Bollettino_Salesiano_201004

Bollettino_Salesiano_201004

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Mensile - Anno CXXXIV - nr. 4
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 4/2010
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Aprile 2010

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2010 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
IL VANGELO
AI GIOVANI
Una svolta radicale
Perché la Chiesa battezza i
neonati? Gesù si battezzò
quando aveva 30 anni! La
domanda che molti fanno, ci
fa riflettere sul significato più profon-
do del battesimo di Gesù e del
nostro. Bisogna dire, in primo luogo,
che si tratta di due cose totalmente
diverse. Il battesimo cristiano non ha
come fondamento la persona di Gio-
vanni Battista né, come primo tratto,
un senso di penitenza e di purifica- rifà all’esperienza vissuta in occa-
zione. San Paolo ci ricorda che il sione del battesimo di Giovanni (Mc
battesimo ci mette in rapporto intimo 11,27-33). L’importanza del battesi-
con il centro della nostra salvezza: mo di Gesù, quindi, è innegabile. I
Gesù Cristo morto e risorto (Rm vangeli distinguono tre eventi: l’im-
2
Il battesimo
6,3-11). Questo ci permette di capire mersione di Gesù nelle acque; la
perché durante la sua vita terrena sua proclamazione come Figlio del
è la più poderosa non si è dedicato a battezzare (Gv Padre; l’effusione dello Spirito Santo
inversione di rotta
di un individuo
(Adolfo L’Arco).
4,2 è l’unico testo evangelico che fa
riferimento a questo tema). Invece,
fin dalle origini della Chiesa, tutti
quelli che riconoscevano Gesù
su di lui (Mc 1,9-11; Mt 3,13-17; Lc
3,21-22; Gv 1,31-34). Ed è la prima
volta che appare, nel Nuovo Testa-
mento, la rivelazione trinitaria di Dio:
come Salvatore e volevano “essere Padre, Figlio e Spirito Santo.
di Cristo”, si facevano battezzare (At
8,34-40). È evidente che lo facevano >> Lungo la storia della Chiesa si
gli adulti; ma anche i figli e le figlie sono date interpretazioni distorte.
piccoli: tutta la famiglia insomma.
Già nei primi secoli, alcuni predica-
tori considerarono Gesù un sempli-
>> Tuttavia il battesimo di Gesù ce uomo che il Padre avrebbe “adot-
non fu qualcosa di marginale, privo tato” nel battesimo (è l’eresia chia-
di rilievo nella sua vita. Tutti e quat- mata “adozionismo”). Altri pensaro-
tro gli evangelisti ne riconoscono no che il battesimo al Giordano ab-
l’importanza. Da questa esperienza bia reso consapevole Gesù di esse-
fanno iniziare la sua vita pubblica e re il Figlio di Dio. In realtà, il vangelo
la sua predicazione; è, per così dire, di Luca presenta un Gesù dodicen-
lo “spartiacque” nella vita del Signo- ne nel Tempio, già consapevole del-
re. Uno dei testi più antichi compare la sua missione “messianica”: “Per-
in un discorso di Pietro, negli Atti ché mi cercavate? Non sapevate
degli Apostoli: “Voi sapete quel che che io devo occuparmi delle cose di
è successo in tutta la Giudea, co- mio Padre?” (Lc 2,49). Benedetto
minciando dalla Galilea, dopo il bat- XVI nel suo libro Gesù di Nazaret,
tesimo predicato da Giovanni, vale a commentando queste interpretazio-
dire la storia di Gesù di Nazaret; co- ni e altre più moderne che farebbero
me Dio lo ha unto di Spirito Santo e perno sul significato psicologico di
di potenza…” (At 10,37-38). Dun- questa esperienza centrale nella vi-
que, questo evento mette Gesù in ta di Gesù, osserva che “questa teo-
stretto rapporto con la sua missione. ria è più riconducibile al genere del
Quando i capi del popolo gli chiedo- romanzo su Gesù che alla vera in-
no con quale autorità predica e rea- terpretazione dei testi” (Joseph Rat-
Un battesimo cristiano.
lizza segni da parte di Dio, Egli si zinger, Gesù di Nazaret, pp. 44-45).
APRILE 2010 BS

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Il battesimo di Gesù.
Con questo non ne minimizza l’im-
portanza; infatti gli dedica un capito-
lo, sottolineando il significato che ha
per noi il battesimo di Gesù al Gior-
dano: la solidarietà di Gesù con tut-
ta l’umanità e il suo carattere di
Agnello/Servo di Dio, che prende su
di sé il peccato del mondo.
>> Qualcuno si domanderà: per-
ché mai si conservi la celebrazione
del battesimo di Gesù, dato che
non ha alcun rapporto con il nostro.
In realtà esiste un rapporto con il
battesimo cristiano. Congedandosi
dai discepoli prima dell’Ascensione,
Gesù ordina loro: “Andate e fate di-
scepole tutte le genti, battezzando-
le nel nome del Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo” (Mt 28,19). Ge-
sù risorto vuole che quelli che gli
appartengono possano vivere la
stessa sua esperienza al Giordano,
cioè che ognuno possa ascoltare,
personalmente, il Padre: “Tu sei il
mio figlio/a amato, in te mi com-
piaccio” (Mc 1,11) e che ognuno ri-
ceva lo Spirito Santo, pegno e ga-
ranzia che siamo figli di Dio (Rm
8,15; Gal 4,6). Non per nulla Gio-
vanni Paolo II, integrando la vita
pubblica di Gesù nel Rosario, ha
messo come “primo mistero della
Luce” proprio il battesimo di Gesù.
Don Bosco, nella sua famosa Lette-
ra da Roma, presentandoci Gesù
come fonte e modello del sistema
preventivo, scrive “Chi vuole essere
amato bisogna che faccia vedere
che ama; Gesù Cristo si fece picco-
lo coi piccoli e portò le nostre infer-
mità” (appendice alle Costituzioni),
espressioni che in qualche modo ri-
troviamo in Benedetto XVI.
ٗ
Aprile 2010
Anno CXXXIV
Numero 4
Mensile - Anno CXXXIV - nr. 4
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 4/2010
In copertina:
Il volontariato
è una benedizione di Dio.
E, soprattutto, una benedizione
per i meno fortunati
del pianeta. Ormai non c’è
parte del mondo che non ospiti
qualche volontario pronto a
spendersi per chi ne ha bisogno.
Foto: Archivio FMA
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Aprile 2010
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Le encicliche sociali (10b)
di Silvano Stracca
ATTUALITÀ
14 Sogni infranti
di Giorgia Frisina
VIAGGI
18 Patagonia splendida
di Giancarlo Manieri
MISSIONI
20 Togo e Congo
di G. Eriman / S. Manoni
IL TEATRO DI DON BOSCO
23 Mastro Boschetto
di Michele Novelli
FMA
28 Il viaggio di Greta
3
di Maria Antonia Chinello
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
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SALESIANO
O
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web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS APRILE 2010

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RIBALTA
G IOVANI
di Alessandra Mastrodonato
NON AVRÒ ALTRO CORPO
ALL’INFUORI DEL MIO
O“Ogni giorno ringrazio Dio
perché mi ha dato una vita
straordinaria, perché mi ha creato e
mi ha disegnato nel modo in cui
sono. A me non piace dire che Lui
stesso con il corpo dell’altro… Se
poi poniamo mente al fatto che
siamo a immagine e somiglianza di
Dio, che il corpo è dimora di Dio
o, come dice San Paolo, “tempio
mi ha tolto qualcosa … Essere senza
dello Spirito” – , allora
braccia è la mia ricchezza. Con le comprendiamo anche che il nostro
braccia non sarei più io. Siamo
corpo è qualcosa di più di un
speciali per quello che abbiamo, ma
semplice strumento di
anche per quello che non abbiamo”. comunicazione e di relazione con gli
Simona Atzori è una giovane
altri. Comprendiamo che il nostro
ballerina e pittrice che attraverso la
corpo è “sacro”, in quanto
sua arte ha imparato ad accettare e
strumento dell’amore di Dio.
ad amare il proprio corpo, dando un
Spesso, però, noi giovani (e forse
significato nuovo alla parola
non solo noi) facciamo fatica a
bellezza”. Simona, infatti, è nata
prendere coscienza di una così
senza braccia. Eppure chi assiste ai
grande verità. Ci risulta difficile
suoi spettacoli fa fatica a accettare e amare un corpo che non
ricordarsene, completamente rapito
dalla poesia e dall’armonia dei suoi
abbiamo scelto, forse perché siamo
abituati a scegliere e non ad
5
movimenti, dall’ammaliante accogliere. Inseguiamo senza sosta
espressività della sua danza, che in
un ideale vuoto e stereotipato di
molti definiscono un “volo senza
bellezza e di perfezione estetica,
ali”. Sono rimasta letteralmente ispirato dalle mode del momento.
senza fiato, alcuni giorni fa, nel
Siamo ossessionati fino
guardare su Internet alcune sue
all’esasperazione dalla cura del
coreografie e, ancora di più,
corpo e non disdegniamo di
nell’ascoltare le sue parole; una
ricorrere a ogni stratagemma pur
lucidissima testimonianza sul valore
di apparire belli e attraenti.
della “corporeità”, sulla capacità di
Passiamo ore e ore davanti allo
riconoscere nel corpo un dono specchio a rimuginare sulle nostre
meraviglioso e irripetibile che
imperfezioni oppure a
dobbiamo imparare a rispettare e a
pavoneggiarci per la nostra linea
valorizzare nella sua unicità. impeccabile e per il nostro aspetto
Già, perché il corpo è ciò che ci accattivante. E, in tutto questo, tra
permette di esprimere i sentimenti
creme di bellezza e tonici
e le emozioni più autentiche, di
dell’eterna giovinezza,
entrare in contatto con il mondo
dimentichiamo quale grande
che ci circonda, di comunicare e di “dono” sia il nostro corpo, proprio
costruire relazioni con chi ci è
nella sua unicità e diversità.
accanto. Qualcuno ha detto che non
Io non ho un corpo, io sono un
esistono parole più chiare del corpo”, diceva Mounier. E allora, se
linguaggio del corpo, una volta che davvero la corporeità rappresenta
si è imparato a leggerlo. E, in
una dimensione essenziale, e non
effetti, è proprio così: con le parole
soltanto accessoria, del nostro
possiamo anche mentire, ingannare essere “persona”, è necessario che
gli altri, raccontare qualcosa di
ognuno di noi impari ad avere
diverso da quel che realmente
rispetto del proprio corpo, a
pensiamo e sentiamo. Ma quanto è riconoscerne la particolare bellezza
più difficile artefare uno sguardo, un
e ad amarlo così come ci è stato
gesto, un moto spontaneo del viso!
donato, facendone sempre più
Se un abbraccio non è sincero, ce consapevolmente uno strumento di
ne accorgiamo subito, lo avvertiamo comunione e di comunicazione con
immediatamente dal contatto
gli altri e con Dio.
BS APRILE 2010

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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
IL POTERE DÀ ALLA
TESTA. Direttore carissi-
mo, sono un exallievo […]
mi sono formato nella scuo-
la, nel cortile, nella chiesa
dei salesiani. Ma non tutti
gli exallievi vivono quanto
hanno, anzi “abbiamo”, ap-
preso. C’è chi ha dimentica-
to tutto. A qualcuno ha dato
alla testa il potere, a qualcu-
no le donne, a qualcuno i
soldi… Peccato!
È troppo pesante, Signore;
posso tagliarne un pezzetto?
Gianni_@...
Già, peccato! Certamente a
scuola i salesiani non hanno
insegnato ai loro allievi a
trasgredire, a sopraffare gli
altri, o a mettere in atto fur-
Signore, ancora un pezzetto,
ti prego! La porterò meglio.
Grazie molte, Signore!
bate immorali. La rigida di-
sciplina di quei tempi, la
forte connotazione religiosa
(messa giornaliera, preghie-
re del mattino e della sera,
preghiera prima e dopo i pa-
sti, buona notte, ritiro mensi-
6 le della “buona morte”, ecc.)
erano mezzi abituali per aiu-
tare gli allievi a crescere nel
Oh!
Usate la croce come Ahimè, è troppo corta!
un ponte e passate!
timor di Dio e nel rispetto
dei comandamenti. Moltissi-
mi “exallievi” sono rimasti
fedeli a quegli insegnamenti,
contenti di quel clima e sod-
disfatti dell’educazione rice-
vuta. Altri… si sono persi.
Ed è davvero un peccato! I
vecchi salesiani ce la mette-
vano tutta per cercare di
educare con lo stile del loro
fondatore. Ma, come si suol
dire, “non tutte le ciambelle
riescono col buco”. Ricordo
un’affermazione di Melville
in “Moby Dick” che diceva
pressappoco così: “Quale che
sia il potere di un uomo, non
può mai assumere una supre-
mazia sugli altri senza l’aiu-
to di una qualche furbata che
in sé sarà sempre bassa e
meschina”. Non stento a cre-
derlo. Del resto, scrive Leo-
nardo Sciascia ne Il cavalie-
U NA PUBBLICITÀ.
Illustrissimo direttore,
in un pubblicità della
Wind […] un noto showman
entra in un presepe “vivente”
e quando arriva ai magi
prende la mirra e la fa volare
via. La mirra del Re Mago è
la predizione simbolica della
passione e di ogni sofferenza
che attende Gesù. […] Que-
sta pubblicità dileggia chi
con la mirra convive quoti-
renza, ma ne può fare una
pietra o un’ala […].
Valerio e Nicoletta, Trieste
La loro lunga e bella lettera è
un inno alla fede e al coraggio.
E tocca un nervo scoperto del-
l’uomo d’oggi e di sempre. Il
tema del dolore è uno dei nodi
che si sciolgono solo con la
spada della fede, una spada
che la pubblicità non possiede.
Avete ragione piena a sottoli-
neare che la mirra, ben più
dell’oro e dell’incenso, è patri-
monio dell’uomo, e se non gli
si dà un senso rischia di estin-
guere non solo la fede ma an-
che la ragione. L’uomo non
accetta la sofferenza perché
non si è mai sforzato di trovar-
gli un perché. Ognuno quaggiù
ha la sua croce, tutti lo dicono,
l’ha (praticamente tutti) cerca
di scansarla. Voi avete già le
idee chiare… è quanto emerge
dalla vostra lettera. Mi per-
metto solo di offrirvi, a com-
mento, quanto un amico mi ha
inviato per e-mail: mi pare una
buona riflessione per me, per
voi e per tutti.
INTERNET. Illustrissimo
direttore, sono preoccupata
per i miei figli. […] Viag-
giano su Internet come naviga-
tori consumati. Purtroppo io
non possiedo bene il mezzo né
informazioni adeguate. […] Le
faccio una domanda semplice
[…] secondo lei quali sono i
pericoli nascosti in Internet?
Rosa, Caserta
re della morte: “La sicurezza dianamente trovando nella tutti sono convinti che non se Gentile signora, un luogo di-
del potere si fonda sull’insi- fede una ragione alla propria ne può fare a meno, tutti sanno gitale è come un “non/luo-
curezza dei cittadini”. È tut- sofferenza. […] Qui si apre che il dolore fortifica, che la go”, cerco di spiegarmi. In-
to qui il compito dell’educa- un altro capitolo: negatività sofferenza forma e redime, che ternet è una rete che forse si
zione, aiutare i ragazzi a cre- (proposta dalla pubblicità) e gli ostacoli aiutano a essere potrebbe definire “di passag-
scere sicuri di sé nell’onestà positività della sofferenza. uomini di carattere, ecc. Eppu- gio”, una rete di trasporto.
e nella rettitudine.
L’uomo non sceglie la soffe- re nessuno la vuole. E chi ce Oggi troppi la definiscono
APRILE 2010 BS

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‘‘ una via maestra per l’intera-
zione sociale. Ma, e l’opinio-
ne non è mia, anche Internet
2.0 “non supera la sua essen-
za di non/luogo”. È vero, ve-
rissimo, che i giovani si tro-
vano oggi nella “Grande
Piazza”, che è frazionata in
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
pervenute in redazione. Ce
ne scusiamo. Provvedere-
mo a suo tempo alla pub-
blicazione o alla risposta
personale.
le eroismo appare dubbio al-
la luce dei pesanti dileggi ri-
servati a chi… osa pensare
liberamente e liberamente
esprimersi […]. Che dire poi
delle indecorose parodie del
“Padre nostro” e della con-
fessione sacramentale? […].
tanti “social network”, tante
Ricevere schiaffi soprattutto
piazze più piccole, tanti grup- rapporto Eurispes dice che al da certe mani ci ripugna
pi a volte fuori controllo, a 47% degli adolescenti è capi- profondamente […] Non sia-
volte chiusi in se stessi, con tato che qualcuno in rete mo l’armata Brancaleone
relazioni più “passatempo” chiedesse loro nome, cogno- […]
che “profonde”, più curiose me, indirizzo, il 41% ha visi-
che amicali. Per troppi ragaz- tato siti vietati, il 39,8% si è
Tooday@...
zi è un gioco, per pochi è an- sentito chiedere da sconosciu- Sono d’accordo: no, non sia-
OGNI MESE che una scuola. Facebook,
MySpace, Twitter, Friend-
ti un incontro dal vivo. Sono
cifre da spavento. Ma non an-
mo la scalcagnata armata
condotta con prosopopea ri-
Feed, WiKi, YouTube, i blog,
le chat sono altrettante piaz-
ze, senza vigili urbani… (a
diamo troppo oltre. Lei mi ha
chiesto i pericoli… È ovvio
che se mi avesse chiesto le
danciana da Vittorio Gas-
sman! Nemmeno un po’. Dia
tempo al tempo: molti “pro-
CON
volte con vigili poco urbani),
dove si trova di tutto. Dicono
che sono luoghi per socializ-
zare. È vero in parte. Ma
troppi, più che socializzare,
“giocano” o vagabondano in
cerca di “curiosità” più o
meno piccanti, di contatti
“necessariamente” superfi-
ciali: manca il contatto fisico,
il “profumo” della persona (e
non sto pensando a Chanel,
Dior, ecc.), il guardarsi negli
occhi, l’intuire il battito del
cuore, i pensieri, i sentimen-
ti… Non solo. In Internet si
trova anche il “Child groo-
opportunità il discorso sareb-
be stato diverso.
PESSIMO GUSTO.
Caro direttore, […] la
trasmissione TV “Parla
con me” [..] ha saputo rag-
giungere punte inattese di
pesante sgradevolezza […].
Mi riferisco anche alle ranci-
de sguaiataggini scagliate
contro l’on. Binetti e contro
il sentire religioso di molti.
Commuove che [la condut-
trice e soci] si battano eroi-
feti di sventura” – come li
chiamava Giovanni XXIII –
lungo i 20 secoli della sua
storia hanno pronosticato la
“prossima” ingloriosa fine
della Chiesa di Cristo. Non
c’hanno azzeccato! Loro sì,
sono tutti scomparsi, la
Chiesa no! “Ride bene chi
ride ultimo!”, recita un abu-
sato proverbio. Forse è utile
ricordarlo a qualche “profe-
tucolo” dei nostri giorni che
imperversa nei media. Ma a
dirla tutta, questo accani-
mento contro la coscienza di
DON BOSCO
A CASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
7
ming” che è l’adescamento camente per la libertà di pen- tanti credenti non proviene i giovani e le missioni.
online dei bambini. L’ultimo siero e di espressione, ma ta- da una sofferta ricerca filo-
sofico/teologica; la questio-
ne è molto più banale: i me-
APPELLI
I Giovane 35enne cerca I Mi chiamo Ali Luigi, ho 62
dia si sono accorti che lan-
ciarsi contro la Chiesa, i
preti, il Vaticano fa audien-
ce; i flaccidi cristiani d’og-
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
amici in Sicilia. Sapienza
Mario, Via Affitto 9, 95030
Mascalucia (CT), cell.
348/70.93.481.
I Dal 2004 colleziono santi-
ni di qualsiasi tematica. Chi
vuole scambiarli o inviarli
può scrivere a: Laporta
Paola, Via Maiorano 65,
74100 Talsano (TA).
I Ragazza 33enne della
provincia di Campobasso
vorrebbe trovare degli
amici con la A maiuscola,
del Molise e dintorni per
scambiare idee. Gilda
333/40.91.265.
anni e sono responsabile
dell’associazione pensio-
nati. Vorrei corrispondere
con i pensionati del pubbli-
co impiego (poste; polizia;
scuola; sanità; militari civili
dello Stato; enti locali) per
notizie favorevoli sui ricorsi
del 18% sulla pensione del-
l’I.I.S. nella parte stipendia-
le; 40/40 indennità integra-
tiva speciale per intera ag-
gancio pensione. Ali Luigi
c/o Patronato, Via L. Ne-
grelli 43/a, 95122 Cata-
nia (CT), Tel. 095/2863192,
e-mail: ali.luigi@libero.it.
gigiorno, fatte le molte lode-
voli eccezioni, abboccano
con incredibile facilità e al-
lora sotto con i sarcasmi, gli
insulti, le prese in giro, le
frottole pacchiane che non
assomigliano alla verità
nemmeno lontanamente. Ma
chissene...? L’importante è
alzare lo share a scapito dei
programmi concorrenti… Que-
sti/e tali, poi, sono anche co-
loro che lamentano con for-
za lo sfascio della società,
ma non fanno mai un esame
di coscienza per verificare
se non sono proprio loro a
contribuire al decadimento
dei costumi.
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
BS APRILE 2010

