Bollettino_Salesiano_201002

Bollettino_Salesiano_201002

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top
Mensile - Anno CXXXIV - nr. 2
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 2/2010
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Febbraio 2010

1.2 Page 2

▲back to top
2010 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
IL VANGELO
AI GIOVANI
La nascita dell’atteso
Il Vangelo di Giovanni, l’ultimo a
essere scritto e che in qualche
modo riflette la maturità della
“In questo consiste l’amore, non noi
abbiamo amato Dio, ma egli ha
amato noi e ha inviato il Figlio suo”
fede delle prime comunità cristia- (1Gv 4,10). È il nucleo centrale del-
ne, sintetizza il mistero di Gesù in la fede: affermare che Dio è Amore
una frase semplice ma di densità vuol dire che non è solitudine ma
incomparabile: “La Parola si fece comunità di Persone, Famiglia, Tri-
carne, e venne ad abitare in mez- nità. Per questo la grande notizia (il
zo a noi” (Gv 1,14). Viene usato un “Vangelo”) è che ha voluto crearci
vocabolo elementare: parola. Nel capaci di amare e di ricevere amo-
campo dei rapporti tra persone, non re, chiamati a partecipare della sua
potendo leggere l’intimo di ciascu- Vita divina in quanto figli e figlie,
no, ci si può conoscere solo attra- simili a Gesù Cristo, suo Figlio.
verso la comunicazione. Dire a
qualcuno ti amo, mentre manifesta >> Una bella espressione della
la profondità del cuore di chi si saggezza latina dice: “Amor, aut si-
2
Il Verbo si è unito
esprime in questo modo, raggiunge miles invenit, aut similes facit” (l’amo-
anche il centro vitale della persona re o si manifesta tra uguali o rende
all’umanità senza perdere che ascolta, stabilendo un rapporto uguali coloro che si amano). Tra Dio
la divinità; egli si è fatto
piccolo, senza perdere
nulla della sua grandezza
nuovo e, possibilmente, definitivo.
Creature limitate, non possiamo
conoscere il mistero infinito di Dio.
Se non ce lo avesse manifestato,
e noi, creature deboli e peccatrici, l’a-
bisso è infinito. Ma il Padre ha voluto
superare questo abisso inviando suo
Figlio, come prova massima d’amore,
(sant’Agostino). non avremmo potuto nemmeno a condividere la nostra vita incarnan-
immaginare che ci potesse amare: dosi nel seno verginale di Maria, per
“L’Unigenito Dio… egli ce lo ha rive- opera dello Spirito Santo e nascendo
lato” (Gv 1,18). Eppure, a differenza come bambinello, fragile e indifeso,
della relazione umana, in cui la nella mangiatoia di Betlemme. Spes-
parola può essere un suono vuoto so, in un tempo di pluralismo religioso
o anche una menzogna, quando com’è quello in cui viviamo, si sente
Dio vuole “parlarci” lo fa nel modo dire: “Anche nelle altre religioni esiste
L’amore rende uguali coloro
che si amano.
più incredibile, ci consegna ciò che l’idea della divinità che si fa uomo”.
più gli è caro, il suo stesso Figlio: Sì, ma non è la stessa cosa, e non si
tratta nemmeno di qualcosa di simile.
In primo luogo perché all’infuori della
fede cristiana questa ‘incarnazione’
non avviene per amore; in secondo
luogo, perché non si colloca nella sto-
ria, ma nella dimensione del mito; e
finalmente, perché consiste semplice-
mente nell’apparire in figura umana,
senza assumere pienamente e con
tutte le sue conseguenze la nostra
condizione umana, come invece ha
fatto Gesù. Uno dei più grandi inna-
morati di Cristo, sant’Ignazio di Antio-
chia, percepì così vivamente il perico-
lo di comprendere in questo modo
l’incarnazione, che nella sua meravi-
gliosa lettera ai Romani, prima del
martirio, scrive: “Vi è chi afferma che
FEBBRAIO 2010 BS

1.3 Page 3

▲back to top
Venne ad abitare in mezzo a noi
(Umberto Gamba).
Gesù Cristo era uomo solo in appa-
renza e che soffrì solo apparente-
mente… come se le catene che porto
per lui fossero pura apparenza!”.
>> In questo piano meraviglioso di
Dio non poteva mancare la collabora-
zione umana. Non perché Dio sia im-
perfetto, ma perché il suo Amore non
vuole prescindere dalla nostra rispo-
sta. Nella “pienezza dei tempi” (Gal
4,4) incontriamo una Donna che nel-
la propria vita ha lasciato totalmente
spazio alla volontà di Dio: “Si faccia di
me secondo la tua Parola”. La Chie-
sa ha valorizzato tanto questa colla-
borazione che chiama la celebrazio-
ne annuale dell’Incarnazione Solen-
nità dell’Annunciazione. Il “sì” di Ma-
ria si prolunga lungo tutta la sua vita,
anche nell’ora amara e umanamente
incomprensibile della Croce, conver-
tendosi così nella Madre dei “fratelli e
sorelle di Gesù” (cf. At 1,14-15). Co-
me Famiglia Salesiana, fedeli a Don
Bosco, credere nell’Incarnazione del
Figlio di Dio ci porta a prendere sul
serio che “si è fatto come noi in tutto,
eccetto il peccato” e, quindi, a valo-
rizzare tutto ciò che è umano. Non è
un caso che nella messa del nostro
padre e fondatore ascoltiamo il testo
della lettera ai Filippesi: “Fratelli, tutte
le cose vere, tutte le cose onorevoli,
tutte le cose pure, tutte le cose ama-
bili, tutte le cose di buona fama, quel-
le in cui è qualche virtù e qualche lo-
de, siano oggetto dei vostri pensieri”
(Fil 4,8). Terenzio poté dire: “Sono uo-
mo e nulla di ciò che è umano mi è
estraneo”. Possiamo anche andare
oltre e affermare: “Sono cristiano e
nulla di ciò che è umano lo considero
estraneo, perché è stato divinizzato
in Gesù Cristo”.
ٗ
Febbraio 2010
Anno CXXXIV
Numero 2
Mensile - Anno CXXXIV - nr. 2
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 2/2010
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Febbraio 2010
In copertina:
Finché il volontariato
non muore c’è speranza.
Il dono di parte del proprio
tempo, spesso proprio
quello delle ferie, è segno
di una sensibilità
che da sempre
accompagna soprattutto
i giovani.
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Le encicliche sociali (9b)
di Silvano Stracca
VOLONTARIATO
14 45 giorni a 3000 metri
di Giovanni Eriman
VIAGGI
18 Sogni avverati? (b)
Giancarlo Manieri
ATTUALITÀ
20 EU senza volto / Vila Piloto
di L. Verdone / S. Manoni
IL TEATRO DI DON BOSCO
23 Il sogno di una vita
a cura di Michele Novelli
FMA
28 Una casa aperta
3
di Maria Antonia Chinello
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
http://biesseonline.sdb.org
SALESIANO
O
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
e-mail: <biesse@sdb.org>
Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO - ONLUS
Banca Intesa - Fil. Roma 12
IBAN: IT 20 P030 6905 0640 0000 3263199
Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS FEBBRAIO 2010

1.4 Page 4

▲back to top

1.5 Page 5

▲back to top
RIBALTA
G IOVANI
di Alessandra Mastrodonato
SONO QUELLO
CHE SOGNO
Spinoza diceva che “il desiderio è l’essenza dell’uomo”.
E, in effetti, come potremmo mai concepire una vita senza
desideri, un’esistenza senza sogni?
C Chi desidera è vivo!
Meglio: chi è capace di sognare e
crede nella bellezza dei propri sogni
è “giovane”, anche se dovesse avere
ottant’anni. In effetti, è proprio dei
giovani sperimentare in maniera più
sforzarci di custodire i nostri sogni,
di arricchirli di senso, di orientarli
verso traguardi esigenti e di
impegnarci per realizzarli. Ma, prima
ancora, è necessario operare un
continuo discernimento per cercare
intensa e pervasiva la forza del di riconoscere, tra i tanti desideri che
desiderio, quale che sia il campo in
ci portiamo dentro, quelli davvero
cui esso si esplicita: un progetto autentici e profondi che danno voce
professionale, la realizzazione di sé,
al nostro mondo interiore e ci
l’esigenza di libertà o la costruzione mettono le ali ai piedi, spronandoci a
di una relazione affettiva. Ed è la
ricercare la vera felicità, e quelli
capacità di desiderare che dà sapore invece effimeri e deludenti, generati
al nostro vivere quotidiano,
in noi dalle mode del momento
aiutandoci a mettere a fuoco ciò che
o da bisogni superficiali. 5
veramente ci sta a cuore, in un’ottica Nietzsche soleva dire che “niente ci
di progettualità futura.
appartiene più dei nostri sogni”.
Il sogno ha le ali. La capacità di
E, in effetti, è proprio vero che
sognare è essenziale per proiettarci
i sogni e i desideri rispecchiano
verso orizzonti sempre più lontani e
il nostro modo di essere, le nostre
per non rimanere imprigionati in una
attese più profonde, il nostro
realtà prosaica e mortificante. bisogno di sentirci amati e di donare
Ma, al tempo stesso, se vogliamo
amore a nostra volta.
dare concretezza ai nostri sogni,
Ma un sogno è ancora più bello
dobbiamo cercare di rimanere con quando è condiviso, quando siamo
i piedi per terra e di mantenere il
in molti a sognare la stessa cosa,
contatto con il mondo, onde evitare
perché è allora che il sogno
il rischio di rifugiarci in una
diventa realtà.
dimensione onirica slegata dalla
Come giovani siamo, quindi,
realtà quotidiana. chiamati più che mai ad aver cura dei
Questo non significa, però, che nostri sogni, a proteggerli da quanti
dobbiamo rinunciare a priori
vogliono sminuirli e scoraggiarli,
a inseguire i nostri sogni. richiamandoci alla necessità di fare
Al contrario, anche un sogno i conti con la realtà e di conformarci
apparentemente irrealizzabile può
a tutti i costi alla logica della mera
rivelarsi alla nostra portata, se siamo convenienza e di un pragmatismo di
disposti a rimboccarci le maniche e a
corto respiro. Forse qualcuno ci
lavorare quotidianamente per
accuserà di essere dei visionari, di
tradurlo in realtà. Ma, soprattutto, se inseguire delle utopie irraggiungibili,
siamo disposti a credere ma se avremo il coraggio di dar voce
fermamente che “mai ci è dato un
alle nostre attese più autentiche,
desiderio, senza che ci sia dato
se saremo capaci di credere
anche il potere di realizzarlo”. appassionatamente ai nostri sogni,
Sono anzi proprio i desideri più
troveremo dentro di noi anche la
grandi e i sogni più impegnativi che capacità e l’ardire di tradurli in realtà.
ci sospingono a tendere verso mete
E forse, allora, i nostri sogni non
più nobili ed elevate, mettendo alla
saranno più semplici fantasie o
prova la nostra perseveranza, illusori miraggi, ma concorreranno
la nostra forza di volontà, la nostra
tutti alla realizzazione di quella
speranza e persino la nostra fede. felicità piena e smisurata che Dio
Per questo dobbiamo sempre
sogna per noi.
BS FEBBRAIO 2010

1.6 Page 6

▲back to top
LE TT E R E AL D I R E TT O R E
data è considerata poco più di
un “pourparler”, un “pro for-
ma”, un intercalare senza
spessore. Uno che dice la ve-
predica: “Tutti i cittadini han-
no pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, sen-
za distinzione di sesso, di raz-
CRISTIANI MALIGNI.
Caro direttore, […] ogni
domenica mi trovo vici-
rità non è né furbo né intelli- za, di lingua, di religione, di no a gente che io conosco be-
gente, è solo un povero stupi- opinioni politiche, di condi- ne che a messa c’è anche
do. Ciò sembra valere soprat- zioni personali e sociali”; quando io non ci sono, ma poi
tutto nei gradini alti, per l’articolo 10 che specifica: quando parlano con altre per-
esempio nella politica: si dice “Lo straniero, al quale sia im- sone non risparmiano mali-
che la diplomazia è l’arte di pedito nel suo paese l’effettivo gnità. Parlano contro dei mu-
dire bugie, e l’Europa è la ma- esercizio delle libertà demo- sulmani vicini di casa che
dre nobile della diplomazia. cratiche garantite dalla Costi- fanno i fanatici religiosi, per-
Abbiamo inventato “la bugia tuzione italiana, ha diritto ché parlano sempre di Allah e
a fin di bene”, il che farebbe d’asilo nel territorio della Re- si prostrano con la fronte a
arrossire Gesù Cristo per il pubblica”; l’articolo 33 della terra 5 volte nella giornata. Io
quale: “il vostro parlare sia sì Convenzione di Ginevra che li conosco come persone mol-
se è sì e no se è no, il resto vieta di respingere i rifugiati to miti… e anche molto lavo-
viene dal maligno!”. Così, ca- verso i territori dove la loro ratori, che non parlano male
ro signore, la bugia ha con- libertà e la loro vita sono in di nessuno e dicono sempre
quistato posizioni sorprenden- pericolo; il Protocollo di New “come vuole Allah, che sia
ti nella scala sociale, è salita York del 1967 che allarga an- benedetto!”. Ebbene, le dirò
in cattedra e, ahimè, è in boc- cora le maglie, la Convenzio- che sono un po’ confuso! Lei
BUGIE. Lei, direttore,
che ne pensa della bu-
gia, detta a fin di bene e
ca a capi di Stato, ministri,
sottosegretari, sotto/sotto se-
gretari, superiori, religiosi,
preti, laici… Forse quelli che
dicono meno bugie sono pro-
ne di Dublino del 1990, tutte
firmate dallo Stato Italiano,
ma anche il numero 65 della
Gaudium et Spes che afferma
seccamente “il diritto perso-
non lo sarebbe?
Franco, Chieti
Caro signore, leggendo ulti-
mamente qualche pagina di
[…] della bugia in generale? prio i bambini. Il mondo s’è nale di migrazione”. Non pos- Søren Kierkegaard, mi ha col-
6
Ci tengo a un parere […] so- rovesciato. Per essere sicuri so farlo, è ovvio. Me lo impe- pito come una scudisciata una
prattutto oggi.
che qualcuno dica il vero e discono la coscienza, l’uma- sua affermazione che le ripor-
Rosario, Catania non ci freghi oggi occorrono nità, le leggi internazionali, la to come la ricordo perché mi
firme autenticate, timbri, mar- globalizzazione, le indagini sembra faccia al caso nostro!
Caro signore, in America un che da bollo, avvocati, notai, demoscopiche sull’indispen- “Se una persona dall’indole
presidente che dice bugie al ecc. La vecchia stretta di ma- sabilità degli immigrati, la re- insincera prega il vero Dio, e
congresso o alla nazione, no è stata messa in soffitta, la ligione che professo, il mestie- un’altra con tutto il fervore di
perde il posto. È capitato. Nel parola data è poco più che re che faccio e, last but not cui è capace prega una statua,
Vecchio Continente più smali- spazzatura: “Carta canta”, least, il buon senso.
la prima in realtà adora un
ziato la bugia è in voga e la dicono tutti. La verità è diven-
verità ha perduto consistenza tata di carta! Lei non ha un
A P P E L L I (speriamo non ontologica). po’ di nostalgia di Nostra Vec-
La catechesi minuziosamente chia Signora Verità?
praticata dalla Chiesa, dai
genitori e soprattutto dai non-
ni ai bambini faceva della bu-
gia uno spauracchio da evita-
re e le prime confessioni dei
piccoli avevano come incipit:
“ho detto bugie!”.
Oggi però, il vocabolario eti-
co sembra sovvertito al ri-
guardo. Non ci si fida più di
nessuno: la bugia è sempre
dietro l’angolo, sempre in ag-
guato. Un tempo, nemmeno
troppo lontano, la parola data
era garanzia di verità: venir
meno alla parola data era uno
scandalo e soprattutto una
vergogna: il colpevole veniva
messo alla gogna e scansato
da tutti. Bisognava essere
IMMIGRATOFILIA (?). Di-
rettore illustrissimo, […] mi
piacerebbe un sacco sapere
se qualcuno vi ha mai conte-
stato la nemmeno tanto nasco-
sta vostra “immigratofilia”
(sic)…
Catello@...
Caro signore, un lettore, che
peraltro ringrazio per l’osti-
nazione con cui legge il BS e
in genere proprio questa se-
zione, vorrebbe che, in nome
di una xenofobia volta – dice
lui – a “preservare le radici
culturali cristiane nonché il
I Sono una signora sola di
73 anni, in buona salute,
educata, colta e gentile.
Mi offro per compagnia,
aiuto domestico, presso si-
gnora anziana, in tutta Ita-
lia, soltanto in cambio di
ospitalità. Ottime referen-
ze. Ringrazio chi vorrà aiu-
tarmi. Mariella Battilana,
Via Lima 4, 00198 Roma.
I Signora 45enne deside-
rerebbe corrispondere con
persone italiane residenti
alle Isole Barbados o Marti-
nica.
Anna C.I. n° AH4774263,
I Sono una donna di 47
anni, sola, con il desiderio
di incontrare delle amicizie
sincere, di condividere una
vita semplice con persone
trasparenti come lo sono
io. Maria Cristina:
333/88.90.446.
I Sono un collezionista di
immaginette sacre e desi-
dererei riceverne da tutti i
comuni, paesi e città d’Ita-
lia ma anche da tutto il
mondo. Ne sarei grato vita
natural durante. Marsiglia
Salvatore, Viale Mario Ra-
pisardi 456/f, 95122 Cata-
“uomini d’onore”. Oggi quan- posto di lavoro degli italiani”, Fermo Postale Novara, nia. Cell. 338/59.65.391.
do si sente questa espressione io dimenticassi l’articolo 3 28100 Novara Centrale.
si pensa ai mafiosi. La parola della nostra Costituzione che
FEBBRAIO 2010 BS

1.7 Page 7

▲back to top
‘‘ idolo, l’altra, la seconda, ado-
ra il vero Dio nel proprio cuo-
re!”. Non ho tentennamenti a
pensare che il filosofo danese
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
pervenute in redazione. Ce
ne scusiamo. Provvedere-
abbia ragione. Provi anche lei mo a suo tempo alla pub-
a verificare in qualche modo blicazione o alla risposta
la veridicità di tale asserzione personale.
magari dando un’occhiata in-
dagatrice al comportamento
di certi cristiani…
scenza e la comprensione del-
“invisibili”: un barbone, un
operaio stanco dal lavoro…
agosto@...
Caro Signore, lei ha ragione.
Piena. Sorridere oggi è diven-
tata una rarità, parlo ovvia-
mente del sorriso sereno di
chi è contento di vivere e
gioire per il sole, il mare, la
la Scrittura e permette di dire rugiada, il refolo di vento che
BIBBIA E CORANO.
Gentile signor direttore,
potrebbe spiegare a me,
ma non solo a me, la differen-
za tra Bibbia e Corano? Sono
ambedue Parola di Dio? In
che senso? Perché i musulma-
ni dicono che abbiamo tradito
Dio? Grazie […].
che Dio ha parlato allora agli
antichi Padri, oggi parla a
noi, usando allora il linguag-
gio di quel tempo, oggi il no-
stro linguaggio.
Il Corano invece è considera-
to dai musulmani Parola di
Dio (Allah) in senso proprio,
anzi essi credono che la stessa
formulazione sia di Dio. Al-
l’uomo non è lecito toccare
ti accarezza i capelli… E per
i volti che incontra; come il
bimbo innocente che s’apre al
sorriso per ogni volto che ri-
conosce simile a quello di
mamma e papà.
Il sorriso è una perla rara.
Qualcuno ha scritto che “è la
benzina dell’anima”; beh,
non sarà una gran definizio-
ne, ma rende l’idea. Il regista
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
A CASA TUA Evanapoli@... ciò che è di Dio: tutto deve re- Alessandro Blasetti, non so in
stare com’è per sempre. Non quale dei suoi film, forse “La
La Bibbia è, sì, Parola di Dio esistevano, in effetti, traduzio- cena delle beffe”, mette in
ma non perché Dio ha parlato ni del Corano fino a qualche bocca a uno degli attori una
così, usando proprio quelle tempo fa, proprio perché di frase del genere: “In casa il
Il Bollettino
parole, quelle immagini, quei
costrutti, ecc. ma perché i fatti
raccontati sono eventi di sal-
vezza, certamente suscitati da
Dio ma scritti da autori uma-
ni, gravati da tutti i condizio-
namenti culturali propri del
loro tempo e del vissuto di cia-
scuno. Se vuole un linguaggio
più tecnico, dovrei dire che la
Sacra Scrittura è Parola di
Dio in senso analogico. Le
porto un esempio. Di re Ric-
cardo d’Inghilterra si diceva
(siamo ai tempi della III cro-
ciata): “È un leone!”, tant’è
che lo chiamarono Riccardo
quel testo non si poteva spo-
stare nemmeno una virgola.
Solo ora, viene stampata una
traduzione italiana nella tipo-
grafia ufficiale saudita a Me-
dina. Il libro sacro dei musul-
mani veniva tradotto all’este-
ro, dagli “infedeli”, non dai
musulmani. La maggior parte
dei credenti dell’Islam non
comprende più quel linguag-
gio, ma questo non è un pro-
blema: esistono gli “incarica-
ti” che lo spiegano. I musul-
mani sono convinti che noi
abbiamo tradotto, cioè tradito
la Parola di Dio che, se è vero
sorriso costa molto meno del-
la luce elettrica ma fa tanta
più luce”. È vero. Tutti in
molte circostanze della vita
preferiremmo un sorriso a
mille parole. Credo ne sia
convinto anche lei. Ma c’è di
più: sant’Ignazio di Loyola –
l’austero fondatore dei gesuiti
– dice che un cristiano non
ha alcun motivo per essere
triste e ne ha tantissimi per
essere allegro. Alla faccia di
tutti quei profeti di sventura
che sentenziano, con risibile
sicumera che i cristiani sono
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
7
cuor di Leone. Si riferivano al che è sua, è assolutamente in- persone tristi perché la loro
ci. Comunicate
suo leggendario coraggio, alla tangibile: come può un uomo religione è fatta di “no”: tut-
sua forza fisica, allo sprezzo permettersi di manipolare uno to è proibito. È gente che di
del pericolo. Tutte cose vere, scritto di Dio?
religione sa poco o nulla e
subito il cambio
di indirizzo.
pare, eccetto il fatto che non
spara sentenze come se sa-
era una bestia! Insomma, Ric-
cardo era un leone in senso
analogico, non letterale. La
Sacra Scrittura è Parola di
Dio in questo senso. Anche
IL SORRISO. Spettabile
direttore, spesso un sorriso
sincero e sano è prova di
pesse tutto! “Tuttologi delle
mie tasche”, sbottava ogni
tanto un mio vecchio inse-
gnante, di fronte a chi si at-
teggiava a Pico della Miran-
Per la vostra corrispon-
oggi si dice di qualche forzuto serenità interiore […]. Per- dola. È proibito solo quello denza:
è un leone”, o di chi ha la vi- correndo quotidianamente le che fa male, perché la santità
sta acuta “è un’aquila!”; o di vie della mia città ho osserva- è allegria. Parola di Don Bo-
chi è astuto “è una volpe!”. Il to i volti di persone di ogni sco! E, per di più, il sorriso è
IL BOLLETTINO
SALESIANO
verbo essere in questi casi non età […]. Difficile notare volti un linguaggio universale: tutti Casella post. 18333
indica identità ma relazione. Il sorridenti […]. Spesso un ve- sorridono nella stessa lin- 00163 ROMA Bravetta
che significa che la formula- ro sorriso riesco a trovarlo in gua. Credo che il nostro mon-
zione della Parola fatta secon- circostanze e luoghi ben di- do attuale abbia bisogno –
do il linguaggio del proprio versi o lo ricevo da persone eccome – di una buona inie-
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
tempo, arricchisce la cono- che per molti versi risultano zione di siero del sorriso.
BS FEBBRAIO 2010

