Bollettino_Salesiano_200703

Bollettino_Salesiano_200703

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Mensile - Anno CXXXI - nr. 3
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 3/2007
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Marzo 2007
P(SpECaRUg.LV1TOU4)TROE
D(UpINa4gA.020F0I0L) AGIOVANI
E(SpRTaROgA. 2N8I)ERO

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STRENNA 2007
di Pascual Chávez Villanueva
AMARE LA VITA
IN RAPPORTO CON...
“L’uomo chiamò la sua donna con il nome di ‘Eva’ (Vita)
perché è la madre di tutta l’umanità. Allora Dio il Signore
fece per Adamo e la sua donna tuniche di pelle e li vestì,
poi Dio disse: ecco l’uomo è diventato come un dio
che ha la conoscenza di tutto” (Gen 3,20 ss).
Dal momen-
to in cui è
stato crea-
cultura, popolo o nazione. L’uomo,
ancora, è chiamato a mettersi in
rapporto personale con se stesso,
to a immagine di prendendo coscienza di tutte le sue
Dio, che è un dimensioni e cercando di sviluppar- sco a una doppia tendenza, quella
Dio Trinità, vale le armonicamente senza che nes- di chi pensa Dio come un padrone
a dire un Dio suna prenda il sopravvento a scapi- da servire, il quale può arbitraria-
comunione di to delle altre, sì da raggiungere l’ar- mente disporre di noi, o quella di
persone, l’uo- monia e l’unità interiore di corpo, chi pensa Dio come un giudice se-
mo preso a sé, cuore, mente, spirito. Ciò è possibi- vero che minaccia la nostra libertà
come individuo isolato, le per chi conosce profondamente e felicità. Se la prima immagine di
non può essere “a somiglianza di se stesso e può inferire sulla sua Dio incute paura e porta a un rap-
2 Dio”; assomiglierà a Dio/comunità so- vocazione e sui doveri che compor- porto da schiavo nei confronti del
lo se lui stesso farà/sarà comunità (fa- ta. San Paolo lo riassume in una suo padrone, la seconda spinge
miliare o sociale che sia). La Genesi frase lapidaria: siamo stati creati da alla ribellione e persino al tentativo
infatti, dopo aver affermato che Dio Dio per essere conformi all’immagi- di eliminare questo dio per essere
creò l’uomo a sua immagine, aggiun- ne del Figlio suo (Rom 8,29).
finalmente noi stessi, quello che
ge: “Uomo e donna li creò”. E affidò
dobbiamo e vogliamo essere. Gesù
loro la cura del creato e mise nelle loro ᭿ E, last but not least, l’uomo è si è rapportato con Dio non come
mani la responsabilità della storia. chiamato a mettersi in rapporto fi- uno schiavo o un ribelle, ma come
L’essere umano è un essere-in-rela- liale con Dio. Di fronte a lui non pos- un figlio. Anzi, il tratto più caratteri-
zione, un essere pluridimensionale. sono sussistere atteggiamenti che, stico di Gesù è appunto la sua im-
essendo sbagliati, rischino di non magine di Dio come padre, al quale
᭿ L’uomo, dunque, è chiamato in farci arrivare al traguardo. Mi riferi- si rivolgeva con il tenero appellativo
primo luogo a mettersi in rapporto
da signore con la creazione, eserci-
tando un “dominio” su di essa fina-
lizzato a “curarla” per renderla sem-
pre più clemente, a servizio di tutti
gli uomini e le donne del mondo.
Questo lo fa attraverso la sua intel-
ligenza, applicata alla scienza e
alla tecnologia, il che dà luogo al
progresso e al benessere. Ma l’uo-
mo è chiamato pure a mettersi in
rapporto da fratello con l’altro, sen-
za nessuna pretesa di dominio su
di lui, ma solo con la responsabilità
di curarsi di lui, come un pastore
cura il gregge che gli è affidato.
Questa operazione è possibile solo
a chi possiede un grande amore
per il prossimo che porta a essere
solidale e a costruire insieme la
famiglia umana, senza distinzione
di razze, colore della pelle, lingua,
MARZO 2007 BS

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I L’uomo è chiamato a mettersi
in rapporto con Dio come un figlio
con il proprio padre.
di “Abba”, Papà. Sembrava non
avere occupazione migliore che
“fare la volontà di suo padre”, anzi
era consapevole che la sua missio-
ne nel mondo fosse quella di fare il
volere di suo padre, e dichiarava
persino che quello era il suo cibo.
Questa dimensione la si realizza
attraverso la fede che ci apre a Dio
amato come sommo bene.
᭿ Oggi si sta imponendo, almeno
in certe parti del mondo, una fase di
secolarismo tale che si vuole vivere
etsi Deus non daretur – come se
Dio non esistesse – per cui la fede
è consentita a uso privato, senza
nessun risvolto sociale o politico.
La situazione diventa peggiore là
dove si imposta un agnosticismo
che porta a credere nella trascen-
denza illimitata del progresso tecni-
co e scientifico e della coscienza
umana, ma senza trascendenza
esistenziale. E non mancano atteg-
giamenti ed esperienze di ateismo
puro e duro. Direi che queste ten-
denze riduttive non sono nuove,
anche se oggi sono più aggressive
e subdole. È sempre esistita la ten-
tazione di ridurre l’uomo a una sola
dimensione a detrimento delle altre,
provocando così una cultura di
morte. In effetti, la cultura è la for-
ma tipica in cui l’uomo si rapporta
con la natura, con gli altri, con sé,
con Dio. E, alla fine, si deve ricono-
scere che soltanto quando l’uomo
ha un’autentica relazione con Dio si
relaziona bene anche con gli altri.
Da questo punto di vista, il modello
sul quale costruire la propria esi-
stenza con garanzie di successo
davanti agli interrogativi fondamen-
tali dell’esistenza umana (vita e
morte), è Gesù.
ٗ
I L’uomo è chiamato a mettersi
in rapporto personale con se
stesso, prendendo coscienza
di tutte le sue dimensioni…
Marzo 2007
Anno CXXXI
Numero 3
In copertina:
Comunemente si parla
della voglia di mamma,
ma è riduttivo...
Anche la voglia di papà
è grande nel cuore
e nella mente
dei nostri ragazzi.
Foto: Tadeo Martin
Mensile - Anno CXXXI - nr. 3
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 3/2007
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Marzo 2007
P(SpECaRUg.LV1TOU4)TROE
D(UpINa4gA.010F8I0L) AGIOVANI
E(SpRTaROgA. 2N8I)ERO
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Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Quo vadis Europa? (5)
di Silvano Stracca
CASA NOSTRA
14 Sculture per voto
di Natale Maffioli
VIAGGI
18 Uno sguardo alla città
di Giancarlo Manieri
MISSIONI
20 Una fila di 4000 giovani
di Vincenzo Donati
INSERTO CULTURA
23 La Colombe
di Serge Tshilembe
FMA
28 Ero straniero...
3
di Graziella Curti
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Il punto giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel
Mondo – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori –
30 Libri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et beneface-
re… – 38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Varia – 42 I nostri morti – 43 Il mese –
44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - Ernesto Cattoni
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Enrico dal Covolo
Carlo Di Cicco - Bruno Ferrero - Cesare Lo Monaco
Giuseppe Morante - Vito Orlando - Marianna Pacucci
Gianni Russo - Roberto Saccarello - Fabio Sandroni
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Pier Bertone
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
O SALESIANO
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)
Fotocomposizione: Puntografica s.r.l. - Torino
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
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Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
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Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO - ONLUS
Ccb 3263199 - Banca Intesa - Fil. Roma 12
CIN P - ABI 03069 - CAB 05064
Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 135 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS MARZO 2007

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IL PUNTO
di Carlo Di Cicco
GIOVANI
IL MALE AMARO
La tragedia del dolore pone interrogativi drammatici e pressanti.
A Dio prima di tutto, ma anche agli uomini. E tra essi, in primis
agli educatori, genitori compresi. Perché il dolore è onnipresente:
un tormento globalizzato, che disunisce, scarnifica…
E il Crocifisso?
È strano, ma capita: quando
annusiamo dolore e sofferenza,
pensiamo a Dio e tutti, se
di essere risucchiati dentro infinite
voragini da cui il grido a Dio giunge
ancora più flebile.
dovesse mai capitarci in qualsiasi luogo
di incrociarlo personalmente, sentiamo
ٗ E neppure il male della mente ci
4
il cuore gonfio da una domanda che
vorremmo gettargli in faccia: perché il
dolore, la sofferenza perché? E dopo
Dio, nessuno più di un educatore o
genitore al mondo si sente altrettanto
chiamato in causa di fronte al male, al
dolore che devasta la vita come una
febbre inguaribile. Le corsie degli
ospedali non sono gli unici alberghi del
dolore del mondo. Il soffrire si annida
ovunque e fa male perfino nel cuore
degli uomini e delle donne. A volte poi
è visibile come fenomeno di massa: si
pensi alle guerre, ai terremoti, alla fame.
In una parola a quelle condizioni create
provoca tanto terremoto nelle viscere e
ci “spaura” come il male e la sofferenza
prodotta dalla cattiveria umana:
immagini di torture, violenze, abusi,
soprusi, ricatti, abbandoni, vendette,
ritorsioni, disprezzo, calpestamenti,
vessazioni, assoggettamenti che i forti
fanno deglutire ai più deboli come
medicine indigeste. Si tratta di storie
e situazioni che fanno pensare al
massimo concentrato con cui noi
esprimiamo il male: delinquenza
satanica. È quella che si potrebbe
definire il male amaro, quello rovesciato
da una persona sopra un’altra persona.
e conservate dall’ingiustizia strutturale
che tuttora governa la terra abitata.
Nella tranquilla coscienza di molti. La
sofferenza fa paura e vogliamo evitarla.
A volte pensiamo a Dio come antidoto
della sofferenza e lo preghiamo quasi
fosse un medico di base di una Asl
universale, sperando da lui almeno un
analgesico se non sempre una rapida
guarigione. Magari non crediamo né a
ٗ La Chiesa si è molto adoperata nei
secoli a difendere Dio dall’accusa di
essere causa del male. Anche di
recente sono apparsi libri importanti
su “Dio nel dolore” o “Dio e la felicità”.
Ci avvince parlare di Dio “a partire
dalla sofferenza dell’innocente”,
citiamo Giobbe quasi fosse un
parente, perché speriamo che in fondo
Dio stia dalla nostra parte, quella di chi
Lui né in Gesù, ma stretti dentro la
tenaglia di vite invivibili siamo disposti a
dar credito ai racconti dei suoi miracoli.
è sofferente. O che ci consoli, infine,
come Giobbe. In realtà ci accorgiamo
a volte che il Crocifisso è meno
ٗ Non sempre il dolore unisce. Spesso
divide. Si pensi al dibattito sempre più
esplicito sull’eutanasia, le cure
pensato, compreso, condiviso di
quanto ci vantiamo volendolo
stampato nei nostri uffici pubblici.
palliative, l’accanimento terapeutico.
ٗ Se fosse familiare il Crocifisso,
Le pubbliche opinioni si spaccano e la buona parte del nostro affanno intorno
frattura passa trasversalmente dentro la al dolore sarebbe in via di soluzione.
massa dei credenti e dentro i laici e non Specialmente nei tempi difficili – e gli
credenti. Il caso Welby in Italia è stata la anni che viviamo e che si prospettano
ripetizione di analoghi drammi registrati non si prennunciano facili – occorre
in altri paesi a tecnologia avanzata. È
trovare parole ed esempi per
qui che la gente prova perfino una certa trasmettere ai giovani la sensibilità a
impazienza nei confronti della scienza indagare sul dolore e la sofferenza di
che non trova ancora la pillola della
qualsiasi segno. Essi pure la portano
salute perpetua e dell’immortalità.
già incisa nella loro carne. A volte in
Ma gli strati del dolore non colpiscono forma debordante per la giovane età.
solo il nostro corpo. Le sofferenze della Bisogna rinnovare il parco delle
mente sono anche più sconvolgenti. Il risorse educative di fronte alla sfida
dolore fisico non distorce la sensazione crescente del male e del dolore.
come il dolore della mente, della psiche, Sempre meno comprensibile nella
della ragione: in questo caso, di fronte società mediatica, virtuale, alimentata
a malati smemorati e umiliati nella loro dalle illusioni che sarà la scienza, qui
dignità di esseri razionali, si provano
e ora, dopo il fallimento attribuito a
indicibili strette al cuore. E ci sembra
Dio, a liberarci dal male.
ٗ
MARZO 2007 BS

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LETTERE AL DIRETTORE
I\\\\ LJ.i.ru
Gr.si1 i11 t'UI 1,i,i 11 n,~n,
r_:....i, 11,1.-1i.0M11
stenza fosse stata solo rossa
(meno male che anche un
“rosso” ha cominciato a dubi-
tarne: Cfr. “La grande bugia”
di Giampaolo Pansa) e cioè il
19 settembre del 1954 (sottoli-
neo fortemente anche questa
data, soprattutto l’anno, per il
motivo di prima). Un altro sa-
lesiano, don Mario Caustico di
Capriglio, fu comandante par-
IS ANTUARI SÌ/NO.
Caro direttore, non basta-
no le chiese? A che servono i
santuari? Io lo so: a spillare
soldi alla gente e ad alimentare
la superstizione, e l’illusione di
grazie a buon mercato ottenuto
da questo o quel santo, da que-
sta o quella madonna.
Monica, Roma
si sono fermati principi e re,
santi e delinquenti (che vi
hanno ritrovato il Dio perdu-
to), nobili e plebei, ricchi e
poveri… Né si può dimenti-
care che i santuari sono an-
che luoghi della memoria:
conservano storia e storie,
arte e cultura, ma a questo
proposito il discorso diver-
rebbe lungo. Non dimentica-
tigiano di brigata e morì fuci- Niente basta al cuore e all’a- re che l’uomo da sempre è un
lato dai tedeschi il 30/04/45 a nimo umano, cara signorina. itinerante, un pellegrino:
Grugliasco. E non furono i so- Chi fa a meno di chiese, san- ogni viaggio è anticipo del
li. A me interessa tuttavia farti tuari, cappelle, edicole, vuol grande viaggio, ogni santua-
capire che la vocazione del dire che ha trasformato in rio è la meta che prefigura la
prete in prima battuta è quella santuario lo spazio che occu- meta ultima verso la quale
IL di annunciare Gesù che salva. pa, di cui egli è sovrano asso- tutti indistintamente siamo
A
RESISTENZA In seconda battuta è quella di luto. Oppure che è uno di incamminati, e raggiunta la
BIANCA. […] Mi han- aiutare il prossimo in diffi- quei tali di cui la Bibbia dice: quale non ci sarà più bisogno
no detto che lei due o tre volte coltà. L’una cosa è legata quorum Deus venter est”, e di altri percorsi, altre ricer-
sulla rivista che dirige ha par- strettamente all’altra. Durante cioè che se ne fregano di tutto che e altre mete. E se vuoi un
lato di resistenza “bianca” ri- la II grande guerra, parroci e e di tutti eccetto che di se mio parere: tutto ciò che
guardo al glorioso periodo cappellani, religiosi e suore stessi. I santuari sono “oasi presso un santuario distrae
della resistenza al fascismo. questo hanno fatto. Il che si- speciali” di fede e di preghie- da questi obiettivi è fuori po-
Sono baggianate. Io della re- gnifica che non è da escludere ra, esercitano una forte attra- sto, compreso l’“admirabile
sistenza so tutto perché mio che abbiano anche aiutato gli zione sia per il luogo dove so- commercium” di ricordini,
6 padre e mio zio hanno com- “altri”, oltre che i “partigia- no costruiti, sia per le circo- benedizioni, statuine, ecc.
battuto come partigiani. Ros- ni”: chiunque è in difficoltà stanze e/o gli eventi di fonda- ecc. che avvolgono di sacro
si, naturalmente […]. Nella va aiutato: chi muore di fame zione, sia come anticipazione business l’antica austerità di
nostra sezione si dice che la (o chi è in pericolo di vita, della realtà spirituale che al- quei luoghi.
resistenza “bianca” era inven-
zione dei preti e dei democri-
stiani. Lei sarebbe anche ca-
pace di dire che ci furono i
preti “resistenti”. Mi faccia il
chi è perseguitato, e chi ti
chiede aiuto) nero o rosso,
cattolico o musulmano, ebreo
o buddista, non va lasciato al
suo destino, è dovere cristia-
V la fine del tempo prenderà il
sopravvento, sia, infine, per il
messaggio che lasciano o lan-
ciano. Presso i santuari si va
per la ri/comprensione e la
OCAZIONI IN CA-
LO. Caro direttore, […]
Suona il campanello d’allar-
piacere, direbbe Totò!
no cercare di salvarlo… I ri/significazione della propria me, eh? Lo sente? Le voca-
Guido, Bologna
preti (per parlare solo di lo-
ro) hanno aiutato chi era bi-
vita. Nei santuari l’uomo so-
gna l’eterno, stacca la spina
zioni sono in calo vertiginoso
[…]. La Chiesa si può davve-
Caro Guido, te lo faccio subito sognoso di aiuto. E, come ho da una realtà troppo spesso ro proclamare al suo tramonto
il piacere… e con immenso scritto altre volte, hanno pa- problematica, s’immerge in dopo tanto dominio […].
“piacere”. Guarda caso, pro- gato un pesante contributo di sentieri misteriosi dove… “ri-
prio dalle tue parti è stata as- sangue. Per finire, ti consi- trova se stesso”. Immerso e
Fausto, Palermo
segnata la medaglia d’oro al glio il libro di Ulderico Mun- soffocato dalle cose, l’uomo Caro Fausto,
valore della Resistenza (lo sot- zi: “Gesù in camicia nera si rifugia là dove le cose per- 1. Al calo vertiginoso in Oc-
tolineo doppio, perché te lo Gesù partigiano (preti di dono peso e consistenza onto- cidente corrisponde una cre-
cacci bene in testa) a un prete guerra 1943-45)”. Già dal ti- logica, là dove un’altra scita vertiginosa in Oriente.
salesiano, don Francesco Ma- tolo puoi capire di che si trat- realtà, anzi una realtà “al- La nostra vecchia Europa è
riani, che fu direttore dell’ora- ta. Leggilo, poi se ti sorgono tra”, lontana dal “logorio” vecchia soprattutto nello Spi-
torio di Comacchio dal 1940 altri interrogativi, riscrivimi! della vita quotidiana, prende rito, e “provata” nella fede.
al 1946 e dal 1952 al 1956. Dimenticavo: il volume è del- forma e senso e riequilibra Se sarà sostituita dalla viva-
Questo per dirti che non sono la Sperling&Kupfer e costa anima e corpo, spirito e mate- cità spirituale dell’Oriente
baggianate, come tu hai osato 17 k. Ma i libri che parlano ria. Il santuario è fatto per l’avremo voluto noi, perché
chiamarle. E bada bene che a di preti partigiani e no, sono “tornare” all’Unico Necessa- abbiamo preferito relegare al
questo religioso di Don Bosco ormai tanti. Caro amico, oggi rio, per meditare l’essenziale, privato ciò che è sempre stato
la medaglia della Resistenza occorre documentarsi: nessu- per cercare il perdono e riac- pubblico. Che cosa vuol dire
non gliel’hanno conferita in no crede più a storie raccon- quistare la pace del cuore, essere religiosi in privato e
tempi di revisione storica (cioè tate per passione politica o per ritrovare la fiducia in se laici/sti in pubblico? È un’ar-
oggi) ma in tempi non sospetti, ideologica, eccetto uno spa- stessi e negli altri, per rinsal- bitraria divisione della perso-
in cui davvero si credeva – co- ruto gruppo di nostalgici di dare la speranza, ri/centrare na umana alla dott. Jeckill e
me lo credi tu – che la Resi- destra e di sinistra.
gli obiettivi. Presso i santuari mister Hyde.
MARZO 2007 BS

