BS 1880s|1885|Bollettino Salesiano Luglio 1885

ANNO IX. N. 7.   Esce una volta al mese.   LUGLIO 1885

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32. TORINO

SOMMARIO - Maria Santissima Ausiliatrice - La vigilia della festa - La festa di Maria Ausiliatrice - Il Duca di Norfolk in Torino - Grazia di Maria SS. Ausiliatrice - Esercizi spirituali per le signore - Lettera Parigina - Il Cardinale Lavigerie in Torino - Lettera dall'Uruguay - Il Collegio convitto Valsalice - La parola del Papa - La Divina Giustizia - Le feste al Santuario della Consolata in Torino - La Processione del Corpus Domini a S. Pier d'Arena - La medaglia del Sacro Cuore - Eroismo del Clero - Le feste religiose tra i Cuori di Lesina - La festa del Sacro Cuore di Gesù - Adunanza delle Signore Torinesi per l'opera della buona stampa - Bibliografia.

MARIA SANTISSIMA AUSILIATRICE.

Finite le solennissime feste di Maria Santissima Ausiliatrice , ma non cessato il concorso dei fedeli alla chiesa di Torino, è col cuore profondamente commosso che prendiamo la penna per iscrivere questa pagina. Non è cosa tanto facile poter enumerare le meraviglie che la Madonna si degnò di operare in questi giorni. Fu vista una povera signora che da più anni giaceva immobile in un letto di dolore, trasportata ai piedi dell'immagine di Maria , uscire dalla chiesa senza che alcuno la sorreggesse. Un'altra persona di nazione francese, la quale da sette anni, contro sua volontà, andava per misteriosa malattia in furioso e blasfemo delirio tutte le volte che udiva pronunciare il nome di Dio, ricevuta la benedizione nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice , fu perfettamente guarita da quell'incubo, fino allora ostinatamente ribelle ad ogni rimedio spirituale e materiale. Un buon sacerdote infermo per un cancro al naso da ben quindici anni , che non ostante molte e forti rimedii andava dilatandosi, guariva perfettamente per l'intercessione della gran Madre di Dio.

Quanti altri fatti simili, che noi per brevità ommettiamo, ci hanno fatto esclamare La Vergine SS. è veramente potente. E una potenza di bontà, di misericordia, di perdono. Maria ha ricevuta da Dio questa potenza perchè ha in sè tutta la perfezione, cioè a dire tutta la bontà, che è la perfezione per eccellenza, poichè Dio stesso è la bontà per eccellenza. Deus charitas est.' Essa è la figlia dell'eterno Padre, la sposa dello Spirito Santo , la madre dell'unigenito Figliuol di Dio Gesù Cristo. Quale potenza adunque non deve avere colei che per questi tre titoli ha una triplice corona di regina in cielo e sulla terra ! Perciò sette volte Chiesa Santa la proclama regina nelle litanie e tre volte la grida regina nelle principali antifone dell'uffizio divino in suo onore: « Ti saluto, o Regina dei cieli. Ave Regina coelorum. O Regina dei cieli, rallégrati. Regina coeli laetare. Salve, o Regina, Madre di misericordia. Salve Regina mater misericordiae. » Maria colla sua potenza spande nel mondo la vita, la dolcezza , la speranza : vita, dulcedo et spes nostra; e il suo titolo e la sua potenza di Regina viene espresso dal nome così significativo e così consolante di avvocata : advocata nostra. Se Dio è onnipotente per natura, Maria è onnipotente per grazia. Se Dio è l'onnipotenza seduta sul trono dell'universo, Maria è un'onnipotenza in ginocchio che a Lui porge continuamente suppliche in nostro favore e ottiene quanto domanda : Omnipotentia supplex.

Ecco adunque la ragione della nostra fiducia illimitata in Maria e del suo glorioso titolo di Aiuto dei Cristiani, ecco il motivo del moltiplicarsi di tante sue grazie e benedizioni in ogni parte del mondo e nella sua chiesa di Torino.

Noi intanto, seguendo la consuetudine degli anni scorsi, daremo relazione della festa e della Conferenza tenuta da D. Bosco ai Cooperatori ed alle Cooperatrici salesiane.

LA VIGILIA DELLA FESTA.

Il giorno 1 di giugno, alle ore 3 e 1/2 pomeridiane, nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice, il canto di un mottetto eseguito dai giovanetti dell'Oratorio e la lettura di un capitolo della vita di san Francesco di Sales dava principio alla conferenza. La chiesa era stipata di signori e di signore venute per ascoltare le parole di D. Bosco. D. Bosco compariva in pulpito; il suo aspetto era d'uomo molto stanco e la sua voce alquanto fioca. Così parlò.

« Mi presento a voi, rispettabili signori Cooperatori e signore Cooperatrici, non per farvi un lungo ragionamento, al che non varrebbero le mie deboli forze, ma per esporre brevemente alcune cose che mi sembrano necessarie a sapersi da voi. E prima di tutto che cosa vuol dire essere Cooperatore salesiano ? Essere Cooperatore salesiano vuol dire concorrere insieme con altri in sostegno di un'opera fondata sotto gli auspizi di San Francesco di Sales, la quale ha per iscopo d'aiutare la S. Chiesa ne' suoi più urgenti bisogni ; vuol dire concorrere a promuovere un'opera tanto raccomandata dal Santo Padre, perchè educa i giovanetti alla virtù , alla via del Santuario, perchè ha per fine principale d'istruire la gioventù che oggidì è divenuta il bersaglio dei cattivi, perchè promuove in mezzo al mondo , nei collegi , negli ospizi, negli oratorii festivi, nelle famiglie, promuove dico, l' amore alla religione, il buon costume, le preghiere, la frequenza ai Sacramenti, e via dicendo.

« Molte cose si domanderanno da voi : Si domanderà, per esempio, se le opere a cui prendete parte colla vostra beneficenza sieno in aumento o in diminuzione. - Oh! consoliamoci nel Signore , o benemeriti Cooperatori, perchè le. opere nostre prendono ogni giorno proporzioni maggiori. Le case , le chiese, i giovani ricoverati vanno ogni dì moltiplicandosi. Da tutte parti poi ci chiamano a nuove fondazioni, a fine di ricoverare giovani che vagano per le vie e per le piazze in pericolo di perdere la religione e la moralità, e incamminati sulla via del disonore e della prigione. Di questo consolante aumento e progresso di buone opere siane anzitutto lode a Dio, poscia a voi, o caritatevoli signori e signore. Sì, da voi pure dipende la salute del corpo e dell'anima di tanti giovani e di tante fanciulle. Nelle vostre mani sta la loro sorte temporale ed eterna.

» 1° La istituzione nostra prende poi proporzioni gigantesche nella Patagonia, dove testè si diresse monsignor Giovanni Cagliero. Ovunque lavoro , ovunque scuole, ovunque chiese e ricoveri, e dopoché si è fatto, si è lavorato, si è provveduto, eccoci nuovamente da capo, perchè le domande, perchè il da farsi aumenta ogni giorno. Vi basti il sapere che se avessimo 2000 missionari a nostra disposizione, tutti potremmo occuparli ; se avessimo 2000 chiese, potremmo empirle tutte di popoli fedeli, e aumentare così il numero degli eletti. Mons. Cagliero, attorniato da tanta messe, di colà scrive ed esclama : Oh Europei ! voi che siete nel fiore del cattolicismo , venite qui e vedrete. Vedrete, una immensa moltitudine di persone che vi segue, che vi chiede la carità, non la carità in denaro od in pane, ma la carità spirituale; vi chiede istruzione, religione, incivilimento, vi chiede la salute dell'anima.

« 2° Ma quali sono le opere alle quali siete particolarmente invitati di prender parte per riuscire buoni Cooperatori e buone Cooperatrici ? Vi dirò che molte son le case che si dovrebbero aprire e che nostro malgrado non possiamo per mancanza di mezzi. Presentemente assorbono gran parte delle nostre cure la chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Roma, e l'ospizio che le sorgerà accanto , capace di ricevere più centinaia di giovani poveri della città. Quest'opera abbisogna appunto della vostra carità, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, e il Santo Padre Leone XIII per mezzo mio ve la raccomanda caldamente. Oltre di questa, che vi dirò delle tante case che abbiamo nella Liguria , nel Veneto , nelle Romagne, nella Sicilia e in questi nostri paesi ? Che dirò dei lavori d'ingrandimento di cui ogni casa ha bisogno ? Che delle case della Francia, della Spagna e dell'America ? Di là ricevo notizie consolanti, e tra queste che nel Brasile si sta per aprire una nuova casa nella città di S. Paolo, per ricevervi tanta povera gioventù abbandonata. E tutte queste opere e vicine e lontane per sostenersi reclamano il soccorso della carità vostra.

« 3° Altra opera attira ancor presentemente la nostra attenzione, ed è la casa di Parigi. In quella vasta capitale della Francia , che conta quasi 2 milioni di abitanti, stragrande è la moltitudine dei giovani che scorrono vagabondi per le vie e per le piazze in pericolo di perdersi; immenso è quindi il campo in cui può esercitarsi la carità. Coll'aiuto di Dio quella casa salverà migliaia di giovani dal mal costume, dalla prigione, dalla perdizione, ed asciugherà le lagrime a tanti genitori che non sanno più a qual mezzo appigliarsi per allontanare la loro figliuolanza dalla via del vizio e rimetterla per quella della virtù.

In tutte le nostre case poi, vi fu in quest'anno uno straordinario aumento di domande d'accettazione. In una sola, fattosi il calcolo delle domande, sapete a quante ammontarono ? A ben 5000, a ciascuna delle quali con grande nostro rammarico si dovette rispondere : Non vi è più posto. Oh ! quanto. maggior bene noi potremmo fare, se potessimo fondare nuove case, se potessimo avere i mezzi onde provvedere vitto e vestito a tanti giovani derelitti ! Quanti buoni figliuoli , quanti padri cristiani ed onesti, quanti migliori cittadini di più non potremmo dare alle famiglie, alla Chiesa, alla società !

« Sento che non posso più parlarvi a lungo, e quindi conchiudo dicendo : Persuadetevi, la messe a raccogliersi è molta , e l'opera vostra, la vostra carità, il vostro obolo non solo è utile, ma necessario. Adunque aiutateci secondo il vostro potere. Oltre la ricompensa del Cielo, voi avrete anche su questa terra la consolazione di cooperare al vantaggio della religione, delle famiglie , della società ; la consolazione di sapere che tanti giovani e tante fanciulle in grazia vostra lodano ora e benedicono Iddio, mentre invece lo maledirebbero nel tempo, per odiarlo nell'eternità insieme coi demoni. In questi tempi i malvagi cercano di spargere l'empietà e il mal costume, cercano di rovinare specialmente l'incauta gioventù con società , con pubbliche stampe, con riunioni, che hanno per iscopo più o meno aperto di allontanarla dalla religione, dalla Chiesa, dalla sana morale. Or bene, i Cooperatori salesiani e le Cooperatrici si studiino di opporsi a questi attentati. E come ? Propaghino massime buone, libri, stampe, società cattoliche, catechismi e simili.

