Bollettino_Salesiano_200706

Bollettino_Salesiano_200706

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Mensile - Anno CXXXI - nr. 6
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 6/2007
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Giugno 2007
R(PpIOaCgVC.EO1R4IN) ROARGDAEZSZTI
U(TpECaRRgRA. A2IN0D)AI SPERANZA
E(UpDNaEgB.2R3O) GETTO EDUCATIVO

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- STRENNA 2007
di Pascual Chávez Villanueva
1
AMARE LA VITA
IL SENTIERO DELLA VITA
LE 10 PAROLE
“Io sono il Signore tuo Dio… Non avere altri che me...
Non usare il mio Nome per scopi vani...
Ricordati di consacrarmi il sabato... Rispetta tuo padre e tua
madre... Non uccidere... Non commettere adulterio...
Non rubare... Non testimoniare il falso... Non desiderare quel
che appartiene a un altro... Non desiderare la donna di un altro”
(Es. 20,1 s passim)
I l disegno ori-
ginale di Dio
non prevede-
guidano il figlio, cercando il suo bene.
Sono dieci sentieri che portano alla
Vita stessa che è Dio. È significativo
significano queste istruzioni, queste
leggi e norme che il Signore nostro
Dio vi ha date? Tu risponderai a tuo
va il peccato e che nel presentare i termini dell’al- figlio: Eravamo schiavi del faraone in
la morte sino leanza sinaitica l’autore sacro riferi- Egitto e il Signore ci fece uscire dal-
alla distruzione sca: «Queste sono le parole che Dio l’Egitto con mano potente. Il Signore
del creato. Ma pronunziò…». Ed è ugualmente rile- operò sotto i nostri occhi segni e pro-
nemmeno l’al- vante che il Deuteronomio, che ci digi grandi e terribili contro l’Egitto,
2
leanza suggel- presenta la seconda versione del de- contro il faraone e contro tutta la sua
lata successi- calogo (5,6-22), introduca la storia casa. Ci fece uscire di là per con-
vamente con l’uma-
nità, con la promessa di non annien-
tarla con un nuovo diluvio che avreb-
be ripiombato la creazione al caos, è
riuscita a convincere l’uomo che solo
in Dio poteva trovare la sua pienezza.
Per riportare l’uomo nell’orbita di Dio,
il Signore ha dovuto inventare una
storia di salvezza e ripartire da Abra-
mo, che diventa così padre della fede
(cfr Gn 12). Da lui ha preso l’avvio
quel popolo che un giorno ha dovuto
liberare dalla schiavitù egiziana e con
della salvezza così: «Queste sono le
parole che Mosè rivolse a tutto Israele
oltre il Giordano, nel deserto, nella
valle dell’Araba…» (Dt 1,1). Quanto
Dio ha fatto a favore di Israele diven-
ta il fondamento delle sue leggi e nor-
me. I dieci comandi rappresentano la
via che il Signore offre al suo popolo
perché cammini davanti a Lui, lungo il
sentiero della vita. Ecco una bella ca-
techesi familiare: «Quando in avveni-
re tuo figlio ti domanderà: Che cosa
durci nel paese che aveva giurato ai
nostri padri di darci. Allora il Signore
ci ordinò di mettere in pratica tutte
queste leggi… La giustizia consi-
sterà per noi nel mettere in pratica
tutti questi comandi… come ci ha
ordinato» (Dt 6,20-25).
᭿ Per questo, Mosè, mediatore di
questa straordinaria alleanza, invita il
popolo a vivere secondo le nuove
possibilità fornite da Dio stesso: «Io vi
il quale ha siglato sul Sinai un’allean-
za bilaterale: Dio s’impegnava a es-
sere Dio d’Israele e Israele si impe-
gnava a essere Popolo di Dio.
᭿ I dieci comandamenti indicano i
termini del patto stipulato con il suo
popolo e lo spazio non materiale ma
morale e spirituale in cui Israele viene
a trovarsi, e che delimita il regno della
vita. Oltrepassare quei limiti signi-
fica addentrarsi nella morte. I dieci
comandamenti sono dunque dieci
parole orientate ad assicurare la vita
nella stessa maniera con cui i genitori
I Il Sinai, il monte dell’alleanza
di Dio con il popolo di Israele,
attraverso il suo condottiero,
Mosè.
GIUGNO 2007 BS

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Abramo, padre dei credenti.
ho insegnato leggi e norme come il
Signore mio Dio mi ha ordinato, per-
ché le mettiate in pratica nel Paese
in cui state per entrare e prenderne
possesso. Le osserverete… perché
quella sarà la vostra saggezza e la
vostra intelligenza agli occhi dei po-
poli, i quali, udendo parlare di tutte
queste leggi, diranno: Questa grande
nazione è il solo popolo saggio e in-
telligente. Infatti qual grande nazione
ha la divinità così vicina a sé, come il
Signore nostro Dio è vicino a noi…?»
(Dt 4,5-8). Perciò Dio va amato «con
tutto il cuore, con tutta l’anima, e con
tutte le forze» (Dt 6,5) e il prossimo
va amato come si ama se stessi (Mc
12,30-31). Non c’è dunque spazio
per nessun tipo di idolatria, adorando
dèi che non possono salvare, che
«hanno occhi e non vedono, hanno
orecchie e non ascoltano, hanno boc-
ca e non parlano» (Sl 115,5). È una
vera stoltezza adorare esseri umani,
animali, astri del cielo, opere delle no-
stre mani (Sap 13,1 ss), o divinità di
popoli viciniori. Proprio perché la leg-
ge del Signore altro non è che il sen-
tiero della vita, la cui essenza è l’a-
more, a noi tocca accogliere quanto
dice Mosè: «Badate di fare come il
Signore vostro Dio vi ha comanda-
to. Non ve ne discostate né a destra
né a sinistra; camminate in tutto e
per tutto per la via che il Signore vo-
stro Dio vi ha prescritto, perché viviate
e siate felici e rimaniate a lungo nel
Paese di cui avrete il possesso» (Dt
5,32-33). Quanto differente è la men-
talità odierna che vuol presentare
Dio e la sua legge come una minac-
cia per la felicità dell’uomo! Gesù ha
sintetizzato tutto nel comandamento
dell’amore, unica energia capace di
riempire di senso la vita e di aprire
le porte della morte.
ٗ
Giugno 2007
Anno CXXXI
Numero 6
Mensile - Anno CXXXI - nr. 6
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 6/2007
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Giugno 2007
In copertina:
I volontari in Cambogia
curano la distribuzione
di viveri e materiale
scolastico ai bimbi
dei villaggi che altrimenti
non frequenterebbero
le lezioni
Foto: Giancarlo Manieri
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
R(PpIOaCgVC.EO1R4IN) ROARGDAEZSZTI
U(TpECaRRgRA. A2IN0D)AI SPERANZA
E(UpDNaEgB.2R3O) GETTO EDUCATIVO
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Quo vadis Europa? (8)
di Silvano Stracca
CASA/FAMIGLIA
14 Ricco Nordest poveri ragazzi
di Angelo Durante
VIAGGI
18 Angelita tra le risaie
di Giancarlo Manieri
MISSIONI
20 Terra di speranza
di Rino Pistellato
INSERTO CULTURA
23 L’Edebé, un collaudato progetto educativo di M. Muntada Torrellas
FMA
28 Il passaporto del cuore
3
di Graziella Curti
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Il punto giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel
Mondo – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori –
30 Libri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et beneface-
re… – 38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Varia – 42 I nostri morti – 43 Il mese –
44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - Ernesto Cattoni
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Enrico dal Covolo
Carlo Di Cicco - Bruno Ferrero - Cesare Lo Monaco
Giuseppe Morante - Vito Orlando - Marianna Pacucci
Gianni Russo - Roberto Saccarello - Fabio Sandroni
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Pier Bertone
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
O SALESIANO
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
http://biesseonline.sdb.org
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
e-mail: <biesse@sdb.org>
Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO - ONLUS
Ccb 3263199 - Banca Intesa - Fil. Roma 12
CIN P - ABI 03069 - CAB 05064
Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 135 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS GIUGNO 2007

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IL PUNTO
di Carlo Di Cicco
GIOVANI
IL “GENERALE”
BULLO
Michele Magone. Professione: “scugnizzo” di Carmagnola nel
torinese a metà dell’Ottocento. Siamo ai tempi di Don Bosco.
Oggi si direbbe un “bullo” di
quelli che gettano l’allarme
tra i benpensanti ma pure tra
la politica. Il bene comune è stato
scalzato dall’individualismo sfrenato
senza vincoli. Il circuito mediatico,
educatori, scuola, istituzioni, cittadini specialmente televisivo, premia la
quieti e normali. La storia di Michele rissosità. È ipocrita o almeno
Magone racconta come affrontare
superficiale quindi lanciare allarmi sul
un “bullo” con efficacia.
bullismo senza mettere in questione
La sperimentazione educativa
i contesti che lo alimentano. I giovani
per riuscirvi è stata condotta dal
faticano a capire i divieti loro imposti
sacerdote Giovanni Bosco.
per comportamenti che trovano tanto
ٗ Il suo incontro con quel piccolo
adolescente, capobanda irrequieto
e inventivo che impensieriva la zona
della stazione di Carmagnola e il
seguito di quell’incontro piuttosto
diffusi e accettati nella restante
società. Nessuna meraviglia se pure
essi vogliano tutto, qui e subito, a ogni
costo, perfino ricorrendo a crescente
aggressività, prepotenza e cialtroneria.
fugace e occasionale sono un breve
ٗ L’esperienza con i giovani carcerati
trattato di metodo utile anche ai giorni del suo tempo aveva convinto
4 nostri. C’è infatti un certo allarme per
il bullismo che si va trasformando –
Don Bosco che la soluzione alle paure
della società verso la delinquenza
complici i media – in una categoria
giovanile non si trova dietro le sbarre.
sociale permanente e inquietante nella Egli pensava che si dovesse cambiare
società. Specialmente nella scuola e la società dal suo interno, creare
negli spazi di ritrovi giovanili. Bullismo convinzioni personali, condividere
è un tarlo che colpisce giovani e adulti. valori religiosi o almeno etici, pensare
Se prima nella scuola provocavano
progetti solidali di società. Le carceri,
qualche senso i ragazzi bulli, ora ci si specialmente quelle per i giovani, non
preoccupa pure di genitori ancora più risanano il disagio sociale, ma rinviano
bulli quando si schierano alla cieca
nel tempo la sua soluzione.
con le pretese dei loro figli.
Il capobanda Magone Michele ha
ٗ Rispetto ai tempi in cui Don Bosco
strinse un’importante amicizia
educativa con “il piccolo generale di
Carmagnola” come Magone venne
chiamato, il bullismo ha raggiunto
punte pericolose di violenza per
varietà e quantità e per la sua qualità
che viene incrementata in particolare
dagli effetti delle droghe largamente
diffuse. Se si considera inoltre
l’ideologia imperante che attribuisce
alla prepotenza individuale o di clan
la capacità di fondare diritti sociali di
prevaricazione, il cerchio si chiude.
Ci si lamenta del bullismo, sono tante
le voci allarmate ma quasi nessuna
che chiami in causa la paternità del
bullismo. Allo stesso tempo, infatti, il
bullismo è un male dei tempi nostri ma
è pure originato dal nostro contesto
cominciato a mutare la sua vita dopo
quel dialogo con Don Bosco dal quale
uscì frastornato dall’amorevolezza di
quel prete. Si sentì amato per se
stesso. Questo amore disinteressato
e non funzionale ad altro, rispettoso
perciò della libertà e dei tempi di
maturazione, ha messo in crisi
Michele Magone. Di lì sono partiti
il ripensamento sulla propria vita e
il vuoto esistenziale per la distanza
dai valori capaci di originare un prete
come Don Bosco. Occorre infatti non
dimenticare che il santo educatore
proponeva ai suoi ragazzi il vangelo,
ma la sua proposta diventava credibile
perché i giovani avvertivano prima
distintamente di essere amati per quel
che erano al momento del primo
incontro con Don Bosco.
economico, culturale e sociale. Una
ٗ Se la scuola resta un grande
mano a questa penosa situazione l’ha parcheggio sociale non sarà in
data il degrado etico che intacca pure grado di contrastare il bullismo. ٗ
GIUGNO 2007 BS

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LETTERE AL DIRETTORE
5. Una ragazza di poco più di “gioia che si oppone alla tri- ni che dirigenti; sì, sembrano
15 anni resta incinta. Non è stezza, dono che viene elargito superiori alla legge e alla mo-
sposata e il padre del bebè non a chi lo invoca”. Sono altresì rale, agiscono come se non
è il promesso sposo. Le diresti convinto che non siano “né il possedessero una coscienza.
che è meglio abortire?
piacere né il dolore che costi- “È gente che ha il potere di vi-
Allora, se rispondi sì, avresti tuiscono il problema della sto- ta e di morte, se non fisica cer-
impedito che venisse al mon- ria degli uomini, ma la capa- tamente lavorativa e spesso
do nel 1° caso Ludwig van cità di caricare piaceri e dolori anche psichica”, continua lo
Beethoven, uno dei maggiori di significato e di finalità”. Sì, stesso studente. Ho conosciuto
geni musicali del mondo; nel non è impossibile che la reli- studenti/esse traumatizzati dal-
Ethel Waters, una delle più gione oltre che una fede, possa l’alterigia incosciente di catte-
famose cantanti nere di blues; essere anche una terapia per dratici che barattano voti con
nel 3° avresti ucciso papa chi crede; e probabilmente – prestazioni di altro genere (!)
Woityla e ciò non ha bisogno con ciò smentisco quanto ho invece che intellettuali. Devo
A BORTO. Egregio di-
di commenti; nel 4° John We-
sley, il fondatore dei metodisti,
scritto all’inizio – non è un
semplice placebo, ma un’au-
dirvi tuttavia che la colpa rica-
de anche sugli studenti, non
rettore […] perché con- uno dei più grandi predicatori tentica energia positiva, capa- solo sul sistema. Se si mobili-
tinuate a ostinarvi contro l’a- del Settecento. E nel 5° caso, ce di reinterpretare il senso tassero in blocco contro certe
borto? […] Possibile che an- cara signorina, avresti impedi- della vita, e di influire su un fi- macroscopiche ingiustizie, il
6
,R che lei che sembra intelligen- to che venisse al mondo Gesù
te non capisce che è un gran Cristo! Non so se mi spiego.
bene per lo Stato, per la fami-
glia, per la società che si im-
pedisca che vengano al mon-
do bambini indesiderati, che
soffrirebbero e farebbero sof-
ELIGIONE COME TE-
RAPIA. Pietra Ligure
15 agosto 2002 […] Ricovera-
frire, che avrebbero una vita
d’inferno, che… […]
to per infarto al miocardio, mi
danno l’estrema unzione e il
prete dopo mi sussurra “Erne-
Lella, Palermo sto è la festa di Maria Assunta
Cara signorina, prima di tutto
grazie per l’apprezzamento.
Sono già altre volte intervenu-
to sul tema della vita. Per non
ripetermi, vado a ripescare
in Cielo”. Il mio cuore che si
era fermato ha ripreso a batte-
re… Caro Direttore, si pratica
la musicoterapia, la psicotera-
pia, ecc. Ho constatato che
quanto mi ha inviato un amico anche la religione può essere
qualche mese fa: mi sembra una terapia… Infatti da allora
una di quelle risposte ad ho- mi dedico all’assistenza reli-
minem che può essere illumi- giosa di malati e anziani.
nante. Eccoti cinque casi:
1. Una coppia, lui asmatico
Ernesto, Savona
lei tubercolotica, hanno avuto Caro signore, non stento a dar
4 figli: il primo cieco, il se- credito alle possibilità tera-
condo sordo, il terzo nato peutiche del sacramento del-
morto e il quarto ha ereditato l’Unzione, se non altro come
la malattia del padre. La don- un “efficace” placebo. Del re-
na è di nuovo incinta. Consi- sto la Chiesa da sempre crede
glieresti l’aborto?
che l’Unzione degli infermi
2. Un bianco stupra una ra- faccia bene sia al corpo sia al-
gazzina negra di 13 anni che lo spirito… E non sono pochi i
resta incinta. Se tu fossi il pa- casi documentati di ammalati
sico malato come una sferzata
rivitalizzante, un analgesico
corroborante.
D ELUSIONE UNI-
VERSITÀ. Egregio di-
rettore, sono una studentessa
universitaria delusa […]. L’u-
niversità sfrutta gli studenti.
Ci sono docenti che discrimi-
nano con votazioni più basse
all’esame. Ho ascoltato inor-
ridita alcuni prof chiamare
noi studentesse “cagne senza
collare”, e sono rimasta scioc-
cata quando uno di loro ha in-
veito contro alcune con estre-
ma volgarità e apprezzamenti
pesanti (Valentina, Padova).
Credo che lei sappia del pote-
re dei baroni che fanno quello
che vogliono, quando voglio-
no e come vogliono. Sembra-
no al di sopra del bene e del
male, bypassano legge e mo-
rale. Quello che capita all’u-
niversità avviene anche in
ospedale […]. Alcuni primari
– che più baroni non si può –
fanno il vento e la pioggia,
problema non avrebbe le di-
mensioni che ha. Ma “gli uni-
versitari, scrive Simona della
Normale di Pisa, sono troppo
spesso degli opportunisti che
pensano unicamente a se stes-
si, al pezzo di carta da conqui-
stare, anche a costo di… ven-
dersi”. Troppo spesso l’oppor-
tunismo batte la giustizia, scal-
za il diritto, e molla perfino
l’onore personale. Mi vedo co-
stretto, perciò, mio malgrado,
a confermare quanto dite e
confesso di non avere rimedi.
Il giorno in cui chi governa
riuscirà a pensare meno ai voti
degli elettori (opportunismo
anche questo), agli interessi di
partito, a non scontentare i po-
tentati economici e/o sindaca-
li, e si applicasse di più a rad-
drizzare le disfunzioni del si-
stema, in primis quello univer-
sitario, certamente andremo
molto meglio. Vi devo anche
confessare che geremiadi con-
tro il baronaggio continuano
ad arrivarmi e trovo difficoltà
a rispondere, perché non co-
nosco armi atte a infrangere le
immarcescibili difese dei privi-
legi. Molti parlano con malce-
dre le consiglieresti di inter- guariti dopo l’assunzione del- commettono ingiustizie da far lato disprezzo dei privilegi
rompere la gravidanza?
l’olio santo. L’essenza della accapponare la pelle… E tutti della Chiesa… È davvero sin-
3. Una signora rimane incinta. dottrina cattolica afferma che si inchinano […]
golare che questi signori pas-
Ha già altri figli, il marito è in la vita vince la morte, che oriz-
guerra e lei, ammalata, non ha zonti “altri” si schiudono a chi
Antonella, Milano
sino bellamente sopra a quelli
del baronaggio, del caporala-
molto da vivere. Le consiglie- è giunto sull’ultimo crinale Care studentesse, qualcuno di- to, del nonnismo, del mobbi-
resti di sbarazzarsi del bimbo dell’esistenza. Quella cristiana rebbe: avete scoperto l’acqua smo, ecc. e a quelli altrettan-
che porta in grembo?
è la religione della speranza. calda. Si sa da una vita che il to consolidati dei parlamen-
4. Una coppia estremamente “La speranza, scrive lei stesso, “baronaggio” è un “sistema” tari. Mi consolo perché, pre-
povera ha avuto 14 figli. Vi- diventa tensione e sorriso”, è consolidato… Anzi, mi scrive dica un proverbio danese, “i
vono nella fame. Incoragge- una marcia in avanti, è lampa- uno studente, “è la mafia delle potenti hanno braccia lun-
resti la donna ad abortire il da che illumina il cammino, è università e degli ospedali”. I ghe, ma non tanto da arriva-
suo 15° rampollo?
– sono ancora sue parole – baroni in realtà sono più tiran- re fino al Cielo”.
GIUGNO 2007 BS

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Nbnssnlcouuieucnotoasecitraeaieimlmnèltauposrtort.teaiesPdtapolalreolozapslvioteoapvsttenuspeidbeerbebe.rilrslepCieocemnpearauzovlnibeeo-ea-.-
APPELLI
le leggi vadano applicate, e
senza eccezioni. Ma ciò non
Sono un uomo di mezza età, mese di settembre passa le basta. Si ha l’impressione che
di carattere molto buono, vacanze a Golf Juan e in troppi adulti abbiano rinun-
dolce, fine, sensibile, cattoli- spiaggia viene al ristorante ciato alla fatica dell’educazio-
co, il quale desiderava molto Oasis, ci siamo conosciuti 2 ne, troppi genitori temono lo
cortesemente corrispondere anni fa. Hanno 2 gatti e leg- spauracchio dell’insuccesso,
con gentilissime amiche dai gono come me il bollettino sono travolti dal panico della
50 ai 65 anni, scopo vera salesiano. Teresita Colom- contestazione tra le mura do-
amicizia e scambio di pen- bo, Via Borgazzi 2/c, mestiche; troppi temono le
sieri. Odorico Balloni, Piaz- 20030 Camnago (MI).
reazioni incontrollate dei figli.
za G. Leopardi 5, 62019
Questi figli, oggi superprotetti
Recanati (MC).
Sono un collezionista di im- ma in modo sbagliato: sempre
maginette sacre di santini, di difesi, mai puniti perché i
Desidererei trovare amici
per poter scambiare idee ri-
guardo allo sviluppo, al pae-
se, alla razza, all’età e al
sesso. Scrivete a: Gali-
mukatonda Paschal, P.O.
Box 367, Mityana, UGAN-
DA oppure all’e-mail pa-
shalex76@yahoo.com.
I’d like to correspond with
people interested in making
new friendship and talking
Gesù e della Madonna, ve-
nerata sotto tantissimi titoli.
Rizzo Tommaso, Via Guic-
ciardini 14, 73032 Andra-
no (LE).
Mi chiamo Anna, ho 28 an-
ni e gradirei ricevere e
scambiare medagline reli-
giose. Carotenuto Anna,
Corso Nazionale 153 -
Traversa dei Portici,
84018 Scafati (SA).
nuovi profeti della pedagogia
dicono che le punizioni sono
diseducative… Quando mai?
Questi figli oggi talmente “li-
beri” che possono permettersi
di tutto con la nuova terribile
arma di cui dispongono (il
cellulare). Questi figli ormai
unici padroni di casa. Questi
figli che a livello etico… non
hanno più livelli: figli di papà
o figli di ’ndrocchia, come di-
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
A CASA TUA
about religious and historical
rebbero a Napoli, pari sono. Il Bollettino
subjects. I’m 31 years old. Cerco qualcuno con cui po-
Claudio Dito, Via G. Sara- ter condividere la mia pas-
gat 8, 87029 Scalea (CS). sione dei santini. Risposta
Se continuiamo così, saremo
presto costretti a raccogliere i
cocci… anzi lo stiamo già fa-
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
assicurata. Tricoli Paola,
Desidero rintracciare una Via Gabara 26, 93017 San
coppia di Milano, che nel Cataldo (CL).
cendo. C’è da correre ai ripa-
ri. E pure in fretta, prima di
essere costretti a scrivere l’e-
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
pitaffio di una civiltà che sem- di Don Bosco a chi
bra senza più educatori. Mi si
C domanda quale sia il metodo
HE COSA SUCCE- po mesi o non arrivava affat- migliore per ricuperare un
DE? Gentile direttore, to. Non credo che abbiamo po’ di “buoni sentimenti”. Io,
mi preoccupa l’avvenire di avuto tempi migliori – almeno ovviamente, sono un tifoso del
mio nipote: stiamo vivendo un a sentire quelli che si occupa- Sistema preventivo e dei suoi
periodo di cambiamenti, l’in-
vasione di stranieri, ladri nelle
case, giovanetti (non giova-
notti) che girano armati di
coltello, ragazzini che violen-
tano ragazzine con spettatori
pronti a filmare la vergognosa
bravata. Come neo/nonna so-
no spaventata. Come recupe-
rare i buoni sentimenti? Che
cosa sta succedendo?
N.N.
no di storia e sociologia. “È
che oggi siamo diventati iper-
sensibili, forse perché siamo
meno pronti dei nostri nonni a
sopportare la vita, e a reagir-
vi personalmente”, mi scrive
un giovane. Insomma siamo
più gregge quando si tratta di
fare qualcosa che scoccia
(mal comune mezzo gaudio –
dice il proverbio –), e siamo
più individui per tutto il resto.
Questo vuol dire, cara signo-
tre grandi pilastri: ragione,
religione, amorevolezza. De-
vo invece prendere atto, trop-
po spesso, che stiamo diven-
tando professionisti di bana-
lità, perché produrre banalità
costa poca fatica, ma stiamo
pagando caro questo disimpe-
gno dalla fatica dell’educare.
Oggi dicono che il business
sia la leva che muove tutto;
che la democrazia sia tanto
importante che vale la pena
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Cara signora, (avrei preferito ra, che siamo dei dissociati. esportarla anche con le armi Per la vostra corrispon-
che si firmasse, ma pazienza) Chi ci pesta i calli… “mal (?); che la politica sia il moto- denza:
sta succedendo quello che è gliene incoglie”: non soppor- re degli Stati… Noi continue-
sempre successo. La novità è tiamo più nulla. Che cosa fa- remo a credere e a gridare
che oggi queste aberrazioni re? Quasi nessuno glielo sa che l’educazione è sopra tutto,
IL BOLLETTINO
SALESIANO
sono sotto gli occhi di tutti dire. Ma tutti sono arciconvin- che all’educazione compete il Casella post. 18333
pressoché in tempo reale, data ti che “qualcosa bisogna fa- primo posto sulla tavola della 00163 ROMA Bravetta
l’invasione pervasiva dei me- re”, a ogni costo, pena il caos politica, che la famiglia, et
dia che ti perseguitano anche non solo morale, ma anche quidem la famiglia unita, è in-
quando sei alla toilette. Pri- sociale. Noi siamo convinti dispensabile per la crescita
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
ma, una notizia o arrivava do- che occorrano leggi serie, che armonica dei figli.
BS GIUGNO 2007

