Bollettino_Salesiano_200802

Bollettino_Salesiano_200802

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Mensile - Anno CXXXII - nr. 2
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 2/2008
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Febbraio 2008

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STRENNA 2008
di Pascual Chávez Villanueva
EDUCARE
CON IL CUORE DI DB
LA SUA ESPERIENZA
SPIRITUALE/EDUCATIVA
Per Don Bosco educare comporta… un complesso
di procedimenti, fondati su convinzioni di ragione e di fede,
che guidano l’azione pedagogica. Al centro della sua visione
sta la “carità pastorale”… (Juvenum Patris, 9) finalità. La comunicazione è confusa,
disturbata, esposta all’ambiguità per
eccessivo rumore, per la molteplicità
Fu criterio di Don Bosco
sviluppare quanto il gio-
vane si porta dentro
sul diritto che regolava il lavo- dei messaggi, per la mancanza di
ro artigianale e si cercava di sintonia tra emittente e ricevente. Ne
migliorarlo.
risultano l’incomprensione, il silenzio,
come spinta, mettendolo a
contatto con un patrimonio
l’ascolto limitato e selettivo (con lo
>> È una lagnanza ricor- zapping), i patti di non aggressione
culturale fatto di visioni, co-
rente dei giovani che per maggiore tranquillità... Così è dif-
stumi, credenze; offrirgli la
oggi ci possono essere ficile consigliare atteggiamenti, rac-
possibilità di un’esperienza
un’istruzione che non pren- comandare comportamenti, trasmet-
2
profonda di fede; inserirlo in
una realtà sociale della quale si
de in considerazione i pro- tere valori. E anche questo è cam-
blemi della vita, una prepara- biato non poco dai tempi di Don Bo-
sentisse parte attiva attraverso il la-
zione professionale che non assu- sco. Eppure, da lui vengono indica-
voro, la corresponsabilità nel bene me la dimensione etica o culturale, zioni che, nella loro semplicità sono
comune, l’impegno per una convi- un’educazione che non affonda negli vincenti, se si trova la maniera di
venza pacifica. Egli espresse ciò in interrogativi dell’esistenza ma è chiu- renderle operative. Una di tali indica-
formule semplici che i giovani pote- sa nell’immediato. Se vita e società zioni è: “Si ottiene di più con uno
vano capire e assumere: buoni cri- sono diventate complesse, il sogget- sguardo di affetto… che con molti
stiani e onesti cittadini, saggezza, to senza mappa e/o bussola è desti- rimproveri”.
sanità e santità, ragione e fede. Per nato a smarrirsi o a diventare dipen-
non cadere nel massimalismo utopi- dente. La formazione della mente, >> C’è una parola, non molto usa-
co cominciava da dove era possibile, della coscienza e del cuore sono più ta oggi, che sintetizza quanto Don
secondo le condizioni del giovane e che mai necessarie. Ma il punctum Bosco consigliò sul rapporto educati-
le possibilità dell’educatore. Nel suo dolens dell’educazione oggi è la co- vo: amorevolezza. La sua sorgente
oratorio si giocava, si era accolti, si municazione: tra le generazioni per è la carità, per cui l’educatore scorge
creavano rapporti; si riceveva istru- la velocità dei cambiamenti, tra le il progetto di Dio nella vita di ogni
zione religiosa, si alfabetizzava, s’im- persone per l’allentamento dei rap- giovane e lo aiuta a prenderne co-
parava a lavorare, si davano norme porti, tra istituzioni e destinatari per scienza e a realizzarlo con lo stesso
di comportamento civile, si rifletteva la diversa percezione delle rispettive amore liberante e magnanimo con
cui Dio l’ha concepito. Ciò genera un
affetto che viene manifestato a misu-
ra di ragazzo. Va maturando così,
non senza difficoltà, un rapporto sul
quale conviene portare l’attenzione,
quando si prospetta una traduzione
delle intuizioni di Don Bosco al no-
stro contesto. È un rapporto segnato
dall’amicizia che cresce fino alla pa-
ternità. L’amicizia va aumentando
con gesti di familiarità e di essi si nu-
tre. A sua volta provoca confidenza,
che è tutto in educazione. L’amicizia
ha una manifestazione molto concre-
Nel suo oratorio si giocava, si era accolti, si creavano rapporti;
si riceveva istruzione religiosa…
ta: l’assistenza. È inutile voler
desumere la portata dell’assistenza
FEBBRAIO 2008 BS

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salesiana dal significato che il dizio-
nario dà alla parola: è un termine
coniato all’interno di un’esperienza
e riempito di significati e applicazio-
ni originali. È presenza fisica lì dove
i ragazzi s’intrattengono, interscam-
biano o progettano. È forza morale
con capacità di comprensione, inco-
raggiamento e risveglio. È anche
orientamento e consiglio secondo il
bisogno dei singoli.
>> L’assistenza raggiunge il livel-
lo della paternità educativa che è
più che l’amicizia. È una responsabi-
lità affettuosa e autorevole che porge
guida e insegnamento vitale ed esi-
ge disciplina e impegno. È amore e
autorevolezza. Si manifesta “nel sa-
per parlare al cuore”. Non parlare
molto, ma diretto; non agitato, ma
chiaro. Ci sono nella pedagogia di
Don Bosco due esempi di questo
parlare: la buonanotte e la parola
personale che lasciava cadere in
momenti informali, di ricreazione.
Due momenti carichi di emotività,
che riguardano sempre eventi con-
creti e immediati e che consegnano
una sapienza quotidiana per affron-
tarli e insegnano l’arte di vivere.
Ecco perché Don Bosco raggiunse
la santità essendo educatore; ecco
perché riuscì a educare ragazzi santi
come Domenico Savio. C’è un rap-
porto tra santità ed educazione. ٗ
Si ottiene di più con uno sguardo
di affetto… che con molti
rimproveri”.
Febbraio 2008
Anno CXXXII
Numero 2
Mensile - Anno CXXXI - nr. 2
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 2/2008
In copertina:
Le indagini sui giovani
si susseguono,
segno evidente
che quel pianeta resta
di difficile esplorazione.
Ma la speranza continua
a sostenere sia i ricercatori
sia i giovani.
Foto: MGS Triveneto
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Febbraio 2008
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Quo vadis Europa? (15)
di Silvano Stracca
CASA NOSTRA
14 Il teatro di Don Bosco
di Martina Crivello
VIAGGI
18 L’infierno de l’orbe creado
di Giancarlo Manieri
PARALLELI
20 Rosmini e Don Bosco
di Francesco Motto
INSERTO CULTURA
23 Editrice Salesiana di Varsavia
di Grzegorz Jaskot
FMA
28 Prima di tutto la speranza
3
di Maria Antonia Chinello
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
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O SALESIANO
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Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
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web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS FEBBRAIO 2008

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RIBALTA
di Alessandra Mastrodonato
G IOVANI
FUORI DAL GUSCIO
Le indagini condotte qua e là indicano la sostanziale prossimità
di noi giovani con la famiglia… È ancora un rifugio sicuro,
anzi, fatte le debite eccezioni, il più sicuro.
PPenso che noi tutti, noi giovani
intendo, in un modo o nell’altro,
amiamo la nostra casa. Certo, a volte
la sentiamo un po’ stretta e angusta e
tuttavia sperimentiamo, almeno in
alcuni momenti, il bisogno e il
spazio educativo, nel quale si giocano
alcune fondamentali scommesse
formative e nel cui ambito ciascuno
dovrebbe sentirsi incoraggiato a tirar
fuori il meglio di sé; “dovrebbe”,
perché purtroppo non sempre, da
desiderio di far ritorno a casa, per parte degli adulti, ci si interroga sulla
poterci rintanare nella nostra camera, qualità della convivenza domestica e
lasciando fuori tutti gli impegni e le quasi mai si presta attenzione al fatto
preoccupazioni che riempiono le
che l’interiorità di un giovane è
nostre giornate e la nostra vita. specchio dell’ambiente domestico in
La casa rappresenta, dunque, un
cui si trova a vivere.
riferimento ambivalente e credo che Inoltre, non va dimenticato che la casa
questo sia vero soprattutto per noi non può e non deve essere vissuta e
giovani, che spesso ci sentiamo divisi
percepita come uno spazio chiuso e
tra un bisogno di radicamento che ci
autosufficiente, ma – al contrario – è
porta a considerare la casa come un
essenziale coltivare la dimensione
nido caldo ed accogliente e l’esigenza,
dell’accoglienza e dell’ospitalità,
5 d’altro canto, di spiccare il volo, avendo cura di non sprangare porte e
emancipandoci da una dipendenza che
finestre e di lasciarle, invece, aperte
talvolta avvertiamo come un vincolo
sul mondo: la permeabilità
troppo stretto e da cui comunque
dell’ambiente domestico, infatti, è
prima o poi dobbiamo imparare ad
fondamentale se si vuole che la casa
allontanarci. rappresenti per noi giovani non tanto
Sì, perché se è vero che molti uno spazio angusto, quanto piuttosto
ragazzi vivono la propria casa in modo il luogo in cui si possono acquisire gli
residuale e discontinuo, come fosse un
strumenti per imparare a leggere e
albergo in cui si sentono più ospiti che
interpretare il mondo, guardandolo
componenti a tutti gli effetti, e se è
con simpatia e facendogli posto
vero che tanti altri giovani maturano
dentro la propria vita.
assai presto un desiderio di fuga da un La casa, dunque, deve essere per tutti
ambiente domestico che sentono
i giovani un trampolino di lancio per
opprimente e soffocante rispetto alle spiccare il volo verso lo spazio libero
loro aspirazioni di libertà e di del mondo. Ciò significa che il bisogno
realizzazione personale, è altrettanto di radicamento che ci portiamo dentro
innegabile che per tanti nostri
non deve spingerci a isolarci
coetanei la casa a volte diventa una nell’angusto spazio delle quattro mura
sorta di guscio calcareo e
domestiche, ma persuaderci a tener
impenetrabile in cui, come paguri,
sempre presente il verso e il senso
tentano di rinchiudersi per sfuggire
della rotta.
alla paura del mondo. Del resto, quel che conta veramente
Per tutti noi giovani, comunque, la
per un giovane, e credo anche per
casa, oltre che un luogo fisico,
chiunque altro, è la dimensione del
rappresenta una dimensione umana sentirsi a casa. “Voglio andare a casa!
e affettiva, in quanto è proprio
La casa dov’è? La casa dove posso
nell’ambiente domestico che
trovar pace” – canta, ad esempio,
sperimentiamo l’amore e il calore della Jovanotti in una delle sue canzoni più
famiglia e che viviamo le nostre prime
famose e sembra davvero che con
esperienze di vita, costruendoci giorno
queste parole esprima il pensiero di
dopo giorno un patrimonio di
tanti giovani miei coetanei, che nel
memorie e di ricordi che nella mente
vivere da nomadi si sentono
rimarranno per sempre associati agli disorientati e avvertono il bisogno di
spazi e agli oggetti della nostra casa.
ritrovare dei punti di riferimento e
Ma c’è ancora di più: sono convinta degli spazi in cui sperimentare un po’
che la casa sia anche e soprattutto uno
di pace e di serenità.
BS FEBBRAIO 2008

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LETTERE AL DIRETTORE
civile!”. Mi domando, con me non hanno nulla a che ve-
malcelata indignazione, che dere). C’è una figura retorica
cosa mai possa avere di “civi- nella lingua italiana che si
le” una qualsiasi guerra.
chiama “ossimoro”, consiste,
Claudio R.,
Civitanova Marche
secondo il Devoto/Oli, in ac-
costamenti paradossali, usan-
do termini di significato oppo-
Caro Claudio, niente ha di ci- sto e contraddittorio. Ecco:
vile, proprio niente. “Guerra “guerra civile” è un tragico
civile” è un “eufemismo” pu- ossimoro. C’è da augurarsi di
ro e semplice, un conflitto di non doverlo mai usare per
tal fatta non esiste: una nessuno Stato; è foriero di
“guerra civile” molto più rea- morti innocenti, di torture sen-
listicamente è una “guerra in- za nome, di terrori mortali.
M ITIZZARE. Caro di-
rettore, la prof ci ha par-
lato di personaggi mitizzati
[...]. Insomma che cosa vuol
peratore da una rovinosa ca-
duta.
civile”. Inutile sottilizzare che
“la si chiama civile perché i
combattenti sono dei civili
cioè appartenenti alla stessa
nazione. Guerre civili, guerre
Dio ci scampi.
B ENE E MALE. Caro
direttore, illuminami se
dire mitizzare? E Gesù non Conclusione: il Napoleone d’indipendenza, guerre di se- ci riesci. Dice un mio coeta-
può essere stato mitizzato? [...] reale è quello ritratto nel cessione, guerre di successio- neo (frequentiamo tutti e due
Mara@...
1850 dal pittore Paul Delaro-
che, il Napoleone mitizzato
ne, guerre di ribellione o
guerre generate da rivoluzioni
lo stesso liceo scientifico in
una cittadina marchigiana)
Cara signorina, vuoi un quello del ritratto di Jacques- stanno a indicare la tragica che il bene è di sinistra e il
esempio di mitizzazione? Ti Louis David del 1801.
impotenza dell’uomo di risol- male è di destra, a dare retta
accontento. Guarda bene i Ora a Gesù. I cattolici credo- vere i conflitti “da uomo”, al Vangelo. Addirittura. Anzi,
due ritratti di Napoleone che no che Egli sia il Figlio di cioè da essere pensante. La afferma l’amico che Gesù
illustrano questa pagina. Si Dio. Ma Dio non è – né può fredda ragione, se ragiona, stesso ha fatto sempre discor-
6
tratta dell’imperatore dei
francesi nell’atto di passare il
essere – soggetto a variazioni
di sorta, a innalzamenti o ab-
deve ammettere che la guerra
è la sentina di tutti i mali, è
si di sinistra, perché ha amato
i poveri, ha rimbeccato i nota-
Gran San Bernardo per la bassamenti più o meno arbi- come il vaso di Pandora: sco- bili, ha assolto le prostitute,
campagna d’Italia. Il primo è trari. Non è insomma “mitiz- perchiato rivela la più barba- ha creato la comunità degli
quello più famoso che tutti zabile”. Tutto ciò che si può ra barbarie, le più nefande ne- apostoli, ha pagato gli operai
conoscono perché lo appicci- dire di Lui in grandezza è fandezze, le più bestiali bestia- con salari di sussistenza (sic),
cano in tutti i libri di “sto- inadeguato, Egli è “più” di lità (ovviamente fatte salve le ecc. Ma è proprio così?
ria”, ma è anche il più impro- quanto si possa pensare, dire bestie che con questo orridu-
Vincenzo, Pesaro
babile. Ti spiego il perché: o scrivere. Leggendo il Van-
A quella via non era più stata gelo ci si accorge che Gesù
usata da un esercito dai tempi ha fatto il contrario di quel
ppelli
di Annibale, proprio perché che ha fatto l’imperatore
irta di ostacoli. Di certo era francese: non si è innalzato,
impossibile da passare su ca- si è invece abbassato, si è
valli montati, come invece in- “ominizzato”. Ricordi la fac-
dica il ritratto. Ma Napoleone cenda della corona imperiale
era ormai diventato un mito che Napoleone si pose da sé
per tutti i francesi, le sue sfol- sul capo? “Dio me l’ha data
goranti vittorie e le sue im- guai a chi la tocca!”, è un
prese richiamavano quelle po’ diverso dal grido di Gesù
dell’altrettanto mitico gene- sulla croce, incoronato di spi-
rale dei cartaginesi. Ecco ne: “Dio mio, perché mi hai
perché è stato ritratto in tutta abbandonato?”. Insomma è
la sua magnificenza nell’atto duro mitizzare un crocefisso,
di attraversare in groppa al molto più comodo farlo con
suo cavallo un passo alpino un Napoleone qualsiasi.
precluso ad altri ma non alla
G sua “grandeur”.
In realtà il passaggio di Na-
poleone avvenne ben più mo-
UERRA CIVILE. Ca-
ro direttore, molto spes-
destamente tra il 19 e il 20 so per radio, Tv, e/o sui gior-
maggio del 1800 a dorso di nali si sente, si vede o si leg-
mulo e la bestia apparteneva ge, a proposito di guerre inte-
a un pastore, un certo Pierre stine che scoppiano all’inter-
Dorsaz che addirittura du- no di questa o quella nazione,
rante il percorso salvò l’im- che lì combatte una “guerra
Sono grato e ringrazio fin
da ora tutti quelli che vorran-
no inviarmi materiale vario
(articoli, immaginette, opu-
scoli) che hanno per soggetto
la beata Vergine Maria. Gi-
rasole Antonio, Via Appia
Nord km 51 n. 21/D, 04012
Cisterna di Latina (LT).
Mi piacerebbe scambiare i
miei volumi di “Itineranti-
bus” (contenenti gli indirizzi
delle case religiose all’este-
ro che accolgono pellegrini)
e francobolli italiani usciti
dal 1943 al 1970 con fran-
cobolli commemorativi ita-
liani usciti dopo il 1970 o
francobolli religiosi esteri.
Munari don Giovanni, Via
Zanardelli 212, 25083 Fa-
sano del Garda (BS).
50enne insegnante, catto-
lico praticante vorrei con-
frontarmi con altri laici sui
temi della fede o anche di
altro. Angelo Mabilia, Via
Ruoppolo 61, 80128 Napo-
li (NA), E-mail: amabi-
lia@libero.it.
Sono una ragazza di 30 an-
ni. Mi piacerebbe conoscere
e corrispondere con persone
che hanno bisogno di un’a-
micizia sincera. Credo mol-
to in Dio e desidero essere
d’aiuto agli altri. Gradirei
che mi scrivessero persone
che abitano vicino a me, per
poterci eventualmente fre-
quentare. Paola, Casella
Postale n. 17, 28065 Cera-
no (NO).
FEBBRAIO 2008 BS

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Ogni tanto ne imparo una ricevuto il sacramento del-
nuova… Mi fa piacere anche l’Unzione degli infermi (me lo
se è più una barzelletta che conferma una signora di Ri-
una verità: il riso fa buon volta D’Adda che conosce no-
sangue! Caro Vincenzo, a dar me e cognome del sacerdote
retta al Vangelo, il bene non che ha assistito il tenore negli
è né di destra né di sinistra. ultimi momenti). Ciò è più che dovremmo insegnare nelle
Non ha colore, o, se vuoi, li sufficiente per non negargli nostre scuole, nei nostri ora-
ha tutti, cioè è bianco… Ma nessuno dei conforti che la tori, nelle nostre chiese, nei
no, cancella subito il colore, Chiesa offre ai suoi fedeli.
nostri gruppi… Non siamo
se no mi dici che il bene è de-
pietre, non apparteniamo ai
A mocristiano. Quando Gesù
volle dare una regola, per
esortare a fare la carità come
MICIZIA. Caro diret-
materiali statici, immutabili,
indeformabili. Siamo i figli di
tore, si può essere amici una natura flessibile, modifi-
va fatta, sentenziò senza mez- di qualcuno anche se il suo cabile… Ma, la chiave di
zi termini: “Non sappia la tua pensiero è diverso dal nostro? ogni possibile cambiamento
OGNI MESE sinistra quello che fa la tua Può essere anche un valore la possiede ciascuno perso-
destra!”. Il bene è un “fatto” “laico”? Quando c’è vera ami- nalmente: chi non vuole non
CON non un’ideologia, non un par- cizia, non c’è odio, non c’è in- cambia. Esiste però un altro
tito, non una dottrina, né una vidia, non c’è rivalsa. Basta possibile motore per rompere
DON BOSCO filosofia. È vero, qualsiasi rispettarlo e aiutarlo se te lo l’infingardia della gente. Si
fatto si può ideologizzare, ma chiede e se è possibile. Anche chiama educazione. Ecco
tu sai molto bene che tutto in famiglia i contrasti sono perché argomentavo sulla ne-
A CASA TUA può essere ridotto a ideolo- puri e duri... eppure l’uomo cessità di mobilitare le istitu-
gia. In questo caso non è il non nasce cattivo. Non c’è zioni perché all’ordine del
fatto che muta è l’uomo che nessuna ferita morale che si giorno di ogni programma
piega il fatto ai suoi interessi. trasmette per eredità, ma solo educativo sia posto, a cappel- Il Bollettino
Ora ricorda che tutti siamo malattie riguardanti la nostra lo, il dato ineluttabile della
chiamati a fare il bene: sul fisicità, la nostra imperfetta perfettibilità umana.
bene fatto o non fatto saremo creazione. Come spezzare Il discorso a questo punto può
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
giudicati, non sul partito che questa perfida catena?
evolvere verso la cerchia fa-
abbiamo votato. Dicono (è la
do come l’ho sentita) che
Pier Lodovico, Faenza migliare, là dove i contrasti –
quando arrivano – si presen-
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
John Kennedy, uno dei più Le dirò subito di concordare tano più coriacei, più resisten- di Don Bosco a chi
amati presidenti degli Stati con la sua disanima sull’ami- ti, più rigidi. È naturale: c’è di
Uniti, abbia un giorno escla- cizia che è un poco il sostrato mezzo “la familiarità”, un mi-
mato per chiudere una di- della convivenza umana: quel sto di conoscenza-compren-
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
scussione su alcuni fatti tra- filo sottile e pervasivo che lega sione-prossimità affettiva-cari- i giovani e le missioni.
gici successi nel Bronx: “Ho e dà senso all’essere umano e ca emozionale che, se vanno
conosciuto neri con l’anima che “dovrebbe” evitare le in- deluse, creano reazioni ben
bianca e bianchi con l’anima giuste fratture che separano più drammatiche che non altre
nera”. Non so dirti se l’episo- uomo da uomo, rendono pro- che avvengono, magari, tra
dio sia vero, certamente è ve- blematici i rapporti familiari, conoscenti o tra sconosciuti.
rosimile; che esistano perso- rompono i rapporti sociali… Le dinamiche emotive sono
ne così è purtroppo una fin Ho usato il condizionale, per- tra le cose più complesse e
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
troppo facile costatazione.
P AVAROTTI. Egregio
direttore, ancora discrimi-
ché la realtà viaggia, purtrop-
po, su altri binari e il “grande
girotondo” della sua beata in-
fanzia resta solo un’utopia.
È vero, l’uomo non nasce cat-
difficili da controllare. Anco-
ra una volta la soluzione na-
sce da lontano. Per risolvere
i problemi di natura fisica ci
vuole il medico, quelli di na-
subito il cambio
di indirizzo.
nazioni e, come sempre, da tivo. Semplicemente, nasce tura psichica possono aver
parte della Chiesa. Pavarotti, debole, fragile, cioè “uomo”. bisogno del neurologo o dello
divorziato, risposato, ecc. in È questa la ferita strutturale, psicologo; quelli di natura
chiesa sì, con tanto di clak (sic) endemica, creaturale, che va emotiva… abbisognano di un Per la vostra corrispon-
anche da parte di pezzi grossi accettata ma non passiva- gran coraggio, una montagna denza:
ecclesiastici. Altri no! […]
mente: ogni uomo è in effetti di pazienza, del metodo pa-
Elios@… “PERFETTIBILE”.
Questo vloviano che procede per
“tentativi ed errori”, di una
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Caro signore, non so a chi
forte volontà per resistere Casella post. 18333
“altri” si riferisca, anche se
posso intuirlo, né tanto meno
di che claque si tratti. Ma
posso dirle, riguardo a Pava-
rotti, che prima di morire ha
Nbnssnlcouuieucnotoasecitraeaieimlmnèltauposrtort.teaiesPdtapolalreolozapslvioteoapvsttenuspeidbeerbebe.rilrsleCpieocemnpearauzovlnibeeo-ea-.-
agli scacchi inevitabili con i
quali ognuno deve fare prima
o poi i conti. Difficile? Sì. Ma
non impossibile: l’uomo è
“PERFETTIBILE”.
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
BS FEBBRAIO 2008

