Bollettino_Salesiano_200901

Bollettino_Salesiano_200901

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Mensile - Anno CXXXIII - nr. 1
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 1/2009
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Gennaio 2009

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2009 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
UN VASTO
MOVIMENTO PER I GIOVANI
Il seme diventato albero
Sono alcune delle parole
che Don Bosco
rivolse ai primi
esperienze negative, missioni,
parrocchie, centri di co-
municazione sociale, di
missionari in
spiritualità... La fantasia
partenza per l’Argen-
apostolica di Don Bosco
tina l’11 novembre
ha trovato la sua piena
1875. Erano i suoi ex
realizzazione in questa
ragazzi che partivano, i
varietà di opere che nel lo-
più disponibili, i più generosi; quelli ro insieme esprimono bene la ric-
che aveva curato con grande amore chezza della missione salesiana e
e formato perché fossero animatori rappresentano l’incarnazione del ser-
ed educatori dei compagni. Non vizio salesiano in un determinato
avevano avuto un lungo iter formati- contesto, in risposta ai bisogni dei
In questo modo diamo vo, ma erano vissuti accanto a lui, giovani. Don Bosco non mosse pas-
principio ad una grande respirando l’amore alla vita, la gioia so, non diede origine a iniziativa se
2
opera… chi sa che non sia
questa partenza e questo
dell’amicizia con il Signore, la sem- non spinto dalla sua vocazione fon-
plicità e la profondità della preghie- damentale: cercare il bene dei giova-
ra quotidiana, il desiderio di una ni. Era partito occupandosi solo della
poco come un seme da cui
abbia a sorgere una grande
pianta... che a poco a poco
vada espandendosi, e non
sia per fare un gran bene
costante donazione ai giovani più
poveri e abbandonati. Erano i primi
germogli nati dal cuore di Don
Bosco, seme capace di generare un
grande albero: la Famiglia Salesia-
na, vasto movimento di persone
orientato da uno stesso dinamismo
gioventù maschile, ma ben presto il
Signore gli fece intuire che bisognava
attivare lo stesso movimento di bene
anche a favore delle ragazze. La
scelta di fondare un’istituzione in loro
favore gli è venuta dalla sollecitazio-
ne di varie persone; dalla constata-
(MB XI,385) pastorale e apostolico: la missione zione dello stato di abbandono e po-
giovanile non solo a Valdocco ma vertà in cui si trovavano molte ragaz-
anche in terre lontane. Oggi i sale- ze; dal contatto con diversi Istituti
siani sono circa 16 000, presenti in femminili; dalla sua devozione maria-
130 paesi del mondo. Le parole di na; dalla conferma di Pio IX che lo
Don Bosco si sono avverate. “Chi sa incoraggiò a percorrere questa via;
che non sia questa partenza e que- da ripetuti “sogni” e fatti straordinari
sto poco come un seme da cui da lui stesso raccontati.
abbia a sorgere una grande pianta...
che a poco a poco vada espanden- >> Contemporaneamente a Mor-
dosi, e non sia per fare un gran nese, sui colli del Monferrato, la gio-
bene”. Sì, il seme ha germogliato vane Maria Domenica Mazzarello
con grande fecondità, il bene si è aveva cominciato ad animare un
moltiplicato e ha avuto una grande gruppo di giovani donne che si dedi-
espansione: la Famiglia Salesiana è cavano alle ragazze del paese, con
cresciuta come un grande albero, lo scopo di insegnare loro un me-
moltiplicando i suoi rami.
stiere, e orientarle alla vita cristiana.
A distanza, due segnali sulla stessa
>> I salesiani sono oggi impegnati lunghezza d’onda mandavano un
a favore dei giovani sia nell’educarli identico messaggio: doveva nascere
sia nel promuovere un loro cammino anche per le ragazze l’ambiente
di maturazione cristiana e spirituale. educativo che c’era a Valdocco per i
I salesiani sono oggi impegnati
a favore dei giovani sia
nell’educarli sia nel promuovere
un loro cammino di maturazione
cristiana e spirituale.
Oratori, centri giovanili, scuole, istituti
professionali, ostelli per minori e/o
per ragazzi di strada, centri di recu-
pero di ragazzi abusati o distrutti da
ragazzi. L’incontro di Don Bosco con
Maria Mazzarello e l’intesa per la
comune missione fecero compiere i
primi passi nel dar vita, forma e svi-
GENNAIO 2009 BS

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La Famiglia Salesiana è cresciuta
come un grande albero,
moltiplicando i suoi rami.
luppo alla nuova istituzione. Tredici
anni dopo la nascita dei salesiani
(1872), ecco dunque quella di un
nuovo ramo del carisma: l’Istituto
delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Oggi
le FMA sono circa 14 500 e lavorano
con grande impegno e dedizione in
opere educative, sociali, di promo-
zione della donna, in missioni e
opere di evangelizzazione.
>> Ma non bastava ancora. Il sogno
di Don Bosco era grande, e grande
il bene da compiere. Erano neces-
sari operai/e sia per la vita consa-
crata, sia per il tessuto vivo della so-
cietà. Ed ecco l’idea dei cooperatori.
La loro sarebbe stata una spiritualità
del quotidiano: il cooperatore avreb-
be realizzato il suo apostolato negli
impegni familiari, matrimoniali, pro-
fessionali, sociopolitici, culturali oltre
che ecclesiali. Con semplicità ed ef-
ficacia si è dunque sviluppato que-
sto primo ramo laicale: Don Bosco
tendeva ad aggregare il massimo
numero di persone. Ciò che gli stava
a cuore era che fossero veri collabo-
ratori per la salvezza dei giovani.
Oggi i salesiani cooperatori sono
circa 30 000. Condividono missione
e spiritualità di sdb ed fma, secondo
il loro stato laicale. Già vivente Don
Bosco il seme aveva germinato in
maniera feconda, dando origine ai
primi rami del grande albero della
sua “famiglia”. Questa crescita veni-
va accompagnata, secondo il suo
pensiero, dall’aiuto costante di Ma-
ria Ausiliatrice. “La Madonna ha fat-
to tutto”, usava ripetere. Per tenere
viva l’attenzione a Lei, Don Bosco
volle attivare l’Associazione dei De-
voti di Maria Ausiliatrice, un altro
gruppo di famiglia che ha grande
diffusione nel mondo.
ٗ
Gennaio 2009
Anno CXXXIII
Numero 1
Mensile - Anno CXXXIII - nr. 1
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 1/2009
In copertina:
La tecnologia odierna
galoppa ventre a terra
e i giovani la cavalcano
con sorprendente
disinvoltura.
Alla corsa sembra
non partecipino
gli educatori.
Foto: Fabiana Di Bello
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Gennaio 2009
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Le encicliche sociali (1)
di Silvano Stracca
ATTUALITÀ
14 La tecnologia corre, i giovani la cavalcano... di W. Granatelli
MISSIONI
18 Sotto il mango
di Vincent Donati
VIAGGI
20 Incontri
di Giancarlo Manieri
INSERTO CULTURA
23 Andiamo ragazzi!
di Nicolò Agrò
FMA
28 Un oceano di solidarietà
3
di Maria Antonia Chinello
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
http://biesseonline.sdb.org
SALESIANO
O
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
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Direttore <gmanieri@sdb.org>
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e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS GENNAIO 2009

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RIBALTA
di Alessandra Mastrodonato
G IOVANI
UN’ETICA DEL LAVORO
A RESPONSABILITÀ
LIMITATA?
Le difficoltà odierne dei giovani riguardo al lavoro sono note e la
situazione non sembra poter migliorare a breve scadenza.
La precarietà è regina. Gli atipici si moltiplicano. Eppure…
UNegli ultimi tempi, sfogliando i giornali
o leggendo le indagini che cercano di
analizzare il complicato rapporto che
nella fase storica attuale intercorre tra
giovani e mondo del lavoro, è facile
imbattersi in dati piuttosto allarmanti
spesso stremati dall’interminabile
ricerca di un’occupazione, delusi dal
dover in molti casi accettare un
impiego non congruente con i propri
interessi e competenze, preoccupati
che una certa professione non offra
che fanno riferimento al dilagare della
possibilità di autorealizzazione, né
disoccupazione giovanile e
assicuri dignità e sicurezza di vita, è
all’emergere di nuove forme prevedibile che in tanti scelgano infine
di precarietà occupazionale, che
di ridurre al minimo il proprio
sembrano rimettere in discussione
investimento affettivo e ideale nei
i concetti di “posto fisso” e
confronti del lavoro, riversando al di
di “carriera lavorativa”.
fuori di esso le aspettative e le
Non c’è dubbio che queste statistiche
fotografino una situazione reale e da
5 aspirazioni più autentiche.
Tuttavia, più che di un vero e proprio
tutti percepibile, ma è altrettanto vero “rifiuto del lavoro”, a me sembra che
che, mentre abbondano i tentativi di sia piuttosto il caso di parlare di un suo
descrivere le trasformazioni in atto,
riposizionamento” nell’universo
raramente ci si interroga sul valore e valoriale di noi giovani, che ci troviamo
sul significato che il lavoro tende oggi
spesso alle prese con una doppia
ad assumere per noi giovani.
contingenza. Se è vero, infatti, che
È, infatti, innegabile che negli ultimi
diminuisce la possibilità di fare
due decenni il lavoro sia cambiato affidamento su percorsi e modelli certi
radicalmente: nuove tipologie e già sperimentati, con tutto il carico
lavorative si sono progressivamente
di rischio e di insicurezza che questo
affermate, nuove modalità di contratto
comporta, d’altro canto va anche
hanno preso il sopravvento sulla
detto che si moltiplicano le
tradizionale assunzione a tempo pieno opportunità di scegliere e di costruire
e indeterminato, e nuovi personaggi,
in modo originale il nostro percorso
i cosiddetti “atipici”, sono diventati
occupazionale, grazie anche
ormai i protagonisti tipici del all’allentarsi dei vincoli e dei meccanismi
panorama occupazionale.
della predestinazione sociale.
Ma non si può fare a meno di
A ogni modo, una cosa sembra
riconoscere che anche il modo di
potersi affermare con certezza, e
rapportarsi al lavoro è radicalmente
cioè che ci troviamo oggi a
mutato. E noi giovani rappresentiamo,
sperimentare percorsi lavorativi e
un termometro particolarmente
professionali immancabilmente
sensibile, in grado di cogliere in modo
segnati da precarietà, incertezze e
più marcato il cambiamento ri/orientamenti, che contribuiscono a
di prospettiva in atto. movimentare e a complicare il nostro
In particolare, si è recentemente
personale romanzo lavorativo.
sostenuto che noi giovani abbiamo
E tutto ciò ci stimola a imparare,
imboccato la strada di una crescente
pena una condizione di svantaggio
disaffezione dal mondo del lavoro, che
permanente, a divenire
sempre più tendiamo ad abbracciare
imprenditori di noi stessi”,
un’etica del lavoro di tipo meramente sforzandoci di autoconcepirci come
strumentale, in cui domina un senso di “ufficio-pianificazione” in merito alla
responsabilità limitata”. E non c’è da nostra biografia, alle nostre capacità,
stupirsi che per molti giovani le cose
ai nostri orientamenti e alle nostre
stiano effettivamente così poiché,
relazioni.
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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
VOCAZIONE. Caro di-
rettore, a volte mi chie-
do se tutto ciò che fac-
cio sia opportuno farlo. Sono
un ragazzo e vorrei seguire le
vie di Cristo ma non riesco a
trovare la mia vera vocazione.
Mi dedico molto alla vita par-
rocchiale […]. Spesso mi da
soddisfazione ma talvolta mi
capita di rimanere smarrito…
un po’ nervoso […]. Mi pon-
go molti dubbi sulla resurre-
zione di Cristo, e se non fosse
risorto dai morti? Ho molta
fede, ma a volte mi rendo
conto che non basta.
più giusto, più santo; se ti at-
tira la figura di Gesù che ha
dato il sangue per salvare
l’uomo dalle secche in cui
perennemente naviga; se
senti che è bello dare speran-
za, prospettare un “oltre”
che dia senso all’adesso, un
Principio che dia ragione al
creato, un Fine che giustifi-
chi l’Inizio… allora è quasi
certo che sei uno di quei – ri-
peto il vocabolo – “fortuna-
ti” che la forza misteriosa di
Dio spinge verso una strada
speciale. “Se mi vuoi bene,
seguimi”, dice ancora e sem-
pre Gesù a chi gli domanda
Che devo fare?”.
pubblicato la smentita con
l’evidenza con cui aveva so-
stenuto l’accusa? Affatto […]
Per farla breve, il quotidiano
ha perso un lettore; vabbè,
loro se ne fregheranno, ma io
sto meglio!
Marino, Genova
Caro signore, può essere che il
noto quotidiano sia scivolato
sulla classica buccia di bana-
na. Non sarebbe la prima né
sarà l’ultima volta. Checché se
ne dica, i giornali cosiddetti
“seri”, spesso dimenticano di
esserlo. La tentazione di ricer-
care lo scoop invece che la ve-
rità è la malattia di molti gior-
trimenti si creano dei piccoli
robot. L’educazione deve esse-
re aperta, non ideologica, quin-
di l’illustre professore ha detto
che non va bene la preghierina,
il crocifisso, il presepe, ecc.
perché sono violenza psicolo-
gica e la violenza poi resta
dentro per tutta la vita. Che co-
sa significa questa storia della
violenza psicologica?
Rosanna, Sesto San Giovanni
Cara signora, una statistica di
quelle fatte non certo da preti
e frati ma da agenzie laiche
specializzate, predica che un
bambino italiano al termine
delle elementari (11 anni cir-
Luca N.N. (Nel numero di ottobre 2008 ho nalisti; la tentazione di giudi- ca) ha già visto in TV circa
Caro Luca N.N., sei uno dei
pochi che si pone certi inter-
rogativi, quindi aggiungo a
già risposto a una lettera più o
meno simile alla tua, intitolando-
la “La propria strada”).
care prima del giudice è un
vezzo che qualcuno ha definito
nazionale. E la deontologia
professionale? Beh, può atten-
80mila omicidi e più o meno
100mila atti di violenza… Al-
lora le consiglio un atto di co-
raggio: informi l’illustre (ma
6
“pochi” anche il sostantivo
“fortunati”. Chiedi una cosa
grande e terribile: come si fa
a percepire la “chiamata”,
come è possibile scoprire la
propria vocazione? Non cre-
do sia così difficile individua-
re il percorso migliore per la
L A QUESTIONE ROM.
Caro direttore […] lei
ricorderà che nel mag-
gio 2008 il quotidiano “la
Repubblica” ha dato eviden-
za all’accusa contro due rom
dere, tanto alcuni non sanno
nemmeno cosa sia.
VIOLENZA. Caro diret-
tore, qualche tempo fa
ho assistito – perché in-
mi pare che riluca solo per
anticlericalismo un po’ de-
modé) conferenziere (e anche
il direttore didattico che l’ha
invitato) che, stando alle stati-
stiche, hanno proprio sbaglia-
to bersaglio: invece che pren-
dersela con la “preghierina”
propria vita, la difficoltà è che a Catania si credeva vo- vitata dal direttore didattico – a e il presepe, dovrebbero sca-
nelle premesse, negli atteg- lessero rapire una bimba. Eb- una conferenza dove un tale gliarsi contro la TV. Guardan-
giamenti previi, nella posizio- bene saprà anche che i due si professore, forse un sociologo, do il piccolo schermo, sì che i
ne (o disposizione) di parten- sono beccati 4 mesi di carce- ha continuato a blaterare sui nostri figli imparano la vio-
za… Mi spiego. Occorre pri- re e li hanno fatti e poi, a set- nostri figli, alunni delle ele- lenza! Ma, ahimè, la TV è un
ma di ogni altra cosa essere tembre, sono stati prosciolti mentari, affermando che sono feticcio, non si tocca; ormai
coraggiosi e pronti alla batta- perché non avevano com- fragili ma anche molto recetti- ha conquistato ogni stanza
glia con i troppi che credono messo il fatto. Ebbene crede vi e assorbono tutto, ecc. Per- della casa (anche il bagno!),
di sapere della tua vita e delle lei che “la Repubblica” abbia ciò occorre vigilare, perché al- scalzando il crocifisso.
tua tendenze più di quello che
sai tu. Tra i saccenti di questo
tipo spesso, ahimè, ci sono
A P P E L L I anche i familiari. Un’altra
delle disposizioni indispensa-
bili è la personale convinzio-
ne che la società, il mondo, I Ho 42 anni, sono peda- I Cerco, per eventuale mo- I Sono una donna di 46
hanno urgenza di Dio più del- gogista e mi piacerebbe stra, santini o fotografie di anni e credo molto nell’a-
l’acqua e del pane. Se si va corrispondere o conoscere statue di san Rocco e san micizia. Mi piacerebbe
sempre peggio, è perché sem- amici/amiche della mia Sebastiano presenti nelle va- corrispondere e conoscere
pre più devastante è l’assenza età che credano nei valo- rie chiese d’Italia. Inviare a: tante persone che vivono
dell’Unico che può cambiare ri veri e puri (preferibilmen- Murtas Alverio, Via San Pie- profondamente la fede,
il cuore e la mente dell’uomo, te di Lecce città). Cell. tro 5, 09020 Collinas MD.
che credono nei veri valo-
dell’Unico per cui vale la pe- 349/7896681 Alessandra.
ri della vita. Sarei felice di
na vivere e morire.
I Sono un giovane inse- poter scambiare idee ed
Gli indizi di vocazione non I Sono una mamma 35en- gnante che considera l’ami- esperienze per un arricchi-
sono difficili da scoprire. Se ne di una favolosa bimba cizia un sentimento profon- mento reciproco. Ferro
oltre all’amicizia, allo sport, di 16 mesi. Vorrei corrispon- do quanto l’amore. Cerco Vincenza, Via Cataldo Pa-
agli affetti, ti piace pregare, dere con mamme felici amici/che colti, intelligenti e risio 48, 90145 Palermo.
senti il desiderio di aiutare
chi è debole, vorresti che at-
torno a te tutto fosse più lim-
come me. Noi siamo di Mi- che amano viaggiare. Ma- Cell. 340/68.59.894.
lano. Scrivete alla mail rio 333/69.61.328.
signorellira@tiscali.it.
pido, più vero, più pacifico,
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‘‘ Invece sembra che abbiano
deciso di non interessarsi di
quel che vedono i propri figli
e di non ascoltare quello che
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
pervenute in redazione. Ce
ne scusiamo. Provvedere-
ormai si sente urlare in tutti i mo a suo tempo alla pub-
toni e le lingue, ogni giorno. blicazione o alla risposta
E questa è una colpa. Grave. personale.
Ne dovranno rendere conto.
de, da questa fede nasce quel-
la tranquillità interiore, che
Don Bosco – seguendo san
Paolo – chiamava allegria. Ta-
le stato d’animo non può la-
sciare per nessuna ragione il
credente.
Vedrà, vedrà, caro direttore
– mi scrive un’insegnate ele-
mentare – se si continua di
questo passo va a finire che il
bullismo di cui soffrono tante
scuole è colpa… del crocifis-
so appeso al muro! Io che ci
insegno da molto tempo sono
invece convinta del contrario:
la protervia del bullismo è
colpa del fatto che stiamo to-
gliendo il crocifisso non solo
dalle pareti delle aule ma dal
cuore, in nome di una laicità
che non si sa che bestia sia!”.
fatto chiudere gli occhi di fron-
te alla realtà, far finta di non
vedere “le ingiustizie, le male-
fatte, le precarietà”, come
scrivi tu. Significa invece con-
tinuare a sperare contro ogni
speranza, significa aumentare
la propria fede in una Provvi-
denza che nonostante possa
apparire il contrario, è vigile.
Mi scriveva qualche tempo fa
un’anziana professoressa, da
tempo in pensione: “Caro di-
rettore, sono ormai quasi no-
VELINE. Caro direttore,
sono scandalizzato da
mia nipote che da quan-
do ha fatto la velina in una tv
privata è diventata impossibi-
le… ha messo su una cresta…
pare che esista solo il ballo.
Non ha più pudori… è la ra-
gazza di tutti… Mi dia uno
spunto, una pista, un’idea…
Ma perché mio figlio non le
dà quattro ceffoni come Dio
comanda?
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
Non esagera la maestrina. vantenne, ne ho viste e passate
Anzi, forse l’ha proprio az- tante che, se gliele raccontassi
A CASA TUA Alfonso, prov. Frosinone
zeccata. Lo sfascio che avan- tutte, lei stenterebbe a crederci. Caro signore, il discorso sa-
za è segno che la religione sta Ma le assicuro di non aver mai rebbe lungo; le trascrivo, ci- Il Bollettino
regredendo. Conviene che ci dubitato che il pennello di Dio tando a memoria, una breve ri-
pensino i genitori e gli educa- continuasse a disegnare il suo flessione di don Milani, che
tori. Domani sarà troppo tar- invisibile capolavoro. Ho sem- purtroppo non sono riuscito a
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
di. È tranciante il giudizio di pre creduto che sotto il fumo ritrovare, ma ne ricordo bene
un ragazzo di prima liceo: “I degli incendi, le macerie delle il contenuto e potrebbe fare al
miei genitori si sono dotati di bombe, i disastri dell’ecosiste- caso nostro (forse lo spunto
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
un filtro selezionatore che di- ma, il Suo disegno invisibile ai che chiede). Dice dunque il fa- di Don Bosco a chi
strugge tutte le notizie non miei occhi (che continuavano moso prete di Barbiana, par-
conformi alle loro precom- a vedere solo fumo e macerie e lando di una ragazza tutta bal-
prensioni. Una specie di anti- morte) continuasse a prendere lo e superbia, che “La scemet-
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
virus alla rovescia”.
forma secondo il suo program- ta che tutti cercano è felice, va i giovani e le missioni.
ma, che considera non solo la a casa e se la fa sotto senza
SANTITÀ E ALLE-
GRIA. Caro direttore,
Don Bosco diceva
piccola bilia di questa nostra
Terra sperduta nell’immensità
dello spazio, ma per l’appunto
l’intera creazione che va ben
oltre il globo terrestre e supera
nemmeno accorgersene, per-
ché è troppo gonfia e tronfia…
Tutti l’adorano. E l’adorano
non perché l’hanno trovata in-
telligente o perché l’hanno tro-
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
sempre che la santità consiste le galassie, e dà senso ai buchi vata dotta e colta, ma sempli- ci. Comunicate
nello stare molto allegri. Eb- neri, ed espande sempre più gli cemente perché l’hanno trova-
bene, io non riesco a essere indeterminati confini dell’im- ta capace di sgambettare – ma
allegro. Le ingiustizie, la po- mensità…”. Le assicuro, caro lo fanno anche le oche – e ca-
subito il cambio
di indirizzo.
vertà, le malattie, la preca- Claudio, che la lettera, scritta pace di lasciarsi toccare – ma
rietà, la violenza, veder soffri- con mano ormai incerta, ma lo fanno anche le vacche – op-
re tanta gente non riesce a con grande lucidità, mi ha sor- pure perché l’hanno trovata
darmi allegria. Però sono si- preso e commosso: mi sembrò bella! – Ma non è merito suo,
curo che esiste un modo per di essere di fronte alla “Sag- non si è fatta da sé!”. Con ciò
essere allegri ma non so qual gezza” che aveva preso forma voglio dirle che… “dura min- Per la vostra corrispon-
è. Può aiutarmi?
umana. La vecchia insegnante ga!”, dietro l’angolo si na- denza:
Claudio.@...
aveva capito tutto. C’è un di-
segno, non può non esserci,
sconde la trappola, se non al-
tro, la livella del tempo. Dica a
Caro Claudio, l’allegria nasce sotto il mistero d’iniquità che sua nipote di aprire un po’ di
IL BOLLETTINO
SALESIANO
“dentro”. Quella di cui parla- sembra dominare il mondo. più gli occhi, anche quelli Casella post. 18333
va Don Bosco ai suoi ragazzi Così, siamo di fronte al miste- dell’anima. Tuttavia mi punge
si riferiva principalmente alla ro di iniquità e al mistero di vaghezza che bisognerebbe di-
serenità interiore che poi sfo- Dio. Non ho dubbi su come re qualcosa di “forte” e “pe-
cia nell’imperturbabilità este- andrà a finire, di chi sarà la pato” anche e soprattutto ai
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
riore. Il che non significa af- vittoria finale. Questa è la fe- suoi genitori.
BS GENNAIO 2009