« Un'altra cosa ancora vi raccomando: Pregate gli uni per gli altri. Per parte mia ogni giorno vi ricordo nella santa Messa, e per voi pregano altresì i nostri giovanetti. Voi date loro un po' di pane materiale per sostenerne la vita, ed essi danno a voi il pane spirituale delle loro orazioni. Forse voi non potete pregare molto. Ebbene , questi giovani, i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice, pregheranno per voi, e vi otterranno dal cielo le grazie di cui abbisognate. Molti poi dei Cooperatori e Cooperatrici sono ogni anno chiamati all'eternità, e noi uniamo le nostre alle vostre preghiere in suffragio delle loro anime. Quello che ora facciamo per gli altri, forse un altro anno avremo bisogno che sia fatto per noi.

« Finalmente, miei buoni Cooperatori e Cooperatrici, adoperiamoci a fare tutto il bene possibile a noi ed agli altri, affinchè Maria Ausiliatrice possa compiacersi nel vedere per mezzo nostro volare molte anime al cielo. Oh ! quando sarete in paradiso, con quanto entusiasmo esclamerete ciascuno : - Benedetto quel giorno in cui entrai fra i Cooperatori e le Cooperatrici di S. Francesco di Sales, poichè ogni atto di carità, che io ho praticato in favore di quell'opera, fu quale anello di una catena di grazie, per mezzo della quale ho potuto salire in questo luogo di consolazione e di gaudio. »

LA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE. Estratto dall'Unità Cattolica, 4 giugno:

« Sempre bella e cara la festa di Maria Ausiliatrice all'Oratorio salesiano di Valdocco! Ci è tutto il profumo della primavera, tutto il brio della gioventù, lo slancio dei cuori' amanti della santa Vergine. E i Salesiani la gioventù la educano ai santi entusiasmi della'; religione, sanno trarre dai fanciulli e dai giovinetti le doti particolari del loro animo, le. coltivano e si trovano avere, negli stessi fanciulli, musici , cantori, accoliti in gran numero , i quali, uniti insieme nell'ora della festa grande, dànno di sè tanto bella prova: e fanno innamorare i cuori di Maria SS.

» Martedì la gioconda solennità, benché trasportata e compiuta in giorno feriale, riuscì splendida, più solenne ancora degli anni passati. Numeroso fu il concorso dei divoti alla novena, nella quale predicò con molta. unzione e maestria il rev.mo canonico Orlandi di Orte. Numerosissime le comunioni nel giorno della festa. Alle 3 ant. cominciò il concorso dei fedeli e continuò tutta la giornata. I rev.mi Vescovi di Cuneo e di Cafarnao furono a celebrare la santa Messa e distribuirono il pane degli angeli a migliaia di anime. Il venerando D. Bosco, benché malfermo di salute, volle scendere dalle sue stanze e celebrare la santa Messa all'altare della Madonna. I buoni Salesiani volevano risparmiare al loro Padre il grave disagio, ma D. Giovanni, che ama tanto Maria Au- . siliatrice e spera tutto dal suo patrocinio , volle anch'egli festeggiarla. E la sua presenza fu un accrescimento di festa. I Torinesi si affollarono in sacristia e ne' corridoi per baciar la mano a D. Bosco. Era un tenero spettacolo.

» La Messa solenne delle 11 fu pontificata dall'eccellentissimo monsignor Pampirìo, vescovo di Alba. L'eminentissimo signor Cardinale Arcivescovo assisteva dalla cattedra in cappa magna. La Messa dell'Haydn , capolavoro dell'arte sacra, fu eseguita ammirabilmente dai giovani dell'Oratorio, coadiuvati da altri cantori, con accompagnamento di scelta orchestra ; non sì poteva suonare nè cantar meglio. Ai Vespri si esegui il Laudate pueri del Capocci, e con tanta maestria, da rivaleggiare coi più valenti cantori. Bello il Sancta Maria del Cagliero, cantato in parte dall'alto della cupola. Quelle voci fanciullesche, che inneggiavano da quell'altezza alla celeste Vergine, rapirono e commossero tutti i cuori. (1) »

Degno della festa fu il panegirico recitato con mirabile chiarezza di pensieri e di parola dal molto reverendo canonico Orlandi. L'oratore, dopo avere esordito che l'uomo, conscio della propria debolezza, sente quaggiù il bisogno di un appoggio a guisa della vite che per sostenersi va in cerca dell'olmo, prese a dimostrare che Iddio nella sua bontà gli diede in Maria un aiuto conforme alle sue necessità perché aiuto potente, sapiente, amante. Svolgendo il suo assunto l'eloquente panegirista si diede a divedere non solo pio e divoto , ma ricco la mente delle più sublimi idee intorno alle grandezze di Maria e seppe infondere in ogni cuore la più grande fiducia nel suo celeste patrocinio.

La benedizione col Santissimo Sacramento impartita da Monsignor Vescovo di Alba, il quale pontificò anche ai vespri, chiusero la festività religiosa.

Presero parte alla solennità molti nobili signori stranieri, specialmente francesi, venuti appositamente in Torino per rendere omaggio alla Vergine Benedetta, Aiuto dei Cristiani

(1). La Messa parte dell'Haydn e parte del Cherubini coll'organo ed orchestra riusci di tale effetto da superare l'aspettazione di tutti. I lunghi intermezzi del Pontificale furono eseguiti dall'illustre e valente Maestro Cav. Giuseppe Capitani fu Antonio, nostro antico e zelante Cooperatore Salesiano. La parte di accompagnamento spettante all'organo fu egregiamente eseguita dall'esimio Maestro Giovanni Pelazza antico allievo di questo istituto. Tra i Professori d'orchestra primeggiavano altresì il valente Maestro della Metropolitana Antonio Bersano ed il Maestro Giuseppe Bollarini; il primo antico allievo dell'Oratorio ed il secondo maestro di banda nel nostro Ospizio di artigianelli in S. Benigno Canavese. Con eguale valentia e disinteresse si segnalarono pure il Maestro Cantone, il Cav. Giuseppe Bertone, il sig. Succio, il sig. Chiesa, il sig. Brangini, il sig. Fumero e parecchi altri professori di canto che ci onorarono della loro cooperazione. La funzione della sera non fu meno solenne di quella del mattino e coll'imponenza del Domine ad adiuvandum del Maestro Galli e del Dixit dell'Aldega spiccò grandemente il celebre Laudate pueri del Capocci eseguito a perfezione dalla sempre cara e simpatica voce di D. Lazzero accompagnata dal coro dei giovani. Il 2° coro poi del grandioso componimento di Mons. Cagliero : Sancta Maria fu egregiamente eseguito dalla scuola corale di S. Gioachino diretta dall'esimio Maestro sig Thermignon. I nostri più vivi ringraziamenti al Rev.mo sig. Curato ed all'infaticabile maestro.

IL DUCA DI NORFOLK IN TORINO.

(Estratto dall'Unità Cattolica, 27 maggio 1885)

La mattina dei 25 di maggio, col treno diretto verso Milano , e coll'intenzione di recarsi in Austria, partiva da Torino S. A. il Duca di Norfolk con tutta la sua famiglia e seguito.

Noi, che abbiamo avuto la fortuna di avvicinarlo più d'una volta, dobbiamo dire che la sua vita qui fu veramente di edificazione. Alcuni giornali, e specialmente la Nazione di Firenze, par larono della sua gita in quella città, e poi della andata a Roma , per presentare i suoi umili e cordiali ossequii al gran Pontefice, che , secondo la felice espressione del P. Mauro Ricci, vive esule, e non solo prigioniero, nella sua Roma. Ma nessuno dei giornali, che noi sappiamo , disse il vero della sua venuta e fermata nella nostra città di Torino. Argomento solo ed espresso fu di venire a prostrarsi ai piedi di N. S. Maria Ausiliatrice, nel suo santuario di Valdocco, per ottenere dal Signore la grazia della guarigione del suo unico e ben infelice figliuolo dell'età di cinque anni, travagliato da malattia incurabile. Con nostra ammirazione ed altrui, il Duca e la Duchessa con tutto il seguito di 18 persone s'accostarono più volte ai SS. Sacramenti in quel Santuario, prendendo parte a tutte le varie altre funzioni pel mese di Maria , che colà avevano luogo sia al mattino, sia alla sera. Ieri poi, primo dì della novena di Maria Ausiliatrice , si può dire che il Duca lo passò tutto in quella chiesa e nella casa annessa dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, ove abita il venerando D. Bosco. Dire della sua venerazione verso l'uomo di Dio è impossibile pareva non potesse allontanarsene ; come anche dell'affetto che egli ed i suoi sentirono per le svariate opere di beneficenza, a cui pose mano il nostro carissimo D. Bosco.

Generoso e uomo pratico sopra tutto, il Duca, quando visitò l'Oratorio , non dimenticò nulla volle recarsi nel refettorio , cucina , laboratorii , panatteria, ecc. Gradì tutto ciò che D. Bosco ed i suoi figli cercarono di fare per rendere lieta la sua visita. Commosse il suo cuore di suddito fedele dell'Inghilterra quando sentì da quei giovanetti suonare con la banda l'inno nazionale Dio salvi la Regina. Visibilmente commosso , plaudì e ringraziò D. Bosco pel gentile pensiero, e disse che mai aveva in sua vita sentito quell'inno con maggior soddisfazione.

Nel partire, il Duca lasciò una egregia elemosina al Santuario , con raccomandazione di rinnovare le preghiere per la guarigione dell'unico suo figlio. Anche noi lo raccomandiamo alle preghiere dei nostri lettori, certi che il buon Duca non si dimenticherà più della nostra città e della sua religione.

GRAZIA DI MARIA SS. AUSILIATRICE.

Viva Maria Ausiliatrice. Barcellona-Sarrià, 24 maggio 1885.

M. R. SIGNOR DIRETTORE,

Alle tante meraviglie operate per intercessione di Maria Ausiliatrice , di cui adorna V. S. ben sovente il nostro Bollettino , potrà aggiungere questa, che le trascrivo, se la crederà degna della pubblicazione.

Si tratta della guarigione repentina di un alunno e a un tempo della liberazione di questa Casa da un grave pericolo di epidemia.

