Bollettino_Salesiano_200701

Bollettino_Salesiano_200701

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RMIJA fONDAIA
DA•• GIOVANNI BOSCO
NIL 1877
UN PARTNER
USA EGETTA
(pag. 38)

1.2 Page 2

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- STRENNA 2007 - - - - -
di Pascual Chévez Villanueva
AMARE.LA VITA
IL DONO DELLA VITA
«All'inizio Dio creò il cielo e la terra ... La terra produca piante
con il proprio seme... e alberi da frutta con il proprio seme...
e specie di animali domestici e selvatici...
E Dio vide che era bello.
Poi disse: facciamo l'uomo» (Gn1 ,1passim)
eari lettori del
Bollettino Sa-
in apertura la Bibbia presenta la crea-
zione a partire dal caos primordiale , e
lesiano, all'ini- in chiusura indica "cieli nuovi e la terra
zio di questo 2007 nuova", al centro come elemento chia-
sono lieto di porger- ve si trova la risurrezione di Gesù . In-
vi gli auguri di una somma, l'unico che crede veramente
vita piena. Que- alla vita è il Dio che l' ha creata . E
st'anno, infatti, vo- per il credente la verifica si basa sul -
glio parlarvi del l'amore alla vita, sulla sua promozio-
"Dio amante della ne e difesa. Questa vocazione/missio-
vita", come lo de- ne diventa più attuale e impegnativa
finisce significativamen- quanto più provocatoria e cinica è la
te un testo della "Sapienza": «Tu ami "cultura di morte" che dilaga mettendo
tutte le cose esistenti e niente di ciò a risch io il creato , la vita umana, la
che hai fatto ti dispiace... perché tut- sua dignità, inviolabil ità e pienezza .
te le cose sono tue e il tuo soffio le Leggendo la Genesi non possiamo
avvolge e le penetra, o Signore che non renderci conto di come la vita sia
ami la vita» (Sap11 ,24 passim) .
un dono : ci precede, non è nelle nostre
mani il darci l'esistenza , non scopria-
Il tema della vita è un asse portan- mo da soli il suo senso ultimo , e non
te della Scrittura che dalla prima all 'ulti- abbiamo noi le ch iavi per aprire le por-
ma pagina ne parla, mostrando che il - te della morte . Nessuno può appro-
nostro è un Dio che ama la vita, la crea p,riarsene ; nessuno può comprenderla
e persino , dopo la morte , la ri/crea. Se a fondo . Eccetto Lui.
Certo , oggi grazie al potere della
scienza e della tecnica l'uomo è capa-
ce non soltanto di interpretare la vita e
renderla più agevole , ma anche di
crearla in laboratorio , per cui agli occhi
dei non credenti essa non è più un
dono, ma un prodotto del caso, riprodu -
cibile in laboratorio. Può dunque essere
vissuta secondo i nostri personali desi-
deri e criteri . Ma questo è solo un sofi-
sma, perché siamo di fronte non a una
creazione dal nulla, ma a una manipola-
zione della vita propria e altrui. La vita è
un dono di Dio, ed Egli è l'unico capace
di crearla e donarla. Essa va accolta
con gratitudine e responsabilità : è a
nostra disposizione non come proprietà
di cui disporre a piacimento, secondo le
possibilità scientifiche , razionali e/o cul -
turali , ma come dono da far fruttificare.
Plasmato a somiglianza di Dio, l'uomo è destinato
a ricongiungersi al suo Creatore.
GENNAIO 2007 BS
La sacralità della vita scaturisce
dalla sua origine divina ed è destinata
a essere donata ai fratelli , e infine
riconsegnata a Dio . Voglio invitarvi a
leggere con riverenza, stupore e grati-
tudine il primo capitolo della Genesi ,
che presenta un Dio vittorioso sul caos
primordiale e che , attraverso uno stu-
pefacente processo di organizzazione ,
orienta il creato verso la creatura uma-
na, capolavoro uscito dalla sua fantasia
creatrice , plasmato a somiglianza di sé,
e destinat9 a ricongiungersi al suo
Creatore . E bello constatare che Dio ,
con intelligente e amorevole cura,
costruisce questa casa che è il mondo
perché l'uomo la possa abitare. Niente
di quanto esiste nel creato è Dio , tutto
è Sua creatura : le acque , il sole, la
luna, le stelle , le piante , gli animali ...
tutto è a servizio dell 'uomo e questi è
polarizzato a Dio . In effetti , dopo l'uo-
mo , Dio non crea più nulla. A lui affida
la custodia del creato , perché porti a
compimento il Suo disegno, e lui stes-
so , l'uomo, si orienti a Dio per ragg iun-
gere la pienezza di vita.

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Gennaio 2007
Anno CXX XI
Numero 1
In copertina:
La ricerca dell a felici tà
è diventata spasmodica
nella società dei consumi. ..
ma essa è di da venire!
I coefficienti
per una defin izione.
Foto : MGS Tri veneto
M ensil e di informazione
e cultura religiosa ed ito
dall a Congregazione Salesiana
di San G iovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MAN IERI
All'inizio Dio creò il cielo e la terra.
Non posso che concludere evocando
il Cantico delle Creature di san France-
sco di Assisi che è un inno alla vita:
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so ' le laude, la gloria e l'honore et
onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ene dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le
Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et el/u è bellu e radiante cum grande
splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora Luna
e le stelle :
in celu l'ài formate clarite et pretiose et
belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubi/o et sereno et
onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài su-
stentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pre-
tiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate Focu,
per lo quale enn 'allumini la nocte:
et e/lo è bello et iocundo et robustoso
et forte .
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra
matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior
et herba.
Laudato si', mi' Signore, per quelli che
perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke '/ sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si' mi' Signore, per sora nostra
Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skap-
pare:
guai a quelli ke marrano ne le peccata
mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanc-
tissime vo/untati,
ka la morte secunda no 'I farrà male.
Laudate et benedicete mi' Signore, et
rengratiate
e serviate/i cum grande humilitate.
- CHIESA
12 Europa e cristianesimo (3)
di Silvano Stracca
- ATTUA~ITÀ
14 Una questione di... coefficienti
di Mario Scudu
- M1ss10N1
18 Le contingenze e i sogni
di Francesco Motto
- VIAGGI
20 I nostri 22 mila figli!
di Giancarlo Manieri
- , NSERTO CULTURA
23 Don Bosco Press di Makati
- FMA
28 Progetto sentinella
di Gianluigi Colombo
di Graz iella Curti
- RUBRICHE
2 // Rettor Maggiore - 4 li punto giovani - 6 lettere al Direttore - B In Italia & nel
Mondo - 11 Osservatorio - 16 Box - 17 Zoom - 22 lettera ai giovani - 27 Bagliori -
30 libri - 32 On line - 34 Come Don Bosco - 36 Arte Sacra - 37 laetare et beneface-
re.. . - 38 Sfide etiche - 40 Dibattiti - 41 Varia - 42 I nostri morti - 43 // mese -
44 Prima pagina - 45 Relax - 46 I nostri santi - 47 In primo piano/Focus
Redazione : Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori : Severino Cagnin - Ernesto Gattoni
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Enrico dal Cavolo
Carlo Di Cieco - Bnuno Ferrero - Cesare Lo Monaco
Giuseppe Morante - Vito Orlando - Maria_nna Pacucd
Gianni Russo - Roberto Saccarello - Fabio Sandrorn
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipr_iano Demarie_ .
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odonz21
Guerino Pera
Progetto grafico e impaginazione: Pier Bertone
Direttore Responsabile : Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)
Fotocomposizione: Puntografica s.r.l. - Torino
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È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
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Fondazione DON BOSCO
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11 BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo . .
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 135 Na21orn,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS GENNAIO 2007

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di Carlo Di Cieco
IL CORAGGIO
DI EDUCARE
Educare è da sempre la grande sfida che occupa l'uomo
nella sua globalità: grandi e piccoli, maschi e femmine,
capi e sudditi, colti e ignoranti, politici e scienziati...
nessuno può sottrarsi. Uno sguardo ai bambini.
Per educare, oggi ci vuole
coraggio. È stato lo stesso
Benedetto XVI a dirlo alla
Chiesa italiana alla quale ha ricordato
che l'educazione della persona è "una
questione decisiva e fondamentale"
per trasmettere l'esperienza della fede
e dell'amore. Egli ha pure spiegato
perché serve coraggio a proporre
un'educazione capace di colmare il
crescente squilibrio tra potere tecnico
e risorse morali.
"Un'educazione vera - ricorda
il Papa - ha bisogno di risvegliare il
coraggio delle decisioni definitive, che
oggi vengono considerate un vincolo
che mortifica la nostra libertà, ma in
realtà sono indispensabili per crescere
e raggiungere qualcosa di grande nella
vita, in particolare per far maturare
l'amore in tutta la sua bellezza: quindi
per dare consistenza e significato alla
stessa libertà. Da questa sollecitudine
per la persona umana e la sua
formazione vengono i nostri "no" a
forme deboli e deviate di amore e alle
contraffazioni della libertà, come anche
alla riduzione della ragione soltanto a
ciò che è calcolabile e manipolabile. In
verità, questi "no" sono piuttosto dei
"sì " all'amore autentico, alla realtà
dell'uomo come è stato creato da Dio".
Che un Papa tanto celebrato per
le sue profonde intuizioni teologiche
si occupi con tanta passione e indichi
con tanta urgenza la questione
educativa, significa che nel mondo
si sta giocando una partita di grande
rilevanza per la futura qualità degli
uomini e delle donne del pianeta.
E non è un caso che lo stesso
Benedetto XVI abbia scelto quale
tema per la giornata mondiale della
comunicazione un tema centrale per
l'odierna pedagogia: "I bambini e
i mezzi di comunicazione: una sfida
per l'educazione".
La scelta colloca il discorso
educativo nell'attualità da cui non
si può più prescindere con richiami
nostalgici al passato. Ma la
GENNAIO 2007 BS
multimedialità ha segnato un salto
epocale non minore di quello eseguito
dall'industrializzazione rispetto alle
società agricole. Ora si tratta perciò
di trovare modi e stili di vita che diano
senso ai valori umani di sempre entro
contesti radicalmente nuovi.
I giovani di oggi non sono come noi
padri eravamo alla loro età, e sono
ancor più lontani dai nonni nel modo di
percepire il contesto nel quale vivono.
La distanza aumenta vertiginosamente
se poi consideriamo i bambini, poiché
gli stessi giovani scoprono di essere,
su tante sensibilità, diversi dai nuovi
nati. Molte parole e segni che per noi
sono irrinunciabili, per loro sembrano
irrilevanti.
L'attenzione alla sfida dei media per
rimettere l'educazione su binari pjù
stabili di quanto non lo siano oggi
diventa un passaggio decisivo.
E questo significa che per riuscirvi non
si possono inseguire nostalgie di forme
passate. Occorre invece completare
quel trasloco nell'oggi di quanto
abbiamo creduto e sperato di buono
e bello. Spesso la conflittualità su
quanto c'è stato impedisce alle diverse
generazioni di impegnarsi insieme per
un futuro migliore per tutti.
Se una virtù appare oggi necessaria
per scardinare il primato dello
schermo, è quella della capacità
di ascolto e della voglia di silenzio che
deve tornare a crescere. Non il
silenzio dell'abbandono, quando ci si
ritira amareggiati perché non si
incontra comprensione di sorta, ma
il silenzio dove vivono le radici di
senso che ci insegnano parole che
guariscono e salvano.
Se anche ai bambini si proponesse
accanto alla festa e al gioco,
l'esperienza del silenzio dal quale gJ~
adulti escono rigenerati , forse si
potrebbe aiutarli maggiormente a fa
guidare di meno dalle manipolazioni
evidenti o nascoste nella televlslo~.
perché il piacere della riflessionJ
sarebbe più esiliato dal vociare dl
debordante comunicazione.

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perché se non esistesse avrei gione attraverso la bestemmia ni! Oppure: Se potesse espri-
sempre e comunque il mondo (ma non tolto), e trasformato mersi più gentilmente gliene
finito a mia disposizione; ma in illecito amministrativo che sarei grato. Un giovane uni-
se esiste, allora avrei un dop- prevede un'ammenda da 100 a versitario mi ha scritto di
pio guadagno, oltre al mondo 600 mila lire (non so quanto in aver indotto al silenzio alcuni
finito guadagnerei anche l'in- €). Forse anche questa è una amici dal gergo scurrile con
finito, cioè Dio. A conti fatti, delle cause incentivanti per chi un semplice: Dovete avere
conclude Pascal, scelgo di cre- ha il gusto della trasgressione. una bestia come dio voi altri,
dere, perché se non c'è nulla C'è chi afferma che sono po- per trattarlo così ... il mio non
non perdo nulla e se c'è Dio chi coloro che lo fanno per è certo come il vostro!
guadagno tutto!
sfregio o per odio religioso, e Caro Signore, c'è chi scatena
Per quanto riguarda le do- ancor meno quelli che lo fanno la fantasia per inventare im-
mande di Angelo, Blaise Pa- perché "atei", anche perché in precazioni sempre nuove. Sca-
scal pare non fosse un colosso quest'ultimo caso prendersela teni la sua per inventare ri-
di salute: fu sempre tormenta- con uno che non esiste è al- sposte sempre nuove! Leggi e
Blaise Pascal
to da fortissime cefalee, e pare quanto stupido! Sono molti in- pene non servono, tant che
sia morto di tumore addomina- vece quelli che bestemmiano siamo - pare - il paese più be-
le. Si dice che fosse anche af- per vizio "atavico" appreso stemmiatore del mondo.
liJt!lcoMMESSA su fetto da tisi. Insomma era un non di rado fra le mura dome-
DIO. Direttore, oggi ab- malato cronico che morì a 39 stiche, o nei posti di lavoro (in
U4,/ biamo studiato Pascal [... ] anni. Il perché non sia santo... fabbrica, in campagna... ). Al- , . , ,IRACOLI. Gentile di-
abbiamo letto alcuni suoi Beh, per essere dichiarati san- cuni, soprattutto i più giovani,
rettore,[ ...] Non posso,
pensieri. Non ho capito mol- ti, caro Angelo, non basta es- lo fanno per snobismo. Che non voglio credere a un Dio
to, li credevo più facili [... ] Il sere apologeti e non basta cre- cosa ci sia di snob in una be- che al pari degli dei omerici
prof ha detto che Pascal, filo- dere. Oltretutto Pascal ha ce- stemmia non so dirle, ma certi interviene nelle umane vicen-
sofo e matematico francese, duto al giansenismo. In difesa sociologi sono convinti anche de, ne guida il corso, rimette
ha dimostrato l'esistenza di di questa "eresia" egli scri~se di questo. E c'è infine una par- in piedi un paralitico e ne la-
Dio. E come ha fatto? [... ] Le Provinciali, un capolavoro te consistente di "bestemmia- scia a terra milioni, consente
(Debora) [... ] Di che cosa è della letteratura francese che tori " che lo fa ... per rabbia di disastri epici e non fa nulla
veramente morto Pascal? Per- però fu iscritto dalla Chiesa non ottenere ciò che chiede a per evitare lo scempio di mi-
ché non è santo?[ ... ]
nell"'Indice dei libri proibiti". Dio. Alcuni moralisti lo chia- lioni di bambini mutilati,
a (Angelo, Elio, Serena)
Cari amici, prima di tutto
Blaise Pascal non ha dùno-
Un po ' difficile perciò dichia-
rarlo santo.
strato l'esistenza di Dio. Al A BESTEMMIA. Caro
mano amore a rovescio: "Io ci
credo in Dio, ci credo eccome!
È per questo che mi arrabbio
quando non mi ascolta e vo-
glio svegliarlo con qualche
sfruttati, violati, però ogni
tanto lancia uno spot pubblici-
tario facendo lacrimare Ma-
donnine [... ] Io "vorrei crede-
re" in un Dio che (mi consen-
contrario ha asserito che è direttore, [...]. Io gioco in moccolo!". Questo le scrivo ta l'espressione che non vuole
semplicemente impossibile al- una squadra, e sono uno dei non perché io l'approvi (ci assolutamente essere blasfe-
l'uomo dimostrare sia l'esi- più giovani. Sapesse quante ne mancherebbe) ma per dirle ma) si fa gli affari suoi e ci
stenza sia anche la noniesi- sento di bestemmie [...] Ma che tra le tante ipotesi esiste aspetta al varco per dirci: "Ehi
stenza di Dio. Egli ha però anche sul lavoro non è diver- anche questa, che forse non è tu, vieni un po' qui e dimmi
"scommesso" sulla Sua esi- so. Possibile che abbiamo una poi così "peregrina".
come la mettiamo ora?". [...]
stenza, facendo pressappoco moralità così bassa? Purtroppo La bestemmia, come modo di
questo ragionamento: riguar- non riesco a oppormi, non ne sfogarsi o come intercalare,
Carlo, Torino
do a tutto ciò che esiste si può ho il coraggio. Ma, oltretutto, indubbiamente non indica un Caro signore, ricevuta la sua
puntare solo su due vie, o sul non c'è anche la legge che alto grado di cultura religio - lettera, l'ho letta con attenzio-
Caso o su Dio. Se punto sul proibisce le bestemmie?
sa, e nemmeno di civiltà. Ma ne, e mi sono sorpreso a pen-
Caso, Dio non esiste e io vivo
di conseguenza non tenendo
Luigi, Milano
ormai siamo abituati a una
civiltà incivile, tanto da non
sare che avrei avuto ben poco
da eccepire riguardo alle sue
conto di Lui, né posso aspet- Caro Luigi, purtroppo la be- farci più caso. Che fare? A un affermazioni. Io credo in un
tarmi nulla di diverso dal stemmia è uno dei vezzi/vizi modo di fare e/o di dire biso- Dio che ha dato il via alla co-
"nulla". Se invece punto su che qualificano(!) anche all'e- gna opporne un altro... ugua- sa più incredibile dell 'univer-
Dio, vivo una realtà infinita ed stero la nostra cara Italia. Inu- le e contrario! Anche in que- so: la vita; che ha regalato a
è lecito che mi aspetti una bea- tile rivangare le cause più o sto caso, insomma, si ottiene questa vita una energia inim-
titudine infinita. Poi spiega co- meno storiche: il potere tem- più con l'esempio che con la maginabile: l'anima raziona-
l'affermazione: mettianw il porale, il ghibellinismo, la parola. A volte basta una le; che poi s'è (mi perdoni
caso che Dio non esista; io che massoneria, l'anticlericalismo smorfia di disgusto per far ri- l 'espressione) tolto d 'attorno
ho puntato tutto su di Lui ho e via elencando. Senza dimen- flettere un bestemmiatore e perché a quel capolavoro di
perso. Sì, ma che cosa ho per- ticare l'ignoranza. Sulla be- tappare una bocca sacrilega. creatura "creata" aveva an-
so? Ho perso l'Infinito. Miri- stemmia si è scritto non poco, Altre volte è sufficiente un'os- che concesso la possibilità di
mane però il finito, il mondo, anche perché solo con il de- servazione gentile: Mi scusi è arrivare con le sole sue forze
le cose. Ragionandoci un po' creto legislativo 507 del successo qualcosa? O una ri- a mete inimmaginabili, dopo
su, tutto sommato mi conviene 30/12/'99 è stato depenalizzato chiesta cortese: Se può aste- avergli fatto il regalo più pre-
puntare sull'esistenza di Dio il reato di vilipendio alla reli- nersi ... sa, ci sono dei bambi- zioso e pericoloso di tutti: la
GENNAIO 2007 BS

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libertà. Il che vuol dire che bile che dopo aver creato un creati, per ricordarci che oltre
Dio non aveva creato degli capolavoro ci debba rimettere le nubi il "Sole" splende anca-
schiavetti senza volontà da si- le mani per appiccicare toppe ra e splenderà sempre; per
stemare in un limbo etereo,
privo di emozioni, ma perso-
ne responsabili e autosuffi-
cienti, capaci di progresso.
Sono profondamente convinto
che non ci sia bisogno di Dio
qua e là.. . Allora non era un farci scorgere nella giungla in
m capolavoro, era uno schifo.
Confido che, prima o poi, l'uo-
mo capisca che dipende da lui
avere una società di uomi-
cui ci siamo perduti qualche
sentiero... Chissà!
nilcapolavoro, oppure una so-
ERSUS ISLAM. Ca-
per evitare lo scempio di bam- cietà di cani arrabbiati!
ro dir., [... ] Non mi pare
bini mutilati, sfruttati, violati, Per la teologia il miracolo è di rilevare una grande voglia
ma semplicemente di un po ' più un interrogativo che una di dialogo da parte dei musul-
più di giustizia, di equità, di meraviglia. Forse Dio ne com- mani [... ]. L'esegesi storica,
uguaglianza, di responsabi- pie qualcuno proprio per su- filologica, teologica del loro
lità... Cose tutte che sono in scitare qualche interrogativo, libro sacro è inesistente e per
mano all'uomo. Perfino i disa- perfar capire alle sue creature loro inaccettabile [... ]. Della
stri della natura sono nelle sue che, se le energie di cui le ha nostra disponibilità al dialogo
mani. Molti, troppi, li provoca fornite venissero utiliz.z.ate per se ne servono solo strumen-
la sua ingordigia... Ma questo aiutare i propri simili e non talmente[ .. .].
lei lo sa bene. Io, caro signore, per inventare ordigni micidia-
non dico "vorrei credere", li, i miracoli potremmo farli
Giovanni, Verona
usando il condizionale ma noi stessi. Chissà, i miracoli Caro Giovanni, credo che la
"credo " in un Dio che sifa gli potrebbero essere spraz.z.i di risposta migliore, in proposito,
affai:i suoi, perché è inconcepi- luce nel buio che ci siamo l'abbia data Benedetto XVI. A
mio parere il Papa tedesco ha
APPELLI
Ho 31 anni e vorrei corri-
spondere con ragazzi/e di età
compresa tra i 30 e i 40 anni
per sincera amicizia. Rispo-
sta assicurata. Conzatti Ste-
età per instaurare una bella e
sincera corrispondenza. Solo
per vera amicizia. Picchi Sil-
via, Casella Postale interna
n. 15, 47039 Savignano sul
Rubicone (FO).
centrato il problema, quando
ha affermato che l'Islam è un
po ' impaurito. Non dalle no-
stre anni, e nemmeno dalla
nostra tecnologia. È impaurito
dalla nostra indifferenza reli-
giosa. Non vuole fare la nostra
fania, Via Vittorio Veneto
6, 20020 Cogliate (Ml).
Eseguo ritratti di Santi e
Beati su commissione in in-
Sono Filadelfo e ho 40 anni.
Vorrei corrispondere con ra-
gazze dai 35 ai 40 anni. Scopo
amicizia e scambio idee. Fila-
chiostro di china su papiro.
Marco Ferrari, Via Gari-
baldi 46, 18027 Pontedas-
sio (IM) .
delfo Alessandro, Via Gio-
vanni Amendola Giovanni Sono un giovane di buona
62, 96016 Lentini (SR).
educazione morale e cultu-
rale. Desidero conoscere
Sono un collezionista di giovani per scambiare idee,
francobolli, cederei in cam- fare gite, comunicare. Desi-
bio una piccola collezio- dero fare buone amicizie
ne di francobolli, circa 70, con persone serie e di fede.
timbrati e perfetti di vari Marco Meozzi, Via Ugo
stati, tutta la serie completa Foscolo 1, 56127 Pisa (PI).
dei Mondiali di Calcio di
anni passati . In cambio cer- Per allietare la mia solitudine
co francobolli italiani dal colleziono cartoline e franco-
2000 a oggi, in più offro 2 bolli. Mi piace molto corri-
francobolli italiani alto va- spondere. Sarappo Giovan-
lore facciale, di f, 10.000 ni, Via Roma verso Scam-
del 1983 f, 20.000 del pia 250, 80144 Secondiglia-
1987. In cambio cerco fran- no (NA).
cobolli italiani da f, 20 del
1949. Gulotta Gaspare, Cerco e scambio santm1.
stessa fine, di uomini dediti so-
lo al potere, al business, al
successo. Ho la lettera di uno
studente islamico che è in Ita-
lia da più di 15 anni. Forse
spinto dalla fidanzata, mi ha
scritto affermando che noi oc-
cidentali abbiamo perduto l'a-
nima, e che era propri6 questo
l'argomento di conversazione
più frequente presso la sua fa-
miglia. Quando ha accennato
di essersi innamorato di una
ragazza cattolica, conosciuta
all'università di Roma tre, gli
hanno dato l'ultimatum. Non
però come crediamo noi. Il
papà, di fronte al consiglio di
famiglia riunito, ha affermato:
"La, puoi prendere in sposa
solo a due condizioni: o si fa
musulmana, o è cattolica pra-
ticante. Non avrebbero mai
accettato una "senza Dio ", o
una persona indifferente ai va-
lori religiosi.
Via B. Brandolini 1, 00139 Cerco inoltre autobiografia
Roma (RM).
del sac. Dolindo Ruotolo
(1882-1970). Greggio Ga-
Mi chiamo Silvia, ho 23 anni briella, Via Lanaioli 18/a,
e cerco amici/che di tutte le 37135 Verona (VR).
Non ci è stato possibile pub-
blicare tutte le lettere perve-
nute in reda zione. Ce ne
scusiamo. Provveder~nw a
suo tempo alla pubblicaz;o-
ne o alla risposta persona e.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
A-CASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci . Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra co rri spon -
denza :
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail : biesse@sdb.org
BS GENNAIO 2007

