci fer- della diffusione virtuale on line, i
Scrittura è diventata una sorta di “im- miamo alle parole umane, parole cd-rom, i dvd, i podcast e così via;
menso vocabolario” (Paul Claudel) e del passato, storie del passato, e deve apparire sugli schermi televi-
di “atlante iconografico” (Marc Cha- non scopriamo il presente nel pas- sivi e cinematografici, nella stam-
gall), a cui hanno attinto la cultura e sato, lo Spirito Santo che parla og- pa, negli eventi culturali e sociali.
l’arte cristiana; Goethe era convinto gi a noi nelle parole del passato. La famiglia, racchiusa con le sue
che il Vangelo fosse la “lingua mater- Così non entriamo nel movimento gioie e i suoi drammi, è uno spazio
na dell’Europa”. La Bibbia è “il gran- interiore della Parola, che in parole fondamentale in cui far entrare la
de codice” della cultura universale. umane nasconde e apre le parole Parola. Ogni casa deve avere la sua
Gli artisti hanno idealmente intinto il divine […] Dobbiamo essere in ri- Bibbia, custodita in modo dignito-
loro pennello in quell’alfabeto colora- cerca della Parola nelle parole. so, letta ogni giorno, pregata…
to di storie, simboli, figure; i musicisti Quindi l’esegesi, la vera lettura perché giovani e ragazze, vecchi
attorno ai testi sacri hanno intessuto le della Sacra Scrittura, non è sola- insieme ai bambini ascoltino, com-
loro armonie; gli scrittori hanno per mente un fenomeno letterario, non prendano, lodino e vivano la Paro-
secoli ripreso quelle antiche narrazio- è soltanto la lettura di un testo. È il la di Dio (Messaggio del Sinodo,
ni che divenivano parabole esistenzia- movimento della mia esistenza. È 11,12). Come Maria, maestra e ma-
li; i poeti si sono interrogati sul miste- muoversi verso la Parola di Dio dre nell’ascolto della Parola di
ro dello spirito, sull’infinito, sul male, nelle parole umane. Solo confor- Dio, accogliamo la Parola, faccia-
sull’amore, sulla morte e sulla vita mandoci al Signore che è la Parola, mola diventare carne della nostra
raccogliendo i fremiti poetici che ani- possiamo entrare all’interno della carne, portandola con gioia a quan-
mavano quelle pagine (Messaggio del Parola, possiamo trovare veramen- ti il Signore ci concede di incontra-
Sinodo, 6.15).
te in parole umane la Parola di Dio re sul nostro cammino.
BS FEBBRAIO 2009

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
LA LINGUA MADRE
PER PARLARE AL MONDO
di Severino Cagnin
La Giornata della
ogni lingua contiene parole che in a essere parlata da un popolo, ma
maniera univoca rendono un’idea che nessuno sappia una sola lin-
lingua madre si
celebra sabato 21
e, quando le parole si perdono, gua, in modo che possa entrare in
spariscono le idee.
relazione con persone di altra nazio-
ne, sempre più numerose anche sul
febbraio. È importante Una lingua madre da
nostro suolo.
e necessario usare la
parlare e tre da studiare? Tradizioni da rinverdire
40
propria lingua madre,
ma è altrettanto
importante impararne
altre: l’UNESCO
propone lo studio di
più lingue per evitare
una nuova Babele e
comunicare oltre ogni
confine.
“Io sogno in chamicuro, ma
non posso raccontare i miei
sogni a nessuno, perché
Sono chiare le ragioni autorevoli
a favore della lingua madre, ma so-
no altrettanto chiare anche le conse-
guenze disastrose della chiusura di
gruppi nel proprio guscio. L’isolarsi
dagli altri può significare condan-
narsi a morire. La soluzione appare
difficile al momento: il rischio che
molti paventano è che una cultura
forte (come può essere ad esempio
quella anglosassone) colonizzi len-
tamente ma inesorabilmente quelle
più deboli, innescando un processo
di “deculturazione” fatale alla pro-
pria identità e dunque anche alla
lingua. Forse la soluzione è quella
prospettata dal titolo di questo para-
grafo, che la lingua madre continui
La Giornata del 21 febbraio potrà
aiutare a capire che dobbiamo, sì,
parlare la lingua dei nonni, conosce-
re le antiche tradizioni regionali, gli
usi, i costumi, le feste e le ricette lo-
cali, ma anche studiare lingue stra-
niere. Tutti! I ragazzi lo fanno con
più facilità, gli anziani devono sfor-
zarsi almeno un poco, ma qualcosa
si può fare, se è vero com’è vero
che c’è chi ha preso una laurea a 90
anni! Del resto – e per certi versi
purtroppo – comunicazioni interna-
zionali, linguaggi tecnici e informa-
tici, scambi, ecc. si faranno sempre
meno in italiano e, ovviamente,
niente proprio in dialetto.
