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SOMMARIO - Gli Oratorii di Dio e i ricreatorii di Sa-
tana - I Missionarii Salesiani in Patagonia - Grazia
ottenuta per intercessione di Maria SS . Ausiliatrice --
Certificato del medico sulla riferita guarigione - Sto-
ria dell'Oratorio di S . Francesco di Sales - La vita
quotidiana del Papa - Numeri vincitori della piccola
dirsi meritamente un pietoso trovato della
industriosa carità inspirata da Dio .
La frammassoneria, nella quale oggidì
sembra essersi, per così dire, incarnato lo
spirito maligno, prese, non ha guari, ad
Lotteria - Indulgenze speciali pei Cooperatori Sale- esame l'organismo di questi Oratorii, e con-
siani .
vintasi che essi sono un mezzo efficacis-
simo per instillare nelle menti e nei petti
giovanili le massime della morale e della
Religione Cattolica, fermò di combatterli
apertamente, screditarli, metterli in sospetto,
GLI ORATORII DI DIO
incagliarli insomma ed annientarli, se dato
E
I RICREATORII DI SATANA.
le fosse . Diffatto, in un recente opuscolo,
dal quale gocciola il veleno del serpente
antico, i frammassoni escono in queste pa-
role : Non a torto la società nostra decise
Fin dal giorno, in cui ebbro di superbia di occuparsi seriamente dei mezzi atti e
disse : Io salirò sulle nubi e mi farò si- combattere tali instituzioni così perniciose
mile all'Altissimo, Satana prese ad osteg- al progresso e al bene del paese . Ben in-
giare Iddio e le sue opere . Quantunque ei teso : da Satana e satelliti suoi vien chia-
sappia che indarno si cozza contro l'Onni- mato male quello, che da Dio è chiamato
potente, pur non si ristà ; e cento volte bene ; vien detto pernicioso al progresso
respinto, cento volte ritorna all'assalto, fin- del paese quello, che al vero progresso spiana
ché giunta la fine dei giorni egli co' suoi largamente la via , ed è d'immenso van-
sia rovesciato nell'abisso per non uscirne taggio al benessere degli individui, delle
più mai .
famiglie, della società tutta quanta .
Non è intento nostro di qui passare a ras- Dopo questo sinistro giudizio i nemici
segna nè tutte nè in parte le male arti del degli Oratorii passano a ragionare delle
demonio per impedire o distruggere le opere armi da usarsi contro di essi con certa lu-
del Signore a danno degli Eletti ; ma non singa di riuscita, e gridano : Combattiamo
possiam tacere come in questi ultimi tempi col contrapporre agli Oratorii Cattolici i
egli abbia tolto a muovere accanita guerra Ricreatorii massonici . Dissero, e già si po-
agli Oratorii Cattolici, a quella instituzione sero all'opera in Milano, e si preparano a
cioè, che pel gran numero di giovani, cui fare altrettanto in altre città . Ed ecco agli
trasse e va ogni dì traendo a salute, può Oratorii di Dio contrapposti i Ricreatorii

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di Satana ; ecco agli Asili della innocenza
e della virtù contrapposti i ricoveri del-
l'empietà e della corruzione .
Ed in vero, che cosa vuol farsi in questi
Ricreatorii? - Tutto l'opposto di quello ,
che si pratica negli Oratorii . In questi per
mezzo di onesti trastulli si raccolgono e si
intrattengono i giovanetti nei giorni di festa,
allo scopo d'impedire che si portino a fare
i monelli su per le vie e per le piazze ; in
quelli invece vi si attirano per tenerli lon-
tani dalla Chiesa . Negli Oratorii i fanciulli
si sorvegliano ed assistono nella ricreazione,
affinchè non commettano disordini, non
escano in cattivi discorsi, non irrompano
in bestemmie e via dicendo ; nei Ricrea-
torii si lascia loro libero il freno di fare,
di parlare, di sbizzarrirsi, di corrompere e
corrompersi a loro talento . In quelli s'in-
segna a sciogliere inni e cantici di lode
alla virtù, alla Vergine Immacolata, a Dio ;
in questi 'si apprende ad applaudire ed in-
neggiare al vizio ed al libertinaggio. Negli
Oratorii s'instruiscono soprattutto i ragazzi
nella Religione , s' innamorano della cele-
stiale sua bellezza, si esortano alle opere
di pietà e si porge loro il destro di prati-
carle ; nei Ricreatorii non si parla nè di
Dio, nè dell'anima, nè del Paradiso, nè del-
l'Inferno, oppure se ne parla per farsene
beffe, formando così degli individui, che ri-
traggano più del bestiale che non dell'u-
mano . Negli Oratorii di Dio insomma coi
principii di sana morale, coll'istruzione re-
ligiosa si allevano dei buoni cristiani, dei
probi cittadini, degli amici dell'autorità e
dell'ordine, dei fortunati abitatori del Cielo ;
nei Ricreatorii di Satana al contrario con
lezioni, con libri, con fogli di pestilenza si
semina nel cuore del fanciullo e del giovi-
netto l'odio alla Chiesa, alla famiglia, alla
società ; si creano dei settarii, dei comu-
nardi , o meglio dei ladri e dei grassa-
to,dreispanqulidetar
abissi. Ecco che cosa sono e che cosa, fanno
i Ricreatorii testè inventati, coi quali i
tristi argomentano di abbattere e diser-
tare gli Oratorii Cattolici .
Cooperatori e Cooperatrici, anche dai ne-
mici e dallo stesso principe delle tenebre
noi possiamo oggi imparare . Sì, impariamo
a conoscere vie meglio quanto siano utili
e necessarii gli Oratorii festivi , e quanto
degni di essere altamente promossi e com-
mendati .
Oggimai sono tanti i modi, con cui la
gioventù viene allettata ed informata al
male, che non saranno mai troppe le no-
stre industrie per istruirla e attirarla al bene .
