Bollettino_Salesiano_200405

Bollettino_Salesiano_200405

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Mensile Anno CXXVIII • nr. 5
S~iz. in a.p. ari. 2 comma 20/C legge 662/ 96
Filiale di Firenze
Spedizione nr. 5/ 2004
Autorin. Direz. Prov. P.T. 50100 Firenze - C.M.P.
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

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- SANTITÀ GIOVANILE
di Pascual Chavez Villanueva
I FRUTTI DEL SISTEMA
PREVENTIVO
DOMENICO, MICHELE
E FRANCESCO
Sono i primissimi frutti del Sistema Preventivo, quelli coltivati
da Don Bosco stesso. Gli sono riusciti così bene
che ne ha voluto stendere il profilo per donarlo ai suoi figli
e a tutti i giovani del mondo.
D omenico
Don Bo-
sco lo in-
contrò il 2 otto-
bre 1854, nel
cortiletto davan-
ti alla sua ca-
sa dei Becchi.
Ne rimase sba-
lordito: Conob-
bi in quel giovane un ani-
mo tutto secondo lo spirito del
Signore, e rimasi non poco stupito
considerando i lavori che la grazia
di Dio aveva operato in così tenera
età. Franco e deciso, Domenico gli
disse: "lo sono la stoffa, lei ne sia il
sarto... faccia un bell 'abito per il
Signore ... ". Venti giorni dopo Do-
menico era all 'Oratorio, e si mise a
camminare veloce sulla strada che
Don Bosco gli tracciò per farsi san-
to: allegria, impegno nella preghie-
ra e nello studio, far del bene agli
altri, devozione a Maria. L'8 dicem-
bre di quel 1854, mentre il Papa
definiva il dogma dell'Immacolata,
Domenico si consacrò a lei leggen-
do alcune righe che aveva buttato
giù su un foglietto : "Maria, vi dono
il mio cuore. Fate che sia sempre
vostro . Gesù e Maria , siate voi
sempre gli amici miei, ma per pietà
fatemi morire prima che mi accada
la disgrazia di commettere un solo
peccato". Per quasi cent'anni , quel-
le parole sarebbero diventate la
preghiera degli aspiranti salesian i.
Il capol avoro lo compì 1'8 giugno
1856 quando radunò Rua, Caglie-
ro , Cerru ti, Bongioanni e un 'altra
decina di splendidi giovani e fondò
con loro la Compagnia dell'lmma-
colata. S'impegnarono a diventare
apostoli tra i compagni , a star vici-
no a ch i si sentiva solo, a diffonde-
re gioia e serenità. Fino al 1967 la
Compagnia sarebbe stata in ogni
opera salesiana il gruppo dei giova-
ni impegnati , cenacolo delle future
vocazioni salesiane . Nove mesi
dopo , mentre era in famiglia per
rimettersi in salute , Domenico andò
incontro a Dio . Era il 9 marzo
1857.
M ichele , invece, Don Bosco
lo scovò tra le nebbie di
Carmagnola. Mentre aspet-
tava il treno per To rino , sentiva le
grida festose di un gruppo di ragaz-
zi che giocavano : Si sentiva distinta
una voce che dominava tutte le
altre. Era come la voce di un capi-
tano. A rischio di perdere il treno,
cercò questo capitano, lo incontrò e
con poche domande scherzose (un
vero test!) venne a sapere che ave-
va 13 anni , era orfano di padre,
cacciato da scuola perché disturba-
tore universale e, come mestiere ,
faceva il fannullone. Uno splendido
giovane avviato al fallimento . Riu-
scì a farlo arrivare all 'Oratorio . In
quel cortile sembrava che uscisse
dalla bocca di un cannone : volava
in tutti gli angoli, metteva tutto in
movimento... Gridare, correre, sal-
tare, far chiasso divenne la sua
vita. Ma dopo un mese , mentre gli
alberi intristivano, anche Michele
intristì . Non giocava più ; la malinco-
nia gli si era dipinta in faccia. lo
tenevo dietro a quanto accadeva -
scrive Don Bosco che non era un
collezion ista di ragazzi , ma un
sapiente educatore cristiano - e
gli parlai. Dopo qualche silenzio
difensivo e uno scoppio di pianto
liberatore , Michele disse: "Ho la
coscienza imbrogliata", e si arrese
al suggerimento tranquillo di una
buona confessione . Con la pace
nel cuo re tornò l'allegria scatena-
ta ... Ma Dio aveva altri disegni .
Una malattia che già aveva tor-
mentato Michele in passato , tornò
con violenza nei primi giorni del
gennaio 1859 (forse un'appendici-
te). Michele andò a Dio dopo aver
detto a Don Bosco che lo veglia-
MAGG10 2 004 BS

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va: "Dica a mia. madre che mi per-
doni tutti i dispiaceri che le ho
dato . Le voglio bene".
Francesco crebbe nella luce
folgorante delle grandi mon-
tagne, tra neve e sole . Lo
accolse il calore di una famiglia cri-
stianissima e poverissima. Cinque
figli. Il parroco del borgo (Argente-
ra, a 1684 m slm) lo adottò come fi-
glioccio, dandogli pane, vestiti e
amor di Dio. Gli fece anche scuola
per portarlo dalla terza elementare
(ultima classe esistente in paese)
alla quinta, necessaria per conti-
nuare gli studi. Faceva il capo dei
chierichetti, e pregava come un
angelo. Tra i libri che don Peppino
gli mise in mano c'era la Vita del
giovinetto Savio Domenico, scritta
da Don Bosco, e Francesco comin-
ciò a sognare l'Oratorio. Il 2 agosto
1863 poté arrivarci. Don Bosco
scrisse: Vidi un ragazzo vestito a
foggia di montanaro, di mediocre
corporatura, d'aspetto rozzo, col
volto lentigginoso. Egli stava con gli
occhi spalancati rimirando i suoi
compagni a trastullarsi. Francesco
gli manifestò subito i motivi per cui
era venuto : farsi santo come Savio
e diventare sacerdote. Don Bosco
scoprì un'anima delicata e piena di
riconoscenza per chi gli aveva fatto
del bene. E annotò: La gratitudine
nei ragazzi è per lo più presagio di
un felice avvenire. Francesco che
considerava i suoi compagni miglio-
ri di sé, disse a Don Bosco: "Vorrei
farmi buono come loro. Mi aiuti". E
Don Bosco gli diede la formula più
semplice della santità: "Allegria,
Studio, Pietà". Con pietà Don Bo-
sco intendeva preghiera, confessio-
ne e comunione . Per il giovane fu
una rivelazione. Ma nel freddissimo
inverno 1863-64, l'assistente di ca-
merata non si accorse che France-
sco non usava coperte pesanti. Si
prese una polmonite che in sette
giorni lo portò alla tomba . Morì
assistito da Don Bosco, a cui sus-
surrò: "Mi aiuti. Gesù e Maria, a voi
dono l'anima mia".
IDon Bosco era convinto che molti
fossero nel suo Oratorio i giovani
come Domenico Savio che
sapevano volare alto: "La Divina
Provvidenza si degnò di mandarci
parecchi modelli di virtù".
Maggio 2004
Anno CXXV III
Numero 5
In copertina:
I fig li sono la grande
ri sorsa della Chiesa,
del Paese, dell a fami glia.
Ai figli non può
non andare l'attenzione
d i tu tte le forze preposte
all 'educaz ione e dei media.
Foto: Martin Tadeo
11/p1i11Jff}
1Jj}ff]Ji. 'I»
M ensil e d i info rm az io ne
e c ul tura reli giosa ed ito
dall a Congregaz ione Salesiana
di San G iovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO M AN IERI
FAMIGLIA
12 Sotto l'occhio dei media
di Silvano Stracca
CASA NOSTRA
14 C'è chi l'ha messo in dubbio
di O/arte/Motto
M1ss10N1
18 Tre esse nella foresta
di Giovanni Eriman
V1AGGI
20 Un patriarca e tre sogni
di Giancarlo Manieri
INSERTO CULTURA
23 Il museo scolastico di Verona
di Natale Maffioli
FMA
28 Ho compassione del mio popolo
di Graziella Curti
RuBRICHE
2 li Rettor Maggiore - 4 Il punto giovani - 6 Lettere al Direttore - 8 In Italia & nel
Mondo - 11 Osservatorio - 16 Box - 17 Zoom - 22 Lettera ai giovani - 27 Doctor f. -
30 Libri - 32 On Line - 34 Come Don Bosco - 36 Movimento Salesiano - 37 Laetare et
benefacere... - 38 Sfide etiche - 40 Dibattiti - 42 I nostri morti - 43 Il mese -
44 Prima Pagina - 45 Relax - 46 / nostri santi - 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Collaboratori: Severino Cagnin - Ernesto Cationi
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Carlo Di Cieco
Bruno Ferrere - Cesare Lo Monaco - Jean-François Meurs
Giuseppe Morante - Vito Orlando - Marianna Pacucci
Gianni Russo - Roberto Saccarello - Fabio Sandroni
Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Vincenzo Odorizzi - Guerino Pera
Pietro Scalabrino - Gianpaolo T ronca
Progetto grafico e impaginazione: Pier Bertene
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Edizione Cooperatori: Ufficio Nazionale, Via Marsala 42
00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
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Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO - ONLUS
Ccb 32631 - Banca Intesa - Fil. Roma 12
CIN P - ABI 03069 - CAB 05064
Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 55 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 151 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
li Associmo alla
'
Unione Sta m1rn
Periodica ltaliam1
BS MAGGIO 2004

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di Carlo Di Cieco
LA COSA MATTA
Sembra superato l'analfabetismo nella nostra occidentale società
italiana ... Ma non è vero. Le cifre dell'insufficienza che vengono
fuori da varie indagini fanno spavento e fanno riflettere. E se la
scuola avesse una triplice divisione: scuola pubblica statale, scuola
pubblica non statale e scuola privata a fine di lucro?
A Barbiana, la celebre scuola di
don Milani , "chi era senza basi ,
lento o svogliato si sentiva il
preferito. Veniva accolto - si legge
nella famosa "Lettera ad una
professoressa" - come voi accogliete
il primo della classe. Sembrava che la
scuola fosse tutta solo per lui. Finché
non aveva capito, gli altri non
andavano avanti.
Che i ragazzi odiano la scuola e
amano il gioco lo dite voi. Noi
contadini non ci avete interrogati.
Tutta la vostra cultura è costruita così.
Come se il mondo foste voi. Ai vostri
ragazzi non gli chiedete nulla. Li
invitate soltanto a farsi strada. Per
studiare volentieri nelle vostre scuole
bisognerebbe essere già arrivisti a 12
anni. A 12 anni gli arrivisti sono poch i.
Tant'è vero che la maggioranza dei
vostri ragazzi odia la scuola. Voi dite
d'aver bocciato i cretini e gli svogliati.
Allora sostenete che Dio fa nascere i
cretini e gli svogliati nelle case dei
poveri . tyla Dio non fa questi dispetti ai
poveri . E più facile che i dispettosi
siate voi . Anche i signori hanno i loro
ragazzi difficili ma li mandano avanti.
La scuola ha un solo problema: i
ragazzi che perde".
D Di fronte a un ' Italia che conta 22
milioni di persone che sono
analfabete o semianalfabete avendo
solo la licenza elementare, don
Milani è davvero stato profeta.
Tullio De Mauro, uno dei nostri
maggiori linguisti , sostiene da anni
cose che hanno trovato conferma
nell 'indagine : in Italia esiste un 40%
di analfabeti reali , ossia persone
che non riescono a comprendere il
senso di una frase compiuta e a
scriverne il contrario , mentre il 60%
non ha gli strumenti per capire un
articolo di 60 righe .
Esiste in Italia un "grave squilibrio
educativo": a fronte di 3.700.000 italiani
che possiedono una laurea, un
dottorato di ricerca o una laurea breve,
esiste l'enorme serbatoio di
semianalfabeti o in possesso della sola
licenza elementare: sono il 39 ,2% della
popolazione, pari cioè a 22.529.000 di
italiani. Con punte del 40% al Sud.
MAGGIO 2004 BS
Paesi africani quali Lesotho, Nigeria e
Tunisia investono più dell'Italia in
istruzione. Il nostro paese è arretrato
anche sul piano della ricerca:
consegna 750 brevetti l'anno contro i
1800 della Spagna, i 15-20 mila della
Francia e Germania, per non parlare
dei 120 mila del Giappone e 11 O mila
degli Stati Uniti .
D In una situazione del genere da cui
non si riesce a uscire , ci si chiede se
abbiano senso proposte di riforma
che puntino sulla competitività
scolastica, selezionando i migliori o
più favoriti e indebolendo un po' tutti:
scuola pubblica e scuola privata.
O se invece sarebbe bene una
buona volta riformare il sistema
catalogando la scuola pubblica in
statale e non statale
(sostanzialmente le scuole di
ispirazione religiosa o ideale)
finanziandola adeguatamente ed
escludendo dai finanziamenti la
scuola davvero privata in cui
classificare la scuola a fine di lucro.
Se la scuola diventa un business
cessa di essere scuola educativa.
D La ricorrente tentazione di puntare
a una scuola business o azienda e
che divida gli allievi non per età ma
per intelligenza (si pensa di farlo per
ora in Inghilterra) , sarebbe la rivincita
di una visione darwinista non solo più
nell'ambito della produzione , ma
anche in quello dell'educazione dove
si separano i presunti bravi dai
presunti somari, prefigurando fossati
incolmabili tra ragazzi della stessa età
e condannando parte di essi a essere
emarginati e disadattati perenni.
D Anche in questo don Milani è stato
profeta inascoltato. Le cose più matte
nella testa degli adulti sembrano
venire solo nel loro rapporto con i
giovani di cui pensano di essere
proprietari e non custodi provvisori . La
scuola continua a essere una di quelle
cose matte, dove gli adulti si
scannano pensando a tutt'altro che ai
giovani. Che cercano di capire come
non bruciare i propri sogni, non
sempre riuscendovi.
D

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tipo) ma convenientemente Cara Signora, ha messo il Ness uno ha saputo darmi una
nera, è un talismano scaturito dito nella piaga del!' educa- risposta precisa. Erano tempi
dalla fantasia di Terry Brooks, zione familiare. Ormai si è belli quando il sacerdote por-
secondo solo a Tolkien in costretti a dire: "un tempo o tava la veste, il distintivo di
fatto di saghe magiche, ma in quel tempo si educava uomo di Dio .. .
appartiene al regno della fan- così", perché la famiglia , al-
tasia. C'è anche un vino di lora, aveva solide basi cri-
Ferruccio, Vicenza
Pantelleria che si chiama stiane; perché la fede "infor- Caro Ferruccio, le offi'o qual-
"Pietra nera", ed è uno zi- mava" le scelte e i comporta- che riflessione sulla "vexata
bibbo secco, ma non credo menti; perché vivere la refi- quaestio" della veste dei pre-
serva contro gli ofidi eccetto gione dei padri era un punw ti, su cui ho fatto qualche
che ci cadano dentro. C'è poi d'onore per padre, madre, tempo fa un altro intervento ,
la Pietra Nera che si dice figli , nipoti, pronipoti, pro/ ma cli altro genere. Ma non
portata in terra dell'Arcange- pro...ecc. Ricordo mia nonna sono affatto sicuro che lei
lo Gabriele, e che è conserva- che raccontava del rosario in possa poi dichiararsi soddi-
ta nella Ka' ba di La Mecca. famiglia , attorno al focolare, sfatto. Storicamente alcuni
È un simbolo religioso vene- e del burbero vigilare del cambiamenti sono avvenuti
rato dal!' Islam, ma ancora ''vergara" o cat;ofamigli~; "nonostante tutto" . Voglio
una volta non ho letto nulla sempre pronto a svegllare dire nonostante le leggi, no-
di proprietà anti ofidiche. Po- chi si fosse permesso di son- nostante i richiami, nonostan-
trei ancora parlarle della pie- necchiare... Oggi sono "ri- te gli ostacoli, nonostante le
tra filosofale che sarebbe la cordi" museali e nulla più. Le pumzwni. .. Nell'incessante
sostanza , secondo la cabala conseguenze sono sotto gli evolvere del tempo giunge il
antica, che consente di tra - occhi di tutti: la secolarizza- momento in cui alcune evolu-
sformare in oro qualsiasi me- zione della famiglia è ormai zioni, o mutamenti, o meta-
tallo, ma non sono informato un dato scontato, con tutte le mo,fosi - li chiami come
lJtaro ~~!~~, u~~~; a quale regno appartenga, e conseguenze. l a catechesi è vuole - si presentano sulla
poi solo la "Luce Astrale" una breve parentesi preadole- scena della storia con una ca-
pare sia in grado di fornire la scenziale, la pratica religiosa rica verso il cambiamento più
missionaria in Congo mi ha pietra ftlosofale. Veda un po' è percepita ai minimi storici, forte delle norme, più forte
avvisato che spesso la casa lei! E si parla anche, in non anche se la mancanza si sente del "potere". È sempre suc-
dove abita con le altre sorelle so più quale saga , di una pie- eccome! Il recupero di spiri- cesso, e ho l'impressione che
è visitata da serpenti piccoli tra della morte , anch'essa, tualità ''privata" che è in atto continuerà a succedere. Asse-
ma velenosi. Ho sentito parla- ovviamente, nera che per di- (vedi New Age, esperienze stamenti del costume? Adat-
re che l'antidoto contro il struggerla occorre che sia esoteriche, pratiche orientali, tamenti? Riallineamenti? Ade-
danno dei loro morsi è la arsa nelle fiamme della "Pu - ma anche ritiri - in aumento- guamento ai tempi? ... Chi lo
"pietra nera". Siccome ho in- ra Verità" da un uomo che · presso abbazie e conventi, sa?
tenzione di svolgere un po' di "non ha mai vissuto (I?)" ; ma week-end spirituali ecc...) Ho interrogato un certo nu-
volontariato presso quella pare sia andata dispersa! sono il segno che abbiamo mero di sacerdoti in questi
missione, vorrei dar loro una Pensi che fortuna! Beh, a raggiunto il limite... Ed è ur- anni, man mano che mi si
mano anche contro i serpenti parte la risposta un P?' gio- gente una ri/evangelizzazione presentava l'occasione. Un' in-
[... ].Ne sa qualcosa?
cosa, cara Carla, clicluaro la (ma c'era già arrivato il papa tervista fatta di una sola do-
Carla, Brescia
mia completa ignoranza su
q_uesta portentosa pietra, ma
negli anni '90).
La ringrazio di questa sua
manda, e anelata avanti a
spizzichi, perché lettere come
Cara Signoralina, ho sentito
parlare di un certo numero di
pietre nere. L'ardesia serve
per pitture e/o sculture ma
non come "scacciaserpenti".
ti auguro cli fare una stupen- lettura della realtà cli oggi
da espenenza clz volontanato . che mi pare corretta . Ma la
Per questo davvero tl amnuro esorto a non essere pessimi-
e ti ricorderò volentieri nella sta. Sono convinto che alla
preghiera!
fine la gente si accorgerà
la sua non sono mai mancate
sul mio tavolo, e ogni tanto
qualcuna mi riaccen.cleva il
desiderio cli ascoltare i prota-
gonisti. Ebbene, le posso ga-
L'ossidiana è zeppa di leg-
quanto sia necessario e ur- rantire che mai nessuna delle
gende a cominciare dalla
"Naturalis Historia" di Pli-
nio (I sec. d.C.): vengono at-
tribuite funzioni apotropaiche
(annullare gli influssi mali-
gni), la si metteva nelle culle
dei neonati contro il maloc-
chio, ma contro i serpenti non
risulta. La tormalina nera
era (ed è?) usata nella cri-
stalloterapia, ma serve a
poco, pare, figuriamoci con-
tro il veleno dei rettili. La
~REQCCUPARSIPER-
, . . CHE? Caro Direttore ...
è da un bel po ' che cerco di
capire perché un genitore ...
che dice di essere cristiano si
preoccupa solo di alcune cose
e non di altre ... di far cono-
scere ad es. le capitali degli
Stati ma non i sette vizi capi-
tali . Un genitore dovrebbe
fru·e come Don Bosco, cioè
insegnru·e giocando ...
gente recuperare le ragioni
dello spirito e cambiare rotta
se vogliamo avere un mondo
migliore; e l'educazione reli-
giosa riprenderà il posto che
merita nel programma peda-
gogico generale.
,.A VESTE DEI PRETI.
l.:c hiedo a Lei, Direttore,
perché i sacerdoti non porta-
no più la veste stabilita dal
risposte è stata del tipo "per
nascondersi", "per maschera-
re la propria identità", "per ri-
spetto umano", "per vergo-
gna", "per adeguarsi ai tem-
pi", "per essere à la page",
"per essere meno vincolati ai
superiori", e via discorrendo.
Con non poca meraviglia mi
sono accorto che i più resta-
vano addirittura sorpresi del-
la domanda. Molti insomma li
ho visti non tanto in diffi-
pietra magica (iwn so di che
Luisa, Udine Codice di Diritto Canonico! coltà, quanto meravigliati che
MAGGIO 2004 BS

