BS 1880s|1889|Bollettino Salesiano Luglio 1889

ANNO XIII - N. 7.   Esce una volta al mese.   LUGLIO 1889

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengio, N. 32, TORINO

SOMMARIO: I dolori del Sommo Pontefice in questi giorni e i doveri dei Cooperatori Salesiani. - I tre monumenti innalzati a D. Bosco e il Papa. - La festa di Maria SS. Ausiliatrice.-La pietra angolare di una Cappella a Torino e la pietra fondamentale di un Ospizio a Macerata. - Esercizi spirituali per le Maestre e per altre pie Signore e Cooperatrici Salesiane. - Notizie delle nostre Case di America (Dall'Equatore). - Bibliografia.- Elenco dei Cooperatori defunti.

I DOLORI DEL SOMMO PONTEFICE IN QUESTI GIORNI e i doveri dei Cooperatori Salesiani.

Non passa giorno senza che nuove offese sieno recate alla Chiesa Cattolica e di queste ne menino trionfo i suoi nemici, predicando vicina la loro definitiva vittoria. Oh stolti ed illusi! Non si avvedono che essi stessi sono una conferma della sua divinità ed indistruttibilità, perchè si affannano a compiere ciò che Gesù Cristo ha predetto per conforto della Chiesa stessa.

« Se il mondo vi odia, diceva Egli agli Apostoli, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi... Vi ho detto queste cose affinchè venuto quel tempo vi ricordiate che io ve le ho dette... In verità vi dico che piangerete e gemerete voi: il mondo poi godrà: voi sarete in tristezza, ma la vostra tristezza si cangerà in gaudio. Nel mondo sarete angustiati; ma abbiate fidanza, io ho vinto il mondo. »

Noi siamo adunque certi della vittoria della Chiesa; ma ciò che deve essere cagione di dolore sono i danni incalcolabili che da queste lotte ne vengono alle anime; danni a coloro, che alzando la fronte proterva contro Dio pretendono di muovergli guerra; danni agli ingannati che si lasciano travolgere dalle false massime.

Ed è per la perdita di queste povere anime che il Sommo Pontefice alza la sua mano di padre, e nell'allocuzione agli Eminentissimi Cardinali, radunati in Concistoro il 24 maggio, pronunciava le seguenti gravissime parole.

« ...Grandemente avremmo desiderato di parlarvi con animo più tranquillo e più lieto e nulla riferire in questo luogo, se non ciò che tornasse grato di udire. Ma come mai il potremmo in sì aspra e penosa condizione? Ci stanno d'intorno, come vedete, quelle stesse calamità e molestie che , or fanno diciannove anni, ci provennero dalla presa di Roma; anzi, per la lunga durata, si fecero più gravi ; nè appare qual limite siano per avere, se riguardisi la volontà dei nemici, dei quali troppo acerbamente sperimentiamo come pel lungo successo siasi accresciuta la baldanza. Siete infatti testimoni, venerabili Fratelli, in qual guisa procedano le cose, quanta sia l' audacia da una parte, l' impunità dall' altra nell'offendere il Pontefice. Nè è da porre in dubbio quali propositi si maturino ; poichè erompon da ogni parte e son resi manifesti dalla molteplice testimonianza dei fatti. Ecco che di giorno in giorno più acri si fanno le inimicizie contro le cristiane istituzioni, ed è vincolata ed oppressa ognor più la libertà del Romano Pontefice.

» Perciò vediamo incitarsi l' opinione popolare contro la sacra potestà della Sede Apostolica, e impunemente attizzarsi, con quotidiana petulanza di parole, l'odio della moltitudine. E già si è pervenuti al punto che in questa stessa città, quasi al cospetto Nostro, sia lecito all'empietà sfidare con insigne non men che perenne ingiuria la religione di Gesù Cristo, cogli onori, dovuti alla virtù, decretati non senza insolente ostentazione ad un apostata del nome cattolico... »

Con queste ultime parole il Sommo Pontefice segnala l'insulto fatto in questi giorni alla Chiesa Cattolica coll'erezione di una statua a Giordano Bruno. Questo insulto infatti è così atroce, che il pensiero rifugge inorridito a tanta infamia, ed il cuore dei credenti ne rimane profondamente ferito. Una statua all'uomo ipocrita, corrottissimo e corruttore, al cristiano apostata, al frate sfratato, al più laido fra gli scrittori! Una statua in Roma, nella capitale del Cattolicismo, in faccia al Vaticano, una statua al maestro di eresia e di iniquità, morto nell' impenitenza e colla bestemmia sul labbro! E questo infame monumento per soprappiù viene inaugurato nel giorno sacrosanto della Pentecoste, anniversario della istituzione della Chiesa cattolica, che colla discesa dello Spirito Santo sopra gli Apostoli incominciò a vivere, ad operare e ad ammaestrare le genti ! E intorno all'effigie disonesta di un uomo, che fu ed è abbominato financo dai più illustri fra i protestanti, fu vista radunarsi, sotto il nero vessillo di satana, una moltitudine plaudente con imprecazioni e bestemmie, quasi lanciando una sfida a Dio, e celebrando l'apoteosi di un ribelle alla divina legge, di uno sprezzatore di voti e giuramenti

E tale infatti fu il significato che si volle dare a questo monumento e a questi tripudii.

Quale trafittura al cuore ne abbia provato il Sommo Pontefice , Leone XIII , all'udire l'eco poco lontana delle musiche e delle grida forsennate, che inneggiavano al lurido apostata, è più facile immaginare che dire. Egli stette quasi tutta la mattina in orazione davanti al SS. Sacramento , pregando per' i suoi traviati figliuoli, atterrito al pensiero dei castighi da Dio minacciati a quelle infelici nazioni, che pretendono scuotere il giogo soave della legge di Gesù Cristo, per inneggiare ai suoi nemici.

In vero è ben commovente e confortante la figura solitaria del Papa innanzi al tabernacolo di Colui che disse a Pietro : Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non prevarranno contro di lei!

Sono clamorosi ma effimeri i trionfi di satana , il quale le mille volte fu vinto al solo ripetersi delle parole dell' Arcangelo Michele: Quis ut Deus ? Chi come Dio? Sono ornai diciannove secoli che la Chiesa è continuamente assalita in mille guise dai più formidabili nemici; ma vinta non mai. I suoi nemici passati si sono dileguati dinanzi a lei come nebbia al soffiar del vento; tutti scomparvero, ed essa sta. È Gesù Cristo che le diede e le darà vittoria. Egli è che vinse ieri, vince oggi e vincerà domani e per tutti i secoli. Christus heri et hodie, ipse et in saecula (HEBR. XIII).

Confortati noi cattolici da questa verità non smarriamoci d'animo, se ci parrà i giorni farsi peggiori e più scura addensarsi la procella, perchè non tarderà a ricomparire il sole. La Chiesa, come dice S. Atanasio, è l'umanità stessa di G. C., humanitas Eius (Christi) (De Incarnatione, 21), quindi la vita di Lei è la vita di Gesù Cristo continuamente riprodotta: alla glorificazione del Tabor succede l'ignominia del Golgota, ma essa risorge sempre dal suo sepolcro gloriosa e trionfante.

Stringiamoci intorno al Papa fermi nella fede e nell' affetto alla cattedra di san Pietro, perchè chi è col Papa è con Dio. Ascoltiamo con figliale riverenza gli insegnamenti del Papa, perchè questi sono gli insegnamenti. di Dio. Non arrossiamo di professarci cattolici, perchè Gesù Cristo ha protestato che se ci vergogneremo di Lui, Esso nel giorno del grande giudizio si vergognerà di noi innanzi al Padre celeste e ci griderà: Non vi conosco! Non stiamo inerti, ma operiamo il bene, mentre ne siamo in tempo. Ciascuno con una vita veramente cristiana si sforzi di sostenere tutte quelle opere, alle quali ci invita la voce del Santo Padre, l'educazione della gioventù, la diffusione della buona stampa, le missioni cattoliche. Siccome poi i bisogni. del Papa si fanno ogni giorno più gravi, così procuriamo che quest'anno sia particolarmente contrassegnato da larghe e generose offerte per l'obolo di s. Pietro. Non dimentichiamolo: - Chi dà al Papa dà a Dio e ne riceverà il centuplo anche in questa vita.

