Bollettino_Salesiano_200209

Bollettino_Salesiano_200209

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top

1.2 Page 2

▲back to top
- TERZO MILLENNIO
di Pascual Chévez, IX successore di Don Bosco
TEMI DI FORMAZIONE
UNO SPAZIO
PRIVILEGIATO
Un nuovo anno scolastico si è messo in marcia
e con esso un universo di persone e attività.
L'allievo - bambino, adolescente o giovane - ne è il centro
e il protagonista indiscusso, ma altre agenzie entrano in gioco:
la famiglia, gli insegnanti, i titolari dell'istituzione, le librerie
e le editrici, il mondo dello sport, del commercio, delle banche...
Quando la scuola riapre i battenti, entra in fibrillazione
il mondo dei servizi!
S in dal-
,
l'inizio ,
la Fa-
miglia Sale-
siana si pre-
sentò come
un'istituzio-
ne educati-
va salda-
mente radi-
cata alla scuola . Così
fece Don Bosco che , fin dai primi
anni della sua attività a Valdocco ,
introdusse con creatività il settore
scuola al centro del suo apostolato
giovanile , conservando in esso la
finalità, il clima e i criteri oratoriani,
e cercando di fare di ognuna delle
sue opere "una casa che accoglie,
una parrocchia che evangelizza,
una scuola che avvia alla vita, un
cortile per incontrarsi". Di pari pas-
so alla sua espansione mondiale ,
la congregazione si è convertita in
un grande movimento di diffusione
della scuola popolare e cattolica in
un duplice flusso: di adeguamento
alla realtà propria di ogni paese e
di trasformazione attraverso il coA-
tributo del carisma salesiano e del-
la originalità del suo metodo educa-
tivo. In questo processo i salesiani
sempre si sono lasciati guidare dal-
la convinzione , convalidata dall'e-
sperienza, che la scuola sia un am-
biente privilegiato per l'educazione,
un elemento valido per la promo-
zione umana, una piattaforma di
evangelizzazione straordinariamen-
te efficace.
Dall'analisi delle statistiche
emerge con chiarezza l'importan-
za che la Famiglia Salesiana ha
sempre dato alle istituzioni di edu-
cazione formale: scuole elementari ,
medie e superiori , istituti tecnici ,
scuole agricole , centri di formazio-
ne professionale, politecnici , univer-
sità, istituti di magistero , centri di
alfabetizzazione , scuole missiona-
rie , parrocchiali , serali , festive . Ma
non si tratta soltanto di quantità. Si
è cercato sempre di garantire la
qualità dell'educazione.
Certo, non sono mancati momenti
di contestazione e di crisi, nei quali
la validità educativa e pastorale
dell'istituzione "scuola" è stata mes-
sa in dubbio . Ma, pur senza ignora-
re limiti e deficienze, si è puntato a
rinnovarne il modello, cercando ri-
sposte sempre più coerenti e con-
testualizzate alle nuove sfide peda-
gogiche e pastorali. Non c'è dubbio
che tra la scuola d'oggi e quella di
trent'anni fa - per non dire di cento
anni fa - esiste un 'abissale diffe-
renza, persino a livello architettoni-
co e di impiantistica. Oggi è pacifi-
co per noi parlare di comunità edu-
cativo-pastorale, di progetto , di nu-
cleo animatore, di dimensione cul-
turale della scuola, della sua finalità
evangelizzatrice, di animazione pa-
storale , di protagonismo giovanile ,
di educazione integrale, di rapporto
e influsso nel territorio .. .
Il fatto che la missione salesia-
na si centri sull'educazione non
vuol dire che questa si circoscriva
al mondo della scuola. Il campo
dell'educazione e della cultura sono
ben più ampi , e presentano aspetti
e sfumature che superano le poten-
zialità della scuola, per la presenza
di nl!merose altre agenzie educati-
ve. E evidente, tuttavia, che essa
continua ad essere una piattaforma
privilegiata di educazione, dialogo e
È fondamentale garantire la qualità
dell'insegnamento.. .

1.3 Page 3

▲back to top
. .per una scuola che renda
possibile l'educazione ai valori.
confronto culturale, e perciò di tra-
sformazione della società. Questa
preminenza della scuola sul resto
si spiega con la coincidenza e du-
rata dei processi educativi iniziali ,
con i ritmi e le procedure accade-
miche; con la molteplicità, diversità
e complementarietà degli interventi
educativi che si realizzano lungo
l'anno scolastico ; con la quantità di
persone coinvolte; con la ricchezza
e qualità di rapporti interpersonali
tra allievi e maestri , studenti e pro-
fessori , educatori ed educandi , per-
ché l'educazione è una questione
di trasmissione non solo di nozioni,
idee, saperi , ma ancor più di valori ,
esperienze, visioni della vita; infine,
con l'accompagnamento personale
che si può offrire ai giovani nella
ricerca del senso della vita e nella
scoperta della propria vocazione.
o Purtroppo, ancora oggi per
milioni di bambini, adolescenti e
giovani del mondo , la scuola è un
articolo di lusso . In questi casi ,
sovente la missione , il centro gio-
vanile , la presenza cattolica costi-
tuiscono la loro unica opportunità.
In altre parti , la scuola non è valo-
rizzata sufficientemente e quindi
non può contare sulle risorse di cui
ha bisogno per svolgere il suo ruo-
lo . Non mancano - soprattutto in
Occidente - istanze politiche che
pretenderebbero di strumentalizza-
re la scuola mettendola al servizio
di una ideologia. La Famiglia Sale-
siana, insieme con altre istituzioni ,
deve lottare per l'uguaglianza delle
opportunità, per la libertà di inse-
gnamento, per la creazione di una
cultura della tolleranza, della comu-
nione , della solidarietà, per una so-
cietà che renda possibile l'educa-
zione ai valori e dove si prendano
in conto tutte le dimensioni della
persona, anche quella religiosa e
trascendente.
O
Settembre 2002
An no CXXVI
Numero 8
,
In copertina:
E ancora tempo di sa nti.
L'a ula Nervi in Vat ica no
i l 14 apri le 2002
ha ospitato tre miraco lati
da tre diversi bea ti
del[a Fa miglia Sales iana.
Estata una gran festa.
(Foto: Giancarlo Manieri)
".. lf)Jm)
VflJJlW
Mensile di in formazione
e cultura religiosa edito
da lla Congregazione Salesi ana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MAN IER I
- CHIESA
12 35 giovani per 90 vescovi
di Rita Salerno
- Assoc1Az10N1sMo
14 Da Gerusalemme con ... timore
di M arco Pappalardo
- ORATORIO
18 L'oratorio: è già domani!
di Serena Manoni
- CASA NOSTRA
20 Reportage beatificazioni
- 1NSERTO CULTURA
23 Il Museo di Paysandu
- FMA
28 Cittadine secondo il vangelo
di Giancarlo Manieri
di Natale Maffioli
di Graziella Curti
RuBRICHE
2 // Rettor Maggiore - 4 Il punto giovani - 6 Lettere al Direttore - 8 In Italia e nel
Mondo - 11 Prima Pagina - 16 Box - 17 Zoom - 22 Lettera ai giovani - 27 Doctor ]. -
30 Libri - 32 On Line - 34 Come Don Bosco - 36 Famiglia Salesiana - 37 Laetare e t
b enefacere - 38 Sistema Preventivo - 40 Dibattiti - 42 I nostri morti - 43 // mese - 44
Viaggi - 46 I nostri santi - 47 In primo piano/ Focus
Redazione: Maria Anto nia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Collaboratori : Ernesto Cationi - Giuseppina Cudemo
Graziella Curti - Carlo Di Cieco - Bruno Ferrere
Sergio Giordani - Cesare Lo Monaco
Jean-François Meurs - Giuseppe Morante - Vito Orlando
Marianna Pacucci - Roberto Saccarello - Fabio Sandroni
Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano De Marie
Chiara Fanti ni - Vincenzo Odorizzi - Guerin o Pera
Pietro Scalabrino - Gianpaolo Tronca
Prog etto grafico e impaginazione: Pier Bertene
Direttore Responsabil e: Antonio Martinelli
Edizione Cooperatori : Ufficio Nazionale, Via Marsala 42
00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giuseppe Cerò (Roma)
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa : MEDIAGRAF s.p.a. - Padova
Don Bosco in the W orld
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Intern et: www.sdb.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 54 edizioni e 24 lingue diverse. Raggiunge 128 Nazioni
in cu i operano i salesiani.
Via della Pisana 1111 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 Fax 06/656.12.556
e-mali: <biesse@sdb.org>
e <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO NEL MONDO
Ccb 3263/1 - INTESA Rete Cariplo,
Filiale Roma 12 - ABI 6070- CAB 03212
Ccp 36885028 CF 97210180580
( I Associaw alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
8 S SETTEMBRE 2002

1.4 Page 4

▲back to top
di Carlo Di Cieco
L'ORA DI RELIGIONE
La religione è una cosa troppo seria per essere professata
senza credervi, scriveva su Repubblica Miriam Mafai,
commentando il film di Bellocchio.
"L ora di religione" è un film
di Marco Bellocchio che ha
un grande merito : aiuta a
capire che cosa non è cristiano perché
non parla di Dio o alla maniera di Dio.
Certo, il film , con i pregi indubbi ,
ha difetti , lacune , imprecisioni e
approssimazioni. Ma c'è un punto
cruciale , quello della doppia
bestemmia di un figlio omicida della
propria madre, che i parenti vogliono
fare santa a tutti i costi come martire .
Ricoverato come malato di mente e
assediato da tanto zelo interessato
il figlio esplode , liberandosi in qualche
modo da un 'insostenibile angheria
verso il suo spi rito angosciato ,
esiliato, muto e sofferente. Può
appari re un paradosso sentire una
bestemmia , con biglietto pagato. Ma
bestemmia non è, salvo nella formula
ritu ale, in uso ereditato e incallito tra
tanti italiani , tremenda e sgradevole .
O Da questo punto , certamente
controverso , nasce anche la
riflessione sull 'azione di trasmissione
della fed e alla quale Ch iesa e famiglia
dedicano tantissime energie,
raccogliendo davvero poco , rispetto
al seminato. Tanto che gli stessi
organismi pastorali vanno
considerando l'opportunità di
ripensare tutto l'impianto
dell 'iniziazione cristiana nei confronti
delle nuove generazioni . Si assiste
con rammarico e impotenza
all'iniziazione cristiana nei primi anni
giovanili che poi , per lo più segna
anche la conclusione della vita di
fede . E da adulti si ritiene pacifico
che la fede ricevuta sia stata una
storia per l'infanzia. Chiusa come
un amore finito quando la vita, da
gioco diventa responsabilità e scelta,
mescolate con gioie e disincanti ,
innamoramenti e fughe dall 'amore.
O Con la sua provocazione ,
Bellocchio rischia di aver fatto centro ,
almeno nel far riflettere . E sarei
rimasto di questo avviso se non mi
fosse venuta a mente una lettera
dell'apostolo Giovanni che circola
raramente tra i cristiani nel tempo
dell'iniziazione, ma anche dopo.
Un vero tesoro sulla trasmissione
della fede che tuttavia si tiene
nascosto, quasi fosse un lusso
per pochi. E mi sono convinto che
se i tanti Bellocchio di cui il mondo
è pieno, conoscessero e amassero
questa lettera, anche il loro parlare
di Dio e affrontare il suo mistero
sarebbe formidabile e sconvolgente.
La prima lettera dell'apostolo
che Gesù prediligeva, va bene per i
giornalisti e la loro etica professionale,
ma può essere la Magna Charta
degli educatori, e un punto di partenza
per affrontare questioni spinose che
dividono su che cosa pensare e su che
cosa fare anche in ambito civile. Una
stel la polare per le passioni sociali
che rischiano di diventare violente.
Se educatori e genitori si
esaminassero alla luce delle parole
in essa contenute , saremmo un p
avanti nel dialogo tra giovani e ad
"Ciò che abbiamo udito, ciò che
noi abbiamo veduto con i nostri o
ciò che noi abbiamo contemplato
e ciò che le nostre mani hanno
toccato, ossia il Verbo della vita,..
noi lo annunziamo a voi, perchj
anche voi siate in comunione èo
La nostra comunione è col P
col Figlio suo Gesù Cristo".
E ci dicono di praticare la verità
giustizia come espressione concr
dell 'amore , la parola che racchiude il
senso dell'esistenza. "Dio è più
grande del nostro cuore" scrive
Giovanni. Nel film di Bellocchio, su
Dio prevalgono altre fissazion i: trovare
un luogo dove lui non ci veda e non ci
controlli, riuscire a pensare come può
fare a interessarsi e controllare 6
miliardi di uomini. Il controllo , prima
dell 'amore. Non si può trattare del
Dio di Gesù Cristo. Ma forse
è questo dio, distorto da affari e
interessi che, da cristiani , abbiamo
raccontato e testimoniato . Traendo in
inganno atei e cercatori del suo volto.
La sapienza della pedagogia
cristiana è quella che insegna a
resistere alle cose del mondo che
colpiscono questa centralità
dell 'amore di Dio e del prossimo.
Leggere la "lettera prima" di Giovanni
per farsene una convinzione.
O
SETTEMBRE 2002 BS

1.5 Page 5

▲back to top

1.6 Page 6

▲back to top
Un miHone di dollari
ai piedi di Laura Haning
non chiedermelo: l'urlo silen- stanza, non è, voglio dire , co- re qualcosa si suicidano? ...
zioso è diff1cile , impegnativo, me bere un bicchier d'acqua. In verosimile. "Terroristi" è
e personalissimo, ma, ti assi- Dunque, qual è la ragione piiì vero ed ha altra valenza.
curo , efficace! Sandali da un profonda di questa frenesia , Detto questo per amore di
JJ
milione di dollari meritano
davvero l'urlo silenzioso del-
la coscienza contro l'infinita
insipienza del/' uomo ...
di questa voglia non innocua
- perché tu sai che non è in-
nocua! - Forse per darti una
scossa, per ritrovare un po'
di "carica", per catturare
qualche forte emozione?
"proprietà di linguaggio",
che non sempre è ind(fferente,
vengo a dire la mia. Non sono
in grado di giudicare chi ha
torto e chi ha ragione. E tutti
quelli che si schierano senza
LOS ANGELES· l'Oscardel IUS$0
domenica notte, ha avuto un'lnd~
a scussa vincitrice. SI tratta delrat-
i tJice !-aura Elena Haning che ha
sfoggiato In passerella un palo di
saRdall da un milione di dollari.
l:Jl'!JPINELLO LIBERO.
Caro direttore, sono un
ragazzo di prima superiore
[... ] avrei una cosa semplice
Fammi capire: lottare ogni
giorno per resistere alle innu-
merevoli scemenze quotidia-
ne, darti d'attorno per rivolu-
interrogativi per l'una o per
l'altra parte, ho l' impressio-
ne che lo facciano per partito
preso, per pallino ideologico,
e~!oL~ iret~:~~~v~!
questo ritag lio che ho preso
da chiederti. E io spero che tu
mi risponda come fai con tutti
[... ]. Tu se i per lo spine ll o li-
bero o no?
Gennaro, Napoli
zionare il posto dove vivi, re-
sistere ali' ingiustizia, non ar-
rendersi al sopruso a costo di
qualsiasi eroismo, questo pro-
gramma non ti carica? Dav-
vero pensi che la forza della
non per amore di verità e giu-
stizia. Quello che sono in
grado di dire è che gli israe-
liani hanno il sacrosanto di-
ritto a una patria sicura, e i
palestinesi invece pure! Ag-
da un giornale portato a casa
da mia madre, con la spesa
del giorno. È stata proprio lei
a dirmi che inv idi ava l'attrice
che poteva permettersi sanda-
li come questi! Non sono
d ' accordo, le ho detto [...] chi
certe noti zie senza far no-
tare la profonda ingiustizia
che si nasconde in determina-
ti comportamenti andrebbe
linciato (moralmente), e boi-
cottato! Le ho anche detto che
era diseducativo e che io, se
fossi stata al suo posto come
madre, avrei evitato di mani-
festare davanti alle mie fi glie
sentimenti di invidia per la
Harring. Infatti Laura, mia
sorella più piccola, alla noti-
zia ha reagito: " Ha ragione la
mamma. Quanto mi piacereb-
be essere come la Harring che
si chiama come me... Voglio
diventare come lei! ". Non le
ho dato uno schiaffo perché...
perché l'avrei dato più vole n-
tieri a chi ha scritto la notizia,
e quasi quasi anche a mia
madre che invece di depreca-
re una cosa del genere [.. .] È
Caro Gennaro , prima di tutto
no, non rispondo a tutti, non
mi basterebbero le ore del
giorno e non dovrei fare che
quello. Secondo, io sono per
l' educazione a tutto campo!
Tranquillo, non sji1.ggo la do-
manda. Sono convinto che
non sia possibile educare coi
veti incrociati, con gli "aut
aut", coi "sl" o "no" ... So
quello che stai per dirmi , ci-
tando il Vange lo: il vostro
parlare sia sl, oppure noi Ma
sei fuori strada. Cristo , quan-
do diceva la sua famosa frase
non parlava in contesto edu-
cativo a dei preadolescenti.
La risposta a certe domande
oggi è sempre ideologica, e io
non voglio essere incapsulato
in una strettoia in cui se dico
sl sto con una certa parte e se
vita te la possa dare qualche
boccata di niente, al gusto del
sogno? Davvero pensi che
per assaporare la stupefacen-
te bellezza della vita, hai bi-
sogno di uno "stup efacente"
surrogato? Ecco , su questo
terreno sono disposto a ogni
confronto. Porre la domanda
come l'hai posta tu è solo il
rentativo di somministrare una
solenne fregatura ali' interlo-
cutore. Precisamente come mi
ha detto un mio antico alun-
no: "Non voglio ragionamen-
ti, dimmi sl o no, perché è I' u-
nico modo di continuare afa-
re ciò che voglio: se mi ri-
spondi sì, era quello che vole-
vo sentire. Se mi dici no, ti li-
quido come persona che non
mi capisce , e continuo a fare
come ho deciso di fare.
dico no sto con la parte av-
versa. L'educazione non mi-
r:, lita se non per l'uomo , sic et
L.f simpliciter, non l'uomo di de-
ALESTINESI ED EBREI.
Caro direttore, perché lei
stra o quello di sinistra, o non dice nulla sui banditi (c.vo
quello di centro; l'uomo e ba- d.r.) palestinesi che uccidono
sta, senza le specificazioni, casalinghe e bambini innocen-
frutto delle divisioni inventate ti, trasformandosi in bombe
giungo che non mi piacciono
il fondamentalismo islami-
co i/fondamentalismo sio-
nista. Vorrei vedere i luoghi
santi fuori dalla sovranità sia
degli uni che degli altri, per-
ché sono territori che interes-
sano /a fede di più di due mi-
liardi di persone, non solo di
Palestinesi ed Ebrei che in-
sieme non assommano a dieci
milioni di individui. Per que-
gli spazi specifici dovrebbero
prevalere un diritto interna-
zionale e una sovranità "su-
per partes" ... Sto pensano al-
/' ONU, per esempio. Ma ciò
che mi "tira di più", è che la
cosa sarebbe fattibile: baste-
rebbe che un paio di nazioni
lo volessero. Ed è facile im-
maginare chi. È ora che ci
convinciamo che il futuro
non si costruisce sulle mace-
rie delle guerre: le guerre
partoriscono l' odio non la
pace, generano l'equilibrio
del terrore non quello della
giustizia, covano propositi di
vendetta non tavoli di convi-
venza ...
finita in una gran lite a quat- dagli uomini (non da Dio). A umane? Questi malfattori (c.vo
r , , tro, e facevamo a chi strillava te, dunque che mi chiedi se d.r.) vanno estirpati dalla fac-
di più[...]
posso assumere lo spinello o cia della te1Ta, lo dicono anche
A DIO DOV'È?
Mary , Roma no, da educatore non ti ri- i salmi[.. .]
"4lcaro direttore, [...] mia
spondo "sl" oppure "no" ,
Talvolta , una "sana" cagna- perché ambedue le cose chiu-
Massimino, Varese sorell a, 45 anni, responsabile
soltanto di colti vare, sempre
ra fa bene, ma niente ceffoni, dono ogni ulteriore intervento Caro Massimino , provo a col sorriso sulle labbra, un
per favore, se no passi dalla educativo . Allora ti dico: dire qualcosa, visto che mi ci vivo senso di solidarietà, ma-
parte del torto pur avendo ra- senti, caro giovane amico, tiri. Prima di tutto non sono ternità, bontà, pietà filiale,
gione da vendere... ed eserci- cerca di spiegarmi bene una d'accordo con la qualifica amicizia, si è ammalata di un
tati a "urlare sotto voce", cosa: perché vuoi drogarti, data ai kamikaze palestinesi: tumore e aspetta di passare al-
anzi "a urlare in silenzio" ,fa sapendo che non è ind(fferen- hai mai sentito dire che ban- i' altra vita. [...] Mi permetterà
piiì effetto! Come si fa? Beh, te assumere o no quella so- diti e o malfattori per ottene- di citare Euripide: "Io coltivo
SETTEMBRE 2002 BS

