Bollettino_Salesiano_200804

Bollettino_Salesiano_200804

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Mensile - Anno CXXXII - nr. 4
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 4/2008
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Aprile 2008

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STRENNA 2008
di Pascual Chávez Villanueva
EDUCARE
CON IL CUORE DI DB
UN SERVIZIO
EDUCATIVO/PASTORALE
“ All’ educatore si chiede serietà nel proprio lavoro
e vigilanza mentale. Egli deve prendere atto di tutte le correnti
che influiscono sui giovani e aiutarli a valutare e a scegliere [...] (come se vedesse l’Invisibile), si
Non basta sapere, bisogna comunicare. Non basta comunicare, traduce in preghiera e azione, in
bisogna comunicarsi. Chi comunica una nozione ma non si
comunica insegna ma non educa [...] Bisogna amare ciò che
comunichiamo e colui al quale comunichiamo.” 1
mistica e ascesi. In questo modo
serve per la santificazione sia del-
l’educatore sia dei giovani. Gesù
vuole condividere con loro la sua
vita, e lo Spirito Santo si fa presen-
te in essi per costruire la comunità
Più delle opere interes-
sano le persone a cui
siamo inviati e a cui
genza, ma anche il cuore. umana e cristiana. Educatori e gio-
Per questo, come educatori, vani coincidono nello stesso cam-
dobbiamo valorizzare la mino di santità. Per questo si deve
2
dobbiamo dare risposte
valide dal punto di vista
nostra vocazione educati- accettare la sfida di essere,
va in tutta la sua dignità. mediante l’educazione, missionari
educativo e pastorale. Per
Bisogna essere veramente dei giovani d’oggi. Il servizio che
Don Bosco “i giovani erano
in forma per affrontare la offre l’educazione salesiana è com-
i suoi padroni” da conosce-
“problematica educativa” pleto, integrale, poiché tiene conto
re e salvare. La formazione
come una sfida alla nostra di tutte e ciascuna delle dimensioni
è, dunque, la prima esigenza
capacità professionale e non della persona, cercando il bene
della sua vocazione e missione,
come una scusa che ci blocca, totale del giovane “qui e per l’eter-
perché si deve essere in forma – con la rinuncia ai nostri compiti edu- nità”, l’onesto cittadino e il buon cri-
dal punto di vista educativo, religio- cativi. La “qualità” della vita quotidia- stiano così come si esprime nel tri-
so e pastorale – di fronte a qualsiasi na deve essere la piattaforma privi- nomio: Salute, Sapienza, Santità .
situazione in cui possono trovarsi i legiata della formazione.
Questo servizio educativo è valido
giovani. Perché il servizio educativo
per tutti. È concepito per la massa
sia di qualità occorre investire in >> Per chi fa l’ educatore per e per ciascuno in particolare, per
persone, risorse e tempo nella for- vocazione, l’atto educativo è “il qualunque ambiente e qualsiasi
mazione degli agenti; e occorre for- luogo privilegiato dell’incontro con situazione educativa, dato che i
mare non solo la mente e l’intelli- Dio”2. Non si tratta, quindi, di un principi e le tecniche che lo reggo-
momento marginale nella sua vita. no possono essere praticati da
Lo stare con i giovani è lo spazio educatori comuni che possiedano –
spirituale e il centro pastorale della questo sì – una profonda persona-
vita dell’educatore secondo il cuore lità cristiana e siano dotati di gran-
di Don Bosco. Se questo centro di de carità pastorale verso gli alunni.
unità si sgretola, rimane aperto lo
spazio ai protagonismi, agli attivi- >> Don Bosco, uomo pratico,
smi o agli intuizionismi che costitui- sapeva che la bontà di qualunque
scono una tentazione insidiosa per metodo educativo si misura dalla
le istituzioni educative. La carità capacità di motivare gli scoraggiati,
pastorale è il motore della spiritua- di ricuperare quelli che hanno getta-
lità educativa che è frutto di sforzo, to la spugna, di offrire alla società,
dedizione, riflessione, ricerca e di come onesti e competenti professio-
cura continua e vigilante; ma affon- nisti, quei ragazzi che egli raccoglie-
da le sue radici nell’unione con Dio va per le strade e le piazze, esposti
ai pericoli propri di una grande città.
Più delle opere interessano
le persone a cui siamo inviati.
Il suo metodo prepara uomini per
una vita profondamente umana

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Lo stare con i giovani è lo spazio
spirituale e il centro pastorale
della vita dell’ educatore secondo
il cuore di Don Bosco.
mediante una professione, utile a se
stessi e alla società. Don Bosco era
educatore sempre: in cortile, in
refettorio, in aula, in laboratorio, in
cappella. Per questo la proposta
educativa salesiana non è circoscrit-
ta ad alcune strutture. Il fatto educa-
tivo è un rapporto tra persone e
questo è possibile tanto in ambienti
educativi istituzionali come nel tem-
po libero per i giovani. Anima e cor-
po, individuo e società, cultura e
salute fisica: tutto è preso in consi-
derazione in questa concezione
educativa, adatta a tutti gli ambienti,
a tutti i contesti geografici, sociali,
religiosi, a qualsiasi tipo di soggetti
e specialmente a tutti gli educatori
che aspirino sinceramente al bene
dei giovani. Possiamo concludere
dicendo che il servizio educativo e
pastorale si realizza in una pluralità
di forme, determinate dai bisogni di
coloro a cui ci si dedica. Sensibili ai
segni dei tempi e attenti alle esigen-
ze del territorio e della Chiesa, rin-
noviamo le nostre strutture con
creatività e flessibilità costanti, cer-
cando di essere dappertutto missio-
nari dei giovani, portatori del Vange-
lo alla gioventù d’oggi. L’educatore
salesiano è sempre figlio di Don
Bosco che si dichiarava pronto a
qualunque cosa, anche a “togliersi il
cappello davanti al diavolo” 3, pur di
salvare l’anima dei suoi giovani.
1 J.E. VECCHI, Spiritualità Salesiana, ELLEDI-
CI, 2001, p. 136 passim.
2 Cfr. ‘ Atti del Capitolo Generale 23° ’, n. 95.
3 MB XIII, p. 415.
Aprile 2008
Anno CXXXII
Numero 4
Mensile - Anno CXXXII - nr. 4
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 4/2008
In copertina:
Si pensa alle grandi
questioni etiche e
purtroppo si sono perdute
di vista quelle piccole;
eppure sono proprio
i piccoli gesti quotidiani
a formare lentamente
una personalità etica.
Foto: Fabiana Di Bello
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Aprile 2008
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Quo vadis Europa? (17)
di Silvano Stracca
CASA NOSTRA
14 Regolamento e... fine animazione
di Martina Crivello
VIAGGI
18 Il senso dell’Altrove
di Giancarlo Manieri
MISSIONI
20 Vietnam
di Giovanni Eriman
INSERTO CULTURA
23 WLP come un granello di senape
di Salvatore Putzu
FMA
28 Appuntamento al Café Mozart
3
di Maria Antonia Chinello
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
http://biesseonline.sdb.org
O SALESIANO
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
e-mail: <biesse@sdb.org>
Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO - ONLUS
Ccb 3263199 - Banca Intesa - Fil. Roma 12
CIN P - ABI 03069 - CAB 05064
Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS APRILE 2008

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RIBALTA
di Alessandra Mastrodonato
G IOVANI
SETE DI VERITÀ
Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Che senso ha la mia vita?
Quale posto per me nel mondo? Domande di noi giovani
per sapere la verità.
NNon possiamo fare a meno,
soprattutto in certi momenti
particolari della nostra vita, di porci
una serie di domande sul senso del
nostro esistere e, quando questi
interrogativi affiorano con
domande, facendosi guidare dal
desiderio e dalla sete di conoscenza.
Chiedere, dubitare, porre e porsi
domande non è, infatti, sintomo
di curiosità infantile, ma di ricerca e
di profondità, dal momento che la
prepotenza dall’intimo del nostro ricerca vive di dubbi, di confronti, di
essere, non ci bastano delle risposte luce chiesta ed accolta, ogni giorno.
qualunque: vogliamo sapere come In un certo senso si può dire che la
le cose stanno in realtà. Vogliamo ricerca ambisce a diventare dito che
la verità. Tutta la nostra vita, in indica il cielo, nella consapevolezza
effetti, non è altro che una continua
dell’inadeguatezza del dito
e incessante ricerca, un itinerario
e dell’immensità del cielo.
verso la conoscenza e il senso, Noi giovani del terzo millennio siamo
attraverso il quale ci sforziamo di fare
quindi particolarmente affamati
chiarezza nella nostra esistenza, di verità, costantemente alla ricerca
di trovare il nostro posto nel mondo,
di costruirci una rotta e dei punti
5 di parole di verità, con tutta la
difficoltà di trovarle in una società
di riferimento che ci permettano che, per uno strano paradosso, pur
di orientarci di fronte alle sfide etiche
essendo prodiga di parole,
del presente e alle domande di senso
è incapace di soddisfare la nostra
che la vita ci pone dinanzi. Se questo fame di verità, restituendo alle parole
è vero per tutti, lo è soprattutto per
la loro forza creativa e la loro
noi giovani che avvertiamo un
capacità di esprimere il vero. Il
bisogno insopprimibile di verità,
bisogno di verità è, dunque,
una viscerale e salutare inquietudine
un’esigenza assolutamente
che ci porta ad andare oltre noi stessi fondamentale e inderogabile con la
verso l’Assoluto.
quale ogni giovane, ogni uomo, si
Ma quali sono gli strumenti con cui ci
trova prima o poi a fare i conti, nel
è dato di attrezzarci, incamminandoci
suo desiderio di andare oltre le
lungo questo percorso di ricerca?
ovvietà, le apparenze, le ipocrisie.
Senza dubbio a guidarci in questo
Già, perché – non è mai superfluo
viaggio – che è poi un viaggio fuori e, ricordarlo – la verità ha anche e prima
al tempo stesso, dentro di noi – è la
di tutto un indubbio potere
nostra intelligenza (l’intelligenza è, liberante: “la verità vi renderà liberi”,
appunto, la facoltà di “leggere
e questo è vero anche quando la
dentro”, da intus legere), la nostra
verità ci appare scomoda e
capacità di riflessione sistematica
sgradevole. È allora necessario che
sulla realtà circostante, la possibilità noi giovani impariamo per prima cosa
di esplorazione costruttiva del reale.
a non aver paura di una verità che
Ma la razionalità da sola non basta. spesso, per la sua carica dirompente
Se è vero che si conosce veramente e rivoluzionaria, ci spaventa, al punto
solo ciò che si ama, allora la ricerca che in tante situazioni le preferiamo
della verità ha bisogno anche tutta una serie di rassicuranti falsità e
di passione, di entusiasmo,
compromessi. Ma è altrettanto
di coinvolgimento affettivo; in altre
indispensabile capire che la fedeltà
parole, è necessario imparare a alla verità la si misura non soltanto sul
guardare il mondo con simpatia e con
piano del dire, bensì anche, e direi
stupore, innamorandosi della realtà
soprattutto, sul piano del fare, nel
che vogliamo conoscere. senso che non è sufficiente “dire” la
Del resto, forse più importante del
verità, ma bisogna prima di tutto
trovare le risposte è il porsi le
“farla”, cioè “viverla”.
BS APRILE 2008

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LETTERE AL DIRETTORE
delle cose nuove e diverse, o Leonia espelle roba più ne no? Il Papa ha rinunciato “per
non piuttosto l’espellere, l’al- accumula (c.s.); le squame opportunità” [...]
lontanare da sé, il mondarsi del suo passato si saldano in
d’una ricorrente impurità. Cer- una corazza che non si può
Vitaliano, Lecce
to è che gli spazzaturai sono togliere; rinnovandosi ogni Caro Vitaliano, su con la vi-
accolti come angeli, e il loro giorno la città conserva tutta ta! La sua enormità rappre-
compito di rimuovere i resti se stessa nella sola forma de- senta una percentuale mini-
dell’esistenza di ieri è circon- finitiva: quella delle spazza- ma dei docenti della Sapien-
dato d’un rispetto silenzioso, ture d’ieri che s’ammucchia- za che sono 4500 più 5000
come un rito che ispira devo- no sulle spazzature dell’al- tecnici e amministrativi. Lei
zione [… ]. Dove portino troieri e di tutti i suoi giorni e sa il motivo della censura
ogni giorno il loro carico gli anni e lustri. Il pattume di (l’hanno scritto): perché il
S spazzaturai nessuno se lo Leonia a poco a poco invade- 15/03/1990 (badi alla data!)
PAZZATURA. Egre- chiede: fuori dalla città, cer- rebbe il mondo, se sullo ster- Ratzinger disse: “ Il processo
gio direttore, [...] siamo to; ma ogni anno la città s’e- minato immondezzaio non della Chiesa contro Galileo
dell’Interland napoletano, spande, e gli immondezzai stessero premendo, al di là fu ragionevole e giusto” . No-
quello pieno di spazzatura, devono arretrare più lontano; dell’estremo crinale, immon- ti, è una citazione di Karl
abitiamo in una zona dove l’imponenza del gettito au- dezzai d’altre città [… ]. For- Feyesabend, filosofo austria-
l’immondizia ci distrugge sia menta e le cataste s’innalza- se il mondo intero, oltre i co della scienza. Quindi i 60
le strade che i polmoni [… ] no, si stratificano, si dispie- confini di Leonia, è ricoperto (in realtà 67) luminari citano
Ci domandiamo spesso che gano su un perimetro più va- da crateri di spazzatura [… ]. una citazione, senza rendersi
razza di civiltà sia la nostra sto. Aggiungi che più l’arte Ce n’è abbastanza per medi- conto (perché non hanno let-
che pure è considerata così di Leonia eccelle nel fabbri- tare seriamente sulla nostra to il resto) che il Papa voleva
elevata. Come andrà a finire care nuovi materiali, più la civiltà… dell’immondizia. dire esattamente l’opposto di
il genere umano che inventa spazzatura migliora la sua
quello che loro “ pensavano”
I sempre nuove medicine per sostanza, resiste al tempo, al-
allungare la vita è produce le intemperie, a fermentazio-
sempre più pattume per ac- ni e combustioni. È una for-
volesse dire. “ Ecco il giudi-
L PAPA ALLA SA- cio uman come spesso erra” ,
PIENZA. Caro direttore, direbbe l’Ariosto. I sapiento-
6 corciarla?
tezza di rimasugli indistrutti- [...] sono stati ben 60, una ni della Sapienza si sono di-
Carmelo, Assunta,
Elena, Torre A.
bili che circonda Leonia, la
sovrasta da ogni lato come
un acrocoro di montagne. Il
enormità, i docenti che hanno
firmato di non volere papa
Ratzinger alla Sapienza [...].
mostrati affatto sapienti, loro
che dovrebbero insegnare
agli studenti a non estrapola-
risultato è questo: che più Si è in rotta, come cattolici, o re frasi senza averne indaga-
Non lo so, cari amici, non lo
to il contesto... Bella figura!
A so. La spazzatura è il para-
dosso della modernità. Vi
ppelli
scrivo un pezzo di Italo Cal-
In quell’occasione il Papa
disse anche: “ La fede non
cresce a partire dal rifiuto
vino, guarda caso sulla spaz-
zatura della immaginaria
città di Leonia. Può servire,
non solo a me e a voi, come
“ meditazione” (la trovate
anche su Internet in versione
integrale). “Sui marciapiedi,
avviluppati in tersi sacchi di
plastica, i resti di Leonia
d’ieri aspettano il carro dello
spazzaturaio. Non solo i tubi
di dentifricio schiacciati,
lampadine fulminate, giorna-
li, contenitori, materiali d’im-
ballaggio, ma anche scalda-
bagni, enciclopedie, pia-
noforti, servizi di porcellana:
più che dalle cose che ogni
giorno vengono fabbricate
vendute comprate, l’opulenza
di Leonia si misura dalle cose
che ogni giorno vengono but-
tate via (sottolineatura del r.)
per far posto alle nuove. Tan-
to che ci si chiede se la vera
passione di Leonia sia davve-
ro, come dicono, il godere
Sono Ovidiu e ho 27 anni.
Vorrei corrispondere con ra-
gazze dai 18 ai 30 anni.
Scopo amicizia e scambio
idee. Risposta assicurata.
Ovidiu Rusu, Via Pianezza
300, 10151 Torino.
Sono una signora di 40
anni che ha l’hobby di colle-
zionare santini, cartoline dei
santi e non, pagelline, calen-
dari tascabili e francobolli.
Gradirei scambiarli. Bruni
Maria Pia, Piazza Adda 6,
63040 Caselle di Maltigna-
no (AP).
Mi chiamo Daniela e ho
43 anni. Cerco nuove ami-
cizie che durino nel tempo,
basate sulla sincerità, one-
stà, fiducia, rispetto e dia-
logo. Vi aspetto numero-
si… Risposta assicurata.
Galli Daniela, Via San Vi-
gilio 23/B/15, 20142 Mila-
no.
Mi chiamo Vittorio, ho 25
anni e sono siciliano. Vorrei
corrispondere con ragazze
della Sicilia per instaurare
nuove amicizie. Vittorio
Cinardi, Via Niscemi 26,
93012 Gela (CL), Tel.
340/3609237.
Sono Michele, un giovane
di 39 anni di Chieti provin-
cia. Vorrei corrispondere
con lettori/trici con i quali
formare una sincera amici-
zia. Contattatemi all’indiriz-
zo: henryyoung@lycos.it.
Ho 35 anni e mi piacerebbe
corrispondere con ragazzi per
una sincera amicizia. Sono
religioso e vivo a Torino. Ri-
sponderò a tutti. Telefonatemi
al 335/61.01.524, Giovanni.
della modernità” . Ma le cita-
zioni “ pro scienza” di questo
Papa sono innumerevoli. Sa
qual è la verità? Scoccia a
degli anticlericali ottocente-
schi che un prelato – per di
più Papa – osi parlare da
professore e... mostri di sa-
perne quanto e più di loro.
Ma il Papa ha rinunciato.
Hanno vinto i laicisti? (non
laici, badi). No. Semplice-
mente hanno avuto paura! Mi
sento di plaudire a Giuliano
Ferrara, laico non laicista,
che ha indetto una “ veglia
laica” di solidarietà al Papa,
colpito dalla intolleranza di
chi dovrebbe essere tolleran-
te per definizione. Se questi
sono i guru della democrazia,
c’è da piangere! A me pare
che alla Sapienza sia stata
rinnegata la sapienza! All’u-
niversità hanno contraddetto
l’universalità . I 67 professori
non hanno nemmeno tenuto
APRILE 2008 BS

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conto che l’atto di fondazione Egregio signore, il Signore è ligente o il governo non è il
dell’Università dove tengono signore di tutti, buoni e catti- peggiore di tutti i governi (a
le loro lezioni è una bolla pa- vi, atei e credenti, cristiani e tal proposito pare che siano
pale del 20/03/1303 e il fon- buddisti, tomisti e marxisti, di questo parere anche le or-
datore è Bonifacio VIII. Pa- democristiani e comunisti, in- ganizzazioni internaziona-
pa! Beh, stavolta Benedetto nocentisti e forcaioli... Se no, li di controllo tipo Moody’s,
con il suo gesto nobile di ri- che Signore è ? Dio non esiste ecc.). Ma questa non è la di-
nuncia ha restituito lo perché l’hanno inventato i fesa di un governo che non
schiaffo che il suo predeces- cristiani, esiste “ in sé e per c’è più . È solo un ragionare,
sore s’è preso – vero o mora- sé ” , e dunque è Dio di tutti: per dire quanto gli uomini,
le che sia – da Sciarra Colon- di quelli che lo vogliono, ma come tali, siano fallibili, sotto
na ad Anagni. Si sono anche anche di quelli che – affari qualunque bandiera militino.
scordati, i 67, che il presiden- loro! – non lo vogliono. È ve- Sottoscrivo l’ultima sua fra-
te Ahmadinejad, considerato ro che Caselli ha studiato dai se: “ È vero che non c’è limite
un finanziatore del terrorismo salesiani, e precisamente a alla stoltezza umana!” .
internazionale, ha potuto par- Valsalice, dove si sono for-
lare all’Onu, assemblea uni-
versale dei popoli per la pace
e la giustizia, mentre uno che
parla di pace, e giustizia, non
può entrare alla Sapienza,
l’antico “ Studium Urbis” , il
cui nome d’origine, Sapien-
mati altri ben noti professio-
nisti, ma i salesiani non gli
hanno detto di essere comuni-
sta né a Sandro Pertini di es-
sere socialista, né a Zacca-
gnini di essere democristiano,
né a Rocco Buttiglione di es-
G ESÙ ROMANZA-
TO. Egregio direttore,
[...] Il prof. di religione è un
prete un po’ anziano. L’altro
giorno nella mia classe ha
tuonato contro tutti quelli che
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
A CASA TUA tia, si riferiva, guarda caso, sere centrista, a Vittorio romanzano Gesù [...]. Ma mi
alla “ Divina Sapientia” . Ep- Sgarbi di essere quel che è , a faccia capire: che male c’è?
pure alla Sapienza hanno in- Berlusconi di fondare Forza Mica si va contro di Lui? È
vitato uno come Valentino Italia, a Mussolini di fondare anche un modo per farlo co-
Rossi (senza alcuna offesa il fascismo (sì , anche costoro noscere, no?
per il nostro simpatico cen- sono exallievi salesiani!). Il
tauro) e hanno chiuso le por- che quanto meno vuol dire
Lidia, Verona
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
te a un professore del calibro che l’educazione salesiana è Beh, se lo si fa conoscere
di Ratzinger! Hanno anche di tipo “ aperto” , che lascia come hanno fatto Brown e
dimenticato che a uno dei lo- l’allievo libero di scegliere il non pochi altri, è molto me-
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
ro guru, Voltaire, si attribui-
sce la celebre frase: “ Mi bat-
terò fino alla morte perché tu
possa dire il contrario di quel
che penso!” . Il mio parere? I
67 hanno fatto della Sapienza
la sede dell’insipienza. E lo-
ro, i paladini della libertà
con il codazzo di una ottanti-
na di studenti ne hanno con-
dizionati più di 150 mila. Alla
faccia della libertà.
C ASELLI E... AN-
DREOTTI. Caro diret-
tore, [...] ho letto che il giudi-
ce Caselli è stato a scuola dai
Salesiani: “Se riconosco Gesù
come Signore, lo devo ai sa-
lesiani”, ha detto. Ma può un
comunista riconoscere Gesù
come Signore? [...]. È stato
anche il grande accusatore di
Andreotti [...] che fu assolto.
[...] Caselli avrebbe dovuto ri-
tirarsi in un monastero e fare
penitenza, invece ha progre-
dito in carriera [...]. Non c’è
limite alla stoltezza umana!
Giovanni, Siena
suo destino politico. Inculca-
re i valori, infatti, non signifi-
ca indicare un partito.
Quanto ad Andreotti, è diffi-
cile sapere che cosa avesse in
mano Caselli, come pubblico
ministero, per sostenere le
accuse all’uomo politico più
noto d’Italia e rispettato a li-
vello internazionale. Quella
vicenda può anche essere
considerata una gaffe dell’il-
lustre giudice: anche i mi-
gliori sbagliano! E questo
serve a dimostrare a loro
stessi, prima di tutto, che l’in-
fallibilità non è cosa di que-
sto mondo. Ma, caro signore,
se tutti quelli che sbagliano
dovessero “ ritirarsi” in un
monastero, avremmo le città
deserte e i monasteri moltipli-
cati a tal punto da ricoprire
tutte le montagne del mondo,
ammesso e non concesso che
i monasteri siano ubicati solo
sui monti.
Se poi Andreotti, l’intelligen-
te, ha votato per il “ peggior
governo, ecc.” , due sono le
cose: o Andreotti non è intel-
glio che resti sconosciuto.
Perché , vedi, non si può av-
vilire la verità fino a falsifi-
cazioni blasfeme. Però , cara
Lidia, ti basti il giudizio di
uno che non puzzava certo
di sacrestia, si tratta del
poeta austriaco Franz Wer-
fel, ebreo di religione, con-
temporaneo di altri scrittori
ebrei come Kafka e Buber
(fatti spiegare dal prof. di
storia chi sono costoro).
Egli scrive dunque: “ In un
ambito così puro (come
quello del maestro di Gali-
leo n.r.d.) un fantasticare
senza freni io lo detesto co-
me una oscenità, e ogni li-
bertà poetica senza un soli-
do fondamento mi sembra
sconsideratezza anti-artisti-
ca e offensiva” . Riflettici be-
ne e... riscrivimi se qualcosa
ti cruccia ancora.
Nbnssnlcouuieucnotoasecitraeaieimlmnè ltauposrtort.teaiesPdtapolalreolozapslvioteoapvsttenuspeidbeerbebe.rilrsleCpieocemnpearauzovlnibeeo-ea-.-
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
BS APRILE 2008