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& IN ITALIA
NEL MONDO
ROMA, ITALIA
C’È LA “DON BOSCO”
Clericus Cup: è in svolgimen-
to il campionato dallo scorso
novembre. Qualcuno sorride:
chi mai farà il tifo per squadre
di preti e frati? Dove sono gli
ultras che le sostengono, che
perdono la testa per la squadra
del cuore e urlano tutta la loro
gioia o rabbia a seconda che
vinca o perda? Meno male:
non vorremmo vedere preti e
suore fare a botte! Eppure le anche ai professionisti del cal- spendono milioni di euro, e gli
squadre di sacerdoti e religiosi cio nostrano per correttezza, ingaggi non costano nulla. Il
TRIESTE, ITALIA
si battono in una sana compe- schemi di gioco, savoir faire campionato terminerà la 2ª do-
tizione, non giocano in surpla- con gli avversari. Il regola- menica di marzo 2008 dopo 7 UN LIBRETTO
ce, ce la mettono tutta e hanno mento prevede 3 cartellini in- giornate. I giocatori sono circa ANTICO E SEMPRE
i loro tifosi perfino tra le por-
pore dei cardinali. La speranza
vece che due: giallo, rosso
(con gli stessi effetti di quelli
400 e provengono da ben 71
paesi del mondo. Una curio-
ATTUALE
nemmeno tanto sottintesa, de- del CONI) e azzurro (espul- sità: il più maturo dei giocatori Un libretto, 10 ϫ 15 e 104
gli organizzatori del CSI è che sione per 5 minuti). Ci sono ha 58 anni, il più giovane non pagine, pensato e realizzato
la Clericus cup faccia scuola anche gli sponsor, ma non ha ancora 20 anni.
prima presso i salesiani di
Trieste e ora edito dalla Elle-
dici “Vivere con Dio”, che
8
ripropone le principali pre-
ghiere e verità di fede, della
tradizione cristiana ha ri-
scosso un successo inspera-
CHIAVARI, ITALIA
to; anche perché è stato pen-
sato e scritto non solo per
I MIGLIORI
pregare ma anche e soprat-
tutto per non disperdere un
La giuria del Premio Naziona-
le “Città di Chiavari” per la
letteratura giovanile ha asse-
gnato il 1° premio a “Mondo
patrimonio che ha accompa-
gnato per secoli la fede e la
devozione di centinaia di mi-
lioni di persone.
Erre” come miglior giornale
per ragazzi dai 12 ai 14 anni
ex equo con “Il Messaggero
dei ragazzi” e il 1° premio co- e la passione educativa dei
me miglior periodico per gio- due salesiani che dirigono le
vani dai 15 ai 17 al mensile riviste, rispettivamente don
Dimensioni Nuove”. Il rico- Valerio Bocci e don Giusep-
noscimento premia anche la pe Pelizza, in forza all’edi-
competenza, la professionalità trice salesiana ELLEDICI.
EL OBEID, SUDAN
LA CARICA DEI 400
Aumentano sempre di più.
Quest’anno sono 400, ma ce
n’erano in attesa 4000”, dice
il salesiano don Donati, pronti
a essere imbarcati sui camion
del Don Bosco per arrivare a
El Obeid e imparare un me-
stiere da Abuna Vincent. Lui,
quasi 80 anni, non pensa che
FEBBRAIO 2008 BS
a loro, ai ragazzi provenienti
dall’inferno del Darfur. Li
vorrebbe tutti nella sua scuo-
la, ma non saprebbe dove
metterli né come sfamarli.
Quest’anno ha tirato su un
grande capannone e lì sotto
ha messo i suoi laboratori per
i profughi: falegnameria, au-
tomeccanica, idraulica, salda-
tura, elettricità, muratura. Non
ci sono banchi... si scrive sul-
le ginocchia. Ma sia lui sia i
giovani sono contenti.

1.9 Page 9

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redazionale
SAN TARCISIO
DI ROMA, ITALIA
CARLO VERDONE
A SAN TARCISIO
L’ultimo film di Carlo Ver-
done (Grande, grosso e Ver-
done) è stato girato anche
nel comprensorio callistiano,
sulla via Appia, là dove han-
no sede la comunità delle
guide alle Catacombe, il VIS
internazionale, la comunità
dei post-novizi salesiani di
san Tarcisio e il CNOS
(Centro Nazionale Opere Sa-
lesiane). L’attore si è intrat-
tenuto volentieri con la co-
munità dei chierici salesiani
e con il loro direttore don
Arnaldo Scaglioni. Nella fo-
to, oltre a Verdone al centro,
si riconoscono a destra la
giovanissima Martina Pinto
(la santa Maria Goretti del-
l’omonimo film) e, il primo
a sinistra in seconda fila,
l’interprete Andrea Miglio
Risi, figlio d’arte, protagoni-
sta di “Lezioni di volo”.
NUMISMATICA
a cura di
Roberto Saccarello
9
SLOVACCHIA
ANNIVERSARI
La casa editrice Bolchazy-
Carducci Publishers dell’Illi-
nois ha edito un cd-rom con
27 canti in lingua latina dal ti-
tolo “Resonantia Tatrae” (l’e-
co del monte Tatra). I testi la-
tini sono del sacerdote sale-
siano Don Anton Makák
(1907-1972) che studiò in Ita-
lia, a Roma, dal 1935 al 1938
e ivi, nello stesso anno, venne
ordinato sacerdote. Come tut-
ti i religiosi, fu internato dopo
la “Notte dei barbari” (aprile
1950), quando il regime co-
munista decretò la chiusura di
tutti i conventi e case religio-
se del Paese. Don Anton par-
tecipò al Concilio Vaticano
II, come segretario/interprete
del vescovo di Rozˇnˇ ava. Fu
allora che portò a Roma i ma-
noscritti dei testi e della musi-
ca popolare slovacca. Oggi,
più di 40 anni dopo, ecco l’o-
riginale cd-rom che ripresenta
agli amatori la lingua degli
antichi dominatori del mon-
do, cantata dalla Schola can-
torum Giovanni Paolo II di
Vajnory.
GLI 80 ANNI
DI BENEDETTO XVI
La Città del Vaticano ha affidato a Daniela Longo
la realizzazione dei 2 celebrativi dell’80° gene-
tliaco del Santo Padre, Benedetto XVI il cui profilo
campeggia sulla faccia ”nazionale” del conio con
la scritta “BENEDICTI XVI P.M. AETATIS ANNO
LXXX – CITTÀ DEL VATICANO”. La moneta ha
avuto una tiratura di 100 000 esemplari.
La ricorrenza dell’anniversario della nascita del
Papa è ricordata anche sulla scritta che circonda
la bella immagine di Benedetto XVI plasmata da
Orietta Rossi per la moneta d’argento da 5 dedi-
cata alla Giornata Mondiale della Pace.
Il rovescio di tale moneta mostra una raffinata im-
magine di san Francesco d’Assisi, a ricordare che
il “Cantico di Frate Sole” – dietro alla sua testa fol-
gora infatti un sole radiante – costituisce un mira-
bile esempio di ecologia della pace.
La tiratura stavolta si è fermata a 13 694 esempla-
ri, realizzati in versione fondo specchio.
Le serie possono essere richieste direttamente al-
l’Ufficio Numismatico della Città del Vaticano fino
ad esaurimento.
Tel. 06.69883414. E-mail: order4.ufn@scv.va
BS FEBBRAIO 2008

1.10 Page 10

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Dal Bollettino Salesiano di febbraio
1908 trascriviamo un brano della lettera
che l’ispettore salesiano don Carlo
Peretto inviò al Rettor Maggiore don
Rua sulla situazione delle opere
salesiane sugli stati brasiliani
di Rio De Janeiro e San Paolo.
[…] Il Governo di Minas vorrebbe confidata ai
salesiani siffatta missione, la quale potrebbe
avere il suo centro in Natividade, donde con 10
ore di ferrovia si giunge a Vittoria, capitale
dello Stato di Spirito Santo, dalla quale con un
giorno di Viaggio di mare si giunge a Rio De
Janeiro.
Mi affretterò appena mi sia possibile, a stendere
la relazione dell’escursione apostolica felice-
mente compiuta: intanto le compiego una foto-
grafia di alcuni indigeni, battezzati, che or vi-
vono in società cogli abitanti Jahaty. L’indige-
na, che tiene un pezzo di legno in bocca sopra
il labbro inferiore e che si appoggia ad un
bambù, chiamasi Maria Tamareca Perereca ed
è molto vecchia. Quella che sta dentro la ca-
panna col figliuolino in braccio, chiamasi Ma-
ria Gutchum ed è cognata del capo della tribù,
Girolamo, il quale pochi anni fa, come mi fu
detto, uccise l’altro capo chiamato Zaverio.
L’uomo seduto è il marito della giovane donna;
prima egli chiamavasi Junquetrino ed ora chia-
masi Joaquin Quina, le due fanciulle sono loro
figliuole. Ma basti per ora.
FEBBRAIO 2008 BS
ROMA, ITALIA
I 25 ANNI
DELL’ISTITUTO
STORICO
SALESIANO
In occasione del 25° anniver-
sario di fondazione, l’Istituto
Storico Salesiano (ISS) ha or-
ganizzato presso l’UPS due
incontri sul tema Storiografia
salesiana: realizzazioni e pro-
spettive. Il primo è stato una
tavola rotonda nel corso della
quale a tre relazioni di studiosi
non salesiani (Giancarlo Roc-
ca, Giorgio Chiosso, Pietro
Borzomati) è seguito un inte-
ressante dibattito, fra una tren-
tina di esperti, che con osser-
vazioni, suggestioni e precisa-
zioni hanno suggerito ampi
scenari, inedite strategie, nuo-
vi contenuti e metodi per il fu-
turo della storiografia salesia-
na. Il secondo, aperto al pub-
blico, è stata la commemora-
zione ufficiale del 25° del-
l’ISS. Il direttore, prof. don
Francesco Motto, ha tenuto il
discorso commemorativo, cui
sono seguiti quattro interventi
di studiosi sulle singole colla-
ne di studi, una presentazione
del decennio di vita e attivi-
tà dell’ACSSA (Associazione
Cultori Storia Salesiana), l’an-
nuncio delle iniziative storiche
già in atto per il centenario
della morte di don Rua. Il
prof. don Aldo Giraudo ha poi
tenuto una commemorazio-
ne del prof. don Pietro Stella
(membro “associato” dell’ISS),
come “studioso di Don Bo-
sco”. La seduta, aperta con un
saluto del Rettore Magnifi-
co, prof. Mario Toso, è stata
chiusa dalla “Buona notte”
del Rettor Maggiore.
ROMA, ITALIA
SOSTEGNO
ALLE FAMIGLIE
La cultura del “prevenire”,
punto cardine del Sistema Pre-
ventivo di Don Bosco, si sta
estendendo a tutte
le discipline sia
scientifiche sia
umanistiche. Non
può che far piace-
re. Anche i mini-
steri della Pubbli-
ca Istruzione e
delle Politiche So-
ciali quando han-
no deciso il “Pro-
gramma di Soste-
gno per le Fami-
glie” hanno volu-
to e forse dovuto
attingere al Siste-
ma Salesiano. Che cosa signi-
fica a livello pratico? Usiamo
le parole del progetto: “Se si
vogliono ridurre le possibilità
di rischio nei bambini (bulli-
smo, dipendenze, ecc.) si de-
vono migliorare i contesti fa-
miliari e le capacità educative
dei genitori”. Magnifico!

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (9)
Divagazioni (mica tanto) su... un fenomeno sempre più conosciuto, tramite i media:
l’omosessualità.
È giorno di interrogazioni. La professoressa di
biologia controlla il registro nel silenzio più
totale. “Oggi non mi voglio arrabbiare, dice,
la testa, si guarda le scarpe. “Scusa per stamattina,
non volevo…”, farfuglia senza finire la frase. “Figu-
rati… Piuttosto, che cos’hai?”. “Mi sono innamora-
interrogo Alice e Ludovico”. Alice sospira e si to di Luca”, dice Ludovico d’un fiato. “Che cosa?”,
alza. Se lo aspettava. “No, professoressa, dice in- sobbalza Alice. Ludovico, con aria triste: “Hai ca-
vece Ludovico senza nemmeno alzarsi, oggi non pito bene… Alice, mi sono accorto di essere… di
vengo”. “Come non vieni?”, chiede stupita la pro- essere…” Lei capisce: “Maddài! Magari è un perio-
fessoressa. “Non sono preparato, punto e basta!”. do…”. “Alice, ti prego! Non mi rifilare le solite stu-
Su, Ludovico non fare lo sciocco!”, insiste la pidaggini”, interloquisce Ludovico esasperato.
prof. “Ho detto che non vengo. Mi metta pure im- Scusa! Mi hai presa alla sprovvista. Ma… ma sei
preparato”, taglia corto il ragazzo. “Così ti rovini proprio sicuro?”. “È da parecchio che te lo volevo
la media”. “Non m’importa!”, conclude lui coc- dire. Mi sembra di impazzire. Ho pensato che for-
ciuto. “Come vuoi. Allora, signorina Alice, tu se tu non mi avresti giudicato”. L’amica è in imba-
vieni?”. Alice era rimasta in piedi, gli occhi sgra- razzo evidente.
nati verso Ludovico per la meraviglia. Non crede-
va alle sue orecchie. Si avvia mesta verso la catte- >> Non so cosa dirti…. “Non dire niente, Alice, 11
dra, ma si riprende e l’interrogazione va bene; solo ascoltami. Non so perché mi succede. Ti giu-
come sempre, del resto.
ro che non vorrei. Sono spaventato. Ho paura del-
la reazione degli amici, della famiglia. Credo che
>> Suona la campanella, i ragazzi sciamano. Alice mia madre sospetti qualcosa: ho la sensazione che
si avvicina a Ludovico che è rimasto immobile nel abbia cominciato a spiarmi. Mi fa domande su tut-
suo banco. “Ludovico, ma… che ti ha preso?”. to, vuole sapere cosa faccio, con chi esco”. Alice
Niente, Alice, lasciami stare…”, risponde il ragaz- pensa a quella donna mite che l’accoglie sempre
zo senza guardarla. “Ma, scusa…”. “Ti ho detto di con un sorriso. “E tuo padre?”. “Lui non si è mai
lasciarmi stare”. Alice esce. Ludovico è suo amico, interessato veramente a me. Ha sempre delegato a
prima o poi le spiegherà. Nel pomeriggio, mentre mia madre: quello che decide lei va bene. Penso
lei sta studiando nella sua cameretta, la madre che mia madre abbia paura che mandi in pezzi il
l’avverte che Ludovico sta salendo. “Bene! Ci sia- suo sogno di famigliola perfettaFinora per lei
mo!”, pensa. Lui entra e si siede sul letto. Non alza sono stato un vanto con le sue amiche: obbedien-
te, studioso… Se ora venisse fuori che
sono… così! A casa mia sono aperti, ma
quando le cose toccano il proprio priva-
to…”. Alice, non sa cosa dire e fare. “Proba-
bilmente tua madre è solo spaventata. Che
ne diresti di parlare con la psicologa della
scuola? E poi molti dicono che c’è la possi-
bilità di fare qualcosa. Saprà indirizzarti.
C’è andata la sorella di Viola e si è rassere-
nata. Se vuoi ti ci accompagno. Dio ci aiu-
terà!”. “Grazie… sì, forse è una buona
idea. Vediamo che cosa si può fare”. Alice
si avvicina all’amico e l’abbraccia. “Una
cosa devo dirtela però… Ma proprio quel
bulletto cafone di Luca dovevi…”. Un sor-
riso liberatorio induce in tutti e due la spe-
ranza che un po’ di sereno possa tornare
nella loro vita.
ٗ
BS FEBBRAIO 2008

2.2 Page 12

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QUO VADIS CHIESA
PIANETA GIOVANI
O GENERAZIONE “E”.
EUROPA? (15)
“pmpppmlcDcdeereroooaeeieorclclpsiatsomràcilegreadeh”reueirteeoiogvctrq(lvuiSiavpeiauatuanreteminriomelleilmiiiorislnmeadpciuouuszniiiootturrnistonoivmatc’dtnrUstpacdiiaoaieeniuigRbnsifiao)musvogii.,lonatimmiatuoieàlnornarbeeereicsi,p,ie2uoodacdnrcc0nihorhieft0oatfee--eii7----
di Silvano Stracca
12
F requentavano le elementari
al tempo della caduta del
muro di Berlino. L’ultimo
capodanno del secolo bre-
ve hanno brindato alle speranze del
nuovo millennio. Hanno vissuto in
prima persona l’11 settembre e tut-
L’Europa unita...
to quello che è venuto dopo. Si so-
no mobilitati per papa Wojtyla e europea. Ogni dieci persone nel UNA GENERAZIONE
sono scesi in piazza contro la guer- vecchio continente, tre hanno me- EUROPEA
ra. Si preoccupano dei pericoli pla- no di 25 anni su una popolazione
netari che minacciano l’ambiente. complessiva di 500 milioni di abi- Tuttavia, pur se scarsa numerica-
Aspirano a una migliore qualità tanti, che si estendono dal mar mente, è la prima generazione nata
della vita. Si appassionano ai temi d’Irlanda alle porte della Russia. e cresciuta “europea” dopo il 1989.
etici come la manipolazione gene- Non sono, dunque, molto numerosi Le generazioni precedenti poteva-
tica o la pena di morte. Molto me- i nuovi ventenni in questo grande no dire d’aver visto i paesi stranieri
no o per nulla appaiono interessati spazio politico transnazionale. soprattutto a seconda delle dichia-
alla politica.
Un’ulteriore conferma del “fattore razioni di guerra dei loro governi.
Un identikit, a grandi linee, della D”, demografico: mentre l’immi- Oggi esiste invece un’Europa di
generazione “E”. I giovani dai 15 grazione dilaga, gli europei non giovani persone che trovano natu-
ai 25 anni, nati dalla metà degli an- fanno più figli e rischiano di diven- rale spostarsi da un paese all’altro
ni ottanta nei 27 paesi dell’Unione tare stranieri in casa.
da “cittadini” europei e non più da
viaggiatori. Ancora qualche anno
fa i ragazzi italiani o spagnoli o
portoghesi andavano oltre frontiera
con la valigia di cartone dell’emi-
grante. Adesso il continente è per
tutti a portata di mano e di espe-
rienza, grazie a Erasmus, internet e
i voli low cost. Non esiste solo
l’Europa della moneta e delle ban-
FEBBRAIO 2008 BS
I giovani della generazione “E”
sono quelli che non si fanno
troppi problemi. È un bene, ma
sono indubbiamente più esposti.

