Bollettino_Salesiano_201009

Bollettino_Salesiano_201009

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Mensile - Anno CXXXIV - nr. 8
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 8/2010
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Settembre 2010

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2010 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
IL VANGELO
AI GIOVANI
Le parabole del Regno
Dopo aver presentato
varie parabole di
Gesù, l’evangeli-
cercare il senso della
narrazione; alcuni parla-
no di un linguaggio a
sta Marco sinte-
volte “enigmatico” da
tizza: “[Gesù] con molte
parte del Signore, tant’è
parabole di questo ge-
che gli stessi discepoli
nere annunziava loro
lo pregavano di spie-
la parola secondo
garlo, e due evangeli-
quello che potevano
sti arrivano persino a
intendere. Senza pa-
interpretare un para-
rabole non parlava
gone usato da Gesù
loro; ma in privato, ai
in due sensi diversi,
suoi discepoli, spiega-
va ogni cosa” (Mc
La pecorella smarrita.
anche se comple-
mentari (Mt 12, 38-40
4,33-35; Mt 13,34-35). L’affermazione e Lc 11,29-30). Inoltre, Gesù spesso
costituisce uno dei tratti storicamente va oltre il racconto, invita a lasciarsi in-
più sicuri della predicazione di Gesù. terpellare da esso, evitando di fermarsi
2
Anche il più Ecco alcune caratteristiche delle pa- all’ascolto “passivo”. Quante volte ca-
intelligente degli uomini
rabole. Innanzitutto, il linguaggio po- pita, ad esempio, di emozionarsi e
polare e concreto che sottolinea la vi- preoccuparsi di come continuerà la te-
ha bisogno di parabole
per capire qualcosa di Dio
(Anonimo).
cinanza alla vita reale e quotidiana de-
gli ascoltatori, anche i più umili: una ca-
salinga che perde una moneta e la cer-
ca in tutti gli angoli fino a ritrovarla e
lenovela favorita, e non ci si preoccu-
pa di quanto succede attorno a noi, a
volte nella nostra stessa famiglia!
Nella Sacra Scrittura troviamo esem-
fa festa; un pastore che smarrisce una pi di questo pericolo: il re Davide,
pecora, un seminatore che sparge il ascoltando un racconto di Natan, s’in-
seme in vari tipi di terreno, un pesca- digna, senza accorgersi che il profe-
tore che separa i pesci buoni da quel- ta gli sta presentando, sotto forma di
li immangiabili, un padre che si preoc- parabola, la sua stessa azione e il suo
cupa della situazione dei figli... L’uso doppio peccato. Quante volte abbiamo
di immagini e narrazioni, attinte dal bisogno che qualcuno ci dica, come a
quotidiano o inventate per esemplifi- Davide: “Tu sei quell’uomo, tu sei
care il messaggio, serve a comunica- quella donna!” (2Sam 12). Nel vangelo
re la Buona Notizia in modo più chia- di Luca troviamo il fariseo Simone che,
ro e incisivo di quanto potrebbe farlo davanti a una breve narrazione di
un’esposizione concettuale. L’impor- Gesù su due debitori, giudica corret-
tante è che la narrazione rimandi al tamente, senza accorgersi che si sta
contenuto che si vuol trasmettere. Io mettendo lui stesso “il cappio al collo”
stesso ho vissuto questa esperienza: (Lc 7,36-50). Siamo capaci di giudicare
ovunque incontro persone che mi gli altri, ma non di approfondire la no-
parlano dell’ombrello giallo, o del qua- stra situazione personale.
dro di “Don Bosco burattinaio” (che rap-
presenta una delle parabole più toc-
canti di Gesù) figure che ho usato in
strenne recenti. S’impara assai di più
con le immagini che con la lettura “teo-
rica” o l’ascolto concettuale.
>> Le parabole esortano a un cam-
bio di mentalità, senza il quale appa-
rirebbero inammissibili o scandalose:
vedi il padrone della vigna che paga
con un denaro sia chi ha lavorato otto
ore sia chi ha lavorato solo un’ora (Mt
>> Occorre anche sottolineare che 20,1-16); o l’amministratore infedele
a differenza di quanto capita nella “ci- che trucca i conti (Lc 16,1-8), o la bel-
viltà dell’immagine”, Gesù non ri- lissima (ma sconcertante per i criteri
Il buon pastore.
sparmia all’ascoltatore la necessità di umani) figura del padre buono davanti
SETTEMBRE 2010 BS

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La parabola del seminatore.
ai due figli. Se non suscitano in noi sor-
presa e persino malessere, forse è per-
ché vi siamo troppo abituati... Oggi, ci
sono scrittori che per la conclusione
dei loro romanzi preparano finali di-
versi, offrendo al lettore la possibilità
di “scegliere” quello che preferiscono.
Sembrerebbe che Gesù faccia qual-
cosa di simile, ma la ragione è diver-
sa: certe parabole rimangono “aperte”
perché fanno appello alla libertà uma-
na, ossia, alla conversione. In quella
del figliol prodigo (Lc 15,11ss), non
sappiamo se il figlio maggiore alla fine
abbia preso parte alla festa, ma sap-
piamo che quelli che gli somigliano,
cioè gli ascoltatori di Gesù (Lc 15,1-
2), sono invitati ad accettare l’amore
e il perdono di Dio. Più o meno la stes-
sa cosa possiamo affermare della
parabola del buon samaritano (Lc
10,29ss): davanti a una risposta teo-
ricamente “corretta” del dottore della
Legge, Gesù lo invita a metterla in pra-
tica: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” (v. 37).
Le parabole sono la quintessenza
del suo messaggio, incentrato nella
meraviglia dell’amore e misericordia
del Padre (Abbà) verso tutti. Don Bo-
sco ha compreso perfettamente que-
sto tratto tipico della predicazione di
Gesù nell’educazione dei suoi ragaz-
zi; più che elaborare trattati concettuali
e astratti presenta esempi attinti alla
Scrittura o agli eventi della storia, o in-
venta storie e parabole. In particolare,
quando invita i giovani dell’Oratorio a
vivere nell’amore a Dio e al prossimo,
che costituisce l’autentica santità gio-
vanile, non prepara trattati ascetici ma
presenta modelli di vita: mi riferisco alle
Vite” che incarnano questo percorso
di santità, molto diverse per carattere
e origine familiare. Pensiamo a san Do-
menico Savio, a Michele Magone, a
Francesco Besucco...
ٗ
Settembre 2010
Anno CXXXIV
Numero 8
Mensile - Anno CXXXIV - nr. 8
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 8/2010
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Settembre 2010
In copertina:
La civiltà dell’usa e getta
porta dietro di sé da una parte
una spirale di consumi
dall’altra una scia di rifiuti.
“Il troppo stroppia”,
recita un proverbio… stroppia
fino ad arrivare al vizio.
Foto: Fabiana Di Bello
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Cristo e i filosofi (1)
di Maurizio Schoepflin
ATTUALITÀ
14 Chiesa in crisi?
di John Horan
VIAGGI
18 L’ITI, l’IPI, l’UNI
di Giancarlo Manieri
MISSIONI
20 Nel cultrun a San Ignacio
di Ricardo Noceti
IL TEATRO DI DON BOSCO
23 Segnato dal teatro
di Michele Novelli
FMA
3
28 Rinascere, ricominciare, ricostruire di Maria Antonia Chinello
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
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SALESIANO
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Direttore <gmanieri@sdb.org>
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e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 57 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS SETTEMBRE 2010

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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
dispiaccia!) è quello salesiano machiavellica avete accettato viene leggere qualcosa sia di
“educare evangelizzando”… tutto purché noi ci conside- ciò che ne pensa la Chiesa,
Abbia dunque come primo in- rassimo peccatori e ricercas- sia di ciò che ne pensa il po-
tento quello di “educare”, con simo il perdono […] Ci avete polo, sia di ciò che continua
amorevolezza, senza brontolii chiesto di rinunciare alla gioia ad accadere in quel luogo.
controproducenti, tenendo pre- della sessualità, alla comuni- Parlare per pre/comprensioni
sente che proprio attraverso cazione intima, alla danza del- è esporsi alla berlina.
l’educazione paziente, amoro- la vita […] Siete dèi che si gin- – Le oscenità sono altrove…
sa, equilibrata ed equilibrante, gillano con la pedofilia.
non credo siano nelle litur-
occorre far passare i “valori”
fondamentali della religione.
libera…@...
gie. E di paramenti gemmati
ne ho visti, ma solo nei mu-
Compito arduo, ma non im- Signora, sarò esplicito e duro sei. Ho, in compenso, visto
possibile.
come lo è stata lei.
sandali di attrici da un mi-
Non tutte le madonne pian- lione di dollari, calzati in
LE DUE SPADE. Caro
direttore, sono un’anzia-
na nonna che non sa star
GERARCHIE. … da
anni le vostre madonne
piangono sangue… i
gono sangue, anzi pochissi-
me. E se lo fanno, piangono
sulle dabbenaggini costrutte
degli uomini.
Non tutti i crocifissi hanno
occasioni mondane; quella
sì, è oscenità!
Le coppie rovinate dalla
Chiesa? Via, non scherzi!
Sanno così bene rovinarsi da
zitta di fronte a quello che non vostri cristi hanno perenne- il capo reclinato. Ce ne sono sé che proprio non c’è biso-
va. Mia nipote in una discus- mente il volto reclinato […] tantissimi che stanno in croce gno di alcun intervento del
sione avuta in famiglia se n’è Esiste una “cosa” come l’e- da re, anzi addirittura con la magistero. E nessuno ha chie-
uscita con la “teoria delle due sposizione del corpo mummi- corona di spine cambiata in sto a nessuno di rinunciare
spade”, dicendo che i vecchi ficato a San Giovanni Roton- corona regia. Ma certe finez- alla gioia della vita: lei
comandino nel loro ambito do… E da un quarto di seco- ze non sono patrimonio degli confonde la gioia con il ses-
(cioè praticamente in niente!) lo dura lo sconcio di Mediju- ignoranti livorosi. Il livore è so. È la prima volta che sento
con la corona in mano, mentre gorie. […] Tutto questo devo- la spia dell’ignoranza.
dire che gioia è sinonimo di
i giovani devono essere indi- tismo mesto, necrofilo a cui si – “Cose” in perenne esposi- piacere. No, non hanno lo
6 pendenti nel loro ambito (cioè alterna la spettacolarizzazione zione – come i corpi mummifi- stesso nome, non sono la stes-
in tutto!) […] Ci capisce qual- trionfante delle liturgie con i cati di grandi (non santi) per- sa cosa. E la danza dei corpi
cosa? Questa storia delle due loro paramenti osceni di gem- sonaggi – esistono un po’ su un letto non è la danza del-
spade non mi va giù […]
me [...] Tutto in preparazione ovunque nel mondo. Strano la vita, eccetto che sia per
Monia, Roma
di un’epifania […] Strada fa-
cendo avete rovinato la vita di
che lei conosca solo quello di
padre Pio e solo con quello se
procreare una vita.
Lei parla di “comunicazio-
Forse sua nipote ha sentito qual- tante coppie sposatesi secon- la prende.
ne intima”… ma quando mai,
cosa a scuola sulla teoria delle do il rito di santa romana chie- – Quanto poi allo “sconcio” se finita la famosa “danza”,
due spade. Risale al papa Ge- sa […] con la vostra morale di Medijugorie, forse le con- due minuti dopo, ci manca
lasio che ha regnato dal 492 al
poco che ci si scanni a vicen-
496. Questo Pontefice era sem-
da? Lei deve avere o una
A P P E L L I pre più preoccupato della vistosa
e orma inarrestabile ingerenza
degli imperatori nelle questioni
gran rabbia in corpo o una
gran confusione in testa. O
tutte e due.
interne della Chiesa, allora ha
formulato la teoria di cui sopra.
Si può esprimere così: l’impe-
ratore in campo spirituale deve
essere soggetto alle decisioni del
Papa; a sua volta il Pontefice, in
campo temporale deve piegarsi
alle decisioni dell’imperatore.
Non so se sua nipote volesse in-
tendere che lei, come nonna,
deve occuparsi, tutt’al più, del
settore religioso mentre a lei
come nipote spetta quello pro-
fano… come dire: “Nonna, la-
sciami in pace a far quel che mi
piace!”. So però che la storica
teoria c’entra poco, anzi nulla
con la famiglia e non ha da dire
niente in campo educativo. For-
se un bello slogan per lei, che a
quanto pare in famiglia incarna
il settore religioso (e ciò non le
I Mi chiamo Loredana, ho
38 anni e cerco nuove
amiche di penna, che co-
me me amano la corri-
spondenza con carta e
penna. No uomini. Baio Lo-
redana, Ufficio Postale
Vi/2, Casella Postale 43,
36100 Vicenza.
I Colleziono e scambio im-
maginette, calendarietti e
francobolli. Zoppi Eugenia,
Via Zanardelli 49, 85020
Atella (PZ).
I Mi chiamo Rosario, ho 46
anni, sono credente e pra-
ticante. Vorrei corrispon-
dere con coetanee per
scopo amicizia. Raciti Ro-
sario, Via Mascagni 2/a,
10154 Torino.
I Sono un exallievo del col-
legio Astori di Mogliano Ve-
neto degli anni ’40/’45. Sarei
lieto di poter contattare
qualche exallievo di allora
che si ricorda di me, se lo
desidera. Giuliano Barbato:
338/65.80.917 oppure giulia-
no.barbato@alice.it.
I Mi chiamo Maurizio e ho
44 anni. Mi piacerebbe
corrispondere con lettrici
italiane per nuove amici-
zie. Maurizio Di Iorio, Via
Alessandro Volta 1/F, 67039
Sulmona (AQ). Tel
334/3500910.
La morale machiavellica
dei preti? Forse dimentica
che la morale è per tutti, dun-
que, anche per i preti, che
certo non sono esenti da sci-
voloni, ma la loro morale non
è più machiavellica di quella
dei laici. E tuttavia preti e
suore sono più sfortunati di
lei, perché se lei è soggetta
alle leggi dello Stato, loro so-
no soggetti anche a quelle del
diritto canonico. Come dire
vincoli raddoppiati!
Forse è bene usare corretta-
mente il vocabolo “epifania”.
Dio si manifesta non con
trombe e al suono del corno.
È epifania di Dio ogni vita
onesta e proba. È epifania Te-
resa di Calcutta, Don Bosco,
Maria Goretti e migliaia di
SETTEMBRE 2010 BS

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santi e martiri diventati fiac-
cole di Dio – spesso, ahimè,
non solo metaforicamente…
Dèi i preti? Non hanno mai
detto di esserlo. Sono stati
messi su un piedistallo, pen-
sando che fossero immuni da
ogni macchia, che non fossero
‘‘ sue dimensioni? Dillo se lo
sai! E chi ha steso su di essa la
misura? Da quando sei nato,
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
hai mai assegnato l’orario d’i- pervenute in redazione. Ce
nizio dell’aurora?”. Gentile ne scusiamo. Provvedere-
signora, chi mai le ha insinua- mo a suo tempo alla pub-
to che la sua vita non ha più blicazione o alla risposta
senso? Forse ha più senso del- personale.
più carne e ossa, che non la mia. Non siamo che un gra-
avessero un cuore, un senti- nellino di polvere, è vero, ma si
mento, esigendo che fossero tratta di un nulla che ha il suo Le società che raccolgono
inattaccabili dal male. E posto preciso nella grande im- dati sono tante e agguerrite,
quando una minima parte – e presa dell’universo… Senza e purtroppo non ne sappia-
non sono mie statistiche – ha quell’inezia che siamo ognuno mo niente. Una signora mi
tralignato, la parte è diventata di noi, mancherebbe qualcosa scrive che Internet a casa
il tutto, ha oscurato i santi, i alla completezza dell’opera. sua è ormai diventata Infer-
OGNI MESE martiri, gli scienziati, i musici- Provi, se ha un po’di tempo, a net, un inferno, e che la sua
sti, i poeti, i missionari, i lette- leggere con calma il capitolo 38 famiglia non ha più privacy;
CON rati “preti”… una schiera infi- di Giobbe il disperato. Non, grazie al “digital shadow”,
nita! Un bel modo di fare sto- dunque, quanto lei dice, perché l’ombra digitale che racco-
DON BOSCO ria, non c’è che dire. Compli- già lo conosce a giudicare da glie e controlla, controlla e
menti! Se questa è l’onestà dei quanto mi scrive; legga invece raccoglie. Lo scambio di
laici, siamo al lumicino.
le straordinarie risposte alle informazioni tra amici/che
DELUSA E DISPERA-
TA. Caro direttore […],
La mia vita è stata sem-
pre piena di dolori […] soffe-
sue inconsulte invettive, rispo-
ste che lo spiazzano e lo la-
sciano ammutolito, quando
comprende che anche le sue di-
sgrazie hanno un senso e un
peso di portata storica nel-
l’avventura della vita. Ricordo
non passa inosservato, tanto
più che in Facebook, o in al-
tri consimili siti, tutti si rac-
contano mettendosi a nudo
come nemmeno con il con-
fessore si faceva. “Se non
sei in Facebook non sei nes-
A CASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
renze fisiche e morali. […] il testo di una canzone – mi suno”. Per cui oggi i confes- a chi ne fa richiesta.
Non ho nessuno che mi ami pare dello Zecchino d’Oro – sori, quasi ripudiati in chie-
veramente perché non sono “Nessuno è solo al mondo, sa, si sono moltiplicati nei
Dal 1877 è un dono
utile. Sono delusa e disperata. nemmeno un passerotto, nem- mille e mille confessionali di Don Bosco a chi
[…] La mia grande paura ora meno un uccellino…”. Nessu- del web, dove si riversa se
è anche quella che Dio non no è solo e nessuno è inutile. stessi senza ritegno. Mi sem-
esista. Tutta la mia faticosa Qualsiasi cosa faccia, qualsiasi bra di ricordare che qualcu-
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
vita non ha più senso, mi sen- sorriso distribuisca, qualsiasi no abbia parlato di “identità i giovani e le missioni.
to una grande stupida […]. cenno di saluto, ogni battito di online” come parte integran-
Matilde@... ciglia, ogni pensiero buono, te della propria identità.
ogni incontro fortuito, ogni Credo che occorra prendere
Gentile signora, non sappiamo viaggio… Tutto ha senso e atto della situazione, cara
Diffondetelo tra i
quale mattone siamo e che po- spessore. Nel disegno di Dio signora, informarsi sulle
sto occupiamo nella grande anche un’inezia conta, e chis- nuove tecnologie dei media
costruzione che dall’inizio del sà, proprio da un’inezia pos- 2.0 e vigilare senza risulta-
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
mondo va sviluppandosi per sono dipendere la vita e la re oppressivi; inoltre sapere
subito il cambio
completare il disegno che su- salvezza di qualcuno.
pera ogni disegno e che la
tutto senza far vedere di sa-
pere, e soprattutto saper in-
di indirizzo.
scrittura chiama “disegno na-
scosto nei secoli”. Far parte
della vita è come dire far par-
te del mistero, un mistero la cui
ampiezza supera ogni possibi-
lità di comprensione. A Giob-
be, che gridava la sua rabbia e
la sua delusione per quel che
gli stava capitando e che lui
non capiva, Jahve/Dio ha dato
risposte grandi e tragiche, ful-
minando il profeta con inter-
rogativi che di colpo hanno
oscurato i suoi: “Dov’eri tu
quando ponevo le fondamenta
NÉ PACE NÉ PRI-
VACY. Caro direttore,
Mio figlio piccolo ha
imparato a usare il computer
meglio di me e passa ore da-
vanti al monitor digitando,
chattando, bloggando e che
accidenti altro, non so. Quel
che so è che non abbiamo
più pace né privacy alla fac-
cia della legge […] Io non
ho rimedi; lei?
tervenire. Sì, anche l’inter-
vento è necessario perché,
come scrive un antropologo
americano, i nostri ragaz-
zi digitali “possono essere
espertissimi su come intrat-
tenersi online ma non san-
no praticamente niente su
come educarsi online”.
Questo è il suo compito si-
gnora. Oggi l’educazione ai
media deve essere primaria
quasi come l’educazione ai
sacramenti, ai comandamen-
ti… Ce n’è abbastanza per
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
dell’Universo? Chi ha fissato le
LinaPS@.. stare in guardia.
BS SETTEMBRE 2010

