Bollettino_Salesiano_200603

Bollettino_Salesiano_200603

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Mensile - Anno CXXX - nr. 3
Poste llat,ane S.p.A. Spedizione in A.P. - D.L 353/2003
( ~. _in L 27/02/2004 n. 46) art. I, comma 2, DC1 PD
Speclwone nr. 3/2006
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NIL 1877
FIGLI, VIVA D'AMORE
SINTESI
(pag. 2)
VOLONTARI
SI DIVENTA
(pag. 18)
S'INCONTRANO
ovuNauE
(pag. 28)

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I- 150 - MAMMA MARGHERITA - 150
di Pascual Chévez Villanueva
FAMIGLIA
ULLA DELLA VITA
FIGLI
SINTESI VIVA D'AMORE
L'amore coniugale non può "esaurirsi" all'interno della coppia,
cerca un'ulteriore realizzazione nella realtà del figlio, "riflesso
vivente del loro amore, segno permanente dell'unità coniugale,
sintesi viva e inseparabile del padre e della madre" (FC 14).
11timore di pro-
creare, la mo-
da di procra-
stinare la conce-
zione di un figlio
o addirittura la ri-
nuncia a con -
cepirlo sono at-
teggi amenti
contrari alla pie-
na espressione dell'amo-
re coniugale e portano in sé il germe
della frustrazione. Comportamenti di
questa natura impediscono il pieno
sviluppo dell'amore degli sposi, ai
quali Dio ha affidato la missione di
trasmettere la vita. .. anche se la
scienza può offrire la possibilità di far-
lo di modo alternativo e per altre vie;
non è, infatti, l'etica il criterio ispirato-
re dei suoi comportamenti. Nella vi-
Lui e lei... uniti dall"'Amore"
nell ' amore.
MARZO 2006 BS
sione cristiana non ha senso parlare
di modelli nei quali non si rispettino
l'originaria dualità uomo/donna e la
comunicazione sessuale/affettiva che
è alla base della generazione della
persona. Solo il loro amore vicende-
vole può offrire il clima adeguato per
accogliere un nuovo essere umano.
L'esistenza di una vita introduce una
nuova realtà che viene ad arricchire il
rapporto familiare . Lungi da essere
un fattore destabilizzante, è apporta-
trice di un modo più intenso e arric-
chente di vivere in famiglia, foriero di
responsabilità condivise e chiamato a
consolidare l'amore. Anche i figli già
nati devono accogliere con gioia la
nuova vita sbocciata dall'amore dei
genitori.
I figli vanno amati. Nell'amore
essi trovano l'energia che rende pos-
sibile la loro esistenza. Il figlio chiede
l'accompagnamento della famiglia
che lo ha generato per raggiungere
lo sviluppo fisico , ma anche intellet-
tuale e spirituale. L'amore coniugale
è, per sua natura, ordinato alla pro-
creazione e all'educazione dei figli.
Ai genitori spetta perciò il compito
primario di educare la prole preoccu-
pandosi del loro sostentamento, e
curando la "qualità" um€}na e cristia-
na del loro sviluppo. E importante
che essi s'interroghino su quale pro-
getto di vita potrebbe essere valido
per i figli , in una società in cui il suc-
cesso e il fallimento si misurano su
parametri economici imposti dalle
esigenze di una fredda concorrenza.
Ma i figli non sono proprietà esclusi-
va dei genitori ; essi sono chiamati a
essere responsabili della loro vita e
architetti del loro destino in una
società complessa in cui i rapporti
trascendono la famiglia. Non di rado ,
proprio su questo terreno sorgono
conflitti che sgretolano la compattez-
za delle famigl ie. Come conciliare il
diritto dei figli a realizzarsi in libertà
con la responsabilità dei genitori di
accompagnarli nel loro processo di
maturazione?
Una delle raffigurazioni più sim-
patiche ritrae Don Bosco adole-
scente che si destreggia in equili-
brio su una corda; immagine para-
digmatica: fare i genitori è come
camminare su una corda , sospesi
tra terra e cielo , tra vita quotidiana
e sogni. Rende bene la tensione e
l'attenzione necessarie per non
cadere , poiché il punto d'equilibrio
continua a variare. Solo da un
buon equilibrio educativo nasce
una persona equilibrata. L'educa-
zione è una sfida che mira a dona-
re ai figli autonomia e identità: essi
devono imparare a vivere fuori ri-
manendo dentro la famiglia. Con-
corrono alla crescita un mix di
ingredienti da dosare con attenzio-
ne perché l'equilibrio regga : liber-
tà/limiti, fiducia/controllo , necessa-
rio/superfluo, attività/riposo, lega-
me/separazione, permissività/intran-
sigenza, ecc. Si tratta di capire
quando è giusto dare sostegno e
aiuto, e quando è importante che i
figli se la cavino da soli. Ogni mo-
mento è nuovo e ciò che era ne-
cessario ieri può non esserlo oggi .
In campo educativo è basilare la

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flessibilità . Tutto senza mai uscire
dalla loro vita: essi hanno bisogno
di sostegno e guida, finché non
sono in grado di autoregolarsi.
Camminare sulla corda richiede
sforzo e attenzione, per questo a quei
teneri equilibristi che sono i genitori
occorrono forza interiore e solidità di
coppia. Il premio è proporzionato: l'ar-
monia della famiglia. Per la crescita
di un bambino sono fondamentali i
genitori: saranno sabbia o roccia?
(Mt 7,24-27). Da ciò dipende il futuro .
La famiglia è un nucleo affettivo pri-
mordiale ed educa in quanto tale : è
come l'acqua per i pesci, l'aria per gli
uccelli, l'ossigeno per respirare. Pri-
ma viene la coppia : molti genitori non
si occupano dei figli perché non si
occupano di se stessi. La legge delle
priorità è inesorabile : avere una buo-
na famiglia significa collocarla «pri-
ma», del lavoro e della carriera. Il
culmine dell'evangelizzazione è «da-
re la vita». La famiglia deve proget-
tarsi : decidere «prima» che tipo di fa-
miglia essere. E importante che i
genitori abbiano un progetto per
un figlio , delle idee sul suo sviluppo
~ gli indichino delle strade possibili.
E difficile per una persona che cre-
sce e che conosce ancora poco del
mondo costruirsi come individuo au-
tonomo, se nessuno gli prospetta
delle possibilità e delle strategie di
comportamento non soltanto in rap-
porto alle proprie esigenze ma anche
in rapporto alle esigenze della fami-
glia, del gruppo, della comunità. E la
prima tecnica da usare per tutto que-
sto è offrire un modello da seguire,
oltre a parlare, spiegare, ed essere
molto concreti.
I Anche i figli già nati devono
accogliere con gioia la nuova vita
sbocciata dall'amore dei genitori.
Marzo 2006
Anno CXXX
Numero 3
In copertina:
Non esistono solo
i drop ou t della scuola.
Purtroppo. Basti pensa re
ai drop out del l'affetto,
e ai drop out della Ch iesa,
frutt i in qualche modo
cli questa nostra mal gestita
post-modernità ...
Foto: Cipriano Demarie
Mensi le di informazione
e cu ltura reli giosa ed ito
da ll a Congregaz ione Sa les iana
d i San G iova nni Bosco
Dircllore:
GIANCARLO MANIERI
- CHIESA
12 I Benedetti prima di Benedetto (5)
di Silvano Stracca
- G10VANI
14 Drop out tre volte
- vOLONTARIATO
18 Volontari... si diventa
di Eriman/Lovera
di Marco Pappalardo
- VIAGGI
20 S'incontrano ovunque
di Giancarlo Manieri
- INSERTO CULTURA
23 Don Bosco Kiad6
- FMA
28 Mamme per l'Africa
di Janos Szoke
di Graziella Curti
RusRICHE
2 // Rettor Maggiore - 4 Il punto giovani - 6 Lettere al Direttore - 8 In Italia & nel
Mondo - 11 Osservatorio - 16 Box - 17 Zoom - 22 Lettera ai giovani - 27 Bagliori -
30 Libri - 32 On Line - 34 Come Don Bosco - 36 Arte sacra - 37 Laetare et beneface-
re... - 38 Sfide etiche - 40 Dibattiti - 41 Varia - 42 I nostri morti - 43 Il mese -
44 Prima pagina - 45 Relax - 46 I nostri santi - 47 In primo piano/Focus
Redazione : Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni • Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori : Severino Cagnin - Ernesto Gattoni
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Enrico dal Cavolo
Carlo Di Cieco - Bruno Ferrere - Cesare Lo Monaco
Kf;r~~~~~n~~~u~ci~rGl~~~Y~~fs~ ~~;b!~~ ~~~~J)!~io
Fabio Sandroni · Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione: Pier Bertene
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Edizione Cooperatori: Utticio Nazionale, Via Marsala 42
00185 Roma . Tel. (06) 44.60.945.
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più di quelle in cui operano i salesiani.
Periodica Italiana
BS MARZO 2006

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di Carlo Di Cieco
SEGNALI DI ES D
Preferiremmo giovani in festa invece che giovani in protesta.
Invece la festa - che amiamo - sembra scemare
e la protesta montare ...
Dai giovani sono partiti di recente
segnali insistenti che dicono
maturo il tempo di uscire da certi
modelli sociali. Le ragioni della
sicurezza, divenuto il nuovo verbo della
politica mondiale, possono a volte
interessare solo parti di popolazioni che
si sentono garantite e, allora, difendere
la sicurezza si identifica con la difesa di
un sistema di privilegi e di opportunità
sociali per pochi e non per tutti. Si crea
a questo punto una situazione di
lacerazione di quel principio supremo
della convivenza che la Dottrina sociale
della Chiesa chiama il bene comune.
Le antenne più sensibili di questo
genere di disagio sono in genere i
giovani .
O I giovani sono , infatti, tra i primi
soggetti sociali colpiti dalle politiche
della disuguaglianza. Una sicurezza
che si spacciasse per difesa della vita e
dei beni di tutti , ma venisse percepita
come difesa dell'ingiustizia o di
opportunità disuguali, provocherebbe
inevitabilmente l'i[)differenza, quando
non la reazione. E strano: quasi mai o
solo in ritardo e, sembrerebbe, perfino
a malincuore, si prendono in
considerazione le ragioni della collera
giovanile. A questo punto, non è forse
lecito pensare che quella collera possa
rappresentare un'avanguardia intorno a
cui si aggrega la forza di esprimere la
protesta sociale? La storia c'insegna
che spesso _sono i giovani a dare fuoco
alle micce . E accaduto in Francia in
forma clamorosa. Mentre i governi più
forti dell'Occidente si sono tuffati senza
indugi nella lotta al terrorismo islamico,
varando leggi restrittive delle libertà
democratiche e investendo maggiori
risorse in armi e logistiche preventive, i
giovani hanno lanciato e stanno
lanciando ripetuti segnali di disagio
sociale.
O In assenza di una sensibilità politica
e di una altrettanto capacità di lettura
del disagio di uguale zelo di quello
profuso nelle teorie e tecniche di
repressione del terrorismo, le cause del
disagio sociale crescono fino a
esplodere. La fatica con cui i governi si
pongono in ascolto del disagio sociale
in genere e di quello giovanile in
particolare trova conferma nella
MARZO 2006 BS
risposta che solitamente essi danno
alla protesta sociale. Se ne fa
immediatamente una questione di
ordine pubblico... e si ricorre
massicciamente all'impiego di reparti
speciali p~r bloccare la scomoda
protesta. E la medicina giusta? Ne
dubitiamo. Occorre imparare a leggere i
segnali provenienti dalle spie del
disagio sociale. I giovani parlano eon la
loro vita, il loro modo di comportarsi, di
aggregarsi, di condividere e di
protestare e mandano segnali alla
società. L'azione d'intelligence non
deve puntare a colpire prima, ma a
captare le cause del disagio.
Se non esiste dialogo sociale con i
giovani, si perdono le fila di un
ragionamento in grado di leggere la
qualità complessiva delle nostre
società. Ci sono dei momenti speciali
in cui i giovani rispondono con dei
segnali che indicano una situazione
che rischia di degenerare o di marcire.
Allora è tempo di cambiare
rapidamente prima che le misure
siano colme .
Il Sud, per esempio, ha dato molti
segnali di questo genere. I giovani
meridionali vivono una condizione che
sembra senza speranza. La
disoccupazione è altissima. Essa
genera la spinta a emigrare o a
considerare normale l'entrata nei circuiti
della criminalità organizzata, quale via
per risolvere la mancanza di lavoro. I
giovani di Locri hanno mandato segnali
forti di questa condizione di disagio. Se
ci si ferma all'elogio della loro voglia di
combattere la mafia, lasciando i
meccanismi sociali come sono,
potremmo ritrovarci con esplosioni
violente. I giovani hanno lanciato con
coraggio segnali chiarissimi . Essi
vogliono essere attori del loro riscatto;
vogliono lavoro e dignità. Ma dare
lavoro in una condizione di•degrado
significa cambiare radicalmente le
priorità delle politiche nazionali. Da
Locri e da tutto il Meridione, giungono
segnali alla politica perché
s'imbocchino vie nuove. La possibile
collera dei giovani segnala che i tempi
sono maturi per iniziare grandi esodi
verso una cultura e un'amministrazione
della politica e dell'economia altre
rispetto al passato e al presente. O

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~
JTERE AL DIRETTORE
bimbi inglesi. I Pokémon so- ri, l'iniquo sfruttamento delle più o meno prezioso, statue,
no un grande gioco, ma so- risorse altrui, l'inverecondo suppellettili liturgiche, ecc.)
prattutto un grande business. abuso sessuale, il diabolico sono frutto di donazioni. Co-
OK! Cara signora, occorre traffico di bambini, l'abomi- me dire che non appartengo-
non dimenticare che i ragazzi nevole tratta delle donne e no al parroco della catte-
vanno educati anche al gioco via continuando per pagine e drale, né al vescovo della
e nel gioco. L'inventore, il si- pagine) non si trasforma in diocesi, né al Papa di Roma.
gnor Satoshi, è diventato mi- giustizia con una somma di Sono della Chiesa, cioè del
liardario, come e forse più denaro, per quanto enorme! popolo di Dio, dunque inalie-
della Rowling, e non so se gli Quella della tua prof è un 'i- nabili, tanto più che si tratta
,
interessi molto l'aspetto edu- dea semplicemente inqualifi- generalmente di beni artistici.
OKEMON. Egregio cativo. Ma a noi sì!
cabile per un 'insegnante. E, buon ultimo, ma è un'en-
Direttore [... ], ho notato
Non mi pare molto adatta a nesima ripetizione, se c'è
che lei è critico con Harry
l't'J Potter. E allora Halloween? E
Q allora i Pokémon? [... ]. (2)
ENDERE LA 51511-
NA! Caro Direttore, so-
no uno studente di 18 anni e
Vilma, Modeiia frequento il liceo classico in
fare il mestiere che fa se que-
ste sono le sue direttrici di
marcia. È infantile pretende-
re di risolvere i problemi del
mondo vendendo ( ?) la Cap-
un'istituzione che lavora e
lotta, spende e muore per i
poveri, questa è la Chiesa che
ai poveri ha dato e continua a
dare i suoi figli migliori!
Cara signora Vilma, continuo
con i Pokémon la riflessione
iniziata un mese fa con Hal-
provincia di Catania. [... ]. Di-
ce la mia professoressa che
dobbiamo vergognarci se pen-
D pella Sistina. Perché non le è
venuto in mente che, rinun-
ciando a costruire qualche
L PIL. Gentile direttore, sic-
loween. Già il vocabolo dice siamo di risolvere un enorme "aereo invisibile", e/o qual- come a casa inia durante la
parecchio. Viene dall'inglese problema quale quello della che "nave nucleare" da guer- cena si vede obbligatoriamen-
(tanto per cambiare) "pocket povertà con l'elemosina... e ra - aggeggi che bisogna au- te il TG e guai a cambiare,
monster", mostri tascabili. continua: "Neanche la Chiesa gurarsi che arrugginiscano sento tante volte parlare del
Ma sono di origine Giappo- se ne importa! Se io fossi Pa- pacificamente nei loro han- pii, e ho chiesto a papà che mi
nese. Infatti, quei brutti esse- pa venderei la cappella Sisti- gar perché se si mettono in ha detto che non è cosa per
rini (qualche simpatia può na e farei qualche cosa di moto è la fine - si ricavereb- me e che ci capiscono poco
destarla Picachu), sono un concreto!" Numerose volte vie- bero somme da capogiro (e anche i grandi . La cosa mi ha
misto di animali, vegetali, mi- ne deprecata in classe la ric- sarebbe un triplo beneficio: incuriosito e mi è parsa un po '
nerali... cui danno la caccia chezza della Chiesa[...].
prima di tutto per chi non le strana. La nonna mi ha detto
due bambini e una bambina
(si tratta sostanzialmente di
Salvatore, Catania
fabbrica, in secondo luogo
per chi riceve i soldi rispar-
che non ci capisce ma il BS,
cui è abbonata da 30 anni, po-
un gioco). I nomi sono brutti A chi la venderebbe la Cap- miati, e infine per il mondo teva darmi una spiegazione
(Kadabra, Drowree... ) e le pella Sistina la tua prof?... A intero che può contare su facile. [... ] Davvero questo
immagini peggio. C'è di tutto Bill Gate ?... E pensi che lui qualche arma micidiale in pil è così tanto difficile?
un po': si clonano, si trasfor- se la porterebbe in America e meno e nutrire qualche spe-
mano, si evolvono... Molto si la esporrebbe in un Museo ranza di sopravvivenza in
Marco, III media
gioca sulla "volontà di poten- magari appositamente co- più). Ma c'è un'altra cosa Caro Marco,
za" a scapito dei più deboli struito: "Museo della Cap- che non capisco: per qual ra- È vero a metà. Il PIL (Pro-
(e anche questo non è un bel- pella" ? Sarebbe proprio una gione investire la Chiesa dei dotto Interno Lordo) non è
i'insegnamento). Di umano cappella, cioè una topica problemi dell'economia mon- difficile da capire, è difficile
mi pare che ci sia ben poco, questa strampalata idea della diale, snaturandone così la da calcolare. Sì, perché si
per non dire niente. La vita tua insegnante. Provo a darti missione? Cristo ha detto: tratta di calcoli complicati
dei pupazzetti si riduce a una qualche dritta. 1) I beni arti- "Andate in tutto il mondo e che abbisognano di formule
lotta senza esclusione di colpi stici del calibro della Cappel- predicate il Vangelo ". Non matematiche altrettanto com-
e senza alcuna umanità. Vige la Sistina sono beni dell' U- mi risulta che abbia detto: plicate che anch 'io non ma-
la legge del più forte. Punto e manità.. . e sono invendibili; "Sanate le economie disa- stico! Cerco di trovare le pa-
basta. Insomma un magnifico 2) Anche se il Vaticano aves- strate!". Il vecchio effato "a role più stupide per dirti che
insegnamento per i nostri se la malsana idea di vender- ciascuno il suo mestiere", mi cos'è questa bestia nera dei
pargoli! Non pochi sono i ri- la e ne ricevesse una cifra pare ancora valido. Nella tua governi non solo italiani. Il
ferimenti magici o che si ispi- enorme... nessuna cifra ba- prof probabilmente sussiste PIL è il valore di tutto quello
rano alle antiche religioni sterebbe a risolvere il proble- una sottile (sottile?) vena di che è stato prodotto in una
pagane. Figurine, videogio- ma fame, o il problema AIDS, sciocco anticlericalismo. Ho nazione in un anno. Attenzio-
chi, cartoni animati fanno la o il problema rifiuti tossici, o già scritto più di una volta ne si parla di tutto: le case, le
gioia dei bambini e la felicità il problema della droga... proprio in queste colonne sul- strade, le auto, i computer, i
della "Wizards of the Coast", Non è questione di soldi, la presunta ricchezza della gelati, i dvd, le scarpe, i libri,
la società commercializzatri- di iniziative singole. È que- Chiesa. Declino perciò l'invi- i gadget, i vestiti, i "ciuccet-
ce. Sono così innocui che stione di testa, di cultura, di to a reiterare l'intervento. Ti ti" dei bimbi, le telefonate al
qualche anno fa, in Giappo- "metànoia", e soprattutto è faccio solo notare che le cellulare... proprio tutto di
ne, i mostriciattoli hanno pro- una questione internazionale. grandi cattedrali sono state tutto. Allora calcolare il PIL
vocato ricoveri di bambini L'ingiustizia (l'ingiusta di- finanziate dal popolo, e i te- italiano vuol dire calcolare
per "crisi epilettiche" (P. stribuzione delle ricchezze, la sori che custodiscono (calici, quanta ricchezza ha prodotto
Schreiber - 2001 ), e incubi in vergognosa rapina dei pove- pianete, pastorali, vasellarne l 'Italia in un anno. Come si
MARZO 2006 BS