2.3 Page 13

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La Generazione “E” (Europa) viaggia, studia, sa le lingue, supera le barriere
di razza, religione, cultura… Il loro paese è l’Europa, non hanno difficoltà
a immedesimarsi nel folgore del Paese in cui si trovano…
cinque punti di qui al 2050, arri-
vando al 23,1%. Tutti gli stati
membri dell’Unione sono destina-
ti a conoscere la medesima ten-
denza negativa. In futuro, la con-
centrazione più alta di giovani do-
vrebbe registrarsi in Lussemburgo
(28,2%) e poi in Danimarca, Paesi
Bassi e Svezia (27,5% ciascuno).
Prospettive, nemmeno a dirlo, più
nere per il nostro Belpaese, dove
si confermerà un trend che vede
in calo costante il numero di gio-
vani, che tra 40 anni saranno sotto
il 20 per cento.
LA RICERCA EUROSTAT
che, ma c’è anche l’Europa che le sui ragazzi della generazione “E”. La ricerca Eurostat è una vera
nuove generazioni imparano a con- Essi voteranno, infatti, da qui ai miniera d’informazioni sulla gene-
siderare casa loro su un banco di prossimi quarant’anni. Ed anche se razione “E”. Partiamo dal capitolo
scuola a Berlino o Barcellona, dor-
mendo tra lenzuola sconosciute,
non sono troppo numerosi – meno
di un terzo della popolazione del-
istruzione. Più dei tre quarti degli
europei tra i 20 e i 24 anni hanno
metabolizzando cibi nuovi.
l’Unione a 27 – sono però strategi- completato il secondo ciclo di studi
Nove giovani su dieci sostengo- ci per far compiere un salto di qua- secondari. Rispetto alla media UE
no, secondo i sondaggi, la costru-
zione dell’unità europea. Nono-
lità alla politica e alle istituzioni
europee.
(77,4%), gli italiani con una forma-
zione secondaria superiore sono ap-
stante le molte differenze tuttora
constatabili nel vecchio continente,
esistono alcuni denominatori co-
muni condivisi da quasi tutti i gio-
UNITÀ
NELLA DIVERSITÀ
pena 73 ogni cento. Slovacchia,
Repubblica Ceca, Polonia e Slove-
13
nia con oltre 90 diplomati su 100 ci
surclassano. Spostandosi sul ver-
vani, specie i più istruiti. Garantire
uno sviluppo sostenibile, difendere
i diritti umani e sociali, equilibrare
lavoro e tempo libero, assistere i
meno fortunati, gettare ponti per
costruire la pace sono i tratti sa-
lienti del “sogno” della generazio-
ne “E”. Per conoscere più da vici-
no valori e aspirazioni dei nuovi
ventenni, l’UE investe molto sulla
ricerca sociologica. Si vuol sapere
che cosa pensano, che cosa fanno,
che cosa considerano importante e
urgente. Bruxelles conta parecchio
Il motto dell’UE è “unità nella di-
versità”. E i dati di Eurostat, l’os-
servatorio dell’Unione, mettono a
fuoco proprio quest’aspetto del pia-
neta giovani: l’unità di un sentire
comune nella varietà delle situazio-
ni nazionali. Dalle statistiche uffi-
ciali si apprende che gli europei sot-
to i 15 anni sono più di 78 milioni,
pari al 15,9 per cento della popola-
zione totale. E oltre 62 milioni quel-
li tra i 15 e i 24 anni (12,7%). Irlan-
da, Danimarca e Lussemburgo i
paesi dell’Unione con il più alto
sante lavoro, dalle statistiche emer-
ge che negli ultimi tempi il tasso di
disoccupazione tra i giovani di 15-
24 anni si è abbassato, ma resta an-
cora di ben due volte superiore a
quello della popolazione totale del-
l’Unione. Punte tra le più alte si ri-
scontrano in Italia e nei paesi del-
l’Est europeo, dove il tasso di di-
soccupazione giovanile è tre volte
o più quello degli adulti. Paesi Bas-
si (66,2%) e Danimarca (63,7) sono
gli Stati con il maggior numero di
giovani occupati.
A lungo potrebbe continuare la ci-
tasso di giovani di meno di 15 anni tazione delle statistiche di Eurostat
(tra il 20 e il 18%). La maglia nera che, per l’UE, rappresentano una ba-
spetta invece a Bulgaria, Germania se certa di riferimento per realizzare
e Italia (in tutte e tre il tasso si aggi- e implementare nuove forme di
ra sul 13,5-14%). La Polonia risulta azione mirate a dare ai giovani sem-
infine la nazione con la più forte pre più il loro ruolo di protagonisti
proporzione di gioventù tra i 15 e i dell’Europa che verrà. Ma la parte-
24 anni (16,2%).
cipazione dei giovani all’Europa
Tutti numeri destinati però, non è solo un oggetto di conoscenza
stando a Eurostat, inesorabilmente sociologica. È soprattutto una realtà
a diminuire entro la metà del se- culturale e civica sicuramente deci-
Bruxelles conta parecchio
sui ragazzi della generazione “E”.
Essi voteranno, infatti, da qui
colo. Infatti, l’attuale percentuale
di popolazione giovanile sotto i
25 anni, pari ora al 28,6% della
siva dato che, evidentemente, senza
l’apporto della generazione “E” non
ha futuro l’Europa.
ai prossimi quarant’anni.
popolazione UE, scenderà di oltre
(continua)
BS FEBBRAIO 2008

2.4 Page 14

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CASA NOSTRA
INGREDIENTI
ALLE ORIGINI
di Martina Crivello
Quando Don Bosco
arrivò a Torino era
un giovane prete fresco
di studi, ma il cuore
era quello smarrito
di un contadino
“inurbato”, come quello
di tanti ragazzi
14 che incontrava per
le strade della capitale
piemontese.
Occorreva una
mediazione sociale.
Don Bosco si sentiva parte di
quel mondo agricolo che ora
viveva tutto il disagio dell’a-
dattamento alla vita della
città, al pianeta del lavoro produttivo
nell’industria nascente. Era reale il ri-
schio di smarrire quel bagaglio di co-
gnizioni, competenze, saggezza, valori
– che fino a quel momento era risultato
indispensabile per affrontare la vita – e
con esso, forse, anche parte della pro-
pria umanità. Non era possibile essere
giovani in uno spazio e in un tempo
senza bellezza, senza sogni, senza la
fantasia e la libertà che avevano colora-
to i suoi giorni faticosi di lavoro e di
studio tra le colline e il cielo dei Bec-
chi. Nella sua azione educativa, Don
Bosco comprese perciò la necessità di
operare una mediazione sociale per fa-
vorire – senza traumi né brusche impo-
Tradizionalmente il nome
del fondatore dei salesiani è legato
alla figura simpatica e disinvolta
del saltimbanco che cammina
sulla corda…
sizioni esterne – l’adattamento dei gio-
vani più disorientati alla realtà urbana,
al mercato del lavoro, alla conquista di
un ruolo nella società. Ma questo era
possibile soltanto radicando l’intervento
educativo su quel complesso di consue-
tudini, valori e intime convinzioni attive
nella coscienza collettiva. Per questo la
vita degli oratoriani a Valdocco conti-
nuò a essere scandita dal ritmo settima-
nale della solennità domenicale e dalle
feste religiose che durante l’anno offri-
vano oasi di ristoro e di gioia a fanciulli
affamati di calore, di compagnia, di
speranza almeno quanto del cibo, che
per l’occasione era anche più abbon-
dante e più curato di quello abituale. E
nel contesto della festa mai mancavano
gli ingredienti indispensabili che Don
Bosco conosceva dai tempi della sua in-
fanzia: la musica; il canto, liturgico e
profano; il gioco; e, naturalmente, il
teatro. Nel periodo “d’oro” della sua at-
tività diretta di educatore, tra gli anni
’40 e ’50 dell’Ottocento, matura l’espe-
rienza di animazione teatrale svolta da
Don Bosco con i giovani, che culminerà
negli anni tra il 1859 e il 1864 con le
“passeggiate autunnali”, vere tournée
dell’Oratorio attraverso i paesi del
Monferrato.
FEBBRAIO 2008 BS
Anche Don Bosco dovette
adeguarsi al cambiamento epocale
in atto ai suoi tempi e usare
mezzi che l’industria metteva
a disposizione, in netto contrasto
con la sua cultura contadina.

2.5 Page 15

▲back to top
L’improvvisazione su canovaccio
era una modalità frequente per
i Ragazzi dell’Oratorio, che
sapevano dar prova di grande
spontaneità e di inventiva.
La tradizione che continua tuttora.
Don Bosco volle spazi di libertà,
in cui i suoi ragazzi potessero
esprimersi in allegria. Le famose
passeggiate autunnali che
continuano ancora (benché oggi
si usi anche la bicicletta),
rispondono a questa logica.
IN MODO DIVERSO
la prima rappresentazione scenica all’O- testa se sono trapiantati». Il pomeriggio
ratorio “documentata”, mentre di altre – domenicale proseguì con «le funzioni di
Si tratta di un passaggio importante: da forse molte – che l’hanno preceduta non chiesa» e una rappresentazione teatrale
un Don Bosco che agiva a un Don Bosco è rimasto più nulla. Il biografo Lemoyne consistente in un dialogo buffo e spirito-
che fa agire i ragazzi. In realtà egli conti- parla di esse in modo generico, come di so, «scritto da Don Bosco e recitato da
nuava, non tanto sulla scena, quanto nella una pratica consueta e si limita a segna- alcuni giovani nel cortile al cospetto di
“teatralità del quotidiano”, in quella lare che «Buzzetti Giuseppe conservò tutti gli altri che ridevano di cuore ai frizzi 15
“scuola del dialogo” che permeava le sue per molti anni questi dialoghi, che però pronunciati da colui che sosteneva la par-
relazioni a trascinare i suoi interlocutori in
una drammatizzazione giocosa. Attraver-
so l’esperienza concreta, infatti, egli intuì
le potenzialità educative del teatro, la sua
peculiarità nel coinvolgere tutto l’uomo
nell’elaborazione di un progetto di tra-
sformazione della realtà, immaginandovi
un ordine diverso e nuove possibilità, co-
me fossero vere. Anche per i suoi ragazzi
si apriva così l’opportunità di sperare ciò
non furono più ritrovati dopo la sua mor-
te». Il fatto emblematico a cui si è attri-
buita l’origine simbolica del teatro sale-
siano si colloca negli anni più duri per
Don Bosco: quelli del doloroso pellegri-
naggio dell’Oratorio da una sede all’al-
tra, poiché il suo fondatore fu più volte
sfrattato, non veniva capito, soprattutto
dalle autorità civili e religiose.
te buffa. Aveva prestato l’argomento
quella nuova trasmigrazione, le circo-
stanze che l’accompagnavano, la proibi-
zione a chiunque di essi di inoltrarsi nel
recinto interno delle case de’ Molini, e di
non porre il minimo impedimento alla
celebrazione della messa nei giorni festi-
vi, detta a profitto degli impiegati del
Municipio e dei mugnai».
che ancora non c’era, di prendere sul serio
i sogni che la giovinezza suggeriva loro
LA PRIMA
con tanta abbondanza e di “provare” – già RAPPRESENTAZIONE!
DA TRAGEDIA
A COMMEDIA
e almeno nello spazio della finzione sce-
nica – a realizzarli. E di sogni Don Bosco
se ne intendeva… All’Oratorio di Val-
docco ormai erano diventati protagonisti i
ragazzi, i quali avevano imparato da lui
In occasione di uno di questi “traslo-
chi”, il 13 luglio 1845, ebbe luogo una
rappresentazione descritta sia nelle Me-
morie dell’Oratorio di Don Bosco sia
È significativa l’operazione compiuta
in quell’occasione da Don Bosco e dai
suoi giovani attraverso il teatro: la “trage-
dia” si trasforma in una festosa comme-
quella circolarità tra vita e teatro che li nelle Memorie Biografiche del Lemoyne. dia che libera dall’angoscia, mentre tra
rendeva capaci di affrontare la scena con Si trattò di una drammatizzazione che eb- una battuta e l’altra si trasmettono al gio-
libertà e fantasia. Del resto l’esiguità degli be inizio fin dal momento della partenza vane pubblico le norme che dovevano es-
scritti teatrali di Don Bosco – a parte il dal “Rifugio” della marchesa Barolo, sere osservate nella nuova sede. La tri-
valore storico che essi mantengono – con- quando, in mezzo alla confusione e al tra- stezza di quel vagabondaggio, l’insicu-
ferma l’idea che egli vedeva nel teatro so- mestio, ogni ragazzo si caricava di qual- rezza di un luogo fisso per gli incontri fe-
prattutto un’espressione creativa del gio- che oggetto e tutta la “processione” dava stivi, per i ragazzi non doveva essere l’ul-
vane. L’improvvisazione su canovaccio pubblico spettacolo per le strade della tima parola: nella drammatizzazione essi
era una modalità frequente e i suoi ragaz- città. Giunti alla nuova dimora, ai “Mo- ricostruiscono i fatti, e se ne appropriano;
zi sapevano dar prova di grande sponta- lassi” o “Molini Dora”, il teologo Borel – non sono più vittime passive di una sven-
neità e di inventiva.
il principale collaboratore di Don Bosco tura ma protagonisti nella rielaborazione
Volendo cercare l’origine storica di in quel periodo – tenne una famosa ome- di quegli eventi e osano immaginare un
questo teatro di animazione, ci si è dovuti lia sui “cavoli”, i quali, come l’Oratorio futuro in cui il disagio, la miseria, la pre-
accontentare di una nascita “simbolica”: festivo, crescono e «fanno bella e grossa carietà del vivere non esistono più. ٗ
BS FEBBRAIO 2008

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
CAMPANIA/
BASILICATA
papa Wojtyla. Il fatto di divi-
dere il nuovo progetto in Sta-
tuto e Regolamento, come di-
CONSIGLIO
PROVINCIALE
SALESIANI
COOPERATORI
re principi ispiratori e norme
transeunti risponde all’esi-
genza di rafforzare l’impian-
to istituzionale e l’identità
dei soci, nello stesso tempo
Si moltiplicano le riflessioni ne fa un’associazione capace
sul “Nuovo Progetto di Vita di adeguare ai tempi le norme
Apostolica” dei salesiani pratiche che incarnano il ca-
cooperatori, che dopo l’ap- risma a livello operativo.
provazione del rivoluzionario Non sono scalfite ma raffor-
cambio di denominazione, ra- zate sia la secolarità sia l’au-
gionano e dibattono sulle sue tonomia dell’Associazione.
conseguenze pratiche, aiutati La riformulazione dei nomi
dai propri dirigenti, e dai de- di alcuni settori (come pro-
legati mondiali suor Trigila vince invece che ispettorie;
per le FMA e don Bolkovac consiglio mondiale invece
per gli SDB. I grandi passi che consulta mondiale, ecc.)
IL TORCHIO
DI DON BOSCO
Il Bollettino Salesiano del no-
re la scuola tipografica a Val-
docco nel 1862, andate disper-
se e ritrovate dall’exallievo Er-
nesto Saroglia (cfr BS settem-
avanti fatti dall’associazione
vogliono essere una risposta
alla “Christifideles Laici”,
l’esortazione apostolica di
risponde a questa logica.
(da un’intervista di Matteo
Caracciolo alla delegata
mondiale).
vembre 1965 e del settembre bre 1982) e conservate al mu-
1987, rispettivamente a pagina seo del Valentino di Torino
16 337 (“Due macchine di Don (cfr BS novembre 1965), si
Bosco nel Museo delle Arti trovano ora in esposizione
Grafiche”); e a pagina 6/7 (“La presso il Museo Civico della
stamperia di Don Bosco e un Stampa a Mondovì (CN).
exallievo”), riportano la notizia Ringraziamo la signora Marisa
che le prime due macchine, il Belloni - bellonimarisa@vir-
tagliacarte e il torchio, com- gilio.it che ci ha fornito la pre-
prate da Don Bosco per inizia- sente notizia.
La segreteria esecutiva mondiale dell’associazione
Salesiana Cooperatori.
POR KROAM,
CAMBOGIA
A Por Kroam, villaggio rurale
a circa 300 km da Phnom
Penh, il VIDES (Volontariato
Internazionale Donna e Svi-
luppo) del Giappone, su ini-
ziativa di suor Paola Inagawa
Takako, FMA, ha progettato,
costruito e inaugurato lo scor-
so novembre la “Bosco Ba-
kery School”, una grande
scuola di panetteria che porte-
FEBBRAIO 2008 BS
ranno avanti i volontari della
ONG, provvedendo alla for-
mazione professionale dei ra-
gazzi e dei giovani. Un’altra
bella realizzazione per una
delle nazioni più sfortunate
del secolo scorso.
BREVISSIME DAL MONDO
CITTÀ DEL VATICA-
NO. Una delle afferma-
zioni più importanti di
Benedetto XVI, che a
molti non è piaciuta, ma
che non si può non condi-
videre, il Papa l’ha pro-
nunciata nell’udienza ge-
nerale del mercoledì 17
ottobre u.s. di fronte a 50
mila pellegrini: “I valori
della vita non possono es-
sere decisi dalle mode o
dalla politica”.
ROMA. Illuminante il rap-
porto AGESC 2007 sulla
spesa statale per le scuole
paritarie e soprattutto il
risparmio dello Stato per
il fatto che esistono le
scuole paritarie (quasi
tutte cattoliche). Vi si
legge che, se non ci fosse-
ro, lo Stato spenderebbe
3436 miliardi di Euro in
più (1202 miliardi nelle
elementari, 496 milioni
nelle medie e 1110 mi-
liardi nelle superiori). Un
aiuto se non altro per
questo fatto le scuole co-
siddette private lo meri-
terebbero.

2.7 Page 17

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a cura del direttore
CITTÀ DEL VATICANO
Nella splendida cornice
dell’Aula Nervi il 1° marzo
verrà celebrata la VI Gior-
nata Europea degli Uni-
versitari, a riprova della
sensibilità della Chiesa
verso i giovani e la cultu-
ra. Molte le città sedi di
università collegate via
satellite: Aparecida (Bra-
sile), Avignone (Francia),
Bucarest (Romania), Città
del Messico (Messico),
Edimburgo (Regno Uni-
to), L’Avana (Cuba), Loja
(Ecuador), Minsk (Bielo-
russia), Napoli (Italia),
New York (USA), Toledo
(Spagna).
CITTÀ DEL VATICANO
Un altro salesiano è sta-
to nominato vescovo da
papa Benedetto XVI. Si
tratta di don Jesús Tirso
Blanco, delegato per la
Pastorale Giovanile del-
l’Angola. Don Jesús è
stato destinato pastore
della diocesi di Lwena
(223 mila km2, 700 mila
abitanti, 140 mila cattoli-
ci e 40 sacerdoti). È ar-
gentino di Ramos Mejía,
partito missionario per
l’Angola subito dopo la
sua ordinazione sacer-
dotale nel 1985.
17
GENZANO, ITALIA
A Genzano si è svolto il
corso di formazione na-
zionale per i volontari che
prestano il Servizio Civile
negli ambienti salesiani.
Un centinaio di giovani.
Nei quattro intensi giorni
di convegno molti sono
stati gli incontri con vari
personaggi, tra i quali
quello con la signora Fla-
via Franzoni, docente di
Organizzazione dei Servi-
zi Sociali a Bologna e mo-
glie del Presidente del
Consiglio Romano Prodi.
Vivace e costruttivo il di-
battito seguito al suo in-
tervento.
TOKYO, GIAPPONE
A Tokyo la competizione
annuale “Robocon” ha
raggiunto la XX edizione.
Sono state 25 le scuole
professionali selezionate
per partecipare a questa
singolare manifestazio-
ne. Ogni scuola ha co-
struito un suo robot mec-
canico che doveva com-
petere con gli altri con-
quistando la bandiera
avversaria posta sullo
stesso robot. Un’edizio-
ne precedente è stata
vinta dalla “Salesian
Polytechnic”, che que-
st’anno si è aggiudicata
il premio originalità.
SANTIAGO, CILE
Dopo la grande manife-
stazione della beatifica-
zione di Ceferino Na-
muncurá a Chimpay, è
stata celebrata in Cile
una solenne eucarestia
di ringraziamento. I Ma-
puche, infatti, abitavano
territori cileni prima di
passare in Argentina. La
celebrazione cui hanno
partecipato i diretti di-
scendenti del nuovo bea-
to è stata caratterizzata
da cerimonie ed elementi
tipici della cultura mapu-
che.
BONN, GERMANIA
Discover Sudan” è un kit
didattico con sussidi per
far conoscere il Sudan, le
sue potenzialità, i suoi
problemi. La Jugend Drit-
te Welt di ispirazione sa-
lesiana l’ha lanciato per
una campagna di solida-
rietà a favore della nazio-
ne, che durerà per tutto il
2008. Già più di 1500 in-
segnanti l’hanno richiesto.
Il denaro raccolto andrà a
finanziare scuole (Foto:
presentazione del kit al
Ministro per la coopera-
zione economica).
BS FEBBRAIO 2008

2.8 Page 18

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VIAGGI
L’INFIERNO di Giancarlo Manieri
DE L’ORBE CREADO
Il viaggio ebbe inizio
da Buenos Aires; poi
Bahia Blanca, Fortin
Mercedes, Viedma,
Patagones, Chimpay,
Villa Regina, Stefenelli,
San Ignacio, Junin de
los Andes, San Martin
de los Andes, Bariloche,
Esquel: le terre
18 ceferiniane.
La cartina della Patagonia.
FEBBRAIO 2008 BS
Uno scorcio della Pampa…
così per centinaia di km.
No háy nada vendible, nada
utilizable ni contratable,
nada que sirva”.
Avevo due opinioni in testa,
non mie che in Patagonia
non ero mai stato. Una era
quella di Charles Darwin,
l’arcinoto naturalista, padre dell’e-
voluzionismo. Lui c’è stato, al segui-
to del Gral1 Fitz Roy (1831-1836) e
nel suo “Diario de viaje” ha bollato
la pampa con un giudizio senza re-
denzione: “La maledizione della ste-
rilità patagonica viene dalla terra”.
Tanto bastò a creare per più di un se-
colo un’immagine sfavorevole del-
l’intera regione. L’altra è l’opinione
di Don Bosco che nel 1883 raccontò
il suo sogno sulla Patagonia, terra
d’immense ricchezze, e ne annunciò
un avvenire ricco di promesse. È da
notare che Don Bosco non conosce-
va assolutamente nulla di quella
sconfinata regione di più di 800 mila
km2; al tempo del famoso sogno la
regione era descritta come un deser-
to pressoché disabitato, proprio co-
me la vide e raccontò Darwin. Ma
tra i due aveva ragione il prete e torto
l’evoluzionista.
LE POPOLAZIONI
DEL DESERTO
Fu proprio questo “deserto” che il
governo argentino decise di annettere.
Non perché si credesse alle ricchezze
che conteneva. Molti alti funzionari,
infatti, non ne volevano sapere: “A
che pro fare una spedizione per rica-
vare freddo, vento, pioggia e arbusti
non commestibili?”. La ragion politi-
ca o/e l’amore per le guerre di conqui-
sta o/e l’interesse di qualche potenza
straniera (fu l’Inghilterra a pagare la
campagna!) prevalsero su tutto e
toccò al Gral Roca comandare “la
conquista del desierto”, che non era
per niente deserto. Molti gruppi indi-