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& IN ITALIA
NEL MONDO
NAPOLI, ITALIA
UN SORRISO
PER SCAMPIA
Scampia, 80 mila abitanti,
una delle zone più problema-
tiche della città. Criminalità
e droga fanno da sfondo a
una condizione di povertà
materiale e sociale. Lascian-
dosi interpellare da questo
contesto, l’oratorio di Marti-
na Franca (TA) dell’Istituto
Maria Ausiliatrice ha orga-
nizzato, dal 18 al 24 agosto,
un campo a favore dei bam-
bini del quartiere. Tre anima-
trici salesiane, una volonta-
ria del servizio civile e suor
Marinella Pallonetto, fma,
per una settimana hanno im-
pegnato i bambini in labora-
tori, giochi, attività educati- no, la parrocchia della Re- gni di speranza. “È stato un entusiasmo in tutti noi, ha la-
ve, gite per promuovere in surrezione di Scampia inven- modo per vivere, tutti insie- sciato nei cuori un profondo
loro la speranza e l’impegno ta e promuove. Tanti i volon- me, e soprattutto sentirsi al desiderio di tornare… ma so-
a reagire alla loro realtà. L’i- tari e collaboratori del parro- sicuro, come le stesse fami- prattutto di non restare indif-
8
niziativa si è inserita nel sol- co che svolgono un’opera in- glie hanno detto. Il clima di ferenti di fronte alle tante
co dei tanti interventi che tensa di promozione umana e famiglia che si è creato ha “Scampìa” del mondo e delle
quotidianamente, durante l’an- cristiana, da cui partono se- fatto sentire una scossa di nostre città”.
RECIFE, BRASILE
GERUSALEMME,
MEDAGLIA
AL MERITO
Il 12 settembre 2008, il sig.
Vereador Josenildo Sinésio,
presidente della Camera Mu-
nicipale di Recife e l’asses-
sore João Alberto, autore del
decreto legislativo n° 432/08,
hanno concesso la Medaglia
del Merito José Mariano al-
l’Istituto Santa Maria Maz-
zarello per i suoi 70 anni di
dedizione ai bambini e ai
giovani del quartiere di Vár-
zea. La Corale del Collegio
ha dato solennità alla festa
cantando l’inno nazionale.
Le parole dell’assessore e
della direttrice della scuola
sono state testimonianze di
fede e di cittadinanza. Come
omaggio finale, a conclusio-
ne della sessione, la corale
ha regalato all’assemblea il
canto dell’Ave Maria.
ISRAELE
PER LA VITA
Un gruppo di giovani salesia-
ni di Ratisbonne, contro l’i-
narrestabile perdita dei valo-
ri come quello fondamentale
della vita, ha scelto di propa-
gandare l’“Adozione Spiritua-
le”. È un’intenzione di pre-
ghiera per i bambini in peri-
colo di vita già nel grembo
materno. Tale forma di ado-
zione, nata da una rivelazione
a Fatima, nel 1987 è stata in-
trodotta in Polonia e si è poi
diffusa anche altrove. È una
pratica semplice, per chi ama
la vita. Aiuta a riconquistare
la fiducia, reca pace al cuore,
combatte l’egoismo, spinge a
una genitorialità responsabile,
può modellare il carattere. La
preghiera, del resto, fa questo
ed altro da sempre.
GENNAIO 2009 BS

1.9 Page 9

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redazionale
NUMISMATICA
a cura di
Roberto Saccarello
PISANA, ROMA
prevede la partecipazione at-
tiva di tutti i congressisti che
arrivano da ogni parte del
EVENTI
mondo. Per saperne di più
www.donbosco-humanri-
Dal 2 al 6 gennaio la Pastorale ghts.org. Qualche giorno do-
Giovanile della congregazione po è la volta delle ormai con-
salesiana scende in campo con solidate “Giornate di Spiri-
un grande congresso interna- tualità della Famiglia Sale-
zionale per affrontare ciò che siana” dal 22 al 25. Sono
il Papa e grandi pedagogisti e eventi di portata mondiale che
sociologi chiamano “Emer- si possono considerare i pro-
9
genza Educativa”. Il tema vie- dromi delle prossime grandi 41ª GIORNATA MONDIALE
ne affrontato da un’angolatura celebrazioni i per 150 anni DELLA PACE
tipicamente salesiana, come dalla nascita della congrega-
recita il titolo “Sistema Pre- zione (2009) e i 200 anni della
ventivo e diritti umani” e nascita di Don Bosco (2015).
Il 15 ottobre ultimo scorso la zecca del Vatica-
no ha finalmente presentato la moneta della XLI
Giornata Mondiale della Pace, celebrata il 1° gen-
naio di un anno fa che aveva come tema: “La fami-
glia umana, comunità di Pace”. Siamo in attesa di
50 religiose di 31 congregazio-
ni e di 20 diversi paesi del
mondo. Tra le organizzatrici,
quella del 2009, 42ª giornata, sul tema della
povertà.
ROMA, ITALIA
IL TRAFFICO
DI PERSONE
anche suor Bernadette Sang-
ma, fma consulente dell’Ambi-
to per la Famiglia Salesiana.
UISG e OIM collaborano per
organizzare sessioni di forma-
zione per le religiose sul con-
trasto alla tratta delle persone.
Il progetto è finanziato dal Bu-
reau per i Rifugiati e i Migranti
del Governo statunitense.
La moneta che presentiamo, emessa due mesi e
mezzo fa, è un pezzo d’argento da 10 euro,
pesante 22 g. In occasione del messaggio indiriz-
zato il 1° gennaio 2008, il Pontefice ha così affer-
mato: “All’inizio del nuovo anno desidero far perve-
nire il mio fervido augurio di pace, insieme con un
caloroso messaggio di speranza, agli uomini e alle
donne di tutto il mondo. Lo faccio proponendo alla
riflessione comune il tema con cui ho aperto que-
sto messaggio, e che mi sta particolarmente a
cuore: famiglia umana, comunità di pace.
Si è svolto, nel giugno
2008, un Congresso in-
ternazionale coordina-
to dall’Organizzazione
Mondiale delle Migra-
zioni (OIM) e dall’U-
nione Internazionale
Superiore Generali
(UISG), che ha visto
la partecipazione di
La moneta, plasmata da Daniela Longo, reca sul
diritto l’immagine del Papa Benedetto XVI rivestito
delle insegne pontificali e assiso sul trono. Sul
rovescio, poi, è raffigurata la santa Famiglia cui,
come dicevamo, è stata dedicata la 41ª giornata
mondiale della pace.
Tiratura: 9602 esemplari realizzati in versione fon-
do specchio.
BS GENNAIO 2009

1.10 Page 10

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C’imbattiamo, nel numero di gennaio
di 100 anni fa, in una lettera di don Rua
ai cooperatori, in cui enumera le chiese in
costruzione in quell’anno: un numero
davvero interessante.
10
“A tutti i Cooperatori in generale raccomando il
compimento del Santuario di S. Maria Liberatrice
in Roma, che, sebbene testè consacrato ed aperto
al Divin Culto, abbisogna ancora di molti lavori;
– la Chiesa di S. Agostino nell’istituto di S. Am-
brogio in Milano che da qualche anno aspetta di
veder sorgere la metà che rimane da compiere; –
e il Santuario della Sacra Famiglia in Firenze,
che riuscirà anche un monumento della Pia So-
cietà Salesiana all’immortale Pontefice Leone
XIII, che della divozione alla Sacra Famiglia fu
ardente promotore.
Agli Spagnuoli addito con speciale affetto il San-
tuario nazionale del Sacro Cuore di Gesù in costru-
zione sul monte Tibi Dabo, presso Barcellona, al
quale è intimamente legata una delle pagine più ca-
re della vita di Don Bosco.
Ai Cooperatori del Brasile raccomando il Santuario
di Maria Ausiliatrice di Jaboatão presso Pernambu-
co, e quell’altro più grandioso, di cui si son gettate
le fondamenta a Nictheroy, poco lungi dal superbo
monumento ivi eretto alla medesima nostra dolcis-
sima Madre.
Ai benemeriti Cooperatori della Repubblica Argen-
tina faccio vive istanze affinché colla loro genero-
sità affrettino l’inaugurazione dell’artistico tempio
di S. Carlo eretto in quella capitale.
GENNAIO 2009 BS
LDC, RIVISTE
DUE RIVISTE UTILI
Due riviste per la Gioventù:
“Mondo erre” per i ragazzi e
“Dimensioni nuove” per i gio-
vani. Vale la pena abbonarsi,
perché si va sul sicuro. I più
grandi trovano “pane per i loro
denti”, temi d’attualità, lettere
al Direttore, moda “ragionata”,
musica, cultura, religione, poli-
tica, università, lavoro, sport,
informatica, personaggi di
spicco il tutto calibrato su un’i-
dea di fondo: diventare adulti
“completi, autonomi, respon-
sabili”. I ragazzi a loro volta
trovano una rivista che presen-
ta temi a loro congeniali, con
un linguaggio adatto, un’impa-
ginazione fresca, una grafica
pertinente, un andamento velo-
ce e attraente. Niente lunghi e
noiosi articoli: cose snelle che
fanno conoscere il mondo e se
stessi attraverso argomenti di
attualità e/o di fantasia, gio-
chi, e “strisce” diventate fa-
mose, come Nilus e Caramel,
ecc. cfr. www.dimensioni.org;
www.mondoerre.it.
OSNABRÜCK,
GERMANIA
GIORNATA DEI
CATTOLICI 2008
Dar forma al futuro: questo
uno dei temi centrali della
Giornata dei cattolici, che si è
svolta ad Osnabrück dal 21 al
25 maggio 2008. La Famiglia
Salesiana era presente con
circa 50 partecipanti tra sdb,
cooperatori, volontari della
ONG Jugend Dritte Welt e
cinque fma. Erano state alle-
stite diverse zone tematiche
dove si potevano presentare
vari gruppi della Chiesa, tra
cui anche una zona per le
congregazioni religiose. A di-
sposizione delle fma c’era
una tenda, in cui ricevere le
persone in visita. Per i bambi-
ni erano stati organizzati dei
giochi e piccoli omaggi. Agli
adulti venivano offerte infor-
mazioni sulla Famiglia sale-
siana e sul suo carisma educa-
tivo. Anche il vescovo di Rot-
terdam, don Adrian v. Luyn
(sdb) e il cardinale Rodri-
gruez Maradiaga (sdb) hanno
fatto visita alla tenda.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (18)
Divagazioni (mica tanto) su... un fenomeno ancora tabù (mica più tanto): problemi al lavoro.
Alice rientra dalla passeggiata serale, la casa è l’ufficio…”. “Già, e ho fatto anche una discreta car-
silenziosa. Papà Giulio sta preparando la riera. Del resto tu stavi crescendo e avevo più tem-
cena, Beatrice dorme beata nel suo seggiolino po da dedicare al lavoro. Oggi tutto quel tempo
a dondolo. “Ciao, pa’. Dov’è la mamma?”. “Sta non l’ho più”, conclude la mamma con un sorriso
riposando”, risponde papà Giulio. “A quest’ora? triste. “È ingiusto… ti stanno facendo pagare un
Non si sente bene?”. “Ma no… Fai piano però, prezzo per aver avuto Beatrice”.
lasciamola risposare”, conclude papà Giulio. Alice
va verso la sua cameretta, si ferma un istante davan- >> Alice è indignata. C’è sempre un prezzo da
ti a quella dei suoi genitori che è buia, con la porta pagare, bambina mia. Nel mio vecchio ufficio biso-
socchiusa. “Alice…”. La voce di mamma Stefania è gna essere disponibili a fare straordinari, a viaggiare.
poco più di un sussurro. “Sei sveglia?”, dice lei Non pensare che non mi sentissi in colpa quando
entrando. Si avvicina e, al buio, cerca con la mano arrivavo a casa tardi la sera, o ti lasciavo per qual-
il suo viso. “Come stai, mamma?”. “Sto bene, Alice, che giorno alla nonna”. “A me non importava”, dice
sono solo un po’ stanca e forse un po’ preoccupa- Alice. “Importava a me! Poi pensavo che se io ero
ta”, risponde mamma Stefania. “Preoccupata? Che soddisfatta nel mio lavoro, a casa con te sarei stata
succede?”, chiede Alice allarmata. ”Niente di grave, più serena. Adesso, sono di nuovo invischiata a filo 11
niente che non si possa risolvere”, risponde la mam- doppio con la famiglia e queste sono le conseguen-
ma accendendo la lampada sul comodino. L’altro ze”. “Non possono farlo!”. “Sì che possono! E io non
giorno è arrivata una lettera dall’ufficio, sai che tra dovrei nemmeno stare qui a lamentarmi troppo. Lo
due settimane finisce la maternità e dovrei rientra- sai cosa sta succedendo in questo periodo, no? Tanta
re”. “Sì, e non ti va di lasciare Beatrice alla nonna gente sta perdendo il lavoro, e anche da noi in
che per un po’ di tempo starà qui da noi”. “Certo, azienda pare tiri una pessima aria. So che ci sono
un po’ mi dispiace lasciare Beatrice; ma mi preoc- molti trasferimenti... Ma adesso basta, vedrai che tut-
cupa il contenuto della lettera”. ”Perché? Cosa c’è to si sistemerà. Andiamo ad aiutare papà”, conclude
scritto?”. “Che al mio rientro devo presentarmi pres- mamma Stefania alzandosi dal letto. Alice la segue
so un ufficio diverso da quello in cui ho lavorato silenziosa, non può fare a meno di ammirare quella
per dieci anni”, risponde mamma Stefania.
donna forte e determinata e di credere che tutto si
sistemerà, come dice lei.
ٗ
>> Spiegami meglio”, insiste Alice. Nella
lettera c’è scritto che, per motivi di servizio,
sarò trasferita presso un altro ufficio sicura-
mente finché durerà il periodo di allattamen-
to, in cui dovrò fare un orario ridotto”. “Allo-
ra è questo il punto?”, chiede Alice. “Penso
proprio di sì”, risponde mamma Stefania.
Ma non possono farlo!”. “Sì che possono! E
io me lo aspettavo, anche se speravo, in
fondo in fondo…”. “In che ufficio ti trasferi-
rebbero?”. “Amministrativo. Solo pratiche da
archiviare. Per carità, Alice, non voglio smi-
nuire questo lavoro e chi ci lavora, ma io
ho sempre svolto compiti gestionali e deci-
sionali e cambiare alla mia età… Ho paura
che mi aspetterà solo un lavoro burocratico
e… meno qualificato”. “Ma tu, mamma,
hai dato l’anima in questi anni per quel-
BS GENNAIO 2009

2.2 Page 12

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CHIESA
LE ENCICLICHE
SOCIALI (1)
LA RERUM NOVARUM
di Silvano Stracca
Ritratto di papa Leone XIII.
FORTI NOVITÀ
DEDICHIAMO
IL 2009 ALLE
ENCICLICHE DEI PAPI
Senza dimenticare che il testo ri-
mane legato al tempo del conflitto
tra la Chiesa cattolica e molti Stati
liberali d’Europa, cerchiamo di co-
gliere quel che di nuovo – “Rerum
SULLA QUESTIONE
novarum” appunto – l’enciclica di-
Stemma araldico di Leone XIII.
SOCIALE, A COMINCIARE
ce. E la prima novità sta nel fatto
che, per la prima volta, un Papa
12
DA LEONE XIII
prende coscienza della radicale in- pesanti, salari di pura sussistenza,
giustizia di cui sono vittime gli ope- incertezza per il futuro, mancanza
rai della nuova società industriale, di ogni forma di assicurazione per
che vede in poche mani accumulata malattia e vecchiaia –, siano solo la
la ricchezza mentre è largamente deplorevole, ma inevitabile conse-
“Un tuono”, davvero
un’immagine che ben
si attaglia alla straor-
dinaria enciclica di
estesa la povertà. I proletari, infatti,
sono per la maggior parte indegna-
mente ridotti ad assai misere condi-
zionisoli e indifesi in balia della
guenza dell’economia di mercato.
La Chiesa – scrive il Papa – vuole e
procura che i proletari emergano
dal loro infelice stato e migliorino
Leone XIII che segnò l’inizio di cupidigia dei padroni. Un piccolis- la loro condizione. È necessario,
quasi tutto l’insegnamento ulterio- simo numero di straricchi, si affer- aggiunge, che sia inviolabilmente
re della Chiesa sulle questioni so- ma, hanno imposto all’infinita mol- osservata la giustizia; che una clas-
ciali. Il Papa ha aperto il cantiere. titudine de’ proletari un giogo poco se di cittadini non opprima l’altra.
Certamente non nasceva dal nulla, men che servile. Per Leone XIII
ma era il punto d’arrivo di un lun- questa situazione è “ingiusta”; si IL GIUSTO SALARIO
go e vasto processo di studi e di tratta di “un disordine” che dev’es-
iniziative sociali in diversi settori
della Chiesa – in Francia, in Ger-
mania, in Belgio, in Svizzera, in
Italia e in altri Paesi – per la solu-
zione della “questione operaia”,
come allora si chiamava la questio-
ne sociale. Tuttavia fu merito di
Leone XIII aver accolto con la sua
autorità di pontefice la nuova vi-
sione e i nuovi principi di soluzio-
ne della gravissima questione di al-
ser sanato. Ciò dicendo, egli reagi-
sce alla mentalità corrente, anche
tra i cristiani, secondo la quale le
durissime condizioni in cui si trova-
no gli operai – orari di lavoro molto
“Fu un tuono”, è la bella imma-
gine cui ricorre il parroco di
Torcy per descrivere a un giova-
ne confratello, nel “Curé de
Ed è proprio questa la seconda no-
vità della Rerum novarum che trova
applicazione nella questione del
“giusto” salario. Il quantitativo della
mercede, si dice, non dev’essere “in-
feriore” al sostentamento dell’ope-
raio. Se questi per necessità, o per
timore del peggio, accetta patti più
duri imposti dal proprietario, questo
è subire una violenza contro la qua-
le la giustizia protesta. Perciò, affin-
lora, maturati nel pensiero e nella campagne” del romanziere
coscienza di una minoranza di cri- cattolico francese Georges Ber-
L’avanzata del IV Stato, il famoso
stiani più attenti e consapevoli dei nanos, l’enorme risonanza solle-
quadro di Pellizza da Volpedo,
problemi posti dal nuovo sviluppo vata al suo apparire, il 15 mag-
industriale e dell’urgenza di trova- gio 1891, dalla Rerum novarum.
dipinto nel 1901. Dieci anni prima
papa Leone aveva pubblicato
l’altrettanto famosa enciclica
re vie nuove per risolverli.
sociale.
GENNAIO 2009 BS