ٗ
nessuno parla più il chami-
curo. È triste essere l’ultima”. Così
ha detto piangendo Natalia Sanga-
ma, anziana donna dell’Amazzonia.
Le lingue contano e sono necessarie
per salvare l’identità di un popolo,
le proprie origini, la propria cultura,
ma da sole non bastano più soprat-
tutto nell’era della globalizzazione.
Per questo gli ultimi anni registrano
incontri determinanti ai fini dell’e-
conomia, della pace e anche della
fede. Le lingue contano è lo slogan
dell’UNESCO, con l’invito ad adot-
tarne una per salvarla dall’estinzio-
ne cui sembra condannata proprio a
causa della globalizzazione, come
accennavamo. I linguisti avvertono:
FEBBRAIO 2009 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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VITA
DIGITALE
OTE SULLE NOTE
di Lorenzo Angelini
Un’esistenza ordinata, programmata, senza
imprevisti a cui dover far fronte con fantasia
è diventata talmente consueta da risultare
desiderabile.
continue strizzate d’occhio all’elet- stemperato dalla musica. La
tronica; interpretazione ora algida, melodia parte con brevi fram-
ora più intensa ma mai piatta o menti che, come in un giochino
anonima. Nei testi delle canzoni si da game-boy, si stoppano, ripren-
parla prevalentemente d’amore ma, dono, poi si serrano in una sorta di
tra molte metafore e qualche intel- fredda cantilena; l’arco melodico si
lettualismo, si sfiorano anche pic- fa poco più ampio e disteso nel ri-
cole-grandi questioni di senso che tornello ma è ancora lontano dal-
assillano l’uomo del nostro tempo: l’acquistare calore. Anche l’arran-
il rapporto tra istinto e razionalità; il giamento rimane piuttosto “distac-
tedio della quotidianità; l’ossessio- cato”: alla ritmica imperturbabile e
ne del divertimento.
ai riff squadrati delle chitarre fanno 41
Prima c’erano i Madreblu. Sia-
da contrappunto bip elettronici da
mo nel 1997: Gino Marcelli, >> Qualcosa di più viene fuori in vetusti videogiochi. Tutto ciò comu-
Valerio Artusi e Raffaella De- Vita digitale. Le parole mettono in nica sì quel “gelo” di cui sopra, ma
stefano, con il loro album d’esordio luce un desiderio di fuga dalle re- ha anche l’effetto di far viaggiare la
Prima dell’alba, vengono apprezzati sponsabilità, dall’obbligo di “inven- canzone in superficie, di non di
per la ricerca sonora e per i testi tarsi” la propria strada, dalla fatica “mordere” il problema.
delle canzoni che interpretano i di sentirsi continuamente in movi-
sommessi turbamenti interiori e in- mento; sembra inutile anche fer- >> In questo modo, forse voluta-
tellettuali di quella generazione. Il marsi, staccare, prendere delle pau- mente, forse solo per caso, dipinge
mercato discografico, si sa, è al- se per guardarsi dentro: l’unica via quasi alla perfezione la paura di af-
quanto volubile e, nonostante una d’uscita è “congelarsi”, per non frontare scelte definitive che è triste
certa costanza nel livello della pro- sentire più niente.
appannaggio del pensiero comune
duzione, il successo del debutto Il tema, inquietante, è solo in parte vigente.
ٗ
non viene replicato dai due dischi
successivi e il gruppo si scioglie.
>> Adesso c’è Raffaella Destefano,
questa volta da sola. Giungiamo al-
la fine del 2007 e il suo singolo
Domani raccoglie tali consensi da
suggerire la produzione di un al-
bum che, sia pur a distanza di quasi
un anno, arriva “a grande richiesta”
e porta il titolo Filologica.