2.9 Page 19

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geni l’abitavano, come gli yagane, gli
alacalufe, gli ona o tehuelche, i ran-
QUALCOSA SI MUOVE
quele, i mapuche (la tribù di
Ceferino)2… L’avevano preceduto nel
I veri regali fatti dagli huinca6 agli
aborigeni furono morbillo, influenza,
1520 pionieri famosi come Ferdinan-
do Magellano3 che chiamò
“patagoni”4 gli abitatori di quelle
scorbuto, tbc (infettò mortalmente
anche Ceferino), alcolismo che falci-
diarono in poco tempo gli ona. Per
fredde immensità; più tardi arrivarono
loro arrivarono poi anche indiscrimi-
esploratori come Fitz Roy e parecchi
nate violenze dagli estanciero (i
avventurieri. Numerosi furono, dun-
bianchi che avevano occupato le loro
que, i tentativi di colonizzazione, tutti
terre recintandole di filo spinato e
falliti: freddo, fame, privazioni di ogni
costruendovi fattorie (le estancias
genere decimavano regolarmente i co-
appunto) e dai cercatori d’oro che di
loni. Gli sforzi tuttavia continuarono
scrupoli ne avevano ancor meno. Un
fino a che il governo argentino, nono-
po’ più tardi – meglio tardi che mai!
stante il no háy nada vendible, nada
utilizable ni contratable, nada que sir-
va perché era solo un “infierno”, nel
Il conquistatore del deserto,
Gral Julio Argentino Roca.
– la Costituzione argentina, riforma-
ta nel 1994, riconobbe “la preexi-
stencia étnica y cultural de los pue-
1832 decise la spedizione. Fu Juan
blos indígenas argentinos”. E ancor
Manuel Rosas, governatore di Buenos e il telegrafo, le lance e i segnali di fu- più tardi, il governo si rese conto che
Aires e uomo forte della confedera- mo potevano ben poco. Manuel Na- la conquista del deserto fu un grande
zione argentina, a dare l’ordine di at- muncurá usò spesso l’astuzia ma alla affare, il più grande, forse, in assolu-
taccare le “tolderíe5 degli indigeni fine si convinse che la furberia più to; la Patagonia era un desierto ric-
per incorporare nuove terre a favore proficua era quella di salvare il salva- co, ricchissimo di ogni ben di Dio:
degli allevatori di Buenos Aires e di bile.
acque, animali d’ogni specie, mine-
altri. Cominciarono così i massacri La chiamarono “la conquista del rali preziosi (le pietre argentine sono
che d’ora in poi segneranno la vita de- desierto” per due motivi, prima di tut- famose – e costose), gas, petrolio e
gli abitanti della pampa.
to perché in effetti le desolate distese pascoli immensi, dove il bestiame 19
LA CONQUISTA
di ciuffi spinosi che ricoprivano centi- (mucche, pecore, capre, struzzi, gua-
naia di migliaia di km2 di superficie nachi, pudú, mara, lobo…) vaga in
non permettevano colture di sorta. La assoluta libertà e la cui carne è tra le
Nel 1879, il Gral Roca scese in seconda ragione è più sottile e forniva più care sui mercati di tutto il mon-
campo con cinque divisioni di soldati. motivazioni “morali” all’impresa: de- do. In questa terra di conquista, tra i
In pochi anni l’infierno de l’orbe serto nella mentalità comune era sino- cespugli infertili della pampa, presso
creado fu conquistato a prezzo di stra- nimo di barbarie, quindi spazzare la Chimpay, località sulla riva destra
gi, vessazioni, torture, inganni platea- barbarie era impresa meritoria. Fu del Rio Negro, nacque Ceferino, il
li, tradimenti… tutto il corredo orren- perfino assoldato un famoso ingegne- fiore più bello della confederazione
do che precede e accompagna una re rumeno Julio Popper, un po’ avven- mapuche. Proprio in vista della sua
guerra di conquista. L’eroismo batta- turiero, un po’ scopritore, un po’ in- beatificazione abbiamo intrapreso il
gliero degli indigeni non servì a nulla, ventore che nella Tierra del Fuego viaggio con il padre Piero Santilli,
e i principali capi tribù, i cacique, uno aveva fondato “El Páramo”, un’im- per far conoscere ai nostri lettori co-
dopo l’altro si arresero, né potevano presa di estrazione dell’oro che lui tra- me avvenne che un indio riuscisse a
far altro. Tra gli ultimi a cedere fu, nel sformò in una specie di Stato di cui fu diventare santo tra cavalli, bola, gua-
1883, il gran cacique Manuel Namun- il padrone assoluto. Portò avanti una nachi e struzzi, cespugli e montagne,
curá (padre del beato Ceferino, per ce- caccia spietata agli indigeni e, dicono, venti gelidi e caldi soffocanti. Sarà
lebrare il quale scriviamo queste note quando arrivò a mille morti si fece fo- materia dei prossimi articoli.
ٗ
di viaggio). La grande menzogna per tografare sopra un gran mucchio di
giustificare la conquista fu “civilizzare cadaveri. Ma non fu il solo. Cacciati i
e pacificare”. Endiade magica, appo-
sitamente inventata per tacitare le co-
scienze dei colonizzatori. Il risultato
fu la distruzione della società indigena
“barbari”, le loro terre divennero pro-
prietà dei capi militari (non sono po-
che le cittadine della pampa con il no-
me di qualcuno dei conquistatori:
1 Gral, contrazione argentina di “Generale”.
2 Preferiamo il termine spagnolo, Ceferino, a
Zeffirino o Zefferino.
3 Ferdinando Magellano, il grande navigatore
che incivile certo non era e selvaggia Gral Roca, Gral Acha, Coronel Beli- portoghese che portò a termine la prima cir-
ancor meno. Lo vedremo. Lo stermi-
nio: questa fu la civiltà dei conquista-
tori; migliaia di morti, famiglie sepa-
sle, Coronel Gómez…), di coloni, di
latifondisti o di imprese straniere. Le
estancias si moltiplicarono, ma a di-
cumnavigazione del Globo.
4 È ancora incerto il significato del nome: forse
“Grandi Piedi” a causa delle orme che gli indio
lasciavano sul terreno, avendo i piedi avvolti in
rate per sempre, donne fatte schiave, spetto di tutti, i “barbari” vivono an- pelli di guanaco.
bambini venduti e uomini sfruttati co-
me peoni mal pagati e maltrattati. Co-
me “civilizzazione e pacificazione”,
non c’è male! Del resto, contro i fucili
cora su quelle terre e continuano a di-
fenderle dagli speculatori e a richiede-
re risarcimenti al governo per la de-
predazione subita.
5 L’abitazione/rifugio degli indigeni fatta di pa-
li ricoperti di pelli di guanaco si chiamava “tol-
do”, da cui “toldería”.
6 Huinca è il termine mapuche per designare i
bianchi.
BS FEBBRAIO 2008

2.10 Page 20

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P ARALLELI
ROSMINI di Francesco Motto
E DON BOSCO
STESSO ARDORE STESSA CARITÀ
Antonio Rosmini, amico
ne della Storia d’Italia ribadiva pub-
blicamente la sua stima per l’abate
fraterno di Don Bosco,
finalmente beatificato
roveretano, ormai defunto. Don Bo-
sco non entrò mai nel merito delle di-
spute filosofiche circa il pensiero del
dopo 152 anni dalla
morte…
Rosmini; non aveva titoli particolari
per erigersi a giudice competente fra
accusatori e difensori; a lui interessa-
va maggiormente la “sommessione
Il filosofo Antonio Rosmini.
del Rosmini alla Chiesa, diversamen-
te – par di capire – dall’abate Vincen- quando il Rosmini frequentava pa-
20
“I n quanto all’ottimo sig. Ro-
smini pareva che la proibi-
zione dovesse deteriorare la
grande sua fama, e nol fu.
zo Gioberti che, condannato, respinse
la censura di alcune sue opere, anzi
se ne attirò delle nuove con libri e li-
belli di sfida alla Chiesa. A Don Bo-
lazzo Cavour, amico com’era – così
come Don Bosco – con il marchese
Gustavo. Forse fu in qualcuna di tali
visite del Rosmini a Torino che Don
L’abate Rosmini… si mostrò filosofo sco stavano a cuore la fede, la carità, Bosco l’invitò a dargli una mano al-
profondamente cattolico colla som- lo zelo per le anime, la difesa della l’Oratorio una domenica pomerig-
messione; mostrò essere coerente a Chiesa, la santità della vita. E oggi gio. Di visite ce ne furono altre in
se stesso, e che il rispetto tuttora pro- che la Chiesa a un secolo e mezzo occasione della venuta dell’abate in
fessato alla cattedra di Pietro son dalla condanna di alcune tesi del Ro- città; di esse Don Bosco conservò
fatti e non parole. Le quali cose non smini, ne proclama la santità, Don un ottimo ricordo: “A me non fece
possiamo dire di altri distinti perso- Bosco ne esulterebbe, visto anche che del bene, e materiale con le sue
naggi che un tempo altresì primeg- quanto dell’amico conservava in cuo- elemosine, e morale con la edifica-
giavano... Per me ho sempre nutrito e re ancora a trent’anni dalla morte: zione che diede a me e ai miei gio-
nutro tuttora la più schietta e leale “Non ricordo aver visto un prete dire vani”. Ma non mancarono anche le
venerazione per l’Istituto della carità la Messa con tanta devozione e pietà visite di Don Bosco al Rosmini a
e pel veneratissimo suo fondatore”. [...]”. La stima era peraltro reciproca: Stresa. Per lo meno nel settembre
Così Don Bosco scriveva al padre ro- per il Rosmini Don Bosco era “un ot- 1847 e del 1850. In quest’ultima eb-
sminiano Giu- timo sacerdote che a Torino fa prodi- be forse modo di discutere con il fi-
seppe Fradeli- gi di carità”.
losofo/teologo sul voto di povertà
zio il 5 dicem-
delle nuove congregazioni, che
bre 1849, a po- INCONTRI PERSONALI
chi mesi di di-
sembrava impossibile emettere, pe-
na il ricadere sotto l’espropriazione
stanza dalla con- Rosmini, nato nel 1797, aveva 18 legale delle proprietà collettive dei
danna pontifi- anni più di Don Bosco. Quando religiosi. Il Rosmini aveva risolto
cia di due ope- questi si trasferisce a Valdocco nel da tempo il problema, essendo riu-
re del Rosmi- ’46 era uno sconosciuto, mentre Ro- scito a far approvare dalla Santa Se-
ni, fra cui la smini un personaggio notissimo in de nel 1839 la sua regola. Don Bo-
famosa e per Italia e all’estero. La prima stagione sco ne tenne conto nelle sue costitu-
molti aspetti operativa dell’uno concise dunque zioni; forte del parere dei rosminia-
profetica Del- con l’ultima stagione di vita dell’al- ni, difese la sua posizione già nella
le Cinque pia- tro, morto nel 1855. Ma in quei po- sua prima presentazione al Papa nel
ghe della San- chi anni nacque una sincera amici- 1858 fino a quando nel 1874 gli
Il libro, a suo
tempo condannato
dalla Chiesa, ora
ta Chiesa. Die-
ci anni dopo,
zia fra i due, fatta di incontri e corri-
spondenza. I primi contatti dovreb-
venne imposto il testo dei maristi,
che si fondava sulla distinzione fatta
edito da Rizzoli. in un’edizio- bero risalire a fine anni Quaranta, dal Rosmini stesso.
FEBBRAIO 2008 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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la “semplicità della colomba” e “pru- Don Bosco ebbe sempre grande sti-
denza del serpente”, allorché sconsi- ma: ne parlò bene nelle varie edizio-
gliava il coinvolgimento nella pratica ni della sua Storia Ecclesiastica; for-
in corso del vicario Ravina “che è un se ebbe da loro l’invito a farsi rosmi-
sant’uomo, ma pochissimo pratico miano. Del resto all’epoca il futuro
delle cose del mondo”. Rimane un arcivescovo di Torino Lorenzo Ga-
fatto; Rosmini e rosminiani furono staldi era membro di quell’Istituto.
generosi con Don Bosco: prestiti a
lunga scadenza, riduzione dei tassi DUE STRADE UNA META
d’interesse, proroga di restituzioni,
offerta gratuita di libri da vendere a In quei difficili anni che precedet-
propria utilità, ecc. Senza il loro aiu- tero l’unità d’Italia la forte tempra
to, le opere di Valdocco – dalla com- spirituale di Rosmini si consumava
pera di casa Pinardi alla costruzione nei dibattiti politico-culturali, nella
della chiesa di San Francesco di Sa- missione diplomatica a Roma presso
les e della basilica di Maria Ausilia- Pio IX, nello studio della dottrina
trice – avrebbero quasi certamente cristiana; rifletteva e scriveva di ca-
avuto uno sviluppo diverso. Del re- rità, soprattutto intellettuale: la ve-
sto Don Bosco avrebbe potuto fare rità, la giustizia, la libertà, il diritto...
ben poco da solo se ancora nel 1850 Don Bosco invece si consumava nel-
Una pittura di Don Bosco tra i suoi
artigianelli.
il rosminiano Francesco Puecher, do-
po un sopralluogo a Valdocco, scri-
la ricerca dell’ubi consistam e del
“cosa fare” per i ragazzi “pericolanti
veva: “La casetta che tiene al pre- e pericolosi” che scorazzavano per le
ROSMINI E ROSMINIANI
sente in affitto è veramente povera e vie di Torino; viveva e praticava una
male arredata, più che non un con- carità effettiva, fatta di ricerca di ri-
Ma anche con i rosminiani Don
Bosco si mise presto in relazione, so-
prattutto con quelli di Stresa, cui
mandava aspiranti e con quelli della
Sagra di San Michele sopra Aviglia-
na cui inviava volumi da lui scritti,
chiedendone la divulgazione. Da
parte sua, si dichiarò sempre pronto
a ospitare a Valdocco studenti rosmi-
niani. Gli obiettivi di ambedue in
qualche modo si sostenevano: Don
Bosco, accogliendo i giovani studenti
rosminiani, aveva a disposizione un
piccolo cespite economico; i rosmi-
niani avevano un sicuro anche se
provvisorio punto di appoggio a To-
rino, in attesa di una dimora propria.
Questa non ebbe mai luogo, nono-
stante il richiamarsi di Don Bosco al-
vento di cappuccini: letti, sedie, ta-
voli, arnesi di tutte le dimensioni e
qualità. Le spese sono fatte in parte
da lui che possiede qualche bene di
fortuna e parte dalla limosina di pie
persone”. Ciononostante tutto il set-
tore economico-amministrativo, di
cui si conservano molte corrispon-
denze, dovette essere trattato con
estrema chiarezza e sincerità se di
fronte alle “contestazioni” di un am-
ministratore rosminiano che minac-
ciava di ricorrere a vie legali nel
1859 per i “cento franchi” di cui si
credeva creditore, Don Bosco scrive:
Le debbo premettere che da 18 anni
tratto affari coll’Istituto della carità,
e non vi fu mai ombra né di sospetto,
né di freddezza”. Dei rosminiani
sorse umane ed economiche per sfa-
marli questi giovani, per offrire loro
un tetto, un vestito, per proteggerli
sul posto di lavoro. Rosmini si impe-
gnava a difendere la persona umana,
immagine di Dio, a sostenere una
Ragione che portasse alla Religione
a fronte di un razionalismo che ri-
schiava di smarrirsi nelle ideologie e
nell’annullamento della ragione stes-
sa; Don Bosco si industriava a edu-
care i giovani “poveri ed abbandona-
ti”, figli di Dio, per farli crescere
“buoni cristiani e onesti cittadini”.
Due strade diverse, le loro, ma en-
trambe conducevano alla santità. Le
stesse trattative economiche fra loro
avevano un obiettivo prettamente
spirituale: “Qui non trattasi del van-
taggio temporale dell’Istituto [dei
21
rosminiani] e dell’Oratorio [di don
Bosco], ma trattasi di promuovere la
gloria di Dio e la salute delle ani-
me”. Una “filosofia” di tutti giorni
diventata fede per entrambi. Don
Bosco e Rosmini, ambedue impe-
gnati a rigenerare la società: l’uno,
con l’educazione fatta di “ragione,
religione, amorevolezza; l’altro con
la forza della ragione e della volontà,
ma senza rinunciare alla fede”. ٗ
Palazzo Cavour.
BS FEBBRAIO 2008

3.2 Page 22

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LAIEGTTEIORAVANI eSTÈvCiiovecqieninourdtnseeriaìvsifsdmitidftioteoesyrri?ele-i?gfpSuiufePOntiArt'ySceoRTosu.LE.rpn.INsAeaoIrMAisdeMiOnetzluONa2aEC0zsiI0oign8nei.f. ica
L’HO FATTA
GROSSA
(Elogio della debolezza)
Carissimo,
solitudine, la tua apostasia, la tua bestemmia,
ti scrivo con il cuore in mano.
la tua notte.
C’è una strada che porta alla riabilitazione. Dio ti Tu sei il chiaro di luna, la carezza sul mio volto,
assolve non per insufficienza di prove, ma perché l’ebbrezza del sorriso, il soffio dello spirito,
gli hai consegnato la tua infermità, la tua
l’amore tornato a vita.
debolezza.
Quella sera – è vero – il tuo corpo è andato in
Ripeti con me.
frantumi, la tua anima si è persa letteralmente O Dio, amo la tua fiducia in me.
nella giungla dei sensi.
Che bello poter dire: io e Te,
L’angoscia ha profuso i suoi lividi colori, l’anima io minuscolo e Tu maiuscolo.
tua dentro è buia.
Io sono la tua minuscola, il tuo lato debole.
22 Ora ti muovi alla cieca, a fari spenti. È black-out Tu sei la mia maiuscola, la mia forza.
per la tua psiche.
Io e Tu, molto meglio Tu e io.
Il fuoco che ti riscaldava fino a poco tempo fa è Innamorato? Di più!
diventato cenere.
Pentito? Di più! Amato? Così!
Sono tornato un verme – mi confidi – un bruco.
Carlo Terraneo
Mi sono giocato in poco tempo la dignità.
Mi sentivo leggero come una farfalla, come una
libellula.
Ho buttato al vento della passione il mio corpo, le
mie mani, i miei occhi, i miei baci.
Ho perso i sensi. Sono a pezzi. Sapevo di essere
un vaso d’argilla.
Adesso non più. Sono una larva, un coccio,
un’ameba.
Smettila di parlare così. La potatura ha avuto la
sua rivincita.
Non tormentarti, rischi la balbuzie se ti ripeti e ti
ostini nelle stesse parole.
Hai assaporato la vita nella sua crudeltà, nella
sua nudità.
Il bene e il male, il brutto e il bello
viaggiano insieme sulla stessa vettura, pagano la
stessa cifra.
Anche la debolezza ha un costo.
Per questo ti invito a rispettarla, ad amarla.
Ti dico di più, la debolezza ha un recapito: la
misericordia di Dio.
Stravolgo un salmo e mi chiedo: Dio mio, Dio mio,
perché non mi hai abbandonato?
Io sono la tua delusione, la tua volgarità, la tua
FEBBRAIO 2008 BS

3.3 Page 23

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CINUSLETRUTROA
Siamo stavolta nella capitale della Polonia.
I salesiani sono presenti con quattro ispettorie
(Warszawa, Pila, Wroclaw, Kraków).
A Warszawa/Varsavia, gestiscono
una grande editrice, di cui diamo
il profilo nel presente articolo.
EDITRICE SALESIANA
DI VARSAVIA
di Grzegorz Jaskot
Il palazzo e l’entrata della Casa Editrice Salesiana.
BS FEBBRAIO 2008

3.4 Page 24

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È difficile precisare la data di
fondazione della “Editrice Sa-
lesiana” di Varsavia. Tutto ini-
ziò a Torino presso l’oratorio di
Valdocco, con stampe occasionali
di vario genere in lingua polacca.
Dal 1897 stampato dalla tipografia
di Valdocco, comparve anche il
Wiadamos´ci Salezjan´skie” (infor-
mazioni salesiane) cioè il “Bolletti-
no Salesiano”, la cui redazione nel
1902 venne trasferita in patria nel-
la tipografia di Os´wiecim. Lì ini-
ziano subito a stampare anche tra-
duzioni, soprattutto dall’italiano,
di libri e opuscoli per giovani di
argomento salesiano. Si può dire
che l’editrice nacque così. Il primo
libro stampato fu – manco a dirlo
– “Il Giovane Provveduto” di Don
Bosco, cui seguirono le “Letture
Cattoliche” e la “Collana Teatrale”.
Dal 1916 al 1949 il Bollettino Sa-
lesiano si chiamò: “Poklosie Sa-
lezjan´skie” (chicchi salesiani). Og-
gi ha nuovamente cambiato testa-
ta; si chiama “Don Bosco ma-
gazyn salezjan´ski”. L’anno più si-
gnificativo per l’editoria salesiana
polacca fu tuttavia il 1923, quan-
do a Varsavia venne inaugurata la
scuola professionale di arte grafica
che si presentò con stampe artisti-
che curate dal celebre prof. Pólta-
wski. Nel corso degli anni la scuo-
la si trasformerà in quella che oggi
è la grande “Editrice salesiana”. Le
pubblicazioni non sono più solo
traduzioni, ma opere originali di
scrittori polacchi. È in questo pe-
riodo che nasce “Mlodziez˙ misyj-
na” – Gioventù missionaria. Se-
guono una serie di libretti che pre-
Le tante pubblicazioni dell’Editrice esposte alla fiera del libro.
sentano il profilo di personaggi sa-
lesiani e non, a cominciare, ovvia-
mente, da Don Bosco. I profili di
san Domenico Savio, san France-
sco di Sales, il principe salesiano
Augusto Czartoryski, santo Stani-
slao Kostka, il condottiero Giovan-
ni Sabieski e di molti altri iniziaro-
no così a circolare in Polonia. Poi
vennero i libri scolastici e sussidi
di vario genere per le parrocchie,
infine l’editrice si attrezzò per le
opere musicali, tra cui composi-
zioni per banda di Antoni Chlon-
dowski (fratello del cardinale sale-
siano Hlond, primate di Polonia).
Alcuni dei suoi mottetti si cantano
tuttora.
DIFFICOLTÀ
Dopo la guerra, nel 1949, lo sta-
to comunista proibì l’attività edito-
riale e sequestrò la tipografia sale-
siana. Tutto venne fermato. I vari
superiori inoltrarono – inutilmente
– interpellanze alle autorità per po-
ter ripristinare l’attività grafica. Al-
lora ricorsero allo stratagemma di
far stampare le loro pubblicazioni
da altre editrici laiche e da editrici
universitarie, in tiratura limitata ma
sufficiente a mantenere in piedi un
minimo di attività editoriale e di
stampa formativa, in attesa di tem-
pi migliori. Si deve all’abnegazio-
ne di don Stefan Prus´ che coordi-
nava questa attività semiclandesti-
na, se i salesiani hanno potuto es-
sere in qualche modo operativi an-
che sotto il regime comunista. Il
“fermo” durò fino al 1976 ed è
questa la data che diede una svolta
all’attività grafica: il governo con-
cesse l’autorizzazione di riprende-
re la produzione editoriale, ma
con l’obbligo di presentare un pia-
no annuale, di inoltrare i testi per
la censura, di stampare una tiratu-
ra limitata, di predisporre un pro-
spetto per il computo della carta
usata per ogni edizione, che non
doveva superare le 4 tonnellate
annuali. La tipografia poté ripren-
Il direttore dell’Editrice don Roman Szpakowski
(a sinistra) con l’autore dell’articolo don Gregorio Jaskot.
FEBBRAIO 2008 BS
Il direttore don Szpakowski con il direttore editoriale
della ELLEDICI don Bruno Ferrero.

