Bollettino_Salesiano_201005

Bollettino_Salesiano_201005

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Mensile - Anno CXXXIV - nr. 5
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 5/2010
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Maggio 2010

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2010 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
IL VANGELO
AI GIOVANI
Il tempo e il regno
Il vangelo di Marco presenta l’ini-
zio della predicazione di Gesù
con una sintesi breve e semplice,
ma di una densità straordinaria:
ma della sua signoria sul popolo
eletto e su tutta l’umanità; come di-
ce la liturgia, un “Regno di giustizia,
di amore e di pace” legato alla per-
“Il tempo è compiuto e il Regno sona di Gesù. Origene, con una
di Dio è giunto: convertitevi e espressione originale, afferma che
credete al vangelo” (Mc 1,15). In Gesù è il Regno in se stesso (Auto-
certo qual modo, tutto il messaggio basileia): accettare il Regno signifi-
di Gesù si trova presente in queste ca accettare Gesù nella propria vita.
quattro brevissime espressioni inse- Tutto ciò appare ancora più chiaro
parabili.
nella terza frase, che è costituita da
una sola parola: “Convertitevi”. La
>> “Il tempo è compiuto”. Tutta la conversione, il cambio di rotta cui in-
storia di Israele si può considerare vita Gesù, ha una configurazione pro-
nella prospettiva del rapporto tra Dio pria e originale. Il termine greco, me-
e il suo popolo. Al centro la promessa tanoia, allude oltre che all’osservanza
messianica e l’attesa del suo compi- più fedele della Legge a un cambio
2
L’unico significato
mento. Israele lungo i secoli è passa- del modo di pensare e di giudicare, a
to per diverse vicissitudini, in gran una trasformazione del cuore.
della vita consiste parte negative: guerre con i vicini,
nell’aiutare a stabilire
il Regno di Dio
smembramento del regno, deporta- >> Credete al Vangeloconcretizza
zioni, distruzione della città e del tem- questa conversione. Gesù invita ad
pio, persecuzione religiosa… eppure aprirsi all’amore di Dio che irrompe
(Lev Tolstoj). la speranza non è mai morta, perché in modo nuovo, definitivo e sconcer-
ha sempre creduto nel Dio Fedele alle tante. I Vangeli non nascondono che
promesse. Con Gesù cessa l’attesa. la predicazione di Gesù è “segno di
contraddizione” (cfr Lc 2,34). È triste
>> “Il Regno di Dio è vicino”. Co- dover riconoscere che il suo mes-
stituisce il contenuto principale di ta- saggio e la sua stessa persona, non
le “compimento/pienezza”. Non si furono per tutti una “buona notizia”.
tratta di instaurare un nuovo sistema Al contrario il Vangelo risultò una no-
sociopolitico, opposto ai regni uma- tizia nefasta e inaccettabile che lo
ni, a mo’ di una teocrazia yahvista, condusse alla croce.
“Il Regno di Dio è vicino!”.
>> Tra i molti brani del Vangelo che
lo attestano, possiamo ricordare la
scena della sinagoga di Nazaret (Lc
4,18s). “L’anno di grazia del Signore”,
cioè l’amnistia generale che Gesù an-
nunzia non è ben accolta da chi,
chiuso nella propria autosufficienza,
non sente il bisogno del perdono di
Dio: “Non sono venuto a chiamare i
giusti, ma i peccatori” (Mc 2,17; Mt
9,13; Lc 5,32). Per questo “tutti i pub-
blicani e i peccatori si avvicinavano a
lui per ascoltarlo”, perché si sentiva-
no lontani da Dio; mentre quelli che si
sentivano sicuri a motivo dell’osser-
vanza della Legge non percepivano
che l’amore di Dio è sempre grazia,
cioè dono gratuito. Questi tratti fonda-
MAGGIO 2010 BS

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(Annuncio del Regno -
Basilica del Rosario, Lourdes).
Accettare il Regno significa
accettare Gesù nella propria vita.
mentali della predicazione del Regno
di Dio da parte di Gesù appaiono nel-
le parabole. La reazione del popolo
d’Israele di fronte alla predicazione di
Gesù è continuata, lungo i secoli, nel-
la vita dei cristiani. Anche noi ci sen-
tiamo entusiasmati se pensiamo di vi-
vere nella “pienezza dei tempi” con il
Regno in mezzo a noi; ma quando
l’accettazione di questo Regno com-
porta un cambio totale di mentalità e
di vita, allora cominciano le difficoltà.
Vorremmo che tutto ci arrivasse “pio-
vuto dal cielo”, risultandoci difficile ac-
cettare che Dio voglia la nostra libera
collaborazione nella costruzione del
suo Regno. D’altra parte, non dobbia-
mo vivere la conversione come una
“penitenza” o come un “castigo”.
>> Per Don Bosco l’autentica con-
versione è inseparabile dall’allegria;
né può essere diversamente poiché
consiste nell’accogliere Gesù e la
“buona notizia” che Dio è nostro pa-
dre e ci ama, e non possiamo vivere
come figli e figlie suoi, se non vivia-
mo tra noi come fratelli. Chi non
vuole convertirsi, vive nelle tenebre,
nella solitudine, nella tristezza. Ba-
sta ricordare la gioia del buon pa-
store, quando si mette sulle spalle
la pecora smarrita, o della donna
che ritrova la moneta perduta o del
padre il cui figlio “era morto ed è ri-
tornato in vita, era perduto ed è sta-
to ritrovato” (cfr Lc 15). Negli scritti
di Don Bosco troviamo questo rap-
porto tra conversione e gioia, come
nella vita di Michele Magone che in-
vito a rileggere. Il suo cambio di vita,
concretizzato nel sacramento della
penitenza, gli permette di assapora-
re quella stessa gioia e pace che
tanto invidiava nei suoi compagni e
di gustare le pratiche di pietà che
prima gli risultavano difficili: è l’inizio
di un cammino di santità che, nell’O-
ratorio di Don Bosco, consisteva
“nello stare sempre allegri”.
ٗ
Maggio 2010
Anno CXXXIV
Numero 5
Mensile - Anno CXXXIV - nr. 5
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 5/2010
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Maggio 2010
In copertina:
La capacità di convivere
è fondamentale nella
nostra civiltà, pena una
aggressività distruttiva
che rende infelici le
persone e invivibile
l’ambiente.
Foto: Chiara Fantini
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Le encicliche sociali (10c)
di Silvano Stracca
ANNIVERSARI
14 Vi lascio davanti a una porta aperta
di Raffaele Lindt
VIAGGI
18 Nella terra dei faraoni
di Giancarlo Manieri
ATTUALITÀ
20 Passio Christi passio hominis
di Maurizio Baradello
IL TEATRO DI DON BOSCO
23 Don Bosco secondo Garlaschi
di Michele Novelli
FMA
28 Gioco di squadra
3
di Maria Antonia Chinello
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
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SALESIANO
O
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web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS MAGGIO 2010

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RIBALTA
di Gionata Di Cicco
G IOVANI
GLI ANGELI
Una categoria di persone un po’ misteriose che pone interrogativi:
i barboni, poveri sventurati figli della sfortuna, o angeli?
TTutti insieme appassionatamente,
io e i miei amici. Lasciamo che i piedi
accarezzino ancora le strade di Roma.
Città incantata, con i suoi rioni
arrampicati sui sette colli, e una luna
e pieni di energie, ci sembra
impossibile che a un uomo possa
accadere una simile sventura.
Ma è proprio conoscendo questi
uomini e le loro biografie che cose
che di notte illumina i suoi vicoli ovvie e scontate come le nostre vite
magici senza tempo. Girato l’angolo
fortunate appaiono in tutta la loro
vicino al Portico d’Ottavia sdraiato su fragilità. Potrebbe accadere a tutti noi
una panchina un uomo è avvolto nei una caduta. C’è chi è solo al mondo e
cartoni. Una sconcertante scoperta,
non ce la fa più a rialzarsi.
ma frequente nella mia metropoli. In
Non è retorica, in situazioni
ogni angolo di questa città può
drammatiche si può perdere la
esserci una vita abbandonata. Io e i bussola. A Leo, un barbone romano,
miei amici conosciamo molti barboni hanno ucciso davanti agli occhi padre
di Roma, dividendo con loro
e madre nella guerra del Kosovo,
compagnia e talvolta amicizia. Amici
difficile elaborare tali traumi.
fatti di storie di solitudine ai quali
Incrociare e scrutare a fondo lo
tendiamo una mano, una coperta, un
sguardo di questi uomini ti cambia.
cappotto per gli inverni rigidi.
5 E rientrato a casa dopo una ludica
A Roma, è soprattutto la Caritas a nottata, quando nel buio ti ritrovi solo
offrire ai senzatetto l’assistenza per
con tutto il carico della vita da
una vita dignitosa.
affrontare, sei costretto a riflettere.
In Italia e nel mondo si fa qualcosa per
Allora ripensando all’importanza
queste persone, ma poco. Sono oltre
della dignità che alcuni di questi
centomila i barboni in Italia, e circa
uomini ti insegnano, ai loro piccoli
quattro milioni in Europa. gesti, alla loro gentilezza, capisci che
Tra il 55% e il 60% non hanno più una
un uomo senza queste qualità non
casa perché hanno perso il lavoro, la possiede nulla. Uomini ai margini che
caduta del reddito è di solito soltanto non appartengono a nessun tempo e
il punto di inizio di un lungo percorso a tutti i tempi. Daniele un mio amico
di progressiva emarginazione. Dietro il
li ama immaginare un po’
mondo del vagabondaggio, del
romanticamente come angeli scesi
clochard, non c’è nulla del
dal cielo, a sorvegliare le nostre
romanticismo associato all’immagine
distratte vite. Parlano a tutti e
letteraria e poetica di questi esseri ascoltano, sebbene spesso snobbati.
umani erranti, bensì un mondo di E vi pare poco? Parlano in una società
miserie. Traumi grandi come la dove è scarsa la parola tra sconosciuti.
vedovanza, la fuoriuscita dal carcere
Dove prevalgono insicurezza,
con un mancato reinserimento sociale,
diffidenza e prevaricazione.
l’assenza di salute mentale, gli sfratti,
Questi uomini sanno storie
il divorzio, l’accumulo di debiti in una
fantastiche, e a volte sono degli
società dove la crisi finanziaria si è eruditi incredibili. Non tutti ma tanti.
tradotta in immiserimento per milioni
Gente come noi. Anche tra loro ci
di uomini. Cresce tra i barboni il
sono egoisti e violenti, al di là delle
numero dei profughi di guerra e dei
mitologie sul loro mondo.
rifugiati politici. C’è un nesso evidente
Tutti insieme dobbiamo interrogarci
tra l’aumento delle povertà e
su dove sta andando la nostra
dell’esclusione e una società
convivenza civile. Così troveremo il
competitiva per nulla basata sulla modo di raccogliere fiori e conchiglie
solidarietà e in cui si affaccia
insieme a questi messaggeri mistici
prepotente il fenomeno del razzismo
che il destino ci dona e portarle
verso i “diversi”.
lontano dove una minuscola luce
Diventare clochard non è una pura
rischiara un bambino cullato
casualità. Noi giovani siamo vivaci
dalla madre.
BS MAGGIO 2010

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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
ticente o in ostaggio”, scriveva
la rivista Rocca circa un anno
fa. Ci faccia caso, se la Chie-
sa interviene a difendere la vi-
CONTRO LA GUER-
RA. Caro direttore, […]
ho sentito dire, ma anche
fissa delle condizioni molto
precise che, se davvero venis-
sero rispettate ad litteram, la
guerra non si farebbe quasi
ta (contro aborto, eutanasia, letto, che la Chiesa è comun- mai (il quasi è d’obbligo data
ecc.) sinistra e radicali urlano que contro la guerra, ma è una la estrema vulnerabilità uma-
che deve tacere, che pensi alle falsità. La Chiesa ha sempre na). Accenno a queste condi-
sue cose non a quelle dello accettato la guerra, lei non può zioni. Secondo Agostino prima
Stato! Se sostiene la dignità negarlo altrimenti le direi che e Tommaso poi, per dichiarare
delle persone, chiunque esse non conosce sant’Agostino, il guerra occorre per prima cosa
CHIESA IN CRISI. Ca-
ro direttore, […] forse
mi consideri un po’ di-
siano (immigrati compresi), è
la destra a sentirsi a disagio,
se alza la voce a favore della
famiglia sono i massoni di tut-
ta Europa a insorgere, se si
grande filosofo – e santo – che
ha addirittura teorizzato la
“guerra giusta”. Io credo che
non ci si deve arrampicare sui
vetri per difendere l’indifendi-
che esista una giusta causa,
poi che si abbia “retta inten-
zione” nel dichiararla, e anco-
ra, che nessuno abbia questo
potere se non l’autorità legitti-
sfattista per quello che ti dirò permette di dire qualcosa su bile. Non mi dica che è d’ac- ma, e che la stessa autorità
[…] Noto che il mio prete tecnologia e scienza, sono gli cordo perché non ci credo.
possa farlo solo dopo esperite
(sto frequentando con la mia scienziati a protestare… In-
fidanzata il corso di prepara- somma si ha l’impressione che
rmario@...
tutte le possibilità di evitarla e
fatti tutti i tentativi di accordo
zione al matrimonio) è un po’ si voglia ripristinare la “Chie- È vero, sant’Agostino è con- possibili, attraverso la via di-
stanco, almeno così mi appare sa del silenzio”, di esecrata vinto che l’uomo, dominato dal plomatica; infine è indispensa-
[…] Insomma sembra in crisi memoria. Come fa un povero male (Mundus totus in mali- bile che venga garantita la
più lui che noi […] E, visto prete a non sentirsi stanco, co- gno positus est - il mondo è protezione dei civili. Credo che
che mi sono deciso a inviare me fa a non ritirarsi come la sotto il dominio del maligno), anche lei sia d’accordo che di-
questa e-mail, ti voglio anche lumaca nel suo guscio? Dio è sia in pratica costretto a risol- chiarare guerra con questi pa-
dire che mi pare che un po’ stato cacciato da un pezzo dai vere i conflitti con la violenza. letti previ, risulti un’impresa
tutta la Chiesa scalcia (perdo- gangli sensibili della società. Chi è attaccato, contrattacca, alquanto ardua, per non dire
nami il vocabolo) come se È la volta del prete? Può esse- ed è giusto che lo faccia, così impossibile. Comunque, le ri-
6
non fosse più a suo agio nella re. È vero, “Dio non paga il pensa il vescovo d’Ippona. peto, queste idee sono di
società […] Sbaglio?
sabato”, ma viene l’ora che ti- Questo però non significa che sant’Agostino (354-430) com-
kico@...
rerà fuori le cartelle del giudi-
zio. Spera e prega che non ri-
egli abbia reso legittima la
guerra, piuttosto egli ha inteso
pletate da san Tommaso D’A-
quino (1225-1274): ne è pas-
Ti rispondo come ho già rispo-
sto a qualche altro. Scrive C.
Tronco: “Quando la campa-
gna è secca, la lumaca si chiu-
de su se stessa e rimane lì; e
solo quando viene la pioggia
essa mette fuori la testa e inco-
mincia a foraggiare”. I preti –
anche se non tutti – sono oggi
come le lumache, nelle stermi-
nate campagne di erba secca
che sono diventate le loro par-
rocchie. L’unica pioggia che
cade è quella delle devastan-
ti grandinate prodotte dalla
odierna società che ha relega-
to Dio in cantina, e ha caccia-
to in un angolo dimenticato
della coscienza “i valori pe-
renni”, proprio quelli che han-
no creato la “societas cristia-
na” con cattedrali stupende,
santi inimitabili, opere di ca-
rità incredibili. Oggi, ogni vol-
ta che vescovi, parroci, o mass
media cattolici fanno sentire la
loro voce c’è chi parla di “in-
debite ingerenze”, chi “minac-
cia ricatti e ritorsioni branden-
do l’otto per mille o il Concor-
dato come cappio al collo di
una Chiesa che si vorrebbe re-
nunci a essere “il Misericor-
dioso”, come fece quella vol-
ta… con il diluvio!
APPELLI
I Donna italiana, referenzia-
ta, semplice ma dinamica, si
offre per compagnia, aiuto
domestico presso signora so-
la (anche presso struttura) o
per collaborazione a famiglia
con ragazzi disabili psichici in
Como, Milano, Piacenza
città. Cristiana 331/56.23.093.
I Sono un sacerdote di Mes-
sina e da 30 anni mi occupo,
in varie zone della città, di
bambini, ragazzi e giovani di
famiglie povere e bisognose.
Cerco, per le attività nei tre
diversi oratori: materiali di
cartoleria (penne, quaderni,
colori, ecc.); per le attività
sportive (palloni, magliette,
ecc.); cd, dvd, video casset-
te, giornali, fumetti, meda-
glie, oggetti vari per premi.
Olivieri don Carlo, Parrocchia
porre dei limiti sia alla possi-
bilità di dichiararla, sia al mo-
do di combatterla. Tant’è che
S. Maria delle Grazie, Via Na-
zario Sauro 5 – Rodia, 98161
Messina, tel. 090/3872003,
cell. 388/3471582.
I Sarei grato di poter ricevere
cartoline, santini, cappelli di
vario tipo. Credo nell’amicizia
sincera e onesta. Sono invali-
do civile al 100%, non riesco a
camminare. Aiutatemi a com-
pletare le mie collezioni. Gra-
zie. Salvatore Paparella c/o La
Marra Tommasino, Via Carissi-
mo snc – Cupa 81037 Fasani
(CE), cell. 340/98.35.991.
I Sono un ragazzo di 32 anni.
Desidero corrispondere con
gentili amiche di qualsiasi età
per scambio di pensieri.
D’Ambrogio Giuseppe, Via A.
Arena – S. Luigi Camaro inf.,
98149 Messina.
sata di acqua sotto i ponti!
Tanta. La Chiesa ha preso co-
scienza che la guerra non è
mai un bene e la “Pacem in
terris” (1963) di Giovanni
XXIII ha sancito la svolta defi-
nitiva. Grazie a Dio!
PACE… MA QUALE?
Caro direttore, mi dica lei
se le pare possibile che
tante delegazioni di altissimo
livello si riuniscono per parlare
di pace e per cercare la pace e
escono dalle trattative con un
buco nell’acqua. Mai una volta
che si mettano d’accordo su
qualcosa, ma proprio qualcosi-
na magari. Niente di niente!
Entrano in riunione nemici e
escono ancor più nemici se è
possibile. Io non sono uno che
ha studiato, i miei non avevano
i soldi per mandarmi alle scuo-
le alte. Eppure lo capisco anche
io. Questi signori ci vogliono
prendere per... (omissis). Che
rimedio c’è? Secondo lei? Se-
condo me non c’è rimedio.
Giacomo, Milano
MAGGIO 2010 BS

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Caro signore, sotto ci sono
all’umanità opere di inestima-
‘‘pbmnppeleeioucNrsrbsavoaocbeznnuisnlaoiucsucilnoeaatiee.mrtèeeinoomst.ruteaapPtdtlotrleaooaavzleprivloilsaeonlpedseposte.tiusbeCrtbeairlee-e-
interessi e intrecci talmente bile valore. Peccato però che
complicati che probabilmente certe persone guardino con l’invenzione prima del film,
non ci capiscono più nemme- avversione l’arte sacra. È il poi della TV, poi del compu-
no loro e dunque non riesco- caso dei Testimoni di Geova. ter, poi del cellulare… Oggi i
no a trovare il bandolo della Per loro altro non sarebbe che linguaggi sono millanta! La
matassa. Non creda che, ad materiale volto a favorire ido- suprema fantasia di Dio ha
esempio, la questione palesti- latria. Il patrimonio artistico- seminato nel mondo i mezzi
nese sia solo una patata bol- religioso ha lo scopo di susci- perché l’uomo continui a sco-
lente per Israele e i palestine- tare uno stato d’animo e una prire e inventare sempre nuo-
si. C’è, di mezzo, mezzo mon- calma interiore, capaci di sti- ve meraviglie con cui leggere
do (scusi il bisticcio di paro- molare la riflessione ed eleva- l’intervento di Dio nella crea-
le). L’ultimo libro che ho letto re la persona verso un dialogo zione e la sua avventura tra
(non l’ho ancora finito) è di con i valori trascendenti.
gli uomini… Idolatria que-
Manfred Lütz e s’intitola
“Dio, una piccola storia del
Marco@... sta? Via… siamo seri!
più grande”. A pagina 79 c’è
un’idea (o forse un’intuizio-
ne) che mi pare straordinaria
nella sua semplicità. Gliela
trascrivo perché può fare al
È pienamente condivisibile
quello che scrive sull’arte sa-
cra, in particolare su quella
cristiana. Per quanto riguar-
da i TDG occorre precisare
SFORTUNATO. Carissi-
mo direttore, ecco una
persona triste e arrabbia-
OGNI MESE
CON
caso nostro: “Già da tempo
sono convinto che, durante le
trattative di pace tra interlo-
cutori pieni di odio, invece
delle pompose composizioni
che anch’essi cercano di fare
proseliti sia con gli scritti, sia
con la parola, sia con i cd;
hanno il loro sito web in cui
sono presenti figure e disegni,
ta con tutti, anche con il Padre-
terno. […] Sono sfortunato e
mi va tutto male nel lavoro,
nella famiglia, nella società,
[…] Ho una sfiga infinita. […]
DON BOSCO
A CASA TUA
di fiori, sostanzialmente sa- forum, e link abbastanza stra- Insomma, che fare? Ma credo
rebbe utile far giocare tra le ni, ecc. Il che vuol dire che che anche lei non abbia armi Il Bollettino
delegazioni dei bambini pic- anche loro credono che esi- per combattere la sfiga […].
coli di entrambi i gruppi con- stano parole pronunciate, pa-
tendenti. Davanti alla presen- role scritte, parole disegna-
Vittorio, Palermo
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
za vitale dei bambini gli affa-
ri di morte risultano più diffi-
cili e l’obiettivo della trattati-
va, il futuro, è presente nella
stanza, innegabile e in atteg-
giamento di richiesta, in tutta
la sua realtà diretta e fioren-
te. Non sarebbe neanche male
se coloro che conducono le
trattative di tanto in tanto
cambiassero i pannolini al fu-
turo del loro popolo”. Uto-
pia? Sì, forse, ma c’è da au-
gurarsi che abbia ragione.
TESTIMONI DI GEOVA
E ARTE SACRA. Sin
dai tempi più remoti,
l’uomo ha avvertito la neces-
te… Il che ancora significa
che il disegno, la pittura, la
scultura, la musica, ecc. sono
altri modi di parlare e/o di in-
segnare. Se questo è vero –
com’è vero – perché mai l’ar-
te dovrebbe essere materiale
volto a favorire l’idolatria e
non invece un altro modo di
fare catechesi? I cicli pittorici
di molte chiese sono nient’al-
tro che una catechesi dise-
gnata, invece che parlata,
perché i dipinti “parlano”
molto più efficacemente che
non le parole, raccontano at-
traverso il colore, l’espressio-
ne del volto, la postura dei
corpi, il dinamismo dell’in-
sieme, i contorni, il paesag-
gio, la decorazione, i gesti dei
personaggi… Tutto ha uno
Caro signore, le trascrivo un
brano letto qualche mese fa da
un romanzo un po’ fuori dalle ri-
ghe, dove protagonista è un
prete anche lui un po’ fuori dal-
le righe (Carlo Ercole Tronco,
Date a Cesare quel che è di Ce-
sare, Lalli Editore, Poggibonsi).
“Quando non ti senti bene e
sei ammalato non pensare
che lo sei solo tu.
Quando un bambino piange
non sentirti scocciato; anche
tu lo sei stato.
Quando le cose non vanno
per il verso che tu vorresti,
pensa che altri sono come te
e altri ancora peggio.
Prendi ogni giorno come un
dono del Signore, perché esso
è proprio un dono, anche se
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
sità di raffigurare sulla pietra scopo, un senso, tutto raccon- noi spesso non lo pensiamo.
la propria tensione interiore, ta, insegna… L’era moderna Ricordiamoci che non tutti
la sete di spiritualità che al- ha visto un’ulteriore trasfor- nascono con la forza del leone.
berga nel suo animo. Con mazione del linguaggio con Quando si vede gente meno
l’avvento del cristianesimo
fortunata non diciamo che la
Per la vostra corrispon-
denza:
l’arte entra nelle chiese con il
pigrizia cammina lenta e pri- IL BOLLETTINO
duplice scopo di rendere glo-
ria al divino e di educare.
ma o poi la povertà li raggiun-
gerà. […]
SALESIANO
L’arte diventa nel medioevo
Infine, e soprattutto, dai un Casella post. 18333
una sorta di libro aperto con-
sorriso e un saluto a chi tu 00163 ROMA Bravetta
tenente notizie finalizzate ad
non hai mai visto prima, non fax 06/656.12.643
educare il popolo cristiano al-
la parola di Dio […]. L’arte
giudicarlo per come ti appa- E-mail: biesse@sdb.org
re; può anche darsi che non
cristiana-cattolica ha regalato
sia quello che a te sembra”.
BS MAGGIO 2010