Lo stile musicale della Destefano
recupera l’esperienza del gruppo
d’origine con qualche opportuno
aggiornamento: melodie fresche e
VITA DIGITALE di Raffaella Destefano
Voglio una vita digitale / che non mi fac-
cia dubitare
Che si ripeta costante / che non mi tolga
mai niente
Voglio una vita lineare / per continuare a
dormire
Che mi cancelli i ricordi / che non sia
mai troppo tardi
Preferisco stare sola qui con me / mi
sembra tutto inutile
Ciò che voglio veramente è congelarmi /
fino a che non sentirò niente
Una vita balneare sotto l’ombrellone / di
mesi al mare senza l’ossessione
Di non avere il tempo di rallentare / tu
devi stare attenta e partecipare ancora
Preferisco stare sola qui con me / mi
sembra tutto inutile
Ciò che voglio veramente è congelarmi /
fino a che non sentirò niente
Preferisco stare sola qui con me / mi sen-
to così fragile perché
Ciò che voglio veramente è congelarmi /
fino a che non sentirò niente
dirette che conquistano l’orecchio
fino a che non sentirò niente / fino a che
senza mai rischiare la ripetitività;
arrangiamenti molto curati basati
sui suoni delle chitarre elettriche,
del basso e della batteria ma con
Voglio una vita digitale / che non mi pos-
sa fare male
Che mi regali solamente parole felici /
cancelli con la gomma tutti i miei nemici
non sentirò niente
BS FEBBRAIO 2009

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino, avente persona-
lità giuridica per Regio Decreto
13-1-1924 n.22, possono riceve-
re Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
per le Missioni, con sede in Tori-
no) a titolo di legato la somma di
… o titoli, ecc. per i fini isti-
tuzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
42
per le Missioni, con sede in Tori-
no) l’immobile sito in… per i fi-
ni istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o l’I-
stituto Salesiano per le Missioni,
con sede in Torino) lasciando ad
esso quanto mi appartiene a
qualsiasi titolo, per i fini istitu-
zionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
FEBBRAIO 2009 BS
I NOSTRI MORTI
BIANCHI sac. Pietro, missionario
salesiano,
† Imphal, Manipur (India), l’08/03/2008, a
86 anni
Don Pietro fu un grande salesiano e un
grande missionario; è morto 11 mesi fa ma
il suo ricordo è ancora vivissimo presso i
confratelli, i familiari, e soprattutto presso
coloro in mezzo ai quali ha svolto il suo
apostolato. Romagnolo doc, classe 1922,
fin da piccolo sente forte e chiaro il deside-
rio di dedicare la sua vita agli altri e di par-
tire missionario. Così nel 1937 decide di
farsi salesiano e l’anno dopo, a 18 anni, è
già in India dove fa il noviziato e compie gli
studi. Impressionato dalle tribù del nord, of-
fre tutto il suo zelo, le sue forze, la sua in-
tera vita alle varie comunità indigene, so-
prattutto ai Naga e ai Kiki-Chin. Catechesi
e omiletica sono le sue armi; tra questi uo-
mini semplici ma intelligenti lascerà un se-
gno indelebile. Don Pietro fu davvero un
apostolo che non si risparmiò né si smarrì
di fronte alle difficoltà. Un’idea l’ha sempre
sostenuto: “Físsati una meta e sii risoluto
nel raggiungerla per essere quello che hai
deciso di essere. Non deviare mai”. Così
pensano solo i grandi!
SACCO sig. Paolo Maria, exallievo
salesiano,
† Spinetta Marengo (AL), il 05/09/2008,
a 57 anni
“Penso alla vita… all’infinito”. È uno degli ul-
timi ricordi del signor Sacco, un uomo pieno
di vita e della gioia di vivere. Ottimista, alle-
gro, sportivo… traboccante di idee, di attività
e di fede. Diceva: “Uno dei più grandi doni
che ho ricevuto è la fede in Dio”. Ed egli l’ha
trasmessa ai suoi quattro figli. Amava leg-
gere la vita dei santi, ma tra tutti, diceva di
preferire Don Bosco. Il santo dei giovani l’a-
veva ben conosciuto durante gli anni in cui
aveva frequentato la scuola salesiana. Da al-
lora Don Bosco era diventato il suo protetto-
re e lui un suo fan: lo amava tanto che spes-
so raccontava di averlo sognato benedicen-
te. Un uomo come pochi, il signor Sacco,
che recitava quotidianamente il rosario af-
finché la Madonna gli fosse vicina nel lavo-
ro e proteggesse la sua famiglia. Ha affron-
tato il terribile male che l’ha rapito all’affetto
dei suoi cari con una serenità invidiabile.
