Bollettino_Salesiano_200707

Bollettino_Salesiano_200707

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Mensile - Anno CXXXI - nr. 7
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 7/2007
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
Luglio/Agosto 2007
NEL 1877
(ESpDIaNUgD.CA1A8CT)OALRISETSAÌ NO
(ApaBgY.A23Y)ALA
B(ApUFaROgI.CN2A8C)OMPLEANNO

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STRENNA 2007
di Pascual Chávez Villanueva
AMARE LA VITA
NUOVO ADAMO
NUOVA CREAZIONE
“E il Verbo si è fatto carne”
ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14).
“Sono venuto perché abbiano la vita in abbondanza” (Gv 10,10).
Quando e
come sia
comincia-
due forme di approccio alla stessa
realtà che non si escludono a vicen-
da anzi, sono complementari. Cono-
to questo mondo sciamo invece con certezza assolu-
è una delle tan- ta che quanto esiste ha avuto un ini-
te cose che ci zio e avrà una fine. Anche in questo Atti degli Apostoli (13,16-33), ci pre-
sfuggono. Il li- caso, la fede afferma che Dio farà senta Gesù come il “sì” di Dio alle
bro della Gene- “nuove tutte le cose”. Tale è la felice sue promesse, stando alle parole di
si, in una con- conclusione del creato, così come ci san Paolo (2Cor 1,20). La convin-
fessione di fede che viene presentata dall’Apocalisse: «Vi- zione però che Gesù rappresenti
raccoglie la storia di Israele, rivela di un nuovo cielo e una nuova terra, l’apice della storia è comune a tutto
chi ” ha creato tutto ciò che esiste. perché il cielo e la terra di prima il Nuovo Testamento che fa vedere
2
La scienza, dal canto suo, cerca di erano scomparsi e il mare non c’era come la sua risurrezione sia l’inizio
sapere “quando” e “come” ciò che più. Vidi anche la Città Santa, la della nuova creazione. L’autore del-
esiste ha avuto inizio. Si tratta di nuova Gerusalemme, scendere dal la lettera agli Ebrei inizia afferman-
cielo, da Dio, come una sposa ador- do: “Dio, che aveva parlato nei tem-
na per il suo sposo. Udii allora una pi antichi molte volte e in diversi
voce potente che usciva dal trono: modi ai padri per mezzo dei profeti,
Ecco la dimora di Dio con gli uomini! ultimamente, in questi giorni, ha
Egli dimorerà in mezzo a loro: essi parlato a noi per mezzo del Figlio,
saranno il suo popolo ed egli sarà il che ha costituito erede di tutte le
Dio-con-loro. E tergerà ogni lacrima cose e per mezzo del quale ha fatto
dai loro occhi; non ci sarà più morte, anche il mondo” (1,1-2). Come dire
né lutto, né lamento, né affanno, che dopo la risurrezione del Figlio,
perché le cose di prima sono passa- che è stata la sua suprema rivela-
te. E Colui che sedeva sul trono dis- zione, non ha più nulla da aggiun-
se: Ecco, io faccio nuove tutte le co- gere. Se il grande interrogativo del-
se» (Ap 21,1-5).
la vita è la morte, e questa è stata
vinta, non c’è bisogno di ulteriori ri-
᭿ Tutta la storia, fin dalle sue ori- velazioni, ma solo di fare della risur-
gini, è orientata verso Gesù come rezione una forma mentis.
sua ragion d’essere e, nel contem-
po, questa storia universale da Lui
riparte, orientandosi verso il punto
d’arrivo definitivo. La conclusione di
questo grandioso progetto è una
sola: l’intera storia dell’universo non
può che essere cristocentrica. “Tut-
to è stato creato in vista di Lui ” (Col
1,16). Il primo a dare questa lettura
della storia è san Luca che, negli
᭿ L’evento Gesù rappresenta “la
pienezza dei tempi”, a indicare non
tanto che la storia è matura per ac-
cogliere la Rivelazione o che la fragi-
lità morale dell’uomo ha raggiunto il
suo apice, quanto semplicemente
che è arrivata l’ora voluta da Dio per
“rifare” la sua creazione. Tuttavia,
san Paolo è l’unico tra gli scrittori sa-
cri a chiamare Gesù “nuovo Adamo
o “ultimo Adamo”, precisando che
Il libro della Genesi rivela
chi ” ha creato ciò che esiste.
mentre il primo era “un essere viven-
te”, “tratto dalla terra”, il secondo è
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

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La scienza cerca di sapere il “come
e il “quando” di ciò che esiste.
spirito datore di vita” e “viene dal
cielo” (1Cor 15,45-47). Noi che na-
sciamo, come l’antico Adamo, terre-
stri e peccatori siamo chiamati a di-
ventare simili al nuovo Adamo, Cri-
sto, partecipando della sua gloria.
Questo tema della vita come scopo
della missione di Gesù è particolar-
mente gradito al quarto evangelista
e alla sua comunità. Leggiamo, infat-
ti, nel testo sul vero pastore del nuo-
vo popolo di Dio: “Io sono venuto
perché abbiano la vita e l’abbiano in
abbondanza” (Gv 10,10). E nel pro-
logo della prima lettera: “Ciò che era
fin da principio, ciò che noi abbiamo
udito, ciò che abbiamo veduto con i
nostri occhi, ciò che abbiamo con-
templato e ciò che le nostre mani
hanno toccato, ossia il Verbo della
vita (poiché la vita si è fatta visibile,
noi l’abbiamo veduta e di ciò rendia-
mo testimonianza e vi annunziamo
la vita eterna, che era presso il Pa-
dre e si è resa visibile a noi), quello
che abbiamo veduto e udito, noi lo
annunziamo anche a voi, perché an-
che voi siate in comunione con noi
(1 Gv 1,1-4). Questo significa da una
parte che Dio è un Dio amante della
vita, che crede in essa, la crea e nel
suo Figlio la ri/crea quando è andata
perduta; e, dall’altra, che l’uomo non
può appagare la sua immensa sete
di felicità, di vita e di amore se non in
Gesù, nella misura in cui configuria-
mo la nostra esistenza alla sua, nuo-
vo Adamo, “spirito datore di vita”. In
Gesù troviamo il disegno originale di
Dio e il suo adempimento.
ٗ
Luglio/Agosto 2007
Anno CXXXI
Numero 7
Mensile - Anno CXXXI - nr. 7
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 7/2007
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
Luglio/Agosto 2007
NEL 1877
In copertina:
100 anni di avventura
educativa. Lo scoutismo
non dà cenni di crisi.
Presentiamo alcune
curiose consonanze
con il metodo educativo
di Don Bosco.
Foto: Alessandro Morichetti
(ESpDIaNUgD.CA1A8CT)OALRISETSAÌ NO
(ApaBgY.A23Y)ALA
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
BUON COMPLEANNO
(ApFaRgI.C2A8)
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Quo vadis Europa? (9)
di Silvano Stracca
ANNIVERSARI
14 Due persone due metodi
di Savina Jemina
CASA NOSTRA
18 Sindacalista no educatore sì
di Francesco Motto
INSERTO CULTURA
23 Abya Yala
di Serena Manoni
FMA
28 Buon Compleanno Africa
di Maria Antonia Chinello
ON LINE
32 Severino Valesano
3
di Giancarlo Manieri
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Il punto giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel
Mondo – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 20 Viaggi – 22 Lettera ai giovani –
27 Bagliori – 30 Libri – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et beneface-
re… – 38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Varia – 42 I nostri morti – 43 Il mese (luglio) –
44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - Ernesto Cattoni
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Enrico dal Covolo
Carlo Di Cicco - Bruno Ferrero - Cesare Lo Monaco
Giuseppe Morante - Vito Orlando - Marianna Pacucci
Gianni Russo - Roberto Saccarello - Fabio Sandroni
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Pier Bertone
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
O SALESIANO
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
http://biesseonline.sdb.org
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
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Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO - ONLUS
Ccb 3263199 - Banca Intesa - Fil. Roma 12
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Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 135 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

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IL PUNTO
di Carlo Di Cicco
GIOVANI
SAPPIAMO POCO
DI LUI DI LEI
Troppo spesso, la rinuncia all’educazione in nome della libertà,
all’i care in nome della privacy, al colloquio in nome
della non ingerenza, creano tragici scompensi,
con conseguenze inimmaginabili…
I l video testamento di Cho Seung Hui,
il giovane universitario reso noto al
mondo per l’assassinio di 32 persone
parte di un gruppo di otto ragazzi, sette
dei quali minorenni. E il suo suicidio
seguiva di pochi giorni quello di un altro
nel Campus americano di Blacksburg
giovane che pure si era gettato dalla
in Virginia seguito dal proprio suicidio,
finestra per le ironie sulla sua presunta
provoca choc per il concentrato di
omosessualità che rendevano invivibile
assurdo e tragico che esprime. Ma non la sua convivenza scolastica.
meno paradossale è stata la prima
Questi e tanti altri episodi – non solo
dichiarazione pubblica dell’autorità di
conclusi con il suicidio di ragazzi
quel centro universitario duramente
e ragazze disperati nei loro segreti –
colpito dall’orrido massacro del giovane accertano l’esistenza di una difficile
killer: “Sappiamo poco di lui”.
o del tutto assente comunicabilità tra
Uno dei giovani ospiti era come fosse un educatori e giovani. Tanto più dura
estraneo, uno sconosciuto in quel centro e preoccupante se si va sempre più
di formazione che si sarebbe dovuto
restringendo la comunicazione
occupare seriamente di ogni studente. amichevole, fino alla complicità, che
Ora che quel lutto tremendo, a distanza caratterizza la relazione tra giovanissimi.
4 di tempo, resta un ricordo simile alla
Si fa posto alla competizione smodata
strage della scuola americana di
e piccole aggregazioni lobbistiche di
Columbine, senza tuttavia l’emozione
interessi particolari.
del primo impatto con l’opinione pubblica
dovremmo rispondere a qualche
scomoda domanda se vogliamo
scongiurare analoghi gesti.
ٗ Ma gli adulti – siano essi docenti
o genitori, catechisti, preti, allenatori,
formatori – sanno dialogare con i
giovani? Sono preparati ad ascoltarli?
ٗ La più inquietante delle domande
Molti dubbi sono leciti.
si deve rivolgere alle grandi istituzioni
È in questo contesto di sazietà di parole
formative: quale percorso educativo
e immagini della società della
si offre in un centro di formazione se
comunicazione sempre più consolidata,
un giovane ospite può restare e di fatto che emerge l’attualità di Don Bosco
resta un perfetto sconosciuto ai suoi
quale modello di ascolto e di incontro
educatori e professori? Si può
con i giovani. Egli è stato davvero un
presumere con fondatezza che la
modello di alto profilo dell’educatore
condizione di sconosciuti sia molto
“con il grembiule” evangelico del servizio
diffusa tra i giovani nel tempo della loro e della prossimità. I giovani pensati
formazione scolastica e lavorativa?
come persone fragili e bisognose al cui
La risposta, di fronte a continui episodi servizio pieno dedicare tutte le proprie
di violenza patita o esercitata dai giovani forze e le proprie competenze. È una
nella scuola e in altri centri di formazione, bella sfida davvero. Soprattutto
rischia fortemente di essere affermativa. importante e attuale. Insegna a non
Domande scomode si devono porre
sentirsi maestri e padroni dei giovani.
pure alle famiglie. Tutte, dal momento
Impegna a vivere secondo il bene che
che pure genitori che pensano di
loro si propone. E a non dimenticare la
seguire con cura i propri figli scoprono
voglia di vivere nella gioia che ogni
non di rado situazioni a dir poco
giovane porta con sé.
imbarazzanti e inciampano in
confessioni laceranti di fronte alle quali
i genitori temono fortemente di vivere
accanto a dei figli che si rivelano dei
perfetti sconosciuti.
ٗ Quando manca l’accessibilità a
questa gioia, quando si sente la propria
vita come uno scarto destinato a
dispiegarsi senza gioia, avviene la resa
dei giovani che può materializzarsi con
ٗ Nella stessa giornata della tragedia
la distruzione di sé o degli altri. E allora
in Virginia, i giornali sbattevano in prima ci accorgiamo impotenti, che di lui o di
pagina il suicidio di una ragazzina di 13 lei sapevamo poco o nulla. Anche per
anni che si gettava dal settimo piano
una nostra scelta. Il sapere di più
dopo aver denunciato abusi sessuali da coinvolge.
ٗ
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LETTERE AL DIRETTORE
mente individuato in quella tempi andati”. La “CHIUSU- “rinvigorire” le fila. È anche
triade che è rimasta famosa, RA ESTIVA” assomiglia mol- vero che non pochi oratori rie-
e qualifica tutt’ora il metodo to a una bestemmia salesiana, scono a preparare dei laici
salesiano: ragione, religione, e me ne dispiaccio, non imma- (cooperatori o exallievi) per
amorevolezza. La vera sfida gina quanto. D’altronde, pe- “tirare avanti la baracca” an-
consiste nel far convivere le rò, sono obbligato a prendere che in tempi di emergenza.
tre cose. E questa, signora, è atto di una realtà che avrei Ma… laici che siano disposti a
la risposta che anch’io non voluto non accadesse mai. impegnare le proprie ferie la-
potrei non darle. Come uomi- Molti oratori, non solo quello vorando il doppio di prima in
ni inseriti in una società, l’e- che lei cita, sono costretti a un oratorio, lei capisce, sono
ducazione ci salverà, non il chiudere, per vari motivi. rari come le “mosche bian-
business, i soldi, il divismo, il Gliene elenco alcuni.
che”. Le dirò, come conclusio-
tifo sfegatato, ecc… E come – La città in agosto si spopo- ne, che personalmente conti-
cristiani… già lo sa; del resto la e i ragazzi sono al mare, o nuo a credere in una ripresa,
lo dice il vocabolo stesso.
in montagna, ai campi scuo- di cui qualche segno s’intrave-
la, o in vacanza con la pro- de. Don Bosco, del resto, ha
S PORT ASSASSINO?
Beh, direttore, i salesia-
ni non dicono nulla sullo
sport assassino che ha detur-
C HIUSURA ESTIVA.
Caro direttore, “Chiusura
estiva da sabato… a…” è il
cartello che ho letto all’in-
gresso di un grande nostro
Oratorio. Mi ha preso un col-
pria famiglia o con gli amici
(non è come 40 anni fa)…
– L’incaricato dell’oratorio in
genere dirige un campo estivo
o un Grest, trasferendo attività
ludiche ed educative dove si
trova con i suoi ragazzi (in
sempre predicato l’ottimismo,
e io continuo a sperare contro
ogni speranza.
L’ ISOLA DEI FAMO-
SI. Direttore, vorrei pro-
pato qualche tempo fa i no- po! Quarant’anni fa nell’Ora- montagna o al mare).
prio un parere spassionato sul-
stri stadi e fuori? […]
torio della mia città la dome- – Oppure approfitta per un l’Isola dei Famosi[…]. Davve-
nica era “più aperto” che ne- corso di aggiornamento, o ro, a che cosa e a chi serve?
Marzia, Roma gli altri giorni, e in estate an- per una muta di esercizi spiri- Che cosa e a chi insegna? […].
6
Potrei risponderle che i sale- cora di più. Che vi sta succe- tuali (ogni tanto c’è bisogno
siani hanno detto, eccome! E dendo? Vi siete imborghesiti? di una ricarica spirituale, in
N.N.
per bocca di uno “abbastanza Chiudere in agosto… Ma l’O- un mondo come questo).
Non serve a niente se non ai
in alto” visto che si tratta del ratorio non è un’attività com- Oppure si reca in famiglia (ce soliti ricercatori di “stranez-
Segretario di Stato Vaticano, il merciale!… e poi, la gelateria l’ha anche lui una famiglia e ze che fruttino” (soldi ovvia-
cardinale Tarcisio Bertone. Il lì a 50 metri, stracolma di anche lui ha diritto a un po’ di mente). Né insegna qualcosa.
quale, rispondendo a un’inter- giovani giorno e notte, non “tregua”). Tutto questo perché Tutt’altro. Sono già interve-
vista sulla questione, ha chia- chiude in agosto!
non c’è abbondanza di sostituti nuto su questo sfaglio del
ramente enucleato il problema
e fornito la sua risposta, che è
Sergio, Bologna
come una volta. Il calo delle
vocazioni è un fatto reale e
cervello e ho già espresso il
mio parere. Posso solo ag-
anche la risposta salesiana. Caro signore, la sua è anche drammatico, di cui occorre giungere che ciò che per i
Gliela riassumo.
la mia grande nostalgia: quel- obtorto collo prendere atto, e guardoni nostrani è puro in-
– Nello sport si liberano le la di oratori com’erano “ai studiare strategie nuove per trattenimento che si basa su
virtù più alte ma anche le
passioni più disumane.
– Forme di violenza esistono APPELLI
ceto (BO), oppure direttamen- parlare di qualsiasi cosa.
sia “dentro” sia “fuori” degli
stadi: il disagio sociale ha
raggiunto limiti insopportabili,
eppure la passione sportiva
unisce...
È un’analisi che riconosce e
sottolinea l’ambivalenza del-
lo sport. Il cardinale salesia-
no indica poi i rimedi per la
parte negativa.
– La questione fondamentale è
sempre una questione educati-
va.
– Il rimedio principe è nella
preventività, nell’educazione
del cuore, nell’educazione al
dominio di sé, alla conviven-
za, al rispetto reciproco.
Quindi indica la base, le co-
lonne portanti di questo siste-
ma che Don Bosco ha chiara-
Siamo un gruppo di amiche
che realizza manufatti origi-
nali. Vorremmo venderli a
prezzi modici. Scriveteci
per informazioni. Cavicchia
Cinzia, Via Strada alla
Colla 133/a, 18010 Coldi-
rodi (IM).
Se chi scrive poesie è interes-
sato a inviare sue composi-
zioni per un’eventuale pub-
blicazione su una rivista spa-
gnola senza scopo di lucro,
può inviarle al rappresentante
in Italia della rivista interna-
zionale “AIR”, diffusa in
America Latina Giappone e
Tunisia. Cioè a: Marco Ma-
setti, Circ.ne Italia 13,
40017 S. Giovanni in Persi-
te a: AIR, Apartado 650
29080 Malaga, SPAGNA, Si-
to www.revistaair.net; e-mail:
airmeeting@terra.es.
Se mi inviate una sola cartoli-
na della vostra città o paese,
contraccambierò con una car-
tolina del mio paese. Bollasi-
na Terenzio, Via Fiori 10,
20010 Inveruno (MI).
Sono un uomo di fede e otti-
mista. Cerco amici con cui
condividere la mia gioia e i
miei valori. E-mail a:
gino.rocca@gmail.com.
Mi chiamo Stefano. Gradirei
contattare, tramite telefono,
chi come me vuole e desidera
Sanfilippo Stefano, tel.
348/6937113.
Desidererei corrispondere
con ragazze credenti e prati-
canti della Lombardia o al-
tre regioni. Cardella Mi-
chele, Via G. Ungaretti 44,
25030 Castel Mella (BS).
Sono un cultore di santini.
Per una mostra iconografica
chiedo di ricevere e scam-
biare santini di ogni tipo.
Spero nelle vostre risposte
anche perché mi appresto a
uno studio sui santini.
Gioia Domenico, Via Giu-
dice Sardelli 55, 72019
S. Vito dei Normanni
(BR).
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