1.7 Page 7

▲back to top
\\
(ùL.
la speranza in una intelligen- dolo a una risposta. La noni ali' enorme schiera cli coloro
za divina. Ma la speranza risposta di Dio penetra come che, colpiti dalla malasorte
viene meno quando vedo le una lama nella mente del pro- (?), non hanno altra via che
azioni del mondo! " [.. .] Non feta: "Dov'eri tu quando sperare in una Giustizia più
posso e non debbo condivide- creavo il mondo?".
giusta della giustizia, in una
re la ripugnante tesi di S. Un invito a non contare nella Carità più misericordiosa che
Agostino... che sostiene che propria capacità di argomen- l'elemosina , in una Speranza
l' uomo è responsabile, in po- tare? Un' esortazione ad al- più forte della disperazione ,
sitivo o negativo, della sua largare gli orizzonti oltre il in una Saggezza più illumina-
azione, senza che venga im- cerchio del proprio dolore? ta della ragione.
plicata la volontà divina, a Una spinta a superare i confi-
,.O meno che una persona non ni dell'umana ragione? O
decida liberamente di nascere una provocazione a credere
cerebrolesa, o affetta da tu- pe,fino nella utilità dei cere-
SPIRITO SANTO.
more. Mi pare troppo! E allo- brolesi, e/o nella necessità ~ ~ gregio direttore, durante
ra? La migliore espressione di dei virus?
il battesimo di Gesù nel Gior-
religiosità (non di religione) è Le domande scavano anche dano è sceso su di Lui lo Spi-
il non credere!
la mia carne. Non attenda rito Santo. Che cosa è cam-
Giuseppe, Agrigento
dunque da me una risposta...
Non ce l'ho la risposta. Sono
biato da quel momento nel
suo comportamento? Che co-
Un "grido cli dolore", il suo , tra quelli che alle ricerche af- sa è per noi uomini lo Spirito
uno dei tanti che si esprime fannose dei grandi della sto- Santo? Non l'ho mai capito.
nella "religiosità del non cre- ria filosofica, poetica, medi-
dere". Altre grida urlano la ca , teologica... - che non ri-
Amos, Palermo
loro angoscia attraverso la fiuto, anzi che benedico - an- Egregio signore, la discesa
religiosità del credere . C'è tepone tuttavia il biblico dello Spirito - nel battesimo
chi tenta una disperata razio- "c'eri tu quando creavo il cli Gesù - sigla l' inizio uffi-
nalizzazione, affidandosi alla mondo? ..." lo non c'ero, no! ciale della sua missione nel
filosofia; chi preferisce river- E di quella Sapienza creatri- mondo; è la rivelazione che
sare gli interrogativi senza ri- ce mi sfugge, ahimè, l' organi- egli non era solo Gesù, figlio
sposta nelle braccia della gramma, non riesco a scorge- di una donna, ma anche Cri-
teologia; chi, ancora , elegge re i confini, non ne individuo sto, figlio di Dio , consacrato
il Mistero a guardia degli i percorsi. la mia portata si ora ufficialmente per un.a
orizzonti inafferrabili della riduce a una frazione dello missione specialissima che gli
propria impotenza.
spazio/tempo più veloce di un avrebbe comportato grandi
Non scomodo i tanti filosofi lampo . Scrive il filosofo Gò- responsabilità e grandi diffi-
e/o teologi che hanno affron- mez Dàvila: "La saggezza coltà, e gli avrebbe richiesto
tato, da punti di vista opposti, consiste semplicemente nel tutto , anche il sangue. Lui ha
lo stesso problema ... mi sem- non insegnare a Dio come si accettato, cosl da allora è
bra inutile: credo che questa debbono fare le cose!".
cambiato tutto , proprio tutto
materia grondante dolore ap- Il dolore è anche mio proble- nella sua vita : come le dicevo
partenga al mistero stesso di ma. E io mi auguro , caro si- da figlio di Maria di Nazareth
Dio. Citazioni infinite riem- gnore, che le sue conclusioni a Figlio del Padre Celeste;
piono i diari dell' uomo , a co- siano sbagliate, pena l' inso- da "casalingo" a "predicato-
minciare dai graffiti delle ca- stenibile perdita del "senso", re" , da Gesù a Cristo!
verne. Citazioni, peraltro, la condanna a giostrare la Analogamente la discesa
mai concluse. Continueranno. vita tra i confini dell'assurdo, dello Spirito - Pentecoste - fa
la ricerca sarà lunga quanto la punizione - comminatami prendere coscienza a ciascu-
la propria vita. Anzi, quanto da nessuno - a sopportare gli no di noi del proprio ruolo,
la vita.
altri per amore di niente. l a della propria responsabilità,
l 'impossibilità di raggiunge- fede non toglie il dolore, della propria missione . Sco-
re una comprensione compiu- forse non è ragionevole. .. ma priamo di essere anche figli
ta del problema emerge nel dà un senso a tutto. Le augu- del Padre , con un compito da
disperato grido di Giobbe che ro di sopravvivere assieme svolgere non solo come figli
maledice il giorno in cui
di X e di Y, ma anche come
qualcuno l'ha concepito e ac-
cusa Dio dei suoi mali sfidan- APPELLI
figli del Padre Celeste: un
mandato specifico e "riserva-
. è stato possibile pub-
Non c1 . I lettere perve·
blicaretut•teedaezw. n e . Ce ne
nut e_ in ' Provvederemo_a
scusiamo. Ila pubblicaz10·
Desidero corrispondere con
persone interessate a uno
scambi.o di opinioni su te-
matiche religiose. Reale
Gesualdo, Via Nuova, 49
- 58020 Caldana (GR).
to" per ciascuno, uno che
nessun altro può svolgere. Lo
Spirito è in qualche modo il
garante della mia "unicità",
della mia identità profonda,
del mio essere quello che
sono ...
suo tempo_a osta persona/e.
ne o alla n sp
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
I Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza :
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS SETTEMBRE 2002

1.8 Page 8

▲back to top
QNITALIA . _N_E_L_M_O_N_D_O_ _ _ _ _ _ _ _ _ __
NEWACH,
NEW JERSEY
UNA CAPPELLA
CATTOLICA
Newach, un milione di abi-
tanti , è il primo porto mercan-
ti le USA dell 'Atlantico. Da
qualche mese ha una nuova
bell a cappella per le fun zioni
liturgiche, in sostituzione del -
l'antica baracca di legno. Pro-
motore il salesiano don Mario
Ba ldi , da 30 anni cappellano
del mare, che ha ottenuto la
concess ione del terreno in af-
fitto simbolico (un dollaro
all 'anno) e ha intitolato la
nuova costruzione all a "Stel-
la Maris" . Finanz iatore del
progetto la famiglia di origi-
ne siciliana Lo Bue. L ' altare
in marmo di Carrara è stato
donato da Gianfranco Leoni ,
dirigente dell a Ferrari e Ma-
serati , altre fam iglie si sono
impegnate per le vetrate arti-
st ic he .
IVATO,
MADAGASCAR
tutto il loro carico di abban-
dono e miseri a. Racconta che
dovunque ha trovato cordia-
IL "FY DON BOSCO" lità e accoglienza: Manaona,
Masera, !nona no vaovao?
TI "FY", corrispondente al no- Ciao , sorella , come va? I ra-
stro Grest, è l'estate/ragazzi gazzi di strada non sono come
I
malgascia. Inviata dal gruppo li descrivono, afferma suor
mi ssionario EMA di Monca- Grazia, hanno un animo sen-
lieri, suor Grazia Di Franco è sibile: era bello vederli con
andata a "dare una mano" in gli occhi lucidi di riconoscen-
Madagascar. Luglio l' ha pas- za quando ricevevano la bot-
sato con 600 ragazzi all 'ora- ti glietta di latte e un po ' di
torio salesiano di Ivato. In cacao, e faceva tenerezza ve-
agosto ha fatto esperienze "li- derli tornare la sera dopo,
bere": ha incontrato ragazze portando anche i fratellini,
mad ri , visitato il carcere mi- perché potessero ricevere an-
norile, accostato giovani pro- che loro lo stesso dono. Tutto
stitute, ma soprattutto si è de- sommato la fe licità è una pic-
dicata ai ragazzi di strada con cola cosa.
CARI, VECCHI
FRAMMENTI
di Ardea Montebelli
SETTEMBRE 2 002 BS
frammenti', rimasti solo or- canne come un Cristo in
mai nel ricordo dei nonni e, croce , la poverissima ca-
forse , negli occhioni dei bim- mera da letto cui mancava
bi ... come una favola bella. tutto eccetto il Sacro Cuore
Le mani rugose che ram- e i santini appiccicati alle
mendano senza ditale indu- pareti , e ancora il pollaio, la
menti sdruciti, l'anziano con- trebbiatrice, il contadino
tadina intento a fare il filo alla che trasuda fatica e sere-
falce , il secchio di metallo sul nità... Sparso sapiente-
bordo del pozzo pronto per mente qua e là qualche
pescare l'acqua da bere, la commento rubato alla sa-
vecchia macchina seminatri- pienza biblica, la vera sa-
ce , l'antico forno a legna per pienza, e alcuni lampi me-
il pane, la stalla dove muc- ditativi dell'autrice ...
Un viaggio poetico, quello che tranquille allattano i vitelli ,
della Montebelli, una ricerca le mani intente alla vendem- Edizioni Giusti,
tra le vene pulsanti del tempo mia, il tronco di vite ingrossa- Piazza San Martino, 9
per coglierne "can; vecchi to e contorto , legato a quattro 47900 Rimini

1.9 Page 9

▲back to top
redazionale
NUMISMATICA
a cura di
Roberto Saccarello
DAL BRASILE
DICANCRO
SI PUÒ GUARIRE
Dopo la pubblicazione del-
1' arti co lo sulle erbe curative
del padre Szel iga, salesiano
del Pe (BS ottobre 200 I
pag. 32), facciamo cenno a un
altro miss ionario, il padre Ro-
mano Zago che indi ca contro
i tumori un ' altra erba curati-
va, l'Aloe arborescens. Egli
afferm a di aver appreso la ri-
cetta da ll a medicina popolare
brasili ana durante un soggior-
no in una baraccopoli sulle
rive de l Rio Grande. S 'era ac-
corto che qui la gente non
moriva di cancro, allora si de-
di anim a e corpo all o studio
e a ll 'osservazione degli effetti
di un a ri cetta, trasmessa oral-
mente, che ven iva sommini-
strata a chi denunc iava dolori
d i chi ara ori g ine tumoral e. La
conc lusione è in un lib ro
scri tto da l mi ss ionario france-
scano : "Di cancro si può gua-
rire" de ll a Ad le Edizioni, Pa-
dova. Ovviamente la diamo
sempli cemente come notizia,
non è nostro comp ito propa-
gandare un prodotto o garan-
tirne ri sultati.
Per saperne di più:
tel. 085/8998154;
e-mail : la bruzzese@tin.i t
STERLINA
CON I LEONI DI RE RICCARDO
Riccardo I, detto Cuor di Leone, salì al trono d'In-
ghilterra nel 1189, succedendo al padre Enrico Il.
Due anni dopo partì per la lii Crociata e s'i mpa-
dronì di Messina, di Cipro e di San Giovanni D'A-
cri. Ritornato in lnghilterrra, sventò una congiura
preparata dal fratello Giovanni e combatté contro
Filippo Il Augusto Re di Francia per il possesso
della Normandia. Morì nel 1199, ad appena qua-
rantadue anni.
Si deve proprio a re Riccardo l'adozione dei tre
leoni quale emblema del Regno d'Inghilterra, leoni
che da oltre seicento anni compaiono su alcune
delle più interessanti monete inglesi. Ultima, la
sterlina 2002 con cui la Zecca di Londra continua
la raffinata collezione intitolata alle quattro regioni
del Regno Unito. La moneta, che reca inciso sul
diritto il quarto ritatto numismatico della Regina
Elisabetta Il e sul bordo il motto "Decus et tuta-
men ", è stato realizzato in argento e in cupro -
nichel.
La stessa è pure inserita nella serie fior di co-
nio (formata dalle otto monete in circolazione nel
Regno Unito) e in quella fondo specchio che, oltre
alle precedenti , comprende le 5 sterline celebrati-
ve del Giubileo d'oro della Regina.
Distributore ufficiale per l'Italia: lntercoins, via Car-
ducci , 20123 Milano, tel. 02.890 .60 .65 .
Per saperne di più: "li' 0 761 /307. 124
BS SETTEMBRE 2002

1.10 Page 10

▲back to top
l00annifa
Trascriviamo dal numero di settembre 1902
un brano che descrive che cosa poteva capitare ai
missionari in viaggio verso qualche villaggio della
foresta, per espletare il loro servizio pastorale.
NUOV1E
JFRONTJI1EJRJE
Giornali no
. Pordenone
Studenti 5!'.'uola Media "Don Bosco"
scopo :
...
. _ Al truismo
diffondere: Amicizia - Allegria
VENTICINQUESIMO!
All ' ini zio del nuovo anno
scolasti co merita menzione
un giubileo speciale, quello di
un giornalino di classe. La
scuola media di Pordenone da
ben 25 anni edita "Nuove
Frontiere", regolarmente, ogni
trimestre. Ha raggiunto que-
st'anno la ragguardevole cifra
di 77 numeri . Viene redatto
dili gentemente da un gruppet-
to di ragazzi e ragazze. Sem-
plici i testi , ma ben scritti , e
ben presentati. Vi espongono
le proprie attività, le fes te, le
gite; vi scri vono versi, ripor-
tano statistiche, programmi ,
spunti comici, noti zie curiose;
intrattengono relazioni episto-
lari con altri istituti ... Bravi!
Sono esempi da seguire.
m
L' Assodwone T1uriMnu:Alt4tkoM11$1QJe ( A.T.A.M.)
prtlaf.1 :
in PAOLA DJPJETROMAJUA
M~d'Org.ao .aJ C.OUeDon.80kC)
Organo ~~'!:o°Ti:, B01cv
ùswhluovoDon Boko ( AT )
... L ' unica difficoltà, inev itabile ed insopportab.ile, erano
le ~a~~ar~, i carapatos (specie di cimici, ma assai più
terr_tb11I ), 1 p~lvoa borrachudas , ed altri insetti i quali
tutti , durante ti cammino o nelle fermate, bersagliavano
la nostra povera umanità con l 'attività febbrile che carat-
t~ri~za chi fa_ il T?ale. Si può dire che eravamo mangiati
v1v~ d_a_queg(1 a111maletti! Gli indii per liberarsi da queste
ternb!h best10le non_trovarono altro modo che ungersi
tutto ti corpo con resma, succhi d ' alberi ed erbe aromati -
~he. Questo loro rimedio è il risultato dell 'esperienza ed
10, qu and~ ~er salv_armi pensava prendere un bagno,
dava loro mt1era ragione. Di più questi insetti nuociono
a~c~e quando s' ha a ~ an~iare, perché non si può trangu-
giai e _bo~c01~e sen~a mgh1ott1rne tre o quattro. Guai se in
questi viaggi obbligasse la legge dell 'as tinenza! Non si
potrebbe più aprir bocca. Nelle fe rmate in più delle volte
accen?evamo grandi f alò, essendo preferibile soffrire
maggior _c~lore ~ respirare fumo che essere punzecchiati
da qu~g\\1 msettt: Una guardia della linea telegrafica mi
mos~ ~ 11 braccio destro tutto infiammato, violaceo e
quasi m cancrena per la morsicatura d ' un borrachudo
avve le na to.
SETTEMBRE 2002 BS
MUSICA
sua passione, il suo talento
D'ORGANO
compositivo, e la grande
AL COLLE
DON BOSCO
di Paola Dipietromaria
maestria di esecutrice.
Un'organista conosciuta e
apprezzata ovunque la Di-
pietromaria. La sua carrie-
11 CD-Rom contiene le ra è com inciata a 15 an-
composizioni originali della ni ... da allora ha al suo at-
organista Paola Dipietro- tivo oltre 1000 esibizioni
maria, composte ed ese- concertistiche. Numerosi
guite appositamente per l'i- anche i cç,mpact-disc al
naugurazione dell 'organo suo attivo . E insegnante di
"Pinchi Anno Jubilei MM musica e direttore del Coro
Opus 41 g · di Foligno in- Gregoriano "Laus Trinitati ",
stallato nel rinnovato tem- si occupa di organologia,
pio di Don Bosco al Colle. consulenza nel la progetta-
Si tratta di quattro sinfonie zione di organi e restauro
e una meditazione in cui di organi antichi. Apprezza-
l'artista ha riversato tutta la to il suo concerto al Colle.

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
Redazionale
Pronto?
Pronto ...
BETLEMME
Come va laggiù?
AL TELEFONO Male, per non dire malis-
simo. Stanno combattendo
sotto le finestre di casa
nostra. Senti il rumore de-
gli spari? ...
Una telefonata alla scuola salesiana di
Le sento. Sono scariche Betlemme nei giorni più tragici della "guerra"
violentissime ... (il crepi-
impropriamente chiamata rappresaglia,
tìo assordante copre per
un po' la voce di don
Franco).
... Poco dopo la mezza-
notte sono ini ziati i co m-
battimenti: un a pioggia di
fuoco. Non ho il coraggio
di mettere iI becco f uo ri
della finestra! La radio ha
co nsigli ato a tutti, se ci
teniamo all a pelle, di re-
stare rin ta nati in casa: gli
israe li ani spa rano a tutto
c che co mpare o si
muove.
condotta dagli israeliani contro i palestinesi.
Era il 2 aprile 2002, alle 9,51 del mattino .. .
Risponde don Marco, da 35 anni in Israele .. .
Com'è la situazione? Vedi
qualcosa da dove sei?
Altro che! Ci sono centi- ____...,......----.-==--~~~;;-:~::"i;:::3
naia di blindati e carri
.,;;;.;-,;;;iii
arm ati. Siamo stretti in un
cerchio di acciaio impene-
trabile, come in un campo
di co ncentramento.
E i ragazzi della scuola?
Ovviamente la scuola non
c'è e i nostri 250 alunni
palestinesi so no rim asti a
casa, a sorbi rsi la paura e
riempirsi di rabb ia. Pur-
soffrono tantissimi inno-
ce nti. E senza aver merita-
to di soffrire.
Ne succedono parecchie
di ...
(non mi lascia finire)...
Poco fa la rad io ha an-
nun c iato c he un vecchio
è stato ce ntrato mentre
stava ri entrando in casa al
ca mpo ,p rofughi di Beith
Sahur. E morto dissangua-
to perch é han no imped ito
all 'a mbulanza di portargli
soccorso. M a episod i così
sono all'ordin e del giorn o,
vittime anzia ni , donne,
bambi ni ...
Voi quanti siete, come
state?
Siamo in 16 sa les iani , di
cui 15 italian i. Come stia-
mo? Stia mo sotto tiro,
ecco come stiamo !
Lascerete Betlemme?
Lascia re Betlemme?
Vuoi scherzare?
Assolutamente no!
troppo!
E voi. ..
, , anche noi abb iamo
paura, se è quello c he
vuoi sape re, anche se le
nostre mura sono spesse
più di un metro . Di fronte
a quelle arm i fuori non
c i so no mura che tenga-
no se decidono di sputar
fuo co.
E la gente?
La gente? Siamo in trep i-
dazione anche per loro:

2.2 Page 12

▲back to top
····················································································•t
CHIESA
PRESSO LA CASA
GENERALE DEI
SALESIANI IL 1 0°
SIMPOSIO DEI
VESCOVI EUROPEI•••
CON GIOVANI
G iovani e fede alla base del
decimo si mposio dei ve-
scovi del vecchio continen-
te che ha riun ito a Roma, presso il
centro di spiritualità e di cultura
Salesianum, i vescovi dell a vec-
chia Europa e un nutrito gruppo di
giovani scelti dall e conferenze epi-
scopali locali . A cui si sono ag-
giunti una deci na di coetanei impe-
gnati nell a carta stampata prove-
nienti da diversi paesi del conti-
nente e una delegazione della Kek,
conferenza delle Chiese europee.
35GIOVANI
PER90
VESCOVI
di Rita Salerno
A PARTIRE DAL VANGELO
Ci nque intense giornate, dal 24
al 28 aprile scorso, per confrontarsi
su itinerari di fede da tracciare e di
un volto missionario di Chiesa da
incontrare. A partire dal Vangelo.
"Un testo così forte da toccare tutti
i cuori - ha precisato il cardinale
Godfried Danneels arcivescovo di
Bruxelles che è intervenuto sui
percorsi di formazione dei giovani
ne ll a Chiesa - " non cambi amolo e
soprattutto non mettiamo troppi fil-
tri al Vange lo. Dobbiamo avere il
coraggio di ass umerci il rischio di
lasciare le pagine del Vangelo nu-
de, e inserirl e in un qu adro di pre-
ghiera e di silenzio. Dovremmo in-
vece impegnarci affinché il Vange-
lo eserciti il suo influsso sul cuore
dei giovani perché attraverso di
esso è lo Spirito Santo che parla".
Dialogo, sì, a patto di non tra-
sformarlo in un monologo. È l' av-
vertimento de l vescovo di Livorno
monsignor Diego Co /etti , secondo
cui "i vuoti dei nostri giovani van-
no riempiti con una nuov a evange-
lizzazione". Della stessa opin ione
il vescovo Joseph Mercieca di
Malta. "Chi evangelizza, deve cre-
dere e avere coraggio e fiducia
nella grazia di Dio che si rivela
SETTEMBRE 2002 BS
I giovani partecipanti al Simposio
dei vescovi europei in udienza
dal Papa.
anche nelle nostre debolezze di
preti e pastori - ha aggiunto il pre-
sule maltese ai centosessanta dele-
gati presenti nell 'aula magna del
Salesianum - "I giovani, infatti , non
sono attratti dalle apparenze ma dai
grandi ideali . TI Papa è così amato
dall e giovani generazioni perché li
cerca e vuole stare con loro".
Una Chiesa che sappia parlare un
linguaggio semplice, vicino alla
vita. E vescov i meno distanti, in
grado di dedicarsi all 'ascolto de lle
loro domande di senso. Capaci di
essere testimoni credibili del mes-
sagg io cristiano. Una Chiesa, per
dirla con le parole del Papa, che sa
seminare ogg i in modo nuovo nel
loro cuore la Paro la di Cristo . Le
richieste espresse dai giovani euro-
pei al decimo simposio dei vescovi
del vecchio continente non poteva-
no essere più chiare.
LA VOCE DEI GIOVANI
"A bbi amo bisogno di parlare per
dare certezza e fiducia a chi cer-
ca". La voce di Ute Th eisen, dele-
gata dell a dioces i di Colonia in
Germania esprime le es igenze di
tanti ssimi suoi connazionali. Co-
municare , ma con un linguaggio
semplice ed immediato: questo
l' invito rivolto ai presuli da Simo -
netta Saveri. Per la giovane dele-
gata de ll a Cei "con i vescov i che si
occupano dei giovani non è sempre
facile avv iare un dialogo, a volte si
ha quasi paura a parlare" . Paura di
parlare con chi inca.ma la gerarchi a
e il potere? Sembra proprio di sì.
La conferma giunge dall'interven-
to di un a giovane ortodossa Lydia
Obolensky-D'Aloisio, secondo cui
"sono tanti i coetanei che temono i
vescovi perché li identificàno con