Finalmente ci stiano a cuore la preghiera, l' assistenza alla santa Messa, la Comunione frequente. Colla pratica di queste opere noi contribuiremo alla vittoria della Chiesa, al trionfo dei Romano Pontefice, alla salute delle anime nostre, al ravvedimento dei fratelli traviati, e secondo il fine della nostra pia Unione, coopereremo a dare dei savii cittadini alla società e dei felici abitatori al Cielo.

I TRE MONUMENTI INNALZATI DA D. BOSCO e il Papa.

Nel mese di maggio e nel mese di giugno occorsero tre care solennissime feste per i Salesiani e per i loro Cooperatori : S. Giovanni Evangelista , Maria Ausiliatrice ed il Sacro Cuore di Gesù. Il discepolo prediletto per la sua verginità, la Madre del bell'Amore, il Dio della carità furono gli oggetti della devozione di Don Bosco. E queste sublimi ispirazioni, da lui vagheggiate in tutto il tempo della sua vita, furono l'anima delle sue imprese, diedero forma a tutte le virtù del suo cuore, gli prestarono le ali perchè volasse, percorrendo quella strada che la Divina Provvidenza aveagli indicata. Perciò a perpetuare la memoria degli affetti che ardevano nel suo cuore, e dei continui insegnamenti che predicava ai suoi figli, innalzava le tre maestose chiese, due in Torino ed una in Roma , di S. Giovanni Evangelista , di Maria SS. Ausiliatrice e del Sacro Cuore.

Ma due altre idee predominavano nel costrurre questi monumenti. La prima, il Romano Pontefice. Il Papa, il Vicario di Gesù Cristo, il Padre dei fedeli era tutto al cuor di D. Bosco su questa terra ; a Lui portava una tenerissima figliale affezione, prestava un'assoluta obbedienza , sicchè anche i, soli suoi consigli erano per lui altrettanti comandi; ed inculcava a tutti doversi ossequio alle sue dottrine anche quando insegna come dottore privato. E nessuna opera egli intraprendeva senza aver prima ottenuta l'approvazione del Sommo Pontefice. E i tre monumenti sono improntati del nome del Santo Padre. La seconda idea si collegava colla prima : la riconoscenza senza limiti verso il Dator di ogni bene, che per mezzo di Pio IX e di Leone XIII, avea ricolmato di tanti benefizi la, sua Istituzione ; quindi il bisogno da lui sentito di lasciar sulla terra luoghi sacri a Dio, ove l'inno di ringraziamento fosse in nome suo continuamente ripetuto per secoli e secoli.

Ed ecco perché, care a noi e solenni tornarono le feste di S. Giovanni Evangelista, di Maria SS. Ausiliatrice e del Sacro Cuore di Gesù : esse richiamarono alla mente dei figli le virtù più prediletto al padre ; l'ardente carità, la purità, la divozione alla Vergine, ed in pari tempo i sentimenti di lui verso del Romano Pontefice. E come?

Quanto Don Bosco amasse la Madonna, quanto in ogni modo ne caldeggiasse il culto e la divozione tutto l' universo lo conosce. Non vi fu un solo istante della sua vita nel quale il suo cuore non battesse per Lei. Oh! quanto rapiva, quanto invogliava i giovanetti ad amare Maria.

In un giorno del 1848 si trovava innanzi alla sua povera casetta di Valdocco, destinata a divenire il centro di. un colossale Ospizio. Era circondato da alcuni giovanetti, ed egli, innalzando gli occhi negli spazi del cielo sopra il prato, sul quale oggi s'innalza il tempio della Madonna, all' improvviso esclama : -Vedete voi lassù la statua della Madonna circondata di lumi? - Passarono venti anni da quel giorno, e nel 1868 quei giovanetti divenuti uomini stavano ancora ai suoi fianchi.

Era una splendida sera dell'ottavario della Consecrazione del nostro tempio. Nei cortili si ripetevano le narrazioni dello grandi meraviglie operate dalla Madonna in quei giorni. Suonava la banda musicale e parea si ripetesse l'eco delle trombe levitiche ne' giorni solenni della dedicazione del tempio di Salomone. Tutte le finestre dei fabbricati erano illuminate, e in alto sulla cupola torreggiava la statua indorata della Madonna, avente ai suoi piedi ed intorno alla corona centinaia di fiammelle a gaz in globi di vario colore. Non una parola detta da Don Bosco ai suoi figli cadde mai in dimenticanza; e quella sera uno degli antichi allievi, fattosi largo tra la folla dei giovanetti, si avvicina a lui dicendogli : - Ecco la Madonna circondata di lumi, come lei ci disse una volta. - Don Bosco fissò allora lungamente quello spettacolo e rispose : - È vero ! - E quella statua in alto attraeva sempre i suoi sguardi. Quando alle 10 o alle 11 di notte, stanco dalle lunghe ore passate in confessionale, saliva sui poggioli per ritirarsi in sua camera, si fermava per qualche istante, allorchè splendeva la luna, e volgendosi commosso a chi lo accompagnava - La vedi? - diceva sommessamente, accennando alla cupola.

E quanta tenerezza non provava il suo cuore nel vedere i suoi giovanetti correre più volte al giorno a' piedi della Vergine per chiedere le grazie necessarie. E queste si ottenevano. Oh! quante volte nelle strettezze dell'Oratorio Don Bosco diceva ai suoi figli: - Andate in chiesa, pregate Maria; - ed alla sera del giorno stesso la preghiera era esaudita, e Maria era corsa in aiuto di Don Bosco.

Ancora centinaia e centinaia di giovanetti continuano ad affollarsi nel suo tempio, e le grazie che si ottengono sono pur ora innumerevoli. La divozione di Don Bosco verso Maria si perenna ne' suoi figli.

Ma Maria Ausiliatrice ricordava a Don Bosco, e ricorderà mai sempre ai Salesiani e loro Cooperatori, il Sommo Pontefice. Trattandosi di dare un titolo alla nuova chiesa che si stava costruendo , Don Bosco chiese all'immortale Pio IX con qual nome meglio si converrebbe onorare ivi la Madonna. E il Papa suggerendo un titolo che omai risuona per tutto l'universo glorioso e potente, rispondeva : - La chiamerete Maria Santissima Ausiliatrice. - Don Bosco di ciò oltremodo contento ripeteva sovente ai suoi figli - Questo è il monumento dell'approvazione che il Vicario di Gesù Cristo dava all'esserci noi radunati in società per cooperare alla salute della gioventù povera ed abbandonata. - Sicchè il pensiero di Maria Ausiliatrice richiamava a Don Bosco l'altro della persona del Vicario .di Gesù Cristo.

S. Giovanni Evangelista! Di questo santo Don Bosco amava in modo specialissimo il candore e la purezza ; e di questa virtù, mentre esso ne era il modello, cercava d' infondere l' affetto nel cuore di tutti i suoi figli. Allorchè egli parlava di questa virtù, che rende gli uomini simili agli angeli, si vedeva come trasformato, sicchè sembrava esso stesso un angiolo. Parole, sentimenti, figure, esempi erano di tanta bellezza, che chi lo ascoltava ne rimaneva incantato ; e non pochi si affrettavano a tenerne memoria in fogli, che noi ora possediamo. E per conservare un tanto ornamento dell'anima egli raccomandava continuamente a tutti la santa Comunione e la divozione alla SS. Vergine, per cui altamente si segnalò l'Apostolo Giovanni.

È con questo ideale che egli costruiva la sua seconda chiesa, ma ad essa voleva unito e per sempre il nome dell' angelico Pio IX. Perciò vi innalzava la statua del Pontefice, opera stupenda dello scalpello del Confalonieri di Milano. Per dodici e più anni esso dovette lottare contro le mene dei protestanti vicini , che in ogni modo cercavano di impedire l' erezione di quel sacro edifizio; e a chi ammirava la sua costanza nel voler condurre a termine quell'opera e in quel luogo, esso rispondeva : - Questo deve essere il monumento alla gloria di Pio IX e della mia riconoscenza a Dio , perchè approvando la Chiesa il vincolo di carità che stringe fra di loro i miei Cooperatori, io ho potuto rendere stabile e duratura la mia istituzione, anche allorquando io più non sarò su questa terra.