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& IN ITALIA
NEL MONDO
FORLÌ, ITALIA
GRAZIE!
I ragazzi del Centro di
Formazione Professiona-
le CNOS-FAP a nome di
Don Bosco hanno rin-
graziato gli imprenditori
di 80 aziende che, nono-
stante il periodo di crisi,
hanno ospitato per com-
pletare la loro formazio-
ne circa 160 studenti.
Ecco il perché
ROMA SAN CALLISTO, presso le Catacombe di San della manifesta-
ITALIA
Callisto dove svolge il prezioso zione: un grande
compito di guida. Ormai esper- grazie rivolto ol-
tissimo, fa gustare ai numero- tre che agli im-
PRO ECCLESIA
ET PONTIFICE
sissimi pellegrini/visitatori la prenditori, an-
storia, l’arte, la fede dei primi cri- che alle autorità e alla Pubbli- siani di attingere elementi es-
stiani, molti dei quali sono sta- ca Amministrazione affinché senziali per la costruzione
Il salesiano don Antonio Baruf- ti sepolti proprio nei 15 ettari del continuino a incoraggiare e so- della propria identità sociale e
fa, membro della Pontificia complesso callistiano. Tra que- stenere iniziative per la rinasci- professionale. Anche le azien-
Commissione di Archeologia sti, 13 papi e un numero impre- ta. È nei momenti di crisi che de lo considerano un buon in-
Sacra, di cui è stato anche se- cisato di martiri nei loculi di- si affinano idee e si fanno pro- vestimento per conoscere e
gretario, è stato insignito dal sposti lungo i 20 km di gallerie, getti per ripartire con nuova per far crescere le “nuove le-
8 papa Benedetto XVI della Cro- distribuite su cinque piani che grinta e intuizioni vincenti. ve” da poter inserire nel loro
ce Pro Ecclesia et Pontifice. costituiscono uno dei più gran- L’esperienza vissuta permette organico scommettendo su
Don Antonio dal 1985 si trova di cimiteri cristiani dell’Urbe. ai giovani del centro dei sale- tempi migliori.
TORINO, ITALIA
I VESCOVI
SALESIANI
A TORINO
Nel Duomo di Torino don Pa-
scual Chávez Villanueva il 22
maggio ha presieduto la messa
di fronte alla Sindone insieme
all’arcivescovo, cardinale Se-
verino Poletto, a 4 cardinali e 98
vescovi salesiani provenienti
dai 5 continenti. Don Chávez ha
dichiarato: “È la prima volta che
vengo in pellegrinaggio alla
Sindone. Finora avevo potuto
vederla solo in fotografia…
emana un fortissimo messaggio
di testimonianza… La soffe-
renza di Dio ci riporta alla sof-
ferenza dell’uomo: sofferenza fi-
sica, morale e materiale presente
in molte parti del mondo”. Al
pellegrinaggio dei vescovi sa-
lesiani, promosso dallo stesso
Superiore Generale, erano pre-
senti anche i consiglieri generali.
Gli oltre 2 milioni di pellegrini
che hanno visitato la Sindone te-
stimoniano la grande attrazione
del Sacro lenzuolo e la sete di
spiritualità di un mondo sotto le
spire del materialismo.
EBOLOWA,
CAMERUN
SALESIANI
E ROTARY
Grazie a un’iniziativa dei 12
Rotary Club dell’Area Medicea
sono stati realizzati tre pozzi
profondi 40-50 metri in altret-
tanti villaggi nel sud del Ca-
merun, nella provincia di Ebo-
lowa. Pompe a mano natural-
mente, visto che l’energia elet-
trica non c’è o manca quindici
giorni al mese. Gestione e ma-
nutenzione sono curate dai sa-
lesiani presenti sul territorio da
oltre venti anni. Circa duemila
persone potranno usufruire di
quest’acqua, pompata da una
profondità di 40-50 metri. Il
programma, del valore di circa
90.000 dollari, è stato realizzato
insieme ai Rotary Club di
Yaoundé Mefou e a quelli fio-
rentini. Acqua in Camerun ce
n’è abbastanza, ma nei villag-
gi è di scarsa qualità e infesta-
ta da batteri, dato che viene at-
tinta da pozzi poco profondi e
quasi sempre a cielo aperto. Di
qui tante patologie cui sono
soggetti specialmente i bambi-
ni. Proprio per questo, l’ini-
ziativa prevede che i salesiani
abbiano degli incontri con gli
abitanti dei villaggi per inse-
gnare a utilizzare l’acqua po-
tabile e non potabile. Scuole e
Chiese saranno i punti focali
degli incontri per raggiungere
con parole adatte sia i giovani
sia gli adulti.
SETTEMBRE 2010 BS

1.9 Page 9

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redazionale
VINCENZO CIMATTI
L’AUTOBIOGRAFIA
CHE LUI
NON SCRISSE
a cura di
Gaetano Compri s.d.b.,
Elledici 2010
Una biografia decisamente
originale… tant’è che è una
“autobiografia” che don Ci-
matti non sa di avere scritto.
L’autore del libro, don Gaeta-
no Compri, ha raccolto l’epi-
stolario del grande missionario
(6000 lettere) e… si è accorto
che il venerabile salesiano
spesso si racconta. È stato al-
lora facile dare ordine alle let-
tere scegliendo, per l’appunto,
quelle che andavano via via
descrivendo la vita apostolica,
le idee, la spiritualità di quel
grande uomo e grande religio-
so, che a 46 anni ha avuto il
coraggio di stravolgere la sua
vita di stimato insegnante e di
musico di primordine per rico-
minciarne una completamente
inedita per lui, come lingua,
mentalità, costumi, cultura…
E nella terra del Mikado ha
fatto miracoli. Oltre 540 pagi-
ne dense di dati autobiografici,
di pensieri, di considerazioni,
che svelano un animo grande
di pastore, di curatore di ani-
me, di scienziato, di musico…
NUMISMATICA
a cura di
Roberto Saccarello
Monete d’oro da 50 e 20 Euro illustrati,
9
EBOLOWA,
CAMERUN
il progetto di una biblioteca
per gli studenti delle scuole
superiori e dell’università di
rispettivamente, da reliquario e pisside
del XIII secolo.
Ebolowa (circa 4000); come an-
MEDICINALI
che l’invio in 4 villaggi di un
gruppo di studenti: alcuni di
Anche il gruppo missionario
dei salesiani di Varazze si ado-
pera per la missione di Ebolowa.
Oltre alla costruzione di pozzi
(l’acqua vale più dell’oro per chi
non ce l’ha), ha distribuito me-
dicinali, vestiti, generi alimen-
tari ai detenuti; ha pagato l’o-
spedalizzazione ad ammalati
poveri (il Camerun non ha as-
sistenza sanitaria gratuita); ha
accolto a Varazze il capo officina
della missione per un periodo di
perfezionamento; ha finanziato
agronomia per insegnare le
nuove tecnologie di lavoro; al-
tri di medicina per insegnare le
regole igieniche di prevenzione
sanitaria, ecc. In Camerun con
poco si può fare molto. Basti
pensare che con 110 si adot-
ta a distanza un bambino del-
la materna per un anno; con
200 un ragazzo dell’istituto
tecnico; con 500 un inter-
no (scuola, vitto e alloggio)
sempre per un anno. (info:
www.donboscoebolowa.it)
ARTE SACRA SUL TITANO
Con un raffinato dittico d’oro, San Marino ha
voluto pubblicizzare due preziosi oggetti d’arte
sacra pervenuti in dono nella seconda metà del
XIX secolo al Museo della Repubblica da parte
di Carlo De Bruc, distinto medico napoletano di
origine francese.
Il rovescio della moneta da 50 Euro, realizzato
da Annalisa Masini, raffigura un raro cofano reli-
quiario della fine XIII secolo, caratterizzato da
uno splendido smalto azzurro su cui risaltano
una serie di edicole recanti busti di santi con il
capo in rilievo.
Quello del pezzo da 20 Euro, pure firmato da
Annalisa Masini, mostra invece una pisside in
rame con il corpo cilindrico inciso con un motivo “à
rinceaux” e fiori rossi che risalta su un fondo smal-
tato grigio-azzurro, prodotta da un atelier di Limo-
ges nel XIII secolo.
I diritti sono illustrati dallo stemma della più anti-
ca Repubblica del mondo, disegnato da Ettore
Lorenzo Frapiccini. La tiratura è di 2000 dittici.
BS SETTEMBRE 2010

1.10 Page 10

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Il BS di settembre 1910 riporta l’elezione
del nuovo Rettor Maggiore, dopo la morte
del primo successore di Don Bosco avvenuta
il 6 aprile, don Paolo Albera.
Stralciamo dalla lunga relazione alcuni trafiletti
riportati dai giornali dell’epoca.
BRICIOLE
DI CATECHISMO
GUIDA ESSENZIALE
PER LA
CONOSCENZA
DELLA FEDE
L’intento dell’autore è quello
di fornire un utile ed agile
strumento per conoscere le
nozioni di base della fede. Il
volume è rivolto a tutti i cri-
stiani, giovani e adulti, e può
essere di particolare utilità
presso i corsi di catechismo.
L’autore, monsignor Ettore
Malnati è docente di Diritti
dell’uomo presso la Facoltà
di Scienze Politiche dell’Uni-
versità di Trieste, presso la
Facoltà Teologica di Lugano
e in vari Istituti Superiori di
Scienze Religiose.
BERLINO E MONACO DI BAVIERA, GERMANIA
LE CASE PER OSPITI “DON BOSCO”
Anche in Germania due case salesiane si sono attrezzate per
10
poter fare servizio di ospitalità.
LA STAMPA: – Dopo di aver detto che «l’elezione del
Superiore dei Salesiani ha assunto questa volta in Tori-
no, e non in Torino soltanto, un’importanza eccezionale»
soggiunge: «La carica di direttore spirituale aveva cir-
condato don Albera di una speciale fisionomia mistica;
la sua opera però spiegata in Francia ed in America sono
lì a dimostrare che egli saprà con eguale competenza, se-
renità e larghezza di vedute, guidare la grande Famiglia
Salesiana sulle orme lasciate da don Bosco e da don
Rua».
IL CORRIERE DELLA SERA: – «Don Paolo Albera
è uno dei più antichi allievi ed è stato tra i più apprezzati
da D. Bosco… È uomo di larghe e moderne vedute, al-
quanto mingherlino, di statura media e dal volto d’asce-
ta».
LA GAZZETTA DEL POPOLO: – «Don Albera, nel-
l’ambiente in cui vive ed esplica la sua opera attivissima
è giudicato come persona d’intelligenza non comune e
d’infaticabile operosità».
L’OSSERVATORE ROMANO: – «A detta di tutti co-
loro che hanno il bene di avvicinarlo, in Don Albera Don
Bosco ha trasfuso tanta parte del suo spirito. Basterebbe
dire che in Francia veniva designato col nome di le petit
Dom Bosco! La Società Salesiana continuerà sotto la
sua direzione nella via dei trionfi per la Chiesa e per la
patria».
SETTEMBRE 2010 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (34)
Divagazioni (mica tanto!)
sui rapporti, oggi non sempre idilliaci, mamma e figlia.
“Alice, che hai
da fare oggi
pomeriggio? ”,
Queste cose le so, Ali-
ce. Io vorrei sapere co-
me stai veramente. Ulti-
chiede mamma Stefania
mamente sei diventata
affacciata alla porta del-
sfuggente, non ti confidi
la cameretta di Alice.
più. Per carità, so bene
Niente di particolare.
che una mamma non
Pensavamo di andare a
può e non deve essere
fare un giro più tardi”,
amica e confidente, pe-
risponde Alice alzando
rò, sai… ho paura che
gli occhi dal libro. “Che
tu della storia con Fabio
leggi?”, chiede mamma
non parli nemmeno con
Stefania entrando e se-
le tue amiche, mi sba-
dendosi sul letto dove la
glio?”. “No, non ti sba-
ragazza è sdraiata. “Delit-
gli. Non ne parlo sem-
to e castigo – risponde
plicemente perché non 11
Alice – l’ho preso nella tua libreria”. “Oh… E ti pia- c’è niente da dire”, risponde Alice un po’ sbrigativa.
ce?”, chiede la mamma interessata. “All’inizio l’ho Proprio niente? Sai, se tu avessi voluto andare a
trovato un po’ difficile, ma adesso mi sto appassio- Londra prima che finisse la scuola, io e papà ti ci
nando. A te è piaciuto?”, chiede Alice. “L’ho amato avremmo mandato. Perché non ce l’hai chiesto?”,
moltissimo, come tutti i libri di Dostoevskij, del chiede mamma Stefania. “Perché… non mi andava
resto. Forse è arrivato il momento di riprenderlo in di andare”, risponde secca Alice. “Ma allora è pro-
mano. Saranno passati più o meno cento anni”, prio finita?”. “Beh, tu che dici? Io qui, lui a Londra.
risponde mamma Stefania sorridendo. “Perché mi Che bella storia d’amore”. “Ma l’Università non
hai chiesto se avevo programmi per oggi pomerig- dura per sempre…”, insiste mamma Stefania. E Ali-
gio? Hai bisogno di qualcosa?”, chiede Alice. “No, ce di rimando: “Ma non dire stupidaggini! Lui ha
pensavo che potremmo approfittare della presenza deciso di andare via! Ha scelto di stare lontano da
della nonna per andare a fare un giro in centro, io e me, ha preferito Londra a me…”, conclude con la
te, che ne dici?”. “Mmm… non lo so – scherza Ali- voce rotta dalle lacrime. “Beh, finalmente vedo una
ce – Mi sembra un’ottima idea, mamma! Però ti reazione umana”, dice mamma Stefania afferrando
avverto, io voglio il gelato”. “Cioccolato e la mano di Alice e stringendola forte.
nocciola?”. “Sempre!”. “Dai preparati, che se uscia-
mo subito, magari facciamo in tempo a cercare >> Alice adesso piange a dirotto. La mamma la
qualcosa di carino per il primo giorno di scuola”, abbraccia e la porta via dalla piazzetta. “Piangi
dice mamma Stefania. “Grande mammina!”, escla- bambina mia, in certi momenti bisogna piangere,
ma Alice saltando su dal letto e dandole un sonoro bisogna ammettere di provare dolore e imparare
bacio sulla guancia.
ad accettarlo come una cosa che fa parte della
vita, della crescita. Mi fa soffrire vederti piangere,
>> Alice e la mamma hanno passeggiato per le stra- ma non potevo restare a guardare la tua finta indif-
dine e i vicoli del centro. Hanno comprato un paio ferenza. Adesso fa male, ma piano piano, con il
di jeans e delle magliette per entrambe. Adesso tempo e l’aiuto del Signore, farà sempre meno
sono sedute attorno a un tavolino di una gelateria a male, e alla fine ti renderai conto che anche quel
godersi il fresco del crepuscolo. “Allora Alice, dolore ti sarà stato utile”. Madre e figlia cammina-
come va?”, chiede la mamma. “Bene. Sono conten- no sottobraccio per le stradine del centro, Alice
ta, le vacanze sono state divertenti e adesso non piange ancora, ma si sente compresa, protetta e
vedo l’ora che inizi la scuola”, risponde Alice. meno sola.
ٗ
BS SETTEMBRE 2010

2.2 Page 12

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CHIESA
CRISTO di Maurizio Schoepflin
E I FILOSOFI (1)
bra attrarre di meno l’attenzione, proprio il ventesimo secolo il mo-
forse perché, a torto, la si ritiene di mento in cui questo confronto ha
minore caratura filosofica, o forse assunto i toni più avvincenti e ha
perché la si considera, in un certo prodotto i frutti più originali, come
senso, compresa nell’altra, ed è la si evince anche dalla lettura del pe-
“questione Gesù Cristo”. Sia chia- riodico transalpino che – sia detto
ro: di Cristo si parla e si scrive e su per inciso – è reperibile persino
di Lui magari ci si accapiglia pure, nelle edicole delle stazioni ferro-
Gesù, impersonato dall’attore
Robert Powell nel film Gesù
ma si appare poco propensi a rico- viarie. Il caso maggiormente ecla-
noscergli una forza d’urto squisita- tante di un filosofo novecentesco
di Nazareth, di Franco Zeffirelli,
uscito nell’anno1977.
mente filosofica. Diciamo così: al che, pur essendo un ateo convinto,
problema di Dio, della sua esisten- ha manifestato un indiscusso inte-
za e della sua identità, viene comu- resse per la figura di Gesù è quello
12
IN TEMPI DI CRISI
GENERALE, È UTILE
RISCOPRIRE LA FORZA
DELLA RAGIONE CHE
SEMPRE LUNGO I SECOLI
HA SOSTENUTO
nemente attribuita una forte valen-
za in campo speculativo, mentre la
figura di Cristo non sembra appar-
tenere al numero di quelle che pro-
vocano e interessano i filosofi. In
realtà, basta un sommario esame
della storia della filosofia per ren-
dersi conto che le cose non stanno
così e scoprire che esiste un’atten-
di Jean-Paul Sartre. Egli è stato
uno dei paladini del cosiddetto
ateismo postulatorio, ovvero di
quella forma di negazione di Dio
che non viene argomentata e non si
presenta come l’esito negativo di
un cammino di ricerca, ma che è
considerata semplicemente come
un indiscusso punto di partenza,
L’AZIONE DELLA CHIESA zione diffusa e costante per la figu- tanto certo quanto immotivato:
ATTRAVERSO IL PENSIERO
E LA RIFLESSIONE
DI FILOSOFI ANCHE
DI ESTRAZIONE
ra del Cristo da parte dei pensatori
occidentali.
JEAN-PAUL SARTRE
dunque, pur muovendo da questa
posizione, l’ateo (ateissimo, vor-
remmo dire) Sartre si è soffermato
a meditare sulla persona di Gesù di
Nazareth e lo ha fatto in un testo
LAICA.
Recentemente, una bella rivista teatrale del 1940, intitolato Bario-
francese di filosofia –
“Philosophie magazine”
– ha dedicato un vivace
La bella e articolata iniziativa
che alla fine dell’anno scorso
ha visto impegnati uomini di
Chiesa, teologi, filosofi e in-
tellettuali di ogni genere intorno
alla “questione Dio” ha testimonia-
to per l’ennesima volta che tale
questione, lungi dall’essersi esauri-
ta, occupa ancora una posizione
centrale nel panorama della cultura
contemporanea, proprio perché,
come recitava il titolo stesso di
quell’evento, “con Lui o senza di
numero speciale proprio
alla lettura che le diverse
filosofie hanno fatto dei
Vangeli, in particolare in
epoca contemporanea. Il
confronto con Cristo –
ripetiamo – nonostante
un’apparente margina-
lità, ha da sempre costi-
tuito un banco di prova
dinanzi al quale i pensa-
tori non si sono tirati in-
dietro, ma forse è stato
Lui tutto cambia”. Tuttavia, vi è
un’altra questione – certo affine al-
la precedente, ma per certi aspetti
Il filosofo francese
Jean-Paul Sartre
(Parigi 21/06/1905 -
profondamente diversa – che sem-
15/04/1980).
SETTEMBRE 2010 BS

2.3 Page 13

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na o i figli del tuono, scritto mentre
era prigioniero dei nazisti nello
stalag XII D di Treviri. In esso, il
pensatore parigino rievoca la na-
scita di Cristo, il quale, privato di
ogni caratteristica divina, appare ai
suoi occhi come colui che può e
vuole condividere la sofferenza
umana, conferendo a essa un senso
tutto terrestre, che non ha niente a
che vedere con l’aldilà, con la sali-
ta dell’anima in paradiso, con la
salvezza eterna, ma si realizza nel-
la libertà di ciascuno di decidere ri-
guardo alla propria vita. Afferma a
un certo punto della pièce Baldas-
sarre, il personaggio che esprime le
convinzioni dello stesso Sartre:
“Cristo è nato per tutti i bambini
del mondo, Bariona, e tutte le volte
La filosofa Simone Weil
(Parigi, 03/02/1909-Ashford,
24/08/1943), figlia di un ricco
che nasce un bambino Cristo na-
medico ebreo, di ingegno
scerà in lui e per lui, eternamente,
per farsi schernire con lui da tutti i
brillante, morta di tubercolosi
a soli 34 anni.
dottori e per sfuggire in lui e attra-
verso di lui a tutti i dolori, eterna- è assistito ad alcune delle maggiori
mente. Egli ha detto ai ciechi, ai tragedie dell’umanità, i filosofi, la-
disoccupati, ai mutilati e ai prigio- sciando sullo sfondo le disquisi-
La filosofa ebrea Edith Stein
(12/10/1891 – morta nel campo
di concentramento di Auschwitz
09/08/1942), convertita
nieri di guerra: non dovete rinun- zioni teologiche, hanno preferito
ciare a fare figli”.
guardare al Cristo sofferente, alla
sua solitudine, al suo dolore, per ri-
al cristianesimo divenne
carmelitana con il nome di suor
13
Teresa Benedetta della Croce.
SIMONE WEIL
cavarne motivo di consolazione e
speranza.
e nel corpo, soprattutto durante la
Il Christus patiens affascinò pro-
terribile notte dell’abbandono da
fondamente anche Simone Weil, il EDITH STEIN
cui cristianesimo senza Chiesa è
parte di Dio, Egli paga alla giusti-
zia divina il prezzo dell’ammasso
tutto imperniato sulla Croce: “Du- È stata un’altra filosofa a insiste- di peccati accumulati da tutti i tem-
rante la vita terrena – ella scrive – re con particolare forza su questo pi. Apre così le chiuse di deflusso
Cristo non ha ottenuto compassio- collegamento tra la figura del Na- alla misericordia del Padre in favo-
ne, proprio perché egli è il solo ca- zareno e il dramma del dolore: l’e- re di tutti coloro che hanno il co-
pace di offrire compassione … Il brea Edith Stein, divenuta carme- raggio di abbracciare la Croce e la
dolore l’ha costretto a sollecitare
compassione, e i suoi amici più in-
timi gliel’hanno rifiutata. L’hanno
lasciato soffrire solo… Ci sarebbe
voluto un altro Cristo per avere
pietà di Cristo infelice. Lungo i se-
coli successivi, la compassione per
l’infelicità di Cristo è stata un se-
gno di santità… La sola sorgente
di luce abbastanza luminosa per ri-
schiarare l’infelicità è la croce di
Cristo. In qualsiasi epoca, in qual-
siasi paese, dovunque vi sia del-
l’infelicità, la croce di Cristo ne è
la verità”. Sartre per un verso, la
Weil per un altro offrono una me-
desima indicazione di lettura: nel
XX secolo, quando “le magnifiche
sorti e progressive” avrebbero do-
litana con il nome, altamente signi-
ficativo, di Teresa Benedetta della
Croce, morta ad Auschwitz e pro-
clamata santa e compatrona d’Eu-
ropa dal pontefice Giovanni Paolo
II nel 1998. Grande conoscitrice
della fenomenologia di Husserl e
del pensiero di san Tommaso, la
Stein si orientò verso la grande le-
zione della spiritualità del Carme-
lo; quando, nell’agosto del 1942, la
Gestapo l’arrestò, facendo irruzio-
ne nel convento olandese di Echt,
ella stava completando un’opera il
cui titolo, Scienza della Croce, ri-
sulta estremamente eloquente; le
seguenti parole, tratte da quello
scritto, descrivono l’agonia di Ge-
sù: “In quest’ora tragica, oppresso
vittima su di essa immolata”. Dun-
que, l’inquietante ed enigmatica
diffusione del male e del dolore
sembra aver spinto molti pensatori
novecenteschi a guardare con rin-
novata attenzione a Gesù di Naza-
ret: si tratta di un’attenzione filoso-
fica e non esclusivamente religio-
sa; molti filosofi contemporanei
hanno riflettuto sull’evento-Cristo
per cercare risposte ai più com-
plessi problemi dell’uomo: questo
loro atteggiamento si è dimostrato
perfettamente coerente con la tra-
dizione del pensiero occidentale
che è nato e si è sviluppato manife-
stando costantemente sia l’inclina-
zione a porre interrogativi sia la
volontà di trovare soluzioni.
vuto celebrare i loro fasti invece si da inenarrabili tormenti nell’anima
(continua)
BS SETTEMBRE 2010

