BS 1930s|1933|Bollettino Salesiano Novembre 1933

Anno LVII - N 11   1° NOVEMBRE 1933 (XII)

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

Sommario: Dall'Unione Cristiana alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani. - Crociata Missionaria. - In famiglia - Da un Continente all'altro. - La Santa Sindone e le benemerenze di due Salesiani. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. - Lettera di Don Giulivo ai Giovani. - Dalle nostre Missioni, Fra le Missioni dell'Araguaya (Matto Grosso) -Siam, Care notizie dalla Missione - Congo Belga, Un'ora con Mons. Sak. - Per intercessione del Beato D. Bosco. - Necrologio.

Dall'Unione Cristiana alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani

(continuazione - v. Bollettino di Settembre).

Basterebbe il titolo dato dal Beato Don Bosco alla Pia Unìone dei Cooperatori nel primo abbozzo di regolamento, tracciato nel 1874, per togliere ogni dubbio sulla grandiosità deì disegni della sua anima apostolica. Egli la chiamò allora semplicemente Unione Cristiana.

Ma era già stato anche pìù esplicito nei sìngoli schemi ch'era venuto tracciando mentre si studiava di dar forma organica ad un'unione dei buoni sacerdoti e laicì che, fin dal 1841, gli erano corsi in aiuto per coltivare la messe affidatagli dalla Divìna Provvidenza. Se gli uomini del secolo -- così egli ragionava - sono tanto accorti nelle cose della terra, quanto devono essere attenti i figliuoli della luce nel trattare il grande affare dell'eterna salvezza?... Fra i mezzi efficaci che in questi tempi è d'uopo usare, è l'unione. È un fatto che gli uomini del secolo si associano per la di fusione di stampe cattive, per ispargere cattive massime nel mondo, si associano per propagare istruzione erronea, spargere falsi princìpi nell'incauta gioventù, e vi riescono meravigliosamente... E i cattolici rimarranno inoperosi, l'uno separato dall'altro, in modo che le loro opere siano paralizzate dai cattivi? Non mai! (v. LEMoYNE, Vita del Beato G. Bosco, Vol. II, pag. 171).

L'idea primigenia del Beato fu adunque l'idea dell'Azione Cattolica nella sua forma più ampia, di « stringere in un fascio tutte le forze del bene per contrapporle vittoriosamente alle invadenze del male » (V. CERIA, Memorie Biog., vol. XI, c. IV, p. 71).

E nella lista dei suoi primi Cooperatori noi vediamo elementi di tutte le classi sociali, dai più umili ai più eminenti.

Il Bollettino di settembre del 1877 ne ricorda un bel numero con nome e cognome e professione, distinti in Cooperatori laici ed ecclesiastici ed in Cooperatrici. Numero che egli andò aumentando e curando con mirabile progresso di organizzazione.

Nel 1875, correggendo il primo abbozzo fatto l'anno precedente, alla parola Unione sostituì quella di Associazione. E fu un bel passo innanzi nell'organizzazione, perchè altro è unione ed altro è associazione: unione è termìne generico e può indicare qualsiasi aggregato informe di persone che si intendono fra loro nella comune buona volontà di raggiungere un fine; associazione invece implica subito il carattere di corporazione ed indica un aggruppamento più compatto, come di membra formanti un corpo organico.

La sostituzione di questi termini fu permessa dal fatto che il Beato venne finalmente a disporre di un vincolo stabile di unione per i suoi Cooperatori, coll'approvazione definitiva delle Costituzioni della Società Salesiana, avvenuta il 3 aprile 1874. Ottenuta la sua piena esistenza giuridica nella Chiesa, la Società Salesiana poteva infattì legare più strettamente a sè e fra loro i suoi Cooperatori, a somiglianza degli Ordini religiosi che si legano i rispettivi Terz'Ordini, con quei benefici spirituali che formano la migliore ricompensa alla cristiana cooperazione nell'apostolato. E col vantaggio di quello spirito di corpo che consente a tutte le membra di godere della stessa vita in proporzione della funzione che devono compiere nell'organismo.

Al termine cristiana poi ne sostituì uno ancor più generico di opere buone, sicchè l' Unione Cristiana apparve trasformata in Associazione di opere buone.

Il battesimo definitivo tardò ancora un anno, ma giunse a darle la somiglianza coi classici Terz'Ordini. Il titolo del 1876 dice semplicemente: Cooperatori Salesiani.

Il sottotitolo, Modo pratico di giovare al buon costume ed alla civile società, ne determina la funzione nella Chiesa.

In questo processo dì specificazìone è evidente la delicatezza di Don Bosco che, chiamato da Dio a compiere una missìone specifica nella Chiesa, man mano che vedeva la possibilità dell'organizzazione delle forze cattoliche, senza sostituirsi all'Autorità competente e senza uscire dal campo segnatogli dalla Provvidenza, mirava a contribuirvi con tutte le sue forze attrezzando la sua associazione ad una saggia coordinazione nei quadri generali dell'Azione Cattolica. Sempre fedele al suo fine primigenio che i suoi Cooperatori fossero altrettante braccia nelle mani dei Vescovi e dei Parroci per il bene della Chiesa Universale e più specialmente delle rispettive Diocesi, egli rinunziò ad una posizione ufficiale al fronte dell'Azione Cattolica, ma attese a formarne le migliori avanguardie collo spirito di apostolato proprio della Società Salesiana, per offrirli poi così formati ai Vescovi ed ai Parroci per la collaborazione ordinata nella salvezza delle anime alle dipendenze della Gerarchia. Che Don Bosco vi sia riuscito sta la storia a provarlo, e la storia dell'Azìone Cattolica che può vantare tra i suoi membri numerosi Cooperatori Salesiani e tanti nostri Ex-Allievi fin dai primi tempi della sua moderna organizzazione.

I Cooperatori di oggi non hanno che a seguire l'esempio dei loro predecessori per mettere a servigio della Chiesa Universale, e più specialmente delle rispettive Diocesi e Parrocchie, quella formazione che hanno ricevuto alla scuola del Beato Don Bosco.

Aggiungendo l'attività generosa e disciplinata nell'Azione Cattolica, essi avranno tutti i numeri per essere riconosciuti come veri Cooperatori Salesiani, e cioè: l'amore a Don Bosco, l'attaccamento alla Società Salesiana, il fervore della cooperazione colla Gerarchia all'apostolato. Se il Santo Padre Leone XIII potè dire a Don Bosco: Io vi amo, vi amo, vi amo! Sono tutto per i Salesiani. Sono il primo fra i Cooperatori, essi, sotto la grande bandiera del Vicario elì Cristo, del Papa dell'Azione Cattolica, occupando qualsiasi posto, possono distinguersi sempre per l'amore a Don Bosco, per l'attaccamento alla Società Salesiana e per l'attività generosa nell'Azione Cattolica.   (Continua)

Crociata Missionaria

BORSE COMPLETE

Borsa BEATO DON BOSCO (16a). Somma prec., 19832,35 - Rosita Cazzulini, zoo - Casaleggi Giov. io Rosa Gatti, 20 - Cenci Francesca, io - Bianca Comini in suffragio del figliuolo defunto, 27,65 - Tot. L. 20.000.

Borsa PORRINI fratelli D. SILVIO e D. CARLO fondata col generoso contributo di benefattori e amici in occasione delle Nozze d'argento sacerdotali - Somma prec., 15.ooo - Offerte a compimento della borsa, 5000 - Tc,'. L. 20.00 :.

BORSE DA COMPLETARE

Borsa ANIME DEL PURGATORIO (2a) - Somma prec.: 12029,60 - Andreotta Elisa, 20 - Ferrario Raffaele, 5 Laura Audisio, 5o - Marcorig Elisa, io - Marietta Satta, 30 - Missaga Orsolina, io - N. N., 5o - Riccardi Aida, io - Torterolo Giovanni, io -Vassallo Teresa, io - Tot.: L. 12234,60.

Borsa BEATO DON BOSCO (17a) - Bianca Comini in suffragio del figliuolo defunto, 1633,6o -Carpelli Maria, 30 -Carlo De Grandi, 5o Girardello Teresa, 5o - Giudici Maria, 2o Giuseppina Gino, 5o - Maria Drago, 5o M. M., 25 - Moizo Francesca, 1oo - Leonardi Giuseppina, roo - Pardo Prof. Michele, 5o - Satone Marianna, 5 - Sac. Vito Quadrivi, io - Trifari Guglielmo, 10 - Tot.: L. 2183,60.

Borsa BELTRAMI a cura della Casa di Borgomanero - Somma prec.: 8009 - N. N., 2000 - Cerutti Maria, 25 - Tot.: L. 10.034.

Borsa BUON PASTORE Somma prec.: 1430 - N. N., 100 - Tot.: L. 1530.

Borsa DA MINI ANIMAS a cura di un sacerdote - Somma prec.: 13300 - Sac. E. G., 4200 - Tot.: L. 17.500.

Borsa DIVINA PROVVIDENZA - Somma prec.: 3778,50 -- Boglione Francesco, no Merlino Vittorina, 5   Tot.: L. 3823,50.

Borsa DE LAURENTI GIUSEPPE C. D. L. G., 500.

Borsa DON BOSCO EDUCATORE (3a) - Somma prec.: 1109,85 - Augusta Pangrazi, 25 - Panizza Giuseppe, 5o - Rag. Guido Betta, 15 - Tot.: L. 1199,85

Borsa BON BOSCO PROTETTORE DEI GIOVANI -- Somma prue.: 2_066 - Assandria Giovanna, io - lontano Angelina, 15 - Negro Maria, i, - Tot.: L. 2106.

Borsa DON BOSCO SALVATE I NOSTRI PIGLI - Somma prec.: 7025,50 - Assandria Giovanna, io - Giacomelli Francesca, io -- C. e G. Raccina io - Valsecchi Nanda, 10   Tot.: L. 7065,50.

Borsa ETERNO PADRE   Somma prec.: 942 Bussi Giuseppina, 2o - Coniugi Pasquini, 6o --- Coniugi Andrea e Concettina Contreros in occasione delle nozze d'oro, 500 - Domingo Gola, 5o - Valsecchi Nanda, io -- Tot.: L. 1582

Borsa EUCARISTiCA DEL PICCOLO SERAFINO G. BRUNI (6a), a cura del Sac. Anzini Abbondio - Somma prec.: 6927,22 - Giuseppa Ved. Camilleri, 12 - Edgardo Bartolo e Angelo Missud, 15 - Don Giuseppe Matta, 35 - Carlo Ghiglione, 1oo - Gubbi Clementina e L. P., 5o - Maria M., 40- S. F., 15 Elisa Cavina Pratesi, 20 - Tot.: L. 7214,22.

Borsa FRASSATI PIER GIORGIO -- Somma prec.: 3920 - Miranda Volo, 25 -- Tot.: L. 3945.

Borsa GESÙ - MARIA AUSILIATRICE - DON BOSCO (2a) -- Somma prec.: 10.5o8 - Bortoli Giuseppe, 15 Rosa Melis, io - S. Eisenegger, 40 - Teresa Pintoli, 50 Valsecchi Nanda, io - Tot.: L. 10.723.

Borsa GIRAUDI DON FEDELE (2a) - Somma prec.: 2415,25 - Don Leone Bottiroli, 5o - Tot.: L. 2465,25.

Borsa MADONNA DELLA CIVITA, a cura della casa di Gaeta - Somma prec.: 4121 - Offerte varie, 531, - Tot.: L. 4652.

Borsa MADONNA DI POMPEI - Somma prec.: 25 -- Milanese Silvio, 15 - Tot.: L. 40,

Borsa MARENGO MONS. GIOVANNI, a cura del Sig. Luigi Canali - Somma prec.: 9343,50 - Offerte varie, 175   Tot.: L. 9518,50.

Borsa MARIA AUSILIATRICE (25a) - Somma prec.: 1732,30 - Boglione Francesco, 25 Cenci Francesca, io - Cavinato Antonietta, 100 --Gina Castiglione Cappelli, 30 - Giuseppe Fusarini, 50 - Ivaldi Edvige, 5 - Maria Minatelli, 12 - Manusardi Elia, 25 - Moreschi Cristina, 3 - Rosa Piazzani Ved. Zagni, 25 - Trifari Guglielmo, io   Tot.: L. 2027,30.

Borsa MARIA AUSILIATRICE E BEATO DON BOSCO - Cuneo - Somma prec.: 1700 --- L. M. G 5o - Remotti Clementina, 20 - Tot.: L. 1770.

Borsa MARTIRI GIAPPONESI - Somma prec.: 10567,60 - Don Carlo Brandi, 5o - Tot.: L. 10617,60.

Borsa NOGARA MONS. GIUSEPPE, Arcivescovo di Udine - Somma prec.: 9492,65 - Livia Furlani, 7 - N. N., 10 - Signora Degano, io - Bertoni Sante, io -- Gasparinetti Maria in morte Maria Triel, 5 - Avv. Botto Annibale in morte Maria Dirè Mainardi, 5 - Ottavio Battaglia id., - Avv. Botto Annibale in morte Maria Sonvilla Ved. Minigher, 5 - Giordani Salvina, io --- N. N., 2 - N. N., 10 - N. N., 5 - In morte sig. Gualtiero Volpini, Famiglia Avv. Botto, 5o - Famiglia Giuseppe Botto, 25 - Botto Maria, 25 - Botto Attilio, io - Famiglia G. Cogolo, io - Zoilo Artuso, 5 - Don Luigi Princisgh, io - Enrico e Francesco Scalettaris, 20 Ottavio Battaglia, 5 - Castiglione Domenico, 5 -Giuseppe Mainardi, 5 - Tot.: L. 9746,65.

Borsa PARROCCHIALE- MARIA AUSILIATRICE (2a) - Somma prec.: 10497,15 -- De Filippo Andrea, 10 - Dalle cassette del Santuario, 365 - Tot.: L. 10872,15.

Borsa PEDUSSIA DON LUIGI -- Somma prec.: 2301.,25 - Fratelli Bruni, 5,20, - Augusta Cardellino, io - Ester Bruni, 25 -- Bartolini Giulio, 76,65 - Fratelli Fivizzoli, 30,45 - Crippa Luigia, io - Tot.: L. 2461,55.

Borsa PIO XI (2a) - Somma prec.: 154 - Ferrari Dan Giovanni, io -- Tot.: L. 164.

Borsa PISCETTA DON LUIGI, a cura del Sac. Dott. Calvi G. B. - Somma prec.: 16028,85 - N. N., 100 - N. N., 50 - N. N., io - E. Danesi, 2 - D. M. 20 - Achille Peirault invocando dal caro Don Piscetta protezione per sè e per la sua famiglia (5a offerta), 5o - Tot.: 16260,85.

Borsa RICCARDI DON ROBERTO - Somma prec.: 16263,30 Dott. Gandini Pietro, 100 - Tot.: L. 16363,30.

Borsa ROSINA TURCO SAVODI DI CASTELNUOVO DON BOSCO, a cura del Sac. Anzini Abbondio - Somma prec.: 3200 - Le sorelle Orsolina e Maria nel giorno onomastico della loro indimenticabile Rosina, 100 - Tot.: L. 3300.

Borsa SS. TRINITÀ, a cura della Signorina Giovanna De Simone di New York, L. 815.

Borsa SACRA FAMIGLIA - Somma prec.: 1821 - Gilardi G. B., 100 - Tot.: L. 1921.

Borsa SACRO CUORE DI GESÙ CONFIDO IN VOI (2a).- Somma prec.: 13369,59 - Anna Maria Antonini, 20 - Amelia Pittini, 5o - Ceretto Emma, io -Ferrero Virginia Gastaldi, 25 - Giuseppina Pisanò, 45 - Prando Maria, 5 - Trifari Guglielmo, io - Viganò Paolina, io - Tot.: L. 13544,59

Borsa SALENTO - Somma prec.: 10s50,10 - Offerte varie a mezzo Sac. Domenico Mazzotta, 757,50   Tot.: L. 11307,60.

Borsa DOMENICO SAVIO (5a) -- Somma prec.: 5165,70 - Sac. Bruno Cosentino, 1o L. 5175,70.

Borsa S. ANGELA MERICI - Somma prec.: 700 - Manare Ada, 25 - Tot.: L. 725.

Borsa S. ANNA - Somma prec.: 1o16o - Sig. Oglietti, 100 - Tot.: L. 10260.

Borsa S. ANTONIO DA PADOVA - Somma prec.: 3228 - Antonietta Transillo, 5 - Tot.: L. 3233.

Borsa S. GIUDA TADDEO - Somma prec.: 1215 - Ing. Umberto Cassitto, 500 - Tot.: L. 1715.