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L una finta giornata di finti
naufraghi che fanno finta di
A SUPERIORITÀ OC- me armonioso, Luce nella not-
CIDENTALE. Caro di- te, sono stato segnato nell’a-
stare insieme, di arrabbiarsi, rettore, ricorda l’accoltellato- nagrafe dei colonizzatori co-
di darsele – metaforicamente re palestinese del povero vo- me Antonio (fior d’asino!)”,
per fortuna – di santa ragio- lontario Angelo Frammarti- ha confidato sconsolato un fi-
ne, di urlare, di confessarsi, e no? Il padre del ragazzo ucci- losofo bantù in un meeting in-
quant’altro… Un reality che so ha dichiarato: “Mio figlio è terculturale svoltosi in Italia e
con la realtà ha poco a che vittima del clima di odio nel a cui ero presente. Sono d’ac-
fare: sia con quella dei pro- mondo (cioè, alla fine, di Bu- cordo con lei sull’ignoranza
tagonisti sia con quella dei sh e Berlusconi – era lui allo- marxista: il socialismo reale
garífuna, gli abitanti, afrodi- ra presidente del Consiglio). di disastri ne ha fatti quanti il
scendenti dell’arcipelago dei Invece, Angelo era vittima nazismo. Ma non si può nega-
Cayos Cochinos che lottano dell’ignoranza marxista. […] re che l’odio oggi fa da pa-
da anni per il riconoscimento io credo che la solare superio- drone nel mondo, né che di
giuridico delle terre che abi- rità umanistica dell’Occidente buona parte di esso siamo di-
tano. L’isolotto di Cayo Pa- abbia mosso l’invidia e l’odio retti responsabili con i nostri
loma – dove ha preso stanza
la troupe di Rai 2 – è stato di-
chiarato off limits: nessuno ci
si può avvicinare: deve dare
dell’accoltellatore […].
Luigi, Perugia
Caro Luigi, dubito molto che
giochi economici senza scru-
poli, che mettono in ginocchio
intere nazioni e riducono alla
fame interi popoli.
OGNI MESE
CON
l’illusione di essere deserto.
Ma così si è tolta ai garífuna
una zona di pesca. Un com-
portamento che Miriam Mi-
randa, leader di Ofraneh
dicendo del clima di odio nel
mondo, Frammartino volesse
riferirsi a Bush e Berlusconi.
Con il dolore la politica c’en-
tra poco. In secondo luogo, lei
M AGNIFICAT! Diret-
tore illustre, può spiega-
re come si può dire che la SS.
DON BOSCO
A CASA TUA
(Organización Fraternal Ne- sa che non è proprio così so- Vergine conoscesse le scrittu-
gra di Honduras) chiama lare “la superiorità umanisti- re, in base al Magnificat? Nel- Il Bollettino
vergognoso. L’aggressione al-
l’arcipelago è iniziata nel
1992 quando l’inventore del-
l’orologio Swatch comprò
una delle 13 isole, poi altri
acquisti sono stati fatti e man
ca d’Occidente”. Mi spiego.
Se intende la letteratura, l’ar-
te, l’antropologia culturale,
devo ricordarle che altissimi
sono in questo campo i livelli
raggiunti dalle popolazioni sia
l’inno c’è solo: “e tutte le ge-
nerazioni mi diranno beata…”.
Nevio@…
Caro signore, tutti i bimbi/e
ebrei conoscevano le Scrittu-
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
7
mano la popolazione di pove- africane, sia asiatiche, la cui re. Addirittura a memoria. La di Don Bosco a chi
ri pescatori è costretta a civiltà sopravanza di secoli la famiglia e la scuola sinagoga-
sgombrare. La scusa è di fare nostra. Se invece tale superio- le fin dalla più tenera età in-
una riserva naturale, ma la rità si applica ai diritti umani, culcavano ai piccoli la “Pa-
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
meta è l’invasione turistica. I alla libertà, alla democrazia, rola di Jahweh”, fissata nel i giovani e le missioni.
garífuna si arrangino, basta beh oggi (dico “oggi”) indub- Libro Sacro, ripetendo per lo-
che se ne vadano. Le ingiusti- biamente potremmo impartire ro in ogni possibile occasione
zie non finiscono mai! C’è di qualche buona lezione. Ma so- interi capitoli, tanto che verso
più: Cayo Paloma – 250 me- lo “teorica”, perché a livello l’adolescenza le ragazze e i
tri quadri di superficie – è di prassi siamo frane (Abu ragazzi ebrei conoscevano a
stata dichiarata patrimonio Ghraib, Guantanamo, ecc., do- menadito la Bibbia, almeno
dell’umanità dall’Unesco, per cent!). Per di più, chi è andato nelle sezioni più importanti:
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
via delle tartarughe giganti a rompere le uova nel paniere Genesi, Esodo, Salmi, Prover-
che vi depongono le uova. ad africani e asiatici sono stati bi, Profeti… Magari fosse co-
Ora l’ecosistema è contami- i paesi coloniali, che, guarda sì anche oggi! La conoscenza
subito il cambio
di indirizzo.
nato e le suddette non ci an- caso, sono quasi tutti occiden- della Parola di Dio è stata so-
dranno più a nidificare… ma tali. Alcuni filosofi africani stituita dalla conoscenza di
il WWF, che pure è feroce in della cosiddetta “negritudine” canzoni e canzonette a volte
altre occasioni, stavolta è hanno scritto e scrivono paro- di una insulsaggine da premio
stato zitto: “i dollari fanno le di fuoco contro un Occiden- Nobel (in negativo!). Non vor-
andare l’acqua per in su”, te colonizzatore che ha deva- rei essere cattivo, ma mi viene Per la vostra corrispon-
come predica il proverbio. stato l’antica loro civiltà cam- spontaneo dire: “Ben ci sta!”, denza:
Ho anche letto che l’isolotto biando perfino il nome alle quando constato tanta super-
non ha sorgenti. Che cosa be- persone. “Io che avevo un no- ficialità nelle nostre giovani
vono i nostri inguaribili “tro-
generazioni, fatte le debite ec-
IL BOLLETTINO
SALESIANO
nisti”? Comunque, mentre da
cezioni. Ma la speranza, ulti- Casella post. 18333
noi ci si diverte con le stupi-
daggini dei “fumosi” Miran-
da dice: “L’isola dei famosi
perché non ve la fate a casa
vostra?”.
Nbnssnlcouuieucnotoasecitraeaieimlmnèltauposrtort.teaiesPdtapolalreolozapslvioteoapvsttenuspeidbeerbebe.rilrsleCpieocemnpearauzovlnibeeo-ea-.-
ma dea, mi sorregge ancora,
proprio perché constato che
molti giovani sanno essere ge-
nerosi, profondi, amabili, al-
truisti…
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

1.8 Page 8

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& IN ITALIA
NEL MONDO
SYDNEY,
AUSTRALIA
gine e di suo Figlio Gesù.
“Consegnata ai giovani del
mondo dalle mani di papa Gio-
vanni Paolo II, nel 1984”, la
LA CROCE
DELLE GMG
Croce ha fatto ormai il giro del
globo, “passando per la Corti-
na di ferro, per Ground Zero a
La Croce della Giornata Mon- New York e presso il Memo-
diale della Gioventù e l’icona riale del genocidio ruandese”,
di Nostra Signora peregrine- ha sottolineato monsignor An-
ranno per 12 mesi per tutta thony Fisher O.P. Papa Woy-
l’Australia. Lo scopo dichiara- tjla consegnò personalmente
to di questa lunga e straordina- nel 2003 l’icona di Nostra Si-
ria manifestazione di fede è gnora come simbolo di fede
portare pace, unità e speranza, affinché accompagnasse la
e aiutare nella preparazione di Croce. “Avrete forza dallo
quel grande appuntamento ec- Spirito Santo che scenderà su
clesiale che è la GMG del di voi e mi sarete testimoni”, è
2008 a Sydney. La croce in le- questo il motto scelto per que-
gno massiccio misura quasi sta grande manifestazione di
quattro metri ed è accompa- fede e altrettanto grande ker-
gnata dall’immagine della Ver- messe giovanile.
TONDO, MANILA
film-documentario sulla mis-
sione salesiana a Manila. Du-
rante il suo cammino di vita,
8
UN’AULA PER
MARIA ROSARIA
Maria Rosaria non ha mai di-
menticato la lezione di quel
documentario, prodigandosi
Nel numero del 21 novem- sempre per il prossimo. La
bre 1976 del settimanale del- giovane è morta improvvisa-
l’Arcidiocesi di Messina “La mente il 13 settembre 2000 a
Scintilla” veniva pubblicato soli 38 anni. I suoi genitori,
un articolo dal titolo “Il Cen- al fine di ricordare e perpe-
tro Don Bosco in mezzo al- tuare l’impegno sociale e re-
le baracche”. L’autrice era ligioso della figlia, hanno
un’adolescente di 14 anni, chiesto e ottenuto che un’au-
Maria Rosaria Minutoli, stu- la del Centro di avviamento
dentessa del liceo classico al lavoro di Tondo-Manila
“Don Bosco” delle FMA di fosse a lei dedicata.
VICENZA, ITALIA
Messina, la quale era
rimasta
profonda-
mente col-
UN’INIZIATIVA
ORIGINALE
pita da un
Per le strade e piazze di Vi-
cenza, dal 30 maggio al 2 giu-
gno, si è svolto il “3° Festival
Biblico”. Una manifestazione
di canti gospel, balli ebraici,
aperitivi biblici. Teologi e fi-
losofi, scienziati e letterati
nell’ora dell’aperitivo si sono allargata anche a Bassano del
messi a disposizione del pub- Grappa, Valdagno, san Boni-
blico per rispondere alle loro facio, Piazzola sul Brenta. Ce
domande. Per i più piccoli so- ne vorrebbero di queste “feste
no state organizzate cacce al popolari bibliche” un po’ do-
tesoro, clownerie, ecc. La ma- vunque nella nostra Italia or-
nifestazione ha avuto un por- mai troppo secolarizzata. La
tavoce d’eccezione, monsi- “cosa” va, perché nella scorsa
gnor Gianfranco Ravasi, uno edizione i protagonisti sono
dei maggiori biblici del mon- stati più di 25 mila, prove-
do. La festa biblica s’è ormai nienti da ogni parte d’Italia.
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

1.9 Page 9

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redazionale
ARESE, ITALIA
I 100 ANNI DI DON
DANIELE BESNATE
A 31 anni era già direttore a
Lugano (forse il più giovane
direttore della congregazio-
ne). Poi la sua vita si è
dipanata come un fiu-
me tranquillo… fino a
100 anni. Li compie in
questo mese. Sorriden-
te, affabile, tifoso del
“niente ti turbi”, anche
quando l’obbedienza
lo chiamò all’econo-
mato ispettoriale del-
l’Adriatica. Le situa-
zioni difficili non
l’hanno mai sconfit-
to. Ha fatto scuola,
innamorato dei libri,
li amava come fosse-
ro suoi figli: la collaborazio-
ne di ognuno, agli alunni in-
stillava l’amore per la lettura
e la letteratura. Gli ultimi
anni di Faenza, recitava ogni
sera il rosario con le persone
che venivano a trovarlo. Ora
è ad Arese circondato dal-
l’ammirazione e dall’affetto
dei confratelli.
NUMISMATICA
a cura di
Roberto Saccarello
9
CLAUSURA
LE NUOVE
TESTIMONI
DELL’ASSOLUTO
di Espedita Fisher
Si legge d’un fiato. Spesso si
sorride: l’arguta e a volte
scanzonata prosa dell’autrice
è avvincente; e spesso si ri-
flette. La verve di Espedita,
pellegrina/intervistatrice tra i
monasteri e conventi d’Italia,
e non solo, non impedisce lo
stupore per il mistero di vite
chiuse da anni nel bozzolo…
della propria felicità. Sagaci,
dirette, sincere, a volte perfi-
no ironiche le monache di
clausura. Te le aspetteresti
diverse, secondo gli stereoti-
pi che una letteratura non
sempre imparziale né sem-
pre veritiera ha tramandato.
Espedita sbriciola il consoli-
dato. Piacevole e ad-traente
lo scritto. È un libro da leg-
gere con l’intento di ritrova-
re qualche brano della pro-
pria vita emergente da quelle
vite recluse. Vi accorgere-
te tra l’altro che il vocabolo
che le qualifica non è quello
giusto: clausura è chiusura,
ma quella descritta è tutt’al-
tro. Tutt’al più si può pensa-
re a una vita “conclusa” cioè
scelta definitivamente perché
trovata conforme alla propria
natura, al proprio genio, al
proprio carattere. Espedita
non sperimenta musi arcigni,
caratteri impossibili, vite de-
luse, culture passate. Sem-
mai, rinunce fatte ad occhi
aperti e con i piedi ben pian-
tati per terra.
5 EURO
PER LA PACE
Per celebrare la XXXIX GIORNATA MONDIALE
DELLA PACE, la Città del Vaticano ha emesso
una splendida moneta d’argento da 5 Euro del
peso di 18 grammi.
La moneta è stata plasmata da Daniela Longo e
successivamente incisa da Claudia Momoni.
Il diritto reca l’effigie di Benedetto XVI rivestito
dei suoi abiti pontificali. Il rovescio reca invece
l’immagine di san Benedetto e gli stemmi pontifici
degli ultimi due papi con questo nome: Benedetto
XV, al secolo Giacomo della Chiesa di Genova, e
l’attuale pontefice Benedetto XVI, al secolo Joseph
Alois Ratzinger di Marktl am Inn, in Germania.
L’emblema di Papa Della Chiesa vuole ricordare
l’impegno da lui profuso per la pace nel corso del-
la Prima Guerra Mondiale, definita “inutile strage”.
Tiratura: 14 160 esemplari realizzati in versione
Fondo Specchio.
Per saperne di più:
Ufficio Filatelico e Numismatico del Governatorato
00120 Città del Vaticano – Tel. 06.69883414
E-mail: order.ufn@scv.va
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

1.10 Page 10

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Esattamente 100 anni fa, nel numero di luglio
1909, il BS commemorava il 50° anniversario
della morte di Domenico Savio (non ancora
santo né beato), descrivendo le numerosissime
cerimonie svolte un po’ dovunque in Italia
in suo onore. Il Bollettino menziona 21 città
in festa, dov’erano presenti i salesiani. Quindi
descrive la commemorazione di Valdocco.
HONG KONG, CINA
rato Honoris Causa attribui-
togli per il suo impegno a fa-
vore dei giovani, soprattutto
IL MIGLIOR
quelli in maggior difficoltà.
EDUCATORE
La nomina – che comporta un
incarico biennale di monito-
Nell’ottobre 2006, il salesia- raggio, coordinamento e veri-
no missionario Peter New- fica dei programmi in favore
bery, impegnato nell’associa- degli adolescenti, oltre al-
zione Hong Kong Youth Ou- l’amministrazione di un fon-
treach che sostiene i giovani do ad hoc – ha voluto essere
della metropoli cinese, è stato un riconoscimento all’espe-
10
premiato come miglior educa- rienza di padre Peter a fianco
tore, accompagnato dal dotto- dei teenager emarginati.
La dimostrazione più bella tributata alla memoria
di Domenico Savio fu senza dubbio la visita che
il 5 giugno u.s. fecero alla sua tomba tutti gli
alunni interni dell’Oratorio di San Francesco di
Sales a Torino. Partiti con treno speciale alle 5,08
QUETZALTENANGO,
GUATEMALA
di parecchi centri di studio:
scuole, licei, università. Ra-
gazzi, ragazze e un nutrito
numero di giovani universita-
del mattino dalla stazione di Porta Nuova, verso
le 6 giungevano a Chieri, dove si recarono subito
in Duomo per ascoltarvi la S. Messa, e la mag-
gior parte anche per accostarvisi alla S. Comu-
nione […].
Usciti di chiesa, al suono di marcie briose si andò
LA GRANDE
PROCESSIONE
Ogni anno circa tremila ra-
gazzi e giovani di etnia maya
portano Don Bosco in proces-
sione per le vie principali del-
ri fanno a gara per portare
sulle loro spalle la grande e
pesante statua di Don Bosco.
Questa popolazione è molto
religiosa e manifesta in pub-
blico la sua religiosità senza
alcun rispetto umano. La san-
all’Oratorio di S. Luigi per la colazione; quindi si la città di Quetzaltenango in ta messa all’aperto vede la
partì per Castelnuovo, attraversando la città fra
due fitte ale di popolo, maravigliato, commosso
[…] quindi il corteo proseguì per Mondonio, il
simpatico paesello, ove riposano le venerate spo-
Guatemala, al confine con la partecipazione di migliaia e
regione del Chiapas. I salesia- migliaia di studenti in un tri-
ni, le Figlie di Maria Ausilia- pudio di fede e di intima
trice sono il nucleo animatore gioia.
glie del caro Domenico Savio. Giunti in brev’ora
alla meta, il Direttore con belle parole ricordò ai
suoi giovani le virtù dell’antico compagno, e
quelli sfilarono a due a due innanzi alla tomba
del pio Domenico, i cui resti mortali da varii anni
riposano in una piccola cripta praticata sulla de-
stra parete dell’umile chiesetta del camposanto,
che ora si sta restaurando e decorando […] Dopo
una breve sosta innanzi alla casa dove Savio
morì, ordinatamente si tornò a Castelnuovo e di
là si ripartì […] in treno alla volta di Torino, rien-
trando all’Oratorio alle ore 22,30.
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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OSSERVATORIO
Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (4)
Divagazioni (mica tanto) su una emergenza…
sempre più emergente: gli stranieri a casa nostra.
L a professoressa entra in classe ma quello che
trova non è il normale trambusto del dopo
ricreazione: i ragazzi raggruppati in un angolo,
il vociare concitato. “Che cosa succede? ”. Silenzio
imbarazzato. “Prof, quello mi ha rubato il portafoglio”,
urla, isterica, una ragazza grassottella indicando un
compagno stretto nell’angolo dagli altri ragazzi. “Ma
che stai dicendo? Andate ai vostri posti”. Obbedisco-
no alla forza della calma della prof. Patrizia resta in
mezzo alla stanza; ha in mano un vecchio zainetto
vuoto: il contenuto l’ha versato sulla cattedra. “Di chi
è quello zainetto?”. “Suo!”, risponde con rabbia Patri-
zia indicando il ragazzo ancora in piedi nell’angolo
vicino alla finestra. “E… perché ce l’hai tu? ”. “L’ab-
biamo perquisito, risponde lei indicando le cose spar-
se sulla cattedra, però il portafoglio non è venuto fuo-
ri. Chissà dove l’ha nascosto. Avevo trenta euro…
Dove l’hai nascosto?”, aggiunge rivolgendosi al pre-
sunto colpevole. “Yuri, avvicinati”. Gli occhi bassi, la
faccia scura, Yuri lentamente obbedisce. “Che cosa
è successo? ” “Dicono che ho rubato il portafoglio,
ma io non ho rubato niente”.
᭿ “È vero, prof, Yuri durante la ricreazione è
stato con me e Alice”. È Viola che interviene e
Alice conferma: “Se è stato perquisito lo zainetto
di Yuri, allora deve essere perquisito anche il
mio”. Prende il suo zainetto e va a svuotarlo
sopra la cattedra. Viola d’impeto fa la stessa
cosa. Anche qualche altro ragazzo si fa coraggio,
e adesso la cattedra è ingombra di quaderni, mati-
te smozzicate, diari variopinti. Yuri si guarda attor-
no, incredulo; sembra sull’orlo delle lacrime. Patrizia
è rossa di rabbia, anche lei sta per piangere, ma per
ben altri motivi da quelli di Yuri. Si volta a cercare la
solidarietà dei compagni che sono rimasti seduti,
quelli stessi che poco prima la spalleggiavano nel-
l’accusare il ragazzo straniero e che adesso distolgo-
no lo sguardo con aria imbarazzata. Solo un ragaz-
11
zone, i capelli cortissimi e una certa strafottenza bor-
botta: “Prima che arrivassero quelli, indica Yuri, que-
ste cose qui non succedevano”. “Hai ragione, pun-
tualizza con calma la professoressa, prima che que-
sti (sottolinea) arrivassero era più raro vedere tali
esempi di stupidità. Prendi le tue cose, Yuri, e vieni
qui. E tu, Viola, vammi a chiamare il bidello: oggi il
preside avrà visite”.
᭿ Proprio in quel momento bussano alla porta. Si
affaccia la testa canuta del bidello: “Professoressa,
scusi il disturboEcco, è stato ritrovato il portafoglio
della Sacchetti, in un angolo del cortile”. Patrizia
afferra con mano tremante il portafogli, lo apre… “Ci
sono i tuoi trenta euro, Patrizia? ”, chiede l’insegnan-
te. “” sussurra l’alunna. “Bene. Allora, mia cara,
adesso anche tu prenderai le tue cose e verrai con
me e questo giovanotto a fare quattro chiacchiere
con il preside. Solo dopo che entrambi avrete chiesto
scusa a Yuri, naturalmente”. “Scusa”, dice Patrizia in
un soffio. “Non credo che abbia sentito”. “Scusa!”,
ripete Patrizia un po’ più convinta. “Scusa!”, si
sovrappone la voce del ragazzone, rosso in viso
come un pomodoro maturo e gli occhi perduti non si
sa dove. “Bene, ragazzi raccogliete le vostre cose…
e senza confusione. Io torno tra dieci minuti”. La prof
si avvia, preceduta dai due ragazzi. Sulla porta si fer-
ma, si volta a guardare i suoi alunni ancora attorno
alla cattedra: “È vero che c’è stato un bell’esempio di
imbecillità, oggi, tra queste mura, ma anche un bellis-
simo esempio di generosità. Grazie, ragazzi”. Chiude
la porta alle sue spalle, mentre in classe gli scolari
stringono la mano… allo straniero!
ٗ
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

2.2 Page 12

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CHIESA QUO VADIS
EUROPA? (9)
di Silvano Stracca
I l Figlio dell’uomo, quan-
do verrà, troverà la fede
sulla terra?”, si chiedeva
qualche anno fa Giovanni Paolo II,
facendo suo l’interrogativo dell’e-
vangelista Luca. E si domandava
ancora, il vecchio Papa, in partico-
lare “la troverà su queste terre del-
la nostra Europa di antica tradizio-
ne cristiana?”. “È un interrogativo
aperto, soggiungeva, che indica
con lucidità la profondità e dram-
maticità di una delle sfide più serie
che le nostre Chiese sono chiamate
12
ad affrontare”. Karol Wojtyla, nel-
l’esortazione apostolica “Ecclesia
in Europa”, frutto di indicazioni e
preoccupazioni espresse dai vesco-
vi europei nel Sinodo del 1999,
analizzava con realismo la situazio-
ne della fede nel Vecchio Continen-
te alla luce dell’Apocalisse. E come
tra le sette Chiese dell’Apocalisse
ve ne furono di povere di fede, lo
stesso accade – scriveva il Pontefi-
ce – per le Chiese dell’Europa
d’oggi. Giovanni Paolo II invitava
dunque i cristiani europei di ogni
confessione, a “svegliarsi e rinvi-
gorire ciò che sta morendo. E par-
lava di “un’apostasia silenziosa –
nella cultura contemporanea – da
parte dell’uomo sazio che vive co-
me se Dio non esistesse”.
L’Europa unita...
ANCHE BENEDETTO
La diagnosi severa del Papa po-
lacco è stata riproposta, con la me-
desima forza, dal suo successore.
Per il cinquantesimo della firma
dei Trattati di Roma del 1957, in-
fatti, Benedetto XVI ha parlato di
apostasia dell’Europa “da se stessa
prima ancora che da Dio”, che la
induce a dubitare di valori assoluti
e universali. Parole che assumono
rilevanza speciale alla vigilia di un
evento che vedrà protagoniste tutte
Terra di
menica.
missione?
Sfida
ecu-
ssEdistitt“uilitaeatmiCrcemtlnoirosoiiospmrt”snioanatmiiu(rgiaaBatdohgniner?onainzieo,i-aeNmsbdcddoiocieaiuesnomtmotpltmolocgeaaoi?unXrmhlgnofVaoLaeuaIrar)ndean.sndeecrneoelialgodiadiffsiocoavittrnrertetitsean-e-oe--
ti. Speranza di rinnovamento e
unità in Europa”, tratta un argo-
mento che mette a fuoco la vera
priorità per i cristiani dell’Unione:
prendere maggiore consapevolezza
circa il dovere di testimoniare la
le Chiese delle diverse confessioni fede in un contesto culturale spes-
dell’Est e dell’Ovest, del Nord e so caratterizzato da relativismo e
del Sud del continente. La terza as- indifferenza. “È questo un servizio
semblea ecumenica europea in pro- indispensabile da rendere alla Co-
gramma all’inizio di settembre, munità europea”, ha affermato pa-
nella città rumena di Sibiu, sul te- pa Ratzinger rivolgendosi alla com-
ma “La luce di Cristo illumina tut- missione interconfessionale che ha
preparato Sibiu. “In effetti, perché
Sibiu, centro commerciale
e culturale della Transilvania,
capitale europea della cultura
sia fruttuoso il processo di unifica-
zione che ha avviato, continuava il
pontefice, l’Europa ha bisogno di
2007, città ecumenica, abitata
da rumeni, tedeschi, ungheresi,
italiani di religione ortodossa,
evangelica, cattolica.
riscoprire le sue radici, dando spa-
zio ai valori etici che fanno parte
del suo vasto e consolidato patri-
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