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~
L (1,, .
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7
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fa? Non chiederlo a me! E truffare come deficienti. E se
comunque sappi che dal PIL siete in gamba, provate a far
dipendono un sacco di cose loro capire che con l'aria che
che influiscono sui governi, e tira certe cose è meglio scri-
sulle persone.
verle sulla sabbia piuttosto
D che sulla carne! E, sia chiaro,
non approvo nemmeno l'im-
DEOGRAMMI CINE- peto religioso di quella sim-
SI. Caro direttore, mia fi - patica ragazzina che s'è fatta
glia s'è fatta tatuare un ideo- venire l'uzzolo di farsi tatua-
gramma cinese, un detto di re la faccia di Cristo su una
Confucio - diceva - sulla sag- natica. Mi astengo da com-
gezza: "sbagliare e non cor- menti; è meglio!
reggersi questo è sbagliare".
Ma è venuta a sapere che quel
U tatuaggio significa invece una t:'2coME ZAPPING.
parolaccia che non le posso
Carissimo dir. [. . .] una
scrivere. [...] Ora vuol farselo preoccupazione mi assilla. A
cancellare e... costa un oc- casa il monitor della TV è
chio!
sempre acceso da mane a sera
Fabiola, Milano e spesso anche di notte: ce
Cara Signora, non so che dir-
le ... Rubo un'espressione al
giornalista Vittorio Zucconi
con il quale sento di concor-
dare in pieno. Egli ha infatti
scritto qualcosa (non ricordo
più dove) a proposito di que-
sta mania del tattoo, definen-
dola "l'infinita capacità uma-
na di commettere stupidaggi-
l'abbiamo in tutte le stanze la
TV [... ] Non possiamo farne
a meno. Però, si vedono certi
programmacci... Un amico psi-
cologo dice di non preoccu-
parsi, perché c'è lo zapping
che salva [... ] Mi sa che fare
zapping cambia poco. Lei che
ne dice?
Peppina, Ancona
ni". Tutto il catalogo delle Gentile Signora,
sconfitte umane è scritto sulla La "scatoletta prodigio" che
pelle di quelle persone che dovrebbe salvare il teleutente
vanno dal dermatologo per dalla noia, o dalla spazzatura
farsi cancellare dalla cute di programmi indesiderati non
quello che difficilmente po- salva niente: il telecomando
tranno cancellare dal cuore! non è una panacea. L'unica li-
Certi sbagli purtroppo si pa- bertà che permette è quella di
gano. Così, c'è ormai un 'infi- rimanere incollati allo scher-
nita letteratura al riguardo: mo per delle ore a fare zap-
casi di giovani d 'ambo i sessi ping come degli imbecilli. .. la
che si fanno tatuare "tuo/a qual cosa non si chiama li-
per sempre", "amore eter- bertà, ma nevrosi. Lo zapping,
no"; "intrecciati come l'ede- dunque, cara signora, . non
ra", e via di questo passo... consente il dominio del mezzo,
(alcune scritte è meglio non bensì il dominio del mezzo...
citarle. .. come quella di sua dove, come avrà capito, nella
figlia!), e poi dopo qualche prima affermazione il mezzo è
mese o al massimo qualche l'oggetto, nella seconda è il
anno, quando l'infatuazione è soggetto.
cessata e/o la luna di miele Qualche tempo fa con una
tramontata, allora si sente il certa enfasi si proclamava che
bisogno opprimente di corre- il "villaggio globale", avreb-
re ai ripari con il laser, di be risolto i problemi di tutti e
cancellare la menzogna inci- tutti i problemi. L'infatuazio-
sa sul corpo. I costi materiali ne, però, è durata poco, con
equivalgono a una stangata, buona pace di Mc Luhan: il
quelli morali non sono quan- suo "global village" non ha
tificabili. Beh, cari genitori, consegnato una casa a tutti,
datevi da fare, per quanto po- come sembrava promettere, in
tete, cercando almeno che i compenso ha consegnato un
vostri rampolli non si lascino televisore a tutti. (Anche in
mezzo alla foresta ne ho visti
accesi in miserrime capanne).
Allora? Molto dipende dalla
saggezza dei telespettatori, ol-
tre che dalla capacità educati-
va di genitori, professori, ani-
matori, ecc. Altra via non c'è,
all'infuori della propria per-
sonale scelta di spegnere.
Forse è bene, signora, che ci
diciamo chiaro e tondo che il
potere del piccolo schermo va
oltre quanto pensiamo. Dice
A. Contri, che essa "determi-
na i riti e i miti, alimenta il
mercato, crea linguaggi, pla-
sma l'ethos dei popoli", for-
ma la psicologia della gen-
te... Difronte allo sfascio psi-
cologico e spesso morale dei
nostri ragazzi, si può magari
giocare al rimpallo delle re-
sponsabilità: i genitori danno
la colpa ai prof, i prof ai poli-
tici, i politici agli educatori,
gli educatori alla pubblicità,
la pubblicità al mercato...
Occorre che ciascuno si assu-
ma le proprie responsabilità.
In toto. E sul rispetto delle re-
gole vigili lo Stato.
Non è così semplice, ma non
conosco altra via... Molte
delle sconfitte in campo edu-
cativo dipendono da quella
che Contri chiama "l'insoste-
nibile leggerezza qualitati-
va". Certamente la battaglia
non sarà facile, se è vero quel
che scriveva Emest No/te:
"La scienza della comunica-
zione televisiva è al tempo
stesso la più umana e la più
impossibile delle scienze".
Beh, a ciascuno la sua batta-
glia.! Buon lavoro, cara Si-
gnora..
Non ci è stato possibile pub-
blicare tutte le lettere perve-
nute in redazione. Ce ne
scusiamo. Provvederemo_ a
suo tempo alla pubblicazio-
ne o alla risposta personale.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
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BS MARZO 2006

1.8 Page 8

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SIERRA LEONE,
AFRICA
SMALL
IS BEA UTIFUL
ANGOLA
UN LIBRO
PRO MISSIONI
Il bel volume racconta la sto-
ria di una Angola poco nota,
dove i segn i della guerra civi-
le diventano monumenti alla
memoria: dalla colonizzazio-
ne alle vicissitudini del con-
flitto, al giornalistico raccon-
to di A. Ferrari che narra sen-
za far trapelare i sentimenti.
Ma c' è un altro racconto,
quello narrato dalle foto, fatto
di emozioni , dove la miseria
si sta radicalizzando e la spe-
ranza muore. Come può un
paese straricco essere allo stes-
so tempo strapovero? Foto e
scritto rispondono. In Angola,
si è impegnati 24 ore su 24 a
trovare il modo di sopravvi-
vere. Una vecchia filastrocca
da bambini mma di un'ape che
Litiga con un fiore, anabbiatis-
simo perché l'ape gli ruba
sempre il nettare. L'insetto si
giustifica: "Sono un'operaia
della primavera I e tutto il
giorno faccio miele e cera I Ai
bimbi piace tanto il miele mio I
e la cera che arde piace a Dio
I Se quel che abbiamo non dia-
mo con cuore I che cosa dire-
mo al Signore ?". "Prendi quel
che vuoi, rispose il fiore I mi
hai insegnato che cos 'è l'amo-
re". Il libro è un aiuto, piccolo
quanto si voglia, per l' Ango-
la della miseria, una goccia di
speranza che l'associazione
LumbeLumbe Onlus, che l'ha
voluto, intende offrire, senza
indicame il prezzo, perché sia
ciascuno a decidere quello che
può dare per alimentare la spe-
ranza. info @lumbelumbe.org
"Piccolo è bello". I salesiani
della Siena Leone hanno mes-
so alla prova il detto, costruen-
do una scuola di sole tre aule,
ma grandi abbastanza da con-
tenere più di 50 alunni ciascu-
na. Un lusso in Africa. La Ma-
ma Mary Seconda,y School,
di cui stiamo parlando, è gesti-
ta da due cooperatori salesia-
ni: il preside, Patrick Kelfala
Olanson Mansaray e il vice,
Peter Mustapha. Alle 8,30 di
ogni mattina radunano gli
alunni per la preghiera, il can-
to, l'ascolto della Parola, an-
che se la maggior parte degli
studenti sono musulmani. Una
piccola scuola per una grande
Af1ica. Il missionaiio sa che
piccole scuole si gestiscono
bene, gli allievi si seguono
e. .. si fairno studiare, mentre
scuole con 150/200 alunni per
classe insegnano poco o nulla.
mengonsdb @yahoo.com
PRATO, ITALIA
Andrea Baldini, dell'orat01io
salesiano di Prato, è il nuovo
coordinatore del Movimento
Giovanile Salesiano d'Europa.
Nato nel 1974, è laureato in in-
gegneria elettronica. Spesso al-
l' estero fin da ragazzo, l'orato-
rio diventa il punto di riferi-
mento de!Ja sua crescita umana
e spirituale. Nel 1998 viene
eletto a!Ja Segreteria ispettoria-
le. Nel 2000 è alla Consulta
nazionale. Il 2005, nel mese di
gennaio, inizia la sua esperien-
za nella Segreteria italiana del
MGS. Il 31 gennaio pronuncia
la sua Promessa di Cooperato-
re salesiano. Paitecipa, come
organizzatore, alla GMG di
Colonia (vedi foto) e il 27 no-
vembre a lui viene assegnato il
compito di coordinare l'anima-
zione del Movimento Giovani-
le Salesiano del continente.
MARZO 2006 BS
ROMA
DICONO
CHE NON C'È
L' ultima domenica di gennaio
si è celebrata la giornata mon-
diale dei lebbrosi . Perché la
Hanseniasi , come la chiama-
no oggi, esiste ancora: pare
che ogni giorno si ammalino
di questo morbo più di 1500
persone. Secondo gli ultimi
dati statistici , nel 2004 si so-
no avuti più di 400 mila nuo-
vi casi, mentre sono stati rag-
gi unti dal trattamento antileb-
bra solo 286 m.ila ammalati.
Dal che si evince che la ma-
lattia è in espansione. I sale-
siani gestiscono vaii grandi
lebbrosaii nel mondo. Basti
ricordare quello di Agua de
Dios che fu del beato don
Luigi Variara e quello di
Vyasarpadi , Chennai fondato
dal padre Mantovani.

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FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
TAPINI, PAPUA -
NUOVA GUINEA
Molti bambini , alunni dello
scorso anno, non sono stati ri-
scritti alla scuola perché i ge-
nitori non avevano 60 kina
(corrispondenti a 15 euro) per
pagare la retta annuale. Le
FMA stanno cercando di aiu-
tarli. Nel tempo libero, alcuni
ragazzi vengono a curare i fio-
ri, togliere le erbacce, coltiva-
re qualche ortaggio o trapian-
tare gli alberi di banana, rice-
vendo in cambio materiale
scolastico, sapone, cibo. A Ta-
pini molte scuole sono chiuse
perché non si trovano maestti:
nessu no è disposto ad andare a
insegnare in posti dove non ci
sono luce elett1ica mezzi
di comunicazione.
TUNISI, TUNISIA
WORLD SUMMIT
Novem bre 2005 : a Tunisi si è
svolto il 2° vertice mondiale
sulle società de ll ' informazio-
ne. Vi si sono iscritte circa 20
mila persone e vi han no preso
parte, oltre al segretario gene-
rale ONU, capi di Stato, min i-
stri, rappresentanti di ONG e
circa 2000 giorn alisti . Anc he
la Santa Sede aveva inviato il
suo rapp resentante. Era pre-
sente suor Giuseppina Terug-
gi, consigli era generale per la
CS delle FMA. L ' importanza
del sumnùt è palese: in una
società dell ' informazio ne è
essenziale darsi delle rego le
deontologiche, affinché le
tecnologie dell ' informazione
siano app licate per la costru-
zione di un mondo più giusto
e sicuro. "Ci tocca da vicino,
essendo educatori/trici, per-
ché l'educazione ai media è
fo ndamentale per un futuro di
pace e li bertà".
LA MILIZIA DELLA
REPUBBLICA DI SAN MARINO
La Milizia Uniformata è uno dei Corpi Militari più
significativi della Repubblica del Titano, composto
esclusivamente da personale volontario , che si
mette a disposizione dello Stato e delle Istituzioni,
svolgendo anche compiti che vanno al di là del
mero aspetto cerimoniale. Composto da 80 militi e
dallo scorso anno per la prima volta anche da una
donna, viene impegnatò in servizi di parata, sorve-
glianza e ordine pubblico.
È praticamente impossibile, per mancanza di
documenti storici , trovare una data alla quale far
risalire le origini della Milizia Sammarinese; esistono,
comunque, alcuni scritti che attestano di servizi svol-
ti dal Corpo risalenti al xiv secolo. Si tratta di un Cor-
po che negli anni ha subìto notevoli cambiamenti ,
nel numero dei componenti , nella struttura, nell'ar-
mamento e nel vestiario. All'inizio sprovvisto di una
vera e propria divisa, il milite si presentava con indu-
menti e armi proprie, e solo nel 1773 si inizia a tro-
vare traccia del basco. Oggi il Corpo ha tre tipi di
divise : l'Alta Uniforme, l'Uniforme da campo e l'U-
niforme d'Ordinanza, ognuna per particolari servizi,
ed è armata con moschetto e baionetta. Simbolo
tradizionale della Milizia è la granata con fiamma
ondulata, con due moschetti incrociati dietro la gra-
nata e la scritta "RSM" al centro della stessa.
La serie celebrativa della Milizia , disegnata da
Roberto Mauri . si compone -di quattro francobolli
da 0,36 , 0,62 , 0,45 e 1,50 , che propongono
rispettivamente: sottufficiale in alta uniforme sullo
sfondo della Terza Torre ; soldato in grande unifor-
me con moschetto sullo sfondo della Seconda
Torre ; ufficiale bandiera sullo sfondo del Palazzo
Pubblico ; ufficiale e soldato della banda militare
sullo sfondo della Prima Torre .
Per prenotazioni: Azienda Autonoma di Stato
Filatelica e Numismatica RSM, Piazza Garibaldi
n. 5 - 47890 Repubblica di San Marino -
te/. 0549.882370 - www.aasfn.sm
BS MARZO 2 006

1.10 Page 10

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l00annifa
BS Marzo 1906. A pagina 92 si ricorda
il 1° anniversario del "Circolo del Sacro
Cuore, della Parrocchia omonima al Castro
Pretorio" di Roma. Un esempio del fiorire
di gruppi di impegno cristiano nei primi anni
del secolo xx.
L.:ISOLA CHE NON C'È
Lo sappiamo, Don Bosco fa-
ceva teatro per educare, era
un mezzo del suo sistema pe-
dagogico. Non era puro spet-
tacolo, concepiva spettaco-
li trash, tanto per intenderci.
I primi soci
del Circolo S. Cuore.
Il primo gennaio fu il I Anniversario della fondazio-
ne del Circolo Sacro Cuore, che venne celebrato so-
lennemente il giorno dell'Epifania e la seguente do-
menica, colla partecipazione di alcuni dei nostri Su-
periori maggiori. La festa fu riuscitissima sotto ogni
aspetto. Poco più d' una dozzina furono i primi soci
che ebbero la fortuna d' inaugurare la forte schiera
che ora ci si presenta di circa cinquanta giovani, i
quali più volte furono ammirati, con visibile com-
mozione, prender parte alle pubbliche funzioni della
parrocchia e dare pubblica testimonianza del loro
carattere cristiano, come suol dirsi, d'un pezzo solo.
Sono giovani universitari, liceisti , studenti, impiega-
ti , operai, ed anche militari, tutti uniti in fraterno
vincolo col solo pensiero di far del bene, di fortifi-
carsi nelle lotte sante di Dio in favore della Chiesa,
della Patria, della società tutta. Piccolo manipolo an-
cora sì, ma nel cui cuore arde la vita ardimentosa di
mille, al qual numero non disperano d ' arrivare se
non mancherà loro l'aiuto e l' appoggio degli amanti
del bene.
Il comodo locale loro assegnato dai Superiori del-
l' Ospizio del S. Cuore si fe ' sentire ben presto angu-
sto, e con enorme sacrifizio, ma di gran buon animo
pel bene che si vede operarsi, si è loro concesso al-
tro locale ancora, costruendo una sala sufficiente-
mente capace di adunarsi in assemblea generale.
Il numero cresce sempre più ... ma purtroppo le pa-
reti non dànno segno di voler anch ' esse allargarsi ...
IO TI DARÒ
LA MAESTRA
Frutto di attenta e lunga ricer-
ca, il volume raccoglie gli in-
terventi al Convegno mariano
internazionale organizzato dal-
la Pontificia Facoltà di Scien-
ze dell' educazione Auxilium,
svoltosi a Roma nel dicembre
2004. È una prima risposta al-
la domanda che da sempre in-
terpella educatori ed educatri-
ci secondo don Bosco: "Co-
me educare alla scuola di Ma-
ria? In che senso riteniamo
La tradizione continua: la
Good Company, composta da
giovani provenienti da varie
città e diretta dal salesiano
don Cesare Orfini, ha realiz-
zato "L'isola che non c'è",
musical "fatto in casa" a più
mani: di Orfini, Piastrellini,
Gioacchini i testi, di Angelini
le musiche. Non sono nuovi a
queste cose e anche stavolta
hanno fatto centro.
l' Ausiliatrice Madre e Mae-
stra?". Oltre ai contributi del-
le docenti FMA, frutto di un
percorso interdisciplinare, gli
Atti raccolgono gli interventi
di qualificati relatori. Il co-
raggio di educare alla scuola
di Maria di M. Dosio; M.
Gannon ; M.P. Manello; M.
Marchi (a cura); edito dalla
LAS-Roma con cd allegato.
MARZO 2006 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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OSSERVATORIO
Redazionale
LA LUNGA VIA
DI MASERAY
Ha una gran voglia di
vivere Maseray. L'aiu-
to di chi le ha volu-
to bene e di tanti scono-
Ne parlammo in "OSSERVATORIO"
dell'aprile 2005, in questa stessa rubrica.
Da allora sono state molte le vicende
degenti. Una maestra, sua
vicina di letto nella stan-
zetta d'ospedale l'ha ini-
ziata all 'italiano . Ora Ma-
sciuti l'ha portata nel no- che l'hanno interessata. Maserey è in Italia, seray capisce quel che le
stro Paese . Gli specialisti
del Fatebenefratelli dell ' I-
sola Tiberina di Roma han-
no fatto miracoli. .. Ma de-
dove ha subìto quattro difficili operazioni
per "ricostruirsi". Ma non è finita,
deve sconfiggere anche la sieropositività,
dicono e sorride, rispon-
dendo nella nostra lingua.
I suoi occhi continuano a
riempirsi di stupore: non
vono farne ancora: il calva-
rio della ragazza della
e la burocrazia ...
ha mai avuto tanti che
s'interessano a lei. E so-
Sierra Leone , trovata in
gna.. . Sogna un futuro: ha
condizioni fisiche e igieni-
deciso che, se tutto final-
che pietose, è destinato a
mente andrà per il verso
continuare: non è sempli-
giusto, diventerà infermie-
ce ricostruire ciò che l'im-
ra, perché è il mestiere
perizia, l'approssimazione,
che aiuta le persone a
la superstizione, l'abban-
guarire, che ridona spe-
dono hanno distrutto . E,
ranza a chi non l'ha più ,
purtroppo , un altro mostro
che lenisce il dolore di chi
è in agguato e deve esse-
soffre, che ridisegna il sor-
re debellato : la sua siero-
riso su volti dai quali era
positività, scoperta proprio
scomparso , che offre pa-
qui in Italia.
role di incoraggiamento a
chi è disperato ... Attende
Maseray ha gli occhi
pazientemente la guarigio-
spalancati sul mondo oc-
ne, e per la prima volta
cidentale per lei meravi -
comincia a credere di po-
glioso e sorprendente. Guar-
ter realizzare qualche bran-
da le strade di Roma prive
dello dei suoi desideri di
delle vorag ini che nel suo
ragazza. È intelligente,
Paese letteralmente le mangiano ; contempla i Maseray. Sa che il cammino è ancora lungo, che
ragazzi scorazzare all 'aperto , pieni di tutto ciò che quattro interventi non sono bastati , però adesso
lei non ha mai avuto, anzi mai neppure immaginato spera e questo è il regalo più bello che il dottor
che esistesse ; guarda i bambini che si divertono Putti, Simona, Marina e tanti altri le hanno fatto. O
con i loro cani ben pasciuti, lavati e trattati come se
fossero persone ; contempla le mamme che spingo-
no il passeggino del figlioletto che a lei, ragazza
madre , un destino crudele ha tolto per sempre;
scorge stupita i nonni, la mano nella mano dei
nipotini ... e gli scivoli , le altalene, i pattini . Ma
soprattutto l'attirano e le fanno tenerezza i loro stril-
li gioiosi ... Scenari nuovi , quasi da favola , per i
suoi occhi abituati a panorami che vuole dimentica-
re . "Maseray, vuoi tornare in Sierra Leone?". "No!",
è la risposta breve e decisa.
La sua semplice bontà e la sua triste vicenda
hanno conquistato medici e infermieri , volontari e
BS MARZO 2006

2.2 Page 12

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
CHIESA I "BENEDETTI"
PRIMA DI
"BENEDmO" (5)
di Silvano Stracca
Sono trascorsi trentacinque anni
dalla scomparsa di Benedetto
XII, terzo papa avignonese,
quando Gregorio XI, pure lui fran-
cese, accogliendo le instancabili sup-
pliche di Caterina da Siena, si deci-
de al "gran ritorno" della sede ponti-
ficia da Avignone a Roma, dove fa
solenne ingresso il 17 gennaio 1377
e dove muore improvvisamente po-
co più di un anno dopo.
Fra i cardinali che entrano in
conclave, tra i tumulti del popolo
dell'Urbe che urla: "Romano o ita-
liano lo volemo!" , c'è l'aragonese
Pedro de Luna. È tra i sostenitori
della rapida elezione di Urbano VI,
napoletano, ma pochi mesi dopo si
unisce ai cardinali francesi che
chiedono l'invalidazione della scelta
del nuovo Papa, perché fatta sotto
l'incubo dei moti popolari. Pedro
de Luna diventa così uno dei più
accesi fautori della successiva no-
mina dell'antipapa Clemente VII,
già consegnato alla storia da cardi-
nale come il "boia di Cesena" per
la carneficina di quattromila rivol-
tosi cesenati.
BENEDETTO Xlii
Clemente VII, che si stabilisce ad
Avignone, divide in due il mondo
cristiano, dando inizio al grande
scisma d' Occidente che si sarebbe
composto solo nel 1415, con il
Concilio di Costanza. L'antipapa
muore nel 1394 e gli succede con
il nome di Benedetto XIII proprio
Pedro de Luna, nonostante le forti
pressioni di Carlo VI sui cardinali
francesi perché venisse riconosciu-
to come papa legittimo Bonifacio
MARZO 2006 BS
IX, che era stato eletto a Roma per
ristabilire l'unità della Chiesa. Ma
Pedro de Luna riuscì lo stesso a con-
vincere i porporati a eleggerlo con la
promessa che avrebbe posto fine al-
lo scisma, anche abdicando se ne-
cessario. In realtà, Pedro de Luna,
per quasi vent'anni, si limitò a trat-
tare con Bonifacio IX e i suoi sue-
cessmi. Deposto una prima volta dal
Concilio di Pisa nel 1409, non si ar-
rese neppure quando venne chiama-
to a comparire davanti al Concilio di
Costanza, da cui venne nuovamente
deposto. Benedetto XIII trovò allora
rifugio sullo scoglio di Peniscola
nel mare di Valencia, seguito soltan-
to dai cardinali da lui stesso creati.
rimase ostinatamente sino alla
mo1te, avvenuta nel 1423, ricono-
sciuto sino alla fine da Scozia, Ca-
stiglia, Navaira e Aragona.
Com' era accaduto per l'altro an-
tipapa, Benedetto X, anche dopo