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2. E tuttavia voglio ricordarle nescò per la Chiesa il periodo Dubito che la presente bufera
qualche spezzone di storia che più buio che, ironia della sor- segni la fine della Chiesa.
molti (anche lei?) sembrano te, venne chiamato “Illumini-
IL’ avere dimenticato. Comincia- smo”. Una patetica profezia
mo, per non farla lunga, dal di Voltaire pronosticava in
secolo della Riforma (XVI). Si una ventina di anni la fine de-
AMICIZIA. Sono una
ragazza ammalata… Di
pensava che la Chiesa di Ro- finitiva della religione roma- cancro. Ho avuto modo di fa-
ma fosse alla fine: Lutero na. Vent’anni dopo era lui, re molte esperienze relative al
(1483-1546) l’aveva squassa- Voltaire, 84enne, a morire e, mio e all’altrui dolore. Ne so-
ta fin dalle radici. Allora ven- secondo quanto scrisse il suo no uscita sempre arricchita
ne il Concilio di Trento (1542- medico, in modo non proprio […]. Non posso dire altrettan-
1563) e la Chiesa rifiorì più tranquillo e distaccato, nono- to riguardo all’amicizia […].
viva di prima con sant’Ignazio stante che poco tempo prima Ho un’amica che quando cer-
di Loyola, san Roberto Bellar- avesse scritto come un epitaf- chi il dialogo sfugge, non ri-
mino, santa Teresa d’Avila, fio: “Muoio adorando sponde. Non ti cerca […]. A
san Francesco di Sales, ecc.
Venne poi il XVII secolo, l’età
del Razionalismo che invitò a
mettere da parte le elucubra-
zioni metafisiche e a rifarsi
Dio…”. Il secolo successivo
assistette a una impressionan-
te fioritura di santi, tra i quali
Don Bosco, Domenico Savio,
Maria Mazzarello, san Giu-
volte mi sembra distaccata
[…]. Mi trovo sempre a chie-
dere senza ottenere!
393…@mms…
OGNI MESE
CON
DON BOSCO esclusivamente alla scienza, seppe Cafasso, san Luigi Capisco il suo dolore, la delu-
l’unica via sicura. La Chiesa Orione, san Luigi Guanella, sione, i timori… Perdere un’a-
A CASA TUA appariva stretta all’angolo. Ci san Giuseppe Allamano, ecc. mica è destabilizzante. L’ami-
pensarono a smentire le pessi- (noti che gli eccetera non sono cizia costituisce un’ancora di
mistiche previsioni santa Ve- pleonastici!). Poi ci provaro- salvezza contro la solitudine.
ronica Giuliani, san Giovanni no il marxismo, il comunismo Sono personalmente convinto Il Bollettino
Eudes, san Giuseppe da Co- reale, il nazismo, tutti regolar- che l’amicizia, quella vera, è
pertino, ecc. Il secolo XVIII in- mente “terminati”…
più una vocazione che un sen-
timento. Mi spiego. Il senti-
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
APPELLI
Cerco persone per scambio
santini da tutta Italia. Scri-
vete a Perricone Salvatore,
Via V Narici 30, 91011 Al-
camo (TP) o inviatemi una
mail a: perriconesalvato-
Mi piacerebbe ricevere e
scambiare santini moderni
locali. Rispondo a tutti.
Bancone Onofrio, Via Ma-
scagni 103, 71042 Cerigno-
la (FG).
mento viene e va, oggi è forte
domani più debole, e magari
dopodomani non c’è più. Uno
sgarbo lo fa vacillare, un’oc-
chiata data male lo mette in
crisi, una svista lo delude,
un’impertinenza lo snerva.
Non si meravigli degli alti e
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
re@alice.it.
bassi dell’amicizia, accetti
Avrei piacere di fare nuove l’altalena, perché è una condi-
Amante del canto gregoria- conoscenze. Ho superato i zione costitutiva di questa qua-
no, cerco “LIBER USUA-
LIS” ante riforma liturgi-
ca, anche tramite miei ex
compagni (fine anni ’50 e
inizio anni ’60) Studentato
Filosofico San Gregorio di
Catania. Dott. Alberto De
Matteis, Via Capitano Ra-
mirez 41, 73029 Vernole
(LE), tel. 0832/892194,
cell. 329/8721795.
50 anni ma mi sento sempre
curioso e disponibile a rela-
zioni sociali positive. Mi
piace la letteratura religiosa,
apprezzo la musica e l’arte
che innalzano il cuore. Sono
anche un raccoglitore di car-
toline raffiguranti statue di
santi. Berlino Ilario, Via
Buonarroti 3, 20098 San
Giuliano Milanese (MI).
lità che vorrei chiamare virtù,
in cui gioca un ruolo primario
il sentimento, ma che, ripeto,
non è solo un sentimento.
L’uomo è un essere sociale ha
bisogno di relazionarsi; è un
essere senziente/pensante e ha
bisogno di amicizia; ma è an-
che un essere segnato dal limi-
te e dal peccato, perciò è facil-
mente inquinabile. Il che signi-
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Mi chiamo Ludovica e ho
14 anni. Cerco amici/che di
penna per iniziare una bella
amicizia. Adoro leggere,
ascoltare musica e guardare
film. Mi piacciono le lin-
gue e le studio con passio-
ne. Ludovica Barbagallo,
Via Caserta 21, 95127
Catania.
Sono una signora 41enne
separata. Vivo con mia ma-
dre e non ho svaghi. Amo
gli animali e le gite. Mi au-
guro che qualche signora
della mia età voglia mettersi
in contatto con me. Diven-
teremo amiche. Scrivete a:
C.I. AH4774263, Fermo
Posta, Novara Centrale.
fica che per mantenere un’a-
micizia occorrono tatto, furbi-
zia, pazienza, coraggio... (l’e-
lenco è lungo), proprio perché
l’amicizia si gioca sul senti-
mento, e stabilizzare i senti-
menti è un lavoro immane: so-
no le cose più volatili che l’uo-
mo possiede. Metta in atto tut-
te le strategie per mantenere
vive le sue amicizie.
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
BS MARZO 2007

1.8 Page 8

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& IN ITALIA
NEL MONDO
TRES LAGOAS,
BRASILE
toria, elettricità, falegname-
ria, riparazioni…, con le sue
squadre sportive, i suoi
gruppi, la catechesi, la mes-
UN SOGNO
sa domenicale. Una realtà
REALIZZATO
oratoriana “classica”, dove
non manca nemmeno il pa-
Dopo sforzi titanici, ritardi, nino con la mortadella la do-
ditte non sempre affidabili, menica dopo la messa. È ve-
maestranze un po’ comode, ro, non tutte le difficoltà so-
operai poco pronti al lavoro no risolte, ma ormai la mac-
ma molto alla paga, final- china va e i salesiani non
mente il “Villaggio dei ra- hanno certo l’intenzione di
gazzi” – che il salesiano fermarsi: per i giovani si dà
VIBONATI, ITALIA
CONCLUSIONE
DELL’ANNO
ANTONIANO
che hanno visto la partecipa- coadiutore Armando Catra- la vita. Estimatori e benefat-
zione dei cardinali Saraiva e na con caparbia volontà ha tori, attraverso l’associazio-
Sepe, oltre al vescovo dioce- prima sognato, poi progetta- ne “Amiciarmando”, conti-
sano, al sindaco, agli ammi- to, poi presentato, infine rea- nuano a sostenere i sogni del
nistratori comunali, alle au- lizzato – funziona a pieno salesiano che di sognare non
torità militari, alle confrater- ritmo con i suoi corsi di finisce mai. Per saperne di
nite, ecc. Una partecipazione informatica, meccanica, sar- più: www.amiciarmando.it
In Italia sono circa 250 le corale ed entusiasta. È uno
parrocchie intitolate a S. An- dei fondatori della vita mo-
tonio Abate (n. 251-m. 356 a nastica; il suo influsso per-
105 anni!), uno dei santi più dura tuttora nel monachesi-
popolari e uno dei padri del mo orientale. Notissima da
monachesimo, protettore de- noi è la canzone “Le tenta-
8 gli allevatori, dei contadini, zioni di Sant’Antonio nel de-
degli animali domestici. serto”, che in un dialetto im-
L’anno Atoniano che per la probabile e con accento
prima volta aveva visto le re- umoristico narra la vittoriosa
liquie del santo lasciare Ar- lotta del santo contro il dia-
les – dove sono gelosamente volo importuno. Chi non ha
custodite da secoli – alla vol- mai sentito: “Sant’Antonio
ta di alcuni comuni italiani a allu diserte/ se cosceva le ta-
lui devoti (Novoli, Ischia, glioline/ Satanasse pe’ di-
Aci S. Antonio), si è chiuso spiette/ gli freghette le furci-
con un nuovo pellegrinaggio ne/ Sant’Antonio non se la-
delle reliquie a Vibonati dal gna/ cu le mano se le ma-
21 al 27 gennaio 2007. Un gna”? Una versione è reperi-
programma nutrito di inizia- bile al sito www.italianfolk-
tive ha scandito le giornate music.com/santanto.html
PISANA, ROMA
EXALLIEVI DOC
Grande emozione durante
l’incontro dei presidenti e dei
delegati degli exallievi d’Eu-
ropa provenienti da 10 fede-
razioni. Il Rettor Maggiore,
don Pascual Chávez, ha con-
ferito il distintivo d’oro della
Confederazione Mondiale a
due exallievi doc, il dottor
Guido Bertolaso, capo del
dipartimento della Protezione
Civile della Presidenza del
Consiglio, notissimo in Italia
MARZO 2007 BS
e nel mondo per la perfetta
organizzzazione del Giubileo
del 2000, e gli interventi in
zone disastrate. Qualcuno
l’ha definito “il dittatore dei
cataclismi e dei grandi even-
ti”. È exallievo del Liceo Sa-
lesiano Villa Sora di Fransca-
ti. L’altro è il dottor Antonio
Raimondi, presidente del-
l’ormai prestigiosa As-
sociazione di Volontariato
(VIS) che si è messa in evi-
denza in varie circostanze,
con grandi progetti per le po-
polazioni colpite da calamità,
e per le missioni salesiane,
meritando il plauso del Go-
verno. Scuole, case, ospeda-
li… sono moltissime le rea-
lizzazioni umanitarie proget-
tate e portate a termine dal
VIS di Raimondi. Il dottor
Francesco Muceo, presiden-
te della Confederazione mon-
diale degli exallievi, si è mo-
strato entusiasta annunciando
i riconoscimenti ai due illustri
associati.

1.9 Page 9

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FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
redazionale
FIRENZE, ITALIA
complimenti di Cesare Pran-
delli: 1. Pampinella Fran-
cesco (ispettoria Romana)
UNA PARTITA
2. Aspettati Marco (Ligu-
SPECIALE
re/Toscana) 3. Aspettati Ste-
fano (idem) 4. Beghini Da-
Ecco la “nazionale salesia- niele (Nordest) 5. Di Martino
na” che il 7 dicembre u.s. ha Vincenzo (Ligure/Toscana)
battuto per 5 a 4 la squadra 6. Filippetto Moreno (Circo-
“All Stars”, composta da scrizione Piemonte) 7. Gia-
LO STEMMA
DI PAPA RATZINGER
I tre francobolli da 0,45-0,62 e 0,80 Z con cui la
Città del Vaticano ha salutato il 2 giugno scorso l’ele-
zione di Benedetto XVI, riproducono altrettanti diversi
ritratti fotografici del 265° successore di Pietro e sono
raccolti in foglietti di sei esemplari. Sulla parte sinistra
personaggi del mondo dello copini Nicola (Nordest) 8. De-
spettacolo, dello sport, della maria Emanuele (Romana)
di ogni foglietto, poi, sono raffigurati l’autografo e lo
stemma di papa Ratzinger, che è la rielaborazione del-
9
musica, in una partita gioca- 9. Lubinu Giovanni (Ligu- la sua arma episcopale, ricco di simbolismi.
ta sul campo dei salesiani di re/Toscana) 10. Mantovani Lo scudo è diviso in tre aree. La parte centrale riporta
Firenze (via del Ghirlan- Mauro (UPS) 11. Marcoccio una conchiglia che si riferisce a una famosa leggenda
daio) a favore della casa/fa- Francesco (Romana) 12. Pa-
miglia “Mamma Margheri- rolin Claudio (Nordest) 13.
ta” di Scandicci, che ospita Preite Francesco (Meridiona-
ragazzi in difficoltà. Ecco la le) 14. Rosso Vincenzo (Cir-
selezione che ha ricevuto i coscrizione Piemonte).
riguardante sant’Agostino: durante una passeggiata in
riva al mare, meditando sulla Trinità di Dio, il santo in-
contrò un fanciullo che con una conchiglia versava l’ac-
qua del mare in una piccola buca. “Che fai?”. “Verso il
mare in questa buca”; il santo comprese, allora, il riferi-
mento al suo inutile sforzo di far entrare il mistero della
Trinità nella mente umana. La conchiglia, inoltre, è usa-
ta per rappresentare il pellegrino, simbolismo che Be-
nedetto XVI vuole mantenere sulle orme di Wojty/la,
A RITROSO VERSO
LA LUCE
pellegrino in ogni parte del mondo. Nelle due “cappe“
laterali appaiono su sfondo dorato due simboli della tra-
dizione della Baviera che Ratzinger aveva introdotto nel
suo stemma episcopale. A sinistra la testa di un moro
di Lia Beltrami -
antico simbolo della diocesi di Frisinga. A destra un orso
con un fardello sul dorso: un’antica tradizione racconta
Ancora 2006
come il primo vescovo di Frisinga, san Corbiniano, in
viaggio per recarsi a Roma a cavallo, fu assalito da un
Il libro racconta il viaggio
orso che gli sbranò il cavallo, il santo lo ammansì e lo
da Betlemme alla Persia di
caricò dei suoi bagagli fino alla Città Eterna.
una regista che, in mondi e
culture diverse, cerca con
passione il senso della vita,
quella Luce che guida i pas-
Lo stemma presenta, inoltre, due elementi nuovi: la
mitra episcopale e il pallio. Benedetto XVI ha deciso per
il simbolo episcopale al posto della tiara papale, con cui i
Pontefici, fino Paolo VI, venivano incoronati. La mitra
si di ogni uomo perché ne
pontificia, a ricordo delle simbologie della tiara, è di
illumina il cuore. In queste
vicende Lia Beltrami è co-
me i Magi di cui ripercorre
a ritroso il viaggio per “ave-
re nuovi occhi” per un mon-
do ben diverso da quello di to in Africa, ha fondato e
allora. L’autrice è impegna- dirige il Festival Internazio-
ta nel mondo del volontaria- nale Cinema e Religione.
argento e porta tre fasce d’oro a rappresentare i tre
poteri del Sommo Pontefice: Ordine sacro, Giurisdizione
e Magistero. Il pallio che compare sotto lo scudo è un
nastro di lana bianca, già nel IV secolo insegna liturgica
propria e tipica del Papa, che dal VI secolo iniziò a con-
ferirlo agli arcivescovi metropoliti. Il pallio è quindi anche
segno della collegialità e dell’unità tra il Vescovo di
Roma e l’episcopato.
BS MARZO 2007

1.10 Page 10

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l00annf fa
Il BS del marzo 1907 dedica sette pagine e tre foto
al cinquantenario della morte di Domenico Savio,
alunno modello dell’Oratorio di Valdocco e di cui
Don Bosco scrive la vita. Il Bollettino intitolava il
primo dei due articoli “Una fulgida gloria
dell’Oratorio”. Ne estrapoliamo per i lettori
l’introduzione che ci sembra interessante.
rum, si presenta dal numero
di dicembre, con rinnovata
veste tipografica, tutta a co-
lori e con una nuova strut-
tura per offrire ai sacerdoti
uno strumento di autofor-
mazione e di aiuto per l’a-
postolato. È da tempo sup-
portata anche dalla edizione
on line: www.sacerdos.org.
I temi trattati spaziano in
tre grandi filoni: la Comu-
nione Sacedotale, la Carità
Pastorale, la Formazione
Permanente. Sacerdoti e se-
minaristi non dovrebbero
sottrarsi all’impegno di una
PER SACERDOTI
lettura che coglie aspetti di-
versi della vita e della mis-
sione sacerdotale. Per abbo-
La rivista “SACERDOS”, narsi: Ed. ART srl, CP 386
bimestrale del Pontifico Roma Bravetta, Via Arcelli
Ateneo Regina Apostolo- snc 00164 Roma.
10
Il 9 corrente compionsi cinquant’anni dalla morte del
piissimo alunno dell’Oratorio Salesiano di Torino, il tri-
lustre Domenico Savio.
Il gran bene che quest’amabile giovanetto compì fra i
suoi compagni in vita e il bene ancor più grande ch’egli
continua a compiere colla memoria delle sue virtù, espo-
ste da D. Bosco medesimo in un caro opuscolo, non ci
permettono di lasciar trascorrere inosservata la presente
ricorrenza.
Ogni pel vezzo di festeggiare ogni data si fanno alle volte
inopportune ed anche ingiuste apoteosi: è quindi non solo
cosa buona, ma pur doverosa, che offrendosene il destro,
si ponga ogni studio a cingere di tutta la loro luce imma-
colata quelle anime elette, la cui memoria sarà sempre in
benedizione.
“Le onoranze che si rendono alla virtù (scriveva nel
1895 l’Em.mo Cardinal Capecelatro in occasione dei fe-
steggiamenti indetti a Mondonio pel collocamento di una
lapide commemorativa sulla fronte della casa ove morì
appunto il nostro Domenico Savio) sono le sole degne
dei Cristiani; perciocché nella virtù risplende quella luce
del Signore, che vieppiù ce lo fa conoscere ed amare.” E
appunto per questo crediamo abbia a tornar proficuo ai
nostri lettori l’affettuoso tributo che rendiamo al piissi-
mo alunno dell’Oratorio.
CISTERNINO, ITALIA
giare Mamma Margherita,
madre di Don Bosco, di-
chiarata “venerabile” da Be-
PER MAMMA
nedetto XVI. Numerosi i
MARGHERITA
porticesi che dopo la messa
prefestiva si sono riversati
Sabato 25 novembre a Ci- nel Palaconvertini per un
sternino, il Gruppo Teatrale paio d’ore di sereno diverti-
dell’Opera Salesiana di Por- mento, nel nome di una
tici ha presentato “Oscar”, donna di famiglia che ha sa-
commedia in due tempi di puto crescere un grande uo-
Claude Magnier per festeg- mo e un grande santo.
MARZO 2007 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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OSSERVATORIO
Giovanni Eriman
DUE GEMELLI
E I LORO CAPOLAVORI
Sono due fratelli salesiani, preti da poco più di cinque anni.
Leszek (leggi Léscec) e Robert Kruczek (leggi Crùcek), gemelli omozigoti,
quindi quasi indistinguibili. Lavorano insieme e sembrano uno solo.
Sono artisti poliedrici.
Leszek e Robert han-
no studiato prima
nella scuola profes-
sionale di Os` wie¸ cim, la
città del famoso lager
nazista, come apprendisti
falegnami e vi si sono di-
plomati. Poi hanno deciso
di entrare in noviziato e
iniziare il percorso per
diventare preti. Ci sono
arrivati nel 2001, con l’or-
dinazione. Nel 2002 han-
no iniziato a frequentare
l’accademia di Belle Arti a
Cracovia. Stanno finendo,
ma la loro energia creati-
va ha continuato a spri-
gionarsi in questi anni,
creando dei capolavori.
᭿ A 34 anni sono artisti ormai
affermati: dipingono, scolpiscono,
decorano, organizzano e costrui-
scono presepi. Hanno una serie
di progetti da realizzare, e una
serie di progetti realizzati. Una
caratteristica che distingue: le loro
composizioni sono solari, serene,
equilibrate. E, soprattutto, i loro
personaggi hanno tutti il sorriso
sulle labbra: sembrano felici di
vivere, di essere quello che sono,
di agire come agiscono. Lavorano
di concerto: dove uno ha messo le
mani l’altro è capace di continuare
come se fossero un unico artista
con quattro mani… Rappresentano
una unità impressionante e quasi
incredibile.
᭿ Hanno realizzato la decorazione
della cappella del salesiano beato
Jósef Kowalski, nello stu-
dentato di Cracovia, il pre-
sepe natalizio della parroc-
chia salesiana di S. Stani-
slao, composto di 16 sta-
tue di un metro di altezza.
E ancora quadri a olio
(uno di Giovanni Paolo II
di due metri di altezza),
Madonne, Santi, i ritratti
dei 16 ispettori di Craco-
via, ecc. Qui presentiamo
11
la statua di papa Wojtyla,
realizzata per la chiesa
di S. Stanislao Kostka, la
parrocchia salesiana dove
lo stesso Giovanni Paolo II
diceva di aver approfondito
e coltivato la sua vocazio-
ne sacerdotale.
ٗ
BS MARZO 2007

2.2 Page 12

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
QUO VADIS CHIESA
IL TEMPO
DELLE RIFORME:
EUROPA? RIPENSAMENTO
SULLE RADICI?
(5 )
di Silvano Stracca
Una nuvola nera si addensa
sull’Europa alla vigilia del-
l’evento politico certamente
più atteso dell’anno. Il vertice
straordinario di Berlino dei capi di
“dtmrlnoIeeinaoleid”bsgqse.taiucrolBlalseuaniersdeentdvoeedierctdteaalhelea.lemlDtatSoipclot’vooaeXinstdVacacva’lIièusvnooseioilgcnoiitnaznecialnereaitsaudmmttimeiaibvnlnlaoiaa-i-
stato e di governo dei 27 paesi del-
l’Unione, ormai allargata dal mare
del Nord al mar Nero. Momento
cruciale del summit sarà l’approva-
zione di un’impegnativa Dichiara-
zione il 25 marzo prossimo, nel
giorno esatto del cinquantenario del
Trattato delle origini (Roma, 1957).
Un documento programmatico che
12
intende portare l’UE al di fuori del-
l’impasse, seguita alla bocciatura
franco-olandese della Costituzione.
E dare il via al cammino delle rifor-
me, che dovrebbe concludersi con il
varo entro il 2009 – anno delle ele-
-L’Europa Unita...
zioni europee – della nuova carta ruolo negli anni a venire. Non sarà ... E SCONTENTO
costituzionale.
SCETTICISMO...
La nuvola nera che si aggira per
il continente è il sempre maggiore
scetticismo di vasti strati dell’opi-
nione pubblica sul futuro dell’U-
nione. “Euroscetticismo” neppure
un po’ scalfito dall’ambizioso pro-
getto di rilancio della presidenza di
turno tedesca. “Insieme rifondiamo
l’Europa per il XXI secolo” è il
motto, pieno di speranza, di una
Germania che ambisce tornare a
essere la locomotiva della UE. Spe-
ranze e ambizioni che rischiano
tuttavia di essere disattese proprio
nella stessa “Land der ideen”, la
terra delle idee. Secondo il governo
di Berlino, per la nuova Germania
unita passa l’avvenire della nuova
Europa unita. Ma, stando all’ultimo
facile per la leadership tedesca ri-
destare l’entusiasmo dei partner di
cordata. Tanto più che gli ultimi
avvenimenti hanno rimesso in cir-
cuito molti interrogativi che l’Eu-
ropa sinora ha preferito evitare. Il
primo investe il problema demo-
cratico in un ordinamento sovrasta-
tuale. Quanto valgono i 18 “sì” alla
Costituzione di fronte a due soli
“no” e ai 7 ritardi nel pronunciarsi?
Valgono zero perché ci vuole l’u-
nanimità? Ma in quei 18 non è
compresa la grande maggioranza
dell’UE con i due terzi dei paesi
firmatari e oltre 275 milioni di cit-
tadini? Altre domande fondamenta-
li si impongono. Come governare
la grande Unione dei nazionalismi
dilaganti in politica come in econo-
mia? Può la stessa Unione ridursi a
materasso di tutte le frustrazioni e
recriminazioni, di tutti i complessi
Alle difficoltà politiche s’accompa-
gna il profondo scontento sociale.
Soprattutto nei grandi Paesi Fondato-
ri: Francia, Italia e Germania dove,
dal 1981 al 2004, la percentuale dei
favorevoli all’appartenenza all’Unio-
ne è scesa dal 59 al 45 per cento. Le
vere ragioni del rifiuto vanno ricerca-
te nell’incapacità delle istituzioni co-
munitarie di far fronte alle sfide che
maggiormente preoccupano le so-
cietà europee. Gli effetti negativi del-
la globalizzazione. La disoccupazio-
ne a livelli allarmanti. La crescita
economica al palo. La delocalizza-
zione delle imprese, che significa
perdita di posti di lavoro ogni volta
che una fabbrica decide di chiudere i
battenti e trasferirsi in Romania o in
Cina. E, infine, l’immigrazione ille-
gale percepita sempre più come una
minaccia alla sicurezza.
Il panorama politico-sociale de-
Eurobarometro, l’istituto di ricer- d’inferiorità o di superiorità dei scritto sembrerebbe rendere assai dif-
che della Commissione europea, suoi membri? E come può soprav- ficile il progetto di riforme condivise.
meno della metà dei tedeschi vuole vivere a lungo all’impotenza indot- Il primo capitolo da affrontare è quel-
che l’Unione accresca il proprio ta dalle divisioni interne?
lo della Costituzione incagliata dal
MARZO 2007 BS

