BS 1880s|1889|Bollettino Salesiano Gennaio 1889

ANNO XIII - N. 1.   Esce una volta al mese.   GENNAIO 1889

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario : - Partenza di Mons. Cagliero per l'America del Sud. - Lettera del Sac. Michele Rua ai Cooperatori Salesiani - Grazia di Maria Ausiliatrice - Sentimenti di un figlio, sacerdote salesiano, nella morte del padre - Strenna di Maria Ausiliatrice -Il Galantuomo per l'anno 1889 - Funerali per la morte di D. Bosco (Appendice) - Avviso.

PARTENZA DI MONS. CAGLIERO per l'America del Sud.

Il 7 gennaio 1859 Mons. Giovanni Cagliero partirà da Torino con circa cinquanta compagni missionaria per ritornare nella Patagonia. In quel giorno nella Chiesa di Maria Ausiliatrice avrà luogo la solita, ma sempre carissima funzione dell'addio. Monsignore ringrazia tutti i Cooperatori e le Cooperatrici di quello che hanno fatto in favore della sua missione, e prega coloro che avessero ancora in animo di rispondere all'appello di D. Rua, a farlo con qualche sollecitudine, poichè è da questi soccorsi che dipende l'esito della sua apostolica impresa. Eterna sarà la gratitudine che Esso ed i suoi compagni serberanno verso i loro benefattori e di questa sarà garante efficace Gesù Cristo medesimo e nel tempo e nell'eternità, al quale innalzeranno continuamente per essi le preghiere santificate dai sacrifizi per la salute delle anime.

LETTERA DEL SACERDOTE MICHELE RUA AI COOPERATORI SALESIANI E ALLE COOPERATRICI.

Benemeriti Cooperatori Salesiani e benemerite Cooperatrici,

Nell'accingermi ad indirizzarvi questa lettera pel nuovo anno 1889, mi si risveglia nella mente un pensiero ben doloroso, e sono persuaso che ancor voi, nel riceverla, ne proverete penosa impressione. Non é più Don Bosco che,scrive, ma il suo Successore! Quantunque abbiamo la più grande certezza che il sant'uomo ci assista dal cielo , tuttavia il riflesso che egli non è più visibile tra noi continua ad eccitare nel nostro cuore la più viva emozione.

Per l'addietro , e specialmente l'anno scorso in quest'occasione medesima , accennandovi il numero dei Cooperatori e delle Cooperatrici chiamati all'eternità, Don Bosco lasciava intravvedere non lontano il giorno, nel quale ancor egli sarebbe scomparso dalla scena del mondo; anzi era così fisso in questa idea, che la sua lettera parve il ricordo di un padre morente. La sua previsione fu pur troppo avverata, ed un mese dopo egli ci aveva già abbandonati, sollevando nel mondo un generale compianto.

Ma io non voglio contristare maggiormente me stesso e voi con sì dolorosa rimembranza; in quella vece intendo che ci animiamo a vicenda a camminare sulle pedate sue gloriose, a seguirne fedelmente i consigli, affinchè, quando giunga anche per noi l'ultimo giorno della vita, possiamo lasciare senza rincrescimento questa terra di esilio, per la certezza di andare al possesso della patria celeste.

Ringraziamenti.

Prima di passare a segnalarvi, secondo il costume, le opere che coll'aiuto di Dio e colla vostra carità abbiamo potuto compiere nell'anno ora scaduto, e proporne alcune delle principali da effettuarsi nell'anno di fresco incominciato, io debbo compiere un dovere. Il dovere si è di ringraziarvi della parte vivissima, che a voce e per iscritto avete preso nel condolervi con me e co' miei confratelli Salesiani della perdita irreparabile da noi fatta nella morte di Don Bosco. In alcune famiglie, ricevuto il doloroso annunzio, grandi e piccoli si son messi a piangere, come se fosse morta la persona loro più cara. In altre s'interruppe il pranzo o la cena, si alzarono da tavola, e diedero in un pianto dirotto. Molte persone presero il lutto per più mesi e si vietarono ogni divertimento. Le lettere poi di condoglianza, che mi pervennero in quei giorni, erano piene di così commoventi espressioni, che nel leggerle mi si gonfiavano sovente gli occhi, e doveva piangere ancor io ed esclamare : - Oh caro D. Bosco, quanto mai tu eri stimato ed amato nel mondo!