Nei paesi più popolati, soprattutto nelle città,
un buon numero di ragazzi non imparano
più il Catechismo . A scuola molti non
vanno, perchè essendo poveretti e bisognosi
di guadagnarsi il tozzo di pane, sono impie-
gati fin dai primi lor anni or nelle officine,
or nei lavori di campagna . Quelli poi, che
frequentano la scuola, non istudiano tuttavia
la Dottrina a dovere , o perchè abolito ne
fu l'insegnamento , o perchè dal maestro
istesso vien tenuto in si poco pregio, da non
farne neppure materia di esame . Per la
qual cosa non rimane ai fanciulli fuorchè
una mezz'ora di festa per impararla a viva
voce dal Parroco ; ma quanti di loro o per
incuria dei parenti o pel malo esempio dei
compagni in quell'ora istessa o restano a
casa, o si portano al giuoco ed ai passa-
tempi invece che alla Chiesa? E poi nella
tenebrìaditantaignoranza,inmezoad
ogni pericolo di pervertimento, tra le grida
di empietà che assordano , a che servono
trenta minuti di religiosa istruzione per
settimana? E fosse questa data almeno e
ricevuta con frutto ! Ma chi non sa che il
più delle volte tra il cicalare degli uni, tra
il ridere degli altri, tra l'impazientirsi del
maestro, quel po' di tempo passa senza che
siasi potuto imparare neppure una domanda
di Catechismo? Quindi accade sovente d'in-
contrarti in giovani adulti, iniziati pur troppo
ed inoltrati nella malizia, ma così ignoranti
in fatto di religione , da non poterli am-
mettere alla prima Comunione , e talora
neppure assolvere dai loro peccati . Che
sarà di questi infelici? Che dei loro figli?
Che di tante famiglie? Ahimè ! che andando
di questo passo in molte anime non rimarrà
più di cristiano, fuorchè il nome e il ca-
rattere indelebile ricevuto al fonte battesi-
male .
Ma anche supposto che i giovanetti ri-
cevano in qualche guisa l'istruzione reli-
giosa, basterà questa forse per allontanarli
dal sentiero del vizio e renderli buoni cri-
stiani? - Per nove su dieci questo non
basta davvero . Quasi dappertutto nei giorni
di festa la gioventù è abbandonata a sè
stessa, e in ogni piazza, in ogni via , in
ogni trivio tu vedi stormi di fanciulli dati
al misfare . Nella bella stagione molti si re-
cano alla campagna, e lungi dall'occhio dei
parenti con giuochi nè sempre leciti, nè
sempre onesti, tra le bestemmie e gli osceni
parlari, tra le baruffe, le imprecazioni e le
impertinenze passano le ore delle sacre
funzioni. Non pochi inoltre nei giorni di

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caldo or sulle spiagge del mare, or sulle rive
dei laghi e dei fiumi, or nei ruscelli, nelle
ore e nelle fogne danno pubblicamente il
lagrimevole spettacolo di una spudoratezza
precoce, che mette orrore ad ogni anima
onesta . ahi ! quanti lupi rapaci ! quanti
agnelli sbranati! quanti innocenti traditi!
Ma non vi ha egli rimedio, non riparo
a un tanto disordine? - Sì, che vi è ;
bisognerebbe che i padri e le madri o chi
per essi vigilassero più attenti sui proprii
figliuoli, li conducessero seco alla Chiesa,
o almeno se li tenessero sotto gli occhi,
non dando loro una libertà pericolosa e
fatale. Ma questo è forse sperabile ai giorni
nostri? - É follia aspettarlo almeno dalla
maggior parte delle famiglie povere o tra-
scurate . Ma concediamo pure che i ragazzi
dai 10 ai 15 anni vadano eziandio o siano con-
dotti nei dì festivi alla istruzione degli adulti ;
ma non è egli vero che il più delle volte questa
non è pane pei loro denti? Non è egli vero
che spesso al Parroco tocca parlare ai padri
ed alle madri ed agli adulti di certe mate-
rie poco utili alla maggior parte dei giovi-
netti e delle giovinette? Non è egli vero
ancora che in pratica, in quasi tutte le chiese
parrocchiali, nelle ore delle sacre funzioni e
della stessa istruzione, la maggior parte dei
ragazzi se ne sta seduta sui gradini o sulle
predelle degli altari ridendo, cicalando, re-
cando disturbo e noia agli uditori ed allo
stesso predicatore? - Or dunque che resta
per evitare questo sconcio, e giovare soda-
mente a tanti poveri fanciulli dei nostri
giorni? - Restano gli Oratorii festivi, nei
quali si faccia per essi quello, che i parenti
o non sanno o non vogliono fare ; si faccia
per essi quello, a cui gli stessi Parroci non
potrebbero attendere .
Sì, l'Oratorio è un mezzo di salute per la
gioventù . Il ragazzo è avido ed ha bisogno di
divertimento, e all'Oratorio ei si diverte sen-
za pericolo. Ha bisogno d'istruzione, e all'O-
ratorio viene istruito appositamente e con
suo diletto e profitto . Ha bisogno di essere
riparato dal contagio del cattivo esempio,
e all'Oratorio egli vi sta al sicuro per la
vigilanza dei direttori ed assistenti . Ha
bisogno di amici che lo avvisino dei suoi
falli, lo correggano dei suoi difetti, lo con-
fortino sulla via della virtù , e a tempo e
luogo gli porgano eziandio regole di ci-
vile educazione ; ed in un Oratorio ben di-
retto egli è fornito di tutto questo e di
altro ancora, e talvolta meglio che non sa-
rebbe in seno della stessa sua famiglia . In
una parola l'Oratorio Cattolico è pel gio-
vanetto un asilo d'innocenza , una scuola
di religione , una cattedra di civiltà e di
buon costume. Oh! sì, fortunata quella par-
rocchia , nel cui seno fiorisce uno di tali
Instituti ! Degni di eterna memoria sono
coloro tutti, che vi spendono fatiche, vi spar-
gono sudori, vi consacrano danaro per fe-
condare queste opere di squisita benefi-
cenza!