2.3 Page 13

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,................................•....................................................
Pedro de Luna il nome di Benedet-
to non viene più assunto da un
pontefice per lungo tempo. Tre se-
coli. Si dovrà, infatti, attendere la
fine di maggio del 1724 quando sa-
le sulla cattedra di Pietro il legitti-
mo Benedetto XIII. Al secolo
Pierfrancesco Orsini, settantacin-
quenne, nato a Gravina di Puglia,
ma appartenente alla nobile fami-
glia romana degli Orsini, da sem-
pre legata al soglio pontificio. En-
trato giovanissimo nell'Ordine dei
Domenicani, la sua appartenenza al
celebre casato gli facilitò la nomina
a cardinale a soli 23 anni. Per quasi
un quarantennio fu ar·civescovo di
Benevento, dedicandovisi intera-
mente soprattutto durante due rovi-
nosi terremoti.
IL CONCLAVE
Nel conclave del maggio 1724, il
favorito è il cardinale Paolucci, se-
gretario di stato degli ultimi due
Benedetto Xlii, card.
Pierfrancesco Orsini (1724-1730).
papi. Ma l'ambasciatore austriaco
irrpmpe nel "chiuso" dell' assem-
blea cardinalizia e pone il veto im-
periale. Si fa così strada la candi-
datura dell'arcivescovo di Bene-
vento, vecchio quanto bastava ai
sovrani europei perché non fosse
troppo energico. Su di lui, non
coinvolto negli interessi di parte,
convergono i voti dei cardinali
asburgici e borbonici, che si senti-
vano reciprocamente garantiti dalla
sua inesperienza politica.
Benedetto XIII - come scrisse il
cardinale Lambertini, il futuro Be-
nedetto XIV - "non aveva la mini-
ma idea di ciò che è governare".
Tali limiti si manifestarono soprat-
tutto nella sua azione in politica in-
terna. Fallirono infatti sia il suo ten-
tativo di riforma dello Stato della
Chiesa sia quello di una moderata
apertura verso il giansenismo, pro-
blema principale dell'epoca. L'at-
teggiamento conciliante del Papa
nelle controversie dottrinali aveva
acceso grandi speranze nei gianse-
nisti francesi, che auspicavano un
documento di indulgenza da parte
di Roma. Ma il pontefice si mosse
poco accortamente e suscitò nuove
apprensioni nella curia romana.
L' Orsini era un asceta, e seguitò
a esserlo da pontefice, non modifi-
cando il suo tenore di vita semplice
e quasi povero. A suo merito si
possono ascrivere il ritorno a una
più rigorosa disciplina ecclesiasti-
ca e il potenziamento delle attività
missionar·ie nelle Americhe e in
Asia. Con particolare fermezza si
Trinità dei Monti, la cui famosa
scalinata opera di Francesco
De Santis, composta di 138
gradini, fu inaugurata
da Benedetto Xlii nell'anno
giubilare 1725.
Lo scoglio di Peniscola,
in Spagna, presso Valencia.
pronunziò contro il lusso dei car-
dinali. La sua occupazione preferi-
ta era celebrare funzioni religiose e
consacrare chiese. Con inaudito
fervore indisse il Giubileo del
1725. Durante l'intero Anno Santo
si trasferì dal Quirinale in Vaticano
per scendere con più facilità in San
Pietro. Visitava con devozione le
basiliche spostandosi con modeste
carrozze. Promosse la devozione
dei santi, procedendo a numerose
canonizzazioni, tra cui quelle di
Giovanni della Croce e Luigi
Gonzaga. Durante il Giubileo fece
aprire la famosa scalinata di piazza
di Spagna. E nel clima di austerità
che volle per quell'anno a Roma,
abolì il gioco del lotto vedendo in
esso qualcosa di peccaminoso.
Roma, insomma, avrebbe dovuto
essere una città santa, ma così non
fu. "Una pubblica simonia regna og-
gi a Roma", annota severamente il
letterato francese Montesquieu nel
suo "Voyage d'ltalie". Debole e fa-
cilmente influenzabile, il Papa si
era purtroppo circondato di colla-
boratori corrotti e incapaci, il co-
siddetto gruppo dei "Beneventani",
capeggiato dal cardinale Niccolò
Coscia, un arrivista che abusò del
proprio potere, gettando in crisi le
finanze della Chiesa. Invano il col-
legio cardinalizio cercò ripetuta-
mente di aprire gli occhi al Ponte-
fice. Per lui si trattava solo di ca-
lunnie e così il Coscia restò al suo
posto sino alla morte di Benedetto
XIII nel 1730 l'ultimo giorno di
carnevale (tanto che per non di-
sturbare le feste non suonarono
nemmeno le campane a morto). Di
qui l'impopolarità del Papa fra il
popolo romano che si sfogò sul suo
sepolcro con un terribile epitaffio:
"Racchiude quest'avello I l'ossa
d'un fraticello: I più che amator di
santi/ protettor di briganti".
BS MARZO 2006

2.4 Page 14

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DROP OUT.
TRE VOLTE
di G. Eriman/ G. Lovero
Il termine è utilizzato
per indicare i ragazzi che
non riescono a portare
a termine il ciclo di studi
della scuola dell'obbligo...
Ma esistono anche
i drop out dell'affetto,
quelli che non riescono
a mantenere un 'amicizia
e/o un amore e saltellano
qua e là alla ricerca
dell 'ubi consistam
affettivo. E i drop out
della Chiesa? Per troppi
adolescenti la pratica
finisce con la cresima ...
se pure ci arrivano al
sacramento della
maturità.
L'abbandono della scuola, ma
anche il fallimento di un affet-
to, o l'allontanamento dalla
pratica religiosa nascondono sempre
qualche dramma personale. Troppo
spesso un disagio profondo scardina
ogni stabilità, sia culturale, sia senti-
mentale, sia spirituale. Apprendimen-
to, concentrazione, relazione entrano
in fibrillazione e squassano il menage
quotidiano dei nostri adolescenti. Al-
cuni di loro - e non sono tanto pochi -
si cacciano in una crisi tale che le con-
seguenze durano decenni. S'accumula-
no dubbi, carenze affettive o casi di af-
fettività distorta, incomprensioni in fa-
miglia, difficoltà cognitive... Non so-
no estranei all'accumulo di tante com-
plicazioni gli scompensi della crescita,
MARZO 2006 BS
I Incomprensioni, difficoltà, carenze
cognitive sono alcune delle
ragioni delle crisi adolescenziali.
la maturazione sessuale, il definitivo
distacco dall ' infanzia, l'infrangersi dei
sogni, delle certezze, delle convinzio-
ni, delle verità infantili. Se a questo si
aggiunge un ambiente poco favorevole
al lo sviluppo armonico del bambino
e/o del preadolescente, il crash è quasi
certo: alcuni diventano ribelli e violen-
ti , altri bu!Ji, altri pa sivi , altri ancora,
Il fumo avvolge il 40% dei maschi
e il 48% delle femmine.

2.5 Page 15

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l'arnica che deve raccontare i suoi
amori trasgressivi alla mamma". Forse
due verbi stanno alla base della "rico-
struzione" dei figli: ascoltare, accetta-
re. Non quindi parlare. Occorre parlare
solo quando il figlio adolescente ha vo-
glia di ascoltare. Allora. Bisogna ar-
marsi di pazienza e di sapienza. Una
lunga pazienza e una saggia sapienza!
UN CAMMINO LUNGO
I Alcuni diventano ribelli e violenti,
altri bulli, altri passivi, altri ancora,
ahimè, cominciano ad accostare
fumo , alcool e sostanze
eccitanti...
ahimè, cominciano ad accostare fumo,
alcool e sostanze eccitanti quasi a
compensare gli spazi vuoti che più o
meno volontariamente stanno creando
in se stessi.
DIFFICOLTÀ E RIMEDI
"Non trovo un cane che mi sia di
supporto tra i miei compagni!", scrive
un adolescente di Lucca. E non ha tor-
to ... "Non può un cieco guidare un al-
tro cieco" (Mt. 23,16), tutti e due pri-
ma o poi finiranno per inciampare da
qualche parte e buon per loro se rie-
scono a cavarsela senza troppi danni.
La convivenza con i compagni diventa
difficoltosa quando non impossibile, i
primi amori in genere s'infrangono
creando turbolenze psichiche e morali
a volte difficilmente recuperabili, le
amicizie vanno e vengono, ma spesso
sono interessate, cioè superficiali: l'in-
stabilità emotiva non genera stabilità
affettiva. La crisi di identità religiosa è
la più profonda e sconvolgente. I pila-
stri della fede, quasi mai consolidati
dal!' esempio della famiglia, dalla qua-
lità della catechesi, dalla "robustezza"
della scuola di religione, si sciolgono
come neve al sole.
"Mi basterebbe che i miei genitori
spendessero un po' di tempo con me e
non solo per me. Vorrei che si muoves-
sero quando io ho bisogno di loro, non
quando loro hanno voglia di parlare
con me! Vorrei che mandassero all'aria
i loro impegni per dare una mano a me
quando chiedo a loro un po' di aiuto",
dice Claudia. E Flavio: "Non accetto di
valere meno del tale che discute sul
prezzo delle uova con mio papà, o del-
Le scuole banno lo psicologo, ma
per aiutare veramente occorre ascolta-
re "a lungo" . .. e qui casca l'asino: lo
psicologo scolastico non ha il piivile-
gio del tempo a disposizione. È in ge-
nere un tipo da "toccata e fuga", per-
ché di ragazzi come Tizio ce ne sono
tanti, troppi! La strada, l'agorà, il pub,
la discoteca, la band non hanno psico-
logi, né altri operatori, sono terreni
franchi e costituiscono il vero grande
tormento dei nostri giorni: la piazza
odierna non coagula più, anzi disper-
de; il gruppo non è più coeso: ci pen-
sano i cellulari, gli "ipod mini", i lettori
Mp3, ecc. ad allentare i legami e su-
perficializzare i rapporti . Il compito
degli educatori è diventato "immane".
Anche e soprattutto perché i casi più
gravi possono arrivare alla delinquen-
za. "Di fronte a devianze da galera di
giovanissimi resto basito", dice il cap-
pellano di un carcere minorile. E conti-
nua: "Da questa spirale non si fugge:
chi non si sente amato dalla famiglia,
da Dio, dagli amici, dagli altri perde fi-
ducia in se stesso e non si vorrà mai
bene; e il ragazzo che non si vuole be-
ne è capace delle più grandi sciocchez-
ze". Senza autostima si vive come
piante secche. La sfida più grande per
un educatore è quella di insegnare ai
ragazzi che la fatica (di vivere, di lavo-
rare, di studiare, di credere, di amare,
di pregare) è un valore. Sì, la fatica è
un valore. È probabile che gli educato-
ri, genitori in testa, debbano re-impara-
re come sia possibile trasmettere que-
sto ideale. Non molto tempo fa (set-
tembre '05) l'inchiesta di un settima-
nale presso un liceo romano, in cui gli
intervistat01i erano gli stessi giovani
della scuola, offiiva risultati ...
... DA MEDITARE!
Tra i ragazzi adolescenti l'alcolismo
tocca il 25 % tra i maschi e il 10% tra
le femmine; il fumo avvolge il 40%
IL'abbandono della scuola,
ma anche il fallimento di un
affetto, o l'allontanamento
dalla pratica rel igiosa nascondono
sempre qualche dramma
personale.
dei maschi e (udite udite!) il 48% delle
femmine; provano vari tipi di droghe il
48 % dei maschi e il 41 % delle femmi-
ne; fanno sesso completo il 38% dei
maschi e delle femmine, ma di questi
il 67% dei maschi e il 68% delle fem-
mine usa il preservativo. È altrettanto
interessante l'indagine condotta dagli
stessi operatori sulla fede: il 56% dei
maschi e il 59% delle femmine si di-
chiara credente. Alcuni affermano di
partecipare a pratiche buddiste, zen o
reiki .. . Del resto un quinto degli italia-
ni ignora che i Vangeli sono quattro e
una buona quota di essi è pronta ad at-
tribuire a Napoleone la frase di Gesù
"Date a Cesare quel che è di Cesare",
afferma il noto biblista Gianfranco Ra-
vasi. Ciò che non quadra con i dati
precedenti sono le percentuali riguar-
danti la famiglia: 1'85% dei maschi e
1'85% delle femmine dichiarano di
avere buoni rapporti con i genitori ...
Per quanto riguarda la vita umana, e
l' aborto, i liceali si dichiarano favore-
voli in gran parte alla libertà di agire
come uno crede. Relativismo assoluto.
Sembra impossibile che i figli di oggi
possano essere buoni padri domani "in
un orizzonte culturale in cui la vita
umana non ha valore assoluto", dichia-
ra Antonello Vanni educatore e studio-
so di bioetica. C'è da riflettere.
O
BS MARZO 2006

2.6 Page 16

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redazionale
BREVISSIME DAL MONDO
MESSINA, ITALIA
INSIEME CON
I GIOVANI D'EUROPA
COSTRUIAMO
LA FAMIGLIA
Per la Prolusione all'Anno
Accademico, l'Istin,to Teolo-
gico "S. Tommaso" punta in
alto. Quest'anno è stato invita-
to il Rettor Maggiore, don Pa-
scual Chavez. Il tema del suo
discorso "Insieme con i giova-
ni d'Europa costruiamo la fa-
miglia; immaginando quel che
farebbe Don Bosco", ha susci-
GUADALAJARA.
MESSICO
MARTIRI MESSICANI
Il 20/11/2005 sono stati beati-
ficati a Guadalajara in Messi-
co 13 martiri che morirono
fucilati al grido di "Viva Cri-
sto Re" . Due interessano la
Famiglia Salesiana: i fratelli
Salvador Huerta Gutiérrez ed
Ezequiel Huerta Gutiérrez, ri-
spettivamente padre e zio di
suor Dolores Huerta, Figlia di
Maria Ausiliatrice. L ' uno na-
to nel 1880, era meccanico
tornitore, conosciuto per la
bontà e la perizia nel mestie-
re. AITestato e torturato, fu tra-
scinato nel cirnitero di Mez-
quitan e fucilato . Ezequiel nac-
que nel 1876, era organista di
tato grande interesse. Europa,
giovani e famiglia sono tre
ambiti di particolare rilevanza
nella vita pubblica. Don Pa-
scual è stato magistrale e ha
piacevolmente sorpreso sale-
siani e autorità, professori e
alunni. Per l'occasione è stato
inaugurato un grande bassori-
lievo in bronzo per la Sala
Conferenze del noto scultore
romano Ennio Tesei, che qui
riproduciamo. Rappresenta il
notissimo sogno dei 9 anni,
sintesi dal Sistema Preventivo
del santo dei giovani .
professione e possedeva una
bella voce tenorile. Dopo l'ar-
resto fu torturato fino alla
perdita della conoscenza. Al-
i' alba del 3 aprile 1927 fu
po1tato al cimitero municipale
e fucilato assieme al fratello.
TORINO CROCETTA.
"Ti ho incontrato per
via". U cd dei teologi sa-
lesiani della Crocetta pre-
sentato a pag. 8 del BS di
Marzo '05 ha fruttato
6000 euro che sono stati
devoluti ai ragazzi del
Da1fur, com'era stato sta-
bilito. I giovani autori
ringraziano quanti li han-
no aiutati a fare del bene,
acquistando il cd.
CITIÀ DEL VATICANO.
In occasione dello scorso
Natale, la Chiesa è scesa in
campo contro l'AIDS, chie-
dendo a tutte le diocesi del
mondo di incrementare gli
aiuti per i colpiti da questo
terribile morbo. Papa Bene-
detto ha confermato "Il
Buon Samaritano", la fon-
dazione voluta da papa Woj-
tyla per portare aiuto econo-
PER SORRIDERE
IO HO DETTO
CHE NON COMMENT
Si tratta di un libricino esila-
rante, soprattutto perché vero.
Contiene gaffe e stramberie al-
locutorie e Linguistiche di alle-
natori, giocatori, dirigenti
sportivi, patron, giornalisti del
settore, ecc. che sono diventa-
te famose. Lo recensiamo per-
ché, a parte la lettura dive1ten-
te, gli autori (Baley e Blaz)
banno deciso di devolvere in-
teramente quello che è il loro
guadagno alla Associazione
Lumbelumbe dei carabinieri ,
fondata per dare un aiuto alle
missioni salesiane più povere
e in difficoltà. Ne offiiarno
qualche stralcio. L'arbitro
manda i giocatori al riposo
definitivo (B . Pizzul). Il destro
di Baggio è proprio sinistro
(B. Pizzul). È u,w. notizia ùn-
portante: per radio la possono
vedere tutti (A. Biscardi). Il
piede continua a farmi male:
mico alle persone ammalate
di HIV/AIDS .
PIACENZA. Si sono con-
cluse da 2 mesi le celebra-
zioni del centenario della
mmte di G.B. Scalabrini,
"Padre e patrono dei migran-
ti" come lo definì papa Woy-
tila il giorno della beatifica-
zione. Fu don Bosco che
suggerì al Papa il suo nome
come vescovo. Fondatore di
due congregazioni religiose
di missionari e una laicale.
ROMA. Il 15 dicembre u.s.
nella Basilica dei ss. Ambro-
gio e Carlo, è stato presenta-
to dal professor Strinati un
volume (450 pagg.) dal tito-
lo: "Le virtù in simboli negli
affreschi" . Si tratta di 11 af-
freschi del 1600 della stessa
basilica che illustrano ben 40
virtù. Un vero catechismo di-
pinto invece che scritto.
Io ho dett
che non
n
Afori smt I gaffes e ci. taztoni
dei. protagonisti del nostro col ei.o
.... .
•I
;··;- II
Il
nmO!'ldG..p•"•
andrò dal piediatra (F. Cau-
sio). Il Cile ha tre possibilità:
vincere o perdere (K. Kee-
gan). E voglio così porre fine
alla polemica tra me e il sotto-
scritto (F. Noaro). Sia chiaro
però che questo discorso resta
circonciso tra noi (G. Trapat-
toni) ... e via di questo passo.
MARZO 2006 BS

2.7 Page 17

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LUANDA,ANGOLA
La radio di Luanda un
giorno di aprile 2005 ha
annunciato che "Madre
Mazzarello" ha nuove aule
per corsi di alfabetizzazio-
ne, di informatica e pastic-
ceria. Subito lunghe file di
persone sono accorse per
iscriversi .. . In pochi giorni
le iscrizioni per l'alfabetiz-
zazione hanno sfiorato il
numero di 400. Il custode
ha avuto un gran da fare a
convincere la gente che
ormai tutto esaurito". In
Angola è grande la "fame"
di sapere.
TARANTO, ITALIA
Ogni anno il mese di Don
Bosco scatena l'inventiva
dei giovani al Centro di
Formazione Professiona-
le FMA di Taranto. I ra-
gazzi si sono organizzati
in compagnia teatrale e lo
scorso anno hanno pro-
dotto il musical "Storie per
vivere " che ha dato la
possibilità di conoscere
meglio il santo dei giova-
ni. Anche quest'anno in
tante case sono fiorite ini-
ziative originali .
TOKYO, GIAPPONE
Sono ormai dieci anni che,
nella parrocchia di Akaba-
ne di Tokyo alcune FMA
tengono lezioni di lingua
giapponese per stranieri ,
provenienti dai paesi del-
!'Asia Orientale , filipp ini ,
thailandesi, cinesi, coreani,
vietnamiti. Ma non finisce
qui: per chi non è cristiano,
e ne manifesta il desiderio,
si affianca anche la cate-
chesi di preparazione per
ricevere i sacramenti dell'i-
niziazione.
MADAGASCAR
Concluso l'anno di festeg-
giamenti per il 25° dei sa-
lesiani e il 20° delle FMA
in Madagascar, ci siamo
accorti che Don Bosco in-
teressa a molta gente, ra-
gazzi, giovani e adulti. Qui
il seme della spiritualità
salesiana, sparso con ab-
bo nd an za , sta dando i
suoi frutti : i primi bambini e
bambine degli oratori sono
ormai giovani animatori e
animatrici che collaborano
con FMA e SDB , dando
volto e colore al Don Bo-
sco malgascio.
HÀ NOI, VIETNAM
Il direttore dello studenta-
to teologico di Hà Noi ,
don Nguyen Van De, che
fu già ispettore (dal '91 al
'97) dell 'ispettoria del
Vietnam , il 29 novembre
u.s. da papa Benedetto
XVI è stato nominato ve-
scovo ausiliare della dio-
cesi di Bùi Chu , eretta nel
1960 (1350 km2 di super-
ficie e un milione e 200
mila abitanti di cui 360 mi-
la cattolici) . Oggi il Viet-
nam è in piena espansio-
ne catto lica e missio-
naria .
MAR DEL PLATA,
ARGENTINA
Il direttore dell 'opera sa-
lesiana di Mar del Plata
(scuola materna, scuola
tecnica, casa per ragaz-
zi in difficoltà), il padre
Juan Carlos Romanin, è
stato nominato da papa
Benedetto XVI vescovo
della diocesi di Gallegos.
Succede a monsignor
Buccolini , anche lui sa-
lesiano , che ha lasciato
per raggiunti limiti di età.
Alle dipendenze di mon-
signor Romanin operano
44 sacerdoti diocesani ,
88 religiosi per 200 mila
cattolici.
BS MARZO 2006

2.8 Page 18

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Per fortuna della Chiesa e non solo,
VOLONTARI . ••
SI DIVENTA
di Marco Pappalardo
ltBtA a EGtTTO
ARABIA
SAUDITA
Gian~i e Roula Casale,
sposi do 2 7 anni e
genitori di 4 figi!; parlano
dello loro espelienzo
missionario, iniziato nel
2004 in Cambogia e
proseguito nel 2005
in Sudan.
-ANGO\\A .._
Non è semplice star dietro alla
loro storia familiare ricca di
viaggi, incrociando naziona-
lità diverse e forti esperienze lavo-
rative: fiumi di parole appassionate
ed entusiaste di Gianni (siciliano di
59 anni, insegnante), e frasi sempli-
ci e brevi di Roula (greca di 52 an-
ni, infermiera professionale). I me-
dia e la società offrono modelli di
famiglie distrutte, di legami falsi,
di genitori che non assolvono al
proprio ruolo, di figli sbandati, di
coppie separate... La storia della fa-
miglia Casale si inserisce in modo
originale ai nostri giorni: esempio
di dono e apertura a 360° verso il
mondo e soprattutto verso chi ha
più bisogno. Li abbiamo incontrati
a Catania dove vengono con i figli
a prendersi cura dei genitori anzia-
ni e a far visita ai centri dei coope-
ratori salesiani di cui fan no parte.
Quando avete deciso di partire
in missione, lasciando figli e co-
modità per alcuni mesi?
Gianni: "Da sempre lo desidera-
vamo, ma non potevamo trascurare
i figli. Una volta cresciuti e autono-
mi, ci siamo confrontati per pro-
spettare la nostra scelta. Hanno ac-
cettato e approvato anche se con
MARZO 2006 BS
11coniugi Gianni e Roula Casale,
cooperatori salesiani, che
ritagliano alcuni mesi all'anno
per fare volontariato missionario.
comprensibile timore. Hanno capi-
to che gli effetti benefici e fruttuosi
della nostra crescita spirituale e
mentale avrebbero avuto un impat-
to positivo anche su di loro".
E per quanto riguarda il lavoro
e le questioni economiche?
Roula: "Avuta la possibilità di la-
sciare la professione prima del rag-
giungimento dell' età pensionabile e
di avere la pensione minima, abbia-
mo scelto di fare qualche sacrificio.
Del resto abbiamo sempre cercato
di inculcare in noi stessi e nei no-
I La cartina del Sudan e l'ubicazione
di Tonj dove i salesiani hanno una
missione.
stri figli gli strumenti per raggiun-
gere la maturità spirituale e menta-
le facendo sacrifici, affrontando i
problemi direttamente e facendo
esperienza del dolore".
Che cosa spinge due persone del-
la vostra età e posizione a scelte del
genere?
Gianni: "Il desiderio di servire
Gesù nei fratelli, maturato attraver-
so i princìpi e lo spirito di Don Bo-
sco: siamo cooperatori. Questa vo-
gba ci ha fatto prendere la decisone
di cambiare la nostra vita e quella
della nostra famiglia".
Da dove viene questo fascino
per Don Bosco?
Gianni: "Io ho insegnato per 20
anni presso un istituto salesiano in
Belgio. Quel periodo è stato più
che sufficiente per assorbire il si-
stema preventivo e lo spirito di
Don Bosco: Basta che siate giovani
perché io vi ami. Ecco, Don Bosco
mi ha insegnato ad amare i giovani,
specialmente quelli che vivono nel-
le strade, abbandonati, rifiutati,
sfruttati. Come? Dando loro parte
del mio tempo e della mia attenzio-