2.4 Page 14

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ATTUALITÀ
UNA CHIESA
IN CRISI? di John Horan
C’è una fessura,
una crepa in ogni cosa...
per questo la luce
può penetrarvi.
(Leonard Cohen)
IL BISOGNO
DI ESSERE GUARITI
Il nostro più grande nemico non è
la nostra imperfetta e difettosa natu-
ra, è piuttosto il rifiuto di accettare
di essere così. Se neghiamo di esse-
re imperfetti, prestiamo il fianco al-
la pungente osservazione di Jean
Paul Sartre: “L‘uomo è una creatura
che vuole essere Dio”. Gesù ci ha
detto con assoluta chiarezza che Dio
non disprezza le nostre imperfezio-
ni. Tutt’altro. Egli è venuto proprio
per i perduti, i malati, quelli che più
14
avevano bisogno del medico. Pro-
prio questi sono diventati suoi ami-
ci. Per chi non voleva o non poteva
ammettere le proprie ferite Lui po-
teva fare poco. Come suggerisce
Leonard Cohen, “è il crack – la feri-
ta – che consente di entrare nel cuo-
La Croce, il più grande paradosso
di sempre, è diventata il centro
re di Dio” o, come dice il mistico
Meister Eckhart, “Per penetrare fin
della nostra fede.
nel cuore di Dio, occorre essere
umili, molto umili”. Sì, abbiamo un
grande desiderio di perfezione e allo
Sempre è esistito un paradosso
nel cuore della Chiesa. La sua
stessa nascita è stata parados-
sale. Quando tutto sembrava
perduto dopo la morte vergognosa
del suo fondatore, la risurrezione è
diventata il punto di partenza per
La più grande storia mai racconta-
ta”. Gesù, l’uomo di cui era stata
certificata la morte per crocifissio-
ne, era ancora vivo, e il suo straor-
dinario messaggio di amore si è ra-
dicato in un mondo ostile. La Cro-
ce, il più grande paradosso di sem-
ne che, per la po-
tenza dello Spiri-
to, hanno fatto
crescere la Chie-
sa, fondata da Gesù, attraverso i se-
coli e hanno permesso di illuminare
il mondo. Eppure la maggior parte
degli apostoli, proprio loro, avevano
abbandonato il loro maestro nel mo-
mento più tragico. Ebbene, lo stesso
vale per tutti coloro che compongo-
no la Chiesa di oggi. Sappiamo che
nella sua storia millenaria non tutto
è stato limpido. Oltre alla luce, an-
stesso tempo siamo condannati a vi-
vere nell’incompletezza e nell’im-
perfezione, perché è così che siamo
fatti. Si dice che cercare di essere
perfetto è l’errore più tragico del-
l’uomo, precisamente perché il no-
stro codice genetico è nato limitato
e imperfetto. La nostra ansia di per-
fezione rimarrà inappagata fino alla
tomba. Questo è il paradosso cen-
trale della vita umana. I più grossi
problemi sorgono quando la brama
di essere perfetti porta alla negazio-
ne dei propri difetti.
pre, è diventata il centro della nostra che le tenebre hanno sempre accom-
fede. Le polarità luce/tenebre pre- pagnato il suo cammino, a volte in UNA CHIESA IN CRISI
senti fin dall’inizio della sua vita, maniera subdola, a volte apertamen-
sono state evidenziate dalle tenebre te, senza mai estinguersi. La grazia La Chiesa oggi è in crisi: tale gra-
del Calvario e dalla luce della Ri- e il peccato, la menzogna e la verità, ve congiuntura si è generata dall’in-
surrezione. Queste stesse polarità l’amore e l’odio sono sempre esistiti terno non dall’esterno di essa. Il ca-
esistevano negli uomini e nelle don- uno accanto all’altro.
talizzatore è stato il rapporto Mur-
SETTEMBRE 2010 BS

2.5 Page 15

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phy sulla cover-up, l’occultamento
da parte di alcune autorità ecclesia-
stiche di abusi sessuali su bambini,
commessi da certi sacerdoti. La ri-
sposta del popolo è stata prima di
incredulità, poi di orrore, rabbia e
sgomento. Ed è giusto che sia così.
Abbiamo permesso a noi stessi di
essere moralmente desensibilizzati e
di aver creduto di essere immuni dal
fallimento morale, e questo ci ha
precipitati in uno stato di caos. Per
molti la credibilità della Chiesa è fi-
nita a brandelli. In altri è subentrata
C’è una fessura, una crepa
in ogni cosa... per questo
la luce può penetrarvi. È il crack
una profonda tristezza, poiché han-
no temuto di essere stati traditi dal-
GESÙ
l’istituzione in cui avevano riposto È CON LA SUA CHIESA
– la ferita – che consente
di entrare nel cuore di Dio.
(Leonard Cohen)
la loro fiducia. Alcuni personaggi,
che rivestono ruoli di leadership,
negando l’oscurità e l’imperfezione
del lato umano della Chiesa, si sono
esposti a cadute spettacolari e a cri-
tiche virulente. Costoro non erano
più deboli e vulnerabili di altri. Pro-
prio per questo si deve, con dolore,
chinare il capo per la vergogna.
Avevano dimenticato, consciamente
o inconsciamente, che i paradossi
della fede – luce e tenebre, angelo e
demone, grazia e peccato – alligna-
no in tutti gli uomini. Non esiste al-
cuna casta perfetta tra gli esseri
umani, chierici o laici pari sono.
Questo non significa che la stra-
grande maggioranza delle persone
che compongono la Chiesa, non si
sforzino di vivere una vita decente e
spesso eroica. Ma si deve ammette-
re che, negando il buio, alcuni si so-
no allontanati dalla protezione della
luce, sicché la loro coscienza si è
offuscata e macchiata.
Nonostante le tenebre, la luce re-
sta perché Gesù ha promesso di ri-
manere con la sua Chiesa fino alla
fine dei tempi. Inoltre, sono tante
le persone che si sforzano di vive-
re bene, di condurre una vita di-
gnitosa e onesta, di mantenere la
propria fiamma sempre accesa.
Come ha sottolineato il Concilio
Vaticano II, la Chiesa appartiene a
tutti, non solo alla gerarchia e ai
sacerdoti. Perciò, nonostante la de-
lusione e la rabbia contro alcuni
preti, occorre continuare a credere
nel paradosso luce e tenebre pre-
senti insieme in tutti e ciascuno.
La nostra fede è, dopo tutto, anco-
rata ai misteri pasquali e non al
clero, che si tratti di vescovi, sa-
cerdoti, o religiosi. È necessario e
urgente sforzarsi in ogni modo di
tenere la luce e le tenebre in ten-
sione convinti che “questa è sag-
gezza” come direbbe Richard
Rohr. Dal canto suo Elliot ci indi-
tità! Nulla ho visto nel mondo di
più oscurantista, più compromesso,
più falso, e nulla ho toccato di più
puro, di più generoso, di più bello.
Quante volte ho avuto la voglia di
sbatterti in faccia la porta della
mia anima, e quante volte ho pre-
gato di poter morire tra le tue
braccia sicure. No, non posso libe-
rarmi di te, perché sono te, pur non
essendo completamente te. E poi,
dove andrei? A costruirne un’al-
tra? Ma non potrò costruirla se
non con gli stessi difetti, perché so-
no i miei che porto dentro. E se la
costruirò sarà la Mia Chiesa, non
più quella di Cristo.
L’altro ieri un amico ha scritto
una lettera ad un giornale: “La-
scio la Chiesa perché, con la sua
compromissione con i ricchi non è
più credibile”. Mi fa pena! O è un
sentimentale che non ha esperienza
e lo scuso; o è un orgoglioso che
crede di essere migliore degli altri.
15
ca un’altra direzione per il futuro: Nessuno di noi è credibile finché è
“La saggezza che possiamo spera- su questa terra. San Francesco ur-
re di acquisire, è la saggezza del- lava: “Tu mi credi santo, e non sai
l’umiltà”. Solo l’umiltà ci permet- che posso ancora avere dei figli
te di accettare la nostra condizione con una prostituta, se Cristo non
imperfetta. “Il celebre scrittore mi sostiene”. La credibilità non è
Carlo Carretto era un vero esplora- degli uomini, è solo di Dio e del
tore. In vecchiaia ha scritto questa Cristo. Degli uomini è la debolezza
splendida ode alla Chiesa che può e semmai la buona volontà di fare
suggerire qualcosa anche a noi.
qualcosa di buono con l’aiuto del-
Quanto sei contestabile, Chiesa, la grazia che sgorga dalle vene in-
eppure quanto ti amo! Quanto mi visibili della Chiesa visibile. Forse
hai fatto soffrire, eppure quanto a la Chiesa di ieri era migliore di
te devo! Vorrei vederti distrutta, quella di oggi? Forse che la Chie-
Gesù ha promesso di rimanere
con la sua Chiesa fino alla fine
eppure ho bisogno della tua pre- sa di Gerusalemme era più credibi-
senza. Mi hai dato tanti scandali, le di quella di Roma? (Carlo Car-
dei tempi.
eppure mi hai fatto capire la san- retto, Il Dio che viene, cap. X)
BS SETTEMBRE 2010

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
ROMA, UPS
in zona. Il menu del giorno,
anche se di venerdì, prevede-
Abbiamo ricevuto
in redazione a fine
aprile via e-mail
un curioso episodio
riguardante
Don Bosco,
che riportiamo
va per questi rozzi lavoranti,
bolliti misti (carne di bue les-
sa). Al momento di iniziare a
mangiare, mio nonno si rese
conto che tale piatto era in
contrasto con i dettami della
religione e disse, pertanto:
“Don Bosco, ma noi stiamo
Verso la metà dell’800, mio per mangiare carne, e oggi è
nonno, Carlo Monti, carret- venerdì”. Don Bosco, allora,
tiere di professione (traspor- dopo breve meditazione, con
tatore di merci con carri trai- un sorriso, alzò la mano de-
nati da cavalli), proveniente stra nel segno della croce e
da Bistagno, paesino in pro- disse: “Per oggi, convertia-
vincia di Alessandria, ai con- mo questa carne in pesce e
fini con la Provincia di Asti, buon appetito”. Come ho già
si trovava, come tutti i ve-
nerdì, al mercato di Nizza
Monferrato, grosso centro
nelle vicinanze dell’attuale
Castelnuovo Don Bosco. Du-
rante la sosta per il pranzo in
detto, mio papà mi ha sempre
raccontato questo episodio
con grande trasporto, alimen-
tando nella nostra famiglia
una devozione particolare per
questo santo “nostrano” e
FORLÌ, ITALIA
Don Pierfausto Frisoli ha visi-
tato il Centro di Formazione
Professionale di Forlì incon-
ni di diverse nazionalità ed et-
nie. È stato per lui e per tutti
un momento di grande apertu-
ra mondiale. Nella scuola
s’impara la tolleranza e cado-
una modesta trattoria del po- grande uomo.
trando insegnanti e giovani, e no tutte le barriere che ostaco-
sto, si trovò al tavolo con L’e-mail, firmata, è stata de- ha potuto constatare “l’inter- lano la pacifica convivenza tra
Don Bosco, che peraltro co- positata nell’Archivio Gene- nazionalità” del Centro, essen- persone di diversa estrazione
nosceva già, poiché sovente rale della congregazione. dosi trovato in mezzo a giova- sociale, lingua, cultura.
16
L’URNA DI DON BOSCO IN SETTEMBRE
VISITA LE CASE SALESIANE DEGLI STATI UNITI
BREVISSIME DAL MONDO
RAWALPINDI, PAKISTAN.
Due coniugi cristiani han-
no subito violenze per non
essersi convertiti alla reli-
gione musulmana. Lui
bruciato vivo, lei stuprata
dalla polizia. Il fatto è av-
venuto il 17 marzo u.s.
Prove di libertà?
SALVADOR, EL SALVA-
DOR. L’assemblea legisla-
tiva salvadoreña ha appro-
vato lo scorso marzo l’istitu-
zione di una “Giornata di
Monsignor Arnulfo Rome-
ro”, in occasione del 30° an-
niversario del suo assassi-
nio. Giovanni Paolo II lo ha
citato tra i martiri del XX se-
colo. È in corso la causa di
beatificazione.
CIPRO. Dal 4 al 6 giugno
papa Benedetto ha visitato
Cipro. Da pellegrino. Un
omaggio all’isola dell’apo-
stolo Barnaba, del primo
viaggio missionario di Paolo
e anche dell’ultimo. L’isola è
un crocevia spirituale, di lì
passavano le rotte dei pelle-
grini verso Gerusalemme. È
la prima volta che un vesco-
vo di Roma visita Cipro.
ROMA. Sat-7 è il canale tele-
visivo cristiano via satellite
che serve in Medio Oriente.
Cristiani di varie denomi-
nazioni, coinvolgendo laici
e clero di varie chiese. Gli
utenti possono sintonizzarsi
e telefonare in diretta, porre
domande, commentare ri-
sposte. Una splendida rea-
lizzazione che sta rafforzan-
dosi per coprire con i suoi
programmi le 24 ore di una
giornata. Sat-7 raggiunge
ormai 8 milioni di spettatori
in 19 Paesi.
SETTEMBRE 2010 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
NEWARK, USA
Nella “città dei container” è
stato celebrato il primo an-
niversario della morte di
don Mario Balbi, il sale-
siano che per tanti anni ha
svolto il compito di cappel-
lano del porto con il mag-
gior traffico dell’intera Baia
di New York. Per l’occasio-
ne la cittadinanza ha volu-
to dedicare alla sua me-
moria la strada che si apre
davanti alla sua chiesa, la
Stella Maris Chapel, la
parrocchia dei marinai, in
cui don Mario era cono-
sciuto e stimato.
PEDARA, ITALIA
Celebrare un anniversario
costituendo un’Associa-
zione sportiva è il modo
originale che l’Unione
exallievi di Pedara ha tro-
vato per darsi un nuovo
impulso… tutto salesiano,
per rilanciare l’attività, per
attirare ancora di più l’at-
tenzione dei giovani, e in-
coraggiare i figli a fre-
quentare assiduamente
l’oratorio, l’ambiente in cui
i loro padri si sono forma-
ti, imparando ad essere
“onesti cittadini e buoni
cristiani”.
17
FORLÌ, ITALIA
Gli allievi stranieri del
CNOS-FAP dei salesiani di
Forlì con insegnanti e fa-
miglia si sono ritrovati nei
locali della Caritas, per
una cena “etnica”. Erano
presenti persone della So-
malia, Burkina Faso, Costa
d’Avorio, Camerun, Libe-
ria, Senegal, Marocco, Al-
geria, Afganistan, Bangla-
desh, Repubblica Domini-
cana, Moldavia, Albania.
Una splendida iniziativa
per creare occasioni d’in-
contro e scambi culturali.
Da imitare.
CHISINAU, MOLDAVIA
Il 24 maggio ultimo scor-
so, ricorrenza liturgica di
Maria Ausiliatrice, i sale-
siani di Chisinau hanno
celebrato con grande so-
lennità e altrettanta letizia
la Consacrazione della
Chiesa dedicata alla Ma-
donna di Don Bosco, pa-
trona dei salesiani. La ce-
rimonia è stata presiedu-
ta da monsignor Anton
Cosa alla presenza di au-
torità civili e religiose e
dell’ispettore don Euge-
nio Riva da cui dipende
l’opera.
SANT’ALESSIO IN
ASPROMONTE, ITALIA
Nei giorni 23-25 aprile
2010 un gruppo di aspi-
ranti “salesiani coopera-
tori” del piccolo centro
aspromontano si è recato
a Torino per l’ostensione
della Sindone. I momenti di
riflessione accompagnati
dalla preghiera davanti al
sacro lino hanno fatto vive-
re una forte e irripetibile
esperienza spirituale. A
seguire, la visita alla casa
natia e al Tempio del Colle
Don Bosco. Poi la sosta a
Valdocco con la messa al-
la basilica di Maria Ausilia-
trice.
COLLE DON BOSCO,
ITALIA
La domenica di Pentecoste
il segretario di Stato cardi-
nale Bertone se è recato al
Colle presso il santuario del
fondatore dei salesiani. Lì
ha incontrato il Rettor Mag-
giore, il consiglio genera-
le e i vescovi salesiani del
mondo, oltre alle autorità ci-
vili. Di fronte a questa as-
semblea qualificata e a ol-
tre un migliaio di pellegrini
il cardinale ha letto il decre-
to della Congregazione per
il Culto Divino con il quale il
Tempio di Don Bosco al
Colle è stato elevato a ba-
silica minore.
BS SETTEMBRE 2010

2.8 Page 18

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VIAGGI
L’ITI, L’IPI, L’UNI
di Giancarlo Manieri
L’opera salesiana
del Cairo si presenta
come una scuola
prestigiosa, rispettata
anche dalle autorità
politiche/amministrative
della città. È Istituto
Tecnico Industriale e
Istituto Professionale;
è Formazione
Professionale con corsi
18 formali; è Università.
L’Istituto è una scuola seria. Non
pochi ragazzi, prima di entrare in
classe stazionano in cortile per ripas-
sare le lezioni. Ed è scuola a tutto
campo dal mattino a notte fonda per-
ché, oltre ai corsi pomeridiani, ci so-
no la scuola serale e soprattutto i corsi
della Uninettuno, l’Università Tele-
matica Internazionale, che vanno
avanti fino a notte, aperti in primis
agli exallievi dell’istituto, ma anche a
giovani provenienti da altre scuole.
Ho agganciato uno studente: “Sei
soddisfatto dei corsi della Uninettu-
no?”. “Moltissimo!”. “Li consideri
utili…”. “No! Necessari!”. “Sono fa-
cili!”. Nemmeno un po’! Occorre
studiare molto per essere ammessi
all’esame”.
La maschera d’oro
di Tutankhamon, il faraone
fanciullo.
Poi mi presenta. Subito dopo senza
altre prolusioni comincio con le do-
mande “Ragazzi, va tutto bene qui a
scuola?”. Panico e silenzio. Forse li
ha intimoriti la presentazione? “Dai,
ragazzi, ho fatto scuola anch’io e non
ho mai fatto paura a nessuno…”.
Ma sì, va bene qui. Si studia…”. È
un adolescente della prima fila a
rompere il ghiaccio. “Sono bravi i
professori?”. “Molto!”. “Voi siete cri-
stiani, mi ha detto don Renzo. Qui
nell’istituto frequentano anche dei
musulmani: come vanno i rapporti
tra voi?”. Ancora qualche attimo di
L’INTERVISTA
smarrimento poi si alza una mano:
Ecco, qui dentro vanno bene; ci
Mi sono fatto raccontare,
qualcosa sulle condizioni
del Paese. E ho scoperto
che negli ultimi 20 anni
CON I RAGAZZI
Quel pomeriggio sono entrato, ac-
compagnato dal direttore, in un’aula.
C’erano una trentina di ragazzi, o for-
consideriamo ragazzi normali, non
cerchiamo scontri, siamo studenti e
basta”. “Eccetto quando giochiamo a
pallone in cortile”, interloquisce un
altro. Qualche risatina… Insisto:
l’Egitto ha fatto uno sforzo poderoso se più. “Parlano tutti italiano, non ti Qui va bene, avete detto. E fuori?”.
su tre direzioni. Il Canale, il petrolio, preoccupare”, mi dice don Renzo. Fuori no!”. “Mi potete spiegare?”.
il turismo. Il Canale, prima di tutto
con l’attenzione al suo migliore
“sfruttamento” e al suo mantenimen-
to perché risulti perfettamente effi-
ciente. Il petrolio, come fonte di red-
dito primario per la nazione. Il turi-
smo: i tesori archeologici di una ci-
viltà che ha raggiunto vette inimma-
ginabili di perfezione tecnica e stili-
stica non possono essere abbandonati
all’incuria. Ma un’altra direttrice,
quella culturale, ha costantemente
spinto in avanti l’Egitto che da Nas-
ser in poi ha coltivato l’ambizione di
entrare nel gruppo delle Nazioni che
contano. E proprio qui entra in gioco
la scuola salesiana di Rod el Farag
che ha saputo adeguarsi via via al
mutare delle condizioni politico-so-
ciali in modo da non perdere il presti-
gio acquistato nel corso degli anni.
È mattino, il cortile si va popolando.
SETTEMBRE 2010 BS