1.8 Page 8

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O FFERTE TELETRA- giose, politiche, economiche… Potrei risponderle che i sale-
MESSE. Caro diretto- e il gioco è fatto.
siani hanno detto, eccome! E
re, molte volte i parroci rivol-
gono l’invito a fare offerte per
le opere parrocchiali, missio-
narie, ecc. […]. Occorre ri-
svegliare più spesso la buona
volontà dei cristiani. Molti se-
guono la messa in televisione.
Sarà possibile raccogliere of-
ferte anche alle messe teletra-
smesse?
(Dalla lettera di…
… Anacleto, Parma)
C’è un cammino inverso. Al-
cuni individui e/o organizza-
zioni perdono lentamente
smalto perché si lasciano inti-
morire dai contrasti, dalla
mentalità corrente… e lenta-
mente ma inesorabilmente ca-
dono nell’ombra, diventando
per bocca di uno “abbastan-
za in alto” visto che si tratta
del Segretario di Stato Vati-
cano, il cardinale Tarcisio
Bertone. Il quale, risponden-
do a un’intervista sulla que-
stione ha chiaramente enu-
cleato il problema e fornito la
sua risposta che è anche la
risposta salesiana. Gliela
riassumo.
Anacleto, Parma sempre meno presenti e perciò Nello sport si liberano le
Caro signore, di per sé l’idea
non è “peregrina”, ma forse è
poco percorribile. Vede, per
lanciare una qualsiasi inizia-
tiva pubblica – soprattutto
quando si tratta di soldi – oc-
corre richiederne l’autorizza-
zione. La TV pubblica non è
in mano alla Chiesa (fortuna-
tamente), ma a un Consiglio
di Amministrazione, in qual-
che modo legato al Governo,
dal quale in ultima analisi di-
pende la gestione degli spazi
e dei tempi delle iniziative.
Concedere il permesso di ce-
lebrare la messa festiva da-
vanti alle telecamere della TV
nazionale non vuol dire con-
cedere anche quello di fare
una colletta per chicchessia.
Per questo che si configura
come “altro” dalla semplice
celebrazione, occorre una
trattativa a parte. Probabil-
mente la cosa sarebbe più fa-
cile per una TV privata. Co-
munque, lei ha ragione: spro-
nare alla carità generosa non
solo non è un reato è per il
credente un impegno di fede.
sempre meno significativi, fino
a scomparire del tutto. Capita
così che un’opinione maggio-
ritaria perda consensi fino a
farsi cancellare. Di chi è la
colpa? Troppo facile dire del-
la società! La società è fatta di
persone, e se le persone si na-
scondono… Lei mi insegna
che quando un gruppo di sol-
dati è sopraffatto dalla paura,
non combatte più, fugge: è l’i-
nizio della fine. Siamo tutti re-
sponsabili ogni volta che
“stiamo zitti”, ogni volta che
ci ritiriamo in buon ordine per
non aver “seccature”, ogni
volta che ci defiliamo per non
aver grane. Capita allora co-
me capita all’automobilista
che assiste o provoca un inci-
dente e non si ferma, fugge
per paura delle conseguenze.
Chi poteva essere salvato
muore, lui no, ma vivrà brac-
cato dalla polizia e, soprattut-
to, dalla coscienza. Come fa-
cevano i primi cristiani a con-
quistarsi la visibilità, fuggen-
do forse? Uno sparuto gruppo
di giudei nella potentissima
Roma imperiale è riuscito in
virtù più alte ma anche le
passioni più disumane.
Forme di violenza esistono
sia “dentro” sia “fuori” de-
gli stadi: il disagio sociale ha
raggiunto limiti insopportabi-
li, eppure la passione sporti-
va unisce...
È un’analisi che riconosce e
sottolinea l’ambivalenza del-
lo sport. Il cardinale salesia-
no indica poi i rimedi per la
parte negativa.
La questione fondamentale è
sempre una questione educa-
tiva.
Il rimedio principe è nella
preventività, nell’educazione
del cuore, nell’educazione al
dominio di sé, alla conviven-
za, al rispetto reciproco.
Quindi indica la base, le co-
lonne portanti di questo siste-
ma che Don Bosco ha chiara-
mente individuato in quella
triade che è rimasta famosa,
e qualifica tutt’ora il metodo
salesiano: ragione, religione,
amorevolezza. La vera sfida
consiste nel far convivere le
tre cose. E questa, signora è
la risposta che anch’io non
IV ISIBILITÀ. Caro diret-
tore, la visibilità è l’ico-
due o tre secoli a trasformare
l’impero pagano in impero
cristiano, sovvertendo ogni
previsione. Ed è tutta questio-
potrei non darle. Come uomi-
ni inseriti in una società, l’e-
ducazione ci salverà, non il
business, i soldi, il divismo, il
na del mondo moderno. Vive ne di visibilità, caro signore; tifo sfegatato, ecc… E come
chi è visibile. Chi non è visi- si sono resi tanto visibili che cristiani… già lo sa; del resto
bile è come se fosse morto e molti erano torce umane nei lo dice il vocabolo stesso.
sepolto. Chi l’ha capito sta vin- giardini imperiali di Nerone.
cendo la partita. Man mano
che un problema trova qualcu-
Lno capace di “sacrificarsi”, di
IS giocare la propria vita… esso
ISOLA DEI FA-
PORT ASSASSINO?
MOSI. Direttore, vor-
Beh, direttore, i salesiani rei proprio un parere spassio-
viene alla luce dall’ombra in non dicono nulla sullo sport nato sull’Isola dei Famo-
cui era relegato e comincia a assassino che ha deturpato i si[…]. Davvero ma a che co-
inquietare prima la coscienza nostri stadi e fuori? […]
sa e a chi serve? Che cosa e a
di qualcuno, poi quelle di mol-
ti, poi quelle delle autorità reli-
Marzia, Roma chi insegna? […].
N.N.
Non serve a niente se non ai
soliti ricercatori di “stranez-
ze che fruttino” (soldi ovvia-
mente). Né insegna qualcosa.
Tutt’altro. Sono già interve-
nuto su questo sfaglio del cer-
vello, ed ho già espresso il
mio parere. Posso solo ag-
giungere che ciò che per i
guardoni nostrani è puro in-
trattenimento che si basa su
una finta giornata di finti
naufraghi che fanno finta di
stare insieme, di arrabbiarsi,
di darsele – metaforicamente
per fortuna – di santa ragio-
ne, di urlare, di confessarsi, e
quant’altro… Un reality che
con la realtà ha poco a che
fare: sia con quella dei prota-
gonisti sia con quella dei
garífuna, gli abitanti, afro di-
scendenti dell’arcipelago dei
Cayos Cochinos che lottano
da anni per il riconoscimento
giuridico delle terre che abi-
tano. L’isolotto di Cayo Palo-
ma – dove ha preso stanza la
troupe di Rai 2, è stato di-
chiarato off limits: nessuno ci
si può avvicinare: deve dare
l’illusione di essere deserto.
Ma così si è tolta ai garífuna
una zona di pesca. Un com-
portamento che Miriam Mi-
randa, leader di Ofraneh (Or-
ganización Fraternal Negra
di Honduras) chiama vergo-
gnoso. L’aggressione all’ar-
cipelago è iniziata nel 1992
quando l’inventore dell’oro-
logio Swatch comprò una del-
le 13 isole, poi altri acquisti
sono stati fatti e man mano la
popolazione di poveri pesca-
tori è costretta a sgombrare.
La scusa è di fare una riserva
naturale ma la meta è l’inva-
sione turistica. I garífuna si
arrangino, basta che se ne va-
dano. Le ingiustizie non fini-
scono mai! C’è di più: Cayo
Paloma – 250 metri quadri di
superficie – è stata dichiarata
patrimonio dell’umanità dal-
l’Unesco, per via delle tarta-
rughe giganti che vi depongo-
no le uova. Ora l’ecosistema è
contaminato e le suddette non
ci andranno più a nidificare…
ma il WWF, che pure è feroce
in altre occasioni, stavolta è
stato zitto: “i dollari fanno
andare l’acqua per in su”, co-

1.9 Page 9

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me predica il proverbio. Ho “negritudine” hanno scritto e
anche letto che l’isolotto non scrivono parole di fuoco con-
ha sorgenti. Che cosa bevono tro un Occidente colonizzatore
i nostri inguaribili “tronisti”? che ha devastato l’antica loro
Comunque, mentre da noi ci civiltà cambiando perfino il
si diverte con le stupidaggini nome alle persone. “Io che
dei “fumosi” Miranda dice: avevo un nome armonioso,
“L’isola dei famosi perché Luce nella notte, sono stato
non ve la fate a casa vo- segnato nell’anagrafe dei co-
stra?”.
lonizzatori come Antonio (fior
d’asino!)”, ha confidato scon-
IL solato un filosofo bantù in un
A SUPERIORITÀ OC- meeting interculturale svoltosi
CIDENTALE. Caro di- in Italia e a cui ero presente.
rettore, ricorda l’accoltellato- Sono d’accordo con lei sull’i-
re palestinese del povero vo- gnoranza marxista: il sociali-
lontario Angelo Frammarti-
no? Il padre del ragazzo ucci-
so ha dichiarato: “Mio figlio è
vittima del clima di odio nel
mondo (cioè, alla fine, di Bu-
sh e Berlusconi – era lui allo-
ra presidente del Consiglio).
Invece, Angelo era vittima
dell’ignoranza marxista. […]
io credo che la solare superio-
smo reale di disastri ne ha fatti
quanti il nazismo. Ma non si
può negare che l’odio oggi fa
da padrone nel mondo, né che
di buona parte di esso siamo
diretti responsabili con i no-
stri giochi economici senza
scrupoli, che mettono in gi-
nocchio intere nazioni e ridu-
cono alla fame interi popoli.
IC rità umanistica dell’Occidente
abbia mosso l’invidia e l’odio
dell’accoltellatore […].
HIUSURA ESTIVA.
Caro direttore, “Chiusura
Luigi, Perugia estiva da sabato… a…” è il
Caro Luigi, dubito molto che
dicendo del clima di odio nel
mondo, Frammartino volesse
riferirsi a Bush e a Berlusconi.
Con il dolore la politica c’en-
tra poco. In secondo luogo, lei
sa che non è proprio così so-
lare “la superiorità umanisti-
ca d’Occidente”. Mi spiego.
Se intende la letteratura, l’ar-
te, l’antropologia culturale,
cartello che ho letto all’in-
gresso di un grande nostro
Oratorio. Mi ha preso un col-
po! Quarant’anni fa nell’Ora-
torio della mia città la dome-
nica era “più aperto” che ne-
gli altri giorni, e in estate an-
cora di più. Che vi sta succe-
dendo? Vi siete imborghesiti?
Chiudere in agosto… Ma l’O-
ratorio non è un’attività com-
devo ricordarle che altissimi merciale!… e poi, la gelateria
sono in questo campo i livelli lì a 50 metri, stracolma di
raggiunti dalle popolazioni sia giovani giorno e notte, non
africane, sia asiatiche, la cui chiude in agosto!
civiltà sopravanza di secoli la
nostra. Se invece tale superio-
Sergio, Bologna
rità si applica ai diritti umani, Caro signore, la sua è anche
alla libertà, alla democrazia, la mia grande nostalgia: quel-
beh oggi (dico “oggi”) indub- la di oratori com’erano “ai
biamente potremmo impartire tempi andati”. La “CHIUSU-
qualche buona lezione. Ma so- RA ESTIVA” assomiglia molto
lo “teorica”, perché a livello a una bestemmia salesiana, e
di prassi siamo frane (Abu me ne dispiaccio, non immagi-
Ghraib, Guantanamo, ecc., na quanto. D’altronde, però,
docent!). Per di più, chi è an- sono obbligato a prendere atto
dato a rompere le uova nel di una realtà che avrei voluto
paniere ad africani e asiatici non accadesse mai. Molti ora-
sono stati i paesi coloniali, tori, non solo quello che lei ci-
che, guarda caso, sono quasi ta, sono costretti a chiudere,
tutti occidentali. Alcuni filoso- per vari motivi. Gliene elenco
fi africani della cosiddetta alcuni.
– La città in agosto si spopola
e i ragazzi sono al mare, o in
montagna, ai campi scuola, o
in vacanza con la propria fa-
miglia o con gli amici (non è
come 40 anni fa)…
– L’incaricato dell’oratorio in
genere dirige un campo estivo
o un Grest, trasferendo attività
ludiche ed educative dove si
trova con i suoi ragazzi (in
montagna o al mare).
– Oppure approfitta per un
corso di aggiornamento, o per
una muta di esercizi spirituali
(ogni tanto c’è bisogno di una
ricarica spirituale, in un mon-
do come questo).
– Oppure si reca in famiglia
(ce l’ha anche lui una famiglia
e anche lui ha diritto a un po’
di “tregua”). Tutto questo per-
ché non c’è abbondanza di so-
stituti come una volta. Il calo
delle vocazioni è un fatto reale
e drammatico, di cui occorre
obtorto collo prendere atto, e
studiare strategie nuove per
“rinvigorire” le fila. È anche
vero che non pochi oratori rie-
scono a preparare dei laici
(cooperatori o exallievi) per
“tirare avanti la baracca” an-
che in tempi di emergenza.
Ma… laici che siano disposti a
impegnare le proprie ferie la-
vorando il doppio di prima in
un oratorio, lei capisce, sono
rari come le “mosche bian-
che”. Le dirò, come conclusio-
ne, che personalmente conti-
nuo a credere in una ripresa,
di cui qualche segno s’intrave-
de. Don Bosco, del resto, ha
sempre predicato l’ottimismo,
e io continuo a sperare contro
ogni speranza.

1.10 Page 10

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& IN ITALIA
NEL MONDO
ROMA,
SS. AMBROGIO
E CARLO
“FATTI A MANO”
Un’esposizione di mobili pe-
ruviani realizzata dai giovani
“campesini” delle Ande che,
grazie alla scuola fondata da
don Ugo De Censi, sono di-
ventati artisti di grande ta-
lento. Il Don Bosco dei pic-
coli artigiani di Torino rivi-
ve tra i piccoli artigiani andi-
ni. All’inaugurazione della
straordinaria esposizione pres-
so la basilica dei SS. Ambro-
gio e Carlo al corso ha par-
tecipato lo stesso fondatore
dell’operazione Mato Gros-
so, don Ugo, che poi ha riba-
dito, dai microfoni di Radio
Vaticana che “tutti i soldi
guadagnati dalla vendita dei
mobili ritornano ai ragazzi,
perché tutto deve tornare ai
poveri”. L’esposizione è sta-
ta sostenuta dallo stesso Se-
gretario di
Stato, cardinal Bertone,
che ha rivelato come anche
alcune nunziature dell’Ame-
rica Latina hanno, come ar-
redamento, i mobili dei ra-
gazzi delle Ande. Le foto te-
stimoniano la bellezza di
questi manufatti.
8
PEROSA
E I SALESIANI
1881-1973
STORIA
DI UN ISTITUTO
STORIA DI UN PAESE
di Renzo Furlan
Il prof. Furlan espone il frut-
to di un’appassionata ricerca
sulla traccia indicata già dal
GIUGNO 2007 BS
titolo, la storia di un paese,
Perosa Argentina, nella qua-
le si inserisce la vita dell’i-
stituto salesiano, a partire
dai primi contatti epistolari
con Don Bosco nel 1881 fi-
no al settembre 1973, anno
della chiusura. Periodo di vi-
talità, lotte e traguardi rag-
giunti. Sarà don Michele
Rua ad accogliere la richie-
sta del Parroco don Giusep-
pe Paolasso. Il 12 aprile del
1897 si posa la prima pietra
e il 27 novembre dell’anno
successivo si inaugura. La
popolazione di Perosa che vi
partecipa è tanta che il pavi-
mento della cappella scric-
chiola e minaccia di cedere
sotto il peso. Si tratta di un
lavoro svolto con impegno,
competenza e delicatezza so-
prattutto nei punti scabrosi,
usando con saggezza le tante
fonti di archivio. Grazie per
la dedica finale: “Il presente
lavoro vuol essere il dovero-
so tributo di riconoscenza di
un exallievo ai salesiani che
gli sono stati straordinari
maestri di vita”.
VIENNA, AUSTRIA
DON BOSCO
YOUTH NET
La Don Bosco Youth Net è la
rete che unisce le organizza-
zioni giovanili di 11 Paesi eu-
ropei (Italia, Austria, Slove-
nia, Slovacchia, Malta, Spa-
gna, Germania, Polonia, Re-
gno Unito, Olanda) per scam-
bi di esperienze, attività di
formazione e volontariato.
S’incontrano due volte l’anno
e ogni organizzazione ha mo-
do di presentare i progetti che
intende realizzare. Presenti
salesiani, collaboratori laici e
volontari degli 11 Paesi ade-
renti. Per l’Italia, socio fon-
datore della rete, ha parteci-
pato tramite la Federazione
SCS/CNOS. www.federazio-
nescs.org.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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redazionale
I RAGAZZI
NELLA «RETE»
di Valerio Bocci,
Elledici 2007, pp. 36
“Mondo Nuovo” fa 250: la
storica collana dei tascabili
Elledici dedica il suo 250°
titolo fresco di stampa e di
attualità a “I ragazzi nella
‘rete’”. Il nuovo volumetto,
curato da Valerio Bocci, di-
rettore di Mondo R, presenta
in cinque agili capitolet-
ti, corredati da un prezioso
glossario, chi sono e come
comunicano gli adolescenti e
i preadolescenti di oggi, tutti
alle prese con TV, videogio-
chi, Internet, e-mail, telefo-
nini, chat, SMS e MMS. E a
partire da questa lettura,
l’autore cerca i possibili
punti di contatto e di dialogo
con il mondo degli adulti, gli
“sponsor ufficiali” della loro
fatica di crescere.
NUMISMATICA
a cura di
Roberto Saccarello
9
NUNZIATA, CATANIA
Nunziata ha festeggiato i 125
anni di presenza FMA. Le
suore sono presenti dal 1882,
chieste dall’allora parroco don
Angelo Patanè. Culmine delle
celebrazioni è stata la veglia
di preghiera del 30 gennaio
che ha visto radunarsi centi-
naia di giovani provenienti
dalle diverse comunità parroc-
chiali della diocesi di Acirea-
le. Momenti particolarmente
intensi sono stati la testimo-
nianza di suor Emanuela Ro-
bazza e il video messaggio del
vescovo di Acireale, monsi-
gnor Pio Vittorio Vigo, in
viaggio pastorale in Brasile.
L’eucaristia del 31 è stata pre-
sieduta dal salesiano monsi-
gnor Calogero La Piana, neo
Arcivescovo di Messina. In
occasione dei festeggiamenti,
i ragazzi delle scuole presenti
in paese hanno partecipato al
concorso “Sorrisi & Casta-
gne”, giunto alla 20ª edizione.
V CENTENARIO
DELLA BASILICA DI SAN PIETRO
IN VATICANO
Il 18 febbraio del 1506 papa Giulio II (Giuliano
della Rovere 1443-1513) poneva la prima pietra
della nuova Basilica di S. Pietro in Vaticano, rea-
lizzata sullo stesso sito dell’antica, fatta edificare
nel 315 d.C. dall’imperatore Costantino sul luogo
dove si venerava la tomba del primo apostolo di
Cristo.
Per celebrare i 500 anni dell’evento, la Reveren-
da Fabbrica di S. Pietro ha autorizzato l’emissione
di un’artistica medaglia che mostra sul diritto il
ritratto di Benedetto XVI in abiti pontificali e sul
rovescio la facciata della Basilica Vaticana che fa
da sfondo alla scena di Gesù che consegna le
chiavi a san Pietro, tratta dal balcone centrale del-
la stessa Basilica.
La medaglia è stata realizzata in alpacca-bronzo
(a 5,00) e in argento (a 30,00).
Per saperne di più:
Interfinum, Borgo S. Spirito, 14 - 00193 Roma
Tel. 06.6874315.
BS GIUGNO 2007

2.2 Page 12

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lOOannifa
Il BS di giugno 1907 offre la relazione
del “III Congresso degli Oratori festivi”,
tenuto a Faenza con la partecipazione
del cardinale Svampa, arcivescovo
di Bologna e del Rettor Maggiore, ora
beato, don Michele Rua. Impressionante
la partecipazione, grande l’entusiasmo.
Annotiamo l’inizio della relazione della
“I Adunanza di sezione”.
-Ecco come era il cortile nel 1907.
La prima adunanza di sezione è presieduta da
S.E. Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di
Ravenna; Mons. Alfonso Andreoli, Vescovo di
Montefeltro, Mons. Federico Polloni, Vescovo
di Bertinoro, Mons. Francesco Baldassari,
Vescovo d’Imola, e Mons. Ernesto Piovella,
Vescovo eletto di Alghero.
Sono presenti anche vari illustri membri del
laicato cattolico, tra cui il comm. Pericoli, pre-
sidente della Gioventù Cattolica, il cav. Grossi-
Gondi, e il signor conte Carlo Zucchini.
Sono rappresentati i giornali l’Avvenire d’Ita-
lia, il Momento, la Gioventù Nova, il Piccolo,
il Savio, l’Etruria, l’Osservatore Cattolico, il
Pro familia, ecc.
Don Trione apre la seduta ringraziando gli
intervenuti e invitando tutti ad un lavoro inten-
so e proficuo con la discussione franca e serena
delle proposte.
Comincia la discussione su vari punti concer-
nenti l’erezione, l’organizzazione e il personale
degli Oratori. N’è relatore il prof. D. Francesco
Tomasetti, direttore dell’Ospizio del S. Cuore
di Gesù in Roma.
EMIGRAZIONE
E PRESENZA
ITALIANA IN CUBA
di Domenico Capolongo
Quanti sono stati i salesiani
italiani missionari nel mon-
do? Molte migliaia e tuttora
sono circa mille. Il fenome-
no meriterebbe uno studio.
Per Cuba lo studio è stato
fatto dal cooperatore salesia-
no Germáno Bello González
che nel saggio Presencia ita-
liana en Cuba en la Obra
salesiana, pubblicato nel vo-
lume in collaborazione Emi-
grazione e presenza italiana
in Cuba (Collana di Studi
Storici, Roccarainola 2005)
in un capitolo di circa 50 pa-
gine, ha dato spazio e visibi-
lità all’ottantina di salesiani
e alla quarantina di Figlie di
Maria Ausiliatrice italiani, i
quali, assieme a missiona-
ri di altri Paesi, hanno lavo-
rato nell’isola a servizio dei
giovani più bisognosi e della
popolazione locale, negli ol-
tre 90 anni della loro presen-
za. Anni non tutti facili, co-
me ben si sa. Ovviamen-
te nel saggio non manca un
cenno anche alle decine di
fondazioni, di cui purtroppo
molte sono state soppresse
(Motto).
CITTÀ DEL VATICANO
GLI UNIVERSITARI
E IL PAPA
La V Giornata Europea degli
Universitari (10 marzo 2007)
ha radunato migliaia di stu-
denti degli atenei romani nel-
l’aula Nervi del Vaticano do-
ve con papa Benedetto hanno
recitato il rosario, collegan-
dosi anche con i loro colleghi
di una decina di altre Nazio-
ni. Davvero suggestivo il te-
ma che il Papa stesso ha
commentato: “La carità intel-
lettuale: via per una nuova
cooperazione Europa-Asia”.
Questo tipo di caritas elimina
le distanze e lega le persone
sul piano della ricerca e della
testimonianza.
GIUGNO 2007 BS

2.3 Page 13

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OSSERVATORIO
Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (3)
Divagazioni (mica tanto!) su un’altra normalità: la discoteca,
rito del sabato sera.
H a detto mia
madre che a
mezzanotte
devo essere a casa”,
dice Alice con aria triste.
A mezzanotte? – ribatte
Viola strabuzzando gli
occhi – ma nessuno va
allo school party prima di
mezzanotte. Se non rie-
sci a convincerla a farti
restare almeno fino alle
tre, è meglio che resti a
casa”. “Lo so. Ma non
c’è niente da fare, mam-
ma dice che…”. “Ma
gliel’hai detto che c’è
anche mia sorella? ”.
I miei non credono che
tua sorella avrà voglia di
stare tutto il tempo a
controllare noi. Lei ha
diciotto anni…”. “Beh,
infatti mica ci controlle-
rebbe – Viola ha un sor-
riso malizioso – Comunque Sara e Chiara vengono,
mancherai solo tu. Peccato!”.
᭿ È stato fichissimo – urla nella cornetta Sara –
abbiamo conosciuto un sacco di ragazzi grandi.
Che peccato che non c’eri! ”. “Già! ”, mormora Ali-
ce, mortificata. “Abbiamo anche bevuto della birra.
Chiaretta ha anche vomitato…”. “Si è sentita
male? ”, chiede Alice. “Ma no, ha solo fatto una
figura da pivella! Piuttosto sai niente della sorella
di Viola? ”. “No, che cosa è successo? ”. “Sembra
che sia stata male sul serio, l’hanno portata in
ospedale…”. “E me lo dici così? In ospedale? ”.
Sembra abbia preso qualcosa… Pensavo ti aves-
se chiamata Viola…”. “No, non l’ho sentita, anzi
scusa, ci sentiamo dopo”. Alice chiama subito
Viola, ma né a casa, né sul cellulare riceve rispo-
sta. È preoccupata. Allora, nonostante siano gior-
ni che tiene il broncio ai genitori, corre a racconta-
re che cosa è successo. Papà Giulio capisce
subito: uno sballo! E si offre di accompagnarla in
ospedale. Appena arrivati, egli si avvicina ai geni-
tori di Viola che hanno l’aria stanca e smarrita,
Viola corre ad abbracciare Alice. Piange, ma
ormai solo di sollievo: “Adesso sta bene – dice –
però se l’è vista dav-
vero brutta. È stato ter-
ribile. Era svenuta…
così ho chiamato papà
e mamma, e l’abbiamo
portata qui. I medici di-
cono che abbiamo fatto
appena in tempo”. Vio-
la sorride tra le lacrime.
Dai, è andato tutto
bene”, dice Alice ab-
bracciando l’amica.
᭿ Poco più in là, un
gruppetto di amici della
sorella di Viola sembra-
no cani bastonati. “So-
no stati qui tutta la not-
11
te. Credo proprio che
per un po’ non ci sa-
ranno serate in discote-
ca per nessuno di noi –
dice Viola – Alice, scu-
sa per le cose che ti ho
detto l’altro giorno. So-
no stata una stupida. E tu sei una vera amica, gra-
zie!”. Dopo un po’ Alice e papà Giulio si congeda-
no. In macchina lui, visto il silenzio preoccupato
della figlia, commenta: “Vedi, Alice, io non penso
che la discoteca sia un luogo da non frequentare.
A me e alla mamma piaceva andare a ballare,
solo che eravamo un po’ più grandi di te. Sono
convinto che ci sia l’età giusta per ogni cosa, e
che quattordici anni siano un po’ pochi per restare
alzati fino alle tre di notte. Penso che tra tanti
ragazzi simpatici e divertenti ce ne possa essere
qualcuno un po’ sciocco, e forse anche qualcuno
con cattive intenzioni. Tu sei troppo giovane per
assumerti la responsabilità di capire tutte queste
cose, così lo facciamo io e la mamma per te,
ancora per un po’. Non ci piace dirti di no però,
quando lo riteniamo necessario, ci prendiamo la
responsabilità di scegliere al posto tuo. La sorella
di Viola ha qualche anno più di voi, eppure ha fat-
to una sciocchezza. E alcune sciocchezze si
pagano care”. “Papà, scusa se sono stata arrab-
biata in questi giorni… E grazie di non aver detto:
te l’avevo detto”. Giulio allunga la mano per una
carezza alla figlia. Poi restano in silenzio fino a
casa, soprappensiero.
ٗ
BS GIUGNO 2007