Essendo così, non è a stupire che il de-
monio e l'empia setta veda di mal occhio
e combatta gli Oratorii festivi, li ingiurii,
li calunnii e cerchi di scimmiottarli coi suoi
Ricreatorii . L'inferno non fa che il suo me-
stiere . Quello che reca maraviglia, anzi fa
male al cuore, si è il vedere che in alcuni
luoghi, sotto futili pretesti, gli Oratorii fe-
stivi e i loro direttori sono osteggiati ancor
da taluni, che dovrebbero essere i primi a
promuoverli, incoraggiarli e sostenerli. Dav-
vero che si usa la più fina carità, quando
si limiti a giudicare che costoro o sono
ciechi, od hanno perduto il senso comune .
Comunque sia, coloro, a cui il Cielo affidò
questa gloriosa impresa, o che vi prendono
parte, non si lascino scoraggiare nè dalla
freddezza, nè dalla contraddizione degli uo-
mini ; ma fidenti in Dio e nella bontà della
causa che hanno tra mano, uniti colla Chiesa
e coi buoni, tirino innanzi impavidamente .
Talora a proprio conforto si rammentino
che lo stesso divin Maestro si ebbe rimo-
stranze, perché raccoglieva presso di sè
una turba di bimbi, e dovette rampognare
alcuni degli stessi suoi discepoli, che im-
pedivano quegli innocenti dal farsi a Lui
d'intorno ; si richiamino alla mente che l'A-
postolo di Roma, S . Filippo Neri, si buscò
rabbuffi e castighi per lo stesso nobilissimo
fine ; e se loro aggrada si consolino eziandio
col ricordare che l'Oratorio di S . Francesco
di Sales cominciò in una sacrestia di To-
rino colle bastonate, e che fiorì e fiorisce tut-
tora nelle opposizioni . Per far del bene è
d'uopo lottare contro di un mondo, che to-
tus in maligno positus est ; ma coraggio .
Quanto più amara è la fatica della batta-
glia, altrettanto più dolce riuscirà il premio
della vittoria .
I MISSIONARII SALESIANI
IN PATAGONIA .
In una delle ultime lettere del signor D . Costama-
gna Missionario Salesiano si rilevava che, dopo
un lungo e penoso viaggio, egli co'suoi compagni
era arrivato al Carrhué centro del deserto dei

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Pampas. Colà ai era abboccato coi Cacicchi Ma-
nuel Grande ed Eripaylà ed aveva potuto battez-
zare parecchi Indii di quelle battute e disperse
tribù .
Ora sappiamo che dopo un altro penosissimo
cammino di 130 leghe, passato il Rio-Colorado,
i Missionarii Salesiani arrivarono al Rio-Negro,
ultimo confine dei Pampas, e principio della Pa-
tagonia .
E qui riportiamo, tolta dall'America del Sud
di Buenos-Ayres, la corrispondenza di Monsignor
Vicario Dottore Antonio Espinoza, dall'Arcivescovo
dato per guida, in questo rischioso viaggio di e-
splorazione, ai Missionarii Salesiani .
Patagones 16 Giugno 1879 .
ILLUSTRISSIMO SIGNOR DIRETTORE,
Eccoci, Illustrissimo Signor Direttore, in Pata-
gonia, giuntivi finalmente, mediante l'aiuto di Dio,
dopo un penosissimo viaggio di 328 leghe ! Questo
lungo cammino lo abbiamo fatto quasi sempre a
cavallo, soffrendo fame, sete, insonnia, e tutti
quei malanni, che naturalmente provengono dalla
mancanza di cibo, o dal pessimo nutrimento, avendo
dovuto per la prima volta mangiare carne di
stecchito cavallo e magro polledro . A tutto que-
sto aggiunga un freddo glaciale, che ci tormentò
e irrigidì le ossa, senza poter avere né una ca-
panna né una tana, che valesse a ripararci dalla
crudezza della stagione, specialmente nelle ore
più fredde della notte !
Il nostro viaggio dal Carrhué al Rio-Colorado
potrebbe chiamarsi una deliziosa passeggiata ri-
spetto a quanto dovemmo soffrire dopo per arri-
vare insino a Patagones . Tuttavia dobbiamo rin-
graziare la divina Provvidenza se non soffrimmo
di peggio , e se, attesa la cruda stagione in cui
siamo, ebbimo un bel tempo senza neve e senza
pioggia in questi due ultimi mesi . Fra tante pene
e disagi patiti ci è pure di grande conforto quel
poco di bene, che facemmo a pro di questi sel-
vaggi, infelici al sommo, perché ignari dei bene-
ficii della nostra santa Religione e del merito delle
virtù cristiane .
Il 12 Maggio lasciate le sponde del Rio-Co-
lorado e continuando la nostra marcia, incon-
trammo dopo due giorni il Colonnello Villegas alla
testa della divisione, che veniva da Trenquelau-
quen, e formava l'avanguardia della spedizione .
Con lui venivano parecchie famiglie di Indii rac-
colte pel cammino, e battezzammo i loro 22 bam-
bini con sommo giubilo di noi e di quanti assi-
stettero alla bella funzione, in mezzo a vastissimo
campo e sotto all'immensa volta del Cielo .
Il mio malessere non mi permise di seguire il
cammino a fianco del Signor Ministro della Guerra ;
ma il valoroso Don Costamagna Salesiano , che
col catechista Botta, mi accompagna qual ardito
Missionario, si unì alla divisione del Colonnello
Villegas, e pota arrivare il 24 Maggio a Choele-
Choel sulle sponde del Rio-Negro .