1.8 Page 8

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& IN ITALIA
NEL MONDO
PORT-AU-PRINCE,
HAITI
EMERGENZA
Dopo il terremoto, le FMA da
subito hanno cercato le vie per
raggiungere non solo le comu-
nità di Port-au-Prince, ma an-
che le altre comunità sparse
nell’isola. Le iniziative di soli-
darietà si sono moltiplicate
nell’istituto attraverso l’appog-
gio, la preghiera, il sacrificio e
l’offerta economica. Nella ca-
pitale sono sei le comunità del-
le FMA con scuole, internati,
orfanotrofi, centri promoziona-
li, accoglienza per i bambini di
strada, centri di alfabetizzazio-
ne e formazione professionale,
oratori. Realtà molto popolate
da giovani, bambine e bambi-
ni. Nessuno ha perso la vita.
Le suore a Petion Ville hanno
allestito un campo per 3500
persone, a Thorland un altro
con 7000; hanno diviso i cam-
pi in settori per facilitare l’or-
dine e hanno distribuito circa
800 tende. Attualmente le
FMA ad Haiti sono 79, distri-
buite in 14 comunità.
UNIONE EUROPEA E
DOTTRINA SOCIALE
DELLA CHIESA
di mons. Adriano
H. Van Luyn, sdb
Il libro ha ricevuto il premio
8
ORTONA, ITALIA
per interiorizzare, quasi fon-
dendoli virtualmente insieme,
Aldo Manuzio per la diffusio-
ne della cultura del libro euro-
peo 2009. Il volume affronta
le grandi questioni del sistema
due volti: il Volto Santo di
comunicativo interpretandole
MOSTRA E POESIA Manoppello, carpito dal velo
alla luce della Dottrina Sociale
che un misterioso pellegrino
della Chiesa. Si pone l’accento
La cooperatrice salesiana donò alla famiglia Leonelli e
sulle cooperazioni tra le varie
prof.ssa Ardea Montebelli di passato poi ai cappuccini che
conferenze episcopali e l’UE,
Rimini ha allestito una mostra, tuttora ne sono i custodi, con
sull’Euro e la Dottrina Socia-
con testi poetici a commento, quello di Tommaso detto Di-
le, sullo sviluppo dell’Europa
su san Tommaso apostolo, le
cui reliquie si venerano nella
cittadina adriatica di Ortona.
La Montebelli, non nuova a
performance del genere, indi-
ca con accenti di rara profon-
dità un itinerario spirituale
dimo, apostolo del Signore.
L’uno è il Volto dei volti, il
volto della Verità incarnata;
l’altro è quello di un cer-
catore accanito della Verità e
proprio per questo può essere
il volto di ciascuno di noi.
e le virtù cristiane, sul dialogo
con i non credenti, sui valori
cristiani validi per l’Europa,
ecc. Finisce con la crisi finan-
ziaria e la crisi spirituale… Te-
si coraggiose per ridare un’a-
nima all’Europa attraverso
l’impegno attivo e fattivo dei
cattolici.
L’itinerario di Tommaso (“Ho
passato ombre, deserti/ mari-
ne trasparenti/ colori, forme
di terre vive, scrive la Mon-
tebelli) è il nostro stesso iti-
nerario, fatto di slanci e pro-
strazioni, dubbi e convinzio-
ni, sicurezze effimere e in-
certezze sicure, amore e tra-
dimenti. Un itinerario che ci
auguriamo possa terminare
con lo stesso sublime gesto di
Tommaso/Didimo: “Signore
mio, e Dio mio!”. (La mostra
resta aperta fino a fine
maggio)
MAGGIO 2010 BS

1.9 Page 9

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redazionale
cui prossimamente parleremo
FILATELIA – lancia per l’estate 2010 il
sussidio “Le quattro lune”,
liberamente tratto dal volume
Le sorelle Medison e la leg- a cura di
genda delle quattro luneRoberto Saccarello
(Ediz. La Torre), scritto da
Federica Ruggero, di 16 anni,
dell’oratorio di Padova. Quat-
tro sorelle cercano la verità
sulla loro vita e sul loro desti-
no. Viaggio ricco di incontri e
di avventure, di prove e sfide
difficili. Ma Qualcuno veglia
su di loro, e se ne accorgono.
Alla fine, scopriranno di esse-
re loro stesse le quattro lune,
chiamate a far nuovamente
PADOVA, ITALIA
trionfare la luce nei cuori. So-
no molti i punti di contatto
con la Strenna 2010. Come
LE 4 LUNE
ogni sussidio estivo che si ri-
spetti, anche questo contiene
Lo sforzo per offrire vacanze preghiere, attività, giochi, la-
“costruttive” continua un po’ boratori, il cd multimediale, i
dovunque presso le opere sa- gadget… Tutto è finalizzato a
lesiane che organizzano Grest far trascorrere un’estate for-
e campi estivi. Padova, per midabile, piena di fascino, di
esempio, attraverso la coope- allegria, di canti, e… di valo-
rativa ORAGIOVANE – di ri. Info: www.oragiovane.it
9
LA FILATELIA ES CIENCIA
ARTE Y CULTURA
SAN BENIGNO
CANAVESE, ITALIA
EXALLIEVI 100 ANNI
Il cardinale Segretario di Sta-
to Tarcisio Bertone il 31 gen-
naio ultimo scorso, festa litur-
gica di San Giovanni Bosco,
si è recato a San Benigno Ca-
navese per la celebrazione del
centenario dell’Unione exal-
lievi dell’Istituto Salesiano.
Per l’occasione ha altresì
inaugurato la cappella dello
stesso istituto ristrutturata con
l’aggiunta dell’impianto mul-
timediale audio/video e nuova
tinteggiatura delle pareti.
Il 30 aprile 2008 le poste della Repubblica
dell’Ecuador hanno emesso una busta primo
annullo e un francobollo da due dollari USA
(USD) in memoria di don Carlos Crespi. L’annul-
lo reca la scritta “El apostol de los pobres”, così
come il francobollo, che reca a destra la figura
di Maria Ausiliatrice e a sinistra quella del famo-
so missionario di Legnano (MI) che nel 1926
partì missionario per l’Ecuador e vi rimase fino
alla morte avvenuta nel 1982.
Carlos Crespi è uno dei grandi missionari
salesiani, diventato un personaggio di prima
grandezza nella Repubblica ecuadoreña sia
per la sua straordinaria dedizione ai poveri,
sia per la santità della sua vita. Il 24 marzo
del 2006 monsignor Vicente Cisneros, arcive-
scovo di Cuenca, ha dato inizio al processo
diocesano per la beatificazione e canonizza-
zione di don Carlos, in seguito al quale egli è
diventato “venerabile”.
Fu un sacerdote di grande zelo e un uomo di
grande cultura, stimato e ammirato non solo dal
popolo ma anche dalle autorità civili ed eccle-
siastiche.
BS MAGGIO 2010

1.10 Page 10

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Il BS di maggio 1910 è in pratica un numero
speciale tutto dedicato alla morte del primo
successore di Don Bosco avvenuta il mese
prima. In giugno avrebbe celebrato i 50 anni
di sacerdozio. I funerali furono un trionfo
inimmaginabile.
Il BS parla di 200 mila persone.
Tutti i giornali dell’epoca ne diedero notizia.
Stralciamo il trafiletto de “La Domenica
del Corriere” del 17-24 aprile 1910.
LELETTA D’ISOLA
Aurelia Oreglia d’Isola: (Tori-
no 1926 - Saint Pierre-Aosta
1993) è sconosciuta ai più. Ec-
cetto, forse, a chi si è interessa-
to, come il sottoscritto, allo
studio delle vicende partigiane
a Bagnolo Piemonte, grazie al
suo Diario, edito nel 1993.
Eppure è una magnifica figura
di nobildonna piemontese di
grande cultura, raffinata pro-
fessoressa di filosofia, guida
spirituale di anime, alla ricer-
ca di pace interiore. Il bel vo-
lume che ne traccia uno stu-
pendo profilo biografico-spiri-
tuale merita una particolare
attenzione. Leletta, da adole-
scente e giovane, ha potuto
godere dell’amicizia spirituale
oltre che culturale di tre sale-
siani: don Tiburzio Lupo, don
Eusebio Vismara e don Gior-
gio Castellino, noti per le lo-
ro esimie qualità intellettuali,
ma forse non altrettanto per la
capacità di forgiatori di ani-
me giovanili, e direttori di spi-
rito, come emerge da numero-
se pagine del bel volume qui
presentato. Nell’anno sacer-
dotale una sua lettura può es-
sere stimolante per i sacerdoti
(Francesco Motto).
GAETA, ITALIA
poiché si trattava della Ma-
donna di Don Bosco, non po-
10
teva mancare “Giù dai colli
ANNIVERSARI
(anche se in realtà si stava sa-
lendo sul colle) che si canta
50 anni fa, con una processio- in tutto il mondo salesiano.
ne memorabile e un’incredi- Del resto è stato il santo dei
La foto presenta l’ultima parte dell’interminabile
bile partecipazione di popolo, giovani che più di tutti ha
corteo che ha riempito Corso Regina Margherita.
veniva collocata la statua di contribuito alla diffusione
(pag. 143)
Maria Ausiliatrice sulla colli- della devozione della “sua”
na di Gaeta. Uomini e donne, Madonna, e i tanti exallievi
giovani e vecchi, bambini e salesiani di Gaeta l’hanno
Vecchio di 73 anni è morto qualche giorno fa a Tori-
no D. Michele Rua, Superiore Generale dei Salesia-
ni, una delle più belle figure di carità che fossero nel
mondo cattolico. Aiutatore prima e quindi continua-
adolescenti, l’intera comunità
cittadina era rappresentata.
Gli ingredienti, quelli che da
secoli accompagnano le pro-
cessioni. I canti per esempio:
cantata con convinzione, di-
spiaciuti che dal 1993 i sale-
siani hanno lasciato la cittadi-
na laziale. Suggestiva la lun-
ga sfilata di gente con i flam-
tore, alla sua morte, di D. Bosco, egli aveva impresso Noi vogliam Dio”, “È l’ora beaux in mano, che a sera for-
all’opera pietosa e patriottica dei Salesiani un impul- che pia”, “Mira il tuo popo- mavano una scia di luce che
so meraviglioso. La quale opera si propone finalità lo”, “Nome dolcissimo”, “An- si arrampicava lenta verso il
nobilissime: istruzione, educazione e beneficenza tra drò a vederla un dì”, che oggi culmine della collina, dove
i popoli civili; missioni religiose e colonizzazione sembrano reperti archeologi- troneggia da mezzo secolo
fra i popoli selvaggi; assistenza e scuola e ricerca di
lavoro per gli emigrati italiani all’estero. Sono mille
e mille i fanciulli a cui D. Rua insegnò una profes-
sione, sono innumeri i Segretariati da lui fondati in
ci, eppure suscitano ancora Maria Ausiliatrice. Nella foto:
emozioni e struggenti nostal- processione che portò la sta-
gie. Così è stata anche la pro- tua sulla collina nel lontano
cessione del cinquantesimo. E 1959 (Francesco Sapio).
tutto il mondo per aiutare i nostri emigrati, sorpren-
dente è ciò che egli fece per educare e colonizzare i
popoli selvaggi. La conquista della Patagonia alla ci-
viltà, come l’assistenza dei poveri lebbrosi reietti
nelle terre più lontane, come l’insegnamento dell’a-
gricoltura e del lavoro alle tribù selvagge del Mato
Grosso, sono opere dei Salesiani. Davanti alla salma
di D. Rua, un San Francesco modernissimo, sfilaro-
no ben 100 mila persone, comprese tutte le autorità e
senza distinzioni di partito.
MAGGIO 2010 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (31)
Divagazioni (mica tanto!)
su una normalità fastidiosa: un brutto voto a scuola
“S ono molto delusa, Alice. Non ho pro- urla all’improvviso Alice. Poi con un movimento
prio potuto darti un voto migliore. fulmineo si scaglia verso Gaia e il suono di uno
Dovevi essere molto distratta durante il schiaffo risuona secco nell’aula improvvisamente
compito”. Alice guarda con gli occhi annebbiati silenziosa.
dalle lacrime il voto scritto con la matita blu sul
suo compito di matematica: 4. “Non ti mettere a >> “Tutti ai propri posti! Che cosa succede qui?”.
piangere, non ti mettere a piangere”, ripete tra sé e Sulla porta dell’aula è comparsa la temibile profes-
sé. Sa che le amiche stanno cercando di inviarle soressa d’italiano. Alice è rimasta di pietra, la mano
sguardi di solidarietà, ma lei non può voltarsi a bruciante per lo schiaffo appena dato, la testa in
guardarle, scoppierebbe in
fiamme per lo sconcerto del ge-
lacrime e questo non se lo
sto compiuto. Gaia, il volto ar-
può permettere. I minuti pas-
rossato non solo dallo schiaffo, è
sano lenti, una vera tortura,
anche lei immobile, lo sguardo
ma come tutte le cose brutte,
incredulo. “Alice, Gaia, venite
anche quest’ora passa. Fra-
stuono e confusione come a
fuori con me”. La professoressa
si avvia verso la porta, poi si 11
ogni cambio di professore.
volta e dice alla classe: “Se sen-
Chiara, Sara e Viola si avvici-
to un fiato, appena rientro fac-
nano al banco di Alice che è
ciamo una verifica sulla Divina
rimasta seduta e silenziosa.
Commedia”. I ragazzi abbassa-
no la testa silenziosi. “Allora?”,
>> “Dai, Alice, non fare quella
chiede alle ragazze una volta
faccia; mica è la fine del mon-
sole in corridoio. “Prof, questa
do”, dice Chiara. “Certo, non
è matta, l’ha vista, no?”,
per te, risponde Sara, per te
comincia Gaia. “Sì, l’ho vista.
prendere 4 in matematica sa-
Non oso nemmeno immagi-
rebbe un successo”. Le ragazze
nare cosa abbia fatto tu per
scoppiano a ridere, persino ad
provocarla. Comunque, il tuo
Alice scappa un mezzo sorriso.
comportamento è stato in-
Dai, tanto lo recupererai pre-
qualificabile, Alice. Gaia, vai
stissimo”, dice convinta Viola.
a chiamare la signora Pia e
Mah, non lo so… sapevo di
dille che badi alla classe
aver sbagliato qualcosa, ma non
mentre si va dal Preside”.
così!”. “La signorina Perfettini, ha preso un brutto Taglia corto la professoressa. “Anche me? chiede
voto? Oh, ma che disgrazia!”. Le ragazze si volta- Gaia, io non c’entro, è stata lei”. “Taci! Se sono
no. Gaia e le sue amiche sghignazzano per il brut- delusa dal comportamento di Alice, non sono affat-
to voto di Alice. “Sei cattiva oltre che stupida!”, to stupita che la causa sia tu. Il Preside deciderà
l’apostrofa Viola. “Offesa mortale!”, ridacchia Gaia chi punire e in quale modo. Adesso vai e raggiun-
che si trova al centro di un capannello di amiche. I gici in presidenza”. Gaia si allontana. La professo-
due gruppi di ragazze non sono mai andati troppo ressa si avvia; Alice, gli occhi bassi, le cammina
d’accordo. Soprattutto con Alice, considerata trop- lentamente a fianco. “Non so come sia potuto suc-
po “ragazza per bene”. “Smettila, Gaia, hai proprio cedere, sussurra, le chiedo scusa, non volevo, mi
rotto! Lasciaci in pace!”, interviene Sara. “Oh, sen- vergogno tanto”. “Lo so, Alice, lo so. A volte suc-
titele! Che scenetta deliziosa, la candida Alice pro- cede di perdere la pazienza, non dovrebbe succe-
tetta dalle sue fidate angiolette”, insiste Gaia e tut- dere, ma succede. Adesso si tratta di assumersi la
to il gruppetto scoppia a ridere. “Fatela finita! responsabilità dei propri gesti”.
ٗ
BS MAGGIO 2010

2.2 Page 12

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CHIESA
LE ENCICLICHE
SOCIALI (10c)
CENTESIMUS ANNUS
di Silvano Stracca
Lo stemma araldico
di Papa Wojtyła.
to”. La Chiesa, ribadisce papa
Wojtyła, “non ha modelli da pro-
porre. I modelli reali veramente ef-
ficaci possono solo nascere nel
LA DOMANDA
CENTRALE
DELL’ENCICLICA.
quadro delle diverse situazioni sto-
riche, grazie allo sforzo di tutti i
responsabili che affrontano i pro-
blemi concreti in tutti i loro aspetti
sociali, economici, politici e cultu-
STATO DI DIRITTO
rali intrecciati tra loro”. Si richia-
12
E TOTALITARISMO.
mano qui, in sintesi, i temi del la-
voro, dell’impresa, della “legitti-
mità” dei movimenti operai, della
proprietà, del profitto. Infine, un ri-
chiamo forte per la realtà sociale
perché si preoccupi del lavoro per
L a domanda centrale che la
Centesimus annus si pone
può essere così formulata:
“Si può forse dire che, dopo
tutti. “L’obbligo di guadagnare il
pane col sudore della fronte suppo-
ne, al tempo stesso, un diritto. Una
società in cui questo diritto sia si-
il fallimento del comunismo, il si- stematicamente negato, in cui le
stema sociale vincente sia il capita- misure di politica economica non
lismo, e che verso di esso vadano consentano ai lavoratori di rag-
indirizzati gli sforzi dei paesi che giungere livelli soddisfacenti di oc-
cercano di ricostruire la loro eco- cupazione, non può conseguire né
Papa Wojtyła.
nomia e la loro società? È forse la sua legittimazione etica né la pa-
questo il modello da proporre ai ce sociale”.
paesi del Terzo Mondo?”. Com-
DIGNITÀ DELLA PERSONA
plessa la risposta. “La soluzione
Si parla con consapevolezza,
marxista – si afferma – è fallita,
nell’enciclica, dello “Stato di dirit-
ma permangono nel mondo feno-
to” e di totalitarismo. Si riafferma
meni di emarginazione e di sfrutta-
che uno stato va organizzato “secon-
mento, specialmente nel Terzo
do i tre poteri: legislativo, esecutivo,
Mondo, nonché fenomeni di alie-
giudiziario” per proteggere la libertà
nazione umana, specialmente nei
di tutti. È, questo, il principio dello
paesi più avanzati. C’è anzi il ri-
stato di diritto nel quale “è sovrana
schio che si diffonda un’ideologia
la legge e non la volontà arbitraria
radicale di tipo capitalistico, la
degli uomini”. Il totalitarismo inve-
quale rifiuta persino di prenderli in
ce trova le sue radici nella negazio-
considerazione, ritenendo a priori
ne della “verità oggettiva, trascen-
condannato all’insuccesso ogni
Karl Marx (1818-1883).
dente”. “Se non si riconosce la ve-
tentativo di affrontarli, e ne affida
fideisticamente la soluzione al li-
La soluzione marxista è fallita,
ma permangono nel mondo
fenomeni di emarginazione
rità trascendente, allora trionfa la
forze del potere ciascuno tende ad
bero sviluppo delle forze di merca-
e di sfruttamento.
utilizzare fino in fondo i mezzi di
MAGGIO 2010 BS