2.3 Page 13

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ché si abbia un giusto salario, non
basta che ci sia accordo tra padrone
e operaio, data la condizione d’infe-
riorità in cui questi si trova. È neces-
sario che l’operaio riceva un salario
sufficiente a mantenere se stesso e la
sua famiglia in una tal quale agia-
tezza. Parlando dei “doveri” dei ca-
pitalisti e dei padroni, Leone XIII
così li enumera: Non tenere gli ope-
rai in luogo di schiavi; rispettare in
Papa Leone prega nella Cappella Sistina.
essi la dignità dell’umana persona,
nobilitata dal carattere cristiano. questione sociale perché ciò fa parte mercede giudicata scarsa offrono
Poi soggiunge, agli occhi della ra- del bene comune, e provvedere al agli operai motivo di scioperare.
gione e della fede non è il lavoro che bene comune è officio e competenza Perciò, il rimedio è quello di preve-
degrada l’uomo, ma anzi lo nobilita dello Stato, che deve curarsi di “tut- nire il male, rimovendo a tempo le
consentendogli di campare onesta- ti” i cittadini, dei proletari non meno cause da cui si prevede che possa
mente la vita: quello che veramente che dei ricchi. È stretto dovere dello nascere tra operai e padroni il con-
è indegno dell’uomo è di abusarne Stato – si rimarca anzi – prendersi la flitto. Infine, Leone XIII bolla seve-
come di cosa a scopo di guadagno. dovuta cura del benessere degli ope- ramente l’inumanità di avidi specu-
È questa la terza novità dell’encicli- rai. Leone XIII traccia anche alcune latori, che per guadagno abusano
ca: la proclamazione della dignità applicazioni pratiche del principio delle persone come di cose.
del lavoro e, più profondamente, dell’intervento dello Stato. Scorren- Un’ultima novità dell’enciclica è
della dignità della persona umana, la dole, appare subito evidente che esse il favore che il Papa mostra per l’as-
quale non può essere utilizzata come sono condizionate dai timori per la sociazionismo operaio: Vediamo con
cosa (res) finalizzata al guadagno. In minaccia dell’avanzare del sociali- piacere formarsi ovunque associa-
tal modo Leone XIII afferma che smo nella società della fine del XIX zioni sia di soli operai, sia miste di
l’uomo e non il profitto è il fine secolo. Di qui la ripetuta difesa della operai e padroni; ed è desiderabile
dell’economia. Un concetto che verrà proprietà privata e l’appello allo Sta- che crescano di numero e di opero-
13
ripreso e approfondito dai successori. to perché ponga freno ai sostenitori sità. In polemica con lo Stato libera-
del socialismo, ai “sommovitori”, le che impedisce la formazione di
INTERVENTO STATALE
preservando i “buoni operai” dal tali associazioni, Leone XIII ne af-
male e i legittimi padroni dal rischio ferma la legittimità, poiché il diritto
Altra importante novità della Re- dello “spogliamento” dei propri be- di unirsi in società l’uomo l’ha da
rum è la sua presa di posizione sul- ni. Anche per quel che concerne lo natura e i diritti naturali lo Stato de-
l’intervento dello Stato in campo sciopero, il giudizio del Papa è duro. ve tutelarli, non distruggerli. Pur se
economico. Sino ad allora lo Stato Lo chiama, infatti, uno sconcio gra- non si può affermare con certezza
doveva astenersi da ogni intervento ve per i danni che procura ai padroni che il pontefice pensi a una vera e
per non condizionare la libertà di e agli stessi operai e per i tumulti e propria organizzazione sindacale di
tutti i soggetti economici. Contro le violenze che genera. Ma al tempo operai cristiani, di fatto apre la via al
questa visione, Leone XIII sostiene stesso il pontefice non tace che il sindacalismo cristiano.
che lo Stato deve intervenire nella troppo lungo e gravoso lavoro e la
(continua)

2.4 Page 14

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2.5 Page 15

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non si vivono più, quelle scene in cui
la penna si infilza al lato della bocca,
gli occhi si alzano al cielo, la mano
regge un bigliettino bianco e di sot-
tofondo il nostro: “mmmmmmm”...
Quante volte non ho saputo che cosa
scrivere! Perché invece le dita scorro-
no così veloci sulla tastiera? Credo di
aver ricevuto l’ultima lettera, trovata
con sorpresa nella cassetta della po-
sta, quindici anni fa! Tra le altre cose,
È il telefonino la macchinetta diabolica che permette di tutto e che i giovani
la sorpresa non è stata delle migliori
visto che in poche righe il mio pseu-
usano quasi fosse un’appendice di se stessi. Qualcuno ha parlato di “libido
telephonandi ” (sic) a proposito dei giovani e del loro cellulare.
do fidanzato milanese mi diceva che
ero un’amica speciale… io sì che mi faccine… Bella comunicazione!)… zoccolata in fronte? Hai mai provato
sono fatta le ossa in materia: “I’m – Siamo liberi (di mattina, accen- a fare una lista delle cose che dovre-
the queen of special friends”.
diamo i cellulari e portatili ancor sti o che vorresti dire e non dici, op-
prima di andare al bagno).
pure una lista di cose da fare che non
IL PUNTO
– Siamo diretti (abbiamo perso, ol- fai? Io ci provo e ti dico:
tre che l’uso verbale della parola, il “Odio la tv (Beautiful è più vero del
Voglio fare un punto della situa- gusto della gestualità e il pudore di tg). – Non credo alle promesse dei
zione.
arrossire!).
potenti (ma che razza di italiano usa-
– Siamo on line (anche quando – Siamo falsi (illudendoci che scri- no?). – Dio c’è ma non si vede (erro-
semplicemente ci dimentichiamo di vendo un messaggio, girando e rigi- re: Dio c’è se lo sai vedere!). – Ho
mettere in stop il piccì).
rando intorno a belle parole, nessu- smesso di far finta di non vedere che
– I nostri amici sono i nostri “contat- no legga la menzogna).
spesso il mondo fa schifo. – Ammaz-
ti” (peggior vocabolo non potevano
inventarlo: siamo in contatto con
– Siamo sinceri (cercando altrettan-
te parole che sembrino false).
zerei chi pensa che fare la raccolta
differenziata sia una cosa inutile. –
15
tutti tranne che… con i contatti).
– Siamo spontanei (riservandoci con Ho voglia di sano divertimento (ti sei
– Io sono un tuo contatto + tu sei un una scusa inconsistente di rispondere mai fatto le smorfie allo specchio?).
mio contatto = siamo amici (anche a un messaggio dopo giorni).
Le droghe sono una scemata (perché
se dall’ultima volta che abbiamo – Siamo sempre in contatto (quando invece di tirare su dal naso non si
chiesto al “contatto” in questione non serve… quando serve nessuno mettono un po’ di peperoncino “là
“come stai?” sono passati 3 anni). ci trova).
dove il sol non luce?”). – Chi si alza
– Siamo vicini, abbiamo contatti in – Siamo allegri (lo dice una facci- la mattina e dice “che sfere andare a
Australia (ma non sappiamo come na!)...
lavorare” è uno stupido (ma chi si an-
si chiama l’inquilino del pianerotto- – Siamo tristi (lo dice sempre la noia e non sa che fare è molto più stu-
lo accanto).
stessa faccina, basta usare la “pa- pido). – L’amore è un sogno... (please
– Nella rete siamo tanti (e beviamo
il caffè da soli).
– Siamo comunicativi (mozziamo le
parole, non sappiamo cosa sia l’in-
terpunzione, usiamo segni matema-
tici al posto di vocaboli, facciamo le
rentesi aperta” dopo i due punti e
trattino!)...
CONTINUO
A FARE IL PUNTO
Quanti sono gli amici che lo sono
veramente? Quante le persone a cui
pensi sempre e che in ugual misura
dimentichi di chiamare? Quand’è
l’ultima volta che io e te, occhi negli
occhi siamo scoppiati a ridere? C’è
un rimedio a tutto questo? O forse la
soluzione è rimanere così e annienta-
re la mia mente paranoica con una
do not disturb!). – Le mie ginocchia
spesso cedono, mi allenerò di più...
(credici, gonzo!). – Si stava meglio
quando si stava peggio (mai come ora
il detto rende l’idea). – Ti penso spes-
so (che dici della forza del mio pen-
siero?). – Quello che mi scoccia di
più è che scrivendo, mi sono resa
conto di dover mandare questa mail a
più di una persona e questa cosa un
po’ mi disturba... (davvero una triste
scoperta!). – Quello che invece mi fa
piacere (ho scoperto l’acqua calda) è
poter concludere questo ciarlare, di-
cendoti: “Ti voglio bene” (perché non
basta mai); “Scusami” (perché qual-
che volta ti avrò pure fatto dispiace-
Quanta fatica scrivere con
re); “Grazie” (per tutto quello che
la penna! Perché invece le dita
scorrono così veloci sulla
tastiera… e fanno a pezzi
la grammatica, la sintassi e pure
“ho” di te). Ora ho un problema: co-
me faccio a dirti che sto sorridendo
senza ricorrere a una faccina?
la morfologia!
Wanna Granatelli
BS GENNAIO 2009

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
GENNAIO, S. GIOVANNI
BOSCO
UN ACROSTICO
E UNA POESIA
Abbiamo ricevuto in redazio-
ne e volentieri pubblichiamo
l’acrostico sul nome di Don
Bosco di Romano Bagnis
Dei giovani sei padre e con- … e la simpatica sestina in
fidente
romanesco dell’exallievo Nel-
O simpatico e santo educatore lo Governatori.
Nell’esistenza tua, mirabil-
mente
Sublime santo, immenso
Brilla la luce di un sublime protettore
amore:
De gioventù corrotta e ab-
Ovunque la tua opera è pre-
sente,
Sei del bene un dinamico
fautore.
Con impegno instancabile e
fecondo
Onorasti la Chiesa in tutto
il mondo.
bandonata!
Te prego d’intercede a Id-
ROMA
dio Signore
Finché ’sta gioventù venga NUOVA MADRE
sarvata!
GENERALE
In temperata fede salesiana, PER LE FMA
solida base de virtù cri-
stiana!
Il 24 ottobre 2008,
l’assemblea del Ca-
sma deve avere un volto afri-
cano, farà in modo che la pro-
vincia abbia il suo aspiranta-
to, postulato e noviziato.
Sempre attenta a scopri-
re e a capire la po-
vertà e la sofferenza
degli ultimi, dà un
pitolo generale XXII
forte impulso ai Cen-
delle Figlie di Maria
tri giovanili, e a quel-
16
BREVISSIME DAL MONDO
Ausiliatrice ha elet-
to suor Yvon-
li di alfabetiz-
zazione e di
MOSUL, IRAQ. Una città
de/cristianizzata a forza.
Vi rimangono soltanto cir-
ca 500 cristiani: l’odio
estremistico religioso non
lascia scampo. Così una
delle più antiche comunità
cristiane del mondo sem-
bra condannata a morte
lenta, come per tante altre
è già avvenuto. Prima del-
la caduta di Saddam Hus-
sein, a Mosul c’erano oltre
25 mila cristiani.
stati eletti anche tre sale-
siani. Si tratta del cardina-
le Oscar Andrés Rodríguez
Maradiaga, arcivescovo di
Tegucigalpa, presidente del-
la Conferenza Episcopale
dell’Honduras, rappresen-
tate del continente ameri-
cano; del cardinale Joseph
Zen Ze-Kiun, vescovo di
Hong Kong (Cina) e di
monsignor Thomas Me-
namparampil, arcivescovo
di Guwahati (India).
ne Reungoat
come 9a suc-
cessora di
santa Maria
Domenica
Mazzarello.
A 136 anni dalla fondazione
dell’Istituto, è la prima supe-
riora generale non italiana. È
nata a Plouenan (Francia) il
14 gennaio 1945. Laureata in
Storia e Geografia, ha inse-
gnato nella scuola professio-
nale. Nel 1990 parte missio-
naria per il Gabon. Qui, al co-
promozione
della donna.
Collabora
con i vari
gruppi del-
la Famiglia
salesiana per la formazione
degli animatori per rafforza-
re e dare visibilità a una mis-
sione educativa dal volto sa-
lesiano e africano. Suor Yvon-
ne ha imparato a vivere con
il ritmo africano che valoriz-
za l’accoglienza delle perso-
ne e dona tutto il suo posto
CITTÀ DEL MESSICO,
MESSICO. Sabato 4 otto-
bre è stata una giornata
particolare. Il messicano
Guillermo Estévez ha invi-
tato un gran numero di
persone in tutto il mondo
a riunirsi in qualche luogo
e pregare insieme il rosa-
rio. È stato esaudito. Per
la partecipazione massic-
cia si può essere certi che
sia stato il più grande ro-
sario della storia.
CITTÀ DEL VATICANO.
Tra i 15 membri del Consi-
glio Post-Sinodale sono
TOKYO, GIAPPONE. Il
12 ottobre, i salesiani del
Giappone hanno celebrato
il 75° anniversario del loro
arrivo nella capitale nippo-
nica, presso la parrocchia
di Mikwajima, dove essi si
stabilirono nel gennaio
1933, uno dei quartieri più
poveri della città. Il loro ar-
rivo a Tokyo è stato il pieno
adempimento del sogno
dell’apostolo del Giappone,
don Vincenzo Cimatti, ora
venerabile. Fu lui a nomi-
nare don Pietro Piacenza
primo direttore della nuova
presenza di Tokyo.
stituirsi della Visitatoria Ma-
dre di Dio è nominata Ispet-
trice. Gli anni “africani” se-
gnano profondamente la vita
e la missione di suor Yvonne
che privilegia la relazione con
le suore, invogliando all’u-
nità, poiché al tempo della
nascita e del consolidamento
di questa giovane provincia
di Africa Ovest, diffusa in ot-
to nazioni (Benin, Costa d’A-
vorio, Togo, Malì, Guinea
Equatoriale, Camerun, Con-
go Brazzaville, Gabon) le co-
munità sono costituite da suo-
re, missionarie e autoctone
che provengono da differenti
nazioni. Convinta che il cari-
all’altro, alla sua storia, al
tempo che gli è necessario
per essere se stesso ed espri-
mersi. Ella sarà Madre e so-
rella, impegnando tutte le
FMA a essere ausiliatrici tra
i giovani per tessere i fili
dell’incontro e del dialo-
go, della semplicità e della
gioia, dell’ascolto e della
partecipazione all’interno del-
le comunità educanti. La sfi-
da è rendere ancora possibi-
le nelle strade, nei cortili,
nelle scuole di ogni latitudi-
ne il miracolo dell’educazio-
ne, sorgente di libertà, di
amore, di vita piena e abbon-
dante. Per tutti.
GENNAIO 2009 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
BEIT GEMAL,
GERUSALEMME
Ha celebrato il 50° di pro-
fessione religiosa il signor
Adelino Rossetto, salesia-
no coadiutore, da sempre
impegnato “in campagna”,
prima a Cumiana (TO) poi
a Cremisan, infine a Beit
Gemal dove ancora dirige,
con grande competenza,
l’azienda agricola salesia-
na (40 mila piante di viti e
5000 piante d’olivo). Scris-
se agli inizi della sua voca-
zione “Signore, tu mi hai
sedotto”. Dopo 50 anni di
lavoro, preghiera e obbe-
dienza, quella seduzione è
sempre più forte.
ROMA, ITALIA
La Chiesa greco/cattolica
ucraina ha accolto il
9/9/’08 la richiesta di av-
viare il processo di beati-
ficazione di don Stepan
Czmil, primo salesiano
ucraino, classe 1914. Nel
1961 fu chiamato a Roma
come direttore del Semi-
nario minore per gli ucrai-
ni della diaspora. A
vent’anni dalla morte, av-
venuta il 22/1/1978 papa
Wojtyła riconobbe la sua
ordinazione a vescovo
fatta nel più assoluto se-
greto dal cardinal Josef
Slipij in tempi di persecu-
zione.
17
VERVIO, ITALIA
Don Pavel Cap, sacerdote
salesiano della Repubblica
Ceca, il 12 ottobre ultimo
scorso è stato insignito
della cittadinanza onoraria
di Vervio dal sindaco del
paese, signor Giuseppe
Saligari, con la motivazio-
ne di aver fatto conoscere
nella sua patria la vita e le
virtù del noto professore di
teologia, ora Servo di Dio,
don Giuseppe Quadrio,
nativo del piccolo borgo
dell’alta Valtellina.
ALCAMO, ITALIA
L’Associazione ADMA di Al-
camo in Sicilia, composta
da circa 100 membri effetti-
vi, ha festeggiato l’anno
passato l’adesione di 11
nuovi soci. Come tutti gli
aspiranti si erano preparati
con un impegnativo cammi-
no spirituale partecipando a
incontri formativi, ritiri, cate-
chesi collettive. L’Adma (As-
sociazione dei Devoti di Ma-
ria Ausiliatrice) fondata da
Don Bosco, supera, oggi, le
100 mila unità.
TORINO, ITALIA
Don Pascual Chávez, Ret-
tor Maggiore dei salesiani
e IX successore di Don
Bosco, ha consegnato, do-
menica 28 settembre ’08, il
crocifisso ai missionari del-
la 139° spedizione: 28 sa-
lesiani, 7 Figlie di Maria
Ausiliatrice, 2 laici della
“Comunità della Missione
di Don Bosco” di Bologna
e 35 volontari, 6 polacchi e
29 italiani tra i quali anche
una famiglia composta da
papà, mamma e tre frugo-
li di 5 e 2 anni, mentre il
terzo ha solo 6 mesi.
CONCOREZZO, ITALIA
Nonna Maria, affezionata
lettrice, del BS, l’11 no-
vembre scorso ha com-
piuto 100 anni. Anche og-
gi, nonostante la veneran-
da l’età, continua a
ricevere la rivista e a sfo-
gliarla dalla prima all’ulti-
ma pagina. Non possiamo
non farle i migliori auguri
perché la sua operosa
giornata continui finché
Dio vorrà, sicura dell’af-
fetto dei 6 figli e dei 23 ni-
poti che questi auguri
esprimono con grande
entusiasmo.
BS GENNAIO 2009

2.8 Page 18

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2.9 Page 19

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maggio diverranno “Inserto culturale” sul teatro salesiano.
utili non c’è bisogno che gliele
insegni uno sconosciuto, ba-
stano loro e lo sanno fare
meglio di chiunque altro.
UNA SITUAZIONE
INSOSTENIBILE
Ma c’è di peggio qui intorno.
Venti anni di guerra hanno pro-
dotto devastazioni inimmaginabi-
li. Decine di pozzi, vitali per i pa-
stori dinka, sono diventati inser-
vibili, perché trasformati in tombe
di soldati ammazzati durante l’in-
La cartina
del Sudan.
terminabile carneficina della guerra
fratricida. C’erano anche decine di
scuole, ma sono mozziconi inservi-
bili. In massa i contadini di Rum-
beck sono sfollati a Tonj, ma non si
Canto, musica, sport, teatro... sono
anche in Africa strumenti che
appoggiano il lavoro educativo
dei salesiani.
mici, sociali e politici. E se non fosse
per gli aiuti inviati dall’ONU e dalle
organizzazioni umanitarie come la
sono ricostruiti una vita: la guerra ha
Caritas, il Darfur sarebbe solo un im-
distrutto anche la loro volontà di
reagire. La città è piena di dementi,
di ubriachi, di miserabili che non
sanno come sbarcare il lunario. Vi
dominano l’incertezza e la paura.
Tra i pochi coraggiosi che in città
cercano di salvare il salvabile, so-
campagne non hanno più la forza di
coltivare i campi e tirano avanti una
vita di stenti. A tre anni dalla fine
della guerra la rabbia cova ancora
dentro le menti e le coscienze contro
i soldati che hanno loro portato via
tutto. Il risultato è che i giovani che
menso cimitero. Non solo il Darfur.
Un po’ tutto il Sudan, infatti, è in
condizioni pietose. La precarietà do-
mina tutto, anche le istituzioni. La
corruzione è eretta a sistema, i pochi
potenti sono i veri padroni, anche
se… viaggiano in bicicletta!
19
prattutto vite umane dalla degrada- possono fuggono all’estero con tutti
zione, ci sono i salesiani e le Figlie i mezzi. A volte affrontano viaggi NON DIMENTICARE
di Maria Ausiliatrice. Ma sono una
goccia nel mare. I dinka rimasti nelle
rocamboleschi che spesso finiscono
in tragedia. Ma è meglio affrontare
L’AFRICA
la morte che vivere nella loro terra L’appello che i missionari e le mis-
Motomeccanica è una parola
come morti viventi.
sionarie continuano a fare alle co-
magica per i giovani dinka.
scienze di tutti è sempre uguale:
SPERANZE
NON DIMENTICATE L’AFRICA.
Pur nella crisi che ha da qualche me-
Salesiani e Figlie di Maria Ausilia- se colpito il sistema capitalistico oc-
trice stanno cercando con ogni mez- cidentale, le popolazioni di queste
zo di ridare alla gente nuove motiva- nazioni, occorre dirlo, sono immen-
zioni per continuare a vivere e spera- samente più fortunate di quelle del-
re. Essi agiscono soprattutto attraver- l’Africa nera. In Occidente, nono-
so le scuole, in particolare quelle stante la crisi, si continua a vendere e
professionali, e gli ambulatori medi- comprare, ad andare al cinema e di-
ci. Sono le cose di cui oggi il Sudan vertirsi, a recarsi a scuola e allo sta-
ha un bisogno assoluto. Gli strumenti dio, a lavorare e andare in vacanza,
in appoggio all’educazione sono an- cose che nella mia Africa, sono solo
che in Africa quelli suggeriti dalla sogni e forse nemmeno, perché non
tradizione salesiana: canto, musica, si sogna ciò che non si è mai visto e
sport, teatro. Spesso si parla del Dar- mai fatto. (Sotto il mango, la bianca
fur in Occidente, ma non più tanto barba di padre Vincent continua a
sui media che del Darfur si sono di- tremare, perché egli non smette mai
menticati, quanto su riviste missio- di parlare della sua Africa, dei suoi
narie cattoliche, perché ormai solo i ragazzi e delle loro incredibili storie,
missionari sono lì, tra i disperati sen- della sua grande scuola di El Obeid
za speranza, tra gli sfollati che vivo- e dei suoi sogni. Ne ha tanti, proprio
I genitori non riescono a capire
perché mai i loro figli debbano
andare a scuola, che secondo loro
no con niente in mezzo al niente per- tanti, perché ne ha viste e vissute di
ché il deserto non offre nulla eccetto tutti i colori!).
è solo una perdita di tempo.
disastri umanitari, ambientali, econo-
Vincent Donati
BS GENNAIO 2009