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& IN ITALIA
NEL MONDO
PISANA, ROMA
e svantaggiati, promuovendo i del dottor Giovanni M. Flick, dalla relazione sui “diritti
loro diritti”. Uno spettacolo ex guardasigilli e attuale vice- umani”, della dott.ssa Carola
ben congegnato e ben condot- presidente della Corte Costi- Carazzone, dalla splendida li-
SPIRITUALITÀ
to, “Il grido dei giovani”, ha tuzionale, dalla relazione del turgia preparata e animata da
SALESIANA
introdotto le giornate, arric- Rettor Maggiore, dai seminari don Guido Novella e dalla
chite dalla relazione del prof. di approfondimento di suor magistrale conclusione del
Tre giornate dense e comples- don Juan José Bartolomé, bi- Maria G. Caputo, da varie te- Rettor Maggiore. Don Chá -
se quelle intitolate “Spiritua- blista, segretario del Rettor stimonianze, da laboratori vez ha parlato di “emergen-
lità della Famiglia Salesiana” Maggiore, dalla testimonianza coordinati da suor M. Trigila, za educativa”, di educazione
tenute alla Pisa-
e cultura, di Si-
na nella seconda
stema Preventivo
metà di gennaio
e Diritti Umani,
2008. Una parte-
preannunciando
cipazione entu-
per il prossimo
siasta e numero-
gennaio un gran-
sa (la più nume-
de incontro sul
rosa delle 26 edi-
tema. Il clima:
zioni, con oltre
festoso come in
300 partecipanti
ogni assise sale-
in rappresentan-
siana, ma seria-
za di 18 dei 23
mente impegnato
gruppi ufficiali
con un pizzico di
della FS). Sugge-
preoccupazione,
stivo e secondo
poiché i tempi
carisma il tema:
sono educativa-
Educhiamo con
mente difficili e
il cuore di Don
il lavoro per e
Bosco per lo svi-
con i giovani de-
8
luppo integrale
della vita dei
ve essere sup-
portato da una
giovani, soprat-
preparazione ade-
tutto i più poveri
guata.
TORRE ANNUNZIATA,
ITALIA
LA BIMBA
PIÙ BUONA
Napoli... e dintorni non sono
solo “monnezza”. È a Torre
Annunziata la bimba più
buona d’Italia. Si chiama
Vittoria, 10 anni, 1ª media.
Accudisce la mamma malata
di tumore e due fratellini di
6 e 7 anni. Fa la spesa, puli-
sce casa... e a scuola è bra-
vissima. Meritava un pre-
mio. E lei ha chiesto come
unico premio quello di rive-
dere suo papà, detenuto nel
carcere di massima sicurez-
za di Volterra. Un desiderio
impossibile. Ma la sua ri-
chiesta semplice, sgorgata
da un animo candido, ha
vinto i meccanismi burocra-
tici e, in via del tutto ecce-
zionale, il papà glielo hanno
portato da Volterra a Napoli
Poggioreale e da qui a Torre
Annunziata per riabbraccia-
re la famiglia e soprattutto
lei, Maria Vittoria. Giudici e
poliziotti commossi: la pic-
cola ha dato a tutti lezione
di bontà!
PISANA-ROMA,
ITALIA
VESCOVO N. 117
Don Tarcisio Scaramussa, da
sei anni Consigliere Generale
per la Comunicazione Sociale
della Congregazione Salesia-
na, il 23 gennaio 2008 è
stato eletto vescovo
ausiliare di San
Paolo del Brasi-
le. Di ascenden-
za italiana, don
Tarcisio è nato
in Brasile 58
anni fa. Divenu-
to salesiano, è
stato direttore in
varie case, vica-
rio ispettoriale e
ispettore della
provincia
salesiana di
Belo Ho-
rizonte. A
San Paolo lo attende una mis-
sione difficile: una città di 11
milioni di abitanti con tutti i
pregi e i difetti di una megalo-
poli. Il 60% della popolazione
è di ascendenza italiana, ma
l’agglomerato urbano ospita
tantissime etnie e religioni. Il
cattolicesimo raggiunge quasi
il 70% dei residenti. La popo-
lazione è servita e guida-
ta apostolicamen-
te da circa 350
preti diocesani,
1550 religio-
si, 1480 suore
e 280 parroc-
chie. Una del-
le sei zone pa-
storali in cui è
divisa San Pao-
lo sarà il campo
di lavoro di don
Tarcisio, cui
il BS augu-
ra un fe-
condo apo-
stolato.
APRILE 2008 BS

1.9 Page 9

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redazionale
“ PRIMI PASSI SUL
SENTIERO SCOUT” &
“ DEL NOSTRO
MEGLIO”
di Romano Nicolini
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
“Primi passi sul sentiero
scout” e “Del nostro meglio”,
due sussidi (il primo è un li-
bretto, il secondo un dvd)
semplici, chiari, esatti. Il pri-
mo è un tascabile 10ϫ15 di
52 paginette, una specie di
vademecum che presenta le
nozioni fondamentali dello
scoutismo Agesci, i suoi sim-
boli, i suoi distintivi, la sua
struttura organizzativa e i 3
canti principali: della pro-
messa, dell’addio e Madon-
na degli scout. Il dvd in 35
minuti spiega le radici, i valo-
ri, le attività dello scoutismo
cattolico e le tappe educative
nel percorso scout.
A TIMOR EST
IL RICORDO DEI DUE NOBEL
La Repubblica di Timor Est ha voluto ricorda-
SOVERATO, ITALIA
re, don Pascual Chá vez, nel
mese dedicato al santo dei gio-
re lungo il corso dell’anno trascorso 2007, i due
maggiori protagonisti della sua indipendenza, i
vani, ha presenziato la com- premi nobel per la pace Ramos Horta e il sale-
9
DA 100 ANNI
memorazione della fondazione siano monsignor Carlos Ximenes Belo con due
PRESENTI
alla presenza di molti salesiani, emissioni filateliche, un francobollo da 25 centa-
del sindaco della città, dei ra- vos con il mezzo busto del professor Horta e
I salesiani festeggiano cent’an- gazzi della scuola e dell’orato-
ni di apostolato a Soverato, cit- rio, di autorità e di popolo. Al
tadina balneare calabrese, poco Rettor Maggiore la Giunta co-
più di 10 mila abitanti, “perla munale ha conferito la cittadi-
uno da 5 centavos con il mezzobusto di monsi-
gnor Belo.
L’evento è stato portato a termine allo scadere
dello Jonio”. L’opera è com- nanza onoraria come ricono- del decimo anniversario del conferimento del
posta da parrocchia, oratorio, scenza per l’impegno educati- prestigioso premio ai due indimenticati perso-
scuola media, ginnasio, liceo vo e scolastico profuso in 100 naggi.
classico. Fu il beato don Mi- anni dai salesiani. Da parte sua
chele Rua, primo successore di don Chá vez ha ribadito, a no-
Don Bosco, che il 10 maggio me della comunità, la rinnova-
1908 collocò la prima pietra. ta sollecitudine per l’educazio-
Quest’anno, il nono successo- ne dei giovani del territorio.
Il giurista Jasé Ramos Horta, fondatore del
Movimento per l’indipendenza di Timor Est, suc-
ceduto nel maggio 2007 al carismatico Banana
Gusmao, ha dovuto fronteggiare la situazione
conflittuale che ancora affligge il suo piccolo
Paese, non avvezzo alla democrazia, e con
nemici esterni che ancora soffiano sul fuoco per
contrastarne o quanto meno ritardarne la pacifi-
cazione.
Il vescovo Belo, a sua volta, vera spina nel
fianco di Giacarta, tanto coraggioso e loquace
con il suo popolo ai tempi della rivoluzione per
l’indipendenza, quanto schivo e avaro di parole
con la stampa, dopo aver raggiunto lo scopo,
un po’ per la sua malferma salute (ha subito
quattro operazioni) e un po’ per il carattere
naturalmente schivo, si è ritirato dalla vita pub-
blica, rientrando al suo Paese natale, il Porto-
gallo. La pace vera, ha dichiarato più di una vol-
ta, sta nello sradicamento dell’ingiustizia.
BS APRILE 2008

1.10 Page 10

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Troviamo nel BS dell’aprile di 100 anni fa la
notizia dell’attentato che il 1° febbraio 1908
uccise re Carlos di Portogallo e suo figlio Luigi
Filippo. In seguito alle sue continue assenze,
chi lo sostituiva alle redini del regno aveva
istituito un regime dittatoriale e lo scontento
serpeggiava nel popolo. Salì al trono il
secondogenito Manuel, con il nome di Manuel
II. Fu l’ultimo re del Portogallo. Dopo di lui
s’instaurò la repubblica. Scrive il BS:
SE NON VUOI
ROVINARE
TUO FIGLIO...
di Maria Pia Saladino
e Nino Sammartano
Un libro decisamente attuale
oggi in cui troppi genitori so-
no smarriti e non sanno che
cosa fare. Il volume parla at-
traverso esempi, due in ogni
capitolo: il primo presenta
una situazione concreta, che
ha come protagonisti mam-
ma, papà e figlio/a in un con-
testo che può verificarsi in
ogni casa giornalmente, il se-
condo ci ragiona sopra per
trovare atteggiamenti educati-
vi capaci di risolvere la pro-
blematica descritta dal fatto
contingente appena narrato.
Chi scrive sono due genitori.
Ambedue insegnanti di mate-
rie letterarie e con grande
esperienza tra i giovani. Alla
fine di ogni capitolo un riqua-
dro propone “saggezza in pil-
lole”: brevi parole scritte da
educatori sperimentati. Tra
gli altri anche Don Bosco.
10
Gli alunni delle scuole professionali di S. Giuseppe
non vollero essere gli ultimi nel rendere un affet-
tuoso tributo di suffragi e compianto alle Auguste
Vittime dell’esecrando attentato del I febbraio. Nel-
la loro qualità di cantori ordinari della Reale Cap-
pella Das Necessidades ebbero tosto il permesso di
poter compiere in forma solenne il loro mestissimo
omaggio. Pertanto la mattina del 7 febbraio, primo
venerdì del mese, in cui essi secondo il solito com-
pivano la pia pratica mensile detta dell’Esercizio
della Buona Morte, col loro vessillo abbrunato si
recarono in corpo alla Cappella Reale. Quivi l’I-
spettore D. Pietro Cogliolo celebrò la S. Messa che
essi ascoltarono riverenti, e distribuì a tutti la S.
Comunione. Le loro preghiere vennero tutte offerte
in suffragio delle Auguste Vittime. E non è a dire
con qual fervore abbiano pregato i bravi giovanetti,
pieni come sono di riconoscenza per la Reale Fa-
miglia e pieni come erano di commozione nel tro-
varsi dinanzi le urne che racchiudevano le spoglie
mortali degli Augusti Defunti! Dalla tribuna assi-
stevano commossi alcuni gentiluomini e dame di
Corte.
Faccia Iddio che il delicato e spontaneo omaggio –
come tornò di grande conforto al cuore delle Augu-
ste Regine e dello stesso giovane Re, Don Manuel
II, che portano un grande affetto all’Opera di D.
Bosco – sia pur tornato di santo sollievo al povero
Re D. Carlo e al Principe Don Luigi Filippo!
APRILE 2008 BS
SINNAI, ITALIA/
SARDEGNA
UN ORATORIO
RISORGE
Chi ha detto che non esistono
giovani cristiani doc? Chi ha
detto che i giovani sono indif-
ferenti, poco impegnati, un
po’ anarcoidi? Un gruppo di
giovani che vogliono chia-
marsi “Amici di Don Bosco
a Sinnai (grosso borgo del ca-
gliaritano di quasi 15mila abi-
tanti, vivacissimo, con asso-
ciazioni culturali, musicali,
sportive, di volontariato, fol-
cloristiche, teatrali, ecc.), ha
fatto rivivere l’oratorio Don
Bosco presso la parrocchia di
sant’Isidoro. Sanno di avere
un compito non facile, ma
sanno anche che è un’attività
splendida capace di coalizza-
re in magnifiche iniziative le
forze vive del paese. Ai co-
raggiosi giovani il BS augura
ampio successo.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE
giusto!”. La voce
di Alice adesso è
rotta dalle lacrime.
E GLI ALTRI (11)
Divagazioni (mica tanto!) su questioni non facili
per i nostri giovani: responsabilità e rinunce
>> Forse non è
giusto... Ma la
vita è fatta anche
di imprevisti. Di-
ventare adulti si-
gnifica anche as-
sumersi delle re-
sponsabilità e do-
O ggi è il compleanno di Fabio, la fiamma
di Alice, e lei ha passato parte del pome-
riggio a cercare il regalo giusto per lui.
ver fare delle ri-
nunce, e tu, mi
sembra che vo-
Lui stasera ha invitato tutta la classe in pizzeria e glia essere trat-
lei è emozionata al pensiero che siederà al suo tata da grande.
fianco davanti a tutti i loro amici. Apre la porta e Comportati di
trova la casa avvolta nel buio. “Mamma!”, chia- conseguenza.
ma ad alta voce, cominciando a girare per le Capisco che pos-
stanze. “Sono qui, Alice!”. Una voce flebile vie- sa dispiacerti
ne dalla stanza da letto dei genitori. “Mamma, non andare a un compleanno
che fai a letto a quest’ora?”. “Niente, Alice, ho ma non mi sembra una tragedia. Vedrai che lui,
solo un po’ di mal di testa e non posso prendere il tuo Fabio, capirà e magari sabato prossimo
11
analgesici. Adesso mi passa. Speriamo!”, rispon- potrete andare a mangiare una pizza... Anzi, fac-
de mamma Stefania con un sorriso tirato. “Vuoi ciamo così, ve la pago io la cena. E adesso smet-
che prepari qualcosa per cena per te e papà?”. tila di fare la bambina. Ti chiedo questo favore,
Non c’è bisogno, ho preparato il minestrone da adulto ad adulto. E non far pesare questa cosa
stamattina e ci sono degli affettati. Vai a farti bel- alla mamma. Lei ti dirà di andare... Tu le dirai
la per la festa di stasera”. “Va bene, allora se non che non saresti tranquilla a lasciarla sola e che
hai bisogno di niente, mi vado a preparare”. passeresti comunque una brutta serata”. “Va
D’accordo e… stai tranquilla!”.
bene… ”, risponde Alice sconsolata. Intanto si
guarda allo specchio: le sembra di essere carina
>> Alice è quasi pronta, sono già le otto e lei, vestita così , Fabio sarebbe stato contento… Già,
naturalmente, è in ritardo. Squilla il telefono di bisogna avvisarlo. Prende il cellulare e lo chia-
casa e la mamma risponde dalla camera. “Alice, ma. “Fabio, mi dispiace tanto… la mamma non
papà vuole parlare con te”, dice la mamma dopo si sente bene e papà farà tardi al lavoro. Non
un po’. “Pronto, papà?”. Alice risponde dalla sua posso venire”. Si sforza di non far sentire la tri-
stanza. “Alice, ascolta, io stasera farò molto tardi stezza nella sua voce. “Oh no… che sfortuna!
in ufficio… “. “Oh, no! Papà, la mamma non sta Non sarà la stessa cosa senza di te...”. “Beh, lo
bene… ”. “Lo so, è proprio di questo che volevo spero! Papà ha detto che sabato prossimo ce la
parlarti. Lei dice che non è niente, ma… non mi paga lui la pizza… ”. “Ringrazialo da parte mia”.
sembra il caso di lasciarla da sola stasera”. “Ma Beh… Ciao!”. “Ciao, Alice, e… sono fiero di te,
papà… ! Non è giusto!”. La delusione mista alla è molto bello quello fai ”. ”Grazie! ”. Poi corre in
rabbia le fa bruciare gli occhi. “Papà… È il com- camera e si avvicina piano al letto. “Mamma,
pleanno di Fabio! Non posso mancare… Non rie- sussurra, adesso mangiamo un po’, va bene? Ce
sci a tornare a casa?”. “Alice, non fare la bambi- ne stiamo qui in camera e mangiamo sul letto
na, adesso. Il direttore generale è bloccato a Mila- come quando ero piccola e avevo la febbre”.
no per il brutto tempo e non sarà qui prima delle Ma… Non vai al compleanno? ”. “Ci saranno
nove. Ci ha chiesto di aspettarlo perché deve fare altri compleanni. Non voglio lasciarti sola stase-
delle comunicazioni urgenti. È chiaro, non posso ra. Non mi sarei divertita comunque, con il pen-
mancare. Lo capisci no?”. “Sì, però … ”. “Però che siero di te che non ti senti bene”. Alice sa che
cosa? ”. Papà Giulio ha la voce severa. “Non è questa è proprio la verità.
ٗ
BS APRILE 2008

2.2 Page 12

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CHIESA QUO VADIS
EUROPA? (17)
di Silvano Stracca
Secondo l’osservatorio del-
l’Unione Europea il lavoro
nel Belpaese finalmente va
bene, ma a patto di non es-
sere un “under 25”. Per chi ha più
di quest’età, stando alle statistiche
ufficiali, il tasso di disoccupazione
è sceso al 6 per cento, il livello più
basso dopo tantissimo tempo. Il
dato si situa, infatti, addirittura al
di sotto della media di Eurolandia
che è al 7,3 per cento. Il quadro
tuttavia cambia decisamente se si
prendono in considerazione solo i
12
giovani con meno di 25 anni. La
disoccupazione schizza subito ver-
so l’alto, raggiungendo un allar-
mante 20,2 per cento. Peggio, nel
continente, stanno solamente i coe-
L’ Europa unita...
pdnlnPGiiioaoEùrInenIO…bdicpeVihhleADleEaaruNomnidrpnIveoe,ooetsltlntIeiaatTtruAd’tevat,atLinitaitIainAig.idnNmis’eoioInsov,nsiatzuioEvninUoiilo’RepiatOtedanàri---
tanei di Grecia e Romania. Un ba-
ratro poi si spalanca ancor di più, nemmeno nei nuovi stati membri cresciuto in due anni di cinque pun-
quando si va a guardare la situazio- dell’Est, si raggiungono tali picchi ti, toccando il 73,1 per cento.
ne di regioni come Campania, Ca- da record. Abissale la distanza dal Dunque, il problema del lavoro
labria, Sicilia, con punte che supe- paese più virtuoso, l’Olanda, dove per i giovani è più serio che nel pas-
rano anche il 35 per cento. In nes- i disoccupati “under 25” sono scesi sato. Al pari dell’emergenza educa-
sun’altra area dell’Europa dei 27, al 5 per cento.
tiva. Che la scuola in Italia stia male
è sotto gli occhi di tutti. Un’indagi-
E IL LAVORO FEMMINILE? ne Ocse, che ha coinvolto più di
E LA SCUOLA?
400mila studenti di oltre 50 nazioni
anche extraeuropee, ha appena mi-
Sempre meno, soprattutto, le gio-
vani donne che lavorano dalle Alpi
a Lampedusa. Ce lo racconta con
dovizia di cifre l’ultimo rapporto
del Censis. Nella classifica del la-
voro femminile l’Italia è il fanalino
surato le capacità di “problem sol-
ving” dei quindicenni europei, ossia
il loro saper applicare alla realtà di
tutti i giorni le conoscenze di mate-
matica, scienze e lettura. La ricerca
dell’organismo intergovernativo ha
di coda dell’Europa. Ancora una stabilito che gli italiani sono agli ul-
volta veniamo dopo Romania, Gre- timi posti in una classifica dominata
cia, ecc. In due parole: siamo ulti- dalla Finlandia e dalla Cina: appena
mi. Con un tasso di attività larga- in 36ma posizione su 57 paesi testa-
mente inferiore a quello dell’Unio- ti. Segnale preoccupante per un
ne europea (Ue). L’inattività fem- Paese che già destina all’istruzione
minile registra picchi negativi spe- solo il 4,7 per cento del prodotto in-
cialmente nel Sud e fra le giovani terno lordo, contro il 7,9 della Dani-
Il nostro Paese destina
all’ istruzione solo il 4,7 per cento
del prodotto interno lordo,
contro il 7,9 della Danimarca.
dai 25 ai 34 anni, arrivando al 52,2 marca e il 7,3 della Svezia. Anche il
per cento. Per le ragazze fra i 15 e i Portogallo spende di più, il 7,4 del
24 anni, poi, il tasso di inattività è proprio Pil. Però, secondo l’Ocse,
APRILE 2008 BS