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DIVENTARE ADULTI
OGGI
Incontri di approfondimento a
Valdocco su un tema sempre
più attuale: "Diventare adulti
oggi", con la partecipazione
di relatori come Savino Pez-
zotta, ex segretario generale
della CISL e Marco Revelli
professore universitario. Il 17
gennaio, questo mese, è la
volta dei professori Mario Moz-
zanica docente alla Cattolica
di Milano e Guido Sarchielli,
ordinario di psicologia del la-
voro a Bologna. Il 20 aprile
don Pierfausto Frisoli, Consi-
gliere Generale per l'Italia,
proporrà "La risposta educati-
va salesiana".
RAGUSA, SICILIA
IL MESE
DI DON BOSCO
Don Bosco è sempre vivo. E
ogni anno gennaio vibra di ini-
ziative, incontri di studio, ve-
glie, meeting e musical ... co-
me questo messo in onda l'an-
no passato, dai giovani dell'o-
ratorio di Ragusa: balletti, can-
ti, musiche dal vivo, una tren-
tina di giovani impegnati nel-
l'allestimento e quattro repli-
che di cui una a Modica, pres-
so il teatro Garibaldi. Anche
quest'anno si annunciano da
ogni parte solenni celebrazioni
per commemorare il "Santo
dei Giovani".
I FIGLI DEL VENTO
di Valerio Bocci
ELLEDICI
FIDAR, LIBANO
PRESIDI
A CONVEGNO
In un importante incontro di
presidi delle scuole professio-
nali e tecniche libanesi, pub-
bliche e private, ospitato al
Don Bosco di Fidar, il diretto-
re/preside della scuola salesia-
na ha delineato l'azione di
Don Bosco e della sua congre-
gazione nell' ambito dell'in-
segnamento professionale, in-
vitando tutti alla collaborazio-
ne, allo scambio di esperienze
e alla condivisione perché non
capiti che i laboratori di una
scuola si chiudano agli allievi
di un'altra. Era presente il Di-
rettore Generale all'insegna-
mento professionale e tecnico,
dr. YussefDia.
GENNAIO 2007 BS
uerso In,; ;eerIalaGalziulll!mliiD
Il sussidio "ipertesto" affronta
il grande problema dei ragazzi
più difficili da "catechizzare",
a causa, dice l'autore, "della
loro età ballerina". Il che si-
gnifica che il testo non può
mancare nelle parrocchie, né
in mano a catechisti e anima-
tori, il cui grande cruccio è co-
me preparare i giovani alla
Cresima, ma soprattutto come
non perderli dopo, come fre-
narne l'esodo massiccio. Vale-
rio Bocci ha raccolto la sfida
di interessare quei ragazzi che
sembrano refrattari a ogni idea
religiosa. Egli sfrutta il loro
linguaggio e gli argomenti che
li affascinano (l 'amicizia, il
look, lo sport, l'ecologia... ); si
fa capire attraverso una formu-
la che oggi sembra irresistibi-
le, quella dell"'ipertesto" su
carta, zeppo di "link" apparen-
temente senza logica, ma che
permette ai ragazzi una navi-
gazione libera a seconda del
loro interesse.

1.9 Page 9

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FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
CITTÀ
DEL VATICANO
L'ORATORIO
DEL PAPA
Il gruppo "Diapason" dell'o-
ratorio salesiano di Castel
Gandolfo, ha recitato nella
piazza del palazzo apostolico
e della chiesa parrocchiale dei
salesiani, il famoso musical
"Forza venite gente" (scritto
da Castellacci/Palumbo e mu-
sicato da · Paulicelli - oltre
2000 repliche in Italia) che da
25 anni presenta i tormenti di
un padre per la vocazione di
un figlio "degenerato", Fran-
cesco di Assisi. Benedetto
XVI li ha ringraziati durante
l'Angelus e li ha poi ricevuti
in udienza privata.
ROMA-DON BOSCO,
CINECITTÀ
L'Opera Salesiana ha voluto
dare particolare solennità al-
i' inizio dell 'attività della
nuova residenza universita-
ria. Il "Don Bosco" vuole ri-
cercare una rinnovata visibi-
lità ali' esterno, dove l'opera
è conosciuta più per la Basili-
ca, la parrocchia e l'oratorio
che per altri molteplici servi-
zi resi ai giovani. Presen-
ti: don Gian Luigi Pussino,
ispettore della provincia ro-
mana; S. E. monsignor Luigi
Moretti, vicegerente di Ro-
ma; il comandante dell 'Aero-
nautica, generale Giulio Ma-
cinini, e tanti amici, respon-
sabili di gruppi e attività, so-
stenitori, universitari della
zona. Il Rettore, exallievo sa-
lesiano di Agrigento, ha esor-
tato i suoi studenti a valoriz-
zare le opportunità che ven-
gono loro fornite anche da
questa struttura che offre spa-
zi culturali, ricreativi, forma-
tivi, di volontariato.
IL FRANCOBOLLO ONU PER LA PACE
Il soggetto riprodotto su un francobollo dell'Am-
ministrazione postale delle Nazioni Unite (Apnu) è
stato disegnato da una ragazza piemontese.
Come noto, l'Assemblea generale ha deciso che il
21 settembre di ogni anno sia considerato "Gior-
nata della Pace", «per ricordare le vittime dei con-
flitti, per iniziare un dialogo di pace, e per promuo-
vere un consenso globale sulle principali minacce
contro la pace e la sicurezza del nostro tempo »
(Kofi Annan).
Anche nel 2006 I' Apnu ha emesso sei franco-
bolll - due per ognuna delle tre sedi: New York,
Ginevra e Vienna - sul tema "Il mio sogno: un
giorno la pace". Ebbene , dopo il successo nel
2005 della dodicenne Vittoria Sansebastiano di
Novi Ligure, ecco quello di Arlam Baglio , 12 anni ,
proposta dal Barge-Bagnolo Piemonte Lions Club.
Ha disegnato una colomba con nel becco la ban-
diera della pace che, a sua volta, circonda la Ter-
ra . «La pace - ha commentato la vincitrice - è il
valore più importante per la nostra vita ».
Il disegno compare sul francobollo da 0,85 franchi
~vizzeri, emesso il 21 /09/06 per la sede di Ginevra.
E stampato in 160 mila esemplari, riuniti - come gli
altri con i soggetti realizzati da ragazzi di Germania,
Hong Kong, Indonesia, Thailandia e Stati Uniti - in
foglietti da venti , sui quali sono riportate alcune frasi
di Kofi Annan sulla "Giornata della Pace". La serie di
sei francobolli (valore facciale: circa 5 ), i foglietti e
le buste primo giorno si possono acquistare nei
negozi di filatelia, oppure rivolgendosi ad Apnu-Onu ,
Casella postale 900, A-1400 Vienna, o tramite il sito
http://unstamps.un.org. (Savina Jemina)
BS GENNAIO 2007

1.10 Page 10

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JOOannf fa
Gennaio 1907. In una lettera a don Rua scritta da
Meliapor, il missionario don Giorgio Tomatis
racconta della singolare tradizione che indica
nell'apostolo Tommaso il primo evangelizzatore
dell'India.
[... ] Visitai anzitutto il piccolo monte ed il gran
monte San Tommaso. Chiamansi così due colline
poste l'una ad otto e l'altra a dieci chilometri da
Meliapor.
Il Piccolo Monte non ha più di cinquanta metri d'al-
tezza, è coperto di rocce da ogni parte eccetto al
sud, ove si apre una larga e spaziosa gradinata che
conduce alla piccola chiesa che sorge in cima ad es-
so. La chiesa fu costrutta dai portoghesi più secoli
or sono ed è dedicata alla Madonna della Buona Sa-
lute.
Dietro l' altar maggiore si apre nel sasso una apertu -
ra, quasi una feritoia, per la quale a stento si entra
in una grotta molto bassa e di piccole dimensioni. È
méta di molti pellegrinaggi. L'immagine di San
Tommaso domina l'altarino appogg iata contro il
sasso. La tradizione dice che l'Apostolo San Tom-
maso venuto a predicare il Vangelo in questi paesi
ponesse là vicino la sua dimora; e salisse spesso sul
piccolo Monte per pregare in detta caverna, special-
mente quando la perfidia degli idolatri cercavalo a
morte. A destra dell'altarino è additata una specie di
finestrella che dà un po' di luce alla grotta. Si vuole
che detta apertura si producesse il giorno in cui il
Santo Apostolo che s'era nascosto nella grotta ven-
ne scoperto dagli idolatri ed inseguito da un brarrù-
no armato di lancia fin'in quel nascondiglio. Per
quella specie di finestra la tradizione dice che il Si-
gnore offrisse miracolosamente all'Apostolo una
via di scampo.
LIMA, PERÙ
ALANGARCIA
E PADRE UGO
Il presidente della Repubblica,
Alan Garda ha inaugurato
presso il "Museo della Nazio-
ne" l' annuale mostra di lavori
realizzati dagli artigiani del-
)' organizzazione Mato Grosso,
che gestiscono le scuole del-
la montagna peruviana, dove
opera don Ugo De Censi. L'e-
sposizione è come sempre di
alto li vello artistico: mobili e
lavori in legno hanno dunque
un valore elevato e vengono in
genere venduti negli USA. Il
ricavato serve per mantenere
le numerose opere di don Ugo.
Il Presidente ha elogiato pub-
blicamente il lavoro che si rea-
li zza nella zona andina con
tanti giovani, ringraziandone il
fondatore e assicurando il suo
appoggio.
CHIERI, ITALIA
causa di "pallonate volanti".
Depositata in un magazzino,
fu completamente dimentica-
UNA
ta. Un anno fa, una bisnonna
PROCESSIONE ...
IN BICICLETTA
di Pessione, Malvina Pegora-
ro, raccontò di quanto lei e i
pessionesi fossero devoti a
Con una processione in bici- quella sacra immagine che
cletta è stata riconsegnata non sapeva che fine avesse
agli abitanti di Pessione, fra- fatto. La signora Pegoraro è
zione a 4 km da Chieri, l'an- deceduta il 6 giugno 2006,
tica statua di Maria Ausilia- ma il suo fervore ha spinto a
trice che dal 1924 al 1990 di- far restaurare la statua e or-
morò al castello di Pessione, ganizzare una celebrazione
sede del noviziato delle Fi- per la sua riconsegna alla
glie di Maria Ausiliatrice si- Parrocchia di origine, tra la
no al 1971. Parti te le FMA, commozione della gente. Ora
la statua venne collocata nel- l'Ausiliatrice è collocata sul-
1' oratorio del duomo di Chie- l'altare maggiore della chie-
ri , dove subì gravi danni a sa parrocchiale.
GENNAIO 2007 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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OSSERVATORIO
Marco Pappalardo
I
PROGETTO AGORÀ
L'Agorà dei Giovani Italiani è un percorso triennale, scandito da grandi eventi
nazionali e internazionali attraverso cui la Chiesa vuole rendere i giovani
sempre più protagonisti della propria missione.
Se ne parla sempre
più spesso, l'ha
diana negli ambienti in
cui vive. Sarà una sfida
annunciato Ruini in
un passagg io del suo
4"-llllllll._1111
lo scovare iniziative di
evangelizzazione sulla
discorso di chiusura a
linea giovani per i gio-
Verona, convocando i
DEI
A I IT LI I
vani. L'impegno è sem-
------====::::;:::======= giovani per il primo gran-
de appuntamento , che si
1 svolgerà a Loreto i primi
due giorni di settembre
2007. 2008. 2009
plice e suggestivo: vi-
vere la missione come
1! d"geilolaiosbaeclloemzzuanicdai ziounnea
2007 , con la probabile
J scoperta che si vuole
presenza di Benedetto
.~ condividere con tutti ".
XVI che sempre più en-
~ L'evento principale sa-
tra nelle simpatie dei
rà la XXIII Giornata Mon-
giovani con quel suo
diale della Gioventù che
saper coniugare in modo
si terrà a Sidney in Au-
impareggiabile mitezza e
stralia dal 15 al 20 lu-
fermezza. Saranno tre
glio 2008.
anni intensi , scanditi da
tre temi "Come io vi ho
Terzo anno . Il tema
amati" ; "Sarete miei te-
ancora una volta è di
stimoni"; "Fino ai confini
altissimo profilo : "la mis-
della terra".
sione come cultura". Sì,
perché la comunicazione
Primo anno . La comu-
del Vangelo passa anche
nità cristiana è invitata a uscire dai propri spa:z) attraverso le "parole" della cultura e della solida-
per instaurare nuove relazioni con i giovani. E rietà. I giovani potranno aprirsi a una testimo-
un invito ad aprirsi all'ascolto e alla condivisione nianza coraggiosa e originale , misurandosi sulle
sul terreno della vita quotidiana. Gli argomenti frontiere delle grandi questioni culturali e sociali
da affrontare sono quanto mai attuali: gli affetti , del nostro tempo. L'evento principale sarà vissu-
l'esperienza della fragilità , l'impegno di cittadi- to contemporaneamente in tutte le diocesi italia-
nanza, il rapporto tra studio/lavoro e festa, la ne: nelle piazze , nei santuari o in qualche nuovo
relazione con le altre generazioni. Temi che santuario del nostro tempo (centri commerciali,
scottano sulla pelle dei giovani. L'evento princi- stazioni, cinema , piazze, stadi.. .), come con-
pale dell'anno sarà il già citato incontro di Lore- clusione dell 'Agorà. Si tratta di iniziative le più
to, preceduto da alcuni giorni di accoglienza in disparate e intelligenti che la creatività giovanile
32 diocesi nelle Marche, Umbria, Emilia Roma- saprà inventare e realizzare. Sarà la conclusione
gna e Abruzzo . Saranno presenti delegazioni di questo grandioso affresco con i giovani come
giovanili di tutta Europa e del Mediterraneo.
protagonisti. "Potremmo vederne delle belle", ha
commentato un giovane dei papaboys di Roma.
Secondo anno . Sarà dominato dal tema Gli crediamo sulla parola: i giovani sono sempre
della missione: ogni giovane si fa portatore capaci di sorprenderci.
dell 'annuncio cristiano attraverso fatti più che
parole , attraverso cioè la testimonianza quoti- (Per saperne di più: www.agoradeigiovani.it)
BS GENNAIO 2007

2.2 Page 12

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
QUOVADIS
EUROPA?c3)
Chiesa e cittadinanza
di Silvano Stracca
E' passato, ormai, quasi un tren-
tennio dalle indimenticabili
parole di Giovanni Paolo II, il
giorno dell'inizio del suo pontificato:
"Non abbiate paura! Aprite, anzi, spa-
lancate le porte a Cristo! Alla sua sal-
vatrice potestà aprite i confini degli
Stati, i sistemi economici come quelli
politici, i vasti campi di cultura, di ci-
viltà, di sviluppo. Non abbiate pau-
ra!". Trent'anni dopo, l'Europa appa-
re sorda all'appello di Karol Wojtyia
e lascia solo il suo successore davanti
alla tambureggiante campagna di ac-
cuse, invettive, minacce del mondo
musulmano per il discorso di Rati-
sbona sul profeta Maometto. E l'Eu-
roparlamento, che in genere non lesi-
na di certo la sua solidarietà alle cau-
se più diverse, si rifiuta di intervenire
con una mozione, o almeno un mes-
saggio, in difesa del Papa vista la pa-
lese infondatezza delle presunte offe-
se all 'Islam.
IL SENATO ITALIANO
Solo il Senato italiano rompe
stordito silenzio dell'Europa che di
nuovo, dopo il no alle radici, ha paura
di Cristo e volta le spalle al suo vica-
1io. L'assemblea di Palazzo Madama
prende le distanze da chi tace per
viltà, o per opportunismo, sfidando
anche una certa impopolarità di fronte
all'opinione pubblica interna e inter-
nazionale. E non solo condanna gli
"ingiusti attacchi" e le "inaccettabili
violenze" del radicalismo islamico,
ma impegna il governo del nostro
paese ad agire a livello europeo per
una chiara riaffermazione dei "princi-
GENNAto 2007 BS
pi di libertà religiosa e di rispetto dei
diritti civili".
La solidarietà espressa a papa Bene-
detto, con laica determinazione, dal
Senato si colloca nel solco di un cor-
retto rapporto tra Stato e Chiesa. Per
definire tale rappotto non basta il ri-
chiamo formale al principio di laicità
e al fondamentale articolo 7 della no-
stra Costituzione: "Lo Stato e la Chie-
sa sono ciascuno, nel proprio ordine,
indipendenti e sovrani". Questa norma
ha molte implicazioni. Implica anzi-
tutto il riconoscimento del rilievo del
fatto religioso a livello istituzionale ed
esclude perciò una sua considerazione
come mero fatto di coscienza. 'Di con-
seguenza, esclude una concezione del-
la laicità "alla francese", nella quale è
negato spazio pubblico alla religione.
Evoca piuttosto il modello "ame1ica-
no", in cui la religione è fattore essen-
ziale per la costrnzione del tessuto eti-
co che fonda la democrazia.
IL MODELLO
AMERICANO
Non a caso il cardinale Ratzinger
guardava al modello americano co-
me, probabilmente, la migliore ap-
plicazione del principio della divi-
sione dei poteri. Forse ali' America
di oggi è difficile applicare la cele-
bre definizione di Chesterton: "Una
nazione con l'anima di una Chiesa".
Ma la Dichiarazione di indipenden-
za, il Bill of Rights e la Costituzione
hanno un fondamento religioso e la
religione gioca tuttora un ruolo im-
portante dentro la società. A diffe-
renza dell ' Europa degli Stati secola-
rizzati, e della società scristianizzata.
Mentre nel Vecchio Continente la
religione è confinata nella sfera pri-
vata ed esclusa da quella pubblica,
sottolineava l'autorevole porporato
tedesco, in America "la sfera privata
ha un carattere assolutamente pub-
blico; ciò che non è statale non è af-

2.3 Page 13

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t••························································
IL'Europa lascia solo il Papa
davanti alla tambureggiante
c~mpagna di accuse, invettive,
minacce del mondo musulmano
per il discorso di Regensburg
sul profeta Maometto.
fatto escluso per questo dalla dimen-
sione pubblica della vita sociale" .
Pi~ volte, in questi due anni, papa
Ratzmger ha insistito sul liconosci-
mento della funzione pubblica della
religione anche da parte degli Stati
europei laici. E più volte ha licordato
la distinzione netta tra Chiesa e Stato,
tra fede e politica, dicendo allo stesso
tempo che per essere feconda la lai-
cità dev'essere aperta. Ciò significa
che, come in America, l'autorità dello
Stato e la vita pubblica oggi non pos-
sono prescindere dalle grandi istanze
dell'etica, in concreto da quelle fonti
Solo l'assemblea di Palazzo
Madama - il Senato italiano -
prende le distanze da chi tace
per viltà, o per opportunismo
sfidando anche una certa '
impopolarità di fronte
all'opinione pubblica interna
e internazionale.
Durante la visita al Quirinale
a poco più di sessanta giorni
dall'elezione, Benedetto XVI ha
apertamente riconosc iuto che
legittima una sana laicità
dello Stato".
etiche che il clistianesimo ha dischiu-
so all'umanità. Diversamente, dalla
laicità si passa a un laicismo che alie-
na ~e società da loro stesse e le impo-
vensce, mettendone radicalmente a
lischio identità e capacità di futuro.
Posizione lucidamente enunciata
d~an~e la visita ~ Q~mnale, a poco
pm di sessanta g1orm dall'elezione,
quando Benedetto XVI ha apertamen-
te liconosciuto che legittima una
sana laicità dello Stato, in virtù della
quale le realtà temporali si reggono
secondo le norme loro proplie, senza
tuttavia escludere quei rifelimenti eti-
ci che trovano il loro fondamento ulti-
mo nella religione. L'autonomia della
sfera temporale non esclude un' intima
armonia con le esigenze superiori e
complesse derivanti da una visione in-
tegrale dell ' uomo e del suo eterno de-
stino". Da qui il richiamo - in un im-
portante discorso a parlamentari euro-
pei - a sostenere quell'eredità cristia-
na che può contribuire "in maniera si-
gnificativa" a "sconfiggere" la cultura
"tanto diffusa" nel Vecchio Continen-
te "~he relega _alla sfera privata e sog-
gettiva la manifestazione delle proprie
convinzioni religiose".
Le politiche elaborate partendo da
questa base, a giudizio dello stesso
Pontefice, "non solo implicano il ri-
pudio del ruolo pubblico del cristia-
nesimo, ma, più in generale, escludo-
no l'impegno con la tradizione reli-
giosa dell'Europa che è tanto chiara
nonostante le sue variazioni confes-
sionali, minacciando in tal modo la
democrazia stessa, la cui forza dipen-
de dai valori che promuove".
Per Benedetto XVI, dal momento
che la tradizione cristiana trasmette
valori fondamentali per il bene della
S?cietà, "l'Unione Europea può solo
nceveme un arricchimento". Dunque
"sarebbe un segno di immaturità, se
n?n addirittura di debolezza, scegliere
di opporvisi o di ignorarla invece di
dialogare con essa". Bisogna però rile-
vare al riguardo che "una certa intran-
sigenza secolare dimostra di essere ne-
mica della tolleranza e di una sana vi-
sione laica dello Stato e della società".
E quasi a prevenire l'accusa di stare
compiendo un'invasione di campo, il
Papa afferma con forza che "quando
la. Chiesa 0terviene nel dibattito pub-
blico, espnmendo riserve o richiaman-
do principi, ciò non costituisce una
forma di intolleranza o un ' interferen-
za, poiché tali interventi sono volti
esclusivamente ad illuminare le co-
scienze" sui valori "non negoziabili".
(Continua)
BS GENNAIO 2007