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& IN ITALIA
NEL MONDO
TORINO, ITALIA
NOZZE D’ORO
NELLA CAPPELLA
DELL’ORATORIO
50 anni insieme la signora
Fernanda e Cosimo Musio:
lei lo ha sempre accompagna-
to nella sua attività da buona
piemontese, lui pittore ritrat-
tista, scenografo, decoratore,
fumettista, pubblicitario. Sem-
pre con il pennello in mano il
signor Cosimo. Ha dipinto
tutti i giorni raggiungendo
una pennellata sicura, elegan-
te, raffinata, senza sbavature.
Ha rappresentato i santi e i
beati salesiani e le loro storie
e vite di Gesù, della Madon-
na, di Don Bosco… Ma non
si finirebbe più a elencare. È
diventato un pittore del sacro
dopo aver iniziato con i car-
telloni pubblicitari dei cine-
ma. È stato, si può dire, il pit-
tore dei salesiani. Ma non ha
disdegnato le paoline, i ca-
milliani, e molti altri. Ha ese-
guito ritratti di papi, di santi,
di personaggi noti, di figure
bibliche. Una pittura mai sta-
tica, con protagonisti vivi an-
che quando sembrano in po-
sa; “sembrano”, per l’appun-
to, ma non lo sono. C’è sem-
pre qualcosa che sottolinea
un’emozione, che preannun-
cia una preghiera, che dice a
volte rassegnazione, altre se-
renità, altre sofferenza, o
semplicemente, che dona un
consiglio o sussurra la famo-
sa “parolina all’orecchio” di
Don Bosco. Il maestro Musio
è capace di dipingere tutto il
giorno, ma non così all’im-
pronta, a memoria. Prima di
accingersi a disegnare un per-
sonaggio legge di tutto su di
lui, perché vuole capirlo pri-
ma di rappresentarlo. Un
grande augurio a un grande
maestro.
CIVITANOVA
MARCHE, ITALIA
tutto all’oratorio, soprattutto
come allenatore sportivo.
Zazù era sempre presente in
8
CAMPI ZAZURJIAN
cortile, estate e inverno, in
maglietta o intabarrato in un
pesante pastrano per ripararsi
Paolo Zazurjian (per tutti era dal freddo. Ma stava lì, con i
Zazù), esule armeno (sfuggito suoi ragazzi… ad Amelia, La-
al genocidio dei suoi conna- nuvio, l’Aquila, Terni, Civita-
zionali, che fece quasi due mi- nova. Tutti lo conoscevano,
lioni di vittime), dopo la morte tutti lo cercavano, tutti lo sti-
del padre, medico, ammazzato mavano. E lui imperava bona-
senza pietà mentre stava cu- rio, senza lassismi: esigeva sa-
rando vecchi e bambini, riparò crifici, voleva il bel gioco, cu-
in Italia, presso uno zio a Ve- rava la preghiera. Ora i nuovi
nezia. Lì, conosciuti i salesia- campi dell’oratorio in erba
ni, volle entrare nella congre- sintetica a Civitanova Marche
gazione come coadiutore. Poi sono intitolati a lui. Né poteva
iniziò il suo apostolato, soprat- essere altrimenti.
DALL’8 AL 27 APRILE L’URNA DI DON BOSCO
SI TROVA IN ECUADOR
APRILE 2010 BS

1.9 Page 9

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EL CIANPANÍN
di Mario Ferruccio
Belli, edito dalla
Cooperativa di Cortina
Che cosa interessa ai lettori
la storia di un campanile?...
Interessa. Il campanile è la
storia di un paese: annuncia
la festa, dona il primo saluto
a chi viene, l’ultimo a chi
va, scandisce la vita di una
valle, di un colle, di una par-
rocchia… Un campanile è il
simbolo di una civiltà, il cu-
stode di una fede, l’angelo di
una comunità. Il campanile è
una storia pietrificata e
quando se ne perde un pezzo
c’è allarme… L’autore rac-
conta il campanile di Corti-
na, “una macchia bianca in
un’ampia conca verde” che
fotografa impassibile dagli
oltre 70 metri della sua cu-
spide gli eventi di secoli, su-
bendo lui stesso vicende che
l’hanno più volte costretto a
“curarsi”, lui e soprattutto le
campane che sono un po’ la
sua anima. La storia del
ciampanín di Cortina è una
storia simbolo: storia di preti
e di amministratori comuna-
li, di nobili e di popolo, di
tecnici e operai, di singoli e
famiglie. Una storia emble-
matica. Da leggere.
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
redazionale
9
UDINE, ITALIA
90 ANNI DI MUSICA
Don Dusan Stefani ha varca-
to felicemente la soglia dei
90! La comunità si è stretta
attorno a un salesiano che ha
servito la congregazione e la
Chiesa con la sua musica.
Innumerevoli le canzoni, i
mottetti, gli arrangiamenti
che hanno inondato di suoni
le comunità, i collegi, le
scuole, le parrocchie non so-
lo salesiane. Ha musicato
salmi, canzoni, poesie, an-
tifone, testi liturgici, introdu-
zioni alla preghiera, ecc. È
stato certamente uno degli
autori più cantati nelle case
salesiane, negli oratori e nel-
le parrocchie d’Italia. Un
grande augurio a un salesia-
no d’eccezione.
V CENTENARIO
DELLA DISPUTA DEL SACRAMENTO
Si conclude l’anno di commemorazione del
celebre dipinto dell’urbinate Raffaello Sanzio
ospitato in Vaticano. Si tratta della Disputa del
Sacramento, un dipinto di 770 cm di base e 500
cm di altezza.
La Disputa del Sacramento è uno degli affreschi
di Raffaello realizzati appositamente per la Stanza
della Segnatura in Vaticano, su commissione di
papa Giulio II. L’opera, la cui realizzazione risale al
1509, si presenta con dimensioni grandiose: nella
parte superiore si può notare la Chiesa trionfante
raccolta in una scena corale con santi e Apostoli,
Gesù, Maria e Giovanni il Battista, mentre nella
parte inferiore campeggia la Chiesa Militante con
una scena composta da filosofi, artisti e letterati.
Per ricordare il cinquecentesimo anniversario
dell’affresco, la Città del Vaticano ha emesso l’an-
no passato un foglietto da 3,30 che rappresenta
l’intero dipinto e tre singoli valori postali da 0,65,
sui quali sono raffigurati alcuni particolari che ben
illustrano l’arte pittorica dell’Urbinate. Tiratura:
200.000 serie complete e 150.000 foglietti.
BS APRILE 2010

1.10 Page 10

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Il BS di aprile 1910 dedica un articolo, da pagina
99 a pagina 102, alla figura di don Rua, che morì
proprio in quel mese, il giorno 6. Il primo
successore di Don Bosco viene presentato come
fedele interprete del santo, simile a lui in tutto.
Non solo: perfino la sua mamma assomigliava
a quella di Don Bosco. Estrapoliamo il brano
riguardante per l’appunto mamma Giovanna
Maria che… succedette a mamma Margherita.
BRESCIA, ITALIA
PREMI
Con una serie di riconoscimen-
ti di vario tipo (come ad esem-
pio il Bulloni, quello dell’Ordi-
ne degli Avvocati, o il Grosso
d’oro o la Medaglia d’oro, e
ancora il Magnani, il Gilberti,
il Lavecchia, il Beretta, il Cuo-
re amico, ecc.) Brescia premia
ogni anno i suoi cittadini mi-
gliori. Esempio e incentivo alla
popolazione a fare sempre di
più per il bene della città, ma
anche a prodigarsi per i più
sfortunati in terre lontane. Così
quest’anno ha ricevuto la me-
daglia d’oro la signora Euge-
nia Platto Lombardi presidente
dell’Associazione Onlus Mar-
chini, per il suo impegno nel-
l’aiutare i migranti e i bambini
di strada, raccolti dai salesiani
in Brasile e in altri posti di
missione.
10
A Mirabello, per delicato sentire di Don Bosco, lo seguì
la madre.
Giovanni Maria Rua, che fin dall’entrata di Michele
all’Oratorio aveva cominciato ad aiutare la madre di
Don Bosco e dalla morte di Mamma Margherita, cioè dal
1856, aveva, per invito di D. Bosco e del figlio, preso il
posto di questa donna incomparabile, era anch’essa un
angelo di bontà.
Nel vedere partire il figlio, la virtuosa genitrice andava
pensando:
– Oh! Se potessi seguirlo!
E Don Bosco, con quella tenerezza che gli era propria, le
lesse in cuore e dispose che seguisse il suo D. Michele
nella nuova mansione.
Alquanto inoltrata negli anni, era però di complessione
robustissima; e virile di senno, di pazienza ammirabile,
amante della mortificazione cristiana, di coscienza deli-
catissima ma senza ombra di scrupoli, era pronta ad ogni
lavoro.
Tornata nel 1870 all’Oratorio, dopo il trasporto del colle-
gio a Borgo S. Martino, continuò a lavorare pei giova-
netti, preferendo la classe dei più poveri e dei più igno-
ranti, fino al 21 giugno 1876 in cui volò al Paradiso.
Avendo stabilito un pio legato per l’annua messa nel
suo anniversario, Don Michele non ha mai mancato,
trovandosi all’Oratorio, di compiere egli stesso, senza
pompa alcuna ma con edificante pietà finale, la mesta
cerimonia.
CORIGLIANO
D’OTRANTO
cuña. Inoltre, l’asilo nido è de-
dicato a san Domenico Savio e
la scuola media a Don Bosco.
Sono stati nominati cittadini
UN GRANDE
CORTILE
SALESIANO!
onorari suor Maria Pia Corra-
do del locale istituto delle
FMA, don Ernesto Presta e
don Giorgio Micaletto in rap-
Il giorno 25 novembre 2009,
anniversario della morte di
Mamma Margherita, su propo-
sta degli exallievi di Don Bo-
sco, alla presenza del Parroco,
del Sindaco e delle autorità cit-
tadine è stata inaugurata VIA
MAMMMA MARGHERITA.
Si aggiunge a Via Ausiliatrice,
Via Don Bosco, Via S. Dome-
nico Savio, Via Mazzarello,
Via Don Rua, Via Laura Vi-
presentanza di tutti i direttori
che si sono succeduti nella di-
rezione dell’istituto salesiano.
E c’è ancora da ricordare che
nel 2001, in occasione del cen-
tenario dell’opera, è stata con-
ferita la cittadinanza onoraria
al Rettor Maggiore don Juan
Edmundo Vecchi in segno di
riconoscenza e ringraziamento
per quanto gli oltre 250 sale-
siani passati nella casa di Cori-
gliano hanno fatto per la città.
APRILE 2010 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (30)
Divagazioni (mica tanto) su un fenomeno
oggi non più così inconsueto: uno sgombero.
C he cosa sta succedendo?”, chiede Vio- Rossella e Alice chiusi in ufficio discutono: “La
la che si trova con Alice nei pressi del situazione è molto seria, dice Rossella, dal Comu-
Centro Accoglienza dove una piccola ne dicono che l’ordine di sgombero è partito già
folla si accalca fuori dal cancello. “Sbrighiamoci, da due settimane e gli anziani del campo erano
dice Alice affrettando il passo, non mi piace questa stati avvisati. Pare che le condizioni igienico-sani-
storia”. “Alice! Viola, ci stanno cacciando via!”. È tarie siano intollerabili: esiste un reale rischio di
la voce trafelata di Corina, 14 anni, che vive al epidemie. E poi la situazione con il quartiere si è
campo nomadi con la famiglia, costretta a
fatta insostenibile. Qualche sera fa, solo
lasciare il Kossovo dalla guerra che
l’intervento di due volanti della poli-
le aveva ucciso la madre e
zia è riuscito a evitare scontri”.
distrutto il negozio di barbie-
Quando eseguiranno lo
re del papà. Singhiozza.
sgombero definitivo?”,
Ma che dici? Chi vi
chiede Davide. “Tra tre
manda via?”, chiede
giorni”.
Alice. Ha tre fratelli
più grandi, Corina,
ma di due di loro
>> Momentaneamen- 11
te saranno smistati
non ha notizie da
in altri Centri di Ac-
molto tempo, l’altro
coglienza, in attesa
frequenta un istituto
che siano pronti i
tecnico per diventare
nuovi campi che stan-
meccanico. Oggi non
no allestendo oltre il
hanno più niente, il
raccordo stradale, fuori
padre taglia i capelli agli
dagli sguardi dei cittadi-
uomini del campo nomadi
ni”, conclude amara Ros-
per pochi euro. Lei frequenta
sella. “E i ragazzi che fre-
la scuola alberghiera: vorrebbe
quentano il nostro Centro?”,
diventare cuoca e aiutare la fami-
chiede Alice. “Non è possibile al
glia. C’è anche la nonna materna, che da
momento conoscere le destinazioni dei
giovane è stata una famosa cantante lirica. Vivono singoli; e tieni presente che verranno divise le
tutti al campo nomadi a due passi dal Centro di famiglie, gli uomini da una parte, le donne dal-
Accoglienza.
l’altra”. “Ho capito. Inutile dilungarsi, interrompe
Davide; Alice, ti ho chiesto di essere presente
>> Davide, il responsabile del Centro, discute ani- perché so quanto i ragazzi ti vogliano bene e ti
matamente circondato da un capannello di ragazzi. ascoltino. Dacci una mano a mantenerli il più
Dopo un po’, con un ampio gesto riesce a placare sereni possibile. Dobbiamo aiutarli ad accettare
il loro vociare agitato. “Ragazzi, cerchiamo di stare questo stato di cose perché non si creino altri
calmi. Adesso entriamo e facciamo il punto della problemi… Sarà dura, quel campo è la loro
situazione. Rossella sta già parlando con l’impiega- casa”. “Faranno domande precise…”, bisbiglia
ta del Comune. Calma, dunque!”. Il gruppo entra Alice. “E noi daremo risposte precise, non abban-
compatto nel Centro come un branco di cuccioli doneremo i nostri ragazzi, anche se li dovessero
spaventati. Rossella, l’assistente sociale, è sulla por- mandare in capo al mondo. Per il resto, dobbia-
ta, lo sguardo che non promette niente di buono. mo insegnar loro ad affrontare questi momenti
Davide, devo parlarti. Alice, vieni anche tu. E voi, duri. Sappiamo tutti che questa è solo una delle
ragazzi, state buoni, torniamo presto”. I ragazzi si tante difficoltà che dovranno affrontare nella loro
stringono attorno ai volontari, raccontano, chiedo- vita, quindi i primi ad avere coraggio dobbiamo
no, si agitano, qualcuno piange... Intanto Davide, essere noi”.
ٗ
BS APRILE 2010

2.2 Page 12

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CHIESA
LE ENCICLICHE
SOCIALI (10b)
CENTESIMUS ANNUS
di Silvano Stracca
G Lo stemma araldico
di papa Wojtyła.
iovanni Paolo II afferma
con decisione che “la
Chiesa insegna che la
proprietà dei beni non è
IL CAPITOLO
CENTRALE
DI TUTTA LA
CENTESIMUS ANNUS
È QUELLO CHE
SVILUPPA I TEMI
un diritto assoluto, ma porta in-
scritti nella sua natura di diritto
PERENNEMENTE
12 umano i propri limiti”. E quindi
RITORNATI DELLA
“l’uso” dei beni “è subordinato alla
PROPRIETÀ PRIVATA
loro originaria destinazione comu-
ne di beni creati”. “Ma se si do-
manda quale debba essere l’uso di
tali beni, la Chiesa non esita a ri-
E DELLA DESTINAZIONE
UNIVERSALE
DEI BENI.
Papa Giovanni XXIII.
spondere che a questo proposito
l’uomo non deve possedere i beni
esterni come propri, ma come co- muni”. Di qui l’espressione più la proprietà della conoscenza, della
volte usata di “funzione sociale”. tecnica e del sapere; su questo tipo
Al riguardo l’enciclica riprende i di proprietà si fonda la ricchezza
testi della Bibbia, in particolare del delle nazioni industrializzate molto
libro della Genesi, come parametro più che su quella delle risorse natu-
di valore e di chiarezza: “Dio ha rali”. La “moderna economia d’im-
dato la terra a tutto il genere uma- presa” ci mette di fronte a ciò che
no, perché sostenti tutti i suoi conta veramente oggi. “Se un tem-
membri, senza escludere né privi- po il fattore decisivo della produ-
legiare nessuno. È qui la radice zione era la terra e più tardi il capi-
dell’universale destinazione dei tale inteso come massa di macchi-
beni della terra”. Qui si scopre nari e di beni strumentali, oggi il
sempre più il valore sociale e di fattore decisivo è sempre più l’uo-
servizio del lavoro nell’umanità. mo stesso, e cioè la sua capacità di
“Oggi più che mai – dichiara il Pa- conoscenza che viene in luce me-
pa – lavorare è un lavorare con gli diante il sapere scientifico, la sua
altri; è un lavorare per gli altri; è capacità di organizzazione solida-
un fare qualcosa per qualcuno”.
le, la sua capacità di intuire e sod-
disfare il bisogno dell’altro”. L’en-
PROPRIETÀ DEL SAPERE
ciclica richiama poi rischi e limiti:
la maggioranza delle persone non
Ma il Pontefice richiama l’atten- ha strumenti per “entrare in modo
Il Terzo Mondo soffre e chiede
“un equo accesso” al mercato
zione su una nuova forma di pro- effettivo ed umanamente degno al-
prietà, che “riveste un’importanza l’interno di un sistema d’impresa”.
internazionale.
non inferiore a quella della terra: è Esistono così “molti membri, forse
APRILE 2010 BS