2.3 Page 13

▲back to top
••••••••••••••••••••••••••••
I Diligentissimi, hanno seguito
con appassionata attenzione
le relazioni e preso appunti, per
poi intervenire decisi e motivati
nel dibattito che li riguardava.
il potere, mentre è molto importan-
te far corrispondere l' immagine del
presule con quella di Cristo". È
tutta da costruire la sintonia tra
mondo ecclesiale e pianeta giova-
ni. Il futuro sta anche in questa
chiave, se è vero che sono proprio i
ragazzi "la speranza della Chiesa e
dell'Europa", come ha detto il
Papa in occasione dell ' udienza ri-
servata ai partecipanti al simposio.
Ed è proprio Giovanni Paolo II la
conferma che la pastorale vincente
è solo in chiave di accoglienza,
centrata sulla qualità dei rapporti
interpersonali. L'abbraccio che i
giovani di tutti i paesi d'Europa gli
hanno tributato abbandonando ogni
etichetta e fonnalità è la prova del
legame speciale, fatto di calore e di
affetto che unisce Giovanni Paolo
II alle generazioni del futuro . E
proprio a loro il Papa ha rivolto un
invito a seguire Cristo con entusia-
smo e perseveranza. "Non permet-
tete che sia emarginato, il Vangelo
è indispensabile per costruire un
futuro di pace vera in Europa e nel
mondo ".
IL COMPITO
DELLE CHIESE
È un compito ineludibile per le
Chiese orientali e occidentali euro-
pee. A ribadire quest'impegno è
stato il cardinale Jgnace Moussa I
Daoud, prefetto della Congrega-
zione delle Chiese orientali che ha
preso parte alla terza giornata dei
lavori. Un intervento, il suo, tutto
impostato sulle "radici religiose
dell'Europa ancora feconde" e sul
"prezioso tesoro che i pastori han-
no il dovere di valorizzare". Pur in
I Per nulla intimoriti hanno posto
quesiti seri e concreti, offrendo
ai presuli materia di riflessione e
approfondimento.
un contesto dominato dalla dimi-
nuzione di vocazioni e dalla decre-
scente pratica religiosa. Mentre il
cardinale Josef Glemp , a proposito
del senso di solitudine dei giovani,
ha invitato tutti a farsi un esame di
coscienza, il sociologo Mario Pol-
lo ha messo in guardia sulla di-
mensione troppo virtuale dei rap-
porti personali. "Da un punto di
vista pastorale - ha suggerito l'e-
sperto dell'ateneo salesiano - non
bisogna solo agire nel micro del
rapporto personale, occorre avere
contatti veri con i ragazzi". Ne è
convinto anche il cardinale Camil-
la Ruini per il quale sono "i giovani
i principali indicatori del cambia-
mento, ed è da loro che la Chiesa
deve partire per annunciare nella
maniera più credibile possibile il
Vangelo di Cristo, in un 'Europa at-
traversata da profonde trasforma-
zioni". Una situazione che non
manca di segnali positivi, come il
"forte desiderio di autenticità dei
giovani e di una fraternità che
abbia un respiro non solo persona-
le, ma universale".
D
(Servizio foto grafi co di
Giancarlo Manieri)
BS SETTEMBRE 2002

2.4 Page 14

▲back to top
Un gruppo di giovani era a Gerusalemme durante i giorni bui
DA GERUSALEMME
CON... TIMORE I di Marco Pappalardo
Il suono delle campane,
·i ramoscelli d'ulivo,
la basilica della Natività,
Ramallah e Arafat...
sensazioni irrepetibili,
esperienza
indimenticabile.
Ma anche morte
e distruzione, pietre e
carri armati, kamikaze
e bulldozer.
- I giovani della delegazione della CEI.
R icordo con emozione il suo-
no delle campane di Betlem-
me la Domenica delle Pal-
me. Nella chiesa di Santa Caterina,
adiacente alla basilica della Nati -
vità, eravamo in tanti a innalzare ra-
moscelli di ulivo e palme intreccia-
te, la comunità cattolica (arabi cri-
stiani) di Betlemme al completo e
noi , una delegazione della Confe-
renza Episcopale Italiana di 25
membri, per la maggior parte giova-
ni laici , guidati da don Giuseppe
Andreozzi responsabile del! 'Ufficio
Nazionale per la Cooperazione tra
le Chiese, dal suo vice don Giusep-
pe Pellegrini e da l vice-direttore del
Servizio Naziona le per la Pastorale
Giovanile della CEI. Dal 21 al 28
marzo abbiamo vissuto un 'esperien-
za che allo stesso tempo è stata un
pellegrinaggio, un 'azione politica
nel senso più genuino del termine,
un viaggio spirituale, un accostarsi
alle comunità cristiane di Terra
Santa, col fine di consegnare ai lea-
der politici e religiosi la lampada
SETTEMBRE 2002 BS
della pace, segno del l'incontro dei
rappresentanti di tutte le religioni
convenuti ad Assisi nel gennaio di
quest ' anno.
SENSAZIONI
Al di delle cose che abbiamo
fatto e dei luoghi che abbiamo vi-
sto , desidero raccontare le sensazio-
ni (ho partecipato a nome del Movi-
mento Giovanile Salesiano dell 'Ita-
li a) , le emozioni di un gruppo di
giovani che hanno voluto mettersi
in discussione. Sapevamo bene che
non avremmo cambiato il mondo,
alla fine abb iamo scoperto che quel
mondo , in una ricchi ss ima settima-
na, ha cambiato qualcosa in noi
stess i. Abbiamo accolto l ' invito del
Papa, del cardinal e Ruini e del pa-
triarca Miche] Sabbah di andare in
Terra Santa superando le paure, per
vivere quello che tanti cristiani vi-
vono giorno dopo giorno. Ci sono
stati alcuni ostacoli e qualche ri-
schio.. . gli stess i che vivono ogni
giorno i cristiani della terra di Gesù.
Dopo i primi giorni a Gerusalemme,
abbiamo incontrato a Ramallah Yas-
ser Arafat, poi i giovani cristiani
della città; una città che sabato 23
pareva tirare un sospiro di sollievo
dopo i fatti che avevano causato la
morte, tra gli altri, del fotoreporter
Raffaele Ciriello. Non sembrava, a
prima vista, che ci fossero stati
scontri così duri , ma le strade erano
graffiate dai cingoli dei carri armati,
e nei campi profughi per passare da
una stanza all'altra delle case, ba-
stava usare gli squarci praticati nei
muri dai colpi delle armi pesanti.
Per passare bastava usare
gli squarci. ..

2.5 Page 15

▲back to top
dei kamikaze e dei carri armati.
... Eravamo in tanti ad innalzare ramoscelli d'ulivo
e palme intrecciate.
I bambini sono i primi a rimetterci!
MORTE E DISTRUZIONE
Ricordare le immagini di quelle
ore, ripensarsi in mezzo alle distru-
zioni, in compagnia della morte che
avvolge un intero popolo, fa rabbri-
vidire; non penso a quello che pote-
va accadere al gruppo (non ci ho
mai pensato!), ma piango per i gio-
vani che ho conosciuto, con i quali
ho condiviso momenti cli festa, di
preghiera e di fraternità.
Il ricordo è pieno di Betlemme, e
della comunità cristiana e non che
soffre perché c'è chi odia la pace e
vuole la guerra, chi odia la convi-
venza e vuole la separazione, chi
detesta la fraternità e predilige l' ini-
micizia tra i popoli... Mi chiedevo,
assistendo impotente all ' assedio
della Basilica della Natività, dove si
volesse arrivare; mi chiedevo quale
futuro attendesse i giovani palesti-
nesi, ma anche gli israeliani; m 'in-
terrogavo sul perché i giovani pale-
stinesi non sono liberi di andare a
studiare o lavorare a Gerusalemme,
né cli vivere in pace nella propria
città. Ho ascoltato le ragioni della
parte israeliana, incontrando un am-
basciatore presso il Ministero degli
Esteri, ho provato a sognare una
possibile soluzione, una strategia
per la pace. Non riesco a compren-
dere dove stiano la ragione e il tor-
to. Mi dicevo che la violenza ha
sempre torto! Certo notavo una gi-
gantesca sproporzione: carri armati ,
aerei, elicotteri da combattimento
contro fucili, bombe umane e pietre.
La testa ti si riempiva sempre più di
interrogativi e le risposte non veni-
vano mai! Difficile anche capire
quelle "fattorie" fortificate israelia-
ne, che chiamano colonie, messe là
non si sa perché in pieno territorio
palestinese... Un giovane occidenta-
le più ci pensa e meno capisce, e la
tentazione di fuggire la politica è
grande!
RESPONSABILITÀ
"Molto dipende anche dalla inco-
municabilità personale tra Arafat e
Sharon", ci ha detto il Nunzio Apo-
stolico. Arafat vuole dimostrare agli
israeliani che non è Sharon a dare
loro sicurezza, Sharon vuol mostra-
re ai palestinesi che con Arafat non
aJTiveranno mai alla pace. Non so
come andrà a finire , come sarà la si-
tuazione tra qualche mese... So che
non può essere lasciata la sorte della
pace nelle sole mani di questi capi.
Capisco la paura degli ebrei, ma la
paura viene dalla mancanza di fidu-
cia, dall ' incomprensione, dall ' inca-
pacità di,guardare all 'altro senza so-
spetto. E vitale trovare occasioni
per riscoprire la fiducia reciproca, e
ridare forza alla volontà di pace
della gente. Nella terra in cui tutti
credono in Dio, non tutti credono
che l'uomo sia figlio di Dio! È tra-
gico. Frutti funesti di una terra in
cui si crede che gli interessi di un
popolo siano in contrasto insanabile
con quelli di un altro popolo. L' alba
senza guerra spunterà solo quando
sia palestinesi sia ebrei avranno ri-
trovato fiducia reciproca. Le emo-
zioni provate nella martoriata terra
del Signore sono state tante, trop-
pe... Mi sono astenuto laggiù dal
pronunciare giudizi definitivi sulla
realtà che stavo vivendo: mi manca-
vano la necessaria lucidità e la sere-
na consapevolezza dei fatti e delle
cause, necessarie per formulare
stime e valutazioni ... Tornato in Ita-
lia, mi perseguita tuttora il salmo 22:
Quale gioia, quando mi dissero:
"Andremo alla casa del Signore".
E ora i nostri piedi si fermano alle
tue porte, Gerusalemme![...]
Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura, sicurezza
nei tuoi baluardi.
(Servizio f otografico del!' Autore)
BS SETTEMBRE 2002

2.6 Page 16

▲back to top
redazionale
BARBIE
Qualche mese fa, giornali, ra-
dio e TV riportavano con no-
tevole evidenza la scomparsa
dell ' imprenditrice americana
Ruth Handler, la mamma
della più famosa bambola de l
mondo. La sua Barbie ha
spodestato la vecchia bambo-
la di pezza che fino agli anni
'50 del secolo scorso era stata
l'incontrastata protagonista
dell'immaginario delle bam-
bine, e il loro giocattolo pre-
ferito. Barbie in 50 anni ha
conquistato il mondo . È una
bambola trasformista: messi-
cana in Messico, italiana in
Italia, africana in Africa, asia-
tica in Asia... È stata regina,
diva, nobile, signora della
High Society, imprenditrice,
ballerina, modella, attrice,
dandy , possidente.. . carica
di accessori, fino al "wateri-
no" personale!), ma non è
mai stata né, crediamo, mai
sarà povera. Il che vuol dire
che per una grandissima fetta
delle bambine del mondo re-
sterà tutt'al più un sogno.
Così un difetto ce l'ha la no-
stra Barbie: costa troppo. E
ancor più costa la sua inesau-
ribile dote! Internet in O, 11
secondi presenta circa un mi-
lione e 320 mila pagine - si
può passare una vita a sfo-
gliarle! - e vi comunica che
in 40 anni sono stati prodotti
ben oltre un miliardo di pezzi.
Che co,sa può dire agli educa-
tori? E vero, attraverso il
gioco è possibile educare, e
forse per i bambini è possibile
solo attraverso il gioco. Non
TORINO, ITALIA
SALUTO A DON GINO
li 24 aprile le PGS , i salesia-
ni , le autorità civili e religiose
e le PGS hanno dato l'ultimo
addio a don Gino Borgogno,
fondatore, negli anni '60, del-
le Polisportive Giovanili Sa-
lesiane e per lunghissimi anni
loro instancabile animatore e
promotore. Un salesiano con-
vinto che lo sport fosse una
via maestra non solo per avvi-
cinare e aggregare i ragazzi,
ma anche per portarli alla
scoperta delle proprie poten-
zialità positive e soprattutto
per educarli, attraverso la di-
sciplina e l'allenamento. A
favore di uno sport educativo
e formativo don Gino si è
sempre battuto in tutte le sedi
istituzionali e non, religiose e
laiche, eccles iali e civili; lo
sport difeso con caparbia ed
siamo sicuri che Barbie sia
l' ideale per in segnare l'edu-
cazione alle bambine - qual-
cuno ha indicato il messaggio
della bambola in "sii ricca ,
bella, popolare e soprattutto
divertiti!", un po ' poco, c i
pare, e soprattutto vale per
poche - però siamo sicuri che
la signora Ruth ha trovato un
modo di intrattenerle, di di-
vertirle, di farle sognare... La
Barbie poco altro insegna!
Che cosa manca alla famosa
bambola per divertire edu-
cando ed educare divertendo?
energia da tutti i denigratori,
sostenendone il valore umano
e spirituale. E non si è mai ri-
sparmi ato. Il suo volto e la
sua grinta erano ormai noti
non solo in Italia. Federazioni
ed Enti di promozione spmti-
va lo avevano come interlo-
cutore solerte e instancabile,
pronto a battersi per uno sport
a misura di ragazzo. Correva
ovunque, e ovunque con pas-
sione e competenza parlava
delle PGS come di fucine di
aggregazione e di recupero di
valori. Da vero sa lesiano intuì
che tanta parte della riuscita
educativa dipendeva dai diri-
genti/allenatori. Per costoro
istituì campi scuola nazionali
di formazione e specializza-
zione, per trasformarli da tec-
nici puri a tecnici educato ri.
Costoro, con un neologismo
tutto salesiano, verranno chia-
mati alleducatori. Si è circon-
dato di laici e ha dato loro fi-
ducia piena, perché assumesse-
ro in proprio responsabilità
educative nell ' ambito sportivo.
Le PGS devono molto a questo
impareggiabile educatore.
BREVISSIME DAL MONDO
TARGU MURES, ROMA-
NIA. È morto il 23 maggio
u.s. il card inale rumeno
Alexandru Todea, per tredi -
c i anni in carcere duro sotto
il reg ime comuni sta. " Non
sarai più libero", gli gridò
un agente di polizia. "Non
dipende da voi - rispose - se
il Signore vuole ricupererò
la libertà entro 14 mila an-
ni! " ... Se è vero, come dice
la Scrittura che mille anni
per te sono come un giorno
che passa, il condannato,
creato cardinale nel 1991 ,
azzeccò la profezia!
ROMA. Vanno di moda
croci costosissime, di oro e
diamanti , di platino, di zaf-
firi. Attrici e modelle, pre-
sentatrici le esibiscono sen-
za pudore... Una stilista af-
fe rma di averne più di 400.
La Campbel ne ha alcune
gigantesche e preziosissi-
me! Un bel contrasto con la
croce pettorale di legno esi-
bita dal cardinale Nguyen
Van Thuan, presidente del
Pontificio Consiglio Giusti-
zia e Pace, che ha costruito
lui stesso durante la lunga
prigionia in Vietnam.
CINA. I cattolici cinesi
sono vivi e... vegeti. Non
potendo esprimersi pubbli-
camente senza incorrere in
sanzioni e controlli, lo fan-
no attraverso Internet. Si
contano ormai settecento
siti, ma sono in continua
crescita, e sembra siano ben
fatti, chiari, con notizie e
approfondimenti sulla Bib-
bia, la vita della Chiesa, la
spiritualità, la liturgia, le
congregazioni religiose, le
scuole ...
LOANO, ITALIA. Il coo-
peratore salesiano, profes-
sor Ugazio Ernesto, rimasto
vedovo, ha chiesto e ottenu-
to dal vescovo di Albenga
di essere ammesso tra i can-
didati al sacramento del-
!'Ordine. Un augurio al ca-
ro professore perché rag-
giunga la meta, e il suo
esempio sia di sprone per
altri volenterosi.
SETTEMBRE 2002 BS

2.7 Page 17

▲back to top
a cura del direttore
ROMA UPS
Il 16 maggio u.s. l'Univer-
sità Salesiana di Roma
ha insignito il sµo exallie-
vo, cardinale Oscar Ro-
drfguez Maradi aga, del
dottorato Honoris Causa
in Scienze dell 'Educazio-
ne. Gli ha consegnato il
diploma il Rettor Maggio-
re don Pascual Chàvez in
qualità di Gran Cancel-
liere. Il cardinale non ha
mancato di enumerare le
sfide del mondo globaliz-
zato e il ruolo dell'educa-
zione nell'offrire risposte.
ANCONA, ITALIA
Grande festa nella par-
rocchia e nell 'oratorio sa-
lesiano di Ancona per l'or-
dinazione sacerdotale
conferita in rito armeno il
27 aprile u.s. dal patriarca
di tutti gli armeni cattolici ,
Sua Beatitudine Neres
Bedros XIX a Petros Pe-
trosian , salesiano, che ad
Ancona in tempi diversi
ha svolto il suo apostola-
to . Era presente l'eparca
degli armeni per l'Argen-
tina il salesiano monsi -
gnor Boghossian.
PORTICI, NAPOLI
Lo sport come scuola di
educazione e formazione
è uno degli obiettivi statu-
tari delle PGS , Polispor-
tive Giovanili Salesiane.
Ecco dunque i piccoli
sportivi della "Michele
Magone" di Portici che ,
oltre a partecipare con
entusiasmo alle gare
sportive, si concedono il
lusso di calcare le scene
per esibirsi in "gare" di-
verse dalle solite , e testi-
moniare la solidarietà cri-
stiana.
PACOGNANO, NAPOLI
Il giorno di Pasqua nel
parco del Sereno Sog -
giorno di Pacognano
(Seiano - Vico Equense)
sono state inaugurate le
formelle della Via Lucis ,
realizzate dal Maestro
Raffaele Calogero. Erano
presenti il promotore di
questa devozione, don
Palumbieri, e i figli dei
beati Luigi e Maria Bel -
trame Quattrocchi , don
Tarcisio ed Enrichetta.
Proprio lei ha tagliato il
nastro sul viale delle 14
stazioni.
PORT MORESBY,
PAPUA NEW GUINEA
A Pori Moresby, capitale
di Papua New Guinea, il
17 febbraio è stato un
giorno memorabile e una
grande festa , benché fos-
se la domenica di Quare-
sima. Hanno fatto la loro
promessa alcuni coopera-
tori salesiani , costituendo
così il primo gruppo . Ec-
coli nella foto , assieme ad
alcuni salesiani , FMA, e
suore della Carità di Mi-
yazaki, appartenenti alla
Famiglia Salesiana.
CAMPOLIGURE, GENOVA
Una quarantina di perso-
ne danno vita al Labora-
torio Mamma Margherita,
la cui attività è tutta "pro
missioni": confezionano
infatti ogni tipo di abbiglia-
mento in lana o cotone .
Varie ditte forniscono a
prezzi di realizzo, o gratis,
la materia prima. Il mer-
coledì è la giornata di la-
voro comune. Ogni anno
varie case in diverse zone
di missione beneficiano
del lavoro di questo ma-
gnifico gruppo di benefat-
trici.
BS SETTEMBRE 2 002

2.8 Page 18

▲back to top
Il dibattito sugli oratori del lii millennio è aperto: non sono più
ORATORIO:
~
~
EGIADOMANI
(a cura di Serena Manoni)
1 - -- - - - - - - -- ~ Che cosa è capitato il primo giorno
di ritorno all'oratorio?
·\\9 t~~.o\\11~
Dieci anni fa, all'oratorio incon-
travo ragazzi e giovani che frequen-
~ ·Jl)r-
tavano quasi tutti i giorni, mentre la
frequenza di altri era legata alle atti-
vità sportive. Tutti rigorosamente
lJ ~~- afdJ~ {l,© '
italiani e anconetani. Oggi in cortile
ho vissuto un'esperienza particola-
re. Al campo di pallavolo ho trovato
alcuni ragazzi rumeni che giocava-
no con altri frequentatori abituali
dell ' oratorio. A un certo punto è en-
trata in cortile una volante della po-
lizia. "Che succede, comandante!",
ho chiesto al capo/pattuglia. "Ab-
biamo ricevuto una telefonata ano-
nima; la voce di un ragazzo ci ha
chiesto di intervenire perché alcuni
zingari menavano i ragazzi dell'ora-
torio". Dopo una veloce indagine, si
è scoperto che i tre rumeni presenti
in quel momento una settimana
prima avevano fatto una prepotenza
a un ragazzo, togliendogli il pallo-
ne. Chi l'aveva subita, entrando al-
l'oratorio e rivedendo gli "zingari",
A don Dalmazio Maggi,
ex responsabile
nazionale di parrocchie e
oratori, ed ora parroco
e direttore di oratorio
in un territorio pastorale
con 7000 abitanti,
2500 famiglie e oltre
500 immigrati quasi tutti
musulmani, abbiamo
chiesto un parere
sul pressante problema
dell'integrazione e
del dialogo con culture
e religioni diverse.
aveva immediatamente telefonato
alla polizia. Appurata la verità dei
fatti, il capo/pattuglia, su mio invi-
to, ha avvicinato i giovani extraco-
munitari e ha fatto loro una "pater-
nale". Poi, salutandomi: "Quando
succede qualcosa, ci telefoni e sare-
mo subito qui". Continuando il giro
nei c01tili ho incrociato alcuni bam-
bini di origine cinese; alle mie do-
mande - volevo sapere da dove ve-
nivano, se andavano a scuola, ecc. -
ha fatto da interprete una ragazzina
del gruppo già "ferrata" in italiano.
Il primo impatto con il "nuovo" ora-
torio non poteva essere più interes-
sante.
È possibile, secondo lei, dialogare
tra ragazzi "diversi"?
Qualche giorno fa, ho notato che
nel campo di basket c 'erano cinque
ragazzi rumeni che facevano tiri al
canestro, da soli . Quelli dell ' orato-
rio a debita distanza aspettavano
che gli "stranieri" se ne andassero.
Per tentare un approccio ho invitato
il gruppetto di extracomunitari a fa-
re una partita con i ragazzi dell'ora-
torio. Uno ha accettato subito l'invi-
to. Ma dopo che è intervenuto uno
più grande di lui, che, in rumeno,
SETTEMBRE 2002 BS
I Ancona: festa all'oratorio.
Ormai gli oratori di tutta Italia sono
sempre più frequentati da ragazzi
e giovani extracomunitari.