Borsa S. GABRIELE DELL'ADDOLORATA - Somma prec.: 50 - Manara Ada, 2 5 - Tot.: L. 75.

Borsa S. GIUSEPPE (3a) - Somma prec.: 5397 - Merlino Vittorina, 5 - S. R., 5 - Vassallo Teresa, 20 - Tot.: L. 5427.

Borsa S. LINO, a cura della Diocesi di Volterra, in onore di S. E. Mons. Munerati -- Somma prec.: 11239,55 - N. N., 50 - Tot.: L. 11289.55.

Borsa S. RITA DA CASCIA - Somma prec.: 2430 - Trifari Guglielmo, 10 - Tot.: L. 2440.

Borsa S. TERESA DEL BAMBINO GESÙ (10a) Somma prec.: 16937,20 - Anna Garlatti, 5 - Bruno Giuseppina, 20 - Giuseppina Pisano, S - N. N., io - Roletti Ernesta, 5o - Tirozzo Corinna, io - Trifari Guglielmo, io - Tot.: L. 17047,20.

Borsa VANGELO DI GESÙ. a cura del Sac. Anzini Abbondio - Somma prec.: 17915,30 - Carlo Ghiglione, 100 -- P. Q., 6 - Racca E., 5o - P. M. S., 100 - S. Capra, 1oo - Varie Maestre della Scuola G. Carducci, 40 - Emilia Goria per la nipote Delfino Perlo, maestra, 100 - Tot.: L. 18411,20,

IN FAMIGLIA

LII spedizione annuale di Missionari salesiani.

Come abbiano preannunciato, la funzione di addio ai Missionari della spedizione di quest'anno, si svolse, imponente e suggestiva, la domenica 8 ottobre u. s. Fin dal mattino, i 15o Missionari, giunti dalle diverse case salesiane, furono oggetto di affettuose dimostrazioni di ammirazione da parte dei giovani dell'Oratorio, degli amici e dei Cooperatori residenti in città, nonchè di numerosi pellegrini, di passaggio a Torino per la venerazione della SS. Sindone, e della balda Gioventù Cattolica Piemontese, convenuta, a migliaia, a Valdocco per la conferenza di Mons. Sargolini e la premiazione dei vincitori della Gara Catechistica Regionale, fatta dall'Em.mo Card. Arcivescovo. Assistettero alla Messa celebrata del Rettor Maggiore all'altare dell'Ausiliatrice ed alla Messa solenne. Nel pomeriggio, man mano che i Giovani Cattolici sfollavano per recarsi in pellegrinaggio alla SS. Sindone, la Basilica ed i cortili dell'Oratorio si riempirono di parenti, cooperatori ed anici delle Opere Salesiane. I Missionari si disposero in presbiterio, le Figlie di Maria Ausiliatrice presso la balaustra; e, dopo il canto del Magnificat, ricevettero il saluto ufficiale dall'Ispettore delle Case Salesiane dell'Est degli Stati Unici e Canadà, Don Ambrogio Rossi, il quale con calda eloquenza, vibrante di entusiasmo e di commozione, cantò le glorie di Don Bosco, apostolo delle missioni, ed esaltò l'eroismo dei suoi figliuoli che dal 1875 si succedono, a schiere sempre più numerose, al fronte delle pacifiche conquiste del Regno di Dio. Terminato il discorso, fece l'ingresso all'altare l'Em.mo Cardinale Arcivescovo Maurilio Fossati che impartì pontificalmente l'Eucaristica Benedizione. Poscia benedetti i Crocifissi, li impose ai singoli Missionari e, prima di congedarli, rivolse loro una paterna parola di compiacimento, di incoraggiamento e di programma per il compimento della sublime missione coi

Dio li aveva chiamati con tanta predilezione. Al lato del Vangelo assistevano il Rettor Maggiore ed i Superiori del Capitolo. I Missionari, ricevuta un'ultima benedizione da S. Eminenza, passarono allo scambio dell'abbraccio tradizionale fra la commozione di tutti i presenti. S. Eminenza ebbe il tempo di deporre i sacri paramenti, e tosto fu circondato dai Superiori, dai Missionari, dai giovani e dal popolo che gli dissero, ancora, con interminabili applausi, il loro affetto e la loro riconoscenza.

L'Ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede conchiude un Congresso Storico presso la Casa di Don Bosco ai Bechis di Castelnuovo.

Per coronare di belle e storiche visioni il Congresso Storico Subalpino, tenutosi in Torino nei giorni 13-14-15 del settembre u. s. dagli studiosi di Storia delle antiche provincie Sabaude, - congresso che coincideva col Centenario dell'istituzione della Medaglia al Valor militare e della R. Deputazione sopra gli studi di Storia Patria, dovute al Re Carlo Alberto, - S. E. il Ouadrumviro Conte De Vecchi di Val Cismon, Ambasciatore d'Italia presso la S. Sede, e Presidente della Società Storica Subalpina, ha voluto che i dotti Congressisti, dopo visitata l'antica abbazia di Vezzolano (sec. XII), a pochi chilometri da Castelnuovo Don Bosco, conchiudessero le loro giornate alla Casa di Don Bosco. Il Rettor Maggiore, Rev.mo Don Pietro Ricaldone, volle trovarsi a riceverli per dimostrare il valore e il significato che rivestiva una tale visita e omaggio a Don Bosco nella sua umile casa nativa.

S. E. l'Ambasciatore Conte De Vecchi, fiancheggiato dal Magnifico Rettore dell'Università di Torino, prof. Silvio Pivano, dal Conte Tournon, podestà di Vercelli, dall'insigne giurista Avv. Bardanzellu, medaglia d'oro, da parecchi professori delle Università di Torino e di Genova, fu accolto dal Rettor Maggiore con la cordialità salesiana, e guidato nella visita delle povere stanze e delle umili cose che videro Don Bosco fanciullo. Così fu fatto, di mano in mano che arrivavano, con gli altri Congressisti, quasi un centinaio, dei quali sarebbe glorioso per il nostro Beato ricordare i nomi. Il Rettor Maggiore li volle adunare un momento nella cara chiesina che fronteggia la Casa e, ricordando che in quella si prega quotidianamente per gli amici di Don Bosco, per la Patria, per il Re, per il Capo del Governo, come Don Bosco ha insegnato ai suoi figli, diede loro la benedizione a nome della Regina del Cielo, la Madonna di Don Bosco.

All'uscita li attendeva dall'alto della logora scaletta della Casa il salesiano Don Caviglia, della R. Deputazione di Storia Patria, che, a nome del Rettor Maggiore e di tutti i Figli di Don Bosco, diede a S. E. il Conte De Vecchi e ai convenuti un commosso saluto, esaltando il caro profondo pensiero del nobile Presidente in condurli ad ispirarsi tra quella francescanità salesiana del suggestivo paesaggio e della povertà gloriosa della prima età del santo Educatore, agl'ideali della fede in Dio e della volontà di essere per il bene altrui: mentre la loro qualità di educatori della gioventù e della Nazione mediante gli studi della Storia Patria li rendeva cari e benedetti da Don Bosco, che alla Storia diede tanta parte dell'opera sua di scrittore: Esso che in tempi non ancor maturi trovò il segreto di far amare dai giovanetti e dal popolo la Storia e la Storia d'Italia, e mirò all'educazione storica del popolo infondendo ne' suoi scritti il senso cristiano della Storia, sia nella Storia di Roma (che tra i primissimi considerò Storia d'Italia), sia nelle successive vicende, dove l'amore alla Patria è congiunto con quello dei suoi Re e del suo Piemonte.

A lui rispose con alta sentita parola il Conte De Vecchi, stando sul primo gradino di quella povera e consunta scaletta, che, diceva, quasi non ci sentiamo degni di salire; giacchè in quella terra sacra tutto è santo, tutto è grande nella sua eloquente umiltà. E richiamando al pensiero la grandezza del Santo che opera ancora il bene come vivente nelle sue mille e quattrocento Case sparse per il mondo a gloria della fede e della patria italiana che vive dovunque è una Casa di Don Bosco, a nome di tutti Egli ringraziava e benediceva a sua volta la bontà semplice dei Figli di Don Bosco: e come insignito dell'alto onore di rappresentare l'Italia presso il Sommo Pontefice, credeva di poter, come Ambasciatore, interpretare il pensiero benedicente di Roma Papale e di Roma Italiana. E concludeva applauditissimo con queste vibranti parole: « Intorno a questi colli, qui dove aleggia la poesia di tutto un popolo, l'amore della terra, della Fede, della Religione, della Patria, Don Bosco è il simbolo, è il Santo dell'Italia rinnovata, della duplice fede della Religione e della Patria ».

Dopo un modesto familiare rinfresco offerto dal sign. D. Ricaldone, i Congressisti partirono. Per tutti, e lo dicevano, la venuta alla Casa di Don Bosco, nuova per i più, era stata, dopo le grandi tornate della scienza, un'altra cosa, che si ripromettevano di rinnovare. Erano commossi.

Il nuovo Vescovo di Corumbá (Brasile).

Abbiamo annunciato a suo tempo la nomina del Direttore dell'Istituto salesiano « Don Bosco » e parroco della parrocchia annessa di Maria Ausiliatrice al « Bom Retiro » (San PauloBrasile), D. Vincenzo Priante, a Vescovo di Corumbd (Matto Grosso). S. E. ha ricevuto la consacrazione episcopale il 23 luglio u. s. dalle mani dell'Arcivescovo Metropolitano di San Paulo, S. E. Rev.ma Mons. Duarte Leopoldo e Silva. Conconsacranti furono le LL. EE. RR. Mons. Aguirre, vescovo di Sorocaba, e Mons. Perreira Lara, vescovo di Santos, ex-allievi salesiani.

Fece il suo ingresso in Corumbà il 24 settembre u. s. accolto con indicibile entusiasmo dai suoi diocesani. È una nuova gloria salesiana nella nobile Repubblica Brasiliana, e proprio nel Cinquantenario dell'entrata dei Salesiani in Brasile. La Congregazione Salesiana ha dato in 5o anni parecchi zelantissimi Vescovi, distinte personalità e migliaia di ottimi cittadini alla Repubblica. Attualmente essa conta in sede 4 Arcivescovi e 2 Vescovi Salesiani, e vari altri Vescovi ex-allievi. Mons. Priante porterà alla sede di Corumbà già illustrata da un suo confratello l'attuale Arcivescovo di Belèm, Mons. Lustosa, i preziosi tesori di bontà e di saggezza che già resero fecondo il suo ministero nelle Case salesiane.

E nel buono delle sue forze, poichè conta 5o anni, essendo nato a Barra Mansa, nello Stato di Rio, il 17 maggio 1883. Fece i suoi studi negli Istituti salesiani di Nicteroy e di Lorena, ed, entrato nella Congregazione l'anno 1903, fu presto professore negli stessi collegi, finchè, fatto sacerdote, ebbe la direzione dei Collegi di Jaboatào e di Campinas. In seguito fu parroco di S. Domenico in Araxà e infine direttore e parroco a Boro Retiro.

Accompagniamo S. E. nel nuovo campo di lavoro colle nostre preghiere e coi voti più fervidi di lungo e fecondo apostolato.

Torino: I Cavalieri dell'Ordine del Santo Sepolcro all'Oratorio di Valdocco.

Il 25 settembre u. s. l'Oratorio ebbe l'onore di ospitare per qualche ora i Cavalieri dell'Ordine del S. Sepolcro, i quali, dopo l'adorazione della SS. Sindone, e la visita al Cottolengo, convennero nella Basilica di Maria Ausiliatrice per ricevere la santa Benedizione e rendere omaggio al Beato Don Bosco.

Erano con i Cavalieri numerose Dame dell'Ordine e Patronesse delle Missioni Patriarcali in Palestina. Impartì la Benedizione Eucaristica S. E. Rev.ma Mons. Ernesto Coppo, vescovo salesiano. In appositi inginocchiatoi assistevano altri Ecc.mi Vescovi. Dopo la breve funzione, ossequiati dal Rettor Maggiore ed accompagnati dai Superiori, Dame e Cavalieri passarono a visitare la Cappella Pinardi e le camerette di Don Bosco. Frattanto giunsero gli Ecc.mi Vescovi del Piemonte raccolti alla Consolata per le Conferenze Episcopali ed altri Ecc.mi Vescovi, convenuti per la solenne ostensione della SS. Sindone, il giorno precedente, l'ill.mo signor Podestà di Torino, conte Tahon di Revel e l'Em.mo Cardinale Arcivescovo Maurilio Fossati, fatto segno a particolari dimostrazioni di venerazione e di affetto. La Banda dell'Oratorio rese l'omaggio ufficiale all'Em.mo ed agli Ecc.mi ed illustri Ospiti. Nel grande refettorio, decorosamente ornato di arazzi e bandiere coi simboli dell'Ordine, fu servita la colazione. Attorno a S. Eminenza erano S. A. la Principessa Gonzaga, il Podestà di Torino, conte Tahon di Revel, S. A. il Principe Gonzaga, luogotenente per l'Italia settentrionale, il Rettor Maggiore, il Podestà di Vercelli, conte ing. Tournon, il conte Carlo Lovera, luogotenente per il Piemonte e la Sardegna, il conte d'Esclaibes, luogotenente per la Francia, S. E. Mocchi, referendario, ecc.

Ventidue Ecc.mi Vescovi cogli Abati di S. Andrea di Vercelli e di Verrès facevano corona agli Ecc.mi Arcivescovi di Vercelli e di Pisa. Presiedeva agli onori di casa il comm. Geronazzo, con altri Cavalieri dell'Ordine. Verso il termine il conte Lovera rivolse calde parole di devoto omaggio all'Em.mo Card. Arcivescovo ed agli Ecc.mi Vescovi presenti; un giovane dell'Oratorio protestò gentilmente la devozione e l'affetto dei compagni Artigiani, rientrati da una quindicina di giorni; il Rettor Maggiore ringraziò cordialmente dell'onore fatto alla Società Salesiana, lieto che Cavalieri dell'Ordine del S. Sepolcro - sepolcro di risurrezione e di gloria - avessero scelto la Casa-madre di Don Bosco ove si preparano altri cavalieri dell'apostolato soprattutto per la risurrezione, l'educazione e la salvezza della gioventù.

Dopo un'alata improvvisazione del comm. Cavazzana, sorse infine l'Em.mo Card. Arcivescovo a chiedere con affettuose paterne parole, dando al Rettor Maggiore un significativo arrivederci per la Canonizzazione del Beato Don Bosco che preghiamo e speriamo abbia presto a sorriderci.

Prima di lasciare l'oratorio gli illustri Ospiti visitarono anche la nuova Cappella delle Reliquie.

Una preziosa Cappella di Sante Reliquie nella Cripta della Basilica di Maria Ausiliatrice.

Il 14 settembre u. s., festa dell'Esaltazione della Santa Croce, fu inaugurata solennemente nella cripta della Basilica di Maria Ausiliatrice un'artistica cappella destinata ad accogliere qualche migliaio di Reliquie di martiri e di santi esposte abitualmente alla pubblica venerazione.

Per delegazione dell'Em.mo Card. Arcivescovo di Torino, Maurilio Fossati, S. E. Rev.ma Mons. Ernesto Coppo, vescovo salesiano, vi consacrò come portatili sette preziosi altari di marmo. Compiuto il sacro rito S. E. ha tosto celebrato la prima Messa all'altare maggiore, ed altri sei sacerdoti salirono contemporaneamente gli altri altari per offrirvi il santo Sacrificio in suffragio dell'anima del donatore. Perchè tanto le reliquie quanto la cappella sono dono munifico di tra illustre torinese, il comm. Michele Bert, fa Francesco, morto a Torino (Pilonetto) il 2 marzo 1926, ad 81 anno di età.

Cresciuto bambino con una inclinazione straordinaria alla pietà ed alla divozione, sentì il primo slancio alla venerazione delle Reliquie dei Santi, un giorno in cui un suo coetaneo, Pampirio, che fu poi arcivescovo di Vercelli, gliene fece vedere una di cui casualmente era venuto in possesso.

Tosto s'accese nel suo cuore una brama così ardente di possederla per venerarla a tutto suo agio che non ebbe più pace finchè il Pampirio non gliela cedette. Inginocchiato accanto al suo lettuccio, passò tutta la notte in venerazione e preghiera.

Più tardi, tolto dal padre agli studi classici, cui si applicava senza troppo entusiasmo, venne destinato alla vigilanza dei massari in alcune cascine di proprietà della famiglia. Ma, fornito di qualche centinaio di lire, cedette ad una tentazione di cui poi ebbe frequenti rimorsi: invece di attendere all'ufficio assegnatogli dal padre, persuaso che per parecchi giorni questi non si sarebbe fatto vivo alla masseria, partì per Roma, tutto solo, a passare ore ed ore di venerazione, di preghiera e di emozioni, nelle Catacombe e presso insigni Reliquie. Ridotto però presto al verde, dovette affrettare il ritorno.