2.9 Page 19

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il volontariato missionario non è morto, tutt'altro.
I A Poi Pet i ragazzi interni più grandicelli si danno da fare
per tenere in ordine i prati del collegio. Il poco che
guadagnano serve per pagare il soggiorno in collegio.
I Tonj, Sud Sudan. I ragazzetti della missione. Sui loro volti
si riflette la tragedia del loro paese. I volti sono seri,
benché stiano assistendo a una festa.
ne, ascoltando i loro problemi per-
sonali, indicando una possibile di-
rezione, aiutandoli ad acquisire una
personalità equilibrata e autosuffi-
ciente. In altre parole, educandoli,
con la convinzione che un'educa-
zione fruttuosa ed efficace è possi-
bile solo se c'è l'amore".
La prima esperienza l'avete vissu-
ta in Cambogia. In quale contesto?
Roula: "Il consigliere generale
delle missioni ci ha messo in contat-
to con il "Centro Don Bosco" di Poi
Pet. Siamo partiti nel gennaio 2004
e abbiamo cominciato il nostro
primo lavoro missionario di tre me-
si. L'opera salesiana di Poi Pet (40
mila abitanti) alla frontiera con la
Thailandia si estende per sette ettari:
asilo nido, scuola elementare e me-
dia per interni e refezione gratuita
per più di 200 esterni. La città: emi-
granti, popolazioni impoverite dalle
inondazioni, bambini sfruttati o ab-
bandonati, prostituzione, AIDS,
droga, delinquenza... C'è di tutto.
Io ho fatto l'infermiera, la sarta, la
cuoca, la compagna di giochi, la
mamma. Gianni ha insegnato lingue
e scienze ai ragazzi e agli educatori
laici senza contare le lezioni di cate-
chismo e.. . di calcio".
Poi il Sudan. Dove precisamente?
Gianni: "Ci siamo resi disponibili
per tre mesi di lavoro in favore dei
bambini e dei giqvani più poveri di
Tonj, nel Sud. E un villaggio di
cacciatori che ha sofferto a causa
della interminabile guerra civile.
Venti anni fa presentava le condi-
zioni per un durevole sviluppo con
decine di pozzi e di scuole; oggi, i
pozzi sono tombe e le scuole rovi-
ne. La carestia, la mancanza di la-
voro, di strade, di elettricità, di col-
tivazioni hanno distrutto il lavoro e
il morale della gente".
I salesiani che cosa riescono a
fare tra tanta miseria? E voi che
cosa avete fatto?
Gianni: "La Missione Don Bosco
si è sviluppata, mettendo insieme
diversi gruppi etnici in un'unica
comunità. Sembra un miracolo e
forse lo è, tra tanto sfacelo. La
scuola ha raggiunto l'ottavo livello
ed esistono piani per la creazione
delle scuole professionali. L' ospe-
dale della missione è al servizio di
tutti. E c'è anche un lebbrosario".
Roula: "La realtà che abbiamo in-
contrato andava oltre ogni peggiore
immaginazione. Io mi sono dedicata
al dispensario e all'ospedale, dando
una mano anche nell'attuare il pro-
gramma di immunizzazione contro
la malaria e la febbre gialla. Allo
stesso tempo ho fatto da madre, gio-
cando e pregando con i bambini del-
1' oratorio. Gianni da parte sua ha in-
segnato inglese, matematica e scien-
ze a giovani e adulti.
Si dice che "più si dà agli altri e
più si riceve".
Gianni: "Non possiamo dimenti-
care gli incontri con i ragazzi, i sor-
risi, gli occhi che ti contemplano ...
Superati i 50 anni, stiamo ancora
I Poi Pet, in Cambogia. Si stanno
radunando gli alunni delle
elementari prima di entrare
nelle rispettive classi.
crescendo, ci sentiamo più consa-
pevoli di noi stessi e di ciò che ac-
cade attorno a noi. Ci vediamo con
i nostri limiti e le nostre capacità.
Abbiamo imparato ad accettare ciò
che non può essere cambiato, ma
anche a lavorare sodo per cambiare
ciò che può essere cambiato".
Finite le vacanze, avete già zm 'al-
tra meta missionaria?
Roula: "In missione abbiamo im-
parato che non esistono vacanze e
che non si può perdere tempo. . . Ci
stiamo già muovendo per sensibiliz-
zare altri e per raccogliere fondi per
la Cambogia e il Sudan. Per il resto
ci affidiamo al Signore e ai respon-
sabili della Famiglia Salesiana; an-
dremo dove ci invieranno".
D
BS MARZO 2006

2.10 Page 20

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S'INCONTRANO
OVUNQUE!
di Giancarlo Manieri
L'ho imparato dai miei
viaggi: in qualunque
nozione si capiti nel
mondo, dove operano
i salesiani s'incontrano
cooperatori ed exollievi
devotissimi o Don Bosco
e "attaccatissimi" ai propli
antichi educatori Come
min Thailandia...
Una giornata speciale è stata
quella dedicata alle visite ad
alcuni personaggi particolari:
benefattori, cooperatori, exallievi
e/o amici dell'opera salesiana. Al-
cuni si sono legati a don Battista
Personeni, mio angelo custode e
guida, che sembrava conoscere dav-
vero tutti e a fondo. Ma la gran
maggioranza di essi erano exallievi
legati ai salesiani per riconoscenza.
ILa statua di Don Bosco
del Maestro Prawat. li ragazzo
raffigura lo stesso autore, quando
venne accolto nel colleg io
di Bangkok con indosso solo
i pantaloni.
IL MAESTRO WOLEE
PRAWAT
È un vietnamita con il cognome
impossibile. Singolare la sua vicen-
da. Rimasto 01fano, il problema del
"pezzo di pane" ... pardon, del "pu-
gno di riso" giornaliero si era fatto
pressante e quasi drammatico. Così
la sorella maggiore un bel giorno - e
fu davvero bello per il piccolo - lo
accompagnò al Don Bosco di Bang-
kok, così com'era: scalzo e con in-
dosso un paio di pantaloncini vecchi
e lisi. Nient'altro, perché non aveva
nient'altro. "Come mai al Don Bosco
maestro?". "Si sapeva che li acco-
glievano i ragazzi più poveri" . Un
breve colloquio con il direttore e
Prawat inizia una nuova vita: riso
tutti i giorni, altri indumenti oltre ai
pantaloncini ereditati e soprattutto la
possibilità di imparare un mestiere.
" ho scoperto di avere attitudini
artistiche". Se ne accorse il maestro
Visser che quel ragazzino era ben più
che un apprendista falegname. Qual-
siasi cosa gli mettesse in mano, la ri-
produceva alla perlezione. Scolpiva
e modellava in modo splendido. Una
volta uscito dal collegio, trovò subito
persone che gli commissionarono
vati lavori. "Ai salesiani devo tutto.
E quando ho modellato per loro la
statua di Don Bosco (mi sono ispira-
to a un santino regalatomi da don
Battista), non gli ho messo accanto
Domenico Savio, ma me stesso,
com'ero quando fui portato in colle-
gio". "Maestro, ha fatto altre statue
per i salesiani?". "Altro che! Ne ho
scolpite per la casa ispettoriale, e
per quelle di Udonthani, Poi Pet,
Phon Penh, Sianunville, Macao,
Hong Kong .. . e ancora busti, statue
di Maria Ausiliatrice, ecc.". "Pratica
ancora questo mestiere?". "Sì. Ora
lavoro per tutto il mondo". "Quante
sono le sue opere?". Non le ho mai
contate.. . 3/400? O giù di lì".
T. CHAISAK
Il Signor Chaisak "T" (T sta per
Tongsinchailaoha, ma sconsiglio a
tutti di cercare di impararlo) ci ha in-
vitato una sera al suo ristorante e ci
ha raccontato di essere uno dei primi
ragazzi del Don Bosco. Il suo locale
è costruito su palafitte in mezzo a un
ameno laghetto alla periferia di
Bangkok. Offre ai suoi possibili 600
clienti pesce fresco di varie specie,
mantenuto vivo in grru1di vasche di
vetro con acqua corrente. Invitati a
scegliere i tipi che desideravamo per
cena, ci ha pensato don Battista. Poi
Chaisak ha presentato moglie e figli,
esternando ancora una volta la sua ri-
conoscenza e raccontando come ogni
anno alla festa della "Riconoscenza"
- in Thailandia è una grande festa
salesiana - gli antichi allievi si dan-
no appuntamento presso la loro
scuola per incontrare gli antichi inse-
gnanti. Mi ha sorpreso sentire come
gli ex alunni salutano i vecchi pro-
fessori, inginocchiandosi davanti a
loro fino a toccare con la fronte la
ten-a. Lo fanno tutti, anche chi fosse
diventato un ministro di Stato. "Si-
gnor Chaisak, che cosa apprezza dei
suoi antichi educatori?". "Il fatto
che mi hanno insegnato a ringrazia-
re Dio e a sdebitarmi facendo del be-
ne". "Permetta una domanda imper-
tinente: le rende bene il ristorante ?".
"Fa vivere me e la mia famiglia. Ma
non mi ha fatto ricco, né voglio di-
ventarlo. Anche ai miei figli cerco di
inculcare di non diventare avidi: de -
ve loro bastare quanto hanno" . Da
Chaisak ho saputo che in Thailandia
non esistono case per anziani o rico-
veri. Sono i figli a mantenere i geni-
tori verso i quali hanno somma vene-
MARZO 2006 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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I Da sinistra: il maestro Wolee, l'imprenditore
Armando Sonato, don Personeni e uno dei dirigenti
della fonderia fotografati nel grande salone
dove le opere fuse attendono di essere spedite
alle rispettive destinazioni.
I Il signor Prawat tra la moglie
e don Personeni. In pri mo piano
l'economo ispettori ale padre
Dominic Savio Suphot.
razione e versano, per legge di clan e
di Stato, una quota mensile per il lo-
ro mantenimento.
HUTASINGH
IL GIOIELLIERE
Capitammo nella magnifica gioiel-
leria di Vandi e Hutasingh: collane,
collier, braccialetti, croci, medaglie,
statuette, oggetti di ogni foggia, tutto
in oro o argento o corallo o altre pie-
tre preziose. Ero incantato e un po'
stordito da tanta dovizia: il negozio
era pieno come un uovo, non un
centimetro quadrato di muro era li-
bero. Perfino dal soffitto pendevano
gadget preziosi. Imbambolato a os-
servare, non mi sono accorto che un
gentilissimo signore continuava a
fare profondi inchini di saluto imita-
to da una signora al suo fianco. Una
discreta gomitata di don Battista
m'indusse a pone attenzione ai due
e a rispondere, imbarazzato. Fu fe-
sta grande. Don Personeni iniziò
con una barzelletta, cui seguì una
gran risata dei due ascoltatori. La
cortesia del signor Hutasingh si
spinse a spiegarmi le gioie più rare
che aveva in esposizione, quindi a
offrirmi una crocetta d'oro di mira-
bile fattura, impreziosita da piccoli
rubini. Un po' intimorito, chiesi a
don Battista come avrei potuto pa-
La grande statua di Maria Ausiliatrice che domina dall'alto della Chiesa
a lei dedicata presso la casa ispettoriale.
gare. "Sei matto? Non fare nemme-
no il gesto, sarebbe un'offesa. Ri-
cordi quanto ha detto ieri Chaisak ?
Vale per tutti. È un modo per sdebi-
tarsi" . Beh, da noi si è un po' meno
sensibili in questo campo!
L'IMPRENDITORE
Il signor Armando Benato è di
Monza. Un viaggio in Thailandia gli
ha aperto gli occhi: ha intravisto, da
buon imprenditore, la possibilità con-
creta di impiantare qui la sua fonde-
ria che ormai non poteva più tenere
nella sua città, stante le leggi anti-in-
quinamento. L'ha fatto. Ora lavora a
pieno ritmo, sfornando opere d'atte
che vengono spedite in tutto il mon-
do. È un grande benefattore dei sale-
siani. Uno dei suoi più apprezzati ar-
tisti è prop1io il maestro Prawat. Le
numerose statue di Don Bosco, Ma-
ria Ausiliatrice, Domenico Savio,
sparse nelle case dell'estremo oiiente
vengono dalle sue fonde1ie . Molte di
esse sono doni per la riconoscenza
che Armando nutre verso i salesiani
che l'hanno sempre trattato come un
fratello, soprattutto nei momenti dif-
ficili. "Signor Armando, chi ricorda
di più tra i salesiani ?". "Eccolo!
Questo mattacchione qui, che ti fa ri-
dere con le sue barzellette ma ti fa
anche pensare con le sue riflessioni,
e se ti chiede qualcosa non è mai per
sé, ma sempre per chi non ha niente" .
(Continua)
(Servizio fotografico dell 'auto re)
BS MARZO 2006

3.2 Page 22

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lettera ,
o
ai giovani
e
!
LA 60NTA'
Carissimo,
stiamo vivendo una stagione di cattiverie che mi-
nacciano la vita di ogni giorno:
violenza, terrorismo, morte, guerre.
Domanda: vale la pena essere buoni?
Il mondo è sottosopra; esplosioni di qua, kamika-
ze di là.
Tutto va alla deriva.
No, non ci sto ...
La bontà esiste. Basta guardarsi intorno.
La bontà - a volte - viene fraintesa.
Qualcuno la vede come una debolezza,
perché appartiene alla logica veterotestamentaria:
"occhio per occhio, dente per dente".
In realtà la bontà è una virtù, una forza.
Non esiste una bontà a prima vista.
Per acquisirla occorre un lungo allenamento.
Non si va in palestra per dare forza alle nostre fa-
sce muscolari?
Non si va dallo specialista per la salute?
Perché non affidarsi a un maestro di spirito per
costruire un'opera d'arte, .
quale la vita vissuta all'insegna della bontà?
Sei più di un conto in banca, di un numero della
tessera sanitaria
sei più di un consumatore. Sei un operatore di vita.
Hai aspirazioni, occupazioni, pensieri.
La bontà è una conquista, una costruzione che
chiede una vita.
Necessari sono i mattoni dell'umiltà,
della sincerità, della generosità, dell'amicizia.
È la sorgente di tante virtù: la saggezza, per indi-
care un ulteriore mattone.
La bontà è il motore e al tempo stesso il timone
della vita.
Senza, non si·va lontano.
Te la portano via con un colpo di mano.
Per tutelarci nella proprietà ricorriamo alle polizze,
per difenderci dalle malattie ci affidiamo ai vaccini.
La bontà ha bisogno del cuore e della mente.
La ragione ti apre gli occhi e il cuore le mani.
La bontà è un ponte tra me (che amo) e te (che
vedo) .
Essere buoni è rispondere sì a queste tre domande.
Accetti questa regola d'oro:
Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te?
Condividi questa espressione biblica:
C'è più gioia nel dare che nel ricevere?
Serve essere buoni
Per vivere meglio, intensamente, felicemente?
Carlo Terraneo
MARZO 2006 BS

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,••••••••••
••
••
••
••••••••••••••••
1NSfRTO
cutTURA
I salesiani sono in Ungheria dal 1913 quando
ancora faceva parte dell'impero Austro-ungarico
e i salesiani erano riuniti in un'unica grande ispettoria
che comprendeva anche la Polonia.
•••••••••••••••••••••••••••••
DON BOSCO
~
•••••••••
KIADO
di Janos Szoke
L'ispettoria ungherese non si è sottratta alla sfida della comunicazione
sociale, ben sapendo che la modernità avanza e si globalizza
principalmente attraverso la comunicazione. Rimanere indietro
può significare scomparire. La Don Bosco Kiad6 vuole essere una risposta
alla sfida della evangelizzazione nella modernità.
L'editrice Don Bosco Kiad6.
••••••••••••••••••••
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS MARZO 2006 • • •

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.••••• ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
•••
-li logo dell'editrice.
•••••••••••
o
.
.•••••••••••••••••••••••
-Il direttore don Janos Szèike.
••••
La palazzina della Don Bosco Kiadé .
UNA MAGNIFICA
AVVENTURA
La scuola appena fondata 1n1z10
la sua proficua attività con una
quarantina di alunni, alcuni nel
settore compositori, altri tipografi,
altri legatori . Fu un inizio serio e
promettente con personale esterno
scelto e tre salesiani a tempo pie-
no: il direttore del centro, l'econo-
mo e uno dei maestri . La grinta dei
salesiani, la serietà massima della
scuola, la sodezza del curricu lum
diedero ben prestò rilevanza sia al-
la tipografia sia all'editrice, tanto
da guadagnargli il plauso universa-
le. A quel punto si cercò di ottene-
re dal governo il riconoscimento
legale, facendo pressione sugli or-
gani competenti perché non an-
dasse perduto un lavoro che cre-
sceva in qualità ogni anno. Chi
lottò con caparbietà encomiabile
con le autorità civi li e con i sinda-
cati perché la scuola salesiana
avesse i diritti delle altre scuole fu
un laico, il signor Sarkadi Alajos
che era allora il direttore tecnico
del la tipografia, un protestante che
/ ,editrice (kiado') esiste sin
da ll 'inizio deg li anni Trenta
del secolo scorso, quando,
su un terreno alla periferia di Bu-
dapest, accanto a un pensionato
tenuto dai sa lesiani, si iniziò a
costruire con mezzi finanziari ero-
••••••••••••
gati dal Consiglio Generale della
congregazione, una scuola tipo-
grafica e in contemporanea veni-
va fondata una casa ed itrice. Era
ispettore don Giovanni Antal che
divenne poi consigliere del Capi-
tolo superiore con la carica di ca-
techista genera le. Egli fu ben con-
tento di dare il suo consenso al -
l'allora direttore don Carlo Szit-
key che in breve tempo realizzò
quanto era stato deciso.
Da al lora ebbe inizio l'attività
editoriale che, con alterne vicen-
de, dura tutt'oggi.
Entrata esterna della libreria.
L'interno della piccola libreria.
• • MARZO 2006 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
- Direzione generale.
- La chiesetta dell'Editrice.
.
-
-
••
La correttrice e l'impaginatrice.
Esposizione della libreria.
••• • •• ••• ••• ••• ••• •• •
- Ufficio contabilità.
si era convertito al catto lices imo, e
si era dato anima e cuore alla
scuo la tipografi ca sa lesiana.
I FASTI
DELLA TIPOGRAFIA
All'inizio degli anni Q uaranta,
la Casa Editrice Don Bosco aveva
raggiunto nell'ambito dell'editori a
catto lica una posizione che la con -
sacrava leader in d iscussa, asse-
gnando le la form az ione dei giova-
ni ti pografi catto lici di tutta l' Un-
gheria. La produzione della quasi
totalità dei testi scolasti ci di fo r-
maz ione profess ionale, la stampa
e la legato ri a d ivennero appan-
naggio della Don Bosco Kiad6.
••• ••• •• ••• •••• •• ••• ••• ••• •
Non solo. La ti pografia stampava
anche il Bollettino Salesiano con
una tiratura di tutto ri spetto, dati i
tempi: oltre 70 mil a copi e. Gio-
ventù Missionaria, un'altra delle
sue riviste peri od iche, raggiungeva
le 50 mila copie, e il Calendario
Salesiano non meno di 1O mila.
L'editri ce sfornava anche gli scritti
dei superi ori maggiori , la serie dei
li bretti Tea tro dei Giovani, nume-
ros i vo lumi a carattere pedagogico
e altri riguardanti la pastora le gio-
va ni le. Senza co ntare i li bretti di
preghiere, le biografie di santi e di
sales iani noti, ecc. Le tirature per
una naz ione come l' Ungheria era-
no eccezionalmente alte e meravi-
gliavano non poco anche i supe-
riori di Roma, soprattutto perché i
salesiani ungheresi non potevano
co ntare su una rete di distribuzio-
ne né su librerie proprie, comple-
tamene assenti all'epoca. La ven-
dita si svolgeva solo tramite ordi-
naz ioni che ve niva no evase a
mezzo posta o ferrovia. Dati i te-
mi, in pratica non c'era conco r-
renza. Per un certo periodo la ti-
pografi a ri cevette ordin azioni an-
che di lavori non eccl esiali, tanto
la sua fama si era diffusa.
POI IL SILENZIO E...
Le entrate della tipografi a e della
Editrice Don Bosco raggiunsero un
livello tale da permetterle di soste-
nere f inanziariamente le case di
formazione (novizi, post-novizi e
teologi). M a il perico lo era dietro
l'angolo. Nel settembre del 1948,
• • • • • • • • • • • • • • • • • BS MARZO 2006
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REP.
CECA
POLONIA
SLOVACCHIA
Péli ld sze ntkereszt
Budapest
UNGHERIA
CROAZIA
ROMANIA
SERBIA
.BOSNIA
HERZEGOVINA
La dislocazione delle case salesiane in Un_gheria. Tutte a Nord.
iniziò il nefasto periodo di naz io-
nalizzazione delle scuole cattoli-
che, co n la chiusura degli istituti di
proprietà ecclesiastica. Subì quell a
sorte anche la scuol a di tipografia
dei salesiani. Poco dopo furono
soppressi gli ord ini religiosi che si
videro confiscare i loro beni e ab-
bandonare a se stessi. Ben 220 sa-
lesiani si ritrovarono senza casa e
senza comunità: una notte un ca-
mion portò via co nfratelli e sup-
pellettili. Un coad iutore che erari-
masto a lavorare con i giova ni un
giorno fu improvvisamente arresta-
to dalla polizia segreta, condan na-
to a morte e impiccato. Si trattava
del coadiutore Daniel Tibor. Seguì
il vuoto per un periodo di 50 anni.
Ma mezzo secolo non fu suffi-
ciente a distruggere ciò che era sta-
to costruito. Finito, infatti, il comu-
nismo e tornata la libertà, i salesia-
ni ri cominciarono daccapo. Anche
co n l'ed itrice. Il primo libro a usci-
re dopo la lunga forzata inattività fu
una biografia di Don Bosco, fatta
stampare da una tipografia privata.
Poi la vita di Domenico Savio, e
subito dopo ricomparve il Bolletti-
no Salesiano. Don Bosco era anco-
ra vivo. Ma senza più mezzi e uo-
mini. M ancava di tutto: personale,
casa, strumentazioni, finanziamen-
ti. Ma " i buoni" si fecero di nuovo
vivi, e il ritorno in patria di don Ja-
nos, dopo 46 anni di permanenza
forzata all'estero, permise di rico-
minciare il lavoro sponsorizzato da
qualche prestito, dal Rettor Mag-
giore don Juan Vecchi, e dalla pen-
sione percepita dal di rettore.
•••••••••••••••••••••••••••
OGGI
La casa editrice oggi staziona in
un o stabi le ricevuto come risa rci-
mento dei danni per la cq nfisca
dell ' antica casa sa les iana. E stato
lentamente rimesso a nu ovo e in
pratica si è dovuto ricominciare
l'attività da zero . Ora per l'ed itri-
ce lavorano cinque persone fisse
e una mezza dozzina di traduttori
esterni. Nel ce ntro di Budapest è
sorta anche una libreria, non più
grande di una tabaccheria, ma
può rappresentare l' ini zio della
nuova espans ione.
I prodotti sono esclus ivame nte
salesiani: pedagogia, pastorale gio-
vanile, letteratu ra sa les iana, cate-
ch ismi , formazione. Nel gi ro di
cinq ue ann i l'editrice ha stampa-
to più di 170 titoli e ri stampato
quasi tutti i titoli di pedagogia di
Bruno Ferrero, mentre una decina
di libri aspettano in t ipografia il
via per la stampa. Sono fermi per
mancanza di mezzi finanziari. La
stampa del catec hi smo per ad ulti
della CE I (la serie di vo lumi per
allievi e insegna nti ) è stato un ve-
ro successo, con una tiratura di
37 mil a cop ie, divise nelle diver-
se scuole e parrocchie. Hanno
grande smerc io i vo lumetti a ca-
rattere pedagogico del già citato
Bruno Ferrero e di altri autori che
trattano temi per la gioventù . Va
forte anche il Calendario Don Bo-
sco, una specie di almanacco di
260 pp ., co n temi per giova ni e
adu lti . A un ca lco lo, per difetto, i
volumi stampati dalla Don Bosco
Kiad6 dopo la riapertura supera-
no le 700 mila cop ie.
1 I piani futuri? Sono in ma no al-
la Provvidenza. Tante cose resta-
no da fare per ritrovare l'antico
sp lendore. Con l' aiuto di Dio e
dei buoni confidiamo di farce la.
Insomma co ntinui amo a sognare,
e in grande. Non per nulla siamo
figl i di un sognatore. Non progre-
di regredi est, ne siamo co nvinti ;
per questo stringiamo i denti e
andiamo avanti. Fidando in Dio.
Uno dei sogni nel cassetto è edi-
tare una riv ista di catec hetica che
in Ungheria non es iste . L' ELLEDI-
CI, la grande ed itrice sa lesia na, è
disposta a darci una mano, co me
ha già fatto in un recente passato.
Janos Szoke
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• • • MARZO 2006 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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MARIA ISABBL
FIORE PBK
UN ALTRO
GIARDINO
Ci trasferiamo in Spagna
per conoscere un altro
piccolo-grande miracolo
che si è materializzato
nella persona di Maria
!sabei Acuna Aria~ dolce
fiore sbocciato dal
giardino del Signore
il 5 marzo 1941.
Uno splendido fiore, Maria
!sabei. Delicati e preziosi
i suoi petali, e così radi-
cata in "terra buona" da renderla
vigorosa come una quercia che
non conosce le scosse del tempo!
La sua esistenza è avvinta a due
date: 1'8 dicembre 1950 giorno
in cui riceve la prima comunione
e il 15 agosto 1954, quando la
sua vita volò via... verso altri li-
di. E l'attento lettore intuisce che
non si tratta di semplici numeri:
essi segnano due ricorrenze del-
1' anno liturgico che si legano al
culto della Vergine, cui Maria
!sabei aveva indirizzato tutto l' a-
more di cui era capace.
La sua solarità, il suo animo
particolarmente incline all' alle-
gria che riversava sulle compa-
gne nelle pause ricreative, coesi-
stevano con un' interiorità fatta
di silenzio e preghiera, profonda-
mente vissuta e testimoniata. La
malattia che precocemente la
colpì - un tumore al cervello -
non scosse né turbò la sua fede e
il suo tenero "attaccamento" a
Maria. Riuscì nel suo calvario a
trasformare la fede che l' anima-
va in un'arma di salvezza per la
ri/conversione di suo padre che da
una decina di anni era diventato
un convinto evangelista. Quando
Maria Isabel venne ricoverata
all'ospedale di Seguro a San Jo-
sé, per sottoporsi ad accertamen-
ti, ricevette la benedizione di
Maria Ausiliatrice da parte del
direttore del Don Bosco, e quei
disturbi così dolorosi , accusati
in quella prima fase e che tanto
l'avevano invalidata, sembraro-
no scomparire. Disse infatti al
direttore: "Yo estoy mucho
mejor, pero no me curaré, mo - Maria lsabel (1941-1954)
riré, porqué he ofrecido mi vida
a Nuestro Senor, por la conver-
sion de mi papa". Il miracolo si come una festa che esprimeva
compì: il padre ritornò alla "casa nella gioia dell'Eucarestia e nel-
paterna", regalando alla figlia la lode alla Vergine. Che l' accol-
quella serenità che le permise di se il 15 agosto 1954, festa del-
lasciare questo mondo e questa 1'Assunzione. Non esistono com-
vita in perfetta tranquillità di menti capaci di esprimere con-
spirito.
temporaneamente tragedia e me-
raviglia: le azioni di Dio restano
Ecco come espresse al diret- avvolte nel mistero. D'amore!
tore del collegio salesiano la sua Ecco alcuni passi di una compo-
rinnovata gioia: "Soy inmensa- sizione lasciata da un'alunna del
mente feliz, qué mas puedo de- collegio compagna di Maria Isa-
sear? Sono immensamente feli- bel: " .. . tu hai sofferto con gran-
ce, che cosa posso desiderare di . de rassegnazione e il tuo esem-
più?" . Nulla, infatti, avrebbe po- pio ha dato alle nostre anime una
tuto più desiderare ... tutto si era nuova luce... Mi vergogno nel
compiuto secondo le sue aspetta- paragonarmi a te, tu così buona
tive e il disegno di Dio. Di lì a umile e generosa, ubbidiente e
poco la malattia riprese in tutta rassegnata alla morte" . "E anco-
la sua virulenza, senza più la- ra: Marisa nella sua breve vita fu
sciare spazio alla speranza, che come le violette; piccola e umile
veniva di volta in volta spezzata all'apparenza ma grande e bella
dalla tragica realtà degli accerta- per la sua innocenza e bontà di
menti. Visse i suoi ultimi istanti cuore".
D
BS MARZO 2006

