BS 1880s|1881|Bollettino Salesiano Maggio 1881

ANNO V. N. 5.   Esce una volta al mese.   MAGGIO 1881.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo. N. 32, TORINO

SOMMARIO. -Il Sacerdote Giovanni Bosco ai Cooperatori e Cooperatrici Salesiane - In preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice - Invito Sacro - Conferenza ai Cooperatori nella festa di Maria Ausiliatrice - Don Bosco (poesia) - Lettera Spagnuola - Lettera del Reverendissirno Arcivescovo di Siviglia a Don Bosco - Lettera Argentina - Lettera Uruguayana - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales- Album delle Litanie Lauretane - Altro elenco di Cooperatori e Cooperatrici passate all'altra vita nell'anno 1880 - Indulgenza speciale pei Cooperatori Salesiani.

IL SACERDOTE GIOVANNI BOSCO ai Cooperatori e Cooperatrici Salesiane.

Vi tornerà certamente di grande consolazione, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, il conoscere l'insigne benevolenza manifestata dal Santo Padre verso di Voi, e di tutto buon grado io ve la comunico.

Nella sera del 23 corrente Aprile, essendosi Sua Santità Leone XIII degnata di ricevermi in udienza particolare, ebbi agio ad esporgli lo zelo con cui i Cooperatori vengono in aiuto alle nostre opere di carità in Italia, in Francia, nella Spagna e nell'America. Con premura non ordinaria il Santo Padre volle minutamente informarsi della Chiesa e dell'Ospizio dei Piani di Vallecrosia presso Ventimiglia, della Spezia, e di Firenze. Queste opere formano oggetto di particolari sollecitudini del S. Padre, - perché, Egli diceva, vengono direttamente in aiuto della Chiesa assalita dall'errore e da coloro che lo propagano. Partecipate a mio nome che io mando l'Apostolica Benedizione a tutti questi zelanti Cooperatori, che li ringrazio di quello che fanno, e loro raccomando la fermezza di proposito nel fare il bene. Non mancano le difficoltà, ma Dio non mancherà di venirci in aiuto. L'opera che viene loro affidata è grande. Il raccogliere povere fanciulli, l' educarli, il toglierli dal vestibolo delle carceri per ritornarli alla Società buoni cristiani ed onesti cittadini sono cose, che non possono a meno di avere l' approvazione di tutte e condizioni degli uomini. 

Ma e la Chiesa e l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù all' Esquilino ? Progrediscono i lavori ? Si va avanti, oppure si sta fermi ? - Io ho potuto rispondere che i lavori progrediscono alacremente , e che circa centocinquanta operai impiegano l' arte loro e la loro industria nell' Opera tante volte benedetta da Sua Santità. Feci notare che la carità dei fedeli ci incoraggiava, ma che la gravezza delle spese cominciava a farci sentire la scarsità del danaro.

Un momento prima una persona aveva offerto al S. Padre la somma di franchi cinquemila per l'obolo di S. Pietro. - Ecco, Egli mi disse con ilarità, questo danaro venne a tempo ; l'ho ricevuto colla destra e ve lo do colla sinistra ; prendetelo, e serva pei lavori intrapresi all' Esquilino. Spero che il mondo apprezzerà questo sforzo del Sommo Pontefice per un'opera che mi sta molto a cuore, ed ho fiducia che altri generosi oblatori non mancheranno di concorrervi con quei mezzi, che Dio pose in loro mano. Godo molto che abbiate potuto stabilire dei Collettori. Raccogliendo così anche le piccole oblazioni si potranno più facilmente riunire i mezzi che ci sono necessari. -

In quel momento il S. Padre apparve alquanto commosso ed esclamò : - Oh ! Sacro Cuore di Gesù, siate per tutti i fedeli sorgente di grazie e di benedizione. Benedite tutti coloro che faticano per la vostra Chiesa nelle varie parti del mondo ; ma una speciale vostra Benedizione discenda copiosa su tutti i Cooperatori e su tutte le Cooperatrici di S. Francesco di Sales, su tutti gli Oblatori, ed in particolar modo su tutti i Collettori, che prestano l'opera loro ad accrescere l'onore e la gloria Vostra. Sì, continuò il Santo Padre, benediteli tutti ; benedite le loro fatiche, le loro famiglie, i loro interessi, e rendeteli felici nel tempo , e beati nella eternità. -

A queste parole del Vicario di Gesù Cristo io non ho più osato esprimere altro pensiero, se non di ringraziamento , assicurando che i Cooperatori avrebbero continuato a lavorare con tutto zelo alla gloria di Dio e di S. Madre Chiesa.

Siccome le opere raccomandate alla pietà dei nostri Cooperatori, sono dirette a sollievo dei più bisognosi della civile società , e a sostegno della Religione nostra santissima, così io credo che l'elemosina necessaria a farsi per l'acquisto del Giubileo, elargito dal Santo Padre dal 19 Marzo al 1° Novembre dell'anno corrente, possa assai bene erogarsi a vantaggio delle medesime.

In fine vi assicuro , o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, che tutti i fanciulli da voi beneficati innalzeranno mattino e sera con me le comuni loro preghiere al Cielo pel vostro benessere spirituale e temporale , e intanto colgo questa propizia occasione per professarmi con profonda gratitudine

Di Voi , o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,

Obblm° Servitore

Sac. GIOVANNI BOSCO.

IN PREPARAZIONE ALLA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE.

In questo mese occorre la grandiosa solennità di Maria Aiuto dei Cristiani. Noi raccomandiamo ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici di volerla festeggiare con grande trasporto di divozione. A quest'uopo suggeriamo tre mezzi.

Il primo mezzo quello si è di celebrare la sua novena con qualche pratica di pietà. Cominciando dal 15 corrente nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino ha luogo ogni sera verso le ore 7 una predica analoga , il canto delle Litanie e la Benedizione col SS. Sacramento. Noi speriamo che i Cooperatori e Cooperatrici della città non mancheranno di prendervi parte numerosi e divoti ; anzi ne facciamo loro caldo invito. Agli altri tutti poi raccomandiamo che vogliano supplirvi col celebrarla privatamente o in chiesa , o nelle proprie case , recitando per nove giorni qualche preghiera speciale. Per venire loro in aiuto in questa divozione si c pubblicato dalla Tipografia Salesiana un apposito libretto intitolato : Nove giorni consacrati all'Augusta Madre. Contiene una considerazione, un esempio ed una pratica per ogni giorno ; ed è molto adattato alla circostanza (1).

Il secondo mezzo viene indicato dal Regolamento dei Cooperatori. Esso prescrive di tenere nell'occasione della festa del 24 Maggio una Conferenza per animarsi vicendevolmente alla divozione verso Maria SS., e per invocare il valido suo aiuto sopra di ciascuno e sopra tutte le opere Salesiane. Noi ricordiamo questa prescrizione ai Direttori delle nostre Case , non che a tutti i nostri benemeriti Confratelli, Capi e Decurioni, pregandoli ad un tempo che vogliano pensarvi qualche giorno prima, e dare gli avvisi opportuni.

La limosina che ognuno potrà fare in quella circostanza sarà destinata per la costruzione della Chiesa ed Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma.