Il Sacro Cuore di Gesù ! Da questo Sacro Cuore Don Bosco aveva cercato il modello per formare il suo. Lo spirito continuo di sacrifizio operativo, lo zelo della salute delle anime, la sua divozione profonda , inalterabile, soda, semplice, confidente, amabile, senza ombra che desse ammirazione o avesse sembianza di austerità erano il suo carattere. Un dottissimo e santo porporato dopo aver esaminato tutto il tenore della vita di Don Bosco ancora vivente lo definì : - L'unione con Dio ! - Una chiesa adunque al Sacro Cuore non doveva essere, per conseguenza logica, il compimento dei lavori di un uomo che si avvicinava al termine dei suoi giorni? E dove erigerla questa chiesa? Dal 1867 fino al 1881 Don Bosco aveva cercato tante volte di fondar una sua casa in Roma, ma invano. Ed ecco sorgere l'idea di fabbricare in Roma il tempio al Sacro Cuore di Gesù. Il sapientissimo Leone XIII dà ordine a Don Bosco, perchè sì accinga alla difficile impresa. Don Bosco ornai è cadente : logoro dal suo lungo pellegrinaggio, non può più presiedere personalmente alla nuova impresa che deve affidare alle mani dei suoi figliuoli. E la chiesa si innalza, e vicino ad essa s'incomincia l'Ospizio dei giovanetti. Ma il nome del Papa non deve andare disgiunto da questo terzo edifizio. Il grande Pontefice Leone XIII, in mezzo alle sue strettezze, con munificenza più che regale concorre all' erezione della facciata, sulla quale però, come a sigillo, è posto il suo stemma; e dentro alla chiesa sorge la statua di Pio IX.

Corre l'anno 1887, siamo al principio di maggio e ad un tratto in Don Bosco si manifesta una brama ardentissima che la chiesa di Roma sia consecrata. Tutti oppongono mille difficoltà a questo disegno : - La chiesa è tutta ingombra di ponti, i lavori non sono finiti, gli altari mancano, sono da spendersi ancor somme vistosissime e non si hanno. - Ma Don Bosco è irremovibile e bisogna ubbidire : - Si faccia anche l' impossibile, egli aveva detto, ma la chiesa ha da essere consecrata per maggio di questo anno. - E a chi lo interrogava del perchè di quella sua irremovibile volontà ripeteva : - È questa l'ultima mia opera. La chiesa del Sacro

Cuore di Gesù è il monumento in ringraziamento a Dio, che eternerà la memoria dei favori inestimabili che il Pontefice ci ha impartiti coronando l'opera di Pio IX.

E il campanile della chiesa del Sacro Cuore innalzandosi gigante sull' Esquilino , e dall'altezza del quale si scorge la cupola di san Pietro, sembra quasi una scolta che sta attenta alla voce che parte dal Vaticano. Al suono delle campane della più grande basilica del mondo cattolico risponderanno le sue, e mandando l'eco lontana alle altre case salesiane, i figli di Don Bosco ricorderanno sempre gli esempi e gli insegnamenti del Padre loro, sul dovere che li stringe di amare, venerare ed obbedire il Vicario di Gesù Cristo.

LA FESTA DI MARIA SS. AUSILIATRICE.

Le feste della Madonna ovunque sono celebrate, o in una magnifica cattedrale o in una povera chiesa, in un maestoso santuario o in una cappella di campagna ha sempre un' impronta di bellezza, gaietà, affetto confidente da innamorare i cuori più freddi. Sembra che tra i poveri figliuoli di Eva e la più pura, la più santa, la più grande di tutte le creature, la Regina del cielo e della terra, la tesoriera di tutte le grazie spirituali e temporali, la Madre di Dio non corra alcuna distanza. - Essa è la madre nostra e noi siamo i suoi figli ! - Ecco il pensiero che domina tutte le menti, P amore che accende tutti i cuori, l' allegrezza che si riverbera su tutti i volti. E si spera in questa buona Madre e non si resta delusi, si domanda e si ottiene, e alle lagrime di una preghiera affettuosa succede sempre il sorriso del ringraziamento.

Ma se belle e care sono in ogni luogo della terra queste funzioni, quella di Maria SS. Ausiliatrice nella chiesa di Valdocco in Torino ha un incanto speciale che la distingue, a nostro giudizio, da tutte le altre. E prima causa di questo è la moltitudine dei fanciulli che ordinati nella cantoria, schierati in veste talare e cotta intorno all' altare, disposti nella chiesa innanzi all'immagine di Maria, sembra che abbiano ascoltato l' invito di Lei

Si quis est parvulus veniat ad me. (Prov. IX - 4) La gioia che brilla nei loro occhi è resa ancor più viva, perchè questa festa ha condotto molti parenti a passare il giorno con loro e grandi e piccoli sono riuniti in famiglia ai piedi della Madre del bell' Amore.

Ma ciò non è ancor tutto. La Vergine Ausiliatrice nella chiesa che essa stessa si è edificata vede accorrere numerosi i Cooperatori Salesiani da Lei scelti per istrumenti delle imprese di carità affidato a D. Bosco dalla Divina Provvidenza. E D. Bosco amava ripeterlo e non mancava in ogni occasione di dimostrarlo che nei suoi ospizi e collegi i Cooperatori sono in casa propria, e che di questi i Salesiani sono i delegati in tutte le opere della pia Società; quindi il Cooperatore che si presenta a questa festa è sempre un amico del cuore.

Non basta : l' allegrezza più dolce del 24 maggio è senza dubbio la dimostrazione figliale a Maria SS. Ausiliatrice dei Sacerdoti che in tanti anni vennero nell' Oratorio formati da D. Bosco e dati da lui alla Chiesa d' Italia. Nel Piemonte ed in Lombardia non vi è diocesi nella quale un gran numero di parrocchie non abbiano preti usciti dalle case di D. Bosco. Ed in questa circostanza non pochi ne vengono anche da paesi lontani per ringraziare la Vergine della loro vocazione e per rivedere i loro compagni salesiani coi quali convissero per più anni.

Ora, io dico ; la gioia ingenua della fanciullezza, l' amore della famiglia, il giubilo dei benefattori e degli amici, il vincolo che li stringe maggiormente tra i fratelli col rinnovare gli antichi e cari ricordi, tutti questi affetti che hanno per fine ultimo l' amore a Maria SS. non danno un carattere tutto speciale un incanto indescrivibile a tal festa? Ma questa non è ristretta tra un sorgere e tramontar di sole, ma si può dire che dura un mese intiero. Dal 23 aprile al 24 maggio è un continuo succedersi di giorni solenni, e specialmente le funzioni della sera nella novena sono di una grande magnificenza, a cui prende parte un bel numero di fedeli.

Alla vigilia della festa secondo la consuetudine degli anni scorsi verso le tre pomeridiane incominciò nel nostro tempio di Torino la Conferenza ai Cooperatori Salesiani. Dopo il canto di un mottetto e la lettura di un capitolo della vita di S. Francesco di Sales, D. Rua comparve in pulpito e prese a parlare. - È la prima volta che come successore di D. Bosco fa la conferenza ai Cooperatori;. l' anno scorso aveva ceduto a Mons. Cagliero un ufficio così consolante. Ed ora è venuto a raccontare agli amici delle Opere Salesiane ciò che la loro carità ha permesso di compiere per la salute delle anime. - Quindi D. Rua fece un rendiconto edificante e interessantissimo di tutto ciò che si era fatto dopo l'ultima conferenza.