2.9 Page 19

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Noi cristiani non siamo tanto ben
visti. È impossibile coltivare un’ami-
cizia seria e profonda tra ragazzi o
ragazze appartenenti a religioni di-
verse. Ma questo accade anche per-
ché genitori e parenti sono legati
molto più che non i figli ai vecchi
schemi. Le religioni non dovrebbero
odiarsi. Allora capita che qui dentro,
a scuola, siamo tolleranti e fuori sia-
mo quasi costretti a essere intolleran-
ti… Così va!”. Il ragazzetto di prima
fila che aveva risposto alla domanda
di getto, senza fermarsi, mi è parso
soddisfatto di quanto aveva avuto il
Quel pomeriggio sono entrato,
accompagnato dal direttore,
in un’aula.
coraggio di esporre di fronte a tutti,
senza reticenze. “Siete d’accordo con mediato e più generale. “Che futuro
questa risposta?”. Silenzio. Qualche sognate?”. “Libero”. “Ugualitario”.
movimento del capo accennava a un “Senza discriminazioni”. “Di pace!”.
assenso che mi appariva quasi timo- “In cui tutti abbiano un lavoro”.
roso, finché un altro giovane della se- “Professare la fede senza censure”.
conda fila di destra dichiarò il pieno Anche tra ortodossi e cattolici…”.
accordo con quanto aveva detto il
compagno. “E poi c’è dell’altro”, QUALE FUTURO
Non pochi ragazzi, prima delle
lezioni stazionano in cortile
a ripassare…
continuò quello della prima fila. “Di’
pure ciò che vuoi dire!”. “Ecco: la si- Mi si apriva con questa ultima ri-
tuazione del mio Paese è di grande
discriminazione. Io come cristiano
sposta un altro panorama, ma non
ho voluto infierire. Li ho ringraziati
TOLLERANZA?
19
non ho gli stessi diritti del mio amico delle risposte, lodati per il coraggio Verificai nel pomeriggio la storia
musulmano, anche se, mettiamo, so- e i buoni sentimenti dimostrati, ho dell’intolleranza quando, uscito
no più bravo di lui. È molto più diffi- detto che il futuro del loro splendi- dal portone principale, notai l’alto
cile per me trovare lavoro, impiegar- do Paese è nelle loro mani, e che muro di cinta che circondava il
mi in un ufficio governativo, entrare non perdano i valori appresi nella collegio e inglobava anche la chie-
come insegnante in una scuola. In- scuola salesiana.
sa, nascondendo alla vista quasi
somma siamo considerati un po’ di Ho potuto constatare che non po- metà della facciata. La cosa più in-
serie B”. Stavolta il consenso fu im- chi anelavano a un lavoro che desse quietante fu notare che anche il
la possibilità di vivere autonomi e di portone dell’edificio di culto era
formarsi una famiglia. Altri voleva- stato murato. “Come mai?”, ho
no continuare fino all’università. Ma chiesto a chi mi accompagnava.
dalle loro risposte si arguiva come “Beh, le frange più estremiste non
uno sconforto, un’ombra che im- tollerano altri luoghi di culto oltre
provvisa cambiava l’umore, frenava alle moschee e a poche chiese cop-
lo slancio, costringeva alla pruden- to/ortodosse. Quando il portone
za, come quando una giornata di sole era ancora aperto buttavano dentro
è turbata da una nuvola nera che i di tutto: uova marce, ortaggi sca-
venti sospingono tanto inaspettata- duti, legno, pietre. Più di una volta
mente quanto velocemente a oscura- tentarono perfino di appiccare il
re la sfera di fuoco. Avrei voluto dir fuoco”. Volevo ribattere in qualche
loro: “Coraggio, nonostante la nuvo- modo prospettando come in Occi-
la gonfia di grigio minaccioso, lassù dente l’Egitto passasse per un pae-
oltre lo strato che l’oscura il sole se tollerante. Ma immaginavo la
continua imperterrito a splendere!”. risposta. La volontà politica non
Ma non ho detto nulla. Mi sono li- basta. Verso sera il collegio pre-
mitato a salutarli con il miglior sor- sentò i tratti tipici di ogni collegio
riso di cui ero capace.
salesiano: un cortile carico di ra-
gazzi che giocano e molte aule con
L’alto muro di cinta che circondava
il collegio e inglobava anche
la chiesa.
altri intenti ad altre attività: riunio-
ni, scuola animatori, programma-
zione, corsi…
ٗ
BS SETTEMBRE 2010

2.10 Page 20

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MISSIONI
NEL CULTRUN
A SAN IGNACIO di Ricardo Noceti
Dopo la beatificazione
di Zeffirino Namuncurá,
due fatti hanno
polarizzato l’attenzione
dei media e della gente:
il trasferimento dei resti
di Ceferino e la
straordinaria diffusione
della sua storia
e della sua figura.
20
Dal 1924, quando le spoglie
di Ceferino Namuncurá
tornarono in Argentina, so-
no state custodite in un’ur-
na a Fortin Mercedes, sito storico
vicino a Pedro Luro. I suoi discen-
denti, la cui tribù vive a San Ignacio
nella precordigliera del Neuquén,
avevano iniziato le pratiche per
chiedere il trasferimento dei resti di
quel loro famoso parente già una
dozzina di anni fa. I vescovi della
regione diedero parere favorevole,
ma considerarono che fosse oppor-
tuno attendere la beatificazione per
procedere. Per questo, il 12 agosto
2009, si presentò una delegazione
della tribù, guidata dal lonco Cele-
stino e accompagnata dal missiona-
rio salesiano padre Antonio Mateos
per concludere le pratiche.
LA TRASLAZIONE
La comunità di Pedro Luro, dove
esiste da tempo un attivo gruppo ce-
feriniano, espresse la propria opposi-
zione e amarezza: per loro aveva il
sapore di una grave “perdita”. La ce-
lebrazione di “addio”, presieduta dal-
SETTEMBRE 2010 BS
La testa del corteo che scorta
l’urna di Ceferino è in arrivo
a San Ignacio.
l’ispettore salesiano padre Vicente Ti-
rabasso nel tempio di Maria Ausilia-
trice, ha registrato picchi di grande
commozione. Da lì è partita la caro-
vana con l’urna, diretta verso la nuo-
va destinazione. Prima tappa Chim-
pay, il villaggio natale del beato. La
gente ha atteso per oltre cinque ore
l’arrivo del corteo che viaggiava in
ritardo. Era presente anche il vescovo
del luogo, il salesiano monsignor
Esteban Laxague, che ha accolto in-
sieme a un folto gruppo di fedeli la
delegazione mapuche. Tra canti e ap-
plausi, l’urna è stata presa in conse-
gna dai familiari del beato e accom-
pagnata fino al monumento innalzato
in sua memoria nel parco ceferiniano,
dove è iniziata la celebrazione presie-
duta dal vescovo. Poi si è nuovamen-
te formata la carovana che si è diretta
verso San Ignacio, dove era attesa da
un centinaio di mapuche a cavallo,
I cavalieri mapuche schierati
per rendere omaggio
al “Principino delle Ande”.
dalla famiglia Namuncurá e dai
membri della tribù, che hanno mani-
festato la loro commozione con ac-
clamazioni e preghiere. L’urna è stata
collocata in un piccolo mausoleo,
chiamato “ruca”, in lingua mapuche.
La costruzione, realizzata in vetro e
legno, ricalca la forma del cultrun, il
piccolo tamburo di legno e cuoio,
strumento sacro, che viene utilizzato
principalmente nelle “rogative”, i ra-
duni periodici di preghiera dei mapu-
che. La struttura è circolare, con una
base di otto metri e dodici nella parte
superiore, per ospitare i raduni che

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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circa ogni due anni chiamano a rac-
colta il popolo mapuche. La struttura
è di forma circolare in modo che le
persone possano muoversi all’interno
come si muovono durante le cerimo-
nie tradizionali. L’urna è stata deposi-
tata all’interno di una roccia al centro
del tempio. Da quel momento una
lunga fila di persone, in devoto silen-
zio, passarono a pregare singolar-
mente davanti al nuovo sacello fune-
rario che ospita il beato Ceferino.
LA DIFFUSIONE
L’urna deposta in terra mapuche.
Uno degli aspetti più interessanti eventi. I tre centri importanti di pelle- ficazione. In
che hanno portato alla beatificazione grinaggio vedono ogni giorno incre- diversi luo-
del figlio del cacicco è stata la grande mentare il numero dei visitatori:
ghi e regioni
diffusione che in brevissimo tempo la Chimpay, il villaggio natale di dell’Argenti-
sua figura ha avuto a livello naziona- Ceferino. Vi affluiscono da tutto il na sono state
le, continentale e internazionale. Sia i Paese per partecipare alla “settima- costruite edicole e cappelline a lui
media cristiani sia quelli laici hanno na della fede” che culmina con il dedicate presso cui gruppi di fedeli
dato un ampio risalto alla manifesta- grande pellegrinaggio. Comunque, si riuniscono spontaneamente per
zione e ancora non se ne è spenta l’e- gruppi più o meno numerosi si sus- chiedere la sua intercessione. È de-
co. Televisione e radio hanno tra- seguono anche nel corso dell’anno. cisamente importante anche il feno-
smesso in diretta sia la celebrazione, Fortin Mercedes, dove si erge il meno dei “Centri Ceferiniani” che
sia le testimonianze di pellegrini e
devoti, sia le interviste a vescovi, sa-
santuario di Maria Ausiliatrice, pa-
trona dell’Argentina e dove dal
sviluppano un compito di promozio-
ne sociale e di solidarietà in partico-
21
cerdoti, sia ancora le domande agli 1924 fino al 2009 hanno dimorato i lare a favore dei bambini e dei gio-
storici sulla vita e la spiritualità del resti di Ceferino. Anche qui sono vani emarginati e diseredati. Per
beato Namuncurá. Oltre al dramma molti i pellegrini che arrivano in di- esempio, a Caleta Olivia (Santa
radiofonico sulla sua vita, realizzato verse circostanze.
Cruz) il Centro Ceferiniano ha co-
dalle Producciones Luján, almeno tre San Ignacio, dove risiede la tribù struito cinque cappelle nella regione
altre case produttrici pubblicarono dei Namuncurá e dove ora sono cu- e ha promosso una coraggiosa azio-
documentari, due ne ha prodotti an- stoditi i resti del beato. I pellegrini ne verso gli anziani del villaggio e
che la Reuter, continuando a fornire hanno ormai scoperto il luogo e vi gli orfani. Nella provincia di San
materiali sul “santito mapuche”. Sen- si recano a frotte.
Juan, una compagnia stabile ha mes-
za contare l’autentica valanga di ma-
so in scena un’opera teatrale sulla
teriale pubblicato da editrici cattoli-
che e laiche: nuove biografie, nove-
INTERNAZIONALITÀ
vita di Zeffirino; rilevanti l’afflusso
di spettatori e la copertura mediati-
ne, foglietti, stampe, ecc. Riviste e Ma si avvertono gli echi anche a li- ca. Molte parrocchie hanno introniz-
giornali continuano ancora a parlare vello internazionale. In effetti, in Eu- zato l’immagine di Zeffirino. La
di Ceferino e dei mapuche, soprattut- ropa, in America Latina, in Africa ci nuova prelatura di Esquel, il cui ve-
to in occasione delle ricorrenze litur- sono state celebrazioni, conferenze, scovo è entrato in carica due anni or
giche, dei pellegrinaggi a Chimpay, o novene e altri eventi per sensibilizza- sono, è stata intitolata a Ceferino
della rogativa a San Ignacio, operan- re al messaggio di Ceferino. Sappia- Namuncurá. Arrivano anche richie-
do la copertura mediatica di questi mo che la sua figura è stata partico- ste per avere il formulario della
larmente apprezzata dai popoli indi- messa propria del beato. Molte di
geni non solo del nostro continente. queste celebrazioni si svolgono al-
Arrivano inoltre presso la redazione l’aperto, dato il numero di persone
della rivista “Ceferino Misionero” che partecipano, o sono precedute
lettere di devoti da diversi Paesi del da processioni, alcune delle quali
mondo con relazioni di grazie e favori fanno lunghi percorsi. Inoltre, l’ap-
ottenuti per sua intercessione. La profondimento del messaggio di Ce-
stessa rivista ha aumentato significa- ferino come membro delle popola-
tivamente la tiratura dopo la beati- zioni indigene del Sud America, ha
portato in primo luogo a esaltare i
L’urna viene portata dentro
al “cultrun”, l’originale
tempio/mausoleo costruito
nel territorio della tribù.
valori di queste popolazioni, soprat-
tutto l’amore e il rispetto per la terra
e il senso ecologico della vita. ٗ
BS SETTEMBRE 2010

3.2 Page 22

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LETTERA
G AI IOVANI
C’È UNA STRADA TRACCIATA
PER CIASCUNO
Ci spero
Carissimo,
non è di moda oggi parlare di umiltà,
Tutto è impostato sulla visibilità,
tutto sull’immagine,
tutto sull’orgoglio.
Percorrere la via dell’umiltà non è abdicare o
rinunziare ad essere se stessi.
Prendere coscienza di sé è appartenersi,
è diventare consapevoli,
è dare una risposta alla tua vita.
22 Guarda la quercia:
tocca il cielo,
parla alle nubi,
gioca e si muove con i venti,
contempla di notte le stelle del cielo.
Qual è il segreto?
La sua radice.
Più scende in profondità,
più in alto crescerà;
più si nasconde sotto terra,
più robusta è la sua corteccia.
Non a caso il termine umiltà deriva da humus (terra).
La terra è il laboratorio della vita:
tutto nasce, cresce, diventa.
La radice ti dice che sei vivo e che vivrai alla grande.
Non è un processo di morte, ma di vita.
Una radice fecondata dalla pioggia,
spigrita dal sole,
accarezzata dal vento, straripa di energia.
L’umiltà è pianificazione di futuro e flusso di vita.
Se sei una briciola diventerai un pane.
Se sei un seme diventerai un fiore.
Se sei umile,
un giorno magnificherai il Signore.
Sii umile e sarai sereno.
Sii sereno e sarai allegro.
Sii allegro e arriverai dovunque.
L’umiltà e la preghiera
– come ti scrivevo il mese scorso –
sono le due gambe
che ti permettono di arrivare fino a Dio.
Il viaggio in sé è già meta.
Lo sforzo è radicarsi, cercare profondità.
Il buio della terra che copre la radice è già intriso
di luce e già portatore dei frutti che avrai.
Ti saluto e ti esprimo tutto il mio ottimismo.
A presto, lo spero; e tu? Ci spero.
Ho voglia di sentirti;
e tu? Anch’io.
Tuo don Carlo
carloterraneo@libero.it
SETTEMBRE 2010 BS

3.3 Page 23

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IDLI TDEAOTNROBOSCO DloosngMuaarrdcoofBeromngoioeadnenci,ispoi,eiml poanrtleasreedsichMieotntodorvicìo(Crduanveaol)e, afigguuraerddairalontcicohni lsaalseusaiasntia.tura solida,
SEGNATO
DAL TEATRO
di Michele Novelli
Una personalità complessa: l’impeto del suo carattere,
l’ironia intellettuale e sovente giocosa, lo sdegno per l’avvilimento
della verità a puro compromesso lo rendevano intransigente.
23
Aveva l’estrosità dell’artista, l’impazienza del compositore
e un temperamento di fuoco.
Don Marco Bongioanni
(1920-1990).
BS SETTEMBRE 2010

3.4 Page 24

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L’ immagine di Don
Bosco affascinò Marco
Bongioanni e lo legò a
sé. Vicino a casa sua
un antico alunno di Valdocco
gestiva il piccolo negozio di sale
e tabacchi del paese. Un giorno
Marco, entrato nella botteguccia,
fu colpito da un quadro a muro
che incorniciava l’immagine di
uno sconosciuto prete. “Chi è?”.
“È mio padre…”. “Un prete,
vostro padre?”. “Sì, Don Bosco è
mio papà, perché mi ha tratto
fuori dall’abbandono, dalla
fame, mi ha dato un mestiere, mi
ha insegnato musica… perfino
Don Marco quando dirigeva il Teatro di San Miniato.
mi ha fatto trovare mia moglie”.
Questo episodio segnò la vita di INARRIVABILE
collane di libretti, spartiti
don Marco. Nel 1934 era
musicali, raccolte. Ma quella di
nell’aspirantato missionario di
Il suo curriculum nel campo don Bongioanni ebbe il merito di
Bagnolo (Cuneo). Ben presto si della comunicazione è di
essere la prima esperienza
distinse nelle composizioni
primissimo piano. Dal 1950
organica. In oltre 20 anni di
d’italiano con precoci
entra con sempre più
direzione ci ha lasciato circa 500
commedie. Sulla scena rivestiva impegnative responsabilità nel fascicoli in cui, oltre l’offerta di
la parola con il gesto dell’attore vasto campo dello spettacolo e un testo teatrale, affrontava ogni
24
affermato e riusciva a trasformare
la realtà con i mezzi poveri del
della comunicazione scritta e
recitata. Conosceva l’arte della
ambito dello spettacolo dai
manuali di scena ai consigli per
teatrino salesiano.
recitazione ma soprattutto fu uno l’allestimento, dai concorsi alla
studioso, un valente scrittore,
rete delle numerosissime
editore, imprenditore e brillante compagnie di filodrammatici
Con l’attore Arnoldo Foà di cui era giornalista. Nel periodo 1946-50 che avevano una vetrina per
diventato amico e confidente.
entrò tra i redattori della rivista raccontarsi. Si deve al “Teatro
Filodrammatica” edita per
dei Giovani ” se quello fu il
conto dell’ACI. Dal 1950 al
periodo del boom delle
1970 a Torino-Valdocco ebbe filodrammatiche. Si deve a don
la direzione di “Teatro dei
Bongioanni l’aver mantenuta
Giovani ”, di “Teatro delle
salda la visione educativa che,
Giovani ”, di “Letture
con il teatro, ha formato migliaia
drammatiche” e del
di giovani nelle opere dei
Cineschedario” (editi dalla
salesiani sparse in tutta Italia.
LDC). Si tratta del primo
Un periodo di così alta e diffusa
approccio sistematico al Teatro metodologia educativa
Educativo compiuto dai
meriterebbe una storia
salesiani. Precedentemente varie raccontata in tutta la sua
editrici salesiane si erano
ricchezza.
interessate al teatro pubblicando Fu pure del gruppo dei soci
fondatori dell’ACEC,
Associazione Cattolica Esercenti
Cinematografici. Costituitosi poi
un Centro di documentari
cinematografici presso la
Don Marco con due giovani
collaboratori.
Direzione generale, con una
troupe di registi, tecnici e
fotografi ha potuto filmare
A destra, con l’autore Elie Wiesel
durante la conferenza stampa per
la presentazione de “Il processo
di Shamgorod”.
l’impegno educativo e cristiano
dei nostri missionari in diverse
aree della congregazione.
SETTEMBRE 2010 BS

3.5 Page 25

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Scene teatrali.
Nel dicembre del 1978 i
dei maggiori esperti. Don
narrativa leggera e popolare,
superiori gli affidano l’Agenzia Marco ha scritto moltissimo.
quelle atellane campagnole,
Notizie Salesiane (ANS) mentre Magistrali gli editoriali di
quella sorta di Carro di Tespi
per indicazione del compianto ognuno dei numeri dei
portato in giro per le colline del
cardinale Benelli, arcivescovo di vent’anni di “Teatro dei
Monferrato, quel protagonismo
Firenze, gli viene affidata la
Giovani” e “Letture
di Gianduja… connotati di un
direzione artistica del “Dramma drammatiche”. In un testo edito teatro povero ma altamente
popolare” di San Miniato (Pisa). dalla LDC, Giochiamo al
educativo perché ritagliato sulle
Di questa esperienza scrisse:
Teatro, troviamo una piccola, spalle di quei giovani che ne
“Per me San Miniato è un modo ma esauriente, summa del
fruivano, ne godevano, ne
25
di essere prete… Un prete può Teatro Educativo Salesiano.
diventavano protagonisti.
avere per la sua pastorale aree Don Bongioanni rivendica a
E tuttavia quel teatro si avvaleva
territoriali o no… c’è il prete che Don Bosco non certo la
di una disciplina testuale di
fa il docente universitario e c’è il primogenitura del teatro
tutto rispetto, di “buoni autori”
prete che fa l’operatore mass- educativo, ma l’intuizione di che spaziavano dal teatro
mediale, c’è quello che fa il
una formula originale. Non
storico a quello didascalico,
musico e quello che fa l’artista, teatro, secondo Don Bosco, ma a quello classico, e quello
il giornalista e via dicendo.
teatrino. Dal punto di vista
religioso.
Il problema non sta tanto nel
culturale sembra un limite.
Don Marco tocca l’essenza
mestiere quanto nell’essere
In realtà è una scelta. A parte del teatro educativo che non
prete e nel sentirsi prete.
l’arcaismo del termine, la
può non partire dalle esigenze
Ovviamente senza pensare
sostanza rimane. Nel caso di e dall’esperienza del ragazzo.
al di sopra ma facendosi
Don Bosco, l’esclusione del
È l’approccio giusto per dare
compagno di strada”. Per la sua teatro come spettacolo
pienezza educativa al teatro,
esperienza artistica si guadagnò pubblico è motivata da due
collocandolo all’interno di quel
una buona reputazione in
ragioni: la scelta dei contenuti metodo educativo che
ambienti ecclesiastici e civili,
e il rifiuto degli standard
chiamiamo “Sistema
non curandosi dei mancati
spettacolistici e professionali preventivo”. Senza questo
riconoscimenti che pur avrebbe vigenti in tempi di
innesto il teatro diventerebbe
meritato.
neoclassicismo e romanticismo. puro esercizio esibizionistico
Don Marco ripercorre le origini e non porterebbe all’obiettivo
IL PIÙ GRANDE?
di quello che lui definisce
spontaneismo creativo e che
primario della “liberazione” del
giovane. Manuale essenziale
Tra i salesiani che hanno
caratterizza nel profondo il
questo “Giochiamo al Teatro”
studiato la personalità
“Teatrino”. Partendo da una nota per tutti coloro che operano
comunicativa di Don Bosco e che sembrerebbe polemica
come animatori di gruppi
dato fondamenti scientifici alla afferma che “semplicità non è teatrali, ma soprattutto (e sono
ricerca sull’originalità e lo
semplicismo”, anzi è un pregio a ancora molti) per quanti
spessore del suo teatro
tutt’oggi ricercato dalle
considerano il teatro educativo
educativo è indubbiamente uno avanguardie teatrali. Una
salesiano, un mero passatempo.
BS SETTEMBRE 2010