2.9 Page 19

▲back to top
quelli del Il millennio.
Extracomunitari nell'oratorio di Valdocco.
Minot - Davvero speciale...
Imusical pensato, scritto, musicato
e realizzato nell 'oratorio
di Ancona, sulla vita di Domenico
Savio, un modello da proporre
anche agli extracomunitari:
la bontà è patrimonio universale.
gli ha sussurrato qualcosa, ha cor-
retto l'affermazione, dicendo che
avevano da fare ... e se ne sono an-
dati. Ho chiesto ai miei ragazzi per-
ché avessero assunto un atteggia-
mento ostile. La risposta è stata co-
rale: "L'altro giorno il più grande,
rimproverato per un gesto poco ri-
spettoso verso una ragazza, ha
estratto un coltello!"; "Che cosa
vengono a fare qui? Danno solo fa-
stidio"; "Sono dei prepotenti!"; "Io
li farei fuori tutti! ". Al mio invito a
trovare modalità più accoglienti nei
riguardi di "diversi" e stranieri, mi
hanno guardato in silenzio. Non
erano d'accordo!
Che cosa fare per un dialogo tra
culture e religioni "diverse"?
Qualche "straniero" fa parte delle
nostre polisportive. L'attività sporti-
va, per il fatto che risponde a un in-
I Don Dalmazio Maggi,
don Luc Van Looy e due attori
del musical il giorno della festa
per i 100 anni di presenza
salesiana ad Ancona.
teresse del ragazzo e ha regole in-
ternazionali, può diventare, con la
presenza di un allenatore/educatore,
un luogo educativo: ci si incontra
con compagni della propria età e
per giocare, si esprimono le proprie
capacità tecnico-atletiche, si dialoga
con coetanei e adulti dirigenti. Ma
nella vita dell'oratorio c'è anche un
momento particolare della giornata
che va animato in maniera adegua-
ta. Seguendo la tradizione di Don
Bosco, verso sera c'è la "buona not-
te": si sospendono le attività, e ci si
incontra nel cortile, in salone, o in
palestra. Il responsabile dell ' orato-
rio o un animatore/trice richiama gli
avvenimenti più importanti della vi-
ta dell'oratorio, cerca di collegarli
con quanto capita nella vita sociale
e politica, e, infine, invita a una pre-
ghiera. Essendo un momento fonda-
mentale per comunicare e motivare
scelte, iniziative e attività dell 'ora-
torio, è necessario che tutti coloro
che stanno nell'ambiente, anche se
con motivazioni diverse, partecipi-
no. Si spiega che la "buona notte"
ha un momento di informazione
"comune", e un momento "partico-
lare" di carattere religioso cui tutti
assistono, magari in silenzio, per ri-
spetto all'ambiente e al suo proget-
to. Si può fare qualcosa di più coin-
volgente? Forse sì: occoITe impara-
re dai salesiani che operano nel
Medio Oriente. L'incaricato dell 'o-
ratorio di Alessandria d'Egitto, che
ho visitato, e che è frequentato da
cattolici, cristiani copti e musulma-
ni, ha impostato il momento "reli-
gioso", proponendo alternativamen-
te un salmo dell 'Antico Testamento,
il Padre nostro o l'Ave Maria, una
invocazione tratta dai testi coranici,
e perfino espressioni di lode della
tradizione pagana africana. Penso
che possa essere una piattaforma di
riflessione e di sperimentazione.
Ma ci sono dei punti fondamentali
e "comuni" del progetto educativo
di Don Bosco?
Da molti anni i salesiani operano
nelle scuole nel Medio Oriente con
allievi a maggioranza islamica, e
una minoranza di cristiani. Il presti-
gio del progetto educativo e la pos-
sibilità di titoli riconosciuti anche in
Italia fa aumentare il numero degli
allievi. Il progetto, anche per i mu-
sulmani, poggia su tre energie di
base comuni a tutto il mondo sale-
siano: ragione, religione e amorevo-
lezza. La ragione significa che tutto
quello che appartiene all'uomo, nei
suoi valori di rispetto, di fiducia e di
collaborazione, è importante e va
curato con attenzione e sistemati-
cità. La religione comporta che l'e-
ducazione abbia un riferimento "tra-
scendente" in base alle varie tradi-
zioni religiose. Si presenta a tutti
come modello di vita Gesù di Naza-
ret, soprattutto nei suoi atteggia-
menti e gesti più attenti alla dignità
della persona. L'amorevolezza è la
manifestazione di una modalità di
vivere la propria identità con rispet-
to e con gesti di comprensione e
amore verso tutti, anche i "diversi",
gli "stranieri".
D
Per saperne di più sull' oratorio:
www.oratori.org
BS SETTEMBRE 2002

2.10 Page 20

▲back to top
TAGE C:f@:il\\+1f49
cJ; Giooco1\\o~ooieO
I Giovanni Paolo Il passerà alla storia come il papa
dei santi. Ha proposto alla Chiesa un numero record
di " modelli" degni di essere seguiti e imitati.
La sua grande passione è quella di testimoniare
che gocce di santità possono disinquinare fiumi di male.
Domenica 14 aprile 2002: i finestroni di San Pietro
Iospitano gli arazzi con le figure di Artemide Zatti,
coadiutore salesiano, don Luigi Variara salesiano
fondatore, di altri tre fondatori: don Gaetano Errico,
napoletano, don Lodovico Pavoni, bresciano,
suor Marra del Transito, argentina; e di suor
Maria Romero, nicaraguense, Figlia di Maria Ausiliatrice.
I La Madre di tutte le Piazze della cristianità accoglie
pellegrini provenienti dall'Italia, dalla Colombia,
dal Venezuela, dall'Argentina, dal Nicaragua,
da Costa Rica... Insomma dai paesi in qualche modo
interessati alla nascita o alla attività dei novelli beati.
IPresenti le delegazioni ufficiali dei comuni di origine
dei beati salesiani, con rispettivo gonfalone.
Nella foto gli stendardi di Asti e quello di Viarigi per
don Variara (che di Viarigi in provincia di Asti era
nativo). Al centro il vessillo bianco della municipalità
di Baretto (Reggio Emilia) dove il 12/10/1880 nacque Zatti.
INel pomeriggio la Famiglia Salesiana si ritrova nella
Sala Nervi per la commemorazione ufficiale dei nuovi
beati. Sono presenti il nuovo Rettor Maggiore (foto),
le Madri generali delle Figlie di Maria Ausiliatrice
e dei Sacri Cuori, il Presidente del Costa Rica (foto),
ambasciatori, cardinali, vescovi...
SETTEMBRE 2002 BS
IMa la presenza più emozionante è stata quella delle tre
persone miracolate per intercessione dei novelli beati:
don Carlos Bosio, ispettore di Rosario (Argentina),
suor Edvige Roso (Colombia), e la piccola
Maria Solis Quir6s con la mamma che debbono la loro
guarigione rispettivamente a Zatti, Variara e Romero.

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
IHa fatto magnifica cornice il coro interuniversitario
Università Pontifice di Roma diretto dal Maestro
Massimo Palombella, salesiano. Il complesso,
ormai famoso, è chiamato a esibirsi in occasione
di importantissime manifestazioni, ecclesiali e non,
ottenendo plausi e riconoscimenti.
ILoredana Bianchetti, conduttrice del programma
di cultura religiosa in onda la domenica su Rai 1,
ha intervistato i tre superiori generali presenti
Pascual Chavez dei salesiani, madre Antonia Colombo
delle FMA e madre Rosaines Baldiòn delle Figlie dei
Sacri Cuori, la congregazione fondata da don Variara.
II tre miracolati hanno raccontato la loro straordinaria
esperienza. D. Bosio ridotto in fin di vita da
complicazioni conseguenti ad appendicite purulenta,
e suor Edvige da "carcinoma sieroso papillifero
dell'ovaio con diffusa disseminazione metastatica".
Ambedue giudicati inguaribili dalla scienza ufficiale.
Infine la piccola Maria, guarita da labiopalatoschisi
I(labbro leporino), constatata fin dal grembo materno
da laboratori specialistici degli USA: il ricorso a suor
Maria Romero è intensissimo e Maria - chiamata così
in suo onore - nasce sana e bella. Nella foto è con
nonno e nonna che hanno fortemente voluto e creduto
al miracolo.
I Un balletto folk di bambini della Colombia e un coro
di signore del Costa Rica hanno portato una gioiosa
nota di colore nella solenne e seriosa assemblea,
peraltro regolata con sicurezza, brio, eleganza
e partecipazione dalla gentile conduttrice.
IIl coro del Costa Rica sul palco della Sala Nervi.
Alla commemorazione, assieme alla numerosa
rappresentanza delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
erano presenti i membri del Capitolo Generale XXV
della congregazione salesiana apertosi il 24 febbraio
e che si sarebbe chiuso il 20 aprile.
BS SETTEMBRE 2002

3.2 Page 22

▲back to top
Carissima Serena,
Mi permetto di darti un
nome, perché nella tua
ultima lettera cance ll i
tutto: la vita, la gioia e il
tuo nome.
Il live ll o di frustrazione è
molto alto: non hai un
ragazzo, un lavoro. Ti sei
chiusa in casa, come se
avessi messo alla porta
un po' t utti.
Dici di essere sola e rifiuti
il corpo che ti tiri dietro.
Il tuo è uno sfogo. C'è tan-
ta irritazione, ma anche
fanta aspettativa.
E su questo versante che
vog lio attirare la tua at-
tenzione, il tuo intuito.
Lascia che la tua raziona-
1ità entri in campo: sei
lau r eata, lo stud io per
alcuni anni ti ha isolata, ti
ha sottratta all'amicizia,
al contatto con la realtà.
Fidati, rimuovi gli ostacol i
alla gioia. Prend iti qua lche
periodo di riflessione per
schiarirti la mente e
ascolta il cuore.
Saluta, abbraccia, ritorna
sugli am ici che ha i lascia-
to, racconta i tuo i sogn i,
a llontana qualsiasi pen-
siero a utofrustra nte.
Pre ndi in consideraz ione
solo pensieri positivi.
Un buon eserciz io per la
tua giornata è non desi-
derare che gli altri cambi-
no . Non aspettarti che
qua lcuno ti ch iami a l
telefono. Non desiderare
un complimento. Non at-
tendere delle coccole che
tu sai non arrivano.
Invece, non a ndare in
depress ione, r iemergi.
Cambia la tua reattività.
Non innervosirti, non
arrabbiarti. Viceversa,
prendi l'iniziativa di anda-
re a trovare un am ico, te-
1efo na a qualcuno che
stimi, ami. Non esitare a
LETTERA Al GIOVANI
SETTEMBRE 2002
Settembre è un mese impegnativo:
ricomincia l'attività lavorativa dopo le grandi
vacanze estive, la scuola, l'attività parrocchiale
e catechistica, l'attività oratoriana...
Insomma ritorna "il travaglio usato".
Cambia la vita di molti italiani, di molti europei.
Settembre mi offre lo epunto per dire che la vita
lare, e anche...
LA TUAÒVITA
PU
CAMBIARE
Rie mergi, ca mbia la tu a reattività .
farlo.
La tua vita può cambiare,
se dai retta a quella voce
dentro di te che sa cosa
devi fare. Ascoltala. Non
aver paura .
Renditi conto che la tri-
stezza è in gran parte
opera tua. Prenditi per il
verso giusto.
Anche la gioia è opera dei
tuo i pe nsieri. Frequenta
chi è allegro. Il buon umore
arriva non quando abbia-
mo problemi, ma quando
cambiamo il modo di af-
f r o n t a r li.
Sii serena.
Prendi la vita così com'è.
Fammi un sorriso.
Con affetto.
Carlo Terraneo
SETTEMBRE 2 002 8 S

3.3 Page 23

▲back to top
••••••••••••••••••••••
li museo salesiano "Presbftero Alfredo Merlino"
di Paysandu, in Uruguay, è certamente fondamentale
per la storia di quel Paese, custodendo documentazioni
e reperti di grande interesse. li principale protagonista
di questa operazione culturale è, ancora una volta,
un italiano, don Alfredo Merlino, appunto,
friulano di Qualso Reana del Roiale, sbarcato
in Uruguay nel 1938, quando aveva vent'anni.
•••••••••••••••••••
MUSEI SALESIANI
·,
-.;,....._ . _...,_;-.,
~::~
',:,...,
IL MUSEO SALESI.,ANO
DI PAYSANDU
di Natale Maffioli
I giornali uruguayani ai primi di febbraio del 2001 uscirono con articoli
sull'inaugurazione della "Sala indigena Presbitero Alfredo Merlino".
li museo, sito nel collegio "Nuestra Sefiora del Rosario" della città ·
di Paysandu, è senza dubbio uno dei più antichi musei salesiani del mondo.
La recente ristrutturazione ha permesso di valorizzarlo soprattutto
per quanto riguarda le importanti collezioni di archeologia,charrua.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS SETTEMBRE 2002 • •

3.4 Page 24

▲back to top
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Una veduta della sala museale.
Foto esterna del Museo salesiano ceduta al comune
di Paysandu che gli ha dato il nome di Alfredo Merlino.
Tutte le opere sa lesia ne, an- promesso di pensarci su "davvero na. Le guide tu ristiche scrivono
cor oggi vivac i, in Uruguay e presto", come ebbe a scri vere che la città è co ll ocata in una re-
ebbero ini zio con l'a rrivo lui stesso. Poi i miss ionari prose- gione privil egiata per le sue con-
dell a seconda sped izione m1 ss 10- gui ro no il loro ~ ~ gio, ma il dizion i climatiche, ed è situata al
nari a del 1876. Ma già in prece- seme era gettato.
centro di un a zona chi ave, con
denza i sa les iani si erano interes- Nel maggio di quell o stesso comuni caz ion i che possono rag-
sati a una presenza nell a capita le. 1875, don Ca&li ero tornò a Mon- giungere ogni parte del paese e
Nelle poche ore di sosta dei mi s- tev ideo e visito il luogo e gli ed i- del continente latino-a merica no.
sionari della prima sped izione fici che venivano offerti ai sa le- La città, conosciuta con il nome
(1875) nel porto di M ontevideo, siani a Vill a Co lon. Il 24 maggio di " Eroica" per la difesa ero ica
don Cagliero e i suoi compagni si concluse l' affare e si firmò l'ac- sostenuta dai suoi cittad ini nel
erano andati a sa luta re il parroco cettazione. Pochi anni dopo, nel 1864-65, durante l' invas ione de l-
dell a cattedra le, Innocenzo M. 1881, un gruppo di sa les iani si 1'esercito bras iIiano al comando
Yéregui, mente e voce dell 'a ll ora insediò nell a ci ttadina di Pay- del generale Venancio Flores, fa
Vi cario Apostolico dell ' Uruguay. sa ndu e vi fo ndò un co llegio de- ri sa lire le sue ori gini al 175 0,
Il parroco aveva insistito perché i di cato a Nuestra Sefiora del Rosa- quando divenne un posto di sosta
salesiani programmassero un col- ri o. Paysandu è posta sul fi ume per le mandrie di Yapeyu.
legio in città. Don Cagliero aveva Uruguay al confine con l'Argenti-
Palle di cannone che distrussero la basilica di Paysandu
I
La vetrina "indigena". Sulla destra è visibile il padre
Alfredo Merlino alla destra dello scheletro di un indio
ancora in costruzione.
charrua.
• • SETTEMBRE 2002 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

3.5 Page 25

▲back to top
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
••••••••••
Ceramiche charrua risalenti a circa 2500 anni fa,
Oggetti risalenti a 10 mila anni fa: boledoras
per la caccia, mazze, punte di freccia, ecc.
appartenute alle popolazioni stanziate sulle rive
del fiume Uruguay.
INIZIA IL MUSEO
perfezione gli animali da esporre la Mineralogia, e una sezione An-
nei musei. Fu lui, appunto, a ini- tropologica con reperti di archeo-
•••
Le origini del Museo si rialla c- ziare il Museo che si colloca tra i logia indigena e cimeli della sto-
ciano alr'attività di un giovane sa- più antichi tra quelli gestiti dai ria civile e reli gios~ del Diparti-
lesi ano, il chierico Lino del Valle Salesiani. L'obbedi enza religiosa mento di Paysandu .
Carbajal, arrivato a Paysandu nel lo inviò successivamente nel la La sezione naturalisti ca com-
1893. Il religioso univa al suo ze- Terra del Fuoco, nel sud dell ' Ar- prende esemplari di fossili prove-
lo per l'educazione cristiana dei gentina. Nella sua breve vita, nienti non solo dal l' America Lati-
giovani una gran passione per la morì a soli 35 anni, fece numero- na, ma anche, grazie a donativi ,
scienza; era un abile tassidermi- se scoperte e compì ricerche im- dai più importanti siti della ricer-
sta, cioè sapeva imbalsamare a portanti che raccolse in un libro: ca paleontologica. Sono numero-
La Patagonia. Una valle e una sissimi gli esemplari che illustra-
montagna del la Patagonia porta- no la ricchezza mineralogica de'-
no il suo nome. Il suo lavoro di 1'America del Sud: sono esposti
raccolta, classificazione e siste- pezzi frutto dello studio sistemati-
mazione del materiale a Pay- co del territorio intrapreso da tanti
sandu fu continuato con compe- dilettanti in mineralogia. In più di
tenza da diversi salesiani, tra que- cento anni di attività del Museo,
sti, il più appassionato e compe- la col lezione si è arricchita di
tente fu certamente don Alfredo campioni qualificati, di gran pre-
Merlino che, tra l' altro, divenne il gio e ricchi di stimoli didattici.
promotore a livello nazionale Già dal tempo del chierico Lino
della conoscenza della cultura del Valle Carbajal, il Museo espo-
indigena. Le collezioni del Mu- ne una raccolta completa della
seo divennero talmente consi- fauna uruguaiana, con esemplari
stenti da far esclamare allo spe- unici perché estinti o in via di
cialista in allestirne_ i' museali estinzione.
Ani bai Barrios Bim:os: "Con que-
sto materiale si potrebbero ap-
prontare tre musei".
IL MUSEO OGGI
Ultimamente il Museo, che in
LE COLLEZIONI
un primo tempo era quasi sola-
mente a disposizione del la Scuo-
Attualmente il Museo è diviso la salesiana, ha subìto una tra-
in due importanti sezioni: quella sformazione radicale. L'abbon-
dedicata alle scienze naturali, danza del materiale da esporre e
Frammenti di una casa
rasa al suolo durante la guerra.
con numerosi pezzi che riguarda- l'es iguità dello spazio destinato
no la Paleontologia, la Zoologia e alle raccolte, hanno spinto i sale-
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS SETTEMBRE 2002 • •

3.6 Page 26

▲back to top
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
o
, lii j
a6
"
~ II
1s
d' t
I Armi (carabine Remington e fucili Tower 1850-1868)
della guerra di Paysandu contro argentini e brasiliani
che volevano conquistarla come nodo strategico
per la successiva conquista del Paraguay.
siani a stipul are co n la pu bb li ca Q uesta sez ione è la più signifi- pre nsori o di Paysandu, dove sono
autorità di Paysandu una conven- cativa dell e co ll ez ioni, prese nta mess i in evidenza i siti archeo lo-
zione che prevede la concess ione oggetti di scavo: punte di lancia e gici più significativi del territori o.
al Comune, per tre anni, de ll a cu- frecce, vasi in terracotta di ogni Il Mu seo poss iede il più interes-
stodi a di tutta la sezione Antropo- dimensione e tipo; oggetti di uso sante petroglifo (incisione su roc-
logica del Mu seo; è nata così la comune che si sono sa lvati da ll a cia degli antichi ab ita nti dell'Uru-
Sa la Indigena Presbìtero Alfredo dispersione e dall a di stru zione; la guay) di tutto il paese; il reperto,
M erlino del M useo Hist6rico M u- sezio ne termina con un a seri e di ri nven uto nel sito denominato
nicipa l di Paysandu.
fotografie e planimetrie del com- Chuchil la del Fuego, è poco co-
nosc iuto, ma, grazie all a valoriz-
zaz ione dell a cultura indigena,
sta ri cevendo l'apprezza mento
che gli è dovuto. L'Uruguay è l'u-
ni ca naz ione delle Am eriche che
non conservi nei suoi confini i di-
scendenti degli antichi indigeni;
la co loni zzazione portò allo ster-
mini o sistemati co di tutte le tribù .
Resta emblematico il triste epi so-
dio di Sa lsipuedes dove, 1' 11
april e 183 1 furo no proditori a-
mente ucc isi gra n parte degli in-
digeni del Ri o Negro. Gli oggetti
esposti nel Museo fa nno ri vivere,
per quanto è possibile, trad izioni
e culture orm ai sepo lte, nel vero
senso dell a parola.
Un secondo reparto dell a se-
zione Antropologia vede esposti
cimeli storici legati all a co loni z-
zazione del terri tori o e specifi ca-
mente all a stori a di Paysandu. L' e-
spos izione, curata dal Muni cipi o,
I Preziosissimi volumi del '700
di argomento religioso,
appartenenti alle missioni
gesuitiche, e sculture dell'epoca.
Altri preziosi documenti
e oggetti della medesima epoca.
è destinata soprattutto ai giova ni
che possano conoscere meg lio le
loro radici stori che.
Natale Maffioli
f
• • • SETTEMBRE 2 002 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • '

3.7 Page 27

▲back to top
LA CASA
DEVASTATA
di Jean-François Meurs
e aro dottor J. , fin da
((
piccolo ho sempre so-
gnato di fare l'inse-
gnante: ammiravo la mia maestra,
giocavo a fare il professore con le
mie sorelle e qualche vicino. E non
ho più cambiato idea durante il cor-
so degli ulteriori studi: il gusto del
sapere mi inebriava. Ho iniziato la
mia carriera di professore di lettere
con entusiasmo : ne ho passate di
ore a preparare le lezioni, cercando
di prevenire le domande degli alun-
ni! Ho seguito numerosi corsi di
aggiornamento: per me apprendere
era come un grande gioco. Poi, di
colpo, mi sono spento. Ho avuto la
sensazione che i miei alunni non si
attendessero nulla da me, e allora
mi sono bloccato senza più aggior-
narmi... Avrei dovuto preveder/o!
Mi ero lanciato su ogni nuova spe-
rimentazione, ma mi sono accorto
che tutta questa agitazione non
portava i risultati sognati, e in più le
polemiche tra scuola statale e non,
le riforme che ogni nuovo ministro
presentava come se avesse sco-
perto la luna, e come se quello che
si era fatto prima di lui fosse tutto
sbagliato, mi hanno disamorato.
Così cominciai a "fregarmene " di
tutto e di tutti (noti: anche il lin -
guaggio scurrile fa parte del mio
cambiamento!). Sento, insomma
che sto diventando un cinico. Ma
come fare altrimenti quando, a 45
anni, scopri che la scuola non è
più quella che era, e che non vale
più la pena di tirare avanti la car-
retta ancora per anni. .. Tanto peg-
gio per gli alunni! Mi sembra che al
Ministero si lavori per sfasciare più
che per riformare, ho l'impressione
che i miei colleghi si grattino, che
la direzione si preoccupi unicamen-
te di salvare la faccia, che gli orga-
ni collegiali e perfino gli alunni se
ne strafreghino. Cambiar mestiere?
Buttarmi in politica? Mi vengono i
.brividi. Ma che cosa sta succeden-
do? Che cosa mi è successo?
Antonio , Milano
Caro Antonio,
Alcuni sociologi e alcuni medici
chiamano, non senza ragione , burn
out - spegnersi - una malattia che
è stata per la prima volta identifica-
ta in America. Si manifesta soprat-
tutto , ma non esclusivamente , in
individui che esercitano certe pro-
fessioni come insegnanti , medici ,
infermieri , impiegati postali , insom-
ma proprio quelle per le quali si
potrebbe pensare a "vocazioni" più
che a "mestieri". Perché ... ci si può
ammalare del proprio ideale, quan-
do ci si rende conto all 'improvviso ,
o un po' alla volta, che è impossibi-
le viverlo come si vorrebbe, o che
non è condiviso . In questi casi si
ha come l'impressione di svuotarsi ,
e viene la sensazione di una gran-
de fatica e di un profondo senti-
mento di delusione che genera il
malcontento e fa venire la voglia di
prendersela con tutti : con il ministe-
ro della Pubblica Istruzione, con la
presidenza della scuola, con i colle-
ghi , i genitori, gli alunni ... Fin quasi
alla paranoia.
Così arriva la decisione di
rompere i ponti , di chiudere con
l'ideale , coi propri sentimenti, di
indurirsi , bloccarsi. Si assume un'a-
ria di facciata, una maschera, o
anche , in qualche modo , si vive
una doppia vita : da una parte il
lavoro , dall'altra la famiglia, gli ami-
ci , gli hobby. Si diventa un po' cini-
ci ... Ma ci si ritrova, ahimè , distrutti
dentro , come una casa dopo un
incendio - il burn out appunto -
quando non restano in piedi che i
muri bruciacchiati. Ma non è anco-
ra depressione vera, anche se ci
sono i sintomi e il pericolo di spro-
fondare in essa è grave e imminen-
te ; è possibile , infatti , vivere con
questa sfasatura. Ma il prezzo da
pagare è alto!
Si ignora troppo l'importanza
degli ideali: essi sono, indiscutibil-
mente , un elemento costitutivo del-
la costruzione di sé . Grazie agli
ideali gli esseri umani possono
organizzare la propria vita e struttu-
rare la propria personalità, senza
fare follie. Il problema è: gli ideali
possono scomparire? E dove sono,
oggi? Certo, gli ideali cambiano .. .
ma non ci se ne accorge subito, o
meglio non lo si accetta. Un tale
sconvolg imento può capitare in
un'impresa che da familiare diventa
imprenditoriale e ha come fine la
redditività. Questo va bene per chi
ha fatto del guadagno un ideale ,
ma coloro che hanno come ideale
la solidarietà e la condivisione si
sentiranno quanto meno frustrati.
Quando l'ideale viene a mancare, la
personalità ne risente, si disfa, com-
pare un sentimento sempre più diffu-
so ai nostri gironi che si esprime con
una frase lapidaria: "Non ho fiducia
in me stesso!". Ebbene, questa è
una difficoltà peculiare della nostra
epoca. Una situazione che può di-
ventare tragica, perché è terribile
non poter contare più su se stessi
per dare senso alla propria vita.
Che fare? Prima di tutto non
isolarsi come individui , consultare
uno specialista, se si rende neces-
sario , per evitare di cadere in de-
pressione . Rendere la nostra vita
attraente e ricca di esperienze che
possano far ritornare la fiducia in
se stessi e in un ideale raggiungibi-
le, anche sul luogo di lavoro. Ma la
scommessa è altrove: rimettersi in-
sieme, giovani e vecchi, per ridefi-
nire un ideale , anche ridotto , ma
accessibile e sufficientemente con-
diviso. Questo, è ovvio, non dipen-
de solo da lei, caro Antonio, ma
deve essere un progetto condiviso .
Anche in questo caso si può fare
appello ad alcuni esperti di settore,
a dei mediatori. Spero che lei possa
contare in seno al suo Istituto su
organi collegiali capaci di dare nuo-
va linfa per far rinascere degli ideali.
BS SETTEMBRE 2002

3.8 Page 28

▲back to top
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice si apprestano a celebrare
CITTADINE SECONDO
IL VANGELO
di Graziella Curti
Il 18 settembre ha inizio
l'Assemblea mondiale
delle Figlie di Maria
Ausiliatrice.
Sono 192 le partecipanti,
in rappresentanza delle
più di quindicimila
consorelle, che seguono
in rete l'evento.
S'interrogano sul perché
e sul come di una
cittadinanza evangelica
nel terzo millennio.
SETTEMBRE 2002 BS
V engono da ottantaquattro
ispettorie per l'incontro mon-
diale previsto ogni sei anni
per gli istituti di vita religiosa, che
ha il fine di verificare la fedeltà al
Vangelo e al carisma e la relativa at-
tualizzazione nel tempo. Nella lette-
ra di convocazione del Capitolo Ge-
nerale, nel gennaio 2001 , madre
Antonia Colombo, superiora gene-
rale delle FMA, ne indicava il tema
nella rinnovata Alleanza l'impegno
di una cittadinanza attiva e lo giusti-
ficava così : "Abbiamo avvertito, co-
me Consiglio generale, l'importan-
za di proporre un tema che interpelli
la nostra vita e missione in questo
tempo di globalizzazione, caratte-
VOLTI DELLE FMA NEL MONDO.
Per conoscerle, clicca:
http://www .cgfma.org
rizzato dalla compresenza di realtà
multietniche, multiculturali e multi-
religiose".
IL PERCHÉ
DI UNA TEMATICA
Benché non si trattasse di una ri-
flessione nuova, ci fu qualche rea-
zione di sorpresa. Qualcuno pensò
addirittura ad un percorso troppo
laico rispetto alle problematiche
della vita religiosa. Un ulteriore
chiarimento: "Vivere la cittadinanza

3.9 Page 29

▲back to top
il loro XXI Capitolo Generale.
Logo della congregazione.
attiva significa per noi FMA espri-
mere nel quotidiano la spiritualità
del Sistema preventivo, realizzare la
grazia dell ' unità vocazionale" fe~e
ricordare che già Don Bosco, m
tempi diversi, aveva indicato come
sintesi di vita l'essere buoni cristia-
ni e onesti cittadini.
L'esperienza di Don Bosco e Ma-
ria Domenica Mazzarello rivela in-
fatti che non c'è dicotomja tra pre-
ghiera e lavoro, tra contemJ?lazion~
e missione. Le opere educative e gli
interventi a favore della giustizia,
dei diritti dei giovani sono nati dal
cuore della loro unione con Dio e
dall'adesione alla Carta della citta-
d! dinanza cristiana: le Beatitudini
evangeliche. Oggi ci si trova
fronte a nuovi cammiru. Le FMA s1
interrogano sul come rispondere
alla consegna del fondatore: "Voi
compirete l'opera che io incomin-
cio, io abbozzo, voi stenderete i co-
lori." (MBXI 309) Come essere
I NUMERI DEL CGXXI
Partecipanti: 192 FMA.
Età media: 53 anni.
107 partecipano per la prima volta
a un Capitolo Generale.
Provengono dai cinque continenti :
Africa (12) ; America (67) ; Asia (29);
Europa (81); Oceania (3)
Sono rappresentanti di 84 ispettorie
Per seguire in diretta il CGXXI delle
FMA, cliccare su :
http://www.cgfma.org
donne responsabili nella co1:Ilp~e~-
sità contemporanea? Come md1v1-
duare nuove modalità di presenza
educativa?
LE TRE GRANDI
DOMANDE
Un Capitolo Generale è sempre
una realtà corale e si celebra nelle
comurutà locali, nel quotidiano,
prima ancora che nell ' Assemblea
mondiale dove comunque le parte-
cipanti riflettono sull'apporto dato
da tutte le consorelle e la cui sintesi
costituisce il tessuto dello Strumen-
to di lavoro. Appunto in tale testo,
sintesi della riflessione di tutto l'1-
stituto, è espresso il bisogno fonda-
mentale di relazione, che si declina
in tre direzioni : domanda del prima-
to di Dio nella propria vita, doman-
da di comunione nelle comunità,
domanda di aiuto da parte dei pove-
ri, che interpella fortemente le FMA
come educatrici.
Di fronte a tali richieste si ha
s! l'impressione di qualcosa che r~-
pete, di cui si è già preso ~tto 1en,
ma è anche vero che ogni grande
evento comporta sempre una certa
continuità e discontinuità. Conti-
nuità perché la riflessione di oggi ha
la sua radice nelle linee operative
!~ precedenti. Disco~tinuità_ perché
stesse domande esigono risposte pm
complesse, diverse. La citta~inan~a
evangelica del nuovo m1llenmo
chiede di garantire il primato di Dio
nella vita di ognuno; chiede che ci
Logo per le pubblicazioni.
si batta per ottenere leggi secondo
un'etica di rispetto della vita; chiede
di collocarsi in modo chiaro di fron-
te all'ingiustizia, alla violenza, all' i-
deologia neoliberale che sempre pi_ù
si sta affermando attraverso le logi-
che di un'economia di mercato che
condanna un numero sempre mag-
giore di persone e di popoli alla po-
vertà.
Tale sfida si è fatta ancora più im-
pegnativa, dopo i fat~i _del!' 1_1 set-
tembre che hanno nd1mens10nato
ogni sicurezza e hanno rivelato la
fragilità della potenza umana.
QUALE CITTADINANZA?
Ultimamente, una FMA scriveva:
"Pensando al prossimo Capitolo mi
viene da dire a chi parteciperà diret-
tamente: fate proposte semplici e at-
tuabili, perché si sente la stanchezz~
di raduni pieni solo di parole o d1
tanti fogli di carta". Non è una voce
sola, ma l'espressione di un coro
numeroso. L'esigenza di concretez-
za e semplicità ha contagiato un po'
tutti.
Certamente il Capitolo deve ri-
spondere alle esigenze di culture di-
verse, ha il compito grave di elegge-
re la Superiora generale e il suo
Consiglio, cioè di garantire un go-
verno con la capacità di rendere
operative le scelte fatte, ma soprat-
tutto di accompagnare le sorelle
nella realizzazione di quanto il Papa
ha indicato nella Novo millennio
ineunte: una carta di navigazione
chiara per raggiungere il largo, ma
anche per vivere coraggiosamente
le difficoltà delJa terraferma come
hanno fatto le prime missionarie di
cui le Figlie di Maria Ausiliatrice
celebrano il 125°. Hanno sfidato
l'oceano e sono state testimoni co-
raggiose nei confini estremi della
Patagonia e della Terra del Fuoco.
Da cittadine di Mornese sono diven-
tate cittadine del mondo.
Cittadine convinte di quanto affer-
ma un testimone contemporaneo:
"Temo che i cristiani che osano stare
sulla terra con un piede solo, saran-
no con un piede solo anche in
cielo". Loro, in terra e in cielo, vo-
gliono essere cittadine a pieno titolo.
BS SETTEMBRE 2002

3.10 Page 30

▲back to top
=_--=_- _... DanJuallveaald
IL
&AESE
IYI
IN
LIBRERIA . pe Moronte
o curo di G1useP
~~~
pROBLTErv~
BISOGNI G
cULTURASA
EDUCA
RE LIGIO
GLOBALIZZAZIONE
Crocevia della
Carità Educativa.
di don Juan Vecch i,
Rettor Maggiore
dei Salesiani
Colloquio con
Vittorio Chiari
SEI , Torino , 2002
pp. 198
El
Don J. E. Vecchi affida
le sue confidenze a un
confratello sullo stile
del testamento spiri-
tuale che sgorga dal
suo cuore . Comunica
le sue preoccupazioni
per il complesso e va-
riegato mondo giovani-
le. Lo fa con la sempli-
cità di un padre che
sta per partire per il
viaggio finale e vuol la-
sciare ai figli non solo
le memorie, ma quello
che dovrebbero fare
per mantenere viva la
passione educativa.
Non si culla sulle tradi-
zioni del passato, ma
si slancia "sulla stra-
da", crocevia della ca-
rità educativa, là dove
ragazzi e giovani sono
vittime di sfruttamento :
usati , venduti , costretti
a imbracciare le armi ;
ragazzi che non hanno
incontrato persone
adulte in grado di pren-
derseli a cuore , donan-
do loro quella "carità
educativa" che li fa
sentire vivi , e contenti
di vivere.
SETTEMBRE 2002 8 S
LE DOMANDE
"ANDATE OLTRE".
LA BIBBIA
DEI GENITORI
Temi di spiritualità
DICE IL VERO?
Educare alla libertà
giovanile
di François Brossier
di Vincenzo Prunelli
di J. E. Vecchi
ELLEDICI ,
SEI , Torino, 2002
(a cura di M. Spreafico)
Leumann (TO) , 2002
pp. 287
ELLEDICI ,
pp. 156
Leumann (TO) , 2002
In un'epoca nella quale pp. 136
Il volume vuole dimostrare
conta saper fare ancor più
che la reale storicità della
che sapere, e saper esse-
Bibbia non è legata alla
re , i genitori non si posso-
realtà dei fatti raccontati.
no accontentare di un figlio
Nel 1° capitolo risponde a
privo d'autonomia che cer-
domande come : che cosa
ca solo di soddisfare le lo-
ro attese. È necessario av-
ci permette di dire che la
Bibbia è ispirata da Dio?
venturarsi dove servono in-
Da dove vengono quei
gegno , iniziativa persona-
testi? Chi li ha scelti? Nel
le, responsabilità non im-
2°, 3° e 4° capitolo analiz-
posta, coraggio per tentare
za alcuni dei grandi rac-
anche quando è più diffici-
conti che creano difficoltà
le riuscire . Serve un "prota-
ai lettori contemporanei: la
gonista della vita", disponi-
creazione , le storie dei pa-
bile a imparare ma, di più ,
triarch i, l'Esodo . Nel 5° si
a cogliere i cambiamenti e
sofferma sui quattro Van-
portare contributi persona-
geli : la loro diversità e le
li , creatività, originalità, di-
sponibilità a correggersi ,
\\ 'fl•mi c1/ S/IÌl'Ìt llnlìtà ,~ÌOl'tWill!
loro contraddizioni non
mettono in causa la loro
migliorarsi , fare la propria
storicità. Nel 6° riporta le
parte. L'autore indica come Il libro offre a giovani e ani- testimonianze della resur-
far sviluppare l'intelligenza,
la personalità e il carattere ;
matori gli ingredienti per
una vita serena, che con-
rezione di Gesù .
insegna a far crescere l'uo- duca verso la fusione della
mo già nel bambino ; propo- spontaneità giovanile con ·
ne un 'educazione respon- la santità cristiana. Le mo-
sabilizzante e liberante.
dalità vengono svelate po-
co per volta, come in un
FRANçC> IS
BROSS IER
LA BIBBIA
VINCENZO PRUNELLl
Ledomande
dei gent'tori
l!dJICt!CallaUbcnà
cammino dove il giovane
scopre i valori contenuti
nel processo educativo. Si
ritrovano ben organizzati
gli elementi che Don Bo-
sco ha intuito e comunica-
to con la vita. L'autore, pri-
DICE
IL VERO?
ma di essere Rettor Mag-
giore dei Salesiani , è stato
promotore di una autentica
Spiritualità Giovanile e \\.:._
IWOICI
ideatore del Movimento
NON SI FA VENDITA PER
CORRISPONDENZA. I l!bn
che vengono segnalati s1 pos-
sono acquistare presso le hbre'.
rie cattoliche o vanno nch1est1
dir ettamente alle nspett1ve
Giovanile Salesiano. Alla
luce dei suoi insegnamenti,
la Famiglia Salesiana si
prodiga per la diffusione di
questo spirito missionario
tra i giovani , come una
proposta da accogliere con
gratitudine , perché frutto
della sapienza di vita del
Padre che pensa ai suoi
figli sul letto di morte .
11 7° tratta dei racconti del-
l'infanzia di Gesù , metten-
done in luce la particolarità
del genere letterario. L'8°,
infine, parla degli Atti degli
Apostoli , libro che utilizza i
procedimenti letterari della
storiografia greco/romana.
Editri ci.

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
~~~~
OGGI
oEL MALE
DIETRO I PASSI
LA CATECHESI
IL LIBRO DELLA PACE VINCERE LA BALBUZIE
DELLA MADRE
DI SATANA
di don Antonio Mazzi
di Renzo Rocca
Evangelizzazione
Dall'esperienza
PIEMME,
e Giorgio Stendoro
e testimonianza
pluridecennale
Casale M. (AL) , 2002
Armando Ed. , Roma, 2002
nel cuore della città
di un esorcista
pp. 192
pp. 128
a cura di
di Pellegrino Ernetti
Pasquale Maria Mainolfi
Ed . Segno,
Ed . Segno ,
Tavagnacco (UD), 2002
Don Antonio Mazzi
È un disturbo , la balbuzie,
che può indurre nel sog-
Tavagnacco (UD) , 2002
pp . 262
getto colpito complesse di-
pp. 318
namiche di sofferenza e
Il titolo del libro ha un dop-
frustrazione e che inevita-
pio significato : talvolta Dio
bilmente si riflette sulla psi-
obbliga anche il padre del-
che del bambino e influen-
la menzogna a dire cose
za negativamente il funzio-
vere ; è soprattutto la pre-
namento della sua mente.
senza stessa del demonio
Chi balbetta, ogni volta che
a istruire il credente evi-
entra in relazione con gli
denziando il potere di Cri-
altri , dunque tutti i giorni e
sto sul male. Non si tratta
più volte al giorno, deve
di uno dei soliti libri sul de-
combattere una battaglia
monio, ma si presenta l'o-
da cui sa di uscire perden-
pera di un sacerdote impe-
te : la difficoltà di negoziare
gnato a trasmettere idee
con la parola lo chiude e lo
chiare al popolo di Dio .
lacera interiormente . Il pre-
L'argomento , serio e impe-
sente volume vuole risolve-
gnativo , è affrontato con il
re il problema integrando il - ---
giusto rilievo da dare ai L'intento dell 'autore è quel- sostegno psicologico alla
suoi fondamenti : gli inse- lo di mettere in guardia da tecnica fisiologica per ac-
Il libro aiuta a riflettere su
che cosa e come debba in-
tendersi la nuova evange-
lizzazione che il Papa, da
23 anni , rivolge con corag-
gio e costanza. E lo fa evi -
denziando gli aspetti più si-
gnificativi degli interventi di
alcuni esperti che riflettono
sulla vita di quella Chiesa
che è la comunità parroc-
chiale, luogo privilegiato
che evangelizza annun-
ciando, celebrando , testi-
moniando l'amore di Cri-
sto. Il filo conduttore viene
identificato nella visione
materna della Ch iesa ver-
so i suoi figli bisognosi di
salvezza, attraverso il pa-
radigma della Maternità di
Maria che è appunto Ma-
dre della Chiesa. L'impe-
gno evangelizzatore rima-
ne prioritario anche per
questo terzo millennio, per-
gnamenti biblici , la tradizio-
ne e il magistero della
Chiesa, l'interessante do-
cumentazione attuale che
trova i forti rilievi nei docu-
menti del Vaticano Il e ne-
gli insegnamenti degli ulti-
mi papi . La ricca tematica
appare perciò sempre ben
fondata. In appendice sono
riportate alcune foto che
mostrano l'esorcista in
azione .
Pf.LI.EGRINO EllNETl1
s,rdA LACATECHF.SI
q , 1JDtÒJiOO,;
or.GIE$.ISTlt
una falsa visione della pa-
ce , quella del buonismo,
del solidarismo a ore, del
pacifismo dei marciatori .. .
equivoci nei quali appare
imprigionata la vera cultura
della pace . Che cosa è ve-
ramente la pace? Che co-
sa oggi maggiormente la
minaccia? Che fare per di-
fenderla? Come diffondere
una "cultura della pace" in
un mondo che sembra co-
noscere solo il linguaggio
della forza e della sopraffa-
zione? Da queste doman-
de si sviluppa una sorta di
"inchiesta" che , rivolta agli
adolescenti e ai giovani ,
vuol trovare insieme a loro
le risposte . Nella comune
ricerca, i valori della non-
violenza, della mitezza e
del rispetto reciproco di-
ventano, a poco a poco,
progetto di vita.
quisire la fluenza a mezzo
di operatori con competen-
ze interdisciplinari.
,ncere a
balbuzje
RENZO ROCCA GIORGIO STENOORO
n
ARMANDO EOlTOAE
La casistica riportata dal
testo evidenzia per 1'80%
dei casi la risoluzione defi-
nitiva del problema.
ché è tramontata la situa-
zione di una società cristia-
na che si rifaceva esplicita-
mente ai valori evangel ici.
BS SETTEMBRE 2 002

4.2 Page 32

▲back to top
L/;1/E
-
CHE
di Antonio Miscio
Un maestro "legatore" d'eccezione,
un uomo piccolo... di eccezionale
statura! Un grande salesiano.
Ne basterebbe uno in ogni casa!
Carlo Luoni al braccio del Rettor Maggiore
don Egidio Viganò.
''A hl Don Bosco, Don Bosco! che sbaglio hai
fatto quando hai creato nella congregazione
salesiana i coadiutori!' . Uno scroscio di ap-
plausi tien dietro all 'uscita di don Briano , tra risate di
affratellamento dei preti con i coadiutori che nel refet-
torio di Sampierdarena erano sempre la metà all 'incir-
ca, mettiamo trenta su sessanta confratelli. E, di
rimando , Gaetano Rustichelli , capo dei calzolai chiude
il duello : "Ma Don Bosco diceva che i dispiaceri più
grandi gli erano venuti dai preti, mica dai coadiutori!'.
Pregi e difetti , grandezze e debolezze, la somma è in
positivo, dall'una e dall'altra parte. Senza i coadiuto ri
sarebbero mancati Simone Srugi, Artemide Zatti e tut-
ta quella selva di salesiani laici che hanno animato la
vita dei grandi istituti di Valdocco, San Benigno Cana-
vese, Milano, Sampierdarena, La Spezia, Roma Sacro
Cuore ; dei grandi istituti del Sud America, dove sono
SETTEMBRE 2002 BS
stati insegnati a migliaia di giovani gli elementi primi
dei mestieri ; dove al missionario sacerdote si accom-
pagnava sempre nella sua missione il confratello laico
a sbrigare egregiamente quelle mansioni che il prete
non avrebbe potuto far altrettanto bene . Immaginare
Sampierdarena senza Ancarani, Bellotti , Negrisolo,
Assandri , Soggetti , non si riesce. Senza Marius Chara-
mel , Francesco . Fogliotti , Giuseppe Pastore ; senza
Stefanelli e Ferrazzi , non è proprio possible.
ERA IL MIGLIORE
Ma soprattutto Luoni . Tutta la vita dell'istituto, si diceva
malignamente , era condizionata dai capi dei quattro
laboratori , meccanici, falegnami , tipografi e legatori.
Senza il loro consenso poche cose si potevano orga-
nizzare. E i superiori tenevano a questo consenso. Il
capo dei legatori era quello che "pesava di più ". Carlo
Luoni , cresciuto alla scuol a salesiana di Milano , era
approdato a Firenze, chiamato "Pozzo " forse perché
mostrava capacità "senza fondo " nell 'organizzare
squadre di calcio, nel dirigere le partite anche quando
giocava lui stesso , nel modulare alla perfezione il suo
clarino quando si esibiva nella banda dell'Istituto. Nel
I
Firenze 1931 . La banda musicale dell'istituto.
Al centro il direttore, alla sua destra il maestro Angelini
e alla sua sinistra l'ancor giovane Carlo Luoni.