Ringrazio adunque di gran cuore tutti coloro, che in qualsiasi maniera ci consolarono nell'afflizione. Ringrazio chi fece private e pubbliche preghiere prima per la guarigione, indi in suffragio dell'anima di D. Bosco; ringrazio sentitamente i molto reverendi parrochi, che a loro spese celebrarono solenni funerali nelle proprie chiese , e ne invitarono con premura le loro popolazioni a prendervi parte ; ringrazio con tutta la effusione del cuore i Venerandi Vescovi d'innumerevoli diocesi, che ebbero la bontà e di ordinare consimili suffragi nelle proprie cattedrali, e di fare essi medesimi l'assoluzione al tumuloa titolo di onore; ringrazio con non minore affetto i molti ed eloquenti oratori , che ne dissero nell'uno e nell'altro emisfero l'elogio funebre, e con le loro lodi intrecciarono e posero sopra la sua tomba corone, che non periranno.

Nè occorre che io ringrazi i miei confratelli Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice, che, dimentichi della mia insufficienza, mi accolsero tosto a loro Superiore e mi prestarono l'omaggio di loro obbedienza e sottomissione, prima ancora che conoscessero appieno la sovrana disposizione del Sommo Pontefice a mio riguardo, dando essi in tal modo una splendida prova di carità verso di me, e di venerazione alla memoria del lagrimato padre. Passo pur sotto silenzio la provvidenziale venuta di Mons. Giovanni Cagliero dall'America, nel momento in cui stava per cadere sopra di me il peso enorme di tutte le opere di Don Bosco, ma ricorderò sempre la bontà veramente fraterna, con cui egli mi sorresse nell'ardua impresa ; il buon Dio ne lo rimeriti per me, coll'incoronare il suo apostolico zelo, mediante la conversione d'innumerevoli anime.

Ma un ringraziamento cordialissimo io debbo dare soprattutto al sapientissimo e benevolissimo Santo Padre Leone XIII, che prima con lettera preziosissima fatta scrivere dall' Eminentissimo Cardinale Rampolla suo Segretario di Stato, e poscia egli medesimo a viva voce si degnò di esternare il grande cordoglio, che aveva cagionato all'augusto animo suo la morte di Don Bosco , dicendola una pubblica sventura, ed uscendo coll'umile scrivente in tale encomio del sant'uomo, da riempirmi il cuore di consolazione ed infondermi un grande coraggio. Sì, grazie vivissime a Voi, o Beatissimo Padre, per tanta bontà, e il Ciel vi conservi ad multos annos all'amore dei Salesiani, alla gloria della Chiesa, all'ammirazione del mondo.

Invito finalmente i Cooperatori e le Cooperatrici a sciogliere con me e coi Salesiani un inno del più divoto ringraziamento a Dio e alla Santissima Vergine Maria, per le molte ed amorosissime grazie, che ci hanno pur concesse nello scorso anno , da farci toccare con mano che non ci lasciavano orfani, e darci la più grande certezza che, avendo perduto D. Bosco in terra, lo avevamo acquistato in cielo, dove ci può aiutare con maggiore efficacia. Si, te Deum laudamus , te Dominum confitemur.

Opere eseguite nell'anno 1888.

Sciolto, sebben debolmente, il debito della gratitudine, passo ora al soggetto principale della mia lettera. Nelle ultime sue memorie il nostro indimenticabile Don Bosco raccomandò che, venendo egli a morire, non si aprissero più per alcun tempo nuove Case, ma si rivolgessero i comuni sforzi a rassodare vie meglio le già aperte, fornendole del personale occorrente. La stessa raccomandazione mi venne pur fatta dal Vicario di Gesù Cristo, il giorno 21 febbraio, quando ebbi la bella ventura di essere ammesso a sua particolare udienza. Fedeli a questo savio e paterno consiglio, noi non abbiamo quest'anno accettata alcuna delle moltissime proposte, che ci vennero fatte da Cardinali, da Vescovi, da parrochi, da sindaci e financo da presidenti di Repubbliche, e ci siamo limitati ad eseguire gli impegni assunti già dal compianto Don Bosco e le opere già incominciate col suo beneplacito.