3.6 Page 26

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CANTORE
DEL TEATRINO
Il centenario della morte di
Don Bosco voleva essere per
don Marco l’occasione giusta
per dare organicità alla
straripante mole
d’informazioni, appunti,
considerazioni, raccolta in
decenni d’intenso lavoro. Il
progetto, nella sua
completezza, doveva prevedere
quattro volumi sotto l’unico
Don Bongioanni nel suo studio a San Miniato.
titolo: “San Giovanni Bosco
Comunicatore Educatore”.
Non bastava il giorno,
L’opera non fu completata,
Hanno visto la luce solo i primi a Don Bosco, per esprimersi
ma don Marco ebbe il tempo
due: Una personalità teatrale e drammaturgicamente.
di ricevere una lettera di
Nel gioco drammatico.
E così, anche di notte, con quei compiacimento del rettor
Ci mancano, gli altri due:
fantastici sogni, mini
maggiore, don Viganò:
Nel teatro giovanile e Nella
sceneggiature perfette,
“Caro don Marco, mi hanno
drammaturgia musicale.
dimostrava quanto eccezionale consegnato il suo Don Bosco
Sarebbe stata la nostra “piccola fosse la sua comunicazione
Comunicatore Educatore
summa” su quello che ha fatto condotta sui binari di una
alla vigilia della mia partenza
grande Don Bosco: la capacità creatività senza limiti,
in aereo. L’ho letto…
di conquistare i giovani per
un’immediatezza accattivante, Sono rimasto entusiasmato di
26 condurli a Cristo. Don
Bongioanni sostiene, a buon
una povertà di mezzi espressivi questo suo volume. Don Bosco
ma sufficienti a creare
ne deve godere: la benedirà!
diritto, che ogni gesto, ogni
l’atmosfera giusta per fare
È originale, documentato,
parola, ogni strategia educativa arrivare il messaggio di fede. pensato: l’autore se ne intende.
messa in atto da Don Bosco
Nella prefazione del secondo È concepito al di sopra di certo
derivasse da quell’indole
volume don Bongioanni mette a affanno critico, così detto
che lo portava a
fuoco l’altra somma capacità scientifico, che qualche volta
‘drammatizzare’ il quotidiano. espressiva di cui era dotato
può risultare piuttosto riduttivo.
Don Bosco: recepire le istanze Entra nel vivo: intuisce;
Con Leandro Castellani, regista
del film “Don Bosco”, davanti alla
casetta del santo al Colle nel 1988.
dei giovani e del popolo,
rendersi disponibile al dialogo.
partecipa; fa sentire la
personalità del soggetto…
Il Signore è andato a cercarsi
un ‘padre e maestro dei
giovani’ come si deve, per i
tempi nuovi: l’ha cesellato con
originalità e genialità
collocandolo nella categoria
dei grandi fondatori di una
scuola culturale per
evangelizzare educando.
La ringrazio vivamente per
questa sua intelligente fatica
che auspico possa essere letta
e apprezzata da molti...
il Don Bosco 88 ci riserva
ancora regali pregiati. Cordiali
saluti. Preghi per i miei impegni
ministeriali nel Cile. Io la
ricordo nell’Eucarestia.
Arrivederci!”.
Michele Novelli
SETTEMBRE 2010 BS

3.7 Page 27

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B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
MICHELE
Tu mi chiami... Eccomi
Il “vice” lo chiamavano ᭿ Un punto resta fondamen-
e lui continuò a firmarsi
così anche quando
divenne capo.
tale nella sua esperienza: Mi-
chele non cede mai alla dispe-
razione, nemmeno quando la
malattia si aggrava; anzi, con
Per umiltà e per
spirito tutto francescano, rin-
significare la sua volontà
di essere a servizio
di tutti, sempre.
grazia Dio per “sorella Leucy”,
guardando in faccia e chiaman-
do per nome con lucidità e for-
za interiore la sua terribile “ne-
Michele Chinellato
1964-1986.
mica-amica” che, se ne rende
A22 anni e un mese
moriva con il sorriso
sulle labbra all’ospe-
dale di Vicenza per
ben conto, sta portandolo ine-
sorabilmente alla fine. Consa-
pevole del suo cammino verso
“sorella morte” e della soffe-
᭿ Michele raggiunse il culmi-
ne di una fiducia ciecamente
riposta nelle mani di Dio quan-
do si espresse con queste paro-
27
leucemia Michele renza che lo attanaglia, scrive: le: “Nelle tue mani, Signore, la-
Chinellato, studente in Scienze “So che tu mi aiuterai a semi- scio ogni mia certezza; Tu mi
Forestali. Ha vissuto in modo in- nare e a raccogliere anche nel chiami, io rispondo ‘Eccomi!’”.
tenso la vita degli scout di Salza- deserto, e là faremo crescere Scrisse queste parole nel “libro
no (VE). Possedeva una partico- spighe d’oro, io e te”. Egli delle partenze” al termine del-
lare disponibilità al servizio, prende su di sé una dimensione l’esperienza nella branca rover,
umile e generoso: era sempre missionaria nell’abbandono to- nel 1985, e gli amici le hanno
pronto per tutti. Dopo la morte tale in Dio, e ripete con sicu- volute incise sulla sua tomba a
sono stati scoperti i suoi scritti rezza “Signore tu vuoi così… suggello di una esperienza in-
che costituiscono, senza ombra il tuo disegno è grande, ed io credibile di vita, ancorata alla
di dubbio, un autentico “giornale sono e sarò con te…”.
fede pur nella devastante malat-
dell’anima”. L’amore per la na- Pur sopraffatto da lancinanti tia. Il suo “Eccomi”, puntuale e
tura ha coinvolto Michele in una dolori, egli si abbandona con generoso, richiama alla mente
dimensione francescana. Una disarmante docilità al piano altri “Eccomi” di cui è intessuto
canzone composta e musicata da che Dio aveva progettato per il libro Sacro: Abramo per la
lui stesso afferma che l’uomo è lui: “Ogni giorno mi accorgo partenza dalla sua terra e il sa-
parte della terra, la terra è parte di te, dell’amore, della cura crificio di Isacco; Giacobbe e
di ogni uomo e che questi è parte che hai per me, ed anche io, l’angelo Yavé; Mosé presso il
di Dio. Un’occasione per scopri- Signore, sento salire dal cuore roveto ardente; Samuele dopo il
re “il Dio di ogni tempo, di ogni un tremore: è l’amore per te, o consiglio di Eli… ma soprattut-
cosa e di ogni immagine”, come mio Signore… Per i giorni che to quello di Maria: “Eccomi so-
egli scrive in una delle sue più mi restano, per il dolore che mi no la serva del Signore, avvenga
sentite preghiere.
regalerai, Signore, grazie!”.
di me quello che hai detto”. ٗ
BS SETTEMBRE 2010

3.8 Page 28

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F MA
RINASCERE
RICOMINCIARE
RICOSTRUIRE di Maria Antonia Chinello
«Il Signore ha voluto
lasciarmi in vita.
Ho nuovamente ricevuto
un dono, che non posso
più tenere per me».
È il commento di molti
uomini e donne, giovani
28
e anziani di Haiti.
Storie e volti dei
sopravvissuti, gente
comune che, dal dolore
e dalle macerie, guarda
caparbiamente oltre
la distruzione e la
La cappella di Maria Ausiliatrice,
La Saline Port-au-Prince.
catastrofe.
Una seconda vita,
una rinascita per una
Il tempo ad Haiti sembra essersi
fermato a quel 12 gennaio, in
quel tramonto tropicale. È lo
stesso tempo che, inesorabilmen-
te, scorre e si allontana da quei mo-
menti drammatici. Se si sono spenti
i riflettori dei media internazionali
sulla “perla dei Caraibi”, non è ve-
nuta meno in questi lunghi mesi la
solidarietà del mondo e, soprattutto,
il sisma non ha spezzato la tenacia e
la volontà di un popolo che vuole ri-
nascere, ricominciare, ricostruire.
Nelle prime settimane, suor Vilma
Tallone, Consigliera generale per
l’amministrazione, e in seguito an-
che suor Yvonne Reungoat, Supe-
riora generale delle fma, hanno so-
L’ispettrice, suor Marie-Claire Jean
e suor Màxima Martìnez.
stato per le strade di Port-au-Prince
e nelle altre zone colpite, incontran-
do la gente e toccando da vicino la
paura, l’incertezza per il domani.
Una popolazione impegnata nella
pulizia della città e in tentativi di ri-
mozione delle macerie. Volti tirati,
occhi inquieti, altri rassegnati, tristi,
alcuni duri, con un fondo di rabbia
nuova missione.
impotente. Gente stranamente silen-
ziosa, quasi affrettata. Suor Martha
Seïde è una fma di origine haitiana,
da anni in Italia, docente di Teolo-
gia dell’educazione alla Pontificia
Facoltà di Scienze dell’Educazione
Auxilium di Roma. La incontriamo
dopo alcune settimane di permanen-
za nella sua terra «dove – racconta –
sono stata in qualche modo portavo-
ce della solidarietà della comunità
internazionale in modo particolare
dell’Italia».
SETTEMBRE 2010 BS

3.9 Page 29

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Suor Martha Seïde con i giovani durante le celebrazioni pasquali.
A fianco, il campo di accoglienza a Thorland.
ANCORA TENDE
lasciandomi coinvolgere da questa loro scuole, centri giovanili, per ri-
corrente di donazione, solidarietà, partire insieme. In una situazione di
«La città vive ancora in uno stato di semplicità, essenzialità, compassione estrema povertà è impressionante ri-
pericolo costante, per la permanenza condividendo tutto. Ho ascoltato a levare l’impegno delle mamme a
degli edifici crollati o gravemente lungo, storie di dolore e di speranza. portare le loro figlie perché sono
danneggiati. La gente sta cercando di Persone che, a partire da quei terribi- convinte che la scuola è un dono
rioccupare alcuni edifici, senza preoc- li secondi, in cui tutto è stato spazza- prezioso. Una scuola a cielo aperto
cuparsi del nulla osta dopo la valuta- to via e sepolto, hanno ritrovato, e sem- che, ancora una volta, conferma che
zione degli esperti. A migliaia conti- bra un controsenso, un gusto nuovo la scelta per l’educazione e la pro-
nuano a vivere nelle tende. Sono della vita, ritornando alle radici della mozione umana parte dai più poveri
preoccupanti l’inerzia e la mancanza
di presenza politica e organizzativa da
gratuità. Anche i giovani seminaristi,
alcuni feriti e mutilati, mi hanno det-
ed è aperta a tutti. Le fma sono pun-
to di riferimento per servizi di qua-
29
parte del governo, che lascia spazio to di stare benissimo perché “vivi”». lità, prestati a vari livelli: educativo,
agli individui, alle varie istituzioni e Secondo un primo bilancio, le ca- medico, igienico-sanitario, alimen-
organismi presenti di organizzare se delle fma ad Haiti hanno subito tare, oltre a riservare un’attenzione
come credono, senza un piano di ri- ingenti danni: La Saline, Pétion-Vil- particolare ai bambini e alle ragazze
costruzione reso noto alla popolazio- le sono state demolite perché non ri- rimasti orfani o soli ad affrontare
ne che vuole risorgere e ricostruire, parabili. A Thorland, Cité Militaire questa pesante emergenza. Hanno
collaborando, se trova spazi di pro- e Cité Lintheau più di 16 mila per- elaborato un piano strategico di ri-
posta, di sostegno e di aiuto a vario li- sone hanno trovato accoglienza. At- costruzione globale che prevede
vello». La comunità internazionale, so- traverso interventi tempestivi fin dai non solo il rifacimento delle case e
prattutto ONG che operano nell’ambito primi giorni hanno avuto una tenda, delle scuole distrutte, ma anche il
sanitario, non hanno abbandonato il dei pasti e aiuti per i bisogni prima- rafforzamento e la regolarizzazione
paese; la distribuzione quotidiana di ri, sostegno educativo-psicosociale antisismica delle abitazioni anche in
cibo e di aiuti è maggiormente orga- e spirituale. Particolarmente signifi- altre regioni del paese.
nizzata. La ripresa di alcuni servizi, so- cativa è tuttora la collaborazione sul Le comunità stanno vivendo una
prattutto della scuola dicono di campo dei volontari Vides USA , Vi- vita davvero essenziale, semplice,
un ritorno alla normalità
lento, ma caparbio. «Ho
vissuto come un mi-
nistero di ascolto,
des Internazionale, Medici del Mon-
do e volontari delle Antille.
VOLONTARI
aperta, solidale, di amore ai giovani,
totalmente donata alla missione
educativa. I muri e gli edifici sono
crollati, ma il carisma non è sepolto,
PER L’EDUCAZIONE
tutt’altro: è molto vivo. La casa
ispettoriale di Port-au-Prince è un
Pur in situazione precaria, continuo via vai: persone in visita,
il 12 aprile, sotto le tende o religiose di altre congregazioni san-
negli ambienti ancora uti- no di poter trovare un tetto sicuro.
lizzabili, bambini, ragazze «Anche se è troppo presto per dare
e giovani sono stati felici e una valutazione di ciò che il terre-
pronti a ritornare nelle moto ha provocato negli haitiani –
conclude – tutti sanno che questo
evento ha segnato una svolta non
Suor Marie Pierette solo a livello personale, ma anche
Louijuste a Marie del nostro paese. Non siamo più gli
Régine Thorland. stessi».
ٗ
BS SETTEMBRE 2010

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Giuseppe
Morante
GE IPORVEAGNHI IERA
RPAINSNTOOVRAAMLEENTO
DON BOSCO
HO UDITO IL GRIDO
LA ROTTA
GIOVANNI BOSCO
DEL MIO POPOLO
DEI PESCATORI
A CHIERI 1831-1841
Libro di preghiera
Per un rinnovamento
Scuola pubblica
con i giovani popolari, della pastorale
e seminario
lavoratori, della
di Piero Terzariol
di Marco Bay
formazione professionale ELLEDICI, Leumann (TO) LAS, Roma, 2010
a cura di Giacomo Garbero 2009, pp. 96
pp. 355
e Paolo Mignani
Effatà Editrice,
A Chieri Don Bosco, sedi-
Cantalupa (TO), 2010
cenne, ha vissuto due rile-
pp. 288
vanti esperienze: la scuola
pubblica e gli studi semina-
Ci sono categorie di giova-
ristici. Lo accompagnava il
ni che vivono una vita fatta
desiderio di imparare, di
di precarietà e disagio, per la
orientare la sua vita, di su-
mancanza di un lavoro sta-
perarne le avversità, di far
IL METODO
ANTIBULLO
Proteggere i bambini
e aiutarli a difendersi
di Allan L. Beane
Erickson, Trento, 2010
pp. 242
bile e dignitoso. Tra questi,
alcuni non si rassegnano e,
scommettendo sulle proprie
capacità e sulle opportunità
offerte nei loro territori, co-
struiscono fattivi segni di
speranza e di cambiamento.
Sono i giovani animatori di
fronte alla proprie neces-
sità. Vive nello stesso tempo
una tensione spirituale nella
non facile ricerca della pro-
pria vocazione. Il volume of-
fre un’attenta ricostruzione
del periodo delle scuole pub-
bliche (1831-1835) e il tem-
30
comunità del Progetto Poli-
po del seminario (1835-
L’autore, esperto di bulli-
smo, è presidente della
coro, quelli della GiOC (Gio- In tempi di profondi cam- 1841). L’autore aiuta a com-
ventù Operaria Cristiana), i biamenti e incresciosi com- prendere la singolarità della
società Bully Free Sy- giovani dei centri di forma- portamenti da parte di sa- vita di uno studente lavora-
stems Srl, che fornisce zione Professionale, ecc. cerdoti, religiosi, ecc., la tore, la molteplicità delle sue
assistenza a scuole e fa- Per loro è stato redatto que- Chiesa rischia di chiudersi relazioni e iniziative per i
miglie. Il suo impegno sto cammino educativo di nel recinto a leccarsi le fe- giovani del luogo. La vita
per liberare dal bullismo evangelizzazione alla luce rite e cercare di tener viva nel seminario invece gli ser-
viene dalla sofferta espe- del Vangelo e della Dottrina la speranza in quanti cer- virà per arricchire la forma-
rienza del suo figlio Cur- Sociale della Chiesa: par- cano rifugio all’ombra del zione culturale e spirituale, in
tis, vittima di bullismo. Il li- tendo dalla concretezza del- campanile. Ma proprio in un vasto orizzonte di inte-
bro insegna ai genitori al- la loro vita, si fa luce sulle queste situazioni è neces- ressi, che saranno molto uti-
cune abilità riguardo a questioni della vita sociale e sario rielaborare con pas- li nella sua attività di scritto-
questo allarmante feno- del lavoro. L’incontro termina sione la riflessione pasto- re ed educatore.
meno, la cui pericolosità con la preghiera come of- rale e la missionarietà, per
sembra essere sottosti- ferta al Padre in risposta ai dare fiducia e speranza a
mata: fare attenzione per- tanti suoi doni.
quanti operano nelle par-
ché il figlio non diventi vit-
rocchie, i quali devono sen-
tima del bullismo, saper-
tirsi chiamati a essere mis-
ne cogliere in tempo i
sintomi… Si tratta di sug-
gerimenti pratici e di in-
dicazioni efficaci per aiu-
tare i bambini a spezza-
re il cerchio della violen-
za e vivere una vita se-
rena e felice. Per questo
ci vuole l’impegno di tut-
ti all’interno del sistema
scolastico, non solo ge-
nitori e insegnanti, ma
sionari nel proprio contesto
di vita. Solo così potranno ri-
scoprire un percorso di sal-
vezza in Cristo e nella Chie-
sa. Occorre ritrovare il co-
raggio di “abbandonare la
terra ferma”, prendere il lar-
go e seminare nel cuore i
germi della Parola che rie-
scano a tener viva la spe-
ranza nei protagonisti del
nostro tempo.
tutte le figure di riferi-
mento della comunità.
SETTEMBRE 2010 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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ESSERE PADRE
DISABILI E LAVORO CITOASLTIAITNUAZIONE
EDUCAZIONE
SEI UN BUON PAPÀ?
INTEGRARE I DISABILI ORIGINI E
L’EMERGENZA
Consigli per diventarlo NEL MONDO
CARATTERISTICHE
EDUCATIVA
di Tiziano Loschi
DEL LAVORO
DELLA COSTITUZIONE Persona, intelligenza,
Erickson, Trento, 2010
Problemi culturali
ITALIANA
libertà, amore
pp. 198
Fonti giuridiche
nel 60° anniversario della del Servizio Nazionale per il
Ostacoli sociali
sua entrata in vigore
Progetto Culturale della CEI
di Claudia Giorgini
di Giovanni Terzuolo
EDB, Bologna, 2010
LAS, Roma, 2010
Ed. Monti, Roma, 2008
pp. 433
pp. 208
pp. 212
Dopo gli interventi di Bene-
La necessità del riconosci-
detto XVI sull’emergenza
mento dei diritti delle perso-
educativa, l’interesse e l’at-
ne disabili e del conseguen-
tenzione all’educazione nel-
te bisogno della loro inte-
la Chiesa sono diventati un
grazione nel mondo del la-
tema centrale che ha porta-
voro è stata ribadita con
to i vescovi italiani a sce-
l’entrata in vigore della Con-
gliere l’educazione come
venzione ONU sui diritti del-
elemento portante degli
le persone con disabilità
orientamenti pastorali per il
(2008). Non si può tuttavia af-
prossimo decennio. Il Nono
fermare che questa emer-
Forum del Progetto Culturale
genza sociale sia in fase di
sviluppa in modo organico gli
superamento. Occorre con-
spunti che sono emersi in al-
tinuare la ricerca e la speri-
tri incontri ecclesiali. Intelli-
mentazione perché si possa
Il compito di “padre” è ope- arrivare realmente a offrire
genza, libertà, amore pos- 31
sono essere coltivati nel-
ra grandiosa, ma non esiste un inserimento lavorativo
l’appartenenza a una co-
una ricetta magica che ren- consono alle loro situazioni
munità che sia capace di tra-
da capaci di svolgerlo al per poterne valorizzare l’uti- Nel 60° anniversario del- smettere una tradizione viva.
meglio. Messo in crisi da lità sociale. Il testo affronta l’entrata in vigore della Co- Il libro offre oltre 60 interventi
molti fenomeni concomi- con coraggio e competenza stituzione Repubblicana oc- secondo la scansione dei la-
tanti, soprattutto dai cam- la tematica partendo dalla corre richiamare l’attenzione vori dei gruppi. Si tratta di un
biamenti culturali e familia- Costituzione italiana; richiama sulle nostre responsabilità di materiale enorme che può
ri, da modelli comporta- la necessità della formazione “onesti cittadini”. Il volume favorire riflessione, verifica e
mentali e di ruoli di genere, professionale nelle forme più nella sua sobrietà e linearità, la stessa formazione degli
ha rischiato di perdere soli- consone e accompagna la coniugando insieme le due operatori a livello educativo
dità e sicurezza nel suo comprensione delle modalità parti della costituzione, ci e pastorale.
ruolo. Ora si sta osservando efficaci di inserimento lavo- aiuta a coglierne i principi e
un cambiamento di tenden- rativo dei disabili.
lo svolgimento storico evo-
za e si dimostra sempre
lutivo. L’auspicio è che la ri-
più chiaramente l’essenzia-
correnza sia un’occasione
lità del ruolo paterno per l’e-
quilibrio psico-sociale dei
figli e la ritrovata sicurezza
nella loro crescita, nell’in-
traprendenza e nel loro ren-
dimento. Il testo vuole aiu-
tare ogni padre a prendere
coscienza della propria iden-
tità e a individuare il modo
più significativo di farsi pre-
senza attiva, autorevole, af-
fettuosa accanto al figlio.
per ricordarla, comprender-
la e accrescere lo spirito di
concordia e di unità nazio-
nale. Questo è l’intento del
testo che viene presentato. È
interessante ricordare che,
oltre alle due parti, i primi do-
dici articoli contengo i “prin-
cipi fondamentali” che enun-
ciano le norme costituzionali,
di cui le altre ne rappresen-
tano una chiara proiezione e
valgono a delineare il “volto
NCvatmoeOcOlenqiNRcnguhRtioseenSItSaoaoIrPlevlseOFaepAnNrrgiensDnspoVaEserlEoNatictNtilZhvieDAeiseli.IibsETIprtAdelioibdirtsirriePrsiicecocEith.natRaeot--
della Repubblica”.
BS SETTEMBRE 2010