2.10 Page 20

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VIAGGI
INCONTRI Immediata capacità
di Giancarlo Manieri comunicativa, profonda
saggezza, nobiltà
d’animo perfino in chi
Mi parlarono di Ceferino
tutti quelli che ho avvi-
cinato durante la “rico-
gnizione giornalistica”
attraverso le terre mapuche: in for-
dal tetto per continuare a “stare in
contatto con Dio, sempre, anche di
notte!”. Carica di anni e di saggez-
za, quando sentì avvicinarsi l’ora
della “partenza”, fece il giro dei vi-
aveva smarrito per
qualche tempo il
sentiero della vita… La
ma entusiastica i salesiani, con cini per avvisarli: “Adiós. Dentro de “gente della terra” ha
comprensibile orgoglio i “lonco”
via via intervistati. Ma l’incontro
na semana mis mayores vendran
por mí / fra una settimana i miei avi
un formidabile
più vivo è stato quello… con un verranno a prendermi!”. È morta autocontrollo e una
morto! Si tratta di doña Mercedes
Nahuelpán, una vecchia machi da
nel 2001 ed è sepolta nella nuda ter-
ra del cimitero mapuche del lago
grande dignità.
tutti amata e rispettata, incarnazione Rosario: una tomba semplice, un
della saggezza mapuche. Rimasta po’ dimenticata all’apparenza: i ma-
senza ruca, incendiata dai soldati, il puche il culto degli avi l’hanno nel
municipio si preoccupò di costruir- cuore più che nelle tombe.
strage di mapuche. La sorellina morì
ne un’altra. Quando ella entrò nella
di fame, lui si salvò per miracolo.
nuova dimora e si coricò per dormi- AMBROGIO AINQUEO
Ambrogio è radicale: “I guai comin-
re, ci rimase male: il tetto di allumi-
ciarono… da Cristoforo Colombo.
nio le impediva di vedere le stelle e 78 anni ben portati, membro della “Proprio nulla di buono portarono i
20
pregare Ngheneuchen prima di ad-
dormentarsi o quando si svegliava
tribù dei Nahuelpan. Fu lui a raccon-
tarmi di donna Mercedes e della tri-
bianchi?”. “Nulla! Solo i missionari
portarono la religione che oggi ci ha
la notte. Allora chiamò gli operai e ste storia della sua gente, cacciata dato santo Ceferino! Nessuno ci
volle che togliessero alcune lastre dalla terra nel 1937 e confinata tra le aiutò”. “Nessuno chi?”. “Autorità,
montagne del lago Rosario. “Oggi i nazioni straniere, capi religiosi...”.
mapuche riempirebbero la pampa se Cercai di estorcergli il nome di chi
gli huinca non li avessero massacra- comandava i soldati della strage del
ti… Oggi Ceferino avrebbe tanti più ’37. Non rispose. Da 70 anni, Am-
devoti”. Aveva 7 anni quando arriva- brogio l’aveva sepolto nel cuore, né
rono i soldati, abbatterono le loro ca- volle riesumarlo ora. “Perché tanto
se, bruciarono le loro cose, fecero accanimento contro di voi?”. “Per
avidità. Gli huinca alambraron/re-
cintarono e rubarono la terra agli
indigeni. Ieri come oggi”. Non volli
approfondire.
JACINTO ÑAUNCUFIL
(AQUILA CON SERPENTE)
Lo incontrai alla periferia di Pata-
gones, mi benedisse, perché ero lì
per Ceferino e per il suo popolo. Poi
raccontò la sua vicenda. Fu un ma-
puche cui pesò la sconfitta dei suoi
fratelli e, per dimenticare affogò
nell’alcol, come tanti altri. “Caddi
tanto in basso, che non mi ricono-
scevo più come mapuche: l’alcol fu
anestetico alla disperazione; bevevo
GENNAIO 2009 BS
Doña Mercedes Nahuelpán
e la sua tomba nel cimitero
del lago Rosario.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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per dimenticare di aver perduto li-
bertà e dignità”. Di lui ho accenna-
to in un precedente articolo (BS
aprile 2008 pagina 18). Quando gli
chiesi un giudizio su Ceferino, non
esitò: “Se sono guarito dal veleno
dell’alcol lo devo a lui. Ora di me-
stiere faccio l’infermiere, perché vo-
glio aiutare tanti del mio popolo
che sono caduti in basso come me”.
Poi si fermò, mi guardò negli occhi
e concluse: “Ceferino l’hanno preso
i bianchi/huínca quelli della tua
razza. Fu un bene e fu un male: egli
Ramon Antiñanco e il suo asado.
da lonco/capo è diventato santo, ma
questo l’ha condotto alla morte!
Ora ci aiuterà a ridiventare popolo
e padrone della nostra terra. È si-
curo! Ceferino ha miracolato mia
figlia incinta. I medici dicevano che
doveva abortire. Io dicevo no, ché
la vita non si tocca. Ho pregato Ce-
ferino e mia figlia ha partorito una
bimba che ha chiamato Mila-
gros/Miracolo: Dio l’ha salvata por
di quelle da non dimenticare: som-
ma la cordialità, grande l’allegria,
ottimo l’asado accompagnato da vi-
no generoso assunto direttamente
dalla “bota de vino”, una fiasca di
cuoio con beccuccio di plastica te-
nuta a una trentina di centimetri di
distanza dalla bocca… Meglio non
dire come me la sono cavata!
muncurá volesse aiutare la sua gente,
soprattutto i giovani “perché oggi i
giovani non chiedono più di essere
mapuche ma huinca, así nuestra ra-
za desparecerá!”. Forse Calfú non
sapeva che i giovani mapuche si sta-
vano organizzando per presentare al
Governo le loro rivendicazioni e
avevano già ottenuto alcuni successi.
el peñi Ceferino/ attraverso Ceferi-
no”. Gli anni ’40 del secolo scorso SEVERINO CALFÚ
Giudicai che era meglio non attizza-
re l’argomento, troppo radicate mi 21
dovettero essere tanto disastrosi per
i mapuche quanto la campagna del
deserto del Gral Roca.
RAMON ANTIÑANCO
Al lago Rosario trovammo Severi-
no Calfú, figlio del cacique che ac-
colse la tribù Nahuelpan dopo la
strage del ’37 e condivise le sue so-
stanze con i fratelli in fuga che nulla
apparivano le sue convinzioni. Con-
siderava “buono” un solo bianco,
l’unico che ebbe l’onore di essere se-
polto in un cimitero mapuche, il sa-
lesiano padre Hermes Grasso.
A Esquel una sera fummo invitati
a cena da Ramon Antiñanco. Un’e-
sperienza indimenticabile per don
Piero che fu il loro prete per molto
tempo e per me che per la prima
volta partecipavo alla “cerimonia”
dell’asado. Ho scritto cerimonia
perché gesti, parole, disposizione,
tutto è eseguito seguendo consuetu-
dini inveterate. Saputo chi era l’in-
truso – don Piero lo trattavano come
uno di casa – e che cosa era venuto
più avevano se non la propria vita e
quattro stracci addosso. Calfú tra un
mate e l’altro parlò sconsolato: “I
bianchi/huinca ormai comprano per
due soldi i nostri territori, costrui-
scono alberghi, e anche questo para-
diso sarà ‘saqueado’/saccheggiato
dall’avidità di denaro dei ‘saquea-
dores’, spariranno l’aquila e il con-
dor, il ñandú e il cervo, los guanacos
y el pudú pudú…”. Anche lui si au-
gurava che il piccolo santo dei Na-
FORTUNATO COIFÍN
L’ho visitato nella sua ruca a
sant’Ingacio, sobrino/nipote di Cefe-
rino, essendo figlio del fratello della
madre Rosario Burgos. Un uomo
semplice, pastore un po’ come tutti i
mapuche che vivono a san Ignacio,
la valle assegnata ai Namuncurá. Or-
goglioso di essere discendente di un
santo. Devotissimo di questo suo zio,
morto lontano dalla sua terra, che ha
a fare, da gente semplice qual era,
visto e parlato con il Papa ed è di-
sfoderarono un’infinita ammirazio-
ventato santo. Ha raccontato qualche
ne per l’indiecito santo. Ceferino
vicenda di famiglia, ha parlato della
riempie di sé ogni discorso, ogni ca-
pampa ignaciana, di come si tira
sa. Ed è amato non solo dai mapu-
avanti la vita… L’ha fatto con sere-
che ma da tutti gli argentini. “Non
nità, senza lamenti: la vita è la vita,
solo dagli argentini, mi permisi di
occorre affrontarla perché per questo
aggiungere, ma anche dagli stranie-
siamo nati. Ci ha fatto visitare la pri-
ri; la sua figura sta lentamente im-
ma chiesetta intitolata a Ceferino di
ponendosi a molti ragazzi, forse per
cui lui è il custode, e ci ha parlato del
questa sua infanzia pampeana, fatta
“santuario” che non lontano da lì si
di avventure: la caccia, la pesca, la
stava costruendo, per onorare il suo
legna, le gare con l’arco…”. “Es
illustre giovane zio!
verdad/è proprio così”. La serata fu
La ruca di Calfù al lago Rosario.
(continua)
BS GENNAIO 2009

3.2 Page 22

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LETTERA
G AI IOVANI
GATTA CI COVA...
Che cosa c’è dietro l’angolo?
Qualcosa mi dice che questa storia non funziona.
Ecco lo spunto per gli argomenti della “lettera ai giovani”
di quest’anno. Come sempre Carlo Terraneo
s’ispirerà a fatti e situazioni reali.
Gatta ci cova
Scrivere vuol dire dar peso alle parole agli
Concludo con il punto (.). È il più usato per dire
aggettivi; non so dove ho letto che a fronte di
pane al pane. È il più abusato perché prendendo a
100 000 sostantivi il vocabolario ti offre 40 000 riferimento la sincerità, molte volte è chiamato in
aggettivi.
causa a sproposito. È il veicolo della confidenza,
Tieni conto che dietro le parole c’è sempre un
ma pure del pettegolezzo. Quando il punto si
significato recondito.
moltiplica, il discorso diventa verboso. È facile
Per scrivere tutti i mesi a te, pignolo come sei,
dirottare, uscire dal seminato.
devo stare attento a pause, parentesi e
Gatta ci cova.
punteggiatura.
È un invito alla pensosità, all’esame di coscienza,
Dietro uno scritto quante spiegazioni ci vogliono! all’uso del setaccio per togliere la pula dal grano.
22 Tu conosci la dietrologia.
Anche la pula serve, non è da buttare, ti fa
Tu parli davanti a tutti e subito dopo si parla
apprezzare il raccolto.
dietro di te. Siamo, se non sfacciatamente
La pula è come l’ombra. A che serve?
sospettosi, curiosi e insinuanti. Ti fanno un elogio Ti fa apprezzare il sole e la luce.
e ti chiedi: dove vogliono arrivare? Ti avvicinano per Ti ricordi le foto in bianco e nero?
farti una confidenza e senza volere la metti in
I contorni sono definiti, chiari, non confusi.
discussione perché non ti hanno detto tutto.
La notte è notte, il giorno è giorno.
Gatta ci cova.
Io amo il giorno e la notte. La notte cerca sempre
Mi permetto in questa lettera confidenziale di
una stella, nasconde un sogno.
offrirti alcune istruzioni per l’uso.
La notte mi fa paura quando i tuoi sogni fossero
Attento agli aggettivi. Sono aggiunte e non
senza di me. La notte mi chiede chi sono.
sempre si sposano con quello che stai dicendo. Gatta ci cova.
A volte sono bugie dette bene, ma bugie.
Bussano alla mia porta. “Chi è?”
Attento alla punteggiatura. A volte
Nascondo la mia solitudine dietro
esprime più di quanto scrivi e
il mio sorriso e apro. Gatta ci cova? Ti fanno
addirittura nega quanto affermi.
capire quello che non ti vogliono dire?
Per esempio i puntini di sospensione
Ti invito a prendere in
(...), non è vero che sono
considerazione quel poco che riesci
insignificanti, banali, che
a intravedere a freddo.
non dicono niente:
Blocca la palla di neve prima che
tutt’altro ti fanno capire
diventi una valanga.
quello che non si dice.
E il punto interrogativo
(?). A volte è una corda che ti viene
Carlo Terraneo
gratuitamente offerta e fa da cappio
al tuo pensiero.
Che dire del punto esclamativo (!) Si
sputa fuori dai denti quello che da
tempo non si vuole far sapere.
Buon Anno
L’elenco può continuare.
GENNAIO 2009 BS

3.3 Page 23

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IL TEATRO
D B DI ON
OSCO
Un musical “tutto salesiano”
su
Don
Bosco
“Da mihi animas, coetera tolle”
ANDIAMO RAGAZZI!
Il sogno di Don Bosco
di Nicolò Agrò
Quale epilogo dei vari articoli sul teatro di Don Bosco, pubblicati nel 2008
sulla nostra rivista, presentiamo un musical scritto da un salesiano
cooperatore e messo in opera dalla Famiglia Salesiana piemontese.
23
Questo era il sogno di Don Bosco: avere con sé i giovani di tutte
le generazioni, passate, presenti e future. Ecco il perché del titolo.
BS GENNAIO 2009

3.4 Page 24

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FfoetapbolrbedtrCesiaraegimopnruiit2tnapo0etpl0oodo8aeGicVlnelooanonlsedcdprocaoeaclntesctioaC2oc6hniol°ae2lvo3deezl,
responsabile del gruppo gospel
Free Spirit” di Chieri; le
La prima parte della vita di
Giovannino viene così ripercorsa
coreografie, ideate e curate dalla in un cocktail di balli, musiche ed
coreografa Marilisa Biscalchin, effetti scenici, fino a giungere al
Il musical è ispirato alla figura
di Don Bosco, divenendone
biografico, illustrativo e
hanno coinvolto 15 allievi del
corpo di ballo “La rosa dei venti”
di Pianezza (To).
famoso sogno dei nove anni che
segnerà l’inizio della sua missione
tra i giovani. Gli interpreti sanno
celebrativo. Questa figura di
I testi, completamente scritti
dare alla vicenda un rilevante
prete così autentica, attuale e
da Nicolò Agrò (salesiano
impatto emotivo.
virtuosa costituisce l’anima e il cooperatore), suor Paola Pignatelli, Dal sogno si passa al racconto
24 fermento di questo lavoro teatrale, FMA, e Paolo Formia, sono fedeli della prima infanzia, finché si
nato per essere in qualche modo ai fatti storici, e mettono in luce
testimone e ambasciatore della prevalentemente le figure di Don
sua molteplice opera, nella
Bosco e di Mamma Margherita,
convinzione che l’impronta
oltre che i valori della famiglia, le
lasciata da Don Bosco sia ancora problematiche dei giovani di oggi
attuale e paradigmatica della vita e l’opera salesiana.
cristiana e dei valori umani e
sociali vissuti oggi e non solo
Il musical, inedito, è nato dal
ricordati.
“cuore” della Famiglia Salesiana,
Lo spettacolo è stato realizzato poiché interamente realizzato da
in chiave moderna, secondo le laici e religiosi salesiani del
tradizionali tecniche del musical, Piemonte e Valle d’Aosta.
avvalendosi di effetti scenici,
giochi di luci e accattivanti
La revisione storica è stata
coreografie che hanno dato rilievo affidata a don Teresio Bosco,
ai 23 brani musicali
noto scrittore di cose salesiane.
appositamente scritti dal maestro
Raffaele Lo Buono (anche lui
salesiano cooperatore),
LA TRAMA
L’apertura del musical è
ambientata in un oratorio dei nostri
giorni, con tanti giovani che
celebrano la festa di Maria
Ausiliatrice. Ad alcuni ragazzi che,
guardando le raffigurazioni di Don
Bosco e Mamma Margherita,
chiedono agli amici chi
rappresentino quelle immagini, un
sacerdote risponde proponendo,
con l’aiuto di una suora, il
racconto sulla vita dei due.
GENNAIO 2009 BS

3.5 Page 25

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arriva all’ordinazione sacerdotale,
momento che riesce a suscitare
una grande commozione.
La seconda parte ripropone la
stessa scena iniziale di un oratorio
dei giorni nostri, dove due
salesiani, aiutati dalla suora
narratrice, continuano a
raccontare di Don Bosco, di
Mamma Margherita, di Madre
Mazzarello, ecc.
In questa parte del musical, si dà
risalto alle problematiche reali dei
giovani d’oggi (droga, isolamento,
vuoto interiore, ecc.). Uno dei
sacerdoti cerca risposte proprio
invocando l’aiuto di Don Bosco, il
quale consiglierà di comunicare di
più con i giovani, di entrare nei loro
cuori, di cercare di vivere i loro
problemi, di renderli protagonisti,
di trattarli con amore: cercare cioè
di superare quel solco ideologico
che li rende talora “isole”
inaccessibili.
L’epilogo è incentrato sulle
associazioni da lui fondate (sdb,
fma, cooperatori, adma, ecc.) e
sulle missioni sparse nel mondo.
Il musical vuole anche lanciare
un ulteriore messaggio di
“salesianità” ai giovani ed esaltare
il ruolo formativo della famiglia,
come hanno sempre fatto Don
Bosco, Mamma Margherita e
Madre Mazzarello.
salesiani. In tale circostanza, al
termine dello spettacolo, il rettor
maggiore don Pasqual Chavez,
salito sul palco, ha esternato un
sincero apprezzamento per la
rappresentazione, e ha rivolto
ai presenti parole ricche di
significato etico-religioso, mentre
Raffaele Lo Buono, con il gruppo
“Free Spirit”, l’ha omaggiato,
cantando la preghiera a san
Giovanni Bosco, scritta da don
Pascual in occasione del CG26.
Una replica si è tenuta a Riva di
Chieri (To) durante la festa di san
Domenico Savio. Il 24 di questo
mese il musical sarà rappresentato
a Genzano di Roma in occasione
del 150° anniversario di fondazione
della congregazione salesiana, poi
a Bra il 1° febbraio nel Palazzetto
dello Sport, quindi a Torino il 29
marzo al teatro Colosseo. Ulteriori
informazioni, sequenze di filmati e
foto si trovano in:
www.andiamoragazzi.it
www.centrodanzalarosadeiventi.it
www.canavese.it/alfaeomega
alexrag@alice.it
25
PREPARAZIONE
E REALIZZAZIONE
Oltre un anno di intenso lavoro,
innumerevoli chilometri percorsi
per ricercare il cast (compositori dei
brani musicali, ballerini, cantanti,
attori, tecnici, costumisti, ecc.).
DOVE E QUANDO
Il musical è stato rappresentato
a Valdocco in occasione del
Capitolo Generale 26 dei
BS GENNAIO 2009

3.6 Page 26

▲back to top
Il gruppo promotore è partito possono stimolare opportuni
alla Don Bosco, senza aiuti
itinerari di riflessione. Raffaele
economici, ma con la
ha successivamente selezionato
collaborazione gratuita di tutti
i cantanti. Quelli scelti sono
i partecipanti.
davvero bravi, capaci di pregevoli
Una volta scritti i testi da parte virtuosismi vocali. L’ultima fatica
di Nicolò Agrò, Paolo Formia e è stata quella di trovare un valido
suor Paola Pignatelli, don Teresio corpo di ballo e un’esperta
Bosco ne ha esaminato la
coreografa. Ambedue le cose ce le
correttezza storica. Quindi è
ha fornite Pianezza (To): il gruppo
partita la ricerca dei compositori “La rosa dei venti”, che è stato
dei brani musicali, anch’essi
campione mondiale ed europeo di
reperiti in ambito salesiano.
Raffaele Lo Buono, salesiano
26 cooperatore e responsabile del
gruppo corale “Free Spirit” di
Chieri, ha accettato di musicare
con la collaborazione di suor
Paola i 23 brani poetici.
Le melodie, sapientemente
armonizzate, esaltano le cadenze
delle scene, mentre i testi risultano
ricchi di spessore spirituale, e
ballo, e la sua coreografa, l’abile
Marilisa Biscalchin. È lei che ha
realizzato le 15 coreografie che
esaltano il valore del musical. I
balletti, di alto livello spettacolare,
talora quasi acrobatici, riescono a
suscitare il brivido di emozioni
intense e a trascinare applausi
convinti.
Per quanto riguarda il supporto
tecnico (luci, audio e riprese
video), abbiamo avuto un
validissimo aiuto da parte del
signor Willy Cuoco (Direttore del
Teatro di Valdocco) e del signor
Andreis Dario.
Per il supporto esterno, ha
collaborato don Mariano Girardi;
per la realizzazione dei costumi,
le volontarie dei laboratori
“Mamma Margherita” dei centri di
Bra, Caluso, Ivrea, Valdocco, ecc.
Per la progettazione e
realizzazione dei pieghevoli,
manifesti e locandine il centro
Cnos-Fap di Colle Don Bosco, per
la scelta delle diapositive don
Giorgio Chatrian.
Inoltre, tanti e tanti altri membri
della Famiglia Salesiana hanno
collaborato perché il musical
potesse giungere al pieno successo.
È stato tra l’altro realizzato un
libretto contenente tutti i brani
delle canzoni tradotti in spagnolo
e in inglese (l’opuscolo è stato
donato a ogni capitolare durante
il CG26); è in cantiere anche la
traduzione in lingua francese.
Un grande desiderio degli
autori e degli attori è quello di
riuscire a realizzare un dvd
professionale del musical.
Nicolò Agrò
GENNAIO 2009 BS