2.3 Page 13

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L’enciclica riafferma che uno stato va organizzato “secondo
i tre poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario” per proteggere la libertà
di tutti. Nella foto: Palazzo Chigi.
ficante dei mezzi di distruzio-
ne, accessibili persino alle medie
cui dispone, per imporre il proprio persona, ha come
e piccole potenze, e la sempre
interesse o la propria opinione, sen- suo metodo il ri-
più stretta connessione esistente
za riguardo dei diritti dell’altro”. Il spetto della libertà”.
tra i popoli, rendono assai ar-
totalitarismo “non può tollerare che In altri termini si pone
duo, o praticamente impossibile,
sia affermato un criterio oggettivo dunque il problema della
limitare le conseguenze di un
del bene e del male oltre la volontà laicità nella politica. Dopo il crollo conflitto”. Giovanni Paolo II si ri-
dei governanti… e quindi, difenden- dei totalitarismi e l’affermarsi della chiama qui al proprio intervento in
do la propria libertà, la Chiesa di- democrazia, è necessario esaminare occasione della drammatica Guerra
fende la persona che deve obbedire le domande che si levano dalla so- nel Golfo Persico, ricordando: “Ho
a Dio piuttosto che agli uomini”. La cietà e vanno rilette con criteri di ripetuto il grido Mai più la guerra!
difesa della “democrazia” che la giustizia e moralità “e non secondo No, mai più la guerra che distrugge
13
Chiesa “apprezza”, comporta la ri- la forza elettorale”. “La Chiesa – si la vita degli innocenti, che insegna a
sposta ad una pericolosa obiezione legge nell’enciclica – rispetta la le- uccidere e sconvolge egualmente la
di infedeltà e ambiguità. “Oggi si gittima autonomia dell’ordine de- vita degli uccisori, lasciando dietro
tende ad affermare che l’agnostici- mocratico” e “non ha titolo per di sé uno strascico di rancori e di
smo ed il relativismo scettico sono esprimere preferenze per l’una o odi… Come all’interno dei singoli
la filosofia e l’atteggiamento fonda- l’altra soluzione”. In economia, in- Stati è giunto finalmente il tempo in
mentale rispondenti alle forme poli- vece, la prima responsabilità non è cui il sistema della vendetta privata
tiche democratiche, e che quanti so- dello Stato, bensì dei singoli e dei e della rappresaglia è stato sostituito
no convinti di conoscere la verità ed diversi gruppi e associazioni in cui dall’impero della legge, così ora è
aderiscono con fermezza ad essa si articola la società. “E non potreb- urgente che un simile progresso ab-
non sono affidabili dal punto di vista be lo Stato assicurare direttamente bia luogo nella Comunità interna-
democratico, perché non accettano il diritto al lavoro di tutti i cittadini zionale”. E benché si riconosca che
che la verità sia determinata dalla senza irreggimentare l’intera vita “alle radici della guerra ci sono in
maggioranza o sia variabile a secon- economica e mortificare la libera genere gravi e reali ragioni”, lo svi-
da dei diversi equilibri politici”.
iniziativa dei singoli”.
luppo rimane sempre “l’altro nome
della pace”, anzi “il nuovo nome
TUTTI UGUALI
DOTTRINE E MOVIMENTI della pace”. Ribadendo infine che
“l’uomo è la prima via della Chie-
Parlando di cattolici e politica, il E tuttavia ciò “non significa che sa”, papa Wojtyła afferma che “oggi
Papa tranquillizza l’opinione pub- non abbia alcuna competenza… può più che mai la Chiesa è cosciente
blica, sottolineando che la Chiesa è assecondare l’attività delle imprese, che il suo messaggio sociale troverà
attenta ai pericoli del fanatismo e intervenendo di fronte ai monopoli” credibilità nella testimonianza delle
del fondamentalismo. “Non è di e offrire funzioni di supplenza in si- opere”. Da questa consapevolezza
questo tipo la verità cristiana. Non tuazioni eccezionali. Tutto ciò non deriva la sua “opzione preferenziale
essendo ideologica, la fede cristiana deve però coartare l’opera assisten- per i poveri, che non è mai esclusiva
non presume di imprigionare in un ziale della Chiesa e il volontariato. né discriminante”. Nella realtà mon-
rigido schema la cangiante realtà La cultura viene vista, nella Centesi- diale “la povertà minaccia di assu-
socio-politica e riconosce che la vi- mus, come caratterizzata dall’“aper- mere forme gigantesche” sia nei
ta dell’uomo si realizza nella sto- tura alla verità” e quindi all’evange- paesi occidentali per la povertà dei
ria in condizioni diverse. La Chie- lizzazione che è lo specifico contri- gruppi emarginati sia nei paesi in
sa pertanto, riaffermando costante- buto della Chiesa alla cultura e alla via di sviluppo.
mente la trascendente dignità della pace, tanto più che la “potenza terri-
(continua)
BS MAGGIO 2010

2.4 Page 14

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ANNIVERSARI
VI LASCIO di Raffaele Lindt
DAVANTI A UNA PORTA
APERTA
Era l’11 maggio 1610 e il cam-
mino del Vangelo in Cina fa-
ceva un altro passo avanti. 58
anni prima, nell’autunno del
La firma.
avrebbe rallentato, erano arrivati a
Macerata e vi avevano aperto una
1552, su una sperduta isoletta di scuola. Si guadagnarono subito l’am-
fronte alla costa della Cina, in una mirazione e la fiducia delle famiglie
capanna di frasche, tra le occhiate locali e il signor Ricci decise di
sospette dei locali e il gracchiare dei mandare due dei suoi figli a studiare
gabbiani, il grande missionario ge- con loro. Il prete zoppo si chiamava
suita Francesco Saverio, in preda a Ignazio di Loyola, i suoi compagni
una febbre terribile che lasciava furono chiamati gesuiti, il giovane
14
presagire una fine imminente, offri- Matteo ne fu affascinato. Presto ne
va le sue sofferenze per un grande seguì il cammino spirituale e trovò
ideale. Tra i brividi e la tosse, la perla preziosa per la quale vende-
mentre fuori il cielo si oscura- re tutto. Nel 1571 entrò in novizia-
va all’arrivo di un altro tifone, to. Nel 1578, avendo chiesto di es-
chiedeva a Dio che lo chia- sere inviato in missione, fu mandato
masse a sé, se questa era la a studiare la teologia nel seminario
Sua volontà, ma che man- gesuita per missionari, in India, a
dasse qualcuno a portare il Goa. Nel 1582 fu ordinato sacerdote
Vangelo anche in Cina. e raggiunse Macao, una colonia
Il padre Ricci vestito come
Francesco non c’era riuscito. Aveva portoghese che rappresentava la
un intellettuale cinese.
evangelizzato l’India e il Giappone, porta per la Cina. Una porta fino
ma si era fermato alle porte del Ce- allora ermeticamente chiusa.
leste Impero prima di andare a rice-
In questo mese si celebra
vere il premio preparato dal Padre INIZIA L’AVVENTURA
per i suoi servi fedeli.
il 400° anniversario della
morte del gesuita Matteo
Ricci, uno dei più grandi
PREGHIERE ESAUDITE
Il 6 ottobre di quell’anno, a Mace-
rata, ridente e assolata cittadina del-
Matteo e il suo compagno puglie-
se Michele Ruggieri decisero che per
entrare in Cina bisognava fare due
cose. Di una si pentirono. La prima
fu di studiare la lingua e la cultura ci-
e geniali missionari della
Compagnia di Gesù
le Marche, era nata la risposta alle nese. Come lui stesso scrisse: “Si
sue preghiere: si chiamava Matteo deve diventare bambini e imparare di
Ricci. Il padre farmacista aveva nuovo a leggere e scrivere”. Il gran-
e dell’intera Chiesa.
Alcune sue intuizioni
grandi progetti per il piccolo Matteo de scienziato dovette sperimentare
che cresceva obbediente, sereno e l’umiliazione di tornare analfabeta, di
dotato di un’intelligenza superiore non sapere leggere e scrivere, di
hanno fatto scuola:
i missionari di ogni
alla media. In quegli anni, alcuni non poter comporre una lettera sen-
membri di un nuovo ordine religio- za l’aiuto di uno scrivano. Al tempo
so, fondato una ventina di anni pri- stesso Ricci era cresciuto studiando
continente gli devono
ma da un uomo d’arme spagnolo, il a Roma e a Firenze durante lo splen-
quale, rimasto azzoppato in batta- dore rinascimentale. Aveva amato Ci-
molto.
glia, aveva deciso di percorrere sen- cerone e Aristotele, l’arte della reto-
tieri dove la sua gamba non lo rica e della pittura, l’architettura raf-
MAGGIO 2010 BS

2.5 Page 15

▲back to top
finata e la ricerca scientifica che i suoi contento che i nuovi arrivati stranie-
fratelli gesuiti coltivavano con lo ri entrassero in una categoria già esi-
stesso zelo e forse più prudenza del stente e raccomandò ai gesuiti di
contemporaneo Galileo Galilei. La ci- comportarsi come un’altra setta bud-
viltà cinese apparve ai suoi occhi dista. Per l’annuncio del Vangelo fu
come uno splendore di cultura e pro- un disastro. Anche per il fatto che la
gresso di organizzazione sociale e di traduzione cinese del catechismo era
tradizioni millenarie, nella quale en- agli inizi, i pochi fedeli che si avvi-
trare con rispetto e ammirazione. Il cinavano a Matteo erano nutriti più
grande filosofo Confucio fu parago- di curiosità che di fede e andavano a
nato ad Aristotele, i classici cinesi a casa più confusi che redenti.
Cicerone. Come il Rinascimento
aveva “battezzato” la cultura classi- L’AMICO
ca latina e greca trasfigurandola alla
luce del Vangelo, così Ricci sognava
di fare con la cultura cinese. Della se-
conda scelta Matteo e Michele si pen-
tirono, dopo averne provato per ben
La Provvidenza intervenne. Matteo
divenne amico di alcuni confuciani, la
classe intellettuale della Cina, i mae-
stri, i funzionari, gli esaminatori dei
Padre Matteo Ricci
con il mandarino Xu Quangqì
che riceverà il battesimo.
otto anni la difficile applicazione. En-
trando in Cina essi avevano visto i
monaci buddisti con le loro vesti aran-
cioni e le pagode immerse nell’in-
censo, le preghiere litaniche e i fedeli
a mani giunte. “Questi sono i loro pre-
ti – pensarono – vestiamoci come loro
per far capire che anche noi siamo
preti”. Il funzionario locale fu ben
Orologio di Matteo Ricci.
concorsi per una carriera nel governo.
Egli scoprì la bellezza della tradizio-
ne confuciana, basata sul rispetto,
sulla benevolenza, sulla giustizia, sul-
le buone maniere, sullo studio e sul
senso del dovere. Ne fu affascinato.
Buttò via l’abito buddista e si gettò con
entusiasmo alla scoperta del confu-
cianesimo, che gli parve proprio come
lo stoicismo ciceroniano o la saggez-
za aristotelica. A Nanchino Matteo di-
venne amico in particolare con Xu
Guangqi, un altolocato funzionario.
Questi a sua volta divenne amico di
Gesù e ricevette il battesimo, pren-
dendo il nome Paolo. La sua fede fu
esemplare e contagiosa e recente-
mente la diocesi di Shanghai ha aper-
to il processo per la sua causa di bea-
tificazione. Il cuore si fa capire in ogni
lingua. Più della matematica e l’a-
stronomia, nelle quali era esperto,
più della memoria prodigiosa che gli
permetteva di impressionare gli udi-
tori leggendo centinaia di caratteri ci-
nesi e ripetendoli a memoria, più dei
doni preziosi o curiosi arrivati dal-
l’Occidente (orologi, astrolabi, map-
pamondi, libri, prismi e il clavicordio),
quello che aprì i cuori dei Cinesi al
messaggio di Matteo Ricci fu la sua
personale cordialità e la sua sincera
amicizia. Secondo i rigidi schemi
della buona educazione cinese, certo,
ma con qualcosa in più che in Cina
non avevano mai provato: era come se
attraverso quell’uomo dal barbone
bianco il cuore fosse toccato da qual-
cosa, o qualcuno, misterioso e irresi-
stibile. “I cristiani la chiamano carità
15
– spiegò Ricci – Viene da Dio”.
Pechino, l’osservatorio
Un giorno però il signor Paolo Xu
astronomico, tra i più antichi
disse a Matteo che doveva lasciarlo:
al mondo. Apparteneva
alle dinastie dei Ming e dei Qing.
Alcuni strumenti sono stati
progettati da Matteo Ricci.
era stato promosso e trasferito a Pe-
chino. Con una faccia tosta più italia-
na che confuciana, Matteo Ricci dis-
se: “Ottimo, vengo anch’io”. Si tra-
sferì nella capitale e con la pubblica-
zione di libri, la predicazione e altre
amicizie fece giungere fino alla corte
imperiale il messaggio di Gesù.
Fino all’ultimo respiro, nel 1610,
Matteo Ricci volle annunciare il
Vangelo ai cinesi in cinese, parlan-
do la loro lingua, scrivendo la loro
scrittura, mangiando le loro vivan-
de, ma soprattutto ascoltando il loro
cuore. Oggi a Pechino c’è la sua
tomba, nella Chiesa la sua memoria,
nella grande Cina la sua Chiesa. La
porta si era aperta.
ٗ
BS MAGGIO 2010

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
FANO, ITALIA
futuro vescovo, monsignor
Vincenzo Del Signore), ap-
ANNIVERSARI
prova il “progetto di voler
erigere qui a Fano un tempio
È a Fano (PU) la prima chie- votivo nazionale all’immor-
sa in Italia dedicata a Don tale Don Bosco”. Don Orio-
Bosco. La volle uno dei suoi ne scrive allora al rettor mag-
migliori alunni, san Luigi giore don Pietro Ricaldone,
Orione, che per 3 anni, dal chiedendone la presenza per
1886 al 1889, dimorò all’O- la posa della prima pietra,
ratorio. Poi, ispirato dallo che in effetti avverrà nel
stesso Don Bosco, entrò in 1934, il 26 di aprile. A rap-
seminario, divenne sacerdote presentare il Rettor Maggiore
e santo, ma restò un fan asso- era stato inviato il consigliere
luto del suo antico confesso- generale per i cooperatori e
re. Dopo la beatificazione, gli exallievi don Giorgio Se-
quando già aveva fondato le rié. I lavori cominciarono su-
sue istituzioni, l’Opera della bito, e già un anno dopo ini-
Divina Provvidenza, le Dame ziò il culto nella cripta, men-
della Divina Provvidenza, le tre i lavori continueranno fi-
Piccole Suore Missionarie no alla completa realizzazio-
della Carità, le Suore Cieche ne del tempio, abbellito da
Adoratrici… comincia a pen- decorazioni e da un significa-
sare a una chiesa da dedicare tivo quadro del santo dei gio-
al beato Giovanni Bosco. Già vani. Sarà inaugurato nel
nel 1933 una lettera del Ret- 1960, proprio in questo mese
tore del seminario di Fano (il di maggio, giusto 50 anni fa!
16
Il collegio orionino di Fano con il santuario.
NEL MESE DI MAGGIO L’URNA DI DON BOSCO
VISITA LE DUE ISPETTORIE DELLA COLOMBIA
BREVISSIME DAL MONDO
CITTÀ DEL VATICANO.
Papa Ratzinger si è dichia-
rato soddisfatto del dialogo
luterano-cattolico che dura
ormai da anni. Citando
l’enciclica “Utunum sint
del predecessore ha anche
lui parlato di “fraternità ri-
trovata”. È noto quanto Be-
nedetto XVI lavori per l’u-
nità dei cristiani.
ROMA, ITALIA. A metà
febbraio è arrivato ad Haiti
un convoglio costituito da
sei navi che la Caritas ha
noleggiato in Messico. Le
stive erano piene di 15mila
tonnellate di aiuti umanita-
ri soprattutto cibo, acqua e
medicine.
CITTÀ DEL VATICANO.
L’ambasciatore di Cuba
presso la Santa Sede,
Eduardo Delgado Bermú-
der, ha parlato di relazioni
più regolari. Nell’isola sono
state ripristinate alcune fe-
ste come il Natale e la Pa-
squa, e la possibilità della
messa in carcere, molte
processioni religiose; alcuni
edifici sono stati restituiti
alla Chiesa.
CATTOLICI. Aumentano i
cattolici, i sacerdoti e i se-
minaristi, secondo l’Annua-
rio Pontificio 2010. Nel
2008 sono stati registrati un
miliardo e 166 milioni di fe-
deli battezzati, 19 milioni in
più rispetto all’anno prece-
dente. I vescovi sono passa-
ti in un anno da 4946 a
5002. I sacerdoti, sia dioce-
sani sia religiosi, da 405178
nel 2000 a 409166 nel 2008.
Ma il clero europeo è sceso
dal 51,5 al 47,1%.
LE RELIGIOSE. Le reli-
giose nel mondo erano
801185 nell’anno 2000, nel
2008 se ne contavano
739067 (con una diminuzio-
ne del 7,8%). Le contrazioni
di maggior rilievo si sono
manifestate in Europa
(– 17,6%) e in America
(– 12,9%).
MAGGIO 2010 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
LIXEIRA, ANGOLA
Grande evento nella grande
favela di Lixeira a Luanda, gli
alleducatori salesiani hanno
incontrato Velibor “Bora” Mi-
lutinovic´, ex mister dell’Udi-
nese, che ha allenato in
Messico, Costarica, Stati
Uniti, Nigeria, Cina… Ha
parlato con i ragazzi, ha loro
detto che occorre stare in-
sieme ed essere onesti e
sinceri. Ha giocato con loro
per un’ora, senza mai uscire
dal campo per riposare, no-
nostante i suoi 66 anni. Una
splendida lezione di calcio e
di umanità.
BOLZANO, ITALIA
Il volontariato si può fare a
tutte le età, perché le possi-
bilità che offre sono illimita-
te. I giovani preferiscono
quello “forte”, lontani da ca-
sa e spesso dalla patria: è
ben strutturato sia il volon-
tariato civile sia quello mis-
sionario. Le persone adulte
mature preferiscono viaggi
e lavori meno rischiosi ma
ugualmente utili quando
non indispensabili. E perfino
per le persone anziane c’è
posto, p.e. nelle strutture
per anziani, come fa la si-
gnora Linda (cfr foto).
17
MARSALA, ITALIA
Pioggia e freddo intenso
non hanno fermato la festa
di Don Bosco a Marsala,
presieduta dal vescovo,
presenziata da autorità ci-
vili e militari, partecipata da
una folla di giovani, adulti e
anziani di ambo i sessi.
Una festa durata tutta una
settimana, da domenica 24
a domenica 31: la veglia, la
fiaccolata, il torneo, la
strenna, il triduo, il catechi-
smo, la processione, i gio-
chi… È sempre un grande
evento la festa del santo
dei giovani.
PARMA, ITALIA
Lo scorso gennaio il Centro
salesiano di Parma ha rice-
vuto un doppio riconosci-
mento: il “Sant’Ilario 2010
premio attribuito ogni anno a
persone o istituzioni che
hanno contribuito alla cre-
scita civile, morale o econo-
mica della città; e il “Sant’I-
lario di Parma nostra
2010” conferito dalla Asso-
ciazione culturale omoni-
ma… I salesiani operano da
120 anni nella città. È stato il
sindaco Pietro Vignali a con-
segnare il “Sant’Ilario 2010”
al direttore dell’Opera.
CHIARI, ITALIA
Il 31 gennaio i salesiani di
Chiari hanno inaugurato un
busto di bronzo dedicato a
Paolo VI. L’opera è stata poi
collocata su una struttura di
vari graniti dell’architetto Se-
rina. Il “San Bernardino”, an-
tica residenza benedettina
passata ai salesiani, aveva
più volte accolto Montini. A
Chiari egli aveva sostenuto
gli esami di licenza ginna-
siale, a lui era riservata una
cella dove potersi ritirare e
pregare, lì maturò la sua in-
tenzione di consacrarsi al
Signore. (F. Rizzini)
PALERMO, ITALIA
Nel capoluogo siciliano il
20 febbraio u.s. è stata con-
vocata dal presidente con-
federale degli exallievi, dott.
Francesco Muceo, la Giun-
ta Confederale, presente il
delegato mondiale don Jo-
sé Pastor Ramirez. La riu-
nione si è tenuta presso la
Sala Rossa del Parlamento
dell’isola concessa dal pre-
sidente della Regione auto-
noma, on. Cascio, exallievo
salesiano. Ha inviato il sa-
luto il Governatore della Si-
cilia on. Raffaele Lombar-
do, anche lui exallievo.
BS MAGGIO 2010

2.8 Page 18

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VIAGGI
NELLA TERRA
DEI FARAONI di Giancarlo Manieri
I salesiani ebbero una
storia di riconoscimenti
e successi lungo
Poche le formalità all’aeropor-
to di Roma; molte di più al
Cairo, come del resto era
prevedibile: eravamo stranie-
ri, provenienti da un paese cattolico
La maschera d’oro
di Tutankhamon, il faraone
fanciullo.
il canale di Suez prima,
ad Alessandria e
e sbarcati in un paese musulmano…
di questi tempi non si sa mai! Ac-
compagnatore competente e discre-
al Cairo poi, storia che
continua anche oggi.
to, attento ai particolari, suggeritore ANTICA E FLORIDA
solerte, guida intraprendente, nono-
stante la notevole stazza, è stato sta-
TERRA CRISTIANA
Il viaggio in Egitto in visita
volta don Severino Cagnin, pieno
di peso, di buon senso, di cultura, di
Sono in terra musulmana che un
tempo fu cristiana, anzi cristianissi-
alle realtà salesiane
amore a Don Bosco e… di infles- ma: la terra di Filone di Alessan-
del paese dei faraoni
18 mi ha mostrato un’altra
splendida foto della
sioni venete. Mi sono trovato bene
con lui, la sua mole fisica e culturale
mi dava sicurezza. Con lui, ganime-
de di prim’ordine, sono sbarcato
nella fatidica (aggettivo ormai de-
dria, il grande commentatore dei te-
sti biblici; di Clemente Alessandri-
no, filosofo e apologeta che Bene-
detto XVI ha esaltato nelle sue cate-
chesi; di Origene, filosofo, fondato-
operosità dei figli di
Don Bosco nel mondo.
sueto ma in questo caso pertinente) re di una famosa scuola di cateche-
terra dei faraoni. Mi ha fatto una tica e formidabile apologeta, cui la
certa impressione trovarmi in un ae- Chiesa deve molto; di san Dionisio
roporto non bello ma grande e… di- di Alessandria, 14° patriarca della
verso da altri. Ho realizzato subito di sua città, definito il Grande; di san
essere capitato in un altro mondo: la Cirillo di Alessandria, il “doctor
Un sole velato volgeva ormai
all’occaso, calando lentamente
all’orizzonte.
struttura, l’organizzazione, i modi, Incarnationis”, santo e per l’appun-
l’odore e… la folla di donne velate! to dottore della Chiesa; di sant’Ata-
nasio di Alessandria, chiamato la
“colonna” della Chiesa. La terra del
famoso Didaskaleion, il maggior
centro di studi cristiani del II seco-
lo; la terra dove è stata fatta la Sep-
tuaginta, la traduzione in greco dei
libri della Bibbia ebraica detta an-
che dei Settanta, che divenne la
Bibbia dei primi cristiani. Una terra,
insomma, fecondissima di cristiani
e di santi, oggi però “incamerata”
dalla mezzaluna musulmana. Una
Chiesa ridotta al silenzio? Sembre-
rebbe. Ma il seme non è morto.
MAGGIO 2010 BS
ATTRAVERSO LA CITTÀ
All’aeroporto ci aspettava il sale-
siano egiziano don Al Prince Yus-
sef Toussoun, che sarà il nostro au-
tista sicuro, sacrificato (e… speri-
colato!) nelle visite alle varie co-