Per il che a Torino in Valsalice abbiamo impiantato e vie maggiormente fatto fiorire il Collegio delle Missioni, per la cui fondazione il signor Don Bosco medesimo, pochi mesi prima di sua morte, aveva dato il suo pieno consenso ; Collegio composto ormai di centocinquanta giovani chierici, i quali sulla tomba del loro amato padre e maestro si formano alla virtù e alla scienza, e s'inspirano a divenire come lui apostoli di carità e di fede.

Nella città di Parma abbiamo presa l'amministrazione di una parrocchia, e incominciato un Ospizio di carità ed un Oratorio festivo, frequentato già da circa 200 fanciulli.

A Gévigney in Francia, presso la città di Besançon, si piantò una colonia agricola per poveri giovani contadini, in un fondo a tal uopo lasciato da un caritatevole signore.

Dal canto loro, le Suore di Maria Ausiliatrice si assunsero la direzione di un Conservatorio di fanciulle nella città di Catania, ed apersero nella città medesima una loro Casa con laboratorio per giovinette esterne. E nella città di Novara , nell'ampio fabbricato, di cui erasi già dinanzi fatto acquisto, mediante la carità di una egregia signora Cooperatrice Salesiana, le dette Suore si stabilirono il 26 dello scorso novembre , vi apersero Oratorio festivo con centinaia di fanciulle, al quale aggiunsero laboratorio e scuole festive.

Questo in Europa. Nell'America poi e nella Repubblica del Chilì si fondò una Casa di arti e mestieri, per poveri fanciulli, nella città di Talca, promessa già dallo stesso Don Bosco e apertasi il giorno medesimo di sua morte, il 31 dello scorso gennaio; come pure per sua esortazione venne stabilita una residenza di Missionarii nelle Isole Malvine, sotto la Prefettura Apostolica della Patagonia meridionale, dove i Salesiani , oltre la cura degli adulti, si applicano alla istruzione dei fanciulli , facendo scuola e catechismo.

È pur da notare che gli 8 Salesiani, partiti da Torino il 6 dicembre del 1887, ultimi inviati da Don Bosco in persona a fondare una Casa per poveri artigianelli a Quito, capitale della Repubblica dell'Equatore, giunsero alla loro destinazione pochi giorni prima di sua morte, e stabilirono e svilupparono la detta Casa con tanto vantaggio della gioventù, da riscuotere già l'ammirazione e il plauso dell'autorità ecclesiastica e civile.

Le Suore poi a Punta Arenas, sullo stretto di Magellano, apersero altresì una Casa per raccogliervi le fanciulle indie della Terra del Fuoco, e per attendere alla loro religiosa istruzione e civile educazione in quel modo, che non sarebbe acconsentito ai Salesiani, occupati particolarmente nella evangelizzazione delle tribù selvaggie e nella cultura dei fanciulli.

In quanto all'America, non debbo tacere la numerosa spedizione di 60 e più Missionarii, partiti da Torino in 3 squadre principali, per recarsi colà a rinforzare le file dei loro confratelli nelle Case e residenze già stabilite, allo scopo di conservare la fede nei compatriotti emigrati, e per farla conoscere agli infedeli mediante la predicazione del Vangelo, ed, occorrendo, per fondare eziandio altri Collegi ed Ospizi di carità, colonie agricole, Case di arti e mestieri a pro della gioventù cristiana e pagana, in quei luoghi più che altrove povera ed abbandonata. Parimenti fecero vela in due volte ben 20 Suore di Maria Ausiliatrice, per dedicarsi, secondo le proprie forze e condizione, all'assistenza e alla eterna salvezza delle persone del loro sesso.