3.7 Page 27

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B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
SILVIA DALL’OLIO
un fiore nel cielo
Silvia è un gradevole
fiore che sboccia all’al-
ba della vita, muore an-
cora giovanissima ma
non appassisce: la scia
Silvia pronta: “Aveva un velo
azzurro, ma sulle spalle porta-
va una croce… che era proprio
come una persona… cioè in
carne e ossa…”. I giorni passa-
del suo profumo è ancora inten- vano inesorabilmente senza
sa e cattura l’attenzione di chi, portare alcun miglioramento;
anche distrattamente, le passa anzi, al suo stato di salute già
Silvia Dall’Olio
(07/05/1973-03/04/1988).
accanto. La più grande di tre so- notevolmente compromesso, si
relle, Sandra e Serena, Silvia aggiunse una nuova condizione Quando arrivò la vigilia di Pa-
nasce il 7 maggio 1973 a Medi- di infermità che solo l’amore di squa, ecco ancora la visione. La
cina (Bologna) da Piera Righi e una mamma riuscì ad alleviare. signora che la ragazzina con si-
Paolo Dall’Olio. La sua storia In quei giorni la Madonna af- curezza identificava con la Ma-
27
breve e dolorosa è raccolta in un fidò a Silvia un nuovo incarico: donna le si presentò nuovamen-
piccolo diario di cui la mamma “Dì alla mamma di prendere te e le disse: “Silvia, il giorno
ha permesso la pubblicazione, una rosa, un garofano, un gla- dell’Angelo tu partirai”. La not-
seguendo il quale si possono diolo, di tagliarli corti nel gam- te del giorno di Pasqua, il 3
enumerare i momenti più signi- bo, di portarli a fare benedire e aprile 1988, quando ormai era il
ficativi della sua breve ma in- poi d’incartarli e metterli sotto lunedì dell’Angelo, Silvia morì.
tensa parabola, aiutati in questo il tuo cuscino per quindici gior- Termina qui insieme al breve
dalla signora Clara Mantovani, ni”. La mamma fece tutto ciò passaggio terreno di Silvia, an-
che come Silvia apparteneva al che la Madonna aveva chiesto che il diario lasciato dalla mam-
movimento da poco nato del attraverso sua figlia e una sera, ma, la quale così conclude que-
“Rosario Vivente”.
quando ormai la signora Piera ste intense pagine di dolore e
sempre più turbata e angosciata amore: “Sono sicura che Silvia
F Silvia frequentava la quin- per gli atroci dolori di Silvia, vedeva la Madonna per tanti
ta elementare quando le venne quasi si era dimenticata di quel piccoli particolari. Lei che era
diagnosticato un tumore al cer- gesto, sentì dirsi da Silvia: paralizzata e che muoveva solo
vello. A quattordici anni, all’u- “Mamma è arrivata la Madon- leggermente la testa, quando la
scita dalla sala operatoria a se- na, sono, infatti, passati i quin- Vergine si presentava, faceva il
guito del quarto intervento, do- dici giorni, devi togliere i fiori segno della croce con la mano
po dieci lunghe ore, Silvia si da sotto il mio cuscino”. Così destra, allungava le gambe, il
confidò con sua madre: “Mam- fece la signora che con suo male e la febbre sparivano. Sil-
ma, ho paura… ho visto la Ma- grande stupore notò che quei via aveva una luce negli occhi
donna che mi diceva vieni, vie- fiori erano ancora freschi.
che li faceva brillare, era felice
ni…”. E la mamma, che cercò
di parlare con la Madonna, ma
all’inizio di tranquillizzare la F Silvia ripeteva spesso alla lei mi faceva promettere che non
piccola, le chiese successiva- mamma che sarebbe andata in ne parlassi con nessuno, tranne
mente come fosse vestita, e paradiso il lunedì dell’Angelo. che con don Mario”…
ٗ
BS GENNAIO 2009

3.8 Page 28

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F MA
UN OCEANO
DI SOLIDARIETÀ di Maria Antonia Chinello
Sono trascorsi alcuni mesi
dai terribili giorni del
ciclone Nargis che ha
investito le coste del
Myanmar, la ex-Birmania.
La forza dell’acqua e del
vento ha spazzato via
interi paesi, distrutto case
e piantagioni, diffuso
tristezza, dolore,
28 incertezza per il futuro.
La comunità mondiale
si è attivata e gli aiuti
internazionali hanno
soccorso intere famiglie
rimaste senza niente.
Bambini di Myanmar.
Numerosi centri di
promozione sociale sono
stati raggiunti da una
valanga di solidarietà
che, attraverso di loro,
è arrivata a tanti giovani
e bambini, ragazzi e
donne.
Ora si può guardare
al domani con fiducia,
consapevoli che il bene
non ha confini.
Soprattutto quando è
scritto con gesti di
tenerezza e di simpatia.
15mila morti, di cui 10mi-
la nella sola città di Bo-
galay per il passaggio
del ciclone Nargis in
Birmania. I dispersi sono 30mila. I
più danneggiati risultano i villaggi
remoti dell’area del delta del fiume
Irrawaddy. Queste le cifre che, gior-
no dopo giorno, rimbalzavano dai
media, otto mesi fa, nel maggio
2008, accompagnate da immagini
che lasciavano trasparire la vastità
del disastro naturale, ma anche la
grande vicinanza e solidarietà della
gente, soprattutto dei più semplici.
A Yangon, la capitale del Paese
delle mille pagode, la gente si è data
subito da fare, anche le FMA sono
state pronte ad accorrere. La solleci-
ta compassione ha contagiato ogni
categoria di persone e ogni età: gio-
vani e adulti, religiosi e laici, uomi-
ni e donne che si sono uniti in una
campagna di solidarietà. Intelligen-
za, salute, tempo e creatività, tutto è
stato posto al servizio delle vittime
della grande catastrofe. E la vita ha
iniziato a rifiorire.
Ce n’era per tutti. L’attenzione è
stata rivolta a chiunque era nel biso-
gno senza distinzione di religione e
I nuovi rickshaw.
GENNAIO 2009 BS

3.9 Page 29

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Distribuzione degli aiuti.
Le case sommerse dalle acque.
di razza. Ciò ha fatto sì che molti strano, dunque, trovare uomini ma- ziente accompagnamento perché i
buddhisti siano rimasti colpiti al ve- lati di tubercolosi e altro, sottoali- piccoli dimentichino i giorni della
dere come il cristianesimo sia aperto mentati, scoraggiati che, a volte, an- paura e riprendano a impegnarsi con
a tutte le persone, solo perché parte negano nel vizio la tristezza di una costanza e tenacia nell’apprendere.
della famiglia umana creata da Dio. situazione disperata.
Oltre alla riparazione delle abita- Qui in Myanmar le mani si sono
STRADA DI POLVERE
zioni si sono potuti acquistare anche moltiplicate e hanno formato una ca-
nove rickshaw facendo così felici tena di generosità e di dedizione di- 29
La mappa della solidarietà si è nove giovani papà, ai quali sembra sinteressata, di attenzione e di gesti
presto dispiegata davanti a tutti co- un sogno poter avere un lavoro si- di tenerezza che hanno riparato una
loro che aveva il desiderio di aiutare curo e costante per provvedere al cinquantina di abitazioni. Ma altre
non solo a parole. Wataya, Leigone, fabbisogno della famiglia.
ancora restano da riparare. In com-
Shwe Pyi Thar, Thingankyun, Aye Fa sempre bene cogliere gesti di so- penso sono state ricostruite ex novo
Ywa and Nyaung Ywa… le strade, lidarietà tra i più poveri. La gente si è una trentina di casette e altre sono in
polvere e fango, hanno portato i unita tra loro, si sono aiutati a vicenda costruzione. 500 famiglie hanno po-
soccorritori nei villaggi più remoti a proprio perché si vivono sulla propria tuto ricevere cibo, medicine, indu-
rendersi conto di una vasta gamma pelle le difficoltà che la vita pone.
menti, zanzariere; 200 bambini go-
di urgenze indilazionabili, anche e U Tin-Tun è andato oltre la gioia dono del fatto di poter nuovamente
soprattutto perché stava per iniziare del possesso di un mezzo di trasporto accedere all’istruzione e alla forma-
il periodo delle piogge: riparazioni nuovo e fiammante e, ogni giorno, zione, e 9 papà pedalano e faticano
di piccole abitazioni, totale ricostru- durante le due, tre ore di riposo, offri- sui loro rickshaw nuovi e fiammanti.
zione di tutte quelle in piedi ma pe- va a un amico il suo rickshaw perché: La gente si è più volte commossa
ricolanti e perciò pericolose, forni- «anche lui possa guadagnare qualco- sperimentando la cura amorevole, si
tura di zanzariere, medicine, acqua, sa per sostentare la sua famiglia».
è sentita più sollevata e sicura anche
riso, olio, pesce secco, zucchero,
se per un altro anno dovranno lotta-
latte, biscotti, legumi, cipolle, pata- STORIE DI PICCOLI
te... Un elenco senza fine quello dei
re per coltivare riso sufficiente ai bi-
sogni della famiglia. Si sa che gli
bisogni.
Le scuole hanno aperto i battenti aiuti sono arrivati da lontano, man-
all’inizio di giugno, ma poche erano dati da uomini e donne aperti alla
IL NARGIS E I RICKSHAW
le famiglie che potevano permetter- compassione e alla solidarietà fra-
si di iscrivere i bambini alle lezioni. terna. Ed è per questo che ora si può
Il Nargis ha portato alla superficie È stata una grande sorpresa per 200 guardare al futuro con maggior fi-
anche altre situazioni. Uomini che, bambini fra i più poveri poter avere ducia di prima, perché si è speri-
dopo aver perduto tutto, lavoravano una propria uniforme e tutto l’oc- mentato il bene di molte persone.
noleggiando quotidianamente a $1,50 corrente per la scuola, compresa l’i- Forse non si saprà mai chi sono, il
un rickshaw per trasportare merce e scrizione. Questi bambini soffrono loro nome e i volti resteranno sco-
persone.
ancora del trauma vissuto, fanno an- nosciuti alla grande storia, ma dalla
Il ricavo giornaliero è di circa cora fatica a sorridere e forse la riu- memoria di chi è stato raggiunto
$2,50 così che il guadagno è solo di scita scolastica sarà difficile per dalla solidarietà il bene ricevuto non
$1 per mantenere la famiglia. Non è quest’anno. Sarà necessario un pa- si cancella.
ٗ
BS GENNAIO 2009

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
BAMBINI E BIBBIA EADFFUECTATZIVIOANE
ETICA E MEDIA
PER RACCONTARE
LA BIBBIA AI BAMBINI
di Claude e Jacqueline
Lagarde
ELLEDICI, Leumann (To)
2008, pp. 223
È POSSIBILE AMARE?
in dialogo con i giovani
di Marco Doldi
ELLEDICI, Leumann (To)
2008, pp. 174
Da tempo si assiste a rapi-
di inizi e a mesta rapida fi-
ETICA DELLA
COMUNICAZIONE
di Guido Gatti (a cura di)
Mario Toso
LAS, Roma, 2008
pp. 208
ne di sentimenti tra i ra-
gazzi e le ragazze. A qual-
cuno viene anche il dubbio
se sia ancora possibile un
amore vero, un sentimento
profondo, un rapporto af-
fettivo durevole. Occorre
trovare modalità significati-
ve di dialogo con i giovani
per aiutarli a superare il ri-
EDUCARE
schio di banalizzazione di
ALLE REGOLE
una dimensione fonda-
Percorsi per l’alunno
mentale della vita. L’autore
adolescente
vuole aiutare i giovani a
di Gianluca Daffi
trovare riferimenti chiari e
Erickson, Trento, 2008
la strada di relazioni inter-
30 pp. 206
personali e affettive non
Come presentare la Bibbia banalizzate o ridotte a pu- È un testo che intende offri-
Di fronte alla difficoltà di
rispettare le regole da
parte degli adolescenti,
che scatena spesso
conflitti tra ragazzi e
adulti di riferimento, l’au-
tore offre strumenti per
la loro comprensione e
apprendimento, la colla-
a bambini tra gli otto e gli
undici anni? Non si è abi-
tuati a pensare a una cate-
chesi biblica per bambini,
perciò non si offre la possi-
bilità di aiutare i bambini a
familiarizzarsi con l’universo
dei segni, delle immagini e
dei simboli del linguaggio
biblico. Gli autori, che lavo-
ro consumo, ma vissute in
pienezza. Nel testo si cer-
ca di ottenere tutto questo
partendo da testimonian-
ze, esperienze e domande
dei giovani, offrendo sti-
moli di riflessione, di ap-
profondimenti e di confron-
to su vari argomenti.
re agli operatori mediatici la
competenza etica adeguata
perché, consapevoli dell’am-
bivalenza dei media, possa-
no orientarli in senso umano
e non facciano venire meno
“il desiderio della verità, la
gioia del bene, il gusto del
bello”. Le responsabilità mo-
rali per gli operatori del set-
borazione scuola-fami- rano da anni in questo cam-
tore derivano dall’influsso
glia nell’educazione alle
regole, la valutazione
po, offrono a genitori e cate-
chisti un utile strumento per
che esercitano i media nel
contesto sociale. Il testo
delle conseguenze della questo scopo. Il libro è divi-
traccia le grandi linee delle
loro violazione. Si cerca
di far comprendere che
so in due parti: “Antico Te-
stamento” e “Gesù Cristo”,
diverse forme di responsabi-
lità degli operatori di settore.
l’educazione non la si presentati in modo che i
L’autore offre cenni di etica
deve ridurre all’osser-
vanza di questa o quella
bambini possano accostare
i due Testamenti. Gli autori
generale e ragiona alla luce
della fede cristiana, sull’im-
regola. Occorre piutto- danno anche delle indica-
portanza dell’etica soprattut-
sto educare al senso del
limite, della misura, del-
zioni sulle modalità più effi-
caci per utilizzare il testo e
to nelle professioni della co-
municazione. Due allegati
le relazioni causa-effetto alla fine di ogni parte offro-
del curatore offrono una ri-
che oggi si sono un po’
smarrite. Tutto ciò può
avvenire in modo parti-
no un commento alle illu-
strazioni per aiutarli a com-
prenderne il senso e a sa-
flessione sulla valenza an-
tropologico-sociale dei me-
dia e sul rapporto tra demo-
colare nella scuola, che perlo presentare ai bambini.
crazia e comunicazione.
è spazio di vita reale in
cui gli adolescenti sono
messi alla prova nella
gestione concreta delle
responsabilità e della vi-
ta di relazione.
GENNAIO 2009 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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BAMBINI E MEDIA
SSPAILREITSUIAANLAITÀ
SEPCIURMITEONICO
INFANZIA EDUCAZIONE UNA SPIRITUALITÀ
IL CORANO
E NUOVI MEDIA
DELL’AMORE:
Introduzione, traduzione
di Philippe Meirieu e
san Francesco di Sales e commento
Jacques Liesenborghs
di Eugenio Alburquerque di Cherubino Mario
Erickson, Trento, 2008
Frutos
Guzzetti
pp. 148
ELLEDICI, Leumann (To) ELLEDICI, Leumann (To)
2008, pp. 245
2008, pp. 400
Il libro è il risultato di una
lunga intervista in cinque in-
contri tra un pedagogista,
Ci capita sempre più spes-
so di incontrare persone di
VUOI
CONOSCERE
capace di discorsi non con-
religione islamica e, come
DI + IL MGS
venzionali circa l’educazio-
ne ai media, e uno non
estraneo al mondo dei me-
dia, essendo stato ammini-
cristiani, dobbiamo avvici-
narli con spirito ecumenico
migliorando sempre più le
nostre conoscenze del loro
Movimento
Giovanile
Salesiano?
stratore della televisione
pubblica in lingua francese
del Belgio. Insieme affronta-
libro sacro, il Corano. Il cu- ITALIA CIRCOSCRIZIONE
ratore del libro ha voluto CENTRALE (ICC)
offrire, per giovani e adulti, (Lazio, Marche, Umbria,
no il problema dell’educa-
una traduzione fedele al te- Abruzzo, Molise, Liguria,
zione dell’infanzia liberan-
sto arabo corredata di note Toscana, Sardegna)
dola dalla dipendenza tele-
e commenti, in modo da Francesco Marcoccio
visiva per condurlo progres-
comunicare al lettore italia- pastoralegiovani-
sivamente a riconoscere
l’alterità e ad aprirsi agli al-
tri, liberarsi dai condiziona-
no ciò che il libro sacro di- leicc@donbosco.it
ce al lettore arabo. Un’am-
D’Ercoli Flaviano voca-
zioniicc@donbosco.it
pia introduzione cerca di Valerio Baresi ispettora-
31
menti e rinunciare all’azione
chiarire le difficoltà che si to-direttoresdb@donbo-
impulsiva. Tenendo conto In dieci capitoli l’autore of- possono incontrare nell’av- sco.it
della complessità dei rap- fre un quadro di una delle vicinare il testo, e vengono
porti attuali tra scuola, fami- più interessanti correnti di anche sottolineate le ana- LOMBARDIA/EMILIA
glia e tessuto sociale, il te- spiritualità cristiana. Sostie- logie e le convergenze con ROMAGNA (ILE)
sto mostra come, ciascuno ne che si tratta di una spiri- la Bibbia e con i principi
nel proprio campo, possa tualità accessibile a tutti e teologici ed etici del Cri-
dare un contributo per aiuta- patrimonio di tutta la Chie- stianesimo. Il glossario e
re il bambino a crescere nel sa. L’obiettivo è quello di l’indice analitico facilitano
Cesari Elio
Tel. 02.67074344
E-mail: pastoraleile.mila-
no@salesiani.it
mondo di oggi.
presentare gli aspetti più ri- la lettura e anche il ritorno MERIDIONALE (IME)
levanti della spiritualità sa- su eventuali temi di parti- (Campania, Calabria,
lesiana, che raggiunge la colare interesse. Il curato- Puglia, Basilicata)
sua espressione più pura re, inoltre, consiglia di co- Cella Luigi
nella “carità pastorale”, vei- minciare la lettura con gli Tel. 081.7809270
colo di “zelo ardente” per la ultimi capitoli (sure) che E-mail: pgime@sdbime.it
salvezza delle anime. Un
altro aspetto importante è
che la spiritualità salesiana
è la consostanzialità dell’a-
more di Dio e dell’uomo. È,
questa, la dimensione uma-
sono i più brevi e interes-
santi.
PIEMONTE/VALLE
D’AOSTA (ICP)
Martelli Alberto
Tel. 011.5224238
E-mail: pastoralegiovani-
leicp@valdocco.it
nistica che permea vita e
scritti di san Francesco di
SICILIA (ISI)
Sales. Il testo riporta in ap-
pendice la testimonianza di
Giovanna Francesca di
Mazzeo Marcello
Tel. 340.5546126
E-mail: pgisi@mail.gte.it
NCcsrdihoOOeireneNRcotvatReaatSItmncoSIqglePuiocnFiOnhstAeoteNaarsDVoelelEEevgpNaNnrreinasDZsnplAasIoeTot.iAttrlsiieIvciePhlpilbiEEieobrRdssert-ii--i
trici.
Chanta, che è di grande
importanza per compren-
dere la personalità spiritua-
le del santo vescovo di Gi-
nevra.
TRIVENETO (INE)
(Veneto, Trentino Alto Adi-
ge, Friuli Venezia Giulia)
Biffi Igino
Tel. 041.54.98.337
E-mail: pg.ine@donbo-
scoland.it
BS GENNAIO 2009

4.2 Page 32

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ON LINE
Il profilo del salesiano coadiutore signor Silvano Rettore dell’ispettoria
salesiana delle Filippine.
UN GENIALE
MAESTRO
DI MECCANICA
A cura di Giancarlo Manieri
Il salesiano laico
sig. Silvano Rettore
(19/08/1926-14/09/1988).
Un salesiano tutto d’un pezzo,
un tecnico competente e ricercato,
un coadiutore entusiasta della sua
32
vocazione di religioso laico, un
missionario convinto…
Il maestro Silvano attorniato da alcuni suoi allievi
del Rebaudengo (da sinistra in senso orario Gianni Moro,
Daniele Carraro, Vittorio Zaramella, Luciano Casarotto,
Ivone Zaramella [salesiano, morì tragicamente
il 02/08/1957 nel tentativo di salvare un alunno
dalle acque del lago di La Thuile], Albano Casarotto),
tutti di Borgoricco.
I l 19 agosto, dell’anno 1926, da mamma Maria e papà
Corrado Rettore, famiglia di solidi principi cristiani, na-
sceva a San Michele delle Badesse, frazione del Co-
mune di Borgoricco (PD), un bel frugoletto battezzato
con il nome di Silvano. Era il quarto dopo Antonio, Gian-
nina e Giuseppina. Finite le elementari, Antonio con l’ap-
provazione dei genitori partì per il collegio salesiano “Re-
baudengo” di Torino, “così imparerà un mestiere” senten-
ziò papà. Silvano, il più piccolo, terminate le elementari,
fu iscritto alla scuola di avviamento professionale di Cam-
posampiero. Era un ragazzo vivace e interessato a tutto
quello che lo circondava: gioco, amicizie, motori ecc. An-
tonio, che si trovava bene in collegio, chiese a papà Cor-
rado che mandasse anche Silvano. Il genitore acconsentì
volentieri e il figlio partì, ma con poco entusiasmo. Tutta-
GENNAIO 2009 BS
via nella casa salesiana scattò in lui qualcosa che gli
cambiò la vita, orientandola tutta a Don Bosco. Divenne,
infatti, salesiano laico, e che salesiano! Al “Reba”, come
chiamavano familiarmente il collegio, Silvano cominciò ad
apprendere così velocemente la tecnologia e la meccani-
ca che in poco tempo fu in grado di insegnare ai suoi
compagni. Nei periodi di vacanza estiva in famiglia, egli
inforcava la bicicletta di papà e faceva il giro di amici e
parenti per consigliare loro di mandare i propri figli alla
scuola di Don Bosco. In quei primi anni del dopoguerra
da Borgoricco e dai paesi limitrofi entrarono al “Reba” ol-
tre un centinaio di ragazzi.
MISSIONARIO IN INDIA
Nel 1949 Silvano partì missionario per l’Assam/India
dove assunse la direzione del reparto meccanico della
scuola salesiana di Liluah nei sobborghi di Calcutta.
Dovette prima di tutto imparare l’Inglese, e non fu cosa
da poco, ma ci si mise di buzzo buono e ci riuscì in
breve tempo, poi si buttò a capofitto nel lavoro. Un con-
fratello, testimone della sua attività e della vita salesia-
na, lo descrive con caratteristiche esaltanti: “il signor
Silvano è un dono per l’ispettoria”. Ebbe subito la
responsabilità del laboratorio meccanico di Liluah, una
scuola piccola, malamente equipaggiata, frequentata da
alunni, ragazzi che… voglia di lavorar saltami addosso!
L’arrivo di Silvano fu una benedizione. Egli s’impegnò
allo spasimo nel suo lavoro di insegnante ed educatore
dei ragazzi e dopo poco tempo il clima nel laboratorio
di meccanica era totalmente cambiato. Tutti lavoravano