4.3 Page 33

▲back to top
tJll[)/tf17}RI cflltEcf/llAII
1938. Luoni mostra alle autorità in visita come si lavora
in legatoria.
Sampierdarena, anno scolastico 1947/48.
1948. Luoni nel laboratorio di legatoria tra i suoi alunni.
1935, lo troviamo a Sampierdarena, dove eccelleva
per lunga tradizione la scuola di Legatoria. Luoni non
conquistò brevetti, né diede alle stampe libri sul modo
di rilegare ; fu però straordinario in questa arte, presen-
tatore brillante di rilegature fantasia nelle mostre pro-
fessionali del libro, sintesi di eleganza, stile, raffinatez-
za . La natura non gli aveva dato una complessione
fisica perfetta: piuttosto piccolo di statura, con la spalla
destra leggermente rialzata, non era una bellezza sta-
tuaria... Ma a questo supplivano abbondantemente le
virtù , le capacità, le doti che sprigionava. Per quasi
quarant'anni , dal 1935 al 1975, riempì della sua pre-
senza la vita straordinariamente viva della casa di
Sampierdarena. La sua bella voce di baritono si spri-
gionava dalla cantoria con commozione speciale quan-
do, solista, cantava il gregoriano in occasioni particola-
ri . Il parroco non doveva certo faticare per averlo in
chiesa alle sette del mattino a cantare la messa da
requiem.
IL TEATRO E NON SOLO...
Nell 'internato le rappresentazioni teatrali diventavano
attesissime, quando si sapeva che la parte principale
era affidata a Luoni. Indimenticabili vari ruoli sostenuti
nelle operette musicali : Nelle Valli di Savoia, Il Mar-
chese del Grillo, Una gara in montagna, Bibinof, Mar-
co il Pescatore, Il Divo del Cinema. Dire che Luoni era
scintillante è dire poco . Non per nulla era diventato
amicissimo del celebre Macario. Appariva, ed era subi-
to entusiasmo in platea. Era capace di suscitare com-
mozione, riso sfrenato, pianto... Divertentissima la sua
mimica, irresistibili gli sguardi . Luoni recitava con la
disinvoltura del grande attore. Si usciva dallo spettaco-
lo con la sua figura impressa negli occhi , le sue melo-
die canticchiate più che le altre . Quasi un divo per i
ragazzi! E faceva spettacolo vederlo poi di una serietà
senza cedimenti , intransigente sul lavoro, puntuale,
preciso ed esigente ma mai tiranno agli occhi dei
ragazzi. I clienti avevano per lui somma stima, come
per un maestro che sa alla perfezione il suo mestiere.
Gentile e fermo , deciso e competente . Preceduto al
suo posto di lavoro dalla serietà della meditazione ,
dalla compostezza alla messa quotidiana e all 'Eucari-
stia, compreso in una pietà esemplare , virile , convinta.
E quando nelle occasioni solenni capitava di scontrarsi
in partite di calcio tra superiori e ragazzi, Luoni era
sempre in campo. Giocava con determinazione, abilità
e intelligenza. E a mensa, quando il direttore arrivava
con il malloppo della corrispondenza per i confratelli,
consegnava il tutto a Luoni perché la distribuisse, e lui
svolgeva il compito con delicatezza esemplare.
SALA CARLO LUONI
Quando fu fondata l'Unione Sportiva Don Bosco, dopo
il 1945, egli fu subito chiamato a farne parte con le
mansioni di segretario , poi di cassiere , di consigliere ,
di vice presidente, infine di presidente onorario. Si par-
tiva alla domenica mattina per i campi di gioco. Lui ,
con l'immancabile borsa che custodiva i cartellini e i
documenti dei giocatori . Attento a che il corredo fosse
a posto : maglie, pantaloncini, scarpette ... Diventò in
poco tempo il fedele e sicuro punto di riferimento di
dirigenti e giocatori. Inaugurandosi pochi anni or sono
la sala che precede la palestra, luogo di raduno degli
sportivi e sala di riunione dei dirigenti , è stato sponta-
neo intitolarla a Carlo Luoni , a ricordo di queste sue
benemerenze, che sono molto più grandi di quanto noi
siamo stati capaci di dire. Quando si dovette scegliere
il cassiere del cinema, non si pensò ad altri che a lui ,
alla sua delicatezza e alla sua precisione. Fu un gran-
de esempio. Per tutti , ragazzi e genitori , salesiani e
laici, preti e coadiutori. .. A quando altri Luoni?
O
BS SETTEMBRE 2002

4.4 Page 34

▲back to top
- COME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrere
IL COMANDAMENTO
DEI GENITORI
Per passare il tempo, durante una giornata di riprese di un
programma televisivo, chiacchieravo con una giovanissima
comparsa: sei anni di età. Con molta serietà, la bambina mi
spiegò che la mamma, che l'aveva accompagnata nello studio,
era molto malata. Dal momento che la donna mi sembrava
in perfetta salute, chiesi alla piccola che problema avesse.
"Non lo so - rispose - ma stamattina quando ha chiamato
in ufficio ha detto così".
I GENITORI MENTONO
CON ASSOLUTA NONCURANZA
La bugia dei genitori è tanto fre -
quente e diffusa che non è quasi
neppure il caso di vedervi una ma-
nifestazione patologica. I genitori
mentono quasi d'istinto, spesso
senza rendersene conto e senza
provare , in genere , alcun senso di
colpa. Mentono indifferentemente
nei confronti di argomenti di scarsa
importanza o di notevole gravità. I
genitori possono essere spinti a
inventare per i motivi più diversi,
spesso assolutamente innocenti,
come migliorare la loro posizione
agli occhi del figlio , consolarsi della
perdita delle illusioni sul proprio
conto , abbellire con l'immaginazio-
ne la realtà di un mondo del quale
non possono apprezzare l'incanto
per la loro immaturità, ecc. Altri ge-
nitori inventano piccole storie a vol -
te molto poetiche su Babt)o Natale,
San Nicola, topolini che &lleziona-
no denti di latte e altri personaggi
immaginari . Si tratta di invenzioni
gentili , senza malizia, e in genere
tutti ne sono contenti. Ma i genitori
mentono ancora di più quando si
tratta di argomenti importanti . Men-
tono quasi sempre quando parlano
di denaro, politica, religione , e sem-
pre quando si tratta di sesso.
"Non fa male per niente" è una del-
le frasi più distruttive che possiamo
usare . Distrugge un monte di fidu-
cia se la rivolgiamo a un bimbo di
sei anni in attesa del dentista. Non
è bello essere il latore di brutte
notizie per i propri figli . Fa parte
della natura umana ricoprire di zuc-
chero le parti amare della vita, ed è
difficile ammettere con se stessi
che nostro figlio sta per affrontare
un momento doloroso . Ma in que-
sto modo i figli concluderanno che i
genitori non sono in grado d'affron-
tare le brutte notizie e il risultato
sarà che le nasconderanno a loro
volta. E così , i genitori perderanno
l'occasione di proteggerli e guidar-
li. Dite le cose come stanno : quan-
do succede qualcosa di triste o di
brutto il compito dei genitori nòn è
di rimuoverlo , ma di aiutare i figli ad
affrontarlo . Bisogna farlo nel modo
più sincero e più gentile possibile .
Se il giocattolo che vogliono costa
più del mutuo si dice che è troppo
costoso. Se il gatto è morto, si dice
che è morto, e non che s'è addor-
mentato . Essere gentili non signifi-
ca mentire .
I GENITORI SONO INCOERENTI
Un ragazzo di sedici anni, ha scrit-
to : "Prendo la vita seriamente . Vo-
glio vivere secondo una morale. Ma
sto diventando cinico. Mi sono reso
conto che nessuno si aspetta che
una persona viva secondo gli ideali
che professa. Chi ci prova è un
ingenuo . Ho scoperto che l'ipocrisia
è ormai codificata. La si pretende
in casa, a scuola, nella società. Mio
padre è una persona onestissima
nei suoi rapporti personal i, ma negli
affari si comporta come una specie
di bandito . Mia madre è una donna
dalle idee democratiche e di sini-
stra, ma prega e si dà da fare per-
ché nel nostro condominio non
vengano ad abitare stranieri. .. "
Quasi tutti i gen itori soffrono il
"complesso del predicatore". Si
sentono in dovere di rovesciare sui
figli consigli , ordini , incoraggiamen-
I
Fa parte della natura umana
ricoprire di zucchero le parti
amare della vita.

4.5 Page 35

▲back to top
il genitore
di Marianna Pacucci
ti, esortazioni e ammonimenti pieni
di saggezza e buon senso. Il guaio
è che i bambini e i ragazzi di oggi
sono abituati ad ascoltare "con gli
occhi" e quindi per loro conta molto
di più ciò che vedono concretamen-
te vissuto , mentre trascurano con
totale disinteresse ciò che viene
semplicemente enunciato a parole.
I genitori sono il modello normale
su cui i figli regolano la loro vita .
Più delle parole contano però i
comportamenti, cioè il caro vecchio
buon esempio. Spesso i genitori
sono irreprensibili a parole , un po '
meno con le azioni. Non è neces-
sario essere santi e perfetti per
essere genitori, ma è scontato che
i figli imparano in modo quasi inde-
lebile i piccoli e grandi valori della
vita soprattutto se li vivono in fami-
glia. I bambini imparano la cortesia,
il rispetto , l'onestà, la laboriosità, la
generosità, la tolleranza, la lealtà,
la sincerità, se li "vedono" nelle per-
sone di cui si fidano di più in que-
sto mondo: la mamma e il papà.
Puntando il dito contro la mamma,
un bambino proclamava fieramen-
te: "lo non voglio essere intelligen-
te! lo non voglio essere beneduca-
to! lo voglio essere come papà!"
UN COMANDAMENTO
SU MISURA
Quando si presentano i dieci co-
mandamenti, si fa notare solita-
mente che esiste un comandamen-
to per i figli , il quarto (Onora tuo
padre e tua madre), mentre non ne
esiste alcuno per i genitori, perché
si dà per scontato che i genitori
amino i figli. In realtà esiste un co-
mandamento fondamentale soprat-
tutto per i genitori: l'ottavo (Non di-
re falsa testimonianza). La nostra è
una civiltà che annette molta impor-
tanza all'apparenza, così è facile
scivolare nella falsità e nella finzio-
ne. Si finge di amare, di credere, di
stimare, di lavorare , di essere feli-
ci ... I figli sentono la "falsa testimo-
nianza" dei genitori come un intolle-
rabile tradimento.
Hanno il bisogno assoluto di sape-
re che , anche nelle sabbie mobili
della falsità imperante, esistono
delle rocce sicure di autenticità su
cui si può contare per costruire la
propria vita. Sforzarsi di essere e
non fingere soltanto: questo è il co-
mandamento dei genitori .
O
BUGIARDA...
PER FORZA
O PER AMORE?
Forse, è utile raccontare qualche frottola ai figli ...
Ma è moralmente lecito? E, vale la pena?
È sicuro che i figli non se ne accorgano? E la trasparenza?
Barare è sempre una trappola.
I Solo mascherando
angosce e incertezze
riuscirei a donare
ai figli l'energia
per continuare.
Forse non mi sono mai posta il
problema che si deve essere
sinceri per questioni di ordine
morale ; molto più banalmente - co-
me capita al personaggio di una
nota favola contemporanea - mi
ritrovo spontaneamente a vivere
una condizione di trasparenza nel
rapporto con il mio prossimo. Il più
delle volte questo atteggiamento
torna a mio vantaggio , perché mi
aiuta a stabilire relazioni basate
sulla sincerità e la fiducia; credo
peraltro che questo sia un vero e
proprio punto di forza nel rapporto
con i famigliari.
Talvolta però mi accorgo che
l'essere me stessa diventa una
specie di handicap o quanto meno
una faccenda imbarazzante . Con i
figli è molto duro essere incapaci di
alzare barriere difensive per evitare
di evidenziare sentimenti, stati d'a-
nimo, opinioni poco piacevoli . Non
è in gioco soltanto il dover ammet-
tere la presenza di punti deboli e
lati oscuri nel carattere e nella pro-
pria esperienza di vita. Il problema
vero è un altro: la trasparenza ren-
de visibile il fatto che in certi mo-
menti proprio non ce la fai a crede-
re nelle cose che ti sforzi di inse-
gnare e magari anche di testimo-
niare nella realtà quotidiana; che
l'essere perdente per rimanere fe-
dele ai tuoi valori è qualcosa che
non sempre riesci ad accettare in
modo sereno; che fai fatica a vive-
re in una società dove ogni ideale
rischia di essere usato male e tradi-
to, continuando a provare simpatia
per le persone e le vicende della
storia a cui appartieni.
Di fronte a queste difficoltà, è
inevitabile entrare in crisi: non ho
alcun diritto di mettere in discussio-
ne le certezze che ho contribuito a
generare nei miei ragazzi sol per-
ché la mia condizione di adulto mi
costringe a guardare in faccia si-
tuazioni sbagliate o eccessivamen-
te contraddittorie; non devo in al-
cun modo cedere alla tentazione di
dire ai giovani che è meglio adat-
tarsi che faticare per andare con-
trocorrente nella speranza che tan-
te cose cambino. In tutti questi casi
- che purtroppo tendono ad au-
mentare man mano che passano
gli anni - vorrei poter diventare bu-
ns SETTEMBRE 2002

4.6 Page 36

▲back to top
giarda. Lo sarei perché ne vale la
pena, perché è giusto offrire alle
nuove generazioni il coraggio di
non arrendersi di fronte al male.
Lo sarei per amore , perché solo
mascherando angosce e incertez-
ze riuscirei a donare ai figli l'ener-
gia necessaria per continuare ad
essere protagonisti di cambiamenti
positivi in un mondo che invece
spesso sembra scegliere di anda-
re alla deriva.
Mi rendo conto però che , se
non è certamente impossibile far
violenza alla mia personalità e
determinare dei cambiamenti , in
fondo non ci guadagnerei molto
ad essere poco trasparente . In
primo luogo perché i figli hanno
un buon fiuto ; riconoscono subito
se l'adulto è inautentico e imme-
diatamente concludono che una
mancanza di sincerità è sempre
una forma di incoerenza. Incitarli
a _comportarsi così proprio non è
il caso , conoscendo le fragilità
tipiche degli adolescenti! Inoltre le
bugie sono sempre una grande
complicazione ; visto che di questi
tempi la comunicazione soffre già
di tante precarietà, non ne vale
proprio la pena rischiare di essere
poco comprensibili con i ragazzi ,
che invece hanno bisogno di
chiarezza .
Infine, perché cercare di ma-
scherare a tutti i costi il disagio
che qualche volta ci scoppia den-
tro? Essere trasparenti anche nei
momenti di disorientamento non è
forse un modo per esprimere una
concreta solidarietà verso i nostri
figli ed i momenti in cui le loro in-
certezze emerqono in modo evi-
dente? Siamo ~poi così sicuri di
amarli veramente se bariamo su
questioni vitali come il loro ap-
proccio alla realtà di ogni giorno?
Gli rendiamo un buon servizio, il-
ludendo loro e noi stessi di esse-
re capaci di proteggerli da tutto
ciò che rende la v[ta ingrata,
complicata , amara? E bene che
ci guardiamo proprio dalla trappo-
la più pericolosa: essere bugiardi
per forza o per amore è una stra-
da che non porta da nessuna
parte e ci fa solo perdere il ri-
spetto dei nostri figli . Genitore
avvisato ...
SETTEMBRE 2002 BS
FAMIGLIA
SALESIANA
di Julio Olarte
HDS
Èun Istituto con un centinaio di religiose, fondato dal vescovo
salesiano Pedro Arnoldo Aparicio, nel Salvador (Centro America).
Dal 1987 è riconosciuto facente parte della Famiglia Salesiana.
Èanche in Guatemala, Venezuela, Bolivia.
H IJAS DEL D IVINO
SALVADOR
Il fondatore monsignor Apari-
cio, di ve ntato vescovo a 38 anni ,
anim ava dal 194 9 la d ioces i di
San Vicente, poverissima di cl ero.
Aveva bi sog no di catec histe e di
maestre brave e veramente cristia-
ne, in qu esta Re pubb li ca di so li
2 1.041 km2, ma densa mente po-
polata, fo rse la più popo lata dell a
regio ne. Le trovò tra le ragazze
più pove re, ma anche le più d i-
sposte a donarsi tota lmente a Di o
per serv ire i propri fratelli . Così il
vescovo, dopo aver sottopo sto i I
suo progetto all a Conferenza Epi-
scopa le, e avern e ottenu to parere
favo revo le, si in ve ntò fo nd atore
per veni re incontro ai bisogni del-
le pa rrocc hie e de lla d ioces i. Co-
min c iò nel 1956 co n c in q ue ra-
gazze, le pri me Figlie del Divin
Salvatore .
Come catechiste e maestre co-
sto ro si m ise ro a d ispos iz io ne dei
ba mbin i e de i giovani pi ù poveri
che vo leva no educa re attraverso il
Sistem a Preventi vo. 11 motto d i
D on Bosco, Da mihi animas cae-
tera talle (damm i le anim e, e pren-
d iti pure il resto) di venne Oportet
/1/um regnare necessario che
Egli - Cri sto - regni !) . La partico la-
re sensibili tà verso Ges ù, nato
pove ro nel presepi o di Betlem me,
destin ato però a regnare sul mon-
do, di ve nne una grande devozione
verso il Ba mb in Ges ù, vene rato
nel sa ntu ario sa les iano d i Bogota
(Co lo mbi a), c ui si agg iun se la
devoz io ne- imi taz io ne d i Ma ri a,
ve nera ta co me " A usili atri ce".
Ni ente di stra no perc che ri ce-
vessero uno spec iale ai uto e inco-
raggiamento dall e Fi gli e d i M ari a
Ausi li atrice, soprattutto all ' inizio.
Le Figlie del Divin Salvatore,
vic ine all a gente anche nel modo
d i vestire, sotto la gui da de ll a Su-
pe ri ora Generale, Rosa Ca ndelari a
Caceres, co nti nuano a cresce re
lentame nte, ave ndo un profo ndo
attacca mento all a co ngregaz io ne
sa lesiana e un grande desiderio di
aiutare le pa rrocc hi e, nel se rviz io
educativo/pastorale dei bamb ini e
dei giovani .
D
Per sapern e di p iù:
Hij as del D ivino Salvado r, Santo
Domin go, Dep . San Vicente,
EL SALVADOR (Centro Ameri ca).

4.7 Page 37

▲back to top
tt.. ~&NNEISM:Rf;"IV''i\\P0,5R0~f:.R'fCA-HNPfiOf'C,PRAL,AP-IANyM' /IAAAO?L
MARe
=-V".
j_l,
C,ì
\\ -...t&- ,
-----©)
.:
_
/
'
I
~
\\ I/
(tC=ll) __ cNH4Ot&..l,//V..V8f_-tOM!C:&NJH&N&Fu/I5tNo-IJfNtRA:/OPJNI;:Z~VtV~NPfOOrU.1Le,-fA4
(
.1/
~~
r_,J
-
_
I
'-
I
~
o
~ ~~~ ,.,
.
...__.,.
~
\\
rr--~~
,4"v·.x,,
,
f;/IR-
BS SETTEMBRE 2002

4.8 Page 38

▲back to top
I DUE POLI
di Francesco Casella
Agire e pazientare sono
due forme dell'amore,
due poli estremi,
insostituibili, che
contengono tutta una
vita di apostolato fatta
di successi ma anche di
insuccessi, di gioie
ma anche di dolori...
I "Attività" e "pazienza", due poli,
e due doti che ogni educatore
deve possedere in sommo grado.
L a tensione tra questi due poli
estremi della nostra vita è
bene esplicitata dal Rettor
Maggiore don Juan Vecchi nel com-
mento alla strenna del 1996: «II "da
mihi animas" è il dono di sé che vi-
vifica tutta l'esistenza: quella del-
l'attività e quella della pazienza»'.
Ecco alcuni passi significativi in ri-
ferimento soprattutto al totale "dono
di sé" nell'educazione. «L'attività e
la pazienza sono come i due poli
estremi della nostra vitalità: da una
parte I'intraprendenza, la vivacità,
la creatività educativa e pastorale;
dall'altra un'apparente passività
esterna, l'impossibilità di operare.
Santa Teresa li univa come i due
segni dell'amore a Dio e dell 'accet-
tazione gioiosa della sua volontà:
agire e patire sono due forme dell'a-
more. Tra questi due estremi vengo-
no compresi tutti gli altri espressi in
altre chiavi: quotidiano e straordina-
rio, successi e fallimenti, momenti
di gioia e frustrazioni . .. Non c'è bi-
sogno di sottolineare i pregi dell 'at-
tività per i salesiani. E il nostro
punto forte ... Anche dall'esterno ci
si valuta per quello che facciamo. II
SETTEMBRE 2002 BS
salesiano fa, crea, prende iniziative.
Si parla più delle sue opere che
delle sue idee o opinioni. Ciò è con-
geniale a chi professa una spiritua-
lità di vita attiva e fa consistere l'a-
more nell'operare. Caso mai ci si
chiede di non confondere attività
con attivismo o agitazione; di non
cedere ali' ansietà e di ricuperare la
dimensione di interiorità dell'atti-
vità. Una interiorità umana, per cui
si bada ai beni e ai messaggi che il
nostro agire prende in considerazio-
ne o diffonde; si è consapevoli e si
valutano le finalità a cui tendiamo e
su · di esse, senza dispersione, si
fanno convergere gli interventi; e
questi vengono vagliati e se ne fa
una scelta conforme alla loro inci-
denza reale "sulle anime" (o perso-
ne!) e al loro significato simbolico
per non dissipare tempo e energie. E
una interiorità spirituale: convinci-
mento che l'agente principale è un
Altro, che noi siamo soltanto stru-
menti; coscienza della necessità in-
dispensabile della grazia per ogni
trasformazione; affidamento al Si-
gnore che opera nei cuori »2.
LA PAZIENZA
ESPRESSIONE
DEL DONO
«La pazienza la pratichiamo in
due forme che comprendono infini-
te modalità. Una è quella per cui
perseveriamo nell'agire, anche sot-
tostando a difficoltà, in vista di un
fine. È caratterizzata dalla costanza
ed è parte integrante della fortez-
za ... , perché capace di ripensare fi-
nalità e condizioni e quindi di rifor-
mulare l'azione conforme a un di-
scernimento. L'altra forma della pa-
zienza è quella per cui accogliamo
una situazione che ci impedisce di
agire esternamente conforme a
quello che vorremmo, seguendo an-
che propositi nobili di generosità e
di servizio al Signore. L'azione di-
venta allora tutta interiore: di offe1ta
e disponibilità, di preghiera e unio-
ne col Padre che agisce, di povertà e
affidamento allo Spirito che ama»3.
«Costruiamo pazientemente I' u-
nità del dono di noi, raccogliendo e
facendo convergere tutte le poten-
zialità della vita - cuore, sentimenti,