2.3 Page 13

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Sibiu, la città della Romania dove
si svolgerà agli inizi di settembre
la III Assemblea Ecumenica
Europea. Sono previsti 3000
delegati.
ni. Conosciamo la complessità di
questo dato, le luci e le ombre dello
scenario ecumenico europeo. Anti-
chi anatemi sono ormai consegnati
Bucarest, 8 maggio 1999: l’incontro di Giovanni Paolo II
con il patriarca ortodosso Teoctist.
all’oblio del tempo. Ma vecchi e
nuovi nodi rimangono da sciogliere
nei rapporti tra Roma, Costantino-
monio spirituale”. “Tocca a noi di- di discordia? Non sarebbe questo poli, Mosca, Ginevra, Canterbury,
scepoli di Cristo – rimarcava Be- uno degli scandali più grandi del ecc. Difficoltà teologiche come il
nedetto XVI – il compito di aiutare nostro tempo?”. Il Papa venuto dal- primato del Papa ed ecclesiologiche,
l’Europa a prendere coscienza di l’Est avvertiva dunque l’urgenza come il presunto proselitismo delle
questa sua peculiare responsabi- che l’Europa cristiana ricostruisse Chiese cattoliche dell’Est, aumenta-
lità nel consesso dei popoli. Tutta- subito la sua unità e la mettesse al no la distanza culturale, storica, psi-
13
via la presenza di noi cristiani servizio dei popoli del Vecchio cologica con gli ortodossi. Problemi
sarà incisiva ed illuminante solo se Continente. Intuiva che l’unità gio- dottrinali, come l’ordinazione delle
avremo il coraggio di percorrere vava all’Europa dove l’integra- donne, e questioni etiche riguardanti
con decisione la via della riconci- zione economica aveva stimolato specialmente la bioetica e la fami-
liazione e dell’unità”.
quella politica e, insieme, l’aspira- glia, allargano il fossato con le Chie-
zione dell’Unione Europea a diven- se della Riforma.
UNA RICONCILIAZIONE
NECESSARIA
tare nel mondo un attore globale. Malgrado le difficoltà, l’ecumeni-
Raccomandava alle Chiese dell’O- smo tuttavia è uscito dalle strutture
riente e dell’Occidente di mostrarsi istituzionali, dal chiuso delle facoltà
Già molto prima della caduta dei
muri, Giovanni Paolo II aveva mol-
to insistito sulla necessità di una ri-
conciliazione tra i due “polmoni”
della vecchia Europa – l’Oriente e
l’Occidente – legati da una storia
comune, ma arbitrariamente sepa-
rati per quasi mezzo secolo da una
cortina d’ingiustizia. E due anni
dopo il 1989, parlando in San Pie-
tro ai rappresentanti di tutte le
unite nel preservare le radici, le tra-
dizioni, i valori di cui l’Europa è
intessuta e che costituiscono la sua
anima. E percepiva che la loro vo-
lontà di collaborazione poteva rap-
presentare un ponte per il dialogo
con le altre religioni, per promuo-
vere il rispetto dei diritti umani, la
libertà religiosa, perché non si uc-
cidesse più in nome di Dio o facen-
dosi scudo della religione.
teologiche, dalle cerchie ristrette di
pionieri, e sta diventando un’esigen-
za di tanti cristiani, un fatto “norma-
le”. Questo indica che è iniziata una
nuova fase del cammino di riconci-
liazione. La terza assemblea ecume-
nica europea in Romania – la prima
in un paese dell’Est e a maggioranza
ortodossa, dopo le precedenti del
1989 a Basilea e del 1997 a Graz –
sarà la prossima tappa. Se non pos-
sono ancora celebrare insieme l’Eu-
Chiese nate dalla Riforma e di
quelle Ortodosse dell’Est appena
GESTI SEMPLICI MA…
caristia, le Chiese possono però la-
vorare insieme per portare giustizia
uscite da decenni di ateismo di Sta- Non è facile rendersi conto del va- e speranza nel nostro continente. E
to, papa Wojtyla proponeva di la- lore che un simile progetto può ave- in questo spirito si confronteranno a
vorare insieme e di parlare con una re per il futuro. Su oltre 700 milioni Sibiu su temi scottanti come il ruolo
sola voce. “Nell’Europa in cammi- di europei, i cristiani sono la gran della Chiesa nella vita pubblica, il
no verso la sua unità politica – si maggioranza: 560 milioni. Esatta- dialogo interreligioso, l’accoglienza
chiedeva e chiedeva ai leader delle mente: 285 milioni cattolici, 161 degli immigrati, la difesa della pace,
altre Chiese – possiamo forse am- milioni ortodossi, 77 milioni prote- la promozione della giustizia e la
mettere che sia proprio la Chiesa stanti, 26 milioni anglicani e 11 mi- salvaguardia del creato.
di Cristo un fattore di disunione e lioni appartenenti ad altre confessio-
(continua)
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

2.4 Page 14

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ANNIVERSARI
Gli scout di Lord Baden Powell festeggiano i loro
DUE PERSONE
DUE METODI
di Savina Jemina
Stemmi di
squadriglia.
Baden Powell (1857-1941)
e Don Bosco che fu
chiamato da alcuni
il Baden Powell cattolico
(1815-1888) furono due
grandi educatori.
Non pochi aspetti
del loro metodo si
integrano reciprocamente.
14
Molti oratori salesiani
ospitano un gruppo scout.
Don Bosco e Baden Powell.
Sir Baden, barone di Gilwell, è
stato un militare, uno scrittore
e un pedagogo. Per il grande
merito di aver fondato lo scoutismo
gli fu riconosciuto il titolo di Baro-
netto e di Lord. Il confronto su alcu-
ne voci rivela singolari consonanze
tra il metodo scout e il metodo pre-
ventivo di Don Bosco.
PARALLELISMI
– Dice la legge scout: “LO SCOUT
È SEMPRE ALLEGRO”.
Nel metodo preventivo è fondamen-
tale il “Niente ti turbi” che Don Bo-
sco ripeteva ai suoi salesiani al ser-
vizio educativo dei ragazzi. E uno
dei suoi ragazzi migliori, Domenico
Savio, se ne uscì con un compagno
un po’ perplesso in una frase che
sbalordisce anche oggi: “Noi faccia-
mo consistere la santità nello stare
molto allegri”.
– Dice la legge scout: “LO
SCOUT CONSIDERA SUO
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS
ONORE MERITARE FIDU-
CIA”.
Don Bosco ripeteva: “L’educatore
si faccia amare se vuol farsi teme-
re. Che i giovani siano amati e sap-
piano di esserlo. Bisogna che i sa-
lesiani sappiano scegliere quello
che piace ai giovani”. Frasi o me-
glio principi che si possono consi-
derare vette della pedagogia sale-
siana.
– Dice la legge scout: “LO
SCOUT È PURO DI PENSIERI,
DI PAROLE E DI AZIONI”.
Don Bosco affermava senza mezzi
termini che non c’è nulla di più bel-
lo in un giovane che l’essere come
il giglio del campo, come l’acqua
fresca di sorgente, come il luminoso
splendore del cielo. Egli la chiama-
va “la bella virtù” ed era convinto
che fosse l’ornamento confacente
per un giovane. Chi è limpido non
ha secondi fini, è delicato, attento,
senza sottintesi. Lo puoi avvicinare,
sicuro che è come lo vedi, ci puoi
parlare sicuro che non ti infastidisce
con frasi a doppio senso, che non ti
sorride perché ti vuole piegare ai
suoi desideri... Don Bosco sapeva,
come del resto Baden Powell, che
l’affettività è una cosa troppo gran-
de e bella per essere ridotta solo a
strumento di piacere.
Il giglio scout.

2.5 Page 15

▲back to top
primi 100 anni: 1° agosto 1907 – 1° agosto 2007.
Attorno al fuoco.
– Il metodo scout vuole i giovani
sempre insieme ai capieducatori.
Don Bosco scrive ai suoi salesiani:
“NON LASCIATE MAI I GIOVA-
NI DA SOLI” (MB 3,119) e ha in-
La Buona Azione.
ventato gli assistenti.
– Il metodo scout dà rilevanza
– Il metodo scout insiste sull’ES- – Il metodo scout fa perno sull’A- fondamentale alla figura del capo,
SENZIALITÀ.
MORE PER LA NATURA.
alla sestiglia, alla squadriglia, ai
Don Bosco diceva che, quando la Don Bosco predilige l’aria aperta, il brevetti...
congregazione da lui con tanto sa- cortile, i campi, le feste in campagna, Don Bosco chiama i suoi capi “AS-
crificio fondata avesse ceduto alle le passeggiate sulle colline. Inventò SISTENTI” (oggi “ANIMATO-
comodità e al superfluo, poteva la festa delle castagne per poter fare RI”). Al metodo di sestiglia/squa-
considerare chiuso il suo corso. Ed
ha dettato per i suoi figli regole che
scampagnate anche di molti giorni...
veri campeggi ante litteram.
driglia preferisce il metodo del
gruppo che all’inizio chiamò
15
poggiano proprio sulla essenzialità, – Nel metodo scout si parla di compagnia” (dell’Immacolata,
sulla temperanza, sulla povertà. SPIRITO DI CORPO.
del Santissimo, di san Giuseppe, di
Lavoro e temperanza” è uno degli Don Bosco parla con insistenza di san Luigi...), e al metodo dei bre-
slogan lasciati da Don Bosco ai sa- SPIRITO DI FAMIGLIA.
vetti quello dei “gruppi di interes-
lesiani.
– Si è detto dello scoutismo che è se” (musica, canto, teatro, liturgia,
– Il metodo scout poggia sul SER- una “educazione da campo”.
banda…).
VIZIO.
Del metodo salesiano si è detto e si – La scelta cristiana del PATTO
Un solo esempio per affermare la dice che è un’educazione da cortile: ASSOCIATIVO scout diventa nel
necessità del servizio educativo e il cortile è il luogo educativo… del- metodo preventivo il capitolo sulla
caritativo nella pedagogia salesia- l’incontro e delle esperienze, del “RELIGIONE” che Don Bosco
na. Scoppiato il colera a Torino, dialogo e dell’amicizia.
considerava essenziale ai fini dell’e-
Don Bosco inviò i suoi ragazzi – Lo scoutismo educa attraverso il ducazione (MB 13,918).
più grandi (età rover) per la città gioco...
– La SCELTA POLITICA è
a lavare, pulire, trasportare, cura- I cortili degli oratori salesiani (con espressa nel metodo PREVENTI-
re... con un coraggio che s’avvici- spazi strutturati e spazi liberi), sono VO con la frase che Don Bosco usa-
nava alla temerità. Tutti, lui com- luoghi educativi essenziali. In genere, va: “ONESTI CITTADINI” uno dei
preso, erano convinti che fosse quando si apre un’opera, una delle due grandi traguardi del metodo. Il
una malattia infettiva... Se un condizioni “sine qua non” è che la secondo è “BUONI CRISTIANI”. Il
salesiano lo facesse oggi, rischie- struttura abbia spazi per il gioco.
cammino del Sistema pedagogico di
rebbe la galera.
– Lo scout suona e canta, danza… Don Bosco qui ha la sua conclusio-
– Il metodo scout punta sull’ABI- Don Bosco diceva che un oratorio ne naturale.
LITÀ MANUALE.
senza musica è come un corpo
Don Bosco voleva i ragazzi per- senz’anima. Ha il coro, la banda e NON SOLO
fettamente autosufficienti, capaci organizza parate pseudomilitari per
di impegnarsi in abilità d’ogni insegnare l’ordine e la disciplina. Ovviamente tra i due metodi esisto-
genere, perché lui stesso imparò – Il metodo scout distingue i suoi no anche differenze che abbiamo ta-
tanti mestieri per potersi mantene- soci con una uniforme...
ciuto, perché ci sembravano più uti-
re negli studi, facendo il garzone Don Bosco rispose a chi gli parlava di li le convergenze: “Se vuoi andare
in varie botteghe di artigiani. Poi uniforme per i suoi salesiani: “I miei d’accordo con gli altri punta su ciò
fondò le sue famose scuole di Arti figli hanno un’unica divisa: voglio che che ti unisce non su ciò che ti divi-
e Mestieri e le diffuse in tutto il vadano in maniche di camicia, come i de”. Per saperne di più: www.ba-
mondo.
garzoni muratori!”. (MB 2,411).
den.powell.it
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
BET GEMAL, ISRAELE
Lucianos. Allora anche la
tomba di Stefano doveva es-
UNA CASA...
sere nei paraggi. Fu il sale-
UNA TOMBA
Gli archeologi hanno ormai
pochi dubbi: la tomba del pro-
tomartire Stefano si troverebbe
nel territorio della casa salesia-
na di Bet Gemal, località a cir-
ca 30 km da Gerusalemme. Il
luogo è meta di migliaia di vi-
sitatori ebrei e non, attirati non
solo dal panorama, decisamen-
te invitante, ma anche e soprat-
tutto dagli scavi archeologici
eseguiti nella proprietà dei sa-
lesiani e dai reperti ivi raccolti.
È una storia suggestiva che co-
mincia nel lontano 415 d.C.
effetti, in seguito al sogno,
aveva cercato e trovato la tom-
ba proprio vicino alla chiesa da
Nel 1891 don Belloni Anto-
nio, che aveva comprato per i
suoi orfanelli un appezzamen-
siano don Andrea Strus, pro-
fessore all’Università Pontifi-
cia Salesiana di Roma, mor-
to prematuramente nel 2005,
che con una campagna di
scavi ritrovò i resti di una
struttura rotonda, ben esegui-
ta che poteva solo essere un
monumento funerario, un
mausoleo (vedi foto). Era la
tomba tanto cercata? Non tutti
ne furono persuasi. Ma tre an-
ni fa avvenne il ritrovamento
di una tabula ansata (un’ar-
chitrave con un’ansa su cui si
notava una scritta quasi illeg-
gibile). Il noto epigrafista Pè-
con una lettera inviata alle lui officiata, e l’aveva comuni- to di terreno a Bet Gemal, si re Puech, dell’École Biblique
chiese d’Oriente e d’Occidente cato con la missiva ricordata. fece salesiano e le sue case di Gerusalemme, dopo lunghi
che annunciava il ritrovamento Ma nel 614 d.C. i persiani di re (Betlemme, Cremisan, Naza- studi la interpretò: DIAKO-
della tomba di santo Stefano, Cosroe rasero al suolo tutte le ret e, per l’appunto, Bet Ge- NIKON STEPHANOU PRO-
avvenuta in seguito a un sogno chiese della Palestina, eccetto mal) passarono alla congrega- TOMARTYROS. Il diakoni-
avuto dallo scrivente, un tal quella della Natività di Be- zione di Don Bosco. Quando kon era un luogo dove si usa-
parroco Lucianos. Il quale in tlemme, perché le figure dei tre nel 1916 i salesiani decisero va conservare delle reliquie.
magi raffigurati sulla di costruire dei bagni all’a- La cosa riempì di gioia don
facciata sembravano lo- perto vicino al cortile per la Andrea, poco prima della sua
16
ro connazionali, essen- ricreazione, venne alla luce il morte. Gli studi continueran-
do vestiti come essi pavimento a mosaico di una no, è ovvio, ma la soluzione
stessi vestivano. Della chiesa bizantina del V secolo. che si prospetta è un’altra im-
chiesa e della tomba di Gli studi convinsero i ricerca- portante conferma per la sto-
Stefano fu persa da al- tori che poteva trattarsi del- ria della comunità cristiana
lora ogni traccia.
l’antica chiesa del parroco primitiva.
BREVISSIME DAL MONDO
BETLEMME / GERUSA-
LEMME. Dal 23 al 28
aprile ha avuto luogo la IV
maratona/pellegrinaggio
della pace da Betlemme,
luogo della nascita di Gesù,
a Gerusalemme luogo della
sua morte con numerose
tappe lungo il cammino.
Quest’anno finalmente han-
no partecipato all’organiz-
zazione anche il Ministero
del Turismo Israeliano e quel-
lo Palestinese e hanno corso
scolaresche israeliane e pale-
stinesi. Gli italiani erano circa
200, tra i quali Zorzi e Ma-
sciarelli.
BRESCIA, ITALIA. Si è te-
nuto a Brescia il 21/22 aprile
u.s. un seminario insolito, or-
ganizzato dal Centro Mater Di-
vinae Gratiae: “Un cammino
insieme nel mondo dei propri
lutti”. Il lutto è uno dei grandi
compagni della vita di ognuno;
saperlo vivere senza lasciarse-
ne travolgere è indispensabile.
Davvero opportuna la decisio-
ne di affrontare un tema così
significativo per tutti.
SAN GIMIGNANO, ITA-
LIA. Il 26 e il 27 aprile ulti-
mo scorso ha avuto luogo
nella cittadina toscana il V
festival internazionale del
documentario religioso con
una giuria di esperti e
un’altra corrispondente
composta da un gruppo di
alunni delle scuole supe-
riori. Dal 25 al 28 agosto
p.v. si terrà nella stessa
città la XV edizione della
Summer School in Reli-
gions.
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
BET GEMAL, ISRAELE
La “Buona Stampa” è
una tradizione dei sale-
siani. A Bet Gemal, in più
di 20 anni di attività, gra-
zie a donazioni hanno di-
stribuito decine di mi-
gliaia di bibbie. La chie-
setta di S. Stefano vede
l’afflusso continuo di pel-
legrini cristiani ma anche
israeliani. Nel corso del
2006 si sono succeduti
382 gruppi, senza conta-
re i singoli, le coppie e le
famiglie. Davvero una
preziosa attività che gli
scavi del salesiano prof.
Andrea Strus contribui-
scono ad esaltare.
FERRARA, ITALIA
Bella iniziativa dell’Orato-
rio di Ferrara, dove 140
ragazzi con i loro anima-
tori hanno dato vita alla
“Giornata dell’Amicizia”.
Lo spunto l’ha fornito la
Strenna del Rettor Mag-
giore. Le attività della
giornata erano imperniate
sul racconto dell’“Ombrel-
lo Giallo”, procacciatore di
amici. Alla fine, prima di
tornare a casa ciascuno
dei partecipanti ha ricevu-
to il suo “ombrello giallo”
e una consegna: donarlo
a qualche altro… per al-
largare sempre di più il
cerchio dell’amicizia!
17
SIMBO,
ISOLE SALOMONE
Arrivano i soccorsi agli
abitanti di Simbo dopo lo
tsunami che ha colpito le
Isole Salomone lo scorso
1° aprile. Il “Don Bosco
Technical College” di
Henderson ha attivato 26
studenti e 12 insegnanti
– tutti volontari – per por-
tare aiuto agli abitanti
dell’isola. Hanno noleg-
giato un traghetto, acqui-
stato acqua e generi di
prima necessità. Intanto
40 studenti di falegname-
ria e saldatura si sono re-
si disponibili per la rico-
struzione.
MESSINA, ITALIA
Il Centro Catechistico Sa-
lesiano dell’istituto teologi-
co di Messina adesso si
chiama “Centro di Peda-
gogia Religiosa” che svi-
luppa ricerche e promuove
attività nel campo della
cultura religiosa a livello
internazionale. Gestisce
attività didattiche avanzate
come l’Osservatorio Per-
manente Formazione Ca-
techisti, la Scuola di Pan-
teno, corsi di specializza-
zione, Master, ecc. Foto:
l’inaugurazione con mon-
signor La Piana. www.it-
st.it; pedagogia.religio-
sa@itst.it.
ISOLE SALOMONE
Pullulano i gruppi che si
costituiscono con tanto di
statuto per aiutare que-
sta o quella missione,
questo o quel missiona-
rio. Il gruppo volontari
AMIS (Amici missione
isole Salomone) è suddi-
viso in sottogruppi che si
occupano di realizzazioni
particolari e si recano vo-
lontari nella missione per
dare man forte ai locali.
L’AMIS, sei anni di vita,
ha realizzato parecchie
strutture. info@ami-
ciisolesolomon.it.
NEW YORK, U.S.A.
I Salesiani sono stati rico-
nosciuti, lunedì 29/01/’07,
Consultori Ufficiali del
Consiglio Economico e
Sociale delle Nazioni Uni-
te (ECOSOC, organo con-
sultivo dell’attività econo-
mica e sociale ONU). Ciò
consente loro di interveni-
re nelle questioni dell’ONU
riguardanti il loro carisma
specifico. La Procura Mis-
sionaria di New Rochelle,
nella persona di don Tho-
mas Brennan, è la rappre-
sentante ufficiale dei sale-
siani all’ONU.
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