2.3 Page 13

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la maggioranza” sfruttati o emargi- La Centesimus annus passa quin-
nati e contesti di povertà dramma- di a una riflessione sul profitto.
tica nella città del Terzo Mondo. “La Chiesa – sostiene – riconosce
“Anzi, per i poveri, alla mancanza la giusta funzione del profitto co-
di beni materiali si è aggiunta quel- me indicatore del buon andamento
la del sapere e della conoscenza, dell’azienda… Tuttavia il profitto
che impedisce loro di uscire dallo non è l’unico indice delle condi-
stato di umiliante subordinazione”. zioni dell’azienda. È possibile che
Il Terzo Mondo soffre di miseria e i conti economici siano in ordine e
chiede di ottenere “un equo acces- insieme che gli uomini, che costi-
so” al mercato internazionale. tuiscono il patrimonio più prezioso
L’enciclica ricorda pure che aspetti dell’azienda, siano umiliati e offesi
tipici del Terzo Mondo si ritrovano nella loro dignità… Scopo dell’im-
anche nelle povertà dei paesi indu- presa, infatti, non è semplicemente
strializzati, al cosiddetto Quarto la produzione del profitto, bensì
Mondo.
IL MERCATO E
l’esistenza stessa dell’impresa co-
me comunità di uomini che, in di-
verso modo, perseguono il soddi-
La Centesimus non trascura
il problema ecologico,
che sta diventando
sempre più un tema presente
I SUOI PROBLEMI
sfacimento dei loro fondamentali
bisogni e costituiscono un partico-
nella riflessione della Chiesa.
Segue un riconoscimento della lare gruppo al servizio dell’intera
liceità del libero mercato. “Sembra società. Occorre rompere le barrie- IL PROBLEMA
che, tanto a livello delle singole
nazioni quanto a quello dei rapporti
re e i monopoli che lasciano tanti
popoli ai margini dello sviluppo”.
ECOLOGICO
internazionali, il libero mercato sia
lo strumento più efficace per collo-
Accanto bisogna mettere in conto
il problema, irrisolto, del debito
La Centesimus non trascura il pro-
blema ecologico, che sta diventando
care le risorse e lo strumento più estero dei paesi più poveri”.
efficace per rispondere efficace-
sempre più un tema presente nella
riflessione della Chiesa. Il tema ri-
13
mente ai bisogni”. L’enciclica però L’URGENZA EDUCATIVA porta alla vocazione dell’uomo nel
non si nasconde problemi gravissi-
mi del mercato come i tentativi di
Giovanni Paolo II attira l’attenzio-
mondo, che è quella di “originaria
donazione delle cose da parte di
privatizzare l’acqua, blocchi per il ne sui problemi specifici e sulle mi- Dio”. Se lo dimentica, “egli pensa di
costo delle medicine, campagne nacce delle “economie più avanza- poter disporre arbitrariamente della
pubblicitarie per ingannare o in- te”, puntando il dito sul diffondersi terra, assoggettandola senza riserve
durre a bisogni presentati come in- del “fenomeno del consumismo”. Se alla sua volontà… Si sostituisce a
dispensabili.
non si fa riferimento “all’immagine Dio e così finisce con il provocare la
integrale dell’uomo” e ci si rivolge ribellione della natura”. Esiste anche
“direttamente ai suoi istinti”, “si “un’ecologia umana” che va salva-
possono creare abitudini di consumo guardata, la cui prima e fondamen-
e stili di vita oggettivamente illeciti tale struttura è “la famiglia, santua-
e spesso dannosi per la sua salute fi- rio della vita”. Di qui i richiami pon-
sica e spirituale. Il sistema economi- tifici per la difesa della vita contro
co non possiede al suo interno criteri l’aborto e le “campagne sistemati-
che consentono di distinguere cor- che contro la natalità”. È compito
rettamente… È, perciò, necessaria e dello Stato “provvedere alla difesa e
urgente una grande opera educativa alla tutela di quei beni collettivi, co-
e culturale”. Se si vuole un segnale me l’ambiente naturale e l’ambiente
traumatizzante di eccesso di consu- umano, la cui salvaguardia non può
mismo, “un esempio vistoso di con- essere assicurata dai semplici mec-
sumo superficiale è quello della dro- canismi di mercato”. Un ostacolo
ga”. Nel ricordare poi la necessità di alla crescita dei propri bisogni e del
una sana concezione etica della vita loro soddisfacimento “secondo una
e del lavoro, il pontefice precisa che giusta gerarchia”, “può venire dalla
“non è male desiderare di vivere manipolazione operata da quei mez-
L’enciclica non nasconde
i problemi di oggi,
meglio, ma è sbagliato lo stile di vi- zi di comunicazione di massa che
ta… quando è orientato all’avere e impongono, con la forza di una ben
come i tentativi di
non all’essere e vuole avere di più orchestrata insistenza, mode e mo-
privatizzare l’acqua e
le campagne pubblicitarie
per indurre bisogni
non per essere di più, ma per consu- vimenti di opinioni senza che sia
mare l’esistenza in un godimento fi- possibile sottoporli a una disamina
nei consumatori.
ne a se stesso”.
critica”.
ٗ
BS APRILE 2010

2.4 Page 14

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ATTUALITÀ
SOGNI INFRANTI… di Giorgia Frisina
IMMIGRAZIONE
NON SOLO ECONOMIA
Partono semidisperati
o disperati del tutto.
Partono sognando…
e il sogno si sgrana
lungo la strada prima
di arrivare e poco dopo
arrivati. Troppo spesso
14 l’immigrazione
è considerata come un
fenomeno economico,
legato alla domanda
di lavoro. C’è dell’altro.
APRILE 2010 BS
La copertina del volume «Sogni
di Sabbia storie di migranti»,
Edizioni Infinito, con un testo
di Gad Lerner e fotografie di Kays
Djilali. Le foto che illustrano
l’articolo sono prese dal libro.
Aoccuparsi del delicatissimo
settore dell’immigrazione è
il Ministero per il Lavoro e
lo Stato Sociale, che oggi lo
stranierismo imperante nella lingua
di Dante e Manzoni chiama welfare.
Un approccio del genere presuppo-
ne le caratteristiche proprie dell’e-
conomia: un’eccessiva attenzione
sulla “domanda” di immigrazione
piuttosto che sull’“offerta”, una for-
te propensione ad analizzare il “bi-
sogno” di manodopera a scapito dei
fattori e delle motivazioni che spin-
gono le persone a lasciare i Paesi di
origine, una fondamentale avversio-
ne all’immigrato, visto come un
possibile usurpatore del lavoro spet-
tante a chi è del posto. Questa inter-
pretazione può lasciare spazio a po-
litiche palesemente inadeguate.
“FORZA LAVORO”?
Se si considera l’immigrazione sem-
plicemente e semplicisticamente una
“forza lavoro” da accogliere e sfrut-
tare a seconda delle necessità della na-
zione, non c’è dubbio che si tenderà
a determinare il numero degli immi-
grati sulla base delle esigenze (che è
come dire per tappare i buchi), inve-
ce che in funzione del diritto all’im-
migrazione. Tale approccio ha già
prodotto molte variabili con relative
proposte come scegliere gli immigrati
sulla base della provenienza e della
professionalità, oppure la nascita di
leggi e norme ad hoc per frenare i flus-
si indiscriminati di disperati che cre-
dono in un eldorado che non c’è. In-
fatti, non si può certo pensare di fare
una selezione secondo le esigenze di
lavoro: i maschi per le fabbriche, le
donne per i lavori domestici e/o per
fare assistenza agli anziani, le famo-
se badanti che a volte, ahimè, diven-
tano amanti… È un percorso perico-
loso non tanto e non solo perché non
dettato da carità cristiana, ma perché
socialmente discriminante. Il mi-
grante/immigrato è prima di tutto una
persona, non un meccanismo a servi-
zio del denaro, schiavo di un ciclo eco-
nomico tendenzialmente in grado di
produrre segregazione e precarietà
nei rapporti sociali e lavorativi. “Vo-
levo emigrare in Europa per stare me-
glio… Vedi la gente partire e, dopo un
anno o due, sembra esserci riuscita
(...). Conosco dei marocchini che
sono morti. È l’angoscia che li ha uc-
cisi. E la tortura”. Sono le parole di
Mehdi, marocchino imprigionato in
Libia nel tentativo di raggiungere
l’Italia (Sogni di sabbia, pag. 71).

2.5 Page 15

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NO, SONO PERSONE
Stiamo dunque parlando di per-
sone che perdono la loro identità
di esseri umani a seconda delle
esigenze dei datori di lavoro:
sono una “risorsa” se fanno i
lavori che noi italiani non
vogliamo più fare, sono un
“problema” quando occupa-
no spazi che gli italiani con-
siderano di loro esclusiva
pertinenza, cioè sempre e do-
vunque, a meno che gli extra-
com trovino posto… a
mezz’aria! E ci sarebbe sem-
pre qualcuno pronto a dire
che consumano il nostro
ossigeno! Gli esseri umani
non sono né una risorsa né un proble-
ma, eccetto che essi non decidano per
una cosa o per l’altra. Ma una scelta troppo ottimistico pensare che l’as- spagnola, e il governo di quel Paese
del genere riguarda tutti, immigrati e sociazione cronaca/immigrazione sia lo rimanda immediatamente a casa
non. A complicare ulteriormente le innocua, poiché si tratta di una ghet- (o.c., pag. 72).
cose ci pensano le reali difficoltà in tizzazione mediatica talmente mas-
cui si ritrova chiunque arrivi in un siccia e unidirezionale da portare LA SFIDA
Paese che ha conosciuto solo attra- gran parte della società a credere
15
verso la televisione: il piccolo scher- che tale rappresentazione coincida La vera sfida dunque sembra essere
mo è in grado di sprigionare una for- effettivamente con la realtà del fe- quella di riportare il fenomeno nel-
midabile forza ad-traente, basata, ed nomeno. In generale, l’immagine l’alveo che gli è proprio: dall’aspetto
è questa la fregatura, su fiction che che si desume da quanto visto in te- economico a quello umano, favoren-
con la realtà hanno poco o niente da levisione o letto sui giornali oscilla do così la conoscenza dell’identità
spartire. Se poi si aggiungono la poca dal “povero immigrato”, vittima di reale e generale: quella dell’individuo
o nessuna conoscenza della lingua, una gamma di possibili fatti negati- in quanto tale, dell’uomo soggetto di
una capacità di socializzazione limi- vi (atti criminosi, discriminazione, diritti (almeno i 30 votati dopo un di-
tata al lavoro, moduli abitativi che sa- errori giudiziari, ritardi o malfun- battito tesissimo, su cui tutte le nazio-
rebbe più corretto chiamare baracche zionamenti burocratici) allo stranie- ni si sono trovate d’accordo e che
o, per bontà, “case dormitorio”, si ha ro violento o criminale. Gli studi di hanno chiamato “the Human Rights”),
la fotografia più vicina all’immagina- content analysis volti a catalogare quelli stessi che la Costituzione Italia-
rio collettivo che ritrae l’immigrato gli sbarchi di immigrati sulle coste na proclama con grande chiarezza,
non solo come uno straniero, ma an- italiane hanno confermato una vi- come quando afferma: “Lo straniero,
che come un corpo estraneo, inserito sione ambivalente: il successo di al quale sia impedito nel suo paese
in un mondo non suo, in una cultu- uno o più sbarchi porta i media ad l’effettivo esercizio delle libertà de-
ra altra, in un ambiente sospettoso adottare la simbologia dell’invasio- mocratiche garantite dalla Costitu-
quando non ostile. Yahia è nigeria- ne, mentre l’insuccesso di un viag- zione italiana, ha diritto d’asilo nel
no; vive clandestinamente a Casa- gio (a causa delle cattive condizioni territorio della Repubblica secondo
blanca, voleva andare in Europa via del mare e di chissà cos’altro) porta le condizioni stabilite dalla legge”.
terra, ma giunto in Marocco si è reso gli stessi media a una rappresenta- Cécile è camerunense, vive in uno
conto di quanto le cose fossero diffi- zione pseudo-compassionevole ver- squat di Algeri, e racconta che la gen-
cili. Per mangiare oggi, spera nella so la vicenda, i cui protagonisti so- te per strada la chiama kahloucha /
grazia di Dio. È costretto, infatti, a no definiti dei “disperati” in cerca la nera, oppure mesquina / la povera,
chiedere l’elemosina (o.c., pag. 86). di un futuro migliore. Samir è alge- ma anche zawaliya / la miserabile
rino ha 21 anni e ha tentato “l’av- (o.c., pag. 70). Certamente l’immi-
DATI E OPINIONI
ventura”, di partire, nell’agosto grazione è un fenomeno difficile da
2006, investendo tutti in suoi ri- affrontare, ma attraverso la collabora-
I dati forniti dal Censis dimostra- sparmi per il famoso “futuro mi- zione di istituzioni, comunità religio-
no che la presenza degli immigrati gliore”. È stato inghiottito dalle on- se e associazioni di volontariato, è
nei media sembra limitata ai fatti di de, ha visto la morte in faccia. L’ha possibile offrire un’alternativa all’im-
cronaca più o meno nera. Sarebbe salvato per miracolo la croce rossa migrazione: la condivisione.
ٗ
BS APRILE 2010

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
PORT-AU-PRINCE, HAITI
BREVISSIME DAL MONDO
SALESIANI:
DOPO IL DRAMMA
RICOSTRUIRE
ROMA, ITALIA. Non è svolgere attività religio- mande “forti” come “Cosa
cominciato sotto i migliori sa… In Egitto i fondamen- si può fare per arrestare o
Il terribile terremoto di
Haiti ha pesantemente col-
pito i salesiani e i loro alun-
ni. I figli di Don Bosco nel-
l’isola più povera del conti-
nente americano contano
10 presenze; tutte sono sta-
te gravemente danneggiate
e alcune rase al suolo, co-
me la Scuola Nazionale di
auspici il nuovo anno per i
cristiani: in Malaysia il 1°
dell’anno sono state attac-
cate da fondamentalisti
musulmani tre chiese pro-
testanti e una cattolica; in
Tunisia un’esplosione uc-
cide un sacerdote dei Pa-
dri Bianchi, italiano, di 54
anni. In Vietnam la polizia
attacca ad Hanoi la par-
talisti sparano ai fedeli
all’uscita da una chiesa:
sette i morti. In Pakistan
una bambina di 12 anni
cattolica violentata e ucci-
sa dal musulmano nella
cui casa faceva la domesti-
ca. (E si potrebbe conti-
nuare).
CITTÀ DEL VATICANO.
rallentare l’emigrazione dei
cristiani del Medio Orien-
te?”.
CITTÀ DEL VATICANO.
Domenica 24 gennaio festa
del “giornalista” san Fran-
cesco di Sales, papa Bene-
detto lanciando il tema per
la Giornata Mondiale delle
Comunicazioni Sociali, il
Arti e Mestieri (ENAM). rocchia di Dang Chiem e Nel prossimo mese di otto- 16 maggio p.v., come al so-
Sotto le macerie sono rima-
sti in totale circa 500 alunni
dei salesiani falciati dal si-
sma. Molti erano ospiti del
“Foyer per ragazzi di stra-
da”, presso l’ENAM, altri
nei diversi collegi dell’iso-
distrugge la croce elevata
sopra la collina. Al parla-
mento Europeo la signora
Viviane Reding viene di-
scriminata perché cattoli-
ca. In Bielorussia viene
proibito a due parroci di
bre si celebrerà il Sinodo
dei vescovi del Medio
Oriente. In preparazione a
esso la Chiesa sta realiz-
zando il più grande son-
daggio socio-religioso mai
fatto nella regione, con do-
lito ha meravigliato eccle-
siastici e laici per l’attua-
lità della proposta: “Il sa-
cerdote e il ministero pa-
storale nel mondo digitale.
I nuovi media al servizio
della Parola”.
la, altri in famiglia. I sale-
siani “gestivano” (il tempo
imperfetto del verbo fa un rete di supporto sociale e re-
16 po’ paura, ma è verità, perché ligioso di tutto rispetto, ap-
ciò che c’era non c’è più), prezzata dalla chiesa locale
“gestivano”, dunque, scuole che vede nei salesiani una
professionali, scuole di alfa- frontiera avanzata per l’e-
betizzazione, oratori e centri vangelizzazione e la promo-
giovanili, laboratori linguisti- zione umana. C’è tutto da
ci, centri di accoglienza, ricostruire, anche material-
scuole tecniche, foyer per ra- mente. E di questo si preoc-
gazzi di strada, internati, un cupa anche la nostra rivista
ufficio progetti, un centro attraverso la Fondazione
agricolo, un centro stampa Don Bosco nel Mondo. Per
con un BS e ancora chiese info: www.fdbnm.org op-
pubbliche e cappellanie. Una pure 06/65612663.
APRILE 2010 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
ROMA, ITALIA
La Famiglia Salesiana è
ora composta da 28 grup-
pi. Il 25 gennaio u.s. il
Rettor Maggiore ha accol-
to ufficialmente la richie-
sta della “Comunità della
Missione di Don Bosco”
(CMB) di entrare a far par-
te della Famiglia Salesia-
na. La CMB nata nel 1982,
approvata come Associa-
zione privata di fedeli nel
2004, è presente in 5 na-
zioni e si occupa di gestire
opere in favore dei ragazzi
più poveri. Sito: www.as-
sociazionecmb.it.
CITTÀ DEL VATICANO
Papa Benedetto XVI ha
nominato vescovo l’ex
Rettor Magnifico dell’Uni-
versità Pontificia Salesia-
na, il prof. don Mario To-
so, dopo averlo chiama-
to a ricoprire la carica di
segretario del Pontificio
Consiglio della Giustizia
e della Pace. Monsignor
Toso è stato consacrato
nella Basilica Vaticana
dal cardinale Segreta-
rio di Stato sabato 13 di-
cembre 2009. Attualmen-
te i vescovi salesiani so-
no 120.
17
NAIROBI, KENIA
Il VIS (Volontariato Inter-
nazionale per lo Sviluppo)
ha organizzato a Nairobi
un convegno su “Volonta-
riato e carisma salesiano;
volontariato e promozione
dei diritti umani; volontaria-
to ed evangelizzazione”. Vi
hanno partecipato una cin-
quantina di volontari, pro-
venienti da varie nazioni
dell’America e dell’Europa
oltre che, naturalmente,
dall’Africa. Il volontariato è
il fiore all’occhiello della
Chiesa e della congrega-
zione.
PUERTO NATALES, CILE
Il governatore della provin-
cia cilena “Ultima Esperan-
za”, sig.ra María Isabel Sán-
chez, ha voluto consegnare
personalmente un premio al
salesiano don Fernando
Martelozzo Zulian per la
sua opera a favore di Puer-
to Natales. Don Fernando è
stato per anni il cappellano
dell’ospedale e del carcere
della città, attività svolte con
inimitabile zelo pastorale
che gli hanno valso il premio
suddetto. Don Martelozzo è
italiano di santa Giustina in
Colle (PD).
SIVIGLIA, SPAGNA
Il dottor Santiago Gonzá-
lez Suárez, 39 anni, exal-
lievo salesiano di Tenerife,
è stato nominato dal Con-
siglio di Amministrazione
direttore del canale televi-
sivo spagnolo TVE. Dicono
che abbia il giornalismo
nel sangue. Nel 1989, po-
co più che 18enne, si pre-
cipitò a Berlino per assi-
stere all’abbattimento del
muro. E ne fece un repor-
tage memorabile. Ha diret-
to anche la “Radio Nació-
nal de España”. Congratu-
lazioni a lui.
ROMA, ITALIA
Dalla martoriata isola di
Haiti, dove era direttore
dell’opera salesiana ENAM
a Port-au-Prince, don Atti-
lio Stra ha scritto tutto il
suo dolore per l’immane
tragedia che ha colpito la
casa religiosa di cui era l’a-
nimatore e il responsabile
e dove hanno trovato la
morte molti allievi e alcuni
adulti del personale laico.
Don Attilio è di Cherasco
(Cuneo) ed è ad Haiti dal
1978.
BS APRILE 2010

2.8 Page 18

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VIAGGI
PATAGONIA
SPLENDIDA di Giancarlo Manieri
18
L’aquila padrona delle splendide
cime andine.
APRILE 2010 BS
Il flamenco popola le rive dei laghi.
Cigni dal collo nero nuotano
indisturbati in uno dei tanti laghi.
Volatili di ogni specie popolano
boschi e pianure.
Calfucurà, nonno di Ceferino,
vuol dire pietra azzurra.
È l’ultimo articolo della
storia del principino
della Pampa, l’indiecito
Ceferino Namuncurá,
ed è un omaggio
“fotografico” alla sua
terra. Abbiamo scritto
di un territorio arido,
flagellato dal vento,
di cespugli spinosi,
di deserto infecondo.
Ma è anche terra di
incomparabile bellezza.
Vegetali, minerali
e animali costituiscono
la sua ricchezza.
Ceferino ha certo
conosciuto la durezza
della vita degli indi,
ma ha certamente
contemplato lungo le
sponde dei grandi fiumi
e nei tratti boscosi delle
montagne le autentiche
meraviglie che la sua
terra era capace
di produrre.
In questo reportage
fotografico presentiamo
ai lettori qualcosa della
Patagonia, più splendida.