2.3 Page 13

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Per i giovani con meno di 25 anni, la disoccupazione
raggiunge punte allarmanti che superano il 20 per cento.
Secondo l’ ultimo rapporto Censis, nella classifica
del lavoro femminile l’ Italia è il fanalino di coda dell’ Ue.
per l’intero percorso scolastico di loro previsioni per il futuro sono missione europea contro una media
un ragazzo italiano si spendono cir- rosee. Per il 92,3 per cento sono del 22,5 per cento).
ca 100mila dollari, 23mila più della convinti che da qui a 10 anni sarà
media. I conti tra investimenti e re- più facile spostarsi sul territorio INCERTEZZA
sa scolastica quindi non tornano.
Tradotto: si spende troppo per le
comunitario e a giudizio del 72,8
per cento saranno anche maggiori
E FRUSTRAZIONE
13
troppe ore passate sui banchi. C’è
un elevato numero di insegnanti
(800mila in organico più circa
100mila precari). Il rapporto inse-
gnanti/studenti è il più sbilanciato
nel continente: 9,3 professori ogni
cento allievi. La media Ocse è 5,9.
LA TENTAZIONE
DI EMIGRARE
Giovani, italiani, disoccupati, po-
le opportunità di lavoro nel nostro
paese rispetto alle attuali.
I ragazzi del Belpaese continua-
no a essere più filoeuropei di molti
altri essenzialmente perché hanno
poca fiducia nei partiti politici e
nelle istituzioni nazionali. Atteg-
giamento che riflette e riproduce
sostanzialmente il quadro che si ri-
leva dalla ricerca “Euyoupart” sul-
la partecipazione politica giovanile
in Europa (cfr. BS marzo 2008).
Malgrado la tendenza a un mag-
gior attivismo, i giovani del nostro
paese sembrano anche caratterizzati
da una situazione di incertezza e
frustrazione. Più del 40 per cento ri-
tiene infatti che la politica corri-
sponda a vuote promesse e circa il
27 per cento associa alla pratica po-
litica il significato di corruzione.
Dalla lettura dei dati si percepisce
pure una sorta di “disincanto” ri-
spetto all’utilità, agli scopi e alle
co formati… C’è mai da sorpren- Uno dei risultati “italiani” più inte- motivazioni delle scelte politiche, le
dersi se, forse più dei pari età di al- ressanti della ricerca, voluta dalla quali, secondo i giovani, rispondo-
tri paesi, guardano al di là dei con- Commissione europea, è che i gio- no semplicemente a interessi econo-
fini nazionali? Secondo il già cita- vani del nostro Paese si distinguo- mici e di potere. Di qui la preferen-
to rapporto Censis, per i nostri gio- no per un maggior attivismo rispet- za verso forme di partecipazione
vani l’Ue rappresenta soprattutto to ai coetanei europei. I giovani in non convenzionali, quali le proteste
uno spazio dove è ampia la possi- Italia sembrano di fatto caratteriz- di piazza e le manifestazioni. Il 31
bilità di viaggiare, lavorare, studia- zarsi non solo per una maggiore per cento dei giovani del Belpaese
re. In tal senso si esprime il 92,4 propensione ad attività sociali o dichiara di avervi preso parte, alme-
per cento dei connazionali di età politiche, ma anche per una mag- no una volta, contro una media eu-
compresa tra i 15 e i 30 anni (con- giore sensibilità ed apertura verso ropea di meno della metà. Insom-
tro una percentuale dell’89,9 per le istituzioni, in primis quelle euro- ma, nei giovani italiani, a fronte di
cento tra i coetanei europei). Per la pee. È da sottolineare pure il mag- un “atteggiamento” di base tenden-
quasi totalità degli italiani “under gior interesse dei giovani italiani zialmente positivo nei confronti
30” (96,6 per cento), “essere citta- verso la politica (il 43 per cento delle istituzioni e della politica,
dino dell’Unione europea” signifi- contro una media europea del 37 emerge una chiara difficoltà quando
ca in primo luogo essere nelle con- per cento) e la loro più forte fidu- si tratta di individuare e scegliere
dizioni di poter studiare in uno cia nelle istituzioni europee (il 29 opportunità e forme di partecipazio-
qualunque degli stati membri. E le per cento, per esempio, nella Com- ne concreta.
ٗ
BS APRILE 2008

2.4 Page 14

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CASA NOSTRA
IL REGOLAMENTO
DEL TEATRINO
E LA FINE DEL TEATRO
DI ANIMAZIONE di Martina Crivello
Quando le condizioni
dei tempi mutano, muta
qualcosa anche a
Valdocco. E Don Bosco
14
deve intervenire con
un regolamento ad hoc.
Nella più lunga delle passeggiate
autunnali, quella del 1864,
Don Bosco portò i suoi giovani
fino al mare, cosa straordinaria
per dei ragazzi che non lo avevano
mai visto.
L a più lunga delle passeggiate
autunnali, quella del 1864, du-
rante la quale Don Bosco portò
i suoi giovani fino al mare –
cosa straordinaria per dei ragazzi che
non lo avevano mai visto – fu anche
l’ultima. Don G.B. Francesia, testi-
mone diretto delle entusiasmanti
tourné es per il Monferrato, ce ne dà
le motivazioni: « Sicuramente esse
non furono un’impresa così facile e
quasi da prendersi a gabbo, come
potrà pensare qualcuno; ma il Signo-
re aveva dato a Don Bosco tali doni,
APRILE 2008 BS
che pochi altri potranno presumere
di possedere. Quindi mi pare di poter
qui ingenuamente confessare, che, se
un altro, anche cresciuto alla sua
scuola, le volesse ripetere, solo per-
ché le fece Don Bosco, non avrei dif-
ficoltà di dirgli: – Pensate a ciò che
fate! – Io stesso, dopo tanti anni e
dopo aver vedute tante vicende, am-
mirando le cose portentose da lui
compiute, e sempre con esito fortuna-
to, devo ripetere: – Il Signore era con
lui! – [… ]. Un’altra cagione però
impedì a Don Bosco di continuare le
sue passeggiate. Era già venuto il
tempo che egli doveva passeggiare
non più [per] il solo Piemonte, ma
[per] l’Italia, “ mendicando la vita a
frusto a frusto” come il buon Romeo
di Dante, e fu quindi obbligato a ri-
nunziare a questa salutare impresa.
Anche i suoi primi figli, che vivevano
con lui, si vedevano avere tra mano
vari uffizi con tutta l’amministrazio-
ne delle opere, che Don Bosco anda-
va facendo; ed erano tutti assorbiti di
qua e di là con ben altra intenzione» .
LA SCUOLA
I testimoni e gli studiosi convengo-
no sulla grandezza di quelle imprese
e sulle doti non comuni necessarie
per poterle realizzare. D’altra parte
l’approvazione delle costituzioni del-
la Congregazione Salesiana, la fon-
dazione di nuove case, i mille impe-
gni che lo chiamavano altrove, a par-
tire dalla metà degli anni ’60 circa al-
lontanarono sempre di più Don Bo-
sco da quella condivisione di vita con
i giovani che era la condizione fonda-
mentale del suo sistema educativo e
il clima indispensabile in cui fioriva
il suo teatro, specie durante le pas-
seggiate autunnali. Inoltre giocavano
un ruolo non indifferente, ma essen-
ziale, la sua personalità, il fascino,

2.5 Page 15

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l’ascendente che esercitava sui giova-
ni. Ormai egli si trovava a dover con-
segnare la responsabilità delle opere
nelle mani dei suoi seguaci, e in que-
sto passaggio qualcosa inevitabil-
mente mutò. Fu una svolta di cui – ci
dicono i testimoni – Don Bosco sof-
ferse perché si trattò di una “istituzio-
nalizzazione” della comunità educati-
va, con l’introduzione di sistemi in
uso presso altri collegi del tempo, che
finì per indebolire la sua originaria
istituzione di famiglia. Per quanto ri-
guarda in particolare il teatro, è fon-
damentale il resoconto della confe-
Gradualmente, gli incaricati
renza da lui tenuta nel 1871 ai “Con-
fratelli dell’Oratorio e ai Direttori dei
Collegi subalterni” in cui, tra l’altro,
abbandonarono il “ teatrino”
di Don Bosco, preferendogli
il teatro delle “ grandi scene” .
sottolineava: « Una cosa poi che si
deve prendere in considerazione e ri-
mediare, sono anche i teatri e le recite
che si fanno. Io l’ho sempre tollerato
e ancora lo tollero questo: ma intendo
gli interni: tutto era finalizzato ad as-
sicurarsi l’applauso di coloro che riu-
scivano ad avere il biglietto. Questo
teatro scardinava dalle fondamenta
che sia teatrino fatto unicamente per
giovani e non per quei che vengono
l’esperienza originale vissuta da don
Bosco, poiché separava la vita dal
dal di fuori [… ]. Veggo però che qui palcoscenico.
fra noi non è più come dovrebbe es-
15
sere, e come era nei primi tempi. Non
è più teatrino, ma è vero teatro» . In
seguito a questa conferenza veniva
poi emanato il primo regolamento
per il “teatrino”: fino a quel momento
Don Bosco non aveva mai manifesta-
to insofferenza per il teatro; agli inizi
degli anni ’70 egli ne parla in termini
di “tolleranza”. Fino a quel momento
mai egli aveva sentito la necessità di
stabilire delle norme per il teatro; da
quel punto diventava indispensabile
regolamentare. Quello che Don Bo-
sco chiamava “teatrino” era il suo
teatro di animazione che, gradual-
IL REGOLAMENTO
Il Regolamento del 1871 e quello
successivo del 1877, sostanzialmente
simile al primo, affrontavano di fatto
alcuni problemi che la conduzione
dell’attività teatrale stava sollevando,
ma non ottenne grandi risultati. D’al-
tra parte esso appare piuttosto una
“resa” di Don Bosco, nel momento in
cui comprese che il teatro di anima-
zione, così come l’aveva realizzato
lui, non poteva più avere continuità;
non c’era nessuno dei suoi seguaci
capace di portare avanti le sue impre-
Quello che Don Bosco chiamava
“ teatrino” era il suo teatro
di animazione. Si poteva recitare
dovunque.
sua esperienza educativa e teatrale:
egli seguì un’intuizione, colse nel
teatro una scuola di vita e, da uomo
di azione qual era, ne sfruttò le po-
tenzialità.
Un secolo dopo, la cultura pedago-
gica e la pratica teatrale avrebbero
studiato e sperimentato formule di
rappresentazione molto vicine alla
mente, gli incaricati avevano fatto se, neanche tra quei salesiani che da “profezia”, per lo più inconsapevole,
degenerare fino ad abbandonarlo, ragazzi avevano fatto parte del grup- di Don Bosco. Anche all’interno del-
preferendogli il teatro delle “grandi po dei comici nelle memorabili pas- le famiglie religiose da lui fondate è
scene”. Dall’insieme di quella confe- seggiate. In quel contesto, dalla rela- stata riconosciuta solo recentemente,
renza si può desumere che l’attività zione quotidiana e familiare di Don a partire dagli anni ’50 del Novecen-
teatrale oratoriana fosse stata pro- Bosco con i giovani nasceva il teatro to, la matrice più originale del teatro
gressivamente orientata verso forme creativo salesiano. Dal Regolamento salesiano. Alcune esperienze contem-
spettacolari di moda a quel tempo (il in poi si impose invece sempre più il poranee di educazione teatrale hanno
“vero teatro”!, lo chiama Don Bo- teatro “del testo”, il teatro dei dram- ritrovato lì un riferimento fondamen-
sco), che garantivano il successo im- mi storici e sacri che Don Bosco non tale, non per “ripetere” quello che
mediato. Perciò si preferivano dram- aveva rifiutato tra le tante formule realizzò Don Bosco in passato, ma
moni lunghi, con molti atti e altret- teatrali del suo repertorio, ma esso per vivere oggi la sua passione per
tanti cambi di scena, costumi ricerca- ora diventava prevalente, soffocando l’uomo, per quanto lo attrae e lo co-
ti, argomenti di evasione e spesso po- le più geniali intuizioni delle origini. struisce, lo convoca come collettività
co attinenti con il vissuto dei ragazzi; Del resto neppure lo stesso Don Bo- per sondare i legami profondi, i valori
inoltre lo spettacolo veniva allestito sco si rese conto della novità, forte- attorno a cui è possibile ritrovare e
più per un pubblico esterno che per mente anticipatrice sui tempi, della alimentare la comunione.
ٗ
BS APRILE 2008

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
hanno più smesso di contat-
tarlo. Dal 1949 fu a Pisa dove
lo ricordano come “uno stre-
pitoso animatore di mille ini-
ziative pastorali e oratoria-
ne”. Aprì il convitto, fondò il
centro giovanile, costituì la
filodrammatica, creò società
sportive, associazioni cultura-
li, riannodò le fila dei coope-
ratori, inventò il doposcuola e
la scuola serale per i
ragazzi più bisognosi.
Quando si decise di
trasferire l’opera di Pi-
sa dal centro alla peri-
feria, fu ancora lui a
prenderne la guida per
farla decollare. Così il
PISA, ITALIA
quartiere popolare di
DON GASTONE
BALDAN
Barbaricina divenne il
suo nuovo campo di
apostolato. E furono an-
SAN GIUSEPPE
DA COPERTINO
Ci sono uomini che lasciano
ni di fatiche e di succes- patrono degli studenti
un’impronta nei luoghi dove
sono stati e nei cuori delle
si. La provvidenza gli ri- di Marco Pappalardo
sparmiò il dolore di ve-
16
persone con le quali si sono
relazionati. Uno di questi è di
certo don Gastone Baldan, che
a Pisa ha trascorso gran parte
della sua vita salesiana e ha
profuso il meglio di sé. Affa-
trovò durante la guerra. Là il
cardinal Siri gli affidò i ra-
dere chiudere l’esperien-
za salesiana a Pisa dopo
più di cento anni di lavo-
ro salesiano. Trasferito a
Savona e negli ultimi mesi a
Varazze, morì nel 1997. A 10
“Se avrai fede nella provvi-
denza di Dio, riceverai quan-
to desideri”. È uno dei tanti
pensieri di san Giuseppe da
Copertino nel nuovo libro di
Marco Pappalardo. Salesiano
bile, garbato nei modi, signo- gazzi sbandati della città, gli anni dalla sua scomparsa, il cooperatore, professore di
rile nel tratto, vigoroso e de- “sciuscià” di Genova. Ci si ricordo è talmente vivo che Lettere al liceo “Don Bosco
ciso nell’azione pastorale, ac- buttò a corpo morto, con tutto confratelli ed exallievi lo di Catania”, pubblicista col-
cogliente con le persone. Due l’entusiasmo dei suoi trent’an- hanno voluto ricordare addi- laboratore del Bollettino Sa-
essenzialmente i luoghi del ni e restò nel cuore di coloro rittura con un monumento lesiano. Il libro è una biogra-
suo fecondo apostolato: Ge- che avvicinò e salvò dall’ab- nello spiazzo antistante la fia essenziale che raccoglie
nova e Pisa. A Genova si bandono, tanto che alcuni non chiesa del CEP a Pisa.
gli eventi principali della sto-
ria di un santo venerato già
dal XVII secolo dagli studenti
di ogni ordine e grado. Un
BREVISSIME DAL MONDO
modello per studenti ed edu-
catori, che potranno leggere
ROMA. “In qualità di
membro della Pontificia
Accademia delle Scienze e
dell’ammirazione che nu-
tro verso il Pontefice non
avrei mai espresso quanto
attribuitomi”, ha spiegato
nella dichiarazione ripresa
da “L’Osservatore Roma-
no”. Così ha dichiarato
Rita Levi Montalcini dopo
che alcuni giornali aveva-
no scritto che avrebbe ap-
provato anzi anche lei fir-
mato la lettera dei 67 pro-
fessori della Sapienza con-
trari alla visita del Papa.
CITTÀ DEL VATICANO.
La Santa Sede ancora una
volta è intervenuta a metà
gennaio presso l’ufficio
competente delle Nazioni
Unite, per ribadire la sua
contrarietà all’uso delle mu-
nizioni a grappolo, augu-
randosi che i paesi produt-
tori accettino di interrom-
perne la produzione e l’uso.
ROMA. Lo spagnolo padre
Adolfo Nicolás è il nuovo
Preposito generale dei ge-
suiti, eletto il 9 gennaio
2008 dalla 35° congregazio-
ne generale della Compa-
gnia di Gesù. Succede a pa-
dre Peter-Hans Kolvenba-
ch che ha guidato la Com-
pagnia per 25 anni. Padre
Nicolás è il 29° successore
di sant’Ignazio di Lojola.
CITTÀ DEL VATICANO.
Anche “L’Osservatore Ro-
mano”, con i proventi del-
la vendita del giornale du-
rante le feste natalizie in
Piazza San Pietro, ha
adottato a distanza cinque
ragazzi ugandesi per un
periodo di tre anni.
in ogni capitolo una pagina
dei pensieri di san Giuseppe
e riflettere attraverso piste di
riflessione per singoli e grup-
pi, appositamente preparate
dall’autore. Il libro è dedica-
to agli studenti, ma anche a
chi vola o prende l’aereo: il
santo è anche loro protettore.
Egli, infatti, ebbe numerosis-
sime estasi in volo. Le ultime
pagine contengono alcune
preghiere: dello studente in
prossimità degli esami, per
l’inizio della giornata, dello
studente in difficoltà, ecc.
L’impaginazione permette al
lettore di poter ritagliare le
preghiere.
APRILE 2008 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
VIENNA, AUSTRIA
Il cardinale salesiano di
Tegucigalpa, Oscar Ro-
drí guez Maradiaga è sta-
to insignito del premio
Viktor Frankl 2008 dalla
omonima Fondazione che
ha riconosciuto il porpora-
to hondureñ o come “qua-
lificato psicologo clinico e
psicoterapeuta nella vita
e nelle opere”. In effetti il
cardinale ha studiato, tra
l’altro, psicologia clinica
presso la “Leopold Franz”
di Innsbruk. Siamo felici
per questo ennesimo rico-
noscimento.
SANTA CECILIA, ROMA
Domenica 20/01 presso il
Monastero di Santa Ceci-
lia, in occasione della pre-
sentazione del libro di
poesia di Ardea Monte-
belli, “Ma tu non dartene
tormento”, dedicato alle
vittime della Shoah, si è
svolto l’incontro su “Dal-
l’antigiudaismo ad una
fraternità riconciliata. Me-
ditare insieme dopo la
Shoah”. Presenti il rabbi-
no della Comunità di Ro-
ma ed altri esponenti
ebrei e cattolici che han-
no alla fine pregato insie-
me il salmo 22: Il Signore
è mio Pastore.
17
FOGGIA, ITALIA
Si è svolta a Foggia nel
quartiere “Candelaro” la
maratona dei ragazzi del-
le elementari e medie. I
piccoli atleti sono stati
spinti a correre anche dal-
la presenza di due veri
atleti: Giuseppe Agostino-
ne, parrocchiano del Sa-
cro Cuore e Carmen Fia-
no che ha iniziato a tirare
i primi calci proprio nell’o-
ratorio salesiano, ambe-
due giocatori del Foggia.
Un evento memorabile
per l’oratorio e soprattutto
per i partecipanti.
TETERE, ISOLE
SALOMON
Dal 28 gennaio 2008 è
operativo l’ospedale volu-
to dal neovescovo sale-
siano monsignor Luciano
Capelli in una delle zone
più povere dell’isola di
Guadalcanal. La prima
nata nella sala parto è
stata una bella bambina
che i volontari, d’accordo
con la mamma, hanno vo-
luto chiamare Linda, il no-
me della mamma di mon-
signor Luciano che fino
alla sua nomina è stata
l’anima di Tetere.
PISANA, ROMA
Riunione alla Pisana dei
genitori dei salesiani dell’i-
spettoria romana, una
trentina di persone. Riunio-
ne di famiglia e di cultura.
I partecipanti hanno potuto
accedere all’Archivio Stori-
co Salesiano, che conser-
va lettere autografe di Don
Bosco e degli altri santi e
beati della Famiglia Sale-
siana. Non poteva manca-
re l’incontro con don Enri-
co dal Covolo, il postulato-
re delle cause di beatifica-
zione della santa mamma
di Don Bosco, Margherita.
ACIREALE, ITALIA
L’MGS di Sicilia ha cele-
brato il 1° Meeting/adole-
scenti ad Acireale. 3
giorni, 190 ragazzi/e, 12
gruppi che hanno affron-
tato il tema: “Chi è per
me Gesù?”. Vari i labora-
tori, e in più musica, film,
arte, poesia, danza. Il
meeting si è concluso
con alcune testimonian-
ze: di una suora sulla vi-
ta religiosa; di una cop-
pia sulla vita matrimonia-
le, di una volontaria sul
volontariato. Sono stati
presentati anche Pier
Giorgio Frassati e don
Pino Puglisi.
BS APRILE 2008

2.8 Page 18

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VIAGGI
A Patagones, in una casa/baracca fuori città,
IL SENSO di Giancarlo Manieri
DELL’ALTROVE
Il colloquio con l’anziano
Ñancufil mi svela il senso
religioso della “gente
calore la sua vicenda personale e so-
prattutto il suo ravvedimento. Mi la-
sciò di stucco quando, prima di ini-
ziare a parlare, si alzò dalla sedia
sgangherata che l’ospitava e con
Ambrosio Ainqueo con don Piero
Santilli, già missionario a Esquel,
prima della… lezione sui mapuche.
della terra” e l’aldilà,
ampi gesti delle mani rivolse la sua
preghiera a Futa Chao, per gli ospiti dell’albero e con l’albero, del vento
il mondo alternativo
e la loro prosperità, ringraziando e con il vento, dell’acqua e con l’ac-
alla pampa.
Dio per la nostra visita. Poi si sedette qua, del fuoco e con il fuoco… Sono
e cominciò il suo lungo racconto di- gli elementi vivi della terra, la vera
cendo che aveva pregato per noi ricchezza del popolo; negli elementi
poiché “Todos semos peñ i-herma- è Dio che si manifesta. Don Piero mi
nos!”; tutti siamo fratelli. Bella la le- traduceva quello che non afferravo.
18
Ñancufil, l’anziano mapu-
che, abita nella periferia di
Patagones, in una casa più
simile a una baracca. Ci ha
accolti come ospiti importanti e trat-
zione d’inizio. Gli dissi di parlarci
del mondo mapuche. Don Piero tra-
dusse e lui cominciò sicuro, veloce,
come un torrente in piena. Disse che
erano un popolo diviso in grandi fa-
IL DIVINO
Poi Ñ ancufil parlò della loro fede
in Futa Chao (il Grande Padre) che è
tati con la bevanda dell’accoglienza, miglie, che avevano un parlamento anche Ngueneché n (l’Onnipotente), e
il mate. Vecchio lonco (capo) passa- ma non come quello degli huinca (i non potei fare a meno di pensare al
to per l’alcolismo, ci raccontò con bianchi). “Parlamento, spiegò, vuol credo imparato fin da bambino: credo
dire l’assemblea in cui parla-la-men- in Dio Padre onnipotente… Ma l’u-
te, perciò si parla di cose serie e sag- niverso mapuche è anche popolato di
ge: si parla della terra e con la terra, forze divine, spiriti presenti nel sole,
nel vento, nell’acqua, nell’aria: un
La trutruca accompagna
le cerimonie religiose dei
mapuche: la rogativa, l’ eluwún,
ecc.
mondo di cui l’uomo è parte inte-
grante. Dio comunque detiene il do-
minio totale sulla terra e sul cielo,
sulla gente, sugli animali e sugli spiri-
ti. Tra essi, anche il huecufe, il demo-
nio, spirito che induce al male. “Dio
risiede anche nell’Aurora”, sentenziò
poi solenne l’anziano lonco, ed è per
questo che tutte le mattine, prima del-
l’alba, la famiglia mapuche si alza e
tutti, compresi i più piccoli, escono
dalla ruca (la casa) e, rivolti al sole
che sta per nascere, invocano Dio per
essere da lui assistiti nella giornata, lo
ringraziano della vita, gli chiedono
protezione. Ancora una volta ho pen-
sato all’antica preghiera cristiana pur-
troppo caduta in disuso: “Ti adoro,
mio Dio, ti amo con tutto il cuore, ti
ringrazio di avermi creato… ”, una
delle prime che m’insegnarono dopo
il Padre nostro e l’Ave Maria.
APRILE 2008 BS
La croce mapuche all’ interno del
santuario di Junin de los Andes.