2.9 Page 19

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munità salesiane in Egitto. Ci ha ROD EL FARAG
accolto una megalopoli di quasi 19
milioni di abitanti, caotica, freneti- Quando Dio volle (o dovrei dire
Code interminabili di veicoli
viaggiano a scatti, occupando
l’intera carreggiata, rubando
con improvvise accelerazioni
ca, un po’ scompaginata, ghermita Allah, visto dov’ero arrivato?), giun-
i posti lasciati liberi…
dallo smog che l’accompagna dal gemmo a Rod el Farag, il quartiere
1° gennaio al 31 dicembre, eccetto dei salesiani, e dopo qualche altro
quando il vento del deserto lo spaz- sussulto con conseguente scuotimen-
za via e gli regala, al suo posto, la to di visceri, eccoci all’ingresso del-
sabbia rossa delle sue dune. Un so- l’istituto salesiano, accolti da un por-
le velato volgeva ormai all’occaso, tiere ossequioso, musulmano dalla
calando lentamente all’orizzonte, testa ai piedi, almeno così mi è sem-
ma la città sembrava sveglia e pim- brato dall’abbigliamento: un berretto
pante come a mezzogiorno. Code tipico (seppi poi che si chiamava ta-
interminabili di veicoli di ogni ti- veyyah) e una specie di talare che ar-
po: bus e minibus, camion e ca- rivava alle caviglie (la gallabiya,
mioncini, furgoni e furgoncini, au- propria degli abitanti dell’Alto Egit-
tovetture e motocarri, che sembra- to… e non confondetevi come me:
vano mondi a sé. Inutile immagi- l’Alto Egitto è al Sud non al Nord
narsi file ordinate. I mezzi viaggia- come si è portati a pensare). Si scen-
no a scatti, occupando l’intera car- de nel grande cortile, circondato ai
reggiata a senso unico, affiancati in quattro lati dal porticato tipico dei
file da quattro, cinque e, quando collegi salesiani, un po’ sbattuti ma
c’era la possibilità, anche sei vei- felici di essere a casa. Sì, perché in
coli, rubando con improvvise acce- realtà ci siamo sentiti subito a casa.
lerazioni e senza alcuno scrupolo i L’accoglienza calorosa e naturale co-
posti lasciati liberi da chi cambiava me se ci conoscessimo da sempre di
strada, o lasciava spazio tra una don Renzo il direttore e degli altri
vettura e quella davanti, per cui se salesiani e perfino la conformazione
Si scende nel grande cortile,
circondato ai quattro lati
dal porticato tipico
19
non volevi perdere la posizione oc- tipica dei collegi italiani. Eravamo
dei collegi salesiani.
correva che stessi con il muso quasi arrivati giusto in tempo per la pre-
attaccato al retro della macchina che
ti precedeva. E in questa rischiosa
operazione Al Prince si dimostrava
insuperabile. Immaginai – non so
perché – che se le macchine fossero
state degli esseri viventi sarebbero
certamente state affette da nevrosi
cronica: un momento prima andava-
no al passo, un momento dopo sga-
savano come se dovessero gareggia-
re con la Ferrari, poi di nuovo al
passo, poi ancora in corsa… Un an-
damento a singhiozzo che ho visto
solo al Cairo.
ghiera della sera: il rosario e il ve-
spro. In italiano! Perché quella è una
scuola italiana, e gli egiziani che la
frequentano hanno la lezione in ita-
liano, e i confratelli salesiani, da
qualunque parte vengano, parlano
italiano. Piacevolissima sorpresa.
LA DUPLICE PREGHIERA
E fu proprio durante la recita del-
l’ufficio divino che realizzai di non
essere in Italia. Dopo il rosario, nel
bel mezzo del primo salmo, ecco im-
provviso bucare l’atmosfera raccolta
vano i fedeli musulmani alla pre-
ghiera, la quinta della giornata. Beh,
la visita all’Egitto salesiano comin-
ciava bene, con gli auspici della pre-
ghiera cattolica e musulmana che si
fondevano insieme a formare una
stranissima armonia che… solo Dio
poteva capire.
Come ospite, mi toccò improvvi-
sare la buona notte ai confratelli…
Non ricordo bene quel che mi uscì
dal cuore. Ma certamente dissi di
essere contento di esserci, perché
spesso avevo sentito parlare dell’E-
della comunità una nenia insistente, gitto salesiano, dei “miracoli” che i
penetrante e ad altissimo volume, cui confratelli avevano fatto in quella
quasi subito se ne aggiunse un’altra terra, del prestigio che si erano gua-
poi un’altra. Mi vennero in mente dagnati con le loro scuole anche
due versi de L’ora di Barga del Pa- presso i musulmani, degli exallievi
scoli: e udire il Gallo da un podere / illustri che avevano dato visibilità a
chiama e da un altro l’altro rispon- Don Bosco e al suo metodo educati-
de/. Poi chiesi perdono a Dio, perché vo. Quando Dio volle finì la pre-
anche quella che sentivo sovrastare ghiera del muezzin che serpeggiava
Il Cairo: la comunità salesiana
riunita per il vespro, guidato
le nostre voci e spandersi per i corri-
doi, gli androni, le scale, i cortili, era
preghiera. Si trattava della voce me-
tallica, registrata, dei muezzin che
dai minareti muniti di altoparlanti,
per tutto il collegio fino ad arrivare
nel coro della cappella, dov’era ra-
dunata la comunità salesiana per la
preghiera della sera… e finì anche
la buona notte. Prima giornata!
dal direttore don Renzo.
un po’ gracchianti ma potenti, invita-
(Continua)
BS MAGGIO 2010

2.10 Page 20

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ATTUALITÀ
PASSIO CHRISTI
PASSIO HOMINIS
di Maurizio Baradello
Il sacro Lenzuolo di
Torino, la Sindone, è
esposto nel duomo dal
10 aprile. L’ostensione
terminerà il 23 di questo
mese di maggio.
le cause. L’impronta del corpo mar-
toriato del crocifisso, testimoniando
la tremenda capacità dell’uomo di
procurare dolore e morte ai suoi si-
mili, si pone come l’icona della sof-
ferenza dell’innocente di tutti i tem-
pi, delle innumerevoli tragedie che
hanno segnato la storia passata e dei
drammi che continuano a consumar-
si nel mondo. Davanti alla Sindone,
come non pensare ai milioni di uo-
mini che muoiono di fame, agli orrori
perpetrati nelle tante guerre che in-
sanguinano le Nazioni, allo sfrutta-
mento brutale di donne e bambini, ai
milioni di esseri umani che vivono di
stenti e di umiliazioni ai margini del-
le metropoli, specialmente nei Paesi
in via di sviluppo?… la Sindone non
solo ci spinge a uscire dal nostro
egoismo, ma ci porta a scoprire il
mistero del dolore che, santificato
dal sacrificio di Cristo, genera sal-
vezza per l’intera umanità”.
20
Èla prima volta dopo l’impor-
tante intervento di conserva-
zione del 2002 che ha visto
l’asportazione dei lembi di
LA SINDONE, DON BOSCO
E I SALESIANI
Ogni volta che ha luogo un’osten-
tessuto bruciato a Chambéry nel
sione, migliaia di persone si recano a
1532, delle toppe apposte dalle suo-
“vedere” la Sindone; l’evento si tra-
re Clarisse e la sostituzione del co-
sforma in un grande momento per la
siddetto telo d’Olanda che fungeva
Chiesa. Ne fu testimone anche Don
da supporto. «Passio Christi. Passio
Bosco nel 1842 e nel 1868: “In Tori-
hominis» è il motto scelto dal cardi-
no, per le nozze del principe eredita-
nal Severino Poletto, Arcivescovo
rio Vittorio Emanuele con Maria
di Torino e Custode della Sindone,
per sottolineare il legame profondo
Il logo ufficiale dell’esposizione
2010.
Adelaide di Lorena, Arciduchessa
d’Austria, il 21 aprile (1842 n.d.r.)
tra la sofferenza patita da Cristo e
esponevasi dalle logge del Palazzo
le nostre sofferenze di uomini e genza: “La Sindone riflette l’imma- Madama, allo sguardo e alla venera-
donne d’oggi, tra il sacrificio per gine della sofferenza umana; essa ri- zione dei popoli, la sacratissima Sin-
amore di Cristo e i nostri sacrifici corda all’uomo moderno, spesso di- done. L’immensa piazza e le vie era-
quotidiani, tra la speranza per la re- stratto dal benessere e dalle conqui- no riboccanti di gente di ogni condi-
denzione di Cristo e la speranza ste tecnologiche, il dramma di tanti zione, di ogni età, e di ogni paese,
della nostra salvezza.
fratelli e lo invita a interrogarsi sul che a mostrare la propria fede re-
mistero del dolore per approfondirne cavansi con giubilo a venerare la
GIOVANNI PAOLO II
La Sindone è il reperto storico più
studiato al mondo e il fascino miste-
rioso che la circonda spinge esperti e
scienziati a cercare risposte ai tanti
interrogativi che provoca. Il 24 mag-
gio 1998, nella cattedrale di Torino
Giovanni Paolo II affermava che la
Sindone è provocazione all’intelli-
Stampa dell’ostensione del 1578
fatta per san Carlo Borromeo.
MAGGIO 2010 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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scientifica fatta sul lenzuolo. A Edes-
sa (oggi Urfa, Turchia) nel 544 si sa che
è conservata una straordinaria imma-
gine “non fatta da mano d’uomo”, ri-
piegata in modo tale da presentare al-
l’osservazione il solo volto. L’imma-
gine di Edessa viene trasferita nel
944 a Costantinopoli dove sarebbe sta-
ta distesa, permettendo la visione
completa del corpo. Nel 1204 duran-
te l’occupazione di Costantinopoli ad
opera dei Crociati molte reliquie ven-
gono disperse. Esistono testimonian-
ze scritte di Crociati che dicono di ave-
re visto “la Sindone del Signore”.
Le prime testimonianze documen-
tate sulla Sindone di Torino risalgo-
no al XIV secolo, quando Geoffroy
La figura ieratica dell’Uomo
de Charny, cavaliere e uomo di fede,
della Sindone.
la portò nella chiesa da lui fondata
nel 1353 a Lirey in Francia. All’ini-
zio del XV secolo, a causa dell’a-
S. Reliquia e a contemplare in essa
la faccia divina e le piaghe delle ma-
La cattedra papale per l’ostensione
di Torino di Ivan Vergendo.
cuirsi della Guerra dei cento anni,
Marguerite de Charny ritirò la Sin-
ni, dei piedi e del costato del nostro
done dalla chiesa di Lirey e la portò
Divin Salvatore” (MB II,117).
I pellegrini arrivano da ogni parte
del mondo, fra di essi quest’anno
anche tutti i vescovi salesiani invita-
ti dal Rettor Maggiore per pregare
in Duomo, un po’ come fece Don
Bosco con i suoi ragazzi nel 1842:
D. Bosco pure vi accorse e con lui
tutti i giovani dell’Oratorio. Egli
che era tenerissimo verso i dolori
del Salvatore e della divina sua Ma-
dre di questo commovente spettaco-
lo si valse per destare nei suoi gio-
DATI E DATE
La Sindone è un lenzuolo di lino
tessuto a spina di pesce delle dimen-
sioni di m 4,41ϫ1,13 contenente
l’immagine del cadavere di un uomo
morto in seguito a torture e alla cro-
cefissione. Il telo, visibilmente dan-
neggiato a causa di un incendio avve-
nuto nella cappella in cui era conser-
vato a Chambéry nel 1532, è conser-
vato nel Duomo di Torino.
con sé attraverso l’Europa fino a
quando, nel 1453, la cedette ai duchi
di Savoia. Amedeo IX il Beato fece
abbellire la cappella del castello di
Chambéry, capitale del Ducato, per
ospitare la Sindone. Fu proprio nella
Sainte-Chapelle du Saint-Suaire che
il 4 dicembre 1532 scoppiò un terri-
bile incendio che causò notevoli
danni al Lenzuolo che furono in
qualche modo riparati nel 1534 dal-
le Suore Clarisse della città. Il 14
settembre 1578 Emanuele Filiberto
21
vanetti odio implacabile al peccato Cronologia degli eventi princi- trasferì definitivamente la Sindone a
ed un amore ardentissimo a Gesù pali. Le notizie storiche antecedenti il Torino per abbreviare il viaggio a san
Redentore, ciò che faceva sempre in XIV secolo, anche se non numerose, Carlo Borromeo che la voleva vene-
tutta la sua vita ogni volta che avea confermano la tradizione della con- rare in adempimento del voto fatto
occasione di parlare della Passione servazione dei panni sepolcrali di Cri- per la liberazione di Milano dalla
del Signore e dei dolori della sua sto e, pur non potendo essere collega- peste. Nel 1706 fu portata a Genova
SS. Madre” (ibidem). Qualcuno og- te in modo assolutamente certo e do- per sfuggire all’assedio di Torino da
gi, nell’era della televisione, ritiene cumentato con la Sindone di Torino, in- parte dei Francesi. Nel 1898 venne
che forse potrebbe bastare far vede- tegrano tuttavia i dati della ricerca fotografata per la prima volta dal-
re delle belle immagini della Sindo-
l’avvocato Secondo Pia. Nel 1939
ne magari in alta definizione e rac-
fu portata nell’Abbazia di Monte-
contare la storia, gli studi e le analisi
vergine (AV) per evitare possibili
fatte. Ma il senso dell’Ostensione è
danni da eventi bellici. Con la morte
proprio diverso, è ricerca, condivi-
di Umberto di Savoia nel 1983, la
sione di un cammino, riflessione sul
Sindone venne donata alla Santa Se-
mistero, ascolto nel silenzio, provo-
de per volontà testamentaria. Nella
cazione per le nostre certezze, con-
notte dell’11 aprile 1997 si salva da
templazione, memoria e preghiera.
un furioso incendio che devasta la
seicentesca Cappella della Sindone
di Guarino Guarini del Duomo di
Il chiodo nel polso dell’uomo
sindonico.
Torino. Viene esposta nel 1998 e nel
2000. Cfr. www.sindone.org ٗ
BS MAGGIO 2010

3.2 Page 22

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LETTERA
G AI IOVANI
C’È UNA STRADA TRACCIATA
PER CIASCUNO
Ci penso
Nella vita esistono i giorni no e i
Impara dalle formiche a lavorare in
giorni .
silenzio e dalle api a lavorare
Una nuvola non cancella il sole, ma
nell’oscurità.
oscura la tua giornata.
Non ti mancherà il pane e il miele.
La musica è fatta di note e di
Non temere di sbagliare: solo così
silenzio.
imparerai.
Guardati attorno: se contempli una
Non temere di abbassarti: solo così ti
vetta non puoi sottrarti alle oscure e
eleverai.
profonde valli che la circondano.
Non temere di servire: solo così
Gli alberi più alti di una foresta sono
diventerai maestro.
22 i primi ad accorgersi di una tempesta
in arrivo.
Non temere di stancarti: solo così
diventerai forte.
Gli asceti, i monaci descrivono la vita
Non temere di essere da meno: solo
come combattimento, come battaglia,
così sarai all’altezza di ogni situazione.
lotta.
Non temere di poter fare di più: solo
A vincere è sempre un soldato
così salirai la scala della virtù.
predisposto alla lotta.
Non temere… Lascio a te il
La tentazione è dietro ad ogni angolo,
completare il decalogo.
dentro casa. È negli occhi, sulle labbra,
Voglio consegnarti un piano operativo.
nelle menti e nei cuori… negli imprevisti, nelle
Lo chiamo “la strategia del più e del meno”. L’esito è
occasioni, dovunque…
assicurato se ti sforzi di essere ogni giorno
E allora?
La prova è l’aratro che dissoda la terra, apre il solco;
il solco attende il chicco di grano, il chicco di grano
la spiga e il pane del tuo domani.
L’atleta si allena con i pesi in palestra prima di
partecipare in campo aperto alla competizione.
Il pescatore sistema le reti di giorno e prepara le vele
più sorridente, più servizievole,
più sincero, più altruista,
+ più generoso, più sereno,
più cordiale, più indulgente,
più comprensivo, più ottimista,
più… più… più…
prima di prendere il largo di notte.
Cammina ogni giorno, con qualunque tempo.
Il grano matura con la pioggia, con il sole, con il
Ci saranno ferite, contusioni, ma non rese,
sconfitte, se ti sforzerai ad essere ogni giorno
vento e la neve. Ha bisogno delle quattro stagioni.
meno geloso, meno permaloso,
Se ne togli anche una sola, tutto viene
meno irascibile, meno introverso,
compromesso.
Cammina senza voltarti indietro.
meno sospettoso, meno scorbutico,
meno egoista, meno invidioso
Nella tua bisaccia metti una manciata di buona
meno… meno… meno…
volontà e due di ottimismo, un pugno di disciplina e
quattro di pazienza, un pizzico di buon umore e se
c’è un poco di spazio ancora tanto buon senso ed
equilibrio.
Impara a voltar pagina, quando ti senti carico di
Ogni giorno un poco di più, un poco di meno. È molto
e in alcuni casi è tutto.
Pensaci. Ci penso.
Tuo don Carlo
nostalgia.
carloterraneo@libero.it
MAGGIO 2010 BS

3.3 Page 23

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IDLI TDEAOTNROBOSCO Pbuobzbzleictthi,iaemcco.
ora
sul
laolrcounsai nsatolefsoianndiactohreeh. anno
scritto
e
sceneggiato
dialoghi,
operette,
DB
SECONDO
GARLASCHI
di Michele Novelli
23
Foto d’archivio di don Attilio
Garlaschi (Genova 1866-Parma 1942).
Oggi si usa il termine di “musical”,
ieri quello di “commedia musicale”,
l’altro ieri quello di “operetta”;
all’inizio del ’900, quando ancora
giganteggiavano le opere di Verdi,
Mascagni, Puccini, si chiamavano
“melodrammi”. Così, anche nel suo
piccolo, l’opera musicale del
Garlaschi riporta il sottotitolo:
“Bozzetto melodrammatico
in due parti”, dal titolo:
DON BOSCO FANCIULLO.
La copertina del bozzetto teatrale.
BS MAGGIO 2010

3.4 Page 24

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P ossiamo ritenere che
questo “Don Bosco
Fanciullo” sia la prima
opera in musica
dedicata al Santo. Lo spartito che
possediamo è datato “Torino,
24 giugno 1900”, il libretto è
stato dato alle stampe due anni
dopo. Lo accompagnavano la
‘Partitura per Canto e Pianoforte’,
la ‘Partitura e parti staccate per
grande Orchestra’, le ‘Partine
del Canto’. Un’offerta al gran
completo musicale, come si
conviene a un’opera.
L’occasione della prima fu data
dal XXV della prima spedizione
La banda musicale di Dogliani.
missionaria salesiana in
Argentina e dedicata a
monsignor Giovanni Cagliero,
capo di quella spedizione:
“Eccellenza Reverendissima, a
Voi sia dedicato questo lavoro
che ricorda le prime gioie e i
primi dolori di una persona
teneramente amata; a Voi che
avete comune con Don Bosco la
continuare la tradizione delle
feste onomastiche a Don Bosco.
Tutta l’opera fu rieditata per le
celebrazioni del centenario del
“Sogno profetico di Don Bosco
Fanciullo” e per il cinquantesimo
anniversario delle “Missioni
Estere Salesiane”.
24
patria, l’affetto grande, lo slancio
generoso, lo zelo ardente e foste
L’AUTORE: DON ATTILIO
tra i suoi figli il primo cultore ed GARLASCHI
il primo maestro della divina
ARTE DEI SUONI”. La prima
Sul frontespizio del libretto
esecuzione fu inserita nei
figurano Teofilo Romano (uno
festeggiamenti per l’onomastico pseudonimo, ma di chi?) per i
del rettor maggiore don Rua
testi, e Attilio Garlaschi per le
La partitura musicale del preludio.
il quale, benché si chiamasse
musiche. Anche del musicista
Michele, volle che non si
non sono abbondanti le notizie Oratori”. Conserviamo anche
spostasse la data del 24 giugno tramandate. “Nato a Genova il l’elenco e gli spartiti delle sue
(San Giovanni Battista) per
23/01/1866, divenne sacerdote a opere più significative: Don
Loreto il 16 dicembre del 1891 e Bosco fanciullo, melodramma
morì a Parma il 30 ottobre 1942. in 2 tempi; Tu es Sacerdos,
Giovinetto nel collegio di
mottetto a 4 voci; Litanie della
Varazze, si incontrò con
B. Vergine, concertato a 4 voci;
Don Bosco e si legò per sempre Inno Cattolico Italiano, del 1894,
a lui. Fu il fondatore dell’opera raccomandato come Inno
salesiana in Palermo, quindi a Ufficiale da eseguirsi in
Pisa poi a Fidenza, chiudendo la occasione di pellegrinaggi,
sua vita a Parma, dopo una lenta passeggiate federali, e in altre
e penosa malattia… in cui rifulse pacifiche dimostrazioni
la sua pietà e la sua
cattoliche; Mottetto Salesiano
rassegnazione, l’affetto dei suoi a 4 voci, per funzioni,
innumerevoli ex-allievi e la
conferenze, accademie
bontà di Dio. Coltivò con amore salesiane; L’inno del Salesiano,
la musica lasciando
marcia trionfale all’unisono;
composizioni di ottima
Preghiera alla Vergine e molte
ispirazione salesiana. Ma la sua altre composizioni. Come ben si
virtù caratteristica fu la
vede il suo talento musicale fu
dedizione eroica alla cristiana orientato a una produzione di
La dedica di don Attilio.
educazione della gioventù negli chiara matrice salesiana.
MAGGIO 2010 BS