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---
MAMME PER l:AFRICA
di Graziella Curti
A Johannesburg,
nello scorso autunno,
il IV Seminario su Sistema
Preventivo e situazioni
di disagio ha permesso
alle FMA di riflettere e
fare proposte educative
a favore di bambini,
adolescenti e giovani
a rischio del continente
africano.
' 'S ano m~re e sono stata du~
volte m sala parto speri-
mentando la gioia e il tra-
vaglio di dare alla luce un figlio. Voi,
suore salesiane, continuate ad andare
in sala parto ogni volta che un bambi-
no accorre verso di voi. Sperimentate
il travaglio del parto quando lavate le
piaghe di un bambino e quando ascol-
tate la narrazione della fame, del do-
lore di uno dei più piccoli".
Alla conclusione del seminario, così
si esprimeva una mamma che aveva
scoperto la passione della ricerca e del
lavoro educativo delle FMA "vere
operatrici di compassione", senza di
cui "tante ragazze africane sarebbero
finite nelle fogne".
STRADE DI POLVERE
Sede del Seminario è la capitale
del Sudafrica con più di cinque mi-
lioni di abitanti, per la maggior parte
ammassati nella tentacolare cintura
periferica. Qui, le cifre dell'AIDS e
del disagio raggiungono alte quote.
In tale contesto, una trentina di Figlie
di Maria Ausiliatrice, insieme con al-
cune laiche responsabili delle opere
per ragazzi/e a rischio, si sono messe
a confronto esaminando le situazioni
delle varie province d'Africa dove
sono presenti.
Gli obiettivi dell'incontro, pensati
MARZO 2006 BS
- Il gruppo delle laiche presenti al seminario.
a lungo, e soprattutto vissuti come
tensione verso il meglio, sono stati
quelli riguardanti la qualità delle pro-
poste educative nella situazione afri-
cana e dei destinatari delle opere.
Che cosa è in grado di dire ancora il
sistema preventivo a bambini dall'in-
fanzia perduta? Ad adolescenti e gio-
vani senza affetti, senza istruzione,
senza lavoro? A ragazzine che non
conoscono l'amore, ma solo violenza
e sfruttamento?
La presentazione delle case fami-
glia ha costituito il tessuto su cui ri-
flettere e correggere il tiro dei propri
interventi educativi. La rassegna del-
le tipologie dei ragazzi a rischio, per
la maggior parte orfani di guerra e
dell'AIDS, bambine violentate, for-
zate al matrimonio, perseguite come
streghe e minori costretti a un lavoro
disumano, ha rischiato di togliere la
speranza in un futuro diverso. So-
prattutto le situazioni vissute, simili a
veri calvari, come i maltrattamenti,
le gravidanze precoci, gli abusi ses-
suali anche negli ambienti familiari
hanno fatto convergere l'attenzione
sulle problematiche della giovane
donna, che rimane la più penalizzata
e nello stesso tempo il soggetto privi-
legiato per il carisma delle FMA.
VERSO CASA
Nessuna sofferenza è irrimediabile.
Questa la convinzione profonda che
ha costituito il clima positivo del se-
minario. Il disagio può essere trasfor-
mato grazie a fattori protettivi e vissuto
come occasione di cambiamento e di
miglioramento della propria esistenza.
La considerazione del concetto di resi-
lienza come processo grazie al quale i
soggetti a rischio possono inserirsi in
un ambiente affettivo, sociale e cultu-
rale il più vicino possibile alla realtà
familiare, ha permesso di rivisitare il
sistema preventivo e di chiedersi:
"Quale casa per costruire famiglia?"
A questo punto, le partecipanti, divi-
se a gruppi, hanno disegnato le dimore
del sogno. Abitazioni circolari, che ri-
chiamano la comunione e il senso della
famiglia. In cucina, l'ambiente centra-
le, si raccoglie la gente e sta attorno al-

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Il logo della manifestazione.
Lavoro di gruppo.
Il gruppo delle partecipanti al seminario al completo.
In visita a Finetown, quartiere di Johannesburg.
la tavola per condividere il cibo. Le
porte, distribuite nei posti strategi-
ci, esprimono la prontezza dell'acco-
glienza. Attorno alla casa, il verde e
gli animali indicano il senso della vita,
della speranza, della tenerezza. La
cappella è posta vicino alla soglia per
invitare chi entra alla preghiera.
Le dimore del sogno, che le educa-
trici hanno disegnato, sono lo spec-
chio dei deside1i dei ragazzi/e che
hanno fame di affetto, di amorevolez-
za, di un riferimento sicuro. E proprio
sull'affettività e sull' urgenza di un 'e-
ducazione sessuale ben fatta si è di-
scusso a lungo. Sono necessarie chia-
rificazioni. E importante insegnare i
bioritmi del corpo, vincere pregiudizi
o l'assurda credenza che un uomo
ammalato di AIDS deve avere rappor-
ti con ragazzine vergini per poter gua-
rire. Occorre capire il valore della ses-
sualità, che è vita e non si risolve nella
sola informazione.
A questo proposito, si realizzano
programmi "Love Matters". Al ter-
mine del corso, i partecipanti fa nno
una promessa di astinenza e sono in-
vitati a creare gruppi di sostegno per
ricordarsi l'impegno preso e aiutarsi
reciprocamente.
L'ARTE DEL NAVIGARE
La metafora della navigazione con-
trovento, che sa convertire in oppor-
tunità le minacce è servita come invi-
to al coraggio a tutte le partecipanti.
Mantenersi in piedi nonostante le on-
de, dominare un certo fatalismo tra-
gico è ciò di cui hanno bi sogno le co-
munità educanti di frontiera come
quelle africane. Di fronte alla pande-
mia dell ' AIDS, agli abusi verso i mi-
nori , alla miseria e all'ignoranza di-
laganti si tratta di assumere la prima
regola del Sistema preventivo: vivere
positivamente in prima persona per
poi trasmettere questa esperienza ai
giovani. Vivere, come comunità, lo
spirito di famiglia, cardine della pe-
dagogia salesiana, perché i ragazzi/e
ne vengano contagiati.
Al termine dell ' incontro, la verifica
si è giocata sull' immagine della p011a.
Accanto alle porte chiuse dell' indiffe-
renza dei governi, della povertà dei
mezzi, della mancanza di personale
preparato e altro, si sono individuate
le porte aperte di una comunità edu-
cante sensibile ai bisogni dei ragazzi e
in continua rete con le famiglie e con
le istituzioni educative.
E si è posta pure l' attenzione sulle
porte da aprire, specie quella della
formazione continua degli educatori
e quella della riscoperta vitale, da
parte delle FMA, di essere evangeliz-
zatrici ed educatrici sull' esempio di
Maria, la madre, che non delude mai
i suoi figli, specie i più poveri di
amore. Quelli che si trovano sulle
strade di polvere dell' Africa e del
mondo. Quelli che hanno fame di ca-
sa e di maternità.
O
BS MARZO 2006