4.2 Page 32

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ON LINE
UN “SANTO” di Giorgia Frisina
Per migliaia
di poveri padre
Antonio Alessi
(1906-1995)
era un santo.
Né più né meno!
32
Una figura emblematica e davvero unica, non solo
per le sue molteplici guarigioni da situazioni
patologiche gravi che lo portarono a ricevere ben
quattordici volte l’unzione degli infermi, ma soprattutto
per la sua testimonianza missionaria che, partendo
dagli anni Venti, copre ben settant’anni di apostolato
ininterrotto e, nonostante le esortazioni a rientrare in
Italia da parte dei superiori per raggiunti limiti di età,
lui, “facendo l’indiano” – ormai lo sapeva far bene – ed
accusando difficoltà uditive, continuò la sua incredibile
attività di buon pastore fino alla mattina del 18 gennaio
1995 quando, accasciandosi sulle scale che conduce-
vano alla sua camera, raggiunse la casa del Padre.
PER UN PROFILO
Era nato a Nove, noto centro delle ceramiche vicino a
Bassano del Grappa, il 27 aprile 1906, primo di nove
fratelli. La sua vocazione allo studio sin dai primi anni
aveva un motivo preciso: “per farsi prete”.
Invece, causa la povertà della famiglia,
fu costretto a seguire il padre nel duro
lavoro dei campi. Solo dopo la guerra,
a quattordici anni, poté entrare come
aspirante nella casa salesiana di
Faenza. E da allora bruciò le tappe:
nel 1923 fece la professione
religiosa a Castel de’ Britti
(Bologna); nel 1925, di-
ciannovenne, partì per
l’India; nel 1931 fu ordi-
nato sacerdote a Shil-
long. Trascorse i primi
tredici anni di aposto-
lato nella vallata del
SETTEMBRE 2010 BS
Il padre Alessi fu certamente
il più grande benefattore
delle “suore del sorriso”,
angeli dei malati.
Brahmaputra, fondando numerose comunità, alcune
delle quali diventarono poi fiorenti diocesi.
Dal 1939 al 1951 fondò e diresse nel turbine della guer-
ra, alle prese con l’invasione delle truppe giapponesi, la
nuova missione salesiana in Birmania. Di questo perio-
do, egli stesso ricordava: “... Ci siamo nutriti con erbe,
germogli di bambù e qualche pugno di riso”. Evidente-
mente, la vocazione al sacrificio faceva parte del suo
progetto di carità ed evangelizzazione; trascorse infatti
l’ultimo periodo del conflitto bellico in un lazzaretto con i
lebbrosi, tra indicibili sofferenze e gravi pericoli. Dimenti-
cando se stesso, si prodigò oltre ogni limite per gli altri,
seppellì i morti, curò gli ammalati, medicò i feriti, divise i
magri pasti con coloro che avevano perso tutto.
Dal 1952 al 1965 venne eletto ispettore di due grandi
ispettorie: Calcutta e Gahuati. L’incari-
co servì a dargli la carica, ed egli,
lungi dal fermarsi, continuò a prodi-
garsi per favorire vocazioni, aprire
nuove case salesiane, costruire
chiese, orfanatrofi, scuole. E
aiutare i derelitti. Non aveva
più dimenticato, don Anto-
nio, il corpicino scheletri-
to di un bimbo abbando-
nato tra le braccia della
mamma, quella volta
che, chiamato da don
Il padre fu confessore,
consigliere ascoltato,
direttore di spirito,
dispensatore
dei sacramenti…

4.3 Page 33

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Annus Sacerdotalis
Il primo colpo di piccone che dà inizio alla costruzione
del Centro Risurrezione per i lebbrosi.
Aurelio Maschio a distribuire pane per la lunga fila di
poveri che ogni giorno si presentavano presso la casa
salesiana, la donna si fece avanti implorando: “Padre, è
da due giorni che non ho più nulla per nutrirlo”, poi lo
scosse per svegliarlo, ma era morto. Di fame. Da allora
si prodigò per gli intoccabili, i paria, i lebbrosi, gli esclu-
si, soprattutto negli slum, territori “off limits”, fuori con-
trollo, dove nemmeno la polizia osa avventurarsi.
Per altri tredici anni, dal 1965 al 1978, fu animatore e
promotore di vocazioni sacerdotali e religiose nello
Stato del Maharashtra.
33
UNA VITA PER GLI ULTIMI
Dal 1978 venne inviato in servizio a tempo pieno, pres-
so il santuario di Maria Ausiliatrice, a Mumbai (Bombay)
nel quartiere Mathunga, dove continuò a dedicarsi a
opere creative per gli ultimi degli ultimi. Le inventava tut-
te pur di recare qualche sollievo. Si alleò con un altro
“santo”, il già citato don Aurelio Maschio; insieme si
impegnarono a realizzare a Veholi, 80 km da Bombay, il
grande centro di accoglienza per lebbrosi, comprenden-
te ospedale, laboratori artigianali, centinaia di casette, e
per salvare migliaia di fratelli che le autorità della metro-
poli avevano deciso di deportare in un deserto “per ripu-
lire la città dalla loro immonda presenza”.
Fu da quel momento che la vita del nostro don si intrec-
cerà saldamente con quella del proprio cugino, omoni-
mo, Antonio Maria Alessi, anche lui salesiano, che dall’I-
talia inizierà una capillare attività di sensibilizzazione e di
raccolta fondi a favore dei bambini delle baraccopoli di
Mumbai, e proprio in questo contesto scaturirono i primi
gruppi di volontari che, guidati dal coinvolgente entusia-
smo e dinamismo di quel suo parente, diedero vita a
un’intensa attività divulgativa e di raccolta fondi. Con il
passare dei giorni, mesi e anni, Torino, Cittadella, Bina-
sco, Milano, Treviso e successivamente anche Lugano,
divennero le sedi dell’Associazione “FRATELLI DIMENTI-
CATI”, voluta e fondata da don Antonio Alessi, missiona-
rio nel cuore per don Antonio Alessi missionario di fatto
e divenuta oggi Fondazione nazionale - ONLUS.
COME DON BOSCO
Gli emarginati, i miserabili, i lebbrosi, i paria intocca-
bili lo hanno chiamato e lo invocano tuttora come “IL
SANTO”. I suoi confratelli salesiani hanno detto di lui:
In alto, due grandi salesiani: don Aurelio Maschio
e don Antonio Alessi.
In basso, Tezpur: il padre poté festeggiare i 50 anni
della diocesi iniziata proprio da lui.
“Don Alessi ha il cuore di Don Bosco”; e ancora: “Ha
vissuto il motto di Don Bosco, ci riposeremo in Para-
diso“. Un giorno qualcuno gli chiese quale fosse la
soddisfazione più grande vissuta in quei lunghi anni
di apostolato missionario. Rispose senza esitazione:
“La gioia di salire ogni giorno l’altare per la grande
offerta, la Vittima divina, per la Chiesa e la salvezza
di tutti gli uomini; la gioia di perdonare nel nome e
con l’autorità di Dio, di generare alla vita soprannatu-
rale dello spirito, con il battesimo, migliaia di fratelli”.
Poi aggiunse: “Ma la soddisfazione più grande, il
ricordo più caro, è stata la formazione di vocazioni
religiose, apostoliche, missionarie: un lavoro al quale
ho sempre consacrato il meglio delle mie energie…
Ci può essere felicità più grande al pensiero che altri
hanno raccolto dalle nostre mani la fiaccola della fede
per portarla in continenti lontani?”.
L’ADDIO
Erano le sei antimeridiane del 18 gennaio 1995, padre
Antonio, dopo avere celebrato la Santa Messa uscì a
piccoli passi dal santuario dirigendosi verso il fabbrica-
to degli alloggi e, dopo aver salito le scale per raggiun-
gere la sua stanza, crollò sul pavimento... Subito soc-
corso morì poco dopo. Quasi ottantanove anni, settan-
ta dei quali vissuti in India e interamente donati ai più
poveri, i figli prediletti di Dio.
ٗ
BS SETTEMBRE 2010

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
NELLO ZAINETTO mento. Il bambino non voleva ri-
spondere, ma poi, dietro le insisten-
DEI FIGLI ze della maestra e soprattutto per
accontentare i compagni di scuola,
decise di svelare il segreto. «Quan-
Qualche idea per i genitori do ogni mattina parto da casa per
venire a scuola, mia madre, mi
in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico. stampa sul palmo della mano sini-
stra un forte bacio e poi, chiudendo-
mi la mano, mi dice sorridendo:
“Bambino mio, tieni sempre ben
Viviamo in «una giungla pre-
fabbricata», alla mercé di
un’economia globale molto
volatile che né i governi, né le mul-
genitori e figli, alla scuola. Ecco le
cose essenziali da mettere nello
zainetto.
chiuso qui nella tua mano il bacio di
tua madre!”. Per questo tengo sem-
pre il pugno chiuso: c’è il bacio della
tinazionali sono in grado di gestire. ᭿ Prima di tutto i genitori stessi. I mia mamma dentro». I figli devono
Il sociologo Zygmunt Bauman figli devono essere accompagnati avere l’assoluta certezza che i geni-
immagina il nostro mondo come un anche quando sono soli. Devono tori sono sempre pronti ad aiutare
aereo senza pilota. I passeggeri sentire la presenza dei genitori attra- se insorgono problemi, che sono a
scoprono con orrore che la cabina verso le regole di comportamento, la contatto con gli insegnanti, alleati
di pilotaggio è vuota e che dalla buona educazione, i consigli: sono i nell’impresa che ha come posta il
scatola con su scritto «pilota auto- figli che scendono in campo, ma i loro futuro.
matico» non c’è modo di tirare fuori genitori sono l’allenatore che ha
alcuna informazione su dove l’ae- spiegato la tattica migliore per vince- ᭿ La passione di imparare. È la
reo stia volando, dove atterrerà, chi re. Come ricorda una piccola storia: voglia di crescere, la curiosità, il
sceglierà l’aeroporto e se ci siano C’era una volta un bambino, che a senso d’importanza del periodo
procedure che i passeggeri posso- scuola teneva sempre chiuso il scolastico e l’utilità della formazione
34
no seguire per atterrare sani e sal-
vi. Anche la scuola è finita in que-
pugno della mano sinistra. Quando
era interrogato dalla maestra, si
mentale. Insieme alla giusta ambi-
zione di riuscire.
sto vortice magmatico e le conse-
guenze sono preoccupanti. Secon-
do il Rapporto Istat, la scuola ita-
liana “si distingue negativamente
nel contesto europeo per la quota
di giovani di 18-24 anni che hanno
alzava e rispondeva tenendo il suo
pugno chiuso; scriveva, con la de-
stra, e conservava il pugno sinistro
ben chiuso. Un giorno la maestra gli
chiese il perché di questo atteggia-
᭿ L’organizzazione. I genitori de-
vono “esplorare” i luoghi con i figli,
aiutarli concretamente nella prepa-
razione degli “strumenti”, del diario,
verificare compiti e lezioni. Fissare i
abbandonato gli studi senza aver
conseguito un diploma di scuola
superiore, pari al 19,2 per cento nel
2009, oltre quattro punti percentuali
in più della media Ue“. Quanto ai
loro orari scolastici in un luogo visi-
bile in cucina e anche in ufficio. È
come proclamare: «Sei importante
per noi!»
contenuti, “secondo l’indagine Pisa
promossa dall’Ocse, il punteggio
medio degli studenti ita-
liani 15enni nelle com-
petenze in lettura è
inferiore di 23 punti
alla media interna-
zionale”, che risul-
tano sempre in-
᭿ La sicurezza di base. Per riusci-
re è vitale la fiducia in se stessi, nei
genitori e negli insegnanti. A scuola
ci si espone e si viene “misurati”,
c’è il rischio di sbagliare. Tutto
questo è da mettere in conto,
insieme alla ragionevole cer-
tezza di potercela fare.
feriori al valori
medi Ocse anche
per le competen-
ze in matematica
e scienze. Risul-
tiamo indietro an-
che per numero di
laureati. Tutto questo ha
᭿ La capacità di con-
centrazione e la calma
emotiva. I ragazzi affron-
tano la scuola perlopiù in
un periodo di sconvolgi-
mento fisiologico e psicologi-
co. Devono essere supportati, non
poi conseguenze molto
pesanti sul mercato del lavo-
ro. E come sempre le lacrime
saranno dei genitori. Per que-
sto è importante prepararsi tutti,
Nello zainetto scolastico i genitori
devono prima di ogni altra cosa
mettere se stessi: i figli non vanno
lasciati mai soli.
SETTEMBRE 2010 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
SCUOLA
PORTALE D’INGRESSO
Della scuola si possono dire cose buone cose meno buone…
Ma la scuola va sempre difesa.
messi sotto pressione. Devono es-
sere protetti dal “troppo”. Hanno
bisogno di filtrare, gerarchizzare e
integrare le loro conoscenze o fini-
ranno in piena confusione. Non
sono in grado di farlo da soli, né
sono in grado di alternare tempi di
Aprima vista, la frequenza di
una scuola, di qualunque or-
dine e grado, significa che
un bambino può imparare tante
cose che gli serviranno per
stare nel mondo e per po-
ter vivere la propria vita
in modo consapevole.
Ma dobbiamo riconosce-
re che non è più questo
rilassamento e tempi di impegno in l’unico ambiente nel qua-
modo equilibrato.
le si apprendono delle
nozioni e forse non è
᭿ Gli strumenti comunicativi fon- neppure il più idoneo, se
damentali. Saper leggere, scrivere, teniamo conto del fatto
esprimersi correttamente: è il
miglior dono che i genitori possono
fare ai figli. Ma soprattutto i genitori
devono insegnare a pensare: è il
che spesso la progressione sempre
più accelerata dei saperi incontra
ambienti e protagonisti più dinamici
e flessibili (penso alla tv e al com-
La scuola rappresenta un rito
di passaggio fondamentale che
crea interesse ma anche disagio.
35
tempo della “digestione”, dell’assi- puter, ma anche alle tante forme di vengano spese all’interno di un
milazione personale.
capitale culturale tesaurizzate e habitat che inevitabilmente facilita
messe in circolazione dalle stesse il proprio essere nella realtà. An-
᭿ La pazienza e lo sforzo. Oggi è
difficile anche per gli adulti pensare
che il successo sia sempre il risul-
tato di fatica e impegno. Ai figli si
deve insegnare che le mete più
importanti si raggiungono con tap-
pe successive, costanza e rispetto
dei tempi.
famiglie o nel mondo delle associa-
zioni). Dunque la scuola è impor-
tante, ma non fondamentale per
imparare (resta però il soggetto che
seleziona e trasmette cultura in
modo intenzionale, sistematico e
competente); è invece insostituibile
in una funzione a cui si pensa poco
e che è trasversale dalla scuola
che quando il nucleo domestico si
sforza di superare le barriere del
privato, fa fatica a dimostrare fino
in fondo la sua identità pubblica.
Almeno da noi in Italia, la cerniera
fra individuale e comunitario, fra
pubblico e privato, viene testimo-
niata con particolare forza e chia-
rezza proprio dalla scuola. Per
᭿ La resilienza. Ci sono sempre i
bambini che vivono male la scuola,
per vari motivi negativi: insuccesso,
paura dei genitori, non-accordo con
l’insegnante, problemi con gli amici.
Una cosa bisogna impedire: lo sco-
raggiamento. Per questo è neces-
sario dotare i figli della forza interio-
re e la creatività necessarie a sco-
prire sempre alternative ai blocchi e
agli “stop” della vita.
materna in poi: l’ingresso di un
minore nella società e la possibilità
di non essere soltanto uno spetta-
tore, ma un protagonista del conte-
sto in cui vive la quotidianità.
᭿ Una famiglia può offrire tante
riflessioni ed esperienze ai pro-
pri ragazzi, ma non può forzare i
limiti dello spazio e del tempo dise-
gnati dalla casa; il mondo resterà
inevitabilmente oltre le finestre e il
questo essa rappresenta un rito di
passaggio fondamentale, che crea
attenzione e interesse, ma anche
qualche ansia e disagio. Per un
bambino andare a scuola significa
accedere in una situazione meno
protettiva, in cui mettersi in gioco
senza potersi mimetizzare nel pro-
prio gruppo di appartenenza; ac-
cettare il rischio di confronti impe-
gnativi, in cui potrebbe risultare
perdente o comunque deve pren-
cancello del condominio. Può co- dere atto che la propria realtà im-
᭿ Il talento personale. Guai a in- municare il senso dell’intimità e mediata non è universalizzabile;
gabbiare quelle che sono le inclina- della relazione faccia-a-faccia, ma imparare a tenere insieme le pro-
zioni spontanee, gli “hobby” e le non testimoniare il valore comples- prie esigenze con quelle degli altri,
passioni. I figli devono poter sogna- so dell’alterità, presente nella plu- ricavando dalle differenze stimoli
re, immaginare, progettare. I genito- ralità di una comunità sociale. Può importanti per allargare i propri
ri devono anche essere testimoni creare forme interessanti di parte- orizzonti; scoprire una dialettica fra
del progetto interiore dei figli e cre- cipazione e di responsabilizzazio- diritti e doveri che non sta in equi-
dere nella sua realizzazione. ٗ ne, ma è inevitabile che queste librio in modo automatico.
BS SETTEMBRE 2010