Finalmente il migliore di tutti i mezzi per celebrare degnamente la solennità di Maria Ausiliatrice è quello di accostarsi divotamente ai santi Sacramenti della Confessione e della Comunione. Non si può meglio onorare Maria , scrive il dottore sant'Alfonso, che col ricevere in cuore il suo diletto Figliuolo Gesù. Pertanto quelli, che possono, vadano a fare le loro devozioni nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino , e così vedranno gli splendori della festa, udiranno le melodiose voci di 200 e più giovanetti musicanti nella Messa , nei Vespri e Tantum Ergo, e quello che più importa si arricchiranno di celesti tesori delle Sante Indulgenze. Gli altri , che sono i più, vedano di compiere queste pratiche di pietà nelle loro Chiese e Parrocchie ; e qualora si accorgessero di non poter ciò fare il 24, perchè giorno di lavoro, procurino di eseguirlo o la Domenica innanzi, o il giovedì dopo, festa dell'Ascensione.

Cari confratelli e consorelle, noi abbiamo bisogno che Maria Ausiliatrice stenda il suo valido manto sopra di noi e sopra delle nostre famiglie , ci protegga , ci benedica nell' anima e nel corpo. Ebbene, mostriamoci sue figlie e suoi figli affettuosi e divoti ; onoriamola il meglio che sappiamo , ed Ella non mancherà di farci gustare le dolcezze del suo materno amore , e farci provare gli effetti del suo possente aiuto.

(1) Prezzo, centesimi 20 la copia.

INVITO SACRO

NOVENA E SOLENNITÀ IN ONORE DI MARIA SS. AUSILIATRICE NELLA CHIESA DELL'ARCICONFRATERNITA A LEI DEDICATA IN VALDOCCO - TORINO

INDULGENZA PLENARIA

a chi Confessato e Comunicato visiterà questa Chiesa in un giorno dell'anno ad arbitrio e nel dì della Festa.

ORARIO DELLE SACRE FUNZIONI.

La Novena comincia Domenica 15 Maggio.

In ciascun giorno lungo il mattino sino alle ore undici vi sarà celebrazione di Messe e comodità di accostarsi ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione.

Nel mattino dei giorni feriali alle 5'/2 ed alle 7'/2 Messa e Comunione con particolari esercizi di pietà; e nella sera alle 7 canto di una lode sacra, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.

Nei dì festivi, come nel primo e ottavo della Novena, l' ordine delle funzioni cangia come segue : Al mattino alle ore 7 Messa e Comunione generale; alle 10 1/2 Messa solenne ; alla sera verso le ore 3 1/2 Vespri, Predica e Benedizione col Santissimo Sacramento.

Tutte le pratiche religiose , compresa la Messa delle ore 7, le Comunioni e le preghiere dei due giorni festivi che occorrono durante la Novena , sono offerte a Dio secondo la pia intenzione dei Benefattori e delle Benefattrici delle Missioni e delle altre opere e Case Salesiane, sia di Europa che dì America.

Chi interverrà in qualsiasi giorno dell'anno ad alcuni di questi divoti esercizi, per ogni volta lucrerà Indulgenza di 3 anni (Breve della santa memoria di Pio PAPA IX, 26 Febbraio 1875).

Nel giovedì 19, quinto giorno della Novena, si farà la Conferenza pei Sigg. Cooperatori Salesiani nella chiesa interna dell' Istituto alle ore 3 pomeridiane.

Il 23, vigilia della Solennità, si terrà nel medesimo luogo ed ora la Conferenza per le signore Cooperatrici Salesiane.

Il prodotto della questua delle due Conferenze sarà a totale benefizio della Chiesa ed Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma.

LUNEDI' 23

Sera. Alle ore 6 1/4 Primi Vespri, Predica e Benedizione col Santissimo Sacramento. MARTEDl' 24

SOLENNITÀ. DI MARIA AIUTO DEI CRISTIANI.

Mattino.

Alle ore 7 Messa e comunione generale.

» 10 Messa solenne, che speriamo anche Pontificale per l' intervento di qualche Vescovo.

Sera.

Alle ore 6 Vespri solenni , Panegirico, dettato da Sua Eccellenza Rev.ma. Monsignor Lorenzo Pampirio , degnissimo Vescovo d'Alba, Tantum Ergo e Benedizione col Santissimo Sacramento.

In questo giorno verrà eseguita, dai giovani dell'Oratorio Salesiano e da distinti professori di canto della Città, la grandiosa Messa a quattro parti del Maestro PACINI, col Sanctus, Benedictus e Agnus Dei del Maestro HAYDN; i Vespri, l'antifona Sancta diaria, succurre miseris (concerto a tre cori distinti) e il Tantum Ergo a due cori, del Teologo GIOVANNI CAGLIERO.

MERCOLEDI' 25 Mattino.

Alle ore 7 1/2 Messa , Comunione ed altre pratiche di pietà in suffragio delle anime dei defunti Cooperatori Salesiani , e dei defunti Confratelli dell' Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice.

NB. - Chi desidera l'arsi iscrivere nell' Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, troverà persona appositamente incaricata nella sacrestia della Chiesa.

CONFERENZA AI COOPERATORI nella festa di Maria Ausiliatrice.

Dal mese di gennaio in qua si sono tenute in più luoghi le Conferenze ai Cooperatori e Cooperatrici. Dalle relazioni ricevute sappiamo che esse furono fatte in America, dove contiamo molti confratelli e consorelle; furono fatte in Italia, come in S. Remo, ed ancora poc'anzi in Rocchetta Palafea, e in tanti altri siti, che non finiremo più, se dovessimo tutti nominarli; fatte in Francia, come a Marsiglia, a Tolone, a Nizza. Ma da per tutto queste Conferenze eccitarono un grande fervore di spirito nei riuniti, e promossero efficacemente le opere di Carità e di Religione, che sono affidate all'umile nostra Società.

Per questo motivo noi raccomandiamo ai nostri cari Direttori e benemeriti Decurioni, che vogliano avere la bontà di tenere la Conferenza, che il Regolamento prescrive nell'occasione della prossima festa di Maria Ausiliatrice. Per radunare e radunarsi occorrerà qualche sacrifizio e di tempo e di comodità; ma questo sacrifizio é ricompensato dalla indulgenza plenaria, che per quest'opera pia il Santo Padre concede ai Coeperatori e Cooperatrici che si trovano in grazia di Dio ; è ricompensato dalla consolazione ehe si prova nel vedersi molti insieme, animati dal medesimo desiderio di fare del bene; é ricompensato eziandio dal vantaggio grande, che si arreca al benessere dell'intiera nostra Associazione.

Infine ricordiamo che questo é il mese di Maria; e perciò se per detta Conferenza vi é qualche noia e disturbo a soffrire, soffriamolo ad onore e per amore di questa nostra dolcissima Madre e Regina, ed Essa saprà ricompensarcene.

Nella Conferenza tenuta alle Signore Cooperatrici in Nizza Marittima nel mese di Marzo il Sig. Dottore D'Espiney lesse una bella poesia in francese , che noi crediamo di fare cosa gradita ai Cooperatori di qui pubblicare colla traduzione, in sestine italiane, dell'amato nostro Confratello, il Sac. Conte D. Carlo Cays.

Dom Bosco.

Mesdames, je voudrais vous conter une histoire

Dien courte, eu quelques mots, mais, vous pouvez me croire, intéressante. Or done, un pauvre prètre, un jour, Se sentii transpercé de set étrange amour, Fléche divine au cnur, adorable blessure, Qui du bonheur du ciel nous donne la mesure. Il se ti[ pire et mère, étreignant dans son sein L'enfant abandonné vaguant par le chemin, Et, dans un fier élan de charité supréme, N'ayant rien à donuer, il se donna lui-nùme.