2.3 Page 13

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Il presidente Giorgio Napolitano,
anche lui non credente,
ha tuttavia affermato la necessità
del riconoscimento da dare
alla dimensione sociale e
pubblica del fatto religioso.
(Valentin Serov, Il ratto d’Europa -1910) I paesi del “no” – Francia e Olanda –
considerano la carta costituzionale europea ormai come cosa morta…
Qualcuno vuole rapire l’Europa Unita?
re un’espressione paradossale ma
adeguata alla situazione. Totalitari-
TOTALITARISMO
DEMOCRATICO?
smo, perché è un pensiero unico e
dominante; democratico, perché pas-
sa attraverso i voti dei parlamenti”.
La Bundskanzlerin, Angela Mer-
kel, cristiano riformata, all’inizio del
Forse, a certi laicisti europei andreb-
be ricordata la convinta asserzione
di un altro laico, il presidente della
suo semestre di presidenza, non ave- Repubblica, Giorgio Napolitano,
va escluso la possibilità di un ap- sulla necessità del riconoscimento
prezzabile riferimento almeno in una da dare alla dimensione sociale e
sorta di preambolo alla carta. Ma su- pubblica del fatto religioso. In visita
13
bito è incominciato il fuoco di sbar- ufficiale a Benedetto XVI, lo scorso
ramento. In nome della ragione laica novembre, il capo dello stato italia-
che, sola, giustifica lo stato liberale e no ha declinato la sua concezione di
La Bundskanzlerin, Angela
Merkel, cristiano riformata,
è parsa non escludere
la democrazia, prescindendo da qua- unità per il continente, esprimendo
lunque fondamento esterno morale ansia per un’Europa che sappia par-
o religioso. “Fra relativismi e laici- lare “con una sola voce e ricono-
un ripensamento sulle “radici
smi spinti”, ha osservato amaramen- scendosi in grandi valori condivisi,
cristiane” all’inizio del suo
semestre di presidenza.
te l’ex presidente del Senato italiano, che riflettono il ruolo storico e la
Marcello Pera, non credente, “oggi sempre viva lezione ideale del cri-
in Europa viviamo in una sorta di stianesimo”. E ha completato il pro-
2005. Tutti riconoscono che servono ‘totalitarismo democratico’, per usa- prio pensiero con l’affermazione for-
strumenti istituzionali sopranazionali
te dell’esigenza pressante ed essen-
per far funzionare l’UE. Le posizioni
ziale di preservare quel “fondamento
però divergono su eventuali muta-
etico”, senza il quale l’azione politi-
menti da apportare alla carta boccia-
ca perde anima, serenità ed efficacia.
ta. C’è chi, come i due paesi del no,
“La libertà che la Chiesa e i cristiani
la considera solo come cosa morta e
rivendicano – ha assicurato il Papa a
sepolta. Altri (inglesi, polacchi, ecc.)
come cosa di cui è ormai inutile di-
scutere in parlamento. Mentre la Fin-
landia l’ha appena ratificata, come
cosa viva e vitale. Divergenti anche i
pareri su che cosa scrivere in un nuo-
vo trattato. La Francia, ad esempio,
penserebbe a un testo di principi ge-
nerali o poco più. L’Italia, invece, a
un “trattato essenziale”, sfrondato da
tante complicazioni e procedure, ma
che vada diritto al cuore degli obiet-
tivi dell’Unione e del suo funziona-
mento. C’è spazio anche per un ri-
pensamento sulle omissioni delle
L’ex presidente del Senato
italiano, Marcello Pera, pur non
essendo credente, ha affermato
“Fra relativismi e laicismi spinti
oggi in Europa viviamo in una
sorta di ‘totalitarismo
Napolitano guardando alla casa co-
mune europea – non pregiudica gli
interessi dello Stato o di altri gruppi
sociali e non mira a una supremazia
autoritaria su di essi, ma è la condi-
zione affinché si possa espletare il
servizio che la Chiesa offre a ogni
paese. Tale servizio si esprime anche
nei riguardi dell’ambito civile e poli-
tico. Se, infatti, per sua natura e mis-
sione la Chiesa non è e non intende
essere un agente politico, tuttavia es-
sa ha un interesse profondo per il be-
ne della comunità politica”.
radici cristiane?
democratico’”.
(continua)
BS MARZO 2007

2.4 Page 14

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CNAOSSATRA
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
SCULTURE
PER VOTO di Natale Maffioli
Morto Don Bosco
il 31 gennaio 1888,
il successore, don
A ll’inizio vi fu un voto for-
mulato da don Rua all’indo-
mani della morte di Don
Bosco: se si fosse ottenuto il per-
Michele Rua, diede vita
a un progetto finalizzato
all’arricchimento
decorativo della chiesa
dell’Ausiliatrice;
messo di tumulare la salma a Val-
docco oppure nel collegio salesiano
di Torino-Valsalice, avrebbe fatto
decorare l’intradosso della grande
cupola della chiesa dell’Ausiliatri-
ce. Grazie all’intervento del primo
ministro Francesco Crispi, aiutato
l’intervento doveva
glorificare il fondatore
e testimoniare il suo
attaccamento a Maria
14 invocata con il titolo
di Ausiliatrice.
da Don Bosco durante il suo esilio
piemontese, si ottenne il consenso a
inumare il corpo a Valsalice. E don
Rua mantenne la promessa: i lavori
iniziarono già nel 1889.
LE MAESTRANZE
Al pittore Giuseppe Rollini (1842-
1904), già allievo dell’Oratorio, fu
affidata l’esecuzione del dipinto della
cupola che doveva raccontare i trionfi
dell’Ausiliatrice e le imprese di Don
I Chiesa del collegio salesiano
di Valsalice, la scultura originale
in gesso di Giacomo Ginotti,
raffigurante san Filippo Neri.
Bosco, dei salesiani e delle Figlie di
Maria Ausiliatrice. A questo si ag-
giunse l’affresco sulla volta della na-
vata centrale raffigurante la glorifica-
zione di san Francesco di Sales. Si
abbellirono le pareti, sostituendo le
vecchie lesene in cemento con nuovi
elementi in scagliola marmorizzata,
impreziositi da candelabri in stucco;
si trasformò l’altare di san Giuseppe
e si approntò, nel luogo dell’altare
dei SS. Cuori di Gesù e di Maria (la
pala di quest’ultimo fu destinata al
collegio salesiano di Caserta), un
nuovo altare dedicato a san France-
sco di Sales; si coinvolsero artisti e
artigiani di fama per approntare un
ambiente degno della Madonna di
Don Bosco. Le attenzioni più solleci-
te furono rivolte all’altare maggiore.
Si decise di ricostruire la grande an-
cona, creando una nuova cornice al
quadro del Lorenzone. I progetti fu-
rono affidati all’architetto Crescen-
tino Caselli (1849-1933), allievo di
Alessandro Antonelli (quello della
Mole Antonelliana). Tra i suoi nu-
merosi progetti figurano imprese di
modesta portata, come il rialzamen-
to del campanile della chiesa dei
santi Carlo e Anna di Castellazzo
Bormida (AL), o i progetti per la
parrocchiale di Campagna Monfer-
rato, o i disegni per la costruzione
del campanile della chiesa dei santi
Marziano e Martino di Mede (PV);
ma anche imprese di grande respiro,
come i progetti per l’Ospedale di
Carità di Torino (denominato Pove-
ri Vecchi) del 1886, e i disegni per il
palazzo Comunale di Cagliari rea-
lizzati nel 1899 con Annibale Ri-
gotti. Nel 1906 progettò l’anfiteatro
della clinica di chirurgia dell’uni-
I La fotografia di san Filippo Neri
comparsa sul Bollettino Salesiano
del dell’agosto 1892.
versità di Pisa e scrisse pure un sag-
gio: Cenni sulla vita e sulle fabbri-
che dell’architetto Alessandro Anto-
MARZO 2007 BS ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

2.5 Page 15

▲back to top
,............................................................ .
nelli, pubblicato a Torino nel 1889 stui aveva studiato all’Accademia
sulle pagine della rivista “L’ingegne- Albertina di Torino, dove trovò per-
ria Civile e le Arti Industriali”.
sonalità di spicco come Vincenzo
Vela e Tabacchi. Si trasferì quindi a
GIACOMO GINOTTI
Roma per perfezionarsi. Tornato a
Torino, produsse monumenti di
Nel complesso creato dal Caselli, grande impegno. Deve la sua fama a
il dipinto dell’Ausiliatrice poggiava una singolare scultura, “La schiava”,
su un alto basamento formato da una più volte replicata, che gli valse la
galleria di archetti marmorei; due nomina a Cavaliere della Corona.
plinti laterali, decorati con tondi di Altre sue opere, premiate in esposi-
bronzo con le effigi di alcuni santi, zioni internazionali, gli valsero la re-
sorreggevano due coppie di colonne putazione di grande artista. Nel
binate in breccia africana (un marmo 1892 i salesiani gli affidarono l’ese-
prezioso); una seconda cornice so- cuzione delle statue di san Vincenzo
steneva due coppie di pilastri scana- de’ Paoli, e di san Filippo Neri per
lati; un timpano coronato da angeli l’ancona, da collocare tra le due co-
in stucco completava il complesso. I lonne. L’artista preparò i modelli in
cartoni per la decorazione musiva gesso che furono pubblicati sul Bol-
del timpano e dei due triangoli di ri- lettino Salesiano dell’agosto 1892.
sulta sopra la centina del dipinto fu- Nell’articolo si accennava che il
rono affidati al pittore Enrico Reffo
(1831-1917) che propose un Eterno
Padre e due angeli festanti. Le scul-
marmo necessario era stato donato
da un certo Binelli di Leopoldi di
Carrara. Le due opere furono realiz-
I La scultura originale in gesso
di Giacomo Ginotti, raffigurante
san Vincenzo de’ Paoli, a Valsalice.
ture da mettere tra le due coppie di zate di getto e, come è tipico degli
colonne furono commissionate a studi preparatori, evidenziano il rap- furono mai eseguite. Un’opportu-
Giacomo Ginotti (1845-1897). Co- prendersi di un’idea, di una intui- nità mancata. Ginotti fu comunque 15
zione, per questo presentano una remunerato per il suo lavoro e i due
immediatezza e una spontaneità di modelli finirono in qualche deposito
forme che, spesso, si smarriscono di Valdocco. Nove anni dopo, in oc-
nell’opera realizzata. Sono un capo- casione dell’inaugurazione della
lavoro di spontaneità: il san Vincen- chiesa annessa al collegio di Valsa-
zo, il santo della carità, tutto raccol- lice, progettata dal salesiano don
to in preghiera, simbolo della con- Vespignani, i due gessi del Ginotti
templazione che porta all’azione a fecero la loro comparsa a corona-
favore dei poveri; San Filippo, fon- mento dell’altare maggiore. La de-
datore degli oratori nella Roma del scrizione della chiesa che ne diede
tardo Cinquecento, con l’espressio- il Bollettino Salesiano del maggio
ne del volto e le mani al petto, sem- 1901 diceva: “Aggiungono grazia e
bra dire: “Vi offro il mio cuore”, decoro allo splendido altare due
una parafrasi di quanto diceva Don grandi statue, S. Vincenzo de’ Paoli
Bosco: “Basta che siate giovani per- e S. Filippo, delle quali una in cur-
ché io vi voglia bene”. Le vesti ric- nu Evangelij, l’altra in cornu epi-
che di pieghe sono un espediente stolae, già modellate dal Ginotti”.
dell’arte per dare consistenza e mo- Ancor oggi le due sculture, delle
vimento alle figure.
quali si era persa memoria dell’ori-
gine, ornano l’altare della chiesa di
A VALSALICE
Valsalice e recano sulla base, oltre
al nome del santo raffigurato, la
Mentre si attendeva la realizza- scritta “I salesiani di Londra”. Ri-
zione dei lavori del Ginotti, fra le tengo che la scritta sia dovuta al fat-
due colonne furono collocate due to che la chiesa, benedetta il 12
immagini “eseguite solo a modo de- aprile 1901 e inaugurata il 14, era
corativo nel termine di soli tre gior- stata edificata come omaggio inter-
ni, tanto da occupare i due vani”, nazionale all’opera di Don Bosco.
ma l’opera provvisoria divenne de- Si spiega così l’intervento dei sale-
I La fotografia di san Vincenzo
de’ Paoli comparsa sul Bollettino
Salesiano dell’agosto 1892.
finitiva. Forse la mancanza di fondi siani londinesi che hanno partecipa-
fece naufragare l’impresa; sta di fat- to all’impresa offrendo il valore del-
to che le due sculture in marmo non le due sculture.
ٗ
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• BS MARZO 2007

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
date sui temi più scot-
tanti dell’etica apparse
sul Bollettino Salesiano
SARETE
MIEI TESTIMONI
in una rubrica apposi- LA STORIA
tamente creata, “Sfide
Etiche”, che continua
tuttora. Di nuovo, oltre
alla accattivante veste
grafica, ci sono riferi-
DELLA CHIESA
IN 170 VIGNETTE
di Marcello Cruciano
TAV Ed., Todi (PG), 2006
menti ai grandi della Ecco una storia della Chiesa
storia che sul proble- raccontata a vignette, con
ma via via trattato un filo di umorismo che la
Hanno Detto la loro: rende accattivante. Non è ir-
alcuni pro altri con- riverente, è originale; né so-
tro, perché è bene no vignette scarne, disegna-
sentire le due cam- te in fretta, appaiono invece
pane su una materia complete se chi legge ha la
tanto delicata. Di pazienza di notare tutto: i
nuovo c’è ancora personaggi principali ma
una Scheda Film anche lo sfondo e i partico-
utilissima per ap- lari di contorno. Ogni vi-
profondire il problema. La gnetta è preparata da un bre-
visione (in videocassetta o ve testo che ne rende chia- al 265° corridore di questa
DVD) diventa un formida- ra la comprensione. Se il staffetta millenaria. Papa
BIOETICA IN DIALOGO bile stimolo alla compren- buongiorno si vede dal mat- Ratzinger è già pronto. La
CON I GIOVANI
sione e perciò anche alla di- tino, basta guardare la co- veste sollevata mostra tanto
16
di Giovanni Russo
ELLEDICI, 2006
scussione. Spesso la scheda pertina dove san Pietro in di tuta e scarpe da tennis per
è completata da una valuta- piena forma offre il testimo- correre la sua parte di pista
zione pastorale. È un volu- ne (le chiavi, naturalmente) il cui traguardo è… Cristo.
In tempi in cui l’etica clas- me per tutti perché è pensa-
sica sembra perdere sempre to per la scuola ma anche
più velocemente le sue ca- per la vita. Può tornare uti-
ratteristiche di universalità a lissimo agli insegnanti di re-
favore di una morale indivi-
dualistica, cucita addosso a
partire dalle proprie esigen-
ze, ecco il volume che ri-
mette le cose al posto giu-
sto. Sono riflessioni collau-
ligione ma anche a quelli di
scienze, di filosofia, di let-
tere, di diritto, perché gli
agganci a queste materie
presenti nel testo sono mol-
teplici.
SCHIZZO BIOGRAFICO
SU DON BOSCO
di Joris-Karl Huysmans
Un prezioso libretto che sem-
brava sparito nel nulla. L’au-
Di Don Bosco Huysmans det-
te una definizione tra le più
originali e acute: “Fu socio in
affari del Buon Dio!”. Non
c’è che da dire grazie alla Li-
berilibri.
tore lo scrisse nel 1902,
dopo la sua conversio-
ne, in difesa dei sale-
siani di Mémilmontant
a Parigi, accusati da
BREVISSIME DAL MONDO
IL CAIRO, EGITTO. Il
presidente del Consiglio
professor Romano Prodi,
in occasione della visita di
Stato in Egitto, non ha
voluto mancare l’appunta-
mento con l’Istituto Tecni-
co Professionale dei sale-
siani del Cairo, dove è in
atto anche un progetto del
VIS (Volontariato Interna-
zionale Salesiano) per
potenziare l’offerta di for-
mazione professionale ri-
volta ai giovani egiziani in
difficile situazione econo-
mica.
CITTÀ DEL VATICA-
NO. La Libreria Editrice
Vaticana (www.libreriae-
ditricevaticana.com) ha edi-
tato il quinto dei sei volumi
del redentorista Andreas
Resch su “I beati di Gio-
vanni Paolo II”. Esso pre-
senta i beati dal 2001-2004.
Sulla copertina campeggia
la foto di Madre Teresa di
Calcutta.
Emil Combes di sfrut-
tare i ragazzi. Oggi
ricompare, edito da
“Liberilibri” di Ma-
cerata, nella tradu-
zione di Serena Sini-
baldi e con 12 pagi-
ne di introduzione,
preziose per inqua-
drare e comprende-
re lo “schizzo”, che
nell’insieme con-
sta di meno di 80
pagine, ma frui-
bilissime, scritte
con un linguaggio
elementare e spo-
glio ma raffinato.
su n
MARZO 2007 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
PISANA, ROMA
Il nuovo vescovo salesia-
no, monsignor Raffaele
Farina, prefetto della Bi-
blioteca Apostolica Vatica-
na, ha celebrato la sua pri-
ma messa episcopale, do-
po la consacrazione in
San Pietro, nella Casa
Generalizia, assistenti
mons. Van Luyn di Rotter-
dam e mons. La Piana di
Messina, concelebranti il
Rettor Maggiore, il Vicario
Generale, il Consiglio Ge-
nerale e una cinquantina
di confratelli della Pisana,
dell’UPS, del Vaticano.
TOKYO, GIAPPONE
Il 5/10/06 è uscito in Giap-
pone un dvd sulla Sindo-
ne, del salesiano don Gae-
tano Compri che da più di
50 anni si occupa della mi-
steriosa reliquia. Su di es-
sa ha scritto tre libri e nu-
merosi articoli, e ha tenuto
centinaia di conferenze un
po’ dovunque. In questo
mese, una delle maggiori
case editrici del Sol Levan-
te pubblica un libro illustra-
to che riporta gli ultimi stu-
di e le ultime indagini fatte
sullo straordinario lenzuolo
funebre di Torino.
17
PISANA, ROMA
Fare il superiore è sempre
più difficile al giorno d’og-
gi. Ecco perché i nuovi
ispettori salesiani, dopo la
nomina vengono invitati
presso la Casa Generali-
zia per un corso di forma-
zione, che aiuti a capire e
vivere il servizio dell’auto-
rità nella complessa realtà
della società attuale il cui
influsso si fa sentire su chi
è giornalmente a contat-
to/confronto con i giovani
nella scuola e/o negli ora-
tori e centri giovanili della
congregazione.
BUMAKO, MALI
Nel quartiere “Sans Fils”,
dove si trova la parrocchia
salesiana “Notre Dame des
Champos”, è stato inaugu-
rato il 4/12/’06 un nuovo di-
spensario, dedicato all’indi-
menticato consigliere re-
gionale don Valentin De
Pablo, scomparso improv-
visamente nell’aprile ’06.
Alla cerimonia hanno preso
parte il Ministro della Salu-
te e varie altre personali-
tà, oltre al signor Mariano
Guerrero, presidente della
Fondazione che ha spon-
sorizzato il progetto.
BRESCIA, ITALIA
Inaugurata il 24/01/07, fe-
sta di san Francesco di
Sales, la cappella dell’Isti-
tuto Salesiano di Brescia,
dopo che l’artista Mario
Bogani ha terminato il ciclo
pittorico (tele incollate alla
parete) che presenta i san-
ti della famiglia salesiana.
La cappella annessa alla
chiesa parrocchiale era
destinata a sagrestia, ma
fu sempre usata come
cappella feriale. Oggi le
pitture di un artista come
Bogani gli conferisono una
rilevanza eccezionale.
ROMA, ITALIA
Il giovane salesiano Vitto-
rio Castagna si è laureato
alla Terza Università di
Roma il 26 novembre u.s.
difendendo la tesi di lau-
rea in filosofia della cultura
dal titolo “Da mihi animas,
caetera tolle”, che fu il
motto di Don Bosco, inter-
pretato “Dammi le anime e
tieniti il resto”. La frase
(Gen 14,21) è del re di So-
doma che dopo la vittoria
in battaglia di Abramo su
Chedorlaomer, gli dice:
Dammi le persone e tieni-
ti il resto del bottino”.
BS MARZO 2007

2.8 Page 18

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- - - - - VIAGGI
LA CITTÀ A SPRAZZI
di Giancarlo Manieri
Qualche sprazzo
di Phnom Penh…
Una città dalle mille
sfaccettature e una
situazione dalle mille
contraddizioni: la viabilità,
i palazzi e le catapecchie;
il centro e la periferia,
ricchezza e povertà, e
troppe ferite non ancora
rimarginate di un’epoca
disgraziata.
18
L a capitale ci ha accolto a se-
ra, tra stridori di auto, polve-
re rossa che sembrava volerti
-Uno dei palazzi reali all’interno della cittadella dei re.
penetrare anche l’anima (solo le con una risatina impertinente. “È di, cioè l’attuale palazzo del munici-
strade principali sono asfaltate), e un’altra curiosità da notare nel tac- pio” “E la cattedrale? Non vedo
uno stomaco che “mi è arrivato ai cuino di viaggio!”, conclusi salendo spazi liberi…” “Al suo posto è sorto
piedi”, confidai a don Battista, do- in macchina. Ma continuammo a di- il Ministero delle Telecomunicazio-
po gli scossoni che una carreggiata scutere animatamente di termiti fin- ni, la grande costruzione che vedi
infame ci aveva regalato, prima di ché giungemmo di fronte a un pog- sulla sinistra” “La Cattedrale seco-
arrivare alla casa salesiana che ci gio boscoso, dominato da una svet- lare…”, mi uscì spontaneamente
avrebbe ospitato per qualche gior- tante stupa bianca: “È la collina del- dalla bocca. “Già, riprese don Batti-
no. Grande la cordialità dei confra- la principessa Penh. La guglia che sta, prima si cercava di comunicare
telli, grande la fraternità.
vedi spuntare al di sopra degli alberi con Dio, e il campanile ne era in
La mattina del giorno dopo mentre è la sua tomba”. Seppi ancora che la qualche modo il simbolo: sembrava
eravamo in procinto di uscire per Wal Thnom, la collina, era conside- portare le richieste dei fedeli con il
una prima ricognizione della città, rata il centro ideale della città, quel- suono delle campane. Adesso, vedi lì
non potei fare a meno di chiedere lo da cui parte la conta del chilome- il traliccio con le antenne? Ecco: si
spiegazione su una particolarità del- traggio per misurare la distanza dei preferisce comunicare con gli uomi-
la casa che mi sembrò a dir poco villaggi e delle città cambogiane, e ni, lasciando Dio solo nel suo cie-
strana: “Don, perché mai tutte le che ha dato il nome alla stessa capi- lo!”. “E immagino che i contenuti di
porte sono di ferro? Brutte e pesan- tale. Più avanti restai colpito dalle tali comunicazioni siano ben diversi
ti… tant’è che ho fatto fatica anche strane recinzioni di un palazzo… “È da quelli lanciati dal suono delle
a chiudere quella della camera!”. il municipio!”. “E per quale strano campane!”.
Laconica la risposta: “Meglio porte motivo è protetto da una recinzione
brutte e pesanti che… niente porte”. a riquadri, al cui centro domina una LA PHNOM PEHN
?”. “Il legno qui costituisce il cibo
migliore delle termiti, insetti forniti
croce?” “Perché, prima che la città
cadesse in mano agli scherani di Pol
REGALE
di una voracità tale che in breve Pot, proprio lì si ergevano l’episco- La tappa successiva fu la citta-
tempo sono in grado di far fuori tut- pio e la cattedrale Cattolica, fatta della reale… Superato il recinto
to il legno che trovano... e sembra poi brillare dai kmer rossi. Il primo che circonda e delimita l’area ci
che prediligano le porte!”, aggiunse è stato trasformato in quello che ve- trovammo in una specie di paese
MARZO 2007 BS