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~
,__ ~ , f f { - (
APPELLI
Ho una piccola raccolta di
santini. Gradirei fare degli
scambi con santini locali e
doppioni. Berardi Angeli-
na, Via Boscone 1508 -
47023 Cesena (FO).
Cedo dischi, compact disc,
santini antichi e moderni,
cartoline illustrate, franco-
bolli. Marino Liberato,
Via Molini Idraulici, 10 -
80058 Torre Annunziata
(NA) .
Vonei conispondere con
amici coetanei della terza
età. Marra Giovanni, Piaz-
za B. Tanucci, 2 - 50134
Firenze (FI).
È mia intenzione allestire
mostra immaginette sacre.
Chiedo a monasteri, con-
venti, panocchie, postula-
zione cause santi, di in-
viarle a Mastria Maria
Giovanna, Via Luigi Cre-
dano, 24 - 73039 Tricase
(LE) .
Cerco vecchie lettere, car-
toline e immaginette in ge-
nere, in particolare la Ma-
donna d'Oropa. Dell'An-
mi Dario, Corso Traiano,
59 - 10135 Torino.
Mi piacerebbe corrispon-
dere con ragazzi e ragazze,
per sincera amicizia epi-
stolare. De Pinto Antonio,
Via Ranieri, 28 - 70028
Sannicandro (BA).
Ringrazio chiunque potrà
inviarmi immaginette di
santi e libretti contenenti
loro novene, tridui, rosari e
preghiere varie. Antonio
Calogero Siracusa, Via
Gulino, 127 - 90029 Val-
ledolmo (PA).
gli avessi chiesto una cosa
del genere e incerti su che
cosa dire. A buon conto, le
trascrivo qualche risposta ,
dal mio taccuino. Giudichi
lei.
- Mah, non ti so dire. Così. ..
Mi pare una cosa naturale;
non mi sono posto il proble-
ma.
- La veste? ... la vedo non es-
senziale al mio ministero!
- Che problema c'è? Al su-
permercato, dal dottore, al-
1' ufficio postale, per la strada,
e perfino all'aeroporto mi
sento interpellare con l' appel-
lativo di Padre, e non ho
alcun segno distintivo! Si
vede che ce l'ho scritto in
fronte! Dunque non è poi così
indispensabile indossare la ta-
lare.
- Mi piace così; siamo entrati
nel cuore del mondo, non
siamo più dei separati: prima
eravamo lontani, su uno scali-
no e molti ci odiavano, altri
magari ci invidiavano, altri
ancora giravano alla larga
ogni volta che vedevano una
veste nera, e alcuni facevano
anche di peggio, certi gesti,
diciamo, esorcizzanti... mi
capisce? ...
- Sa quando l'ho lasciata de-
finitivamente? Quando non
sono riuscito a entrare nella
stanza di un vecchietto pros-
simo a morire, perché i paren-
ti dicevano che gli facevo im-
pressione. Il giorno stesso mi
ripresentai in borghese. Potei
entrare, confessai il malato,
gli diedi la comunione, e...
mi spirò tra le braccia. Allora
ho pensato che forse vestito
come tutti mi si aprono più
strade ...
- Prima faceva tutto la Perpe-
tua, ora che non ce l'ho più ,
facc io tutto io: lavo, stiro, mi
preparo il pranzo quando
posso. Corro da mane a sera.
Mi sento più a mio agio senza
il paludamento della talare.
Posso assicurarti, però, che
dove mi accorgo che c'è biso-
gno di me, intervengo senza
alcun problema, dicendo chi
sono, e facendo il mio dovere
di prete. Insomma non è cam-
biato niente!
- Facciamo come i giudici,
che hanno la toga quando so-
no nell 'esercizio delle proprie
funzioni . O come i medici ...
ecc. Quando dico messa ho i
paramenti, e non mi sognerei
certo di non indossarli!
- Mi voglio sentire tra la
gente, con la gente, per la
gente, ma anche come la
gente. Questo, caro lei, non è
nascondersi, ma inculturarsi!
- La gente mi vuole bene
come prima e più di prima!
- Non sono prete perché mi
vedano, sono prete perché ci
credo.
Ecco, le ho trascritto, dagli
appunti presi a distanza di
tempo, alcune risposte avute
da sacerdoti senza talare né
clergyman. Non sono nemme-
no andato a cercare le miglio-
ri. Le ho scelte come veniva-
no, scartando solo quelle
troppo simili. Da queste ri-
sposte si può evincere, mi
pare, che il prete non s'è
messo in borghese perché è in
crisi. La voglia di servire Dio
servendo la gente è sempre la
stessa, la vocazione non vacil-
la nei preti senza talare più
che in quelli con la talare , e
lo "zelo per la Casa del Si-
gnore" resta inalterato. Si
sono messi in borghese. .. ma
non mi sembra che abbiano
imborghesito la loro anima.
Le motivazioni profonde per
una scelta controcorrente,
qual è quella di diventare
prete, o religioso , non son.o
venute meno, l'amore alla
Chiesa, ali' apostolato, alla
gente, e l'attaccamento alla
propria funzione sono sempre
ai massimi livelli. Le poche
eccezioni confermano la rego-
la . Le riservo per ultima la ri-
sposta che mi è sembrata la
più significativa, espressomi
da un giovane sacerdote di
appena due anni di messa, ca-
rico di entusiasmo e di zelo:
- Voglio io stesso essere un
distintivo ... Mi devono rico-
noscere da come parlo, da
come guardo, da come cam-
mino, da come vesto vesten-
do i loro panni, da come sa-
luto, perfino da come man-
gio... Questo tipo di pedi-
gree non ha bisogno di
alcun distintivo esterno di
stoffa, o di metallo, o di pla-
stica!
Non ci è stato possibile pub_-
blicare tutte le !ettere pe1 -
venute in redaz1on.e. Ce ne
scusiamo. Provvederemo_ a
suo tempo alla pubblicazio-
ne o alla risposta personale.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci . Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Pe r la vost ra corris pon -
denza :
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00 163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse @sdb.org
BS MAGGIO 2004

1.8 Page 8

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j!itJ..ii¾(@;)~j,f,j•i•• Ben due associazioni teatrali
--•- ••---■■•• • ••- - fermentano la realtà giovanile
RUGANTINO
e si lanciano in rappresenta-
zioni di ottima qualità. Per la
La parrocchia salesiana di festa di Don Bosco il gruppo
Castelgandolfo - "parrocchia "Diapason" è riuscito a met-
del Papa" - ha trovato la so- ·tere in scena la commedia
luzione alla mancanza di cor- musicale di Garinei e Giovan-
tili per lo sport, promuovendo nini "Rugantino", un delin-
la nascita di associazioni e quentello di rione che sbef-
gruppi per il teatro, un ' altra fegg ia il potere e la nobiltà e
attività "principe" per l' edu- ama la libertà e l'onore fino
cazione, su cui la tradizione al sacrificio della vita. Una
salesiana ha puntato molto. magnifica realizzazione.
KAUNAS, LITUANIA
DIECI ANNI
DI QUALITÀ
EDUCATIVA
La comunità FMA di Kaunas
si è costituita nel 1994, dopo
anni di clandestinità. Le
suore abitano in un rione pe-
rife rico della città e l'opera
che maggiormente le coin-
volge è il Centro Diurno che,
nel loro paese, riveste una
connotazione fortemente so-
ciale. L'istituzione è infat-
ti riconosciuta ufficialmente
dal Ministero della Pubbli-
ca Istruzione, soprattutto in
tema di difesa dei Diritti dei
Bambini. Il Centro si rivolge
a bambini e adolescenti in si-
tuazione di disagio fa miliare
e sociale che lo frequ entano
nelle ore pomeridiane. Ra-
gazzi e ragazze sono accom-
pagnati nello svolgimento dei
compiti scolastici, ma molte
sono le iniziative per vivere il
tempo libero. Le FMA sono
state le prime religiose che in
Lituania si sono dedicate a
interventi educativo-sociali e
- scrivono le nostre sorelle -
«siamo diventate punto di ri-
ferimento per altre istituzio-
ni, anche laiche, che hanno
trovato in noi un model-
lo educativo». L 'elaborazio-
ne di progetti per ottenere fi-
nanziamenti econom1c1 ha
messo le suore in contatto
con l'Università di Kaunas e
con l'Istituto del Lavoro So-
ciale. Questi due enti ultima-
mente hanno chiesto alle
FMA di seguire nel loro tiro-
cinio educativo alcune stu-
dentesse universitarie.
'
MAGGIO 2004 BS
•WfM;l=ii=l@;M§•=- spiegazioni, fare proposte. Due
allieve della scuola salesiana
hanno chiesto che nei pro-
GIOVANI
grammi scolastici sia dato spa-
ALLA KNESSET
zio all 'educazione sanitaria, te-
nendo conto dei fatti di violen-
Tre allieve della scuola FMA za quotidiana: «Vogliamo es-
di Nazareth hanno potuto par- sere preparate a soccorrere in
tecipare in luglio a quattro caso di necessità». Il loro inter-
giorni di confronto e colloquio vento è stato particolarmente
presso il Parlamento di Israele, apprezzato. L ' ultimo giorno è
per dialogare su alcuni aspetti stata invitata anche la preside
della legge civile. Prev iamen- suor Alice Kurzom che ha ri-
te, erano state consegnate 60 cevuto grandi apprezzamenti
domande circa la democrazia, dalle autorità per la capacità di
la comunicazione, la violenza accoglienza, dialogo e convi-
nello spo1t, l'emancipazione venza dimostrata dalle allieve
della donna. I paitecipanti della sua scuola e la loro attitu-
hanno lavorato in gruppi, e dine a inserirsi nei problemi
hanno av uto modo di chiedere quotidiani della nazione.

1.9 Page 9

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1.AS - lt.OMA
L'ANNO DI LAURA
Non poteva mancare nell'an-
no centenario della morte di
Laura Vicufia uno studio
sulla sua vicenda. È quello
di Maria Dasio, docente di
metodologia catechetica al-
1'Auxilium, articolato su sei
saggi che ne fanno uno stru-
mento psico/pedagogico e
religioso indispensabile per
insegnanti ed educatori. La
Dasio sa penetrare con peri-
zia i risvolti della personalità
di Laura e degli adolescenti
in genere, facendo emergere
chiaramente che la vita ordi-
naria può essere vissuta in
modo straordinario, che l'e-
ducazione è all'origine di
ogni santità, che è indispen-
sabile creare un ambiente
ricco di valori umani e reli-
giosi per favorire una matu-
razione integrale della per-
sona. Felice il parallelismo
tra la piccola eroina delle
Ande e la sua contempora-
nea italiana delle Paludi
Pontine, Mariella Goretti.
L'autrice ribadisce come sia
importante per genitori ed
educatori una "pedagogia
della santità" in un 'epoca co-
me la nostra schiacciata da
un'etica minimalista e de-
pauperata da una religiosità
superficiale. Un libro che .. .
ci voleva!
FILATELIA
a cura di
Severino Cagnin
MADRID, SPAGNA
"STARE
COME IN CASA"
L aura Fradejas è la giova-
ne coordinatrice del progetto
Esrar corno en casa. L ' inizia-
tiva, progettata dall ' ispettoria
FMA Santa Teresa di Madrid,
ri sponde ai bisogni delle fa-
miglie immigrate dei quartieri
attorno alla casa ispettoriale.
Nel progetto, oltre a Laura
sono impegnate la volontaria
Mamen L6pez e Maria Puy,
psicopedagogista. Il loro en-
tu siasmo (poco più di ses-
sant'anni in tre) ha contagiato
il gruppo di bambini/e e ra-
gazzi/e immigrati cos tituito
da marocchini e peruvi ani. Il
progetto ha lo scopo di soste-
nere l ' inserimento scolastico
dei destinatari. Nelle tre ore
di lavoro pomeridiano, attra-
verso giochi percettivi, mate-
matici, linguistici , vengono
rafforzate le competenze di
base per poter frequentare la
scuola pubblica con profitto,
e per potenziare l 'autonomia
e l a fiducia personale. Alla
base di tutto c'è la voglia di
creare un ambiente ri cco di
amicizia e di familiarità, per-
ché colui al quale la vita chie-
de di inserirsi in una nuova
cultura, lo possa fare con sere-
nità, trovandosi in un ambien-
te in cui si respira aria di casa.
25° DELLA MORTE DI GIUSEPPE BERTO
EXALLIEVO SALESIANO
In occasione del 25° anniversario della morte del-
lo scrittore Giuseppe Berto, una nutrita serie di ini-
ziative da parte del collegio salesiano Astori di
Mogliano Veneto, in cui Berto fu allievo, e nella cui
biblioteca esiste un "Arch ivio Giuseppe Berto", ha
riportato all'attenzione non solo degli alunni dell'i-
stituto, ma anche della città e della nazione la
figura di questo noto e complesso scrittore.
Il 10 gennaio del 1978, circa dieci mesi prima
della sua morte, Berto era tornato nella sua scuo-
la, chiamato dagli allievi di allora che volevano
conoscere e parlare con uno che si era seduto sui
loro stessi banchi, aveva studiato sui loro stessi
libri e pregato, sì, nella loro stessa cappella ... e
che poi era diventato uno dei più autorevoli scritto-
ri , la cui fama aveva varcato i confini dell'Italia.
Gli exallievi dell'Astori hanno voluto onorare la
memoria , sempre viva, del loro celebre compagno
tra le altre cose anche con quattro diverse cartoli-
na commemorative e l'annullo speciale dello Poste
Italiane, emesso il 23/11/2003, proprio il giorno del
convegno annuale degli ex dell'Astori , dedicato,
ovviamente, allo scrittore.
Il timbro ovale dell'annullo reca al centro il volto
dello scrittore con a fiancç, nome, cognome e date
di nascita e di morte. Sono ancora a disposizione
alcune copie delle cartoline commemorative con
annullo.
Per saperne di più: ff 041 /5987. 111
BS MAGGIO 2004

1.10 Page 10

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lOOannf fa
Nel BS di Maggio di cent'anni fa troviamo
ancora la relazione di don Calogero Gusmano
sulla visita di don Albera alle case d'America.
Da questa estrapoliamo il delizioso pezzo
seguente.
ve', una direzione obbligato-
ria. Ancora una volta folle di
pellegrini a piedi, in bici, in
moto, in auto arrivano alla
tomba di Santiago/san Gia-
como "fratello del Signore".
Luglio è il mese più compo-
stelano. Un bel volume di
Raffaella Gozzo racconta il
ciclo/cammino di quattro pe~-
sone sulla Ruta Jacobea. E
2004
COMPOSTELANO
un diario fresco e fluente che
fotografa l'entusiasmo e la fa-
tica, le solitudini e gli incontri ,
PELLEGRINO
le pedalate e le soste, l'ascol-
to e la preghiera, la gioia del-
DOVE VAI?
l'arrivo, la festa e la venatura
Ancora una volta è l'anno di tristezza del distacco per
compostelano che ricorda ai far ritorno "al travaglio usato".
pellegrini e alla Chiesa che Una lettura piacevole, un
"non habemus hic manentem modo per vivere da casa il
civitatem" - siamo in cammi- pellegrinaggio più famoso di
no, e abbiamo un " verso do- tutti i tempi.
Gualaquiza è nient 'altro che una vallata non molto
estesa formata dalla confl uenza di due fi umicelli che
ne formano uno solo, da cui prende il nome la missio-
ne. Non è un villaggio, ma un deserto o meglio una
fo resta, ed appena vi si scorgono una decina di case di
bianchi, che vivono là qualche mese dell ' anno, assi-
curati dalla presenza dei missionari. Le case dei Jiva-
ros non sono visibili, le loro choze bi sogna andarle a
cercare in mezzo al bosco come si andrebbe in cerca
di una tana di leoni, di un njdo di passeri, di una nave
perduta in mezzo alle onde del Pacifico.
Non avrebbe un ' idea esatta chi credesse d ' incontrare
grandi centri di popolazione tra i Jivaros; le loro abi-
tazioni sono isolate le une dalle altre ad immense di-
stanze, e chi non è accostumato a quei cammini tor-
tuosi ed assai simili a quelli che ammiriamo nelle ca-
tacombe romane, corre pericolo di viaggiare tre, quat-
tro, dieci ed anche venti chilometri senza incontrare
una sola casa; di andare per settimane intiere senza
scorgere ombra di persona vivente e quel ch peggio
perdendo ogni orizzonte a tal punto da non riconosce-
re né a che punto si trovi, né di dove è venuto, a
che parte è diretto: guai se la guida infedele abbando-
na il missionario o lo tradisce! - Non di rado le case
dei selvaggi sono circondate d 'insidie che non lascia-
no tranq uilli e possono essere tomba all ' incauto viag-
giatore - .
ROMA, ITALIA
contatto con la natura. Nella
splendida cornice di Canneto,
nel Parco Nazionale degli
OPERAZIONE N.A.D. Abruzzi, suor Nellina, don
Operazione N.A .D. è stata
l'avventura estiva dell'Orato-
rio di Santa Maria della Spe-
ranza di Roma, cui appartiene
la Casa generalizia FMA, per
educare ragazzi e ragazze a
riconoscere e apprezzare tutto
ciò che ci circonda. «Cerchia-
mo esploratori per una spedi-
zione nel cuore della natura,
alla scoperta degli altri e di
Beppe, animatori e animat:ri-
ci, ragazze e ragazzi hanno
costruito il kit del!' esplorato-
re, imparando a riutilizzare
tutto ciò che sembra inutile:
bottiglie di plastica, vestiti
vecchi, polistirolo, scatole del
latte, ecc. Hanno appreso a ri-
conoscere le tracce degli ani-
mali, a individuare le costella-
zioni, a orientarsi di notte, a
chi ci ha regalato tutto que- capire l'impmtanza dell' acqua
sto». Questo l'invito rivolto e i segreti delle rocce. Un'av-
dal dottor Nando, dal fedele ventura che ha generato entu-
assistente Cornelio, e dai suoi siasmo, e ha permesso di intra-
collaboratori che hanno aiuta- vedere come nella vita di tutti
to a riconoscere e a scoprire i i giorni sia possibile mientarsi
segreti della terra, attraverso con quanto si ha a disposizio-
giochi, attività, esperienze a ne senza .. . perdersi.
MAGGIO 2 004 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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OSSERVATORIO
Fabio Sandroni
NEMO:
IL CONTRASTO
GENITORI/FIGLI
C'interessa la storia del piccolo pesce del film di animazione della Pixar
"Alla ricerca di Nemo", che presenta a genitori ed educatori
il grande problema dell'educazione.
Un mondo di pesci, quello del film, palese
metafora del mondo reale, in cui si trova di
mente e lavorare "in gruppo", collaborando come non
mai: ciò avverrà sia per quelli dell'acquario, disposti
tutto: personaggi con piccole o grandi anche a sacrificare uno di loro per il bene di tutti (!),
menomazioni (anche il protagonista ha una pinna sia per i protagonisti caduti nella rete dei pescatori.
atrofica), timidi, prepotenti, smemorati, gradassi .. .
Tutti sono (siamo?) abbondantemente carichi di
difetti, e i pesci/scolari se le raccontano pure le loro
défaillances ...
Il percorso, qui ridotto all'osso, conduce ver-
so il tema centrale della costruzione dell'identità
personale. Gran parte dei personaggi cerca la
ri/definizione della propria identità: gli squali tenta-
Ma il dramma più grande è la mancanza di
libertà, la prigionia... I pesci dell'acquario hanno addi-
rittura metabolizzato la propria cattività. Essa incom-
be sempre nella vita, minaccia la crescita, impedisce
la completa maturità. Sono troppi quelli che vivono
prigionieri di se stessi e delle proprie paure, come
Marlin , il papà di Nemo che , traumatizzato dalla
cruenta fine della compagna e di tutta la propria
no un improbabile cammino di "redenzione" verso
l'amicizia con i pesci, Dory non ha memoria di sé e
rischia di perdersi senza obiettivo, Marlin, pesce
pagliaccio , è incapace di far ridere finché non
supera la sua ansia iperprotettiva e, soprattutto,
Nemo, un piccolo "Nessuno" che cerca, con suc-
cesso, di diventare un "Qualcuno" .
D
nidiata, escluso il solo Nemo, diviene a sua volta,
inconsapevolmente, il "carceriere" di suo figlio. Il car-
toon è un inno alla fiducia, una storia di liberazione,
un'epopea verso il proprio riscatto. Con quale medici-
na, con quali mezzi? La risposta è chiara: la fiducia
in se stessi e la collaborazione con gli altri. "Quando
la vita si fa dura ... zitto e nuota!", ricorda a se stessa
e a tutti Dory, la pesciolina smemorata. E tutti hanno
qualcosa da insegnare, un aiuto da offrire, come la
razza-maestro o la tartaruga Scorza. La fuga finale
con la definitiva liberazione sarà possibile solo per-
ché i pesci - finalmente - sapranno fidarsi reciproca-
UTILIZZO DID~TTICO scene che più si ricorda_-
Fascia Elementari. quda\\l~uali personaggi sono p1u
no? Che cosa v1 acca e. . "?
si~patici? D'.3- ch_e cosa_lo c~~~~rse figure "educative"
Fascia Medie: nntrac_c1are . . dulti
ed esplorare i _ra~po_rti tra ~iova~~~!nti p·arodistici delle
Fascia Sup_enon: nntr~cc~~fo spettacolo - della vita fa-
realtà sociali - del mon oppatura dei diversi gruppi pre-
miliare. Tentare una ma . riferimenti al mondo umano.
senti nel film e nntracc1are i
BS MAGGIO 2 004

2.2 Page 12

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La famiglia secondo papa Giovanni Paolo Il:
LA FAMIGLIA
SOTTO t:OCCHIO
DEI MEDIA
di Silvano Stracca
I Certe rappresentazioni
o programmi televisivi sono
dannosi al bene comune .. . e certo
non fanno bene ai figli.
I media, "rischio" e "ricchezza"
per i messaggi contraddittori
proposti. Una sfida dunq ue per
la famiglia, sottolinea Giovanni
Paolo II ricordando come la comu-
njcazione sociale abbia una "dimen-
sione morale" e per questo debba
"sempre ispirarsi al criterio etico del
rispetto dell a verità e della digrutà
della persona umana".
"La statura morale delle persone
cresce o si riduce", scrive il Papa, "
a seconda delle parole che esse pro-
nunciano e dei messaggi che scelgo-
no di ascoltare". Pertanto un "di-
scernimento" particolare è chiesto a
chi opera nel mondo dei mass-
media, ai genitori, agli educatori,
poiché le loro decisioni influiscono
su bambini e giovani.
I mezzi di comunicazione hanno
MAGGIO 2004 BS
un grande potere di arricchimento
personale e persino di crescita spiri-
tuale, e in molti casi ciò avviene,
anche quando si trattano temi deli-
cati - tensioni, conflitti, insuccessi,
scelte sbagliate e atti dolorosi - ,
sforzandosi però "di separare ciò
che è giusto da ciò che è sbagliato,
di distinguere l'amore autentico dal-
le sue imitazioni, e di mostrare l'im-
portanza insostituibile della famig lia
come unità fondan1entaJe della so-
cietà".
L'AMBIVALENZA
DEGLI STRUMENTI
Ma la preoccupazione del Papa
nasce dal fatto che gli tessi stru-
menti hanno anche "la capacità di
arrecare grande danno alle forni-
Lo famiglia e lo vita
familiare "troppo spesso
vengono rappresentate
in modo inadeguato dai
mezzi di comunicazione ':
È /'o/forme lanciato
dal Papa nel messaggio
per lo XXXVI// Giornata
mondiale delle
comunicazioni sociali che
si celebrerò il 23 moggio.
I È responsabilità dei genitori far sì
che i bambini non accettino
o imitino "in modo acritico "
i messaggi dei media.