Rimasto orfano a circa vent'anni, impiegò la cospicua eredità paterna a soddisfare tutto il fervore della sua pietà e carità. Devotissimo della santa Messa, trascorreva ordinariamente tutta la mattinata ad assisterne quante più poteva, specialmente nel santuario della Consolata ed, ancor vivente, fece grandi sacrifici, per potersi assicurare nella parrocchia del Pilonetto la celebrazione quotidiana di una Messa in perpetuo per l'anima sua. Non seppe mai negare nulla per il decoro della casa di Dio. La parrocchia del Pilonetto in Torino, che eresse nel suo stesso giardino, la canonica ed il beneficio parrocchiale sono frutto della sua munificenza. Ma sono poi molte le chiese e le cappelle di Istituti e di Monasteri che godettero della sua carità. Devotissimo della Passione del Signore, provvide la parrocchia del Pilonetto e la Basilica della Consolata di splendidi sepolcri per la riposizione nel giovedì santo.

Cooperò efficacemente alla diffusione della buona stampa, comprando, regalando e facendo circolare libri buoni nelle famiglie e nel popolo. Fu uno dei più efficaci propagatori delle Letture Cattoliche di Don Bosco. Il suo nome figura fra i primi iscritti all'Azione Cattolica ed alle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli.

Ma la sua passione più ardente era sempre quella di possedere sante Reliquie. Una corrispondenza voluminosa, viaggi di ricerca e di accertamento, con spese ingentissime, nulla risparmiò per arricchirsi di questo tesoro. Venne così ad averne una collezione preziosissima di circa tremila santi e martiri, regolarmente riconosciute ed autenticate con tutta scrupolosità dalle competenti autorità ecclesiastiche.

Eminenti Porporati quali il card. Boschi, il card. Alimonda e il card. Richelmy lo favorirono cordialmente. Anzi l'Em.mo card. Richelmy deputò il sac. D. Elia Baldassarre a coadiuvarlo in quest'opera santa per assicurare alla collezione tutto il credito che esige la santa Chiesa per la venerazione delle Reliquie. Prima di morire il pio commendatore, preoccupato di dare a tante Reliquie una sede degna e venerazione pubblica, legò tutta la collezione, ricca di urne e reliquiarii preziosi, al compianto Rettor Maggiore Don Filippo Rinaldi, e provvide anche per la costruzione di una decorosa cappella.

Dopo lo studio di parecchi progetti, il Rettor Maggiore Don P. Ricaldone, affidò all'Economo Generale D. Giraudi, l'incarico di trasformare la parte anteriore della cripta di Maria Ausiliatrice in artistica cappella su disegno dell'architetto G. Valotti. Ne venne un gioiello d'arte.

L'ingresso alla Cappella, è, in via provvisoria, dall'atrio carraio dell'Istituto, e vi si accede, scendendo una scala, che immette in una sala. Questa sala, che serve nell'istesso tempo di passaggio alla Sagrestia, e accesso diretto alla Cappella, è chiusa da un'iconostasi, formata da 4 colonne, sorreggenti simboli luminosi, la croce e la lampada del fossore, mentre l'architrave che le collega, è sorretto a sua volta da colonnini intermedi, poggianti su zona basamentale, formata da balaustra a pannelli pieni e scolpiti. L'interno della Cappella si presenta a nave unica, a croce latina, coperta da archi semi elittici reggenti volte a vela e a botte, basse e massiccie, da parere quasi una reminiscenza degli ipogei cristiani primitivi.

La navata come il transetto, sono chiusi al fondo da un'abside. I motivi ornamentali e simbolici della decorazione, furono ispirati ai tipi delle catacombe, e vi predomina la Croce. Infatti essa non è solo elemento della scena della Passione, e della liturgia, ma l'espressione della pietà, e motivo primo del culto, sui sepolcri dei Martiri, simboleggiata dal monogramma, dall'àncora, dal tridente ecc. Alla Santa Croce, è dedicato l'Altar Maggiore che fu eseguito, con marmi preziosi. La parete è in mosaico a fondo oro, coperta da meandri di viti intrecciate, sui cui rami si posano bellamente, varie colombe. La volta invece, a motivi geometrici è a fondo azzurro, smagliante di colore, e di delicate sfumature. Si direbbe che bellezza e ricchezza sono bene unite alla più austera gravità.

Lungo le pareti di destra e sinistra vengono man mano disposte, attorno agli Altari minori, le urne delle sacre Reliquie. Il carattere di tali Altari, è sul tipo del Arcosolium delle Catacombe, tanto caratteristico, ch'era riservato come loculo, ai martiri insigni. S. Cecilia, attira l'attenzione dei fedeli visitatori. Essa è riprodotta nella statua, copia fedele di quella, posta nella nicchia dove fu trovato il suo sarcofago, alle Catacombe di S. Callisto. Le suppellettili, eseguite espressamente dalla Scuola B. Angelico di Milano, completano l'opera, che risulta, nel suo assieme un grandioso e armonico inno dell'arte e della fede.

Tutto il basamento è di marmo giallo chiaro con cornice di alabastro.

Un criterio speciale fu tenuto nella dedicazione degli altari. L'altar maggiore custodisce una delle più insigni reliquie del Legno della Santa Croce: ai pie' della Croce è collocata la Teca contenente la Reliquia del prezioso Sangue laterale di Mantova, ottenuta dall'allora vescovo Mons. Giuseppe Sarto, poi Papa Pio X, di santa memoria. È dedicato alla Passione del Signore. L'altare centrale, dalla parte del Vangelo, è dedicato ai SS. Martiri; quello dalla parte dell'Epistola ai SS. Confessori. Dei quattro altari secondari l'uno è dedicato ai Dottori della Chiesa, l'altro ai SS. Fondatori di Ordini e Congregazioni religiose, il terzo alle Sante Vergini e Martiri, il quarto alle nè Vergini nè Martiri.

Le Reliquie che il Vescovo consacrante rinchiuse nei singoli sepolcreti, sono rispettivamente: ex ossibus Sancti Petri et Pauli app.; ex ossibus S. Fidelis, protomartyris Congregationis de Propaganda Fide. et S. Julii m. n. p.; ex ossibus S. Calogeri m. et S. Felicis m.; ex ossibus S. Bartholomaei ap. et S. Georgii m.; ex ossibus S. Antonii m. et S. Eusebii ep. m. Vercellensis; ex ossibus S. Philippi m. n. p, et S. Caeciliae v. et m.; ex ossibus S. Clementis m. et Joannis m. Romae; omaggio ai membri del

Capitolo Superiore ed ai Rettori Maggiori defunti che portarono i nomi dei diversi Santi. Per desiderio dei Superiori maggiori, Don Elia munito delle debite facoltà sta ora disponendo le Reliquie attorno ai vari altari. Appassionato non meno dell'amico suo, Bert, per questa santa iniziativa, egli attende al delicato lavoro con rara competenza e sacrificando le ore libere della sua già laboriosa giornata. Vi impiegherà parecchi mesi. La cappella però è già aperta ai visitatori tutti i giorni.

Ogni mattina diversi sacerdoti si succedono ai vari altari perla celebrazione delle Sante Messe.

Così si soddisfa il desiderio espresso dal Compianto Commendatore nell'ultima lettera inviata al Rettor Maggiore, che le Reliquie potessero avere degno culto pubblico nelle adiacenze di Maria Ausiliatrice « per esercitare la più valida protezione sui Salesiani, sulla Diocesi e città di Torino ».

PREZIOSA INDULGENZA

Il S. Padre Pio XI, nell'udienza concessa all'Em.mo Card. Lauri, Penitenziere Maggiore, il 19 maggio u. s., si è benignamente degnato di concedere l'indulgenza parziale di trecento giorni a tutti coloro che prestano gratuitamente la loro opera nel fare o riparare le suppellettili o le vesti liturgiche delle chiese, sia privatamente, sia in associazioni adunate a questo scopo.

Tutte le persone che prestano questa santa opera possono lucrare la suddetta indulgenza ogni volta che attendono a tale lavoro purchè recitino, almeno con cuore contrito, la giaculatoria: Jesu, via et vita nostra, miserere nobis (2 giugno 1933).

DA UN CONTINENTE ALL'ALTRO

CUBA - Camaguey. - Le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Dopo un decennio di insegnamento catechistico, prestato nella parrocchia di Sant'Anna, attraverso a disagi e sacrifici numerosi, le Figlie di Maria Ausiliatrice, grazie alla bontà del Vescovo diocesano, S. E. Rev.ma Mons. Pérez Serantes, hanno finalmente una residenza decorosa ed atta allo svolgimento di tutta la loro attività. E l'antico convento del Carmen, che, pel ritiro delle Religiose Orsoline, Mons. Vescovo ha potuto regalare loro, proprio a chiusura del primo decennio di lavoro nella città di Camaguey. Vi posero piede il giorno stesso in cui il terribile ciclone dello scorso novembre funestò la regione con le spaventose conseguenze che ancor ricordiamo. Le Figlie di Maria Ausiliatrice erano state invitate a prestare soccorso ed assistenza agli sventurati raccolti nel convento dalla carità di Mons. Vescovo. E vi rimasero, ufficialmente stabilite dallo stesso venerando Pastore che, il giorno dell'inaugurazione, ebbe parole di lode e di profonda riconoscenza per l'opera delle Suore il cui merito principale è indubbiamente quello di aver supplito con tanto zelo alla mancanza di sacerdoti, colla cura della gioventù e soprattutto coll'insegnamento del Catechismo.

COSTARICA - Cartago. - La festa del Papa.

Nel nostro collegio di Cartago si svolse solennissima presieduta dal Nunzio Apostolico

S. E. Rev.ma Mons. Carlo Chiarlo, e coll'intervento dell'Ecc.mo Signor Ministro d'Italia, Conte Vittorio Marcello Negri. Accolti con straordinario entusiasmo alle 7 del mattino, le LL. EE. trascorsero con noi tutta la giornata.

Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Chiarlo celebrò la Messa della Comunione generale distribuendo la santa Comunione a un interminabile folla di fedeli e a tutti i nostri 16o alunni.

Alle 9 vi fu la Messa cantata da tutti i giovanetti nostri in Gregoriano e un Padre Redentorista disse le glorie del Papato. Assistevano in posto d'onore l'Ecc.mo Signor Nunzio in cappa magna, e in banchi parati il Ministro d'Italia colla Consorte, il Reggente la R. Legazione d'Italia Sig. Felice Scaglietti colla famiglia e il Presidente della Giunta Direttiva del nostro Collegio, On. Avv. Arturo Volio, Presidente della Camera dei Deputati.

A mezzogiorno sedettero a mensa attorno al Nunzio e al Ministro d'Italia le Autorità della città e alcuni dei principali benefattori.

Alle 3 p. m. si diede principio a una tornata accademico - drammatico -musicale. Imponente l'uditorio religiosamente in piedi allo squillare della marcia Papale. Seguì il discorso del Direttore D. Lunati che dedicò la tornata al Papa nella persona del Suo Rappresentante; offrì una discreta somma al Nunzio affinchè la facesse pervenire al Santo Padre, ricordando le 33 lire che i birichini di Don Bosco nel '49 avevano mandato a Pio IX a Gaeta, ed implorò la benedizione del Vegliardo del Vaticano sul Collegio e su tutta l'Opera salesiana in Costarica.

Seguì il saluto di un giovanetto che, in bell'italiano, rese omaggio all'Italia, patria di Don Bosco, sede di Papato.

E il trattenimento continuò attraente fra canti e suoni e la recita di un interessantissimo dramma storico.

L'Ecc.mo Sig. Nunzio si degnò di chiudere l'accademia con affettuose parole ricordando gli insegnamenti del Beato Don Bosco e di Don Rua circa la devozione al Papa. Il pubblico, che ascoltava in piedi, proruppe in frequenti applausi e in ripetuti evviva al Papa, al Nunzio, a Don Bosco, a Maria Ausiliatrice, ai Salesiani. Fu un momento d'entusiasmo inusitato che lasciò la più profonda impressione. Salutati dalla folla, gli illustri Ospiti partirono alla volta della Capitale visibilmente soddisfatti dall'omaggio reso al S. Padre.

I SOLENNI ESAMI SEMESTRALI - Il 3o di luglio si svolsero gli esami semestrali professionali. Le commissioni esaminatrici erano composte dei più competenti capi officina della città e della Capitale.

Si volle invitare largamente tutta la Stampa della Capitale e si ebbe la soddisfazione di avere presenti tutti i rappresentanti del giornalismo. Speciale invito si fece al Presidente del Patronato Nazionale dell'Infanzia Prof. Luigi Filippo Gonzàles che gentilmente accettò, col suo segretario generale. Dopo gli esami la commissione e gli invitati passarono a fare una visita alle nostre scuole. Incredibile l'interesse che suscitò il nostro metodo d'insegnamento professionale; ammiratissimi i lavori d'esame, specialmente alcuni mobili di finissimo intarsio e incrostazioni.

Nel pomeriggio mentre gli invitati si ritiravano, invadevano i locali dei laboratori i parenti dei nostri giovanetti desiderosi di constatare i progressi dei loro figliuoli.

Alle quattro giungeva sua Eccellenza il Sig. Conte Vittorio Marcello Negri Ministro Plenipotenziario d'Italia in Costarica e Panamà, e accompagnato dalla Ecc.ma Consorte e dal Reggente la Regia Legazione d'Italia, Sig. Felice Scaglietti, percorreva con sommo interesse la mostra dei lavori d'esame mentre la nostra banda eseguiva uno scelto programma musicale.

BRASILE - Manaos (Amazzoni). - Un monumento al Beato Don Bosco.

In uno dei settori della nuova Piazza Eliodoro Balbi è stato ultimamente inaugurato un monumento al Beato Don Bosco, alla presenza dell'ill.mo sig. Interventore Federale, Autorità civili, militari e religiose, e di una folla di oltre 5000 persone.

Il Prefetto Municipale di Manaos, nel decreto di autorizzazione, ha espressamente rilevato, oltre alle benemerenze generali che il Beato Don Bosco si è acquistato ornai presso tutti i popoli, quelle particolari di cui gli sono grati gli Stati della nobile Repubblica del Brasile che, dopo l'Argentina, è la Nazione che ha goduto di una maggior espansione delle Opere Salesiane nell'America Latina. La Congregazione Salesiana vi conta infatti, in quest'anno cinquantenario dalla prima entrata dei Salesiani in Brasile, 97 scuole elementari, molte scuole normali e ginnasiali, scuole serali, istituti professionali, e vari centri di missione. La cerimonia fu un'eloquente dimostrazione dell'ammirazione e dell'affetto che circonda i figli del Beato Don Bosco

PERÙ - Huancayo. - Benedizione della prima pietra del nuovo Istituto Salesiano.

A Huancayo, dove già esiste una casa di salute per Salesiani infermi, il 3 giugno u. S. fu benedetta e collocata la prima pietra di un Istituto Salesiano nella regione del Tambo. Erano presenti tutte le Autorità. L'Ispettore Salesiano Don Reyneri, in un vibrante discorso, illustrò l'opera di educazione della gioventù che intendeva affidare al nuovo Istituto e la raccomandò caldamente alla generosità dei benefattori. Poscia il Vicario Foraneo procedette alla cerimonia della benedizione e collocazione della prima pietra seguita religiosamente da tutti gli astanti.

PALESTINA - Beitgemal. - Visite illustri.

Tutto il mese di agosto Beitgemal è stato meta di numerosi pellegrinaggi giunti in Palestina da varie parti del mondo.

Graditissima sopra tutto la visita fatta da un gruppo composto di S. Eccellenza il Delegato Apostolico Mons. Bartoloni, S. E. Mons. Nogara Arcivescovo di Udine, Mons. Venini Cameriere di S. S., il Custode di Terra Santa, il Dott. Alessandro Mombelli ecc.

Fecero gli onori di casa l'Ispettore Salesiano Don Nigra ed i confratelli che custodiscono amorevolmente il Martyrium di Santo Stefano.

FORTALEZA - Ceará - Un nuovo collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Un nuovo collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha aperto i suoi battenti lo scorso maggio. Benedisse i locali e la cappella l'Ecc.mo Arcivescovo Metropolitano Mons. Manuel da Silva Gomes, e vi celebrò la prima Messa, presenti le Autorità e scelto pubblico. S. E., dopo il Vangelo, tenne un affettuoso discorso illustrando il beneficio dell'educazione cristiana che viene impartita negli istituti religiosi ed ebbe parole di riconoscenza e di plauso per l'insigne benefattore, colonello Juvenal de Carvalho, che ha dotato la sua terra di un così provvido istituto.