4.6 Page 36

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᭿ Per un adolescente, la scuola
secondaria è la scoperta di un
mondo esigente che gli chiede di
essere protagonista e non destina-
tario del sapere; di relativizzare il
proprio modo di pensare per acco-
gliere una visione più ampia della
vita; di riflettere, verbalizzare e
interpretare i propri sentimenti e
vissuto, se davvero vuole assume-
re il ruolo di cittadino e di membro
di una comunità sociale; di assu-
mere una posizione critica verso
se stessi e gli altri, ma anche pro-
positiva, perché si possa creare un
rapporto virtuoso fra l’acquisizione
di una tradizione culturale e la pro-
gettazione di un nuovo mondo. Per
tutti i ragazzi, inoltre, la scuola rap-
presenta la prima volta in cui vene
vissuta l’esperienza di essere valu-
tati. Non è facile accettare che
qualcuno in modo formale (e tal-
volta al di fuori di una relazione
significativa dal punto di vista affet-
tivo) debba stabilire quale rapporto
intercorre fra le capacità individua-
36 li, l’impegno personale e i risultati
conseguiti. E se sicuramente non
è semplice tradurre le potenzialità
in conoscenze, abilità, competen-
ze, occorre però anche cominciare
a misurarsi con una società che
decide quanto vale ogni persona,
a partire da quello che sa e che sa
fare. A molte famiglie, oggi, tutto
questo non fa molto piacere, per-
ché i propri figli sono sempre intel-
ligenti e bravi e, soprattutto, non è
giusto che siano esposti a situa-
zioni in cui venga meno il criterio
dell’autoreferenzialità. Ma è proprio
questo modo di ragionare che
intrappola tanti giovani nelle loro
fragilità e illusioni. Vivere in una
società che assomiglia ad un mer-
cato certamente non piace a nes-
suno, ma anche per cambiare le
regole del gioco occorre appren-
derle e rispettarle.
Dunque, prima ancora dei ragazzi,
sono i genitori a dover accettare la
scuola come un impegnativo rito di
passaggio, che porta gli adulti a
ricordare che il mondo non finisce
nei confini del proprio appartamen-
to e, soprattutto, che i figli devono
spiccare il volo, per mettersi gene-
rosamente al servizio di un mondo
che non sarà sempre gratificante,
ma che ha bisogno anche di loro
per rigenerarsi.
ٗ
SETTEMBRE 2010 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
a cura di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Classe 1949. L’arte è la sua vita.
Esce dall’Accademia di Belle Arti di
Brera. Molte le personali e collettive,
molti anche i riconoscimenti e
i premi. Le sue opere sono sparse
in vari paesi italiani ma anche
in altre nazioni del mondo.
VINCENZO MORLOTTI
AD AMPIO RESPIRO
Vincenzo Morlotti ama la
sperimentazione e l’ecletti-
smo nelle scelte tematiche.
Le sue grandi produzioni
hanno un respiro quasi religioso e tro-
vano spazio permanente del “Museo
della terraglia” di Cerro di Laveno
Mombello. Nel ciclo riguardante le
fabbriche, l’artista si cimenta in un
metallico post-moderno. Quando usa
colori freddi che si alternano a quel-
li solari e linee prospettiche arditis-
sime, capaci di catturare l’osservatore
risucchiandolo in un barocchismo
contemporaneo, Morlotti raggiunge
il massimo della espressività pittori-
ca. Egli lavora a tratti sicuri e velo-
ci l’ampio spazio disponibile, talvolta
propone disegni dal gusto ottocen-
tesco, destinati ai salotti e all’intimità
della famiglia. Abbastanza recenti
sono le litografie che rappresentano
san Rocco e la facciata della parroc-
chiale di Gemonio.
>> Presentiamo in questa rubrica
la Grande crocifissione su tela
(180ϫ3,60), dipinta nel lontano
1982 per la chiesa di Voldomino
Luino. Si tratta un trittico – di cui
riproduciamo solo la parte centra-
le – che merita grande rispetto sia
per il notevolissimo valore tecni-
co sia per il soggetto rappresenta-
to. La galleria umana è composta
da soldati, donne, sacerdoti e
figure ignude, rappresentanti una
umanità smarrita che si accalca e
si dirama sino all’estremità della
grande tela, dinanzi alle leggere
pareti. Molte le emozioni che
suscita: dolore, rabbia, dispera-
zione…
>> La figura di Cristo, un croci-
fisso proteso verso l’alto e inonda-
to da una luce, che per Morlotti
è quella dell’estremo momento,
quello del “tutto si è compiuto”.
L’autore coglie così l’attimo dove
le parole evangeliche ci ricordano
che “era già l’ora sesta quando
vennero le tenebre su tutta la terra
fino all’ora nona, essendosi il sole
eclissato” e le trasforma nei colori
caldi e dorati posti alle spalle di
Cristo. Le braccia del Crocifisso
elevate verso il cielo richiamano
già la resurrezione. Gli occhi sen-
za pupille, dilatati e stupiti di tutti
i personaggi si interrogano e ci
interrogano sul mistero e sul dono
del sacrificio. Sono occhi che non
vedono, non si rendono conto
(Padre, perdonali perché non san-
no quello che fanno), occhi tutta-
via che cercano la luce.
(Sergio Todeschini)

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Franco Scillone
1) Chi vive nella libertà,
non può vivere solo di libertà.
2) Quando un prato accoglie
una vipera, è condannato
a mangiarne il veleno.
BS SETTEMBRE 2010

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
UN VIZIO NUOVO
IL CONSUMISMO
di Sabino Frigato s.frigato@ups.crocetta.org
La società dei consumi
– in prevalenza quella
occidentale – ha creato
e crea non pochi
scompensi… Difficile
dire se resisterà e a che
prezzo. Ancor più
difficile indovinare
che cosa potrà
succedere al pianeta
38
quando il consumismo
sarà globalizzato.
Fin da piccoli si cresce in un
sistema di vita che inocula voglie,
desideri, tensioni ad avere.
Chi è rimasto ai sette vizi
capitali deve aggiornarsi.
I vizi capitali e i nuovi
vizi” è il titolo di un inte-
ressante volumetto di U. Galimber-
ti, acuto osservatore del nostro
tempo, il quale assegna al consumi-
smo il primo posto di una serie di
nuovi vizi. Fin da piccoli si cresce
in un sistema di vita che inocula
voglie, desideri, tensioni ad avere
sempre “il più nuovo” per apparire
di più. Si pensa di rendere felice un
bambino coprendolo di nuovi gio-
catoli. Gli adulti, a loro volta, sen-
tono di essere di più sfoggiando il
modello più sofisticato di cellulare,
SETTEMBRE 2010 BS
di computer fino ai calzini più “in”
del momento. Risultato? Case satu-
re di “cose” spesso superflue quan-
to inutili.
Obiezione: come far girare l’eco-
nomia senza consumare? Ciò che
rende il consumo consumismo
cioè vizio – non è l’acquisto di og-
getti, fosse anche solo per il piacere
di adoperarli, ma l’averli con una
mentalità “nichilista”. Una parola
grossa per indicare la sistematica di-
struzione del prodotto “vecchio” per
far posto al “nuovo” sentito quale
garanzia di identità, stato sociale,
esercizio di libertà e benessere. Qui
si annida il vizio. Come in quelli
più tradizionali, anche in questo ca-
so il male non sta nel consumo di
beni, quanto nello stravolgimento
del senso e delle finalità dei beni
prodotti: non più mezzi, bensì fini –
status symbol cui affidare la propria
autorealizzazione.
LA PUBBLICITÀ
La grande illusionista che trasfor-
ma i cittadini in consumatori consu-
misti? La pubblicità. Più che oggetti
di consumo, propaganda sogni, mo-
delli di vita e tanta felicità! Tutti sap-
piamo che sono illusioni. E però,
sappiamo anche quanto conta per
una ragazza andare in giro con l’om-
belico al vento e per un ragazzo in-
dossare pantaloni da clown con le
mutandine in bella mostra. E chi rie-
sce a convincerli che sono banalità
senza senso? Ecco il nuovo vizio:
suadente, accattivante, ma al tempo
stesso dispotico: sei quello che vesti,
sei quello che mangi, sei quello che
mostri. Il consumismo incolla l’iden-
tità personale e sociale all’ultima
moda. Può una ragazzina entrare in
classe con un vestitino semplice,
semplice, senza cellulare, senza quel
tipo di merendina e con una faccia

4.9 Page 39

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La pubblicità trasforma i cittadini
in consumatori consumisti.
Il male non sta nel consumo di beni, quanto nello stravolgimento del senso
pulita senza trucco e piercing? Quan-
e delle finalità dei beni prodotti.
to resisterà agli sfottò dei compagni
di scuola? Ne sanno qualcosa i geni-
tori alle prese con le continue richie- IL TEMPO
ste dei figli. Resistere o cedere? Un
bel dilemma.
DELL’APPARIRE
re dalle mutevoli novità del mercato
e delle mode? La vita è fatta di va-
lori, relazioni, progetti che richiedo-
Al di là di tutto, resta il fatto che
tutti dobbiamo fare i conti con questo
fenomeno che tanto ci ha cambiati.
Nel tempo del consumismo le
identità personali si consumano nel
volger di una stagione. È il prezzo
no decisioni lunghe una vita. Se,
però, tutto ha una data di scadenza
ed è tutto consumabile in breve: c’è
39
La grande offerta di beni e la possibi-
lità economica di accedervi ha modi-
dell’apparire ad ogni costo.
Vivere di apparenza significa per-
ancora spazio per un qualche grande
progetto da realizzare. Solo davanti
ficato in positivo il nostro tenore di
vita, ma anche, e soprattutto, ha cam-
cepirsi, guardarsi, considerarsi con
gli occhi degli altri. Adeguarsi allo
ad orizzonti senza limiti di scadenza
si può misurare quanto una persona
biato la percezione di noi stessi, delle sguardo esterno, alle mode, ai pro- sia veramente libera. Nel sistema
nostre relazioni e del modo di vivere.
Il consumo a tutta forza produce di
dotti di tendenza diviene essenziale
per riproporsi sulla scena di questo
del consumismo la libertà è solo un
evanescente fantasma, di cui siamo
continuo “un mondo da buttar via”. È mondo in modo interessante. Si fi- costantemente scippati senza accor-
il lato nichilista di cui si è già detto. nisce per vivere come su un palco- gercene: dolcemente, piacevolmen-
Le cose non hanno più “un fine”, scenico rappresentando se stessi, la te.. e per di più con il nostro con-
bensì solo “una fine”. Non c’è pro-
dotto senza data di scadenza. Sembra
propria identità secondo copioni im-
posti da sempre nuovi trend.
senso. È un caso che nell’epoca del-
l’apparire e della vuota esteriorità
una banalità, ma di fatto viviamo in
non riusciamo più a dirci chi siamo?
un sistema fatto di cose evanescenti
durevoli non più di una
È LIBERTÀ?
In che cosa crediamo? Per chi o per-
ché viviamo? Incapaci di darci ri-
stagione. Tutto viene
Visto che il mercato offre mille sposte convincenti, non stupiamoci
consumato in breve
possibilità di scelta, non è questo il se la stessa vita è diventata un “pro-
tempo, anche la
trionfo della libertà, di poter essere dotto” usa e getta!
percezione di noi
se stessi e porsi nella vita come si Perché accanirsi tanto contro il
stessi. Siamo di-
vuole? Qui sta la perfidia del vizio. consumismo? Perché farne un vi-
ventati “pro-
Illudere di essere liberi mentre si zio? Non è una ipocrita fuga dalla
dotti” senza
viene risucchiati da un sistema usa e realtà di questo mondo? Non si trat-
consistenza.
getta. Quante relazioni sono vissute ta di fare i moralisti a buon mercato,
come “prodotti” usa e getta. Quanti ma di criticare per educare. Il nostro
matrimoni, quante esperienze affetti- è il tempo – come si dice – dell’e-
ve, partite con il vento in poppa ver- mergenza educativa, vale a dire del-
so un amore eterno, sono state con- la ripresa critica dei grandi temi del-
sumate, cioè usate e gettate nel giro l’uomo per passare dalla quantità
di poco tempo! È questa la libertà delle cose alla qualità della vita. Da
che realizza una vita, o non è piutto- che parte incominciare? Perché non
sto il collasso della libertà! Quanto dal Vangelo, la grande Parola di vita
si può dire libero chi si lascia pilota- per tutti?
BS SETTEMBRE 2010

4.10 Page 40

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5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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STORIE CRUDELI
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
Accettare acriticamente come strumento
educativo le fiabe, siano esse quelle tradizionali
o quelle moderne, può risultare un errore.
ta coast to coast diretto ed interpre- >> La melodia della prima
tato da Rocco Papaleo ed in cui lo parte del ritornello, fatta da no-
stesso Gazzè debutta come attore te ribattute che si muovono sopra
in un ruolo che sembra tagliato ad- un ritmo incalzante ed un arran-
dosso al suo personaggio bislacco. giamento magmatico, suona quasi
Ma la nostra attenzione è attratta ipnotica ricordandoci quanto i
da questa Storie crudeli poiché in bambini siano inclini a subire il fa-
essa si tratta, sia pur da un punto scino e il condizionamento di ciò
di vista molto originale, dell’edu- che viene loro proposto come mo-
cazione. Nel testo, come di con- dello. È nella seconda parte del ri-
sueto svolto in una lirica divertita e
zeppa di giochi verbali, ci si do-
tornello, invece, che l’arco melodi-
co si distende e ci viene offerta
41
manda quanto sia serio e sensato l’alternativa: racconti in cui prota-
tramandare ai nostri figli fiabe e gonista è la natura incontaminata
Max Gazzè, classe 1967, è novelle tradizionali che, a guardar sorprendente e, a suo modo, magi-
conosciuto al grande bene, sono infarcite di personaggi ca; oppure la gioia di godersi in fa-
pubblico per l’aria burlo- crudeli, eroine ingenue e fuori dal miglia il giorno di festa.
na e stralunata del suo look e del- mondo e di cui il destino sembra Un gioco provocatorio certo, ma
la maggior parte delle sue canzo- prendersi gioco senza ragione.
che fa pensare!
ٗ
ni. Già in altro articolo abbiamo
lodato la sua capacità di coniuga-
re la complessità con la leggerez- STORIE CRUDELI di G. Santucci e M. Gazzè
za ponendo alla nostra attenzio-
ne qualunque tema, sia esso serio
o frivolo, con levità ma, nello
stesso tempo, in modo da suscita-
re curiosità e riflessione. Resta da
Non c’è ragione per raccontare storie
crudeli / sulle cattiverie di orchi e fattuc-
chiere
Di minatori nani brutti sporchi e villani
dormire
vorrei raccontare di te
e invece quattro pupazzi con testa ad an-
tenna e la pancia con televisore
sottolineare come, utilizzando a
piene mani l’arma dell’ironia e
della costruzione musicale ad ef-
fetto, renda appetibili argomenti
ponderosi o inusitati.
Cenerentola e Biancaneve perseguitate e
ingenue
Hanno secoli storie di orfani infelici e
bimbi abbandonati nei boschi
Epici capricci, fate tra gli stracci, puni-
zioni bibliche e ricatti
gestiti e cresciuti da un aspirapolvere
mangiano schiume di ogni colore
ibridi, ignobili, scherzi nucleari, cuccioli
orribili, gatti con gli stivali
Non c’è ragione per raccontare storie
>> Il suo recente lavoro Quindi?
prosegue su questo solco alternan-
do humour, sofismi intellettuali, in-
tensi sprazzi di lirismo, vera poe-
sia, melodie ampie e dolci, rock
graffiante, suoni psichedelici. Il sin-
golo di lancio dell’album Mentre
dormi, serena ed ispirata dichiara-
zione d’amore, è parte della colon-
na sonora del film (in verità an-
ch’esso assai stravagante) Basilica-
Non c’è cartone, videogioco peggiore di
shakespiriani cavamenti di occhi e pi-
nocchi
Non c’è ragione per raccontare storie
crudeli /sulle cattiverie di orchi e fattuc-
chiere
io racconterei un volo verso il sole / di
fiori bagnati quando ruscelli dissetano
i prati
la sorprendente magia di una famiglia
felice
di questo giorno di festa passato a
crudeli / sulle cattiverie di orchi e fattuc-
chiere
io racconterei un volo verso il sole / di
fiori bagnati quando ruscelli dissetano
i prati
la sorprendente magia di una famiglia
felice
di questo giorno di festa passato a
dormire
vorrei raccontare di te
ho saputo che Biancaneve……eh!
BS SETTEMBRE 2010

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 02-09-1971 n. 959, e la
Fondazione Don Bosco nel
mondo (per il sostegno in parti-
colare delle missioni salesiane),
con sede in Roma, riconosciuta
con D.M. del 06-08-2002, pos-
sono ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o alla Fondazione
Don Bosco nel mondo, con sede
in Roma) a titolo di legato la
somma di …, o titoli, ecc., per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
42
in Roma (o alla Fondazione Don
Bosco nel mondo, con sede in
Roma) l’immobile sito in… per i
fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o alla
Fondazione Don Bosco nel
mondo, con sede in Roma) la-
sciando ad essa quanto mi appar-
tiene a qualsiasi titolo, per i fini
istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso
e leggibile)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
Fondazione Don Bosco nel mondo
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612658 – Fax 06.65612679
SETTEMBRE 2010 BS
I NOSTRI MORTI
BOVIO sac. Mario, salesiano,
† Bollate (MI), il 21/12/2008, a 82 anni
Un salesiano colmo della “virtù” salesiana
dell’allegria. Un prete/artista da cortile che
regalava ai ragazzi che glielo chiedevano
un loro profilo ben disegnato o anche quel-
lo di grandi personaggi e perfino di dittato-
ri. Con i disegni intratteneva i ragazzi du-
rante la ricreazione poiché don Mario, in ef-
fetti, possedeva una sorprendente facilità
nel disegno. Ha seminato i suoi dipinti nel-
le case dell’ispettoria dove ha svolto il suo
ministero di prete e/o di insegnante. Ma an-
che fuori dalle case salesiane. Si fece sale-
siano quando aveva già 25 anni, prove-
niente dalla periferia milanese, dove aveva
cominciato a lavorare come venditore am-
bulante. Aveva bisogno di stare con gli altri,
di dedicarsi agli altri. Fu un sacerdote ricco
di umanità, a volte un po’ “sui generis”, co-
me tutti gli artisti, ma sempre attivo: sport,
cinema e cineforum, pittura, visita ai musei
d’Europa. La sua grande umanità, la sua
esuberanza, la sua originalità lo hanno fat-
to rimpiangere da confratelli e ragazzi.
GARBARINO sac. Giacomo,
salesiano,
† Zoagli (GE), il 07/02/2009, a 86 anni
Fu un sacerdote sempre sommamente rico-
noscente alla Chiesa che lo aveva generato
alla fede e al ministero presbiterale. Si di-
simpegnò nella parrocchia di Zoagli dove
molte persone e famiglie hanno goduto del
suo zelo pastorale e della sua affabilità. Pos-
sedeva un autentico spirito di preghiera che
alimentava costantemente la sua fede. Fu
apprezzato per la vita spirituale, i tratti gar-
bati, l’intelligenza fine, la dedizione allo stu-
dio e la sua grande laboriosità. Sempre, nel
suo non breve apostolato sacerdotale, ma-
nifestò un cuore salesiano, un grande amo-
re per Don Bosco e per la congregazione, e
una profonda devozione a Maria Ausiliatrice.
GUERRA sac. Mario, salesiano,
† Roma, il 21/05/2009, a 83 anni
Si è speso per i confratelli in formazione,
animando con zelo invidiabile i giovani aspi-
ranti. Fu amministratore per 14 anni nella
casa salesiana in Vaticano. Dopo questa
parentesi, lo troviamo ancora in case di for-
mazione: a san Tarcisio nel post noviziato,
al Gerini con i teologi. Nel 2003 giunge a
Latina come aiuto parrocchiale e confesso-
re. Uomo di fede profonda, di obbedienza
pronta, amante del decoro liturgico, fedele
al confessionale, leale e schietto, infaticabi-
le nel lavoro. Dovunque è stato, ha saputo
guadagnarsi l’affetto di tutti coloro che lo
frequentavano a cominciare dai confratelli.
L’unico suo dispiacere era di non riuscire ad
accontentare tutti. Da buon salesiano, pun-
tava le sue carte sull’Eucaristia e sulla Ri-
conciliazione per aiutare giovani e popolo a
crescere buoni cristiani.
MUSSO sac. Augusto, salesiano,
† Torino, il 31/05/2009, a 81 anni
Insegnante di educazione artistica conqui-
stato dalle missioni, don Musso si prodigò
tutta la vita a favore di quelle più povere. Mol-
ti i suoi viaggi in Africa per rendersi conto di
che cosa fare e per impegnare l’Associazio-
ne di cui era presidente e animatore “Gli ami-
ci dell’Oasis J.B.” a finanziare opere e pro-
getti. Un uomo che andava subito al dunque,
senza perdersi in chiacchiere evasive e lun-
ghi discorsi sull’opportunità di intervenire o
meno. “Se avremo coraggio troveremo i
mezzi”, diceva. Coraggio ne ebbe sempre
tanto e i mezzi arrivarono puntuali. Burkina
Faso, Sudan, Ghana gli devono molto, per-
ché ha sempre ascoltato il grido dei poveri.
Non parlava inglese ma nelle sue puntate
africane dicevano di comprenderlo, perché il
suo era il linguaggio universale dell’amore.
ROCCASALVA sac. Giorgio,
salesiano,
† Pedara (CT), il 10/02/2010, a 71 anni
Strappava il cuore constatare la devastazio-
ne che un male incurabile stava operando
nel fisico di don Giorgio. È stato una presen-
za bella, significativa, incoraggiante di sale-
siano innamorato dei giovani. Il mistero di un
male inarrestabile ha fatto di lui un’immagine
credibile di Gesù sofferente. Provato da un
dolore continuo è diventato una trasparente
testimonianza di abbandono totale alla vo-
lontà di Dio. Era un confratello sereno, impe-
gnato, stimato e apprezzato da tutti. Nato a
Modica, generosa di belle e forti vocazioni
sia per i salesiani sia per le figlie di Maria Au-
siliatrice, fu direttore amato e cercato. Negli
ultimi anni fu inviato parroco a Ragusa. E
proprio lì il morbo di Alzheimer cominciò a
dare i suoi primi segni devastatori. Tanti laici
ricordano il suo tratto dolce, paterno, accon-
discendente e la sua presenza rispettosa e
stimolante. Un educatore e sacerdote mite,
sereno, disponibile e schivo da quell’attivi-
smo frenetico e talvolta impaziente, da cui
spesso ci si lascia prendere.
CORNO sr. Natalina,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
† Contra di Missaglia (LC), il 20/02/2010,
a 94 anni
Natalina, chiamata familiarmente Lina, fu
inviata nel 1940 in Portogallo a fondare la
prima opera ad Evora: un internato di bam-
bine povere affidate alle FMA dall’Assisten-
za Sociale. Per ben 46 anni diede il meglio
di sé nelle comunità di quella Nazione. Fu
insegnante e visse sempre felice e ricono-
scente al Signore per aver avuto la possibi-
lità di svolgere un’azione educativa con la
gioventù bisognosa di tanto affetto, perché
povera e abbandonata da tutti.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”