2.4 Page 14

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Ricchi, sazi e... infelici. Le statistiche di oggi
UNA QUESTIONE DI.••
COEFFICIENTI
di Mario Scudu
La felicitò, come definirla
e come ottenerlQ come
trattenerla/ consoltdarlQ
regalarla agli altri. . . Temi
e problemi perennemente
dibattuti e caparbiamente
inseguiti mai
definitivamente acquisiti
Felicitò è sempre di moda.
L a felicità come problema è tor-
nato-con forza sui mass mectia,
sulla televisione, sui quotidia-
ni, sui settimanali, sui mensili. Tante
le teste pensanti (parlanti o scriven-
ti) , tanti i giudizi. In un'inchiesta di
qualche anno fa, risultava che l' Italia
è un paese industrializzato e ricco
anche membro del 08), e gli italiani
sono ricchi e sazi, ma anche insoddi-
sfatti. Come dire infelici. Lo sport
nazionale, dopo il calcio, è il lamen-
to. Su tutto. Per alcuni sociologi del-
la rivista "Science" è scientificamen-
te provato che il reddito oltre una
certa soglia non procura automatica-
mente l'aumento della felicità. In un
certo senso danno ragione al detto
popolare: "I soldi non fanno la feli-
cità"; anzi, alcune volte è il contra-
rio, a considerare il numero cli suicidi
nei paesi ricchi . I poveri, infatti, non
si suicidano, o perché hanno altro da
pensare (vivere o sopravvivere nel
presente) o perché sono sostenuti
dalla speranza di migliorare il pro-
prio livello di vita (preparare il futu-
ro). Altri stuctiosi hanno messo in ri-
salto che la patologia della depres-
sione è una malattia tipica dei Paesi
ricchi, quelli del G8 e dintorni, non
certo dell'Africa. Forse anche questo
coefficiente fatto di tensione e di
GENNAIO 2007 BS
I Felicità: tutti ne parlano, tutti
la cercano ... pochi la trovano.
Forse è più facile essere felici
da giovani, poi, man mano
che si invecchia ...
sforzo, di obiettivi da raggiungere e
valori da realizzare, in una parola il
"coefficiente speranza" deve essere
fatto entrare nella defitùzione di feli-
cità. Cosa spesso dimenticata.
FELICITÀ COS'È?
Per molti, felicità è un treno spesso
annunciato e mai arrivato, o arrivato
su un altro binario, quello del nostro
vicino. Per altri, è come una farfalla
multicolore che ci svolazza attorno e
mai 1iusciamo a catturare. Queste im-
magini ci fanno comprendere che dare
una definizione di felicità non è possi-
bile. Come capita di ogni problema
squisitamente antropologico. Per il
mondo classico (da Aristotele a Plato-
ne, da Agostino a Seneca, fino a Tom-
maso d'Aquino ... e altri ancora) la fe-
licità dell'uomo consiste nel senso di
finalità e di divenire che deve animar-
lo, nello scegliere di vivere secondo
ragione (e non secondo istinto), in
maniera conforme alla propria natura
umana uno "zoòn loghikòn" , un
"animale ragionevole" secondo la fa-
mosa definizione di Aristotele). Que-
sto approccio (teleologico e anche

2.5 Page 15

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non annunciano niente di buono per nessuno.
Visto il successo, forse di questi corsi
c'era prop1io bisogno. Ha scritto, in-
fatti, il rettore del Wellington College:
"Tutte le statistiche ci dicono che ne-
gli ultimi trent'anni siamo diventati
più ricchi, meglio vestiti... il livello di
soddisfazione personale dovrebbe es-
sere cresciuto, eppure altre statistiche
ci informano che i beni materiali non
ci hanno reso più felici, anzi, i giovani
d'oggi sono mediamente più infelici,
incerti e privi di entusiasmo delle ge-
nerazioni precedenti" .
I C'è un'ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va...
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa (TRILUSSA)
I La depressione è tipica dei Paesi
ricchi, dove, secondo il sentire
comune, dovrebbe esserci
più felicità.
teologico) presuppone un dovere eti-
co: perseguire il proprio vero bene.
Secondo questo modello l'io dell'uo-
mo si pone all'interno di un più vasto
orizzonte di verità e di valori (più
grande delle proprie verità e dei pro-
pri valori individuali), da perseguire
costante!Ilente "secondo ragione". Se-
neca: "E felice chi giudica secondo
ragione, è felice chi gode di quello
che ha". Un'altra espressione classica
(e felice) afferma che bisogna vivere
"katà mètron" cioè secondo la giusta
misura, definendo indirettamente le
esagerazioni come strade all'infelicità
(vi ricordate le famose parole di Va-
sco Rossi: "Voglio una vita spericola-
ta, voglio una vita esagerata, che se ne
frega di tutto"?).
I Per alcuni la felicità è una farfalla
multicolore che ci svolazza attorno
e mai riusciamo a catturare.
LIMITARE I DESIDERI
Non è una novità che il quadro an-
tropologico moderno è profondamen-
te cambiato rispetto a quello classico
(greco/romano e cristiano). Oggi do-
mina una cultura quadrimensionale,
immanentista, relativista, individuali-
sta, consumista. Si pone l'accento sui
diritti insindacabili dell'io, a scapito
del noi; si dà maggiore importanza ai
desideri egoistici visti come bene su-
premo da anteporre anche al bene co-
mune. Oggi si trova tempo per guada-
gnare di più e avere di più, ma non
per dialogare di più ed essere di più. I
valori più seguiti sono quelli dettati
dall'utilitarismo e dall'effimero. Le
mode più esaltate quelle suggerite dal-
lo spontaneismo e dal presentismo:
"Quello che mi piace è la mia legge,
voglio tutto, subito e senza sforzo. E
sarò felice". E invece si cade sotto la
dittatura del desiderare e del soddisfa-
re i propri c,apricci a ogni costo e sen-
za misura. E il trionfo dell'edonismo.
Recita un proverbio greco: "Limitare i
desideri è l'inizio della/eticità". Mesi
fa un noto quotidiano riportava la no-
tizia che in alcune università america-
ne erano stati attivati corsi sulla feli-
cità, per insegnare ai giovani a essere
felici lavorando sull'autostima, sul
pensare positivo, fino all'acquisizione
di un sano auto/umorismo. Il presup-
posto era che la felicità sta più sul
versante inte1iore che su fattori ester-
ni, come ad esempio il conto in banca.
PERCHÉ?
La cultura individualista che respi-
riamo non è un buon aiuto per la feli-
cità personale e sociale. Quando si è
ripiegati principalmente sul proprio io
e si è preoccupati solo del "proprio"
piacere, la felicità che si crede di aver
conquistato non sarà vera, né dura-
tura, né profonda, né appagante. Dice-
va Pascal: "La felicità è una merce
meral!_igliosa, più se ne dà, più se ne
ha". E una verità importante ma tra-
scurata: non sono le cose che mi ren-
dono felice (se ho tre computer non è
detto che sia più felice di chi che ne ha
uno o non ce l'ha per niente... Non si
ama uno stmmento ma una persona).
Non sono i beni strumentali che au-
mentano il mio tasso di felicità ma i
"beni relazionali". La felicità che io ho
dato agli altri torna a me, consolidan-
do e aumentando la mia. Penso che
nella definizione di felicità oltre al
"coefficiente speranza", si debba ag-
giungere il "coefficiente relazioni in-
terpersonali". Sul quale si insiste trop-
po poco. E tuttavia non è sufficiente,
almeno nella visione antropologica
cristiana. Nel clima culturale odierno,
dove prevalgono le antropologie debo-
li, il posto lasciato a Dio è sempre più
ristretto: l'io individuale sta occupan-
do tutti gli spazi, è "la misura di tutte
le cose". Anche per questo il vertice
della rivelazione cristiana "Dio è Amo-
re" (lGv 4,16), cioè Felicità Totale ed
Eterna, lascia indifferenti: è l'indiffe-
renza verso il Trascendente così pre-
sente oggi. Uno dei più grandi geni
dell' umanità, Agostino di lppona, l'ha
sperimentato: siamo fatti da Te e per
Te, e siamo inquieti (infelici) finché
non riposiamo in Te. Nella ricerca del-
la felicità, tener presente il "coeffi-
ciente trascendenza''. è un ' ottima ga-
ranzia di successo.
D
BS GENNAIO 2007

2.6 Page 16

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ROMA , AIFO
DICONO CHE NON C'È,
MAC'È!
L' Aifo (Associazione Italiana
Amici di Raoul Follereau) ce-
lebra la sua 54• giornata mon-
diale dei malati di lebbra, ma-
lattia che molti credono scom-
parsa. Sono ancora 300 mila
ali' anno i nuovi casi e in tota-
le le persone che sono toccate
dalla malattia si aggirano sui
10 milioni. In alcuni paesi es-
se sono ancora discriminate. I
salesiani si occupano diretta-
mente di più di un lebbrosario
e sanno bene che i pregiudizi
al riguardo sono ancora molti
e tenaci. Occorre perciò, lo
precisa l' Aifo, informare (la
malattia è curabile) e sensibi-
lizzare (senza l'aiuto econo-
mico delle persone di buona
volontà la sconfitta della ma-
lattia si presenta lontana). Nei
45 anni di vita l'Associazione
ha curato più di un milione di
persone. Le sue iniziative so-
no sempre bene accolte. Que-
st'anno il 28 di questo mese
oltre 2000 volontari distribui-
ranno il "Miele della Solida-
rietà", vasetti di miele la cui
vendita va a finanziare stavol-
ta i malati del Brasile.
GENNAIO 2007 BS
redazionale
BREVISSIME DAL MONDO
ROMA,PROVINOAAGO-
STINIANA. La "Fiaccola
del dialogo" che è partita
dell'Algeria e attraverso la
Tunisia è arrivata in Italia,
ha ricordato i 750 anni
della nascita dell'Ordine di
s. Agostino (1256-2006).
I 22 giorni di viaggio at-
traverso città e camr,agne
hanno smosso marufesta-
zioni di vario tipo, volte,
tutte, a promuovere il dia-
logo tra le religioni attra-
verso incontri,
convegni, con-
certi, . rappre-
sentaz1oru tea-
trali, mostre...
Iniziativa for-
midabile e lungimirante,
in un' epoca di forti con-
trasti etnico/religiosi.
ROMA, "CENTRO FA-
MIGLIA". Il "Centro Fa-
miglia" di Roma, in via del-
la Pigna 13/a, ha compiuto
40 anni. Un periodo che ha
visto migliaia di interventi ,
iniziative, corsi per la pre-
parazione al matrimonio.
Con il consultorio, la scuola
per consulenti familiari, e i
suoi 45 operatori (tra psico-
logi, psicoterapeuti, medici,
assistenti sociali, mediatori
familiari, consulenti eti-
ci ... ) il Centro costituisce
una delle più belle realtà
cattoliche della capitale.
Per saperne di più:
06/67 .89 .407 .
TORINO, ITALIA. EXAL-
LIEVI A CONGRESSO.
L ' impegno degli exallievi
salesiani è ripartito da Val-
docco a fine settembre: "An-
diamo da quei giovani che
nessuno cerca". Lo slogan è
profondamente salesiano e
tocca il centro del carisma. I
300 delegati partecipanti al
IX Congresso Nazionale si
sono caricati di speranze e
di impegni . Ha scritto uno
di loro: "In partenza per To-
rino qualcuno mi ha detto:
Vai a perdere tempo a par-
lare dei giovani .. ., ma è sta-
to tempo guadagnato". Le
varie unioni devono diven-
tare protagoniste nel proprio
territorio di educazione e di
cultura.

2.7 Page 17

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BARCELLONA,SPAGNA
Il 10/08/06 è morto padre
José Aldazabal , uno dei
grandi salesiani spagnoli ,
docente di teologia, scritto-
re, ricercatore , divulgato-
re ... Un uomo di grandi
capacità, dotato di squisita
sensibilità, gusto per la li-
turgia e la musica. Un arti-
sta. Fu direttore della rivi-
sta liturgica "Phase", presi-
dente del Centro di pasto-
rale liturgica, consultore
della Conferenza episco-
pale spagnola. Una grave
perdita per la congregazio-
ne e la Chiesa.
VALDOCCO, TORINO
Il Ministro delle politiche
giovanili e delle attività
sportive , on . Giovanna
Melandri , ha voluto visita-
re la Casa Madre di Val-
docco, dove Don Bosco è
vissuto e dove ha fondato
e sviluppato la sua opera
a favore della gioventù
"abbandonata e pericolan-
te ". Nella foto , il ministro
con don Domenico Ricca,
presidente della Federa-
zione Servizi Civili e So-
ciali (SCS) dei salesiani.
GAMBELLA, ETIOPIA
7 gennaio 2007 , Natale
etiopico. Don Giorgio Pon-
tiggia celebra la più bella
festa dell 'anno tra i suoi
ragazzi di Gambella. Qui i
salesiani sono presenti da
sei anni e gestiscono una
parrocchia e un grande
centro professionale . Le
parrocchie del territorio di
Gambella sono ormai una
decina, affidate alla guida
del salesiano monsignor
Angelo Moresch i nominato
Prefetto Apostolico.
VISALE,
ISOLE SALOMON
Grande evento : Florence e
Joshua, impegnati nella
missione , si sposano.
Canti, danze, promesse ri-
tuali per più di due ore di. ..
festa liturgica. Poi , natural-
mente, il pranzo con i 300
invitati all 'aperto , tutti se-
duti sul piazzale . Come
piatti hanno grandi foglie di
banana; come menù: riso
(non può mai mancare) ,
pollo, patate, verdure, frut-
ta, dolce ; come contorno :
musica e danze fino a not-
te inoltrata.
SLIEMA, MALTA
Il presidente dell 'Irlanda,
signora Mary McAleese,
ha voluto far visita alla "St.
Patrick's Salesian School"
di Sliema, una delle opere
più significative e complete
di Malta, con elementari ,
ginnasio, liceo e tipografia.
A ricordo dell'evento è sta-
ta scoperta una lapide che
rendeva onore all 'illustre
ospite e al lavoro dei sale-
siani a Malta, a cominciare
dal fondatore della casa
Patrick O'Graedy.
CAGLIARI, ITALIA
Il 30 settembre 2006 la
Confederazione Mondiale
exallievi ha conferito a
don Orlando Cruccas il
"distintivo di fedeltà", alla
memoria. È stato don
Adriano Bregolin , vicario
del Rettor Maggiore as-
sieme a Bernardo Can-
nelli , presidente della Fe-
derazione Italiana, a con-
segnare ai rappresentanti
dell'Un ione Sarda il rico-
noscimento per un sale-
siano che è stato per anni
il punto di riferimento de-
gli exallievi dell'isola.
BS GENNAIO 2007

2.8 Page 18

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tJ\\\\SS\\ON\\
Documenti inediti fanno riflettere sull'inizio
LE CONTINGENZE
IN AIUTO DEI SOGNI
di Francesco Motto, direttore dell'Istituto Storico Salesiano
In questo mese dedicato
a Don Bosco, vogliamo
tracciare un quadro di
come si è giunti alla prima
spedizione missionaria
della sua giovane
congregazione e del
perché sia stata scelta
la Patagonia.
Che la prima spedizione mis-
sionaria dei salesiani (1875)
sia stata alla volta dell' Ar-
gentina, lo sanno tutti; ma forse non
tutti conoscono i motivi per cui la
scelta cadde su quella terra. C'è chi
è convinto che sia dipesa dal famoso
sogno missionario del 1872; altri
pensano che l'opzione sia soprattut-
to legata alla presenza di emigrati
italiani in quelle terre; altri suggeri-
scono ulteriori suggestive ipotesi.
Ma forse la storia è un po' diversa, e
più che a evidenti ragioni di natura
missionaria o culturale (o magari
onirici) è necessario pensare a moti-
vi di ordine molto più pratico e con-
creto, stando almeno a lettere recen-
temente ritrovate.
Anzitutto va detto che le prime vere
trattative per inviare salesiani in Pae-
si di missione si ebbero durante e
dopo il Concilio Vaticano I (1869-
1870). I padri conciliari provenienti
da terre in partibus infidelium colse-
ro l'occasione del loro prolungato
soggiorno a Roma per mettersi in
contatto con vescovi itali ani e supe-
riori di istituti religiosi che potessero
fornire personale per le loro diocesi.
Fra questi ultimi Don Bosco, ali' e-
poca figura di fondatore ormai noto
sia in Italia sia negli ambienti ponti-
GENNAIO 2007 8S
La 1• spedizione missionaria
di Don Bosco è del 1875. Eccone
i componenti : In alto da sinistra:
sig. Vincenzo Gioia, sig.
Bartolomeo Scavini, don Valentino
Cassini, don G. Battista Cassino,
sig. Stefano Belmonte,
don Domenico Tomatis,
eh. Gianbattista Allavena,
sig. Bartolomeo Molinari. In basso
da sinistra: don Giovanni Cagliero,
DON BOSCO, sig. Giovan Battista
Gazzolo, console dell'Argentina
a Savona, don Giuseppe Fagnano.
fici anche per l'approvazione della
sua congregazione, ottenuta soltanto
da pochi mesi (marzo 1869). Evi-
dentemente, prima di talè data era
praticamente impossibile pensare a
missioni all'estero.
LA PRIMA PROPOSTA
II 20 lugl io 1870, due giorni dopo
la proclamazione della definizione
dell 'infallibilità pontificia che coin-
cise con la sospensione dei lavori
conciliari, monsignor Joseph Sadoc
Alemany inviava da Roma a Don
Bosco la richiesta di assumere la di-
rezione e la gestione dell' orfanotro-
fio San Vincenzo de ' Paoli a San
Rafael, presso San Francisco in Ca-
lifornia. Le motivazioni spirituali
apportate dovettero tornare tanto
convincenti a Don Bosco - accom-
pagnate com'erano da libertà di
azione, gestione di grandi spazi in
un clima sano e temperato - che a
pochi giorni di distanza egli infor-
mava la contessa Callori della pro-
babile accettazione della proposta, a
preferenza di altre pervenutegli an-
tecedentemente da Algeria ed Egit-
to. Don Bosco invitò immediata-
mente monsignor Alemany a Torino
e all'invito allegò la proposta di un
articolato schema di capitolato.
L'arcivescovo chiese qualche giorno
di tempo per riflettere, ma da allora
le trattative si interruppero senza
che se ne conosca il motivo. Fra le
possibili ragioni per parte salesiana
si può pensare alle difficoltà della
lingua, o anche a quelle economi-
che, nel caso, improbabile, che Don

2.9 Page 19

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delle missioni salesiane. A cominciare dall'Argentina.
Un giovane indio Ona fotografato
Idal salesiano don De Agostini,
e un selvaggio (!) della Patagonia
secondo una fantasiosa
rappresentazione d'epoca
(da Al limiti del Mondo, Museo
Nazionale della Montagna, Torino) .
.
~o N89ro Bahfa Bianca
•• Patagone
Viedma
CHILE
South
Atlantic
Ocean
Bosco fosse venuto subito a cono-
scenza del forte debito che gravava
sull'orfanotrofio offertogli.
UNA DECISIONE
RAPIDISSIMA
Don Bosco tuttavia ricevette, a
metà dicembre 1874, anche la pro-
posta formale di inviare salesiani a
Buenos Aires per la cura pastorale di
una chiesa, e a San Nicolds de los
Arroyos per un erigendo collegio.
Ebbene, a distanza di pochissimi
giorni, precisamente il 22 dicembre,
rispose dichiarando di accettare le
due fondazioni proposte e comuni-
cando che nell'ottobre successivo
avrebbe spedito i suoi missionari. Il
28 gennaio 1875 presentava l'impre-
sa oltreoceano ai direttori nelle tradi-
zionali Conferenze di San Francesco
di Sales; il giorno seguente la annun-
ciava con la massima solennità al-
l'intera comunità di Valdocco e il 5
febbraio la "pubblicizzava" con una
circolare/invito a tutti i salesiani del
Piemonte e della Liguria. Il dado era
tratto: iniziava così quella che sareb-
be poi diventata l'epopea missiona-
ria salesiana in Patagonia. Ma come
non rimanere sorpresi della rapidità
della decisione, considerati i tempi
solitamente impiegati per le nuove
fondazioni salesiane? Tanto più che
in nessuna delle lettere giunte nel di-
cembre 1874 a Don Bosco dall' Ar-
gentina e neppure nell'immediata ri-
sposta positiva si parla di emigrati
italiani, di missioni vere e proprie
fra popoli che allora si qualificavano
come "selvaggi"; al massimo Don
Bosco allude a un impegno in "ogni
ramo del sacro ministero". Nei col-
loqui di fine gennaio, invece, egli
già incomincia a insinuare il termine
"missione"; nella circolare del feb-
braio poi, affermando di aver scelto
l'Argentina come missione estera,
accenna però a "estensioni di super-
ficie interminabili abitate da popoli
selvaggi" non lontano dal collegio e
dall'ospizio che aveva accettato;
analogamente in una documentata
buonanotte del maggio successivo.
Le "grandi orde di selvaggi, tra cui
non penetrò ancora né la religione di
Gesù Cristo, né la civiltà, il com-
mercio" ritornano poi nel discorso di
congedo dell' 11 novembre 1875,
senza però menzionare la Patagonia,
come invece pochi giorni prima ave-
va fatto "L'Unità Cattolica", eviden-
temente ispirata dallo stesso Don
Bosco. Quanto alla cura pastorale
degli emigrati italiani, che pure furo-
no il settore privilegiato dai primi
salesiani in Argentina, se ne accenna
solo nel citato discorso di commiato.
Nei famosi "ricordi ai missionari" il
silenzio è totale sia per loro sia per
gli indio.
South
acific
FALKLAND
ISLANDS
cean
Dawson lslgnd
'
~ Tierra del
Punta Areno
fuego
(Chile)
'
Lake Fognano
La cartina della Patagonia.
CONCLUDENDO
Dunque si può concludere: in Don
Bosco le motivazioni ideali, sempre di
carattere apostolico e missionario,
erano presenti sullo sfondo; sarebbero
emerse e si sarebbero dilatate in se-
guito, grazie alla sua congenita abitu-
dine di "sognare in grande". Ma furo-
no le circostanze offertegli, quali la
possibilità di fondazioni analoghe a
quelle già avviate in Italia, la piena li-
bertà di azione, una notevole indipen-
denza economica, il contesto neolati-
no in cui si sarebbero trovati i salesiani
e la lingua spagnola di facile appren-
dimento a far decidere Don Bosco per
l'Argentina nello spazio di una setti-
mana. Anche in questo caso, come in
tanti altri, l'educatore di Valdocco si
nutrì di ideali alti, anzi altissimi; ma la
concretezza, la praticità e la saggezza
del! 'ex contadino dei Becchi ebbero la
loro non piccola parte in questi illimi-
tati "sogni d'oltremare". Del resto, co-
me spiegare che i salesiani attesero
ben 15 anni prima di porre piede fra
gli emigrati italiani di New York,
mentre ne fu loro sufficiente poco più
di uno per insediarsi fra quem, molto
più lontani, di San Francisco se non
che don Rua aveva ben capito la le-
zione del maestro?
D
BS GENNAIO 2007