Il giovanetto Sebastiano Bellavista , orfano di padre e madre, nativo di San Ginez de Vilasar , provincia di Barcellona, sui 10 anni d'età, venne raccolto in questa casa non solo col fine di provvederlo di tutto, ma specialmente per conservargli quell'innocenza che è propria dei paesi di montagna ed instruirlo nella religione e nelle lettere, giacché ignorava perfino il segno della santa croce. La buona indole del giovanetto, la sua costante applicazione rese fruttose le fatiche de' suoi maestri tanto, che dall'ottobre p. p. al principio questo mese fece tanto progresso da meritarsi il primo premio in scuola e nel laboratorio di sartoria. Per la buona, condotta e per la pietà giudicato idoneo della prima Comunione, dovea essere ammesso alla Sacra Mensa il giorno di Maria SS. Ausiliatrice. Quand'ecco un luttuoso avvenimento interrompere i nostri disegni. Il giorno 3 di maggio, prima domenica del mese , fu scelto per la distribuzione dei premi bimensili, marzo e aprile, ai nostri giovanetti. Il piccolo Sebastiano in quel giorno non istava bene , ma , pel timore di perdere il premio che sapea essergli aggiudicato , tacque il suo malessere e si sforzò di stare in piedi sino alla sera. Non mangiò a cena e andò a dormire poco prima dell'ora solita. Nelle prime ore della notte non presentando caso di gravità , non ci risolvemmo a condurlo all'infermeria. Ma alla mattina seguente, giorno 4, si manifestò nel piccolo infermo un parossismo tale di febbre, che dovemmo immediatamente chiamare il medico.

Il signor Raimondo Batlle, nostro cooperatore e medico della casa, corse subito al letto dell'infermo, e sapendolo povero ed orfano, aggiunse alla sua solita bontà una cura straordinaria nel fare la diagnosi. Quindi ci disse con vivo rincrescimento che si trattava d'una polmonia seria, complicata con infiammazione gastrica e che disperava di salvarlo. Prescriveva però quanto l'arte e l'esperienza gli suggerivano.

Il polso fin dal primo giorno saliva a 160 pulsazioni al minuto e non si poté farlo discendere d'un sol battito in tutta la settimana. L'infermo vaneggiava quasi del continuo e si dovette approfittare dei pochi intervalli per amministrargli i SS. Sacramenti, che egli non cessava di domandare anche vaneggiando. Il sabbato giorno 9 e sesto della sua infermità ci pose tutti in gravissima apprensione , non solo per la sua vita , ma perché si dichiarò in lui il tifo ; sicché per ordine del medico si dovette isolare il piano dell'infermeria.

Cessarono intanto le frequenti visite dei benefattori e tutti temevano con fondamento grave sciagura per questa Casa , perché quasi tutti i giovanetti aveano voluto peco prima vedere il compagno infermo, nessuno avendo neppur sospettato che si trattasse di tifo. Ma il venerdì , avendo il medico per la seconda volta affermato che l'arte più nulla poteva, pensammo di mettere tutta la nostra fiducia in Maria Ausiliatrice. Ricordando che D. Bosco ci aveva raccomandate le medaglie di Maria Ausiliatrice in occasione del cholera , ne misi una al collo dell'infermo , gli diedi la benedizione di Mara Ausiliatrice e feci incominciare un triduo lo stesso venerdì sera. La domenica mattina l'infermo entrò quasi in agonia; non riceveva medicine di sorta e solo con qualche goccia di limonata gli si bagnavano le labbra. Intanto gli si amministrò l'estrema unzione e gli si impartì la benedizione papale.

Per la casa si usavano disinfettanti e tutte le precauzioni necessarie , ma non si poteva nascondere il timore di qualche disgrazia vicina. Ah ! ma la Madonna non permise che durassimo a lungo in quello stato di tante angustie. Il triduo a Maria Ausiliatrice, incominciato il venerdì sera, doveva finire colla giornata del lunedì 11 e la nostra buona Madre si era riservata quel giorno per dare una prova di più a' suoi divoti della materna sua bontà e dell'efficacia della sua protezione.

Parecchi dei nostri amici , informati delle nostre afflizioni , ci vennero a visitare e proposero di pagarci le spese di una consulta di medici della capitale vicina ; ciò era per accertarsi se la malattia di Sebastiano fosse vero tifo. L'insistenza che mi facevano era tanta , che mi era determinato di dimandarla al medico curante lo stesso lunedì sera nell'ultima visita, se mai non si fosse notato mutamento di sorta. La Madonna però preveniva i medici e le medicine. Venne il medico, e visitò l'infermo che credeva morente, siccome lo aveva lasciato al mattino; ma qual non fu la sua meraviglia il trovarlo come assopito e col polso mutato ! Disse che vi notava variazione, ma che tuttavia non era scongiurato il pericolo d'una morte vicina. A noi bastò sapere che era diminuita la gravità del male , fosse o no apparente il miglioramento; la nostra fede in Maria ci diceva di più ; e non ci siamo illusi. Dopo un'ora che era partito il medico , l'infermo si sveglia e domanda che gli si porti la minestra. Ci volle non poca fatica a persuaderlo di contentarsi del solo brodo.

Noi non sapevamo se quello fosse vaneggiamento o miracolo ; ma nel vederlo, dopo preso il brodo consumé abbandonarsi al sonno ed il suo polso retrocedere di 100 battiti al minuto , cioè da 160 a soli 60 , ognuno può immaginarsi con quale gioia noi aspettavamo il ritorno del medico.

Infatti, venuto il dottore, gli fummo subito attorno , ed esso, visitato l'infermo, con viva commossione ci disse : Dategli quello che domanda; si trova in piena convalescenza. Allora sì che esclamammo : Miracolo della Madonna ! Era scongiurato il pericolo di una epidemia e l'agonizzante era guarito. Il nostro medico non finiva di dire: Io non so spiegarmi questo fatto. È un morto risuscitato.

In quello stesso giorno il piccolo Sebastiano volle discendere in cortile per vedere e salutare i suoi compagni ; ma ignorava la debolezza d'una settimana di digiuno e la estenuazione prodotta dai cataplasmi e dalle medicine. Tuttavia, per non disgustarlo, vi fu portato sulle braccia e posto sopra una sedia, dove passò tutto il dopo pranzo tra seduto e nel far pochi passi, tenendosi agli oggetti che lo attorniavano. Da quel giorno in poi non volle più essere tenuto per infermo, e se ne tornò al refettorio comune con meraviglia di quanti lo videro infermo e sanato repentinamente. Non sono poche le visite che riceve da Barcellona di persone che vogliono vedere coi proprii occhi ciò che odono raccontare intorno a questo fatto : Tutti ammirano Sebastiano come ritratto di sanità.

Ne siano lodi a Maria che tanto protegge questa Casa e i suoi divoti : ne sia benedetto mille volte Iddio che ci ha dato una Madre così buona e così potente.

Eccole, caro signor Direttore, quanto mi proposi di scriverle, coll'intento di dar onore a Maria Santissima e propagare sempre più la divozione alla sua medaglia e la pia pratica di portarla al collo.

Baci la mano al nostro caro P. D. Bosco e mi raccomandi al Signore. Quei di casa la riveriscono insieme con me. Mi abbia in Domino

Della S. V. M. R.

Dev.mo servo e confratello

Sac. G. B. BRANDA.

ESERCIZI SPIRITUALI PER LE SIGNORE

in Nizza Monferrato.

Per secondare il desiderio di molte zitelle e maestre di scuola, nonchè di pie signore, le quali amerebbero passare alcuni giorni di sacro ritiro per attendere al bene dell'anima loro, avranno luogo anche quest'anno gli esercizi spirituali nel Conservatorio della Madonna delle Grazie, diretto dalle Figlie di Maria Santissima Ausiliatrice in Nizza Monferrato.

Incominciano la sera del 3 di agosto e terminano la mattìna del 13

La pensione è fissata in L. 20. Si fa una eccezione per le Maestre, la cui quota sarà di L. 15.

L'aria salubre e di campagna, il sito amenissimo e solitario, sono allo stesso tempo un sollievo per lo spirito affaticato e bisognevole di riposo.

Pertanto chi volesse prendervi parte, è pregata a farne pervenire la domanda non più tardi del 31 luglio alla Superiora dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato.

NB. Nizza Monferrato è stazione della ferrovia Alessandria-Cavallermaggiore.

LETTERA PARIGINA.

I nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici sapranno che l'anno scorso D. Bosco apriva a Parigi una nuova Casa salesiana a Menilmontant, rue Boyer. Speriamo che loro torneranno gradite lo notizie che ci manda il Direttore , poichè da queste si viene a conoscere come la Madonna Santissima si compiaccia di benedire le nostre povere imprese.

REVERENDO E CARISSIMO SIGNORE,

Ella desidera conoscere minutamente ciò che noi facciamo nella nuova Casa di Parigi. Le dirò in primo luogo che vi è evidente la protezione della Madonna , sicchè - dobbiamo esclamare : Evviva Maria Ausiliatrice ! E vero che non mancano le difficoltà, ma per queste benediciamo il Signore. Sarebbe per noi grande disgrazia se questa nostra casa incominciasse in maniera diversa da quella colla quale incominciarono le sue sorelle d'Italia, cioè senza quelle prove che distinguono le opere di Dio dalle opere degli uomini.

Tuttavia in quanto all'ordinamento interno si può dire che ogni cosa va abbastanza bene. I cari giovani confratelli delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli continuano a venirci ad aiutare con uno zelo tale da superare ogni elogio , tanto essi ci secondano, con semplicità, con ardore e son per dire eziandio con obbedienza. Sono di una virtù veramente rara. Senza di essi non si potrebbero sostenere le opere della Casa, e la loro cooperazione è un segno evidente della bontà della Vergine Ausiliatrice per noi. Uno di essi è andato a farsi monaco Benedettino , un altro si accasò , e questa unione sembra essere una vera ricompensa della sua abnegazione ; ma partendo si fecero rimpiazzare da altri giovani confratelli non meno zelanti di essi.

I nostri giovani del patronato ci danno eziandio grande consolazione. Abbiamo potuto continuare tutte le pie pratiche già intraprese, eccetto quella dell'adorazione notturna che abbiamo creduto prudente cosa di sospendere per evitare alcui disordini che minacciavano d'introdursi; ma lo spirito di questi giovani è tanto buono , che si è potuta eseguire questa sospensione senza nessuna contrarietà. Cio è prova dell'ascendente che abbiamo acquistato sui loro cuori , poichè sul principio , per non so quale ragione, aveano dimostrato un po' di diffidenza verso i Salesiani. Adesso però le diffidenze sono svanite e la confidenza , l'amore, l'attaccamento per noi incominciano a nascere e a far progressi fra di loro.

L'opera del giovedì per gli scolari va sempre avanti, e di questa ci occupiamo in una maniera speciale, sia perchè è il fondamento di quella della domenica, sia perchè noi possiamo a questo modo più facilmente guidare i giovani secondo il nostro metodo. Alcuni giorni fa abbiamo celebrata una bella festa e fu la prima dopochè siamo a Parigi. Furono invitati alcuni nostri benefattori, e ogni cosa andò molto bene.

L'opera della domenica per gli artigiani procede pure in modo da potercene dichiarare contenti e ci prendiamo grande cura per isvilupparla maggiormente. Quasi tutti coloro che frequentano l'oratorio domenicale fecero la loro Pasqua.