2.9 Page 19

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Le baracche a poca distanza
dalle mura della città dei re.
La collina della principessa Penh. La guglia che spunta
al di sopra degli alberi è la sua tomba.
delle meraviglie, in netto contrasto peso di 90 kg e ricoperta da 9584 sparità vigente tra i due mondi, quel-
con il resto della città. Edifici da diamanti… “Alla faccia della po- lo dei regnanti e quello dei sudditi.
favola facevano bella mostra di sé. vertà di gran parte della popola- Il governo aveva tentato più volte
Ecco il palazzo del trono, sormon- zione!”, non si trattenne dall’e- di far sparire quell’obbrobrio dalle
tato da una splendida torre di 60 sclamare don Battista.
vicinanze della città nobile, perché
metri, ecco i padiglioni dei princi- Qui conobbi anche l’albero del pa- costituivano e costituiscono tuttora
pi, le stupe, le pagode, i templi. ne. Maestoso e gigantesco che pro- un pugno nello stomaco per i turisti
Ecco ricami di pietra, profusione duce un frutto commestibile: “Dalla che ormai da ogni parte del mondo
di ori, arditissime guglie, mitiche polpa ricca di amido si ricava una accorrono a Phnom Penh. “Hanno
sculture. E ancora piante esotiche, farina usata per il pane, i biscotti, tentato con le buone e con le cat-
singolari decorazioni, meravigliosi ed altre leccornie”. Avevo davanti tive!”, diceva la mia fedele guida.
e geometrici giardini… Il tutto un albero decisamente imponente “Quali sono stati i metodi cattivi?…
concorre a creare un ambiente ma-
gico, dove si respira un’aria di re-
con una gran chioma verde. “Può
raggiungere i 20 metri di altezza!”.
Scusami la curiosità morbosa, ma
abbiamo tutti dentro un po’ di sadi-
19
ligiosa serenità e di mistero. Si ha
smo, e…” “Tranquillo. È una curio-
poca voglia di parlare e molta, E TUTTO IL RESTO
moltissima di guardare. Quando
sità legittima. Un bel… anzi un
brutto giorno d’improvviso arriva
arrivammo alla pagoda d’argen- Un’altra delle sorprese, stavolta in una squadra di poliziotti. Fortuna-
to… “a l’alta fantasia qui mancò negativo, mi si presentò alla vista a tamente nelle baracche non c’erano
possa”. È un’incredibile costru- poca distanza dai bagliori dei palazzi che poche persone, perché quasi
zione, pavimentata da 5000 matto- reali. Si tratta… sì, dei palazzi dei tutti erano in giro per la città chi al
nelle d’argento del peso di oltre poveri. Lungo il fiume Mekong, “la lavoro chi a cercarne uno, chi ad
un kg ciascuna. La grande aula sa- Madre delle Acque” che attraversa arrangiarsi come poteva. Senza tan-
cra è impreziosita dai doni offerti la città, proprio nel tratto più vicino te cerimonie, appiccano il fuoco al-
ai re nel corso dei secoli. Ma la alla cittadella reale, una serie di ba- le catapecchie, riducendo tutto in
meraviglia maggiore è costituita racche fatiscenti, addossate l’una al- cenere. Speravano in una pulizia
dalla statua d’oro del Budda, dal l’altra, sembravano urlare tutta la di- definitiva, ma si sbagliavano di
grosso. Un mese dopo i tuguri era-
no tornati al loro posto, se possibile
Al mercato… insetti fritti!
più malandati di prima…”.
Un’altra tappa di quella giornata fu
la visita alle suore di Madre Teresa di
Calcutta e ai tanti loro bambini, alcu-
ni piccolissimi, figli di genitori con
l’AIDS e molti sieropositivi anch’es-
si. Fu emozionante. I bimbi ti si
stringevano addosso quasi avessero
trovato un papà. I salesiani vi fanno
servizio liturgico e apostolico.
Infine un’occhiata al mercato.
Rimando alla foto… per rendersi
conto di che cosa si tratta! Se a
qualcuno piace, s’accomodi.
(Continua)
(Servizio fotografico dell’autore)
BS MARZO 2007

2.10 Page 20

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MISSIONI
Ancora Darfur, sempre Darfur. La vergogna
UNA FILA DI
4000 RAGAZZI di Vincenzo Donati
Chi pensa che la tragedia
del Darfur sia finita,
o è un ingenuo
o un disinformato.
Non solo continua ma,
se possibile, s’ingrandisce.
Al contrario delle
organizzazioni umanitarie
che si sfoltiscono. Chi ci
rimette sono, come
sempre, i ragazzi.
20
A Nyala, la capitale del Dar-
fur, ci sono circa 200 orga-
nizzazioni umanitarie. Il lo-
ro campo di attività va restringendo-
si gradualmente per le limitazioni
imposte dal Governo. La gente però
– e parlo della gente di qui, degli
sfortunati abitanti del Darfur – co-
nosce, e bene, solo un’organizzazio-
ne, che in realtà non esiste su nes-
sun elenco ufficiale e nemmeno su
elenchi privati, ma che si fa viva
puntualmente ogni anno per prele-
vare centinaia di ragazzi, togliendoli
dalla fame e dalla violenza e portarli
nel Centro Tecnico Don Bosco di
El-Obeid dove, curati, aiutati, ma
soprattutto amati, possono frequen-
tare un corso di apprendistato tecni-
co. Il nome è ormai conosciuto in
tutti i campi di rifugiati interni.
Solo Don Bosco pensa ai nostri
giovani”, ha esclamato un anziano
sceicco musulmano. Nel 2006 era-
no più di quattromila pronti a parti-
re per essere ospitati al Don Bosco.
Potremo salvarli dal genocidio in
atto? Ecco la grande sfida. La ri-
sposta è difficile, ma la volontà di
farlo è … di ferro! Pazzesco? No,
MARZO 2007 BS
La scelta dei candidati destinati al El-Obeid per imparare un mestiere.
no, no! Per Don Bosco è solo un
miracolo della carità. Dovremo ri-
nunciare ad altre iniziative, privarci
magari di appoggi, vivere nella pre-
carietà, e talvolta anche nella paura
perché non a tutti piace ciò che fac-
ciamo, e perché i miracoli danno
fastidio, ma la vita di questi giova-
ni va salvata. A ogni costo.
QUALCHE RICORDO
I roventi giorni nell’agosto 2006
stavano sgocciolando verso la fine,
ma di ragazzi in arrivo dal Darfur
neppure l’ombra. Sembrava un
black-out completo: niete ragazzi,
niente accompagnatori, niente noti-
zie. Avevo inviato a Nyala una per-
sona molto in gamba: un giovane ai-
tante e di bell’aspetto. Era un ferven-
te musulmano, mio grande amico.
Aveva il compito di radunare i 150
ragazzi che gli sceicchi delle tribù lo-
cali avevano messo in lista per venire
a El-Obeid, capitale del Kordofan,
distante circa 400 chilometri da Nya-
Sono saliti in 180, stipati come
sardine su tre IVECO, pronti
a un viaggio di 300 km su strade
che con le vere strade non hanno
nulla a che vedere.
la, capitale del Darfur. Wajd, questo
il nome del giovane, avrebbe dovuto
radunare i ragazzi e accompagnarli a
El-Obeid, per l’anno di apprendistato
tecnico. Era la terza volta che si
compiva l’operazione. Dopo il primo
gruppo di 60, il secondo di 150, toc-
cava al terzo composto di altri 150
giovani. Non tutto era filato via li-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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di questa terribile ingiustizia inquieta le coscienze.
Eccoli i 180 del 2006, bramosi di imparare un mestiere
per avere una speranza per il loro incerto domani.
I Pronti per la partenza. Non sono
tutti, altri ne arriveranno,
fino all’incredibile numero
di 4000 per 150 posti.
rivolga al World Food Program- rio di 79 anni! Ho un tuffo al cuore:
me…” “Sì, noi siamo del World sono i 150 del Darfur! Una grande
Food Programme ma lei deve rivol- soddisfazione m’invade. “Mi cono-
scio: il viaggio era sempre stato un gersi alla sezione logistica. Ecco scono, ripeto a me stesso, mi cono-
problema serio, anzi quasi un incubo. che le do il numero di telefono…scono per quello che hanno sentito
I ragazzi prescelti dovevano passare “Volentieri padre, ma prima contatti dire di me dai giovani dei gruppi
intere giornate (e nottate) presso la l’Unamis…” “Questo è sì l’ufficio precedenti”. Del resto, sento che or-
stazione ferroviaria, dato che la par- dell’Unamis, ma lei deve rivolgersi mai devo vivere solo più per essi,
tenza del treno era un vero rebus: qui
i ritardi non sono di un’ora o due co-
direttamente all’ufficio centrale…”.
La burocrazia è la rovina del mon-
perché il mio affetto possa lenire le
inenarrabili ferite del loro cuore:
21
me in Italia, ma di giorni. Inoltre il do. Soprattutto del mondo della ca- quasi tutti hanno perso qualche fami-
treno si fermava a capriccio del con- rità. Confesso che più di una volta liare, non pochi anche i genitori. Tut-
ducente, senza regole precise. In ef- sono stato assalito e fortemente ten- ti, poi, hanno perso la loro capanna
fetti al primo gruppo di 60 ragaz- tato dalla voglia di mandare a quel (incendiata), e il loro bestiame (raz-
zi toccò la brutta sorte di sentirsi di- paese tutti gli uffici del mondo! E i ziato). Tutti erano sull’orlo del bara-
re, a metà strada: “Da qui il treno nostri 150 ragazzi? Come potranno tro: o morire di fame o di violenza,
non va più avanti. Scendete!”. Ricor- arrivare? Non con l’autobus (non ce oppure imbracciare il kalashnikov e
do quando questi ragazzi del primo ne sono), nemmeno con i camion darsi al brigantaggio o al terrorismo.
gruppo arrivarono stipati in tre ca- (dato il pericolo di assalti da parte Ma adesso sono qui, al sicuro! Impa-
mionette, dopo sei giorni di viaggio. dei Janjawîd, gruppo di origine e reranno un mestiere. Potranno vivere
cultura araba e religione islamica, la vita normale dei giovani normali.
DÉJÀ-VU
che combattono contro la popola- Saranno curati, amati, aiutati. Quale
zione indigena, nera e cristiana o gioia! Mi viene incontro, ancora as-
La cosa era pressappoco accaduta animista). E allora?
sonnato, Wajd, il mio braccio destro:
così anche l’anno scorso, con il se-
Baba, non sono 150. Sono 180!”.
condo gruppo di 150. Quest’anno, FINALMENTE!
ahimè, la ferrovia non era in funzio-
La notizia non mi rattrista: in Africa
si può dormire anche per terra e
ne. Così mi ero intestardito a farli Ed ecco che due giorni dopo, al- mangiare in quattro in uno stesso
venire in aereo: avrei risolto tutto in zandomi, presto come al solito, alla piatto: “180? Meglio così!” dico.
breve tempo. In effetti, grossi Anto- mattina, mi colpisce un sordo brusio “Pensi – continua Wajd – che gli
nov russi ogni giorno partono dal- che proviene dal cortile della scuola. sceicchi ne avevano in lista 4000! E
l’aeroporto di El-Obeid con il loro Mi metto in ordine in fretta ed esco. che quando sono arrivati i camion,
carico di cibo giornaliero destinato Lo spettacolo che mi si presenta mi abbiamo dovuto chiamare la polizia,
ai campi-profughi e ritornano vuoti fa rimanere a bocca aperta: vedo tanti perché tutti volevano salire!”. Questa
alla base. Perché dunque non carica- ragazzi che dormono per terra, altri è la notizia che mi rattrista. Che ne
re i nostri ragazzi? Ho ancora nel che parlottano tra loro a bassa vo- sarà di tutti quei ragazzi rimasti nei
mio “notes” una pagina fitta fitta di ce… Poi percepisco un vocabolo fa- campi-profughi, vere prigioni con-
numeri telefonici: “Padre, la cosa è miliare “Baba”, che serpeggia qua e trollate dai feroci Janjawîd? E la
possibile. Si metta in comunicazione là sulla bocca di quelli che sono già gioia si tramuta in pena. La vita mis-
con l’Unicef, ecco il numero di te- svegli. È la parola con cui i ragazzi sionaria è come una sauna, con getti
lefono”. “No padre, lei si sbaglia! Si chiamano questo giovane missiona- di acqua calda e di acqua fredda. ٗ
BS MARZO 2007

3.2 Page 22

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laeitgteiorvLaaAniVOGLIA
DI...
VOGLIA
DI PAPÀ
Mi rivolgo
La figura del padre in questi ultimi decenni ha su-
una volta tanto non a voi cari giovani lettori, ma a bito assalti vari: lo si è esautorato, rimpicciolito,
mio padre scomparso anni fa in questo stesso esiliato, ridimensionato.
mese, per farvi gustare il senso della paternità ir- Ne ha risentito la famiglia,
rinunciabile e vitale.
l’indice di orfanità in tutti è cresciuto.
Non voglio farvi appassire di dolore.
Penso sia giunto il momento di farlo tornare a ca-
Il ricordo lo fa vivere.
sa, dargli il ruolo, rimetterlo a capotavola.
Non è un giorno di lutto, ma di festa ritornare a Nella festa del papà
lui dopo anni e anni.
sarebbe ingiusto non ricordarlo.
Anche oggi sento la sua mano nella mia rimasta Per me come allora,
piccola.
è andarlo a trovare in ufficio,
Da lui ho preso quello che ho.
chiedergli di prendermi in braccio o di caricarmi di
22 Da lui ho imparato a credere, a pregare,
a non dire parolacce, a costruire il presepio,
traverso sulla bicicletta,
è dargli il bacio della buona notte prima di scom-
a dimenticare l’ombrello ovunque.
parire sotto le lenzuola,
Il mondo attorno a lui non c’è più,
è mettere la mia mano nella sua,
ma l’affetto che lega a lui sì. Non più l’ufficio, ma è dirgli quello che non gli ho mai confidato:
la dedizione e l’onestà profumano ancora. Non più
GRAZIE per avermi voluto accanto a te
il suo volto in un corpo minuto, ma le stigmate del
Ti voglio bene.
suo sorriso sono facilmente rintracciabili.
Sono diventato grande
Per me è vivo. Due i motivi.
e tu rimani il mio papà
Il primo è ancora davanti a me. Se n’è andato al Mi abbandono tra le tue robuste braccia.
chiarore della luna come un innamorato. L’amore
non scende nella tomba, resta nei cuori. Non è più
Carlo Terraneo
a quell’indirizzo, ma abita in me.
Il secondo: lo vedo all’orizzonte tra il sole e l’arco-
baleno dopo un piovasco. Se allungo una mano, si
allontana a sua volta. Per quanto io faccia non lo
raggiungerò mai.
Vorrei stare con lui un po’ di tempo per attingere
forza ed energia.
Vorrei donargli quello che sono in grado di offrirgli
adesso che sono grande.
Vorrei fargli conoscere il mio mondo, le mie relazioni.
Vorrei dirgli cose che non gli ho detto da bambino.
Parlare, come sto facendo, è facile.
Fare quello che ha fatto mio padre è un po’ più
difficile: accettare la vita è una grande impresa
oggi, ma avere un figlio sacerdote per un padre
è come far fiorire il ciliegio di inverno.
Non è un miracolo, ma poter dire che l’inverno fi-
nirà. Io sono la tua primavera.
MARZO 2007 BS

3.3 Page 23

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••••••••••••••••••••••
CINUSLETRUTROA
Presentiamo il Centro di animazione
audiovisiva e catechistica che si trova nella casa
della Procura salesiana di Lubumbashi
capitale della Repubblica Democratica del Congo.
CENTRO M.T.A.A.
“LA COLOMBE”
di Serge Tshilembe
Pur tra mille difficoltà dovute a uno stato di disagio della popolazione
che ha sopportato decenni di guerra fratricida, il centro salesiano
di animazione audiovisiva, liturgica e pedagogica “La Colombe”
continua a fare ogni sforzo per proporre materiale a diocesi e parrocchie,
affinché possano svolgere al meglio il loro apostolato.
Il Centro “La Colombe” di Lubumbashi.
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• • • BS MARZO 2007

3.4 Page 24

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• 4
I I Una delle sessioni EM (Educazione ai Media) organizzate
dal Centro presso la “Scuola Tecnica Salesiana Salama”
dal 13 al 16 luglio 1998.
Frank Ginneberge (in piedi a sinistra) con i suoi più
stretti collaboratori, Robert Banza, Jean de Dieu Kafinga
e, a destra) Astrid Kayba.
-L’archivio delle slide.
Tutto ha inizio nel 1986,
quando don Eric Meert, al-
l’epoca responsabile della
tipografia “Salama”, propone di
creare un centro audiovisivo per
la catechesi e la pastorale. L’idea
passò all’ispettore e al suo consi-
glio, e così il 29 settembre 1986,
ottenuto il consenso del capitolo
ispettoriale, viene costituito un
Centre d’Animation Audiovi-
suelle” che nel maggio dell’anno
successivo viene battezzato
M.T.A.A.” (Mezzi Tecnici di Ani-
mazione Audiovisiva); questa de-
nominazione durerà quasi cinque
anni. Il nostro confratello anzia-
no, Marc Van Laere, viene desi-
gnato come responsabile di que-
sta nuova opera. Nel 1988, cen-
tenario della morte di Don Bo-
sco, è don Mario Marchioli a
prendere le redini del Centro,
mentre l’ispettore e il suo consi-
glio continuano a esaminare il
progetto e nel frattempo tirano le
somme del primo anno di vita
dell’impresa. Nel 1989, anche la
videoteca Don Bosco, la cui ge-
stione era affidata al vicario ispet-
toriale don Mario Valente, viene
inserita nel Centro M.T.A.A. a ri-
prova che la struttura andava
consolidandosi e stava assumen-
do una certa rilevanza per l’ispet-
toria e per la Chiesa locale.
L’IMPRESA CONTINUA
A CRESCERE
Nel 1991 tocca a don Frank
Ginneberg dirigere il settore. At-
torno a lui si forma un’èquipe di
quattro persone, la signorina
Astrid Kayba, Robert Maloba,
Alain Makonha, e lo stesso don
Frank che ne è l’animatore e il re-
sponsabile. Si ritiene che sia giun-
to il momento di dare un nome
meno tecnico e più pastorale alla
struttura che sembra prosperare, a
beneficio di tutti. Così Il M.T.A.A.
cambia il nome e diventa “Centro
La Colombe” chiaro riferimento
alla famosa colomba del diluvio
(Gen 7-8) che annuncia la fine
del cataclisma e la pace. La Co-
lombe vuole essere latore di una
buona notizia, un segno forte di
speranza in un paese perseguitato
dalla sofferenza, dall’ingiustizia,
dalla distruzione e dal disordine.
Una delle attività più qualificanti
a partire dal 1995 sarà il corso
sull’utilizzazione dei media nella
I Frank Ginneberge, qui in un
momento di relax assieme
ai suoi collaboratori, è l’attuale
direttore generale.
pastorale seguito subito dopo da
quello sull’educazione ai media.
Nel 1998, il settore “Catechesi”
è consegnato alla cura direttiva di
don Dirk Op de Becq, il quale or-
ganizza e realizza dei corsi bibli-
ci e catechistici, utilizzando per
la prima volta in modo massiccio
i media. A partire dal 1999 il
Centro inizia a produrre due tra-
smissioni educative per la RTNC,
la rete televisiva locale, dal titolo
beneaugurante: “Giovani sull’ar-
• • MARZO 2007 BS ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

3.5 Page 25

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Il responsabile delle trasmissioni, l’onnipresente
Roberet Banza.
-Una ripresa in studio.
I Robert Banza e Frank Ginneberge
nello studio di programmazione
dove si progettano i programmi
destinati alla radio e alla Tv locali.
cobaleno” (40 minuti di trasmis-
sione realizzati da giovani per
giovani e pensati per la fascia
d’età che va dai 14 ai 18 anni. E
ancora “Jamaa Yetu”, una tra-
smissione a carattere socio/edu-
cativo della durata di 30 minuti,
in lingua staili, specifica per geni-
tori ed educatori, e che avrà un
notevole successo. Contempora-
neamente viene preparata una
trasmissione radiofonica in colla-
borazione con il servizio di Pasto-
rale Giovanile dell’arcidiocesi di
Lumbumbashi. Questi programmi
concreti e differenziati vengono
realizzati da Jean de Dieu Kafin-
ga. All’inizio del 2005/06 il setto-
re tecnico attraverso un’indagine
porta a conoscenza che il Centro
ha prodotto e mandato in onda
circa 150 trasmissioni soltanto
per il settore dei “Giovani sotto
l’arcobaleno”.
L’ANNO GIUBILARE
Come abbiamo accennato, nel-
l’anno giubilare 2000, il padre
Dirk Op de Becq succede al pa-
dre Frank Ginneberge come di-
rettore generale del centro “La
Colombe”. Sotto la sua direzione
altre due importanti trasmissioni
televisive vengono ad aggiungersi
ai normali programmi di produ-
zione. Il primo nasce con il titolo
La Parola della domenica” che
poi si trasformerà nel più politica-
mente corretto “Chiesa viva”, una
trasmissione cattolica a carattere
religioso dell’arcidiocesi di Lu-
bumbashi, che va in onda ogni
domenica mattina per 30 minuti,
e “Scienza e Coscienza”, una tra-
smissione della durata complessi-
va di 40 minuti, realizzata in col-
laborazione con i professori e gli
studenti di Lubumbashi. Nel con-
tempo viene completamente rior-
ganizzata e adeguata alle esigen-
ze la biblioteca del Centro. Ci si
è impegnato con generosità, ab-
negazione e competenza soprat-
tutto il signor Mathias Mutando,
che è ormai uno dei collaboratori
più collaudati del direttore nella
gestione dell’impresa.
LE DIFFICILTÀ NON
FRENANO L’ENTUSIASMO
Nel settembre del 2005, ancora
una volta è il padre Frank Ginne-
berge che viene incaricato di ri-
prendere in mano la direzione di
La Colombe”. Una innovazione
che si rivelerà azzeccata fu quella
di trasferire la biblioteca del Cen-
tro presso lo Studentato teologico.
Qui, infatti, studenti e professo-
ri curano, incrementano e usano
per studi e ricerche la biblioteca
rinnovata e rimpinguata con i testi
del Centro e che è stata intitolata
a San Francesco di Sales. L’inau-
gurazione è avvenuta nell’aprile
del 2005. È ormai prossima la da-
ta in cui La Colombe diventerà
anche la sede delle “Edizioni Don
Bosco”, e coordinerà tutte le pub-
blicazioni dell’ispettoria dell’Afri-
ca Centrale AFC.
Nonostante i non pochi intop-
pi e le difficoltà, soprattutto
quelli legati ai finanziamenti di
questa impresa di comunicazio-
ne sociale ma anche alla forma-
zione del personale, il centro
La Colombe” continua a gioca-
re il suo ruolo di polo indispen-
sabile di formazione, di risorsa
qualificata di pubblicazioni per
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• •• BS MARZO 2007

