Bollettino_Salesiano_200609

Bollettino_Salesiano_200609

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LA CHIESAEL VENTO
EI FIGLI D
(pag. 12)
SALESIANI
ED EBREI
(p09· 14)

1.2 Page 2

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- 150 - MAMMA MARGHERITA - 150 .-----I
1
di Pascual Chévez Villanueva
FAMIGLIA
CUL DELLA ~
L'OSPITE CON LA ••O''
MAIUSCOLA
La famiglia è la matrice di tutti i significati
spirituali dell'esistenza. Vi si apprendono i contenuti
e i "sapori" di concetti e atteggiamenti spirituali come
accoglienza, ascolto, perdono, comunione,
benedizione, gratitudine, dono, sacrificio ...
Igenitori non si
domandano se
sia il caso di
insegnare - ai lo-
ro figli a mangia-
re o a compor-
tarsi corretta-
mente, sanno
che è necessa-
rio e lo fanno .
Vale anche per Dio.
Decidere di scoprire Dio con i propri
figli significa addentrarsi in un terri -
torio di grandi esplorazioni . La fede
è una componente inevitabile degli
individui della nostra specie, come
lo è il pensiero . Di questa dimensio-
ne nessuno in realtà può fare a me-
no . Chi non crede in Dio crede in
qualcos'altro : nell 'Amore, nella Giu-
stizia, nella Libertà... I meno evoluti
credono in se stessi , nel potere o
nei soldi. "Fedi" anche queste, ma
di livello infimo ; la domanda da farsi
in ogni caso è: «In che cosa crede ,
chi non crede? ».
I BAMBINI E DIO
I bambini, più di ogni altra cosa han-
no bisogno di storie che spieghino
loro da dove proviene il mondo, per-
ché vivono e dove si trova ora il non-
no che è mancato da poco. Vogliono
sapere per quale ragione veniamo al
mondo e quando ahimè dobbiamo
lasciarlo. Chiedono se Dio è uomo o
donna.. . I bambini possono spingere
i genitori oltre ogni capacità di imma-
ginazione con le loro domande, ed è
irresponsabile lasciare i figli esposti a
qualunque influenza: in questo modo
ingannano i loro bambini. Dio si
SETTEMBRE 2006 BS
Dio ... lo si deve "respirare ",
come uno di casa!
deve "respirare", come uno di casa,
e si deve accogliere come l'Ospite
con la "O" maiuscola. La sua pre-
senza si rivela nell'importanza data
all 'interiorità, negli avvenimenti
memorabili , nell'amore reciproco ,
nella responsabilità degli uni verso
gli altri , nel coraggio , nel perdono ,
nella speranza. Dio non è un "vago
sentimento" religioso , ma una perso-
na presente. I genitori però non pos-
sono dimenticare il più semplice dei
princìpi pedagogici : nessuno può
portare un altro se non dove è già
stato. I genitori non possono limitarsi
a "mandare" i figli al catechismo .
Devono fare la loro parte, che è la
più importante. La Chiesa non è una
"stazione di rifornimento" che eroga
servizi. E come il dono della vita vie-
ne da Dio attraverso i genitori , così
la fede viene da Dio attraverso i
genitori e la Chiesa. La frase «Mio
figlio deve poter decidere più tardi da
solo quale religione scegliere» è
completamente sbagliata dal punto
di vista psicologico-evolutivo.
L'APPRENDIMENTO
L'apprendimento religioso è a tre
stadi. Il primo passa attraverso l'os-
servazione e l'imitazione: i bambini
ascoltano con gli occhi. Un bambino
che non vede il papà e la mamma
pregare, non pregherà mai. Per la
nascita e lo sviluppo dell'immagine di
Dio l'influenza dei genitori è decisiva.
La religiosità però viene acquisita
anche attraverso l'insegnamento e
l'accompagnamento: è il secondo
stadio . I bambini hanno il diritto di
conoscere e capire la storia di Gesù,
le sue parole, la riflessione e la tradi-
zione della comunità dei credenti ; poi
di essere "iniziati" a una vita "con
Dio dentro". La terza via per impara-
re la religiosità passa attraverso il
rafforzamento che viene dall'appro-
vazione degli altri e la conferma
sociale. Questo è il compito della
comun ità parrocchiale . La conferma
sociale derivante dalla preghiera e
dalla celebrazione in comune nella
chiesa o anche nei gruppi , all 'orato-
rio, fa apparire plausibile e degno di
essere vissuto ciò che viene tra-
smesso da genitori e catechisti .
I RITI
I bambini hanno bisogno di un rap-
porto con Dio, non di una "ideolo-
gia" su Dio. Il più delle volte essi

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ricevono immagini deformi e forte-
mente nevrotizzanti di Dio: Giudice
che condanna, Contabile arcigno
che prende nota di tutto, Padrone
che esige un alto rendimento, Cara-
biniere che punisce, ecc. Le icone
vere di Dio sono differenti: Creatore
che ha plasmato ogni uomo a sua
immagine , Buon Pastore che ac-
compagna e protegge le sue peco-
relle , Padre che si occupa dei figli
con cuore "materno", Amico che
soffre con l'uomo e dà significato
alla morte . Ma una fede viva ha
anche bisogno di gesti e tradizioni ,
perché i bambini vogliono "vedere e
toccare". Ecco allora la benedizio-
ne dei bambini: i genitori hanno
molte possibilità di benedire il loro
bambino . Per esempio , quando
esce di casa, la sera prima che si
addormenti , in occasione del com -
pleanno, dell'onomastico o dell'anni-
versario del battesimo. Ecco l'oasi
della sera : felici quei genitori che
hanno l'abitudine di recitare una
preghiera accanto al letto del pro-
prio bimbo, lasciando che egli espri-
ma preoccupazioni e disagi, i senti-
menti che prova e i desideri che
nutre. Ecco la lettura della Bibbia,
"grande sconosciuta": la parola del-
la Bibbia riguarda il presente e non
il passato, dà significato all 'esisten-
za. Ecco il pregare in famiglia :
insegnare a pregare è il dono più
grande che i genitori possono fare
ai figli. E ancora: seguire le feste
dell 'anno liturgico , festeggiare la
domenica con la messa, culmine
della preghiera familiare...
I I genitori non si domandano se sia
il caso di insegnare ai loro figli
a mangiare, sanno che è
necessario e lo fanno.
Settembre 2006
Anno CXXX
Numero 8
In copertina:
Timor: una nazione
c he non fi nisce d i soffrire.
La delinq uenza, la cattiva
sa lute, la d isoccupazione
sono il retaggio di anni
trag ic i c he sa lesiane
e salesian i tentano
d i alleviare.
Foto: Archivio FMA
M ensil e di informaz io ne
e c ultura re ligiosa ed ito
dall a Co ngregazione Sa les iana
di San Gi ovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MAN IERI
- CHIESA
12 La Chiesa e i figli del vento
di Silva no Stracca
- CASA NOSTRA
14 Salesiani ed ebrei
- VIAGGI
18 Las Vegas thailandese
di Francesco Motto
di Giancarlo M anieri
- ANNIVERSARI
20 Perosi e Prata
di Serena M anoni
INSERTO CULTURA
23 Una per tutte: la sala San Luigi
FMA
28 Sognare a Timor
di Giovanni Granelli
di Graziella Curti
RuBRICHE
2 // Rettor Maggiore - 4 Il punto giovani - 6 Lettere al Direttore - 8 In Italia & nel
Mondo - 11 Osservatorio - 16 Box - 17 Zoom - 22 Lettera ai giovani - 27 Bagliori -
30 Libri - 32 On Line - 34 Come Don Bosco - 36 Arte sacra - 37 Laetare et beneface-
re. .. - 38 Sfide etiche - 40 Dibattiti - 41 Varia - 42 I nostri morti - 43 // mese -
44 Prima pagina - 45 Relax - 46 I nostri santi - 47 In primo piano/ Focus
Redazione: Maria Antonia Chine/lo
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria : Fabiana Di Bello
Collaboratori : Severino Cagnin - Ernesto Gattoni
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Enrico dal Cavolo
Carlo Di Cieco - Bruno Ferrere - Cesare Lo Monaco
Jean-François Meurs - Giuseppe Morante - Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Fabio Sandroni - Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Gueri no Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione: Pier Bertene
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Edizione Cooperatori: Ufficio Nazionale, Via Marsala 42
00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
Reg istrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)
Fotocomposizione: Puntograflca s.r.l. - Torino
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
_____________ Èpossibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
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Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 135 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS SETTEMBRE 2006

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di Carlo Di Cieco
PERCHÉ?
Siamo cercatori, e cercatori di senso. Da sempre e in ogni età della
vita. Ma i perché più dirompenti sono quelli che agitano i giovani
Perché?". È una delle parole
primordiali che accompagnano
l'intero arco della vita fin dai
primissimi anni . La stessa vita è un
perché e voler eliminare o ridurre la
capacità di domanda nell'educazione
dei ragazzi e delle giovani donne è un
tentativo vano e pericoloso. Oltre che
doloroso. In genere gli educatori
amano i ragazzi che ubbidiscono più
di quelli che, maggiormente sensibili
alle domande e ai perché , diventano
perfino irrequieti. Ma aiutare a sapersi
porre dei perché significativi e non
solo per gioco, o banali , è un'arte
educativa difficile. Infatti, mentre si
risponde in qualche misura a un
qualsiasi perché, ciascuno di noi se ne
pone altri infiniti e ci troviamo a
misurarci con una dimensione - quella
della ragione e dello spirito - che
richiede un allenamento più difficile
dello sforzo richiesto nelle palestre.
Un perché ci balena pure quando
prendiamo coscienza della nostra
condizione esistenziale , lavorativa, di
rapporto, nelle storie d'amore finite o
incominciate: quando siamo stanchi di
vivere in un certo modo, quando
vogliamo decidere che fare di noi e
della nostra vita. Questioni che
popolano la mente e assediano le
nostre giornate non meno del
domandarsi cose sul mondo, sulla
scienza, sull'immenso campo di
conoscenza che già i nostri cinque
sensi comportano.
C'è una fascia speciale di "perché"
che non vorremmo mai porci ma che
prima o poi bussano alla nostra porta:
quelli che attengono ÌI male , la
sofferenza, il dolore, lo sfiorire della
vita e la sua conclusione da vecchi e
ancor più da giovani ; i timori che tutto
finisca in un vicolo cieco .
Quando spuntano dei perché ci
troviamo anche a chiederci a chi
rivolgere la domanda, da chi ci
attendiamo la risposta. Alcune delle
risposte sperate le possiamo ricevere
dagli adulti, dai più saggi e preparati ,
dagli esperti, dai maestri dello spirito.
Comprendiamo piuttosto presto che ci
sono dei perché per i quali è possibile
trovare risposta solo dentro noi stessi.
Comincia così la caccia a qualcuno che
possa darci risposte che non si trovano
SETTEMBRE 2006 BS
su nessuna enciclopedia, in nessun
circolo culturale, in nessuna comunità.
Ognuno ha fatto esperienza di forti
domande che premono nella mente e
nel cuore e alle quali neppure la filosofia
e la matematica riescono a rispondere.
Ma se nasciamo capaci di chiedere
"perché?" significherà pure che siamo
capaci di trovare risposte.
Vivere è un pellegrinare in cerca
di risposte che ci rendano
ragionevolmente felici. I perché più
acuti e importanti della vita sfiorano lo
stesso problema di Dio, Colui che può
contenere l'infinito inseguito dalle
nostre domande. Colui che non è un
numero dell'i nfinito sistema dei
numeri, ma che scrive ogni numero
del reale visibile e invisibile.
Siccome ogni uomo e donna si porta
nella tomba molte domande irrisolte, è
buona cosa che in educazione quanto
prima si aprano i maggiori spazi di
conoscenza possibile ai perché
giovanili. Conoscere, sapere significa
vivere di più in una dimensione umana.
Un educatore non può avere perciò
paura dei perché in ogni campo della
conoscenza e dell'esperienza. Egli
stesso è un viandante che non ha finito
di cercare. Può cogliere perciò la
sofferenza che genera la censura
dell'intelligenza. L'inquietudine e gli
ardori che scatenano i perché non
debbono essere rimossi, ma solo
accompagnati nei cerchi concentrici più
ampi della conoscenza. Se non
pensassimo non saremmo donne e
uomini vivi. E non si pensa mai
abbastanza nella vita. Non si
percepisce mai abbastanza l'intreccio
con la trascendenza verso l'ancora
inconoscibile nella sua piena luminosità.
Anche la musica è un linguaggio
speciale per pensare, esprimere ricerca
e sensazioni. Le note sono compagne
di viaggio, come la pittura, la poesia e
ogni altra espressione estetica.
Se fossimo più sensibili a pensare
il senso dei nostri perché, troveremmo
anche il modo di raccordarci di più e
meglio con tutti gli altri cercatori di
senso. Il mondo sarebbe meno litigioso
e violento. Inoltrandoci nella catena dei
perché ci imbattiamo con l'esperienza
profonda del silenzio, della solitudine,
dell'assenza dei desideri superflui.

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razione che può servire egre- sigli regionali, provinciali e Lo stesso problema me lo
giamente a esorcizzare il ma- comunali, tra la gente: un au- pongo al cospetto della realtà
le, e a tenerlo lontano dalla tolesionismo irresponsabile degli animali abbandonati
storia personale e sociale che danneggia il Paese. Sia- [... ]. E un 'altra cosa mi fari-
dell'uomo. Attento, dunque, a mo tutti coinvolti, ma l'esem- flettere: la maggior prute del-
scartare acriticamente le fan- pio deve prutire dall'alto, le persone non si pone neppu-
tastorie bibliche o letterarie, perché i cittadini e soprattut- re certe problematiche. Come
che sono il simbolo dell 'eter- to i giovani possano riacqui- si può dunque sentirsi in pace
no travaglio dell'uom.o con- stare fiducia nei loro rappre- con se stessi?[.. .].
tro il male e le sue derivazio-
1f:,J,iRl SETAICTHUER.E
FANTA-
Caro amico
Direttore, io sono uno scout
[... ]. In aprile sono andato al
san Giorgio e ancora una vol-
ta l'Assistente Ecclesiastico
ha raccontato la storia del dra-
go senza un filo di critica e
senza un 'ombra di dubbio. Io
invece ne ho tanti e la scuola
me ne mette sempre di più. Il
don di religione ci parla, Bib-
bia in mano, di draghi , di gi-
ganti, di Leviatan [... ]. Tutta
la nostra storia sacra e quella
di tutte le religioni è piena di
creature mostmose e fantasti-
ni. Ti dirò di più: tali rappre-
sentaz,ioni più o meno mitiche
possono essere uno dei modi
di comunicazione del divino,
di quella misteriosa realtà
"altra " da cui deriva questa
nostra realtà. Il mito più fa-
cilmente di altre forme è ca-
pace di attingere alla Sorgen-
te delle sorgenti, al Mistero
stesso di Dio. Se la realtà è
pluriforme, altrettanto lo è il
suo significato. Occorre ac-
costarsi con rispetto anche
alla storia fantastica; occor-
re per allargare i propri oriz-
zonti di senso.
che [... ]. Ma va!. .. Da dove
f : , an-ivru10 queste fandonie?
Ivan, Napoli
~
PPOSIZIONE DU-
RA. Caro direttore, la
sentanti. A questi si chiede di
essere più consapevoli del lo-
ro compito e con-etti nelle
scelte, lasciandosi guidare da
nobili ideali. Altrimenti la di-
saffezione per la politica non
farà che aumentare ancora.
Ma nonostante tutto continuo
a sperare che tra gli oltre 945
parlamentari (un record mon-
diale che non ci fa molto
onore) e i numerosi consi-
glieri a livello locale, sia di
maggioranza che di opposi-
zione, aumentino coloro che
hanno il coraggio di dare la
priorità alla propria coscienza
e al bene comune, contri-
buendo a guarire la nostra de-
mocrazia. Se una malattia
non viene curata in tempo e
in modo efficace, le conse-
Ryan, Lione
CaroRyan,
è una gran bella domanda la
tua, un cruccio che talvolta
assale anche me. Le ragioni
sono tante; spesso i mendi-
canti sono veri... ma non po-
che volte sono falsi: congre-
ghe pe,fettamente organizza-
te per accumulare denaro fa-
cile. Occorre tener presente
anche questo nel momento in
cui si offre qualche centesimo
a chi lo chiede in elemosina.
In secondo luogo, noi siamo
invitati a fare elemosina per-
ché è un'opera di misericor-
dia, ma non siamo invitati a
risolvere i problemi della fa-
me e dell'accattonaggio o del-
l'immigrazione. Ci sono altre
Caro Ivan, fandonie dici?
Vacci adagio. Di draghi, ci-
clopi, centauri è piena anche
la letteratura, l 'arte, la musi-
ca, la poesia, l'astrologia ...
Insomma l'immaginario del-
l'uomo è popolato di creature
fantastiche . Anch 'io mi sono
domandato più volte il per-
ché! È frutto di pura fanta-
sia? Possibile che la creati-
vità dell'uomo sia partita da
zero e abbia inventato di sa-
na pianta draghi e quant'al-
tro? lo penso di no! E ragio-
no così: anche i nostri avi si
sono trovati, forse più spesso
che noi, di fronte a ritrova-
menti fossili, scheletri di
creature enormi e del tutto
sconosciute. Non pensi che
nostra democrazia è malata. guenze saranno pesanti , per
Già lo sapevo, ma ne ho avu- tutti. Non dimentichiamo che
to una ulteriore conferma nel "l' unione fa la forza" e che
periodo elettorale. Perché "un regno diviso in se stesso
l'opposizione deve sempre e è destinato a perire".
ovunque "remare contro" la
maggioranza? Non faccio di-
Teresio, Torino
stinzione tra destra e sinistra : Non posso che c_oncordare
la storia insegna. Le dichiara- con lei. In toto. C'è una virtù
zioni dei leader sono inequi- negletta che ha un nome diffi-
vocabili: opposizione dura! cile, si chiama resipiscenza,
Ma questo atteggiamento, or- vocabolo che spunta dal tardo
mai radicato, dimostra che al- latino e vorrebbe dire "rinsa-
la maggioranza dei politici vire riconoscendo i propri er-
non sta a cuore il bene della rori". Ahimè, è un'utopia...
nazione, ma l' interesse perso- ma è bello crederci!
nale e dei propri partiti.
Quando li sentiremo denun-
1!J ciare questo male, passando
l:J poi dalle pru·ole ai fatti? Se
ENTIRSI IN PACE.
Gentile Direttore [... ].
una proposta di legge è posi- Essendo molto sensibile mi
tiva per il Paese, anche l'op- sento spesso in dovere di aiu-
organizzazioni a questo pre-
poste, le quali ricevono dallo
Stato soldi che in ultima ana-
lisi vengono dalle nostre ta-
sche, attraverso la tassazione
cui ogni cittadino è "giusta-
mente" soggetto: senza tasse
nessuno Stato potrebbe reg-
gersi, e dunque nessuna tutela
andrebbe al cittadino. Insom-
ma regnerebbe il caos. Ecco
perché anch 'io, personalmen-
te, ho smesso di crucciarmi
per una elemosina non data.
In genere porto con me alcu-
ne monete che cerco di offrire
a chi me le chiede e mi pare
sia davvero messo male. Fini-
to quel gruu.olo non mi mace-
ro nel rimpianto di non poter
fare altro, nell'intima convin-
zione dell'impotenza di un in-
sia un'operazione piuttosto posizione deve appoggiarla tare, nella misura in cu i mi è dividuo a risolvere problemi
facile trasformare un dino- (e viceversa). Questo rivela possibile, i mendicanti, gli che superano sia la sua com-
sauro in un drago, uno ptero- onestà e vero senso democra- extracomunitru·i, ecc. [... ]. 11 petenza sia la sua capacità.
dattilo gigante nell'Idra di tico, non deprecabile trasfor- problema è che il fenomeno Credo che lo stesso ragiona-
Lerna, il triceratops nel Mo- mi smo o inciucio. Perché lo ha ass unto proporzioni esage- mento possa essere applicato
loch biblico? Non si presenta spirito di vera collaborazione rate. Come faccio a sentirmi a anche nei confronti degli ani-
difficile nemmeno il passo ul- nella ricerca della verità e del posto con la coscienza quan- mali. Hai pe1fettamente ragio-
teriore: la creazione del mito, bene comune è così deriso e do faccio un 'offerta a uno ne per quanto riguarda l'in-
il quale non è la descrizione disatteso? Temo che risse e mentre all'altro no? D'altron- differenza - colpevole - di
della realtà, ma una realtà dispetti a volte infantili conti- de sarebbe impensabile poter molte, troppe persone che,
interpretata, una sua rielabo- nuino in parlamento, nei con- soddisfare tutte le richieste. chiuse nel proprio egoismo,
SETTEMBRE 2006 8S

