I NOSTRI SANTI
che non è riuscito a spiegare il
suo gesto, è stato arrestato e
rinchiuso in carcere. La bimba,
soccorsa da una donna della
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
polizia, è stata ricoverata con le-
sioni gravissime e in stato di co-
ma all’ospedale “Bambino Ge-
LA MAMMA
DI SVEVA
menticato: non comprendevo come
Dio, che vuole cose buone per i
suoi figli, potesse permettere che ci
sù”. Io terminai la novena il 31
luglio, ma non avendo appreso
altre notizie sullo stato di salute
Durante dieci anni di vita coniugale,
pur coltivando il grande desiderio di
avere un figlio, la mamma di Sveva
non è mai rimasta incinta. Final-
mente iniziò la prima gravidanza,
ma dopo pochi mesi subì un abor-
to spontaneo e questo si ripeté per
altre due volte. I medici dicevano
che in condizioni così problemati-
che sarebbe stato ben difficile per
lei riuscire a portare a termine una
gestazione; ma la signora Vitalba
non si rassegnava a rinunciarvi.
Casualmente vennero a conoscen-
za della sua situazione alcune suo-
re salesiane Oblate del Sacro Cuo-
re, che le offrirono l’abitino di san
Domenico Savio. Pur di riuscire a
realizzare il suo sogno, benché fos-
se allora lontana dalla pratica reli-
giosa, accettò di buon grado l’abiti-
no con l’annesso libretto di pre-
ghiere, l’indossò e imparò a recitare
capitasse una cosa del genere.
Mentre di notte ero accanto al suo
letto, notai uno splendore intorno al
suo capo e vidi sul suo volto una
pace come mai avevo notato, una
pace che mi contagiò e che ci aiutò
a passare attraverso questo amaro
dolore. Tuttavia quanto più riflettevo
su tutto ciò che ci accadeva, tanto
più, con il passare del tempo senti-
vo un forte risentimento contro Dio,
per il fatto che concede di avere fi-
gli a chi non li vuole, e li nega a chi
li desidera. Pur non essendo uomo
di chiesa, né attaccato a Dio, prima
di questo lo cercavo a modo mio;
ma dopo questo fatto lasciai di far-
lo. Trascorsero vari mesi e le cose
cambiarono, grazie anche al mi-
glioramento della nostra situazione
economica. Verso l’11 ottobre 2002
il dottore accertò che mia moglie
era nuovamente incinta. Fu questa
per noi una notizia amara e dolce:
Michele Rua.
SCARAVENTATA SUI
GRADINI DI MARMO
Il 23 luglio 2008 m’è venuta l’i-
spirazione di iniziare una nove-
na, invocando l’intercessione del
beato Michele Rua, affinché
salvasse dalla morte una bam-
bina di 4 anni, che qualche gior-
no prima, a Roma, era stata
sbattuta da suo padre sul basa-
mento di marmo del Vittoriano,
davanti all’Altare della patria. Il
fatto è apparso sulla cronaca dei
quotidiani, come su “Il Messag-
gero” del 22 luglio 2008. L’uomo,
della bambina, nell’incertezza
se continuare a pregare o so-
spendere la novena, la ricomin-
ciai protraendola fino al 5 agosto
2008. In quel giorno infatti seppi
che la bambina aveva lasciato
l’ospedale, si trovava fuori peri-
colo ed era stata portata in Fran-
cia, per incontrarsi con sua ma-
dre Fabienne. Anche altre per-
sone mi assicurarono che i
giornali avevano informato della
guarigione della bambina e del-
la sua partenza per la Francia.
La mia precisa intenzione fin
dall’inizio è sempre rimasta
quella di ottenere la guarigione
della bambina come grazia a fa-
vore della canonizzazione del
beato Michele Rua, verso il qua-
le ho sempre avuto grande am-
mirazione e stima.
J. M. S. , Roma
il rosario. La gravidanza fu molto amara perché faceva riemergere il
difficile: la sua bambina, il cui parto trauma d’aver perso il primo figlio;
era previsto a novembre 2006, nac- dolce per la nuova condizione eco-
specialisti si può ignorare la sua
que il 27 luglio 2006. Pesava solo nomica che mi faceva sperare per il
volontà.
600 grammi. I medici temevano che meglio. Ci affidammo a un dottore
non sarebbe sopravvissuta, ma specialista per i casi ad alto rischio,
PREGHIERA
constatando poi la sua voglia di vi- il quale dopo varie analisi ci rassi-
Signore, prima di tutto ti chiedo
46 vere, si sono in seguito ricreduti. curò circa il processo regolare del-
Anche nell’incubatrice dovevano la gravidanza e ci diede molta fidu-
perdono per aver dubitato di Te,
di averti rinnegato e negato. Vo-
sorvegliarla in continuazione a mo- cia. Ma un giorno mia moglie mi fe-
glio dirti che ero diventato cieco,
tivo della sua irrequietezza. Uscì dal ce chiamare: era apparso ancora
ma grazie alla tua bontà, mi hai
reparto di neonatologia in novem- un lieve flusso di sangue, che la ob-
aperto gli occhi.