3.6 Page 26

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
-Astrid in uno degli archivi.
Don Scaramussa, consigliere generale per
la Comunicazione sociale, in visita a “La Colombe”.
Il consigliere per la comunicazione sociale si interessa
al funzionamento del Centro.
Il Rettor Maggiore Don Vecchi visita il Centro,
poco prima che si ammalasse.
la catechesi e la pastorale e di
servizio non solo della provin-
cia salesiana del Repubblica
Democratica del Congo, ma an-
che della stessa arcidiocesi di
Lubumbashi e dell’intera nazio-
ne. Sono ormai decisamente nu-
merosi i giovani e gli adulti che
hanno ricevuto una solida for-
mazione nei campi dell’educa-
zione ai media, della pastorale
giovanile, della catechesi, del-
l’evangelizzazione. La trasmis-
sione delle nozioni e delle com-
petenze si attua attraverso vari
metodi ormai lungamente col-
laudati e di sicuro impatto. Si
agisce, infatti come si diceva,
attraverso trasmissioni televisi-
ve, ma anche con la rivista del
Centro, che porta lo stesso tito-
lo: “La Colombe”; e ancorai con
i cine/forum, la videoteca (attra-
verso soprattutto la proiezione
di film formativi ed educativi,
così come con altri documentari
interessanti).
Anche le notizie e le iniziative
della Chiesa locale sono larga-
mente diffuse e le parrocchie so-
no in un certo senso unificate e
mantenute in costante comunica-
zione tra loro proprio grazie al
centro “La Colombe”. Evidente-
mente la preoccupazione princi-
pale dei salesiani che vi lavorano
è sempre stata ed è ancora quella
di preparare i giovani a essere
“onesti cittadini e buoni cristia-
ni”, mettendo a frutto il Sistema
preventivo. Questo obiettivo si
tenta di conseguirlo imboccando
le vie nuove offerte dai media e
dalle moderne tecnologie, ben sa-
pendo che l’avvenire della Chiesa,
della congregazione e della so-
cietà dipende dalla formazione
attuale della gioventù. Questo è
anche il motivo per cui “La Co-
lombe” sta progettando di elabo-
rare un sito web che costituisce
un altro passo avanti a livello
educativo: la sua allargata visi-
bilità permetterebbe a scuole,
parrocchie, centri giovanili, as-
sociazioni, ma anche alle fami-
glie nuove opportunità di infor-
mazione e formazione.
Serge Tshilembe
• • MARZO 2007 BS •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

3.7 Page 27

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BAGLIORI
serena.manoni@libero.it
ROBERTA
IL SORRISO
E IL CORAGGIO
Aveva appena 16 anni, Ro- proprio lei, con un coraggio inso-
berta, quando il sipario è spettato in una tredicenne, che
calato sulla sua giovane decide per l’amputazione della
vita che tuttavia ha vissuto da gamba ammalata, quando le an-
protagonista, amata e ammirata nunciarono che era l’unica solu-
da tutti coloro che hanno avuto la zione a offrire qualche speranza.
fortuna di incontrarla, di passare Non lo ha fatto disperandosi, non
qualche tempo con lei, e soprat- è per questo diventata più triste,
tutto da coloro che ne hanno rice- né si è lamentata, mostrando anzi
vuto le confidenze, hanno intravi- maggiore determinazione e otti-
sto il suo animo, conosciuto i mismo di chi la circondava, la
suoi sogni, le sue speranze, i suoi curava e l’amava. Si abbando-
desideri. Figlia di exallievi sa- nò totalmente nelle mani di Dio.
lesiani, ha frequentato l’istituto L’intervento le permise di ripren-
FMA di Catania. È stato un dere le forze e tornare a scuola:
27
osteosarcoma, il più frequente tu- frequentava la quinta ginnasiale.
more maligno delle ossa, ad assa- Meravigliò compagni e insegnan-
lirla quando non aveva ancora 13 ti per la tranquilla accettazione di
Roberta Pecorella
1985-2001.
anni, pregiudicando drammatica- quanto le era accaduto. In un te-
mente un futuro che si annuncia- ma sui valori che rendono la vita tervento per sopraggiunte meta-
va splendido, viste le sue doti di degna di essere vissuta, Roberta stasi polmonari. Entrò in clinica
mente e di cuore, le sue capacità scrisse: “La vita è sicuramente a marzo, e tutti sono pronti a giu-
e soprattutto l’innata bontà d’ani- un dono meraviglioso, qualcosa rare sulla sua serenità, sulla fidu-
mo. L’annuncio che qualcosa di che non si può spiegare con delle cia che ancora la sosteneva, sulla
grave stava addensandosi sulla semplici parole, ma il cui signi- passione per la vita che mantene-
sua giovinezza in fiore lo diedero ficato si può comprendere gior- va costante il tasso di gioia che
dolori persistenti che lei soppor- no per giorno, vivendo attimo la caratterizzava e la volontà di
tava con pazienza, mostrando una per attimo senza pensare al do- farsi dono per gli altri. Così di-
insospettata forza d’animo.
mani. Certo ci saranno dei nuovi venne un punto luminoso di rife-
problemi, ma con essi giunge- rimento per tutti i ragazzi e le ra-
᭿ Arrivò l’estate del 1998. ranno le gioie, le soddisfazioni e gazze del liceo che rimanevano
Roby era pronta per il trasferi- le piacevoli sorprese (…). Sono stupefatti dalla perfetta “tenuta”
mento al mare. Ma il mare atten- del parere che le difficoltà si di Roberta, dal suo fine senso
derà invano, sostituito da Firen- debbano risolvere con un po’ di dell’umorismo che giungeva an-
ze, dove l’attendevano pesanti ci- buona volontà e facendo anche che all’autoironia. Ma il male
cli di chemioterapia, nella spe- qualche sacrificio senza scorag- avanzava implacabile devastando
ranza che potessero in qualche giarsi ai primi ostacoli (…). An- il suo giovane corpo, fino al 31
modo frenare l’avanzata del male che la fede… mi ha aiutata mol- agosto 2001, quando il fisico ce-
da poco manifestatosi. Lontano to a sopportare le sofferenze”. dette e Roby lasciò nel dolore gli
dalla scuola e dalle amiche, lon- Aveva 14 anni.
amici, i parenti, la scuola, assie-
tana dalla sua nuova casa di Ca-
me al ricordo di una ragazza co-
tania, lontana dalla sua stessa vita ᭿ Nell’anno del grande Giubi- me ce ne sono poche e alla no-
di adolescente… con il tumore leo del 2000, Roberta dovette an- stalgia per il suo sorriso e il suo
che avanzava implacabile. Così è cora sottoporsi a un delicato in- coraggio.
ٗ
BS MARZO 2007

3.8 Page 28

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FMA
ERO STRANIERO E…
di Graziella Curti
Secondo il Rapporto
immigrazione 2006, della
Caritas, sono quasi 400
mila gli stranieri in Roma.
Tra questi, circa 35 mila
sono minori.
E ottomila, al di sotto dei
14 anni, sono lavoratori.
Di fronte a questi dati, le
suore salesiane si sono
date da fare per essere in
qualche modo vicine a chi
28 ha lasciato la propria terra
e si sente solo
nell’affrontare la nuova
realtà con grossi problemi
di integrazione.
Ladispoli (Roma), catechesi ai bambini di origine polacca
per la preparazione ai sacramenti.
S abato pomeriggio. Un gruppo
di religiose FMA lascia la Ca-
sa Madre Ersilia Canta, nei
pressi dell’Aurelia, e raggiunge Tra-
stevere. La meta è la mensa che la
Comunità di Sant’Egidio organizza
tre volte la settimana per migliaia di
poveri provenienti da tanti Paesi del
mondo e anche dall’Italia. Lì sono
molti i volontari che servono a tavo-
la. In genere, gli ospiti parlano po-
co. Qualcuno cerca un amico come
vicino e poi si affretta a consumare
la cena. È un flusso continuo. Arri-
vano soprattutto i giovani. Più uo-
mini che donne. A volte ci si inten-
de a segni, quando la lingua non
serve a comunicare. Le suore rega-
lano sorrisi, sguardi, attenzione. La
scelta di servire a questa mensa e a
quella simile della Caritas è stata
fatta insieme, cioè nella comunità
costituita da più di cinquanta reli-
giose, di cui 40 studenti nel biennio
MARZO 2007 BS
di spiritualità salesiana. Si è riflettu-
to ed è sembrato un atto di carità
evangelica accostare gli immigrati,
a volte gente del proprio paese d’o-
rigine, constatare le difficoltà che
incontrano per trovare casa, lavoro,
cibo. «Inoltre – ci si è detto – que-
sto impegno può essere preso anche
da persone che non conoscono bene
la lingua italiana. Diventa un’occa-
sione per rendere concreto lo studio
di una spiritualità, che i nostri fon-
datori ci hanno trasmesso come stile
di vita aperto ai più poveri nel nome
del Signore». Proprio a questo pro-
posito, qualche anno fa, una suora
vietnamita, servendo alla mensa, ha
ricevuto una lezione importante, che
non scorderà mai. Infatti, portando a
un ospite una porzione di pesce in-
vece della carne, se l’era vista rifiu-
tare. Ma il vicino era intervenuto
prontamente: «Sorella, la dia a me.
Sono povero e non posso sceglie-
re!». Tornando in comunità, la gio-
vane religiosa aveva detto convinta:
«Oggi ho capito il vero senso del
voto di povertà».
VITE FRAGILI
Ambulatorio Caritas, aperto tutti i
giorni nei pressi di Termini. Tanti
sono gli immigrati che vi approdano
e molti hanno il problema della lin-
gua. Non riescono a spiegare i sin-
tomi del male, i loro bisogni. Anche
qui operano come traduttrici due
FMA, suor Regina, che viene da
Hong Kong e suor Rosaria, coreana.
Entrambe conoscono la lingua cine-
se. Il loro servizio, due volte la set-
timana, consiste nel mettere in co-
municazione i pazienti con il medi-
co, in un ascolto attento, che spesso
deve giungere a indovinare il pro-
blema, perché chi arriva per farsi
curare, a volte, si esprime in dialetto

3.9 Page 29

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Mamme e papà sono spesso presenti e partecipano
alla compilazione del quaderno attivo dei figli.
E spesso una scampagnata serve a cementare ancora
di più l’amicizia e la solidarietà.
e non conosce il mandarino o il can- rano ricevere i Sacramenti. Oppure, Sylwia, decana del gruppo e dotto-
tonese. L’aiuto è comunque ricom- come nel caso dei Filippini, si radu- randa alla Gregoriana – è proprio
pensato dal poter entrare nelle storie nano nelle famiglie per un percorso quella di coinvolgere le famiglie nel-
spesso dolorose di uomini e donne di spiritualità mariana, realizzano l’evangelizzazione e di mantenere in
spaesati, sofferenti, che non riesco- celebrazioni e incontri secondo le loro quei principi religiosi e quella
no ad avere punti di riferimento va- tradizioni della loro terra. Anche profonda pietà popolare tipica della
lidi e che nel semplice contatto lin- nella parrocchia S. Lucia, gli immi- nostra gente». E aggiunge: «Per que-
guistico vedono aprirsi una piccola grati trovano quadri e segni tradi- sto alla catechesi sono presenti quasi
speranza.
zionali, che richiamano la religiosità sempre le mamme e a volte anche i
Vite fragili, il rapporto Caritas-
Zancan ha definito così l’esistenza
popolare che hanno vissuto fin dal-
l’infanzia. Si celebrano feste tipiche
papà. Il quaderno attivo è fatto insie-
me, perché sollecitiamo la collabora-
29
dei più poveri. E si tratta soprattutto delle loro culture e si preparano cibi zione con domande che impegnano
di bambini stranieri, a rischio di locali. La prossimità con chi è lon- pure i genitori».
esclusione sociale. Per questo le
giovani FMA hanno cercato altre
opportunità per andare verso i più
poveri. Sono giovani che provengo-
no dall’America Latina, dalle Filip-
pine, dalla Polonia. Una decina di
sorelle, infatti, raggiungono le par-
rocchie di S. Lucia e di S. Leone al-
la Prenestina, in Roma, dove trova-
tano dalla propria casa, dai propri
usi e costumi si concretizza pure,
seguendo le linee di un’evangeliz-
zazione inculturata, attraverso la va-
lorizzazione di tutti quei segni della
pietà popolare che creano l’ambien-
te amico e familiare per chi spesso
si sente solo e sradicato.
Si celebrano le feste insieme, po-
meriggi di distensione e gioco; si pre-
parano cibi tipici; si crea quell’am-
biente delle origini che permette agli
adulti di tornare alle radici della loro
cultura e ai piccoli di non perdere il
tesoro di una tradizione, che rischie-
rebbe di essere dimenticata. Certa-
mente, nei colloqui con i genitori, in
no un gran numero di connazionali.
Stanno con loro la domenica e fan-
PASTORALE
particolare con le mamme, si cono-
scono i grossi problemi di chi è im-
no la catechesi a quelli che deside- DELLA FAMIGLIA
migrato e deve fare i conti con il co-
La presenza delle FMA studenti
nella colonia polacca di Ladispoli ri-
sale a cinque anni fa. Ogni sabato,
partono dalla comunità di Casa Ma-
dre Ersilia Canta per l’incontro con
sto della vita, l’affitto della casa, le
spese per la scuola dei bambini. A
volte tali difficoltà influiscono sulle
relazioni familiari. Chi non trova la-
voro, o è insoddisfatto dell’occupa-
zione ottenuta, ricorre all’alcool. Non
una settantina di ragazzi/e, dai piccoli sono pochi i matrimoni che si rompo-
della scuola materna agli adolescen- no con sofferenza grande, soprattutto
ti. Divisi in gruppi di età, seguono la dei piccoli. Di fronte a questi e ad al-
catechesi in polacco, con qualche tri problemi, le suore sarebbero tenta-
chiarificazione in italiano, quando si te di scoraggiamento. È solo una goc-
rende necessario, avendo i bambini cia quella che può portare a situazio-
più facilità per la nostra lingua – so- ni gravi in cui verrebbe da dire che
no infatti tutti nati nel nostro Paese. spetta alle istituzioni risolverle, ma
Alla messa prefestiva, in polacco, poi vanno avanti, perché è proprio da
I La FMA traduttrice di cinese
presso l’ambulatorio della Caritas
nei pressi della Stazione Termini.
partecipano molti adulti, genitori, fa- piccole cose che può nascere il nuovo
miliari. «La caratteristica di questo e sanno che, comunque, agire è il
servizio pastorale – racconta suor verbo della speranza.
ٗ
BS MARZO 2007

3.10 Page 30

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------- ------- ------- M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Giuseppe
Morante
- - - BAMBINI E PASQUA CREDERCI
TPAESSTQIUMAOLNEIANZA
CHI ROTOLERÀ
RAGAZZI
NEGLI OCCHI E NEL
LA PIETRA?
CHE CE LA FANNO
CUORE LA SPERANZA
La settimana santa
e genitori che non
Testimoni
con le finestrelle
si danno per vinti.
di Gesù Risorto
di Vichi Howie
Le sorprendenti risorse di Sabino Palumbieri
e Moira Maclean
degli adolescenti
ELLEDICI, Leumann (To)
ELLEDICI, Leumann (To) di Domenico Cravero,
2006, pp. 164
2006, 20 riquadri
EFFATÀ Editrice
Cantalupa (To), 2006
Ecco una magnifica “stren- pp. 224
Il libro traspira un’intensa
spiritualità di speranza cri-
na” piena di sorprese: rac-
stiana basata sulla testi-
conta ai piccoli i fatti sa-
monianza: è testimone chi
lienti della Settimana San-
porta negli occhi e nel
ta. Maria al sepolcro sco-
cuore la risurrezione di Ge-
pre che la pietra è stata
sù. Germi di speranza si
spostata dall’ingresso del-
vedono oggi nell’umile quo-
LO SPARTIACQUE
Ciò che nasce
e ciò che muore
a Occidente
a cura di Marco Guzzi
PAOLINE, Milano, 2006
pp. 220
la tomba. Il bimbo apre “le
finestrelle” e scopre la
straordinaria sorpresa che
Maria ha avuto la matti-
na di Pasqua! Metodologi-
camente è ingegnosa l’in-
venzione delle finestrelle
tidianità dei nuovi cristiani,
che di certo matureranno
per una civiltà dell’amore.
Lo Spirito anche oggi rin-
nova la faccia della terra
nei segni della speranza
visibili nella cultura della
30
Un presupposto: l’umani-
tà si trova oggi su un cri-
nale di portata antropo-
logica, un ponte, che fa
da spartiacque tra il pas-
sato, e i nuovi scenari
che aiuta a sviluppare la
curiosità del bambino e lo
guida a entrare nel clima
del racconto della Passio-
ne, Morte e Risurrezio-
ne di Cristo. Gli educatori
L’adolescenza è tuttora la
bell’età che molti dei suoi
protagonisti trascorre po-
gratuità: laboratori di pa-
ce, schiere di volontari,
uomini e donne con re-
sponsabilità pubbliche; ini-
ziative che danno voce a
chi non ha voce; inse-
che si aprono dinanzi ai che li seguono possono nendo le basi della futura gnanti che preparano uo-
nostri occhi. Questo pas- aiutarli a interiorizzare, con maturità. Le nuove gene- mini nuovi per la società;
saggio, questo spartiac- queste “scoperte manuali ”, razioni non sono, in modo giovani che contrastano la
que divide e dividerà
sempre più nettamente
ciò che muore da ciò che
sta nascendo, ciò che
non è più utilizzabile (di
tutte le storie che in que-
sto punto di svolta ven-
gono a convergere) da
ciò che invece appartie-
ne alla nuova umanità
che si sta configurando
in noi e sul pianeta sem-
pre più unificato. I dieci
le caratteristiche dell’an-
nuncio spirituale che la
Chiesa chiede di rifare nel-
l’iniziazione cristiana: il pri-
mo annuncio della salvez-
za incentrato sulla cono-
scenza degli eventi che se-
gnano gli ultimi giorni della
vita di Gesù.
generalizzato, apatiche ed
estranee alla costruzione
della società. A modo loro
sono capaci di tributi origina-
li; adolescenti e giovani san-
no reagire in termini effica-
ci all’evoluzione dei tempi, e
inventano sempre nuove
forme di umanità. Genito-
ri, educatori e insegnanti
hanno tutto da guadagnare:
l’adolescente è il laboratorio
del nuovo che emerge. Gli
adulti che lo riconoscono so-
cultura del tutto, subito e
a basso costo. La pasqua
non è una teoria; esige
prese di posizione di sin-
goli, gruppi e comunità.
Sabi1J11;1 Pa lum ieri
contributi del testo costi-
no trascinati nel turbine del-
tuiscono un mappa che
l’innovazione della società.
può orientare nel pas-
Questo libro può essere uno
saggio, per ricominciare
strumento per genitori ed
a pensare all’altezza del-
educatori, appassionati ver-
la sfida dei tempi, per ri-
so tutto ciò che facilita il
trovare il coraggio del giu-
comportamento efficace, il
dizio e della invenzione
buon esito nell’affrontare i
culturale nel rapporto tra
compiti dello sviluppo.
scienza e religione e tra
culture e religioni.
MARZO 2007 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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-------- -------- -------- -------- SULLALAICITÀ
CEHCIAETSEACHESI
CAHLLI ADÀVISTEAN?SO
MSAELMEOSRIAIENE
IL SENSO
CORSO INUSUALE
LA SFIDA
SALESIANI
DELLA LAICITÀ
DI CATECHESI
DEL SIGNIFICATO
DA RICORDARE
di Angelo Marchese
LAS, Roma, 2006
pp. 102
1. L’enigma
dell’esistenza
e l’avvenimento cristiano
(pp. 224)
2. L’enigma della storia
e l’avvenimento
Analisi esistenziale
e ricerca di senso
a cura di Daniele Buzzone
ed Eugenio Fizzotti
ERICKSON, Trento, 2006
pp. 188
COME IL PADRE
L’ALBERO IN FIORE
di Antonio Miscio
ELLEDICI, Leumann (TO)
2004-2006
L EN
DEU..A L/1,JCJT .
ecclesiale (pp. 208)
3. L’enigma dell’uomo
e la realtà battesimale
(pp. 224)
di Giacomo Biffi
ELLEDICI, Leumann (To)
2006
Don Antonio Miscio, da
anni collaboratore del Bol-
lettino Salesiano, ha com-
pletato il terzo dei suoi vo-
lumi sui grandi salesiani
dell’ispettoria Ligure/Tosca-
na. A “Salesiani da ricor-
Si tratta di un elegante cofa-
netto che contiene i tre volu-
mi i cui titoli sono sopra
-
elencati. Con una “inusuale”
struttura formativa l’autore
affronta i tre nodi misteriosi
della vita che hanno biso-
dare” (26 profili) del 2004,
si sono aggiunti nel 2006
Come il Padre” (6 profili)
e “L’albero in fiore” (9 pro-
fili). 41 salesiani che han-
no lasciato un’impronta
nella storia della propria
Il termine laicità è ambiva-
lente. Se usato nel suo si-
gnificato originale ecclesiale
si riferisce ai battezzati che
non esercitano uno specifi-
co ministero. Se ne precisa
senso e promozione, collo-
cando il tutto nel contesto
dell’interpretazione del Con-
cilio, per evitare ricorrenti in-
sidie dualistiche tra sacro e
profano. Il valore della lai-
cità si colloca dunque nel
rapporto Chiesa-mondo. Lai-
cità vissuta è, in radice, una
presa di coscienza di appar-
tenere al popolo salvato,
chiamato a collaborare alla
salvezza. Laico è chi è per-
vaso dallo spirito di Cristo e
impregnato di terrestrità.
Egli resta per tutta la vita
l’apprendista della metodo-
logia dell’incarnazione, e
perciò si fa sempre al me-
glio esperto della mediazio-
ne storica tra la Parola che
resta perenne e la situazio-
ne che cambia.
gno di essere illuminati dalla
rivelazione cristiana: la mi-
steriosa esistenza umana;
l’ambivalente storia umana
dentro cui si colloca la chie-
sa con la sua proposta di
salvezza; il mistero dell’uo-
mo che si sforza di realiz-
zarsi nel superamento delle
ambiguità. Si tratta di un
problema di fondo: senza
una risposta plausibile alle
domande importanti della
vita, non si sfugge all’impe-
netrabile mistero in cui l’uo-
mo si misura con problemi
insolubili. C’è perciò il ri-
schio di cadere in una for-
ma di chiusura totale che
porta all’annullamento della
stessa esistenza.
Il testo sviluppa il pensiero
dello psicoterapeuta W.E.
Frankl che parte da un pre-
supposto: “Se non fosse
che la persona spirituale è
presente anche dietro le
barricate delle psicosi, an-
corché condannata all’im-
potenza espressiva e stru-
mentale, se non fosse che
la persona spirituale può
essere disturbata, ma non
distrutta dallo psicofisico,
allora non varrebbe la pe-
na essere psichiatra... Es-
sere psichiatra può valere
la pena solo nella misura
in cui non lo si è per l’orga-
nismo psicofisico, ma per
la persona spirituale, che
attende così di essere libe-
rata grazie a noi dall’handi-
cap psicofisico”. La citazio-
ne è come la base su cui
poggia tutta la riflessione
del grande studioso vien-
nese e di coloro che ispi-
ispettoria che compren-
de due regioni, la Liguria
e la Toscana. Miscio scri-
ve chiaro, usa un linguag-
gio accattivante, un fra-
seggiare elegante. Serio
nell’indagine e nella ricer-
ca, presenta profili vivi e
attuali che possono anco-
ra insegnare qualcosa – a
salesiani e non – con il lo-
ro inguaribile ottimismo, la
loro intelligenza educati-
va, il loro coraggio apo-
stolico.
31
randosi a lui ne hanno con-
tinuato la riflessione.
NCcsrdihoOeOienrNeRcovatRaetStatcnIoISmqgliuoPFceinhsAOnoteatNeVrsoeDeEavgpENlanrlNeeDnasZnlIasroTAiotsiA.rlpseicIiePhlpiltbiEiteobirvRssert-ei-i
Editrici.
BS MARZO 2007