4.3 Page 33

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ALESIANI COADIUTORI
1972: Silvano con don Battista Busolin.
sodo e con intenti comuni. A tal punto che in pochi anni
la scuola tecnica “Don Bosco” divenne una delle miglio-
ri dell’Ovest del Bengala. Un certo numero di ragazzi
migrarono all’estero e dovunque andarono (Inghilterra,
Australia, Canada) trovarono lavoro e furono altamente
apprezzati per la loro preparazione.
Non va dimenticato che la comunità salesiana era gui-
data da missionari del calibro di padre Aurelio Maschio
e padre Battista Busolin, nomi che già allora stavano
imponendosi all’attenzione di tutti. La loro opera apo-
stolica e sociale si estendeva anche a vari lebbrosari,
a fianco di Madre Teresa a Calcutta, e il signor Silvano
svolse il suo lavoro di tecnico esperto, educando e
insegnando a centinaia di figli di lebbrosi. Il 31 maggio
1952, emise la professione perpetua presso il collegio
salesiano di Sonada. Il documento per la sua ammis-
sione ai voti riassume la sua figura morale con due
semplici ma eloquenti aggettivi: “docile, volonteroso”.
MISSIONARIO NELLE FILIPPINE
33
Nel 1972 venne in Italia per una visita alla sua famiglia e
nel 1973 ebbe una nuova obbedienza che lo portò a
Cebu nelle Filippine. Anche là gli venne affidata la
responsabilità del laboratorio di meccanica nella “Città dei
Ragazzi”. Ma non si limitò a questo. A Cebu, infatti, egli
divenne un esperto dell’industria locale e fu molto stimato
Sopra: in laboratorio. Cebu 16 aprile 1976.
Sotto: Cebu settembre 1979, visita del vescovo
monsignor Javiene.
dagli industriali per la conoscenza e l’esperienza in mate-
rie tecniche e dai superiori per le sue qualità salesiane e
apostoliche, tanto che nel 1982 fu nominato consigliere
ispettoriale e membro della commissione per la formazio-
ne dei coadiutori. Nel 1985, poi, fu chiamato a far parte
della commissione tecnica della Camera di Commercio di
Cebu. Da allora si dedicò alle macchine per la lavorazio-
ne del legno e dei vimini. E quando a Cebu cominciò a
fiorire l’industria della pietra e del marmo, Silvano pro-
gettò e fabbricò macchine per tagliare la pietra. Se oggi
Don Bosco è noto a Cebu tra gli industriali e gli uomini
d’affari è dovuto alla sua abilità e alla sua creatività. Pur
sommerso da responsabilità e impegni ad alto livello, non
abbandonò mai i suoi allievi. La parte migliore di sé era
ancora e sempre per loro. Era severo ed esigente, ma
generoso e paterno, cercava di venire incontro ai bisogni
di tutti. Molti diplomati della scuola superiore “Don Bosco”
trovarono impiego, altri per poter continuare i loro studi
furono assunti part-time nei laboratori salesiani, perché
Silvano si preoccupava anche della loro povertà persona-
le e della situazione familiare.
più per cercarle e coltivarle. A volte diventava persino
troppo insistente, benché avesse tutte le ragioni per
richiamare l’attenzione di superiori e confratelli sul pro-
blema. Ed era raggiante di felicità quando nel 1982 il ret-
tor maggiore don Viganò a Cebu inaugurò la “casa di for-
mazione per coadiutori” da lui fortemente voluta. Era soli-
to sottolineare il carattere e la dimensione laicale della
sua vocazione. Insisteva su un più accurato programma
tecnico e formativo per coloro che aspiravano alla voca-
zione religiosa laicale. Fu, insomma un salesiano e un
missionario d.o.c.: la fedeltà al dovere, la costanza nel
lavoro, l’insistenza sulla vocazione laicale, il grande sen-
so di responsabilità furono le sue caratteristiche.
Nei primi mesi del 1988, nel pieno della sua generosa
operosità, dovette lasciare le Filippine perché colpito da
una grave malattia. Morì il 14 settembre dello stesso anno
a Padova, circondato dall’affetto e dalle cure dei confratel-
li. Lo ricordano il suo ex/ispettore don Luciano Capelli ora
vescovo, l’altro ispettore Francesco Panfilo anche lui
vescovo, don Battista Busolin, in India da 57 anni, don
IL SALESIANO
Sebbene subissato dai problemi tecnici, mostrò sempre
grande amore per le vocazioni. Il suo attaccamento a
Don Bosco si manifestava proprio nella cura e nella
Giovanni Giraldo, parroco di Salesino, amico di Silvano,
che spesso si recò a Cebu con aiuti concreti per le opere
missionarie salesiane, i parenti e gli exallievi del Rebau-
dengo e di suoi tanti exalunni, con infinita riconoscenza.
ricerca di vocazioni. Era convinto che bisognasse fare di
(di Bruno Germano)
BS GENNAIO 2009

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
RISCOPRIRE
LA CONVIVIALITÀ
insieme e poi lui, posando una
mano sul braccio della mamma,
diceva: “Ma voi due lo sapete che
avete la mamma più straordinaria
del mondo?”. Era una frase che
amava ripetere tutte le sere».
Perché la convivialità, il pasto condiviso, ᭿ Anche le famiglie di oggi,
per gli esseri umani è un’azione fortemente distratte da ritmi forsennati, orari
simbolica. È un momento unico, incompatibili, impostazioni e menta-
in qualche modo sacro, in cui un gesto
lità diverse, devono ritrovare, per
quanto è possibile, il momento
materiale come il nutrirsi diventa spirituale: sacro del pasto comune. Può effet-
non si nutre solo il corpo ma anche, tivamente diventare il cuore pulsan-
e forse soprattutto, lo spirito.
te dell’educazione familiare, un
momento d’intensa comunione e
quindi d’intensa felicità, perché è
fatto di molte cose importanti. Un
D alla cucina, come al solito, la
mamma disse: «È pronto!». Il
marito, che leggeva il giorna-
riguardava da vicino la famiglia.
Una signora rievoca, con un filo di
rimpianto: «Uno dei ricordi più vivi
orario da rispettare, come un
appuntamento importante e gioioso.
Poi la preparazione, in cui ciascu-
le, e i due figli, che guardavano la te- della mia infanzia si riferisce a no deve avere una parte, come
levisione e ascoltavano musica, si quando mio padre tornava a casa gesto di servizio e di attenzione
misero rumorosamente a tavola e dal lavoro alle sei e mezzo di sera. verso gli altri. Piccoli segni, come i
brandirono impazientemente le posa- Io e mio fratello lo sentivamo suo- tovaglioli ben piegati, le posate e i
te. La mamma arrivò. Ma invece delle nare il campanello più volte, per piatti disposti con cura, qualche fio-
solite, profumate portate, mise in gioco, fino a quando uno di noi due re o una candela dicono la tenerez-
34 centro tavola un mucchietto di fieno. non andava ad aprirgli la porta. Di za del momento. Deve essere un
«Ma... ma!», dissero i tre uomini. «Ma solito, noi eravamo in cucina, a fare momento di vera partecipazione:
sei diventata matta?». La mamma li i compiti o a guardare la televisione non esistono cameriere né mag-
guardò e rispose serafica: «Beh, co- e lanciavamo grida d’entusiasmo giordomi. Il modo di vestirsi, acco-
me avrei potuto immaginare che ve nel sentire quel familiare scampa- modarsi e servirsi devono comuni-
ne sareste accorti? Cucino per voi da nellio. Ci precipitavamo giù per le care il rispetto degli uni verso gli
vent’anni e in tutto questo tempo non scale, spalancavamo la porta di altri con semplicità e leggerezza,
ho mai sentito da parte vostra una casa e a quel punto lui ci diceva: non con vacua cerimoniosità. Guar-
parola che mi facesse capire che non “Beh, come mai ci avete messo dando i genitori, i figli imparano
stavate masticando fieno».
tanto?”. Era il momento migliore quello “stare a tavola con gli altri”
della giornata. C’è un altro ricordo che sarà fondamentale nella loro
᭿ In tutte le culture umane condi- che mi accompagnerà per sempre vita sociale. Il mangiare insieme
videre il cibo è segno di festa. e si riferisce a quello che per lui porta istintivamente alla convivia-
Anche nella nostra vita i grandi era un vero rito quotidiano: la cena. lità e alla comunione: la condivi-
avvenimenti sono stati segnati da Ci accomodavamo a tavola tutti sione dello stesso cibo risveglia la
pranzi o cene speciali. La prima
comunione, il matrimonio, perfino il
funerale in molte parti del mondo
sono solennizzate con un pasto
diverso dal solito con la partecipa-
zione delle persone più care. Anche
una laurea, una vittoria sportiva,
una rimpatriata tra amici. Il mangia-
re insieme in qualche modo “fa e
ritualizza” la festa. Anche per que-
sto il mangiare insieme è demarca-
to da una serie di “leggi” e di “eti-
chette” che lo arricchiscono come
atto umano. Tutto questo un tempo
In tutte le culture umane
condividere il cibo è segno
di festa. Anche nella nostra vita
i grandi avvenimenti sono stati
segnati da pranzi o cene speciali.
GENNAIO 2009 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
Mi scapicollavo con la macchina
per potermi ritrovare con loro…
Mi sembrava di non poter fare
a meno di assicurare la mia
partecipazione ai loro pasti.
RITROVARSI INSIEME
A TAVOLA
Ritrovarsi a tavola in famiglia è cosa buona è giusta. E forse
anche necessaria. Nonostante che i problemi non manchino.
condivisione della vita. L’atmosfera
di solito si fa spontaneamente gioio-
sa ed è facile che sbocci il dialogo.
Tocca naturalmente ai genitori crea-
re un clima di scambio autentico,
insegnando con l’esempio quanto
sia importante comunicare e
ascoltarsi a vicenda. Uno dei mo-
menti più belli è il gioco «Che cosa
è successo oggi?».
᭿ Ai bambini piccoli piace ricor-
dare con i genitori le cose che sono
successe durante il giorno, che co-
sa hanno fatto oppure chi hanno
visto. Sedersi in pace a ricordare gli
La condivisione dello stesso cibo risveglia la condivisione della vita.
avvenimenti dà significato e impor-
tanza alla giornata. Cose che altri-
35
menti andrebbero perse e dimenti-
cate sono ricordate e messe insie-
me e le minuzie della vita di tutti i
giorni, qualunque cosa, dal trovare
una coccinella sotto una foglia al-
l’andare a trovare la nonna, posso-
no essere rivissute e considerate
importanti. Se abbiamo avuto dei
momenti difficili nella giornata, quan-
do i bambini sono stati disobbe-
Lo sappiamo bene: trovarsi insie-
me a tavola serve a rinforzare i
legami affettivi; a trasformare il
cibo che si mangia in energie utili a
dare senso all’esistenza; a regalarsi
reciprocamente tempo e solidarietà
per mettere insieme e trasferire dal-
l’uno all’altro un’interpretazione esi-
gente della vita. Ma è anche bello?
Non so quante famiglie rispondereb-
bero di sì a questa domanda; la pon-
che davvero sederci insieme a
tavola nell’intimità della casa è un
piacere e non soltanto un dovere;
che è un bene superiore a tante
altre esperienze pure utili e affa-
scinanti. Per questo, credo che
non serva esigere la presenza dei
figli a tavola; se davvero vogliamo
abituarli a un certo modo di vivere
la vita familiare, dobbiamo testi-
moniare loro che su questo anche
dienti o ci siamo arrabbiati, spesso go provocatoriamente a tutti – e per noi siamo pronti a scommettere
è utile ricordare anche queste cose, prima a me stessa – perché è impor- tutto, al di là di certe urgenze che
se riusciamo a farlo in un modo
che non susciti ulteriore ira o che
non sembri un rimprovero. È saluta-
re per i bambini capire che possia-
mo essere molto arrabbiati con
loro, ma che poi tutto passa e il
rapporto rimane intatto. Per una
mamma e un papà la cena o un
pranzo festivo possono diventare
un momento vitale di trasmissione
tante che su questa esperienza non
vi sia retorica. Se mangiare insieme
diventa una sorta di penitenza collet-
tiva, è inutile richiedere ai figli la
puntualità nel tornare a casa o qual-
che sacrificio negli impegni serali.
Occorre, invece, che ciascuno di noi,
adulto o bambino, possa dire in pri-
ma persona: mi sta bene, ne vale la
pena cercare a tutti i costi di essere
presente al momento del pranzo e
si affacciano nei nostri impegni
quotidiani. Ricordo le corse per
tornare da scuola in tempo quan-
do Alessandra e Claudio erano
ancora piccoli; pur sapendo che i
nonni li avrebbero sfamati altret-
tanto bene e forse meglio di me –
non fosse altro perché con loro il
pranzo era meno affrettato – mi
scapicollavo con la macchina per
potermi ritrovare con loro e chie-
di valori, giudizi, idee. Senza di- della cena, è un momento di benes- dere com’era andata la mattinata
menticare la necessità di qualche sere e di gioia di cui non voglio pri- all’asilo o a scuola. Mi sembrava
invito a «mangiare fuori», a tu per
tu, tra moglie e marito o tra un
genitore e un figlio. È il modo mi-
gliore per ritrovare la forza dei lega-
mi. Anche Gesù, del resto, ha fatto
e detto le cose più importanti du-
rante un pranzo o una cena e la
meta finale dei cristiani è chiamata
anche il “banchetto eterno”.
varmi per niente al mondo. O quanto
meno: è una cosa a cui tengo, anche
se non sempre la vivo bene, perché
a una persona non basta solo man-
giare; il cibo conta se è un mezzo
per sentirmi profondamente unito a
coloro che amo.
᭿ È chiaro che a noi grandi toc-
ca la parte più difficile: dimostrare
di non poter fare a meno di assi-
curare la mia partecipazione ai
loro pasti, sapendo che a mezzo-
giorno comunque Michele non ci
sarebbe stato.
᭿ E pensavo anche che valesse
la pena cercare di costruire un rit-
mo comune, facendo un po’ di
pressing su Claudio, che divorava
BS GENNAIO 2009

4.6 Page 36

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sempre tutto in fretta e aspetta-
va di poter correre via a giocare,
e sollecitando Ale, perché si
ricordasse che a tavola si sta
anche per mangiare e si rendes-
se conto che un piatto di mine-
stra non può divenire una prova
convincente che l’eternità esiste
davvero. La sera, invece, la pre-
senza del papà consentiva qual-
che piccolo rituale, la possibilità
di coccolarci con un menù più
sfizioso, un po’ più di calma per
raccontare e raccontarci tutti
insieme. La certezza che tutto
questo avesse un senso l’abbia-
mo avuta qualche anno dopo:
quando ormai i ragazzi hanno
cominciato a uscire da soli e a
essere più autonomi, ci ha fatto
piacere verificare che comunque
cercavano, per quanto possibile,
di tornare a casa in tempo per il
pranzo e la cena. Era il segno di
una voglia concreta di conferma-
re un appuntamento ormai stabi-
le, che si esprimeva perfino con
la disponibilità ad aspettare che
fossimo finalmente tutti insieme
36 per mangiare. Ed è stato anche
bello, tante volte, avere qualche
ospite a tavola: segno di una
comunione che metteva insieme
l’intimità della famiglia, la confer-
ma di legami parentali già col-
laudati e l’accoglienza di nuove
relazioni.
᭿ Ora le cose sono molto più
complicate: i ritmi di studio e di
lavoro si sono accelerati; spesso
mi tocca cucinare con buon anti-
cipo e affidare al microonde il
compito di dispensare porzioni
senza coccole; oppure confezio-
nare e distribuire tristissimi pa-
nini e tramezzini che ognuno
consumerà fuori casa (è un pec-
cato che la società, sempre più,
ci consideri individui, lavorato-
ri, consumatori e non membri di
una famiglia con esigenze e
diritti). Ma, proprio perché è più
difficile ritrovarci, dopo manovre
infinite per riallineare i tempi e
gli impegni di ciascuno, è un po’
come vivere una liturgia festiva
dopo le corse e le ansie della
ferialità. E il fatto che ci si possa
incontrare soprattutto di domeni-
ca non fa che confermare come
sedersi insieme a tavola è –
anche se non sempre sappiamo
riconoscierlo – un dono della
grazia di Dio.
GENNAIO 2009 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
L’artista, classe 1912, di Caldarola
nel maceratese, ha studiato alla scuola
del Libro di Urbino. Iniziò presto la sua
attività di incisione, meritando diversi
importanti premi e riconoscimenti.
È morta il 12 agosto 1995.
ANNA MARAVIGLIA SANTANCINI
XILOGRAFANDO
L a tecnica della xilografia, inci-
sione di immagini su tavolette di
legno, si è imposta in un periodo
relativamente tardo rispetto alla
sua invenzione che si fa risalire al se-
colo VIII d.C. in Cina. In Europa è sol-
tanto con l’emergere della personalità
artistica di A. Durer e poi ancora nel
corso del Settecento che la xilografia
conosce i suoi periodi di maggior
splendore. In ambito italiano, nel No-
vecento venne costituita la Corpora-
zione degli xilografi, che diede impul-
so notevole alla sua promozione. Me-
ritano di essere ricordati Tranquillo
Marangoni e il “Maestro” Adolfo De
Carolis. Accanto a essi intendiamo se-
gnalare la marchigiana Anna Maravi-
glia Santancini. Ancor giovanissima,
esegue opere di un certo rilievo artisti-
co, grazie anche alla frequentazione
del Regio Istituto di Belle Arti per la
decorazione e l’illustrazione del libro
di Urbino. Inizia da allora una vera e
propria escalation artistica non priva
di riconoscimenti, come l’“Award of
Merit” nell’Annual Exhibition at Los
Angeles of the Bookplate Association
International e nel 1965 il 1° Premio
“Cantico delle Creature”, S. Damiano-
Assisi, per una serie di sei xilografie
che illustrano il Cantico di San Fran-
cesco.
>> Dopo aver affrontato con succes-
so numerose sfide professionali, sente
in maniera assai potente il richiamo
dell’ispirazione popolare, accentuata
dal forte legame che l’ha sempre sal-
data alla sua terra. Tale gusto, che tie-
ne conto anche degli elementi paesag-
gistici, prende decisamente corpo e
perfezione negli anni ’50 e ’60. In
questo periodo inizia anche la sua me-
ditazione sul tema del sacro che darà i
suoi frutti con “Le Stimmate” ispirate
al Cantico delle Creature di San Fran-
cesco, e alla Crocifissione del 1965
che presentiamo. Non inganni la scena
apparentemente povera di particolari:
la tensione emotiva che si percepisce
rimane altissima, ancor più alta se si
guarda all’effetto che scaturisce pro-
prio da questa tecnica, nella quale ven-
gono usati strumenti a pettine appositi
per graffiare il legno; qui è l’essenzia-
le che sovrasta il resto: il dolore estre-
mo di Gesù sembra ancora più acuito
dall’allungamento delle braccia e la
totale assenza di traccia ematica dal
busto non fanno che aumentare la sen-
sazione e la percezione di sofferenza
di un corpo svuotato, che ha dato tutto.
L’opera è rappresentata con mirabile
semplicità, ma di forte intensità emoti-
va: quelle lunghe braccia che assomi-
gliano a raggi tesi verso il cielo, quel
corpo scheletrico che guarda i perso-
naggi ai suoi piedi come a invitarli in-
dicando loro la nuova dimora nel
grembo del Padre. Il lungo palo verti-
cale, in contrasto con quello cortissi-
mo orizzontale è un altro elemento che
parla di altezze, di slancio oltre i mia-
smi della terra, per puntare a un’altra
patria che Cristo stesso annunciò: il
Regno del Padre.