4.9 Page 39

▲back to top
l
in
o
1
Successi e fallimenti, attimi di gioia e momenti
di frustrazione si intrecciano nell 'educazione.
Il salesiano fa consistere l'amore nell 'operare,
senza confondere attività con attivismo.
capacità, tempo, rapporti - intorno cativa è legata alla fiducia e alla
al progetto di salvezza dei giovani speranza ... »5.
in cui siamo impegnati .. . Per realiz- «Farlo e saperlo fare è particolar-
zarla bisogna imparare la pazienza mente importante oggi, perché c'è
con se stessi: la crescita spirituale si una impazienza tipica del nostro
snoda lentamente durante l'intera tempo: subito e tutto. Una certa in-
vita... »4. «È questa una manifesta- capacità di attendere, di mettere un
zione particolare della pazienza dei tempo fra l'insorgere del desiderio e
Salesiani. Lo sviluppo del giovane il suo appagamento. Ciò comporta
ha bisogno di tempo. L'educatore come rischio: il cedere ai bisogni
deve saper attendere che giovani, o immediati, anche di basso profilo,
meno giovani, sviluppino le motiva- piuttosto che puntare su quelli più
zioni e potenzialità interiori, faccia- nobili, che però andrebbero ap-
no affiorare le energie latenti, inte- profonditi e "soddisfatti" con sfor-
riorizzino i messaggi che noi diamo zo; il non sopportare le difficoltà e
e ne scoprano a mano a mano i non assumere l'ascesi necessaria
sensi più profondi. La pazienza edu- per raggiungere le mete; il non ap-
prezzare i beni perché sono stati ot-
ir-=-~---=-:--:=-~~i-"""'11 tenuti troppo facilmente, senza pa-
gare di persona; il non maturare per
.g
la vita che, prima o poi, o forse
1
sempre, ci mostra i suoi aspetti duri ,
cioè la fragilità. Educare alla pa-
zienza comporta far maturare l'in-
telligenza, la " ragione" si direbbe
del Sistema preventivo. Bisogna
comprendere la gerarchia delle cose
e degli avvenimenti, farsi un'idea
dei passi che richiede il cammino
verso gli obiettivi, avvicinare dati,
esperienze altrui, rendersi conto
delle energie da sviluppare. L'impa-
ziente non verifica quello che con-
cepisce nella sua immaginazione e
non si preoccupa di accettare le
condizioni per tradurlo nella realtà.
Cuore, capacità, tempo
dell'educatore devono convergere
attorno al progetto di salvezza
dei giovani.
Comporta anche favorire atteggia-
menti a livello spirituale e morale,
che nel Sistema preventivo sono
detti "religione": abituare a sostene-
re le frustrazioni inevitabili, ad affi-
darsi a Dio, che non ci mancherà né
per quanto riguarda la grazia né per
quanto riguarda l'indispensabile per
la vita.
Richiede anche formazione del
senso sociale: saper convivere con
gli altri come essi riescono ad esse-
re, accettare quello che ci possono
dare, accoglierli malgrado gli urti di
carattere, frenando l'irascibilità, ri-
conciliarsi quotidianamente»6.
«Si tratta di valorizzare in essa e
compenetrare i momenti di attività e
quelli di sofferenza, integrare in
un 'unica missione coloro che si
muovono e coloro che devono stare
inattivi, i giovani e gli anziani, colo-
ro che brillano per le qualità e colo-
ro che sostengono, con un lavoro di
routine, la missione verso i giovani;
questa beneficia dell ' azione visibile
dei primi e di quella segreta, ma
non meno efficace, dei secondi, per-
ché è dono di sé, del singolo e della
comunità, inseriti nel dono di Cri-
sto»7.
( continua)
1 J. VECCHI , Strenna 1996. Il "da mihi ani-
mas" è il dono di che vivifica tutta I'esi-
stenza: quella dell'attività e quella della pa-
zienza. Roma, Istituto FMA 1996.
2 J. VECCHI , Strenna 1996, pp. 10-11.
3 J. VECCHI, Strenna 1996, p. 12.
4 J. VECCHI , Strenna 1996, p. 14.
5 J. VECCHI, Strenna 1996, p. 15.
6 J. VECCHI , Strenna 1996 , pp. 15-16.
7 J. VECCHI , S1renna 1996, p. 16.
BS SETTEMBRE 2002

4.10 Page 40

▲back to top
"QUEL RAMO
DEL LAGO"
di Severino Cagnin
Personaggi dei
Promessi Sposi di
Manzoni: fine di un
messaggio cattolico
Una critica ai "Promessi
sposi" che ne riconferma
però il valore tematico
religioso attraverso una
polemica un po' inutile.
Lo scrittore Piero A/berti
in un saggio, conduce
un'analisi a 14
personaggi del romanzo,
ne evidenzia la
complessità e autonomia,
sempre dentro
l'ispirazione poetica
del loro grande autore.
S ono stato sorpreso quando
sentii parlare dell ' ultimo stu-
di o critico su I promessi sposi
e l'ho preso in mano , nella attraente
copertina a colori del presti gioso
SETTEMBRE 2002 BS
Armando Editore; sotto il ritratto
del giovane Manzoni spicca il titolo
I PORCELLINI D' INDIA E IL PA-
STORELLO . Manzoni e i porcellini
d'India proprio non mi ricordavo
che cosa avessero in comune. La
meraviglia si fece più acuta leggen-
do il sottotitolo: Personaggi dei
Promessi Sposi di Manzoni: jlne di
un messaggio cattolico. Cioè, mi
domandavo, l'autore nega a I Pro-
messi Sposi un messaggio cattolico?
E "il succo di tutta la stori a" che
nella pagina conclu siva del roman-
zo è esplicitamente indicata nella
"fiduci a in Dio"? Forse il "succo"
cattolico di Manzoni non coincide
con il "messaggio cattolico" di
Piero Alberti.
LA TESI
Così ho letto con curios ità il lun-
go saggio. La tes i dello studioso è
che Manzoni non fa agire i perso-
naggi del racconto secondo una sua
ideologia precostituita di tipo catto-
lico, ma secondo una loro autono-
mia personale, sempre realistica e
spesso incerta tra una scelta morale
e religiosa e un 'altra opposta o solo
di versa. Afferma il critico: "La no-
stra indagine ci conduce verso un
sentimento religioso del Manzoni
esclusivamente universale, nel sen-
so di un poeta che è entrato con il
suo spirito e il suo cuore nell'animo
umano, ne ha sceverato le mille e
mille particolarità e sfaccettature,
attraverso un procedimento di scom-
posizione prismica all' inf inito del
proprio spirito invadendo le miriadi
di pieghe del personaggio, di ognu-
no de i suoi personaggi restituendo-
celi nitidi e autonomi, ma nello
stesso tempo vivi e vitali, responsa-
bili delle proprie idee, de lle proprie

5 Pages 41-50

▲back to top

5.1 Page 41

▲back to top
azioni, delle proprie parole, che
esprimono ognuno caratteristiche
uniche (. ..) i quali personaggi per la
loro struttura letterario-linguistica
ci presentano un Manzoni del tutto
estraneo alla crosta di dottrinari-
smo cattolico con la quale per quasi
due secoli è stato colpevolmente
strozzato e soffocato."
Così la tesi. Il critico la riconfer-
ma alla fine del saggio, dopo una
dettagliata microanalisi di 14 figure
di questi "porcellini" che il pastorel-
lo Manzoni non riuscirebbe a guida-
re del tutto, ma solo a incamminarli
a fatica verso l'ovile, come nel ro-
manzo si legge al capitolo XI. A
pag. 282 Alberti conclude: "Non ci
può essere un romanzo finalizzato a
veicolare concetti di alcunché e,
contemporaneamente, raffigurarne
i personaggi nella loro autonomia.
(. ..) La finalità profonda del!' opera
sta invece nella sua ispirazione, ov-
vero nella narrazione epica dell' au-
tonomia del!' uomo e nella totale as-
senza di predestinazione. (. .. ) Si
può parlare quindi e soltanto di
ispirazione poetica che , ribadiamo,
consiste, per quanto riguarda il per-
sonaggio de "I Promessi Sposi",
nel!' universalità epica, nella conce-
zione del!' uomo e della vita nella
loro assoluta indipendenza e auto-
determinazione" .
PUNTUALIZZANDO...
La tesi quindi non è negare il
"messaggio cattolico" di Manzoni,
, .... \\,1 ~e• •., '.t, \\
i cpromessi
c5p osi
come si dice nel sottotitolo, ma ri-
fiutare il pregiudizio e la tesi cate-
chistica che qualcuno potrebbe ve-
derne; perciò il volume in causa
riafferma la visione cattolica del
mondo e della storia del Manzoni e
il suo messaggio al lettore. Questo
studio mi sembra quindi avere un
merito e una eccessiva esagerazione
polemica. Il merito sta nei percorsi
di analisi linguistica che l'autore
conduce con acutezza e pervicacia.
Sono quattordici personaggi di cui
si evidenziano atteggiamenti parti-
colari, situazioni, pensieri, frasi e
comportamenti incerti, ambigui e
perlino contradditori. Ma in ogni
caso aderenti in pieno alla realtà
della loro condizione personale e
ambientale.
La novità di Alberti è di aver svi-
luppato ampiamente una recente
questione di critica letteraria, cioè il
rapporto tra l'autore e i personaggi
del proprio racconto. Essi possono
svolgere il ruolo di modelli, di tipi
di una ideologia, di supporto per di-
mostrare una tesi, oppure di rappre-
sentazione anonima e oggettiva, co-
me ne l' école du récord ma, in ogni
caso e anche per il Manzoni, biso-
gna affermare che i personaggi,
qualunque funzione assumano per
l'autore, sono sempre una sua crea-
zione, diventano in qualche modo
se stesso, o una sua parte o tenden-
za, un ricordo o una possibilità
eventuale futura. Perciò, tutto quel-
lo che Manzoni fa dire e fare ai suoi
personaggi è lui stesso che lo fa,
creandoli liberi e autonomi, indecisi
e perlino contradditori. Ma sempre,
alla fine, guidati e animati dalla fe-
de. Ciò rende più grande e positivo
il cattolicesimo del Manzoni e del
suo capolavoro.
I maggiori critici, poco presenti
nella limitata bibliografia di Alberti,
riconobbero al capolavoro manzo-
niano questa qualità: Getto, Ulivi,
Vigorelli, Pullini, Angelici, Puppo,
Sansone, Busetto, l'ebreo Momi-
gliano, il marxista Sapegno. Invece
il ripetuto paventato sostegno dato
dal mondo culturale cattolico a I
Promessi Sposi come interpretazio-
ne ideologico-catechistica (riferito
al saggio di Enzo Noè Girardi della
Jaka Book), o più banalmente "bi-
gotta" (pag. 15), non mi sembra tro-
vare riscontro nella storia della criti-
ca letteraria italiana da De Sanctis,
Vittore Branca, Ludovici, Puppo e
altri. Anzi fin dall'Ottocento il ro-
manzo manzoniano fu giudicato da
autori ed educatori cattolici, e dalla
stessa Chiesa, poco adatto soprattut-
to ai giovani. Don Bosco non lo
consigliò nelle proprie scuole
(MB.V, 502) e il cattolico Nicolò
Tommaseo lo rifiutò.
Con citazioni incerte e da verifi-
care, Alberti attribuisce alla tradi-
zione culturale cattolica una stru-
mentalizzazione del romanzo a
ideologia religiosa e a moralismo
che non appare nella storia della cri-
tica. A parte la prefazione moralisti-
ca di un vescovo a una pubblicazio-
ne scritta per una Istituzione religio-
sa di Cosenza (pag. 18), i riferimenti
a presunte fonti critiche non tengo-
no. La tesi cattolica ideologizzante
preconcetta va dunque verificata su
fonti più numerose e sicure. Credo
che non ci sia più bisogno oggi né
per Manzoni né per altri autori, di
inventare mulini a vento .. . Infatti il
sottotitolo e numerosi riferimenti a
questa fantomatica posizione catto-
lica fanno pensare alla necessità di
superare alcuni pregiudizi ideologi-
ci ancora esistenti. In conclusione il
saggio risulta utile per analizzare i
personaggi e studiare il linguaggio
manzoniano, ma conferma l'ispira-
zione e il messaggio cattolico del
romanzo. Può anche insegnare a
non dare peso a qualche sottolinea-
tura strumentalizzante di ogni opera
letteraria e a verificare le antologie
della critica e i manuali in uso nelle
scuole cattoliche.
D
BS SETTEMBRE 2002

5.2 Page 42

▲back to top
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule :
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di .. . o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell'Ente".
b) di beni immobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l'immobile sito in ...
per i fini istituzionali dell 'Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" . .. Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Missioni , con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo , per i
fini istituzionali dell'Ente".
(Luogo e data)
(firma per disteso )
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testarore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678- Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 0l 1.5224247-8 - Fax 011.5224251
C.C.P. 28904100
SETTEMBRE 2002 BS
....J I NOSTRI MORTI
MONTABONE sr. Rosellina,
Figlia di Maria Ausiliatrice
t Torino, il 05/07/2001, a 85 anni
Suor Rosellina era un'educatrice nata. Per
molti anni insegnante di scuola materna,
era stata chiamata, non più giovane, a re-
carsi in Spagna come incaricata della for-
mazione delle Novizie. Vi restò per
vent'anni svolgendo il suo servizio con de-
dizione e grande amore alle giovani che le
erano affidate. Tornata in Italia nel 1967, si
dedicò alla catechesi , sua grande passio-
ne. Alcuni suoi allievi , ormai adulti , ancora
oggi ricordano quanto lei aveva loro inse-
gnato per prepararli al primo incontro
eucaristico. Sorella dalla mente aperta, da-
gli ampi orizzonti , aveva una profonda ca-
pacità di adeguarsi alle esigenze mutate
della missione.
la venuta dei salesiani in Sardegna) , ed
esprimendola, fino all'ultimo, con l'attacca-
mento fedele e convinto alle opere salesia-
ne. Ricordiamo in particolare il suo impe-
gno a favore delle missioni con la raccolta
di materiale audiovisivo, e il suo servizio
all'interno della parrocchia di San Paolo di
Cagliari . Svolgeva compiti di segreteria e
di accoglienza con semplicità e dedizione.
Il delicato compito dell 'accoglienza gli ha
fatto incontrare tante persone. Molti hanno
trovato in lui ascolto , comprensione e
pazienza. Seguiva con interesse i fatti , le
gioie , le speranze e le difficoltà della "sua"
famiglia spirituale. Negli ultimi anni la salu-
te non gli ha permesso di continuare il suo
prezioso servizio. Ha accettato la malattia
con fede , offrendo le sue sofferenze per le
vocazioni , per la Famiglia Salesiana e per
quanti si affidavano alle sue preghiere.
RIGGI sac. Giuseppe, salesiano,
t Messina, il 03/12/2001, a 75 anni
CRUCCAS sac. Oreste, salesiano,
t Cagliari , il 29/01 /2002, a 72 anni
Un grande salesiano, conosciuto, stimato e
amato da tutti. In famiglia assimilò quei
valori profondamente cristiani che informe-
ranno la sua persona per l'intero arco della
vita. Crebbe all'oratorio e divenne un lea-
der, un animatore , un educatore capace di
farsi voler bene da tutti; sbocciò anche la
sua vocazione salesiana e sacerdotale.
Aveva l'anima missionaria e, benché non
sia riuscito a partire per la missione , duran-
te tutta la sua vita si prodigò per aiutare
questi suoi fratelli "in prima linea". Aveva
l'anima oratoriana , e all'oratorio consumò
le sue energie dedicandosi senza rispar-
mio ai ragazzi. Aveva l'anima letteraria, e
divenne un giornalista letto e apprezzato:
fu corrispondente della Gazzetta del Sud,
dell 'Avvenire, de L'Osservatore Romano,
della diocesana La Scintilla. Molto versati-
le, sapeva scrivere con competenza sugli
argomenti più diversi , i suoi soggetti predi-
letti tuttavia furono Don Bosco , la famiglia,
gli scout, i salesiani ...
MEREU PINNA sac. Giovanni,
salesiano,
t Lanusei (NU) , il 20/12/2001, a 85 anni
Dopo la formazione salesiana, avvenuta
nella terra di Don Bosco , è stato per vari
anni stimato insegnante in varie case del
Piemonte, Lazio e Sardegna. Dal 1971 si
trovava nella casa salesiana di Lanusei
con l'incarico di confessore , insegnante di
lf)ttere e rettore del Tempio di Don Bosco.
E stato il salesiano della "cattedra e del
confessionale". Era ricercato come guida
saggia e prudente, in particolare da sacer-
doti della diocesi di Lanusei. Ci ha inse-
gnato a vivere la nostra vocazione con la
sua bontà e generosità, con la disponibi-
lità, la saggezza e la carità fraterna. Ci ha
insegnato a morire nel silenzio e nell'accet-
tare la volontà di Dio .
FALCONI Piero,
cooperatore salesiano,
t Cagliari, il 09/01 /2002, a 86 anni
Il nostro grazie al Signore per la persona e
l'opera generosa del signor Piero Falconi.
Ha vissuto la sua salesianità attingendola
dal "ceppo familiare" (un suo zio, l'avvoca-
to Antonio Giua, si era confessato da Don
Bosco , si fece cooperatore e si prodigò per
Affascinato dalla figura e dall 'opera di Don
Bosco , all'età di vent'anni iniziò il suo cam-
mino formativo. Ha vissuto il suo servizio
educativo nei confronti dei giovani in varie
case del Lazio e della Sardegna. Fino al
2000 lo troviamo insegnante di lettere nella
scuola media di Cagliari Don Bosco.
Docente apprezzato ed esigente , stimato e
ben voluto dai suoi allievi , si trovava sem-
pre bene tra i ragazzi. Per motivi di salute
lasciò l'insegnamento, ma continuò il servi -
zio educativo attraverso la preghiera e la
testimonianza. La malattia non lo ha piega-
to . Nella sua silenziosa sofferenza le po-
che parole erano le giaculatorie di affida-
mento a Gesù , Giuseppe e Maria.
FERRARESE sac. Nello, salesiano,
t Mestre (VE) , il 17/04/2002, a 92 anni
"Semel abbas semper abbas"... almeno
fino a quando un'età ragionevole - sui set-
tant'anni - lo permise. Ma anche in segui-
to , per oltre vent'anni , don Ferrarese fu un
punto di riferimento per la vita religiosa
salesiana nel Veneto. Dopo gli studi , nep-
pure trentenne , fu in qualità di direttore a
servizio delle case di Belluno Sperti ,
Pordenone, ancora Belluno Sperti , Agosti,
Pordenone, infine Tolmezzo . Dopo tale
curriculum, quando il CG XIX stabilì nuove
strutture per le ispettorie , fu unanime la
soddisfazione per la sua elezione a vicario
ispettoriale. In seguito fu ancora diretto-
re/parroco a Gorizia. Tra le sue doti di go-
verno emergeva un sano equilibrio e una
spiccata prudenza. Sapeva assopire con-
trasti e conciliare tendenze diverse. Termi-
nato il lungo periodo di "abbas", si mise da
parte con semplicità accettando servizi
umili seppur preziosi per una comunità.
Con la grazia di una eccellente lucidità di
mente interveniva nella conversazione con
garbo e gentilezza. Sempre presente agli
incontri comunitari , seguiva con passione e
interesse le vicende dell'opera.
Venuta la sera di
uel giorno Gesù disse: L - - - ---.
q "Passiamo
all'altra riva!"
(Mc . 4,35)

5.3 Page 43

▲back to top
Savina Jemina
Giornata internazionale per la con-
servazione dello strato di ozono :
la data fa riferimento allo stesso
giorno del 1987, quando a Mont-
real venne firmato il Protocollo
delle sostanze che impoveriscono
lo strato di ozono. Il 17 è la Gior-
nata internazionale della pace.
LUNARIO & ALTRO
• Il 1° il Sole sorge alle 5.37, tra-
monta alle 18.45; il 15 alle 5.51 e
alle 18.21. Luna nuova il 7; piena
il 21 : inizia l'autunno. La natura si
prepara al riposo , e nei campi si
raccolgono i semi degli ortaggi,
oltre che ortaggi e frutta da con-
servare .
Verdura del mese : barbabieto-
le , carote , cavoli , cetrioli, cicoria,
cipolle , coste , fagiolini , lattuga,
melanzane , peperoni , piselli, po-
modori, rape , ravanelli , spinaci,
zucche, zucchine. Frutta : banane,
fichi, limoni , mele , meloni , more ,
pere, pesche, prugne, uva.
Nel giardino , con luna crescen-
te fare le talee di rose , ortensie ,
fucsie e garofani ; con luna calan-
te potate le rose ed eliminare dai
crisantemi i boccioli settembrini ,
per dare più spazio ai fiori.
IL FIORE
Le aster appartenenti alle Com-
posite : hanno foglie alterne, linea-
ri e lanceolate, con fiori in capolini
a stella e frutti ad achenio con
pappo setoloso . Tra le piante , la
vite , sacra ai Celti e ai Greci che
la credevano dono di Dionisio ; ric-
ca di simboli per ebrei e cristiani.
Gesù stesso nell'ultima Cena si
paragonò ad essa: "lo sono la ve-
ra vite".
LA GIORNATA
L'8 ricorre la Giornata internazio-
nale dell 'alfabetizzazione . Il 16 la
IERI ACCADDE
1° settembre 1939: invasione
nazista della Polonia; è l'inizio
della seconda guerra mondiale.
2 settembre 1945: Ho Chi Min
proclama la Repubblica democra-
tica del Vietnam; inizia la guerra
di liberazione dai francesi , che
terminerà nel '54.
3 settembre 1982: a Palermo, la
mafia uccide il generale Carlo
Alberto Dalla Chiesa e la moglie
Emanuela Setti Carraro.
3 settembre 2000: Giovanni
Paolo Il beatifica Pio IX e Giovan-
ni XXIII.
9 settembre 1976: in Cina, muo-
re Mao Tse Dong .
11 settembre 2001 : attentati ter-
roristici negli Stati Uniti , con il
crollo del World Trade Center, a
New York, e danni al Pentagono,
a Washington .
15 settembre 1935: in Germa-
nia, approvate le leggi razziali
contro gli ebrei.
20 settembre 1870: a Roma,
breccia di Porta Pia.
21 settembre 1964: indipenden-
za di Malta dagli inglesi.
22 settembre 1980: a Danzica,
nasce Solidarnosc, primo sinda-
cato indipendente polacco ; ne è
segretario Lec Walesa.
22 settembre 1980: guerra Iran-
Iraq ; finirà nel 1988.
26 settembre 1997: terremoto
nelle Marche e in Umbria; sette i
morti .
28 settembre 1978: muore papa
Giovanni Paolo I.
29 settembre 1901: nasce Enri-
co Fermi , fisico e premio Nobel,
che nel 1942 a Chicago realizza
la "pila" atomica, primo reattore
nucleare.
29 settembre 1913: da una nave
che attraversa la Manica, scom-
pare il tedesco Rudolf Diesel, in-
ventore del motore che porta il
suo nome.
Per l'Anno internazionale delle
montagne San Marino ha emes-
so un trittico con i suoi tre castelli
stilizzati . Il Belgio festeggia gli
850 anni dell'abbazia di Leffe. La
Svezia propone pittoreschi angoli
della provincia di Bohuslan; un
francobollo è inciso dall'artista
Czeslaw Slania, 81 ann i. Tra le
serie "in remembrance " degli at-
tentati di un anno fa negli Usa, ec-
co la serie di Nauru , piccola isola-
repubblica del Pacifico. L'Onu
festeggia l'indipendenza di Timor
Est, ottenuta il 20 maggio dopo
anni di violenze .
LE MOSTRE
A Torino , a Palazzo Madama,
sino al 29 settembre Cina antica.
Capolavori d'arte dal neolitico alla
dinastia Tang, dalla collezione
della Fondazione Giovanni Agnel-
li. E al Museo di Antichità, sino al
29, Lacrime d'ambra . Ornamenti
femminili della Basilicata antica. A
Bologna , nella Pinacoteca nazio-
nale, Il Cinquecento a Bologna.
Disegni dal Louvre e dipinti a
confronto. A Rimini , a Castel
Sismondo, sino al 29 dicembre, Il
Trecento Adriatico. Paolo Vene -
ziano e la pittura tra Oriente e
Occidente.
BS SETTEMBRE 2002