1.8 Page 8

▲back to top
& IN ITALIA
NEL MONDO
MILANO, ITALIA
L’AMBROGINO
D’ORO
DIECI BUONI
MOTIVI PER ESSERE
CRISTIANI
Dal 1925 ogni anno il Co-
mune di Milano premia con
la “Grande Medaglia d’O-
ro” (detta l’Ambrogino in
onore del patrono sant’Am-
brogio, nella cui festa – 7
dicembre – viene consegna-
to) le associazioni, le orga-
nizzazioni e le persone che
con il loro lavoro hanno of-
ferto un contributo speciale
alla cittadinanza. L’anno
2009 la Grande Medaglia è
stata assegnata anche alla
Congregazione Salesiana
come riconoscimento per il
suo impegno a favore dei
giovani, svolto ormai da ol-
tre 80 anni a Milano attra-
verso scuole, oratori, centri
professionali, parrocchie,
centri di orientamento, cen-
tri giovanili, ecc.
(E CATTOLICI)
HONG KONG, CINA dei salesiani e delle FMA, dialogare con loro, fare per
ma anche per la Famiglia Sa- primi ciò che si pretende da
di Bruno Ferrero,
lesiana, gli impiegati e i ge- loro, insomma “dare il buon
Elledici
SEMINARI
nitori degli allievi. Occorre esempio”, come si usava di-
SUL SISTEMA
8
Il salesiano giornalista Bruno
Ferrero è conosciuto e ap-
PREVENTIVO
valorizzare sempre di più e re; e ancora, amare i giovani
usare sempre meglio il Siste- come Don Bosco, fino all’ul-
ma di Don Bosco che appare timo respiro. È un sistema
prezzato anche fuori Italia Più di mille persone hanno l’unico in grado di incidere esigente quello preventivo, in
come esperto in pedago- preso parte ai tre seminari sul sui ragazzi. Se ne stanno ac- cui tra l’altro la religione ha
gia ed educazione religiosa. Sistema Preventivo organiz- corgendo anche le organizza- un ruolo chiave, e la concer-
Scrittore prolifico e lettissi- zati a Hong Kong per inse- zioni laicali. Ma preventività tazione e condivisione tra
mo, conferenziere/narratore gnanti impegnati nelle scuole vuol dire stare con i ragazzi, tutti gli educatori doverosa.
impareggiabile, da ormai 18
anni collaboratore fisso del
BS, è stato fino al 2009 diret-
tore editoriale della Elledici.
Con questo suo ultimo lavoro
ha inteso offrire ai cristiani,
ma non solo a loro, la con-
cretezza di una fede che è al-
la portata di tutti, grandi e
piccini, intelligenti e meno
intelligenti, uomini di cultura
e anime semplici. Gesù, an-
che a detta dell’autore, è sta-
to un narratore impareggia-
bile, i suoi esempi e le sue
parabole colpivano la fanta-
sia e il cuore degli ascoltato-
ri. Gran narratore lo è anche
Ferrero che, ancora una vol-
ta, non si smentisce nella
compilazione del volume:
esempi, favole, racconti, si-
militudini, metafore, parabo-
le, brani politici e storici per
dire Dio, per narrare con pa-
role penetranti il messaggio
del Vangelo. Per suggerire a
tutti che cristiani è bello
per almeno 10 motivi!
FEBBRAIO 2010 BS

1.9 Page 9

▲back to top
GUWAHATI, INDIA
UNIVERSITÀ
DON BOSCO
Circa 1500 persone tra le
quali numerose personalità,
membri della Chiesa locale,
funzionari di governo, profes-
sori e studenti hanno accolto
a Guwahati il Rettor Maggio-
re don Pascual Chávez Villa-
nueva, il quale ha benedetto
la prima pietra della costruen-
da “Università Don Bosco”
che avrà gli indirizzi di Inge-
gneria e Tecnologia, e sorgerà
accanto al Don Bosco Col-
lege (DBCET) Azara di Gu-
wahati. L’arcivescovo monsi-
gnor Thomas Menamparam-
pil nel suo intervento ha detto
che l’Università sarà semina-
trice di nuovi valori e convin-
zioni, per l’edificazione del
futuro della società.
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
redazionale
9
MADRID, SPAGNA
premia il lavoro in favore
dei bambini e dei giovani
più bisognosi della regione
PREMIO UNICEF
del Kivu del nord. Il Centro
AI SALESIANI
DELLA RDC
ha accolto, educato, curato e
sostenuto oltre 26 000 bam-
bini. A circa 3000, quotidia-
Il Comitato spagnolo dell’U- namente sono forniti forma-
nicef ha assegnato al Centro zione scolastica e cibo. Il
Don Bosco in Goma - Ngan- Comitato spagnolo dell’Uni-
gi, nella Repubblica Demo- cef premia ogni anno il la-
cratica del Congo, il Premio voro sociale e umano di al-
Internazionale “Prima i bam- cune organizzazioni e istitu-
bini”. Il riconoscimento, con- zioni che collaborano in mo-
segnato lo scorso 13 novem- do significativo alla difesa
bre presso il Caixaforum di dei diritti dell’infanzia, asse-
Madrid e ritirato dal direttore gnando premi a realtà nazio-
del centro don Mario Perez, nali e internazionali.
VATICANO/GIBILTERRA
NOSTRA SIGNORA D’EUROPA
Nell’VIII secolo la penisola iberica fu invasa dai
Mori, provenienti dall’Africa. Tra il 742 e il 1300
essi costruirono quello che oggi è conosciuto
come il Castello Moresco; nel punto più a sud del-
la Rocca, vicino al mare, costruirono una
moschea. Quando il 20 agosto del 1462 Gibilterra
fu riconquistata, e i Mori furono espulsi definitiva-
mente, la piccola moschea venne riconvertita in un
santuario cristiano e dedicata a Nostra Signora
Patrona d’Europa.
La statua in legno policromo della Vergine con
il Bambino, riprodotta sui francobolli, venne posta
nel santuario. Nel 1979 Giovanni Paolo II approvò
ufficialmente il titolo del santuario come Nostra
Signora d’Europa e Patrona di Gibilterra, la cui
festa si celebra il 5 maggio.
Per celebrare il 30° anniversario della proclama-
zione, le Poste vaticane hanno emesso, congiunta-
mente a Gibilterra, un francobollo da 0,85, stam-
pato in minifogli da quattro esemplari. Tiratura:
560.000 serie complete.
BS FEBBRAIO 2010

1.10 Page 10

▲back to top
Il BS del febbraio 1910 riporta su due pagine
e mezza la decisione e il motivo per cui si mise
mano alla decorazione della tomba
di Don Bosco – ospitata presso l’istituto
salesiano di Valsalice a Torino – sia nella
“sezione della cripta”, sia anche nella “sezione
della cappella”. Era, infatti, appena uscito
il decreto dell’introduzione della causa
di beatificazione e canonizzazione del fondatore
dei salesiani. Riportiamo il primo stralcio.
AGRIGENTO,
ITALIA/SICILIA
PREMIO
INTERNAZIONALE
AL POSTULATORE
L’Accademia di Studi Medi-
terranei di Agrigento, sotto
l’alto “Patronato del Presi-
dente della Repubblica”, ha
conferito il 29 novembre ul-
timo scorso il Premio In-
ternazionale
“Empedo-
cle” per la
prima sezio-
ne “Teolog-
ia e Scienze
Patristiche”
al postula-
tore per le
cause dei santi il salesiano
prof. don Enrico dal Covolo,
ordinario di Letteratura Cri-
stiana Antica presso l’Uni-
versità Pontificia Salesiana
(UPS) di Roma. Subito do-
po, il prof. dal Covolo ha te-
nuto la “lectio magistralis”
di rito su “Le scienze patri-
stiche, oggi, nella cultura
mediterranea europea”.
ANCONA, ITALIA
di Di Cicco, esempio origina-
le di comunicazione della fe-
de. Ti credevo un altro è un
10
43° GIORNATA CS
invito a tutti quelli che si met-
Appena uscì il Decreto dell’introduzione della Causa
di Beatificazione e Canonizzazione di D. Bosco, si
La 43ª Giornata delle Comu-
nicazioni Sociali ad Ancona è
stata caratterizzata dalla pre-
senza del vicedirettore del-
l’Osservatore Romano, dott.
Carlo Di Cicco, invitato pres-
so i salesiani dall’Ufficio Co-
municazioni Sociali della
Diocesi; dall’UCSI Marche,
dal CGS dorico, dai salesiani
cooperatori e dalla Polisporti-
va Giovanile Salesiana. È sta-
to presentato il recente libro
tono in ricerca a scoprire ciò
che lo stesso autore ha sco-
perto negli anni belli e tre-
mendi della rivoluzione gio-
vanile: un Dio che ha fatto
anche lui una grande rivolu-
zione, senza morti eccetto
quella del suo figlio, conse-
gnato per amore. Presenti tra
gli altri l’arcivescovo Meni-
chelli, il giornalista Rai dott.
Vincenzo Varagona, il vice-
presidente nazionale CGS
ing. Fabio Sandroni.
sentì tosto il bisogno di togliere alla Tomba, che ne
racchiude le spoglie mortali, ogni carattere funerario e
darle un aspetto che corrispondesse alla gioia che ci
innondava il cuore.
La decorazione della devota cappella è omai ultimata
e noi crediamo di far cosa gradita, dandone una parti-
colareggiata descrizione.
La costruzione del mausoleo, com’è noto ai lettori,
ricorda il romantico, benché nei dettagli arieggi il
gotico, e consta di due parti: la parte inferiore che
racchiude la Tomba, e la parte superiore che forma
la Cappella della Pietà. A decorarle si scelse lo stile
bizantino, come assai atto a significare per mezzo
dei simboli le mistiche aspirazioni dell’anima. Fon-
di d’oro con motivi geometrici, intrecci di viticci e
molteplici impieghi di simboli, eseguiti a colori vi-
gorosi, costituiscono la caratteristica di questa deco-
razione.
FEBBRAIO 2010 BS

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (28)
Divagazioni (mica tanto) su... un fenomeno problematico
tra i ragazzi: mettersi d’accordo.
Alice e Viola continuano a frequentare insie-
me il Centro d’accoglienza per minori stra-
nieri dove svolgono, già da qualche mese,
attività di volontariato. Questa frequentazione
sta pian piano riavvicinando le due ragazze
dopo il triste episodio di qualche tempo pri-
ma che le aveva allontanate. Viola aveva
cominciato a frequentare ragazzi più grandi
che avevano una brutta reputazione e Alice,
preoccupata, ne aveva parlato con la
madre, con conseguenze immaginabili. Vio-
la, messa in punizione dai propri genitori,
non aveva più voluto parlare con Alice,
dandole della spiona.
Alice, secondo te che cosa dovremmo
11
fare se sapessimo per certo che uno dei
ragazzi ha fatto qualcosa di male?”, chiede
Viola mentre si recano al Centro. “Beh… in
realtà, molti dei ragazzi hanno dei precedenti. Spes- saremmo mai tornate amiche. Ci sono stata malissi-
so è proprio per questo che sono inviati al Centro mo, eppure, se potessi tornare indietro, rifarei la
dagli assistenti sociali…”. “Questo lo so; non parlo stessa cosa. La spia, come dici tu, l’ho fatta perché
di cose passate, ma di adesso”, replica Viola. “Ades- ero preoccupata per te. Pensaci bene, Viola, se non
so? Che vorresti dire?”. “Niente di preciso; dicevo fossero intervenuti i tuoi genitori, dove saresti ades-
così… Ipoteticamente…”, risponde Viola evasiva. so? Certo non qui ad aiutare questi ragazzi, con
Ipoteticamente un corno! Viola, io ti conosco: dim- l’opportunità di fare qualcosa per loro. Se qualcuno
mi quello che sai!”, insiste Alice. “Mah… non so, tra loro ha fatto qualcosa di sbagliato, non sei tu a
forse mi sbaglio; lasciamo perdere”. “Ascolta, Viola, metterlo nei guai, ci si è messo da solo, e tu puoi
tu mi racconti quello che sai e poi decidiamo insie- aiutarlo a tirarsene fuori. Se sei in grado di assumer-
me se è stata un’impressione o meno”, dice Alice. ti questa responsabilità, fai come credi, certo non
Non mi convinci! Tu, andresti a spifferare tutto al posso costringerti”. “Credo che Dario e Giovanni
responsabile del Centro. Anch’io ti conosco bene, abbiano partecipato a un furto in un appartamento.
Alice, e non me la sento di mettere nei guai questi Li ho sentiti per caso che ne parlavano tra di loro”,
ragazzi; hanno già tanti problemi e non mi ci voglio rivela alla fine Viola. “Quando li hai sentiti?”, chie-
mettere anch’io. Chiudiamola qui!”.
de Alice allarmata. “Ieri pomeriggio; non ci ho dor-
mito tutta la notte. Non so che fare”, risponde Viola
>> Ascolta, ti prometto che non farò niente che sconsolata. “Ascolta, Viola. Noi non abbiamo espe-
non abbiamo concordato. Nemmeno io voglio rienza, non siamo in grado di gestire situazioni così
creare problemi a qualcuno. Però… però, se qual- complicate. L’assistente sociale del Centro è una
cuno dei ragazzi si è messo nei guai con la giusti- persona di grande esperienza; conosce questi ragaz-
zia, i responsabili del Centro sono gli unici che zi uno per uno, la loro storia, la famiglia da cui pro-
potrebbero aiutarli. Pensa se invece venissero bec- vengono e tutto quello di importante che li riguar-
cati direttamente dalla polizia…”. “Sì, però io non da. Parlane con lei… E magari anche un consiglio
sono una spiona!”. “Ancora questa parola; non mi da don Dino, che è il cappellano, non farebbe
hai mai perdonato fino in fondo vero, Viola? Ebbene male”. “Ma sì, hai ragione tu… come sempre del
voglio dirti una cosa: io ho sofferto molto per quello resto, signorina Perfettini”, conclude Viola con un
che è successo tra di noi e ho creduto che non sorriso mesto, ma riconoscente.
ٗ
BS FEBBRAIO 2010

2.2 Page 12

▲back to top
CHIESA
LE ENCICLICHE
SOCIALI (9b)
Stemma araldico di Giovanni
Paolo II.
SOLLICITUDO REI
SOCIALIS di Silvano Stracca
LE NECESSITÀ
DELLE MOLTITUDINI
IMMERSE NEL
SOTTOSVILUPPO
stinzione tra persone e paesi ricchi,
tra persone e paesi poveri, avrà po-
co valore, salvo la maggiore re-
sponsabilità gravante su chi ha di
più e può di più”. Con queste con-
norama odierno non sembra ri-
spondente a questa dignità. Ciascu-
no è chiamato a occupare il proprio
posto in questa campagna pacifica,
da condurre con mezzi pacifici, per
AUMENTANO…
siderazioni si conclude la seconda conseguire lo sviluppo nella pace,
È IN GIOCO LA DIGNITÀ enciclica sociale di Giovanni Paolo per salvaguardare la stessa natura e
12
DELLA PERSONA UMANA.
IL MOTIVO DEL MANCATO
II, la Sollicitudo rei socialis, scritta
nel 1987, che aggiunge: “tale moti-
vazione non è né l’unica né la prin-
il mondo che ci circonda. Anche la
Chiesa si sente profondamente im-
plicata in questo cammino”.
SVILUPPO NON È SOLO cipale. È in gioco”, infatti, “la di-
ECONOMICO MA ANCHE
POLITICO E MORALE.
I RIMEDI? RIFORMARE
IL SISTEMA
gnità della persona umana la cui
difesa e promozione ci sono state
affidate dal Creatore, e di cui sono
rigorosamente e responsabilmente
debitori gli uomini e le donne in
STRUTTURE DI PECCATO
Nelle pagine della Sollicitudo,
per la prima volta in un documento
pontificio, si parla di vere e proprie
INTERNAZIONALE DEL
ogni congiuntura della storia. Il pa- “strutture di peccato”. Con molta
COMMERCIO.
“Non sono giustificabi-
li né la disperazione
né il pessimismo né
la passività. Anche
se con amarezza occorre dire che,
come si può peccare per egoismo,
per brama di guadagno esagerato e
di potere, si può anche mancare di
fronte alle urgenti necessità di mol-
titudini umane immerse nel sotto-
sviluppo per timore, indecisione e,
in fondo, per codardia. Siamo tutti
chiamati, anzi obbligati, ad affron-
tare la tremenda sfida dell’ultima
decade del secondo millennio. An-
che perché i pericoli incombenti
minacciano tutti: una crisi econo-
mica mondiale, una guerra senza
frontiere, senza vincitori né vinti.
Di fronte a simile minaccia, la di-
FEBBRAIO 2010 BS
Papa Wojtyła in Perù nel 1985. Ovunque nei suoi viaggi apostolici
il papa polacco ha toccato temi sociali scottanti, invocando con forza
maggiore giustizia.