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..,.-,--,- IL NIESE IN LIBRE~~ adi Giuseppe Moranle
::- fiammelle
1o.,e,. nelle
51"-0,sfii:Jl(t
FIAMMELLE
NELLE STOPPIE
Per un alfabeto della
famiglia
di Luigi Ghia, pp. 189
(ANCHE) I GENITORI
VANNO A SCUOLA
Percorsi da progettare
di Antonia Fantini
Monti, Saronno (Va)
2005, pp. 126
Nel primo testo si leggo-
no alcune "parole-chia-
ve" che oggi sembrano
importanti per i valori
che veicolano, e posso-
no essere di aiuto alle
coppie e alle famiglie
che vivono tempi di gran-
de complessità e di fati-
ca nel pronunciare il pro-
prio "sì ". Sono fiammelle
nella stoppia che fanno
intravedere senso e sug-
geriscono speranza. Il se-
condo, in chiave educa-
tiva, offre spunti di rela-
zione tra scuola e fami-
glia, per sostenere lo
sviluppo emotivo, cogni-
tivo e relazionale dei ra-
gazzi. Scuola e famiglia
devono avviare processi
di collaborazione e non
vivere in conflitto, scari-
candosi la responsabi-
lità degli scacchi che se-
gnano il cammino edu -
cativo. La riforma scola-
stica richiede che geni-
tori e insegnanti torn ino
a scuola ...
MARZO 2006 BS
~~~
E~ EGARE
BIBBIA
L'OMELIA
BIBBIA E B
LA LECTIO DIVINA
nella vita della Chiesa,
a cura di G. Zevini
e M. Maritano
LAS, Roma 2005, pp. 224
RIPARTIRE DA CRISTO
PAROLA DI DIO
Lectio Divina e vita
salesiana oggi
a cura dell'Associazione
biblica salesiana
ed. extracomm.
2005, pp. 314
L'esperienza della lectio pra-
ticata originariamente nella
vita monastica, oggi viene
sempre più aperta ai fed~li
e rappresenta una grazia
cui iniziare con cura i cri-
stiani . Questi due testi
hanno la stessa finalità. //
primo può costituire un aiu-
to a chi vuole avviare i cre-
denti a un rapporto più per-
sonale con Dio nella vita di
fede. Il secondo presenta
un'applicazione della lectio
divina alla vita e alla spiri-
tualità salesiana. I due te-
sti con riflessioni a più vo-
ci,' danno sia i fondamenti
biblici e patristici della lec-
tio sia le applicazioni alla
pastorale e alla vita perso-
nale. Chi annuncia la Paro-
la non lo fa efficacemente,
se non attraverso un'espe-
rienza di incontro di tra-
sformazione della Parola
accolta e vissuta.
RJPARl"llff UA CRISTO
P\\RO \\ l)l Ili
,~ ,»-t•lla....._ ....
lA lfOI() ffl'N
tH'llil ,Uc1 df'lld ( hl C\\d
DIO LE OPERE I GIORNI.
1°- Temi per l'omelia e la
riflessione Anno B
pp. 368
- Santi e ricorrenze
di Franco Galeone ,
EDB, Bologna, 2005,
pp. 360
Il primo volume mira a co-
niugare la vita quotidian°:
con la fedeltà alla Parola d1
Dio e aiuta il credente a
decifrare la presenza di
Dio nel vivere di ogni gior-
no. Sono spunti per orien-
tarsi nella storia personale
e collettiva. // secondo par-
la dell'uomo: chi è, che co-
sa è chiamato a fare , quale
valore hanno le sue aspira-
zi oni, da che cosa e da chi
deve guardarsi , a chi e a
che cosa deve tendere, su
quali valori costruire la vita.
Si parte da alcuni perso-
naggi o dal senso d1 alcu-
ne giornate, per invitare a
coniugare il Tempo e la
Parola. Le varie riflessioni
diventano occasione per
una proposta di bene , ~c-
cendono una luce, suscita-
no speranze, lanciano un
buon seme attraverso l'e-
vocazione di ricorrenze , fe -
ste, giorni speciali.
ESPLORIAMO
LA BIBBIA
Una grande raccolta di
storie, preghiere e giochi
per piccoli "esploratori"
a cura del Centro
Evangelizzazione
e catechesi
ELLEDICI , Leumann (To)
2005, pp. 192
Questo simpatico volume
descrive un itinerario di
esplorazione della Bibbia
piena di colori , che posso-
no fare la gioia di tanti fan-
ciulli. Può essere il modo
migliore per conoscere la
Bibbia e la storia di Gesù .
Vi si narrano le meraviglio-
se storie di Noè che co-
struì una barca in un de-
serto per salvarsi dal dilu-
vio ; del piccolo Giuseppe
che fu venduto come schia-
vo dai suoi fratelli ; di Mosè
che guidò il popolo di Di~
verso la terra promessa; d1
Elia che ebbe il coraggio di
affrontare un re adirato. E
soprattutto i bimbi possono
scoprire la storia di Gesù,
dei suoi miracoli, delle para-
bole, dei suoi amici. Ogni
storia è accompagnata da
preghiere e da giochi, da at-
tività e spunti di riflessione.
Così , esplorare i fatti dell°:
Bibbia può diventare per 1
ragazzi una magnifica e be-
nefica avventura di fede .
N0ITA PER
NON SI F~ iiENZA. I libri
CORRISP
nalati si pes-
che vengo_no seg ressa le libre'.
sono acquiStare Panno richiesti
rie cattoliche o vll e ri spettive
direttamente a
Editrici.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~ ~ ~ LA VITA
EDUCATORE
LA GLORIA DELL'UOMO
DEI DOLORI
NEL SORRISO
DI ALEXANDRINA
di Giulio Giacometti-Piero
Sessa-Eugenia Signorile
Ed.Segno, Tavagnacco
(Ud)2005, pp. 426
UBBIDIENTISSIMO
SERVO
Don Luigi Savaré il prete
dei giovani
a cura di Gabriele
Bernardelli
Paoline, Milano
2005, pp. 342
GIUSEPPE
GOTTOLENGO
Detti e pensieri
a cura di Lino Piano
Edilibri , Milano
2005, pp. 174
"Coltiverò con cura specia-
le I fanciulli. A imitazione di
Don Bosco me li affezio-
. nerò. Mi darò tutto a tutti
per procurare il più gran
bene possibile". E il pro-
gramma di vita di questo
prete lodigiano. La sua vi-
cenda per essere ben com-
presa non può prescindere
dal contesto storico ed ec-
clesiale in cui si è svolta.
Solo uno sguardo di fede
può far penetrare la realtà
spirituale che ha animato i
grandi e i piccoli episodi
della sua vita per certi
"Solo per amore mi lasciai
ferire . Solo per amore il
cuore sanguina. Solo in cro-
ce _con Te, Gesù , la mia
anima trova gioia". Così ha
scritto questa giovane coo-
peratrice salesiana porto-
ghese che dall'amore di
Cristo fa scaturire una for-
z~ gioiosa che le permette
d1 sopportare il dolore. A
50 anni dalla morte (recen-
temente è stata dichiarata
aspetti sconcertante. La let-
tura interpretativa della sua
missione apostolica permet-
te di cogliere l'armonia che
si è instaurata tra il dise-
gno di Dio e la sua rispo -
sta. Ma la lettura può esse-
re solo illuminata dal suo
grande cuore, che si espri-
me con un amore eroico
per la Chiesa, di cui si pro-
fessa un "ubbidientissimo
servo ".
"Beata"), la lettura dell'e-
sperienza di Alexandrina
da Costa offre alla nostra
meditazione, in una sintesi
originale e completa, la vi-
ta, la filosofia e la dottrina UBBIDIENTISSli\\10 SERVO
sapienziale donate da Dio
alla "crocifissa di Balasar'.
La sua è una esistenza
bre~e ~he ha un sapore
sap1enz1ale, perché si fon-
de insieme nella sua breve
esistenza, in maniera eroi-
ca, senza esaltazioni il bi-
nomio dolore-amore. '
Dnn Luil!i ::wm·f
il pW!t~~lri :,timm1i
11 Gottolengo è il "santo
della provvidenza": "La divi-
na Provvidenza non man-
ca, questo è di fede; dun-
que se manca a noi qual-
che cosa, non può essere
se non per mancanza di
confidenza da parte no-
stra". L'opera del Cottolen-
g~ a ~orino ne è la prova
pIu evidente. Il libretto ha
l'i_ntento di divulgare il pen-
siero del santo e di rinno-
vare il ricordo della sua vi-
ta e della sua opera. Pre-
senta 345 suoi detti , pub-
blicati già nel 1892 dal suo
pri~o biografo. Ripresen-
tati oggi, questi "detti" so-
no utili per conoscere me-
glio un uomo che consacrò
la sua vita a un'impresa
d'amore unica nel suo ge-
nere. Era un santo energi-
co e a tratti burbero, ma
anche lieto, ironico e auto-
iro~ico, che si dedicò agli
altri con ardente tensione
c~~ita~iva e grande capa-
cita dazione.
VUOI
CONOSCERE
DI+ IL MGS
Movimento
Giovanile
Salesiano?
ADRIATICA (IAD)
(Abruzzo, Marche Umbria)
Ezio Rossi
'
Tel. 071.2810265
Email : pgiad@pcn.net
LAZIO (IRO)
Francesco Marcoccio
Tel. 06.44483408
Email : pgiro@tiscali.it
LIGURIA/TOSCANA (ILT)
Valerio Baresi
Tel. 0187.777840
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valerio@valeriobaresi.it
LOMBARDIA/EMILIA
ROMAGNA (ILE)
Stefano Vanoli
Tel. 02.67074344
Email:
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(Campania, Calabria
Puglia, Basilicata) '
Luigi Cella
Tel. 081 .7809270
Email: pgime@pcn.net
PIEMONTENALLE
D'AOSTA (ICP)
Piermario Majnetti
Tel. 011 .5224238
Email : pastoralegiovani-
leicp@valdocco.it
SARDEGNA (ISA)
Antonello Sanna
Tel. 070.659635
Email: pg-isa@libero.it
SICILIA (ISI)
Edoardo Cutuli
Tel. 095.509119
Email: pgisi@mail.gte.it
TRIVENETO (INE)
(Veneto, Trentino Alto Adi-
ge, Friuli Venezia Giulia)
Roberto Dal Molin
Tel. 041.54.98.337
Email:
pg.ine@donboscoland.it
BS MARZO 2006

4.2 Page 32

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ti/I/E
-
Luigi Fumanelli nato ad Avio il 31 maggio 1925, morto ci Este il 6 settembre 2005.
PER NIENTE FUMOSO
di Giancarlo Manieri
Si chiamava Fumane/li, ma se c'era
una persona per niente fumosa era
proprio lui... Il profilo di un grande
coadiutore salesiano.
- Il signor Luigi Fumanelli.
,,,1gruppo dei grafici? Si salvi chi può!"
L'espressione di un vecchio salesiano la dice
lunga su quella manciata di giovani entusiasti ,
impulsivi , rumorosi e un po' anarcoidi guidati da uno
che quanto a carattere era come loro e quanto a grin-
ta li batteva tutti: "Svegliarsi, non dormire! Sbrigarsi! Ci
sono mille cose da farei" . Un gruppo non facilmente
gestibile. E il meno gestibile era proprio il loro capo, il
quale però gestiva perfettamente il suo gruppo. Luigi
era "il professore", leader riconosciuto , manager indi-
scusso che sapeva discutere con i suoi fino alla
cagnara, ma poi sapeva guidarli , sempre e comunque
fino al successo. "Come mai hanno messo insieme un
gruppo di leader?". "Perché bisognava far fronte a un
MA RZO 2006 BS
pericolo incombente". "Sarebbe?". "Nel 1963 si seppe
che la Mondadori avrebbe costruito una moderna e
attrezzatissima scuola grafica. La Mondadori, capisci?
Coi mezzi che aveva ci avrebbe surclassati, pensava-
mo". "E così si è pensato a Fumane/li''. "Non solo a
lui, a tutti noi. Lui era il migliore, ma anche noi erava-
mo stati preparati a dovere". "Come dire tanti galli nel-
lo stesso pollaio". "Ecco il perché di qualche baruffa.
Ma lui reggeva bene".
FUMANELLI E IL SUO STILE
Lo stile di Fumanelli era preciso e conciso , e i giova-
ni del suo gruppo , benché un po ' irrequieti , ne rico-
noscevano la non comune valentia, la grande compe-
tenza, la geniale abilità. "Che cosa vi ha insegnato in
concreto". "Non a lavorare, se è questo che vuoi
sapere. Qualcuno di noi ne sapeva quanto lui e in
alcune specializzazioni forse più di lut' . "Allora ?'.
"Allora ci ha insegnato a insegnare, a essere umili e
competenti, affettuosi ed esigenti, comprensivi e
inflessibili, coadiutori e orgogliosi della nostra coadiu-
torietà ... Si può dire?". "Laicità!". "Perfetto, laicità. Ci
ha insegnato a essere dei salesiani a tutto tondo, di
pari dignità di fronte ai chierici". In effetti , Fumanelli
fu un coadiutore appassionato che sulla sua vocazio-
ne di salesiano laico scrisse libri , s'impegnò in confe-
renze , partecipò a dibattiti , organi zzò incontri ... Si
batté, non poco , per far passare la norma della parità
giuridica dei confratelli laici con i confratelli preti. Non
ci riuscì : l'ostacolo , insuperabile , era nel Diritto Cano-
nico . Ma fu uno che agitò talmente il problema da
rappresentare in certi momenti , per alcuni , una spina
nel fianco .
TRATTI DI CARATTERE
Il signor Luigi era uno che se aveva qualcosa da dirti ,
non se la teneva per sé: arrivata l'occasione la sputa-
va fuori a modo suo, spiattellandola senza giri di paro-
le o furberie . Perciò, tutti sapevano come la pensava,
quel che voleva, che cosa diceva : era come un libro
aperto. Per questo piaceva. A tutti : ai giovani , ai con-
fratelli , ai genitori degli allievi , ai collaboratori laici , ai
rappresentanti sindacali , agli imprenditori , alle autorità

4.3 Page 33

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---------------6()11{}/tfT()RI cfl1LEcfllll/l
I
Fumanelli, tra i fondatori del San Zeno di Verona,
mentre riceve la con/decorazione, nel 1993, dalle mani
dell'allora presidente della Confindustria Luigi Abete.
Il signor Fumanelli a Este in laboratorio.
e perfino alle forze dell 'ordine. Piaceva perché era
"vero", non sapeva fingere, non riusciva a recitare la
parte. I genitori degli alunni lo cercavano perché erano
sicuri che avrebbe loro detto quel che pensava sulla
situazione scolastica, disciplinare e anche morale dei
loro figli , senza tirar fuori quelle tipiche frasi "professo-
rali " che dicono senza dire , quelle affermazioni ambi-
valenti che assomigliavano agli antichi oracoli delfici,
quando ti ritrovavi con un'affermazione della sacerdo-
tessa di turno che poteva essere vera e falsa contem-
poraneamente .
IL LAVORO
I suoi ritmi erano semplicemente impossibili. Qui dav-
vero batteva tutti, e tutto ciò che faceva o diceva, lo
faceva e diceva per gli altri, per la scuola, mai per
sé. "Cioè?". "Sono stato quasi 30 anni insieme a lui,
ebbene non l'ho mai udito presentare un 'esigenza
personale. Mail Sembrava insensibile per sé, ma por-
tava sulle spalle i problemi di tutti, soprattutto dei
suoi giovani. Li amava, dava loro fiducia , e ne era
ricambiato". Era un pragmatico, il professore . Se
qualcuno dei collaboratori tentava di fare il punto, di
enumerare le difficoltà e gerarchizzarle, lui tagliava
corto : "Sentite, colleghi, non siamo qui per mettere in
fila i problemi, ma per risolverli. Non mi interessano
le classifiche, datemi le soluzioni" . Era facile che in
simili circostanze qualcuno lo apostrofasse: " Caro
Fumane/li, hai un carattere tale che se fossi una
macchina saresti uno schiacciasassif'. Quella volta
che glielo dissero , non solo non se la prese ma gl i
piacque, tanto che ci tornò su teorizzando i vantaggi
dell'essere determinati e magari anche un po ' rudi.
Non per nulla passò come un uomo d'azione e come
un "fondatore" di prestigiose scuole grafiche: fondò
nel 1953 quella dell 'isola san Giorgio di Venezia, nel
1965 quella di via don Minzoni a Verona, nel 1991 il
centro professionale Manfredini di Este. Da buon
salesiano era un grande sognatore. "Aveva qualche
sogno nel cassetto?". "Altro chef Sognava per i periti
grafici di arrivare alla laurea in grafica, ma ... il Parla-
mento italiano non c'è ancora arrivato".
Fumanelli con uno dei suoi collaboratori,
il signor Paolo Cottino.
IL RELIGIOSO
Luigi era un uomo di fede. Per i suoi ragazzi pregava
perché diventassero onesti cittadini, qualificati lavora-
tori grafici, buoni cristiani. Insomma, aveva allargato
il ventaglio donboschiano. O meglio , l'aveva specifi-
cato. Non era uno che predicava ai ragazzi, piuttosto
rendeva visibile la sua fede . Fu, in effetti, un grande
figlio di Don Bosco , di quelli che il santo avrebbe
voluto imbalsamare per conservarne la memoria. E fu
un grande figlio della Chiesa, sempre fedele alla dot-
trina, difensore del Concilio Vaticano Il che conside-
rava un miracolo dello Spirito Santo per i credenti e
l'umanità. Aveva l'animo sacerdotale. Era un maestro
di vita cristiana per giovani incontrandoli non solo a
scuola ma anche in ufficio, in cortile, in chiesa e tal-
volta addirittura andandoli a trovare in famiglia. La
sua inseparabile agenda/ vademecum fitta di nomi ,
appunti, memorie, impegni , schemi , pensieri religiosi
ha funzionato fino alla fine. C'era di tutto, anche gli
appunti per il "buongiorno" ai ragazzi , dei quali sape-
va tutto , ed essi sapevano che lui sapeva, e si senti-
vano sicuri. Fumanelli era il clima adatto alla loro pri-
mavera.
BS MARZO 2006

4.4 Page 34

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coME DoN Bosco .-------~-----, l'educatore
di Bruno Ferrero
A PERDONARE... genitori) o fuori della coppia (la
suocera). È importante impegnarsi
S ' I M P A R A in un processo di verità per scopri-
re i propri torti personali, e ricono-
scerli umilmente.
7. Dare tempo al tempo. Bisogna
I contrasti in famiglia sono pane quotidiano. C'è uno sforzo accettare che non venga immedia-
tamente una p_grola di perdono .
da fare, da parte di tutti, perché la vita non diventi insopportabile. Quando si ,ésopraffatti dalla colle-
~ ra, ci vu61e run tem,'pci di calma, di
Gli urti quotidiani finiscono per
far soffrire o ferire; e l'elenco
( ~1~ riflessior:ié, e anche di preghiera
5. Parlare, spiegarsj. , rnlo~ è per acquisjare _la ,:éapacità di chie-
più f_acile quando cfi=>::,--eemunicazio- -<.. dere perdorfo. E un processo lungo
è lungo: scontri sull'educa-
zione dei figli , sulla politica, sul
modo di gestire il bilancio, sull 'at-
teggiamento verso i nonni. E anco-
ra : irritazione per i tic, le lentezze, il
vestito, le musonerie, le recidive.
Parole che feriscono, dette senza
controllo; tensioni sulla manutenzio-
ne della casa, per le discussioni in
macchina, per i rimproveri al marito
troppo preso dal suo lavoro. Non
ascolto («Non ascolti mai quello
che ti dico!»). Diversità di carattere,
insoddisfazione davanti alla medio-
crità dell'altro. Amore espresso in
modo insufficiente, silenzi. Discus-
sioni per provare se stesso, prova-
re l'amore, difendere il proprio spa-
zio, dire le proprie delusioni. Picco-
ne. E necessario chied.ere perdono. e complesso, biscfgna aspettare
Semplicemente ,. umilni~nf(e,_~i.P_ce- che .il t~mpo .faccia l'op~ra sua. Al-
ramente. Non esitare a fare 11 prrmo ) cunr d1ment1cano subito l'offesa,
passo . La p~ ola 0omp·e miracoli,.1 soprattutto quando si tratta di offe-
quando il suo tgno è g)usto , privo se leggere. Altri hanno la tendenza
di giudizi, pèrché crea .e ricrea. Per a rimuginarla. An_che se dicono che
perdonare ed / es1~er ... perdonato finito", i loro ocqhi, il loro broncio
abbiamo bi~ogno citi selifti(e queste continuano a dimostrare che il fatto
parole: 'Ti >qhiedo p'e1g,ono" 0"ti ho non è ancora digerito .
1
dato un dispiacer~· "Qli sorJ,.o inner- 8. Imparare a negoziaré." Significa
vosito", "ho torto' . 1Queste parole cercare una soluzione media, che
toccano il cuore e suscitano un dia- tenga conto dei due punti 'Cli vista.
logo talvolta impro tato di umiltà e Questo suppofile che ogmmo, in un
di sincerità, eh~ altrimenti non primo tempo, cerchi lealmente, con
avrebbe avuto luogo.
empatia, di mettersi al 1posto dell'al-
6. Riconoscere ,,,la1 ferita q__he si è tro, di entrare nel suo modo di
fatta . Colui ctìe è stato ferito ha vedere.
bisogno di sapere cbe lal'.sua ferita ef. Riconciliarsi. Anche se la ricon-
le dispute dovuie alla fatica, al ner- è stata presa in co · siaer.azione. c1 iazione non.,..è_. indispensabile per
vosismo, ecc. E difficile dimentica- Bisogna dimostrare all'altro che/ si ---il pérdono,il perdono è_, completo
re, ma è anche possibile imparare
la rara arte del perdono. Ecco dieci
piccoli passi.
1. Accettare di essere diversi. La
famiglia è fondata sull'alterità e sul-
la differenza. Fatalmente l'altro rea-
consapevoli della sofferenza che
ha vissuto , della sua intensità .. . È
tanto naturale giustificarsi trovando
scuse nel proprio passato, soprat-
tutto trovando colpe negli altri (i
quando sfocia nel rrstabilimento
delle relazioni. Il perdono non è
ancora la riconciliazione , ma ne è
la via. Il perdono è un catalizzatore
che crea l'ambiente necessario per
girà in modo diverso, vedrà le cose
in modo diverso. Bisogna essere
incessantemente all'ascolto della
temperatura del cuore dell'altro e
chiedergli il suo "modo di usarlo":
"Se ti amo male, se ti pesto i piedi,
dimmelo, perché cambi; se ti amo
come si deve, dimmelo perché io
continui".
2. Mettere alla base della famiglia
un "contratto ": «Noi non ci faremo
mai soffri re volontariamente».
3. Considerare gli aspetti positivi.
Troppo spesso i litigi nascondono
gli aspetti meravigliosi della vita di
famiglia. È importante relativizzare i
miniproblemi.
4. L'amore cresce attraverso que-
sti piccoli perdoni. Più ci si abitua
a perdonare le piccole cose, più si
perdoneranno quelle grandi. E più
presto lo si fa, meglio è .
MARZO 2006 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
LE PAROLE DIFFICILI
DA PRONUNCIARE
In famiglia, ci sono parole difficili da pronunciare, che rimandano
ad atteggiamenti e comportamenti per i quali non bastano la
spontaneità, la capacità di essere se stessi, il coraggio della
trasparenza. Chiedere e accordare il perdono: quanta fatica costa
porgere le proprie scuse o accettare quelle di un altro.
I Solo il perdono reciproco può
consolidare nel tempo legami
che rischiano di essere indeboliti
dall 'abitudine e dalla fretta.
una nuova partenza e per ricomin-
ciare. Perdonare, è ridare fiducia. È
ripartire "come prima". Significa
riparare e cambiare. Il segno della
sincerità di richiesta di perdono è lo
sforzo che ci si impegna a fare per
non cadere più negli stessi errori.
1O. Un perdono totale è una cosa
divina, che noi impariamo soltanto
da Dio . Il cristiano non dice: «lo
credo al peccato», ma «alla remis-
sione dei peccati ». E quando il sa-
cerdote dice «lo ti assolvo », dice
molto di più che "tu sei perdonato".
Assolvere significa ridare la libertà
a colui che era legato , significa to-
gliergli le catene. Quando il perdo-
no ci sembra impossibile, guardia-
mo il Cristo in croce. Nel momento
stesso in cui , sospeso ai chiodi,
muore di asfissia in una sofferenza
indicibile , egli ha il coraggio di di-
menticare se stesso per chinarsi
~ui suoi carnefici e perdonarli.
E la grazia più grande , quella del
perdono. La preghiera familiare del-
la sera è un'occasione meravigliosa
per scambiarsi il perdono . Amare è
essere capaci di dire insieme il
Padre nostro. Nessun vincolo co-
niugale resiste senza perdono. D
I L'esperienza del perdono,
in fondo, è possibile solo quando
costruisci con il marito e i figli
un rapporto di amore pedagogico.
Chiedere perdono è difficile.
Non è soltanto questione di
orgoglio ; è che , anche con
le persone più care, capita di pro-
vare un pudore eccessivo che
impedisce di guardare e andare
oltre una barriera percepita come
in.sormontabile. Nelle situazioni più
problematiche, troppe volte si sce-
glie di tacere, di far finta di niente,
magari anche di dimenticare , piut-
tosto che esporsi o esporre l'altro
in un momento di debolezza. Ep-
pure sono proprio queste le occa-
sioni privilegiate per dare all'amo-
re uno scatto di energia: perché
solo il perdono reciproco può con-
solidare nel tempo legami che
rischiano di essere indeboliti dal -
l'abitudine e dalla fretta che sot-
trae spazio al dialogo e alla comu-
nione .
Queste considerazioni, per
quanto sensate , non bastano : per-
ché è impossibile praticare il per-
dono soltanto nell'ambito della sfe-
ra emotiva, oppure esclusivamente
in quella intellettuale. A pensarci
bene , la difficoltà che vivo anch'io
in casa forse dipende proprio dal
fatto che ci sono momenti , nelle
relazioni familiari, in cui l'amore e
la verità non riescono a stare
insieme, a procedere in sintonia.
Voglio dire che l'esperienza del
perdono, in fondo, è possibile solo
quando costruisci con il marito e i
figli un rapporto di amore pedago-
gico ; quando, cioè, tutto quello che
dici , che fai , che condividi , vuole
alimentare la crescita dell'umanità
che è in ciascuno di noi e non
essere limitato soltanto a un atteg-
giamento di solidarietà più o meno
durevole . Proprio per questo , mi
I Bisogna essere incessantemente
all'ascolto della temperatura
del cuore dell'altro, bisogna
mettersi al posto dell 'altro, entrare
nel suo modo di vedere.
·
accorgo che in qualche modo è un
po' più semplice mettere in circola-
zione la risorsa del perdono quan-
do vivo il compito di genitore, che
non quando c'è bisogno di riconci-
liazione all'interno della coppia.
Nel primo caso mi sembra più faci-
le ricevere o chiedere scusa perché
c'è una reciprocità che è, comun-
que, accompagnata da un'asimme-
tria (generazionale e di ruolo) che
facilita l'assunzione di una respon-
sabilità piena nei confronti dei figli.
Nella relazione con mio marito,
invece , accade che le aspettative
e le disponibilità di ciascuno siano
evidenziate nell 'ambito di un rap-
porto paritario che potrebbe non
concedere molto alle esigenze del-
ns MARZO 2006

4.6 Page 36

▲back to top
la gratuità e della generosità. E il
rispetto dell 'altro spesso favori-
sce ulteriormente il silenzio e la
sopportazione, piuttosto che la