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pensano solo a se stesse: è un
individualismo che inesorabil-
mente secca le fonti della ge-
nerosità, svilisce la magnani-
mità e la bontà.. . Ci vanno di
mezza valori (un tempo si
chiamavano virtù) come la ca-
dlfb l'altruismo. la filantro-
W4 la magnanimità. la rettitu-
dine, l'equanimità. ecc.. . Cia-
scuno si sente in pace con se
stesso nella misura in cui se-
gue la propria retta coscienza
J't1 INNO MAMELIA·
L:a NO. Caro Direttore,
Ciampi, nostro amato ex-pre-
sidente, ha ri lanciato alla
grande l'inno di Mameli. Ma
Ciampi è un cattolico e Ma-
meli è un anticlericale come
tutti - o quasi - i "mazzinia-
ni", tant'è che è andato a
combattere in difesa de ll a re-
pubblica romana, dopo che
avevano sfrattato il Papa dal-
la sua città. E proprio a Ro-
ma l'hanno ammazzato i pa-
palini il 3 d i giugno di 157
anni fa. Anche i preti mi pare
che siano tutti presi da ll 'inno
di questo massone anticleri-
cale. L'anziano parroco della
inia parrocchia pure lui è un
patito dell 'inno mameliano.
Io che sono un vecchio com-
battente e anche un cattolico
di stampo antico e ho fatto le
mie battaglie con la FUCI,
mi indigno. Perché i cattolici
non vogliono come inno na-
zionale il "Va Pensiero" di
Verdi, come lo vogliamo noi
padani?
Vittorio, Pavia
Caro signore, vediamo, se
riesco, di mettere un po'
d'ordine. "Fratelli d'Italia "
ha preso il posto della "Mar-
cia Reale Sabauda" nel J946,
dopo la caduta del re, e l'in-
no ancora è da considerarsi
provvisorio perché non c'è
nessun decreto legislativo che
ne ufficializzi l'adozione. Per
quanto riguarda l'autore, c'è
una storia curiosa da raccon-
tare che ha almeno tre prota-
gonisti. Goffredo Mameli
studiò dai padri Scolopi pri-
ma a Genova poi a Carcare
(Savona) dove conobbe il pa-
APPELLI
Vorrei corrispondere con
delle persone in qualità di
pen-friend per fare pratica
di scrittura inglese. Il mio
livello di conoscenza della
lingua è da principiante.
Azzurra; e-mail: azzur-
ra.50@libero.it - -
Sono un giovane di 23 anni,
desidero corrispondere con
ragazzi della mia età, giova-
ni residenti in Piemonte e
Lombardia, che credono e
cercano come me il valore
della vera runicizia. Gatti
Andrea, Via Alessandria
12, 15011 Acqui Terme
(AL).
Sono una signora di 56 an-
ni, pronipote di italiani, mi
piacerebbe corrispondere
con persone che abitano a
Roccaforte (CN) per fru·e
scambi di foto o cartoline
di Uruguay e Roccaforte.
Scrivete a Tegaldo Santos
Cladys, Calle 19 de Julio
1115 V. Rodriguez, Dto.
San José, URUGUAY.
Sono una ragazza di 21 an-
ni, se avete bisogno di par-
lare con qualcuno io saprò
ascoltarvi. Scrivetemi in
tanti. Musio Anna, Via G.
Rossini 3, 88040 Piano-
poli (CZ).
Vorrei corrispondere con
chi, come me, apprezza il
valore delle cose semplici,
racchiuse nella serenità di
una vita vissuta con fede.
Goglio Marzia, Via Pe-
rotti 1, 10040 Leinì (TO).
Sono un ragazzo di Ragusa
e mi chiamo Rosario. Sono
solo e senza amici, scrive-
temi. La Rosa Rosario,
Largo Scarico 8, 97100
Ragusa (RG).
Mi chiamo Mili e sono un
ragazzo allegro, cordiale,
sensibile. Nel tempo libero
mi piace fare volontariato.
Mi piacerebbe fru·e nuove
amicizie con persone che
credono ancora in determi-
nati valori umani e morali.
marmitri @tiscali.it, op-
pure 338/53.82.175. ·
dre Anastasio Canata (] 811-
1867) noto intellettuale e
poeta che tra l'altro aveva
scritto vari inni patriottici
(non si meravigli, c'erano an-
che preti e frati tra i patrioti,
checché se ne dica!). Mameli,
ancora studente, nel 1847 in-
viò a Michele Novara, suo
amico compositore, l'inno
che disse di aver composto, e
costui glielo musicò. Quindi,
bisognerebbe semmai chia-
marlo "Inno di Novara". Ma,
ahimè, capitò che il padre
Canata scrisse una poesia in
cui accusava il furto dei versi
del canto musicato dal Nova-
ro. In effetti a uno studentello
abbastanza scapestrato che
diceva essere suo ideale
"mangiare, dormire, lavorare
poco e pensare ancor meno"
(lo confessò lui stesso alla
madre), mal si adattano le
parole del nostro inno nazio-
nale, tutto fremiti di eroismo,
di fede, di incitamento alla
lotta di liberazione, di glorio-
si riferimenti storici e religio-
si, anche se più tardi si unì
come volontario ai difensori
della repubblica romana, e il
3 giugno 1849 fu colpito da
un suo commilitone (non da
un papalino) alla gamba sini-
stra, che dovette essergli am-
putata. Tre giorni dopo la do -
lorosa operazione "il nostro
eroe" purtroppo morì. Que-
sta la storia. Va a finire che
l'inno di Mameli è di un fra -
te, invece che di un "rivolu-
zionario!". Sai che scorno
per qualche impunito anti-
clericale nostrano!
Non ci è stato possibile pub-
blicare tutte le lettere perve-
nut e in reda zione. Ce ne
scusiamo. Provvederemo_ a
suo tempo alla pubbhcazw-
ne O alla risposta personale.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corri spon -
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
BS SETTEMBRE 2006

1.8 Page 8

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CITTÀ DEL
VATICANO
PER MAMMA
MARGHERITA
Il 26 maggio la commissione
dei periti e teologi della Con-
gregazione per le cause dei
santi ha dato parere favorevole
sulJa eroicità della vita e delle
virtù di Margherita Occhiena,
la mamma di Don Bosco,
morta nel 1856. In occasione
della celebrazione per Ja iicor-
renza dei 150 anni dalla morte
in novembre (il 25) si attende
1' annuncio della sua ascrizione
nell'elenco dei "venerabili".
Intanto, nel mondo salesiano
si attuano iniziative per questo
evento caro all'intera Famiglia
Salesiana. Tra le iniziative più
riuscite, finora, è stato il con-
certo in suo onore, tenuto il 28
maggio nel tempio di Don Bo-
sco al Colle, con musiche ori-
ginali di Carlo Artena eseguite
dal coro "Le Verne".
GERUSALEMME,
ISRAELE
DA lOOANNI
A GERUSALEMME
Si sono concluse le celebrazio-
ni per il centenario della pre-
senza delle FMA nella Città
Santa, in un clima di serenità e
di amicizia fraterna e in spirito
di comunione. Sono arrivate
FMA, collaboratori laici e gio-
vani da tutte le altre nazioni
che compongono l' ispettoria
del Medio Oriente: Libano, Si-
ria, Egitto, Giordania, alla pre-
senza di monsignor Miche!
Sabbah, Patriarca di Gerusa-
lemme, del Nunzio Apostolico
ed altre autorità civili e religio-
se. Le FMA sono arrivate in
'
Terra Santa 1'8 ottobre 1891 , a
Betlemme, su richiesta di don
Michele Rua, primo successo-
re di Don Bosco, che si era ri-
volto all'allora Superiora gene-
rale, madre Caterina Baghero,
e in seguito per l'azione di don
Giovanni Cagliero. Le suore
harmo cominciato il loro lavo-
ro aprendo un laboratorio di
sartmia e ricamo per ragazze,
frequentato subito da donne
musulmane e greche. Stesse
caratteristiche per l'opera aper-
ta in seguito a Gerusalemme.
Inizi non facili per una missio-
ne che ha avuto in seguito
grande sviluppo, estendendo la
sua azione educativa su itinera-
~i ecumenici, facendo del cari-
sma educativo una ricchezza
da condividere al di là delle
differenze di razza o religione.
ROMA, ITALIA
DEFENSOR FIDEI
Sabato 27 maggio il cardina-
le Zen ha ricevuto il premio
Defensor Fidei, "perché co-
me vescovo di Hong Kong,
testimone fedele del Vangelo
di Cristo, si è preso cura e re-
so garante di tutti i cattolici
cinesi; ha lavorato instanca-
bilmente per l'unità della
Chiesa cinese nel superamen-
to delle divisioni inferte dal
regime comunista; ha cercato
di ampliare gli spazi di li-
bertà impegnandosi in un
dialogo tenace e senza cedi-
menti con le autorità dello
Stato; ha difeso con coraggio
la libertà dell a Chiesa e ha
operato per il riconoscimento
dei diritti fondamentali di
ogni essere umano". Il pre-
mio è offerto dalla "Fonda-
zione Fides et Ratio" costi-
tuita nel dicembre dell'anno
2005 , da Gianpaolo Barra,
Mario Palmaro e Marco In-
verni zzi, rispettivamente Di-
rettore e collaboratori della
rivista cattolica "Il Timone".
SETTEMBRE 2006 BS

1.9 Page 9

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NUMISMATICA
a cura di
Roberto Saccarello
VEYRIER, SVIZZERA
IN MISSIONE
DAL VIETNAM
Per le FMA di Veyrier e per
la comunità educativa della
Scuola dell'infanzia e prima-
ria La Sa lésienne si è avve-
rato il sogno di diventare
"internazionali". Infatti, la
scuola è frequentata da 650
bambini e bambine di tantis-
sime nazionali tà. In questi
ultimi anni, emergeva sem-
pre più la presenza di immi-
grati dal Vietnam. Lo stesso
parroco di Veyrier proviene
da questo paese dell 'estremo
oriente. È iniziato così un
dialogo che ha portato al l'ar-
rivo di due giovani FMA dal
Vietnam, le quali si dedica-
no ora a curare i contatti e la
missione tra i loro connazio-
nali . Un tocco d'Oriente, in
questa cittadina già crocevia
di culture e di lingue, in
quanto si trova a pochi chi -
lometri da Ginevra, dove
hanno sede il Palazzo delle
Nazioni Unite e altri uffici e
commissioni dell'ONU.
KATPADI, INDIA
TERZO INCONTRO
NAZIONALE
DONNE INDIANE
Trentaquattro partecipanti pro-
venienti da tutta l'India, FMA
e laiche che lavorano per lo
sviluppo delle donne, hanno
condiviso e riflettuto sul tema
"Verso le famig lie senza vio-
lenza". Le convegniste hanno
analizzato la situazione delle
donne, particolarmente espo-
ste a violenze familiari, consi-
derandone le sfide: la giustizia
nelle relazioni di genere, la re-
!azione matrimoniale, il pa-
triarcato in famiglia, l' alcool i-
smo, la protezione dei diritti
dell'infanzia, la tutela dalla
violenza domestica, l'afferma-
zione del ruolo. Pur non es-
sendo rispettate nella loro di-
gnità, le donne possiedono le
potenzialità per superare i con-
flitti. Su di loro si appoggia la
famiglia ed è quindi importan-
te educare i ragazzi e gli uomi-
ni al rispetto delle ragazze e
delle donne. Le partecipanti si
sono assunte impegni precisi
per educare alla nonviolenza,
al rispetto della donna e per
promuovere giuste relazioni
tra uomini e donne.
LA MITICA STERLINA
DI SUA MAESTÀ
Tra i coni più prestigiosi al mondo è senz'altro
da annoverare la Sterlina , che deriva il suo
nome da Eastern, in quanto coniata da uomini che
venivano dall'Est; gli zecchieri di cui si serviva il re
d'lnghiterra erano infatti tedeschi e olandesi.
Soprattutto durante il regno di Vittoria la monet'.3-
diviene simbolo della potenza politica ed economi-
ca della Gran Bretagna.
La Sterlina oro, attualmente coniata dalla Zecca
Reale Britannica con l'effige di S.M. la Regina Eli-
sabetta Il , risulta ancora la moneta più richiesta in
ogni parte del mondo e continua quindi a rappre-
sentare una discreta forma di investimento. Ha un
peso lordo di otto grammi, ma il peso d'oro fino
contenuto è di 7,32 grammi e su quest'ultimo peso
viene calcolato il valore . Un investimento a tali
condizioni risulta fruttifero in tempi brevi: da 6
mesi a 2 anni . Liquidabile in tutta Europa e di libe-
ra circolazione.
Con la legge 7/2000 solo le società autorizzat!'!
dall'Ufficio Italiano cambi possono svolgere l'atti-
vità di intermediazione nel settore delle monete
d'oro . La Confinvest, società leader in campo
nazionale nell'intermediazione di monete d'oro e di
oro, è responsabile del servizio quotazioni che ~ie-
ne utilizzato da tutti gli operatori e pubblicato gior-
nalmente da tutti i quotidiani.
Per informazioni: 02.86455047 - E-mail confin-
vest@confinvest.it.
IJS SETTEMBRE 2006

1.10 Page 10

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l00annifa
Il BS di settembre 1906 riporta la lettera
al Rettor Maggiore don Michele Rua,
dell'Ispettore salesiano don Antonio Malan,
che informa il superiore generale sullo stato delle
missioni in Mato Grosso soprattutto quelle presso
gli indi Bororo, e su quanto i confratelli con
entusiasmo e sacrific.io hanno realizzato.
Stralciamo per i lettori la notizia di un'opera che
rese noti e benemeriti i figli di don Bosco in tutta
l'America L<ltina, dove i salesiani realizzarono
una trentina di Osservatori Meteorologici
perfettamente funzionanti e che svolsero per anni
un ottimo servizio anche per i governi.
L'OSCAR COLOR
PORPORA
di Enzo Romeo, Ed. Ancora,
2006
Una biografia attenta e accu-
rata del cardinale Oscar Ro-
drfguez Maradiaga che attira
come un romanzo , questa
del vaticanista Romeo. La fi-
gura del cardinale salesiano
emerge in tutta la sua giovia-
lità, impegnato per la giusti-
zia, per i diritti umani, contro
il liberismo selvaggio, e per
una globalizzazione solidale.
Un cardinale che dice con
coraggio quello che pensa,
un vero globetrotter della fe-
de che va in giro per il mondo
convinto che più si fanno co-
noscere i bisogni, le neces-
sità dei popoli affamati, più si
incentiva la presa di coscien-
za di popoli e nazioni per una
migliore giustizia. Ha tre
amori : la musica, il volo e...
Don Bosco. In patria è consi-
derato la più alta autorità mo-
rale del Paese, tanto che an-
ni fa gli fu affidata la presi-
denza della commissione per
la riforma della polizia, e
qualcuno scrisse che monsi-
gnor Maradiaga era stato no.-
minato capo della polizia! E
un libro da leggere.
Ho pure un 'altra notizia a darle non meno consolante, la
quale sarà ricevuta con piacere anche dal mondo scienti-
fico; abbiamo cioè inaugurato un nuovo Osservatorio
Meteorologico intitolato Antonio Paes de Barros, fo nda-
to dietro reiterate istanze di diversi centri meteorologici
e dello stesso Governo dello Stato, come già le significai
in altra mia.
Il nuovo Osservatorio è di 2" cl asse, congenere a quello
dipendente dal Collegio Salesiano di Cuyaba, che in 7
anni ha prestato le sue osservazioni quotidiane in appen-
dice alla nostra rivista "M ato Grosso". La speciale im-
portanza del nuovo Osservatorio deri va dal l'esser situato
in una zona di una temperatura ben differente da quelJa
della Capitale; essendo lungi da quella 500 chilometri ,
ad un 'altezza considerevolmente più alta e in differente
versante, cioè in quello del nord dello Stato.
SETTEMBRE 2006 BS
AFRICA
E MADAGASCAR
a rischio del Pianeta, il più bi-
sognoso di pace e di solida-
rietà, e anche il più aperto alla
evangelizzazione. Dal 28 apri-
SCUOLA E CENTRI
DI FORMAZIONE
le al 1° maggio le Figlie di
Maria Ausiliatrice hanno rea-
lizzato il secondo incontro di
PROFESSIONALE
animazione delle scuole e dei
centri professional i del conti-
L'Africa continua a essere al nente, facendo il punto su al-
centro delle preoccupazioni cune linee qualificanti del loro
pastorali ed educative di FMA intervento educativo pastorale:
e SDB . Si è ampi amente con- l' educazione alla pace, una
vinti che quel continente lette- cul tura senza guerre, l' educa-
ralmente depredato dall 'avi- zione al l' amore, la prevenzio-
dità dei paesi ricchi , e dilania- ne dell ' AIDS, la formazione
to da guerre intestine, sia il più degli insegnanti .

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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OSSERVATORIO
Silvia Grimaldi
UN'EXALLIEVA SI CONFESSA
Dal 27 settembre al 1° ottobre gli exallievi fanno il loro Congresso Nazionale
a Torino. Offriamo ai lettori la testimonianza di un'exallieva
delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei salesiani.
Sono un'economi-
sta sociale ed ex-
allieva dei salesia-
ni. Ho studiato nei loro
istituti per tredici anni, pri-
ma dalle suore a Cusano
Milanino, poi presso il li-
ceo classico del Sant'Am-
brogio di Milano, dove ho
vissuto gli anni più vivi e
fecondi dell'adolescenza.
Finita la maturità, ho fre-
quentato la "Bocconi", do-
ve mi sono laureata. De-
vo riconoscere che dai
salesiani ho ereditato una particolare sensibilità al
sociale. Perciò mi sono spesso domandata come
poter conciliare i valori dell'altruismo, dell'attenzione e
della cura per le persone con i contesti fortemente
competitivi e orientati al profitto della società mercan-
tile che ci circonda. È stata questa la grande sfida
che mi vede tuttora impegnata e che, credo, conti-
nuerà per tutta la vita.
I valori di umanità e solidarietà assimilati nelle
scuole salesiane mi hanno in qualche modo plasma-
to, ma ho trovato e trovo difficile la loro pratica appli-
cazione nella società attuale. L'indirizzo di studi in
scienze economiche e sociali mi ha permesso di apri-
re gli orizzonti e di orientare gli interessi all'interno
delle scienze umane e relazionali. Lo studio della
centralità della persona e delle dimensioni dell'uomo
con le sue fragilità e i suoi punti/forza continua a intri-
garmi, grazie proprio agli insegnamenti citati. Sia le
FMA, sia i salesiani mi hanno fatto capire che il di-
vertimento fine a se stesso è poco produttivo. Don
Bosco, infatti, vedeva anche nelle attività ludiche de-
gli strumenti di carattere educativo. Ho potuto consta-
tare che il canto , la recitazione , la preghiera comune,
le gite, lo studio, il gioco, le attività di gruppo, insom-
ma gli ingredienti tipici del sistema preventivo sono
solidi fattori di unità e di comunione. Per contro mi
sembra che i più tecnologici e sofisticati mezzi della
comunicazione odierna non riescano a formare ai
grandi valori come riuscivano a farlo i poveri e sem-
plici mezzi della mia antica scuola. Quell'esperienza
mi ha convinto che è la persona il vero strumento di
comunicazione, il più incisivo in assoluto.
La figura di Don Bosco mi ha sempre affascinato
per la sua storia di totale dedizione ai giovani, per la
sua umanità, per l'amorevole attenzione ai più svan-
taggiati. La figura dell'educatore è fondamentale per
rimediare alle non poche fragilità che destabilizzano il
giovane in età evolutiva, rendendolo insicuro a scuo-
la, problematico in famiglia e, spesso, strafottente in
strada. Mi piacerebbe entrare in contatto con realtà di
carattere non profit per dare il mio contributo , suppor-
tata da una struttura ad hoc, all'educazione della parte
più debole della società. La presenza e l'azione con-
certata di genitori , edu-
catori, insegnanti è im-
portante per valorizzare
le esperienze. Ma an-
che la preghiera è indi-
spensabile. Sono inoltre
convinta che occorra
relazionarsi anche con
persone non credenti o
lontane dalla visione cri-
stiana e/o dal carisma
salesiano: l'incontro e il
dialogo di tutte le forze
educanti permette di ar-
ricchire il bagaglio di
idee e di mezzi con cui
affrontare le sfide edu-
cative di ogni giorno.
BS SETTEMBRE 2006

2.2 Page 12

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• ••••••
CHIESA LA CHIESA
EI FIGLI
DEL VENTO
di Silvano Stracca
B enedetto XVI, in silenzio, in
preghiera, d'innanzi alla la-
pide in lingua rom che, nel
lager di Auschwitz, ricorda le cen-
tinaia di migliaia di "figli del ven-
to" di tutta l'Europa, perseguitati,
deportati e sterminati da nazisti
nelle camere a gas. "Si voleva far
scomparire un intero popolo anno-
verato tra gli strumenti inutili della
storia universale", ha rammentato,
commosso, il Papa tedesco, con-
dannando un ' ideologia che classifi-
cava la vita nomade "come una vita
indegna d'essere vissuta".
Parole e gesti, quelli di Joseph
Ratzinger, che conferiscono ancor
più valore e forza al lungo docu-
mento vaticano, "Orientamenti per
una pastorale degli zingari", reso
noto significativamente all ' inizio
della scorsa Quaresima. Una sorta
di mea culpa, partendo dal genoci-
dio del secolo XX, per i rifiuti, le
punizioni corporali, l'esilio forzato,
la schiavitù e le altre forme di an-
nientamento di cui , nel passato, so-
no stati vittime, in terre tradizional-
mente cristiane, rom, sinti, gitani,
kalè, manouches, yeniches, ecc.
PRESA DI COSCIENZA
Un punto di non ritorno nella
progressiva presa di coscienza, da
parte della Chiesa cattolica, di re-
sponsabilità secolari e nella conse-
guente assunzione dell' impegno a
metter fine a discriminazioni ed
emarginazioni nella stessa Chiesa e
nella società. Riconoscendo il dirit-
to degli zingari ad avere una pro-
pria identità e adoperandosi a ogni
livello, anche nelle sedi internazio-
nali , per ottenere maggiore giusti-
SETTEMBRE 2006 BS
zia per i nomadi, a partire dai quin-
dici milioni che vivono in Europa,
centodiecimila in Italia. Questo do-
vere di solidarietà, si sottolinea nel
documento, "appartiene alla mis-
sione fondamentale della Chiesa".
Se l' avvio di progetti di promozio-
ne umana è, primariamente, re-
sponsabilità dello Stato, spetta alla
Chiesa "informare le istanze pub-
bliche delle condizioni di disagio di
queste popolazioni , tenendo però
presente che lo sviluppo di un po-
polo non deriva primariamente
La "cattedrale" a cielo aperto
Idegli zingari, sulla via Ardeatina,
a Roma, presso il s_antuario
del Divino Amore . E dedicata
allo zingaro Zeffirino Giménez
Malla, fucilato in Spagna
nel 1936.
dal denaro, né dagli aiuti materiali,
dalle strutture tecniche, bensì
dalla formazione delle coscienze,
dalla maturazione delle mentalità e
dei costumi. È l' uomo il protagoni-
sta dello sviluppo, non il denaro o
la tecnica". L' affermazione del
Concilio Vaticano II che la missio-
ne della Chiesa si rivolge "a tutti
gli uomini e popoli", e quindi nes-
suno può essere escluso dalla co-
munità ecclesiale, spinse Paolo VI
ad andare in pellegrinaggio tra carri
e roulotte a Pomezia, nel 1965, per
dire agli zingari di tutta l'Europa:
"Voi nella Chiesa non siete ai mar-
gini, voi siete nel cuore della Chie-

2.3 Page 13

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
1 11 tristemente noto campo
di Auschwitz dove trovarono
la morte anche migliaia di rom .
26 settembre 1965 Paolo VI
a Pomezia tra le roulotte degli
zingari.
Il beato Zeffirino Giménez Malla,
rom beatificato da papa Wojty-ta
nel 1997.
Quel gesto e quelle parole di
papa Montini segnarono l'inizio di
un cammino che avrebbe portato,
presto, a un ulteriore riconoscimen-
to della dignità cristiana della con-
dizione nomade, con la beatifica-
zione, nel 1997, del primo zingaro
elevato all'onore degli altari, Zeffi-
rino Giménez Malia, ucciso nel
1936, durante la guerra civile spa-
gnola, per aver difeso un sacerdote
e morto con il rosario in mano.
PARROCCHIA
MISSIONARIA
In occasione del Giubileo del
2000, per riaffermare solennemente
la volontà di riconciliazione della
Chiesa dei "gagé", parola con cui gli
zingari denominano tutti coloro che
tali non sono, Giovanni Paolo II -
durante la storica giornata del mea
culpa per i peccati della Chiesa nel
secondo millennio contro gli ebrei,
gli altri c1istiani, le donne, ecc. - di-
spose che si chiedesse esplicitamen-
te perdono anche per le colpe di cui
si erano macchiati i "figli della Chie-
sa" nei confronti degli zingari, so-
prattutto al tempo del "porrojmos"
(annientamento, divoramento) di
mezzo mi]jone di tzigani durante la
seconda guerra mondiale. Lo stesso
Karol Wojtyla, nella bolla d'indizio-
ne del Giubileo, aveva scritto: "Dal-
la nascita alla morte, la condizione
di ciascun uomo è quella dell 'homo
viatoi', dell' uomo viaggiatore. E ciò
è espresso, quasi come un'icona, nel
tipo di vita degli zingari, che - si di-
ce nel documento - una testimo-
nianza vivente di una libertà interio-
re di fronte ai vincoli della società
dei consumi e alle false sicurezze
fondate sulla presunta autosufficien-
za dell' uomo". Eppure questa vita
forgiata dal permanente andare in-
contra ancora opposizione e resisten-
za, perché i "gagé" vedono sempre i
nomadi secondo stereotipi atavici:
stranieri nocivi, mendicanti insisten-
ti, esseri asociali, ecc. Relegandoli in
quartieri degradati, nelle bidonville,
su terreni abbandonati e in aree di
stazionamento poco organizzate
margini di città e paesi.
SOLIDARIETÀ
NECESSARIA
Il segno emblematico di questo
persistente rifiuto s'è avuto negli an-
ni ' 90, durante la guerra nei Balcani,
che ha dimostrato, in circostanze
drammatiche, come gli zingari siano
tuttora considerati cittadini di secon-
da classe nei loro stessi Stati. In va-
rie nazioni, in quel periodo, si verifi-
carono episodi d'intolleranza e ag-
gressioni fisiche che alimentarono
inevitabilmente reazioni e violenze.
Di tale ostilità si ha, d'altronde, pro-
va quotidiana verso i nomadi che
emigrano dalle zone più povere del-
1'Europa centrale nei paesi industria-
lizzati, dove le misure umanitarie
degli amministratori si scontrano
con le vibranti proteste degli abitan-
ti, e non di rado con la contrarietà
degli stessi loro fratelli occidentali.
"Questa situazione dovrebbe scuote-
re le coscienze e destare solidarietà",
si afferma, con una punta di rimpro-
vero, nel documento vaticano, che
evidenzia alcuni "segni di evoluzio-
ne positiva" nel modo di vivere e
pensare dei nomadi. Come il cre-
scente desiderio di istruirsi e di con-
seguire una formazione professiona-
le, una maggiore consapevolezza so-
ciale e politica, l'accresciuta presen-
za della donna nella vita civile. An-
che se, a quest'ultimo riguardo, si ri-
marca che andrebbe maggiormente
promossa "l'uguaglianza di diritti tra
uomini e donne, con l'eliminazione
di ogni forma di discriminazione";
uguaglianza cpe esige poi "il rispetto
della dignità della donna, l'elevazio-
ne della cultura femminile e la pro-
mozione sociale della stessa donna".
La Chiesa si sente dunque chiamata
a riconoscere l'itinerario zingaro nel
corso della storia e urgentemente in-
terpellata dall 'evangelizzazione di
questa 'minoranza tra le minoranze' ,
la cui innata religiosità - che, tradi-
zionalmente "occupa, un posto di
grande rilievo nella sua identità" - è
oggi minata dall'influsso della seco-
larizzazione, "che dalla società dei
gagé si tiversa progressivamente an-
che su quella zingara", e dalla "pres-
sione incalzante di una cultura che
volta le spalle a Dio o lo nega". D
BS SETTEMBRE 2006