2.10 Page 20

▲back to top
I NOSTRI
22 MILA FIGLI!
di Giancarlo Manieri
Lo conversazione/
intervista con don Visser
tocco i temi di fondo che
hanno spinto i salesiani
in Cambogia, racconto
l'inizio del/'owenturo, le
difficoltà, lo sviluppo oltre
le aspettative, i sogni
di futuro. Uno nazione
---- lo Cambogia -
che non può che sognare!
Poipet si trova nei pressi della
frontiera thailandese. Profu-
ghi e lenoni si sono concen-
trati nell'area, creando un miscu-
glio esplosivo: la povertà più nera
e la ricchezza più sfacciata; una di-
sperazione rabbiosa e un diverti-
mento stordente. Ho chiesto a don
Visser:
- Don, avete cominciato da qui?
No ! Abbiamo cominciato dal
cuore, dalla capitale, con don
Ubaldo Brigolin e il coadiutore
Roberto Panetto, precisamente
nel 1991. Ma, se proprio vuoi sa-
perlo, abbiamo bruciato le tappe:
in 4 mesi hanno fondato la "Don
Bosco Technical School" . Subito
dopo siamo venuti a Poipet. Il
perché è semplice, per noi sale-
siani: sapevamo che si trattava di
una delle zone più povere in asso-
luto della Cambogia, dove i ra-
gazzi erano davvero "abbandonati
e... pericolanti". Campo ideale
del carisma! Abbiamo iniziato ad-
dirittura con l'asilo ... Di colpo ci
GENNAIO 2007 BS
Don Visser dà la "buonanotte" ai ragazzi interni.
siamo ritrovati con circa 4500
bambini! Quelli dei dintorni li an-
diamo a prendere con un camion
e li portiamo qui a scuola, gli al-
tri. .. Beh, abbiamo fondato pa-
recchie scuole nei villaggi. Non
solo per bambini. Per esempio, a
circa IO km da qui abbiamo fon-
dato due scuole elementari per
adulti analfabeti.
- Ce ne sono di analfabeti?
Tanti! Troppi. Il perché è eviden-
te. Abbiamo in questa zona più di
20 mila ragazzi in età scolare.
L' 80% va a scuola un anno o due
al massimo, poi si cercano qualche
lavoretto da fare .. . uno qualunque
per contribuire al mantenimento
(sarebbe meglio dire sopravviven-
za) della famiglia.
- Un lavoro "qualunque" che
cosa vuol dire?
Vuol dire proprio tutto, anche
furtarelli, anche prostituzione di
piccolo cabotaggio, anche scippi
agli stranieri, anche accattonaggio
e perfino la loro vendita. Insom-
ma tutto! E se pensi che i ragazzi
dai 6 ai 15 anni sono più di 40
mila, immagina quel che può suc-
cedere e quanto lavoro c'è da fa-
re! Perché, in pratica, qui sono
tutti drop-out!
- E voi qui che cosa riuscite a
fare?
Abbiamo quattro attività: una ca-
sa per bambini che vengono dal
traffico ...
- Dal traffico?
Sì, sì, quello brutto, quello ses-
suale, non quello stradale. Non
hanno più nessuno e le autorità li
affidano a noi . Difficile, comun-
que, trovare la famiglia che li ha
venduti. E quando la troviamo,
l'aiutiamo con un piccolo mensile

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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I Un bel monumento a Don Bosco
opera del maestro Prawat,
exalllevo salesiano, vigila
il "villaggio salesiano" di Poipet.
perché mandino il figlioletto/a a
scuola.
-Se no?
Se no lo vendono di nuovo, tanta
è la miseria! È un po' buffo: pa-
ghiamo le famiglie perché mandi-
no i figli a scuola. Ma è davvero
quel che facciamo.
- Questi ragazzi sono, diciamo,
"stabili" qui in collegio?
Sì, dormono e mangiano qui. A
proposito hai visto la loro camera?
Non ci sono letti né materassi, ma
solo stuoie. Abbiamo provato all'i-
nizio con i letti, ma li ritrovavamo
regolarmente a dormire per terra, o
magari sotto il letto, ma non sul
materasso o sulla rete. E non ne
vogliono sapere di lenzuola o cu-
scini. Poi c'è la scuola per gli anal-
fabeti. Alcuni hanno già superato i
10/11 anni e devono ancora fare la
1• elementare.
- "Alcuni" che cosa significa?
Significa che attualmente sono
183, e li andiamo a prendere con
il camion/autobus se no non ver-
rebbero. Sono quelli che vedi an-
che a lavorare ... perché non dia-
mo nulla gratis. Vogliamo educar-
li al lavoro. C'è il pollaio, il la-
ghetto con l'allevamento dei pe-
sci, l' orto per la verdura. A sera li
riportiamo a casa, dopo averli ...
fatti lavare con il sapone, perché
a casa non hanno né acqua, né,
tanto meno, sapone.
- Ecco il perché di tutto il sapo-
ne che abbiamo portato con il pull-
mino !
Già! A corti discorsi assistiamo
circa 22 mila bambini, come fosse-
ro nostri figli.
- Vedo che sono tutti molto pic-
coli.
Gracili direi, più che piccoli. Al-
cuni hanrio molti più anni di quel
che dimostrano. Gli stenti li hanno
ridotti a dei sottosviluppati - in
senso fisico. Molti di loro vengono
volentieri a scuola perché "qui al-
meno si mangia!". Mi capisci?
-Altro che!
Ora anche le quinte classi sono
numerose. Prima non ci arrivava
quasi nessuno a frequentare la '{,
si perdevano tutti molto prima. E
questo il nostro successo più bel-
lo a livello sociale. Ed è per que-
sto che varie organizzazioni ci
aiutano ... Hai visto quell'eporme
magazzino vicino casa? E zep-
po di sacchi di riso ... tutto dona-
to! Ma ci sono anche grandi con-
fezioni di pesci in scatola, di olio,
di soia, ecc. Per le cucine - nelle
varie scuole di villaggio - abbia-
mo assunto alcune mamme degli
stessi alunni a 1O dollari al mese
più 10 kg di riso. Per loro è una
buona paga e sono contentissime.
Ai "nostri" bambini insegniamo
anche a coltivare, a piantare, a
potare, a seminare riso... Ogni
scuola ha, infatti, un piccolo ter-
reno in cui gli alunni possono
esercitarsi. La terza attività è l' al-
levamento ... come hai visto nel
laghetto . La quarta è la SfUOla
tecnica con vari laboratori. E an-
cora all'inizio, ma speriamo di
avere entro breve tempo vari la-
boratori per iniziare un' attività si-
mile a quella di Phnon Penh.
- Don, concedimi ancora una
domanda: hai parlato di successo
a livello sociale. C'è qualche altro
successo ad altri livelli?
Certo. Stasera assisterai alla "buo-
nanotte", ma ti avverto subito sarà
più lunga di quella cui sei abituato, e
I A Polpet si lavora, maschi
e femmine, per rendere più
funzionali I cortili, coltivare l'orto,
allevare i pesci, curare Il pollaio,
ecc.
I Gli aiuti (riso, ollo, scatolame,
ecc.) ammucchiati nel grande
magazzino/cambusa del Centro.
per tutti i ragazzi interni. Una mez-
z'ora e anche più. Si canta, si rac-
conta qualcosa - un aneddoto, una
fiaba, una storia a sfondo morale, si
prega. . . Sì, anche se non tutti sono
cristiani, anzi. Questo è l'altro suc-
cesso, quello più bello per noi.
(Servizio fotografico dell 'autore)
BS GENNAIO 2007

3.2 Page 22

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lettera
i giovani

3.3 Page 23

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••••••••••••••••••••••
Siamo a Manila, la capitale delle Filippine.
I salesiani sono in due ispettorie, al Nord a Makati
e al Sud a Cebu. A Makati gestiscono una grande
editrice, la Don Bosco Press, di cui diamo
il profilo nel presente articolo.
••••••••••••••••••••••
=_.,~2_=_=_::===~ :
•••••
••••••
DON BOSCO PRESS
di Gianluigi Colombo
La Don Bosco Press è una grande impresa di stampa fondata
e gestita dai salesiani e situata nel sobborgo di Makati a Manila,
capitale delle Filippine. Nell'anno 2006, ha celebrato
le sue nozze d'argento: 25 anni di piena attività.
••••••••
.'
:.. 't:.'"
·'/t:
•••••••••••••••
··,!'
r>oN Bos
"J.11 - I=>oN
ScttooL OF
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•••••••••••••••••••
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS GENNAIO 2007 • •

3.4 Page 24

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Operatori al computer: preparazione delle pagine
di riviste e libri.
Accavallatrice/cucitrice a punto metallico con trilaterale
per il rifilo dei fascicoli.
Si chiamava Salesiana Publi-
shers, ed era nata come frut-
to e a supporto della esistente
piccola scuo la grafica annessa al-
arrivato dalla Spagna, don José Car-
bonell, di larghe vedute e felici in-
tuizioni, assieme al dinamico suo
economo ispettoriale don Pierluigi
LA RIVOLUZIONE
INFORMATICA
Il vero sviluppo iniziò quando
l' Istituto Don Bosco di Makati. A Zuffetti, ora alla procura missionaria nelle Filippine irruppe, come nelle
un certo punto sorse, quasi natu- di Torino. Essi trovarono in don altre parti del mondo, l'era infor-
ralmente, l' urgenza di cambiare Gianluigi Colombo l' uomo adatto a matica: i computer e le macchin<2
gestione, non perché la piccola mettere mano alla ristrutturazione elettroniche. Si dovette necessaria-
impresa non andasse bene, al con-
trario perché se ne intravedeva
una possibile espansione, ed era
nato in tutti gli operatori il deside-
rio di migliorare per essere all 'a-
vanguardia, come voleva Don Bo-
sco, per diventare visibili e signifi-
cativi a Manila nel grande sobbor-
go di Makati, quasi una città nella
città, la zona commerciale, quindi
la più viva e attiva della capitale
dell'opera, un'impresa portata a ter-
mine con determinazione e con
soddisfazione di tutti. L' intento pri-
mario era tutto salesiano: aiutare i
giovani più "poveri abbandonati e
pericolanti" a costruire il proprio fu-
turo attraverso l'istruzione e il lavo-
ro. Senza dimenticare l'essenziale
per un'opera salesiana, la catechesi,
quindi l'evangelizzazione. In effetti,
mente procedere a un'altra ristrut-
turazione, dividendo l' impresa in
due tronconi, la Salesiana Pi.Jbli-
shers tenne per sé la direzione e
l'ed izione dei libri, mentre venne
creata la Don Bosco Press, specifi-
ca per la produzione e stampa, cui
più tardi si aggiungerà la scuola
grafica. Molti erano i dubbi, molte
le remore . Ma il tempo ha dato ra-
gione ai più coraggiosi e la realtà di
delle Fi lippine.
parte integrante del progetto era la Makati crebbe fino a essere un
produzione di materiale catechisti- esempio per le altre editrici, e fino
I PROTAGONISTI
co e l'ambizione di portare l'impre- ad acquistare un notevole prestigio
sa a una certa produttività, in modo nell'intera nazione. Una rivoluzio-
Ideatori di questo ambizioso che potesse sostenersi con le pro- ne non indolore come tutte le rivo-
progetto ed esecutori dello stori - prie forze cioè con il frutto del pro- luzioni, ma la caparbietà di chi ha
co cambio furono il nuovo ispettore prio lavoro.
magistralmente diretto l'operazione
I
Brossuratrice circolare per la copertinatura
dei volumi.
Brossuratrice circolare. Incollatura del libro
e applicazione della copertina.
• • GENNAIO 200 7 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 1

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·••······················································································••••
Tavolo di comando e di controllo su macchina
da stampa.
di restyling ha avuto ragione degli
ostacoli, delle perplessità e delle
paure che molti manifestavano, te-
mendo un grande flop. La Don Bo-
sco Press ha ,superato brillantemen-
te la prova. E ormai un albero che
sta superando il quarto di secolo e
non ha terminato di crescere. Pro-
prio per questo ha bisogno di conti-
nue cure, dell'attenzione critica de-
gli operatori, del coraggio dei diri-
genti salesiani e laici, della piena
fiducia della Proprietà.
REALIZZAZIONI
In questi ultimi dieci anni ha pre-
so piede la Scuola Grafica, facen-
dosi sempre più apprezzare. Una
quarantina gli allievi che annual-
mente frequentano i corsi specifici
e che, assunti poi da ditte importan-
ti, portano il nome della scuola in
tutto il territorio nazionale, facendo-
si apprezzare come tecnici tra i più
qualificati del settore.
La Don Bosco Press è un'impre-
sa ben strutturata e attrezzatissima,
che si avvale delle ultime tecnolo-
gie e si aggiorna in continuazione
per non restare seconda a nessuno.
La produzione annua è di circa un
milione e 500 mila testi scolasti-
ci, suddivisi in 150 titoli di circa
250/320 pagine l' uno. Da vari anni
il best seller è un diario scolastico
che arriva a una tiratura di oltre 200
mila copie, personalizzate per ogni
scuola. E stanno proprio qui la sua
originalità e la ragione della sua
straordinaria diffusione.
Le Filippine soffrono di una rile-
vante carenza di testi scolastici: è
stato calcolato da un Istituto di Sta-
tistica che nella nazione c'è un te-
sto scolastico ogni tre studenti. La
Don Bosco Press è dunque in situa-
zione di privilegio, sia per il nume-
ro di testi sia per i suoi contenuti .
Ma la produzione non si ferma ai
testi scolastici : l'editrice infatti edita
diverse riviste mensili o bimensili:
- Couples for Christ (80 mila co-
pie), la rivista dell'Azione Cattolica.
- Rogate (6000 copie), la rivista
dei Rogazionisti.
- Città Nuova (c.s.), dei focolarini .
- Il Bollettino Salesiano (14 mila
copie) per la Famiglia Salesiana.
- Code Red (14 mila copie) per la
comunicazione sociale salesiana.
- Mission (40 mila copie) dei
Comboniani.
- Word and Life (30 mila copie)
rivista catechistica salesiana.
LA MISSIONE
La Don Bosco Press è, dunque,
considerata come una scuola/ditta
moderna e in piena attività, con un
centro di istruzione che porta a
una competenza tecnica .di qualità
e di avanguardia, fornisce all'indu-
stria grafica professionisti la cui for-
mazione umana e cristiana e la cui
preparazione tecnica li porta a inte-
grarsi in tutti gli aspetti di qualità.
Sviluppatrici automatiche di lastre
per la stampa.
Impostazione delle pagine di uno stampato su tavolo
luminoso.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS GENNAIO 200 7 • •

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Cucitrice automatica di libri a filo refe.
Operatore su macchina da stampa offset.
Particolare: percorso del nastro di carta su macchina
da stampa rotativa.
Controllo finale di uno stampato.
L'impresa è quasi obbligata a es- re una nuova storia che sappia ri-
sere leader nell'industria grafica spondere ali'era presente con ener-
••••
della nazione, cosciente della mis-
sione affidatagli dall'art. 6 delle Co-
stituzioni nel campo della comuni-
cazione sociale.
- Continuando il suo programma
gie nuove, risposte coraggiose e ar-
dite come all'inizio, ai tempi eroici
quando affrontava per la prima vol-
ta la sfida del lavorare con i giovani
provenienti dalle zone povere della
a favore della gioventù più povera, città con i quali gli altri educatori e
onde riscattare i giovani dalla po- le altre scuole non riuscivano, sce-
vertà e dalla disoccupazione.
gliendo il metodo dell 'amor.evolez-
- Migliorando la qualità dei di- za, con il quale don Bosco aveva
plomati per incontrare i bisogni al- affrontato i suoi ragazzi per farne
tamente specializzati e preparare dei buoni cristiani e onesti cittadini.
lavoratori per il futuro cristianamen-
Momenti di svago dopo l'impegno
di lavoro.
te motivati .
Oggi è in atto una nuova ristruttu-
- Dando scambio con altre atti- razione per dare nuovo ossigeno e
- 7 nella scuola grafica
vità grafiche, seminari e incontri infondere nuovo vigore, valorizzan- - 1Onel reparto rilegatura
formativi.
do i doni di creatività e capacità or-
- Dando risalto in primo luogo al- ganizzativa che in alta qualità pos-
- 3 aggiustaggio
- 13 nel reparto macchine
la formazione umana e cristiana siedono e donando loro la possibi- - 2 nel reparto composizione
che è propria del sistema e dell'idea lità di un confronto con il metodo - 1 nel reparto compere/vendite.
del servizio di Don Bosco.
Il successo di questa impresa è
di Don Bosco che rimane per tutti
" il maestro" dell'arte di educare.
Le macchine di lavoro nei vari re-
parti sono circa 130. Annesso c'è
derivato dalla fiducia degli ispettori La Don Bosco Press è composta anche il reparto refezione per gli
che da più di 25 anni l'hanno avuta di 43 operatori.
alla loro diretta dipendenza. La - 2 in amministrazione
operai e gli ospiti in self service.
Don Bosco Press oggi vuole costruì- - 5 in pre-stampa
Gianluigi Colombo
• • GENNAIO 200 7 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

3.7 Page 27

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SUTHEP
DOMENICO -SAVIO
DAGLI OCCHI
A MANDORLA
Siamo in Thailandia, lo
terra degli uomini liberi,
come vuole ,~ significato
del vocabolo. E /Jbero
fino olla fine si sentì un
ragazzetto del seminario
di Surotthoni tenuto dai
salesiani, esempio di fede
e di onestà.
La Chiesa ha figli in tutto il
mondo che testimoniano
con genuino coraggio la lo-
ro fede anche là dove costituisco-
no una esigua minoranza. È il ca-
so, ad esempio, della Thailandia,
dove un ragazzo appena dodicen-
ne, Dominic Savio Suthep Ton-
prasert, umile di origine, buono
di carattere, ma deciso negli in-
tendimenti, sceglie di percorrere
la via del sacerdozio, entrando
nel seminario di Suratthani.
Il seminario guidato e ani-
mato da religiosi preparati, pater-
ni ma autorevoli, accoglie il prea-
dolescente che si integra presto in
quell'atmosfera dove umano e di-
vino si fondono perfettamen-
te. Era il 1982. Suratthani, al sud
della Thailandia, è lontana dalla
sua casa, ma lui ci va volentieri,
lasciando mamma e papà che con
tanto amore lo avevano cresciuto.
La sua vita non è diversa da quel-
la di tutti gli altri compagni, an-
che se ognuno ha caratteristiche
peculiari. La preghiera, cuore e
motore della giornata, raccoglie-
va i ragazzi nella cappella al fio-
co lume della lampada del taber-
nacolo e in questa come in ogni
altra attività Suthep diviene pun-
to di riferimento per gli altri
compagni, grazie al suo innato
spirito di collaborazione, finaliz-
zando ogni energia a quell'unico
obiettivo che lo aveva spinto a la-
sciare la famiglia.
La vita scorre tranquilla a
Suratthani: studio, preghiera, ri-
creazione... È proprio il tempo
libero che risulta fatale per
Suthep. Un giorno, un banale in-
cidente (almeno all' apparenza)
durante una normalissima partita
a calcio, gli procura una grave le-
sione al ginocchio. Così quella
giornata, che si era aperta con la
gioia di sempre, segna la fine del-
la spensieratezza dei suoi ancora
verdi anni e apre un capitolo ine-
dito che racconta il suo nuovo
percorso, "in salita", affrontato
con serenità e fortezza nonostan-
te fosse intriso di sofferenza e ti-
mori. Questo cammino permette
di scoprire il vero volto di
Suthep: ragazzo mite ma forte,
preoccupato ma sereno, smarrito
ma fiducioso .. . La lesione che al
momento sembrò un infortunio
"di prassi", nascondeva un carci-
noma. Appresa la gravità della
sua situazione Dominic Savio
Suthep confida al suo direttore
spirituale: "Caro Padre, non vedo
l'ora di ricominciare a studiare e
proseguire il mio cammino verso
il sacerdozio... Se il Signore vor-
rà", sottolineò poi con un sorriso.
Non potendo essere sempre pre-
D. Savio Suthep Tonprasert
1970-1986.
sente, il direttore spirituale affida
al giovane aspirante il crocifisso
dei missionari.
Suthep continua a trascinare
su spalle ancora fragili la croce
che il Signore gli ha offerto, sen-
za mai perdere la gioia, anche
quando capisce che presto sareb-
be arrivata la fine. La sua fede
semplice e profonda non passa
inosservata. Stupisce e commuo-
ve parenti, amici, dottori, infer-
miere . .. e perfino tanti malati
buddisti che lo osservavano sem-
pre più ammirati. Trascorre solo
un anno da quel fatale incidente,
poi Suthep lascia per sempre la
terra nel giorno della ricorrenza
liturgica di Domenico Savio. I
suoi amici c'erano tutti. Lo ricor-
dano come "Song Noi", il piccolo
sacerdote.
D
BS GENNAIO 2007