2.4 Page 14

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• 4
CHIESA QUO VADIS
EUROPA? (8)
L’eclissi di Dio
nel vecchio
continente
di Silvano Stracca
12
Siamo chiamati a riscoprire il Dio
dal volto umano.
cctdsiauea“lielttV,itovmlfoaocao”,ogittn(asabldBiìoataieodosmnnLt.ardueoEaDidipgtioepoeulsittronteddcvosasiaiesseXelèraslneadVeedevmIo)v’ri.nigtiepnatenaltigriicilanpaselmiutcgomfiboonrboand.ifdlsdeiiO-e-ool
Ricordate Friedrich Nietz-
sche? Ricordate la famosa
pagina del pensatore tedesco
che inizia con questa frase: “Avete
sentito di quel folle uomo che ac-
cese una lanterna alla chiara luce
del mattino, corse al mercato e si
mise a gridare incessantemente:
Cerco Dio… Cerco Dio”? E ricor-
date pure, sicuramente, l’agnostici-
smo banale e plebeo degli uomini
che al mercato “ridono di colui che
cerca Dio”? La pagina di Nietz-
sche sembra esprimere in modo
emblematico il dramma dell’Euro-
pa senza Cristo. Certo è follia ac-
cendere una lanterna nella piena
luce del mattino, ma in realtà l’uo-
mo d’oggi comincia a sentire l’esi-
genza di dover riaccendere una
nuova luce proprio quando tutto
intorno pare illuminato. La luce
che viene dal secolo dei “lumi”,
dalla ragione, dalla scienza, dai po-
teri del mondo, non appare più suf-
ficiente per il suo cammino. Tanti
segni lo spingono a rimettersi in
ricerca. Basta pensare alle doman-
de angosciose suscitate dagli
eventi storici planetari succedutisi
in questo scorcio del XXI secolo.
GIUGNO 2007 BS
-L’Europa unita...
L’11 settembre 2001. La guerra in
Medio Oriente. L’incancrenirsi del
terrorismo. L’emergere tumultuo-
so sulla scena geopolitica mondia-
le di Cina e India. La grande pres-
sione dei migranti alle frontiere
europee…
IN CERCA
DI QUALCOSA DI PIÙ
La nuova ricerca di Dio – questa
domanda di qualcosa “di più gran-
de” che sale dal profondo dell’uo-
mo – è un leit-motiv ricorrente sul-
le labbra del Papa tedesco. Dal
cuore stesso dell’Europa, nella sua
Baviera, il settembre scorso, Bene-
detto XVI provò a scuotere la so-
cietà occidentale “sorda” alle ra-
gioni di Dio. “Il grande problema
dell’Occidente è la dimenticanza
di Dio, l’oblio che si diffonde”, af-
fermò convinto che, in definitiva,
tutti i singoli problemi possano es-
sere ricondotti a un’unica fonte.
Dunque, riscoprire Dio, e non un
Dio qualsiasi, ma il Dio con un
volto umano, poiché “quando ve-
diamo Gesù Cristo vediamo Dio”.
Un tema decisivo per il futuro del
nostro continente, che oggi da’
l’impressione di un’apostasia si-
lenziosa da parte dell’uomo sazio,
che vive come se Dio non esistes-
se. “Oggi nel mondo occidentale –
è l’analisi di Papa Ratzinger – vi-

2.5 Page 15

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••••••••••••••••••••••••••••
I Friedrich Nietzsche: “Avete
sentito di quel folle uomo
che accese una lanterna e…
al mercato…. si mise a gridare
cerco Dio?”.
Dio”, lamenta il Papa. “Non riu-
sciamo più a sentirlo, troppe fre-
quenze diverse occupano i nostri
orecchi. Quello che si dice di lui ci
sembra pre-scientifico”. Attenti,
ammonisce il Pontefice. Proprio
quest’eclissi di Dio – che è alla ra-
dice in Occidente della profonda
viamo un’ondata di nuovo drastico
illuminismo o laicismo, comunque
lo si voglia chiamare. Credere è di-
ventato più difficile, poiché il
mondo in cui ci troviamo è fatto
completamente da noi stessi e in
esso Dio, per così dire, non compa-
re più direttamente. Non si beve al-
la fonte, ma da ciò che, già imbot-
tigliato, ci viene offerto. D’altra
LA PECULIARITÀ
OCCIDENTALE
Benedetto XVI mette a fuoco un
punto fondamentale. L’eclissi di
Dio in Occidente non è comune ad
altre grandi zone del pianeta, dove
la religione ha forza ed attualità, e
che ormai non vedono più l’Europa
come una guida, ma come un luogo
crisi attuale della verità – rischia di
portare l’Europa in rotta di collisio-
ne con tante parti dell’umanità. “La
vera minaccia per la loro identità i
popoli d’Asia e d’Africa non la ve-
dono nella fede cristiana, ma invece
nel disprezzo di Dio e nel cinismo
che considera il dileggio del sacro
un diritto della libertà e che eleva
l’utilità a supremo criterio morale”.
parte, l’Occidente oggi viene toc-
cato fortemente da altre culture, in
insicuro e, appunto, senza Dio. La
sempre più forte secolarizzazione fa
LE RAGIONI
cui l’elemento religioso originario apparire l’Occidente alieno e diver- DELLO SCONTRO
13
è molto forte, che sono inorridite
per la freddezza che incontrano in
Occidente nei confronti di Dio. E
questa presenza del sacro in altre
culture tocca nuovamente il mondo
occidentale, tocca noi che ci tro-
viamo al crocevia di tante culture”.
I Nelle religioni orientali,
Islam, Buddismo, Induismo
il sacro s’intreccia
intimamente al quotidiano.
so rispetto al resto del mondo, l’A-
frica, l’Asia, i paesi islamici. L’Oc-
cidente appare cinico, utilitarista,
arido nell’idolatrare scienza e tecni-
ca, estraneo a continenti interi per i
quali l’identità religiosa è un valore
e il disprezzo del sacro è cosa ribut-
tante. “Le popolazioni d’Africa e
d’Asia – sottolinea il Papa – ammi-
rano le nostre prestazioni tecniche e
la scienza dell’Occidente, ma al
contempo si spaventano di fronte a
un tipo di ragione che esclude total-
mente Dio dalla visione dell’uo-
mo”. Guai, fa capire insomma il
Pontefice, se l’Europa non si rende
conto che una cultura senza Dio
provoca contraccolpi negativi nelle
terre dell’Islam, del Buddismo, del-
l’Induismo, ecc. dove il sacro si in-
treccia intimamente al quotidiano.
Per scuotere l’anima del continente,
risvegliare la funzione di lievito per
il mondo intero svolta fino a oggi
dall’Europa, Benedetto XVI ricorre
alla parabola del Vangelo in cui Cri-
sto guarisce il sordomuto mettendo-
gli un po’ di saliva sulle orecchie.
Apriti”, disse Gesù e il sordomuto
guarì. Ma l’Europa e l’Occidente
non vogliono guarire. “Esiste una
freddezza d’udito nei confronti di
Dunque, la nuova Europa si rige-
neri ritrovando la fede in Dio e de-
nunciando con coraggio tutto ciò
che è contrario alla vera dignità
dell’uomo. Papa Ratzinger rove-
scia, in sostanza, lo schema del co-
siddetto scontro di civiltà. Le ra-
gioni di fondo dello scontro non
sono religiose, ma politiche e so-
ciali. E se l’anima africana e l’ani-
ma asiatica restano sconcertate di
fronte alla freddezza della nostra
razionalità, è importante dimostra-
re che da noi non c’è solo questo.
“Il mondo laicista – incalza Bene-
detto XVI – si renda conto che la
fede cristiana non è un impedimen-
to, ma invece un ponte per il dia-
logo con altri mondi”. Proprio per
la nuova interculturalità nella qua-
le viviamo, “la pura razionalità
sganciata da Dio non è sufficien-
te, ma occorre una razionalità più
ampia che veda Dio in armonia
con la ragione”. Di qui il grande
compito che attende i credenti nel-
l’Europa senza Cristo: “mostrare
che la Parola che possediamo non
appartiene ai ciarpami della sto-
ria, ma è necessaria anche oggi”.
(continua)
BS GIUGNO 2007

2.6 Page 16

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- - - - i - - - - - - - - CASA/FAMIGLIA
RICCO NORDEST
POVERI RAGAZZI di Angelo Durante
Chi ha detto che dove c’è
ricchezza c’è felicita?
Chi ha detto che dove
si sta bene non esistono
problemi? Chi ha detto
che dove tutto è
organizzato tutto fila
liscio? A Udine si è sentito
il bisogno di una struttura
per i giovani in difficoltà.
E i salesiani si sono
14
attivati…
La Casa/famiglia di Udine.
-Una cameretta/studio.
Abbiamo solo 13 anni, e se il
13 è un numero fortunato,
siamo a cavallo. Tredici anni
fa, dunque, nasceva la casa/famiglia
“Domenico Savio” per i giovani del
fortunato (?) Nordest, per quelli che
di fortuna ne hanno avuta poca, quel-
li che potremmo definire sfortunati
nella fortuna. Rovistando nell’archi-
vio si contano 72 schede di ex, più
gli attuali 9 terremoti della Casa Do-
menico Savio e i 5 sbarbatelli della
Michele Magone di recente apertura:
GIUGNO 2007 BS
Sono una novantina di storie difficili,
con risvolti talvolta drammatici, di
poveri orfani della nostra società po-
stindustriale nel ricco Nordest. Sono
ragazzi meno fortunati, svantaggiati
dal punto di vista sociale, profonda-
mente segnati nella crescita affettiva,
deprivati spesso del diritto naturale
di essere felici e spensierati come i
loro coetanei. È della vita di questi
ragazzi “poveri e pericolanti”, come
li definiva Don Bosco, per certi versi
adulti prematuri, che abbiamo contri-
buito a scrivere un capitolo impor-
tante.
IL METODO
Nel lavoro di ogni giorno gli opera-
tori dei due centri – e se ne attende
un terzo – sono investiti dalla grave
responsabilità di guidare tutti i piccoli
o grandi interventi educativi, a entra-
re in punta di piedi, con il massimo
rispetto, con amore esigente e pazien-
te, senza prepotenza nella vita di una
tenera pianticella, per sostenerla e ac-
compagnarla, per offrirle il calore
umano indispensabile alla crescita
che non di rado manca o è disordina-
to. L’obiettivo è unico: aiutare i ra-
gazzi a crescere sani e robusti “den-
tro”, offrire degli strumenti perché
possano un giorno affrontare da soli
la loro strada come da veri protagoni-
sti. Quando si è tentati dallo scorag-
giamento per la scarsa risposta, sup-
plisce l’incorreggibile ottimismo ver-
so il mondo giovanile che si respira-
va a Valdocco: “Non ho mai cono-
sciuto un giovane che non avesse in
sé un punto accessibile al bene, fa-
cendo leva sul quale ho ottenuto mol-
to di più di quanto desideravo. Pa-
role di un profondo conoscitore dei
giovani, Don Bosco. Ogni tanto qual-
cuno ritorna, per rivedere la sua casa,
ricordare anni difficili, per dire che è
cambiato e raccontare del lavoro,
confidare progetti, lasciando intende-
re che qualcosa ha imparato da noi,
non abbiamo sprecato tempo e fatica,
e abbiamo ben giocato la carta della
fiducia! La comunità è come una
grande famiglia: ragazzi, educatori,
volontari, famiglie d’appoggio, ami-

2.7 Page 17

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Attività. Le passeggiate amalgamano il gruppo e creano
amicizie durature.
Attività. Il teatro è un formidabile mezzo educativo.
ci... Succede pure che Norma, una ragazzi ogni aiuto era inutile se non gettiamo di allargarci. Mentre l’archi-
nonnina sola, scelga di festeggiare i gli si dava una casa”, scriveva Don tetto stende il progetto, bussiamo a
suoi 80 anni attorniata dai ragazzi, al- Bosco nelle sue Memorie. Così l’i- tutte le porte. In Comune l’assessore
meno per una volta educati e rispetto- dea di una casa per i preadolescenti c’incoraggia e ci aiuta, stanziando un
si. Il dono più gradito per certi anziani in difficoltà prese forma e si fece congruo contributo con cui iniziamo i
benefattori e amici che non escono progetto: accompagnare i ragazzi nel lavori. La signora Nice offre un’in-
più di casa è la visita dei nostri cari delicato lavoro di costruire e consoli- gente somma e dopo alcune settima-
discoli che fanno loro dimenticare dare la propria identità, portandoli ad ne mi chiama perché – dice – non è
per un momento gli acciacchi.
accettare se stessi, a migliorare i rap- contenta. Perché mai? Ci vado con
porti con la famiglia, a vivere rela- un certo timore. Appena mi vede,
LA NASCITA
zioni più serene con l’ambiente, ad porge una busta: “Voglio fare cifra
A fine settembre 2004, abbiamo fe-
assumere con gradualità valori e
orientamenti che li aiutino a diventa-
tonda. Che nessuno sappia!”. Passa-
no due mesi, e arriva da un paesino di
15
steggiammo il nostro 10° complean- re buoni cristiani e onesti cittadini, montagna la telefonata della signori-
no nella più genuina tradizione sale-
siana: una festa di famiglia, condivisa
con numerosi amici e collaboratori, e
tanta gioia. È stata un’occasione per
sensibilizzarci sulla condizione dei
ragazzi in difficoltà, fare il punto,
programmare il futuro: una seconda
casa, grande e spaziosa per poter aiu-
tare altri ragazzi, perché ci piange il
convinti che la chiave stia nel coniu-
gare armoniosamente “ragione, reli-
gione e amorevolezza”, secondo il
metodo preventivo di Don Bosco.
Senza sostituire o porsi in concorren-
za con la famiglia in difficoltà, ma in
piena e leale collaborazione, e soli-
dale sostegno.
na Iva, anziana maestra in pensione,
che nessuno conosce, ma da sempre
innamorata di Don Bosco. Offre un
investimento di decine di milioni,
frutto dei suoi risparmi, giusto per or-
dinare i serramenti. La casa è pagata.
Mancano solo le suppellettili, dalla
cucina alle camere. La provvidenza
questa volta si chiama Giuseppe, un
cuore ogni volta che non possiamo
accogliere i loro appelli per mancan-
MIRACOLI CON NOME
distinto signore che ha per le mani
una somma considerevole destinata a
za di spazio. Tredici anni, un’età in E COGNOME
un orfanotrofio. Ha già girato il Friuli
cui si crede molto ai sogni; se ne ha
tutto il diritto! I nostri sono accompa-
gnati dai progetti dell’architetto, dal-
l’attenzione delle autorità, dal soste-
Si comincia come si può. C’è all’i-
stituto Bearzi un appartamento poco
utilizzato: ospitava la comunità delle
senza risultato. Capita al Bearzi, vi-
sita la nostra costruzione ormai qua-
si pronta, s’informa, guarda, riflette
esamina e: “È quello che cerco!”.
gno generoso di benefattori e amici. suore che gestivano cucina e lavan- Così ci togliamo anche il pensiero
Vogliamo sperare che i nostri, come deria. Con pazienza e in economia, si dell’arredo. Poi ci sono Matteo, Ele-
quelli di don Bosco, non siano solo sistemano le camere con letti a ca- na, Pierre, Filippo, Lia, Luigino, Mi-
sogni o che non rimangano tali per stello per otto posti. Il personale? Un ra, Cristian, l’alpino dall’Australia,
molto tempo, perché abbiamo fretta salesiano e un obiettore. Il primo ra- l’exallievo del Canada, quello di Ge-
di crescere. Ma Don Bosco tutto que- gazzo, orfano di padre e con la madre mona… e tanti altri anonimi; tutti
sto già lo sa.
in difficoltà, arriva che la struttura partono dalla stima per Don Bosco e
Ritorniamo agli inizi per dare ra- non è ancora pronta. Ci si arrangia portano “ai suoi ragazzi” un investi-
gione della nostra scelta. Alla fine facendo di necessità virtù. Comincia mento per il domani della nostra so-
degli anni Ottanta, dopo una lunga il lavoro: si ascolta tanto, si cerca di cietà. A noi rimane l’incombenza di
riflessione sul significato della pre- capire senza giudicare. Quando arri- credere nel valore del compito educa-
senza salesiana a Udine, abbiamo in- vano due volontarie la comunità ac- tivo, convinti che ci sarà quel “pane,
dividuato come urgenza la necessità quista una sua fisionomia educati- lavoro e paradiso” che Don Bosco ha
di realizzare qualcosa per i meno for- va… Dopo breve tempo non si riesce promesso in abbondanza a salesiani e
tunati: “Ero persuaso che per molti più a far fronte alle richieste, e pro- collaboratori.
ٗ
BS GIUGNO 2007

2.8 Page 18

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BOX
redazionale
BEATO FRANCESCO
SPOTO MARTIRE
Dal 21 aprile un altro beato
arricchisce la numerosissima
schiera di coloro che sono ca-
duti martiri della fede. Appar-
teneva alla congregazione dei
Missionari Servi dei Poveri
fondata dal palermitano Gia-
como Cusmano, contempora-
neo di Don Bosco – e morto
nello stesso anno 1888 –. Si
tratta del beato Francesco
Spoto, siciliano di Raffadali.
È caduto sotto i colpi dei
“Simba”, i “leoni” comunisti,
che imperversavano in Congo
negli anni Sessanta del secolo
scorso. Fu pestato a morte da
due giovani guerriglieri e ab-
bandonato nella capanna dove
l’avevano sorpreso. Non era
un missionario qualunque don
Il Fondatore beato
Giacomo Cusmano.
Francesco, era il superiore ge-
nerale della sua congregazio-
ne, eletto ad appena 35 anni,
nel 1959, che si era recato in
visita canonica alla missione
in Congo. I ribelli “Simba”
imperversavano nella regione,
spargendo ovunque terrore e
morte. Furono molti i religio-
si e le religiose, uccisi senza
pietà. L’anno peggiore fu cer-
Il giovane martire
Francesco Spoto.
tamente il 1964 quando rima-
sero vittime dei ribelli circa
200 tra sacerdoti, religiosi e
suore, oltre a migliaia di con-
golesi. Padre Spoto percorre-
va in quel periodo il territorio
della Missione per rendersi
conto delle necessità della
gente e dei suoi missionari,
quando in una capanna della
foresta presso il fiume Kibali
venne intercettato, seviziato.
La sua agonia fu straziante,
durò 15 giorni. La Chiesa
continua a essere un serbatoio
di martiri. Grazie al loro sa-
crificio essa continua la sua
marcia verso “cieli nuove e
terre nuove”.
BREVISSIME DAL MONDO
16 ROMA, ITALIA. “Donna CITTÀ DEL VATICANO. ROMA, ITALIA. È noto
Coraggio” ed “Eroe per la fi-
ne della schiavitù moderna”.
In tempi di globalizzazione
tutto viene a contatto con tut-
che in Cina l’informati-
ca sta vivendo una stagione
I due premi del Dipartimento ti. Anche le religioni. Perciò, straordinaria. Da oggi i cri-
di Stato USA sono stati asse- non si può non dialogare. Ma stiani cinesi, sacerdoti e re-
gnati a suor Eugenia che è al- dialogo e tolleranza non si- ligiosi – ma anche i fede-
la guida dell’UISG (Unione gnificano livellamento in un li laici – hanno a disposi-
Italiana Superiore Generali) sincretismo che impoverisce, zione un sito in cui vie-
ma che lavora anche sulla ha sottolineato lo stesso Be- ne presentata l’intera Litur-
strada per togliere dalla pro- nedetto XVI.
gia delle Ore, il Messale
stituzione le giovani sfruttate
da trafficanti senza scrupoli.
Alle ragazze dà alloggio e
possibilità di riabilitazione.
“Le nostre suore lasciano la
sicurezza dei conventi di not-
te per raggiungere queste ra-
gazze!”, ha dichiarato.
LI KÖNIGSTEIN. Due an-
ziane sorelle cattoliche (85 e
79 anni) sono state ammaz-
zate a Kirkuk nel nord Iraq,
a scopo di rapina. Pare che
le due donne conoscessero i
loro aggressori. Le comu-
nità cristiane in Iraq vivono
quotidiano e la breve storia
del santo del giorno in lin-
gua cinese. Si tratta del
nuovo sito www.MHChi-
na.net preparato dal sale-
siano don Paul Leung, pre-
sidente di Peace Commu-
nication Network, PCN
(www.pcn.net).
AIX-EN-PROVENCE. Ve-
nerdì 30 marzo, davanti alle
telecamere suor Marie-Si-
mone-Pierre, 46 anni, ha di-
chiarato di essere guarita dal
Parkinson grazie all’inter-
cessione di papa Wojtila.
Era stata costretta a lasciare
il suo lavoro di infermiera
data la gravità del suo male.
Le sue sorelle hanno chiesto
l’intercessione del grande
Papa, che soffriva dello
stesso morbo. Da allora suor
Marie è guarita e ha ripreso
in situazione di precarietà e
non pochi meditano di la-
sciare definitivamente il
martoriato Paese.
MILANO. Presso le suore
Orsoline di Via Lanzone 53,
è organizzato un corso di
Educazione pre e post na-
tale con la musica” per otto
week-end a cominciare da
questo mese di giugno. È
accreditato dal Ministero
della Salute e rivolto a tutti
gli operatori di settore. E-
mail: azorrillo@yahoo.it,
CITTÀ DEL VATICANO.
Il cardinale salesiano Tarci-
sio Bertone, Segretario di
Stato di Sua Santità, il 4
aprile 2007 è stato nominato
Camerlengo di Santa Ro-
mana Chiesa. Il Camerlengo
presiede la Camera Aposto-
lica e svolge l’ufficio di cu-
rare e amministrare i beni e
i diritti temporali della San-
ta Sede nel tempo in cui
questa è vacante, dopo la
morte del Papa.
il suo posto in ospedale.
cell. 333/42.62.845.
GIUGNO 2007 BS
OMNIA IN CARITATE
IL SERVO DI DIO
DON FELICE CANELLI
di suor Francesca
Caggiano
“Il mondo ha bisogno di santi
che abbiano genio, come una
città dove infierisce la peste ha
bisogno di medici. Dove c’è
necessità c’è obbligo!”, scrive
l’autrice che è anche la postu-
latrice della causa di questo
uomo di Dio, vero genio della
carità, “vivo, dinamico, dal ca-
rattere impetuoso, vulcanico,
creativo…”. Un uomo che ha
preso a modello Don Bosco e
s’è guadagnato l’ammirazione
e l’affetto dei parrocchiani. È
un libro da leggere. Il BS a
suo tempo dedicherà a don
Canelli un articolo.