3.5 Page 25

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cuor”. Tutta l’operetta è in versi,
secondo lo stile del melodramma
e del tempo che solo in versi
rendeva omaggio, nelle
Il settimo battaglione di artiglieria
che per primo popolò la “Casa del
soldato” fondata a Pisa da don
Garlaschi per fare un po’ di
apostolato fra i soldati.
accademie, ai personaggi più
illustri. Nel bozzetto che
commentiamo sono 8 (3 fanciulli
e 5 adulti), tra cui, naturalmente il
protagonista Nino. Qui viene
utilizzato il semplice diminutivo di
Giovanni, cosa che la tradizione
posteriore non ha raccolto: per le
nostre orecchie è abituale l’intero
“Giovannino”, o al massimo il
diminutivo piemontese “Giuanìn”.
Ma quel che più è rilevante è la
Il maestro Dogliani, coadiutore
partecipazione di ben 3 cori, due
salesiano e musico di fama, che ha di fanciulli (monelli e zingari) ed
diretto la prima.
uno di adulti (paesani). L’azione si
svolge in Castelnuovo d’Asti (oggi
IL SOGGETTO
Castelnuovo Don Bosco) negli
anni tra il 1825 ed il 1835: è il
Nei melodrammi che andavano periodo che va dai 9 ai 20 anni
per la maggiore, il primo a
di Giovanni Bosco. L’Autore si fa
comparire era un personaggio che
si presentava: “Io sono il Prologo”.
La presentazione qui è a carico del
“Coro dei Piccoli Esecutori” che,
in quartine di versi senari,
chiedono anticipatamente venia di
premura di descrivere
accuratamente, sebbene in poche
righe, il soggetto di ogni scena.
UN COMMENTO
Aprile 1914: convegno dei direttori
salesiani dell’ispettoria Ligure.
Tra essi don Garlaschi
25 quarantottenne (probabilmente a
sinistra del quadro di Don Bosco).
eventuali errori e stonature: “Ma se “Ho cercato di riprodurre i
dalle memorie di uno dei più
ci sfuggono / Note stridenti / Voi principali episodi dei primi anni coscienziosi biografi”. Sappiamo
compatiteci / Buoni e clementi”. di questo prodigioso fanciullo che una delle regole del teatro
Analogamente, lo stesso coro
premette l’Autore nella
è quella di rispettare le unità di
si congeda dagli spettatori con
presentazione del suo lavoro –
tempo e di spazio. L’autore,
i ringraziamenti finali: “Egregi
Non sono leggende, né creazioni avendo limitato il racconto alla
Signori, Signore cortesi / Che a noi arbitrarie della fantasia; ogni
fanciullezza e all’adolescenza di
foste larghi di tanto favor, /
episodio è storicamente esatto
Don Bosco, ha dovuto soggiacere
Ci mancan gli accenti, per farvi nella sostanza e spesso anche
ai limiti di quella regola.
palesi / I voti, gli affetti del fervido nella forma, perché l’ho tratto
Comprendiamo, così, come si sia
dato premura di precisare quella
distinzione “nella sostanza” e
nella “forma”. Il primo tempo la
scena prevede “la spianata di un
colle ameno, dove pascolano
alcuni agnellini – a sinistra, in
lontananza, un cimitero
campestre – a destra gli ultimi
cascinali del paese”. Si tratta,
chiaramente, del prato del sogno:
i rimandi agli agnellini, ai monelli
che vi giocano, alle minacce e
alle botte che rischia di prendere,
alle preghiere che Giovannino
fa recitare ai suoi compagni,
appartengono a quel sogno
dei 9 anni da cui tutto è
cominciato, pur tuttavia senza
Il collegio di Faenza: don Attilio ne fu il direttore dal 1927 al 1929.
citarlo espressamente.
BS MAGGIO 2010

3.6 Page 26

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La Santa Casa di Loreto dove
Il collegio salesiano San Benedetto di Parma dove don Attilio passò l’ultimo
periodo della sua vita.
il 16 dicembre 1891 don Attilio
celebrò la sua prima messa.
o l’episodio del vaglio che
un ubriacone e smantellare
Il secondo tempo vede
cammina da solo, alla Cascina credenze di magia. A un ragazzo
Giovanni in piena adolescenza. Moglia. A monte delle scelte
così non può che giungere il
Il libretto suggerisce come scena: ambientali c’è la precisa fedeltà a premio del Signore, che lo vuole
“aia di una casa rustica,
uno dei canoni del “teatrino” di con sé nel seminario prima, e
fiancheggiata dall’ultimo tratto di Don Bosco, quello della povertà realizzatore di grandi imprese
strada, allo sbocco del paese”. È dei mezzi. A tali canoni don
poi. Accreditata l’ipotesi che
26 un paese non connotato, ma i fatti Garlaschi si attiene per la stessa questo “Don Bosco Fanciullo” sia
che vi si svolgono appartengono struttura dell’opera. Si tratta di un non solo la prima opera in
per la maggior parte alla
teatro corale, dove i ragazzi non musica, ma il primo spettacolo
permanenza di Giovanni a Chieri sono relegati a ruoli marginali, ma completo dedicato a Don Bosco,
come la sfida con i saltimbanchi, reggono l’intero impianto. Il suo è interessante sottolineare quali
allestimento tuttavia ha
episodi della sua giovane vita
Anno 1917, don Garlaschi
e il diacono Francesco Maffi
con alcuni allievi di Pisa.
un’intenzione ben precisa: quella abbiano intrigato gli autori,
di realizzare un “teatro che sia ritenendoli i più ‘sceneggiabili’ e
morale”, come voleva Don
quelli maggiormente significativi.
Bosco. Nella sua mente, come
In opere successive, in
nell’accezione del suo tempo, il particolare nei più recenti
teatro ‘morale’ è quello che
musical dedicati al Santo, non
insegna i buoni principi, suscita sono mancati episodi come il
forti sentimenti, si presenta come sogno dei 9 anni, il riferimento
un teatro educativo che propone alla centralità di mamma
modelli e racconta episodi
Margherita, la devozione alla
edificanti che possano suscitare Madonna, l’apostolato tra i
negli spettatori, ma anche e
giovani, la sua capacità di
soprattutto negli stessi attori,
giocoliere, lo stupore della gente
l’imitazione. Ecco rappresentata che veniva in contatto con lui, la
l’obbedienza senza riserve alla sua profonda spiritualità espressa
mamma, ecco il perdono per le con una preghiera semplice e
offese ricevute, ecco il valore e la intensa. Tracce, tutte, che
centralità della preghiera, in
ritroviamo in questo Bozzetto
L’oratorio di Fidenza ridotto
in macerie dalla guerra, due anni
dopo la morte di don Garlaschi
che ne fu direttore.
particolare come devozione a
Maria. Edificante è l’attaccamento
di Giovannino Bosco alla liturgia
(il libriccino della Messa) e ancor
più di come si faccia apostolo tra i
compagni (fino a sfidare i
saltimbanchi in destrezza), di
come non tema di rimproverare
melodrammatico del 1900 che si
pone, così, a riferimento (spesso
inconsapevole: chi può dire di
conoscerlo o di averlo
consultato?) e capofila di tutte le
successive opere teatrali.
Michele Novelli
MAGGIO 2010 BS

3.7 Page 27

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B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
PAOLA
Dal nulla al tutto
In un lontano febbraio del 1908
nasce a Montefalcone, poco
più di un villaggio arroccato
sull’Appennino piceno, Paola
Carboni, quarta di otto figli.
tra i figli, lei era la prediletta del
padre. Finite le elementari, Paola
fu mandata a Fermo per frequenta-
re la scuola tecnica e “normale”.
Pur di non inquinarla con la reli-
La madre Rosa Majeski, di origine gione mettendola in un istituto, il
polacca, era cristiana, il padre Raf- padre le trovò un alloggio presso la
Paola Carboni
faele, medico, un ateo convinto e famiglia Maricotti che credeva fos-
21/02/1908-11/09/1927.
deciso a crescere i figli senza sco- se indifferente alla religione. Ma il
modare alcuna divinità, inculcando dottore ignorava che la famiglia mezzogiorno del giorno successi-
loro idee prettamente materialiste, ospitante viveva profondamente la vo pur di ricevere l’eucaristia, e
e condendo il tutto – come se non fede, e che la signora Maricotti era soprattutto pregava. Tanto. Così
bastasse – con un altrettanto con- consigliera diocesana della gio- trovò il coraggio di affrontare il
vinto anticlericalismo. Nessuno ventù di Azione Cattolica. Così a padre, dichiarandogli che voleva
27
degli otto figli della coppia pertan- dodici anni Paola intraprese il impegnare la sua vita per Cristo, e
to poté ricevere il battesimo, eccet- cammino verso la fede e se ne in- il dottore non poté più opporre re-
to due: Paola, fatta battezzare al- namorò. Le piaceva da morire la sistenza o imporre divieti. La pri-
l’insaputa dei genitori (il dottore figura di Gesù per quello che ave- ma missione di Paola fu dunque in
era riuscito a far cambiare idea an- va fatto. Ricevette la prima comu- famiglia per la quale offriva pre-
che alla madre) dalle zie materne nione e la cresima il 22/04/1922 ghiere e sofferenze. Il 21/05/1927,
Giuseppina e Adelaide Majeski. nella cappella privata di monsignor fece il voto di verginità, dopo aver
Costoro, con scaltrezza tutta polac- Carlo Caselli. Scrive: “Compresi confidato al padre spirituale: “Il
ca, un mese prima avevano fatto ri- profondamente tutto ciò che di più mio piccolo cuore è assetato d’a-
cevere il sacramento alla sorella prezioso c’era nella Verità del more per Gesù e vorrei morire più
Giuseppina. Ma quando il dottor Vangelo, conobbi tutti i tesori, tutte volte per Lui”. Già sofferente di
Raffaele lo venne a sapere, senza le ricchezze del cattolicesimo (…); fegato, il 18/08 dello stesso anno
tanti complimenti, allontanò le due cominciai una vita veramente nuo- si ammala di tifo con febbri molto
cognate, ree di leso ateismo, dalla va. La carità, la semplicità, l’u- alte; suo padre parla dei “soliti di-
famiglia.
miltà, la purezza di Gesù mi inna- sturbi”, ma Paola risponde che in-
morarono e desiderai farle mie”. vece questa volta è per morire. A
᭿ Nel 1919 la famiglia si trasferì
19 anni l’11/09/1927 muore. Il pa-
a Grottazzolina (oggi in provincia ᭿ Il dottor Carboni notò la con- dre che la adagiò nella bara disse:
di Fermo) dove il padre aveva ot- versione della figlia; allora la ri- “Adesso, di questa ne faranno una
tenuto la “condotta”. Presero di- tirò dalla famiglia Maricotti e ac- santaQuesta figlia presto di-
mora nell’antico castello del paese, quistò una casa a Fermo, con l’in- venterà una proprietà della Chie-
appartenuto ad Azzo VII (o Azzo- tenzione di controllare la figlia ri- sa”. Il 23/04/1993 papa Wojtyła la
lino) che ribattezzò il castello con belle e impedirle di continuare la dichiara venerabile. Negli anni
il nome di Grotta Azzolina. Paola strada scelta. Ma Paola faceva di che visse il dottor Carboni sarà al-
inizia la scuola dove ottiene profitti tutto per eludere quella “sorve- la ricerca di Dio: durante la sua
lodevoli. Le compagne apprezzano glianza”: usciva di casa in anticipo malattia volle il confessore e pri-
la sua compagnia e il suo carattere per andare a messa, rimaneva di- ma di morire ricevette tutti i sa-
aperto e allegro. Anche per questo giuna dalla mezzanotte fino a cramenti.
ٗ
BS MAGGIO 2010

3.8 Page 28

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F MA
GIOCO di Maria Antonia Chinello
DI SQUADRA Un oratorio alle
propaggini di Milano.
Punto di riferimento
non solo di una
comunità parrocchiale,
ma di un intero territorio.
Il tutto si coniuga
nel credere che lavorare
insieme è possibile,
perché l’educazione
è gioco di squadra,
che si declina con
rete, coordinamento,
relazione, comunicazione,
28 dialogo tra generazioni.
Il gruppo animatori con
la comunità FMA attorno
alla statua di Don Bosco.
Suor Vilma durante l’attività
di animazione.
Sediamo nel cortile dell’Orato-
rio San Giovanni Bosco, ani-
matissimo e frequentatissimo
come sempre. C’è aria di casa
e tutti si muovono con molta disin-
voltura. È orario di punta, oggi. Do-
poscuola, sport, musica, radio, teatro,
catechesi. Volontari, animatori e ani-
matrici, genitori, suore, sacerdoti.
Vien proprio da dire chi più ne ha più
MAGGIO 2010 BS
ne metta. A Madonna in Campagna, è
certo, lo spazio non manca. E i gio-
vani nemmeno. È su di loro, sulla lo-
ro presenza che sa di futuro, che la
comunità parrocchiale ha puntato e
scommesso. E non solo a parole.
STRADE DI PERIFERIA
Madonna in Campagna, uno dei
rioni di Gallarate, conta oltre 5500
abitanti. Un quartiere in espansione,
che porta in sé pregi e difetti tipici
degli agglomerati di periferia. La
città di Gallarate, inserita nel polo in-
dustriale meridionale della provincia
di Varese, continua ad essere interes-
sata da fenomeni di ristrutturazione
industriale: si è passati dalle imprese
manifatturiere e della piccola metal-
meccanica alle imprese del terziario
avanzato. Il progetto aeroportuale
“Malpensa 2000” ha prodotto effetti
anche sulla composizione dei nuclei
familiari: persone che lavorano al-
l’aerostazione internazionale vi risie-
dono, ma solo durante i riposi dal
servizio e, quindi, non sempre piena-
mente inserite nella vita del quartiere
e della parrocchia.
Numerosi sono i problemi di na-
tura sociale. Nel quartiere mancano
spazi di aggregazione. Esistono al-
cuni insediamenti di tipo ricreativo,
ma sembrano caratterizzati princi-
palmente da interessi commerciali.
È così che l’Oratorio è un luogo pri-
vilegiato di incontro e di crescita,
gestito da una comunità di quattro
Figlie di Maria Ausiliatrice.
«L’oratorio è guardato con atten-
zione dalle altre agenzie presenti sul
territorio, scuole e servizi sociali –
spiega suor Vilma Colombo, direttri-
ce della comunità e “direttore” del-
l’oratorio –. Sono molte e diverse le
occasioni che ci portano a collabora-
re, a incontrarci, a lavorare insieme,
in particolare per il bene dei ragazzi,
che si trovano in particolari situazio-
ni di disagio familiare, scolastico e
relazionale. La promozione e lo svi-

3.9 Page 29

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luppo dei giovani sono intesi a bene-
ficio di tutti e l’integrazione non
passa per percorsi speciali e diffe-
renzianti, ma nella condivisione del-
le attività, nella partecipazione aper-
ta a tutti senza discriminazione di
credo, di capacità e di abilità. Chi è
in difficoltà trae vantaggio da un
luogo aperto, disponibile e attento,
frequentato da persone e da ragazzi
che non discriminano, ma fanno del-
la differenza un valore a cui guardare
e da cui apprendere».
UNA MAPPA
PER NAVIGARE
Oratorio feriale: tutto è possibile.
Il progetto educativo della Comu- gnata: 40 gruppi costituiti formal- «Questa la Rete sulla carta, nella
nità parrocchiale poggia sull’ascol- mente all’interno della Parrocchia, realtà una task force dell’educazio-
to, sull’urgenza di conoscere e capi- 80 giovani dai 15 ai 25 anni attivi ne, che richiede un gioco di squa-
re la condizione giovanile del terri- nell’animazione dei bambini e dei dra, perché tale complessità ha biso-
torio, consapevoli che i bisogni dei ragazzi; 40 laici coinvolti nella for- gno di essere pensata e governata,
ragazzi e dei giovani sono profon- mazione spirituale e religiosa dei ra- pena il rischio di scollegamento tra
damente mutati negli anni e che bi- gazzi e delle famiglie; 35 laici adulti le diverse parti, una dispersione di
sogna saper leggere e affrontare le impegnati nei compiti di supporto risorse e una conseguente limitata
sfide attuali con strumenti nuovi e scolastico e di accoglienza; 30 alle- efficacia di intervento formativo». 29
con nuovo slancio progettuale.
natori iscritti alle associazioni CSI
«L’ascolto attento dei giovani – (Centro Sportivo Italiano) e PGS TRA NODI E CONNESSIONI
continua suor Vilma – non può essere (Polisportive Giovanili Salesiane)
dettato dall’emergenza, ma da una re- in qualità di dirigenti e allenatori; Sarebbe lungo elencare le attività che
sponsabilità educativa condivisa tra 19 giovani e adulti del Gruppo Lab- si alternano giorno dopo giorno nell’O-
laici e religiosi. Nello stesso tempo, Oratorio Educativo protagonisti nel ratorio. Due pagine non sono sufficienti
si intende promuovere la partecipa- sostenere il processo di cambiamen- nemmeno per iniziare. Suor Vilma pre-
zione e la corresponsabilità nella ge- to; 20 giovani e adulti membri del ferisce indicarmi invece alcune priorità
stione delle “cose” della parrocchia». Consiglio pastorale; una comunità che la comunità educante ritiene inde-
La mappa della Rete della Comu- fma, un parroco e il direttore dell’o- rogabili perché la risposta educativa sia
nità parrocchiale è ben presto dise- ratorio in qualità di responsabili.
costruttiva ed efficace: «Crediamo che
non sia sufficiente mettere le persone
Tutti in gioco.
attorno ad un tavolo perché si raggiunga
l’obiettivo di lavorare insieme – con-
clude sr. Vilma –. È invece importan-
te fare rete per apprendere a lavorare in-
sieme, riflettere su ruoli e funzioni, nel-
lo stile del coordinamento; apprende-
re competenze tecniche, relazionali e or-
ganizzative perché i diversi gruppi
possano concorrere responsabilmente
alla mission educativa; sostenere pro-
cessi di comunicazione per creare l’in-
contro, favorire la collaborazione e il
dialogo; confrontarsi tra generazioni per
valorizzare l’esperienza degli adulti e
l’entusiasmo dei più giovani».
Solo così, il viavai a Madonna in
Campagna acquista senso e signi-
ficato. Diventa segno di amore
preveniente. Da mihi animas coe-
tera tolle vissuto nei fatti e non so-
lo detto a parole.
ٗ
BS MAGGIO 2010

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
MARIA
CAADTOELCEHSECSEINTI
CDAI DROISNMBAOSCO
IL SENTIERO
VENGO ANCH’IO!
LA FAMIGLIA
DELL’AMORE
Cosa succede
SALESIANA
Percorso di auto-ascolto quando incontriamo
Identità carismatica
e crescita personale,
Gesù e il suo Vangelo? e spirituale
di coppia e familiare
Un cammino di fede
di Mario Midali
sulle tracce di Maria
per adolescenti
LAS, Roma, 2010
di Gabriele Burani
di Carlo Pellegrino
pp. 488
e Raffaello Rossi
ELLEDICI
Ed. Immacolata
Leumann (TO), 2009
L’autore nel corso degli anni
Borgonuovo (BO)
pp. 119
ha maturato “progressiva-
2009, pp. 160
mente una rinnovata con-
sapevolezza circa l’identità
Il testo si rivolge a famiglie,
dell’unica Famiglia fondata
comunità, operatori pastorali
da Don Bosco”. Di carisma
e presenta un cammino in
si è cominciato a parlare
EDUCARE SI PUÒ
Famiglia
e scuola insieme
di Sandro Ferraroli
ELLEDICI
Leumann (TO), 2010,
pp. 230
cinque tappe: Ascolto, Re-
lazione, Tempo, Prendersi
cura, Amore. L’approccio è
biblico-spirituale, aperto alla
realtà socio-educativa, e ha
come punto di riferimento
Maria di Nazareth, sostegno
e stimolo di ogni esistenza
dopo il Vaticano II. Con stu-
di adeguati si è cercato di
precisarne il significato e
si è approfondita l’identità
dei tre gruppi fondati dal
santo. Dal 1970 in poi, at-
traverso Settimane di spiri-
tualità, Colloqui sulla vita sa-
30
Un sussidio per tutti co- umana. Ogni tappa stimola
loro che pensano che la riflessione, la condivisio-
lesiana e Convegni si sono
indagate le caratteristiche di
l’educazione sia impor- ne, forme di auto-ascolto e
numerosi gruppi che dal
tante e ritengono di im- aiuta a conoscere il pro-
1980 sono stati riconosciu-
pegnarsi in questo com- prio mondo spirituale, rela- Sussidio per aiutare gli ado- ti appartenenti alla Fami-
pito fondamentale. Il pun- zionale, affettivo, in vista di lescenti a crescere nella glia Salesiana. Successive
to di partenza: è possibile un cammino di crescita spi- fede. È frutto di riflessioni, in- ricerche dell’autore hanno
educare? La domanda rituale e di coppia. Il testo, contri, ritiri, catechesi… vis- arricchito il volume che pre-
è rivolta a tutti, perché in opera di un sacerdote e di suti con giovani e giovanis- senta i punti di riferimento
questo tempo di emer- un padre di tre figli, vuole simi, e di confronto con ge- per la definizione dell’iden-
genza educativa, la diffi- aiutare a percorrere con nitori, educatori, insegnanti. tità, la sua evoluzione stori-
coltà dell’educazione consapevolezza e maturità Il materiale raccolto è diviso ca e riflessioni sull’incultu-
emerge in tutti gli ambiti il sentiero inesauribile dell’a- in due parti. Nella prima i gio- razione della spiritualità sa-
e coinvolge tutti quelli more.
vani sono invitati a lasciarsi lesiana.
che hanno un compito
interrogare dalla domanda:
educativo: genitori, inse-
“Che cosa succede quando
gnati, catechisti, educa-
incontriamo Gesù e il suo
tori professionali, ecc.
vangelo?”. Nella seconda
“Educare si può”: la ri-
parte vengono tracciati alcuni
sposta alla domanda è
sentieri per aiutare ad ap-
positiva, soprattutto se si
profondire quanto è stato
attivano alleanze educa-
annunciato nella prima par-
tive, se docenti, allievi,
te. Si tratta di due grandi pi-
colleghi e genitori, scuo-
ste che aiutano gli adole-
la e famiglia non restano
scenti nella loro crescita in-
distanti ma riescono ad
teriore. Per valorizzare bene
attivare significative re-
il sussidio è necessario rita-
lazioni, e a costruire vere
gliarsi nella vita momenti di
comunità educanti. Ispi-
silenzio, di riflessione… per
ratrice e punto di riferi-
imparare a vivere seguendo
mento di questa possibi-
l’unico Maestro.
lità educativa è l’espe-
rienza di Don Bosco.
MAGGIO 2010 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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FEDE GIOVANE
PSICHE E SPIRITO CON IL CUORE
GIOVANI @ CHIESA
Ripensare la prassi
cristiana con i giovani
di José Luis Moral,
ELLEDICI
Leumann (TO), 2010
pp. 271
LA PROFONDITÀ
DEL CUORE
Tra psichico e spirituale
di Denis Biju-Duval
Effatà-Editrice
Cantalupa (TO), 2009
pp. 320
LE EMOZIONI DI CIRIPÒ
Fiabe per stare bene
con se stessi
di Giuliana Franchini
e Giuseppe Maiolo
Erickson, Trento, 2009
pp. 109
La prefazione di monsignor
Laffitte facilita la compren-
sione degli intenti: far luce
sulle dimensioni interiori
dell’uomo, realizzare un’e-
splorazione della grandez-
za umana, senza riduzioni-
smi, essendo la persona
unità sostanziale di corpo e
di spirito. La visione antro-
pologica espressa nel libro
è radicata nella Sacra Scrit-
tura ed è alla luce di questo
radicamento che si coglie
l’articolazione tra “psichico
e spirituale”. La ricca e illu-
Questo è il terzo volume di minante articolazione è fat-
31
un progetto che ha cercato di ta anche per comprendere
costruire una “prassi cristia-
na con i giovani”. Come espli-
citamente recita il sottotitolo,
il testo ne offre un ripensa-
mento. L’originalità dell’ope-
ra è nella sua impostazione
e struttura. Le tre parti del li-
bro si rifanno ai pilastri del-
l’educazione del “rapporto
Delors: “Nell’Educazione un
Tesoro”. “Imparare a cono-
scere” per “Ricostruire la co-
l’apporto delle scienze psi-
cologiche e la loro relazio-
ne con la dimensione spiri-
tuale. Il tutto per evitare
che nella crescita preoc-
cupante delle patologie psi-
chiche il mercato del so-
stegno psicologico avalli
ambiguità con il pericolo di
confondere la dimensione
psichica e quella spirituale
della persona.
Ci sono persone che, come
il gatto Ciripò, hanno paura
di tutto e perciò hanno diffi-
coltà a gestire le proprie
emozioni (tristezza, rabbia,
nostalgia, ecc.). Queste di
solito mettono a disagio,
creano confusione e fanno
sentire paralizzati. Bisogna
imparare a gestirle perché
possono condizionare l’inte-
ra esistenza. Le fiabe pro-
municazione”; “Imparare ad
poste nel libro (cui è allega-
essere e a vivere insieme”
to un CD audio con le favo-
per “Ripensare l’identità e l’o-
le) servono a far compiere al
rientamento” e precisare i cri-
bambino un avventuroso
teri della prassi condivisa;
viaggio nell’universo dei sen-
“Imparare a fare” per “Ripri-
timenti, per aiutarlo a capire
stinare l’azione, progettare la
le proprie emozioni, i senti-
prassi”. Il volume propone un
menti e gli stati d’animo. Le
modello generale di prassi
storie raccontate, come stru-
cristiana che sceglie come
mento di aiuto alla crescita,
possono facilitare la costru-
suo perno educativo il con-
cetto di “cittadinanza”, per
aiutare i giovani ad essere
“cittadini nella Chiesa e cri-
stiani nel mondo”.
zione di una “magica atmo-
sfera” che consente di vola-
re alto nel mondo della fan-
tasia e della creatività, da cui
planare con più serenità ver-
so la realtà.
mtavCoNceelOOiqncnuRhgNteieosRtnaoIaSSolrlvIeePsaOpreFnirsNgAnepnoDseasVErtolitacENivlhteNZieieAslDiEsbi.ItdrpTIieidlAotirrbiisiercrseiPico.tctEanahtRo-e-
BS MAGGIO 2010