2.3 Page 13

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una posizione da sempre coerente.
glie", presentando loro "una visione
inadeguata o perfino distorta della
vita, della famiglia, della religione e
della moralità". Basti pensare a
come in certi programmi televisivi o
in alcuni settimanali illustrati ven-
gono ritratti "in modo acritico" l' in-
fedeltà e l'attività sessuale fuori del
matrimonio, insieme all"'assenza di
una visione morale e spirituale del
contratto matrimoniale", sostenendo
talvolta al tempo stesso il divorzio,
la contraccezione, l'aborto e l'omo-
sessualità. Queste rappresentazioni,
promovendo "cause nemiche" del
matrimonio e della famiglia, "sono
- a giudizio di Giovanni Paolo II -
dannose al bene comune della so-
cietà".
La riflessione sulla dimensione
etica delle comunicazioni sociali
deve sfociare in iniziative pratiche
volte a eliminare i rischi per il bene
della famiglia che i media presenta-
no. In particolare le famiglie devo-
no essere chiare nel dire ai produt-
tori , a quanti fanno pubblicità e alle
autorità pubbliche "ciò che a loro
piace e ciò che non gradiscono".
"La posta in gioco è alta", ammo-
nisce Giovanni Paolo II, " poiché
ogni attacco al valore fondamentale
dell a famiglia è un attacco al bene
autentico dell ' umanità". Perciò le
autorità pubbliche hanno l' impor-
tante dovere di sostenere il matri-
monio e la famiglia per il bene stes-
so della società. Tuttavia, lamenta il
Papa, molti ora accettano argomen-
tazioni "libertarie" di certi "gruppi"
che appaiono pratiche disgregatrici
della famiglia. Come rimediare?
IL COMPITO
DELLE AUTORITÀ
"Senza ricorrere alla censure",
premette il Pontefice. Però fon-
damentale che le autorità pubbliche
attuino delle politiche e delle proce-
dure di regolamentazione per assi-
curare che i mezzi di comunicazio-
ne sociale non agiscano contro il
bene della famiglia". Ed i rappre-
sentanti delle famiglie devono poter
partecipare alla realizzazione di tali
politiche. Tra le righe del messaggio
pontificio, si può chiaramente leg-
gere che soprattutto la Tv pubblica,
pagata dai telespettatori, dovrebbe
avere una responsabilità speciale
nell'offrire una programmazione cul-
turale ed educativa di un certo livel-
lo per aumentare la diffusione della
cultura e per appoggiare la diffusio-
ne delle virtù civiche e morali.
Ne] quadro della Giornata mon-
diale Giovanni Paolo II rivolge giu-
stamente anche un forte richiamo al
rispetto dell'integrità delle culture
tradizionali. I mezzi di comunica-
zione non devono dare l'impressio-
ne di avere un programma ostile ai
solidi valori familiari delle culture
tradizionali. O di avere come fine,
in un contesto di globalizzazione,
quello di sostituire tali valori con i
valori secolarizzati della società con-
sumistica.
LE RESPONSABILITÀ
DEI GENITORI
Il Papa, infine, insiste in modo
particolare sulla responsabilità dei
genitori nel far sì che i bambini non
accettino o imitino "in modo acriti-
co" i messaggi dei media. Essi "de-
vono regolare l'uso di tali mezzi a
casa". Questo significa "pianificare
I Ogni attacco al valore
fondamentale della famiglia è
un attacco al bene autentico
dell'umanità.
I
Il mondo massmediale
globalizzato costituisce per
la famiglia una sfida giornaliera.
e programmare l ' uso degli stessi, li-
mitando severamente il tempo che i
bambini dedicano ad essi, proiben-
done alcuni".
Non è la prima volta che Giovan-
ni Paolo II denuncia il ricorso da
parte dei genitori alla tv come una
sorta di bambinaia elettronica, abdi-
cando al loro ruolo di primari edu-
catori dei figli. Una preoccupazione
ben fondata , stando a certi dati del-
1'Aiart, la famosa associazione di
telespettatori . I bambini fra i tre ed i
dieci anni guardano già in media la
tv per due ore e quaranta minuti al
giorno. E un venti per cento arriva
persino a stare oltre quattro ore da-
vanti allo schem10.
Più che motivato risulta dunque
l 'invito a padri e madri a fare per
primi un uso ponderato e selettivo
dei media, a saper con coraggio
vietare programmi sbagliati, in pri-
mis quelli che presentano modelli
di violenza, e a staccare anche la
spina totalmente di tanto in tanto
dando spazio ad altre attività fami-
liari.
In conclusione, i media hanno un
immenso potenziale positivo per la
promozione di "solidi valori umani
e familiari , contribuendo in tal mo-
do al rinnovamento della società".
Perciò, gli operatori, pubblici e pri-
vati, devono sentirsi responsabili
nel bene e nel male "di modellare le
idee e di influenzare il comporta-
mento delle persone e delle fami-
glie". Di qui , il loro alto impegno
civile e morale nel presentare il ma-
trimonio, la famiglia , la sessualità e
i rapporti di coppia, in modo ogget-
tivo, senza ambiguità.
D
BS MAGGIO 2004

2.4 Page 14

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
A cinquanta anni dalla canonizzazione di uno
...
C'E CHI L'HA MESSO
INDUBBIO
di Olarte/Motto
La canonizzazione di
Domenico Savio (1954)
trovò tante difficoltà,
quante ne ebbe quella di
Don Bosco. L'allievo
ereditò avversari e
ammiratori come
avvenne per la causa del
suo maestro.
A bituati a un Don Bosco de-
dito anima e corpo ai giova-
ni , non s' immagina che
qualcuno potesse essergli ostile e
mettere in dubbio la sua santità fino
a darsi da fare perché non fosse di-
chiarato santo. Invece, in vita e in
morte Don Bosco ebbe decisi avver-
sari oltre che fidatissin1ì amici.
Tant'è che il canonico Colomiatti
avrebbe azzardato: "Se Don Bosco
viene dichiarato santo mi mangio
un cane! ". Beh, se lo sarà mangiato!
Di marzapane! Nel caso di Domeni-
: co Sav io tra i "nemici" ci furono un
cardinale e lo stesso Relatore, il
: padre benedettino Henry Quentin.
: Fu tale la sua testardaggine che il
papa Pio XI avrebbe ordinato alla
Congregazione dei Riti di ammorlir-
lo ufficialmente.
L'ATTACCO ...
La più grossa difficoltà per il pro-
cesso canonico di Domenico venne
proprio da una critica indiretta a
Don Bosco. Si tentò di inficiare la
storicità della biografia del piccolo
santo da lui scritta. Padre Quentin 1,
sollevò al riguardo sempre rinnova-
· Savio "lascia l'impressione d' un
racconto dove la preoccupazione
dell 'edificazione e dell'insegna-
mento morale occupa un posto pre-
ponderante ... ". Insomma, il proces-
so sarebbe viziato sin dall'inizio,
perché muove da una presentazione
del soggetto fatta da un libro dove
"la genuina verità storica... è esage-
rata per uno scopo estraneo alla sto-
ricità, poggia su testimonianze di-
pendenti da tale non attendibile pre-
sentazione, tiene conto d' una fama
sanctitatis inesistente. Donde con-
segue che non è dimostrato né di-
mostrabi le che Domenico Savio
abbia raggiunto quel grado di san-
tità che la Chiesa richiede per eleva-
re un Servo di Dio all'onore degli
a ltari " .
IIl ritratto di Domenico Savio,
eseguito dal suo compagno Carlo
Tomatis nel 1859, per incarico
dello stesso Don Bosco che lo
pubblicò sulla sua Vita del
giovanetto Savio Domenico.
te difficoltà tanto da scoraggiare
perfino l'avvocato della causa di ca-
nonizzazione di Don Bosco, monsi-
gnor Della Cioppa, il quale sarebbe
giunto ad affermare: "Non mi senti-
rei di difendere la causa di Domeni-
co Savio " 2. La tesi del Quentin ap-
pariva semplice e stringente3: "La
vita scritta da Don Bosco non ha
valore storico (il santo aveva conti-
nuo bisogno di esempi da proporre),
e perciò non sono probanti le testi-
monianze processuali che ne dipen-
dono in gran parte", cioè quelle dei
testi suoi compagni, come don Rua,
il cardinale Cagliero, don Cerruti,
ecc. Secondo il relatore, la vita del
111 ritratto del 1908, eseguito dal
prof. Kirchmayr sulla fotografia
«;li uno studente dell'epoca.
E in pratica un falso.
MAGGIO 2004 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

2.5 Page 15

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,............................................................................•.........
dei più bei frutti del Sistema Preventivo.
I Il ritratto del prof. Caffaro Rore
eseguito nel 1941 su uno studio
approfondito di don Alberto
Caviglia, avendo presente
il ritratto del Tomatis.
... E LA DIFESA
La difesa "storica" del Savio
venne preparata da un 'équipe for-
mata dallo studioso di Don Bosco,
Alberto Caviglia, da Angelo Ama-
dei, biografo del santo, dal profes-
sor Costanzo Rinaudo, storico, filo-
sofo, exallievo di Don Bosco, e da
monsignor Alessandro Luzio, coo-
peratore salesiano e archivista di
Stato4. Si riuscì a dimostrare l 'au-
tenticità della biografia scritta da
Don Bosco, basando gli argomenti
su alcuni punti già ampiamente di-
mostrati, come la probità e santità
dell'autore, il "rigore storico critico
da lui usato in quest'opera - giac-
ché c'impiegò circa due anni; fece
tutte le ricerche e le indagini più
minute per raccogliere i documenti,
interrogò persone, esaminò e con-
frontò tutto attentamente, e solo
dopo questo lavoro pubblicò la vita.
Ancora, l'importanza che egli diede
in particolare alla Vita del Savio
molto più che non alle altre di Co-
mollo, Magone, Besucco, ecc. E
questa Vita di Savio Domenico pub-
blicò viventi ancora quelli che ave-
vano conosciuto il giovane Servo di
Dio, e che avrebbero quindi a Lui
potuto contraddire". Non ci fu nes-
suno a contraddire5 [per il ricono-
sciuto] ingegno e il valore storico
dello scrittore, ossia di Don Bosco,
il quale ha pubblicato opere stori-
che molto accreditate [. .. ] Anche
volendo ammettere l'asserita preoc-
cupazione [pedagogica] , essa po-
trebbe spiegare tutt'al più delle in-
volontarie esagerazioni di valutazio-
ne, non mai l 'uso personale delle
fonti , né delle testimonianze ampli-
ficate, modificate in modo sorpren-
dente, ingrandite, drammatizzate ...
procedendo con addizioni e sop-
pressioni, [o] cambiamenti d ' un~
gravità estrema e meno che mai
delle vere e proprie invenzioni" . .. ,
come affermato dal Relatore, attri-
buendo a Don Bosco l'intenzione di
aumentare il grado delle virtù di
Domenico Savio per "farne un mo-
dello pe,jetto e senza ombra"6. Che
dire? Con la canonizzazione del
Savio la Chiesa non ha canonizzato
tutti gli atti del processo, né tutte
le deposizioni o le memorie presen-
tate agli inquirenti e neppure la
reale storicità di tutti gli episodi
narrati da Don Bosco, secondo la
nota tendenza agiografico-moralisti-
ca di metà Ottocento, allo scopo di
mostrare il santo avviato alla perfe-
zione fin dai primi anni di vita, sot-
tolinearne la dura ascesi e la piena
vittoria sul corpo, indicarne la
morte come coronamento di una
vita vissuta in piena sintonia con la
grazia divina.
I Il professor Caffaro Rore con
la copia in marmo del bronzetto
di Domenico, da lui stesso
eseguito.
SCHERZI
DELLA PROVVIDENZA
Padre Quentin non fu il primo a dubi-
tare dell'attendibilità storica della bio-
grafia di Don Bosco. L'aveva già
fatto (1860) , il giornale // Cittadino di
Asti, con tre irriverenti articoli sia sul
Savio sia sul metodo educativo di
Don Bosco. Solo che già nell'esordio
della sua stroncatura, il periodico li-
berale venne a essere il primo a ri-
conoscere la santità da altare del ra-
gazzo: "Scommetto un orecchio che
su mille Artigiani non ve n'ha uno il
quale conosca od almeno sospetti
l'esistenza in questo nostro secolo e
in questo nostro Circondario d'un
Santo[...] eppure questo Santo ci fu,
questo Santo c'è. I fasti dell'astigia-
na si aprano a inscrivervi il suo
nome. Vero è che non è ancora ca-
nonizzato con tutti i numeri voluti da
Roma, ma v'è un prete, molto amico
a [mons.] Franzoni, e molto beneviso
al Vaticano che l'ha egualmente san-
tificato in tutte le forme , sicché ad
adorarlo non manca che un altarino"
(cfr. F. Motto, La "vita del giovanetto
Savio Domenico in un beffardo com-
mento de "Il cittadino " di Asti, in "Ri-
cerche Storiche Salesiane" 8 (1989) ,
pp. 369-377) .
UN'OCCASIONE
La Chiesa, canonizzando Domeni-
co, ha usato la sua autorità suprema
in cui è implicata la sua infallibilità.
Il che è sufficiente a far capire come
questo cinquantenario sia un 'occa-
sione per riconoscere il Savio santo
nel e del quotidiano; rivalutare il
rapporto educativo adulto-giovane e
otoiivoovacnoem-aedcualtmo mneinl oSiasltleamsaanPt1.rtea' v; erni.--
badire che l'evangelizzazione e la
santità sono scopi del metodo, as-
sieme allo sforzo di umanizzazione, :
e di inculturazione che offre l'op- :
portunità di educare i giovani a ere-
scere onesti cittadini oltre che buoni
cristiani.
1 Cfr. Tomasetti, Memorie confidenziali della
Causa di Don Bosco, 28.
2 Cfr. Ibid, 29.
3 Risposta alle "Animavvers ioni", Manoscrit-
to, pp. 2-3.
4 Cfr. Ibid.
5 Ibid, p. 9.
6 Ibid, pp. 10-11 .
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS MAGGIO 2004

2.6 Page 16

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/
i;
redaziona le
\\:~, .- _d.,..,,/
Don Orione in un dipinto
di M. Floriani del 1936.
gendo: "Il nosu·o sistema lo
ch.iameremo paterno cristiano:
farsi più amare che temere, ot-
tenere tutto per amore e niente
per forza. Fondò la "Piccola
Opera della Divina Provvi-
denza" con oratori, collegi, co-
lonie agricole, piccoli cottolen-
go. "Camminò sempre aJ mar-
gine dell 'impossibile", scrisse
il cardinale Siri. Durante iter-
ribdi terremoti di Messina
(1908) e della Marsica (1915)
fu tra i più sacrificat i soccor-
ritori: "Nel bel mezzo della
morte, si muoveva completa-
mente assorto nella sventu ra
di quei poveri" (Federico von
Hiigel). Bell a la testimonian-
za del grande scrittore Igna-
Don Orione coi suoi novizi in pellegrinaggio
a Torino nel 1933 incontra don Pietro Ricaldone.
ROMA, 16 MAGGIO 2004
L'ASINO DI DIO
Tra i nuovi santi solennemen-
te proclamati domenica 16, fi-
gura don LUIGI ORIONE
(1872-1940). Una vita spesa
per gli altri. Trascorse tre
anni all ' oratorio di Valdocco
con Don Bosco. Da lui appre-
se l'entusiasmo per l' aposto-
lato tra i giovani, tant che
avv iò, poco più che ventenne
e non ancora prete, a Tortona,
l'oratorio fest ivo San Lu igi
per ragazzi sbandati. Il suo
metodo? Lo comunica lui
stesso: "No i adottiamo il si-
stema di ed ucazione cri stiana
usato, con tanto fe lice es ito,
dal santo Don Bosco ... detto
Sistema Preventivo". Aggiun-
I Lo studente sedicenne
Luigi Orione all'Oratorio
di Valdocco, vivente
ancora Don Bosco.
zio Sila ne: "Un piccolo prete
sporco e malandato, con la
barba di una decina di giorn i,
si aggirava tra le macerie, at-
torniato da una schiera di
bambini e ragazzi rimasti
senza famigli a... Arrivano e
si fermarono cinque o sei au-
tomobdi. Era il re ... Affatto
intimidito, il prete si fa allora
avanti ... chiede al re di la-
sciargli per un po ' di tempo la
libera disposizione di una di
quelle macchine, in modo da
trasportare gli orfani a Ro-
ma. .. Il re non poteva non ac-
consentire". Proprio al giova-
ne S il ane don Orione confidò
che sua vocazione era poter
vivere come un autentico
"asino di Dio". Scrisse di lui
il cardinale Colombo: "Ci
sono persone che hanno bru-
ciato il mondo per illuminare
se stessi... (Nerone, Hitler,
Stalin ... ), e ci sono persone
che hanno bruciato se stessi
per illuminare il mondo ...
uno di questi è certamente
don Orione". La sua vicenda
con Don Bosco (fu uno degli
alunni che offrì la sua vita
perché Don Bosco non moris-
se) fa considerare don Orione,
per i sales iani, come uno di
fam iglia.
BREVISSIME DAL MONDO
Don Orione al primo congresso diocesano
dei decurioni nel 1893 a Valsalice.
MAGGIO 2004 BS
SALAMANCA. L 'assoluta
necessità di aprire la Chiesa
e le chiese alla Comunica-
zione Soc iale moderna, for-
mando sacerdoti e operatori
di pastorale a tutte le tecni-
che necessarie per dominare
la comunicazione e non es-
serne dominati , ha spinto
l'Università Pontificia di
Salamanca a i tituire un
Master su "Comunicazione,
Religione e Cultura", già
dallo scorso feb braio.
ROMA. Il conu-overso fùm
di Mel Gibson "Tue Passi.on"
ha u·ovato uno strenuo difen-
sore in Vittorio Messori, il
pii:1 letto e fan1oso degli scrit-
tori cattolici. Egli è convinto
che il valore redenti vo degli
atti e dei gesti non abbia bi-
sogno di spiegazioni nelle
lingue proprie di ogni popo-
lo. È perciò ottima la scelta
cli far parlare in aramaico i
giudei e in latino i romani.
Quel fùm è una messa, se-
condo l'antico 1ituale latino,
dove nessuno intendeva le
parole, ma tutti restavano
suggestionati dal mistero
della passione che da quelle
parole, da quei gesti, da quei
riti emergeva prepotente.

2.7 Page 17

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FERRARA, ITALIA
Salesiani ed exallievi di
Ferrara hanno ricordato in
un volume di 130 pagine la
vita e l'opera di don Miche-
le Gregorio, autore del più
famoso inno a Don Bosco,
"Giù dai colli", che è diven-
tato un po' l'inno interna-
zionale dei salesiani. Don
Gregorio, definito "copia
fedele di Don Bosco", è
anche l'autore dell'operetta
comica "Bibinof" innume-
revoli volte rappresentata
nei teatri salesiani. (Foto:
don Gregorio e il cardinale
Shuster).
CENTRO
AMBROSIANO ED.
"La donna nel cuore del
Vangelo" è un libro origi-
nale che riporta episodi
del Vangelo, riscritti con
linguaggio attuale , in cui
protagoniste sono figure
femminili a cominciare da
Maria, e li commenta poi
in modo concreto con un
esempio , un fatto di cro-
naca familiare o sociale,
una testimonianza di vita,
una riflessione, rubati al
quotidiano. Da.vvero un
bel li bro , e un 'occasione
per riflettere.
VALENCIA, SPAGNA
È la pace il grande anelito
dei giovani di oggi , sotto
ogni cielo e in ogni latitu-
dine. I 1200 allievi del col-
legio "San Juan Bosco" di
Valen cia hanno scelto
quest'anno di unire la
giornata mondiale della
pace alla festa della loro
scuola. L'attività più origi-
nale e spettacolare è sta-
ta una splendida allegoria
della pace nel grande cor-
tile dell'istituto, cui hanno
partecipato tutti gli alunni :
due mani che accolgono
la colomba.
SAN JUAN,
PORTORICO
In visita a Portorico il Ret-
tor Maggiore è stato ac-
colto a Cantera con una
simpatica rappresentazio-
ne in cui le statue dei suoi
predecessori una dopo
l'altra si animavano e rac-
contavano qualcosa del
lo ro servizio apostolico
verso i salesiani di tutto il
mondo. Alla fine , ovvia-
mente, è toccato anche a
don Chàvez. Ne è scaturi-
ta una breve e gusto-
sa storia della congrega-
zione .
PISANA, ROMA
È da 50 anni al servizio
della catechesi, l'Istituto di
Catechetica dell'UPS, fon-
dato da don Pietro Rical-
don e. L'importanza di
questa istituzione univer-
sitaria per la Chiesa e la
congregazione è fonda-
mentale; l'educazione alla
fede era una delle priorità
assolute di Don Bosco ,
che uno dei suoi succes-
sori, don Egidio Viganò ,
ha felicemente sintetizza-
to con la formula "educare
evangelizzando ed evan-
gelizzare educando".
GATENGA, RWANDA
Aiuti per il laboratorio di
sartoria e la cucina della
missione, per comprare
alcune bici , e tre muc-
che .. . L'elenco sarebbe
troppo lungo per i biso-
gni della missione di
Gatenga Rwanda , uno
dei tre paesi più pove-
ri del mondo, secondo
l'ONU . Il presidente degli
exallievi di Asti (foto) ha
riportato dal viaggio in
Rwanda la visione di una
povertà lancinante e l'ur-
genza assoluta di fare
qualcosa.
BS MAGGIO 2 004

2.8 Page 18

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Una preziosa testimonianza dalle missioni di Uribe
TRE ESSE
di Giovanni Eriman
PER LA FORESTA La foresta ricettacolo di
insetti agguerriti; animali
selvatici cercatori
coltivatori di coca,
guerriglieri e...
malviventi. La fede è la
cosa più necessaria in
questo bailan1me umano.
In un trinomio sono
racchiuse le grandi attese
di questa gente: Salute/
Scuola, Salvezza cioè
religione.
I La missione "La Julia" che ha
ormai la chiesa, l'oratorio,
il presidio infermieristico.
Non è faci le "tenere il fronte".
Per nessuno. Quando poi i
fro nti sono tre e l'esercito è
fatto da pochi uomini, l 'impresa di-
venta titanica. Ma non c'è altro da
fare. Alcuni sono "condann ati" a es-
sere titani. Chiedendo aiuti a destra
e a sinistra, in alto e in basso, lenta-
mente le tre "S" sono state riempite
di contenuto in due importanti mis-
sioni a Uribe e La Julia. E allora,
arrabattandosi fino ali ' impossibi le,
usando tutti i trucchi, sfruttando
tutte le occasioni e chiedendo aiuto
a chi voleva e a chi non voleva ecco
sorgere quasi per miracolo prima un
internato per i più poveri e gli orfa-
ni, a seguire una ventina di scuole
in altrettanti villaggi distanti tra loro
ore e giorni di cammino a piedi - su
sentieri acc identati larghi al massi-
mo una cinquantina di centimetri
difficili anche per una moto da
cross, il tutto condito da un princi-
pio basi lare di educazione: null a re-
galare per responsabilizzare.
La dignità della gente esige che si
sentano non sotto tutela, come fos-
MA GG10 2004 BS
sero esseri inferiori, ma costruttori
del proprio fu turo , protagonisti del
proprio riscatto. L'autogestione
della propria vita e delle risorse è
essenziale a una corretta educazio-
ne. Il rischio è la perdita di identità.
Ed è l' alfabetizzazione che fa pren-
dere sempre più coscienza di questa
indispensabile legge della vita:
faber est suae quisque fortunae -
ciascuno è costruttore del proprio
destino - dice un antico detto, un
tempo croce dei principianti nello
studi o del latino. Ma più che un as-
sioma di Appio Claudio è una legge
seritta a lettere di fuoco nell ' anima
e nella psicologia di ciascuno. Ora
l'internato è stato affidato alle FMA
che sono a di sposizione per gli abi-
tanti della selva.
l:ORATORIO
E LA CHIESA, LA JULIA
potevano mancare l'oratorio e
la chiesa. I salesiani senza oratorio
sono come i pesci fuor d'acqua.
Don Bosco ha insegnato che dall 'o-
ratorio comincia la costruzione edu-
cativa salesiana, che l'oratorio è il
grande contenitore del ca.ri sma, che
senza l'oratori o il salesiano non
vive, perché non sta più nel suo ele-
mento, che anche la scuola deve es-
sere fatta in stil e oratoriano.
Ventiquattro anni fa, nel 1985, è
stato fatto un altro passo verso la
riorganizzazione delle persone spar-
pagliate nella selva. Quei dispersi
erano una spina nel fianco, soprat-
tutto di un missionario, don Gianni
Campagnolo. Non è poss ibile che
delle persone umane vivano come
cani randagi, sparsi nella sierra. De-
vono tirarsi fu ori di lì, hanno diritto
a un modo di vivere più umano , a
una convivenza senza sospetti. E di
questa rivoluzione essi stessi devo-
no essere i principali artefici. " Io li
aiuterò - promise a· se stesso don
Gianni, che crede nell 'educazione
come auto/ed ucazione - gli co-
struirò la chiesa, e loro nelle aree at-
torno a essa potranno costruirsi le
case; e così nascerà il villaggio".
Un' utopia? Macché. Una realtà, una