3.8 Page 28

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---
PROGEI IO SENrllNELLA
di Graziella Curti
All'estremo nord del Moto
Grosso, in mezzo alla
foresta Amazzonica,
a 850 chilometri dallo
capitole Cuiabò,
sorge la stazione
missionaria salesiana
di Alto Floresta:
avamposto di Voldocco
dove FMA e laici volontari
aprono le porte dello coso
e del cuore ai giovani più
poven.
Nel maggio 1976, attratti dai
colonizzatori, molte persone
del Sud del Brasile si trasfe-
rirono al Nord, nel Mato Grosso, in
particolare ad Alta Floresta. Sogni,
ambizione di ricchezza, necessità di
lavoro. I bagagli erano differenti,
ma il desiderio comune era di una
vita migliore. La vicina foresta, esu-
berante e misteriosa, giustifica il
nome di questo agglomerato di ca-
se, che ben presto divenne città. Per
qualche tempo continuò ad arrivare
gente in cerca di fortuna. Sradicati
dai loro paesi, senza occupazione,
costituirono una comunità umana
con molti problemi: un campo di la-
voro adatto alle FMA che vi giunse-
ro nel 1984 e iniziarono a interes-
sarsi dei più piccoli e dei più poveri
attraverso le opere tradizionali di
accoglienza e di promozione.
Di li a poco, però, apparvero le mi-
niere d'oro. Venne il garimpo, così si
chiama il cercatore del metallo pre-
zioso, la città si riempì di gente e non
c'era posto per tutti. Agitazione, en-
tusiasmo, case del vizio e molto de-
naro. Si poteva comperare di tutto,
anche donne e bambine. Per dieci
GENNAIO 2007 BS
Cameretta delle ragazze della
casa/famiglia "CASA PINARDI".
anni ci fu la febbre dell'oro e poi tut-
to terminò.
Gli avventurieri lasciarono le orme
nelle ragazze madri, nei bambini sen-
za famiglia che continuano a perpe-
tuare questa situazione generando
nuovi figli nelle stesse condizioni.
Per questo, oggi, le FMA con i lo-
ro collaboratori hanno ideato nuove
forme di risposta ai mali di sempre:
il progetto PEMA per l'educazione
di ragazze/i attraverso vari corsi di
formazione; la casa-famiglia Pinar-
di; il progetto NAI per la cura della
delinquenza minorile; il progetto
SENTINELLA per l' aiuto a bambi-
ne e giovani donne vittime di vio-
lenze sessuali.
LE BAMBINE
DELLA NOTTE
1995, Gilberto Dimenstein, dopo
sei mesi di indagini sulla rotta del
traffico di bambine in Amazzonia,
muovendosi nel mondo della prosti-
tuzione infantile, sconvolge la gente
Tratto di foresta amazzonica.
con la pubblicazione del suo libro:
Le bambine della notte. Pagine cari-
che di suspence che danno al lettore
la possibilità di partecipare in prima
persona all' inchiesta. C'è pure un
capitolo dedicato ad Alta Floresta,

3.9 Page 29

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Bambini/e ragazze, educatori
sociali e volontari.
NAI: nucleo di accoglienza e recupero del minori
delinquenti. È vicino a "CASA PINARDI".
alle ragazze che approdano nella ca-
sa delle FMA. Ecco una delle tante
storie incredibili di violenza. A un-
dici anni, Maria Aparecida da Silva
intravide la possibilità di realizzare
un sogno: avere una bella bambola,
una di quelle a cui è possibile cam-
biare i vestiti. Bastava salire sulla
canna di una bicicletta. L'uomo le
promise di comprargliela se avesse
accettato di fare alcuni giochetti.
Tornò a casa senza il regalo pro-
messo e, oltre alla frustrazione per il
mancato dono, c'era un nuovo peso
da sopportare: aveva perso la vergi-
nità. Un altro uomo seppe della sua
delusione e le promise: questa volta
avrai la tua bambola. Per la seconda
volta si diede a un uomo e per la se-
conda volta non ricevette niente.
Maria Aparecida, chiamata Cidinha,
abitava a Garimpo do Rato, nel Ma-
to Grosso settentrionale. Rimasta
orfana, finì ad Alta Floresta, nella
casa di accoglienza diretta dalle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice. Nel li-
bro/inchiesta di Dimenstein è ripor-
tata, a proposito di questa ragazzina,
la testimonianza di una religiosa:
"Quando arrivò all'istituto era mol-
to depressa. Passava tutto il tempo
davanti alla TV senza mai parlare
con nessuno e piangeva sempre. Vo-
glio morire, la vita è molto brutta,
ripeteva. Il pomeriggio del 27 Ci-
dinh._a ha un aspetto migliore. Sorri-
de. E stata adottata da una famiglia
di Alta Floresta che non le farà
mancare niente. Neanche le bambo-
le". Il libro ha fatto sì che venisse
istituita in Brasile una commissione
parlamentare contro la prostituzione
infantile. Nonostante tutto, le storie
di violenza continuano. Attraverso
il progetto SENTINELLA, le suore
con i volontari/e accompagnano le
vittime delle violenze sessuali, che
spesso hanno subito aggressioni
proprio dai parenti più prossimi. I
casi più gravi rimangono nell' inter-
nato fino a quando si riesce a rein-
serirle nelle proprie famiglie o in
nuclei familiari sostitutivi.
UN CUSCINO
PER SOGNARE
Ultimo nato, quello che più sta a
cuore a suor Maria Luisa Ramello,
missionaria italiana, è il progetto
NAI (Nucleo di Attendimento Inte-
grato) creato per aiutare i minori
già entrati nel mondo della delin-
quenza. Si vuole evitare che venga-
no reclusi in carcere con gli adulti.
«Questo lavoro - racconta suor Ma-
ria Luisa - si realizza in rete con le
autorità giuridiche, la polizia, le va-
rie segreterie comunali, le famiglie
dei minori secondo lo stile del
sistema preventivo precedentemente
condiviso con le persone in contatto
diretto dei piccoli delinquenti».
Il metodo di intervento è il se-
guente: scoperto il giovane colpevo-
le, la polizia lo porta alla casa dove
funziona il NAI. viene accolto da
un educatore, da una mamma educa-
trice e dall'assistente sociale. «Non
ci si preoccupa molto di quello che
il ragazzo ha fatto - sottolinea la re-
ligiosa - ma del perché ha commes-
so il reato. Qui sta la differenza tra
noi e la polizia». In seguito, un giu-
dice, vista la scheda del ragazzo, as-
segna la pena, che varia a seconda
della gravità della colpa. Se l'infra-
zione non è di grande entità viene
inserito in un gruppo di lavoro co-
munitario, potrà vivere in famiglia,
ma ogni giorno dovrà presentarsi al
Centro per la frequenza scolastica e
per prestare un servizio alla comu-
nità. Se la mancanza è invece di un
certo rilievo rimarrà al Centro dal
lunedì al sabato partecipando a tutte
le attività di recupero stabilite dal re-
golamento interno. I reati più gravi
sono puniti con la detenzione in cel-
la, ma sempre con l'accompagna-
mento degli educatori sociali. Pur
privato della libertà, non sarà mai
sottoposto a violenze, tanto comuni
nelle prigioni dello Stato. E sempre
viene data l'opportunità di un riscat-
to: riottenere la libertà dopo un cam-
mino di riabilitazione. «Siamo alle
prime esperienze di questa missione
non facile - confida suor Maria Lui-
sa - ma per noi è molto gratificante
quando si constata il sorgere della
speranza nel cuore di chi ha già ri-
schiato tutto a motivo di non aver ri-
cevuto nulla dalla vita, soprattutto
amore e accoglienza».
Ci vuole sempre un cuscino per
sognare e allora proprio così è stata
denominata una campagna a favore
del NAI. Un sogno per un futuro
migliore.
BS GENNAIO 2007

3.10 Page 30

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IL
&AESE
ITI
IN
LIBRERIA .. eppe t,Jlotonte
o cuto d1 G1us
~ ~ ~ EPOCALI
DON BOSCO
His pope
and his bishop
di Arthur J . Lenti
LAS , Roma, 2006 ,
pp. 252
È una ricerca storica
che , analizzando il rap-
porto tra Don Bosco e
il vescovo di Torino, evi-
denzia il senso eccle-
siale del fondatore dei
salesiani e la sua ca-
pacità di mediare una
presenza originale nel-
la Chiesa locale. In tem-
pi difficili per il rappor-
to Chiesa/Stato, queste
lettere sono la testimo-
nianza profetica di una
presenza significativa
che anticipa in qualche
modo l'ecclesiologia del
Vaticano Il. Il testo è
in inglese. L'autore
salesiano, residente ne-
gli USA, ha messo in
evidenza gli elemen-
ti più sign ificativi per
quelle nazioni dove il
carisma salesiano tro-
va difficoltà a entra-
re nell'esperienza sto-
rica della Chiesa. Sia-
mo nel periodo burra-
scoso del Risorgimen -
to italiano, quando acu-
to era il contrasto Sta-
to/Chiesa.
MIELE DALLA ROCCIA IL FUTURO
INCONTRARE GESÙ
Meditazioni sulla parola DELLA PARROCCHIA
Il tempo della prima
di Dio proposta nella
Guida alle trasformazioni evangelizzazione
liturgia domenicale
necessarie
di Andrea Fontana
(anni A-8-C)
di Egidio e Mariella
e Monica Cusino
di Dario Vivian
Barghiglioni e Luciano
ELLEDICI, Leumann (To)
isg edizioni , Vicenza
Meddi
2006, pp. 176
2005, pp.350
Paoline, Milano, 2006
pp. 210
È il 1° volume di un proget-
Chi si trova a meditare sulle
to detto "Emmaus", collo-
omelie domenicali e vuole
cato nel necessario "cam-
confrontare in profondità e
mino catecumenale" trac-
a livello personale, il mes-
ciato dalla Chiesa italiana
saggio domenicale della li-
con le note sull 'Iniziazione
turgia trova in questo testo
Cristiana. Riguarda il primo
un aiuto immediato. Ispiran-
annuncio. Il 2° volume è
dosi alla Sacra Scrittura,
l'albo attivo da mettere in
l'autore afferma che la Pa-
mano ai fanciulli. Il percor-
rola di Dio "fa sgorgare il
so risponde ai criteri relati-
miele dalla roccia" (Dt
vi al modello di catecume-
32,13) come consolazione
nato applicabile a una ri-
per il suo popolo anche dal-
strutturazione del tradizio-
la durezza della vita. La ci-
nale catechismo parroc-
tazione diventa il filo con-
chiale , senza più scadenze
duttore di queste meditazio-
pre/costituite e coinvolgen-
ni bibliche, che sono scan-
do la famiglia nello stesso
dite sulla trama dell'anno li-
cammino, celebrando i sa-
turgico. Ciò che colpisce Ci sono ancora parrocchie cramenti unitariamente, fon-
nelle meditazioni è l'incisi- che con fatica si rinnovano , dando gli incontri sulla pa-
vità dei titoli, che sono co- altre che segnano il passo, gina biblica, pur senza di-
me piccole sintesi di conte- pur riconoscendo che rapi- menticare i catechismi. Si
nuto, assieme all'armonica de sono le trasformazioni tratta di una proposta che
connessione delle tre lettu- culturali e sociali. Il testo in- rinnova gli schemi vecchi
re proposte, ove si coniuga- dica l'obiettivo di un itinera- salvando ciò che rimane
no la buona con l'efficace rio per raggiungere la capa- valido delle impostazioni
attualizzazione che giunge cità di comprendere il mo- tradizionali.
alla nostra vita quotidiana. dello entro cui si vive, rivalu-
tarlo alla luce delle riflessio-.
ni teologiche, individuando
le linee di necessaria ri/pro-
gettazione. Si riconoscono i
passaggi fondamentali della
progettazione pastorale. Ciò
nasce dalla comprensione
che la Chiesa di oggi è
chiamata a evangelizzare la
società con decisione. Un
itinerario così impegnativo e
necessario coinvolge il Par-
roco e il Consiglio pastorale
e/o il gruppo di animazione
della comunità cristiana lo-
cale, chiamata a un'intensa
esperienza di comunione.
GENNAIO 2007 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~~~
INNATA
PSICOLOGIA
FILOMENA DELLI
SONATA A SEI MANI
DELL'ATTEGGIAMENTO CASTELLI
Note diverse per un unico
RELIGIOSO
Una donna abruzzese alla canto all'Amore
Percorsi e prospettive
costituente repubblicana di Adalberto ed Elisabetta
di Eugenio Fizzotti
e al parlamento italiano Leandrin
Erickson, pp. 262
di G. Verna e Cinzia
Ed. Segno, Tavagnacco (Ud)
M. Rossi
2006, pp. 172
Edigrafital , Teramo, 2006
pp. 182
Protagonista è una donna
abruzzese che può essere
considerata antesignana del
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO
movimento politico delle don-
ne, interprete della storia
{MGS)
italiana chiamata a parte-
cipare attivamente ai lavori
del Parlamento repubblica-
no. Ella restituisce prestigio
e credibilità alle istituzioni
CINECIRCOLI
GIOVANILI
SOCIOCULTURALI
(CGS}
Tel. 06.44700145
nonostante gli stereotipi an-
Email : cgsnaz@iol.it
In un tempo di rinata atten-
zione per le tematiche spi-
rituali, l'autore vuole con-
durre l'educatore nello stu-
dio psicologico dell'atteg-
giamento religioso , sia dal
punto di vista scientifico
sia per quanto riguarda le
tappe evolutive nello svilup-
tifemministi e la sua giova-
ne età. Respinge sistemati-
camente la polemica tra cul-
tura laica e cattolica, prefe-
rendo la discussione intorno
ai principi fondamentali del-
l'uomo; ma sempre nella
prospettiva dell'umanesimo
integrale cristiano.
Giovanni Vemo · Cinzia Moria Ro~si
È un 'opera originale. La
consonanza spirituale dei
due autori ha reso possibi-
le la realizzazione di un te-
sto che, scritto in due parti
distinte, è unitario nel con-
tenuto e nell'obiettivo . En-
trambe le sezioni pongono
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS}
Tel. 06.4462179
Email: info@pgsitalia.org
TURISMO
GIOVANILE
SOCIALE (TGS}
Tel. 06.4460946
Email :
tgs.nazionale@flashnet.it
po nelle sue diverse dimen-
sioni (rituale, sociale, affetti-
va, cognitiva, motivaziona-
le) . Per la maggior parte
degli studiosi la componen-
te psicologica dell'esperien-
za religiosa è un punto irri-
nunciabile per la compren-
sione "totale" della persona.
come centro unificatore il
tema eucaristico del Dio
con noi, che cammina in
mezzo al suo popolo , che
va in cerca dei suoi figli
e che si fa conoscere nei
modi più appropriati ad
ogni epoca storica. L'im-
maginazione, la contem-
MISSIONI E
VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS (Salesiani)
Tel. 06.516291
Email : vis@volint.it
VIDES (Figlie di Maria
Ausiliatrice)
Tel. 06.5750048
Così oggi lo studio psicolo-
plazione, l'amore per la Email :
gico dell'uomo non può pre-
sacra Scrittura convergono videsitalia@videsitalia.it
r'
I
scindere dalla spinta che
porta alla ricerca del tra-
scendente e dell'Assoluto.
In questo senso possono
essere letti i fenomeni legati
ai nuovi movimenti religiosi:
La sua fu una lotta dura
ma esaltante , condotta in-
per costruire una inedita ri-
visitazione della storia del-
la Salvezza, affinché conti-
nui a trasmettere parole di
speranza anche all 'uomo
d'oggi. Il lettore è invitato a
SERVIZI CIVILI
E SOCIALI (SCS)
Servizio civile naziona-
le
Emarginazione e disa-
gio giovanile
rispondono al connaturato sieme a persone che con entrare nella lettura del Tel. 06.4940522
bisogno di sacro dell'uomo. lei testimoniarono i valori brano evangelico, che si Email : serviziocivile@fe-
della fede nei risvolti so- arricchisce di una miriade derazionescs.org
ciali ed umani della rico- di dettagli.
SI FA VENDITA PER
~g~RISPONDENZA I libri
che vengono segnalati s1 pos-
sono acquistare presso le ~bre;i
rie cattoliche o vanno ne ies
direttamente alle rispettive
struzione dopo il disastro
della grande guerra.
CNOS/SCUOLA
Tel. 06.4440354
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cnos-scuola@salesiani .it
BS GENNAIO 2007
Editrici.

4.2 Page 32

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tl/1/E
-
Un breve profilo del salesiano laico signor Maffioletti Giuseppe - sarto solo di. ..
diploma.
UN SALESIANO
COMUNE
di Giancarlo Manieri
Il signor Giuseppe fu un salesiano
"comune" che non ha mai preteso di
fare cose eccezionali. E proprio in
questo consiste la sua originalità.
Ciò che ha fatto come religioso era
ciò che doveva fare secondo
la "Regola" che aveva scelto
di professare, già grande, quella
di Don Bosco.
A Maroggia, in Svizzera dimorò, per 33 anni ... "L'età
di Nostro Signore", aveva detto a qualche amico ,
con un certo orgoglio. Quando ormai gli acciacchi
gli fecero comprendere che era giunta l'ora della riflessio -
ne e della pregh iera per percorrere in pace l'ultimo tratto
del cammino , ebbe il coraggio di dare una sterzata bru-
sca alla sua vita: abbandonò la Svizzera, gli amici, i volti
noti, i luoghi che percorreva a memoria, per andare a vive-
re in un'altra ispettoria, tra confratelli mai conosciuti. Unica
consolazione: il san Bernardino di Chiari era più vicino che
non Maroggia ai suoi fratelli. .. Sapeva che sarebbe stata
l'ultima tappa. Tuttavia non si arrese all'inerzia, ma volle in
qualche modo rendersi utile, e gli fu affidata la cura della
sacrestia. Le giornate erano ormai scandite dalla preghiera
e dalla precisione amorevole con cui preparava e seguiva
ogni servizio liturgico. Si era consegnato a Dio. Voleva ri -
cordarsene giorno e notte, tant'è che anche la sua came-
retta appariva a eventuali visitatori, più simile a una cap-
pella con quel grande Cristo steso sul letto, la statuetta del
Sacro Cuore sul comodino , santini sparsi qua e là... Finché
poté distribuì la posta ai confratelli e si dedicò alla pulizia di
qualche ambiente destinato ai ragazzi. .. "Signor Giusep-
pe, lasci stare, tanto dopo un minuto che quei diavoletti ci
sono, tutto torna come e peggio di prima!". Rispondeva
sorridendo : "Se i ragazzi trovano in ordine, lasciano in ordi-
ne". In poco più di un anno s'era guadagnato la stima di
tutti, tant'è che ci fu ressa per poter visitare la sua salma.
La gente vuol bene a chi la tratta bene, è gentile con chi è
gentile, è riconoscente con chi l'ha servita. Anche il cielo
sembrò rispettare quell'uomo servizievole e pio: alla vigilia
dell'immacolata, ricoverato dopo una nottata difficile per
controlli , e constatato che non c'erano particolari urgenze,
d'altronde anche lui diceva di sentirsi meglio, fu lasciato
tranquillo. Lui si addormentò e non si risveglio più.
GENNA IO 2007 BS
- Il signor Giuseppe Maffioletti {20/11 /1922-07/12/2003)
LE RADICI
Arzago d'Adda è un comune del bergamasco che oggi
conta poco più di 2000 abitanti . Alla nascita di Giuseppe
(1922) ne faceva la metà e forse meno. Un'infanzia da
pioniere, visto che doveva percorrere 1O chilometri al
giorno per frequentare , a Trevigl io, la V elementare ,
avendo in tasca 20 centesimi per il pranzo. (Lui però ne
spendeva solo 15, gli altri 5 andavano per le statuine
del presepio !) A 13 anni - sempre a piedi, ma stavolta
con il rosario in mano - frequenta a Casirate la sartoria
Persegoni. A 19 anni viene arruolato nel 7° Reggimento
di Fanteria e mandato a combattere in Sicilia. Durante lo
sbarco degli alleati, si salva nascondendosi prima fra i

4.3 Page 33

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,-----------~IILEcf/11/VI 0011!}/UTrJRI
San Bernardino di Chiari.
"Giuseppe e i suoi fratelli ": da sinistra: Marco,
Rino/Pietro, Rinaldo, Luigi, Giuseppe.
mòrti, poi dietro ai covoni di frumento appena mietuto.
Fatto quindi prigioniero, viene imbarcato per essere con-
dotto in America, ma la nave fu deviata in Algeria. Non
se ne sa più nulla e al paese natale lo includono nella
lista dei dispersi. Solo una cartolina postale datata set-
tembrE! 1944 lo dimostra vivo e lo fa cassare da quella
lista. E vivo sulla parola, anzi sullo scritto , perché in
realtà non può tornare a casa. Viene , invece , internato
in un campo di concentramento in cu i le sofferenze fisi-
che e morali, lo stress da lavoro, il trattamento disuma-
no lo segnarono per tutta la vita. S'ammalò , infatti, fino
ad arrivare vicino a morire. Lo salvarono più l'affetto dei
suoi fratelli che le cure del medico.
SALESIANO
La prigionia gli fece cambiare anche orientamento di
vita. Nel 1947 incontrò don Mario Bassi, al quale confidò
di aver maturato l'idea di diventare sacerdote o magari
religioso laico, se gli studi - ormai era venticinquenne -
si fossero rivelati troppo gravosi. Lo accolse Ivrea, per-
ché aveva l'intenzione di partire missionario, ma in mis-
sione non ci andò mai. Rimase missionario nell'anima, e
durante tutta la vita sostenne in ogni modo i confratelli
in prima linea. Giuseppe provò, dunque, a frequentare il
Ginnasio ma, fatto il quinto, rinunciò a continuare e chie-
se di andare in noviziato come aspirante coadiutore .
Sopportò bene i compagni che avevano la metà dei suoi
anni. Tutto quello che realizzò da allora, uscì da un cuo-
re salesiano, in spirito di serena obbedienza. E l'obbe-
dienza non gli chiese di essere quel che era (un sarto)
ma di imparare a essere quel che gli ch iedeva. Fu per-
ciò portinaio, infermiere, provveditore, economo ... Gli
anni più belli del suo apostolato salesiano li passò
a Mareggia, bel paese del Canton Ticino : paesaggio
magnifico e vista incantevole sul lago di Lugano . Vi
giunse quando il collegio e la scuola erano sulla cresta
dell'onda... Ma proprio allora cominciò il declino dei con-
vitti. Quello di Mareggia subì la lenta decadenza di qua-
si tutti gli altri. Fino alla chiusura. Il signor Giuseppe ne
seguì passo passo l'iter in discesa, soffrendo di non
poterne arrestare la decadenza.
Una veduta di Mareggia sul lago di Luga'no.
GENTILE MA MAI SERVILE
Faceva le cose con grande precisione , agiva con
somma onestà, trattava le persone con garbo e finez-
za. Ma non era uno a cui si poteva fare di tutto e da
cui si poteva ottenere di tutto . Sapeva bene quel che
voleva. "Era coriaceo nelle sue convinzioni : non riusci -
vi a fargli cambiare parere nemmeno a martellate, se
non gli dimostravi a fil di logica che aveva torto", dice
uno che gli è vissuto accanto . "Per quanto riguarda la
regola, era di una fedeltà quasi maniacale", continua
lo stesso. Quando nel corso di un'assemblea comuni -
taria sentiva fare delle proposte che potevano essere
interpretate non perfettamente in linea con la regola ,
non trovava di meglio che alzarsi e uscire, rammarica-
to , perché , diceva: "la Regola è sacra, non si tocca;
solo il sospetto che potrebbe essere intaccata, ci met-
te già fuori! ". Raccolto, riservato , ma sempre disponi-
bile, non andava in giro a raccontare i suoi mali , che
pure lo tormentavano dai tempi del campo di concen-
tramento , ma se li teneva cercando di nasconderli il
più possibile per non recare fastidi a nessuno. I con-
fratelli lo sapevano , ma rispettavano questa sua vo-
lontà di nascondimento e lo stimavano sempre di più .
Non poteva assumere dolci né bere vino ... il che per
un bergamasco doc, era come una condanna , ma non
rifiutava una bottiglia di quel buono per far bere i con-
fratelli alla sua salute.
O
BS GENNAIO 2 007