4.2 Page 32

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ON LINE
Il profilo del salesiano coadiutore signor Pietro Angelo Dezani
(02/04/1925-09/11/2000).
UN AUSTRALIANO…
DI CAMERANO D’ASTI
di Giancarlo Manieri
Pietro Dezani fu un uomo
“dal multiforme ingegno”, donato
dall’Italia all’Australia, dove
ha speso la vita per i giovani,
dedicandosi anima e corpo a mille
imprese. Un uomo di unità non
di divisione, che ha vissuto
per gli altri più che per sé, fino
32 a consumarsi. Logorato dal lavoro
materiale e apostolico e dal male
che l’ha sempre accompagnato.
“M usa, quell’uomo dal multiforme ingegno dim-
mi / che molto errò…”. Non si può che ini-
ziare così un troppo breve profilo di Pietro
Angelo Dezani, italiano di nascita, salesiano per vocazio-
ne, australiano per scelta. La sua non lunghissima para-
bola (75 anni intensamente vissuti) inizia con un inciden-
te, anzi con due. Il primo alla nascita: una terribile bufera
di pioggia e vento distrusse la vigna di famiglia. Il piccolo
s’annunciava come un cataclisma; lo affermava, scher-
zando, lui stesso. Il secondo a tre anni, quando una ra-
gazzina in bicicletta l’investì in pieno, fratturandogli le
gambe e immobilizzandolo per un anno tra atroci dolori.
Le conseguenze se le portò dietro per tutta la vita. Senza
piagnistei. Anche quando s’accorse che il dolore non
spariva più e il medico sentenziò “Osteomielite!”.
GRANDI DOTI GRANDE CUORE
Fu il parroco della sua Camerano a farlo innamorare
di Don Bosco! Così accettò l’invito a entrare in aspi-
rantato, poi in noviziato, quindi al Rebaudengo per
imparare un mestiere nella severa scuola professiona-
le di quel notissimo collegio salesiano. “Volevo essere
falegname e… fui calzolaio! ”, confidava spesso agli
amici. Ma Dezani aveva anche una forte inclinazione
alla musica, il ritmo e melodia ce li aveva connaturati
in testa. Cominciò come tamburino, poi prese in mano
la tromba, quindi il clarino. Si poteva pensare che ne
avesse abbastanza. Ma la scalata agli strumenti conti-
MARZO 2007 BS
-Il signor Dezani (1925-2000).
nuò. Si dedicò infatti al violino fino a riuscire a inse-
gnarlo, senza contare la chitarra e in pratica qualsiasi
strumento gli capitasse tra le mani. La grande guerra
lo tenne isolato assieme a molti altri giovani per tre
anni: farsi vedere in giro significava rischiare la depor-
tazione. Tre anni di fame e niente svaghi. Ma la voca-
zione non vacillò neppure per un istante.
Poi venne l’obbedienza per l’Australia. “Che roba è?”, si
dissero i due “fortunati”, Pietro Dezani e Silvio Quaranta
scelti per quella destinazione. Corsero insieme a consul-
tare un’enciclopedia per rendersi conto di dove fossero
capitati. Fu un altro coadiutore, Peter Swain, ad accom-
pagnarlo a Melbourn per iniziarlo a una nuova lingua,
che Pietro non riuscì mai ad assimilare completamente.
Tuttavia anche questa “imperfezione” linguistica contribuì
a renderlo simpatico a tutti. Dicevano di lui: “Il signor
Dezani? È un tipo originale che parla il ‘dezanese’, una
lingua di sua invenzione, divertente miscuglio tra italiano

4.3 Page 33

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ALESIANI COADIUTORI
Anno 1948: il signor Dezani tra il coadiutore Celestino
Acerni a sinistra e il coadiutore Silvio Quaranta a destra,
subito dopo il loro arrivo a Victoria.
Il signor Dezani al Dominic College,
conversa amabilmente con un ragazzo.
e inglese”. In Australia si mise subito al lavoro come
insegnante di calzoleria. Finché una legge decretò la
fine di quel mestiere nelle terre di Sua Maestà, e la chiu-
sura dei corsi. Lui ebbe il coraggio di riciclarsi immedia-
tamente come falegname, suo antico amore. Né si
accontentò di pialla e scalpello, continuò invece a darsi
d’attorno per specializzarsi in metallurgia e in disegno
tecnico, fino a diventare insegnante di queste materie.
Nel frattempo, aveva messo in piedi un’orchestra di
trombe e chitarre, insegnava canto e dirigeva il coro.
33
Insomma cominciava a diventare indispensabile, perché
in ogni attività c’era lui a... dirigere il traffico!
UNA MINIERA DI INIZIATIVE
Corpulento e ben piazzato a livello muscolare, nonostan-
te il dolore boia che lo accompagnava dal giorno dell’in-
cidente e che invece di affievolirsi tendeva pericolosa-
mente ad aumentare, egli tuttavia giocava a calcio, a
cricket, a baseball, a volleyball e quando non c’erano i
ragazzi, andava a pesca. Siccome una ne faceva e cen-
to ne pensava… si mise in testa di unire le comunità
salesiane dei 4 Stati attraverso un ciclostilato, compilato
a mo’ di circolare. L’iniziativa si affermò tanto che dura
tuttora, almeno nella zona del Pacifico. Né si fermò qui.
Per aiutare i ragazzi abbandonati raccolti dal padre
O’Sullivan, il sabato mattina aveva inventato “la corsa
del latte”: girava per consegnare qua e là bottiglie di lat-
te… e tirar su qualche soldo… Poi si interessò alle con-
chiglie: le raccoglieva con i ragazzi durante le vacanze
estive, quando faceva assistenza nella colonia marina
del collegio, le puliva e le usava per piccole decorazioni
su cartoline che spediva per le feste di compleanno o gli
auguri di Natale. Inventava anche delle frasi spiritose da
scrivere su pezzi di cuoio, come “Non cavalcare mai da
solo: ricordati di prendere sempre un cavallo!”.
UNA MINIERA
Man mano che gli anni passavano le difficoltà di deam-
bulazione aumentavano, ma lui quasi non ci faceva
caso, tutto preso com’era dai suoi ragazzi, dall’assisten-
za, dalla scuola, dalla musica e dai tanti lavori che conti-
nuava a inventare e realizzare. Tra l’altro aveva appron-
tato la bellezza di 277 album di fotografie corredati da
didascalie, ritagli di giornale, scritte a mano che ritraeva-
I Due delle tante frasi incise
su cuoio, su legno, su stoffa
ecc. che il signor Pietro
faceva come dono…
no i suoi numerosissimi exallievi, con notizie carpite da
giornali, riviste, lettere, o commenti scritti dagli stessi
protagonisti. Ma l’antica osteomielite cominciava a pren-
dere il sopravvento sulla sua caparbietà, finché fu
necessaria la carrozzella. Non si lamentò – non l’aveva
mai fatto del resto – solo chiese di poterla avere a moto-
re per continuare a correre, ad assistere i suoi giovani, a
ridere con loro, a raccontare barzellette… “Ho rimpiazza-
to le gambe con le ruote, e non mi va per niente male,
anzi…”, diceva ridendo. Così poté continuare la sua vita
di sempre: presente alle pratiche della comunità, in chie-
sa, in cortile, a refettorio, nel salone giochi… e soprattut-
to nel laboratorio a lavorare sui suoi quadretti da regalo
che sfornava a getto continuo, con motti e detti di ogni
tipo. Della sua malattia preferiva non parlare e quando
s’accorgeva che il discorso andava a finire lì, lui abil-
mente deviava la conversazione su altri temi, scherzan-
do su tutto e su tutti. A tavola era il re della conversazio-
ne… e quando presentiva che sarebbe piovuta qualche
critica verso questo o quello, prendeva un bicchiere e lo
alzava nel gesto del brindisi, intonando con voce stento-
rea: “Alla salute!”… chiaro segnale che era ora di cam-
biare argomento. La morte lo rapì nell’anno del grande
Giubileo, il 9 novembre. Aveva 75 anni.
BS MARZO 2007

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
BEATI quando le circostanze lo richiedano,
ha il coraggio di fare da bussola e
I GENITORI RISOLUTI indicare la direzione da prendere. Si
è andata affermando da decenni la
paura di traumatizzare i bambini se
solo ci si comporta in maniera un
Troppo spesso le minacce fatte ai figli non sono messe in atto.
po’ dura e determinata; paura so-
stenuta anche da una divulgazione
La risolutezza deve essere una dote dei genitori. psicologica priva di equilibrio e
buonsenso. Il “principio paterno”, in
odore d’autoritarismo, ha dovuto
34
“I miei genitori mi hanno detto
che se avessi violato il co-
prifuoco non mi avrebbero
permesso di uscire per un mese.
Quando sono tornato tardi, hanno
cominciato a urlare e sbraitare, ma
non hanno messo in pratica la mi-
naccia. Oh, mi hanno chiuso in casa
per una o due sere, ma poi se ne
sono dimenticati”. Un figlio impara
così che le parole dei genitori non
significano nulla.
᭿ Essere genitori risoluti signifi-
ca agire con decisione e coeren-
za, dire quel che si pensa e pensare
quel che si dice. L’incoerenza è di-
trasmette ai ragazzi una sensazione
di certezza, affidabilità e sicurezza.
᭿ I genitori devono comunicare e
incarnare i valori in cui credono. I
ragazzi di oggi non sono diversi dai
loro predecessori. Vivono tuttavia in
un mondo diverso, in cui i grandi
non sono certi delle loro convinzio-
ni. I nostri figli sarebbero più sicuri
dei loro valori se noi fossimo più si-
curi dei nostri. Il primo principio di
un metodo educativo basato sulla ri-
solutezza chiede ai genitori di co-
municare e incarnare i valori di vita.
I genitori devono essere chiari ri-
guardo ai propri valori ed esporli
eclissarsi sempre più, quasi vergo-
gnandosi di esistere in una società
in cui l’imposizione di regole “dall’al-
to” è divenuta sempre meno politi-
camente corretta.
Io trovo che i padri, travolti da que-
sta tendenza, tendano spesso oggi
a omologarsi, a fare i “mammi”.
Talvolta poi diventano persino più
realisti del re, cioè più timorosi e
protettivi delle madri. Oppure, scel-
gono inconsciamente di allontanar-
si, immergersi nel lavoro e disinte-
ressarsi di una materia, quella del-
l’educazione sentimentale dei figli,
in cui hanno perso progressiva-
mente legittimazione.
versa dalla flessibilità. Quando i ge-
nitori sono flessibili, riescono anche
a essere teneri, adattabili e indul-
genti. Se sono incoerenti, sono inaf-
fidabili. Quando i genitori imparti-
scono un ordine senza pretendere
che venga eseguito, diventano inat-
tendibili. Spesso gli adulti non si
rendono neppure conto di commet-
tere questo sbaglio. È fondamentale
che soprattutto gli adolescenti sap-
piano di poter contare sulle parole
dei genitori, quando promettono e
quando minacciano. Ciò instaura
una relazione basata sulla fiducia e
con schiettezza ai figli. Alcuni adulti
non sanno quali siano i loro valori,
soprattutto riguardo a questioni che
esercitano un notevole influsso sui
ragazzi. Non si può pretendere che
un figlio che si avvia verso l’adole-
scenza e l’età adulta si comporti in
maniera responsabile se non gli si
forniscono informazioni approfondi-
te sui pericoli che corre.
᭿ I genitori devono saper prende-
re decisioni chiare. Meglio se sono
spiegate e concordate. Ma una fa-
miglia regge bene solo se qualcuno,
᭿ I figli vogliono dei limiti e ne
hanno bisogno, anche se lo am-
mettono solo di rado. I limiti creano
l’ordine di cui i ragazzi necessitano,
danno un senso di sicurezza e pro-
tezione. Stabilite le regole (magari
ascoltando i loro suggerimenti) e poi
applicatele con coerenza, modifi-
candole a mano a mano che i figli
crescono e maturano. Troppe volte,
temendo di essere troppo duri con i
figli, i genitori non li abituano a ge-
stire limiti, frustrazioni e difficoltà fin
dai primi anni di vita. Le conseguen-
ze possono essere disastrose.
᭿ Quando una regola viene viola-
ta, applicate la conseguenza. Evi-
tate di rimproverare, insistere, minac-
ciare, fare ramanzine. Agite. Vostro
figlio arriva un quarto d’ora dopo il
coprifuoco? Non fategli la paternale
sulla puntualità e sulla responsabi-
lità, non ditegli che vi ha deluso. Li-
mitatevi a rammentargli che il prossi-
mo week-end non potrà uscire.
Molti di noi sostituiscono alle azioni
parole inefficaci. Anziché applicare
I I figli vogliono dei limiti
e ne hanno bisogno, anche se lo
ammettono solo di rado.

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
IL SÌ
E IL NO!
In famiglia, oggi soprattutto, si tende a concedere tutto forse
perché si è genitori stanchi di lottare, di mostrarsi risoluti,
perché anche questo vuol dire fatica, e di fatica se ne fa già tanta.
Ma l’educazione è saper dire anche no, non solo sì,
l’educazione è anche risolutezza…
I Occorre, comunque, guidare
i passi di coloro che sono più
piccoli, fragili, incerti.
le conseguenze, ripetono i soliti
vecchi ritornelli genitoriali: «Co-
me puoi deluderci così?», «Quante
volte dobbiamo dirti che... », «Se
hai intenzione di comportarti come
un bambino, ti tratteremo come
tale», «Ti rendi conto del dispiacere
che dai a tua madre (tuo padre)?»,
ecc. Commenti come questi sono
del tutto inutili. Anziché insegnare o
correggere il comportamento, gene-
rano vergogna e alienazione. Sono
un pretesto per non fare nulla, per
evitare di intervenire. Sarebbe me-
glio cancellare queste formule ritrite
dal vostro vocabolario di genitori.
Ma i genitori da soli non possono
farcela. In passato, la cultura soste-
neva i valori fondamentali che le
famiglie tramandavano ai figli: il
rispetto, la fede, la fedeltà, l’impe-
gno. Oggi i genitori hanno difficoltà a
trovare il medesimo sostegno per i
valori che vogliono insegnare ai
ragazzi. Sono soli e isolati. È dunque
più importante che mai che la fami-
glia trovi il supporto di persone che
condividano i medesimi principi e le
medesime aspettative. Occorre una
nuova santa alleanza tra famiglie, la
formazione di comunità, come la
scuola, la parrocchia, l’oratorio, che
cooperino con le famiglie a educare
con serenità e consapevolezza i figli
e metterli sulla strada per diventare
adulti responsabili e affettuosi.
Me lo sono chiesta tante volte:
perché Gesù sentì così forte
e urgente il bisogno di sug-
gerire ai suoi contemporanei l’esi-
genza di esprimersi con chiarezza e
di posizionarsi nel confronto con gli
altri dicendo sì/no senza tergiversa-
re in inutili disquisizioni? Solo una
persona così consapevole delle con-
traddizioni e delle esitazioni del cuo-
re umano e abituata ai tanti chiaro-
scuri dell’esperienza quotidiana po-
teva invitare a ricercare la famiglia-
rità con il senso della verità, che ren-
de possibile il superamento dell’insi-
curezza e del disorientamento.
᭿ Peraltro, se questo vale nell’esi-
stenza individuale, tanto più serve
quando si ha la responsabilità di gui-
dare i passi di coloro che sono più
piccoli, fragili, incerti. Si tratta di fare
spazio a un atteggiamento esigente
con se stessi – prima che con gli altri
–, che oggi appare particolarmente
impegnativo, soprattutto quando man-
cano certezze assolute.
Forse bisogna cominciare a riflettere
seriamente su che cosa significhi es-
sere adulti. A nessuno vengono ri-
chieste convinzioni inossidabili; ma
quantomeno occorre dimostrarsi ca-
paci di dare alla propria vita un mini-
mo di coerenza; essere disponibili a
vivere in modo costruttivo la ricerca
del vero, del giusto, del bene; sapersi
approssimare alla realtà con umiltà e
determinazione allo stesso tempo;
accumulare, grazie al confronto con
gli altri, qualche competenza utile ad
affrontare in modo costruttivo le di-
verse situazioni dell’esistenza.
᭿ A un genitore, inoltre, non man-
cano mai le occasioni buone per svi-
luppare le doti della lucidità, del reali-
I Perfino la ribellione
e la trasgressione possono
diventare esperienze positive se
riferite a una relazione educativa
modulata sulla risolutezza.
smo, del coraggio, della tenacia; la
quotidianità è un territorio in cui
spesso occorre prendere decisioni
tempestive, essere forti di fronte alle
difficoltà e ai problemi, resistere con
perseveranza quando ritardano i ri-
sultati positivi di un’impresa. Tutto
questo ci impegna, come padri e ma-
dri, a un continuo sforzo di chiarez-
za: con noi stessi, prima che con i
nostri figli. Solo questa onestà, peral-
tro, ci consente di essere credibili an-
che quando siamo un po’ confusi o
molto stanchi.
BS MARZO 2007

4.6 Page 36

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Del resto, i ragazzi hanno parti-
colarmente bisogno di indicazio-
ni precise: l’obbedienza non può
essere praticata senza una com-
prensione profonda di quel che
viene richiesto. Perfino la ribellione
e la trasgressione possono diven-
tare esperienze positive se riferite
a una relazione educativa modula-
ta sulla risolutezza: quando arriva-
no gli anni in cui l’adolescente
sente il bisogno di sfidare i grandi
per offrire al mondo il suo contri-
buto di utopia e deve provare a se
stesso che sta crescendo, perché
è in grado di reagire criticamente
ai modelli culturali che gli vengono
imposti dalla società, è più che
mai necessario che percepisca nei
suoi genitori un minimo di stabilità.
Se così non fosse, non potrebbe
conquistare gradualmente l’equili-
brio fra permanenza e cambia-
mento, che porta ad assimilare i
valori che gli vengono offerti e a
maturare, nel contempo, una nuo-
va significazione dei criteri portanti
36 dell’esistenza.
᭿ Questo significa che la nostra
risolutezza deve essere autentica-
ta da una reale autonomia culturale:
non v’è infatti autorevolezza in quel
che diciamo, se non c’è il supera-
mento di tutto ciò che è legato alle
mode, al sentire comune, alla con-
tingenza dell’opinione personale. È
inoltre fondamentale superare il test
della vita quotidiana: se quel che di-
co di credere non è ciò che vivo in
prima persona, rischio di scadere
nella retorica e nell’ottusità.
Tutto questo, sapendo bene che
l’essere genitore non mi dà il cri-
sma dell’infallibilità; soprattutto di
fronte ai cambiamenti epocali che
spiazzano le generazioni adulte,
non serve a nulla illudersi che basti
accettare la logica dell’adattamento
e del trasformismo; meglio confes-
sare apertamente che non ci sen-
tiamo a nostro agio nella postmo-
dernità, che fare finta di nulla e
ostentare una disinvoltura che tra-
volge qualsiasi riferimento etico.
D’altronde, se è vero che la vita è
fatta anche di sorprese, a noi geni-
tori viene chiesto di mettere a di-
sposizione dei giovani uno schema
interpretativo che renda progressi-
vamente più intelligibile il mistero
dell’inedito.
MARZO 2007 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Giustino è un sacerdote cappuccino,
marchigiano di Ponzano (PU). Un innato
stimolo interiore lo ha spinto a dipingere.
Si è perfezionato in una scuola di Oxar
Mazziali. Molteplici le sfaccettature
della sua attività pittorica.
GIUSTINO IACOPINI
LA PREDICAZIONE
ICONICA
L o scopo della mia pittura
è “evangelizzare dilettan-
do”. Lo scrive lui stesso,
ed è qui il nocciolo per compren-
dere la sua persona di frate cap-
puccino e la sua arte volta – di
conseguenza – alla “predicazione
iconica”, come ancora una volta lui
stesso scrive. In effetti ha “predi-
cato” il Vangelo di Matteo con
600 acquarelli, ma le mostre alle-
stite sono molteplici (Fano, Lore-
to, Civitanova Marche, Cingoli,
Ascoli Piceno, Rep. San Mari-
no…). Ha partecipato a collettive,
ha decorato una chiesa in Grecia,
nel Benin, in Etiopia. Le sue tele
sono presso privati o nei conventi
di Cingoli, Macerata, Civitanova,
Atene.
᭿ Fra Giustino, come tutti gli
artisti, è un poeta, capace di
suscitare forti emozioni con le
infinite sfumature cromatiche con
cui caratterizza le sue opere e che
suscitano forti emozioni e parlano
al fruitore, o per meglio dire pre-
dicano senza leziosaggini, senza
manierismi o smancerie cromati-
che. Il crocifisso che presentiamo
sembra voler staccarsi dalla Croce
del suo dolore, che è certo insop-
portabile, e inarcandosi per fuggire
da esso… Eppure il volto e lo
sguardo esprimono il sentimento
opposto, la volontà determinata di
restare su quel legno, che è un
albero. I rami tagliati via e il tron-
co secco sembrano voler riprende-
re vita sotto quel corpo vibrante,
aiutato dalla magia di un cielo
mattonato, trattato come una gran-
de cupola, la cui tonalità a cerchi
concentrici con il colore degradan-
te dall’azzurro del nostro cielo ter-
reno al giallo luminoso del cielo
di Dio, sembra involare il condan-
nato per trasportarlo in paradiso…
con tutta la croce.
᭿ Sì, una pittura che predica,
che evangelizza. Fra Giustino, arti-
sta forbito e poeta del pennello,
non ha dimenticato la sua missione
di prete.
᭿