2.9 Page 19

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e La Julia in Colombia.
I volontari hanno in dotazione un cavallo per portarsi
da un villaggio all'altro a prestare il loro servizio.
Ecco la scuola del villaggio
di "Terradentro" nella selva.
gran bella realtà, quasi banale nella
semplicità delle sue linee organizza-
tive e programmatiche. Ma farla en-
trare in testa a gente che pratica-
mente non sapeva nemmeno che
cosa fosse un villaggio, una orga-
nizzazione civile e politica, una co-
munità ecclesiale, era tutt'altro di-
scorso e tutt 'altra fatica. Don Gian-
ni, però, ha compiuto il miracolo.
Così è nata La Julia: le case, la chie-
sa, la casa parrocchiale, il dispensa-
rio, l'oratorio, il centro di salute, la
scuola . . .
I Quando il sacerdote arriva in
un villaggio si approfitta per
la celebrazione dei sacramenti.
I VOLONTARI ...
A CAVALLO
Pars magna di questo progetto
missionario sono stati i volontari.
Senza di loro nulla sarebbe stato
portato a termine, l'intero progetto
nella migliore delle ipotesi sarebbe
naufragato, seppure fosse riuscito a
partire. Di sicuro impatto l'attrezza-
tura di ogni volontario. Un cavallo.
"Il mio regno per un cavallo", Ric-
cardo III la sapeva lunga, secondo
Shakespeare: per salvarsi la vita ci
voleva quel "prode" animale. Ai vo-
lontari sua maestà il cavallo serviva
per salvare la vita ad altri, ma anche
a loro stessi: nessuno aveva assicu-
razioni o protezioni socio-politiche.
Possedevano solo il desiderio cri-
stiano di fare del bene, di farsi voce
dei senza voce, di farsi servi di chi
aveva fatto sempre tutto da solo.
Partivano, visitavano case e villag-
gi, prestavano aiuto, curavano, inse-
gnavano, animavano con una abne-
gazione a dir poco ammirevole. Ita-
liani e spagnoli hanno fatto miracoli
gli uni sul piano pastorale gli altri
sul piano medico.
ADOZIONI
Un altro escamotage per aiutare i
poveri è stato il PAD, tanto per par-
lare per sigle che oggi vanno di
moda e hanno invaso il mondo: il
Progetto Adozioni a Distanza, un
mezzo povero ma efficace per im-
primere un 'altra spinta verso I'e-
mancipazione ai ragazzi di Uribe e
La Julia. Tre le condizioni per "es-
sere adottati". Prima di tutto che
siano poveri, secondo che nonostan-
te l'indigenza cronica i genitori per
sopravvivere non coltivino coca e,
terzo, che mantengano una condotta
irreprensibile.
A La Julia non si distribuiscono
soldi. A nessuno, nemmeno ai più
poveri . Niente elemosine. I ragazzi
si aiutano fornendo loro il materiale
didattico: libri, penne, quaderni e
retta scolastica, ma si esige dalle fa-
miglie un contributo benché mini-
mo. Questo è educare. Anche le tute
da ginnastica, le uniformi scolasti-
che, o altro vestiario deve essere cu-
cito in casa. L'organizzazione tutt'al
più fornisce la stoffa.
Tutto facile? Per niente. L'antico
proverbio del lupo che perde il pelo
ma non il vizio continua purtroppo a
essere attuale: chi si ubriacava è sem-
pre attirato dalla bottiglia, chi fumava
coca o chi la coltivava difficilmente
smette definitivamente. La tentazione
di ricominciare a volte è insuperabile.
Chi ha nei cromosomi la strada e non
ama la stanzialità, è difficile che resti
più di qualche anno nello stesso
posto. E poi la violenza politica e
quella privata, la mafia e le vendette,
i sequestri e le retate dei guerriglieri
per procurarsi uomini o meglio ra-
gazzi da mandare al macello, e una
concezione debole della famiglia
(sono pochissime le famiglie regola-
ri) fanno il resto.
Ma... non arrendersi nel bene è la
grande sfida di ogni missionario!
BS MAGGIO 2004

2.10 Page 20

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A Vilnius corre ancora la fama del primo
UN PATRIARCA
TRE SOGNI
Don Antonio Skeltys.
L e grandi imprese cominciano
dal niente . . . Del resto tutto
comincia dal niente, anche il
mondo, anche l' uomo. Basta ricor-
dare il biblico "nulla". Ma non è il
caso di cominciare dai massimi si-
stemi per raccontare la storia, tutto
sommato semplice, dell'arrivo dei
salesiani in Lituania. È sufficiente
iniziare così: "Venne un uomo,
mandato da Dio, il cui nome era...
Antonio!". Troppo pretenzioso?
Forse sì, o forse no! Sta di fatto che
don Antonio Skeltys, patriarca dei
salesiani lituani, era un giovanotto
"di belle speranze", come si usava
dire allora. Del resto quale giova-
notto non è di belle speranze? Se le
speranze non sono belle e grandi da
giovane, non lo saranno mai più. In
effetti, la sfida che ogni giovane si
trova davanti agli albori della sua
ad ultità è quella di tradurre in vissu-
to i suoi sogni, di concretizzare le
sue speranze. Nella misura in cui
riesce, egli può considerarsi un
uomo realizzato, un grande o, per-
ché no, un santo.
A TORINO
Le "belle speranze" del giovane
Skeltys cominciarono a prendere
MAGGIO 2004 BS
di Giancarlo Manieri
forma di certezze nel 1902 quando
su un foglio in chiesa lesse che a
Torino, in Italia, la congregazione
religiosa fondata da un prete conta-
dino offriva a giovani stranieri l'op-
portunità di studiare. Col coraggio
temerario dei suoi diciott'anni, An-
tonio prese carta e penna e, senza
pensarci due volte, scrisse, in litua-
no, agli sconosciutissimi salesiani
di una altrettanto sconosciuta loca-
lità italiana, Lombriasco (chissà
come pronunciava la parola. .. o
I
Don Antonio in abiti "borghesi"
nel periodo di clandestinità
durante l'occupazione sovietica.
Le origini dello Lituania
salesiano risalgono ai
primi anni del secolo
scorso, quando lo nozione
ero un dominio dello Zar
di tutte le Russie, Nicola Il
l'ultimo primo dello
Rivoluzione bolscevico.
Il giovane Skeltys ho lo
venturo di espatriare
verso /'Italia o Torino
dove ...
forse non la pronunciava affatto,
visto che doveva per il momento
solo scriverla), per sfruttare la
ghiotta occasione che gli veniva
offerta. Laconica la risposta:
"Vieni". E lui andò. Alla ventura.
Con la classica incoscienza sfode-
rata da ogni giovanotto che si
mette ih testa una grande idea per
la sua vita, partì senza un soldo e
senza un documento , ma dovette
chiedersi ben presto come avrebbe
fatto a passare la frontiera sfuggen-
do ai controlli, anzi senza essere
visto. Trovò una soluzione tanto
semplice quanto pericolosa: si unì
ai contrabbandieri. Questi signori
prosperano nelle zone di confine e
conoscono tutti i trucchi e tutte le
strade per passare inosservati. È
cosa risaputa. Senza farla tanto
lunga, Antonio si ritrovò prima a
Berlino e Vienna (e non conosceva
un briciolo di tedesco), poi a Trie-
ste e Torino (e non conosceva una
parola di italiano). Ma chi comin-
cia così è destinato a grandi cose,
dice un 'esperienza secolare; del
resto, lo stesso Don Bosco comin-
ciò da zero. Per non dire da sotto-
zero. Correva l'anno 1902.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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salesiano lituano, don Antonio Skeltys.
I Il progetto dell'aspirantato
di Vytenai,
schizzato a penna
e realizzato nel 1939.
VITA NUOVA,
NUOVI IDEALI
L'aspirantato realizzato.
Strinse i denti il giovane Antonio,
e costrinse la nostalgia a starsene in
un cantuccio del cuore senza fare
troppi danni. Passeranno 19 anni
prima di rimettere piede nel "patrio
suolo". Quando lo fece aveva già 37
anni , e aveva realizzato il primo dei
suoi sogni, diventare prete e salesia-
no. Ora poteva cominciare a far di-
ventare realtà il secondo, portare il
carisma di Don Bosco in Lituania.
La prima tappa fu la realizzazione di
un seminario (i salesiani lo chiama-
vano aspirantato nel senso di luogo
dove si aspira o si spera di diventa-
re salesiani, mentre seminario può
indicare il terreno adatto a seminare
e far crescere i germi di vocazione).
Sognato e .. . fatto : il seminario fu a
Perosa Argentina. Cominciarono su-
bito le peregrinazioni annuali in pa-
tria a cercare "clienti". Non tornava
mai a mani vuote. Ogni volta si por-
tava dietro dai dieci ai quindici vo-
lenterosi. Il terzo dei suoi sogni
s' avverò nel 1935 quando il "don"
lituano convinse i superiori a tra-
sportare l'aspirantato direttamente in
Lituania. E ci riuscì. Come sempre.
La prima casa salesiana lituana fu
dunque l'aspirantato di Vytenai, di-
rettore don Skeltys. Questo suo daf-
fare per le vocazioni gli valse in pa-
tria il titolo niente affatto benevolo
di "cacciatore di vocazioni", ma lui
ci passava sopra con un sorriso e
continuava imperterrito per la sua
strada, come se le difficoltà econo-
miche, i contrasti con le autorità, le
perplessità di amici e talvolta anche
dei superiori gli scivolassero sopra
senza lasciar traccia.
L'Istituto di Perosa Argentina un tempo sede dell'aspirantato
salesiano per Lituani.
TRA I CONTRASTI
La seconda guerra mondiale vide
l'occupazione nazista dell'antica
terra di san Casimiro, e don Skeltys,
sempre attento e attivo, divenne un
punto di riferimento per chi aveva
bisogno di assistenza materiale, spi-
rituale e... politica. Rischiando la
pelle, nascose infatti alcuni bambini
ebrei durante le retate della Gesta-
po, salvandoli da morte sicura. E
quando ai tedeschi successero i so-
vietici, le danze non cambiarono,
anzi peggiorarono. I leninisti si
spinsero fino a proibire la vita reli-
giosa e a deportare (anche loro) chi
era sospettato di attività antibolsce-
vica. Dai lager ai gulag: tutto come
prima, era solo cambiato il nome
dell'inferno. Don Antonio si vide
costretto a iniziare il balletto dei tra-
vestimenti, cambiando continua-
mente lavoro e residenza: presso
una famiglia faceva il nonno, presso
un'altra era lo zio, in un 'altra anco-
ra il bracciante agricolo. Solo di
notte faceva il prete, al lume di can-
dela. I sov1et1c1 avevano cacciato i
salesiani da Vytenai e confiscato la
casa. Si andò avanti così fino agli
anni '50 quando lo catturarono e lo
portarono a Vilnius per essere inter-
rogato coi loro metodi tristemente
brutali. Ma, una tantum , ebbero
pietà di un uomo invecchiato anzi-
tempo per la stressante attività cui
s'era sottoposto senza risparmio e
perché era ormai quasi cieco. Gli
concessero insomma di andare a fi-
nire i suoi giorni in una parrocchia
di campagna. Vi si recò stanco ma
non domo , continuando in qualche
modo a rendersi utile, anche quando
agli altri acciacchi si aggiunse un
tumore di cui egli non fece parola
con nessuno. Si spense il 28 luglio
del 1960. Aveva 76 anni ed era cari-
co di meriti. Non per nulla il 18 set-
tembre del 2001 il presidente della
Lietuvos Respublika gli conferì la
Croce alla Memoria per meriti pa-
t1iottici e per aver salvato bambini
ebrei dal genocidio durante I'occu-
pazione tedesca.
(co ntinua )
BS MAGGIO 2004

3.2 Page 22

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LEIIERA Al GIOVANI
C'E' VIAGGIO
E VIAGGIO
Carissimo,
c'è in ognuno di noi il bisogno di "staccare la
spina",
di rompere il tran tran quotidiano, di uscire dalla
città caotica. Andare via, andare lontano: al
mare, ai monti.
Fare le ferie significa partire, fare le valigie, visita-
re paesi nuovi, conoscere altra gente.
Si programma un tempo per ricuperare energie e
si finisce per rischiare lo stress da viaggio, senza
mai raggiungere "la meta" per cui ci si è messi in
moto: il riposo, la tranquillità,
il riequilibrio della tensione nervosa.
La vacanza così intesa può diventare una secon-
da fatica,
a volte più stressante e alienante del quotidiano
accantonato.
Ti invito a prendere in seria considerazione un
viaggio alternativo.
Scegli un itinerario spirituale. C'è la possibilità
reale di mettersi in viaggio per visitare il mondo
inesplorato della propria interiorità, di percorrere
i sentieri casti e silenziosi della natura.
La vera bellezza non è quella che appare in super-
ficie, ma quella che promana dal di dentro.
Dio si lascia vedere, se il tuo sguardo ritorna cri-
stallino.
Dio si lascia visitare, se ritorni alla verginità della
parola, ossia al silenzio.
A piedi nudi puoi salire l'alta montagna della sua
presenza.
Non hai bisogno di bagagli ingombranti per rag-
giungere la leggerezza del tuo essere.
Viaggiare interiormente ha come condizione di
non allontanarsi da Dio, da noi stessi, di non
lasciarsi travolgere dall'effimero, dalle mode,
dalla smania di andare, andare...
Smarrirsi è possibile, riorientarsi è essenziale.
C'è viaggio e viaggio.
Scoprire un luogo di ristoro e di pace è l'augurio
più bello che mi sento di fare.
C'è un monastero a portata di mano? Lo puoi visi-
tare, raggiungere.
Non è lontano. Èa te molto accessibile.
Non uscire; rientra in te stesso, riprenditi l'azzur-
ro cielo della tua vita e della vera libertà.
Prenota per tempo come albergo i tuoi pensieri da
restituire all'innocenza e come meta la bellezza
dello spirito.
Aff.mo
Carlo Terraneo
MAGGIO 2004 8 S

3.3 Page 23

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========::;i : •••••••••••••••••••••••
MUSEI SALESIANI ••
Presentiamo ancora un museo scolastico, quello
dell'Istituto Don Bosco di Verona. Altre scuole salesiane
possiedono "gabinetti scientifici" che assomigliano
più a un museo che non a raccolte didattiche
sia per il numero dei reperti sia per la catalogazione
sia per la conservazione. Per quanto riguarda
le nostre scuole, tuttavia, ci fermiamo qui.
·-
·,, '"'•.
• •••••••••••••••••••••
•••••••••••••••••
~'::~
MUSEO SCIENTl'F ICO
DON BOSCO DI VERONA
•••••••
di Natale Maffioli
Anche il museo didattico del Don Bosco è frutto della solerzia e
de/l'ingegno di un salesiano, per offrire agli allievi la possibilità di
verificare quanto andavano studiando.
.•••••••••••••••••••••••••••t.======================
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS MAGGIO 2004 • •

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
ISalesiani giunsero a Verona nel
189 1, invitati dal Cardinale
la possibilità di verifi ca re quanto
imparavano sui libri , specia lmen-
Canossa, per dedicarsi al Pa-
tronato dei ragazzi e, due anni
te nell 'ambito delle scienze natu-
rali. È nato così il " Museo Scienti-
dopo, aprirono l' Istituto Don Bo-
fico Don Bosco", con uno scopo
sco, in via Ri gaste, comprendente
eminentemente didattico. Gli
il convitto e la scuol a elementare
inizi non furono grandi os i, ma i
superiore, successivamente die-
risultati ora sono sotto gli occhi
dero vita al ginnas io e all e scuo-
di tutti, sono stati raggiunti graz ie
le-l abo ratorio per la formazione
a una paziente opera di raccolta
degli artigian i. Nel 1939 le scuo-
e di cata logaz ione; non sono
le dell'Istituto Don Bosco (med ia,
mancati doni , soprattutto da exal-
••••••••••••••••
ginnas io e avviamento al lavoro,
secondo le denominazioni della
riforma Gentile) sono lega lmente
riconosciute. La scuol a vede un' u-
tenza costituita prevalentemente
da ragazzi provenienti dalla pro-
vincia che sono, per lo più, interni
e di livello sociocultura le mode-
sto. Nel 1962, con la riforma
Riccio violetto dell'Oceano
Pacifico Spaerechinus granularis.
della scuola media, è chiusa la
scuola di avv iamento e, nello
stesso an no, è aperto l' ITC. Altre
trasformazioni seguiran no negli
1iev i e am ici : uno donò una rac-
co lta di marmi e minera li pregiati
del Friuli ; un secondo marmi pre-
ziosi del Brasile, dell'India, della
Russia, della Grecia e di numero-
se loca lità itali ane e stran iere; un
terzo offrì una sp lend ida ammo-
nite; un a famiglia di marmist i di
S. Ambrogio di Valpolicella (VR)
si fece presente con marmi e fos-
sili veronesi e stranieri ; stupenda
anni a venire, di modo che oggi la raccolta di nummuliti e rare
l'offerta cop re tutto il periodo graptoliti, fornita da un altro exa l-
scolare, da ll e elementari al li ceo li evo. L'elenco potrebbe durare a
scientifico e a_ll ' lstituto Tecn ico
per Ragionieri. Tutte le innova-
zioni però sono state finalizzate a
un migliore servizio ai giovani
della città e dintorni. li successo
dell'istituzione è confermato dal
fatto che, in cento anni di attività,
la scuola è frequentata da ci rca
21.000 al li evi.
••••
Riccio Meterocentrotus
mammiratus.
NASCE IL MUSEO
Negli an ni setta nta del '900, il
salesiano don Marcello Rizzo ini-
ziò la realizzazio ne di un ' idea
geni ale: costitui re un museo
sc ientifi co che offri sse agli alli evi
Ammonite (fossile guida)
Simoceras (monti Lessini, Verona).
•••••
Pesci fossili Knigthia dell'Ecocene.
• • MAGGIO 2004 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Coralli fossili silicizzati dell'Era secondaria
(Monti Lessini, Verona).
lungo, essendo centi naia i pezz i
donati da estimatori del l'opera
Mollusco Charonia tritonis.
Ca rra ra. I foss il i dell a sez ione pa-
leontologica sono ordin ati secon-
•••••••••••
sa les iana. Buona parte dei repert i
do le cinque ere dell 'evoluzione
esposti sono anche il frutto di
dell a Terra. Di straord inari o va lo-
spese ocul ate, di ri cerche nelle
re è la raccolta di alghe foss ili
va lli e nell e montagne trentine e
dell a Bolivia (l a cui età è va lutata
ne lle zone foss ilifere de ll e co lline
into rn o ai 2 mili ardi di anni); una
ve ronesi e dei Mont i Lessi ni .
seri e stupenda di trilobiti (sono
Il M useo non ha uno spazio
crostacei, foss il i guida dell'era
isolato dal contesto sco lastico;
prim ari a) degli Stati Uniti, de l
per renderlo sempre frui bile dagli
Marocco e dell a Boemi a. Sono
alliev i le vetrine so no state co ll o-
cate in un ampio corrido io anti- Ammonite del Marocco.
invece foss ili guida de ll 'era se-
condari a una straordin ari a rac-
sta nte alle aule di scienze e di fi-
co lta di ammoniti e di belemn iti
sica. Il ricco materiale trova posto co lte di minerali e di foss ili . At- dei M onti Less ini veronesi ; foss ili
in 19 scaffa li a vetri dove si pos- tualmente, il M useo è ricco d i guida dell 'era terziari a (period o
sono ammirare le prez iose rac- materi ale nostrano ed esotico (va- Eocene) sono nummuliti (foss ili a
lid iss imo aiuto per le lez ioni di forma di moneta, in latinq detta
sc ienze naturali: bi ologia, chimi-
ca, geografia generale).
L'ESPOSIZIONE
La sez ione mineralogica è sor-
nummus) de lle collin e veronesi;
pesc i e piante dell a pesc iara di
Bolca (l ocaiità veronese famosa
in tutto il mondo per il ritrova-
mento di fossi li di fa una ittica) e
mollusc hi ca rbonios i di Ro ncà
•••••••••
prendente. Si resta co l fiato so- (VR). Di va ri e età sono: la ' Pietra
speso nell 'osservare i qu arzi lu-
centi e co lorati : il quarzo ialino,
quell o citrino, quell o rosa de l
Bras ile; il quarzo emato ide dell a
Va l di Fassa; l'occhio di bu e, di
fa lco e di tigre; e ancora agate,
oni ci, diaspri di tutti i co lori e lo
splendido opa le di fuoco delI'Au-
strali a. Fa bell a mostra di sé un a
racco lta di marmi ita liani e stra-
nieri: gra niti del Bras il e, dell ' In-
dia, de ll a Ru ss ia, de ll ' Ita li a, mar-
mi de l Labrador, dell ' Uruguay,
de ll a Grec ia (il fa moso marm o
bianco di Thassos usato da i gra n-
Vetrine espositive
con le collezioni scientifiche.
di sc ulto ri greci dell 'antic hi tà) Molluschi fossili Pecten di Bolca,
marmi verones i, vicentin i e di
Verona .
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS MAGGIO 2 004 • • •