4.4 Page 34

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- COME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrero
LA VIRTÙ
DIMENTICATA
Un uomo osservava curioso la nascita di una farfalla dal bozzolo.
La bestiola si contorceva e faceva tentativi immani per liberarsi
dall'involucro che la teneva prigioniera: le alette si contraevano
e distendevano con sforzi penosi. L'uomo s'impietosì
e con le dita squarciò il bozzolo, afferrò le ali della farfalla
e le distese. Quella farfalla non volò mai. Era proprio la fatica
di uscire dal bozzolo che rendeva robuste ed efficienti le sue ali.
L'uomo di buon cuore le aveva alleviato la pena e affrettato
i tempi, ma l'aveva condannata a strisciare.
I Un uomo osservava curioso
la nascita di una farfalla ...
(Cfr. occhiello}
Oggi i bambini sembrano di-
ventare adulti sempre più in
fretta. Spiega Pasquale Di
Pietro, presidente della Società ita-
liana di pediatria: «In dieci anni di la-
voro abbiamo visto un'adolescenza
sempre più "adultizzata" nei compor-
tamenti , un abbassarsi pericoloso
dell'età in cu i si cominciano a consu-
mare alcolici e sigarette, anticamera,
a volte , del salto verso la droga. Nel-
lo stesso tempo questi teenager che
vogliono crescere in fretta, restano
poi adolescenti ben oltre ,l'età ana-
grafica, in quella condizione di eterni
figli ormai nota alle statistiche ». Una
generazione che fisicamente gode di
ottima salute, ma «mostra crescenti
fragilità psicologiche, aumentano le
depressioni , i disturbi alimentari , e
anche gli episodi di bullismo ». Le lo-
ro ali non si sono irrobustite. Una
gran fretta coinvolge tutti. Si vuole
tutto e al più presto. La nostra vita
quotidiana è "formula uno": si vive
con il piede sull 'acceleratore. Grandi
e piccoli hanno dimenticato quella
magnifica virtù che si chiama pa-
zienza.
La pazienza non è la virtù del-
l'attesa passiva. Essa, invece, abi-
ta decisamente nello spirito e nel
cuore di chi vuole costruire qualco-
sa che sia coerente e duri nel tem-
po. È la virtù dei genitori , degli edu-
catori , di tutti coloro che hanno
qualcuno da amare, qualcuno per
cui investire la propria vita e con cui
condividere un progetto e un ideale.
Pazienza significa rispettare il rit-
GENNA10 2007 BS
mo della crescita. L'infanzia ha La pazienza quotidiana non è gratifi-
bisogno di una preparazione speci- cante perché consiste nell'aspetta-
fica , per assolvere alle molte fun- re (verbo odiosissimo, oggi) . Presi
zioni dell'esistenza. Naturalmente, il dal riflesso della produttività e dell'ef-
bambino riuscirà a imparare molto ficienza, molti genitori fanno le cose
grazie all 'osservazione , ma non al posto dei figli "per fare più in fret-
possiamo contare unicamente su ta". Al contrario , ogni passo avanti
questo suo modo di conoscere le "conquistato personalmente" è un
cose : ha bisogno infatti che gli si passo compiuto per sempre.
insegni la maniera di vestirsi , di
allacciarsi le scarpe, di mangiare, di Pazienza significa progettare
lavarsi e di fare il bagno, di attra- per tappe e mete intermedie. Ma i
versare la strada e, man mano che piccoli passi non sono più tollerati.
cresce , di essere gradatamente Sembra incredibile, ma si parla sen-
educato ad assolvere ai compiti za pudore di ragazzi e adolescenti
relativi alla casa , allo studio , alla "frustrati ". "Frustrazione" vuol dire
vita. Sono cose che non si possono "insoddisfazione per non essere riu-
ottenere né mediante considerazio- · scito a ottenere o a concludere
ni casuali , né mediante rimproveri , qualcosa". I piccoli e i giovani sono
o minacce di punizione , espressi martellati da spot luccicanti , sogna-
magari nel momento stesso in cui no e magari pretendono successi,
tali impegni devono essere assolti. ma rifiutano la fatica e lo sforzo del-
Il tempo destinato a tali insegna- l'apprendimento .
menti deve far parte della routine Nello stesso tempo è sempre più
quotidiana. Oggi però cominciano a difficile incontrare chi sappia pro -
scarseggiare gli spazi per "guidare" porre mete solide e alte ai ragazzi
un bambino nel labirinto del suo e ai giovani , che a loro volta rara-
apprendistato per la vita. Le giorna- mente incontrano "guide" che han -
te sono piene d'impegni e costella- no il tempo e la voglia di accompa-
te dalle impazienze dei genitori e gnarli sulla lunga strada della pro-
dalle ribellioni dei figli.
gressività. La cultura che stiamo
costruendo impone mete "facili " e
Pazienza significa spiegare e
ripetere. Un bambino ha scritto:
«Voglio andare in una fam iglia do-
realizzabili subito. I genitori devono
imparare a lodare i progressi mini-
mi, a incoragg iare e a sostenere
ve si ride di più e si spiegano le co- nonostante incertezze ·ed errori .
se ». I bambini sono sollecitati , incal-
zati e stimolati. Ma ognuno ha un Pazienza vuol anche dire resi-
ritmo d'apprendimento tutto suo. stere. Fra l'altro, chi non impara a
Molti bambini sono irritati dal dover tollerare le frustrazioni , cioè ad af-
fare cose che non capiscono .
frontare con calma ostacoli e diffi-

4.5 Page 35

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di Marianna Pacucci
coltà, ha poche probabilità di realiz-
zarsi nella vita in maniera soddisfa-
cente. Uno dei compiti essenziali di
un genitore è proprio quello di far sì
che un figlio impari presto a non far-
si travolgere dai mille piccoli insuc-
cessi che gli capiteranno. Nello
stesso tempo i genitori devono sop-
portare le reazioni dei figli ai "no"
motivati. La loro paziente resistenza
diventa la spina dorsale dei figli.
Pazienza è accompagnare i figli
verso la maturità. Attendere che tutti
gli aspetti della personalità riescano
ad armonizzarsi. Ai ragazzi piacereb-
be apparire più disinvolti , più belli,
più sicuri. Rifiutando la pazienza di
crescere si accontentano di apparire.
Sono quasi costretti a "imitare" e imi-
tano soprattutto i modelli imposti dal
sistema mediatico ancora più pres-
sante e onnipresente. Ma i buoni ge-
nitori sanno insegnare che la verità
viene sempre a galla.
La pazienza è la virtù del lega-
me. Dissemina le sue tracce nei ge-
sti quotidiani dell'ascolto, dell 'acco-
glienza, della solidarietà, del dialo-
go, della tenerezza; ma anche nelle
situazioni di incomprensione, di
sconfitta o di sofferenza. Pazienza
significa anche saper sempre rico-
minciare.
I Il bambino ha bisogno che gli si
insegni tutto: a vestirsi,
ad allacciarsi le scarpe,
a mangiare, ecc.
ELOGIO
DELLA LENTEZZA
Fra le cose più belle della maternità, credo vi sia la scoperta
che il ritmo della vita è ben più lento di quello che la società
ci impone nell'organizzazione della quotidianità.
E' straordinario che la natura, per
convincerci della bontà . della
lentezza e allenarci a tale atteg-
giamento, ci costringa a un 'attesa di
nove mesi, prima di poter contemplare
il volto del nostro bambino, e poi a
un'intera esistenza in cui declinare i
tanti significati della pazienza. Vado
con la memoria alle mie due gravidan-
ze; e, prima ancora, all'attesa di un
concepimento che inizialmente sem-
brava non scontato. Poi, la grande
gioia: avremo un figlio. Nella gravidan-
za e nei primi anni di vita di Alessan-
dra ho capito che essere pazienti si-
gnifica, un po', accettare la condizione
di essere malati : uno deve passare at-
traverso un po' di sofferenze coltivan-
do la certezza che tutto questo gene-
rerà, prima o poi, non soltanto benes-
sere, ma una migliore qualità dell'esi-
stenza. Ci vogliono lungimiranza, per-
severanza, tenacia, per affrontare in-
nanzitutto difficoltà fisiche e psicologi-
che (non ci si improvvisa mamme) e
poi per mettere in sintonia il proprio
passo (di donna, di moglie, di lavoratri-
ce, di cittadina, ecc.) con quello incerto
di un neonato, che ha ben altri bisogni
e possibilità di un adulto, ormai domi-
nato dalle regole della vita sociale. Nei
primi anni di vita di Aie ho scoperto -
talvolta con serenità, talvolta dolorosa-
mente - che è arduo, ma vale la pena
produrre una decelerazione della vita
quotidiana: fai meno cose, ma le com-
prendi e le gusti meglio.
Poi è arrivato Claudio: il figlio non
programmato, che lentamente ho sco-
perto di aver progettato e amato da
sempre, anche se non lo sapevo con
chiarezza: ma, si sa, certe volte gli oc-
chi del cuore e quelli della mente ve-
dono cose differenti. La sua attesa mi
ha portato a scoprire un altro aspetto
della pazienza: la fiducia del contadi-
no, che sopporta l'incertezza di tradur-
re un sogno in un'esperienza matura.
Questo figlio era, per me, un seme ca-
duto quasi casualmente in un terreno
un po' sassoso ; ma proprio per que-
sto, forse più della sorella desiderata
lungamente, meritava di diventare un
I Un dono inatteso dà sempre una
grande gioia, ma - lo si scopre
poco a poco - esige una lunga
pazienza.
frutto maturo. Un dono inatteso dà
sempre una grande gioia, ma ho sco-
perto a poco a poco che anche questo
merita molta pazienza: Claudio mi ha
insegnato a tradurre la pazienza con la
fortezza e la resistenza: reggere due
figli piccoli è una bella prova, da que-
sto punto di vista (soprattutto se l'ulti-
mo non avverte per anni la necessità
di dormire la notte); ma, soprattutto, la
moltiplicazione dei figli ti impegna a
spostare l'attenzione dalla relazione
madre/figlio alla costruzione di un am-
biente fertile per costruire un ambiente
favorevole all'educazione; inoltre, ti fa
toccare con mano che ogni bambino è
diverso dall'altro; ha un proprio ritmo
evolutivo che va rispettato e assecon-
dato; pone dinanzi a sé, crescendo, un
modello di adultità che non è clonabile.
Tanti anni sono ormai volati via,
ma le giornate spesso sono state mol-
to lente, faticose, bisognose di un con-
tinuo investimento di pazienza: dopo
la gioia di vedere che dal seme na-
sce una piantina, ce ne vogliono di
BS GENNAIO 2007

4.6 Page 36

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ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
I Claudio assomiglia sempre più
a una quercia, Alessandra è
un cespuglietto profumato di fiori,
curato come un bonsai.
Giovane artista contemporanea del sacro.
Molte le esposizioni sia collettive sia
personali. Molte sue immagini illustrano
copertine di libri, come il
"Domenico Savio" di M. Vito Fabbian,
ed. Messaggero.
sforzi e di fatiche per restare fedeli
all'impegno di far crescere i figli , in-
naffiando le loro qualità, potando i
loro difetti, zappando il terreno per
assicurare loro le condizioni migliori
di sviluppo.
Ora che i ragazzi sono diventati
piante fronzute (Claudio assomiglia
sempre più a una quercia, Ales-
sandra è un cespuglietto profuma-
to di fiori , curato come un bonsai)
mi trovo a vivere una nuova e ine-
dita stagione della pazienza: quella
necessaria per lasciarli andare cia-
scuno per la propria strada, sa-
pendo che la costruzione dell'adulto
e l'innesto definitivo nella vita socia-
le non sono affatto esperienze faci-
li , , tanto meno, immediate. Sto
comprendendo sempre di più , in
questi ultimi anni , che è vero che i
figli non ci appartengono, ma che
abbiamo il compito di averne cu ra,
sempre e comunque, con attenzione
e rispetto della loro identità, ma
sempre al servizio della vita che
ch iede in loro ulteriori energie e
disponibilità di investimento.
Voltandomi indietro cercando il
filo conduttore del rapporto fra pas-
sato, presente e futuro , mi sembra
di scorgere che, nelle differenti inter-
pretazioni della pazienza, c'è co-
munque un continuum: il genitore
paziente non è quello che si siede
ad attendere un evento straordina-
rio ; al contrario, è quello che vive fi -
no in fondo l'esperienza della labo-
riosità. Coltiva l'abitudine di dedica-
re attenzione ed energie al proprio
compito educativo ; sviluppa gradual-
mente, nella condivisione della quo-
tidianità e dei progetti dei figli , nuove
competenze esistenziali ; cerca per
sé e aiuta i più piccoli a trovare un
significato sapiente per il tempo che
scorre: amare, nonostante tutto , la
terra che li ha generati.
O
GENNAIO 2007 BS
MONICA GIUSSANI
LUCE VERITÀ
DEL VOLTO
E ntrando in una chiesa, chi cre-
de, fo rte o debole che sia la
sua fede, al contatto quasi cor-
poreo con il sacro compie automatica-
mente il gesto che una tradizione mil-
lenaria ha standardizzato: il "segno di
croce" - spesso non conoscendone
nemmeno il significato preciso -
accompagnato dalle parole, altrettanto
automatiche, della formuletta imparata
al catechismo. Nessuno o quasi si
chiede chi sia quel "Figlio", apparte-
nente alla misteriosa Trinità che il
segno evoca. Ancor meno balena alla
mente che quel gesto in realtà nascon-
de una storia che intreccia la cattiveria
umana con l'amore divino, gesto sin-
tesi di una narrazione meravigliosa,
gesto profetico di ricongiunzione,
ricompattamento, risignificazione tra
cielo e terra da sempre separati e lon-
tani ; gesto, infine, che spalanca una
"porta di luce" che irradia sulle spe-
ranze umane e le ri nvigorisce, rido-
nando certezze. La giovane artista
Monica Giussani ha posto la ricerca e
la rappresentazione della luce sacra al
centro dell a propria opera la quale,
traendo origine dalla classicità, per-
corre un suo personalissimo sentiero,
fino a rivestire di forza e vigore, come
una cromatura di luce, le sue compo-
sizioni, per perpetuarne l'espressività
e coinvolgere sentimentalmente.
In questo Cristo al Calvario l'ar-
tista sapientemente riassume e con-
centra attraverso lo sguardo di cielo
del condannato, la tensione del tra-
gico momento che egli sta vivendo e
che i muscoli tesi rivelano, ma sono
presenti nella Vittima crocefissa una
dolcezza, una serenità, un a compo-
stezza che incantano e testimoniano
che qualcosa di tragicamente grande
è avvenuto, e ormai tutto è compiu-
to. Si può quasi leggere in quel vol-
to un a sfu matura di soddisfazione,
senza nemmeno l' ombra di un lonta-
no masochis mo, la soddisfazione di
chi è rimasto fedele "usque ad mor-
tem", gli occhi rivolti al cielo che
può apparire vuoto, ma vuoto non è.
Il tragico grido di quell 'ora - Dio
mio perché mi hai abbandonato? -
sembra smentito dalla celeste limpi-
dezza di quegli occhi che scorgo no
oltre l' umano un cielo popolato.
Tutto è bu io intorn o, la scena è
esaltata da uno sfondo che sul
nero, dunque senza colore, paradig-
ma di un mondo avvolto dalle tene-
bre. Un crocefisso, questo di Moni-
ca, immateriale, perciò spirituale.
Una pittura che scava, impone do-
mande, smaterializza la materia, sti-
mola il' sentimento, e si colloca nel
cuore delle tragedie umane per rida-
re speranza.
D

4.7 Page 37

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PAROLE... A VANVERA!
.----------------,
UHMM... PROVIAMO QUESTA
FACILE... 33 ORIZZONTALE ...
r 2 LE'ITERE: 'SEJ... ROMA~
S::::::::::::=:::::;;;:----
N~I
'I.

4.8 Page 38

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---::~~mr-
.. .
UNPARINER
USAEGETTA
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
Fedeltà e divorzio:
l'una cala, l'altro cresce.
Se si accetta l'idea
del matrimonio
monogamico, il divorzio
è indubbiamente un
''fuori onda" sociale.
Per la Chiesa il
matrimonio resta
indissolubile. E ha i suoi
buoni motivi per
affermarlo.
I n un contesto sociale come
quello attuale che, attraverso i
mass media, esalta la "scappatel-
la" e la presenta come "salutare", co-
me continuare a parlare di fedeltà co-
niugale? In molti paesi, i divorzi sono
diventati una "piaga" sociale (Gau-
dium et spes). Le statistiche indicano
una continua crescita dei fallimenti
anche tra coloro che sono uniti nel
sacramento. Un dato pubblicato dal-
l'ISTAT il 21 giugno del 2006 indica
che il 66,2% dei maschi e il 71,1 %
delle femmine tra i 18 e i 49 anni ri-
tiene giusto che una coppia con ma-
trimonio infelice chieda il divorzio
anche se ha figli; "l'incidenza di di-
vorzio in Italia non raggiunge, tutta-
via, i livelli di molte nazioni dell 'Eu-
ropa centro-settentrionale. Il nostro
Paese, dove il tasso di divorzio è pari
allo 0,7 ogni 1000 abitanti, si mantie-
ne al di sotto della media europea,
che è di 1,9" (ISTAT 02/07/04). Il fe-
nomeno comunque è preoccupante.
Tra le cause si possono contare il di-
sinteresse dello Stato circa la stabilità
del matrimonio e della famiglia, una
. legislazione permissiva sul divorzio,
GENNAIO 2007 BS
CONFRONTIAMOCI IN
GRUPPO E IN FAMIGL_IA
Possiamo
.
_in
to credenti accet·
quane una coppia con
tare come g1usftol. eh chieda il divorzio
matrimonio 1n. e_~e
anche se ha hglti · ·impegno educativo
•di Qprueavlenèz1ilo·nn_oes rdo.1 situazioni. che por-
I L'insufficiente formazione
cristiana dei fedeli può essere
fatale al matrimonio.
tano al di~orz10? blematica di familiari
L'intr~s1on~ P~~m ortare una vera
(suoceri) pu?
Pii divorzio?
responsab1hta.~e~f~ella comunità cri·
Come consi e che ha subito il
stiana_ una personinsabilità dell'altro
l'influenza negativa dei mass-media divorzio , per resp
e delle organizzazioni internazionali,
l'insufficiente formazione cristiana
dei fedeli , ecc. Questi "scacchi" sono
conQiuuagleè?
il
nostro
. no
1i:npeg ·
astorale a
~-? C'è una
servizio d~i cristei~~1:~~~~1i~~unità?
progettazione n