2.4 Page 14

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Qualche appunto su una polemica che non accenna
SALESIANI ED EBREI
di Francesco Motto fmotto@sdb.org
In margine al caso dei
bambini ebrei affidati
alla Chiesa cattolica
durante gli anni della
persecuzione nazista
e successivamente
reclamati da istituzioni
e familiari dei bambini.
Molti ragazzi sono stati
salvati dai salesiani e poi
riconsegnati ai loro
genitori o comunità.
E' sempre attuale, tra affermazioni,
smentite e nuovi studi, la pole-
mica suU 'affermato an-
tisemitismo di Pio XII, a suo tempo
scatenata da sensazionalistici titoli del
"Corriere della sera". Grandi firme del
giornalismo e docenti universitari ita-
liani e stranieri muovevano all'assalto
del Papa e dei conventi cattolici, i quali
da salvatori di ebrei ne diventavano i
loro carnefici. Il tutto in base a un ano-
nimo foglietto privo dei minimi requi-
siti per definirsi storico. Invero quella
che suole chiamarsi "eterogenesi dei
fini", e che in questo caso si potrebbe
forse manzonianamente definire
"Provvidenza", ha giocato un brutto
scherzo a costoro, quando sono apparsi
documenti e informazioni che smenti-
vano clamorosamente gli scoop del no-
stro maggior quotidiano. Un singolo
"pezzo di carta", come quello esibito,
non poteva squalificare una mole di
documentazione già acquisita e non
considerata da chi, senza un profonda
intelligenza delle cose, faceva assurge-
re all' onore di fatti le proprie opinioni,
o peggio, le proprie ossessioni.
AROMA
La diatriba giornalistico-culturale co-
munque 1ichiama alla mente l'azione
I
Il conferimento del titolo "Giusto tra le nazioni" fatto al Pio Xl in cui
Alfredo Alessandrini ritirò il riconoscimento al posto del fratello
Armando deceduto.
dei salesiani in favore degli ebrei in
tanti paesi europei. Benché molto sia
ancora da scoprire e scrivere al riguar-
do - e la ricerca si presenta ardua per
la ovvia carenza di documenti scritti -
tuttavia alcune vicende sono state or-
mai sufficientemente studiate. Per
quanto concerne Roma, è assodato che
furono un centinaio i minori salvati dai
salesiani, la maggior parte dei quali
nell 'Istituto Pio XI. Le autorità ebrai-
che hanno riconosciuto il fatto, attri-
buendo il titolo di "Giusto fra le nazio-
ni" al direttore don Francesco Anto-
nio/i e ali' economo della casa, don Ar-
mando Alessandrini. Dopo la loro
permanenza, tutti i ragazzi ebrei torna-
rono alle loro famiglie o alle loro co-
munità, compresi quelli dell' orlanotro-
fio ebraico. Invero, uno è rimasto an-
che dopo il 4 giugno, ma solo per finire
il triennio scolastico! Ovviamente ave-
vano fatto vita comune con i cattolici,
compresa la presenza quotidiana in
cappella, per potersi mimetizzare fra
gli altri nel caso in cui i tedeschi aves-
sero chiesto a tutti di recitare le pre-
ghiere. Non solo. In occasione del 50°
della liberazione di Roma ho avuto la
fortuna di rintracciare quasi la metà di
quegli exallievi: nessuno ricorda parti-
colari pressioni religiose; solo uno par-
la di un timido tentativo di "proseliti-
smo" da parte di un salesiano, mentre
tutti conservano un grato ricordo, tanto
da prestarsi a testimoniarlo davanti alle
telecamere del TGl e TG3. Anche nel-
le altre case salesiane di Roma, non ri-
sultano "sequestri" di bambini ebrei,
né battesimi forzati ; semmai solo dei
falsi certificati di battesimo preparati
dal giovane don Camillo Faresin (fu-
turo vescovo in Brasile), insignito del
premio della M~norah nel 1989 dalla
comunità ebraica di Belo Horizonte su
segnalazione di ebrei da lui salvati. 1
IN PIEMONTE
Ai piedi delle Alpi la comunità
ebraica era molto più ridotta di quella
nel Lazio. Ma anche là la Chiesa fece
la sua parte, pubblicamente 1iconosciu-
ta da una mostra che restò aperta dal
15 ottobre 2004 al 30 gennaio 2005 al
Vittoriano di Roma: "Dalle leggi an-
tiebraiche alla Shoah, 7 anni di storia
italiana 1938-1945''. Una storia per al-
SETTEMBRE 2006 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 1

2.5 Page 15

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,.................................................................................... .
a diminuire sugli ebrei salvati da religiosi.
I La cittadella salesiana
di Valdocco, a Torino, casa madre
dei salesiani e rifugio di molti
ebrei nel periodo della
persecuzione.
I Molti ebrei furono tenuti nascosti
nell'istituto salesiano Pio Xl,
che proprio quest'anno festeggia
il 75° anniversario di fondazione.
accogliere dal Rettor Maggiore bambi- di non divulgare le proprie beneme-
ni dell'orfanotrofio ebraico, e nelle ca- renze. Ma a oltre 50 anni di distanza
se di Avigliana, Benevagienna, Borgo tale prudenza sembra essere ,stata su-
San Martino, Cavaglià, Casale Mon- perata dagli stessi "salvati". E il caso
ferrato, Castelnuovo Don Bosco, Ca- dello scrittore Aldo Zargani , che nel
nelli, Cumiana, Cuneo, Foglizzo, Fos- 1995 dedicava un intero capitolo di un
sano, Lombriasco, Montalenghe, No- libro all'esperienza sua e del fratello
vara, Penango, Torino-Yalsalice, T01i- Roberto nella casa salesiana di Cava-
no-San Giovannino, Torino-San Paolo glià; ricordando momenti lieti e tristi
ecc. Di tutti loro, accolti per giorni, della vita collegiale, non conserva me-
mesi e anni e inseriti nelle varie scuo- moria di alcuna pressione perché si fa-
le, è documentato il battesimo, dopo cesse cattolico, anzi racconta l'im-
mesi di catechesi, solo di tre adole- mensa di screzione del direttore che si
scenti (due erano fratelli) all'Istituto vedeva quasi "costretto" a mandarlo
Rebaudengo di Torino e di una ragazza nelle scuole del locale seminario per
inglese, nascosta con la madre a Tori- non fargli perdere anni di studio. È an-
no-San Paolo. Molto significativo, a che il caso del ben noto prof. Cesare
proposito della suddetta polemica, è un Segre, accolto dai salesiani di Aviglia-
I Don Ricaldone, il Rettor Maggiore
che approvò che le case salesiane
aiutassero gli ebrei a sfuggire
ai nazisti.
appunto autografo del direttore del se-
minario di Castelnuovo Don Bosco,
don Pietro Stella che il 17 marzo 1944,
dietro insistenza del ragazzo ebreo Gil-
berto Algranti, chiedeva al Rettor
Maggiore di avvicinare la madre Cle-
na per un anno e mezzo, come ha rac-
contato lui stesso su "Il Corriere della
sera" (21/8/97) e ne11a sua più recente
autobiografia (1999). Segre, un co-
gnome che ritorna nelle cronache sale-
siane del tempo, lo aveva pure un ra-
tro presentata ai visitatori romani (!) lia, per ottenere da lei il permesso di gazzo nascosto a Castelnuovo, stando
con qualche disinvoltura, visto che ac- battezzare il figlio, previo consenso ai ricordi del compagno Gaetano
canto :agli arcivescovi di Torino, Geno- della curia arcivescovile. Il ragazzo poi Compri, che mi assicura di averlo vi-
va e Firenze, che salvarono centinaia pregava lo stesso Rettor Maggiore don sto poche volte in cappella. Della fa-
di ebrei, è stato dimenticato nienteme- Ricaldone di intercedere presso la ma- miglia Segre erano anche le donne
no che il vescovo di Roma, Pio XII, il dre perché gli permettesse di farsi sale- sfollate da Torino nel cuneese e protet-
quale in casa sua (Vaticano) e nei con- siano. Passato il pericolo, tutti tornaro- te dai salesiani (e salesiane) di Doglia-
venti romani salvò con certezza alme- no in seno alle loro farniglie, al loro or- ni. Ma alla famiglia Segre andrebbero
no 4300 ebrei.2 I salesiani del Piemonte fanotrofio, o anche in una comunità aggiunte quelle di Coen, Lattes, Jona e
furono attivi non meno di quelli roma- ebraica, come l'orfanello affidato al- tante altre piemontesi e non.
D
ni e nascosero bambini, ragazzi, giova- l'ufficiale Vittorio Segre dal "priore
ni, adulti e intere famiglie ebree. La ri- del convento canavesano" (leggi "di-
cerca, ancora in corso, non è in grado
di quantificarli; ma si trattò di decine.
rettore della casa salesiana di S. Beni-
gno Canavese") di cui ha parlato "Il
1 (Per i particolari cfr. F. Motto, Non abbiamo
fatto che il nostro dovere, Roma, Las 2000).
:
Furono ospitati nella cittadella di Tori- Giornale" del 13 gennaio 2005.
2 (cf il documentatissimo articolo di G. Lopar-
co FMA in "Rivista dell a Chiesa in Italia", I, :
no-Valdocco, dove l'arcivescovo fece Le istruzioni date ai salesiani erano 2004, pp. 107-210).
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS SETTEMBRE 2006

2.6 Page 16

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redazionale
NAPOLI/VOMERO,
ITALIA
La parrocchia salesiana del S.
Cuore al Vomero di Napoli si
è arricchita di due nuovi di-
pinti: san Domenico Savio e
santa Maria Maz:z.arello. Le te-
le sono opera del noto pittore
maltese Paolo Camilleri Cau-
chi, i cui quadri sono presenti
in numerose collezioni pub-
bliche e private soprattutto in
Canada e in Australia. Camil-
leri è uno degli artisti più co-
nosciuti e prolifici per il set-
NAIROBI, KENIA
DELEGATICS
E DIRETTORI BS
A CONVEGNO
Si è svolto il 23 maggio l'in-
contro dei delegati di comuni-
cazione sociale e direttori dei
vari Bollettini Salesiani editi
nella regione salesiana Africa-
Madagascar. L'incontro rientra
tra le iniziative per migliorare
la comunicazione e promuove-
re la rivista. Il Bollettino Sale-
siano è già presente in Africa
in 5 edizioni, promosso da al-
trettante ispettorie o visitatorie:
Africa Tropicale Equatoriale
(ATE), Africa Occidentale
Francofona (AFO), Africa Oc-
cidentale Anglofona (AFW),
Africa Est (AFE) e Mozambi-
co (MOZ), pubblicato in ingle-
se, francese e portoghese, per
un totale di 40 mila copie. La
belJa notizia è che a breve sono
previste altre due edizioni del
BS.
tore dell ' arte sacra. Molti suoi
quadri sono presenti nelle va-
rie chiese di Malta. Lo stile
classico, il tratto nitido e cu-
rato, e il gusto del particolare
lo fanno apprezzare sia dai
critici sia dal popolo.
BREVISSIME DAL MONDO
CARACAS, VENEZUELA. PARDUBICE, REP. CE-
Il cardinale Jorge L. Urosa Sa- CA. Bella iniziativa a Par-
vino, arcivescovo di Caracas, dubice, dove il 23 maggio
ha approvato lo scorso mag- si è svolto un seminario di
gio le nuove Costituzioni del- studio dal tema "L 'educa-
1'Associazione "Volontari Con zione dei ragazzi zingari"
Don Bosco" (CDB). È un pas- che ha visto coinvolti in
so impo1tante per il giovane modo particolare i centri
gruppo della Famiglia Sale- giovanili sales iani di Tepli-
siana per giungere al ricono- ce e Ostrava che quotidia-
scimento come Istituto Seco- namente lavorano con i gio-
lare. L' Associazione dei CDB vani zingari. 11 seminario ha
fu approvata dall'allora arci- ricevuto il sostegno dell'U-
vescovo di Caracas il cardina- nione Europea.
le Ignazio Velasco Garcia, sa-
lesiano, il 24 maggio 1998. ONU, NEW YORK. Terri-
bile il rapporto dell ' Agenzia
VARSAVIA, POLON1A. Ini- Unaids dell ' ONU sul-
ziando la sua visita in Polonia !' AIDS: 25 milioni di morti
il 25 maggio, Benedetto XVI in 25 anni. È la denuncia
ha avuto modo di fermarsi in inequivocabile che il mondo
preghiera davanti alle tombe sta perdendo la guerra con-
dei Servi di Dio cardinale Ste- tro la più terribile malattia
fan Wyszynski e cardinale esistente che ha infettato 65
August Hlond, salesiano. Il milioni di persone. L'inda-
Santo Padre ha incontrato il gine non è stata un "pro for-
clero polacco nella cattedrale ma", vi hanno collaborato
di Varsavia, dove numerosa è 126 governi e gruppi umani-
stata la rappresentanza di sa- tari presenti in 30 diverse
lesiani sacerdoti.
nazioni.
HANGZHOU, CINA
PEDAGOGISTI ITALIANI
E CINESI
ALL 'UNIVERSITÀ
DELLO ZHEJIANG
Il convegno, 21/22 aprile 2006,
presso la Zhejiang Universi-
ty è stato un incontro di pro-
fessori di pedagogia che ha
messo a confronto pedagogisti
cinesi ed europei nei vari cam-
pi dell ' educazione, comunica-
zione sociale e sociologia della
gioventù. Un incontro tra due
mondi. Dall 'Europa erano pre-
senti anche alcuni salesiani, il
prof. Robetta Giannatelli, Ret-
tore emerito dell 'Università sa-
lesiana, il prof. Guglielmo Ma-
lizia, direttore dell'Istituto di
Sociologi a dell'Università sa-
lesiana, Carlo Nanni, vice Ret-
tore, il prof. Carlo Socol, do-
cente di Storia della Chiesa
presso l'Holy Spirit College di
Hong Kong, il prof. Jacques
Schepens della Facoltà di Teo-
logia di Benediktbeuern. I par-
tecipanti hanno av uto modo di
ascoltare anche l'esperienza
dell ' oratorio di Don Bosco di
Valdocco.
SETTEMBRE 2006 BS

2.7 Page 17

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DILI, TIMOR EST
Continuano da mesi, anzi,
da anni , i disordini a Timor
Est che rendono precaria
e problematica la vita di
tanta gente. L'opera sale-
siana di Diii accoglie oltre
1O000 rifugiati. Nonostan-
te l'impegno dei salesiani
e la collaborazione della
gente, iniziano a scarseg-
giare i beni di prima neces-
sità quali l'acqua e il cibo. I
disordini sembrano essere
concentrati principalmente
in alcuni centri abitati.
CALCUTTA, INDIA
Il centro salesiano "Nikitéi'
ha prodotto un documen-
tario selezionato per la XXI
edizione del "Catholic Film
Festival" di Niepokalanov
in Polonia. Il cortometrag-
gio narra la vicenda di don
Louis Gobetti , salesiano ,
giunto dall'Italia in Bengala
a 16 anni. Nei 70 anni di
missione ha dato la sua vi-
ta per il bene della gente
diventando un cittadino in-
diano. Don Gobetti ha oggi
86 anni e coordina il San-
tuario mariano di Bandel a
60 km da Calcutta.
NAIROBI, KENYA
Circa 400 ragazzi/e hanno
partecipato al torneo "Je-
sus Cup" che si svolge ogni
weekend per vari mesi e
raduna migliaia di ragazzi
di strada di Nairobi ne-
gli ampi spazi del "Bosco
Boys". Più che un torneo
sportivo, la "Jesus Cup" è
un'opportunità di coinvolgi-
mento per far vivere mo-
menti di serenità e di be-
nessere fisico e spirituale.
Il "Bosco Boys" è un'opera
salesiana che raccoglie
ragazzi provenienti dagli
slums di Nairobi.
CITTÀ DEL VATICANO
Benedetto XVI ha nominato
don Peter Stumpf, salesia-
no, vescovo ausiliare di Ma-
ribor in Slovenia. Nato nel
1962, ha compiuto gli studi
di teologia presso la Facoltà
teologica di Torino-Crocet-
ta. Ha ricoperto diversi inca-
richi pastorali e di guida in
varie comunità salesiane. È
stato delegato al Capitolo
Generale 25° del 2002.
L'Arcidiocesi di Maribor si
estende su un territorio di
circa 7400 km2, conta una
popolazione di 824 000 abi-
tanti , dei quali 703 000 cat-
tolici. I sacerdoti sono 397, i
religiosi 229.
BEIT GEMAL, ISRAELE
119 aprile u.s. si è fatta gran
festa a Beit Gemal : il sale-
siano laico signor Vittorio
Urbani compiva 100 anni.
La sua vocazione nacque
durante il servizio militare
quando gli capitò di tre-
quentare l'qratorio di Civi-
tavecchia. E in Terrasanta
dal 1933. Anche come sa-
lesiano ha sempre fatto il
contadino. Ce l'aveva nel
sangue, coltivava l'orto, la
frutta, le viti , ecc. Auguri al-
l'illustre "centenario".
PISANA, ROMA
I rappresentanti dei diversi
gruppi della Famiglia Sale-
siana (20 su 23) si sono ri-
trovati nella Casa Genera-
lizia per la Consulta Mon-
diale. Tuiti gli intervenuti
hanno evidenziato l'urgen-
za di perseguire possibili
azioni comuni. In una so-
cietà sempre più secolariz-
zata lavorare in sinergia,
specialmente a livello apo-
stolico, vuol dire aumenta-
re la capacità di incidere
nei singoli e nella società.
BS SETTEMBRE 2006

2.8 Page 18

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LASVEGAS
THAILANDESE
di Giancarlo Manieri
È Pottoyo, uno cittadino
sorto dal nullo che oggi,
come ho scritto nel 85 di
settembre 2005, ho più
di un milione di abitanti
È lo più frequentato dogli
stronien; soprattutto
europei. e omenc. om..
Eravamo nella città più occiden-
tale, o meglio con più occiden-
tali della Thailandia, Pattaya.
"Don, raccontami la storia di Pat-
taya". "Non è una gran bella storia.
Intanto, andiamo a farci un bagno al
mare, te la racconto lungo il tragit-
to" . Mi preparai e ci avviammo. Sep-
pi che prima della guerra del Viet-
nam la città "era solo una spiaggia e
poche case di pescatori: un luogo
tranquillo e silenzioso che usavo per
incontri, ritiri spirituali, corsi di for-
mazione per animatori, ecc.". "Dove
li facevate, sulla spiaggia?". "Anche.
Ma don Gustavo Roosens aveva co-
struito qui una casa e quella usava-
mo. Poi negli anni Sessanta iniziò
uno sviluppo abnorme" . "Che cosa
era successo?" . "Erano arrivati gli
americani. Sbarcarono a migliaia, di-
retti in Vietnam. Proprio in questo si-
lenzioso paradiso costrnirono la loro
base logistica, dove venivano prepa-
rate le reclute prima di scaraventarle
al fronte, a morire sotto gli attacchi
dei viet-cong. Il campo conteneva
ogni ben di Dio, ma i soldati, si sa,
cercano altro . .." . Indugiò un poco
don Battista, poi continuò in fretta:
"Beh, lo sai che cosa cercano i solda-
ti". "No che non lo so!" . "Oh, inge-
nuotto! Cercano carne fresca. Così,
cominciarono ad arrivare ragazze da
ogni parte della Thailandia, ma an-
SETTEMBRE 2006 BS
che da fuori, a disposizione dei sol-
dati". "Ah, la carne fresca!" . "Non
dirmi che non l'avevi capito". "No,
lo giuro! Insomma, Pattaya divenne
un gran bordello?". "Più o meno ...
Più più che meno! Allora, vista la
mala parata i salesiani decisero di ri-
tirarsi, regalando stabile e terra an-
nessa ai redentoristi che la usarono
dapprima per i ciechi. . ." . "Gli unici
che non potevano vedere il miserabi-
le commercio che si stava organiz-
zando", interrnppi. "Cominci a capi-
re, eh?". "Mica sono tutto scemo!".
"Sì, ma in certi casi è meglio farlo
credere". Devo confessare che un
po' mi dispiacque la ritirata strategi-
ca dei salesiani. Compresi tuttavia
che per i figli di Don Bosco sarebbe
stato difficile reggere un'opera che si
sarebbe riempita di trovatelli, di figli
di prostitute, di ragazze madri, di or-
fani di genitori uccisi da malattie ve-
neree. L'antico paradiso non esisteva
più: "Pattaya era diventata ormai un
luogo di ritiri d'altro genere da quelli
che organizzavo io", concluse don
Battista con una punta di tristezza. In
effetti, la città era ormai la Las Vegas
della Thailandia. E lo mostrava sfac-
ciatamente. "Esiste la proibizione del
gioco d' azzardo, ed è rigorosa. Ma
c'è tutto il resto: una ressa di night
che qui chiamano Go-Go". "Per-
ché?". "E che ne so?".
IN SPIAGGIA
Eravamo intanto arrivati sulla
spiaggia, zeppa di bagnanti come
Rimini, attirati da una giornata cal-
dissima. Misi piede sulla sabbia:
scottava e subito re-infilai i sandali
per attraversarla fino al bagnasciu-
ga. Ma mi bloccai dopo qualche
metro e guardai interrogativo la mia
guida, a cui ridevano perfino le
orecchie: ,"Aspettavo una qualche
reazione. E arrivata!". "Ma... vedo
Un grande albergo di Pattaya con
l'immancabile edicola del Budda.
bene o ho le traveggole?". "Vedi be-
ne, vedi bene!". In mezzo all'acqua
a fare il bagno si agitava parecchia
gente: ragazzi, giovani, anziani. E
c'erano anche delle donne. Che c' è
di strano? Il fatto che le signore era-
no completamente vestite, sandali
compresi e fazzoletto in testa. Qual-
che giovane mamma avvolta nel ve-
stito tradizionale, faceva il bagno al
figlioletto: lui in compenso comple-
tamente nudo. Dissi indicando il
quadretto: "Per la legge del con-
trappasso?". Battista non ci badò e
mi diede la spiegazione generale:
"Qui le donne - è un dettato del
buddismo - non possono prendere il
bagno né in bikini, né in costume
intero. Le pochissime che vedi, o
sono occidentali o, se sono thailan-
desi, sono considerate prostitute".
"Anche in questa città del sesso, o
meglio ' di carne fresca ' , come la
chiami tu?". "Certamente!". Ne
avevo imparata un'altra.
STORIA E STORIE
Pattaya è U(!a città a prevalenza
femminile. "E un'impressione?" .
"No, è la realtà". Ragazze giovani e
giovanissime erano disseminate un
po' ovunque, passeggiavano per le
strade, sostavano davanti ai locali

