Bollettino_Salesiano_200306

Bollettino_Salesiano_200306

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

1.2 Page 2

▲back to top
di Pascual Chavez Villanueva
I MILLE VOLTI
DI DON BOSCO
SPERANZA
CONTRO OGNI
EVIDENZA
Don Bosco, quasi un nuovo Mosè: la speranza contro l'evidenza.
La sua speranza non è mai venuta meno. Il credente vive
quanto spera, crede in una promessa, anche se non ne vede
ancora la realizzazione. Questo tipo di credente fu Don Bosco.
''Come se vedesse !'Invisi- , resero protagonisti, accanto a Lui,
bile" è un 'espressione di una storia formidabile , quella del-
che l'autore della lettera la salvezza del singolo uomo e del-
agli ebrei usa per lodare la fede di l'intera umanità.
Mosè: "Per fede, Mosè partì dall'E-
gitto, senza aver paura dell'ira del Ciò che in tutto questo c'è di
re . Rimase fermo nella sua decisio- meraviglioso è il fatto che il cre-
ne , come se vedesse l'Invisibile" dente vive già adesso quanto anco-
(Eb11 ,27) . Attribuendola a Don Bo- ra spera, anticipando così il pos-
sco se ne modifica notevolmente la sesso di ciò che gli è stato promes-
portata: mentre per Mosè la visione so . La fede dell'uomo biblico è, ·
di Dio rafforzò la fedeltà in un mo-
mento concreto della vita, per Don
Bosco quella visione dell'Invisibile
costituì la forma abituale dell 'esi-
stenza. Don Bosco avrebbe con-
vertito in atteggiamento di tutta la
vita quanto Mosè esercitò per il
periodo in cui ebbe l'ordine di gui-
dare il suo popolo fuori dall'Egitto,
verso la Terra Promessa.
I Giuseppe Sartori (Fotografia Unione)
Don Bosco a 63 anni
Torino, 1878.
Originale, stampa all'albumina,
cm 9,8x13,4.
innanzitutto, fiducia in una promes-
sa, cammino verso un avvenire ; si
crede in Chi può darci quanto an-
cora non ci ha dato in passato né
possiamo darci da noi stessi nel
presente; come successe per Abra-
mo , come successe per Maria
(Gn15,5; Lc1 ,30). Infatti, Dio nella
Scrittura, prima di chiedere fede,
dona speranza; prima di presentare
le sue esigenze, infonde coraggio e
Questa fede fu definita "un
modo di possedere già le cose che
si sperano" (Eb11, 1). Il credente
Mosè e l'uomo di fede che fu Don
Bosco, camminarono entrambi ver-
so quanto non esisteva ancora, e si
fissarono come meta ciò che anco-
ra non vedevano; furono uomini
capaci di forzare il cuore di Dio a
liberare salvezza. Poterono farlo
perché si mantennero fedeli alla
speranza, aggrappati a una realtà
che non riuscivano a vedere, ma
che proprio o nonostante questo si
impegnarono a raggiungere , sorretti
da quella fede che mai, nemmeno
per un istante, vacillò in loro. Sicuri
di poter contare a occhi chiusi su
ciò che Dio loro prometteva, si
GIUGNO 2003 BS

1.3 Page 3

▲back to top
fiducia; ossia, s'impegna con il cre-
dente a creargli un futuro . L'uomo
crede quando si affida, può osare
di sognare un futuro che è realtà
solamente nella mente del suo Dio:
il credente vive così nell'attualità di
quanto ancora spera, sicuro della
fedeltà di Dio alla sua parola.
Sapere che Dio è impegnato per il
nostro avvenire porta a sperimen-
tarlo nel presente, senza bisogno di
aver visto la realizzazione totale
della sua promessa; essere certi
della fedeltà di Dio conduce a ricer-
care negli eventi della propria esi-
stenza le orme di quel Dio in cui si
spera.
Una simile fede è presente e
operante in quanti vivono l'atte-
sa, in quanti, malgrado la povertà di
essere e di possibilità, mantengono
la ragione della loro speranza an-
che in un ambiente ostile, perché
sanno portare già fin da adesso il
peso delle promesse di Dio che
devono ancora verificarsi. Viaggiare
la vita avendo come unico viatico
qualche promessa è impresa da
patriarchi, cioè da veri credenti in
seno al Popolo di Dio : la fede del
patriarca è quella di chi , potendo
sopportare il differimento di ciò che
gli è stato promesso, crede contro
qualunque evidenza, e crea il futuro
di Dio per i suoi. Questa fu la fede
di Abramo (Gn12 ,1-4), di Mosè
(Es3, 10; 5, 1), di Maria (Lc1 ,38-39).
Questa fu anche la fede di Don
Bosco: "Il fondamento di quella sin-
tesi che lo fece vivere costantemen-
te in una profonda unione con Dio,
rendendolo un vero contemplativo
dell'azione, fu la ·sua fede concreta
ed esistenziale che lo portò a sco-
prire Dio nelle realtà di ogni giorno,
e lo spinse a un costante impegno
per liberare, attraverso il lavoro, tutte
le realtà spesso intrise di peccato"
(CG20, 534) . La sorprendente capa-
cità creativa di Don Bosco, concre-
tizzata in opere, scritti, famiglie reli-
giose , era la conseguenza del suo
credere contro ogni evidenza, "come
se vedesse l'Invisibile", "toccando il
cielo con il dito" (E. Ceria).
I Per Mosè la visione di Dio rafforzò
la fedeltà in un momento concreto
della vita.
Giugno 2003
Anno CXXVII
Numero 6
In copertina :
G li iniz i d ell 'orato rio
si configura no com e
un 'az ione educa ti va
di strad a. Don Bosco
cercò i g iova ni, l i trovò
per strad a, accompagnò
la lo ro cresc ita attraverso
p ercorsi educativi
d'avanguardia.
(Foto: Santo Cieco)
f/11fNm;
®~Jf!J(J'Jj)
Mens ile di informaz ione
e cu ltura religiosa ed ito
dalla Congregaz ione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
- CHIESA
12 Resistere verbo cristiano
- G,ovANI
14 La generazione elettronica
- M,ss10N1
18 Hic sunt leones
di Silvano Stracca
di Vito Orlando
di Giancarlo Ma nieri
- COPERTINA
20 Sulla strada coi giovani
di Paolo Gam bini
- INSERTO CULTURA
23 li Museo del Guayco
- FMA
28 25 ann i giovani
di Nata le Maffioli
di Maria Antonia Chine/lo
- RUBRICHE
2 li Rettor Maggiore - 4 li punto giovani - 6 Lettere al Direttore - 8 In Ita lia e nel
Mondo - 11 Osservatorio - 16 Box - 17 Zoom - 22 Lettera ai giovani - 27 Doctor J. -
30 Libri - 32 On Line - 34 Come Don Bosco - 36 Movimento salesiano - 37 Laetare et
benefacere ... - 38 Sfide etiche - 40 Diba ttiti - 42 I nostri morti - 43 li mese - 44 Viag-
gi - 46 I nostri santi - 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Anto nia Chinello
Nadia Ciambrignoni Gianca rlo De Nicolò • Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Collaboratori: Ernesto Gattoni - Giuseppina Cudemo
Graziella Curti Carlo Di Cieco - Bruno Ferrere
Sergio Giordani - Cesare Lo Monaco
Jean-François Meurs - Giuseppe Morante - Vito Orlando
Marianna Pacucci - Roberto Saccarello - Fabio Sandroni
Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano Oemarie
Chiara Fantini - Vincenzo Odorizzi - Guerino Pera
Pietm Scalabrino - Gianpaolo Tronca
Progetto grafico e impaginazione: Pier Bertene
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Edizione Cooperatori: Ufficio Nazionale, Via Marsala 42
00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2. 1949
Diffusione e Amministrazione: Gregorio Jaskot (Roma)
Fotocomposizione: Puntografica s.r.l. - Torino '
Sta mpa: Mediagraf s.p.a. - Padova
..
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
http://biesseonline.sdb.org
11 BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 55 edizioni e 24 lingue diverse. Raggiunge 151 Nazioni
in cui operano i salesiani.
Via della Pisana 11 11 - 001 63 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.556
e-mail: <biesse@sdb.org>
Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO NEL MONDO
Ccb 32631/99 - Banca Intesa
Filiale Roma 12 - ABI 03069 - CAB 05064
Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
f Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS GIUGNO 2 003

1.4 Page 4

▲back to top
di Carlo Di Cieco
RESISTENZA
E RESA
Resistere contro ogni violenza ... come fece Bonhoeffer 60 anni fa
nel carcere da cui sarebbe uscito solo per essere impiccato.
Come fanno oggi tanti giovani sventolando le bandiere della pace
in tutto il mondo ...
,,Q ui mi sono chiesto spesse
volte dove passi il confine tra
la necessaria resistenza e
l'altrettanto necessaria resa davanti al
'destino"'. "Qui" è il carcere militare
giudiziario di Berlino-Tegel. Anno 1943, in
aprile. Sono passati esattamente 60 anni.
A porsi l'interrogativo ricorrente è il
pastore evangelico Dietrich Bonhoeffer,
che morirà impiccato dai nazisti nell'aprile
del 1945 nel campo di Flossemburg, con
l'accusa di aver cospirato contro Hitler. Le
sue lettere dal carcere sono state raccolte
in un volume da un amico che ha creduto
di indovinarne il messaggio centrale
titolandolo con un'esP,ressione dell'autore:
"Resistenza e resa". E diventato uno dei
libri cristiani più fortunati del secolo XX.
Sono pagine che intrigano ancora. Non ci
sono ricette, ma spunti di riflessione e un
metodo per tramandare la fede cristiana
senza formule banali.
È stato Bonhoeffer, dal carcere, a
coniare l'immagine del "Dio tappabuchi"
dal quale occorre fuggire lontano anziché
rifugiarvisi come ultima risorsa alle nostre
indolenze, sperando, da pusillanimi, che
sia Lui a toglierci le castagne dal fuoco. Il
Dio tappabuchi è un dio pregato e cercato
alla grande, ma rimane la suprema figura
di un dio non educativo che si regge
sull'immaturità d~lle persone, protratta
sino alla morte. E lo stesso dio dipinto
dagli uomini sulle ogive delle bombe. Il
suo culto scatta a ogni vigilia di guerra. Il
suo mantello viene steso a giustificazione
delle nostre violenze e delle nostre
passioni. A cominciare dal business che,
oggi, è il cuore dell'universo degli umani.
Anche in guerra dove si punta, ormai , ad
affinare il raccordo tra dominio e frontiere
tecnologiche che permette di moltiplicare
un business gigantesco. E per questo,
quando non solo la violenza ma pure la
scienza, con le sue scoperte travolgenti
applicate alla guerra e all'ambito bioetico,
tornano regine della storia, c'è forte la
tentazione di sostituire con un dio
tappabuchi, accondiscendente ai nostri
egoismi, il Dio Amore che si è rivelato in
Gesù.
O Queste lettere non ingiallite dal tempo
trascorso, ma rimaste di rarissima
attualità, potrebbero servire per aprire
orizzonti a quelle centinaia di migliaia di
giovani e adulti che hanno marciato e
marciano per la pace , per un mondo
senza guerre, odi e ingiustizie.
Essi , come allora Bonhoeffer, si trovano a
porsi la domanda ineludibile sui limiti della
resistenza e della resa a un destino che
sembra stravolgere la vita di milioni di
uomini e donne. E lo stesso mondo
educativo si deve rapidamente interrogare
se sia da scegliere la resistenza al
pericolo insito nell'attuale modello di
globalizzazione, attrezzandosi per farla , o
se sia scoccata l'ora della resa
incondizionata alla logica che finora la
governa.
Gli educatori devono scegliere se
diventare alfieri e teorici fiduciari del
mondo che ci viene dipinto dai cantori del
capitale e dello sviluppo illimitato, pronti di
volta in volta ad armarsi con gli artigli
della guerra e del terrorismo per piegare
gli awersari, o se invece, più
coerentemente, debba elaborare percorsi
e dare sostegni , anche pratici , affinché la
capacità di resistenza a questa disperante
prospettiva m~tta radici e generi speranze
nuove di vita. E già partita la caccia alla
formazione solidale che si vuole oramai
rapidamente sostituire con la formula
della formazione competitiva. Non è solo
la competizione che garantisce
professionalità, come tanti educatori oggi
sembrano credere.
La domanda dei giovani che marci
per le strade chiedendo la pace, che
angosciano davanti a scenari dì
violenza, che soffrono i colori CLIP.i del
futuro senza lavoro o con lavoro
precario e asservito, con amori
stagionali, che nella notte del diritto
vedono impallidire ogni credibilità delle
parole, è quella di sapere se sia fondato
e credibile l'impegno per un mondo
nuovo, che oggi significa, diverso e altro
dal percorso obbligato del neoliberismo.
Che , dal modello economico - norn
facciamo finta di ignorarlo-, ha ricadute
sulla scala dei valori , sui modelli
familiari , sociali , culturali , religiosi,
educativi e interpersonali. Proprio
stridenti rispetto alle belle cose sulla vita
e l'amore, che si leggono nei vangeli di
Gesù di Nazareth e sul Dio che
quell'uomo di Galilea, poi crocifisso
perché divenuto troppo scomodo,
chiamava Padre.
GIUGNO 2003 BS

1.5 Page 5

▲back to top

1.6 Page 6

▲back to top
problema (era alle porte sulla pelle nuda delle perso- che ti mettono nelle loro
quella contro l' Iraq) , affer- ne. Non dimenticare che, se mani. Oggi del corpo si fa
mando che la pace è dono di non hai più nulla da nascon- mercato . Beh, non metterti
Dio , rifiutando l'idea del con- dere, non interessi più a nes- troppo in vetrina, è come se
flitto di religioni, ribadendo suno e sono molte le cose che ti mettessi in vendita...
I Monsignor Bortolaso
riceve un
riconoscimento dai
musulmani di Aleppo.
che pace e convivenza sono
l'unica via possibile.
f)L PUDORE. Caro diret-
tore, più di una volta la
mia bisnonna (io ho la fortuna
- o la disgrazia? - di averla
ancora, anche se non ho più la
nonna) mi qualifica come una
perdi: la riservatezza, l' inte- anche se non è vero , gli altri
l.l riorità, il riserbo, la pruden- ti vedono così!
za, la cautela, la delicatezza,
la modestia, la morigeratez-
za, il ritegno, la pudicizia, la
ESATTORE. Gentile
compostezza. . . troppe le vir-
Direttore, mi chiamo
tù, i sentimenti, i comporta- Giovanna [... ] ho 28 anni e
menti toccati e indeboliti. . faccio parte da sempre del
Pensaci. Che cosa ti rimane MGS [ ... ]. Da un anno ho tro-
di intimo ? Solo l'angoscia , il vato un lavoro, quello dell 'E-
"spudorata" per via di un cer- do/ore , il tormento , la ma- SAITORE, proprio come
,.El Cl CREDE? Lei, di-
1,;~ettore, ci crede davvero
alla possibilità che religioni
tanto diverse come islam e
cristianesimo possano convi-
vere e collaborare? [.. .] Mi
faccia un solo esempio "ve-
ro", che riguarda però non il
popolino che è sempre possi-
bile perché se ne f ... di ideo-
logie, ma tra le gerarchie[... ]
Franco, Rovereto
Non afferro bene che cosa
precisamente lei voglia inten-
dere con esempio "vero", tut-
tavia per quel che ho capito,
l'accontento. Se sono fuori
del seminato, beh, al limite mi
riscriva. Dunque. .. Giusto un
anno fa ha presentato le pro-
prie dimissioni per raggiunti
limiti di età (in "ecclesiasti-
chese" si dice a norma del
Canone 401 §1 del CDC), il
vescovo salesiano dei latini di
Siria monsignor Bortolaso.
Sono stati invitati alla ceri-
monia d'addio il Muftì di
Aleppo, lo sceicco Hassoun
capo spirituale di oltre 6 mi-
lioni di musulmani, "per rin-
novare l'armonia e la convi-
to mio "innocente" abbiglia-
mento. Ma che cos'è infine il
pudore? Io penso che oggi ha
poco senso, e anche le mie
amiche sono d'accòrdo. I miei
sono exallievi e abbonati al
Bollettino, scrivo a lei. Me la
dà una risposta?
Daria, Roma
Perché no? Ti avrei anche ri-
sposto a parte se avessi mes-
so il mittente sulla lettera. Il
pudore? Intanto non credo
sia una questione di abbiglia-
mento. E piuttosto un senti-
mento che ti difende. Da chi?
Ma dagli altri, per esempio,
dai loro sguardi, dai loro de-
sideri. Vedi, ci sono sguardi
(e desideri) semplici, dolci,
che ti colmano l'anima e il
cuore, ti fanno sentire impor-
tante; ma ci sono anche
sguardi cupidi che uccidono
la tua identità di donna per
far affiorare quella di ogget-
to, di strumento; sguardi che
ti oggettivizzano e ti conse-
gnano nelle mani del'altro.
"Il pudore ti difende dagli
aspetti equivoci e morbosi del
sesso" (è la definizione del
lattia ... le cose insomma che
tutti fuggono, che non inte-
ressano nessuno. Agli altri
interessa non te per quello
che sei, o senti, ma per il
corpo che hai, e per il pudo-
re che non hai, cose tutte
APPELLI
Cerco statua di Maria Bam-
bina in cera o ceramica, e
santini. Del Nero Claudia,
Via Stelvio, 19 - 23017
Morbegno (SO).
Cerco vecchie copie di Fa-
miglia Cristiana. Amo leg-
gere questo periodico, ma
non ho possibilità di com-
prarlo. Abitandp a Roma,
sono disposta a venire a riti-
rarla personalmente. fill!r:
misch@tiscalinet.it
Sono un invalido civile
(100%) con la passione del-
la raccolta di cartoline, fran-
cobolli, marche da bollo,
santini, statuine, bambole...
Larentis Glauco, Viale Ti-
gli, 3 - 38100 Trento.
Matteo/Levi e devo dire che
non è stato facile accettarlo.
La cosa più difficile è entrare
nelle case della gente e chie-
dere di pagare le tasse, altri-
menti... pignoro tutto! Essen-
do figlia di Don Bosco ho tro-
vato in lui la forza e la chiave
per dare un senso a questo in-
grato compito. Quando vedo
la povertà, la sofferenza, la
malattia, capisco che devo
portare loro un sorriso incon-
dizionato che non è tipico
dell'esattore, ma lo è per chi
guarda con gli occhi di Dio.
Così il mio lavoro è diventato
strumento per conoscere le
difficoltà degli altri, e portare
loro un po' di quella serenità
che Don Bosco mi ha dona-
to ... per donarla.
Giovanna
Grazie , signora!ina Giovan-
na, per questa sua testimo-
nianza, grazie anche a nome
di quelli che invece della de-
nuncia o del pignoramento ri-
cevono un sorriso, grazie per-
ché invece che un funzionario
trovano una persona umana,
invece della fredda burocra-
venza pacifica tra cristiani e
musulmani". Erano presenti
anche un ministro di Stato , il
segretario del partito Baas, il
sindaco di Aleppo, il vice pre-
sidente del!'Assemblea del po-
Devoto Oli). lo non credo che .
sia bello pubblicizzare il pri-
vato più intimo, sbandierare
"come" sei è in qualche mo-
do sbandierare "chi" sei, il
che significa mettersi in piaz-
Vorrei corrispondere con
chiunque vuol fare amici-
zia. Francesco Pavese, Via
Prof. Garberoglio, 16 -
14040 Vinchio (AT).
zia l'accoglienza amicale. ..
Perché si può esigere il ri-
spetto della legge con i meto-
di di un fratello invece che
con quelli di un burocrate.
polo, gli Ulèma musulmani
ecc. Sa su che cosa hanno in-
centrato la serata? Sulla vita
comune tra cristiani e musul-
mani, esprimendo la volontà
di continuare il dialogo che
in Siria dura dal 1400,facen-
do fronte comune contro la
guerra che non risolve alcun
za, offrirsi in balia di tutti,
squadernata, scoperta, senza
più mistero. Togliere il miste-
ro di (a) una persona è ridur-
la a un oggetto qualsiasi. E
non metterti in testa che esse-
re senza veli voglia dire esse-
re "sincera", la sincerità viag-
gia su strade diverse che
Scambio biglietti lotteria
gratta e vinci, figurine cal-
ciatori Panini, cartoline,
santini, monete e cartamo-
neta, schede telefoniche,
francobolli. Zito Rocco,
Via P.F. Denza, 20 -
10151 Torino.
r.JMA? r.JENZA SE E SENZA
Egr. direttore
[...], non sono per la pace
"senza se e senza ma". Chi
predica questo tipo di pacifi-
smo non può definirsi uomo
di pace, ma uomo al servizio
e a uso dei dittatori presenti
GIUGNO 2003 BS