3.5 Page 25

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Don Turbacz Andrzej, uno dei salesiani facenti parte
del Consiglio di Redazione dell’editrice, assieme
a due collaboratrici laiche.
Il governatore della provincia di Warsawa, signora
Gronkiewicz-Walz con altre autorità civili allo stand
salesiano della fiera del libro.
dere un’attività più regolare nel
1986, trasferendo impianti e mac-
chinari presso la nuova casa di via
Kaweczynska 53, a Varsavia. Il nuo-
vo direttore Roman Szpakowski
seppe creare un’équipe affiatata e
competente, dando un forte impul-
so all’editrice che divenne in breve
tempo una delle più note in Polo-
nia. Dal punto di vista politico era-
no ormai in arrivo tempi migliori.
LA RIPRESA
Nel 1989 il governo concesse di
editare la rivista “Ziarna” (chicchi,
semi) ”, senza foto, senza colori e
con un carattere tipografico che
assomigliava più a un ciclostile
che a una stampa vera e propria.
La tiratura ufficiale poi era quasi ri-
dicola, 100 copie – in realtà se ne
stampavano 10 mila! Il primo re-
dattore fu don Grzegorz Jaskot che
in pratica ne fu anche il fondatore.
La rivista conteneva news salesia-
ne, servizi formativi, articoli edu-
cativi, racconti vocazionali, ecc.
Non pochi sacerdoti religiosi/e de-
vono a questa rivista l’inizio della
loro vocazione. Non fu, tuttavia,
una vita facile. Fino alla caduta del
regime occorreva sottoporsi alla
censura, presso i cui uffici bisogna-
va presentare ogni singola pagina
per l’approvazione. E non era finta
qui. Concesso il permesso di stam-
pa, era poi obbligatorio tornare al
controllo, prima di diffondere lo
stampato. Due copie venivano di
nuovo attentamente lette per vede-
re se corrispondevano alla “lette-
ra” a quanto era stato concesso, se
cioè erano state espunte le frasi
che non piacevano al regime. Un
episodio può chiarire il clima di
quegli anni. Un giorno il capore-
dattore don Jaskot portò un testo al
controllo. Si trattava di una veglia
di preghiera programmata per il 24
del mese. In un paragrafo del testo
si faceva un elenco dei santuari
mariani, per significare che la de-
vozione alla madre di Gesù era
universale. Il censore, accortosi
che veniva nominato il santuario
di Fatima, ordinò con decisione
che venisse depennato. Fatima era
sottoposta al più feroce ostraci-
smo. “Perché mai? Perché gli altri
sì e questo no?”. Le rimostranze di
don Gregorio erano legittime, ma
l’autorità censoria fu irremovibile.
Il perché era chiaro: nelle visioni
di Fatima si parlava esplicitamente
della conversione della Russia e di
questo evento i sovietici non vole-
vano nemmeno sentir parlare.
Diploma all’editrice in occasione
dei 110 anni dalla prima
pubblicazione, 30 anni dalla
riapertura, 20 anni di direzione
di don Roman.
Il cardinale Joseph Glemp, primate di Polonia, in visita alla libreria.
BS FEBBRAIO 2008

3.6 Page 26

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Una collaboratrice allo stand dell’editrice durante
la fiera del libro.
Il catalogo dell’Editrice alla fiera.
Il monumento a Don Bosco
e davanti a sé un masso informe
che la pedagogia del santo
è chiamato a formare, finché
diventino “Onesti cittadini
e buoni cristiani”.
GLI ANNI ’90
I moti polacchi e soprattutto
l’abbattimento del muro di Berlino
determinarono una svolta epocale
nei paesi satelliti dell’URSS, prima
fra tutti la Polonia che era tra i più
refrattari e aveva sempre mal sop-
portato il regime comunista, essen-
do senza dubbio il più cattolico tra
i paesi del blocco sovietico. Ov-
viamente per l’editrice salesiana si
annunciavano tempi nuovi. Ci si
trovò subito a un bivio: stampare,
come finora, testi “salesiani” o
aprirsi anche ad altri con argomen-
ti, oltre che formativi, anche ludici
e/o di genere narrativo, sociale,
pedagogico, ecc. Si scelse la se-
conda ipotesi e si ricercò con cura
personale, soprattutto salesiano,
che potesse scrivere con la compe-
tenza necessaria, opere per giova-
ni e famiglie. Nel contempo veni-
vano tradotte opere di autori italia-
ni che avevano già un largo segui-
to di lettori come Teresio Bosco, o
erano studiosi di grido come Pietro
Braido. Un altro degli aspetti che
servirono a dare notorietà all’edi-
trice fu la preparazione e diffusio-
ne di sussidi della catechesi bene
accolti non solo dai salesiani, ma
dall’intera Chiesa polacca. Tra i
sussidi per la scuola e la catechesi,
i più quotati sono anche al presen-
te quelli di Bruno Ferrero, direttore
editoriale della ELLEDICI. Il dizio-
nario catechistico della stessa edi-
trice non è stato solo tradotto ma
anche integrato con l’aggiunta di
temi specifici per la catechesi po-
lacca e un “dizionario dei catechi-
sti polacchi”. Ora l’editrice di Var-
savia ha iniziato una collaborazio-
ne intensa e proficua con l’Univer-
sità Cattolica della Capitale. Tutto
ciò ha trasformato la “Casa Editrice
Salesiana” in una delle più impor-
tanti della nazione. Alcuni numeri
lo confermano.
– Santi per ogni giorno ha stampa-
to 13 edizioni per 350 mila copie.
– Incontri con Dio, 30 edizioni
per mezzo milione di copie.
– Elementi di pedagogia moderna,
10 edizioni per 100 mila copie.
La “Biografia di Don Bosco” di
Teresio Bosco ha raggiunto 8 edi-
zioni e 200 mila copie.
Le opere di Bruno Ferrero tira-
no anche 50 mila copie per ogni
titolo.
Grande diffusione stanno aven-
do le diverse biografie di san Do-
menico Savio.
La collaborazione con le editrici
estere è ai primi posti nei program-
mi attuali e futuri. Dal 1976 al
2007 sono 1108 i titoli editi con
una tiratura che ha ampiamente
superato i 10 milioni di copie. L’8
dicembre 1988 è stata inaugurata
a Varsavia la libreria dell’Editrice
che ha distribuito milioni di libri
alla gente, ma anche ai grossisti.
Ora è la volta di Internet. La nostra
è stata una delle prime editrici cat-
toliche che ha fatto il grande pas-
so. Dal 2001 è attivo anche questo
moderno tipo di vendita che lenta-
mente si rafforza con il diffondersi
del web in tutte le case. Anno do-
po anno, infatti, aumenta il nume-
ro dei clienti che accedono al sito
www.wydsal.pl. La costante pre-
senza alla fiera nazionale e inter-
nazionale del libro costituisce un’al-
tra spinta per la promozione e lo
sviluppo della “Buona Stampa” in
Polonia, come voleva Don Bosco.
Grzegorz Jaskot
FEBBRAIO 2008 BS

3.7 Page 27

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BAGLIORI
di Serena Manoni
FEDERICO
LA PASSIONE
DEI PRESEPI
Il suo calvario iniziò che quistava forza pregando. A chi
non aveva ancora sette
anni… in macchina,
il 28 dicembre 1998,
gli chiedeva qualcosa sul suo
stato di salute, rispondeva im-
mancabilmente: “Bene!”. All’o-
spedale si dava da fare, realiz-
festa dei piccoli martiri zando piccoli lavoretti che poi
innocenti. Anche lui
divenne un piccolo
martire. Del dolore.
mostrava con orgoglio ai suoi.
Amava la pittura, le feste e so-
prattutto i presepi che furono la
sua vera grande passione. Face-
va anche il chierichetto ed era
Amava il santo Natale Fe-
derico, e in quella notte
tutta speciale attendeva
con gioia pura e semplice il
un chierichetto ideale. Non
smise nemmeno quando la ma-
lattia lo privò della vista: saliva
l’altare aiutato dai compagni.
27
momento in cui con sacra ritua- Non se la sentiva di stare lonta-
lità avrebbe deposto il bambino no dal suo Gesù. Dopo il primo
nella mangiatoia. Questo gesto, ciclo di cure, sembrò rinascere.
che può apparire ad alcuni qua- Dopo due anni il male implaca-
si meccanico, ci dipinge, inve- bile tornò. E fu il periodo in as-
ce, la sua dolcezza e il suo soluto più duro della sua breve
Federico Autolitano
26/04/1992 – 2/10/2004
spessore spirituale, sorprenden- vita. Le cure, ormai solo pallia-
te perché raggiunto e vissuto tive, non avevano più alcuna ef- cielo. A volte i suoi lo sorpren-
appena all’alba della vita. La ficacia. Scrisse su un tema: devano a dialogare con… nessu-
vita gli riservò un percorso di Ogni volta che vado a Milano no! In realtà dialogava con ciò
dolore che ai suoi cari dovette mi vengono i brividi di farmi la che vedeva o aveva dentro di
apparire interminabile, fatto di puntura”. Durante la malattia sé… La sera recitava quasi sem-
cure radio-chemioterapiche, che gli straziava la carne, stupi- pre il Rosario. E amava il Signo-
trasfusioni, degenze in isola- vano il suo silenzio e quel sor- re come pochi: “Gesù tu sei il
mento, iniezioni lombari dolo- riso che continuava ad avere più bello e il più forte con il cuo-
rosissime, lunghi viaggi da e per chiunque lo andasse a tro- re!”. Morì il 2 ottobre 2004. Mi-
per Milano. Gli ultimi tempi il vare.
gliaia di persone si radunarono
male gli tolse anche vista ed
per il suo funerale e la commo-
equilibrio, ma non il coraggio N Ricevette la prima comunio- zione fu grande. Lo inquadra una
né l’eccezionale forza morale ne pochi mesi prima di morire e sua espressione: “Mi chiamo Fe-
che lo sorreggeva.
fu un’emozione grandissima: derico, ho 11 anni, vengo dalla
Mamma, papà, ho visto Gesù città di Agrigento, sono figlio
N Federico non ha mai pian- che mi sorrideva… Aveva gli oc- unico. Vorrei sapere cosa vuoi da
to, non si è mai lamentato. chi azzurri, la barba, il vestito me, perché spunti la notte sem-
Tutt’altro: consolava e incorag- celeste…”. Tutti rimasero stupe- pre, perché hai bisogno di me? e
giava gli altri bambini degenti fatti. Da allora Federico ogni perché stai in contatto con me
come lui, dicendo loro che ac- tanto raccontava di sue visioni di sempre, ogni giorno?”.
ٗ
BS FEBBRAIO 2008

3.8 Page 28

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F MA
PRIMA DI TUTTO
LA SPERANZA
di Maria Antonia Chinello
Gli adolescenti sperano.
È il risultato dell’indagine
svolta tra adolescenti
della periferia di Roma.
Nonostante un mondo
adulto che vive il futuro
come minaccia, essi
hanno ancora il
coraggio di lanciare lo
sguardo verso un
orizzonte lontano
puntando sull’amore alla
vita e nella sua presa in
carico con libertà e
responsabilità.
28
psico-sociologica che ha coinvolto
21 scuole (media inferiore, licei,
istituti tecnici professionali e corsi
professionali) 265 classi, 24 inse-
gnanti di religione, 4900 ragazzi e
I relatori della tavola rotonda.
ragazze del territorio diocesano.
Le cifre che emergono dall’elabo-
razione dei 3843 questionari compi-
Ausiliatrice che raccoglie la sfida e
avvia una ricerca che approfondisca
il rapporto giovani, speranza, futuro.
Con un obiettivo chiaro: mettersi in
ascolto dei giovani per “capire” e
“dialogare” con loro.
lati disegnano i tratti degli adolescenti
di oggi: abitanti di mondi globali e di
microcosmi locali, cittadini delle reti
sempre più interconnesse e nomadi
degli spazi mutanti alla ricerca di re-
lazioni e di affetti rassicuranti; consa-
pevoli di crescere nella complessità,
Il vescovo della diocesi,
monsignor Gino Reali.
DATI
allenati al precariato. E, sorpresa fi-
nale, venditori di speranza, nonostan-
Una ricerca nata nella diocesi,
quella di Porto-S. Rufina,
che si estende tra la periferia
nordovest di Roma fino alle
campagne dell’agro pontino raggiun-
«Ci siamo chiesti “Quali speranze
e quali paure affollano la vita dei
nostri ragazzi? Quali progetti edu-
cativi dobbiamo avviare per colma-
re le distanze tra noi adulti e “lo-
ro”?». Con questi interrogativi,
monsignor Gino Reali, vescovo del-
te tutto, a un universo adulto che
sprofonda sempre più nel pessimi-
smo e nella disperazione.
LA SPERANZA SOFFIA
ANCORA
gendo il litorale della capitale. Un la diocesi di Porto-S. Rufina, intro- Secondo Gianni Dal Piaz, diretto-
vescovo, un Ufficio Scuola Diocesa- duce la tavola rotonda Speranza e re dell’Osservatorio socio-religioso
no, insegnanti di religione che si in- progettualità negli adolescenti, svol- del Triveneto, «la sfida che si pre-
terrogano su come rendere operativo tasi lo scorso novembre presso la senta attualmente alla Chiesa è pro-
l’iter di approfondimento della Chie- Pontificia Facoltà di Scienze dell’E- prio quella delle nuove generazioni.
sa italiana sul tema della speranza ducazione Auxilium di Roma.
Gli adolescenti della ricerca osano
cristiana. Una Facoltà universitaria, Durante il seminario di studio so- sperare, ma lo fanno per raggiunge-
l’Auxilium, retta dalle Figlie di Maria no stati presentati i dati della ricerca re le vie di un benessere personale
FEBBRAIO 2008 BS

3.9 Page 29

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Prof. Maria Luisa Mazzarello.
Un’insegnante di religione.
Prof. Marie Gannon, docente
di statistica e coordinatrice
dell’elaborazione dei dati.
«L A SPERANZA PER ME…».
Voci dei giovani
Speranza è non arrendersi mai,
rialzarsi quando il dolore ci met-
te in ginocchio, quando tutto in-
torno a noi è buio eppure in lon-
tananza si scorge una luce…
È soltanto una parola, che però
alimenta in noi la voglia di anda-
re avanti, di riuscire a sperare fino
all’ultimo, perché la speranza è
l’ultima a morire. È ciò che ali-
menta i nostri progetti, il nostro fu-
turo, anche se in questa vita crol-
lano come castelli di sabbia sotto
le onde del mare, ed è per que-
sto che ogni giorno ci aggrap-
piamo a questa piccola parola
che ci dà la forza di avanzare.
Ti fa combattere per delle uto-
pie, ciò che gli altri reputano im-
possibile, la speranza te le fa ve-
dere raggiungibili.
La speranza è la mia vita … e
sperare e sognare sono il mio
pane.
trovato in relazioni affettive appa- progetto. Nel contenuto della loro
ganti e con il sogno di spendersi in speranza vengono messe al centro la
lavori gratificanti».
persona e la qualità della vita. «Come
Pina Del Core, docente di Psico- adulto mi sento spiazzato da questa
logia dello Sviluppo presso la Fa- ricerca, che non collima con l’imma-
coltà Auxilium, afferma a sua volta gine dei giovani tratteggiata dai me-
che i giovani non sono fatalisti. Im- dia – continua –. C’è da rieducare il
maginando il loro futuro sognano di nostro sguardo sugli adolescenti; ri-
intrecciare amicizie vere, di trovare configurare la prospettiva temporale
un lavoro sicuro e ben retribuito e di del nostro rapporto educativo: da
innamorarsi della persona giusta; si contemporanei di età diverse a desti-
dicono convinti che il futuro è pieno natari di una staffetta per consegnare
di risorse e di possibilità, che nella loro il patrimonio esistenziale delle
vita è necessario avere delle mete e generazioni che li precedono e orien-
degli obiettivi da raggiungere e che tarli all’alterità».
è meglio tenersi aperte molte strade.
Sono ragazzi e ragazze consapevoli
Lo psicoterapeuta evidenzia an-
che alcuni nodi critici: i giovani
29
della realtà in cui nascono, crescono sperano, ma ripongono tutta la fidu-
e vivono, sono certi che nella vita cia in sé e negli amici. Vivono così
viene sempre il momento delle scel- una “felicità privata” che costrui-
te decisive.
scono in un proprio mondo vitale
più controllabile e meno influenza-
ANCORATI ALLA STORIA
bile dalle azioni esterne.
Per Maria Luisa Mazzarello, do-
Ne è convinto Vincenzo Lucarini, cente di Metodologia e Didattica
educatore e giornalista, mentre sotto- della Religione alla Facoltà Auxi-
linea che i giovani sperano avendo un lium e Direttrice dell’Ufficio Scuola
della diocesi di Porto-S. Rufina, il va-
lore “aggiunto” dell’indagine svolta
risiede nel fatto che ha coinvolto
le scuole dove si incontrano mol-
tissimi ragazzi e ragazze che, pur-
troppo, non frequentano più par-
rocchie, oratori e centri giovanili.
È indispensabile allora ascoltare
con serietà quanto hanno rivelato,
mettersi dalla loro parte e integrare
la fiducia che essi ripongono in sé
con il senso del limite, che apre la
speranza a possibilità ulteriori; a
recuperare il senso della condivi-
sione, della dimensione sociale e
della politica finalizzata alla co-
struzione di comunità umane basa-
te sul rispetto e su legami di soli-
darietà.
ٗ
Volti di studenti dell’Auxilium.
BS FEBBRAIO 2008

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Giuseppe
Morante
VMIAVECROEM…E?
CE OPMASUTNOICRAAZLIEONE
SINCVOITPAENRTTI E
PER DONARSI
COMUNICARE
FOLLIA EVANGELICA
Un manuale di guarigione NEL MINISTERO
Illogicità dell’amore
profonda (allegato CD)
E NELLA MISSIONE
di Valentino Salvoldi,
di Marco Guzzi
Un’introduzione alla
Messaggero, Padova, 2007
Paoline, Milano, 2007
comunicazione pastorale pp. 208
pp. 220
ed evangelizzazione
di Franz-Josef Eilers
L’autore descrive, con toni
Viviamo in tempi belli e tre- ELLEDICI, Leumann (To) appassionati, il cammino
mendi, ma ancora non ab- 2007, pp. 304
che ogni cristiano dovreb-
biamo la cultura che espri-
be percorrere, in un itinera-
ma le immense potenzialità
rio di scoperta del messag-
e trasmetta forza ed entu-
gio fondamentale dei van-
siasmo per un nuovo inizio.
geli: l’amore gratuito e to-
Il blocco della creatività cul-
tale di Dio per ogni uomo.
turale e politica rende inso-
Qui non si descrive soltan-
stenibile la fatica dei travol-
to un cammino nutrito di
PORTA ALLA LUCE
Riflessioni sul Vangelo
di Paolo Spoladore
Usiogope, Padova, 2007
pp. 414
genti mutamenti in corso.
Ogni persona è lasciata so-
la a sopportare un trava-
glio di portata antropologi-
ca. Per ritrovare slancio ci
si deve interrogare in modo
sana dottrina e sapiente
esegesi, ma si traccia un
percorso che indica una
meta appassionante; quel-
la di un amore “illogico”
che salva contro ogni for-
nuovo sulla fonte dell’alie-
La Parola di Dio procla- nazione che tutti sperimen-
30
mata e ben accolta pro- tano, sui misteri della colpa
duce sempre miracoli di e del perdono con i quali ci
ma di razionalità. Chi fa il
percorso meditato di que-
ste pagine si trova tra le
braccia del Cristo, morto
vita nuova. Le riflessioni
di questo libro partono
dal testo del Vangelo
(anno A) per illuminare
la vita di tutti i giorni,
soprattutto nelle zone
non sempre evidenti del
mondo delle emozio-
ni, della psicologia, dei
sentimenti, delle scelte.
Usa un linguaggio facile
e immediato sia per chi
si scontra quotidianamente,
qualunque sia la nostra fe-
de o non fede. Il libro offre
un cammino concreto, per
incominciare a liberarsi dal-
le proprie colpe paralizzan-
ti, e avviare, perdonati per
donarsi, una rigenerazione
profonda della propria espe-
rienza.
Appartiene alla missione
della Chiesa “dire” la Buona
Novella in modo efficace.
Questo libro amplia la Intro-
duzione alle comunicazioni
sociali pubblicato nel 2002.
La parte relativa alla Chiesa
e alla comunicazione (cap.
6) viene approfondita per
ciò che riguarda la dimen-
sione pastorale ed evange-
lizzatrice. Dopo aver rese
per dare la vita per amore.
Facilmente ci si accorge
come l’autore lotta per es-
sere un testimone di Dio:
non vuole diffondere un’i-
deologia religiosa, ma vuo-
le umilmente raccontare il
fascino di un incontro che
gli ha cambiato e gli cam-
bia la vita.
il Vangelo lo conosce,
evidenti alcune necessità e
sia per chi lo avvicina
condizioni comuni, il nuovo
per la prima volta. È un
libro fornisce indicazioni e
utile strumento per ri-
svegliare la fede nella
catechesi dell’iniziazio-
ne degli adulti o per fa-
cilitare un sereno ap-
proccio al testo del Van-
gelo. Un testo che parte
dal quotidiano e porta a
rivivere pienamente il
quotidiano. La vera sag-
gezza nasce sempre da
requisiti per sviluppare la di-
mensione comunicativa nel
ministero dell’evangelizza-
zione. Ne emergono fre-
quenti rimandi che servono
a rendere il libro il più possi-
bile agevole. Il volume mira
a sviluppare alcuni aspetti
essenziali nel settore della
comunicazione pastorale e
a porre le basi verso la co-
municazione nell’evangeliz-
qualche breccia di sof-
zazione.
ferenza o di imperfezio-
ne che, se accettata, di-
venta breccia di nuova
luce e serenità.
FEBBRAIO 2008 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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SENSO DELLA VITA IDLEGLULASTVOITA
MPRISOSFIOETNIECA
CASA SULLA ROCCIA FIORI DI SAPIENZA
DOVE L’AMORE
Itinerario per giovani
Dizionarietto di saggezza PARLA PIÙ FORTE.
che vogliono scoprire
di Adolfo L’Arco,
Biografia di don
il fondamento e il senso ELLEDICI, Leumann (To) Giuseppe Gualandi
della vita
2007, pp. 104
Fondatore della Piccola
di Salvatore Mercorillo,
Missione per i Sordomuti
ELLEDICI-isg, Leumann (To) Un florilegio di aforismi, gu- di Nicola Gori
2007, pp. 210
stosi, talvolta pungenti e ar- San Paolo
Fondazione
DON BOSCO
NEL MONDO
guti, sempre saggi e ricchi Cinisello Balsamo (Mi), 2007 Ente autorizzato a ricevere
di affettuosa spiritualità, co- pp. 206
tutte le offerte per le
me è caratteristica peculia-
re dell’autore. Il volumetto
OPERE E MISSIONI
SALESIANE.
esprime in ordine alfabetico
Gestisce:
i significati delle parole che
possono aiutare a compren-
dere meglio se stessi e la
vita e vivere un’esperienza
umana più saggia, attraver-
so il sapore di questi fiori ar-
ADOZIONI
A DISTANZA
Aiuto ai bambini più pove-
ri senza allontanarli dalla
famiglia né privarli della
loro cultura.
gutamente raccolti e offerti
al lettore. Qualche esempio.
“Se ognuno parlasse soltan-
to delle cose che conosce,
che silenzio nel mondo!”;
“Si fanno più elogi alla pol-
vere dorata che all’oro co-
La problematica giovanile perto di polvere”; “Molto
BORSE DI STUDIO
Permettono di aiutare al-
cuni ragazzi e giovani sa-
lesiani senza mezzi per
31 completare la loro forma-
zione o il corso di studi in-
trapreso.
che oggi si chiama fonda-
mentalmente presentismo,
cioè quella radicale incapa-
cità di sentirsi parte di una
storia che precede e che ha
un seguito, suggerisce al-
spesso le bambine sono
l’immagine del padre e la
colonna sonora della ma-
dre”; Quando un uomo ric-
co perde il capitale, la sua
compagna perde l’interes-
“Andate e predicate il van-
gelo... anche ai sordomuti”.
È questo il filo conduttore di
tutta la vita di don Giuseppe
Gualandi, un sacerdote bo-
lognese che volle realizzare
FONDO VOCAZIONI
Destinato all’aiuto di un
giovane lungo gli anni della
sua preparazione al sacer-
dozio o alla vita religiosa.
INTENZIONI
l’autore di offrire elementi se”, ecc.
la sua vocazione missiona-
SS MESSE
perché l’uomo non rimanga
ria in un terreno fino allora Si celebrano messe ordina-
un tronco, ma se vuole por-
quasi sconosciuto: anche i rie o gregoriane (30 messe
tare frutti deve avere delle
sordomuti possono “ascol- continue, una al giorno)
radici e dei rami frondosi. Si
tratta di elementi che costi-
tare” la buona notizia. E tale secondo le intenzioni del-
divenne il suo campo di l’offerente.
tuiscono materiale per po-
apostolato: una realtà fatta
COME?
ter costruire un progetto di
di silenzi, di incomunicabi- Le offerte vanno inviate –
vita significativo, che dia
lità, di solitudine, di soffe- indicando sempre la causa-
cioè un senso al proprio fu-
renza, di emarginazione e le – a FONDAZIONE DON
turo. Il libro, ricchissimo di
di discriminazioni. Partiva BOSCO NEL MONDO
contenuto, costituisce una
proposta fatta agli educatori
da qui la grande avventura
di offrire un’emancipazione
ccp n° 36885028
per favorire una formazione
robusta della propria perso-
nalità fondata sulla parola
di Dio e sui valori veri. Il
sussidio è perciò adatto per
ritiri, campi scuola, week-
end, esercizi spirituali, itine-
rari educativi, ecc.
NCcsrdihoOeOienrNeRcovatRaetStatcnIoISmqgliuoPFceinhsAOnoteatNeVrsoeDeEavgpENlanrlNeeDnasZnlIasroTAiotsiA.rlpseicIiePhlpiltbiEiteobirvRssert-ei-i
Editrici.
non soltanto personale, ma
sociale, a centinaia di per-
sone che fino a quel mo-
mento erano abbandonate.
Questa biografia vede la lu-
ce nel centenario della sua
morte. Il piccolo seme è di-
ventato albero frondoso nel
vasto campo della Chiesa,
che oggi si interroga sul co-
me integrare nella comunità
cristiana le persone affette
da varie disabilità.
oppure
Bonifico Banca Intesa
fil.12 Roma n° 32631/99
ABI 03069 - CAB 03200
oppure via Internet:
BancoPostalImpresa
www.poste.it sul conto
n° 36885028 ABI 07601 -
CAB 03200
http://in-impresa.it/cor-
porate/imprese/
conto 32631/99 - ABI
03069 - CAB 05064
BS FEBBRAIO 2008