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
... -;:::::=================================== ======~ · ••••••••
strutture bi olog iche ingrandite
sino a 400 mil a volte (viru s, bat-
teri, ce llul e, cromosomi , mito-
cond ri) e un elioplaneta ri o per lo
studi o dei fe nomeni ce lesti. Per
•••••••••
"••
amore di completezza, il Mu seo
è fo rnito di un a scelta co llez ione
di prodotti risultati dall e più di -
verse lavorazioni : dai derivati da l
petro li o (oli i, benzine, pa raffin a,
materie plastiche, elastomeri),
donati da ll a M onteca ni di Ferra-
ra, ai risultati dell a lavoraz ione
I Mollusco fossile Campanile
drefrenatum dell'Eocene
(Colline di Verona).
de l saccaros io: dai semi di barba-
bieto la e dell a ca nna da zucc he-
ro, attraverso i sughi, gli sco li , il
greggio, sino al melassa e allo
zucchero semolato. Completa la
del Sole' ri cca di mo llu schi foss ili
dell a Ru ss ia, diversi pesci foss ili
racco lta mu sea le una picco la co l-
lezione di reperti preistorici e
del Libano e dell 'Afri ca e una nu - oggetti di epoca stori ca . Fra i
merosa fa miglia di pesci foss ili prim i sp icca un a raccolta di ute n-
del Min as Gera is (Bras ile). Da sili de ll 'età dell a pietra: un ra-
Santo Domingo prov iene un
esempl are di ambra fossil e, un
derivato dalle resi ne essudate da
schiatoio e un fa lcetto di Fumane
(VR) del Paleolitico (40 mila anni
a.C.); pie, tranchet, bu lino, ascia,
I Capolavoro di marmo rosso
ammonitico (Monti Lessini ,
Verona).
pi ante fi orite in fi tte fo reste, esi- maci na per grano, ceramiche del
••
stent i nel miocene (25 mili oni
d'anni orsono), con incl uso un
insetto. Altre rarità sono i cora lli
fo ss ili silicizzati dei Less ini ; un
insetto con le antenne pirit izzate;
Neolitico (10.000-3000 anni a.C.,
rin venut i nelle loca lità di Cerro
Veronese, Grezzana, S. Fi denzio) .
Fra i reperti stori ci fi gura no resti
di anfore e di mattoni dell a civiltà
mollusc hi con le va lve opalizzate sard o-ca rtag inese (500-238 a.C.)
e ferrit izzate de ll 'Australi a; un da Th arros (Sa rdegna); una divi-
tron co fossil e agati zzato di Arau- nità di terracotta dell a ci viltà
cari a dell a foresta pietrifi cata del- M aya (1500 d.C.); reperti dall a
1'Ari zona (USA).
•••
Nell a sez ione dedicata all a bio-
logia si possono ammirare co lle-
zi oni di mammiferi , pesci, anfib i,
rettili, ucce lli , invertebrati; crani
di uomo, ca ne, gatto, bu e, peco-
ra, maiale, porcospino, ta lpa, pi-
pi strell o, merlo, canarin o, lu po.
Stupende le racco lte di mollu schi
di tutti i mari e ocea ni e de i co-
ralli bi anchi, rosa, ross i, azzurri .
M odesta, invece, è la racco lta di
al ghe dell 'O cea no Atl anti co e di
•••••••••••••••••••••••
rare pi ante Crittogame e Fane-
Gufi Asio otus.
roga me, come il cotone de ll a Pa-
lestin a, il cacao del Brasil e, il ri-
necropo li di Pop ulonia, de l seco-
cino dell a Sard egna. Non manca-
no strumenti di grande va lore di-
lo VIII-li a.C. e scori e dell a lavo-
raz ione de l ferro da fo nderie di
datti co: un a bu ssola a sospensio-
epoca etrusca .
ne ca rd ani ca, un microscopi o bi -
Completa il Museo una serie
nocul are e un mi croscop io ste-
davvero rilevante di videocassette
reoscopi co; 60 mi crofotografi e ri -
scientifiche riguardanti le Alpi, la
prese con il mi croscopi o elet- Vetrine espositive
troni co permettono di vedere
con le collezioni scientifiche.
biologia, il sistema solare, le scien-
ze della terra.
O
• • MAGGIO 2 004 JJS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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IL SALE
DELL'UMILTÀ
di Jean-François Meurs
C aro Doctor J. , l'umiltà
((
non è più di moda e
perciò non è nemme-
no più raccomandabile oggi, come
si faceva un tempo : nel nostro
mondo, bisogna vendersi e farsi
pubblicità, per esserci. Non è forse
Don Bosco che diceva : "Non è
sufficiente fare del bene, bisogna
anche farlo sapere a tutti? ". Pro-
prio da questo nasceva quel picco-
lo lato trionfalistico che i suoi fan
amavano tanto! Ma senza arrivare
a tanto, ci si rende conto oggigior-
no che la fioritura e la pienezza
della persona passano per la mes-
sa in valore delle qualità personali.
Considerarsi un nulla, umiliarsi in
continuazione, abbozzare sempre
davanti agli altri, non va bene .
Bisogna mettere in evidenza il pro-
prio sapere e il proprio saper
essere. Don Bosco direbbe anco-
ra : «È la Madonna che ha fatto
tutto ?», perché era ben cosciente
dell'enorme mole di fatica a favore
dei giovani. Non capisco perché
mai Dio dovrebbe rimanere dispia-
ciuto se vengono riconosciuti i
meriti dell'uomo.
Niko, 19 anni, Padova
Caro Nico,
In effetti, l'Umiltà non mi sembra
sia più considerata una virtù uma-
na. Al contrario , essa è diventata
uno dei principali distintivi di Dio :
noi, infatti, riconosciamo volentieri
la sua debolezza, la sua inutilità,
la sua impotenza. Christian Bobin ,
uno scrittore francese , lo chiama
«il Bassissimo! ». Senza arrivare
ad affermare che è proprio un nul-
la , noi tuttavia amiamo un Dio di-
screto, poco invadente , pudico,
riservato.
Ebbene, la modestia, la riser-
vatezza, il pudore, la morigera-
tezza, la decenza, la discrezione
fanno parte di quella grande virtù
che è l'umiltà. Sono splendide
qualità sociali che ci insegnano a
non imporci sugli altri , a lasciar
loro uno spazio vitale . Sotto que-
sto profilo , l'umiltà è del tutto at-
tuale: la nostra epoca, infatti , è ul-
trasensibile per tutto ciò che at-
tiene al rispetto della persona. Ep-
pure, se ci pensi bene, questo re-
sta una negatività : si tratta di un
non fare ...
L'umiltà attiva, positiva comincia da
dentro. Non è nient'altro che rico-
noscere la verità di se stessi, né
più né meno. Conoscersi non vuol
dire far paragoni per trovarsi miglio-
ri o peggiori di qualcuno (che ma-
gari si conosce poco e male) ; que-
sto non insegna nulla. Del resto , in
che cosa il sottovalutarsi sarebbe
meglio che non il sopravvalutarsi?
Presentarsi come una nullità, an-
che questa è una fanfaronata!
Conoscersi è una discesa nelle
più intime fibre di noi stessi , e
l'umiltà consiste già nell'ammettere
che esiste una luce più forte della
nostra coscienza: la luce di Dio ,
infinitamente più illuminante di
quella dei nostri giudizi . Questa
"immersione dentro" per veder chia-
ro in se stessi ha anche lo scopo
di "farci uscire alla luce" e di pre-
sentarci nudi e liberi. Nudi perché
scopriamo che niente di miserabile
ci è interamente estraneo! Liberi ,
perché riconosciamo che non c'è
né forza, né talento, né virtù di cui
siamo divenuti proprietari da soli ,
da sempre , e definitivamente . Le
cose davvero serie cominciano
quando apprendiamo che la nostra
creatività, il nostro genio e la nostra
energia ci vengono da coloro che
amiamo, e da ciò che ci appassio-
na. Don Bosco ha fatto l'esperienza
terribile di fallimenti multipli : una
santità annientata , am ici che lo
abbandonano, giovani che rifiutano
le sue proposte, gente che non
riconosce la sua azione e la sua
dedizione . Così egli si sentiva
debole e povero. Allora , di colpo,
ha lanciato la sua sfida, quella di
accogl iere tutti. E ha scoperto l'u-
miltà. Ma ci ha guadagnato, perché
non doveva più domandarsi se era
un uomo paziente , intelligente ,
coragg ioso , forte , ma solo se la
sua opera era utile e necessaria
AVOL.TE Ml
~ '[J)MANDO
5f. woNSONO
yQOPfD
tl(ObtSTO I
alla Chiesa e agli altri. L'umile ripo-
ne la sua fiducia negli altri , e trova
presso di loro le forze e i talenti
che crede di non avere : un atteg-
giamento difficile da capire per la
mentalità moderna. Il che non im-
pedisce che molti giovani aspirino a
poter contare sugli altri.
Chi è umile è sicuro che otter-
rà tutto ciò che gli è necessario
per continuare il cammino della
propria realizzazione. Chi è umile
non fa grandi previsioni di imprese
che poi non farà mai o non porterà
mai a termine . L'umile non fa la
mappa delle sue défaillances; gli
basta sapere che non in lui ma nel
frusciante rumore del mondo e in
Dio troverà risposta alle sue do-
mande .
Don Bosco può apparire invadente,
incombente, onnipresente, insisten-
te presso i giovani e i suoi collabo-
ratori. Egli amava attirare gli sguar-
di , propagandare la sua azione.
Era forse uno sbruffone? Assoluta-
mente no! E nemmeno un rompi-
scatole! Egli possedeva gioiosa-
mente il sale dell'umiltà, questa pic-
cola virtù che corregge tutto. Senza
umiltà, il suo coraggio non sarebbe
stato che temerità, la sua intelligen-
za sciocca tracotanza, la sua natu-
rale autorità si sarebbe trasformata
in tirannia. L'umiltà è come il sale
raccolto nelle saline : occorre un
lungo lavoro di evaporazione e di
sedimentazione .
O
BS MAGGIO 2004

3.8 Page 28

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--
HO COMPASSIONE
DEL MIO POPOLO
di Graziella Curti
È 1/ grido biblico risuonato
nel cuore di Morie-
Dominique,
FMA congolese in visito
al Sudan.
Nel paese più esteso
de/l'Africa, ho trovato
un popolo senza diritti
ferito do uno guerra
infinito e affamato dallo
lungo carestia.
E' notte quando l'aereo atterra
a Khartoum, la capitale. Nel
buio della ~ittà si alzano
torri di luce. Sono le moschee. Se-
gnale evidente della supremazia
musulmana. Le chiese cattoliche si
mimetizzano nei garage, nelle sale
multiuso, altrimenti vengono abbat-
tute dai bulldozer. All'alba, dalle fi-
nestre della missione, suor Marie-
Dominique scatta foto clandestine:
baracche fatiscenti, gente scheletri-
ta. Sono i rifugiati venuti dal sud
con la speranza di trovare pane, ca-
sa, lavoro. E invece saranno presto
sradicati di nuovo e mandati a mori-
re di fame e sete nel deserto. La si-
tuazione degli oltre tre milioni di
sfollati è infatti gravissima. Attra-
verso una sistematica politica di de-
molizione delle abitazioni, trasferi-
menti forzati , discriminazione le-
gislativa, vengono violati i diritti
umani. In questa situazione di gran-
de precarietà lavorano Figlie di
Maria Ausiliatrice e Salesiani insie-
me con altri missionari che si batto-
no ogni giorno per un popolo di po-
veri.
MAGGIO 2004 BS
Suor Marie-Dominique Mwema all'ospedale di Wau con le pazienti
in attesa di essere visitate.
LA GUERRA INFINITA
Sudan: un territorio grande otto
volte l'Italia. Da sempre un passag-
gio obbligato tra mondo arabo e
mondo nero africano. Il paese alter-
na situazioni di fame e carestia a
speranze di ripresa economica, lega-
te soprattutto alla presenza di im-
portanti giacimenti petroliferi al cen-
tro di i11teressi di compagnie stra-
niere di tutto il mondo. Indipenden-
te dal 1956, il Sudan non ha mai de-
finitivamente risolto i problemi le-
gati alla propria identità, araba e
africana. Questa la situazione globa-
le che suor Marie-Dorninique aveva
conosciuto attraverso letture fatte
prima della partenza e attraverso
qualche conversazione con chi l' a-
veva preceduta nelle visite. Quando
poi è arrivata su l posto, ha dovuto
constatare molti di quei problemi
SUDAN IN CIFRE . . .
Po olazione: oltre 28 milioni d1. ab1-
taJi suddivisa in 56 gruppi e~nic1. T
Religione: 73% di musulmani sunni I~
9% di cristiani; _il resto segue le reli
gioni tradizionali .
.•
Prodotto interno lordo pro capite: in-
feriore ai 280 dollari all'anno .

3.9 Page 29

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Tonj, Sudan. Suor Miriam
Kallathupullathu tra i suoi ragazzi.
Suor Marie-Dominique, mamma
di tanti bambini.
· che già aveva affrontato in Congo,
sua terra d'origine.
Alcune stime indicano in oltre 1
milione le vittime dal 1983 a oggi.
Il conflitto in corso è stato presenta-
to più volte come uno scontro tra il
governo di Khartoum e il nord, mu-
sulmano, contro il sud, cristiano e
animista. Ma esistono concause eco-
nomiche e concause politiche che
sono determinanti. Il conflitto in Su-
dan è forse soprattutto uno scontro
per i diritti umani. Quando è inizia-
ta la guerra, le Figlie di Maria Ausi-
liatrice si trovavano a Tonj. Le trup-
pe ribelli del sud incalzavano. Era
necessario fuggire, ma la gente era
disperata, pregava le suore perché
rimanessero con loro. Così le reli-
giose accompagnarono il tragico
esodo sotto le bombe fino a Wau.
Sessanta chilometri a rischio che
dovettero rifare vent'anni dopo per
sfuggire ad altri nemici.
Quello del Sudan è un popolo in
fuga perenne dalla guerra e dalla
conseguente carestia.
OASI NEL DESERTO
Le Figlie di Maria Ausiliatrice so-
no presenti a Khartoum con due co-
munità e tanti servizi: una scuola
diocesana con migliaia di alunni,
corsi di alfabetizzazione, laboratori
di taglio e cucito, programmi di ali-
mentazione, promozione della don-
na e pastorale giovanile parrocchia-
le. A volte, per le strade, le religiose
vengono derise dai passanti perché
non hanno il viso coperto come le
donne musulmane. È pure capitato
che fossero minacciate pur stando
nelle loro case, e solo la loro forza
d'animo e l'appello ad alcune leggi
del Corano le ha salvate da deva-
stanti perquisizioni.
Suor Marie-Dorninique è riuscita
a raggiungere anche la comunità di
Wau, al centro del Sudari, completa-
mente isolata per ben 17 anni. Ben-
ché di stante solo 60 chilometri da
Tonj, dove c'è un ' altra casa delle
FMA, rimane impossibile raggiun-
gerla a causa dello scontro continuo
tra le truppe militari governative e i
ribelli. La città è piena di rifugiati e,
per un lungo periodo, le suore han-
no lavorato solo a curare le folle
stremate dalla fame e dalla malattia.
Alla domanda: "Quante vite avete
salvato e quanti m01ti avete seppel-
lito?", rispondono con un sorriso.
Sono innumerevoli i sofferenti che
hanno curato appendendo le flebo
agli alberi, e altrettanto grande è il
numero di quelli a cui hanno dato
una tomba scavando a fatica nel ter-
reno .
La lunga teoria dei derelitti aveva
le dimensioni di un esodo biblico e
le religiose tenevano duro, anche
loro smagrite, col viso cinereo come
la sabbia del deserto. Vedendole, il
vescovo del sud Sudan, Cesare
Mazzolari, prese la decisione di do-
mandare alla Madre generale, Anto-
nia Colombo, un po ' di rinforzi sot-
tolineando, comunque, la dedizione
e la tenacia delle FMA presenti. Al-
l'appello della Madre generale che
chiedeva infermiere risposero tre
sorelle indiane. Così, nel 2003, nac-
que una comunità stabile anche a
Tonj, al confine con il Kenia.
UN DIFFICILE SORRISO
Proprio a Tonj, suor Marie-Domi-
nique ha visto una situazione diffi-
cile, ha ammirato il lavoro duro
delle sorelle, il coraggio quotidiano
nella cura dei tubercolosi e dei leb-
brosi. Le hanno parlato di una "cli-
nica", che poi si è rivelata una sem-
plice stanza con qualche medicinale
per numerosi ammalati.
Il progetto è di costruire un picco-
lo ospedale in muratura, ma il ri-
schio di vederselo distruggere dai
ribelli è sempre presente. Accanto
al servizio per la sanità, le sorelle
garantiscono la scuola materna e la
primaria con classi numerosissime
che in genere hanno come aula
l'ombra dei grandi alberi.
Le nuove generazioni devono es-
sere educate e avere gli strumenti
per una partecipazione responsabile,
in un Paese dove i diritti umani
sembrano sconosciuti.
Ma il giorno più significativo per
suor Marie-Dominique è stato quello
in cui è andata a visitare i lebbrosi.
Inizialmente non ha potuto sottrarsi
alla paura del contagio, poi, di fronte
all'accoglienza serena di sorelle e
fratelli, ha allungato la sua mano a
stringere quella deforme ed è riuscita
a donare un largo sorriso.
D
BS MAGGIO 2004