Mesdames, le bon Dieu, de son bras tout-puissant, Soutient toujours colui qui protège l'enfant ; L'Esprit-Saiut largement lui donne sa lumière Et diverse sur lui tous les biens de la terre. Le pauvre abbé, d'abord, recueillit un enfant, Puis un second, puis dix, puis cinquante, puis cent ; Puis toujours s'élargit sette dure famille, Mesdames, à celle heure, ils sont quatre-vingt mille.

- Quatre-vingt mille enfants ! Fous entendez, mesdames, Doni on nourril le corps, doni on soigne les àmes On fait do ces enfants d'habiles ouvriers, De vaillauts travailleurs, rompus à leurs métiers ! Mais ori va plus avant, plus haut : on leur rcvèle L'ineffable beanti de leur àme immortelle, Et ces enfants du Peuple cnivrés à leur tour, Transpercés, eux aussi, de la flèche d'amour, Se doment, en gran nombre, au bon et divin Maître, Le Jésus ouvrier qu'on leur a fait connattre. 0 prodige innoui! Célesle contagion ! D'un caeur qui s'est donné merveilleuse éclosion Des prètres sont sortis de la jeune famille, Des prétres !... à lui seni il en a fait six mille Ces prétres, a leur tour, puissants intercesseurs, Lèvent les bras au Cicl pour tous leurs protecleurs.

- Quatre-vingt mille enfants, mesdames, cela mange, Cela mange beacoup. - Si l'enfant est un ange, Quand il est sur la terre il a bon appétit ; li lui faut, chaque jour, du pain, un toit, un lit. Ofr trouver tout cela quand pour toutes ressources On a, c'est notre tot, le vide dans sa bourse ? Le pauvre Prctre, alors se mi[ à demander ; Quand les enfants ont faim il faut bien mendier ! Et, lo s, la Sainte %ierge, aimable protectrice, Se fit de ces enfants dame auxiliairice. Elle daigna combler d'éclatantes faveurs

Tous ceux qui leur donnaient, - trop heureux bienfaiteurs Et l'on donna beaucoup : pour la grate espérée, Et pour la guérison d'un enfant adoréc... Le pauvre Prétre ainsi possède un virai trcsor C'est la Ileine du Ciel qui lui fournit de l'or. Un sac et un bàton bagage de l'apotre, Voilà tout son avoir, sa bourse : - C'est la vitro.

Nice, 16 mars 1881.

.Docteur D'ESPINEY.

Don Bosco.

Udite, o pie Signore, una novella

Ch'è cara, v'assicuro in fede mia,

E breve, è interessante, e tanto è bella Che lieta ne sarà vostr'alma pia, Quel che vi narro è tutta verità Prodigio di Divina Carità.

Un Santo Prete di tal vampa acceso, Padre e Madre si feo a un orfanello Da tutti abbandonato, e tutto il peso Assunse d'educar quel tapinello Di caritade con sublime eccesso, Nulla potendo dar, donò se stesso.

All'occhio del Signore Onnipotente

Piacque quel tratto, e largamente diede AI prolettor doli orfano innocente Di elce sfamar l'improvvisato Erede. S'aggiunser altri, e dieci, e cento e mille Da mille in mille, or son ottanta-mille.

Ottantamila, cui più il pan non stenta, Cui s'insegna del ciel la via sicura ! E tal falange che Satan spaventa,

Che dei santuario all'ombra sta sicura, E mentre all'arti ed a pietà s'addestra Sarà fra breve d'ogni ben maestra.

Già molti son venuti con tal guida

Dei Sacerdozio ad ingrossar le file. Son seimila Leviti, che la sfida

Già diero al mondo, e l'ebbero per vile. Or sono alt' -ira Santa intercessori Per quanti l'opra pia ha protettori.

Ottantamila ! e' mangiano per bene Angeli pur   d'angelico appetito

Son ben forniti, e se dal ciel non viene Più forte aiuto tutto andrà finito ; Ma giunge in tempo insigne Protettrice Nella Vergin Maria Ausiliatrice.

Il buon Prete s'è fatto mendicante

Per trovar pane agli affamati figli ; Del successo è Maria fatta garante Che sana infermi, e salva dai perigli. Benefattor, se un qualche ben volete, Largo soccorso ai cari suoi porgete.

In Maria ci possiede un gran tesoro,

Ch'a favorirlo ogni portento adopra, Co' suoi favor ricambierà quell'oro Che verserete a pro della grand'opra;

Ma ci vien. .. col sacco e col bordon si mostra, Altro non ha.,. Sua borsa - essa è la vostra.

LETTERA SPAGNUOLA e arrivo dei Salesiani a Utrera.

In questi mesi abbiamo ricevute lettere da varie nostre Case. Crediamo bene di qui pubblicarne alcune, affinché i nostri Cooperatori e Cooperatrici vedano quello che si fa, e che si ha da fare ; e intanto lodino con noi il Signore e ci vogliano essere larghi delle loro fervide preghiere e generosa carità.

CARO DON RUA,

La mia ultima portava la data di Gibilterra, e questa porta quella di Utrera, e ti annunzia il termine del nostro viaggio , che per le diverse avarie sofferte invece di 6 durò 12 giorni.

Dalla rocca Calpense (nome dato dai Celti, o Ghebel-Tarik dato dagli Arabi a Gibilterra) partimmo il 15 del corrente sul vaporino di costa, Iames Xagues, alle sette del mattino, ed arrivammo a Cadice alle 5 della sera, toccando Algeciras e salutando Tariffa ; due città di Spagna poste, l'una alla custodia della baja, di fronte a Gibilterra, l'altra a guardare il passo di Europa a metà dello Stretto.

Questo tragitto, che ci avrebbe costato solo otto ore di elice, ne costò dieci, perchè all'uscire dallo Stretto una non gradevole danza ci aspettava al suono di dirotta pioggia, al fischio di vento scatenato, ed al fracasso delle stoviglie di bordo, che rotolavano. Il nostro piroscafo sembrava una barchetta di cartone, urtata, scossa e sconvolta dalle infuriate onde dell' Oceano. E noi? e noi come tanti bauli rotolanti su e giù, qua e colà da sembrare in altra circostanza ubbriachi, e sottoposti tutti, vel absolute vel secundum quid, ad un purgatorio, che non augurerei nemanco al Caval-bronzo di Piazza San Carlo !

Come a Dio piacque però siamo giunti a Cadice sul cadere del giorno, ma digiuni di stomaco, pallidi in volto e rotti nella vita. Dal vaporino scendemmo in umile barchetta, e vedendo che nessuno dei sette mancava , vamos, dissi al barcaiuolo, e calammo a terra, la quale però per un effetto ancora del mareo vortico-cerebrale, sembrava poco ferma

Un gentile signore Gaditano, al quale eravamo stati raccomandati dall'Alcalde (Sindaco) di Utrera, ci attendeva sul molo, e con la proverbiale cortesia degli Andalusi ci diede la bienvenida o saluto di arrivo, e ci condusse alla dogana per la visita dei bagagli. Dopo partimmo   finalmente.... a prendere un poco di ristoro alla locanda e a dormire sino al mattino del 16. Svegliati, salutammo la Stella del Mare Maria, che sani e salvi ci aveva condotti al porto, e fummo a celebrare la s. Messa nella chiesa di Nostra Signora del Rosario. Visitammo la città di 54 mila abitanti, le sue belle vie rettilinee , vaste piazze e bianche case, ricche di balconi, svelte e quasi tutte di tre piani. Entrammo nella Cattedrale e ne ammirammo la sua bella architettura a tre navate, sostenute da 150 colonne di stile corinto, mentre eravamo l' oggetto di dimostrazioni affettuose per parte di un buon vecchietto, che è il Rev.m° signor Can. Decano della Diocesi.