4.2 Page 32

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ON LINE
Il breve profilo del salesiano coadiutore signor Giacomo Pagliassotti
(13 ottobre 1907–10 dicembre 1987)
IMPRENDITORE di Giancarlo Manieri
EDITORIALE
Uno di quegli uomini dalla
personalità poliedrica, vero
imprenditore della stampa,
chiamato a dirigere tipografie
prestigiose come la Poliglotta
Vaticana, la SEI, la tipografia
del Colle Don Bosco…
32
P agliassotti? È uno dei pezzi da novanta della
nostra categoria! ”, afferma un salesiano laico
con convinzione. C’è da credergli dal mo-
mento che il “super tecnico grafico” Giacomo Paglias-
sotti le benemerenze se l’è conquistate sul campo, la-
vorando da “maestro” nelle scuole grafiche salesiane
del Piemonte, alla Poliglotta Vaticana, alla SEI, al Colle,
alla ELLEDICI. Fu Proto, Capo Ufficio Tecnico, Ammini-
stratore Delegato, Direttore Generale. Quest’ultimo in-
carico lo ricoprì alla SEI che allora era forse la più gran-
de editrice italiana in campo scolastico. Alla Poliglotta
ha guidato in visita ai reparti ben quattro papi nei suoi
24 anni di direzione tecnica.
È vero che poteva accedere a documenti riservatissi-
mi?”. “È vero. In Vaticano gli avevano affidato la co-
siddetta SEGRETA, il settore dei documenti più riser-
vati ”. Proprio in Vaticano cominciarono a chiamarlo “il
maestro” per la forte personalità, la competenza e il ri-
spetto che incuteva in tutti. Non per nulla fu insignito
dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalem-
me e paludato del grande
mantello bianco crociato di
Il signor Giacomo Pagliassotti (1907/1987).
rosso con il collare dell’Ordi-
ne. Ma non gli fece effetto più
di tanto, prese le sue decora-
zioni come un ammonimento,
tant’è che scrisse all’ispettore
con un pizzico di ironia:
Dopo le croci di Cavaliere e
Gran Croce… del sepolcro”. Aveva humour sufficiente
per by-passare cariche e onori e soprattutto stava con
i piedi per terra, anche se il portamento nobile, i modi
signorili, il tratto cavalleresco gli conferivano un’aria
baronale che solo un lieve sorriso un po’ sarcastico in-
vitava a non prendere troppo sul serio.
di Commendatore ed altri
piccoli sonniferi, aspetto la
RICONOSCIMENTI
Non era un coadiutore qualunque, insisteva un confra-
La Gran Croce di
cavaliere del Santo
Sepolcro.
tello che gli è stato vicino, il signor Davico; provi a dare
un’occhiata al volume IV dell’enciclopedia della stampa
a pagina 241”. Ho letto e riporto: “Pagliassotti Giacomo,
FEBBRAIO 2008 BS

4.3 Page 33

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ALESIANI COADIUTORI
Il gruppo di coadiutori di tutta Italia riuniti a Firenze
con don Ernesto Giovannini, nel 1960, per ricevere
il diploma del ENPG che abilitava all’insegnamento
della grafica. Il signor Pagliassotti è a sinistra
di don Giovannini, superiore delle scuole professionali.
dirigente editoriale tecnico ed entipologo italiano; presi-
dente della Cassa Mutua Assistenza; consigliere del
A.I.E. (Associazione Italiana Editori); Consigliere del
U.E.C.I. (Unione Editori Cattolici Italiani); Vice presiden-
te del A.I.G.E.C (Associazione Italiana Grafici Editoriali
e Cartari); delegato dell’AIE presso l’U.N.I. (Ente Nazio-
nale Italiano di unificazione); presidente della sottocom-
La vecchia tipografia di Valdocco
vanto dell’Oratorio e
missione per i Problemi Generali e l’Entipologia; Presi-
di Don Bosco.
dente del Centro di Didattica Grafica”, e molti altri anco-
ra. Al “poveretto” un cumulo tale di cariche doveva pe-
sare non poco: per far fronte a tutti gli impegni avrebbe
dovuto trasformare in giorno anche la notte. “Pagliassot-
La medaglia che i dipendenti della
Poliglotta Vaticana vollero regalare
al loro Direttore tecnico, prima
del suo trasferimento, come segno
ti è certamente uno dei coadiutori con più onorificenze
di stima e riconoscenza.
in assoluto ma lui non se ne curò più di tanto”. Il segre-
to della vita è quello di non prendersi troppo sul serio e petenza, l’onestà a tutta prova, la signorilità del tratto,
questa virtù adornava in maniera eccelsa il nostro. “Un
tipo così doveva essere un uomo sicuro di sé, determi-
molti gli erano amici e gli scrivevano. Lui non si accon-
tentava di rispondere, ma a tutti faceva un piccolo omag-
33
nato, perentorio…”, feci osservare. “Invece era un timi- gio. Sapeva scherzare e prestarsi a cose che non face-
do. Ti porto un esempio. Un giorno mi abbordò: Ottavio, vano parte propriamente del suo DNA. Come quando
mi accompagni a comprare una maglia? Gli ho risposto ogni anno, durante il soggiorno estivo in un paesino del
subito: Bene, andiamo. Entrammo in un negozio, giram- cuneese, veniva organizzata la partita di calcio salesiani
mo per gli scaffali finché adocchiò un maglia che gli pia- contro ragazzi. Non poteva rifiutarsi di giocare, così si
ceva: ecco, prenderei questa. Però fai tu, io vado fuori sottoponeva a quella tortura: gli facevano fare il portiere
e ti attendo li”. Pagliassotti poteva essere anche un timi- e lui per un’ora sopportava stoicamente di diventare lo
do, ma sapeva scrivere e sapeva quel che scrivere. spasso di superiori e ragazzi che si sbellicavano fuori
Presentando l’Enciclopedia della Stampa, scrisse tra le campo alle sue goffaggini. Né era l’unica forzatura al
altre cose: “A parte facili demagogie di molti, che fanno suo carattere. C’era anche il teatro, cosa del tutto aliena
leva sull’ordine-lavoro per capovolgere l’ordine-valori per un tipo come lui. L’accettava per obbedienza o per
tradizionali cioè acquisiti alla civiltà e quindi indeclinabili solidarietà o per amore di sacrificio o per chissà quale
e insostituibili… è certo che il lavoro… ha acquisito pre- altro motivo. Probabilmente tremava di vergogna, quan-
minente importanza”. E più avanti esprime con sicurez- do recitava, ma lo faceva lo stesso: era un sacrificio che
za un’idea che sa di futuro: “La stampa, questo colossa- andava a rimpinguare i suoi meriti.
le mezzo di diffusione del pensiero, non sarà definita
arte di imprimere sulle carte segni convenzionali, ma L’ADDIO
fiaccola di civiltà e di verità”. Sembrano parole di un
guru dei media di oggi.
TEORIA DI MERITI
Quando dirigeva la tipografia del Colle, pur non essen-
do un grande atleta, per amore di povertà, invece che
il mezzo pubblico inforcava la bicicletta, e si recava a
Chieri, ma anche a Torino a fare acquisti o consegne.
Ma il signor Giacomo ebbe anche altri meriti. Pochi san- Tornava con lo stesso mezzo: su e giù per le colline
no che fu maestro di fotografia dell’allora chierico Calli- una sgroppata di più di trenta km. Modesto fino all’ec-
sto Caravario, oggi santo, il quale gli scrisse dalla Cina cesso si piegò solo in occasione della festa dell’80°
per ringraziarlo. Un’altra delle sue doti era la precisione. compleanno alle preghiere dei confratelli, decidendo
Dicevano che “spaccava l’orario”: pratiche di pietà, pasti, con non poca riluttanza di presentarsi finalmente con il
laboratorio, ricreazione, ecc. Molti si gridavano a vicen- mantello bianco di Cavaliere di Gran Croce. Ne appro-
da: “Ecco Pagliassotti, rimetti l’orologio, sono le nove fittarono per fargli un bel mucchio di foto: sapevano
spaccate”. Altro pregio ancora, la delicatezza. Verso tutti. che sarebbe stata la prima e ultima volta a vederlo
Quando capitava qualche diverbio per divergenza di opi- così parato. Morì rimpianto da tutti, quando era in for-
nioni, finita la discussione lui era capace di recarsi a far za alla ELLEDICI dove passò gli ultimi 12 anni in pre-
visita ai colleghi per chiedere scusa, temendo che ci fos- ghiera più che al lavoro, benché non si sia fermato
se stata anche solo l’ombra di uno screzio. Data la com- nemmeno nel lavoro. Era il 10 dicembre 1987.
BS FEBBRAIO 2008

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
QUANDO
I FIGLI
CI “DIVORANO”
sperazioni, tanto meno terranno tutto
nascosto dentro di sé e lo faranno
pesare sui figli. È importantissimo
però ricordare e raccontare, tutte le
volte che si può, i momenti felici e le
intense emozioni vissuti con i figli. Il
potere del ricordo è trasformante.
᭿ Amare non significa dare tutto
Il guaio di avere un figlio è che poi uno ce l’ha davvero. e permettere tutto. Essere un bra-
E un figlio non è un bambolotto, né un piccolo robot e neppure vo genitore non vuol dire accettare
un cagnolino. Quando un bambino diventa esasperante,
qualunque cosa. Significa non te-
mere di dire “no”. Significa farsi ri-
non si può premere un bottone per farlo smettere. spettare e non lasciarsi divorare
sempre. Significa dare senza per-
dersi. Anche i figli devono essere
La salmodia dei genitori che si
sentono “divorati” dai figli riem-
pie bar e uffici: «Mia figlia, che
e disponibile, tutto amore per i suoi
cari; quello dell’uomo dinamico, che
si divide tra moglie, figli, lavoro e si
accompagnati a poco a poco ad ac-
cettare il principio di realtà e la
realtà esteriore. Bisogna farli uscire
ha due anni, mi segue dappertutto, e destreggia allegramente tra cellulare, dall’illusione dell’onnipotenza: è que-
non fa che chiedere», «Non fa altro carrozzina, giocattoli; quello della fa- sta una delle missioni dei genitori. I
che ribellarsi tutto il giorno, siamo miglia «Mulino Bianco» dove è tutto limiti posti nel modo giusto struttura-
sempre in conflitto. Quando non ne perfetto, a colazione il sole brilla e no e non traumatizzano. Un fiume
posso più, lo chiudo in camera sua. tutti sono belli, gentili e allegri. Si trat- senza sponde si trasforma in una
È una lotta continua, estenuante», ta di prendere seriamente la realtà: palude. Anche una famiglia. Il geni-
«Piange per un niente. Ho i nervi a nessuno ha mai detto che sia facile tore che vuole essere sempre e so-
pezzi», «Per qualunque cosa entra essere genitori, non per questo deve lo buono, a costo di crollare, tra-
34
in conflitto, dice no a tutto, è violento,
piange, picchia, si rotola per terra,
essere considerato un lavoro forzato:
non si è genitori per dovere. C’è una
smette un messaggio ambiguo. Ciò
che il bambino registra non è di
mai una volta che le cose si svolga- certa normalità nel sentirsi di tanto in avere un genitore buono, bensì fra-
no in modo tranquillo», «Sono tre an- tanto nervosi, consumati da coloro gile, cosa nient’affatto rassicurante.
ni che non riesco a dormire una notte che vivono con noi. Imparare a con- I genitori devono essere felici della
intera!», « Mia figlia mi sta tra i piedi vivere significa necessariamente propria vita di uomo o di donna per
tutto il giorno: non mi molla un atti- mettere in conto di imparare a gesti- non chiedere ai figli ciò che non
mo, mi sta appiccicata. Mi succhia il re le proprie aggressività. Non esi- possono dare, tenersi alla giusta
sangue da quando è nata». Molti ge- ste amore vero senza trattamento distanza da loro, non essere né
nitori hanno davvero la sensazione adeguato dell’aggressività in cui pos- troppo lontani, né troppo assenti,
che i figli li mangino, che si nutrano sano essere superati il conflitto, lo né troppo intrusivi. Allevare un figlio
del loro tempo, delle loro attenzioni, scontro, la critica e questo sia nei non vuol dire cercare di conquistar-
dei loro soldi, della loro vita. Permet- rapporti genitori-figli, sia nei rapporti lo. Significa aiutarlo a non farsi sot-
tere che questa sensazione si faccia di coppia o di amicizia. I genitori tomettere dall’onnipotenza delle
strada nei rapporti quotidiani può hanno però il diritto di sbuffare, sue pulsioni, a imparare a rinuncia-
rendere la vita pesante e creare un quanto più potranno esprimere e so- re o a rimandare la soddisfazione
effetto “tunnel” velenoso. I genitori si prattutto condividere le proprie esa- dei suoi desideri.
sentono usati e non riescono più a
godere il tempo trascorso con i figli,
diventa così difficile anche regalare
loro gesti d’amore e di tenerezza.
Possono essere utili alcune semplici
riflessioni.
᭿ La prima cosa da fare è liberarsi
dagli stereotipi che condizionano e
mortificano: quello della donna pim-
pante, in piena forma, che si divide
tra figli, marito, lavoro, sempre calma
«Con mio figlio è una lotta
estenuante: piange per un niente».
Essere un bravo genitore significa
anche non temere di dire “no”.
FEBBRAIO 2008 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
SEGNALI DI FUMO
È vero, spesso i ragazzi sembrano incontenibili, ma non sempre
e non tutti. E poi alcune volte esplodere è salutare!
Ragazzi sempre più attivi, ma
anche, spesso, più “rompini”;
esigenze e desideri confusi
sono quantificabili con percentuali e
statistiche. Ho imparato a mie spe-
se che occorre guardare con molta
con pretese e capricci; forme di prota- attenzione i segnali di fumo: quando
gonismo che scadono in trasgressioni l’inquietudine naturale dei quindi-
È importantissima una buona
rischiose. Non condivido l’opinione di cenni diventa irrequietezza; quando
gestione del tempo. La vita
familiare richiede un minimo
di organizzazione o cola a picco
nello stress.
chi, in prima persona o mediante i
mass media, ritiene che sia in atto un
netto peggioramento della condizione
infantile e adolescenziale. Conosco
i ragazzi fanno fatica a concentrarsi
sui loro compiti quotidiani e diventa-
no apatici o inconcludenti; quando i
silenzi diventano troppo lunghi e in-
e convivo con giovanissimi che di- sopportabili per essere tollerati al-
᭿ È importantissima una buona mostrano di essere capaci di atteg- l’interno di una relazione educativa,
gestione del tempo. La vita fami- giamenti positivi e comportamenti occorre che noi grandi ci diamo una
liare richiede un minimo di organiz- corretti (anche meglio di tanti adulti o mossa, senza aspettare la conta dei
zazione o cola a picco nello stress. sedicenti tali); però non posso na- danni derivanti dalla mancanza di
È vitale evitare lo zapping frenetico scondere una certa preoccupazio- autocontrollo, i fallimenti scolastici, il
da un’attività all’altra. I genitori ne. Mi accorgo, talvolta, che le situa- completo disorientamento nelle scel-
sappiano prendersi il tempo di zioni di malessere e le reazioni ag- te legate al presente e al futuro. So-
respirare, di creare una camera di
decompressione per riprendere fia-
gressive spesso avvengono da parte
di persone insospettabili e in contesti
no tante le cose che possiamo fare
per gestire l’aggressività dei nostri
35
to quando non se ne può più. È sa- che vengono ritenuti tranquilli.
figli: canalizzare e orientare la loro
lutare accorgersene e cercare allo-
naturale esuberanza; contenere e fi-
ra di far calare la pressione prima ᭿ E mi fanno ancora più paura i nalizzare una vivacità che potrebbe
di rientrare in contatto con i figli: ragazzi che non esplodono, ma im- risultare dispersiva; sostenere le ca-
fermarsi un minuto a gustarsi un plodono: quando uno scoppia den- renze di autostima con rinforzi posi-
caffè, telefonare, leggere qualche tro, le conseguenze sono molto più tivi e con forme concrete di solida-
pagina, non correre, camminare negative. Il fatto che questo avven- rietà; cesellare i difetti e incrementa-
lentamente mentre si va all’asilo, ga in dieci o in trenta casi su cento re i pregi caratteriali; accrescere la
ascoltare musica, ecc. Sapendo non mi può confortare: la vita e il consapevolezza e il rispetto delle
che talvolta bisognerà sacrificare le benessere di un adolescente non regole della convivenza; agevolare
faccende domestiche e le commis-
sioni per fare il genitore: per ascol-
tare, per dare e per amare i propri
figli come anche per giocare, ride-
re, fare i “matti”. È importante tra-
sformare i momenti obbligati in
momenti di condivisione, facendo
di piccoli incarichi domestici occa-
sioni di scambio e di educazione
concreta alla responsabilità: in fa-
miglia tutti devono dare una mano.
È necessario anche aiutare il bam-
bino ad acquisire la capacità di
stare da solo per periodi progres-
sivamente più lunghi via via che
cresce, sviluppando in lui il gusto
della lettura, della passione per
qualche attività. Bisogna anche aiu-
tarlo a inserirsi nell’oratorio, in una
squadra sportiva, ecc. in modo che
il ritrovarsi insieme come famiglia
sia sempre un momento di intenso
e vero piacere.
Quando i ragazzi hanno comportamenti aggressivi, il più delle volte stanno
testando la forza del nostro amore.
BS FEBBRAIO 2008