voglia di confrontarsi e mettersi
reciprocamente in discussione.
Anche in questo caso però
ci si accorge, pian piano, che
c'è un punto misterioso in cui l'a-
more e la verità si incontrano : è
quando ti accorgi che ami l'altro
non "nonostante", ma proprio
"perché" ti ha deluso; e questo ,
ovviamente, vale anche all 'inver-
so: sono consapevole di essere
amata di più quando il mio part-
ner è costretto a guardarmi per
quello che sono e non per quello
che vorrebbe che fossi, quando
accetta i miei limiti insieme ai
pregi che a suo tempo lo hanno
fatto innamorare di me e non di
un 'altra donna. Quando nella
realtà della coppia vivi questa
esperienza , ti accorgi che ogni
giorno c'è qualcosa da perdona-
re e da farsi perdonare, ma
anche che questa situazione non
è più un limite , bensì un trampo-
lino di lancio: la riconciliazione ,
infatti , è una disponibilità che
pian piano contagia l'intera fami-
glia e si espande oltre le mura
della casa, per incontrare una
realtà social.e che oggi ha parti-
colarmente bisogno di gesti che
rigenerano l'identità personale e
le relazioni comunitarie.
A questo punto, anche l'at-
tenzione a prevenire le ragioni
di attrito e di conflitto, che
potrebbe alla lunga risultare
faticosa e stressante e dunque
ridurre la voglia di interagire l'u-
no con l'altro, assume un altro
valore: non si tratta di evitare o
aggirare le situazioni che poten-
zialmente creano tensione , ma
di operare perché in famiglia sia
sempre alta la temperatura rela-
zionale: e questo avviene quan-
do non si ha paura di dispiacere
l'altro, ma si prova piacere nel
costruire pazientemente sintonie
e simpatie durature, accogliendo
e valorizzando le differenze indi-
viduali.
MARZO 2006 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
L'artista nasce a Mosca nel 1974.
Frequenta l'Accademia delle belle arti
a Venezia; allestisce la sua prima mostra
presso il collegio salesiano Astori
di Mogliano Veneto.
OLEG SUPERECO
DALLA STEPPA...
CON PASSIONE
Italia-Russia: due mondi diversi ,
due realtà opposte, quasi antitetiche
riguardo alla storia politica, al clima,
alla posizione geografica e al back-
ground cultural e. Sembra compito
davvero arduo trovare fra Italia e
Russia dei punti di fusione in cui sia
possibile leggere una compenetrazio-
ne dell'una società nell 'altra. La que-
stione per giunta può essere ancora
più complicata se l' argomento consi-
derato è l'architettura e l'arte sacra.
Per la verità già in un ' altra occasio-
ne nel passato la Russia, nella perso-
na di Pietro il Grande, si è affacciata
con consiste nte vivacità al lo stile
italiano, interessand os i soprattutto
all'architettura dei palazzi rinasci-
mentali di Roma, Firenze e Venezia,
nell ' ottica di imprimere uno slancio
radicalmente diverso alla capi tal e
dell'Impero.
Nel più delicato ambito della pit-
tura a cavallo del terzo millennio
vogli amo segnalare il lavoro di un
giova ne artista russo che trova nel-
l'arte sacra un veicolo che porta l'uo-
mo verso il bene, il bello, l' infinito,
dunque verso la conoscenza di Dio.
Poco più che trentenne, Oleg Supere-
co ha già all'attivo diverse esposizio-
ni a Roma e Venezia, città nell a quale
lavora. All ' interno della sua già
cop iosa produzione che predilige
appu nto tematiche di carattere sacro
(tele di crocifissioni , santi ed episodi
evangelici) si riscontrano una fo rte
attrazione e una netta ispirazione dai
grandi del Rinascimento italiano, rivi-
sitati , e a volte persino manierati,
assumendo però come tratto distintivo
il rigore e una certa austerità proprie
della cultura russa, da cui Oleg pro-
viene e di cui quindi diventa anche un
esponente di avanguardia!
L'unicità nata dalla fusione tra
questi due elementi si svela in un 'o-
pera come il "Crocifisso con san
Francesco e san Sergio" (non visibili
nella illustrazione), un olio su tela,
nella quale, oltre agli evidenti pattico-
lari architettonici 1ichiamanti le cultu-
re di provenienza dei due santi patro-
ni, posti ai piedi della croce, è molto
interessante lo studio affrontato sul
corpo del Cristo. Gesù viene presen-
tato assolutamente privo di qu alsiasi
ferita o altro segno di flagello, inon-
dato da una luce decisa ed eterea al
tempo stesso, di chiara matrice cara-
vaggesca, con il volto e lo sguardo
fisso verso l'alto, non attaccato alla
croce, ma quasi colto nel tentativo di
divincolarsi da essa, da quei chiodi
che restano l'unica citazione evange-
lica delle ferite del Cristo. Il mondo
che è venuto per redimere dal pecca-
to, grazie proprio al sacrificio della
sua vita sulla croce, ormai sembra
non appartenergli più, e appare desi-
deroso soltanto di abbracciare il suo
vero Padre nel Regno dei cieli. D

4.7 Page 37

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- - 7 AL.é-51A,NA~ / ! \\
MAROO & filSJl di aloi & césar
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Q(II\\SI QUAS I
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PAPA',
COS'È LA
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È IL GOVERNO DEL
POPOW, TRAMITE
UN CAPO ELETTO
--Y_BERAMENTE.
DEMOCRAZIA?
E TU SEI UN "CAPO"
~MOCR=AT=IC=O-::?:
di R. Desiderati
E LE DECISIONI
PERCHÈ ALLORA
LE PRENDE
SEMPRE LA
MAMMA ?
Ul/h\\/ \\ I1,
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.;.; '
,, Il/
,, ~ 11 /1,\\ I l , \\ It,
BS MARZO 2 006

4.8 Page 38

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sf\\OE e.,,cHE
per ragazzi, genitori, educatori
P.A.C.S. ecco una sigla venuta recentemente
l\\«IRIMONIO OPACS?
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
Le polemiche che hanno
per oggetto i PACS (patti
civili di solidarietà) non
si placano. Qual è la
differenza con il
matrimonio cristiano?
Che cosa cambia per la
coppia oggi?
I 1matrimonio cristiano realizza
la vocazione fondamentale
dell ' uomo e della donna che è
vocazione all'amore. La persona
umana è impastata d'amore, non
può non desiderare di amare e di
essere amata: dà e cerca amore nel-
1' arco di tutta la sua vita. È facile
per un credente dire da dove viene
questo deside1io irrefrenabile che
lo cattura totalmente: Dio creatore
ha plasmato l' uomo a Sua immagi-
ne. E Dio è Amore. L' amore uma-
no dunque - l'amore minuscolo - è
una scintilla dell'Amore divino -
Amore maiuscolo -. Dire amore è
già dire Dio. Perciò unirsi nell ' a-
more significa entrare nel cerchio
di Dio, chiamarlo a testimonio,
eleggerlo a garante di una unione
uomo/donna dall a quale può scatu-
rire altra vita. Per questo il matri-
monio cristiano è sacramento, cioè
un segno, un simbolo che "si espri-
me in lunghezza d'onda con la cul-
tura delle persone alle quali si ri-
volge", e così può esprimere e tra-
smettere il messaggio che gli è pro-
prio. L'amore che l'uomo sente per
la donna e la donna sente per l' uo-
mo è segno e partecipazione di un
amore più grande che attinge il mi-
MARzo 2006 BS
I
Le nozze di Cana. Affresco
di Giotto nella Cappella degli
Scrovegni di Padova.
stero stesso di Dio. Il matrimonio
cristiano diventa così la strada del-
1'incontro con Dio/Amore.
1A CARITÀ CONIUGALE
Ma il matrimonio realizza anche
un altro mistero meraviglioso:
quello dell 'amore di Cristo per il
suo popolo che è la Chiesa. È
splendido in questo senso un passo
della Familiaris consortio: "La co-
munione tra Dio e gli uomini trova
il suo compimento definitivo in
Gesù Cristo, lo Sposo che ama e si
dona come Salvatore dell'uma-
nità, unendola a Sé come suo cor-
po. Questa rivelazione raggiunge
la sua pienezza definitiva nel dono
d 'amore che il Verbo di Dio fa al-
l 'umanità assumendo la natura
umana, e nel sacrificio che Gesù
Cristo fa di se stesso sulla Croce
VALORI IN QUESTIONE .
Solo il matrimonio cristiano realizza
in pienezza la vocazione fond~men-
tale dell'uomo e della donna ali amo-
re . L'amore coniugale raggi.unge ~
pienezza quando è interiormente or-
dinLa'taomaollarecamriatàtricmoorn~uiaglaele.espri.me
1
11!
bellezza di un camm1n? ?he_porta a
Sorgente dell'amore, c1oe 010. ,.
Il matrimonio è la strada dell mcon-
tro con Di.o Amore .
per la sua Sposa, la Chiesa... L'a-
more coniugale raggiunge così
quella pienezza a cui è interior-
mente ordinato, la carità coniuga-
le. Nella sua realtà più profonda,
l'amore è essenzialmente dono e
l'amore coniugale, mentre condu-
ce gli sposi alla reciproca cono-
scenza che li fa una carne sola
(Gen 2,24), non si esaurisce al-
l'interno della coppia, poiché li
rende capaci della massima dona-
zione possibile, per la quale diven -
tano cooperatori con Dio per il
dono della vita ad una nuova per-
sona umana" (n. 14).

4.9 Page 39

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alla ribalta, che suscita grandi interrogativi.
CONFRONTIAMOCI IN
GRUPPO E IN FAMIGLI~
Pensi che sia ammissibil~ c_on_1uga-
re la vita cristiana con le unioni d1 fatto
~
· PACS?
'come ~edi
i
PACS
tra
persone
dello
steTsi ssoemsebsrasol~?gittimo
usa~e
de\\
bene ic1
giuridici classici del matn~~nio se_~za
assumerne direttamente gli impegni .
Che cosa possiamo fare come co-
munità cristiana per una nut°v~e~v~~~
gelizzazione del sacramen o
trimonio?
I Raymond Peynet (1908-1999)
ha rappresentato con insuperata
delicatezza e infinita tenerezza
l'amore di due persone.
I I suoi trasognati "fidanzatini"
fanno davvero pensare che
"la vocazione fondamentale
dell'uomo e della donna è
vocazione all'amore".
IPACS
forme di convenzioni e accordi fa-
cilmente modificabili, quali i "Patti
Vanno sempre più diffondendosi Civili di Solidarietà" (PACS). Non
nella cultura occidentale forme di solo, ma va sempre più diffonden-
unione di coppia assai in contrasto dosi una visione che riduce la dif-
con il matrimonio cristiano o con ferenza sessuale a fattore culturale
altre forme simili, presenti nelle e di costume, per cui non si ritiene
varie religioni e culture non occi- , assolutamente necessario che que-
dentali. La società economicamen- sto legame sia tra due persone di
te sviluppata sembra volersi "eman- sesso diverso, ma anche tra perso-
cipare" dagli impegni e dalle re- ne dello stesso sesso. Da una parte
sponsabilità di fedeltà tradizional- questi PACS nascono dalla vo-
mente conosciute, per passare a lontà di tutelare giuridicamente
coppie che non accedono al matri-
monio civile, o per mancanza di
requisiti (persone dello stesso ses-
so) o perché preferiscono una con-
vivenza che non sia il matrimonio
civile. È un usare dei benefici giu-
ridici classici del matrimonio (ere-
dità, pensione di reversibilità, ecc.),
senza assumerne direttamente gli
impegni.
I Il percorso naturale dell'amore
umano porta due persone di sesso
diverso all'unità di cuore e
di corpo nel matrimonio.
PERCHÉ NO AI PACS
I PACS manifestano una forte
fragilità dal punto di vista dei si-
gnificati e del legame di coppia. Le
"unioni di fatto" , come i PACS,
anche in una sola prospettiva uma-
na sono legami moralmente pro-
blematici, provvisori, che indicano
I L'amore coniugale conduce alla
reciproca conoscenza e rende
capace la coppia della massima
donazione possibile.
una relazione dove al centro non ci
sono la famiglia, i figli e le altre
persone ad essi collegate (nonni,
zii, ecc.), ma unioni che ruotano
essenzialmente attorno ai due "in-
dividui" che desiderano stare insie-
me fino a quando si offrono presta-
zioni di reciproco interesse o di re-
ciproca soddisfazione. Questo tipo
di legame mostra la sua natura
strumentale e un interesse insigni-
ficante per quel bene primario che
sono i figli. Anche in una lettura
meramente individuale, occorre di-
re che i sentimenti di amore di una
persona meritano molto di più. In
una prospettiva di fede occorre
pertanto che i cristiani - come ha
detto Benedetto XVI - si adoperi-
no nel "difendere la sacralità della
vita umana e il valore dell'istituto
matrimoniale, ma anche nel pro-
muovere il ruolo della famiglia
nella Chiesa e nella società, chie-
dendo misure economiche e legi-
slative che sostengano le giovani
famiglie nella generazione ed edu-
cazione dei figli".
O
BS MARZO 2006

4.10 Page 40

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EUROPA
ALBIVIO?
di Severino Cagnin
Il vecchio continente ha perso
il suo primato? Il dollaro
americano comanda,
le tecnologie giapponesi
s'impongono/ la sptiitualità
indiana affascina. ..
ma Platone e Dant~
Dostojevski e Mozarc
Don Chisciotte e Giotto
rappresentano un supplemento
d'anima ancora necessario.
o
I LANDA
REc;NO
0"110
}/
l
NORVEGIA
IINlANDIA
@/
RUSSJA
F orse non molti hanno pensato a
quanto segue: metà degli abitanti
in Europa provengono da altri
continenti. Se a Parigi, Berlino, Londra
alcuni gruppi votassero uniti, avrebbero
un sindaco mussulmano; la natalità degli
europei è in discesa, mentre gli immigrati
sono in rapido aumento: tra vent'anni gli
europei saranno in maggioranza anziani
e in numero inferiore nelle scuole, nelle
jàbbriche e nei servizi pubblici; si sono
verificate novità promotrici di futuro: gli
stati dell'Europa Unita progettano un
accordo non solo economico, politico e
militare, ma di idee e valori per superare
i nazionalismi concorrenti; obiettivo: vita
felice per la gente che risiede in Europa.
Sta, insomma, maturando la convinzione
di poter offrire per il domani una qualità
"super" di vita. Sarà importante decidere
con quali mezzi e come realizzarla.
EUROPA, SII E STESSA
Sembra che il nostro continente non
abbia più la rilevanza storica che ha avu-
to un tempo : dal pensiero greco al diritto
romano, dalla med ioevale "christiana
societas" ali' influsso linguistico e cultu-
rale sulle terre oltreoceano. Ma non sarà
la fine se, come un tempo altri impararo-
no da noi, oggi noi riusciremo a impara-
MARZO 2006 BS
re dagli altri: ad es . l'entusiasmo emoti-
vo degli africani e il loro rispetto per gli
anziani; la serena introspezione orientale
per cui meditare viene prima di agire;
l'operosità dinanùca di giapponesi e
nordamericani... Ma la ricchezza antica
non è ancora morta. Nei documenti del-
l'U.E., in quelli delle Chiese cristiane e
nel pensiero dei padri fondatori, i cattoli-
cissinù De Gasperi, Schuman, Adenauer,
è stilato un programma che proviene dal-
l'enorme patrimo1ùo culturale e spiritua-
le dell'Europa: la filosofia, l'arte, la teo-
logia, la letteratura, la musica. È quell ' u-
manesimo cristiano che le guerre di reli -
gione, Auschwitz, il Muro di Berlino,
ecc. non han no potuto di struggere. "Eu-
ropa, riprenditi l 'identità" invita Papa
Benedetto XVI.
LA PERSONA AL CENTRO
La persona è fonte del diritto ma an-
che titolare di doveri. Come tale non può
non interessare tutti, di ogni etnia o raz-
za, di ogni partito e fede, di ogni cultura
e filosofia. Alcu1ù punti sono irrinuncia-
bili: la famiglia come cellula viva della
società; il rispetto della vita dalla nasci-
ta aila morte; l'affetto tra sposi, genitori,
figli e parenti; la musica, la pittura,
l'artigianato che sono linguaggi comuni
a tutti i popoli: dove si canta, si dipinge e
si crea, vengono superati l' odio e la vio-
lenza; l'educazione che forma al pensa-
re e all ' agire, l'apertura al divino e la
ricerca del senso de ll a vita; la libertà re-
ligiosa, diritto inalienabile e condizione
di ogni libertà.
O

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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UELLA PICCOLA
P IMAVERA
di Giovanni Eriman
A11 h Taizé, quella piccola
primavera!", esclamò
papa Wojtyfa, citando
Giovanni XXII(
il 5/10/1986, giorno della
sua visita a frère Roger.
E' morto il 16 agosto 2005,
ammazzato da una squili-
brata, durante la preghiera
della sera. È morto com vissu-
to. Donandosi. Ha ricevuto il
commosso ricordo di papa Bene-
detto, che ha appreso la notizia
quando era alla GMG di Colonia
e ne ha tracciato un breve e
commosso ricordo, chiamando-
lo, tra l'altro, "fedele servitore".
Di Dio, naturalmente... ma indi-
rettamente, anche della Chiesa.
Quest'uomo retto - non cattolico
- proprio da un Papa ha ricevuto
uno dei più bei riconoscimenti:
nelle mani dell'amore eterno,
è arrivato alla gioia eterna!". Chi
serve Dio con tutto se stesso,
non può che stupire.
Taizé è poco più che un vil-
laggio: non lo trovi in nessuna
cartina geografica. Eppure i gio-
vani che di settimana in settima-
na vi si riversano sono migliaia.
La comunità ecumenica di Taizé
ha compiuto 65 anni: nel 1940 a
25 anni, frère Roger vi si stabilì e
cominciò a raccogliere dei ri-
fugiati che fuggivano dalla guer-
ra sistemandoli in una casa ab-
bandonata e in alcuni edifici
adiacenti. C'erano tra gli ospiti
ebrei e cattolici, protestanti e
gnostici. Per non metterli a disa-
gio Roger pregava da solo, nel
bosco. Alcuni vollero imitarlo.
Venne prima la sorella a dargli
una mano, poi altri. Oggi i fra-
telli/monaci sono un centinaio,
Frère Roger Schultz.
provenienti da 25 diverse nazio-
ni. Vivono del loro lavoro, non
accettano regali e si sono sparsi
nei luoghi più svantaggiati del
mondo per essere testimoni di
pace e di unità. Costituiscono
una testimoniante presenza d'a-
more. Torme di giovani accorro-
no da ogni parte per pregare con
loro, ma anche uomini di Chie-
sa. C'è stato papa Wojtyfa (ma
dove non è stato?), e arcivesco-
vi, vescovi, metropoliti. Vi si ri-
trovano cattolici, protestanti di
varie confessioni, ortodossi. La
preghiera è il pane comune a
tutti, nella preghiera scompaio-
no le divisioni di ceto e di reli-
gione, di razza e di cultura.
Gli ospiti della collina di
Taizé portano con sé fedi e co-
stumi i più diversi, è vero, ma
tutti sono alla ricerca di un sen-
so da dare al la propria vita, di
un luogo dove meditare e prega-
re e dove riconoscersi solo come
figli di Dio, senz'altre distinzio-
ni. In certe settimane d'estate,
queste riunioni arrivano ad ave-
re una frequenza impressionan-
te: spesso gli ospiti superano le
cinquemila unità, provenienti da
un centinaio di paesi diversi. In-
contrandosi nel l'ascolto recipro-
co giovani dal mondo intero, si
scopre con gioioso stupore che
possono sorgere dei percorsi di
unità, pur nel rispetto delle di-
versità.
BS MARZO 2006

5.2 Page 42

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Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di ... o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell'Ente".
b) di beni immobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l'immobile sito in ...
per i fini istituzionali dell 'Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" ... Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell'Ente".
(Luogo e data)
(fi rma per disteso)
NB. li testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 -Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 - Fax 011.5224760
C.C.P. 28904 100
MARZO 2006 BS
....J I NOSTRI MORTI
GALEANI sac. Nello, salesiano,
t Civitanova Marche (MC), il 24/06/2005,
a 87 anni
Un piccolo "crisostomo" salesiano. La pre-
dicazione è stato il servizio che ha caratte-
rizzato tutta la sua vita e ha svolto addirit-
tura con gusto. Una predicazione curatissi-
ma nello stile e nei contenuti. Un porgere
miratamene espressivo. Ma è stato anche
un educatore esigente e spiritoso , inse-
gnante qualificato e apprezzato, un uomo
di governo come direttore e di servizio pa-
storale come parroco. Uomo dalla conver-
sazione intelligente e stimolante che ha
avuto sempre pronta la battuta e, a suo
tempo, l'ultima barzelletta. Ha accettato la
croce, su cui ha consumato la sua fedeltà
al Signore e a Don Bosco (N. Centioni) .
GIANCOLA sac. Amato, salesiano,
t Ancona, il 03/08/2005, a 77 anni
Non tollerava che qualcuno si disturbasse
per lui. Se andavi a visitarlo all'ospedale, ti
potevi sentir rimproverare: "Perché sei ve-
nuto? Hai tante cose da fare. lo non ho bi-
sogno di nulla". Non ha mai accettato che
la preoccupazione per la salute frenasse la
sua dedizione , sempre disponibile e pronto
a servire tutti. Con semplicità, sorridendo.
Schivo, mite, buono "come il pane", ha in-
sistito l'Ispettore al suo funerale. Era atten-
to a evitare ogni spreco fino a consuma-
re... ·gli avanzi di tavola. Ha cercato sem-
pre l'ultimo posto . Non c'è stato verso di
affidargli un ruolo di prima responsabilità.
Un educatore con poche parole e tanto
esempio. Voleva bene ai ragazzi : ha voluto
che il giorno del suo funerale fosse distri-
buito a loro un gelato!
DAMIANI sac. Gino, salesiano,
t Civitanova Alta (MC) , il 14/08/2005,
a 94 anni
Era allenato e allettato dai grandi viaggi ,
ne ha organizzati per gli exallievi in tutto il
mondo .. . fino al polo . Era il nonno dell 'l-
spettoria . Quando le gambe diventarono
incerte per l'età , la mente e la memoria
continuarono lucidissime. Spirito sveglio,
battuta sempre pronta, il sorriso costante e
accogliente. Aveva fatto tutt'uno con Mace-
rata: comunità, istituto, città, exallievi , coo-
pex per quasi sessant'anni. Finché ha po-
tuto ha insegnato francese al liceo. Tra in-
segnamento e gite e pellegrinaggi era di-
ventato l'icona del salesiano/viaggiatore .
Ma le sue gite mai erano senza catechesi ,
senza messa, senza preghiera. La sua ve-
ra famiglia è stata però quella degli exallie-
vi. Li seguiva tutti e uno per uno. E loro lo
hanno sentito e gli hanno ricambiato rico-
noscenza, amicizia, affetto.
tori ed exallievi della Sardegna, lasciando
in loro un ricordo gradito e amicale. 11 Si-
gnore lo ha richiamato per dargli il premio
del servo buono e fedele (A. Sanna).
FOGNINI sr. Antonia,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Triuggio (Ml) , il 29/06/2005, a 88 anni
Tutta la vita di sr. Antonia è stata segnata
da un 'intensa capacità di amare, di comu-
nicare. Apparteneva a una famiglia ricca di
fede e molto unita. La gioia di vivere in un
ambiente dove ci si voleva bene durò po-
co: papà e mamma morirono presto e An -
tonietta, dall'età di 11 anni, visse a Torino
in un Istituto, molto vicino a Valdocco, do-
ve tutto parlava di Don Bosco. Ne restò af-
fascinata, soprattutto per l'amore che ave-
va per i giovani abbandonati. Spesso pre-
gava: "Don Bosco prendimi con i tuoi gio-
vani, io ti voglio bene e tu fa' altrettanto
con me". A vent'anni fu accolta nelle FMA.
Desiderando partire per la missione, nel
1947 fu destinata al Cile dove visse ben
trentadue anni come assistente , infermie-
ra , educatrice nella Scuola e nell'Oratorio.
Laureatasi in disegno nella Facoltà di Belle
Arti , trasmise nella scuola il gusto del bello,
del vero, del buono. Nel 1978 ritornò in Ita-
lia per una vacanza, ma si dovette fermare
per assistere la sorella vedova e molto am-
malata. L'età, dopo la morte della sorella,
non le permise di tornare in missione.
ARESI sr. Adelaide,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Rimini (RN) , il 30/06/2005, a 74 anni
Sr. Adelaide, ripetendo la frase di Don Bo-
sco "Basta che siate giovani perché io vi
ami assai', è sempre pronta a stare in mez-
zo ai giovani , a fare il catechismo , a rag-
giungere con la parolina all 'orecchio anche i
più sbarazzini. Ama il bello nella natura e
nelle persone. La sua pietà è semplice e
profonda; essere presente alla preghiera
comunitaria per lei è una gioia più che un
dovere. Partecipa volentieri alle riunioni dio-
cesane delle religiose così come a ogni
espressione di Chiesa. La malattia la coglie
di sorpresa e fatica a misurarne la gravità,
ma Dio, Padre buono, la prepara pian piano
al grande momento. Durante il Rosario di
suffragio in Parrocchia con grande commo-
zione, giovani e adulti esprimono il loro gra-
zie a sr. Adelaide per aver trovato in lei ac-
coglienza, bontà, conforto, sostegno.
Venuta la ser_a d_i .
uel giorno Gesu disse.
q ''Passiamo
all'altra riva!"
(Mc. 4,35)
CRUCCAS sac Orlando, salesiano,
t Selargius (CA), il 07/08/2 005, a 71 anni
Salesiano innamorato di Don Bosco, dotato
di capacità comunicativa e di uno spirito
gioviale a tutto campo, ha saputo infondere
in tanti giovani la voglia di vivere e di opera-
re da protagonisti all'interno della società e
della Chiesa. Con affetto, così lo ricorde -
ranno gli amici e gli exallievi di Cagliari -
Istituto, Frascati , Latina e Lanusei. Ha dedi-