1.7 Page 7

▲back to top
su tutta la terra [... ] La rimo- rebbe meno terrorismo: ricordare che il nostro ordi-
zione di questo dittatore (Sad- "Non. c'è pace senza giusti- namento le ha rifiutate pro-
dam n.d.r.) è un obbligo mo- zia". Utopia? È più "igieni- prio perché pene del genere
rale (per) non avere la paura co" credere ali' utopia che non si configurano come te-
che sopra le nostre teste e alle bombe intelligenti, mi rapia, o strumento di "riabili-
Q quelle dei nostri figli possa creda.
passare un piccolo aereo da
turismo che faccia uscire del-
tazione" , ma come applica-
zione di una rigida giustizia
più vicina alla vendetta che
l'antrace in polvere o del -' CIASCUNO IL SUO. alla ri/educazione del mal-vi-
gas...
Egregio direttore, i me- vente.
Daniele, Sassari dia hanno evidenziato episodi E poi, perché per lo stupro
di stupro... ad opera di extra- sì e per altri reati no?
Le considerazioni da fare sa- comunitari... un parlamentare Ed è lecito e/o dignitoso per
rebbero molte sulla sua lette- ha proposto l'evirazione per uno Stato prendere in prestito
ra... Mi limito a trascriverle chi si macchia di tali delitti... leggi di altri Stati o altri ordi-
qualche brano della lettera Personalmente sono per un de- namenti giuridici ?
che un certo Bowman, ex ciso inasp1imento delle pene... Anche sul versante religioso
combattente del Vietnam, ha e per .gli islamici propongo la cosa fa acqua. I termini più
scritto al presidente Bush. l'applicazione nei loro con- ricorrenti nella religione cri-
"Lei, signor Presidente, non fronti della legge coranica... stiana sono quelli di grazia
ha raccontato al popolo ame-
ricano la verità sul perché
Grazia@ ...
(come il suo nome!), di mise-
ricordia, di perdono , di metà-
siamo bersaglio del terrori- Cara Grazia@.. . capisco la noia, cioè cambio di menta-
smo [. . .] Siamo odiati perché sua indignazione e la propo- lità, sterzata a "U" , conver-
il nostro governo ha fatto sta di una pena adeguata per sione in.somma! E quando nel
cose odiose. In quanti paesi, certi delitti : se sei islamico cristianesimo si parla di giu-
agenti del nostro governo applico per te la legge corani- stizia, si tratta di una giusti-
hanno deposto dirigenti eletti ca. E va bene; ma se sei bud- zia particolarissima, non quel-
dal popolo, sostituendoli con dista, oppure khasi, o bantiì, o la "sic et simpliciter" distri-
militari/dittatori, marionette xavante, ·o bororo? ... Perché, butiva... Mi permetta di sug-
desiderose di vendere il loro vede, se passa un'eccezione gerirle la lettura attenta della
popolo a corporazioni ameri- alla legge dello Stato, qual è parabola degli operai dell' ul-
cane multinazionali [. . .] per- il motivo per cui non può pas- tima ora (Mt 20,1-16). Quel
ché la ricchezza della loro sanie un'altra, e un' altra, e tipo di giustizia Il è la giusti-
terra potesse essere presa da un'altra ancora ?... Ma ho zia secondo Gesù. Lontana
imprese come la Sugar, Uni- altre domande nel carniere. mille migliaia di miglia dalla
ted F(uits Company, Folgers, Ad esempio: derogare alle nostra...
ecc. E per questo che siamo leggi della propria nazione Lei comunque ha posto un
bersaglio di terroristi [. . .] Di non significa/orse
grosso problema sul tappe-
Paese in Paese il nostro go- andare contro la Costituzio- to ... Peccato che poi propon-
verno ha soffocato la libertà ne?
ga di risolverlo con non tanta
e calpestato i diritti umani. È Abdicare in qualche modo "grazia" , cara Grazia! Vede,
per questo che siamo odiati alla sovranità nazionale?
tutti gli Stati del mondo trasu-
intorno al mondo [.. .] Ha Confessare che le leggi del dano di leggi: il nostro ordi-
mai sentito dire che un.' am- proprio Paese non. sono ca- namento ne ·conta più di 600
basciata canadese, svedese o paci di garantire un' armoni- mila e sono in espansione...
norvegese sian.o state bom- ca con.vivenza fra tutti quelli Alcuni Paesi applicano pene
bardate? Noi non. siamo che vi hanno dimora?
durissime, fino alla tortura,
odiati perché pratichiamo la E non è finita. Un lettore sug- alla mutilazione, alla morte,
democrazia o la libertà e i geriva la pena dantesca del ma certi delitti continuano
diritti umani, ma perché il contrappasso, un altro, che si imperterriti a essere commes-
nostro governo nega queste sentiva veterocattolico - va a si. San Paolo che la sapeva
cose ai popoli dei Paesi del sapere che cosa significa per lunga a proposito di legge di-
terzo mondo, le cui risorse lui! - sosteneva quella biblica ceva che serve a poco , anzi
fan.no gola alle multinaziona- del "taglione". Poiché anche addirittura la legge rende
li [.. .] Caro Daniele, la lette- la sua proposta si avvicina a schiavi... Con questo non vo-
ra è ben più più lunga e fero- queste, mi corre l'obbligo di glio dire che le leggi non
ce di quella che ho trascritto.
siano necessarie, tutt'altro.
Ma basta. Concludo affer-
Voglio solo affermare con
mando che ha ragion.e il
Papa quando proclama che
"mai potremo essere felici
gli un.i contro gli altri", e che
se ci fosse più giustizia ci sa-
Non ci è stato passi.bile pub-
blicare tutte le lettere pe;v:;
nute in reda z1.one. C
. Provvederemo a
sscuuositeammpoo. alla pubblicazio-
ne o alla risposta personale.
forza che la via maestra per
"cambiare vita" e liberarsi
dai legami di morte è quella
di seguire il Vangelo. Piaccia
o no!
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci . Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Pe r la vostra co rrispon -
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail: biesse@ sdb.org
BS GIUGNO 2003

1.8 Page 8

▲back to top
ROMA, VATICANO
I vescovi dell 'Africa Nord
(CERNA), in visita "ad limi-
na" hanno discusso a lungo
sui problemi evidenti della re-
gione e sulla convivenza coi
musulmani perché il dialogo
ecumenico continui a tutti i li-
velli. Essi hanno concluso il
loro raduno con un significa-
tivo pellegrinaggio ad Assisi,
la città della pace. Tra loro
era anche il salesiano don
Kierbiedz Tadeusz, vicario ge-
nerale di Bengasi. I salesiani
sono presenti ufficialmente in
Tunisia e in Marocco. La Li-
bia dal 1936 ha una presenza
collegata all' ispettoria salesia-
na di Pila.
S. VELLORE, INDIA
SENTINELLE
DEI MEDIA
Il gruppo si chiama Media
Alert ed è costituito da giova-
ni studenti dell 'Auxilium Col-
lege di Vellore. Lo anima
suor Sheila coordinatrice di
Comunicazione sociale dell'i-
spettoria di Madras. Durante
un incontro di studio a Livello
internazionale ha presentato
l'impegno suo e dei giovani
nella media education, un set-
tore tanto importante in un
Paese ritenuto il maggior pro-
duttore di film del mondo. Le
attività di cui si occupano i
partecipanti al gruppo sono
PORTICI, ITALIA
CENTO ANNI
I salesiani nella bella cittadina
alle porte di Napoli ci stanno
da cento anni; essendovi sbar-
GIUGNO 2003 BS
varie: dall'analisi dell ' impat-
to dei media, a seminari, di-
battiti e anche alla denuncia
di pellicole violente che pro-
ducono effetti devastanti sui
soggetti più giovani. Secondo
il sistema di Don Bosco, suor
Sheila con un 'azione educati-
va mirata, prepara i ragazzi/e
alla percezione critica dei
media, a uno stile d'informa-
zione corretto, a uno studio
attento delle dinamiche co-
municative. Il gruppo è ap-
prezzato anche dalle istituzio-
ni civili della regione del
Tamil Nadu e allarga il suo
raggio d 'azione anche al di
fuori delle scuole in cui opera
in prevalenza, preparando pro-
grammi speciali per genitori
ed educatori.
cati nel 1903. Il 31 gennaio
u.s. è stato inaugurato ufficial-
mente l'anno centenario: dal
pulpito della chiesa pan-oc-
chiale salesiana. Si comincia
con la torta "Don Bosco" che
apre i festeggiamenti in alle-
gria, si continuerà con com-
memorazioni ufficiali, ed
eventi che vedranno la parteci-
pazione del cantautore Paolo
Auricchio, del vignettista Pao-
lo Del Vaglio, del cabar·ettista
Benedetto Casillo, dell ' attore
Sergio Castellitto, del regista
Renato Scarpa, della presenta-
trice Monica Leoffredi, del
giornalista Antonio Lubrano.
Saranno invitati tutti i pan-oci
e i direttori di oratorio che
sono passati a Portici. Sarà un
anno di 1ilancio verso nuovi
traguardi.
SCUTARI, ALBANIA
In occasione del 10° anniver-
sar·io della presenza salesiana
in Albania, è stata consacrata
la nuova chiesa dedicata a Don
Bosco presso l'opera salesiana
della città di Scutari che com-
prende l' aspirantato, il novizia-
to, il centro catechistico, l'ora-
torio e i corsi professionali per
tecnici del computer, termo-
idraulici, meccanici. La chiesa,
progettata dall 'arch. Nicola
Danza di Foggia, serve l'intera
popolazione giovanile della
città, poiché il suo orat01io è
interpan-occhiale. Alla consa-
crazione era presente anche il
Rettor Maggiore don Pascual
Chavez.

1.9 Page 9

▲back to top
reda z ionale
ROMA, SALA
MARCONI
Un grande salesiano
È stato presentato dal diretto-
re del TGR Rai, Angela Butti-
glione, il 3 marzo scorso, il
libro delle vicende di padre
Tone (Antonio Bresciani) - di
cui il BS parlerà più ampia-
mente - una vita impegnata
totalmente a favore delle co-
munità campesine dell'Ecua-
dor, alle quali egli ha dato so-
stegno spirituale, sociale, cul-
turale ed economico. Il volu-
me, sponsorizzato dalle Ban-
che del Credito Cooperativo,
e scritto con grande intelligen-
za e sensibilità da Gian Mario
Andrico, sottolinea con pun-
tualità questa awentura che
ha dato come frutto, tra l'altro,
la traduzione della Bibbia in
lingua quetchua e la creazio-
ne di centinaia di piccole
casse rurali che nei villaggi
erogano credito ai campesini
(60 mila le famiglie raggiun-
te) , creando uno sviluppo du-
raturo nelle campagne col si-
stema del microcredito.
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
PUNTA PRINCESA,
FILIPPIN E
11 superi ore sal esi ano delle
Filippine, i spettori a del Sud,
nominato vescovo, è sta-
to consacrato il 19 febbraio
u.s . con una grande parteci -
pazi one dei fedeli della di o-
cesi di cui di a poco sar eb-
be di ventato pastor e e guida.
A conferirgl i l ' ordine epi -
scopal e è stato l o stesso car-
di nal e di Cebu Ricard o
V idal. Il 20 marzo, i l nuovo
vescovo ha fatto l ' ingresso
nell a sua di oces i di K ahag-
kal an e ha inizi ato il suo
apostol ato.
I MISTERI DELLA LUCE
DEI CAVALIERI DI MALTA
Fin dalla sua fondazione, l'Ordine degli Ospe-
dalieri di san Giovanni aveva la sua sede nella
chiesa di Santa Maria Latina in Gerusalemme.
L'Ordine, dunque, iniziò la sua benefica attività
sotto la materna protezione della Madonna, in
una chiesa a Lei dedicata. La devozione alla
Madre di Dio avrebbe accompagnato costante-
mente i Cavalieri della Croce ottagona. Tra i
santuari innalzati a Rodi, una speciale menzio-
ne merita quello sito sul Monte Filermo dove la
Vergine era venerata con il titolo di Nostra
Signora di Tutte le Grazie. I Cavalieri resero
grandi onori a Maria anche durante i 268 anni
della loro permanenza a Malta e, grazie alla sua
intercessione, ottennero importanti vittorie con-
tro la Mezzaluna.
Le Poste Magisteriali hanno, quindi, voluto
solennizzare l'anno del Rosario (Cfr. Lettera
Apostolica "Rosarium Virginis Maria e" del 16
ottobre 2002) attraverso una splendida serie
dedicata al 5° Mistero della Luce. L'emissione
comprende un foglietto da 25 scudi riproducente
per intero il dipinto di Luca Signorelli "Comunio-
ne degli Apostoli", conservato presso il Museo
Diocesano di Cortona, e due francobolli da 6
scudi uniti in coppia orizzontale, raffiguranti i
particolari del gruppo degli Apostoli e di Gesù
nell'atto di somministrare l'Eucarestia. Costo
totale: 37 scudi, corrispondenti a 8,88.
Per eventuali prenotazioni:
Poste Magisteriali, via Bocca di Leone, 68 -
00187 Roma. te/. 06.675.812.54
Per saperne di più: -n- 0761/307.124
BS GIUGNO 2 003

1.10 Page 10

▲back to top
l00annifa
Il BS giugno 1903 si presenta come un numero monote-
matico. Riporta, infatti, un avvenimento celebrato con
un'eccezionale solennità, l'incoronazione di Maria Ausi-
liatrice nel grande quadro del Lorenzone che campeggia
sopra l'altare maggiore della basilica. La festa, durata
dal 14 al 26 maggio, è stata un trionfo. Il Bollettino Sale-
siano che ne fa la cronaca scrive di 200 mila persone
presenti e usa per qualificare gli eventi di quei giorni
l'avverbio "indescrivibile". La grande kermesse è iniziata
con il III Congresso dei cooperatori salesiani in cui
hanno preso la parola i cardinali Richelmy di Torino,
Svampa di Bologna e Ferrari di Milano, un numero ele-
vatissimo di arcivescovi e vescovi e una serie impressio-
nante di inviati speciali di riviste e giornali provenienti
da Italia, Francia, Spagna, Austria, Ungheria, Baviera,
Svizzera, Stati Uniti. Si è parlato di educazione, di scuo-
la, di oratorio, della stampa, degli istituti professionali e
agricoli ecc. Un grande pellegrinaggio presso la tomba
di Don Bosco che si trovava a Valsalice ha concluso la
parte congressuale dei festeggiamenti.
La festa dell'incoronazione ha assunto toni di inusitata
grandiosità con magistrali esecuzioni della banda e della
Schola cantorum, splendide cerimonie, cortei, addobbi
(il BS fa cenno alle "1200 lampadine elettriche della
forza di oltre 10.000 candele"). La rivista dedica più di
mezza colonna alla numerazione "delle principali asso-
ciazioni cattoliche che intervennero", "chiedendo venia
delle omissioni" e un 'altra mezza colonna ai pellegrinag-
gi provenienti da tutta Italia. Toccò al cardinale Ri-
chelmy incoronare il Bambino e la Madre tra la commo-
zione e le lacrime della moltitudine. Nella foto le due co-
rone come sono riportate dal BS, opera del gioielliere
Antonio Carmagnola.
GIUGNO 2003 BS
BOGOTÀ,
COLOMBIA
XIII CAPITOLO
GENERALE
Tenninato l'anno giubilare in-
detto per la beatificazione del
fondatore beato Luigi Variara
(14 aprile 2002), con una so-
lenne commemorazione a Bo-
gotà, alla presenza di due ve-
scovi salesiani, molti sacerdoti,
suore, rappresentanti di altre
congregazioni religiose, amici
e le 30 attuali novizie, le Figlie
dei SS. Cuori si apprestano a
celebrare il loro XIIl Capitolo
Generale per l'elezione della
nuova superiora, dopo la tragi-
ca scomparsa per incidente
stradale (il 31/07/02) della
madre Rosa Ines Baldi6n.
RIVAROLO, ITALIA
ALI ALL'ORATORIO
Fu su tutti i giornali la notizia
del! ' incidente sulla A14 che
ha tolto la vita a quattro ani-
matori dell 'oratorio di Riva-
rolo Canavese: Aldo, Cle-
mente, Serena, Stefania, se-
guiti come animatori anche
da un salesiano. Una gita pre-
mio che si è trasformata in
tragedia, ma che non ha di-
strutto la speranza fiaccato
il coraggio, né indebolito la
volontà di continuare. Al con-
trario l'ha rafforzata. Sono
stati proprio i genitori dei gio-
vani deceduti che hanno pro-
mosso la nascita dell 'Asso-
ciazione no-profit "Ali all'o-
ratorio", per rilanciarlo ver-
so nuovi traguardi, per raffor-
zarlo, ristrutturarlo, renderlo
più accogliente, perché possa
continuare a essere luogo di
crescita per la gioventù del
paese. Per saperne di più:
www .alialloratorio,it

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
OSSERVATORIO
Giovanni Eriman
11 Tibidabo è il colle di
Barcellona, 518 metri
per una splendida foto-
grafia alla capitale della
Catalogna e a parte del
suo territorio. Collina del
divertimento e dello spirito:
oltre al grande parco per il
tempo libero, infatti , il suo
culmine è occupato dal po-
deroso tempio del Sacro
Cuore, voluto da Don Bo-
sco, meta di pellegrinaggi
e luogo di preghiera. Tibi-
dabo (dal latino tibi dabo -
ti darò) è chiaro riferimento
a Cristo tentato su un im-
precisato monte dal quale
poteva vedere le ricchezze
della terra ... anzi, di Bar-
cellona e del suo territorio ,
come amano pensare gli
abitanti della Catalogna!
Il 30 gennaio del 1876
dodici distinti signori com-
prarono 26 .930 m2 di ter-
reno sulla cima del Tibida-
bo, in previsione di un cen-
tro religioso per strappare
quella terra alla dissipa-
zione e convertirla alla
meditazione. Dieci anni
dopo capitò nella città Don
Bosco, in visita alle scuole
di Sarria da poco aperte e,
come al solito, in cerca di
aiuti. Stavolta stendeva la
mano per portare a termi-
ne la basilica del Sacro
Cuore di Roma, affidatagli
da papa Leone Xlii. La
notizia arrivò al gruppo di
compratori del Tibidabo,
cui non parve vero di pro-
porre la cessione della
proprietà al famoso prete
di Torino, con l'unico l'im-
pegno della costruzione -
anche lì - di un tempio al
Sacro Cuore . Don Bo-
sco accettò, obbedendo,
secondo la sua stessa
testimonianza, a una voce
interiore che insistente-
mente gli martellava " Tibi-
dabo.. . Tibidabo .. . Tibida-
bo . ..".
100 ANNI
DI UN TEMPIO
Il 28 dicembre del 1902 veniva posta in loco
la prima pietra del tempio del Sacro Cuore
sulla collina del Tibidabo a Barcellona.
li primo segnale della
sua volontà di rispettare i
patti venne subito e fu la
costruzione di una cappel-
lina di forme gotiche , pro-
prio sul cucuzzolo della
collina. A pianta quadrata
di poco più di due metri
per lato, alta otto metri
dalla base alla cuspide e
all'interno un'immagine del
S. Cuore.. . poco più . di
un'edicola insomma, ma
sufficiente a testimoniare
la destinazione futura del-
l'area. La finanziò la nobil-
donna Dorotea de Chopi -
tea, di cui è in corso la
causa di beatificazione ,
sincera ammiratrice e be-
nefattrice di Don Bosco ,
che aveva già finanziato la
costruzione del collegio di
Sarria. Iniziò subito un
movimento popolare spon-
taneo di visite e pellegri-
naggi che andò via via
ingigantendosi. La prima
pietra del tempio venne
posta in loco dal cardinale
Casafias il 28/12/ 1902.
Il Tibidabo è diventato la
Montmartre spagnola. Il tem-
pio fa da piedistallo alla
grande statua in bronzo
del Sacro Cuore di José
Miret - 7, 50 m di altezza
e 4800 kg di peso - le cui
braccia si aprono ad acco-
gliere Barcellona e il mon-
do. I salesiani da cent'anni
curano la salute spirituale
dei pellegrini con iniziative
di ogni genere.
D
-
BS GIUGNO 2 003

2.2 Page 12

▲back to top
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
RESISTERE CHIESA
PRIMA DOMENICA
DI GIUGNO:
VERBO 3 7° GIORNATA
MONDIALE
DELLE
CRISTIANO COMUNICAZIONI
SOCIALI
di Silvano Stracca
I cronisti, i giornalisti, tutti gli
operatori dei media hanno il
"dovere" di "resistere" alle
pressioni di "ricchi e potenti" e de-
vono "contribuire" alla pace, aiu-
tando popoli e nazioni a costruire
"unafiducia reciproca" e ad abbat-
tere "le barriere della diffidenza".
Parole del Papa nel bel messaggio
per la giornata mondiale, che pren-
de ispirazione dal quarantesimo
della storica enciclica di Giovanni
XXIII "Pacem in terris", scritta nei
giorni drammatici della guerra fred-
da e pubblicata l' 11 aprile 1963,
due mesi prima della morte del
grande Pontefice.
il I/E-e= - - - - - - - - - - - - , ~ ·
"s':'
I MEDIA COME POTERE
Il crescente potere dei mezzi
della comunicazione sociale costi-
tuiva una parte importante dei pre-
supposti dell'enciclica, che con-
dannava "i modi di diffondere in-
formazioni che violano i principi
della verità e della giustizia", due
dei famosi "quattro pilastri" - con
la carità e la libertà - di una so-
cietà pacifica. Da allora, scrive
Giovanni Paolo II, il potere dei
media nell'influenzare i rapporti
umani e la vita politica e sociale,
sia nel bene sia nel male, è cresciu-
to "enormemente". Di qui una
sfida "enorme" per gli uomini e le
donne che lavorano nella rete
informativa mondiale.
Il Papa afferma in generale che
essi hanno il compito di "cercare"
e "riferire" la verità. Per questo de-
vono essere "liberi" da gruppi di
potere, palesi od occulti, e da ogni
forma di "controllo governativo".
GIUGNO 2003 BS
I media sono i totem della civiltà
contemporanea, dove essi
giocano un ruolo fondamentale.
Stare in guardia è d'obbligo.
E devono opporsi a chi li volesse
indurre ad "adattare" la verità per
"soddisfare" le pretese dei ricchi o
del potere politico. Definendo i
media "attori chiave" del mondo
d'oggi, Giovanni Paolo II ne sotto-
linea il ruolo "enorme" nella co-
struzione della fiducia reciproca e
della pace sul nostro pianeta. Il
loro potere infatti tale che in
poco tempo possono provocare
una reazione pubblica positiva o
negativa agli eventi, in base ai loro
intenti". In altre parole, abili sotto-
lineature o forzature nel presentare j
situazioni e problemi quali i diritti [
umani, le relazioni tra popoli e na- i
zioni, i conflitti ideologici e politi- i
ci, la corsa agli armamenti, per [
fare solo alcuni esempi, influenza- i
no direttamente o indirettamente i
l'opinione pubblica e la orientano [
verso la pace oppure verso solu- i
zioni di forza, come per la guerra j
contro l'Iraq.
i