2.9 Page 19

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a cura del direttore
FORLÌ, ITALIA
Il salesiano cooperatore
signor Euristeo Ceraolo,
assistente presso il con-
vitto salesiano di Forlì è
stato onorato della nomi-
na a membro dell’Acca-
demia dei Benigni di Ber-
tinoro, fondata dal vesco-
vo Isidoro della Robbia
nel 1642, con la motiva-
zione “… per le attività da
lei svolte e il sicuro appor-
to culturale…”. La cerimo-
nia si è svolta nella “Sala
de Quadri” del Municipio
alla presenza del Sinda-
co. Dell’Accademia è so-
cio anche il Maestro Ric-
cardo Muti.
GIOIOSA MAREA,
SICILIA
In una società sempre più
chiassosa e distratta oc-
corre ritrovare le ragioni
del silenzio e della medita-
zione. Strutture adatte sor-
gono un po’ dovunque
presso conventi o istituti
religiosi. Anche le parroc-
chie si muovono come
quella di Gioiosa Marea
che nella contrada Galbato
in posizione splendida, ha
creato il “Villaggio della pa-
ce”, per settimane di frater-
nità, ritiri, campi scuola,
convegni, vacanze…
Tel./Fax 0941/39100
E-mail: p.iano@tiscalinet.it
17
TONJ, SUD SUDAN
Il coadiutore salesiano si-
gnor Giacomo Comino ha
festeggiato nella Missione
di Tonj, il suo 50° di pro-
fessione religiosa. Alla ce-
rimonia c’erano un mare di
persone, e lo stesso Go-
vernatore del Sud Sudan.
Ha solennizzato la giorna-
ta la Banda Don Bosco di-
retta da don John Lee. Co-
mino è da una vita in mis-
sione: è stato per 32 anni
in Corea e per 14 in Su-
dan, dove tuttora svolge il
suo apostolato a Khartoum
come economo dell’opera.
CASERTA, ITALIA
Il 31 gennaio ultimo scor-
so, presso il Santuario del
Cuore Immacolato di Ma-
ria, la Famiglia Salesiana
di Caserta ha vissuto un
momento di gioia e spe-
ranza con la promessa di
nove salesiani cooperato-
ri. “Saremo tralci di Cristo
nel filare di Don Bosco”
ha detto uno di loro sinte-
tizzando la volontà di tutti
di essere testimoni di
speranza tra i giovani e i
ragazzi più bisognosi.
GAMBELLA, ETIOPIA
La missione di Pugnido
(Gambella) si mette in
moto per due progetti: la
costruzione della Scuola
Materna con mensa quo-
tidiana per 50 bambine
scelte tra le più povere e
infelici che non avrebbe-
ro alcun futuro, data la
loro condizione sociale.
E la Scuola di taglio e
cucito per 30 ragazze
“povere e abbandonate”.
E come sempre, per
completare l’opera, i sa-
lesiani confidano nell’aiu-
to dei buoni: senza di lo-
ro è difficile qualsiasi
realizzazione.
ROSENHEIM,
GERMANIA
La missione polacca e
quella italiana si sono uni-
te insieme per ricordare
Don Bosco. Ospiti l’ispet-
tore di Cracovia, il signor
Rudolf Barth responsabile
per le missioni straniere, il
coro della missione polac-
ca e il tenore italo/argenti-
no Mariano Spagnolo. Do-
po la festa religiosa in
chiesa, quella fraterna a
tavola con due piatti forti
della tradizione culinaria
polacca, il Kapusniak e il
Gulasz. Il riunirsi per la fe-
sta di Don Bosco è ormai
un tradizione consolidata.
BS GIUGNO 2007

2.10 Page 20

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VIAGGI
ANGELI di Giancarlo Manieri
TRA LE RISAIE
-Un’abitazione di Muat Kassak.
ma le necessità qui vanno ben oltre.
Allora: una parte va per il riso: ne
diamo un sacco a famiglia ogni me-
se, una parte per la scuola dei bam-
bini, cioè noi paghiamo, già te lo dis-
si, le famiglie perché mandino i figli
a scuola. Gli diamo 10 dollari al me-
se… ma i villaggi sono 90 e le fami-
glie ben di più… Un’altra parte per
gli attrezzi che forniamo alle famiglie
per il lavoro dei campi, per la cuci-
na, ecc. Una parte ancora per la pre-
venzione dell’AIDS: qui è una piaga.
Quattro dollari al giorno servono per
pagare gli insegnanti delle tante
scuole che sosteniamo, perché il go-
18
verno non li paga, se non con una re-
galia di una decina di dollari al
-A Muat Kassak una natura selvaggia…
Q I volontari sono una forza
trainante... proprio perché
uel giorno partimmo per la
visita a due villaggi del “Pro-
getto Scuole” ideato e porta-
sono volontari. Non
to avanti attraverso la Don Bosco
aspettano gratificazioni,
lavorano perché sanno
Children Fund con l’aiuto indispen-
sabile di volontari, veri angeli per la
gente assistita. “Questa carità costa
che il loro servizio è
speranza di futuro per
circa un milione di dollari l’anno!”,
specificò don Battista che, essendo
stato economo per tanto tempo, era
gente che aveva
cominciato del futuro
anche un uomo estremamente con-
creto. “E dove li trovate tanti soldi?”.
Alzò occhi e braccia al cielo, poi dis-
a disperare.
se: “Ehi, miscredente! C’è o non c’è
la Provvidenza?”. “Certo che c’è; si
mese”. Ho capito perché un milione
di dollari non erano poi una gran ci-
fra. “L’operazione villaggi è gestita
dai volontari… sono i nostri angeli”.
A WATCHOMPÀ
Stavamo viaggiando verso un vil-
laggetto sulle rive del Basaic, uno
degli affluenti del Mekong. Si chia-
mava Watchompà. Stavamo percor-
rendo una strada sterrata che gli in-
numerevoli e profondi solchi longi-
tudinali e trasversali, le buche, i sas-
si, il fango avevano trasformato in
uno spasimo per la schiena e lo sto-
maco, che a ogni sobbalzo, in prati-
ca ininterrottamente, sembrava vo-
lessero cedere. Anche quel calvario
finì, con somma gioia dei passegge-
chiama Stato, benefattori, organizza- ri, e pure dell’autista. Era abitato da
zioni non governative, procure mis- una comunità vietnamita quasi inte-
sionarie e tanti anonimi donatori, ramente cattolica. Non c’era l’om-
non sempre ricchi…”. “Bravo! Sai bra di una strada asfaltata o di un
tutto, quindi sono inutili altre spiega- pezzo di terreno mattonato… Le ca-
zioni”. “Posso chiederne ancora se (beh, dire case è un eufemismo!)
una? Com’è la ripartizione?”. “Con erano quasi tutte su palafitte, e non
-il cucchiaino! La cifra sembra grossa
Un gallo da combattimento.
poche galleggiavano in mezzo al
fiume… ma, lo giuro, Venezia non
mi è venuta in mente nemmeno per
un istante! Girammo un po’ tra

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Pronti per l’accoglienza nella
scuola di un villaggio del Progetto.
Roberto e don Battista alle prese
con i ragazzi di Muat Kassak.
viuzze lerce e piccoli slarghi occu- che era il posto dei passeggeri. Era A MUAT KASSAK
pati da misere bancarelle che vende-
vano di tutto un po’, ma nessun oc-
tirata a secco e potemmo salire a
bordo senza difficoltà. Le quali tut-
NON SOLO
cidentale si sarebbe fatto venire la
voglia di comprare qualcosa. Gente
ce n’era; tantissimi i bambini. Pe-
rò… “Don, questo paese è senza
anziani?”. “Ottima osservazione. Da
giornalista”. “Lascia stare i com-
plimenti e rispondi”. “Gli anziani
sono stati fatti fuori da Pol Pot, ma
ne riparleremo, adesso non chieder-
mi di più”. Così giungemmo all’im-
tavia cominciarono subito dopo.
Come avevo previsto la tettoia era
bassa anche per me che sono basso,
tanto da costringermi – benché fossi
seduto sul nudo assito, a tener pie-
gata la testa, per non sfondare lo
straccio che ricopriva l’intelaiatura
di centine. In compenso don Batti-
sta, più alto, stava molto peggio,
però non si lamentava. Due passeg-
Come Dio volle arrivammo a Muat
Kassak. Ci presero subito d’assalto
dei tassisti con motorini… che asso-
migliavano più a vecchi cimeli. Pre-
ferimmo, ovviamente, camminare a
piedi. Il villaggio aveva di bello solo
la pagoda, e una natura selvaggia. Il
resto era la solita minestra: palafitte,
galline, cani, galli in gabbia, maiali,
mucche. E bambini seminudi, qual-
19
barcadero (ma anche questo è un geri erano più che sufficienti a rico- cuno solo con il vestito che gli fece
eufemismo). Ci aspettava una spe- prire lo spazio utile. Due passeggeri mammà. Giocavano, maschi e fem-
cie di sampan, come ne avevo visti e due uomini di equipaggio: il cari- mine in promiscuità, con la più asso-
in Cina sul fiume di Lin-chow, sen- co era al gran completo. Mentre il luta naturalezza. La vista degli stra-
za alberi con una tettoietta ad arco mozzo, un ragazzino di una decina nieri li richiamò attorno a noi. Non
talmente bassa che dubitavo potes- d’anni, se ne stava aggrappato al- chiedevano se non un sorriso, una pa-
simo entrarvi in due, quando seppi l’orlo della chiglia tenendo un sec- rola, una carezza, cose che Battista
chiello tra le gambe, il pilota, forse distribuiva a profusione.
il padre, strattonava pervicacemente Qualche giorno prima, durante il
la corda per avviare il motore che viaggio di avvicinamento a Phnom
sembrava non avesse alcuna voglia Penh, avevamo visitato altri villaggi
di partire: brontolava a ogni stratto- del “Progetto Scuola”. Ovunque ac-
ne della corda per qualche istante colti a inchini, discorsi, fiori e perga-
poi si acquietava. “Don, qui non si mene. Ne conservo una gelosamente,
parte!”. “Si parte, si parte!”. Dopo scritta in calligrafia dai bimbi di una
una quindicina di strappi, il pilota scuola elementare, per me. La con-
sudava come un cavallo da tiro e servo come una reliquia anche se non
ringhiava parole incomprensibili… ci capisco un’acca. In uno gli alunni
Se tutto il mondo è paese, sapevo ci hanno mostrato i loro lavori, e pre-
quello che diceva! Quando il moto- sentato orgogliosi il terreno dove
re decise di avviarsi, arrivò un altro piantavano verdura, fiori, alberi da
guaio: l’acqua che lambiva la chi- frutta… I 69 ragazzi di suor Beata
glia, mossa dall’elica, cominciò a Bienias, a Battambang, portati a
spruzzare abbondantemente l’assito. scuola strappandoli dalle fabbrica di
Allora benedissi il tettuccio! Ogni mattoni, hanno cantato per noi. In un
tanto il motore calava di tono e la altro villaggio i ragazzi si sono fatti
barca si fermava. Allora il bimbetto trovare tutti irreggimentati con tanto
-La bella pagoda del villaggio.
riempiva il barattolo con l’acqua del
fiume e lo scaricava sul vecchio
fuoribordo che sembrava riprendere
vita e ripartiva per un altro tratto.
di omaggio floreale per lo straniero,
che poi ero io (Battista lo considera-
vano uno di loro). Un’esperienza in-
dimenticabile.
ٗ
BS GIUGNO 2007

3.2 Page 22

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- - - - - MISSIONI
Una nazione che ha riconquistato la propria
UCRAINA di Rino Pistellato
TERRA DI SPERANZA
I salesiani in Ucraina sono
“sbarcati” la prima volta
nel 1936. Ci restarono per
una decina d’anni, finché
il regime non li cacciò.
Sono poi tornati negli anni
Novanta, dopo la caduta
dei rossi e oggi
gestiscono sette presenze.
Alcune vicende che
riguardano i figli di
20 Don Bosco in Ucraina.
Il Rettor Maggiore a Lviv con tutti i confratelli
dell’Ucraina.
La cartina dell’Ucraina
con le case salesiane.
Era difficile nasconderla, farla
sparire nel nulla, anche perché
era una costruzione di notevoli
dimensioni. Eppure il regime sovieti-
co cercò di sottrarla, almeno in parte,
agli occhi della gente, mediante una
barriera di folta vegetazione. Accan-
to a essa scorre una via molto fre-
quentata in direzione est della città,
zona periferica. Si tratta della chiesa
dedicata alla Madonna venerata dalla
tradizione orientale con il titolo di
Pokrova, corrispondente per noi ad
Ausiliatrice.
GIUGNO 2007 BS
Fatta costruire tra
il 1934-38 dal-
l’Arcivescovo di
Leopoli (Lviv),
fu affidata ai sa-
lesiani polacchi di
rito latino, che la ressero fino al
1946. Intanto gli avvenimenti bellici
registrarono nel 1944 la ritirata delle
truppe tedesche dal territorio ucraino
e la ripresa delle zone occupate da
parte dell’armata russa. A ricordo
della vittoria sul fascismo, davanti al-
la chiesa venne collocato come trofeo
il carro armato sovietico che per pri-
mo entrò nella città di Leopoli. Vi ri-
mase fino al 1996.
I LIBRI DEL PARTITO
Tornando alla nostra chiesa, con la
rioccupazione da parte di Mosca, il
suo destino era segnato: fu requisita,
trasformata in deposito di libri del
partito che da qui venivano smistati
in tutta la regione. In seguito al crollo
del regime (1989), il salesiano don
Basilio Sapelak, che lavorava il quel
periodo con gli ucraini emigrati in
Argentina, ritornato nel 1990 provvi-
soriamente a Leopoli, chiese all’Arci-
vescovo di intervenire presso le auto-
rità competenti per ottenere la chiesa,
nei cui sotterranei, a partire da quel-
l’anno, qualche sacerdote della città
aveva ripreso a celebrare ogni dome-
nica. Nel maggio 1991 un decreto or-
dinava la restituzione all’autorità reli-
giosa e l’immediato trasferimento de-
gli occupanti in altro luogo.
24 agosto 1991: arriva definitiva-
mente don Basilio Sapelak per pren-
dere possesso della chiesa, affidata
dal Rettor Maggiore don Egidio Vi-
ganò ai salesiani ucraini di rito gre-
co cattolico.
Non erano finite del tutto le diffi-
coltà; infatti i libri del partito resta-

3.3 Page 23

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indipendenza nel 1990, dopo il periodo sovietico.
Allievi della scuola salesiana
di Leopoli.
come le rondini, vanno verso la pri-
mavera”, diceva un santo laico dei
nostri giorni impegnato nella cultu-
ra e nella politica.
I salesiani di Ucraina stanno vi-
vendo con i giovani questa migra-
zione verso la primavera, impegnati
sul fronte dell’animazione negli
oratori, nei centri giovanili, nella
L’interno della chiesa durante una celebrazione per i giovani.
scuola e in quello non meno impor-
tante dell’orientamento vocazionale.
In poco tempo sono già otto le pre-
vano ancora al loro posto e le pro- dei quali ammassati fuori della chie- senze, con l’obiettivo di spingersi
messe di trasloco venivano conti-
nuamente procrastinate. Stava avvi-
sa. Nel ’92 iniziano i lavori di rico-
struzione, terminati nel 95, anno in
sempre più verso l’est del paese, in
gran parte ateo. Lì già opera con
21
cinandosi una data importante: 14 cui la chiesa è riconsacrata durante eroica testimonianza e grande cuore
ottobre, festa patronale. Alcuni fe- una celebrazione che fu vera apoteosi missionario, l’anziano vescovo sale-
deli, spazientiti e desiderosi di so- del sacro, nella tipica atmosfera della siano emerito, monsignor Andrij
lennizzare la festa, entrarono di for- religiosità orientale, tra spire d’in- Sapelak, vero pioniere e battistrada
za, rimossero pacchi, scaffali, cata- censo e armonie di struggente dol- in attesa dell’arrivo di confratelli.
ste di libri: si poteva così entrare in cezza: la chiesa è adornata di fiori e
chiesa.
festoni, i convenuti portano sul vesti- IL FUTURO
to una coccarda, i passanti si ferma-
SI RIPARTE
no ad accendere una candela. Una L’estate scorsa il Rettor Maggiore
festa che si porta dietro le sofferenze don Pascual Chávez ha visitato, be-
14 ottobre 1991: il Vescovo ausi- e il sangue dei martiri della repres- nedetto e incoraggiato il lavoro dei
liare benedice le mura, l’altare prov- sione bolscevica.
43 salesiani che già operano sul ter-
visorio, circondato da sacerdoti, mo- Per i salesiani di rito greco catto- ritorio della nazione.
naci basiliani, studiti, redentoristi e lico questa chiesa è come il cuore Ho iniziato raccontando la vicen-
fedeli in quantità, la maggior parte mariano della loro presenza in da della nostra chiesa: chiesa che ri-
Ucraina e centro di irradiazione nel nasce è per noi segno dell’uomo che
vasto territorio che ha una superfi- rinasce sotto il patrocinio della no-
cie doppia rispetto all’Italia.
stra Pokrova-Ausiliatrice.
Questa terra sta proseguendo nel Sono stato di recente a un concer-
suo cammino di ricostruzione a più to di ragazzi cantori: è stato ammi-
voci, in una pluralità di orientamenti revole per la suggestione delle voci
che si fanno lentamente luce dopo dal biancore supremo di cristallo e
l’oscura uniformità del regime, do- per quegli acuti simili a guglie dora-
po le truffe dell’ideologia e della te di suono. Bastava chiudere gli oc-
gestione dispotica degli oligarchi chi ed era subito un angelo che
post-sovietici.
splendeva. Capolavoro dell’educa-
Il lavoro principale è senz’altro zione, l’arte per eccellenza, che fa
quello educativo. “I giovani sono fiorire la vita in tutte le sue qualità
più belle. Proprio quello che faceva
I
Giovani dell’“Estate ragazzi”;
sullo sfondo la bella chiesa
dei salesiani.
e vuole fare qui da noi in Ucraina
Don Bosco, quel grande profeta di
speranza educativa.
ٗ
BS GIUGNO 2007

3.4 Page 24

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laeitgteiorvLaaAniVOGLIA
DI...
FARE
4 CHIACCHIERE
Carissimo, ti va di fare quattro chiacchiere? Lo
a dribblare i frastagliati arcipelaghi
prendi un caffè, un tè, al bar con me?
affettivi, se non incagliandosi in improvvise
Ho da confidarti qualcosa che ti riguarda.
violenze o efferati omicidi.
Ti aspetto in pizzeria? Ci stai? A stasera.
A uscirne vittima è la parola.
Celentano in una canzone di successo
La parola non è scomparsa.
si lamentava di non trovare
È rimasta la sete, il desiderio
neppure un prete con cui parlare.
che qualcuno parli al posto di noi.
Il bisogno di confidarsi, di avere qualcuno con cui Rompi il silenzio. Quando parli è come se firmassi.
attaccar bottone è reso
Nascosto dietro ogni parola dimora una persona.
macroscopico dal boom dei telefonini
Tacere ostinatamente è un corto circuito. Una
e dall’alluvione incontenibile della posta elettronica. scintilla ti ha portato il buio e la notte nel cuore.
Tutto diventa e-mail ovvero appiccica tutto. A questo
punto entro nel tema con quattro affermazioni
Chi si confida trova vita e futuro.
Anche un piccolo filo d’erba
Non c’è colpa più grande
22 che tenersi tutto dentro.
ha bisogno di sole; senza luce impoverirebbe e
seccherebbe. Il vissuto diventa più ricco quando la
La palude fa imputridire tutto, anche i fiori più
confidenza e l’amicizia crescono.
belli. Ti invito a procedere con una vera operazione Se ti apri diventi sensibile
chirurgica.
e la vita stessa più grande.
Perché una conversazione porti frutto devi
La guarigione dell’anima arriva
sbarazzarti dei rifiuti che porti dentro.
quando si supera la febbre della chiusura,
Non temere di affidare il tuo sfogo
del silenzio a tutti i costi. La scoperta
a chi è capace di asportarti il veleno
di te stesso avviene quando ti manifesti.
di alcune esperienze. Fai un torto alla tua
È l’inizio di un nuovo corso.
personalità se la lasci come l’hai trovata.
È la primavera dell’anima.
Non c’è disgrazia più grande
che non trovare un amico.
Guardare se stesso attraverso gli occhi di un
amico è più che un esame di coscienza.
È superare la paura di diventare intimi,
di ritrovare se stessi.
Solo così ogni momento diventa
una nuova scoperta, ogni attimo porta con sé
una nuova gioia. Quando mi sento dire:
prendi un caffè, una tazza di tè, una pizza
è come se mi sentissi dire: ho voglia di fare
quattro chiacchiere con te.
Se vuoi arrivare a conoscerti,
fatti conoscere da un uomo saggio
capace di condividere e ascoltare.
Se vuoi giungere a qualche risposta vera, orienta
le tue domande a un maestro di virtù.
Un amico è un faccia a faccia con te stesso.
Un amico non è un fiore di plastica
che da lontano sembra vero.
È un fiore vero. Te ne accorgi da vicino.
Non c’è difetto più grande
del silenzio ostinato.
La confidenza è in agonia.
I palinsesti televisivi non riescono
GIUGNO 2007 BS

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CINUSLETRUTROA
Presentiamo in questo numero di giugno
del Bollettino Salesiano la bella realtà
di una delle più qualificate imprese di comunicazione
della Spagna salesiana, la editrice Edebé
(Editrice Don Bosco) di Barcellona.
•••••••••••••••••••••
EDEBÉ
Un collaudato
progetto educativo
di Maria Muntada Torrellas
Più di cento anni e mille libri di testo avallano la Edebé come editoria
•••••••••••
di punta nell’ambito educativo. Nel ricordo rimangono la creazione
della Escuela Tipografica di Sarriá, pioniera delle
tipografie salesiane iberiche, e la pubblicazione di El Joven instruido,
il primo grande successo editoriale, oltre ai manuali
di formazione professionale che per anni hanno guidato
l’istruzione e l’educazione di moltissimi giovani.
La sede della Edebé.
••••••••••••••••••••••••••••••• ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• BS GIUGNO 2007 ••

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stabilire obiettivi editoriali compa-
tibili con una situazione educativa
••••••••••••••••••••••••••••
nità educative: Giltza nei Paesi
Baschi, Rodeira nella regione del-
•••
in continua evoluzione. Proprio la Galizia, Marjal nella comunità
per questo motivo si è rivelata fon- di Valencia, Guadiel in Andalusia.
damentale la proposta del modello Infatti, le sue pubblicazioni sono
educativo salesiano e su tale mo- nelle varie lingue parlate nelle di-
dello è stato elaborato il Progetto verse regioni dello Stato ed edita
Educativo Edebé. L’apporto di in- libri specifici per ognuna delle re-
•••••••••••••••••••••••••
Il direttore generale
Antonio Garrido.
L’importanza che la congrega-
zione salesiana attribuisce
all’educazione come mezzo
segnanti e genitori come anche de-
gli stessi alunni è stato in qualche
modo chiave di volta per la defini-
zione di un progetto aperto e in
perfetta consonanza con il nostro
tempo.
IN ASCESA
ED ESPANSIONE
L’Edebé è un’editrice che valo-
rizza il lavoro in équipe, nonostan-
te la notorietà di qualche singolo
autore. Ogni progetto, studiato pri-
ma a tavolino, è poi affidato per la
realizzazione a professionisti di di-
stinte aree che lavorano con il pre-
gioni autonome.
A livello internazionale, assieme
alle ispettorie argentine e messica-
ne e a quella cilena, inizia a con-
cretizzare il Progetto Ispanoameri-
cano che prevede e programma la
compartecipazione di progetti ed
esperienze con questi Paesi.
La creatività, l’immaginazione,
lo sforzo e la tenacia di tutti i
membri dell’équipe che compone
la Edebé sono stati determinanti
quando si è trattato di contribuire
al consolidamento sia dal punto di
vista editoriale sia dal punto di vi-
sta economico del gruppo. Il suo
sviluppo in questi due settori fon-
di formazione dei giovani è stata supposto di elaborare libri di qua- damentali gli ha permesso di si-
la premessa fondamentale che ha lità, soprattutto quelli che riguarda- tuarsi tra le editrici leader del mer-
guidato la editrice EDB nel corso no il settore pedagogico. L’editrice cato spagnolo per quanto riguarda
di un secolo di pubblicazioni. tuttavia non si ferma ai ragazzi, of- i libri di testo. Ugualmente, l’edi-
Negli anni Sessanta era conosciu- fre invece anche spazi di riflessio- trice è leader, da qualche anno a
••••••••••••••••••••••••
ta come “Ediciones Don Bosco”,
ma già negli anni Ottanta, in pie-
na espansione e fase di consoli-
damento, si trasformò in gruppo
Edebé, denominazione che anco-
ra oggi la contraddistingue.
Il cammino non è stato per nien-
te facile e, come sempre capita per
organizzazioni complesse, i re-
sponsabili hanno dovuto affrontare
ogni tipo di congiuntura sia a livel-
lo redazionale che economico, e
ne e di orientamento per gli inse-
gnanti e gli educatori, attraverso
l’interscambio di esperienze, la
modernizzazione e l’adattamento
delle nuove tecnologie ai curricoli
scolastici.
Negli anni Novanta, la Edebé
porta a termine la sua grande
espansione diventando protago-
nista nella nuova carta geografica
delle autonomie spagnole. Crea
marchi per ciascuna delle comu-
questa parte, nella fascia educati-
va dell’infanzia, ed eccelle nei te-
sti di religione cattolica per l’edu-
cazione primaria.
LE NUOVE TECNOLOGIE
Ovviamente, le nuove tecnolo-
gie non potevano rimanere assenti
nelle offerte dell’editrice. L’infor-
matica è, ormai da tempo, arrivata
nella scuola, anche nella primaria.
-•••••••••••••••••• • •
GIUGNO
2007
BS
Il logo del gruppo
“Editrice Don Bosco”.
La grande redazione della Edebé.
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

3.7 Page 27

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
-Una collana.
-La collana di letteratura.
-Collana per ragazzi.
Cosciente di questo fatto, la divi-
sione digitale della Edebè ha svi-
luppato programmi speciali, diven-
tando pioniera nell’utilizzazione di
Internet nelle scuole, e ha svilup-
pato e incrementato contenuti spe-
cifici per le differenti tappe educa-
tive. Programmi di formazione per-
manente pensati per professori e
alunni attraverso la rete hanno
propiziato la creazione di un
Campo Virtuale di Educazione
dell’editrice salesiana, in accordo
con l’università di Barcellona.
AMPIO CATALOGO
DI LIBRI
La Edebé possiede in questo
momento un vasto catalogo,
comprendente più di cinquemila
-Pubblicazioni religiose.
pubblicazioni, che praticamente
coprono le necessità educative
degli alunni dai due anni (siamo
a livello di scuola materna) fino
al Baccellierato e alla Formazio-
ne Professionale. L’offerta di testi
e di materiale didattico è rivolta
sia agli alunni sia agli insegnanti.
C’è tuttavia da sottolineare che
non tutti i testi editi sono pretta-
mente scolastici.
Negli anni Novanta l’editrice
sviluppa un importante progetto
letterario per tutte le età che inclu-
de: le collezioni “Tren azul” per i
lettori più piccoli, “Tucán verde
rivolta a preadolescenti e adole-
scenti, “Periscopio y Nómadas
pensata per i giovani. Per quanto
invece riguarda la formazione dei
professori, l’editrice pubblica alcu-
ne collane che nel corso degli an-
ni hanno assunto una notevole no-
torietà e importanza; si chiamano
Innova” e “Innova Universitas”.
Per i professori di religione ha ap-
prontato materiali didattici specifi-
ci, con l’intenzione di tenerli ag-
giornati, scommettendo sull’inno-
vazione non solo dei mezzi ma
anche delle linee educative.
Ultima iniziativa particolare del-
l’editrice è la serie di fumetti ani-
mati che, con chiaro riferimento
alla Edebé si chiamano “Edebits”.
Narrano le avventure di Bet, ragaz-
zina di 11 anni che vive in una ba-
se scientifica dell’Antartide ed è te-
stimone della nascita magica di
cinque divertenti personaggi, gli
Edebits appunto, che diventano
suoi inseparabili amici: Arts, Gov,
Net, Org, Com, opportuno riferi-
mento a sigle del web. I pupazzi
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• BS GIUGNO 2007 ••