2.9 Page 19

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Una chiesa cattolica "inculturata".
I Bimbi, figli di prostitute,
abbandonati davanti alla casa
delle suore, da loro raccolti
e allevati.
Il fondatore del grande complesso
degli scalabriniani.
notturni, numerosi quanto i nostri
bar, facevano capannello lungo i
~arciapiedi, davanti ai negozi, e/o
ai portoni degli alberghi. "Ma non è
tutto oro quello che luccica", sbottò
don Battista all'improvviso. "Spie-
gati!" . "Ognuna di loro ha una sto-
ria dietro. Di abbandoni, di fughe da
c~sa, di_fami_glie_ sfasciate, di stupri,
d1sgraz1e, ffilsena, fallimenti . .. de-
vo continuare?". "Perché, ti sembra
di aver elencato poche cose?" . Da
quel momento guardai con altro oc-
c~o le tante ragazzine di Pattaya,
tr_1sto fr~tto collaterale della guerra
v1etnaffilta. "Come puoi notare, tanti
sono gli occidentali. E non li vedi
mai soli, hanno sempre una, due o
più ragazze attorno. Non credo che
tu pensi siano le figlie! Ho chiesto
una volta a una di loro perché mai UNA GOCCIA NEL MARE
facesse quel mestiere. Con tutto
candore mi ha risposto: tu lavori, I redentoristi hanno fondato un
con la testa, o con le mani . .. io con grande complesso dove gestiscono
altre parti del corpo". "Ma la legge,
la religione? Non mi hai forse detto
che sono tutti buddisti devoti?". "La
mentalità buddista non è quella cri-
stiana. E la legge bada solo a che
non si commettano violenze. Co-
munque, queste poverette sono tutte
vittime, e i carnefici, più che i loro
papponi - come si dice in Italia -
sono i clienti, quasi tutti occidentali.
E ~li italiani purtroppo non sono gli
ultimi della lista". "E un tipo di turi-
smo che grida vendetta al cospetto
di Dio". "Già!". Mi veniva in mente
il monito di Gesù, quello della ma-
cina da mulino legata al collo di chi
scandalizza un bambino, perché
quelle ragazze avevano tutta l'aria
di essere bambine o poco più ...
con le suore un orfanotrofio, oltre a
un giardino d'infanzia per bambini
abbandonati, figli di prostitute o di
ragazze madri che li lasciano notte-
tempo davanti alla pmta delle religio-
se, frutti indesiderati della vita nottur-
na. Esiste anche un coraggioso ordine
di suore che si occupa della redenzio-
ne delle prostitute: fanno un gran la-
voro ma è una goccia nel mare di de-
cine di migliaia di donne in queste
condizioni. A sera abbiamo fatto visi-
ta a uno dei locali: "Ti conviene ren-
derti conto di persona di quel che è
un certo commercio. .. Sei ben fode-
rato?". Capii il riferimento: "Beh,
credo di sì". Ci accompagnò Arman-
do, un amico imprenditore italiano. Il
gran locale aveva al centro un pal-
chetto per il ballo .e una specie di tri-
buna sul lato destro dove erano in
mostra un centinaio di ragazze, cia-
scuna fornita di un cartellino con un
numero ben visibile. Ai tavoli gli av-
ventori/spettatori, tutti stranieri, tutti
occidentali. Mi vergognai. Alla fine
di un ballo, molti indicarono un nu-
mero a un inserviente: avevano com-
. prato per un'ora o per una notte, o
addirittura per una settimana la gio-
vane corrispondente. Ne ebbi a suffi-
cienza. Una rabbia sorda mi invase:
"Mi sa tanto che il Padreterno prima
o poi ce la farà pagare". "Lo credo
anch'io", rispose Battista, mentre di-
sgustati uscivamo dal locale.
I I taxi della città. Sono centinaia
e girano tutto il giorno sempre
pieni di turisti e locali.
(continua)
(servizio fotografico dell 'autore)
BS SETTEMBRE 2006

2.10 Page 20

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cm11emt1w•
DUE 11MONSIGNORI"
di Serena Manoni
UN GENIO MUSICALE
Cinquan(anni fa, il 12
Passione" (1897), "La Resurrezio- In Italia gli hanno dedicato un
ottobre 1956, moriva uno
ne" (1898), "Il Natale" (1899), La conservatorio, il "Lorenzo Perosi"
strage degli Innocenti" (1900) e di Campobasso, istituzione di alta
dei più grandi compositori molti altri episodi evangelici. si cultura fondata nel 1971. li coro
di musica sacra del
fermò qui la sua produzione. Mu- "Lorenzo Perosi" di Orbassano (TO)
sicò infatti 52 Messe, uno Stabat che esegue un repertorio quasi esclu-
Novecento, monsignor
Lorenzo Perosi che
Mater e centinaia di pezzi sacri per sivamente sacro e popolare. L'"Ac-
coro, riportando fra l'altro in auge il cademia Perosi" di Biella (1984),
canto gregoriano che era stato quasi nata nel 1973 come "Istituto Musica-
per quasi 50 anni diresse
- - la Cappella Sistina.
abbandonato nelle chiese. Di questo
antico e sublime canto popolare ed
ecclesiale egli fu l'autentico innova-
tore. Per capirlo a fondo e penetrar-
ne i segreti, nel 1894 si era recato
nella famosissima Abbazia di Sole-
smes a scuola dai più celebri grego-
rianisti del tempo, Dom Mocquerau
e Dom Pothier.
le Lorenzo Perosi" che costituisce un
unicum nel panorama culturale musi-
cale italiano.
Non tutto fi liscio nella sua sa-
lute. Nel 1922 venne ricoverato per
gravi disturbi mentali dai quali tut-
tavia poté riprendersi, continuando
la sua prolifica produzione e la dire-
zione musicale della Cappella Sisti-
na, il coro ufficiale dello Stato del
Lo ordinò sacerdote il suo gran- Vaticano.
de amico, il cardinale di Venezia
Giuseppe Sarto, che diventerà papa
Pio X, ora santo. Un altro suo gran-
de amico fu don Luigi Orione anche
lui santo, che era anche compaesano
e coetaneo di Lorenzo. Ambedue,
infatti, erano nati a Tortona e ambe-
due nel 1872: Luigi il 23 giugno e
Lorenzo il 12 dicembre. Perosi fu
musicista vicino alla Giovane Scuo-
la, quella scuola verista che annove-
F u un grande talento musicale
Lorenzo Perosi, figlio d'arte
(il padre Giuseppe era Mae-
stro di Cappella del duomo di Tor-
tona, ma era musico anche il nonno,
il bisnonno, il trisnonno . .. ), lo han-
no reso famoso gli "oratori" quel
particolare genere musicale che può
definirsi un racconto compiuto, una
storia, una narrazione senza rappre-
sentazione scenica. La melodia di
queste sue eccellenti composizioni
ha raccontato in modo mirabile "La
rava nomi eccellenti tra i suoi mem-
bri: Puccini, Mascagni, Leoncavallo,
Cilea, ecc. li nostro monsignore non
sfigura di fronte a loro, tutt'altro.
Nel famoso volume del 1899 "Musi-
cisti d'oggi", tradotto poi in tante
lingue, al musicista compositore don
Lorenzo Perosi è dedicato un intero
capitolo. Moltissimi furono i suoi
estimatori e ammiratori da Boito fi-
no a Toscanini . Fu compositore pro-
lifico e versatile. Il numero dei suoi
brani va dai 3 ai 4 mila.
Arturo Toscanini
con Lorenzo Perosi.
SETTEMBRE 2006 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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PER DUE STORIE
UN GENIO PASTORALE
Monsignor Gennaro Prato
moriva 11 28 settembre
2005. Fu un grande sale-
siano e un grande vescovo.
A vrebbe desiderato passare la sua
vita nel nascondimento, come
semplice servitore del Vangelo
in terre lontane. Ma la provvidenza e il
volere del Papa disposero diversamen-
te. Gli diede i natali un paese della pro-
vincia di Caserta che si vuole fondato
dal! ' imperatore Decio in onore della
sua amata, la bellissima regina Fina
(donde il nome Rocca della mia Fina,
per fusione Roccamonfina). Nel 1923
aveva poche centinaia di abitanti, a di-
spetto di una storia commerciale che
nel passato per oltre un secolo gli ave-
va dato un certo rilievo. Il suo profilo
personale è quello di un uomo umile e
modesto che aveva voglia di portare la
parola di Dio dov'era possibile.
Partì dall'Italia che aveva 15 an-
ni, tra il silenzio angosciato di papà e
mamma che non ebbero il coraggio di
proferire parola. Quella mattina parlò
solo la sorellina di 9 anni cui Gennaro
raccontava fantasiose storie dei posti
dove sarebbe andato, pieni di frutta
esotica, uccelli meravigliosi e amabili
scimmiette: "Poi, mandami una scim-
mia!", fu il saluto della piccola. L' A-
merica Latina diventerà la sua secon-
da patria. Prima il Perù, poi la Bolivia.
Fu insegnante di diritto canonico e di
teologia morale presso il seminario
diocesano di La Paz, e anche a Roma
presso l'Università salesiana, ma solo
per qualche mese, perché il 1O dicem-
bre 1960 Giovanni XXIII lo nomina
vescovo ausiliare di La Paz. Ha 37 an-
ni ed è il più giovane vescovo italiano
e forse della Chiesa.
Vent'anni a La Paz (1961-1981).
Fu il momento delle grandi opere. La
più pesante? La fo ndazione dell'Uni-
versità Cattolica della Bolivia, per la
quale dovette - e vi riuscì - far cambia-
re la Costituzione del Paese che proibi-
va le università private. Paolo VI ne era
consapevole: "Abbiamo messo sulle
spalle di monsignor Prata un peso mol-
to grande". Di quella Università che
oggi ha 10 mila studenti e dislocazioni
in 4 città, fu il primo Rettore e poi
Gran Cancelliere. Ma anche la sua
azione pastorale era a vasto raggio:
fondò 12 parrocchie con relativa chiesa
e opere sociali annesse, un ospedale
con 100 posti letto, una cirià dei ragaz-
zi, ambulatori medici in quasi tutte le
parrocchie della diocesi. Quando fu tra-
sferito a Cochabamba come arcivesco-
vo, fondò altri 54 ambulatori, molte
nuove parrocchie e centri di formazio-
ne per catechisti : un 'attività a tutto
campo che non conosceva riposo e l' a-
veva costretto a chiedere sovvenzioni
ovunque .. . Ma era un pastore più che
un amministratore, e a tal proposito eb-
be non poche grane.
Accettò prontamente di dimettersi
quando s'accorse che non sarebbe riu-
scito a governare il vorticoso giro di
dollari che gli erano necessari per com-
pletare e sostenere le sue innumerevoli
opere (qualche giornale lo apostrofò
come Monsignor dollaro!) e lasciò de-
finitivamente la Bolivia, con molto
rimpianto ma con altrettanta decisione.
Tornò in Italia e si ritirò in Campania
nella sua cara Roccamonfina, "e final-
mente, sono sue parole, potei fare quel-
lo che non avevo potuto far prima: pre-
dicare, confessare, dirigere spiritual-
mente...". Continuò a fare il prete, con
umiltà e fervore, fino alla sua morte av-
venuta a Sessa Aurunca un anno fa. Il
suo ricordo è ancora vivo sia tra la gen-
te delle sue diocesi in Bolivia, dove tra
le altre cose ricevette una serie impres-
sionante di onorificenze e lauree Ono-
ris Causa, sia tra i suoi compaesani di
Roccamonfina che lo avevano cono-
sciuto umile, devoto, ormai completa-
mente dedito allo spirito.
O
Febbraio 2001. Monsignor Prata
(primo a sinistra) con i cardinali
Javierre, Stikler, Maradiaga,
Obando Bravo e i vescovi Bertene,
Hector Santos e Luis Santos,
in visita all 'UPS al Rettor Maggiore
ammalato (sarebbe deceduto
l'anno dopo).
BS SETTEMBRE 2006

3.2 Page 22

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5TUDII\\RE
PERCHE?
Prima scena: Liceo scientifico di Macerata
Metà settembre. Ore 8 del mattino.
Ritornare a scuola è dire "Ciao", "Come va?",
"Buongiorno", "Senti", "Grazie".
È chiamarsi per nome. Correggo, è chiamarsi con
mono/bisillaba:
Giu-Giusy per Giuseppina, Ga-Gabry per Gabriele,
Si-Simo per Simone.
Il gergo è distillato, microscopico.
Si ricomincia. E il primo aelranno anche se sei a
settembre inoltrato.
Seconda scena: La passerella.
Zainetto griffato al posto della cartella.
La felpa nuova fiammante al posto della divisa, i
diari, le gomme colorate.
Tutto accessoriato, telefonino incluso.
li look è il combustibile di ogni studente.
Terza scen/4: Una discussione per una puntata di
Porta a Poh a in ultima serata:
"Perché eettembre meriterebbe un giorno in più: ;jf
settemt re anziché trenta".
Uno: perché sui davanzali delle case di campagn~
c'è sempre un fiore,
una rosa che non fa rimpiangere il mese di maggio
che ne ha trentuno.
Due: perché la forza di volontà invita a coprire un
~eficit di capacità.
E un additivo che compensa i propri limiti.
Se osserv· ur.i contadino, lavora molto di più dei
suoi giorni a disposizione.
In questa stagione della vita il presente e il futuro
discutono tra loro.
Il dubbio O' a paura a volte si siedono tra loro due.
La giovinezza interessa più l'anima che il corpo.
Lo spirito risplende, trasmette un'immortalità in-
teriore,
irradia il fremito della vita, non porta alla deriva.
La spensieratezza è la leggerezza di un battito
d'ali come di farfalla.
Non pensi, ma rifletti una ,condizione di vita, sen-
za norme, senza orari.
·
Non imbavagliare dentro ,di te i fatti dell'esistenza.
Sei capace di badare alla gioia e non ai su0i sur-
rogati e alle sue contraffazioni.
Non chiederti "perché stCi~iwe",?
Te
gn
lo
an
ripeto~o ,,.fai
ti, esperti.
/
tt;1attino
~
alla
sera
genitori,
inse-
Chiediti come crescer.t:l, come diventare grande,
come studiarti per Jcoprire il segreto della tua
giovinezza.
,
C'è tanto da impara~e per diventare uomo.
La scuola ti insegna1 a diventare "grande".
Per volare non bastano le ali, occorre un cielo
aperto sopra di noi.
~
Non è ancora il tempo di spiccare il volo, è neces-
sario un niào che ti faccia crescere.
Lo stuàio non serve se non si mette a servire la
vita. Ciao.
Carlo Terraneo
Ricordo un'e p. essione di don Guanella.
"Se non acce, i la fatica, rifiuti il futuro dei tuoi
sogni".
Non dire: "A c sa serve la scuola"?
Se mi chiei:lessero cosa apprezzo di più in uno
studente risponderei:
il futuro, l'eta, la spensieratezza.
La suola non rende tutti uguali,
ma ugualmente a tutti fa intravedere la strada,
l'orizzonte, il sogno della vita.
SETTEMBRE 2006 BS

3.3 Page 23

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•••••• ••••••••••••••••••••••
1NSfRTO
cvtTVRA
Presentiamo in questo numero del BS una delle cento
SALE DELLA COMUNITÀ- così sono chiamate
dai salesiani - che costellano il territorio italiano.
Si tratta di sale cinematografiche. Ma non solo.
Le SdC sono veri centri di cultura,
fiore all'occhiello del sistema salesiano.
•••••••••••••••••••••
UNA PER TUTTE
LASALA SAN LUIGI
di Giovanni Granelli
Sono più di cento
le "Sale della
Comunità" (SdC)
salesiane in Italia .
Una sessantina sono
con attività esterna,
quindi a norma
e pienamente
funzionanti.
Alcune sono in
ristrutturazione o in
attesa di permessi.
formidabili veicoli
di comunicazione
e di educazione.
Tra queste
•••••••••••••••••••••
la Sala multimediale
San Luigi dei
salesiani di Forlì.
.••••••••••
••••.
••

3.4 Page 24

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..••• ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
.••••••
Inaugurata nel lontano 1893 co-
me teatro, la sala San Luigi di
Forlì faceva parte dell'unico
oratorio cittadino. Tra i suoi auto-
revoli frequentatori ricordiamo il
commediografo Diego Fabbri e
l'onorevole Roberto Ruffilli . Si è
trasformata in sala cinematografi-
ca nel 1945 e, dopo una chiusura
di vent'anni, si è rinnovata nel
2000 come Sala Multimediale,
••••••••••••••••
adibita a teatro, cinema, audizioni
e conferenze, e attrezzata di mol-
teplici strumenti comunicativi. La
sala, 204 posti a sedere, è situata
nel centro storico della città. Nel-
la stagione 2004/2005 ha registra-
to circa 23 000 presenze in 189
SALA MULTIMEDIALE
OPERA SALESIANA - FORLÌ
.•
Ubicazione della sala.
Consiglio 2004 con don Frisoli.
Gruppo del San Luigi.
•••••
giorni di programmazione, per un Queste le principali date della sto-
totale di 231 manifestazioni di va- ria della sala:
rio genere (cinema, teatro, cultu- 1893: inaugurazione del teatro
ra). I gruppi e le associazioni che San Luigi, gestito dal clero locale.
hanno utilizzato la sala sono stati 1930: Diego Fabbri prova al San
49. Gestita in origine dai preti Luigi.
diocesani, dal 1942 la sala è di 1942: avvio della proprietà e
proprietà del l'Istituto Salesiano della gestione della sala da parte
Orselli, in via Episcopio Vecchio, dei salesiani.
••••••
9. La gestione è costruita sulla
collaborazione fra salesiani e lai-
ci, affidata a un consiglio direttivo
che ne cura la programmazione,
si avvale del contributo di asso-
ciazioni e gruppi, e decide in me-
rito a eventuali concessioni a uso
1945: trasformazione in Cinema
Italia .
7965: prima ristrutturazione.
1979: chiusura .
2000: riapertura e trasformazio-
ne in Sala Multimediale.
di terzi. La storia della sala affon-
ISTITUTO ORSElll da le sue radici nel tessuto cittadi- LA MISSIONE
no di Forlì, e conserva quelle ca-
ratteristiche di luogo di ritrovo, di
La nostra missione si delinea sui
SALESIANI
••••••
••
SETTEMBRE 2006 BS
incontro giovanile e di maturazio-
ne civile ed ecclesiale che con-
traddistinguono l'operato e l'inter-
vento educativo dei salesiani .
• ••••••• •• • •••• •• •••• ••• •••
diversi spazi che strutturano la sala:
la biglietteria, il palco/schermo e la
platea. In ragione di questa premes-
sa, consideriamo che puntare sulle
••• •• ••••• ••• ••• •• •• •• ••• ••

3.5 Page 25

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Gruppo del teatro dialettale.
Interno della sala.
persone del pubblico, la platea, lità; cattedra che indaga i segni dei pIu im portante in Romagna. È
porti l'attenzione sull 'aspetto edu- tempi e ne svela i fermenti evange- un'associaz ione di teatro amato-
cativo e sociale; preoccuparsi dell a lici. Le attività sono gestite da un ria le fo ndata nel 1963 nell 'orato-
•••••
qualità dello spettacolo, il pa lco, direttivo formato da due salesiani, ri o sa les iano d i Forlì, tuttora sua
spinga a ri cercare un ri sul tato arti- dai coordinatori dei singoli settori e sede. È iscritta all a FITA (Federa-
stico, e infi ne mirare all'incasso, la dai responsabili dei servizi. Il consi- zione ltaliana Teatro A matori ale)
biglietteri a, comporti l'attivaz ione glio si riuni sce tutte le settimane, dal 1972 e annovera pi ù d i 2000
di un' impresa com merciale. Su garantendo con l'assiduità del con- rec ite. Gli appuntamenti : teatro
questi elementi, esposti nell 'ord ine fronto una programmazione consa- dialetta le, giovanile, di figura.
di priorità che noi attri buiamo a pevole e ragionata e un cl ima di - L'Unione Ex-allievi don Bosco
ognuno, si costrui sce l'obiettivo no- co ll aborazione che favori sce il pro- - Forlì . Nata nel 1955, è composta
stro e della sala: rivo lgersi all'intera gred ire di una vita associativa nello dalle persone che nell a loro giovi-
città, essere aperti a tutte le perso- spirito del vo lontari ato. L'atti vità si nezza hanno frequentato l'oratori o
ne, con partico lare attenzione ai avvale dell' intervento dei suoi vo- sa lesiano. Tra le moltepli ci attività
giovani, al fi ne di co invo lgerl i e lontari (11 membri del consiglio e organi zza gite annuali di una o più
renderli protagonisti delle diverse 12 soci animatori del Cinecirco lo) e giornate nel te rri torio ita liano e in-
iniziative. La sa la San Luigi si pro- del personale fisso (3 persone in se- centiva visite guidate all a città, che
pone pertanto di essere pa lcosceni- de e 3 co llaboratori esterni), ren- il San Luigi assume nell a sua pro-
co per le varie espressioni culturali dendosi così equiparabile per fun- grammazione e promuove. Appun-
del cinema, del teatro e della musi- zionamento e fin alità a un'az ienda tamenti : visite guidate, gite turisti-
ca; tribuna per l' incontro e il con- no-profit. L'obiettivo del manteni- co/artistiche. Senza contare il set-
fronto su temi e probl emi di attua- mento della gestione in pareggio è tore dell a produzione editoriale.
perseguito, oltre che attraverso le
entrate di bigliettazione e affittanze,
con iI sostegno degli sponsor e iI
contributo dell'Ente locale, del Mi-
nistero per i Beni e le Attività Cultu-
ra li e delle banche. Fanno parte
della squ adra i seguenti grupp i:
- Il cinecircolo ''C.G.S Lanterna
magica". La sa la è associata ai Ci -
necirco li Giovanili Soc ioculturali
attrave rso il suo gruppo del cine-
ma " CGS Lantern a mag ica" che,
con incontri settim anali, program-
ma tutta l' attivi tà c inematografi ca,
elabora le schede critiche dei film
in programma e organi zza le pre-
sentazi oni. Gli appuntamenti : ci-
nem a festivo, d'essa i, per ragazzi,
afri ca no.
- La compagnia teatrale "Cine-
circolo del Gallo" che dal 2000
W»ul~:d~J7.1~ •:iltl5.'.rl
Il CAST[UO orou SPAYEHTI
t,,;,1,•:1b1'D'l-..k,:rl.l!i •,1,l~J
lA &ONTA SEHpQf:
organi zza la rassegna di teatro
- Presentazione di una pubblicazione. dialettale "A m arcord Sa n Luis", la - Locandina per il teatro dei burattini.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS SETTEMBRE 2 006 • •