Noi qui non riporteremo il suo lungo ragionamento, ma notiamo solamente il punto che egli sviluppò con maggior compiacenza. Dipinse come in un quadro la vita intera di un missionario. Prima di abbandonare la patria egli impara la scienza sublime di salvare le anime, si esercita nelle sante fatiche dell' apostolato in quella sfera di azione che a lui viene assegnata dai Superiori, si santifica per poter far santi coloro ai quali sarà inviato : in una parola si prepara. Quando rispondendo alla chiamata di Dio s' incammina per le terre lontane, durante il viaggio la Provvidenza di Dio ha di lui una cura materna, e le centinaia di emigranti sulla nave lo intrattengono continuamente nelle pie occupazioni del ministero sacerdotale, durante la traversata. Arrivato appena nel luogo della sua missione corde magno et animo volenti incomincia la sua opera di salvezza. In quest' opera egli impiegherà tutti gli istanti della sua vita, tutti gli ardori del suo zelo, tutte le affezioni del suo cuore. Raccoglierà migliaia di nuove pecorelle nell' ovile della chiesa milìtante per popolare un giorno gli atrii immensurabili della Chiesa trionfante. E di quanto diceva recava le prove. Descrisse eziandio l' ardore col quale i popoli attendono chi loro annunzi la parola di Dio e le feste che fecero i selvaggi della Terra del Fuoco quando videro ritornare fra di loro D. Fagnano aspettato per molti mesi.

Profonda fu l' impressione prodotta dalle parole di D. Rua sul numeroso e scelto uditorio. Mons. Basilio Leto Vescovo titolare di Samaria dava solennemente la benedizione col SS. Sacramento.

Alle 6 della sera incominciarono i primi vespri della gran festa seguiti da un erudito discorso del Teologo Ilario Vigo parroco di santa Giulia in Torino che colla sua dotta, popolare, interessante ed affettuosa parola aveva istruita e commossa in ogni giorno del mese la folla che accorreva ad udirlo.

Il giorno di Maria Ausiliatrice alle ore 2 ant. si celebrò la prima messa per il personale dell' Oratorio che in tutto il giorno si doveva occupare in cento lavori diversi. Quindi si spalancarono le porte del Santuario ai pellegrini che numerosi già aspettavano sulla piazza. Chiamiamo pellegrini questi fedeli perchè molti sono venuti da lontani paesi. Il Piemonte, la Liguria, la Lombardia sono largamente rappresentati. La Francia ha ìnviato non pochi Cooperatori e Cooperatrici. Grande è l'affluenza ai Sacramenti. I confessionali sono assediati fino oltre alle 10 e mezzo. Dieci altari sono preparati per i Sacerdoti i quali, succedendosi continuamente le messe, fanno la preparazione ed il ringraziamento ai fianchi dell' altare stesso non essendo cosa facile attraversare la chiesa per la folla compatta. Nel corso del mattino si comunica a più altari. Alla messa della comunione generale detta da Mons. Leto, come negli anni precedenti cinque sacerdoti per più di un' ora distribuiscono le sacre specie ai comunicanti.

Alle 10 e 1/2 cantava la Messa solenne S. E. Mons. Marello Vescovo eletto d'Acqui assistito pontificalmente dall' Eminentissimo nostro Arcivescovo Cardinale Alimonda. Quale spettacolo presentava in quel momento l'altar maggiore !

Il valoroso Osservatore Cattolico di Milano nel suo numero del 5-6 giugno così parlava con particolare benevolenza della nostra festa:

« La solennità del 24 maggio nella Chiesa di Maria Ausiliatrice forma ogni anno per Torino un vero avvenimento, fecondo di sante emozioni e di preziosi frutti di divozione ; e segna sempre un salutare risveglio del sentimento religioso.

Anche in quest' anno la festa riuscì solennissima. Non è possibile assistere a questa funzione e non riportarne una impressione soave e profonda. La chiesa addobbata con ricchezza, gusto ed eleganza. La folla di cittadini e di forestieri, di signori e di popolani, che riempie ogni angolo, ogni vano, e s' accalca attorno si giovani dell' Oratorio quasi ad ammirarne ed emularne il raccoglimento e la pietà. I sacri Misteri celebrati con pompa, coll' intervento dell'Eminentissimo Cardinale Alimonda e di altri Prelati. La simpatia e la venerazione, che nel cuore dei torinesi è sempre viva e rigogliosa, per la santa memoria di D. Bosco e per le opere sue. Tutto questo dà alla solennità di Maria Ausiliatrice una importanza eccezionale.

Ciò poi che forma pure attrattiva grande di questa solennità si è la musica, sempre ottima nella scelta, e sempre grandiosa ed imponente nella esecuzione. Dov' è che si possa avere un insieme di elementi musicali, così buoni e così abbondanti, come si riscontrano nella Chiesa di Maria Ausiliatrice ? L' oratorio salesiano possiede questi mezzi e sa giovarsene.

Non è esagerazione il dire, che un coro di soprani e di contralti come quello che possiede l' Oratorio salesiano, composto di 200 e più giovani dell' Oratorio medesimo, è impossibile trovarlo altrove. L' infaticabile Maestro Dogliani, che sotto una rara modestia nasconde un merito grande, ha saputo introdurre, nella educazione delle voci infantili un metodo veramente egregio. I suoi soprani e contralti cantano con tanta maestria, con tanta sicurezza, con una voce così dolce e soave, che è una bellezza.

Queste voci angeliche, disposate ai cori robusti dei tenori e dei bassi, composti in buona parte dei migliori artisti di canto religioso della Città, s' armonizzano in un insieme che ti rapisce, ti solleva, e ti trasporta in un ambiente celestiale.

La messa di Santa Cecilia del maestro Gounod, che per la prima volta si eseguì in quest' anno, può a ragione gloriarsi, per parte specialmente del cauto, di una esecuzione e di una interpretazione accurata ed ottima. Quanta soavità d'armonia nel Kyrie! Quanta dolcezza nell' introduzione del Gloria! Quel pastorale, mormorato a voce sommessa dalle masse corali, sulle quali si libra leggero come farfalla la voce del soprano solo che canta : Gloria in excelsis Deo, è di un effetto magico. Il Qui tollis è un duetto magistrale, che si trasforma in un bell'unissono di soprano, tenore e basso, e poi si chiude con un terzetto, intercalato dal coro, che ripete con insistenza il Suscipe deprecationern nostram. Nel Cum Sancto Spiritu l' incalzarsi dei tenori e dei bassi, che fa un grazioso contrasto colle note ritardate dei soprani e contralti, per poi riunirsi e riposarsi e riposare insieme in un breve Amen, ti dà veramente l' idea del Verbo Divino, solo altissimo Signore, che insieme collo Spirito Santo si riposa nella gloria eterna del Divin Padre.

Il Credo è di un effetto sorprendente. Il concetto è severo e poderoso, l' accompagnamento robusto, il grandioso unissono che si protrae sino all' Incarnatus, per ripigliare all' Et resurrexit e proseguire sino all' Et expecto, ti fa pensare all' unità, alla fortezza, alla robustezza della fede cristiana, ti fa pensare, alla professione di fede di un esercito di prodi alla vigilia di una grande battaglia. Ma, alla severità, e direi quasi fierezza, di quest'unissono, fa bellissimo contrasto la calma serena dell' Incarnatus e dell' Et vitam venturi saeculi. Questo finale del Credo, cantato a mezza voce dalla massa corale, e accompagnato dai graziosi ricami dell' arpa, è di una bellezza straordinaria; ti rapisce l' anima alle celesti sfere, e ti fa pregustare una sfumatura di quel gaudio infinito che inebria i Beati nella eterna vita. Il Benedictus è una vera ispirazione. L' Agnus Dei, un gioiello di bellezza e purezza singolari. Insomma una Messa stupenda, un vero capolavoro, che basterebbe anche da solo ad immortalare l'autore. »

Dopo la Messa solenne S. E. il Cardinale Alimonda, Mons. Vescovo d' Acqui, e varii illustri Cooperatori ecclesiastici e laici d'Italia e di Francia si degnarono assidersi alla mensa dell' Oratorio. Sul finire Mons. Buffa Missionario Apostolico ricordò il nome e le opere di D. Bosco; il conte Cesare Balbo pregò D. Rua di accettare la presidenza onoraria delle Società cattoliche-operaie del Piemonte, l' Avv. Scala Direttore del Corriere di Torino rispose nobilissime parole al Conte di Villeneuve-Flayose il quale aveva parlato così

« Eminenza,

Permettete al più umile dei Cooperatori francesi di bere alla Vostra salute e di ossequiare in Voi il Principe della Chiesa, l'amico di D. Bosco, l'illustre protettore dei Salesiani.

Si parla molto in questi giorni di alleanze fra le nazioni e io credo far cosa da buon politico col desiderare che si stringa tra i Cooperatori italiani ed i Cooperatori francesi un'alleanza sempre più forte-per salvare la gioventù povera ed abbandonata e per portare la buona novella nelle terre lontane.