3.8 Page 28

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•••••••••••••••••••••••••
-La stampatrice.
-Pulizie e controlli.
••••••••••••••••••••••••
-In fase di stampa.
sono stati disegnati dal fumettista
Gustavo Ariel Rosenfent in arte
Gusti che dal 1986 realizza illu-
strazioni per i libri per ragazzi di
diverse editrici nazionali e interna-
zionali, e disegna fumetti. La serie
degli Edebits viene trasmessa da
Clan TVE, un’emittente della Tele-
-Fascicoli appena stampati.
Year’s Book) e ancora ricevuti dal-
la CCEI (Comisión Católica Espa-
ñola de la Infancia).
Dall’anno 1993, queste collezio-
ni si sono ulteriormente rafforzate
e arricchite per il fatto che l’editri-
ce ha istituito un premio annuale
intitolato “Premio Edebé de Litera-
corso sono state iscritte ben 244
opere originali. Non pochi gli au-
tori di largo prestigio che hanno
partecipato alle edizioni preceden-
ti, come Carlos Ruiz Zafón, An-
dreu Martín Farrero, César Mal-
lorquín, Elia Barceló.
Nella sua lunga traiettoria, la
visione spagnola, ed è visibile an- tura Infantil y Juvenil”. Nella sua Edebé di Barcellona ha saputo
che su Digitale Terrestre.
dodicesima edizione, quella nel- adeguarsi in ogni momento della
l’anno 2004, ha avuto un ricono- sua ormai lunga storia, alle ne-
PREMI E PROGETTI
scimento prestigioso e un elenco cessità delle comunità educative
di scrittori di fama e con titoli di e impiantare un modello d’impre-
Infine, occorre mettere bene in tutto rispetto. I libri dell’editrice sa possibile (vitale, realizzabile)
•••••••••••••••••• ••
evidenza che ogni anno la qualità
del fondo letterario viene avvalora-
ta dai numerosi premi che si rice-
vono praticamente dopo ogni edi-
zione di libri fatta dalla Edebè. Gli
ultimi sono stati i quotati “White
Ravens”, concessi dalla “Bibliote-
ca Infantil y Juvenil” di Monaco, e
da quelli della IBBY (International
vengono ormai tradotti nelle varie
lingue dello Stato. Il 25 gennaio
2007 si è svolta la XV edizione del
premio letterario. Era presente l’In-
fanta di Spagna, Donna Cristina di
Borbone di Grecia, a significare il
prestigio che ormai riscuote questa
manifestazione. Erano in palio,
quest’anno, 55 mila euro e al con-
per il suo sviluppo, sempre tutta-
via nel rispetto dei principi, dei
valori e del carisma salesiano. Il
futuro consiste nel continuare a
educare e a offrire mezzi e stru-
menti ai giovani e ai loro inse-
gnanti in questa importante tappa
della formazione.
Marta Muntada Torrellas
GIUGNO 2007 BS •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

3.9 Page 29

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BAGLIORI
serena.manoni@libero.it
GIANNI BONATO
UNA VITA
DA ATLETA
Èdi nuovo festa nella fami-
glia Bonato di San Donà
di Piave quando il 12 feb-
senza sbavature misticheggianti,
ma concreto, positivo, dotato di
capacità logiche e organizzative.
braio 1948 nasce Giovanni, quar- Era un po’ il leader tra i suoi
to di sei fratelli educati e seguiti compagni, e sempre pronto a
dal paziente amore dei genitori. mettere in piedi incontri e mani-
Breve ma ricca di episodi ed festazioni, senza per questo in-
esperienze significative la vita di contrarne alcuna gelosia. Ma
Giovanni che è sempre in corsa con lo stesso zelo, non trascura-
verso qualcosa: animato da fre- va le cose di Dio: servire volen-
sco entusiasmo e motivato da tieri la messa, un impegno che
ambiziosi propositi, si fa quasi eseguiva con grande gioia. Ave-
febbrile la sua ricerca di tagliare va 12 anni quando volle fare la
subito il prossimo traguardo per stessa promessa che a suo tempo
mettersi poi alla ricerca e conqui- aveva fatto Domenico Savio, di
sta del successivo, seguendo però cui era grande ammiratore e de-
27
una sentiero luminoso. La sua voto: “I miei amici saranno Ge-
strada è, infatti, rischiarata da sù e Maria. La morte ma non i
Dio a cui egli offre la sua incon- peccati”. Queste parole a distan-
dizionata devozione fino ad ap- za di anni dalla sua scomparsa
prodare a vera e propria missio- suonano ancora come una profe-
ne. Ma facciamo un passo alla zia, ma per Giovanni rappresen-
Gianni Bonato
(San Donà di Piave 1948-1961).
volta. Il 1954 è un anno impor- tarono il senso che volle dare al-
tante, perché segna l’ingresso di la sua breve ma intensa vita nel-
Giovanni in un’altra grande fami- la direzione della Verità.
Scriveva nel suo diario: “La
glia, quella salesiana, diventando
morte mi fa paura perché dopo
chierichetto nella Chiesa dell’O- ᭿ Camminando la sua giorna- c’è il giudizio di Dio. Per que-
ratorio ed entrando nel gruppo ta con Dio, maturò presto l’idea sto devo prepararmi bene. Que-
ADS (Amici Domenico Savio), di entrare in seminario e con sto vuol dire che non sono molto
da poco costituitosi.
queste parole annunciò la deci- preparato, perciò devo miglio-
sione ai genitori: “Voi siete i rare la mia vita… Attualmente
᭿ La naturale inclinazione di miei genitori e siete padroni di non sono tanto sicuro, non mi ti-
Giovanni a servire Gesù da ades- fare come volete ed io vi obbe- rerebbe tanto di morire”. Instan-
so in poi crescerà nutrendosi di dirò, se però volete farmi con- cabile atleta di Dio, stava cor-
nuove esperienze, vissute gomi- tento lasciatemi andare adesso rendo verso la meta attesa del
to a gomito con persone di com- in seminario per diventare sa- sacerdozio. La morte lo colse
provata fede, quali il salesiano cerdote”. Le iniziali perplessità prima che potesse arrivare. Era,
coadiutore Antonio Nino Dal di mamma e papà Bonato cedet- infatti, in bicicletta sotto casa.
Santo e dal direttore don Gior- tero il passo alla forza della sua Mentre stava pedalando lenta-
gio Zancanaro. Piccolo uomo di determinazione. Così Giovanni mente verso la chiesa, poco di-
Dio e nello stesso tempo giova- poté entrare nel seminario Ve- stante dall’abitazione fu violen-
ne segnato da uno sviluppato scovile di Treviso nel 1959. temente urtato da un camion.
pragmatismo che lo hanno sem- Continuò con più slancio il suo Morì sul colpo. Era la mattina
pre tenuto con i piedi per terra, cammino verso la perfezione. del 4 ottobre 1961.
ٗ
BS GIUGNO 2007

3.10 Page 30

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. . . .FMA
Progetti di pace quotidiana in Palestina,
IL PASSAPORTO
DEL CUORE
di Graziella Curti
A Cremisan, una piccola
frazione a pochi chilometri
da Betlemme,
sta la casa delle Figlie
di Maria Ausiliatrice
dove bambini e giovani
trovano spazio e modo
per crescere
nonostante i vicini venti
di guerra e la presenza,
poco lontano,
di campi profughi
palestinesi e di
insediamenti israeliani.
sperata. Ci confidano che Samar, una
delle animatrici, musulmana, al se-
28
condo anno di università, in una “not-
te nera” in cui, dopo le notizie del te-
legiornale, non riusciva a dormire, ha
scritto una poesia/preghiera: «che an-
che loro condividono – aggiungono –
il cui testo è diventato un po’ la voce
della nostra comunità. Sono parole
che riflettono la nostra vita, ma che
Cremisan, un gruppo di ragazze dell’oratorio: insieme musulmane
e cristiane.
dicono anche l’apertura agli altri, a
chi soffre più di noi». Eccone alcune:
«Posso ascoltare della musica, ma
c’è chi sente solo grida di fame, di
morte, di dolore, di fallimento o pian-
P resso il centro giovanile delle
salesiane ci si interroga sulla
situazione del Paese, nono-
segnanti per la scuola di recupero;
con la presenza domenicale di dia-
coni salesiani che risiedono a Geru-
to… Io un rifugio ce l’ho, mentre ci
sono migliaia il cui unico rifugio sei
tu, Dio. Posso godere ogni giorno lo
stante la zona sia ancora una delle salemme, la casa di Cremisan è di- splendore del sole. C’è invece chi
più tranquille dove i ragazzi posso- ventata un approdo sicuro e sereno. dalla finestra non può guardare fuori.
no studiare, giocare, fare attività di
Aprici la mente per pensare e giudi-
ogni tipo. Le suore, infatti, non si INSIEME PER …
sono lasciate scoraggiare dalle catti-
care nella giustizia. Hanno bisogno
di te i nostri cuori, per non indurirsi
ve previsioni della stampa interna- «Il nostro motto – dicono le sorelle- dopo ciò che vediamo. Donaci, o Dio,
zionale o dai fatti dolorosi che già è Insieme per… L’abbiamo scelto la fede e la speranza che, anche per
hanno colpito conoscenti o vicini di con i ragazzi perché esprime la nostra noi, pace e giustizia un giorno saran-
territorio. Si sono invece sentite sti- volontà precisa di collaborazione. no “REALTÀ”!».
molate a creare reti con associazio- Quando cause esterne ci vogliono di-
ni, a elaborare progetti di sviluppo videre, è il momento di serrare le fila ATTIVITÀ
per garantire serenità ed educazione e tessere reti di solidarietà». Sono tre
attraverso l’assistenza, la scolariz- missionarie italiane e una del Medio Proprio riflettendo sulla situazione
zazione e l’oratorio: spazi e luoghi Oriente, piene di energia e di passio- del Paese, che esprime condiziona-
per crescere e mantenere la capacità ne per i giovani. Insieme, stanno af- mento e miseria, le religiose si sono
di sognare nonostante tutto. Insieme frontando la situazione di violenza messe in contatto con il gruppo
con una dozzina di animatori e ani- che dura da tempo e che in quest’ulti- Aleimar, una Onlus italiana che si
matrici giovani, con l’aiuto di tre in- mo periodo si è più fortemente esa- occupa di adozioni a distanza e sov-
GIUGNO 2007 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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terra biblica per eccellenza.
Le suore assieme al consistente gruppo di animatori e animatrici.
A Cremisan è come in tutti gli oratori salesiani di questo mondo:
si gioca, si prega, si fa gruppo, si discute, s’impara a essere
persone degne di fiducia.
venziona opere di sviluppo, e ha or- ce al mercante cacciatore di tempo
ganizzato una scuola di recupero per “se avessi cinquantatré minuti da
i ragazzi che non riescono a seguire spendere camminerei adagio adagio
i programmi di normale insegna- verso una fontana”. Valori che ven-
mento al fine di un loro reinserimen- gono mediati dal teatro, dall’espres-
to nella struttura ufficiale. Oggi, la sione corporale, dai canti, dalle im-
scuola è legalmente riconosciuta dal magini, dai giochi di ruolo e che si
Centro di Educazione palestinese e i pongono come alternativa alla vio-
risultati sono molto buoni. Hanno lenza, all’odio. C’è pure un giornali-
29
pensato pure a un campo estivo e a no realizzato dagli stessi ragazzi e in-
un’attività per le mamme per garan- titolato Momenti. In copertina, la foto
tire loro una piccola, ma costante di un soffione che lascia volare i suoi
fonte di guadagno tenendo conto che petali verso il cielo e sotto una frase
per gli uomini, a causa della difficile che è un po’ la sintesi di un ideale pe-
situazione del Paese, ormai da tem- dagogico risalente a don Bosco
po è impossibile trovare un lavoro. «Ogni vittoria nella vita inizia con un
Queste attività sono frequentate dal- sogno». Qui cristiani e musulmani,
le mamme della zona e da tutti i insieme, riescono a credere e a so-
bambini sia cristiani sia musulmani, gnare un futuro diverso per il loro
e diventano un’opportunità di cam-
mino interreligioso e interculturale.
Ma il fiore all’occhiello delle FMA
è l’oratorio. Qui si insegna a pensa-
Paese, questo pezzo di terra tanto
conteso e dove, “gli uomini hanno
deciso che Dio esiste”. Qui si ci si
impegna per la pace a ogni costo e
I “La pace è diventata la nostra
preghiera, il nostro canto,
il nostro quotidiano impegno”,
dicono i giovani dell’oratorio.
re, a perdonare, a guardare con re- pace per tutti.
sponsabilità alla vita.
L’hanno più volte proclamato i
LA PACE È LA NOSTRA
giovani che frequentano la casa del- nostro quotidiano impegno. Con
le FMA di Cremisan: «Abbiamo im- questo non vogliamo dire di averla
PREGHIERA
parato ad amare questa benedetta già raggiunta, ci vuol ben altro; la
pace, a sforzarci di diffonderla attor- pace vera è frutto di tanta fatica e sa-
Ogni anno, a Cremisan, s’inventa no a noi. Non è stato facile all’inizio crificio, ma con tenacia e insistenza
un percorso educativo stimolante. La coglierne il significato vero, ma, continueremo a ricercarla fino alla
storia de Il piccolo principe ha carat- grazie al quotidiano incontro forma- sua realizzazione, nonostante le
terizzato tutto il 2006. Alla sua scuo- tivo durante i campi estivi, e alla no- grandi difficoltà in cui viviamo».
la, i bambini e i ragazzi hanno impa- stra assiduità al Centro Giovanile, Senz’altro, alla base di questi pen-
rato che addomesticare, come ha fat- nonostante le pressioni esterne, sia- sieri sta la presenza educativa delle
to la volpe con il suo piccolo amico, mo arrivate a sperimentarne la bel- sorelle. Sta la certezza che quanto è
vuol dire creare legami. Hanno pure lezza e questo ci ha rese forti e capa- scritto all’entrata della loro casa,
imparato il valore del tempo. Nella ci di influire nell’ambiente in cui vi- presto si compirà: «Verrà un giorno
lentezza sta, spesso, la possibilità di viamo, specialmente scuola e fami- in cui non ci saranno più frontiere,
trovare un tesoro. Questa è la convin- glia. Davvero la pace è diventata la né confini, né barriere. E l’unico
zione del piccolo principe quando di- nostra preghiera, il nostro canto, il passaporto sarà il Cuore!».
ٗ
BS GIUGNO 2007

4.2 Page 32

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-------- -------- -------- M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Giuseppe
Morante
FAMIGLIA O ALTRO? QUALE CHIESA
VERITÀ DI VISSUTE
A lJ lJ 1
.LlA . O ·
UNIONI DI FATTO,
MATRIMONIO, FIGLI
UN NUOVO VOLTO
DI CHIESA
CERCA LA TUA VERITÀ
Storia di vita e di sogni,
tra ideologia e realtà
L’esperienza coraggiosa di addii ed incontri
di Carlo Casini
e innovativa della diocesi di Carmelo Gaudiano
Ed. fiorentina, Firenze 2007 di Poitiers
Ed. Viverein
pp. 148
a cura di Albert Rouet e altri Roma-Monopoli 2006
PER SEMPRE SPOSE
Una proposta
di spiritualità vedovile
a cura di Francesco Piloni
Effatà ed., Cantalupa (To)
2006, pp. 168
Paoline, Milano 2007
pp. 144
pp. 102
Nell’esperienza comune non
è facile trovare un “collegia-
le” del ’66 che abbia ancora
viva nel cuore “l’immagine
che aveva fissato nella
30
SCOMMESSA
SULL’UOMO
di Claudio Dalla Costa
ElleDiCI, Leumann (To)
2006, pp. 176
L’autore descrive un
“viaggio” che penetra
la condizione umana at-
traverso i sentieri del-
lo spirito. Le tappe del
percorso sono: “Uomo
chi sei?”, “Ripartire da
Dio”, “Gesù Cristo, la mi-
sericordia del Padre”,
“La Chiesa”, “Segnale-
tica per vivere il van-
gelo”, “Incontrare Dio?”,
“I santi”, “Lo stupore”,
“L’umorismo e la vita
cristiana”, “Il mistero
del dolore”, “La morte:
fine o inizio?”. Accanto
alla presentazione tra-
dizionale del messag-
gio cristiano affronta al-
Nel primo testo l’autore ri-
sponde a domande molto
attuali, chiarificando le idee
a partire da considerazioni
giuridiche e dal senso stes-
so del vivere umano, della
società, della storia: perché
in molti atti internazionali e
nazionali la famiglia è di-
chiarata “nucleo fondamen-
tale della società e dello
Stato”? Vi è una differenza
tra la famiglia e le altre for-
me di compagnia? È pro-
prio vero che i conviventi
sono oggi privi di ogni tute-
la? Nel secondo libro si af-
fronta il problema delle ve-
dove nella dimensione cri-
stiana. Essa non cessa di
essere sposa: l’alleanza
matrimoniale rimane ma in
modalità nuove. L’autore
delinea la fecondità spiri-
tuale della vedovanza, radi-
cata nella relazione con
Cristo Sposo, e la possibi-
lità di un grande contributo
alla pastorale della Chiesa.
La Chiesa occidentale ha bi-
sogno di una vera trasfor-
mazione, per annunciare al-
l’uomo d’oggi la Parola di
salvezza. Lo fa descrivendo
la coraggiosa Chiesa di Poi-
tiers con il dinamismo e la
creatività della sua imposta-
zione pastorale. Rileva che
tale esperienza può far rina-
scere la fede in questo mon-
do miscredente, la possibi-
lità di suscitare nei sacerdoti
un nuovo entusiasmo e offri-
re ai laici una responsabilità
nell’organizzazione pastora-
le. Non si crea un nuovo
mente del suo educatore e
il suo profilo intimo, inalte-
rato, corrispondente alla
grande considerazione che
serbava di lui”. Viene qui
descritta un’esperienza viva
di chi si porta nell’animo
ricordi incancellabili, affet-
tuosi e pieni di gratitudine e
sincera nostalgia. Si trat-
ta di una testimonianza
che, oltre a suscitare gran-
de interesse pedagogico,
può aiutare i giovani e me-
no giovani a riscoprire i va-
lori fondamentali: la since-
rità, la gratitudine, l’amici-
zia, la capacità relazionale.
Ci si trova davanti a una
narrativa valoriale, che si
legge con piacere perché
riporta a un “gusto” della vi-
ta, a una finezza spirituale
oggi raramente presenti.
cuni argomenti che
cercano di mostrare
come Dio si fa incontro
a coloro che sono ca-
paci di stupore davanti
alla creazione: i santi, i
convertiti, gli evange-
lizzatori, i cristiani che
sanno “condire” la fede
e la vita di ogni giorno
modello di Chiesa da soli o
con documenti; si richiede
una vera e fattiva corre-
sponsabilità di tutti. Chi leg-
ge queste esperienze potrà
trovare un esempio da dove
partire e come avviare il pro-
cesso di rinnovamento per
far cambiare il volto abba-
stanza sbiadito delle nostre
comunità cristiane.
con la gioia e l’umori-
smo, che sono note
caratteristiche dei figli
di Dio.
GIUGNO 2007 BS

4.3 Page 33

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-------- -------- -------- LPIONLGITUIACGIGI
UDRELGLE’ENDZUACARE
PAROLA E VITA
DEMOCRATICI
UN GIORNO DI 5 MINUTI CELEBRARE
E CATTOLICI
Un educatore legge
E ANNUNCIARE
di Giorgio Merlo
il quotidiano
LA PAROLA DI DIO
Effatà ed., Cantalupa (To) di Vittorio Chiari
a cura dell’UPS
2006, pp. 168
Centro Ambrosiano
(Istituto di Spiritualità)
Milano 2006, pp. 246
LAS, Roma 2007, pp. 112
Nel clima del dibattito politi-
co-culturale attuale s’inseri-
sce la proposta della ricom-
posizione dell’area cattolica,
che prescinde da qualsiasi
ipoteca confessionale o di
provenienza clericale ma ri-
sponde a una domanda di
rinnovamento e di proget-
tualità politica che proviene
dai settori più vivaci del cat-
tolicesimo italiano. Dopo la
stagione dei cosiddetti “atei
devoti”, della difesa degli in-
teressi cattolici confusi con
la riaffermazione di un’ap-
partenenza religiosa in al-
ternativa a una presunta de-
riva laicista, forse è giunto il
momento per riaffermare
una presenza dei cattolici in
politica capace di saper de-
clinare nella società con-
temporanea il pensiero del
popolarismo di ispirazione
cristiana che richiede una
rinnovata presenza.
NCcsrdihoOeOienrNeRcovatRaetStatcnIoISmqgliuoPFceinhsAOnoteatNeVrsoeDeEavgpENlanrlNeeDnasZnlIasroTAiotsiA.rlpseicIiePhlpiltbiEiteobirvRssert-ei-i
Editrici.
L’adulto non è colui che
“sta a vedere” la crescita
del ragazzo ma colui che
sa intervenire in modo se-
reno, positivo, testimonian-
do uno stile di vita. L’auto-
re sostiene che bisogna ri-
trovare il gusto di tornare a
educare, di stare con i gio-
vani, di rispondere alle loro
domande, di testimoniare il
valore della vita, vissuta co-
me dono, nell’amore. Trop-
pi fuggono dall’educare (in-
segnanti, genitori, animato-
ri…) e così i ragazzi fuggo-
no dagli adulti. Il libro è
sgorgato da una vita di
educatore vissuta con lo
sguardo rivolto verso i gio-
vani. “Tutti dicono di amare
i ragazzi – diceva il cardina-
le Martini – ma ditemi: co-
me mai essi fuggono da ca-
sa, dalla scuola, dalla Chie-
sa, dallo Stato e spesso an-
che dalla vita? I suggeri-
menti qui offerti possono di-
ventare una scintilla di vita.
In questo agile quaderno si
offrono diverse prospettive
sulla Parola di Dio, perché
nella pastorale giovanile de-
ve avere un saldo punto di
riferimento. La Parola tra-
sforma se trova un cuore
che ascolta. Tutte le occa-
sioni possono offrire uno
spunto per illuminare la vi-
ta in modo nuovo: la paro-
la celebrata nella Liturgia;
la sintonia con il cuore di
Dio attraverso la sua pa-
rola; parole che illuminano
il nostro cammino spiritua-
le; omelia e vita spiritua-
le; esercizi spirituali con
la Bibbia; comunicazione
e Parola di Dio. Ognuno di
questi contributi è comple-
tato da domande orientate
alla riflessione e al confron-
to comunitario. La proposta
è sufficientemente comple-
ta nel settore che approfon-
disce, e offre la possibilità
di aprirsi a una visione del-
la vita illuminata dalla luce
di Dio.
CO
o so I o anco ...
- fi
o
Do a
il 5 X 1000
Ila Federraziona
SCS/CrNOS
31
BS GIUGNO 2007

4.4 Page 34

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ON LINE
IL PATRON
DEL BS
di Giancarlo Manieri
Un breve profilo del signor
Arnaldo Montecchio che
per 61 anni ininterrotti ha retto
l’Ufficio Propaganda e Diffusione
del Bollettino Salesiano,
con entusiasmo e competenza.
Era conosciuto da tutti.
Il signor Arnaldo Montecchio
(Pernumia [PD] 18/11/1912-Torino 28/11/2001).
32
Dicono che la botte piccola ha il vino migliore… Ar-
naldo era il più piccolo di statura, ma decisamente
il più vivace dei figli di mamma Oletta, e il piglio con
cedure, e ci rimase un po’ male quando dovetti dirgli che
era ormai obsoleta, perché il computer con il suo softwa-
re specifico aveva abbondantemente superato la sua
cui sempre affrontò la vita e i suoi problemi non diminuì di “Ferrari”, come la chiamava lui, rendendola del tutto inu-
un “et” nemmeno quando una paresi gli ridusse drastica- tile. Disse sì alle proposte di trasferimento, “armi e baga-
mente la libertà di movimento. Non si scoraggiò più di gli”, del BS, ma per un anno seguì meticolosamente l’an-
tanto, e con il sottoscritto ci scherzò sopra: “Signor Mon- damento per rendersi conto che tutto andasse “meglio”
tecchio, mi presento: sono il nuovo direttore del BS”. “Oh, di quanto avesse potuto fare lui. Si acquietò definitiva-
bene! Sei in gamba?”. Scherzai: “Capperi! Ne ho due di mente quando si convinse che “la creatura” di Don
gambe!”. Mi ricambiò subito la battuta: “Io sto meglio di Bosco continuava a godere ottima salute.
te… invece di due gambe, ne ho quattro… e con le ruo-
te!”. Si riferiva al girello con il quale scorazzava dovun- DALLA CAMPAGNA PADOVANA
que, ancora pieno di vita e di voglia di fare. Continuai: “Si- Veniva da un paesetto del padovano di un migliaio di
gnor Arnaldo, lei è ormai una cinquantina d’anni che ser- abitanti. Terzogenito di sette fratelli e otto sorelle. Una
ve il BS”. “Sessantuno, prego!”, precisò.
famiglia patriarcale, come usava a quei tempi, siamo
UNA VITA AL BS
agli inizi del secolo XX, dedita all’agricoltura. Lui e sua
sorella Marcella lasciarono i campi per studiare. Arnaldo
In effetti Montecchio è stato il “patron” del BS per una frequentò gli studi ginnasiali a Valdocco. Piccolo di sta-
vita. Era il capo dell’ufficio diffusione; ha avuto in mano tura ma vero funambolo, si distingueva soprattutto in
l’indirizzario e ha potuto constatare il flusso costante di cortile dove eccelleva in ogni gioco. Non altrettanto
richieste di abbonamento che sopravanzava di gran lun- capitava con lo studio: pesava troppo sulla sua esube-
ga quello di coloro che per vari motivi lo disdicevano. ranza. Così quando scelse di restare con Don Bosco,
I superiori che desideravano sapere qualcosa sull’anda- imboccò la via del salesiano coadiutore. S’accorse pre-
mento della rivista ufficiale della congregazione si rivol- sto di averla azzeccata: gli studi tecnici al posto di quelli
gevano a lui. Fu un aiuto prezioso per i direttori. Le que- classici furono un successo. Nel 1938 ricevette la sua
stioni burocratiche, infatti, le risolveva lui: i contatti con le prima obbedienza come salesiano che fu anche l’unica
ditte, i problemi di spedizione, le proteste, le lamentele, della sua vita: fu inviato a Valdocco per essere addetto
tutto finiva sul suo tavolo. “Al BS ho voluto bene come a al Bollettino Salesiano. Divenne l’uomo del Bollettino:
un figlio”, andava ripetendomi quando aveva capito che “Si può dire che i lettori conoscessero più me che il
intendevo trasferire a Roma l’archivio, l’indirizzario e direttore del Bollettino”. Probabilmente aveva ragione. In
dunque anche l’Ufficio Diffusione. Mi fece vedere con effetti mi precisò che a non pochi lettori che chiedevano
orgoglio la grande macchina elettrica che alloggiava in spiegazioni, o si lamentavano di qualche disfunzione, o
un cilindro circolante le circa 400 mila schede dell’indiriz- cercavano aiuto, egli rispondeva personalmente.
zario. Era un po’ il suo fiore all’occhiello quella diavoleria “Insomma, mi ci sono buttato a capofitto”, affermò con
semiautomatica. L’aveva comperata per snellire le pro- una certa compiacenza. Era, in effetti, attentissimo a
GIUGNO 2007 BS