Non sarà dimenticato.
POZZI sr. Adriana, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
† Milano, il 02/03/2008, a 62 anni
Chiamata alla vita, alla vocazione religiosa,
al servizio educativo e di autorità, ha sempre
risposto: “Eccomi, Signore”. Si è sempre di-
stinta nella sua azione educativa per la pas-
sione carismatica per i giovani, è stata ma-
dre e sorella in mezzo alla gente e nella co-
munità. Donna di profonda interiorità, di
tenera devozione mariana, aveva radicato la
sua fede nella carità che “tutto crede, tutto
sopporta, tutto spera”. Se n’è andata silen-
ziosa, rapidissimamente e dolcemente nel
cuore della notte.
MAGANETTI sr. Matilde,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
† Marseille (Francia), il 20/03/2008,
a 89 anni
Partì per la Francia nel 1926, dove fece la
prima professione. Ritornò in Italia e aiutò
nell’economato della Casa Generalizia. In
seguito fu missionaria in Algeria e visse gli
anni difficili della guerra, facendo l’infermie-
ra in clinica, dove fu apprezzata per la ge-
nerosità e lo zelo con cui si dedicava ai ma-
lati. Donna forte, disponibile e sempre fidu-
ciosa nell’aiuto di Dio, fino a tarda età è stata
anche animatrice di comunità, interessan-
dosi di tutti come una vera madre.
PIRAS sr. Lidia, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
† Roma, il 12/04/2008, a 90 anni
Nata in una famiglia numerosa composta da
8 fratelli e 5 sorelle, ha assorbito dai genito-
ri i valori umani e cristiani che l’hanno so-
stenuta per tutta la sua lunga esistenza.
Maestra nella scuola dell’infanzia in Sarde-
gna, a Roma e in altre case si è sempre im-
pegnata con mirabile dedizione anche all’in-
segnamento della musica e del canto. Ama-
va molto la preghiera e si raccomandava
sempre alla Madonna con fiducia.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”
ANGIOLINI sr. Anna,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
† Sant’Ambrogio Olona (VA), il 09/03/2008,
a 84 anni
Suor Anna ha vissuto la missione salesiana
come insegnante ed educatrice attenta, de-
licata, solerte e creativa nella scuola ele-
mentare, nella secondaria di primo e secon-
do grado e nei corsi professionali. La sua
preparazione le ha offerto la possibilità di ac-
compagnare il cammino di crescita e di
apertura alla vita di fanciulli, preadolescenti
e adolescenti. In particolar modo nella realtà
di Castellanza ha operato con grande zelo
nell’oratorio che amava intensamente e nel
quale ha dato il meglio di sé, come respon-
sabile e animatrice instancabile. Semplice e
schiva nel suo modo di porsi, sapeva farsi
“accoglienza” a ogni giovane che varcava il
cancello.

5.3 Page 43

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MM iill
eessee Savina Jemina
FEFEBBBBRRAAIOIO PRETI SCIENZIATI LAZZARO SPALLANZANI
Nasce a Scandiano (RE) il digestione e respirazione. È in
12/01/1729, primo di nove figli. corrispondenza con persona-
A 15 anni entra nel collegio lità come Cesare Beccaria,
dei Gesuiti di Reggio. Nel 1757 Voltaire, Lavoisier. Compie
insegna fisica e matematica viaggi scientifici all’estero, per
all’Università cittadi-
confrontarsi con altri
na. Pochi anni dopo,
studiosi e raccogliere
dimostra l’infonda-
materiali per il museo
tezza della tesi della
dell’ateneo pavese
generazione sponta-
e per la propria rac-
nea degli organismi.
colta. Durante un
Nel 1762 è ordinato
viaggio a Costanti-
prete. Nel 1769 è
nopoli e nei Balcani il
chiamato da Maria
custode del museo,
Teresa d’Austria a
istigato da alcuni
insegnare Storia al-
docenti, lo accusa di
l’Università di Pavia e ne aver rubato reperti; la vicenda
diventa rettore. Nel 1777 ottie- si conclude con l’assoluzione
ne la prima fecondazione arti- di Spallanzani e l’allontana-
ficiale da uova di rana e mento dei calunniatori. Muore
rospo. Compie scoperte su l’11 febbraio 1799.