È la seconda volta che noi celebriamo la festa di Maria SS. Ausiliatrice senza colui che ci insegnò ad amare ed a servire questa Madre Divina. Ma io m'inganno e mi correggo perchè noi abbiamo oggigiorno due D. Bosco. Colui che è nel cielo più potente ora di quello che fosse quando viveva in mezzo a noi ; e colui che è la sua vivente immagine, che si trova qui con noi.

A Sua Eminenza il Cardinale Alimonda, a Monsignor Vescovo d'Acqui e a tutti i Cooperatori assisi a questa tavola! »

Intanto nel cortile la musica istrumentale eseguiva scelti pezzi. Sotto i portici e in sale a pian terreno su lunghe tavole si vedevano esposte ricche collezioni di libri, di immagini, oggetti di divozione, e di cartoleria, giocattoli, dolci e via discorrendo. I cortili han preso l' aspetto di una fiera. In onore di Maria Ausiliatrice i prezzi sono messi al paro delle borse più modeste. Gli oggetti si vendono a buon mercato. I giovani passano da un banco all' altro e le piccole economie sono impiegate la maggior parte in utili acquisti. La loro gioia è vivissima , e così restano occupate gradevolmente quelle ore che precedono le sacre funzioni. Questa ricreazione fu istituita da D. Bosco e D. Rua intende che nulla si muti delle usanze che D. Bosco introdusse.

Nella chiesa l' immagine venerata di Maria SS. Ausiliatrice è continuamente circondata da una moltitudine che prega. Si recita ad alta voce il santo Rosario intuonato successivamente da alcuni del popolo e tutti rispondono. Il concorso è straordinario. Sono migliaia di persone che entrano, che escono. Il cancello della cappella di S. Anna ove fu esposta la statua, scompare sotto le ghirlande, le corone, i mazzi di fiori. Molti di questi portano commoventi iscrizioni designate cogli stessi fiori e sono meraviglie di buon gusto. Le sagrestie sono gremite di persone che vengono a far relazione di grazie ricevute, che prestano gli exvoto da appendersi al quadro della celeste Madre, che presentano offerte per ottenere nuovi favori e che si fanno ascrivere tra i Cooperatori Salesiani o tra i confratelli dell'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Molto prima che alle 6 1/4 incominciassero i vespri non vi ha più in chiesa un cantuccio libero. Il Curato di S. Giulia colla sua parola infuocata passò in breve rassegna le glorie di Maria come aiuto dei Cristiani. Mons. d'Acqui che aveva cantato pontificalmente il Vespro diede la benedizione col SS. Sacramento.

Anche in queste funzioni « si poterono gustare intrecciate, le sempre care armonie di Mons. Cagliero, le soavi melodie del Capocci, la elegante spigliatezza dell' Haydn, e i robusti concetti del maestro Galli, del quale vennero eseguite due nuove e bellissime composizioni : l' Inno e il Tantum ergo. »

Finita la funzione la folla si riversa in un cortile nel quale è permesso l'accesso e nella piazza di Maria Ausiliatrice, ove un gran numero di persone avevano presa la benedizione, essendo sempre stata aperta la gran porta del Santuario. Di qui si fermano a contemplare l' illuminazione fantastica del viale, della facciata interna della casa, delle finestre e dei poggiuoli che rappresenta archi, leséne , iscrizioni ; e la cupola sulla quale come in mezzo ad un nimbo risplendente appare la statua indorata di Maria.

Intanto numerosi Cooperatori, vengono a prender congedo da D. Rua il quale ha passato il giorno parte nel confessionale, parte in sagrestia , facendo rivivere così perfino nelle più piccole sue abitudini il nostro venerato padre D. Bosco.

Tutto l'insieme di tale spettacolo fu una cosa « mirabile, conchiudeva l' Osservatore Cattolico. Quando si ha la fortuna di assistere a funzioni di questa fatta, non si può a meno che riportarne una dolce impressione e ritornarne col cuore migliorato. »

Noi aggiungiamo che il Cielo dovette eziandio gioire vedendo la Cristianità salutare in questo giorno la sua Regina col titolo di Ausiliatrice. Qual gioia pel suo servo, il nostro amatissimo Don Bosco nell'essere testimonio di queste allegrezze. E noi crediamo che non ci sia vietato di pensare aver egli detto a Maria SS., additandole la famiglia Salesiana : Subvenisti ruinae ante conspectum Dei nostri (1). Voi foste l'unico suo appoggio davanti a Dio, e voi non l' abbandonerete giammai, perchè questa vostra famiglia vuole stampare il vostro nome in tutti i cuori, presso tutte le nazioni della terra; e il vostro nome conosciuto, amato, benedetto, è la gloria del nostro Dio : In omni gente, quae audierit nomen tuum, magnificabitur super te Deus Israel (2). Amen.

(1) IUDITH. XIII, 25. (2) Ibid. 31.

LA PIETRA ANGOLARE DI UNA CAPPELLA a Torino E LA PIETRA FONDAMENTALE DI UN OSPIZIO a Macerata

Il giorno 9 maggio in un cortile tra il gruppo di basse case poste sul lato orientale della piazza di Maria SS. Ausiliatrice in Torino si eseguiva una bella ed importante funzione. Essendo l' antica sala destinata a cappella nell' edifizio abitato dalle Suore di Maria SS. Ausiliatrice divenuta incapace a contenere le centinaia di ragazze operaie che intervengono all' Oratorio festivo, D. Michele Rua cogli altri Superiori dell' Oratorio avevano ordinato che si desse mano alla costruzione di una nuova cappella abbastanza spaziosa. Le fondamenta di questa in pochi giorni uscirono fuori di terra. Si trattava di collocarvi la pietra angolare. Alle 3 pomeridiane di detto giorno ricevuto da D. Rua e salutato dal suono della banda dell' Oratorio giungeva Mons. Basilio Leto, Vescovo titolare di Samaria. Fu una scena commovente e bellissima nel suo genere. Il Vescovo in abiti Pontificali, circondato da numeroso clero, colle ginocchia piegate innanzi ad una alta e povera croce, piantata fra i mucchi di mattoni e di pietre; il canto delle litanie dei Santi che risuonava fra le basse mura di quelle umili casette, le cui rare finestre erano occupate dagli abitanti, testimoni silenziosi di quanto accadeva; alcune nobili matrone con piccolo numero di figlie del popolo che rispondevano al canto dei Sacerdoti; i muratori che in piedi col berretto in mano stavano pronti per proseguire i lavori appena fosse compiuto il sacro rito, presentavano una scena degna di essere messa in tela da valente pennello.

Simile spettacolo dovevano contemplare gli antichi cristiani quando nei periodi di pace momentanea tra una persecuzione e l' altra, o nei cortili più rimoti dei palazzi di qualche patrizio in Roma, o nelle ville suburbane il Pontefice dedicava qualche titolo al Signore destinato al sacro culto.

Finite le preci il Prof. D. Francesia G. B. lesse il verbale scritto su pergamena che doveva essere chiuso nella pietra. In questo si notava come la nuova cappella fosse appoggiata al muro di casa Moretta ora abitazione delle Suore, nella quale D. Bosco, costretto a ritirarsi dal Rifugio, dai molini di città e dalla Chiesa di S. Pietro in Vincoli, aveva trovato per alcuni mesi un asilo per radunare una parte dei giovanetti del suo Oratorio festivo, per far loro il catechismo e cantare lodi al Signore.

Questa circostanza del luogo produsse profonda sensazione in tutta la pia radunanza. Letta la pergamena, con alcune medaglie di Maria Ausiliatrice, e varie monete coniate nell'anno, Monsignore la pose dentro l'incavo della pietra angolare, sul quale chiuso con apposita pietra pose la prima calce. Quindi volle esprimere alcuni pensieri per conclusione della cerimonia. Disse come gli edifizi sacri a Dio sono simbolo e centro di carità e di unione fraterna; mentre i monumenti elevati dalla superbia degli uomini portano divisione e sono ricordi dei mali che caddero su qualche nazione. Parlò della torre di Babele e del tempio di Gerusalemme come prova della sua asserzione. Conchiuse dimostrando come quella cappella benchè umile sarebbe stata come l'arca di salvezza per migliaia di fanciulle, che quivi avrebbero udite le parole di vita eterna, avrebbero imparato a fuggire i lacci che il demonio tende alle loro anime; colla frequenza dei Sacramenti si sarebbero fortificate nella virtù, e colla carità di Gesù Cristo avrebbero portata la pace nelle loro famiglie assicurando le loro sorti eterne e quelle dei loro cari. Quindi l' avvenimento, che erasi compiuto colla benedizione di quella prima pietra, quasi nascosto agli occhi degli uomini, essere dei più memorabili al cospetto di Dio.