FRANCIA - Lione-Fontanières. - Benedizione della prima pietra di un santuario.

Il nostro studentato di filosofia di Fontanières, presso Lione, vuol erigere il suo primo santuario al Beato Don Bosco.

Veramente non si potrebbe; le regole canoniche sono formali: non si può dedicare un santuario ad un Beato. Ma si spera che, prima che la costruzione sia finita, Roma abbia a parlare, solenne ed infallibile, e che il Beato venga santificato. Per questo si è incominciato a costruire. Ed il 24 giugno u. s., sua Eminenza il Cardinal Maurin, arcivescovo di Lione, salì lo scomodo acciottolato che conduce allo studentato, per benedire la prima pietra.

Secondo il rito consueto il venerando Pastore benedisse il blocco di pietra, e in un cavo, che fu poi sigillato, vennero introdotte medaglie del tempo ed un verbale della cerimonia in latino.

Erano presenti, oltre all'Em.mo Primate, non solo i professori ed allievi delle nostre scuole di Pressin e di Caluire, ma anche molti benefattori ed amici, e tutta la popolazione vicina che attende con impazienza l'inaugurazione del modesto santuario.

Si tratta infatti, più propriamente, di una semplice cappella; ma di buon gusto e di grande praticità.

LA SANTA SINDONE E LE BENEMERENZE DI DUE SALESIANI

Quando i fortunati possessori di biglietti, nel Duomo di Torino, il 24 settembre scorso, poterono ammirare il solenne corteo, nel quale, dopo 28 Vescovi, veniva il Cardinale Arcivescovo di Torino e poi la Sacra Urna della Sindone e, dietro, i Principi di Piemonte e, fra i personaggi che sostenevano le aste del baldacchino, la devota a del Rev.mo Don Pietro Ricaldone, nostro Rettor Maggiore, un pensiero sorse spontaneo in molti presenti: i Salesiani sono qui rappresentati dal loro degnissimo Superiore e ben se lo meritano, anche per le benemerenze che essi acquistarono nei riguardi delle ricerche e degli studi sulla Santa Sindone.

E veramente, quella Provvidenza che, per vie mirabili, affidò il prezioso lino alla gloriosa Casa di Savoia, dispose gli avvenimenti in modo che ai Salesiani, tanto affezionati alla Casa Regnante, fosse riservato l'onore di portare preziosi contributi per dimostrare l'autenticità dell'insigne Reliquia.

I nostri lettori ricorderanno che durante l'ostensione del 1931, facemmo un cenno di quel Sacerdote Salesiano, Don Natale Noguier che, venuto dalla Francia in Torino, ancor vivente il Beato Fondatore, passò molti anni quale valoroso cultore e insegnante di scienze nel Seminario delle Missioni Estere di Valsalice.

Egli fin dal 1898, quando per la prima volta la Sindone fu fotografata, restò impressionato per i risultati rivelati, tanto dalla lastra del sig. Pia, quanto da quella ottenuta da lui stesso.

Da vero scienziato, intuì subito che i risultati fotografici portavano inattese conferme all'autenticità, messa in dubbio, specialmente in Francia dallo Chevalier, per difficoltà storiche. Allora egli cominciò studi accurati e ne divulgò i risultati con articoli di riviste, con numerose conferenze e poi con libri di valore, a Parigi.

Quando nel 19o2 uscirono gli studi del Vignon e del Delage, Don Noguier scrisse in francese un libro sul Santo Sudario di Torino, nel quale raccoglieva tutti i dati e rispondeva trionfalmente a tutte le obiezioni che s'erano fino allora sollevate. In dieci anni di lavori intensi e pazientissimi egli continuò anche la propaganda, specialmente in Francia dove era ritornato, con tenere conferenze a proiezioni, e con diffondere a migliaia le immagini del Sacro Volto, che egli aveva ottenuto dalla lastra fotografica, senza alterarla minimamente con ritocchi.

Non contento di dare nel 1922 un'edizione più ampia del suo libro, con trattazione aggiornata e confutazione di nuove difficoltà, nel 1925 fondò a Parigi il Bollettino della Santa Sindone, che in forma di rivista illustrata, uscì per lo spazio di quattro anni in complessivi quindici numeri, fino al dicembre del 1930, quando il degno servo della Sindone fu chiamato in Paradiso a contemplare in modo svelato quel Volto Divino che tanto aveva amato in terra. Egli non ebbe così la gioia di assistere all'ostensione del 1931, ma nel 1928, quando sembrava probabile una nuova ostensione, dopo d'aver moltiplicato le conferenze in Francia e nel Belgio, venne a Torino, in occasione del Terzo Congresso Nazionale del Vangelo e tenne nell'Oratorio Salesiano di Valdocco una conferenza sulla Sindone che a molti riuscì una rivelazione e gli procurò ripetute udienze del compianto Card. Gamba e di S. A. R. il Principe Ereditario, il quale vivamente s'interessò per le conclusioni del nostro confratello.

L'Enrie (La S. Sindone, p. 3) riconosce ufficialmente a D. Noguier il meato di aver persuaso S. M. il Re Umberto I a permetterne la prima fotografia di cui aveva intuito per primo l'immenso valore.

Erede di questa santi, passione è ora Don Antonio Tonelli, Salesiano, professore di scienze naturali nel Liceo Pareggiato Valsalice (Torino).

Egli, scolaro di Don Noguier, fin dal 1898, seguì con vivissimo interesse l'opera del maestro a cui diede validi aiuti, specialmente per la raccolta di materiale.

Nel 1928, quando il maestro pubblicò l'edizione definitiva dell'opera sua, Don Tonelli procurò che ne facesse la traduzione il salesiano Don Caviglia e zelò la diffusione del grazioso volumetto che poi uscì nelle Letture Cattoliche e in edizioni speciali presso la Società Editrice Internazionale di Torino.

Nello stesso anno, egli diede principio a una serie di articoli sulla Rivista dei Giovani, che ebbero larga eco nei giornali, nelle riviste e anche in lavori specializzati. Così, nel novembre 1929 con l'articolo: La fotografia ha deciso, prospettò magistralmente la forza dell'argomento più probatorio: è impossibile che un pittore del 1300 abbia potuto dipingere un'impronta negativa, con caratteri di così crudo realismo che vanno contro a tutta la tradizione e quali sono rivelati dalla fotografia. Nel fascicolo di marzo 1931 con un Esame oggettivo della Sindone presentò un'esattissima descrizione del Sacro Lenzuolo, quale poteva fare soltanto uno scienziato che all'abito del rigore unisca quello dell'osservazione. Seguì nell'aprile dello stesso anno lo studio esauriente sul Come si formarono le immagini e nel maggio seguente rispose alle nuove e vecchie difficoltà che si sollevavano, in prossimità della preannunziata ostensione, per le auguste nozze dei Principi di Piemonte.

Come riconoscimento di queste benemerenze, Don Tonelli fu chiamato a far parte del comitato tecnico che nel 1931 doveva assistere il Cav. Enrie nell'eseguire la seconda fotografia ufficiale. A due riprese e per lunghe ore, potè allora esaminare da vicino il Sacro Lenzuolo, in condizioni privilegiate. Di quelle osservazioni e delle nuove fotografie, in tutto con fermanti quelle del Pia, Don Tonelli trattò in altro articolo Ciò che ho veduto e toccato sulla Sindone. Continuando poi gli studi, ebbe anche modo di tener desto l'interesse e di approfondire vari risultati, in occasione d'una lunga controversia che, con vera fraterna carità cristiana, egli condusse nella Rivista dei Giovani, nei confronti d'un'altra rivista d'arte.

Gli articoli furono poi raccolti in un volumetto, edito dalla S. E. I. il quale, con il recente magistrale libro del Cav. Enrie, forma quanto di meglio esiste sull'argomento..

Ultima e preziosa benemerenza di Don Tonelli è anche quella d'aver confermato e dimo strato nell'agosto passato, che il Sacro Lino aveva subito un incendio un secolo prima di quello noto di Chambéry. Questa dimostrazione, basata sull'esistenza di certe bruciature simmetriche che non si possono attribuire al citato incendio, assicura l'esistenza della Sindone di Torino in anni anteriori al supposto tempo in cui si pretese che essa fosse dipinta.

Il nostro confratello divulgò questi risultati anche in due conferenze solenni con cento proiezioni, tenute una a Torino il 19 settembre scorso e l'altra a Milano, il 2 ottobre. Esse appassionarono migliaia e migliaia di spettatori che restarono pienamente convinti. Nuovi studi egli ha compiuto anche nei giorni scorsi col cav. prof. Enrie, col prof. ing. Cordonnier dell'Università Cattolica di Parigi e con H. Boulanger, di Arlon (Belgio) e con altri competenti scienziati.

Di questi studi e di altre conferme Don Tonelli darà il risultato nei prossimi mesi, a tutta gloria del Divino Redentore che, per un provvidenziale incontro di circostanze, volle lasciarci le fattezze di se stesso, con i segni delle sue agonie mortali, per ripetere al mondo che ai misteri gloriosi si arriva solamente passando da cristiani attraverso i misteri dolorosi.

CULTO E GRAZIE DI MARIA A USILIATRICE

La Vergine Ausiliatrice vigila sui Missionari. - Oggi, 15 agosto, giorno sacro alla Vergine Assunta in Cielo, mi è caro e doveroso innalzare alla gran Madre di Dio l'inno della riconoscenza più devota e filiale. Essa è realmente e in modo tutto speciale l'Ausiliatrice dei Missionari vigilando sui loro passi con tutta la tenerezza di una madre affettuosa.

In molte e varie circostanze della mia vita missionaria ebbi ad esperimentare l'efficace assistenza della nostra cara Ausiliatrice. Ma non potrò mai dimenticare l'ultima domenica dello scorso mese, che, senza il suo materno intervento, avrebbe sesegnato l'ultimo giorno di mia vita.

Il venerdì mattino, dopo un corso di esercizi spirituali, avevo lasciato Shillong e, fatta breve sosta a Gauhati, il sabato notte prendevo il treno per raggiungere il lontano centro ferroviario di Lumding, ove contiamo una fiorente cristianità. Nell'andata tutto andò bene e fu, con vera soddisfazione, che passai tutta la domenica mattina tra quei nostri buoni parrocchiani che vivono più di 20o chilometri lontani dalla Missione.

Verso il mezzogiorno in compagnia di sette orfanelli che si recavano al nostro orfanotrofio di Gauhati, presi la via del ritorno.

Mentre il treno si metteva in moto, noi quasi presaghi dell'imminente catastrofe, recitammo di tutto cuore un'Ave Maria invocandola quale nostra Ausiliatrice. Non erano passati venti minuti, quando tutto ad un tratto i carrozzoni del treno cominciano a sobbalzare in modo impressionante dandoci l'idea di forti scosse di terremoto. Poi prima che ci dessimo ragione dell'accaduto, al nostro orecchio giunse il cupo frastuono di vagoni che si rovesciavano e si urtavano l'uno contro l'altro. Una brusca scossa arrestò di colpo il nostro carrozzone e fu solo allora che, sporgendo il capo dal finestrino, potei constatare che si trattava di un deragliamento. Lesto balzai giù dal treno e mi portai di corsa presso i quattro vagoni capovolti e mezzo fracassati, per vedere se ci fossero dei feriti. Per buona fortuna si trattava solo di vagoni-merci, carichi di petrolio assamese. Dei passeggeri soltanto tre erano leggermente feriti.

Nel frattempo tutti erano scesi ad osservare il disastro e, impallidivano al pensiero dello scampato pericolo. Gli orfanelli mi circondavano ancora tremanti per lo spavento. Fu allora che uno di essi alzò la voce e: « Padre - esclamò - è proprio la Madonna che ci ha salvati! » - « Sì, sì - ripeterono gli altri in coro - è quell'Ave Maria che abbiamo recitato prima della partenza!... Come è buona la Madonna!... ».

« Sì, cari figliuoli, l'Ausiliatrice ci ha protetti sotto il suo materno manto. Ed ora ringraziamola di tutto cuore! ». Così dicendo m'inginocchiai là sul luogo del disastro, seguito dai sette orfanelli e, tutt'insieme recitammo un'Ave Maria di ringraziamento.

I pagani, in religioso silenzio, ci osservavano meravigliati anch'essi compresi di quel miracoloso salvataggio. Qualcuno persino seguì il nostro esempio inginocchiandosi con noi...

Maggiore fu la meraviglia di tutti, e da parte nostra maggiore fu il sentimento della riconoscenza, quando si potè constatare che il deragliamento era avvenuto a breve distanza da un ponte.

Dopo qualche ora di attesa giungeva il treno di soccorso e nella notte potevamo far ritorno a Gauhati tutti sani e salvi.

L'indomani nella chiesetta dell'orfanotrofio ebbi la fortuna di celebrare una Messa in azione di grazie. Poi, risalendo il Brahmàputra, raggiunsi la mia lontana Missione di Tezpur ove Don Alessi mi preparava un'affettuosa accoglienza.

D. LUIGI RAVALIco.

La Madonna mi ha esaudita. - Nel 1930 lui ammalai di pleurite e sentendomi ogni giorno peggiorare nel mio stato di salute, mi raccomandai a Maria SS. Ausiliatrice promettendo un'offerta e la pubblicazione della grazia, se mi avesse guarita. La Madonna lui ha esaudita! Ora, sentendone in perfetta salute, esprimo la mia vivissima riconoscenza alla Madonna di Don Bosco e faccio offerta.

Narzole, settembre 1933.

MARIA TARICCO.

Tomassini Elvira (Monterubbiano) ringrazia commossa M. Ausiliatrice e il B. Don Bosco che le conservarono in vita un bimbo di quattro mesi minacciato da tosse convulsa.

Lavini Grillini Augusta (Magliano Sabino) porge grazie vivissime a Maria Ausiliatrice e al nostro Beato per due grazie segnalate; attende ancora una grazia urgente pel suo figliolo.

N. N. (Badi) è riconoscente a Maria Ausiliatrice e al Beato D. Bosco per l'ottenuta improvvisa guarigione da grave malessere.

N. N. (Frabosa Sottana) ringrazia M. Ausiliatrice e il B. D. Bosco per la guarigione di un bambino colpito da grave infezione e per lo scongiurato pericolo di operazione di suo marito.

N. I. (Pedara) colpito da grave e improvviso malore si affidò a Maria Ausiliatrice e a D. Bosco e ottenne immediato miglioramento seguito da perfetta guarigione.

Sammartino Sillitti Filomena (Ravanusa) avendo il figlio Antonino sofferente di infiammazione alla vescica e giudicandosi necessaria una dolorosa operazione, lo raccomandò fiduciosa all'Aiuto dei Cristiani e al Beato D. Bosco. Il bimbo si riebbe spontaneamente ed ora è guarito.

Valenzano Giuseppe e Maria (Asti) con immensa gioia ringraziano Maria Ausiliatrice e il nostro Beato che salvarono da certa morte il loro piccolo Ezio.

Pilone Maria rende vive grazie alla Vergine Ausiliatrice e al B. D. Bosco per aver ottenuto un buon miglioramento nella sua malferma salute e per la guarigione della figlia da pleurite.

M. P. ringrazia commossa M. Ausiliatrice e il B. D. Bosco che hanno ridata la salute ad un figlio ed offre modesto obolo per le Opere Salesiane.

N. N. porge vive grazie all'Aiuto dei Cristiani e al B. D. Bosco per grazia ricevuta sperando di essere presto appieno consolata.

Falconi Lucia. (Cene) ringrazia Maria SS. della grazia concessale e fiduciosa attende altra grazia straordinaria.

Peduzzi Curti Amelia (Nerviano) ringrazia M. Ausiliatrice e il B. D. Bosco per le tante grazie ricevute e porge l'obolo della riconoscenza.

B. O. (Castellamonte) è riconoscente alla Vergine Ausiliatrice e al nostro Beato per grazia ricevuta in triste frangente.

S. M. (Cellarengo) ringrazia M. Ausiliatrice e il B. D. Bosco per l'ottenuta guarigione della cognata e implora la loro continua protezione.

Benteotti Gisella (Torino) gravemente inferma e grandemente angustiata dal pensiero di sei figli... invocò con fede vivissima l'Aiuto dei Cristiani e del B. D. Bosco e fu prontamente esaudita. Riconoscente per questa e per altre grazie ricevute porge offerta a favore delle Missioni Salesiane.

Spiatta Maria (Carlazzo) fa pubblica la sua riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al B. D. Bosco che si degnarono concedere: a lei la guarigione da esaurimento nervoso e al fratello la guarigione pure da malattia nervosa depressiva ancor più grave. Colla speranza di ottenere altre grazie, invia offerta per le Opere Salesiane.