2.8 Page 18

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CNAOSSATRA
SINDACALISTA NO
EDUCATORE SÌ di Francesco Motto
Don Bosco, educatore di
ragazzi, prete del popolo,
scrittore religioso e
catechistico, promotore
di tipografie e di editrici,
fondatore di collane
letterarie per la scuola
e il tempo libero,
costruttore di chiese,
organizzatore di iniziative
per gli emigranti e per le
18
missioni estere,
suscitatore di associazioni
giovanili, fondatore, ecc.
fu anche sindacalista?
Don Bosco educatore dei ragazzi,
fu anche una specie
di sindacalista, stante i suoi
contratti con i datori di lavoro
dei suoi ragazzi?
UN PO’ DI STORIA
Verso la metà del secolo XIX, a
Torino il flusso migratorio di perso-
ne in cerca di lavoro, spesso senza
mestiere, aumentava di giorno in
giorno. All’interno di tale massa ur-
bana, misera e ignorante, la fascia
più debole e priva di speranza era
quella giovanile, frustrata nelle
aspirazioni di promozione civile,
sociale, professionale e culturale. A
servizio di questa fascia Don Bosco
concepì il primo oratorio – inter-
classista per definizione – frequen-
tato da poveri garzoni di bottega,
manovali di officina, orfani, abban-
donati, immigrati, sfruttati. Dedica-
va loro le sue domeniche, e lungo la
settimana si recava a visitarli sul
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS
posto di lavoro. Ma presto si accor-
se che non bastava. La promozione
umana e sociale della gioventù la-
voratrice passava attraverso la cul-
tura. Di qui la scuola festiva, la
scuola serale, magari con libri scritti
da lui... Una scuola contemporanea
al mestiere. Non mancavano le ore
di formazione. Il prete dei ragazzi
fece poi un altro passo decisivo. Per
coloro che avevano bisogno di vitto,
vestito e alloggio, aprì casa Pinardi.
È di quegli anni il suo appoggio a
forme di patronato a favore di gio-
vani lavoratori, il suo farsi promo-
tore di una società di mutuo soccor-
so, il suo firmare e far firmare con-
tratti di lavoro che si potrebbero de-
finire “presindacali”. Un decennio
prima che il Regno di Sardegna
emanasse norme di tutela del lavoro
minorile, Don Bosco redige contratti
di lavoro che limitano la durata del-
l’apprendistato, che obbligano il
mastro” a insegnare la sua arte al
giovane, a “dare al medesimo le ne-
cessarie istruzioni e le migliori re-
gole onde bene imparare ad eserci-
tare l’arte..., ad occuparlo… in la-
vori proprii proporzionati alla di lui
età e capacità, ed alle fisiche sue
forze, ed escluso ogni qualsiasi al-
tro servizio che fosse estraneo alla
professione”. Il contratto prevede
altresì aumenti graduali di salario.
Tutto ciò 25 anni prima che a Tori-
no, per opera di un altro prete santo,
suo amico, Leonardo Murialdo, na-
scesse quello che fu forse il primo
Ufficio di collocamento al lavoro

2.9 Page 19

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Foto dalla fiction Don Bosco
coprodotta da Rai Fiction, Lux
Vide, Blue Star Movies e Lux
Vide GmbH, diretto dal regista
Concepì il primo oratorio –
interclassista per definizione –
frequentato da poveri garzoni
di bottega, manovali di officina,
orfani, abbandonati, immigrati,
Lodovico Gasparini e andata in
onda su Raiuno il 22 e il 23
settembre 2004. Alta l’audien-
ce con una media di 7 576 000
sfruttati.
spettatori. Nelle vesti di Don Bo-
È di quegli anni il suo appoggio
sco l’attore Flavio Insinna.
a forme di patronato a favore
in Italia! Affermava l’ebreo Cesare
di giovani lavoratori, il suo farsi
promotore di una società di mutuo
Lombroso: “Gli istituti salesiani
rappresentano uno sforzo colossale
e genialmente organizzato per pre-
soccorso, il suo firmare e far
firmare contratti di lavoro che si
potrebbero definire “presindacali”.
venire il delitto, l’unico anzi che si
sia fatto in Italia”.
giovanile” in quanto
IN DIFESA DEI DIRITTI
tale. Operò in concreto,
preoccupandosi di giova-
Alla base di tale vocazione “pre- ni in carne e ossa. Per
sindacale” vi erano in Don Bosco la lui il soggetto primo del
passione educativa, la difesa dei di- lavoro giovanile non
ritti dei giovani. Il contratto prevede- era il processo produt-
va che il “mastro” doveva dare al- tivo, ma il giovane, con
l’apprendista “relativamente alla sua i suoi bisogni, le sue at-
19
condotta morale e civile quegli op- tese e la sua dignità di
portuni salutari avvisi che darebbe persona. Mai dubitò del
un buon padre al proprio figlio”. primato del giovane sul
Non solo. Ma si “obbligava... l’anzi- lavoro, del lavoratore
detto maestro di lasciar libero per sul capitale, della co-
intero tutti i giorni festivi dell’anno, scienza sulla tecnica, del-
onde l’apprendista possa attendere la solidarietà sugli interessi
alle sacre funzioni, alla Scuola do- individualisti o corporativistici.
menicale, e ad ogni altro dovere che Attento ai valori del corpo e dello
Dal volume di Marcello Cruciani
Sarete miei testimoni,
ταυ editrice.
gli incombe come allievo dell’Orato- spirito, era convinto che una for-
rio anzidetto”. Visti i rischi per la za/lavoro giovanile, formata cultural- potente fattore di bene materiale e
moralità messa in pericolo nei luoghi mente, professionalmente, moral- morale. Don Bosco si è rivelato co-
di lavoro cittadini, allestì in casa sua mente e religiosamente avrebbe mi- struttore di solide realtà, pur senza
scuole e laboratori artigianali, dove gliorato la qualità di vita della so- “fare la rivoluzione proletaria”. Non
più che la resa finanziaria e produtti- cietà, dove certo non si teorizzava parlò del lavoro, lavorò tutta la vita,
va, importava che i giovani si for- l’odio di classe o l’odio permanente, non si fermò a fare della teoria sui
massero la coscienza morale. L’inse- come afferma ancora oggi qualche giovani, ma si mise accanto a loro
gnamento artigianale sarebbe poi sta- vecchia cariatide veteromarxista, al condividendo le sofferenze, le aspira-
to superato e al suo posto sarebbe sicuro dei propri privilegi e delle pro- zioni, perché potessero guardare con
nata la rinomata scuola professionale prie ricchezze, al caldo del suo ben speranza al futuro.
salesiana che si rivelò un’istituzione arredato saloncino ultraborghese.
Oggi le cose sono radicalmente
“provvidenziale” e perfino pionieri-
cambiate, non si parla più di me-
stica almeno in alcuni Paesi.
IERI E OGGI
stiere, ma di ruolo professionale, di
fasce di qualificazione e di conti-
I PUNTI FERMI
Don Bosco la dura esperienza del nua ed indispensabile riqualifica-
lavoro l’ha provata sulla propria pel- zione; ma ciò non toglie che a ra-
Resta però assodato che Don Bo- le. Riuscì a evitare l’ostilità fra scuola gion veduta Don Bosco sia da
sco era un prete, un educatore, non e lavoro o tra tecnica e cultura uma- considerare un precursore della
un politico, non un sindacalista. Non nistica, portando il lavoro a dignità di formazione professionale, un san-
studiò quella che dopo la sua morte «scuola per la vita». Intese che il me- to che “ha fatto storia”, a dispet-
sarebbe stata chiamata la “questione stiere non fosse una schiavitù, e nep- to magari di chi afferma che i
sociale”, né affrontò la “questione pure un hobby, ma un preciso dovere, santi non ne fanno.
ٗ
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

2.10 Page 20

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VIAGGI
METTI UNA SERA…
DOPO CENA di Giancarlo Manieri
UN DONO
SUPERGRADITO
“Una ditta di Bangkok mi convo-
ca un giorno perché vuole fare un
dono ai poveri. Ci vado subito: è
bene non far attendere i benefattori,
quando hanno deciso di… sganciare
qualcosa! Trovai già pronti alcuni
scatoloni. Ti lascio immaginare la
mia faccia quando venni a sapere
che lì dentro erano stipate più di
2500 paia di mutandine per signori-
ne. E adesso che ci faccio, fu il pri-
mo pensiero, mica le posso appiop-
20
pare ai confratelli. Con il signor Ro-
berto Panetto decidemmo di distri-
buirle alle bimbe povere dei villaggi
che visitavamo regolarmente. Lui
stesso s’incarica della distribuzione.
Manco a dirlo, andarono a ruba.
La statua di Don Bosco vigila sull’opera salesiana di Phnom Penh.
Che tu ci creda o no, per molte ra-
gazze e signorine si trattava del pri-
mo paio che mettevano nella loro
Alcuni aneddoti
vita. Erano raggianti, manco avessi-
mo portato loro un tesoro. Le nostre
mutandine ebbero tanto successo
D opo la visita ai villaggi, ci che perfino qualche suora, un po’
concedemmo un po’ di pau- scherzando un po’ sul serio, apo-
sa costretti dalla stanchezza. strofò il distributore: ‘Beh, per noi
“Ma parliamo un po’, tanto le parole niente? Anche noi le portiamo!’”.
non affaticano i predicatori. E poi
noi c’abbiamo il callo in bocca!”. IL CAPO DELLA POLIZIA
Stavamo passeggiando, finita la ce-
na, nel cortile del Don Bosco di Ph- Non ebbi il tempo per alcun com-
nom Penh, nei pressi della statua del mento perché don Battista ne iniziò
santo, opera del maestro Prawat (Cfr. subito un altro… “Questo è bello: un
BS marzo 2006). “Allora, cominciò giorno, un alunno del Don Bosco se
senza altri preamboli don Battista, ti ne tornava a casa dopo le lezioni con
racconto qualche aneddoto che ri- il suo motorino, da poco comprato a
guarda l’avventura salesiana dei pri- prezzo di tanti sacrifici. Lungo il tra-
mordi in Cambogia, soprattutto qui gitto viene affiancato da un altro mo-
nella capitale!”. “Sei proprio una mi- torino… e subito spunta la canna di
niera. Parti, sono pronto!”. Partì, in una pistola con il silenziatore. Lo
effetti. E se ci volle poco per indurlo spavento fu improvviso e terribile. Il
a raccontare, ci volle un po’ di più ragazzo frenò di botto, saltò giù dal
Roberto Panetto presso una
famiglia, una delle tantissime
che i salesiani aiutano.
per farlo smettere. Ma ciò mi fece mezzo e, senza pensarci un attimo, si
pensare e mi divertì. Cominciò con tuffò nell’acqua melmosa di un prov-
la storia delle mutandine.
videnziale stagno che costeggiava la
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Raggio nella sua casetta assieme al signor Roberto Panetto, don Battista
Personeni e una volontaria che segue la ragazza. Sulla soglia di casa la mamma.
te dei benefattori e fece strabuzzare
gli occhi agli impiegati quando chie-
se 53 milioni e 300 mila riel in ban-
conote da 100. Quella notte dormì
sopra una montagna di soldi, sul tetto
del camioncino, circondato da guar-
die armate. La mattina i proprietari si
presentarono per ritirare la loro quo-
ta. Il portafoglio era un sacco vuoto
di quelli del riso. Ognuno lo riempiva
di ciò che gli spettava, se lo caricava
sulle spalle e via! Roba da film!”.
INFINE RAGGIO
carreggiata. Riemerse poco dopo per
non affogare. Non c’era più nessuno.
Nemmeno la sua moto. Disperato
tornò in collegio a raccontare la sven-
sul volto, Panetto, una volta tornato,
organizza lo scavo e si becca pure
qualche sarcasmo. Ma gli operai tro-
vano l’acqua. E abbondante. Attoniti,
“Era una ragazzina di 17 anni, ma
non gliene davi nemmeno 12: minu-
ta, fragile, gracile; una delle 20 mila
persone sfrattate dalle baracche lungo
tura. Un salesiano lo accompagnò
dalla polizia per la denuncia. – Hai
essi montano subito un altarino a
Budda, bruciano bastoncini d’incen-
il fiume, prima che i poliziotti gli
dessero fuoco (BS marzo 2007), ince-
visto il ladro? Sì, certo! – L’hai vi- so e sacrificano due polli… poveretti nerendo tutto. Il governo aveva pre-
sto bene? – Benissimo! – Descrivilo! (i polli, intendo!). Non è finita. A parato come indennizzo un terreno in
– Un omone alto così, i capelli così, i
baffoni così, le scarpe così, la fac-
completamento, ti racconto la storia
dell’acquisto di quel terreno: 11 ettari
periferia assegnando a ciascuna fami-
glia 7ϫ15 m di terra. Nient’altro, né
cia… – Non vorrai mica dire che so-
no io? interloquisce una voce alle sue
e molti proprietari. Le trattative furo-
no snervanti, fitte di accordi siglati,
una canna di bambù, né uno straccio
per ripararsi. Raggio, a dispetto del
21
spalle. Il ragazzo si volta, riconosce cancellati, rifatti, riaggiustati… Il nome, era triste, non sorrideva mai, la
l’uomo che ha parlato e ha la presen- bello arrivò quando si parlò del paga- polio le aveva devastato una gamba,
za di spirito di concludere: – No! Io mento. Volevano tutto in banconote il che la rendeva goffa e la riempiva
sto solo descrivendo chi ho visto. – da 100, ma non in dollari, bensì in di vergogna. Roberto Panetto l’aveva
Indagheremo! Ma non hanno indaga- “riel”, la moneta locale. La somma scovata per caso ma ne aveva perso
to. Si trattava del capo della polizia”. pattuita era di 82 mila dollari che bi- le tracce dopo lo sfratto forzoso. La
sognava moltiplicare per 650 per ot- ritrovò il giorno in cui decise di fare
L’ACQUA DI FERRERO
tenere i riel… Insomma un camionci- una visita alla baraccopoli sorta in
no di banconote. Panetto andò in periferia sul terreno concesso agli
Poi fu la volta della scoperta del- banca dove aveva depositato le offer- sfollati del fuoco. Era ancor più triste
l’acqua. “Eravamo nel 1991. Nel ter-
e sola. Il papà faceva l’indovino da-
reno appena acquistato mancava l’ac-
vanti alla reggia, la mamma vendeva
qua, nonostante la zona acquitrinosa.
uova, acquistate dai salesiani a prez-
Pozzi non ce n’erano, tubature men
zo stracciato. Mestieri da sopravvi-
che meno. Ci pensò da Roma il coa-
venza. Allora Roberto decise di fare
diutore Giovanni Ferrero. Al signor
qualcosa per Raggio. Le cercò un be-
Panetto, di passaggio, che gli espone-
nefattore con la formula “adozione a
va il grosso problema promise: – Te
distanza”. Lo trovò e lei poté andare
la trovo io. – Giovanni, un viaggio
a scuola. Il benefattore fece di più:
fin laggiù costa ed è pericoloso con
le donò 2000 dollari, così lei, il papà
la salute che ti ritrovi. – E chi ti ha
e la mamma, ebbero una casa. Ora
detto che voglio venire in Cambogia?
sogna di entrare al Don Bosco: vuo-
– Ah no? E come fai? – Tu fammi
le diventare “un grafico”; ce la farà
una mappa della zona, dimmi l’o-
perché è bravissima, la migliore del-
rientamento dei fiumi, le distanze, il
la classe. Adesso poi riesce anche a
tipo di terreno, le quote… Panetto,
sorridere”. Raggio ha salutato anche
scettico, gli fece a mano la mappa e
me, quando l’abbiamo incontrata
gliela consegnò. Il giorno dopo Fer-
presso la sua casetta in muratura, la
rero gliela restituì dicendo: – Scava lì
prima casa che mai abbia avuto, nel-
dove ho segnato. – Ma sei sicuro? E
la baraccopoli in periferia.
ٗ
se non trovo nulla? – Ti pago io tutte
le spese. Con lo scetticismo dipinto
Il sig. Giovanni Ferrero, il “mago”
dell’acqua.
(Servizio fotografico dell’autore)
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

3.2 Page 22

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laeitgteiorvLaaAniVOGLIA
DI...
Giorgio Rossi
VOGLIA
DI VOLARE
Carissimo, non so perché,
la sua lunga corsa verso Addis Abeba.
alle elementari mi ostinavo
“Nuovo fiore”.
a scrivere cielo senza la “i”.
Volare oh, oh … nel cielo dipinto di blu… Modugno
La vita mi ha insegnato l’importanza
ha colto nel segno.
di mettere i puntini al posto giusto.
È il verbo che segna le tue vittorie.
C’è un numero di codice fatto di vocali
Penso agli atleti
e consonanti per avere accesso
che volano al traguardo.
alla porta del cielo.
Penso all’entusiasmo
Mi è sempre piaciuto l’aquilone.
che mette le ali ai piedi.
Mette insieme il vento, il cielo,
Penso ai voli pindarici della fantasia
e il filo nelle mani di un fanciullo.
che trasformano la realtà.
Tre messaggi in un colpo solo.
Penso a Icaro
L’azzurro è il colore dei bambini.
che vuole raggiungere il sole.
Hanno i piedi puntati sulla spiaggia,
Penso al profilo alto della vita
22
ma gli occhi appartengono al paradiso.
Il vento è la vita.
che ti invita ad avere due ali:
l’ala dell’amore e l’ala della libertà.
Ti gonfia le vele e ti spinge in alto mare. Ti prende Si può salire in alto un poco alla volta.
l’aquilone e te lo strappa dalle mani se non ti
Muovi le tue ali e il cielo diventa tuo.
presti al gioco.
Ci vuole una vita
Non c’è contrarietà
per conquistare la libertà e l’amore.
che ti impedisca di salire in alto.
Tuo
Non c’è una nuvola nera
Carlo Terraneo
che tu non possa oltrepassare
e sconfinare nella luce.
Il vento è maestro ti insegna a non soccombere
nella difficoltà.
Ti scompagina i capelli,
ma non ti dà tanta forza.
I bambini giocano con tutti,
anche con Dio.
I bambini sono i nostri ascensori per arrivare a
Dio senza fatica.
Sulle loro spalle non stonano le ali.
Ricordo un viaggio in aereo
da Roma ad Addis Abeba.
Era l’indomani della morte di un fratello. In alta
quota,
oltre una fitta coltre di nubi,
mi ostinavo a guardare se in quell’enorme tappeto
bianco
sotto di me, avesse dovuto sbucare il volto di chi
avevo amato.
Lo sentivo. C’era. Non l’ho visto.
Ma lui sì! Ne sono certo.
Mi ha chiamato.
Il Boeing 707 ha continuato
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

3.3 Page 23

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CINUSLETRUTROA
Presentiamo una delle più prestigiose
librerie/editrici dell’America Latina,
invidiata da molti, consultata da moltissimi.
Si chiama Abya Yala ed è anche una
Associazione Culturale.
WWW.ABYAYALA.ORG
di Serena Manoni
Un sito prestigioso quanto prestigiosa è la libreria/editrice
di cui ci accingiamo a parlare, sita a Quito, capitale dell’Ecuador,
in Av 12 de Octubre 1440 y Wilson – Casilla 17-12-719. Abya Yala
è a servizio “por la identidad de los pueblos”, come annunciava
il logo in occasione del 25°. Ora gli anni di servizio qualificato
sono 32 e Abya Yala è conosciuta in tutto il mondo.
L’edificio della libreria/editrice Abya Yala a Quito (Ecuador).
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

3.4 Page 24

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Il settore politico.
Psicologia, filosofia, linguistica, ecc.
È una di quelle istituzioni nate
senza essere state program-
mate, venuta alla luce quasi
per necessità. Intervistato, l’ideato-
re/fondatore, il padre Juan Bottas-
so, ci ha narrato la bella vicenda
degli inizi. Tutto cominciò nel pe-
riodo in cui il padre salesiano, ita-
liano di Peveragno, ma ecuado-
reño per elezione, ora membro
dell’Academia Nacional de Histo-
ria del Ecuador, lavorava in zona
amazzonica con gli indi Shuar. Era
uno di quei missionari molto atten-
ti alle tradizioni e alla cultura dei
popoli, perché, afferma lui stesso,
contengono indicazioni preziose
per la vita e la storia propria e al-
trui”. Sentiamo dalle sue parole
com’è iniziata l’avventura. “Vole-
Le pubblicazioni sulla religiosità
di vari popoli indigeni.
vo aiutare i ragazzi a non perdere
usi, costumi e consuetudini che da
sempre erano appartenuti alla loro
etnia; a scuola sono esposti a que-
sto rischio. Allora ho interrotto i
programmi per una settimana, li
ho divisi in gruppi e inviati nelle ri-
spettive famiglie con un foglio fitto
di domande. Dovevano chiedere a
genitori e nonni molte cose, ad
esempio tutti i tipi di erbe che co-
noscevano per alimentarsi, ma an-
che le varie specie di erbe medici-
nali, quelle allucinogene, quelle
velenose… E ancora, le diverse
qualità di legname, e tutti gli ani-
mali che conoscevano, con le loro
caratteristiche. Ho chiesto di porta-
re documenti, notizie su guerre,
tradizioni, feste, celebrazioni, cre-
denze… L’esito ha superato ogni
aspettativa. Ognuno è tornato con
un quadernetto zeppo di appunti.
Li abbiamo rivisti tutti, unificati,
verificati e ci siamo accorti di aver
accumulato del materiale decisa-
mente interessante. Per fare qual-
Esposizione di libri
di archeologia.
che esempio, ci siamo trovati di
fronte a quasi 3000 specie di vege-
tali; della mandioca abbiamo con-
tato una sessantina di specie; ab-
biamo scoperto che di formiche ne
conoscono un’infinità: quelle peri-
colose, quelle guerriere, quelle
commestibili, quelle velenose; dei
legnami sapevano tutto, quelli che
si deteriorano in fretta, quelli flessi-
bili, quelli durissimi, quelli morbi-
di... Tutto il materiale raccolto l’ho
fatto battere a macchina. Mi sono
accorto che avevo tra le mani una
impressionante fonte di informa-
zioni che ho moltiplicato con il ci-
clostile, poi… Poi da cosa nasce
cosa, come si suol dire, ed eccoci
a gestire una libreria specialissima
e specializzatissima”.
LIBRERIA NON SOLO
L’intuizione che il materiale rac-
colto dai ragazzi potesse costituire
un fondo prezioso per la storia de-
gli Shuar, ha fatto nascere l’idea
della continuazione, non più em-
pirica, degli studi e delle ricerche
sui popoli indigeni: cultura, lin-
gua, tradizioni, religione, strumen-
ti… “E abbiamo cominciato a fare
ricerche scientifiche. C’era un pa-
dre salesiano, don Alfredo Germa-
ni, che si dedicava agli studi sulla
lingua e sulla grammatica degli
Shuar, un altro il padre Siro Pelliz-
zaro, stava affrontando i miti, i
canti, le poesie, la musica. La loro
collaborazione risultò preziosa.
Poterono così cominciare le pub-
blicazioni che da allora non si so-
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