3.6 Page 26

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
- Uno spettacolo e il suo pubblico. - Scena di teatro.
LO STILE
In sintonia co n il ca risma salesia-
no che muove ogni attività della
sa la, ci pi ace approfo nd ire due
tratti distinti vi fra quelli preceden-
temente elencati.
Incentivare le collaborazioni. In
questi anni abbiamo volutamente
attivato co ll aboraz ioni e stipul ato
accordi con diverse assoc iazioni,
riuscendo a unire fo rze molteplici
che hanno contribuito, nella loro
diversità, a un risultato sinergico
mo ltiplicato. Se per costruire un
muro ognuno porta un mattone
non si raggiunge nessun ri sultato,
se invece c'è chi porta la sabbia,
chi la ca lce e chi il mattone, il mu-
ro viene su.
Favorire il raccordo. Nel mese
di maggio la sa la ospita l'interven-
to concord ato dei diversi gruppi di
impegno e del Tempo Libero pre-
senti nell'Opera Salesiana. Ci ascu-
no riceve una spinta in più nella
sua attività e il " San Lui gi" è per
ognuno un luogo di incontro, di vi-
sibilità e di accordo. Come chi de-
ve raggiungere un posto nell a parte
opposta dell a città è fac ilitato nel
suo perco rso dal raccordo anul are,
così il "San Luigi", coo rdinando i
diversi gru ppi, ha fac ilitato a ognu-
no il suo perco rso associativo.
Dare vi sibil ità e inform are sui
programmi non è certo un lavoro
marginale e assorbe gran parte del
tempo di segreteri a. Q uesti i canali
privilegiati, scelti per ragg iungere il
più direttamente ed effi cacemente
poss ibile il pubbli co :
- il sito www.salasanluigi.it cu-
rato dal nostro web master e co-
stante mente aggi orn ato
- i comunica ti stampa inviati ai
quotidi ani loca li e ai notiz iari set-
tim anali che ci ri servano uno spa-
zi o sull e loro testate
- il pieghevole dell a programma-
zione mensile distribuito in bi gliet-
teri a e in alcuni luoghi pubblici.
CONCLUSIONE
•••••
•••
•••••••••••••••••••••••••••••••
•••••••••••••••••••••••••
-
Martedi 4 aprile 2006
TAAFE FANGA
Martedl I I • prlle 2006
Locandina di una rassegna.
- - ef-U. . . . . . . .
~".",",,'",-".'v"'\\"•'o•,'>.L':J.'...,. "'<".°.'..".."."."..'•.,...,.,".,.,,.l_>r.ol:I',".'".'.~.l,l_"><>_< ,i.._,_r-._#-._,_J__
Locandina della rassegna
giovanile di teatro e musica.
Qu esta nostra breve espos izione
racconta di ta nte cose che sono
co muni a molte sa le dell a co mu-
nità, ma il co ndurl e tutte ass ieme
forse fa la differe nza. La mole di
atti vità qu alificata, il co ntatto co n
le persone, le intese co n vari
gruppi ci fa nno co nstatare conti-
nuamente quanto la sa la sia vera-
mente, se bene indirizzata e gesti -
ta, un luogo di promozi one uma-
na e di pre/evangelizzazi one.
Giovanni Granelli
•••••••••••
• • • SETTEMBRE 2006 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

3.7 Page 27

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FRANCESCO
CAMPIONE
A QUINDICI ANNI
Spicca tra gli altri ragazzi
dell'oratorio nella squa-
dra PGS Or.Sa. dei "gio-
vanissimi". Suo punto di rife-
rimento è il padre, la persona
che secondo lui "più si avvicina
a Gesù per bontà, generosità,
capacità di perdonare". Gen-
zano di Roma 2 giugno 1986.
Finale nazionale PGS della sua
categoria. Ultimi minuti di gio-
co e... calcio di rigore per la
squadra Or.Sa di Barcellona di
Sicilia che ha vinto finora tutte
le partite. Emozione!.. . Tocca
proprio a Francesco tirare: rin-
corsa, tiro a effetto, goal! E si
ritrova campione naziona-
le PGS .
Ma Francesco, e tutti lo sa-
pevano, era anche campione
nella vita semplice di tutti i
giorni, con il suo sorriso timido
e un temperamento tranquillo e
riservato. Aveva un amore gra11-
de per il suo oratorio, dove tra-
scorreva buona parte del tempo
libero, dedicandosi allo sport (il
calcio ... e guai a toccargli la
sua Juventus) e alle attività for-
mative. È un ragazzo dal 'sì'
facile, spontaneo e sincero.
"Ogni giovane come me ha del-
le aspirazioni, altrimenti sareb-
be già vecchio. Penso che se
Gesù mi chiamasse io lo segui-
rei, perché è difficile dire di no
a Lui". Aveva un carattere timi-
do, geloso dei suoi sentimenti,
tanto che era una bella fatica
avvicinarlo e soprattutto scru-
tarne le emozioni. Ma bastava
entrare in contatto con lui che il
ghiaccio si scioglieva e un bel
sorriso spuntava sulle sue lab-
bra. Riusciva a esprimere una
grande carica e una gran voglia
di vivere.
Lo sport che praticava
con entusiasmo e impegno
riusciva a fargli perdere l'inna-
ta timidezza che lo distingueva
e faceva sprigionare la gioia
cristallina che aveva dentro,
sempre, sia che perdesse sia
che vincesse. A scuola non
sempre le cose andavano be-
nissimo. A volte c'era qualche
insufficienza, che tuttavia non
bastava, benché gli dispiaces-
se, a fargli perdere la serenità
del volto e ·del cuore. "Ce la
farò", si ripeteva. E dobbiamo
dire che ce l'ha sempre fatta.
Spuntava nel pomeriggio al-
1' oratorio con l'immancabile
pezzo di pane tra i denti e un
gran sorriso sulle labbra.
Un cuore sensibile con
dentro tanti valori . "Conser-
vo dentro di me molti valori e
fra questi il più impegnativo e
il più importante è la mia fa-
miglia". Scrive ancora in un
quaderno di terza media: "Io,
Francesco Recupero {1971-1 986)
ogni sera, prima di coricar-
mi, prego il Signore di aiutar-
mi e darmi la forza di conti-
nuare a vivere degnamente" .
Era una perenne carica di otti-
mismo, di grande lealtà nel
gioco e nella vita, odiando la
falsità e il gioco pesante. Non
ha fatto grandi cose, ma ha da-
to la sua disponibilità a tutti
quelli che chiedevano il suo
aiuto, senza tanti sbandiera-
menti, con la generosità tipica
di un quindicenne. Anche Lui,
come il coetaneo e amico ora-
toriano Santino Calabrò nel-
l' estate del 1986 si incontrava
con Cristo sull'asfalto della
strada in un tragico incidente
con il suo scooter.
D
BS SETTEMBRE 2006

3.8 Page 28

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Uno sguardo preoccupato alle missioni salesiane
SOGNARE ATIMOR
di Graziella Curti
Creare ragioni di
speranza, in un 'isolo dove
il governo non riesce
od avere lo meglio sullo
disoccupazione, sullo
delinquenza e lo cattivo
salute, è il sogno di FMA
e salesiani che operano
o Timor.
In particolare, lo sfido
educativo spinge allo
ricerco di strode diverse
per i giovani che
altrimenti fuggirebbero
tutti o/l'estero.
Da Timor, suor Alma Casta-
gna, missionaria italiana,
che vive nell'isola dal 1992,
ci comunica i dati di un censimento
rivelatore. Lei è un medico e lavora
in un piccolo ambulatorio chiamato
clinica frequentato dai 30 ai 70 pa-
zienti al giorno.
È responsabile del Programma
nazionale per la TBC a livello zo-
nale e coordina un gruppo di moti-
vatori alla salute, che si occupa
della formazione del!' educazione
in ambito sanitario della popolazio-
ne dei vari villaggi.
LETTERA AGLI AMICI
«Sento che molti si preoccupano
della situazione che vive Timor
Est. I rapporti con l'Indonesia sono
sufficientemente distesi da non far
pensare a un attacco militare, come
qualcuno dal!' occidente sembra pa-
ventare. Il problema sono i rapporti
all'interno, nel senso che il ma l-
SETTEMBRE 2006 BS
contento verso il governo cresce di
giorno in giorno. C'è disoccupazio-
ne, si attua una politica non attenta
al settore dell'agricoltura e non vi è
nessun incentivo perché i giovani
non fuggano dal lavoro dei campi.
Al tempo stesso, il miraggio dello
studio universitario attira tutti ver-
so la capitale. Il numero di univer-
sità è incredibile, la qualità è scarsa
e intanto si ritarda semplicemente
l'inizio dell'attività lavorativa.
L'anno scorso è stato fatto un
censimento del quale vi riporto al-
cuni dati per avere un ' idea della si-
tuazione attuale a Timor. La popo-
lazione è passata da circa 750 mila
persone nel ' 90 a quasi 930 mila
nel 2004; la crescita annuale è del
4 % e si calcola che, con questi dati,
raddoppierà nel giro di 17 anni. Il
62% della popolazione vive con
meno di 0,55$ al giorno e questo
significa non solo povertà e disoc-
cupazione, ma anche delinquenza
Suor Alma Castagna vive a Timor
dal 1992.
in aumento, soprattutto furti. Se poi
riflettiamo sulla salute: l'indice di
mortalità materna per parto è di
880 donne su 1000 bambini nati vi-
vi (per avere un confronto, in Viet-
nam, di donne ne muoiono 150 e
in Cambogia 437). Altri dati che
impressionano riguardano la morta-

3.9 Page 29

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(FMA e SDB) della martoriata isola di Timor.
Scuola professionale di Fuiloro.
Venilale. "Motivatori alla salute"
incontrano la gente dei villaggi.
lità: quella neonatale è del 33 per
1000 bambini nati vivi, quella in-
fantile è del 61 per 1000 e quella
dei bambini al di sotto dei 5 anni è
dell'83 per 1000». La popolazione
timorese, secondo le missionarie, è
simile al popolo ebreo all'arrivo
nella Terra Promessa. Dopo aver
sopportato violenze e guerra, in
questo momento di transizione, sta
assaporando i frutti della libertà,
quelli dolci del poter decidere e
scegliere, e quelli più amari del do-
versi far carico in prima persona
delle responsabilità del loro stesso
sviluppo. Eppure, anche in presen-
za di una simile realtà, le Figlie di
Maria Ausiliatrice e i Salesiani
continuano a sognare un migliora-
mento delle condizioni di vita. E si
danno da fare perché ciò avvenga.
Sognano di vedere i giovani cresce-
re come donne e uomini consape-
. voli del loro valore e delle loro ca-
pacità, convinti e appassionati della
loro fede e del loro compito di vita.
IL RAGAZZINO
DI BUON CUORE
La passione delle Figlie di Maria
Ausiliatrice è sicuramente rivolta ai
giovani, ai piccoli. Tale passione,
in un tempo in cui l' unico miraggio
è quello di uscire dalla propria ter-
ra, risulta pure una grossa sfida.
«Pensano che la terra promessa sia
subito al di fuori dei confini di Ti-
mor - osserva suor Alma -. In que-
sti mesi abbiamo avuto con noi al-
cuni volontari, uno dei quali si è re-
so disponibile per sostituire rubi -
netti, sistemare finestre, ecc ... ed è
stata molto interessante la riflessio-
ne di una delle ragazze interne del-
la scuola che diceva: "La maggior
parte dei nostri amici si vergogne-
rebbe a fare dei lavori così, e sono
disposti solo ad andare a studiare,
mentre questi giovani vengono dai
paesi ricchi e si mettono a fare la-
vori umili". Educare alla nobiltà
del lavoro, anche il più umile, fa
parte del sistema salesiano. Con il
lavoro ciascuno può dare alla sua
terra un grosso contributo che favo,-
risce il progresso della nazione». E
un principio che fin dall'orfanotro-
fio le FMA cercano di inculcare
nelle bambine di cui si prendono
cura in modo che, crescendo, quan-
do arriveranno alla scuola profes-
sionale e saranno in grado di fare
una scelta, si comportino in modo
responsabile, da protagoniste della
loro storia.
A proposito di educazione ai va-
lori, spesso le suore riscontrano
piacevoli sorprese.
«Riceviamo molto spesso mate-
riale dall'estero, in particolare dal-
1'Italia - ci raccontano - e proprio
per non abituare la gente a ricevere
senza "fare" nulla in cambio, le-
ghiamo la donazione di queste co-
se ad attività parrocchiali o dell'o-
ratorio. In un ' occasione avevamo
preparato un piccolo mercatino,
mettendo " in vendita" indumenti,
giochi, cancelleria. Ogni bambino
e giovane poteva acquistare libera-
mente con i soldi finti "guadagna-
ti" attraverso le presenze in orato-
rio. Venne un ragazzino e subito
comprò una tuta per la sorellina
piccola, poi cercò una gonna per la
mamma e quindi si diresse alla se-
zione pantaloni. Una delle suore,
volendolo aiutare, si avvicinò indi-
candogliene un paio che potevano
andargli bene, ma il ragazzino
scosse la testa e disse : "Li voglio
grandi, per il mio papà". La suora
guardò i soldi che gli rimanevano e
gli disse : "Ma poi non ti rimane
più niente. Non vuoi qualcosa per
te?". "No, voglio che tutti in casa
ricevano qualcosa!"». Di fronte a
questo quadro, chiediamo a suor
Alma Castagna di esprimere un au-
gurio per Timor: «Non è proprio
un augurio, comunque... il tetum
corrente usa come formule di cor-
tesia quelle portoghesi, ma c'è an-
che una frase antica che veniva
usata per dire grazie: Che i fiori
spuntino sulla tua bocca; mi piace-
rebbe augurare che ogni nostra pa-
rola e ogni nostra scelta faccia
spuntare gioia e speranza nella vita
degli altri».
D
BS SETTEMBRE 2006