N. R. N. è riconoscentissìmo alla Vergine Ausiliatrice per grazie speciali.

Azanio Severina (Pettinengo), ricolmo il cuore di gratitudine verso Maria Ausiliatrice e il Beato Don Bosco per la visibile protezione accordatale in varie circostanze penose, porge offerta per le Opere Salesiane.

Romei Maria (Modena) ringrazia Maria SS.ma e il Beato Don Bosco per grazia ricevuta e per la guarigione della sorella. Riconoscente porge offerta per le Missioni Salesiane.

Bruno Letizia (Castelnuovo D. Bosco) porge cospicua offerta per l'ottenuta guarigione.

Bovo Oreste (Este) esprime vivissima riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al B. D. Bosco per la guarigione del figlio Raffaele.

T. B. ringrazia la potente Ausiliatrice che l'assistette in momenti penosi e invoca la sua protezione per arrivare a guarigione perfetta. Di più chiede alla Madre della misericordia la conversione di persona cara.

A. C. affidò a Maria Ausiliatrice e al B. D. Bosco la guarigione di un nipote colpito da malore ignoto ai dottori curanti e con una fervorosa novena di preghiere ottenne la guarigione del caro infermo. Fiduciosa attende altra grazia.

Belli Ida col cuore ricolmo di gioia e di riconoscenza infinita ringrazia l'Aiuto dei Cristiani e D. Bosco per averla liberata da un grave malessere interno che le rendeva la vita insopportabile. Porge tenue offerta per le Missioni Salesiane.

Lettera di Don Giulivo ai Giovani.

Servire la Santa Messa.

Carissimi,

Narra il Beato Don Bosco, che il venerabile Domenico Savio all'età di appena 5 anni serviva già la S. Messa.

Anni sono, negli Stati Uniti del Nord America, in una Chiesa di campagna proprio di domenica mancava all'altare il serviente; il celebrante rivolse l'invito ad un gruppo di uomini che assistevano dai banchi.

Si avanzò subito Alfredo Smith, Governatore dello Stato di Nuova York e candidato alla presidenza della Repubblica, il quale era colà per caso e servì con edificante divozione la Messa.

Il Beato Don Bosco soleva inviare ogni anno per gli esami finali nei suoi collegi, alcuni profes sori di Torino, ad esempio i professori Giuseppe Allievo e Luigi Bacchialoni della Regia Università, i professori Lanfranchi e Monsignor Pechenino del R. Ginnasio Cavour e altri.

In quei giorni alla Messa degli alunni soleva celebrare Mons. Pechenino e lo servivano due dei suddetti Professori con grande ammirazione degli alunni stessi. Che begli esempi!

Carissimi, tra i doveri del Cooperatore Salesiano vi ha pur quello di cooperare alla vita religiosa parrocchiale: ecco una forma splendida: servire all'altare. Orbene siate anche voi in ciò attivi ed esemplari, e animate i vostri amici e dipendenti a fare altrettanto. Farete opera santa e assai meritoria. Addio. Siate sempre felici e giocondi.

Affezionatissimo Don GIULivo,

dalle nostre Missioni

Fra le Missioni dell'Araguaya (Matto Grosso).

Appunti di viaggio dell'Ispettore Don Carletti.

(Continuazione - v. Bollettino di Giugno).

Dalla prima Missione Borora del Sangradouro, 15 giugno 1933.

Siamo qui dopo 36 ore di camion.

La nostra prima sorpresa fu l'improvvisa accensione della luce elettrica in piena sertão. Erano le 3 antimeridiane e stavamo per giungere alla prima tappa del nostro viaggio. Avevano sentito da lungi il rombo del motore e con un semplice giro di chiavetta si era illuminata tutta la colonia. L'autore del prodigio - la luce elettrica in pieno sertão - è un torrentello (un corego) che opportunamente incanalato produce un salto che anima una grande ruota. Il movimento si trasmette a una dinamo che dà luce e forza a una sega circolare che taglia pali e affetta tavole; e a una serie di macchine che spulano il riso, macinano il caffè, triturano la mandioca, e spremono il succo dalla canna da zucchero. Bisogna vedere che modernità di coltivazione nel mato trasformato in campo! Il gado, cioè il bestiame dipende da un vecchio salesiano: Teodoro.

C'è anche una grande fornace in cui si fanno e si cuociono mattoni e tegole.

Il villaggio dei Bororos si chiama aldeia e sorge accanto alla Colonia. Il villaggio bororo viene di preferenza costruito su di un pendio leggermente inclinato verso ponente in vicinanza di un fiume o di una foresta. Ha forma circolare ed è formato di 13 baidoge (capanne) una per ciascuna dei 13 clan o stirpi che vantano i Bororos, ciascuna delle quali ripete la sua origine da un animale. Ma qui ha la forma rettangolare, formato metà da casette in muratura e metà di paglia.

Nel centro sorge una capanna assai più grande di forma rettangolare. A il baimannageggeu, luogo di riunione degli uomini che vi passano il giorno lavorando archi e frecce, e vi dormono di notte quelli non ancora ammogliati.

In ogni capanna abitano tante famiglie d'uno stesso clan quante sono le donne maritate, ognuna delle quali ha un fuoco acceso, attorno al quale attende a cucinare. Quando l'uomo sta in casa, attende ai suoi lavori sedendo per terra su di una stuoia presso il fuoco della propria moglie. Il missionario però ora ha proibito che abitino più famiglie nella stessa capanna.

Ne visitai l'interno. Non c'è più la sporcizia di una volta. Un fuoco con una pentola di terra cotta in cui bolle acqua con pezzi di carne. Accatastati all'intorno mucchi di frutta, ossa spolpate, conchiglie di bivalvi, che loro servono come forbici e come cucchiaio, dei fusi, dei sassi per rompere i semi.

La donna siede su di una stuoia (gli indi non si siedono mai sulla nuda terra) circondata dai figli, dei quali il più piccolo prende il latte. Due pali trasversali in alto servono di sostegno agli archi, alle freccia, ai bastoni. Appese al soffitto pelli disseccate di giaguaro, puma e altre belve: trofei di caccia. Fuori arara (pappagalli addomesticati) e cani in quantità.

Ma ora gli abitanti di questo villaggio non vivono più la sfrenata libertà selvaggia della foresta. Sono degli onesti (benchè ancora indolenti) agricoltori, pagati con equa mercede. E vanno vestiti; ma è il loro massimo sacrificio, per cui, quando non sono vigilati, in un attimo te li vedi nudi. Alle funzioni di chiesa è raro che manchi qualcuno. Si comunicano quasi ogni festa e seguono la predica, fatta, si capisce, in lingua borora, assentendo, approvando ad alta voce con un mugolio rude a sentirsi, ma simpatico. Vengano a imparare qui tanti cristianelli civilizzati che patiscono l'odore della cera e fuggono dalla chiesa appena il sacerdote si volge dall'altare per parlare!

Le bambine sono curate dalle Suore e i bambini dai Salesiani. Sento in questo momento che stanno preparando la festa di domani: il Corpus Domini. Messa cantata con processione al mattino e accademia alla sera. Vicino, quasi a muro, si ripassa la Messa degli Angeli; più lungi le bambine cantano, la banda prova un pezzo del « Trovatore ». L'accademia sarà intramezzata da uno scelto programma cinematografico. Che cosa manca per darmi l'illusione di essere in Italia?

Dalla seconda Colonia Borora di Meruri, 2 luglio 1933.

Anche qui arrivammo a notte il 25 p. p. Non ci aspettavano più ed erano già coricati; ma i Bororos che hanno l'udito finissimo sentirono, ancora lungi un chilometro, il rombo del motore e diedero l'allarme. Anche qui il prodigio della luce elettrica. In un attimo la colonia fu illuminata e in piedi. Passammo sotto archi trionfali formati da rami di gigantesche palme e banane. Su due alti pennoni sventolavano nella luce acciaiata della luna due bandiere: la brasiliana e l'italiana. Appena discesi, fummo circondati da una turba: Padri, Suore e Bororos grandi e piccoli che si contendevano le nostre mani. La banda istrumentale attaccò la Marcia Reale. Erano tutti indi che suonavano: intonatissimi. Ricordo che i piatti li batteva un bororino di nove anni.

Dopo mi fu presentato un bororo, un colosso di vecchio, ancora nerboruto e dritto come un fuso. Era il cacìco Meriri-Kwadda, ora Capitano Gioachino.

Hanno fatto anche loro gli Esercizi Spirituali. Capiscono il portoghese e balbettano un po' d'italiano. Mi commossi al sentire una bororina di tre anni dell'Asilo cantare da sola « Don Bosco ritorna », e in piemontese: Don Bosc a l'éra 'n preive...

Anche qui la stessa vita laboriosa ed attiva dell'altra colonia. Coltivano la terra sotto la nostra direzione e sono pagati. Con lo stesso denaro comprano da noi la corrida, cioè il pasto caldo bollente e tutti gli altri oggetti necessari alla vita. Alla mattina, prima del lavoro si radunano tutti in Cappella, pregano, e ricevono una breve istruzione in bororo. Oratore: P. Crema, un veterano della Missione. Ha insegnato loro a lavorare la terra, a innalzare case, a costruire gli utensili di prima necessità, a fabbricare mattoni.

A sera si radunano di nuovo per le orazioni. Ma la « buona notte » la dà uno di loro. E una costumanza che il Missionario ha lasciata, perchè riesce assai bene. Sull'imbrunire, appena giù il sole, poichè qui dal tramonto si passa subito alla notte, quasi senza crepuscolo, le donne accendono i fuochi davanti alla propria capanna e attorno ad esso accudiscono alle proprie faccende. Gli uomini usciti dal baimannageggeu accendono un gran fuoco nel centro del villaggio, e, sdraiati o seduti, prendono posto tutt'attorno. Allora il capo prende la parola e porta a conoscenza di tutti - uomini e donne - le notizie pervenute loro da altri villaggi e gli avvenimenti della giornata coi commenti opportuni di lode o biasimo.

Quindi stabiliscono ciò che si deve fare nella giornata seguente, coi modi di un governo tutto familiare e paterno. Molte volte interviene anche il Direttore della Missione per impartire disposizioni particolari.

Sentono molto la nostalgia della foresta. E i Missionari come premio ve li riconducono di tanto in tanto; precisamente nei periodi in cui sostano i lavori della campagna. Vi restano 15, 20, 30 giorni, abbandonandosi alla gioia della pesca e della caccia.   (Continua).

Siam.

Care notizie dalla Missione

Amatissimo Padre,

I suoi figli del Siam hanno ripreso, da un mesetto, il nuovo anno scolastico; è il quinto dopo la presa di possesso della missione a noi oltremodo cara. Gli esami dati, o nelle scuole pubbliche, o da una commissione governativa nelle scuole nostre, hanno avuto esito molto consolante. Ancora perdura la gioia per l'umile, se si vuole, ma per noi tanto confortante successo, riportato dai nostri otto seminaristi e sette allievi maestri, nella scuola normale di Meklong.

La Chiesa gode, al Siam, un benefico primato nel campo dell'istruzione ed educazione giovanile, ed il governo ha mostrato più volte di non ignorarlo, confermando la fiducia che le famiglie, in massima parte non cristiane, pongono nell'elevatezza dell'apostolato scolastico missionario. Ma l'atto di una scuola privata che spontaneamente si presenta in gruppo ai pubblici cimenti coll'intento di coadiuvare ancor meglio lo sforzo di ascesa della Nazione per un maggior numero di diplomati seri, mentre sembrava a noi doveroso, fu interpretato dalle pubbliche autorità come una nuova espressione di voluto e deferente omaggio alle vigenti istituzioni e di amore fattivo e disinteressato per i giovani. Piacque e fu lodato.

Il governatore parlando dei candidati nostri, ad esami finiti, ha detto, tra l'altro, una frase molto espressiva nel linguaggio siamese e difficile a volgersi, nella sua brevità, in italiano, ma che potrebbe tradursi un po' liberamente senza alternarne per nulla il senso, così: Andare alle anime con cuore e visioni larghe senza distinzione di gente e di luogo. E questo lo diceva a loro, (son sue parole) cittadini del Siam, in lode dei loro educatori, che, di nascita, non erano tali.

UNA VISITA ILLUSTRE -Fu fatta dal nuovo governatore S. E. Phra Nikara Body, alcun tempo fa, a Bang Nok Khuek, il cuore, direi, nel momento attuale, dell'opera nostra missionaria, al Siam. C'è qui il Noviziato, lo Studentato teologico e filosofico e il piccolo seminario, pupilla dei nostri occhi, una fiorentissima cristianità, scuole elementari e magistrali, oratorio, compagnie di San Luigi, del SS. Sacramento, piccolo clero, circolo, banda e drammatica. Tutto un insieme di opere, insomma, che conforta il presente e può far spingere con fiducia lo sguardo nell'avvenire.

Trascrivo parte del discorso tenuto da lui ai nostri giovani e colto vivo vivo dalle sue labbra. «Dirò quel che ho già detto alle ragazze, ma che voi non avete sentito e lo ripeto perchè voi là non c'eravate. Avete dimostrato abilità nei lavori, nello studio, nei giuochi; ciò indica che noi non la cediamo alla capitale, benchè qui si sia nella campagna.

» Sono ammirato dell'ordine delle scuole, dell'educazione vostra, questo è segno dell'abilità e dell'amore di chi vi istruisce. Vi spesero soldi, fatiche corporali ed intellettuali e si sacrificarono per voi. Visitando le loro camere e le loro suppellettili si vede che non sono proprio venuti qui per far vita comoda, ma solo per il bene vostro; e voglio dirvelo affinchè lo conosciate. Vi ho visti gai, ne ho avuto piacere. Questo è buon segno, è segno della familiarità che esiste tra voi ed i vostri superiori ». S. E. continuò ancora assai a lungo, dando ai giovani ottimi, e direi, cristiani consigli; terminò facendo auguri per la prosperità della missione, invitando i giovani ad approfittare negli studi ed a crescere buoni. Alcuni piccoli siamesi gli offrirono mazzi di fiori, tutti batterono fragorosamente le mani, pieno il cuore di gioia e di riconoscenza.

LA NOSTRA RIVISTA PEI GIOVANI SIAMESI « MAXIMAVAI » - Il nostro amore per i giovani ci ha spinti ad iniziare una piccola rivista tutta per loro. Non si creda che abbiamo già una tipografia. La sognamo e l'attendiamo, anche piccolina, dalla carità di qualche generoso benefattore. Per ora tutto viene battuto a macchina o disegnato pazientemente in appositi fogli e poi affidato ad una modesta « Gestetner » manovrata a mano. Maximavai esce ogni mese; parla al cuore dei giovani per farli buoni, alla loro intelligenza con lavori letterari e note di scienza, li tiene lieti con giochetti e figurine. E indirizzata a tutta la gioventù siamese e s'ispira, se così mi è lecito esprimermi, alle ingiunzioni avute dal Pastorello dei Becchi nel suo primo sogno: « Mettiti dunque immediatamente a far loro una istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù ». Ciò spiega un po' il nostro programma e la nostra fretta.

Essa è nata il 12 febbraio, nel dì dell'incoronazione del Santo Padre, e si conserva negli archivi il primo numero che fu posto dal Superiore sull'altare mentre, celebrando la Messa, presenti tutti quelli che della nuova rivista erano in qualche modo animatori, invocava le benedizioni dell'Immacolata nel 75° anniversario della sua apparizione. Era piccola cosa davvero; ma Don Bosco, in altro campo, aveva pur cominciato così umilmente l'otto dicembre 1841.

Noi vogliamo bene a Maximavai (giovinezza) e non solo noi. In una visita recente a Bangkok, un esimio religioso, direttore degli studi di un collegio di massima importanza, mi diceva commosso: «Bene, congratulazioni! E ciò che mancava per i nostri giovani ». Redattore capo è il nostro confratello ch. Giovanni Gabriele Prachum; protettore lo stesso Governatore di Meklong. Oh, amato Padre! Le ho scritto or non è molto ed Ella certo ricorda ancora le accorate parole che imploravano il suo aiuto, l'aiuto dei generosi per impiantare davvero l'opera nostra tipografica. Ho qui sott'occhio una sua parola buona: « I tempi sono tristi; tuttavia ci penserò». I giovani sono divoratori di libri, non devono più divorare del fango. Non lasci cadere nel vuoto il desiderio dei suoi poveri figliuoli del Siam, quello di dare a tutta la gioventù siamese, così cara e così amata, pascoli ubertosi di buone e sane letture.