43
ACQUE BIBLICHE
MAR MORTO
Il mar Morto è in realtà un lago
situato tra Israele e Giordania,
con il bacino a 408 m sotto il
livello del mare. Lungo circa 75
km e largo circa 15, ha una
profondità massima di 400 m e
una superficie di 1000 km2; le sue
dimensioni si stanno riducendo
per il sempre minore apporto idri-
co del Giordano, conseguente
all’irrigazione. Nel mar Morto
confluiscono l’Arnon e alcuni tor-
renti. L’assenza di emissari e l’alta
evaporazione fanno sì che l’ac-
qua abbia una salinità dieci vol-
te superiore a quella degli ocea-
ni, il che impedisce la presenza
di pesci e di vita. Ha sponde
desertiche e disabitate, salvo
qualche industria. La salinità ha
dato all’acqua proprietà curati-
ve. Non lontano dalla sponda
nord-occidentale, si vedono le
rovine di Qumran, la comunità di
Esseni. Vicino ci sono le grotte
dove per quasi due millenni sono
rimasti nascosti molti manoscritti,
soprattutto dell’Antico Testamen-
to. Nella Bibbia il mar Morto è
citato nove volte, ma è chiama-
to anche mare Salato (Gen
14,3), mare dell’Araba (Gs 3,16),
mare Orientale (Ez 47,18). A esso
fa riferimento il racconto di Lot e
della distruzione di Sodoma e
Gomorra (Gen 19,23-29).
LUCI DAL MEDIO EVO
>> 11 febbraio 1304: con la bolla
Dum levamus”, Benedetto XI ap-
prova l’Ordine mendicante dei
Serviti, fondato attorno al 1241-
45, da sette mercanti fiorentini
(Bonfiglio, Bonagiunta, Manetto,
Amadio, Uguccione, Sostegno e
Alessio, canonizzati nel 1888). Og-
gi è presente in 26 nazioni e testi-
monia la fraternità evangelica
ispirandosi alla Vergine, attraver-
so parrocchie, santuari, missioni.
>> 15 febbraio 1113: con la bolla
Piae Postulatio Voluntatis”, Pa-
squale II riconosce l’Ordine di
San Giovanni, fondato nel 1048
dal beato Gerardo per assistere i
pellegrini in Terra Santa. I cava-
lieri erano religiosi, legati dai voti
monastici. Per secoli, contrasta-
rono l’avanzata musulmana nel
Mediterraneo; dal 1834 il Sovrano
Militare Ordine Ospedaliero ha
sede a Roma, gode di extraterri-
torialità e prosegue la missione
umanitaria e sanitaria in oltre 120
Paesi.
>> 23 febbraio 1003: alla presenza
di Arduino, re d’Italia, è posata la
prima pietra dell’abbazia di Frutta-
ria (TO), fondata da Guglielmo da
Volpiano. Nel 1265, l’abbazia pos-
siede 85 chiese in Italia, Francia e
Austria; i monaci sono 1200. Nel
1585 il monastero è soppresso; nel
1770 viene abbattuto per costruire
una nuova chiesa; il 19 marzo
1990, presente papa Wojtyła, l’ab-
bazia è riaperta ai fedeli.
>> Febbraio 1014: per opera di Pie-
troaldo, abate di san Colombano,
nasce la sede vescovile di Bobbio
(Piacenza); l’abbazia è stata fon-
data nel 614 dal santo irlandese e
in poco tempo è diventata uno
“scriptorium” famoso in tutt’Euro-
pa, grazie al quale si sono conser-
vate decine di manoscritti greci e
latini. Oggi la chiesa con le reliquie
dei santi Colombano, Attala, Ber-
tulfo, Bobuleno, Cumiano e altri
abati è parrocchia.
ٗ
BS FEBBRAIO 2009

5.4 Page 44

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P P RIMA AGINA Redazionale
LA CORSA DEI SANTI
Roma San Pietro
Spettacolare la Corsa del 1° novembre, promossa dalla Onlus “Don Bosco nel Mondo” e organizzata
dalla Prime Time Promotions. Alla gara competitiva (10 km attraverso i luoghi storici più belli di
Roma) hanno partecipato circa 2500 atleti tra cui molti olimpionici, 500 circa a quella non competi-
tiva, tra i quali anche il sindaco Gianni Alemanno.