Io poi in mal ferma salute, non potendo dor-
mire per la rigidezza del freddo a cielo scoperto,
approfittai del convoglio di campagna e giunsi a
Choele-Choel 4 giorni dopo .
Intanto il Padre Costamagna, con quel zelo che
tanto lo distingue , aveva già principiato fin dal
giorno del suo arrivo ad instruire molti Indii a-
dulti, perché potessero ricevere presto il santo
Battesimo ; e fummo tutti e tre non poco ricom-
pensati delle nostre fatiche e patimenti per le
primizie, che potemmo offrire a Dio sulle maestose
sponde del Rio-Negro .
Il 1° di Giugno sacro alle Pentecoste, assistito
dai due Missionarii Salesiani in una bellissima
pianura ed a cielo scoperto celebrai il Santo Sa-
crifizio della Messa . Vi assisteva il Generale con
tutto il suo stato Maggiore, ed i battaglioni come
in ordine di grande parata . Che spettacolo com-
movente non davano mai questi valorosi soldati in
mezzo al deserto ! Si inchinavano al Dio degli
Eserciti e da Lui riconoscevano il felice esito di
questa spedizione . E che grato ricordo per noi,
che bel giorno ! Era la prima volta che si immo-
lava l'Ostia di pace in questi deserti ; la prima
volta che lo stendardo della Croce benediceva
queste terre percorse dal barbaro ed infelice sel-
vaggio ! Dopo la s . Messa si cantò un solenne
Te Deum, e si prese possesso delle terre patago-
niche, e si battezzarono 60 Indii incorporati nei
diversi battaglioni del nostro esercito .
Il 2 Giugno il signor Don Costamagna battezzò
altri 22 bambini Indiani, e tre pargoletti di fa-
miglie cristiane e 14 Indiane adulte . Il 4 Giugno
terminò di battezzare 9 altri Indii della divisione
del Comandante Winter, non avendolo potuto fare
il 2 perché non ancor bene preparati .
Il giorno dopo, avendo il Ministro con parte
delle truppe fatta una recognizione al Nauquen ,
partimmo per Patagones, e dopo 5 giorni di cam-
mino arrivammo alla Colonia Concesa, dove bat-
tezzammo una cinquantina di fanciulli . Celebrammo
la s . Messa assistendovi le autorità e le famiglie
tutte della colonia .
La colonia Concesa si trova a 40 leghe di di-
stanza da Patagones, e noi le divorammo coli
due giorni di marcia . Passando per la Guardia
Mitre battezzammo un adulto ed un bambino .
Dappertutto per dove passammo, fummo rice-
vuti sempre con trasporti di gioia da questa buona
gente, che vedeva a malincuore la partenza dei
Missionarii ; né fu possibile consolarli se non pro-
mettendo loro un presto ritorno, come speriamo
di fare coll'aiuto di Dio .
Il 12 Giugno giungemmo finalmente a Patago-
nes e si diede tosto principio alla santa missione
con la Messa cantata e con la predica del Padre
Costamagna . Speriamo un abbondante frutto . Ter-
minata questa missione torneremo ad internarci
nel deserto a catechizzare con più comodità tanti
poveri Indii, che dal Missionario aspettano il loro
benessere spirituale e materiale, la civiltà e la
Religione .
Tutto suo affett.m°
ANTONIO ESPINOZA .
NB . Abbiamo teste ricevuto una lunga lettera di Don
Costamagna, molto interessante, nella quale si descrive
il viaggio suddetto . La pubblicheremo nel seguente N°
del Bollettino .

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GRAZIA OTTENUTA
per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice.
Riportiamo qui tradotta dal nostro Bollettino
francese la lettera seguente .
Nizza Marittima addì 6 Giugno 1879 .
MOLTO REVERENDO D . RUA,
Le spedisco oggi , perchè lo consegni a Don
Bosco, il racconto di un favore segnalato di cui
sono stata ultimamente l'oggetto . Egli servirà una
volta di più a provare la potenza misericordiosa
di Nostra Signora Ausiliatrice, e quanto valga la
fiducia ammirabile del venerando N . N. verso
la Santissima Vergine .
Nel 1876, in causa d'un accidente sopravve-
nutomi, io mi trovai colta da una peritonite acuta,
che mi portò sull'orlo dellla tomba . Questa grave
malattia potè scongiurarsi, ma lasciò in me tracce
profonde del suo passaggio .
Già da lungo tempo io ero travagliata da feb-
bri intermittenti che minavano la mia salute, ma
v'ebbe siccome una recrudescenza , e desse ag-
giunsero, durante la mia peritonite, più di gravità
allo stato già per se stesso così allarmante !
Io sentiva la mia fine avvicinarsi e di già avevo
fatto il mio sacrifizio , abbenchè mi costasse as-
sai l'abbandonare mio marito coi miei due bam-
bini . Pur tuttavia, grazie alla scienza ed all' af-
fettuosa abnegazione del dottore D' Espiney , che
mi prodigava le sue cure giorno e notte, mi ri-
esci di sfuggire al pericolo che mi minacciava .
Ciò nondimeno, se la peritonite cessò, la febbre
si mantenne ribelle, e tutti i rimedi servirono
come di palliativi, ma punto non valsero a guarirla .
Qualche volta anzi gli accessi s' accrebbero con
tale intensità, che di leggieri avrebbero potuto
far credere ch'io dovessi perderne la vita . Questa
febbre producevasi d'improvviso, senz'alcuna pe-
riodicità , e io aveva sovente più accessi nella
giornata medesima .
Questa volta ancora, siccome nel 1876, io mi
sentiva fortemente aggravata, declinava di giorno
in giorno , e più non credeva alla possibilità di
una guarigione, quand'ecco un amico venirmi a
vedere .