2.9 Page 19

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abbiamo incontrato il lonco Jacinto Ñancufil.
Si arriva a cavallo alla rogativa.
tradizioni (la fascia multicolore come
cintura, il poncho, il trarilonco o stri-
scia per la fronte). Ñ ancufil ci ha mo-
strato gli strumenti costruiti da lui
stesso: la pifilca, la trutruca e, per
l’appunto, il kultrú n. Al centro del
grande spiazzo riservato alla rogativa
Quando spunta il sole, è l’ ora della preghiera del mattino.
si erge il rewe, l’altare, simbolo del-
l’unione del popolo con la divinità e
gli antenati, carico di offerte (frutti
LA CROCE MAPUCHE
curvi o a triangolo dei quattro estre- della terra).
mi della croce simboleggiano le
Un aspetto particolare del mondo quattro fasi lunari (luna nuova, pri- ELUWÚN
religioso mapuche lo conobbi qual- mo quarto, luna piena, ultimo
che giorno più tardi a Esquel da un
altro anziano, il lonco Ambrosio
quarto)… “E non chiamiamoli sel-
vaggi!”, farfugliai tra me e me.
Per il mapuche non esiste la morte.
Quando un individuo è giunto alla fi-
19
Ainqueo, che mi descrisse la simbo-
ne del suo cammino sulla terra (la
logia del “quattro”. Se per i cristiani IL NGUILLATÚN
il numero sacro è il tre, richiamo alla
tierra central) il suo spirito passa nel-
la terra cui era destinato (la tierra de
Trinità di Dio, per i mapuche è il Ma la religiosità mapuche si con- arriba), la meta, per ricongiungersi
quattro. Anche a loro ricorda la divi- centra nello Nguillatú n, chiamato an- agli avi e da lì proteggere il suo lof, la
nità. In Dio sono, infatti, presenti gli che rogativa. È la cerimonia “más propria famiglia. Se è un lonco a mo-
anziani e le anziane, i giovani e le grande y más importante”, sentenziò rire lo si veglia per tre giorni e lo si
giovani, queste quattro categorie solenne e quasi ispirato Ñ ancufil. seppellisce il quarto per rispettare la
umane sono sparse nei quattro punti Consiste in una grande celebrazione sacralità del numero quattro. Non è
cardinali Est, Nord, Ovest, Sud, detti comunitaria e in qualche modo iden- raro che gli pongano accanto qualche
in quest’ordine perché il giro della titaria delle comunità mapuche. È la alimento di suo gusto e qualche sup-
vita comincia, naturalmente, dal luo- cerimonia che le fonda, le unisce, le pellettile che gli apparteneva quan-
go del sorgere: da Est nascono la vi- rafforza, che pone i membri in rap- d’era vivo, come il poncho o il trari-
ta, il sole, la forza. Queste idee sono porto con le forze della natura e con lonco. Lo accompagnano al cimitero
raccolte nella Croce mapuche, il sim- quelle soprannaturali. Il Nguillatú n è in corteo cantando una nenia strug-
bolo in assoluto più sacro e più fre- capace di appianare le dispute, di ri- gente, accompagnata dagli strumenti
quente: compare un po’ dovunque: stabilire gli equilibri tra la gente e la della rogativa. Prima di seppellirlo lo
nelle stoffe, nelle case, nella pelle del natura, di ottenere i favori divini, di aspergono con la “yerba mate”. Non
tamburo sacro (kultrú n), nei monili, allontanare gli spiriti cattivi. È con- dovette essere difficile per i mapuche
ecc. Essa è inscritta in un cerchio, vocato da un lonco, eseguito da un accettare il cristianesimo, la cui reli-
area sacra, il cui centro rappresenta il lof (gruppo famiglia), diretto da gione aveva sorprendenti rassomi-
punto genesi della forza creatrice, il un/una machi (sciamano, uomo o glianze con la loro.
punto di unità del mondo e del popo- donna della medicina), cosparso di Questo il popolo di Ceferino, que-
lo. I quattro bracci dividono anche lo canti, danze, invocazioni, preghiere; ste le credenze, queste le cerimonie.
spazio in quattro parti. Molti signifi- accompagnato da strumenti musicali Ma c’è stato e c’è tra i suoi chi
cati s’intrecciano: le quattro stagioni artigianali, in cui un posto chiave è avrebbe preferito che egli fosse un
(primavera, estate, autunno, inver- riservato al kultrú n, il tamburo sacro. lonco della spiritualità indigena,
no), le quattro fasi di un giorno (au- Può durare due ma anche quattro non di quella cristiana. Il rammari-
rora, mezzogiorno, tramonto, mezza- giorni, essere convocato quando è ne- co espresso da qualche gruppo è
notte), i quattro elementi della terra cessario o almeno ogni due o quattro che Ceferino da lonco è diventato
(il fuoco a Est, l’aria a Nord, l’acqua anni. Il popolo vi partecipa con segni santo e, dicono, questo l’ha portato
a Ovest, la terra a Sud); e i raggi ri- particolari appartenenti alle antiche alla morte. Ne riparleremo.
ٗ
BS APRILE 2008

2.10 Page 20

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M ISSIONI
VIETNAM di Giovanni Eriman
TRA ATEISMO E FEDE
In Vietnam, Paese
a regime socialista, ateo
di principio, le religioni
possiedono una grande
forza attrattiva. Bella
e feconda la realtà
salesiana.
Nostra
Signora
del Vietnam,
a Cau Bong.
20
I l Vietnam è... un miracolo! Paese
con una storia plurimillenaria,
per più di 10 secoli fu sotto il tal-
lone cinese. Solo nel 938 d.C. i
dominatori, sconfitti, dovettero riti-
rarsi e il territorio vietnamita ridiven-
ne autonomo. Un’indipendenza che
Le antiche case vietnamite hanno la facciata molto stretta
e si sviluppano in lunghezza. C’ è un perché.
gli imperatori vietnamiti difesero poi
fino a metà del secolo XIX, quando
prima i francesi e più tardi, negli an- lo stesso anno divise il territorio in in lunghezza. Una stranezza? Ma
ni ’40 del XX secolo, i giapponesi oc- due, il Nord sotto l’influenza sovieti- no, piuttosto una furbizia. Un’antica
cuparono il Paese. Fu Ho Chi Min a ca e a regime comunista e il Sud sot- legge imperiale obbligava al paga-
guidare la riscossa e a proclamare to l’ombrello americano. Non poteva mento della tassa sulla casa. Il bal-
l’indipendenza. La Francia, a dir la durare. Infatti, scoppiò la nota e ter- zello si misurava in base all’occupa-
verità, tentò la riconquista ma fallì ribile guerra del Vietnam, che solo zione del suolo della facciata: più
definitivamente a Dien Bien Phu nel gli accordi di pace di Parigi e la con- terra occupava, più l’imposta era
1954. La Conferenza di Ginevra del- seguente ritirata americana fecero elevata. Così i soliti furbi facevano
cessare. Nel 1976 Ho Chi Min, anco- la facciata strettissima, compren-
ra lui, riunificò il Paese come “Re- dente praticamente solo la porta e
pubblica Socialista del Vietnam”, e una o due finestre... e si sfogavano
due anni dopo invase la Cambogia in lunghezza. Un budello abitato!
dove riuscì a deporre il feroce Pol Paese che vai...”. Un’altra curio-
Pot. Il resto è storia recente.
sità del Vietnam sono i negozi di-
stribuiti in base ai mestieri. Ecco al-
CURIOSITÀ
lora, la via dei venditori di stoffa,
quella degli scarpari, quella dei ma-
Hanoi, la capitale, è caotica quan- cellai, quella delle chincaglierie,
to e più di Saigon. Ciò che colpisce quella dei barbieri, ecc. Non è finito
il turista che vi si aggira è una carat- qui: è d’obbligo parlare delle botti-
teristica probabilmente unica: molte glie con i serpenti. Perfino dei cobra
“ Paese che vai usanza che trovi” ,
in Vietnam ti offrono come
medicina anche cobra in bottiglia.
delle case vietnamite, ovviamente sono offerti in bottiglia. Li vendono
quelle più antiche, hanno la facciata come medicine. Sembra che faccia-
molto stretta, ma poi si sviluppano no bene... a tutto! E ovviamente ce
APRILE 2008 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Il postnoviziato di Dalat.
Il sig. Sergio Todeschini con la comunità ispettoriale
di Ho Chi Min City.
n’è per tutti: si trovano bottigliette, contrappunto, dall’infinita compo- Si possono evincere da questo fatto
bottiglie, bottiglioni, in bella mostra stezza dei giovani operai ospitati nel le condizioni della gente più povera
su scaffali dentro negozi e farmacie centro, che a sera si avviano compo- della città. Un’altra sorpresa ancora
e molti sono gli acquirenti. Che co- sti verso la parrocchia e si fermano sono state le feste religiose a grande
raggio!
nel cortile antistante la chiesa per la partecipazione, in un paese comuni-
recita comune del rosario e per la sta. Il signor Todeschini ha potuto
I SALESIANI
tradizionale “buonanotte” salesiana a assistere alla prima messa di un sale-
chiusura della giornata.
siano originario del luogo, e consta-
Nella Repubblica socialista i sale-
siani contano 18 presenze: una nella ANCORA SORPRESE
capitale, le altre al sud; le Figlie di
tare il grande entusiasmo della folla.
Il giorno dopo ha assistito alla ceri-
21
monia dei voti perpetui di 11 suore.
Maria Ausiliatrice 9. I primi vi sbar- Un’altra sorpresa per il visitatore è La minoranza cattolica ha una capa-
carono nel 1974 quando le truppe di stata la lunga processione di giovani cità apostolica più unica che rara,
Ho Chi Min iniziavano la riconquista e vecchi, uomini e donne, e perfino una fede da spostare le montagne...
del Sud (Saigon cadrà un anno do- bambini che a piedi, o in scooter, o anzi no, da suscitare vocazioni, che
po); le FMA arrivarono prima, nel in bici, carichi di taniche vengono al- in Occidente è più difficile che spo-
1973, l’anno della ritirata americana. la fontana dell’opera salesiana per stare le montagne. Il postnoviziato di
Molta acqua è passata sotto i ponti, fare rifornimento di acqua potabile Dalat ha tanti “clienti”, tanti postno-
da allora, per salesiani e Figlie di che i religiosi offrono gratuitamente. vizi come non se ne vedono più in
Maria Ausiliatrice, ben poca per la
tutta Europa: che il Signore voglia
Repubblica, che socialista era e so-
spostare l’asse della fede in Oriente?
cialista resta. Tuttavia, a parte le
È un’affermazione che ogni tanto si
comprensibili restrizioni dovute a un
sente. Ba Thon, Ben Cat, Cau Bong,
regime ufficialmente ateo, oggi il
Dalat, Xuan Hiep: su 18 presenze, 5
Vietnam è il Paese più fecondo di
sono opere in qualche modo voca-
vocazioni in tutta la Chiesa. Un “vo-
zionali o di formazione vocazionale.
lontario con Don Bosco” ha visitato
Un primato!
alcune case SDB e FMA riportando-
ne l’impressione di un’eccezionale
vitalità e vivacità apostolica. A Ho
DOMANI
Chi Min City (così è stata ribattezza-
La piccola minoranza cattolica
ta Saigon) presso l’opera salesiana
vietnamita, dunque, è una delle più
che è sede ispettoriale, studentato
vive e feconde dell’interna cristia-
teologico, parrocchia, oratorio e cen-
nità. Salesiani e Figlie di Maria Au-
tro di accoglienza per giovani poveri
siliatrice dichiarano di sentirsi a ca-
provenienti dal nord Vietnam, egli è
sa loro tra torme di ragazzi e ragaz-
rimasto impressionato, sì, dal caos
ze che si mostrano docili alla Paro-
infinito della città, dove tutti strom-
la, disponibili al servizio, coerenti
bazzano non perché ce ne sia biso-
nella pratica religiosa, ed entusiasti
gno, ma, forse, semplicemente per
della propria fede. Forse occorre ri-
affermare “ci sono anch’io, scansate-
vi che arrivo!”; ma poi anche, per
Alcuni bimbi di una scuola
materna delle FMA.
peterlo: che la primavera della
Chiesa sia iniziata in Vietnam? ٗ
BS APRILE 2008

3.2 Page 22

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LAIEGTTEIORAVANI apLerpotavtoretcraiaret“omdraoialdlaaeriraegtaioaltvmaàendni.e.t.ief”atti
… E SE
MI FACESSI PRETE?
(Elogio del tutto per tutto)
Carissimo,
e ti orienti a vivere secondo lo Spirito,
ho tante cose da dirti a seguito di quella lunga diventi come Gesù ti pensa: vivo e vivente.
camminata
Potrai dire: Io sono Gesù se rimango me stesso e
durante la quale mi hai confidato il tuo segreto “e salgo sulla croce.
se mi facessi prete?”
Io sono il Vangelo se annuncio la sua Parola e il
Un colpo di fulmine per me, come se fossi
suo amore.
innamorato.
Io sono la speranza se vivo con gioia la sua
Mi hai fatto sentire i tuoi pensieri…
promessa.
“Vorrei morire adesso per paura che il mio sogno Dio è con te. Portatelo ovunque vada.
possa cambiare.
Vorrei vivere sempre se il mio sogno dovesse
Hai paura?
diventare realtà.
Non sei diverso da tutti noi.
22 Vorrei tutto adesso e subito…”
La paura è una smorfia che altera il nostro volto.
Sono questi i tuoi tempi cardinali.
Non lo cancella.
Non è la geografia celeste ad orientarti:
Ti fa paura il sorriso di tanti bambini
Est, Ovest, Nord, Sud, ma il tempo: oggi, domani, che aspettano un padre?
adesso, sempre.
Ti fa paura la confidenza di un uomo maturo
Mostrandomi il tuo animo
che invoca il perdono?
mi obblighi a farti conoscere il mio
Ti fa paura Gesù che dice: Vieni con me, non temere?
attraverso alcuni interrogativi.
C’è un fuoco dentro di te. Brucia, ma non
Sai l’etimologia di conoscere?
consuma.
In francese con-naitre è più evidente: nascere-con. È un roveto ardente. Dura una vita.
Non sarai solo sul sentiero della tua vita.
Sprizzi serenità e gioia da tutti i pori.
Tanti con te. Guardati attorno.
Ti piace la compagnia, l’amicizia, lo sport.
Sì certo: pure io oggi sono nato con te.
Niente di tutto questo ti viene portato via,
se vive dentro di te Gesù.
Quando si ricomincia a vivere?
Tutto è nato per caso, tu mi dici.
Se decidi di abbandonare l’idolatria di te stesso Tutto è nato… ti rispondo.
Troppo poco io sono – tu mi confidi.
Tutto quello che sarai – io ti assicuro.
Non sono santo – tu insisti.
Santo è Gesù che ti vuole – io ti assicuro.
Non è un tiro alla fune quello che stiamo facendo.
Neppure una scommessa.
È il miracolo che si ripete ogni volta che Gesù
dice: “Mi ami tu? Vieni da me”.
La paura ti fa guardare indietro.
Il coraggio solo avanti.
Non hai scelta: mettiti sulle orme di Gesù.
Aff.mo
Carlo Terraneo
APRILE 2008 BS

3.3 Page 23

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CINUSLETRUTROA
Presentiamo in questo numero
la “Word & Life Publications” di Manila
che in pochi anni si è imposta all’attenzione
della Chiesa e del mondo cattolico filippino.
WLP
COME UN GRANELLO
DI SENAPE
di Salvatore Putzu
La WLP (Word & Life Publications) è una casa editrice salesiana
di Manila Makati. Oggi è conosciuta in tutta la Nazione e anche fuori
come in Giappone, Australia, USA, ma ha cominciato
la sua storia quasi per caso.
Esterno di Word & Life
Publications al 1° piano
della Casa Ispettoriale
Filippine nord.
BS APRILE 2008

3.4 Page 24

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Settore vendite e abbonamenti:
personale.
Clienti all’ interno della libreria.
Entrata agli uffici di WLP.
C ominciò in modo informale
nel 1989, l’anno in cui l’e-
piscopato filippino lanciò il
“Bible Year” per diffondere il li-
bro sacro presso le famiglie. Fu
don Salvatore Putzu, sardo di Nu-
ranimis (CA), ma filippino di ele-
zione, che ebbe l’idea di una rivi-
stina “Word & Life – Parola e Vi-
ta”, con l’intenzione di contribui-
re al successo dell’anno della
Bibbia; 24 pagine in bianco e ne-
ro per far conoscere le letture bi-
bliche della domenica e delle fe-
ste principali alla gente perché si
potessero “gustare” di più la cele-
brazione eu-
caristica. Al-
la lettura se-
guivano una
breve spie-
Un poster
di propaganda
e una
copertina
della rivista
W&L.
gazione e spunti per la ricerca e
la discussione di gruppo, la
drammatizzazione, i canti. Era in-
dirizzata ai ragazzi delle medie,
ai catechisti, ai sacerdoti, alle co-
munità di base, presenti in quasi
tutte le parrocchie.
La sede ufficiale della piccola
rivista fu fissata in una stanza di 7
metri per 5, ricavata nella cripta
della chiesa della S. Famiglia. Un
po’ rozza ma non c’era di me-
glio. La sala fu divisa in due e se
ne ricavò “l’ufficio editoriale” e
“l’ufficio deposito e spedizioni”.
Il locale fu benedetto dall’allora
ispettore don Panfilo nel maggio
del 1989: erano presenti don Luis
Iriarte, il direttore/parroco don
Pierangelo Quaranta, uno dei
pionieri dell’opera salesiana in
Filippine don Gianluigi Co-
lombo direttore della “Don
Bosco Press” e naturalmen-
te don Salvatore Putzu.
IL SEME CRESCE
La rivista vide la luce a fi-
ne maggio 1989 tirata in
3000 copie. Fu accolta con
un favore che oltrepassò
ogni aspettativa, tant’è che in
pochi mesi le copie salirono
a settemila. In settembre alla
I mezzi di locomozione usati per la
distribuzione delle pubblicazioni.
versione inglese si volle aggiun-
gere la versione filippina che si
chiamò “Ang Salita at Buhay”.
Tre volontarie, ancora senza alcu-
na esperienza, vi lavoravano a
tempo pieno, tra lo scetticismo
generale e il timore di qualche
superiore che la cosa implodesse.
Nel 1990 fu lanciato “l’anno
della catechesi” dalla ECCCE
(Commissione Episcopale per la
Catechesi e l’Educazione cattoli-
ca), e subito la piccola organizza-
zione salesiana si offrì di pubbli-
care i sussidi per l’anno e la pri-
ma bozza del catechismo. I ve-
scovi accettarono. Allora si dovet-
te raddoppiare il numero dei vo-
lontari/impiegati, si comprarono
nuovi computer, si bonificò un’al-
tra parte della cripta. Ma un signi-
APRILE 2008 BS

3.5 Page 25

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Settore pubblicazioni artistiche: un operatore colora
i fumetti al computer.
Impiegati del settore contabilità .
Il direttore e uno degli impaginatori.
Impiegati del settore composizione e arte.
ficativo colpo di fortuna fu che il
vescovo di Cebu, monsignor Ma-
nuel Salvador, chiese alla “Word
& Life” di tradurre i diversi numeri
della rivista anche in cebuano (la
lingua di Cebu). Nacque così an-
che la “Pulong ug kinabuhi” e le
riviste divennero tre. Era giunta
l’ora di legalizzare l’attività. Il 4
luglio del 1991 la piccola attività
editoriale venne riconosciuta dal
governo filippino e si chiamò
“Word and Life Publications”, su-
bito abbreviato in WLP.
ATTIVITÀ EDITORIALE
L’attività editoriale continuò a
crescere a ritmo sostenuto. Nel
1993 la WLP pubblicò le tre parti
del “Catechismo Nazionale” in
volumi separati. La rivista aveva
intanto raggiunto le undicimila
copie in inglese, quattromila in
tagalo, cinquemila e cinquecento
in cebuano. Nella cripta non era
più possibile lavorare, data la ri-
strettezza del luogo. E venne il
trasferimento al quarto piano del
“Social Development Center”,
presso la chiesa parrocchiale di
S. Ildefonso. Lo spazio si raddop-
piò, gli operatori aumentarono,
l’attività editoriale mise a segno
la pubblicazione del “Catechi-
smo Nazionale”, in un volume
unico di 550 pagine. L’anno ap-
presso, 1994, un altro colpo
andò a segno, la collaborazione
con la ECCCE per la co-edizione
del catechismo della Chiesa Cat-
tolica nelle Filippine: il WLP era
Don Salvatore Putzu
con un’ impaginatrice.
diventato un interlocutore del
Vaticano ed era considerato or-
mai alla pari con giganti dell’edi-
toria come “Geoffrey Chapman”
e “Doubleday”.
BS APRILE 2008