2.3 Page 13

▲back to top
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
CONTRIBUTO
ALLA PACE
Quest'immenso potere richiede,
dunque, il più alto livello d'impe-
gno per la verità e il bene comune.
Uomini e donne dei media sono
perciò tenuti "a contribuire alla
pace in ogni parte del mondo, ab-
battendo le barriere della diffiden-
za, prendendo in considerazione il
punto di vista degli altri e sforzan-
dosi sempre di incoraggiare le per-
sone e le nazioni alla comprensio-
ne reciproca e al rispetto". Realisti-
camente Papa Wojtyla osserva che
i media "spesso rendono un servi-
zio coraggioso alla verità, ma tal-
volta funzionano come agenti di
propaganda e di disinformazione al
servizio di interessi ristretti, di pre-
giudizi nazionali, etnici, razziali e
religiosi, di avidità materiale e di
fatse ideologie di vario tipo".
E inevitabile che le pressioni
esercitate in vario modo portino i
media a sbagliare, a commettere
"errori" che devono essere contra-
stati non solo dagli uomini e dalle
donne che lavorano nei mezzi di
comunicazione, ma anche dalla
Chiesa e da altri gruppi responsa-
bili del bene comune universale.
L'estensione globale dei media
comporta precise responsabilità.
Spesso essi appartengono a gruppi
di interessi, pubblici e privati. Ma
proprio la natura del loro impatto
sulla vita esige che tali strumenti
non favoriscano le divisioni in
nome della lotta di classe, di un na-
zionalismo esasperato, della supre-
mazia razziale e via dicendo. Con
parole forti Giovanni Paolo II
mette in guardia contro il rischio di
fomentare odi religiosi, uno dei
suoi leit-motiv dopo gli attentati
terroristici dell' 11 settembre 2001:
"Mettere l'uno conh·o l'altro in
nome della religione è un errore
particolarmente grave conh·o la ve-
rità e la giustizia, come lo è un at-
teggiamento discriminatorio nei
confronti delle diverse convinzioni
religiose". Riportando fedelmente
gli eventi, presentando corretta-
mente i casi, esponendo in modo
imparziale i diversi punti di vista, i
media "adempiono al preciso do-
vere di promuovere la giustizia e la
solidarietà nelle relazioni a tutti i
livelli della società. Questo non si-
gnifica disinteressarsi dei torti e
delle divisioni, ma scoprirne le ra-
dici, perché possano essere com-
prese e sanate".
I MEDIA E LA LIBERTÀ
A lungo il Papa si sofferma sulla
"libertà" dei mezzi di comunica-
zione sociale, affermando che essa
è condizione "preliminare" della
pace, della vera pace. "I media ser-
vono la libertà servendo la verità;
essi ostacolano la libertà quando si
allontanano da quello che è vero,
diffondendo falsità". Se i media
sono al servizio della libertà, essi
stessi devono "essere liberi e uti-
lizzare questa libertà in modo cor-
I media invadono le nostre case. Il loro potere nell'influenzare
i rapporti umani e la vita sociale è trasbordante.
A lungo il Papa si sofferma sulla
libertà dei mezzi di
comunicazione sociale,
affermando che è condizione
preliminare della vera pace.
retto. Il loro status privilegiato li
obbliga a porsi al di sopra delle
questioni puramente economiche e
a mettersi al servizio dei veri biso-
gni e del vero benessere della so-
cietà".
Per Giovanni Paolo II gli Stati
debbono garantire la libertà dei
media, ma non devono intrometter-
si nella loro gestione. "Sebbene
una certa regolamentazione pubbli-
ca, nell'interesse del bene comune,
sia appropriata", puntualizza con
estrema chiarezza, "il controllo go-
vernativo non lo è". Si arriva così
al passo centrale del messaggio
pontificio per cronisti e giornalisti,
che hanno il "grave" dovere di "se-
guire le indicazioni della loro co-
scienza morale e di resistere alle
pressioni che li sollecitano ad adat-
tare la verità, al fine di soddisfare
le pretese dei ricchi e del potere
politico". Un pressante invito, in
sostanza, a non lasciarsi mai asser-
vire a gruppi di potere, pubblici o
privati e a non dimenticare gli in-
derogabili impegni verso la verità,
il pubblico, il bene comune, la giu-
stizia e la . pace. Valori che com-
pendiano il codice deontologico di
uomini e donne che operano sulla
difficile frontiera di una corretta
informazione.
D•
BS GIUGNO 2003

2.4 Page 14

▲back to top
Le nuove tecnologie hanno ormai cambiato
LA GENERAZIONE
ELETTRONICA
di Vito Orlando
I La tecnologia è uno degli spazi
e linguaggi espressivi preferiti
dalle nuove generazioni, il loro
habitat naturale.
L'invadenza dei telefoni cellulari
è ormai debordante e i giovani ne fanno le spese.
E' veramente sorprendente la
familiarità dei giovani con le
nuove tecnologie: sono cre-
sciuti manovrando telecomandi,
maneggiando video e televideo, cas-
sette e CD-Rom, appassionandosi ai
videogiochi, accanendosi davanti
alle play-station, restando incollati
per ore davanti a un computer, av-
venturandosi nella navigazione in
rete alla scoperta di incantati mondi
virtuali. Né si può dimenticare l'in-
vadenza dei telefoni cellulari che
sono ormai strumenti tanto familiari
quanto irrinunciabili per la maggior
parte dei giovani, soprattutto per il
servizio sms. Insomma, i giovani,
divenuti esperti utihzzatori del tele-
matico e del multimediale, hanno
trovato nuovi spazi di esperienza,
GIUGNO 2003 BS
nuove fonti di conoscenza, efficaci
canili di comunicazione, motivi di-
versi di interesse, nuove soddisfa-
zioni, nuove mete, accarezzato pro-
getti che si collocano in orizzonti
diversi, hanno accresciuto la voglia
di intessere nuove relazioni attra-
verso chat, f orum e sms con tutto il
mondo.
Insieme ai rischi sempre in aggua-
to che tutto ciò può comportare, vi è
anche un'identità di internauta tutta
da scoprire, sia nelle sue caratteri-
stiche specifiche sia in riferimento
agli influssi condizionanti che pos-
sono verificarsi. Il " navigatore" è
stimolato a diventare protagonista, a
sviluppare capacità interattiva e re-
labionale, ad acquisire sempre mag-
giore abilità e competenze con lo
È un mondo
completamente nuovo
quello che i giovani
hanno ricevuto in
dotazione, rispetto a
quello dei propri nonni.
Non privo di rischi. Una
generazione che_ "pensa
con gli occhi". E
importante per gli adulti
non prendere le distanze.
strumento informatico e a sapersi
muovere nel virtuale. Le capacità
d ' uso della nuova tecnologia e pa-
dronanza del linguaggio multime-
diale diventano nuove professiona-
lità messe a disposizione dei nuovi
bisogni di comunicazione, di ammi-
nistrazione, di mercato, di processi
produttivi ecc.
LA TECNOLOGIA
La tecnologia è uno degli spazi e
linguaggi espressivi preferiti dalle
nuove generazioni, l'ambiente in
cui la loro vita si svolge, il loro ha-

2.5 Page 15

▲back to top
non solo in parte le abitudini dei nostri ragazzi.
bitat naturale. Figli del loro tempo,
la assimilano velocemente e la adat-
tano alle loro esigenze. Se ne servo-
no come fonte di informazione,
come veicolo di comunicazione e di
interrelazione; riescono anche a
superare la loro dipendenza da certe
forme, ma altre diventano indispen-
sabili per le esigenze attuali della
loro vita. Nella fase adolescenziale
superano la dipendenza televisiva,
ma non pochi restano catturati da
tecnologie più sofisticate, interattive
e computerizzate. È anche interes-
sante notare che il rapporto tra uso
di nuovi media e fruizione di quelli
tradizionali non è di tipo concorren-
ziale, né di mera sovrapposizione;
nella pratica si attua una complessa
integrazione tra strumenti tecnologi-
ci e pratiche di consumo. Il luogo
prioritario ad alta dotazione tecno-
logica, che è al tempo stesso rifugio
e porta d'accesso sul mondo intero,
la camera da letto tecnologica.
L'ultima ricerca IARD ha eviden-
ziato che "l'utilizzo dei new media
si presenta in modo marcatamente
stratificato: il profilo individua un
giovane maschio tra i 20 e i 30 anni,
residente al Centro-Nord, prove-
niente da una famiglia di buon livel-
lo culturale, moderato consumatore
di media tradizionali". Vi è anche
un aspetto critico legato alle moda-
lità con cui avviene l'utilizzo e an-
che l'introduzione all'uso dei new
media che non va trascurato. Nelle
famiglie dei ceti sociali più elevati,
sono gli stessi genitori o un familia-
re che introducono ali 'uso del PC e
degli strumenti collegati; "nelle fa-
miglie di livello sociale più basso,
invece, PC e accessori sono spesso
acquistati dalla famiglia esplicita-
mente per l'adolescente e quindi
collocati nella sua camera, dove il
loro utilizzo avviene in forma non
guidata e in larga misura sottratta al
controllo dei genitori".
PENSARE CON GLI OCCHI
In un mondo sempre più massme-
diatico con spinte globalizzanti che
vede crescere la "cosiddetta realtà
virtuale", i giovani appaiono una
generazione che "pensa con gli oc-
chi". Anche tra le forme di svago in-
Vi è nel giovane di oggi un'identità di internauta ancora tutta
da scoprire che avrà conseguenze né poche né indifferenti a livello sociale.
dividuale prevalgono ormai quelle
visive: videogiochi, televisione, vi-
deocasette, svaghi sui monitor dei
computer. Si sta quindi diffondendo
l'attitudine a conoscere, divertirsi e
passare il tempo vedendo più che
leggendo. Sta nascendo la figura
dell 'Homo videns, dopo quella del-
l'Homo legens che potrebbe ancor
più impoverire il tempo della rifles-
si vità e dell'interiorità. Vi saranno
effetti anche sull'intelligenza e sulla
cultura dei giovani e si porranno
problemi anche per la stessa espe-
rienza spirituale. La "fatica del leg-
gere" dovrà sempre più competere
con la "facilità del guardare" e que-
st'ultima aumenterà sempre più la
sua influenza con l'alto livello di
iconiéità, multisensorialità, convi-
vialità di cui è dotata. Le tecnologie
e le nuove modalità di informazio-
ne, comunicazione e interrelazione
hanno trasformato il processo di
apprendimento dei giovani che non
avviene più secondo modelli di tipo
lineare/gerarchico, ma secondo
sequenze orizzontali che procedono
seguendo una logica reticolare. Il
giovane si ritrova, anche senza
averlo scelto, a dover assumere una
libertà di azione rispetto ai suoi spo-
stamenti mentali ed esistenziali, cer-
cando di viverli in modo consape-
vole e superando forme di disorien-
tamento.
IL RUOLO DEGLI ADULTI
Gli adulti dovrebbero riuscire a
non prendere le distanze da questa
nuova modalità di apprendimento e
crescita, ma creare forme di atten-
zione critica e di accompagnamento
discreto in funzione orientativa.
Essi devono cercare di entrare in
empatia con i giovani per poter
esplorare (senza diffidenze) in
modo non pregiudiziale i meccani-
smi che regolano i percorsi cogniti-
vi ed esperienziali dei ragazzi, pro-
ponendo il proprio modo di muo-
versi attraverso le reti del sapere e i
modelli tradizionali di apprendi-
mento, non come alternativa coatta
e superiore dal punto di vista quali-
tativo, ma come possibilità di inte-
grare i circuiti orizzontali dotandoli
di maggiore intenzionalità. In que-
sto modo l'educatore adulto può
diventare una sorta di compagno di
navigazione, rispettoso dell' autono-
mia dei giovani ma non rinunciata-
rio o neutrale nella possibilità di
esprimere esigenze e prospettive
critiche; allo stesso tempo può met-
tere in atto una sorta di reciprocità
nella metodologia della ricerca che
conferma le asimmetrie insite in
ogni relazione formativa e allo stesso
tempo le dota di maggiore equili-
brio per quanto riguarda le risorse
messe in gioco.
O
BS GIUGNO 2003

2.6 Page 16

▲back to top
redazionale
TORINO, ITALIA
UNA GIORNATA
PER L'EDUCAZIONE
1° febbraio 2003: una giornata
di seminari, conferenze, rela-
zioni, testimonianze, percorsi
guidati, giochi, ecc. è stata or-
ganizzata dall'Associazione cul-
turale Don Bosco Insieme in
collaborazione con l'Archi-
diocesi di Torino, nell' ambito
della "Missione Ragazzi" del-
la stessa diocesi. La giornata,
dal titolo intrigante Educare
è colorare il domani, resta
una pietra miliare nel per-
corso educativo/formativo
dell 'Associazione. Don Bo-
sco Insieme, pensata dagli
exallievi e formata anche
dai cooperatori, dai salesia-
ni e dalle Figlie di Maria
Ausiliatiice del Piemonte,
sarà certamente di stimolo
a quanti hanno le mani in pasta
nel settore dell 'educazione e
della formazione a tutti i li-
velli. L'originale manifesta-
zione ha visto la partecipazio-
ne di circa l O mila persone e
di autorità religiose e civili (il
Sindaco in testa), oltre alla
presenza del Rettor Maggio-
re. I 90 stand sono stati alle-
stiti da 70 diverse associazio-
ni ecclesiali e civili. Per tutta
la giornata ha funzion ato, ge-
stita da una ventina di anima-
tori, una nursery che ha ani-
mato nella giornata più di un
migliaio di bambini.
ALÈZl
,~-=::-,•'RTE iTÒ..
BUDAPEST, UNGHERIA
100 ANNI BEN PORTATI
Il Bollettino Salesiano unghe-
rese ha compiuto felicemente
i 100 anni di età. Fu iniziato a
Torino nel 1903 da don Carlo
Zafféry, il primo salesiano ma-
giaro accettato in congrega-
zione da don Rua quand'era
prete diocesano e già in pen-
sione. Si arrivò a stamparne
70 mila copie ogni due mesi,
un vero primato per allora.
Era il tempo in cui a Cavaglià
venne aperta una casa per
aspiranti ungheresi. Quando i
primi confratelli ivi formatisi
rientrarono in patria, il BS
diffondeva la fama dei sale-
siani e di Don Bosco da or-
mai dieci anni. Per cui non è
sbagliato dire che fu proprio
la rivista ad aprire la strada a
Don Bosco in Ungheria. Il BS
continuò a essere redatto e
stampato a Torino fino al
1915, poi passò in patria e
durò fino al 1950, quando fu
ridotto al silenzio dal regime
comunista. Ma nel 1990, sfa-
sciatosi l' irnpero sovietico, il
BS ha ricominciato le sue pub-
blicazioni.
GIUGNO 2003 BS
BREVISSIME DAL MONDO
VERCIO, LA(;() MAG- dollari solo in America. Un
GIORE. A 900 m sopra il totale di 145 milioni di ame-
lago Maggiore con di fronte ricani giocano regolarmente.
il monte Rosa c'è l'eremo I videogiochi stanno diven-
di Vercio, luogo di preghie- tando sempre più realisti e,
ra e solitudine. Don Pieti·o purti·oppo, sempre più vio-
Udini accompagna chi desi- lenti.
dera varcare la soglia del
mistero di Dio. Sono dispo- 1'EW YORK. David Walsh,
nibili solo 6 posti con came- autore di una ricerca sui vi-
re rustiche. Per informazio- deogiochi, informa che la
ni: 338.8552.441 dalle 18,30 violenza contro le donne nei
alle 20.
videogiochi è uno dei punti
neri di tutta l'industria addet-
V \\STO. IT \\l I \\. Note a ta. Nel Regno Unito il British
Vasto per la pace 2003. Il Board of Film Classification
7/8 di questo mese si svolge stilerà una classifica dei vi-
a Vasto una manifestazione deogiochi e proibirà quelli
canora di canti, di cui molti ti-oppo violenti. Come alter-
inediti, per promuovere la nativa stanno sorgendo dei vi-
cultura della solidarietà e deogiochi con orientamento
della pace.. . I giovani con- cristiano come Jarod's Jour-
tinuano a credere e propa- ney (avventure di un giovane
gandare la pace, senza se e in Terra Santa ai tempi di
senza ma, mettendo a nudo Roma), o Charlie Churce
la falsità di chi fa la guerra Mouse, o ancora Catechurnen
per avere la pace. Per saper- (gioco di azione sui cristiani
ne di più: 0873/36.70.41; durante le persecuzioni).
vastoiad@pcn.net
CITI'.\\ DEL VA rICANO.
ROMA. La Santa sede in- Secondo i dati dell'annuario
trattiene relazioni diplomati- pontificio 2003 i cattolici
che con 175 Stati del mondo. nel mondo sono ormai un
miliardo e 61 milioni, ri-
NF\\\\' \\ ORK. Un ' informa- spetto ai 567 milioni di 35
tiva sui videogiochi tra cui anni fa . L'incremento mag-
alcuni estremamente vio- giore si è avuto in Africa
lenti, infonna che il guada- col 148%, mentre la vec-
gno in un anno si aggira at- chia Europa si è pratica-
torno ai I0000 milioni di mente mantenuta stabile.

2.7 Page 17

▲back to top
DAL VATICANO
A GENOVA
Monsignor Tarcisio Ber-
tane è da qualche mese
a Genova primo arcive-
scovo salesiano della cit-
tà. Da sette anni era il
braccio destro del cardi-
nale Ratzinger, come se-
gretario per la Congrega-
zione della Dottrina della
Fede. Essendo Genova
sede cardinalizia, monsi-
gnor Tarcisio Bertone sa-
presto nominato cardi-
nale. Un altro salesiano,
monsignor Angelo Ama-
to, nominato vescovo, ha
preso il suo posto in Vati -
cano.
HONIARA,
ISOLE SALOMONE
Il devastante ciclone Zoe
che il 29 dicembre aveva
colpito le Isole Salomone
ha messo a dura prova
anche le strutture dei sa-
lesiani. La solidarietà non
si è fatta attendere . Ben
11 gruppi di volontari si
sono succeduti per ripa-
rare i danni e riavviare i
numerosi progetti educa-
tivi, scolastici e profes-
sionali che caratterizza-
no da sempre la presen-
za salesiana nelle famo-
se isole.
PORTO ALEGRE,
BRASILE
Centomila persone prove-
nienti da tutti i continenti
hanno partecipato in feb-
brai o al Socia/ Forum
Mondiale di Porto Alegre,
Più di 30 mila erano gio-
vani . A Davos i potenti
della Terra, a Porto Alegre
i poveri. L'inizio del 2003
ha segnato un'altra tappa
della presa di coscienza
da parte del Sud del
Mondo di rivendicare più
giustizia e dignità. Sono
stati ben 1700 i seminari
sui problemi più scottanti.
COLLE DON BOSCO,
ITALIA
11 dottor Natssangordj,
esperto in medicina tradi-
zionale tibetana e vice
Dalai Lama, ha visitato in
febbraio i "luoghi salesia-
ni". Ce l'ha portato il desi-
derio di collaborazione tra
il suo monastero e i sale-
siani che hanno una pre-
senza a Ulan-Bator, per la
promozione della gioventù
più a rischio, preoccupato
dai tanti che vivono ai
margini e costituiscono
una potenziale forza/lavo-
ro per la criminalità.
SUNTER, INDONESIA
Il cardinale Darmaat-
madja di Jakarta ha eretto
la parrocchia di san Gio-
vanni Bosco e benedetto
la chiesa a lui dedicata il
31 gennaio scorso, a
Sunter, settore nord della
cap·itale indonesiana .
Dopo la separazione da
Timor Est, questa è l'uni-
ca chiesa della nazione
dedicata a Don Bosco, un
grande tempio che contie-
ne circa 900 posti a sede-
re per i numerosi fedeli
del parroco salesiano don
Villafuerte.
TORINO VALDOCCO
Fervono i preparativi per
la celebrazione del IV
congresso internaziona-
Ie dei devoti di Maria
Ausiliatrice che il prossi-
mo agosto verrà cele-
brato a Torino per com-
memorare i cento anni
dall'incoronazione del
dipinto del Lorenzone,
voluta da Don Bosco e
avvenuta nel 1903.
Nella foto: I partecipanti
alla 12a giornata annua-
le dell'ADMA nell'ottobre
2002 .
BS GIUGNO 2003

2.8 Page 18

▲back to top
Un'occhiata alla Libia, antica terra dei Berberi,
HIC SUNT LEONES
di Giancarlo Manieri
I Don Tadeusz Kierbiedi, vicario
generale di Bengasi, unico
salesiano in Libia, incardinato
nella ispettoria polacca di Pita.
Su un milione e 750 mila
km2 di terreno in gran
parte desertico, eccetto
una sottile f ascia
costiera, vivono poco più
di 5 milioni di abitanti,
di cui il 50% sottò i 15
anni. Una lunga storia di
rivolgimenti, come
tutte le storie. Anche
i salesiani...
eon la Libia cominciarono
Greci e Fenici a partire dal
VII secolo a.C. Continuaro-
no i Romani, cent'anni prima di
Cristo: la invasero e, conquistatala,
ne fecero la cambusa prima della
Repubblica poi dell 'Impero; vi at-
tingevano grano, olio, merci esoti-
che e... schiavi. Poi fu la volta dei
Vandali nel V secolo; seguirono i
Bizantini nel VI, gli Arabi nel VII, i
Turchi nel XVI. .. e, finalmente, per
quanto possa sembrare incredibile,
pure gli italiani nel XX secolo. Una
GIUGNO 2003 BS
sterminata regione di sabbia che ha
fatto sempre gola a tutti: anticamente
per il ferace merletto di verde che la
incornicia lungo i più di mille chilo-
metri di costa sul "Mare nostrum", e
oggi proprio per quell'ammasso rosa
di dune e rocce che sembra sterile,
ma che ha un ' anima preziosa: rico-
pre e protegge nella sue viscere Sua
Altezza il Petrolio! Ten-a contesa e di
contese, tena selvaggia e sconosciu-
ta, d'incubi e di mistero. Forse è pro-
prio per queste sue caratteristiche, e
per il fatto che non riuscirono a sot-
tometterla se non dopo mezzo secolo
di guerre, che gli antichi Romani la
qualificarono con tre parole con le
quali definivano le ten-e selvagge
non ancora sotto il loro dominio: hic
sunt leones.
IL VICARIATO DI DERNA
La storia cui vogliamo far cenno
fa un balzo di due millenni rispetto
a quanto detto, fino al tempo della
colonizzazione italiana, quando in
Libia troviamo anche i figli di Don
Bosco. La breve parabola salesiana
ebbe inizio con la creazione del Vi-
cariato apostolico di Derna, eretto il
30
EOYPT
NIGER
R A NJawt,
La cartina della Libia.
22 giugno 1939 dalla Congregazio-
ne di Propaganda Fide "dismembra-
to dal Vicariato Apostolico di Cire-
naica (ora Bengasi) e affidato alla
Società Salesiana di San Giovanni
Bosco", come recita il decreto.
Primo vicario apostolico fu monsi-
gnor Giovanni Lucato sdb che già
nel 1941 poteva contare su 10 pre-
senze salesiane, e nel '43 su 11 -
tutte parrocchie - con una ventina
di confratelli, uno o due per presen-
za. Solo Derna ne aveva sei. Anni
difficili e sviluppi imprevedibili :
era, infatti, scoppiata la guen-a sca-
tenata dalle potenze dell 'Asse che
coinvolgerà l'intero pianeta.