RISAIA CAMPO DI APOSTOLATO - ELEFANTI GENTILI - Lo sciamare da Bang Nok Khuek, anche quest'anno si è reso necessario nel caldissimo periodo che s'inizia nella seconda quindicina di marzo e prosegue raggiungendo un massimo assai penoso, per tutto aprile in modo particolare. Si è cambiato di residenza non permettendoci la nostra povertà di cambiare di aria e di clima. Il gruppo dei filosofi e teologi a Thàvà, quelli che stavamo per entrare nel tirocinio pratico a Vatphleng, i seminaristi indigeni a Bang Pong per un mese. Vacanze, diciamo così, a scartamento ridotto, assolutamente insufficienti... Ma ringraziamo già il Signore di questo.

A Vatphleng i nostri buoni chierici, ogni pomeriggio, hanno tentato un po' di oratorio in una risaia. Alcuni giocavano, altri s'intrattenevano a parlare coi genitori e parenti dei ragazzi. Spettacolo curioso davvero, piccolo seme, ma gettato con grande amore, seme del resto che deve aver fatto del bene se trovò chi se ne accorse e frappose ostacoli. Essi mi raccontarono infatti, che passando, un giorno, davanti ad un bananeto, vi trovarono quasi nascosti due piccoli amici.

- Non venite? - interrogarono sorridenti - andiamo, via.

- Non possiamo - risposero - il bonzo ha detto che ci farà saltare il pranzo; ci basta star qui a vedere.

Erano allievi della pagoda.

Ora manco a farlo apposta, quasi tutte le domeniche, in quella pagoda, si fanno nel pomeriggio animate partite, formando una sola famiglia tra ragazzi cristiani e pagani. Il parroco della medesima, dicono che un giorno si lamentò che gli rompevano le tegole; « Pagheremo», rispose l'assistente. Ma dopo non se ne parlò più. Penso che sia piaciuta anche a lui, benchè vecchiottto ed alieno per sistema di vita dal rumore, quella esplosione di allegria che continua tutt'oggi. Frutti? Verranno. E non conta nulla il lavoro di approccio? Se non altro non si è più estranei e non è più estranea una religione vista vissuta in una gioconda dedizione di sè con un sacrificio che spesso non è dei più leggeri. Essi poi, i giovani, non di rado sono vinti dalla bellezza della verità. Leggevo in Pensiero missionario, e mi parve molto bello, che un dì un Padre gesuita si trovò in treno con un suo ex-allievo di alta casta. Gli andò vicino, lo salutò paternamente; ma quale non fu la sua sorpresa nel vederlo improvvisamente piangere. Perchè? Piangeva perchè aveva conosciuto il cristianesimo e non poteva per motivi di famiglia, farsi cristiano. Penso che di queste anime eroiche ve ne siano un po' dappertutto nelle Missioni, cristiani di pensiero e di cuore. Non si potrà aumentarli con un più vivo contatto con molti, con innumerevoli giovani, per mezzo degli oratori? Ed affermando in questo modo la conoscenza del cristianesimo come fatto sociale, preparare più da vicino l'avvento del regno di Dio?

Anche tra i nostri seminaristi indigeni non mancarono giornate di spensierata gaiezza nelle umili vacanze così apostolicamente semplici.

Una volta trovandosi a passeggio s'incontrarono con due magnifici elefanti di servizio a trascinare enormi tronchi. Benche il Siam sia il paese di così utili animali, non bisogna credere che si trovino ad ogni piè sospinto sulla pubblica via. Anche qui il vederli domestici ed il poterli avvicinare è un avvenimento che riempie di gioia. Tanto più che talora sono così buffi!...

Un giorno per esempio mentre stavano ad osservarli, uno di essi, disceso nel fiume, assorbì colla sua proboscide non so quant'acqua e senz'altro fece a tutti una magnifica doccia. Ma in quella mattinata, non so perchè, era venuta a molti una voglia matta di provare le emozioni di una cavalcata che non è di tutti i giorni. Il loro buon assistente il chierico Ulliana, naturalmente non era da meno, ed avanzatosi un po' spontaneamente ed un po' spinto, domandò il permesso al domatore. Ma nessuno voleva fare il primo, sembrava che l'entusiasmo del momento si fosse alquanto raffreddato. Allora si fece egli coraggio, si attaccò alle orecchie, postò un piede sul ginocchio e snello snello salì sul groppone. Un applauso, un evviva ed in poco tempo le schiene degli enormi pachidermi furono al completo.

Vi lascio immaginare l'impressione, quando passarono per le vie di Ban Pong.

- Chi sono? - si domandava la gente.

- I neo (seminaristi) dei Salesiani --- rispondevano alcuni.

E quelle vesti nere?

- I chierici, loro assistenti.

- Ci vuole un bel coraggio -- commentavano alcuni, - « Bravi, bene! » aggiungevano altri. Intanto le grosse bestie si avanzavano spedite verso la casa e furono davvero gentili. Risparmiarono ai cavalieri l'impresa del discendere. Arrivati vicino alla porta d'ingresso, senza tante cerimonie, si chinarono, diedero un leggero scrollone, leggero relativamente, si capisce, e depositarono così i loro avventori facendoli rotolare gli uni sugli altri, senza incidenti, però.

Tutto era finito bene; si rideva da matti. Le buone bestie, buone davvero quando sono dome, si pappavano intanto canna da zucchero, banane, fasci d'erba, doni fatti da quelli che avevano portati, i quali non avevano voluto lasciarsi vincere... in gentilezza.

Naturalmente l'avventura non ha cessato di formare l'oggetto delle familiari conversazioni per svariati giorni. Trascrivo alcune impressioni; « Sembrava di essere come in mare su di una barchetta che si alza e si abbassa al rincorrersi delle onde; quello scricchiolio di ossa nel movimento cadenzato della gran massa dava la sensazione di formidabile potenza; e non c'era neanche un pelo per attaccarsi, se avesse fatto il matto saremmo rotolati come mattoni; un po' di spavento lassù c'era, ma non tanto ».

Penso che i nostri amici sarebbero disposti a ritentare la prova, ma interrogati tuttavia in proposito hanno creduto bene di non pronunziarsi, forse perchè la domanda era un poco maliziosa.

I nostri seminaristi sono tornati, anche quest'anno, con belle e care conquiste, ma di esse parlerò in altra circostanza.

Sia benedetto il Signore che ci dà prova di così vive predilezioni in mezzo alle dure strettezze della nostra povertà missionaria.

SEI NOVELLI SACERDOTI - Ed ora, amatissimo Padre, la gioia più grande.

Il primo luglio u. s. sei dei suoi figli lontani hanno salito l'altare. Eccoli nella posa presa appena finita la sacra funzione avvolti in una sfolgorante luce di pieno meriggio. Sembrava che il sole godesse di effondersi su quei primi fieri, cresciuti in terra di missione.

Fu una giornata memoranda! Chiesa gremita: gruppi di cristiani anche dalle residenze più lontane, sono accorsi a Vatphleng (la chiesa del canto) per assistere alla sacra Ordinazione. Momento di profonda commozione, quando i missionari che già hanno irrigato di sudore il duro solco, si unirono a Sua Eccellenza Monsignor Perros per imporre le mani ai nuovi fratelli! Rappresentava il clero indigeno il nostro buon Padre Domenico Savio. Tutto si confondeva in una mirabile visione di bene passato e futuro, mentre si rinnovava la perpetua giovinezza del sacerdozio cattolico nell'anno 19 volte centenario della Redenzione.

L'ORA SANTA IN UNIONE COL PAPA - Fu ispirata dall'anno santo, dal nostro amore al Papa, dal desiderio di entrare nei suoi au gusti intendimenti, di pregare per Lui, per tutto il mondo, di ripetere in un modesto lontano tempio l'ora santa celebrata a Roma nella Chiesa-Madre di tutte le chiese. E riuscì, solenne nei canti, nelle preghiere devote, nei silenzi che erano adorazione, nelle parole che della Passione di Cristo disse il nostro D. Bainotti come primo omaggio di novello Sacerdote, nei richiami all'Eucaristia fatti dal nostro D. Bosso.

Quando uscimmo Mons. Perros ci espresse tutta la sua grande consolazione. - È la prima volta, che si fa l'ora di adorazione così? - mi chiese. - Sì, Eccellenza, almeno, in modo così solenne! -

- Bene! Fu un'ora degna della festa di oggi.

DUE LUGLIO - È stato il giorno delle prime Messe che si succedettero all'altar maggiore con calma serena, con profondo senso di raccoglimento e di pietà in chi celebrava ed in chi ascoltava, mentre tutta una folla si accostava a ricevere la santa comunione dalle mani che erano state consacrate solo il giorno innanzi. Eravamo ancora in chiesa, quando arrivarono S. E. il Governatore e il Vicegovernatore della provincia di Rajaburi. Erano schierati all'imbarcadero i nostri Esploratori di Bang Pong. Da qualche tempo ricevevamo vive insistenze dalle primarie Autorità perche istituissimo il corpo dei « tigrotti » come qui si chiamano gli esploratori. Pensammo che il cristianesimo non è estraneo a nessuna buona iniziativa e che l'aderire alle saggie istituzioni dello Stato, è carità di Patria, perciò rispondemmo di gran cuore all'appello. I primi a nascere come reparto ufficialmente approvato, erano proprio quelli che in quel giorno rendevano gli onori agli Ospiti illustri riscuotendo simpatie e plausi. Al mattino, vestiti della loro bella uniforme, avevano assistito in gruppo alla messa di uno dei novelli Sacerdoti, accostandosi con edificante contegno alla sacra Mensa.

Il Governatore ne fu entusiasta!

Riporto le sue gentili parole al levar delle mense. Al nostro chierico Giov. Gabriele Prachum che nel rivolgere un ringraziamento ed un saluto, aveva richiamato l'attenzione sugli scopi dell'attività missionaria, ed aveva soggiunto con frase vibrata - Io, Siamese, mi sono fatto Salesiano specie perché ho visto che essi andavano ai giovani e ne maturavano frutti preziosi per la Patria; invito tutti ad inneggiare alla prosperità del Siam... - gli rispose: « Ho sentito il discorso che ora si è fatto, e confesso che è per me un grandissimo onore, l'aver udito da voi tanti voti per la prosperità del Siam, Io, che sono il Rappresentante, conosco lo scopo della vostra Società. Il Governo ha già lodato il lavoro dei missionari dicendo che essi sono venuti veramente ad aiutare il Siam, ma ciò che ho visto e compreso oggi me lo indica più chiaramente. Quindi io, come Rappresentante del Governo, invoco la benedizione di Dio che si trova in Cielo a discendere sui nuovi preti e sulla Società Salesiana affinchè prosperi e si consolidi sempre più! »...

Oggi, 25 luglio, proprio mentre sto scrivendo le ultime righe, i nostri cari Siamesini stanno succedendosi ai piedi dell'altare insieme a noi, invocando da Dio, la glorificazione suprema del Padre. Che Egli dal Cielo continui a benedire il nostro lavoro!

Baciandole affettuosamente la mano mi dico

Suo aff.mo figlio

Sac. G. PASOTTI Missionario Salesiano.

Dal Congo Belga.

Un'ora con Mons. Sak

Prefetto Apostolico dell'Alto Luapula.

Da tanto tempo non abbiamo detto più nulla delle nostre missioni nel Congo Belga. Un'intervista con Mons. Sah, Prefetto Apostolico, ci ha offerto varie notizie.

- Qual buon vento la riporta in Europa, Monsignore ?

- Eh, la fame fa uscire i lupi dal bosco. La crisi economica ci ha colpiti terribilmente, al Congo Belga. Le nostre opere sono minacciate: ventidue anni di apostolato compromessi! Così, dopo tre giorni di ferrovia e diciotto di mare, sono venuto qui per difendere la mia causa, che è anche quella della civiltà, dinanzi al Governo e dinanzi alla carità inesauribile dei nostri amici. Mi sono rimesso in comunicazione con le nostre opere del Belgio, ed ora eccomi qui a Torino, vicino all'Urna del Beato. È il più potente ed il più fedele dei miei benefattori: è giusto che cominci da lui.

Si tratta di resistere e di superare l'ostacolo tremendo della crisi. -

- Quali sono stati i suoi effetti, per quanto la riguarda?

- Prima di tutto ci ha fatto ridurre fortemente i sussidi governativi; e non è poco, creda, perchè il peso che ho sulle spalle è molto pesante. Le opere della Propagazione della Fede e della Santa Infanzia ci aiutano largamente, è vero; ma il loro appoggio, e quello del Governo belga ci tolgono le preoccupazioni per sei mesi soltanto: bisogna che io trovi modo di far vivere la nostra missione, con tutte le sue opere per gli altri sei mesi: e l'impresa non è facile.

La crisi finanziaria è stata aggravata da una crisi morale di carattere particolare, il malcontento dei neri congedati dall'Unione mineraria del Katanga. Katanga vuol dire rame, lo sa: tutta la sua ricchezza è nel rame. C'è stato un periodo in cui la provincia era in una prosperità grandissima; i neri non erano mai in numero sufficiente per estrarre il metallo. A Bruxelles gli azionisti della Compagnia percepivano dividendi fortissimi. La popolazione di Elisabethville cresceva di mille abitanti all'anno. Dai villaggi dell'interno si aveva un'immigrazione nera fortissima e quindi anche per noi molti catecumeni. Improvvisamente, tutto fermo.

Il rame non ha più sbocchi, i magazzini si riempiono. Immagini lo squilibrio che si è prodotto in tutta la regione. Più di 8oo europei hanno dovuto tornare in patria; per i disoccupati bianchi si sono fatte sottoscrizioni; ma i neri sono semplicemente stati rimandati a casa. L'effetto fu disastroso. I neri avevano perso l'abitudine di lavorare la terra e non volevano più ricominciare; tanto più che si vedevano messi da parte come vecchi strumenti inutilizzabili. Dispetto da un lato, disgusto dall'altro. Questi avvenimenti non sono fatti per aumentare l'affezione dei neri. Quando l'industria riprenderà, non so come faranno a persuaderli ad offrire ancora i loro servizi. Questa crisi è stata troppo brusca, ed ha trovato impreparati gli animi, e, d'altra parte, si è forse mancato un po' di riguardo verso questi poveri neri che, al tempo dei lauti affari, si erano prestati così volentieri all'estrazione del rame.

Per noi il colpo è stato forte perchè le nostre. risorse che sono per gran parte quelle della carità, sono diminuite. Abbiamo dovuto diminuire il numero dei catechisti, degli assistenti e dei bambini. E stata una cosa penosissima.

- Eppure, Monsignore, l'ultimo numero dell'Eco delle Missioni del Katanga, che è sempre tanto interessante, ci ha dato cifre molto consolanti.

- Sono autentiche; lo può ripetere ai lettori del Bollettino, perchè riassumono pienamente la nostra attività dell'anno scorso. Milletrecento catecumeni in più; 730 battezzati, 24 scuole con 1937 scolari. Nei nostri dispensari abbiamo curato 17276 malati o feriti. E per di più, nonostante la miseria dei tempi, abbiamo potuto diminuire di 21.000 franchi il debito per la costruzione della chiesa. Non ci restano che 164.000 franchi.

- E il suo piccolo Seminario?

- Anche questo è in aumento. Attualmente ci sono 37 allievi. L'ho trasportato da La Kafubu a Kipushya, in piena boscaglia.

Avevano troppe distrazioni. Nella solitudine lavoreranno meglio. Sono dei cuori d'oro quei seminaristi! Durante le vacanze si sparpagliano in gruppi per i villaggi, insegnando ai neri il canto e il catechismo. Così cominciano presto il loro apostolato.

-- E con che mezzo riesce ad accaparrarseli?

- Ce li portano i missionari dai villaggi.

Seguono lo stesso metodo che si segue in Europa. Si preferiscono i bambini che si comportano bene, che sono intelligenti e che dimostrano di avere tendenza alla pietà ed alle cose di Dio.

Non dispero di poter fondare tra poco anche uno studentato teologico, a fianco del Piccolo Seminario. Il nero si adatta male all'Europa, c'è troppa differenza di clima.

La nostra prima vocazione indigena, Antonio Munungo, che sta per terminare gli studi al nostro studentato di Farnières, sarà probabilmente una delle colonne di questa scuola di teologia. Può constatare che, anche in fondo alla foresta equatoriale, si lavora, secondo i desideri del S. P. Pio XI, per la formazione del clero indigeno. È necessario, perchè siamo addirittura schiacciati dal bisogno. Non se ne può avere un'idea. Tutto il Sud Katanga, che costituisce la prefettura apostolica dell'Alto Luapala sarebbe convertito in pochi anni se non ci mancassero gli apostoli. Si può dire che, in linea di massima, tutte queste popolazioni, che ascendono a circa 1oo.ooo anime, desiderano il Battesimo.

- E come vengono preparate?