3.6 Page 26

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Volontarie del gruppo Word Media Ministry.
Direzione e direttore.
Trofeo “ Best Youth magazine”
assegnato alla rivista dal “ Catholic
Mass Media Awards” nel 2004.
Quando il “Catechismo” uscì ,
fu un coro unanime di approva-
zione per l’impaginazione, la
chiarezza espositiva, la grafica, la
suddivisione dei capitoli, l’am-
pliamento dell’indice analitico...
L’editrice salesiana aveva creato
un piccolo capolavoro editoriale
che andò in 450 mila copie e
permise alla WLP di inserirsi nel
mercato mondiale.
L’AWARD “PUBLISHER
ON THE YEAR”
Fu proprio quest’ultima pubbli-
cazione, giudicata esemplare, a
far scattare un prestigioso ricono-
scimento per l’Editrice. L’associa-
zione degli Editori cattolici dell’A-
sia, infatti, votò per il conferimen-
to del titolo “Publisher of the year”
all’editrice WLP. Il che avvenne
con la solennità del caso l’11 set-
tembre 1995 presso la residenza
episcopale dell’arcivescovo di Ma-
nila, l’indimenticato cardinal Jai-
me Sin. Subito dopo arrivarono
sul mercato i 14 poster della
“Nuova Via Crucis”, un’edizione
“filippinizzata” di documenti del
Magistero, e altro ancora.
Nello stesso tempo espandeva il
raggio delle sue pubblicazioni pe-
riodiche dividendo in due pubbli-
cazioni parallele e complementari
la WLP, la “Exploring God’s Word”
in bianco e nero per le letture do-
menicali e la “Word & Life Maga-
zine” in quadricromia con i temi
domenicali, una sezione di fumetti
e una sezione che tratta temi di at-
tualità. Vi si aggiunsero anche
opuscoli come “Teacher’s Notes
Note per l’insegnante” e “Tea-
cher’s Guide – Guida per l’inse-
gnante”, che andarono a ruba per
l’impostazione grafica e la praticità
del contenuto.
TERZO SPOSTAMENTO
Dopo sei anni a San Ildefonso,
l’editrice trasmigra ancora, stavolta
presso la sede ispettoriale, in un
ambiente più ampio e centrale. Il
che segnò un ulteriore “avanza-
mento”, in contatti, in qualità e in
numero di pubblicazioni, come i
due foglietti settimanali per l’ani-
mazione liturgica e la rivista trime-
strale “Pambatang Katekesis”. Or-
mai le pubblicazioni periodiche
superano la quindicina.
I visitatori rimangono colpiti
da alcuni slogan scritti qua e là
negli ambienti: “Maxima Mini-
mus – Massimi risultati con mi-
nimi mezzi”, “Better than the
Best – Meglio dei migliori”. Ma
soprattutto “Kill them with Kind-
ness – Uccideteli con gentilez-
za”, come a dire siate così gentili
con i clienti che chiunque entra
qui trovi difficile andarsene sen-
za aver comprato qualcosa. E
molti sono disposti a giurare che
gli slogan sono tutti azzeccati
e... veritieri.
In 18 anni WLP è diventata
grande. Merita ancora menzione
una pubblicazione del tutto parti-
colare: “God’s Word to the Lonely
– La parola di Dio per quelli che
sono soli!”. Grazie a questa inizia-
tiva, lanciata nel periodo pasquale
1992, ogni due mesi possono es-
sere distribuiti a titolo gratuito un
migliaio di copie di “Ang Salita at
Buhay” e “Word & Life” ai cappel-
lani delle prigioni e degli ospedali
in diverse parti della Nazione. I
fondi necessari arrivano da be-
nefattori. L’organigramma, ormai
completo, comprende il reparto
editoriale e artistico, il marketing,
la diffusione e l’amministrazione.
Si può dire che la WLP in meno
di 20 anni è passata dalla cata-
combe (nella cripta ricordata) al
palazzo. La sua attività è ancora
in espansione, le difficoltà ci so-
no come in tutte le imprese di
questo tipo. Ma la volontà di
continuare è sempre la stessa.
Salvatore Putzu
APRILE 2008 BS

3.7 Page 27

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BAGLIORI
di Serena Manoni
ANNA
CUORE
ARDENTE
Primogenita dei conti De ni, il carattere, i modi. Scoprì la
Guigné, Anna nasce il bellezza dei piccoli sacrifici of-
25/07/1911 nel Castello di ferti al suo amico Gesù che aveva
la Cour presso Annecy. Nella preso il posto del suo papà. Il
primissima infanzia il tempera- mese di ottobre di quell’anno,
mento fin troppo vivace, addirit- mese del rosario, decise che tutti
tura ai limiti del collerico, non i sacrifici che fosse riuscita a fare
faceva certo presagire ciò che avrebbero avuto un unico scopo:
Anna De Guigné (1911-1922).
quella piccola peste sarebbe di- che gli uomini diventassero più
ventata: una ragazza avviata alla buoni. Forse l’esperienza della
santità. In effetti, molto presto, morte del suo amato papà in peccatori riconducendoli a Dio.
accanto a questa sua incontrolla- guerra aveva instillato in lei il ti- A tale fine nessuna sofferenza le
bile foga iniziano a convivere more che troppi fossero gli uomi- sembrava troppo grande. Era
doti insospettate di pazienza e ni cattivi.
contenta quando le affidavano
mitezza intelligentemente inne-
state a un maturo rapporto con la
N Nel 1917 ricevette per la pri-
un’anima che doveva essere con-
vertita. Quando veniva a sapere
27
fede che Dio seminava nella sua ma volta l’Eucarestia; aveva solo che quel fratello era tornato a
giovane vita.
sei anni. Fu un giorno del tutto Dio, lei traboccava di gioia”.
“speciale”, ed ella vergò con la
N L’esperienza che trasformò sua scrittura ancora bambina: N Il 19 dicembre 1921 Anna si
in maniera radicale quella che “Gesù , io ti amo e per piacerti ammalò e, nonostante il dolore
tutti consideravano una piccola faccio il proposito di obbedirti fosse palese, faceva di tutto per
rompiscatole fu la morte del pa- sempre”. L’impegno dell’obbe- sopportare, offrendo quelle sue
dre Jacque, partito per il fronte dienza e del sacrificio venne co- fatiche corporali per i peccatori,
come tenente dei “Cacciatori del- scienziosamente mantenuto, de- proprio come Gesù sulla croce.
le Alpi”. Il 2 agosto 1914, lasciò dicando con umiltà le sue pre- Non le uscì mai un lamento. E
la piccola che l’amava con una ghiere per la conversione dei pec- non voleva che pregassero per
tenerezza sconfinata in grande catori e nell’intenzione missiona- lei, ma per chi ne aveva davvero
tristezza. Ferito tre volte, tornò a ria che quel Gesù che aveva pre- bisogno, gli uomini lontani da
casa per curarsi e, guarito, dovette so nel suo cuore il posto del papà Dio. Quando capì di essere vicina
ripartire. La separazione da Anna le dava altrettanta dolcezza e al- alla fine, non se ne rattristò, ma si
stavolta fu straziante, quasi che la trettanta soddisfazione. Disse a se preparò all’incontro con il suo
piccola presentisse la sua fine. In stessa che sarebbe stato bello che grande Amico. Le sue preghiere
effetti, il conte cadde sui Vosgi da tutti lo conoscessero e lo amasse- nell’ora del dolore erano tutte per
eroe. Il dolore cambiò completa- ro e che valeva la pena sopporta- i più lontani da Dio e per la Chie-
mente il carattere della ragazzina. re per lui qualunque disagio. Per sa tutta. La mattina del 14 gen-
Ella si avvicinò a Gesù per ren- poter tener fede al suo proposito naio 1922, prima dell’alba, il suo
dere la sua sofferenza più soppor- di prima comunione e non sba- cuore giovane e generoso cessò
tabile. La bimbetta ribelle diven- gliare nello scegliere una cosa o di battere. Non aveva ancora
ne un angelo di bontà. Come pri- un’altra, correva dalla mamma: compiuto 11 anni, ma era di certo
mo impegno volle consolare la “Mamma, che cosa è meglio che adulta nella fede, molto più di
mamma, anche lei distrutta dal faccia così o in quest’altro mo- tanti adulti all’anagrafe. Papa
dolore. A poco più di 4 anni, An- do?”. Dice la madre parlando di Wojtyla l’ha dichiarata venerabile
na seppe ribaltare le sue abitudi- lei: “Il suo ideale era di salvare i nel 1990.
ٗ
BS APRILE 2008

3.8 Page 28

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F MA
APPUNTAMENTO È un luogo di ritrovo,
in uno dei quartieri
AL CAFÉ MOZART residenziali di Kinshasa,
capitale della Repubblica
Democratica del
di Maria Antonia Chinello
Congo.
È aperto nel pomeriggio
e nelle serate.
La gestione è affidata
alle allieve del Centro
Professionale Don Bosco,
coordinato dalle Figlie
di Maria Ausiliatrice.
Una scuola
all’avanguardia per
la promozione delle
28
giovani donne.
Un segno di speranza
e di futuro, non solo per
l’Africa.
CAFÉ MOZART: una sala interna.
L a Repubblica Democratica del
Congo è uno dei più grandi
paesi dell’Africa centrale, ric-
chissimo di materie prime e di
minerali. Le elezioni del 2006 sem-
brano aver dato alla nazione un re-
spiro di democrazia, che comporta
per la leadership al governo una sfi-
da economica e sociale non indiffe-
rente. La ricostruzione del Paese ha
bisogno di uomini e donne preparati
culturalmente e professionalmente. È
in questa prospettiva che le Figlie di
Maria Ausiliatrice hanno aperto il
Centro di formazione professionale
Don Bosco, a Gombe, quartiere nella
zona ovest della capitale.
UN PONTE CON L’EUROPA
Il Café Mozart è il fiore all’oc-
chiello del Centro, costruito con
l’apporto di benefattori austriaci (da
APRILE 2008 BS
qui il nome). La scuola offre corsi
di formazione professionale in pani-
ficazione, pasticceria e addetti ai
servizi di ristorazione e vive su rit-
mi coordinati: studio e servizio
presso il Café , dove c’è da accoglie-
re i clienti, ricevere le ordinazioni,
servire e intrattenere, vendere dolci,
pulire e riassettare. Dietro il sorriso
e la disponibilità delle giovani che
sono di turno in sala, c’è tutto un la-
voro di squadra di docenti, allieve,
personale tecnico e ausiliario, Figlie
di Maria Ausiliatrice. La guerra de-
gli anni Novanta ha lasciato strasci-
chi di povertà e di solitudine, malat-
tie e abbandono. Molte giovani nel-
la città erano orfane perché i genito-
ri erano deceduti per l’AIDS, o sole
per i matrimoni a pezzi e con nessu-
na possibilità di accesso all’istruzio-
ne. Per rispondere a queste “urgen-
ze” si era aperta alcuni anni prima
CAFÉ MOZART: a scuola
di pasticceria e di panetteria.

3.9 Page 29

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la Casa Madre Mazzarello. « Era ne-
cessario, però – spiega la coordina-
trice suor Hildegard Litzhammer –
pensare al futuro delle ragazze che,
un giorno crescendo, avrebbero
avuto bisogno di un lavoro e di es-
sere reinserite nel tessuto sociale» .
È venuta così l’idea di aprire un
Centro che le mettesse in grado di
“imparare facendo” e di “fare gua-
dagnando”: mentre frequentano i
corsi, le ragazze mantengono il lo-
cale, mentre apprendono il mestiere
ricevono una percentuale dei guada-
gni. È ormai stato verificato che,
una volta diplomate, esse trovano
CAFÉ MOZART: le produzioni del Café Mozart.
più facilmente lavoro nei café, nei
ristoranti e negli hotel di prima clas-
se della capitale poiché studiare al al terzo anno uno stage di 6 mesi e la OLTRE IL CAFÉ
Café Mozart è sinonimo di alta qua-
lificazione professionale e umana.
L’opera è apprezzata anche dalle
autorità locali, che hanno chiesto al-
le suore di aprire una struttura ana-
loga in altre province del Paese.
« La scuola è organizzata in tre an-
ni, con tre indirizzi professionali: pa-
nificazione, pasticceria e addetti ai
servizi della ristorazione. Il primo
anno è dedicato alla teoria e alla
scelta della specializzazione. Nel se-
condo, oltre ai corsi caratterizzanti,
vi è la pratica professionale e, infine,
preparazione dell’esame finale che
richiede molto tempo e molta creati-
vità. Il Café è conosciuto e frequen-
tato, perché si trova in una zona resi-
denziale di Kinshasa, facilmente rag-
giungibile, ma soprattutto perché la
gente che viene, famiglie, bambini,
giovani respirano il clima di acco-
glienza e familiarità che lo diversifi-
ca dagli altri locali. Siamo attente a
educare non solo a una professione
al servizio degli altri, ma a fare in
modo che le giovani apprendano an-
che a “far star bene” gli altri» .
Il Centro Don Bosco non vive solo
grazie al Café Mozart. Con il tempo
si è constatato che l’esperienza di for-
mazione al lavoro e di sbocco a un
servizio pubblico poteva essere “du-
plicata”. È sorto così il Bistro Don
Bosco. Anche in questo caso è stata
strategica la scelta del luogo in cui
aprire il locale: davanti all’Istituto
Superiore di Commercio. Gli studenti
e i commercianti hanno così a portata
di mano uno spazio in cui incontrarsi,
studiare, contrattare e consumare pa-
nini, bevande… « il tutto a un prezzo
29
L‘ORO CONTESO
accessibile per le tasche di uno stu-
dente» – assicurano i ragazzi e le ra-
gazze di turno alla vendita. « È curio-
Il Congo è uno dei paesi più ricchi di tutto
il continente africano: oltre che su un
enorme bacino idrico e su terreni fertili,
può contare su giacimenti di diamanti,
oro, rame e altri minerali preziosi, che
si trovano praticamente in ogni telefono
cellulare, in ogni telecamera digitale,
nei computer portatili, nei palmari. Il
Tantalio permette un enorme risparmio
energetico e una straordinaria velocità
so incontrare altri giovani, con altri
interessi – spiegano –. Il tempo di
“servizio” al Bistro Don Bosco tra-
scorre velocemente: musica e movi-
mento, lavoro e incontro. Con i più
potrebbero garantire senza problemi lo
sviluppo del Paese. Ma è soprattutto il
coltan che, trasformato in polvere
finissima, da alcuni anni riveste
un’importanza economica e strategica
immensa. È un composto di due
e versatilità degli apparecchi. Non è un
caso, quindi, che venga utilizzato anche
nelle play-station, per gli air-bag delle
automobili, nei motori dei missili e dei
jet, nei radar. Le industrie elettroniche
e aerospaziali di Stati Uniti, Europa e
assidui ormai si sono stretti legami di
amicizia» . Le suore, a seguito di una
forte richiesta, hanno pensato anche
alle giovani donne che abitano nei
dintorni di Gombe. Il Centro Profes-
minerali piuttosto rari, il Niobio e il
Tantalio. Ed è proprio il Tantalio ad aver
scatenato, a partire dalla seconda metà
degli anni ’90, una corsa planetaria
verso il Congo. Proprio nelle regioni
orientali del Paese si concentra la
Giappone consumano il 75% del
Tantalio estratto a livello mondiale. Nelle
regioni orientali del Congo, il coltan si
trova in enormi quantità, persino nel
terriccio e nel fango della foresta
pluviale. Estrarlo è facile ma anche
sionale Don Bosco ha così fatto spa-
zio a un programma speciale e inten-
sivo in pasticceria per le mamme e le
giovani donne. Sei mesi per imparare
l’arte pasticcera ed esercitarsi per tro-
maggior parte delle riserve mondiali
di Tantalio che è un componente
fondamentale per l’industria elettronica.
Straordinario conduttore, inattaccabile
da quasi tutti gli acidi, resistente alle
altissime temperature, serve a
molto faticoso: bisogna disboscare un
pezzo di giungla, scavare e filtrare il
fango con l’acqua, finché si deposita
sul fondo, grazie al suo notevole peso
specifico. Prima l’avorio, poi il caucciù,
poi ancora l’olio di palma e il cotone.
vare un lavoro oppure per sostenerle
ad aprire laboratori a domicilio per la
produzione e la vendita di dolci. Un
tassello per le Figlie di Maria Ausilia-
trice di questo scampolo di terra afri-
ottimizzare il consumo di corrente
elettrica nei chip di nuovissima
generazione. Condensatori al Tantalio
I poveri restano sempre ai margini,
pagando conseguenze più grandi
di loro… La storia si ripete.
cana: l’educazione, secondo il cuore
di Don Bosco e il loro, è una via che
si coniuga al presente futuro.
ٗ
BS APRILE 2008

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Giuseppe
Morante
UCNOANTPIANSUQAUA
VITA SOCIALE
DISAFFEZIONE
EUCARISTIA
I CATTOLICI
LA POLITICA…
Terapia d’ amore
E IL BENE COMUNE
UNA IDEA
di Francesco Coluccia
Quale formazione?
di Eugenio Scagliusi
ELLEDICI, Leumann (To) di Mario Toso
VIVERE IN, Monopoli-Roma
2007, pp. 158
e Gabriele Quinzi
2007, pp. 128
LAS, Roma, 2007
Il cristiano ha bisogno ogni pp. 124
Un’idea politica merita di
giorno di riscoprire il senso
essere considerata norma
della presenza di Dio nella
di vita solo se e quando
sua vita, perché la possa
riesce a garantire una giu-
orientare secondo il suo
sta e armoniosa conviven-
progetto. In questo libro
za, una sana e proficua re-
l’autore propone le medita-
lazione, un esteso e uni-
zioni sull’eucaristia in una
versale consenso. Estra-
visione globale. Il sacra-
niarsi, dissociarsi eventual-
LA TERAPIA
mento del pane e del vino
mente da tale idea sareb-
DEI VALORI
viene meditato nel suo
be come autocondannarsi
Come raggiungere un senso completo, antropolo-
all’abulia del vivere che po-
benessere psicofisico gico e cosmico. Il Cristo
trebbe sfociare nel rifiuto
di Luciano Verdone
pane di vita eterna non è
della propria personalità e
Paoline, Milano, 2007
soltanto un “medicamento”
determinare un degrado
pp. 130
contro il male che spesso
sociale ed etico. Dalla let-
attanaglia la vita degli uo-
tura del libro emerge il va-
I valori sono importanti mini e dei popoli, neanche
lore di una politica quale
30 per un buon equilibrio la sola garanzia che può
dovrebbe essere. La rifles-
della persona e per
l’armonia dell’esistenza.
Quando perdono impor-
tanza per l’individuo,
egli sperimenta il vuoto,
l’aridità, il non-senso del-
la vita. L’Autore si con-
centra, dunque, su quei
nuclei ideali che danno
significato all’esperien-
za umana. Ne prende
in considerazione cin-
dare speranza al faticoso
presente. Egli è, invece, il
sacramento che dà senso
pieno alla vita dell’uomo, ai
suoi lavori e dolori, alle
gioie e alle sofferenze. Tut-
te le circostanze sono oc-
casioni per ricevere con lo
spirito eucaristico il dono
della propria salvezza che
viene da Dio.
Il bene comune può appari-
re impalpabile, per cui sor-
ge la tentazione di “cosifi-
carlo”, identificandolo con
istituzioni o strutture o servi-
zi sociali, realtà che il bene
comune include, senza
esaurirsi in esse; gli autori
invece affermano che esso
unifica e raccorda. Il bene
comune dice soprattutto re-
lazione alla verità umana
quale bene che si presenta
sione viene espressa a
volte con veemenza e a
volte con pagata disponibi-
lità e cristiano rispetto della
persona umana. Vi si af-
frontano tematiche impor-
tanti quali sono i problemi
di tutela giuridica, le con-
dotte di partecipazione so-
ciale, l’esigenza di una pre-
parazione attendibile.
que, attorno a cui oggi
e si svela alla coscienza di
ci sono grave confusio-
un popolo. Perciò è vita vir-
ne e spesso un atteg-
tuosa di un popolo nella giu-
giamento sbagliato e
stizia, nell’amicizia politica e
soggettivo che ne ba-
nella pace. Per conseguen-
nalizzano il senso: l’a-
za, esige l’educazione ad
more, la libertà , il la-
atteggiamenti fermi e perse-
voro, la politica, la fede.
Si pone in quella terra
di mezzo costituita dal-
le scienze umane (psi-
cologia, filosofia e so-
ciologia) e offre una vi-
suale interessante e
provocazioni che aiuta-
veranti nell’essere respon-
sabili di tutti, nell’includere i
più poveri al banchetto della
vita, nel superare la cultura
che vede l’altro semplice
strumento, nell’apprezzare il
fatto che siamo tutti esseri
liberi e responsabili.
no a riflettere e ap-
profondire. Completano
il volume utili schede di
training.
APRILE 2008 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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CRONACA
PRLEULRIGAIOLISSOMO
DSPIDEACTITAILCEA
PER OGNI GIORNO
LA VIOLENZA
SETTE E NUOVI
GIOCO DI MEMORIA
365 PICCOLE STORIE
NEL CUORE
MOVIMENTI RELIGIOSI Scoperte. Entusiasmanti PER L’ ANIMA
Dalla cronaca nera alla a cura di Eugenio Fizzotti episodi biblici con questo di Bruno Ferrero
quotidianità del male
Paoline, Milano, 2007
divertente gioco di carte. ELLEDICI, Leumann (TO)
di Alfredo Carcano
pp. 344
Memory biblico per
2007, pp. 440
e Vito Viganò
piccoli
ERICKSON, Trento, 2007 Il panorama religioso in traduzione del Centro
Con la solita grande mae-
pp. 208
Occidente è caratterizzato Evangelizzazione
stria Bruno Ferrero ha ap-
dal moltiplicarsi di nuovi e Catechesi “Don Bosco” prontato stavolta un ponde-
movimenti religiosi e pro- ELLEDICI, Leumann (To) roso volume di meditazioni.
poste spirituali, che in vario 2007
Per tutti. Trecentosessanta-
modo cercano di risponde-
cinque piccole storie che di-
re a una domanda di sen-
stribuiscono giorno dopo
so dai contorni non sempre
giorno, attraverso un aned-
definiti. Gli stessi confini
doto, una fiaba, una leggen-
tra ricerca spirituale, ricer-
da, un racconto… semi di
ca del senso e ricerca del
bontà, di saggezza, spunti
benessere psicofisico sono
di meditazione, ecc. Spesso
soggetti a molteplici so-
i brani finiscono con un in-
vrapposizioni, che si riper-
terrogativo che vuole provo-
Si rimane impressionati dal-
la cronaca nera. Prima di
essere un fatto sociale, un
modo di interagire tra per-
sone, ogni violenza è un
fatto individuale, un modo
cuotono sul tipo di risposte
che la nuova religiosità
propone e sugli atteggia-
menti che induce. Perciò il
volume da un lato intende
proporre un itinerario di
analisi della nuova religio-
sità; dall’altro vuole propor-
re un’ampia riflessione sul-
le domande esistenziali e
sulle attese psicologiche
dell’uomo d’oggi, che con-
ducono a ricercare nella
religiosità risposte e solu-
Cofanetto con 48 carte da
abbinare con episodi bibli-
ci. Gli episodi da ricordare:
Adamo vive nel giardino
dell’Eden; Eva prende il
care una risposta. A volte da
sole bastano all’autore solo
due o tre righe per lanciare
la riflessione e provocare un
interrogativo. Una prova?
Ecco la riflessione per il 22
novembre: Alla scuola ma-
terna un bambino portava
sempre due fazzoletti. La
maestra gli chiese il perché :
“ Uno è per soffiarmi il naso;
l’altro per asciugare gli occhi
di quelli che piangono” . Tu, li
31
di viversi dentro. Prima di zioni ai propri problemi esi- frutto dell’albero proibito; porti due fazzoletti?
assumere l’evidenza di un stenziali.
Esaù , il gemello peloso;
evento concreto che la pa-
Giacobbe, il gemello diso-
rola detta o scritta rende di
nesto; Il faraone dice:
dominio pubblico, la violen-
“ No!” ; Mosè libera il suo
za è una storia interiore.
popolo; Davide il giovane
L’intento del libro è quello
pastore; Il gigante Golia;
di descrivere le dinamiche
Salomone il re saggio; La
che producono un atto vio-
bella regina di Saba; Da-
lento, per favorire in ognu-
niele prega Dio; Un grosso
no la consapevolezza di
pesce salva Giona; Maria
quello che si può provare e
riceve una visita; Giusep-
predisporre i meccanismi
pe; Giovanni Battista; Ge-
di controllo che permettono
sù incontra Giovanni; Mat-
di non restarvi invasi. Il te-
teo segue Gesù ; Zaccheo
sto alterna fatti di cronaca
sale su un albero; Marta, la
che hanno impressionato
sorella indaffarata; Maria,
l’opinione pubblica e spie-
la sorella che ascolta; la
gazioni psicologiche dei
pecora smarrita; Il figliol
processi di violenza, nella
prodigo; Paolo in carcere,
convinzione che immagi-
Sila è liberato. Si tratta di
nare una reazione è come
allenarsi a fare nel modo
giusto.
NCcsrdihoOeOienrNeRcovatRaetStatcnIoISmqgliuoPFceinhsAOnoteatNeVrsoeDeEavgpENlanrlNeeDnasZnlIasroTAiotsiA.rlpseicIiePhlpiltbiEiteobirvRssert-ei-i
Editrici.
“giocare” con carte che
rappresentano episodi bi-
blici della storia sacra.
BS APRILE 2008