3.10 Page 30

▲back to top
_.....,_.-.r- lL ft'IESE IN LIBRE~:odi G\\usePP• i,,101onle
ta,/,;9;0,; e MOOi-11
p I R E .T T A
"'M~SSIMO JN1ROVIGt:JC
MARK SEDGWJCK
IL SUFISMO
di Mark Sedgwick,
ELLEDICI, Leumann
(To) 2003
pp. 174
Nell'attuale dialogo di
interesse per l'Islam,
spesso ambiguo, si mol-
tiplicano anche testi sul-
la dimensione mistica,
come "Il Sufismo", una
visione spirituale della
vita in chiave islamica
che ha avuto un'estre-
ma importanza nella
vita religiosa, nell'eco-
nomia, nella politica e
nel sociale di moltissimi
musulmani. Bisogna fa-
re i conti con confrater-
nite capaci di innervare
intere società. Anche in
Italia c'è una significa-
tiva presenza di con-
fraternite sufi, che ope-
rano con discrezione e
di cui poco si parla.
Questo testo favorisce
la scoperta delle di-
mensioni spirituali, cul-
turali e sociali del sufi-
smo, aprendo una fine-
stra su una realtà in
gran parte sconosciuta,
ma che non si può cer-
to ignorare o sottovalu-
tare.
~1rir18~ o~ evoz10NE
MARIANA
~
AGGslfi~NI
CRI
~
1
LE LITANIE
DELLA VERGINE MARIA
Commento biblico-
spirituale
di Guillermo Pons
Paoline, Milano 2003
pp. 220
È un testo di mariologia
popolare che aiuta a risco-
prire e approfondire la pre-
senza di Maria come ma-
dre che guida i suoi figli al-
l'incontro con Dio in Gesù
Cristo. Con riferimento alla
storia dei diversi tipi di lita-
nie mariane, il libro fa un
commento delle comuni li-
tanie lauretane che sono le
più conosciute e le più dif-
fuse . Basandosi sulla Sa-
cra Scrittura e citando testi
di scrittori e santi, l'autore
ricostruisce il contesto spi-
rituale e biblico in cui ogni
litania è sorta e si è ali-
mentata. Sono parole che
riflettono la profonda spiri-
tualità di persone che pos-
siamo considerare guide e
maestri nel cammino di fe-
de. La riflessione dimostra
che la profezia del Magnifi-
cat viene confermata nella
storia del cristianesimo at-
traverso le "litanie".
Guillcrmo Pons
Una sorte
bellissima
PICCOLO DIZIONARIO
DEL CRISTIANESIMO
di Giacono Biffi
(a cura di Emanuela Ghini)
PIEMME, Casale M. (Al)
2003, pp. 276
GIACOMO
BIFFI
A am, d, E.-.w-i1.JIJ:.A GrnNJ
Una sorte bellissima
PICCOLO
DIZIONARIO
DEL
CRISTIANESIMO
111111
Temi come aborto, aids, an-
ziani, battesimo, croce, edu-
cazione ... sono solo alcu-
ne delle tante voci conte-
nute in questo essenziale
dizionario del cristianesimo
che raccoglie e affronta le
problematiche più scottanti
dell'etica, della società e
della cultura, intrecciando-
le alle complesse questioni
del vivere la fede nel mon-
do contemporaneo. Il testo
risponde all'urgenza di re-
cupero dell'identità cristia-
na da parte di tanti che si
sono allontanati dalla prati-
ca religiosa e cercano rife-
rimenti significativi per la
propria esistenza. In una
stagione di enormi trasfor-
mazioni storiche, sociali e
culturali, in cui anche i cat-
tolici sono preda di confu-
sione ideologica, rel igiosa,
ecclesiale, le parole chiare
dell'autore risuonano mes-
saggere di speranza.
LE RELIGIONI
DEL MONDO
di Michael Keene,
ELLEDICI , Leumann (To)
2003, pp. 192
LASCIARSI SEDURRE
DA DIO
Dialogo sulla religione
di Giorgio Basadonna,
Messaggero, Padova 2003
pp. 136
Nel primo libro si dimostra
che , anche in questo seco-
lo sempre più secolarizza-
to, la religione gioca un
ruolo centrale nella vita di
milioni di persone. Il testo
descrive le caratteristiche
delle maggiori religioni del
mondo, con un utile glossa-
rio di termini. Il secondo è
una esperienza di uno
scambio di vedute tra un in-
segnante di religione e un
suo ex-scolaro che si defini-
sce non-credente. Si pone
come un continuo confronto
di posizioni su teoria e pra-
tica, sul problema dell'uo-
mo, sul senso del vivere,
sul posto che può occupare
l'atteggiamento religioso e
sul valore della fede . Infine
l'autore del testo invita a la-
sciarsi sedurre da Dio, sco-
prendo il lato poetico del vi-
vere umano come scoperta
del segreto nascosto nella
realtà. La fede è una gran-
de awentura.
MAGGIO 2004 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~ ~ ~ SVILUPPO
~ecVoNR
f~
a;;
§
f
o
N
E
A TEMPO DI BIT
Chiesa, arte e
comunicazione virtuale
di B. Fiorentini-G. Mendes
Dos Santos,
Paoline, Milano 2003
pp. 114
LA SINDROME
DEL COMPUTER
ARRUGGINITO
Nuove tecnologie nel Sud
del Mondo tra sviluppo
umano e globalizzazione
di GianMarco Schiesaro,
VIS-SEI, Roma-Torino
2003, pp. 192
I' l e.r,,po
rt,· UJ11
........ ...._
1.aslndmme
del computer
arrugginito
~~~==
Le sfide della comunicazio-
ne virtuale devono trovare
la Chiesa pronta ad acco-
glierle per poter proclamare
il Vangelo in un nuovo areo-
pago: l'arte per un vero dia-
logo con la comunicazione ;
la pastorale per un diverso
modo di comunicazione vir-
tuale . Ma come superare il
contrasto tra paesi ricchi e
paesi poveri? È necessario
comprendere il ruolo della
tecnologia nei processi del-
lo sviluppo, e soprattutto
qual è l'impatto prodotto su
contrasti sociali così diversi
da quelli occidentali. In real-
tà la tecnologia ha sempre
prodotto effetti contrastanti
nei paesi più poveri, come
l'euforia di nuove opportu-
nità di crescita e la delusio-
ne per il rapido arrugginirsi
dei nuovi mezzi .
ERO IN CARCERE.
SEI VENUTO
A TROVARMI?
di Tullio Cappelli,
Caritas, Arezzo 2003
pp. 80
Il libretto offre l'appassio-
nata descrizione di un'e-
sperienza "carceraria", vi-
sta non da sorvegliato spe-
ciale, né da ergastolano,
né da "utente", ma da cap-
pellano carcerario, per ben
46 anni. Rivive , sul filo
della memoria, il racconto
del suo servizio. Il genere
letterario conosce bene
questo lato umano del car-
cere , perché da qui sono
passati anche autori famo-
si. Da solo il carcere non
sarebbe capace di redime-
re se mancasse la figura
del sacerdote che diventa
per ogni detenuto fratello ,
padre, amico. Una missio-
ne delicata di duro lavoro.
Di una fiducia che si con-
quista sul campo. Traspare
un profondo rispetto per
ogni detenuto incontrato;
tutti appaiono come prota-
gonisti che egli ringrazia
per i messaggi di speranza
che hanno saputo lanciare.
NON SI FA VENDITA PER
CORRISPONDENZA. I libri
che vengono segnalati s1 pos-
sono acquistare presso le hbre;.
rie cattoliche o vanno nch1es i
direttamente all e rispettive
Editrici.
E LA LUNA PARTÌ
di Gilberto Ciavatta
COLOMBE
RAGGOMITOLATE
di Mohamed Ghonim,
Fara Editore,
Sant'Arcangelo
di Romagna 2003
Il primo libretto (pp. 80) of-
fre una specie di delizioso
racconto morale quasi una
fiaba calata nel quotidiano:
il rapporto con gli altri, la ri-
cerca di autonomia, la co-
noscenza di sé attraverso
l'intelligente condiscenden-
za ai propri desideri , la
consapevolezza che ogni
azione comporta delle scel-
te... Il secondo (pp. 76)
esprime in versi la passio-
ne per la vita, l'intreccio di
relazioni umane, il valore
di ogni incontro e la fatica
dell'addio. Traspaiono l'at-
tenzione al particolare e la
considerazione per le que-
stioni globali della storia
umana. Si tratta di versi
che ricordano la forza della
parola che se non viene
usata soltanto per illudere
e blandire, diventando me-
ro fiato privo di senso, è
molto efficace. Pagine che
fanno riflettere e fanno pia-
cere.
VUOI
CONOSCERE
Dl+ILMGS
Movimento
Giovanile
Salesiano?
ADRIATICA (IAD)
(Abruzzo, Marche, Umbria)
Ezio Rossi
Tel. 071.2810265
Email: pgiad@pcn.net
LAZIO (IRO)
Raffaele Panno
Tel. 06.44483208
Email: pgiro@libero.it
LIGURIA/TOSCANA (ILT)
Valerio Baresi
Tel. 0187.777840
Email: valerio@italynet.it
LOMBARDIA/EMILIA
ROMAGNA (ILE)
Stefano Vanoli
Tel. 02.67074344
Email: svanoli@salesiani.it
MERIDIONALE (IME)
(Campania, Calabria,
Puglia, Basilicata)
Pasquale Cristiani
Tel. 081.7809270
Email: pgime@pcn.net
PIEMONTEN ALLE
D'AOSTA (ICP)
Stefano Martoglio
Tel. 011 .5224238
Email: pastoralegiovanile
icp@valdocco.it
SARDEGNA (ISA)
Antonello Sanna
Tel. 070.659635
Email : pg-isa@libero.it
SICILIA (1S1)
Francesco Di Natale
Tel. 095/445656
Email: pgisi@dimtel.nti.it
NORDEST (INE)
(Veneto ,
Trentino Alto Adige,
Friuli Venezia Giulia)
Roberto Dal Molin,
tel. 041.549831 O
Email: pg.ine@donbosco
land.it
BS MAGGIO 2004

4.2 Page 32

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-
L'UOMO
DELLE ALTEZ 'E
di Giancarlo Manieri
Sebastiano Gennero, classe
1935, caduto in montagna nel 1978.
Grande ingegno, grande capacità di
amicizia, grande amore delle cime.
Una vita per farsi rimpiangere.
E' morto tra le sue montagne che amava come vie
verso Dio, il "Dio delle Altezze!". Perché anche
Dio va conquistato, e più sali più ti dà le vertigi-
ni , proprio come quando sei impegnato a conquistare
una cima. Quel giorno d'agosto di 25 anni fa Sebastia-
no aveva accompagnato un gruppetto alle Rocce Nere
del Rosa. Anche quella volta come tante altre, lassù a
quattromila metri si celebrò l'Eucarestia. E fu l'ultima.
Un boato e l'enorme piattaforma di ghiaccio sotto i pie-
di di Sebastiano e di don Carlo franò inesorabilmente
trascinandoli nel vortice mortale. Le salme le ha ricu -
perate un elicottero del soccorso alpino qualche ora
dopo.
SOTTO IL SEGNO DEL GENIO
Sebastiano era un ciclone , una forza della natura, un
uomo che riempiva anche i più piccoli ritagli di tempo,
perché aveva sempre qualcosa da fare ... o da inventa-
Su un tondino di ferro: il signor Gennero era un vero
acrobata.
Il ciclone, mostruosa invenzione di Sebastiano.
MAGGIO 2004 BS
re . Per gli altri , mai per sé . Solo in montagna, era un
alpinista nato, si ritagliava qualche spazio di tempo per
contemplare, estasiato , lo splendore policromo delle
aurore, il verde riposante delle vallate , la teoria delle
cime innevate, gli scherzi. del sole sulle rocce millena-
rie. La montagna gli era maestra di vita, di meditazio-
ne e di preghiera . Se la sentiva dentro, quasi una
seconda pelle. Anche quando era in comunità, la sera,
andando a dormire s'infilava nel sacco a pelo invece
che nelle lenzuola, lasciando che queste si accumu-
lassero, mai usate, in un angolo della cameretta. Una
vita la sua sotto il segno della creatività, anzi del
genio. Lo sosteneva una fantasia intelligente: inventa-
va solo ciò che considerava utile, e ciò che concepiva
realizzava . Erano gli anni della crisi del petrolio e
anche a Torino, necessità fa virtù, le famiglie riscopri-
rono la bicicletta. A lui lampeggiò subito l'idea del
"ciclone" che non aveva niente a che spartire con i

4.3 Page 33

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------------t()f1!}/t(77JRI cfllLEcf/11;1/I
furiosi venti delle Azzorre, ciclone come a dire "bici-
clettone", per i giovani dell'oratorio che costituivano la
sua terza famiglia , dopo quella naturale e quella reli-
giosa. Era un mostro a cinque posti e quattro ruote, se
per reggere tutte quelle persone il telaio doveva esse-
re una putrella! Per realizzarla recuperò un pezzo qua
e un pezzo là dai rottamai , inventò un differenziale
speciale per non farla sbandare in curva, e voilà! .. La
pentabici "ciclone" si esibì per le vie di Torino, facendo
strabuzzare gli occhi ai passanti. Lo show durò a lun-
go con grande soddisfazione dei ciclisti e del suo
inventore .
Un'altra delle sue performance inventive fu la realizza-
zione del!' imbustatrice per sollevare dalla fatica quattro
o cinque donne che per tutto il pomeriggio fino a sera
tardi erano occupate a "imbustare" nei rispettivi taschi-
ni di plastica la serie di diapositive che formavano un
racconto catechistico , una fiaba , una parabola, ecc .
Inventò anche la "sviluppatrice" a tamburo. Fu una
cosa così geniale che gli fu consigliato di brevettarla.
E così fece. Non passava settimana che da quel suo
cervello in ebollizione non tirasse fuori qualcosa di uti-
le. Tra l'altro aveva anche organizzato un coro di mon-
tagna, tutti con la loro bella divisa. E quando si pre-
sentava l'occasione si esibivano per il piacere di tutti
ma soprattutto per il loro piacere; Sebastiano li aveva
fatti innamorare delle scalate, delle cime, dei ghiacciai ;
e i canti di montagna, si sa, raccontano con struggenti
armonie di ascensioni, di eroi , di nevi perenni , di sfide
e sacrifici , di amore ... E spesso quei canti erano pre-
ghiere.
EPPURE.. .
Eppure il signor Gennero, forte , robusto, maschio, coi
muscoli d'acciaio (era stato appeso in parete anche
otto ore), nel quartiere era conosciuto più per la sua
attenzione verso tutti, per il suo buon cuore, per quella
sua generosità che non gli faceva dire di no a nessu-
no, per quel suo correre dovunque c'era bisogno: dalla
vecchietta sola a imbiancarle la casa , dalla famiglia
- In parete.
- Eccolo nell'esercizio delle sue funzioni.
povera a portarle un po ' di viveri , dai più scapestrati
per la ramanzina che poi era una esortazione a diven-
tare migliori, dall'amico in difficoltà presso cui si tratte-
neva anche fino a notte fonda col rischio (capitato) di
trovare tutto chiuso e arrampicarsi, su per il muro fino
alla prima finestra .. . Insomma aveva un animo di fan-
ciullo e teneva all'amicizia più di qualsiasi altra cosa.
Faceva tenerezza vederlo alle prese con la figlia di un
amico, una bimbetta di tre anni che l'adorava, e ogni
volta che capitava col papà all 'oratorio correva a gio-
care con lui a "cavallo e cavaliere". Era una scena da
filmare , quel grosso signore barbuto che imponeva
soggezione, chinarsi a terra carponi perché la piccola
gli montasse in groppa rialzarsi, mentre lei gli prende-
va la barba come fossero le briglie e lui caracollava
qua e là felice della felicità della piccola. La montagna
insegna l'umiltà.
DA IMITARE
Era un analista chimico. Questa la sua specializzazio-
ne, ma il mèstiere veniva dopo tutto il resto , anche se
lo faceva benissimo e in laboratorio lavorava per tre.
Appena poteva i suoi interessi volavano all'oratorio o
sulle cime. Per i ragazzi era diventato un mito: guai a
chi glielo toccava: "Solo a star vicino a lui ci si sentiva
migliori", afferma con convinzione un suo vecchio ora-
toriano. "Non parlava mai male di nessuno e ci voleva
un bene dell'anima", diceva un altro. "La montagna fu
il suo mezzo di apostolato", afferma un terzo. L'elogio
più bello fu quello dei suoi confratelli salesiani: "Seba-
stiano è stato per noi una Parola di Dio , semplice,
umile, sommessa, ma preziosa". Da parte sua egli rac-
contava: "In montagna mi sembra di essere più vicino
al Signore". E il suo Signore in montagna tra i
ghiacciai delle Rocce Nere andò a cogliere quel
suo splendido fiore .
D
BS MAGGIO 2004

4.4 Page 34

▲back to top
- COME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrere
ADOLESCENTI,
MA SENZA ACULEI
Marianna, 15 anni: «Il mio papà non mi abbraccia più
come una volta. Non so se lui pensi che io adesso non ne abbia
più bisogno. Però i suoi abbracci mi mancano». E Jessica,
17 anni: «So che a volte è difficile vivere con me. I miei genitori
devono adattarsi ai miei vari stati d'animo ... ma quando
mi abbracciano o mi mettono anche solo una mano
su un braccio, mi sembra che tutto vada bene».
11 contatto fisico con le persone
che amiamo ha un innegabile
potere emozionale . È questo il
motivo per cui i genitori sono inco-
raggiati a coccolare i bambini , ba-
ciarli e accarezzarli . Il contatto fisi-
co è un modo per comunicare a
livello emozionale anche all 'altro
capo della vita. Nessuno ha diffi-
coltà ad abbracciare teneramente i
nonni. Chi non ha visto anziani in
carrozzella tendere una mano che
desidera essere toccata? E natural-
mente, i coniugi si abbracciano e si
baciano. Che dire degli adolescen-
ti? Sono diversi? Il contatto fisico è
un modo per comunicare con loro a
livello emozionale? Dipende da
quando, dove e come si tocca l'a-
dolescente . Per esempio , un ab-
braccio in presenza di coetanei può
provocare imbarazzo e indurre l'a-
dolescente a respingere il genitore.
Invece, massaggiargli i muscoli del-
le spalle , quando torna a casa
dopo una partita, può comunicare
profondo amore a livello emoziona-
le . Cercare di toccare un adole-
scente mentre è in un momento di
"umore antisociale", lo infastidisce .
Il contatto fisico dopo una giornata
deludente a scuola sarà accolto
come una manifestazione d'amore.
È importante ricordare che anche
l'adolescente ha disperatamente
bisogno di sentire l'amore dei geni-
tori.
Il linguaggio del contatto fisico, par-
lato al momento giusto e nella sede
adatta, arriva in profondità. Il con-
tatto fisico dice : «Ti riconosco co-
me persona importante. Mi stai a
cuore. Ti voglio bene». Tutti gli ado-
lescenti hanno bisogno di sentire il
linguaggio del contatto fisico . Se
non lo sentono dai genitori , lo cer-
cheranno altrove. I papà dei nostri
tempi tendono a evitare il contattç,
fisico con le figlie adolescenti. E
importante invece che essi conti-
nuino a parlare il linguaggio d'amo-
re del contatto fisico alle figlie che
entrano nell 'età dell 'adolescenza .
Le adolescenti ne hanno bisogno
mentre sviluppano la loro indipen-
denza e l'identità individuale di
donne .
I genitori degli adolescenti de-
vono imparare l'arte dei momenti
adatti. Quest'arte è difficile per due
motivi. In primo luogo, il momento
adatto è ampiamente determinato
dallo stato d'animo dell'adolescen-
te . In secondo luogo, lo stato d'ani-
mo del teen-ager non è sempre
evidente. I genitori saggi cercano di
capire i loro figli. Una madre disse:
«Riesco a stabilire se mio figlio
desidera essere toccato dal modo
in cui chiude la porta quando entra
in casa. Se sbatte la porta, è come
se dicesse : "Non toccatemi"».
Un'altra madre affermò: «Riesco a
stabilire se mia figlia desidera esse-
re toccata dalla distanza che man-
tiene da me quando mi parla. Se
rimane dall'altra parte della stanza,
capisco che non desidera essere
toccata. Se invece si sistema
Che belli i tempi delle coccole
e dei giochi insieme!

4.5 Page 35

▲back to top
il genitore
di Marianna Pacucci
accanto a me ... ». Gli adolescenti
manifestano il loro stato d'animo
con il linguaggio del corpo: con la
distanza che mantengono dai geni-
tori o se tengono le braccia conser-
te, ad esempio. Non è necessario
comprendere il motivo per cui un
adolescente in un dato momento
non desidera essere toccato . È
importante individuare quei momen-
ti e rispettarli .
È quasi sempre inopportuno
cercare di toccare un adolescen-
te quando è irritato. Per un adole-
scente agitato , il contatto fisico
sembra un tentativo di controllo.
Limita il bisogno di indipendenza
dell'adolescente . Le occasioni mi-
gliori sono quelle apparentemente
opposte. Una vittoria sportiva, un
successo in una recita , un saggio
di danza compiuto molto bene, un
lavoro ben fatto per la scuola, ecc.
sono le circostanze in cui normal-
mente gli adolescenti sono disponi-
bili a ricevere un affettuoso contatto
fisico da parte dei genitori. La sod-
disfazione dell'opera compiuta ha
infuso loro fiducia, guidandoli lungo
la strada dell'indipendenza e dell'i-
dentità individuale. Ma anche i mo-
menti in cui l'adolescente vive l'in-
successo perché un'interrogazione
è andata male , ha litigato con la
migliore amica o gli hanno rubato il
motorino, costituiscono occasioni
per esprimere il linguaggio d'amore
del contatto fisico. I genitori posso-
no servirsi del contatto fisico per
correggere dolcemente quando il
comportamento dei figli non è gra-
devole.
Una buona norma consiste nel
non toccare mai un adolescente
in presenza dei suoi amici a meno
che sia lui a cercare un contatto fisi-
co. Gli adolescenti sono individui.
Non tutti amano lo stesso tipo di
contatto fisico. Alcuni gradiscono i
massaggi sulla schiena e altri no. Ad
alcuni piace lasciarsi scompigliare i
capelli , ad altri no. Non dobbiamo
imporre agli adolescenti il nostro lin-
guaggio; dobbiamo imparare il lin-
guaggio dell'adolescente. Quando
proponete a vostro figlio adolescente
lo stesso contatto che gli riservavate
quando era bambino, potreste stimo-
lare un senso di dipendenza e di
insicurezza, l'esatto contrario di ciò
che l'adolescente vuole provare. O
PERCHÉ STRUGGERSI
DI NOSTALGIA?
Finito il tempo delle coccole, forse conviene farci qualche
domanda. È solo questione di discrezione e opportunità oppure
denota un cambio radicale di mentalità e abitudini?
Che pensare di questo registro della comunicazione?
Q uando i figli crescono, è
facile che il ricordo del pas-
sato ci assalga con un cari-
co quasi insopportabile di nostalgia.
Che belli i tempi delle coccole e dei
giochi insieme, quando le giornate
trascorrevano in un continuo con-
tatto e nella condivisione di ogni
esperienza! Subito , però, ci ricor-
diamo che quelle situazioni talora
producevano in noi una certa insof-
ferenza: questi figli sempre appicci-
cati addosso ci impedivano una fet-
ta di libertà e la tutela della nostra
privacy. Quel che rimpiangiamo
oggi , forse ci è pesato, quando
invece potevamo goderne piena-
mente .
I È importante ricordare che anche
l'adolescente ha disperatamente
bisogno di sentire l'amore
dei genitori.
Se questo è vero, allora dobbia-
mo mettere in conto che forse la
ritrosia dei nostri figli, una volta
adolescenti , ce la siamo cercata;
chi lo dice che disdegnano la no-
stra ricerca di comunicazione cor-
porea? Non può essere che a poco
a poco li abbiamo allontanati da
noi , suggerendo discretamente che
diventare grandi comporta la rinun-
cia a una vicinanza fisica, avvertita
come minaccia di invasione della
nostra intimità? Credo che le cose
stiano proprio così : in fondo i gio-
vanissimi percorrono la strada che
abbiamo loro indicato, anche quan-
do pensano di comportarsi in modo
autonomo rispetto al nostro stile
educativo . D'altronde, non si pon-
gono il problema di rinunciare alle
effusioni d'affetto, se si continua a
offrirgliene una buona razione . Cer-
to, il bisogno di contatto fisico viene
nel tempo a essere dimensionato in
modo diverso che nell'infanzia; ma
non viene mai annullato del tutto ,
se in casa normalmente si mantie-
ne l'abitudine di esprimersi anche
attraverso la corporeità.
Magari, non viene più ricercata
la pubblicizzazione di certi gesti;
soprattutto in presenza dei loro ami-
ci , i ragazzi preferiscono la riser-
vatezza. E del resto, anche quando
erano piccoli mi sembrava giusto ri-
servare carezze , abbracci e baci
all 'intimità familiare : non a caso il
teatro principale di queste esperien-
ze era il lettone matrimoniale, quan-
do si poteva perdere un po' di tem-
po tutti insieme fuori dagli schemi
della giornata. Ora, più che mai,
conviene agire in modo discreto: a
mano a mano che i figli costruisco-
no la loro immagine sociale, com-
prendo come sia importante dimo-
strare a sé e agli altri che il cordone
ombelicale è stato reciso a dovere.
Non mi sembra però che qualche
momento di contatto fisico li metta
in particolare imbarazzo, se viene
offerto in sintonia con le loro esi-
genze: ad esempio, affidandomi più
all'aspetto goliardico, quando devo
esprimere la mia tenerezza per
Claudio; scegliendo una certa com-
plicità femminile, quando devo inter-
cettare le aspettative di Alessandra.
BS MAGGIO 2004

4.6 Page 36

▲back to top
Peraltro, ritengo sia fonda-
mentale che continuino a utilizzare
questo registro nella comunicazio-
ne affettiva: ho sempre cercato di
insegnare loro che ogni persona
"è" un corpo, e non si limita soltan-
to ad "avere" un corpo. Unitamente
a questo principio, mi sono preoc-
cupata che potessero sentirsi sem-
pre liberi di manifestare bisogni e
disponibilità con naturalezza, senza
forzature. Per questa ragione, ab-
biamo sempre accettato con sere-
nità, in casa, una differenza di
comportamento fra me e mio mari-
to: più riservato lui, più estroversa
io, comunque impegnati a esprime-
re il nostro voler bene in modo
coerente con la nostra sensibilità. E
i ragazzi hanno ricevuto le nostre
manifestazioni senza porsi distin-
zioni rigide o problematiche: sape-
vano bene che una carezza del
papà, proprio perché nasceva da
una grande riservatezza di caratte-
re, valeva quanto e forse più dei
miei sbaciucchiamenti ricorrenti.
Peraltro, anche loro sono differenti:
Claudio è tuttora abituato a rincor-
rermi per casa, sollevarmi di peso
e stritolarmi con la sua mole ab-
bondante; Alessandra invece saltel-
la come un passero e le basta rifu-
giarsi in un palmo della mano, tan-
to è minuta nelle sue proporzioni.
Che dire? Stiamo bene così :