5.3 Page 43

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MM iill
eessee Savina Jemina
SSEETTTTEEMMBBRREE
discepoli che di sabato raccolgo-
no e mangiano chicchi di grano
(Mc 2,23). E soprattutto, il parago-
ne fatto da Gesù: “Se il chicco di
grano caduto in terra (…) muore,
produce molto frutto” (Gv 12,24).
PIANTE DELLA BIBBIA
GRANO
È uno dei cereali più diffusi e l’inizio
della sua coltivazione segna il pas-
saggio dal nomadismo all’agricol-
tura stabile (la parola cereale deri-
va da Cerere, dea romana dei
raccolti). Il grano appartiene al
genere Triticum, che comprende
molte specie. Un tempo, erano dif-
fuse soprattutto il T. durum (grano
duro), il T. monococcum (farro pic-
colo) e il T. dicoccum (farro gran-
de); oggi la specie più coltivata è
il T. sativum o T. vulgare, grano
tenero per farina da pane. In
genere, il termine ebraico “hittah”
è tradotto come grano o frumen-
to, mentre “kusemet” indica il farro
o spelta. Nel libro del Deuterono-
mio la Terra Promessa è indicata
ricca d’acqua e terra dove cre-
scono sette piante: la prima è pro-
prio il grano (Dt 8,7-8). E non a
caso, proprio il frumento è esporta-
to in quantità dalla Palestina (Ez
27,17). Tra le citazioni evangeliche,
ricordiamo la parabola dell’ammi-
nistratore infedele (“Tu quanto
devi? Rispose: Cento misure di gra-
no. Gli disse: prendi la tua ricevuta
e scrivi ottanta”, Lc 16,7) e quella
della zizzania (“Mentre tutti dormi-
vano venne il suo nemico, seminò
zizzania in mezzo al grano e se ne
andò”; Mt 13,25). Poi l’episodio dei
SANTUARI MARIANI
LORETO
Secondo la tradizione, questo
santuario è sorto “attorno” alla
casetta della S. Famiglia a Naza-
reth: è, quindi, il luogo dell’Annun-
ciazione e dell’Incarnazione. Il
“trasporto” sarebbe avvenuto da
Nazareth nell’antica Illiria (1291) e
da qui nell’antico territorio di
Recanati, dopo la caduta del
regno crociato di Terra Santa. Vari
particolari ne confermano l’au-
tenticità. Innanzitutto, la Casa è
costituita solo da tre pareti, per-
ché la parte dove oggi sorge l’al-
tare dava, a Nazareth, sulla boc-
ca della Grotta e, quindi, non esi-
steva come muro. Poi, le sezioni
inferiori delle tre pareti sono costi-
tuite da filari di pietre, rintracciabili
a Nazareth, mentre le sezioni
superiori sono in mattoni locali,
aggiunti successivamente. Studi
recenti su pietre, graffiti e vari
documenti hanno fatto cadere
alcuni elementi leggendari, ma
confermano l’autenticità della
provenienza. Il rivestimento mar-
moreo voluto da Giulio II, è di Bra-
mante, attuato sotto la direzione
di Andrea Sansovino, Ranieri
Nerucci e Antonio da Sangallo il
Giovane. Loreto è uno dei più
importanti santuari d’Europa: è
stato visitato da circa 200 santi e
beati, e da molti pontefici. Gio- 43
vanni XXIII vi si recò il 4 ottobre
1962, nella prima uscita di un
Papa da Roma dal 1870. E Gio-
vanni Paolo II vi si è recato cinque
volte. Le ricorrenze più importanti
si celebrano l’8 settembre, Nati-
vità di Maria, e il 10 dicembre,
“Festa della Venuta”, che ricorda
l’arrivo della Casa da Nazareth. È
patrona degli aviatori.
ٗ
PRETE E SCIENZIATO I JOHN TURBERVILLE NEEDHAM
Nasce a Londra il 10 settembre
1713, da famiglia cattolica. È
ordinato sacerdote nel 1738 e
per i suoi studi naturalistici è
il primo prete cattolico a
far parte della Royal
Society. Poco più che
trentenne, insegna filo-
sofia a Lisbona, dove
compie ricerche sui
calamari. Torna a Lon-
dra e poi riparte per Pari-
gi, dove conosce vari
scienziati. Appassionato di
microscopia, nel 1768 è membro
della Académie des sciences di
Francia e cinque anni dopo è
nominato primo direttore del-
l’Accademia Reale del Belgio.
Alcuni suoi esperimenti sem-
brano mostrare la gene-
razione spontanea degli
Infusori, ma le sue teorie
sono confutate anche
da Lazzaro Spallanzani
(1729-1799). Dopo una
violenta disputa con
Voltaire (1694-1778), che
lo fa credere irlandese e
gesuita, Needham cade nell’o-
blio. Muore a Bruxelles il 30
dicembre 1781.
BS SETTEMBRE 2010

5.4 Page 44

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P RIMA PAGINA Francesco Motto - fmotto@sdb.org
tagion
DON RUA UOMO
DI SPLENDIDE RELAZIONI
Ciò che colpisce nella lettura dei documenti d’archivio e nelle biografie di don Rua è la miriade
di caleidoscopiche relazioni che ha avuto nei 22 anni di governo della società salesiana.
Sia a Valdocco, dove ha trascorso i nove decimi
della sua vita, sia nelle sue assenze da Torino
per i numerosissimi viaggi, don Rua ha incon-
>> Una delle sue più rilevanti espressioni nella
comunicazione e nel governo sono state le lettere
private e circolari: ai salesiani1, alle FMA2, ai coope-
trato un numero incredibile di persone: uomini e ratori3. Tale corrispondenza, sia quella mensile che
donne, ragazzi e ragazze, religiosi e religio-
solitamente trattava affari di governo nelle sue
se, superiori e superiore, cardinali,
dimensioni istituzionali e carismatiche, sia
vescovi e semplici sacerdoti. Mai ha
quella saltuaria, determinata dalle diver-
operato alcuna discriminazione
se circostanze (ringraziamenti, anniver-
sociale o politica: ha ricevuto in
sari, liturgie…) ha costituito per don
udienze pubbliche e private ric-
Rua un mezzo non solo per trattare
chi e poveri, nobili e popolani,
e risolvere problemi, ma per sotto-
autorità e semplici cittadini, e
lineare la comunione di cuore e
44 mantenuto corrispondenza
con una schiera innumerevo-
di mente nel lavoro apostolico,
per creare forte senso di apparte-
le di persone di ogni rango
nenza e amicizia fra i salesiani,
sociale.
per approfondire lo spirito di
famiglia. Come nei numerosi
>> Benché esteriormente
discorsi d’occasione lungo il
incutesse un naturale rispetto,
suo pellegrinare, così anche nel-
don Rua era affabilissimo,
le lettere don Rua sfuggì alla
mettendo tutti a loro agio;
retorica: fra il ringraziamento ini-
molti hanno potuto avvicinar-
ziale e quello di congedo è entra-
lo, toccargli la veste (lo giudi-
to nel merito dei problemi con il
cavano un santo). Riservato e
minor numero di parole, proponen-
compito per carattere ed educa-
do umili diagnosi di situazioni e
zione (ricevuta dai Fratelli delle
altrettanto semplici programmi d’inter-
Scuole Cristiane), si è mosso con
vento. Non ha fatto “rivelazioni”, non ha
naturalezza: tutti ascoltava, giovani,
lanciato altisonanti proclami politici-sociali-
confratelli, consorelle; si può dire che in
culturali; ha invece offerto indicazioni di biso-
qualche modo abbia vissuto con loro, sia che fos- gni sotto gli occhi di tutti; le sue direttive erano ispi-
sero vicini, come le FMA di Nizza Monferrato, sia rate al vangelo, alla comune fede cristiana, all’esem-
che fossero lontani, come i grandi missionari sparsi pio e insegnamento di Don Bosco. Difficilmente ha
per l’America Latina. Nei viaggi e nelle visite, non usato toni imperativi o risentiti; con umiltà e quasi
si è accontentato di sbrigare pratiche, benedire con deferenza, ha preferito stimolare la libertà altrui
costruzioni, inaugurare case, conoscere i luoghi di di decisione. Autorevole e fermo in alcune posizioni,
lavoro di salesiani e suore, li ha voluti incontrare senza facili permissivismi, si è rivelato capace di
in un dialogo personale, incoraggiandoli e stimo- ascoltare, creare immediata simpatia e sviluppare
landoli. Gran parte del suo tempo è stato occupato un’autentica comunicazione interpersonale.
ٗ
nell’esercizio della confessione, del consiglio, del-
l’intervento formativo sui giovani, sui salesiani, sui
cooperatori. Questi a loro volta erano persone
pronte ad accoglierne la parola, e magari a mettere
mano al portafoglio per sostenere le opere che rac-
1 Lettere Circolari di don Michele Rua ai salesiani, Torino 1965.
2 Cfr. Michele RUA, Lettere e Circolari alle Figlie di Maria Ausilia-
trice (1880-1910). Introduzione, testi e note a cura di Piera Cava-
glià e Anna Costa. Roma, LAS 2008, 525 pp.
comandava loro.
3 “Ricerche Storiche Salesiane” 53 (2009) 15-177.
SETTEMBRE 2010 BS

5.5 Page 45

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45
BS SETTEMBRE 2010

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
POTENTE
2009 è nato il nostro splendido Savio, per dare coraggio e spe-
INTERCESSIONE Emanuele Domenico. Per lui, co- ranza a tutte le mamme in diffi-
me per la mia famiglia e i miei ge- coltà. Trascorsi tre mesi di gesta-
Dal 5 febbraio 2008 fui costretto a nitori, chiedo la protezione di zione, sono stata messa a riposo
subire con urgenza un’operazio- questo santo meraviglioso e di per difficoltà sopraggiunte alla
ne, mentre ero in viaggio per la vi- Maria Ausiliatrice, che sento tan- placenta. Si prospettavano per
sita alle comunità salesiane della to vicini nella vita quotidiana.
me mesi di ansia per la paura di
Siria e del Libano, a causa di un Rando Beatrice, Lendinara (RO) un aborto o di una nascita pre-
carcinoma e diverticoli vari al co-
matura. Mia madre mi consegnò
lon. In seguito a doppia peritonite,
l’abitino di san Domenico Savio,
Eusebia Palomino.
ho subìto altri interventi in dieci
giorni: asportazione completa del
colon ed ileostomia, con il trasferi-
mento per un lungo periodo di cu-
CELIACHIA
SUPERATA
la cosa più preziosa che abbiamo
in famiglia. Con devozione ho in-
vocato Maria Santissima e il pic-
colo santo, durante tutto il periodo
LAVORO
SU MISURA
46
ra intensiva. Fin dall’inizio, mi sono
affidato all’intercessione del vene-
rabile Simone Srugi, coadiutore
salesiano. Fui pure sostenuto dal-
le preghiere intense dei confratel-
li salesiani, delle suore salesiane
e di tante comunità di suore car-
melitane. Un giorno la suora che
mi seguiva mi esortò a ingoiare
con fede una reliquia dell’immagi-
ne del venerabile Srugi. Dopo 40
giorni potevo lasciare l’ospedale e
recarmi per una settimana a Ro-
ma per il Capitolo generale. Ma al-
tre complicazioni sopravvenute mi
hanno obbligato al ricovero per al-
tri 12 giorni, presso l’ospedale S.
Raffaele di Milano. Il 19 agosto
un’ultima operazione ha permes-
so di chiudere l’ileostomia. Ora, a
distanza di un anno, grazie all’in-
tercessione di Srugi, non si rivela
nessuna complicazione nel san-
gue, né nei tessuti; e a poco a po-
co ho potuto riprendere la mia at-
tività normale.
Pochi mesi dopo il matrimonio,
con enorme entusiasmo scoprii
che ero incinta. Purtroppo questa
prima gravidanza non andò a
buon fine, poiché persi il bimbo
per aborto spontaneo. Ne conse-
guì per me un immenso strazio
con crisi di fede e buio totale. A
distanza di qualche mese, ricer-
cando le cause di tale tragedia,
scoprimmo che ero celiaca, pro-
babilmente da anni, senza es-
serne consapevole, poiché non
ne avvertivo i sintomi e quindi
mangiavo tranquillamente gluti-
ne. È risaputo che l’assunzione
di glutine in una donna gravida
comporta carenza di vitamine e
minerali, necessari per il feto; e
ciò può provocare l’aborto spon-
taneo. Dopo tale accertamento
incominciai una rigorosissima
dieta senza glutine, che normal-
mente normalizza la mucosa in-
testinale. Ma nel mio caso gli
esami degli anticorpi non davano
esiti sufficientemente rassicuran-
della gravidanza. Tutto è andato
per il meglio: dopo 39 settimane
è nato Michele, un meraviglioso
bimbo, bello e sano.
S.Z., Vicenza
PROMOZIONE
SCOLASTICA
Sono una mamma. Ho pregato il
Signore affinché, per l’interces-
sione di san Giovanni Bosco,
concedesse ai miei due figli Nino
Sono una mamma di tre ra-
gazzi. Mia figlia, laureata in
Fisica, da vari mesi non tro-
vava lavoro in questo tempo
di crisi. Noi genitori, preoccu-
pati perché la sua delusione
diventava sempre più cocen-
te, pregavamo affinché la si-
tuazione si risolvesse. Un
giorno, leggendo il Bollettino
Salesiano, ho conosciuto le
grazie che la beata Eusebia
Palomino ha elargito a tante
persone; subito mi sono rivol-
ta a lei, pregandola con tutto il
cuore di aiutarci. Nemmeno
una settimana dopo, inaspet-
tatamente, si è concretizzata
una proposta di lavoro, seb-
bene ancora temporanea, che
sembra fatta su misura per le
aspettative e le potenzialità di
nostra figlia. Non ha dubbi che
tutto questo sia dovuto all’in-
tercessione di suor Eusebia,
che ringrazio riconoscente, al-
Sac. Gianazza Gianmaria, ti per poter intraprendere con si- e Marco di essere promossi alla la quale sarò sempre devota.
Betlemme curezza una gravidanza. Dovetti classe superiore al termine del-
attendere a lungo, mentre si fa- l’anno scolastico 2008/2009. Per
Loreti Maria Elena, Roma
ceva sentire in mio marito e in me la benevola intercessione del
HO CORSO UN
una certa depressione. Leggen- santo, tutto è andato bene. Per-
GRAVE RISCHIO
do il B.S., venimmo a conoscen- ciò li rimetto sotto la sua prote- conoscenti hanno ricevuto dal Si-
za della devozione a san Dome- zione per tutto l’anno scolastico gnore il dono di un figlio.
Intendo confermare la mia devo-
zione a san Domenico Savio e
a Maria Ausiliatrice, per esser-
mi stati vicini durante la mia se-
conda gravidanza. Ho dovuto tra-
scorrere i primi mesi di gestazio-
ne a riposo, a causa di un
distacco placentare, che poteva
mettere in pericolo la vita del mio
bambino. Solo dopo l’assorbi-
mento spontaneo di questo di-
stacco, i medici mi hanno detto
che avevo corso un grave perico-
lo. Ho sempre indossato l’abitino
di san Domenico Savio anche
durante il parto, avvenuto me-
diante taglio cesareo. Il 2 gennaio
nico Savio, come protettore del-
le mamme in attesa. Subito
richiesi l’abitino e l’indossai. Rife-
ci gli accertamenti necessari e ot-
tenni finalmente dai medici di po-
ter intraprendere una nuova gra-
vidanza, che ebbe lieto fine.
Tenni sempre con me l’abitino,
anche durante il parto. Fu così
che venne alla luce la nostra
Chiara, bella, sana e benedetta.
S.C., Varena (TN)
UN SANTO
MERAVIGLIOSO
prossimo e per tutta la loro vita.
Mondello Francesca,
Faro Superiore (ME)
GRATITUDINE
INFINITA
Ci siamo incontrati fin da giova-
nissimi nella casa natale di san
Domenico Savio. Come coppia
di sposi cristiani, esprimiamo la
nostra infinita gratitudine a questo
piccolo santo anzitutto per la na-
scita della nostra prima bambina;
ma anche per la nascita di un fi-
glio dei nostri cognati irlandesi,
che avendo recitato la Novena e
P.P. e M.P. ,
Corigliano d’Otranto (LE)
CAROTIDE
OCCLUSA
Nel febbraio 2008 sono stato ri-
coverato in ospedale per un im-
provviso abbassamento di una
palpebra. Dagli esami clinici ri-
sultò che avevo avuto un’affezio-
ne complessa e molto grave: una
disseccazione della carotide, con
conseguente occlusione, sia pur
momentanea, A ciò seguì la ria-
pertura, che io attribuisco all’in-
Sono una mamma, e da molti an- indossato l’abitino di san Domeni- tercessione della Venerabile Mar-
ni leggo con interesse la rubrica I co Savio, hanno potuto superare gherita Occhiena, mamma di
nostri santi, perché è consolante felicemente gravissime difficoltà: il don Bosco.
sapere che durante il nostro cam- ricovero in ospedale, avvenuto
mino sulla terra siamo accompa- proprio il giorno della festa del
Mondino Roberto, Cuneo
gnati dalla schiera dei santi: invo- santo, e la scarsissima probabilità,
cati con fede, essi ci sostengono ridotta al 25%, di poter avere un
Giuseppe Quadrio Maria Troncatti
SETTEMBRE 2010 BS
nei momenti difficili. A due mesi figlio sano. Infine rendiamo grazie
dalla nascita del mio bambino, in- sempre a san Domenico Savio,
tendo rendere testimonianza del- perché per la sua intercessione
la grandezza di san Domenico altre sette coppie di nostri amici e
Ptfrlii’eiericrmnnhedlaiaietccesopatneuzaitboossbenidlneipeczdolaaletezrrlieàolnecnotoaetmepmrnieeteo.otnnt.eoSsrnuei

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IN PRIMO PIANO
redazionale
Don CESARE GALBIATI sdb
Salesiano.
Cappellano militare del presidio
di Aosta dal 07/09/2009.
Don Cesare, da quando sei cappellano militare?
Ho cominciato il mio servizio tra gli uomini e donne con le stellette il
7 settembre 2009.
Come mai hai lasciato l’Etiopia dove eri andato missionario?
Ha ceduto la salute, e più volte. La zona in cui vivevo era malarica. L’ulti-
ma ricaduta nella malattia mi ha quasi ridotto in fin di vita. All’ospedale ci-
vile di Brescia sono riusciti a tirarmi fuori e dopo lunghi mesi di cura sono
guarito. I medici hanno dato parere negativo per il ritorno in Etiopia.
Ti sembra un’esperienza salesiana quella del cappellano militare?
Penso di sì. È vero: l’esercito da quando non c’è più la leva ha cambiato
fisionomia, ma la presenza di giovani è consistente, e la possibilità di vivere
con loro lascia spazio a diverse iniziative di carattere educativo, sul versante
della spiritualità personale, e soprattutto su quello della solidarietà.
Trovi i soldati recettivi o indifferenti? Ti cercano o li cerchi?
La pastorale in caserma è diversa da quella che si può vivere in parroc-
chia, dove è la gente che ti cerca. Qui, sono io che abito con loro e le pos-
sibilità di contatto personale diventano tantissime. Il compito del cappel-
lano ha una parte istituzionale che comprende l’azione liturgica ordinaria
ma anche la preparazione ai sacramenti (cresime, matrimoni, battesimo
dei figli, funerali di famigliari), la visita delle famiglie, la benedizione
delle caserme, la visita ai malati. Come salesiano c’è l’impegno, per quan-
to si può di far vivere l’oratorio ovunque si è. Così in caserma viene curata
anche la dimensione culturale, con dei cineforum, corsi vari ed azione di
solidarietà sul territorio. Mi sento accolto e cercato da loro per la confes-
sione o il consiglio, mi invitano spesso anche nel loro tempo libero.
Che cosa pensano i soldati della guerra? Ti sembrano pronti a parti-
re per zone pericolose?
Non ho mai sentito nessuno dire che la guerra può risolvere una situazio-
ne, la guerra non è risolutiva e lo sanno benissimo. Sono coscienti però del
fatto che il loro compito diventa importante per garantire la riorganizzazio-
ne dei Paesi in crisi. I nostri soldati trovano odio, ma non portano odio.
Fai il cappellano militare a tempo pieno?
Sì. Mi occupo delle forze armate presenti in Val d’Aosta, Esercito Ita-
liano, Guardia di Finanza e Carabinieri. Ogni tanto vivo una certa colla-
borazione con la Diocesi di Aosta e con le nostre suore F.M.A. che hanno
la loro comunità vicinissima alla caserma.
Ti manca la comunità?
Certo. Il dover vivere in caserma ed avere l’alloggio lì, sicuramente non
la favorisce, anche se sono costantemente in contatto con i miei confratelli
e con il mio ispettore che ringrazio di avermi dato la possibilità di vivere
questa esperienza.
BERNADETTE
“B” come Bernadette. Figlia
di una famiglia poverissima
che non può sostenerla e tanto
meno farla studiare, viene af-
fidata a una zia, a 7 anni, che
promette di mandarla a scuola
e invece dal Benin la porta in
Nigeria e la mette a lavorare
nel suo puzzolente negozio.
La sua giornata comincia alle
5 di mattina e continua fino a
sera con molto lavoro e scar-
sissimo cibo, “perché costa
troppo”! A ogni piccolo sgar-
ro, a ogni errore arriva pun-
tuale la punizione sempre vio-
lenta che porta la piccola
sull’orlo della disperazione.
Così prende il coraggio a 47
quattro mani e decide di fug-
gire. Non sa dove, non sa co-
me. Fugge e basta. Una signo-
ra la soccorre e la porta dalla
polizia che si mette alla ricer-
ca della famiglia. Lei nell’at-
tesa è sballottata da un centro
di accoglienza all’altro. In uno
di questi, a Cotonou, ci sono
le suore salesiane. L’accolgo-
no, la iscri-
vono a scuo-
la e, vista la
sua buona
volontà, de-
cidono di te-
nerla, anche
dopo il ritro-
vamento
della sua fa-
miglia. Ave-
vano intuito
che Berna-
dette avreb-
be potuto
capitare di
nuovo tra
le grinfie
della terri-
bile zia. ٗ
BS SETTEMBRE 2010

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PADOVA C.M.P.
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VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Colloqui...
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