4.5 Page 35

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ALESIANI COADIUTORI
Sempre con il Bollettino Salesiano aperto.
tutto e voleva che tutto funzionasse “meglio di un orolo-
gio svizzero,” perché “non volevo far fare cattiva figura
a Don Bosco che del BS fu il fondatore”. Proprio il lavo-
ro al Bollettino lo fece conoscere un po’ dovunque.
Signor Montecchio, le posso chiedere qual è stata la
sua grande soddisfazione durante tanti anni di lavoro
per il BS?”. “Glielo devo proprio dire?”. “Tanto lo imma-
gino: quando fu creato cavaliere dell’Ordine di San Sil-
vestro”. “Sbagliatissimo! ”. “E allora quando? ”. “Quando
il direttore don Enzo Bianco mise per la prima volta il
mio nome sul BS. Ufficio Propaganda: Arnaldo Montec-
chio, via Maria Ausiliatrice 32, 10100 Torino, telefono
(011) 482924. Era il mio telefono, quello del mio uffi-
cio!”. “E si ricorda l’anno?”. “Altro che! Anche il mese. È
stato nel numero di gennaio del 1977”. Gli ridevano gli
La macchina targhettatrice che il signor Arnaldo
ha usato per anni.
La sorella suor Marcella, FMA, dal Papa.
occhi come a un ragazzino, al signor Montecchio che
girava ormai in girello “come un ragazzino! ”, precisava
lui stesso. Sì, un ragazzino di 87 anni!
QUALCHE TRATTO DI CARATTERE
Arnaldo faceva parte di quella genia di salesiani coa-
diutori – tanti ne sfornò il Colle – preparatissimi, lavo-
ratori d’eccezione, e religiosi d’eccezione. Amanti del
33
teatro educativo, del canto, dello sport; innamorati di
Don Bosco. Le cronache hanno tramandato un Mon-
tecchio allegro, scherzoso, arguto, dalla battuta sala-
ce. Quando era nel coro, stava davanti a tutti “se no,
anche se ero solo in seconda fila, scomparivo”. Nell’o-
peretta “Il marchese del Grillo”, era il più piccolo della
fila degli inglesi che entravano in Piazza Navona can-
tando “D’Angleterra figli siam, bella Roma visitiam.
Yes! Goddam!”, e le sue mosse facevano sbellicare.
Anche lui ebbe le sue traversie di salute. Ammalatosi
abbastanza seriamente, ricevette la visita della sorella
suor Marcella, delle FMA. Per consolarlo – si lamentava
dei suoi dolori – lei le disse: “Tranquillo Arnaldo, ora
farò una novena a don Rinaldi, e vedrai…”. Non la
lasciò finire: “Cambia santo, per favore, che ancora don
Rinaldi ha combinato poco come guaritore!”. Un giorno,
nel corso di una conversazione – andavo a trovarlo ogni
mese quand’ero a Torino se non altro per un saluto –
mi disse all’improvviso: “Beh, direttore, mi guardi bene –
aveva stranamente incominciato a darmi del lei, non so
perché – a chi somiglio?”. Preso alla sprovvista non mi
venne nessuno in mente. Lui continuò: “Sa, una volta
lungo Corso Regina Margherita, un tale si fermò a guar-
darmi, curioso. Quando gli arrivai vicino gli dissi: non si
preoccupi, mi chiamo Arnaldo, non Amintore”. Allora
capii. In effetti, Montecchio aveva una curiosa rassomi-
glianza con il famoso politico Amintore Fanfani. “Siamo
perfino alti uguale!”, concluse ridendo. In una delle ulti-
me visite scoppiai a ridere quando mi disse: “Direttore,
ami il BS, è Don Bosco che entra nelle case della gen-
te. Gli faccia fare sempre bella figura a Don Bosco. Mi
raccomando! Io l’ho amato. Mi possano cascare le pal-
le… degli occhi se non l’ho amato!”.
BS GIUGNO 2007

4.6 Page 36

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- COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
NATURALMENTE litigano o collaborano, intessono
una rete di relazioni che si potreb-
bero anche chiamare “sociali”. Ma
c’è qualcosa ancora più importante.
Bambini da balcone, ingabbiati in un centinaio di metri quadrati,
seduti a far da spettatori o a giocare con una macchina…
L’intelligenza ecologica
«La terra ha bisogno di noi e noi di
lei» scrive Pina Tromellini. «In un
P er molti ragazzi gran parte
della settimana trascorre in
uno spazio che non è uno
spazio. Nessuno dovrebbe meravi-
la volontà. In breve, il bambino
impara a fare quello che vuole con
una precisione che va aumentando
di continuo e sente ingigantire den-
abbraccio stretto in cui le emozioni
sono un tutt’uno con l’aria, l’acqua,
gli alberi, le nuvole: sentire gli odo-
ri, gli aliti delle brezze, come ab-
gliarsi se poi hanno la tendenza a
esplodere. Sta nascendo una gene-
razione per la quale tutto è virtuale,
tro di sé il gusto dell’indipendenza
e dell’autonomia, la sicurezza, la
fiducia in se stesso. Accumula
bandonarsi alle sensazioni forti che
ci dona la natura. I bambini si
immergono nell’ambiente naturale
anche le molte vite guadagnate o
perse alla playstation. Bambini che
non hanno mai sentito un vero can-
esperienze e ne ricava nuove ini-
ziative. Genitori, insegnanti, re-
sponsabili civili devono favorire il
con un approccio spontaneo, forse
meno condizionati di noi; in realtà
questo è ormai vero solo in parte,
to di uccelli, che non hanno mai at-
traversato un vero torrente… Quello
che non hanno è uno spazio in cui
muoversi: nelle città contemporanee
lo spazio è un elemento prezioso e
conteso. Non può essere “sprecato”
contatto dei piccoli con l’ambiente e
lo spazio naturale. L’importante è
che bambini e ragazzi possano
muoversi, impadronirsi del proprio
corpo, giocando a palla, rincorren-
do le bolle di sapone, lanciando e
perché il cemento delle città, il traf-
fico delle strade e la carenza di
spazi verdi limita la voglia di
esprimersi liberamente. I grandi
sono distratti e frettolosi perché il
tempo e le incombenze li portano
34
per coloro che giocano o che vor-
rebbero giocare. Lo spazio è il vero
giocattolo, per il piacere fisico e psi-
cologico che se ne può trarre. Un
ambito in cui i bambini possono
muoversi come gli pare, guardare,
toccare, assaggiare.
raccogliendo oggetti, imitando gli
animali, impiegando anche mezzi
dotati di ruote, arrampicandosi, sal-
tando in alto o in basso, valendosi
di strumenti idonei a favorire il sen-
so dell’equilibrio, facendo flessioni
sulle gambe e sulle braccia, caprio-
lontano; anche se nella maturità si
ritorna a essere epidermici e la
sensibilità, affinata dall’esperienza,
ricrea contatti e dialoghi con il cie-
lo, l’aria, gli alberi. I danni provocati
alla natura dalle scelte sbagliate
degli uomini costringono a moltepli-
le, ecc. Inoltre, giocando con altri ci riflessioni: come si fa ad allenare
L’intelligenza dimenticata
scambiano informazioni con i com- l’intelligenza ecologica? Come si
pagni, apprendono parole nuove, costruisce un giusto rapporto tra
Queste attività, definite dagli spe- manifestano accordo o disaccordo, individuo e ambiente, che è il con-
cialisti come “giochi percettivo-
motori”, servono al bambino per
raccogliere informazioni e fare
esperienze. Cioè imparare. L’impa-
rare a sua volta diventa poco a
poco attitudine sempre più spiccata
alla conquista del mondo. Il ragaz-
zino s’impadronisce dei concetti di
misura, forma, colore e peso, sco-
pre come scorre il tempo, che cos’è
la distanza, afferra l’idea della velo-
cità, si rende conto delle posizioni
delle cose e delle persone, capisce
il significato dei numeri, decifra i
simboli visivi. Evidentemente, gio-
cando nello spazio l’organismo del
ragazzo si allena e viene sempre
meglio controllato dal cervello, gli
automatismi lasciano il campo ad
azioni programmate e condotte dal-
I L’importante è che bambini
e ragazzi possano muoversi,
impadronirsi del proprio corpo,
giocando a palla, rincorrendo
le bolle di sapone…
GIUGNO 2007 BS

4.7 Page 37

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il genitore
di Marianna Pacucci
ESSERE TERRA
ESSERE CIELO
Vivo da sempre in città e quindi i miei figli sono nati e cresciuti
in questo ambiente per tanti versi artificiale.
Come tutte le mamme, ho cer-
cato di risarcirli con la cura del-
le piantine aromatiche e dei
sistenza ma anche offrire preziose
opportunità per realizzarsi e per rea-
lizzare il proprio compito esistenziale;
gerani sul balcone; l’ospitalità a coc- di avere una consapevolezza gioiosa
testo vitale in cui ciascuno speri-
menta e socializza?»
cinelle, lumache, passeri e gatti di
passaggio nel giardino di casa; qual-
che passeggiata al parco; le gite nei
della materialità e una considerazio-
ne serena della piccolezza della sin-
gola persona rispetto alla grandezza
La capacità di contemplazione
boschi o al mare; le vacanze all’aria del pianeta; di poter sperimentare la
aperta. Credo che tutti i genitori cer- fertilità che consente a ogni essere
L’ambiente naturale costituito dal-
l’erba, dai fiori, dalle piante è il
grande spazio, il “grembo” che
dona a ogni essere umano emozio-
ni e sentimenti che costituiscono
l’originalità di ciascuno. Un tempo,
non era banale l’espressione “Ma-
dre Natura”. Lasciato libero in un
prato, il bambino tocca, assaggia,
manipola con il gusto della scoper-
ta. Salta nella pozzanghera per
osservare gli spruzzi e le onde che
si scontrano tra loro. Apre la bocca
chino, quando possono, di ricreare
per i loro bambini un contatto con la
natura e di educarli a una sana men-
talità ecologica. Ma so anche che
non sono solo queste le scommesse
che una famiglia deve vincere con i
ragazzi. La posta in gioco è molto più
impegnativa: aiutarli a costruire una
cosmologia che consenta loro non
solo di abitare la terra e rispettare
l’ambiente, ma di poter percepire il lo-
ro essere stati, in un tempo originario,
impastati di terra, oltre che animati
dallo Spirito di Dio e, soprattutto, di
vivente di vivere una scintilla anche
microscopica della capacità creativa
di Dio; di gustare come questa im-
mensità non è affatto né casuale né
caotica, ma ha un senso e una logica
che occorre cercare tutti i giorni.
Essere terra: c’è in gioco la com-
prensione di come il macrocosmo
ambientale e il microcosmo della
propria anima sono posti in una
misteriosa ma concreta relazione,
che dà armonia alla natura e alle
persone; la convinzione che l’ecolo-
gia riguarda allo stesso tempo l’habi-
35
per inghiottire il vento. Si attacca essere stati progettati per assapora- tat naturale, la comunità sociale, il
agli alberi, si sdraia sull’erba... Sco- re, già su questa terra e in questa vi- cuore e la mente dei singoli. La
pre una dimensione che fa parte ta, il gusto di una felicità vera.
comune origine e appartenenza dice
della sua umanità. I ragazzi che
che la salvezza è un evento corale,
abitano le città rischiano di smarrire ᭿ Essere terra: occorre che noi che il futuro è nelle mani, allo stesso
questo tipo d’intelligenza. I bambini adulti ricordiamo ai più giovani l’esi- tempo, di ciascuno e di tutti.
e i ragazzi hanno bisogno della genza di essere più concreti e di radi-
natura per crescere con il rispetto carsi in uno spazio e in un tempo deli- ᭿ Se la storia della terra è, in fondo,
per la grande vita che pulsa nell’U- mitati, che possono condizionare l’e- fatta di positività e non solo di negati-
niverso e non con il “complesso
dell’ingegnere”. Hanno bisogno dei
grandi spazi per assaporare il silen-
zio, elemento sconosciuto per chi
Passeggiate, gite in campagna o al mare; vacanze all’aria aperta…
I genitori devono ricreare per i loro bambini un contatto con la natura.
vive perennemente con l’auricolare
dell’i-pod nelle orecchie. L’apprez-
zamento per le bellezze della natu-
ra educa i bambini a una visione
esistenziale armoniosa e pacifica.
Hanno bisogno di genitori e dei
nonni che insegnino loro a con-
templare, a seminare, attendere e
raccogliere, a costruire case su-
gli alberi, a correre sulla spiag-
gia, nuotare, conquistare una
vetta e orientarsi con le stelle. Le
vacanze servono soprattutto per
questo, per ritrovare il cielo, la ter-
ra, il mare, le stelle, un’idea di infi-
nito e l’intelligenza perduta.

4.8 Page 38

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vità, è proprio perché la gente ha
accettato di collaborare per rag-
giungere obiettivi comuni; perché
ha letto nell’interdipendenza e nella
complessità una risorsa e non un
problema; perché non ha avuto
paura di sfidare le dimensioni del
tempo e dello spazio per condivide-
re e trasmettere la ricchezza etica
che il genere umano ha paziente-
mente accumulato nel corso della
sua esperienza. Quando invece ci
si è chiesti: “Chi me lo fa fare?”, la
terra è diventata più angusta e me-
no vivibile, un deserto affollato di
fantasmi divorati dalla sensazione
di aver ritrovato l’inferno, mentre
cercavano tutt’altro. Proprio perché
le generazioni adulte cercano tutto-
ra di sopravvivere a questa trage-
dia, è giusto risparmiarla ai giovani:
lo si può fare partendo dalla capa-
cità di innaffiare ogni giorno la pian-
tina di basilico sul balcone o fa-
sciando la zampetta di un micio
maldestro; ma quel che conta è non
fermarsi qui: l’universo (o meglio il
“pluriverso” come oggi viene defini-
36
to il nostro mondo) è, in fondo,
un’immagine incompiuta che riman-
da a qualcos’altro.
᭿ Se la cultura attuale spesso
suggerisce che Dio è un grande
vecchio che gioca a dadi con il
mondo per contrastare la noia che
deriva dall’eternità, mi piace inse-
gnare ai miei figli che Egli è il Padre
che ha costruito con la forza della
parola un mondo in cui l’uomo e
la donna potessero davvero speri-
mentarsi come sua immagine e so-
miglianza, assumendo la responsa-
bilità di proteggere e migliorare la
qualità della vita di tutti, di una far-
falla come di un elefante, di un filo
d’erba come di una quercia, di un
fossile come di un bosco, delle per-
sone e delle loro differenze.
Per fare tutto questo, però, non
basta osservare con attenzione tut-
to quel che vive intorno a noi;
occorre anche alzare lo sguardo
verso l’alto. Contemplare di notte il
cielo stellato: è un’esperienza
doverosa perché l’essere terra e il
vivere sulla terra non significhino
restare intrappolati in confini angu-
sti, ma poter cercare con gli occhi,
nelle dolci sere d’estate ma anche
nei primi albori di fine inverno, la
linea di orizzonte che congiunge
l’oggi e il sempre, l’io e il noi, la
creazione e il suo Creatore.
GIUGNO 2007 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Sergio Salucci, artista marchigiano,
nasce a Sassocorvaro di Urbino nel 1949.
Autodidatta, partecipa a mostre d’arte
contemporanea in ogni parte d’Italia.
Le sue opere, molto apprezzate, sono
presenti in collezioni pubbliche e private.
SERGIO SALUCCI
UN GRIDO DI SPERANZA
Una tragedia immane e un do-
lore atroce permeano la scul-
tura del Crocefisso dell’arti-
sta marchigiano Salucci, ricavato da
un tronco d’albero. Un Cristo anchi-
losato, i cui moncherini vorrebbero
abbracciare il mondo ma, impotenti,
si trasformano nell’urlo straziante
diligentemente annotato nel Vangelo
della Passione: “Perché mi hai ab-
bandonato?”. Un grido che è con-
temporaneamente invocazione di
aiuto e drammatico interrogativo.
L’artista raffigura il Cristo proprio
nel momento del suo costernato in-
terrogativo. La bocca spalancata dal-
la forza straziante della domanda
sembra rivolgere il suo richiamo alla
terra più che al cielo, agli uomini
più che al Padre, alle due informi fi-
gure, senza volto, rappresentanti
anonimi di tutta l’umanità peccatri-
ce, che si aggrappano disperatamen-
te a quel tronco che il Cristo è di-
ventato e da quel tronco invocano e
attendono salvezza.
᭿ Il grido invocante del Cristo non
è tanto grido di dolore quanto soprat-
tutto grido di redenzione: quella
soffocata invocazione è l’inizio della
soluzione del problema più gigante-
sco dell’uomo, il dilemma del male.
Il “Perché mi hai abbandonato” è
detto più per i figli a lui aggrappati
che per se stesso morente sul legno.
Un interrogativo che ha già in sé la
risposta: la croce non segna l’abban-
dono dell’uomo da parte di Dio, al
contrario significa e ribadisce il suo
totale immedesimarsi nella creatura
proprio attraverso quel Figlio che,
accettando una morte tanto crudele,
sembra aver rinunciato alla sua divi-
nità per assumere fino in fondo l’u-
manità, legarla a sé, e in sé fonderla
fino a farla risorgere con sé all’alba
del “terzo giorno”.
᭿ L’artista non è sempre così dram-
maticamente impegnato nelle sue
opere. La Via Crucis del 2000, per
esempio, raccontata dai bassorilievi
bronzei di Sestino, narra in modo
semplice e lineare la vicenda di un in-
nocente umiliato e deriso che accetta
di morire per salvare. Tuttavia anche
nelle formelle della Via Crucis forti e
perentorie sono le simbologie e gli
elementi surreali che proiettano la vi-
cenda oltre l’umano.
La splendida opera è, dicevamo,
collocata a Sestino, borgo di 1500
abitanti circa, situato in provincia di
Arezzo, nella cosiddetta Marca To-
scana, a un’altitudine di 458 metri
s.l.m., ricco di centri rurali. La Via
Crucis segna e impreziosisce la sali-
ta che porta alla pieve di San Pan-
crazio.

4.9 Page 39

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LAETARE
ET BENEFACERE…
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) Non tutti i poveri si sentono “ricchi dentro”.
2) Al giudizio universale i ricchi si presenteranno
con i loro avvocati.
di Aloi & César
37
cm-o, r,{ll. .E coINi.
DEt;fJ JMPRElllffl 00.;51
~
,.. i''!.!~ ~-
BS GIUGNO 2007

4.10 Page 40

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per raSgFazIzDi,EgPeEnEiTtRoIrCi,HedEucatori
La vita esige ogni cura… qualsiasi vita
AMMINISTRATORI
NON PADRONI
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
La vita è un dono di Dio,
anzi è il dono di Dio
in assoluto, sgorgato dal
suo infinito amore per
l’umanità: un dono che
solo Dio può dare e che,
quindi, solo Dio può
togliere.
38
I La vita è un dono da
salvaguardare e curare con
la massima diligenza
e da restituire a Dio.
Dio è Signore della vita, affer-
ma il Libro Sacro: è Lui che
fa morire e fa vivere, che fe-
risce e risana (Dt 32,39). È Lui,
dunque, la fonte della vita la quale
perciò è solo nelle sue mani e non
può essere nelle mani dell’uomo.
L’uomo possiede la sua vita in pre-
stito e perciò non ne può disporre
come gli pare e piace. Il precetto
Non uccidere” (Es 20,13) sigla una
verità immarcescibile: la vita è fuori
portata per l’uomo, proviene da una
fonte “altra” che supera ogni sua ca-
pacità, ogni sua pretesa di disporne.
La vita insomma ha un valore asso-
luto ed è un bene non-a-disposizio-
ne dell’uomo, che lo riceve per am-
ministrarlo, curarlo, difenderlo,
GIUGNO 2007 BS
VunALadLoOvnitoRa cIèhIieNl dsoQonloUo LEduiSiDpTiouIòOindNaasrEesooluttoo:-
gvsggllipiatueeLaLoaInra’laruerezrfdmo.feaveampiarateremareotrpd,iaprièateacaraoucrlanneieprmmaocsrmoirnetmaeirtnourièdntcitionirioivsue.upnotnniraùalcnadtDio“aoodmnirnooaeoa.nnllsdaaedsenaivplmdliaustoaaòalas,ldvu”dm.iaalii-a--
non altro. Nessuno può arrogarsi il
diritto di appropriarsi della vita di
un altro… il severo monito di Dio
nella Genesi, dopo l’uccisione di
Abele, “Nessuno tocchi Caino”, re-
sta emblematico e supera i millenni.
La vita fisica ha, è utile ribadirlo,
un valore assoluto nel senso che è la
base di ogni altro valore: non si pos-
sono discutere e affermare altri valori
se prima non sosteniamo la vita in
quanto realtà fisica, bene in sé, indi-
pendente dal valore che altri uomini
possono attribuirgli: la vita fisica, in-
I Il severo monito di Dio nella
Genesi, dopo l’uccisione di Abele,
“Nessuno tocchi Caino”, resta
emblematico.
fatti, è un bene assoluto nel senso
che è un valore che non ammette
pluralismo o tolleranza; se si ammet-
tesse un pluralismo, bisognerebbe ri-
spettare alla pari tanto chi stima la
vita quanto chi la disprezza, ma que-
sto non consentirebbe alcuna base
solida alla convivenza civile, perché
dovremmo tollerare sia chi promuo-
ve la vita sia chi vuole utilizzarla se-

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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ha la sua dignità, anche quella animale.
condo visioni personali anche di tipo
razzista (si pensi al totalitarismo di
Hitler, di Stalin o di quanti hanno
scelto di distruggere massivamente
esseri umani: lungo la storia, pur-
troppo, non sono mai mancati). Se
CONFRONTIAMOCI IN
GRUPPO E IN FAMIGLIA
Sono convinto che l’unico vero si-
gnore assoluto della mia vita è Dio?
La salute e la cura della vita sono
un obbligo morale per il cristiano.
non si tollerano regimi assolutisti, è Che dire del fumo e dell’alcol?
perché non si tollerano visioni mul-
tiformi sulla dignità della vita uma-
na. Ecco perché questo valore si af-
ferma in maniera perentoria, senza
Che cosa faccio per difendere la vi-
ta vulnerabile di bambini o anziani?
Sono pronto a donare fino al marti-
rio la mia vita?
eccezioni, ed esige convergenza.
18,20). Nessuno è pa-
LA CURA DELLA VITA
drone e signore della
propria vita e tanto
La preziosità della vita dell’uomo
è indicata dalla scelta di Cristo,
morto per portare vita all’uomo (cfr.
Rm 5,6). Il credente non può di-
meno di quella degli
altri: non esiste nes-
sun dominio sulla vi-
ta, né alcun vincolo
determinato da con-
sporre della sua vita e di quella del dizionamenti umani,
prossimo a suo uso e consumo. La quali la razza, la lingua, la politica o
propria vita è un dono da salvaguar- l’economia (Costa). Di conseguen-
dare, curare con la massima diligen- za, la vita di ogni essere umano, lo
Giovanni Segantini (1858-1899):
“L’angelo della vita”.
za e da restituire a Dio. Anche la vi- ripetiamo per l’ennesima volta, è in-
ta degli altri è un dono: anch’essa tangibile e inviolabile. Nessuno può per questo voler direttamente inci-
va tutelata e custodita, e infine ri-
consegnata. Questa indisponibilità
prevaricare o conculcare la vita di
un’altra persona, per nessuna ragio-
dere sulla vita dell’aggressore; va
difesa particolarmente e con mag-
39
della vita a essere manipolata dal- ne, anche quando questa fosse mac- gior rigore imperativo quando è in-
l’uomo diviene il primo terreno di chiata di gravi crimini. L’inviolabi- difesa e innocente, quando è mal-
verifica per valutare la capacità di lità si riferisce sia alla vita degli al- trattata, quando subisce abusi. E la
possedere la certezza “dell’ingresso tri come alla propria, per cui, in for- vita va anche promossa, in ogni cir-
nella vita” eterna (Mt 19,18; Lc za di questo principio non si giusti- costanza, perché nulla è superiore a
ficano a livello etico dal punto di essa sulla terra, va promossa nella
vista oggettivo né l’omicidio, né il sua qualità, nel suo miglioramento,
suicidio.
nel suo rispetto, nel suo valore. È
Anche la vita fisica è un dono: co- doveroso promuovere la vita, crean-
me tale va custodito e fatto crescere. do una cultura dell’accoglienza e
Abbiamo detto che la vita va curata, della stima.
per cui l’uomo ha l’obbligo morale Un’eventuale “rinuncia” alla vita
di custodire la salute del proprio cor- fisica può essere solo per moti-
po, evitando comportamenti che pos- vi “trascendenti”, ossia quando oc-
sano essergli nocivi. La vita va curata corre affermare la preziosità di
migliorandone le condizioni globali questo valore, che è in condizioni
e particolari ed evitando comportanti di grave minaccia. Un martire co-
o situazioni che possono metterla a me Massimiliano Kolbe non ha ri-
repentaglio. Per ragione di questo nunciato alla vita, ma l’ha affer-
principio non si giustificano inter- mata ancor di più “donandola”.
venti troppo onerosi per l’organismo, Alla vita non si può rinunciare,
a meno che non abbiano finalità tera- perché si può solo donare. Non si
peutica, né sport estremi o pericolosi tratta di eccezioni al principio, ma
che possono incidere gravemente di rafforzamento. Chi offre la sua
sulla vita propria o altrui.
vita per la vita degli altri sta solo
affermando al massimo l’assolu-
IL MARTIRIO?
tezza di questo principio. Perciò
comportamenti come l’omicidio, il
I Un martire come Massimiliano
Kolbe non ha rinunciato alla vita,
ma l’ha affermata ancor di più
“donandola”.
Proprio perché è un valore invio-
labile, la vita va anche difesa e pro-
mossa, come dicevamo: difesa da
eventuali ingiusti aggressori, senza
suicidio, il genocidio, l’eutanasia,
l’aborto, ecc. non sono accettabili
in quanto violazione diretta di que-
sto principio.
ٗ
BS GIUGNO 2007