3.5 Page 25

▲back to top
Macchine stampatrici.
no più fermate. E soprattutto co-
minciò l’interesse degli studiosi al
nostro lavoro. Antropologi, etno-
grafi, studiosi d’arte e di letteratu-
ra, sociologi, storici, archeologi ci
facevano visita, e cominciarono
anche le prime tesi”. Per mettere a
disposizione degli studenti, degli
studiosi e delle Università il mate-
riale per ricerche fu giocoforza tra-
durre i testi originali dal tedesco,
inglese, francese. Nacque, così,
l’esigenza di avere un’editrice,
che all’inizio non rientrava nem-
meno lontanamente nei pensieri e
nei programmi di don Bottasso e
dei suoi collaboratori. In breve,
Macchina rifilatrice.
Abya Yala ha in 32 anni pubblica-
to oltre duemila titoli e continua la
sua marcia in campo editoriale
specializzato, con una ottantina di
titoli all’anno. La partecipazione a
congressi, convention, meeting gli
ha dato visibilità mondiale e vari
ricercatori di diversa nazionalità
offrono la loro collaborazione e la
loro competenza.
ABYA YALA PERCHÉ
Il punto di partenza fu, dunque,
una ricerca su vasta scala riguar-
dante il popolo degli Shuar; per-
tanto il primo stock di questa col-
lezione specialistica si chiamò
Mundo Shuar”. Ma costoro non
erano gli unici abitanti dei territo-
ri amazzonici. Quando gli studi e
le ricerche si aprirono ad altre
popolazioni, cambiò anche il no-
me della collezione: “Scegliem-
mo ABYA YALA, e avevamo le
nostre ragioni per farlo – precisa
Juan Bottasso –. È stato preso da
un piccolo popolo concentrato
sull’isola di Ismodir Anamah, i
Kuna”. Costoro chiamavano e
chiamano l’America con il nome
di Abya Ayala. Il perché l’ha spie-
gato un vecchio kuna: “Abya Yala
è una grande terra. Se tu navighi
verso il Nord per molti giorni, ar-
rivi in un posto molto freddo do-
ve l’acqua diventa pietra… Se na-
vighi verso il Sud per molti giorni
arrivi in un altro posto dove fa lo
stesso molto freddo e anche lì
l’acqua diventa pietra. Tutto que-
sto noi lo chiamiamo Abya Yala,
terra in piena maturità”. Il nome
America” viene da un coloniz-
zatore, il nome Abya Yala viene
da un popolo che da sempre vive
libero nella propria isola.
La libreria/editrice è ora aperta
a tutte le culture americane e i
suoi libri figurano in tutte le
esposizioni specialistiche, e nei
congressi internazionali, come
Abya Yala possiede anche
un settore espositivo che, oltre
a documenti cartacei, mette
in mostra anche oggetti della vita
quotidiana delle popolazioni
amazzoniche.
Vasellame dei popoli della foresta.
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

3.6 Page 26

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Strumenti musicali artigianali dei popoli della foresta.
Tessuti e canestri.
Gli indios dell’Amazonia
ecuadoriana conoscevano riti
e procedimenti per ridurre le teste
dei nemici a proporzioni poco più
grandi di una mela. La tecnica
si è estinta verso la fine del secolo
19° e quasi nessuno conosce più
il metodo usato dagli Shuar per
ridurre il volume della testa di
un nemico pur conservandone
la fisionomia.
quelli di Stoccolma, New Or-
leans, Amsterdam, Bogotà, Var-
savia, Sevilla… Né ha più biso-
gno di inviare i suoi ricercatori
nelle varie regioni: ormai il ma-
teriale lo offrono gli studiosi
stessi, desiderosi che una libre-
ria altamente qualificata e spe-
cialistica pubblichi un loro stu-
dio o una loro ricerca. “Abbia-
mo ormai il meglio di tutto il
continente”, dichiara con un
certo orgoglio padre Bottasso,
fondatore e ancora patron di
questa grande impresa di Comu-
nicazione Sociale.
IL METODO…
Sono libri, quelli di Abya Yala,
specialistici, quindi di nicchia,
non adatti alla grande distribuzio-
ne. Il che, in parole povere, signi-
fica che il commercio per opere
di questo genere è limitato. Come
si regge allora tutta l’organizza-
zione? Viene in soccorso la tec-
nologia digitale. Si stampano sol-
tanto le copie che servono. Per-
ciò le tirature di ogni volume so-
no bassissime. Questo permette
che non ci siano ritorni o ritiri. I
libri sono conservati in dischetti
cd-rom. Quando un titolo si
esaurisce se ne ri/stampano le co-
pie che vengono richieste. Si la-
vora insomma senza avere stock
immagazzinati e inutilizzati. Nul-
la va al macero. E si cerca di
pubblicare sempre in stretta col-
laborazione con le Università in-
teressate. È un modo per dividere
a metà i rischi che non sono po-
chi! Comunque tutto il sistema:
traduzione, stampa, diffusione è
pagato con la vendita. Una ini-
ziativa che si è rivelata utilissima
per incentivare la diffusione dei
testi dell’editrice è la Scuola di
antropologia che si è diffusa in
altri Stati (Brasile, Guatemala, Pa-
raguay, Argentina, Bolivia…), do-
ve vengono usati i testi editi da
Abya Yala. La libreria, inoltre,
possiede un indirizzario di oltre
3000 antropologi che vengono
regolarmente informati di ogni
nuova pubblicazione. Un altro
modo di diffusione è la pagina
web: www.abyayala.org.
I COLLABORATORI
Sono una quindicina i collabo-
ratori fissi, ma sono centinaia
quelli occasionali, autori, ricerca-
tori, studiosi i quali si tengono in
contatto attraverso una corrispon-
denza fittissima. “A questo propo-
sito, afferma il professor Bottasso,
devo dire che ci arrivano libri per-
fino dalla Svezia, da Mosca, dal
Giappone… Ma noi operiamo uno
screening molto attento e selettivo.
Molti dei nostri libri sono destinati
a un pubblico specializzato, an-
che se non mancano quelli adatti
per i ragazzi delle superiori. Parec-
chi clienti sono gli stessi indigeni
che si vogliono documentare su
certi aspetti della loro cultura che
stanno sparendo. I titoli dell’ultima
generazione vertono sull’ambien-
te, l’ecologia, i cambiamenti cli-
matici, la distruzione dell’Amaz-
zonia, la medicina indigena… Tra
i collaboratori e ricercatori ci so-
no, naturalmente, anche alcuni sa-
lesiani. In effetti, una trentina di ti-
toli selezionano opere scritte dai
figli di Don Bosco.
Serena Manoni
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

3.7 Page 27

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BAGLIORI
serena.manoni@libero.it
LORENA
TESTIMONE
DELLA FEDE
Ala Rustica, quartiere piano il proprio, e ritrovò in
periferico di Roma, si tal modo la forza e la deter-
fa spazio la vita di Lo- minazione di sottoporsi a ul-
rena d’Alessandro, che nasce il teriori visite specialistiche as-
20 novembre 1964 da una fa- secondando le loro volontà.
miglia di modeste origini. I Si arrivò dunque alla realizza-
suoi giorni trascorrono in quel- zione di una protesi cui Lore-
la che è la quotidiana normalità na subito si abituò non recan-
dell’esistenza di ogni bambino dole alcun complesso, ma re-
che frequenta scuola, amici e galandole nuova energia e vi-
parrocchia, modellando il pro- talità da riversare tutta in par-
prio essere all’educazione e al rocchia, tra gli amici, a scuola
rispetto dei più importanti e sa- e in ogni ambito in cui il suo
ni valori. La non facile impre- contributo fosse indispensabi-
Lorena D’Alessandro
27
sa che farà di lei protagonista le e “unico”.
(1964-1981).
della Parola di Cristo diventa
una vera e autentica missione ᭿ La sua vita cristiana si spirituale che poco prima di
d’amore che attraversa il dolo- arricchì di numerose ed irri- morire indicò a sua madre
re e attraverso il dolore, testi-
monia la fede.
᭿ Alcuni episodi accaduti
in tenera età denunciano uno
stato fisico piuttosto fragile,
ma la tragedia è gelidamente
annunciata da un male incura-
bile, un tumore osseo che le
colpirà la gamba sinistra. Tra
esami, ricoveri e disperati
tentativi di salvare quell’arto
ormai compromesso, i genito-
ri arrivano con strazio a deci-
derne l’amputazione e Lorena
così commenterà quella diffi-
cile scelta: “I miei genitori
per me hanno scelto la vita”.
Il dispiacere di Lorena prova-
to nel vedere la sofferenza ne-
gli occhi di mamma e papà le
faceva mettere in secondo
petibili esperienze toccando
luoghi solo fino a poco prima
insperati: il viaggio a Lourdes
nell’estate del 1980 organiz-
zato dall’Opera Romana do-
ve, disse Lorena: “nella soffe-
renza di tanti fratelli, nella
gioia con cui loro soffrivano,
ho incontrato la Madonna.”; e
tra la fine del 1980 e l’inizio
dell’1981 l’incontro con la
comunità di Taizé. La sua sof-
ferenza vissuta nell’incontro
con Cristo si trasforma in do-
no e diventa segno indiscusso
dello spirito divino in un cor-
po umano martoriato dalla
malattia. Consapevole della
brevità dei suoi giorni ma con
il cuore fervidamente ancora-
to a Dio, ebbe la forza di la-
sciare un autentico testamento
con queste esatte parole:
“Mamma ho fatto testamento,
quando muoio lo darai a don
Ugo, lo metto qui.” E indicò
la libreria dove l’avrebbe ri-
posto.
᭿ Ne riportiamo alcuni pas-
si a dimostrazione del grazie
che tutti abbraccia. “Dono
tutti i miei organi… a chi sof-
fre. Ai fratelli della comunità,
vi ho amato immensamente.
Papà e mamma siete stati i
genitori più forti del mondo.
Vi amo immensamente. Pen-
satemi ogni tanto... abbraccia-
te nonna, zia Giulia, zio Ezio,
l’altra nonna e tutti gli zii e
cugini per me. Pregherò per
voi”. Lorena lasciò questa ter-
ra il 3 aprile 1981.
ٗ
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

3.8 Page 28

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FMA
BUON COMPLEANNO
AFRICA
di Maria Antonia Chinello
Le FMA festeggiano
i 25 anni del «Progetto
Africa». Nel 1982 iniziava
il cammino di presenza
missionaria nel continente.
Il seme è diventato
albero: 466 suore,
in 22 Nazioni con
78 comunità si dedicano
28
a giovani, bambini,
donne tessendo
una feconda rete
di educazione
ed evangelizzazione.
Suor Dieudonne e suor Elise.
Progetto Africa/Angola.
do a cercare notizie in più, nei siti
delle Figlie di Maria Ausiliatrice e
dei Salesiani di Don Bosco.
PUNTA NERA
L’ arrivo delle Figlie di Maria
Ausiliatrice nel continente
africano risale a molto pri-
ma del 1982. Infatti, già dall’8 di-
cembre 1893 le prime arrivavano in
Algeria, successivamente in Tunisia
(1895) ed Egitto (1915), nel 1926 nel
Congo e nel 1950 in Mozambico e
nell’Africa del Sud. Poi, il Capitolo
generale del 1981 spinse verso nuovi
orizzonti con il «Progetto Africa»
per un rilancio, senza trascurare però
le missioni già esistenti. Fin dall’ini-
zio è stata chiara anche la modalità:
collaborazione con i salesiani per
una più incisiva azione tra i giovani
più poveri. Da allora se ne è fatta di
strada. Le comunità si sono moltipli-
cate e, attualmente, l’orizzonte delle
“missioni” è variegato, sempre più
rispondente alla situazione e ai biso-
gni dei paesi e dei contesti sociocul-
turali in cui si inseriscono le comu-
nità. Si va dal Nord Africa, con la
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS
Tunisia, fino alle case in Sudafrica,
dall’est del Kenya e della Tanzania
all’Ovest del Camerun e del Congo
Brazzaville, passando per il Mozam-
bico e transitando in Egitto, giù fino
in Madagascar. Le suore, e le comu-
nità educanti che gravitano intorno
alla loro presenza, si pongono al cro-
cevia tra l’ascolto della realtà e la
promozione delle risorse proprie del
continente: beni naturali e culturali,
ma soprattutto la valorizzazione e la
scommessa sui giovani, sulle donne,
sulle famiglie. Andando oltre l’ama-
ro della sofferenza, della povertà,
della violenza, delle guerre e dei
conflitti che, in questo continente co-
me non mai, pesano come macigni
sulle spalle della gente, chiudendo, a
volte, ogni possibilità di sguardo al
futuro. Non si può dare voce a tutto
il «bene che si fa»: ogni scelta obbli-
ga a lasciare da parte tanto altro. Lo
facciamo consapevolmente, invitan-
Pointe Noire, nel Congo Brazza-
ville, è una “punta” che emerge dal-
l’oceano Atlantico... così anche la
missione «Madre Morano» delle
FMA in questa cittadina, vuole ca-
ratterizzarsi come una “punta di spe-
ranza” per tanti giovani e tante fami-
glie provate dalle guerre. Sorta nel
1988, la comunità ha da subito una
colorazione internazionale e risponde
ai bisogni del dopoguerra: povertà,
disoccupazione, famiglie smembrate,
giovani in balia di se stessi. Nasce
così il progetto di un laboratorio di
promozione femminile e di una casa
famiglia per bambine a rischio in un
quartiere periferico della città. Ci si
dà subito da fare per creare una rete
di collaborazione con le ONG e con
le istituzioni locali in modo da inter-
venire con efficacia dove il bisogno
si fa più urgente. Prime iniziative che
suscitano interesse: le visite nella zo-
na di Tié-Tié, il sondaggio sugli inte-
ressi delle ragazze, arrivate in massa

3.9 Page 29

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Progetto Africa/Costa d’Avorio.
Progetto Africa/Congo.
dalla capitale Brazzaville, la più col- primi risultati: Rosiane ha imparato Le FMA in Africa
pita dalla guerra civile, la collabora- il mestiere di parrucchiera e può così
zione con i salesiani e la scoperta di prendersi cura delle sue sorelline. NAZIONE
CASE FMA
vivere insieme ai giovani il clima Patricia è tornata a casa e continua Angola
5
24
dell’oratorio di Don Bosco. Gli orfa- ad andare a scuola con entusiasmo. Benin
1
9
ni a causa della guerra, dei genitori Dora, Fredène e Diverci hanno ter- Camerun
1
8
morti o affetti da AIDS sono tanti e
allora la comunità progetta e realiz-
za, su un terreno acquistato l’8 di-
cembre 1999, una casa famiglia. Og-
gi vi sono accolte 18 ragazze, tra i 9
e i 17 anni, bambine e adolescenti a
rischio: «Crediamo al miracolo del
sistema preventivo – precisa suor
Giulia Russo, missionaria della “pri-
minato con soddisfazione la scuola
elementare e ora proseguono con la
scuola media.
LUENA CASA
DELLA LUCE
A Luena, in Angola, c’è la «casa
della luce». È un complesso scolasti-
Congo Brazzaville 1
Congo Rep. Dem. 14
Costa d’Avorio
3
Egitto
3
Etiopia
4
Gabon
3
Guinea Equat.
2
Kenya
7
4
95
18
18
21
21
12
49 29
ma ora” – e puntiamo quindi sulla co, il CEMA (Centro educativo Ma- Lesotho
1
4
creazione di un ambiente ricco di va- ria Ausiliatrice), che appartiene a tut- Madagascar
5
35
lori: rispetto, gusto di vivere, gioia, to l’istituto delle Figlie di Maria Au- Mali
2
7
responsabilità, perdono, impegno per siliatrice, in quanto costruito, pezzo Mozambico
10
50
crescere in tutti i sensi. Una rete di
solidarietà si è creata intorno all’ope-
ra, facendo sentire alle bambine
quanto sia preziosa la vita di ciascu-
na, nonostante le ferite personali. Il
fatto di sentirsi oggetto di cure e di
dopo pezzo, con l’apporto e il soste-
gno economico di tutte le comunità
educanti. L’Angola è una terra ferita
da una guerra interminabile. È fatica
ricucire le lacerazioni dovute ad anni
di conflitto, fughe, imboscate, paura
Rwanda
Sud Africa
Sudan
Tanzania
Togo
2
7
5
21
4
16
1
3
2
12
attenzione le stimola a dare il meglio di saltare sui campi minati. Ora, in Tunisia
1
5
di loro stesse, a essere più ottimiste questo angolo di terra giovani e gio- Zambia
5
26
di fronte al futuro». Non mancano i vani frequentano le scuole e i centri
di alfabetizzazione, i corsi di promo-
zione per la donna e di formazione mo al coordinamento e gestione di
professionale. Siamo andate a Lue- tutta l’opera e alle attività nella par-
na, in questa terra verde a 1200 m di rocchia dei salesiani: con loro il
altitudine, dove il clima è general- cammino è di fraterna collaborazio-
mente mite e la gente sta ricostruen- ne, di cordialità e reciprocità. Alcuni
do la vita dopo che la pace è ritorna- “ritratti” di Africa. Le celebrazioni si
ta. Qui era iniziata la guerra civile, stanno moltiplicando: ogni paese,
qui sono stati gli ultimi avamposti ogni comunità educante vuole condi-
del conflitto che ha seminato morte e videre con la gente, con i giovani e
distruzione; ora qui, oltre 600 alun- le donne in particolare, questo giubi-
ne/i frequentano la nuova, grande leo d’argento del Progetto Africa.
scuola, mentre sono in cantiere altre Non si tratta solo di “ricordare”, ma
strutture per ospitare l’internato, un nel fare memoria progettare e guar-
salone multifunzionale, aule e labo- dare avanti, perché qui, il carisma sa-
ratori per i corsi professionali. Le lesiano è chiamato a dare un contri-
quattro sorelle che formano la comu- buto serio e qualificato nell’educa-
nità hanno la loro casa poco distante zione alla pace e nelle scelte a favore
Progetto Africa/Madagascar.
dal Centro e si dedicano a pieno rit- dei più poveri.
ٗ
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Giuseppe
Morante
ANZIANI
AUTENTICITÀ
PER MEDITARE
COME RIMANERE
I CINQUE SEGNI
DAVANTI A TE
A CASA PROPRIA
DELL’AMORE
I PENSIERI
DA ANZIANI
FAMILIARE
DEL MIO CUORE
a cura della Comunità
di Gary Chapman
Meditazioni dalla Liturgia
di Sant’Egidio
ELLEDICI, Leuman (To) delle Ore
Leonardo Internazionale 2006, pp. 280
di Giuseppe Agostino
Milano 2006, pp. 288
Paoline, Milano 2006
pp. 274
Se si potesse scegliere,
ognuno vorrebbe passare
Circa mezzo secolo fa la
gli anni della vecchiaia in
Chiesa consegnò un libro
mezzo alle persone che
come compagno di viaggio,
conosce e nei luoghi e
giornaliero, sempre uguale
nella casa che ciascuno
e sempre nuovo, che allora,
ama. Ma spesso non è co-
nella tradizione ecclesiale,
sì. Andare in un istituto
si chiamava Breviario. Oggi
HOMO CONSUMENS
Lo sciame inquieto
dei consumatori e la
miseria degli esclusi
di Zygmunt Bauman,
Erickson, Trento 2007
pp. 102
può essere una necessità,
ma esistono immense
possibilità per poter rima-
nere a casa propria anche
quando si ha più bisogno
e non ce la si fa da soli.
Questo insegna la guida
in oggetto, rivolgendosi a
si chiama La Liturgia delle
Ore. L’autore confessa di
averlo sempre visto come
un tesoro e lo ha colto co-
me ricchezza inesauribile di
perle nascoste... Nel volu-
me vi sono raccolte le me-
ditazioni scaturite dalla sua
30 L’autore descrive la so- chi intende umanizzare la
lettura quotidiana. Si tratta
cietà dei consumi della vita a partire dai vecchi. È Il libro descrive la natura e di riflessioni ora su un’an-
modernità “liquida”. Lo
sciame dei consumatori
tende a sostituire il grup-
po. Non ha leader né
gerarchie perché il con-
sumo è un’attività solita-
ria, anche quando av-
una bussola piena di noti-
zie aggiornate per usare
la città da casa propria,
per trovare gli aiuti che
sembrano impossibili. Ci
si può curare a casa, si
può essere aiutati a spo-
starsi in città, è possibile
l’anima della famiglia sana,
normale, in cui ci si vuole
bene. Dopo decenni di lavo-
ro terapeutico con le fami-
glie, l’autore ha scoperto
cinque caratteristiche fonda-
mentali che creano dinami-
che familiari robuste, efficaci
tifona, ora sul versetto di un
salmo, ora su un’espressio-
ne della Scrittura o dei Pa-
dri, con il semplice deside-
rio di condividere ciò che è
rimasto impresso nel cuore
dell’orante. Si tratta di un li-
bro ricco di meditazioni sul
viene in compagnia. Nel- creare una rete di soste- e soddisfacenti. Offre quindi modo in cui l’uomo d’oggi
la società dei consuma- gno per restare dove si è indicazioni pratiche per co- si confronta con la Parola.
tori i bisogni non devo- sempre vissuti.
struire questi elementi in
no aver fine, pena la
ogni famiglia. Il libro è diviso
stagnazione economica.
in cinque parti. Ogni parte
Per contrasto, il povero
descrive ciascuna delle cin-
è fuori dal gioco perché
que caratteristiche di una
consumatore difettoso.
famiglia “amorevole” e co-
La povertà non è un’in-
giustizia, ma il risultato
di una colpa individuale.
A partire da questa ana-
lisi critica, l’autore ripro-
porre il tema dell’agire
morale, intrinsecamente
libero e quindi a rischio
di venir meno, ma che
struttiva con tante indicazio-
ni pratiche. Si tratta di una
guida che si offre come spe-
rimentazione concreta, per
cui, a partire dalla prassi per
arrivare ai principi, indica a
fine di ogni parte, fa doman-
de ed indica esercizi per la
vita familiare quotidiana.
costituisce una caratteri-
stica originaria dell’es-
sere umano, alla base
della sua socialità e del-
la sua sopravvivenza
come specie.
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS
NCcsrdihoOeOienrNeRcovatRaetStatcnIoISmqgliuoPFceinhsAOnoteatNeVrsoeDeEavgpENlanrlNeeDnasZnlIasroTAiotsiA.rlpseicIiePhlpiltbiEiteobirvRssert-ei-i
Editrici.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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I“LUDMOALNOOR”E
IL DOLORE E LA FEDE
Viaggio nel mistero
di Sabino Palumbieri
e Cristiana Freni
Edizioni CVS, Roma 2006
pp. 98
SANTI MODERNI
ICLODMOUPNOIO/PNREIMA
LA SPIRITUALITÀ
ADESSO
DI SAN GIUSEPPE
CHE HO FATTO
COTTOLENGO
LA PRIMA COMUNIONE
di Elio Mo e Lino Piano
di Denise Lamarche
Edilibri, Torino 2006
ELLEDICI, Leumann (To)
pp. 208
ISG, Vicenza 2006
pp. 142
Il Cottolengo fondò nel 1832
la Piccola Casa della Divina
Provvidenza, per assistere
anziani, disabili, malati, mi-
nori, tossicodipendenti, po-
VDB
VOLONTARIE
DI
DON BOSCO
(Cfr. BS Ottobre 2001 pag. 36)
veri. La casa madre a Tori-
no accoglie oggi, tra ospiti e
personale religioso, circa
2000 persone. L’opera ha
un centinaio di sedi in Italia
e una quindicina all’estero.
Meno noti, quanto meritevoli
di conoscenza e riflessione,
sono il suo pensiero e il
percorso spirituale che lo
portò alla sua opera. Un
percorso straordinario ben
Vuoi saperne
di più?
presentato nella sua genesi,
Vuoi contattarle? 31
Il libro ha crediti per esplo- nel suo sviluppo e nei detta- Questo libro-diario non è
rare con delicatezza i difficili gli da questo libro. Vi si leg- fatto per essere letto in fret- SICILIA
sentieri del dolore umano.
L’argomento viene affronta-
to tanto dal versante antro-
pologico spirituale che da
quello letterario, perciò con-
gono scritti e lettere perso-
nali, testimonianze di opera-
tori, riflessioni storiche, an-
tropologiche e teologiche
sull’ispirazione carismatica e
ta. È costituito da quattro ca-
pitoli, suddivisi a loro volta
in vari temi. Il fanciullo può
leggere anche solo qualche
riga al giorno e lasciare che
Tel. 091.671.22.20
(occidentale)
Cell. 347.08.07.758
(orientale)
serva i tratti del discorso
“parlato”. Risente anche del-
l’esperienza pastorale e di-
dattica degli autori. Vi sono
sul senso del suo itinerario
ascetico-spirituale.
il loro contenuto scenda nel
suo cuore e viverlo. Ricevu-
ta la “Prima Comunione”,
non si deve aspettare che
ITALIA
MERIDIONALE
Tel. 081.644.889
intrecciati i filoni del pensie-
ro filosofico, storico, lettera-
rio, fusi in una sintesi di
siano sempre gli altri, gli
adulti a prendere l’iniziativa ITALIA
di scegliere i mezzi per cre- CENTRALE
sensibilità pastorale moder-
scere nella fede, a scegliere Tel. 0733.960.611
na, molto vicina alle ango-
per i piccoli come continua-
06.39.73.47.57
sce e alle speranze dell’uo-
re a crescere da veri cristia-
mo contemporaneo. La ri-
ni. Adesso che ho fatto la ITALIA
vendicazione del diritto ad
Prima Comunione... vuole SETTENRIONALE
avere una speranza più for-
te del male, la capacità di
credere con coraggio, lo
spazio da cui non esclude-
aiutare a crescere nella fe-
de, come una guida, un dia-
rio davvero speciale e tutto
personale. Quindi si tratta di
N.O.
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re chi soffre sono segni di
una speranza cristiana per
l’uomo d’oggi.
un libro-dono da offrire ai
fanciulli dopo l’ammissione
all’Eucaristia.
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N.E.
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SITO WEB
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BS LUGLIO/AGOSTO 2007