La Congregazione della B. Vergine si consolida essa pure ogni dì più. Domenica scorsa siamo andati in pellegrinaggio a N. S.. delle Vittorie e tutti i confratelli si accostarono alla Sacra Mensa. Il parroco fu amorevolissimo per noi e ci promise di venirci a visitare. Lo inviteremo per la festa di Maria Ausiliatrice che noi celebreremo il giorno 31 di maggio.

Si tengono sempre con grande frutto le così dette piccole conferenze di S. Vincenzo de' Paoli. Quest'anno fummo testimoni di alcune conversioni veramente consolanti. Due poveri , fra quelli da noi visitati, si indussero a fare la Pasqua. L'uno non l'avea più fatta da 10 anni, l' altro da 20, e quest'ultimo, per dare prova del suo buon volere, venne colla Congregazione al pellegrinaggio di N. S. delle Vittorie e fece la seconda Comunione in rendimento di grazie.

Continuiamo pure le scuole serali quotidiane pei nostri giovani operai, e si insegna un po' di disegno, di contabilità, ecc., ecc.

Ma l'opera che andò sempre più crescendo al nostro arrivo è quella del catechismo alla sera per gli adulti. Bisogna sapere che qui non di rado si trovano giovani adulti i quali non furono ancora battezzati o almeno furono privi di qualunque istruzione cristiana , e per conseguenza non ricevettero mai la S. Comunione. Perciò noi ora li raccogliamo, li catechizziamo, li battezziamo se fa d'uopo, li comunichiamo e procuriamo che loro sia conferito il sacramento della Cresima. Così tre mesi or sono quindici adulti furono fatti cristiani. In questo momento ne abbiamo già trentaquattro nuovi iscritti e nel giorno di Maria Ausiliatrice, 31 maggio, si darà la prima Comunione a quindici adulti or ora catechizzati. I parroci vicini ci mandano con premura le loro pecorelle così erranti, e forse si dovranno prendere misure speciali per questa opera , la quale richiede assidue e intelligenti cure , avendo qui una grandissima importanza. Infatti nella nostra vastissima parrocchia di circa 57,000 anime non vi è una scuola cristiana.

Frattanto , per contentare i nostri giovani , si dà mano di tempo in tempo a straordinarii divertimenti. Giovedì venturo , giorno dell'Ascensione, daremo una grande festa serale della quale le spedisco il programma. Tutti gli introiti saranno a benefizio dei poveri visitati dai membri delle nostre due piccole conferenze. Nel giorno poi della festa di. Maria SS. Ausiliatrice, per conferire la Cresima ad alcuni giovani, si è pensato di invitare S. E. il cardinale Lavigerie , tanto ammiratore e tanto amante del nostro caro Don Bosco. Se potremo ottenere da S. E. questo segnalato favore, gli si farebbe eziandio benedire una bella statua di S. Francesco di Sales, donata da una insigne benefattrice. Se questo progetto riuscirà, gliene manderò una particolareggiata descrizione.

Mi rimarrebbe ancora a parlare dell'Orfanotrofio , del quale siamo incaricati , e dove si lavora con grande nostra consolazione , ma di ciò mi riserbo a scrivere altra volta.

Concludo col pregarla a volerci spedire una collezione intera delle Letture Cattoliche, tanto più che questa potrebbe servire per dar principio ad una biblioteca ad uso dei giovanetti italiani , che vengono a farci visita nel nostro Oratorio. I poveretti sono molto abbandonati in mezzo a questa immensa metropoli, così piena di pericoli per l'anima. In questo momento faccio il catechismo a quattro di questi piccolini e li preparo alla Comunione.

Da tutto ciò che io le ho detto può la S. V. M. , R. giudicare qual fardello gravissimo pesi sulle nostre povere spalle. E siamo così pochi ! Supplichi D. Bosco da parte nostra a volerci mandare novelli operai, ché il lavoro è preparato anche per cinquanta.

Voglia far menzione di noi al carissimo padre D. Bosco , ai veneratissimi nostri superiori e a tutti i confratelli.

Preghi per noi che preghiamo tanto volentieri per lei, di cui sono

Parigi, 12 maggio 1885.

Umil.mo ed aff.mo figlio

P. CH. BELLAMY.

IL CARD. LAVIGERIE IN TORINO.

Martedì, 9 giugno, giungeva in Torino l'eminentissimo cardinale Carlo Marziale Allemand Lavigerie, arcivescovo di Algeri e Cartagine , una delle glorie del Sacro Collegio e della Francia. L'illustre Porporato abbandonava la sua diocesi, or son circa due mesi, benché appena ristabilito da grave malattia, per venire nella Francia a domandare l'elemosina in favore delle istituzioni religiose da lui erette e degli stabilimenti cattolici di Africa , spogliati dal Governo e dalla Camera nell'approvazione dell'ultimo bilancio. Nella nostra città volle intrattenersi col venerando D. Bosco, per interessarlo in favore degli Italiani di Tunisi, pregandolo a mandarvi alcuni religiosi della sua Congregazione salesiana.

Visitate le scuole e le officine dell'Oratorio, si recò nella cappella interna, ove ai giovani artigiani indirizzò alcune parole, per eccitarli ad essere sempre franchi e generosi cristiani in qualunque circostanza della loro vita.

Egli partiva quindi alla volta di Roma.

LETTERA DALL'URUGUAY.

AMATISSIMO PADRE,

L'arrivo di monsignor Cagliero , la Settimana Santa , la visita fatta a Paysandù e poi un cumulo di affari che mi piombarono sopra m'hanno impedito di scriverle prima. D'altronde io sperava che ampie notizie di noi e delle cose nostre le avrebbe avute più autorevolmente dalle mani stesse di mons. Cagliero.

Ora a questa lettera non saprei proprio che tono dare, se allegro o triste.

Si parla di malcontenti e di fazioni che si preparano ad una ribellione a mano armata. Questo ci tiene in grande ansietà e ci affligge profondamente.

Per altra parte abbiamo di che consolarci, vedendo l' ingrandimento e sviluppo straordinario delle nostre Missioni. Il Collegio Pio è pieno affatto di allievi, il cui numero ascende a 115 convittori e molti esterni.

A Las Piedras non v'è più locale pei tanti che dimandano di entrare, essendo i raccolti omai una sessantina di convittori e cento esteri. A Nictheroy le cose vanno a vapore. Hanno già 70 allievi e da ogni parte fanno ressa per entrare altri ed altri ancora. A Paysandù le scuole di esterni rigurgitano e vanno entrando ogni dì nuovi convittori.

Tanta affluenza di allievi ha fatto sì che ci lanciassimo a fare spese straordinarie , e queste ci caricarono di enormi debiti. Che vuole ? La fiducia negli aiuti della Vergine ci ha spinti a fare ogni sforzo al fine di preparare il locale sufficiente a tanti poveri giovanetti che venivano a battere alle nostre porte per chiedere il pane dell'intelletto , la vita dall'anima.

Ma questo non è il solo inconveniente. Il maggiore si è che, dopo aver ammesso tanti allievi, senza lasciare le altre grandi fatiche delle Missioni, noi ci contamino e con nostro sgomento ci trovammo in numero ed in forze molto inferiori agli impegni contratti.

Mons. Cagliero si è ben spogliato di metà del suo personale per soccorrerci, ma gli otto soggetti avuti, distribuiti immantinente fra tante Case dell'Ispettoria, scomparvero come fumo.

Furono come una rugiada caduta dal cielo sopra un terreno già troppo lungamente riarso dalla siccità. Tutti i confratelli quindi di questa nostra Ispettoria supplicano il suo paterno cuore a voler continuare i soccorsi indispensabili per sostenere tante opere buone ed estenderle secondo la necessità.

Intanto La ringraziano tanto per averci mandato mons. Cagliero ; fu una vera Provvidenza per tutti noi. Io specialmente mi sentii alleggerito come d'un peso enorme. Aveva proprio bisogno di consigli, di conforto e di aiuto. In monsignor Cagliero mi parve di vedere D. Bosco stesso , e ne sentii immenso giubilo ed ineffabile commozione.

Grazie, veneratissimo Padre , mille grazie pel dono preziosissimo fattoci !

Pel 14 di maggio m'imbarcherò pel Brasile, dove visiterò le Case di Santa Rosa , e come le avrà già scritto mons. Cagliero , prenderò possesso della chiesa del Sacro Cuore di Gesù in S. Paolo, lasciandovi un sacerdote ed un chierico per sostenervi il culto ed aprirvi l'Oratorio festivo. Quindi vi si aggiungeranno i laboratorii e le scuole nell'amplissimo locale nuovo preparato.

E necessario che la Casa di Santa Rosa abbia vicino alcun appoggio, perché i confratelli si aiutino mutuamente nelle difficoltà che abbondano sempre e nell'osservanza delle regole mediante i santi esercizi e l'esempio vicendevole.

Fra poco ne scriverò con più minute particolarità o viste più generali. Oh ! caro Padre ! sono tanto , tanto occupato che non mi basta più il tempo a nulla !

Tutto faccio in fretta e forse male! Mi scusi, preghi per me, e colla sua benedizione ed affetto sostenga e rinfranchi questo

Villa Colon, 23 aprile 1885.

Suo dev.mo ed obbl.mo figlio in G. C.

Sac. LUIGI LASAGNA.

IL COLLEGIO CONVITTO VAL SALICE.

Altamente persuasi dell'importanza della buona educazione della gioventù, e che da questa in gran parte dipende l'avvenire o lieto o tristo della famiglia, della religione e della civil società, raccomandiamo di tratto in tratto ai nostri Cooperatori e Cooperatrici quei Collegi ed Istituti che ci paiono più adatti per conseguire lo scopo. Nella moderna società il bisogno per la maggior parte dei parenti di attendere ai temporali loro negozi ha fatto sorgere un numero grandissimo d'istituti educativi, nei quali gli educatori si addossino il carico gravissimo che ai genitori incombe della cristiana e civile educazione della lor prole ; ed il Collegio ora più che mai è diventato un vero bisogno del tempo. Raccomandiamo per tanto a quei Cooperatori e Cooperatrici che avessero da dare qualche consiglio sulla scelta di una casa di educazione per giovanetti di nobile e civile condizione il Collegio Convitto Val Salice presso Torino. L'amenità del sito, la vicinanza di una grande città, la cura che in ogni tempo si ha dell'igiene dei giovani affidati, e specialmente l'istruzione impartita a norma dei programmi governativi da professori che coll'istruzione si studiano di accoppiare la cristiana educazione di tutte le morali facoltà , rendono questo Collegio degno di essere indicato come uno dei migliori istituti educativi. Esso è diretto presentemente dal molto Rev. D. Cesare Cagliero Dottore in lettere e filosofia: ed a lui potranno indirizzarsi tutti coloro che desiderassero ivi collocare i loro figliuoli per il prossimo anno scolastico affine di averne quelle più precise notizie di cui potessero abbisognare. In altro numero del Bollettino pubblicheremo il programma di detto Collegio: frattanto raccomandiamo caldamente ai nostri Cooperatori e Cooperatrici che vogliano aiutarci con ogni mezzo che la loro carità saprà suggerire, affine di strappare la gioventù troppe spesso tradita dagli artigli dei maestri dell'empietà e della immoralità per avviarli a quei Collegi ed istituti in cui colla soda istruzione possa ricevere la conveniente educazione della mente e del cuore.