2.9 Page 19

▲back to top
sterminata regione di sabbia zeppa di petrolio.
IA Derna il presepio lo si fa fuori
della chiesa per dare la possibilità
anche ai musulmani di poterlo
visitare e pregare. Nella foto
don Tadeusz con 3 connazionali
polacchi tecn ici del cementificio.
POI GHEDDAFI
Passata la buriana infame, la Li-
bia ottenne l'indipendenza, e si co-
stituì in monarchia sotto la sovra-
nità di re ldris. Il vescovo salesiano
accusato di collaborazionismo coi
fascisti, già nel 1946 venne espulso
dal Paese. L'aria stava cambiando
rapidamente per gli stranieri e lo si
presentiva ormai cori chiarezza,
tant'è che impercettibilmente co-
minciò l 'esodo anche dei salesiani.
L'atto finale si ebbe a partire dal
1969, quando uno sconosciuto uffi-
ciale di 27 anni appena, il capitano
dell'esercito Muammar al-Gheddafi
guidò con un gruppo di 12 compa-
gni un colpo di stato che abbatté la
monarchia, e diede alla Libia l'as-
setto che ha tuttora, con la creazione
della Repubblica Araba Popolare
Socialista della Libia, di matrice
islamica. Inglesi, americani e italia-
ni dovettero lasciare la regione, por-
tandosi via anche le salme dei loro
morti sepolti nei cimiteri di guerra.
Assieme a costoro il giovane capita-
no, ora colonnello, espulse quasi
tutte le congregazioni religiose, az-
zerando in pratica la Chiesa cattoli-
ca. Ma fu uno sbaglio. E se ne ac-
corsero ben presto i nuovi dirigenti
islamici: l' uscita di scena delle con-
gregazioni depauperò lo Stato di
I La scuola polacca a Derna
festeggia la conclusione dell'anno
scolast ico.
una forza lavoro insostituibile, con
riferimento soprattutto alle suore in-
fermiere, che in pratica dirigevano
gli ospedali della nazione ed erano
l'unico personale qualificato. Tant'è
che il primo ministro Jallud pregò
Paolo VI perché facesse tornare le
religiose nel paese.
IL RITORNO
Nel 1976 dalla Polonia furono in-
viate alcune suore appartenenti a
ben sette diverse congregazioni.
Non entrarono più come missiona-
rie, ma come infermiere con regola-
re contratto di lavoro, per riprendere
il loro prezioso servizio negli ospe-
dali. Tale contratto prevedeva l'assi-
stenza spirituale di un sacerdote
come cappellano. Così due chiese,
tra tutte quelle sequestrate, una a
Tripoli e l'altra a Bengasi, vennero
restituite al culto - privato - officia-
to da questi cappellani, anch'essi
con contratto di lavoro. Ne erano
previsti sei per la capitale Tripoli e
quattro per Bengasi col permesso di
officiare, sempre privatamente, per
gli operai stranieri che man mano
venivano accettati come manodope-
ra qualificata per portare avanti
l'immensa quantità di lavori di rico-
struzione e modernizzazione avviati
dal colonnello. La manodopera este-
ra più numerosa proveniva dalla Po-
lonia, la sua forza/lavoro superò le
quindicimila unità nel decennio di
massimo sforzo che va dal 1970 al
1980.
I SALESIANI FINALMENTE
Con i cappellani delle suore sbarcò
a Beida anche il primo salesiano del
dopoguerra, don Bernard Duszynski,
cui negli anni '80 si aggiunsero altri
tre confratelli. Ma la cosa non ebbe
sviluppo. Uno morì di un male incu-
rabile, un altro venne dichiarato non
gradito ed espulso, un terzo fu co-
stretto a tornare in patria per motivi
di salute. Costui è stato sostituito da
un altro confratello che è 1imasto il
solo salesiano tuttora presente nella
terra del colonnello. Si tratta di don
Tadeusz Kierbiedi, parroco, e vica-
rio generale di Bengasi. La situazio-
ne attuale è la più evangelica che si
possa immaginare... Forse la Chiesa
libica è ora la Chiesa più povera del
mondo: non possiede né case, né edi-
fici di culto. Non possiede nemmeno
fedeli poiché, essendo una repubbli-
ca islamica, la legge proibisce seve-
ramente ai nativi di convertirsi, con-
sidera reato qualsiasi forma di prose-
litismo ed è punita come attività con-
tro lo Stato ogni forma di ministero
pubblico. E allora che cosa si fa? La
domanda è legittima. Si esercita la
propria missione per i lavoratori stra-
nieri e le suore infermiere, si mantie-
ne una presenza/memoria in . una
delle terre più floride e gloriose del-
1'antica cristianità che ha dato santi e
uomini illustri all'umanità, si conti-
nuano sforzi e tentativi per un dialo-
go ecumenico, perché con i musul-
mani si condivide la fede in un unico
Dio.
O
BS GIUGNO 2 003

2.10 Page 20

▲back to top
Contro l'attuale crisi educativa, per accompagnare
SULLA STRADA
COI GIOVANI
di Paolo Gambini
Don Bosco cominciò con
uno stile particolarissimo
che si può configurare
come un'azione
educativa di strada.
Lì scopre i suoi giovani,
lì imposta il suo primo
lavoro formativo.
La strada è per lui una
risorsa. Anche l'oratorio
nasce come spazzo
aperto, come piazza
o cortile verso cui
la strada converge.
Sulla strada Don Bosco incontra i suoi giovani... e la strada lo forma.
E' specialmente nei primi anni
che l'attività educativa di
Don Bosco trova nella strada
un riferimento costante. Qui egli ha
l'opportunità di conoscere i bisogni
dei giovani, appassionarsi alla loro
causa, incontrare amici cui proporre
il proprio progetto/oratorio. E sulla
strada Don Bosco continuerà ad an-
dare anche quando l'oratorio sarà
realizzato. Al Convitto Ecclesiasti-
co, da poco prete, egli si domanda
che cosa Dio voglia da lui: inizia a
guardarsi attorno, gira per le strade
di Torino, da Porta Palazzo alle pe-
riferie. È dall'osservazione della
realtà giovanile incontrata nei quar-
tieri della città, nelle carceri, nelle
soffitte, negli ospedali che nasce l'i-
dea preventiva di Don Bosco. Avvia
quindi un catechismo festivo per
garzoni. Ma non aspetta che i giova-
ni vengano. Li va a cercare. E il
gruppo dei ragazzi che lo segue cre-
sce sempre di più. Diventa così
sempre più urgente trovare un posto
dove poterli radunare. Prima di arri-
vare a Valdocco, sarà costretto a iti-
nerare con i suoi giovani per due
anni da un luogo all'altro della città.
L'oratorio è anzitutto uno spazio aperto,
dove l'educatore cerca e incontra i giovani.
GIUGNO 2003 BS
Certo oggi la strada ha cambiato aspetto,
ma come categoria sociologica è sempre la stessa.

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
la persona verso il cambiamento.
Addirittura, seppur per breve tem-
po, la strada sarà il luogo di riferi-
mento. E l 'esperienza dell 'Oratorio
volante. Ogni domenica mattina ra-
duna i ragazzi in una piazza diversa
per portarli a un vicino santuario
dove pregare e giocare insieme. Fi-
nalmente Pancrazio Soave affitta a
quel prete di strada la sua "tettoia"
che sarà la sede definitiva dell'Ora-
torio.
PER TORNARE
ALLE RADICI
Ma se la strada è per Don Bosco
una risorsa, egli deve accettarne le
regole. La prima e più importante
deriva dal fatto che è uno spazio
aperto , un luogo di tutti. Ciò signi-
fica che egli in strada non può avva-
lersi dei privilegi che ha all'Orato-
rio. Qui all 'educatore non è consen-
tito un tipo di rapporto direttivo.
L'unica possibilità è di instaurare
una relazione paritaria nella quale,
col tempo, in un clima di reciproca
fiducia, possa ottenere lo spazio che
gli serve. Don Bosco accetta questa
sfida per il desiderio di incontrare i
giovani. È importante cogliere que-
sto passaggio perché è qui che egli
trova il modo giusto di rapportarsi
con i giovani, è qui che apprende i
segreti della relazione educativa. È
in questo periodo che il mestiere di
educatore gli entra nel sangue. Sulla
strada Don Bosco impara che la re-
lazione non gli è dovuta, deve gua-
dagnarsela. Proprio sulla strada egli
ha l'opportunità di superare quel-
l'immagine di prete conosciuta
negli anni di seminario dove, come
scriverà nelle sue memorie, quando
"qualche superiore passava in
mezzo ai seminaristi, era un fuggi
fuggi generale, come se passasse
una bestia nera". Da una figura di
sacerdote austera e poco disponibile
a mescolarsi fra la gente, Don
Bosco è stimolato a realizzare un
metodo educativo e un rapporto con
i giovani basato sull'amicizia piut-
tosto che sul timore.
La strada, poi, gli impone anche
di contrattare il suo progetto con i
giovani. In questo contesto , infatti,
quanto realizzare lo si decide e lo si
fa insieme. Così l'Oratorio diviene
I Don Bosco si dimostra
particolarmente abile
nel far sentire ciascun ragazzo
protagonista.
sempre più un progetto comune. È
il prete che si domanda che cosa
fare ma è solo grazie all 'assenso/dis-
senso dei suoi giovani che il suo
ideale prende una sua forma specifi-
ca. Secondo una vera e propria cir-
colarità, mentre Don Bosco si pro-
pone di formare i giovani attraverso
la catechesi, la proposta di valori e
d'impegno sono gli stessi giovani
che con i loro bisogni, le loro ri-
chieste e la loro iniziativa plasmano
il giovane prete e il suo sogno.
RAGAZZI PROTAGONISTI
Don Bosco si dimostra particolar-
mente abile nel far sentire ciascun
ragazzo protagonista in questa av-
ventura allora così trasgressiva.
Prete e ragazzi si sentono legati
nello stesso progetto. Guai e gioie
divengono comuni. È facile pensare
come Don Bosco nelle tante sventu-
re abbia trovato proprio nei suoi
giovani la forza per non arrendersi.
Quando parroci e autorità municipa-
li cercano di ostacolarlo e la mar-
chesa Barolo lo licenzia, egli rima-
ne assolutamente solo con i suoi ra-
gazzi. "La voce che Don Bosco era
diventato matto, si diffondeva sem-
pre di più. I miei amici soffrivano.
Gli altri ridevano. Tutti stavano lon-
tano da me. L'arcivescovo non in-
terveniva. Don Cafasso consigliava
di aspettare. Don Borel taceva. Tutti
i miei collaboratori mi lasciavano
solo in mezzo a quattrocento ragaz-
zi". Di fronte a questo difficile
piano da realizzare, ogni ragazzo si
responsabilizza e mette a disposi-
zione energie ed entusiasmo. Sfrat-
tati da un luogo, si danno un gran
da fare per trovare un nuovo quar-
tier generale. "Ognuno - racconta
Don Bosco - portava ciò che pote-
va, tra risate, tonfi, schiamazzi. Per
il quartiere sfilavano bambini, ra-
gazzi, panche, inginocchiatoi, can-
delieri, sedie, croci, quadri e qua-
dretti. Una emigrazione fatta in alle-
gria". Tutti sono legati in questa
grande avventura, in questo sogno
che la gente giudica una pazzia. La
precarietà e gli insuccessi invece di
allontanare i ragazzi sembrano ce-
mentarli: "Sembrava che questa po-
sizione critica dovesse mandare in
fumo ogni idea di Oratorio, e invece
aumentò in modo straordinario il
numero dei ragazzi".
Al tennine del cammino uno spa-
zio mentale e affettivo è già presen-
te, rappresentato dalla forte relazio-
ne che si era stabilita tra i giovani e
Don Bosco e nei giovani tra loro.
Esiste insomma una comunità dove
i giovani non sono fruitori ma pro-
tagonisti. Così sulla strada all 'inter-
no di relazioni di autentica recipro-
cità, prete e giovani scrivono una
storia e definiscono un 'identità alla
quale tutt' oggi ci si ispira. E l'Ora-
torio più che un'istituzione, un
luogo fisico è anzitutto uno spazio
aperto, dove l'educatore cerca e in-
contra i giovani per una relazione
che, valorizzando bisogni e poten-
zialità, procede verso un progetto
comune ricco di significati nel quale
i giovani siano protagonisti. Il suc-
cessore di Don Bosco, don Rua,
dirà a un salesiano che inviava ad
aprire un oratorio: "Colà non vi è
nulla, neppure il terreno e il locale
per radunare i giovani, ma l' Orato-
rio è in te: sei tu! Se sei vero figlio
di Don Bosco, troverai bene dove
poterlo piantare e far crescere". L'o-
ratorio per esistere ha piuttosto bi-
sogno di una persona che abbia un
"cuore oratoriano". Per questo
anche la strada può divenire un'au-
tentica esperienza di oratorio. O
Per saperne di più :
BS aprile, pag. 31 , colonna.
BS GIUGNO 2003

3.2 Page 22

▲back to top
LEifERA Al GIOVANI
Carissimo,
stavolta mi sfogo ...
A che giova fare un pellegrinaggio di migliaia di
chilometri per visitare Czçstochowa, Oéwi~cim?...
A che giova, se non ti fermi per lungo tempo
davanti all'immagine nera, se non riconosci che la
Madonna di Jas a Gora è la frontiera del popolo
polacco, di front:ie alla quale si sono fermati inva-
sori èd eserciti?
Mi sono chiesto più di una volta perché mai gli
uomini non ce la facciano a volersi bene; perché le
tragedie della guerra, i lager continuino a ripeter-
si ...
Dagli altr,i pretendo tutto: accoglienza, solida-
rietà, stima.
L'altro deve prenderri, ' per mano, farsi in quattro,
mobilitarei, non aver mai la luna per traverso, ser-
virmi barba e capelli.
E poi, bae;ta uno sgarro ed è subito guerra!
Noi pensiamo troppo poco a G\\uello che possiamo
fare per gli altri, a G\\uello che dobbiamo esigere da
noi stessi.
Non basta riempirsi la valigia di bigiotterie, di
ricordini, di cartoline e fotografie. Occorre un valo-
re aggiunto.
lo l'ho trovato: più preghiera, più fede, più coraggio.
Il segno"+" va ripetuto sulla fede. .
Hitler nel '42 è stato a Cz~stochowa. Avrebbe
voluto portarsi in Germania il quadro della
Madonna nera...
Senza reticenze si è lasciato sfuggire questo
apprezzamento: "Di sera, l'unica luce viene da que-
sta Madonna nera".
Qualche anno più tardi, Stalin dovrà ammettere:
"Cercare di imporre il comunismo in Polonia è
come cercare di sellare una mucca".
Il segno"+" va legato al coraggio.
In un secolo tragico come quello appena trascor-
so, l'uomo che più ci rappresenta è san Maesimi-
liano Koibe, il prigioniero numero 16680, condan-
nato a morire di fame nel bunker 18.
Nello sterminio di morte ad Auschwitz, questo
fragile sacerdote francescano rimane ancora oggi
come il vivente, il testimone del coraggio.
Aff.mo
Carlo Terraneo
Il segno "+" va messo sulla preghiera.
Me lo ricorda un libretto di preghiere espoeto i~
una sala del museo adiacente al Santuario. E
stato meeeo a disposizione da un militare come
ringraziamento alla Madonna per eeeere stato
risparmiato da un proiettile. La pallottola ha tra-
passato le 482 pagine di G\\uesto libretto, lascian-
do intatte le restanti 38!
Quel signore è morto l'anno acorao a 82 anni!
È il miracolo della preghiera!
GIUGNO 2 003 BS

3.3 Page 23

▲back to top
••••••••••••••••••••••
:
••••••••••••••••••••
Un altro dei musei "salesiani" dell'Ecuador si trova
nella città di Talagua, presso il santuario di Nostra
Signora del Huayco o Guayco. Èstato monsignor Rada,
venuto dal Cile, che negli anni '50 ha costruito
il santuario al posto della chiesetta del miracolo e
iniziato i tre musei di cui il santuario è fornito: il museo
archeologico, quello della Sindone e quello religioso.
MVSEI SALESIANI
' ',',
~...... -..._.-..
~~-
·-.....:
••••••••••••••••••••••••••
IL MUSEO DEL SAN,T..,, UARIO
DE NUESTRA SENORA
"NATIVIDAD DEL HUAYCO''
di Natale Maffioli
La storia straordinaria di Luz Maria e il miracolo dell'acqua e della
"bella signora" l'B settembre 1708. Dalla chiesa al santuario,
•••••••••
poi il museo e la biblioteca. Una grande devozione popolare.
Il museo del Guayco.
•••••••••=••••••••••••••••••••• ~=~=~=======~~=~;;=:::;;;;;;==:;;;:;;::=;;;;;;;;;;;;:=;::=;;;;;;;;===========--=~
•••••••••••
:•••••••••••••
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS GIUGNO 2003 • • •

3.4 Page 24

▲back to top
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
TRA STORIA E LEGGENDA
La zona, prima della colonizza-
zione, era abitata da una tribù in-
digena chiamata Pacatones. Con
la conquista, gli Spagnai i fonda-
rono la parrocchia de!la Madda-
lena. Il capo dei Pacatones, il ca-
cico Chela, aveva una figlia bel-
lissima chiamata Luz Maria che,
grazie all'azione dei missionari
francescani, che convertirono
anche la maggior parte della po-
polazione indigena, divenne una
fervente cristiana. Una tradizione
••••••••••••
I Monsignor Candido Rada
(1905-1995) costruttore della
chiesa e iniziatore del museo.
popolare narra di un evento mira-
coloso che aiutò Luz Maria a co-
noscere il posto dove la Madon-
na voleva essere venerata come
Madre di Dio e Madre della
Chiesa con il titolo di Nostra Si-
gnora Maria Natividad de Huay-
co o Marna Nati, come affettuo-
samente la chiamano i fedeli.
Luz Maria aveva collocato un
piccolo quadro con effigiata la
Madonna in una fenditura della
roccia e in quel posto si recava
Il santuario di Nostra Signora
della Natività del Guayco.
suo ultimo rosario. Con grande
sorpresa vide una bellissima si-
gnora, che portava in braccio un
grazioso bambino, che le disse:
"Mantieni salda la tua fede in Dio
A sovente a pregare con la recita e lavati le ferite con l'acqua che
dodici chilometri dal paese del rosario. La madre, di carattere da tempo sgorga ai piedi del tuo
di Talagua, nel cantone di impetuoso, vedendo la figlia al - quadretto". Maria Luz, obbedien-
Chimbo, provincia di Boli- lontanarsi sovente da casa e te- te, si lavò e, al contatto con l'ac-
var in Ecuador, sul la strada che mendo chissà quali tresche, 1'8 di qua, le ferite si sanarono istanta-
conduce verso l'oceano Pacifico, settembre del 1708 la picchiò neamente e ritornò bella e radio-
si incontrano un colle roccioso selvaggiamente con un palo, pro- sa. Felice ritornò a casa suscitan-
attraversato da un piccolo ruscel- vocandole delle gravi ferite su do grande stupore nella madre; la
'I
lo e una località che è stata tra- tutto il corpo e sulla testa. La gio- giovane interrogata rispose che la .
sformata dai salesiani in un'oasi vane dolorante e piena di sangue sua amica, la Signora di Huayco,
di pace e di preghiera, collocata si rifugiò nella piccola grotta l' aveva curata. Dietro l'insistenza
in un panorama splendido e cir- pove era conservata l'immagine del parroco della Maddalena rac-
condata da boschi di pini , euca- della Madonna e, abbracciata a contò per filo e per segno come
'1
I
lipti e fiori della flora andina.
quel quadretto, iniziò a recitare il si era svolta la vicenda e lui pure
L'antica cappella del 1673 incorporata al ponte.
Campane del 1712.
• • GIUGNO 2003 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 4

3.5 Page 25

▲back to top
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Statua della Madonna vestita con gli abiti tradizionali
del luogo.
La Madonna del Guayco e Luz Maria.
convenne che si trattava di un
miracolo della Madonna. Più tar-
di il vescovo di Quito, in visita
alla Maddalena diede facoltà al
parroco di celebrare una festa,
in onore della Madonna, 1'8 di
settembre e, grazie alla data del
miracolo, impose il titolo di No-
stra Signora della Natività. In se-
guito si costruì la piccola cappel-
la e iniziò così la devozione alla
Vergine di Huayco.
DALLA CAPPELLA
AL SANTUARIO
fungeva anche da ricovero per i
viandanti che percorrevano en-
trambi i sensi di marcia. La costru-
zione cadde in rovina, ma nel
1712 furono trovati una campana
e un piedistallo appartenente alla
vecchia cappellina; il governatore
Fernando Antonio de Echeandfa,
che aveva frequentato quel posto
in cerca della salute, avendo con-
statato le qualità miracolose del-
l' acqua che sgorgava ai piedi della
Vergine di Huayco, nel 1780 co-
struì la prima chiesa.
La devozione si diffuse in modo
impressionante, al punto che il
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Nelle vicinanze del luogo del mi- vecchio edificio si rivelò insuffi-
racolo esisteva, già dal 1673, un ciente ad accogliere i pellegrini;
ponte incorporato in una cappella così nel 1944 si decise la costru-
che serviva la via che univa la zione di un più ampio edificio,
sierra con la costa oceanica. L'o- che sorse imponente grazie all'in-
pera era stata costruita dai missio- traprendenza del parroco e dei
nari francescani e la cappelletta muratori della parrocchia della Ceramica antropomorfa puruhà.
Museo religioso, stanza dei paramenti sacri.
Museo della Sindone.
•••••••••••••••••••••••••••••••
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS GIUGNO 2003 • • •