Alle due pomerid. eravamo già in treno, adagiati sui morbidi stalli di 3° classe, e partimmo per San Fernando, Porto Reale e Porto S. Maria. La strada ferrata descrive una lunga curva attorno a queste tre importantissime e popolatissime città, che siedono sulla spiaggia della pittoresca baja di Cadice.

Dopo un' ora di corsa, il treno si fermò nella non meno popolata città di Xeres, famosa pei s oi vini celebrati in tutto il mondo gastronomico.

Con altre tre ore di ferrovia e senza trovare particolarità nel cammino, all' infuori delle campagne allagate dal Guadalquivir, come annunziarono anche i giornali d'Italia, arrivammo in Utrera ai primi albori, o meglio in sul crepuscolo della notte. Pioveva, tirava vento e faceva freddo, con tuttociò alla stazione ci attendevano con ansia il Rev.m° Vicario, i Parroci, il signor Alcalde, il sig. Marchese di Casa Ulloa col figlio e genero, insigni nostri benefattori, con altri signori e popolo. Ci abbracciammo fraternamente, e montammo in vettura per scendere alla porta della chiesa di N. S. del Carmine, destinataci per le nostre sacre funzioni dall'Eccellent.m° e Rev.m° Monsignor Arcivescovo di Siviglia. Ricevemmo l' acqua benedetta per mano di un Sacerdote che ci accolse vestito di cotta, e passammo ad adorare Gesù in Sacramento, ed a venerare quindi la Nostra Madre Maria SS. nei rispettivi altari illuminati e gremiti di gente. Il resto della sera si passò in una santa agape in casa del signor Marchese e famiglia, assistita dal signor Vicario e dal Clero, dopo la quale ci ritirammo nell'attigua casa ceduta da questo insigne Benefattore per nostra residenza.

Il domani fu speso in ricevere visite di nuovo dai Parroci, dal Clero, dal signor Alcalde e di altri molti signori e signore, che venivano a rallegrarsi della venuta dei Salesiani nella Spagna, e specialmente nella loro città , non che ad offerire i loro servigi e le loro case a norma della etichetta, cortesia e rara urbanità di questa nobile e cattolica Nazione.

Nel sabato seguente fu cantata da noi una Messa in canto fermo all'altare della SS. Vergine, con accompagnamento d'harmonium, e bastò per eccitare all'entusiasmo questi Utrerani. 11 giorno dopo, domenica, ci facemmo vedere Italiani davvero col canto di mottetti e Tantum Ergo in musica.

Era di più corsa la voce che alla sera uno di noi avrebbe predicato, e si sarebbe data la Benedizione col SS. Sacramento nella chiesa del Carmine, già da loro chiamata de los Padres Salesianos; quindi un affluire di gente da ogni parte.

Infatti alle sette della sera, dopo uno straordinario scampanio, io usciva dalla sacrestia, ed inginocchiato innanzi all' altare della Madonna diressi la recita del Santo Rosario in Castigliano, come qui si usa ; quindi salito sul pulpito, e messo sotto i piedi l'amor proprio, gettata in un canto la grammatica e dall'altra la paura, spiegai in lingua spagnuola al numeroso uditorio il nostro programma. Dissi cioè; 1° che cosa sono i Salesiani; 2° che cosa hanno fatto in Italia, Francia ed America ; 3° che cosa fossero venuti a fare nella Spagna. Calato dal pulpito montai sulla orchestra, intantoché Don Pane , Don Oberti ed il ch. Atzeni con altri Sacerdoti uscivano all'altare per la Benedizione. E coadiuvato dai virtuosi di canto D. Branda e suo fratello , con Goitre , che faceva lume , cantammo un mottetto e Tantum Ergo con tale maestria, da riscuotere applausi per due giorni. Nei crocchi della città poi la conclusione dei discorsi era questa : ah! si si... los italianos son verdaderos músicos!

Le particolarità di Utrera sono una delle monete di Giuda, due belle chiese parrocchiali con un' ardita torre , celebre per la sua struttura architettonica. I suoi 14 mila abitanti sono laboriosi, cordiali e vivacissimi. Seguono le antiche tradizioni da veri Andalusi , cioé rispetto e venerazione grande á los Padres , ossia ai Sacerdoti, che gli adulti salutano ed i piccoli avvicinano per baciar loro la mano. Tra loro poi usano salutarsi col vayase usted con Dios ! vada con Dio !

I protestanti però vi hanno già posto il nido, tengono radunanze e fanno scuola ai ragazzi ; siamo giunti quindi a tempo, e coll'aiuto di Dio, lavorando e pregando, li sbancheremo.

Domani con Don Branda andremo a Siviglia per riverire Monsignor Arcivescovo ed a metterci ai suoi ordini.

I fratelli salutano allegri e contenti i fratelli, ed io loro mi unisco per dirmi in oltre che sono sempre

Utrera, 21 febbraio 1881.

Il tuo affez.mo

D. GIOVANNI CAGLIERO.

LETTERA DEL REV.MO ARCIVESCOVO DI SIVIGLIA A DON BOSCO

La lettera precedente diceva che i Salesiani di Utrera sarebbero andati a far visita a Sua Eccellenza Revma, Mons. Arcivescovo di Siviglia. La visita fu fatta, ed ebbe la degnazione di darcene la notizia lo stesso esimio Prelato con una letterina, che terremo tra le più preziose.

Siviglia, 22 febbr. 1881.

R. SAC. Giov. Bosco,

I suoi figli sono arrivati a Utrera in mezzo alle dimostrazioni d'affetto e di gioia di quei miei cari Andalusi. Oggi ho ricevuto la visita di Don Cagliero e del nominato superiore di quella residenza. Hanno incominciato di già a lavorare nei

santi ministeri. Spero che faranno del gran bene in Ispagna. Ho già loro preparato un' altra Casa in Ecija, sede vescovile che fu di s. Fulgenzio. Non dubiti, caro D. Bosco, ch'io sarò leur granr Papà. Allorquando Ella vedrà il Santo Padre, gli bacierà il piede a nome mio. Oggi o domani spero scrivergli in occasione dell' anniversario di sua incoronazione.

Mi raccomandi al Signore e mi creda in Corde Jesu di Lei

Umilissimo Servitore vero Fr. GIOACCHINO, Arcivescovo di Siviglia.

LETTERA ARGENTINA.

AMAT.mO E REv.mo PADRE D. Bosco,

Non può immaginarsi , caro Padre , la vivissima gioia che produsse la letterina che V. R. si degnò di mandare a ciascuno de' suoi figli americani.

Essa giunse in Carnevale, e fu il più forte motivo dell'allegria nostra in quei giorni. Le basti il dire che molti la leggevano e rileggevano in tempo del teatrino, non curandosi delle ridicole scene che si rappresentavano.

Oh ! quanto è stato buono, carissimo Padre ! Ma dove ha trovato il tempo per iscrivere tante lettere di proprio pugno ? Ah ! ne sia ringraziato Iddio, che ci volle dare tanta consolazione !

Passando ora a darle notizie delle nostre Case, ho molte cosette a dirle.

Arrivarono felicissimamente i fratelli e le sorelle, e già son calati nell' arena a combattere animosi con noi. Non potremo ancor mandarli alla Patagonia finché non sappiano proprio bene la lingua, lo che sarà tra non molto. Noi adesso ringraziamo prima il buon Dio, poi Lei, caro Padre, indi tutti i Cooperatori Salesiani , che ci mandarono questo caro e così necessario soccorso di personale ; ma a dirla schietta... Quid haec inter tantos ? Stia attento e decida.