non è che non ci rendiamo conto
di alcune discontinuità che si
manifestano nella crescita; però
abbiamo l'impressione che esse
si realizzino all 'interno di una
sostanziale continuità: la .capacità,
cioè, di tenere in sapiente equili-
brio la fedeltà a se stessi e la
voglia di entrare in relazione
profonda con gli altri. Ci sono
sempre, poi , i momenti di recupe-
ro: da tanto tempo non mi infilavo
più la sera nei letti dei figli , limi-
tandomi a un bacio di buonanotte
un po' più frettoloso ; quando
recentemente è morto il nonno, ci
siamo ritrovati spontaneamente
nelle abitudini del passato, espri-
mendo con lo stare vicini abbrac-
ciati il bisogno di solidarietà che
nasce dall'esperienza della morte
di una persona cara. L'essenziale
è riconoscersi in un dialogo mul-
tiforme, ma dotato di una comune
attenzione e disponibilità.
O
MAGGIO 2004 BS
MOVIMENTO .
SALESIANO I
di Julio Olarte
SMCEJ
L'B dicembre 1978, don Higinio
Paoli, salesiano (1914-1991),
inizia ~n gru~po f~mminile di "\\ . l ,
.
preghiera e r,fless10ne sul Vangelo. ·· · i · ::.- · 1,, -~
Due anni più tardi si emettono i voti. · ·· •."' ···· i';J: 1l·· ~.\\
- - - -"-...z_:-,..·. ~ .
'".
~
''.I)"
SERVE MISSIONARIE
DEL CU,ORE EUCARISTICO
DI .GESU
La rivoluzione cubana del 1959
determ ina la rottu ra con la Chiesa,
l'espu lsione o l'a ndata di molti sa-
cerdoti e reli giosi e, infine, una
campagna antireligiosa spec ie nel-
l'ambito dell 'educazione. In questo
co ntesto i 9 sa les iani restanti fa nno
sopravvivere le opere sa les iane
nell'az ione parrocchi ale.
L'8 dicembre 1978, uno di loro,
don Gi no Pao li, sa les iano trentino,
inizia un grup po di preghiera per
rin forza re la fede dei partec ipanti e
impegnarli nell 'evange li zzaz ione.
Più tardi si danno dell e regole, e
1'8 dicembre 1980, il gruppo co n-
fe rm a la su a vo lontà di co nsacrarsi
al Cuore Eu ca ri sti co di Gesù co n i
vot i di castità, povertà e ubbidien-
za. Vogliono diventare un Istituto
Secolare. Don Gino co mincia a re-
digere le Costituzioni .
Dopo la morte del fondatore
(199 1), diversi sa lesiani accompa-
gnano il cammino del gruppo. L'8
d icemb re 1995 l'a rc ivescovo Jaime
Ortega li ri co nosce come "Assoc ia-
zione pubbli ca diocesana", in vista
di diventare Istituto Secolare. Il
gruppo defi ni sce il suo caris ma co-
me contemplativo e attivo. Come
contemplati vo sviluppa la centra-
lità de ll ' Eu car istia nell a linea di
Don Bosco che vedeva iI Cuore di
Cristo in amorevo le donazione e
pazie nte attesa del momento " pe-
dagogico". Come attivo, il gruppo
si fa p1·esente, con sp iri to missiona-
ri o e con la metodologia del Siste-
ma Preventi vo, spec ialmente là do-
ve c'è più bisogno di test imoni anza
ed evangeli zzaz ione, sul posto di
lavo ro, nelle borgate povere e nell e
ca mpagne attraverso l'animazione
litu rg ica, ritiri , co rsi di fo rm azione,
cateches i, seminari postmatrimo-
ni ali, laboratori di preghiera, dire-
zione spi ritu ale.
Attualmente il gruppo è co m-
posto da 104 do nne, singo le o ve -
dove, 13 co n voti perpetui , 16
co n vot i temporanei e 57 co n
prom essa. Si sono estese in 3 pae-
si e so no organizzate in 19 éq ui-
pe. Per farne parte si es ige un a
tappa d i preparazio ne e un 'età tra
i 21 e i 50 ann i. Esistono anche
du e gruppi che ader iscono all a
loro sp iritu ali tà e fan no un a pro-
messa privata di fede ltà al ca ri -
sma, rinnovab il e ann o per anno;
ess i so no i " g iova ni missionari eu-
ca ristici" (JME) e la "fraternità eu-
caristica", ape rta quest'u ltim a an-
che a tutti gli ad ulti .
U lteriori in formaz ioni:
Don Bruno Rocca ro dei@cocc.co.cu
Te/. 00.53.14 1.5405

4.7 Page 37

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CAPA,
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IJpHo~ssRuIGcoO.'
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BS MAGGIO 2004

4.8 Page 38

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Sf\\OE Ei\\CHE
per ragazzi, genitori, educatori
L'anzianità non è l'età della rottamazione
SEMPRE
PID' INFORMA
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
Il concetto di anzianità è
un concetto esteso,
difficile da circoscrivere.
È possibile definire
l'anziano in termini
biologici, psicologici,
demografici,
previdenziali. Numerose
sono le modalità di
invecchiamento, ma si
tratta di un fenomeno
personale: ognuno ha un
suo modo d'invecchiare.
CONFRONTIAMOCI IN
GRUPPO E IN FAMIGLIA
■riNel,!a formazi_one dei giovani è pro-
p o_ necessaria" la presenza degr
anzranr?
r
■. Com_e favorire relazioni positive tra
grovanr e anziani oggi?
Che co_sa far~ perché i valori aftetti-
vr , mora/, e relrgrosr vissuti dagli an-
lzerafnar'!l~rgralrneod~r noaggrii?sorsa per i giovani e
Ne, nostri oratori, parrocchie c'è an-
dcoerga,r.
spa~ro _per
anzranr?
valorizzare
le
risorse
Q uando comincia l'anzianità?
Oggi ci si rende maggior-
mente conto del fatto che è
un processo graduale che non si li-
mita a determinati periodi dell a vita,
ma è lo sfondo della vita, così da
poter affermare che la vecchiaia è
dove si presenta un nuovo modo di
vedere la vita, il tempo e in partico-
lare la finitudine. Sicuramente l ' an-
zianità è influenzata in maniera de-
terminante dalla storia personale
degli individui, in particolare dalla
storia relazionale (familiare, amica-
le, associativa), dalla storia profes-
sionale (l' eventuale grado di noci-
vità dell 'ambiente di lavoro , l'aver
svolto un lavoro più o meno coin-
volgente e interessante, il reddito
prodotto dal lavoro svolto), dalla
storia sanitaria, dalla storia culturale
(M. Petrini).
INTERROGATM
E RISORSE
L'emarginazione sociale accentua
forti sentimenti interiori e interroga-
MAGG10 2004 BS
VALORI IN QUESTIONE
G/'r anz!an_i sono soprattutto un.
donho per r giovani e la società una
ricc ezza umana e culturale '
L'anzianità come peso è influenza-
ta dall~ storia personale, familiare
p_rtofessronale. Ed è una stagione po~
sr rva e una risorsa.
-."'---"'o...a-_ _ _ _ _____ , _.,. L'efficientismo dei giovani ha b. _
I La presenza di tanti anziani
nel mondo contemporaneo è una
risorsa, un valore, e soprattutto
un dono per i giovani e la società,
una ricchezza umana e culturale.
•gn~ della _gratuità degli anzian,·. rso
L es
peri~nza degli anziani ha molte
cos~ da drre e condividere con i gio
vanr.
-

4.9 Page 39

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della persona, ma una autentica risorsa.
tivi contrastanti tipici dell 'anzianità.
L'esperienza dell'uomo come essere
conflittuale, in se stesso diviso, si
accentua a causa delle trasformazio-
ni fisiche e psicologiche e della sof-
ferenza che comportano. Molte cose
vengono messe in discussione, nulla
più è dato di certo da compiere e da
sperare, l'uomo si sente ridotto a
un 'umiliante passività, emarginato
dalla festa della vita. L'anzianità è
l'ultima luna (D 'Eramo), la fase
conclusiva della linea dell 'esisten-
za. All ' uomo è affidato solo un
"frammento di tempo" perché egli
assolva il suo compito. Vi corri-
sponde l 'immagine della vita come
una strada, ove la meta si sposta
sempre in avanti, e quando credi
d'averla raggiunta, non era quella
che ti eri raffigurata come definiti-
va. L'anzianità diventa allora il mo-
mento in cui hai la piena consape-
volezza che il cammino non solo
non è compiuto, ma non hai più
tempo di compierlo, e devi rinun-
ciare a raggiungere l'ultima tappa.
Si tratta di dare un senso ali' età che
si sta vivendo, per poter vivere tran-
quillamente questo momento e per-
mettere una rilettura del passato
che, al di di ogni sentimento di
delusione, dovrebbe essere una ri-
flessione senza rimpianti sul vissu-
to. Il problema della solitudine del-
I' anziano è essenzialmente di carat-
tere affettivo, è -mancanza di affetti
familiari; ciò non costituisce soltan-
to una sofferenza per l'anziano stes-
so, ma è un impoverimento per tutti,
oltre a una mortificazione delle pos-
I Si tratta di dare un senso
all'anzianità che si sta vivendo,
per poter vivere tranquillamente
questa età.
sibilità creative del soggetto e un
depauperamento sociale.
La presenza di tanti anziani nel
mondo contemporaneo è una risor-
sa, un valore, e soprattutto un dono
per i giovani e la società, una ric-
chezza umana e culturale. Ogni fase
della vita è unica, nuova e irripetibi-
le, e il soggetto attua la sua esisten-
za perché sente lo stimolo di questa
novità e in-ipetibilità. Ogni stagione
della vita (infanzia, adolescenza, età
adulta, maturità e vecchiaia) contie-
ne valori e possibilità, da cui deriva-
no compiti etici propri (P. Maves) :
scoprire nuovi valori di vita; elabo-
rare una nuova scala di valori che
sottolineino l 'importanza dell 'esse-
re rispetto all ' azione e all'attività;
trovare nuove modalità per struttu-
rare il proprio tempo , nuovi impe-
gni per le proprie energie; adattarsi
a nuove modalità e a nuovi ambienti
di vita; imparare a essere soli, quan-
do sopraggiunge la morte del coniu-
ge; imparare a confrontarsi con i
nuovi limiti fisici che possono deri-
vare dalla malattia e dal naturale de-
cadimento.
DONO PER I GIOVANI
Il contributo di esperienza che gli
anziani possono apportare ai giova-
ni e al processo di umanizzazione
della nostra società è quanto mai
prezioso e va sollecitato, valoriz-
zando quelli che possono essere de-
finiti i "carismi" propri della vec-
chiaia. La gratuità. La cultura gio-
vanile misura spesso il valore delle
azioni secondo i parametri di un ef-
ficientismo che ignora la dimensio-
ne della gratuità. L'anziano, che
vive il tempo della disponibilità,
può riportare ali ' attenzione della so-
cietà l 'esigenza di abbattere gli argi-
ni di una indifferenza che svilisce,
scoraggia e arresta il fl usso degli
impulsi altruistici. La memoria. Le
generazioni più giovani vanno per-
dendo il senso della storia e con
esso la propria identità. Una società
che minimizza il senso della storia
elude il compito della formazione
dei giovani. Una società che ignora
il passato rischia di ripeterne più fa-
cilmente gli enori. La caduta del
senso storico è imputabile anche a
I La vecchiaia è dove si presenta
un nuovo modo di vedere la vita,
il tempo e in particolare
la finitudine.
un sistema di vita che ha allontanato
e isolato gli anziani, ostacolando il
dialogo tra le generazioni. L' espe-
rienza. Oggi viviamo in un mondo
nel quale le risposte della scienza e
della tecnica sembrano aver sop-
piantato l 'utilità dell 'esperienza ac-
cumulata dagli anziani nel corso di
tutta la vita. Questa sorta di baniera
culturale non deve scoraggiare le
persone della terza e quarta età, per-
ché esse hanno molte cose da dire
alle giovani generazioni, e molte
cose da condividere. L'interdipen-
denza . Nessuno può vivere da solo,
ma l 'individualismo e il protagoni-
smo dilaganti celano questa verità.
Gli anziani , con la loro ricerca di
compagnia, contestano una società
nella quale i più deboli sono spesso
emarginati, richiamando l'attenzio-
ne sulla natura sociale dell ' uomo e
sulla necessità di ricucire la rete dei
rapporti interpersonali tra le genera-
zioni. Una visione più completa
della vita. La vita dei giovani è do-
minata dalla fretta, dall ' agitazione,
non raramente dalla nevrosi. È una
vita distratta, dimentica degli inter-
rogativi fondamentali sulla vocazio-
ne, la dignità, il destino dell ' uomo.
La terza età è anche l 'età della sem-
plicità, della contemplazione, della
fede. I valori affettivi, morali e reli-
giosi vissuti dagli anziani sono una
risorsa indispensabile per l'equili-
brio dei giovani , delle famiglie,
delle persone. Essi vanno dal senso
di responsabilità, ali ' amicizia, dalla
non-ricerca del potere, alla pruden-
za di giudizio, alla pazienza, alla
saggezza, dall 'i nteriorità, al rispetto
della creazione, all 'edificazione del-
la pace. L'anziano coglie bene la su-
periorità del! '"essere" sul "fare" e
sull "'avere".
D
BS MAGGIO 2004

4.10 Page 40

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Dopo il messaggio del Papa per la 38° giornata
SFIDE MASSMEDIALI
IN CASA E FUORI di Severino Cagnin
Non le solite "regole
fisse,~ che sono già troppe
e interessate, mo dibattito
n1io, degli altri e tuo.
Poi dectdi tu e basto!
I Claudia Koll in Africa. L'esempio
di una attrice che ha deciso
come pensare e che cosa fare,
sfidando le regole "fisse "
del mondo dello spettacolo.
T i propongo, stavolta, cinque
criteri personali , alcune
esperienze di chi ci lavora, e
tre cose da fare subito. Primo: la-
mentazioni stop: decido io che
cosa pensare 1• Second o: la Tv mai
invitata a cena: parliamo noi o
meglio un 'ora di relax. TV in sa-
lotto, non in sala da pranzo né in ca-
mera. Con moglie, figli e ospiti
scambiate chiacchiere, ascoltate o
domandate che cosa pensano della
primavera e della frittura di pesce.
Terzo: fanno tutti così? Non è vero
e io mi abbono a un periodico. Mi
aiuta a pensare da solo, senza
balia né talk-show2. C'è un prover-
bio che dice: "Dal primo viaggio in
Africa torni che gridi , del secondo
parli, dopo il terzo taci". Vedo, ad
esempio, come un settimanale mi
dice di Claudia Koll , volontaria al
Centro Don Bosco di Dilla in Etio-
MAGGIO 2004 BS
pia, madrina di Fu.turo Aperto , ha
fatto riabi litare 150 pozzi d'acqua.
Dice: "Ora credo veramente in un
mondo diverso. Tutti abbiamo visto
in telev isione le immagini dramma.:
tiche della fame in Africa. Ma quan-
do ci vai e hai intorno a te bambini
e donne affamate, non ci sono le in-
terruzioni pubblicitarie. Vedi perso-
ne con un nome e un volto che ti
parlano e ti stringono la mano.
Quello che ho visto in Etiopia ha
cambiato il mio rapporto con le
cose e il denaro. Nel Natale scorso
non riu scivo ad andare in giro nei
negozi con in testa il ricordo di que-
gli splendidi missionari, coppie di
sposi, volontari del VIS che hanno
scelto di vivere in un lontano Paese
africano, rinunciando a quasi tutto ,
so lo per dare testimonianza del Van-
gelo".
Mi ha sorpreso l'esperienza del
maestro direttore d 'orchestra MTT
(Michael Tilson Thomas) , che ha
fondato a M iamj nel 1987 la New
Word Symphony. Ogni anno 7000
giovan i cercano di fa r parte dei pro-
fess ioni sti del!' orchestra. Imparano,
frequentando i suoi corsi, a gustare
la musica di oggi e dei loro paesi.
Jurai Stahel, 28 anni di Bratislava,
dice: "Qui gli standard sono altissi-
mi e tutti noi abbiamo voglia di im-
parare e fare carriera. In orchestra
senti con MTT un 'energia particola-
re. Non ci sentiamo studenti o suo-
I Il direttore d'orchestra Michael
Ti/son Thomas (MTT) che ha
fondato a Miami nel 1987
la New Word Symphony.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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internazionale delle comunicazioni sociali.
I
La TV resta in salotto. La sala
da pranzo deve restare libera per
la conversazione familiare.
I Abbonarsi a un "periodico
intelligente", leggere saggi
e romanzi d'autore non può che
"far bene" alla mente e allo spirito.
natori pagati, ma dopo ogni concer-
to vorremmo continuare perché gu-
stiam o la musica di ogni paese e
comprendiamo che quella più bella
si rifà alla grande musica classica e
popolare". I bambini che studiano
musica - e tutti dovrebbero farl o,
afferma MTT, fin da piccoli in fa-
miglia - si collegano con insegnanti
e coetanei e ogni anno in 35 su un
migliaio di richiedenti entrano nel-
!'orchestra di 85 elementi . Con loro
Tilson ha messo in musica ed ese-
guito il Diario di Anna Frank, una
composizione per il 50° di Hiroshi-
ma e canzoni ispirate alle poesie di
Emil y Dickinson e Walt Whitman.
Nell 'Auditorium Santa Cecilia a
Roma, I ' 11 e 12 fe bbraio, la sua
New Word Symphony, tutti sotto i 30
anni, ha eseguito mu siche di Beri o,
Rave) e Stravi nskij3 .
Quarto: ogni tanto cambio gior-
nale: fa bene alla digestione delle
idee. Quinto: tre volte alla settima-
na scelgo dai programmi TV im-
magini per raccontare la vita. Ag-
giungo, per chi mi risponde che
loro comunicano già in Internet, che
sono sentimenti senza cuore: megli o
la voce di un amico che un freddo
SMS . Uno studio di psicologi au-
straliani rivela che la posta elettro-
nica è diventata una delle maggiori
fo nti di stress. Ma non è tutta colpa
delle e-mail di ordinaria fo llia. "La
facilità di comunicazione elettronica
- affe1ma la ricercatrice Am anda
Gordon - ha creato aspettative in-
giuste perché ci si attende che l 'al-
tro risponda con altrettanta rapi-
dità"4.
ESPERIENZE
DI CHI LAVORA
NEI MEDIA
La Chiesa in Italia quali novità
propone? Risponde Dario Viganò:
"Coordinamento e forma zione sono
le parole chiave della comunicazio-
ne e della cultura. Coordinamento è
valorizzare e sostenere le molte ini-
ziative sparse nel territorio nazio-
nale; per la f ormazione, occhio alla
scuola di Alta Formazione per ani-
matori e al Corso Estivo per semi-
naristi incentrati sul mondo de lla
comunicazione e de lla cultura" .
I salesiani hanno deciso di sfon-
dare. Come Don Bosco.
Afferm a Renato Butera diretto-
re dell ' Agenzia noti zie sales iane
(ANS): "Don Bosco lo fa ceva con
la carta stampata . Ora si viaggia
con quella elettronica . Con Inter-
net si ragg iunge il mondo intero in
tempo reale. Ans è Don Bosco che
scrive ogg i, e si fa presente con-
temporaneamente a tutti i salesia-
ni, i benefattori , gli exallievi, gli
amici... una fortuna che se l' aves-
se avuta l' avrebbe saputa sfruttare
in modo sublime , da grande santo
qual era" .
HO DECISO
Ho dec iso con il Papa di fare su-
bito alcune cose. Se ci pensi, sono
possibili. Per tutti .
Ogni tanto non fa male una
dieta di TV e stampa. "I genitori
devono regolare i mezzi di comuni-
cazione a casa, limitando il tempo
che i bambini dedicano a essi, e ren-
dendo l 'intrattenimento un 'espe-
rienza familiare, proibendo alcuni
mezzi di comunicazione e, periodi-
camente, escludendoli tutti per la-
sciare spazio ad altre atti vità" (Mes-
saggio del Papa, n. 6)5.
Devo farmi sentire da chi co-
manda i cervelli: scriverò lettere a
RAI-TV e a quello o quell 'altro
quotidiano. "Le famiglie devono es-
sere chiare nel dire ai produttori, a
quanti fanno pubblicità e alle auto-
rità pubbliche ciò che a loro piace e
ciò che non gradiscono" (Messag-
gio del Papa, n. 8) .
Leggerò, o meglio, mi abbonerò
a un periodico intelligente. "La
comunicazione, in ogni sua forma,
deve sempre ispirarsi al criterio
etico del rispetto della verità e della
dignità dell a persona umana" (Mes-
saggio del Papa, n. 2).
1 v. Angelo Scola, Liberi dav vero, Ed . Canta-
ga!li , Siena .
2 v. in Vita del popolo, 15-02-04, La gioia del
quotidiano, testimoni anze di giovani .
3 v. Marco Bongioanni , La proposta teatrale
di Don Bosco, in Giochiamo al teatro, LDC
1977.
4 v. Noi. Gen itori e fi gli (Avvenire), 28-9-2003,
pag. 38.
5 11 Papa in occasione della 38° Giornata
Mondiale delle Comunicazioni Sociali , c he ri-
corre il 23 maggio, ha dedicato un messaggio
sul tema: " l Media in famiglia, un rischio e
una ricchezza", vedi in Osservatore Romano
25-1 -2004, pag. 6 e commenti in Avvenire e
altra stam pa religiosa e laica.
BS MAGGIO 2004

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di ... o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell 'Ente".
b) di beni immobili
" .. . Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all 'Istituto Sa-
lesiano per le Missio1ù, con sede
in Torino) l'immobile sito in ...
per i fini istituzionali dell 'Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" .. . Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell 'Ente".
(Luogo e data )
(firma per disteso)
NB . li testamento deve essere scrilfo per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 - Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Mari a Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 -Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
MAGGIO 2004 BS
_ J I NOSTRI MORTI
STAGNOLI sac. Saverio, salesiano,
t Brescia, il 19/09/2003, a 74 anni
Un uomo buono, don Saverio. Ci ha lascia-
ti all'improvviso, preferendo il cielo alla ter-
ra , poco dopo essersi dedicato per l'ultima
volta alla cura dei fiori che il suo animo di
salesiano e artista vedeva come possibilità
educativa: l'ordine, la bellezza, l'arte richia-
mano o addirittura conducono a Dio . Ne
era profondamente convinto. Fu missiona-
rio nel cuore e nella realtà, quando venne
inviato in Etiopia a iniziare la presenza
salesiana in quella nazione. E fu salesiano
fino al midollo: l'insegnamento, il teatro, la
fotografia, il cinema, lo sport, la pittura ...
senza mai un solo istante dimenticare che
tutte queste attività sono vuote e senza
senso se non sono "informate", vivificate,
purificate dalla preghiera.
SIMONCINI Velia, cooperatrice
salesiana,
t Porto Recanati (MC) , il 3/12/2003,
a 92 anni
È stata un po' la mamma dei salesiani del-
la cittadina di Porto Recanati, sempre vici-
na per un aiuto, sempre pronta per un ser-
vizio, sempre con un incoraggiamento, una
buona parola in bocca. Pittrice affermata, è
stata un'artista a tutto campo: nell'animo pri-
ma di tutto, mite, sereno, solare; nel pen-
siero, limpido senza orpelli, senza compli-
cazioni ; nella capacità manuale : centinaia
e centinaia dei suoi quadri sono sparsi un
po' dovunque in Italia e all'estero, in colle-
zioni pubbliche e private. Ha dipinto la na-
tura (fiori, alberi, foglie , frutta, marine) con
struggente armonia. Nella pittura ha river-
sato la bontà del suo animo , la maestria
del tocco , la fascinazione dei colori , la deli-
catezza del tratto. Donna semplice e
buona, non si è mai dimenticata del borgo
marinaro che le ha dato i natali.
NICOLINI sac. Giulio, salesiano,
t Macerata, il 15/01 /2004, a 76 anni
Aperto e cordiale, dalla battuta pronta e a
volte bonariamente pungente . Anche se
appariva un po' burbero aveva un gran
cuore e cercava sempre il meglio. Questo
suo desiderare il meglio e vedere troppo
spesso attorno a sé il mediocre, dava alle
sue battuta una venatura di pessimismo ,
che però non gli ha mai fatto perdere la spe-
ranza, cedere le armi. E stato "sulla breccia"
finché ha potuto. Ottimo insegnante e otti-
mo musico, ha dedicato alla filodrammatica
e alla comunicazione grandi energie. Spes-
so nelle feste si esibiva alla batteria susci -
tando la meraviglia e attirando la simpatia
dei giovani. Verrà ricordato come il fondato-
re del CGS "Decima Musa" che a Macerata
e dintorni è conosciuto e stimato, portando
avanti attività di grande respiro.
quotidiano, i centri di formazione per le gio-
vani povere , le ragazze madri e le mamme
provate da difficili situazioni familiari.
Fond ò alcune scuole materne dove le
bambine ricevevano cure e attenzioni , oltre
che pranzi caldi. Con la sua buona capa-
cità di relazione , riusciva a ottenere offerte
dalle persone generose , specialmente
dalla sua famiglia, formando così alla soli-
darietà cristiana verso i poveri. Ogni setti-
mana , la sua distribuzione di cibo e di
vestiti attirava centinaia di poveri. Il suo
intuito le faceva scoprire quelli che erano
intelligenti ma non potevano seguire lo stu-
dio e si industriava nel cercare il denaro
per pagare loro gli studi fino all'Università.
Molti giovani devono a lei il loro diploma,
l'esito nella professione e la raggiunta sta-
bilità della loro famiglia.
MASOTTI Sig. Lanfranco,
cooperatore salesiano,
t Roma, il 28/01 /2003, a 73 anni
Ha passato 48 anni della sua vita da coope-
ratore salesiano, ma lui dava più importan-
za all'aggettivo che al sostantivo, per cui si
poteva scambiare il ruolo dei due termini :
era un salesiano cooperatore. Un servizio
impeccabile lo ha portato fino al Consiglio
mondiale. Fu tra i fondatori degli "Incontri di
amicizia" per giovani e famiglie nella realtà
romana, e sostenitore di non poche opere:
le missioni , i centri di accoglienza per ragaz-
zi difficili, le case della mamma per le ragaz-
ze/madri, la ricerca sul cancro .. . Generoso
e discreto, semplice e profondamente one-
sto, puntuale e preciso nel favorire e appog-
giare le iniziative dei suoi amati salesiani.
Sempre aperto, sereno, col sorriso sulle lab-
bra. La sua scomparsa ha suscitato profon-
do cordoglio tra i salesiani e i tantissimi
amici che aveva conquistato durante gli