Alle 5 Monsignor Leto si ritirava accompagnato dai Superiori dell'Oratorio, mentre la banda musicale suonava una bella marcia.

Una consimile funzione si celebrò anche a Macerata. Finalmente cominciarono ad aver lor compimento i voti dei buoni Maceratesi, i quali da molto tempo bramavano di avere nella loro città un Ospizio per l' educazione ed istruzione della gioventù povera ed abbandonata. A tal uopo avevano più volte ricorso al nostro D. Bosco di cara memoria, e dopo molta insistenza ne aveano ottenuta formale promessa di porre in quella città una casa salesiana. Ma per deficienza di mezzi materiali, e più specialmente di personale, si era dovuto protrarre l' effettuazione di tale progetto; quest' anno per altro fu forza incominciare l' erezione di detta casa. D. Rua al principio della primavera mandava colà il nostro confratello D. Antonio Buzzetti, perchè ne dirigesse i lavori, ed il 12 s. maggio si pose la prima pietra fondamentale, come riceviamo dalla seguente lettera

Macerata, 12 maggio 1889.

REVEREND.MO D. RUA,

Oggi a mezzogiorno ha avuto luogo la solenne benedizione e collocazione della prima pietra dell' Ospizio Salesiano che sta per sorgere in questa città. La religiosa funzione non poteva riuscire più solenne per l'intervento di quasi tutto il degno clero della città, di molti signori e signore, della nobiltà e borghesia e di numerosi cittadini; nè più simpatica per la posizione del luogo, per l'apparato e pel sereno del cielo, dopo un temporale del giorno precedente che aveva fatto temere che tutto avesse a sospendersi. Siano grazie a Dio ed a S. Giuseppe, sotto il cui patrocinio fu posta questa nuova Casa.

Verso le ore undici giungeva sul luogo S. E. R.ma Monsignor Roberto Papiri, Vescovo di Macerata e Tolentino, il quale volle venire espressamente da quest' ultima città, ove trovavasi in visita, per compier la cerimonia con la pompa solenne del rito pontificale. Vi arrivavano pure il padrino e la madrina della festa Sig. Cav. Dott. Benedetto Pianesi e Sigla. Baronessa Teresa Narducci. Il numeroso clero con a capo Mons. Vicario con tutti i seminaristi facevano bella corona intorno all' altare eretto sotto grazioso padiglione e sul quale campeggiava l' effigie di S. Giuseppe.

Si dava principio alla funzione colla lettura dell' atto rogato dal R. Notaio Svamba, il qual atto venne posto nel cavo della pietra fondamentale; aveva termine con un grazioso e commovente discorso, tratteggiante la carità cristiana., ed in ispecie la carità verso la gioventù povera ed abbandonata, detto dal Rev.m° Canonico Del-Savio, Rettore del Seminario di questa città.

Amatissimo D. Rua, non mi sarei certamente aspettato una miglior riuscita della festicciuola. La presenza di Mons. Vescovo, che volle intervenire alla solennità con grave suo disturbo; la bontà dimostrata da tutto il clero della città ed in ispecie dai Rev.mi Canonici del Duomo, i quali cooperarono alla riuscita non solo mandando tende per riparare dai raggi del sole, arazzi, tappeti, insomma tutto il necesssario, ma aiutando ancora di opera e di consiglio; l' affollarsi della popolazione, che riempiva tutto il vano de' sotterranei; P ordine perfetto, la riverenza osservata da tutti indistintamente, mi accerta che l' opera è gradita a Dio, e che, coll'intercessione di S. Giuseppe e di D. Bosco, fra non molto si potrà condurre a termine....

Sac. ANTONIO BUZZETTI.

Al fianco di questa nuova Casa sorgerà pure una cappella e così nel solo mese di maggio 1889 coll'aiuto dei nostri Cooperatori ci siamo accinti all' erezione di due altari sui quali si celebreranno i divini misteri. Ogni altare è una diga che rattiene l' irrompere dei flutti della giustizia divina sdegnata per . le colpe degli uomini, è una porta aperta del cielo per la quale scendono infinite benedizioni. Quante di queste dighe e porte furono rovesciate e chiuse dall' insania dei nemici della verità colla chiusura di tante chiese in questo secolo ! Si dia uno sguardo al mondo intero e si vedrà il guasto recato dal martello demolitore colla soppressione dei conventi. Or bene : l'erezione di un nuovo altare è un avvenimento di suprema importanza. È un rimettere un nuovo argine, un aprire una nuova porta. È la salvezza, è la felicità materiale e morale di un paese, di una città, di una provincia. La fede e la storia ecclesiastica ce ne sono garanti. Rallegriamoci adunque nel Signore, continuiamo nelle nostre opere da Lui benedette, non stanchiamoci perchè è breve il tempo che ci concesse per operare, e non tarderà a sopraggiungere il giorno del premio eterno.

ESERCIZI SPIRITUALI PER LE MAESTRE

e per altre pie Signore e Cooperatrici Salesiane.

Nella Casa di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato avranno luogo alcuni giorni di Esercizi spirituali per le maestre ed altre pie Signore e Cooperatrici Salesiane, che desiderassero di attendere colla dovuta tranquillità di spirito alle cose dell' anima e dell' eternità.

Un buon numero di esse vi presero parte negli anni scorsi con viva loro soddisfazione; e speriamo che altrettanto sia per avvenire nell' anno presente.

Pertanto, desideroso di fare il maggior bene possibile alle anime, il Sig. D. Michele Rua, successore del compianto nostro D. Bosco, fa loro caldo invito ad intervenire numerose; .. e qualora non potessero recarsi quelle degli anni passati, egli le prega ad inviarvi in loro vece le proprie figliuole o sorelle, oppure indirizzarvi altre pie donne o donzelle del paese, conoscenti od amiche.

La pensione è fissata a lire 20; per le maestre o per più persone della stessa famiglia a L. 15 per testa.

Gli Esercizi cominceranno la sera del 1° agosto e termineranno il mattino dell' 8.

Essi saranno dettati da Sacerdoti Salesiani , coadiuvati da qualche Missionario loro confratello, che si aspetta dall'America.

Chi intende di prendervi parte è pregata a significarlo, non più tardi del 30 luglio, alla Superiora delle Suore di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato.

N. B. Nizza Monferrato ha stazione propria sulla linea ferroviaria di Alessandria-Cavallermaggiore. NOTIZIE DELLE NOSTRE CASE D'AMERICA.

Dall'Equatore.

I. Inizii della Casa di Quito - Si aspettano mirabilia. - Inaugurazione dell'Oratorio festivo. - Le sette colonne dell' edificio. - II. La musica strumentale : prima marcia. - III. Svolgimento dell' Oratorio festivo. - Incostanza: oggi si viene, domani non più. - La cosa si muta- Ecco il Padre! - Qual premio migliore? - Augurii.

Quito, 25 febbraio 1833.

Ruv.sio SIG. D. RUA,

La Casa che trovammo, arrivando a Quito, non è ancora finita: è vasta, comoda e bella, ma non in istato da poter ricevere giovani. Mancano pavimenti, finestre ecc., e bisognerà forse ricostrurre il tetto, perchè molto danneggiato. La spesa non sarà piccola, ma, grazie a Dio, Monsignor nostro Arcivescovo, il Presidente della Repubblica cogli altri del Governo sono disposti ad aiutarci, per quanto sta da loro; per altro non si potrà tanto presto preparare posto per un centinaio di giovanetti. L' Eccellentissimo Presidente venne di questi giorni a farci visita con alcuni ministri : abbiamo in questa occasione determinato di aprire il collegio pel 1° di aprile; e perciò convien che ci facciamo premura per preparare tutto.