4.9 Page 39

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VALORI IN QUESTIONE ,
mocraeractoten_iurisgtaic1ea
e!o1~d
:!i~l~1~nd!~~~
rt
re
esclusiv~ f~no alla:io
La fedelta e poss1 I~·-
;~r la grazia
Dio rimane
del sacramento, pere e
~:~:e;~\\ ~e~f~!J!~:l~he passa per
difficili_ diventa u~.a i~i~:~ duratura
scaturisce una p1u
feliIcl itd~1.vorz1.0
.
e
0 "scacco", fonte di
~Inconiugi per i tigli e
sofferenza per
'
~eL~tt6hiesa_ s~ttre per la situ~~o;~
dei
divorziati
.
nsposat1, conti~ mem-
·mangono suoi
~~a;~ia:~t? aep~rtecipare alla vitat. del-
la c, omuni·ta·, ma non a1 sacramen I.
una fonte di sofferenza sia per gli uo-
mini di oggi, sia soprattutto per colo-
ro che vedono svanire il progetto del
loro amore coniugale. La Chiesa è
quanto mai sensibile al dolore dei
suoi membri (Pont. Cons. Fam.).
ESIGENZA DI FEDELTÀ
La Chiesa insegna che caratteristi-
ca fondamentale dell 'amore coniuga-
le è la fedeltà, un amore esclusivo fi-
no alla morte, come lo concepiscono
lo sposo e la sposa nel giorno in cui
assumono liberamente e in piena
consapevolezza l'impegno del vinco-
lo matrimoniale. Fedeltà che può tal-
volta essere difficile; ma che sia
sempre possibile, sempre nobile e
meritoria, nessuno lo può negare.
L' esempio di tanti sposi attraverso i
secoli dimostra non solo che essa è
corrispondente alla natura del matri-
monio, ma altresì che da essa, come
da una sorgente, scaturisce un'intima
e duratura felicità (Humanae vitae).
La situazione problematica d'incer-
tezza di molte coppie oggi e le con-
seguenze sui bambini, spingono ari-
badire con maggior forza l'annuncio
profetico di Cristo. A quanti, ai no-
stri giorni, ritengono difficile o addi-
rittura impossibile legarsi a una per-
sona per tutta la vita, e a quanti sono
travolti da una cultura che rifiuta
l'indissolubilità matrimoniale e che
deride apertamente l'impegno degli
sposi alla fedeltà, è necessario 1iba-
dire il lieto annuncio della definiti-
vità di quell'amore coniugale che ha
in Gesù Cristo il suo fondamento e la
sua forza (Ef 5,25). Radicata nella
personale e totale donazione dei co-
niugi e richiesta dal bene dei figli ,
l'indissolubilità trova la sua verità
ultima nel disegno che Dio ha mani-
I Dalla fedeltà, come da una
sorgente, scaturisce un'intima
e duratura felicità.
festato nella Rivelazione. Egli vuole
e dona l'indissolubilità matrimoniale
come frutto, segno ed esigenza del-
1' amore assolutamente fedele che
Dio ha per l'uomo e che Gesù vive
verso la sua Chiesa. La comunione
coniugale si caratterizza non solo per
la sua unità, ma anche per la sua in-
scindibilità: "Questa intima unione,
in quanto mutua donazione di due
persone, come pure il bene dei figli,
esigono la piena fedeltà dei coniugi e
ne reclamano l'indissolubile unità"
(Gaudium et Spes).
ASPETTI MORALI
Il divorzio rimane uno "scacco"
ed è fonte di sofferenza sia per i co-
niugi sia per i figli e per l'intera fa-
miglia. Anche la Chiesa ne soffre
per il dolore dei suoi membri, come
sottolineava Giovanni Paolo II:
"Questi uomini e queste donne sap-
piano che la Chiesa li ama, non è
lontana da loro e soffre della loro si-
tuazione. I divorziati risposati sono
e rimangono suoi membri, perché
hanno ricevuto il battesimo e con-
servano la fede cristiana". La solitu-
dine e altre difficoltà sono spesso
retaggio del coniuge separato, spe-
cialmente se innocente. In tal caso
la comunità ecclesiale deve più che
mai sostenerlo; prodigargli stima,
solidarietà, comprensione. Analogo
è il caso del coniuge che ha subito
divorzio, ma che - conoscendo l' in-
dissolubilità del vincolo matrimo-
niale valido - non si lascia coinvol-
gere in una nuova unione. In tal ca-
so il suo esempio di fedeltà e di
coerenza cristiana assume un parti-
colare valore di testimonianza di
fronte al mondo e alla Chiesa, senza
che vi sia alcun ostacolo per l' am-
missione ai sacramenti. La Chiesa,
in pari tempo, non può restare indif-
ferente al moltiplicarsi di situazioni
di divorzio, né arrendersi di fronte a
un costume, frutto di una mentalità
che svaluta il matrimonio come im-
pegno unico e indissolubile, come
pure non può approvare tutto ciò
che attenta alla natura propria del
matrimonio stesso. La Chiesa, in
questi casi, "ribadisce la sua prassi,
fondata sulla Sacra Scrittura, di non
ammettere alla comunione eucaristi-
ca i divorziati risposati. Sono essi a
non poter esservi ammessi, dal mo-
mento che il loro stato e la loro con-
dizione di vita contraddicono ogget-
tivamente a quell ' unione di amore
tra Cristo e la Chiesa, significata e
attuata dall' Eucaristia" (Familiaris
consortio). Tuttavia, invita i divor-
ziati coinvolti in una nuova unione
a camminare verso il Cristo soprat-
tutto mediante la preghiera e la par-
tecipazione alle celebrazioni di
pietà eucaristica, come per esempio
la visita in chiesa, la comunione
spirituale, l'adorazione del Santissi-
mo e stimolando a una comprensio-
ne adeguata della contrizione e del
risanamento spirituale che presup-
pone perdono e riparazione.
O
BS GENNAIO 2007

4.10 Page 40

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LIA BELTRAM I
0\\8A11\\1\\ . - - - - - - - - - - - - - - - 1 Aritroso i - -
ondiah
Giornate rn
verso la uce
EVENTI
ETRACCE
di Severino Cagnin
- - --
- ' -I
Giornata mondiale
dello pace 1° gennaio.
Il 2006 è trascorso.
L'avevo aperto /'augurio di
pace di Rotzinger, Papa
do 8 mesi e mezzo. Lo
pace è stato poco.
Il 2007 è aperto dallo
stesso augurio. Dopo
il Convegno di Verona
sfide coraggiose
attendono lo Chiesa.
I l tema di riflessione scelto da
papa Benedetto per la 40°
"Giornata Mondiale della Pace"
esprime la convinzione che sta alla
base di ogni pensiero e impegno: il
rispetto della dignità della persona,
chiunque essa sia. Senza. .. niente pa-
ce! La dignità è il sigillo impresso da
Dio sull ' uomo, il segno del comu-
ne destino dell'umanità. Dice il Papa
nella sua prima famosa enciclica
Deus Caritas est: "L'amore per il
prossimo è una strada per incontrare
Dio". Su questa linea, alcuni eventi
dell'anno appena trascorso lanciano
prospettive per l'anno appena comin-
ciato. Il convegno della Chiesa italia-
na a Verona raccoglie i frutti di un de-
cennio, dopo il convegno di Palermo.
La strada, tracçiata da una trentina
d'anni, è punteggiata di eventi epoca-
li, a partire dall'incontro di preghiera
di Assisi con i leader religiosi del
mondo. Allora si è alzata forte e chia-
ra la voce delle religioni: i conflitti
non sono un destino dell'uomo, chi
ha una fede è contro odio e violenza.
Il Nobel per la pace concesso per il
GENNAIO 2007 BS
2006 a Muharnmad Yunus, un musul-
mano, rappresenta una speranza in
più: la sua Banca rurale in vent' anni
di attività ha fatto uscire dalla miseria
17 villaggi e un numero imprecisato
di famiglie in Bangladesh.
Le sfide sono comunque grandi
e difficili. "Il Papa a Verona ha sca-
vato un solco" scrive Avvenire. Il
senso di quel discorso è chiaro: il cri-
stiano deve uscire di casa e avvici-
narsi' agli altri. Si sono affrontati te-
mi scottanti. Il laicismo e il nuovo il-
luminismo che escludono Dio dalla
cultura e dalla vita pubblica. La fa-
miglia: sono stati indicati percorsi di
accoglienza, sostegno e compagnia
per genitori in difficoltà, separati, di-
vorziati e/o risposati, o con figli disa-
bili. Il lavoro, che va assicurato a tut-
ti, soprattutto ai giovani. La politica:
occorre risvegliare la tradizionale
passione dei cattolici per essa; la
Chiesa non fa politica, ma ogni cre-
dente è chiamato a impegnarsi per il
bene comune. La scuola cattolica
come campo d'impegno primario. E
ancora il terrorismo, il risveglio del-
l'Islam, ecc. Temi passibili di serrato
dibattito. Dai 30 gruppi formati dai
2700 rappresentanti della Chiesa ita-
liana a Verona è venuta la proposta di
approfondire la formazione culturale.
Non settoriale, ma di tipo antropolo-
gico e che riproponga la dottrina so-
ciale della Chiesa in laboratori di stu-
dio e nelle rinnovate scuole di forma-
zione sociale.
Un amico che è andato a Vero-
na mi esorta a leggere: Il mio Iran
di Shirin Ebadi, dove splende la fi-
ducia che Islam e democrazia pos-
sano convivere; di Marisa Madieri
Verde acqua, poetica e sofferta pro-
va di superare il dolore, e A ritroso
verso la luce, esperienza sorridente
di Lia Beltrami, che ci accompagna
sulla rotta dei Re Magi di ieri e di
oggi, "cercando di guardare con oc-
chi nuovi per vedere bagliori di spe-
ranza tra gli uomini d' Oriente e
scorgere una road map di pace nel-
l'indicibile groviglio dei cuori". O

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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IO NON SONO
INNOCENTE
di Lorenzo Angelini
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
Nessuno può dirsi veramente immune dalla
cattiveria e dal male, ma nessuno può esimersi
dal cercare di migliorarsi anche se questa strada
è stretta e faticosa.
Luvi de André è giunta al suo
primo disco a 28 anni. Può
sembrare tardi per chi di musi-
ca in casa ne ha assorbita tanta: è fi-
glia di Fabrizio de André e Dori
Ghezzi, sorella di Cristiano e il suo
compagno di vita è Claudio Fossati
figlio e collaboratore musicale del
noto Ivano; inoltre, sappiamo bene
che lo "star system" impone il suc-
cesso in età sempre più basse per
accaparrarsi un target ormai prossi-
mo all'infanzia.
Luvi, però, per mettersi in gioco
ha aspettato di avere qualcosa che
veramente la rappresentasse. Le
canzoni dell'album, infatti , non so-
no scritte da lei ma, per sua stessa
ammissione, le calzano alla perfe-
zione e la sua interpretazione in-
tensa, decisa, quasi spudorata lo
NOCENTE
Siamo nati cattivi abituati a schivare
l'amore / e giorno per giorno imparia-
mo ancora
Penitenti indecisi ai ferri di un solido
muro nero / che dal viale d'entrata ci
divide la vita a metà
È vero signori , è vero io non sono in-
nocente / ho una promessa d'onore le-
gata alle dita
E vero signori , è vero non m'importa di
niente / una questione d'onore assicu-
ra la mia dignità
Siamo nati cattivi preparati a sfidare
l'amore I e giorno per giorno imparia-
mo ancora
Giudicati e recisi al fermo di un arido
cielo nero / dal cortile d'entrata ascol-
tiamo la vita al di là
È vero signori, è vero aspettando il
presente I giorno per giorno onorando
la vita
conferma. Le musiche sono "da
cantautore", senza spazi per ampie
melodie e ritornelli accattivanti e
con arrangiamenti puliti, essenzia-
li, carichi di chitarre, senza effetti
spettacolaristici. I testi tracciano un
sofferto percorso alla ricerca di va-
lori, di punti di riferimento, di sen-
so. Un percorso, comune a quello
di molti giovani che non è ancora
giunto alla meta e forse non vi
giungerà mai: se una notte cerchi il
tuo nome / come un fiume cerca il
mare I e non sai risponderti / per
quanto sia più grande di te vivere/
contro il limite / vivere/ e credere
che sia possibile / in una notte da
niente / contro il limite di vivere
così per vivere (VIVERE così di Bara-
le, Cantarelli, Fossati).
È vero signori , è vero io non sono in-
nocente / una sentenza affilata per la
mia fedeltà
Mi sorprende un ricordo sereno I quan-
do sogno di notte e mi vedo lontano
Mi sorprende un ricordo sereno
lo mi sveglio la notte e ho paura di
guardarmi le mani
apro gli occhi e mi siedo nel buio
aspettando che arrivi domani
Siamo nati cattivi allenati a tradire l'amo-
re I e giorno per giorno impariamo ancora
Siamo nati bambini ai piedi dell'ultimo
vicolo cieco / che dal primo sorriso ha
diviso la vita a metà
Mi sorprende un ricordo sereno I quan-
do grido distante e mi ascolto lontano
Mi sorprende un ricordo sereno
lo mi sveglio la notte e ho paura di
pensare a domani
apro gli occhi e mi sento al sicuro per-
ché al buio non mi vedo le mani
È vero signori, è vero io non sono in-
nocente
lo non sono innocente, la canzo-
ne che dà il titolo al disco, è un'am-
missione di colpa che la musica e
l' interpretazione fanno suonare per
nulla rassegnata. P"rima le chitarre e
la voce "graffianti" ci tratteggiano la
rabbia di essere nati in un luogo e
in un tempo che allontanano dall'a-
more, lo rendono meno attraente,
tolgono il sonno, riempiono di af-
fanni , angosce e paura. Poi suoni
più moderati, la sospensione ritmi-
ca e la voce stupita restituiscono la
sorpresa di scoprire sempre più di-
stanti sogni e serenità. Ma alla fine
sono ancora lo sfogo e la protesta a
prendere il sopravvento. Con un
tormento in più: non potersi guar-
dare le mani sapendole "sporche"
di fatali malefatte.
O
BS GENNAIO 2007

5.2 Page 42

▲back to top
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di .. . o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell'Ente" .
b) di beni immobili
" .. . Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l'immobile sito in ...
per i fini istituzionali dell'Ente" .
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" ... Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell'Ente".
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00 163 Roma-Bravetta
Te!. 06.65612678- Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Te!. 011.5224247-8 -Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
GENNAIO 2007 BS
. . . J I NOSTRI MORTI
ROSSI sr. Teresa,
Figlia di Maria Ausiliatrice
t Bassano (VC) , il 10/03/2006, a 79 anni
Teresa entrò nell'istituto insieme alla so-
rella Maria, di alcuni anni più giovane di
lei. Svolse per 51 anni il servizio dell 'ac-
coglienza, ed è ricordata per la sua di-
screzione, i suoi silenzi, le sue parole mi-
surate , ma sempre opportune, il suo sorri-
so appena abbozzato, quasi dimesso ep-
pure cordiale . Era bello telefonare a suor
Teresa per comunicazioni varie: ci si sen-
tiva subito riconosciute e la si trovava
sempre pronta e paziente nel cercare la
persona desiderata. Due anni fa, una pa-
ralisi l'ha immobilizzata e da allora, giorno
dopo giorno, ha percorso la salita doloro-
sa del suo calvario: lei sola ha misurato di
quale e quanta sofferenza fisica e psico-
logica fossero cariche le sue giornate . So-
lo il Signore ha conosciuto il suo intimo e
profondo penare.
BASADONNA sr. Maria Luisa,
Figlia di Maria Ausiliatrice
t Cinisello Balsamo (Ml), il 19/03/2006,
a 86 anni
Maria Luisa, chiamata più familiarmente
Marisa, frequentò le Magistrali e, dopo la
Professione , conseguì il diploma di mae-
stra a Milano . La vocazione nacque dal-
l'ammirazione per i due suoi fratelli entrati
in seminario', e si consolidò grazie alla
guida spirituale del parroco del paese do-
ve la famiglia si recava per le vacanze
estive . Per circa vent 'anni insegnò nella
scuola media e, nel 1965, iniziò il suo ser-
vizio accanto a madre Ersilia Canta per
12 anni superiora generale dell 'istituto .
Lascia scritto : «Nel 1965 tutto è cambiato
non più apostolato diretto. Ho fatto molté
esperienze girando per il mondo. Stare vi-
cina a madre Ersilia è stato arricchente.
Mi ha conquistato la sua dolcezza , la
spiccata maternità... ». Concluso il servizio
di segretaria, è nominata Delegata dei
cooperatori e con amore lavorò in mezzo
ai laici fino a quando le forze glielo permi-
sero. Responsabile, obbediente , faceta,
rallegrava le feste e le ricreazioni con
scenette e arguzie.
MINORI sr. Marianna,
Figlia di Maria Ausiliatrice
t Roma (RM), il 25/03/2006, a 83 anni
Marianna fin da giovane si distingue per la
sua testimonianza di vita cristiana: come
presidente dell'Azione Cattolica si occupa
specialmente dei bambini. Svolgendo il
servizio di ,autorità dimostra una grande
saggezza. E profondamente umile, ma an-
che autorevole , ha un'intensa vita interiore
e un forte spirito di fede che la rendono ca-
pace di superare con serenità gran.di soffe-
renze familiari e momenti difficili. E mater-
na e comprensiva verso le persone che le
sono affidate, rivelandosi sempre una don-
na di preghiera e di pace . Nel 2005 so-
praggiungono alcuni disturbi alle gambe
che la fanno molto soffrire e, avendo biso-
gno di cure particolari , si affida con fiducia
a Maria verso cui ha un affetto filiale e non
perde la serenità. Se ne va improvvisa-
mente, lasciando in tutte una testimonian-
za di bontà e di tenerezza.
PREZZI sac. Lino, salesiano
t Trento, il 03/08/2006, a 88 anni
Uomo di molto equilibrio e di spirito conci-
liativo. Sereno e sempre sorridente fu per
molti anni direttore nelle comunità di Bellu-
no Sperti , Verona San Zeno, Belluno Ago-
sti , Monteortone, ed economo a Este, Mon-
teortone, Rovereto , Verona Saval. Sempre
disponibile verso i confratelli , li trattava con
semplicità, riuscendo a creare amicizie du-
rature. Stimato e amato dagli exallievi, non
mancava mai ai loro incontri annuali. Resse
per molti anni la chiesa pubblica di Maria
Ausiliatrice a Trento . Puntuale nel ministero
delle confessioni , fu un apprezzato maestro
di spirito. Visitato a lungo dalla sofferenza,
conservò quella serenità di spirito che gli fu
sempre invidiata da quanti l'avvicinarono
nei suoi settant'anni di vita salesiana e ses-
santa di sacerdozio.
PADOVAN sac. Francesco,
salesiano
t Castello di Godego (TV) , il 22/08/2006,
a 66 anni
Una vita, quella di don Fanèesco, vissuta
all'insegna di una salute cagionevole. Era
di carattere timido, riservato, di poche pa-
role; ma sempre impegnato nei suoi doveri
di consacrato e nella missione dell 'inse-
gnamento che esercitò con esemplare im-
pegno nelle case di Bolzano, Belluno, Bar-
dolino e Verona Don Bosco. Uomo docile e
tranquillo, era sempre pronto all'obbedien -
za e al servizio, e laborioso per quanto
glielo consentiva la sua salute cagionevo-
le. Dopo aver lasciato la scuola, chiese di
potersi rendere utile nel servizio pastorale,
lavorando in parrocchia per quel tanto che
la sua condizione fisica glielo consentiva.
Affetto da grave distrofia muscolare che gli
impediva i movimenti agli arti inferiori e su-
periori , accettò la malattia, offrendo le sue
non lievi sofferenze per i fratelli e i giovani.
VENCO sac. Antonio, salesiano
t Castelfranco Veneto (TV) , il 26/08/2006,
a 89 anni
Don Venco in ispettoria passerà come co-
lui che con il suo amabile savoir faire ac-
compagnò la contessa Elena Giuliari di Al-
barè (VR) nei suoi ultimi anni ei:l ebbe da
lei le ultime confidenze e le sue ultime vo-
lontà : lasciare ai salesiani tutto il comples-
so immobiliare (villa e adiacenze, parco e
campagne all'intorno) . Aveva iniziato il la-
voro di salesiano nella scuola. Era stato in-
segnante a Este , Mogliano , Pordenone e
Castello di Godego . Quando fu nominato
maes_tro di noviziat9, formò i giovani con-
fratelli per 13 anni. E stato un cantore delle
glorie della Vergine Maria: ne parlava a tut-
ti con entusiasmo e si lasciava coinvolgere
in mille pellegrinaggi ai vari santuari. Sod-
disfatto di questo servizio, arrivò serena-
mente fino a un passo dai 90 anni.

5.3 Page 43

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Gennaio
ANIMALE FANTASTICO
LA CHIMERA
Nella mitologia greco-romana era
figlia dei mostri Tifone ed Echidna,
dai quali sarebbero nati il cane Cer-
bero e l'Idra; terrorizzò le coste del-
l'odierna Turchia e fu uccisa da Bel-
lerofonte, aiutato dal cavallo alato
Pegaso. Aveva corpo e testa di leo-
ne, una testa di capra sulla schiena
e la coda di serpente. "Lion la testa,
il petto capra e drago la coda, e dal-
la bocca orrende vampe vomitava di
foco" (Iliade VI , 223). A questa figu-
ra fa riferimento il capolavoro bron-
zeo etrusco, del V-IV sec. a.e.
restaurato da Cellini. In araldica, la
chimera conserva il corpo di leone,
ma ha busto e testa di donna. È
uno dei pochi animali fantastici citati
nella Bibbia: "Chi insegue chimere è
privo di senno" e "si sazierà di mise-
ria" (1 Prov 12,11 e 2Prov 28, 19).
VITA DA PAPI
1° gennaio 1431: In Spagna, nasce
Rodrigo Borgia, Alessandro VI.
2 gennaio 533: è eletto Giovanni
11 , primo pontefice a cambiare il
nome.
3 gennaio 1521: Leone X scomu-
nica Martin Lutero.
4 gennaio 275: è eletto Eutichia-
no ; l'epitaffio è nelle catacombe di
s. Callisto.
5 gennaio 1964: 1° incontro dal
1439 tra Paolo VI e il patriarca
ortodosso Atenagora;
6 gennaio 2001 : Giovanni Paolo
Il chiude la Porta Santa.
7 gennaio 1502: nasce Ugo
Buoncompagni , Gregorio Xlii ,
riformatore del calendario .
8 gennaio 1198: è eletto Inno-
cenzo lii ; convoca il IV Concilio
Lateranense.
9 gennaio 1554: nasce Alessan-
dro Ludovisi , Gregorio XV ; fonda
De Propaganda Fide.
1O gennaio 1276: muore Grego-
rio X, eletto mentre si trovava in
T errasanta.
11 gennaio 705: muore Giovanni
VI , greco di nascita.
12 gennaio 1953: Pio Xli crea
cardi'nale Angelo Roncalli , futuro
Giovanni XXIII.
13 gennaio 1964: Paolo VI nomi-
na arcivescovo Karol Wojtyfa, futu-
ro Giovanni Paolo Il.
14 gennaio 1059: è incoronato
Niccolò Il, dopo l'espulsione del-
l'antipapa Benedetto X.
15 gennaio 1991 : Giovanni Paolo
Il scrive a Bush e Saddam, per
scongiurare la "guerra del Golfo".
16 gennaio 309: nella persecuzio-
ne di Massenzio muore Marcello I.
17 gennaio 1504, nasce Antonio
Ghislieri , Pio V, canonizzato nel
1712.
18 gennaio 336: è papa Marco I;
indica il 25 dicembre come nascita
di Gesù .
19 gennaio 1860: Pio IX con l'en-
ciclica "Nullis certe" difende l'esi-
stenza dello Stato della Chiesa.
20 gennaio 250: sotto Decio ,
muore martire papa Fabiano.
21 gennaio 1276: è eletto Inno-
cenzo V, che cerca di realizzare
l'unione con le Chiese separate.
22 gennaio 1506: Giulio Il acco-
glie le prime Guardie Svizzere, 150
soldati.
23 gennaio 1814: caduto Napo -
leone, Pio VII lascia la prigione di
Fontainebleau e rientra a Roma.
24 gennaio 1959: Giovanni XXIII
annuncia il Concilio Vaticano Il.
25 gennaio 1983: Giovanni Pao-
lo Il promulga il nuovo "Codice di
Diritto Canonico".
26 gennaio 1564: la bolla "Bene-
dictus Deus" di Sisto IV conferma i
decreti del Concilio di Trento .
27 gennaio 847: muore Sergio Il,
eletto per acclamazione di popolo;
nell'846, vede i saraceni saccheg-
giare le chiese fuori le mura di
Roma.
28 gennaio 1600: nasce Giulio
Rospigliosi, Clemente IX; assicura
la "pace Clementina" nel dibattito
sul giansenismo.
29 gennaio 1119: Gelasio Il, Gio-
vanni Gaetani, primo papa eletto
"cum clave", perseguitato dai Fran-
gipane, fugge a Cluny dove muore.
30 gennaio 1226: Onorio lii
approva l'ordine carmelitano.
31 gennaio 314: è eletto Silve-
stro I; battezza l'imperatore Co-
stantino .
Marco I
Euti chi ano
Pio V
Sergio Il
UN CONSIGLIO
PER LA SALUTE
I BRIVIDI
Gli sbalzi termici e il conseguente
abbassamento della temperatura
corporea provocano brividi e con-
trazioni muscolari involontarie, ac-
compagnate da sensazione di fred-
do. Lo scopo è produrre calore per
scaldare il sangue nei muscoli. Il
rimedio , in genere, è semplice :
vestirsi più pesantemente e bere
una bevanda calda. Talora, i brividi
sono conseguenti a uno spavento
o un trauma . Se persistono , prean-
nunciano raffreddore , tonsillite,
influenza, polmonite e anche infe-
zioni urinarie, malaria e tifo. In
questi casi, nell'attesa del medico,
è bene mettersi a letto, coprirsi
bene e riscaldarsi. Utili sono le
bevande calde (un tempo, si usava
miele sciolto nel latte) ; da evitare
gli alcolici che provocano la dilata-
zione di vasi sanguigni , con mo-
mentanea sensazione di calore e
successivo abbassamento della
temperatura corporea.
BS GENNAIO 2007