- In modo molto serio, e dopo un tirocinio piuttosto lungo.

Sorrido ancora pensando alla lettera di un eccellente amico belga, filosofo appassionato, che, dopo cinque mesi dal mio arrivo al Congo, mi chiedeva in una lettera: « Quanti Battesimi hai già fatto? ». Uomo ingenuo! Ci vuol molto tempo per fabbricare un cristiano, che è il capolavoro della terra. Un anno di postulato, tre di catecumenato con istruzione catechistica quasi quotidiana, quattro settimane di preparazione diretta, alla residenza centrale, terminate con un ritiro, e finalmente il Battesimo. Ecco la trafila per cui devono passare i nostri neri per diventare cristiani; e non è troppo. Pensi all'immenso sforzo che impone una conversione nelle terre africane. L'intelligenza, l'immaginazione, il cuore si conquistano facilmente alla nostra religione, che è così parlante, ma i sensi? Si tratta di secoli di abitudini - e che abitudini! - che bisogna contrastare, ritorcere, annientare. Il còmpito è sovrumano. Soltanto la grazia di Dio può realizzare questo miracolo di lenta distruzione.

- In che proporzione perseverano i suoi cristiani?

- 8o, 85 per cento.

- E come perseverano?

- Molto bene: accostandosi ai Sacramenti che dànno loro la forza di dominarsi, fino a padroneggiarsi completamente. I neri vicini alla Missione si comunicano tutte le domeniche. Quelli lontani possono farlo almeno ogni mese, mentre quelli che abitano tra le mura salesiane prendono facilmente l'abitudine di comunicarsi ogni giorno. Provi a pensare alle ore di confessionale che sono necessarie.

Eppure questa fatica è ancora un nulla, di fronte a quella necessaria per l'evangelizzazione. Ogni centro missionario, La Kafubu, Kiniama, Sakania, Kipushya, Kakyelo, conta alle sue dipendenze decine di villaggi, che devono essere visitati ogni settimana, per controllare e completare il lavoro del catechista, mantenere nella vita cristiana le famiglie dei battezzati, visitare i malati, occuparsi dei giovani, mettersi a disposizione di tutti per ogni genere di aiuti. È massacrante!

- Ma i catechisti aiutano bene?

Senza di loro non concluderemmo nulla. Sono i nostri ausiliari indispensabili. Se sapesse che venerazione hanno per noi! Costretto dalla necessità ho dovuto ridurre il loro stipendio, già molto magro. Non uno ha protestato. Sono anche stato sul punto di sopprimerne una trentina. Allora le vittime designate sono venute a trovarmi dichiarandomi che avrebbero lavorato gratis, per il Signore. Si sarebbero accontentati di un po' di cibo, assicurato. Come si potrebbe retrocedere con simili truppe?

- Quali sono gli ostacoli seri che si suppongono alla perseveranza dei nuovi cristiani?

Uno solo.

Lo stregone?

- No. Lo stregone è il nemico subdolo, ma non è l'ostacolo.

La sua influenza nel villaggio è immensa, si capisce; la sua vendetta è implacabile, tutti lo sanno; ma dinanzi al missionario si fa piccolo e lo saluta con ossequio. Serve soltanto a far tremare i deboli.

- Ce ne sono molti?

- Qualcuno sì, purtroppo. E su questi evidentemente lo stregone ha un'influenza nefasta. Sente nettamente che ad uno ad uno, il missionario gli ruberà tutti i clienti: ed allora lavora di nascosto per rovinare i suoi insegnamenti, non opponendone altri, come si potrebbe supporre, ma terrificando le anime semplici con la minaccia di gettare un sortilegio sull'infedele che abbandona le credenze tradizionali, o meglio con le vie di fatto, e specialmente col veleno.

- Col veleno?

Sì, purtroppo. E sempre molto suggestiva la dichiarazione che un tale è morto perchè ha tradito il culto degli antenati. Soltanto il Cielo può colpire un uomo in modo simile, e se lo fa, ciò significa che il Cielo è irritato. In realtà il povero diavolo ha semplicemente commesso l'errore di urtare il suo bicchiere con quello dello stregone che fu pronto a gettarvi una polverina di effetto sicuro che teneva nascosta sotto le unghie. Non è molto difficile. Gli stregoni sono artisti.

- Terribili.

- Sì, ma il loro regno sta per tramontare. La Croce si avanza ed essi sono sicuri della sconfitta. Quando in un villaggio si può stabilire il maestro cattolico, il catechista, la loro dominazione è assolutamente compromessa.

Ma quale è allora l'ostacolo?

-- Il matrimonio misto. Nove volte su dieci, il nero che si unisce ad una giovane pagana tradisce praticamente la sua fede, si allontana da noi.

- E l'ubbriachezza non è un grande ostacolo alla perseveranza nelle virtù cristiane?

-- Bisogna distinguere. La domenica sera i neri non perdono l'occasione di bere qualche bicchiere più del necessario. E quasi fatale. L'abitudine non è tanto cattiva: gli effetti di questa birra indigena sono molto mitigati. Gli uomini si riuniscono verso le sei di sera e bevono a gran forza. Le donne invece fanno le consumazioni a domicilio. Le conseguenze di queste bevute non sono gravi: i neri continueranno a sentire per tutta la sera e per una parte della notte una gran voglia di chiacchierare e di cantare. Insomma, staranno allegri, e la mattina dopo tutto sarà passato.

Ma non si può dire altrettanto delle orgie che si verificano nei villaggi congolesi in occasione di funerali, di nozze, di lune nuove. Le bevute si succedono alle bevute, tutta la popolazione si ubbriaca e cominciano le danze e le risse. Il meno che può succedere è una quantità di feriti che ci portano al dispensario la mattina dopo; ma c'è quasi sempre di peggio.

In fondo non c'è da stupirsi troppo. Il demonio, possessore secolare e tranquillo di questi luoghi e di queste anime non può disarmare senz'altro, ma va a cercare, nel più intimo delle abitudini ereditarie, e trionfa. I suoi giorni però sono contati sulle rive del Luapula: lo dica, lo ripeta forte dalla grande tribuna del Bollettino, che riunisce centinaia di migliaia di amici nostri. I suoi giorni sono contati, se questi amici vorranno continuare ad aiutarmi nonostante la crisi.

Ho già 48 scuole; ne occorrono 15o. Ho 5o missionari meravigliosi, ne vorrei più di 1oo. Un solo ostacolo, su cui bisogna concentrare tutti gli sforzi. Sorge un edificio pieno di avvenire, che abbiamo costruito in 22 anni: non basta rafforzarlo, bisogna raddoppiarlo, triplicarlo. Domani o dopodomani tutto l'Alto Luapula può essere dominio di Cristo. Chi non vorrà aiutarci a realizzare la conquista?

- Auguri, Monsignore, di gran cuore.

PER INTERCESSIONE DEL BEATO D. BOSCO

Guarito da bronco-polmonite. -

La notte del 6 al 7 maggio c. a. il mio bambino Antonio Ricci di anni 4, fu improvvisamente colpito da febbre. Sul principio la mamma ed io credemmo che fosse causa di un poco di strapazzo, tanto più che il giorno avanti il bambino era stato molto vispo; ma durante la giornata la febbre aumentò, tanto che mi decisi a chiamare il medico, il quale mi dichiarò che il bambino era colpito da broncopolmonite ed incominciò senz'altro le cure del caso. Io però mi rivolsi subito anche al Beato Giovanni Bosco, pregandolo a volermi salvare il mio angioletto. Ogni tanto poggiavo sulla fronte scottante del bambino, l'immagine del Beato, come per dargli sollievo, poi finii col mettergli l'immagine sotto il cuscino.

Il 14 mattino il mio Antonino parve molto più sollevato, e con pochissima febbre, e verso le 11 antimeridiane questa scomparve completamente. Io e la mamma credevamo che il nostro piccolo fosse salvo, ma questa gioia che cominciava a sorgere nel mio cuore, ben presto scomparve, nel leggere nel volto dei vicini che venivano a visitare il piccino, un senso di mestizia e pietà verso di noi. Impressionato e col presentimento di una sciagura, per accertarmi delle condizioni del mio figliolo, chiamai in fretta il Prof. Fiorentini, il quale appena visitato il piccino si rivolse a me che spiavo ogni suo movimento e mi disse: « Il cuore è stanco di battere, il bambino è in pericolo di vita ». Dal modo con cui ci lasciò, capimmo troppo bene che non vi era alcuna speranza. Straziato dal dolore che solo i genitori provano al capezzale di uri figlio morente, nel sollevare la testina dell'infermo per acconciargli il cuscino mi capitò in mano l'immagine del Beato Giovarmi Bosco, e uri lasciai sfuggire quasi un rimprovero: « Perchè non mi hai aiutato? ». Ma tosto crebbe la mia fede e promisi che se mi avesse salvato il bambino, avrei fatto pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, e che avrei professato più apertamente la devozione che già nutrivo verso di Lui.

Il piccino nel pomeriggio peggiorò, la febbre salì fino a 40 e 1 e pareva che venisse a mancare da un minuto all'altro. Ma verso mezzanotte ecco il male diminuire; il piccino si addormentò con sonno calino fino al mattino e la febbre dal giorno 15 scomparve gradualmente. Il piccino fu salvo ed ora gode ottima salute. Il professore rimase meravigliato. Con riconoscenza

AMLETo Ricci (Roma).

Il Beato D. Bosco ci ottiene la guarigione perfetta della nostra figlia Rosa. - Col dolce conforto di avere una piccola « Rosa » da offrire al Signore, avemmo, subito, un grande dolore. Le gambe della bimba parevano come paralizzate. Visitata dal valente professore Faldini di Bologna, fu giudicata affetta da lussazione bilaterale alle anche. Occorreva una lunga cura di immobilità entro ad un apparecchio di ingessatura, per una probabilità di guarigione. Appena cominciò il martirio della piccola innocente di sei mesi, incominciò anche il martirio nostro, che l'amavamo e l'amiamo come noi stessi. Ci affidammo però subito al Beato Don Bosco, con una serie di novene che continuammo ininterrottamente per circa un anno.

Ad aggravare la situazione sopraggiunse un exema. La povera piccina sembrava un fiore senza colore, un visino senza sorriso, gli occhioni grandi e belli troppo sovente troppo pieni di lagrime!... Giunse al punto che, una notte, credemmo di perderla. Dire dell'ansia, dello spasimo nostro?... « Don Bosco, salvatecela!... » gridammo. E il Beato ascoltò il nostro grido, le nostre preghiere. La bimba non morì; soffrì molto ancora. Furono dieci mesi di prigionia in tutto; poi venne la liberazione. A poco a poco incominciò a reggersi sulle gambine diritte... e poscia a camminare. Riprese il suo bel colorito e la guarigione fu completa, senza alcuna conseguenza.

Non sappiamo esprimere tutta la nostra riconoscenza. Vorremmo ispirare a tutti fiducia illuminata nella sua intercessione.

Modena, 30 agosto 1933.

CLEMENTINA E GIANNETTO CAVAZZUTI.

Guarita da pelviperitonite. - Mia moglie, Pasquali Corinna d'anni 42, ammalò gravemente di pelviperitonite il 16 giugno u. s. Il 18 in stato gravissimo per ordine dei medici, prof. Stroppa e dott. Delbue fu ricoverata d'urgenza all'ospedale, e qui, dai suddetti e dott. Angela Martini fu confermata dopo la radiologia la peritonite diffusa. Anzi il dott. Martini, da me interpellato, mi disse queste testuali parole: « Sig. Ballarini, il caso è disperato: non c'è ormai altro che Ouel di sopra ». Posi sul letto di una moglie una reliquia ex indumentis del Beato D. Bosco. Scrissi pure al Rettor Maggiore perchè facesse pregare gli orfanelli dell'Oratorio, tanto caro a D. Bosco. Intanto il 19 giugno furono amministrati all'ammalata i santi Sacramenti della Confessione e Comunione. Il giorno 20, per nuovo peggioramento le fu amministrata anche l'Estrema Unzione. Io però non cessai di raccomandarla a D. Bosco, anche a nome dei miei quattro figlioli incoscienti della sciagura che sovrastava. Il 21 mattina, dopo una notte alquanto tranquilla, cessarono i conati di vomito, cessò il delirio, cessarono i continui insistenti atrocissimi dolori, diminuì di molto la febbre sempre persistente sui 40° ed 8 ed il miglioramento continuò avendo l'intestino riprese le sue regolari funzioni.

Dopo 56 giorni di letto, fra la nostra gioia, con soddisfazione dei medici curanti e delle Suore mia moglie potè tornare a casa e riprendere le sue faccende domestiche. Non cesseremo di ringraziare il Beato Don Bosco.

Valeggio Im., 23 agosto 1933.

obbl.mo BALLARINI SECONDO.

Altre anime riconoscenti al Beato D. Bosco:

Callegari Lusardi Francesca (Caneso di Bedonia) ringrazia pubblicamente il Beato D. Bosco per averla perfettamente guarita da una sindrome complessa che la tormentò per ben quattro mesi.

Finetti G. (Mandello Lario), colpita da gravissima malattia elle preoccupava anche il dottore curante, invocò fiduciosa il Beato D. Bosco e, proprio nel giorno anniversario della sua Beatificazione, ebbe un miglioramento imprevisto che felicemente continua.

Pane Maria (Castell'Alfero) è profondamente riconoscente al Beato D. Bosco per la paterna assistenza onde le fu largo dal 27 di maggio u. s. al 31 luglio, tempo che trascorse gravemente inferma all'ospedale. Fa offerta in favore delle Missioni Salesiane e supplica il Beato a voler continuare su di lei e sulla sua famiglia la sua protezione.

Dell'Utri Lucio - seminarista- (Caltanissetta) nel novembre del 1932 fu colpito da tifo e ne guarì per intercessione del Beato D. Bosco.

Martini-Maria (Genova-Pegli) ringrazia il nostro Beato che la consolò concedendole la grazia della guarigione del marito. Riconoscente fa offerta per i lavori del nuovo altare pel Beato.

Masoero Giacomo, ricoverato d'urgenza all'ospedale perchè affetto da appendicite complicata con tifo, ne uscì dopo 18 giorni, debole ma guarito per bontà del Beato Don Bosco al quale serberà eterna riconoscenza.

C. N. (Roma) ringrazia con infinita gratitudine il Beato D. Bosco che le ha ridonata la vita.

Sacchi Adele sofferente da otto anni per fibroma uterino, prima di sottoporsi ad operazione si raccomandò al nostro Beato facendo la sua novena. L'operazione fu sospesa e dopo una breve cura, cominciò a migliorare. Fa offerta per le Opere Salesiane.

Iametti Pasquale e Maria, avendo il loro Luigino ridotto in fin di vita causa gravissime scottature, ne affidarono la guarigione al Beato Don Bosco e il bimbo guarì.

Belgenio Anna ringrazia il nostro Beato per la grazia che le ha concessa e riconoscente porge offerta per le sue Missioni.

Incardona Sarina (Valguarnera) sofferente da tempo, invocò il Beato Don Bosco e scomparve ogni malanno.

Bernardi Teresa (Gassino Torinese) ringrazia di cuore il Beato Don Bosco per aver salvato la vita a lei ed a suo marito in un incidente motociclistico.

Filippa Anna (League) causa un disastro automobilistico si trovò sotto lui carro capovolto e, grazie alla protezione visibile del nostro Beato, ne uscì perfettamente illesa! Riconoscente invia offerta per le Opere Salesiane.

Filippa Maddalena (Agliano d'Asti) avendo il marito infermo da due mesi senza speranza di prossima guarigione l'affidò al Beato D. Bosco e, dopo una fervorosa novena, l'infermo cominciò a migliorare.

M. (Trino) dopo un anno di suppliche al Beato D. Bosco è stata esaudita con una grazia straordinaria. Riconoscente ringrazia il caro Padre e porge tenue offerta per le sue Missioni.

Sargiotto Angela commossa ringrazia il nostro Beato che le concesse la guarigione di persona cara.

N. G. preoccupato per oltraggiosi attacchi al suo onore, per intercessione del Beato D. Bosco, ha potuto ottenere la dovuta riparazione. Riconoscente ha fatto offerta in favore delle Missioni Salesiane.

P. T. è riconoscente al Beato D. Bosco che ha dato a sua moglie il coraggio di sottoporsi, con felice esito, ad una grave operazione.

Falcitelli Nuccia (Potenza) avendo una nipotina graveolente inferma di gastro-enterite, ne affidò la guarigione al Beato e fu prontamente esaudita.