Non si può immaginare, amatissimo Don Rua, l'entusiasmo che regna in questa città e ne' dintorni pei Salesiani; ogni giorno molte persone vengono a raccomandare ragazzi, e se avessimo posto, potremmo già averne accettati alcune centinaia. Certamente essi da noi si aspettano grandi cose; anzi il Presidente in modo speciale desidera che si mettano tutte le officine de' nostri ospizi d'Italia. Noi per intanto cominceremo il collegio co' laboratorii di fabbri, falegnami, sarti e calzolai, per cui già vi è il locale coi più necessarii strumenti. Se fosse possibile impiantare anche una libreria , oh quanto bene potremmo fare ! Metteremo ancora, se sarà possibile, le scuole elementari con un po' di ginnasio; e dopo d' aver così principiato affretteremo le riparazioni del resto della casa, per poter mettere grandi laboratorii; chè già abbiamo a nostra disposizione grandi e magnifiche macchine per segare, piallare, incastrare, ecc., mosse da potenti motori idraulici. E perla provvista del legname il Governo ci ha ceduto una montagna folta di alti e grossi alberi, e provvista di motori e macchine per il taglio e la preparazione dello stesso legname.

Come vede, Rev.mo D. Rua , i mezzi per far grandi cose non ci mancano, mancano solamente gli operai : questi debbono venirci da Torino, e noi li attendiamo a tenerci compagnia nel far del bene a questi remoti figli di Dio.

Noi, coll' aiuto del Signore, abbiamo ferma fiducia di infondere nelle tenere menti e nei giovani cuori lo spirito del Signore, e di rendere i giovanetti tali ne' loro costumi, da piacere a Dio ed agli uomini.

Domenica scorsa, 19 corrente, abbiamo celebrato la festa di San Francesco di Sales , nostro Patrono, con tutta quella grandiosità che ci permetteva una stanza aggiustata a Cappella. Al mattino inaugurammo l'Oratorio festivo, primo scopo dell'opera dei Salesiani; si cantò Messa in musica e si fece una predica. Al dopo pranzo si cantarono i Vespri, con altra predica, e poi si diedero alcuni giuochi nel cortile, come quello dell'asino vola, della pignatta, del tamburetto, ecc. I giovani furono contentissimi, e per domenica prossima speriamo d'averne tre volte tanti.

Per ora abbiamo in casa con noi sette giovani, e li abbiamo accettati : 1° perchè servissero d'esercizio nella lingua spagnuola ai confratelli: 2° per poter studiare il carattere, gli usi ed i costumi loro : 3° perchè aiutassero i Capi-sarto e calzolaio in qualche lavoretto; 4° per accostumarli all'osservanza del Regolamento, affinché servissero da modello e maestri a quelli che entreranno di poi. Ho intenzione di provvederli di una divisa, per accostumarli ad andar vestiti decentemente e tenersi ben puliti    

Ci benedica tutti e specialmente il suo

Umil.mo ed Aff.mo

D. LUIGI CALCAGNO.

27 settembre 1888.

REV.MO SIG. D. RUA,

Anche a Quito abbiamo messa la scuola di musica strumentale. Non può certamente stare a confronto con quella dell' Oratorio di Torino, la quale come sento va facendo grandi progressi; ma considerato che siamo nei principii della Casa, essa è già ad un buon punto. Il primo saggio si diede in un' improvvisata che facemmo al nostro caro Direttore giorni sono. Aveva egli dovuto allontanarsi da Quito per andare a Riobamba, ove era stato con grandi istanze invitato da' Senatori e Deputati della Repubblica, ed ove si vorrebbe pure una Casa salesiana. Noi approfittando della sua assenza, facemmo imparare agli allievi della scuola una bella marcia per suonarla al suo ritorno. Lo andammo ad incontrare a cavallo Garrone ed io, ed al suo entrare in collegio i musici diedero fiato alle trombe, ed eseguirono la sinfonia con molta precisione. L' improvvisata piacque al nostro sig. Direttore : fece cogli allievi e cogli insegnanti le sue congratulazioni, e mise in tutti grande animo. Di ciò incoraggiati speriamo di poter anche noi presto eseguire a puntino classiche composizioni...

Suo Aff.mo figlio

GIUSEPPE MAFFEO Capo sarto.

27 marzo 1889.

REV.MO ed AMATIS.Mo D. RUA,

Fra il numero infinito di lettere e augurii che dai due mondi riceverà V. S. R.ma nel giorno del suo Onomastico, la prego di ricevere benignamente questa mia, dove sono espresse le felicitazioni e gli augurii degli alunni dell' Oratorio festivo della Casa di Quito nell' Equatore.

Per la prima volta che ho la fortuna di scriverle a nome di questi giovanetti, mi pare opportuno delinearle brevemente il principio e lo svolgimento di questo nuovo Oratorio festivo. Ebbe principio nel 19 febbraio 1888 con alcuni giovanetti semi-indiani muratori, che lavoravano nella nostra Casa. In men di un mese il numero da 10 o 15 aumentò fino a 90; ma si scorgeva grande incostanza: ogni festa vedevansi molti nuovi ed i vecchi sparivano. Questa incostanza nel frequentare l'Oratorio, l'indifferentismo grande che regna ne' lor rozzi cuori sì al bene come al male, ed altre cause non meno potenti ci avevano disanimati tanto, che eravamo sul punto di chiuderlo fin da' primi mesi; si decise tuttavia d'aspettare ancora qualche festa.

Ben diversa era la disposizione della Provvidenza : Iddio voleva provare la nostra fede. Poichè da quel tempo in poi cominciarono ad essere costanti nel venire all'Oratorio, e presero a frequentare i Sacramenti, sicchè adesso nel giorno dell'esercizio di buona morte, che facciamo regolarmente, tutti si accostano alla Confessione e Comunione; anzi essi stessi aspettano con desiderio questo giorno, poichè sanno che è un dì di allegria e di festa. Ora io sto preparandone alcuni per la prima Comunione che faranno nel giorno di Pasqua.

Questi giovanetti mi si sono affezionati così bene, che la Domenica mattina, appena mi vedono, gridando - Ecco il Padre, ecco il Padre - mi corrono d'attorno con tal piacere, che non mi vorrebbero più lasciare; ed alla sera dovendoli licenziare, datami la buona sera e allontanandosi rivolgonsi indietro e - Fino a Domenica, Padre - gridano, e ciò con tal espressione, che ben dimostrano quanto desiderino di. ritornarci presto. Ed io, Rev.mo Padre, a cui fu affidata la direzione di quest' Oratorio, mi valgo di questa loro affezione per attirarli e far loro del bene. Si hanno già parecchi giuochi per intrattenerli lungo il giorno, nè mancano i premi e le passeggiate. Presentemente si sta preparando una cappelletta per far loro il Catechismo e l' istruzione.

Quelli che frequentano costantemente l'Oratorio festivo, in generale ora tengono buona condotta, ed il nostro Direttore D. Calcagno in premio ne ha ricevuti parecchi gratuitamente fra gli interni, ed altri ancora pensa di accettarne presto.

Questi buoni giovanetti , o amatissimo D. Rua, nel giorno suo onomastico, che si avvicina, le augurano ogni felicità : in quel giorno tutti s'accosteranno alla S. Comunione e pregheranno Gesù Sacramentato per V. S. Rev.

Essi chiedono la sua benedizione e desiderano d' avere una sua memoria. Mi benedica e mi creda suo

Aff.mo figlio in G. C. Sac. CIRIACO SANTINELLI.

BIBLIOGRAFIA.

Nel p. p. numero del Bollettino Salesiano fu preannunziato il bello ed utile ed opportunissimo lavoro di Monsignor FREPPEL : La Rivoluzione Francese considerata in occasione del Centenario del 1789, tradotto in italiano dal Prof. A. FABRE. Ora esso libro è uscito in una edizioncina elegante ad un tempo ed economica, ed abbiam potuto ammirare la bontà delle cose che contiene e la squisita e pur semplice forma con che le vestì il traduttore, nostro caro amico e stimato autore di vari libri scolastici commendevoli per parecchi rispetti. Torniamo pertanto a raccomandare caldamente ai nostri Sigg. Cooperatori il magistrale lavoro di Mons. FREPPEL il quale ebbe in Francia l'onore di 21 edizioni in meno di 4 mesi. Siamo sicuri che il lettore ci troverà con piacere molte osservazioni atte a raddrizzare i torti giudizi che sul gran fatto della francese Rivoluzione corrono per le bocche di moltissimi, e ci vedrà in bella luce mostrato qual sia il vero posto che a quella compete nella storia moderna. - Esso libro è vendibile presso le librerie salesiane al prezzo di L. 1 60.