4.2 Page 32

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ON LINE
Breve profilo di Severino Valesano (1921–2000), ragioniere, ex direttore di
Banca, infine salesiano.
UN DISTINTO
SIGNORE
di Giancarlo Manieri
Sempre uguale a se stesso, nobile
nel tratto, fermo nelle convinzioni,
mite nelle relazioni. Un uomo di
qualità.
M i capitò di mangiare di fronte a lui un giorno in
cui suor Donata, per anni inflessibile e indimen-
ticata cuoca nella Casa Generalizia, aveva am-
32
mannito un gran bel contorno ai funghi che con un ami-
co cinese avevamo raccolto nel boschetto della Pisana.
Severino non li toccò. E nemmeno la carne che era me-
scolata con quelli. “Signor Valesano, non le piace que-
sta leccornia?”. “Bah! Non lo so bene. Non li tocco più
Il signor Severino Valesano
(Torino 6/10/1921-Roma 25/8/2000).
da quando mia mamma, ero un monello, mi disse, deci-
sa e allarmata: Butta subito via questa roba. Gli doman-
dai il perché di quella ingiunzione. Rispose: Le avevo
portato tutto quello che avevo raccolto: funghi comme-
stibili, funghi immangiabili e funghi velenosi…”. Mi me-
ravigliai che Severino non chiedesse altro. Era fatto co-
sì. Mangiava quel che gli portavano e se, per una pro-
messa, o non so cosa, non poteva mangiare ciò che
era arrivato a tavola, di pretendere altro non se lo so-
gnava neppure. Una volta lo cercai in ufficio: “Signor
Severino ho un problema di ordine finanziario. Vorrei
parlare con…”. Non mi fece finire: “Può dire a me! ”.
Ecco, vorrei chiarire alcune questioni sulla base dei di-
ritti di chi collabora con il BS, infatti…”. “Sarebbe meglio
chiarificare le questioni sulla base dei doveri, non le pa-
re? ”. Rimasi di sasso. Fui sempre impressionato dalla
competenza e dalla sottigliezza delle risposte, dall’ele-
ganza per nulla affettata del comportamento, dalla di-
screzione semplice e lineare nel colloquio.
linea storta in Severino…”. “Cerchi invano; sono tutte
diritte!”. Non potevo dar torto al salesiano cui avevo
rivolto la domanda/provocazione e che lo conosceva
bene. Era un piemontese “veritiero e cortese”, smen-
tendo appieno l’antico detto. E sì che di traversie ne
aveva avute! La guerra, la casa distrutta dai bombar-
damenti, la fuga: “Sono stato un po’ disertore”, diceva
talvolta. Solo perché dopo l’8 settembre 1943 l’eserci-
to italiano, abbandonato a se stesso, si dissolse e
molti soldati catturati dai tedeschi furono avviati ai
campi di concentramento; altri finirono alla macchia,
partigiani; altri ancora, e anche lui, travestiti da civili
se ne tornarono a casa. Assunto in banca, presto si
fece notare per la serietà, la competenza, la precisio-
ne nel lavoro, la signorilità del tratto. Nessuno si
meravigliò quando fu promosso a direttore di una filia-
le a Borgaro, in periferia di Torino, e pochi si meravi-
gliarono anche quando, rinunciando improvvisamente
UN CAMMINO FRASTAGLIATO
a tutto, decise di dare una sterzata alla sua vita pro-
Avevo saputo che era un geometra ma mi era sempre fessionale per concentrarsi su quella spirituale. E si
sembrato un professore universitario o un manager fece salesiano. Nessuno seppe mai il perché di que-
d’alto livello. “Non c’è mai nulla di irrimediabile! ”; quel sta cesura alla sua carriera e lui a nessuno mai ne
giorno mi congedò così. E quando ho saputo dopo la parlò. Si trattò, con ogni probabilità, di un lungo cam-
sua morte, che aveva tenuto nascosti tanti suoi mali, e mino interiore che era giunto si può dire naturalmente
non di poco conto, mi sono convinto anche della ric- e quasi inconsapevolmente alla conclusione. Virò sen-
chezza interiore dell’uomo. Non era chiuso, Valesano, za traumi, né strappi interiori, nonostante i 47 anni
era silenzioso; non era espansivo ma raccolto, misura- suonati. In congregazione portò la sua esperienza
to, garbato, controllato. “Mi piacerebbe trovare qualche risultata preziosissima e la sua esemplare bontà.
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

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ALESIANI COADIUTORI
Il signor Severino a Roma insieme a don Severino Gallo.
PERCHÉ SALESIANO
Il primo impatto con Don Bosco lo ebbe a otto anni quan-
do il prete dei ragazzi della sua città venne proclamato
beato. Quel 1929 fu un’apoteosi senza precedenti. Disse
un vecchio salesiano: “Quel giorno conobbero Don Bo-
sco anche i bambini nel grembo materno”. Fu in effetti
enorme l’ondata di popolarità che si propagò ovunque. A
molti, che lo incontrarono allora per la prima volta, segnò
la vita. L’ondata del ’29 ingigantì nel ’34 quando Don Bo-
sco fu proclamato santo e l’apoteosi arrivò in tutto il mon-
do. Chissà che l’amore di Valesano per il santo della sua
città non sia esploso proprio in queste due occasioni! In
effetti, la consultazione dei cataloghi dell’ancor giovane
congregazione danno il sorprendente risultato di un in-
cremento di vocazioni dal 1929 – in cui si contavano
6822 soci – fino a 2315 salesiani in più. Severino fu tra
questi. Sempre restio a confidare le cose della sua vita
passata – il passato era passato, punto e basta – il gior-
no in cui gli domandai: “Signor Severino, ricorda bene,
immagino, gli anni della beatificazione e canonizzazione
di Don Bosco”. “Sì, certo!”, fu l’unica risposta che otten-
ni, breve, concisa ma convinta. Dimostra ancora una vol-
ta l’innata sua riservatezza ma anche la forza dei suoi ri-
ferimenti religiosi. Spesso due parole dicono più di un
trattato. Indubbiamente, i salesiani li conobbe meglio
quando andò ad abitare in piazza Sassari, a un tiro di
sasso dalla Casa Madre.
Valesano a Gressoney: un po’ di distensione
in montagna.
Un gruppo di salesiani a Bergamo nel marzo del 1968.
Il primo a sinistra è il Direttore della SEI
don Francesco Meotto, l’ultimo a destra il coadiutore
James Pagliassotti.
AMICO DEL BS
Un giorno che lo salutai mentre si avviava all’ufficio:
Ah, il direttore del BS. Anch’io ho avuto come direttore
spirituale un direttore del BS!”. Sgranai gli occhi a tanta
insolita confidenza, lui che misurava con il bilancino
ogni parola e non parlava mai di sé. Concluse subito in
effetti: “Si chiamava Pietro Zerbino”. Né disse di più,
come se avesse già detto troppo. Seppi poi, ma non
da lui, che don Zerbino era il confessore abituale del
33
“ragionier Valesano”. Un curioso aneddoto lo seppi da
don Brocardo, dopo la sua morte: “Vieni, direttore, ho
qualcosa che può interessarti ”: “Sono tutt’orecchi, don
Pietro! ”. “Lo sai che il signor Severino era un diffusore
del BS? ”. Non lo sapevo né potevo immaginarlo.
Quando decise nel 1967 di dare le dimissioni dal lavo-
ro per scegliere la vita salesiana, fece una specie di
rinfresco per i dipendenti della Banca e chiese a tutti
l’indirizzo di casa e li abbonò tutti al BS. Fu il suo rega-
lo d’addio”. Ne rimasi piacevolmente colpito. Il signor
Severino fu un salesiano doc. Entrando in congrega-
zione avrebbe forse voluto cambiar lavoro, invece l’ob-
bedienza lo immerse di nuovo in calcoli, bollette, conti
correnti, contratti vaglia, ecc. Divenne, infatti, il braccio
destro dell’economo generale, il suo filtro. Tutto passa-
va per la sue mani: anche la corrispondenza, le telefo-
nate, i fax… Fedelissimo al posto di lavoro e al lavoro
del posto, fu anche fedelissimo ai suoi impegni comu-
nitari. Agiva con il rigore del manager ma con il cuore
del religioso. Devoto alla Madonna, attaccato a Don
Bosco, ossequente al superiore. Nessuno l’ha mai
sentito lamentarsi nemmeno degli acciacchi, ed erano
tanti, della vecchiaia. Le sue carte non erano solo
quelle ufficiali, aveva sparsi ovunque foglietti con pre-
ghiere, propositi, invocazioni fiduciose, pensieri di cie-
lo. Quando gli acciacchi si trasformarono in malattia, la
sofferenza dovette essere forte, ma non lo fece inten-
dere a nessuno. Gli ultimi tempi camminava a stento e
giungeva in ritardo a qualche appuntamento comunita-
rio: “Colpa della mia Maserati ”, diceva con una punta
di dispiacere. Alcuni grossi fastidi che dovevano cau-
sargli non poco dolore si sono scoperti solo dopo la
sua morte che avvenne il 25 agosto 2000.
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

4.4 Page 34

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il genitore
di Marianna Pacucci
LA SANTA
TRASGRESSIONE
Trasgressione è un vocabolo temuto dai grandi.
Ma… è del tutto negativo?
I comportamenti sregolati dei
ragazzi sono ormai direttamente
collegabili alla diffusa tendenza
T rasgressione è un termine mol-
to negativo per noi adulti. Quelli
con un po’ di anni sulle spalle
quasi inevitabilmente lo collegano al-
paradosso, diceva che osservare la
realtà da più punti di vista significa
non riuscire a prendere posizione; vo-
leva indicare, così, i pericoli derivanti
da parte degli adulti a non dare
regole specifiche ai propri figli.
l’arroganza, alla prepotenza, a una da una pretesa neutralità etica, che
violenza più o meno esplicita che di- impedisce di fare discernimento fra
ce mancanza di rispetto per se stessi, bene e male. Ma per noi che respiria-
rare, a valutare, a riconoscere e tol-
lerare le differenze e avviare pro-
cessi di socializzazione. Incomin-
ciando con decisione da quelli che
per gli altri, per le regole su cui si fon-
da una civile convivenza. Per le ge-
nerazioni orfane del ’68, che oggi
stanno vivendo il compito di padre e
di madre di figli adolescenti, la tra-
mo la complessità della cultura socia-
le, è importante questo sforzo di em-
patia: soprattutto se non abbiamo la
pretesa di stabilire con un taglio netto
torti e ragioni, ma coltiviamo l’umiltà e
sono gli strumenti culturali che la sgressione suggerisce la rinuncia più la pazienza di condividere la ricerca
scuola deve esigere.
o meno consapevole a codici morali della verità).
La famiglia deve soprattutto proporre che orientino le azioni individuali e
ideali, trasmettere il senso della vita collettive; l’esasperazione della sog- ᭿ Se provo a considerare in modo
e costruire coscienze ben fatte, che
sappiano distinguere il bene dal
gettività e il desiderio smodato di
emozioni nuove che possano riac-
sereno e senza pregiudizi ciò che i
ragazzi dicono – a scuola come a
35
male e il giusto dall’ingiusto. I genito- cendere in qualche modo la voglia di casa – e se mi fido di loro, non posso
ri però non possono incominciare a vivere. Comunque, un uscire di stra- non accorgermi che l’essere giovani
dare regole o bussole a dodici anni. I da, un rompere gli argini che rendono è inevitabilmente connesso alla sfida
fondamentali della vita adulta si praticabili nella quotidianità i valori della trasgressione. È implicitamente
devono insegnare a partire dagli che fondano l’integrità della persona. correlato al desiderio di guardare un
anni zero. Il rispetto come base del-
po’ più in là, di andare oltre, di sco-
la convivenza deve essere respirato ᭿ L’esperienza di madre e di inse- prire o determinare nuove regole del
e preteso con grande decisione.
gnante mi mette di fronte a un’inter- gioco, di rivendicare la propria origi-
pretazione diversa del sentimento e nalità e autonomia per superare il ri-
᭿ Deve esistere una piattaforma dell’esperienza della trasgressione. schio di un’eterna dipendenza dagli
di diritti e doveri non negoziabile. Poiché i miei alunni, a scuola, mi invi- altri. È, dunque, un’invocazione di
L’autorevolezza di genitori e inse- tano spesso a riflettere sul recupero protagonismo, che può funzionare
gnanti deve essere riconquistata, di alcuni vocaboli che a livello educati-
non con l’aiuto della forza pubblica, vo trattiamo con diffidenza, ho impa-
ma con l’intelligenza e la competen- rato a poco a poco che trasgressio-
za. Genitori e insegnanti hanno tutti ne, paura, crisi, inquietudine, sogget-
i diritti di imporre delle costrizioni ai tività possono divenire cifre di un’atte-
ragazzi qualora lo ritengano utile per sa, di una domanda, di una disponibi-
loro: si tratta di un atto di protezio- lità connesse al cammino di crescita,
ne, e dunque di amore. I ragazzi al traguardo della maturità. Non sono
devono imparare a pensare, a soltanto riferibili a situazioni di disa-
riflettere, a confrontarsi con le gio, o disorientamento. Per i giovani
esigenze della realtà e della vita
attraverso “dinamiche democrati-
che”: hanno bisogno di spazi per
essere protagonisti, di dialogo aper-
to e sincero, di potersi esprimere
con originalità. Ma gli adulti devono
sempre ricordare che non si può
fare la predica all’inondazione
sperando che metta giudizio: biso-
gna costruire argini e dighe, cioè
vere convinzioni personali.
la decisione di trasgredire nasce dal
bisogno di misurare in prima persona
le connessioni fra volitività e possibi-
lità: è un’opportunità per mettersi alla
prova di fronte alla naturale curiosità
verso l’inedito; è la consapevolezza
che il senso del dovere non può es-
sere risolto solo con la logica dell’ob-
bedienza, quando l’urgenza è capire
la vita e motivare il proprio compito
esistenziale. (Oscar Wilde, con un
Trasgressione può anche essere
un’opportunità per mettersi
alla prova di fronte alla naturale
curiosità verso l’inedito.
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

4.6 Page 36

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come criterio di verifica della tenuta
complessiva del nostro lavoro for-
mativo, se viene coniugata con al-
tre attitudini e atteggiamenti. Per
questo è importante aiutare i giova-
ni a comprendere che non basta
superare il conformismo per essere
se stessi; che l’equilibrio fra sé e gli
altri deve fondarsi su valori esigen-
ti; che sperimentare una novità di
vita chiede un surplus di consape-
volezza e di responsabilità, ma so-
prattutto di autodisciplina e di ge-
nerosità.
᭿ Più volte a scuola ho invitato gli
studenti a riflettere sulla santa in-
quietudine di cui parlava Giovanni
Paolo II, quando additava le vicen-
de del giovane ricco e del figliol
prodigo come paradigmi fondamen-
tali per costruire l’identità giovanile.
Da qualche tempo sono diventata
così audace da fare loro una propo-
sta indecente: se proprio hanno vo-
glia di sballarsi, che provino a tra-
scorrere il sabato sera in una co-
munità di tossici o in un ospizio di
36 vecchi o in una struttura per malati
terminali. Credo che valga la pena
provocarli all’idea che ho talmente
rispetto delle loro opinioni, da sti-
molarli a essere trasgressivi fino in
fondo: contestare a parole genitori,
professori, preti è cosa vecchia e
serve a poco; la vera sfida è pensa-
re in grande, sporcarsi le mani con
le questioni che rendono brutta la
vita, provare a essere credibili con
un salto di corsia che sia segno di
amore e non di autodistruzione.
Qualcuno, fra i miei ragazzi, ci sta
provando; il lunedì mattina lo vedo
arrivare in classe un po’ più sgual-
cito, talvolta arrabbiato nei confronti
delle ingiustizie del mondo, ma an-
che – mi è parso – più giovane: ca-
pace di amare e di gustare la vita fi-
no in fondo. Vedo anche crescere
la voglia di solidarietà e la disponi-
bilità di mettersi in gioco in varie
forme di volontariato (la più bella è
stata quella di organizzare una
“staffetta pedagogica” per sostene-
re un gruppetto di bambini a rischio
del quartiere). C’è poi chi è stato
così trasgressivo da seguire una
vocazione religiosa, insegnando si-
lenziosamente a noi grandi che il
problema vero non è varcare confi-
ni, ma costruire orizzonti. Una le-
zione che in tempi di globalizzazio-
ne è preziosa.
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
L’artista è di Corigliano Calabro,
ma vive a Roma. Palermo, Perugia,
Torino, Milano le sedi dei suoi studi.
Si è specializzata in Arte Sacra.
Scolpisce, incide ed è anche medaglista.
Ha partecipato a mostre in Italia e
all’estero.
ESTELLA FRANCIOSO
QUANDO
SARÒ INNALZATO,
ATTIRERÒ TUTTI A ME!
M aria, Giovanni, il centurio-
ne, le pie donne: ecco i
co/protagonisti della scena
più drammatica del Vangelo: il Fi-
glio, mandato dal Padre “per togliere
i peccati del mondo”, si è fatto Egli
stesso peccato, e si è lasciato inchio-
dare barbaramente a una croce, pena
riservata agli schiavi. Ma “grazie alle
sue piaghe siamo stati guariti”. Chi
sono in realtà questi co/protagonisti?
Una stupenda ceramica dell’artista
calabrese Estella Francioso – scul-
trice e pittrice formatasi in diverse
scuole italiane ed estere – chiama a
una meditazione per alcuni aspetti
nuova e particolarmente attuale. Il
crocefisso titolato “CRISTO E L’U-
MANITÀ”, situato nella chiesa di
Monteluce a Perugia, riporta, attorno
alla figura centrale di Gesù, alcuni
volti sui quali è d’obbligo soffermar-
si. Essi, grazie al sapiente lavoro
espressivo dell’artista, fotografano
un momento terribile di smarrimento
umano, di paura e di speranza. Cer-
to, tutto sembrava perduto in quell’i-
stante: coloro che avevano creduto
nella predicazione del Maestro ed
avevano lasciato tutto per seguirlo
non possono che trovarsi umanamen-
te smarriti di fronte a quella che
sembra una cocente sconfitta.
᭿ Eppure, già da quel momento ecco
che qualcosa di diverso sembra
aggiungersi al solo dolore: c’è nei
volti un’espressione mista di rasse-
gnazione e di un’impalpabile attesa.
Chi è rimasto accanto al Maestro sa
che non può finire tutto così. Non è
stata questa la promessa, non questa
la previsione di Cristo... Non è possi-
bile che Egli, inchiodato nel legno
dove ha versato tutto il suo sangue,
nel legno rimanga inchiodato per sem-
pre. Tutto ciò non avrebbe senso.
La Francioso incide sulla sua cerami-
ca la risposta alla domanda del sen-
so… Sotto la grande Tau, Gesù tende
le braccia ai suoi figli, a tutti coloro
che hanno camminato la vita tra tribo-
li e spine. Nel momento di massima
sofferenza non esita ad affidare a Dio
l’umanità con un abbraccio di straor-
dinario amore. E sotto quell’abbraccio
sono chiamati a camminare i cristiani.
Quelli di oggi come quelli di ogni
epoca. CRISTO E L’UMANITÀ è
un’opera, come afferma il professor
Cavalcanti, caratterizzata da grande
essenzialità e da una particolare dol-
cezza che comunica la pace del dono
d’amore… Dove i volti che circonda-
no il Crocefisso, richiamano l’espres-
sione evangelica: Guarderanno a
Colui che hanno trafitto.