2.9 Page 19

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Amancay, il fiore della zona andina
del nord.
Splendidi paesaggi e acque
limpidissime.
La mutisia, splendido fiore di cui
abbiamo raccontato la leggenda.
Il simpatico pinguino patagonico.
Il ñandú o choique è lo struzzo
argentino.
Il chilco o fucsia magellanica.
Il lobo marino popola le coste.
19
La mutisia gialla.
La mucca argentina cresce libera
negli immensi pascoli.
I magnifici cervi dei boschi.
Il guanaco, prezioso per la carne,
la pelle e la lana.
Il peludo patagonico è una specie
di armadillo peloso.
La pecora patagonica dà ottima
lana.
(Fine)
BS APRILE 2010

2.10 Page 20

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3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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CONGO:
ZONA DI RAPINA di Serena Manoni
Per estensione è il terzo
Paese più grande del
continente africano con
poco meno di 70 milioni
di abitanti e un centinaio
di diverse etnie. Giusto
50 anni fa si è liberato
del colonialismo, giunto
a punte estreme quando
re Leopoldo ne fece uno
stato come sua
21
proprietà personale.
Lavoro a Goma.
L e grandi ricchezze minerali del
Congo fanno gola. A troppi. A
tutti. Pare che l’uranio servito
per le bombe atomiche di Hi-
roshima e Nagasaki provenisse dal
Congo. Tanti i minerali, preziosi per-
ché preziosi e preziosi perché strate-
gici. In effetti il suo scrigno sotterra-
neo conserva diamanti, oro, coltan,
rame, uranio, cassiterite, gas natura-
le, petrolio, manganese, bauxite, ecc.
Già, ecc. a sottolineare che sono an-
cora molte le risorse del Congo. E le
grandi multinazionali ci si sono tuf-
fate con tutta la loro potenza di rapi-
na. Perciò questo grande Paese è
quasi sempre in guerra. L’ultima tra
utu e tutsi ha fatto tre milioni e mez-
zo di vittime: quasi un genocidio.
Non pochi affermano che alcune in-
vasioni del secolo scorso siano state
pilotate da nazioni come USA, Sud-
africa, Australia, Canada, Gran Bre-
tagna per interessi economici.
Ma la Repubblica Democratica del
Congo, pur ricca di minerali – anzi,
forse proprio per questo – è povera di
tutto il resto. L’ha capito la Chiesa,
da sempre sensibile ai problemi della
gente: sono molti i religiosi di diverse
congregazioni che si sono stabiliti lì.
Poveri tra i poveri, spesso tra disagi e
opposizioni, cercano di dare una ma-
no a chi ha poche risorse sia materiali
sia spirituali, mentre la guerra guer-
reggiata o quella fredda (o l’una o
l’altra c’è sempre) continua a rendere
precaria la vita e facile la morte dei
congolesi.
I SALESIANI
I salesiani contano nel Paese 13
presenze nella capitale Lubumba-
shi (i belgi la chiamavano Élisa-
bethville) e altre 12 in altre località
dell’immenso territorio. Tre a Kin-
shasa (la Léopoldville di re Leo-
poldo), due a Goma poi a Uvira,
Mbuji Mayi, Kasenga, Kasembula,
Mokambo, Sakania, Kipushya. Ge-
stiscono soprattutto scuole tecniche
e professionali e centri di ricupero
per ragazzi a rischio, opere di assi-
Un centro di accoglienza.
stenza e promozione sociale… Già
queste due attività la dicono lunga
sulle necessità e sulle condizioni
economico/politico/sociali del Pae-
se. In più i figli di Don Bosco sono
presenti con centri missionari, case
di cura, centri di comunicazione,
centri di recupero per ragazzi senza
lavoro, oltre alle attività che po-
tremmo chiamare “obbligatorie”
poiché fanno parte del carisma: in-
tendo parlare delle parrocchie, del-
le attività spirituali e delle attività
pastorali.
ٗ
BS APRILE 2010

3.2 Page 22

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LETTERA
G AI IOVANI
C’È UNA STRADA TRACCIATA
PER CIASCUNO
Ci sono
La strada è lunga. Ci vogliono tanti anni.
chiaroveggente, ti ha fatto intravedere, sentire
Non fare l’errore di vivere solo di attesa. Cammina. una voce.
Vivi intensamente questo momento di grazia.
Lascia perdere dal tuo passato quello che non ti
Un consiglio per il tuo futuro: donalo!
dà forza e coraggio. Fatti consegnare
Dieci anni sono come dieci giorni per chi vive con l’entusiasmo del sogno e la mappa del cammino.
amore. La cosa più utile che tu possa fare è esser “È meglio sapere dove andare e non sapere come,
utile a te stesso e perché questo avvenga
che sapere come andare e non sapere dove”.
incomincia a essere utile agli altri.
È un proverbio latino-americano che, tradotto,
Se un giorno sarai chiamato a donare,
suona così: “Sai dove andare, affidati ai tuoi
impara a farlo giorno per giorno.
compagni di viaggio”.
22 Se vorrai investire la tua vita come
Un consiglio per il tuo presente: vivilo!
amore, impara ad amare momento per
I piccoli passi rendono sicura la strada.
momento.
Mi ripeto: se cammini, cammina con amore,
Se vorrai diventare sacerdote,
perché stai percorrendo la via di Emmaus. Se
impara a esserlo un poco alla volta.
racconti, racconta con amore, perché chi
Non attendere le grandi occasioni
ascolta è Gesù. Se scegli le piccole cose,
per misurarti con il futuro, ma
sceglile con amore, perché quando le
fidati della vita di tutti i giorni.
piccole cose iniziano ad avere importanza
Vivi il presente, le tue ore di luce
non sono più piccole; le hai trasformate in
e di sole.
grandi cose.
Se fossi un fiume ti direi: disseta la
Non dare niente per scontato.
terra. Se fossi il sole ti consiglierei:
Trasforma in oro tutto quello che
riscalda il fiore. Se fossi il tuo futuro
tocchi. La pietra filosofale è l’amore
ti farei scoprire un segreto: sei già in
adesso e qui. Quando l’amore è
parte quel che sarai, perché sarai quello
presente tu non ci sei più: sei già nei
che già oggi vuoi essere.
giovani da soccorrere, nei poveri da
Un consiglio per il tuo passato: accettalo!
aiutare, nel futuro da vivere.
Non avere rimpianti. Purificalo da tutte
Se accanto all’amore ci metti una virtù
le scorie, disintossicati. Il presentimento
che dipende solo da te, cioè l’umiltà,
circa la tua scelta fa parte del tuo
ti accorgerai non solo di non essere più te
vissuto. La perla della tua vocazione era
stesso, ma di sentirti vivo in chi ha fame,
sepolta nel campo della precedente
sete, in chi è nudo, in carcere, terremotato –
esperienza. Non vieni fuori dal buio, dal
sepolto vivo.
caso. Il tuo passato è la terra che copre la
Ci sei? Ci sono.
radice del tuo albero.
Essere sintonizzati sulla stessa lunghezza
Non voglio esagerare dicendoti che il tempo della d’onda dà benessere.
tua interiorità è nell’esperienza che ti lasci alle
Grazie. Con affetto.
spalle. Frequentalo e troverai il talento che ti è
stato donato.
Carlo Terraneo
Il passato ti ha messo nella condizione di essere
carloterraneo@libero.it
APRILE 2010 BS

3.3 Page 23

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IDLI TDEAOTNROBOSCO Upprnaerastelitcnrotoilaadmreeio.mIilnutisqtiuocelaosltcdohenel ulhamaveorrriosoccroehscseoithaga:raunndaesusuacscteosrsiao pdaorvteicèolsatraetoernaapspcreesinenutnataom, èbiqeunetello che
MASTRO BOSCHETTO
MARMOCCHI E RITOCCHI
di Michele Novelli
È proprio come Don Bosco intendeva il “Teatrino”: uno strumento
“efficacissimo” per veicolare i grandi messaggi educativi.
L’operazione che hanno fatto i giovani salesiani di Nave (Brescia)
è nella scia della tradizione e di quel “ritorno a Don Bosco”
che vede i suoi figli impegnati nel rinnovamento della pastorale giovanile.
23
BS APRILE 2010

3.4 Page 24

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Il metodo: compiere un
percorso di
approfondimento intorno a
un’idea e tradurla in canti,
danze, recitazione, in uno
spettacolo, insomma, che riesca
ad arrivare alla sensibilità e ai
gusti dei giovani di oggi. Ogni
anno il superiore generale dei
salesiani offre una “Strenna”,
un tema su cui tutta la Famiglia
Salesiana è invitata a riflettere
e su cui far convergere le
iniziative di un anno.
E ogni anno i chierici salesiani
di Nave traducono la Strenna in
spettacolo. Il 2009 era l’anno del
150° della fondazione della
L’INTERVISTA
quest’anno si è scelto di
Congregazione Salesiana.
approfondire la figura di
Come trasmettere ai giovani tutta Abbiamo intervistato don Erino Michelangelo Buonarroti come
la portata storica dell’evento?
Leoni, che ha coordinato
scultore del “non-finito“. Anche
Ecco la risposta: “Mastro
l’iniziativa. Ci ha spiegato che
Don Bosco era uno scultore…
24
Boschetto, marmocchi e
ritocchi”, favola musicale in un
atto. I giovani di Nave sono
diventati salesiani da pochissimo
tempo e ancora riflettono sulle
cosa avviene a Nave ormai da 15
anni e qual è stato il percorso
formativo e comunicativo di
quest’anno. “Prima si studia la
Strenna poi si discute come
applicare al testo del Rettor
del non-finito. Scultore di anime,
naturalmente. È legittimo
accostare la dinamica di Don
Bosco a quella dell’autore della
pietà Rondanini: non si tratta
della dinamica della perfezione
motivazioni che hanno
propiziato la loro scelta. Sono
Maggiore una dinamica di
mediazione“. La domanda cui
(come per la Pietà di San Pietro),
ma di quella del divenire:
i più agevolati a porsi nella
rispondere è: com’è possibile dire Dentro il blocco di marmo c’è
prospettiva dei primi giovani che altrimenti la strenna? La
già l’opera d’arte, basta farla
hanno fondato con Don Bosco preparazione comprende
emergere, tirarla fuori”, era il
la congregazione: Rua, Cagliero, un’intensa settimana di
convincimento del grande
Francesia, Cerruti, Durando…. “comunicazione sociale”, e tre
scultore. Parallelamente, Don
Questo raccontano e cantano giorni di stage sul tema della
Bosco diceva: “Dentro ogni
nel loro spettacolo.
“bellezza”. Per lo stage
ragazzo anche il più disgraziato
havvi un punto accessibile al
bene”. Basta farlo emergere,
tirarlo fuori. Proprio questo fu il
compito affidato a Giovannino
dall’Alto già nel sogno dei 9 anni.
Questa è la missione che Don
Bosco scelse da giovane prete
a Torino, frequentando le carceri
della Generala e le viuzze intorno
a Porta Palazzo. Ma una volta che
lui non ci fosse stato più?
Occorreva prolungare
quell’intervento salvifico nei
confronti dei giovani di tutti i
tempi. “Si passa allora – continua
Don Erino – alla lenta scelta degli
strumenti per far emergere…
il capolavoro: la recitazione,
la danza, la musica, il canto,
la scenografia… Tutto originale
e fatto in comune. Tutto si crea
APRILE 2010 BS

3.5 Page 25

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e costruisce con il parere di
ciascuno”. Prima che il copione
prenda una forma definitiva
vanno delineandosi gli obiettivi
di questo cammino che ha come
scopo prioritario la maturazione
di chi ne è coinvolto: “Lavoro
d’insieme poiché troppi oggi
sono gli individualisti, troppe
imprese sono basate su un guru,
sul genio personale di qualcuno;
Far emergere doti che molti non
sanno di avere; Educare alla
bellezza, all’armonia,
all’equilibrio, alla gradevolezza…
alla comunicazione”. Risultati
raggiunti, se Fabio (uno dei
protagonisti) si esprime così:
COME UNA PARABOLA
Il musical annuale è l’unica cosa
che facciamo tutti insieme. Ci
Per comunicare la Buona
unisce, e ci teniamo molto”.
Novella, Gesù si affidava alle
Il mettersi alla prova, scommettere parabole, racconti entro cui
su se stessi è quanto sottolinea
traspariva il messaggio. È saggio
Jimmi: “Siamo cresciuti… anche imitarne il metodo anche oggi.
nella scoperta di noi stessi.
“Mastro Boschetto” è una
nascosto nei blocchi.
Molti non sapevano di avere certi parabola o, per l’evidente
C’è il Blocco 4 che accetta
talenti, l’hanno scoperto
riferimento, una favola. “C’era l’approccio. Il dialogo è
attraverso il musical”. Ma
soprattutto importante è stato
una volta Mastro Geppetto...
pardon, Mastro Boschetto”.
eloquente: “Che cos’è uno
25
scultore?” – “È un personaggio
l’approfondimento sulla propria Anche lui scolpisce, ma non
che ama il marmo!... Io amo il
identità, come testimonia Andrea: il legno, scolpisce il marmo.
marmo; quando trovo un blocco
Abbiamo messo in scena la
E, per togliere ogni equivoco
di marmo vedo già una
nostra vita di salesiani, per questo all’identità del personaggio,
bellissima scultura... Una
ci abbiamo messo tutto l’impegno, si presenta: “In effetti io sono
scultura nasce se qualcuno la
e la fatica è stata utile… anche alla dell’Ottocento…”. Di qui lo
ama”. C’è la pedagogia di
nostra vocazione”.
snocciolarsi del racconto.
Don Bosco in questo dialogo
Gironzola, Boschetto, nei luoghi semplice ma limpidissimo.
dove può realizzare i suoi
Boschetto garantisce a Blocco 4
capolavori. Naturalmente il
che da lui tirerà fuori un
posto più indicato è una cava di capolavoro. “Se tu mi farai
marmo. Quale sorpresa (la stessa coraggio io proverò a farmi
di Geppetto) nel sentire delle
scolpire”, conclude la voce
voci all’interno dei blocchi! Voci all’interno del marmo. Boschetto
giovanili, che si preparano allo è felice: “Ti porto via questa
sballo serale: “Es el tiempo de la notte! C’è un prato lontano da
movida, musica... fuente de vida qui... è il prato del sogno!”.
es la noche...!”. Nella cava
I rimandi, per chi conosce
domina Lapidex, un eccentrico appena un po’ la vita di Don
tizio che si arricchisce riducendo Bosco, sono evidenti. A quel
in polvere quei blocchi di marmo primo blocco scolpito, il primo
per farne poltiglia e costruire
capolavoro di Boschetto, non si
statuine: “Il polverizzatore lavora poteva che dare il nome di
in serie, non sbaglia mai una
Michal. È l’anno centenario della
statua: pezzi identici, veloci,
morte di don Michele Rua, colui
perfetti, senza difetti, a basso
che ne sarà il primo successore.
costo...”. Boschetto ne è
Centocinquanta anni fa, Don
sconvolto: “E chi c’è dentro, che Bosco “scolpì” Michele Rua,
fine fa?”. Nottetempo ritorna alla tanto da farne l’immagine
cava per parlare con qualcuno vivente del suo estro creativo.
BS APRILE 2010

3.6 Page 26

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ESTRO…
che tende a trascinarlo verso
l’alto… così, sospeso tra cielo e
Ed ecco comparire “Estro”.
terra, attratto dal cielo ma
Dice Boschetto: “L’Estro è un
cittadino della terra, Michal
dono che arriva così, non sai da galleggia leggero, gioioso,
dove viene e dove va”... Michal libero. È tempo di pensare
è impaziente di godere della sua ad altri capolavori, agli altri
libertà ma Estro e Boschetto gli compagni incapsulati nei
dicono che non è completo
blocchi di marmo: “Conto di
perché occorre un’ancora a cui tornare alla cava... Mi bastano
aggrapparsi per camminare
pochi blocchi e poi costruiremo
spediti: “François, il mio
un laboratorio... Dove i
maestro, ripeteva: chi ha
capolavori ... diventano
l’ancora nel cielo, sa stare al
scultori!”. È il progetto della
mondo come un capolavoro”. congregazione salesiana che
François? Maestro? Il riferimento Boschetto, pur tra le mille
a san Francesco di Sales è una difficoltà, realizzerà spinto e
pennellata di poesia: “Il mio
sorretto sempre dal suo Estro.
maestro diceva che gli alcioni Scalpella, scolpisce, amando
fanno il nido sull’acqua, tra le intensamente il marmo da cui
onde del mare. Un nido
trae modelli splendidi. A loro
compatto, asciutto, con una sola Michal confida: “Vi svelo un
piccola apertura in alto… Sotto segreto: sapete che Mastro
onde, sopra cielo! Le onde non Boschetto sogna per noi?...
travolgono i nidi degli alcioni, sogna che diventiamo scultori, Qui dietro ci sono certamente
perché questi vedono sempre il scultori come lui...”. La proposta delle belle “teste”, creative,
26 cielo!”. La canzone “L’ancora
non è semplice da accettare,
intelligenti, che hanno avuto
nel cielo” è un inno alla
finché non giunge la decisione il gusto di saper raccontare con
spiritualità salesiana:
di Blocco 1: “Scultore o non
tratti efficacissimi, sul filo di una
“Getta la tua ancora nel
scultore, io seguirò Mastro
favola “trasparente”. L’intuizione
profondo del cielo… sciogli le Boschetto, senza di lui sarei
di rifarsi a Collodi poteva
tue vele e lasciati portare, il
polvere di marmo!”.
scadere nel banale, ma gli autori
cielo regge sempre, di lui ti puoi
se ne sono serviti con mano
fidare”. E la coreografia che
GRAZIE!
leggerissima solo per riempirlo
soggiace alla canzone è di una
di un’altra storia, quella di Don
struggente bellezza: Michal
È uno dei migliori spettacoli su Bosco. Per essere alle prime
viene fornito di un palloncino Don Bosco che si siano visti.
esperienze, gli attori si sono
dimostrati incisivi nei vari ruoli.
Ancora una volta si dimostra
l’assunto di Don Bosco: non
conta il talento quanto piuttosto
il cuore, la gioia,
il convincimento di essere
portatori di un messaggio
grande, frutto della propria
esperienza di vita. Li avresti detti
anche provetti danzatori, con
ore e ore di scuola di danza alle
spalle, se non si conoscesse
la loro condizione di studenti
salesiani che impegnano la quasi
totalità del tempo in altre
mansioni. Non possiamo non
raccomandare l’allestimento
di questo spettacolo.
Michele Novelli
APRILE 2010 BS