5.2 Page 42

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GiDorInBaAteTmToInTdIiali
DIRITTO
D’ASILO
di Severino Cagnin
7a Giornata mondiale
CERCA CASA
del Rifugiato. L’Italia non E SPERANZA
ha ancora una legge
Il rifugiato non va confuso né con
organica sui rifugiati ed è
l’unico paese dell’Unione
l’emigrato né con l’esiliato. È l’unico
senza diritti. Pochi riflettono sull’in-
credibile coraggio e la straordinaria
Europea che ne sia
sprovvisto.
forza morale di chi è costretto a
fuggire dalla sua patria lascian-
do tutto, casa, lavoro e fami-
gliari. Forse è la categoria di
oppressi più sconosciuta.
40
La mancanza di una normativa
per i rifugiati provoca gravi
conseguenze sulla condizio-
Credo sia una fortuna
che talora i media porti-
no alla ribalta il loro
ne degli stranieri, che non hanno grido, come il romanzo
un’abitazione, un lavoro, la scuola Il cacciatore di aquilo-
per i figli, i servizi sanitari. Le mag-
giori associazioni, impegnate nel
sociale, hanno fatto appello a Go-
verno e Parlamento per una legge
organica su Il diritto di asilo. I re-
sponsabili hanno risposto affermati-
vamente. Dal ministro dell’Interno a
quello della Solidarietà Sociale tutti
sembrano d’accordo. L’invito viene
anche da Oltretevere dal Papa, e dal
Colle dal Capo dello Stato. Ma non
è facile tradurre in pratica i principi
generali della Convenzione di Gine-
vra del 1951 e dell’articolo 10 della
ni dell’afghano Hosseini,
il réportage sugli emarginati
Pianeta dimenticato a Radio Uno, e
lo strazio armeno de La masseria
delle allodole, di Antonia Arslan por-
tato sugli schermi dai fratellli Tavia-
ni: “Fino a poco fa i sopravissuti pre-
ferivano tacere, piuttosto che subire
l’incredulità dei più, ora la pellicola
parla per loro”. Esce Mi racconti…
Ti racconto, di Reza Rashidy sull’im-
migrazione in Italia. È per questo
motivo che la VII Giornata mondiale
del 20 giugno può diventare un’occa-
sione per un discorso importante:
Martino presidente del Pontificio
Consiglio Giustizia e Pace, l’Alto
commissario dell’ONU António Gu-
terres, che ha visitato quattro paesi
africani colpiti dalla tragedia e ha as-
segnato all’oculista giapponese Ka-
nai il Premio Nansen per i rifugiati.
Ma il problema non è risolto e appare
sempre più difficile. Non si sblocca
né insistendo sui principi, né interve-
nendo con azioni concrete e isolate.
Iniziare dalla casa è indispensabile.
“Chiedete a chiunque degli oltre 20
Costituzione Italiana. Ancora non questa del 2007 è dedicata al diritto milioni di rifugiati qual è la cosa che
sappiamo bene chi sia un rifugiato! di asilo, come condizione primaria. desidera di più al mondo – ha detto
Ognuno di noi deve liberarsi dalla Rudd Lubbers – e la risposta conterrà
paura del diverso e aprirsi alle diffe- sicuramente la parola casa. Che si
renze, senza necessariamente identi- tratti di una costruzione distrutta a
ficarsi con esse.
Kabul, di una baracca con il tetto di
foglie nello Sri Lanka o di ricomin-
PER UNA SOCIETÀ
ciare da zero in una terra lontana”. La
Caritas Europa va oltre e chiede di
NUOVA
aiutare quanti vivono nella precarietà
e nell’irregolarità. Ciò può favorire la
Molti si sono mossi: il comitato dei promozione della legalità, stabilizza-
Gesuiti per i rifugiati (JRS), la Coali- re il mercato del lavoro, migliorare le
zione Internazionale contro la deten- condizioni di vita e contribuire a un
zione dei rifugiati, il cardinale Renato nuovo Modello Sociale Europeo. ٗ
GIUGNO 2007 BS

5.3 Page 43

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PENSA
di Lorenzo Angelini
Non si può scegliere,
giudicare, agire solo
seguendo l’istinto;
c’è bisogno anche
di ponderazione,
di ragionamento,
di pensiero.
canzoni
VARIA
Fabrizio Moro ha 32 anni; di
mestiere fa il facchino in un al-
bergo della capitale e, per “ar-
PENSA
di Fabrizio Moro
rotondare” (ma anche per seguire
una passione), scrive e canta le sue
canzoni. Per dieci anni nulla di fat-
Ci sono stati uomini che hanno scritto Ci sono stati uomini che sono morti gio-
pagine / appunti di una vita dal valore vani / ma consapevoli che le loro idee /
to: qualche singolo, un album e una inestimabile / insostituibili perché han- sarebbero rimaste nei secoli / come pa-
partecipazione nel 2000 al Sanre- no denunciato / il più corrotto dei siste- role iperbole intatte e reali come picco-
mo Giovani senza risultati. Poi si
trova a vedere un film-Tv su Borsel-
lino e gli viene fuori quasi all’istante
una canzone: Pensa. Da lì, il primo
mi troppo spesso ignorato / uomini o
angeli mandati sulla terra / per combat-
tere una guerra di faide e di famiglie /
sparse come tante biglie / su un’isola
di sangue che fra tante meraviglie fra
li miracoli / idee di uguaglianza idee di
educazione / contro ogni uomo che
eserciti oppressione / contro ogni suo si-
mile contro chi è più debole / contro chi
sotterra la coscienza nel cemento
41
posto nella sezione giovani dell’ulti- limoni e fra conchiglie / massacra figli
mo Festival di Sanremo, il ricono-
scimento della critica, il successo di
pubblico, il nuovo album, i passag-
gi radio e Tv. Lui però continua a
fare il facchino con la consapevo-
lezza che nel mondo della canzone
e figlie / di una generazione costretta a
non guardare / a parlare a bassa voce
/ a spegnere la luce / a commentare in
pace ogni pallottola nell’aria / ogni ca-
davere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo
passo / hanno lasciato un segno con
Pensa prima di sparare / pensa prima
di dire e di giudicare prova a pensare /
pensa che puoi decidere tu / resta un
attimo soltanto un attimo di più / con la
testa fra le mani
Ci sono stati uomini che hanno conti-
quello che arriva all’improvviso al- coraggio e con impegno / con dedizio- nuato / nonostante intorno fosse tutto
trettanto velocemente può sparire e
che, anche se si è giovani, non si
può fare a meno di assumersi le
proprie responsabilità. Scrive, infat-
ti, in un’altra canzone del suo al-
bum: rispondi alle domande / non
ne / contro un’istituzione organizzata /
“cosa nostra” “cosa vostra” “cosa è vo-
stro” / è nostra / la libertà di dire che gli
occhi sono fatti per guardare / la bocca
per parlare le orecchie ascoltano non
solo musica non solo musica / la testa
si gira e aggiusta la mira ragiona / a
bruciato / perché in fondo questa vita
non ha significato / se hai paura di una
bomba o di un fucile puntato / gli uomi-
ni passano e passa una canzone / ma
nessuno potrà fermare mai la convin-
zione / che la giustizia no / non è solo
un’illusione
cercare di scappare / per non essere
costretto a rincorrerti più in là /
quando avrai i tuoi quarant’anni e
le risposte ancore vaghe (PAROLE RU-
MORI E GIORNI di F. Moro).
volte condanna a volte perdona sem-
plicemente
Pensa prima di sparare / pensa pri-
ma di dire e di giudicare prova a
pensare / pensa che puoi decidere
Pensa prima di sparare / pensa prima di
dire e di giudicare prova a pensare /
pensa che puoi decidere tu / resta un at-
timo soltanto un attimo di più / con la te-
sta fra le mani / pensa / pensa che puoi
᭿ Dopo aver passato un anno Il
tu / resta un attimo soltanto un atti- decidere tu / resta un attimo soltanto un
mo di più / con la testa tra le mani
attimo di più / con la testa fra le mani
testo di Pensa è un omaggio a tutte
le persone che si sono impegna-
te contro la mafia senza paura di lasciarsi trasportare dalle emozio- ritornello, catturando, con uno
mettere a repentaglio la loro vita; ni, dal desiderio, dall’impulso an- scarto ritmico, l’attenzione pro-
è anche un ringraziamento per la che violento, che tanto “fanno prio sulla parola “pensa”; l’arran-
loro opera di educazione alla fi- cultura” oggi.
giamento è essenziale, senza fron-
ducia nella Giustizia e nelle Istitu- La musica, come nella tradizione zoli e senza trovate particolari. La
zioni. Ma, di più, c’è il monito a dei cantautori, è costruita al servi- forza della canzone sta, quindi,
non “ragionare solo con la pan- zio del testo: la melodia, piuttosto tutta nell’interpretazione, intensa
cia” che sembra principalmente ri- monocorde e asettica nelle strofe, ed eloquente, che, da sola, basta
volto ai giovani e che si pone con- lascia spazio al fluire delle paro- a comunicare con efficacia la du-
trocorrente ai continui richiami a le e prende movimento solo nel rezza del testo.
ٗ
BS GIUGNO 2007

5.4 Page 44

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di … o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
42
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l’immobile sito in…
per i fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l’Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
GIUGNO 2007 BS
. . . J I NOSTRI MORTI
FANONI BELTRAMI sac. José,
salesiano,
Linare (Chile), il 16/02/1972, a 45 anni
A 35 anni dall’immatura scomparsa, il BS
ricorda un salesiano eccezionale, nativo di
Chiesa Valmalenco (Sondrio) ma che ha
svolto tutto il suo apostolato in Cile. Dopo il
dottorato alla Gregoriana, ha insegnato
Sacra Scrittura a Santiago. Accettò volen-
tieri di fare il parroco e per quattro anni
svolse questo ministero, apprezzato dai
superiori e amato dalla gente. Inviato per
un anno in Germania per un corso di ag-
giornamento, tornò in Cile dove fu nomina-
to professore di Sacra Scrittura presso l’U-
niversità Cattolica di Santiago. Era un uo-
mo colto e saggio, forse il più preparato del
Chile nel campo delle Scienze Bibliche; ma
era anche un apostolo, dedito anima e cor-
po ai poveri. Proprio mentre si trovava in
una delle più povere parrocchie della peri-
feria di Linares, dove si era recato per un
breve periodo di riposo e in realtà dedicava
tutto il suo tempo alle necessità della gen-
te, morì improvvisamente, annegando nel-
le acque del fiume Achibueno. La parroc-
chia chiese che fosse sepolto lì, e la tomba
non è mai stata abbandonata dalla gente.
CARLE sr. Adelaide, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
Giaveno (TO), il 07/05/2006, a 84 anni
Suor Adelaide è stata un’icona di bontà e di
accoglienza. La si ricorda per l’amabile se-
renità e arguzia, il sorriso buono, la dolcez-
za accogliente, l’amore alla natura, la fe-
deltà viva e profonda alla preghiera e ai
momenti comunitari. Tutti le volevano bene:
bimbi, ragazzi, adulti, nonni, persone cono-
sciute da tempo o appena incontrate. Non
dimenticava nessuno, arrivava a mille gen-
tilezze. Le sorelle portano in cuore i suoi in-
coraggiamenti nelle difficoltà, la gentilezza
straordinaria con i loro genitori e parenti, la
cura materna e l’attenzione per i sacerdoti;
ne sottolineano la fedeltà al dovere, il vivo
senso di responsabilità nel delicato compito
di portineria e di accoglienza, la discrezione
e l’intelligenza del suo intervento, lo spirito
di collaborazione e di apertura. La sua sa-
lute si era indebolita già parecchi anni fa.
Ha sempre offerto tutto con pazienza e fe-
de per don Lino e per la famiglia della so-
rella, a cui era legata da grande e reciproco
affetto.
leggendogli gli articoli del Bollettino Salesia-
no, cui è stato sempre abbonato. Quando il
male lo ghermisce, è ancora di esempio ai
familiari per la coraggiosa e cristiana accet-
tazione del suo destino.
GHARGHOUR sac. Abboud,
salesiano,
Aleppo (Siria), il 19/06/2006, a 59 anni
Un tragico e banale incidente stradale è
stato la causa della sua morte, avvenuta
sull’autostrada per Aleppo, quando un ca-
mion ha perduto improvvisamente la cas-
setta degli attrezzi e costretto la macchina
dove viaggiava don Abboud a una manovra
pericolosa che l’ha fatta capottare. Orato-
riano di Aleppo, ha sentito la chiamata alla
vita salesiana e l’ha seguita. Si è dedicato
ai giovani come delegato di pastorale gio-
vanile per vari anni e insegnante, poi è stato
direttore in varie case. Buon musico, inse-
gnava ai ragazzi, che li imparavano con gu-
sto, canti da lui stesso composti. Sempre
sorridente, vivace, ottimista, nonostante il
diabete di cui soffriva come male ereditario.
“Vale la pena di vivere la mia vocazione da
sacerdote, arabo e salesiano in Medio
Oriente”, diceva. Su tutte, la testimonianza
scritta di un giovane: “Ho imparato da te la
gioia del dono e l’amore per gli altri”.
MASOERO sac. Luigi, salesiano,
Torino Valdocco, l’11/10/2006, a 86 anni
Fede e lavoro erano le caratteristiche della
sua famiglia, che egli ha mantenuto per
tutta la vita. Fu conquistato dall’ambiente
familiare di Valdocco dove entrò come stu-
dente e dove scelse di rimanere divenendo
salesiano e sacerdote. Le doti di mente e
di cuore lo hanno portato a essere direttore
e insegnante per molti anni, lasciando nei
confratelli un esempio di laboriosità, gene-
rosità, equilibrio. Sempre attento alla di-
mensione spirituale nonostante le attività
che aveva a suo carico: scuola, doposcuo-
la, musica, canto… Gli piaceva ricordare
gli anniversari dei confratelli cui non man-
cava mai di inviare un biglietto di auguri e
una sua poesia composta per l’occasione.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”
GAMBAUDO sig. Giuliano,
exallievo,
Torino, il 23/05/2006, a 73 anni
Di famiglia poverissima, ma di solidi principi
religiosi, Giuliano frequenta la scuola presso
i salesiani del Colle, recandovisi in bicicletta,
anche in pieno inverno e in calzoncini corti.
A 14 anni riesce a farsi assumere come
operaio alla Lancia. Di giorno lavora e di not-
te continua a studiare fino a conseguire il di-
ploma di geometra. Con il tempo diventa un
pubblicitario stimato e rispettato, allaccia re-
lazioni con ditte e personaggi del mondo im-
prenditoriale, gira il mondo. Ma rimane sem-
pre fedele alle sue modeste origini e agli in-
segnamenti appresi in famiglia e nella scuo-
la di Don Bosco. Gli stessi insegnamenti tra-
smette al figlio: il valore della rettitudine e del
sacrificio, dell’onore e dell’umiltà, spesso

5.5 Page 45

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SGANGA sig. Francesco,
cooperatore salesiano,
Alcamo (TP), il 23/06/2006, a 66 anni
Ricordiamo il suo entusiasmo, il suo co-
stante ottimismo, la sua fede sincera e
operosa. Di questo è andato a ricevere dal
Signore della Vita la giusta ricompensa il
nostro amico Francesco. Fu un caro fratel-
lo cui tutti hanno sempre riconosciuto una
serena umiltà e una costante disponibilità
verso chi aveva bisogno del suo aiuto e del
suo consiglio, virtù provenienti dalla sua
sensibilità ai valori cristiani e salesiani. La
sua coerente testimonianza di vita salesia-
na era di esempio e di stimolo. Innamorato
di Don Bosco, si è prodigato nell’animazio-
ne delle attività oratoriane che per diversi
anni ha curato con impegno e disinteresse.
Gli ultimi sei anni della sua vita, quando
l’energia e le forze cominciavano ad affie-
volirsi, non si è chiuso in se stesso ma,
sorreggendosi sulle stampelle, ha profuso
le sue forze per l’Associazione dei coope-
ratori, curando la parte amministrativa del
Centro Cooperatori Salesiani di Alcamo.
j PALAZZO sig.ra Costanza (Titina),
exallieva e cooperatrice salesiana,
Martina Franca (TA), il 18/01/2007,
a 75 anni
Gli amori di Titina furono la sua famiglia, la
Chiesa e le suore salesiane! Si poteva dire
di lei che i santi salesiani li conosceva e li
faceva conoscere come se fossero perso-
ne di famiglia. Parlava di Don Bosco con
tale fervore che incantava chi l’ascoltava.
Ha vissuto con intensità la sua promessa
di salesiana cooperatrice, ma anche con
realismo operativo: era una donna abile e
concreta. Sempre presente agli incontri,
sempre disposta a imparare, sempre atten-
ta agli altri, generosa nel servizio, concen-
trata nella preghiera, accogliente nelle re-
lazioni. Il Signore l’ha colta preparata al
grande evento del suo ricongiungimento
con il Dio della vita.
DEGIOVANNI POZZO sig.ra Angela,
mamma di un salesiano,
Albugnano (AT), il 20/02/2007, a 95 anni
Madre esemplare di sei figli, tra cui il sale-
siano don Vittorio Pozzo, già ispettore in
Medio Oriente. Lucida e attiva fino alla fi-
ne, si fece voler bene da tutti, mostrandosi
sempre disponibile al servizio, saggia e ge-
nerosa nel dispensare consigli di qualsiasi
genere a chiunque si rivolgesse a lei. Con
la sua fede profonda e la preghiera assi-
dua superò tutte le difficoltà della sua lun-
ga e ricca esistenza e lasciò un prezioso
testamento spirituale in cui scrisse tra l’al-
tro, citando il santo Curato d’Ars: “I vostri
figli non si ricordino di ciò che avete detto,
ma di ciò che vi hanno visto fare”.
FARDIN sac. Marcello, salesiano,
Castello di Godego (TV), il 09/01/2007,
a 73 anni
Ha passato la sua vita apostolica in Medio
Oriente, dove si è recato da novizio nel
1950 e dove ha svolto i suoi studi e la sua
missione di salesiano e sacerdote. È stato
insegnante apprezzato e rispettato al Cai- mora o timore è stato capace di rituffarsi
ro, ad Alessandria, Porto Said, Aleppo e tra i giovani, ritrovando l’entusiasmo orato-
Nazareth. Fu anche Delegato regionale del riano: incontri, giornate di studio, campi
Centro dello Spettacolo e della Comunica- scuola, ritiri, direzione spirituale. Felice di
zione Sociale per l’Egitto e in Medio Orien- aiutare i giovani ad amare la vita salesia-
te. Non fu mai un colosso di salute, tanto na. Il cuore gli ha ceduto in pochi giorni
che nel 1984 dovette tornare in Italia. Dal portandolo alla morte. “Quando avverrà
1998 fino alla morte dimorò a Verona, per che un salesiano soccomba lavorando per
curare il suo cuore malato. La morte lo ha le anime… “.
colto mentre era presso la casa di riposo di
Castello di Godego.
SEMENZANO sig.ra Adele
j PETTENUZZO sac. Carlo,
salesiano,
Castelfranco Veneto (TV), il 24/12/2006,
a 90 anni
in Annoè, cooperatrice,
Noale (VE), il 29/01/2007, a 99 anni
Adele è la prima di dodici figli di una fami-
glia di solide virtù cristiane. Sposata nel ’38
ha due figli che educa cristianamente con
Don Carlo era l’insegnante delle “cose di attenzione e trepidazione nel furore della 2ª
Dio”, professore negli studentati teologici di Guerra Mondiale. Molte mattine d’inverno
Sacra Scrittura, ebraico e greco biblico. In sveglia il primogenito e con passo veloce e
questa veste fu a Torino Crocetta, a Martì furtivo si reca alla 1ª messa per poter torna-
Codolar (Barcellona), e ancora a Valencia, re a casa al sorgere del sole e non pesare
Bilbao, Roma UPS, Cremisan (Israele). La sul lavoro. Il primogenito Ernesto lascia la
sua figura di salesiano “es recordadisima”, casa per entrare nel collegio salesiano, e
scrive il segretario ispettoriale di Barcello- unirsi ai figli di Don Bosco come salesiano
na. Pronto al ministero come sacerdote, te- laico. Ella continua a governare la casa e la
nace come studioso, geniale come scritto- sua numerosa prole, a consolidare rapporti
re. Gli ultimi anni della sua lunga e laborio- fra famiglie, a prestare aiuto a chi ha biso-
sa vita testimoniano anche l’umiltà del suo gno, sempre con umiltà e forza d’animo.
carattere e la carità del suo cuore. A Cison Accetta la vecchiaia con serenità, ringrazia
di Valmarino e Gorizia visse dedito a umili per ogni attenzione prestatale, non fa pesa-
servizi, sempre sollecito nell’accontentare i re su altri i suoi incomodi. Nelle ultime setti-
confratelli.
mane della sua lunga e operosa vita ripete
a fior di labbra l’Ave Maria, la preghiera
SCIOCCHETTI sig. Italo,
exallievo salesiano,
Terni, il 30/10/2006, a 68 anni
tante volte da lei suggerita ai suoi bambini
J prima di addormentarli.
DEL GIUDICE sr. Carmela,
Il signor Italo è stato per anni la guida e il Figlia di Maria Ausiliatrice,
presidente dell’Unione exallievi di Terni, Napoli (NA), il 23/10/2006, a 65 anni
sempre attento alle esigenze di tutti. Cono-
sciutissimo, era l’anima delle feste oratoria- L’oratorio la conquistò all’ambiente salesia-
ne e parrocchiali, cui dedicava il suo tempo no e scelse di diventare FMA, affascinata
e la sua competenza, perché riuscissero dallo spirito di don Bosco. Lavorò come in-
“come Dio comanda”: era un innamorato di segnante di lettere nella scuola, animatrice
Don Bosco. Oltre al suo impegno ecclesia- nell’oratorio e nelle Polisportive Giovanili
le, molto apprezzato e benedetto era il suo Salesiane (PGS), delegata delle exallieve,
impegno sociale soprattutto verso gli anzia- impegnata in attività apostoliche presso al-
ni e i disabili per i quali si prodigava con cune Parrocchie e zone a rischio. Come
passione, sbrigando per loro pratiche buro- animatrice del VIDES, fece notevoli espe-
cratiche, accompagnandoli presso gli uffici rienze in Australia, Africa, America e Asia,
statali o all’ospedale, visitandoli in casa. Un coinvolgendo numerosi giovani che resta-
tumore lo ha portato via troppo presto, to- vano conquistati dal suo spirito di intrapren-
gliendo alla comunità parrocchiale e sale- denza e di dedizione. Negli ultimi anni d’in-
siana un aiuto prezioso. Il suo funerale è segnamento presso l’Istituto dei Salesiani
stata quasi un’apoteosi, a testimonianza di Napoli-Vomero è stata guida sicura, ami-
dell’affetto e della stima di cui godeva.
ca dei giovani, loro consigliera fidata anche
se esigente. Il suo carattere volitivo ed
_ _j BUSOLIN sac. Piergiorgio,
salesiano,
Castelfranco Veneto (TV), il 29/10/2006,
a 65 anni
energico, infatti, non la faceva passare
inosservata, anche perché era dotata di
una forte carica di originalità che traspariva
dal suo modo deciso di affrontare problemi
e situazioni, di impostare dialoghi e rappor-
Socievole ed equilibrato don Piergiorgio in
mezzo ai giovani oratoriani ha speso inten-
se energie e ha avuto modo di manifestare
ti. Uno suo alunno scrive: «Non ho impara-
to benissimo l’italiano e il latino, ma grazie
a te ho imparato a stare con gli altri».
in mille attività tutte le sue doti di organiz-
zatore e animatore del cortile, di educatore SALTARELLI sr. Maria Angela,
nei gruppi, mettendo in mostra qualità invi-
diabili, tanto da farsi amare dai giovani e
dai confratelli. Da buon salesiano, era uno
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Roma, il 1°/11/2006, a 74 anni
J
che non si tirava mai indietro e sapeva an- Durante la guerra, sotto il bombardamento
dare al sodo con tutti. Anche per questo, di Cassino, è costretta ad abbandonare il
venne incaricato della Comunità Proposta, suo paese natale, Minturno, e raggiungere
come incaricato vocazionale per la sua Roma. Dopo la liberazione ritorna a casa,
ispettoria. A sessant’anni, senza alcuna re- ma sente per un impulso interiore il deside-

5.6 Page 46

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rio di tornare a Roma. Il Comitato degli
sfollati la invia all’Asilo Patria, dove ha mo-
do di conoscere le FMA, si sente attratta
dal carisma e decide di entrare nell’Istituto.
Fino all’anno 1991 assolve l’ufficio di cuci-
niera presso i salesiani tra le quali l’UPS e
la Pisana. Le consorelle vissute con lei la
ricordano come una persona buona, umile,
silenziosa, laboriosa e sacrificata, ricca di
fede e di carità verso tutti. Nel 1991 è diret-
trice nella casa salesiana dell’UPS, ma do-
po tre anni, per motivi di salute, chiede di
essere esonerata dall’incarico e torna nel
Noviziato di Monte Mario che l’aveva ac-
colta tanti anni prima. Continua a lavorare
nella cucina con serenità, perché afferma
che ciò che conta non è il lavoro, ma l’a-
more con cui lo si fa.
ALFARANO sr. Rosa,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Contra di Missaglia (LC), l’11/11/2006,
j
a 82 anni
Qualunque cosa avrete fatto al più picco-
lo… l’avrete fatta a me”. Questo vangelo di
vita ha caratterizzato i lunghi, laboriosi anni
di presenza di suor Rosina tra i piccoli e i
più bisognosi. Sia in Puglia sia in Calabria,
come pure in Lombardia, ella ha vissuto la
sua missione nella scuola materna e nell’o-
ratorio donandosi, con vivo spirito apostoli-
co, cordialità e generosità incessante a tut-
ti. Aveva una spiccata attitudine al teatro e
lo proponeva ai ragazzi, curando con gusto
e competenza le coreografie, affinché tutto
fosse educativo e a vantaggio dei bambini
e dei giovani. Cordiale e aperta, benvoluta
da tutti, era un punto sicuro di riferimento
per i genitori, per i piccoli e i grandi. Tutti ri-
cordano la sua semplicità, la sua umiltà, il
suo fare scherzoso, le sue battute simpati-
che, la sua capacità di “stare al gioco”.
DE BORTOLI sac. Carlo, salesiano,
Civitanova Marche Alta (MC),
il 23/12/2006, a 94 anni
Don Carlo era un montanaro, amante della
montagna. Più di una volta ha accompa-
gnato il Rettor Maggiore don Vecchi nelle
sue scalate. “Lassù” trascorreva sempre le
sue vacanze estive, e non vi rinunciò nem-
meno a 90 anni. Ogni anno, rinfrancato nel
corpo e nello spirito dall’aria pura, dalle
camminate, dai panorami, dalla preghiera
fatta dove sembra di essere più vicini a
Dio, tornava nella sua Macerata rinvigorito,
e con nuova lena ricominciava il suo lavo-
ro, diviso tra scuola e cortile, tra lezioni e
assistenza. Scuola, assistenza, educazio-
ne: un trinomio che ha guidato l’intera sua
vita. Gli allievi, tantissimi, sono diventati af-
fezionati exallievi che don Carlo seguiva
con cura meticolosa, aiutandoli a utilizzare
al massimo gli insegnamenti dell’adole-
scenza. La rudezza aspra della montagna
aveva anche influito sul suo modo di rela-
zionarsi, ma bastava poco per capire che
era solo corteccia. Cuore e anima erano
quelli di un salesiano che amava a tutto
campo i giovani e la loro educazione cultu-
rale, civile, religiosa e morale.