3.6 Page 26

▲back to top
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
•••••••
••••••••••••••••••••••
Ceramica antropomorfa puruhà.
Ceramica antropomorfa puruhà.
Ceramica antropomorfa puruhà.
Maddalena. Nel 1985 i salesiani
furono chiamati da l vescovo sale-
siano di Bolivar, monsignor Can-
dido Rada, a prendersi cura del
santuario; monsignor Rada aveva
iniziato, nel 1978, la terza chie-
sa, su un progetto grandioso. Al-
l'edificio sacro, il vescovo pensò
di aggregare una casa di spiritua-
lità a uso dei pellegrini e di quanti
volevano passare un periodo di
riflessione. Per mantenere la pace
del luogo il vescovo acquistò an-
che i terreni circostanti, in modo
da impedire il proliferare di al-
berghi, pensioni e negozi di og-
getti religiosi.
IL MUSEO
Accanto al santuario sono sorti
dei centri di grande interesse cul-
turale: una biblioteca e un Museo
archeologico-religioso . Quest'uIti-
mo è diviso in tre importanti sezio-
ostensori, pissidi; alcuni oggetti
hanno un notevole valore storico
come una campana datata 1881,
appartenuta alla prima cattedrale
di Guaranda. Statue di santi, co-
me quelle di sant'Anita, sant'An-
tonio, san Giuseppe, san Giovan-
ni e quadri, specialmente a sog-
getto religioso, completano l'inte-
ressante galleria .
La sezione archeologica rag-
gruppa oggetti precolombiani delle
civiltà che sono fiorite sul territorio
dell'attuale Ecuador. Quarantadue
pezzi appartengono alla cultura
••••••••••••••••••••••••••••••••
•••
ni: la prima è dedicata alla Santa panzaleo, 38 alla cultura puna, 32
Sindone; segue la sezione religiosa pezzi sono di produzione inca e 6
e la sezione archeologica.
oggetti di cultura mantena. Interes-
In un amp io salone è documen- santi sono i vasi antropomorfi e le
tata la storia del Lenzuolo di To- ceramiche zoomorfe.
.••••••••••••••••••••
Ceramica zoomorfa panzaleo.
.
rino mediante fotografie anche di
grande formato. Si possono am-
mirare, oltre che la riproduzione
in grandezza naturale del negati-
vo della Sindone, gli studi com-
piuti dal laboratorio della NASA.
Tramite ricostruzioni si possono
seguire i momenti della passione
e la salita al Calvario di Gesù .
Alcuni oggetti di uso comune
dell'epoca della colonizzazione
spagnola completano la rassegna;
alcuni reperti provengono dall'an-
tica chiesa: due campane, l'una
datata 1712 e la seconda 1742, e
una trave del più antico santua-
rio.
Anche se di interesse limitato, il
••••••••••••
La sezione artistico-religiosa piccolo museo annesso al santua-
contiene paramenti , arredi liturgi- rio rappresenta per i pellegrini e
ci, ornamenti del simulacro della
Vergine, offerte ed ex voto pre-
sentati dai pellegrini . Tra gli og-
getti più significativi sono esposti
per coloro che sostano più a lun-
go nella casa di spiritualità un in-
teressante incontro con la storia e
con la cultura locali .
turiboli, calici d'argento, preziosi
Natale Maffioli
• • • GIUGNO 2003 BS• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

3.7 Page 27

▲back to top
RISCHIARE
PER PREVENIRE
e aro Dottor J., sono or-
((
m~i _arri~ato all'età i'!
cw s, puo essere nonm.
A 51 anni suonati, mi ritrovo con tre
figli grandi, ma quasi non mi sono
accorto del tempo trascorso, soprat-
tutto mi pare che sia cambiato poco
o nulla dai tempi della mia fanciullez-
za. Ho sì avvertito un gran parlare di
cambiamenti epocali, ma, a dir la
verità, ho sempre vissuto con l'im -
pressione che ciò non mi riguardas-
se: avevo altro cui pensare e avevo
già una vita piena.
Adesso però, alla mia bella età, mi
ritrovo improvvisamente a essere
come un minorato davanti al dilagare
delle macchine e delle tecnologie che
sono venute a mettersi al centro della
vita dei miei figli. Sto pensando
soprattutto al più giovane. A 17 anni,
è interamente immerso nel mondo di
Internet, "naviga" ovunque senza pro-
blemi e si meraviglia che io non sen-
ta il bisogno di fare altrettanto. Ai
tempi della mia adolescenza, un
ragazzo veniva considerato adulto dal
momento in cui sapeva servirsi di
macchine e arnesi e/o aveva preso la
patente. Oggi gli adulti sono coloro
che devono essere iniziati - e con
grande difficoltà - alle nuove tecnolo-
gie: sono loro a dover imparare come
si usano macchine e strumenti; i gio-
vani al contrario è come se nasces-
sero innestati sugli oggetti, come se
avessero gli strumenti incorporati.
Personalmente, mi sembra di avere
a suo tempo tentato tutto il possibile
per preparare i miei ragazzi alla vita
adulta, ma oggi mi sono accorto che
non è quella che pensavo io, è una
realtà totalmente differente, lontana
mille miglia dalle mie previsioni di
allora. A volte, mi sorprendo a pen-
sare che non potrò mai adattarmi a
questo tipo di vita, che questo è
mondo dei miei figli, ma non il mio.
Allora, un interrogativo mi preme
con forza: come continuare ad assu-
mermi le mie responsabilità? Per-
ché, se non vado errato, qui non si
tratta solo dell'avvenire dei miei figli
ma di quello de/l'intera società. Mi
sbaglio?
Antonio, Pistoia
Caro Antonio,
viviamo in una società che di fronte
al rischio ha un'attitudine del tutto
paradossale . Curiosamente rifiutia-
mo tutta una serie di rischi che ri-
guardano noi , ma dimentichiamo
completamente quelli che riguarda-
no gli altri. Da una parte, si può
dire che coltiviamo l'ideale della
sicurezza, quando ad esempio vo-
gliamo evitare ai nostri figli il mini-
mo raffreddore, quando facciamo di
tutto perché non facciano sforzi
eccessivi e non si scoraggino , o
quando pretendiamo tutte le pre-
cauzioni possibili e immaginabili nel
momento in cui partono per una
gita scolastica, un campeggio esti-
vo , una trasferta ed esigiamo preci-
se garanzie da parte della scuola,
dell'oratorio o della squadra. Per
proteggerli contro tutto e perfino
contro se stessi, moltiplichiamo le
assicurazioni. Si ha un bel ricono-
scere che diventare adulto è un tra-
gitto che comporta prove e rischi
che vanno accettati. Nella realtà dei
fatti la nostra "superprotettività" nei
confronti dei figli nega questo rico-
noscimento teorico: finché abbiamo
potuto, mi dica se non è vero ,
abbiamo ,fatto di tutto non solo per
proteggere, ma per super/protegge-
re la nostra famiglia.
D'altro canto, con le nuove tec-
nologie sottoponiamo le giovani ge-
nerazioni a tutta una serie di rischi
d'altro genere che ai nostri tempi
certamente non erano presenti: con
la navigazione in Internet, per esem-
pio, non sappiamo dove gli internauti
possano approdare, verso quali peri-
coli corrano , ma sappiamo bene che
di pericoli ce ne sono , eccome!. .. Il
problema è che noi abbiamo la ten-
denza a lasciar perdere e questo
unicamente perché non sappiamo ,
purtroppo, che cosa fare, come rea-
gire, non conoscendo bene i proble-
mi. E allora siamo tentati di abdicare
alle nostre responsabilità: questo è il
loro mondo , e non il nostro , se la
sbrighino da soli.
Che ci siano dei rischi non è di
per sé un fatto grave. Sarebbe
insensato voler respingere i muta-
menti profondi che si sono innescati.
Quello che è pericoloso è di rinuncia-
re a considerare il rischio, perché ci è
imposto. La gran maggioranza delle
culture si attaccano a questo: pensa-
re ai rischi cui va incontro un uomo e
come è meglio affrontarli per diventa-
di Jean-François Meurs
re adulto. È come "coltivare" il rischio.
È evidentemente la nuova generazio-
ne che sarà attrice e protagonista
dell'utilizzazione e dello sviluppo delle
nuove tecnologie! Il problema è
"come" essere presenti; bastano delle
idee? Certo partiamo svantaggiati
perché non possiamo fare appello
alla nostra esperienza, non possiamo
dire: «conosco perfettamente la situa-
zione e ti posso dire ciò che è buono,
e ciò che non lo è, ciò che puoi
accettare e ciò di cui devi diffida-
re ... ». Oggi non è affatto semplice
renderci conto a quali rischi siano
esposti i nostri figli.
Insomma, con Internet ci è cadu-
ta addosso qualche preoccupazione
in più, abbiamo qualcosa di più a cui
pensare, perché è nata e si è svilup-
pata un'altra maniera di collegarsi , di
imparare, di stare con gli altri. Internet
si configura contemporaneamente sia
come uno spazio privato sia come
uno spazio pubblico. In Internet tutti
possono «sbraitare» nel proprio sito
o, se vogliamo parlare al positivo, tutti
possono esprimersi in piena libertà
senza essere bloccati da nessuno.
Tutti possono ascoltare tutti. A proprio
rischio e pericolo? Sì e no! Tutto
dipende dalla capacità critica e dal
modo con cui gli adulti sono capaci di
accompagnare i giovani attraverso la
giungla delle più svariate produzioni
multimediali , alla ricerca della verità.
La grande scommessa di Internet, in
effetti , è di trovare dei partner con i
quali si possano scambiare le più
diverse opinioni. Ragione di più per
stare a fianco dei figli, con o senza
Internet, sforzandosi di capire i nuovi
areopaghi , accettandone anche i
rischi, senza mai rinunciare a discute-
re insieme su ciò che ci sta arrivando
addosso.
O
BS GIUGNO 2003

3.8 Page 28

▲back to top
FMA a Madrid: la scelta del tempo libero
25 ANNI GIOVANI
di Maria Antonia Chinello
- Un'uscita dei ragazzi del Centro Don Bosco.
La comunità FMA del
Barrio del Pilar a Madrid
ha celebrato
recentemente i 25 anni
di presenza tra i bambini
e i giovani del quartiere.
Cinque suore e alcune
giovani in formazione
coordinano un Centro
giovanile e una casa
per ragazze con problemi
familiari. Le abbiamo
intervistate.
L e prime suore salesiane, arri-
vate nel 1977 nel Barrio del
Pilar, rimasero colpite dal
grande numero di giovani e ragazzi.
Dopo le ore di scuola al mattino, nel
vicino collegio di Villaamil, suor
Esperanza, suor Carmen e suor
Asunci6n percorrevano a piedi le
strade del quartiere, incontravano i
papà, le mamme, i bambini... Era
tempo di rimboccarsi le maniche e
di dare vita al Centro Juvenil Don
Bosco per riempire di sogni quel
tempo che, "libero" dalla scuola e
dalle altre occupazioni, rischiava di
trasformarsi in ozio. Le premesse
c'erano. Il coraggio e il sacrificio
avrebbero fatto il resto. Per 25 anni
e altri ancora.
Come si snoda la vostra presen-
za nel quartiere?
(Teresa) - Fin dall'inizio, si è scel-
to di operare nel campo del tempo li-
bero dei giovani, ecco perché il Cen-
tro giovanile Don Bosco è l'opera
principale. Si può dire che ha accom-
pagnato la gente del quartiere tra-
sformandosi con i mutamenti sociali.
Infatti, a differenza dei primi anni,
GIUGNO 2003 BS
oggi moltissimi bambini e ragazzi
che lo frequentano sono immigrati.
Questo ci ha pennesso di trovare
nelle famiglie della zona i primi col-
laborat01i e collaboratrici. Da cinque
anni tre sorelle della comunità si de-
dicano a tempo pieno alle bambine
con difficoltà familiari che accoglia-
mo in alcuni ambienti della casa ap-
positamente predisposti.
Un momento importante nelle
attività è il recupero scolastico.
Il tempo dei giovani nel quar-
tiere quali coordinate ha?
(Maria Angeles) - Quelle dell 'in-
certezza e della solitudine. I nostri
giovani e i ragazzi non hanno molte
possibilità per studiare: sono fami-
glie povere, con grosse difficoltà
economiche. I genitori lavorano, o
meglio, sono spesso alla ricerca di
lavoro. Le donne si affidano a lavori
occasionali. "Arrivare a fine mese"
è sempre un'impresa... per questo, i
figli restano per lungo tempo soli,
abbandonati a se stessi. C'è un alto
tasso di abbandono scolastico. In
più, il quartiere sta vivendo in que-
sti anni una forte immigrazione con
concentrazioni umane altissime: in
alcuni appartamenti vivono fino a
20 persone in 60 m2.
Qual è la percentuale dell'im-
migrazione?
(Maria Angeles) - Su circa 300
bambini, che ogni giorno frequen-
tano il Centro giovanile, circa 50
sono di orgine araba e dell ' Ameri-
ca Latina. Abbiamo adottato una
metodologia di inserimento gra-
duale affinché il Centro non si con-

3.9 Page 29

▲back to top
per educare e prevenire il disagio giovanile.
Sono le prime tre FMA che hanno fondato la comunità nel 1977.
Da sn/: Asunci6n Orasio, Carmen Espinosa, Esperanza Alonso.
vertisse in un ghetto. Così si è scel-
to di lavorare con loro fin da picco-
li. Per cinque anni abbiamo puntato
l'obiettivo sul rispetto della perso-
na, sia maschio sia femmina. Infat-
ti, ci accorgevamo che, secondo le
tradizioni musulmane, i ragazzi -
soprattutto i più grandi - non ri-
spettavano le bambine, le giovani.
Ora, possiamo affermare che l'am-
biente in cui viviamo è familiare:
ci si ascolta e ci si accoglie e, a
volte, non si sa chi è straniero e chi
non lo è.
Collaborate con altre agenzie
educative del territorio?
(Maria Angeles) - Sì, ogni due
mesi incontriamo i responsabili del-
le istituzioni educative del tempo li-
bero della zona: altri due centri gio-
vanili, gli Scout, la Croce Rossa, un
gruppo di un 'altra parrocchia. Si
condividono le iniziative, ci si scam-
bia pareri sulle problematiche socia-
li e ci si coordina per quanto riguar-
da le risposte da dare alle urgenze
che spesso ci vengono segnalate
dalle assistenti sociali della zona.
I Alcune delle ragazze accolte nella
comunità delle FMA, felici di aver
trovato il calore di una famiglia.
Avete scelto, da sempre, di inter-
venire pastora/mente nel tempo libe-
ro dei giovani. Con quali proposte?
(Marfa Angeles) - La finalità del
Centro è quella di essere attento alle
necessità del quartiere. Questo si è
tradotto nell'impegno di fare in mo-
do che tutti i bambini potessero
avere accesso alle medesime oppor-
tunità. Così, si è sempre cercato di
offrire un ventaglio molto ampio di
proposte perché ognuno potesse
scegliere: recupero scolastico, infor-
matica, laboratori di manualità, di
disegno, di ballo, di teatro.
Pur avendo ben chiaro l'obiettivo
di Don Bosco "educare i giovani a
essere onesti cittadini e buoni cri-
stiani", l'abbiamo modificato in
"onesti cittadini e persone che real-
mente scoprono Dio", perché ora
operiamo in un contesto che non è
solo multiculturale, ma anche multi-
religioso. I bambini arabi vanno in
cappella e, quando preghiamo, in-
sieme ci rivolgiamo a Dio. Così,
quando è il compleanno di qualcuno
facciamo festa e ringraziamo il Dio
della vita, di ogni vita. Facciamo in
modo che la nostra religiosità sia
universale affinché nessuno si senta
"fuori luogo".
Se dovessimo tentare un bilan-
cio di questi primi 25 anni?
g (Marfa Angeles) - Il Centro è ini- 11!'-1
ziato come risposta alla gente che
veniva da Toledo, da Extremadura,
da Siviglia.. . Erano anni incerti per
l'occupazione, la casa, si comincia-
va a spostarsi per cercare un domani
migliore ... Se confrontiamo le foto-
grafie di ieri con quelle di oggi, co-
gliamo che è lo stesso spirito che ci
anima: prima facevamo meccano-
grafia, ora informatica; allora si or-
ganizzava un campeggio in monta-
gna, oggi lo si fa in città. Ciò che ci
fa optare per firmare un bilancio at-
tivo è il fatto che il mutamento non
ci ha bloccate nella paura, anzi, ci
ha permesso di aprirci, di interro-
garci, di cambiare con creatività,
fantasia. Non ci siamo arrese.
Progetti per il futuro?
(Marfa Angeles) - Stiamo orga-
nizzando una ludoteca per i bambini
dai 5 ai 7 anni. È un progetto che si
rivolge ai piccoli, soprattutto di ori-
gine araba che, appena giunti in
Spagna, non conoscono la lingua.
Vorremmo insegnare loro a espri-
mersi mediante la lettura dei segni,
la manipolazione dell'argilla, della
plastilina, attraverso il gioco. Grazie
a loro entreremo in contatto con le
famiglie. Il Centro continua a essere
una risposta.
BS GIUGNO 2003

3.10 Page 30

▲back to top
_.._..I.. IL
MESE
IN
LIBRERIA . pe Moronte
o curo d\\ G1useP
DANZA CON DIO
di Joyce Rupp
Ed. Appunti di Viaggio,
Roma, 2003
pp.236
El
Con il racconto di alcu-
ne sue esperienze e
con il suo insegnamen-
to, l'autore vuole guida-
re a ritrovare una pro-
fonda comunione con
Dio nella vita ordinaria.
In tale prospettiva, la
preghiera appare come
un'esperienza gioiosa e
piena di speranza, qua-
si una danza con il Di-
vino che si svolge nel
profondo del proprio cuo-
re , una presenza di Dio
che accompagna e so-
stiene attraverso le gioie
e le sofferenze della
vita. Questa originale vi-
sione spirituale parte
da spunti relativi ai di-
versi mesi dell'anno ed
esamina dodici grandi
tempi, ognuno dei quali
è seguito da alcuni sug-
gerimenti per la pre-
ghiera: litanie, scritti
creativi, meditazioni gui-
date, spunti riflessivi ,
sprazzi di diari quotidia-
ni. Così , le "ossa inari-
dite" vengono richiama-
te alla vita in una novità
contagiosa.
GIUGNO 2003 BS
~ ~ A~LM FEMOfNILE
IL MAESTRO SETTE
DONNE LA TENEREZZA
Percorso di lettura
intertestuale sul
femminile nei vangeli
di Vincenzo Mercante,
SEGNO, Udine, 2002
pp. 188
Le sette donne del vangelo,
esaminate in questo con-
fronto, appaiono come uno
specchio, almeno per alcu-
ni tratti, dell'intero universo
femminile. Sono pure una
cartina di tornasole per ca-
pire il pensiero e la prassi
del Signore nei confronti
della donna.
Il Maestro
stttt donne
la tenerezza
Siccome poi negli anni
postconciliari si è andato
sempre più evidenziando
il filone biblico-teologico
secondo il quale il Signo-
re è descritto non solo co-
me padre, ma persino co-
me madre, gli esegeti non
esitano a parlare del Volto
femminile di Dio. Con
un'ovvia conseguenza: par-
tendo dalle viscere di te-
nerezza della donna, si
può giungere al grembo
divino fatto di amore. È in-
dispensabile partire dal
vangelo, per capire il pen-
siero di Gesù circa la per-
sonalità e la missione del-
la donna.
NON SI MUORE,
SI NASCE DUE VOLTE
L'ora della nostra nascita
di Valentino Savoldi,
Messaggero, Padova, 2003
pp. 168
L'autore, partendo anche
dalla sua personale espe-
rienza, ripetuta e sofferta
per la perdita di persone
carissime, descrive l'atteg-
giamento di rifiuto e di ri-
mozione della morte che
caratterizza la società di
oggi. S'interroga a fondo
sul senso che questo var-
co cruciale assume nella
vita dell'uomo con conside-
razioni che si rifanno alla
Bibbia, alla teologia, alla fi-
losofia, alla psicologia, alla
letteratura e all'arte. Spunti
che invitano a una visione
di speranza, di attesa sere-
na del compimento di tutte
le attese umane con l'in-
contro definitivo con chi ha
vinto definitivamente la mor-
te: Cristo risorto. Si tratta
di riflessioni che si alterna-
no a ricordi dolorosi, a te-
stimonianze toccanti, a emo-
zioni e slanci di autentica
poesia, rendendo scorrevo-
le e affascinante la lettura
del testo.
Valcnttno Salvoldi
NON SJ MUORE,
S1 NASCE
DUE VOLTE
GESÙ SPIEGATO
A MIO FIGLIO
di Michele Brambilla,
PIEMME ,
Casale M. (Al), 2002
pp. 168
MIC HEL E
BRAMB I LLA
ESU
PIEG ro
A
Ml
F
Il volume si offre come
esempio ai genitori per far
conoscere Gesù ai loro fi-
gli. Nel pensiero della Chie-
sa l'iniziazione cristiana in-
comincia in famiglia nella
prima infanzia. Le prime
osservazioni e i primi dubbi
sulle verità del cristianesi-
mo sorgono nei bambini a
un'età sempre più precoce.
Così i genitori si trovano
prima del previsto a dover
soddisfare le legittime cu-
riosità dei figli che deside-
rano conoscere il vero vol-
to di un personaggio trop-
po spesso presentato co-
me il protagonista di una
favola o di una fiction tele-
visiva. Le domande più
frequenti trovano risposte
fondate su continui rimandi
al vangelo, che aiutano i
genitori a "spiegare Gesù"
con un linguaggio sempli-
ce, rispondendo alle loro
tante domande.