LA PAROLA DEL PAPA.

Splendida oltre ogni dire e imponente riusci l'udienza accordata dal S. Padre, la solennità del Corpus Domini, all'Opera dei Congressi e Comitati cattolici italiani. Può dirsi senza tema di esagerare, che tutta la cattolica Italia trovavasi in quel giorno, per mezzo dei suoi rappresentanti, ai piedi del degno successore dell'immortale esule di Salerno.

Il S. Padre circondato dalla sua nobile corte e seguito da molti Em. Cardinali e distinti personaggi, un quarto dopo il mezzodì appariva nella sala del Concistoro ove ebbe luogo l'udienza.

Accolto da vivissimi applausi e dai più spiccati segni di devozione e di attaccamento e di fedeltà, si assise in trono e si compiacque ascoltare un nobilissimo indirizzo, letto dal Com. Venturoli , Presidente dell' Opera dei Congressi Cattolici , al quale indirizzo Sua Santità, levatasi in piedi, degnavasi rispondere col seguente importante discorso:

« La circostanza solenne, che vi conduce quest'anno ai piedi del Vicario di Gesù Cristo per confermargli a nome di tutta la società dei Congressi Cattolici i sentimenti della vostra devozione ed inviolabile fedeltà , ci rende in singolar modo gradita , figli dilettissimi , la vostra presenza ed accette le vostre parole. Esse vi furono ispirate dalla memoria del grande Pontefice che dopo otto secoli vive ancora ammirato e benedetto : e questa manifestazione di ossequio è frutto anch' essa di quel devoto entusiasmo con cui si onora dapertutto il Pontefice santo, il vindice fortissimo dell'ecclesiastica disciplina, l'invitto propugnatore dell'indipendenza e della libertà della Chiesa, il padre provvidentissimo dei popoli.

» L' opera di lui, per lungo tempo fieramente osteggiata, anche a questo segno convien riconoscerla come opera di un genio mirabilmente grande. Le sue lotte furono per la libertà della chiesa, cui la prepotenza delle terrene potestà e la servilità di uomini corrotti facevano correre i più gravi pericoli.

» La sposa di Cristo non deve esser schiava » diceva Gregorio; e quest'idea sublime, che trovasi in fondo di tutte lo resistenze opposte dai Pontefici , fin dai primi secoli , alle ingiuste esigenze dei potenti, è come l' anima e la vita del Pontificato di Gregorio : essa gli fa incontrare con imperturbata costanza un immenso cumulo di fatiche, di persecuzioni, di violenze: per essa egli muore in esilio; ma finalmente la Chiesa potè cogliere il frutto- delle sue eroiche virtù e dei suoi magnanimi ardimenti.

» Identica nello scopo finale, varia nella forma e nei mezzi, a seconda della età e dei luoghi,. continua la guerra contro la Chiesa. Nei tempi a noi più vicini e nei nostri, con ogni maniera d'insidie, si tentò di abbattere il Principato civile della Santa Sede; il mezzo cioè che fu dalla Provvidenza divina ordinato a difesa e tutela della libertà del suo supremo potere: ed è per questa libertà, e non già per ambizione di regno o cupidigia di grandezza terrena , che dai Pontefici Nostri Predecessori si è combattuto e pur da noi si combatte.

» L'impertanza suprema di questa libertà ispira al Vicario di Gesù Cristo quella costanza che il mondo non sa comprendere, ed anche in mezzo a difficoltà di ogni genere è pegno sicuro della vittoria.

» Ma come ai tempi di San Gregorio non potè l'Italia rimanere estranea o indifferente alle sorti del Romano Pontificato, cosi non lo può neppure ai dì nostri. - Resistendo a chi voleva schiava la Chiesa, San Gregorio impedì , come voi pure testè rammentaste, il predominio di estraneo potere in Italia; ed iniziò per essa quell'era di prosperità e di gloria, che per le cure dei Pontefici successori progredì poi fino a toccare sotto Alessandro III il suo colmo. L'eroìna dì Canossa si schierò coraggiosa a sostegno di Gregorio, ed il suo nome come quello di lui , suona pur oggi immortale e glorioso. Così è certo che se anche in quell' epoca difficilissima, potè l' Italia trovare scampo e salvezza, fu in grazia del Romano Pontificato : e tutta la storia di quella età conferma luminosamente che il benessere e la grandezza d'Italia dipende principalmente dal rimanere essa unita col pontefice di Roma, ed alla sua suprema autorità sinceramente divota.

» Osteggiare pertanto, come si pretende oggi, il Pontefice, conculcare le ragioni della Santa Sede, col pretesto del bene d'Italia, è empia stoltezza; e non può essere se non l'aspirazione delle sétte, che, sulle orme dei nemici di San Gregorio , mirano innanzi tutto a mettere in schiavitù la Chiesa e ad incepparne il potere. Ma la verità, che non teme smentita, si è: che l' Italia col Pontefice è rispettata e grande ; senza il Pontefice , è priva del suo miglior decoro e del suo più bello splendore; contro il Pontefice è esposta a tutte le sciagure che sogliono essere il retaggio di chi fa guerra al Vicario di Cristo.

» Oh se gl'Italiani, riandando questi irrefragabili insegnamenti della storia, sapessero separare l' amore del loro paese e il desiderio della sua prosperità dagli intendimenti tenebrosi delle sétte; ed ispirandosi a quello che è bene vero e supremo loro interesse, si recassero a dovere e ad onore di sostenere la causa del Pontefice e difendere l'indipendenza e la libertà dell'Apostolico seggio!

» Voi, figli carissimi,, e quanti sono in Italia cattolici sinceri, adoperatevi a questo scopo : l'esempio di chi vi precedette e i frutti che se ne colsero vi siano di sprone : la protezione del santo Pontefice Gregorio avvalori e sostenga il vostro coraggio. E vi conforti altresì l'Apostolica benedizione, che di tutto cuore impartiamo a voi qui presenti, ai vostri Comitati, a tutta l'opera dei Congressi, e a tutti i cattolici d'Italia. »

LA DIVINA GIUSTIZIA.

Un amico della Settimana Cattolica di Tolosa le partecipa il fatto seguente , attestandone l'autenticità

« Pia è un grosso villaggio distante otto o dieci chilometri da Perpignan. Un giorno nel caffè posto sulla piazza del villaggio recaronsi otto robusti giovanotti, di mestiere contadini vignaiuoli.

» Il caffè era stivato di gente. - Come vedete, non v'ha un buco disoccupato , disse loro la padrona ; ma trattandosi di nostri amici quali voi siete, potete salire nella mìa camera, ove io recherò quello che comanderete. -

» Si fecero adunque portare una grossa misura di vino caldo, e intanto presero a parlare delle faccende della giornata. Quand'ecco l'un d'essi, per nome Estyrach, scorse un gran crocifisso in capo di un letto.

» - Conviene che gli diamo da bere almeno un bicchierino, disse bestemmiando. - E, distaccando dal muro l'immagine del Salvatore, la immerge col capo nel recipiente , tra le risa sgangherate dei compagni.

» - Osserviamo che mai contenga nel petto - a sua volta dice un altro di nome Marc ; e, spezzando il petto del crocifisso, parodia, coi suoi amici, un'autopsia.

» - Non basta , soggiunge Aymard , conviene fargli un'amputazione, onde vedere se ha del sangue nelle membra ; - e rompe d' un colpo la coscia destra della santa immagine.

Or ecco le conseguenze di questo sacrilegio

Estyrach, che aveva voluto far bere il crocifisso, qualche giorno appresso essendosi andato a bagnare, restò annegato.

» Marc, che ne aveva pestato il petto , mori d'una etisia fulminante ; e cinque altri de' suoi compagni soccombettero un dopo l'altro per l'istesso malore e senza poter ricevere gli ultimi sacramenti.

» Come a perpetuare la memoria del delitto e della sua punizione, sopravvive un solo, Aymard, colui che spezzò la coscia del crocifisso.

» Colto all'improvviso da spaventevoli dolori alla coscia destra, i medici giudicarono necessaria l'amputazione del membro, e il dott. De Lamer, che l'eseguì, restò meravigliato in vedere che il detto membro non aveva una sola goccia di sangue.

» Dopo tale amputazione l'Aymard , pentito e spaventato, mena una vita penitente , sforzandosi d'ottenere perdono dal Divin Crocitisso.

» Andate a Pia, ognuno vi confermerà la verità di questi avvenimenti : voi potrete udirne il racconto per bocca dell'istesso Aymard , l'ultimo sopravissuto a sì terribile dramma. »

LE FESTE AL SANTUARIO DELLA CONSOLATA IN TORINO.

L' annuale festa di Maria SS. Consolata (la vera festa patronale di Torino) quest'anno assumeva un carattere di eccezionale solennità imperocchè ricorreva il primo Cinquantenario del celebre voto fatto a Maria SS. dal Corpo Decurionale a nome della città di Torino, per impetrare la cessazione del cholera che in quell'anno (1835) infieriva terribilmente in Piemonte. Maria gradì la figliale dimostrazione de' nostri padri e ne esaudì le preghiere. Torino fu salvo dal funesto morbo.

Il superbo monumento marmoreo che si erge maestoso sul piazzale del Santuario ricorda questo fatto, che è senza dubbio una tra le più belle illustrazioni della storia di Torino, non meno che una perenne manifestazione della predilezione e bontà di Maria per i Torinesi e della viva fede de' nostri maggiori.

Venerdì, 19 giugno.

Le feste che ricordavano le misericordie di Maria cominciarono venerdì con grande pompa ; alla mattina, alle 7 1/2, Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo celebrò la santa messa e benedisse le corone, che erano state preparate per essere poste sulla statua marmorea di Maria SS. che si eleva sulla piazza del Santuario; in seguito, col canto delle Litanie e del Tedeum, lo stesso Emm° Porporato diede la benedizione del SS. Sacramento. Al pomeriggio, dopo i vespri pontificali, vi fu il discorso di S. E. Rev. ma monsignor Riccardi, vescovo d'Ivrea; indi la benedizione del Santissimo Sacramento. - Il concorso, è inutile il dirlo, fu per tutto il giorno straordinario.