3.7 Page 27

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B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
CARLO
Come un battito di ciglia
Un modello
per i giovani dell’era
informatica.
celline mostrandosi sempre edu-
cato, rispettoso, pronto all’ami-
cizia e tenendosi lontano da di-
spute e contese. Non è il primo
della classe, ha però la passione
Carlo Acutis (1991-2006).
L a vita di Carlo Acutis
corre via veloce come un
battito di ciglia, ma ogni
minuto è assaporato con
entusiasmo come fosse
per l’informatica che gli crea
grande stima da parte degli altri
compagni, anche se non tutti ap-
provavano le sue scelte, attratti
dalle lusinghe della modernità.
tificano in modo eccelso e non
rischiano di vivere situazioni
pericolose, mettendo in pericolo
la loro salvezza eterna”. Il mi-
l’ultimo; ne gusta in pienezza la La sua abilità con il personal stero dell’Eucarestia lo inquieta
gioia e regala con la sua “esube- computer diventa fonte di richia- ed esalta, ed egli ringrazia con
ranza” spirituale la voglia di fare mo e di sempre nuove amicizie. sincera gioia il Signore per il
27
come lui. Nasce a Londra, dove i A quattordici anni si iscrive al li- grande dono che fa agli uomini
genitori si trovavano per lavoro, ceo classico dei gesuiti e oltre nel rendersi realmente presente.
il 3 maggio 1991, e il 18 riceve il allo studio che gli richiedeva un
battesimo in una chiesa consa- impegno costante e continuo, of- ᭿ La sua devozione mariana
crata alla Madonna di Fatima. fre il proprio servizio anche co- aveva accresciuto in lui il desi-
Con lei stabilirà un legame in- me catechista dei bambini, insie- derio di recarsi a Fatima, luogo
scindibile. Carlo cresce, infatti, me ad altri volontari più grandi. dell’apparizione della Madonna
nutrendo una devozione speciale
ai tre pastorelli; così nel 2006,
alla Vergine che si cementa so- ᭿ Negli anni dell’adolescenza alcuni mesi prima di morire, i
prattutto al suo rientro in Italia. Carlo trascorre parte delle va- genitori realizzano questa sua
Da questo momento trascorre canze ad Assisi, dove la fami- volontà (nel percorso spirituale
gran parte dei periodi di vacanza glia possiede una casa. Qui rice- di Carlo la devozione a Maria è
a Centola (Salerno) presso i non- ve la prima comunione e poco stata fondamentale). Poco dopo
ni materni Quell’ambiente sem- dopo la cresima. Questa perma- aver compiuto il pellegrinaggio,
plice, fatto di natura, umanità e nenza gli permette di avvicinar- si ammala. Purtroppo, dietro
preghiera ne favorisce il percor- si alle virtù di san Francesco e quella che sembra una banale in-
so spirituale, arricchendolo valo- di trovare spazi e luoghi per una fluenza si nasconde una leuce-
ri cristiani.
meditazione che, nella bellezza mia fulminante. Qualche giorno
della natura e nel silenzio della prima di essere ricoverato all’o-
᭿ Verso i cinque anni, durante contemplazione, rafforzano in spedale dichiara: “Offro tutte le
un pellegrinaggio a Pompei, si lui le virtù cristiane che da tem- sofferenze che dovrò patire al Si-
consacra alla Madonna del Ro- po erano diventate suo patrimo- gnore per il Papa e per la Chie-
sario e da allora inizia con i suoi nio. A conferma, è utile riporta- sa… e per andare diritto in cie-
familiari a recitarlo regolarmen- re le parole che lui spesso ripe- lo”. Stroncato da un’emorragia
te. Frequenta le scuole elemen- teva: “Con i frutti dell’Eucare- cerebrale, muore il 12 ottobre del
tari nell’istituto delle suore Mar- stia quotidiana, le anime si san- 2006.
ٗ
BS APRILE 2010

3.8 Page 28

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F MA
IL VIAGGIO
Pagine di un’estate
indimenticabile,
DI GRETA di Maria Antonia Chinello
all’insegna del servizio.
Greta, volontaria
del Vides, approda
nel Chaco Paraguayo,
Greta Cima non ha chiuso
le pagine del suo diario al
rientro da Asunción. I
giorni mantengono vivi i
remo. È notte e fa freddo. Dall’estate
italiana al freddo dell’America del
Sud il salto non è di poco conto. Per-
correndo su un furgoncino la strada
terra bellissima
e dimenticata,
soprattutto dai politici
colori dell’estate, si riempiono dei
volti e dei nomi delle persone in-
verso la casa delle suore, mi rendo
conto di quanto la città sia povera e
che la comprano a voti,
contrate. Tutto è cominciato a Chia- malridotta. Ciò che mi fa venire subi- ma poi spariscono
ri, quando Greta ha incontrato suor
Maria Letizia, direttrice dell’Istituto
to la pelle d’oca è vedere tanti bambi-
ni e i ragazzini da soli per strada, di
dalla circolazione.
salesiano, che l’ha indirizzata al Vi- notte. Vagano soli o a gruppetti per le Un sogno di solidarietà,
des, dove ha stretto amicizia con
Angela, studente alla Facoltà di
strade della città senza una meta pre-
cisa, alcuni sdraiati ai bordi dei mar-
quello di Greta,
Scienze Infermieristiche di Brescia. ciapiedi, altri raggruppati attorno al che si è fatto realtà:
fuoco».
DESTINAZIONE PARAGUAY
ore e ore di viaggio
28
25 luglio – 8 settembre 2009. «Il
viaggio non è stato semplice. Siamo
VERSO LA META
La sosta nella capitale è breve.
su strade di polvere
e corsi d’acqua, passi
partite da Milano Linate e abbiamo Bisogna partire per A Nu Apu’A, do- di cotone, fianco
fatto il primo scalo a Madrid, in Spa-
gna; poi siamo giunte a Buenos Ai-
ve c’è un internato nel bel mezzo
della foresta. I chilometri si sgrana-
a fianco dei più poveri.
res, in Argentina; qui abbiamo di no lentamente nella notte tra auto-
nuovo cambiato aereo e siamo arriva- bus e camion, tra buche e colpi di
te ad Asunción. Sono distrutta, ma al-
lo stesso tempo agitata: muoio dalla
curiosità di sapere chi è venuto ad ac-
coglierci, dove andremo, che cosa fa-
tosse. Angela e Greta sono immerse
nel silenzio. «Non dimenticherò mai
il momento dell’incontro con i bam-
bini: una marea che ci circondava.
Tutti ci prendevano i bagagli, tutti
volevano portarli in quella che sa-
rebbe stata la nostra stanza. Erano
felicissimi di vederci. Ci hanno pre-
so per mano accompagnandoci per
l’“internado” e ci hanno presentato
a suor Margarita e a suor Carmen».
I bambini e i ragazzi hanno un’età
compresa tra i 4 anni e i 18 anni, con
delle storie di vita alle spalle vera-
mente difficili. Famiglie numerose e
povere. Tra loro, anche se in mino-
ranza, vi sono alcuni di origine indi-
gena: maskoi, ayoreo e chamacoco.
La scuola è la loro casa per molti me-
si all’anno. È una vita dura, aggrava-
ta dalla carenza alimentare, ma anche
dalla mancanza di igiene. «Mi sor-
prendeva la loro serenità: nonostante
la povertà, il contesto in cui vivono,
le storie che hanno alle spalle, ap-
paiono felici e gioiosi, hanno sempre
il sorriso sulle labbra, i loro occhi ri-
flettono gioia di vivere e la loro gen-
tilezza e generosità sono infinite».
APRILE 2010 BS
Greta e Angela al lavoro.

3.9 Page 29

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Greta insieme ad alcune ragazze dell’internado.
Si prepara una festa.
Isla Margarita), agli ammalati, LA DONNA
AI CONFINI
agli anziani e alle donne che ave-
vano da poco partorito».
Greta coglie di trovarsi in una situa-
A Carmelo, Greta e Angela incon- zione di emergenza, soprattutto per la
Il viaggio della solidarietà conti- trano una comunità di indigeni ayo- condizione della donna. Una realtà
nua, tra incontri e storie che lascia- reo, l’etnia venuta dalle montagne lontana mille miglia per chi viene dal-
no il segno. La seconda tappa è che vive nella foresta e fatica a inte- l’Occidente, ed è abituato a ragionare
Carmelo Peralta, una cittadina af-
facciata sul fiume Paraguay, al
grarsi con le altre popolazioni. Tra
loro parlano un idioma incompren-
secondo gli schemi di qualche meri-
diano più in su, a nord. Fa parte dei co-
29
confine con il Brasile. «Qui gli sibile, basato su suoni nasali, diffi- stumi ayoreo che le adolescenti debbano
scambi commerciali e le comuni- cili da pronunciare. Quasi tutti sono vivere una sorta di iniziazione, al fine
cazioni sono migliori e frequenti, analfabeti. Vivono in baracche pic- di diventare donne. In un angolo di ter-
ma ancora una volta abbiamo visto cole e malcombinate, guadagnano ra al “confine” c’è purtroppo chi ne ap-
e toccato con mano la povertà. qualcosa traghettando fino all’altra profitta. Sono gli stranieri, i bianchi, che
Suor Maria Concepción, suor Gra- sponda del fiume la gente che lo transitano lungo il fiume, tra Argenti-
ciela e suor Eustasia sono persone chiede, altri fabbricano borse e na e Brasile.
semplicemente fantastiche. Ac- braccialetti, o s’industriano in altro Non resta che “hacer camino al
compagnate da loro abbiamo fatto modo. Un’economia povera, dun- andar”, camminare mentre vai, co-
visita a molte famiglie (anche di que, al limite della sopravvivenza. me dice un detto paraguayo. La
stessa vicinanza, Greta la vive a Vil-
In posa.
larrica, un’ulteriore tappa del suo
viaggio missionario.
Qui, in un hogar, le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice «accolgono circa 30
bambine con delle storie di vita…
inimmaginabili. La maggior parte di
loro sono state abbandonate e altre
sono state addirittura violentate.
Con loro vivono suor Teresa, la di-
rettrice, e 7 volontari spagnoli».
Non si spegne il sorriso di Greta,
mentre tenta un bilancio della sua
estate: «Ho vissuto emozioni fortissi-
me e molto profonde. Ho fatto cose
che non avrei mai pensato di fare. Ho
visto cose che non avrei mai pensato
di vedere. Sono cresciuta interior-
mente. Sono diventata più responsa-
bile riguardo alle scelte da fare e alle
situazioni da affrontare. Mi sento più
forte di prima e con meno paure». ٗ
BS APRILE 2010

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
L’ASCOLTO
SCCRREIATTTIUVRAA
ALCOL OGGI
LECTIO DIVINA
MA COME SCRIVI
ALCOL… PIACERE
alla scuola di Maria
ALEX?
DI CONOSCERTI!
di Jean Khoury
1° Manuale
Guida ecologica alla
Edizioni Segno
di scrittura creativa
promozione della salute
Tavagnacco (UD), 2009 per scrittori in erba
APCAT Trentino - Erickson,
pp. 174
di Monica Colli – Saviem Trento, 2009, pp. 210
Ediz. Corsare, 2009, pp. 64
Per una crescita spirituale
È un testo pubblicato nel
solida e profonda è irrinun-
1990, giunto alla sua quin-
ciabile l’ascolto della Paro-
ta edizione, perché i pro-
la. Il testo è una vera guida
blemi alcolcorrelati cambia-
nell’arte dell’ascolto che
no con le situazioni e ven-
apre all’accoglienza della
gono percepiti a seconda
Parola, come modalità si-
delle concezioni che si han-
cura di progresso nella vita
no di salute e di benessere,
LA SECOLARITÀ
spirituale. Il percorso offer-
a tutti i livelli. D’altra parte
NELL’ORIZZONTE
to consta di cinque tappe:
non si può focalizzare l’at-
DELLA CREAZIONE
che cos’è la Parola in sé e
tenzione solo sugli aspetti
Una pausa di
nella nostra vita; come di-
sanitari correlati all’alcol. La
contemplazione
venta Parola piena di Spiri-
persona non è solo corpo.
nel ritmo della
to e vita e come la Lectio le
Nella vita vi sono relazioni e
quotidianità
incarna nella quotidianità;
affetti, intelligenza e cuore,
di Zelindo Trenti
Maria è indicata come
amore e spiritualità da sal-
ELLEDICI, Leumann (TO) esempio e aiuto e lo Spiri-
vaguardare e valorizzare.
30 2009, pp. 128
to come protagonista del
Questa nuova edizione pro-
processo d’incarnazione. Il testo è una sorta di rispo- pone attenzione e cono-
Nel presente sembra at- Alla luce di tutti questi sta all’allarme lanciato da scenza dei rischi e dei dan-
tenuarsi “l’attenzione alla aspetti, nella quinta parte, la Umberto Eco: “Il 50% dei ni, ma soprattutto delle pro-
secolarità”. Quali conse- Lectio viene presentata bambini italiani non sa più spettive. La conoscenza
guenze può avere sulla come luce e forza trasfor- scrivere a mano”. Il libro si ri- corretta consente di evitare
nostra vita, che cosa po- mante della vita quotidiana. volge direttamente ai bambini i rischi e di diventare prota-
trebbe divenire il nostro La sorgente di tutto è la Pa- dai sette anni in su e vuole gonisti attivi della propria sa-
rapporto con le cose? rola che diventa vita rinno- far capire che scrivere può ri- lute. Il libro è rivolto a chi
Senza la mediazione del- vata alla luce degli esempi sultare anche divertente. Uti- vuole conoscere l’alcol e il
le realtà materiali, che ti- di Maria e dello Spirito che lizzando strumenti innovati- mondo dei Club, che aiuta-
po di relazioni e di incon- impregna le attività della vi, l’autrice, sostenuta dalla no a trovare la soluzione ai
tri vivremmo con gli altri? vita quotidiana.
sua lunga esperienza, vuo- problemi alcolcorrelati.
È necessario che noi ri-
le aiutarli a sviluppare le
comprendiamo il giusto
loro capacità e a rafforzare la
valore del quotidiano, la-
loro autostima. Il testo rac-
sciandoci sorprendere
conta la storia di una gallina,
dalle situazioni e dalle
Alex dell’Aia, e di altri animali
realtà che lo costituisco-
che costituiscono una sim-
no: il pane che mangia-
patica classe, nella quale,
mo, l’aria che respiriamo,
con giochi di parole e altre
l’amicizia che coltivia-
bizzarre storie, si aiuta a
mo… L’autore, con deli-
superare l’allergia ai “pen-
cata emozione, esplora
sierini” e ai temi in classe. La
le cose semplici della vita
semplificazione non diventa
e alla luce della Bibbia
banalizzazione perché il les-
apre, nella prima parte,
sico che si usa è articolato e
alla contemplazione se-
i bambini vengono abituati
rena del mondo. Nella
alla ricchezza di termini e di
seconda, la visione bibli-
significati della lingua.
ca guida a un’esplo-
razione fiduciosa della
realtà e alla contempla-
zione del creato.
APRILE 2010 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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TEEPSRTOIMFOEZNIIAANZA
LIBERTÀ E VERITÀ TCEOSRTAIMGOGNIOESO
UNA PROFEZIA
VERITÀ CHE SCOTTANO IL MARTIRIO DI
PER LA CHIESA
Domande e risposte
DON GIUSEPPE PUGLISI
Antonio Rosmini
su questioni attuali
Una riflessione teologica
verso il Vaticano II
di amore e di vita
di Mario Torcivia,
Edizioni Feeria,
Comunità di San Leolino
Panzano in Chianti (Fi)
di Angela Maria Cosentino Ed. Monti, Saronno (VA)
Effatà Ed., Cantalupa (TO) 2009, pp. 180
2009, pp. 176
5 x1000
2009, pp. 358
Nella visione dell’autrice,
profondi cambiamenti di men-
talità e di comportamenti in ri-
ferimento a questioni fonda-
mentali della vita (persona,
amore, famiglia) si stanno
verificando attualmente in
nome di un falso progresso e
di una falsa libertà. Entrano
è il suo dono
per i ragazzi
più sfortunati,
poveri, abbandonati,
pericolanti...
Sono tanti in tante
parti del mondo
in gioco interessi economici
e ideologici che minano le ve-
rità sulla realtà umana e sui
La Fondazione
diritti fondamentali che non
vengono riconosciuti e tute-
Don Bosco nel
lati. Il testo vuole offrire, alla
Mondo ONLUS
luce della ragione e della
fede, spunti di riflessione sui I testimoni coraggiosi danno
valori in questione sui temi fastidio soprattutto dopo la
bioetici, attraverso una scru- morte. Per questo a volte si
Fondazione
DON BOSCO
NEL MONDO
31
Sono gli atti del seminario di
studio: Quale creatività spi-
rituale a servizio della cul-
tura, dedicato a Rosmini in
occasione del 1° anniversa-
rio della beatificazione, nel
novembre 2008. Il confronto
con la figura di Rosmini può
ispirare la ricerca di modalità
polosa analisi della realtà
delle cose. La forma dialogi-
ca (domande e risposte) fa-
cilita la fruibilità del testo da
parte di tutti coloro che han-
no a cuore un’informazione
corretta e che sono chiama-
ti a promuovere un corag-
gioso sì all’amore e alla vita.
cerca di screditarli con insi-
nuazioni che sono come una
montatura e cadono per la
loro infondatezza. L’autore
vuole dare di don Puglisi
una dettagliata dimostrazio-
ne che si tratta del martirio di
un testimone della fede a
opera di mafiosi che hanno
operato in odio della fede. Il
potrà occuparsene
se firmerà
nel riquadro CUD;
730/1 - bis redditi;
UNICO persone
fisiche indicando
il Codice Fiscale:
più plausibili di radicamento
del cristianesimo con le for-
97210180580 fatto viene descritto sia nel-
la sua esecuzione materia-
me culturali del nostro tem-
le sia nell’aspetto formale,
po. In questa prospettiva, la
vicenda del fondatore dei
“rosminiani” appare emble-
cioè nella consapevolezza
che don Giuseppe aveva
della testimonianza che di-
Non è una scelta alternativa
a quella dell’8 x mille
matica, soprattutto, come ha
venta martirio e nelle moti-
detto Benedetto XVI, per la
vazioni che hanno portato i
“carità intellettuale”, cioè la ri-
mafiosi a ucciderlo. Attin-
conciliazione della ragione
gendo dagli atti processuali
con la fede. Gli studi su al-
e dalle testimonianze rila-
cune intuizioni del sacerdo-
sciate dall’assassino, si ar-
te filosofo circa la vita della
riva alla conclusione che è
Chiesa, fanno cogliere chia-
stato realmente l’odio alla
ramente la sua avventura
fede il motivo dell’uccisione
umana e spirituale, testimo-
del parroco palermitano.
ne e profeta di quel volto di
Chiesa esperta in umanità
che il Concilio ci ha offerto.
NCvatmoeOcOlenqiNRcnguhRtioseenSItSaoaoIrPlevlseOFaepAnNrrgiensDnspoVaEserlEoNatictNtilZhvieDAeiseli.IibsETIprtAdelioibdirtsirriePrsiicecocEith.natRaeot--
BS APRILE 2010