2.3 Page 13

▲back to top
chiarezza viene detto che il motivo
primo del mancato sviluppo non è
di natura soltanto economica, ma è
“l’assenza di una efficace volontà
politica… Vanno individuate perciò
le cause di ordine morale che, sul
piano del comportamento delle per-
sone responsabili, interferiscono
per frenare il corso dello sviluppo e
ne impediscono il pieno raggiungi-
mento”. Si parla pure, così, di un
“mondo sottomesso a strutture di
peccato… Sono la somma dei fat-
tori negativi che agiscono in senso
contrario a una vera coscienza del
bene comune universale e all’esi-
Il Pontefice si sofferma
genza di favorirlo”. “Peccato e
strutture di peccato”, scrive il Papa,
nell’enciclica in particolare
sul tema de “l’opzione o amore
preferenziale per i poveri”.
“sono categorie che non sono spes-
so applicate alla situazione del
mondo contemporaneo. Le strutture preferenziale per i poveri”. È, que-
di peccato si radicano nel peccato sta, un’opzione o una forma speciale
personale e, quindi, son sempre di primato dell’esercizio della carità
collegate ad atti concreti delle per- cristiana. Si riferisce alla vita di cia-
sone che le introducono, le consoli- scun cristiano, ma si applica egual-
dano e le rendono difficili da ri- mente alle nostre responsabilità so-
Compito fondamentale delle
muovere”. La brama esclusiva del ciali e, perciò, al nostro vivere, alle
profitto e la sete del potere sono, a decisioni da prendere coerentemente
ogni livello, gli aspetti negativi più circa la proprietà e l’uso dei beni.
nazioni in via di sviluppo è quello
di favorire l’alfabetizzazione.
13
caratteristici. Anche se separabili,
sono “indissolubilmente uniti… e
vi possono essere coinvolti non so-
lo gli individui ma anche le nazioni
e i blocchi”. Solo la solidarietà
umana e cristiana, ribadisce con
convinzione Giovanni Paolo II, può
vincere le “strutture di peccato”.
ESPERTA DI UMANITÀ
L’enciclica sottolinea con forza
che la Chiesa “esperta in umanità”
non offre soluzioni tecniche, ma in-
dicazioni morali per affrontare i pro-
blemi sociali. E la dottrina sociale
della Chiesa non è “una terza via”
tra capitalismo liberista e collettivi-
smo marxista. Non è neppure un’i-
deologia. Ma suo scopo principale è
di interpretare le realtà, esaminando-
ne la conformità o difformità con
l’insegnamento del Vangelo sull’uo-
mo. Essa appartiene, perciò, non al
campo dell’ideologia, “ma della teo-
logia e specialmente della teologia
morale”. I temi e gli orientamenti
più recenti della Dottrina Sociale
della Chiesa devono essere aperti a
una prospettiva internazionale. Il
Pontefice si sofferma qui in partico-
Ora che la questione sociale ha as-
sunto una dimensione mondiale,
“questo amore preferenziale non può
non abbracciare le immense moltitu-
dini di affamati”. Siamo tutti coin-
volti, nella nostra vita quotidiana,
nelle nostre decisioni in campo poli-
tico ed economico, nella vita nazio-
nale e internazionale, dando “la pre-
cedenza al fenomeno della crescente
povertà”. Dopo aver ricordato che “i
poveri stanno aumentando anche nei
paesi sviluppati”, fatto “non meno
scandaloso”, l’enciclica rammenta
con molta chiarezza “il principio ti-
pico della dottrina sociale cristiana: i
beni di questo mondo sono origina-
riamente destinati a tutti; il diritto al-
la proprietà privata è valido e neces-
sario, ma non annulla il valore di tale
principio: su di essa, infatti, grava
‘un’ipoteca sociale’, fondata e giu-
stificata sul principio della destina-
zione universale dei beni”.
LE RIFORME PIÙ URGENTI
La Sollicitudo indica quindi le
riforme più urgenti da attuare sul
piano internazionale: la riforma
del sistema internazionale di com-
smo e dal crescente bilateralismo;
la riforma del sistema monetario e
finanziario mondiale, oggi ricono-
sciuto insufficiente; la questione
degli scambi delle tecnologie; la
necessità di una revisione delle
strutture delle Organizzazioni in-
ternazionali esistenti nella cornice
di un ordine giuridico mondiale.
L’enciclica insiste infine sui com-
piti primari delle nazioni in via di
sviluppo perché maturino iniziati-
ve, scoprano il più possibile lo
spazio della propria libertà, favo-
riscano in particolare l’alfabetiz-
zazione e l’educazione di base.
Concludendo, Giovanni Paolo II
ribadisce che “l’ostacolo principa-
le da superare per una vera libera-
zione è il peccato e le strutture da
esso indotte”. “I responsabili del-
la cosa pubblica, specie se cristia-
ni, hanno l’obbligo morale, secon-
do il rispettivo grado di responsa-
bilità, di tenere in considerazione,
nelle decisioni personali e di go-
verno, l’interdipendenza che sus-
siste tra i loro comportamenti e la
miseria e il sottosviluppo di tanti
milioni di uomini”.
lare sul tema de “l’opzione o amore mercio, ipotecato dal protezioni-
(continua)
BS FEBBRAIO 2010

2.4 Page 14

▲back to top
VOLONTARIATO
45 GIORNI
Logo del Giubileo 2000 di E. Ricchi.
A 3000 METRI di Giovanni Eriman
Il volontariato è stato e
resta il fiore all’occhiello
della Chiesa cattolica.
In ogni parte del mondo
le missioni si avvalgono
di volontari. Emanuela
e Gabriele ci parlano
del loro periodo di
volontariato in Perù.
14
Il laboratorio dei ragazzi.
Emanuela è conosciuta per aver
vinto il concorso per il logo
del Giubileo 2000, quello del-
le famose colombe intreccia-
te: il suo capolavoro ha per un anno
riempito il mondo. Animo sensibile
e generoso ha dato periodi della sua
vita al volontariato in Perù, presso le
comunità campesine di don Ugo De
Censi. Quest’anno con Gabriele da
sempre impegnato nello scoutismo,
hanno scelto Encañada, villaggio
arrampicato a 3000 metri sulle Ande
peruviane…
>> Che cosa avete trovato lassù?
Un migliaio di abitanti poveri che
più poveri non si può. Più, un taller
maschile e uno femminile dove si in-
segnano vari mestieri utili (falegna-
meria, scultura, vetrate, tessitura,
ecc.) Abbiamo anche trovato una
casa per bambini orfani e abbando-
nati, il più piccolo dei quali era una
bambina di tre mesi; e ancora, una
casa per disabili. Tutto è seguito da
giovani volontari italiani.
>> E voi due?...
Noi siamo entrati in servizio al taller
maschile e abbiamo insegnato il nostro
mestiere, quello che pratichiamo in
Vaticano, l’arte del mosaico. E quando
siamo partiti – con grande rincresci-
mento, ti dirò – i nostri alunni aveva-
no gli occhi scintillanti, e un po’ anche
noi. Sono intelligenti quei ragazzi e ap-
prendono velocemente. È stato un pe-
riodo indimenticabile.
>> Le impressioni?
La realtà è molto dura. Abbiamo tro-
vato ignoranza, superstizioni, riti
strani. Abbiamo anche constatato che
la famiglia quasi non esiste, né esiste
un matrimonio: le coppie si mettono
insieme, fanno figli e finché stanno in-
sieme vige la legge del padre/padro-
ne; moglie (moglie? forse è meglio
dire partner) e figli poco contano. Si
può dire che la famiglia è un picco-
lo aggregato con poche regole se
non quelle del capofamiglia.
>> C’è lavoro?
Ci sono miniere (oro, argento,
ecc.), in mano a multinazionali stra-
niere. Gli operai vengono pagati con
contratti a quattro mesi, senza sicu-
rezza e senza grandi mezzi. Secondo
noi devastano l’ecosistema. Gli ope-
rai hanno case costruite con paglia e
argilla che vengono impastate con il
metodo antico, cioè il mulo. Dentro,
niente letti, tavoli, divani (figurarsi!).
Vivono nell’ignoranza. Le ditte stra-
niere fanno ogni tanto un’opera so-
ciale (?), per esempio un campo di
calcio che non serve a nessuno, una
fogna a cielo aperto… cose di questo
genere. I campesini hanno anche del
bestiame, mucche soprattutto, da cui
cavano il latte. Per la Nestlé! 70 cen-
FEBBRAIO 2010 BS
Un campesino di Encañada
al lavoro.

2.5 Page 15

▲back to top
Gabriele, don Ugo ed Emanuela
a Chacas.
Bianco! Volevamo stare tranquilli,
ma con don Ugo non esiste vacan-
za. Appena ci ha visti: “Beh, quan-
do cominciate? Datevi da fare, c’è
bisogno di un corso di mosaico an-
che qui”. Fortunatamente Chacas è
organizzata: lì abbiamo trovato ta-
glioli e le vetrate “Dallas” di loro
Emanuela e Gabriele dicono che i loro scolari
sono bravissimi... c’è da crederci!
produzione che abbiamo usato al po-
sto dei tradizionali smalti per il mo-
tesimi di sol, cioè 17 centesimi di
euro al litro. Il latte in bidoni viene
lasciato lungo il ciglio dell’unica
strada. Passa il camion della Nestlé
e li raccoglie.
>> E la scuola?
Quasi nessuno va a scuola. Non ne
hanno la possibilità. Lassù c’è un
analfabetismo alto… come il loro vil-
laggio! I pochi che ci vanno devono
fare il minimo di due ore di cammi-
insegnato a inserire il mosaico nel-
la decorazione dei mobili, quasi un
intarsio, a fare quadri decorativi per
il Santuario della Madonna del Ro-
sario che stanno costruendo. Anzi, il
progetto è che saranno i ragazzi
stessi del taller maschile a decorare
la loro chiesa con mosaici. Intanto
stanno anche aiutando nella costru-
zione. Un bambino di Encañada la-
vora come un uomo qui da noi.
saico.
>> Non vi siete mai fermati?
Beh, solo un sabato a Encañada.
Poiché non c’erano lezioni, abbiamo
deciso di fare una passeggiata a ca-
vallo in compagnia di un’altra vo-
lontaria italiana. Il paesaggio era
aperto e rilassante. Abbiamo incon-
trato muli carichi di legna, mucche
con il giogo, cavalli al pascolo e mol-
ti cani arrabbiati… forse non gli
piaceva l’odore europeo! All’im-
15
no a piedi. Scuolabus… non hanno >> La cosa più caratteristica, quella provviso è arrivata inaspettata la
nemmeno l’idea di che cosa sia. E che vi ha colpito di più?
pioggia con goccioloni infami. Dove
non potrebbero usarlo con quelle
non/strade che si ritrovano. Forse
conviene anche annotare che a En-
cañada non c’è né telefono, né cel-
lulare, né computer… Siamo piom-
bati 40 anni indietro.
>> L’acqua?
Il sabato i ragazzi del taller vanno
a costruire le case per i più poveri e
don Ugo (che è su quelle montagne
da una vita e ha fatto per i campesi-
ni più del governo), come anche il
parroco don Alessandro, li pagano. La
cosa ci ha impressionato: stanno
male, ma aiutano quelli che stanno
ripararci? “Ecco là una tettoia e una
capanna”. Ci avviciniamo, leghiamo
i cavalli e aspettiamo che spiova. Ma
ecco sbucare da un angolo tre bam-
bini, tre fratellini. Gli abbiamo re-
galato dei colori e loro ci hanno in-
vitato in casa dove ci ha accolto il
fratello grande… Poco dopo la loro
C’è e non c’è. Arriva e non arriva. peggio per pochi soldi.
mamma si è avvicinata con un piat-
L’unico che continua a sbracciarsi con
le autorità per migliorare la situazio-
ne è padre Alessandro, il parroco, ma
ottiene poco. Non c’è riscaldamento.
Abbiamo imparato a lavarci con l’ac-
qua fredda, anzi freddissima. Ma devi
farci il callo, se no ci resti intirizzito.
>> Avete finito a Encañada la vo-
stra esperienza?
No. Siamo andati anche a Chacas
dove abita don Ugo, a 800 km da En-
cañada. In una jeep/ambulanza. Un
viaggio rocambolesco su strade ster-
rate, tra buche, sassi, fossi, tornan-
to di patate. Era il loro unico pasto.
Siamo entrati. Nella stanza non c’e-
ra nulla… nemmeno il pavimento. La
bambina più grande aveva termina-
to la primaria. Doveva fermarsi per-
ché non c’erano soldi per farla con-
tinuare… Italia, cara Italia!
>> E voi che cosa avete fatto?
ti, balzi… Siamo scesi fino al livel- A confronto di Encañada, natural-
Quello che ti abbiamo detto: scuo- lo del mare, poi siamo risaliti fino a mente!
la di mosaico. Abbiamo ad esempio 4000 metri, come dire sul monte Naturalmente!
ٗ
BS FEBBRAIO 2010

2.6 Page 16

▲back to top
BOX
redazionale
LEGNARO, ITALIA
VIA A.E. BERTA
SUORA EDUCATRICE
Legnaro, un paese di poco più
di 8000 abitanti in provincia
di Padova, ha voluto
ricordare suor
Berta Antoniet-
ta, Figlia di
Maria Ausilia-
trice, a 10 an-
ni dalla sua
morte. Suor
Antonietta è
stata per 30 an-
ni a servizio dei
giovani e della
gente del paese. La
li, guida delle ragazze e delle
giunta comunale ha voluto giovani, consigliera, consola-
dedicarle una via, come segno trice, animatrice, sempre
di riconoscenza e gratitudine pronta a donarsi, sempre at-
per perpetuare il ricordo di tenta ai più poveri, sempre in
una religiosa che ha conse- preghiera per i più bisognosi.
gnato se stessa per il bene del È un pezzo di storia di Legna-
grosso borgo. È rimasta indi- ro. Un libretto scritto da
menticata nel cuore di tanti Giancarlo Zambonin ne trat-
cittadini che l’hanno cono- teggia la figura.
16 sciuta e apprezzata. Tutti la
ricordano attorniata dai picco-
L’URNA DI DON BOSCO SOSTA A RECIFE (BRASILE)
DAL 21 AL 7 FEBBRAIO.
DALL’8 AL 28 A MANAUS (BRASILE)
BREVISSIME DAL MONDO
ROMA. Si è tornati a par-
lare di Medjugorje, anche
perché le apparizioni con-
tinuano (da quel 1991
delle prime se se contano
ormai oltre 30mila), i pel-
legrinaggi non cessano e
le conversioni neppure, e
sull’evento si continuano
a scrivere rapporti, arti-
coli e libri. Tuttavia la
proverbiale cautela della
Chiesa continua: dai ver-
tici non è stata presa al-
cuna posizione al riguar-
do.
ANCORA
di Maria Rosaria
Malapena, Alfredo Guida
Editore
Ci sembra significativa… e
che possa insegnare qualco-
sa la poesia giunta in reda-
zione di una signora diver-
samente abile.
Proverò a non amarti, a non odiarti,
proverò inutilmente a non pensarti,
quando al mattino mi sveglio e
non sei più nel mio letto,
quando prendo un caffè, e in macchina
ascolto la nostra canzone,
quando mangio il tuo dolce preferito e
passo per il luogo dove ti ho incontrato.
Proverò a non odiarti,
quando guarderò un tramonto sulla riva
del mare, e tu non ci sarai,
quando penserò di farti un regalo
che non ti darò mai,
proverò a non odiarti, quando saremo
soli e non insieme.
Proverò a non amarti, mentre ti amo,
ancora.
ROMA, ITALIA
LA CORSA DEI SANTI
Splendida giornata e splendi-
da manifestazione. Il primo
novembre piazza San Pietro
si è animata di oltre 2000
atleti professionisti per la ga-
ra competitiva e di circa 350
ragazzi per la corsa amatoria-
le. Un folto gruppo di questi
ultimi proveniva dalla parroc-
chia Sacro Cuore di Foggia.
Entusiasti, allegri, chiassosi
nella loro maglietta gialla con
su la figura di Don Bosco e di
un ragazzo che lo guarda ra-
pito. Di prestigio la gara, ri-
presa in diretta da Canale 5.
Eccezionale anche la presta-
zione degli atleti foggiani
che, come già lo scorso anno,
si sono piazzati tra i primi po-
sti della classifica nella sezio-
ne stracittadina. Degna di
menzione la performance del
14enne Nicola Martino, arri-
vato secondo assoluto e pri-
mo tra gli atleti provenienti
dagli oratori.
FEBBRAIO 2010 BS

2.7 Page 17

▲back to top
a cura del direttore
HALLE, BELGIO
Circa 150 direttori e opera-
tori delle Fiandre salesiane
sono stati convocati presso
la Scuola Tecnica Don Bo-
sco di Halle per celebrare i
150 anni della Congrega-
zione salesiana. Hanno fat-
to gli onori di casa un centi-
naio di giovani con musica,
danze, canti, acrobazie, gio-
chi di prestigio. Ma il clou
della giornata è stato l’inter-
vento dell’ispettore don
Claes: “L’educazione sale-
siana è una instancabile
condivisione delle respon-
sabilità e di cooperazione”.
WAU, SUDAN
È della massima utilità, a li-
vello educativo, organizza-
re mostre di manufatti rea-
lizzati dagli allievi, come ha
fatto il “Don Bosco Volun-
teer Training Center”. Centi-
naia di studenti, di operato-
ri delle organizzazioni uma-
nitarie, di religiosi e religio-
se, di politici, e perfino le for-
ze dell’ordine l’hanno visita-
ta, e hanno potuto apprez-
zare l’estro e la precisione
degli allievi dei salesiani che
testimoniano la bontà del-
l’insegnamento e della for-
mazione dell’Istituto.
17
NEW DELHI, INDIA
Importante e opportuno il
seminario sui “Diritti imani
dei bambini e dei giovani”
organizzato dai salesiani
dell’ispettoria di New
Delhi, con la partecipazio-
ne di numerose persona-
lità e relatori di peso. I
bambini sono i più indifesi
e i più esposti, i giovani
sono prede ambite della
criminalità e della strada.
La loro tutela è non solo
necessaria ma doverosa.
Oggi, purtroppo, con allar-
mante frequenza i diritti
dei minori vengono troppo
speso accantonati o cal-
pestati.
MUNTINLUPA,
FILIPPINE
L’evangelizzazione non è
terminata e i missionari
sono ancora indispensa-
bili per “fare discepole tut-
te le genti”. L’incontro di
formazione degli animato-
ri missionari della regione
Asia Est-Oceania per sa-
lesiani ed FMA è stato
decisivo e proficuo. Gli
ispettori presenti hanno,
alla fine dei lavori, pre-
sentato varie iniziative
missionarie da realizzarsi
nei propri territori di com-
petenza. L’augurio è che
si moltiplichino iniziative
tanto importanti.
DUACA, VENEZUELA
Rappresenta un forte se-
gno di speranza il radunar-
si di giovani animatori per
discutere su come migliora-
re la formazione propria e
dei membri del MGS. In de-
finitiva i giovani più impe-
gnati sanno di essere dei
missionari nel senso vero
del termine, e sanno di non
poter operare senza ade-
guata preparazione perso-
nale. L’augurio è che queste
iniziative si moltiplichino: di
formazione c’è sempre più
bisogno, è la più grande ca-
renza del nostro tempo.
TORINO, ITALIA
Il Consiglio comunale, il
16 novembre u.s., ha vo-
tato all’unanimità la mo-
zione con la quale si attri-
buisce la cittadinanza
onoraria a don Pascual
Chávez, Rettor Maggiore
dei salesiani, sia perché
la Famiglia Salesiana da
sempre ha collaborato
con il Comune a vantag-
gio dei ragazzi/e, dei lavo-
ratori nelle scuole e negli
oratori, sia in considera-
zione della ricorrenza dei
150 anni della fondazione
dei salesiani.
BS FEBBRAIO 2010

2.8 Page 18

▲back to top
VIAGGI
SOGNI di Giancarlo Manieri
AVVERATI? (b)
Continua la
presentazione,
fin troppo succinta,
di alcune case
salesiane dell’Argentina
che il beato Zeffirino
Namuncurá ha
conosciuto o presso
cui ha dimorato, o che
sono sorte dopo
la sua morte.
ciati o sono fuggiti da casa. Moltis-
simi tra loro sono figli di “cartone-
ros”, i cui genitori cercano nella
spazzatura carta e cartone per riven-
18
derli e ricavarne di che sopravvive-
re. È facile supporre che tra questa
gente con un mestiere infame pro-
sperino droga, violenza, analfabeti-
smo. I salesiani qui stanno imparan-
La cattedrale di Viedma, dove è vescovo il salesiano monsignor
Esteban María Laxague.
do a “fare miracoli!”. Su di loro, es-
sendo lo Stato assente, pesa il recu-
pero sociale di questi figli di nessu-
no. Alcuni bambini non sono nem-
Abbiamo scritto che Ceferino
è stato ospite per cinque an-
ni presso il collegio salesia-
no Pio IX di Almagro, nella
noscere l’ispettore gli destinò
500mila pesos che don Costamagna,
a sua volta, girò alle Figlie di Maria
Ausiliatrice di Almagro le quali
meno registrati, per cui “non esisto-
no”; molti, interrogati sul loro nome
e cognome, rimangono muti e inter-
detti, perché non lo sanno. I figli di
capitale Buenos Aires. Un collegio avevano urgenza di un collegio più Don Bosco hanno aperto quattro ca-
prestigioso, a stare alle cronache, se capiente per soddisfare le numero- se di accoglienza e altri centri diurni
è vero che don Costamagna, allora sissime richieste che quotidiana- e notturni con mense popolari,
direttore, “non sapeva più dove mente arrivavano da ogni parte per scuola di arti e mestieri, corsi di re-
sbattere la testa”, come mi precisò cercare di prenotare un posto per le cupero. “Abbiamo imparato a com-
un sacerdote argentino di origine proprie figlie.
battere la vita con loro e come loro
italiana, con una tipica espressione
– ha detto un vecchio salesiano che
gergale nostrana. In effetti, le ri- OPERE SOCIALI
chieste di apertura di scuole uguali
da tempo ha scelto di stare con que-
sto cascame pressoché inutile della
a quella di Almagro giungevano a Buenos Aires oltre ai collegi che società – cerchiamo di far loro capi-
valanga, da vescovi, governatori, conosciamo perché frequentati da re che non sono spazzatura”. Anche
autorità civili e militari e ricchi pro- Ceferino – Pio IX dove mangiava e Zarate, centro a un centinaio di chi-
prietari terrieri che offrivano il ter- dormiva – e san Francesco, oggi ca- lometri dalla capitale, ospita una co-
reno, ma anche i soldi per costruirvi sa ispettoriale, dove frequentava la munità di inserimento gestita dai sa-
collegio, chiesa, laboratori e casa scuola, ha altre presenze salesiane, lesiani, che lì rappresentano un se-
dei salesiani, e promettevano tutto difficili ma esaltanti. San Pedro è gno di speranza per i giovani che ar-
l’appoggio possibile per mantenere per i bambini di strada che sono tan- rivano da zone interne, in fuga dalla
le strutture. Si può dire che le pres- ti nella periferia di una metropoli di disoccupazione e dalla miseria. I re-
sioni si facevano di giorno in giorno oltre 8 milioni di abitanti, tutti po- ligiosi gestiscono un centro di adde-
più insistenti. Mi raccontarono di veri, molti poverissimi, abbandonati stramento professionale che funzio-
una signora che senza nemmeno co- e a rischio. In genere sono stati cac- na a pieno ritmo.
FEBBRAIO 2010 BS