Pochi giorni fa fui chiamato al Ministero della Provincia, e con uno stupore grandissimo mi sentii a dire da un Ministro che il Governo volea fondare una Escuela de Artes, y oficios, ed una colonia agricola poco lontana da Buenos Ayres, e che a tal fine voleva il concorso dei Salesiani , a cui avrebbe data la direzione di detta scuola , mettendo a loro disposizione uno spazio sterminato di terreno, dove trovasi il più bel bosco della Provincia.

Trattandosi di un bosco tanto grande, come non dovranno accorrere di subito i figli di Don Bosco ?

Risposi ai Ministri che non potevo io accettare lì su due piedi, ma che avrei tosto scritto a Lei, e che speravo un felice risultato. Adesso continuo la pratica con tutto l'impegno possibile, mentre sto aspettando la risposta di Don Bosco. La cosa è molto urgente , perché il Ministro vuole terminare il tutto nel corrente anno.

Se V. R. risponde affermativamente , prepari altro personale, lo stampi, lo inventi, lo cavi dalle pietre, ma ce lo mandi, ché sarebbero tosto 500 e più ragazzi tolti dal vagabondaggio, e consegnati alla Società e alla Religione, che li guida al Cielo.

Ne senta un'altra. Ier l'altro ricevetti una commoventissima lettera di D. Lasagna, che mi dice esser volontà di Monsig. Vescovo di Montevideo che noi Salesiani ci sobbarchiamo al peso della Parrocchia di Paysandú; poi di S. José, indi delle Colonie, poi ancora di altri punti della Repubblica, che non ricordo.

Caspita ! Paysandú ha la bagattella di 22 mila anime, ed é affare urgentissimo. Io accettai provvisoriamente, finché nostro papà grande D. Bosco non decida. Aspetto dunque una pronta risposta riguardo a questo affare.

Aggiunga a tutto questo che in ogni nostra Casa, come Lei ben sa, quasi ogni Salesiano ha lavoro almeno per due ; e lo stesso D. Tomatis, Direttore in S. Nicolas, deve fare cinque ore di scuola al giorno , e correre a cavallo le campagne per visitare gl'infermi; dimodoché guai se ci cadesse qualcheduno ammalato! saremmo veramente incagliati nel trovargli un supplente.

A questo proposito debbo peraltro dire che in queste vacanze in ogni casa si fecero i santi spirituali Esercizi di otto giorni con tale silenzio e spirito di penitenza e di amor di Dio, che io ne fui intenerito, e guai a me se non corrispondo alle grazie che Dio mi fece di avere avuto tanti buoni esempi sotto gli occhi.

C'é quindi a sperare che la marcia cammini bene, e che si tauri pingues obsident nos , per esser noi compatti li manderemo scornati   li debelleremo, e ciò tanto più facilmente dopo che ci si venne ad unire il caro Don Antonio Debella, testé arrivato d'Italia.

Anche D. Fagnano venne dalla lontana Patagonia a fare i suoi Esercizi , e si fermò più di un mese fra noi , lavorando presso il Ministero per ottenere la penisola di S. José, di cui già le parlai in altra mia, dove si condurrebbero gl'Indii per educarli; imperocché se gl' Indii non si allontanano da certi Cristiani, non si faranno mai veri Cristiani. Questo é un fatto, e tristissimo fatto.

Da noi Missionarii si va tra gl' Indii, si borbotta appena la loro lingua, e a stento si riesce ad attirarli a Dio ; ma tanti birboni d'infelici Cristiani si addentrano fra i loro Toldos, mostrano loro un po' di cana, o altra bevanda spiritosa, fan loro un qualche regaletto, ed in poco d'ora già li hanno acquistati per averli quali bruti ai loro cenni , e per impedire che possano abbracciare cordialmente una Religione che, a parere degl'Indii, non può produrre se non uomini viziosi e putrefatti, che fanno d'ogni erba fascio. Per il che noi tentiamo di segregarli da quei demonii incarnati, onde conoscano la Religione per quella che é in se stessa, e non dai mali esempi di chi la disonora.

Le pratiche di D. Fagnano erano già vicine a buon termine , quando di repente tutto andò a monte , grazie alle mene maliziose di certi signori e giornali framassoni, così che D. Fagnano se ne tornò a Carmen disgustato. Pazienza ! E' segno che questa é opera di Dio, e quello che non si fece oggi si farà domani. Io adesso finisco, riserbandomi a darle altre notizie e domandarle consigli in altra mia.

La ringraziamo intanto degli aiuti che ci mandò. Sappiamo che ha fatto tutto il possibile per contentarci, laonde dall'intimo del nostro petto gridiamo : Viva il nostro Padre Dora Bosco !

Anche le Suore la salutano : quelle della Bocca continuano combattendo assai valorosamente, e quelle di S. Isidoro hanno già fatto prodigi nell' insegnamento del Catechismo , e negli esempi che danno di pietà, dimodoché tutto quel paesello é fuor di sé pel contento. Le pie signore che vi chiamarono queste Spose di Gesù non finiscono più di lodarsi del loro buon pensiero.

Abbia la bontà di benedirci tutti, e dica proprio a Maria Ausiliatrice che ci faccia scrivere nel libro della vita, perché D.' Bosco possa cantare un dì nel Paradiso : Vos gaudium , vos corona mea. Le bacio riverente le mani , e mi protesto   Di V. R.

Buenos Ayres, 6 Marzo 1881.

Aff.m° figlio in G. C.

D. GIACOMO COSTAMAGNA.

LETTERA URUGUAYANA. Felice arrivo dei Missionarii.

AMATISSIMO PADRE,

Spero ch' Ella avrà ricevuto la lettera che Le scrissi e mandai dall' isola S. Vincenzo, per cui non mi rimane che farle relazione del nostro viaggio di là fin qui, dove or ci troviamo, e del nostro felice arrivo.

Siam dunque partiti da S. Vincenzo la sera del 17 febbraio, seguiti al solito da numerose frotte di alcioni, che da ogni porto accompagnavano la nave per cinquanta e più miglia. L' Oceano era tranquillissimo, il cielo coperto di nuvole, che il calore dei tropici forma e solleva continuamente dalle acque, il movimento della nave quasi insensibile ; ma quel che cominciava a darci fastidio era il calore, che andava crescendo a misura che ci avvicinavamo all'Equatore. Si aveva poca volontà di studiare, meno ancora di parlare , e si può dire che s'inclinava sempre a dormire. Tuttavia, coll' aiuto di Dio, ho sempre potuto celebrare la santa Messa, comunicare i Confratelli e le Suore , e tutti abbiam sempre praticato i doveri di pietà, prescritti dalla Regola , il meglio che si poteva, senza dimenticare mai i nostri buoni Cooperatori Salesiani. Abbiamo ammirato anche noi, come i nostri Confratelli che ci precedettero, i bei fenomeni della fosforescenza marina, i pesci volanti, detti rondini di mare , varii altri pesci, tutte cose che non mi fermo a descrivere, perché già descritte ottimamente nelle lettere dei primi Missionarii Salesiani, stampate all'Oratorio, sotto il titolo : Da Torino alla Repubblica Argentina, e poi perché so che una Suora ha scritto una minuta relazione di tutto il viaggio, che manderà alla sua Superiora in Nizza, e che contenterà pienamente il carissimo Don Bonetti, Direttore del Bollettino.