Queste sacre spedizioni di operai evangelici, sebben numerose più che non quelle degli anni scorsi, non furono contrarie alle intenzioni del defunto Don Bosco , perchè, raccomandando egli che, avvenuta la sua morte, si sospendesse l'apertura di nuove Case, aveva escluse appositamente le Missioni estere, anzi aveva esortato tutti a sostenerle e promuoverle, promettendo una speciale protezione di Maria Ausiliatrice a quanti avessero cooperato in loro favore. Le spese fatte pei viaggi dei Missionarii e per le necessarie provviste furono grandi ; ma, debbo pur confessarlo, la carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici, specialmente nell'Italia, nella Francia e nel Belgio, ci sorresse e confortò come nei bei giorni dell'incomparabile D. Bosco.

Quantunque poi, in paragone di altri anni, non abbiamo in questo aperte tante Case, nè posto mano ad opere nuove, ciò non di meno si può dire che sia stata un'opera più di ogni altra maravigliosa l'aver potuto tenere in piedi e continuare tutte le opere e le Case Salesiane, senza abbandonarne neppur una, non ostante la morte di colui, che ne era il cuore e la vita ; argomento questo non dubbio che il buon Dio prosegue a rimanere con noi e ci protegge coll'amorosa sua provvidenza. Si, Iddio ci protegge col mandarci degli aiutanti ; ci protegge coll'infondere in questi lo spirito di abnegazione e di sacrifizio nel lavorare con ardore alla sua maggior gloria; ci protegge soprattutto nell'inspirare e muovere tante persone dabbene, quali sono i Cooperatori e le Cooperatrici, a sostenerci colle loro limosine e colla loro beneficenza, affinchè possiamo affrontare le spese che ci occorrono. Ne sia il Signore Iddio infinitamente benedetto, e degnamente ricompensata la carità dei suoi fedeli amatori.

Alcune opere proposte per l'anno 1889.

Nell'anno corrente noi dovremo proseguire il bene incominciato per lo innanzi, e sviluppare e rassodare le Case già fondate a sempre maggior vantaggio della religione e del buon costume, quale si è lo scopo della nostra Instituzione. Le numerose Case di vario genere da sostenere in Europa e in America comprendono da duecento cinquanta a trecento mila fanciulli, la cui educazione pesa sulle nostre spalle.

Pertanto le opere principali, che propongo alla vostra carità, sono le migliaia di giovanetti, raccolti nelle Case Salesiane, ai quali, perchè poveri, dobbiamo provvedere vitto, vestito, maestri, libri, strumenti d'arte e simili, affinchè abbiano l'istruzione richiesta ed imparino una professione, con cui in avvenire possano procacciarsi il pane onoratamente, e far del bene a se stessi e al loro simile. Sono le centinaia di giovani chierici avviati alla carriera ecclesiastica, ancor essi da mantenere , da vestire , da aiutare nei loro studii, affinchè non ci vengano a mancare i Sacerdoti e i Missionarii, i maestri e gli assistenti, con cui sostituire i defunti e gli infermi; anzi, affinchè si accresca ogni anno il numero dei nostri coadiutori, e col mezzo loro possiamo distendere maggiormente il regno di Gesù Cristo sulla terra, fondando Case e Missioni in ogni luogo, dove se ne scorge bisogno. Sono le tipografie, sono le librerie e la diffusione della buona stampa , allo scopo d'instruire i fedeli nei proprii doveri, premunirli dai serpeggianti errori, e contal mezzo far riamare e rispettare la nostra santa cattolica religione, che è l'unica vera, l'unica che conduce a salvamento. Sono i 300 e più Missionarii sparsi nelle varie parti dell'America del Sud, e sino nelle ultime estremità della terra, i quali, come sapete, essendo colà non in cerca di oro, ma di anime, non nell'agiatezza,ma negli stenti, abbisognano continuamente dei nostri aiuti materiali, sia per mantenersi in vita, sia per provvedere gli abiti e vestiti se medesimi e agli indii, sia per procurare strumenti a questi, onde addestrarli a coltivare la terra , sia per costruire cappelle, ove raccogliere i convertiti dinanzi all'altare , sia per fabbricare Case di carità, nelle quali ricoverare i loro figliuoletti, educarli cristianamente, istruirli secondo il bisogno, a fine di giovarsi un giorno dell'opera loro, per incivilire e salvare i loro connazionali.