3.10 Page 30

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M 1
- ~ IL
ESE IN
LIBRERIA
Moran,e
a cura di Giuseppe
COSTRUIRE
LA RESILIENZA
La riorganizzazione
positiva della vita
e la creazione di
legami significativi
(a cura di B. Cyrulnik
ed E. Malaguti)
Erickson , Trento
2005, pp. 274
Il volume raccoglie im-
portanti saggi scientifici
di esperti sulla resilienza
(la capacità di resistere e
reagire positivamente a
situazioni traumatiche). Il
libro tenta una prima si-
stematizzazione del con-
cetto per rivelarne le sor-
prendenti potenzialità, an-
che in connessione con
psicologia, medicina, pe-
dagogia speciale, filoso-
fia ... nel trattamento e
nell'integrazione della di-
sabilità. Un aiuto ad af-
frontare lungo il corso
dell'esistenza traumi co-
me la morte, le separa-
zioni, gli incidenti, la per-
dita del lavoro, la guerra,
le catastrofi naturali, gli
abusi, il maltrattamento.
Si presenta la resilienza
con esemplificazioni clini-
che e pedagogiche, e si
mette in grado l'individuo
di riconoscere e sfruttare
le proprie competenze e
risorse di fronte a un
evento traumatico.
~~~
ceoouNcAILRcDoRE
EBIBeABfecHESI
BIBBIA E B
FRANCESCO DI SALES
E L'EDUCAZIONE
Formazione umana
e umanesimo integrale
di Morand Wirth
LAS Roma,
2006, pp. 680
Profondo conoscitore della
natura umana, Francesco
di Sales (1567-1622) è
considerato il grande edu-
catore del cuore umano.
Sperimenta le sue cono-
scenze con un numero in-
calcolabile di persone : pro-
testanti , collaboratori , fan -
ciulli del catechismo , gio-
van i dei collegi , gente del
popolo, intellettuali, Figlie
della Visitazione. Forma le
persone nel segno "dell'u-
manesimo integrale": il cor-
po con tutti i suoi sensi , l'a-
nima con le sue passioni ,
lo spirito con le sue facoltà,
il cuore simbolo della vo-
lontà, dell 'amore e della li-
bertà. Né dimentica l'edu-
cazione al femminile . Colti-
va anche le virtù sociali co-
me l'amore nel matrimonio
e nella famiglia, la "civiltà"
nella vita sociale, il lavoro
e la solidarietà, la giustizia
e la generosità: ideali del
"buon cittadino".
MOR/\\NDWllmt
FRANCESCO DI SALES
E L'EDUCAZIONE
Formazione umana e umanesimo integra le
LAS · RO\\lA
VA' E ANNUNCIA
Manuale di catechesi
biblica
di Cesare Bissoli
ELLEDICI , Leumann (To)
2006, pp. 308
CESARE BISSOLI
MANUALE DI
CA~
};.,
Il volume vuol servire chi
opera nel concreto dell'a-
zione pastorale. Nel suo
esporre l'autore unisce le
motivazioni di sostegno e
le indicazioni pratiche, in
termini ch iari e sintetici ,
con grafici e schemi , sem -
plificando , ma non falsan -
do i problemi con un'infor-
mazione aperta e aggior-
nata a livello internaziona-
le . Destinatari sono anzi-
tutto quanti sono impegnati
nella catechetica: docenti ,
operatori o catechisti, inse-
gnanti di religione ; i promo-
tori di incontri diretti con il
libro Sacro mediante l'Apo-
stolato Biblico, offrendo un
aiuto a chi fa formazione ai
ministeri e ai servizi pasto-
rali , a chi guida corsi di pri-
ma formazione e di aggior-
namento degli operatori bi-
blici. La Bibbia è infatti il
fondamento della fede e la
fonte della vita cristiana
nella storia.
LA STORIA DI GESÙ
RACCONTATA Al
BAMBINI
di Lois Rock e Anthony
Lewis
ELLEDICI-PICCOLI -
VELAR , Torino-Verona
2006, pp. 128
Il volume, presentato in for-
mato strenna, attraverso di-
segni e testi evangelici rac-
conta la storia di Gesù con
il linguaggio comprensibile
dai bambini . Educatori, in-
segnati, genitori , all 'inizio
di un nuovo anno scolasti-
co , si possono servire di
questo sussidio per fare
l'annuncio più bello per
una persona, grande o pic-
cola che sia: "Abbiamo tro-
vato il Messia". È un an-
nuncio di gioia e di speran,-
za per la vita in crescita. E
la Buona Notizia di Gesù di
Nazareth . Raccontare la
storia di Gesù ai più piccoli
è un dono d'amore. Nella
fase della scoperta degli
altri e del mondo, tale rac-
conto li fa incontrare con
l'unica persona che può il-
luminare e rassicurare la
loro fragile esistenza e of-
frire insegnamenti che si
possono radicare a fonda-
mento del proprio progetto
di vita in costruzione.
"'
SETTEMBRE 2006 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~ M~~ i~~TA ~~ tJ-tJ8/uAZfONE ~ ~,rsrJ~ARI
LE CASE DI MARIA
Polifonia dell 'esistenza
e degli affetti
di Ermes Ronchi
Paoline Milano,
2006, pp. 158
SPACCATI DI VITA
I salmi penitenziali
di Flavio Cassiodoro
(a cura di Antonio Caruso)
VIVEREIN, Roma-Monopoli
2006, pp. 162
ALDO GIACHI
Un missionario gesuita
in carrozzella
di Vincenzo D'Ascenzi
ED. ADP, Roma
2005, pp. 182
ERMES RONCl-11
LE CASE
DIMARIA
Polifoi, ia dell 'csist·cn za
e degli DffeUi
Il libro descrive un viaggio
attraverso le case che Ma-
ria ha abitato nel corso del-
la sua esistenza. Dalla ca-
sa dove è un angelo a par-
lare (Nazareth) , alla casa
dove parlano il vento e il
fuoco (Gerusalemme) . Ca-
sa come abitazione, e co-
me luogo teologico , dove
accadono gli eventi decisi-
vi della vita. Dall'edificio al-
l'interiorità di chi vi abita.
"Le case di Maria" sono in
realtà Maria stessa, "casa
di Dio". Creatrice di rela-
zioni, Maria nelle sue case
trasmette ed elabora l'arte
di vivere e insegna a non
smarrire la polifonia dell'e-
sistenza e degli affetti . Si
tratta di un viaggio dentro
l'umanità di Maria, nella
sua vita reale , fatta non di
privilegi, ma di virtù nasco-
ste, fondata non sullo
straordinario ma sul feriale
e sul carnale.
Nella storia dell'umanità non
si è mai vista una crisi co-
sì vasta e profonda come
questa, sconvolgente a tutti
i livelli, scoppiata nel terzo
millennio dell'era cristiana.
Questo commento ai sette
salmi penitenziali può aiu-
tare il credente ad assu -
mere un atteggiamento giu-
sto per contrastare l'avan-
zata del male. Il vero male
dell'uomo non risiede nel
dolore e nella morte, ma
nel peccato . Malgrado ciò ,
Dio propone all'uomo la
sua alleanza di misericor-
dia. Se l'uomo riconosce il
suo male e s'impegna a te-
nerlo sempre davanti a sé,
sarà Dio a gettarlo dietro le
spalle, guardando nell'uo-
mo il volto del suo proprio
Figlio . Questo è il messag-
gio fondamentale dei salmi
penitenziali: la pace tra Dio
e l'uomo.
FLAVIO MAGNO AURELIO CASSIOOORO
SPACCATI
DIVITA
------
ANTONIO CARUSO
I FA VENDITA PER
~g~~SPONDENZA. I libri
che vengono segnalati s1 pos-
sono acquistare presso le libre'.
. cattoliche o vanno nch1est1
ndeirettamente a11 e r·is pett1ve
Editrici.
Padre Aldo Giachi , gesuita,
è stato contemporanea-
mente un prete, un uomo,
un disabile "speciale". Pur
avendo perso in età giova-
nile l'uso degli arti, non si è
rassegnato a un'esistenza
passiva: era dinamico, di-
sponibile e pronto a dedi-
care tutte le sue energie
umane e spirituali agli altri .
Il suo viso sereno emanava
una pace contagiosa. Il suo
"sogno" era quello di far
convivere sani e disabili ,
come protagonisti attivi ,
nell'edificazione del Regno
di Dio. Non voleva "la
pietà" dei sani, né (strano a
dirsi) desiderava guarire.
Utilizzava la sua disabilità
per continuare ad amare gli
uomini con lo stesso amore
generoso . di Cristo , suo
modello . E riuscito a far
modificare la Costituzione
cilena per avere strutture in
cui potersi formare spiri-
tualmente e professional-
mente .
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO
(MGS)
CINECIRCOLI
GIOVANILI
SOCIOCULTURALI
(CGS)
Tel. 06.447001 .45
Email : cgsnaz@iol.it
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Tel. 06.4462179
Email : info@pgsitalia.org
TURISMO
GIOVANILE
SOCIALE (TGS)
Tel. 06.4460946
Email :
tgs.nazionale@flashnet.it
MISSIONI E
VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS (Salesiani)
Tel. 06.51 6291
Email : vis@volint.it
VIDES (Figlie di Maria
Ausiliatrice)
Tel. 06.5750048
Em ail :
videsitalia@videsitalia.it
SERVIZI CIVILI
E SOCIALI (SCS)
Servizio civile naziona-
le
Emarginazione e disa-
gio giovanile
Tel. 06.4940522
Email : serviziocivile@fe-
derazionescs.org
CNOS/SCUOLA
Tel. 06.4440354
Email :
cnos-scuola@salesiani.it
BS SETTEMBRE 2006

4.2 Page 32

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tl/1/E
-
Profilo del salesiano laico Santi Mantarro (1890-1971), di Casalvecchio Siculo,
missionario in India.
MURATORE DI DIO
di Giancarlo Manieri
Un uomo semplice e mite che
al suo funerale radunò più di 7000
persone: un trionfo per chi ha
lottato tutta la vita per rimanere
uno sconosciuto.
- Il salesiano laico Santi Mantarro.
Passò la giovinezza nei campi perché non c'erano
soldi in casa e la scuola costava ... Incontrò il suo
destino quando gli capitò di entrare in contatto
con alcuni salesiani. Li seguì, ma per poco : era scop-
piata la Prima Grande Guerra e lui fu chiamato,sotto le
armi . Si ritrovò , come tanti , prigioniero in Germania.
Giovanissimo. I suoi commilitoni lo cercavano perché
lui inforcava la cornetta e suonava per loro le struggenti
melodie della sua terra: "Vitti na crozza", "Sciuri Sciurt',
"U ricottarU', ecc. A conflitto terminato, tornò dai sale-
siani e i superiori caddero dalle nuvole nello scoprire un
giovane così spirituale, così devoto, così umile ; le ca-
serme erano considerate luoghi di cui tutto si poteva
pensare, eccetto che fossero case per esercizi spirituali!
Santi aveva mantenuto fede al suo nome : era tornato
SETTEMBRE 2006 BS
dalla guerra come quando vi era andato . Né aveva
smesso di coltivare un desiderio che lo stimolava da
sempre, diventare missionario. Si avverò nel 1929
quando i superiori lo spedirono in India, a Shillong .
Capì subito di trovarsi in un altro mondo e che , se vole-
va sopravvivere, doveva usare non tanto il linguaggio
khasi - che si mise con commovente impegno a studia-
re - quanto quello del cuore, l'unico linguaggio univer-
sale, e quello della sua cornetta in cui era davvero
maestro. Con il sorriso, qualche monosillabo in lingua
khasi e la cornetta si guadagnò la simpatia di tutti.
MURATORE PER OBBEDIENZA
Un giorno qualcuno parlò di lui all 'ispettore : "Quel tal
'Santi' non ha molti studi nel cervello, ma ha il cervello
nelle mani : sa fare di tutto, come un mago. Non cono-
sce il khasi , non conosce l'inglese, sa bene solo il sici-
liano. Ma sa parlare con le dita, come nessun altro".
Don Mathias, era lui il superiore, lo mise alla prova
senza indugio, affidandogli la costruzione di una chie-
sa a Jowai , 60 km circa da Shillong : che la facesse in
cemento armato "per resistere ai terremoti e alle vora-
Il signor Santi con don Scuderi, un altro dei grandi
missionari salesiani in India.

4.3 Page 33

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--------------fllLEcf/11;1// 00llf}lt/77JRI
Il Console italiano di Calcutta decora il sig. Mantarro
con la Croce di Cavaliere della Repubblica Italiana.
Il capolavoro del muratore di Dio: la cattedrale
di Shillong.
cissime formiche bianche che divoravano tutto il man-
giabile, legno compreso". "Ci proverò", rispose un po'
titubante il signor Mantarro. E si mise al lavoro con la
tipica incoscienza di chi è generoso per natura e
obbediente per voto . E l'ispettore si convinse di non
aver sbagliato la scelta, anche se il suo confratello
non aveva mai fatto quel mestiere. Oggi diremmo che
Santi agì da incosciente (o da santo?) , anche perché
oltre a dirigere gli operai khasi , digiuni più di lui del
mestiere, lavorava come manovale, caricava i mattoni
sui muli (i mezzi a motore a Jowai erano solo un
sogno) , faceva la calce, murava, misurava, squadrava,
calcolava .. . e contemporaneamente approfittava per
fare un po' di catechesi, più con l'esempio che con la
parola. Così lavora un missionario! La fece - la chiesa
- a tre navate ; ci mise tre anni e fu per tanto tempo
l'unico edificio in muratura da qu~lle parti. E i Khasi
dicevano, del loro luogo di culto: "E bella come il para-
diso!".
Proprio in quel periodo la missione di Shillong dovette
sopportare un grave disastro : un devastante incendio
distrusse in un sol colpo la cattedrale (in gran parte
ancora in legno), l'episcopio e lo studentato teologico.
Un unico ammasso di rovine che gettò salesiani e col-
laboratori laici nell 'angoscia. Ma il signor Santi fu il
santo della situazione. La chiesa rinacque dalle sue
ceneri , ben più bella di prima, grazie al genio di quel-
l'umile salesiano che seppe seguire alla perfezione i
disegni dell'architetto, facendo inorgoglire l'ex ispettore
diventato vescovo proprio di quella cattedrale, S. E.
monsignor Luigi Mathias. Dopo quell'impresa, Mantar-
ro mise mano allo studentato dei chierici a Mawlai.
Tutto come a Jowai , strade impercorribili, scarsità
d'acqua, muli come camion da trasporto e Khasi come
operai. Fu un altro successo.
Cl PRESE GUSTO
Le opere murarie di Santi Mantarro avevano preso il
via, e ormai "viaggiavano a tutta birra!". Dopo la catte-
drale e lo studentato egli si cimentò nell'edificazione di
otto grandi chiese e di molte stazioni missionarie sen-
za contare l'ospedale di Shillong . Era diventato il
muratore di Dio. La sua fama giunse anche ai palazzi
del Governo . Tant'è che, quando nel 1940 l'Italia entrò
in guerra e gli italiani in India vennero internati a Deh-
ra Dun, il signor Santi nessuno osò toccarlo. Era ormai
considerato un indiano. Di lui dicevano che lavorasse
anche di notte, se non altro a rivedere i conti, control-
lare le quote, migliorare i progetti .. . Non aveva altro
tempo perché durante la giornata lavorava alle costru-
zioni, provvedeva alla cucina, impastava il cemento e
la serata era impegnata all'oratorio con i ragazzi , pun-
tuale e fedelissimo: giochi , recite , saggi ginnici, musi-
ca, canto , catechismo e, sempre, una lunga "Buona-
notte". A sera inoltrata c'erano gli appuntamenti , le
revisioni , la scuola di banda, a notte inoltrata prepara-
va a mano tutti gli spartiti per la banda.
Tanta attività potrebbe essere ritenuta frenetica se non
provenisse da un cuore sgombro da ciarpame terreno
e proteso solo a Dio. Il suo lavoro era una preghiera.
"Facile a dirsi e difficile a farsi ", contestano in molti .
Per lui fu il contrario: difficile a dirsi - e non l'ha mai
detto, infatti - e facile a farsi , perché ormai pregava
quasi senza accorgersi, soprattutto quando era immer-
so nei lavori più duri che la sua forte fibra di contadino
sopportava con facilità. "Santi, si può sapere come fai
a fare bene tante cose diverse?", gli domandavano.
Rispondeva con una semplicità disarmante : "Beh, ci
penso su!".
RICONOSCENZA
E venne anche il tempo dei riconoscimenti. Schivo
com 'era avrebbe voluto sorvolare su questi eventi del-
la sua vita. Ma non poté. Dovette suo malgrado accet-
tare il 1O aprile 1971 la Croce di Cavaliere della
Repubblica Italiana, sollecitata dal console italiano di
Calcutta che volle appuntargliela personalmente sul
petto a nome del presidente Saragat.
Era forte come un toro. Un giorno tuttavia Mantarro,
mentre assisteva alla messa, cadde improvvisamente
a terra. All'ospedale diagnosticarono cancro al polmo-
ne sinistro .. . Un annuncio davvero sinistro per i con-
fratelli e la gente. Fu in quell'occasione che scoprirono
quanto quell 'uomo fosse conosciuto e amato. Si
riprenderà per un po' tornando alle sue costruzioni e
lavorando con un solo polmone (quello malato glielo
avevano tolto). Ma presto venne la fine , accettata con
la semplicità di sempre. Poi l'apoteosi dei funerali.
BS SETTEMBRE 2006

4.4 Page 34

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- COME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrero
EDUCARE
LA FORZA D'ANIMO
Un'occhiata alle forze di difesa del corpo e del cuore umano ...
Una delle doti più studiate e
misteriose del corpo umano
crescono con il "taglia e incolla": co-
piano, riproducono, imitano. Sono
è il sistema immunitario. An- poco sollecitati alla creatività e alla
che lo spirito umano ha un suo si- progettualità, elementi che consen-
stema immunitario, una forza di di- tono di fronteggiare i cambiamenti e
fesa contro gli attacchi delle circo- le difficoltà.
stanze negative. Questa forza, di
solito definita resilienza, non è sem- I genitori devono sforzarsi di
plice resistenza passiva, ma capa- trasmettere un'attitudine proattiva.
cità di fronteggiare e ricostruire. Le persone che assumono un'at-
Queste risorse e difese sono diver- titudine proattiva guardano avanti e
se da individuo a individuo, perché "dall'alto". Sanno perfettamente che
in gran parte sono già scritte nel pa- la realtà va presa in considerazione
trimonio genetico, ma sono sempre per quella che è e che non tutto va
"educabili". Nel corso dell'esistenza secondo i propri desideri. È il con-
possono svilupparsi , rafforzarsi o in- trario dell'atteggiamento retroattivo,
debolirsi a seconda delle esperien- quello che vive all 'insegna dell'« Ah,
ze che si vivono soprattutto nei pri- se... » , di chi ha l'impressione che il
mi anni di vita. Non si può pensare mondo si sia coalizzato contro di lui,
alla forza d'animo come a qualcosa che l'ambiente non gli consenta di
che o c'è o non c'è, ma come al ri- progredire, di affermarsi e che anzi
sultato di un percorso di crescita in faccia di tutto per annientarlo. Le per-
cui contano molti fattori.
sone proattive sono pronte a cogliere
i segni dei cambiamenti e ad antici-
Il primo è indubbiamente un parli in modo da non trovarsi spiazza-
buon ambiente. Formato da fami- ti. Si sentono nella cabina di pilotag-
glia, scuola, quartiere, oratorio, coe- gio della loro vita, tengono conto del-
tanei , ecc. è come un porto sicuro le caratteristiche dell'apparecchio, del
per le navi. Il supporto sociale ha bollettino meteorologico, della propria
sempre effetti positivi. I legami so-
ciali e amicali rappresentano un fat-
tore protettivo fondamentale. Una ;;; ..,..,,..,------- - - - -- -
persona è appagata quando si sen- ~
te riconosciuta, approvata, suppor-
tata, trattata con gentilezza dalle
persone con cui vive. I genitori natu-
ralmente sono le figure più impor-
tanti per l'educazione di una vera
forza d'animo, soprattutto se aiuta-
no il bambino a osservare il mondo
che lo circonda, incoraggiano lo svi-
luppo del pensiero logico, aiutano a
reagire agli stress, a fronteggiare le
frustrazioni, i dolori , le paure. Se so-
prattutto favoriscono il raggiungi-
mento di un giusto equilibrio tra di-
pendenza e indipendenza. I figli
hanno bisogno di uno spazio di
gioco, di immaginazione e di pen-
siero propri che garantiscano un
potenziale creativo. I ragazzi , oggi,
esperienza di pilota, degli obiettivi e
anche della necessità, qualche volta,
di modificare il piano di volo.
Si deve coltivare nei figli la ten-
denza a lasciarsi coinvolgere. Abi-
tuare i figli all'impegno, alla parteci-
pazione, ad andare fino in fondo , a
capire , ad essere attivi. A non esse-
re spaventati dalla fatica. A non ab-
bandonare facilmente il campo. A
non essere dominati da un'eccessi-
va preoccupazione di sé, che alla fi-
ne rende vulnerabili.
Affinché ci sia impegno sono però
necessari degli obiettivi : qualcosa da
raggiungere , per cui lottare, in cui
credere. Per impegnarsi bisogna
owiamente trovare un senso in quel-
lo che si fa o a cui ci si dedica, ne
consegue che i valori in cui si crede
assumono un'importanza primaria.
Il primo segno di una mentalità
resiliente è il modo di fronteggiare
gli errori. Sono considerati occasioni
per imparare, mai giudizi definitivi. I
buoni genitori e i buoni insegnanti
sfruttano l'aspetto produttivo degli er-
rori invece di trasformarli in eventi de-
primenti. Se l'insegnante si limita a
segnalare gli errori senza indicare i
metodi per superarli, gli errori sono
più facilmente vissuti come umiliazio-
ni. Imparare ad andare in bicicletta ri-
chiede tentativi ed esercizio. Non bi-
sogna scoraggiarsi subito. In questo
campo sono decisivi il modello offerto
dai genitori e le aspettative che essi
- - - -- - - - -- -- - ---:;,----e
SETTEMBRE 2006 BS

4.5 Page 35

▲back to top
il genitore
di Marianna Pacucci
LA FORZA D'ANIMO
I Torna in auge il riferimento alla
fortezza, virtù da sempre additata
come strada maestra verso
la maturità.
Iperprotettività, difesa a oltranza dei figli anche quando
hanno sbagliato ... L'educazione è un gioco d'equilibrio
e di lungimiranza. Un certo rigore non ha mai fatto
male ai figli. Al contrario.
hanno sui figli. Alcuni bambini sono
convinti di essere accettati soltanto
se hanno successo, il che diventa an-
gosciante se i genitori e gli insegnanti
hanno aspettative che loro non rie-
scono a soddisfare. Accade spesso
per lo sport o per la scuola. Non c'è
niente di più terribile per u,n figlio che
capire di essere una delusione per i
genitori.
Ogni ragazzo ha bisogno di un'iso-
la di competenza. Ma deve essere
tutta sua, non imposta.
Un figlio cresce "forte" se nutre
in se stesso una fonte di sicurezza
che viene alimentata dall'autostima,
dalla fiducia nelle proprie possibilità,
dalla stabilità emotiva, dalla cono-
scenza e dall'accettazione di regole
di comportamento, dalla fiducia nel-
l'osservanza di regole da parte degli
altri, dalla capacità di collaborazione,
da un'alta soglia di tolleranza, empa-
tia, comprensione e capacità di per-
dono nei confronti delle persone che
incontra. Ci sono ancora due elementi
che possono risultare essenziali: gli
"angeli custodi" e la fede. Tutti gli
esseri umani di ogni età sono più
contenti, ottimisti e in pace con se
stessi se sanno di avere accanto per-
sone (familiari, amici, insegnanti, ani-
matori) disposti ad aiutarli nei mo-
menti difficili. Queste persone di fidu-
cia rappresentano una base sicura
da cui trarre energia. Sono in grado
di capirli e ,sostenerli quando potreb-
bero sentirsi isolati, emarginati, disap-
provati. La fede religiosa fornisce il
supporto robusto della speranza radi-
cale, della positività assoluta dell'uni-
verso e della compagnia affettuosa di
Dio e della comunità.
O
I I figli hanno bisogno di uno spazio
di gioco, di immaginazione
e di pensiero propri che
garantiscano un potenziale
creativo.
Prima gli omogeneizzati ; poi
burro, panna e budini: tante
volte abbiamo la sensazione
che i nostri ragazzi siano nutriti con
cremine e pappine che scivolano giù ,
senza grande sforzo di masticazione
e digestione. Il risultato? Una gene-
razione forse un po' troppo molle, al-
levata con cura da madri iperprotetti-
ve e padri che confondono la tene-
rezza con la debolezza. È stata la ri-
sposta che la generazione del '68 ha
dato ai modelli educativi autoritari, in
cui la forza era spesso confusa con
l'arroganza, illudendosi che il pas-
saggio da un estremo all'altro potes-
se rivelarsi produttivo. Il giro di boa
del millennio ci ha resi tutti un po' più
saggi e ci ha costretti a renderci con-
to che, nel rapporto fra genitori e figli,
è necessario molto equilibrio e, so-
prattutto, lungimiranza: la prospettiva
di costruire il bene dei figli è molto
più esigente della semplice preoccu-
pazione di voler loro bene.
In questo scenario di ripensa-
menti (favorito dalla riflessione che
coraggiosamente, anche se tardiva-
mente, medici, psicologi e pedagogi-
sti d'oltreoceano hanno offerto in
questi ultimi anni, facendo ammenda
della prassi educativa proposta negli
anni Settanta all'intero Occidente),
torna in auge, nella borsa valori del-
la vita familiare, il riferimento alla
fortezza : virtù da sempre additata
agli adulti come strada maestra verso
la maturità dei giovani, ma rigettata
perché ritenuta poco adatta alle sfide
della "modernità liquida", che sgretola
e banalizza la dimensione affettiva,
tanto nel rapporto con se stessi che
nella relazione con gli altri.
Per la serie "meglio tardi che
mai", oggi riscopriamo la necessità di
restituire all'esistenza umana consi-
stenza e rigore . E sentiamo l'urgenza
di indicare ai nostri ragazzi come sia
I A volte abbiamo la sensazione che
i bambini siano nutriti con cremine
e pappine che scivolano giù senza
sforzo ... Una generazione forse
un po' troppo molle.
essenziale, nello sviluppo della per-