4.2 Page 32

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ON LINE
La vicenda di un salesiano che ha lasciato il suo cuore all’India, e ha sparso
bontà ovunque sia stato, don Oreste Paviotti di Bicinicco.
TROPPO BUONO…
DA NON CREDERCI di Giorgia Frisina
O reste Paviotti nasce il 30 gennaio 1911 a
Bicinicco, Udine. I suoi genitori, Luigi e
Anna Maria Di Tommaso, l’hanno “tirato su”
L’APOSTOLATO
Dal 1939 al 1941 stette al College “Sacro
Cuore” di Mawlai come catechista e
come si deve: timorato di Dio e caritatevole con il
docente di teologia, materia che insegnò
prossimo. Dopo le elementari al suo paese natio,
per 40 anni, formando centinaia di sale-
nel 1928 fu accettato a Ivrea, presso il collegio
siani indiani. Ma era ferratissimo an-
dei salesiani, dove si preparavano i futuri
che in missionologia e in indologia
missionari. In questo ambiente, proiettato
e poliglotta, oltre al sanscrito e al-
verso terre e popoli lontani, Oreste fre-
l’assamese, infatti, aveva appro-
quentò le medie e parte delle superiori.
fondito l’hindi e il khasi, tanto che
Qui ebbe la fortuna di entrare in contat-
32 to e amicizia con splendide figure di
gli studenti gli misero il sopran-
nome di “Enciclopedia Ambulan-
religiosi che lo affascinarono e lo spro-
te”. “Tanto colto quanto buono,
narono a fare la scelta della vita mis-
di una bontà che quasi ti umilia-
sionaria. A soli 17 anni, nel 1929,
chiese infatti di partire per le missioni
e i superiori furono lieti di accontentar-
lo, inviandolo nella lontana India. Fece il
suo noviziato a Shillong e il 9 gennaio
1930 emise i voti religiosi e divenne sale-
siano. Il chierico Paviotti fece il suo tiroci-
nio tra Shillong e Guwahati dal 1932 al
1934. Durante questo periodo approfondì
gli studi della lingua assamese e in poco
tempo riuscì a padroneggiarla a tal punto
da pubblicarne più tardi un libro di gram-
matica. Cominciò gli studi di teologia a
Shillong, e fu ordinato prete a Mawlai
il 5 novembre 1938.
Don Oreste Paviotti
(Bicinicco 1911-Udine 1991).
va”, dice uno dei suoi exallievi.
La disponibilità pronta e sorri-
dente lo faceva stimare da tutti.
E la sua vivacità condita di umori-
smo attirava come una calamita.
Spesso portava esempi di solida-
rietà “cristiana” presenti nelle tribù
del nord: se uno faceva un buon
raccolto, offriva un pranzo a tutti e
la gente gli addobbava la casa.
Era la filosofia della reciprocità:
oggi ti aiuto io, domani mi aiuti
tu. Raccontava: “Le case erano
sempre aperte, la legna non custo-
dita, eppure nessuno rubava”. Le
cose mutarono con il progresso. Quando arrivò la
strada, le jeep americane e un po’ di benestare, tut-
to cambiò. In peggio. “Bel progresso neh!!!”, com-
mentava un po’ sconsolato. Nel 1942, fu internato in
campo di concentramento, con molti altri missionari.
Dopo la guerra, fu nominato superiore. Non gli pia-
ceva l’incarico, ma accettò e portò avanti la fatica
per otto anni, prima a Calcutta poi a Guwahati. Poi
fu direttore della scuola superiore “S. Antonio” a
Shillong e successivamente fu rettore al college
“Kristu Jyoti” di Bangalore.
MAGGIO 2010 BS
Nel luglio 1982 durante la sua permanenza in Italia,
visita l’istituto Don Bosco a Pordenone e incontra
le sue consorelle paesane.

4.3 Page 33

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Annus Sacerdotalis
La casa che don Oreste ha donato alla comunità
parrocchiale.
di essere di disturbo e sempre dimostrava gratitudine
anche per il più piccolo favore. Perennemente gentile
e pronto all’accoglienza, possedeva una straordinaria
Don Oreste il 15 luglio 1991, commosso entra dopo
tanti anni nella sua casa ormai trasformata e ‘abitata’
da tutta la comunità.
serenità d’animo.
LA CONCLUSIONE
UNA VITA DONATA
Nel maggio 1991, don Oreste tornò in Italia per un
periodo di riposo. Ma già dopo qualche giorno, fremeva
33
nell’attesa del ritorno nella sua patria elettiva. Nei quat-
La sua totale disponibilità e dedizione era esemplare. tro mesi della sua permanenza al Bearzi di Udine, fu
Lavorò come pochi, e come pochi ebbe straordinari subito stimato ed amato. Conquistava quella sua bontà
risultati, ma mai si vantò dei successi. Nel 1976 tornò dolce e sorridente, capace di disarmare e sciogliere
ancora a Shillong come direttore del teologato e, anche i caratteri più chiusi e diffidenti. Furono quattro
dopo il triennio, venne invitato a prendere le redini mesi di testimonianza umile e silenziosa, ma quanto
della scuola tecnica “Don Bosco” a Shillong. Un altro mai efficace ed eloquente; mesi in cui il nostro remissi-
campo di lavoro, un’altra prospettiva didattica e apo- vo “don” si era lasciato curare la salute ormai precaria.
stolica e… un’altra serie di successi: divenne l’amico Tutto era pronto per la partenza verso la sua India con
fedele e la guida sempre disponibile di numerosi le sue modeste valigie di cartone pressato. Gli amici lo
ragazzi appartenenti a varie tribù del Nordest. Dotato sconsigliavano, un po’ per la salute un po’ per l’età ma
com’era di una intelligenza viva e lucida, non poté un po’ anche per arricchirsi con la sua presenza.
sottrarsi del tutto alla docenza, così continuò i corsi di “Ormai è anziano, di salute fragile… resti con noi, don
“Missionologia” in vari istituti di diverse congregazioni. Oreste! ”. “Oh no! ”, prontamente rispondeva con il suo
Era di animo delicato, ma talmente schivo di onori, sorriso disarmante. Per 63 anni l’India fu la sua patria,
festeggiamenti, lodi, battimani, ecc. che fuggiva se il luogo amato e benedetto dalla sua missione di evan-
anche solo aveva il sospetto che qualcuno volesse gelizzatore, del suo lavoro infaticabile di salesiano,
metterlo… in vetrina. “Di don Paviotti si può dire sem- quella terra dunque avrebbe dovuto accogliere anche
pre e solo bene”, scrive un suo allievo. Magistrale le sue spoglie mortali. Così aveva deciso: missionario
nella didattica, era chiarissimo nelle spiegazioni e a vita! Ma Dio aveva altri piani. Lo chiamò a sé l’11
semplice anche nei ragionamenti complicati. Ma la ottobre alle ore 16. Quella mattina si era sentito male,
vera sua forza fu la direzione spirituale: sacerdoti dio- il pomeriggio, nella sua camera al Bearzi aveva accol-
cesani e religiosi, suore e mamme di famiglia, vecchi to gli infermieri venuti a portarlo all’ospedale con un
e giovani lo cercavano, poiché aveva la rara capacità largo, dolce sorriso colmo di gratitudine. Dio era la
di penetrare nell’animo umano e di dare consigli stil- sua forza.
lanti saggezza e giusti orientamenti; un buon samari- I funerali si svolsero a Bicinicco, presieduti dall’ispetto-
tano dell’anima, insomma. A detta di tutti coloro che re salesiano, con grande partecipazione di gente, di
lo conobbero, la sua fu una vita irreprensibile, anzi, molti sacerdoti, suore, confratelli salesiani dell’India,
santa. Personalmente fu povero, distaccato dalle presenti in Italia. Come ultimo atto della sua vita don
cose, semplice nel vestire, frugale nel vitto: poche e Oreste donò alla sua Biciniccio la propria casa (ora
di poco valore le cose che possedeva. Era un uomo sede di incontri della comunità parrocchiale e del grup-
di profonda spiritualità, di continua e autentica pre- po degli alpini). Grandi furono la sua generosità e
ghiera, devotissimo a Maria Ausiliatrice. Aveva paura bontà d’animo ovunque egli sia stato presente.
ٗ
BS MAGGIO 2010

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
LA CAPACITÀ simili. Questo è il costume
che, fin dal primo giorno di vita,
DI CONVIVERE pesa sull’evoluzione di cia-
scun uomo. La malattia
prodotta dall’adattamen-
La più grande conquista della società dovrebbe essere
to al sistema è la dis-
soluzione della per-
la capacità di convivere. Siamo ancora molto lontani sonalità, che produce
da questo traguardo perché ci scopriamo dolorosamente una condizione di de-
bolezza, di mancanza di fi-
assediati dalla violenza, fisica o verbale, fatta di ricatti ducia in se stessi e
e di intrighi, per la strada, in politica e sul posto di lavoro, quindi il bisogno di una
sul pianerottolo, in casa propria. continua ricerca di ras-
sicurazioni “all’esterno”. Chi non tro-
In televisione e su Youtube è lo
spettacolo quotidiano, tanto che
qualcuno comincia a pensare che
be tanto difficile, se anche i migliori
dei genitori non dovessero scon-
trarsi con quello che è il vero moti-
va dentro di sé dei motivi validi per
stimare se stesso, deve cercarli fuo-
ri di sé, in quei simboli che la con-
suetudine propone come segni di ri-
l’aggressività sia un istinto degli es- vo scatenante dell’attuale clima ag- spettabilità, forza, bravura, potenza
seri umani. Se fosse vero sarebbe gressivo: l’adattamento al sistema ecc. Da questo tipo di frustrazione na-
ineliminabile. In realtà, la persona dominante. Nei nostri figli la men- scono altri sentimenti: l’invidia per chi
umana può operare delle scelte e talità dominante opera con tentaco- ha ottenuto un successo superiore al
prendere delle decisioni clamoro- li irresistibili: le pressioni dei coeta- nostro, la vanità di ostentare i simboli
samente contrastanti con ciò che può nei, più forti anche dei più sofistica- di potere conquistati, la gelosia nei
essere definito istinto, e in effet-
ti mezzi di comunicazione. Mi confronti di chi potrebbe derubarci o
ti lo fa. Quindi l’aggressività, ra-
sembra incontestabile che il comunque minacciare il nostro pos-
dice di quasi tutte le forme di vio-
nostro sistema sociale sia sesso, la paura degli altri, in quanto
34 lenza, può essere eliminata. Que-
sto la fa diventare un problema
fondato sulla preminenza potenziali nemici, e quindi la viltà.
del potere, specie econo-
“educativo”. I genitori devono prima
mico, rispetto ai rap- ᭿ Non occorre una particolare
di tutto aver chiara la galassia del-
porti affettivi. L’im- acutezza per individuare i tratti ca-
le cause che provocano
portante non è ratteristici di questa nostra realtà:
una deriva aggressiva
vivere in un clima competizione e rivalità, culto del suc-
e distruttiva nella
di amore, di cesso, caccia al potere, conquista di
persona umana
fiducia, di un falso benessere o anche solo dei
che rende in-
generosi- suoi simboli. Ne derivano da un lato
capaci di con-
tà, bensì di la religione del denaro e dall’altro la
vivere. Per mol-
possedere i perenne insicurezza e la paura. An-
ti le cause prin-
mezzi con cui che per questo si moltiplicano i “pic-
cipali dell’ag-
dominare i nostri coli tiranni”. Così il nostro prossimo di-
gressività sono la
collera e l’ira, che
sono in realtà soltan-
to i sintomi del profondo
malessere che provoca la
violenza. Radici ben più
profonde sono l’odio, la rivalità, la
frustrazione, l’insicurezza che pro-
vocano una costante incertezza, ag-
gravata dalla poca stima di sé.
᭿ Un’immagine positiva di sé e
un’autostima equilibrata che con-
senta di rimanere saldi, senza dipen-
dere del tutto da critiche o giudizi al-
trui, sono elementi fondamentali di
un’educazione corretta. Non sareb-
Un pizzico di aggressività
può tornare utile se stimola
a dare il meglio di sé.
MAGGIO 2010 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
UNA QUESTIONE
DI DOSAGGIO
Un problema scottante, e che sembra assumere proporzioni
più marcate nella società che abitiamo.
Potrei risolvere la mia riflessio-
ne sull’aggressività dei bambi-
venta qualcuno da superare e da cui
ci si deve difendere. Diventa perciò un
nemico. Se volessimo analizzare sin-
ceramente le nostre azioni di ogni
giorno scopriremmo, spero con sgo-
mento, che molte di esse sono pro-
mosse più da impulsi di aggressione
o di difesa che dall’amicizia. Il fare car-
riera, il raggiungere posizioni di do-
minio, il conquistare oggetti simboli di
ni, limitandomi a dire che non
può essere altrimenti, in una società
dove i piccoli assistono così frequen-
temente all’arroganza degli adulti e
talvolta sono vittime o complici della
violenza dei coetanei. Ma non si
risolve nulla con un approccio così
laconico e malinconico, che, a furia
di leggere in modo rigido e quasi
fatalistico i condizionamenti e le
dipendenze fra diversi fenomeni, fini-
rango e potenza, l’accumulare ric- sce con il suggerire di rassegnarsi
chezza, sono tutte operazioni che im- all’esistente. Scelgo perciò una stra-
plicano un rovescio della medaglia co- da meno scontata e un po’ rischiosa,
stituito dalle persone che abbiamo come lo è ogni esperienza di ricerca
sconfitto, umiliato e derubato, che cer- della verità. Se considero il termine
35
chiamo di dominare, che collochiamo aggressività in modo non pregiudi-
a un rango inferiore e dalle quali in un ziale, posso partire dall’idea che una
La capacità di convivere,
modo o nell’altro abbiamo ricavato la cosa raramente è buona o cattiva in
ricchezza. Perfino i piccoli prepoten- sé: la sua qualità dipende dall’utilizzo
ti della scuola primaria pensano: che se ne fa. In questo modo di por-
eliminando ogni aggressività
è una qualità anzi una virtù
da conquistare ad ogni costo.
«Se mi temono, vuol dire che valgo». re la questione, l’aggressività è un
po’ come l’energia nucleare: la puoi mai il rispetto dovuto a ogni persona;
᭿ Che cosa si può fare a livello usare per costruire un’arma o per chi sa essere leale di fronte alle re-
educativo? Il compito è certamente costruire un raggio laser per un inter- gole del gioco. L’aggressività si tra-
quello di conquistare la capacità di vento chirurgico non invasivo a favo- sforma in un fattore negativo quando
convivere, eliminando le cause del- re di persone con gravi deficit a livel- nei ragazzi viene meno la capacità di
l’aggressività, e di far sì che tutti im- lo generale. A diversificare i risultati, controllare la propria forza e i propri
parino a sviluppare un controllo sul- c’è il problema dei fini (prima di quel- obiettivi; quando produce una reazio-
la violenza. E questo non si ottiene lo dei limiti dell’agire umano), ma ne incontrollata a fragilità e paure che
con le solite regolette, né con la co- anche un’esigenza di dosaggio: la mettono in dubbio la loro autostima;
siddetta disciplina, né con le prediche. quantità quasi sempre interferisce quando li spinge a chiudersi nel pro-
E nemmeno con la forza pubblica. La con la qualità.
prio egocentrismo e li rende irrazio-
censura, la repressione, l’autoritari-
nali nella scelte delle mete. Se le co-
smo in genere provocano solo nuovi ᭿ Ecco che allora un pizzico di ag- se stanno così, è facile passare dal-
pericolosi risentimenti. L’essenziale sa- gressività può tornare utile, se sti- la logica del circolo vizioso a quella
rebbe operare un cambiamento mola i ragazzi a dare il meglio di sé; del circolo virtuoso. La parola chiave
profondo di noi stessi e un mutamento se consente loro di assaporare il gu- è, ovviamente, prevenire, prendendo
radicale del nostro costume, ma so- sto di una sana competizione; se fa- una posizione chiara di fronte all’in-
prattutto una sincera revisione del no- vorisce atteggiamenti come la tena- combere di esplosioni di rabbia. Ad
stro sistema di valori. I cristiani san- cia o la perseveranza. In una parola, esempio, evidenziando subito i ri-
no quello che si dovrebbe fare, anche è una risorsa che, se messa in gioco svolti negativi di reazioni impetuose:
se oggi si rivela una fatica titanica. Lo con parsimonia, può portare allo svi- un’amicizia rotta troppo frettolosa-
ha dichiarato con molta chiarezza il luppo di un po’ della grinta necessa- mente e per stupidi motivi; un tra-
Gesù delle Beatitudini: «Beati i poveri, ria per la realizzazione di sogni e pro- guardo che si fa più lontano se non
i miti, i misericordiosi, i puri di cuore, getti. Tende a questa valorizzazione affrontato con la necessaria pazien-
gli operatori di pace…». Cioè tutto il positiva chi riesce a stabilire un rap- za e lucidità; la difficoltà di mantene-
contrario di quello che ci sentiamo dire porto equilibrato fra i propri bisogni e re un rapporto cordiale con se stessi
ogni giorno.
ٗ quelli degli altri; chi non dimentica quando si cede ad atteggiamenti e
BS MAGGIO 2010

4.6 Page 36

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comportamenti che, in fondo, non
rendono ragione di quel che real-
mente si è o si vorrebbe essere; il
rischio di essere emarginati dal
gruppo dei coetanei se si indulge in
reazioni che sono comunque sgra-
devoli o addirittura pericolose…
᭿ Ovviamente vale molto di più
un’azione di persuasione non in-
calzata da urgenze: si può ragiona-
re insieme, genitori e figli, sulla
bontà delle strategie di dialogo e di
accettazione reciproca, quando di-
venta difficile sopportarsi l’un l’altro
o si avverte la tentazione di proce-
dere a chiarimenti che sembrano
un regolamento di conti lasciati in
sospeso. Fra i leit motiv delle mie
conversazioni familiari, torna spesso
la frase: il tempo è galantuomo.
Non è una resa incondizionata a
ciò che non va; piuttosto, è il biso-
gno di allargare lo spazio che inter-
corre fra il pensare, il dire e il fare,
evitando i cortocircuiti degli impulsi
36
e di certi sentimenti un po’ prurigi-
nosi. Sicuramente serve anche cer-
care di sviluppare la capacità di es-
sere un po’ più tranquilli e calmi nel
modo di affrontare situazioni e pro-
blemi; la voglia di verbalizzare i mo-
menti di disagio o irritazione per
comprendere meglio le sensazioni
negative e rielaborarle in modo op-
portuno; la disponibilità a risolvere
i conflitti negoziando sui punti di vi-
sta e sulle esigenze individuali; la
paziente ricerca di una via d’uscita
nei contrasti, in cui non ci siano né
vinti né vincitori ma solo persone
pronte a ridimensionare torti e ra-
gioni. Infine, credo che le manife-
stazioni negative di aggressività
possano essere sconfitte con un
po’ di sano umorismo. Non le risati-
ne che demoliscono l’autostima dei
figli o mirano ad alleggerire il peso
di una tensione. Mi riferisco alla ca-
pacità di guardare una situazione
da un diverso punto di osservazio-
ne e di guardare se stessi in quella
realtà verificando come si possa
talvolta smarrire il senso delle pro-
porzioni. Una bella risata, quando
nasce da dentro e soprattutto se
viene condivisa, si rivela sempre li-
beratoria: il cuore si alleggerisce
delle sue paure e la mente si puri-
fica dai cattivi pensieri.
ٗ
MAGGIO 2010 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Nasce a Barcellona nel 1915,
muore a Milano nel 1994.
Prima personale a 17 anni.
Nella sua città. Poi Roma, Milano, Parigi,
Londra, Düsseldorf, Los Angeles, Zurigo…
Studia teologia, apologetica, ermeneutica,
liturgia. Egli stesso ha dato il nome di Apotismo
alla sua arte.
SALVADOR AULESTIA
30 CROCI
DEL ROSARIO POETICO
L’opera sul tema della crocefissio-
ne del catalano Salvador Aule-
stia, si è scelto di presentarla
perché ci sembra per la sua ori-
ginalità un unicum. Non, dunque, una
singola meditazione, ma la risultante di
un decennio di considerazioni sulla vita,
sull’opera e sulla croce redentrice di Cri-
sto. Scegliere 33 modi di raffigurare la
crocifissione significa qualcosa di più di
una semplice ricerca cromatica, o inda-
gine artistica, ma una lunga e approfon-
dita meditazione sul sacro alla ricerca
del cuore del mistero grande e terribile
della croce che salva. Occorre anche non
cadere nell’inganno sempre nascosto e
subdolo della numerologia, cioè di un
simbolismo numerico esasperato che di-
stoglie da una corretta interpretazione di
un lavoro artistico.
>> Aulestia si forma alla scuola di pit-
tori come Gamboa, ottiene anche una
laurea in architettura e consegue cono-
scenze non superficiali nel campo del-
la scultura, binomio che riuscirà mira-
bilmente a fondere in alcuni mobili-
scultura presentati al “Salon de Mayo”
a Barcellona. Al periodo milanese,
città nella quale si trasferisce nel 1972,
appartengono invece i 33 disegni sul
crocefisso del ROSARIO POETICO
che coprono l’arco temporale relativo
agli anni Ottanta del secolo scorso.
Ciò che stupisce di questa mirabile
“galleria del sacro” è la grande diver-
sità che distingue ognuno dei trentatre
disegni; appare come lo sforzo di spie-
gare Cristo, sempre uguale e sempre
diverso, come la Parola di Dio, sempre
uguale eppure così multiforme. In ogni
disegno si può cogliere una stagione
diversa della vita, in ogni immagine un
lato diverso dell’anima: si passa da un
disegno a carattere scultoreo che risal-
ta le forme e le piaghe del corpo di
Cristo, a un altro in cui volto e croce
si fondono entro un unico motivo, a un
altro ancora in cui i tratti della croce e
del corpo di Gesù sembrano caratteriz-
zati da uno stile fumettistico, quasi
caricaturale, che mai però degenera in
parodia, aggiunge anzi una nuova
tonalità connotativa di originale dram-
maticità che rende ancora più pene-
trante lo stato umano di Gesù, luce
trattata da oscura maledizione.
>> Fra i 33 crocefissi, spiccano per
innovazione concettuale e artistica i
due disegni che raffigurano una scena
preparatoria per la vetrata di una chiesa
ed il volto del Cristo cui sono abbinate
due riflessioni geometriche, entrambi
richiami alla formazione architettonica
di Salvador Aulestia ma anche simbolo
dello sforzo compiuto dall’uomo per
contemplare il volto di Dio che non si
presta a scansioni fotografiche, ad ana-
lisi matematiche comparate o ad altre
alchimie scientifiche. Come è stato
scritto, il volto di Cristo, come la Cro-
ce, “È luce per tutti anche per i ciechi,
la storia del mondo è anche la storia di
Dio e la crocifissione del Signore corri-
sponde a questa storia”.
ٗ