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LAETARE
ET BENEFACERE…
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) Non è importante raggiungere un obiettivo
ma perseguirlo.
2) Se la cosa che fate meglio non è sicuramente
vivere, chi vi garantisce che vi riesca meglio morire?
37
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

4.8 Page 38

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per raSgFazIzDi,EgPeEnEiTtRoIrCi,HedEucatori
DI FRONTE
ALLA CULTURA
DELLA MORTE
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
Educarsi ed educare
al rispetto della vita
è fondamentale.
I l mondo e la storia del nostro
tempo sono segnati da grandi va-
lori e da dimensioni di sensibilità
38
globale e planetaria senza precedenti.
È cresciuto il senso della responsabi-
lità morale nei confronti della natura
e del cosmo, come anche si è affinata
la percezione sociale per la solida-
rietà, per quanti sono in condizioni di
disagio e per le nuove povertà. Nello
stesso tempo assistiamo a una cultura
in cui proliferano le minacce alla vi-
ta, la violenza, le guerre, gli omicidi
nelle città, ecc. Certamente, come ha
affermato Giovanni Paolo II (Evan-
gelium vitae), ci troviamo di fronte a
una lotta tra la “cultura della vita” e
la “cultura della morte”, le cui radici
profonde vanno ricercate nell’eclissi
del senso di Dio e dell’uomo, tipica
del contesto sociale e culturale domi-
Siamo di fronte a una cultura
della morte, in cui proliferano
le minacce alla vita, la violenza,
le guerre, gli omicidi nelle città,
ecc.
nato dal secolarismo. Senza Dio la
cultura della morte ha la meglio sulla
vvdli(adotbVicaEeliLnutPlvAieleÈdtaelirtàtsuuocaloLliccegocrl,mgiraaOfoeslegecaromsdssiilrRratcaicevbtaoiàniieeflelIuoloeaodnn(etlrIceozmenNvauenadeiianidltzllteaizcuuQaimsl)cnihlcr,o.eaoadaeaUnlnneirlvedessecfEiregoodudoealulSuielindadlemalltleTeareirlmiraelrsdlIemcialpOoeee,oceirtlrnsgàhtliNteaelctalioisab)icseEn.pomecodnaomnecezatneuieilalcas.ra.ailaal-e-,-
cultura della vita. È nell’intimo della
coscienza morale che l’eclissi del viene concessa la speranza di vedere
senso di Dio e dell’uomo, con tutte le la luce del sole? Ma la speranza vera
sue molteplici e funeste conseguenze non procede secondo un cammino li-
sulla vita, si consuma.
neare, passa per la fatica del discerni-
Il mondo biotech ha creato situa- mento della coscienza personale e so-
zioni sia di speranza sia di dispera- ciale. È in questione la coscienza di
zione. La bioetica diventa una possi- ciascuna persona e, in un certo senso,
bilità di speranza per chi è senza spe- della società, responsabile non solo
ranza, soprattutto gli infermi, i vulne- perché tollera o favorisce compor-
rabili, gli embrioni, i malati terminali. tamenti contrari alla vita, ma an-
Validissime iniziative di aiuto
Per quanto è vero anche il contrario: che perché alimenta la “cultura
e di sostegno alle persone più
deboli e indifese continuano
a sorgere, nella comunità cristiana
e nella società civile.
come si può parlare di speranza in un
mondo in cui all’embrione umano
non viene attribuito il diritto o non
della morte”, giungendo a creare e
a consolidare vere e proprie strut-
ture di peccato contro la vita.
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

4.9 Page 39

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Si può parlare di speranza
in un mondo in cui all’embrione
umano non viene concessa
la speranza di vedere la luce
del sole?
UNA COSCIENZA
PER LA VITA
La coscienza morale, sia indivi-
duale sia sociale, è oggi sottoposta,
anche per l’influsso invadente di
molti strumenti della comunicazione
sociale, a un pericolo gravissimo e
mortale: quello della confusione tra
il bene e il male in riferimento allo
stesso fondamentale diritto alla vita.
Tanta parte dell’attuale società si ri-
vela tristemente simile a quell’uma-
nità che Paolo descrive nella Lettera
ai Romani. È fatta “di uomini che
soffocano la verità nell’ingiustizia”
(1,18): avendo rinnegato Dio e cre-
dendo di poter costruire la città terre-
na senza di lui, “hanno vaneggiato
nei loro ragionamenti” sicché “si è
ottenebrata la loro mente ottusa”
(1,21); “mentre si dichiaravano sa-
pienti sono diventati stolti” (1,22),
sono diventati autori di opere degne
di morte e “non solo continuano a
farle, ma anche approvano chi le fa”
(1, 32). Quando la coscienza, questo
luminoso occhio dell’anima, chiama
“bene il male e male il bene” (Is
5,20), è ormai sulla strada della sua
Educarsi ed educare al rispetto
della vita è un obbligo morale
cogente e imprescindibile.
SEGNI POSITIVI
Di fronte alla cultura della morte
si darebbe un’immagine unilatera-
le, che potrebbe indurre a uno ste-
rile scoraggiamento, se alla denuncia
delle minacce alla vita non si accom-
pagnasse la presentazione dei segni
positivi operanti nell’attuale situazio-
ne dell’umanità. Purtroppo tali segni
positivi faticano spesso a manifestar-
si e ad essere riconosciuti, forse an-
che perché non trovano adeguata at-
tenzione nei mezzi della comunica-
zione sociale. Grande è la responsa-
bilità degli operatori dei mass media,
chiamati ad adoperarsi perché i mes-
saggi trasmessi con tanta efficacia
rsncotntsueGuCrceiCrelÈcatiUddROuhhceepfnreioaUdaaNllralnomelacsedPFfplcoelri?eagrcuosPRnilolollnaitsaeOmusOtovifcrvaeodaiNeidetEcrreaoti“nclTel?lnaizaDIcaIeNiahhAcim“lolleiaaasm.oMFtiscCaolApecaiO”trooenàaMpmmrz”CmloealeauI’reIeGltDnnlgamadIieilNtLuoiaàiomllcIlelplaaAo’pseozdnuaccniaooullrgli?--as-lo--
npeorSsoiotidnvaoi”pdcpaeeplrlataucctetuol?dtui rianddiveildlauavritea
i “segni
o vedo
l’accoglienza di bambini abbandona-
ti, di ragazzi e giovani in difficoltà,
di persone portatrici di handicap, di
anziani rimasti soli. Non pochi centri
di aiuto alla vita, o istituzioni analo-
ghe, sono promossi da persone e
gruppi che, con ammirevole dedizio-
ne e sacrificio, offrono un sostegno
morale e materiale a mamme in diffi-
coltà, tentate di ricorrere all’aborto.
Sorgono pure e si diffondono gruppi
39
degenerazione più inquietante e della contribuiscano alla cultura della vita. di volontari impegnati a dare ospita-
più tenebrosa cecità morale.
Devono allora presentare esempi alti lità a chi è senza famiglia, si trova in
Educarsi ed educare al rispetto del- e nobili di vita e dare spazio alle te- condizioni di particolare disagio o ha
la vita esige pertanto la formazione stimonianze positive e talvolta eroi- bisogno di ritrovare un ambiente
della coscienza, che aiuta l’uomo ad che di amore all’uomo. Quante ini- educativo che lo aiuti a superare abi-
essere sempre più uomo, lo introduce ziative di aiuto e di sostegno alle per- tudini distruttive e a ricuperare il
sempre più profondamente nella ve- sone più deboli e indifese sono sorte senso della vita. Come non ricordare,
rità, lo indirizza verso un crescente e continuano a sorgere, nella comu- inoltre, tutti quei gesti quotidiani di
rispetto della vita, lo forma alle giu- nità cristiana e nella società civile, a accoglienza, di sacrificio, di cura di-
ste relazioni tra le persone. In parti- livello locale, nazionale e internazio- sinteressata che un numero incalco-
colare, è necessario educare al valore nale, a opera di singoli, gruppi, mo- labile di persone compie con amore
della vita cominciando dalle sue stes- vimenti ed organizzazioni di vario nelle famiglie, negli ospedali, negli
se radici. È un’illusione pensare di genere. Sono ancora molti gli spo- orfanotrofi, nelle case di riposo per
poter costruire una vera cultura della si che, con generosa responsabilità, anziani e in altri centri o comunità a
vita umana, se non si aiutano i giova- sanno accogliere i figli come “il pre- difesa della vita? Lasciandosi guida-
ni a cogliere e a vivere la sessualità, ziosissimo dono del matrimonio” re dall’esempio di Gesù “buon sama-
l’amore e l’intera esistenza secondo il (Gaudium et spes). Né mancano fa- ritano” e sostenuta dalla sua forza, la
loro vero significato e nella loro inti- miglie che, al di là del loro quotidia- Chiesa è sempre stata in prima linea
ma correlazione.
no servizio alla vita, sanno aprirsi al- su queste frontiere della carità. ٗ
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

4.10 Page 40

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GiDorInBaAteTmToInTdIiali
A CASA PROPRIA di Severino Cagnin
DA CITTADINI
DEL MONDO
12 agosto, Giornata
Internazionale delle
Popolazioni autoctone.
Opportuna come poche
altre: il rischio che
la globalizzazione cancelli
culture e tradizioni
ancestrali è reale.
ciso di costruire un raccordo
stradale. Ed è anche la situa-
zione di milioni di persone
costrette in terre che non
saranno mai proprie. L’U-
NESCO con la giornata del
12 agosto riconosce il dirit-
to di ognuno a vivere dove
vuole. Autoctono, dal greco
stessa terra”, è riferito a
gente costretta a lasciare la pro-
pria terra e cercare casa altrove.
᭿ C’è dell’altro in questo mese. Il 9
40
L’uomo gridava, agitando le
braccia e indicando l’orto di
casa: “Qui sono nato, qui
si ricorda che condizione preliminare
per la sopravvivenza delle popolazio-
ni autoctone è “la prevenzione e la
sono vissuti mio padre, mia madre, i protezione delle minoranze”. Non
miei nonni. Qui voglio vivere e la- ogni minoranza è composta da pove-
sciare questa terra ai miei figli”. E, ri, analfabeti, o gente di colore. Basti è stato incluso nelle costituzioni mo-
dopo una pausa: “Qui senti il profu- pensare a Baschi, Ebrei, Armeni… derne. Ma in troppi Stati rimane sola-
mo degli alberi in primavera, la neve Quando una minoranza non è rispet- mente pura teoria.
leggera d’inverno, la fatica e il su- tata, si può arrivare anche – come è
dore del lavoro dei campi…”. “Ma avvenuto con la “tratta dei negri” – ᭿ È stato chiesto a varie categorie
l’autostrada deve passare di qua!”, alla legittimazione della vendita di di persone quale cosa avrebbero de-
obiettò con prudenza il suo interlo- esseri umani, considerati merce, pas- siderato avere prima di ogni altra per
cutore. E l’uomo scoppiò a piangere. sibili di maltrattamenti e di sfrutta- sentirsi felici. Le risposte sono state
Non è una telenovela, è una scena mento indiscriminato. Mi tornano al- le più disparate, ma tutte con un de-
dal vivo in una zona dove hanno de- la mente racconti come La capanna siderio comune: capire ed essere ca-
dello zio Tom, il drammatico diario piti. Non ci meraviglierà troppo sa-
Nero come me o il film Amistad, in pere che da molte istituzioni e perso-
cui per la prima volta degli schiavi nalità si risponde che per salvare le
sono assolti per legittima difesa dal- popolazioni autoctone è indispensa-
l’accusa di omicidio. Il 23 agosto si bile lasciare loro il patrimonio più
celebra la Giornata Internazionale ricco e autentico della lingua, cioè li-
per la Commemorazione del Com- bri, scuole, biblioteche in lingua ar-
mercio degli Schiavi, “macchia gra- mena, afgana, ladina, basca, catala-
vissima sul volto dell’Occidentena, occitanica, fiamminga… Chi
(Giovanni Paolo II in Sierra Leone). ama la propria cultura si apre anche
Il riconoscimento dei diritti di ognu- alle altre. Non ci deve essere opposi-
no è alla base di ogni legislazione e zione tra regioni e Stato, né tra cultu-
di una possibile pacifica convivenza. ra autoctona e cultura nazionale e/o
Il 26 agosto è l’anniversario della Di- universale. È un cammino graduale e
chiarazione dei diritti dell’Uomo e difficile, ma unico, stante il cambia-
del Cittadino del 1789… Le teste che mento epocale che stiamo vivendo. I
la firmarono finirono, ahimè, alla ghetti sono finiti e ognuno è cittadi-
ghigliottina, tuttavia quel documento no del mondo.
ٗ
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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CANZONE
FRA LE GUERRE
di Lorenzo Angelini
canzoni
Una madre farebbe di tutto per evitare
il dolore al proprio figlio, anche a costo della vita.
VARIA
di Sanremo. Il testo, scritto a c’è apertura né altro sfogo e
quattro mani con Cristian Car- tutto, disperatamente, si quieta
rara (già dirigente Acli), è la di- senza offrire compiutezza. L’ar-
sperata preghiera di una madre rangiamento è affidato alla
che vuole risparmiare al suo conduzione del pianoforte che,
bambino gli orrori della guerra con mestizia, ricalca la melo-
e che, in un estremo gesto di dia; rarefatti interventi della fi-
sacrificio, offre la sua vita per sarmonica e, nella parte con-
salvarlo, non prima di averlo clusiva, degli archi ne accen-
abbracciato e baciato un’ulti-
ma volta: linguaggio semplice,
tuano l’accoramento. L’inter-
pretazione è limpida, lucida
41
realistico, forse banale e poco ma talmente espressiva da su-
poetico, ma certo diretto. La scitare commozione e parteci-
musica è una lezione di purez- pazione al tormento.
za. La melodia, nella strofa, è
A ntonella Ruggiero, dopo
aver lasciato i Matia Ba-
zar, ha cercato nuovi
territori musicali dove esprime-
re il suo talento vocale senza i
limiti e le forzature imposte dal
mercato discografico e dalle
costruita su tre semplici note
che ricadono su loro stesse do-
nando un senso di attesa e in-
quietudine; nel ritornello gli
slanci verso l’acuto sottolinea-
no l’impeto, il desiderio di fu-
ga, ma ancora una volta non
᭿ All’ascolto rimaniamo toccati
e, con sgomento, si rinsalda in
noi la tremenda consapevolez-
za di come certi drammi, affatto
lontani nello spazio e nel tem-
po, ci lascino impunemente in-
differenti.
ٗ
mode correnti. Si è circondata
di musicisti provenienti da di- CANZONE FRA LE GUERRE
versi ambiti musicali e ha por- di Carrara, Ruggiero, Carrara
tato “in tour” i frutti di queste
ricerche cimentandosi, di volta
in volta, con la musica sacra
(Sacrarmonia), il balletto (Polli-
Dormi qui / non pensare, / bimbo mio,
oggi è notte intorno a noi
notte di guerra senza pietà
ed un corpo sopra di me
piccolo mio non guardare
ci Verdi ), il jazz classico (Big
band) e, per ultimo, la canzo-
ne italiana degli anni ‘30-‘40
(Souvenir d’Italie). Non sono
mani qui / vicino a te, / bimbo mio,
piene d’odio contro di noi
piccolo mio non guardare
come vorrei fuggire via,
portandoti con me
donarti la vita, sì, la mia,
in questa notte tremenda,
per lui, Dio, sì / prendi me
mancate alcune incursioni nel-
la canzone pop sia come inter-
prete sia come autrice.
come vorrei fuggire via,
portandoti con me
donarti la vita, sì, la mia,
un ultimo abbraccio / e un bacio mio
donagli pace e libertà
e tutta la vita per sé
donagli luce che sarà
/ su di te…
un ultimo abbraccio / e un bacio mio
᭿ Una di queste è appunto
Canzone fra le guerre, presen-
tata in gara all’ultimo Festival
gente qui / accanto a noi, / bimbo
mio,
/ su di te…
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di … o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
42
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l’immobile sito in…
per i fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l’Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS
I NOSTRI MORTI
SGANGA sig. Francesco,
cooperatore salesiano,
Alcamo (TP), il 23/06/2006, a 66 anni
Ricordiamo il suo entusiasmo, il suo co-
stante ottimismo, la sua fede sincera e
operosa. Di questo è andato a ricevere dal
Signore della Vita la giusta ricompensa il
nostro amico Francesco. Fu un caro fratel-
lo cui tutti hanno sempre riconosciuto una
serena umiltà e una costante disponibilità
verso chi aveva bisogno del suo aiuto e del
suo consiglio, virtù provenienti dalla sua
sensibilità ai valori cristiani e salesiani. La
sua coerente testimonianza di vita salesia-
na era di esempio e di stimolo. Innamorato
di Don Bosco, si è prodigato nell’animazio-
ne delle attività oratoriane che per diversi
anni ha curato con impegno e disinteresse.
Gli ultimi sei anni della sua vita, quando
l’energia e le forze cominciavano ad affie-
volirsi, non si è chiuso in se stesso ma,
sorreggendosi sulle stampelle, ha profuso
le sue forze per l’Associazione dei coope-
ratori, curando la parte amministrativa del
Centro Cooperatori Salesiani di Alcamo.
DEL GIUDICE sr. Carmela,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Napoli (NA), il 23/10/2006, a 65 anni
L’oratorio la conquistò all’ambiente salesia-
no e scelse di diventare FMA, affascinata
dallo spirito di don Bosco. Lavorò come in-
segnante di lettere nella scuola, animatrice
nell’oratorio e nelle Polisportive Giovanili
Salesiane (PGS), delegata delle ex allieve,
impegnata in attività apostoliche presso al-
cune Parrocchie e zone a rischio. Come
animatrice del VIDES, fece notevoli espe-
rienze in Australia, Africa, America e Asia,
coinvolgendo numerosi giovani che resta-
vano conquistati dal suo spirito di intrapren-
denza e di dedizione. Negli ultimi anni d’in-
segnamento presso l’Istituto dei Salesiani
di Napoli-Vomero è stata guida sicura, ami-
ca dei giovani, loro consigliera fidata anche
se esigente. Il suo carattere volitivo ed
energico, infatti, non la faceva passare
inosservata, anche perché era dotata di
una forte carica di originalità che traspariva
dal suo modo deciso di affrontare problemi
e situazioni, di impostare dialoghi e rappor-
ti. Uno suo alunno scrive: «Non ho impara-
to benissimo l’italiano e il latino, ma grazie
a te ho imparato a stare con gli altri».
amare la vita salesiana. Il cuore gli ha cedu-
to in pochi giorni portandolo alla morte.
Quando avverrà che un salesiano soccom-
ba lavorando per le anime…”.
SCIOCCHETTI sig. Italo,
exallievo salesiano,
Terni, il 30/10/2006, a 68 anni
Il signor Italo è stato per anni la guida e il
presidente dell’Unione exallievi di Terni,
sempre attento alle esigenze di tutti. Cono-
sciutissimo, era l’anima delle feste oratoria-
ne e parrocchiali, cui dedicava il suo tempo
e la sua competenza, perché riuscissero
“come Dio comanda”: era un innamorato di
Don Bosco. Oltre al suo impegno ecclesia-
le, molto apprezzato e benedetto era il suo
impegno sociale soprattutto verso gli anzia-
ni e i disabili per i quali si prodigava con
passione, sbrigando per loro pratiche buro-
cratiche, accompagnandoli presso gli uffici
statali o all’ospedale, visitandoli in casa. Un
tumore lo ha portato via troppo presto, to-
gliendo alla comunità parrocchiale e sale-
siana un aiuto prezioso. Il suo funerale è
stata quasi un’apoteosi, a testimonianza
dell’affetto e della stima di cui godeva.
SALTARELLI sr. Maria Angela,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Roma, il 1°/11/2006, a 74 anni
Durante la guerra, sotto il bombardamento di
Cassino, è costretta ad abbandonare il suo
paese natale, Minturno, e raggiungere Ro-
ma. Dopo la liberazione ritorna a casa, ma
sente per un impulso interiore il desiderio di
tornare a Roma. Il Comitato degli sfollati la
invia all’Asilo Patria, dove ha modo di cono-
scere le FMA, si sente attratta dal carisma e
decide di entrare nell’Istituto. Fino all’anno
1991 assolve l’ufficio di cuciniera presso i
salesiani tra le quali l’UPS e la Pisana. Le
consorelle vissute con lei la ricordano come
una persona buona, umile, silenziosa, labo-
riosa e sacrificata, ricca di fede e di carità
verso tutti. Nel 1991 è direttrice nella casa
salesiana dell’UPS, ma dopo tre anni, per
motivi di salute, chiede di essere esonerata
dall’incarico e torna nel Noviziato di Monte
Mario che l’aveva accolta tanti anni prima.
Continua a lavorare nella cucina con sere-
nità, perché afferma che ciò che conta non è
il lavoro, ma l’amore con cui lo si fa.
BUSOLIN sac. Piergiorgio,
salesiano,
Castelfranco Veneto (TV), il 29/10/2006,
a 65 anni
Socievole ed equilibrato don Piergiorgio in
mezzo ai giovani oratoriani ha speso inten-
se energie ed ha avuto modo di manifestare
in mille attività tutte le sue doti di organizza-
tore e animatore del cortile, di educatore nei
gruppi, mettendo in mostra qualità invidiabi-
li, tanto da farsi amare dai giovani e dai con-
fratelli. Da buon salesiano, era uno che non
si tirava mai indietro e sapeva andare al so-
do con tutti. Anche per questo gli venne affi-
data la Comunità Proposta come incaricato
vocazionale per la sua ispettoria. A ses-
sant’anni, senza alcuna remora o timore, è
stato capace di rituffarsi tra i giovani, ritro-
vando l’entusiasmo oratoriano: incontri,
giornate di studio, campi scuola, ritiri, dire-
zione spirituale. Felice di aiutare i giovani ad
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”