Alla sera una vaghissima illuminazione adornava il Santuario della Consolata, e parecchie case in via Giulio, Orfane e Consolata, in fondo alla quale splendeva di molti lumi la Piccola Casa della Divina Provvidenza. I pressi del Santuario erano riboccanti di una folla quieta, che godevasi la bella luminaria; senonchè, poco dopo le 9, giunse un gruppo di giovani, studenti ed operai , movendo da piazza Savoia coll' intento di turbare la festa e provocare: trovato un buon nerbo di guardie, retrocessero , poi ritornarono un po' rinforzati e presero a gridare i soliti viva, morte e abbasso; l' immensa calca accolse in silenzio quelle provocazioni, finche i disturbatori, vedendo che nulla v'era a fare per loro in quel luogo, ritornarono indietro fischiando e urlando, passando per le vie Corte d' Appello e Milano ; qui però , mentre levavano alte grida sotto alcune finestre illuminate, vennero dall' alto rinfrescati di due o tre secchi d' acqua , che li persuasero a recarsi altrove ; al Seminario poi , viste le guardie di pubblica sicurezza, finirono per isbandarsi : potevano essere una quarantina.

Sabbato, 20 giugno.

Alle 2 1/2 di mattina cominciarono le messe nel Santuario, e con esse cominciò la distribuzione della SS. Comunione, chi durò non mai interrotta tutta la mattina. Era uno spettacolo di fede sublime! Alle ore 10 pontificò S. E. mons. Arcivescovo di Vercelli, ed infra Missam salì sul pergamo il nostro veneratissimo arcivescovo, card. Alimonda, che leggeva un'omelia , la quale è un vero gioiello di sacra eloquenza, e in essa, dando libero sfogo agli affetti del suo cuore verso la Vergine, ragionava di Lei, che consola « i suoi divoti, liberandoli dal dolore e dalla morte, e rendendoli operarii di Cristo. » Narrava le origini e le vicende della venerata Immagine e del Santuario, e, seguendo la storia dei secoli cristiani, dimostrava come in tutti Maria si fosse manifestata la Consolatrice de' figli suoi. E quanto ha bisogno l'età nostra delle consolazioni di Maria !

Il nostro Cardinale ce ne additava le grandi miserie, i numerosi traviamenti, le profonde languidezze. Ma la Vergine Consolatrice, che di tante misericordie divine fu dispensiera ai padri nostri, non abbandonerà i figli, e già spunta l' alba di nuove grazie, di nuove benedizioni, di un risorgimento novello. Daremo nel prossimo Bollettino una parte di questa omelia, che è uno splendida inno di lodi che l'Eminentissimo nostro Cardinale scioglie a Maria Consolatrice colla fede del credente e colla sapienza del cristiano Dottore.

Il divieto del prefetto Casalis impedì che avesse luogo la processione, ma la pietà dei Torinesi ha compensato il difetto di questa magnifica manifestazione di fede con un concorso incessante e grandissimo per tutto il giorno al Santuario. Alle funzioni della giornata presero parte, oltre l'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, le LL. EE. monsignor Fissore, Arcivescovo di Vercelli; monsignor Bertagna, Vescovo di Cafarnao; monsignor Pozzi, vescovo di Mondovì; monsignor Riccardi, Vescovo d' Ivrea ; e monsignor Manacorda, Vescovo di Fossano.

Domenica, 21 giugno.

Oggi, per cura della Società operaia cattolica di Torino, ebbero luogo solenni funzioni al Santuario della Consolata. Alla mattina, ore 7, vi fu la messa della Comunione generale, detta da Monsignor Arcivescovo di Vercelli. Il Santuario riserbato ai soli socii era stipato d'uomini. Prima della Messa venne offerto un gran quadro con cornice dorata, entro cui, su velluto cremisi e contornato da un fregio di metallo cesellato, spiccava un gran cuore con attorno un'iscrizione. La bandiera dell'Unione Operaia Cattolica pendeva da una delle tribune. - Ore 10, si celebrò messa solenne con assistenza pontificale. - Alla sera, ore 5 1/2, dopo il SS. Rosario, proferì il discorso S. E. R ma monsignor Riccardi, Vescovo d'Ivrea, e fu impartita la benedizione del SS. Sacramento.

Le funzioni non poterono riuscire più splendide, per l'intervento di tanti sacri Pastori, pel decoro delle cerimonie, la musica e gli apparati. Tutto contribuì a rendere più solenni e devote queste feste cinquantenarie.

LA PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI

A S. PIER D'ARENA. (Estratto dall'Eco d'Italia 11 giugno 1885).

Viva Dio nei suoi trionfi ! Ecco il grido del nostro cuore commosso allorchè domenica scorsa assistevamo alla processione del SS. Sacramento nella parrocchia di S. Gaetano in Sampierdarena, appartenente ai Salesiani. L'ordine bellissimo, la divozione con cui procedeva, gli svariati cantici di un migliaio di persone che la componevano, gli inalberati stendardi, la soave musica, i fiori che si spargevano era uno spettacolo che scendeva profondamente nell' animo.

S' avanzavano in prima fila le ragazzette della prima comunione, adorne di bianchi veli ed inghirlandate il capo di fiori. A queste tenevano dietro in belle e numerose schiere le Figlie della Provvidenza, quelle di S. Anna, le Figlie di Maria e molte signore della parrocchia. Venivano poscia i giovanetti della comunione ed altri ancora che frequentano ogni domenica l'oratorio festivo; ducento cinquanta giovanetti dell'ospizio di S. Vincenzo de' Paoli, annesso alla parrocchia medesima, e quindi un coro di sessanta voci argentine, che bellamente accompagnate dalla banda musicale facevano risuonare l'aria di un Pange lingua così dolce e soave, che traeva le lagrime. Ciò che in tutti fece gratissima impressione fu il vedere una schiera di ragazzetti, che a tre a tre incatenati con ghirlande di svariati fiori precedevano il clero, come angioletti che preparassero con soavi profumi la via del Signore.

Sotto del bellissimo baldacchino, circondato da molti signori colle loro torcie accese, tra le vie cosparse di fori, adorne di drappi e di sventolanti bandiere , s' avanzava il Re della gloria benedicendo un immenso popolo prostrato sul suo passaggio e vivamente commosso da tenerissima divozione, a cui era ispirato dall'ordine e dai gravi e melodiosi cantici della processione. Noi frammischiati in vari punti di essa alla numerosa folla spettatrice ne udimmo le espressioni di religioso entusiasmo e ne notammo pieni di ammirazione le lagrime di gioia cristiana.

LA MEDAGLIA DEL SACRO CUORE. (Dall'Eco d'Italia 7 giugno 1855).

Troviamo nel Temps, giornale volterriano, benchè accuratamente inguantato, il racconto che segue. Dalla sua bocca la confessione acquista valore.

Si tratta di un certo Pouvarel, impiegato alla società Fucine e Cantieri a Marsiglia, il quale sposata certa Sebastiana Aquarone , ebbe con lei e coi suoi genitori violentissimo litigio. La madre Aquarone colla figlia, per consiglio del padre, si erano chiuse in casa. Pouvarel giunge; trovando chiuso, abbatte furibondo la porta, e vedendo la moglie colla suocera, estrae una rivoltella, spara tre colpi contro la prima e uno contro la seconda. Le grida ed i colpi di rivoltella attirano gente, e si forma in istrada un'assembramento. Pouvarel comparve sul terrazzo, si sporge in fuori , e tirandosi un colpo di rivoltella nelle tempia, giù precipita dal quarto piano sulla pubblica via. Si accorre, ma è trovato morto.

Il Temps raccontando il fatto molto a lungo , continua, e qui traduciamo alla lettera.

« Nessuna delle ferite inferte alla moglie fu mortale. Tocca leggermente al braccio ed al petto, avea pure ricevuto una palla nel lato sinistro, che avrebbe cagionato grave ferita, se non fosse stata ammortita dalla medaglia del Sacro Cuore, che la giovane donna portava sul petto. Singolare coincidenza (!!!). La palla che doveva ferire la signora Aquarone madre, fu pure sviata da una medaglia identica a quella che portava la figliuola ».

Davvero che la coincidenza è tanto singolare, che ai non credenti deve dare non poco pensiero. Quanto ai credenti, i quali la chiamano non coincidenza, ma provvidenza, il fatto riesce di molto conforto e di consolazione.

EROISMO DEL CLERO.

Il Rev. Robert parroco di Panonze, nell'inverno scorso , fu ricercato da un infermo che chiedeva da lui i soccorsi della religione. Il venerando Sacerdote avea settantacinque anni; la neve attorno era molto alta; l'ammalato abitava lontano. Parea sopra le sue forze il rendersi all'invito, ma lo zelo e la vera carità non conoscono ostacoli. Egli andò.

Siccome non si vedeva ritornare, i parrocchiani si posero sulle sue tracce per rinvenirlo. Lo ritrovarono di fatto, ma ventiquattro ore dopo, in mezzo alla neve, reso inerte dal freddo. Respirava però ancora il zelante ministro del Signore e con tutta la cura dei parrocchiani, i quali lagrimavano per la commozione , fu trasportato al presbiterio. Ma nulla valse a salvarlo, ed il santo vegliardo si addormentò dolcemente nel Signore , contento di aver data la vita sua, per sovvenire ad una delle sue pecorelle.

LE FESTE RELIGIOSE TRA I CUORI DI LESINA,

Nell' ultimo fascicolo del valoroso periodico La Civiltà Cattolica sono descritte le fiorenti missioni delle Montagne Rocciose. Noi abbiamo estratto il seguente capitolo, perchè i nostri lettori veggano qual influenza esercita la N. S. Religione sull' animo dei popoli poco prima selvaggi.

« Già gli Indiani alla missione erano in buon numero, e aumentavano ogni giorno più , perchè si avvicinava la festa di Taapskeligu (degli spari), cioè di Natale ; e si vedrà in seguito perchè in loro favella si chiami la festa degli spari. Al cominciar della novena , la chiesa , sia la mattina per la Messa ed il Rosario , sia la sera per la predica e benedizione, era gremita di gente.

- Sono già tutti qui i Cuori di Lesina ? domandai al missionario.

- Non tutti, se ne aspettano ancora.

- E quando verranno , dove si metteranno , dacchè in chiesa non v'è più posto ?

- Il selvaggio sa sempre trovar luogo; e se veramente non ve n'avrà, allora porteremo via i i pochi banchi , ed anche metteremo i più giovani dentro al presbiterio. Del resto, state certo che una chiesa piena zeppa al modo nostro europeo, può in queste parti contenere almeno altrettante persone di più.

- Quanti sono tutti i Cuori di Lesina?

- Coi loro amici spokani cattolici sono circa mille.

- Verranno tutti?

- Certissimo, ancorchè la neve fosse alta parecchi piedi. Vi mostrerò io una vecchia venuta a piedi da 30 miglia lontano ; e che ha dovuto guadare alcuni fiumicelli coll'acqua fino alla cintura.

- Possibile ! esclamai stupefatto.

- Così è in verità.