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) Chi non ha sogni non può vivere la realtà.
2) Essere anziani non vuol dire essere vicini
alla morte ma al culmine della vita.
BS MAGGIO 2010

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
DIMMI COME MANGI
E TI DIRÒ CHI SEI
di Sabino Frigato s.frigato@ups.crocetta.org
La gola è un vizio
o un problema?
Il salutismo frena,
il gusto accelera…
Cibi sempre più
sofisticati e a volte non
esenti da sofisticazioni
d’altro tipo.
vero che la cosa più bella e naturale
è trovarci attorno al tavolo di casa
con tutta la famiglia. A livello so-
ciale, poi, è pensabile una festa
o una ricorrenza di una qualche
importanza senza un buon
pranzo o una lauta cena? Pur-
troppo succede sempre più spes-
so che anche in famiglia si man-
gi un po’ a tutte le ore perdendo
così l’occasione del pasto insie-
me e il senso della convivialità.
38
“Scusi, il suo vizio do-
minante?”. Metà de-
gli intervistati ha
confessato: la gola.
SEI CIÒ CHE MANGI
«Dimmi come mangi e ti dirò chi
sei». Dal “cosa” e dal “come” man-
giamo possiamo cogliere tanti no-
Che a noi italiani piaccia la buona stri tic che fanno sì sorridere, ma
cucina è cosa nota, ma per questo anche tradiscono la nostra persona-
Il vizio capitale della gola
magistralmente rappresentato
dallo scultore Carlo Previtali.
siamo tutti viziosamente dediti ai
piaceri del palato? Precisiamo. Noi
tutti intratteniamo con il cibo dei
rapporti che superano la pura neces-
sità dell’alimentazione. Il “cosa” e il
“come” mangiamo assume più di un
significato: primo fra tutti quello re-
lazionale. Anche se spesso, per ra-
gioni di lavoro o altro, siamo costretti
a mangiare da soli e di corsa, resta
lità. Per esempio, il timore di man-
giare un cibo mai assaggiato prima
rivelerebbe una persona ansiosa;
mentre chi al supermercato si mette
a studiare qualità e quantità degli
ingredienti dei prodotti in vendita
sarebbe uno scrupoloso. L’ambi-
zioso e l’uomo di mondo, invece,
non solo mangiano molto, ma han-
no gusti ricercati e, soprattutto, ne
parlano vantandosene. Dalla velo-
cità, poi, con cui inghiottiamo sen-
za masticare si può dedurre il gra-
do della nostra impulsività. L’ava-
ro, in tutta coerenza con se stesso,
mastica e rimastica il cibo gustan-
doselo a lungo. La passione per
torte e cioccolato denoterebbe an-
Gli antichi monaci definivano
sietà; incertezza, invece, in chi be-
la gola la porta di ingresso agli
altri vizi. Non avevano tutti i torti!
ve latte tiepido. Infine, chi si ac-
contenta di piluccare qua e là sap-
pia che è affetto da nevrastenia. Ma
ci sarebbe di più. Un’eventuale cri-
neto
si di coppia si manifesterebbe nel
fatto che il marito non apprezza più
la cucina della consorte e/o la mo-
glie non si dedica più, come un
tempo, ai fornelli per il maritino.
Amenità psicologiche? In ogni ca-
so, nel nostro rapporto con il cibo
viene fuori molto di noi, compreso
il nostro essere degli spreconi.
Riempiamo i frigoriferi sapendo
che non tutto andrà consumato: im-
MAGGIO 2010 BS

4.9 Page 39

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portante è averne a disposizione e
in abbondanza. È stato calcolato
che ogni famiglia italiana in media
getta nella pattumiera cibo per
560,00 . Scusate se è poco! Non
parliamo delle grandi feste: mega-
pranzi e megasprechi. È la disedu-
cazione del nostro benessere.
IL VIZIO CAPITALE
Il goloso da vizio capitale come
si rapporta al cibo? Con voracità e
ingordigia. È talmente catturato
dal cibo da meritarsi il rimprovero
di san Paolo: «fa del suo ventre il
proprio dio». Il peccato capitale
Il rapporto con il cibo è quanto mai
complesso... per il bambino è
della gola si annida proprio lì: nel-
l’ossessione idolatrica del piacere
della gola.
un piacere innocente, per l’adulto
indebolisce nella persona
la capacità dell’autocontrollo
e denuncia problemi irrisolti.
La tradizione morale e spirituale
denuncia con forza il peccato di
gola, non perché sia il più grave, so anche obeso, è il sintomo
ma perché, degradando l’uomo a di un’altra fame: quella di
livello animalesco, apre la strada affetto. Serve poco inflig-
agli altri vizi. Gli antichi monaci gergli diete e palestra. La so-
definivano la gola la porta di in- luzione va ricercata altrove: in
39
gresso alla lussuria, all’avarizia, al- rapporti familiari e relazioni posi-
l’ira, ecc. Il troppo mangiare e bere tive che sappiano infondere sicu- golata? Non esistono soluzioni fa-
indebolisce nella persona la capa- rezza sulla propria esistenza e an- cili e valide per chiunque. In ogni
cità di autocontrollo su tutti i fron- coraggi certi per il presente e per il caso incominciare a interrogarsi sul
ti. Perché questa voglia inconteni- futuro.
perché ci si abbuffa o si rifiuta il
bile di mangiare a tutte le ore? È Che un rapporto sregolato con il cibo è sempre molto istruttivo per
solo perversione morale? Idolatria cibo riveli problemi irrisolti è del capire da che parte si sta andando.
del cibo? L’abbuffarsi è spesso il tutto visibile in chi soffre di bulimia Decisivo è educarsi ed educare alla
segnale di un vuoto interiore, di un e di anoressia. Il bulimico combatte moderazione: per questo è buona
bisogno di riconoscimento che si l’angoscia del niente riempiendosi norma stare a degli orari. Merendi-
cerca di colmare riempiendo lo sto-
maco. La fame dell’ingordo, spes-
di cibo. L’anoressica, invece, sogna
i 30 kg rifiutando il cibo. Due atteg-
giamenti opposti, ma uno
stesso problema: mancanza
di autostima, vuoto interio-
re, deserto affettivo e diffi-
coltà ad affrontare la vita
com’è.
ne, patatine, Coca Cola e quant’al-
tro a tutte le ore non educano a un
sano rapporto con il cibo: ne tenga-
no conto mamme e nonne. Alle
buone forchette, poi, si potrebbe
consigliare di rinunciare ai mega-
bis di ciò che più piace. E perché
no anche ogni tanto un po’ di sa-
lutare digiuno? Se ne fa tanto per
PERSONALITÀ
la linea, perché non approfittarne
DISTURBATE?
per educarsi alla moderazione?
A ben vedere però, la misura nel
Il rapporto con il cibo è mangiare e nel bene non è solo que-
quanto mai complesso. Il stione di autocontrollo e di imposi-
moralismo non serve. zioni. Tutto serve. Tuttavia, se è ve-
Forse più che di vizio ro che nel cibo riveliamo il nostro
moralmente censurabile, intimo, allora certe sofferenze inte-
si dovrebbe parlare di riori che le abitudini golose cercano
personalità disturbate da capire e da di nascondere si possono meglio af-
Le abitudini golose si possono
meglio affrontare e gestire
in un clima educativo, familiare,
relazionale.
aiutare, soprattutto se giovani.
frontare e gestire in un clima educa-
Prendendo sul serio la “gola” co- tivo, familiare, affettivo e relaziona-
me vizio, in che modo darsi una re- le ricco di umanità.
BS MAGGIO 2010

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
C’È SEMPRE
DA IMPARARE di Severino Cagnin
Il 21 maggio 2009 si celebra la Giornata
dell’educazione dell’adulto.
Qualcuno può anche arricciare il naso…
ma occorre riflettere prima di protestare:
non è affatto vero che l’educazione è
fatta per i bambini. Non si finisce mai di
educarsi, come mai si finisce d’imparare.
40
perché anche la Russia di imparare il giorno dopo che sei
stalinista ebbe i suoi morto”, scherzava un professore.
lager e in quel periodo Non aveva torto: uno che crede di
altri gruppi, oltre gli sapere tutto è morto. E chi è con-
ebrei, come i rom, i cri- vinto di non sbagliare mai, sbaglia
stiani, gli omosessuali, sempre, chi crede di azzeccarle
i testimoni di Geova, tutte non ne azzecca una. Si co-
furono sterminati. È sta- mincia a capire che il mondo an-
ta proposta un’altra da- drà avanti su una possibile diffici-
ta in ricordo di tutte le le via giusta, solo se guidato da in-
vittime, quelle di Staz- telligenze umili e critiche.
zema e delle foibe
istriane; quelle della Ri- >> Il 21 maggio vuole proporre a
siera di San Sabba a Trieste e delle tutti, nessuno escluso, di comin-
Tutti abbiamo bisogno
di imparare.
Chi non vuol cambiare,
non migliora la vita.
Fosse Ardeatine a Roma.
>> Una giornata che non appare
ovvia è anche quella che si cele-
ciare a camminare in questa dire-
zione… I casi ci sono, non pochi,
ma ci vogliono occhi nuovi per
vederli. Il Comune di Villafranca
Crea futuro solo colui che
bra in questo mese. Eppure non Sicula (Agrigento) sta sperimen-
ogni giorno ammette di sbagliare. siamo fuori tema, come può sem- tando un programma che crea si-
brare. Tutt’altro. Ed ecco il per- nestesia tra interventi diversificati:
>> Alcune giornate mondiali ap- ché: se anche un evento storico approccio a tecniche artigianali,
paiono come ovvie. Ma non per come l’Olocausto non ha il mede- edilizie, culinarie del passato; in-
tutti. È capitato, tra i tanti casi, simo senso per tutti, allora è ne- contri di studio, escursioni nel ter-
con l’olocausto, l’islam, il terrori- cessaria per i giovani, ma anche ritorio e tesi di laurea per studenti;
smo, l’eutanasia, il razzismo, ecc. per gli adulti, una nuova educazio- presenza di 25 partner europei con
Per ricordare l’eliminazione di sei ne; il dibattito diventa scottante, analoghi progetti, e quadrangolare
milioni di Ebrei è stato istituito il perché ne è coinvolto il concetto di pallavolo; 5 generi musicali in
Giorno della Memoria, il 27 gen- stesso di “adulto”. Egli è una per- una serata, in TV internazionale.
naio, data in cui le truppe sovieti- sona in continua verifica delle Si parla del nuovo“ cittadino euro-
che entrarono nel lager di Au- proprie convinzioni. Infatti, l’edu- peo”: sarà il vero adulto, di cui il
schwitz. Non tutti sono d’accordo, cazione non finisce mai. “Finisci mondo ha bisogno?
MAGGIO 2010 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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COME SIAMO
IN TANTI
OTE SULLE NOTE
di Lorenzo Angelini
Nonostante si dia l’appellativo di amici
ad ogni nostra conoscenza, nonostante grazie
alla Rete si viva ormai in un’unica immensa
comunità, la solitudine rimane tragicamente
uno dei mali della nostra contemporaneità.
Federica Camba è autrice pro-
lifica ed apprezzata; Anna
Tatangelo, Laura Pausini,
di senso in cui, tra moti di
ribellione e desiderio di ade-
guamento alle convenzioni, si
Gianni Morandi interpretano le
dibattono i ventenni del nostro
sue canzoni, l’ultimo le dà anche
tempo: disorientamento nei valo-
uno spazio nelle esibizioni del
ri, mancanza di punti di riferi-
suo tour e canta in coppia con lei
mento, difficoltà ad instaurare re-
alcuni brani. Oggi, però, per
lazioni profonde, sfiducia nelle
sfondare, sembra necessario do-
istituzioni sociali tradizionali.
ver passare attraverso le forche
caudine dei talent show televisi-
vi; Federica, forte del suo talento
>> Emblematica, in tal senso, è
questa Come siamo in tanti nel
41
compositivo, sceglie la porta di
cui testo, con tratti efficaci, so-
servizio e, con il suo compagno
spesi tra lirismo e realismo, ven-
d’arte e di vita Daniele Coro, successi passa da autrice a can- gono dipinti i giovani della nuova
scrive per i più acclamati tra i tautrice: nasce così l’album Ma- generazione: curvi su se stessi e
partecipanti ai concorsi tv. Ed ec- gari oppure no accolto subito con sulla loro abbondanza ma illumi-
co che, seguendo il fortunato per- favore dalla critica ed, in verità, nati da squarci improvvisi di cielo
corso dei loro interpreti, alcune un po’ più freddamente dal pub- stellato, desiderosi di cambiare le
sue canzoni diventano improvvi- blico (ma, si sa, quest’ultimo, è cose ma costretti a seguire un
samente delle hit (è il caso, ad molto più attratto dal personaggio percorso obbligato; sono tante le
esempio, di Stupida e Senza Nu- creato dai media che dal conte- prerogative che li accomunano e
vole entrambe incise da Alessan- nuto della sua proposta). Melodie che dovrebbero legarli l’uno al-
dra Amoroso).
lineari ed arrangiamenti tenui fan- l’altro, ma quando uno di loro
no da contraltare a testi densi e sente il semplice bisogno di un
>> Federica un po’ colta di sor- pungenti affollati da quel caleido- “vero amico” si scontra con il ba-
presa, un po’ allettata da questi scopio di piccole grandi questioni ratro della solitudine. La musica è
costruita per rinforzare le parole:
la melodia si muove dapprima a
COME SIAMO IN TANTI di Federica Camba - Daniele Coro
brevi frammenti sopra collega-
Siamo stati insicuri, siamo sopravvissuti
/ e sopravvivere non è vivere
Siamo persi per aria siamo paracaduti
/ precipitiamo silenziosamente
Siamo superficiali, peccatori viziati /
consumatori insani dell’abbondanza
Ci siamo dimenticati, ma siamo stati
in questo vortice di stelle che non sap-
piamo più contare
Cosa siamo in tanti a fare se non sai
con chi parlare
Quando arriva quella volta che ti sem-
bra di morire…
Ora è ora quella volta…
menti armonici sinuosi ed un ar-
rangiamento sottile; una situazio-
ne statica ma carica in potenza di
tensione che, infatti, poi si spiega
spingendosi, in un lungo unico
arco, verso l’acuto mentre l’arran-
giamento si inspessisce progressi-
così
vamente e l’interpretazione, già
Come siamo in tanti, astronauti mendi-
canti
sognatori di una storia che comunque
è sempre quella
Come degli equilibristi ci sappiamo
destreggiare
Che siamo stati mischiati, siamo conta-
minati / ma poi convivere non è vivere
Come lacrime d’acqua, siamo gocce di
pioggia / precipitiamo irregolarmente
Siamo complementare, traditori ingan-
nati / ascoltatori pigri e senza pazienza
intensa, si fa graffiante e quasi
veemente. E noi non possiamo fa-
re a meno di rimanere turbati dal
vigore con cui ci giungono la
rabbia e la disperazione per l’ina-
scoltato grido d’aiuto.
ٗ
BS MAGGIO 2010

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 02-09-1971 n. 959, e la
Fondazione Don Bosco nel
mondo (per il sostegno in parti-
colare delle missioni salesiane),
con sede in Roma, riconosciuta
con D.M. del 06-08-2002, pos-
sono ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o alla Fondazione
Don Bosco nel mondo, con sede
in Roma) a titolo di legato la
somma di …, o titoli, ecc., per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
42
in Roma (o alla Fondazione Don
Bosco nel mondo, con sede in
Roma) l’immobile sito in… per i
fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o alla
Fondazione Don Bosco nel
mondo, con sede in Roma) la-
sciando ad essa quanto mi appar-
tiene a qualsiasi titolo, per i fini
istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso
e leggibile)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
Fondazione Don Bosco nel mondo
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612658 – Fax 06.65612679
MAGGIO 2010 BS
I NOSTRI MORTI
DI MICHELE suor Gisella,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
† Livorno, il 06/07/2007, a 62 anni
Per molti anni insegnante e poi preside del-
l’istituto Santo Spirito di Livorno. Le FMA
hanno voluto ricordarla così: “Ha trascorso
tutta la vita religiosa come dono di amore
per i giovani. È stata per ognuno di essi so-
rella e madre nei diversi ruoli che l’obbe-
dienza le ha affidato: giovane assistente tra
le educande dell’istituto Santo Spirito di Li-
vorno e contemporaneamente insegnante
esigente, colta e nello stesso tempo quan-
to mai comprensiva; nello stesso istituto,
negli anni ottanta, è stata direttrice e presi-
de della scuola superiore magistrale; lo
stesso entusiasmo, lo stesso amore, che
non le permetteva di sentire fatica e stan-
chezza, l’ha condotta nell’istituto di Monte-
catini Terme, anche qui come direttrice e
preside, attenta alle necessità dei deboli e
dei bisognosi. Dal 1997 al 2001 come ispet-
trice delle opere della Toscana, ha dato il
meglio di se stessa nella formazione delle
suore e dei tanti giovani incontrati sul suo
cammino”.
SEGNERI sac. Ettore, salesiano,
† Roma, il 1°/03/2009, a 85 anni
Da buon salesiano, fu una persona laborio-
sa e intraprendente; intelligente e capace di
intuizioni educative profonde. L’ambito del-
la pastorale giovanile è stato il suo grande
e prioritario campo di azione. Poi il campo
della Comunicazione Sociale ove ha speso
tante delle sue energie, investendo in co-
raggio, intraprendenza e competenza. Do-
tato di tenacia e caparbietà che gli hanno
consentito di spendersi totalmente a favore
dei giovani. Fu direttore dell’Ufficio Stampa
e mezzi di Comunicazione Sociale presso
la Casa Generale, membro della Commis-
sione Pontificia di Comunicazione Sociale
e direttore dell’Ufficio Nazionale Vocazioni
del CISM.
HERIBAN sac. Jozef, salesiano,
† Roma, il 26/05/2009, a 96 anni
Nato in terra slovacca da una famiglia di
gente semplice, padre operaio e madre ca-
salinga. Alunno del ginnasio, abitò presso i
salesiani che gestivano un convitto per stu-
denti esterni. Qui germogliò la sua vocazio-
ne. Nella notte tra il 13 e il 14 aprile 1950,
Jozef fu arrestato dalla polizia comunista e
rinchiuso in un campo di concentramento
con centinaia di religiosi, di diversi istituti.
Dopo alcuni mesi riuscì a scappare dalla
Cecoslovacchia e raggiunse l’Italia. I supe-
riori lo indirizzarono alla Facoltà di Filoso-
fia del Pontificio Ateneo Salesiano Rebau-
dengo poi alla Facoltà di Teologia del Pon-
tificio Ateneo Salesiano a Torino-Crocetta.
I superiori lo destinarono in seguito all’I-
spettoria del Giappone. A Tokyo fu profes-
sore di esegesi neotestamentaria; a Osaka
direttore dell’opera salesiana e parroco.
Dall’anno accademico 1979-80 divenne do-
cente di Sacra Scrittura alla Facoltà di Teo-
logia di Roma. È stato un uomo dalle qua-
lità distinte, dotato di una struttura caratte-
riale forte. Ha saputo armonizzare bene le
sue qualità, perché era un uomo che cer-
cava di estendere la celebrazione dell’eu-
carestia non solo ai momenti della giornata
segnati dalla Liturgia delle ore, ma anche
alle ore di lavoro, di riposo, di incontri fra-
terni.
CACIOLI sig. Gino, salesiano laico,
† Roma, il 21/06/2009, a 93 anni
Morto a 93 anni porta con sé una grande
fetta della storia dell’ex ispettoria romana.
Tanti gli eventi vissuti in prima persona nei
74 anni di professione religiosa salesiana.
Nel 1939 viene trasferito a Roma s. Tarci-
sio, direttore dell’azienda agraria. Da allora
non lascerà più la città eterna. Partecipa al-
la Resistenza essendo un sopravvissuto
della strage delle Fosse Ardeatine. Al Man-
drione, come insegnante lo si ricorda come
un salesiano gentile, affabile, signorile nel
tratto, preciso nell’insegnamento. In molti ha
inoculato il germe del teatro salesiano, di
cui era un provetto regista ed un protagoni-
sta eccellente. Nel 1995 il signor Gino è tra-
sferito al Sacro Cuore di Roma con l’impe-
gno nella segreteria della Basilica e dele-
gato degli exallievi del Sacro Cuore, san
Tarcisio, Mandrione e Don Bosco Cinecittà.
Cura la rivista “In cordata” come organo di
collegamento tra gli exallievi, mette in que-
sto suo ruolo una grande passione, un
amore convinto, consapevole che gli exal-
lievi devono essere seguiti, accompagnati
e rafforzati; impegno che ha profuso fino al-
l’ultimo giorno della sua vita.
ALESSI sac. Luigi, salesiano,
† Palermo, il 12/07/2009, a 96 anni
Un uomo di grande cultura e di grande uma-
nità. Fu per oltre trent’anni direttore in varie
case della Meridionale e della Sicula. Attesta
una sua penitente: “Sapeva scavare nella co-
scienza e nell’anima… sapeva essere seve-
ro e dolcissimo… infondeva sicurezza e fidu-
cia”. Con eleganza riusciva a sfrondare dal
discorso gli argomenti stupidi e andar subito
a fondo dei problemi. Vecchissimo, ha conti-
nuato intrepidamente a celebrare la messa
delle 12,15, seguito e sostenuto da un assi-
stente che con discrezione gli suggeriva le
parole che don Luigi non riusciva più a leg-
gere. Ma la voce era sempre quella: forte, to-
nante, incisiva, capace ancora di scuotere. In-
citava a seguire la coscienza nelle scelte quo-
tidiane, a non lasciarsi attrarre dal mondo ma
dal Padre: “Parlare con lui era il dono più bel-
lo della giornata!”. Come scrive ancora una
sua penitente.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”