4.2 Page 32

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ON LINE
Profilo del sacerdote salesiano don Emilio Pollice (1905-2008)
una vita intensa e lunghissima, tanto che ha superato il secolo.
L’AMORE PER GLI ALTRI
NON HA ETÀ di Giorgia Frisina
32
Don Pollice a 100 anni. Raggiante, ringrazia tutti
per la festa che gli hanno fatto.
Nato all’alba del 18 giugno del 1905 a Montagano,
un paesino a oltre 800 metri tra i boschi dell’Ap-
penino Sannita, presso Campobasso, si è spento
con i rintocchi di “È l’ora che pia... Ave Maria”, del 14
ottobre 2008, a Salerno, dopo aver raggiunto e supera-
to i 103 anni. “Un antenato ancora vivo!…”, ha detto di
lui, scherzando, un confratello che dopo una pausa ha
aggiunto: “… da venerare! ”. Don Emilio era sempre
fiero e felice di poter raccontare, da testimone o da
protagonista, avvenimenti esaltanti e sofferenze profon-
de sia della sua vicenda personale, sia della storia del-
la sua congregazione, sia di quella della sua patria. La
vita è un dono che deve diventare messaggio. Don
Emilio l’ha vissuta proprio così. E la vita donata, specie
attraverso l’apostolato, ti viene ricambiata con una
gioia superiore a quella che gode colui che la riceve.
Nel 1924 Emilio è ammesso al noviziato di Genzano e
dopo un anno divenne salesiano, ben conscio di ciò
che l’attendeva in futuro: rinunce, sacrifici e ragazzi,
ragazzi, ragazzi… da formare ed educare. Scrive: “La
notte precedente non dormii”. Lì, il 18 maggio del 1930
emise i voti perpetui e fu salesiano per sempre. Fu in
questo periodo che i fratelli, Raffaele e Roberto, ven-
nero anch’essi a Genzano, decisi a stare con Don
APRILE 2010 BS
Bosco come salesiani coadiutori e poi partire missio-
nari. In quel periodo il direttore don Eugenio Ceria e il
maestro don Angelo Fidenzio li distinguevano chia-
mandoli Pollice, Pollicino e Pollicetto – erano i tempi in
cui nei collegi salesiani era di regola chiamarsi solo
per cognome, mai per nome.
BARBIERE E BANDISTA
Nel novembre del 1926, “per salute malferma e persi-
stenti emicranie”, passò un periodo in famiglia. Decise
allora, per tesaurizzare il tempo, di prestare subito il ser-
vizio militare, senza aspettare il ventiseiesimo anno,
secondo la legge di allora riguardante i religiosi. Fu
accettato e assegnato alla Direzione Sanità di Bari. Tra-
scorreva tutto il tempo libero presso l’Opera salesiana
presente in città, con grande impegno e fedeltà religio-
sa. Nell’ottobre del 1930 s’iscrisse all’università Grego-
riana a Roma e ottenne la licenza con un “Bene proba-
tus”. Aggiunse così, alla sua determinata volontà, che
già lo sorreggeva nel dinamismo apostolico, anche una
notevole cultura. Il 30 luglio 1933, nella chiesa romana
di Sant’Ignazio veniva ordinato sacerdote assieme ad
altri cinque diaconi dal cardinale Marchetti Selvaggini.
Tutti e sei si recarono a piedi nella celebre chiesa senza
alcuna ostentazione. Don Emilio celebrò la prima messa
nella basilica del Sacro Cuore di via Marsala, dove Don
Bosco celebrò una messa di ringraziamento e pianse di
commozione. L’immaginetta ricordo recava scritto:
“Signore, che XIX secoli or sono dall’alto della Croce
dicesti HO SETE concedi a me che hai chiamato a coo-
perare alla divina opera della redenzione SETE DI ANI-
ME E ARDORE DI APOSTOLATO”.
GLI ANNI DELLA GUERRA
Iniziò a Civitavecchia il suo apostolato sacerdotale. Si
era in pieno tempo di guerra. Qui don Emilio sfoderò le
sue eccezionali qualità umane e sacerdotali. Doveva
animare le numerose e continue attività parrocchiali, con
tante associazioni: l’Azione Cattolica, la San Vincenzo,
le Dame patronesse; ma anche la San Filippo Neri per i
militari, l’oratorio; inoltre gestire il cine-teatro con spetta-
coli teatrali e operette, per le quali poteva profondere
tutta la sua passione per la musica, ereditata dal padre.
La comunità, in quel momento, aveva bisogno di un
punto di riferimento e di una guida tenace e sicura. Egli
riuscì a infondere negli animi dei confratelli la necessa-
ria tranquillità e sicurezza e trasmettere loro la convin-

4.3 Page 33

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Annus Sacerdotalis
Ed eccolo davanti alla torta del secolo, mentre la divide
per condividerla!
Una foto d’altri tempi: don Emilio con la sorella
Figlia di Maria Ausiliatrice e con il suo paesano
don Sandro Giancola, anche lui salesiano.
zione che bisognava spendersi senza misura, perché
l’opera fosse una presenza vitale al servizio di tutti.
Dobbiamo donarci senza risparmio; arruoliamo il mag-
gior numero possibile di persone che possono contribui-
re ad alleviare le sofferenze e i disagi provocati dalla
guerra”. Coinvolse un gran numero di laici i quali speri-
mentarono la gioia di essere utili a chi era nel bisogno.
Ne scaturì un volontariato dinamico e fortemente impe-
gnato. Nella città/porto le emergenze erano continue.
LA CATASTROFE
La catastrofe arrivò il 14 maggio 1943. Un micidiale
bombardamento seminò distruzione e morte: le case un
33
cumolo di rovine, la cattedrale sventrata, la gente in
fuga con il terrore negli occhi e l’odio nel cuore, il vesco-
vo a Tarquinia, il clero in altre località… Non tutto il cle-
ro: il direttore dei salesiani, infatti, restò al suo posto; i
disperati avevano ancora un luogo in cui chiedere aiuto,
un prete da cui sperare una parola di conforto… E
quando, dopo altre incursioni aeree, non poté più usare
la chiesa, allestì una baracca e continuò imperterrito il
suo apostolato. A fine guerra, fu inviato all’oratorio di
Genzano (1945-’46), un anno dopo si ritrovò vice parro-
co a Latina, dopo altri due anni a Grottaferrata, dove i
Ancora don Emilio durante il pranzo… del secolo!
Lo festeggiano l’allora ispettore don Franco Gallone
e il direttore don Antonio De Ciccio.
salesiani, oltre la parrocchia, officiavano la cappella pri-
vata della famiglia Romalli di Casal Morena. Proprio
quella fu affidata alla cura di don Pollice. “Qui ho com-
piuto un’opera del tutto eccezionale”, ha scritto. Infatti,
nell’estate del 1951 si recò assieme a un centinaio di
parrocchiani a Castel Gandolfo da Papa Pio XII. Appena
il Pontefice si affacciò dal balcone, i Morenesi mostraro-
no uno striscione con il quale chiedevano una chiesa
per la zona che ne era sprovvista. Il Papa, colpito da
questa iniziativa, alcuni giorni dopo mandò un suo inca-
ricato con 25 milioni, con i quali venne acquistato un ter-
reno di circa 10.000 m2 appartenente alla famiglia Belliz-
zi. Don Emilio s’impegnò allo spasimo e sorse la parroc-
chia di San Matteo Apostolo, ma i superiori non si senti-
rono di accettarla ed egli fu sollevato dall’incarico. Fu un
duro colpo, ma accettò come sempre l’obbedienza, fino
a quella di cambiare ispettoria.
NELL’ISPETTORIA MERIDIONALE
a scegliere la strada di Don Bosco. L’approdo fu un
punto di svolta nella vita di don Emilio e si rivelò un
dono del Signore. Anche don Pollice lo considerò un
dono divino. Si può dire che ricominciò tutto da capo
con nuova lena. Gli anni passavano, ma lui sembrava
sempre più giovane e pimpante, tanto da prendere la
patente all’età di sessanta anni per “decollare, dice-
va, alla ricerca di nuove vocazioni e non solo per
amarle, ma anche per sostenerle”. Il concetto base
su cui ritornava sempre era che la vocazione è un
fenomeno divino, ma la realizzazione ha bisogno di
mezzi umani, materiali, finanziari. E fu l’uomo delle
vocazioni. Adattava all’argomento una spiritosa usci-
ta di Don Bosco di fronte a un gruppo di persone ric-
che: “Signori! La soluzione sta… nelle vostre
tasche! . Nacque così la grande famiglia dei benefat-
tori delle vocazioni missionarie salesiane. Tali bene-
Fu così che nel 1963 accolse l’invito dell’ispettore fattori, eccellente strumento benedetto da Dio, supe-
don Antonio Marrone che lo conosceva intus et in rarono il numero di duemila. Si sentivano collaborato-
cute e lo stimava, tanto da aver visto in lui tanti anni ri di Dio e ne erano orgogliosi. Don Pollice è stato un
prima la persona di cui Dio si era servito per invitarlo salesiano grande. Di età, di senno, di cuore.
ٗ
BS APRILE 2010

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
RISCOPRIRE
L’OBBEDIENZA
Dieci regolette per far riscoprire l’obbedienza.
clima educativo, l’ubbidienza soffre
di cattiva pubblicità. In parte perché
è ingiustamente confusa con la sot-
tomissione. Contrariamente a quel-
la ottenuta con la costrizione, le mi-
nacce, l’umiliazione o anche con il ste due categorie. Le regole non ne-
ricatto affettivo, l’ubbidienza intelli- goziabili riguardano la sicurezza, le
gente fa appello alla partecipazione norme basilari sulla salute e i valori
attiva dei figli. Ecco dieci semplici fondamentali. Le regole negoziabili
piste praticabili
riguardano le preferenze personali,
le differenze di gusto, le opportunità.
1. Evitate la lotta per il pote- Su queste potete cedere, anche se
re. Il tono di voce e le parole l’atteggiamento che le accompagna
che usate possono determi- vi infastidisce.
nare la differenza tra una
rabbiosa lotta di potere e 4. Dite sempre che cosa fare e
uno spirito di reciprocità. La non che cosa non fare. Siate
chiave sta nel precisare le vo- chiari e precisi, informate in antici-
34
stre regole e le vostre richieste po e mettete per iscritto.
con chiarezza e con fermezza.
Evitate di mostrare collera 5. Trasformate le sfide in collabo-
quando dichiarate le vostre razione. Spiegate che la famiglia è
aspettative. Una manifesta- un gruppo: ogni individuo deve coo-
zione d’ira ha il solo effetto perare con gli altri alla realizzazione
di aumentare la resistenza di ciò che è meglio per tutti. Così una
al vostro messaggio.
famiglia di quattro persone può esse-
re paragonata a un’automobile: ognu-
2. Siate autorevoli. Esisto- no dei membri rappresenta una ruo-
no tre modi fondamentali di ta. Tutte e quattro le ruote devono gi-
essere genitori: la panna rare insieme: se si blocca una ruota,
montata, cioè il genitore per- l’auto devia dalla direzione desidera-
missivo che blandisce, suppli- ta; se una delle ruote si stacca, l’au-
ca, spesso cede e quindi ali- to si ferma. Ogni ruota è importante;
Obbedire non vuol dire
affatto rinunciare a scegliere
con la propria testa.
menta insicurezze; il muro di nessuna è la più importante.
cemento, i genitori che esigo-
no sottomissione assoluta e 6. Ponete fine al “tutto è dovuto”.
non danno spiegazioni: qualcosa ot- La convinzione di avere diritto a tutto
tengono, ma alimentano atteggia- non viene all’improvviso, si sviluppa
Q uando i padri si abituano
a lasciar fare ai figli tut-
to quello che vogliono,
menti di sfida e tendenza ai sotterfu-
gi; la spina dorsale, cioè i genitori
autorevoli che comprendono la ne-
solo respirando l’atmosfera culturale,
non si prende dalla televisione o da-
gli amici, ma comincia in casa. I
quando i figli non tengono conto al- cessità di stabilire dei limiti e di forni- bambini pensano di avere diritto a tut-
cuno delle loro parole, quando i mae- re solide basi educative ai figli. E nel to perché i genitori li hanno ricoperti
stri tremano davanti agli allievi e pre- farlo, li trattano nel modo in cui loro di diritti. Le cose cui hanno veramen-
feriscono blandirli, quando i giovani stessi vorrebbero essere trattati: con te diritto sono: l’amore, il sostegno e
finiscono per disprezzare le leggi rispetto e dignità.
la saggezza di un no.
perché non riconoscono più niente e
nessuno al di sopra di loro, allora ini- 3. Fissate regole che funzionino. 7. Mettete un freno alla maledu-
zia la tirannia”. Chi suona questo Esistono argomenti negoziabili e ar- cazione. Un bambino di cinque an-
campanello d’allarme? Qualche psi- gomenti non negoziabili. Se esami- ni che pronuncia un’osservazione
cosociologo televisivo? No, è Plato- nate le questioni di comportamento offensiva è abbastanza grande per
ne, un filosofo greco nato quattro- in casa vostra, scoprirete che cia- essere rimproverato e porgere le
cento anni avanti Cristo. Nell’attuale scuna di esse rientra in una di que- sue scuse.
APRILE 2010 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
OBBEDIENZA
VALORE SCOMODO
E FUORI MODA
È probabilmente l’atteggiamento che ha avuto
maggiori vicissitudini nella borsa valori che attribuisce
un significato alle qualità autentiche di una persona matura.
Platone l’aveva scritto
più di 2400 anni fa…
L’obbedienza era tradizional- sia perché costringe i grandi a
mente osannata, ma anche fa- un’autorevolezza affettiva e peda-
ticosamente riportata sia alla gogica che, purtroppo, non tutti pos-
dimensione della vita quotidiana, sia sono permettersi. Per quanto mi ri-
8. Insegnate il rispetto in casa. Non alle situazioni in cui bisogna dare una guarda, mi sono comportata così:
permettete mai ai figli di trattarvi in svolta decisiva alla realizzazione di ho cercato di far comprendere subi-
modo irrispettoso. Oggi è un compito un’esistenza; dal ’68 in poi è stata vi- to ad Alessandra e Claudio, durante
difficile, dati gli esempi di maleduca- tuperata come mancanza di coraggio l’infanzia e soprattutto nella preado-
zione e scortesia tra adulti: non salu- e di autonomia, come comoda dele- lescenza, che obbedire non vuol di-
tare, imprecare… I bambini sono ga agli altri delle proprie responsabi- re affatto rinunciare a scegliere con
bombardati da volgarità, cattiveria, in- lità. Oggi non si riesce a comprende- la propria testa; anche questo com-
tolleranza e linguaggio scurrile attra- re a che cosa essa possa davvero portamento, infatti, nasce da una
verso i mezzi di comunicazione.
servire; nella nostalgia del senso del- decisione personale che va attenta-
9. Siate il loro modello. I figli pren-
l’autorità e di ruoli e rapporti chiara-
mente definiti, il riferimento all’obbe-
mente motivata a livello interiore. Si
obbedisce soltanto quando si è con-
35
dono esempio da ciò che facciamo e dienza non è però così scontato, per- vinti di ciò che viene suggerito o,
non da quello che diciamo, perciò ché tutti – in primo luogo gli educatori per lo meno, quando si riconosce la
adottiamo i comportamenti che desi- – sono consapevoli che si tratta di un propria difficoltà nel valutare reali-
deriamo vedere nei figli; quindi parla- valore che va attentamente giustifi- sticamente una situazione, un pro-
te degli altri con rispetto ed empatia, cato, perché altrimenti rischia di es- blema. L’obbedienza, quella vera e
soprattutto delle persone diverse da sere respinto con decisione da parte giusta, è un atto di umiltà, non di
voi. L’intolleranza e i pregiudizi fanno delle nuove generazioni. Per i ragaz- sottomissione, che dice come si sia
presa molto rapidamente.
zi, infatti, obbedire significa un po’ disposti a scommettere su qualcosa
morire dentro; abdicare alla propria li-
10. Sconfiggete la sindrome da
“tutti gli altri...”. Avere successo con
i coetanei è importante soprattutto per
i preadolescenti. Durante gli anni del-
la scuola media la pressione sociale
raggiunge la massima intensità e i ra-
gazzi diventano vulnerabili, insicuri,
fanno continui confronti con amici, per-
sonaggi televisivi e altri ragazzi. Nota-
bertà intellettuale; rinunciare a guar-
dare le cose dal proprio punto di vi-
sta e ad assumere una responsabi-
lità personale di fronte agli eventi
della vita. Un vero e proprio attentato
alla ricerca di autonomia che caratte-
rizza gli anni della crescita, percepito
come una mancanza di fiducia da
parte degli adulti.
no come sono vestiti, che programmi
guardano, che cosa è consentito loro
fare o non fare. Come gestire le accu-
se di ingiustizia in modo affettuoso ma
deciso? Il segreto sta nel riconoscere
la loro protesta mantenendo nel con-
tempo la vostra posizione. Siate molto
chiari, quando imponete dei limiti. Non
᭿ Questi sentimenti e pensieri
non possono essere rigettati a cuor
leggero, soprattutto in famiglia, dove
si ha particolarmente a cuore la se-
renità dei figli e la presenza di un
clima relazionale che sia propedeu-
tico allo sviluppo umano dei ragaz-
lunghe spiegazioni per giustificare zi; e tuttavia noi genitori dobbiamo
ogni regola. Preparatevi alle loro pro- affrontare il difficile compito di spie-
teste e al loro risentimento. Ricordate gare perché l’obbedienza non è una
che fate un gran dono ai vostri figli se richiesta assurda, semmai invece
insegnate loro la capacità di tenere te- molto scomoda, sia perché chiede
sta alle delusioni e di sopportare le fru- loro di essere disciplinati e quindi
strazioni.
ٗ “diversi” in un mondo disordinato,
Obbedire non vuol dire
affatto rinunciare a scegliere
con la propria testa.
BS APRILE 2010