Al 21 abbiam passato l'Equatore, e benchè io temessi con fondamento qualche scherzo da parte di alcuni passeggieri in quest'occasione, nulla è avvenuto e fummo lasciati tranquilli ; ma di questo, come di cento altri favori e gentilezze, dobbiamo, dopo Dio, esserne grati al sig. Francesco Merlani Comandante dell'Umberto, e al signor Angelo Queirolo Commissario di bordo , la cui bontà, cortesia, zelo e fermezza in nostro favore noi non abbiamo parole per commendare abbastanza.

Vorrei anzi pregarla a questo proposito che, se il Bollettino Salesiano o qualche altro periodico parla del nostro viaggio, vi fossero inseriti i ben meritati elogi a tutta l' Ufficialità dell' Umberto, ma specialmente a quei due signori.

Intanto l'Umberto , stupenda macchina di ben 115 metri di lunghezza da prua a poppa ed 11 di larghezza, velocemente solcava l' Oceano, filando le sue 15 miglia all'ora. Quasi ogni giorno incontrava, o, meglio, raggiungeva bastimenti diretti essi pure all'America del Sud, ma tutti ben presto se li lasciava indietro, e li perdevamo tosto di vista.

Al 22 il cielo si fece scurissimo e rimase così quasi tutto il giorno ; anzi verso le 4 p. a levante si presentava una tromba di mare, e già si apparecchiavano per romperla ì cannoni, quando in breve si dissipò e si sciolse in pioggia.

Vuol sapere quanto abbiamo avuto di caldo il giorno 24 ? - 29 gradi; eppure fu ancora uno dei giorni meno soffocanti. In generale però il calore era temperato da un venticello, che stando in coperta ci refrigerava un poco ; ma la sala da pranzo e le cabine parevano stufe e forni.

Circa le 9 a. del 1° di marzo l'acqua cominciò a cambiar colore e a diventar giallognola e terrosa, segno che ne pigliavano possesso le onde del Rio della Plata, e che noi entravamo nella fonda, che così chiamasi il basso fondo vicino alle coste americane presso Montevideo.

Difatto, poco dopo abbiamo cominciato a veder terra, cosa che ci rallegrò tutti moltissimo e ci trasse sul cassero, benché la nave fortemente rullasse. Il mare in lotta colle acque della Plata si fece di cattivo umore, e mandò in cabina tutta quella gente, perché per qualche ora gli saltò il ticchio di giuocare un po' alla palla coll'Umberto ; ma non fu gran cosa. Verso sera si rispianò e si rifece buonissimo ; il forte pampero fu surrogato da una dolce brezza di terra ; il cielo si fe' sereno, le montagnole americane si distinguevano assai bene ; eravamo insomma nella quiete dopo la tempesta.

Alle 10 p. finalmente del primo giorno del Mese di San Giuseppe l'Umberto I gettava l' àncora nella rada di Montevideo, ed essendo l'ultima sera di carnevale salutò i vicini bastimenti e la città, mentre dalle piazze della medesima si alzavano in aria razzi e fuochi artificiali per salutare, che cosa ? Probabilmente la vicina Quaresima.

Andammo esultanti a riposo ; e all' indomani dopo celebrata la s. Messa di ringraziamento ebbi la consolazione di stringere la mano a D. Mazzarello, che venne a prenderci a bordo. Salutammo e   ringraziammo caldamente il signor Comandante, il Commissario e gli Ufficiali, e sbarcammo noi e i nostri bauli a Montevideo, dove ci recammo subito al nostro Collegio di S. Vincenzo, ricevendovi da altri Confratelli le più festose e liete accoglienze. La sera di quel giorno un Catechista con due Suore proseguì sull'Umberto per Buenos Ayres, e noi incontrati dal sig. D. Lasagna Direttore del' Collegio Pio di Villa Colon vi siamo partiti con lui per ferrovia. Quello era il giorno del ritorno dei giovani dalle vacanze, ed essi coi loro Superiori ci aspettavano sulla porta del Collegio. Ricevuti e scambiati saluti, evviva e strette di mano, siam subito entrati nella bellissima chiesa del Collegio, dove si cantò un solenne Te Deum, e s' impartì la Benedizione col SS. Sacramento.

Taglio corto, perchè omai la lettera è lunga ; ma qui avrei cento cose da dire sugli affetti che ci si destarono in cuore in quella chiesa, dinanzi a Gesù Sacramentato, in mezzo ai nostri Confratelli d'America. E forse debolezza il piangere in simili occasioni? Io credo di no; ma quand' anche lo fosse, pazienza ! io ho pianto di cuore.

Non mi fermo a descriverle il Collegio, che oramai sa già com' è ; Le dirò piuttosto che abbiamo trovato il sig. Direttore e i Confratelli affaticati e lassi pel grande lavoro, ma, come Dio piacque, in buona salute ; e c'é da ringraziarne ben di cuore il Signore, perchè i lavori che han fatto sono incredibili, e adesso che li ho, si può dire, veduti solo in parte, io fui rapito d'ammirazione.

Oh ! il Signore li ricompensi, e conceda a noi la grazia di poterli presto e bene aiutare ! Noi siamo tutti in buona salute, e qui non ci manca nulla, eccettuato D. Bosco.

Coll'aiuto di Dio e delle sue preghiere, amatissimo Padre, andrò innanzi con tranquillità. Sarà mio motto il Niente ti turbi di santa Teresa e di Don Bosco, e mia guida l'ubbidienza : se sarò buono a poco, cercherò di far almeno bene quel poco, e Maria SS. Ausiliatrice , che mi ha già ottenute tante grazie, continuerà, spero, a proteggere ed aiutare il suo povero figliuol prodigo.

Il sig. Direttore D. Lasagna ebbe la bontà di condurmi seco a Montevideo a visitare parecchie famiglie di benefattori, S. E. il Ministro Italiano che sta per partire , Mons. Vescovo Giacinto Vera ed il Nunzio Apostolico Mons. Matera, santa persona, la cui modestia, umiltà, affabilità mi rimarranno sempre impresse nel cuore.

Ho consegnato tutte le lettere affidatemi da Lei, carissimo Padre, e dai Superiori e Confratelli di costì ; e non Le posso dire la maraviglia e la contentezza di tutti nel ricevere il suo prezioso autografo, che si affrettarono di leggere e baciare colle lagrime agli occhi.

Oh! sig. D. Bosco amatissimo ! Adesso ci sono anch' io in America ; deh! prepari anche per me un autografo quando io ne abbia i meriti.

Intanto La prego di volersi degnare di salutare per me e per tutti i nuovi e vecchi Salesiani della Repubblica Orientale tutti cotesti cari Superiori e Confratelli, e di benedirci tutti, ma in modo specialissimo, perché più bisognoso,

Villa Colon, 7 marzo 1881.

Il suo aff.m° figliuolo in G. C. Sac. Angelo PiccoNo

STORIA DELL'ORATORIO DI S, FRANCESCO DI SALES

CAPO XXIX.

Compera di casa Pinardì - Visibile tratto della Divina Provvidenza - Distruzione di una bettola - L'Oratorio padrone del campo.

L'appigionamento di tutta la casa Pinardi, del quale abbiamo di sopra parlato, quantunque materialmente gravoso, era stato nondimeno pei nostro Oratorio un grande guadagno morale ; ma non bastava ancora a pienamente assicurarci. Coloro che n'erano stati sloggiati non potevano darsene pace; e non ripugna, andavano gridando, che una casa, la quale da tanto tempo era il luogo di convegno, di ricreazione e d'allegria, sia caduta nelle mani di un Prete intollerante? - Invece di un luogo di ricreazione e di allegria avrebbero dovuto dire luogo di bagordi e di mal costume; ma non dicendolo essi il dobbiamo dire noi per amore della verità.