sonalità, il radicamento in valori solidi
che li rendano capaci di reggere a
qualsiasi impatto della vita, senza la-
sciarsi sconvolgere irrimediabilmente
da eventi problematici. Sappiamo
bene che la società di oggi disorienta
le nuove generazioni e le lascia in
balia di un "pensiero debole", che im-
pedisce di comprendere a fondo la
realtà e di agire vigorosamente per
realizzare determinati obiettivi; com-
prendiamo che ci vogliono antidoti
efficaci contro la vanificazione della
progettualità personale e il riflusso
nel vivere alla giornata. Né possiamo
accontentarci di pensare che educa-
re alla forza d'animo significhi esige-
re che i comportamenti dei figli siano
ispirati da una forza sovraumana
(bastano già gli eroi dei fumetti a
diffondere questa illusione); né tanto
meno serve a qualcosa la richiesta di
BS SETTEMBRE 2006

4.6 Page 36

▲back to top
particolari prove di forza (come av-
viene in certi sport estremi così di
moda), che spinge ad accrescere
l'aggressività nelle tante forme di
competizione che la quotidianità
permette o incentiva.
Piuttosto, nella nostra propo-
sta educativa, noi genitori dob-
biamo offrire una sollecitazione
continua perché i ragazzi possano
fare chiarezza in se stessi e fortifi-
care le motivazioni che sostengo-
no il loro agire, in modo tale da
non lasciarsi condizionare dalle
pressioni esterne o dalla tentazio-
ne di realizzare compromessi di
basso profilo con la realtà circo-
stante . Con le parole e con l'e-
sempio, dobbiamo mettere in evi-
denza che la vera forza non ap-
partiene ai vincenti, ma alla capa-
cità di superare le fragilità indivi-
duali attraverso l'esercizio di un
crescente autocontrollo e la dispo-
nibilità ad orientare differentemen-
te le proprie energie . E non dob-
biamo aspettare l'adolescenza,
quando il deficit di volontà e la
mancanza di tenacia e perseve-
ranza rischiano di divenire malat-
tie conclamate; occorre da subito
sostenere i piccoli , perché sappia-
no tener duro nelle cose in cui cre-
dono veramente, anche quando
costano molta fatica e, forse , an-
che una certa dose di incompren-
sioni e di solitudine. La forza d'ani-
mo , a cui fare appello nei momenti
in cui si rischia uno smarrimento
dell'intelligenza e della volontà, è
un sostegno che non allontana il
linguaggio dell 'affettività nella rela-
zione fra le generazioni ; al contra-
rio, chiede molta confidenza e fi-
ducia reciproca, perché possa ri -
sultare credibile l'idea che non si è
forti quando si mette a tacere il
cuore, ma quando lo si ascolta
con attenzione per comprendere
meglio come entrare in sintonia
con le forze costruttive della vita.
La vera fortezza, peraltro, è
sempre unita a una grande mitez-
za, al sentimento della compassio-
ne, alla capacità di affrontare la vita
con duttilità: tutto questo va rimar-
cato nell'azione formativa, perché i
nostri figli non vivano questo valore
in modo esasperato, ma come ri-
cerca di una crescente umanità.
SETTEMBRE 2006 BS
ARTE SACRA:
CROCEFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Claude Marin, classe 1933, ha
frequentato la scuola Nazionale
Superiore delle Belle Arti di Parigi.
Architetto e pittore, nel 1990
ha ricevuto il premio
Claude Berthault.
Vive a Thonon-les-Bains.
CLAUDE MARIN
LE CHRIST AU DERRICK
A rchitetto, nativo di Thonon-
les -B ain s, in Francia, dove
ha lavorato molto. Ha realiz-
zato tra le altre cose un giardino
d'infanzia presso l'Istituto delle
FMA di Wittenheim, e un a sc uola
primaria. Ma anche una chiesa. Arti-
sta eclettico, preparato e originale,
ha al suo attivo, oltre a numerosi
dipinti, anche alcu ni mosaici , tra i
quali uno realizzato sul muro della
scuola "Jeanne D'Arc" delle FMA,
un g inn asio al ce ntro città, per il
ce nte nario deJla morte di Don
Bosco: un volto, quello del santo dei
giovani, gra nde e sorridente, in cui
spiccano soprattutto gli occhi limpi-
di e profondi e la bocca atteggiata a
un so rriso buono . All a si ni stra del
vo lto, che se mbra eme rgere da un
pavimento, alcune figure di giovani ,
visti dall'alto, che cammi nano verso
di lui . Globi di luce sembrano indi-
care il cammi no all e fig ure.
Tra i numerosi crocifissi dipinti
dall 'artista, tutti altamente drammati-
ci (i l Cristo Rosso, il Calvario Breto-
ne, il Cri sto dell o Stabat Mater, il
Cristo e Maria Maddalena), sceglia-
mo per i nostri lettori "Le Christ au
Derrick". U n dipinto davvero parti-
colare e particolarmente attuale. Sup-
porto e patibo lo al crocifisso è il
ponteggio di tubi metallici di un a
piattaforma marina per le ricerche
del petro]jo. Su quei tubi neri, svet-
tanti in un cielo paurosamente cupo e
immersi in un liquido oleoso (petro-
lio) che riprende i toni del cielo,
eccetto che per una larga chiazza di
sangue, il bianco del Cristo, piccolo
al confro nto di tutto il complesso,
domin a la scena e concentra l' atten-
zione. Il riferimento è chiaro: a 2000
anni dalla Passione del Si gnore, la
sua terra e l' intero Medio Orie nte
sono immersi nel sangue e .. . nel
petrolio! Oggi l'oro nero troppo
spesso è torbido di sang ue, causa
guerre, fomenta odi e ingiustizie.
Drammi e ricc hezza coabitano in un
tragico miscugli o e dipingono un ' at-
mosfera di morte, squarciata da sini-
stri bagli ori . Solo il Cristo resta
immobile, sicuro tra tanto sface lo,
unica macchi a umana che, pur filifor-
me, sprigiona una forza capace di
redimere. Il gorgoglio del petrolio e
la notte si fo ndo no in un " uni cu m"
da tregenda.
C'è solo un bagliore: un a sc ia
bi a nca c he sq uarcia quella notte,
come se il chi arore della speran-
za veni sse a rendere me no penosa
questa "vall e di lacrime" che è il
mondo.
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4.7 Page 37

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A i,AG~ vrTTOl<loGO IL- iR.,AGù,Al<DO·
G GOL.O .Al- coJNWDO, s,,A1..DA,W:::N-
ii:: l,J TE:Gi.A- L.A GE:,-JiE Gl<.ID.A
Il- GDO ,JO.Ml::! /V\\Af<-CO
.M/.)R,CO! .M/.)R,CO!I!
LA SOLUZIONE!
IO DIREI CHE PER
NON AVERE PROBLEMI
IN FUTURO...
R. Dl=SIDl=RATI
BS SETTEMBRE 2006

4.8 Page 38

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SF\\OE Ei\\CHE
per ragazzi, genitori, educatori
FAMIGLIA E SOCIETA'
RAPPORTI DIF'FICIU
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
La crisi della società
riflette quella della
famiglia e viceversa.
Anche la politica spesso
divide più che unire
i membri della stessa
famiglia. Lo Stato è
chiamato ad aiutare
la famiglia e a tutelarne
i diritti.
L a famiglia è la prima cellula
della società, non è possibile
comprendere la seconda sen-
za la prima, perciò tra famiglia e so-
cietà c'è un rapporto così stretto che
la crisi delle famiglie incide inevita-
bilmente sulla crisi della società. La
vita pubblica, anche nelle sue di-
mensioni politiche, trova nella fami-
glia l'ambito privilegiato di inter-
vento e la risorsa fondamentale per
la sua crescita civile ed economica.
Un popolo, una società, una nazione
sono una famiglia di famiglie, un
corpo valoriale fondato sul recipro-
co sostegno. L'intima connessione
tra la famiglia e la società, come
esige l'apertura e la partecipazione
della famiglia alla società e al suo
sviluppo, così impone che la società
non venga mai meno al suo fonda-
mentale compito di rispettare e di
promuovere la famiglia stessa.
Certamente la famiglia e la so-
cietà hanno una funzione comple-
mentare nella difesa e nella promo-
zione del bene di tutti gli uomini e
di ogni uomo. Ma la società, e più
specificamente lo Stato, devono ri-
conoscere che la famiglia è "una so-
cietà che gode di un diritto proprio e
SETTEMBRE 2006 /JS
primordiale" (Dignitatis Humanae ,
5), e quindi nelle relazioni con la fa-
mi glia sono obbligati ad attenersi al
principio di sussidiarietà. In forza di
tale principio Io Stato non può né
deve sottrarre alle famiglie i compiti

4.9 Page 39

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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ~ VALORI IN QUESTIONE
La vita pubblica, anche nelle su~
dimensioni politiche, trova_ ~ella fami-
glia l'ambito privilegiato d1 intervento
e la risorsa fondamentale. . .
Per il sacramento del matnmo~10
gli sposi cristiani ricevon_o u~. co~r.1to
regale o di servizio ~~e h ab1hta a im-
pegLnaofasmocigialilae
e poht1co. ,
cristiana e
.
c~1amata
~
una dedizione gen_e~osa_ a1 pro_blem~
sociali con il servizio _a1 poven, agh
emarg'inati, agli anziani, a1 senza fa-
I La famiglia ha il diritto
a un'abitazione adatta a condurre
convenientemente la vita familiare.
migLlaia.famiglia è segno d1· uni·ta' per .il
mondo, cooperando a un nuovo ordi-
ne internazionale e promuovendo la
giustizia, la libertà e la pace .
che possono svolgere bene da sole o
liberamente associate, ma positiva-
mente favorire e sollecitare al mas-
simo l'iniziativa responsabile delle
famiglie (Familiaris consortio, 45).
Convinte che il bene della famiglia
costituisce un valore indispensabile
e irrinunciabile della comunità civi-
le, le autorità pubbliche devono as-
sicurare alle famiglie quegli aiuti -
economici, sociali, educativi, politi-
ci, culturali - di cui hanno bisogno
per far fronte a tutte le loro respon-
sabilità.
IL COMPITO
SOCIOPOLITICO
In forza del sacramento del matri-
monio gli sposi cristiani ricevono un
compito che li abilita all'impegno
sociale e politico. Perciò la famiglia
cristiana è chiamata a offrire la testi-
monianza di una dedizione generosa
e disinteressata ai problemi sociali,
mediante il servizio dei poveri e de-
gli emarginati, degli anziani, degli
ammalati, dei drogati, dei senza fa-
miglia. Il compito sociale della fa-
miglia non può fermarsi all'opera
procreativa ed educativa, anche se
trova in essa la sua prima e insosti-
tuibile forma di espressione. Le fa-
miglie, sia singole sia associate, pos-
sono e devono dedicarsi a molteplici
opere di servizio sociale, special-
mente a vantaggio di tutte quelle
persone e situazioni che l'organizza-
zione previdenziale e assistenziale
pubblica non riesce a raggiungere;
come anche devono adoperarsi af-
finché le leggi e le istituzioni dello
Stato non solo non offendano, ma
sostengano e difendano positiva-
mente i diritti e i doveri della fami-
I La famiglia ha diritto a un onesto
svago che favorisca la serenità,
l'unità, la reciproca fedeltà.
glia. In tal senso le famiglie devono
crescere nella coscienza di essere
protagoniste delle cosiddette "politi-
che fami]jari" e assumersi la respon-
sabilità di trasformare la società. In
quanto Chiesa domestica, la fami-
glia cristiana è chiamata a essere se-
gno di unità per il mondo cooperan-
do a un nuovo ordine internazionale,
perché solo nella solidarietà mon-
diale si possono affrontare e risolve-
re gli enormi e drammatici problemi
della giustizia nel mondo, della li-
bertà dei popoli, della pace dell'u-
manità. Le famiglie cristiane potran-
no far questo mediante la loro opera
educativa, offrendo cioè ai figli un
modello di vita fondato sui valori
della verità, della libertà, della giu-
stizia e dell'amore (cfr. FC, 44-48).
I DIRITTI
DELLA FAMIGLIA
La famiglia può realizzare questi
suoi compiti sociali e politici se le
vengono riconosciuti i suoi diritti
fondamentali, che la Chiesa difende
fortemente dalle intollerabili usur-
pazioni dello Stato anche attraverso
la "Carta dei diritti della famiglia"
(1983):
- di esistere e di progredire come
fami.glia, cioè il diritto di ogni uo-
mo a fondare una famiglia e ad ave-
re i mezzi adeguati per sostenerla;
- di esercitare la propria respon-
sabilità nell'ambito della trasmis-
sione della vita e di educare i figli;
- dell'intimità della vita coniuga-
le e familiare;
- della stabilità del vincolo e del-
1'istituto matrimoniale;
- di credere e di professare la pro-
pria fede, e di diffonderla;
- di educare i figli secondo le tra-
dizioni e valori religiosi e culturali,
con gli strumenti , i mezzi e le istitu-
zioni necessarie;
- di ottenere la sicurezza fisica,
sociale, politica, economica, spe-
cialmente dei poveri e degli infermi;
- il diritto all'abitazione adatta a
condurre convenientemente la vita
familiare;
- di espressione e di rappresen-
tanza davanti alle pubbliche autorità
economiche, sociali e culturali e a
quelle inferiori, sia direttamente sia
attraverso associazioni;
- di creare associazioni con altre
famiglie e istituzioni, per svolgere
in modo adatto e sollecito il proprio
compito;
- di proteggere i minorenni me-
diante adeguate istituzioni e legisla-
zioni da medicinali dannosi, dalla
pornografia, dall'alcoolismo, ecc.;
- di un onesto svago che favori-
sca anche i valori della famiglia;
- il diritto degli anziani a una vita
degna e a una morte dignitosa;
- il diritto di emigrare come fa-
miglie per cercare una vita migliore.
La società è chiamata a difendere
questi diritti dalle violazioni e a ri-
spèttarli nell'interezza del loro con-
tenuto; anzi questi valori devono
ispirare le famiglie stesse a unirsi
socialmente e politicamente nella
difesa e nella promozione dei mede-
simi diritti.
O
BS SETTEMBRE 2006

4.10 Page 40

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l:ORIENTE...
QUALCOSA
DA APPRENDERE
di Severino Cagnin
Viaggi, film, obi, vestiti ci
portano lo Cino in coso.
Molte pubblicazioni
annunciano agli
occidentali uno nuovo
ideo dello vita
proveniente do/l'Oriente.
In primo linea Kotoyomo
e il regista Wong Choo,
e uno sorpreso...
L' Oriente bussa alla porta di
casa, vende sulle bancarel-
le e sorride dal banco del
bar e all'albergo. Non ci sorprendo-
no più i loro volti, i cibi, i vestiti, le
parole cortesi, un modo di pensare
alternativo al nostro. I rapporti sem-
brano sostenuti da una correttezza
che va oltre il galateo e fa parte di
una cultura ancestrale. Questo non
accade nelle società orientali che si
sono adeguate al sistema occidenta-
le, conseguendo tecnologia e benes-
sere, ma anche i virus dello stress e
dell ' individualismo. I violenti film
di animazione giapponesi per ragaz-
zi e le fi le di turisti in jeans e ul-
trafoto non ci fanno invidia, quando
veniamo a sapere che l'azienda re-
gala 15 giorni in Europa, dopo 15
anni di lavoro senza un 'assenza
un richiamo. L'ottantenne regista
Imamura amava dire: "Sono stato
testimone dell'americanizzazione
del Giappone... ma in fondo l'anima
del mio paese resta antica".
SETTEMBRE 2006 BS
L'antico Oriente c'insegna che
amare è volere il bene di un altro. La
storia di due ragazzi nel romanzo di
Katayama, grande successo, è la ri-
sposta a questo interrogativo radica-
le. Molti, anche oggi, pensano che
l'amore sia piacere, interesse, soddi-
sfazione nel possedere l' altro. Ma
amare una persona significa metterla
al primo posto: "Se non avessimo
abbastanza cibo, darei a te la mia
parte. Se avessimo pochi soldi ...
comprerei quello che tu desideri". E,
continua lo scrittore nel racconto-
diario Gridare amore dal centro del
mondo: "Se mangi qualcosa di buo-
no tu, è come se anch'io avessi la
pancia piena. Se sei felice tu, allora
lo sono anch'io. Questo significa
amare una persona". Chi pensa che
sia facile dichiarare questo in teoria,
ma in pratica trionfano le difficoltà,
le delusioni e i tradimenti, dalle pagi-
ne del diario di Sakutarò può capire
che il vero amore nella prova si
rafforza, e lo scambio affettivo di-
venta più intenso e duraturo.
Molti grandi autori hanno
espresso questo in poesie, romanzi,
film e opere d' arte figurativa. Terza-
ni capisce il senso della sua vita, ne-
gli ultimi anni, vivendo come mona-
co nel Tibet e confessando in La fine
è il mio inizio la scoperta del grande
segreto. Forse il cinema mondiale sta
diventando il veicolo più rapido e
ampio della cultura orientale in altri
continenti. Oltre a film cinesi e giap-
ponesi famosi e premiati, recenti
opere hanno proposto una visione
più spirituale e contemplativa della
vita, rispetto all 'attivismo ed effi-
cientismo dominanti: Il cane giallo
della Mongolia, Acqua tiepida sotto
un ponte rosso di Imamura, l'opera
di Chao e, sorpresa, i 160 minuti de
Il Grande Silenzio, con la giornata
dei certosini della Grande Chartreuse
molto vicina all'interiorità buddista.
Il documento di Gré:ining ci mette a
contatto con l'essenza della vita, co-
me le opere dell'Oriente; ci porta a
riflettere che è possibile vivere pie-
namente, anche senza successo, di-
vertimenti estranianti e soldi. O

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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LE CONSEGUENZE
DELL'AMORE
Redazionale
Un libro fa il punto su
Ratzinger Anno Primo
Si può trovare nelle libre-
rie un libro inconsueto
sul Papa (Ratzinger - Be-
nedetto XVI e le conseguenze
dell'amore. Edito da Memori
a 16 euro). Ne è autore Carlo
Di Cieco, collaboratore da
anni del Bollettino Salesiano
e giornalista vaticanista di
lungo corso. Firma la prefa-
zione del volume il teologo
Rosino Gibellini, autore del-
l'importante volume La Teolo-
gia del XX secolo. Gibellini ti-
tola la sua prefazione "La ve-
rità scomoda della fede" per
concludere: "Se il suo ex col-
lega all'università di Tubinga,
Hans Kung, ha coniato la for-
mulazione: 'Non c'è pace tra
i popoli senza pace tra le reli-
gioni, e non c'è pace tra le re-
ligioni senza un ethos univer-
sale condiviso', Ratzinger ha
dato un'altra formulazione.
'Non c'è pace nel mondo
senza una giusta pace tra fede
e ragione' . Non sono pro-
grammi da contrapporre ma
da integrare in una complessa
strategia per una Chiesa viva
e solidale. Si può prevedere
che Benedetto XVI si farà in-
terprete di una fede scomoda,
ma al servizio di pace e ri-
conci Iiazione".
L'autore ricostruisce il filo
culturale ininterrotto nella vi-
ta di Ratzinger, dove l'amore
che discute nella sua encicli-
ca programmatica non è
un ' improvvisata, ma il risulta-
to di una convinzione esisten-
ziale. Di Ratzinger si è detto
tutto e il contrario di tutto.
"Ha mischiato le carte Joseph
Ratzinger - rileva l'autore -
scrivendo nel nono mese del
suo pontificato un'enciclica
sull'amore. Divenuto Bene-
detto XVI cogliendo di sorpre-
sa i più, dopo essere stato
un'icona dell'intransigenza
cattolica per lunghi anni, con
quell'enciclica sparigliava co-
stringendo tutti a ripartire dal-
l'inizio".
"Partendo da un manifesto
fondato sull'amore - osserva
l'autore - la Chiesa di Bene-
detto è attesa a un esame im-
pegnativo: vedere fino a che
punto egli sarà capace di spin-
gerla coerentemente sulla scia
richiesta dal primo posto dato
all'amore" . Se si propone l'a-
more si deve essere coscienti
che l'amore mette in moto
delle conseguenze. Il volume,
per quasi 280 pagine che la
veste editoriale contribuisce a
rendere lievi, offre un identikit
di Benedetto XVI , collocato
saldamente nel solco del Con-
ci Iio e in questo solco attestato
nel dialogo a tutto campo con
la cultura moderna, con i laici,
con i tradizionalisti, con i mo-
vimenti ecclesiali e con i sem-
plici fedeli, con le riforme del-
la curia. Ma pure nella propo-
sta di costruire in concreto un
mondo di pace e di giustizia
nel nostro tempo quando i ru-
mori di guerra e di crociate
sembrano in crescita.
O
BS SETTEMBRE 2006

5.2 Page 42

▲back to top
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di .. . o titoli , ecc. per
i fini istituzionali dell' Ente".
b) di beni immobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l' immobile sito in ...
per i fini istituzionali dell ' Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" ... Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Mi ssioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell ' Ente".
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. !l testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Vi a della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Te!. 06.6561 2678 - Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Vi a Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torin o
Tel. 011.5224247-8 - Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
SETTEMBRE 2006 8 S
_ J I NOSTRI MORTI
SERAFIN sig . Mario, salesiano
laico,
t Selargius (CA) , il 19/02/2005, a 84 anni
Ha profuso passione educativa, didattica
impareggiabile e amore ai giovani. Uomo
dai tanti giochi e giochetti , sempre accer-
chiato da un nugolo di bambini e bambine.
li suo ingegno era tutto per i ragazzi , per le
ragazze , per la gente del quartiere Santa
Lucia che incontrava per strada. Aveva
una parola da scambiare con ognuno. Era
sempre con il rosario in mano. L'oratorio
salesiano ha avuto nel signor Mario una
presenza costante . Appariva con la sua
Graziella sgangherata e il borsone dei gio-
chi. Insegnava a costruire giostre, altalene,
giochi rompicapo per tutti gli oratori della
Sardegna per far divertire i ragazzi e stuz-
zicare la loro curiosità e fantasia . Imparò il
mestiere di meccanico tornitore e fresatore
al Pio Xl per 22 anni. A Selargius fino alla
morte. Attore teatrale , regista, catechista,
animatore di recite e canti. li ricordo rima-
ne certamente indelebile in quanti lo hanno
conosciuto.
CAPUTI sr. Erminia, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
t Roma, il 09/01 /2006, a 80 anni
Guidata dal suo confessore e direttore spi-
rituale il salesiano don Luigi Castano, deci-
de di entrare nell'Istituto e dopo aver fatto
domanda missionaria, nel 1966 è nominata
maestra delle novizie a Monte Estoril , in
Portogallo , dove le giovani in formazione le
sono particolarmente affezionate e l'ap-
prezzano per le sue virtù . Sente però il di-
stacco dalla sua patria, soprattutto dal
papà, al quale è legata in modo particola-
re. Nel 1968, sempre con lo stesso incari-
co, torna in Italia a Castelgandolfo che di-
viene Noviziato Internazionale : oltre alle
novizie italiane , sono presenti anche le
portoghesi e giovani di altre nazioni. Pochi
giorni prima di morire, in una lettera, scri-
veva: «La vita, quella vera, non è perduta
con la morte . La vita si perde, minuto per
minuto, e giorno per giorno, in tutte le mi-
riadi di espressioni senza amore ».
VOGLIOTTI sr. Giuseppina Erminia,
Fig lia di Maria Ausiliatrice,
t Roppolo Castello (BI) , il 10/01 /2006,
a 95 anni
Ha trascorso ben quarantacinque anni del-
la sua vita nelle case addette ai confratelli
salesiani: Bollengo, Ivrea, Cuorgnè, Fogliz-
zo , Muzzano. Le visite affettuose dei nu-
merosi sacerdoti che l'hanno conosciuta in
quei luoghi e l'hanno sentita mamma, so-
rella, amica, donna saggia, salesiana che
praticava lo spirito di famiglia , sono la più
bella testimonianza della sua capacità di
attenzione a tutto e a tutti , della sua bontà
e serena comprensione. L'affetto di cui era
stata privata da piccola l'aveva resa parti-
colarmente sensibile e capace di amare
con cuore materno quanti entravano nel
suo piccolo, ma prezioso campo di missio-
ne. Dal 1990 si trovava a Roppolo in riposo
e fino all'ultimo ha mantenuto la sua sere-
nità e la sua lucidità di mente. Spesso, le
veniva la nostalgia del Cielo e allora prega-
va simpaticamente così : «Gesù, Gesù, ti-
rami su.. . però quando vuoi tu. Sia fatta la
tua volontà!». Le affidiamo la fedeltà dei
giovani e delle giovani religiose , dei chierici
e dei sacerdoti che ha prediletto e per i
quali ha offerto il suo silenzioso sacrificio.
A loro ripeteva spesso: «Chi è più felice di
me? Dio è grande, è lui il mio tutto!».
PIZZICHETTI sac. Pietro, salesiano,
t Frascati (RM), il 23/01 /2006, a 94 anni
Un articolo del giornale locale "il Tuscolo"
esprimeva tanta ammirazione per questo
sacerdote impegnato al recupero delle vitti-
me civili dopo il bombardamento dell'8 set-
tembre 1943. La sua veste allora era di-
ventata bianca per effetto dei calcinacci
delle macerie. Insegnò disegno a centinaia
di allievi di Villa Sora. Lo spirito di artista
innato lo impegnò nel dipingere le sceno-
grafie delle operette e delle commedie che
si recitavano a Capocroce. Mise la sua ar-
te al servizio del restauro del quadro della