bre, continuando a crescere senza
problemi e conservando la vivacità
dimostrata alla nascita. La mamma
di Sveva e i nonni ringraziano san
Domenico Savio di questa grazia.
bligò a stare a riposo assoluto. Il 4
gennaio 2003 il flusso divenne for-
te, tanto che, portata davanti al dot-
tore, questi ci disse che tutto era
andato perduto. Io non riuscivo a
moglie invece cominciò a pregare
con molta fede e speranza. Il 14
febbraio 2007 mi annunciò che
era incinta. Io non le credetti, anzi
non volli crederle, poiché non in-
Ti prego, Signore, per le anime
di questi angeli che ti sei porta-
to via, forse perché hai visto che
non avevamo bisogno di loro in
questo momento e che non era-
D’Angelo Vitalba, Paceco (TP) capire perché mai Dio ci sottomet- tendevo sopportare tutto quel vamo ancora preparati.
tesse a prove così dure e angu- dramma patito le altre volte e le ri- Ti ringrazio, Signore, per aver
stianti. Con il trascorrere del tempo sposi che era impossibile, poiché posto tanta gente buona sul no-
NOTIZIA DOLCE
E AMARA
Siamo da sei anni una coppia di
sposi. Dopo un mese di vita coniu-
gale mia moglie si trovò incinta. Ne
fummo felici, poiché desideravamo
molto avere un figlio. Un giorno mia
moglie mi manifestò il desiderio di
farsi visitare dal dottore, poiché no-
tava un piccolo flusso di sangue. Il
dottore la sottopose a un’ecografia
in seguito alla quale ci fu comuni-
cato che il feto era morto. Per noi fu
un dolore indescrivibile. Portai mia
moglie all’ospedale perché le prati-
cassero la raschiatura. Mentre lei
soffriva intensamente, io cominciai
a pensare che Dio ci avesse di-
il rapporto con mia moglie, pur non
venendo meno l’amore reciproco,
andò peggiorando, poiché non sa-
pevamo come uscire da questa si-
tuazione. Ricordo che vedendo
qualche mio amico o altra persona
in compagnia del proprio foglio, pro-
vavo invidia e sentivo ribellione con-
tro Dio. Dato che i dottori ci assicu-
ravano che non potevamo avere un
figlio, pensammo di adottarne uno.
Un giorno mia moglie accusando
dei disturbi, si fece visitare dal me-
dico, il quale diagnosticò otto cisti
nelle ovaie e dichiarò che non era
possibile la gravidanza senza la
previa eliminazione delle cisti. Non
potendo noi sostenere le spese di
un tale intervento, vi rinunciammo.
Intanto le cisti rimasero, finché una
di queste raggiunse la misura di ot-
to centimetri. Fu a quell’epoca che
mia zia Gabriella regalò a mia mo-
glie una medaglietta di san Dome-
le cisti non le erano state tolte. Il
dottore la esaminò e mi manifestò
il suo stupore dicendomi che le ci-
sti erano sparite e al loro posto
c’era un piccolo essere che si sta-
va sviluppando. Aggiungo che il
medico che assistette mia moglie
è un medico generico. Quando
uno di essi scopre un caso di gra-
vidanza deve affidarlo a un gine-
cologo; cosa che il medico non fe-
ce. Disse che voleva essere lui a
seguire la gravidanza; e io credo
che fu per la questione di non aver
saputo spiegare la sparizione del-
le cisti. Mia moglie dal momento
che ebbe la medaglia non cessò
di pregare. Durante la gravidanza
non apparve nessuna complica-
zione. Il giorno della nascita del
bambino io ero nell’ospedale.
Sentii un grande desiderio d’en-
trare in cappella. Quando entrai,
sentii una grande vergogna e non
stro cammino, affinché si potes-
se realizzare il prodigio di avere
il frutto del nostro amore; e ti
prometto che mentre ci doni la
vita, noi faremo di questo nostro
figlio, che ci hai donato, un uo-
mo buono e unito a Te.
Ti ringrazio per la fede che hai
dato a mia moglie, perché pre-
gasse Domenico Savio e gli
chiedesse d’intercedere per noi,
affinché potesse realizzarsi il
miracolo della vita che ci hai
concesso.
Finalmente Ti ringrazio per la fi-
ducia che hai infuso in me, af-
finché io guidi questa famiglia
meravigliosa che ci hai conces-
so di formare. Amen.
Acuña Norzagaray Ricardo
Antonio, Anda Perez Haydee
e il piccolo Acuña Anda Ricardo
Antonio (Messico)
nico Savio con un libretto della sua potei far altro che sedermi e dire
vita. Le raccomandò che pregasse al Signore: “Quanto sei grande
M. D. Mazzarello Laura Vicuña
GENNAIO 2009 BS
con fede, affinché le concedesse la
grazia di partorire un figlio. Tutto
questo per me non aveva nessun
senso, poiché io avevo lasciato la
religione [ogni pratica religiosa]. Mia
per quanto m’hai dato”. Mi sono
accorto che ciò che Lui fa, lo fa
per qualche motivo, e non dobbia-
mo domandargli il perché. Inoltre
né con il denaro, né con i migliori
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