Eravamo in Novembre del 1878 . Egli ci parlò
del . . . . Sacerdote N. N . e delle grazie ottenute
per la sua inalterabile fiducia in nostra Signora
Ausiliatrice . Ciò, ch'io ne intesi allora, m'inspirò
un vivissimo desiderio di vedere il buon Prete,
e di sollecitare i soccorsi delle sue preghiere .
L'eccellente mio Dottore, avendo giudicato che
il cambiare aria avrebbe potuto produrre qualche
buen effetto sulla mia cagionevole salute, m'inviò
a Nizza, senza che per ciò io ne provassi un fe-
lice risultato . Qualche tempo appresso che io vi
dimorava, il Sac . N . N . si recò a Nizza . Egli
acconsentì di ricevermi, e mi presentai da lui il
3 febbraio 1879 .
Io usi trovavo in allora in uno stato di totale
prostrazione, senz'appetito, senza sonno, non po-
teva reggere ad alcuna fatica , e saliva diffcil-
mente una scala .
La mattina medesima io avevo fatta la s . Co-
munione, ma nel recarmi presso il signor N . N .
fui assalita da un pensiero crudele, e fermai in
animo di ritornare a casa mia . Dissi quindi alla
persona che m'accompagnava . « Sento che io sto
per essere guarita ; cessando questa mia tribola-
zione, Iddio me ne manderà forse altre più pe-
nose al cuore : dacchè . le cose stanno a questo
modo, non cerchiamo punto di cambiarle . »
La persona che mi accompagnava combattè con
tanta violenza i miei terrori ch'io cedetti , e mi
lasciai condurre dinanzi a N . N . Non posso rap-
presentare le impressioni di quel momento , ma
esse furono vivissime . Alla vista del Sacerdote
che mi accoglieva con una bontà tutta paterna,
si raddoppiò la mia fiducia, ed io tosto presentii
.che stavo per essere l'oggetto di qualche grande
favore .
Il Reverendo Sacerdote N . N . mi fece sedere
e mi pregò di spiegargli la mia malattia . Dopo
che gli ebbi date le informazioni necessarie, N . N .
si alzò e mi disse « Figlia mia, il primo bene su
questa terra è la sanità . Noi non conosciamo la
volontà di Dio, ma Egli ha promesso di aprire a
tutti quelli che avrebbero bussato ; or bene, noi
lo pregheremo tanto, e batteremo tanto forte alla
porta del Cielo, che bisognerà bene che il buon
Dio ci apra, perché ce lo ha promesso . Tuttavia
ella non sarà guarita, se non perchè educhi cri-
stianamente i suoi figli . »
Immediatamente mi posi in ginocchio e con una
fiducia assoluta m'inchinai sotto le mani distese
del
Sacerdote che pregò , e mi benedisse .
Mi rialzai tutta commossa, e ascoltai per qualche
minuto ancora il degno Sacerdote, che mi parlò
de' miei figli e soggiunse : « Ella verrà a Torino
il 24 Maggio per ringraziare Nostra Signora Au-
siliatrice, nel giorno di sua festa, pel favore ot-
tenuto . »
Rientrai in casa piena di speranza, punto pre-
occupandomi ch'io fossi ammalata un' ora prima .
Nella sera mi recai a diporto co' miei figli per-
correndo all'incirca 6 chilometri . Nel risalire le
scale io non provavo più nessun incomodo ; l' ap-
petito e il sonno nulla mi lasciano a desiderare,
e dei miei lunghi patimenti non mi rimane più
traccia . Mi sentii restituito immediatamente l'uso
perfetto delle mie gambe, tanto che, pochissimo
dopo, io fui in grado di fare, in compagnia d'un
mio parente , una passeggiata di 12 chilometri,
in meno di tre ore, e quasi senza fermarmi .
Ciò non pertanto, volli presentarmi dal nostro
eccellente medico ed amico il signor D' Espiney,
il quale , dopo ch' ebbe constatato il fatto della
mia guarigione , si compiacque di rilasciarmi il
certificato che unisco a questo racconto .
Nostra Signora Ausiliatrice sia benedetta per
sempre per aver permesso al signor N . N . d'e-
sercitare in mio favore il suo insigne potere .
CONTESSA DI VILLENEUVE .

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CERTIFICATO DEL MEDICO
SULLA RIFERITA GUARIGIONE .
Io sottoscritto D'EspiNEY, Dottore in Medicina
a Hyères (Varo), certifico quanto segue
La Signora Contessa di Villeneuve-Flayore era
travagliata, fin dal 27 Agosto 1870, 'ila accessi di
febbre intermittente, da cui non potei mai inte-
ramente guarirla . I rimedii più svariati, l'idrote-
rapia le acque di Vals, infine ripetuti cambiamenti
di aria, avevano a più riprese sospesi e allontanati
gli accessi, ma non mai annientati completamente .
Nel mese di Ottobre del 1876 , Madama di
Villeneuve venne colpita d'una peritonite gravis-
sima , che fece complicare eziandio gli abituali
accessi di febbre . La sua vita fu seriamente mi-
nacciata e se un miglioramento ebbe luogo, tut-
tavia la Signora Contessa restò mai sempre lan-
guente . Una lesione organica diventò causa di
varii disturbi di salute, e gli accessi di febbre non
tardarono a produrre un ingorgo al fegato con
anemia pronunciata .
La persistenza di questo stato dandomi reali
inquietezze per l'avvenire, dichiarai che era ne-
cessario un prolungato cambiamento di aria, e la
Signora di Villeneuve partì per Nizza il 21 gen-
naio 1879 . Ma quel soggiorno non parve da prin-
cipio riuscirle favorevole, ed ella fu assalita nel
suo arrivo da accessi di febbre ripetuti ed intensi .