Opera finalmente pur molto raccomandata dal compianto Don Bosco, e che io ricordo alla vostra pietà, è il compimento dell' Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma. L'Ospizio è già bene avviato e vi raccoglie circa 100 giovanetti ; ma 100 non sono ancora 500, quanti voleva poterne radunare il prelodato nostro fondatore e padre, per salvarne un maggior numero, conducendoli a Gesù Cristo. A mesto fine è d'uopo riprenderne la costruzione, dovutasi sospendere per mancanza di mezzi.

Voi vedete adunque, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, quale vastità di campo si presenti alla vostra carità nell'anno corrente, e quale feconda occasione abbiate per far del bene in vita, procurarvi un più dolce conforto in morte, e per rendere ognor più ricca e splendida la vostra eterna corona.

Monumento a D. Bosco in onore di Maria Ausiliatrice.

Ma un'opera, la quale deve starci in quest'anno singolarmente a cuore, è quella sopra cui voglio qui intertenervi alquanto. Niuno di voi ignora come il nostro caro Don Bosco per varii anni consacrò le sue più vive sollecitudini per innalzare in Torino, presso la Casa centrale del nostro Istituto, una chiesa ad onore della gran Madre di Dio, sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. Stante poi il bisogno che il sacro edifizio fosse presto ultimato per raccogliervi quasi un migliaio di giovanetti, che più non capivano nella chiesa di S. Francesco di Sales; in vista eziandio delle spese ingenti, che vi erano già occorse, egli fu costretto a soprassedere dall'idea di decorarla di preziosi marmi, di pitture e di oro, e si limitò a farle dare una semplice tinta. In appresso, e specialmente in questi ultimi anni, memore dei prodigi da Dio operati a pro di coloro, che da principio avevano concorso ad innalzare la detta chiesa; testimonio quotidiano delle grazie, che la Vergine Ausiliatrice continuava a concedere a chi in essa la veniva a pregare , oppure da lontano ne invocava il valido patrocinio e raccomandavasi alle preghiere de' suoi orfanelli; riconoscente ai favori di ogni genere che riceveva per sè e pei suoi giovanetti, il gran servo di Dio e divoto di Maria concepì vivissimo desiderio di por mano ad abbellirne ed ornarne la Casa, donde, come dal suo trono, l'amorosissima Regina aveva impartiti e impartiva segnalati benefizi a conforto dell'afflitta umanità. Nell' anno 1887 Don Bosco aveva già fatto chiamare a sè due celebri pittori e decoratori per interpellarli in proposito, e dato ordine per gli studi opportuni.

Or bene, ecco l'opera alla quale nell'anno 1889 e seguenti noi vorremmo applicar la mente, il cuore e la mano. Dopo la morte di Don Bosco, da molte ed anche autorevoli persone io ricevetti invito ed incoraggiamento ad iniziare una pubblica sottoscrizione per alzargli un monumento. Avendo avuto l'invidiabile sorte di stare per tanti anni a fianco del sant'uomo, udirne le parole, esse- testimonio de' suoi pensieri e de' suoi desiderii, io sono convinto che il monumento più caro a Don Bosco si è di compiere il monumento, che egli stesso innalzò a Maria, rendendolo più adorno di pitture e di fregi, facendolo più ricco di marmi e di ori, più degno di sì eccelsa Regina.