5.7 Page 47

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IL MESE
VIII riconosce al principe Branimir
il dominio sulla Croazia.
Savina Jemina
8 giugno 536: è eletto Silverio I,
santo, figlio di papa Ormisda, pri-
ma che diventasse sacerdote.
9 giugno 1537: papa Paolo III,
Alessandro Farnese, dichiara che
gli indio americani “sono uomini
come tutti gli altri”.
10 giugno 1969: Paolo VI visita il
Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Paolo III
11 giugno 1899: papa Leone
Giugno
XIII consacra il genere umano al
Sacro Cuore.
12 giugno 816: muore Leone III,
Gregorio XVI
che nell’anno 800 ha incoronato
L’ANIMALE FANTASTICO
CENTAURO
Nella mitologia greca, Centauro
Carlo Magno.
13 giugno 1003: è eletto Gio-
vanni XVII, Siccone, romano.
14 giugno 1434: Eugenio IV,
Giovanni XVII
corpo di cavallo, testa, busto e
braccia d’uomo – è nato dall’unio-
Gabriele Condulmer, travestito da
monaco, fugge da Roma.
LA SALUTE DEL MESE
ne della dea Giunone con il re dei 15 giugno 1475: Sisto IV, Fran-
Lapiti, Issione, ed è capostipite di cesco della Rovere, rifonda la
un popolo che vive sui monti della Biblioteca Vaticana.
Tessaglia. Ha pregi e difetti umani, 16 giugno 1846: è eletto Pio IX,
espressi al massimo livello: sag- Giovanni Maria Mastai Ferretti.
gezza e crudeltà, nobiltà d’animo e 17 giugno 676: muore papa
orgoglio, virtù e passioni sfrenate. Adeodato II.
In genere ha buona reputazione, 18 giugno 1155: Adriano IV, uni-
43
perché il cavallo è animale intelli- co papa inglese, incorona Federico
gente, forte, veloce ed elegante. Barbarossa.
Nel Medioevo, è simbolo sia degli 19 giugno 325: sotto Silvestro I,
uomini falsi, sia degli eretici, metà l’imperatore Costantino convoca il
cristiani e metà pagani. Dante col- 1° Concilio di Nicea.
loca i centauri nell’Inferno (canto
XII), come custodi e giustizieri dei
20 giugno 1667: è eletto Cle-
mente IX, Giulio Rospigliosi.
FOLGORAZIONE
violenti. Qualche autore medievale 21 giugno 1002: nasce Bruno È causata dal passaggio di corren-
vede nel centauro un’allegoria del- dei conti di Egisheim-Dagsburg, te elettrica nel corpo. Nei casi lievi,
la doppia natura di Cristo, umana Leone IX.
provoca la cosiddetta “scossa”,
e divina. Oggi il nome è sinonimo 22 giugno 1276: muore Inno- senza conseguenze; poi, secondo
di motociclista.
cenzo V, Pierre de Tarentaise.
la gravità, ustioni, contrazioni mu-
VITA DA PAPI
23 giugno 964: è deposto Bene- scolari, perdita di coscienza, blocco
detto V, noto come Grammatico. dell’attività cardiaca e persino la
1 giugno 1846: muore Gregorio Antipapa, se si considera legittimo morte. Più lungo è il contatto con la
XVI, Bartolomeo Alberto Cappellari. Leone VIII.
fonte elettrica, minore è la possibi-
2 giugno 575: è eletto Benedet- 24 giugno 1951: Pio XII, cano- lità di sopravvivenza. Chi presta
to I. Nel 657, muore Eugenio I, nizza santa Maria Mazzarello.
soccorso deve staccare subito l’in-
santo.
25 giugno 253: è eletto san Lu- terruttore generale; se è fuori casa,
3 giugno 1963: muore Giovanni cio I.
invece, deve spostare il filo elettri-
XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli. 26 giugno 684: è eletto Bene- co dal corpo dell’infortunato, usan-
4 giugno 1992: papa Giovanni detto II, santo.
do un bastone di legno, mai di
Paolo II inizia il suo 55° viaggio 27 giugno 678: è eletto Agatone, metallo. Mai toccare la persona.
apostolico.
d’origine siciliana, santo.
Interrotto il contatto elettrico. In
5 giugno 1305: è eletto Clemente 28 giugno 767: muore Paolo I, caso di assenza di respirazione e
V, Bertrand de Gouth, che trasferi- fratello e successore di Stefano III. battito cardiaco – e se si è capaci
sce la Santa Sede ad Avignone e 29 giugno 1951: Joseph Ratzin- – rianimarlo con la respirazione
abolisce l’ordine dei Templari.
ger è ordinato sacerdote; il 27 bocca a bocca e con il massaggio
6 giugno 1527: durante il “sac- giugno del 1977, papa Paolo VI cardiocircolatorio e chiamare l’am-
co di Roma”, papa Clemente VII lo crea cardinale.
bulanza. La folgorazione domestica
Giulio de’ Medici, capitola e fugge 30 giugno 296: è eletto san Mar- è la causa più frequente dei danni
da Roma.
cellino; muore martire sotto Dio- causati dalla corrente elettrica, cau-
7 giugno 879: papa Giovanni cleziano.
sa prese “volanti”, fili scoperti, ecc.
BS GIUGNO 2007

5.8 Page 48

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PRIMA PAGINA
Cayetano Castello sdb
MATE
PER SOCIALIZZARE
“Se in Europa si conoscesse il mate… ci sarebbero meno divorzi”,
ha scritto Arturo Paoli.
Il mate non è una bevanda. O non è solo una
bevanda. È vero che è un liquido e… si beve, ma
in Argentina, come del resto in Paraguai e in Uru-
᭿ Il giorno in cui conosci qualcuno, lo inviti subi-
to a dividere un mate. Se non hai ancora confi-
denza gli domandi: “Dolce o amaro?”. Sai già che
guay, nessuno beve il mate perché ha sete. È piutto- l’altro risponderà: “Come lo prendi tu”, e il ghiac-
sto un costume, una forza socializzante. Il mate è cio è rotto! L’informatico al computer ha vicino la
agli antipodi della TV. Questa ti costringe al silenzio caraffa con la bevanda nazionale e… i pulsanti
perché ti ruba l’attenzione, isolandoti dagli altri. della sua tastiera sanno di mate! In una casa può
Quello ti spinge a colloquiare se stai con qual-
mancare di tutto, ma il
cuno e ti aiuta a pensare se stai da solo.
mate no! In tempi
44 ᭿ Quando qualcuno ti viene a far
d’inflazione, di fa-
me, di regime
visita, la prima cosa che si dice è
militare o di de-
Hola – Salve!” e subito
mocrazia, in-
dopo: “Gradisci un ma-
somma in qua-
te?”. Questo dovun-
lunque frangen-
que e con chiun-
te, il mate non
que: ricchi o po-
ti molla. Qual-
veri, giovani e an-
siasi maledizione
ziani, donne chiac-
si abbatta sulla tua
chierone e anziane
testa o sulla tua
silenziose. È graditissimo
casa, il mate non
nei ricoveri per anziani, ma anche tra
tradisce. E se un
adolescenti, mentre studiano, conversano o fanno
giorno dovessi rimanere
gruppo. Lega padri e figli, amici e avversari. Peronisti
senza erba, il vicino te la
e radicali, comunisti e nazionalisti si trovano attorno offre, è certo, perché sa che senza mate è come se
alla “pava”, il recipiente per preparare la “miracolo- fossi nudo. Tutti i popoli hanno una cerimonia di
sa” bevanda. Non ha stagioni: in estate o in inverno, iniziazione che segna il passaggio all’età adulta: i
a primavera o in autunno il mate è il compagno romani avevano la toga, gli ebrei la circoncisio-
indispensabile. Non si sorbisce solo quando si dor- ne… Gli argentini hanno il mate! Il giorno in cui
me, per impossibilità fisica, se no… Il mate è l’unica tuo figlio sente la voglia di farsi un mate, per la
cosa che accomuna il boia alle vittime, i buoni ai prima volta da solo e prende la pava per preparar-
cattivi, i santi ai delinquenti. Se hai un figlio gli dai il si la bevanda, puoi giurarci che è diventato gran-
mate appena te lo chiede, lui si sentirà grande e tu de! Forse nessuno ricorda il giorno in cui è passa-
orgoglioso che un rampollo del tuo sangue inizi a to dal latte al mate!… ma certo non è stato un
sorbire mate. Ti emozioni più che alla prima poppa- giorno qualsiasi: dentro è scoppiato l’orgoglio del-
ta. Con il passar degli anni saranno loro stessi, i figli, l’adultità! Il mate è solidarietà, rispetto, sincerità,
a decidere se prenderlo amaro o dolce, caldo o solo compagnia, sensibilità, modestia, generosità, ospi-
tiepido, con buccia d’arancia o senza, con uno spic- talità, attitudine etica… Troppo? Si vede che non
chio di limone o no!
siete argentini!
ٗ
GIUGNO 2007 BS

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BS GIUGNO 2007

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
IL SEME
INVISIBILE
Hélèna, di 33 anni, mamma di
Eric Aliocha, ha cominciato a in-
teressarsi di Fanamby, parlan-
Giuseppe, non sposato, che
vive con me. Ho altri due figli:
Tuoim Namprahat, un operaio
che lavora da 13 anni nella
scuola di Pra Me Mari a
Bangkok, opera dell’Istituto
fondato da don Carlo Della
Torre, il 25 marzo 2000 è stato
ricoverato all’ospedale a causa
di difficoltà respiratoria. Addor-
mentatosi mentre stava masti-
cando semi di frutta, si sentì
improvvisamente mancare il re-
spiro. Esaminato parecchie vol-
te dai dottori con i raggi X, non
gli fu trovato nulla. Intanto ven-
ne a visitarlo una suora dell’I-
stituto fondato da don Della
Torre e gli raccomandò di chie-
dere l’aiuto del Servo di Dio. Lo
fece con devozione, poi si ad-
dormentò. Non molto tempo
dopo, si svegliò a causa di forti
colpi di tosse che gli fecero
eruttare sangue dalla gola. Do-
po attento esame, il dottore ri-
scontrò che tra il sangue versa-
to sul pavimento c’era un se-
me. Sorpreso e perplesso, di-
chiarò che si trattava di una co-
sa straordinaria, perché questo
done con la direttrice di una co-
munità di suore Figlie di Maria
Ausiliatrice, presso la cui scuola
lei lavora. Eric Aliocha sta fa-
cendo delle cure chemioterapi-
che in un ospedale della capita-
le. Scongiurata l’operazione,
cioè l’asportazione dell’occhio,
tante persone ora sono state in-
teressate a pregare Don Bosco
per Fanamby, sostenute dalla
stessa fiducia che nutre mam-
ma Haingo: “Penso che il Signo-
re abbia permesso che mio fi-
glio venisse ferito e ricoverato
all’ospedale, perché il piccolo
Fanamby guarisca dal suo tu-
more”. La fede di questa mam-
ma è già stata premiata, come
lei stessa ha dichiarato e sotto-
scritto: “Testimonio che un oc-
chio di mio figlio Tolojanahary
Eric Aliocha, che era stato colpi-
to da una freccia e che non po-
teva vedere niente, è ora guari-
to, grazie alla mia preghiera a
Don Bosco e a Maria Ausilia-
trice dei cristiani e alla benedi-
zione di Dio. Egli sta ancora
continuando il trattamento. Sia
-Mamma Margherita
SOLLEVATA
DALL’ANGUSTIA
Ho subìto un intervento chirur-
gico al cervello, per tumore
benigno, dopo essere stata ri-
coverata in ospedale per tre
mesi. Durante la degenza, il
mio pensiero era per mio figlio
uno ingegnere, l’altro avvoca-
to. Ormai prossima a essere
dimessa dall’ospedale, pensa-
vo: ”Come farò, appena torna-
ta a casa, se non ho un aiuto
domestico?”. Con questa
preoccupazione mi sono rivol-
ta a Mamma Margherita, che
essendo madre di san Gio-
vanni Bosco – di cui sono
molto devota – mi avrebbe
aiutata. Una mattina, mentre
ero in corridoio, fui avvicinata
da una donna addetta alle pu-
lizie, la quale mi chiese con
bel garbo se avevo bisogno di
un aiuto casalingo, poiché la
sua sorella rumena era in cer-
ca di lavoro. Immediatamente
mi venne spontanea un’escla-
mazione di felice sorpresa che
non potei trattenere (se ne ac-
corsero meravigliati alcuni de-
genti, che si volsero verso di
me): “Grazie, Mamma Mar-
gherita e san Giovanni Bo-
sco!”. Ora quella persona la-
vora a casa mia e mi è di
grande aiuto.
Prunotto Gemma, Alba (CN)
46
seme non era apparso ai raggi
X. Praticata un’altra radiografia
e non riscontrando nulla di
anormale, il dottore dimise dal-
benedetto Dio solo”.
Haingo Hélèna,
Mahajanga (Madagascar)
vicino al suo letto, vestito di nero,
l’ospedale il paziente.
con in mano la foglia di un albero
Tuoim Namprahat,
Bangkok (Thailandia)
GRAVIDANZA
COMPLICATA
(della cui specie non aveva la mi-
nima idea) che gli diceva: “Non
aver paura; mangia questa foglia,
e fra due o tre giorni sarai guari-
FRECCIA
Mi chiamo Valeria: nel 1998 ho
avuto un bellissimo bambino di
to”. Egli, sempre in sogno, man-
giò quella foglia, mentre il sacer-
NELL’OCCHIO
nome Paolo, che ha sempre
dote si avviava lentamente verso
desiderato la compagnia di un
la porta della camera. Proprio in
Tolojanahary Eric Aliocha, 10 fratellino o di una sorellina.
quel momento si svegliò. Tra-
anni di età, era degente all’o- Purtroppo il 24 maggio la gravi-
spedale civile di Mahajanga danza tanto attesa e desiderata
NON AVER PAURA
scorsi tre giorni da quel sogno
riuscì a muovere mani e piedi au-
(Madagascar). Colpito all’occhio
da una freccia, non poteva ve-
dere nulla. Vicino al suo letto
c’era Fanamby, un bimbo di 6
anni, con un tumore alla cavità
dell’occhio sinistro. Era assistito
solo dal nonno, poiché la mam-
ma era impegnata ad allattare
un piccolo di 7 mesi. Non poten-
do il nonno pagare i medici, ma
solo la degenza e l’ospedale,
questi non si erano curati del
bimbo. Allora la signora Raza-
namahefa Haingo Lalao Lylvie
Martiri spagnoli
L. Olivares
GIUGNO 2007 BS
terminò con un aborto interno.
Fui colta quasi dalla dispera-
zione, ma il Signore non mi ha
mai abbandonato. Mi confortò
tramite le suore F.M.A., che mi
parlarono del particolare patro-
cinio di san Domenico Savio
verso le mamme in attesa. Mi
diedero l’abitino e il libricino per
la novena. Ho subito iniziato a
pregare e nel mese di marzo
2005 ho avuto una nuova gra-
vidanza, che si è subito pre-
sentata complicata: minacce di
aborto, problemi alla tiroide,
diabete gravidico… Tuttavia la
gravidanza si è conclusa felice-
mente con la nascita di Marta il
13 dicembre 2005. Non ho mai
smesso di recitare la preghiera
della mamma in attesa, sia per
me, sia per le future mamme.
Alla mia preghiera si è aggiunta
quella di tutte le suore che mi
hanno quotidianamente inco-
raggiata.
Liberti Valeria, Roma
Tuoim Namprahat il 31 marzo
2000, a Bangkok, stava lavoran-
do intorno alla statua di don Car-
lo Della Torre, situata davanti al-
la Casa Madre dell’istituto fonda-
to da questo stesso sacerdote.
All’improvviso si sentì girare la te-
sta e un gran calore in corpo.
Soffrendo di disturbi al cuore, il
suo dottore gli aveva consigliato
di tenere sempre con sé delle pa-
stiglie da mettere, all’occorrenza,
sotto la lingua. Per sfortuna quel
giorno s’era dimenticato di portar-
le con sé. Mentre cercava di
chiedere aiuto a un operaio che
lavorava vicino a lui, svenne.
Qualche tempo dopo si svegliò
nella camera dell’ospedale. Il dot-
tore gli disse che dall’esame pra-
ticatogli risultava bloccato qual-
che capillare sanguigno del cer-
vello. Di conseguenza erano pa-
ralizzati gli arti della parte sinistra
del corpo. Mentre era ricoverato
in ospedale, quest’uomo sognò
di vedere don Carlo Della Torre
tonomamente, senza l’aiuto di
nessuno. Ciò sorprese gli infer-
mieri che gli chiesero come riu-
scisse da solo. Rispose sempli-
cemente che neppure lui lo sape-
va. Il quarto giorno si sentì quasi
guarito e il quinto si sentì del tutto
a posto. Il dottore gli raccomandò
di restare in ospedale qualche
giorno in più, ma egli rifiutò, di-
cendo che si sentiva benissimo.
Allora il dottore lo lasciò fare,
mentre gli assicurava che la sua
guarigione era un fatto straordi-
nario dal punto di vista medico.
Restava inoltre il fatto che se fos-
se giunto in ospedale 10 minuti
dopo, avrebbe certamente mes-
so a rischio la sua vita.
Tuoim Namprahat,
Bangkok (Thailandia)
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6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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UN SECONDO
FIGLIO… CONTRO
L’ABORTO
Mia sorella e suo marito erano
felici per la vicina nascita del lo-
ro secondo figlio, ma ben presto
la loro gioiosa attesa si tra-
sformò in preoccupazione, poi-
ché dalle prime visite prenatali
veniva diagnosticata la presen-
za di un virus, che avrebbe
compromesso la corretta forma-
zione del feto. Successivi esami
confermarono tale presenza e i
medici consigliarono l’aborto.
Informata di questa situazione,
io, che da tanti anni conoscevo
san Domenico Savio quale
protettore delle mamme in atte-
sa, procurai a mia sorella l’abiti-
no del santo. Ella lo portò sem-
pre con sé e pregò san Domeni-
co Savio. Il 2 ottobre 2005 è na-
to Fabio Domenico, perfetta-
mente sano. Grande è la nostra
gratitudine verso questo santo,
che ha protetto il nostro piccolo
angelo.
Marchetti S., Vicenza
STORIA
TRAVAGLIATA
La mia storia travagliata di
mamma comincia con Leonar-
do, il mio primo bambino, morto
il 4 maggio 2002, il giorno prima
che lo partorissi. Ringrazio Dio
d’avermi sempre sostenuta con
la fede. Non ho mai perso la
speranza di avere prima o poi
un altro bambino. Ho pregato in-
cessantemente san Domenico
Savio, con la novena e la pre-
ghiera della mamma in attesa.
Ho indossato il suo abitino fino
al giorno del parto di Francesco
Maria, avvenuto il 23 aprile
2005. Ho conosciuto la potenza
del piccolo grande santo san
Domenico Savio tramite una
mia amica, che mi consigliò di
procurarmi e d’indossare il suo
abitino miracoloso. Sia lode a
Dio che realizza sempre ciò che
promette.
Catanese Luisa, Terni

6.2 Page 52

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IN PRIMO PIANO
redazionale
FOCUS
P. JAVIER DE NICOLÒ
Da 58 anni in Colombia tra
i “niños de la calle”. È italiano
di Bari, oratoriano del Redentore.
Ha fatto il tirocinio a Baranquilla.
Si definisce un salesiano
itinerante.
• Don, qualcuno ti ha definito un salesiano itinerante. Perché?
Mi definisco così anch’io… perché per 40 anni ho continuato a pas-
sare da un posto all’altro. Ho fondato molti centri in tutta la Colombia
per recuperare i ragazzi di strada. Mi ero accorto che erano troppi e
troppo abbandonati.
• Hai trovato molte difficoltà nel tuo lavoro?
Certo. È normale. I confratelli mi consideravano un po’ strambo,
perché gli riempivo la casa di monelli di strada e quelli facevano il
diavolo a quattro! Beh, i poveri salesiani avevano anche ragione a la-
mentarsi, non riuscivano ad avere più un minuto di pace, e poi i “casi-
ni” che combinavano i ragazzi…
• Quali sono i problemi più gravi che hai attualmente?
Quelli di sempre, le risorse economiche… E poi trovare lavoro per i
ragazzi dei centri, convincerli a uscire dalla droga, farli diventare di-
sciplinati, puliti...
• Ti è mai capitato qualche episodio particolare con loro?
Altro te. Te ne racconto solo uno. Una volta ho fatto come Don Bo-
sco. Sono entrato in conflitto, diciamo, educativo con il direttore di un
carcere: lui diceva che per quei delinquentelli non c’era altro che la
frusta, io dicevo che con il sistema preventivo… A corti discorsi l’ho
sfidato: “Dammi 30 dei più discoli, io li porto al mare per una giornata
e stasera te li riporto”. Me li ha concessi. E… li ho riportati tutti. È ri-
masto a bocca aperta. Da allora ho avuto più aiuti dal Governo.
• Come mai questa situazione di degrado giovanile in Colombia?
Per l’eccesisva disoccupazione e la conseguente povertà. Si sfascia-
no le famiglie e comincia il disastro. C’è molta violenza tra le mura
domestiche, e i ragazzi preferiscono fuggire e si ritrovano in bande per
la strada, con tutto quel che segue.
• Quanti ragazzi raccolgono complessivamente i tuoi centri?
Più di 15 mila. Per novemila di loro mi aiuta il Governo, per gli altri
sei o settemila i privati: tutti i giorni quindicimila pranzi come dire
quindicimila Euro. Ma la cosa più importante è trovar loro lavoro: se
non c’è lavoro non c’è nulla da fare. Abbiamo laboratori di ceramica,
facciamo vetrate, disegni su tessuti, scuola di musica… Abbiamo 230
fra officine e laboratori d’arte. Insomma ci diamo da fare in tutti i modi
nei nostri 90 centri. Tel. 00-57-315.643.81.87; direc78@etb.net.co
PICH
Vive a Phnon Penh, ha 13 an-
ni, 4 fratelli e una nonna. Pich
è affetto da Acquired Immune
Deficiency Sindrome, l’AIDS
in parole povere, la stessa ter-
ribile malattia che gli ha già
portato via i genitori. La non-
na è troppo anziana e i fratelli
sono più piccoli di lui, sicché
Pich suo malgrado si ritrova
capofamiglia e una giornata
troppo piena per i suoi anni:
levata alle ore 4 del mattino
per approntare la bancarella
che sarà gestita (si fa per dire)
dalla nonna la quale cerca di
vendere… tutto ciò che è ven-
dibile! Poi sveglia ai fratellini,
colazione per loro e via tutti a
scuola. Ci resta anche lui, ma
47
appena finisce corre subito
via, perché lo attende il lavoro
per il resto della giornata: fa il
lustrascarpe a 12 centesimi di
dollaro al paio. A sera si man-
gia se la nonna e lui hanno
nella giornata raggranellato a
sufficienza. Se no… si riman-
da il pasto all’indomani. E la
storia di Pich è uguale a quella
di tanti altri. Ora il VIS si sta
occupando dei ragazzini come
lui con vari progetti e dice che
bastano 300 f l’anno per un
sostegno a distanza. Per saperne
di più: 06.51.62.91; vis@vo-
lint.it
BS GIUGNO 2007

6.3 Page 53

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
INSERTO CULTURA
di Giovanni Eriman
www.abyayala.com
-~-----~
Il, •. -
CHIESA
di Silvano Stracca
Quo vadis Europa? (9)
ANNIVERSARI
di Savina Jemina
Cent’anni di scoutismo
CASA NOSTRA
di Francesco Mottoi
Sindacalista no educatori sì