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
~ ~ o ' W DELLA FE ~
EDUCAZIONE MORALE
CRISTIANA
Il ministero ecclesiale per
la costruzione della
personalità morale
di Ernesto Cambi ,
Centro Ambrosiano,
Milano, 2002
pp. 218
Alla luce dei contributi of-
ferti dalla ricerca teologica,
si trova qui uno strumento
che gli operatori pastoral i
possono usare per acco-
stare la complessa que-
stione dell'educazione mo-
rale. Prendendo le mosse
dalla ricognizione degli at-
tuali tratti dell'educazione
morale cristiana, prima si
descrivono i modelli inter-
pretativi di educazione vi-
genti nell'età moderna; poi
si affronta la questione del
rapporto tra il fatto della
crescita evolutiva e l'atten-
zione al fatto morale, oggi
prevalentemente percepito
nella prospettiva dell'adat-
tamento .
L'intervento educativo così
risponde a esigenze psi-
co-pedagogiche; è motiva-
to da una prospettiva glo-
bale della crescita umana;
si colloca nell 'idea globale
di formazione nel suo
aspetto generale.
DIVENTA CHI SEI TU:
UN IRRIPETIBILE
SOGNO DI DIO
di Maria Pia Giudici,
Ed . Appunti di Viaggio,
Roma, 2002
pp. 168
CRESCITA
E ORIENTAMENTO
di Lorenzo Macario e
Silvano Sarti ,
LAS, Roma, 2002
pp. 154
Il primo testo indica che
l'essere umano può diven-
tare il sogno di Dio che real -
mente è. Come credente è
esortato a non confondere
solitudine e isolamento, gra-
zia e forzatura magica,
creatività e perfezionamen-
to, fortezza e prepotenza.
L'insieme della riflessione
diventa un amorevole invito
a diventare cristiani maturi.
Il secondo testo aiuta a ri-
flettere sul la vita in crescita
dal punto di vista umano,
per guidare ragazzi e adole-
scenti verso il crescere che
è sempre difficile. Ma se ge-
nitori , educatori e giovani
amano la vita e hanno fidu-
cia in essa, tutto diventa più
facile. Se ogni vita è voca-
zione, l'orientamento con-
siste nel guidare a scoprire
la propria vocazione e orien-
tarsi con fiducia verso la
conquista della riuscita nella
vita.
TUTTI TI CERCANO
di Paolo Spoladore,
Usiocope Edizioni ,
Dolo (Ve) , 2002
pp. 400
Il volume, pur riferentesi ai
testi liturgici dell'anno B, si
raccomanda per il fatto che
le sue riflessioni vanno oltre
la celebrazione liturgica, sia
contribuendo alla ricerca e
alla diffusione di antiche e
nuove conoscenze sia at-
tingendo al prezioso patri-
monio della spiritualità uma-
na che è orientata verso il
cammino dell'assoluto. L'au-
tore , con questa raccolta di
riflessioni pensate per ac-
compagnare il lettore lungo
le vie del tempo, offre degli
appunti di viaggio , per il
viaggio verso la "Casa" da
cui tutti gli uomini sono par-
titi. Con stile agile e imme-
diato, invita a incontrare la
straordinaria vastità della
Parola del vangelo, per im-
mergersi nella sua pro-
fondità, vederne i segreti
anche nelle parole degli uo-
mini, quando servono a rac-
contare la luce di Dio.
NO N SI FA VENDITA PER
CORRISPONDENZA. I libri
che vengono segnalati s1 pos-
sono acquistare presso le ~b!eti
rie cattoliche o vanno ne ies
di rett am ente all e ris pettive
Editrici .
campi
se
di
VUOI
in collaborazione
con il
Centro Nazionale
Vocazioni
TESTO : ADRIANO MICOTTI , SUOR E
APOSTOLI NE, FRANCO
( AGNASSO (PI ME )
Adolescenti: Itinerario per
riconoscere e vivere il
"servizio" come scelta di
dono
TESTO : FRA MI GU EL DE LA MATA
M ERAYO (OFM ) E SU ORE
APOSTOLI NE
Giovani: Itinerario sul testo
cli s. Paolo (1Cor 12-13-14)
per scopri re di essere "il
dono" e poter vivere in
pienezza la propria vita
donandola
TESTO : D. DOM ENICO SI GALI NI
Richiedere a:
YOCA~- . . . SUSSIDI VOCAZIONALI AP
Suore Apostoline
I
ViaMa/~3
00040 CASTELGANDOLFOIRM
te/. 06.932.03.56 - fax 06.936.07.00
Si possono acquistare anche al:
CENTRO VOCAZIONALE AP
Via Merulana 124a -
00185 ROMA
tel. e fax 067.720.50.27
Oppure: Librerie San Paolo,
Paoline
o altre Librerie
Religiose
BS GIUGNO 2003

4.2 Page 32

▲back to top
L/;1/E
-
La trilogia del Santa Chiara:
Romano, Andaloro, Trazzera.
UNUOMO
ETRE COLONNE
di Giancarlo Manieri
,,Io sono un povero cane, una povera bestia
fedele , e fo la guardia all'uscio del mio Padro-
ne!". Non è del signor Romano la frase citata,
ma è la sua fotografia. L'ha scritta, rubandola al poeta
Domenico Giuliotti, nel quaderno dei suoi pensieri spi-
rituali. Calogero, ma lo chiamavano Lillo, era uno di
quei coadiutori che ha operato come e meglio di un
prete. Un salesiano dalla testa ai piedi , in laboratorio
come in cortile, in chiesa come nei gruppi.
Si dice di certe persone che abbiano dei chiodi fissi .
Lillo aveva i suoi chiodi fissi , o meglio ancora, le sue
colonne portanti che sostenevano l'impalcatura della
sua vita di salesiano laico . Una era certamente Dio:
non permetteva che si allontanasse mai da lui , nemme-
no per un istante . Era nei suoi gesti, nelle parole, negli
sguardi, nei modi. .. E tutti se ne accorgevano. I ragaz-
zi lo amavano proprio per questo e, oggi anziani , lo
ricordano per questa sua non comune peculiarità .
Un'altra colonna che sosteneva la sua azione educati-
va era il mestiere: faceva il sarto e s'era messo in
testa di cucire addosso ai suoi ragazzi anche il vestito
interiore , perché quello di stoffa non camuffasse un
vuoto, ma fosse la degna cornice di un giovane abitato
da Dio. La terza colonna portante era l'assistenza: dif-
ficile staccarlo dai suoi ragazzi , difficile partecipare a
una riunione di gruppo senza che lui ci fosse, difficilis-
simo trovarlo senza compiti di animatore di gruppo .
Tutte e tre le colonne erano bene in mostra durante le
sue giornate, ne costituivano lo standard: tutti s'accor-
gevano, confratelli e ragazzi , che Lillo camminava alla
presenza di Dio e ci godeva, perché lo vedevi contento
come una Pasqua: felice di credere in quel che crede-
va, di essere quello che era, di fare quello che faceva.
GIUGNO 2003 BS
Calogero Romano (il nome è
Calogero) fa parte di quella trilogia .
di salesiani laici del Santa Chiara di
Palermo di cui daremo cenno nella
nostra rubrica, rimasti nel ricordo
di tutti. Un umile, un saggio, un
entusiasta, µn capolavoro di bontà
e di grazia. ·
E lui faceva di tutto: rammendava il vestiario dei suoi
confratelli salesiani anche oltre il rammendabile , ma
sapeva rammendare anche i cuori e le coscienze, e
questo non è poco; puliva dove vedeva sporco, strac-
cio e spazzolone sempre a portata di mano, il sorriso
sempre pronto a essere donato a chi l'increspatura
anomala delle labbra denunciava una preoccupazione,
una sofferenza, un indurimento , uno scontento, uno
scoramento.
IL CAMPO PRIVILEGIATO
L'obbedienza lo destinò per il periodo più lungo della
sua vita al Santa Chiara di Palermo dove, in laborato-
- La massa di oratoriani del Santa Chiara dell'anno 1950.

4.3 Page 33

▲back to top
-----___..,;.--------CfJ,4()/tfT!JRI cft4LEgl,4;1//
I
Il signor Romano, ultimo seduto a destra, con gli
appartenenti al gruppo di Azione Cattolica negli anni '50
del secolo scorso.
rio, poteva far emergere la sua professionalità 'e all'o-
ratorio la sua salesianità. Ci sapeva fare coi gruppi,
c'era cresciuto. Ancora giovanissimo, infatti , a Racal-
muto, suo paese natale, Lillo era stato eletto all'unani-
mità presidente dell'Azione Cattolica. Vi dedicava tutto
il tempo libero. Ogni sera, infatti, dopo il lavoro .in sar-
toria lo ritrovavi non al bar, alle bocce o in giro coi
coetanei, ma al Circolo. Insegnava catechismo, ,prepa-
rava le recite , organizzava le feste e spesso girava per
le vie più povere a incontrare nelle case più povere le
persone più povere e non ci andava mai a mani vuo-
te ... Fu proprio lui il fondatore della "San Vincenzo"
nella sua parrocchia per l'aiuto ai bisognosi. Come
molti altri salesiani, anche lui sopportò la malattia che
lo colse senza lamenti, restando al suo posto di lavoro
come se non avesse nulla: "L'abbiamo trovato seduto
sul letto, col capo reclinato: se n'è andato senza darci
alcun disturbo". Così il direttore annunciò per telefono
a un amico la sua morte, il 9 ottobre del 1978.
Vennero in molti per l'ultimo addio e più di uno raccon-
ta che invece di pregare per lui sentiva forte il bisogno
di pregare lui , affinché intercedesse per chi era rima-
sto a lottare qui in terra.
un altrettanto formidabile salesiano. Per sé non voleva
titoli il signor Romano:
"Pronto?" .
"Sì, pronto".
"Mi passi per cortesia il professor Andaloro!".
"Il professore non c'è!".
"Ah! Allora mi passi il dottor Romano... !".
"Ma quali dutturi! Un sugnu mancu sacristanu!". Eppu-
re questo dottor "Nessuno" ha plasmato i migliori pre-
sidenti di Azione Cattolica della città. Uno dei suoi
allievi divenne vicepresidente diocesano. Giovani fatti
crescere alla scuola sales.iana: "Beh , sei andato a
salutare il Padrone?" , era uno dei suoi ritornelli ai
ragazzi. Ed era talmente riuscito a inculcare la neces-
sità della preghiera che alcuni di loro si abituarono tal-
mente a fare una breve visita in chiesa per una altret-
tanto breve preghiera che quando la trovavano chiusa,
potevi scorgere qualcuno raccolto davanti al portone in
inequivocabile atteggiamento di preghiera . Per loro
Romano era più che un prete, anche se per lui il prete
era tutto: "Chiddu è parrinu, 'un t'u scurdari", soleva
sottolineare a chi si lamentava di presunte intemperan-
ze o ingiustizie di qualche sacerdote!.
"lo aspetto la morte, ed è la morte che mi aiuta a vive-
re", scrisse nel suo quaderno dei pensieri . Ed è fuor di
dubbio che Lillo visse questa frase emblematica di
Gauthier Ferraras.
SEMPLICE E CHIARO
Aveva le idee chiare, Lillo, sul cristianesimo: la vita
di Dio comunicata agli uomini , senza la quale l'uomo
diventa animale! ". E a un giovanottone con tanto di
fidanzata che si scusava di non trovare 1O minuti per
dire il rosario un po' troppo lungo e noioso: "Sa, a vol-
te si ha fretta ... ", ribatté: "Ehi, ma il rosario è una
dichiarazione d'amore a Maria. Che direbbe la tua Pie-
rina se le dicessi Pierina, ti voglio bene ... di corsa?".
Altrettanto interessante la sua catechesi: a un altro
che gli chiedeva con che frequenza confessarsi: "La
confessione è fare l'amore con Dio! Perciò, vedi tu!".
Insomma Lillo, entrato dai salesiani a 25 anni, non era
un pivellino né a livello spirituale né a livello apostoli-
co, tutt'altro, era un ... cristiano consumato! E come
religioso consacrato poté continuare quella vita apo-
stolica che già viveva a Racalmuto. Al Santa Chiara
faceva l'aiutante del "professore". Il professore era il
signor Andaloro , capo indiscusso del laboratorio di
sartotecnica, un formidabile professionista e, anche lui ,
I La facciata della chiesa del Santa Chiara di Palermo;
ai tempi di Lillo era un internato con scuola
· professionale e oratorio.
BS GIUGNO 2 003

4.4 Page 34

▲back to top
- coME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrere
I COMANDAMENTI
IN FAMIGLIA
I Dieci Comandamenti sono una guida per l'intera esistenza degli
esseri umani e quindi anche per molti aspetti della vita familiare.
Non sono degli imperativi assoluti: suggeriscono atteggiamenti,
modi di essere, indicazioni per la vita e il rapporto con gli altri.
Gesù dirà che tutti i comanda-
menti si possono ridurre a
una questione d'amore ver-
so Dio e verso il prossimo. Possia-
mo perciò ragionevolmente immagi-
nare che ogni comandamento,
anche nella semplice formulazione
del catechismo , ci inviti garbata-
mente a vivere un aspetto impor-
tante dell'amore familiare.
Con il primo comandamento,
Dio insegna che il primato e l'esclu-
sività sono la prima regola di ogni
relazione . La persona amata deve
essere al primo posto nella vita. In
famiglia è così facile mettere al pri-
mo posto tante altre cose , dal lavo-
ro alla tv, dai passatempi alle puli-
zie .. . I component i della famiglia
devono sapere di essere al primo
posto . Un bambino non dovrebbe
mai chiedere : «Mi vuoi bene lo
~
stessoi rtiamma_afiie he se non hai
mai _ i ..,,~"'" ""' e? » L'amore
(anch e
io) chiede di
essere i l
è necessa-
rio tra '?9 e
. mpo insieme,
non inter mpe i jamiliari quando
parlano , e · rtfspesso per no-
me, divent
motivo di gioia gli
uni per.,9li
Q' iede di noi:i
pref ·
' riginale. E
m
o
,
··
sistere e
tr
o paren
n
isivi o e
ominare
in
rdin é!JI ·s :RRJo«>-~!TI
d
Non è so
ma I stemmie
imp~e ~\\·oni: pi ~ f t
to e, . ~?e , 1 neo d
ma_d1 1ta
laz10 u
eh~ . og
gnita
magin
-
go dell~ ~ ~2
corr
a
e non ,
o o ·i
-
s~o dove «ci .si lascia andare, tanto
s1a~o tra no1 ... ». Non usat~ battute
stupide .o parolacce, non s!ate ma-
leducat, a tav?la ? davanti alla t~,
non pre~dete '~ giro ~- no~ so~toli-
neate gli errori, dei pi_u picco~1. In
q~esto ?a~~o. I eser:np1o che s, _for~
nisce a, figli e ~ecis,vo. 1 genitori
d~vono essere di parola, non sfog-
giare ~onoscenze _altolocate_ per
vantars, , non .fare I prep?'.e.nt, , es-
sere se st~ss,, con semplic1ta, _cura-
re _al meglio I aspetto e I ambiente,
chiedere eleganza e garbo.
Il terzo comandamento dice: «Ri-
cordati di santificare le feste ». Rac-
I La persona amata chiede
di essere al primo posto nella
vita .. . l'amore chiede di essere
esclusivo.
contano che i nobili romani si burla-
vano della festa del Sabato , citan-
dolo a riprova della pigrizia ebraica,
mentre i maestri della Bibbia si
sforzavano di far capire che gli es-
seri umani hanno un valore anche
quando non producono. Il grande
dono della Domenica è la capacità
di liberarsi dalle preoccupazioni del-
la settimana e mettersi in contatto
con qualcos · ro e profonda-
mente . .
ena amata,
dice Di
d' momenti
speciali ,
· · un fat-
to che
con i
colleghi
gni di
scuola
Molti co
a leg-
genda
po di
qualità»
tante
della «q
le re-
lazioni.
dif-
fondersi
a-
all 'in
do
e
i
· 7 ri fig
•sare il
es
a giornata. È
témpo . In tutta
gi si è doman-
refenssero tra-
i lit » al gior-
a i pr senti in
Jl.C~e se di-
or.o d tre attività: i
µ1e , ariabilmen-
» V , no vedere i
ere · essere soli
I
entirsi sicuri anche se
non rie
tutta l'attenzione. Gli
altri giorni sono per le cose urgenti ,
la Domenica è il giorno delle cose
importanti. È importante "celebrare"
insieme l'aspetto spirituale e religio-
so del Giorno del Signore. Si sco-
prirà così l'infinita saggezza del ter-
zo comandamento : dedicare un
giorno ogni settimana a riempire il
nostro personale serbatoio di spiri-
tualità, di amore, di serenità, di pia-
cere condiviso. Nella vita familiare
è importante ave re dei momenti
"sacri", occasioni di gioia e di festa
insieme, tempi di attività stimolanti,
gradevoli e rasserenanti.
L'aspetto fondamentale dei mo-
menti speciali consiste nello stare
insieme. Non solo vicinanza fisica .
Stare nella stessa casa in cui si
trova un adolescente non significa
dedica rgli momenti special i. Quan-

4.5 Page 35

▲back to top
il genitore
di Marianna Pacucci
do siete nella stessa stanza in cui
si trova vostro figlio , siete fisica-
mente molto vicini a lui, ma non
siete necessariamente insieme.
Stare insieme significa essere in
contatto. Padre e figlio che assi-
stono a una partita trasmessa dalla
televisione o allo stadio possono
stare insieme o non stare insieme.
Se l'adolescente si sente solo e
pensa che per suo padre lo sport
sia più importante di lui, padre e
figlio non sono stati insieme . Se
invece l'adolescente riceve questo
messaggio: «L'aspetto più impor-
tante è stare con te. Mi piace assi-
stere alla partita insieme a te »,
padre e figlio hanno stabilito un
contatto e il figlio si sente amato.
Gli adolescenti riescono ad affronta-
re meglio le normali sfide della cre-
scita adolescenziale se i loro genitori
prendono parte alla loro normale vita
quotidiana. È interessante il fatto
che, quando fu chiesto a cinquemila
adulti: «Che cosa avete apprezzato
di meno nei genitori quando eravate
adolescenti?» , la risposta più fre-
quente fu: «Non partecipavano alle
attività della mia vita ». Gli adole-
scenti vogliono che i loro genitori
facciano parte della loro vita. Questo
coinvolgimento non solo crea ricordi
per il futuro, ma determina profondi
legami d'amore nel presente. Aiutare
i vostri figli a svolgere i compiti , pren-
dere parte alle loro attività o accom-
pagnarli a fare spese dà l'opportunità
di trascorrere momenti speciali con
loro. La partecipazione attenta da
parte dei gen itori comunica questo
messaggio: «I tuoi interessi sono
importanti per me».
Con il quarto comandamento ,
«onora tuo padre e tua madre »,
Dio ci dice che attraverso i genitori
Egli ci ha dato la vita. È un debito
che non potremo mai saldare o
ricompensare . È sufficiente, ma
anche indispensabile, mostrare loro
gratitudine e rispetto per tutta la
vita. Onorare i genitori significa
sentirli guide della propria vita,
includerli nelle decisioni importanti,
vivere la loro presenza e il loro
amore come la più grande ed
essenziale forza della vita. E nello
stesso tempo fare della riconoscen-
za e della gratitudine una dimensio-
ne fondamentale della vita.
NON AVRAI
ALTRA FAMIGLIA
ALL'INFUORI
DELLA TUA
L'indispensabile armonia familiare dipende da un'adeguata
educazione dei figli, da una costante attenzione ai parenti,
da una ferma volontà di "essere per".
Faccio fatica a reinterpretare il
primo comandamento nell'am-
bito dell'esperienza familiare,
non perché voglia rifiutare il valore
della fedeltà che accompagna, so-
stiene e qualifica tanto il ruolo di
marito/moglie, quanto quello di pa-
dre/madre; piuttosto, perché temo
che una traduzione "umana" di que-
sto principio possa riprodurre situa-
zioni ataviche di sottomissione e di
dipendenza che hanno segnato ne-
gativamente per tanti secoli l'affetti-
vità domestica.
E poi mi fa paura l'idea che l'accet-
tazione acritica della propria realtà
familiare possa mortificare la ten-
sione al cambiamento, al migliora-
mento , a una crescita progressiva
dell'identità e dello stile di vita di
tutto il nucleo familiare. Nonostante
queste perplessità, sono però con-
vinta che l'orizzonte familiare co-
stituisca realmente ciò che fonda e
identifica la nostra esistenza. Non
credo però che si debba intendere
questa realtà come un limite che
vincola il bisogno di una realizza-
zione personale autentica e libera;
costituisce invece, positivamente, il
criterio interpretativo che rende si-
gnificativa ogni scelta, ogni gesto,
ogni impegno quotidiano, siano
essi vissuti dentro o all'esterno del-
la casa.
La famigllarltà, dal mio punto
di vista, si esprime non soltanto
nella costante attenzione ai propri
parenti, ma come tensione positiva
a trasfigurare ogni realtà con que-
sto valore, a realizzare in ogni
ambiente una spiritualità fondata su
tutto ciò che abitualmente si respira
nella propria vita domestica: condi-
visione e corresponsabilità, fedeltà
I
L'orizzonte familiare costituisce
realmente ciò che fonda
e identifica la nostra esistenza.
e coerenza, solidarietà e generati-
vità ... Questa verità che in qualche
modo ha attraversato tutta. la mia
vita e lo stesso rapporto con la mia
famiglia di origine è diventata del
tutto chiara proprio alla vigilia della
celebrazione del matrimonio, quan-
do, scegliendo le letture per la litur-
gia della Parola, mi innamorai lette-
ralmente dell'invito di san Paolo a
vivere senza alcuna discontinuità la
profondità, l'estensione e l'altezza
dell'amore, e compresi che era
questo ciò che veramente deside-
ravo realizzare insieme al mio spo-
so. Nel tempo, poi, mi ritrovai a
continuare la riflessione paolina
cercando di vivere nella mia vita fa-
ns GIUGNO 2003