N. N. (Ranocchio) ringrazia il Beato D. Bosco per la grazia che le ha concessa e ne attende, fiduciosa, un'altra.

Serafini Arcangeli Maria (Cuneo) rende pubbliche grazie al nostro Beato che le concesse la guarigione di un figlio da una grave broncopolmonite e a lei il felice esito di un'operazione allo stomaco.

Cucco Mario (Serralunga d'Alba) ringrazia di cuore il Beato D. Bosco che gli salvò la vita in una grave caduta sotto il proprio carro.

1° Tenente Carlo Maraschi (Milano) ringrazia il Beato D. Bosco per una segnalata grazia ricevuta.

NECROLOGIO

S. EM. REV.MA il signor CARD. RAFFAELE SCAPINELLI DI LEGUIgNO, Datario di S. S. Nacque a Modena il 25 aprile 1858 e morì a Roma il 16 settembre u. s. Uomo di ardente pietà, di consumata prudenza, di inesauribile carità, coperse alti e delicati uffici nelle Congregazioni Romane e rese preziosi servizi alla Santa Sede.

Addetto dapprima alla S. C. degli Affari Ecclesiastici Straordinari, fu, in seguito, Segretario del Nunzio di Lisbona, Uditore alla Nunziatura di Olanda, Minutante di prima sezione alla Segreteria di Stato, Segretario della S. C. degli Affari Ecclesiastici Straordinari, Arcivescovo titolare di Laodicea di Teodoriade e Nunzio Apostolico a Vienna ove lo sorprese la bufera della grande guerra. Creato Cardinale da S. S. Benedetto XV, il 6 dicembre 1915, fu prima Prefetto della S. C. dei Religiosi, indi appartenne a varie S. Congregazioni. finchè due anni or sono il S. P. Pio XI lo nominò suo Datario.

Ammiratore del Beato Don Bosco era nostro Cooperatore da molti anni.

S. E. REV.MA MONS. G. B. RESSIA. Vescovo tit. di Elenopoli, già Vescovo di Mondovì. È morto nella Piccola Casa della Divina Provvidenza « Cottolengo » di Torino ove aveva iniziato il suo ecclesiastico ministero. Decano dei Vescovi piemontesi, resse per 35 anni la Diocesi di Mondovì con zelo instancabile ed illuminato informandola ad un fervore di vita cristiana che fu il miglior retaggio del suo Successore al quale, quando le forze gli vennero meno, lasciò con edificante umiltà il governo dell'amato suo gregge. Nella casa del dolore santificò gli ultimi Mesi della sua vita preziosa.

Salesiani defunti.

VARCHI ANTONIO, sac. da Montanaro (Torino), + a Lavrinhas (Brasile) il 22-6-1933

Accolto con particolare affetto dal Beato Don Bosco, fu da lui inviato ancor chierico all'incipiente Opera Salesiana del Brasile e là spese in diverse case la sua preziosa attività ravvivata da uno spirito di unione con Dio che lo distinse come uomo di grande orazione. Fu sua gloria l'assistere l'Equipaggio dell'Incrociatore italiano « Lombardia » che nel 1896 fu vittima della febbre gialla. Lo fece con vero eroismo di carità. Ma quando gli si volle consegnare la medaglia di benemerenza con cui S. M. il Re d'Italia intendeva in qualche modo ricompensarlo, ricusò energicamente, ripetendo: « Paradiso! Paradiso! ». La santità della sua vita ci fa sperare che il Signore glielo abbia concesso sollecitamente.

BARBERIS LUIGI E., sac. da Torino, † a Santiago (Cile) il 1-7-1933.

Destinato anch'egli ancor chierico alle Missioni trascorse i suoi anni nelle Case salesiane del Cile dedito all'insegnamento ed al sacro ministero.

PERCHUC ADAMO, sac. da Czeputha (Polonia), + a Varsavia il 1-7-1933.

Sbocciato sotto la bufera della persecuzione in una famiglia di zelanti Uniati e battezzato da un pope scismatico, in mancanza di un sacerdote cattolico, fece a 15 anni la sua solenne professione cattolica che compì col consacrarsi per sempre al servizio del Signore. Vero Apostolo nella cura delle anime si può dire che la sua vita si è consumata nel confessionale, per Cristo, tutta e sempre.

CASSINI CELESTE, coad. da Zoppola (Udine), + a Buenos Aires (Argentina) il 3-7-1933.

Nell'Anno Salito della Redenzione è morto questo nostro buon coadiutore, vero campione della divozione della Via Crucis ed appassionato al servizio della Santa Messa, che voleva riserbato a se ogni volta che era libero da altri doveri di obbedienza. Fu accolto nella Congregazione dal Beato Don Bosco e visse oltre cinquant'anni, quasi tutti nelle nostre case di Buenos Aires.

GARRIONE DANTE MARIA, ch. da Costigliole d'Asti (Alessandria), + a Cuenca (Equatore) il 3-7-I933.

Alle soglie del sacerdozio questa giovane vita piena di promesse fu stroncata dalla morte. Ma egli ne aveva fatto sacrificio al Signore per la conversione dei Kivari cui anelava di consacrare tutto il fervore del ministero.

TOCCAGNI GIUSEPPE, coad. da Bulgare (Bergamo), † a Rovereto (Trento) l'11-8-1933.

Ottimo sarto trascorse i suoi giovani anni nelle nostre scuole professionali di Verona e di Venezia edificando tutti colla sua condotta pia, docile e diligente nel quotidiano lavoro.

NARDI D. VENERIO sac. da Rocchetta Varo (Massa Carrara) † a Treviglio (Bergamo) il 16-9-1933, a 77 anni di età.

Figura veneranda di salesiano d'antico stampo, crebbe alla scuola del B. Don Bosco e ne trasfuse lo spirito nella direzione di varie Case salesiane ove la sua memoria vive ora in affettuosa venerazione.

GALLO FRANCESCO, coad. da Pocapaglia (Cuneo), † a Casale Monferrato (Alessandria) il 28-8-1933

Coadiutore anziano, 4o anni di vita religiosa, di pura marca salesiana era prezioso e gradito in tutti gli uffici. I brevi istanti di libertà giornaliera se li godeva in Chiesa con ammirabile fervore di cristiana pietà.

Cooperatori defunti.

ALESSANDRO RAVASI da Zara. Cristiano d'antico stampo, tutto fervore di pietà e di apostolato ha dato due figli alla Congregazione Salesiana ed una figliuola all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Amò il lavoro fino alla morte e spirò dolcemente rassegnato alla volontà di Dio colla speranza del Cielo.

IDA COLOMBO ved. RUZZEDDU. Improvvisamente, mentre uno dei quattro figli, nelle Missioni salesiane del Siam sta temprandosi all'apostolato, volò al Cielo col conforto di aver assicurato anche agli altri una saggia educazione cristiana, all'ombra di Maria Ausiliatrice, secondo lo spirito del Beato Don Bosco.

CIFARELLI ch. FRANCESCO da Montescaglioso, fu in famiglia e nel Seminario di Salerno un fervido Cooperatore salesiano. Nella sua formazione aveva preso a modello il Beato Don Bosco. Trapiantato così presto in Paradiso lascia sulla terra il profumo di esimie virtù.

ALETTO cav. GIROLAMO ex-sindaco di Montemagno Monferrato. Uomo di chiare virtù, visse per la famiglia e pel pese cui prodigò cordialmente le sue cure.

Altri Cooperatori defunti:

AGRIZZI LODOVICO, Verona.

ALAGNA PiETRo, Marsala (Trapani). ARBUTTO ANGELA SPASSINO, Torino.

BENSi M. Ved. MOLINARI, Incisa Scapaccino (Aless.). BERARDELLI Cav. LUIGI, Pinerolo (Torino). BERTONE GIOVANNI, Romano Canavese (Aosta). BIGNOTTO DOMENICA, S. Bonifacio (Verona). BITTI PEPPINA MASALA, Nule (Sassari). BoNAIUTI GIUSEPPE, Milano. BoNFiTTO ENRICO, Pisa.

BORGIOLI Dott. AMONASDRO, Ragusa. BRUERA MARIA Ved. BRUNERO, Torino. CANEVALI CATTERINA, Breno (Brescia). CASSATE GIUSEPPE, Troia (Foggia). CoMINCINI ERNESTO, Pralboino (Brescia). CONSONNI LIMONTA GILDA, Terno D'Isola (Berg.). CoRTINOVIS A. RuDELLI, Trescorre Balneario (Berg.) DIVIZIA GIUSEPPE, Stellanello (Savona). D'ORLANDo A. Ved. ANGELI, Martignacco (Udine). FALETTI FRANCESCA, Castagneto Po (Torino). FERRI EMILIA, Bologna.

FIORIo D. DOMENICO, Chivasso (Torino). FLAIBONI Giov. BATTISTA, Udine. GALLOTTI SERAFINO, Tromello, (Pavia). GARMAGNANO RAMBAUDI GIUSEPPINA, Torino. GHIDONE LoRENZo. S. Damiano d'Asti (Aless.). GoRLIER GIUSEPPE, Torino.

GRAZIANI D. MASSIMINO Parona Valp. (Verona). GUIZZARDI MARIA ANDREONI, Rive (Vercelli). JACOUCCI VIRGINIO, Zoagli (Genova). LOCATELLI MARIA, Roma.

MALA MARIA Ved. CAMILLA, Niella. Tanaro (Cuneo).

MARSAGLIA Grand'Uff. VINCENZO, San Remo. MARTINO CATTERINA, Bistagno (Aless.). MENICUCCI ROMUALDO, S. Leo (Pesaro). MERLo FELICITA PEJRETTI, Rosta (Torino). MILIo GIUSEPPE, New York (Stati Uniti). Mo EUGENIO, Cisterna (Aless.). MORANDINI CLOTILDE, Pallanzeno (Novara). NEGRI MARIA ZAVATTARO, Vignale (Aless.). PISONI ERMENEGILDO, Calavino (Trento). PITTORE ROSINA, Alvito (Frosinone). PIZZOLATO MARIA BRUTTO, Malò (Vicenza). PULVIRENTI Mons. GIOVANNI, Vescovo di Cefalù. Ricci GELTRUDE, Malegno (Brescia). ROBBA TERESA, Vesime (Aless.). ROCCITI Cari. ANGELo, Acquapendente (Roma). ROSA ALBINA, Asti (Aless.). ROSSI EMMA, Traghetto (Ferrara). SANNERIS FRANCESCA, Ales (Cagliari). STRATTA GIUSEPPINA, Torino. SoRISio D. BALDASSARRE, Brozolo (Torino). TRIVERO MARIA, Torino.

VERRANDO COLOMBA, Ospedaletti (Imperia).

Li raccomandiamo tutti caldamente ai suffragi dei nostri Cooperatori e delle nostre Cooperatrici.

Anime riconoscenti a Maria Ausiliatrice ed al Beato Don Bosco:

Ci hanno segnalato grazie ottenute per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice o del Beato D. Bosco, e alcuni hanno anche inviato offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

Airola Luigia, Albenga Rachele, Andreatta Mario, Andruetta Matilde, Anima riconoscente, Anselmi Innocenza, Antonino Rosalia, Apostolo Lucia, Assauto Maria.

Baldan Maria, Baldi Dott. P. e fam.a, Balestra Clara, Balzari Pia, Barberis Cesare, Bardenno Palmira, Baron Stefano, Bassino Don Domenico, B. E., Becchis Severina, Belfanti Caterina, Belli Ida, Beretta Maria, Bergoglio Emilia, Bernardi Giuseppina, Bertolini Giuseppina, Bianchessi Zoli Teresa, Bianchi Maria, Bianchi-Bellinetti Enrichetta, Bianchi Beretta Rosetta. Biandrate Margherita, Biasoli Assunta, B. M. R., Boario Andrea, Bodo famiglia, Boero Giuseppe, Boggio P., Bongiovanni Agnesina, Bongiovanni Maria, Bongiovanni Rosalia, Bono Angiolina, Borsellini Irene, Bosio Rosa, Botteri Gentili Ernesta, Botto Luisa, Bracciani Carlotta, Bussolino Caterina.

Caccia Rachele, Caldero Pasquale, Cantoni Cesarina, Cantoni Clotilde, Cardone Prof. Francesco, Carli Anna, Carnevale Adelina e Giuseppe, Carrulini Rosita, Caselli Giuseppe, Cavalieri Giuseppe, Cavalli Amalia, Cavazza Agnese, Cenno Barone Maria, Cerri P. Gaetano, Cervi Anna, Cesarea Don Callisto, Cima Antonio, Cinquini Concetto, Ciolli Giordani Maria, Clorici Virginia, Colombo Giuseppina, Coricato Franca, Conti Luigia, Corino Mario, Cossola Anna, Costa Lina, Costanze Silvio, Cravero Anna, Cristiani Bianca, Crosina Lucia.

Danieletti Giulia, Defilippis, Della Torre Michele,

Di Collobiano Cont.ssa Maria, Di Franco Angelina, Dilio Maria ved. Jani, Dolce Jole, Doldi Don Luigi parroco, Donetti Pierina, Donnarumma Carlotta, Dorato Rosalia, Dunayer Elisabetta.

Falchero Domenica, Fenori Giuseppina, Ferranti Lamberto e Pierina, Ferreri Salomone Giuseppina, Ferrero Marcella, Franco Lodovico Umberto, Frascati Repossi Irene.

Gallaverna di Lomello, Cambino Olivieri Borea, Gerinanà Antonietta, Ghione Elisabetta, Ghisleni Antonio, Giaccardi Lena, Giovanetti Giuseppina di Napoli, Gnesotto Angelina, Gramaglia Emilia, Grazzani Enrico Lucia, Greppi Secondo, Guenzino Maria.

Innocenti Luigia.

Laffranchi Andrea, La Rocca Perisi Maria, Leonardi Giuseppina, Leverone Maria ved. Foppiano, L. F. di Bricherasio, L. G., Lorandi Nicolò, Lunati Maria, Lungo Maria, Luzio Luigi fu Giuseppe.

Mailli Gemuta, Marchetti Lina, Marcon Irene ved. Poleselli, Martano Luisita, Mastrosimone Maria Assunta, Mattei Erminia, Messineo Agostino, Miletto Luigia, Mion Giovanna (orecchini oro), Montrassino Maria, Morellati Paolo, Morello Celestina, M. P., Musso Margherita.

Nada Letizia, Naggi Concetta, N. N. di Arena Po, di Morano, di Pinerolo, di Torino, Notarstefano Salvatrice, Novarese Teresa, Novelli Ermenegilda.

Ortelli Irma, Ossola Margherita.

P. C., Pellegrini Anna, Pellizzaro Maria, Pera Castra Lorenza, Perico Gina, Pirotta Mario Luigi, Pisanchi Maria, Pistochini Giuseppe (Varallo Pombia), Poggi Licia, Ponsa Giuseppe Bruno, Postizzi Teresina, Pozzi Matilde, Preroli Elvira, Prono coniugi.

Ravizza, Ravotti Ernesto, Ricci Ugo, Ricchini Lia, Riccobono Margherita, Rizzotto Giovanni, R. O., Rollandini fam.a, Rossi Eleonora, Rossin Italo, Rusconi Lucia.

Sacchi Adele, Sala coniugi, Sapione Angela Maria, Sardi Anna Maria, Sardi Rosa, Savinelli Gisella, Savio Invernizzi Pierina, Sbarre Maria, Sebastiano, Secondo R., S. F., Simona Giannino, Sommo Giuseppina, Sottimano Vastina, Sterzi Riccardo e fam.a, Suppo Paolo.

Talanti Roberto, Tempo Don Luigi, Terazzi Carolina (Varallo Pombia), Terzi Emma, Testa Filippa, Thea Antonia, Tironi Avv. Giovanni, Toia Pietro, Torselli Mafalda (braccialetto oro), Torre Maddalena, Torri Annita, Tosco Caterina.

Vanotti Maria Elena, Vico Battista, Viotto Domenico, Vittone Francesco, Volpato Paola.

In fiduciosa attesa:

Raccomandiamo caldamente alle preghiere di tutti i nostri Cooperatori le seguenti persone e le loro particolari intenzioni:

Albani Elena, Ambrogio, Berardi Luigia, Bercetti Eletta (braccialetto oro) Blanchi Teresina, B. R. di Bagnolo Piemonte, Bracco Renza, Brusco Bruno, Bruno Dr., Canavese Giuseppe, Caretti Giuseppe, Cotto Quaglia Angela, Dalla Zorza Ester, De Berna Luigi, De Bernardi, Dolce Rosa, Fasciolo Giuseppe, Fassio Marisa, Favretti Anna (spilla e orecchini oro), Fiorio Giuseppina, Gualdone Giovanni, Maineri, Marchisio Maria, Monti Maria, Oliveri Vincenzo, Perotti Cristina, Rosso Letizia, Sala Maria, Sandrone Caterina.