anni della sua attività associativa. Lo ricor-
deranno come un luminoso esempio di vita
cristiana e salesiana.
Venuta la sera di
quel giorno ~esù disse:
''Passiamo
all'altra riva!"
(Mc. 4,35)
FRANCHI sr. Francesca, Figlia di
Maria Ausiliatrice,
t Port-au-Prince (Haiti) , il 09/03/2003,
a 81 anni
Nel 1946 fu inviata come missionaria nell'l-
spettoria delle Antille , dove ha lavorato
prima in Haiti e poi a Cuba. A causa della
rivoluzione castrista, dopo 14 anni dovette
far ritorno ad Haiti. Il campo d'azione pre-
ferito da suor Francesca è stato l'oratorio

5.3 Page 43

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Renoir. La "gran dama dell'im-
pressionismo" continua a dipinge-
re sino alla morte , avvenuta a
Parigi, nel 1895.
Maggio
UN SANTO UN ORDINE
Giuseppe Benedetto Cottolengo
nasce il 3 maggio 1786 a Bra
(Cuneo). A 25 anni è sacerdote .
Nel 1827, a Torino , vede morire
una madre di tre figli non accolta
negli ospedali e, scosso dall'epi-
sodio, apre un Deposito de ' pove-
ri infermi. Nel 1832 lo sposta nella
zona di Borgo Dora e lo chiama
Piccola Casa della Divina Provvi-
denza. L'anno dopo inizia la fami-
glia religiosa dei Fratelli . Negli
anni successivi predispone l'assi -
stenza per ammalati esclusi da
altri ospedali , per persone povere
e abbandonate, per svantaggiati
fisici e altri bisognosi. Fonda il
seminario e monasteri di vita con-
templativa . Muore il 30 aprile
1842, a 56 anni , in casa del fra-
tello, canonico Luigi .
UN PITTORE
Berthe Morisot nasce il
14/01/1841 a Bourges . Nel 1855
si trasferisce a Parigi e due anni
dopo inizia a occuparsi di arte.
Influenzata da Camille Corot e da
Edouard Manet, di cui diventa
modella, s'interessa alla pittura di
paesaggio e lavora spesso "en
plein air". Stringe amicizia anche
con Puvis de Chavannes e De-
gas. Espone al "Salon" e nel 1874
sposa Eugène Manet, fratello di
Edouard . Si reca in Inghilterra.
Partecipa a tutte le mostre degli
impressionisti (esclusa quella del
1879, perché incinta) e ne finan-
zia l'ultima edizione, nel 1886.
Agli "incontri del giovedì" nel suo
salotto, partecipano musicisti , let-
terati e pittori , tra i quali Zola e
DIARIO DI MEZZO SECOLO
4 maggio 1980: in Jugoslavia,
muore il maresciallo Tito , a 88
anni.
5 maggio 1955: a dieci anni dal-
la fine della guerra, la Germania
(Occidentale) ottiene la piena
sovranità nazionale ed entra nella
Nato .
5 maggio 1961: Alan Shepard è
il primo americano nello spazio.
6 maggio 1976: terremoto in
Friuli , con 976 morti e 52.400
senza tetto.
6 maggio 1994: inaugurato il
tunnel ferroviario sotto la Manica.
9 maggio 1978: ritrovato il cada-
vere di Aldo Moro , assassinato
dalle BR; al funerale, 1'11 , è pre-
sente anche Paolo VI.
10 maggio 1978: con la "legge
Basaglia", vengono chiusi i mani-
comi.
13 maggio 1981: Giovanni Paolo
Il è gravemente ferito in un attenta-
to compiuto dal turco Alì Agca.
14 maggio 1955: nasce il Patto
di Varsavia , tra l'Urss e i Paesi
comunisti dell'Europa orientale.
14 maggio 1991 : in Cina, muore
in carcere , forse suicida, Jang
Qing, moglie di Mao-Zedong.
15 maggio 1957: la Gran Breta-
gna sperimenta la sua prima
bomba atomica.
16 maggio 1974: l'India fa esplo-
dere la sua prima bomba atomica.
17 maggio 1972: assassinato il
commissario Luigi Calabresi.
19 maggio 1981: in Italia, il refe-
rendum non riesce ad abrogare la
legge sull'aborto.
27 maggio 1993: a Firenze,
un'autobomba danneggia gli "Uffizi".
28 maggio 1961: Peter Benen-
son fonda Amnesty lnternational ,
che nel 1977 riceverà il Nobel per
la pace.
28 maggio 1974: a Brescia,
strage in piazza della Loggia.
LA LENTE
L'Angola celebra i 25 anni di pa-
pa Giovanni Paolo Il. La Svizzera
ricorda i 100 anni della Fifa-Fede-
razione internazionale delle asso-
ciazioni calcistiche con il suo pri-
mo francobollo triangolare. San
Marino festeggia i 900 anni del
Carnevale di Venezia, citato per
la prima volta nel 1094. L'Onu
propone 18 dentellati sull'Arte au-
toctona: uno raffigura un'antica
stele della Lunigiana, conservata
a Pontremoli . Il Liechtenstein
onora altri sei santi "ausiliari" del
Principato. La Grecia celebra le
Olimpiadi che si svolgeranno tra
poco ad Atene.
LE MOSTRE
A Torino, la Galleria d'arte mo-
derna ospita sino al 4 luglio Mare
Chaga/1. Un maestro del Novecen-
to. A Genova, al Museo Ebraico,
sino al 23 luglio, Chaga/1 e la Bib-
bia. A Milano, nel Palazzo Reale,
sino al 30 maggio, Ukiyoe. Il mon-
do fluttuante, la cultura giapponese
tra XVII e XIX secolo. A Rimini , al
Castel Sismondo, sino al 27 giu-
gno, Seicento inquieto: arte e cul-
tura a Rimini tra Cagnacci ~ Guer-
cino. A Ferrara, sino al 13 giugno,
Gli Este a Ferrara. A Firenze,
Museo del Bàrgello, sino al 15 giu-
gno, Raffaello, Ce/lini e un ban-
chiere del Rinascimento-li mece-
natismo di Binda Altoviti. Ad Arez-
zo, sino al 6 giugno, Da Picasso a
Botero, capolavori del Novecento.
Nell'Abbadia di Fiastra di Tolenti-
no (Macerata), dal 5 al 9 maggio,
la Borsa Italiana del Turismo in
Campagna.
BS MAGGIO 2004

5.4 Page 44

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PRIMA PAGINA
Redazionale
DON BOSCO
IN ACCADEMIA
l'Accademia Archeologica Italiana
ha ripreso da qualche tempo la sua piena
attività culturale, dopo l'elezione
L/ del nuovo Consiglio direttivo.
Istituzione è pre- Lettere. Don Raffaele Fa-
sente nel panora- rina, allora Rettore Ma-
ma culturale italia- gnifico dell ' UPS e ora
no da oltre mezzo secolo, Prefetto dell a Bibl iote-
IMonsignor Ferrando
e l'allora giovane
professor Parodi
Domenichi oggi
Presidente
dell'Accademia.
ma le sue origini risalgo-
no all a prima metà del
1800, quando Carlo Al-
berto, re di Sardegna, la
vo lle a Torino perché
desse prestigio al suo
regno. L' ultimo conflitto
ca Apostolica Vati cana,
fu O norario nel 1980.
Q uas i contemporanea- Il card. Tarcisio
mente venne eletto Esper-
Bertene.
to il Decano della Facoltà
di Diritto Canonico della
stessa Università, don
Tarcisio Bertone, poi ve-
mondiale portò con sé,
j ' tra gli altri disastri, anche
scovo di Verce lli , Segre-
tario della Congregazione
la distruzione della fon-
per la Dottrina della
dazione albertina. Essa
Fede, e ora cardinale ar-
venne rifondata nell'im-
civescovo di Genova.
mediato dopoguerra, sem-
Nel 1981 fu la vo lta del
pre a Torino, ma nel
Segretario dell'Accade-
1968 trasferì la su a sede a
Roma, e nel 1996 a Ge-
nova dov'è tutt'ora. Q uat-
mia Mari ana Sales iana
co me Esp erto, don Do- Don Domenico
menico Bertetto (t 1988).
Bertetto.
tro le categorie di accade-
Don Luigi Bogliolo
mici: i Corrispondenti, gli Don Pietro Scotti.
(t 1999), allora segreta ri o de ll a Pontificia Acca-
Esperti, gli Effettivi, gli
demi a San Tommaso D' Aquin o e Rettore M agnifi-
O norari. L' ultimo consiglio direttivo ha nominato pre-
co emerito de ll a Ponti -
sidente il professor Giuseppe Parodi Domenichi, uno
fica Uni ve rsità Urbani a-
dei pochissimi laici cui è stato conferito già nel 1980
na fu O no rario; così
il tito lo di "Accademico O norario" dell'Accademia
co me lo fu da ll ' 83 l' al-
Mariana Salesiana.
lora Segreta ri o dell a
Co ngregaz ione per l'E-
Scorrendo l'Albo, scopri amo che non sono pochi gli
ducaz ione Cattoli ca ca r-
accademici salesiani a
vario titolo, nominati ne-
gli ultimi trent'a nni . Col-
pi sce subito il nome del
vescovo mi ss ionario mon-
signor Stefano Ferrando
Don Luigi Bogliolo.
(t 1978) accademico Ono-
rario nel 1974. Nel 1973 di nale Antonio Javierre
era Effettivo don Pietro Ortas, Prefetto Em eri -
Scotti (t 1982), docente to de ll a Co ngregaz ione
all'Università di Genova per il Cul to Di vin o e la
e Segretario generale del- disci plin a de i Sac ra-
Don Raffaele Farina. 1'Accademi a di Scienze e menti .
Il card. javierre Ortas.
MAGGIO 2004 BS

5.5 Page 45

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RELAX
il Cruciverba•
Santuari d'Italia
18
di Roberto Desiderati 24
29
Visitiamo i
luohi di culto
33
del nostro gaese,
i giù conosciuti
40
e i meno noti. 47
Rilassandoci.
51
A gioco compl etato risul terà , nelle case ll e a dopp io bordo, il nome di un famoso Santuari o
o
Definizioni
ORIZZONTALI. 1-10. Vedi foto - 13. Un m are
ita liano - 15. Anni fa venne sostituito col "vo i" -
17. L'oro delchimico -18. A noi-19. Long Playing
-20. L' unione di " di" e " il" -21. Vedi fo to - 24. Una
fa mosa piazza di Amsterd am - 26. Vi fu co lpita du-
ramente la fl otta Usa - 29. ll cuore del ciclone - 31.
Piccoli di fetti - 32. No me russo di donna che signi-
fica " la santa" - 33. Particella pron. che nega se ac-
centata - 34. Coraggio, spirito - 36. Telegiornale -
38. Esclamazione - 39. Mov imento Europeo - 40.
Angoscia - 41. Le basi del sapere - 43. A l cenu·o
dell 'arte - 45. L'antica Persia - 47. Latina (s igla) -
48. Campeggia seguendo sani prin cipi - 50. L"'io"
della psica nalisi - 51. Va neggiamenti - 52. Si dice
indicando un pun to -53. Diede i nata Ii a Colombo .
UN FATTO PRODIGIOSO
VERTICALI 1. I fast-:food più diffusi al mondo
- 2. Cont iguo - 3. Le prime di Dresda - 4. li petro-
lio per gli ing lesi - 5.P iccolo pendaglio di lan a - 6.
Nuovo Testam ento - 7. Am ò R adam es- 8. Picco-
la altura- 9. Erba marina -10. Un moderno gioco
con corda e rocchetto - 11. Una donna... che sot-
trae ! - 12. Egli - 14. Vi fu una catastrofe nucleare -
16. Ha "pensionato" mol te monete - 22. Pi re per
su·eghe - 23. Estraneo - 25. Metri cubi - 27. Esosi
senza pari - 28. Una class ifica musicale - 30. Re-
pubblica delle Antille - 35. Il fa moso Tse-Tun g -
37. Bevanda calda e alco lica - 39. Illude con fa t-
ture e malocchi - 42. L'ex Urss - 44. mie, né
sue - 46. Reverendo (abbr.) - 48. Prefi sso che, in
paro le composte, va le du e - 49. Trento (s ig la).
La soluzio ne nel prossimo numero.
li Santuari o si e leva a 804 m sul livello del mare con una vista panoramica
unica (dall a Corsica al Mo nte Cerv ino). Pare che la denominaz ione
"G uardi a" risalga a l fatto che da tempo immemo rabile sorgesse su quel
monte un a torre d 'avvistamento per segnalare l'arri vo di nemici che
scendendo dalla Va ll epolcevera potessero minacc iare Genova. D al lato
del mare nelle giorn ate limpide, g li equipagg i dell e nav i che arri vano da
ogni p arte de l mondo, possono scorgere in alto il Santuario . li Santuari o
trae origine da un fatto prodi g ioso,
- - - - - - - - - - - - -... provati documenti storic i ass icu-
rano l' appari zione della Madonna
avve nu ta s ul " Mo n te" a
SOLUZIONE del
numero precedente
" ' " ' il
, ...
,~ il -
AR RU GG IN I T O IS ALT
IL E
ES
A
IR
UG E
IA I
C
L• -
MT
~
IT
RI
RIA
eco
s VE LO CE o A~ I H E ■
I MIA G E ■ TR A S ME ss E S
AN D• T N I T T I A T T I
N us SA RI R A AN TRO
IN ZA cc HE RA ME NT 0 N
un contadino de l luogo, B enedetto Pareto, nel
1487. Nei secoli success ivi il Santuario fu
oggetto di grande devozione, spec ie tra le
popolazioni della Va ll epo lcevera ch e andavano a
gara, per abbelli re la chiesa e gli edifici a essa
connessi, con la nasc ita de lla Confrate rnita. Per
molto tempo la cu ra del Santuario fu compito de i
parrocchiani di Li vellato, il paese ne l cui
territorio esso era sorto. Si trattava certamente d i
un compi to onorevo le ma anche gravoso, specie
in tem pi diffic ili che imponevano degli inte1ven-
ti straordin ari per la conservazione del luogo
sacro. La benedi zione della prima pietra avvenne
il 14 Giugno 1857 e il Santuario di Nos tra
Signora della Guardia acqui sì la sua completa
autonomia da Li vellato nel 1969. Tutti i genove-
si si ricordano, con un pizzico d i nostalgia, della
"guidovia" che portava i pellegrin i sul Monte
F igogna, il sentiero adesso è usato dai pellegrini
per raggiungere il Santuario.
BS MAGGIO 2004

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico Dal Covolo postulatore generale
UN PESANTE
QUADRO
Ml SFIORÒ
Nel mio matri mon io ebbi in re-
galo un antico quadro raffigu-
ra nte la Madre del Redentore .
La mattina del 6 gennaio scor-
so, mentre ero ancora a letto,
improvvisamente sentii un gran-
de rumore: era il quadro che ,
caduto dalla parete , aveva bat-
tuto sulla spalliera del letto e poi
si era rovesciato a pochi centi-
metri dalla mia testa. Si ruppe
anche il vetro, ma senza uscire
dalla cornice. Per me si è trat-
tato di un grande rischio e quin-
di di una vera graz ia rice vu ta
da Maria Ausiliatrice , per cu i
se nto l'obbligo di un rin grazia-
mento pubblico.
Palesina Rina/di,
Cottanello (RI)
UNA
COSTELLAZIONE
DI INTERVENTI
Dopo un aborto spontaneo molto
doloroso , disperavo di poter
avere ancora dei fig li, tuttavia ho
co ntinu ato a prega re fervi da-
mente Don Bosco e san Dome-
nico Savio, indossandone
anche l'abitino . Dopo due anni
fui doppiamente esaudita con la
nascita di due bei gemelli ai quali
sono segui ti, dopo pochi anni,
altri tre figli. Aspettavo in seguito
il sesto figlio, ma le mie condizio-
ni non erano delle migliori per il
carico di lavoro in casa e a scuo-
la. Al settimo mese di gravidanza
proprio mentre ero a scuola ebbi
un'emorragia interna. Ricoverata
d'urgenza, i medici temettero di
non poter salvare me, né la
bambina nascitura. Dopo alcuni
giorni tra la vita e la morte, il chi-
rurgo decise d'intervenire con il
tagl io cesareo , nonostante il
grave rischio che ciò comportava
soprattutto per la piccola. Allora
io mi feci promettere dalla suora
che mi assisteva che si sarebbe
fatto tutto il possibile in sala ope-
ratoria per salvare non solo me,
ma anche la mia bambina, e di
nuovo mi affidai con tanta fede ai
miei due cari santi Don Bosco e
Domenico Savio. Al termin e del-
l'intervento, quando mi svegliai,
vidi il volto di mio marito che
commosso mi rassicurava :
salva anche la piccola, sta tran -
quilla!". Ho sperimentato in altre
occasioni quanto valga affidarsi
all'intercessione dei santi. Posso
affermare che tutta la mia vita e
quella dei miei fam iliari è costel-
lata di celesti interventi.
Annalisa So/daini, Salerno
MATTEO È ORA
LA NOSTRA GIOIA
Come genitori , ringraziamo la
Madonna e san Domenico Sa-
vio per la nascita del nostro Mat-
teo. Dopo cinque anni di matri-
mo ni o vive mmo la dolo rosa
esperienza del la perdita di un
bimbo al settimo mese di gravi-
danza. Il Signore però ci ha volu-
to dare un segno della sua bene-
volenza. Dopo altri due ann i è
nato Matteo , ed ecco come .
Durante la gestazione, temeva-
mo ma, rassicurati dalla fede, ci
fu consigliato di rivolgerci all'in-
tercessione del piccolo Savio e
ci venne donato il suo abitino .
Noi lo abbiamo pregato con fer-
vore. Il bimbo prima della nascita
stava perdendo il battito cardia-
co. Siamo sicuri che Domen ico
abbia illuminato i medici, i quali
so no ri corsi al parto cesareo.
Matteo ora è la nostra gioia .
Sentiamo il bisogno di far cono-
scere questa grazia, per la con-
solazione di tanti genitori che
spesso sono in lunga attesa
prima di avere un figlio .
Paolo e Patrizia Galeazzi,
Ancona
MERAVIGLIOSA
ESPERIENZA
Il 23 luglio scorso ho vissuto una
meravigliosa esperienza. Laura,
la mia piccola secondogenita di 5
anni, è nata con un'ernia ombeli-
cale molto aperta. Medici e chi-
rurghi che l'avevano visitata mi
avevano detto che se entro i sei
anni non si fosse chiusa, sareb-
bero stati costretti a intervenire
con un'operazione. Nella visita
fatta il 23 febbraio 2003, l'ernia
V. Dorotea Chopitea V. Rodolfo Komorek
MAGGIO 2 004 BS
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
fi rmate e senza ,-~capito. S:1
richiesta s1 porro omett ei e
l'indicazione ciel nom.e.
Attilio Giordani.
COMPARVE
UN SIGNORE
Il 26 gennaio 1995 mi trovavo
insieme con mio marito Sergio
nell'Ospedale san Raffaele di
Milano in attesa che mia figlia
Morena partorisse. Era previ-
sto un parto difficile per una
gestosi di mia fig lia che era al
sesto mese di gravidanza .
Mentre sono nella sala di atte-
sa vedo camminare nella
saletta un signo re che non
conoscevo. Erano circa le ore
10,00 . Alle 12,05 Morena par-
torisce , con diffico ltà e con
cesareo , Giada de l peso di
700 grammi. Alle 12,15 circa
ne ll a sa letta dove mi trovo ,
ricompare lo stesso signore di
prima che, avvicinantesi sorri-
dendo, mi mette prima le mani
sulle spalle, e poi mi tocca le
guance con tutte e due le
mani dicendo: nata! Signo-
ra, va tutto bene, allegria, alle-
gria". Resto sconvolta e com -
mossa. Mio marito che assiste
alla scena mi dice: "Chi è quel
signore , lo conosci?". "Assolu -
tamente no, rispondo, non l'ho
mai visto". E mentre parlo con
mio marito il sig nore non lo
vedo più . Giada , d opo un
mese di vita, è affetta da reti-
nopatia a entrambi gli occhi e
risultava molto larga, tanto che
inserendo il dito nell'ombelico si
aveva l'impressione di penetrare
nella pancia; come non bastasse,
un'altra piccola ernia era compar-
sa un po' più su. A questo punto
venne programmata per il 23
luglio la visita dell'anestesista e il
per il 24 l'operazione. Da una
persona del mio paese, devotis-
sima di san Domenico Savio ,
avevo sentito parlare di questo
piccolo eroe e dell'abitino: indos-
sandolo e pregando, tante perso-
ne erano state guarite. Così ho
richiesto alla vostra fondazione
l'abitino. L'ho subito fatto indos-
sare a Laura, contemporanea-
mente ho cominciato la novena
prescritta, chiedendo con fe rvore
di non far aprire il pancino a mia
figlia. Il giorno 23 luglio mi recai
deve essere operata con
urgenza . Dal Sa n Raff ae le
viene trasferita al Niguarda di
Milano; il peso della bimba è
di un chilo e ce nto gramm i.
"Non vi possiamo assicurare
nulla", sente nziano i medici.
L'operazione vie ne eseg uita
con esito positivo. Giada ritor-
na al San Raffaele dove resta
in incubatrice. Il 26 aprile 1995
viene dimessa dalla clinica; il
suo peso era salito a due chili
e 21O grammi. Giada ora ha
nove anni ; ve de bene , è una
bimba felice , sanissima e viva-
cissima. Ma una grossa novità
sopravviene il 20 settem bre
2003. Mi reco a san Bernardi-
no di Chiari (BS) per un co llo-
quio con don Si lvio Galli .
Come sempre da quest o
santo sacerdote salesiano c'è
molta gente in attesa; nell'atte-
sa mi reco in ch iesa per una
visita di preghiera . Sul tavo li-
netto in fondo alla chiesa sono
disponi bili varie immagi nette:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
e altri tra cui anche il Servo di
Dio Attilio Giordani , e ricono-
sco proprio in lui, quel signore
che nove anni fa mi aveva par-
lato nella sala di attesa del
San Raffaele. Mi son o sentita
come venire meno: sì , era pro-
prio lui , con la camicia aperta,
senza cravatta, con la giacca
grigia. Quel volto io non l'ave-
vo più dimenticato. Dopo nove
ann i mi semb rava di se ntire
ancora la tenerezza delle sue
mani sul mio viso. È presente
anche mio ma rito Serg io, e
anche lu i riconosce nella foto
dell'immaginetta il signore che
mi aveva avvicinato nella sala
d 'attesa de ll ' ospeda le San
Raffae le di Mi lano . Riferisco
subito il fatto a don Silvio Galli
che mi invita a promulgare l'e-
vento. Per me e per mio marito
si tratta di un miracolo. Rendo
grazie a Dio e al servo di Dio
Attil io Giordani.
Teresa e Sergio, Milano
con Laura a Bergamo. Il ch irurgo
con sua e mia grande sorpresa,
dopo la visita mi ch iamò per
comunicarmi: "Non c'è più alcuna
necessità di fare l'intervento! L'er-
nia è di appena due millimetri e
quella superiore si sta richiuden-
do. Ho l'impressione che, se con-
tinua così, nel gi ro di sei mesi
sarà chiusa". lo non sapevo se
ridere o piangere, e Laura era sul
lettino col magone. L'ho guarda-
ta, le ho sorriso e le ho detto:
"Hai visto, amore, san Domenico
Savio ha ascoltato la nostra pre-
ghiera!". Ora ho iniziato la nove-
na di nuovo, per ringraziarlo e
pe r affidargli un ragazzo di 16
anni di nome Antonio, ammalato
al cuore. Spero tanto che Dome-
nico possa aiutare anche lui.
Arienti Barbara, Suello (LC)

5.7 Page 47

▲back to top
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redazionale
FOCUS
Professor
MARIO TOSO
Salesiano
nativo di Mogliano Veneto
Dal 1980 all'UPS (Univ. Ponti!.
Salesiana)
Nel 1994 diventa decano
della Facoltà di Filosofia.
Nel 2003 viene eletto
Rettor Magnifico
Signor Rettore, come si sente nei panni di Rettor Magnifico?
Sono aumentate o no occupazioni e preoccupazioni?
L'UPS è realtà culturale che offre un servizio di formazione a van-
taggio dei giovani di tutto il mondo. Pertanto, chi diviene Rettore ma-
gnifico è chiamato a condividere, più da vicino, preoccupazioni e spe-
ranze della famiglia salesiana, e della comunità ecclesiale. Da questo
punto di vista crescono le responsabilità e gli impegni, assieme alla
gioia di donarsi agli altri.
Quali crede siano i problemi più urgenti della sua Università?
Attualizzare la missione e la specificità dell'UPS. Ciò richiede l' a-
deguamento dei mezzi, e dell ' azione formatrice ed educatrice. Occorre
preparare professionalità e intellettuali capaci di inserirsi nella cultura
odierna per vivificarla di valori umani e cristiani. Di fronte a problemi
complessi - come la finanziarizzazione dell 'economia, la globalizza-
zione, la salvaguardia dell'ambiente, la multiculturalità, le manipola-
zioni genetiche, il prevalere di oligarchie tecnocratiche e massmediati-
che - bisogna offrire categorie interpretative e progettualità valide,
specie in una temperie culturale che dà credito all'agnosticismo e al
relativismo morale.
L'UPS è frequentata da ecclesiastici e laici giovani in stragrande
maggioranza. Vi sono iniziative particolari per i suoi studenti, oltre
ai corsi ordinari?
L'Università si apre a iniziative integrative, quali l'aggiornamento di
varie categorie di persone (animatori vocazionali, missionari, inse-
gnanti), la pastorale universitaria. Mi piace segnalare l'organizzazione
di veri e propri laboratori nell'area della musica, dell'arte, dell 'incon-
tro tra i popoli, dell'animazioné sociale, della solidarietà, del mutuo
aiuto tra studenti. E ancora corsi di informatica per la terza età, di dot-
trina sociale cristiana e l'ambiente, ecc.
Com'è il rapporto professori/studenti?
Il fatto di essere un 'Università salesiana impegna ogni docente in
un'accoglienza e in un accompagnamento culturale improntati allo
stile e alla pedagogia maturati nel!' esperienza unica di Valdocco da
Don Bosco. Dimenticato questo impegno, verrebbe meno la ragion
d'essere di un ' università salesiana.
"SALIM"
Ha 10 anni e vive più in
strada che in famiglia, come
fanno, del resto, tantissimi ra-
gazzi e ragazze di Altamira,
nello Stato del Pani in Brasile.
Ma una triste mattina all'im-
provviso Salim (il nome è fit-
tizio ma la storia è vera) viene
avvicinato da alcuni scono-
sciuti, e costretto con mezzi
alquanto sbrigativi a salire su
una macchina, che lo porta ve-
locissima in una località sco-
nosciuta. Si ritrova con altri
ragazzi, prigioniero in un luo-
go frequentato da strani tipi
incappucciati, che si radunano
per cantillare strane preghiere
e compiere strane cerimonie.
Salim è ricomparso qualche
mese dopo ad Altamira, orren-
damente mutilato. Tragico e
incredibile il suo racconto fat-
to alle autorità. Vittima in un
rito satanico, egli con non
pochi altri ragazzi, alcuni di
soli otto anni, attraverso ceri-
monie tanto crudeli quanto de-
menziali, è stato evirato per
fornire agli adepti della setta
satanica Lus degli organi da
utilizzare nei loro riti, volti a
rafforzare o donare la fertilità.
Sono scattate le indagini an-
che per le pressioni di molti
genitori i cui figli avevano su-
bito la stessa sorte. Lunghe in-
dagini che si sono scontrate
con omertà e connivenze an-
che tra le forze del! 'ordine.
Non si è riusciti ancora a ve-
der chiaro in queste incredibili
atrocità consumate su mino-
renni e Salim e gli altri aspet-
tano ancora giustizia.
BS MAGGIO 2004

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TAXEPERçUE
TASSA RISCOSSA
FIRENZE C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
La città del Cigno Bianco
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di Marta Rossi
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Giovani e notte, un'intervista
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DIBATTITI
di Severino Cagnin
Ferie uguale libri , poesie, ecc. ma .. .
INSERTO CULTURA
di Natale Mattia/i
Il museo CITES