4.2 Page 32

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ON LINE
Un semplice profilo del salesiano laico Dossi Dante, morto a Brescia
il 31 dicembre 2007.
40 ANNI…
“IN CARCERE”
di Giancarlo Manieri
Tipo particolare il signor Dante, uno
di quelli che ti fanno sorgere degli
interrogativi, perché difficilmente
li fermi citando i paragrafi di un
regolamento, soprattutto quando
si tratta di carità.
32
C erte persone hanno il cuore più grande degli
schemi, degli orari, dei tempi canonici... Ad alcuni
religiosi poi, quello che fanno glielo suggerisce la
grande voglia di apostolato; si può anzi affermare che
essi vivano per l’apostolato, dimentichi di quasi tutto il
resto. Personaggi di tal fatta non ce ne sono molti e
quando scompaiono sono ancor meno quelli che rie-
scono a sostituirli. Così, spesso, quel tipo particolare di
apostolato muore con loro. Insomma sono “pezzi unici”.
Proprio per questo tutti li stimano, ma non tutti li capi-
scono. Del resto, i grandi apostoli sono passati, chi più
chi meno, sotto le forche caudine di qualche critica; non
c’è da meravigliarsi. E poi la critica fa bene: ti mette in
guardia, ti costringe a pensare, ti evita i passi falsi…
Il signor Dante aveva scoperto nei 12 anni passati al
“riformatorio” di Arese che uno degli apostolati più diffi-
cili, ma più necessari, era quello verso i ragazzi a
L’ istituto salesiano di Nave dove Dante ha passato
gran parte della sua vita religiosa.
APRILE 2008 BS
Il signor Dante Dossi (Viadanica [BG] 13/09/1924 -
Nave [BS] 31/12/2006).
rischio: ex tossici, ex carcerati, ex bulli… “Ebbene,
Dossi è stato in carcere per 40 anni! ”, disse usando
l’iperbole un salesiano che fu suo superiore. Ne girava
più di uno di carceri (Brescia, Bergamo, Napoli, Roma,
Milano) per parlare con chi sapeva lui. Ed è sorpren-
dente che le autorità carcerarie glielo permettessero.
Faceva il cappellano senza essere cappellano. E lo
sapeva fare. E lo faceva bene! Si trattava dell’aposto-
lato della “buona parola”, non potendo permettersi
quello della confessione sacramentale. I peccati dei
suoi amici reclusi li sapeva meglio lui del giudice che li
aveva condannati e spesso anche del prete che li udi-
va in confessione. Né si limitava a colloqui con i dete-
nuti: si dava da fare anche presso magistrati, avvocati,
secondini, direttori delle case circondariali, polizia, ecc.
Tutto per dare una mano, mettere una buona parola,
informarsi di una legge, smuovere una pratica, solleci-
tare una petizione. Era diventato il confidente di tanti
disperati che in lui vedevano il loro angelo custode.
NONSOLOCARCERE
Ma il signor Dossi non era solo angelo del carcere!
Acuto, intelligente, volitivo, buon parlatore, era sempre
pronto per una conferenza, una buona notte, un ser-
moncino... Parole non buttate là alla meglio, ma medi-

4.3 Page 33

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ALESIANI COADIUTORI
Una “ predica” del signor Dante.
tate, precise, profonde. Gli capitò perfino di essere
chiamato a predicare (udite, udite!) gli esercizi spiritua-
li. Nientemeno! Egli sapeva parlare al cuore oltre che
al cervello. “Era un po’ eccezionale, insomma! ”. “Del
tutto eccezionale, direi” , fu la pronta risposta di un
confratello che continuò: “Vuoi qualche esempio? Un
giorno si trovò a colloquio con un detenuto che aveva
deciso di farla finita con questo schifo di vita. Dante si
prodigò in tutti i modi per farlo desistere dal proposito
suicida. Ma la sua ‘ facondia’ non approdò a nulla. Allo-
ra, ricorse ai santini che teneva sempre con sé . Ne
La chiesa dell’ istituto con gli splendidi affreschi
del maestro Mario Bogani.
prese uno di Maria Ausiliatrice e lo mostrò al giovane.
Più tardi, quando il giovanotto stava per mettere in
atto il suo insano progetto si ricordò di quel volto. Dol- non gli interessava il suo benessere se non in funzio-
cissimo, compassionevole. Ebbene, è ancora vivo! ”. ne degli altri. Lui voleva trovare e alleviare i disagi di
Dante nella sua missione verso gli ultimi non s’è mai chi era nel disagio, le sofferenze di chi soffriva, i pro-
fermato. Estate o inverno, pioggia, vento o neve, parti- blemi di chi non sapeva dove sbattere la testa. La for-
va verso i suoi assistiti.
Era un bergamasco “purosangue”, attaccato alla fami-
za per essere posato dentro e scattante fuori la pren-
deva dalla sua fede, dalla devozione a Maria, dall’a-
33
glia e alle sue tradizioni, nutrito da una religiosità forte more all’Eucarestia. Si materializza sempre qualche
e sincera. La famiglia gli ha dato la fede, Arese la profittatore, là dove opera una persona pronta a dare
carità. Nel “riformatorio” conobbe i ragazzi più sbanda- più che a ricevere; disposta a chiedere per gli altri più
ti, discoli, dispettosi, attaccabrighe e spesso delin- che a pensare a sé. Ma, secondo Dante, erano ecce-
quenti, e capì che erano proprio loro gli “abbandonati zioni, perché il vero bisogno lo si legge in faccia... E
e pericolanti” che fecero scattare a suo tempo la carità se non sapevi che cosa fare, era sempre meglio
pastorale di Don Bosco. “Arese lo mise a contatto per rischiare piuttosto che privare di un conforto chi
dodici lunghi anni con ogni genere di carenze: affetti- conforto cercava.
ve, educative, socio/economiche, morali ”. Dodici anni Dante sapeva parlare. Sapeva sempre quel che dice-
che rimasero impressi come un marchio a fuoco sulla va. Sapeva come dirlo. Non se ne trovano tanti di
sua pelle. Così, quando nel 1967 l’obbedienza lo tra- salesiani coadiutori che girano l’Italia a predicare (sic!)
sferì a Nave come infermiere, lui si portò dietro il ricor- giornate di ritiro o corsi di Esercizi Spirituali. E mica
do indelebile di quei volti segnati, di quelle storie incre- solo ai ragazzi: Dante predicava anche ai confratelli
dibili, di quei vissuti senza speranza. Lì oltre alla salu- preti, anche ai teologi, che sono la categoria più diffici-
te fisica dei giovani chierici, seguiva le pratiche per il le, perché la più critica. Non solo li interessava ma li
permesso di soggiorno dei confratelli stranieri, portava affascinava. E questo è certamente un mezzo miraco-
gli ammalati nei vari ospedali e cominciò a frequentare lo. “E poi, chi l’ha detto che debbano predicare solo i
le carceri e i giovani detenuti, memore dell’esperienza preti?”. La “Parola” quella con la P maiuscola, diventa
aretina. Per loro pregava “come se dalla sua preghiera efficace quando chi la diffonde ci crede, quando la fa
dipendesse la loro salvezza”, li raccomandava uno per vita della sua vita, pensiero del suo pensiero, e quan-
uno alla Madonna di cui aveva una devozione sor- do la Parola sa tradurla in azione, un’altra di quelle
prendente, fino a riempire di fiori la cappella (“la sua operazioni che si dimostrano complicate tanto da ave-
cattedrale” la chiamava) perché “oggi è la festa della re il mondo pieno di imbonitori e affabulatori, più che
Madonna, diceva, e mettiamo l’incenso di serie A! ”.
predicatori. La Parola ha bisogno solo di testimoni. Lui
lo era. Da qui la sua efficacia. L’hanno gratificato con
L’ UOMO CHE CORREVA
riconoscimenti e premi, l’hanno ricordato sui giornali,
Era sempre in moto, correva ovunque ci fosse biso- sui fogli parrocchiali, nelle omelie, nelle commemora-
gno: a piedi, o in autobus, o in treno o... in autostop, zioni. Dante è uno di quegli uomini che non si dimenti-
perché chi ha bisogno non può attendere, e più lo si fa cano. A Foggia ricevette nel 1997 il premio “Leonardo
attendere più soffre. Ma lui era la calma personificata; Murialdo”; A Brescia nel 1980 il premio “Bulloni ” e nel
la tranquillità interiore era la benzina per farlo scattare 2006 il premio per benemerenze di solidarietà sociali.
all’esterno: “Se non arrivi dove vuoi andare non vedrai Se n’ è andato quasi all’ improvviso. Per non distur-
quello che vuoi trovare! ”. Non cercava nulla per sé; bare nessuno.
BS APRILE 2008

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
INSEGNARE È una sigla che viene dal mondo dei
computer, in inglese garbage in –
L’AUTOSTIMA garbage on (letteralmente rifiuti den-
tro – rifiuti fuori); significa che se in-
seriamo nella macchina un pro-
gramma scadente, non ci si deve
Insegnare l’ autostima non è semplice.
sorprendere se tutto ciò che ne
esce è scadente. Sono i commenti
Ci permettiamo alcuni suggerimenti a genitori ed educatori del tipo: Quanto sei stupido! Quan-
do mai ne combinerai una buona?
Possibile che tu sia così pigro? Fai
La famiglia si accomodò a un
tavolo del ristorante. La came-
riera raccolse prima le ordina-
compiti più facili. L’autostima non è
data alla nascita come capacità
innata. Essa si costruisce attraver-
come dico io e basta! Ecc. Soste-
nere lo sviluppo della loro auto-
nomia. È molto importante che i
zioni degli adulti e poi si rivolse al so le interazioni del bambino con il bambini possano sperimentare, pro-
piccolo di sette anni. « Tu che cosa proprio ambiente e il modo in cui vare. Hanno bisogno di fiducia, di
prendi?» gli domandò . Il bambino si egli incorpora gli eventi che vive. essere valorizzati e incoraggiati a
guardò intorno timidamente e disse: Appare fondamentale, come genito- fare scoperte, a tentare. Successi e
« Vorrei un panino con la salsiccia» . ri, contribuire all’elaborazione, nel insuccessi devono essere valutati
La cameriera non aveva ancora ini- proprio bambino, di una buona idea con attenzione. L’errore non è un
ziato a scrivere, quando la madre di sé, fin dalla più tenera età. È fallimento e ancor meno una colpa.
del piccolo la fermò . « Macché pani- uno dei più bei regali che si posso- Se il bambino impara a non consi-
no» , disse, « gli porti una bistecca no fare a un figlio. Ecco alcuni dei derare gli errori come fallimenti, fin
con carote e purè di patate» . La ca- passaggi fondamentali.
dalla più tenera età, avrà la possibi-
meriera non le fece caso e chiese al
lità di sperimentare senza temere di
ragazzino: « Come lo vuoi il panino, ᭿ Assicurare ai figli una base si- sbagliare. I genitori devono ricordar-
col ketchup o la senape?» « Ket- cura. Un bambino deve sentirsi si del fattore RP, cioè dell’equilibrio
34
chup» . « Arrivo fra un minuto» , disse
la cameriera, mentre ritornava in cu-
amato, voluto, rassicurato, protetto,
nutrito e accudito. Ascoltare e in-
tra ricompense e punizioni nel con-
trollo del comportamento dei bambi-
cina. A tavola erano tutti ammutoliti terpretare le loro parole e i loro ni. La proporzione dovrebbe essere
per lo stupore. Alla fine il bambino bisogni. I bambini hanno dei senti- del 5 a 1: per ogni punizione inflitta
fissò i presenti a uno a uno ed menti, delle paure, degli interrogati- in seguito a un comportamento
esclamò : « Ehi! Lei crede che io esi- vi. È necessario che i genitori ridu- sgradito, dovrebbero almeno esser-
sto davvero!» .
cano al minimo i commenti «gi-go». ci altre cinque occasioni in cui la
Tutti gli esseri umani passano
davanti allo specchio e inconscia-
mente si chiedono: Chi sono?
Quanto valgo? Chi sono per il mon-
do? A seconda del modo in cui
affrontano ogni nuova sfida, i bam-
bini possono essere suddivisi in
due tipi: «mi riesce» e «non mi rie-
sce». I bambini del primo tipo han-
no una forte immagine di sé, e
vedono le esperienze nuove come
qualcosa che si può realizzare con
la buona volontà. I bambini del tipo
«non mi riesce» iniziano di solito
con il dubitare della loro com-
petenza e della loro capacità in un
campo particolare, ma estendono
rapidamente questa mancanza di
sicurezza a ogni problema correlati-
vo. Il tipo «non mi riesce» vede
ostacoli insormontabili perfino nei
L’ autostima si costruisce
attraverso le interazioni del
bambino con il proprio ambiente
e il modo in cui egli incorpora
gli eventi che vive.
APRILE 2008 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
buona condotta venga ricompensa-
ta. Elogiate il bambino quando ha
fatto uno sforzo per apparire parti-
colarmente ordinato, elogiate la sin-
cerità e l’obbedienza, rallegratevi
con lui quando ha compiuto qualche
atto di gentilezza. Collaborare per
aiutarli a sviluppare i punti forti e
a eliminare i punti deboli. Aiutateli
ad acquistare capacità e competen-
ze che li possono rendere sicuri nel-
la vita sociale, il buon gusto nel ve-
stire, le regole di comportamento, il
garbo e la scioltezza nell’esprimersi
verbalmente.
᭿ E ancora: accompagnare la loro
socializzazione. I figli devono usci-
re dal bozzolo caldo della famiglia,
imparare a volare da soli e affronta-
re la realtà talvolta fredda e arcigna.
I genitori devono aiutare i figli a inte-
grarsi in un gruppo, ad accettare le
differenze e le regole di funziona-
mento sociale, prendendo coscien-
za del proprio valore «socio-relazio-
nale». L’influenza degli altri e so-
prattutto della scuola di solito è de-
cisiva nella formazione dell’autosti-
ma. È il caso del bambino etichetta-
to come «buono a nulla» o «alunno
impossibile»: se non lo è realmente,
all’inizio, lo diventerà davvero, tanto
questo discorso ripetitivo riuscirà a
condizionarlo. Per quanto dia l’im-
pressione di accontentarsi, se non
addirittura di vantarsi, di essere il
peggiore della classe, la sua auto-
stima risulta certo indebolita da que-
sta situazione di fallimento. Vedia-
mo spesso questi bambini cercare
di dominare gli altri con la propria
aggressività: tentano in questo mo-
do di ritrovare un po’ di autostima
secondo altri criteri. Prenderli sul
serio. Non ironizzare, non fare di-
spetti. È importante rispettare le loro
attività, le loro scelte nell’abbiglia-
mento, i loro gusti, il loro angolino e
le loro cose.
Abituarli ad assumersi le loro
responsabilità e a prendere deci-
sioni. Devono trovare da soli le
soluzioni e le alternative alle diffi-
coltà che incontrano. Rispettare la
coscienza del loro aspetto. L’a-
spetto fisico contribuisce molto alla
costituzione di una buona o cattiva
stima di sé. Il modo in cui i genitori
possono aiutare i bambini a convi-
vere con il proprio fisico è fonda-
mentale.
AIUTAMI A CREDERE
IN ME STESSO
È fondamentale educare alla fiducia in se stessi le giovani
generazioni, l’ autostima è un pungolo a far meglio, a impegnarsi,
a crescere, a puntare a mete alte...
Se puoi dimostrare fiducia
in te stesso quando tutti
di te dubitano, ma essere
indulgente anche verso i loro errori”:
recitava così una delle più belle
poesie che parla del rapporto fra
genitori e figli, If di R. Kipling. È un
invito agli adulti, perché insegnino ai
giovani a credere in se stessi; ai ra-
gazzi, affinché non si facciano mai
troppo condizionare dal giudizio de-
gli altri, che non possono – anche
quando lo desiderano davvero – ve-
dere quel che accade nel laborato-
rio interiore di un bambino o di un
adolescente; a tutti, perché sappia-
no perdonarsi l’un l’altro per l’aridità
che spesso attanaglia il cuore. La
prima volta che ho letto questo te-
sto, con l’attenzione di chi sa di ave-
re una responsabilità educativa nei
confronti dei piccoli, ho pensato che
non è possibile sovvertire le regole
della psicologia: un figlio impara ad
avere stima di sé quando i grandi –
e soprattutto le persone che lo han-
no generato e accompagnano la
sua quotidianità – sanno dimostrare
che il loro amore è intriso di fiducia.
Ma ho immediatamente ricordato la
mia infanzia e la mia giovinezza,
non sempre sostenute da questi at-
teggiamenti: sebbene sia stata ado-
lescente dopo il Sessantotto, mi è
toccato un padre tradizionale, di
quelli che si mantengono molto di-
staccati dai grandi successi della
prole, ma sono molto presenti quan-
do si tratta di rimarcare un piccolo
insuccesso.
᭿ Diventata grande, è stata
ancora una lotta continua: gli
esami non finiscono mai e se
aspetti che il mondo ti faccia credi-
to, non riuscirai mai a costruire nul-
la di buono. In tutti questi anni ho
imparato a mie spese a dover
tenere duro, a credere nei miei
C’ è bisogno che i ragazzi possano
avere grande consapevolezza
delle proprie risorse,
per scommettere su progetti
impegnativi.
sogni e nelle mie capacità “nono-
stante” gli altri, a essere perseve-
rante e a continuare a scommette-
re; sono quasi arrivata a convincer-
mi che l’ostinazione, se ben dosata
e opportunamente finalizzata, può
essere una virtù piuttosto che un
difetto. Avrei voluto non insegnare
tutto questo ai miei figli e proteg-
gerli in quella zona franca che è la
famiglia, dove probabilmente è
ormai abbastanza facile – ma mai
del tutto scontato – costruire rap-
porti basati sulla reciproca com-
prensione, sulla stima, sulla fiducia.
Ma, intanto, non sono sicura che
noi adulti siamo sempre protagoni-
sti di una relazione educativa intes-
suta di amore, che rende capaci di
offrire ai piccoli qualche segno di
riconoscimento, premiando gli sfor-
BS APRILE 2008