5.3 Page 43

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MM iill
eessee Savina Jemina
MMAAGGGGIOIO
PIANTE DELLA BIBBIA
MANDORLO
Pianta originaria dell’Asia centro-
occidentale, introdotta in Sicilia
dai Fenici e poi diffusasi un po’
dovunque. I suoi fiori, bianchi o
rosei, compaiono prima delle
foglie e annunciano la primave-
ra. Nel libro di Geremia (1,11), il
profeta dice “Vedo un ramo di
mandorlo” e il Signore rispose:
“Hai visto bene, poiché io vigilo
sulla mia parola per realizzarla”. I
suoi frutti hanno elevato valore
nutritivo; i figli di Giacobbe dall’E-
gitto riportano al padre i “prodot-
ti più pregiati del paese”, e tra
questi le mandorle (Gn 43,11). Per
gli ebrei, la pianta ha anche
valore simbolico: quando Mosè
consegna un bastone a ogni
capo delle dodici tribù, quello di
Aronne fiorisce, fa “spuntare fiori
e maturare mandorle” (Nm
17,23). Non solo: secondo le pre-
scrizioni di Mosè, il candelabro
d’oro del Tempio deve avere sei
“calici in forma di fiore di man-
dorlo” (Es 25,33-34; 37,19-20).
Nell’iconografia cristiana Cristo e
Maria sono raffigurati spesso in
una figura a forma di mandorla
aperta. Nella Bibbia, la pianta e i
frutti sono citati undici volte.
PRETI SCIENZIATI NICCOLÒ COPERNICO
Nikołaj Kopernik nasce a Torun
(Thorn), in Polonia, il 19 febbraio
1473. Nel 1491 si iscrive all’Uni-
versità di Cracovia ed è avviato
agli studi ecclesiastici dallo zio
materno, il vescovo Lucas Wat-
zenrode. Nel frattem-
po, viene in Italia e
frequenta per cinque
anni l’Università di
Bologna, uno dei
maggiori centri cultu-
rali europei dell’epo-
ca, dove si appassio-
na alla matemati-
ca e all’astronomia.
Poi, studia medicina
a Padova, insegna
astronomia a Roma (1500) e si
laurea in diritto canonico a Fer-
rara (1503). Torna a Cracovia e,
dopo, si trasferisce a Frombork
(allora Frauenburg), come ca-
nonico della cattedrale; lì risiede
sino alla morte, il 24 maggio
1543. È lui che getta le basi del
sistema eliocentrico, descritto
nel “De rivolutionibus orbium
coelestium”, pubblicato solo 37
anni dopo: si dice che la prima
copia gli sia stata presentata sul
letto di morte. Sulla base di studi
matematici e dell’os-
servazione dei moti
celesti, per Coperni-
co tutti i pianeti, Terra
compresa, compiono
la loro rivoluzione
attorno al Sole, cen-
tro dell’universo: l’e-
satto contrario della
teoria geocentrica,
allora dominante, a
sua volta basata sul
pensiero aristotelico e tolemaico
e su alcune errate interpretazio-
ni bibliche. Le idee copernicane
suscitano forti opposizioni nel
mondo ecclesiastico e accade-
mico. Troveranno successive
conferme negli studi di Keplero,
Galileo, Cartesio e Newton.
SANTUARI MARIANI
MARIA AUSILIATRICE,
A TORINO
43
Il santuario è il “cuore religioso”
di Valdocco, casa madre dei
Salesiani: qui Don Bosco ha ini-
ziato la sua opera per i giovani.
Lui stesso ricordò più volte che
nel sogno la Madonna gli indicò
di costruire una chiesa nel luogo
dove i gloriosi martiri di Torino
Avventore, Solutore e Ottavio
offrirono il loro martirio”. La chie-
sa fu edificata in soli tre anni e
consacrata nel 1868. Don Bosco
volle che fosse dedicata a
Maria Ausiliatrice, titolo diffuso
soprattutto dopo la vittoria di
Lepanto. Non a caso, sul cam-
panile di sinistra della basilica,
c’è la statua dell’arcangelo
Michele che sventola una ban-
diera con la scritta “Lepanto”.
La facciata è in stile neopalla-
diano e sulla cupola è posta la
statua della Madonna. L’interno
è a navata unica e custodisce,
tra l’altro, le spoglie di san Gio-
vanni Bosco, di santa Maria
Mazzarello e di san Domenico
Savio. Una scala conduce alla
Cappella delle Reliquie. Il san-
tuario è frequentato ogni anno
da migliaia e migliaia di pellegri-
ni di tutto il mondo.
ٗ
BS MAGGIO 2010

5.4 Page 44

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P RIMA PAGINA Francesco Motto - fmotto@sdb.org
tagion
DON RUA
UN DON BOSCO…
ALLA SAN FRANCESCO
Un forte monito per i salesiani, ma anche un messaggio per tutti:
il primo successore di Don Bosco ha predicato e praticato una povertà concreta.
Una spiritualità semplice quella che
don Rua viveva e diffondeva fra i
salesiani, ma non superficiale.
di sempre nuove case salesiane che indi-
cava disponibilità di denaro, di fronte
ai costosissimi viaggi missionari e alle
Ne è prova la sua concezione della
gravissime spese per la formazione
povertà. “Chi nel vitto, nel vestito,
del personale, don Rua chiedeva
nell’alloggio, nei viaggi, nelle
povertà delle strutture, mancanza
agiatezze della vita valicasse i
in esse di lusso e ricercatezza,
limiti che c’impone il nostro sta-
abolizione di sprechi, per evitare
to, dovrebbe sentire rimorso d’a-
di veder giudicate “inopportune”
ver sottratto alla Congregazione
44 quel denaro che era stato destina-
le sue “ripetute e insistenti esorta-
zioni a osservare la povertà”.
to a dar pane agli orfanelli, a
favorire qualche vocazione, ad
>> Di fronte a qualche abuso in
estendere il regno di Gesù Cristo”.
ambito economico/amministrativo,
Oh! quante volte desidero di avervi
egli intervenne con fermezza, revocò
a testimoni di certe conversazioni, in
qualsiasi permesso concesso e qualun-
cui buoni Cooperatori svelano candida-
que facoltà di fare eccezioni. Ma giustifi-
mente le sante industrie con cui loro ven-
cava la sua presa di posizione con motiva-
ne fatto di raggranellare quell’obolo che mi
zioni dogmatiche, storiche, ascetiche, esperien-
presentano!… Sprecare il frutto di tanti sacrifici, ziali. Ricorse all’esempio di Gesù, alle indicazioni
anche solo spenderlo inconsideratamente è una del Concilio di Trento, alla storia della Chiesa, alla
vera ingratitudine verso Dio e verso i nostri bene- parola dei fondatori, all’esempio dei santi. In primo
fattori”. Sono citazioni di una delle circolari più piano metteva il Don Bosco del Da mihi animas,
lunghe di don Rua, pubblicata più volte, citatissima caetera tolle. Sapeva che un conto è parlare di
e definita “attualissima” dall’attuale Rettor Maggio- povertà e un conto è praticarla. Perciò chiedeva di
re. Come mai tale apprezzamento verso la povertà andare oltre la pratica del voto e della virtù per
da parte di don Rua ?
acquisire “lo spirito di povertà, il che vuol dire che
sarà veramente povero ne’ suoi pensieri e desideri,
>> Con l’allontanarsi cronologico della società apparirà tale nelle sue parole, si diporterà veramente
salesiana dal suo fondatore, e l’inserimento in essa da povero”. Don Rua non era molto lontano dal
di migliaia di membri che non l’avevano conosciuto, “vangelo sine glossa” di san Francesco. Le fonti scrit-
don Rua intendeva mantenerla fedele al “testamen- te e quelle orali concordano nel dire che in lui vitto,
to spirituale” che in fatto di povertà “non scherza- vestito, calzature, oggetti d’uso erano improntati alla
va”: “Procurate che niuno abbia a dire: questo massima austerità e al risparmio, che per proprio uso
suppellettile non dà segno di povertà, questa men- sceglieva “le cose meno belle e meno comode”.
sa, questo abito, questa camera non è da povero. Certo il mondo di ieri non è quello di oggi, ma forse
Chi porge motivi ragionevoli di fare tali discorsi, a chi oggi nella Famiglia Salesiana non può fare a
egli cagiona un disastro alla nostra congregazio- meno del cellulare d’ultima generazione, del palma-
ne”. E poche pagine dopo: “Quando cominceran- re ultramoderno, del computer superleggero, dell’i-
no tra noi le comodità o le agiatezze, la nostra pia pod o ipad – che magari han preso in tasca il posto
società ha compiuto il suo corso”. Don Rua si della corona del rosario – il messaggio di don Rua
pose nella stessa linea. Di fronte all’insediamento ha ancora qualche cosa da dire!
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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
UN DONO
GRANDE
stare insieme al marito la sua
consueta e premurosa assisten-
Sposata da tre anni e molto deli-
cata di salute, desideravo arden-
temente diventare mamma. A
settembre, nonostante la mia sa-
lute precaria, ho deciso di affi-
darmi a san Domenico Savio:
mi sono procurata il suo abitino e
ho recitato con fede la preghiera
delle mamme in attesa. In otto-
bre, con mia grande gioia ho sco-
perto di essere incinta. Con i miei
cari ho ringraziato il Signore per-
ché, nonostante le difficoltà di sa-
lute, ho potuto portare avanti la
gravidanza fino al nono mese.
Nella sala parto ho continuato a
indossare l’abitino di san Dome-
nico Savio. Ora ringrazio con
commossa gratitudine il buon
Dio, per avermi concesso la gioia
di stringere tra le braccia la pic-
cola Marilena, nata senza pro-
blemi il 7 giugno 2009.
Patané Maria Catena, Catania
don Luigi Variara.
PROVVIDENZIALE
CONFERMA
Il 15 gennaio 2009, ascoltando
l’omelia del Rettor Maggiore dei
Salesiani don Pascual Chávez
sulla figura e l’opera del beato
don Luigi Variara, rimasi parti-
colarmente colpito dalla sua
za al figlio Andrea, ragazzo down
e cardiopatico al 100%, cono-
scendone le cure e le precise ca-
denze delle visite di controllo.
Chiesi allora l’intercessione del
beato Luigi Variara presso il Si-
gnore, per ottenere il pronto ri-
stabilimento in salute di mia fi-
glia. L’intervento riuscì per il me-
glio e mia figlia ritornò a casa
ristabilita. Ebbi la sensazione
della particolare vicinanza del
beato Luigi Variara e tuttora ne
conservo la convinzione. Ho pu-
re sentito la necessità di rendere
partecipi della mia riconoscenza
le suore Figlie dei Sacri Cuori di
Gesù e di Maria, la congregazio-
ne fondata dal Beato, presso le
quali mi sono recato di persona.
Mentre parlavo con loro, vidi pas-
sare lungo un corridoio un an-
ziano sacerdote loro ospite e as-
sistito, che mi sembrava di aver
incontrato in passato. Chiesi chi
GRAZIE
A DON BOSCO
Io sono Laura e appartengo a
una famiglia di torinesi. Come ta-
li, siamo particolarmente devoti di
san Giovanni Bosco. Vari dei
miei famigliari sono exallievi sa-
lesiani ed io sono felice di avere
per protettrice la giovane beata
Laura Vicuña. Lo scorso dicem-
bre, a causa di una caduta, ho ri-
portato una frattura alla spalla e
ferite alla caviglia, per cui fu ne-
cessario un intervento chirurgico.
Dopo tre mesi di ospedalizzazio-
straordinaria dedizione sacerdo- fosse; mi dissero che era un pro- ne, ho lasciato le stampelle. Du-
tale nell’assistere i lebbrosi e dal fessore stimatissimo della Ponti- rante la sofferenza fisica e mora-
II CORAGGIO
suo zelo che ispirò la costituzio- ficia Università Salesiana, don le, l’immagine con la reliquia di
DELLA VERITÀ
ne di una comunità di suore, al- Pietro Braido. Mi si accese allora Don Bosco ha sostenuto la mia
cune lebbrose, altre sane, per nella memoria un caro ricordo: preghiera e tenuta viva la mia
46 Dopo tre mesi dal mio matrimonio, curare e alleviare le sofferenze quel sacerdote era stato padre speranza. Anche se la guarigio-
nacque in me il desiderio di avere dei colpiti da quel terribile male. spirituale di mia figlia Cinzia Ma- ne non è completa e restano pro-
un figlio. Dopo tanti sforzi e tenta- In quei giorni ero particolarmen- ria. Quella fugace apparizione blemi, la sofferenza è tollerabile,
tivi da parte mia e di mio marito e te in ansia per un’imminente voleva essere una conferma che ed io ringrazio Don Bosco per la
pur essendomi sottoposta, duran- operazione di mia figlia Cinzia l’intervento del Beato Luigi Va- sua intercessione. Continuo a
te due anni, a diverse cure per Maria, mirante a sbloccare l’ar- riara c’era stato davvero, per as- chiedere il suo aiuto per una do-
avere una gravidanza, non otten- teria aortica. Ero turbato dal ti- sistere la mia famiglia e in parti- lorosa situazione familiare, che
ni alcun risultato. Per questo mi more che mia figlia, a causa di colare mia figlia.
coinvolge bambini indifesi. Chie-
sentivo molto scoraggiata e in col- questo, venisse impedita dal pre-
pa, per aver intrapreso una strada
do anche a voi di accompagnar-
Corazzi Aldo, Roma mi nella preghiera.
sbagliata. Infatti, tra me e mio ma-
Rabe Caffo Laura, Torino
rito esisteva un problema di cop-
pia. Compresi che, per salvare il messaggio: se in una coppia di pregammo insieme ed egli ne
nostro amore, non potevamo più sposi c’è un problema, non biso- uscì guarito. Ancora oggi, dopo
nasconderci i problemi che ave- gna nasconderselo a vicenda con sette anni, gode ottima salute. E
vamo: bisognava chiarirceli reci- falsi atteggiamenti, ma occorre questa per me è la seconda gra-
TRAUMI, CADUTE
E PROTESI
procamente con sincerità e co-
raggio. Il Signore, che ci ha sem-
pre accompagnati, ci ha indicato
la strada giusta: con l’aiuto di una
psicologa, con la quale io e mio
marito abbiamo avuto colloqui nel
corso di vari mesi, abbiamo risol-
to i nostri problemi. Durante que-
sto periodo, ho sempre pregato
san Domenico Savio, affinché mi
concedesse la grazia di avere un
figlio. Un giorno la psicologa mi
disse che potevo restare incinta.
Io, sebbene fossi convinta di non
avere alcun impedimento al ri-
guardo, le risposi che sarebbe
stato impossibile. Invece dopo so-
li quattro giorni scoprii d’essere in-
cinta. Rimasi stupefatta e mio ma-
avere il coraggio di risolverlo in-
sieme con sincerità e fiducia.
Campione Marilena,
Piazza Armerina (EN)
TRE
MERAVIGLIOSI
DONI
Sono una donna rumena. Caduto
il regime comunista in Romania,
nel 1990 ho cominciato a pregare
affidandomi a Maria Ausiliatrice,
finché nel 1997 ho incontrato a
Bucarest il compagno della mia
vita, con cui ho potuto felicemen-
te sposarmi. Mio marito è un pie-
zia ricevuta. La terza riguarda la
nostra cara bambina bionda, dagli
occhi azzurri come quelli di mio
marito. L’abbiamo trovata in Ro-
mania e abbiamo avuto la gioia di
poterla adottare; ma la grazia non
sta tutta qui: la nostra bambina è
pure nata il 24 maggio, nello stes-
so giorno compleanno di mio ma-
rito e festa di Maria Ausiliatrice.
Per questo triplice motivo, ringra-
zieremo per tutta la nostra vita la
Vergine Ausiliatrice e i santi sale-
siani.
Marzano Cristina, Albenga (SV)
Nell’estate del 2008 subii tre trau-
mi cranici con violente vertigini.
Accusai inoltre dolori all’interno
dell’orecchio e fibrillazioni. Nono-
stante le numerose analisi prati-
cate nel corso di un anno, le cau-
se di questi disturbi e dolori re-
stano ancora ignote. A causa di
una malattia immunitaria porto
tre protesi. Nonostante abbia
subìto violente cadute a terra,
queste sono rimaste al loro posto
e non ho subìto alcuna frattura
ossea. Come exallieva salesiana,
devotissima di Maria Ausiliatri-
ce e di Don Bosco, desidero vi-
vamente rendere grazie a loro,
per avermi protetta.
rito era felicissimo. Per tutto il tem- montese, nato a Castelnuovo Don
C.C., Torino
po del parto ho portato l’abitino di Bosco (Asti) il 24 maggio. Questo
san Domenico Savio. Mio figlio, a matrimonio ritengo sia il primo fat-
cui ho dato nome Emanuele Do- to meraviglioso che ha cambiato
menico, è nato il 10 dicembre la mia vita. Dopo soli tre anni dal
2007, in seguito a taglio cesareo, matrimonio mio marito scoprì di
ed è tutta la mia vita. Vorrei la- avere un tumore. Dopo aver subì-
sciare a tutti i lettori il seguente to l’intervento e la radioterapia, V. Dorotea Chopitea V. Rodolfo Komorek
MAGGIO 2010 BS
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IN PRIMO PIANO
redazionale
TULLIO LUCA
Classe 1968.
Residente a Torino
ma proveniente da Napoli.
Impiegato alla Banca Intesa.
Attuale presidente
dell’Associazione Devoti
di Maria Ausiliatrice ADMA.
• Come sei arrivato all’ADMA?
Attraverso un lungo cammino fatto con la Famiglia Salesiana. Face-
vo parte di un gruppo di spiritualità animato da un salesiano dove si
approfondiva il carisma di Don Bosco, accentuandone la tonalità ma-
riana. Lo sbocco nell’Associazione fondata da Don Bosco si può dire
che sia stato naturale.
• Dicono che l’ADMA sia un grosso movimento spirituale. Quanti
siete?
A Torino nella cosiddetta Associazione Primaria – perché è quella
fondata dallo stesso Don Bosco – siamo in 160 con promessa. Proprio
in questi ultimi tempi si sta procedendo a un censimento generale, se
non altro per avvicinarci al numero reale dei soci. I vecchi numeri par-
lano di oltre 100 mila soci. Nel registro generale sono indicati circa
3000 gruppi nel mondo.
• Qual è l’attività principale dell’ADMA?
In pratica quel che dice la sigla e che voleva lo stesso Don Bosco:
la promozione della devozione a Maria Ausiliatrice. L’Associazione
è nata dopo la costruzione della basilica. Conoscendo il fondatore, è
facile intuirne il perché: per lui non bastava un monumento di pie-
tre, occorreva soprattutto un monumento fatto di persone. Questo è
l’ADMA.
• Qual è lo scopo, la missione dell’Associazione?
Anche la nostra missione riflette la semplicità e nello stesso tempo
la profondità del fondatore. Noi vogliamo annunciare che è possibile
vivere il cristianesimo in maniera integrale in famiglia e dovunque,
usando i mezzi suggeriti da Don Bosco stesso.
• Come “viaggia” la vita dei soci?
Come sai, l’associazione non ha opere: case, chiese, oratori, collegi
e quant’altro. Noi viviamo presso la nostra famiglia. Come associa-
zione abbiamo un programma formativo: incontri mensili (in genere
il 24); ritiri; assemblee aperte a tutti; settimane di spiritualità esti-
ve… Abbiamo un regolamento approvato (il primo l’ha scritto lo
stesso Don Bosco). In definitiva siamo “contemplativi in azione”. Se
vuoi saperne di più, puoi consultare il nostro sito: www.donbosco-
torino.it/ita/page16.html
SELINA
“Io sono una maledizione!”.
Selina ha 11 anni e ciò che le è
sfuggito di bocca è la pura ve-
rità. Selina è una nera “bian-
ca”, un’albina, il che significa
tratti somatici neri, pelle can-
dida, occhi chiari, capelli
biondissimi. Selina ha scam-
pato la morte ma altre con la
sua stessa “diversità” non ci
sono più. In Burundi, in Tan-
zania ma anche altrove, in al-
tre parti dell’Africa nera, na-
scere albino è come nascere
morto. Pare che una trentina di
bambini/e all’anno vengano
uccisi. Da alcune parti li con-
siderano degli spettri, e mille
leggende girano attorno a
quello che, per i familiari, è un
mistero, anzi una disgrazia.
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Selina è scampata alla morte e
alla mutilazione. Sì, perché tra
le credenze c’è anche quella
che pozioni e talismani fatti
con parti dei corpi mutilati de-
gli albini producano effetti
prodigiosi. Un cadavere di al-
bino può fruttare da 100mila
dollari in su: una fortuna per
chi riesce a procurarselo. Per
sfuggire ai cacciatori di albini,
Selina con molti altri è costret-
ta a rimanere nascosta in un ri-
fugio protetto dalla polizia.
Ancora una volta la Chiesa è
in prima fila a difendere questi
infelici.
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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
I salesiani sul Canale
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli
Don Bosco secondo Uguccioni
CHIESA
di Maurizio Schoepflin
Caritas in Veritate 1
CASA NOSTRA
di Sergio Todeschini
Linares, “Las Animas”