>> Il Rettor Maggiore dei salesiani, lo stesso Sindaco e varie altre
autorità hanno premiato i vincitori: 1° il campione italiano dei
1
10 500 m Daniele Meucci, 2° e 3° due keniani; 1ª delle donne
Anna Incerti, campionessa italiana di mezza maratona, ecc.
>> Il Santo Padre si
è rivolto ai parteci-
2
panti dalla finestra
del suo studio, sot-
44
tolineando “la gioia
e la fatica di corre-
re” nella vita ma
anche nella fede e
nell’amore. L’evento e la campagna di solidarietà “pro ragazzi
di strada del Congo” hanno avuto la copertura televisiva di
Mediaset.
ٗ
3
4
6
1 Il Papa benedice.
5
2 Atleti alla partenza.
3 Il sindaco arriva al traguardo.
4 Il Rettor Maggiore, il vincitore
Meucci, il sindaco Alemanno,
la signora Scorpio della P.T.
Promotions.
5 Anna Incerti premiata dal sindaco
di Roma.
6 Enzo De Caro e Daniele Meucci.
FEBBRAIO 2009 BS

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BS FEBBRAIO 2009

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
INSEMINAZIONE
secondo mese da un aborto
CALVARIO
DELLE DONNE
spontaneo. Gigliola, mia sorella,
è comunque determinata a vole-
re un bambino e a gennaio 2007
Sono una donna di 41 anni. Gra-
zie alla lettura del B.S. ho esperi-
mentato la forza della fede. Spo-
sata da quattro anni, con mio ma-
rito ho cercato di avere un figlio,
ma tutti i tentativi sono stati vani. I
resta di nuovo incinta. Le rimane
il grande timore che possa di
nuovo abortire; ma fortunata-
mente i mesi trascorrono e tutto
sembra procedere per il meglio.
Data l’età di 43 anni, Gigliola si
sottopone all’amniocentesi, i cui
Maddalena Morano.
medici erano del parere di ricorre-
re all’inseminazione artificiale, og-
gi di gran moda, anche per lo spro-
positato guadagno che essi vi ri-
cavano. Spinta, forse, da questo
parere dei medici che ritenevano
cuore pieno di speranza, fino a
giungere felicemente alla mater-
nità il 21 settembre 2007, giorno
della nascita di Giulia, nostra gioia,
e miracolo della vita.
risultati si fanno attendere oltre
un mese. Vengono poi comunica-
ti in modo erroneo e incompleto.
Si vivono momenti di incubo;
sembra quasi che la nascitura sia
affetta da una gravissima malfor-
GIOIA DI AVERE
UN FIGLIO
Sono un’exallieva, educata
per quattro anni nell’Istituto
l’unica soluzione per la gravidan-
Antonella Alba, Agrigento mazione, tanto da costringere la delle Figlie di Maria Ausiliatri-
za, anch’io tentai questa strada.
partoriente ad affrontare un abor- ce di Alì Terme. Sono mamma
Fin dai primi interventi ebbi tali
to terapeutico. Gigliola rimane di tre figli e nonna con sette
complicazioni, che dovetti inter-
IL MIRACOLO
sconvolta e profondamente di- nipoti. Nel 2005 sono ritorna-
rompere ogni cura. Non mi dilun-
go a descrivere il calvario delle
DELLA VITA
sperata ed io ho vissuto giornate ta, dopo 40 anni, nel mio Isti-
terribili, tra la rabbia e la frustra- tuto per visitarvi la tomba del-
donne che intraprendono questa Michela è la piccola bimba nata il zione, sentendomi impotente. Ma la beata Maddalena Morano,
tecnica medica, poiché essa com- 15 ottobre 2007 grazie alla prote- ecco che avviene il “miracolo”; il Figlia di Maria Ausiliatrice.