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) Abbiate il coraggio di avere paura.
2) Gli “stilisti” erano le mode, non lo “stile”.
BS GENNAIO 2009

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
STATO VEGETATIVO
PERSISTENTE
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
Come trattare le
persone? Che cosa
soriali, sessuali e sfinteria-
li. In queste situazioni, so-
prattutto quando prolunga-
dovrebbe fare lo Stato?
te, l’appello a porre fine
(“staccare la spina”) è mol-
to forte. A volte sono i pa-
zienti stessi – quando posso-
Il dibattito bioetico su soggetti
umani lungodegenti si è acuito
notevolmente negli ultimi anni,
soprattutto dopo alcuni casi
no farlo – a chiederlo; a vol-
te l’hanno fatto esprimendo
le loro volontà attraverso un
precedente documento scritto
(testamento biologico o altre
eclatanti in Italia come all’estero.
Tribunali e corti si sono pronunciati,
direttive sanitarie); a volte
sono i parenti ad attestare tali
38 anche perché le leggi vigenti tendo-
volontà, quando il paziente è
no a salvaguardare la vita come va-
incosciente e non ha lasciato
lore indisponibile ai singoli e alla so-
cietà. I casi sono stati accomunati
scritti; altre volte, infine, sono
i parenti a chiedere ai tribunali
dalla situazione oggettiva di “peso”
il consenso per interrompere
per le famiglie e, a motivo dei costi,
per lo Stato. Si trattava, o si tratta, di
soggetti in stato vegetativo persisten-
queste vite in situazioni così
penose. Ma la domanda fonda-
mentale è: può l’uomo dispor-
te o con patologie irreversibili, alta-
re – a certe condizioni – della
mente invalidanti e assai dolorose.
propria o dell’altrui vita? Una
domanda conseguente è: che
STATO VEGETATIVO
vita è quella di un soggetto in-
E ALTRE SITUAZIONI
Lo stato vegetativo persistente
(PVS) è una condizione di danno
cerebrale severo, per cui i soggetti
sono passati dal coma a uno stato di
(“I principi del foro”, Honoré
Daumier 1856). Tribunali e corti
si sono pronunciati sulle questioni
riguardanti la bioetica, per
esempio intorno all’accanimento
terapeutico su soggetti in stato
vegetativo permanente.
capace di riprendersi e “appeso” a
una macchina, o in condizioni par-
ticolarmente dolorose? Tentiamo
alcune risposte.
veglia non consapevole, non rispon-
dono agli stimoli esterni (a volte so- si prolungano nel tempo, come la
lo a stimoli dolorosi). Non ci sono SLA, fortemente degenerativa, con
certezze sulla sua irreversibilità. Si perdita progressiva della capacità
è parlato anche di un uomo che in di deglutire, di articolare la parola,
Australia si è ripreso dopo anni, an- di controllo dei muscoli, fino a
che se si è parlato di possibile dia- compromettere in alcuni casi i mu-
gnosi errata. Se lo stato vegetativo scoli respiratori, per cui si esige la
non è persistente, i pazienti possono ventilazione artificiale. Non sono
emergere dopo alcune settimane. alterate le funzioni cognitive, sen-
Nei primi 6 mesi gli adulti hanno il
50% ed i bambini il 60% di chance
di recuperare la coscienza.
Altre situazioni sono legate a
malattie altamente invalidanti e che
Per accanimento terapeutico
s’intende il tentativo dei sanitari
di prolungare inutilmente la vita
di un paziente.
GENNAIO 2009 BS

4.9 Page 39

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prolunga inu-
tilmente uno
stato penoso al
paziente e alla fa-
miglia, oltre ad essere
gravoso dal punto di vista
Giovanni Paolo II affermava che
nei nostri contesti si fa sempre più
forte la tentazione di impadronirsi
economico. Il medico deve astener-
si dall’ostinazione in trattamenti da
cui non si possa fondatamente at-
della morte, procurandola
in anticipo. Egli l’ha attesa
con serenità e coraggio.
tendere un beneficio per la salute
La SLA (sclerosi laterale
amiotroifca) è una malattia
fortemente degenerativa. Uno dei
del malato. “Lasciar morire” è una L’INSEGNAMENTO
virtù non sempre facile.
DELLA CHIESA
casi più famosi al mondo è quello
del prof. Stephen Hawking,
inventore della teoria dei “buchi
neri”, forse il più grande scienziato
vivente, che nonostante l’assoluta
gravità del suo male, continua
a insegnare a Cambridge.
CURE DOVEROSE
Le situazioni gravi di stato vege-
tativo persistente o di SLA, di cui
sopra, possono spingere pazienti,
In questo senso afferma il Catechi-
smo della Chiesa Cattolica: “Potreb-
be anche verificarsi che il dolore pro-
lungato e insopportabile, ragioni di
ordine affettivo o diversi altri motivi
parenti e società a situazioni di stan- inducano qualcuno a ritenere di poter
chezza per la gravosità e per i costi, legittimamente chiedere la morte o
NO ALL’ACCANIMENTO
TERAPEUTICO
e di conseguenza acuire la domanda procurarla ad altri. Benché in casi del
di interrompere tutto e porre fine a genere la responsabilità personale
una situazione a volte giudicata non possa essere diminuita o perfino non
Per accanimento terapeutico s’in-
tende il tentativo del personale sani-
tario di prolungare inutilmente la
vita di un paziente di cui si hanno
sufficienti e documentate certezze
sulla prognosi infausta e sullo stato
attuale di non risposta. I criteri og-
gettivi perché si dia accanimento te-
rapeutico sono: l’inutilità o ineffica-
cia delle terapie; la penosità e gra-
vosità per il malato; l’eccezionalità
degli interventi, da considerarsi
sproporzionati rispetto al risultato
terapeutico. Il punto di-
rimente è comunque
l’inutilità o inefficacia
delle terapie e quindi la
mancanza di senso nel
continuare un intervento che
rispettosa della dignità delle perso-
ne. Ma altro è porre fine all’accani-
mento terapeutico o a cure, altro è
interrompere le cure doverose quali
l’alimentazione e l’idratazione (an-
che artificiali) dei pazienti coinvolti.
Interrompere tali cure significa pro-
curare la morte di quei soggetti per
mancanza di nutrizione. Esiste sem-
pre il diritto a non essere obbligato
a un trattamento inutile e gravoso,
ma nessuno può esigere che un altro
sopprima la propria esisten-
za, soprattutto se questo è
un medico che per voca-
zione e deontologia è
chiamato solo a curare.
Nessuno dovrebbe in-
tervenire direttamente
e di volontà per con-
cludere la sua vita (con
documento scritto) o
quella altrui (medico o
società). Il riconoscimen-
to di un “diritto” a darsi –
o dare – la morte implica
un’assolutizzazione della
volontà del soggetto, che
risulterebbe in contraddi-
zione con la dimensione
della relazionalità della
società.
sussistere, tuttavia l’errore di giudizio
della coscienza – fosse pure in buona
fede – non modifica la natura dell’at-
to omicida, che in sé rimane sempre
inammissibile”.
Anche Giovanni Paolo II afferma-
va che nei nostri contesti si fa sempre
più forte la tentazione di impadronir-
si della morte, procurandola in antici-
po e ponendo così fine alla vita pro-
pria o altrui. In realtà, “ciò che po-
trebbe sembrare logico o umano, vi-
sto in profondità si presenta assurdo
e disumano. Siamo qui di fronte a
uno dei sintomi più allarmanti della
‘cultura della morte’, che avanza so-
prattutto nelle società del benessere,
caratterizzate da una mentalità effi-
cientistica che fa apparire troppo one-
roso e insopportabile il numero cre-
scente delle persone anziane e debili-
tate. Esse vengono molto spesso iso-
late dalla famiglia e dalla società, or-
ganizzate quasi esclusivamente sulla
base di criteri di efficienza produtti-
va, secondo i quali una vita irrime-
diabilmente inabile non ha più alcun
valore” (Evangelium vitae).
Si va verso una legge in questo
campo? Il diritto alla vita non può
essere reso disponibile a nessun
soggetto, poiché i diritti fondamen-
tali sono di loro natura indisponibi-
39
Esiste il diritto a non essere
obbligato a un trattamento inutile
e gravoso, ma non il diritto a darsi
li. Perciò una legge in contrasto con
questo principio sarebbe illegittima
perché minerebbe alle radici i fon-
o dare la morte…
damenti del diritto.
BS GENNAIO 2009

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
SALVIAMO
LA BELLEZZA DELL’UOMO
di Severino Cagnin
Si celebra il 25
contro ogni discriminazione a danno stro tempo per capire il motivo
delle persone malate. Le offerte fi- profondo di una memoria come
gennaio la 56°
Giornata Mondiale
nanzieranno centri sanitari in India. quella proposta, un motivo che ci
Qui l’OMS registra una diminuzione tocca dentro: ogni persona, infatti, è
di nuovi casi di lebbra, da 630 nel portatrice di una bellezza, anzi l’av-
dei Malati di Lebbra.
La malattia è
2001 a 120 nel 2007, per merito venenza, l’armonia, la grazia costi-
dell’AIFO (Associazione Italiana tuiscono l’essenza della nostra uma-
Amici di Raoul Follerau). Però, il nità. La lebbra è una malattia carica
deturpante, eppur
guaribile. Nel mondo
problema è più esteso e difficile di di simbolismo, perché più di altre
quanto possa sembrare: la lebbra è priva la persona proprio della sua
guaribile, ma in condizioni igienico- armonia esteriore, della sua grazia e
globalizzato colpisce
40
ancora. Un nuovo
malato ogni giorno.
sanitarie normali. Invece, dove i po-
veri sono vittime della sporcizia, del-
la denutrizione e di gravi malattie, la
soluzione è diventata in pratica im-
possibile. L’AIFO perciò cura global-
induce i vicini a considerare il ma-
lato mutilato della sua stessa dignità
umana. Non si tratta di guarire il
corpo da piaghe, ma restituire a del-
le persone la possibilità e la gioia di
mente un gruppo, con barriere di iso- essere considerate ancora degne di
lamento, ottenendo risultati notevoli. vivere.
La Giornata dei Malati di Leb-
bra assume quest’anno un’im-
portanza maggiore del passato,
Nel 2007 i 338 821 casi diagnosticati
sono stati tutti trattati con la poliche-
mioterapia.
Una memoria
non come le altre
da quando fu istituita da Raoul
Follerau nel 1954: il 18 giugno 2008
il Consiglio delle Nazioni Unite per i
Diritti Umani ha approvato una di-
chiarazione di assoluto rilievo storico
Il volto umano
del malato
Anche in questa occasione siamo
chiamati a impiegare un po’ del no-
Il Papa ma anche il presidente
della Repubblica Giorgio Napolita-
no hanno espresso ufficialmente ap-
provazione e plauso per le iniziative
che si concretizzeranno a favore di
questa umanità dolente, forte, ahimè
ancora di milioni di ammalati. Nella
fascia di povertà assoluta, là dove si
vive con un dollaro al giorno, e le
condizioni igieniche non esistono
sono a rischio un miliardo e trecen-
to milioni di persone. Anche la RAI
offre il suo patrocinio; nomi celebri
ne sono i testimonial. Studenti e
medici saranno in piazza, nelle
scuole e parrocchie. È stato ricorda-
to in TV che “un giorno Gesù si tro-
vava in una città e un uomo coperto
di lebbra lo vide e gli si gettò ai pie-
di pregandolo: Signore, se vuoi,
puoi sanarmi. Gesù stese la mano e
lo toccò dicendo: Lo voglio, sii risa-
nato, e subito la lebbra scomparve
da lui” (Lc 5,12-13).
ٗ
GENNAIO 2009 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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IL GENIO
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
La donna è sempre più ridotta a oggetto
di piacere e perversioni. Ma non sono
poche le ragazze che prediligono la strada
della mercificazione del corpo per raggiungere
la propria affermazione.
Non avendo partecipa-
to a nessuno dei rea-
lity-show “scopri-ta-
>> Tra i molti brani del di-
sco, uno sembra riassumere
queste caratteristiche: Pop Porno,
lenti” di cui abbondano i pa-
non a caso scelto da Il Genio co-
linsesti mediatici, Gianluca
me singolo per lanciare l’album.
De Rubertis e Alessandra
Con rapidi versi viene additato il
Contini (in arte Il Genio) sem-
maschio che, pur all’interno di una
bravano destinati a rimanere
relazione, coltiva le proprie depra-
“invisibili” in mezzo alla folta
vazioni lasciando in secondo piano
schiera di aspiranti al succes-
sentimenti e profondità di rapporto.
so. Hanno colmato questo
“gap” con un video arguto e diver-
su collegamenti armonici ricerca-
Ma è messa in evidenza anche la
contraddizione di donne che, men-
41
tente che, diffondendosi tramite in- ti che, giocando sul gusto della tre denigrano tale atteggiamento, in
ternet e i canali tv specializzati, in sorpresa, le riempiono di fascino. fondo sembrano non volere altro
breve, li ha resi noti, facendo gua- Gli arrangiamenti, basati su suoni per sé. Sembra una denuncia e for-
dagnare loro il plauso del pubblico elettronici rinforzati qua e là dagli se lo è… Questo modo di atteg-
dal palato più raffinato. Le canzoni archi, sono ridondanti, voluta- giarsi è una ricerca di visibilità a
de Il Genio (nome del gruppo e ti- mente eccessivi e contribuisco- scapito, ahimè, di ogni moralità.
tolo del disco) sono un caleidosco- no in maniera determinante alla Oggi sembra che un comporta-
pio di citazioni più o meno colte, confezione di un prodotto dal- mento deleterio perché immorale
pervase da “humour” pungente e l’impronta “decadente”. Le voci, sia diventato normale e quindi po-
non di rado impertinente e condite infine, sono talmente connotate polare. È cambiato il mondo. Pec-
da un’ingenuità talmente esagerata da trasfigurare le parole che can- cato che “Il Genio” (si veda la can-
da essere palesemente finta e per- tano donando loro significati re- zone presente) descriva, fotografi,
ciò ancor più dissacrante.
moti: profonda, nobile e pacata ma non stigmatizzi né condanni.
quella di Gianluca; sottile, candi-
>> Le melodie hanno un sapore da e ammiccante quella di Ales- >> La levità della costruzione mu-
vagamente “retro” e viaggiano sandra.
sicale, il ritornello semplice ed
orecchiabile e l’interpretazione
“equivoca” stemperano il tema in
POP PORNO di Alessandra Contini - Gianluca De Rubertis
verità grave, riducendolo a una
sorta di gioco. Un gioco di parole,
Tu sei cattivo con me perché / ti svegli Porno Pop Porno Pop Porno Pop Porno appunto, che trasforma il “po’ por-
alle tre per guardare quei film un po’
porno
Tu sei cattivo con me perché / mi guardi
come se io fossi un’attrice un po’ porno
Porno Pop Porno Pop Porno Pop Porno
Porno
Ma quando viene sera / tu mi parli d’a-
more / e guardandomi negli occhi
mi fai sentire davvero una donna un po’
porno
no” in “pop porno”. E quel “pop”
si può intendere in due modi: co-
me “leggero” (in contrapposizione
all’“hard-porno”), quindi pornogra-
fia vissuta alla stregua di innocuo
Porno
Tu sei cattivo con me perché / ti piace
sognare quei tipi di donna un po’ porno
Tu sei cattivo con me perché / mi lasci da
sola e ti guardi quei film un po’ porno
Porno Pop Porno Pop Porno Pop Porno
Porno
divertimento anziché vizio; oppure
come “popular”, quindi pornogra-
fia diffusa, di molti, di massa.
In entrambi i casi, purtroppo,
non siamo troppo lontani dalla
realtà.
ٗ
BS GENNAIO 2009

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino, avente persona-
lità giuridica per Regio Decreto
13-1-1924 n.22, possono riceve-
re Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
per le Missioni, con sede in Tori-
no) a titolo di legato la somma di
… o titoli, ecc. per i fini isti-
tuzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
42
per le Missioni, con sede in Tori-
no) l’immobile sito in… per i fi-
ni istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o l’I-
stituto Salesiano per le Missioni,
con sede in Torino) lasciando ad
esso quanto mi appartiene a
qualsiasi titolo, per i fini istitu-
zionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
GENNAIO 2009 BS
I NOSTRI MORTI
ALIBRANDI sac. Giovanni,
salesiano,
† Pedara (CT), il 22/01/2005, a 71 anni
Don Giovanni fu un salesiano “per tutte le
stagioni”: un uomo semplice e genuino, sem-
pre disponibile, pronto a “tappare i buchi” do-
ve si creavano buchi. Il prete dei ragazzi: li
conquistava la sua bontà, il suo sorriso, la
sua disponibilità verso di loro, la delicatezza
nei loro confronti. I luoghi del suo apostola-
to erano quelli tipici di ogni salesiano, il cor-
tile e la chiesa, i suoi strumenti, la racchetta
da ping pong (era un vero campione) e il ro-
sario. Se n’è andato come un salesiano doc:
mentre era in cortile, stroncato da un infarto.
In molti lo ricordano ancora a quattro anni
dalla morte, con nostalgia.
RAVASIO sac. Bruno, salesiano,
† Milano, il 07/10/2007, a 68 anni
Nato nel 1931 a Bonate, al battesimo il par-
roco non voleva venisse chiamato “Bruno”,
come Giordano Bruno, eretico e scomuni-
cato, allora aggiunse Cristoforo, nome che
don Bruno ha sempre onorato. Nel 1947 en-
trò nel Noviziato Salesiano. Ricevette l’Ordi-
nazione Sacerdotale il 1° luglio 1958. Sino
al 1968 lavorò al centro salesiano di Arese,
tra i giovani in difficoltà, come educatore-in-
segnante. All’Università Cattolica si laureò
in filosofia e psicologia. Per anni ha inse-
gnato all’Istituto Superiore di Scienze Reli-
giose di Milano. Ad Arese aprì il Centro Psi-
codiagnostico e di Orientamento professio-
nale. Partecipò all’“Operazione Mato
Grosso”, conducendo una spedizione scien-
tifica presso la tribù degli Xavante. A Milano
S. Ambrogio nel 1968, diede inizio e orga-
nizzò il Centro di Psicologia Clinica ed Edu-
cativa. Fu un uomo di grande sapienza e
saggezza, che ha lasciato un’impronta in-
delebile nelle case dove ha esercitato il suo
ministero di insegnante, di educatore e di
sacerdote salesiano. Morì il 7 ottobre 2007,
festa della Madonna del Rosario. Lo ricor-
diamo a un anno dalla morte.
BELLU sac. Pasqualino, salesiano,
† Selargius (CA), il 07/07/2008, a 79 anni
È stato apprezzato docente nelle case sa-
lesiane di Arborea, s. Lussurgiu, Lanusei,
Cagliari. Direttore e preside a Faenza, Ar-
borea e Cagliari e docente universitario nel-
la Facoltà di Lettere (Storia Contempora-
nea) di Cagliari, dove si è fatto apprezzare
per la competenza, il tratto umano e l’at-
tenzione ai giovani. Ha fatto conoscere il
valore storico, civile, umano e cristiano del-
le missioni salesiane (specie quelle della
Patagonia) attraverso i lavori di tesi dei suoi
studenti. Ha dato alle stampe diverse ope-
re di taglio storico, con un’attenzione parti-
colare alle vicende della Sardegna, curan-
do anche alcuni opuscoli di storia della pre-
senza salesiana.
animando con le sue melodiose note la li-
turgia delle feste liturgiche e dei grandi
eventi parrocchiali. Testimone operosa del-
la carità cristiana, imitò Gesù soprattutto
nelle sofferenza. Spese la sua vita per la
famiglia e per la parrocchia lasciando un
perenne ricordo della sua presenza e un
grande vuoto nel cuore di tutti i familiari e
fedeli.
PASQUATO sac. Ottorino,
salesiano,
† Roma, il 21/01/2008, a 76 anni
Fino alla fine è rimasto attivo e pieno di pro-
getti. È morto durante una conversazione
per arresto cardiaco. Ottorino, ultimo degli
otto figli di una famiglia di gente semplice,
Cominciò nel collegio salesiano “Astori” di
Mogliano Veneto. Fece parte degli aspiranti
alla vita religiosa salesiana, poi chiese di es-
sere ammesso al noviziato. Nell’autunno del
1964 fu inviato a Roma per studiare Storia
della Chiesa presso la Gregoriana. La dis-
sertazione di dottorato fu pubblicata nella
collana della stessa Università Orientalia
Christiana Analecta. Con l’anno accademico
1979 iniziò la sua attività didattica presso l’A-
teneo Salesiano. Giovanni Paolo II lo nominò
Consultore della Congregazione della Cau-
se dei Santi. Un uomo buono, sereno e ser-
vizievole. Un’esistenza vissuta nell’insegna-
mento a generazioni di giovani confratelli.
Aveva una grande competenza scientifica
unita a una altrettanto grande semplicità e
modestia. Osservante e studioso, era sem-
pre pronto al dialogo. I suoi 76 anni li ha
riempiti di bene. È stata, la sua morte, una
grande perdita per l’Università Pontificia Sa-
lesiana.
ARI sr. Pierina,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
† Livorno, il 02/03/2008, a 94 anni
Cresciuta in una famiglia autenticamente cri-
stiana, conobbe lo spirito di Don Bosco e le
FMA attraverso il Bollettino Salesiano. Inse-
gnò nella scuola elementare e fu educatrice
di molte generazioni. Dotata di equilibrio,
saggezza e rettitudine, di modi gentili e de-
licati, è stata sempre una presenza stimata
ed amata, anche per il suo coraggio della
verità, che sapeva dire al momento oppor-
tuno, senza offendere.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”
MANNO sig.ra Giuseppina,
salesiana cooperatrice,
† Alcamo (TP), il 1°/10/2008, a 82 anni
La signora Giuseppina è stata una donna
straordinaria, cui la parrocchia, ma anche
tanta gente comune, devono molto. Ha fat-
to l’organista della sua chiesa, quella del-
le “Anime Sante”, ad Alcamo, per 60 anni,