Tale era la situazione alloraquando, in seguito
d'una visita da lei fatta il 3 febbraio 1879 al
Reverendo Sacerdote N . N ., la Signora di Ville-
neuve mi scrisse che si trovava radicalmente gua-
rita ; che era in grado di fare a piedi e senza
fatica le più lunghe marcie ; che il suo appetito
manifestava delle esigenze rimarchevoli ; che di
febbre non vi era più quistione ; che la gon-
fiezza del fegato e della milza erano sparite ; che
la sua vita aveva ripreso tutto il suo primiero
benessere .
Il 5 Maggio 1879, mi sono assicurato che le
asserzioni della Signora di Villeneuve erano pie-
namente fondate, che non si rinveniva più traccia
della sua malattia passata, ch'ella mostravasi per-
fettamente guarita .
In fede di che, sono felice di rilasciare il pre-
sente attestato .
Hyères addì 15 Maggio 1879 .
Sottoscritto : D'E SPINEY Dottore .
STORIA DELL'ORATORIO DI S . FRANCESCO DI SALES
CAPO IX .
Afflizioni e lagrime . - Un raggio di luce. -
D . Pietro Merla. - La tettoia di Valdocco . -
Patto conchiuso . - Commozione ed entusiasmo.
- La preghiera di ringraziamento . - Ultimo
saluto al prato .
Col divoto pellegrinaggio del mattino alla Ma-
donna di Campagna noi avevamo collocate le no-
stre sorti in mano di Maria ; ma prima che ca-
desse il giorno, fa nostra speranza e soprattutto
il cuor di D . Bosco dovevano essere posti ad un
grande cimento .
Verso le ore due dopo mezzogiorno i giovani
dell'Oratorio erano pressoché tutti convenuti nel
prato . Sapendo essere quella l'ultima volta, che
ci era concesso di approffittarcene, ci sembrava
di provare un gusto squisito nel correrlo da capo
a fondo e calpestarlo a nostro talento . Non le
abbiamo contate, ma ben molte radici d'erba ah-
biam fatto perdere in quella sera, da mettere a
non lieve repentaglio il vistoso patrimonio dei fra-
telli Defilippi !
Nell'ora stabilita vi fu catechismo, canto, pre-
dica, tutto come le altre volte . Dopo ciò, noi ri-
pigliammo gli amati giuochi e trastulli ; ma una
cosa insolita non tardò a colpire i nostri sguardi,
e a frenare in alcuni di noi la smania del diver-
tirsi . Colui che per lo innanzi era sempre stato
l'anima delle nostre ricreazioni, e che nuovo Fi-
lippo Neri si faceva piccolo coi piccoli, cantando,
giuocando, correndo con noi, il nostro caro Don
Bosco stavasene tutto solo in un angolo del prato
pensieroso e melanconico . Era forse quella la
prima volta che noi lo vedevamo a starsene così
isolato . Sopra il suo labbro più non fioriva quel
dolce sorriso che tanto ci rallegrava ; dal suo
volto spirava un'aria trista ed affannata ; i suoi
occhi erano velati dalle lagrime . Egli passeggiava
e pregava . Alcuni di noi, vedendolo in quello stato,
gli ci facemmo da vicino per tenergli compa-
gnia ; ma egli : « Andate, miei figli, ci disse, e
lasciatemi solo . »
E qual era la causa di siffatta tristezza? - Il
povero D . Bosco era in quel momento sotto l'in-
cubo di un'afflizione, che penna alcuna non var-
rebbe a descrivere . Egli era come un contadino,
il quale mira il cielo oscurato e un nembo di
grandine, che gli minaccia il campo e sta per
rapirgli le sue più care speranze ; era come un
pastore amoroso, che vedevasi costretto ad ab-
bandonare la sua greggia diletta, a lasciare i suoi
agnelletti in preda di lupi rapaci ; era come un
padre, anzi come una madre affettuosa, che per
violenza doveva separarsi forse per sempre dai
suoi cari figli . Egli andava riflettendo seco stesso :
I miei aiutanti mi hanno voltate le spalle e la-
sciato solo alla coltura di questi 400 e più ra-
gazzi ; io sono sfinito di forze, la mia sanità ormai
se n'è andata, e per soprappiù di qui a due ore
scade il tempo di potermi intrattenere in que-
sto prato ; mi è d' uopo avere un altro luogo,
dove raccogliere questi giovanetti ed avvisarneli
per la Domenica prossima, e questo luogo, mal-
grado ogni ricerca, non comparisce e fin di que-
sta sera ha da finire quest'Oratorio . Dunque sono
gettate al vento tutte le durate fatiche? dunque inu-
tilmente sparsi tanti sudori? dunque è giuocoforza
licenziare e dare l'addio a tanti giovanetti che mi
amano, lasciarli nuovamente in balla di se stessi,
rivederli a scorrazzare per le vie e per le piazze,
pei prati e pei campi, ingolfarsi nel vizio, incam-
minarsi alla prigione , perdersi nell'anima e nel
corpo? ma pure questo non è il voler di Dio! . . .
A queste considerazioni gli si fece così intensa la

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pena, che il povero D . Bosco non ne potè più ;
proruppe in singhiozzi e pianse .
Qualcuno potrebbe qui domandare : Ma la sua
speranza, anzi la sua certezza del futuro Ora-
torio lo abbandonò forse in quell'occasione?
Noi siamo d'avviso che, stando Iddio per fare
all'Oratorio una grazia singolare col dargli final-
mente una dimora stabile e sicura, volle che in
quella sera il suo fondatore sentisse tutto il peso
dell'abbandono, e ne rimanesse come accasciato,
affinché il prossimo favore gli riuscisse più gra-
dito e quale un premio di un grave travaglio ;
poiché è regola della divina Provvidenza ai grandi
sacrifizi far tener dietro i benefizi più segnalati .
Ma in quello stato di oppressione D . Bosco non
ismarrì punto la sua fiducia , e si può dire di
lui quello che del gran Patriarca Abramo scrisse
S . Paolo : Lontra spem in spem cr e didit, ut fieret
pater multarum gentium, secundum quod dictum
est ei : Contro l'umana speranza egli credette alla
speranza di divenir padre di molti fanciulli , se-
condo quello che a lui fu detto (1) .