4.6 Page 36

▲back to top
zi compiuti nella gestione degli
impegni quotidiani, valutati come
efficaci e veritieri al di là dei risul-
tati conseguiti e dei meriti acqui-
siti. C’è ancora da convertirci per-
ché possiamo essere sempre e
comunque pronti a dare ai nostri
ragazzi un incentivo a migliorarsi
ulteriormente, a saper dare buo-
na prova di sé anche in situazioni
più complicate. Dobbiamo lottare
con la tentazione di sovrapporre
le nostre attese sulle realizzazio-
ni ordinarie degli adolescenti;
con la paura di restare delusi
dalle inevitabili insicurezze e fra-
gilità che si moltiplicano proprio
negli anni della crescita; con la
fretta che ci fa esigere quando
sarebbe meglio condividere ed
essere solidali; con la difficoltà di
voler toccare con mano un risul-
tato, quando è invece tempo di
seminare; con la pretesa di giu-
dicare, quando occorrerebbe in-
vece perdonare.
36
᭿ Ma abbiamo anche il duro
compito di allenare i nostri figli
perché possano reggere l’impatto
con il mondo esterno, che è spes-
so ben altra cosa del nido caldo
della casa: in quel grande merca-
to che è la società, dove ti viene
chiesto a ogni piè sospinto quan-
to conti e non quanto vali come
persona, c’è bisogno che i giovani
possano avere grande consape-
volezza delle proprie risorse, per
scommettere su progetti impegna-
tivi; allo stesso tempo vanno pre-
parati a saper reagire costruttiva-
mente quando dovranno misurarsi
con i propri limiti, perché possano
restare in piedi dopo sconfitte vis-
sute in modo onorevole e per
aver scelto la coerenza, piuttosto
che il vendersi al miglior offeren-
te. Ma soprattutto, le nuove gene-
razioni vanno sostenute nella
paziente costruzione dell’autosti-
ma perché possano essere capa-
ci di novità: non mi sembra del
tutto casuale che i termini crede-
re, crescere e creare provengano
da una comune radice. Che la lin-
gua italiana voglia suggerirci che
l’atteggiamento della fiducia non
nasce da una valutazione positiva
del passato, ma da un amore e
da una speranza capaci di antici-
pare il futuro?
APRILE 2008 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Mario Caffaro Rore nacque a Torino il 26/02/1910. Figlio
di un cesellatore, frequentò il Corso Superiore di Pittura,
allievo di Giacomo Grosso e Cesare Ferro. Iniziò presto con
cartoni e vetrate, poi con pale d’altare e ritratti. Fu un pittore
del sacro. Morì a Torino il 15/06/01 all’età di 91 anni.
CAFFARO RORE
IL CROCIFISSO PASTORE
Nel 1940 il maestro dipinse
un ritratto di Don Bosco:
All’Accademia incontrai il
Rev.mo scrittore salesiano
Don Alberto Caviglia, il quale a quel
tempo teneva delle lezioni molto dotte
di arte e di religione. In seguito a que-
sto felice incontro dipinsi a modo mio
un ritratto di san Giovanni Bosco e
glielo diedi in omaggio. Egli che ave-
va conosciuto personalmente il suo
grande Santo, giudicò questo ritratto
come il più rassomigliante e lo con-
servò quale preziosa reliquia”. Da
allora, lavorò per chiese e privati, per
parrocchie e istituzioni religiose, sem-
pre ricercato e apprezzato. Per i sale-
siani dipinse il Beato Variara, i santi
Versiglia e Caravario, le pale per gli
altari di san Francesco di Sales al Col-
le, di san Domenico Savio a Roma, e
due grandi tele con episodi del piccolo
santo nella chiesa di san Francesco di
Sales a Valdocco.
>> Fu lui a fissare l’iconografia più
accreditata di Domenico Savio. Scri-
ve: “Don Alberto Caviglia curò l’edi-
zione critica di tutti gli scritti di S. G.
Bosco e quindi anche quello biografi-
co del suo discepolo prediletto: Dome-
nico Savio. In occasione della beatifi-
cazione di questo giovane, Don Cavi-
glia decise di riportare a fedeltà stori-
ca l’effigie del ragazzo e mi incaricò
di eseguire un ritratto dando caratteri
del gusto pittorico del tempo in cui
visse. Così in base ai documenti e al
disegnino fatto fare da S. G. Bosco
comparso nella prima edizione della
devota biografia e ancor più ai parti-
colari fisionomici descritti dallo stesso
Don Caviglia, che gli era stato com-
pagno e lo ricordava con estrema pre-
cisione, riuscii a comporre quel volto
delicato giudicato somigliantissimo
dai più anziani salesiani che l’aveva-
no conosciuto e ormai noto a tutti i
suoi devoti in ogni parte del mondo”.
>> Particolarissimo un olio su tavola
del 1948, che illustra l’affermazione
evangelica: “Io sono il buon pastore; il
buon pastore offre la vita per le peco-
re” (Gv. 10, 11). L’immagine, sostan-
zialmente, è debitrice alla grande tra-
dizione iconografica che rappresenta il
Cristo risorto abbracciato alla croce e
versa nel calice il sangue del costato.
Qui la figura di Gesù ha le movenze e
l’abbigliamento del crocifisso, ma non
compaiono le piaghe del supplizio.
Solo le chiazze di sangue sulla traver-
sa del legno rendono l’idea di quale
sia il sacrificio cui si è sottoposto il
pastore nel guidare/salvare il suo greg-
ge. Il bacolo è intriso di sangue, un
ulteriore riferimento all’atto sacrificale
del Cristo per amore dell’umanità tut-
ta. Potente è il contrasto tra la carne
macilenta del Maestro, il perizoma
fortemente chiaroscurato e il candore
del vello delle pecore che gli cammi-
nano tra le gambe, coinvolte in un
grande senso di appartenenza: sono le
sue pecore. (Natale Maffioli)

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) L’“auto-ironia” è l’unico mezzo di locomozione
che possiedo.
2) Chi dice sempre la verità è un uomo sincero...
quando non è un fesso.
di Aloi & Cé sar
37
BS APRILE 2008

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
AIUTIAMO
AD “ATTRAVERSARE
LA STRADA”
L’etica dei piccoli gesti
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
Accorgersi di chi
ha bisogno dimostra
una sensibilità sociale
a tutta prova e cercare
38 di intervenire per
quanto è possibile,
anche con gesti i più
umili, i più comuni
è… evangelico.
Non siamo chiamati
a gesti eclatanti, a
piccole cose, a “fare
l’ordinario in modo
straordinario”, come
diceva santa Caterina
da Siena.
Porgere una mano a chi ne ha bisogno è uno squisito atto
di carità , ma anche un dovere morale.
V
CcApT“ghsu’unèLieòtotaOis,dhceaaaaRcmbnosbIpcrboigahriilseoanmeo”“qogqaqduntuubitaoraienaslncsoovdudtiegi,inornoosdaonnaeiuaoreclettnhotnoel,oalrosnqcstohurctoreahaalicdbenuanidson”oioan.oi--
◗◗mUcdÈteoenoniga.nbdlveiceolalorolnegnzidsmliaiaczenomionipanteroinerdeoècerhqileaemunegdainllielaoavitofadie.celaidci iibi.laanmiuotbsaitnrreoi,,
APRILE 2008 BS
Non è mai stato scontato
porgere una mano a chi
ne ha bisogno, accorgersi
che una persona necessi-
ta di qualcuno che lo aiuti. E que-
sto oggi come ieri, anche se oggi
l’atteggiamento del “non mi inte-
ressa” (I don’t care) sembra cre-
scere a livello esponenziale. C’è
sempre qualcuno che ha bisogno
di aiuto, qualcuno che non può fa-
re da solo un passo avanti e che
spera, aspetta di trovare una mano
amica. L’essere umano ha conti-
nuamente bisogno di aiuto: c’è
sempre qualche ambito della vita
in cui abbiamo bisogno che qual-
cuno si accorga di noi, della no-
stra indigenza. Soggetti particolari
in questo senso sono i bambini, gli
anziani e i malati: che cosa potreb-
bero fare se qualcuno non si ac-
corgesse della loro condizione che
invoca un coinvolgimento.

4.9 Page 39

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AIUTARE A ESSERE
FELICI
Tutti, in un certo senso, invochia-
mo “una mano” nella precarietà della
condizione umana, in tutti gli ambiti:
umani, finanziari, morali, spirituali;
ma non sempre abbiamo il coraggio
di tendere la nostra per lasciarci aiu-
Volontari, assistenti sociali,
educatori che dedicano il loro
tempo ai più piccoli sono
tare. La sufficienza, di fronte all’evi-
da questi considerati come
denza del nostro intrinseco bisogno
i loro angeli protettori.
dell’altro, appare il segno più forte
della nostra incapacità a porgere la
mano a chi ce la chiede. Come è bel-
Negli occhi del bimbo tutta
la riconoscenza per il “ dolce”
dono che una mano amica
gli offre.
CONFRONTIAMOCI
lo, invece, scoprire la gioia di aiutare
in Gruppo e in Famiglia
e accogliere chi si accorge di noi e
cerca di aiutarci. Due mani che si in-
contrano sono una grande forza, aiu-
tarsi è segno di compartecipazione, di
semplice un sorriso e un gesto di
cortesia: “Passi lei, è inutile che at-
tenda mezz’ora per una saponetta!”.
Siamo concretamente capaci di aiu-
tare un anziano o chi ha bisogno ad
attraversare la strada?
Ci rendiamo presenti al bisogno del-
nobiltà. A volte oggi si pensa: gli altri O la vecchina con il bastone, che si
l’altro, ci lasciamo coinvolgere?
non meritano nulla, potrebbero impe- regge in piedi per misericordia ma la
gnarsi di più, darsi da fare. Ma è vero lasciano lo stesso in piedi traballante
anche un’altra cosa: i bisogni degli con il tram che traballa, senza che
Quanto ci interessano i problemi e i
bisogni delle persone più vulnerabili
che incontriamo sul nostro cammino?
Abbiamo bisogno nella nostra fami-
altri invocano la nostra attenzione e nessuno faccia… il cavaliere ceden-
glia di recuperare l’etica dei piccoli
la nostra generosità per farci felici, dole il posto. O il cliente noioso che gesti?
perché la felicità interiore – quella prima di comprare vuole centomila
che niente e nessuno potrà mai to-
glierci – è espressione del dono.
spiegazioni, e manderebbe in bestia
Giobbe: un sorriso è infinitamente
bisogni delle persone più vulnerabili
39
più meritorio che un gesto d’impa- che incontriamo sul nostro cammi-
AIUTIAMO
zienza. Gli esempi “spiccioli” sono no? È una domanda che non può es-
centinaia e capitano tutti i giorni. sere elusa.
AD “ATTRAVERSARE
Tutti i giorni, dunque, siamo messi
LA STRADA”
Quanti anziani, di fronte ai grandi
alla prova dall’etica “spicciola”,
quella dei piccoli gesti, delle semplici
attenzioni attraverso le quali, tutta-
L’ETICA
DEI PICCOLI GESTI
viali, agli incroci, o a un traffico cao-
tico, faticano ad attraversare la stra-
da. Se poi aggiungiamo che tanti au-
tomobilisti non si fermano davanti
alle persone sulle strisce pedonali, la
paura si può trasformare in panico.
Perché non proviamo a impegnarci
ad aiutare un anziano o chi ne ha bi-
sogno ad attraversare la strada?
Mentre lo facciamo come gesto
esterno, aiuterà certamente anche noi
ad attraversare le strade della vita,
dove ci accorgiamo di essere sempre
sul bordo e incapaci di passare avanti
senza l’aiuto di qualcuno.
E quanti al supermercato attendo-
no pazientemente il loro turno… e
hanno, magari, solo una saponetta da
pagare mentre i tre clienti che sono
in fila davanti alla cassa hanno i car-
relli pieni all’inverosimile. Sarebbe
via, ci rendiamo presenti al bisogno
dell’altro, ci interessiamo (I care), ci
prestiamo perché l’altro viva meglio.
Quanto ci interessano i problemi e i
I piccoli gesti – come aiutare chi
ne ha bisogno ad “attraversare la
strada” – rende luminosi, dà uno stile
alla nostra vita, perché la gioia dona-
ta compenetra la nostra gioia e la
moltiplica sempre più. Nella nostra
famiglia abbiamo forse bisogno di
recuperare l’etica dei piccoli gesti,
più o meno visibili, più o meno na-
scosti: le strade quasi sempre sono
come un “bivio”, con il rischio che
ognuno percorra la propria senza ac-
corgersi che i bisogni del figlio, del
genitore o di altri membri della fami-
glia esigono la nostra capacità di
metterci in discussione per aiutare
l’altro a superare l’ostacolo. Nella
nostra società c’è tanto bisogno di
generosità, di mani protese verso chi
“non ce la fa da solo”, di chi può far-
cela se noi – come il buon samarita-
È “ bello” aiutare un fratello che
è nel bisogno. È “ splendido” farlo
con il sorriso sulle labbra e
la gioia nel cuore.
no – sappiamo non andare troppo di
corsa e ci fermiamo, e ci prendiamo
cura di chi può dirci solo “grazie!” e
a volte nemmeno quello.
ٗ
BS APRILE 2008

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
PROTEGGERE LA SALUTE
DAI CAMBIAMENTI
CLIMATICI di Severino Cagnin
7 aprile, 58° Giornata
sviluppo sostenibi-
le all’interdipenden-
Mondiale della Salute. za planetaria”. So-
Star bene, perché si
no intervenuti quat-
tro Premi Nobel
prevengono le malattie e l’economista in-
del secolo? Non solo.
diano Pachauri, ex
aequo con Al Go-
L’OMS (Organizzazione
Mondiale della Sanità
40 dell’ONU) afferma che
vivremo a lungo se
re a Oslo, ha so-
stenuto che non i
politici o le gran-
di potenze eco-
nomiche posso-
no salvare il
cureremo il clima
globale. È aperto
mondo, ma solo
i cittadini. La
gente dei paesi
il dibattito su pericoli e
poveri, ridotti a discariche del
mondo ricco, fanno già capire ai go- role che riguardano in definitiva
soluzioni etiche, più che verni di dare una svolta al degrado noi, ogni singolo e la società nel
mediche. Ai credenti e
ai giovani un impegno,
terrestre. Effetto serra, discariche, suo insieme”, ha concluso.
inquinamento, surriscaldamento dei
mari: che cosa ci attende?
>> Poi il Papa ha indicato i mo-
ispirato all’amore.
di concreti di possibili soluzioni
>> Moriremo sommersi e avve- ponendo alla coscienza di tutti alcu-
lenati dai nostri rifiuti? La scienza ne domande rilevanti: “Abbiamo
sta riconoscendo i propri limiti, tempo per il prossimo che ha biso-
L a Giornata Mondiale della
Salute inizia nel 1950 con la
fondazione dell’OMS inter-
nazionale e diventa un’op-
mettendosi finalmente a confronto
con l’etica. Ogni decisione sulla vi-
ta del pianeta e dell’uomo deve na-
scere dalla coscienza di ciascuno.
gno della nostra, della mia parola,
del mio affetto? Per il sofferente che
ha bisogno di aiuto? Per il rifugiato
o il profugo che cerca asilo? Abbia-
portunità che in breve tempo riesce Per questo motivo di responsabilità mo tempo e spazio per Dio?”. Ha
a imporsi e attirare l’attenzione di morale la 58a Giornata Mondiale in- proposto ai giovani, che partecipe-
tutti. Da allora, la serie delle giorna- terpella soprattutto i credenti. Lo ha ranno alla 23a Giornata della gio-
te è continuata ininterrotta con temi recepito con acutezza e preoccupa- ventù nell’incontro mondiale di Syd-
diversi, fino a questa del 2008 che zione papa Ratzinger che con ac- ney dal 15 al 20 luglio, di riprendersi
affronta la “scomoda verità” dello centi diversi, in varie festività, ha sulle spalle questo difficile ed entu-
scienziato e politico americano Al ripetuto l’appello fatto durante l’o- siasmante compito, di essere salvato-
Gore. A Roma in gennaio L’Anno melia natalizia “contro una Terra ri del mondo di oggi, con la fede nel-
internazionale del Pianeta Terra si maltrattata, un mondo inquinato e la forza che viene da Dio, come dice
è aperto con il Festival delle Scien- minacciato a causa dell’abuso delle il tema: “Avrete forza dallo Spirito
ze su “Co-scienza globale, ambien- energie e del loro egoistico sfrutta- Santo che scenderà su di voi e mi sa-
te, risorse, energia, povertà: dallo mento senza alcun riguardo”. “Pa- rete testimoni” (At. 1,8).
ٗ
APRILE 2008 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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L’UOMO
OCCIDENTALE
OTE SULLE NOTE
di Lorenzo Angelini
L’uomo moderno non è più padrone
della sua vita. Tutto è programmato,
inscatolato e rimane fuori
del nostro controllo.
Carlo Fath è nato in Germa- gente ed efficace in una vasta
nia, vive in Italia da quando gamma di registri. I testi
aveva 4 anni, ha in curricu- esprimono l’insofferenza di
lum studi musicali e universitari un giovane-adulto verso un
mai completati e di mestiere fa il mondo tarato su ritmi freneti-
produttore musicale per una casa ci e limitanti e deludente ri-
discografica indipendente. O me- spetto alle aspettative che si
glio faceva. Perché alla veneran- hanno da adolescenti. Col-
da età di 35 anni (artisticamente pisce il linguaggio che alter-
parlando) decide di mettersi in na invettive banali, arguta
gioco come cantautore, sceglie ironia e sofismi intellettuali:
un nome d’arte assai singolare “mamma e papà non mi
41
(Io, Carlo) e fa uscire il suo primo avevano detto / che usare il
album In perenne riserva.
cervello è un grave difetto” (MAM-
MA E PAPÀ ); “dimmi qual è il mec- tramando alle spalle del suo pos-
>> Il disco si segnala presso la cri- canismo ch’è rotto / e dammi un sessore” (L’ENNESIMA NOTA).
tica e il pubblico soprattutto per la ricambio perfetto / così la smetto
freschezza e il brio della musica e di riflettere, di ragionare / di cerca- >> Il disagio nell’affrontare l’ap-
per qualche trovata nella scrittura re di capire il senso delle cose” piattimento imposto dal “sistema”
dei testi. Ma non meno importanti (L’EGO); “quante cose si fanno per sembra raggiungere l’apice ne
sono la sapienza nel manipolare e caso / le cose migliori non hanno L’uomo occidentale. Nel testo si-
confezionare i suoni e la versati- un perché” (PER CASO); “la mente militudini inquietanti dipingono
lità della voce di Carlo, coinvol- nasconde ogni sua operazione / la quotidianità del nostro vivere
“civilizzato” come un incubo, un
marchingegno perverso da cui
L’UOMO OCCIDENTALE di Carlo Fath
non abbiamo possibilità di eman-
ciparci se non attraverso la defi-
La prima colazione è importante / che Viviamo impacchettati sigillati ed addos- nitiva uscita dalla vita. Tutto vie-
sia sana e nutriente
sati / gli uni agli altri come surgelati
ne amplificato dalla musica: me-
Se no non rendi niente / e poi il capo chi
lo sente
E poi la gente cosa dice / se dovessero
scoprire che tu non vali niente
Orde di impiegati rassegnati si prepara-
Aspettiamo silenziosi che qualcuno ven-
ga / e ci scongeli così torniamo vivi
Gli istinti primordiali si assopiscono nel
traffico
l’uomo non si muove senza il verde di un
lodia spezzata in brevi e ripetitivi
frammenti; arrangiamento con
tappeti ampi di suoni sintetici su
cui si ergono ossessivi il ritmo
no / a bordo di veicoli fumanti s’incolon- semaforo
martellante della batteria elettro-
nano
nica e il disegno tormentato delle
Mandrie di umani silenziosi si riversano
scontenti / sui sentieri nell’asfalto
Voci suadenti di sirene ammaliatrici / ti
convincono a gettare la tua vita
Mandrie di umani silenziosi si riversano
scontenti / sui sentieri nell’asfalto
Voci suadenti di sirene ammaliatrici / ti
convincono a gettare la tua vita
chitarre pesanti. Anche l’interpre-
tazione, gelida, è assai poco ras-
sicurante. In definitiva un quadro
sconfortante e crudo. Che però
Cosa vuoi che ti dica / questa coda è infi- sembra il frutto non di stolta ras-
Cosa vuoi che ti dica / questa coda è infi-
nita e tu non hai…
Tu non hai che una vita vissuta, / spreca-
ta aspettando l’uscita
nita e tu non hai…
Tu non hai che una vita vissuta, / spreca-
ta aspettando l’uscita
segnazione, ma di rabbia a lungo
trattenuta e pronta ad esplodere:
energia forse in grado di produrre
cambiamento?
ٗ
BS APRILE 2008

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di … o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
42
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l’immobile sito in…
per i fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l’Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
APRILE 2008 BS
I NOSTRI MORTI
MATUCCI sr. Severina,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Livorno, il 27/07/2005, a 68 anni
Suor Severina cresce nell’oratorio delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice di Milano e matura
la sua vocazione sotto la guida spirituale di
madre Margherita Sobbrero. Dopo la pro-
fessione, trascorre gli anni della sua dedi-
zione religiosa nelle case dei confratelli sa-
lesiani: a Livorno, nell’aspirantato salesia-
no di Pietrasanta, nella Casa generalizia di
Roma-Pisana. Il ricordo di quest’ultimo pe-
riodo le fa scrivere: «Considero una grazia
aver conosciuto di persona vari successori
di Don Bosco e devo ringraziare il Signore
per quanto ho ricevuto». Anche i confratelli
salesiani da lei serviti con spirito di sacrifi-
cio e quasi con devozione, la ricordano
con grande simpatia e fraterno affetto.
Suor Severina era sempre disponibile,
pronta a qualsiasi necessità, affabile, ge-
nerosa, che con disarmante semplicità di-
ceva ciò che non andava, ciò che bisogna-
va cambiare, ciò che era utile aggiustare.
Gli ultimi anni della sua vita li trascorre nel-
la casa di riposo di Livorno, dove è solleci-
ta e sensibile, serena e disponibile, costan-
temente dedita alla preghiera.
MIGLIAVACCA sac. Enrico,
salesiano,
San Marino, l’11/06/2007, a 84 anni
Don Enrico è stato un uomo accogliente! È
la caratteristica che gli hanno tutti sempre
riconosciuto e che tutti hanno ammirato in
lui. Aperto, sincero, mite, disponibile,
avrebbe voluto sempre dire di sì a tutti. Ma
sapeva anche dire i suoi no, con garbo ma
con decisione: “Non posso andare contro la
mia coscienza!”. Accoglieva con un ampio
sorriso che accompagnava allargando le
braccia ogni volta che qualcuno lo avvicina-
va. Era amico di tutti, nemico di nessuno.
Pronto ad aprire i tesori della sua saggezza
e della sua bontà a chiunque gli chiedesse
un parere o un consiglio, e a chiunque vo-
lesse approfittare del suo ministero. “Don
Enrico non si tira mai indietro”, dicevano di
lui. È stato così per tutta la sua vita. E
quando si è presentata sorella morte, l’ha
accolta con altrettanta semplicità, nella to-
tale accettazione della volontà di Dio.
BATTISTELLO sac. Antonio,
salesiano,
Verona Negrar, il 12/04/2007, a 87 anni
Da chierico Battistello parte missionario per
la Cina. A Shanghai compie il tirocinio prati-
co, ma nel 1950 viene espulso come tutti i
missionari stranieri e va nelle Filippine. Sa-
cerdote, lavora nelle case salesiane di quel-
l’arcipelago. Torna poi in Italia per un anno
di studi e non rientra più in missione. Lo ac-
coglie l’ispettoria San Zeno di Verona, dove
sarà segretario ispettoriale per 13 anni. Ordi-
nato e preciso, ha sistemato l’archivio ispet-
toriale con un lavoro da certosino. A ogni ri-
chiesta rispondeva con un amabile sorriso.
Si era proposto di accontentare tutti nei limiti
delle sue possibilità. Apprezzato e ricercato
confessore sia tra i ragazzi dell’Istituto sia tra
gli adulti. Animo delicato e paziente anche
nella malattia, che l’ha accompagnato negli
ultimi anni di vita, solo preoccupato di non
disturbare alcuno.
MENABALLI sr. Giuseppina,
Figlia di Maria Ausiliatrice
Contra di Missaglia (LC), l’08/10/2007,
a 70 anni
È nata in una famiglia numerosa e felice.
Crescendo ha sentito forte il desiderio di
dedicarsi agli altri. Per questo sognava di
continuare gli studi per diventare maestra.
Solo nel 1944, ottenne il permesso di en-
trare nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice. Nonostante le ristrettezze della
guerra, e soprattutto il dolore di sapere che
il padre era deportato in campo di concen-
tramento, suor Giuseppina si sentiva in pa-
radiso. Un anno dopo la sua professione
partì per le missioni nel Mato Grosso (Bra-
sile). Fu economa, infermiera, maestra di
cucito, assistente delle bimbe chavante e
responsabile dell’ospedale. Ovunque, la-
vorò con grande entusiasmo e desiderio di
fare del bene, sempre riconoscente per il
dono della vocazione salesiana.
DALL’ OSTO sr. Lucinda,
Figlia di Maria Ausiliatrice
Contra di Missaglia (LC), il 09/10/2007,
a 94 anni
Suor Lucinda era nata in una famiglia di
origine veneta, emigrata in Germania per
motivi di lavoro e poi rimpatriata a causa
della guerra. Sentì presto la chiamata del
Signore ma quando, a diciassette anni,
manifestò il suo desiderio ai genitori questi,
con il pretesto che era ancora giovane, la
fecero aspettare. Dopo la professione reli-
giosa svolse il servizio di infermiera, con
tatto gentile e discreto, attenta a ogni biso-
gno non solo del corpo, ma anche dello
spirito. La luminosità del suo volto, il suo
sorriso, la sua delicatezza, la sua premura
parlavano di dedizione piena e di amore.
Fu questa la testimonianza più bella che
lasciò alle novizie durante i lunghi anni di
permanenza nel noviziato di Contra di Mis-
saglia. Con la sua stessa vita ricordava lo-
ro il motivo profondo della consacrazione
religiosa: l’amore a Gesù.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”