4.6 Page 36

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anche quando si fa fatica a com-
prenderne tutte le implicanze pre-
senti e future.
᭿ Dal canto mio, sono stata sem-
pre convinta che l’atteggiamento di
obbedienza non può che maturare
in presenza di un rapporto di stima
e di fiducia nei confronti dell’adulto;
in famiglia è un vero e proprio test
della credibilità e dell’autorevolezza
dei genitori nel richiedere cose sen-
sate e realisticamente proponibili.
Un bambino accetta una proposta
di suo padre o sua madre, perché
sente di poter fargli credito per
quanto riguarda le competenze e le
esperienze che ha accumulato, e
soprattutto intuisce che è una per-
sona onesta a livello intellettuale e
morale. Se il genitore non ha que-
sta credibilità, può essere perfino
giusto che un ragazzo diffidi delle
sue indicazioni, che suonano come
una pretesa piuttosto che uno sfor-
zo per orientare una giovane vita e
36
preservarla da gravi errori. Man ma-
no che i ragazzi crescevano, mi è
sembrato opportuno, però, consi-
derare l’obbedienza una tappa mo-
mentanea da perseguire, non un
obiettivo di lungo periodo; mi sono
abituata a ritenerla ancora un valo-
re, ma non ho voluto che occupas-
se i primi posti nella gerarchia del-
le cose che contano a livello edu-
cativo; se anche nella giovinezza
può essere funzionale alla costru-
zione di una personalità matura,
credo che sia qualcosa da ammi-
nistrare con molto equilibrio e
prudenza, per evitare di formare
identità deboli e dipendenti o, al con-
trario, ribelli e trasgressive. Lo am-
metto: questa scelta mi ha complica-
to la vita, ma non mi pento di essere
stata così parsimoniosa. Resto con-
vinta, nonostante tutto, che nella vita
di ogni giorno è meglio affrontare
confronti serrati con i giovani, piutto-
sto che arrischiarsi su una scorcia-
toia che non è detto che porti alla
meta; nei momenti più impegnativi
delle scelte esistenziali, noi genitori
dobbiamo accettare anche con sof-
ferenza di essere disarmati e quasi
impotenti, per continuare ad affer-
mare e custodire quella libertà re-
sponsabile che li renderà davvero
uomini e donne.
ٗ
APRILE 2010 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Classe 1900, nativo di Rossano Veneto, è morto nel 1989. La sua
pittura attraversa un secolo di storia. Artista prolifico ciò che
aveva da dire lo diceva con pennello e colori. A 40 anni si fece
gesuita. È una delle grandi firme artistiche del secolo XX. Si è
formato all’Accademia di Venezia e perfezionato a Parigi.
MARIO VENZO
I COLORI CHE PARLANO
Solo a 25 anni riuscì a
strappare il permesso di
studiare arte a Parigi, ma
dopo 3 anni papà Alfonso
gli tagliò i fondi e lui, pur di conti-
nuare, si trasferì in uno dei quar-
tieri più poveri della metropoli in
un “granaio”, freddo e decadente.
Ma così poté contattare De Chiri-
co, Savinio, Severini, De Pisis e
altri. Cominciò a partecipare a
mostre collettive, ma cominciò
anche una profonda crisi personale
che, tornato in Italia, sboccò nella
decisione irreversibile di farsi reli-
gioso nella compagnia di Gesù.
Dovette lasciare i pennelli per cin-
que anni ma… “dovette” ricomin-
ciare, per evitare una crisi ancor
più profonda. Venzo sembrava
nato per dipingere.
>> Un viaggio in Brasile segnò
una svolta nella sua espressione
artistica. Affascinato dalla natura
incontaminata, cominciò a usare
toni forti e quasi violenti del colo-
re che riuscivano a imprimere al
disegno una qualità unica descritta
da lui stesso attraverso espressioni
come “Parlare con il colore”. “Il
colore – parola”. Il catalogo delle
sue tele ne riporta 1965. Il suo
tema preferito erano i paesaggi:
un’esplosione di colori che rifletto-
no “pagine di vita”. Venzo in
genere non dipinge figure umane,
eccetto sua madre. Non dipinge
personaggi, eccetto Gesù e Maria.
>> Nella crocifissione che presen-
tiamo, il colore è dirompente,
drammatico. Maria ha stampata
addosso la stessa sofferenza del
figlio che sta morendo inchiodato
da infame sulla croce. I toni e i
colori del volto del Figlio sono
ripetuti in quello della madre,
come se ambedue fossero uniti
dallo steso destino. Anche fisica-
mente i due volti sono vicini, qua-
si alla stessa altezza, proprio per
significare che una croce altrettan-
to dolorosa è stata preparata per
lei, la Madre. Comunque su circa
2000 quadri, i soggetti religiosi
non sono più di 200. L’anima sua
libera s’è persa nella contempla-
zione della natura, dove Verzo ha
trovato quel che cercava: non solo
la soddisfazione di interpretare una
meraviglia del creato, ma anche la
convinzione di scorgervi chiare e
palpabili le tracce di Dio: “Io cer-
co nella natura l’armonia, come
legge suprema di Dio!”.
ٗ

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
AFORISMI di Franco Scillone
37
1) L’intelligenza ti apre l’universo
non per distruggerlo ma per amarlo di più.
2) Se annaffi la piantina per farne un albero,
ne devi seguire anche la crescita.
BS APRILE 2010

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
ACCIDIA di Sabino Frigato s.frigato@ups.crocetta.org
LA FATICA DI VIVERE
Era un vizio
quasi sconosciuto,
se non altro per
che vivono di corsa. Tutti accidiosi?
Per saperlo, basterebbe che spegnes-
sero computer e cellulare per qual-
che ora e se ne stessero soli con se
il vocabolo inusuale:
i ragazzi l’imparavano
a memoria
a catechismo e
stessi. Se la solitudine li angoscia e il
silenzio li spaventa: allora quell’a-
genda fitta e quel cellulare incollato
all’orecchio sono evidenti segnali di
un animo accidioso.
lo dimenticavano
dopo un giorno,
per i grandi risultava
un carneade. Ma oggi…
PERCIÒ…
Che cos’è l’accidia? È un malvive-
re e non è solo di oggi. Da sempre se
ne parla come di un male dell’anima.
Oggi, però, se la si guarda con preoc-
38
cupazione è perché ha intaccato il
occhi al mattino. Tutto gli pesa. Den- modo di vivere delle nostre società.
tro gli manca qualcosa che lo faccia Qualcuno ha scritto che è la “malattia
sentire vivo, interessato, disponibile. dello spirito contemporaneo”; un
Così l’artista bergamasco
Carlo Previtali rappresenta
l’accidia... sembra il distillato
dell’indolenza.
L’accidioso non è necessariamente
un pigro e un fannullone. Certamen-
te lavora, ma come uno scolaro svo-
gliato. Altre volte, per reazione alla
“gas inavvertito in ogni angolo del-
l’occidente” che ammorba “l’atmo-
sfera del nostro tempo”. Perché, oggi,
noi dovremmo essere tutti degli acci-
fatica di vivere, si lancia in un attivi- diosi? Eppure non siamo né pigri, né
Fino a qualche tempo fa chi
parlava dell’accidia? Ulti-
mamente basta cliccare su
un qualsiasi motore di ricer-
smo esasperato. Le sue agende sono
sempre fitte di appuntamenti, di im-
pegni, di incontri. Il cellulare squilla
di continuo. Oggi sono molti quelli
fannulloni; anzi, siamo superimpe-
gnati e protagonisti in mille situazio-
ni. Questo è esattamente il nocciolo
della questione. L’accidia si annida
ca per accorgersi che tra i vizi capita-
li la sconosciuta accidia ha ritrovato
un nuovo e preoccupato interesse.
Google, in effetti, della parola in
questione scodella 92 800 risultati.
Che cos’è dunque l’accidia? Per
molti è negligenza, indifferenza, in-
stabilità, pessimismo, sconforto,
noia, indolenza, pigrizia... e via elen-
cando. Per Evagrio Pontico – mona-
co del quarto secolo – essa è la para-
lisi dell’anima: obiettivo centrato!
L’accidioso è decisamente una per-
sona spenta fin da quando apre gli
Il vuoto rende impazienti
e fa detestare tutto ciò che si ha
facendo desiderare ciò che
non si ha.
APRILE 2010 BS

4.9 Page 39

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Qualche incisivo pensiero di Dante su ignavi o accidiosi:
E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: “Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?”.
Ed elli a me: “Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
che visser sanza infamia e sanza lodo”. (Inf. III, 31-36)
E ancora
“Non ragionar di lor ma guarda e passa” (Inf. III, 51),
e
“Questi sciagurati che mai non fur vivi” (Inf. III 64)
O lo stanco consiglio di Belacqua nel canto IV del Purgatorio che invita
il Poeta a salire senza di lui che proprio non ne ha nessuna voglia:
“Or va su tu che sei valente”.
nella frenesia del nostro tempo. “Ci I SEGNALI
sforziamo come matti di mostrare
ogni giorno nuovi interessi, tanti im- I segnali tipici di queste società
pegni, grande dinamismo; riempiamo accidiose sono fondamentalmente
con mille sciocchezze un contenitore due: il disinteresse per Dio; la verità
che per molti si è svuotato lentamen- e l’incapacità di relazioni stabili e
te: il cuore”. L’accidia attecchisce in durature.
L’accidia attecchisce in una vita
tutta giocata in superficie.
una vita tutta giocata in superficie, L’accidia è tendenzialmente un
nel fare e strafare: prima o poi da vizio ‘ateo’, nel senso che la man-
39
dentro affiora il vuoto: un vuoto intri- canza di passione per la vita soffo- SI PUÒ VINCERE?
so di nulla. Come riempirlo? È il
dramma di tante esistenze. Di qui la
moltiplicazione degli impegni e la ri-
cerca di diversivi. Il vuoto rende im-
pazienti e fa detestare tutto ciò che si
ha facendo desiderare ciò che non si
ha. E lo si capisce. Quando il giorno
successivo è uguale a quello prece-
dente, comincia a pesare e la voglia
di cambiare aumenta: basta con il so-
ca anche il desiderio di Dio e della
verità. L’uno e l’altra vanno insie-
me. L’indifferenza spirituale e il
disinteresse per Dio penetra la vita
di tanta gente. La stessa verità è
una prospettiva che non trova cul-
tori, semmai irrisione e derisione.
Per vivere, insegnano i maestri del
pensiero debole, bastano le proprie
opinioni.
Si può. I suggerimenti non man-
cano: non stupirsi dei propri limiti
e fallimenti; dare un senso a tutto
ciò che si fa; non rimandare le de-
cisioni da prendere; assumersi le
proprie responsabilità e, soprattut-
to, nei momenti in cui tutto è nero
e da buttare, compresi se stessi,
non cedere alla tentazione di ri-
lito lavoro che non realizza più; basta L’altro segnale è la facilità con cui mettere tutto in discussione arri-
con le relazioni e gli affetti di ieri che relazioni, amicizie e amori “eterni” vando a decisioni drastiche. Sug-
non gratificano più oggi. Cercare
sfumino nel breve giro di poco gerimenti saggi, ma per riavviare il
alternative è l’obbligo esistenziale
tempo. Che fare quando le re- motore della vita dobbiamo con-
del momento. In realtà, è so-
lazioni diventano tediose e vincerci che non siamo in questo
lo il segno della difficoltà a
frustranti, se non cercare gra- mondo per puro caso. Ogni uomo
reggere il peso delle responsa-
tificazioni inedite e più in- e ogni donna portano nel loro inti-
bilità, degli impegni e delle
tense altrove? Ma dove altro- mo una vocazione, una chiamata
fatiche di ogni giorno. E
ve? Drammatica e sconcertante alla vita. Uno se la scopre dentro
quando nella vita di un uomo
è l’esperienza di tanti giovani se sa ascoltarla. Seguirla è ritrova-
e di una donna questa diffi-
che per non affogare nella noia re la via della vita; è uscire dalla
coltà si accompagna all’amara
del lunedì-venerdì si tuffano propria solitudine e insoddisfazio-
sensazione di aver sbagliato
nello sballo del sabato sera e ne; è scoprire negli altri e con gli
un po’ tutto, allora scoppiano
in emozio- altri Chi riempie il cuore e dà sen-
le crisi professionali, matri-
ni forti: la so al presente e al futuro: Dio. So-
moniali, vocazionali e, ovvia-
cronaca, lo approdando in Lui, la vita vive.
mente, esistenziali. Il fenomeno è
purtrop- È questa la verità che sant’Agosti-
talmente pervasivo per cui nes-
po, è tutt’al- no ha sperimentato sulla sua pelle:
suna meraviglia se oggi l’acci-
tro che ava- «Dio ci ha fatti per Lui, e il nostro
dia viene sentita e sofferta co-
ra al ri- cuore è inquieto finché non trova
me il vizio di questa società.
guardo! quiete in Lui».
BS APRILE 2010

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
POTER VIAGGIARE
senza bisogno di fare testamento
di Severino Cagnin
Il 27 aprile 2010,
4a GIORNATA EUROPEA
DELLA SICUREZZA
STRADALE.
La patente sì,
ma chi guida
è responsabile di sé
e della vita altrui.
40
La piaga sociale
delle troppe morti
sulla strada
pesa sulla coscienza
di chi le provoca…
e non c’è medicina
in farmacia, che possa
tacitare la coscienza.
APRILE 2010 BS
L a mancanza di sicurezza stra-
dale è considerata una delle
massime piaghe sociali. Nell’a-
nalisi dei dati definitivi del
2007, quando a Parigi è stata istitui-
ta la Giornata, le vittime sono state
43.000, i feriti gravi 1.700.000 e i dan-
ni economici attorno ai 200 miliardi
di euro. Antonio Tajani, vicepresidente
della Commissione Europea, ha riba-
dito: “La Commissione si è fissata l’o-
biettivo ambizioso di salvare ogni
anno 25.000 vite a partire dal 2010”.
È anche vero che negli ultimi
cinque anni sono stati conseguiti
risultati importanti riguardo alla si-
curezza sulle strade, ma ancora in-
sufficienti. Occorre sensibilizzare
sempre maggiormente i giovani
sui pericoli della guida in stato di
ebbrezza e sotto l’effetto di sostan-
ze stupefacenti. La Giornata fa
pensare alle vere cause della strage
quotidiana, soprattutto tra i giova-
ni e di notte.
LA MEDICINA
È LA SCUOLA
La medicina contro gli incidenti
s’impara a scuola. Ecco l’esempio nel-
la provincia di Crotone, 61 mila abi-
tanti. L’Amministrazione della citta-
dina calabrese, capoluogo dell’omo-
nima provincia, ha organizzato, per
prova, in sei comuni “La settimana
della Sicurezza Stradale”, e i giova-
ni scout dell’Agesci sono stati per due
domeniche i vigili urbani per un gior-
no, controllando i percorsi in bicicletta
e assegnando la “Patente di buon
cittadino” ai più piccoli, ma commi-
nando anche simboliche multe!
Grande successo ha ottenuto an-
che il Katedromos (Catechismo del-
la Strada), per mille studenti delle
scuole superiori, con dati statistici,
messaggi forti e un incontro/spetta-
colo su incidenti in moto e scooter,
alternati da interventi comici.
GLI ERRORI SI PAGANO
SPESSO CON LA VITA
Ha commosso un filmato con im-
magini di errori mortali e testimonian-
ze di chi ha perduto i figli sulla strada.
Marisa, madre di Marco, morto in un in-
cidente, ha lanciato un messaggio ai ra-
gazzi presenti: “Alla vostra età si è pa-
dreterni, non può succedere a sé, mai;
sono sempre gli altri gli stupidotti che
fanno le imprudenze, che non sanno gui-
dare. Mio figlio era uno di quelli, sapeva
guidare, ma…”.
Anche su questo serio problema la
risposta sembra stare dalla parte del-
le radici: non alla superficie, non
pratica e facile, ma graduale, lunga e
impegnativa. Oggi la patente dell’a-
nima costa molto: l’amore per la vita
di ciascuno.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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ANIMA
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
Coltivare un’anima comporta inesorabilmente
dolore e ci espone all’assalto di chi,
senza scrupoli, si adopera per possederla.
tore oltreché interprete e ha ri- fa capolino, appena più di-
scosso immediatamente il plauso stesa, la melodia; ma l’affanno-
della critica, a dire il vero più per so ripetersi di locuzioni continua
la cura nella forma che per il con- e l’energica interpretazione lo fa
tenuto. La costruzione del brano cat- suonare quasi come una dichiara-
tura, infatti, fin dall’esordio: cellu- zione di esistenza, di positiva voglia
le ritmiche reiterate producono un di vita.
ostinato sul quale s’incastonano,
poco più che declamati, versi bre- >> È l’impeto di ogni giovane, è il
vi e brevissimi, in forma di ta- pulsare vitale della sua anima, il di-
glienti slogan e in cui la sintassi qua-
si non è rintracciabile. Percussioni,
battersi tra slanci, dolori, dubbi, ri-
pensamenti, nuovi slanci. È il desi-
41
basso e rade chitarre continuano il derio di comunicare che si è orgo-
gioco, le parole si giustappongono gliosi di quel movimento interiore e
facendo leva sull’effetto fonetico del non lo si vuole svendere; esso, per
loro accostamento; l’eloquio scor- essere appagato, ha bisogno di fi-
re liquido contenendo in qualche ducia, verità, genuinità. A noi il com-
modo la rugosità del ritmo. Nel ri- pito di raccogliere questa sfida e ri-
Il mercato discografico italiano tornello, mentre la batteria e le chi- spondere provando a indirizzare po-
si nutre ormai abbondantemen- tarre ispessiscono l’arrangiamento, sitivamente questa carica.
ٗ
te dei personaggi che frequen-
tano i talent-show televisivi, illu-
dendosi forse di trovare in tal mo- ANIMA di Damiano Fiorella
do una strada per fronteggiare la
“perdita di valore” dovuta all’in-
sulsa pratica di scaricare illegal-
mente e gratis la musica attraver-
so la “rete”. Tra i vari artisti emer-
Anima anima anima / anima anima anima
Ci vuole chi ti vuole ti duole / ci vuole
chi ti vuole ti duole
Ci vuole
Lacrime all’anima lacrime / lacrime al-
Ci vuole
Lacrime all’anima lacrime / lacrime al-
l’anima lacrime
Ci vuole più calore ti duole / ci vuole più
calore ti duole
genti fuoriusciti da tali program-
mi, molti hanno la tendenza a
uniformarsi e ripetersi nello stile
e nei contenuti, altri (pochi) sem-
brano distinguersi e attirano mag-
giormente la nostra attenzione.
Uno di essi è Damiano Fiorella.
>> Di professione attrezzista tele-
visivo, barba folta da intellettuale
vecchia maniera, sguardo cari-
smatico e voce profonda, nono-
l’anima lacrime
Ci vuole più calore ti duole / ci vuole più
calore ti duole
Ci vuole
Prendimi l’anima prendila / prendimi l’a-
nima prendila
Ci vuole più rumore ci vuole / ci vuole
più rumore ci vuole
Ci vuole
Ci vuole più contatto / ci vuole più
petto / ci vuole più rispetto
Ci vuole più contatto / ci vuole più
petto / ci vuole più rispetto
Prendi chi ti vuole chi ti duole rendi /
Ci vuole
Prendimi l’anima prendila / prendimi l’a-
nima prendila
Ci vuole più rumore ci vuole / ci vuole
più rumore ci vuole
Ci vuole
Ci vuole più contatto / ci vuole più
petto / ci vuole più rispetto
Ci vuole più contatto / ci vuole più
petto / ci vuole più rispetto
Prendi chi ti vuole chi ti duole rendi /
prendi chi ti vuole chi ti duole rendi
Anima anima anima / anima anima anima
Ci vuole
stante sia stato eliminato dal con-
corso canoro cui ha partecipato,
Damiano è riuscito a dare alle
stampe il singolo Anima di cui è au-
prendi chi ti vuole chi ti duole rendi
Anima anima anima / anima anima anima
Ci vuole chi ti vuole ti duole / ci vuole
chi ti vuole ti duole
Ricordare il dolore / bisogna ricordare
l’amore
BS APRILE 2010