Alcuni di noi, che in quei momenti non gli
erano distanti, lo videro alzare gli occhi lagri-
mosi al cielo, e lo udirono esclamare : « O Dio
mio, Dio mio, perché non mi fate palese il luogo,
in cui volete che io raccolga questi fanciulli? O
fatemelo conoscere , o ditemi quello che debbo
fare . » Era questa la preghiera del dolore bensì,
ma pure della speranza ; e il Dio della bontà, il
Padre degli orfani non tardò a raccogliere quelle
pietose lagrime, ed esaudire quegli amorosi ac-
centi .
D . Bosco aveva appena terminate queste parole,
e asciugato il pianto, quand'ecco entrare nel prato
un certo Pancrazio Soave, tanto balbuziente, che
per cavargli facilmente le parole di bocca sareb-
bero state necessarie le tanaglie di Nicodemo . Il
buon uomo fattosi avanti a, D . Bosco, gli do-
mandò alla bella meglio : - E vero che Ella cerca
un sito per fare un laboratorio? - Non per fare
un laboratorio, rispose D . Bosco, ma un Oratorio .
- Non so, riprese Pancrazio , se sia la stessa
cosa Oratorio o laboratorio ; ma un sito c'è : lo
venga a vedere . É di proprietà del signor Giu-
seppe Pinardi, onesta persona . Venga e farà un
buon contratto .
Questa proposta inaspettata fu come un rag-
gio di luce uscito tra mezzo a dense nuvole .
In quell'istante giungeva un fedele amico di D . Bo-
sco, un certo D . Pietro Merla, fondatore dell'opera
pia sotto il nome di Famiglia di S. Pietro, la
quale ha per iscopo . di provvedere al tristo ab-
bandono, in cui si trovano tante povere zitelle e
donne disgraziate, le quali, dopo subita la pena del
carcere o menata una mala vita, sono per lo più
così abborrite dalle oneste persone, che riesce
pressoché impossibile a trovare chi voglia dare
loro pane o lavoro (2) . Compagno di Seminario
(1) Rom . III, 18 .
(2) Questo Instituto fiorisce tuttora, e , dà frutti
consolanti . Molte giovani n'escono ogni anno riabi-
litato alla famiglia ed alla società, buone cristiane,
del nostro D . Bosco, e conscio del gran bene
che egli faceva in una parte di ministero non dis-
simile da quella che gli stava a cuore, quel de-
gno Sacerdote, quando nel giorno festivo aveva un
ritaglio di tempo, correva con piacere in aiuto di
lui, prestandosi volentieri ad assisterci, o a farci
il catechismo, a predicare e simili . - Che cosa
hai? domandò all'amico, appena gli ebbe dato uno
sguardo ; non ti vidi mai così melanconico . T'in-
colse forse qualche disgrazia? - Disgrazia no,
ma un grande imbarazzo . Oggi è l'ultimo giorno,
che mi è permesso il dimorare in questo prato ;
siamo alla sera ; debbo dire ai miei figli dove si
raduneranno un'altra Domenica, e non lo so . Vi
ha quest'uomo che mi dice cssere qui presso un
locale forse conveniente, e m'invita ad andarlo a
visitare . Giungesti quindi opportuno . Assisti un
momento alla ricreazione ; io vado a vederlo, e pre-
sto ritorno .-Sono qua tutto per te, soggiunse tosto
D . Pietro ; va pure tranquillo, e fa le cose con tuo
comodo : - e D . Bosco si accompagnò col Pan-
crazio .
Giunto sul luogo, egli trovò una casipola di un
solo piano colla scala e balcone di legno tarlato,
attorniata da orti , prati e campi . D . Bosco vi
voleva salire, ma il Pinardi e Pancrazio : « No,
gli dissero ; il sito per Lei è qui dietro ; » e ve
lo condussero . Era una tettoia prolungata a piano
inclinato, e diremmo piuttosto a piano precipitato,
sicché da un lato aveva poco più di un metro di
altezza . D . Bosco entrandovi dovette aver d'oc-
chio alla sua testa per non portarnela rotta . Per
pavimento aveva il nudo terreno ; e quando molto
pioveva , vi si sarebbe potuto andare in barca .
Poteva tutto al più servire di magazzino da le-
gna . In quei giorni poi era il convegno dei topi
e delle faine,, non che il nido dei gufi e dei pi-
pistrelli . - E troppo bassa, non mi serve, disse
D . Bosco, dopo averla squadrata . - Io la farò
aggiustare , soggiunse graziosamente il Pinardi ;
scaverò, metterò scalini, farò un altro pavimento,
e tutto come Ella vuole, perché desidero che sia
stabilito qui il suo laboratorio . - Non labora-
torio, caro amico, ma Oratorio, cioè una piccola
Chiesa ove radunare dei giovanetti . - Tanto me-
glio e più volentieri ancora . Sono anch'io can-
tore, e verrò ad aiutarla . Porterò due sedie ,
una per me e l'altra per mia moglie . E poi in
casa ho una lampada, e la metterò anche qui per
ornamento ; va benone .
Il buon uomo pareva fuori di sè per la conten-
tezza di avere una Chiesa in sua casa, e il desi-
derio che allora concepì di far contratto poteva
forse eguagliare quello di D . Bosco .