4.6 Page 36

▲back to top
miliare e professionale il suo stes-
so programma: "mi sono fatto tut-
to a tutti". E mi accorgevo giorno
dopo giorno - erano gli anni in
cui Alessandra e Claudio erano
molto piccoli e bisognava essere
presenti, pronti ad affrontare mille
esigenze diverse - come quel
che vivevo nell'esperienza della
maternità non era poi molto diver-
so da quel che ero chiamata a
realizzare nella scuola, in parroc-
chia, con gli amici , nella vita
sociale e culturale ...
Non posso dire che l'aver
scelto liberamente e consapevol-
mente di puntare su un'interpreta-
zione così esigente del valore della
famigliarità mi abbia reso le cose
più facili ; al contrario, non mi ha
risparmiato fatica, stress, conflitti
fra i diversi ruoli che dovevo imper-
sonare. Talvolta mi è capitato qua-
si di sentirmi un marziano di fronte
a colleghi e conoscenti che viveva-
no la vita domestica in modo più
El superficiale; e se non sono manca-
ti momenti di stanchezza e di per-
plessità in cui mi sono chiesta se
non valesse la pena "abbassare il
tiro", essere meno esigente con
me stessa e con i miei familiari,
accettare il dualismo fra il modo di
vivere gli affetti più intimi e le altre
relazioni interpersonali, alla fine mi
sono sempre ritrovata a esprimere
una conferma della mia vocazione
originaria.
D'altronde, poteva essere di-
versamente? Anche nella vita
matrimoniale, come nel rapporto
fra il popolo eletto e il suo Dio, è
inevitabile che si creino situazioni
, di rifiuto al progetto di vivere fino
in fondo la chiamata a essere
partner per sempre, ma, a soste-
gno della fragilità umana, intervie-
ne sempre un amore più grande
che rimotiva e riorienta la decisio-
ne di puntare a un'affettività ma-
tura, liberando gli uomini e le
donne dalla tentazione di vivere
in modo egoistico la propria vita,
di rinunciare a essere coerenti
fino in tondo rispetto a quel che
credono, di interrompere irrespon-
sabilmente la trasmissione alle
generazioni future di una fedeltà
che è capace di dare senso a tut-
ta la vita.
GIUGNO 2003 BS
MOVIMENf
SALESIANO
di Julio Olarte
AMM
ASSOCIAZIONE
MAMMA MARGHERIT
Siamo a Montevideo (Uruguay) .
Il giovane fi gli o d i mamm a Car-
men è inviato a svolgere il ti roc i-
ni o pratico, co m' è uso tra i sa le-
siani , prim a di ini ziare il co rso
teo log ico. La mamma che lo segue
molto s'affez iona sempre di più al
lavoro del suo M artfn e ai confra-
telli salesiani . Nel 1988 M artfn è a
Roma per la teo logia e la signora
Lasarte rim ane so la, co l des ideri o
di cap ire di pi ù la vocaz ione del
fig li o e il b isogno di sentire l' ap-
pogg io di al tre mamme nell a sua
stessa condi zione.
Così matura una decisone: il 25
novembre 1989 si presenta all'Ispet-
tore salesiano: " Padre, ho l' intenzio-
ne di fondare un ' Assoc iaz ione di
genito ri dei sa les iani " . L' ispettore,
sorpreso ma felice, risponde: "Se è
cosa di Di o ce rto andrà a bu on
fin e. Va tra nquill a e co minc ia a
lavorare". M amma Carmen comuni-
ca il progetto al fi glio che risponde:
" Non dimenticarti di M amma Mar-
gherita [l a mamma di Don Bosco].
Metti lei alla base del tuo progetto.
Lei è stata la mamma del primo
salesiano, e vo i siete le mamme di
tutti noi" . Quello che la signora non
sapeva era che quel 25 novembre
ri co rreva la festa di M amm a M ar-
gheri ta. La signora si butta a corpo
morto a cercare gli indiri zz i dei
genitori dei salesiani per radunarl i e
co mu·ni ca re loro il suo progetto .
M ancavano appena 13 giorni all ' 8
dicembre, data "quasi magica" per i
salesiani .
messaggio del Rettor M agg iore
do n Egid io V iga nò che augurava
pi eno successo dell ' ini ziati va : " Se
mi a madre fos se viva, sa rebbe la
prim a a isc riversi a questa Asso-
c iaz ione" . Sotto il messagg io i
gen itori presenti apposero le loro
firm e. "Scopo dell' Assoc iaz ione è
di rad un are, acco mpagnare, fo r-
mare e aiutare i geni to ri dei chia-
mati all a vita con sacrata, per co lti-
vare in essi la cosc ienza del biso-
gno urgente di accompagnare i lo-
ro fig li e di pregare per le vocaz io-
ni, la loro fedeltà e perseveranza e
l' incremento di queste". L' iniziati-
va si è estesa in Argentina, Nica ra-
gua, Messico, Cil e, Korea.
Ed anche in Italia. Eccone il rife-
rimento telefonico: 011.311.3020.
E 1'8 dicembre 1989 i l corti le
de l co ll eg io d i M ontev id eo era
p ieno di ge nitori dei sa les iani .
Durante la M essa so lenne da un
quadern o ne che dive rrà il prim ?
li bro dei verba li , ve nn e letto 11

4.7 Page 37

▲back to top
I
\\
\\
\\
I
=-
,,. "'o QUEU.OA,:c,f,s1JP'1o/0"t~~~
\\
.
l-l~ •" SeA,iNcIo,MN~l7oAN·,
·s~~ \\_-~pi$ ~
~~ cf!<•f,Ì\\
I.
LEI "..::· llC. EHz1An:>..
~
.
. .. flO!
fO cH~
sA CCADPMOEIJFF/C/0 ,..
I)
v~,
/rt
L.~ILSBNl/lOc!oNP/yéCP(LO,OqRsNT.e4oLRL,-e5

4.8 Page 38

▲back to top
La "pillola del giorno dopo", la "Ru 486"
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
L a pillola abortiva Ru 486 di
cui si discute in Italia è un ar-
gomento che l'opinione pub-
blica e la scienza di più continenti co-
noscono da oltre un decennio stata
sperimentata in Francia già nel 1988).
Esistono siti Internet che fanno la sin-
tesi della letteratura scientifica e degli
articoli di giornali di ampia diffusione
sociale, (www.ru486.oq:;), esistono
rapporti annuali, decennali, continen-
tali e intercontinentali su questo far-
maco di forte interesse sociale che
però non ha acquietato la discussione
né delle coscienze né degli scienziati
(basta consultare gli Istituti Nazionali
di Sanità statunitensi www.nih.i:;ov o
l'Organizzazione Mondiale della Sa-
nità www.who.int).
La Ru 486 è un mezzo che produ-
ce un aborto chimico in fasi sia pre-
coci sia più avanzate, anche se in
quest'ultimo caso spesso l'espulsio-
ne del feto può richiedere l'inter-
vento chirurgico. In alcuni ambien-
ti, e non solo nel cattolicesimo, la
Ru 486 - dal momento che agisce
su un embrione già formato - è con-
siderata un "abortivo", perché l'in-
terruzione della vita embrionale è,
propriamente parlando, "aborto".
I
VALORI IN QUESTIO~~ .
Le dimensioni della "natura , ,nscnt~
te nel ciclo femminile e che regol~no '.
periodi di fertilità non sono valon tra
scuCraobnitlri.accettivi
e
.
pillole
de 1
g1om?
d o sono moralmente problematlC! -
R~~petto ai contraccettivi che .cost1tu1-
scono una trasgressio~e ~1 na~ura
sessuale , i contrages!at1v1 ~1 con~gt
rano come una manipolazione e a
~t~~ "privatizzazione" dell'aborto è un
rischio, può eludere il controllo med1-
ooi.. Ru 486 è un farmaco non ef,co
: nc~e per i "rischi" sulla salute della
donna.
Sono argomenti che
tengono banco sui
giornali, nei dibattiti
televisivi, ma soprattutto
a livello di coscienza.
Non sono affatto
scontati, non è vero che
siano questioni
completamente risolte,
se così fosse non avrebbe
senso il dibattito in corso.
È vero invece che vale
la pena dibattere
il problema.
DARE RAGIONE DELLE
PROPRIE OPINIONI
Una società democratica è un
corpo sociale in cui ogni cittadino è
libero di esprimere le proprie opinio-
ni, nel rispetto delle norme pubbliche
di convivenza. In questo senso, a
proposito della cosiddetta pillola del
giorno dopo ogni cittadino o gruppo
sociale ha il diritto di manifestare li-
beramente le proprie idee, senza ac-
cusare gli altri che la pensano diver-
GIUGNO 2003 BS
Perché impedire il miracolo?
samente, nel rispetto della tolleranza
e del pluralismo. Attualmente, s'in-
nalzano steccati e accuse di intransi-
genza nei riguardi di istituzioni so-
ciali che difendono opinioni pro o
contro la pillola in questione. È in-
dubbio, chi afferma certe opinioni
dovrebbe anche rendere ragione del
perché pensa in quel modo.
ÈUN
"CONTRACCETTIVO"?
La pillola del giorno dopo è stata
presentata al pubblico come "con-
traccettivo". Il contraccettivo è un
meccanismo chimico (pillola) o
meccanico (preservativo, tampone
vaginale ecc.) che fa che ovulo

4.9 Page 39

▲back to top
sono questioni dibattute sul tappeto etico/morale ...
I Il contraccettivo è un meccanismo chimico (pillola)
o meccanico (preservativo, tampone vaginale ecc.) che
fa sì che ovulo e spermatozoo non si incontrino...
I
Ormai la pillola ha conquistato
il diritto all'arte in questa... civiltà delle pillole!
(Casati & Ponzi 1968, "La pillola lampada').
RIFERIMENTI INTERNET
www.mpv.org/a_16_JT-:-396_1.html,
la posizione catt?lica italiana del Mo-
vimwewnwto.rPue4r8l6a.oVrigta,.
.
si~tes_1
d~lla_
le~te-
ratura scientifica e d1 articoli d1 gior-
nawli.ww.nih.gov e www.who.1·_nt s. on. o
i siti delle più alte autorit~ s~rntane !,n-
ternazionali. Basta inserire Ru 486 .
e spermatozoo non si incontrino.
Questa definizione è universalmente
accettata dalla comunità scientifica.
Fuori da questi orizzonti, il termine
contraccezione è usato in maniera
impropria. Nel caso della pillola del
giorno dopo, cioè quando ovulo e
spermatozoo si sono già incontrati e
si è quindi formato l'embrione, tec-
nicamente si parla di "contragestati-
vi", cioè di mezzi che hanno la fun-
zione di non far proseguire la gravi-
I Usare le parole giuste: non
nascondere dietro la parola
"contraccettivo", qualcosa che
in realtà niente ha a che fare con
la contraccezione.
danza. Se vogliamo è un aborto pre-
coce, o molto precoce, ma sempre di
aborto si tratta. Lo stesso discorso
vale per la "spirale": è un "contrage-
stativo", perché non agisce su ovulo
e spermatozoo per non farli incon-
trare, ma sull'embrione, impedendo
cioè l'annidamento nell'utero.
PRIVATIZZAZIONE
DELL'ABORTO
Nel caso della pillola del giorno
dopo è importante anzitutto usare le
parole giuste, per non nascondere
dietro la parola "contraccettivo",
qualcosa che in realtà niente ha _a
che fare con la contraccezione. E
bene sapere che la "contragestazio-
ne" apre la strada alla "privatizza-
CONFRONTIAMOCI IN
GRUPPO E IN FA~l~~IA_
Non ogni metodo di p1anif1caz10~;
famPuiliòarle'abèolertcoit,oa.nCchhee
cosa ne pen_s1 .
quello c~n_p1ll_~-
la considerarsi un metodo d1 p1anif1-
c~zUionneafbaomrtioliarper?ecoce
è
.
t
et1c'.'1men e
meno grave di un aborto in fase
avlai nrzisaptaar?mio
per
l'aziend~
dr
os~e aie:
ra dei costi dell'abort? ch1rurg1?0 puo
giustificare la diffusione dell aborto
chiUmnicofa?rmacista
è
tenuto
a
d
ven ere
pillole abortive? Nel caso della sua
obiezione di coscienza, non potr~b~e
essere la farmacia vicina a ren ere
disponibili?
zione" dell'aborto, spostandolo in
fase precoce, con i rischi inevitabili
dell' autoprescrizione o di un ' auto-
gestione che può comportare gravi
problemi per la salute della donna e
per la sua salute riproduttiva in ge-
nere. La pillola in questione non
agisce direttamente sull'embrione
per eliminarlo, ma sull 'utero della
donna, modificando e alterando la
salute dell 'endometrio che è il tes-
suto dell'utero necessario per l' an-
nidamento dell'embrione.
L'OBIEZIONE
DI COSCIENZA
Chiarita la questione tecnica del
"contragestativo", o pillola del
giorno dopo, bisogna dire se sia le-
cita o no l' obiezione di coscienza
per chi sostiene la difesa dell'em-
brione per motivi di coscienza e
quindi la non praticabilità dell' abor-
to anche in fase precoce. In una so-
cietà democratica può non esistere il
diritto all 'obiezione di coscienza?
Tutti hanno il diritto a esprimere li-
beramente le proprie opinioni, di
coscienza o religiose. Quindi non si
spiega l'intransigenza nei confronti
dell'opinione cattolica, ma soprat-
tutto non si spiega, in una società
evoluta e scientifica, il nascondi-
mento dietro terminologie ambigue
e distorte. Evidentemente, la difesa
ideologizzata sa trarre profitto an-
che dalla scienza.
O
BS GIUGNO 2003

4.10 Page 40

▲back to top
FEDELTA- AL PROGETTO In margine al 39° seminario internazionale
PER COSTRUIRE di Severino Cagnin
IL SIGNIFICATO
Corrado Alvaro, dipinto di Sebastiano Lipicella.
GIUGNO 2003 BS
La riscoperta di Corrado
Alvaro.
Uomo mediterraneo
e scrittore europeo.
"Ogni umanista fedele
a se stesso è attuale".
''uno scrittore non si deve
mai spaventare di dire
troppo né di non essere
inteso. Bisogna che egli rifletta che
se una serie di pensieri e di immagi-
ni e di concetti si riproducono in lui,
egli non è un fenomeno singolare e
unico e incomunicabile, ma un uo-
mo come tutti gli altri ... ". Continua
nell'autobiografia del periodo finale
della sua vita, Ultimo diario (1956):
"Qualche volta (lo scrittore) antici-
pa. Ma se ubbidisce veramente a
motivi personali e originali, egli ri-
specchia il suo tempo. (... ) Perciò
uno scrittore non si deve mai pro- .
porre il problema d'essere più o
meno attuale. Se egli è se stesso, ve-
ramente, egli è attuale e solo così
può lavorare utilmente alla forma-
zione della sua società, intuirla e ri-
specchiarla" .
Tale è il cuore nuovo e antico
dello scrittore calabrese (1895-
1956), molto attivo con romanzi,
saggi, poesie, teatro e viaggi du,-
rante la prima metà del '900. E
stato sempre e solo conosciuto per
il mondo chiuso e primitivo di
Gente in Aspromonte (1930), ma
con una valutazione parziale e li-
mitativa; invece, nei 13 momenti-
racconti si vede anche qualcosa di
universale, di profondamente
umano, perfino classico, cioè quei

5 Pages 41-50

▲back to top

5.1 Page 41

▲back to top
di letteratura su Corrado Alvaro. Assisi 6-9 marzo 2003.
IDipinto della Scuola Media statale
"Don Signati" di San Luca
di Calabria con la Chiesa, la casa
natale dello scrittore,
l'Aspromonte, i pastori e il volto
pensoso di Corrado Alvaro.
valori sempre necessari, una bel-
lezza unica e una segreta dolcezza,
tra l'amoroso attaccamento all'an-
tico e l 'esigenza di vivere oggi e
costruire il futuro.
UN AUTORE "LIBERATO"
Il 39° Seminario Internazionale di
Letteratura, realizzato ad alto livello
dalla Pro Civitate Christiana di As-
sisi nel marzo scorso con lo straor-
dinario intervento della Fondazione
"Corrado Alvaro" del paese natale,
San Luca di Calabria, ha voluto li-
berare l'autore dai limiti di regiona-
lismo e documentarne l'animo me-
diterraneo e l'apertura, unka via
possibile, alla cultura europea. Così
testimoniano le sue 13 opere di nar-
rativa, fin dalla prima La siepe e
l'orto (1920), dove il povero emi-
grante, illuso e disfatto, davanti alla
nascita del suo primo figlio ritrova
·se stesso, la famiglia e la fede: "Mi
misi a piangere e mi sentii Dio vici-
no, come un amico che mi batta
sulla spalla". E poi ne L'uomo nel
labirinto il protagonista, malato e
abbandonato da tutti, rintraccia le
dimensioni della propria avventura
esistenziale.
Nei 33 racconti de L'amata alla
finestra, figure di donne, di bambini
e di un maestro, come suo padre,
sono espressione del dolore di tutti
e anche di speranza. Nel drammati-
Casa natale di Corrado Alvaro
a san Luca.
co L'uomo è forte (1938), chiara-
mente autobiografico, l'ingegnere
che ritorna in patria e abbraccia teo-
rie di successo e di violenza, si
placa solo nel ritorno alla sorgente
familiare e paesana.
La summa è costituita da tre ro-
manzi, che collocano Alvaro a livel-
lo europeo nel superamento della
crisi del secolo XX a causa della
perdita di ogni certezza, con il con-
seguente fastidio di vivere superato
nella coraggiosa proposta di sentirsi
coscienza: "Basta un atto, un gesto,
una parola, per ricordarsi che sei
uomo, e per far traboccare una riser-
va di buoni sentimenti accumulata
in qualche parte del tuo essere".
Perciò la salvezza è riconoscere
come forza e motivo di vita la pro-
pria dignità di persona: un realismo
antico, che diviene speranza anche
per adulti e giovani d'oggi.
LE ULTIME OPERE
Alvaro ha approfondito con pas-
sione questo percorso di salvezza
redentrice nelle ultime sue opere,
due grandi commoventi creazioni
postume incompiute, Belmoro
(1957) e Mastrangelina (1960), te-
stamento maturato e anticipato a
causa di un tumore inesorabile che
lo colse a 61 anni. I protagonisti,
I Convegno di studi 2003 alla
Cittadella di Assisi su Corrado
Alvaro.
straziati da amare disgrazie, ricu-
perano in sé nella dimensione mo-
rale e affettiva la gioia di nuovi
giorni. Per loro la vita non è pos-
sesso e appagamento, ma la rispo-
sta a una chiamata per un misterio-
so e difficile progetto.
Il messaggio di Corrado Alvaro -
scrive Maria Letizia Cassata - è:
l'unica grandezza umana è la fe-
deltà coraggiosa al progetto di vi-
ta per costruire il significato del-
l'esistenza che consiste nella vo-
lontà di esistere, per lasciare nel
mondo le impronte indelebili del
proprio amore e coraggio, della pro-
pria fede e speranza, della propria
serietà, dell'attaccamento al dovere
di vivere virilmente; con chiara co-
scienza della propria natura e del
proprio supremo destino".
UN CONSIGLIO Al DOCENTI
Ai docenti che vorrebbero togliere
dai programmi delle scuole superiori
autori "difficili e poco attuali", qual-
cuno li definisce "superati" come
Dante, Leopardi, Manzoni . .. pro-
pongo con Letizia Cassata e assieme
agli studiosi del Convegno di Assisi,
Toscano, Palermo, Morace e altri, di
indicare agli studenti Alvaro come
personale esperienza di indagine cri-
tica e di incontro con un uomo che
ha qualcosa di importante da dire, e
anche un dialogo con lui, per scopri-
re, ancor oggi, la bellezza segreta
del grande dono della vita.
D
BS GIUGNO 2003

5.2 Page 42

▲back to top
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di € .. . o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell'Ente".
b) di beni immobili
". .. Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l'immobile sito in...
per i fini istituzionali dell'Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" ... Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell 'Ente".
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB . Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 - Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 01 l.5224247-8 - Fax 011.5224251
C.C.P. 28904100
GIUGNO 2003 BS
I NOSTRI MORTI~
BIANCO sac. Aldo, salesiano,
t Chieri , il 04/11 /1999, a 82 anni
Ricordiamo con don Angelo anche il fratel-
lo don Aldo che l'ha preceduto di pochi
anni nel viaggio verso il Padre . Cordiale ,
attento , attivo , preciso e scrupoloso nel
lavoro . Un uomo , don Aldo , di vasta e
profonda cultura letteraria, religiosa e teo-
logica di cui si serviva egregiamente per
l'insegnamento nella scuola e per l'impe-
gno pastorale, cose che ha sempre amato
e cui ha sempre dato il meglio di sé. Diven-
ne così uno stimato e ricercato formatore
di giovani sia dalla cattedra sia dal confes-
sionale. Per lui la scuola fu un ambiente
non per giudicare i ragazzi , ma per educar-
li e far loro conoscere e amare Dio. Non
dimenticò mai di essere prima di aghi altra
cosa prete e salesiano . Né ebbe timore
della morte quando s'accorse che la sua
fibra ormai non reggeva più il lavoro e la
vita . Parlando della morte ripeteva con
largo e convinto sorriso : "Ma andiamo in
festa, andiamo in festa! ".
BIANCO sac. Angelo, salesiano,
t Torino, il 30/03/2002 , a 89 anni
impegno in questo campo . Certamente
essi hanno lasciato il posto occupato nella
vita migliore di come l'hanno trovato.
MASCIOCCHI suor Giuseppina,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Triuggio (Ml) , il 25/03/2002, a 85 anni
Il suo volto sorridente, i suoi occhi azzurri e
luminosi sono il ricordo vivo che ci resta di
lei, dei suoi ultimi giorni , ormai privi di
parole, ma parlanti di una vita tessuta di
lavoro e di preghiera, di attenzione educa-
tiva, di carità per tutti, di incessante offerta
per i giovani e le vocazioni. Ha lasciato un
segno indelebile di bontà in tutti i luoghi in
cui è vissuta ed è passata come insegnan-
te. Nel suo cuore vibravano i problemi
della Chiesa e del mondo: per questo la
sua vocazione si è moltiplicata chiedendo
a Dio tante vocazioni e seguendo , con
affetto materno, le giovan i che le erano
affidate .
BISSOLO sig. Angelo, salesiano
laico,
t Castello di Godego (TV) , 1'11 /08/2002,
a 88 anni
Fu soprattutto un missionario in Colombia
per tanti anni , ma anche in Italia. In Colom-
bia riuscì a inculturarsi in modo così natu-
rale e completo (lingua, abitudini , inclina-
zioni) che finirono per considerarlo uno di
loro. In quella terra lavorò con serena
applicazione come insegnante, direttore e,
infine, ispettore . Pieno di ammirazione
scrisse la vita di tre pionieri e apostoli sale-
siani che vi lasciarono la loro impronta,
don Evasio Rabagliati , "cappellano dei leb-
brosi", don Giovanni Del Rizzo, "mendican-
te e distributore di pane e cioccolato", don
Luigi Variara, "apostolo dei lebbrosi", del
quale incoraggiò e sostenne la congrega-
zione da lui fondata , le Figlie dei Sacri
Cuori di Gesù e Maria, e promosse la sua
causa di beatificazione. Sia il governo ita-
liano sia quello colombiano gli resero
onore attraverso l'onorificenza del cavalie-
rato , per cui usava dire scherzando di
essere diventato: "il cavaliere dei due
mondi". Tornato in Italia del 1963, continuò
imperterrito il suo apostolato missionario in
vari studentati teologici e nella Casa Gene-
ralizia a Roma. Nell'84 giunse a Valdocco
dove continuò nell'umiltà il suo apostolato
della confessione e del consiglio, per altri
18 anni, fino alla sua serena morte .
GILLI Giuseppe, cooperatore,
t Torino, 1'01 /01 /2003, a 78 anni
Con lui è scomparsa una figura di salesia-
no laico che tanto ha onorato la congrega-
zione in qualità di maestro d'arte a capo
dei laboratori per artigiani. Fu "maestro
ebanista" nei centri professionali salesiani
Co/etti e San Giorgio di Venezia. Esigente
e preciso nel lavoro, apprezzato nell'inse-
gnamento, aveva preparato testi scolastici
per i suoi allievi che voleva preparati pro-
fessionalmente e cristianamente. Pubblicò
presso l'editrice San Giorgio di Venezia un
Manuale apprendista falegname in tre
volumi, e Conoscere e lavorare il legno
presso la SEI di Torino. Numerosissimi i
suoi exallievi che non hanno cessato di
ricordarlo con affetto e riconoscenza.
TOMASONI Tommaso, exallievo,
t Lacchiarella (Ml), il 04/08/2002, a 72 anni.
Frequentò l'istituto salesiano di Castelnuo-
vo Don Bosco per circa 12 anni , appren-
dendovi quei principi religiosi e spirituali
che ne informeranno l'intera vita e faranno
di lui quello che Don Bosco voleva che fos-
sero tutti i ragazzi educati secondo il siste-
ma preventivo : un onesto cittadino e un
buon cristiano. Tale fu sempre il signor
Tommaso, esempio ai familiari, ai colleghi
di lavoro e a coloro che per qualsiasi moti-
vo lo avvicinavano , proponendosi a tutti
come un esempio da imitare.
Un uomo dalla fede adamantina, rafforza-
tasi nel collegio salesiano di Lanzo dove
svolse ·parte dei suoi studi , praticata con
serena convinzione per il resto della vita e
pienamente condivisa con la moglie Fiori- ·
na che lo aveva preceduto presso il Signo-
re 17 mesi prima. Ambedue hanno saputo
guidare con prudenza e saggezza i figli
sulla strada della vita cristiana, del lavoro,
dell'amicizia, della carità operosa, dell'one-
stà perseguita a ogni costo, testimoniando
con la loro concreta esistenza questi fon-
damentali valori umani e cristiani. Sempre
attenti alle necessità dei più sfortunati ,
hanno con costanza e generosità aiutato le
missioni. Numerose le lettere di ringrazia-
mento di missionari che sottolineano il loro
Venuta la ser_a d_i .
queI
.
g 10
rno
Gesu
disse
.
"Passiamo
all'altra riva!"
(Mc. 4,35)