2.9 Page 19

▲back to top
BAHIA BLANCA
FORTIN MERCEDES
È una città di circa 360 mila abi-
A Fortin Mercedes è stato rico-
tanti costruita sull’estuario del fiu-
struito l’antico fortino di difesa del-
me Naposta. Nata come città forti-
l’esercito argentino. È poco più di un
ficata per difendersi dai malones,
villaggio. Ospita una scuola elemen-
gruppi di guerrieri indigeni che
tare, una secondaria, la parrocchia,
non volevano “stranieri” nella loro
l’oratorio festivo, una casa per pelle-
terra, ora è un grosso e importante
grini e il santuario di Maria Ausilia-
centro commerciale, sviluppatosi
trice, oltre al museo regionale e mis-
grazie e soprattutto a immigrati
sionario (Cfr. aprile 2002) ora dedi-
spagnoli e italiani. I salesiani ge-
cato a don Juan Vecchi, argentino di
stiscono quattro presenze di grosso
ascendenze italiane e Rettor Maggio-
impatto: un istituto superiore per
re dei salesiani dal 1996 al 2002, an-
la formazione di professori e anali-
no della sua morte. “Perché mai le
sti, scuole primarie e secondarie,
spoglie di Ceferino furono portate a
una libreria, scuole professionali,
Fortin Mercedes e non a Cimpay
un pensionato universitario, un
istituto tecnico, centri di avvia-
Scorcio interno del Don Bosco
di Bahia Blanca.
luogo Natale, o a san Ignacio, terra
della sua tribù?”, domandai. “Perché
mento al lavoro, una parrocchia,
l’antico fortino ospitava l’aspirantato
tre oratori, e numerose cappella- dal coadiutore salesiano beato Ar- salesiano e la casa di formazione del-
nie. A Bahia Ceferino ci passò al- temide Zatti. Ceferino vi fu inviato l’ispettoria di Ceferino; così l’ispet-
meno due volte in compagnia di da Buenos Aires, in vaporetto e, tore decise che accanto ai seminaristi
monsignor Cagliero, viaggiando pare, da solo, per rimettersi in sa- ci fosse un modello insuperabile di
con la famosa “Galera de Mora” lute. A Viedma, i figli di Don Bo- seminarista che tutti ormai chiama-
da Viedma e viceversa. Il barcone sco gestiscono una casa per eserci- vano santo”. Oggi Fortin Mercedes è
restò in servizio dal 1884 al 1912. zi spirituali, con parrocchia e cen- diventato un centro di spiritualità ce- 19
tro giovanile e molte cappellanie. feriniana.
VIEDMA
Lì, Ceferino passò giorni felici nel Mancano ancora, delle case visi-
collegio allora dedicato a san tate, Esquel, Neuquén, san Martin
È una cittadina di circa 50 mila Francesco di Sales, fondato da de los Andes, e altre ancora come
abitanti, sulla riva meridionale del monsignor Cagliero. Nell’ospedale Chos Malal, General Roca, Luis
Rio Negro, capitale della provincia del padre Garrone, Ceferino venne Beltrán, Trelew, Cipolletti a testi-
omonima. È il più antico insedia- amorevolmente curato, purtroppo monianza di un immenso lavoro
mento della Patagonia. Fu sede di senza esito, al contrario del suo in- portato avanti dai missionari un
monsignor Cagliero, e vanta il pri- fermiere, Zatti, che aveva la sua tempo, dai salesiani argentini oggi,
mo ospedale della pampa fondato stessa malattia ma guarì. Proprio che non risparmiano forze e intelli-
dal salesiano don Evasio Garrone da Viedma Ceferino con il suo pa- genza per continuare l’opera di
che lì chiamavano el “padre doc- trono monsignor Cagliero partì per evangelizzazione nella terra sognata
tor”, e diretto dopo la sua morte l’Italia.
da Don Bosco.
ٗ
A sinistra, la chiesa
di Fortin Mercedes dove
attualmente è custodita l’urna
con i resti del Beato Ceferino
Namuncurá.
Sopra, il collegio Pedro Bonacina
di Fortin Mercedes.
BS FEBBRAIO 2010

2.10 Page 20

▲back to top
ATTUALITÀ
EUROPA di Luciano Verdone
verdone3@supereva.it
SENZA VOLTO
La corte europea,
in nome della libertà
e della tolleranza,
ha deciso che non
ci dovranno essere
crocifissi nelle aule
italiane.
20
Ammesso, aggiungo io, che
ci siano veramente. Secon-
do la Corte, un “segno
esteriore forte” come il
QUESTIONE
Crocifisso, potrebbe “essere pertur-
bante dal punto di vista emoziona-
Corriere della Sera 4 novembre 2009
DI IDENTITÀ
le, per gli studenti di altre religioni
Allora, chi contesta la sentenza di
o per chi non ne professa alcuna”.
La Corte ritiene che uno Stato
non s’identifichi con nessun codi-
ce valoriale ma li garantisca tutti.
È proprio questo il punto. La so-
QUALE LAICITÀ
La tanto esaltata “laicità” dello
Stato, in questo caso, non è un vuo-
to nichilista ma pluralismo intera-
Strasburgo, non è affetto da “osses-
sione identitaria”, come afferma
Stefano Rodotà. Perché prima del-
l’esasperazione della propria iden-
tità, esiste il diritto ad averne una.
cietà non è un’astrazione ma un’i- gente. La possibilità, cioè, di più Altrimenti, è come se chiedessi-
dentità culturale definita. Non esi- culture di convivere e confrontarsi, mo a qualcuno di rinunciare al
ste “la” società ma solo colletti- senza, però, rinnegare se stesse. La suo aspetto fisico, alle sue abitu-
vità storiche concrete che si mate- possibilità di evitare sia il dispotismo dini di vita, per non offendere i
rializzano, di volta in volta, in della maggioranza, sia quello, anco- suoi vicini.
forme culturali definite. Se lo Sta- ra più assurdo, della minoranza dei La realtà è un’altra. Molti hanno
to è un contenitore indifferente, nuovi arrivati. Dal momento che, perso questa identità e conserva-
come ritiene la Corte europea, al- senza identità, non può esistere no, del patrimonio occidentale,
lora i valori religiosi sono privi di intercultura. Il nulla non dialoga. solo alcuni caratteri, come l’amo-
rilevanza sociale e possono esiste- Dal momento che, inoltre, la religio- re per la scienza e per la libertà.
re solo come espressione persona- ne non è un fatto esclusivamente pri- “L’Occidente – scrive Oriana Fal-
le e privata. Ma se, al contrario, vato. Essa è sì, innanzitutto, una di- laci – nutre una specie di odio
una società è il risultato del suo mensione coscienziale e intima, ma verso se stesso. Nella sua storia
svolgimento storico e non un’idea è anche costume, cultura, arte, storia, vede soltanto ciò che è deprecabi-
universale, immobile e trascen- norma, aggregazione, fatto sociale. le, e non ciò che essa contiene di
dente, allora possiamo parlare d’i- Una società, privata della sua cultu- grande e di puro. Ha ragione Rat-
dentità culturale di una nazione e ra (stili di vita, modi di sentire, di rap- zinger, quando dice che il mondo
di un continente. Di conseguenza, presentare la realtà), è solo un’ipotesi dei valori su cui l’Europa aveva
l’Europa non è solo un insieme mentale. È come un pensiero senza costruito la sua identità – i valori
di accordi politici ed economici, volto, una persona senza corpo. Le re- ereditati dagli antichi greci e dagli
ma un sistema di significati cul- ligioni, in particolare, sono l’essenza antichi romani e dal Cristianesimo
turali.
profonda di una cultura.
– sembra giunto alla fine”. ٗ
FEBBRAIO 2010 BS

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
VILA PILOTO
di Serena Manoni
È solo un quartiere
campione nazionale di marcia,
da 41 anni in Brasile. In breve
di Três Lagoas,
il più povero,
tempo è riuscito, attraverso i
suoi amici italiani e la Onlus
“Amici di Armando Catrana”, a
il più dimenticato.
Oggi è una realtà
diversa grazie
ai salesiani...
costruire un oratorio festivo per
ragazzi da 6 a 21 anni con circa
900 iscritti, senza contare i non
iscritti; laboratori con 15 corsi di
formazione professionale e 550
alunni, campi da gioco, cucina. Du-
rante la settimana all’oratorio si
svolgono soltanto sessioni di sport,
musica, danza, coro, banda…
contare a conferma. Collaborano
con i salesiani 28 funzionari dipen-
denti dalla missione salesiana e re-
tribuiti con il contributo del comu-
ne e quello dell’ispettoria. Fre-
quentano i corsi anche due gruppi di
minori in carcere dalle 10 del mat-
Era il villaggio degli operai
che stavano costruendo la
grande diga sul fiume Pa-
ranà. Terminati i lavori, sono
partiti dopo aver raso al suolo le
case. La povera gente del luogo ne
ha subito occupato la terra, e così è
sorta Vila Piloto, cittadina fantasma
di gente senza arte né parte, abban-
>> Sia la scuola professionale sia
l’oratorio accolgono tutti in modo
gratuito. Il complesso dunque va
avanti con la carità dei buoni e
qualche aiuto dal governo della Re-
gione, sorpreso dalla capacità dei sa-
lesiani di mettere su dal nulla una
scuola per i più bisognosi in assoluto.
Da qualche tempo a Vila Piloto c’è
tino alle 10 della sera. Ovviamente
in gruppi separati, dato il numero. Si
tratta di ragazzini in confronto ai
quali i nostri bulli sono “acqua e sa-
pone”, tra loro anche degli omicidi,
degli spacciatori, dei mariuoli... Ma
anche di ragazzine minorenni spes-
sissimo prostitute più per necessità
che per vizio.
21
donati a se stessi finché… Finché
sono arrivati i salesiani dalla vicina
Três Lagoas. Pioniere, ormai prati-
co del mestiere, il salesiano laico
Armando Catrana, perugino, già
una comunità stabile di tre salesia-
ni che si trovano a gestire un’opera
tipicamente salesiana, nata per i più
poveri, abbandonati e pericolanti. Sa-
rebbero centinaia gli episodi da rac-
>> È un oratorio con la divisa: tut-
ti vengono dotati di una maglietta di
appartenenza, fornita dall’oratorio, per
uniformare in qualche modo i ragaz-
zi e le ragazze che frequentano, che
se è vero che sono tutti poveri, è an-
che vero che gli strati di povertà sono
moltissimi e chi in Europa è consi-
derato povero a Vila Piloto è ricco.
L’oratorio offre
gioco sport;
doposcuola;
meccanici di biciclette;
motomeccanica e impiantistica;
riparatori di apparecchi domestici;
pittura su tessuti;
corsi di lingua (anche italiana).
Terminati i corsi, i ragazzi van-
no a fare tirocinio pratico nelle
ditte e in genere risultano molto
più preparati i ragazzetti dell’ora-
torio che non quelli delle scuole
statali, per cui le assunzioni pres-
so ditte sono per la quasi totalità
costituite di ragazzi che hanno
studiato all’oratorio.
ٗ
BS FEBBRAIO 2010

3.2 Page 22

▲back to top
LETTERA
G AI IOVANI
C’È UNA STRADA TRACCIATA
PER CIASCUNO
Ci credo
E adesso come faccio? Basta il sogno?
accettare la sfida del terreno, deve scomparire e
Il sogno è sempre una mezza verità. Ha bisogno di vivere nell’oscurità. Ha fiducia che dalla sua morte
concretezza perché diventi realtà. “Passi corti e nascerà qualcosa.
decisi”, recita un proverbio eritreo. Se vuoi scalare Quattro passaggi: la parola, il terreno, la morte,
la montagna, questa è la ricetta.
la vita. Ascoltare, coltivare, sentirsi e comunicare.
Ho incontrato in questi giorni un aviere alla vigilia La domanda che mi sono sempre fatto non è:
di un esame d’inglese da sostenere in vista di una “Ti piace essere prete?”, ma “Ci credi?”. E tu che
promozione in quattro prove distinte: listening – cosa mi dici? Sento vibrare nel mio cuore la tua
reading – writing – speaking. Ascoltare, leggere, risposta: “Ci credo!”.
scrivere, conversare: i quattro punti di qualsiasi
22 decisione.
Tuo don Carlo,
Listening, l’ascolto: le parole non sono tutte
uguali, come le voci che esistono dentro di noi. Tra
carloterraneo@libero.it
loro c’è una regina: la PAROLA. La parola è luce,
fuoco, seme: illumina, riscalda, nutre. Se l’accogli
dissipa la tua oscurità. Ti dice chi sei, cosa fare,
dove andare.
Reading, la lettura: nutrirsi è d’obbligo. Siamo
mendicanti per natura. Al libro, come alla terra,
chiediamo un supplemento di vita, un duplicato
di identità. La lettura è speculare. Quando non
sei felice, chiedi al testo davanti a te di dartela.
Quando non hai amore, la stessa cosa.
È un paradosso: nella lettura cerchi quello che
non hai e vorresti avere. Tieni tra le mani il libro
per eccellenza: la BIBBIA. Avrai una sorpresa: la
rivelazione dei tuoi segreti.
Writing, l’eco: cioè scrivi quello che senti dentro
di te. I diari hanno fatto il loro corso. Eppure
ancora oggi sono le monografie più belle. La gente
vive senza rendersene conto. Non scrive più. Non
si accorge di ciò che dice, di ciò che fa. Scrivere
un’impressione, una risonanza crea una grande
energia d’amore verso se stessi. Ti fa sentire che
ci sei. Ti aiuta a scrutare la vita, a dar la sveglia ai
sentimenti.
Speaking, confrontarsi: è consegnarsi come fa il
seme con la terra. Per un giovane in cammino è
pane avere un sacerdote saggio come guida. Il
seme non è l’albero. Lo sarà. Il seme deve
FEBBRAIO 2010 BS

3.3 Page 23

▲back to top
IDLI TDEAOTNROBOSCO PSdrtieasavelocnluttainaivmoieornaaetnodcraiopr“aafururonorcim”c:huiislaicllaiavnloocrnhoesèaclseetlsaeitabonraipdel’neinlsacptreoer,dusigbciirnlieott.voiteameeospsoeriandseclesnaandtoa
dei giovani.
giovani
IL SOGNO
DI UNA VITA
Michele Novelli (a cura di)
Il Musical “Il sogno di una vita” è la storia dei giovani che vivono
nelle parrocchie perugine di Prepo, Ponte della Pietra e di San Faustino.
Di fatto, progettare e realizzare un musical sull’avventura umana
e cristiana di San Giovanni Bosco è stato il modo naturale attraverso
il quale abbiamo voluto ringraziare questo santo che sempre
ci ha accompagnati.
23
BS FEBBRAIO 2010

3.4 Page 24

▲back to top
L’idea è venuta all’inizio
degli anni ’90 quando il
gruppo del dopo cresima
dell’Alveare era solito
recarsi a Cogne, il villaggio estivo
salesiano per fare il campo estivo
e Don Bosco era uno dei santi
che venivano proposti ai ragazzi.
L’ospitalità di Cogne ha permesso
la crescita del gruppo che era
iniziato solo da sei anni dal quale
ne sono poi nati altri due:
l’Alfaomega e successivamente
l’Arca. Dal 2000 per volontà del
Vescovo di Perugia, monsignor
Chiaretti, i tre gruppi che fanno
parte di tre parrocchie contigue
hanno iniziato a camminare
NASCE IL MUSICAL
Cominciammo a reperire le
biografie del santo, ognuno ne
fastevfcLrnoeaedrtqoetfouaordpateteltooenooildtdirsar/aioeapvolgruaelea’anntittnzlooaodzscrlriiei’loooitermelttgodotrpareenesrnnloelmoti’elvtAnlooavqodrtiaiusu.stairtilataacon,theatee
secondo un progetto pastorale
lesse una e poi mettemmo
comune fino a dar vita, nell’aprile insieme le cose che ci avevano
del 2006, all’oratorio Giovanni colpito maggiormente per far
Giovanni Paolo II. Anche qui,
Paolo II che conta seicento iscritti. emergere il “nostro” Don Bosco. solo a ritroso capimmo che il
La cultura dell’Oratorio manca in I tratti che affioravano in maniera musical fu “profetico”: la canzone
Umbria, solo da pochi anni si è più decisa costituirono la trama del musical che diceva “credeteci
cominciato a pensare in maniera del musical che venne
l’oratorio c’è” e che avevamo
“oratoriana”. Infatti nel 2005 in rappresentato a giugno davanti a cantato solo pensando a Don
occasione della visita pastorale di circa 1000 spettatori. L’episodio Bosco, era in realtà un anticipo di
24 Chiaretti, con i responsabili dei
tre gruppi decidemmo di
che ci toccò maggiormente fu il quell’oratorio che stava nascendo
sogno dei nove anni che il santo sotto i nostri occhi.
accogliere il Vescovo con un
capì, nella sua interezza, in tarda
musical e pensando a quale
età: i lupi trasformati in agnelli e REPLICA A L’AQUILA
personaggio rappresentare, venne pastori. Titolammo così lo
l’idea di don Bosco per il suo
spettacolo “Il sogno di una vita”. A settembre del 2008, abbiamo
legame con i giovani. Solo al
Il musical riproponeva con testi, pensato di riprendere in mano il
termine della riunione ci
musiche e balletti, tutti scritti e copione, di rielaborarlo e di porlo
rendemmo conto che era
creati da noi, la vita del santo con al centro dell’anno pastorale.
il 31 gennaio, giorno della sua
finale particolare: uno squarcio di I responsabili hanno pregato,
memoria liturgica.
paradisco con Don Bosco che
accoglieva i suoi ragazzi. Quello
che volevamo trasmettere era più
di ogni altra cosa la speranza
della gioia e della compagnia
eterna, la santità come festa e il
paradiso come meta della vita. Il
pubblico ne rimase scosso, più di
cento adolescenti e giovani che
ballavano e cantavano con
convinzione, come esperienza di
fede e di preghiera la speranza
cristiana lasciò il segno. Per noi
che vivemmo quella serata, il
ricordo è tra i più “sacri” della
nostra pastorale, tra i più belli.
Don Bosco, ne facemmo
l’esperienza, era davvero vivo.
L’anno successivo, dai tre gruppi
Alveare, Alfaomega, Arca (e da un
quarto, lo Shalom costituito dai
ventenni), nacque l’Oratorio
FEBBRAIO 2010 BS

3.5 Page 25

▲back to top
letto, lavorato per cinque mesi per l’Abruzzo. Un modo di dire “ci
“rifare” i testi, la trama, inserire siamo e vi vogliamo bene”. La
alcuni canti nuovi, e il 31 gennaio splendida accoglienza della
2008 i ragazzi del dopo cresima comunità salesiana, il panorama
hanno ricevuto l’annuncio del
spettrale dei palazzi deserti hanno
musical. Il primo mese è stato
dato vita a una esperienza di fede
difficile perché gli attori che non e d’amore, di amicizia e di
avevano fatto l’esperienza del
commozione. Speriamo di aver
25
primo musical dovevano crederci fatto un servizio ai nostri amici
sulla parola ed erano molto pigri, aquilani, ma in realtà i primi ad
il pensiero di un nuovo impegno aver ricevuto siamo stati noi,
GLI INIZI
spaventò molti. Via via che il
musical prendeva forma però,
prendeva forma anche una vera
e propria comunità che lavorava
con serietà e duramente. Le
prove, precedute e seguite sempre
da una preghiera di Don Bosco,
fermate a volte per far posto alla
sola preghiera quando ci
accorgevamo che non c’era né la
testa né il cuore in quello che si
faceva, sono state una bella
avventura, è sfociata nella
tanto che ai nostri ragazzi (alcuni
dei quali avevano fatto
l’esperienza di volontari Caritas
pochi giorni prima sempre a
l’Aquila) ancora brillano gli occhi
ricordando il 2 agosto, giorno
aquilano del musical.
Non abbiamo voluto
ripresentare la vita del santo, ma
il miracolo di una vita salvata
grazie al suo esempio e al suo
amore. Vero protagonista del
musical è Jacopo, un ragazzo
povero e orfano sottoposto alle
angherie di un imprenditore che
lo tratta come una cosa di sua
appartenenza. Insieme a lui
tanti altri ragazzi vivono
lo stesso dramma.
rappresentazione del 6 giugno a
Perugia, anche qui davanti a circa
1100 spettatori ai quali abbiamo
lasciato l’idea di una comunità
che credeva in quello che
rappresentava e trascinava a
viverlo. Ad agosto abbiamo
replicato a l’Aquila, all’oratorio
salesiano “terremotato”:
un’esperienza indimenticabile.
L’annuncio della replica da subito
commosse i ragazzi i quali si sono
spesi con generosità vivendo la
rappresentazione come un gesto
d’amicizia e d’amore per

3.6 Page 26

▲back to top
Il musical si apre con una
canzone e un balletto che hanno
come protagonista Torino,
impersonata da una nobildonna
che accoglie poveri e ricchi.
Una scena ricchissima che
impegna da sola circa 25 attori.
Tra questi un giovane Don
Bosco. La donna-Torino, nella
seconda scena, canta in dialogo
con Jacopo: un duetto nel quale
emerge il dramma di questo
ragazzo che cerca nella grande
Torino il suo riscatto e che
invece trova solo povertà e
schiavitù. Il musical procede
così su un doppio binario:
quello di Don Bosco che vive
la sua vicenda, dall’amicizia con
don Cafasso fino al pianto
liberatorio dell’ultima eucaristia,
e quello di Jacopo che dapprima
conosce l’oratorio di Don
Giovanni perché inviatovi dal GLI ALTRI
padrone come spia e che poi ne
consistente del musical – com’è
naturale – è composta dai canti e
resta affascinato fino a trovare
Don Bosco è tratteggiato come dai balletti che ritmano i tempi
il coraggio di affrancarsi dal
un uomo vigoroso, forte e gioioso; delle scene. È tutto dal vivo, non
26 padrone per vivere una vita
Mamma Margherita, tenera e
abbiamo voluto l’assicurazione
diversa, non senza il concorso d’acciaio, capace di rincuorare del play back, perché avrebbe
di Domenico Savio e la sua
con una fede robusta il figlio in un eroso uno dei motivi per cui
Compagnia dell’Immacolata.
momento di sconforto; Domenico abbiamo scelto di fare il musical:
Lo ritroveremo alla fine con una Savio e Michele Rua come
la gioia di stare insieme.
famiglia e una vita dignitosa
mentre con don Michele Rua
ricorda gli anni all’oratorio.
Il canto “Il sogno di una vita”
che vede in scena tutti gli attori
e tutti i ballerini, chiude il
musical “mostrando” il paradiso
dove tutti si incontrano di nuovo
accolti da Don Bosco e dalla
Vergine Maria.
ragazzi puliti, con nessuna
parentela con certe
rappresentazioni sdolcinate e
stucchevoli che restano lontane
dalla umanità dei santi.
Personaggio forte del musical è
senz’altro l’Imprenditore, uomo
senza scrupoli e incapace di
relazioni umane che non siano di
tipo utilitaristico. Ma protagonisti
sono anche i “ragazzi
dell’oratorio”, ma anche
i poveri di Torino,
il Sindaco, il Prefetto,
il Maresciallo, l’Uomo
venerando protagonista
del sogno dei nove anni
e la “dolce Maestra”
da lui affidata a
Giovannino. Gli attori
ballano, recitano e
cantano, insieme a un
coro e a un “corpo di
ballo”. In tutto, tra chi
è in scena e chi lavora
dietro le quinte siamo
Qualcuno potrebbe essersi fatto
l’idea di una compagnia teatrale
di professionisti o quasi; niente è
più lontano dalla verità: noi
siamo un oratorio che, attraverso
la forma del musical, vuol fare
esperienza di comunione, di
fraternità e di fede. Quello che
facciamo possiamo classificarlo
come un’esperienza di fede, di
carità e di speranza che si serve
del linguaggio dell’arte.
Il risultato è splendido come
esperienza di fraternità e di fede
nonostante l’imperfezione
tecnica, gli errori, i ritardi, le
incertezze propri dei dilettanti.
I ragazzi sono cresciuti come
cristiani anche grazie al “Sogno
di una vita”. Il lavoro ha
permesso di riflettere sul senso
della vita e ha indicato una
direzione più sicura per non
perdere o per ritrovare
l’orientamento.
circa 150. La parte più
suor Roberta Vinerba
FEBBRAIO 2010 BS