» Intanto i Cuori di Lesina arrivavano ogni giorno alla missione ; e quando furono giunti tutti , ragunaronsi i capi a consiglio e tennero pubblica ragione, discutendo tra loro le varie cause civili e criminali che vi erano da risolvere. Poscia il gran capo presidente di questo Consiglio, uditi i pareri di tutti i capi, pronunziò la sentenza, condannando alcuni ad essere ammoniti, uno a dieci e un altro a cinquanta legnate, e un terzo a due giorni di prigionia e di digiuno.

Il settimo dì della novena il missionario confessò da mane a sera le donne; e l'ottavo giorno gli uomini. Intanto dai giovani si preparava nella piazza un'immensa catasta di legna, in gran parte resinose, pel gran fuoco da farsi la notte di Natale. Il nono giorno passò anch'esso in ascoltar confessioni sino a sera. E quando il povero missionario credeva di aver già finito , e ritiravasi per riposare un poco prima della Messa di mezzanotte , eccoti una folla di gente che viene con mille dubbii e difficoltà. Un capo voleva sapere quante volte si dovevano sparare i fucili : un altro che cosa dovesse dire al popolo prima di entrare in chiesa ; un terzo a che ora dovesse accendersi il fuoco ; e poscia un vecchio che dimandava quanti fossero stati i pastori accorsi ad adorare il Bambino Gesù. Un giovane cantante voleva gli fossero ricordate due o tre parole dell'inno del Natale, che gli eran fuggite dalla memoria. Il capo dei cantori richiedeva nuovamente l'ordine della sacra funzione e dei cantici. Un buon vecchio, avendo fumato poc'anzi la sua pipa , dubitava se potesse comunicarsi a mezzanotte : e tant'altre cose di questa fatta. Ciò riusciva un vero tormento al povero missionario dopo le fatiche della novena e i tre giorni di un continuo confessare: ma era un vero gaudio per me il vedere tanta fede, semplicità e fiducia nel missionario. Finalmente alle 11 della notte si accese il fuoco nella piazza, e sembrava davvero che fosse giorno. Gli Indiani vi si raccolsero intorno ed i capi si fecero ciascuno a parlare sopra la ricorrente solennità. La notte era freddissima, e non ostante che il suolo fosse ricoperto da più di due piedi di neve, nessuno vi badava, e tutti sembravano goder molto della festa, e sentivano con gusto i discorsi dei capi. Io vedeva tutto ciò dalla porta della chiesa , e di tanto in tanto andava al fuoco a riscaldarmi. Finito che quelli ebbero di parlare, suonò la campana, ed il popolo rientrò con bell'ordine in chiesa. Indi a un nuovo segnale si salutò la nascita del Redentore con una salva di archibusi ; ed il Gloria in excelsis Deo, alternato con alcune strofe in lingua indiana, risuonò armoniosamente in quella chiesetta, tramutata in vero paradiso in terra. Terminato il Gloria che già era vicina la mezza notte, ad un nuovo segno della campana ricominciò la lieta gazzarra, e si diè principio alla Messa cantata. Vi presi parte anche io quale maestro di cerimonie, e dirigevo sei chierichetti selvaggi. Dai cantori s'intuonò un solennissimo Kyrie, ch'io non aveva mai sentito, e a cui tutto il popolo rispondeva. La musica era tale che sarebbe piaciuta in qualunque città d'Italia. La Comunione generale fu cosa commoventissima : basta dirvi che il celebrante, benchè già avvezzo a tali affettuose scene, era così intenerito nel vedere la divozione dipinta sui volti di que' semplici Indiani, e la loro modestia e compostezza nel ricevere Gesù Sacramentato, che anche egli, commosso nell'animo, mandava giù dagli occhi caldissime lacrime. Dopo la Messa della Comunione, se ne disse una seconda dì ringraziamento , a cui tutti assistettero , e si conchiuse la divota funzione con un fervorino fatto dal missionario in lingua selvaggia, e un bel cantico. Erano già le tre ore dopo mezzanotte. Alle sei vi fu un'altra Messa, in cui s'accostarono alla sacra Mensa i vecchi , i ciechi , gl'infermicci , e qualche altro che avea avuta cura di loro durante la solennità di mezzanotte, e più tardi celebrossi una nuova Messa cantata. Finite queste funzioni, apparecchiossi un pranzo solenne per tutta la tribù in mezzo alla piazza. E impossibile che ve lo descriva ; se volete averne un'idea, bisogna che veniate a vederlo coi vostri occhi.

Pregate il Signore che conservi questi Cuori di Lesina sempre buoni. Non voglio tacere della loro devozione alla Madre nostra Santissima : credetemi, è veramente tenera ed affettuosa, ed anche forte e costante. Mi si dice che per la Madonna fanno dei grandi sacrifizi e poco meno che eroici e se il missionario non può ottenere da un di loro qualche cosa, perchè troppo gravosa all'amor proprio, gli dice così : - Ebbene, fatelo per la Madonna. - Allora il no gli muore sulle labbra egli arrossa in viso, curva la fronte, china gli occhi, ed una lacrima furtiva gli scorre sulle gote. Non si può dir di no alla Madonna ; e la natura, ad onta delle sue ripugnanze, è costretta a dirle un bel sì. Si va in chiesa a visitare la Vergine, si prega con vera divozione, e la Madre Santissima infonde forza nell'animo, e tosto svanisce ogni diffìcoltà : la riconciliazione è fatta ; l'occasione è allontanata. »

FESTA del Sacro Cuore di Gesù.

Il giorno 12 giugno ebbe luogo, nella nostra Chiesa in Roma la festa del Sacro Cuore. Sua Eminenza il Cardinale Ignazio Mazzotti celebrò la messa della comunione. Mons. Gandolfi Vescovo di Doliche pontificò. Sua Em. il Cardinale GoriMerosi impartì la benedizione col SS. Sacramento. Varie grazie spirituali e temporali ottenute in quello stesso giorno , e specialmente alcune conversioni straordinarie , dimostrarono quanto sia stata gradita al Cuore Sacratissimo di Gesù questa. festa.

ADUNANZA DELLE SIGNORE TORINESI

per l'opera della buona stampa.

Il giorno 15 maggio le Signore Torinesi, che hanno a cuore la diffusione della buona stampa, invitate ad intervenire alla seconda Adunanza generale dell' Associazione, che sotto la protezione di S. Carlo Borromeo intende a tale santissimo fine, accorrevano numerosissime all' invito. - Si può calcolare che oltre a 300 Signore, rappresentanti la parte più eletta della Società torinese, si trovarono raccolte in un vasto locale annesso alla Chiesa di S. Giovanni Evangelista, gentilmente concessa come nello scorso anno, dal Rev. Rettore di quella Chiesa.

L' Eminentissimo Cardinale Alimonda, benché affaticato da assidui lavori ed incessanti occupazioni, volle intervenire alla radunanza per dare una prova della protezione valida da lui concessa a quest'opera che gli sta molto a cuore, come una delle più importanti ai nostri tempi; e per incoraggiare le Signore torinesi con la sua presenza, ma più con la sua eloquente parola a proteggere, sorreggere, aiutare l'opera, che bambina ancora (come fu detto) fra mille impacci muove esitante i primi passi. L' Eminentissimo principe , accolto nello scendere di carrozza, da parecchi membri dell' Associazione, veniva accompagnato nel vasto locale addobbato assai graziosamente; e dopo l'invocazione di Dio sedette sul trono a presiedere l'Adunanza. Ai suoi fianchi erano il M. R. P. Enrico Vasco, e il M. R. Teol. Leonardo Murialdo, presidente dell' Associazione, mentre gli facevano corona molti egregi Signori , sacerdoti e laici , promotori indefessi e benemeriti della Buona Stampa.

Il Corriere di Torino, nel dare una minuziosa relazione della Radunanza, che appellò importantissima, così si espresse

« Un dotto, elegante e forbito discorso del M. » R. D Marenco, della Congregazione Salesiana,

Rettore di San Giovanni Evangelista, espose anzitutto all' eletta Adunanza lo scopo e il carattere dell' Associazione per la buona stampa; a vivi colori dipinse il danno immenso prodotto dalla stampa rea , e la necessità, l'urgenza di adoperarsi per porvi un qualche riparo; delineò con tocchi magistrali il gran bene che le Signore possono compiere a tale riguardo, e conchiuse augurando frutti copiosi ed efficaci dalla presente riunione.

» Bellissimo per vivacità di stile, opportunità di immagini, sodezza di ragionamento e abbondanza di prove, fatti ed esempi, fu pure il secondo discorso, pronundato dal molto reverendo Don Giovanni Grossi per dar relazione di quanto la Società ha operato ne l'anno ora scorso, e di quanto si propone ancora di fare. »

Qui il giornale cita fra gli altri il fatto delle 40 biblioteche, già stabilite in varie città d'Italia con 5000 volumi, a dare una prova di quello che già s'è compiuto in breve tempo. - Il giornale prosegue

« Prima di chiudere colla pastorale benedizione la bella adunanza, l'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo , appagando coll' usata sua benevolenza paterna il comune vivissimo desiderio, pronunziò uno di quei discorsi, di cui ha il segreto, ed in cui trasfonde, con famigliare semplicità e naturalezza, la fiamma del suo gran cuore, la luce della sua altissima intelligenza, il profumo soave della sua virtù.

» Prendendo le mosse dalla potenza della parola, accennata fin dalla prima pagina della Sacra Scrittura, che con essa ci descrive l'atto di Dio Creatore, l'Oratore venne a parlare della parola tra gli uomini e notò come ai dì nostri la potenza della medesima sia a mille doppi centuplicata dalla stampa. Dal che trasse argomento a svolgere questi tre punti essenziali: 1° Che la stampa è la prima potenza umana ai dì nostri. 2° Che questa potenza è diventata la più micidiale e rovinosa per la società. 3° Che è la più degna di redenzione, affinché la sta forza si faccia servire a salute anziché a rovina dell'uman genere.

» Tutti i volti pendevano dalle labbra dell'augusto ed ispirato Oratore, tutte le anime erano conquise da quella soave forza di persuasione, che limpidamente ne sgorgava, tutti i cuori commossi. E quando l'Eminentissimo toccò dell'apostolato della donna in questo nobile campo, quando ricordate le parole di Gesù Cristo alle pie donne di Gerusalemme, disse che non sulla Chiesa, combattuta sì e perseguitata, ma vincitrice sempre, bensì sulla rovina eterna dei proprii figli dovrebbero piangere le madri cristiane, se un qualche argine non si pone al torrente devastatore della stampa malvagia promovendo la buona, allora si vide brillare una lagrima sulle ciglia delle pietose uditrici, e siamo certi che tutti formarono in cuore la nobile, operosa e feconda risoluzione di favorire a tutto potere il diffondersi della buona stampa. »

L'Adunanza si chiudeva con la pastorale benedizione dell'Eminentissimo Cardinale, e noi pure siamo certi che sulle cortesi ascoltatrici, le quali pendevano dal labbro eloquente del carissimo Pastore, è scesa copiosa la sua benedizione a ravvalorare la risoluzione di favorire in qualunque modo il diffondersi della buona stampa. Noi speriamo quindi , che assai presto si potranno aprire le tre nuove sezioni di Biblioteche circolanti nella città nostra, oltre a quella che è già stabilita presso la Casa di N. S. del Cenacolo (Corso V. E. n. 1).