porta ansie, delusioni e depressio- zione di san Domenico Savio e ginecologo ricomunica il vero esi- L’ho pregata, chiedendo per la
ni sempre in agguato. Io e mio ma- di Maria Ausiliatrice. Gigliola, to dell’amniocentesi: a livello ge- sua intercessione grazie spi-
rito decidemmo dunque di abban- mamma di Michela, ha indossato netico c’è un’anomalia, ma ciò rituali e materiali per la mia fa-
donare ogni metodo artificiale: se per tutto il tempo della gravidan- non comprometterà lo sviluppo e miglia, per i nipoti, e in parti-
un figlio avessimo potuto avere, za l’abitino di san Domenico Sa- la crescita della bambina. Giglio- colare per mio figlio e mia
l’avremmo avuto solo attraverso il vio che io le avevo procurato. La la, che gode di una discreta salu- nuora. Questi ultimi sono spo-
metodo naturale. Mia mamma mi gravidanza non è stata tanto fa- te, viene comunque sottoposta a sati da otto anni, ma senza fi-
regalò l’abitino di san Domenico cile. Iniziata nell’ottobre 2006, diverse ecografie per tenere sot- gli. Il 20 di agosto 2006 sono
46 Savio. Incominciai la novena con il viene bruscamente funestata al to controllo la situazione. Viene ri- ritornata, con mio figlio e mia
levato che la bimba è piccola, ma nuora, presso la tomba della
con il passare del tempo aumen- beata Maddalena Morano.
HANNO SEGNALATO GRAZIE
Per intercessione di s. Giovanni Bosco:
Radico Romano, Pescara
ta la speranza che il suo svilup-
po sia costante. Il parto avviene
per taglio cesareo e finalmente
mamma Gigliola può abbraccia-
re la sua cara Michela, che inizia
Abbiamo pregato, affinché per
la sua intercessione ci fosse
concessa la grazia di avere
un figlio, promettendo di ren-
derla pubblica, quando l’aves-
Per intercessione di s. Domenico Savio:
C.E. Trieste - G. Giusy, Agrigento - L.L. Taranto - N.N. Minusio
(Svizzera) - Inastasi Debora e Giovanni, Marsala - Ferrara Isa-
bella, Roma
Per intercessione di Maria Ausiliatrice e di s. Domenico Savio:
Di Dio Emanuele e Angela, Gela (CL) - Mangili Ugolotti Edda,
Campione d’Italia (CO) - Riva Marco e Giovanna, Lecco
la grande avventura della vita.
Fè Maria Pia, Carnago (VA)
LA GRAZIA
DI DIVENTARE
MAMMA
simo ottenuta. I primi di otto-
bre 2006 il test di gravidanza
ha dato esito positivo e, tra-
scorsi nove mesi senza nes-
suna difficoltà, il 14 giugno
2007 è nata la piccola Bene-
detta, una splendida bimba,
grande dono di Dio.
Per intercessione di s. Giovanni Bosco e di s. Domenico Savio:
Zaccone Federica, Alessandria
Il mio bambino Salvatore Domeni-
co è venuto al mondo prima dei
nove mesi, esattamente dopo 33
Pluchino Palmina, Vittoria
(RG)
Per intercessione di s. Giovanni Bosco e di Mamma Margherita:
Santos de Munaretto Gladys, San José (Uruguay) - Bay Patrizia
Maria, Chieri (TO)
Per intercessione di san Domenico Savio e altri:
N.N., Milazzo (ME)
Per intercessione della venerabile Mamma Margherita:
L.L. Taranto - Battaglia Giuseppina, Ragusa - P. E. Torino
Per intercessione del venerabile mons. Vincenzo Cimatti:
Gana Ambra, S. Gregorio (CT)
settimane e 5 giorni, e tutto è an-
dato bene. Ho sempre pregato,
ancora prima di essere incinta, te-
nendo in mano l’immagine di san
Domenico Savio e chiedendo la
grazia di diventare mamma. Tutto
cominciò il 30 agosto 2007, alle
17.45 con una corsa al pronto soc-
corso. Il parto è avvenuto ad Agri-
gento, alle ore 24.20 del 31 ago-
sto 2007, con taglio cesareo, men-
tre io riuscivo per grazia di Dio a
mantenere una calma incredibile.
Non c’è stato bisogno di mettere il
bambino nell’incubatrice, ma sol-
tanto nella culla termica. Salvatore
alla nascita pesava kg 2,240, e do-
po 27 giorni kg 2,900. È stata ri-
scontrata una disfunzione fisiolo-
gica nel suo corpo, non grave; per
cui potrebbe essere necessario
praticargli una incisione, ma si
spera di evitarla. La grande grazia
di essere mamma mi riempie di
gioia; perciò ringrazio il Signore e
Per intercessione del beato Michele Rua:
prego che conceda anche ad altre
De Polo Laura, Montesilvano (PE) - Ghelardoni Russo Lina, Mi-
mie amiche questa grazia.