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 02-09-1971 n. 959, e la
Fondazione Don Bosco nel
mondo (per il sostegno in parti-
colare delle missioni salesiane),
con sede in Roma, riconosciuta
con D.M. del 06-08-2002, pos-
sono ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o alla Fondazione
Don Bosco nel mondo, con sede
in Roma) a titolo di legato la
somma di …, o titoli, ecc., per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
42
in Roma (o alla Fondazione Don
Bosco nel mondo, con sede in
Roma) l’immobile sito in… per i
fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o alla
Fondazione Don Bosco nel
mondo, con sede in Roma) la-
sciando ad essa quanto mi appar-
tiene a qualsiasi titolo, per i fini
istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso
e leggibile)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
Fondazione Don Bosco nel mondo
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612658 – Fax 06.65612679
APRILE 2010 BS
I NOSTRI MORTI
SABATTI sac. Lucio, salesiano
† Brescia, il 23/09/2009, a 71 anni
Settantunenne, tornato in patria per un po’
di riposo a Magno (BS) e celebrato il 45°
di sacerdozio, fu colpito da una grave cri-
si cardiaca, da cui non è riuscito a ripren-
dersi. Sua ferma volontà era tornare in Ar-
gentina per consumarvi le sue ultime
energie al servizio dei poveri. Parroco per
35 anni in parrocchie di frontiera, aveva a
cuore soprattutto i ragazzi abbandonati, i
giovani sbandati e le famiglie in difficoltà
dei quartieri popolari e delle missioni. Li
aiutava in ogni modo. Coinvolgeva in que-
sto impegno anche i parenti, gli amici, i
compaesani. Aveva attenzione e cura per
le strutture indispensabili per la vita par-
rocchiale: chiesa, cappella, aule per il ca-
techismo, ecc. Prima di partire per le mis-
sioni era stato una decina d’anni ad Are-
se (MI) con i ragazzi a rischio e a Sesto
San Giovanni con i giovani operai. Uomo
di forte volontà, e profonda spiritualità,
non si arrendeva di fronte agli ostacoli; era
il buon pastore, allegro e cordiale, pronto
all’accoglienza, ottimista e sereno che riu-
sciva a trasmettere il suo entusiasmo per
il Signore e per Don Bosco.
CASANOVA sig. Aldo, cooperatore,
papà di un salesiano,
† Novi Ligure (AL), il 26/10/2009, a 87 anni
Non ha potuto raggiungere i cent’ani, co-
me avrebbe voluto, ma ha vissuto una lun-
ga esistenza circondato dai figli e dai ni-
poti, ai quali era particolarmente affezio-
nato e che gli sono stati vicini anche negli
ultimi mesi di sofferenza. Con la moglie
Rina, che lo ha preceduto dieci anni pri-
ma nel viaggio verso l’eternità, ha avuto
la gioia di dare alla congregazione sale-
siana don Marco, il figlio più giovane. Fino
a quando l’età e le condizioni di salute
glielo hanno consentito, ha partecipato at-
tivamente alla vita del Centro cooperatori
di Novi Ligure. Sempre presente alle atti-
vità organizzate dell’associazione coope-
ratori, nei momenti di fraternità e nelle li-
turgie. Lo ricordiamo in particolare a
quanti lo hanno conosciuto in queste oc-
casioni di vita associativa.
SOLAROLI sac. Ercole, salesiano
† Makati (Filippine), il 19/11/2009,
a 82 anni
Un uomo di grande energia, grande zelo,
grande cuore. Ha amato i giovani profon-
dendo per loro le sue doti migliori, sem-
pre con entusiasmo, ma anche con intel-
ligenza e con quella sensibilità apostolica
che è propria dei veri missionari. Dalla na-
tia Faenza, infatti, don Ercole, diventato
prete, dopo aver trascorso due anni in Ci-
na e cinque in India, sbarca nelle Filippi-
ne e lì lavora con tenacia fino agli ultimi
suoi giorni. Dotato di una formidabile pro-
pensione per le lingue, è riuscito a impa-
rare il cinese a Shangai, il kashi a Shil-
long, il tagalog nelle Filippine. Fu una be-
nedizione per tanti giovani e tanta gente,
con le sue iniziative che sembravano a
molti, anche ai suoi superiori, un po’ uto-
pistiche e che tuttavia fecero del gran be-
ne e suscitarono attenzione e stima per la
sua persona. Difficile dimenticarlo.
BELLOLI sr. Luigia, Figlia di Maria
Ausiliatrice,
† Orta San Giulio (NO), il 29/12/2009,
a 91 anni
Dopo la professione lavorò in cucina per
62 anni, a Novara “Immacolata”, Novara
Olcese, Intra, Novara casa addetta ai Sa-
lesiani, Pavia “Maria Ausiliatrice”. Rac-
conta di sé: “Ho fatto volentieri, con amo-
re, la cuciniera, mi sono trovata bene, mi
riempiva di soddisfazione vedere conten-
ta la comunità; e i confratelli salesiani ci
aiutavano molto spiritualmente”. Le testi-
monianze delle suore che vissero con lei
confermano le sue parole: la dicono at-
tenta ai bisogni di ciascuno, cordiale e
sempre sorridente, pronta a tutte le ri-
chieste del servizio comunitario, senza
particolarità, senza pretese, sempre con
modi garbati e con tanta bontà nel perdo-
nare e nel chiedere scusa. Se l’ufficio che
svolgeva non le dava la possibilità di es-
sere a contatto con le giovani, tuttavia
sentiva in sé il desiderio di fare tutto il be-
ne possibile.
MOSCATELLI sr. Franca, Figlia
di Maria Ausiliatrice,
† Nizza Monferrato (AT), il 02/01/2010,
a 81 anni
Donna appassionata, «ai giovani ha dedi-
cato la sua vita senza risparmiarsi, accet-
tando col sorriso le fatiche derivanti dalla
sua missione: seguire il cammino traccia-
to da San Giovanni Bosco». Fu questo il
riconoscimento della gente e delle auto-
rità di Nizza, che nel 2006 le conferirono
il Premio Campanon della cittadina. Il pre-
mio riconosceva a suor Franca di essersi
distinta “per l’impegno lavorativo assiduo,
svolto nel silenzio della quotidianità, ca-
ratterizzato dallo spirito di dedizione nei
confronti e a beneficio dell’intera comu-
nità”. Il documento continua, esplicitando
meglio le motivazioni di questa onorifi-
cenza: “Suor Franca ha vissuto quotidia-
namente assolvendo a tutti i suoi impegni,
in convento e nella comunità nicese, col-
laborando anche con i parroci per portare
i nostri ragazzi alla frequentazione della
messa domenicale e del catechismo”.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”

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MM iill
eessee Savina Jemina
AAPPRRILIELE
PIANTE DELLA BIBBIA
OLIVO
Da sempre, l’olivo è coltivato per
l’olio e per il legno, duro e levigabile
(nella mitologia greca è servito per
la clava di Polifemo). Varie culture
gli attribuiscono significati religiosi: è
sacro ad Atena, dea della saggez-
za, è simbolo di pace (cfr racconto
del diluvio, Gn 8,11). Nella Bibbia
l’olio è segno della luce e, quindi,
attributo di Dio; della benedizione
divina (Dt 8,7) e dei figli “virgul-
ti d’olivo” (Sal 128,3); è usato per
consacrare i sacerdoti (Lv 8,30) e
incoronare i re. È presente nelle pa-
rabole evangeliche delle dieci ver-
gini (Mt 25,3) e del “buon samarita-
no” (Lc 10,34); è usato dalla “pec-
catrice” che versa olio profumato
sui piedi di Gesù (Lc 7,37). Le letture
della Settimana Santa ricordano
che Gesù è arrestato sul Monte de-
gli Olivi dove si vedono ancora og-
gi piante risalenti all’epoca. È una
delle piante più citate nella Bibbia
(287 volte). Nella liturgia cattolica,
l’olio benedetto è usato per ammi-
nistrare 4 sacramenti: Battesimo,
Confermazione, Ordine e Unzione
degli infermi.
SANTUARI MARIANI
S. MARIA
DELLA CROCE,
A CREMA (CREMONA)
All’origine del santuario
c’è una tragedia familia-
re: il 3 aprile 1490, Cateri-
na degli Uberti è colpita
a morte dal marito; prima
di spirare, le appare la
Madonna che la confor-
ta, e porta l’assassino a
consegnarsi alla giustizia.
Da allora, in quel luogo si
verificano fatti miracolosi,
e Crema affida la costruzione di
un santuario a Giovanni Batta-
glio che crea un edificio basato
sulla figura dell’ottagono, richia-
mo ai sette giorni della creazio-
ne e all’ottavo della risurrezione.
Nel 1514, però, dopo l’assedio di
Crema da parte di Massimiliano
Sforza, la chiesa, danneggiata,
cade nell’abbandono. Alla fine
del Seicento, subentrano i car-
melitani scalzi fino alla soppres-
sione degli ordini religiosi, del
1810; la chiesa, invece, è con-
servata al culto. Nell’aprile 1869
alcuni sacerdoti in visita vedono
aprirsi e chiudersi gli occhi della
Madonna e del Bambino, lì raffi-
43 gurati. Iniziano i pellegrinaggi, e
il 20 giugno 1992 il santuario
accoglie anche papa Giovanni
Paolo II.
PRETI SCIENZIATI PIERRE TEILHARD DE CHARDIN
Pierre Teilhard de Chardin
nasce il 1° maggio 1881 nell’Al-
vernia francese. Entrato nei
Gesuiti, nel 1914 ottiene il dotto-
rato di ricerca in Paleontologia,
a Parigi. Nel 1929 partecipa alla
scoperta dell’Uomo di Pechino.
Nel ’50 è nominato membro
dell’Accademia delle Scienze
di Parigi. Poi, su richiesta dei
superiori, lascia la capitale fran-
cese per New York. Prosegue le
ricerche paleontologiche e in
Africa studia il fossile Austro-
lopithecus. Muore il giorno di
Pasqua, il 10 aprile 1955, per
infarto. Pur apprezzato per le
vaste conoscenze scientifiche
e la profonda spiritualità, il suo
pensiero crea controversie al
punto che le sue opere subisco-
no “moniti” dell’allora Sant’Uf-
fizio. Poi, Teilhard è rivalutato e
oggi è considerato l’uomo che
“insegnò a trovare Dio in tut-
te le cose”, ponte tra la cul-
tura scientifica e il pensiero cri-
stiano.
BS APRILE 2010

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P RIMA PAGINA Francesco Motto - fmotto@sdb.org
tagion
UNA SPIRITUALITÀ…
PRODUTTRICE DI SANTI
Fedele successore di Don Bosco, don Rua si impegnò a trasmettere
il patrimonio spirituale ereditato, con un’applicazione forse più rigorosa ed estesa,
corrispondente alla sua naturale predisposizione e formazione.
Se sul piano teologico/dogmatico in tempi di
modernismo diffuso tra gli ecclesiastici, don
Rua si tenne estraneo a innovative convinzioni
scientifiche acquisite dall’esegesi e dal metodo cri-
tico/storico applicato alle origini cristiane, sul ver-
sante teologico/morale fu invece favorevole a un
“benignismo” che non compromettesse l’ineludibi-
le ascetica del cristiano e del religioso. Dove mag-
giormente si evidenziò la sua personalità spirituale
fu l’ascesi che andava strettamente connessa con la
nozione di vita spirituale da lui assunta: lo stato
religioso obbligava a sforzarsi “di salire alle più
44 alte cime della santità”. Tale ascesi, che in don
Rua sembra uno strappo all’affabilità e flessibilità
di Don Bosco, viene “recuperata” al genuino spiri-
to salesiano dalla necessità della “santa allegria”.
Giustiniani Paolo Figallo (particolare).
Non per nulla riuscì a coniugare l’innata austerità nella fedeltà a tridui, novene, celebrazioni con
con una paternità piena di delicatezze, tanto da fasto liturgico e per l’Immacolata solennità di canti,
essere definito, in vita, “un sovrano della bontà”, processioni, rosari, giaculatorie, singolare attenzio-
oltre che “il ritratto di Don Bosco”.
ne a ogni 24 del mese, soprattutto a quello di mag-
gio. Nel 1903 fece solennemente incoronare qua-
>> Fondamento della spiritualità salesiana per don dro e statua di Maria Ausiliatrice a Valdocco – cui
Rua sono la pazienza nell’educare i giovani, la nel 1909 si abbinò S. Maria Liberatrice a Roma,
carità che copre una moltitudine di peccati, l’u- quando si inaugurò il suo nuovo tempio, per redi-
miltà fino a mortificare le proprie inclinazioni mere una popolosa periferia preda di un socialismo
nell’obbedienza religiosa, lo zelo per le anime, la con forti venature anticlericali.
vita sacramentale, la povertà che, praticata nel
rigore dello stretto necessario e nel distacco affetti- >> Don Rua continuamente ribadiva che l’opera
vo, preserva dalla rilassatezza, porta a unirsi a Dio salesiana era “opera di Dio”, e si doveva essere a
e fa fioccare benedizioni e molteplici offerte dei Lui riconoscenti per essere stati scelti a strumenti per
benefattori. In don Rua primeggia la devozione del sostenerla. I trionfi dei salesiani erano trionfi di Dio;
Sacro Cuore, tanto da consacrargli, il 31 dicembre il lavoro dei salesiani era il lavoro di Dio. Don Rua
1900, tutta la società salesiana. In quell’occasione non ha scritto opere spirituali di livello scientifico,
inviò una “istruzione”, che faceva emergere spunti neppure ha inteso accreditarsi come divulgatore del-
di spiritualità esperienziale da realizzare nelle ben la teologia spirituale. Ma le minuziose e precise
note pratiche dei Nove Uffizi, della Guardia d’O- regole di comportamento ascetico da lui date, i suoi
nore, dell’Ora Santa, dell’Apostolato della Preghie- consigli scheletrici tanto da sembrare burocratici,
ra, dei Nove Venerdì del mese. La congregazione è erano in realtà frammenti essenziali di norme peda-
considerata come “una falange, un esercito che a gogiche, che sulla traccia delle intuizioni del Siste-
Lui si offre” poiché dalla gratuità del Suo cuore è ma preventivo hanno prodotto dei santi, sia fra gli
nata. Don Rua sottolinea il nesso inscindibile tra educatoci – don Augusto Czartoryski (1858-1893), e
Sacro Cuore e devozione a Maria Ausiliatrice. La madre Maddalena Morano (1847-1908) – sia fra gli
Madonna è presentata come l’intermediatrice di educandi – Ceferino Namuncurá (1886-1905) e Lau-
una moltitudine di grazie. La risposta si realizza ra Vicuña (1891-1904).
ٗ
APRILE 2010 BS

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BS APRILE 2010

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IN PRIMO PIANO
redazionale
Prof. TERESIO FRAIRE
Salesiano laico dal 1963,
già preside a Valdocco
e incaricato delle scuole
salesiane dell’ispettoria;
ora preside presso l’istituto
salesiano di Bra e referente
delle scuole cattoliche
della Diocesi di Torino.
Che cosa ne dice della voglia di studiare degli scolari italiani?
Tolte lodevoli eccezioni, bisogna ammettere che il livello è sceso.
Questo non va imputato solo alla scuola e alla famiglia. I modelli pro-
posti ai giovani, specie attraverso i media, non invogliano certo all’im-
pegno e al sacrificio in nome di grandi valori.
Secondo una sua valutazione, quali sono le carenze più evidenti
della scuola italiana?
Secondo gli esperti sono tre: autonomia, qualità e parità. Senza di esse
il sistema scolastico italiano non decollerà. L’Italia è tra gli Stati che più
investono nella scuola, con dei risultati alquanto deludenti. Finché si
continuerà con il quasi monopolio statale dell’istruzione, senza una re-
golata concorrenza, il “prodotto” non potrà migliorare. La scuola non
statale è tollerata e mortificata sul piano economico. Le famiglie italia-
ne, specie le meno abbienti, non possono concretamente esercitare il loro
diritto/dovere di scegliere la scuola per i loro figli, in base all’art. 30
della Costituzione.
Che cosa ne dice della dizione “scuola pubblica” e “scuola privata”?
Non è corretta. Le scuole cattoliche sono paritarie e svolgono per leg-
ge un servizio pubblico come le scuole statali: quindi sono entrambe
“scuole pubbliche”. Le scuole private sono altre, quelle che non hanno
gli stessi diritti e doveri delle statali e delle paritarie. Bisognerebbe par-
lare sempre di “scuole statali” e “scuole paritarie”. Chi non accetta le no-
stre scuole, invece, preferisce relegarci al rango di “scuola privata”.
Ma una qualunque forma di sostegno alla libertà di educazione non
toglierebbe fondi alla scuola statale, che chiede maggiori risorse?
Lo Stato spende per un alunno della secondaria circa 8000 all’anno.
Nella nostra scuola una famiglia ne spende circa 3000, compreso pre-
scuola e doposcuola. Lo Stato risparmia con l’esistenza delle nostre
scuole più di 6 miliardi di euro l’anno. Altro che sottrarre soldi alle
scuole statali!… Oggi lo Stato concede contributi solo alle scuole del-
l’infanzia e alle primarie.
Ritiene valida la scuola salesiana?
Più che i gestori, dovrebbero rispondere i genitori. Se ancora tanti
cercano le nostre scuole e sono disposti anche ad affrontare dei sacrifici
per l’istruzione e l’educazione dei loro figli, significa che la scuola sale-
siana è ancora valida. Bisognerebbe però che la comunità cristiana fosse
più consapevole.
Come conciliare scuola e religione?
La scuola è trasmissione ed elaborazione di cultura. Guai se questa si
sviluppasse in contrasto con la fede. La ragione può e deve essere aperta
alla realtà in tutti i suoi fattori, compreso il mistero che essa si porta dentro.
Questo atteggiamento della ragione, umile e aperto al trascendente, costi-
tuisce una base solida per la fede, che non può fare a meno della ragione.
SANTINHA
Sette anni. Morta. Ma di
che cosa è morta? Nessuno lo
sa e forse mai si saprà. È
morta e basta. Stava male.
Che male? Nessuno lo sa!
Causato da che cosa? Ancora
una volta nessuno lo sa. San-
tinha, un volto da bambolotto
nero e una bara di legno po-
vero. Tutto qui. Ma perché
non l’hanno portata alla clini-
ca? La domanda era legittima
e in tanti se la sono fatta di
fronte alla sua piccola bara.
Ma la risposta è semplice e
terribile: la mamma non li
aveva 1000 dollari per la cli-
nica che avrebbe potuto sal-
varla. Allora l’hanno portata
all’ospedale pubblico: dottori
47
assenti o incompetenti, tan-
gente all’infermiere per esse-
re visitata, lentezze burocrati-
che che in questi casi signifi-
cano lentezze colpevoli. Così
Santinha se n’è andata. Stesa
sul tavolo da cucina del suo
povero quintal, due metri per
due, con la carezza dolce del-
la mamma, dignitosa nel suo
dolore, e gli occhioni lucidi
di lacrime delle bimbe del
suo gruppo parrocchiale. Così
si muore, troppo spesso, in
Angola. Troppo spesso, sì, e
senza una ragione sufficiente.
(S. F. Tollu)
BS APRILE 2010

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli
Don Bosco secondo Garlaschi.
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
CHIESA
di Silvano Stracca
Centesimus annus (10c)
ANNIVERSARI
di Raffaele Lindt
Vi lascio davanti a una porta aperta
VIAGGI
di Manieri Giancarlo
La terra dei Faraoni