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
11 DON B.,, d.i dcl.~o
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) Non tutti i poveri si sentono “ricchi dentro”.
2) Al giudizio universale i ricchi si presenteranno
con i loro avvocati.
di Aloi & César
37
BS MARZO 2007

4.8 Page 38

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per raSgFazIzDi,EgPeEnEiTtRoIrCi,HedEucatori
Non si può non amare la vita, non si può rinunciare
MI HAI FATTO…
UN PRODIGIO
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
È grande la verità della
vita: Dio vi ha impresso
la sua bellezza.
La sinfonia della vita
riempie l’universo.
Dio ne è l’autore
e l’uomo la più bella
melodia. La vita è un
dono che va a sua volta
donato.
38
L a bellezza della natura e
l’immensità dell’universo a
contatto con il cuore umano
generano una sinfonia che riempie
di stupore l’esistenza. Tutte le cose
attorno a noi parlano, sprigionano
una luce interna, ci coinvolgono con
il loro esserci e ci interpellano con il
loro senso. C’è una verità interna al-
la vita attorno a noi che fa domande
sulla verità della nostra esistenza.
C’è una bellezza misteriosa, indici-
bile, ineffabile, infinita che traspare
dall’immensità e dalla profondità
del cielo, dallo splendore del sole e
della luna, dalla tenerezza che si
schiude a contatto con le creature e
negli occhi degli animali. Quanto è
grande la verità della vita! Quanto
stupende sono le creature! Quanto
immenso è il senso che le avvolge!
La vita: mistero inesprimibile di or-
dine e di bellezza…
IL PRODIGIO UMANO
Inevitabilmente, lo sguardo si vol-
ge verso l’essere umano che, pieno di
ammirazione, percepisce la “presen-
za” di sé in mezzo a tanta magnifi-
cenza, si vede immerso nella natura e
MARZO 2007 BS
La bellezza della natura e l’immensità dell’universo a contatto
con il cuore umano generano una sinfonia che riempie di stupore la vita.
perduto, ma non abbandonato, nel-
l’immensità dell’universo creato; si
riconosce presente e operante nello
spazio e nel tempo e sperimenta di
essere capace di accogliere il creato
nella verità della sua vita, del suo
“piccolo immenso”. Spontanea sorge
allora dalle sue labbra la preghiera
del salmo: “Ti lodo perché mi hai fat-
to come un prodigio, sono stupende
le tue opere, tu mi conosci fino in
fondo” (Sal 139,13-14). E se è vero
che l’uomo in qualche modo riesce a
percepire la profondità interna alle
creature, è altrettanto vero che solo
Dio conosce la verità ultima interna a
esse, il senso delle sue meraviglie e
dei suoi stupori, perché è Lui che
dentro al cuore dell’uomo ha posto il
suo fascino e la sua attrattiva, la sua
grandezza e la sua verità. Allora, tutta
la vita, non solo quella umana ma
quella dell’intero universo, diventa
parola e messaggio: Dio ha progetta-
to la sinfonia del cosmo per manife-
stare ciò che Egli è, puro dono. Do-
narsi nella reciprocità è ciò che chie-
de tutta la creazione; accogliere la
bellezza del giardino dell’universo è
accettare il dono e riconoscerlo nel
più profondo come degno di ogni sti-
ma e di ogni cura.
DALL’INCONTRO
LA STIMA
La stima e la cura del dono della
vita nascono dall’incontro con la
bellezza che coinvolge, anzi, che
avvolge totalmente l’essere umano,
perché è una bellezza totalizzante, è
una infinita avvenenza colma di un
altrettanto infinito amore, è il dono
che Dio fa di se stesso alle sue crea-
ture, dono che abbraccia e riempie
totalmente ogni vivente. Lui è
amante della vita perché attraverso
di essa si dona e s’incontra con
l’uomo, che è l’espressione più alta
della creazione: “Tu, o Dio, ami tut-

4.9 Page 39

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alla vita, non si può gettar via il dono più bello.
te le cose esistenti. Come potrebbe
sussistere una cosa se tu non l’aves-
si chiamata all’esistenza? Tu ri-
sparmi tutte le cose, perché tutte so-
no tue, o Signore, amante della vi-
ta” (Sap 11, 24-25).
L’amore di Dio per la vita diventa
così il modello perché l’essere vi-
vente sia sollecito della propria vita,
della vita del proprio fratello e di
quella degli altri esseri viventi fino
al sacrificio di sé. Amare è l’essen-
za di Dio, ma è anche il verbo del-
l’uomo e amare la vita è uno dei
suoi grandi imperativi, il punto di
partenza sicuro per una vita degna
di essere vissuta. L’amore di Dio
per la vita consente un incontro ve-
ritiero dell’uomo con l’uomo e del-
l’uomo con il suo Creatore, e con-
sente quell’autostima che permette
La vita: mistero inesprimibile
di ordine e di bellezza…
a ognuno di non perdersi di fronte
alle difficoltà, di affrontare corag-
giosamente gli ostacoli e superare
inconvenienti e contrarietà, sapendo
che “lassù Qualcuno ci ama!”.
In fondo, l’uomo è ben poca cosa
di fronte alla misteriosa immensità
dell’universo… ma Colui che per
amore ha “inventato” la vita umana
e poi lui stesso l’ha assunta, benché
piccola e fragile a confronto della
Sua, ha aperto la strada perché la
dita, la luna e le stelle che tu hai
fissate, che cosa è l’uomo perché
te ne ricordi, il figlio dell’uomo
perché te ne curi? Eppure l’hai fat-
to poco meno degli angeli, di gloria
e di onore lo hai coronato; gli hai
dato potere sulle opere delle tue
mani, tutto hai posto sotto i suoi
piedi” (Sal 8, 4-7).
d’infinito amore, l’uomo può rac-
cogliere la propria “presenza” e la
verità della sua vita, impegnandosi
a difenderla sempre e dovunque. È
vero, si vive in condizioni di fragi-
lità e di prova per cui ogni vita ri-
39
“piccola” vita dell’uomo possa im- LA VITA DONO
schia di perdere i contorni della
boccare il sentiero verso la “grande” E IMPEGNO
Vita, e salire fino a Lui, superando i
sua verità e del suo fascino, al
punto di arrivare alla tentazione di
limiti degli angusti sentieri umani: Di fronte al dono dell’incontro rifiutarla perché troppo dura, di
Se guardo il cielo, opera delle tue con la bellezza totalizzante, colma preferire la morte alla vita. Allora,
la bellezza si offusca e della gloria
I Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle
che tu hai fissate….
si raccolgono solo le rovine. Ma
fortunatamente Dio è fedele ai
suoi impegni, e non diminuisce la
stima per la vita, anche se l’uomo
diminuisce la sua per il Creatore
della vita. Egli fa crescere la vita e
continuamente la rinnova: ovun-
que la morte è sempre vinta dalla
vita, anche quando sembra il con-
trario, anche quando la sofferenza
spezza tragicamente una singola
vita… All’uomo resta dunque il
compito di accogliere la continua
novità del dono, che proprio per-
ché è sempre nuovo è anche sem-
pre da scoprire, consapevole che il
Dio amante della vita manifesta la
sua stima per essa seminando
ovunque una speranza che non
verrà mai meno.
ٗ
BS MARZO 2007

4.10 Page 40

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GiDorInBaAteTmToInTdIiali
PERSONA È BELLO
Ogni anno torna il dibattito.
Parlare o tacere?
di Severino Cagnin
L’8 febbraio si celebra
la Giornata Mondiale
della Donna.
La donna è in vetrina.
Immagini seducenti
riempiono i settimanali.
Le vetrine dei negozi
impongono perfetti
manichini alla moda
40
e libri dalle copertine
attraenti. Pubblicità e
telefilm in TV insistono e,
se si vuole arrivare alla
fine dello sceneggiato
o persino della partita
taggio a nessuna delle parti, ma an-
che la scelta di un intervento serve
solo, se utile alla futura condizione
femminile. Credo che la radice della
problematica sia il fatto indiscutibi-
le che la donna è una persona. Da
qui dovrebbero derivare tutti i di-
scorsi dei giornali e dei convegni, il
modo delle manifestazioni e i segni
autentici della giornata. Infatti, se
giustamente si denuncia la violenza
sulle donne, perfino bambine e pro-
stitute, altri si chiedono: forse quel-
la sugli uomini, sui terroristi e an-
che sui nemici è lecita?
di calcio, pazienza!,
te li devi sorbire!
Mimose, biglietti augurali o
di protesta, sfilate sinda-
cali o... carnevalesche! È
l’annuale “assalto” alle donne per
la loro festa, cui, pare, esse tengono
sempre meno. Oltretutto, l’8 marzo
ricorda una giornata triste: nel
1908, 129 operaie dell’industria
tessile Cotton di New York organiz-
zarono una protesta contro le terri-
bili condizioni lavorative, che veni-
vano loro imposte. Il proprietario
dell’industria fece chiudere le scio-
peranti all’interno del capannone
appiccare il fuoco. Tra le vittime vi
furono anche alcune italiane. Anno,
modalità e colpe sono tuttavia an-
cora da documentare. Ma quel gior-
no fu scelto per ricordare al mondo
i diritti della donna e il fiore della
mimosa fu preso come simbolo per-
ché sui corpi delle vittime ne furo-
no deposti rametti, presi da una sie-
pe vicina.
TUTTI D’ACCORDO?
È vivo il dibattito sulle posizioni
contrarie: fare dell’8 marzo una
giornata di protesta e di lotta? Op-
pure considerarlo un giorno norma-
le perché la donna deve essere rico-
nosciuta nei suoi diritti per tutto
l’anno? Tacere non porta alcun van-
LA PERSONA AL CENTRO
La difesa dei diritti della persona
è il motivo radicale. Da essa, attua-
ta in ogni modo e da ognuno, se-
condo le proprie possibilità, deriva
una giusta vita individuale, fami-
liare e sociale. Lo possiamo appli-
care ai fatti più ingigantiti dai me-
dia, come l’abuso sui minori, la
pratica dell’infibulazione, l’abbi-
gliamento quotidiano o da sfilata di
moda, il pearcing, il telefonino con
o senza foto... Serve in concreto
alla donna tutto quello che la af-
ferma come persona, nella profes-
sione, nel tempo libero, in casa, in
chiesa. Chiunque essa sia, africana,
musulmana o europea. Il resto è un
suo compito o ruolo o impegno li-
beramente scelto. Rimangono que-
stioni aperte e il dibattito, si spera
continui, ma senza negare a ognu-
no la radice della propria dignità,
di essere persona.
ٗ
MARZO 2007 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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MILIONI
DI GIORNI
di Lorenzo Angelini
Il futuro? Un’opportunità, ma anche
una responsabilità: quello che i nostri figli
raccoglieranno dipende anche da ciò
che adesso seminiamo.
canzoni
VARIA
Niccolò Fabi benché solo
38enne, raggiunge i 10 an-
ni di carriera e li ricapitola
adulti sovente si parla del futuro
solo per delineare scenari cata-
strofici. In Milioni di giorni, in-
in un doppio CD dal titolo Dischi
vece, c’è il richiamo a usare
volanti. Non mi soffermo sul con-
equilibrio e saggezza in tutte le
tenuto della raccolta – di altro
scelte, personali o politiche che
non si tratta che del riassunto in
siano, per dare modo a chi ci se-
ordine cronologico dei quattro al-
guirà di trarre strumenti per im-
bum finora pubblicati – se non
parare a capire / milioni di sogni
per apprezzare la possibilità di
/ milioni di segni / per milioni di
riascoltare vicini alcuni gioielli
come Sangue del mio sangue, È
giorni / ancora.
41
non è, Oriente. Quello che coglie
᭿ Nella musica, la melodia e il
nel segno è il brano nuovo, l’ine-
ritmo, da subito incalzanti, sem-
dito, che, come le mode dei tem-
brano “suonare la sveglia” in ac-
pi impongono, fa da traino alla sembra scomparso dal sentire cordo con i primi versi: non c’è
raccolta, ed è collocato insolita- comune: il futuro. Specialmente più tempo per aspettare / non
mente in coda alla stessa e non in per i giovani, oggetto del conti- puoi usarlo ancora come scusa e
apertura: Milioni di giorni.
nuo richiamo al “carpe diem”, il rimandare; il movimento, in se-
domani, l’avvenire, è ormai un guito, non si placa, dando alla
᭿ Il testo di questa canzone argomento logoro, stressante, canzone il tono di un severo av-
mette sul tappeto un tema che quasi tabù; ma anche tra gli vertimento, quasi di una protesta.
L’interpretazione, smaniosa e fre-
netica nella strofa, più limpida
MILIONI DI GIORNI
nel ritornello, rafforza la perora-
di Niccolò Fabi
zione del testo. L’arrangiamento,
pur avvalendosi di soli batteria,
Non c’è più tempo per aspettare
Non nascondere a nessuno / il pensie-
Non puoi usarlo ancora come scusa e ro e la dignità
basso e chitarre, è denso, alla
maniera della musica psichedeli-
rimandare
La minoranza non è una debolezza / ca degli anni ‘60-’70: suoni li-
Non puoi vedere solo il bene / Non
puoi temere solo il male
Non confondere il mondo con una re-
gione
Non confondere il denaro con la ra-
gione
La maggioranza non è una qualità
Ma la voce più convincente / è spesso
quella che ti spiega meno
Perché conforta non ti contrasta
Ti dice solo quello che vuoi sentire
Ma mio figlio dovrà sapere
quidi, allucinati, penetranti, arti-
ficiosi. Sembra percepirsi il ri-
chiamo a un’idea del futuro posi-
tiva e fiduciosa, molto in voga in
quel periodo. Ma nei versi finali
(che sono quasi una massima fi-
Perché mio figlio dovrà sapere
Ma mio figlio dovrà sperare
losofica) tutto è più ambiguo: la
Perché mio figlio dovrà sperare
Perché mio figlio dovrà imparare / a
capire
Milioni di sogni / Milioni di segni
Per milioni di giorni / ancora
Ma mio figlio dovrà imparare / a capire
Milioni di sogni / Milioni di segni
Per milioni di giorni / ancora
Il tuo pensiero / la tua esistenza
L’infinito umano è tutto qui
melodia più contorta, l’interpre-
tazione più sommessa e l’arran-
giamento ancora più denso. E
sembra comparire lo spettro di
quella grande Utopia che era (ed
è ancora) il Progresso.
ٗ
BS MARZO 2007

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di … o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
42
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l’immobile sito in…
per i fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l’Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
MARZO 2007 BS
. . J I NOSTRI MORTI
- - OTTAVIANO sac. Piergiuseppe,
salesiano
Torino, il 30/08/2005, a 67 anni
Pienamente inserito a servizio dei giovani,
don Piergiuseppe ha svolto egregiamente
il suo ministero sacerdotale nelle varie co-
munità salesiane di Torino. Stimato dagli
alunni e dai confratelli, ricercato dagli im-
migrati cui dedicava parte del suo tempo
come volontario. Fu l’organizzatore del “Di-
daskaleion”, una scuola basata nell’esame
dei documenti e frequentatissima, se han-
no calcolato in oltre 25 mila gli allievi che
l’hanno in qualche modo frequentata. Vi ha
insegnato con passione e competenza i
fondamenti del cristianesimo a partire da
zero. Pubblicazioni di vario tipo, dispense,
libri, cd-rom, DVD, videocassette, viaggi di
istruzione hanno reso nota questa sua
creatura. Don Piergiuseppe resterà nel ri-
cordo dei tantissimi che hanno beneficiato
della sua cura pastorale e della sua com-
petenza didattica.
MENEGHINI sig. Giorgio, salesiano
laico
Macerata (MC), il 23/05/2005, a 90 anni
La sua parabola terrena è terminata pro-
prio nel giorno della memoria del suo San-
to protettore, San Giorgio. A Macerata è
vissuto per ben 48 anni. È qui che ha tra-
scorso molti anni della sua gioventù, è qui
che ha speso gli ultimi anni della sua vita.
Giorgio è stato sempre pronto a qualsiasi
occupazione, pur di rendersi utile, accet-
tando gioiosamente ogni indicazione venis-
se dal Superiore o fosse un servizio per la
Comunità. Con serenità, con calma, ma ar-
rivando sempre a portare a termine nel mi-
glior modo possibile ogni impegno. Conti-
nuamente in movimento con il suo borselli-
no e nei momenti di sosta in qualche parte
dei saloni o dei cortili tra i giovani e i con-
fratelli, in sala di lettura per aggiornarsi op-
pure, soprattutto negli ultimi anni, in pre-
ghiera adorante in Chiesa. Giorgio passa-
va con facilità dall’aiuto in guardaroba e in
amministrazione, alla guida del pullmino e
alla gestione del proiettore della nostra sa-
la cinematografica.
_ _ _ _j BORNENGO sr. Maddalena,
Figlia di Maria Ausiliatrice
Nizza Monferrato (AT), il 09/03/2006,
a 93 anni
La fertile terra delle Langhe ha fatto da
sfondo al crescere e al maturare di questa
sorella semplice e sacrificata, che per
molti anni svolse il suo servizio di cuoca
nelle case di Confratelli salesiani: Cumia-
na, Cavagnolo, San Gillio, Torino Lingot-
to, Chieri “Maria Ausiliatrice”, Collegno,
Torino “San Giovanni”, Brozolo, Riva
presso Chieri, Perrero. Dal 1986, a causa
di persistenti acciacchi, fu per tredici anni
a Torino Sassi con le consorelle anziane
e ammalate. Devota della Madonna e di
San Giuseppe, Suor Maddalena ha sem-
pre pregato molto per la Chiesa, per la
Congregazione e per le vocazioni. A lei
possiamo certamente chiedere di conti-
nuare dal Cielo la sua intercessione, men-
tre la presentiamo con riconoscenza al Si-
gnore perché le apra i tesori della sua Mi-
sericordia e premi la sua lunga e incondi-
zionata fedeltà.
CAMERANO sr. Maria,
Figlia di Maria Ausiliatrice
Torino, il 03/04/2006, a 84 anni
Era ancora novizia quando presentò la do-
manda per essere missionaria. Prima della
Professione religiosa venne mandata, per
alcuni mesi, al Cairo in Egitto. Rientrò in
Italia per emettere e, dopo un breve perio-
do, realizzò il suo sogno missionario con la
partenza per il Medio Oriente. Per quasi 30
anni, svolgendo sempre la mansione di
cuoca, passò in varie case e in Paesi di-
versi, acquisendo una tale conoscenza del
mondo arabo da permetterle, al ritorno in
Italia, di leggere con intelligenza e senso
critico le notizie dal Medio Oriente e di tra-
smetterle in comunità. Seppe instaurare
rapporti cordiali anche con ebrei e musul-
mani. Fu ad Alessandria d’Egitto, al Cairo,
a Eliopolis, a Betgemal (Israele) e a Dama-
sco in Siria. Nel 1976 lasciò per sempre la
missione a causa della salute. Sapeva fare
della corrispondenza e del telefono un
mezzo di apostolato.
SIMONI sr. Antonina,
Figlia di Maria Ausiliatrice
Roma, il 21/02/2006, a 86 anni
Compiuti gli studi, Antonina frequentò il la-
boratorio di maglieria e l’oratorio di Via Gi-
nori nel quartiere di Roma Testaccio, insie-
me alla sorella Apollonia di qualche anno
più grande di lei. Nell’ambiente salesiano
nacque e maturò la sua vocazione soprat-
tutto a contatto con il lavoro educativo, la
preghiera e la testimonianza delle suore. Fu
assistente buona, gentile, premurosa con le
bambine e le ragazze che le erano affidate.
Amava molto la vita di comunità: sempre
presente, sia alle pratiche di pietà, sia ai
momenti ricreativi, dove si mostrava serena,
capace di sdrammatizzare le situazioni con
le sue risposte pronte e argute. La frattura
di un ginocchio, in seguito a una caduta, la
obbligò a un ricovero all’ospedale, dove so-
praggiunse anche un infarto. Suor Antonina
non si lamentava mai, pregava sempre, ma
le sue condizioni di salute, dovute anche al-
l’età, peggiorarono fino al suo decesso.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”