3.7 Page 27

▲back to top
B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
UN ALTRO
GIGLIO
Siamo anche stavolta
di fronte a una storia
dai contorni drammatici,
con lei il rosario, perché “Ginin”
non era mai sola, aveva sempre
la corona con sé.
Teresa Bracco
(24/02/1924-28/08/1940).
ma fortemente segnata
dalla virtù eroica di una
giovane che scelse
la morte piuttosto che
cedere alla violenza
F Era una giovane di non co-
mune bellezza, ma non visse
mai questo dono come un vanto
personale: garbo e rettitudine la
rendevano una ragazza riservata
e delicata negli atteggiamenti
tame da andare a spargere, co-
me concime, nel campo della
Braia. Mentre s’incamminava
verso il luogo, seppe dell’arri-
vo dei tedeschi in paese e dei
di uno stupro.
verso il prossimo. Chi l’ha cono- rastrellamenti, così pensando
sciuta così la ricorda: “Una ra- alla mamma che era rimasta
Teresa nasce il 24 feb-
braio 1924 a Santa
Giulia, comune di
Dego, diocesi di Ac-
qui Terme, penultima
gazza così io non l’avevo mai vi-
sta prima e non l’ho mai più vista
dopo; c’era in Teresa qualcosa
che la rendeva diversa dalle altre
coetanee; ella dimostrava serietà,
sola in casa, cambiò percorso
per raggiungerla. Donne e
bambini avevano trovato rifu-
gio nella fortezza del Rocchez-
zo, ma furono presi in ostaggio
27
di sette figli che ricevettero le onestà e rettitudine in tutto”. “Era dai soldati. Tra questi anche
prime e più importanti lezioni di la migliore di tutte noi – confida Teresa. Di fronte ai torbidi de-
“catechismo” proprio dai genito- la sorella Anna – al pascolo non sideri di un ufficiale nazista la
ri. Essi, nella quotidiana sempli- faceva che pregare”. In famiglia ragazza non ci sta e scappa nel
cità della loro vita di contadini, arrivava puntualmente Il Bolletti- bosco. Il soldato la insegue, la
seppero regalare ai figli gesti e no Salesiano e la copertina della raggiunge e, livido di rabbia,
insegnamenti di un cristianesimo rivista del 1933 aveva in primo le artiglia il collo. La strango-
convinto e incarnato. La mamma piano il ritratto del piccolo Do- la, poi le spara un colpo di ri-
ogni giorno apriva un grande li- menico Savio, di cui la Chiesa voltella e, non ancora appaga-
bro di preghiere e il padre la do- aveva da poco riconosciuto le to, le sfonda il cranio con un
menica dopo la messa, rivolgeva virtù eroiche. Teresa fu da subito calcio alla tempia sinistra. Il
ai figli più grandi domande sulla affascinata da Domenico e dal suo corpo straziato venne ritro-
Parola ascoltata quel giorno in suo proposito di voler rimanere vato due giorni dopo. Giovan-
chiesa. A Santa Giulia era possi- lontano dal peccato. Ritagliò l’il- ni Paolo II l’ha elevata agli
bile frequentare la scuola solo fi- lustrazione e, dopo averla posta altari il 24 maggio 1998. In
no alla quarta elementare, fu così sulla testata del letto, decise che quell’occasione ebbe a dire:
che Ginin (come era chiamata Domenico Savio sarebbe stato il “In Teresa Bracco brilla la ca-
Teresa), terminato quel breve suo modello di vita.
stità, difesa e testimoniata fino
percorso di istruzione, contribuì a
al martirio; quell’atteggiamen-
sostenere la sua famiglia come F Siamo nel 1944 la mattina to era la logica conseguenza di
pastorella. Nei pascoli veniva del 28 agosto. Dopo la Messa, mantenersi fedele a Cristo, se-
spesso raggiunta da alcune sue Teresa aveva trovato, prepara- condo il proposito manifestato
compagne che volevano recitare to dalla sorella, un carico di le- a più riprese”.
ٗ
BS FEBBRAIO 2010

3.8 Page 28

▲back to top
F MA
UNA CASA
APERTA di Maria Antonia Chinello
Nel cuore di Catania,
il Centro Diurno Laura
Vicuña è un luogo dove
i ragazzi hanno modo
di essere accompagnati
nel loro percorso
di crescita culturale
e umana.
Suore ed educatori non
tralasciano di coinvolgere
anche i genitori,
nell’intento di sostenerli
e accompagnarli nel loro
specifico compito
educativo.
28
COLMARE IL VUOTO
Al grest.
Aogni curva, l’orizzonte si
ridisegna e lascia scorgere
il verde della montagna,
l’azzurro del mare. Il tratto
che va dall’aeroporto a Canalicchio,
quartiere nella parte nord della città
di Catania, riporta le contraddizioni
del capoluogo, situato alle falde del-
l’Etna, maestoso e imponente custo-
de della vita che scorre in questo
angolo.
Suor Anna Paternò coordina da
quindici anni il Centro Diurno Lau-
ra Vicuña, presso l’Istituto San Gio-
vanni Bosco delle Figlie di Maria
Ausiliatrice di Catania.
Le sue parole sono sovrastate dal
vociare dei bambini e delle bambi-
ne, dei ragazzi e delle ragazze che,
anche oggi, sono arrivati al Centro.
Mi racconta degli inizi, non facili,
per dare vita a un centro per minori
La banda del Centro.
toccati dal disagio sociale dei quar-
tieri Canalicchio e Barriera.
«Il Centro opera, prioritariamente,
per i minori in stato di disagio so-
cio-familiare e a rischio di margina-
lità sociale come si rileva dall’inda-
gine conoscitiva realizzata sugli
iscritti – precisa suor Anna –. È fre-
quentato da ragazzi e ragazze che
rivelano difficoltà scolastiche, com-
portamentali e cognitive. Quasi
sempre, le cause sono da ricondurre
a problematiche socio-familiari».
A dipingere il disagio, sembra sug-
gerire suor Anna, c’è da restare scon-
certati: disgregazione del nucleo fa-
miliare per separazione dei genitori,
nello stesso tempo famiglie numerose
con problemi economici e abitativi,
basso livello di istruzione, analfabeti-
smo, gravi malattie, handicap, tossi-
codipendenza, alcolismo. E, anche se
in percentuale minore, anche deten-
zione o decesso dei genitori. Il quar-
tiere del senza si riassume, secondo
lei e i suoi operatori, nella mancanza
di stimoli culturali, in una classe poli-
tica locale che sembra aver chiuso gli
occhi sulla realtà.
«Il nostro intento educativo – in-
terviene Fabio, operatore del Cen-
tro – è di colmare il vuoto creato
dalle istituzioni cercando strategie
di intervento mirate e adeguate ai
ragazzi e ai nuclei familiari cui ci
rivolgiamo. Si tratta di prevenire
ogni tipo di disagio al quale essi
possono andare incontro e di inter-
venire con azioni atte a migliorare
la qualità della vita promuovendo:
l’acquisizione di modelli culturali
e comportamentali socialmente ac-
cettabili; lo sviluppo di potenzia-
lità latenti per favorire il processo
di autorealizzazione, sì da renderli
protagonisti attivi nell’ambito dei
gruppi; come pure accompagnarli
nel processo di formazione inte-
grale».
«Il nostro impegno – precisa Ro-
sario, anche lui operatore del Centro
– è di creare, giorno dopo giorno,
un ambiente educativo “di vita” e
ricco di proposte che si delinea co-
me una casa che accoglie, una chie-
sa che evangelizza e una palestra
che prepara alla vita. I servizi che il
Centro offre sono proiettati in tre di-
rezioni: il sostegno scolastico, i la-
boratori, le attività sportive».
FEBBRAIO 2010 BS

3.9 Page 29

▲back to top
MOLTI FIORI
ALL’OCCHIELLO
Il progetto iniziale Casa aperta
ben evidenzia lo stile di apertura e
di accoglienza di tutti e a tutte le
ore. Ma sono soprattutto le ore po-
meridiane e serali a concentrare il
grande numero di ragazzi e ragazze,
preadolescenti e adolescenti, giova-
ni operatori e operatrici. Accanto alle
attività sportive di basket, calcio, vol-
leyball, danza e pattinaggio. Oltre i
laboratori di ceramica-pittura e tea-
Suor Anna Paternò e due giovani
animatrici.
tro, vi è la Banda San Giovanni Bo-
sco, che nasce nel 1997. Per questo lo di informatica e di comunicazio-
ambizioso progetto, ci si è avvalsi ne multimediale, su cui il Centro ha
ben presto della collaborazione del
Maestro Giuseppe Enrico Giunta, che
da quasi 10 anni ne è Direttore. La
Banda è formata principalmente da
ragazzi e la sua principale peculiarità
è quella di essere “camaleontica”. Si
trasforma, infatti, spesso in “Piccola
Orchestra” avendo nel suo organico
sempre investito con ottica educati-
va. L’attività del laboratorio copre
tutte le fasce d’età dei ragazzi dai 6
ai 18 anni diversificando il percorso
didattico in più gruppi, coinvolgen-
do anche le famiglie (genitori e figli
insieme) in un percorso di alfabetiz-
zazione in questo campo.
poli-strumentisti capaci di passare
con facilità dalle percussioni al vio- EDUCARE:
29
lino, dalla tromba alla chitarra, dal LA CARTA VINCENTE
clarinetto al pianoforte.... La sua at-
tività principale è quella dell’anima- “L’educazione è cosa di cuore”,
In alto, attività di sostegno
zione delle feste del Centro, ma ma è anche contagiosa: i primi ra-
sempre più spesso si trova coinvolta gazzi accolti nel Centro, quindici
scolastico.
In basso, il laboratorio di ceramica
per mamme e bambini del CDLV.
in manifestazioni organizzate dal- anni fa, sono ora gli educatori e le
l’Assessorato alle Politiche Sociali educatrici, gli animatori e le anima-
del Comune di Catania.
trici delle varie attività sportive, del laboratori. È la storia di Andrea e
Altro laboratorio gettonato è quel- sostegno e recupero scolastico, dei Giuseppe, che mi raccontano con
entusiasmo e commozione la loro
Attività di pattinaggio.
esperienza e la gioia di poter donare
a loro volta quanto hanno ricevuto
dai primi operatori raccoltisi attorno
a suor Anna e alla sua attività. Per
loro è vincente stabilire contatti e
curare le reti di relazioni positive at-
torno ai più piccoli. Per questo le
settimane del Grest, che va dalla fi-
ne di giugno alla prima settimana di
agosto, diventano la palestra per
educare e accompagnare i piccoli e i
più grandi a guardare il mondo e a
interpretarlo con occhi diversi dalla
violenza, per avvicinare i loro geni-
tori, le famiglie e conoscere situa-
zioni di precarietà e di lotta quoti-
diana per la sopravvivenza.
«Tocchi il cielo con un dito quan-
do vedi che i ragazzi scoppiano di
felicità e di gioia». Anche in questo
angolo di mondo, a volte amaro, ma
colmo di speranza e di futuro. ٗ
BS FEBBRAIO 2010

3.10 Page 30

▲back to top
M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
ASANCNEORDOTALE
LA FELICITÀ
IL CUORE DEL CURATO LA NONA SINFONIA
D’ARS
DI DIO
Linee di spiritualità
Dio è felice,
sacerdotale
Dio ci vuole felici
di Anastasio Ballestrero di Sabino Palumbieri
ELLEDICI, Leumann (TO), Effatà, Cantalupa (TO)
2009, pp. 191
2009, pp. 286
SALESIANITÀ
VITA DI DON MICHELE
RUA
Primo successore
di Don Bosco
di Francis Desramaut
LAS, Roma, 2009
pp. 491
Il volume offre insegnamenti
Il centenario della morte del
molto significativi di un vero
beato Michele Rua è un’oc-
maestro di spiritualità e di
casione propizia per una
pastorale, il cardinale Balle-
voluminosa biografia su co-
strero. In esso vengono ri-
lui con il quale Don Bosco
proposti due corsi di eserci-
scelse di “fare a metà”. Ri-
zi spirituali i cui contenuti si
cevuta una pesante eredità,
collegano a due celebrazio-
riuscì a dare consistenza e
ni significative: il 150° della
consolidamento all’identità,
morte del curato d’Ars e
oltre che all’organizzazione
CATE QUIZ
Domande e Risposte
sulle PAROLE
del Cristianesimo
Domande e Risposte
30 su MARIA di Nazaret
Domande e Risposte
l’anno sacerdotale. L’espe-
rienza del curato d’Ars è
uno stimolo prezioso ed ef-
ficace per il prete di oggi;
l’autore aiuta a coglierne l’i-
tinerario di santità presbite-
rale con meditazioni molto
interessanti sulla vita e il
del governo e di coordina-
mento delle attività della
congregazione Salesiana.
L’autore di quest’opera ci
presenta l’articolata perso-
nalità di Don Rua e la sua
vastissima opera con ric-
chezza di informazioni e
sulle FESTE nell’Anno ministero pastorale. Anche “La felicità non è superfi- con uno stile vivace e pia-
Liturgico
le meditazioni su “Il cuore cialità. È autenticità. È bel- cevole. La lettura offre tutti
Domande e Risposte
sui SANTI
di Riccardo Davico
e Luigi Zonta,
ELLEDICI, Leumann (TO)
2009
Con un po’ di fantasia, di
gusto e di competenze, si
del prete: presenza viva di
Cristo nella Chiesa” posso-
no continuare oggi a illumi-
nare e confortare tante per-
sone che hanno bisogno di
sentire qualcuno che le ac-
compagna nel non facile
percorso di santificazione.
lezza. Ma nella pienezza.
Non facilità. È impegnati-
vità. Non è fugace impres-
sione. È maturazione”.
Queste brevi frasi sono un
grande pungolo e un’aper-
tura di desiderio per ciò
che è presente, spesso
solo come nostalgia, nel
gli elementi per percepire la
grandezza umana del pri-
mo successore di Don Bo-
sco, la sua profondità spiri-
tuale e la grande umiltà. L’o-
pera si compone di ben 35
capitoli, scritti in uno stile
semplice che rende piace-
vole la lettura.
possono concepire libretti
cuore di ognuno di noi.
semplici e divertenti per
Come rendere il desiderio
attirare l’attenzione e faci-
un vero stimolo per una ri-
litare la memorizzazione
cerca che sappia trovare
dei principali concetti del
la via giusta per una feli-
cristianesimo e, nel no-
cità non illusoria? L’autore
stro caso, della cateche-
del testo cerca di rivelarci
si. Un CATE/QUIZ è l’i-
deale: vivacizza l’incontro
con il gioco delle doman-
de e delle risposte. Sono
quattro gli opuscoletti su
aspetti significativi della
religione cristiana che
possono far scattare il de-
siderio d’imparare ed es-
sere pronti a rispondere. Il
fanciullo, inoltre, provoca-
la “ricetta” attraverso un
commento a ciascuna del-
le otto beatitudini enuncia-
te da Gesù nel Discorso
della montagna. Un libro
interamente dedicato alla
felicità può aiutare a trova-
re il giusto cammino, un
cammino incessante verso
la meta del cielo.
to da domande, può sem-
pre trovare il modo di ar-
ricchire la sua risorsa/co-
noscenza e valorizzarla.
FEBBRAIO 2010 BS

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
NDEEIGPLAI NANLTI RI
ERDEULICGAIOZSIOANE
RIPAEGRAAZTZTIIVI
COME UN ALBUM
PERMETTI UNA
LARGO ARRIVO IO!
Esperienze di una vita
PAROL@?
Manuale di autoaiuto
diversa,
cammino epistolare
per i bambini iperattivi
di Gilberto Binaghi
per adolescenti con
e i loro genitori
Ed. Monti, Saronno (VA)
2009, pp. 125
il vangelo della domenica di Mario Di Pietro
(Anno C)
e Monica Dacomo
di Salvatore Barbetta
Erickson, Trento, 2009
LINK SALESIANI
UTILI
ELLEDICI, Leumann (TO) pp. 123
2009, pp. 168
www.sdb.org è il portale uffi-
ciale della Casa Generalizia
Non è semplice riuscire ad
Salesiana.
attualizzare i vangeli do-
menicali, e questo vale an-
www.infoans.org è l’Agen-
zia ufficiale di notizie dei sale-
cor più se lo si cerca di fa-
siani.
re con gli adolescenti di
oggi. Ci vogliono creatività
http://biesseonline.sdb.org
il Bollettino Salesiano online.
di metodi e di contenuti e
sperare sempre che si rie-
www.donbosco-torino.it è
il sito della Casa Madre di
sca a interessare i più gio-
Torino-Valdocco.
vani trasformandoli da de-
stinatari a coprotagonisti.
È ciò che è riuscito a fare
www.donbosconews.it per
reperire notizie sul mondo sa-
lesiano.
l’autore con un sussidio
originale: partendo dal
vangelo della domenica,
www.unisal.it è il sito del-
l’Università Pontificia Salesia-
na di Roma.
31
Un libro scritto sotto dettatu-
ra; leggerlo è come ascolta-
re il racconto di una vita che
da vent’anni ha bisogno di
un respiratore e di una car-
rozzina elettrica che mano-
vra con un solo dito. Le te-
stimonianze affermano che
con lui è piacevole parlare,
soprattutto quando il discor-
so ha per oggetto la filatelia
di cui è un grande esperto.
Lo sarà certamente anche
la lettura e sarà come esse-
re in sua compagnia, aven-
immagina di inviare a un
ragazzo/a un breve com-
mento sotto forma di e-
mail, per cercare di illumi-
nare un problema, un’e-
sperienza, un desiderio ti-
pico dell’età adolescenzia-
le. Nel breve commento si
cerca di stimolare la rifles-
sione, l’approccio al testo,
una preghiera e, a conclu-
sione della lettera, si pro-
pone un impegno per la
settimana.
“Non è capace di farne una
giusta!”, “non sono capace
di farne una giusta!”, questa
è la sensazione che affiora,
né è facile cancellare, in
non poche situazioni di vita
familiare. E non esiste cura;
bisogna avere la pazienza
di migliorare la situazione
attraverso delle strategie
cognitivo-comportamentali
che il libro cerca di far com-
prendere e applicare sia al
www.mgsitalia.it è il portale
del Movimento Giovanile Sale-
siano, MGS.
www.volint.it è il portale per
l’Animazione Missionaria e del
Volontariato per lo Sviluppo in
Italia e all’estero.
www.elledici.org è il sito uf-
ficiale della Casa Editrice sale-
siana che si occupa di educa-
zione, catechesi, liturgia e au-
diovisivi per l’evangelizza-
zione.
www.missionidonbosco.org
è il portale della Procura Mis-
sionaria Italiana che opera in
do la percezione di fargli co-
ragazzo sia ai genitori. Nel- Torino-Valdocco.
sa gradita e di arricchire la
propria vita di sogni e biso-
gni che possono portarti an-
la prima parte il libro si ri-
volge ai bambini perché si
rendano conto della loro dif-
www.seieditrice.com è l’e-
ditrice che si occupa di libri
scolastici e testi per l’insegna-
che a gridare: “io voglio vi-
ficoltà di attenzione e di ipe- mento della Religione Cattoli-
vere”. Anche la vita in un re-
rattività e imparino alcune ca.
parto ospedaliero dal 1992
non è negativa o inutile, per-
ché attraverso l’osservazio-
strategie per superarle. Nel- www.cnos-fap.it per una co-
la seconda parte vengono noscenza dell’impegno dei sa-
offerti ai ragazzi materiali lesiani nel campo della For-
ne della sofferenza e del
dolore si comprendono me-
che aiuteranno a praticare mazione Professionale in Ita-
quello che si è imparato. La lia.
glio tanti aspetti dell’essere
terza parte è rivolta ai geni- www.colledonbosco.it si
umano.
NCcsrdihoOOeireneNRcotvatReaatSItmncoSIqglePuiocnFiOnhstAeoteNaarsDVoelelEEevgpNaNnrreinasDZsnplAasIoeTot.iAttrlsiieIvciePhlpilbiEEieobrRdssert-ii--i
trici.
tori e spiega loro come fare
per aiutare i figli a superare
la situazione.
occupa dei luoghi che hanno
visto nascere e crescere Gio-
vannino Bosco, e del grande
movimento degli amici di Don
Bosco e dei pellegrini in visita
al Tempio di Don Bosco.
BS FEBBRAIO 2010

4.2 Page 32

▲back to top
ON LINE
Breve profilo del sacerdote diocesano don Giovanni Bertocchi
(Alzano Lombardo [BG] 1975–Verdello [BG] 2004).
DON GIÒ di Natale Maffioli
DUE OCCHI
E UN SORRISO
Una figura di prete giovane, allegro,
sorridente, amico dei giovani cui
ha dedicato mente e cuore. Eccezionale
nel donarsi, grande nell’accogliere,
incondizionato estimatore di Don Bosco
32 e della sua opera.
Don Giovanni Bertocchi /don Giò,
(1975-2004).
Aveva un sorriso che contagiava, un sorriso da
bambino felice, ma era tutt’altro che un bambino.
Era un prete e un prete in gamba, sarebbe più
corretto dire è un prete in gamba, visto che dal paradi-
so continua a fare un gran bene ai suoi giovani, che ha
amato con autentico cuore sacerdotale e a quanti
incontrano la sua figura attraverso la testimonianza dei
genitori e delle persone che lo hanno
conosciuto. Don Giovanni Ber-
tocchi ha concluso la sua bre-
ve, ma intensa esistenza ter-
rena il 30 aprile 2004, a 28
anni cadendo nella pale-
stra dell’o-
ratorio di Verdello (BG) durante i festeggiamenti per la
conclusione dell’esperienza di vita comunitaria orato-
riana intitolata: “Fratello alla grande”. Era nato ad Alza-
no Lombardo (BG) nel 1975, ma risiedeva a Clusone
(BG) un grosso centro nella Val Seriana. Aveva fre-
quentato il seminario vescovile di Bergamo ed era sta-
to ordinato sacerdote il 3 giugno del 2000. La sua bre-
ve esperienza sacerdotale, fatta di dedizione e sacrifi-
ci, ha il sapore di un racconto tratto dalla ‘Legenda
Aurea’: ha dato la vita per i suoi giovani. Certo, avreb-
be voluto lavorare ancora per chissà quanto tempo in
mezzo ai suoi ragazzi, ma lo sforzo di dare tutto lo ha
portato all’estremo sacrificio. E quanto gli è accaduto è
da leggersi nell’insieme della sua vita di donazione.
Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un giovane gene-
roso con tutti. Il suo diario spirituale ci dice che questa
generosità nasceva dal fatto che aveva preso sul serio
la sua vocazione e si era consegnato senza riserve al
Signore. Poco prima di morire, scriveva: “Le esperienze
che hanno segnato la mia vita sono autentiche. Io
davvero ho incontrato Dio! Davvero mi sono sentito
amato e perdonato da Gesù. Per questo ho scelto di
giocarmi con lui. Per nessun altro motivo”. All’attività
d’oratorio si era allenato durante gli ultimi tempi della
sua preparazione sacerdotale con un’esperienza nella
parrocchia di Cassinone (BG), e la sua prima destina-
zione come prete l’aveva avuta per Verdello, una gros-
sa parrocchia nella Bassa Bergamasca, con un orato-
rio, dedicato a Don Bosco, pieno di giovani e ricco di
tante tradizioni oratoriane.
La gioia di essere amico ed educatore.