5.3 Page 43

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MM iill
eessee Savina Jemina
GGEENNNNAAIOIO
ACQUE BIBLICHE
FIUME GIORDANO
Nel Vangelo di domenica 11 gen-
naio, si legge che Gesù “fu bat-
tezzato nel Giordano da Giovan-
ni” (Mc 1,9). Questo fiume è il
maggiore della Palestina: nasce
dal monte Hermon (2700 m; tra
Libano e Siria), attraversa il lago di
Genezaret (o di Galilea, o di Tibe-
riade), scorre lungo l’odierno con-
fine tra Israele, Giordania e Pale-
stina e sfocia nel mar Morto (408
m sotto il livello del mare). È lungo
320 km e non navigabile. Ha per
affluenti lo Iarmuk e lo Iabbok. Le
sue acque, preziose anche per
l’irrigazione e per la produzione di
energia elettrica, sono contese
tra gli Stati e il loro sfruttamento
ne ha ridotto la portata a meno
di 30 m cubi/sec, con conseguen-
te abbassamento del mar Morto
(in Giordania, il consumo pro-
capite di acqua è meno di un
terzo di quello israeliano). Nella
Bibbia il fiume è citato 207 volte e
la sua acqua è considerata puri-
ficatrice. Il profeta Eliseo, per
esempio, invita Nàaman l’Arameo
a bagnarsi sette volte per guarire
dalla lebbra (2 Re 5,10-14). Con il
battesimo di Gesù, diventa il fiu-
me della redenzione.
LUCI DAL MEDIO EVO
>> 13 gennaio 1080: Alberto da
Prezzate – che quattro anni prima
ha fondato il monastero di San
Giacomo di Pontida e che poi
sarà canonizzato – dona ai mona-
ci di Cluny il terreno dove costruire
il priorato di Sant’Egidio; il com-
plesso, situato nell’odierno comu-
ne di Sotto il Monte Giovanni XXIII
(Bergamo), oggi ospita il Centro
studi ecumenici, fondato dal no-
tissimo poeta padre David Maria
Turoldo.
>> 13 gennaio 1129: il Concilio di
Troyes (Francia) riconosce ufficial-
mente l’Ordine del Tempio (i tem-
plari) e approva la loro Regola,
ispirata da san Bernardo di Chia-
ravalle; la milizia era stata costitui-
ta a Gerusalemme da Ugo de
Payns nel 1118.
>> 17 gennaio 1235: papa Grego-
rio IX approva l’Ordine della Ver-
gine Maria della Mercede, fonda-
to da san Pietro Nolasco; i suoi
componenti, noti come Merceda-
ri, riscattavano gli schiavi e si pro-
ponevano eroicamente al loro
posto se il denaro non era suffi-
ciente, sino all’arrivo dell’importo
mancante.
>> 22 gennaio 1135: per volontà di
san Bernardo, per bonificare la zo-
na paludosa a sud di Milano, è
fondato il complesso monastico di
Chiaravalle (abbazia di Santa
Maria in Rovegnano), che vive se-
coli di splendore. Nel 1722, la “ter-
ra monasterii ” misura 654 ettari;
poi, a seguito delle leggi napoleo-
niche, l’abbazia è soppressa; nel
1861, il grandioso chiostro del Bra-
mante (1493) è demolito, ahimè,
per costruire la ferrovia Milano-
Genova; nel 1952, sono tornati i
cistercensi.
>> 30 gennaio 726: Abbone, signo-
re di Susa (Torino), inizia a costruire
l’abbazia di Novalesa; situata lun-
go la Via Francigena, ha impor-
tanza anche militare, tanto che
da lì Carlo Magno parte per at-
taccare i Longobardi; arriva ad
accogliere oltre cinquecento mo-
43 naci; è bruciata dai saraceni nel
906; dopo molte alterne vicende,
dal 1973 è affidata ai benedettini.
PRETI SCIENZIATI FRA’ AGOSTINO GEMELLI
Edoardo Gemelli nasce a
Milano il 18/01/1878, da padre
massone. Si laurea in medici-
na ed è premio Nobel nel
1906. Dall’esempio di un com-
pagno di scuola e di un fran-
cescano, oltre che
perché deluso dal
positivismo e dal
socialismo, nel 1903
entra in convento
a Rezzato (Brescia),
assumendo il nome
di fra’ Agostino. È
ordinato sacerdote
nel 1908. Fonda la
“Rivista di filosofia
neoscolastica”, poi “Vita e
Pensiero”. Consegue la spe-
cializzazione in istologia all’U-
niversità di Lovanio. Si dà alle
ricerche di psicologia speri-
mentale presso le Università di
Torino e di Monaco. Durante
la prima guerra mondiale,
opera come medico e sacer-
dote. Formula anche un
metodo per selezionare gli
aviatori, sulla base di parame-
tri come l’attenzione, le attitu-
dini psicomotorie e l’emotività
dei futuri piloti. Si occupa di
fonetica, biologia e
psicologia. Nel 1919
costituisce l’Istituto di
studi superiori “Giu-
seppe Toniolo” e da
questo, con l’appro-
vazione di Benedet-
to XV, l’“Università
Cattolica del Sacro
Cuore”. Inaugurata il
7 dicembre 1921,
sotto di lui passa da due a
nove facoltà, compresa quel-
la di Medicina a Roma (1958).
Nel ’37 è nominato presidente
della Pontificia Accademia
delle Scienze, poi membro del
Consiglio superiore della Pub-
blica Istruzione. Muore il 15
luglio 1959.

5.4 Page 44

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P P RIMA AGINA Serena Manoni
DON STEFANO OBERTO
MEDAGLIA D’ORO
AL VALOR MILITARE
Don Stefano, salesiano, gio-
vane professore di filoso-
fia a Valsalice, scoppiata
all’esone-
ro volle
seguire i
la guerra fu assunto come cap-
suoi alpini
pellano militare con il grado di
sul fronte russo
tenente “per esigenze di caratte-
dividendo con loro pericoli e
re eccezionale”, come recita il
sacrifici. Durante l’estenuante
“Notiziario Matricolare dell’Eser-
ripiegamento dal Don, benché
cito Italiano”. Aveva diritto all’e-
stremato dalle durissime fatiche,
sonero, ma preferì partire per il
diede luminose prove delle sue
44 fronte. Fu assegnato al “615
Ospedale Campo Cuneese”,
elevatissime virtù militari e cri-
stiane, portandosi sempre dove
destinato all’Albania, dove fu tra-
maggiore era il rischio, pur di
sferito al battaglione “Dronero”
assolvere al suo compito di
degli alpini. Rimpatriato, non
conforto agli alpini feriti e con-
volle lasciare il suo battaglione e
gelati. In fase critica seppe far
lo seguì nella “Campagna di
rifulgere il suo spirito eroico,
Russia” il 7 agosto del 1942. Fu
mettendosi di iniziativa alla
fatto prigioniero durante la ritira-
testa dei resti di un plotone
ta del Don e morì in prigionia nel campo 74 di rimasto senza comandante e lanciandosi decisa-
Oranki il 15 aprile 1943. Gli fu conferita la meda- mente al contrattacco di preponderanti forze
glia d’oro al Valor Militare il 5/3/1957.
nemiche. Caduto prigioniero dopo strenua lotta,
Ci limitiamo a trascrivere quanto il predetto “Noti- quando il battaglione esaurì ogni possibilità di
ziario” riporta al n° 127 del catalogo 1949:
resistenza, continuò nella sua opera benefica
durante le tragiche marce verso l’interno e, fra
1. Ha partecipato dal 20/12/1940 al 31/3/1941 col l’abbandono generale, valendosi del grande ascen-
615 Ospedale Campo e dal 1/4/1941 al 23/4/1941 dente che aveva sugli alpini, li incitò ad austera
col Battaglione Alpino “Dronero” alle operazioni di rassegnazione, ne lenì le sofferenze trasformandosi
guerra svoltesi alla frontiera greco-albanese.
in medico ed infermiere, ne condivise la dura sor-
2. Ha partecipato dal 7/8/1942 al 4/1/1943 alle te con stoica fermezza. Morì stremato dalle fatiche
operazioni di guerra svoltesi in Russia con il batta- e dai disagi nel campo di prigionia n° 74. Sacer-
glione “Dronero”.
dote esemplare e saldo combattente ha voluto, col
3. Ha titolo all’attribuzione dei benefici di cui sacrificio, concorrere a tenere in grande onore, in
all’articolo 6 del D.L. 4/9/1948 n° 137 per essere terra straniera, lo spirito eroico del soldato d’Italia:
stato prigioniero dei russi dal 4/1/1943 al 5/4/1943. fronte greco-albanese: dicembre 1940-aprile 1941;
4. Decorato della Medaglia d’oro al Valor Milita- fronte russo: settembre 1942-gennaio 1943.
re. Cappellano del battaglione alpini “Dronero”
magnifica figura di asceta e patriota, sul fronte Era nato a La Morra (CN) il 10/10/1908. Si è appe-
greco-albanese si prodigò con mirabile abnegazio- na concluso il 100° anniversario della sua nascita
ne e sprezzo del pericolo nella sua instancabile e il 60° della sua onorificenza, si badi bene, al
alta missione di assistenza morale. Rinunciando V.M. (valor militare!).
ٗ
GENNAIO 2009 BS

5.5 Page 45

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45
BS GENNAIO 2009

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
che non è riuscito a spiegare il
suo gesto, è stato arrestato e
rinchiuso in carcere. La bimba,
soccorsa da una donna della
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
polizia, è stata ricoverata con le-
sioni gravissime e in stato di co-
ma all’ospedale “Bambino Ge-
LA MAMMA
DI SVEVA
menticato: non comprendevo come
Dio, che vuole cose buone per i
suoi figli, potesse permettere che ci
sù”. Io terminai la novena il 31
luglio, ma non avendo appreso
altre notizie sullo stato di salute
Durante dieci anni di vita coniugale,
pur coltivando il grande desiderio di
avere un figlio, la mamma di Sveva
non è mai rimasta incinta. Final-
mente iniziò la prima gravidanza,
ma dopo pochi mesi subì un abor-
to spontaneo e questo si ripeté per
altre due volte. I medici dicevano
che in condizioni così problemati-
che sarebbe stato ben difficile per
lei riuscire a portare a termine una
gestazione; ma la signora Vitalba
non si rassegnava a rinunciarvi.
Casualmente vennero a conoscen-
za della sua situazione alcune suo-
re salesiane Oblate del Sacro Cuo-
re, che le offrirono l’abitino di san
Domenico Savio. Pur di riuscire a
realizzare il suo sogno, benché fos-
se allora lontana dalla pratica reli-
giosa, accettò di buon grado l’abiti-
no con l’annesso libretto di pre-
ghiere, l’indossò e imparò a recitare
capitasse una cosa del genere.
Mentre di notte ero accanto al suo
letto, notai uno splendore intorno al
suo capo e vidi sul suo volto una
pace come mai avevo notato, una
pace che mi contagiò e che ci aiutò
a passare attraverso questo amaro
dolore. Tuttavia quanto più riflettevo
su tutto ciò che ci accadeva, tanto
più, con il passare del tempo senti-
vo un forte risentimento contro Dio,
per il fatto che concede di avere fi-
gli a chi non li vuole, e li nega a chi
li desidera. Pur non essendo uomo
di chiesa, né attaccato a Dio, prima
di questo lo cercavo a modo mio;
ma dopo questo fatto lasciai di far-
lo. Trascorsero vari mesi e le cose
cambiarono, grazie anche al mi-
glioramento della nostra situazione
economica. Verso l’11 ottobre 2002
il dottore accertò che mia moglie
era nuovamente incinta. Fu questa
per noi una notizia amara e dolce:
Michele Rua.
SCARAVENTATA SUI
GRADINI DI MARMO
Il 23 luglio 2008 m’è venuta l’i-
spirazione di iniziare una nove-
na, invocando l’intercessione del
beato Michele Rua, affinché
salvasse dalla morte una bam-
bina di 4 anni, che qualche gior-
no prima, a Roma, era stata
sbattuta da suo padre sul basa-
mento di marmo del Vittoriano,
davanti all’Altare della patria. Il
fatto è apparso sulla cronaca dei
quotidiani, come su “Il Messag-
gero” del 22 luglio 2008. L’uomo,
della bambina, nell’incertezza
se continuare a pregare o so-
spendere la novena, la ricomin-
ciai protraendola fino al 5 agosto
2008. In quel giorno infatti seppi
che la bambina aveva lasciato
l’ospedale, si trovava fuori peri-
colo ed era stata portata in Fran-
cia, per incontrarsi con sua ma-
dre Fabienne. Anche altre per-
sone mi assicurarono che i
giornali avevano informato della
guarigione della bambina e del-
la sua partenza per la Francia.
La mia precisa intenzione fin
dall’inizio è sempre rimasta
quella di ottenere la guarigione
della bambina come grazia a fa-
vore della canonizzazione del
beato Michele Rua, verso il qua-
le ho sempre avuto grande am-
mirazione e stima.
J. M. S. , Roma
il rosario. La gravidanza fu molto amara perché faceva riemergere il
difficile: la sua bambina, il cui parto trauma d’aver perso il primo figlio;
era previsto a novembre 2006, nac- dolce per la nuova condizione eco-
specialisti si può ignorare la sua
que il 27 luglio 2006. Pesava solo nomica che mi faceva sperare per il
volontà.
600 grammi. I medici temevano che meglio. Ci affidammo a un dottore
non sarebbe sopravvissuta, ma specialista per i casi ad alto rischio,
PREGHIERA
constatando poi la sua voglia di vi- il quale dopo varie analisi ci rassi-
Signore, prima di tutto ti chiedo
46 vere, si sono in seguito ricreduti. curò circa il processo regolare del-
Anche nell’incubatrice dovevano la gravidanza e ci diede molta fidu-
perdono per aver dubitato di Te,
di averti rinnegato e negato. Vo-
sorvegliarla in continuazione a mo- cia. Ma un giorno mia moglie mi fe-
glio dirti che ero diventato cieco,
tivo della sua irrequietezza. Uscì dal ce chiamare: era apparso ancora
ma grazie alla tua bontà, mi hai
reparto di neonatologia in novem- un lieve flusso di sangue, che la ob-
aperto gli occhi.
bre, continuando a crescere senza
problemi e conservando la vivacità
dimostrata alla nascita. La mamma
di Sveva e i nonni ringraziano san
Domenico Savio di questa grazia.
bligò a stare a riposo assoluto. Il 4
gennaio 2003 il flusso divenne for-
te, tanto che, portata davanti al dot-
tore, questi ci disse che tutto era
andato perduto. Io non riuscivo a
moglie invece cominciò a pregare
con molta fede e speranza. Il 14
febbraio 2007 mi annunciò che
era incinta. Io non le credetti, anzi
non volli crederle, poiché non in-
Ti prego, Signore, per le anime
di questi angeli che ti sei porta-
to via, forse perché hai visto che
non avevamo bisogno di loro in
questo momento e che non era-
D’Angelo Vitalba, Paceco (TP) capire perché mai Dio ci sottomet- tendevo sopportare tutto quel vamo ancora preparati.
tesse a prove così dure e angu- dramma patito le altre volte e le ri- Ti ringrazio, Signore, per aver
stianti. Con il trascorrere del tempo sposi che era impossibile, poiché posto tanta gente buona sul no-
NOTIZIA DOLCE
E AMARA
Siamo da sei anni una coppia di
sposi. Dopo un mese di vita coniu-
gale mia moglie si trovò incinta. Ne
fummo felici, poiché desideravamo
molto avere un figlio. Un giorno mia
moglie mi manifestò il desiderio di
farsi visitare dal dottore, poiché no-
tava un piccolo flusso di sangue. Il
dottore la sottopose a un’ecografia
in seguito alla quale ci fu comuni-
cato che il feto era morto. Per noi fu
un dolore indescrivibile. Portai mia
moglie all’ospedale perché le prati-
cassero la raschiatura. Mentre lei
soffriva intensamente, io cominciai
a pensare che Dio ci avesse di-
il rapporto con mia moglie, pur non
venendo meno l’amore reciproco,
andò peggiorando, poiché non sa-
pevamo come uscire da questa si-
tuazione. Ricordo che vedendo
qualche mio amico o altra persona
in compagnia del proprio foglio, pro-
vavo invidia e sentivo ribellione con-
tro Dio. Dato che i dottori ci assicu-
ravano che non potevamo avere un
figlio, pensammo di adottarne uno.
Un giorno mia moglie accusando
dei disturbi, si fece visitare dal me-
dico, il quale diagnosticò otto cisti
nelle ovaie e dichiarò che non era
possibile la gravidanza senza la
previa eliminazione delle cisti. Non
potendo noi sostenere le spese di
un tale intervento, vi rinunciammo.
Intanto le cisti rimasero, finché una
di queste raggiunse la misura di ot-
to centimetri. Fu a quell’epoca che
mia zia Gabriella regalò a mia mo-
glie una medaglietta di san Dome-
le cisti non le erano state tolte. Il
dottore la esaminò e mi manifestò
il suo stupore dicendomi che le ci-
sti erano sparite e al loro posto
c’era un piccolo essere che si sta-
va sviluppando. Aggiungo che il
medico che assistette mia moglie
è un medico generico. Quando
uno di essi scopre un caso di gra-
vidanza deve affidarlo a un gine-
cologo; cosa che il medico non fe-
ce. Disse che voleva essere lui a
seguire la gravidanza; e io credo
che fu per la questione di non aver
saputo spiegare la sparizione del-
le cisti. Mia moglie dal momento
che ebbe la medaglia non cessò
di pregare. Durante la gravidanza
non apparve nessuna complica-
zione. Il giorno della nascita del
bambino io ero nell’ospedale.
Sentii un grande desiderio d’en-
trare in cappella. Quando entrai,
sentii una grande vergogna e non
stro cammino, affinché si potes-
se realizzare il prodigio di avere
il frutto del nostro amore; e ti
prometto che mentre ci doni la
vita, noi faremo di questo nostro
figlio, che ci hai donato, un uo-
mo buono e unito a Te.
Ti ringrazio per la fede che hai
dato a mia moglie, perché pre-
gasse Domenico Savio e gli
chiedesse d’intercedere per noi,
affinché potesse realizzarsi il
miracolo della vita che ci hai
concesso.
Finalmente Ti ringrazio per la fi-
ducia che hai infuso in me, af-
finché io guidi questa famiglia
meravigliosa che ci hai conces-
so di formare. Amen.
Acuña Norzagaray Ricardo
Antonio, Anda Perez Haydee
e il piccolo Acuña Anda Ricardo
Antonio (Messico)
nico Savio con un libretto della sua potei far altro che sedermi e dire
vita. Le raccomandò che pregasse al Signore: “Quanto sei grande
M. D. Mazzarello Laura Vicuña
GENNAIO 2009 BS
con fede, affinché le concedesse la
grazia di partorire un figlio. Tutto
questo per me non aveva nessun
senso, poiché io avevo lasciato la
religione [ogni pratica religiosa]. Mia
per quanto m’hai dato”. Mi sono
accorto che ciò che Lui fa, lo fa
per qualche motivo, e non dobbia-
mo domandargli il perché. Inoltre
né con il denaro, né con i migliori
Ptfrlii’eiericrmnnhedlaiaietccesopatneuzaitboossbenidlneipezcdolaaletezrrlieàolnecnotoaetmemprnieeeto.otnnt.eoSrsnuei

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IN PRIMO PIANO
redazionale
Don
DINO COLUSSI
Classe 1929.
Missionario in India da 60 anni.
Con lui altri tre fratelli salesiani
e una sorella FMA, hanno scelto
l’India come terra del loro
apostolato.
Don Dino da dove arriva questo suo amore per l’India?
Già da piccolo mi affascinavano i racconti di Salgari sui misteri
dell’India. Dalla nipote dello scrittore ho saputo che erano veri, egli si
informava dai marinai di Chioggia o di Venezia. Così, volendo fare il
missionario, ho scelto l’India.
E qual è stata la sua prima meta?
Proprio l’ex Bengala dei racconti di Salgari. A Shillong sono stato
ordinato sacerdote nel 1954 da monsignor Stefano Ferrando, poi sono
passato a Krishnagar e ci sono rimasto per 40 anni. L’India mi ha affa-
scinato.
Che cosa ricorda di più dell’India?
L’attaccamento della gente a chi le fa del bene. Non ti dimenticano
più. È questo che ti fa amare quella grande nazione, nonostante alcune
gravi intemperanze di certi estremisti. La considero ormai la mia pa-
tria, qui hanno lavorato e sono morti tre miei fratelli salesiani, missio-
nari come me, come anche mia sorella, Figlia di Maria Ausiliatrice.
Che cosa ha fatto in particolare per la gente?
Ho fatto il missionario prima di tutto. Ho cercato di far conoscere
Gesù. Poi però ho fatto anche qualcosa di più concreto. Per esempio
ho messo in piedi una fabbrica di inscatolati che ha dato lavoro a più
di 150 persone, e che forniva addirittura l’esercito indiano. L’ho vista
necessaria e l’ho fatta.
Con i soldi di chi?
Una benefattrice mi ha dato 88 mila dollari. Nota che eravamo nel
1982. Anche per questo il presidente Ciampi nel 2002 mi ha conferito
l’onorificenza di “Grande Ufficiale della Solidarietà Italiana”.
E che fine ha fatto?
Beh, non era mio compito fare l’imprenditore. Mi sono dunque riti-
rato dall’impresa, che però più tardi è stata chiusa.
Ora?
Ora sono rimasto l’unico italiano dell’ispettoria di Nuova Delhi e
sono incaricato dei contatti con l’Italia. Se Dio vorrà ci resterò com’è
mio grande desiderio.
MARIUCCIO
La faccenda si è conclusa
bene, ma stava per finire in
tragedia. È andata così. Quella
sera Mariuccio, nove anni e
qualche mese, riceve nel suo
cellulare (perché mai gli
avranno regalato già un cellu-
lare a quell’età?) un messag-
gio: “Se vuoi un bel giochino,
fermati alla stazione e agita
per un po’ il tuo telefonino con
il braccio alzato”. Il piccolo
che è già a letto non dice nien-
te a mamma e papà. La matti-
na il padre parte prima di tutti
– come sempre – per recarsi al
lavoro, la mamma deve fare
una commissione nei pressi
della scuola e decide di ac-
compagnare lei il figlio senza
aspettare l’autobus (che fa tap-
47
pa anche alla stazione). Ma-
riuccio in macchina è imbron-
ciato: “Beh, che hai?”. “Mi hai
fatto perdere il giochino”, e
racconta dell’sms. Alla mam-
ma si rizzano i capelli. Il gior-
no dopo due eventi interessano
la famiglia di Mariuccio. Pri-
mo: alla stazione è stato arre-
stato un pedofilo che adescava
via sms! Secondo: tra strilli e
pianti a Mariuccio viene se-
questrato il cellulare. Se ne ri-
parlerà durante gli anni della
scuola media.
BS GENNAIO 2009

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
FMA
di Graziella Curti
Le borse di Tucum
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli
Don Bosco il musical
CHIESA
di Silvano Stracca
Quadrigesimo anno di Pio XI
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Nella valle San Ignacio