lano
Naso Roberta, Sommatino (CL)
Per intercessione del servo di Dio don Francesco Convertini:
Talamona Wanda Braga, Sigirino (Svizzera)
Per intercessione del servo di Dio don Casimiro Wojciechowski:
Dr. Ballarini Gianfranco, Verona
FEBBRAIO 2009 BS
B. Filippo Rinaldi B. Michele Rua
Ptfrlii’eiericrmnnhedlaiaietccesopatneuzaitboossbenidlneipeczdolaaletezrrlieàolnecnotoaetmepmrnieeteo.otnnt.eoSsrnuei

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IN PRIMO PIANO
redazionale
ELIGIO CALLIGARIS
Salesiano coadiutore, dal 1962
missionario in Brasile. Lavora nel
gruppo di coordinazione dei
religiosi del nucleo di Gravatai.
Attualmente lavora nella casa
ispettoriale di Porto Alegre.
• Perché ha scelto di andare in missione?
Non l’ho scelto. Me l’hanno proposto e io ho accettato. Così mi
sono ritrovato in Brasile, precisamente a Porto Alegre dove, per 28
anni, ho diretto il laboratorio di grafica.
• Dunque lei è un grafico?
A dir la verità sono nato come linotipista al Colle Don Bosco ma,
come ben sa, in missione bisogna reinventarsi ogni giorno. E così,
con un po’ di sacrificio e di buona volontà sono diventato anche
grafico.
• E dopo Porto Alegre?
Sono stato nominato economo a Rio Grande e contemporanea-
mente ho continuato a fare il direttore del laboratorio di grafica, ma
nel 1997 sono stato trasferito a Viamão. Ora sono a Porto Alegre e
lavoro anche con i “meninos de rua”, i ragazzi di strada.
• Come si è trovato in Brasile?
Credo di essermi bene adattato alla cultura di quella nazione: co-
me lei sa, per essere accettati bisogna inculturarsi. Mi sento realiz-
zato e non mi sono mai pentito di aver accettato l’obbedienza mis-
sionaria. Lavoro con i giovani delle favellas, come dire i più poveri
e abbandonati, i più a rischio di tutti.
• Che opera c’è a Viamão?
Una scuola professionale: falegnameria, elettricità, informatica,
cucito, barbieria, artigianato. All’oratorio teatro, musica, sport,
danza… I brasiliani sono grandi danzatori, basta che sentano una
musica, qualsiasi musica, e subito si scatenano. Oltre all’oratorio
c’è anche una scuola speciale per bambini in difficoltà.
• Che cosa ha trovato in Brasile di più esaltante?
I brasiliani. Sono un po’ come i nostri meridionali: aperti, colla-
borativi, portati all’allegria disinvolti e pronti ad aiutare coloro a
cui vogliono bene.
MISIKIR
E MESERET
Sette e cinque anni, due pul-
cini ancora, due sorelline che si
vogliono un bene dell’anima,
giocano sempre insieme, corro-
no qua e là come se fossero
un’unica persona, e vanno a far
la spesa per la mamma che ha
sempre tante cose da fare. An-
che quella mattina ci andarono.
Mamma aveva raccomandato di
comperare il pane e loro due
avevano obbedito a puntino.
Con il loro piccolo fardello e te-
nendosi per mano si avviano
verso casa. Ma ecco all’improv-
viso un pullmino che sbanda e
le prende in pieno. Muoiono sul
colpo le due bimbe. Poco dopo
ecco le urla disperate della 47
mamma che lavorava proprio
nella missione, aveva sentito lo
schianto e si era affacciata a ve-
dere quel che stava succedendo.
Ora Misikir e Meseret riposano,
ancora insieme, in un’unica
tomba, nel piccolo cimitero del-
la missione. La strada fa stragi
anche qui, anzi, forse più qui
che non nelle superprotette stra-
de dei paesi industrializzati, do-
ve mille cartelli invitano alla
prudenza, impongono divieti,
limitano la velocità, ecc. Qui in
Etiopia troppi viaggiano senza
regole e le stragi di bambini che
giocano per strada sono tante,
troppe,
perché
c’è sem-
pre qual-
cuno che
non con-
sidera la
vita pro-
pria e
quella
degli
altri co-
me “sa-
cra”.
BS FEBBRAIO 2009

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
FMA
di Graziella Curti
La scelta di Serena
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
ANNIVERSARI
di Francesco Motto
Don Bosco e De Amicis
CHIESA
di Silvano Stracca
Un Pio XII sociale
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Ceferino e i salesiani