4.3 Page 33

▲back to top
ACERDOTI
INNAMORATO DI DON BOSCO
Don Giò (così lo chiamavano tutti e lui ne era conten-
to) conosceva e amava Don Bosco e voleva bene ai
giovani con cuore “salesiano”. La sua prima festa che
organizzò e animò in onore del patrono del suo orato-
rio, la impostò tutta sul tema della corda, in ricordo di
quella memorabile corda che il piccolo Giovannino
Bosco tirava tra due piante sui prati dei Becchi e se
ne serviva per fare il saltimbanco: “La corda non ci
ha abbandonato neanche per un momento – scriveva
sul notiziario parrocchiale – l’abbiamo ricevuta, taglia-
ta e riannodata durante le confessioni, per dire che il
peccato ci fa perdere il legame con Gesù, ma il per-
dono lo riallaccia (…) Ci abbiamo fatto sopra altri
nodi, trovandoci a pregare insieme prima di andare a
scuola. Per ogni nodo un episodio della vita di Don
Bosco ci suggeriva qualcosa che ci avvicina a Gesù:
la famiglia, gli amici, lo studio, la preghiera, l’oratorio,
la speranza, la nostra vocazione.
La festa di Don Bosco del 2003 fu celebrata in sinto-
nia con lo slogan ‘Ama senza misura“San Giovanni
Bosco, povero tra i poveri, noi lo conosciamo bene
soprattutto perché si è sempre battuto a favore dei
ragazzi, perché potessero superare la loro povertà e
ha sempre speso tutto se stesso per dare loro il
tesoro più grande: la fede. Ma egli si è sempre con-
frontato con diversi volti della povertà: quella vissuta
In chiesa con i suoi ragazzi era sempre una festa.
nella sua infanzia, quella della giovinezza, quella da
33
sacerdote, vinta sempre dalla Provvidenza. E ci che bisogna decidere. Lunedì: Chi vive nella ricchezza
sono le povertà che lui ha soccorso: poveri senza dimentica facilmente il Signore. Martedì: L’aiuto di Dio
famiglia, senza istruzione, senza lavoro, perché non manca se si lavora davvero con allegria. Merco-
malati, perché senza Dio.
ledì: Anche il mio sangue darei volentieri per salvarli.
L’ADDIO
Don Giovanni consegnò ai suoi ragazzi alcune parole
da accogliere durante la settimana e da custodire per
la vita: un invito a pregare con Don Bosco e a decide-
re con Gesù nel cuore, perché è “con Gesù nel cuore
Giovedì: In ogni giovane c’è un punto accessibile al
bene. Venerdì: A chi fa del bene verrà fatto del bene.
Sabato: Per fare del bene occorre avere un poco di
coraggio. Domenica: La Provvidenza di Dio, ai grandi
bisogni, manda grandi aiuti.
Don Giò, “il ‘don’ più pazzo di noi”, come dicevano i
suoi giovani, il 30 aprile 2004, al termine della settima-
na di vita comunitaria oratoriana, mentre stava giocan-
do con loro era pronto per la vita di comunione che
non finisce mai.
ٗ
La piazza di Verdello con la chiesa parrocchiale.
Don Giò al campeggio con i suoi ragazzi.
BS FEBBRAIO 2010

4.4 Page 34

▲back to top
COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
IL RISCHIO biamo sviluppato un linguaggio che
usiamo per parlare agli adolescenti
DELL’EDUCAZIONE
LAST MINUTE
che è molto diverso da quello che
usiamo con gli adulti. Il tono comunica
superiorità, condiscendenza e intru-
sione. Nel caso migliore è amichevo-
le e coinvolgente, nel peggiore critico
e offensivo. Come se dicesse: “Non
L’adolescenza è un periodo di crisi per i genitori, sei ancora diventato un mio uguale”. I
più che per i figli. Comincia quando i figli manifestano ai genitori genitori devono esseri disponibili nei
di non avere più bisogno di loro: «È affar mio!»
confronti dei figli adolescenti, senza
per questo sforzarsi di essere accon-
dicono baldanzosi. discendenti.
Ecco i commenti che potrebbe fare
una madre in una situazione “deli-
Iragazzi, questi nostri giovani filo-
sofi sentenziano: «Il punto è se io
ho ancora bisogno che i miei ge-
nitori interferiscano in questo gene-
re di cose». Quando i figli parlano
così, non stanno suonando le trom-
be della rivoluzione, semplicemente
rammentano ai genitori, a fin di be-
passati. Piaccia o no, l’adolescenza
è una conseguenza dell’educazione
precedente.
᭿ È durante i primi anni di vita che
i figli ricevono dai genitori gli strumenti
fondamentali. Il contributo dei genito-
ri nella vita dei figli è sempre impor-
cata”: «Io avrei la mia opinione in
proposito. La vuoi sentire?», «Que-
sta è una cosa nella quale credo di
dover intervenire. Vuoi sentire il mio
punto di vista?», «Sono preoccupa-
ta per quello che ti sta succedendo,
e vorrei parlartene. Possiamo farlo
adesso?».
ne, che è arrivato il tempo di ritirarsi
dalla linea del fronte e iniziare una
tante, ma una volta raggiunta l’adole-
scenza, la fonte di ispirazione princi-
᭿ Questi commenti sono espressioni
di rispetto per la sovranità di un’al-
fase diversa della vita insieme. Più pale diventano i loro pari, altri adulti, e tra persona. I genitori dovrebbero fa-
34
tempo i genitori impiegano a capirlo,
e più i figli alzano la voce. L’educa-
la loro vita interiore. Se i genitori insi-
stono nel voler “tirare su” i figli adole-
re una pausa di dieci secondi dopo
queste affermazioni, per vedere se
zione non è un modulo fisso, ma scenti, trasmettono un messaggio che vengono percepite come violazione o
qualcosa che cresce ed evolve, ma-
turando. Nell’adolescenza cambiano
nessuno di loro desidera sentire: «So
io quello che ci vuole per te!». Questo
come invito a parlare. Esprimendosi
in questo modo, il ragazzo e i genito-
i figli. Devono cambiare anche i ge- fa infuriare i ragazzi, che sono com- ri possono riscoprire la vulnerabilità
nitori. I genitori sanno che i figli han-
no ancora bisogno di loro, ma in mi-
pletamente impegnati a scoprire chi
sono veramente e, secondo loro, la
e i limiti di ognuno, e ristabilire il ri-
spetto l’uno dell’altro, una qualità che
sura differente. Sentono dolorosa- pretesa dei genitori di sapere le rispo- spesso viene meno dopo anni di vita
mente di aver perso alcune cose im-
portanti come la vicinanza, perché
d’improvviso, i figli preferiscono pas-
ste è provocatoria e senza significato.
Molti altri messaggi significano «Non
sono soddisfatto di come sei!». È in-
insieme.
L’unica cosa veramente proibita ai
genitori è astenersi. Uno stile edu-
sare il tempo con gli amici o stare sopportabile per un adolescente sen- cativo basato esclusivamente sul
chiusi in camera ad ascoltare musi- tirsi dire una frase del genere. Per pri-
ca; il potere e il controllo, fisico ed ma cosa, questi ragazzi non sanno
emotivo; la confidenza, perché i ra- ancora chi sono e, seconda cosa, non
gazzi ora confidano negli amici e nei
loro primi amori. Per molti genitori si
sono sicuri di quanto si piacciono. Ad
alimentare i conflitti non è tanto quel-
lo che diciamo, ma come lo diciamo.
tratta di uno shock doloroso, per altri Nel corso delle generazioni ab-
di qualche nuvola di tristezza, qual-
cuno si sente sollevato. Ma tutti de-
vono venire a patti con quello che
hanno perso, prima di poter cambia-
re la loro posizione: dalla linea del
fronte a un discreto ma sempre de-
cisivo accompagnamento nella vita
dei figli. È il momento di godersi il ri-
sultato del duro lavoro degli anni
È durante i primi anni di vita
che i figli ricevono dai genitori
gli strumenti fondamentali… Se si
aspetta “quando saranno un po’
più grandicelli”… è troppo tardi!
FEBBRAIO 2010 BS

4.5 Page 35

▲back to top
il genitore
di Marianna Pacucci
E SE DIVENTASSE
TROPPO TARDI?
Il rispetto? Che cos’è? Non fare agli altri
ciò che non vuoi sia fatto a te.
Nel rapporto con il tempo, noi conda provocazione riguarda le diver-
cristiani siamo un po’ viziati: ci se tappe della fanciullezza e della
abituiamo a fare esperienza preadolescenza. Si dice che i ragazzi
I figli preferiscono passare
il tempo con gli amici o ad
ascoltare musica e oggi possono
farlo ovunque si trovino.
dell’infinita pazienza di Dio; a toccare
con mano la grande misericordia della
Chiesa che ci consente di rimetterci
in cammino quando facciamo errori di
appartengono alla generazione del
tutto e subito, ebbene almeno nella di-
mensione educativa dobbiamo rico-
noscere che hanno ragione. Sicura-
controllo è destinato a fallire di
fronte alle esigenze di autonomia,
tipica di questa età, e genera
ogni tipo; a vivere a contatto con l’o-
rizzonte dell’eternità… e così ci con-
vinciamo che in ogni faccenda umana
mente non potremo attrezzarli in bre-
ve ad affrontare la vita con tutte le sue
incognite, ma dobbiamo accompa-
spesso un aumento dei comporta-
menti trasgressivi. Naturalmente si
corre il rischio opposto: quello di
sia possibile ottenere delle dilazioni
per la nostra pigrizia o incompetenza
esistenziale. Ma la nostra apparte-
gnarli giorno per giorno, collocando al
posto giusto una tessera dietro l’altra,
affinché la loro personalità possa co-
sfociare in un astensionismo edu-
cativo, deludendo le aspettative
più profonde dello stesso adole-
nenza alla storia, il nostro essere im-
mersi nella dimensione della quotidia-
nità, la trama delle relazioni ordinarie
minciare ad assomigliare a un disegno
intelligibile. C’è sempre tanto da fare,
con questa fascia d’età, per cesellare,
scente che chiede anche di otte-
nere una risposta ferma, che lo
rassicuri che qualcuno continua a
dovrebbero richiamarci a stare con i
piedi per terra e a tenere in debito
conto l’ancoraggio al qui e ora. A
smussare, limare il carattere: impegni
che richiedono tempo e precisione,
delicatezza e passione educativa.
35
“tenere” per lui. Come suggerisce
un verso di Ungaretti, l’adolescen-
te è... «attaccato sul vuoto / al suo
filo di ragno». Sarà un filo esile,
ma è tutto quello che ha.
L’adolescente è alla ricerca di espe-
rienze e di limiti per crescere, per
entrare nella vita adulta. Molti dei
comportamenti rischiosi (uso di
sostanze, vandalismi, velocità estre-
ma) rientrano in questa logica. Non
è pura trasgressione, ma voglia di
misurarsi, di vedere “l’effetto che
fa”, cedendo alla forza attrattiva
del rischio di mettersi alla prova.
Gli adolescenti chiedono di poter
esplorare il mondo sapendo di po-
ter rincasare e trovare, a richiesta,
adulti disposti ad ascoltarli e rin-
francarli. L’ascolto, la presenza, la
disponibilità, l’empatia sono tutti
elementi che servono ad accompa-
gnare il percorso degli adolescenti.
I genitori devono essere determina-
ti. Sono loro i capitani della nave.
Se la nave raggiunge felicemente il
questa regola devono essere ispirate
soprattutto la presenza e l’azione
educativa che svolgiamo abitualmen-
te in famiglia. Nel rapporto con i figli
dobbiamo inevitabilmente accettare
alcune sfide concrete.
᭿ La prima è che tocca a noi adulti
adattarci ai ritmi fisiologici della cre-
scita di un bambino e non viceversa;
e se la psicologia ci insegna che i pic-
coli apprendono la maggior parte del-
le cose nei primi tre anni di vita e
che si formano non quando
vi è un intervento diretto
nei loro confronti, ma
per il clima affettivo
che respirano abitual-
mente in casa, dob-
biamo ammettere che
non si possono chie-
dere deroghe per il
nostro compito for-
mativo. Anzi, piuttosto
che chiedere sconti
per rimandare a dopo
᭿ E poi, che ci piaccia o no, dob-
biamo misurarci con il laborioso iti-
nerario dell’adolescenza e della giovi-
nezza. Un periodo complicato e tor-
tuoso, in cui non è possibile innestare
la quarta e andare a tutta birra e, for-
se, dobbiamo persino rinunciare a gui-
dare e sederci al posto di fianco, per
lasciarci condurre su strade e verso
mete che non possiamo più scegliere
in prima persona. È un’esperienza
spesso difficile da sopportare, sia per
i figli sia per i genitori; ma noi adulti
non possiamo rinunciare a edu-
care, pur sapendo che tal-
volta saremo perdenti, al-
meno nell’immediato. In
questa fase, in cui spes-
so dobbiamo sperimenta-
re sulla nostra pelle con-
flitti e fallimenti di vario tipo,
due cose soltanto possono
sostenerci e farci andare
avanti: l’amore che abbia-
mo per i nostri ragazzi e
porto, senza ammutinamenti, dipen- qualche questione,
de dalla responsabilità con la quale dovremmo avere la
usano il potere, e da quanto sono
disposti a cambiare velocità o rotta
secondo la natura del vento e del-
l’equipaggio.
ٗ
santa furbizia di pun-
tare sul prima: pre-
venire è meglio
che curare. La se-
La psicologia
ci insegna che i piccoli
apprendono la maggior
parte delle cose
nei primi tre anni.
BS FEBBRAIO 2010

4.6 Page 36

▲back to top
che deve mostrarsi davvero incondi-
zionato (dunque non negoziabile sul
piano pedagogico in cambio di un
consenso di basso profilo) e la con-
sapevolezza di aver accumulato, nel
corso degli anni, un patrimonio di af-
fetti, esperienze, valori e significati,
a cui attingere nei periodi di mag-
giore crisi educativa.
᭿ Ogni famiglia, se è un po’ sag-
gia e lungimirante, dovrebbe co-
minciare, dal giorno in cui nasce un
figlio, a riempire questo porcellino
con ciò che di bello e di buono si
condivide quotidianamente in casa
e che può rappresentare un punto di
riferimento per comprendere e inter-
pretare l’esistenza umana. Le picco-
le e grandi occasioni attraverso cui
la relazione educativa si sviluppa for-
mano a poco a poco un giacimento
di senso, che potrà servire a riattiz-
zare un affievolimento nella voglia di
comunicare, rianimare gli affetti nei
momenti in cui si vive uno stress nel-
36
la reciproca fiducia, rilanciare le
scommesse sul futuro quando un
evento negativo rischia di far chiu-
dere la persona in se stessa. Credo
che proprio quest’ultima cosa ci deb-
ba spingere a comprendere che l’e-
ducazione non può rispondere al cri-
terio dell’emergenza; essa asso-
miglia a un pugno di semi che
cerchiamo di far attecchire nel cuore
dei figli e pertanto dobbiamo impa-
rare, come i contadini, a rispettare i
tempi giusti che consentono alla
pianta di pervenire al suo pieno svi-
luppo. Ogni agricoltore sperimenta
quanto faticoso sia il periodo dell’at-
tesa che va dall’autunno all’estate,
ma sa anche che non vi può essere
alcuna sosta nella sua operosità. Mi
piacerebbe, al termine della mia vita,
poter verificare che sono stata una
madre che non ha sprecato alcuna
occasione, in cui la disponibilità di
cura per i miei figli poteva esprimer-
si come amore pedagogico. So per
certo che qualche errore di valuta-
zione l’ho fatto e che altri ne potrò fa-
re; spero però che la misericordia di
Dio mi venga incontro per rimediare
a situazioni in cui temo di aver gio-
cato di anticipo e non per colmare ri-
tardi che possono diventare omis-
sioni e generare pericolosi e doloro-
si vuoti educativi.
ٗ
FEBBRAIO 2010 BS
ARTE SACRA:
CROCEFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Di Palazzo S. Gervasio (PZ), classe 1948.
Si forma all’Accademia di Belle Arti
di Napoli. Ha collaborato ad alcuni
lavori con Guttuso, ha dipinto vetrate,
scene per film, opere per casa Marzotto,
ecc. Personali a Palazzo Barberini
di Roma e altrove.
AMEDEO BROGLI
L’IMPRONTA DELLA CROCE
Si viene colti da un improvviso
stupore nel contemplare la sug-
gestiva produzione artistica del
lucano Amedeo Brogli. Grazie
alla sua esperienza, frutto anche del
corso di scenografia compiuto all’Ac-
cademia delle belle arti di Napoli che
gli ha permesso di vagliare anche il
settore teatrale e cinematografico rea-
lizzando fra gli altri anche dipinti e al-
tre scenografie del film “La tragedia
di un uomo ridicolo” dell’acclamato
regista italiano Bernardo Bertolucci,
Amedeo Brogli ha riversato il suo
contributo nelle più disparate espe-
rienze artistiche, dai dipinti a olio su
tela, alle vetrate per absidi di chiese,
alla realizzazione di murali.
>> Proprio tale situazione nel
1983 gli ha offerto la ghiotta oppor-
tunità di collaborare con uno dei gran-
di del nostro tempo, Renato Guttuso,
ne “La fuga in Egitto” al Sacromonte
di Varese, la prima di altre due colla-
borazioni con lo stesso Guttuso, svi-
luppatesi poi nel 1985 per la realizza-
zione del plafone dipinto del Teatro
“Vittorio Emanuele” di Messina e nel
1987 a Palermo per “Foresta, radice,
labirinto” di Calvino. Nella sua medi-
tazione sul tema del sacro è possibile
rilevare un elemento di profonda inti-
mità che accompagna ogni realizza-
zione, e allo stesso tempo una costan-
te fusione fra tradizione e interpreta-
zione della contemporaneità; tre ele-
menti che possiamo ritrovare nel mo-
saico della Crocifissione, eseguito per
la Cappella della Piccola Missione per
i Sordomuti. Ancora una volta si è at-
tratti dal fascino del colore che qui ri-
veste vere e proprie connotazioni og-
gettistiche, sostituendosi in tutto e per
tutto agli stessi elementi materiali. Ci
si stupisce di primo acchito per “l’ap-
parente assenza” della croce: Cristo
sembra inchiodato a un muro – ele-
mento di forte contemporaneità – e le
uniche tracce della croce sembrano
essere le impronte a macchia lasciate
dal contatto della mano sulla parete e
l’iscrizione sopra il suo capo. Nel pie-
no solco della tradizione iconografica
del Cristo è realizzato lo straccio che
copre la sua nudità e la posizione ca-
nonica dei piedi sovrapposti, altro ri-
chiamo a una croce presente ma non
manifestata.
>> In realtà la croce è diventa-
ta una macchia scomposta di
sangue che fa da sfondo al corpo cro-
cifisso il cui capo, di indubbio impat-
to emotivo, è volto verso l’Alto in
una composta quanto intensa invoca-
zione al Padre “che è nei cieli”, che
svela tuttavia una sofferenza lanci-
nante e contemporaneamente la con-
sapevolezza di aver compiuto non la
sua volontà di uomo, ma la sua vo-
lontà di Figlio di Dio. Ecco allora
che il sangue versato diventa la firma
indelebile di tutto il corpo stampata
sul muro della morte, perché è il frut-
to di Colui che tutto ha dato per l’uo-
mo, facendosi obbediente “fino alla
morte, e alla morte di Croce”. ٗ