Ma intanto taluno, per rientrare in quel sito a dispetto dell'Oratorio, propose al sig. Pinardi una pigione quasi doppia di quella che pagasse Don Bosco; ma l'onest'uomo non volle mancare di parola ; anzi da buon cristiano, trovandosi assai contento di vedere la sua casa a servire ad un'opera santa, aveva più volte esternato il desiderio di venderla, qualora D. Bosco la volesse comperare ; ma o perché credesse di possedere un gioiello, o perché avesse bisogno di danaro, egli domandava nientemeno che ottanta mila lire, mentre a mala pena ne poteva valere da venticinque a trenta. A tale richiesta esorbitante Don Bosco rispondeva sempre col dire che gli era impossibile il sobbarcarsi ad una tale spesa, e non faceva neppure delle esibizioni. Ma sul principio del 1851 Iddio fece vedere che é il padrone dei cuori, e che aveva destinato quel sito pel nostro Oratorio. Ed ecco in qual modo.

Era il pomeriggio di un giorno festivo. I giovani erano già raccolti in Cappella ; il teologo Borelli predicava, e D. Bosco stavasi sulla porta del cortile, a fine d'impedire disturbi ed assembramenti di giovanetti, che continuavano a venire. In quei momenti esce il sig. Pinardi, si presenta a Don Bosco , e in tuono scherzevole ed insieme risoluto - Alto là, gli dice , bisogna che Don Bosco comperi la mia casa.

- Alto là, rispose D. Bosco, bisogna che il sig. Pinardi me la voglia vendere pel prezzo che vale, e io la compero subito.

- Sì, che gliela vendo per quel che vale.

- E quanto?

- Quello che le ho già richiesto : ottanta mila lire.

- Non posso fare offerte.

- Offra, offra.

- Non posso.

- Perché ?

- Perché é un prezzo esagerato, e io non voglio offendere chi lo domanda.

- Offra dunque quello che vuole.

- Me la dà pel suo valore ?

- Parola d'onore che gliela do.

- Mi stringa la mano, e poi farò l'offerta.

- Di quanto adunque?

- Nei mesi scorsi, soggiunse D. Bosco, io l'ho fatta stimare da un suo e mio amico, il quale mi assicurò che nello stato attuale questa casa deve patteggiarsi tra le ventisei e le vent'otto mila lire ; e io, affinchè sia cosa compiuta, gliene offro trenta mila.

- Regalerà ancora uno spillo di 500 franchi a mia moglie.

- Farò anche questo regalo.

- Mi pagherà in contanti.

- Pagherò in contanti.

Quando faremo il contratto ?

- Quando le piaccia.

- Da domani in quindici, e con un pagamento solo.

- Come vuole.

- Cento mila franchi di multa a chi desse indietro.

- E, così sia, terminò dicendo D. Bosco ; e l'affare fu conchiuso in cinque minuti.

Ma dove trovare trenta mila lire e in così breve tempo ? D. Bosco e sua madre avevano già alienato ogni loro avere a pro dei giovanetti, e in casa loro non avevano ormai più alcuna risorsa. Ma Iddio non manca mai ai bisogni de' suoi servi ; ed Egli che aveva incominciata l'opera la mandò a buon fine. Ed ecco un visibile tratto di sua divina Provvidenza a favore del nostro Oratorio.

Erasi da poco ritirato il Pinardi , quando la sera stessa entra nell' Oratorio il sig. Don Giuseppe Cafasso, uno dei più grandi amici e sostegni di D. Bosco, e nostro benefattore. Era cosa veramente insolita che quell'illustre ecclesiastico si portasse presso di noi in giorno di festa, perchè sempre occupatissimo nella chiesa di S. Francesco di Assisi, di cui era Rettore. Adunque egli si accosta a D. Bosco, e gli dice : - Sono venuto a darle una notizia , che non le farà dispiacere. Una pia persona (la Contessa Casazza-Riccardi) mi ha incaricato di portarle dieci mila lire da spendersi in quello che la S. V. giudicherà della maggior gloria di Dio. - Deo gratias, rispose Don Bosco, è proprio il cacio sui maccheroni; - e intanto gli raccontò come or ora aveva conchiusa la compera della casa Pinardi , e cominciava a mettere il cervello alla tortura per trovare la somma convenuta. I due Sacerdoti non poterono non iscorgere in quel fatto il dito di Dio, e ne con cepirono più alte speranze.

Ma dieci non erano trenta, e dovevansene trovare ancora venti. Ed anche qui il Signore non ci venne meno. Al domani giunse in Torino un Padre Rosminiano. Portava egli la somma di lire venti mila del suo Istituto da mettere a frutto in qualche banca, e per la conoscenza che aveva con D. Bosco si presentò a lui per domandargli un apposito parere e suggerimento. - Iddio me l'ha mandata, disse D. Bosco, e narratogli il perché, lo pregò di dare a lui quella somma a mutuo pel contratto della casa comperata Il buon religioso non esitò punto ad arrendersi al savio consiglio; e così in meno di 24 ore la bella somma di lire trenta mila era nelle mani di Don Bosco. Occorrevano ancora altre tre mila per le spese accessorie, e furono aggiunte dal Comm. Giuseppe Cotta, nella cui banca venne stipulato lo strumento il 19 di febbraio 1851.

Come si vede, il nostro D. Bosco in quell' occasione ebbe una novella prova della divina Bontà a favore dell'Opera sua, e concepì una fiducia ed un convincimento vie maggiore che la Provvidenza non gli avrebbe mancato neppure per l'avvenire. E noi crediamo che questa fiducia illimitata, che questo convincimento, non mai smentito pel corso di ben 40 anni, sia una delle principali cause dell'operosità di D. Bosco. Il mondo stesso vorrebbe talora chiamarlo uomo audace ma , dalla felice riuscita delle sue imprese é invece costretto a chiamarlo uomo provvidenziale; e ne ha ragione.

Un'altra opera di non poco rilievo dovevasi ancora compiere in quell'anno a vantaggio del nostro Oratorio, ed era la distruzione di una bettola in casa Bellezza, impiantata a pochi passi dal nostro cortile, che n'era diviso da un solo muriccio. La bettola chiamavasi la Giardiniera. Colà convenivano nei giorni di festa i buon temponi, i giuocatori ed i bevoni, ed altra gente di simil genere. Organini, pifferi, clarinetti, chitarre, violini, bassi e contrabbassi , ed omne genus musicorum da piazza e da trivio vi si succedevano nel corso della giornata ; anzi non di rado e in certe ore del pomeriggio erano contemporaneamente tutti insieme raccolti a far concerti, sicchè avveniva che i cantori della nostra Cappella restassero confusi e come soffocati dai rumori e dagli schiamazzi. Erano al vivo rappresentati i figli del secolo da una parte, e i figli della luce dall' altra, la città del diavolo e la città di Dio. Il nostro D. Bosco per cancellare la mala impressione, che poteva lasciare nell'animo nostro quel disordine, ne coglieva sovente l'occasione di ricordarci le parole del Vangelo : Il mondo esulterà, e voi sarete nella tristezza ; ma fatevi animo, ché la tristezza vostra sarà convertita in gaudio Mundus gaudebit; vos auten conti, istabimini; sed tristitia vestra vertetur in gaudium. Talora egli portavasi sul luogo stesso, e pregava or l'uno or l' altro dei caporioni a voler dare un poco di tregua a quei divertimenti almeno sin dopo le sacre funzioni , e ciò egli diceva con sì bel garbo che quella gente, quantunque solita a non badare che alla propria soddisfazione, tuttavia per lo più si arrendeva e lo ascoltava.