Madonna di Capocroce. Non era mai in
ozio. Rispondeva sempre a chi gli chie-
deva di riparare un orologio, di realizzare
attrezzature, di restaurare qualche quadro.
Sempre a trafficare con pinzette, a smon -
tare piccoli meccanismi, a riparare orologi
antichi. Era stato all'occorrenza agricoltore,
floricoltore, potatore, falegname, orolo-
giaio, calzolaio, cuoco, scenografo, canto-
re, direttore di operette, predicatore e diret-
tore di anime. Era come un vulcano sem-
pre in eruzione. La sua giornata era cen-
trata sul rapporto con il Signore vissuto
nella semplicità. Lunghe ore in confessio-
nale a ricevere, confortare, perdonare. Era
sempre disponibile quando i Sacerdoti dio-
cesani chiedevano il suo aiuto per il mini-
stero della misericordia o per la predicazio-
ne. Si interessava sempre a quello che ac-
cadeva in casa, di quello che facevano i
giovani e per loro offriva la sua preghiera e
la sua sofferenza.
Venuta la ser_a d_i .
uel giorno Gesu disse.
""""e-a=--~ .,.: q "Passiamo
. -- all'altra riva!" ~ ;.:
(Mc. 4,35) __J -
!~-.-.r..~ .

5.3 Page 43

▲back to top
Settembre
IL FRUTTO DEL MESE
I FICHI
Originario dell'Asia, il fico raggiun-
ge gli otto metri d'altezza, è resi-
stente alla siccità, ma non sop-
porta temperature inferiori a -10°.
La specie domestica, Ficus carica
sativa, produce due tipi di frutti: i
"fioroni " o "primaticci ", che matu-
rano a giugno e luglio , e i "tardi-
vi ", a fine agosto-inizio settembre.
I frutti nell'Antico Testamento so-
no citati come simbolo d'abbon -
danza . Oggi , le molte varietà si
distinguono per forma, grandezza,
sapore, colore della buccia e della
polpa. Il frutto è ricco di zuccheri
(oltre il 10%), vitamina A e C, fer-
ro e potassio . Fresco , è difficile
da conservare e trasportare ; così ,
si mangia quasi soltanto in àmbito
locale , o si usa per marmellate e
dolci . Secco, ha un elevato potere
calorico , perché il contenuto d'ac-
qua si aggira sul 20% contro
1'80% del fresco; talora, si ricopre
con cioccolato, o si farcisce con
noci , mandorle, bucce di agrumi.
Se assunto in quantità, ha effetto
lassativo e provoca allergie.
L'ITALIANO
DEL GIORNO
1° settembre 1922: nasce l'atto-
re Vittorio Gassman .
2 settembre 1840: nasce lo scrit-
tore Giovanni Verga .
3 settembre 1914: è eletto papa
Benedetto XV , Giacomo della
Chiesa .
4 settembre 1952: muore il mini-
stro, diplomatico Carlo Sforza .
5 settembre 1827: nasce il poeta
e patriota Goffredo Mameli.
6 settembre 1825: nasce il pitto-
re Giovanni Fattori.
7 settembre 1791 : nasce il poeta
Giuseppe Gioacchino Belli .
8 settembre 1354: è assassinato
Cola di Rienzo .
9 settembre 1820: nasce il poeta
Giacomo Zanella .
10 settembre 1827: muore il
poeta Ugo Foscolo .
11 settembre 1372: nasce Carlo
Visconti ; la madre , Isabella di
Valois , muore di parto.
12 settembre 1919: Gabriele
d'Annunzio entra a Fiume.
13 settembre 1506: muore il pit-
tore Andrea Mantegna .
14 settembre 1321: muore Dan-
te Alighieri .
15 settembre 1904: nasce Um-
berto 11 , ultimo re d'Italia.
16 settembre 1545: papa Paolo
lii crea il ducato di Parma, Pia-
cenza e Guastalla a favo re del
figlio Pier Luigi Farnese.
17 settembre 1621: muore il ge-
suita san Roberto Bellarmino .
18 settembre 324: Costantino
sconfigge Licinio in Turchia.
19 settembre 1985: muore lo
scrittore Italo Calvino.
20 settembre 1833: nasce Erne-
sto Teodoro Moneta, Nobel per
la Pace nel 1907.
21 settembre 1452: nasce fra '
Girolamo Savonarola.
22 settembre 19 a.C.: muore il
poeta Publio Virgilio Marone.
•·23 settembre 1943: il vicebriga-
diere Salvo d'Acquisto è fucilato
dai nazisti.
24 settembre 1970: muore l'edi-
tore e produttore Angelo Rizzoli.
25 settembre 1896: nasce San-
dro Pertini , presidente della _Re-
pubblica Italiana, dal 1978 al
1985.
26 settembre 1897: nasce papa
Paolo VI , Giovanni Battista
Montini.
27 settembre 1590: muore papa
Urbano VII , pontefice per 13
giorni.
28 settembre 1978: muore Gio-
vanni Paolo I, Albino Luciani ,
pontefice per 33 giorni .
29 settembre 1573: nasce Mi-
chelangelo Merisi , detto "il Cara-
vaggio ".
30 settembre 2003: muore lo
scrittore e giornalista Oreste Del
Buono .
IL BESTIARIO DELLA BIBBIA
.
IL CERVO
Nella prima lettura della 23 ~
domenica del tempo ordinario , si
legge: "Ecco il vostro Dio (. ..)
allora lo zoppo salterà come un
cervo" (ls 35,4-6) . Questo rumi-
nante, citato nella Bibbia otto vol-
te al maschile e dodici al femmini -
le , è uno di quelli che gli Ebrei
potevano mangiare (Dt 14,5); era
tra "i viveri di Salomone" (1 Re
5,3) . La cerva è slanciata (Gn
49 ,21 ), agile (SI 18,34) , amabil~
(Pv 5,19) e materna (Gr 14,5). E
simbolo sia dell 'amata (Cantico
dei Cantici) , sia delle persone che
cercano Dio : "Come la cerva ane-
la ai corsi d'acqua, così l'anima
mia anela a te, o Dio" (Sai 42,2) .
"La cerva assetata è il simbolo
dell'orante che tende con tutto se
stesso, corpo e spirito, verso il
Signore" (Giovanni Paolo Il
16/01 /2002). Nell 'arte cristiana , il
cervo è simbolo di Cristo e anche
del battezzato che fugge dalle
tentazioni. Basti ricordare Uberto,
il cavaliere che , durante una bat-
tuta di caccia, vede un cervo con
la croce tra le corna, cambia il
modo di vivere e diventa santo .
BS SETTEMBRE 2006

5.4 Page 44

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PRIMA PAGINA
Albert Mengon mengonsdb@yahoo.com
DAL DIARIO
DI UN IMMIGRATO
'' v oi Ministorie di ordinaria tragedia in Sierra Leone
beati che affogate la noia nell'anarchia delle vostre assordanti discoteche, ... Voi che avete
appena finito di rosolarvi al sole sulle sofisticate spiagge delle vostre città costiere... Voi che
avete il pollice anchilosato per il continuo battere sui tasti del cellulare per decine di sms al
giorno... Voi che vi abbronzate sotto soli artificiali. .. perdete cinque minuti de l vostro prezioso tempo
per cinque ministorie del mio sfortunato Paese...
Miriama Kallom soffre d i un ca ncro pressoché sco nosc iuto nel mondo occ iden-
tale, qui si co nosce co me 11 keloid11 An che se la medi cin a in Si erra Leon e no n pu ò
fa re null a e il futuro ha le tinte fosc he dell a morte, i missio nari no n hanno abb an-
donato Miri ama e il suo pi cco lo Abdul. ..
L'elefa ntite è un'altra malattia che s' inco ntra nei v illaggi e a Freetown la cap itale.
Fa soffrire non poco, sia fis ica mente sia umanamente; per questo N'tago ri mane per
lo più appartato, lontano dai ce ntri della fa miglia, dai coeta nei, dagli educatori . Solo
qualche mi ss ionario ri esce ad avvicinarl o. Lui si vergogna, è troppo deform e per non
ve rgognarsi.
James Bangura sulla sua sedia a rotelle è uno delle tante vittime della po liomielite.
Nonosta nte la sua co ndizione, continu a a essere di buono spirito, freq uenta la nostra
scuola elementa re e non manca mai alla messa domenica le. Adesso è felice che il suo
trabi cco lo di legno sia stato sostituito co n una vera carrozze ll a che per lui è più bella
di una macchina.
Anche la lebbra è presente nel Paese. Come Gesù di Nazareth, Fra ncesco d' Assi si,
Teresa di Ca lcutta, i mi ss ionari no n abba ndonano N'Mah e altri come lei, che tutti
cacc iano da casa, da i negoz i, dagli uffici, da lle bancare lle. Solo da ll a chiesa non li
cacc iano, né dall a mi ssione. M a è meglio andarci quando non c'è nessuno, per non
dare fastidi o.
SETTEMBRE 2006 BS
Alimamy era un bravo calc iato re, aveva prop ri o quel do no, c hissà .. . fo rse ce
l' avrebbe fatta a giocare per l' Inter. U n gran bel sogno! Ma un' infez ione, postumo
d i un in c id ente sul ca mpo da ca lc io, ha stro ncato i suo i progetti . In Occ id ente
sarebbe stato un gioco curarl o, qui per poco più che un a bazzecola si resta infeli ci
per la vita.
D

5.5 Page 45

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RE LAX
il Cruciverba
Santuari d'Italia
19
di Roberto Desiderati 22
25
Visitiamo i
luoghi di culto 28
del nostro paese,
i più conosciuti
e i meno noti.
Rilassandoci.
12
15
18
A gioco completato risulterà, nelle caselle a doppio bordo, il nome di un famoso Santuar.io.
Definizioni
VERTICALI. i. Carta da b_uttare _-2. Fiore giallo ~
campanula - 3. La segue 1I navigante - 4. Meta
ORJZZONTALl.1. Vedi foto -16. L'oggetto cbe africani! - 5. Piccolo difetto - 6. Como (sigla) - 7.
ricorda una vittoria o un successo - I 7. Ha simbolo Celebre fiume campano ora scomparso - 8. L'isola
chimicoEr - 18. È ferro .. . a Londra! -19. Il " poste- chiamata anche Candia - 9. Finestrella della nave -
riore" di un edificio-20. Il primo uomo assassinato 10. Giorno, nelle ricette - 11. Iniziali di Onassis, il
-21. Il nome della Valli, attrice del passato - 22. Vi magnate greco - 12. Abitante l'altopiano ~alabrn -
nacque Vittorio Alfieri - 23. La parte ghiaiosa del 13. Arcobaleno - 14. Cons1stent1, compath -15.Di-
letto del fi ume - 24. Un porto del Marocco sull 'A- ventata secca - 20. Privo di umidità - 21. Una pianta
tlantico - 25. Un ciao senza fine! - 26. Sminuzzata - grassa - 23. bianco nero - 24. Il moschettiere
27. Guai, seccature - 28. Un po ' di cautela - 29. più raffi nato -26. Viaggiano su rotaia-27. Chiusura
Urlo - 30. La Patty, cantante - 31. Idem, in breve - con sbarre incrociate - 29. Città austriaca sul Mur -
32. Segno tracciato allasvelta -33. Il regno nelle fa- 30. Con Buda è capitale sul Danubio-31. La città in
vole - 34. Abitavano l' Olimpo-35. Coloro che ap- cui nacque Pergolesi (j =i)- 32. La colpa che sipaga-
partengono alla stirpe indoeuropea - 37. L i salta 33. Il dio egizio del sole -35. Fiume russo -36. Orlo
chi di gmna-38. Precede scriptum alla fine della let- in centro - 37. Gli estremi delle palestre - 38. La
tera-39.11 medicamento che frena la caduta dei ca- Pamela, bella baywatch (iniz.).
pe! li -40. Grande isola a sud-est del! ' Australia.
La soluzione nel rossimo numero.
San Francesco morì all'età di circa 44 anni e già due anni dopo, il 16 Luglio carattere ufficiale; infatti nell' abside della
1228, ebbe luogo la canonizzazione in Assisi. Nello stesso giorno il chiesa superiore si erge il trono papale ed il
Pontefice pose la prima pietra della futura Basilica di San Francesco, Sommo Pontefice stesso è Vescovo di questa
destinata a di ventare Capo e Madre dell'Ordine Francescano. Quale era
l'intenzione originale dei committenti? Ancor oggi i critici sono indecisi
sulla discordanza stilistica fra la cosiddetta Chiesa inferiore e la Chiesa
superiore. Si suppone che il Santuario sia stato progettato fin dal principio
come chiesa a due piani , di cui la parte inferi ore, destinata ad accogliere le
spoglie di San Francesco, sarebbe
stata la chiesa commemorativa,
mentre la parte superiore era
destinata alle fun zioni liturgiche di
chiesa. Il Santuario di Assisi è una delle più
antiche chiese gotiche sul suo lo italiano; la
costruzione era da poco terminata che già ebbe
inizio la decoraz ione pittorica. Architettura e
pittura fonnano in questo luogo un 'tmità
inscindibil e. Nessun 'altra chiesa da questo
punto di vista può reggere il confronto con la
B asi lica di Assisi. Le ampie superfici sulle
pareti delle chiese sovrapposte parevano create
SOLUZIONE del
,.., numero precedente
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A ■ Cl RC o• VI L LA L I
V IN TI ■ s CA L I■ T OT
T AG IO NE•N EO F I TA
appositamente per accogli ere il racconto
pittorico che riveste oggi l'interno della
Basilica. La tras lazione delle spoglie del Santo
avvenne nel 1230 e queste furono riposte in un
sarcofago nella roccia viva sotto l'altare
magg iore. Ma fu solo ne l 181 8 che gl i scavi
autorizzati dal Pontefice misero in luce il
sepolcro dimenticato del Santo.
ns SETTEMBRE 2006

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
GRAZIE
ALLA MADONNA
DI DON BOSCO
Nei giorni precedenti la santa Pa-
squa sentivo dei forti dolori allo
stomaco. Le cure suggerite dal
medico diminuirono, ma dopo 20
giorni ripresero acuti all'addome.
Attraverso un 'ecografia venne
diagnosticata una cisti all'ovaia
destra, da operare con urgenza.
11 24 maggio, festa di Maria Ausi-
liatrice, venni sottoposta ad un
lungo e difficile intervento opera-
torio , durante il quale vennero
asportati ovaie, utero, appendice
con vari linfonodi e la cisti ovarica
affetta da tumore maligno. Mi affi-
dai con fiducia a Maria SS. Ausi-
liatrice, la Madonna di Don Bo-
sco, di cui siamo devoti tutti in fa-
miglia fin da piccoli, avendo una
zia suora FMA e un fratello sale-
siano. Dopo una lunga degenza
in un ospedale di Catania, venni
dimessa perfettamente guarita. Il
risultato della biopsia agli organi
a rischio fu del tutto negativo e,
contro ogni previsione, non fu ne-
cessaria nessuna cura chemiote-
rapica. Ringrazio Maria Ausiliatri-
ce per la grazia ricevuta.
Urso Rosetta, Paternò (CT)
Ml SENTIVO
PADRONA
DELLA MIA VITA
Fino a tre anni fa io mi sentivo
padrona del mio destino, pur rite-
ansesnidduoamai lluanMa epsesarsdoonma edniicfaeldee~
riconoscente al Signore per tutto
ciò che mi aveva donato: fami-
glia, lavoro e buon successo al-
l'Università. Nel marzo 2002 con-
seguii brillantemente la laurea e
da allora pensai che avrei potuto
continuare a fare tutto così come
volevo : sposarmi, avere un figlio
e una famig lia tutta mia. Ma la vi-
ta a volte con le sue "sorprese" ci
fa comprendere che senza l'aiuto
di Dio siamo niente, e che tutto il
bene compiuto è suo dono, frutto
del suo amore per noi. Appena
otto mesi dopo la laurea, comin-
ciai a non sentirmi bene. Dagli
accertamenti sanitari effettuati in
tre mesi, risultò una diagnosi
preoccupante: una cisti a carico
dell'ovaia sinistra. Dovevo essere
operata subito, per esaminarne
la natura ed evitare un possibile
carcinoma al colon retto. Comin-
ciai a pensare che niente aveva
più senso nella mia vita. Mi senti-
vo prossima alla disperazi one ,
convinta che nessuno, medici ,
né familiari potevano aiutarmi.
Soltanto nella preghiera trovai
conforto: mi rinchiusi nella medi-
tazione , nella recita quotidiana
del santo rosario e nella ricerca
del costante dialogo con Gesù e
Maria. Molto presto percepii chia-
re risposte alla mia preghiera,
che invocava la guarigione. In
cambio promisi che se non fossi
riuscita ad avere figl i, cosa alla
quale tenevo moltissimo , non
avrei cercato alcun rimedio clini-
co, ma avrei accettato quella che
ritenevo una volontà superiore. Il
21 febbraio fui operata all'ovaia.
Mi fu asportata una cisti, che mi
aveva distrutto una tuba e seria-
mente danneggiata l'altra. La mia
vita non era a rischio, essendo
venuto meno il pericolo di carci-
noma al colon, ma secondo i me-
dici, con ogni probabilità ero di-
ventata sterile. All'udire tale esito
ebbi la netta sensazione che la
mia preghiera di guarigione era
stata esaudita e mi ripromisi di
accettare la croce di non poter
mai essere madre. Il tempo pas-
sava e ad ogni controllo di routi-
ne il ginecologo mi prospettava la
possibilità di ricorrere all'insemi-
nazione artificiale. La mia rispo-
sta era sempre negativa. Non
smisi mai di pregare, chiedendo
all'Onnipotente di rivedere la mia
promessa e, se era conforme alla
sua volontà , di concedermi la
tanto desiderata gravidanza. In-
tanto seppi da un'amica dell'esi-
stenza del miracoloso abitino di
san Domenico Savio, che portai
per circa un anno. Rivolsi la mia
preghiera anche a Don Bosco e
ad altri santi. Il 2 aprile 2005 la
morte del nostro amatissimo pa-
pa Giovanni Paolo Il mi rattristò
moltiss imo : dapprima mi fece
sentire molto sola, ma subito do-
po ebbi la consapevolezza che
lui era ancora più vicino a tutti co-
loro che l'avevano amato. Anch e
a lui mi rivolsi per avere la grazia.
Due mesi dopo seppi di essere
incinta. Il Signore mi aveva esau-
dita, non per i miei meriti , ma per
quelli dei santi a cui con tanta fe-
de mi ero rivolta.
Balsàno Ramona, Palermo
le le prescrisse una serie di ac-
certamenti da eseguire con una
certa urgenza presso un centro
di diag nostica e la indirizzò ad
una collega di sua fiducia. La
dottoressa spiegò chiaràmente
che si trattava di un caso da
prendere in seria considerazione
e che avrebbero dovuto asporta-
re l'intera parte malata. Uscendo
dall 'ospedale, si può immagina-
re in quale stato d'animo , mia
madre mi manifestò il suo ener-
gico rifiuto a qualsiasi tipo d'in-
tervento, adducendone anche la
motivazione : alla sua età di 83
anni poteva ritenersi prossima al
traguardo e morire - se fosse
quella la volontà di Dio - di quel
male. Fu allora che mi rivolsi,
con tutta la fiducia di cui ero ca-
pace, a Maria Ausiliatrice. Pen-
sando di poter ricorrere ad un
medico chirurgo di nostra cono-
scenza, ne parlai con i miei fami-
liari e con la nostra infermiera, e
nel giro di pochi giorni potemmo
contattarlo. La Madonna dispose
tutto in modo che mia mamma
subì una vera trasformazione: io
non riuscivo a credere a ciò che
stava succedendo. Il chirurgo le
spiegò in quale modo avrebbero
operato, così che lei si rasserenò
e si disse pronta per il ricovero .
L'intervento riuscì bene ; anche la
ripresa fu buon a, come pure la
terapia che seguì. Gli esami pe-
riodici eseguiti scrupolosamente
confermarono l'avvenuta guari-
gione. Ricordando anche altre
esperienze forti e indimenticabili
condivise con mia mamma, desi-
dero ringraziare Maria Ausiliatri-
ce per la presenza e l'amore ma-
terno con cui ci ha sempre se-
guite .
Sr. M. Luisa, Roma
LA PICCOLA
GIULIA
11 giorno 28 giugno 2005 è nata
la nostra nipotina Giulia. Fin dal
primo mese del concepimento ,
san Domenico Savio è stato
invocato da noi con la preghiera
che ci è stata inviata con l'abiti-
no. Nonostante le difficoltà in-
contrate, il parto si è concluso
normalmente e la picco la Giulia
cresce bene . Riconoscenti per
Attilio Giordani.
EVITATO OMICIDIO
COLPOSO
Nella tarda mattinata del i 9
settembre 2005 avevo par-
cheggiato la macchina nel
piazzale del santuario di
Santa Maria delle Grazie,
presso il portone d'ingresso
della chiesa. In quel momen-
to non si celebravano Mes-
se. Rimettendomi in viaggio,
mentre nell'effettuare la re-
tromarcia ero attento a non
urtare lateralmente contro il
muro della chiesa, d'improv-
viso sentii un botto . Pensai
subito d'aver urtato contro il
muro . Mi blocco, esco dalla
macchina e vedo una donna
anziana che sta alzandosi da
terra. Ha in mano la borsa
della spesa e, mentre si ripu-
lisce i vestiti , mi dice : "Sa
che ci mancava poco per ri-
manere schiacciata sotto le
ruote ? Ringrazi la Madonna!"
Rabbrividisco , mi scuso e
l'aiuto. Era appena uscita di
chiesa dopo una visita. Sul
cruscotto della macchina
tengo sempre l'immagine del
Servo di Dio Attilio Giorda-
ni. Ogni volta che mi metto
in macchina lo ringrazio d'a-
vermi concesso non una, ma
due grazie: la salvezza della
signora che più volte ho visi-
tato accertandomi della sua
buon a salute; l'avermi evita-
to una denuncia per omicidio
colposo.
B.D., Pavia
tutto questo, noi nonni invochia-
mo per lei la protezi one del san-
to e per i suoi genitori la benedi-
zione di san Giovanni Bosco.
Focacci Angela e Giovanni,
S. Stefano d 'Aveto (GE)
Giuseppe Quadrio Maria Troncatti
SETTEMBRE 2006 BS
UN CASO SERIO
Un mattino mia mamma notò un
nodulo "insolito" al seno. Prenotò
una visita dal suo medico, il qua-
Per la pubblica zione non si
tiene conto delle lettere non
firmate e senza r~capito. Su
richiesta si potra omettere
l'indicazione del nome.

5.7 Page 47

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Prof. dott.
AURELIUS KYRHAM
NONGKYNRIH
Exallievo. Ordinario
di sociologia alla N.E. Hill
University di Shillong. Di etnia
Khasi.
Sta conducendo uno studio
sui missionari salesiani dell'India.
Professore, che cosa ricorda più volentieri dei suoi anni di fre-
quenza alla "Don Bosco Technical School" di Shillong?
Ciò che ricordo con riconoscenza sono la disciplina, il rispetto reci-
proco, l'interesse per l'altro e l'amorevolezza dei superiori.
Com'è capitato in collegio dai salesiani? Come li ha conosciuti?
Fui spinto da alcuni miei parenti. Conobbi però i salesiani quando
frequentavo le prime classi elementari a Cherrapunjee: alle volte mi
recavo con alcuni amici a visitare la piccola ma attrezzata falegname-
ria del signor Ernesto Ferrari, salesiano coadiutore, che ci intratteneva
amabilmente e ci regalava le caramelle.
Che cosa crede di aver appreso di importante per la vita in collegio?
Soprattutto a sapermi gestire, a prendermi cura degli altri, a essere re-
sponsabile e disciplinato. Il Don Bosco era una scuola frequentata da
allievi di varie tribù del Nord-Est, così imparai ad apprezzare e rispetta-
re le altre culture. Imparai inoltre a scoprire le mie possibilità come pure
i miei punti deboli. Imparai infine cose pratiche ma utilissime come la
musica e lo sport. Insomma scoprii me stesso e appresi a controllarmi.
Mi accorsi in seguito che tutto questo era frutto del Sistema Preventivo,
che apprezzai moltissimo. Il collegio mi aprì anche alla conversione
dalla religione tribale dei miei padri (sono un Khasi) alla religione cri-
stiana e cattolica. I miei lo vennero a sapere solo più tardi.
Nella sua vita professionale le accade di richiamare e trasmettere
gli insegnamenti avuti da giovane in collegio?
Certamente. Fu l'educazione impartitami che mi aiutò nelle iniziative
prese da grande. Come il CDEP (Esteso Programma di Sviluppo delle
Comunità) che cerca di educare i giovani dei villaggi alla condivisione, al-
la reciproca comprensione, al miglioramento delle condizioni di vita, ecc.
Come vede il futuro dell'India e dei giovani della sua nazione?
L'India è un esempio - e lo sarà anche in futuro - di democrazia nel
concetto e nell'attuazione. Una nazione tanto vasta per il numero di
abitanti oltre che per il territorio e con uno sviluppo economico sor-
prendente sarà protagonista nel consesso delle Nazioni. Non è cosa da
poco governare un miliardo e 300 milioni di persone. lo sono sicuro
che l'India avrà un futuro brillante. I giovani indiani hanno grandi
aspirazioni. Le loro energie e il loro talento sono un vero portento e
una sorpresa per gli occidentali. Essi desiderano che la loro patria si
sviluppi e conti sempre di più.
FOCUS
CATHERINE
Catherine appartiene alla clas-
se medio bassa del Kenia. La
famiglia non è ricca ma riesce
ad andare avanti grazie alla col-
laborazione di tutti i suoi mem-
bri. Vivono in campagna. Lei è
l'ultima di 6 figi.i. La tribù cui
appartiene si chiama Kisii ed è
composta prevalentemente da
agricoltori. Vive in un villaggio
di nome Mutuino. In biblioteca
legge solo libri scolastici, non
può perdere tempo con i roman-
zi. Ama la musica, don Vittorio
gliela insegna (lei per venire a
lezione si fa circa 25 km tra an-
data e ritorno tutte le volte che
può, a volte per suonare anche
solo mezz'ora). Ha tre sogni,
Catherine: vuole diventare dot-
tore per poter aiutare le persone,
e le piacerebbe lavorare negli
slum, dove le condizioni di vita
sono tenibili. Un altro sogno è
diventare molto brava con il
piano e magari dare concerti. Il
terzo è più complicato, ma rive-
la il suo senso di giustizia: so-
gna per il suo paese che finisca
la corruzione, il primo ostacolo
allo sviluppo e che la piaga de-
gli slum scompaia e spera che il
futuro doni alla sua terra delle
buone strade, elettJ.icità per tutti,
acqua in tutte le case e la possi-
bilità di studiare davvero per
tutti. Intanto nel tempo I.ibero
cura i dintorni di casa, si occupa
di portare l'acqua, sb1iga le fac-
cende domestiche, va a fare la
spesa... (S. F. Tollu)
BS SETTEMBRE 2006

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C ,M,P.
NEL PROSSIMO NUMERO
CHIESA
di Carlo Di Cieco
Cooperatori : la svolta
MISSIONI
-
di Teresia Bosco
I
c.
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Lo chiamarono Francisco
(.)
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E
CASA NOSTRA
di Teresa Marocco
Una storia che ha dell'incredibile
SFIDE ETICHE
di Gianni Russo
La lunga vita delle falsità