5.3 Page 43

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IL MESE
10 marzo 483: muore Simplicio I,
santo; combatté l’eresia monofisita.
Savina Jemina
11 marzo 1513: è eletto Leone
X, Giovanni de’ Medici.
12 marzo 604: muore Gregorio
Magno; da lui prende nome il
“canto gregoriano”.
13 marzo 483: è eletto Felice III,
Felice Frangipane; scomunica Ara-
Marzo
cio, patriarca di Costantinopoli.
14 marzo 1800: è eletto Pio VII,
Barnaba Chiaramonti; scomunica
Napoleone, che imprigiona a Fon-
tainebleu.
Stefano II
Clemente XI
L’ANIMALE FANTASTICO
15 marzo 752 (per alcuni, 22):
muore papa Zaccaria, santo, cala-
CERBERO
brese.
Nella mitologia greca era il cane a 16 marzo 1878: Leone XIII rice-
tre teste che rappresentavano ri-
spettivamente la distruzione del pas-
ve per la prima volta in udienza
Don Bosco e accetta di essere il
Pio VII
sato, del presente e del futuro. Po- primo cooperatore salesiano.
sto a guardia degli inferi, scodinzo- 17 marzo 1994: Giovanni Paolo II
lava all’arrivo delle anime dei defun- riceve il primo ministro israeliano,
Niccolò V
ti, ma impediva loro di tornare sulla
Terra, a maggior ragione sbarrava
Yitzhak Rabin.
18 marzo 1227: muore Onorio III;
LA SALUTE DEL MESE
l’ingresso ai vivi. Solo tre eroi riusci- confermò gli ordini domenicano e
rono a vincerlo: Orfeo lo addor- francescano.
mentò suonando la lira e chiese ad 19 marzo 1721: muore Clemente
Ade/Plutone di riavere la sua Euridi- XI, Giovanni Albani; condannò il
ce; altrettanto fece Enea, con una giansenismo.
focaccia della Sibilla; Ercole lo cat- 20 marzo 1191 (o 27?): muore
turò nella sua dodicesima e ultima Clemente III, Paolo Scolari; pro-
43
fatica. È citato da Virgilio (Eneide, mosse la III crociata.
VI), Ovidio (Metamorfosi, IV) e Dan-
te, che nell’“Inferno” (canto VI) lo
pone a vigilare il cerchio, dei golosi:
“Cerbero, fiera crudele e diversa/
con tre gole carinamente latra/sovra
la gente che quivi è sommersa”.
VITA DA PAPI
1° marzo 965: il popolo mette
Benedetto V al posto di Leone VIII.
2 marzo 1810: nasce Gioacchino
Pecci, Leone XIII, papa dal 1878
al 1903.
3 marzo 1605: muore Clemente
VIII, Ippolito Aldobrandini, durante
il pontificato fu bruciato Giordano
Bruno.
4 marzo 1979: Giovanni Paolo II
firma la prima enciclica, Redemp-
tor hominis.
5 marzo 254 (per alcuni, il 4): è
martirizzato Lucio I.
6 marzo 1447: Tommaso Paren-
tucelli è eletto Niccolò V.
7 marzo 1693: nasce Carlo Rez-
zonico, Clemente XIII. Nel 1724,
muore Innocenzo XIII, Michelan-
21 marzo 1947: Pio XII firma la
Fulgens radiatur per il XIV centena-
rio della morte di san Benedetto.
22 marzo 1312: Clemente V sop-
prime i Templari con la bolla Vox
in excelso.
23 marzo 752: è eletto Stefano II,
muore tre giorni dopo, prima del-
l’incoronazione.
24 marzo 1940: Pio XII concede
l’indulgenza plenaria via radio.
25 marzo 1438: Eugenio IV con-
sacra la chiesa fiorentina di S.
Maria del Fiore.
26 marzo 1027: Giovanni XIX,
Romano dei Conti di Muscolo,
incorona Corrado II imperatore.
27 marzo 1378: muore Gregorio
XI, Pierre de Beaufort, ultimo papa
di Avignone.
28 marzo 1285: muore Martino
IV; scomunicò l’imperatore Michele
VIII Paleologo,
29 marzo 1058: a Firenze, muore
Stefano X, Federico di Lorena;
s’impegnò a favore del celibato dei
DOLORI ADDOMINALI
Se il dolore non è forte, all’origine
può esserci indigestione, diarrea o
strappo muscolare. In caso di indi-
gestione, si avverte bruciore allo
stomaco, senso di pienezza all’ad-
dome con frequenti eruttazioni; per
rimediare, in genere basta assu-
mere un antiacido. Se il dolore per-
siste, ma non c’è febbre e l’addo-
me è molle, può essere sufficiente
tenere la persona a letto con cibi
leggeri (non latte e succhi di frutta),
evitando i lassativi. Se il dolore è
accompagnato da nausea, vomito
e diarrea, occorre il medico: può
essere intossicazione o avvelena-
mento. Quando la sensazione di
indigestione è accompagnata da
dolore toracico intenso, potrebbe
essere sintomo di problemi cardia-
gelo Conti.
sacerdoti.
ci. Se c’è febbre e l’addome è teso
8 marzo 1144: muore Celestino 30 marzo 1191: Giacinto Bobone e sensibile alla pressione, potrebbe
II, Guido da Castello.
Orsini è eletto papa Celestino III. trattarsi di appendicite. Il medico è
9 marzo 2004: Giovanni Paolo II 31 marzo 1499: nasce Giovanni sempre necessario, nel frattempo
diventa terzo per durata, dopo san Medici, Pio IV; conclude il Concilio appoggiare una borsa del ghiaccio
Pietro e Pio IX.
di Trento.
sull’addome.
BS MARZO 2007

5.4 Page 44

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PRIMA PAGINA
Direttore
IL POETA
METALMECCANICO
Nato metalmeccanico con il pallino della poesia, il signor Nello Governatori
ha scalato la notorietà fino ad arrivare alla Corrida di Corrado. È un vecchio lettore
del Bollettino Salesiano e… un personaggio “sui generis”. L’abbiamo intervistato.
Signor Nello, lei è romano
Ho fatto pure er fotografo,
di Roma?
ho scritto su Rugantino e…
Der quartiere San Lorenzo!
so’ lettore der Bollettino
Salesiano da ’na vita.
Come è venuto in mente
a un metalmeccanico di
Compone ancora?
fare…
Eh, no! Non c’ho più sti-
… il poeta? Perché ho
moli, perché la società non
conosciuto e frequentato
apprezza più come prima
autori “di lusso” che mi
il poeta dialettale, e non
hanno concesso la loro
trovi un solo editore dispo-
amicizia. Parlando con i
sto a pubblicare un verso!
44
vari Fabbrizi, Ronci, Du-
rante, Giuntini ho sentito
anch’io la spinta a espri-
mermi in versi. Un’altra
-Il signor Nello Governatori.
Dobbiamo congratularci,
ma è stata un’ora di splendi-
da conversazione, dove la
spinta me l’ha data il gior-
parte del leone l’ha fatta lei.
nale Il Rugantino, con cui ho collaborato.
Già basta?… C’ho ’na vita da raccontà!
ٗ
Il suo poeta preferito tra i dialettali?
Non apprezzo il Belli. Le parrà strano, ma io ho sem-
pre amato la poesia “pulita”: non concepisco parolac-
ce e sporcherie verbali. E, come sa, il Belli ci va giù
duro, in molte occasioni sia con il linguaggio diretto
sia con quello allusivo. Preferisco Trilussa. Da parte
mia ho scritto tanto, ma mai un insulto, una parolac-
cia, un’allusione men che castigata. Si può essere
poeti anche senza indulgere al sensazionale.
Se si dovesse raccontare come poeta, che cosa
direbbe?
Niente direi! Le farei solo leggere “Er dialetto in
lavatrice”. Lì c’è tutto.
sStcersivsioamcitoatpae“rEir
lettori 4
dialetto
delle 8 strofe
in lavatrice”.
della
poesia
da
lui
.dM.ccb.PC.PeahTh.SCe’.ega.rheeee.nog.irnc.e,ròò.c’uct.pcon.ehn.Rh’tea.dneo.éad.értroa.art.ilteenooemoèsbrfnroessuaôapuedrcnonnontghRhitulapoiorarildnoelolooeoqiamqtmcmalttauutotolcao’aenaeaenhentonlrerlqtleoroeooufnodsrs,mriudsdaiosicgtss’eeseet’omnpaiacSsipppet“teorcoaoRriratroeetensnoroUnscoeeoseeLGtii!osrsin’uovglc,Aoavnergpe,eiNrsisinsogneoTtoooozn!eIgigroNningna,oOoro.!ò!”!,ria
Sappiamo che ha partecipato alla Corrida…
… di Corrado, sì. Nel 1970, e ho letto una mia
composizione: “Er miracolo e la grazzia!”. Vuole
sapere com’è andata? Ho vinto 20 gettoni d’oro
da 24 carati per un peso di circa 245 grammi.
… Che ne ha fatto se è lecito?
Mi ci sono messo a posto i denti. È stata una fortu-
na per me.
Signor Nello, lei è tutto pepe, e ha una gran
voglia di parlare.
DPgMpRDNddieedCaàio’’’olvreeruilhcmnalcesanc’hufinetaaniócénrnttrnnonraariivct“onsovpfàlaehréii,oìtoauuriàlsncoosdnthsiuhoqracaaiAr’’rcrourèitoivvioou,dmaomeod”tdacloprrmaepeaeedrsrgrgen,ienìdeesnneattdinemgmaeoisl’tergedcìoooeadgiso’’assleesrseqattottvdreoruroriraig’iedaiisluesnzbauenpntvidetorunteraieeorviznrztsttctofdoeatrgoooeoaiz!,r!rarnezzzelzeoatastatno!pt!oer,essivo;
MARZO 2007 BS

5.5 Page 45

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REL
45
BS MARZO 2007

5.6 Page 46

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tato solo attraverso una cannu-
I NOSTRI SANTI
la. Noi genitori eravamo affranti
dal dolore: tutto ci dava tor-
mento. Dopo una decina di
giorni, fortunatamente le eco-
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
grafie rilevarono che la perdita
di sangue non era più in atto,
ma restava lontana la possibi-
QUASI SENZA
SPERANZA
dopo circa 40 settimane è nato
Emanuele, un bellissimo bambi-
no. Oggi ha tre mesi e ci riempie
lità di scoprire le ragioni di
quanto era avvenuto. Il 5 set-
tembre riportammo a casa Ric-
46
Dopo sei anni di matrimonio non
avevamo ancora figli, nonostan-
te che lo desiderassimo dal
profondo del cuore. Dopo tante
visite, analisi e cure, io e mio
marito stavamo perdendo ogni
speranza. Fu allora che una
persona mi parlò di Domenico
Savio, che io non conoscevo e
del suo abitino che mi procurai.
Indossatolo, con mio marito ini-
ziai a pregare questo piccolo
grande santo con la novena.
Dopo due anni con grande gioia
scoprii di essere incinta. Passai
la gravidanza tra comprensibili
ansie e paure, ma grazie alla
protezione di Domenico Savio,
oggi ho un bambino stupendo di
4 mesi. Devo dire che per nove
mesi, ogni volta che andavo alla
visita, passavo sempre nella
chiesa di san Domenico Savio a
pregare. In questo modo mi
sentivo meglio e il periodo della
gravidanza è trascorso quasi
come una novena.
P.C., Orune (NU)
la vita di gioia.
La Mantia Concetta,
Castronovo (PA)
RISCHIAVAMO LA
VITA ENTRAMBE
Preparando i documenti per il
mio matrimonio, il parroco del
mio paese mi disse che quando
fossi stata incinta mi avrebbe
procurato l’abitino di san Dome-
nico Savio. Passarono più di
quattro anni prima di poter parto-
rire, a motivo del mio stato di sa-
lute, per cui potevano essere
compromessi sia la gestazione,
sia il concepimento. Nel frattem-
po il parroco, vedendo i miei ge-
nitori, chiedeva loro mie notizie.
Quando scoprii d’essere incinta,
non potei informare il parroco,
che in quel periodo si era ritirato
per motivi di salute. Dopo alcuni
mesi una mia amica, che non
riusciva ad avere figli, mi disse
che aveva richiesto l’abitino di
Domenico Savio, avendone co-
nosciuta la storia. Anch’io allora
me lo procurai, proprio nel giorno
dell’anniversario della morte del
santo. All’ottavo mese, quando
ormai pensavo d’aver superato i
-Mamma Margherita
GUIDATI DAL CIELO
Riccardo, il nostro bambino, è
nato circa un mese prima del
previsto. Ha trascorso normal-
mente le prime settimane di vi-
ta, ma il 13 agosto ha comin-
ciato a non mangiare più, e a
piangere in modo lamentoso
come se soffrisse molto. Pro-
prio in quel giorno, era fissata
la visita dalla pediatra la quale,
visto il bambino, ci ha mandato
con immediata urgenza al
pronto soccorso. L’ecografia ri-
velò che il piccolo soffriva di
una emorragia cerebrale in cor-
so, per cause ancora ignote. Le
previsioni dei medici sul suo
sviluppo psicomotorio non era-
no ottimiste. Intanto Riccardo
aveva perso lo stimolo della su-
zione e poteva essere alimen-
cardo. Sapevamo che non era
guarito, ma già avevamo avuto
un chiaro segno di aiuto dal
Cielo. A seguito di diverse visi-
te specialistiche, scoprimmo
che Riccardo aveva un caver-
noma al talamo destro. Fu ne-
cessario un intervento al cer-
vello, a soli quattro mesi di vita.
Con immensa trepidazione at-
tendemmo l’esito. Tutto andò
per il meglio. Ora le paure si
stanno dileguando, anche se
non siamo ancora in grado di
godere senza preoccupazioni il
nostro piccolo. Durante questa
tremenda esperienza abbiamo
avuto la sensazione di smette-
re di vivere. Riccardo ora ha
un anno e mezzo e un regolare
sviluppo motorio. Vogliamo rin-
graziare quanti ci hanno guida-
to verso le scelte giuste con la
preghiera e in particolare le
suore salesiane, Figlie di Maria
Ausiliatrice, che con noi si so-
no rivolte a Mamma Margheri-
ta. Sappiamo che continuerà
ad aiutarci. Abbiamo molta fi-
ducia nella madre di Don Bo-
sco, con il quale io ho un certo
legame, essendo una sua di-
scendente.
P. Laura, Torino
rischi più grossi e sentivo già la
mia bambina fra le braccia, subii
il distacco della placenta. Fu un lo. Siamo soliti dormire con le fi-
È NATA
rischio per entrambe, ma tutto si nestre e porta aperta, eccetto
concluse per il meglio. Recando- che vi siano giornate e notti fre-
FRANCESCA
CONTINUA
FIDUCIA
Ho 30 anni e sono sposata da tre
anni e mezzo con un exallievo
salesiano. Dopo che rimasi incin-
ta un sacerdote, amico di mio
marito, mi regalò l’abitino di san
Domenico Savio da indossare
durante la gravidanza. Al terzo
mese ebbi un aborto che fece
svanire tutte le mie gioie e spe-
ranze. Nel corso dello stesso an-
no ne ebbi un altro e l’anno suc-
cessivo un terzo. Sia io che mio
marito, rattristati e pieni di dolore,
avevamo perso ogni speranza;
ma in seguito, incoraggiata da
mio marito, iniziammo con mag-
gior fervore a recitare la novena
al santo ogni primo del mese.
Dopo circa un anno di intense
preghiere, rimasi miracolosamen-
te incinta, nonostante che i medi-
ci m’avessero dato scarse possi-
bilità di diventarlo. Abbiamo con-
tinuato ad avere fiducia in san
Domenico Savio. La gravidanza
ha avuto il suo corso regolare;
MARZO 2007 BS
mi in ospedale volli portare con
me l’abitino, che appesi prima al
letto, poi alla culla della bimba.
Oggi ho una bellissima bambina
di due anni e mezzo e gusto la
gioia di aspettarne un’altra, che
dovrebbe nascere come la prima
nel mese di maggio.
Ricci Francesca, Perugia
NON HANNO
POTUTO RUBARE
Sul lago di Garda abbiamo un
appartamentino al terzo piano di
una casa, nella quale ogni esta-
te trascorriamo le vacanze. Nel
piano sottostante c’è il soggior-
no con porta che dà sul poggio-
B. Maddalena Morano B. Giuseppe Kowalski
sche. Una mattina trovai una
sorpresa: qualcuno era salito fi-
no lassù. Trovando chiusa la
porta del poggiolo, aveva tenta-
to di entrare dalla finestra, che
essendo distante dal poggiolo e
alta rispetto al giardino sotto-
stante, non invoglia certo a spic-
care un salto, né risulta facile da
raggiungere dal basso. Svegliai
mio marito, gli feci osservare la
finestra aperta a metà (mentre
io l’avevo lasciata socchiusa), lo
stendino a terra e altre impronte
lasciate sui vetri e sul poggiolo.
Spaventata mi chiesi come mai
dopo diciotto anni che abitava-
mo lì, proprio durante una di
quelle rare notti in cui avevo
chiuso la porta, erano arrivati i
ladri; e non essendo entrati, non
avevano potuto rubare nulla.
Guardai il calendario e con sor-
presa vidi la data: 24 maggio,
giorno dedicato a Maria Ausi-
liatrice. Grazie, Vergine bene-
detta, per averci protetti da gen-
te disonesta e senza scrupoli. Il
prossimo 24 maggio saranno
trascorsi due anni da quella
mattina.
M.G., Rovereto (TN)
Dopo otto anni di matrimonio
non avevo ancora avuto la fortu-
na di rimanere incinta. Grazie a
mia suocera, venni a conoscen-
za di san Domenico Savio che
subito cominciai a invocare. Poi-
ché il tempo passava e non suc-
cedeva nulla, delusa smisi di
pregare. Ma nel febbraio 2005
scoprii d’essere incinta. Non mi
sembrava vero, tanto ero felice.
Tuttavia ero anche preoccupata,
perché fin da fanciulla assume-
vo dei farmaci forti contro l’emi-
crania. Mi abbandonai fiducio-
samente al piccolo santo, met-
tendomi sotto la sua protezione,
e invocandolo perché tutto an-
dasse a buon fine. Ora ho Fran-
cesca, una bambina bella e sa-
na che tutti m’invidiano. Sono
una mamma felice e sono sicu-
ra che mia figlia avrà il suo pro-
tettore per sempre.
Mara e Gimmy, Fonte Alto (TV)
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IN PRIMO PIANO
redazionale
FOCUS
Don
CARNEVALE COSTANTINO
Salesiano... ab immemorabili.
Fu direttore in varie case.
Durante la II Guerra Mondiale
fu cappellano militare...
con le truppe alleate, sul fronte
di Cassino nel 1943. Dall’alto
dei suoi 93 anni è l’unico
cappellano superstite.
• Lei, don, è stato cappellano militare. L’ha chiesto o gli è stato or-
dinato?
I cappellani erano in genere dei volontari… eccetto io, che fui mobili-
tato dal Ministero della Guerra con tanto di cartolina precetto. Così mi
ritrovai cappellano del Corpo Italiano con il grado di tenente.
• Come fu l’impatto con la guerra?
Drammatico, e dico poco. Fui inviato sul fronte di Cassino e vi arrivai
quando già cannoneggiavano il monte. Appena sceso dall’ambulanza
con la quale avevo viaggiato – era l’8 dicembre 1944 – mi affrontò un
ufficiale superiore: “A cappellà, c’è già lavoro per te!”. E mi portarono
un soldato morto. Era il primo di quella battaglia.
• Eravate in parecchi cappellani?
Sì, e un giorno che eravamo riuniti, scherzando un po’ qualcuno mi
disse ridendo: “Don Costantino, quando morirai ti faremo un funerale
superbo!”. “Vi seppellirò tutti” replicai ridendo. Beh, è stata una profe-
zia: sono l’unico superstite.
• S’è mai trovato in pericolo?
Il pericolo era il nostro abituale compagno: le cannonate arrivavano
come le caramelle. Mio compito era raccogliere i feriti e seppellire i
morti. Sul fronte adriatico a Macerata ne ho seppelliti 42… Tra cui an-
che un mio collega cappellano…
• Ricorda qualche episodio?
Il 16 dicembre del 1943 mi portano un soldato già irrigidito dal rigor
mortis . Uno dei portantini mi dice: “Tenente, boh, è rigido ma sembra cal-
do!”. Chiamai il tenente medico… Nel mentre un soldato ferito e sangui-
nante grida: “Hanno preso l’ultima quota. Abbiamo vinto”. Allora il ‘mor-
to’ si alza a mezzobusto e: “Bravi!”, dice. Immagina come rimanemmo.
Un’altra volta ho visto rientrare tre soldati di pattuglia. I due ai lati regge-
vano quello al centro che stringeva tra le mani l’elmetto all’altezza della
pancia. Gettai un’occhiata: l’elmetto era pieno delle sue viscere, fuoriuscite
da una ferita che gli aveva aperto la pancia…
• E… finita la guerra?
Fui chiamato nella sede Centrale dei Combattenti e Reduci… con com-
piti ispettivi, fui Segretario Generale dell’Associazione Cappellani Militari
d’Italia e… fioccarono i riconoscimenti: due commende al Merito della
Repubblica, e dell’ordine equestre del Santo Sepolcro; due medaglie da
“Cavaliere”, ma non ho mai avuto un cavallo; due croci di guerra.
• Già la guerra… che ne dice?
Chi non vuole la guerra è chi l’ha fatta!
BIANCA
Ha solo 6 anni. Vive in una
baracca di legno tre metri per
due… (avete letto bene: 3ϫ2) a
Corumbà. Un giorno alla sua
baracca si presentano due vo-
lontarie per una visita. Bianca
viveva con la nonna molto an-
ziana e dai trascorsi difficili. Su
un mucchio di terra flatulente
giocava la bimba, spettinata,
sporca, disordinata. La baracca
ha la ventura di avere la luce,
ma niente acqua in bagno. Ci
vivono in quattro! Suppellettili
ovunque e nulla per mettersi
seduti. Si parla. La nonna snoc-
ciola una storia di stenti, prota-
gonisti un padre che un bel
giorno è sparito e non s’è fatto
più vedere, una madre spesso
assente, assolutamente incapa-
ce di amare la famiglia. Bianca
47
nel frattempo ha preso dell’ac-
qua, s’è lavata, pettinata, ha
cercato il miglior vestitino che
aveva, ha scovato due molletti-
ne per aggiustarsi i capelli, poi
si è presentata per la foto. Face-
va tenerezza. Le due volontarie
sono rimaste stupefatte di fron-
te a tanta dignità. La foto l’a-
vrebbe voluta spedire alla sua
madrina, colei che l’aveva
adottata a distanza e l’aiutava
per farla studiare e pensare al
proprio futuro. (Sara)
BS MARZO 2007

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
MISSIONI
di Sergio Todeschini
Agro Mechanical Technology Center
CHIESA
di Silvano Stracca
Quo vadis Europa? (6)
INSERTO CULTURA
di Giovanni Eriman
DOSA Comunicaciones
FMA
di Graziella Curti
Progetto Gerusalemme