Ma era d'uopo far cessare affatto quel disordine col distruggerne la causa, e D. Bosco vi si applicò con tutto l'ardore. Da prima egli cercò di fare acquisto di quella casa ; ma la padrona non avendo intenzione di venderla non si potè far nulla. Allora le propose di prenderla a pigione ; ma l' affittaiuola che vi aaveva aperta la bettola reclamava dalla padrona danni favolosi, pretendendo una indennità spaventosa. Solito a confidare negli aiuti della divina Provvidenza , e nella carità dei benefattori, Don Bosco non si arrestò alla grave difficoltà di una nuova spesa, e che fece? Egli si sobbarcò a rilevare tutta l'osteria, si assunse la pigione, comperò la suppellettile di camera, di cantina, di cucina e via dicendo. Pagando ogni cosa a caro prezzo egli divenne arbitro del locale, a cui diede immediatamente un'altra destinazione, affittandolo a persone quiete e di timorata coscienza.

In questa guisa veniva distrutto il secondo baluardo del diavolo, che s'innalzava vicino a noi, veniva disseccata la mala sorgente d'iniquità che scorreva in quei dintorni ; e intanto il nostro Oratorio facevasi padrone assoluto del campo nemico. Oggidì in quei luoghi stessi , dove il Signore in passato ebbe a ricevere tante offese, si innalzano due chiese , quella di S. Francesco di Sales e quella -di Maria Ausiliatrice , dalle quali si sollevano al Cielo preghiere e canti di gloria.

ALBUM DELLE LITANIE LAURETANE.

E oggimai invalsa nelle famiglie la consuetudine di tenere degli Album, portanti il ritratto di parenti, conoscenti ed amici ; e quando una persona vi fa una visita mostrarlo, indicando il nome di ognuno per così passare il tempo.

Noi non vogliamo disapprovare questa usanza, a meno che gli Album non contengano dei ritratti indecenti, o di persone, delle quali dovrebbe perdersi persino la memoria. Vogliamo in quella vece raccomandare ai nostri Cooperatori e Cooperatrici l'acquisto di un Album di nuovo genere.

Contiene esso circa 60 fotografie simboliche , rappresentanti il mistero delle singole invocazioni delle Litanie della Beata Vergine , cominciando dal Kyrie eleyson sino all' ultimo Agnus Dei. Per dire tutto il pregio di questo magnifico Album dovremmo dilungarci di troppo. Diciamo solo che chi vuole un mezzo efficace per penetrare vie meglio il senso delle Litanie Lauretane, un valido eccitamento alla divozione verso la Beatissima Vergine, ed un oggetto, che gli serva a passare di quando in quando alcuni minuti di divota ricreazione ad onore di Lei, si provveda questo Album.

Si vende nella nostra libreria di Torino al prezzo di L. 12.

ALTRO ELENCO di COOPERATORI e COOPERATRICI passate all'altra vita nell'ano 1880.

229. Artusio Giuseppe Andrea - Piobesi d'Alba. 230. Berti D. Raffaele - Roma. 231. Bisso D. Giuseppe - Certosa di Rivarolo. 232. Bozzano D. Luigi, Convitto Eccl. - Genova. 233. Branchi D. Santo Priore - (Crema) Marignano.

234. Bruni D. Carlo Arciprete di S. Giovanni - Sale.

235. Cariboni Francesco - (Como) Dervio.

236. Castelli D. Guglielmo Rettore di S. Bartolomeo - Cherasco.

237. Cavagnis Don Pietro Parroco - Ossanesga. 238. Costa D. Oldrado Priore - Villanova di Mathi.

239. Crosa D. Andrea Canonico Coll. - Moncalieri.

240. De Caneva D. G. Batt. - Liariis.

241. De Stefanis Maddalena - Legnago.

242. Dragoni D. Giovanni Prevosto - Lodi Vecchio.

243. Ferrero G. Batt. - Savigliano.

244. Fornas Luigia = Beinasco. 245. Fracanzani Giacomo - Este.

246. Gaio Mons. Enrico Vescovo di Bobbio. 247. Gatti Teresa - Borgomanero. 218. Giuria Benedetto - Zinola.

249. Guasta Don Giuseppe Rettore - (Alessandria) Villa del Faro.

250. Guenzati D. Francesco Prev. Vic. For. - Dervio.

251. Graziano D. Virgilio Canon. Teol. - Vercelli. 252. Madile D. Antonio Prof. - Gemona. 253. Magni D. Erasmo Pari-. - Ornate. 254. Martini Filippina - Perinaldo. 255. Masella D. Carlo Parroco - Ardena. 256. Merli Lucia - Lucca.

257. Mezzari D. Guglielmo - Verona.

258. Morassuti Antonio - S. Vito al Tagliamento. 259. Munaretti D. Giovanni Parroco - Monte di Malo.

260. Muragli Gio. Batt. - Torrione.

261. Nassò Maria Maddalena - Busca.

262. Ortuani D. Carlo Arciprete Vic. For. - Postino.

263. Sua Emin. Pacca Card. Bartolomeo - Roma. 264. Peruzzi Marietta - Vicenza. 265. Pinaroli D. Antonio Parroco - Lora.

266. Pinna D. Giovanni Canonico - (Cagliari) Ales.

267. Porta Emilia - Moncestino.

268. Restagno D. Carlo Priore - Castello.

269. Ripamonti D. Francesco Arciprete - Fara. 270. Roggero Prof. Giovanni - Settime r'Asti.

271. Romagnoli Antonietta - Forlì.

272. Rossello Gian Batt. - Ellera. 273. Rossi Anna - Mombaruzzo.

274. Rossi - Pecù Teresa - Camigliano. 275. Siria D. Pietro Arcipr. - Moasca. 276. Siri D. Giovanni Prevosto - Genova.

277. Tappero D. Giovanni Prevosto - Colleretto d'Ivrea.

278. Tomasino Don Pietro Canon. - Arona. 279. Tonini D. Carlo Luigi - (Austria) Storo. 280. Valperga Contessa Sofia Masino - Borgo Masino.

281. Varone Costanza - Torino. 282. Vassallo Francesco - Genova. 283. Zanetti Domenico - Venezia.

284. Cantoni >lonsig. Giovanni Canon. - Udine. 385. Coggiola D. Domenico Canonico - Lu. 286. Cossio D. Domenico - Pavia d' Udine. 287. Genovesi Francesca - Torino. 288. Sorasio Domenico fu Michele - Caramagna. 286. Tavallini Clara Vedova Badino - Vercelli.

INDULGENZE SPECIALI pei Cooperatori Salesiani.

Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.

Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno, mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione purché sia in grazia di Dio.

Oltre a queste, un'altra Plenaria ne può guadagnare ogni domenica , e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni , e comunicato, visiti una qualche chiesa , pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Mese di Giugno.

5. Solennità di Pentecoste.

13. Sant'Antonio da Padova.

16. Solennità del Corpus Domini. 21. S. Luigi Gonzaga.

25. Sacratissimo Cuor di Gesù. Indulgenza plenaria per chi confessato e comunicato si consacra al Cuor di Gesù.

29. S. Pietro e S. Paolo Apostoli. 30. Commemorazione di S. Paolo.

Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respone.

Tip. di San Vincenzo de' Paoli. Sampierdarena 1881.