Nella radunanza fu spiegato e nei fogli distribuiti si legge quello che l'Associazione intende di fare in avvenire, e quale sia l'opera efficace che le Signore possono prestare a diffondere il bene, che si opponga al male che d' ogni parte allaga con li malvagi scritti. - Si abbisogna di denaro e di opera; quindi la classe delle Signore Zelatrici deve contribuirvi in modo particolare : non a tutte certamente è dato il farlo, ma chi lo può, lo faccia per amor di Dio. - Mandi perciò la scheda di adesione alla Sede Centrale (Via Stampatori, n. 4); e quando si avrà un certo numero di adesioni, si raccoglierà le aderenti ad una Adunanza particolare, in cui si possa concretare e stabilire il da farsi nel modo, che sembrerà migliore.

Rammentino le Signore, che tutti abbiamo il dovere, potendolo, di fare un po' di bene non solo per noi, ma anche per gli altri; ed il bene ai nostri dì non si può fare stando seduti ; bisogna combinare, come disse Leone XIII, l'azione con l'unione in tale misura, che ne provenga una forza irresistibile. Le Signore, quando si mettono con impegno ad un' opera , sanno in certo senso dar valore al detto: «Ce que femme veut, Dieu le veut. » L' irreligione profitta della sua libertà per spandere ingiurie, bestemmie, calunnie contro ciò che noi abbiamo di più santo e sacro: di tutto si serve, penna, matita, pennello sono nelle mani di lei armi perfide ed ignobili, di cui ritroviamo ad ogni piè sospinto la punta ed il taglio. - Bisogna opporsi al male energicamente.

Deh ! possa l'opera della buona stampa ottenere un qualche frutto per la cooperazione efficace delle Signore, le quali vi contribuiscano col denaro, colla parola, collo zelo e colla buona volontà! - E la benedizione, dall' Eminentissimo Cardinale invocata, scenda su di loro ed apporti copiosi frutti di prosperità e di pace.

Noi, per contribuire a così prezioso frutto, raccomandiamo alle benemerite Signore Zelatrici dell' opera della buona stampa di voler leggere il Modo Pratico per compiere così nobile uffizio , stampato nel Bollettino di Marzo di quest'anno.

Molti rev.di Signori Parroci già l'attuarono e qui intendiamo di porgere loro i più sentiti ringraziamenti. Resta ora alle Signore di cooperare loro efficacemente.

Questo Modo Pratico consiste nel chiedere alla Libreria Salesiana di Torino quel numero di Appello e di Elenchi Bibliografici, che nel loro zelo si sentono di diffondere , raccogliere le commissioni ed il denaro presso quelle persone aderenti all' invito d' acquistare libri , ed inviare il tutto alla Libreria Salesiana, la quale si darà premura di spedire con grande sollecitudine i libri chiesti.

BIBLIOGRAFIA

Suor Maria Giuseppa Rossello.

Un libro, che merita tutta l'attenzione e la cura delle Zelatrici della buona stampa, si è certamente il recentissimo scritto dal Martinengo e pubbli. cato di questi giorni dalla Tipografia Salesiana di Torino. Esso contiene la vita, le opere e le virtù di una Signora, la quale, dalla fabbrica di stoviglie dei suoi parenti passò a fondatrice dell'Istituto delle Figlie della Misericordia.

Ecco i fini dell'Autore nello scrivere questa libro : 1° perchè mi parve degna quella santa Donna, che la memoria di lei, delle sue virtù, del bene operato, non andasse perduta; 2° perchè il secolo diffidente o maligno conosca una volta di più a che servono quelle persone religiose, che egli va continuamente tacciando d'oziose ed inutili alla società ; 3° perchè il suo ritratto, ch' io condussi il meglio che seppi in queste carte, fosse di conforto e di eccitamento a vivere sempre conformi allo spirito e alla santità della vocazione... Di che io nel presentarvi questo scritto posso ripetervi quel che già diceva il Signore al suo servo Mosè, a proposito dell'arca santa: - Inspice et fac secundum exemplar. - Ecco l'esemplare ; imitatelo, chè beate voi se il farete.

Non occorre parlare della maniera con cui è scritto. Lo scrittore della Ginetta e del Maggio in campagna non ha più bisogno di raccomandazioni.

Vendesi alla Libreria Salesiana di Torino, Roma e S. Pier d'Arena a L. 0,80 edizione ordinaria e L. 1,40 edizione elegante.

Togliamo dal Giornale L' Osservatore Romano N. 101 del 3 Maggio

« La Gerarchia cattolica illustrata - Abbiamo sott'occhio un primo saggio di stampa, cioè la prima dispensa della Gerarchia Cattolica illustrata, pubblicazione edita a cura e spese del sig. Francesco De Federicis fotografo di Sua Santità Leone XIII, della quale altre volte abbiamo parlato per dimostrarne ai nostri lettori l'importanza storico-morale-religiosa. E di vero tutto quanto abbiamo dette, oggi dobbiamo riconfermare esaminando il lavoro che è indovinato, è bene ordinato, è riuscito.

» Oggidì si specula sulla sensualità e sul malcostume quasi che l'intelligenza del nostro popolo fosse incapace di nobili aspirazioni, e mercè la stampa una società corrotta corrompe le menti ed i cuori. Onde la necessità di contrapporre il buono al cattivo , il bene al male. E la Gerarchia Cattolica illustrata esordisce bene accolta appunto perchè, oltre il merito intrinseco, racchiude in sè quanto era desiderato a riempire una lacuna nel campo giornalistico illustrate.

» La pubblicazione è bene ideata, ed il S. Padre stesso a cui l' editore si è fatto un dovere di far pervenire il primo fascicolo, ha mostrato il suo sovrano gradimento.

« Il signor De Federicis può andare ben lieto della impresa sua, la quale, se gli è costata sacrifici e fatiche, non andrà guari che acquisterà uno sviluppo favorevole, e sarà benevolmente accolta da quanti sapranno apprezzarne il merito e l'importanza.

» E noi terminiamo col fare al Sig. De Federicis i nostri rallegramenti. »

Gesù Cristo Dio-Uomo, Signore nostro e Salvatore, per monsignore Antonio Maria Belasio. - Libreria Salesiana di Torino e S. Pier d'Arena. Prezzo del libro : lire 2,50.

Ecco un nuovo stupendo lavoro uscito dalla penna, o, per meglio dire, dal gran cuore di monsignor Antonio Maria Belasio, missionario apostolico e prelato di Sua Santità , già meritamente noto ai nostri Cooperatori.

L'opera sopra annunzi-:te si può chiamare un inno che il ch. Autore canta alla divinità di Gesù Cristo ; un inno sì bello e soave , che è degno di essere conosciuto ed imparato da tutti , onde sia ripetuto in ogni città, paese, famiglia cattolica, oggi specialmente che i nemici di Dio assordano la terra con orrende bestemmie.

Noi potremmo qui tessere il dovuto elogio a questo importante lavoro, ma giudichiamo invece di pubblicare la lettera seguente inviata all'Autore da un dotto parroco di Sicilia

« REV.MO MONSIGNORE,

» Il suo libro sopra Gesù Cristo Dio-Uomo è una grande opera sopra tutti i riguardi ; esso le fu inspirato certamente da Dio, quel Dio che non nega le ispirazioni alle sue care anime quando lo cercano , e altresì perché nessun altro libro, tranne il Vangelo , prova la Divinità di Gesù Cristo come questo suo nuovo lavoro. Esso ha il merito non solo della dottrina sparsa in ogni pagina, ma quello altresì di farci sentire , leggendolo, il grido della coscienza che in fondo sinceramente ci avvisa che Gesù Cristo è veramente Dio , sicchè , percorrendolo , andavo io dicendo: Digitus Dei est hic ! Monsignore, si prepari ora a nuovi lavori, e lascierà del suo passaggio su questa terra un gran monumento di scienza e un arsenale onde i teologi possano spuntare le armi di tutti gl'increduli. Continuando a svolgere il Credo, suppongo che la Signoria V. Reverendissima consacrerà un trattato sull'articolo Credo in Spiritum Sanctum ed un altro sulla Chiesa, e così ci avremo quattro grandi lavori : La Creazione, la Divinità di Gesù Cristo, lo Spirito Santo, la Chiesa. Questi trattati scritti con quel suo metodo tutto nuovo, partendo da una verità ad un'altra, e dettati con quella grande unzione che ci fa vivamente palpitare , cosa che manca in molte opere, specie in quelle che difendono la Divinità di Gesù Cristo, dove non si scorge che un freddo ragionamento, e si fa desiderare lo sfogo degli affetti, le acquisteranno un merito grande presso Dio.

Mi benedica nel Signore.

Ustica, 13 giugno 1885.

Suo aff.mo

Sac. GIUSEPPE FRANCHINO.

STORIA DEI SANTUARI PIU' CELEBRI DI MARIA SS

 in continuazione all'opera di Antonio Riccardi.

É ben nota la Storia dei Santuari più celebri nel mondo dedicati a Maria SS., ed è la Storia veridica delle meraviglie della Regina del Cielo, che si compiacque or qua, or là dare prove del materno suo amore per noi.

Il can. Giuseppe Del Corno, di Milano, aggiunse una appendice ai quattro volumi del Riccardi, in cui fa passare a rassegna ventiquattro Santuari dedicati a Maria, di cui non si parla dal Riccardi. Si descrivono i Santuari di Belmonte, del Sasso sopra Locarno, di Montallegro sopra Rapallo, della Sanità di Savigliano, di Maria Ausiliatrice di Torino, di N. S. di Lourdes, ecc. Sono storie succinte ed edificanti , in cui l'amenità si lega coll'ascetica , e mentre si vede tutta la bontà di Maria , il cuore sentesi rapito in amore verso di lei e tratto a confidare pienamente in sì buona e cara Madre celeste. - Tipografia Arcivescovile , Ditta Giacomo Agnelli, nell'Orfanotrofio maschile, con negozio di libri di pietà e d'istruzione in via Santa Margherita, 2, Milano.

Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons. Tip. San Vincenzo de' Paoli, Sampierdarena 1335.

TIPOGRAFIA SALESIANA - TORINO

In corso di stampa

I PANEGIRICI

DEL CARDINALE GAETANO ALIMONDA

Due eleg. volumi in-16' grande.

DON TEOTIMO

OSSIA

IL VERO SPIRITO DAL CRISTIANESIMO

esposto in 15 Serate ai suoi Parrocchiani

PER MONS.

ANTONIO BRIGANTI

Arciv. Titolare di Apamea.