4.6 Page 36

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la maturazione del senso dell’alte-
rità e dei benefici derivanti dall’e-
sperienza della tolleranza e del
farsi prossimo.
᭿ Numerosi, e altrettanto impor-
tanti, sono gli interventi che pos-
siamo fare in relazione ai contesti
in cui i ragazzi trascorrono il loro
tempo; in casa, in primo luogo, vale
la pena impegnarsi per regolarizza-
re i ritmi della quotidianità, rendere
più tranquilla e pacifica la convi-
venza, rafforzare il rispetto di sé,
degli altri, degli ambienti e delle si-
tuazioni; favorire la comunicazione
delle emozioni problematiche e dei
sentimenti negativi. Ma anche in ri-
ferimento agli altri “territori” in cui
abitano i figli è doveroso che fac-
ciamo la nostra parte: è necessa-
rio che facciamo esercizio di cor-
responsabilità quando a scuola
non ci sono le condizioni giuste
per tenere sotto controllo l’aggres-
sività degli studenti, per stimolare
il senso del dovere, per garantire
36
una socializzazione equilibrata; è
bene stabilire contatti con i genitori
dei loro amici per fissare in modo
condiviso i permessi e i divieti in
relazione all’uso del tempo libe-
ro; perfino in parrocchia si rende
sempre più necessaria qualche
“incursione” perché l’educazione
religiosa non sconfini in forme di
falso pietismo e di sopportazione
di coloro che non sanno affrontare
in modo serio i percorsi formativi e
la vita dell’oratorio.
᭿ C’è il rischio di essere inva-
denti? Credo di no; la prevenzione
è sempre faticosa e talvolta esposta
a qualche incomprensione; ma è
meglio degli allarmismi e soprattutto
delle azioni tardive di tamponamen-
to di quel che non va. E non dob-
biamo neppure avere paura di en-
trare in contatto con modi diversi di
pensare e di agire: vivere nel plurali-
smo non deve mai portarci a sce-
gliere la neutralità etica. D’altronde,
quando i ragazzi hanno comporta-
menti aggressivi, il più delle volte
stanno testando la forza del nostro
amore: quando ci mettono alla pro-
va così duramente, è perché voglio-
no essere sicuri che non siamo sol-
tanto capaci di coccole, ma anche
di orientare la loro esistenza verso
approdi esigenti.
FEBBRAIO 2008 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Siciliano, classe 1943. È pittore,
giornalista, critico d’arte, poeta.
Innumerevole la produzione sia
come poeta, sia come critico, sia
come pittore. Ha esposto in varie
parti d’Italia e conquistato la ribalta
internazionale.
ROSARIO VELARDI
LA SICILIA SUL GOLGOTA
Rosario Velardi si forma in un
primo momento come gior-
nalista e poeta, ma in fondo
è proprio qui che si radica in
maniera inscindibile il suo rapporto
con la terra natia che poi farà da sfon-
do scenico alle sue opere pittoriche,
nelle quali usa prevalentemente la tec-
nica mista, che permette di esaltare ai
massimi livelli le qualità e le capacità
ottiche delle interazioni cromatiche.
Nelle sue pitture, grande è l’influenza
della cosiddetta era di mezzo. Il mon-
do medievale, il viver quotidiano di
questo misterioso e attraente periodo,
e la sua specifica ambientazione sicula
entrano in ogni “testo pittorico” quasi
a volerne sottolineare l’attualità. E non
sorprenda il gusto e l’ispirazione tratta
dal naif che permea anche la resa dei
soggetti sacri.
>> È una Sicilia che trasporta il tem-
po, quella di Velardi, non che sop-
porta il tempo! Del resto è nota la
commistione di popoli, etnie e cultu-
re che coesistono ancora oggi in
quella terra, rendendola carica di
aspetti antropologici e culturali a loro
modo interessanti e contradditori. Per
questo sembra di vivere immersi in
un sogno fiabesco guardando una pit-
tura di Velardi abitata da re e regine,
vassalli e valvassori, popolani e cor-
tigiani, dove la contemporanea con-
vivenza di tempi diversi crea una
scena a-temporale e dove la rappre-
sentazione degli spazi “comuni” della
Sicilia di sempre produce una terra in
realtà inesistente dove l’unica forma
di prospettiva – come soleva dire
Piero della Francesca – è il colore
che, tuttavia, crea ciò che anche un
bambino può capire.
>> Per giungere alla sua Crocifissio-
ne, occorreva questa premessa. Il sog-
getto sacro, elemento importante della
sua produzione artistica, è quanto di
più intriso di “sicilianità” ci si poteva
attendere da un siciliano doc come
Velardi. La croce, elemento che buca
e supera il tempo, si stacca imperiosa
sul paesaggio sottostante in cui la de-
vozione si manifesta nel più totale si-
lenzio, un silenzio che rasenta l’indif-
ferenza. Le donne continuano il loro
lavoro, un giovane ammicca con il
sorriso una seducente fanciulla, il fiu-
me prosegue placido il suo scorrere,
mentre Gerusalemme nella più com-
pleta immobilità rimane quasi addor-
mentata, come incurante del dramma
che si consuma subito fuori delle sue
mura. E il Messia, nell’attimo del do-
lore e del supremo sacrificio, è rappre-
sentato già in trionfo, lontano dalle
immagini medievali del “Christus pa-
tiens”. Le sue braccia non sembrano
inchiodate alla croce quanto piuttosto
rivolte al cielo, al Padre, per invocare
sul popolo di Sicilia e del mondo il
perdono e la benedizione. La Crocifis-
sione è la preghiera di Velardi sulla
Sicilia, “Lamma Sabactani”, non ab-
bandonare il nostro popolo!

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) Chi crede in qualcosa rischia di rimanere deluso.
Chi crede in niente è già deluso.
2) Voler bene a cento donne è facile. Il difficile
è amarne una.
37
BS FEBBRAIO 2008

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
DAI CROMOSOMI
ARTIFICIALI
ALLA VITA
ARTIFICIALE
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
La creazione di una nuova vita
appartiene solo al Creatore.
La grande maggioranza
dell’umanità è ancora legata
a questa fondamentale verità,
che la scienza non può provare né
negare (Spirito Creatore, olio
su tela di Anna Zoppis).
Si può? È la domanda
che molti si fanno dopo
la presentazione
nell’ottobre scorso di
38
una scoperta che
appare rivoluzionaria,
annunciata dal
professor Craig Venter.
Ma forse si tratta solo
di una nuova
tecnologia, non
propriamente di una
nuova scoperta.
Il Professor Craig Venter, biologo
americano di fama, celebre per
aver decodificato il genoma
umano, ha presentato la sua
nuova scoperta, il “cromosoma
di sintesi”, primo passo verso una
possibile vita artificiale.
VALORI in questione
Un cromosoma sintetico non è pro-
priamente una “scoperta”, ma una
tecnologia.
Non si tratta di creazione di “nuova vi-
ta” ma di combinazione tecnica di ele-
menti naturali con elementi artificiali.
I geni artificiali non indicano la pos-
sibilità della vita artificiale, ma di vita
naturale in cui si inseriscono parti
artificiali.
Non possiamo “scrivere la vita”, né
è, dunque, possibile “inventarla arti-
ficialmente”.
FEBBRAIO 2008 BS
Ogni notizia delle nuove
frontiere della scienza nel
campo della vita ha sem-
pre un significato per l’in-
dividuo, per la famiglia e per la so-
cietà, per cui gli aspetti etici che ne
conseguono hanno una connotazione
educativa. Se poi la notizia è quella
della produzione in laboratorio di un
cromosoma artificiale, segnalata dai
mass media, qualche mese fa, come
primo passo effettivo per la produzio-
ne della “vita artificiale”, allora certa-
mente il problema non può essere ac-
cantonato, perché è davvero serio.
La notizia venne pubblicata da un
quotidiano britannico come frutto di
un’intervista al biologo professor
Craig Venter, scienziato americano
che precedentemente era riuscito a
completare la mappa del genoma
umano. Un cromosoma sintetico,
comunque, non è propriamente una
“scoperta”, si tratta, molto più pro-
priamente, di una realizzazione tec-
nologica, le cui conseguenze, però,
potranno essere molto importanti,
soprattutto se il cromosoma riesce a
“guidare” una cellula verso percorsi
programmati dall’uomo. Questo in
parole semplici significa che l’inge-
gneria genetica comincia a lavorare
non solo sui geni disponibili in na-
tura per combinarli in una forma
nuova, ma che riusciamo a produrre
forme nuove che contengono parti
di noi progettate sinteticamente in
laboratorio.

4.9 Page 39

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Il professore inglese ha fondato
la “Synthetic Genomics”,
un’azienda che si occupa di ricerche
avanzate per “creare” organismi
artificiali.
CREARE
NUOVE FORME DI VITA?
Venter, a ben leggere l’intervista,
sembrerebbe affermare di aver
creato una nuova forma di vita, ma
in realtà non si tratta di creazione di
nuova vita (in natura nulla si crea e
nulla si distrugge… La creazione
appartiene al Creatore), ma di com-
binazione tecnica di elementi natu-
rali con elementi sintetici. Occorre
Molti sono stati gli scienziati
entusiasti del nuovo passo avanti
della scienza. Alcuni, tuttavia,
ne hanno sottolineato anche
i punti deboli. Molto cauta si è
mostrata la Chiesa che ha parlato
attraverso la Radio Vaticana per
bocca dello scienziato genetista
Angelo Vescovi, del San Raffaele
di Milano.
non ha senso parlare – come sembra
aver affermato lo stesso Venter al
quotidiano britannico – che “stiamo
passando dalla lettura del codice ge-
vita, non possono anche decretare la
sua fine? La domanda è importante e
non impropria in questo campo. In-
somma, chi può mai conoscere le
“radici” della vita (in questo caso le
radici biomolecolari) al punto da po-
terle dominare con maestria? Può
l’uomo osare di ambire a questo? Se
sì, allora può veramente ambire a
varcare il regno del divino. Ma per le
radici della vita le umane imprese
sono fallimentari: la vita è data e tol-
ta. E sarà sempre così.
dire al lettore che la bionica ha la-
vorato con successo in combinazio-
netico alla capacità di scriverlo”.
Per scrivere il codice ci vuol altro.
BENEFICI E RISCHI
39
ni tra nervi e tessuti naturali e artifi-
ciali insieme, anche se qui si tratta
di un livello più importante, quello
molecolare. Certamente, la biologia
molecolare dovrebbe avere un nuo-
vo capitolo (ammesso che gli studi
e le sperimentazioni in corso con-
fermino quanto il professor Craig è
convinto di aver realizzato): quello
della combinazione sintetica mole-
colare. Ma si deve anche dire, per
tranquillizzare il lettore o per evita-
re entusiasmi non giustificati, che
Ciò che noi possiamo “scrivere”,
se proprio vogliamo usare questo
verbo, è un “copia e incolla” di parti,
in questo caso molecolari, cioè im-
portanti. Ma, e questo è il nucleo più
importante, non possiamo “scrivere
la vita”, né è dunque possibile “in-
ventarla artificialmente”. La vita, che
per definizione non si muove per
“carica di energia” che noi inseria-
mo, è “data” all’uomo. Piuttosto ci
domandiamo: questo tipo di tecnolo-
gie, che possono essere di aiuto alla
Che ruolo può avere la società nel
recepire queste notizie? Se la ricerca
tecnologica in settori così importanti
può offrire, in contesto di mercato,
benefici per la salute umana siamo
costretti a pagare in denaro al prezzo
stabilito dai venditori? Certamente,
giungere a queste tecnologie di asso-
luta avanguardia costa molto, moltis-
simo; ma la vita, che appartiene a tutti
e che l’azienda produttrice usa gratui-
tamente, può essere tecnologicamen-
te trasformata a costi stabiliti da una
mera economia di mercato? Occorre
CONFRONTIAMOCI
in Gruppo e in Famiglia
domandarsi se in settori così impor-
tanti per l’intera umanità non occorra
stabilire criteri “umanitari” per l’im-
missione in commercio. E che dire
Questo tipo di tecnologie che posso-
no essere di aiuto alla vita, possono
anche decretare la sua fine?
Può mai l’uomo conoscere le “radici”
al punto di poterle dominare con
maestria?
In vista dei benefici per la salute
dei possibili rischi che non sono pos-
sibili ma probabili? Fino a che punto
possiamo lasciar inoltrare i tecnologi,
se lavorano in ambiti unici come la
vita che può essere a rischio di danni
irreparabili o addirittura di estinzio-
umana, possiamo essere costretti a ne? Se la vita all’uomo è data e tolta
La vita “è data” all’uomo, viene
dunque da altrove. Non c’è sintesi
capace di crearla, tanto meno tale
possibilità può attribuirsi al caso,
data la inimmaginabile
complicazione della sintesi vitale
che allontana ogni benché minima
possibilità che tutto sia avvenuto
per pura coincidenza.
pagare in denaro il prezzo stabilito
dai venditori?
Circa i possibili rischi, fino a che
punto lasciar inoltrare i tecnologi, se
lavorano in ambiti unici come la vita
che può essere a rischio di danni ir-
reparabili o di estinzione?
da un’autorità, occorre anche un’au-
torità nella gestione tecnologica della
medesima. Sarà il dio denaro? C’è da
stare attenti: qui si tratta di una cosa
grossa… una cosa che non può esse-
re in mano né della scienza, né della
politica…
ٗ
BS FEBBRAIO 2008

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
ADAGIO…
FA BENE
di Severino Cagnin
La 2° Giornata
dranno a piedi, non faranno acqui- quistare con le virtù della pruden-
sti, spegneranno telefonino e TV. za, della semplicità e dell’altrui-
Mondiale della
Lentezza, però, non equivale a noia, smo. Il sociologo Domenico De
Lentezza si celebra il
né a indifferenza né a ozio. Sono or- Masi ne L’ozio creativo scrive:
ganizzate passeggiate e incontri con “Con il passare degli anni si diven-
19 febbraio. Qualcuno i vicini. Il vecchio disco di Bruno ta più saggi, e con l’aumentare
dice che John Maeda,
Lauzi, “La tartaruga” (1975), può della saggezza ci si rende conto
inquadrare la giornata.
che si vive una volta sola”. E con-
americano/giapponese,
clude: “La saggezza aiuta a distin-
è un genio. L’indice del
>> Dice un manager: Ero in- guere quello che è fine da quello
soddisfatto di quel modo di vivere, che è mezzo, trattando i mezzi co-
suo piccolo trattato,
senza gustarmi niente, sempre con me fatti puramente strumentali e i
Le leggi della
40 semplicità, riporta il
la paura di non avere tempo per fa- fini come fatti principali”.
re le cose al meglio“. Comincia a Possiamo provare il 19 febbraio
conoscere gente che tenta di miglio- come si migliora in saggezza. Tra
titolo dei 12 capitoli:
rarsi la vita. Così è stata proposta le 10 LEGGI della semplicità di
nei bar la lettura di libri con scam- Maeda scelgo. 1. RIDUCI: il modo
Semplicità = Serenità
bio di opinioni. Hanno anche indet- più semplice per conseguire la
(introduzione), poi
to la Prima Giornata della Lentezza semplicità è attraverso una ridu-
con la burla di distribuire finte mul- zione ragionata. 3. TEMPO: i ri-
10 leggi: Riduci,
te ai camminatori troppo veloci in sparmi di tempo somigliano alla
Organizza, Tempo,
città. Ma per il 19 febbraio 2008 ci semplicità. 4. IMPARA: la cono-
si aspetta di più. Un’associazione scenza rende tutto più semplice.
Impara, Differenze,
invita tutti a una scampagnata a Ricordate la festa di san Valenti-
Contesto, Emozione,
passo d’asino; giardinieri insegne- no? Ebbene questa è quella di san
ranno a curare i fiori nelle case per Va-lentino, allora, per finire, ecco
Fiducia, Fallimento,
anziani e una scuola ospita corsi di un consiglio: “Quando hai troppo
L’unica. Infine la
acquarello e decorazione. Qualcuno da fare, siediti un momento a pre-
ha scommesso che ci saranno più gare”.
ٗ
conclusione Vita.
invenzioni nel
La sua filosofia si può
giorno delle…
lumache che in
attuare in un modo
quello del pesce
solo: vivere adagio!
d’aprile! Forse
tra qualche an-
È un profeta della Slow no sarà la gior-
Living, della lentezza.
nata mondiale
più importante
fra tutte.
Partito negli USA qualche an-
no fa con il nome di Slow Li-
ving, l’invito a vivere con
lentezza si è celebrato nel
2007 come Prima Giornata Mon-
diale. Lunedì 19 febbraio molti an-
FEBBRAIO 2008 BS
>> La lentez-
za, lo capire-
mo un po’ alla
volta, è una
filosofia della
vita, una sag-
gezza da ac-

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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ESSERCI
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
La vita non
è un videogame.
Non basta arrivare
vittoriosi all’ultimo
livello per dire di aver
vinto il gioco.
Lo stile di Max Pezzali è rima-
sto inalterato sin dai tempi
degli 883 e di Hanno ucciso
mi bilanci e ciò, quasi inevitabil-
mente, si ripercuote sulle sue
canzoni in cui ora trovano spazio
l’uomo ragno: musiche briose e argomenti meno frivoli e più
coinvolgenti; linguaggio sempli- “adulti”. In questa Esserci (com-
ce, spesso gergale ma con poche presa nel recente Time out), ad
digressioni nel volgare o nell’ag- esempio, viene fuori con prepo-
gressivo; temi di modiche prete- tenza il disagio causato dall’esse-
se, occhio puntato sulla quotidia- re giovani in un tempo in cui lati-
nità, sulla sua banale routine e tano i punti di riferimento siano
sulle piccole-grandi manie che la essi ideologie, valori irrinunciabili
41
contrassegnano; il tutto condito
da una sana dose di ironia che
stempera ogni dramma (o lo na-
sconde?) e lascia più a portata di
mano la felicità.
Max, però, si trova nel tempo
delle scelte consapevoli e dei pri-
o semplicemente adulti credibili.
Affrontare la vita, allora, è muo-
versi a tentoni, è arrabattarsi per
tamponare i problemi che di vol-
ta in volta si presentano, è non
avere una direzione precisa e
obiettivi chiari.
>> Una fotografia sconfortante
della condizione giovanile che
lascerebbe l’amaro in bocca; se
non ché la musica della canzo-
ne suggerisce altri punti di vista.
La melodia, costruita con scarti
e frequenti salti di registro nella
ESSERCI di Max Pezzali
strofa e con una linea solo un
poco più ampia nel ritornello,
La vita è strana / non è cattiva ma nem- Qualche volta ci si riesce, / qualche volta
meno buona
invece no,
Sicuramente conta la fortuna / e un pizzi- l’errore non si capisce / prima di com-
dà al brano un’aria scanzonata e
giocosa. L’arrangiamento fresco
ed essenziale in cui prevalgono
co di abilità
Il manuale / ha poche righe ed è scritto
male
Non spiega quali procedure usare / se ci
si trova in difficoltà.
Così c’è da improvvisare / stando attenti
a premere
I pulsanti giusti e andare / dritto senza
sbattere.
Esserci, esser qui, / è già un grande ri-
sultato.
esserci, esser qui, / senza avere mai ba-
rato.
Bisogna andare / senza sapere cosa e
come fare
Sperando di riuscire ad imparare / ogni
giorno qualcosa di più
Per non sbagliare / o almeno per prova-
metterlo.
Esserci, esser qui, / è già un grande ri-
sultato.
esserci, esser qui, / senza avere mai ba-
rato.
E ci può stare, / qualcosa sarebbe potuto
andare
Diversamente senza qualche errore /
magari ragionandoci un po’.
Certe parole / non dette o dette troppo
tardi e male
Azioni che ancora fanno soffrire / e come
pietre pesano.
Si poteva fare meglio / ma anche peggio
di così,
e seppur con qualche sbaglio / noi sia-
mo bravissimi
Esserci, esser qui, / è già un grande ri-
basso e batteria, ne mette in
maggiore evidenza il ritmo in-
calzante. Infine l’interpretazione
di Max, al solito pulita e frizzan-
te, ce lo fa ascoltare con legge-
rezza.
Tutto ciò ammorbidisce notevol-
mente la seriosità delle parole e
ce le fa leggere solo come la pa-
cata constatazione di chi, in
fondo, si sente a posto con la
propria coscienza per essere riu-
scito, in circostanze avverse, a
giocare bene le sue carte e a su-
perare indenne le prove della
vita. Senza venir meno a una re-
re a limitare
sultato.
gola morale basilare: “non bara-
I danni ed evitare il temporale / fare di esserci, esser qui, / senza avere mai ba-
necessità virtù.
rato.
re”, non ingannare se stessi e gli
altri.
ٗ
BS FEBBRAIO 2008

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di … o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
42
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l’immobile sito in…
per i fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l’Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
FEBBRAIO 2008 BS
I NOSTRI MORTI
PIPITONE sig. Giuseppe,
cooperatore salesiano,
Alcamo (TP), il 07/12/2005, a 84 anni
Due parole possono riassumere la vita di
questo grande cristiano e grande lavorato-
re: umiltà e devozione. L’umiltà lo ha ac-
compagnato in ogni azione, la devozione a
Maria Ausiliatrice e Don Bosco è stato il
frutto di una grande fede. Marito devoto e
padre affettuoso, si è messo a disposizio-
ne dei salesiani sin dalla loro venuta ad Al-
camo 50 anni fa. È stato uno dei primi col-
laboratori assieme alla famiglia, svolgendo
anche la funzione di presidente dell’Azione
Cattolica e dando il suo contributo nella ca-
techesi. Il suo amore a Don Bosco lo portò
a chiamare la sua azienda artigianale “Ti-
pografia Don Bosco”. È con sentimenti di
stima, nostalgia, amore che la famiglia e i
salesiani ne ricordano la scomparsa avve-
nuta come gran parte della sua vita, in pa-
ce con Dio e con gli uomini.
GEPOLI sr. Angela, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
Torino, il 29/11/2006, a 77 anni
Dal Veneto, suor Angela andò in Piemonte
negli anni della sua adolescenza, invitata
da una FMA, a lavorare in un convitto, do-
ve rimase per due anni maturando il desi-
derio di farsi suora grazie all’esperienza di
bontà e di gioia vissuta nell’ambiente. Fu
direttrice in diverse case addette ai Confra-
telli Salesiani. In seguito, incominciarono i
problemi di salute e fu necessario trasferir-
la nella Casa di riposo di Torino. Le testi-
monianze sono concordi nel raccontare
che suor Angela era una persona sorriden-
te, dal tratto delicato e gentile, gioviale e
familiare; precisa ed esigente nel lavoro,
dedita alla preghiera e osservante. Ormai
minata dal male, la si vede in Cappella du-
rante la ricreazione della scuola, a pregare
e far pregare i bambini che andavano per
una visita a Gesù; sapeva avvicinarli e in-
trattenerli con tenerezza e simpatia.
CORALLO suor Maria Ausilia,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Catania, il 09/12/2006, a 94 anni
Maria Ausilia fu accompagnata nel suo
cammino di discernimento vocazionale da
monsignor Giuseppe Cognata, salesiano e
fondatore delle Oblate del Sacro Cuore.
Conseguita la laurea in lettere, fu assisten-
te del prof. Riposati, all’Università. Esperta
educatrice, favoriva l’apprendimento e l’ap-
profondimento delle discipline scolastiche
e orientava i suoi interventi alla crescita
umana e cristiana delle giovani. Donna di
intelligenza acuta e di fede profonda, si di-
stinse come animatrice di comunità per la
capacità di attenzione ai bisogni delle so-
relle e alle esigenze pastorali delle diverse
opere. Nel 1969, venne eletta al Consiglio
Generale. Fu Consigliera per la Formazio-
ne permanente, poi Visitatrice. Quest’ulti-
mo servizio la impegnò nello studio delle
lingue per agevolare il dialogo con le sorel-
le di altre nazioni. Nominata Regolatrice
dei Capitoli Generali del 1975 e del 1981,
visse questa esperienza con forte senso di
responsabilità. Nel 1984 tornò in Sicilia,
dove si dedicò alla ricerca della documen-
tazione necessaria per il riconoscimento
delle virtù eroiche di madre Maddalena
Morano. Dal 1996 visse le sue giornate a
riposo, immersa nella preghiera.
BELTRAMELLO sig. Gianni,
salesiano laico,
il 20/02/2007, a 76 anni
Il signor Beltramello fu amato non solo dai
giovani ma da tutti coloro che hanno avuto
il piacere e il privilegio di incontrarlo e co-
noscerlo. Umile ma prezioso il suo servi-
zio: è stato uno zelante “portinaio”. Ha
svolto il suo servizio presso l’opera sale-
siana del Rebaudengo a Torino, un servi-
zio che egli considerava “la sua missione”.
In effetti, in lui le persone incontravano un
confidente, un consigliere, un amico, ma
soprattutto gli riconoscevano la dote e le
caratteristiche di un “padre spirituale”. Il si-
gnor Giovanni non ha mai dimenticato di
essere prima di tutto un religioso salesia-
no, quindi era sempre pronto all’ascolto, al-
la condivisione, all’incoraggiamento, all’e-
sortazione spirituale. Era un salesiano de-
voto di Maria Ausiliatrice, animato di ardo-
re apostolico di cui è stato degno testimo-
ne durante la sua vita.
BETTIN sac. Antonio, salesiano,
Castello di Godego (TV), il 25/03/2007,
a 87 anni
Nel presentarlo ai superiori, il vecchio par-
roco, dopo aver detto ogni bene di Antonio,
con grafia tremolante racconta: “Mia sorella
questa notte, sognando, le parve d’essere
a Torino e parlare con il beato Fondatore
Don Bosco che, indicandole una via spa-
ziosa fiancheggiata da palazzi, le disse per
di qua deve giungere Tonino. È un sogno,
ma speriamo che si avveri…”. È si è avve-
rato: il ragazzino sarà salesiano, studente
al Rebaudengo di Torino, sacerdote e inse-
gnante in molte scuole del Veneto. Il Ve-
scovo di Isernia e Venafro monsignor Luca-
to lo richiederà ai superiori per dare inizio a
un convitto a cui annetteva “un’importanza
di interesse cittadino” e voleva che avesse
un’impronta salesiana. Don Antonio fu an-
che un esperto micologo, buon conoscitore
di funghi, pubblicò in materia tre volumi
presso l’Editrice Salesiana Don Bosco di
Verona. Da qualche tempo era ricoverato
presso le infermerie di Negar e di Godevo,
ma la testa era già in Paradiso.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”