5.3 Page 43

▲back to top
Paolo I (Albino Luciani, t 1978) e
Giovanni Paolo Il (Karol Wojtyta,
regnante). In matematica, sei è il
più piccolo dei numeri perfetti , cioè
uguale ai suoi divisori: è divisibile
per 1, 2 e 3 e ne è la somma (i
numeri perfetti noti sono 27 e tra
questi il 28 e il 496). E sei sono
stati gli sbarchi americani sulla
Luna (dal '69 al '72) . Nell'alfabeto
Morse, il sei si scrive - . . .. (linea,
punto , punto, punto, punto). Nel
linguaggio del computer è 011 O.
LUNARIO
Il 1° giugno il Sole sorge alle
4.39 e tramonta alle 20.06; il 15,
alle 4.35 e alle 20.15. Luna Piena
il 14; luna nuova, il 29.
LA FESTA
Due i grandi appuntamenti del
mese: il Corpus Domini (22) e la
natività di san Giovanni Battista
(24). Per il primo, oltre alle proces-
sioni, sono da segnalare le "infiora-
te", tipiche dell'Italia centrale. La
più grandiosa a Genzano di Roma,
la più nota quella di Bolsena, dove
awenne il miracolo eucaristico che
nel 1264 spinse papa Urbano IV a
istituire la festa. I riti in onore di
san Giovanni Battista, patrono di
Torino, Firenze e altre città, si
mescolano a tradizioni precristiane,
collegate al solstizio. Ecco, quindi, i
falò notturni che richiamano i culti
solari, le streghe, la rugiada (propi-
zierebbe la maternità) , le erbe
miracolose per i problemi d'amore
e per la salute, o le noci , dette
appunto di san Giovanni, indispen-
sabili per fare il nocino.
IL NUMERO
Sei, il numero di giugno, compare
spesso nella Bibbia con valore
d'incompletezza. Sei sono i giorni
della creazione; manca il settimo,
dedicato a Dio. A Cana erano sei
le giare con l'acqua che Gesù
cambiò in vino. Sei i papi eletti da
quando, nel 1929, è nato lo Stato
della Città del Vaticano: Pio Xl
(Achille Ratti , morto nel '39) , Pio
Xli (Eugenio Pacelli , t '58), Gio-
vanni Xlii (Angelo Giuseppe Ron-
calli, t 63) , Paolo VI (Giovanni
Battista Montini, t '78) , Giovanni
DIARIO DEL XX SECOLO
2 giugno 1940: il Giro ciclistico
d'Italia è vinto dal ventenne Fau-
sto Coppi.
2 giugno 1946: con il referen-
dum, vittoria della repubblica sulla
monarchia.
3-4 giugno 1989: a Pechino, i
carri armati soffocano la protesta
studentesca.
6 giugno 1944: sbarco alleato in
Normandia (il O-day)
1O giugno 1934: la nazionale
italiana di calcio è campione del
mondo.
10 giugno 1940: l'Italia dichiara
guerra a Francia e Gran Bretagna.
13 giugno 1991: Eltsin è eletto
presidente della Repubblica Russa.
19 giugno 1938: gli "azzurri" di
calcio si riconfermano campioni
del mondo.
24 giugno 1985: Francesco
Cossiga è eletto presidente della
Repubblica.
25 giugno 1950: La Corea del
Nord invade il sud del Paese: è la
guerra.
25 giugno 1991: indipendenza di
Slovenia e Croazia.
26 giugno 1914: a Parigi , è issa-
ta per la prima volta la bandiera
olimpica.
26 giugno 1945: a San Franci-
sco, sottoscritta la Carta costituti-
va dell'Onu.
27 giugno 1980: un Dc9 italiano
precipita nel mare di Ustica: 81
morti.
27 giugno 1905: in Russia, si
ammutina l'equipaggio della
"Potemkin".
28 giugno 1914: a Sarajevo,
assassinato l'arciduca Francesco
Ferdinando.
29 giugno 1933: Primo Carnera
conquista il titolo mondiale dei
pesi massimi.
LA LENTE
Eccezionale emissione congiunta
del Vaticano e della Polonia per
il 25° di pontificato di Giovanni
Paolo Il: un francobollo in argento
e 25 "normali", uno per ogni anno,
riuniti in foglio. Il Venezuela ono-
ra l'indio Guacaipuro, eroe dell'in-
dipendenza del Paese. La Sviz-
zera dedica un dentellato al team
"Alinghi", che in Nuova Zelanda
ha vinto l'America's Cup 2003, la
più famosa regata del mondo.
LE MOSTRE
A Torino, alla Biblioteca Reale, è
aperta la mostra Leonardo, Anto-
nello, Van Eyck. Tre capolavori del
Rinascimento, e accanto, disegni
leonardeschi, codici miniati e pre-
ziosi vetri dipinti. A Roma , al
Museo del Corso, sino al 29 giu-
gno, L'arte spagnola del XX secolo,
opere dal "Museo Nazionale Centro
di Arte Reina Sofia". A Nap(?li , al
Museo Archeologico Nazionale,
sino al 31 luglio, Pompei. Storie da
un'eruzione ripropone la catastrofe
della città, incentrandola sulle per-
sone, ritrovate con monili, monete
e oggetti che aiutano a ricostruire
la vita quotidiana.
IL PENSIERO
Se la fede può sembrare irragione-
vole , il non porsi domande sul
senso della vita mi pare stupido
(Giorgio Bocca).

5.4 Page 44

▲back to top
A Tirupattur è sorta negli anni
VENTI ETTARI
DI EDUCAZIONE di Giancarlo Manieri
Un grande spazio
dedicato alla
scolarizzazione dei più
poveri e alla loro
educazione preventiva e
religiosa. Tante
vocazioni. Una cittadella
salesiana di
informazione,
formazione e cultura.
P oi giungemmo a Tirupattur,
una città di poco più di 60
mila abitanti. L'abbiamo ap-
pena sfiorata: avevamo mete diver-
se. La jeep, infatti, puntò decisa-
mente verso la periferia per arrestar-
si davanti al grande cancello di un
lungo muro di cinta. Eravamo arri-
vati alla cittadina degli studi dove,
in 20 ettari di terreno, sono dislocati
14 plessi gestiti da una cinquantina
di salesiani che da più di 50 anni se-
minano speranza in migliaia di ra-
gazzi e giovani altrimenti abbando-
nati. "Cerchiamo quelli che nessuno
I
La scuola di preparazione alla primaria, una specie di asilo.
400 piccoli allievi che nei giorni festivi puliscono i viali,
raccolgono foglie secche, curano i fiori. ..
cerca ... Qui il governo non arriva, e
la popolazione rurale è completa-
mente in balia di se stessa. Noi for-
niamo loro educazione e cultura a
cominciare dalle elementari per fi-
nire all'università. Non si meravigli,
è davvero così. Se non ci fossimo
noi, non ci sarebbe nessun altro al
posto nostro". "Potrebbe parlarmi di
quello che fate?". "Mi segua... Se
ne renderà conto di persona, visitan-
do i vari complessi. .. Lei è un buon
camminatore? Sa, qui è un po' gran-
de!". "Non si preoccupi, andiamo! ".
Così posso descrivere quanto ho
visto. E tanto basti!
D
I
Il centro che ospita il master in "Lavoro sociale" per
lo sviluppo del luogo e delle persone attraverso
indagini, programmi, ricerche, statistiche...
GIUGNO 2003 BS
La chiesa del Centro. Vi è sepolto Padre Carreiio,
musicologo e sindonologo conosciuto in tutta l'Asia.

5.5 Page 45

▲back to top
una vera cittadina degli studi, salesiana.
1 11 plesso dei servizi: ospita il refettorio universitario,
la banca prestiti per studenti , la Posta, la cartolibreria
ecc.
I
I Il collegio universitario coi dipartimenti di economia,
commercio, matematica, fisica, chimica, informatica.
Col padre Carreiio teneva corsi di discopedeutica!
I L'Auditorium delle iniziative culturali: musica, teatro,
meeting, conferenze, incontri. Ha posto per 1900
studenti.
I L'internato. I giovani ci vivono: studiano, dormono,
cucinano, lavano la biancheria, rassettano le camere,
puliscono i viali ... Ce ne sono tre.
I La palestra. Una manna per la zona rurale che è priva
di tutto. E infatti aperta al pubblico che la frequenta
numerosissimo.
I La blblloteca. È aperta dalle 8 del mattino alle 20 di sera.
Unica di tutta la zona rurale. Mlgllala e mlgllala di libri.
Una benedizione per gll studenti poveri.
BS GIUGNO 2003

5.6 Page 46

▲back to top
, NosrR1 SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
FECI IN DOSSARE
L'A BIT INO
La mia piccola Rachele, di cin-
que mesi , da alcuni giorni soffri-
va per un forte raffreddore . Una
sera, vedendola ancora peggio-
rare , decidemmo il ricovero in
ospedale. Giuntavi cominciò a
respirare male e a manifestare
pericolosi sintomi di soffoca-
mento. I medici diagnosticarono
una bronchite che venne curata
con antibiotici e cortisone . Ma
quando le sue condi zioni comin-
ciavano a migliorare , soprag-
giun sero compli cazioni che ci
preoccuparono non poco. Co-
minciai a pregare ancor più
intensamente san Domenico
Savio , a cui avevo affidato la
mia bambina, e le feci indossare
il suo abitino. Le cose andarono
per il meglio. Dopo non molti
giorni , infatti, ella poté lasciare
l'ospedale. Ora continuo a pre-
gare il nostro piccolo santo per-
ché non cessi la sua assistenza
ai miei due bambini.
Zagare/la Maria,
Misterbianco (Ct)
IL GIOR NO
DELLA MORTE
DEL SANTO
Per nove mesi ho indossato l'a-
bitino di san Domenico Savio
perch é, nonostante il mio diabe-
te gestazionale e una caduta al
quinto mese, mi concedesse di
portare a termine la tanto attesa
e sofferta gravidanza. Il 9 marzo
2002, proprio giorno della morte
del piccolo santo , con tre setti-
mane di anticipo, è nato France-
sco Domenico, un bimbo sano e
bello. Un dono quanto mai desi-
de rato , perché il mio pi ccolo
amore è nato dopo ben otto
anni di matrimonio.
Fiorino Maria Daniela, Bari
UNA
CARROZZELLA
IN UTILE
Due anni fa le dita dei miei piedi
diventarono color paonazzo e
cominciai a sentire dolori insop-
portabili. Visitato dal medico, mi
fu detto che e ra neces sario
tagliare le due gambe dalle
ginocch ia in giù . Dati i fortissimi
dolori , ero in grande angustia al
pensiero di dover accettare tale
perdita. Non osavo decidermi
quando dal monastero di Oita
mi fu spe dita un 'immagin e di
don Cimatti con una reliquia ex
indumentis. Cominciai a pregar-
GIUGNO 2 003 BS
lo con fervore mentre il medico
insisteva per l'intervento perché,
essendosi bloccata la circolazio-
ne, era incombente il pericolo di
cancrena. Pregai allora vera-
mente con tutto il cuore il caro
monsignor Cimatti , e fu così che
i dolori si attenuarono, divenne-
ro sopportabili , tanto che potei
uscire dall 'ospedale . Trasferito
poi a un altro ospedale, dovetti
sottopormi all'amputazione di
tre dita ormai in cancrena , ma
non fu necessaria l'amputazione
delle due gambe. Ora posso
camminare . Ho 89 anni e non
ho bisogno della carrozzella che
mi avevano già preparato .
Fr. Agostino Yasunaga Yoshio,
trappista, Hokkaido, Giappone
Savio , decisi di procurarmelo .
lo e mio marito ci recammo al
Colle Don Bosco e lo ottenem-
mo dai Salesiani proprio il 2
aprile. Indossai l'abitino con
fede e iniziai la novena. Il mese
dopo, con grande gioia scoprii
d'essere incinta. Le prime anali-
si rivelarono possibili problemi
al feto ma io continuai a pregare
con fervore . Il 27 gennaio è nato
il piccolo Francesco in ottima
salute .
Veneziano Michele e
Patania Lina, Torino
A TERRA COME
MORTO
Molti anni fa mio fratello minore
DAVANTI ALLA
cadde dalle scale, rimanendo a
terra come morto. In quel
SUA URNA
momento io invocai l'aiuto di
Don Bosco e di Maria Ausilia-
In gita a Torino con gli amici , trice. Subito il bambino si ria-
decidemmo di visitare, come nimò e si riprese , come se nulla
exallievi , la Basilica di Ma ria fosse accaduto. Sono passati
Ausiliatrice . Tra le altre cose , molti anni dal fatto e mio fratello
sostammo in preghiera davanti ha sempre goduto ottima salute.
all ' urna di san Domenico Ancora oggi ringrazio Don
Savio. Fu che vedemmo un Bosco e Maria Ausiliatrice per
cestino che raccoglieva richie- averlo salvato e ne invio comu-
ste di grazie . Anche io e mio nicazione secondo. la promessa
marito vi deponemmo la nostra fatta .
richiesta : il dono di un bimbo .
Non passò molto tempo quando
P.L. , Cuneo
mi accorsi con indicibile gioia di ·
attendere un bambino. Indossai
subito l'abitino di Domenico
Savio e chiesi ogni giorno al
NONOSTANTE
TUTTO
santo che mi nascesse una
bambina. Il 7 dicembre nacque Mio papà, di 93 anni , porta da
Giada.
13 anni il catetere. Quest'anno
Ferrara Elena, Legnano (Mi)
in seguito a una ferita alla vesci-
ca ha subito un'operazione ed è
stato in rianimazione . Ripresosi
DOPO AVER
dopo pochi giorni , ebbe un 'in-
sufficienza renale con altre
INDOSSATO
complicazioni. In tutte queste
L'ABITINO
circostanze noi abbiamo sem-
pre invocato Don Bosco , il
Erano ormai trascorsi alcuni
anni di matrimonio, ma attende-
vamo invano la nascita di un
bambino. Quando finalmente
quale gli ha fatto superare tutti
questi pericoli. Oggi infatti sta
bene nonostante l'età e gli infor-
tuni capitati.
rimasi incinta, la gravidanza finì
male a causa di un periodo
molto triste. Lo sconforto crebbe
Ravinale Maria Grazia,
Caraglio (Cn)
nel momento in cui sembrò che,
per ulteriori problemi di salute,
non avrei potuto più avere bam-
ERA SANA
bini. Venuta a conoscenza del- La mia bambina a un anno di
1' abitino di san Domenico età non aumentava di peso, pur
mangiando molto. Le fu diagno-
sticata un'infezione alle vie uri-
narie, guaribile con una cu ra
antibiotica; ma dopo tre mesi
l'infezione rimaneva . Mi fu pre-
notata una visita da un pediatra
urologo. Preoccupata, affidai la
bambin a a san Domenico
Savio che l'aveva già .salvata
pe r be n du e volte , a 3 e 11
mesi , da due cadute . M'impe-
Santa Maria
Domenica Mazzarello
UN TUMORE
ESTIRPATO
Mi è stato diagnosticato un
tumore maligno e ho dovuto
sottopormi a intervento chi-
rurgico. Prima di entrare in
sala operatoria, il 13 maggio
(memoria della Madonna di
Fatima e festa di santa
Maria Domenica Mazzarel-
lo) mi affidai con fede alla
cara santa e a Don Bosco.
L'operazione andò bene. Du-
rante la degenza l'immagi -
netta che avevo con me
m'infondeva speranza e con-
forto . Ora, stando ai medici ,
il male sarebbe stato estirpa-
to totalmente. Sento di dover
ringraziare con affetto rico-
noscente la Madonna, Don
Bosco e santa Maria Dome-
nica per questo aiuto invoca-
to e sperato.
M.C., Padova
gnai a recitare la novena fino a
guarigione ottenuta. Dopo circa
un mese , senza altre cure ,
andai dal pediatra urologo che,
v isitata la bambina , mi disse
che ... era sana!
V.S.M.M. , Novara
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmate e senza recap1.to . Su
richiesta si potrà omettere
l' indicazione del nome.

5.7 Page 47

▲back to top
:0:0~~7'!~
redazionale
cus
Monsignor
,
LUIS ANTONIO SANCHEZ
Salesiano, ecuadorefio,
dottore in teologia dogmatica.
Fu direttore del postnoviziato
a Quito, vicario del Centro di
Formazione permanente della
regione interamericana, dal '91
al '97 ispettore dell'Ecuador.
Nato nel 1943 è vescovo di Tulan
.dal 27 luglio 2002.
Prima di tutto la domanda d'obbligo, monsignore. Com'è la sua
diocesi?
Difficile, perché confina con la Colombia ed è zona di guerriglieri,
rifugiati, fuggitivi e via di questo passo. E perché la "dollarizzazione"
- come saprà, il nostro governo ha rinunciato alla moneta nazionale
per il dollaro - ha fatto salire i prezzi e creato un sacco di poveri.
Si spieghi meglio!
C'è poco da spiegare: la merce è talmente aumentata di prezzo che
la gente va tutta in Colombia - a pochi chilometri - a comprare dove il
costo è più che dimezzato rispetto al nostro. Tanto per fare un esem-
pio, il costo della vita in Ecuador è aumentato del 40/50%, mentre la
paga degli operai del 10/12%. Si fa presto a fare i calcoli.
Ha salesiani nella sua diocesi?
Magari! Purtroppo no, ho solo i francescani conventuali e una deci-
na di istituti religiosi femminili. Il resto è clero diocesano. Tuttavia la
pastorale giovanile, in fase organizzativa, sta procedendo non male. I
giovani sono recettivi e rispondono alle sollecitazioni.
Qual è il problema che non vorrebbe proprio avere?
La droga! E invece ce n'è anche troppa ed è la bestia nera dei giova-
ni e anche dei meno giovani. L' altro grande problema è la mancanza
di lavoro. Li metta insieme tutti e... tiri le somme!
E per quanto riguarda l'istruzione?
Alcuni non riescono a mandare i figli a scuola perché sono troppo
poveri. La diocesi ha una sua scuola primaria e secondaria, ma è una
goccia nel mare. E dunque il problema principale non solo della mia
diocesi ma dell'intero paese è quello dell'educazione.
Quali sono le risorse principali della sua zona?
Agricoltura e pascolo. C'è una parte di foresta, abitata dalla tribù
Awa, i cui membri vivono di quel che la foresta dà. Sono circa tremila,
ma dispersi un po' qua un po' là. Sono cattolici, ma avvicinarli è
un'impresa.
Problemi col governo centrale?
No! Tanto più che il presidente della repubblica Gustavo Novoa è un
exallievo salesiano del collegio Cristobal Colon di Guayaqui. Exallie-
vo è anche il Ministro degli Esteri Hanz Moeller.
BIRENTER
Lavora in una cava di pietre
del Nepal. Età? Non la cono-
sce, forse 11, forse 12 anni,
chissà! È perché suo padre
ha un debito che non riesce a
pagare e l'ha affittato a qual-
cuno per pagare almeno gli in-
teressi. Lavora tra la polvere
ocra che lo ricopre come un
vestito dalla testa ai piedi. La-
vora a mani nude. Seleziona
per l'edilizia le pietre venute
giù dalla montagna dopo ogni
scoppio dei candelotti di dina-
mite. Se lavora 8 ore, cioè il
minimo, guadagna 22 rupie
(molto meno di un euro) al
giorno. Ma 9 gli servono per
pagare il pasto. Poi deve to-
glierne altre per pagare gli in-
teressi del debito di suo padre,
altre per il contributo all'ac-
quisto della dinamite, che il
padrone non fornisce. A lui
resta quanto basta per soprav-
vivere. Ma non per molto. Fra
qualche anno morirà di silico-
si, perché quasi tutti fanno
quella fine. Bambini come lui
sono un esercito. In occidente
tutti ne parlano, ma pochi fan-
no qualcosa.
El
BS GIUGNO 2003

5.8 Page 48

▲back to top
TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
FIRENZE C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
I
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Il re della montagna
VACANZE
di Ciambrignoni/Cudemo
I
a.
Qualche buona cassetta per grandi e piccini
:E
(.)
cz~wc
ii:
i5
uo
ii:
LL
:::,
òi
li!
·5
:,:
1ii
li!
o
'i
N
ffi
E
'6
~
.E
EMERGENZE
di Silvano Stracca
Emergenza acqua
ONLINE
di Giovanni Eriman
Il "grafinformatico"