5.3 Page 43

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IL MESE
Savina Jemina
accordo-quadro di cooperazione ottenere il rimborso in base alle
commerciale ed economica.
tariffe dello Stato dove risultano
3 aprile 1978: accordo commer- assicurati.
ciale con la Cina, in vigore dal 1° 29 aprile 1997: l’UE firma ac-
giugno 1978
cordi di cooperazione con Cam-
Aprile
4 aprile 1949: a Washington, fir-
ma del Trattato dell’Atlantico del
Nord, la Nato.
9 aprile 1984: a Culham (GB),
s’inaugura il Jet-Joint European
bogia e Laos.
LE MONETE
AI TEMPI DI GESÙ
IL BESTIARIO
DELLA BIBBIA
Torus, sull’uso pacifico dell’ener-
gia atomica.
LA BALENA DI GIONA
10 aprile 2000: si riunisce il
Nell’immaginario collettivo la bale- Consiglio di cooperazione tra l’U-
na è l’animale che, per le sue nione europea e la Russia.
dimensioni (può raggiungere i 30 13 aprile 2005: il Parlamento
metri), ha inghiottito il profeta Gio- europeo approva l’ingresso di
na. Nella Bibbia, però, la parola Romania e Bulgaria nell’UE, nel
balena non compare: è usata l’e- 2007.
spressione “grandi mostri marini”, 14 aprile 1987: il governo turco
come in Genesi 1,21 o Giobbe presenta domanda di adesione
7,12. In merito all’episodio citato, all’UE.
infatti, si legge che “il Signore
dispose che un grosso pesce
16 aprile 2003: trattato di ade-
sione tra l’UE e Repubblica ceca,
TALENTO
43
inghiottisse Giona (Gio 2,1). Il ter- Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, La parola deriva dal termine gre-
mine compare anche nel Vangelo Ungheria, Malta, Polonia, Slove- co “talaton”, che indicava il piatto
di Matteo: “Come infatti Giona nia e Slovacchia.
della bilancia usato anche per
rimase tre giorni e tre notti nel 18 aprile 1951: Belgio, Francia, pesare le monete. Nella Bibbia è
ventre del pesce, così il Figlio del- Germania, Italia, Lussemburgo, citato 77 volte. Poteva essere di
l’uomo resterà tre giorni e tre notti Paesi Bassi firmano a Parigi il ferro, bronzo, argento e oro (1 Cr
nel cuore della terra” (Mt 12,40). trattato istitutivo della Ceca- 29,4-7). Era una moneta di pre-
La vicenda di Giona ha ispirato Comunità europea del carbone e gio: nel 1° libro dei Re si legge
un episodio del “Pinocchio” di dell’acciaio.
che se un prigioniero scappa a
Collodi: una balena inghiotte il 22 aprile 1996: accordi di coo- chi lo custodisce, “la tua vita
burattino che, proprio nella pancia perazione tra UE e Georgia, pagherà per la sua, oppure dovrai
dell’animale, ritrova papà Geppet- Armenia e Azerbaigian.
sborsare un talento d’argento”
to. Dal punto di vista scientifico 24 aprile 1972: istituito il “ser- (20,39). Ai tempi di Gesù, indica-
sono casi impossibili: al posto dei pente” monetario: i Sei s’impe- va una moneta aurea d’enorme
denti, questi cetacei possiedono i gnano a limitare al 2,25% lo scar- valore, tanto da essere usata sol-
fanoni che filtrano enormi quantità to massimo di fluttuazione tra le tanto come unità di conto; infatti,
d’acqua per trattenere il cibo loro monete.
era pari a 60 mine oppure a 6000
(gamberetti, piccoli crostacei, 25-27 aprile 1976: firmati gli denari o dracme e “pesava” circa
ecc.). È quindi impossibile ingoia- accordi di cooperazione tra la 26,16 kg. Secondo alcuni, il valo-
re grossi pesci o uomini.
Comunità e i Paesi del Maghreb re corrispondeva a seimila giorna-
(Tunisia, Algeria e Marocco).
te di lavoro di un operaio, qualco-
LA NOSTRA
PATRIA
EUROPA
28 aprile:
sa come vent’anni di lavoro. Con
1979: ad Atene, firmati gli atti per il tempo, scomparsa la moneta e
l’adesione della Grecia alla prendendo spunto dalla parabola
1° aprile 1973: Comunità;
evangelica (Mt 25), il termine pas-
in vigore l’ac- 1998: la Corte di giustizia della sò a indicare le capacità, le qua-
cordo di libero Comunità decreta che i cittadini lità e le “doti” di una persona.
scambio con l’Islanda.
comunitari possono ricevere pre- Oggi, è usato anche nell’espres-
2 aprile 1990: la Comunità stazioni mediche in uno Stato sione inglese “talent scout”, sco-
europea e l’Argentina firmano un membro diverso dal proprio ed pritore di doti, in genere artistiche.
BS APRILE 2008

5.4 Page 44

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P P RIMA AGINA Serena Manoni
UN VIRTUOSO
DA RICORDARE
Vent’anni fa (il 5 maggio 1988) moriva un virtuoso della musica, Ferruccio Vignanelli. Un salesiano
suo primo allievo, il padre Marcello Martiniano Ferreira, ha fatto conoscere il maestro a livello
internazionale con una tesi di 756 pagine stampata in due volumi.
Vignanelli è uno
sconosciuto per
chi “non è del
sue dita discretissi-
me; e chi guarda
Vignanelli non ve-
mestiere”, ma è stato un
de in lui il minimo
grande della musica ita-
segno di lavoro –
liana. Ed è toccato a un
se egli fosse fra il
salesiano brasiliano, il
pubblico ad ascol-
padre Marcello Marti-
tare non potrebbe
niano Ferreira1, portarlo
essere più compo-
alla ribalta con una tesi
sto”.
44
magistrale, dopo che
ha potuto studiare a
Dalla sua scuola so-
no usciti valenti arti-
fondo il “Corso Inter-
sti, alcuni dei quali
nazionale di Interpre-
occupano tuttora po-
tazione Musicale”, te-
sti importanti nei Con-
nuto dal maestro a Perugia dal 1977 al 1983 che il
servatori e nelle Ac-
diligente discepolo era riuscito a registrare per cir- cademie musicali d’Europa. L’autore della tesi, il
ca 22 ore di lezioni.
maestro Ferreira è at-
tualmente organista uffi-
>> Ferruccio Vignanelli era nato a Civitavecchia il ciale a Niterói, in Brasi-
4 ottobre del 1903. Presso il Pontificio Istituto di le nello stato di Rio de
Musica Sacra a Roma aveva conseguito i diplomi Janeiro.
di canto gregoriano, composizione e organo.
Divenne poi titolare di organografia e contempora- >> Lunedì 5 maggio
neamente insegnò clavicembalo all’Accademia e al 2008, presso il “Mu-
Conservatorio di Santa Cecilia. Dal 1923 al 1958 seo degli Strumenti
fu organista nella chiesa nazionale di San Luigi dei Musicali” dell’Audi-
Francesi e di San Carlo al Corso. Molti dei più torium Parco della
importanti organi del secolo XX furono progettati e Musica a Roma, ver-
inaugurati da lui in varie parti d’Italia e d’Europa, rà presentato in una
essendosi dedicato anche a questa attività per una conferenza stampa il
cinquantina d’anni.
volume sul Maestro
Vignanelli scritto dal
>> Un giudizio sintetico ma illuminante è stato compositore salesia-
scritto dal critico, compositore e scrittore Bruno no.
Barilli: “Fra tanti organisti che mettono a soqqua-
dro la cupola sonora delle basiliche uno ne abbia-
mo a Roma, romano, valorosissimo: Ferruccio
Vignanelli, insegnante alla Scuola Pontificia. La sua
orchestrazione è leggera, aerea, mai schiacciante
e confusa. Tutto si svolge lassù, lontano dalle
1 Del padre Ferreira il BS ha parlato nella rubrica Primo Piano a pagina
47 del numero di Luglio/Agosto 2004. Riferimento web
http://www.sdb.org/bs/default.aspx?newsID=6202
APRILE 2008 BS

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BS APRILE 2008

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
TERZA GRAZIA
mentre mi avviavo per tornare a ravo su e giù per il corridoio,
Nell’estate 2005 scoprii di aspet-
casa, sono svenuta e caduta piangevo e invocavo: «Mam-
tare il terzo figlio. Se grande fu la
scivolando per le scale; risulta- ma Margherita, aiutami tu!». A
gioia per la nascita, altrettanta fu
to: un trauma cranico con stato un tratto arrivò un’infermiera,
la paura, perché dopo la nascita
di coma. Dall’ospedale di Chieri, la quale mi chiese che cosa
della seconda bimba, Serena,
dove mi avevano portata, vista avessi per piangere in quel
nata prematura (pesava solo un
la gravità, mi mandarono a modo. Le risposi: ”Guarda in
kg) alla 32a settimana, fui consi-
quello delle Molinette a Torino, quale stato mi trovo!”. Lei gen-
gliata dai medici di non avere più
dove fui operata. Riportata poi a tilmente mi portò una crema
gravidanze, a motivo della mia
Chieri, rimasi in coma profondo, che mi procurò un po’ di sollie-
salute, ma anche per evitare il
finché mi ripresi e cominciai a ri- vo. Il giorno seguente arrivaro-
quarto taglio cesareo e per l’in-
conoscere chi veniva a trovar- no parenti e amici da Capri-
columità del nascituro. Mi affidai
mi. Un giorno, passando davan- glio. Vedendomi in quello sta-
a san Domenico Savio e indos-
ti a uno specchio, mi vidi tutta to, telefonarono al mio medi-
sai il suo abitino. La gravidanza
bluastra. Chiesi spiegazioni, e co, per chiedergli se poteva
proseguì bene fino al quarto me-
mi raccontarono tutto il mio prendermi in cura. Dopo aver
se, quando sopravvenne un ar-
dramma. La mia prima espres- ricevuto risposta positiva, par-
resto di crescita. Venni ricovera-
ta alla 32a settimana. Dopo due
Mamma Margherita.
sione fu: «Oh, Mamma Mar- tii subito per casa. Intanto il
gherita, cosa è successo? Aiu- male mi aveva provocato la
giorni di attesa, mentre io indos-
savo sempre l’abitino, la crescita
del bambino riprese lentamente
MAMMA
MARGHERITA
tami!». Quando mi videro un po- caduta di tutti i capelli e delle
chino in ripresa, mi dimisero unghie dalle mani e dai piedi.
dall’ospedale con la dichiarazio- Nel febbraio 1999 il mio medi-
e io giunsi contenta fino alla 38a AIUTAMI!
ne che non ero in grado di stare co mi mandò a un controllo al-
settimana. Il 21 marzo 2006 nac-
in casa da sola. Dopo parecchio l’ospedale di Chieri. Confron-
que il mio piccolo Fabio Piero; Sono Occhiena Irma Margheri- tempo, compresi che temevano tando gli esiti della T.A.C. con
pesava kg 2,270. Ma, visitando- ta, nata il 30.01.1925 a Capri- attacchi epilettici. Accettai la gli esami fatti in precedenza, il
lo, i medici pediatri s’accorsero glio, frazione Cecca, nella ca- proposta di stare in un pensio- neurologo dott. Chiavino mi
che aveva il tubo dell’esofago sa annessa a un frutteto confi- nato; ma un giorno, dopo una disse: «Uscendo di qui, vada
staccato. Fu necessario traspor- nante con quello di Mamma iniezione, mi si gonfiarono le a offrire un quadro al suo san-
tarlo in un altro ospedale per pro- Margherita, mia protettrice. Nel labbra e i piedi, tanto da provo- to protettore, perché per la
cedere entro 48 ore a un inter- novembre 1995 mi sentivo tri- care un tormento terribile, quasi botta che ha preso, se il suo
vento operatorio. Nello stesso ste, stanca e stressata, aven- da impazzire. Chiedevo un dot- protettore non le avesse mes-
46 pomeriggio fu operato. Poi, con do perso nel corso dello stes- tore, oppure di essere ricovera- so una mano sul capo, oggi
stupore dei medici, si riprese so anno il marito e la mamma. ta in un ospedale; invece mi fe- non sarebbe qui!».
molto rapidamente, tanto che Il 28 novembre, sbrigate le mie cero mettere semplicemente i
venne dimesso dall’ospedale do- commissioni, ero a cena dal piedi sotto il rubinetto. Erano le
Occhiena Irma Margherita,
po alcuni giorni. Ora sta crescen- mio figlioccio. Dopo cena, ore due dopo la mezzanotte; gi-
Capriglio (AT)
do senza difficoltà, grazie all’aiu-
to di san Domenico Savio che
desidero ringraziare, affinché
protegga anche gli altri miei due
figli: Serena di quattro anni e Si-
mone di sedici.
MI È SCOPPIATA
TRA LE MANI
dretto di san Giovanni Bosco. ore di travaglio. Dopo altre due
Appeso al muro c’è un orologio. ore nasce anche Assunta Dome-
Nello scoppio, la bomboletta ac- nica. Ma le due gemelline non ce
Bertone Barbara, Foglizzo (TO)
FELICI E GRATI
Mio figlio e mia nuora desidera-
vano da tempo un figlio che non
arrivava. Si sono raccomandati
tanto a san Domenico Savio e
io pure mi sono unita alle loro
preghiere. Dopo tre anni di ma-
trimonio e molte difficoltà nella
gravidanza, hanno avuto la
grande gioia di un figlio che
hanno voluto chiamare Domeni-
co. Siamo immensamente felici
e grati al Signore, alla Madonna
e al nostro amato piccolo santo.
Cela Bianca, Foggia
Sono una donna non più giova-
ne, di salute piuttosto fragile. Abi-
to in un paese piccolo, dove non
c’è neppure un negozio. Le per-
sone care della mia famiglia sono
volate al cielo una a una; così an-
che mio marito, ancora giovane e
con tanta voglia di fare. Non
avendo figli, sono rimasta sola a
lottare faticosamente per vivere.
Soffro di diversi disturbi che si so-
no aggravati da quando sono ri-
masta vedova. Eppure fino ad
oggi sono sopravvissuta, curan-
domi con diverse medicine, che
poco o tanto mi sostengono; ma
l’aiuto più grande viene da Dio,
da Maria Ausiliatrice, da san Gio-
vanni Bosco, dai santi salesiani
dei quali anche mia mamma era
cesa ha fermato l’orologio, bru-
ciacchiato i centrini sotto le foto,
ha sfiorato la cornice del quadret-
to di Don Bosco, lasciando illese
le foto. Ma la cosa più importante
è che io non sono rimasta mini-
mamente ustionata; inoltre non
mi sono neppure spaventata,
benché nella mia vita io abbia
sempre avuto paura di tutto. Le
fiamme si sono spente in pochi
attimi, ma le conseguenze pote-
vano essere assai gravi.
R.P., Cortandone (AT)
UNA FEDE
INCROLLABILE
l’hanno fatta, purtroppo: ambe-
due sono decedute. Il nostro mo-
rale è a pezzi, ma continuiamo a
invocare l’aiuto di Dio. Il miracolo-
so abitino andrà nella loro piccola
bara bianca. Sulla loro lapide ho
messo una bella immagine di
san Domenico Savio. L’altro dei
due abitini lo indosserò io con la
profonda speranza nell’aiuto di
Dio e di san Domenico Savio per
il futuro.
Antonio e Stefania,
Pomigliano d’Arco (NA)
tanto devota; e devo dire che so- Due stelline, dopo 17 ore di vita,
no sempre stata esaudita. In sono volate al cielo lasciandoci in
questi giorni (verso la fine di feb- un profondo dolore. Le due bim-
braio 2007) ho ricevuto una gra- be, battezzate alla nascita, le ab-
zia che io attribuisco alla loro in- biamo chiamate Assunta Dome-
tercessione. Mentre stavo accen- nica e Giuseppina Domenica. Al-
dendo la stufa con una bombolet- la 23ª settimana di gestazione
ta di alcool, questa mi è scoppia- Giuseppina Domenica rompe la
Don Vincenzo Cimatti V. Teresa Valsé Pantellini
APRILE 2008 BS
ta tra le mani, lasciandomi illesa.
Nello scoppio è volata contro un
mobile, sul quale tengo le foto-
grafie dei miei cari, con un qua-
sacca dalla quale fuoriesce il li-
quido amniotico. Vengo sottopo-
sta a terapia tocolitica. Giuseppi-
na Domenica nasce dopo otto
Ptfrlii’ieericmnrnhedlaiaietccesoaptnaezuitboossbenidlneipezcdloaaletezrrlieàlonecnotaotemepmrnieeteo.otnnt.eoSrsnuei

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IN PRIMO PIANO
redazionale
Don
ALBERTO BRESCIANI
Di Pietrasanta. Missionario
in Brasile dal 1967. Ha diretto
molte comunità.
• Che cosa dice dei suoi anni missionari?
Bellissimi e difficili. Ad Ananindeua ad esempio ci mancava tutto,
anche da mangiare e i ladri ci rubavano il poco che avevamo. A Ta-
puruguara tra gli indio Baré era Far West, si sparava per nulla. Il di-
rettore della missione, che poi ero io, faceva da medico, infermiere,
ufficiale dello Stato e un po’ anche da... sceriffo.
• E c’è altro?
Certo! A Porto Velho, grosso collegio di 1500 ragazzi, si faceva
una vita garibaldina. Avevamo ragazzi di tutti i tipi, sì insomma dai
santi ai delinquenti: immagini la diversità di “trattamento” pedago-
gico!
• Ha fatto anche qualche altro “mestiere” oltre al direttore?
Sì. Ad Ananindeua sono stato anche cappellano militare e cappella-
no dei pompieri. Quasi tutti ragazzotti. Erano 500 e cambiavano
ogni sei mesi. Avevo organizzato il catechismo a gruppi di 20, 3 o 4
volte la settimana per mezz’ora ogni volta. Erano interessanti le loro
domande.
• Tipo?
Tipo: “Se incontro un bandito posso ammazzarlo?”. “Se il capo mi
ordina di fare qualcosa contro la mia coscienza?”.
• Continui ciò che stava dicendo...
A Maturaká, presso gli indio Yanomani, ho dovuto lottare non po-
co contro l’alcolismo. Per loro l’ubriacatura è all’ordine del giorno.
Ma ho avuto a che fare anche contro la prepotenza dei garimpeiro,
altrettanto ubriaconi e violenti, e contro la prostituzione, un regalo
che ci ha fatto la cosiddetta civiltà... (vedono la TV e dicono: “Ah,
così vivono i bianchi; e perché non anche noi?”).
• Un giudizio sul Brasile?
È una terra meravigliosa e ricchissima, con una gioventù esplosi-
va, ma fragile: seguono facilmente – perché sono fondamentalmente
buoni – le mode importate soprattutto dall’Occidente... talvolta trop-
po costose e per lo più inutili. Ahimè, anche la corruzione è uno dei
grandi mali del Brasile. Peccato!
MAD
Mad ha poco più di 14 anni.
Fa parte di una banda di ragaz-
zini, alcuni più piccoli di lui.
Non sa che cosa sia la pietà.
Rapito dai guerriglieri quando
aveva 8 anni, ha imparato a vi-
vere di istinto come un anima-
le. È capace di uccidere senza
ragione. Sopravvissuto alle
atrocità della guerra – una vol-
ta hanno letteralmente sventra-
to una donna incinta per vede-
re chi di loro aveva indovinato
il sesso del bimbo che la sven-
turata aveva nel pancione – la
sua vita continuò senza regole,
perché di regole non ne aveva
mai conosciute. L’unica era
quella di obbedire al capo.
Tornato a vivere nella società
47
cosiddetta civile, si era subito
unito a una banda e la sua vita
era cambiata di poco: sopraf-
fazioni, ruberie, stupri, violen-
ze... E fogne, dove si nascon-
devano per sfuggire ai poli-
ziotti. Un’organizzazione uma-
nitaria americana è riuscita a
“catturarlo”. I primi tempi
sembrava una belva ferita. Da
due anni cerca di ricostruirsi.
Per la prima volta è anche riu-
scito a entrare in una chiesa
evangelica e ha sentito parlare,
dal pastore, di un Dio che è
Padre, che si è fatto uomo per
salvarci... Forse ce la farà a ri-
costruirsi.
BS APRILE 2008

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TAXE PERÇ UE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli
In principio c’è un progetto
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
ANNIVERSARI
di Savina Gemina
I 100 anni di Guareschi
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Nei miti e nelle leggende Mapuches
SFIDE ETICHE
di Gianni Russo
Sparlare dei nostri politici?