5.3 Page 43

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IL MESE
norme procedurali per il Fondo
sociale europeo (FSE).
Savina Jemina
7 febbraio 1992: a Maastricht
(Olanda), firma del Trattato sul-
l’UE, in vigore dal 1°/11/1993.
9 febbraio 1967: il Consiglio dei MONETE AI TEMPI DI GESÙ
ministri della Cee decide di armo-
nizzare le imposte indirette della
Comunità.
10 febbraio 1953: i “Sei” sop-
primono i dazi doganali e le re-
strizioni sulle materie prime.
Febbraio
14 febbraio 1984: il Parlamento
europeo adotta il “progetto Spi-
nelli” che istituisce l’Unione Euro-
pea.
IL BESTIARIO
DELLA BIBBIA
15 febbraio 1951: a Parigi, riu-
nione per l’istituzione di una Co-
munità europea di difesa (mai
IL LEONE DI DAVIDE
realizzata).
È citato 155 volte nell’Antico Te- 16 febbraio 2006: adozione
stamento e soltanto nove nel della “direttiva Bolkestein” sull’a-
Nuovo. In tutte le culture, simbo- pertura del mercato unico dei ser-
leggia sovranità, potenza, corag- vizi.
gio. Davide quando vuole com- 17-28 febbraio 1986: a L’Aia è
battere contro Golia, dice a Saul firmato l’Atto che modifica il Trat-
che quando un leone portava via
una pecora dal gregge di suo pa-
tato di Roma.
18 febbraio 1975: il Consiglio
DENARO
dre “lo inseguivo, lo abbattevo e istituisce il Fondo europeo di svi- Denaro trae origine da “dena”,
43
strappavo la preda dalla sua boc- luppo regionale (FESR).
latino, che indicava dieci volte il
ca. Se si rivoltava contro di me,
l’afferravo per le mascelle e lo
uccidevo” (1Sam 17,34-37). Altra
prova di coraggio e di forza in
Sansone: in viaggio, vide “un leo-
ne venirgli incontro ruggendo (…)
senza niente in mano, squarciò il
leone come si squarcia un ca-
pretto” (Gdc 14,5-6). Invece, nel-
l’èra messianica, quando “un ger-
moglio spunterà dal tronco di Ies-
se” (Is 11,1), “il vitello e il leoncel-
lo pascoleranno insieme” (Is
11.6-7). E san Giovanni nell’Apo-
calisse indica Cristo come “il leo-
ne della tribù di Giuda” (Ap 5,5).
20 febbraio 1975: è ufficialmen-
te inaugurato l’Istituto universita-
rio europeo di Firenze.
23 febbraio 1982: con un refe-
rendum la Groenlandia, che ave-
va aderito alla Comunità, opta
per il ritiro.
24 febbraio 1997: a Roma, ce-
rimonia commemorativa dei 40
anni del Trattato di Roma.
26 febbraio1996: accordo euro-
mediterraneo di associazione con
il Marocco. 2001: firma del Tratta-
to di Nizza che ammenda il Trat-
tato sull’Unione europea e il Trat-
tato che istituisce la Comunità
valore di una cosa. Era d’argen-
to e pesava circa 4,5 grammi.
Ma dal 216 a.C. sino a Nerone,
il peso si riduce a 3,85 g. Ai
tempi di Gesù, occorrono 25 de-
nari per fare un aureus (d’oro).
Un denaro è pari a 4 sesterzi,
16 assi, 64 quadranti (tutte mo-
nete bronzee). Aveva un valore
analogo alla dracma greca. Vi è
raffigurato il volto dell’imperato-
re. Quando a Gesù chiedono se
è lecito o no pagare il tributo a
Cesare, lui domanda di chi sia il
volto impresso sulla moneta (Mc
12,15). Costituiva la paga di una
LA NOSTRA PATRIA
EUROPA
1° febbraio 1996: in vigore gli
accordi interinali con Russia e
Ucraina.
2-16 febbraio 1976: la confe-
renza di Barcellona (Spagna)
adotta un progetto per proteg-
gere il Mediterra-
europea; in vigore il 1°/2/2003.
27 febbraio 1973: è istituita la
Confederazione dei sindacati eu-
ropei.
28 febbraio 1973: per la Corte
di Giustizia, costituisce abuso il
comportamento di un’impresa
teso ad avere una posizione do-
minante tale da eliminare di fatto
giornata di lavoro, come ricorda-
to nella parabola degli operai
della vigna (Mt 20,1-15). Nella
parabola “del buon samaritano”,
questi dà all’albergatore due de-
nari perché abbia cura dell’uomo
ferito dai briganti (Lc 10,35). Nel
miracolo della moltiplicazione
dei pani, le persone erano così
neo dall’inquina- qualsiasi concorrenza. 2002: in tante che l’apostolo Filippo dice
mento.
dodici Paesi europei termina il a Gesù che “duecento denari di
5 e 6 febbraio periodo di doppia circolazione va- pane non sono sufficienti perché
1962: il Consi- lutaria e l’euro diventa l’unica mo- ognuno possa riceverne un pez-
glio approva le neta a corso legale.
zo” (Gv 6,7).
BS FEBBRAIO 2008

5.4 Page 44

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P P RIMA AGINA Redazionale
DON BOSCO…
“ESTREMO”
Ushuaia è la città più australe del mondo. È anche la città che da quest’anno
ha il monumento a Don Bosco… più australe del mondo.
Pesa due tonnellate ed è
di cemento armato. È
posto sopra un cilindro
naca, e la stessa tonaca sa-
cerdotale. Anche i contorni
della sua faccia mancano
rivestito di lastre di pietra
dei particolari: tutti possono
che sostengono una piat-
essere e fare come lui.
taforma circolare di tre me-
Attorno al sacerdote si affol-
tri di diametro su cui pog-
lano a formare un tutt’uno
gia il monumento. Il basa-
tre giovani, due maschi e
mento quadrato misura 7x7
una femmina, i cui vestiti
metri e ha ai quattro angoli
fluttuanti fanno pensare alle
l’indicazione dei quattro
onde del mare. Le braccia
44
punti cardinali, a significare
l’internazionalità del santo
si cercano e si uniscono
formando un complesso a
dei giovani.
circolo che dà l’idea della
>> L’opera è dello scultore
famiglia. Gli oblò che tra-
passano e alleggeriscono la
salesiano padre Giuseppe
composizione creano sug-
Ellero che ha voluto com-
gestivi effetti di luce che
porre un monumento origi-
conferisono alla scultura un
nale. Le figure, infatti, sono
che di spirituale e quasi so-
solo “suggerite”: non hanno
vrumano.
una fisionomia precisa “per-
ché ciascuno possa vedersi ritratto”, spiega l’auto- >> Il padre Ellero, classe 1946, è nato a Trigesimo di
re. La sagoma di Don Bosco si distingue per il ta- Udine. È partito per l’Argentina nel 1965 e là è rima-
glio inconfondibile sto. Dopo vari incarichi come economo, vicario, di-
dei capelli, la rettore, risiede ora nell’estrema punta della Tierra del
mantellina che ve- Fuego, precisamente a Ushuaia, dove è parroco. Dal
niva allora indos- 2004 è direttore dell’Istituto di Comunicazione socia-
sata sopra la to- le dell’ABA, l’ispettoria argentina di Buenos Aires. ٗ
FEBBRAIO 2008 BS

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BS FEBBRAIO 2008

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
PIANGEVO
E PREGAVO
ne prenotata una visita aneste-
siologica per un eventuale parto
cesareo. All’ultima ecografia si
GIOIA DI ESSERE
MAMMA
46
Sono sposata da sei anni e
mamma di due bambine, Sara
(quattro anni) e Alice (due anni).
Quando insieme a mio marito
decidemmo di avere il secondo
figlio, la mia gioia era grande.
Attendemmo alcuni mesi, ma in-
vano. Decisi allora di abbando-
narmi alla Divina Provvidenza.
Intanto mi sottoposi a una cura
per guarire un’infiammazione
che avevo scoperto. Terminata
la cura, scoprii di essere incinta
ma, temendo per la salute del
bambino, indossai l’abitino di
san Domenico Savio senza
mai toglierlo. Ogni giorno pian-
gevo e pregavo il santo, affidan-
dogli la mia bambina. Il 23 set-
tembre 2005, con nostra grande
gioia, è nata Alice, bella e sana.
Bracco Graziella,
Pocapaglia (CN)
IL PAPÀ DELLA
PICCOLA GIUSY
Al secondo mese di gestazione
la mamma ha avuto conferma da
un’ecografia di essere incinta.
Avendo avuto delle perdite, viene
ricoverata in ospedale, sottopo-
sta a cure e dimessa dopo pochi
giorni. Il papà del nascituro, ve-
nuto a conoscenza di tante gra-
zie concesse alle partorienti, pro-
cura alla mamma un abitino di
san Domenico Savio. Ella tutta-
via in casa subisce altre perdite,
allora con l’animo pieno di spe-
ranza, alla sera inizia a pregare
san Domenico Savio, recitando il
rosario e così per i mesi in cui è
rimasta immobile a letto. Subisce
ogni 30 giorni l’esame di routine,
fino alla trentacinquesima setti-
mana di gestazione, quando vie-
constata con preoccupazione
che si era interrotta la trasmissio-
ne di liquido amniotico; bisogna-
va dunque intervenire con urgen-
za. Si rientra subito all’ospedale
dove, in poche ore, con un parto
cesareo viene alla luce la piccola
Giusy. Due pediatri riscontrano
che la neonata è priva di apertura
anale; ne informano il padre e
trasferiscono la bambina nel re-
parto di chirurgia neonatale. Ef-
fettuata una radiografia, dopo
due ore si evidenzia la mancanza
dell’ultimo tratto del colon. Intanto
il papà prega con fervore per tut-
ta la notte san Domenico Savio,
affinché aiuti la bambina. La mat-
tina seguente una pediatra si ac-
corge che alla bambina è com-
parsa l’apertura anale, ma alla
radiografia non compare l’ultimo
tratto di colon, quindi l’ano risul-
ta inutile. La piccola Giusy viene
tenuta sotto osservazione ed
alimentata artificialmente. Ma
ecco che a mezzogiorno si con-
stata che tutto funziona normal-
mente. Pur prematura, questa
nascita non ha avuto bisogno
né di incubatrice, né di partico-
lari cure o terapie. Dopo dieci
giorni, Giusy ritorna a casa con i
suoi dall’ospedale del Bucchieri
La Perla di Palermo.
Sabatino Michele,
Petralia Soprana (PA)
Mi chiamo Cristina, di 31 anni,
sposata da due anni e mezzo.
Dal 7 ottobre, giorno della na-
scita di mio figlio Francesco, so-
no una persona totalmente feli-
ce. Esattamente un anno fa ero
in attesa di una bambina, ma a
40 giorni la gravidanza si è fer-
mata e io sono caduta in una di-
sperazione totale: piangevo
ogni giorno e mi chiedevo per-
ché il Signore mi aveva preso il
mio bambino. Ero diventata ge-
losa verso tutte le mamme che
incontravo per strada con i loro
bambini. Un giorno, dopo l’en-
nesima crisi di pianto, una mia
amica mi ha parlato dell’abitino
di san Domenico Savio e di
tante grazie che il santo conce-
de alle mamme. Mi procurai l’a-
bitino, lo misi al collo fin dal
giorno in cui lo ricevetti. Ogni
giorno imploravo il santo di dar-
mi la gioia di essere mamma.
Lui ha ascoltato le mie preghie-
re, donandomi Francesco.
Nona Cristina, Favara (AG)
MIRACOLO
DELLA VITA
Rimasta incinta dopo otto mesi
di matrimonio, al secondo mese
di gravidanza ho perso il bambi-
no. Mio marito e io eravamo
tanto tristi, ma io nutrivo in cuo-
re tanta speranza. Recitai con
devozione il santo Rosario, co-
me ho sempre fatto, e la pre-
ghiera a san Domenico Savio.
Dopo un anno rimasi di nuovo
incinta. Tutto procedeva bene,
ma al settimo mese mi ammalai
di gestosi, con blocco renale e
pressione alta. Ricoverata in cli-
nica con urgenza, subii il taglio
cesareo e la sera del 23 ottobre
Mamma Margherita.
LA FOTO NEL
PORTAFOGLIO
Da tempo desideravo una
gravidanza, ma era impossi-
bile convincere mio marito.
Un giorno, a Milano, ci re-
cammo in chiesa; lì pregai
davanti alla statuetta di san
Domenico Savio. Cercai di
procurarmi un abitino, ma
non mi fu possibile. Decisi
allora di custodire nel por-
tafoglio una sua foto, ritaglia-
ta dal Bollettino Salesiano.
Ebbene, dopo poco tempo ri-
masi incinta. La gravidanza
fu faticosa, ma la bambina
cresceva, nonostante i miei
piccoli disturbi. Mancava or-
mai un solo mese alla sospi-
rata nascita, quando venni ri-
coverata d’urgenza per ge-
stosi. Fu necessario operare
con il taglio cesareo. Per tut-
to il tempo dell’operazione
tenni sotto gli abiti l’immagi-
netta del santo. La piccola
venne alla luce, aveva qual-
che difficoltà nella respirazio-
ne ma scomparve dopo po-
che ore. Mi rimaneva di nu-
trirla con il latte del mio se-
no, che però rimaneva arido.
Pregai allora con fervore
Mamma Margherita, e dopo
alcuni minuti sopravenne la
2004 nacque Mario Domenico, montata lattea.
HANNO SEGNALATO GRAZIE
un bambino di appena 1850 g,
che fu messo in incubatrice fino
Bandone Elisabetta,
Monza (MI)
Per intercessione di S. Giovanni Bosco, Maria Ausiliatrice
e S. Domenico Savio:
Boasso Mario, Novello (CN) - Ruttilio, Torino - Licata Nunzio,
Gela - Boschiggia Annamaria, Padova - Meli Giuseppina, Calta-
vuturo (PA) - Carmelo, Palizzi (PA) - N.N., Varazze (SV)
al 10 dicembre. Quella sera sia
la mia vita, sia quella del bambi-
no furono in grave pericolo, co-
me dissero i medici; ma l’inter-
cessione del santo ci ha salvati.
Quando ho potuto tornare a ca-
una famiglia felice, come quella
di Nazareth. Guardando il no-
stro Mario, che ha tre anni ed è
un angioletto dai riccioli biondi,
Per intercessione di S. Domenico Savio e altri:
Mancuso M. Fosca, Casteldaccia (PA) - N.N., Palermo
Zagarella Maria, Misterbianco (CT)
sa con il mio bambino fra le
braccia, io e mio marito ci siamo
abbracciati. Ancora oggi siamo
non possiamo che ringraziare
con commozione e devozione
san Domenico Savio e chieder-
gli di proteggere tutti i bambini
Per intercessione di S. Maria Domenica Mazzarello:
del mondo.
Anna Maria, Busto Arsizio (VA)
Russo Anna e Giovanni,
Per intercessione del Servo di Dio don Elia Comini:
Riposto (CT)
B. P., Pescopagano PZ
Per intercessione del Servo di Dio Attilio Giordani:
Suor Panceri Maria Vittoria FMA, Milano
Per intercessione dei Servi di Dio Jan Swierc Sac. e 8 cc. martiri:
Rosangela M., Pernate (NO)
FEBBRAIO 2008 BS
B. Filippo Rinaldi B. Michele Rua
Ptfrlii’ieericmnrnhedlaiaietccesoaptnaezuitboossbenidlneipezcdloaaletezrrlieàlonecnotaotemepmrnieeteo.otnnt.eoSrsnuei

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IN PRIMO PIANO
redazionale
Sig.na CRISTIANA
CALOGIURI
Ex coordinatrice del MGS
(Movimento Giovanile Salesiano)
laureata in Scienze dell’Educazione,
salesiana cooperatrice, proviene
dall’oratorio di Lecce, dove segue
progetti di educazione all’immagine.
• Sei stata coordinatrice nazionale del MGS… Una bella esperien-
za? Come ci sei arrivata?
Magnifica. Vengo dalla gavetta, dall’oratorio. Era un lavoro splendi-
do, così mi sono dichiarata sempre disponibile a fare qualcosa di
più… È capitato che di disponibilità in disponibilità sono arrivata alla
vetta. Quasi senza accorgermene.
• Alla fine del mandato puoi dare un giudizio sul Movimento? Ti
sembra una realtà ecclesiale forte e bene organizzata?
Il MGS non è una struttura rigida, ma una realtà aperta, di apparte-
nenza ampia, che nel massimo della flessibilità vuole abbracciare tutte
le realtà che si riconoscono nella Spiritualità Giovanile Salesiana. Eb-
bene, proprio questa sua “debolezza” è la forza del MGS. Il legame al
movimento non è un legame da statuto, non si acquisisce con una tes-
sera, è invece relazione d’affetto e affinità profonda con Don Bosco e
la sua spiritualità.
• Il MGS ha qualche “programma di futuro”?
Il MGS cammina secondo alcune direttive che periodicamente si
propone. Grande attenzione sarà rivolta alle indicazioni che il Rettor
Maggiore ha dato ai giovani del movimento nell’incontro di Loreto sul
tema “Vai per la città e guardati attorno”. Ciò comporta secondo la
sua idea, la ri/appropriazione del ruolo educativo e l’acquisizione di
una missionarietà convinta come dinamica formativa. Abbiamo molto
da dire e da fare in campo educativo e formativo.
• Come hai sognato e sogni tuttora il movimento?
In cammino quotidiano. In ogni casa, oratorio, scuola, associazio-
ne… Sogno che il movimento possa essere luogo di formazione in cui
si fa esperienza di corresponsabilità educativa assieme a SDB e FMA.
• Ora che sei – diciamo – tornata nei ranghi, che cosa vuoi dire ai
delegati di PG?
Quello che ho detto loro nella relazione finale sul cammino del
MGS nell’ultimo biennio: che il nostro movimento è cresciuto e la
Consulta Nazionale costituisce un punto di osservazione privilegiato
sul mondo giovanile; essa perciò deve acquisire sempre maggior capa-
cità di agire, collaborare, svolgere un ruolo propositivo a fianco degli
organismi che guidano la PG in Italia. Occorre farne tesoro.
VIRIYA
Ha 10 anni e qualche mese
Viriya, ma è come se ne avesse
il doppio se si contano le botte
prese di giorno e di notte. È nata
in una famiglia povera e violen-
ta, due maledizioni che se si
sommano ne esce, per Viriya,
una vita di inferno. La sfortuna
di essere cresciuta tra gli urli, le
risse giornaliere tra papà sem-
pre ubriaco e mamma spesso
fuori a elemosinare, l’ha resa ri-
belle; la fame l’ha fatta ladrun-
cola (in casa); l’abbandono l’ha
resa refrattaria alla scuola e al-
l’amicizia.
Risultato: viene regolarmen-
te picchiata sia dalla mamma
sia dal papà. La mamma spes-
so usa un tubo di plastica che
le lascia la pelle tumefatta e le
procura un dolore insopporta-
47
bile per giorni. Spesso la inca-
tenano al letto, per essere sicu-
ri che non combini guai. Un
giorno d’estate del 2007 è riu-
scita a liberarsi: un anello del-
la catena troppo arrugginito ha
ceduto ai suoi strattoni.
Allora si è messa a correre,
correre, correre… finché si è
accasciata svenuta sul ciglio
della strada. Ora è in Svizzera.
Un turista con moglie e figlia
che passava di là l’ha raccol-
ta... Un anno di estenuanti trat-
tative e, finalmente, l’adozio-
ne. Ora finalmente passa le
giornate a studiare, senza urli,
botte, fame, catene.... Le sem-
bra di essere in paradiso.
BS FEBBRAIO 2008

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
PASQUA
di Giovanni Eriman
I Talami
CHIESA
di Silvano Stracca
Quo vadis Europa? (16)
SFIDE ETICHE
di Giovanni Russo
Le belle notizie
CENTRALE CULTURA
di Maria Antonia Chinello
EDB per l’Africa