4.7 Page 37

▲back to top
LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) La volontà può trasformare la peggiore palude
in un angolo di paradiso.
2) Il coraggio non è rappresentato dall’eroe,
ma dal povero che riesce a sopravvivere.
BS FEBBRAIO 2010

4.8 Page 38

▲back to top
SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
LA SOLITUDINE
DELL’AVARO
di Sabino Frigato s.frigato@ups.crocetta.org
Un giovane chiede di entrare
in un monastero. Gli chie-
de il Maestro: «Se avessi
tre monete d’oro, le daresti
“Sono ciò che
possiedo”, ecco
l’avarizia, uno dei
ai poveri?”. Il giovane risponde senza
esitazione: «Sì, padre, con tutto il
cuore». E il maestro ancora: «E se
avessi tre monete d’argento?». «Cer-
grandi mali dell’uomo;
essa è lo scopo e
il tormento dell’avaro,
to! Ben volentieri». «E se avessi tre
monete di rame?”. Anche stavolta la
risposta arriva senza esitazioni: «No,
ma non solo.
Troppo spesso anche
padre». «Perché?». «Perché le ho!». gli Stati sono avari.
Gli avari hanno un tratto di ossessi-
38 vità con ciò che possiedono, soprat-
tutto con il denaro. Il loro è un desi-
derio mai soddisfatto. Sono come il
mare: pur ricevendo un gran numero
Sono preoccupanti
le conseguenze
di questo vizio.
L’avarizia. La splendida scultura
(da “i vizi capitali”) di Carlo
Previtali, bergamasco, classe 1947,
architetto e artista che vive e
lavora a Grumello del Monte (BG).
di fiumi non si riempie mai. L’avaro
ha un solo desiderio: accumulare. È
lo scopo e il tormento della vita sua e
degli altri. Non a caso, san Paolo
scriveva all’amico Timoteo che l’a-
varizia è la «radice di tutti i mali»
(I Tim 6,10). Infatti, l’avaro stravolge
l’evidenza delle cose: confonde il
mezzo, ciò che possiede, con il fine.
PERCHÉ SI DIVENTA
AVARI?
Il sarcastico Voltaire diceva che
l’avarizia è il frutto di un ingegno
ristretto tipico di chi si trova in età
avanzata. Certamente l’avanzare del-
Però, è un piacere che non toglie né
la tristezza né la solitudine. La sua
avidità gli si ritorce contro, negan-
dogli la bellezza di tante relazioni
disinteressate. Per lui, ormai, tutto
ha un prezzo, un costo, un’utilità.
Di tutti i desideri che affollano il
l’età può creare ansiose paure e suo animo, ne radicalizza solo uno:
spingere a un risparmio eccessivo, avere, possedere. Può ben dirsi:
anzi ossessivo. San Bernardo osser- “Sono ciò che possiedo”. Il resto
vava acutamente che l’avarizia è un non conta più nulla. «Alla povertà
continuo modo di vivere in miseria mancano tante cose – diceva il poe-
per paura della miseria. Allora chi ta Publilio Siro – all’avarizia tutte».
risparmia oggi per il domani è un
avaro? No. Pensare al futuro è da NEL TEMPO
saggi. Insensato, invece, è vivere
per risparmiare e accumulare an-
DEL GREED MARKET
che a costo di trovarsi immersi in Che faccia ha l’avaro nelle società
una triste solitudine, tagliati fuori globalizzate di oggi? La cultura della
dalla vita. Nonostante ciò, l’avaro globalizzazione economico-finanzia-
può provare piacere del suo denaro ria ha elevato il mito dell’efficienza e
e di quanto possiede. È verissimo. della produttività dell’homo aecono-
micus a criterio unico di giudizio e di
Ebenezer Scrooge il famoso avaro
di “Un canto natalizio” di Charles
Dikens, visto da Walt Disney.
giustificazione, non solo della realtà
economica ma anche della vita, le-
gittimando l’avidità, quale motore
FEBBRAIO 2010 BS

4.9 Page 39

▲back to top
Il denaro guadagnato tenuto come
un geloso possesso, in realtà,
impoverisce chi lo possiede: lo
spoglia della capacità di donarsi.
Alberto Sordi e Laura Antonelli nel film “L’Avaro” di Tonino Cervi.
della produttività. Qualcuno ha scrit- importa nulla, purché siano mac- è senza un tornaconto. Chi, però,
to che siamo passati dal free market chine da soldi. È uno che pure non sa donare non sa neanche ama-
al greed market. L’avidità è buona e spende… ma per se stesso. Anche re. L’avidità dell’avere svuota il
giusta e ha sostituito il libero merca- se a differenza del vecchio Scrooge cuore. L’avaro diventa incapace di
to. L’avidità dell’avarizia oggi pren- vive in ampi e luminosi uffici, la condividere in modo disinteressa-
de forma, ad esempio, nelle remu- solitudine e l’infelicità rimangono to esperienze, sentimenti, desideri,
nerazioni astronomiche dei manager le stesse. Oggi l’avarizia non è solo progetti di vita e ciò che possiede.
e nelle rendite finanziarie stratosfe- quell’avidità che tenta l’uomo da Un vizio così se portato all’ecces-
riche passando sopra alle scandalo- sempre. Essa ha assunto una porta- so muove al sorriso sia pure amaro. 39
se disuguaglianze nella distribuzio- ta sociale. Il denaro comunque Dice Trilussa:
ne del reddito. Per l’economista Za- guadagnato e tenuto stretto come
magni, l’avidità e la cupidigia sono, un geloso possesso, in realtà, im- Ho conosciuto un vecchio
oggi, beni patrimoniali più tossici poverisce il suo possessore: lo spo- ricco, ma avaro: avaro a un pun-
della finanza globale!
glia della capacità di donarsi e di
to tale
La Nuova Destra Americana, che relazionarsi agli altri in modo di- che guarda i soldi nello specchio
annovera tra i suoi membri anche sinteressato. Per definizione, l’ava- per veder raddoppiato il capitale.
Alan Greenspan, l’ex presidente ro non riesce a donare. E se dà non
della Federal Reserve, difende que-
Allora dice: Quelli li do via
sta tesi: “Non solo l’avidità è buona
perché ci faccio la beneficenza;
in sé, ma ogni tentativo di contener-
la è un male, perché l’avidità è il
meccanismo principale che regola
l’ordine sociale”. L’amore spregiu-
ma questi me li tengo per pru-
denza...
E li ripone nella scrivania.
dicato per il denaro, a detta del ben
noto J.M. Keynes, è una passione
morbosa, un po’ ripugnate che si
consegna con un brivido allo spe-
cialista di malattie mentali.
L’avarizia con la sua avidità è
una malattia dello spirito, è anche
una minaccia sociale come aveva
ben intuito G.B. Vico: «il declino di
una società inizia nel momento in
cui gli uomini non trovano più den-
L’AVIDITÀ SVUOTA
tro di sé la motivazione per legare
IL CUORE
il proprio destino a quello degli al-
tri, quando cioè viene a scomparire
Tutti conosciamo il vecchio Ebe-
l’inter-esse». Terapie contro l’avi-
nezer Scrooge di Charles Dickens,
dità dell’avarizia? Incominciare a
un vecchio avaro chiuso nell’oscu-
considerare gli altri come il “mio”
ra solitudine della sua casa. Oggi,
prossimo senza calcolarne costi e
il nuovo Scrooge della finanza glo-
utilità. Sperimentare la bellezza
balizzata com’è? È uno che gesti-
John Maynard Keynes
dell’amicizia e dell’amore antidoto
sce più società per azioni. Il suo
scopo? Collezionarne sempre di
più. Ciò che producono non gliene
(5/06/1883-21/04/1946)
è uno dei maggiori economisti
del XX secolo, che ha influenzato
sia l’economia sia la politica.
alla solitudine e alla tristezza. È pur
sempre vero che c’è più gioia nel
dare che nel ricevere!
ٗ
BS FEBBRAIO 2010

4.10 Page 40

▲back to top
D IBATTITI
Giornate Mondiali
GIUSTIZIA SOCIALE
GIUSTIZIAPER TUTTI
di Severino Cagnin
La Giornata della
magine divina”: lo statuto dei lavo- l’impegno morale, il particolarismo
ratori ha bisogno di una premessa con l’universalismo.
Giustizia Sociale
si celebra sabato
etica. Così il documento CEI unisce Da parte sua, il documentario
strettamente la giustizia con la fede. ungherese Un altro pianeta1 pre-
Fatto nuovo e carico di impegni al- senta un quadro scioccante sullo
18 febbraio. La FAO
l’inizio del cammino e di effetti gra- sfruttamento dei bambini attraver-
si è rivolta ai governi
vissimi di fame e violenze.
so il lavoro minorile, la prostitu-
Anche la giornata del 18 febbraio zione, i bambini e perfino le bam-
dei paesi ricchi
ci fa capire che mandare medicine bine/soldato. Interessante è render-
per sollecitare aiuti
non guarisce le malattie, né donare si conto di come questi bambini/e
soldi diminuisce la povertà e neppu- vengono salvati: attraverso l’edu-
e salvare milioni
re andare di persona, tecnici, infer- cazione, facendo prendere loro co-
40
di persone dalla morte
per fame… non in
mieri e maestri, cambia la situazio- scienza di se stessi e degli altri, e
ne disumana di popoli, tuttora sfrut- rendendoli liberi e capaci di rifarsi
tati in patria o all’estero, se costretti una vita.
nome della carità
ma della giustizia.
a emigrare.
SUPERARE L’EGOISMO
DALLA GAUDIUM ET SPES
La soluzione è indicata anche al
Al Prix Italia 2009 a Torino, il n. 17 del documento conciliare
Premio Speciale per “Programmi sulla libertà, la Gaudium et Spes,
Giuste retribuzioni, occupa-
zione, sindacati, sanità,
assicurazioni: tutto è defi-
nito, ma non basta più, se
che incidono sui cambiamenti so-
ciali” ha segnalato numerose opere
che ai problemi non presentano le
soluzioni tradizionali, ma racconta-
dove dalla libertà dell’uomo come
“segno altissimo della immagine
divina”, si fanno discendere tutti i
diritti che implicano una responsa-
non si riconosce la “ libertà dell’uo- no storie vere in cui tutto cambia, se bilità personale destinata necessa-
mo come segno altissimo dell’im- si riesce a superare l’egoismo con riamente a estendersi a ciascuna
società e paese dell’intero “orbe
terracqueo”, e che va esercitata
nel rispetto del bene e dei diritti di
tutti. Siamo perfettamente consa-
pevoli che il cammino della giusti-
zia è lento e soprattutto difficile,
ma è l’unico possibile per risolve-
re gli innumerevoli mali del mon-
do. E, senza ombra di polemica,
siamo convinti che la giustizia di
cui parla il Vangelo sia ancor più
efficace che non lo Statuto dei La-
voratori.
FEBBRAIO 2010 BS
1 Another Planet di Ferenc Moldovàni, Premio
Speciale al Prix Italia 2009 di Torino tra i “Pro-
grammi che incidono sui cambiamenti sociali”,
ha avuto anche il riconoscimento dell’Asoscia-
zione Cattolica SIGNIS.

5 Pages 41-50

▲back to top

5.1 Page 41

▲back to top
TUTTO BENE
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
La tv, i media, lo standard di vita di oggi
addormentano la nostra mente; noi stiamo
al gioco e, per evitare inutili e odiose
complicazioni, ci trasformiamo in spettatori
acritici e indifferenti.
Nina Zilli, al secolo Maria
Chiara Fraschetta, giunge
alla sua prima produzione
care” dalle ingiustizie, dal-
le guerre, dalle malefatte dei
potenti ci costringerebbe ad
discografica in solitario dopo un
abbandonare la condizione pri-
percorso assai frastagliato: studi
vilegiata di chi, per convenien-
da cantante lirica, viaggi e per-
za, ha messo da parte la co-
manenze in Irlanda e Stati Uniti,
scienza e ci obbligherebbe ad
selezioni fallite per il Festival di
ammettere che in realtà proprio
Sanremo, impegni come condut-
“tutto bene” non va! L’involucro
trice televisiva per MTV e per
musicale spensierato in cui que-
TMC2 nel Roxy Bar di Red Ron-
sto pesante concetto viene inse- 41
nie e, soprattutto, tanta gavetta
rito anziché stemperarlo non fa
come cantante e autrice con va- rettamente proporzionale all’as- che ingigantirlo; la melodia,
rie formazioni (Franziska, Chia- sopimento del nostro pensiero e composta di vivaci e briosi sali-
ra&Gliscuri).
all’indifferenza con cui lascia- scendi, e l’arrangiamento, farci-
mo scorrere sul video i drammi to di interventi ritmici di ottoni,
>> Nonostante esperienze tanto che il mondo reale ci propina; sax, chitarre e piano sembrano
diverse Nina non gradisce le essere più attenti, lasciarci “toc- dipingerlo.
ٗ
contaminazioni e adotta per le
sue canzoni una cifra stilistica
ben caratterizzata: brani brevi in TUTTO BENE di Nina Zilli
cui domina l’elemento ritmico,
la melodia è poco articolata e
negli arrangiamenti spiccano bat-
teria squadrata, chitarre in con-
trattempo e interventi puntuali
della sezione fiati. Uno stile che
affonda le radici oltreoceano, nel
Cadono come le foglie i soldati /
mentre guardiamo sul divano la tv
Passano le ore felici / e la coscienza
si dimentica di sé
Ho bisogno di te / ti prego resta con
me
Ho bisogno di te per mandar via la
Va tutto bene / va tutto bene
finché ci conviene rimaniamo im-
mobili
Va tutto bene / tutto va bene cosi
perché ci conviene / spettatori inu-
tili
rock’n’roll classico degli anni
’50 e ’60 e nei suoi primi derivati
(steady, ska, raggae) e che, a on-
date, torna di moda anche dal-
le nostre parti. Nina vi aggiunge
testi non banali che a volte stri-
dono con l’aria spensierata del-
la confezione musicale, a volte
creano dei contrappunti sottili e
stimolanti.
>> È il caso di questa Tutto be-
ne. Pochi e graffianti versi met-
tono in luce una verità inquie-
tante: la nostra tranquillità è di-
mia solitudine
Va tutto bene / va tutto bene
finché ci conviene rimaniamo im-
mobili
Va tutto bene / tutto va bene così
perché ci conviene / spettatori inu-
tili
Africa piangi pure il tuo sangue / che
nessuno grida al miracolo
vogliono lasciarci con niente / clic-
cando sulle icone dell’iphone
Ho bisogno di te / ti prego resta con
me
Ho bisogno di te per mandar via la
mia solitudine
Non facciamo niente per niente
siamo figli unici / di una madre debo-
le e assente
che ci ha reso sterili
separiamo il corpo e la mente solo
per convincerci che va, va tutto bene
Va tutto bene / va tutto bene
finché ci conviene rimaniamo im-
mobili
Va tutto bene / tutto va bene così
perché ci conviene / spettatori inu-
tili
BS FEBBRAIO 2010

5.2 Page 42

▲back to top
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 02-09-1971 n. 959, e la
Fondazione Don Bosco nel
mondo (per il sostegno in parti-
colare delle missioni salesiane),
con sede in Roma, riconosciuta
con D.M. del 06-08-2002, pos-
sono ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o alla Fondazione
Don Bosco nel mondo, con sede
in Roma) a titolo di legato la
somma di …, o titoli, ecc., per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
42
in Roma (o alla Fondazione Don
Bosco nel mondo, con sede in
Roma) l’immobile sito in… per i
fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o alla
Fondazione Don Bosco nel
mondo, con sede in Roma) la-
sciando ad essa quanto mi appar-
tiene a qualsiasi titolo, per i fini
istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso
e leggibile)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di sua mano dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
Fondazione Don Bosco nel mondo
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612658 – Fax 06.65612679
FEBBRAIO 2010 BS
I NOSTRI MORTI
BONORA sig. Marco, ex allievo
salesiano
† Milano, il 15/09/2009, a 68 anni
Marco è sempre rimasto affascinato dalla
fede, sin dalla frequentazione del PIME
come chierichetto durante l’infanzia. Il per-
corso scolastico presso l’Istituto S. Am-
brogio a Milano dove ha conseguito la ma-
turità lo ha legato allo spirito salesiano
tanto da diventare l’animatore del gruppo
ex-allievi della sua classe anche a più di
40 anni dalla fine degli studi. Amante del-
lo studio, della musica classica e dei viag-
gi, ha sempre tratto gioia dalla creazione
cercando di conoscerla e capirla in
profondità. Alle prime avvisaglie della lun-
ga malattia che lo ha ricondotto al Padre,
ha preferito serbare per sé la preoccupa-
zione per non turbare il momento della na-
scita dell’amata nipotina. Dopo 4 anni di
lotta coraggiosa in silenzio insieme all’a-
dorata moglie, ha affrontato gli ultimi gior-
ni con la serenità e la tranquillità che solo
il conforto della fede e dell’amore dei suoi
famigliari possono donare. In questo mo-
do ha lasciato un esempio di vita vissuta
in pienezza secondo la volontà del Padre.
ALIANO sr. Rosa, Figlia di Maria
Ausiliatrice
† Alì Terme (ME), l’11/06/2009, a 96 anni
Suor Rosina si consacrò al Signore quan-
do la sua terra natia, la Sicilia, era deva-
stata dalla guerra e dai bombardamenti.
Si distinse per la sua attiva laboriosità e
per il suo impegno nell’insegnamento ca-
techistico. Nelle comunità in cui ha svolto
la sua missione, diresse sempre il labora-
torio di sartoria e, ottenuta l’abilitazione
all’insegnamento di religione, si dedicò
con passione nella preparazione dei bam-
bini alla Prima Comunione. Per molti anni,
fino a tarda età, ogni domenica, si recava
nella parrocchia di Itala, paese confinan-
te con Alì Terme, per preparare i bambini.
Tra i suoi appunti, si rileva il segreto della
sua gioia e della sua donazione instanca-
bile, giorno dopo giorno: “Camminare nel-
la comunità in punta di piedi, senza che
nessuno si accorga di te; adorare in tutti
un raggio della divinità; tacere e sorridere,
sorridere e tacere; soffrire e pregare, pre-
gare e amare”.
DOMENECH COROMINAS sac.
Antonio, salesiano
† Barcellona (Spagna), il 27/07/2009, a 66 anni
Il 24° Capitolo Generale lo ha eletto Con-
sigliere Generale per la Pastorale Giova-
nile. Ha lavorato per 12 anni, girando per
il mondo salesiano, cercando di inculcare
nei confratelli il metodo per affrontare gli
inediti problemi che sfidano la pastorale
oggi. Si è prodigato fino all’ultimo per la
sua missione. Lavoratore di eccezione,
non si è mai risparmiato, cercando di met-
tere a frutto gli studi dell’università sale-
siana sull’argomento e le meditate intui-
zioni del Rettor Maggiore don Vecchi, suo
predecessore nello stesso incarico. Ha
cercato di innamorare salesiani e giovani
alla pastorale giovanile, cuore del carisma
salesiano. Un prete, dunque, don Antonio,
che ha amato immensamente la sua con-
gregazione e la sua missione. Assalito da
un male incurabile, sopravvisse cinque
anni al devastante intervento operatorio,
lottando con determinazione per vincere
il tumore: continuò a lavorare e a curarsi…
fino al 27 luglio 2009.
AVONTO sr. Luigia, Figlia di Maria
Ausiliatrice
† Cascais (Portogallo), il 18/05/2009,
a 97 anni
Luigia partì giovanissima per le missioni del
Brasile dove fu insegnante di latino, mate-
matica e inglese. Fu anche Maestra delle
novizie. Dopo un rientro in Italia per assi-
stere la mamma malata, fu destinata al Por-
togallo e qui fu infermiera e insegnante di
italiano alle giovani in formazione. Per pa-
recchi anni fu responsabile locale e nazio-
nale dei salesiani cooperatori, ai quali de-
dicò le sue migliori energie nell’animazione
e nella loro formazione.
SCILLIGO sac. Pio, salesiano
† Roma, il 03/07/2009, a 81 anni
Psicoterapeuta, fondatore di scuole di psi-
cologia in varie parti d’Italia, docente alla
“Sapienza”, all’UPS, e nelle scuole di Psi-
coterapia dell’IFREP di cui era fondatore e
direttore. Fu un uomo di scienza, di ami-
cizia e di fede; una persona geniale, con
la capacità di parlare al cuore delle per-
sone. Un sacerdote/scrittore che ha dedi-
cato i suoi libri a Maria “Sedes Sapientiæ”.
Ha speso la sua vita aiutando gli altri. Co-
minciò con l’andare in missione in Cina a
Shangai, Hong Kong, Macao, poi in India
a Shillong. Nel 1968, dopo il dottorato al-
la Stanford University, viene inviato a Ro-
ma al Pontificio Ateneo Salesiano. Dalla
città eterna non si muove più. Fu il pro-
fessore, l’amico degli studenti, il prete
aperto a tutti. Fondò scuole, scrisse libri,
aiutò le persone a ritrovare se stesse, a
incontrarsi reciprocamente. “Ha saputo fi-
darsi di Dio”, scrive una sua collega del-
l’Università La Sapienza, con una fede
salda e concreta. Un male che non per-
dona lo ha strappato ai suoi studi e alle
attività didattiche.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”