Vi ringrazio , disse questi, del buon volere
tuto medesimo si prende speciale cura di collocare
onestamente quelle che ne escono , e che vi hanno
tenuta una buona condotta . Oggidì nell'accettazione
quantunque si dia la preferenza alle uscite dai luo-
ghi di pena, tuttavia vi si ricevono eziandio delle solo
pericolate e pericolanti , non poche delle quali fini-
scono per fermarsi per tutta la vita, od anche consa-

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e delle offerte che m i fate . Se voi potete abbas-
sare il pavimento non meno di un piede (centi-
metri 50), io accetto ; ma quanto dimandate? -
Trecento franchi ; me ne vogliono dare di più, sa,
ma preferisco Leí, che vuol destinare questo lo-
cale ad un fine religioso e al pubblico bene . -
Ve ne do trecento e venti, purchè mi diate anche
questa striscia di terreno per la ricreazione, e
mi promettiate che Domenica prossima io vi possa
già condurre i miei giovanetti . - Inteso ; patto
conchiuso ; venga pure , Domenica tutto sarà al-
l'ordine .
D . Bosco non cercò di più , e coll'anima in
festa ritornato a noi ci raccolse a sè dintorno, e
ad alta voce si pose a gridare : « Allegri, figliuoli
miei, allegri ; abbiam trovato l'Oratorio ; avremo
Chiesa, sacrestia , camere per le scuole, sito per
correre e giuocare . Domenica , Domenica già vi
andremo . E là in casa Pinardi ; » e così dicendo
ci additò il luogo, che essendo vicino si vedeva
dal prato . Udita questa notizia, non fu più pos-
sibile farci star fermi e quieti . Ci siamo sbandati,
e poi chi correva, chi saltava, chi faceva capriole,
chi gettava il berretto in aria, chi gridava a tutta
possa, pareva il finimondo . La gente che si tro-
vava in quelle parti sbalordita traeva a noi do-
mandando che cosa fosse . D . Merla rideva ; Don
Bosco piangeva di consolazione . Fu un momento
di commozione, anzi di entusiasmo indescrivibile ;
una scena veramente degna di essere tramandata
ai posteri . Così per la bontà di Dio, per l'inter-
cessione di Maria Immacolata si passava come
per incanto da una cupa mestizia ad una alle-
grezza squisita .
Dopo quello sfogo di gioia, D . Bosco ci impose
silenzio, ci volse alcune parole analoghe sul buon
esito del nostro pellegrinaggio, e c'invitò ad in-
ginocchiarci e a recitare il SS . Rosario in rin-
graziamento . Fu quella la preghiera della gratitu-
dine verso la celeste nostra Benefattrice e Madre,
la quale nel giorno stesso ci aveva così amorosa-
mente esauditi .
Alzatici, demmo l'ultimo saluto al prato , che
avevamo fino allora amato per necessità, ma che
per la certezza di aver un luogo migliore e più sta-
bile noi abbandonavamo senza rincrescimento .
Il sole era già caduto dietro alle Alpi, quando
noi, riverito ed acclamato il nostro D . Bosco,
prendemmo a ritirarci alle proprie case per dirvi
le vicende di quella fortunosa sera .
Racconteremo altra volta la presa di possesso
del nuovo locale, che non dovevamo più abban-
donare .
LA VITA QUOTIDIANA DEL PAPA .
Da una corrispondenza del Journal de Bru-
xelles togliamo : « 1 certo che Leone XIII mena
una esistenza così laboriosa, che vi sarebbe quasi
ragione di temere non avesse a soccombere alla
fatica ; ma tutti coloro che lo attorniano ponno
attestare che le occupazioni, in luogo di abbat-
terlo, sembrano farlo ringiovanire e dargli nuovo
vigore . Ciò dipende forse dall' eccellente metodo
di vita che il Papa si è imposto . Ogni cosa ha
la sua ora determinata nella sua vita : la pas-
seggiata, la preghiera, lo studio ed il lavoro : il
lavoro lo sa fare da sè, e sa farlo fare sotto i
suoi occhi dalla persona la più atta . Vi ha un
gran movimento al Vaticano, ma un movimento
ordinatissimo e che conduce sempre a qualche
cosa di efficace . Il Cardinal Pecci, i Prelati Lau-
renzi, Boccali e Ciccolini domandano talvolta al
Papa un' ora di riposo, ed il Papa l' accorda ai
suoi collaboratori, ma dimentica sempre di ac-
cordarla a se stesso .
NUMERI VINCITORI
della Piccola Lotteria.
Il 30 dell' or scaduto agosto ebbe luogo
l'Estrazione della nostra Lotteria . I Coo-
peratori troveranno i numeri vincitori nel
supplemento unito al Bollettino .
INDULGENZE SPECIALI
pei Cooperatori Salesiani .
Ogni Cooperatore può acquistare indulgenza ple-
naria una volta al giorno, da applicarsi alle anime
del Purgatorio, recitando la terza parte del Ro-
sario di Maria Vergine avanti al SS . Sacramento,
e non potendo avanti al divin Sacramento, reci-
tandola innanzi al Crocifisso .
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta
alla santa Comunione .
Può altresì lucrare moltissime indulgenze ple-
narie nel corso del giorno mediante la recita di
sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del
Sommo Pontefice . E queste indulgenze applicabili
alle anime purganti, le può acquistare toties quo-
ties, ossia tutte le volte che recita i suddetti
Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo, senza
bisogno di Confessione e Comunione, purché sia
in grazia di Dio .
Oltre a queste un' altra plenaria ne può gua-
dagnare ogni Domenica, e nei giorni qui sotto
notati, purchè confessato negli otto giorni, e co-
municato, visiti una qualche Chiesa, pregandovi
secondo l'intenzione del Sommo Pontefice .
;Mese di settembre .
4 . Santa Rosa di Viterbo .
7 . Patrocinio della SS . Vergine .
8 . Natività di Maria .
17 . Stimmate di s . Francesco d'Assisi .
18 . S . Giuseppe da Copertino .
21 . S . Matteo apostolo ed evangelista .
24 . Beata V . Maria della Mercede .
28 . Festa dei 7 dolori di M . Vergine .
Con permesso dell'Aut . Eccl. FERRARI GIUSEPPE gerente respons.
Tip . di San Vincenzo de' Paoli . Sampierdarena 1849.