5.3 Page 43

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IL MESE
9 luglio 1153: è eletto Anastasio
IV, Corrado della Suburra.
Savina Jemina
10 luglio 983: muore Benedetto
VII, dei conti di Tuscolo.
11 luglio 1276: è eletto Adriano
V, Ottobono Fieschi; morirà dopo
38 giorni.
12 luglio 526: è eletto Felice IV,
originario del Sannio. Nel 1691, è
eletto Innocenzo XII, Antonio Pi-
gnatelli. Nel 1730, è eletto Clemente
XII, il fiorentino Lorenzo Corsini.
Leone VII
Luglio
13 luglio 939: muore Leone VII.
14 luglio 939: è eletto Stefano IX.
15 luglio 1992: al Policlinico
Eugenio III
Gemelli Giovanni Paolo II è sotto-
L’ANIMALE FANTASTICO
posto ad intervento chirurgico per
l’asportazione di un tumore beni-
IPPOGRIFO
gno addominale.
Nella mitologia greco-romana ha
corpo di cavallo, testa e ali d’aquila,
petto da leone. In epoca medievale,
l’ippogrifo compare nelle chiese:
unendo in sé le doti del leone con
quelle degli uccelli, l’ippogrifo è sim-
bolo di potenza e di perfezione, oltre
che della duplice natura, umana e
divina, di Cristo. A questo animale
sembra riferirsi Dante, nel Purgato-
rio (XXIX, 107-108: “un carro… ch’al
collo d’un grifon tirato venne”). In
epoca rinascimentale, ne scrive
16 luglio 1216: a Perugia, muore
di malaria Innocenzo III, Gavigna-
no dei conti di Segni.
17 luglio 1984: sull’Adamello,
Giovanni Paolo II incontra il presi-
dente della Repubblica italiana,
Sandro Pertini.
18 luglio 1870: regnante papa
Pio IX, sono sospesi i lavori del
Vaticano I.
19 luglio 1943: dopo il bombarda-
mento di Roma (617 vittime), Pio XII
si reca a confortare la popolazione.
Urbano II
Gregorio IX
LA SALUTE DEL MESE
43
Ludovico Ariosto nell’Orlando Furio- 20 luglio 1903: muore Leone XIII,
so: Astolfo vola sin sulla Luna sulla Gioacchino Pecci; scrisse la
groppa di un ippogrifo per recupera- “Rerum Novarum”, prima enciclica
re il senno perduto dell’amico Orlan- sulla dottrina sociale della Chiesa.
do. Nella saga di Harry Potter, l’ip- 21 luglio 230: è papa Ponziano,
pogrifo ha carattere orgoglioso e si santo. Nel 1414, nasce Francesco
offende facilmente. Per avvicinarlo, della Rovere, poi papa Sisto IV.
bisogna fargli un inchino e attendere 22 luglio 1519: nasce Gian Anto-
un gesto analogo; in caso contrario, nio Facchinetti de Nuce, poi Inno-
la persona non è gradita.
cenzo IX.
23 luglio 1649: nasce Giovanni
VITA DA PAPI
1° luglio 1861: con Pio IX, è pub-
blicato il primo numero de “L’Os-
servatore Romano”.
2 luglio 311: diventa papa Milzia-
de o Melchiade, poi santo.
3 luglio 683: muore Leone II, sici-
liano.
4 luglio 965: ad Amburgo, muore
Benedetto V (già deposto da un
Sinodo presieduto da Leone VIII,
d’intesa con l’imperatore Ottone I).
5 luglio 1294: dopo 27 mesi di
conclave, è eletto Celestino V,
Pietro del Morrone.
6 luglio 1758: è eletto Clemente
XIII, Carlo della Torre Rezzonico.
7 luglio 1304: muore Benedetto
XI, Niccolò Boccalini, poi beatificato.
Francesco Albani, poi Clemente XI.
24 luglio 1216: è consacrato
Onorio III, Cencio Savelli; era sta-
to eletto soltanto due giorni dopo la
morte di Innocenzo III.
25 luglio 1492: muore Innocenzo
VIII, Giovanni Battista Cybo.
26 luglio 1471: muore Paolo II,
Pietro Barbo (stabilì che l’Anno
Santo si celebrasse ogni 25 anni).
27 luglio 1061: muore papa Nic-
colò II, Gerardo di Borgogna.
28 luglio 1057: muore Vittore II,
già vescovo di Eichstadt, in Ger-
mania.
29 luglio 1099: muore Urbano II,
Ottone di Lagery. Nel 1644, muore
Urbano VIII, Maffeo Barberini,
mecenate del barocco romano.
COLPO DI SOLE
Nei colpi di sole leggeri, il paziente
avverte spossatezza, mal di testa,
vertigini e, di rado, sviene. In que-
sti casi, in genere è sufficiente
portarlo all’ombra o in un ambiente
fresco, tenergli testa e spalle solle-
vate, mettergli sul capo asciuga-
mani bagnati d’acqua fredda e far-
gli bere almeno un bicchiere d’ac-
qua fresca ogni quarto d’ora. Se il
caso è più grave, la persona è
stordita, ha nausea, cessa di
sudare e la temperatura corporea
aumenta anche a 40°. A questo
punto, è bene versargli addosso
acqua fresca, avvolgergli tutto il
corpo in asciugamani bagnati,
8 luglio 452: Leone I incontra Attila 30 luglio 579: muore papa Bene- massaggiargli le gambe (dai piedi
re degli Unni e lo convince a non detto I, romano.
verso l’alto) e ovviamente, fargli
assalire Roma. Nel 1623, muore 31 luglio 432: è eletto papa Sisto III, bere bevande fresche. Nel frattem-
Gregorio XV, Alessandro Ludovisi. santo. Nel 1009 è eletto Sergio IV. po, chiamare il medico.
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

5.4 Page 44

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PRIMA PAGINA
Redazionale
LA SFIDA
L’albero della vita
(Sesto al Reghena).
DEL MILIARDO
Le Nazioni Unite, attraverso
l’apposita commissione, hanno proclamato il 2007 anno dell’albero,
chiedendo a industrie, organizzazioni civili, governi, comunità religiose e non
di aderire a una campagna per piantare un miliardo di alberi entro l’anno,
per la salute del Pianeta.
Scrive il grande poe-
ta/filosofo Kahlil Gi-
bran (1883-1931), li-
banese e cristiano maroni-
ta: Gli alberi / sono poesie
/ che la terra scrive / al
Cielo. Da parte sua, Horst
Stern, giornalista e scritto-
re polacco tra i più noti,
44
dice: “L’uomo di tutto
conosce il prezzo, di nul-
la conosce il valore”. I
popoli primitivi lo consi-
deravano sacro; l’albero è
una cosa viva che difende
il terreno, purifica l’aria,
propizia l’acqua, proteg-
ge gli animali… Là dove
troppi alberi vengono
abbattuti la terra rinsec-
chita smette di produrre
e inesorabilmente muore.
Struggente la poesia di
uno dei grandi poeti ita-
liani, Giovanni Pascoli su
una quercia caduta:
Dov’era l’ombra, or sé la
quercia spande /
morta, né più coi turbini
tenzona. /
La gente dice: Or vedo,
era pur grande! /
Pendono qua e là dalla corona /
i nidietti della primavera. /
Dice la gente: Or vedo, era pur buona! /
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera /
ognuno col suo grave fascio va. /
Nell’aria, un pianto... d’u-
na capinera /
Fabiana
che cerca il nido che non
troverà.
᭿ “Dove ci porterà il
futuro?”, si domanda il
responsabile del comitato
Parchi Nazionali italiani.
“Forse verso lo Stecker-
wald, il bosco stecchito”, si
lamenta una signora bava-
rese in vacanza in Italia.
Il centro Studi Ecologici
Appenninici ha stilato un
decalogo dell’albero:
– Osserva l’albero, testi-
mone della memoria;
– Onora l’albero, padre
della spiritualità;
– Rispetta l’albero, radice
dei miti;
– Ammira l’albero, fonte
di ispirazione;
– Conserva l’albero, casa
degli animali;
– Tutela l’albero, custode
del suolo;
– Proteggi l’albero, sor-
gente di forza e di vita;
– Difendi l’albero, purifi-
catore dell’aria;
– Apprezza l’albero, sor-
gente di benessere e di felicità;
– Godi dell’albero e dei suoi doni preziosi.
᭿ Per i cristiani basta ricordare che all’inizio dell’av-
ventura umana ci sono due alberi, quello della Vita e
quello della Conoscenza del Bene e del Male. ٗ
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS

5.5 Page 45

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45
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
NUOVAMENTE
INCINTA
ha voluto che dopo 36 giorni tare questa situazione per lui
volasse al cielo. Dopo tante nato il 31 gennaio, quando tutte
sofferenze, ci facemmo corag- le campane delle case salesia-
Nell’aprile 2004 scoprii di esse- gio e guardammo al futuro con ne suonavano a festa. Don Bo-
re incinta, ma la gravidanza si buone speranze. Ebbi altre due sco non poteva permettere tan-
interruppe all’ottava settimana. gravidanze, purtroppo extraute- ta angoscia. Ho pianto, ho pre-
Rimasta nuovamente incinta, rine, in una delle quali rischiai gato, ho chiesto aiuto alle suore
dopo qualche mese ebbi alcune la vita. Fui salvata in tempo che conoscevo. Ora mio figlio
perdite e cominciai a preoccu- con l’asportazione di una tuba. sta bene. Anche se deve ricupe-
parmi. Durante una visita gine- Desolata e non sapendo più rare ancora parte delle sue
cologica seppi dalla dottoressa che fare, mi procurai un abitino energie fisiche, è ritornato ad
del rischio di una gravidanza ex- di san Domenico Savio e pre- essere quello di prima. Sono
trauterina. Dopo due giorni fui ri- gai con fede per avere un bam- certa che Don Bosco non lo ab-
coverata. Mi fu eseguita una la- bino. Ci fu la quarta gravidan- bandonerà più.
paroscopia e in seguito seppi za. Indossai l’abitino con tanta
d’aver avuto un altro aborto speranza e ogni sera recitai la
spontaneo. Afflitta e rattristata novena e la preghiera delle
Meli Giuseppina,
Caltavuturo (PA)
San Domenico Savio.
da questa ulteriore interruzione, mamme in attesa. All’ottavo
fui molto sorpresa nello scopri- mese fui ricoverata. Si ripre-
re, circa un mese dopo, che ero sentarono i problemi: ritardo di
nuovamente incinta. Alla setti- crescita e resistenza delle arte-
PER UN ATTIMO
LO INTRAVIDI
È VISPO
E AFFETTUOSO
46
ma settimana ebbi ancora delle
perdite. Contemporaneamente
mia madre dal Bollettino Sale-
siano conobbe le grazie ottenu-
te per intercessione di san Do-
menico Savio. Ci procurammo
l’abitino del santo protettore del-
le mamme. Dal momento in cui
lo ricevetti non lo levai mai. Nel
maggio 2005 venni ricoverata
per un episodio di ipertensione.
Dalle ecografie risultava, però,
che il mio bambino stava bene e
cresceva regolarmente. Un esa-
me del 22 luglio rivelava un rial-
zo di pressione. Il giorno se-
guente, per taglio cesareo, na-
sceva Federico bello e sano, di
3,230 kg benché fosse solo alla
36a settimana. Io e mio marito
abbiamo ringraziato san Dome-
nico Savio per l’assistenza e so-
prattutto per la tranquillità che ci
ha sempre accompagnati.
rie uterine. Ma il 20 dicembre
2005, con un mese di anticipo,
è nata Miriam. Pesava kg
2,260. Avendo difficoltà respi-
ratorie, le fu praticata una tera-
pia intensiva neonatale, con
nutrizione tramite sondini. Do-
po una settimana iniziò a pren-
dere il latte e ad aumentare di
peso. Il 5 gennaio 2006 fu por-
tata a casa. Miriam ha ricupe-
rato peso e ora sta benissimo.
Dopo tanto penare, anche in
casa nostra è arrivata la gioia:
il Signore ci ha benedetti.
Celesti Silvana e Lucio,
Nola (NA)
Una sera di tanti anni fa, rinca-
savo dal lavoro, percorrendo in
bicicletta una strada della città
di Verona. Giunto a un crocic-
chio nei pressi di san Zeno,
un’automobile, non avendo ri-
spettato lo stop, m’investì get-
tandomi a terra. Per un attimo
intravidi san Domenico Savio
con il suo crocifisso alzato; era
sorridente, attorniato da una lu-
ce raggiante. Come conse-
guenze riportai una frattura al
polso e un’incrinatura al setto
nasale; ma, stando alle affer-
mazioni di testimoni, la situa-
zione poteva essere assai peg-
giore. L’investitore, anziché
condurmi all’ospedale, mi portò
a casa. Non so spiegarmi come
io sia riuscito a indicargli il luo-
go della mia casa, poiché nep-
pure mi accorsi d’esservi tra-
sportato. Di qui, assieme a mia
Agosto 2004. Nasce il mio
pronipotino Tommaso, por-
tando a tutti i familiari vivissi-
ma gioia. Ben poco, però, è
durato il clima di festa, a mo-
tivo di forti disturbi che il pic-
colo soffriva all’apparato di-
gerente. Tutti ne eravamo
fortemente preoccupati. Do-
po i dovuti accertamenti,
venne identificata la causa in
una malformazione del co-
lon, per cui fu necessario ri-
coverare il piccolo in ospe-
dale. Là venne sottoposto a
vari interventi chirurgici e do-
vette subire lunghe degenze,
che richiesero ai genitori gra-
vi sacrifici. Decidemmo allo-
ra di rivolgerci al caro san
Domenico Savio, invocando
per Tommaso la grazia della
guarigione, con incessanti
preghiere. Al piccolo fu fatto
Bertolini Angela, Rubiera (RE)
madre, mi portarono in ospeda- indossare l’abitino. Subito
le. Avendomi salvato dal peg- non fu concessa tale grazia,
gio, compresi che Domenico ma a poco a poco tutti riac-
GUARDARE
AL FUTURO
Savio mi era amico.
Mazzucco Giancarlo, Verona
quistammo fiducia e speran-
za, perché il piccolo comin-
ciò a migliorare. Ora Tom-
Siamo Lucio e Silvana, sposi
da sette anni. Fin dall’inizio del
nostro matrimonio abbiamo de-
siderato un bambino. Dopo un
anno ero incinta, ma a metà
È TORNATO
QUELLO
DI PRIMA
UN SECONDO
FIGLIO…
CONTRO
maso è prospero, vispo e
tanto affettuoso e porta gioia
e conforto a tutti.
Sr. Scarzello Rosetta,
Nizza Monferrato (AT)
gravidanza subentrarono pro- Sono exallieva e cooperatrice
L’ABORTO
blemi di crescita del bambino. salesiana di 66 anni. Devota di
Al settimo mese è nato Luigi: Maria Ausiliatrice e di Don Bo- Mia sorella e suo marito erano
pesava 970 grammi e presen-
tava tutti i problemi tipici di un
bambino prematuro. Il Signore
M. Romero Meneses Laura Meozzi
LUGLIO/AGOSTO 2007 BS
sco fin da quando sono entrata
a far parte della Famiglia Sale-
siana, ho vissuto una vita nor-
male tra alti e bassi. Ho avuto
tre figli, uno dei quali è nato il 31
gennaio e un’altra il 16 agosto.
Da poco tempo sono rimasta
vedova, ma ho provato la mia
sofferenza più grande quando
mio figlio si è ammalato. Sono
rimasta molto afflitta e sconsola-
ta nel vedere questo giovane fi-
glio da leale, intelligentissimo e
colto quale era, cadere in uno
stato di deperimento fisico e psi-
cologico. Non riuscivo ad accet-
felici per la vicina nascita del lo-
ro secondo figlio, ma ben presto
la loro gioiosa attesa si tra-
sformò in preoccupazione, poi-
ché dalle prime visite prenatali
veniva diagnosticata la presenza
di un virus, che avrebbe com-
promesso la corretta formazione
del feto. Successivi esami con-
Ptfrlii’ieericmnrnhedlaiaietccesoaptnaezuitboossbenidlneipezcdloaaletezrrlieàlonecnotaotemepmrnieeteo.otnnt.eoSrsnuei
fermarono tale presenza e i me-
dici consigliarono l’aborto. Infor-
mata di questa situazione, io,
che da tanti anni conoscevo san
Domenico Savio quale protetto-
re delle mamme in attesa, pro-
curai a mia sorella l’abitino del
santo. Ella lo portò sempre con
sé e pregò san Domenico Savio.
Il 2 ottobre 2005 è nato Fabio
Domenico, perfettamente sano.
Grande è la nostra gratitudine
verso questo santo, che ha pro-
tetto il nostro piccolo angelo.
Marchetti S., Vicenza

5.7 Page 47

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IN PRIMO PIANO
redazionale
ARTURO BRACHETTI
Attore, trasformista, classe 1957.
Exallievo salesiano. Recita, canta,
balla, racconta, fa numeri
di illusionismo e di magia…
I costumi di scena si avvicinano
all’incredibile numero di circa 400.
Francia, Germania, Inghilterra,
America sono sede delle sue
performance. Innumerevoli i premi
conseguiti.
• Sappiamo che è un amico di don Silvio Mantelli…
… Il Mago Sales. Certo. Ci siamo incontrati per la prima volta a
Gessoney durante la colonia estiva organizzata dai salesiani. Da allora
la mia vita è cambiata… Io ero in collegio e avevo l’idea di diventare
salesiano, anche se non avevo ancora la vocazione. Don Silvio mi ha
calamitato…
• Nel senso che?
Don Silvio era una miniera di risorse: giochi, scherzi, manuali di
magia e tutti quegli strumenti da giocoliere che mi… attirarono come
la calamita attira il ferro. Lui mi prese a ben volere… Credo che ve-
desse in me una certa propensione al teatro, alla magia, al trasformi-
smo. Insomma, fu il mio primo maestro. Fu grazie a lui che appresi
qual era la mia vera vocazione. Non finirò di ringraziarlo.
• Lui sapeva che lei avrebbe voluto farsi prete? Come ha preso la
sua nuova decisione?
Fu veramente saggio. Mi disse che l’importante non era avere la vo-
cazione religiosa, ma avere una vocazione e non tradirla. Io avevo la
vocazione di… intrattenere la gente. Me ne convinsi. E non l’ho più
tradita. Faccio un po’ l’attore, un po’ il giocoliere, un po’, anzi molto,
il trasformista. Sa, sono nel guinness dei primati: in due ore sono riu-
scito a cambiare personaggio 80 volte.
• E adesso? Vi incontrate ancora con il Mago Sales?
Spesso lavoro con don Silvio… per aiutare i poveri. Qualche anno
fa abbiamo fatto uno spettacolo a Parigi. Con i soldi guadagnati abbia-
mo fatto costruire un ospedale in Uganda…
• Continua a fare spettacoli di beneficenza?
Assolutamente sì. Per me nella scala dei valori l’altruismo e la soli-
darietà sono al primo posto. L’ho imparato dai salesiani e da don Sil-
vio e non l’ho più dimenticato.
• È vero che la chiamano…
L’uomo dai mille volti!”? Sì, è vero, per la capacità di assumere
volti e ruoli diversi… Come maschera, s’intende, perché come Arturo
ho un solo volto. Questo.
AFONSO
Afonso, poco più che venten-
ne, è molto conosciuto nel quar-
tiere di São Paulo di Luanda
in Angola, come “desparafusa-
gem” cioè colui che non ha tutte
le rotelle a posto. Invece è un
ragazzo come tanti, solo che
non ha avuto quel sostegno nel-
la vita che gli permettesse di su-
perare piccoli traumi e proble-
mi. Vive per la strada. Per man-
tenersi vendeva popcorn finché
non è stato assalito e derubato.
Il parroco della missione lo aiu-
ta dandogli del denaro per riac-
quistare il necessario e riavviare
la sua piccola attività che pur-
troppo è solo un’utopia, visto
che Afonso fa parte di una setta
chiamata “la chiesa universale”
che pian piano gli sottrae tutto
ciò che possiede. Preso dalla di-
sperazione cerca di derubare 47
una famiglia ma viene scoperto
e malmenato. Nonostante tutto
riesce a fuggire e a rifugiarsi
nella missione, dove però viene
raggiunto dai “derubati”. Sono
inferociti e il parroco s’interpo-
ne per difenderlo, ma non è fa-
cile. Il giovane viene minacciato
di morte: è la giustizia della
strada! Per la sua sicurezza, e
per quella della missione, il par-
roco lo fa nascondere in un altro
quartiere. È una delle tante sto-
rie di violenza che accadono
quotidianamente in Angola. Per
cercare di aiutare ragazzi e gio-
vani così – ce ne sono tanti – la
parrocchia promuove il “Proget-
to Sportivo”, progetto educativo
di reinserimento nella società.
BS LUGLIO/AGOSTO 2007

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
ANNIVERSARI
di Franco Gabici
100 anni a Ravenna
CHIESA
di Silvano Stracca
Quo vadis Europa? (10)
MISSIONI
di Filippo Manoni
A future for Childen
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Il museo degli orrori