5.3 Page 43

▲back to top
MM iill
eessee Savina Jemina
FEFEBBBBRRAAIOIO
PIANTE DELLA BIBBIA
QUERCIA
idoli degli dei stranieri “sotto la
quercia presso Sichem” (Gn 35,4.
“Dèbora, fu sepolta al di sotto di
Betel, ai piedi della quercia, che
perciò si chiamò quercia del pian-
to” (Gn 35,8).
SANTUARI MARIANI
LOURDES (Francia)
La fama di Lourdes è legata al-
le 18 apparizioni della Madonna
alla quattordicenne Bernadet-
te Soubirous, tra l’11 febbraio e il
16 luglio 1858. La “Aquéro” (quella
nel dialetto locale, il solo che
la ragazza conosceva) si defi-
nì “Que soy era Immaculada
Councepciou” (io sono L’imma-
colata Concezione), riprenden-
do il dogma proclamato da Pio
IX l’8 dicembre 1854. Da allora,
Lourdes (oggi 16 mila abitanti)
ha visto arrivare oltre 700 milioni
di persone da tutto il mondo.
Nel solo 2008, per il 150° delle
apparizioni, si sono superati i
dieci milioni di pellegrini. Ogni
giorno, migliaia di giovani e
adulti, operai e professori, sani e
infermi si bagnano nelle 16 pisci-
ne dove l’acqua è cambiata
soltanto una volta il giorno e da
dove mai nessuno è uscito con-
tagiato da nuove malattie. Dal
1858, circa 6800 persone hanno
dichiarato di essere “guarite”; di
questi casi, duemila sono consi-
derati inspiegabili dai medici,
anche non credenti, ma solo 67
sono stati riconosciuti come mi-
racoli dalla Chiesa. Oggi Lour-
des è la seconda città della
Francia, dopo Parigi, per capa-
cità alberghiera: oltre 230 hotel
e case d’accoglienza. La basili-
ca sotterranea – capace di ac-
cogliere 25 mila fedeli – è stata
consacrata nel 1958 da Angelo
Giuseppe Roncalli, diventato
pochi mesi dopo papa Giovan-
ni XXIII. Bernadette è morta il
43
16/04/1879, a Nevers, e il suo
corpo, posto nel 1925 in un’urna
di vetro, è tuttora incorrotto. ٗ
È uno degli alberi più famosi del-
l’antichità, cara a Giove e a Thor.
Il druido Panoramix delle storie di
Asterix vi saliva per raccogliere il
vischio. Era molto diffusa per il le-
gno duro, le ghiande utili all’ali-
mentazione animale e le foglie
con le quali si incoronavano i re.
Un ramo di quercia compare an-
che nello stemma della nostra Re-
pubblica. In realtà, il genere quer-
cus comprende centinaia di spe-
cie. In Italia, le specie più note so-
no il rovere, la farnia, il cerro, il lec-
cio e la sughera. È citata 27 volte
nell’Antico Testamento, come se-
gno indicativo di un luogo. Quan-
do il Signore ordinò ad Abramo di
mettersi in cammino verso Cà-
naan, questi “attraversò il Paese fi-
no alla località di Sichem, presso
la quercia di More” (Gn 12,6); e
quando si separò da Lot, “andò a
stabilirsi alle querce di Mamre”
(Gn 13,18) e lì (Gn 18,1) dive gli
preannunciano la nascita di un fi-
glio da Sara. Giacobbe sotterrò gli
PRETE E SCIENZIATO PIERRE-ANDRÉ LATREILLE
Insetti che passione, verrebbe
da dire per il francese Pierre-
André Latreille. Nasce a Brives-
la-Gaillarde il 20 novembre
1762, studia a Pa-
rigi ed è ordina-
to sacerdote nel
1786. I suoi stu-
di sugli insetti lo
fanno apprezza-
re dalla comu-
nità scientifica.
Durante la Rivolu-
zione francese,
per le idee con-
servatrici, il gio-
vane prete è im-
prigionato e ri-
schia la deporta-
zione in Guyana. Fortunata-
mente liberato, data la situa-
zione politica anticlericale,
Latreille rinuncia allo stato ec-
clesiale. Nel 1798 lo invitano a
lavorare per il parigino Mu-
séum d’Histoire Naturelle de
France e dedica tutto il suo
tempo allo stu-
dio degli insetti.
Insegna all’Uni-
versità, pubblica
opere di valore,
è considerato
“principe dell’en-
tomologia”. Nel
1822 i suoi lavori
a stampa supe-
rano già 80 titoli
ed è eletto pre-
sidente onorario
della Società En-
tomologica di
Francia. Poi il declino fisico.
Muore a Parigi il 6 febbraio
1833 ed è sepolto nel cimitero
Père La Chaise.
BS FEBBRAIO 2010

5.4 Page 44

▲back to top
P RIMA PAGINA Francesco Motto - fmotto@sdb.org
tagion
TRE PUNTI
PER LO SVILUPPO
Il 31/01/1888 moriva Don Bosco e don Rua ne prese il posto, come deciso dal Papa
quattro anni prima, su consiglio dello stesso Don Bosco. Non fu un passaggio facile.
Autorevoli cardinali temevano per la sopravvivenza della congregazione,
scomparso il fondatore carismatico; altri paventavano le difficoltà di sostituire
una personalità del calibro del prete di Valdocco. Così non fu.
Don Rua passò rapidamente da
fedele e saggio braccio destro
di Don Bosco a coraggioso e
intraprendente Rettor Maggiore. Nel-
la prima lettera ufficiale ai salesiani
il 19 marzo 1888 lanciava un tripli-
ce programma di azione: sostenere
e a suo tempo sviluppare sempre
44 più le opere di Don Bosco, seguire
fedelmente i metodi da lui praticati
ed insegnati, e nel modo di parlare e
di operare cercare di imitarlo. Fu fedele
all’ampio e impegnativo programma. Nei
22 anni di rettorato fondò 329 case salesiane in 28
paesi del mondo, incrementò il numero dei confra-
Chiesa di S. Agostino e Istituto S. Ambrogio
di Milano: una delle centinaia di opere aperte
da don Rua.
telli di oltre tremila unità e organizzò 31 spedizioni strutture formative, le opere sia quelle tradizionali
missionarie. I cooperatori salesiani dal canto loro si (oratori festivi, scuole professionali e umanistiche,
moltiplicarono per quattro, arrivando a 300 mila. ospizi per fanciulli poveri, chiese e cappelle) sia
>> Sono molte le ragioni sociali, economiche, politi-
che, religiose di tale impressionante sviluppo – don
Rua pensò addirittura che fosse un inganno del
demonio – ma non avrebbe potuto accadere se sulla
quelle innovative (colonie agricole, esternati, pen-
sionati, doposcuola, convitti per operaie, presenze
assistenziali, lebbrosari, assistenza agli immigrati in
sinergia con associazioni civili).
tolda della nave non vi fosse stato un leader strategi- >> Con le Figlie di Maria Ausiliatrice, quando nel
co, lungimirante e pratico, in grado di tenere alte le 1906 cessò di essere loro superiore giuridico, non
“quotazioni di mercato” del carisma in un mondo in cessò di essere padre con il consiglio, l’affetto, l’in-
evoluzione, in mezzo a difficoltà imprevedibili e teresse per l’Istituto, considerato preziosissima ere-
senza poter contare su risorse economiche certe. Il dità di Don Bosco. Il sistema preventivo, portato in
rapidissimo sviluppo dell’opera salesiana, poi, pro- tutto il mondo, continuò a operare prodigi di edu-
pose l’inedita sfida di dover conciliare la necessità cazione e di santità (Laura Vicuñia †1904, Zefferi-
di decentralizzare governo e animazione (con la no Namuncurá †1905, Augusto Czartorisky †1893,
creazione d’ispettori e ispettrici), con l’altrettanto Maddalena Morano †1908, Teresa Valsé Pantellini
necessaria centralizzazione per decisioni di compe- †1907). Alla sua morte l’opera salesiana godeva di
tenza del Consiglio Superiore. In quest’opera gli stima e apprezzamento ovunque: il fascino di Don
furono a fianco i salesiani della prima ora, con i Bosco, grazie all’azione di governo e di animazio-
quali riuscì a trasformare un’impresa “familiare”, ne di don Rua, si era trasmesso ai suoi figli, consi-
com’era la società dell’epoca di Don Bosco, in una derati in tutto il mondo educatori moderni, capaci,
congregazione religiosa modis et formis, con una all’altezza dei tempi nuovi. Don Bosco aveva fatto
sua legislazione, i suoi luoghi decisionali centrali e ottimamente la sua parte; il fedele don Rua aveva
periferici, i suoi quadri dirigenziali intermedi, le fatto splendidamente la propria.
ٗ
FEBBRAIO 2010 BS

5.5 Page 45

▲back to top
45
BS FEBBRAIO 2010

5.6 Page 46

▲back to top
I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
AVEVA
CONTRATTO
LA MENINGITE
prof. dottore Vincenzo Memeo, do- reparto per poter sentire altri pa-
po averle diagnosticato un’ernia reri medici. Un Assistente ci con-
addominale, la sottoponeva a in- sigliò di passare alla clinica chi-
BATTERICA
tervento chirurgico il 13/07/2009, rurgica poiché, se in seguito ci
con esito positivo, tanto da dimet- fosse stato un nuovo ricovero,
Il 24 aprile 2008 nasceva in un
terla dopo un solo giorno di de- l’avrebbero rifiutata. Di fronte a
piccolo ospedale il mio bimbo
genza. Rientrata a casa, dopo so- questa situazione, ci siamo atti-
Vincenzo Pio. Dopo il parto, mio
li tre giorni a causa di uno stato vati per cercare ulteriori soluzio-
figlio perse conoscenza. Trasferi-
febbrile, dovette farsi curare al ni. Ci rivolgemmo al prof. Vin-
to in terapia intensiva, si scoprì
Pronto Soccorso; ma fu presto di- cenzo Pietropaolo, docente alla
che aveva contratto una meningi-
messa e si riebbe completamente. Sapienza. Questi, dopo aver
te batterica. Io trascorsi giorni ter-
Sofferente pure di ernia iatale, che esaminato la documentazione
ribili, poiché i medici sosteneva-
pare congenita (tanto che diversi medica e aver sottoposto mia
no che, anche se fosse riuscito a
specialisti interpellati a Bari, Mila- moglie a vari esami, nel giro di
superare la malattia, ne avrebbe
comunque riportato gravi danni.
Michele Rua.
no, Bologna e Modena hanno dodici ore ci diede un risultato
sconsigliato ogni tipo di intervento del tutto opposto a quello emes-
Un giorno una mia parente mi re-
chirurgico, suggerendo una tera- so dal policlinico di Bari: né pan-
galò una busta chiusa contenen- DIAGNOSI
pia sedativa e alimentare), tra- creatite, né necessità di alcun in-
te un abitino di san Domenico
Savio. Io neppure conoscevo
questo santo; ma ne portai con
fede l’abitino al collo, attenendo-
DA PANICO…
MA HO SEMPRE
PREGATO
scorse la convalescenza in una tervento; la sua diagnosi fu “ade-
nostra casa di campagna. La sera noma tubolare del sigma con
del 12 agosto, non riuscendo a do- displasia ghiandolare di basso
minare una delle sue coliche, fu grado; esofagite a seguito della
mi alle promesse che la devozio-
accompagnata all’ospedale di Fa- voluminosa ernia iatale gastrica;
ne richiede e ancora osservo. Sono venuto a conoscenza sano (Bari), dove fu sedata con diverticolosi del sigma”. In so-
Consapevole di non essere da dell’esistenza del beato Michele flebo; ritornò poi in casa. A set- stanza, era escluso l’intervento
sola nel cammino difficile della vi- Rua nell’ottobre 2002, leggendo tembre subì un’altra colica. Tar- chirurgico, prescrivendo solo una
ta, continuo a ringraziare Dio. So- uno stralcio della sua vita su “La dando l’arrivo della guardia medi- terapia medica e alimentare. L’e-
no felice e serena con il mio Vin- Gazzetta del Mezzogiorno”. Mi ca locale, fu curata da noi in casa. same istologico, pervenutoci poi
46
cenzo Pio. Ancora oggi (febbraio
2009), è un bellissimo e vivace
bambino; sta bene e porta al col-
lo l’immagine del suo piccolo “an-
gelo custode”, che noi tutti amia-
mo molto.
trovavo nel reparto di urologia
dell’ospedale di Carbonara (Ba-
ri), dopo un intervento chirurgico
alla prostata. Preoccupato per il
prolungarsi oltre il previsto della
degenza postoperatoria, mi affi-
dai alla sua protezione e fui
Ma la situazione clamorosa per la
quale ho chiesto, e certamente ot-
tenuto poi, l’intervento del beato, si
è verificata domenica 20 ottobre
nel pomeriggio, dopo aver pranza-
to, quando ha avuto un’altra coli-
ca. Inutili furono i nostri tentativi di
a Bari, del polipo asportato du-
rante la gastroscopia, è stato
completamente negativo. Il 16
gennaio 2009, siamo ritornati a
Roma per una visita di controllo
presso il prof. Pietropaolo. Egli ha
constatato un buono stato di ri-
Troppa Cleofe, Giarre (CT) esaudito, poiché fui dimesso do- lenire i dolori, inutile l’intervento presa generale, riducendo an-
IL DONO
DI DIVENTARE
MAMMA
Il 20 agosto 2008 ho avuto dal Si-
gnore la gioia più grande: quella
po qualche giorno, essendo ri-
sultato negativo l’esito dell’esa-
me istologico. Memore del favo-
re ricevuto, da allora ho sempre
invocato il beato Michele Rua, e
sempre la sua intercessione ha
avuto esito. Ma ciò che maggior-
mente sento il bisogno di testi-
della guardia medica. Fu neces-
sario trasportarla al policlinico di
Bari e ricoverarla nel reparto ga-
stroenterologia. All’indomani rese-
ro nota la prognosi: “pancreatite
acuta in soggetto colistomizzato”.
Trascorsa una settimana, fu dia-
gnosticata una “pancreatine croni-
che le dosi dei medicinali pre-
scritti. Durante tutto il periodo di
degenze, ricerche e passaggi da
un ospedale all’altro, mi sono
sempre rivolto con insistenza,
forza e caparbietà al beato Mi-
chele Rua, invocandolo con pre-
ghiere e suppliche, anche nei
di diventare mamma del mio pic- moniare sono le guarigioni vera- ca, voluminosa ernia iatale da sci- momenti più critici. Posso affer-
colo Daniele Domenico. Ero al mente clamorose di mia moglie, volamento volvolo gastrico con mare che la sua intercessione ha
terzo mese di gravidanza, da
molti anni desiderata e mai potu-
ta realizzare. Tutto sembrava pro-
di 80 anni, felicemente sposata consiglio valutazione chirurgica”. avuto esito positivo.
da 52 anni, e madre di tre figli. La In seguito a questo, io e i miei figli
prima avvenne a Bari, dove il decidemmo di farla dimettere dal
Giusto Antonio, Bari
cedere con regolarità. Navigando
su Internet, m’imbattei per caso
sul sito della Fondazione Don
Bosco nel mondo, tramite la qua-
le richiesi, sebbene senza moti-
vo, un abitino di san Domenico
Savio. Tre giorni dopo fui colta da
una forte emorragia. Ricoverata
in ospedale, mi viene diagnosti-
cato un distacco della placenta,
ma il bimbo era ancora vivo. Do-
po qualche giorno vengo dimes-
sa dall’ospedale con l’obbligo as-
soluto di riposo. I medici mi dico-
no che la gravidanza è ancora a
rischio e non c’è che da pregare
e sperare. Rientrata a casa trovo
pericolo per me e per il bambino
sul finire della gravidanza. Per
questo, dopo due giorni di trava-
glio, decidono di intervenire con
il taglio cesareo. L’operazione rie-
sce bene e Daniele Domenico
nasce forte e sano. Ora l’abitino
si trova nella sua culla.
Pierobon Elena,
Campo San Martino (PD)
PARTO
NATURALE,
VELOCE
E SERENO
Sono una giovane mamma di 31
anni. Dal 1992 soffrivo di sindro-
me da ovaio micro-policistico,
che mi causava cicli dolorosi e
molto irregolari anche a 80 giorni.
Dal 1995 al 2007 ho seguito una
cura per mettere le ovaie a ripo-
so. Nel settembre 2007 io e mio
bre il test risultò positivo. Trascor-
si una gravidanza perfetta, senza
alcun malessere. Nell’agosto
2008, con parto naturale, veloce
nella cassetta della posta l’abiti-
marito decidemmo di avere un e serenamente vissuto, è nato il
no richiesto; l’indosso subito e
bimbo. Dopo un controllo alle mio bambino.
comincio la novena, continuata
poi fino al termine della gravi-
ovaie, mi affidai totalmente a san
Domenico Savio e ne appesi l’a-
N.N., Gromo (BG)
danza. Segue un ricovero in
bitino al mio letto. Nel mese di ot-
ospedale per le perdite continue.
I medici notano scollamento del-
la placenta, uno strano insieme
di vasi sanguigni, con persistente
B. Filippo Rinaldi Maria Troncatti
FEBBRAIO 2010 BS
tobre 2007, per la prima volta in
vita mia, ebbi un ciclo regolare e
non doloroso. Il mese seguente
non ebbi alcun ciclo, e il 6 dicem-
Ptfrlii’eiericrmnnhedlaiaietccesopatneuzaitboossbenidlneipezcdolaaletezrrlieàolnecnotoaetmemprnieeeto.otnnt.eoSrsnuei

5.7 Page 47

▲back to top
IN PRIMO PIANO
redazionale
DON COSME ROBREDO
Già ispettore a Madrid.
Poi trasferito dal Rettor Maggiore
don Viganò a Lima, Rìmac,
dove ha costruito un tempio
a Don Bosco che ha chiamato
tempio della giovenù.
Don Robredo, che cosa è Rìmac?
È un barrio popolare di Lima, in cui abitano i più poveri tra i poveri.
Lì i salesiani ci sono dal 1891. abbiamo un grande oratorio con diversi
servizi alla gioventù, tra cui anche un internato per 30 posti, una mensa
quotidiana per un centinaio di pasti al giorno… prevengo l’ulteriore
domanda: paga la provvidenza! E ancora il CEO (Centro studi occupa-
cional) per l’avviamento al lavoro… anche qui prevengo la domanda:
i professori li paga lo Stato. E ancora una biblioteca, la banda musicale,
il doposcuola…
Lei ha costruito un tempio a Don Bosco. Perché?
A Lima non c’era una chiesa dedicata a Don Bosco. Quando i sale-
siani hanno deciso di farla, hanno scelto, come mi sembra giusto, il
posto più popolare, il che è un eufemismo per dire il più povero! Mi ci
sono dedicato con passione. È venuta una cosa bella. Almeno così di-
cono tutti!
Qual è il contesto sociale di Rìmac?
Soffre di una cronica mancanza di lavoro ed è ricco di… fame! Mol-
ti, troppi forse, non riescono a fare un pasto al giorno. Ci si deve ar-
rangiare, con tutti gli annessi e connessi: droga, prostituzione, piccola
e grande delinquenza… Le famiglie sono in rovina: il 10% fanno il
matrimonio cristiano, un altro 10% il matrimonio civile, e tutti gli altri
convivono! Eppure il popolo è profondamente religioso, e superficial-
mente cristiano: grandi feste religiose, grandi processioni, molto ri-
spetto per i sacerdoti e la chiesa, ma…
E i salesiani?...
Ci si offrono grandi opportunità, con l’educazione, la pastorale gio-
vanile, la scuola… Soprattutto facciamo opera di recupero scolastico: i
drop out sono tantissimi, così come gli analfabeti di ritorno o gli anal-
fabeti completi… Noi ce la mettiamo tutta per fare del bene, come vo-
leva Don Bosco, a questa parte debole della società.
Un’ultima domanda, padre: come mai la scelta della missione da
adulto?...
Mio caro, per obbedienza: obbediscono anche gli ispettori, cosa cre-
di? Ma devo dire che l’ho fatta volentieri, perché era uno dei miei desi-
deri nascosti, che finalmente si è realizzato, dopo il mio servizio di su-
periore.
ZEINAB
8 anni compiuti. È fuggita
dal suo Paese perché le condi-
zioni di vita erano ormai im-
possibili: la povertà aveva già
ucciso alcuni dei suoi fratelli.
Il Corno d’Africa che com-
prende Eritrea, Etiopia, Gibuti
e Somalia, è uno dei luoghi
più poveri del pianeta, dove
malattie, guerre tribali e siccità
fanno strage. Zeinab è fuggita
da tutto questo, con altri/e
sventurati/e. Si sono affidati a
un trafficante. Ed è stata una
maledizione. Trattati come
schiavi. Lei è stata stuprata più
volte, alcune sue compagne
più deboli ci hanno lasciato la
pelle. Quando, dopo indicibili
sofferenze, sono arrivati al
mare, sono stati imbarcati, pri- 47
ma su un peschereccio poi, a
metà strada, su un barcone.
Zeppo da far paura. Ma era
l’ultimo tratto di un’odissea
che li aveva portati fino in Li-
bia. Erano un’ottantina. Ecco
s’avvicina la sagoma di una
nave italiana! Li carica a bor-
do. Zeinab comincia a pensare
che il peggio era ormai passa-
to. Altri stenti l’aspettavano,
ma almeno poteva sperare in
un futuro diverso… Il giorno
dopo si sono ritrovati di nuovo
in Libia, presi in consegna dal-
la polizia. La tragedia di una
vita infame per lei e per gli al-
tri era di nuovo agli inizi.
BS FEBBRAIO 2010

5.8 Page 48

▲back to top
TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
ATTUALITÀ
di Nadia Ciambrignoni
Nuovi giovani nuovi linguaggi
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
MISSIONI
di Vincenzo Donati
Una mamma per 1700 giovani
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli
Il teatro e don Rua
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
La via Christi di Junin