cato gli ultimi anni della sua vita ai coopera-

5.3 Page 43

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Marzo
IL FRUTTO DEL MESE
FRAGOLA
La fragola, Fragaria vesca, è ori -
ginaria delle Alpi, dove cresce
spontanea. I Romani la collegava-
no alle lacrime di Venere per la
morte di Adone: cadute a terra , si
sarebbero trasformate in questi
cuori rossi . Nel Medioevo era il
"frutto cuore" e si riteneva placas-
se le passioni d 'amore. La sua
coltivazione è iniziata a fine Sette-
cento e oggi l'Italia ne produce
oltre 130 mila t. Per i botanici la
fragola non è un frutto, ma un 'in-
fiorescenza che porta sulla sua
superficie i frutti veri e propri : gli
oltre 200 granuli, chiamati acheni,
con all'interno il piccolo seme . È
dissetante, antiurica, depurativa;
ha poche calorie e una discreta
quantità di fibre (16%) , vitamina
C, potassio, calcio e fosforo. Va
lavata solo _poco prima di essere
mangiata. E ideale per marmella-
te, dolci , gelati , ecc. La tradizione
popolare voleva che le sue foglie
raccolte il 24 giugno, festa di san
Giovanni Battista, seccate e
indossate a cintura, evitassero il
morso dei serpenti.
L'ITALIANO DEL GIORNO
1° marzo 1938: muore Gabriele
d'Annunzio; era nato il 12/03/1863.
2 marzo 1810: nasce Gioacchi-
no Pecci , Leone Xlii. Lo stesso
giorno del 1876, nasce Eugenio
Pacelli, eletto Pio Xli nel 1939, il
giorno del suo 63° compleanno.
3 marzo 1935: nasce Carlo Rub-
bia , Nobel per la Fisica nell'84.
4 marzo 1678: nasce il prete
compositore Antonio Vivaldi.
5 marzo 1861: muore lo scrittore
Ippolito Nievo .
6 marzo 14 75: nasce Michelan-
gelo Buonarroti .
7 marzo 1785: nasce Alessan-
dro Manzoni .
8 marzo 1466: muore France-
sco Sforza, duca di Milano .
9 marzo 1857: muore san
Domenico Savio .
1O marzo 1383: muore Amedeo
VI di Savoia, il "conte verde".
11 marzo 1544: nasce Torquato
Tasso , autore de "La Gerusalem-
me Liberata".
12 marzo 1921 : nasce Giovanni
Agnelli, nipote dell'omonimo fon-
datore della Fiat.
13 marzo 1989: muore Zita di
Borbone-Parma ultima imperatri-
ce d'Austria-Ungheria.
14 marzo 1820: nasce Vittorio
Emanuele 11 , dal 17/3/1861 primo
re d'Italia.
15 marzo 1831 : nasce san Da-
niele Comboni.
16 marzo 37: viene ucciso l'im-
peratore Tiberio.
17 marzo 180: muore l'imperato-
re Marco Aurelio .
18 marzo 1983: muore Umberto
11 , ultimo re d'Italia.
19 marzo 1513: Giovanni, figlio
di Lorenzo il Magnifico , è eletto
papa Leone X.
, 20 marzo 43 a.C. : nasce il poeta
Publio Ovidio Nasone.
, 21 marzo 1992: muore l'artista e
pubblicitario Armando Testa .
22 marzo 194 7: muore lo sculto-
re e scrittore Arturo Martini.
23 marzo 1907: nasce Daniele
Bovet , Nobel per la Medicina nel
'57.
24 marzo 179 7: nasce il prete
filosofo Antonio Rosmini.
25 marzo 1867: nasce il diretto-
re d'orchestra Arturo Toscanini.
26 marzo 1967: Paolo VI firma
la Populorum progressio.
27 marzo 1623: nasce il sacerdo-
te viaggiatore Francesco Negri.
28 marzo 1285: muore papa
Martino IV.
29 marzo 2003: muore Carlo
Urbani , scopritore del morbo
Sars.
30 marzo 1933: Mino Martinaz-
zoli lascia la segreteria del Partito
Popolare.
31 marzo 1898: nasce il poeta
dialettale Giacomo Noventa.
JYlc::J1
Savina Jemina
IL BESTIARIO
DELLA BIBBIA
IL BUE
È citato nella 1a lettura e nel Van-
gelo della lii domenica di Quare-
sima (19 marzo) : "Non desiderare
la moglie del tuo. prossimo, né il
suo bue" (Es 20, 17) ; "Gesù scac-
ciò tutti fuori del tempio con le
pecore e i buoi " (Gv 2, 15). Nella
Bibbia, il bue è nominato 149 vol-
te . Come animale da tiro (traina,
per es . l'Arca dell 'alleanza ; 1Cr
13,9) o adatto all 'aratura (Eliseo ,
"arava con dodici paia di buoi "
1Re 19, 19) . Il bue era anche l'of-
ferta abituale per i sacrifici. Pur
presente in tutti i presepi, l'anima-
le non è citato da san Luca nella
sua Natività (Le 2). Per contro ,
nell 'arte, proprio il bue è il simbo-
lo di questo evangelista.
BS MARZO 2006

5.4 Page 44

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PRIMA PAGINA
Redazionale
D I Z I O N A R I O ne di richiami dopo ogni
sin go la voce. Il d iz ionari o
vuo le ric hi amare la mo lte-
DELL'EDU-
pl icità e l'artico laz ione del-
le rifl ess io ni e delle azio ni
ed ucat ive, restitu end o a
ogni term ine il suo spessore
CAZIONE
e la sua capac ità d i rinn o-
varsi attraverso il confronto.
La parte riferi ta ai "sosta nti-
Èdi Marianna Pacucci, da sempre impegnata
vi" rivisita i contenuti tradi-
z io nal i t ras mess i sul p ia-
nel settore. Atteso da genitori, educatori, no edu cativo, e 9pera un
U n Dizionario de/l'e-
ducazione oggi po-
animatori, parroci, ecc. che giornalmente si
trovano in difficoltà con la "materia" più
difficile che esista. Edito dalle Dehoniane,
d iscernim ento cr it ico deg li
atteggiament i e de i va lo ri
ab ituaimente pro posti. La
pa rte relativa ai, " verbi"
trebbe
apparire
consta di 944 pagine.
co nce ntra l'attenz io ne sul
un'opera ve ll eitaria o, al
fa re dell 'educazione, ri col -
contrario, uno strumento di
locata all 'i ntern o dell 'esse-
estrema necess ità. La "crisi
re, perché l' id entità dell 'e-
de ll 'ed ucazione" è di tale
ducatore possa esse re visi-
portata da re ndere incerto
bi le, cred ib i le, operat iva.
il comp ito ed ucativo de ll a
Gli "aggettivi", individua-
fa migli a, dell a sc uo la, della
no le q uali che l'ed uca-
soc ietà, dell a stessa Chiesa.
to re deve acq ui sire, poiché
· In verità, nell 'ambito ed u-
si ed uca pe r q uell o che si
cativo sono molte le risorse
è, oltre che per quel che si
messe in campo e crescono
sa e si sa fa re.
le d ispon ibi lità e le atten-
z ion i formative . Anche se
Valori, atteggiamenti,
vengono meno le certezze
azioni e qualità dell ' essere
pedagogic he, b isog na tro-
rendono credib ili il dire e il
vare qualche strateg ia che
fa re, d ico no esp lic itamente
renda poss ibil e un confron -
che educare è un modo di
to, un o scamb io, una ba n-
essere che si ali menta attra-
ca educativa in cui deposi-
verso il pensare. L'armo niz-
tare i va lori per renderIi
zaz ione de ll e d iverse d i-
d ispo ni bi li a chi deve ed u-
mensioni viene proposta in
care ed essere educato.
contrasto con l'attuale iden-
Rea lizza ndo un a so lidarietà
tità ed ucat iva che te nde a
ed ucativa, si potrà più faci lmente lavorare sul l' indivi- divaricare il dato cognitivo e la di mensione affettiva,
duazione d i mete che consentano di mig lio rare la e soprattutto morti fica la prospettiva es istenziale, che
quali tà della vita di tutti. Il d izionario dell a Pacucci è è c che maggiormente dovrebbe esse re messo in
. un' opera paziente e prez iosa in cui si riflettono le comune nel dialogo fra le generazio ni. Il prim o
acc urate indagini, la lunga rifless io ne, la quotid iana sostantivo e l'u ltimo aggettivo del d izio nar io hann o
pratica ed ucativa in ambiti diversi (fa mig lia, sc uola, un riferimento esp licito a Don Bosco. L' ispiraz io ne
pa rrocc hia, ecc.) che gli stess i lettori de l Bollettino pedagogica del dizionario ha le sue radici nel sistema
Sa lesiano hanno potuto apprezzare nella quasi preventivo. Ecco perché tutto il dizionario è scri tto in
decennale ru brica da lei curata.
chi ave pos itiva e promoz iona le.
O
Il dizionario offre una riflessione sistematica sui
contenu ti dell 'ed ucare, su ll e competenze e su ll e azio-
ni dell'educatore, accentuando l'esigenza di collocare
ogni elemen to all ' interno di un contesto sistematico,
organ ico e d in am ico: 387 sostantivi, 242 verbi, 230
aggettivi vengono proposti quali luci positive di riferi -
mento per ch i è impegnato nell 'educaz io ne; e so no
res i in co llegamento tra loro, attraverso la coste llaz io-
Marianna Pacucci è di formazione socio-pedagogica e
ha saputo coniugare attenzione e analisi della realtà
con azione educativa, culturale e pastorale a vari livelli.
Dopo una prima coll aborazione con la cattedra di socio-
logia urbana presso l'università di Bari, ha collaborato
per un ventenn io con il Centro Pedagogico Salesiano
Meridionale. Si è occupata di famiglia, giovani, scuola,
parrocchie, diocesi, con ricerche confluite in una trenti-
na di pubblicazioni.
MARZO 2006 BS

5.5 Page 45

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RE LAX
il Cruciverba•
Santuari d1ltalia
19
di Roberto Desiderati 23
26
Visitiamo i
luoghi di culto 30
del nostro aese
i più conosciuti
e i meno noti.
Rilassandoci.
45
A gioco completato ri sulterà, nelle caselle a doppio bordo, il nome di un famoso Santuario.
Definizioni
o
ORIZZONTALI. 1. Vedi foto -15. Vento co-
stante equatoriale -17. Ha per capitale Dubli-
no -18. L'inizio della vita -19. L'angolo di 90
gradi - 20. Corso d'acqua artificiale - 21. Pro-
fonde insenature della costa - 23. Sportelli di
mobili- 24. Elenchi alfabetici delle parole in ri-
ma- 25. Tristi - 26. Né tua né sua- 27. Foderi di
spade-28. Sondrio (sigla)- 29. Sigla di un aci-
do importante per il metabolismo - 30. Lo iato
del beato - 31. Un po ' di fifa- 32. Un terzo dei
pantaloni! - 33. Agenzia di stampa - 35. Paci-
notti, fisico della moderna elettrotecnica,
(iniz.)-36. Lago e stato africano - 38. Caverna
- 40. Isola greca a est di Atene-42. Ferocia, in-
civiltà - 44. Pesi da IO khilogrammi- 45. Ca-
valli dal mantello rossiccio.
LA MADRE DEI MIRACOLI
VERTICALI. 1. Uno sberleffo - 2. Costruisce com-
ponenti aeronautici e spaziali-3. Azienda commercia-
le - 4. Mesce vino - 5. Lieve difetto - 6. Negazione - 7.
Esclamazione di meravigl,ia- 8. L'opera verdiana con
l'omonimo bandito - 9. Contento -10. Non vengono
tutti per nuocere - 11. Fine... senza princ,ipio -12. Re-
gio Decreto - 13. Fiume svizzero - 14. E soffice e ha
un alto potere assorbente- I 5. Celebre scultore greco -
20. Saluto amichevole - 22. Nome di donna - 24. Mez-
za ruga - 25. In Bosnia è famosa per il ponte Vecchio -
27. Recipiente di terracotta -28. Si arie da signore-
31. Può concederli la banca - 33. Si gr.ida per incitare
l' asino - 34. Scuro, tetro - 36. Istituto per le ricerche -
37. Cane... inglese - 38. Gioventù Ardente Mariana -
39. Cortile contadino -40. Pari in pari! - 41. Siracusa -
42.BancaMondiale -43. Il cuore... della vena.
La soluzione nel prossimo numero.
11 Santuario di S. Maria dei Miracoli, a Casalbordino, provincia di Chieti,
deve le sue origini all ' apparizione della Madonna, avvenuta nel giugno del
1576, a Lm fedele di nome Alessandro Muzio. li giorno dopo una tempesta
che si era scatenata procurando danni irreparabili a tutta l'agricoltura,
Alessandro si avv verso i suoi campi dove aveva una coltivazione di
grano, per constatare la rovina. Giunto al luogo dove ora sorge il Santuario
udì suonare la campana del vicino paese che annunziava la Messa .
S ' inginocchiò assorto e quasi contemporaneamente apparve la Vergine
avvolta in una luce vivissima. La
Madonna affidò ali 'uomo un
messaggio, quale richiamo del
cielo da riferire al parroco, sul
SOLUZIONE del
numero precedente
ip ••• •n
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ET E R E ■ C E RT o ■ TO SCA
■ E SI e ES TE M OL TI ■
t,." 1nIS , • I OR IO F IAT
dovere della santificazione della domenica. E lo
rassicurò che il suo campo non aveva subito alcun
danno. Riconosciuta l'autenticità dell 'apparizio-
ne, fu subito eretta una cappella a ricordo
dell'avvenimento, al quale fecero seguito
pellegrinaggi e miracoli tali da far invocare Maria
Santissima come "Madre dei Miracoli". L'effigie
posta sull'altare maggiore dell'attuale Chiesa è
l' immagine dipinta subito dopo l'apparizione.
Successivamente, la cappella subì ampliamenti
fino a quando, nel 1924, si iniziò l'erezione della
chiesa a croce greca, progettata dall'architetto
Torresi. Il Santuario venne affidato a monaci
benedettini i quali iniziarono la costruzione di un
monastero. Le dimensioni della chiesa si rivelaro-
no ancora insufficienti a contenere l'incremento
dei devoti ; si provvide allora a costruire l'attuale
Santuario consacrato nel '62. Nel 1994 vennero
ultimati i lavori di sistemazione della cripta, dove
si accede al luogo dell'apparizione in cui è posta la
statua della Madonna con il veggente.
BS MARZO 2006

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
SALVO
Il BAMBINO
Dopo alcuni mesi dal mio matri-
monio, desideravo tanto avere
un figlio, che però non arrivava.
Ebbi da una suora l'abitino e il
libretto con la novena a san Do-
menico Savio; ma io , scorag-
giata, abbandonai ogni preghie-
ra. Consegnai l'abitino a mia co-
gnata che stava per diventare
mamma. Nel maggio 2003 essa
ebbe un parto difficile. lo allora
presi il libretto di Domenico Sa-
vio e recitai la novena. Dopo
qualche ora ci comunicarono
che le era nato un bambino ,
però era necessario trasportarlo
d'urgenza all'ospedale. rima-
se per 23 giorni, lottando tra la
vita e la morte. Mia cognata, op-
pressa dal dispiacere e dall'an-
sia, buttò via tutto. Eravamo di-
sperati. lo allora supplicai san
Domenico Savio, chiedendo che
per sua intercessione fosse sal-
vata la vita al mio nipotino, di-
sposta piuttosto io a restare
senza figli. Alla fine il bambino
si salvò. lo continuavo a prega-
re, pur convinta che non avrei
più avuto figli. Ma da lì a poco
scoprii d'essere in attesa. Ora
ho una figlia di 6 mesi. Mentre
ringrazio san Domenico Savio
delle grazie ricevute , lo prego
ancora per una coppia di sposi
ai quali è nato un bambino con
una malformazione alle braccia.
Giarolina Maria Rosaria,
Canicattì (AG)
FELICE
SORPRESA
Dopo 12 anni di matrimonio, non
avendo ancora figli ero desidero-
sa di partorire. Ho subìto anche
un aborto con molte spiacevoli
conseguenze, che mi hanno la-
sciata amareggiata e delusa.
Sempre con il desiderio d'avere
un figlio, nel 2003 mi sono sotto-
posta a un altro intervento. Du -
rante la mia degenza in ospeda-
le, ebbi da una signora l'abitino di
san Domenico Savio. Ella m'in-
coragg a indossarlo e a leggere
la vita del santo. Cominciai a pre-
gare, e con mio stupore dopo ot-
to mesi rimasi incinta. Ora ho una
bimba che è la mia felicità.
Leana Lea, Corleone (PA)
B. Maddalena Morano B. Giuseppe Kowalski
MARZO 2006 BS
NODULO
SCOMPARSO
Una mattina, ho notato una mac-
chiolina di sangue al seno sini-
stro e ho scoperto d'avere un
nodulo dolente. Rimasi sorpresa
e intimorita. Subito mi affidai a
Don Bosco , pregandolo affin-
ché mi stesse vicino e interce-
desse con me e per me a favore
della mia salute e tutto si risol -
vesse per il meglio. Mi recai poi
dal medico , il quale mi prescris-
se di sottopormi a tutti gli accer-
tamenti del caso. Ebbene nei
giorni seguenti il nodulo regredì
spontaneamente e in breve
tempo scomparve completa-
mente , tanto che tutti gli esami
risultarono negativi. Don Bosco
aveva davvero accolto la mia
umile e fiduciosa preghiera.
Penzo Gabriella, Chioggia (VE)
TUTTO RISOLTO
Dopo tanti tentativi andati a vuo-
to, mio marito e io ormai stava-
mo perdendo la speranza di po-
ter avere un figlio , che desidera-
vamo ardentemente. Era, infatti ,
un nostro grande desiderio
quello di dare compagnia a no-
stro figlio Mario. Allora mi sono
rivolta con fiducia a san Dome-
nico Savio, affinché ci venisse
in aiuto con la sua intercessio-
ne. Sapevamo come il piccolo
santo fosse sensibile a questo
genere di richieste da parte del-
le mamme. Mi sono procurata
l'abitino e ho recitando ogni
giorno la novena. Oggi ho la
gioia di abbracciare la mia pic-
cola Maria Pia di tre mesi . Vo-
glio perciò ringraziare pubblica-
mente il nostro Domenico, rico-
noscente per la grazia ottenuta.
Laurenzeno Maria,
Bava Marina (RC)
È NATO SANO
E FORTE
Mi sono rivolta a san Domeni-
co Savio perché desideravo
avere un figlio , tanto desiderato .
Al terzo mese di gravidanza tut-
tavia ebbi perdite, che facevano
temere un aborto spontaneo, ma
continuai a pregare recitando la
novena e portando sempre con
me l'abitino. Dopo un 'ecografia
praticata al quarto mese, i dotto-
ri dissero che il bambino poteva
nascere malato. lo allora pregai
ogni giorno il santo delle mam-
me in attesa, affinché mio figlio
nascesse sano. Il 4 dicembre mi
sentii male ; and ai all 'ospedale,
portando sempre con me l'abiti-
no . Ed ecco nacque mio figli o
Piero, sano e forte .
Lo Piccolo Rosanna,
Berna (CH)
NONOSTANTE
I MALANNI
Mia mamma, ricoverata in ospe-
dale per broncopolmonite e altre
complicazioni , dopo un mese
poté uscire dall 'ospedale final-
mente guarita, benché si sentis-
se ancora debilitata. Sono sicura
di dovere questa grazia all'inter-
cessione di san Domenico Sa-
vio che ho invocato fiduciosa a
favore di mia madre. Lo stesso
piccolo santo ha aiutato anche
me in occasione della mia gravi-
danza: non posso non essergli
riconoscente . Ora vog lio affidar-
gli mio figlio undicenne, perché
lo difenda da ogni pericolo, non
pot~ndolo fare io stessa che mi
ritrovo con una salute piuttosto
cagionevole e ho il dovere di sta-
re vicina a mio marito che soffre
molto per difficoltà di lavoro.
Z.C., Borgomanero (TO)
IL LINFOMA
REGREDITO
Amelia, sposata da solo pochi
mesi era affetta da un linfoma
che dal polmone si era esteso al
cervello. Fu sul punto di perdere
la vita. Alcuni medici nell'estre-
mo tentativo di salvarla voleva-
no operare al cervello. lo pregai
san Domenico Savio, ne ri -
chiesi l'abitino e lo feci indossa-
re ad Amel ia. Il 9 marzo, anni-
versario della morte del santo
(09. 03.1857), recitai la nove na.
Fu proprio in quel giorno che i
medici, effettuata l'ultima riso-
nanza magnetica, si stupirono
non potendosi spiegare come il
linfoma al cervello fosse regre-
dito. Ora Amelia è tornata a ca-
sa : dovrà sottoporsi a un tra-
pianto di cellule staminali . Sono
fiduciosa e pregherò il piccolo
Domenico , affinché ai primi di
,
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.
Beata Alexandrina
da Costa
RECUPERO DOPO
EDEMA
POLMONARE
A mia madre, molto provata
da una crisi di tosse, il dottore
aveva diagnosticato -una bron-
chite da curare con antibiotici.
Per il peggiorare della situa-
zione, fu ricoverata d'urgenza
in ospedale, dove subì un ar-
resto respiratorio dovuto a
edema polmonare. Trasporta-
ta in terapia intensiva, rimase
intubata per tre giorni; poi le
levarono il respiratore per veri-
ficare come reagiva solo con
la mascherina. La visitai, tro-
vandola completamente as-
sente . Cominciarono a dirci
che avremmo potuto portarla
a casa senza tante speranze
di sopravvivenza . Fu allora
che invocai la beata Alexan-
drina da Costa, con la pre-
ghiera di un'immaginetta, tro-
vata in una libreria qualche
giorno prima. Dopo essere
passata dalla rianimazione al
reparto degenza il 2 aprile, la
mamma è tornata a casa il 4
aprile, rilasciata la seguente
diagnosi : "Edema polmonare
acuto, insufficienza respirato-
ria acuta, cardiopatia iperten-
siva in p. con PMK, insufficien-
za renale cronica". La mamma
rimase molto agitata e in stato
d'insonnia per tre notti conse-
cutive, finché, visitata dal dot-
tore e praticata l'ossigenotera-
pia, ha ripreso a riposare . Og-
gi 15 maggio , dopo oltre un
mese dalla dimissione dall'o-
spedale, sta bene, avendo cu-
rato con l'ossigeno l'insuffi-
cienza respiratoria. Pratica
l'aerosol e prende uno scirop-
po due volte al dì , curand9
con farmaci l'ipertensione. E
uscita di casa più di una volta
e conduce una vita normale,
pur assistita da una badante.
Anche i dottori che l'hanno vi-
sitata sono sorpresi dell'evolu-
zione positiva della malattia.
Farinelli Laura,
Fregene-Roma
aprile , quando si sottoporrà a
questo secondo intervento -
vorrei che fosse il 2 aprile , gior-
no della nascita di san Domeni-
co - possa darci un segno tan-
gibile della sua intercessione.
Lamberti Alma, Pompei (NA)

5.7 Page 47

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Mons.
ALBERT VANBUEL
Belga fiammingo. Missionario
in Centro Africa dal 1994; direttore
e parroco a Sangui, fondatore
dell'ope_ra salesiana in Centro
Africa. E stato nominato Vescovo
di Kaga Bandoro.
È grande la sua diocesi?
Relativamente. Ha 120 mila abitanti di cui il 25% sono cattolici. E,
fortunatamente, non esistono problemi etnici.
Allora quali sono i problemi?
L'instabilità politica, ad esempio. Nella Repubblica Centro Africana
vari sono stati i colpi di stato. Attualmente il presidente viene eletto
democraticamente nonostante che sia andato al potere proprio con un
colpo di stato.
E a livello economico?
Si potrebbe stare bene, anzi benissimo. Abbiamo diamanti, cotone,
caffè ... ma, ahimè, sono nelle mani di grandi gruppi stranieri, che voi
chiamate multinazionali. Purtroppo c'è molta povertà, anzi, il Paese è
uno dei più poveri del mondo.
E qual è la situazione dei giovani, monsignore?
Ti dico subito che i giovani sono moltissimi. Il 60% della popolazio-
ne ha meno di 25 anni. Si può dire perciò che è uno Stato di giovani...
Ma essi non hanno diritti. Non ci sono scuole, e quelle che ci sono non
vanno benissimo. La sanità è assillata dall'irrisolto problema del-
l'AIDS, oltre che dalla malaria, dalla tubercolosi, ecc. Moltissimi so-
no i decessi. ll 14% dei bambini muoiono al momento della nascita e
migliaia di giovani sono orfani.
Chi si occupa di loro?
La mia diocesi ha 11 preti diocesani con 8 parrocchie su un territo-
rio 3 volte più grande del Belgio. Ho una comunità di comboniani
(2 sac.), 4 comunità di suore (comboniane, santa famiglia di Be-
sançon, suore del Rwanda e suore del Senegal) fanno un buon lavoro
soprattutto per handicappati e orfani. Non ho salesiani, eccetto il ve-
scovo che sono io, ma desidererei che venissero.
Esistono altre confessioni religiose?
Moltissime sette: piccoli gruppi ma molti attivi. L'urgenza più gran-
de è la formazione del clero, dei catechisti e dei laici collaboratori.
Sul mio stemma la scritta è: da mihi animas, la formazione è la cosa
più importante. Ti rivelo una cosa, c'è un solo sacerdote in una par-
rocchia con 50 cappellanie!
Ma non esistono vocazioni locali?
Certo, ci sono. Ma la diocesi ha solo 7 anni. Le vocazioni sono per-
ciò ancora scarse. Solo 25 sono i seminaristi. Comunque gli 11 sacer-
doti della mia diocesi sono tutti "autoctoni", cioè locali e, guarda ca-
so, sono contenti di avere un vescovo "bianco". Si attendono molto da
lui. Speriamo di non deluderli.
ADRIEN
Ha nove anni e fa il "bracero",
cioè il tagliatore di canna da zuc-
chero. È haitiano ma vive nella Re-
pubblica Dominicana al confine
con Haiti. L'anno scorso il papà
l'ha venduto per 50 dollari: la mi-
se1ia fa commettere delitti simili a
non poche famig lie, haitiane.
Adrien è quasi felice. E vero che
lavora fino a sfiancarsi per poter ta-
gliare almeno una tonnellata di
canna da zucchero al giorno. E ve-
ro che giunge a sera che gli sembra
che braccia e gambe siano pezzi
che non appartengono più al suo
corpo, ma è anche vero che, se in
un giorno arriva a fare la sua ton-
nellata, avrà in tasca (si fa per di-
re... gli stracci che ha indosso non
possiedono tasche) quasi due dolla-
ri, da spendere nei neg_ozi del "vil-
laggio dei tagliatori". E quanto gli
basta per mangiare. Adrien ha an-
che una sorellina di due anni più
grande. Lei fa la servetta in una fa-
miglia di piccoli possidenti. Serve,
purtroppo, anche le voglie indecenti
del padrone. Quel che succede ad
Haiti, il traffico di bambini per il
lavoro e di bambine per il diverti-
mento, le ruberie, i sopprusi e le
uccisioni operate da bande armate,
le violenze dei poliziotti ecc, lo
saimo tutti i governi, e le vedono
ogni giorno i 67 000 soldati della
forza multinazionale che l'Onu ha
dislocato ad Haiti per mantenere
l'ordine. Al sacerdote che è riuscito
a fare un giro in quei desolati terri-
tori tutto sembra una tragica beffa.
Ai dan.ni del popolo naturalmente.
'\\
BS MARZO 2006

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA c.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
GIOVANI
di Mario Scudu
New age : la caduta dell 'utopia
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Il museo del prof. Somkiart
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FMA
di Graziella Curti
Migrazione giovane : quale speranza
INSERTO CULTURA
di Maria Giulia Palocci
Meridi ano 12