Elenco dei Cooperatori defunti nell'Aprile e Maggio (Seguito).

38 Maggia D. Andrea - Torino.

39 Maglio D. Giovanni Batt. Canoa. - Masserano (Vercelli).

40 Massolino D. Enrico Arcidiacono - Modica (Siracusa).

41 Menegoi Giuditta - S. Pietro Incartano (Verona).

42 Miari D. Antonio - Reggio Emilia. 43 Obertello Giacomo - Bargone (Genova).

44 Orengo Padre Alfonso Maria Carmelitano scalzo - Loano (Genova). 45 Ottoni D. Andrea Can. Rett. Seminario - Albano (Roma).

46 Panizza Teresa vedova Scaglietta - Castellazzo Bormida (Alessandria). 47 Parravicini-Persia March. Giuseppe - Milano.

48 Pellegrini Livia - Forlì.

49 Piasco Michele fu Gio. Batt. della Tagliata - Racconigi (Cuneo). 50 Piccarozzi Maria - Forano Sabino (Perugia).

51 Picciali D. Gio. Batt. Prev. S. Agata - Bergamo.

52 Pollini Siro - Gropello Cairoti (Pavia).

53 Polo D. Leopoldo - Forni di Sotto (Udine).

54 Procacci D. Michele - Abeto Cestello (Umbria).

55 Quarelli Don Giovanni Batt. - Manerba (Brescia).

56 Ricci Angola - Morsasco (Alessandria).

57 Roberti D. Giuseppe - Vicenza.

58 Roberti Padre Fortunato di San Filippo - Biella.

59 Rossi D. Giovanni Prevosto - Illica (Parma).

60 Rota Vittorio - Lu Monferrato (Alessandria).

61 Sala D. Andrea già Arciprete - Merate (Milano). 62 Sandonà D. Giuseppe - Creola (Padova).

63 Scarella Angelo Antonio - Piove di Teco (Porto Maurizio).

64 Seggiaro Meno. Gaspare Can. Vicario Gener. - Casale Monferrato (Alessandria).

65 Selva D. Luigi - Vergosa (Como). 66 Sirello Maria - Albissola Superiore (Savona).

67 Solinaa Nicoletta - Borutta (Cagliari).

68 Sona Margherita - Chieri (Torino). 69 Stampa Catterina vedova Butti - Como.

70 Tantardini Maddalena - Introbbio (Como).

71 Torriani D. Ferdinando Prevosto - Stabio (Svizzera).

72 Trevisani Domenico - S. Pietro Incariano (Verona).

73 Ugnecioni-Gherardi-Baldelli Contes. Girolama - Firenze.

74 Viale D. Sebastiano Cappellano - Fossano (Cuneo).

75 Vismara D. Gaetano Can. S. Galadenzio - Novara.

Maggio - Giugno.

1 Adorna Giacomo - Villette (Novara).

2 Aliprandi D. Angelo parroco - Gorla Minore (Milano).

3 Allora Cav. Carlo Dottore - Castelnuovo d'Asti (Alessandria).

4 Aste Maria - Camogli (Genova). 5 Berta Cleofe vedova Braga - Fornaci (Brescia),

5 Binui D. Elia Canonico Decano - Camerino (Macerata).

7 Barelli Genoveffa - Scaria (Como). 8 Bernabei Maria -Gamberara (Ravenna).

9 Badanelli Cav. Francesco - Armeno (Novara). 10 Battelli Don Angelo - Carostello (Perugia).

11 Bandini D. Michele Curato - Lavacchio (Massa).

12 Barra D. Agnello - Salerno.

13 Boiardi D. Alessandro -Lugagnano Vald'Arda (Piacenza).

14 Bertazzoli D. Pietro Canonico - Brescia.

15 Conca D. Battista Vie. Parroco. - Masullas (Cagliari).

16 Caddeo D. Antonio Parr. - Sini (Cagliari).

17 Campo Natale - Ragusa Inferiore (Siracusa).

18 Capra Giovanni - Lù Monferrato (Alessandria).

19 Claretto Leone - Novalesa (Torino).

20 Cimossa Cav. Carlo - (Torino). 21 Cavalli D. Giov. Arciprete. - Castello d'Argile (Bologna).

22 Casanova D. Ant. Arcip. - Cesio Maggiore (Belluno).

23 Chicchero Giuseppe - Rocce (Genova).

24 Campolmi D. Luigi Retitore - Gangaiandi (Firenze).

25 Colli D. Luigi Rettore - Castagnola (Massa).

26 Circolo D. Alfonso Parroco - Casali (Salerno).

27 Cagnani D. Paolo Parr. - Gualdo (Forlì).

28 Cagnani Don Giuseppe Vicario - Dovadola (Forlì).

29 Comena D. Bartolomeo Arcip. Vie. For. - Montebuglio (Novara). 30 Cantoni D. Filippo Parroco - Borgopile (Brescia).

31 Di Franco Emmanuele - Ragusa Inferiore (Siracusa).

32 Dalbon D. Pietro - Darè (Austria). 33 Deluca D. Emidio Parroco - Cestel di Sangro (Aquila).

34 De Angelis D. Francesco - Artena (Roma).

35 Del Vita Don Aurelio Rettore.Larciano (Firenze).

36 Franco D. Domenico - Morubio (Verona).

37 Guido D. Bartolomeo Vice Curato Lagnasco (Cuneo).

38 Garbellotto D. Antonio - Rua di l'eletto (Udine).

39 Gilardoni D. Felice Prevosto - San Primo (Pavia).

40 Giammarchi D. Luigi Arciprete - Salutare (Firenze).

41 Gesta Tool. Giovanni Comm. Cur. S. Francesco da Paola - Torino. 42 Innocenti D. Basilio Mana Cattedr. - Ascoli Piceno.

43 Lasagne Comm. Luigi - Torino. 44 Magagna D. Ignazio Arciprete - Mazzagatta (Verona).

45 Molino D. Vittorio Canon. - Asti (Alessandria).

46 Merlo-Gasti Margherita - Castel. lazzo Bormida (Alessandria).

47 Marucchi Lorenzo - Vai della Torre (Torino).

48 Massa Margherita - Camo (Alessandria).

49 Matteucci D. Gaetano Parroco - Rocca S. Casciano (Firenze).

50 Macchini D. Giambattista Parroco Castignano (Ascoli Piceno).

51 Nascimbene D. Giuseppe Rettore - Olevano (Pavia).

52 Panizza Filippo - Taio (Austria). 53 Pellegrini D. Giuseppe - Villatalla (Porto Maurizio).

54 Perin D. Giovanni - Rua di Feletto (Udine).

55 Peria D. Giovanni - idem idem. 56 Primatesta D. Carlo Can. - Omegna (Novara).

57 Piazza D. Antonio Parroco - Casola (Forlì).

58 Rimoldi Isabella maestra - Cislago (Milano).

59 Roccavilla Rosa - Sanfront (Torino).

60 Razzoli Suor Maria Concetta - Filetto (Massa).

61 Ronco Don Paolo Prevosto - Con.

scente (Albenga).

62 Rivarolo D. Gaudenzio - Novara. 63 Saccomani sacerdote - Imare (Genova)

64 Schiava Don Giuseppe Parroco - Domanins (Udine).

65 Tiss Giovanni - Villalta (Udine). 66 Turchi D. Raffaele Rettore- Monte fiorallo (Firenze).

67 Vassallo Contessa Angelica di Castiglione (Torino).

68 Vanzetta Maria - Ziano (Trento) Austria.

69 Vago Lauretta - Saronno (Milano). 70 Vogliolo Stefano - Asti (Alessandria).

71 Zanna Giovannina vedova Vitali Busto-Arsizio (Milano)