5.4 Page 44

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PRIMA PAGINA
Avv. Guido Ce/ani
MINORI E TV
11 decreto vieta espres-
samente alle emittenti
Tra molte notizie cattive o insipide,
so alcune fattispecie
espressamente previste
radiotelevisive di "sot- non è facile far emergere qualche segnale nel Codice di autorego-
toporre i minori di anni
quattordici ad azioni o
situazioni pericolose per
la propria salute psico-
di "civiltà". Eccone uno. li Ministero
delle Comunicazioni ha emanato il decreto
n° 218/2006 con il qualè vieta l'utilizzo
lamentazione TV e mi-
nori: "Non trasmettere
immagini di minori auto-
ri, testimoni o vittime di
fisica o eccessivamente di minori di anni quattordici in situazioni reati e in ogni caso ga-
gravose in relazione alle
proprie capacità o vio-
lente, ovvero mostrarli,
senza motivo, in situa-
giudicate lesive dei loro diritti e pericolose
per la crescita equilibrata loro
e dei loro coetanei che li guardano in TV.
rantirne l'assoluto anoni-
mato". "Non utilizzare
minori con gravi patolo-
gie per scopi propagan-
zioni pericolose"; inoltre,
distici o per qualsiasi
vieta di "far assumere a
altra ragione che sia in
minori di anni quattordi-
contrasto con i loro dirit-
ci, anche per gioco o per
ti e che non tenga conto
finzione, sostanze nocive
della loro dignità" (il de-
quali tabacco, bevande
creto vieta l'utilizzo di
alcoliche o stupefacenti"
minori solo in richieste
e di "coinvolgere minori
di denaro o di elargizio-
di anni quattordici in
ni). " Non intervistare mi-
argomenti o immagini di
nori in situazioni di gra-
contenuto volgare, licen-
ve crisi (per esempio,
zioso o violento"; infine,
che siano fuggiti da
vieta di "utilizzare mino-
casa, che abbiano tenta-
ri di anni quattordici in
to il suicidio, che siano
richieste di denaro o di
strumentalizzati dalla cri-
elargizioni abusando dei
minalità adulta, che sia-
naturali sentimenti degli
no inseriti in un giro di
adulti per i bambini".
prostituzione, che abbia-
no i genitori in carcere o
La novità rispetto al
genitori pentiti) e in ogni
codice di autoregola-
caso garantirne l'assoluto
mentazione TV e minori
anonimato".
(che risale al 2002) è
data dal fatto che ora tali disposizioni sono Per il divieto di far assumere ai minori di
obbligatorie; in caso di violazione sono previ- anni quattordici tabacco e sostanze alcoliche
ste sanzioni (purtroppo soltanto pecuniarie) da in TV, meriterebbe una riflessione il fatto che
25000 a 350000 euro. La vigilanza è affidata alle ore 20 entrano in funzione i distributori
alla Commissione per i servizi e prodotti del- automatici di sigarette (disponibili di fatto per
1' Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, tutti) e che nessuna cassiera di un supermerca-
ma gli occhi attenti di genitori sono molto più to manderebbe indietro un tredicenne che si
efficaci , per cui qualche segnalazione al Mini- presenta con una bottiglia di vodka o di birra.
stro delle Comunicazioni sarebbe un dovere In questi casi ci sono in gioco interessi econo-
morale e civico.
mici rilevanti dello Stato e di alcune grandi
aziende, per cui è più difficile per i parlamen-
Una pecca del decreto è quella di aver omes- tari essere " illuminati".
O
GENNAIO 2007 BS

5.5 Page 45

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RELAX
il Cruciverba
Santuari d1ltalia
di Roberto Desiderati
Visitiamo i
luoghi di culto
del nostro paese,
i più conosciuti
e i meno noti.
Rilassandoci.
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40
A gioco comp letato risulterà, nelle casell e a doppio bordo, il nome di un famoso Santuario.
Definizioni
YER!ICALI. 1. Difendere dalle . ma\\attie
ORIZZONTALI. 1-19. Vedi foto - 11. Arsi, bru-
ciati-14. Diede i natali a Pulcinella-15. L'inizio di
ieri -16. Peter Pan inseguiva la propria -18. Burla
- 21. Diminuzione - 22. Vuole diventarlo Hany
Potter- 23. Spaventosa, orrenda - 24. Suffisso che
diminuisce - 25. Lucidare con la cera - 26. L'Italia
negli indirizzi del web - 27. La scala che indica la
sensibilità delle pellicole-28. Al centro del canile-
29. Terminare-30. Lo strato che ricopre e protegge
i denti - 32. Vivamente addolorato - 33. Lo sono
Diana e Minerva - 34. Europa (sigla) - 36. Uno dei
fattori sanguigni - 37. Una misura anglosassone di
superficie - 38. Completare gli studi universitari -
41. Si ripetono in velenose - 42. Opposti nella bus-
sola -43. Allietare.
mfettive - 2. Lo sono alcune fosse ab issali - 3.
Diminutivo di Raffaele - 4. E formato da tre
cantanti-5. Adesso - 6. I confini della Svizzera- 7.
Celebri cascate dell'America settentrionale - 8.
Una potente voce maschile.. . all'Opera - 9. Poi -
10. Lasciare l'impronta -11. Grida umane isolate -
12. Unione di parti metalliche mediante il calore -
13. Dentro (prep.) - 17. Un famoso ed enorme
cannone tedesco della "Grande Guerra" - 19.
Consorte - 20. Un angolo di pace - 22. Portare il
cane in giro per l'aia - 25. A Roma c ' è quello
Massimo - 29. Arnoldo, attore di teatro - 30. Una
capitale coreana - 31. Tragico re shakesp eariano -
33. Prep. artic. - 35. Strade cittadine - 38. Articolo
per mano - 39. Il centro della leggenda - 40. Starne
senza tane.
La so luzione nel prossimo nuinero.
In provincia di Pescara, a circa duecento metri su l livello del mare sorge la
cittadina di Manoppello. In epoca medievale avvenne un fatto imprevisto:
un pellegrino consegnò a Donato Leonelli una reliquia straord inaria, un
velo, semplice ma unico nel suo genere. A questo velo sarà per sempre
legato il nome del paese: Volto Santo di Manoppello. Nel 1638 i cappuccini
vennero in possesso di questa reliquia e posero, in una chiesa da poco
costruita e dedicata a S. Michele Arcangelo, il sacro ve lo tra due vetri. Il 6
Aprile 1646 venne esposto il velo, definito Volto Santo, alla venerazione
del popolo. Successivamente, per
circa quarant'anni non fu oggetto
di culto pubblico, ma custodito
privatamente in una nicchia di lato
SOLUZIONE del
numero precedente
IM I< A ISI S I
HA MAS
I L AR I-• ~ L L
D.
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L I MA TO ■ D A F I ST IDE
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SI ■ A RN ES I BO NA TTI
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ali 'a ltare maggiore. Solo nel 1686 venne
edificata al lato sinistro della chiesa una piccola
cappella con altare dove fu traslocata la sacra
reliquia. Ma in che consiste questa reliquia? Il
velo del Volto Santo è una stoffa sottile, un panno
di piccola misura, appena 17 X 24 cm, su cui è
visibile l' immagine di un viso maschile con
capelli lunghi e barba. Caso unico al mondo,
l'immagine è visibi le identicamente da ambedue
le parti e non sono riscontrabili residui o
pigmenti di colore. Questo velo sarebbe la Santa
Veronica, la "vera icona", il panno che asciugò il
volto di Gesù da vivo, un tempo conservata in
San Pietro a Roma e di cu i proprio nel 1600 si
persero le tracce. Recentemente si è conso lidata
una maggiore convinzione su lla autenticità della
reliqu ia (dopo un oblio durato 400 anni) sia in
am bienti religiosi che scientifici. Anche il papa
Benedetto XVI, il 1° settembre 2006, si è recato
pellegrino in visita ufficiale al santuario di
Manoppello.
BS GENNAIO 2007

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
ANNO DIFFICILE
Il 2003 è stato un anno molto dif-
ficile per la mia famiglia: in effetti,
difficoltà molto serie hanno intral-
ciato il cammino di ciascuno dei
miei quattro figli. Un grave inci-
dente per uno, due dolorosi di-
sturbi clinici hanno interessato il
secondo e il terzo, una forte crisi
familiare fu riservata al quarto .
Questi eventi ci hanno precipitato
nella più grande preoccupazione
e angoscia. Tra tante ansie, però,
nessuno di noi ha perduto la fidu-
cia nel nostro santo dei giovani
Don Bosco e nella sua Madre
potente, Maria Ausiliatrice. Ad
essi in effetti ci siamo costante-
mente affidati, sicuri della loro in-
tercessione. Ora i miei figli stan-
no bene. A Don Bosco e alla
santa Vergine Ausiliatrice chiedo
di continuare a proteggere la no-
stra famiglia.
Zini Piero, Nave (BS)
SPLENDE IL SOLE
Dopo otto anni di matrimonio ,
un'infinità di visite, analisi, inter-
venti chirurgici e un aborto, final-
mente nel 2003 il mio più grande
desiderio è stato esaudito: sono
diventata mamma di una dolcissi-
ma bambina che, in onore di san
Domenico Savio, ho voluto chia-
mare con il nome di Maddalena
Domen ica. Prima e durante la
gravidanza ho portato l'abitino
del santo, procuratomi da due zie
suore. Quando non riuscivo a ri-
manere incinta, mi sono affidata
a questo piccolo santo, che mi è
sempre stato vicino nei momenti
difficili e bui. Ora lo ringrazio per
aver fatto risplendere il sole nella
mia vita e in quella di mio marito.
Affido a lui mia figlia, affinché la
protegga da tutti i pericoli e man-
tenga sani nel corpo e nello spiri-
to tutti i miei cari.
Zuecco Alessandra, Vicenza
IN ATTESA
DELLA BAMBINA
HO PREGATO SAN
DOMENICO SAVIO
Sono una mamma di 28 anni. A
fine marzo 2005, al settimo mese
di gravidanza, fu riscontrato alla
mia bambina un serio problema
che avrebbe potuto causarle seri
danni. Mi rivolsi a san Domenico
Savio, indossando il suo abitino,
che la mia bambina porta tuttora,
e mettendo nella sua culla un'im-
maginetta di Domenico Savio ,
mentre ero in ospedale. Mi affidai
pure al papa Giovanni Paolo Il,
GRAZIE SEGNALATE
Per intercessione di san
Domenico Savio:
Beatrice, Valgoglio (BG) -
M.F., Santa Sofia d'Epiro
(CO) - Getti Imelda, Lomaz-
zo (CO) - L.S., Acireale
(CT) - Valle M. Grazia, Ve-
rona - Liotta Anna, Agrigen-
to - Rosina Laura, Ortona
(CH) - Vagliati Franca, Mi-
lano - E.e. , Trieste - Ma-
riangela , Massa (MS) - Di
Crescenzo Monica, Buc-
chianico (CH) - N .N., Napoli
- Di Pumpo Giusy , Bari -
Principato Marisa, Porto
Empedocle (AG) - Cellina
Donatella, Milano - Tappa-
relli Raffaella, Racalmuto
(AG)
Per intercessione di San
Giovanni Bosco:
Bellucci Maurina, Salerno -
Vanedola Vincenzina, Kent
(Gran Bretagna) - Figini
Maria, Cesano Maderno
(Ml) - Baio M. Luisa, Geno-
va - Doni Rosa, Valle Lo-
mellina (PV) - N.N. , Cuor-
gné (TO)
Per intercessione di Maria
Ausiliatrice:
N. Anna, Massafra (TA) -
Daretti Sr. Claudia, Roma
pregandolo, il giorno della sua
morte, di proteggere la mia bam-
bina. Questa è nata domenica 22
maggio 2005. Le cose sono an-
date meglio del previsto . Il suo
stato di salute è ancora sotto
controllo; ma per ora sta bene. I
medici hanno detto che possia-
mo essere cautamente ottimisti.
Al battesimo le ho dato i nomi di
Elena Maria Domenica, in onore
di san Domenico Savio, che con-
tinuo a invocare con il Papa Gio-
vanni Paolo Il.
Franchina Carolina, Milano
Per intercessione di San Gio-
vanni Bosco, Maria Ausilia-
trice e san Domenico Savio:
Boasso Mario, Novello (CN)
- Ruttilio , Torino - Licata
Nunzio, Gela - Boschiggia
Annamaria, Padova - Meli
Giuseppina, Caltavuturo
(PA) - Carmelo, Palizzi (PA)
- N.N., Varazze (SV)
Per intercessione di san
Domenico Savio e altri:
Mancuso M. Fosca, Castel-
daccia (PA) - N.N., Palermo
- Zagarella Maria, Mister-
bianco (CT)
Per intercessione di 5. Ma-
ria Domenica Mazzarello:
Anna Maria, Busto Arsizio,
(VA)
Per intercessione del ser-
vo di Dio don Elia Comini:
B.P., Pescopagano (PZ)
Per intercessione del ser-
vo di Dio Attilio Giordani:
Sr. Panceri Maria Vittoria
FMA, Milano
Per intercessione dei servi
di Dio Jan Swierc sac. e B
cc. martiri:
Rosangela M., Pernate (NO)
Ricoverata in ospedale, alla tren-
tunesima settimana, mentre ero
in attesa di partorire, per un rie-
quilibrio della pressione arteriosa,
piuttosto rialzata, mia sorella mi
fece avere un'immagine di san
Domenico Savio e mi racco-
mandò di invocarne la protezio-
ne. La sera del 5 dicembre i dot-
tori decisero di praticarmi il taglio
cesareo, poiché non riuscivano a
tenermi sotto controllo la pressio-
ne. Mentre stavo per entrare in
sala operatoria, un'infermiera mi
mise in mano l'immagine di san
Domenico Savio che io tenevo
sul comodino. La tenni stretta per
tutta la durata dell'intervento. Alle
ore 20,44 è nata la mia bambina
di appena 32 settimane. Pesava
1700 grammi , ma era sana e bel-
la. Quando la guardo, ringrazio
Maria Aus iliatrice , di cui mia
mamma era devota, e san Do-
menico Savio per la protezione ri-
cevuta.
Mazzacchi Chiara, Trento
Laura Vicuria
GENNAIO 2007 BS
Beato Luigi Variara
TUMORE MALIGNO
GUARITO
Nel luglio 2005 mi fu diagno-
sticato un tumore maligno. Mi
rivolsi alle Figlie dei Sacri
Cuori di Gesù e di Maria,
presso la parrocchia S. Gio-
vanni Crisostomo, chiedendo
loro che pregassero per me.
Esse mi consegnarono un'im-
maginetta del beato Luigi
Variara. Da allora in poi io lo
pregai ogni giorno . Oggi 29
novembre 2005, dopo aver
praticato le cure ed essere
stata operata, i medici dicono
che sono guarita. Perciò ren-
do grazie a Dio e a don Va-
riara per la sua intercessione.
N.N. , Pilar Cid Fortea
(Spagna)
ASPETTAVO
UN FIGLIO
Ero in ansia per la nascita di
mio figlio, perché sempre impe-
gnata nel lavoro, nonostante la
gravidanza. Avevo esposto mio
figlio alle onde elettromagneti-
che dei varchi dell'aeroporto ,
dove lavoro, senza sapere che
potevano essergli dannose .
Parlai con il mio confessore , il
quale mi regalò l'abitino di san
Domenico Savio con la novena
che recitai fino alla nascita del
bimbo. Grazie anche all 'i nter-
cessione della Madonna e di al-
tri santi , mio figlio nacque sano,
dopo un parto difficilissimo che
si protrasse per molte ore di tra-
vaglio e di anestesia epidurale.
Non potendosi effettuare il taglio
cesareo, fu praticata l'episioto-
mi a e mio figlio nacque con
l'aiuto della ventosa metallica.
Ciò provocò un ematoma inter-
no poi miracolosamente scom-
parso . Mio figlio si chiama Cri-
stiano Antonio, per la grazia ri-
cevuta da quest'ultimo santo ,
che pure ho invocato.
N.N. , Catania
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
fi rmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.

5.7 Page 47

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ISig.ra
MARIA POLSELLI SANTORO
88 anni, cooperatrice salesiana,
è la mamma di don Andrea
Santoro, l'eroico sacerdote
ucciso da un giovane squilibrato
in Turchia il 5 febbraio 2006.
Signora, come e dove ha conosciuto i salesiani?
Mi ha chiamato a dargli una mano don Armando Buttarelli, allora
delegato ispettoriale dei cooperatori. Con me anche mio marito. Erano
gli anni Sessanta, quando si stava finendo la costruzione del Tempio di
Don Bosco a Cinecittà.
Ha svolto qualche attività con loro?
Don Armando ci volle (me e mio marito) nel consiglio ispettoriale
dei cooperatori e ci diede l'incarico della loro formazione . .. Forse
perché eravamo una coppia tranquilla, che tentavamo di sdrammatiz-
zare sempre tutto e che andavamo d'accordo. Così ho potuto conoscere
tante brave persone visitando i centri, partecipando alle riunioni, par-
lando con chiunque volesse scambiare dei pareri con noi ...
Per quanto tempo ha lavorato con i salesiani?
Una trentina di anni, credo. Mi è anche capitato di animare gli Eser-
cizi spirituali dei cooperatori che si tenevano a Villa Tuscolana, insie-
me a don Buttarelli e don Spera. Con quest'ultimo per quattro anni ab-
biamo portato i bambini poveri ai campi estivi.
Come ha preso la decisione di don Andrea di lasciare Roma
per un paese musulmano?
Da sempre Andrea coltivava il desiderio di fare il missionario. Il
giorno della sua prima messa mi ha confidato che avrebbe voluto parti-
re per zone dove non c'erano sacerdoti, perché, diceva, sono tutti figli
di Dio, tutti hanno diritto alla sua Parola, a tutti dobbiamo voler be-
ne. Io ero fiera di questo fervore missionario, ma nello stesso tempo
preoccupatissima: e se non lo vedessi più, se gli capitasse qualcosa,
come farà così lontano da casa, da me? . ..
Lei certamente è sempre rimasta in contatto con don Andrea.
Le sembrava felice della scelta fatta?
Felicissimo, direi. Io gli facevo capire che ero preoccupata, ma lui mi
diceva di stare tranquilla. Così soffocavo la mia preoccupazione perché
potesse continuare a vivere contento con la benedizione della mamma.
La grande tragedia di suo figlio si sta trasformando in un
trionfo: che sentimenti le suscita?
Che cosa devo dire? Il dolore è grande! Non si può descrivere il
cuore di una madre trafitto da una spada. Ma io penso anche alla ma-
dre di chi ha ucciso mio figlio. Diranno che jl mio è un martire e il suo
un assassino . Perciò penso anche al suo grande dolore di madre per
avere un figlio così. E tuttavia io come faccio a dire che gioisco? Ho
provato e provo ancora tanto dolore. E voglio sperare che proprio que-
sta intima sofferenza serva per la pace nel mondo.
MOLALO
Mattia, 13 anni, soldato, si è ·
salvato per miracolo dalle ma-
ni dei guerriglieri. Ha gli occhi
perennemente sbarrati, fissano
il vuoto. Non sorride, parla à
monosillabi, se vedè un'arma
scappa, se scorge un kalash-
nikov trema come una foglia.
Ci sono voluti due anni prima
che ritrovasse il coraggio di
aprir bocca. Solo allora rac-
contò della strage del suo vil-
laggio, dei genitori e fratelli
mmti ammazzati, della prigio-
nia tra i guerriglieri, dell' adde-
stramento a suon di nerbate,
insulti, sputi, urli, punizioni...
Ma ciò che lo fa ancora trema-
re di vergogna e di terrore è il
suo primo e unico delitto. Era
fuggito un ragazzo nella fore-
sta, per cercare di sottrarsi alla
vita d'inferno con i guerriglie-
ri. Lo ripresero, lo legarono a
un albero, poi chiamarono al-
cuni altri bambini/soldato, tra
cui anche lui, Mulalo, li forni-
rono di un bastone e ordinaro-
no di uccidere il loro amico a
bastonate. Rifiutare voleva di-
re subire la stessa sorte. Do-
vettero massacrarlo di botte poi
sporcarsi con il suo sangue, per
assorbire le sue energie e di-
ventare più coraggiosi. Mulalo
fu liberato dopo un 'imboscata
dell'esercito regolare. Nella
fuga i ribelli lo lasciarono a
terra, credendolo morto. Ora
alla missione cattolica cerca di
ritrovare se stesso per tornare
a vivere. Chissà, quando ci
riu scirà .
Logo della Coalizione Inter-
nazionale
"Stop Using Children Soldier"
www.child-Soldiers.org
BS GENNAIO 2007

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA c.M,P.
NEL PROSSIMO NUMERO
MISSIONI
di Giovanni Eriman
La città più fredda del mondo
CHIESA (4)
di Silvano Stracca
Quo vadis Europa?
..,._
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
A Phnom Penh
CASA NOSTRA
di Manuela Robazza
Calciopoli no ! Sport educativo sì