5.4 Page 44

▲back to top
Shillong, piccola città capitale di un piccolo stato, il Meghalaya,
~
LA MAINA EMUl
PER SEMPRE
di Giancarlo Manieri
D on Silvano s'è fatto attende-
re, poi è arrivato con lo
spong, un po' a sghimbescio
sulla testa, lo jainryndia, a coprirgli
le spalle, e la veste bianca che asso-
migliava più al tasor khasi che alla
talare ecclesiastica. "Mi guarda?
Non si spaventi: sono un salesiano e
un khasi, quindi...". Si accomoda
sul divano, si avvolge bene lo
jainrydia attorno alle spalle, inforca
un paio di occhialoni neri che spic-
cano su tutto il bianco da cui era av-
volto e... si mette in stand-by. Os-
serva discretamente la rarità che ha
di fronte, cioè me, che a mia volta
osservo lui che una rarità lo è dav-
vero. Rompo il silenzio: "Don Sil-
vano, io sono .. .". "II direttore del
Bollettino Salesiano italiano, lo so!
SETTEMBRE 2002 BS
Lei vuol sapere della mia tribù.
L' accontento". E comincia a parla-
re. Quasi senza pause. Un fiume in
piena. Difficile riuscire a parcheg-
giare una parola, ma non mi dispia-
ce: ciò che va dicendo è interessan-
tissimo, esposto con vivacità e hu-
mour. Quasi non mi accorgo di al-
cune improprietà di linguaggio.
Dice a un certo punto: "Perdona
mio italiano: quasi quasi parlo me-
glio ebraico biblico e greco antico
che su,a lingua, studiata tanto tempo
fa! ". E l'unica divagazione che si
concede, poi riprende il racconto
senza altri break. Non penso più a
porre domande, tanto sta dicendo
tutto quello che avrei voluto sapere.
IL MEGHALAYA
Racconta di uno stato, il Megha-
laya, uno dei 28 dell'Unione India-
na, piccolo, ma glorioso. Ribadisce
che pensare l'India come una nazio-
ne tra le tante, è sbagliato: l'India
assomiglia più a un continente date
le sue abissali diversità etniche, lin-
guistiche, culturali, sociali... È uno
stato in costruzione il Meghalaya.
Nato 30 anni fa, è in pieno fermento
adolescenziale. Le due principali
tribù del territorio sono i Khasi e i
Garo, gli altri abitanti sono immi-
grati. Ben accetti, soprattutto se
possiedono una professionalità. C'è
un disperato bisogno di gente quali-
ficata: commercianti, imprenditori,
operatori culturali, educatori, inse-
gnanti. .. E anche missionari, purché
indiani. II governo non consente
l' ingresso a missionari stranieri. Ma
ormai nel Meghalaya il clero sia se-
colare che religioso è autoctono per
il 99% del totale. "A proposito, vuoi
qualche indicazione sul governo? Ti
accontento - non ho il tempo di ri-
A Shillong ho incontrato
don Silvano Lyngdoh,
della tribù Khasi,
un tipo originalissimo,
pieno di vita, di energia,
di cultura, di saggezza,
e di anni.
Mi ha raccontato...
Incontri lungo il cammino
per arrivare a Shillong.

5.5 Page 45

▲back to top
con grandi tradizioni e cultura.
La foresta, nei confronti di 50 anni fa,
appare desolatamente vuota.
La deforestazione
sembra inarrestabile.
spondere sì! Mi accorgo con soddi-
sfazione che è passato al tu - Dun-
que, in India non è com~ in It~~ia e
nemmeno come in Amenca. C e un
governo centrale, p~i il . govern?
dello stato, e in alcum stati come il
Meghalaya quello della t_ribù;_ Gara
e Khasi obbediscono pm a1 loro
capi tribù che non al governo statale
o nazionale. Il fondamento della
tribù è il villaggio, il fondamento
del villaggio la famiglia. Un gruppo
di villaggi formano il raid, un grup:
po di raid il clan, e un gruppo d1
clan la tribù che ha un propno re:
una sua cultura, sue tradizioni, leggi
peculiari, e appartiene a ~na deter-
minata razza...". Don Silvano va
come un treno senza stazioni in cui
fermarsi.
- La foresta è ancora ricca di frutti.
LE DONNE
"Ma c'è qualcosa che non imma-
gini: il Meghalaya è il paese delle
donne!". In India un paese delle
donne? Gli stereotipi radicati in Oc-
cidente riguardo all 'India mi pongo-
no sulla bocca la domanda, ma no~
trovo modo di fonnularla. "Tra i
Khasi, il sistema è matrilineare. Il
marito serve ... solo per la proc_rea-
zione! Chi si occupa della gest10ne
materiale è un fratello della madr~,
e chi si occupa dei figli e di tut~~ Il
resto è la donna. Ovviamente gh m-
glesi colon~zzatori _hanno strabuz~a-
to gli occhi davanti_ a questa abena-
zione, per loro! - si affr~tta a sotto-
lineare don Silvano - e s1 sono ad~-
z!o perati per sfrattare lo dal~a fam1~
glia e far posto ~l, man~o. Risultato.
la famiglia khas1 e oggi senza auto-
rità, perché è un po ' ingenuo pensa-
re di sradicare con una ordmanza
una trndizione millenaria". Poi pas-
sa a dire dei figli, propri? qu~n~o
sto per chiederglielo. Ogm famigha
khasi ha 5/12/15 figli, insomma
quanti ne p~ò s~pportare. ~o~o ~r_e:
ziose braccia di lavoro. M1 dna1
perché la popolazione_non cresc~
vertiginosamente dato il J?Umero d1
nati - sto zitto tanto so d1 non fare
in tempo a rispondere - Mio c~o, le
condizioni di vita sono ben diverse
da quelle vostre! ".
E passa a parlare dei mali della
sua tena, della dissennata deforesta-
zione che sta trasformando una fo-
resta delle meraviglie in un bosco
degli oITori: "Le grandi fiere dei
racconti di Kipling o del vostro Sal-
gari sono quasi sco~I?ar~_e"- Non ci
sono più leoni, spanti g1~ al tempo
degli inglesi il cui d~vert1mento er~
quello di ammazzarli per sp?rt; gh
elefanti sono alla frutta, le t1g_n_ ra-
rissime, le scimmie al lumicmo.
L'equilibrio ecologico è stato scon-
volto. " La maina è muta per sem:
pre.,,,.".?". un uccello capace d1
parlare, ma non pensare al pappa-
gallo, assomiglia più a un merlo!".
UN GRAND'UOMO
Non è un tipo da poco don Lyng-
doh è un mostro di cultura, un'au-
tori{à in fatto di Scrittura. Ha tradot-
to la Bibbia dall'ebraico biblico al
khasi e anche dal greco biblico al
khasi· ha iniziato a scriv~re una
:8 serie di grossi comment~ri. già ar-
rivato a 16 volumi, ma Il piano del-
1'opera ne prevede 80, e lui ha in-
tenzione di finirla. Notando che ha
superato gli anni biblici _dei "più ro-
busti"... Dirige un settimanale so-
cio/politico/religios~ ~eg~ito anche
dalle autorità: i pohz10tt1 ne prel~-
vano sempre tre copie in tipografi~
per inviarle al gov~rno centr3:1e. _Si
dichiara contento di aver contnbmto
alla diffusione del cattolicesimo _tr~
la sua gente. E snocciola _nu11:en: 1
cattolici khasi sono 351 mila, 1 gara
circa 200 mila; 500 mila sono prote-
stanti... "Insomma, conclude orgo-
gliosamente, il Megh~aya è un?
stato cristiano, come Il Kerala, il
Mizoram e il Tamil Nadu! E scusa-
mi se è poco!".
(continua)
(Servizio f otograftco del' Autore)
BS SETTEMBRE 2002

5.6 Page 46

▲back to top
I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
SUPERANO
L'ESAME
Avevo accompagnato un grup-
po di studenti in gita sulle Ande.
In un negozietto abbiamo acqui-
stato un libretto con la vita del ve-
nerabile Artemide Zatti. Mia fi-
glia e un'amica al ritorno comin-
ciarono a prepararsi all 'esame
di ammissione alla facoltà di
medicina. Furono respinte. Per
un anno fecero le volontarie pres-
so un ospedale , e l'anno se-
guente vollero ripetere l'esame,
mentre io, recuperato il libretto
del caro coadiutore salesiano,
cominciai una novena in suo
onore, chiedendo al santo infer-
miere che ci concedesse la sua
assistenza. La sera prima del-
l'esame le giovani erano ansio-
se e diffidenti circa l'esito. Così
insieme ci siamo raccolte a pre-
gare e abbiamo chiesto al vene-
rabile il suo patrocinio, perché le
due esaminande volevano es-
sere come lui: diventare medici
per alleviare con carità cristiana e
scienza il dolore umano. L'esa-
minatore fu particolarmente esi-
gente, ma le due ragazze ebbe-
ro la felice sorpresa di vedersi
collocate rispettivamente al 27°
e 29° posto su 80 da coprire.
Insieme ringraziamo Dio per l'in-
tercessione del nostro caro Zatti
nel vederci iscritte al primo anno
di medicina presso l'Università
Cattolica di C6rdoba.
Vilma M. in Lescano,
C6rdoba (Argentina)
DOPO QUASI
10 ANNI
Come risulta dai dati medici
allegati, nel 1991 fui colpita da
melanoma inguinale , per cui
dovetti sottopormi a due inter-
venti chirurgici. Questi però non
valsero ad arrestare il male ,
anzi entro pochi mesi si presen-
tava una neoplasia multipla, e
alla TAC si evidenziavano meta-
stasi polmonari . Desiderosa di
poter continuare a lavorare mi
rivolsi a suor Maria Romero ,
chiedendole di intercedere per
la mia guarigione. Mi furono
praticati otto cicli di chemio-
immunoterapia , al termine dei
quali si poté constatare la
"remissione completa di ogni
segno di malattia" . Succes-
sivamente , nel corso di quasi
dieci anni dal secondo interven-
to, mi sono sottoposta regolar-
mente a tutti i controlli del caso
che rivelarono "obiettività clinica
negativa". In occasione dell 'ulti-
ma visita, anzi , il medico curan-
te mi ha trovata in "condizioni
generali ottime". Sento perciò il
SETTEMBRE 2002 BS
bisogno di ringraziare pubblica-
mente la nostra buona suor
Maria Romero per la sua inter-
cessione.
Sr. Concetta Giannone, Catania
UN ENORME
SOLLIEVO
Da mesi mio figlio Roberto pre-
sentava un neo che si ingrossa-
va quasi a vista d'occhio. I me-
dici consigliarono l'asportazione
per procedere a un esame isto-
logico. Noi eravamo molto
preoccupati. Fidando in Dio, ab-
biamo fatto indossare al nostro
bambino l'abitino di san Do-
menico Savio e l'abbiamo pre-
gato insieme. Enorme è stato il
nostro sollievo quando ci è stato
comunicato il referto negativo
dell'esame. Continuiamo a con-
fidare nel Signore che per inter-
cessione dei suoi santi non ci
faccia mai mancare il suo aiuto.
Luisa Pirola,
Castel Rozzone (BG)
UNA MATERNITÀ
DA EMIGRATA
Reduce da un aborto sponta-
neo, in una recente visita di con-
trollo seppi di essere nuova-
mente in attesa di un bimbo.
Non me ne ero resa conto. Alla
sesta settimana cominciai ad
avere qualche problema e fui
ricoverata per quattro giorni
all 'ospedale. Alla decima setti-
mana, per gli stessi problemi ,
dovetti sopportare un mese di
ricovero ospedaliero. Nel dimet-
termi , mi raccomandarono di
rimanere a riposo assoluto.
Giunsi così alla 35ma settimana.
Il momento del parto soprag-
giunse improvvisamente. Mio
marito mi portò velocemente al
solito ospedale dal quale fui tra-
sferita ad altro ospedale più
attrezzato. Il bimbo nacque, sa-
no, di 2,630 kg. Non aveva biso-
gno di respirazione artificiale;
qualche antibiotico per una dife-
sa preventiva e nel giro di una
settimana potei portarlo a casa.
Avevo chiesto l'ab itino di san
Domenico Savio che poi ho
sempre portato con me. Ho pre-
gato intensamente condividen -
do quei momenti di trepidazion e
con mio marito. Sento di aver
ricevuto un grandissimo dono
da parte del piccolo santo , non
solo per la nascita del mio Den-
nis Domenico , ma anche per la
serenità concessa a me , a mio
marito e ai miei cognati , i quali
hanno condiviso la vicenda , e
anche il lavoro in gastronomia
che grava tutto sulle nostre
spalle. Scrivo dalla Germania,
dove mi trovo emigrata per lavo-
ro , lontana da genitori e suoceri.
Siamo solo noi quattro, due gio-
vani coppie con quattro meravi-
gliosi bimbi. Con l'aiuto di san
Domenico Savio speriamo di
ottenere anche la grazia di
saperli educare secondo la vo-
lontà di Dio , nello spirito di Don
Bosco .
Anna Abis, Mainz (Germania)
UNA VERA
GRAZIA
Mia madre, ricoverata all 'ospe -
dale maggiore di Milano per
grave ste no s i, avendo avuto
dopo un'angioplastica la rottura
di un'arteria, dovette farsi ope -
rare , con scarse pos sibilità di
successo. Durante l'interve nto
abbiamo pregato più vo lte con il
rosario , chiedendo aiuto a Ma-
ria Ausiliatrice. Grazie alla sua
intercess ion e mia madre ha
superato l'operazione. La setti-
man a sco rsa, dopo quasi 4
mesi , al controllo anche i dottori ,
stupiti , le hanno detto che ha
ottenuto una vera "grazia ".
Come ho promesso , ora ringra-
zio di cuore Maria Au siliatrice
facendo pubblicare la grazia.
Negri Assunta,
Cernusco sul Naviglio (Ml)
HA GUIDATO
LE MANI
DEI CHIRURGHI
Quattro mesi fa sono svenuta in
cucina . Fui subito soccorsa e
portata all'ospedale di Bergamo
da mio figlio. Dalla TAC risultò
che avevo un meningioma al
cervello. Devota da anni a san
Domenico Savio, gli raccom an-
dai di guidare le mani dei dottori
che mi operarono dopo due set-
timane . L'intervento, durato 9
ore, si è risolto per il meglio e
dopo pochi giorni fui dimessa.
Ogni giorno ringrazio di tutto
cuore san Domenico Savio per
essermi stato vicino e lo prego
perché protegga tutti i miei cari.
Luisa Ravesio,
Cisano Bergamasco (BG)
Mamma Margherita.
UN'IMPRUDENZA
La terza domenica di luglio
io e una mia zia eravamo al
mare. Il sole quel giorno
scottava più che mai , e noi
ingenuamente ci avventu-
rammo sulla spiaggia senza
neppure un ombrellone. La
giornata trascorse felicemen-
te , ma all 'imbrunire il mio
viso cominciò a diventare
sempre più rosso. La mattina
seguente gli occhi erano
gonfi , il naso tumefatto e la
pelle tutta ruvida. Stavo ma-
lissimo. Temetti che sarei ri-
masta così! Allora presi tra le
mani un a foto di Mamma
Margherita e cominciai a
pregarla, piangendo . Fui por-
tata al Pronto Soccorso,
dove una dermatologa si
occupò di me. Ero preoccu-
pata : il sabato successivo
avevo in programma un
appuntamento al quale non
potevo mancare . Tutti mi
dicevano che non sarei certo
guarita in tre giorni, a meno
di un miracolo . lo non mi ar-
resi , mi affidai sempre di più
a questa grande donna. E
tutto si risolse per tempo ,
anche se sembra incredibile.
Patrizia, Catanzaro
Giuseppe Quadrio Maria Troncatti
Per la pubblicazione non si
tiene conto de lle lettere non
_ffrmate e senza re_cap1to. s_'·'.
richiesta s1 potra omet1 e1e
l'indica zione del nome.

5.7 Page 47

▲back to top
FOCUS
Padre COSIMO ALVATI
Salesiano, incaricato
della comunicazione sociale
della provincia salesiana del
Madagascar, e direttore di Radio
Don Bosco, una delle mag giori
e più seguite del paese.
Ha tenuto informata la gente
con rigorosa imparzialità
sulle contestate elezioni
del dicembre 2001.
Don Cosimo, perché avete messo in piedi una radio a livello pro-
fessionale?
Perché nessuno lo fa, e la gente rimaneva tagliata fuori da notizie e
lontana dagli avvenimenti nazionali e dalla politica. .. Per reimmettere
la popolazione nella vita viva del paese.
Non bastava una radio, diciamo, salesiana, o religiosa. Perché
proprio professionale, non è uno spreco di soldi ed energie?
No. Non ricorda il fine della ped~gogia di don Bosco ... Al primo
posto è fare degli "onesti cittadini". E precisamente quel che vogliamo
fare, oltre che formarli cristianamente.
Ma ci vuole un apparato non indifferente . ..
Certamente. Noi abbiamo un "Project office" che studia progetti,
s' incarica della formazione del personale, attingendo soprattutto tra gli
alunni delle scuole salesiane. In più fo1miamo anche il personale do-
cente, oltre che discente. Professionalizzare è per noi una parola d'or-
dine. Formare i formatori è il nostro motto. Garantire il futuro è uno
degli scopi della nostra azione e di Radio Don Bosco.
Quando è nata questa famosa Radio?
Nel 1995, dopo un corso di formazione della durata di un anno. Su
cento frequentanti ne abbiamo selezionati 30 perché fossero con noi i
fondatori della radio. Li abbiamo associati al nostro progetto educati-
vo. Adesso fo1miamo operatori anche per le altre radio diocesane e
private. Siamo diventati davvero significativi nel paese. Un dato ci
conforta: 1'80% di quelli che hanno partecipato ai nostri corsi sono
ora impiegati in diverse imprese di comunicazione sociale. Un bel ri-
sultato.
Qual è l'obiettivo?
Aiutare il Madagascar nel suo processo di sviluppo economico e
culturale, ma anche politico e sociale. Lo si è potuto constatare anche
nella recente crisi istituzionale e nelle vicende delle elezioni presiden-
ziali... Il nostro vanto, se mi permette il vocabolo poco umile, è rendere
un servizio al Madagascar. Da noi si trasmette 24 ore su 24, e i palinse-
sti sono i più vari.
Anche di carattere religioso, speriamo .. .
E c'è bisogno di chiederlo? Le dirò che i sondaggi ufficiali ci metto-
no al primo posto per l'audience, con uno share del 35% di ascoltatori.
Penso che capiti in pochi altri paesi. Con noi collaborano anche mini-
stri di Stato e personaggi di primo piano della cultura, dello sport, del
giornalismo, della scuola...
O
ANGELI
DI CARNE...
(Trascriviamo per i lettori la
lettera ricevuta in redazione,
da una signora che, in pensio-
ne, passa ormai le sue giorna-
te praticando una delle opere
di misericordia più difficili: vi-
sitare i carcerati).
Caro .. . perdoni il lungo silen-
zio [... ] ma alle solite occupa-
zioni si è aggi unta da qualche
tempo la visita trisettimanale
all a prigione, dalle 9 alle 12.
Sono più di 400 i carcerati tra
cui 18 donne e 45 ragazzi. Vi-
vono in una cond izione inu-
mana, e hanno perciò bisogno
di calore umano in quel ghiac-
cio senza senso delle sbarre,
hanno bisogno di essere ascol-
tati, considerati , insom ma di
sentirsi persone. Ci vado con
trepidazione, pregando il Si-
gnore che metta sempre sulla
mi a bocca le parole giuste per
loro, affinché percepiscano il
mio desiderio di farli uscire
dal limbo in cui vivono, in
modo che si sentano uomini
con tutta la dignità e la consa-
pevolezza della loro storia,
con tutte le aspirazioni e i
sogni per il loro futuro. Mi la-
sceranno un segno profondo,
queste povere creature [...]
Rina !.- Cameroun
BS SETTEMBRE 2002

5.8 Page 48

▲back to top
TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
FIRENZE C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
CASA NOSTRA
di Giovanni Eriman
Il maestro, un coadiutore fuoriserie
~
-~
<ti
·u;;i;
~
c.
~
~
Q)
"coeO:.
o·.(:/:)
u
<ti
<et:i
O)
Q)
c.
"ui
Q)
"E
VIAGGI
Q)
.E
di Giancarlo Manieri
E
-
I
Il re del villaggio
c.
:E
(.)
w
zwN
a:
u::
i5
o
c3
u::
Il.
:i
è,i
~
-~
~
·Bc.
rl
~
N
e
<ti
E
'6
~
u
E
di Severino Cagnin
Giuseppe Berto , un ex da riscoprire
INSERTO CULTURA
di Natale Maffioli
Il museo di Arequipa in Perù