Quest'opera, oltre al tornare di gloria alla gran Madre di Dio e di onore a Don Bosco, sarà pure l'adempimento di una solenne promessa fatta dai Superiori della pia Società Salesiana, la sera stessa del 31 gennaio scorso, in cui rimanevano orfani di un tanto padre. Vedendo noi insorgere gravi difficoltà per ottenere dalle autorità civili il permesso di seppellirlo presso qualcuna delle nostre Case, e temendo di vedercelo portato nel cimitero comune , abbiamo promesso che se Maria Ausiliatrice ci concedeva di avere le amate spoglie di Don Bosco sepolte nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, o almeno nel Collegio di Valsalice in Torino, ci saremmo adoperati a tutto nostro potere per la decorazione di detta sua chiesa, siccome in ringraziamento di un favore così desiderato. I nostri voti , come ognun sa, furono esauditi, e quindi ci sentiamo in dovere di sciogliere la data parola. Ma se dal canto nostro nulla lascieremo d'intentato per far riuscire l'impresa nel più breve tempo possibile, vi confido nondimeno che noi Salesiani vi potremo concorrere solamente coi mezzi morali, vale a dire colle parole, col consiglio, coll'assistenza, perchè viviamo di carità ancor noi, come i nostri orfanelli; quindi i mezzi materiali li speriamo tutti dalle mani dei Cooperatori e delle Cooperatrici, così divoti di Maria ed ammiratori del suo fedelissimo servo D. Giovanni Bosco.

Adunque, fin da questo mese, in cui si compie il primo anniversario della morte di D. Bosco, è aperta la sottoscrizione con questo titolo: Monumento al sacerdote D. Giovanni Bosco in Torino, ad onore di Maria Ausiliatrice.

Per ora non incarico alcuno a farsi raccoglitore per questo scopo, e prego i divoti di Maria e gli amici di D. Bosco che abbiano la bontà di mandare le proprie offerte direttamente al sottoscritto in Torino, indicandone la destinazione.

Occorrendo , saranno inviate apposite schede munite col bollo dell' Istituto ai signori parrochi, con preghiera che vogliano prestarsi essi medesimi a questo atto di carità col ricevere offerte, a fine di chiudere ai male intenzionati l'adito a sorprendere la buona fede delle popolazioni, come suole accadere in consimili occasioni.

Saranno da noi notate sopra un registro particolare le limosine delle singole città e paesi, col nome e cognome degli offerenti.

Finisco questo punto con un ricordo. Mentre negli anni 1865, 66 e 67 si stava fabbricando la chiesa di Maria Ausiliatrice, il signor Don Bosco e noi tutti fummo testimonii di grazie molte e straordinarie, concesse da Dio a coloro che colle limosine ed altri mezzi materiali concorrevano alla sua costruzione ; fatto, questo, così pubblico e notorio, che ad uno dei primi Vescovi, che predicarono in detta chiesa, fece dire : - Ogni pietra di questo sacro edifizio è una grazia, è un miracolo della Madonna.

Or quello, che avvenne nella sua costruzione, confido pienamente che si rinnoverà nella sua decorazione; ed è bene appoggiata la mia fiducia. Imperocchè chi prende parte a quest'opera fa onore a Maria , come chi si adopera ad abbellire il palazzo, la casa, l'abitazione di una generosa ed augusta regina. Ma sta scritto che chi onora la Madre dell'eterna Sapienza avrà la vita eterna : Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt; e se avrà la vita eterna, che è il tutto, assai più facilmente avrà la parte, avrà il meno, che sono le grazie spirituali e temporali, di cui tanto abbisogniamo in questa valle del pianto. Chi onora Maria ne troverà le materne finezze, non solo nelle grazie di santificazione e della salvezza dell'anima, ma altresì negli aiuti del corpo e negli affari del tempo, per quanto giovano a quelli dell'eternità, e proverà quanto le siano bene applicate quelle parole dello Spirito Santo: - Chi mi troverà, avrà trovata la vita, e dal Signore riceverà la salute : Qui me invenerit, inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino.

Mezzo efficace per sostenere le opere di beneficenza.

Dopo di aver considerate le varie opere di religione e di beneficenza da me suesposte, voi mi domanderete forse come mai dovreste fare per potervi rendere capaci di concorrere alla loro esistenza ed esecuzione. A fine di non dilungarmi in cose che già conoscete, per risposta io mi limito a segnalarvi un mezzo solo, che giudico il più efficace e valevole per tutti. - Abbiate in cuore la vera carità , la carità di nostro Signor Gesù Cristo. - Chi possiede tale carità trova modo di cooperare a qualsiasi opera buona. Sì, procuriamoci la dolce inclinazione a far del bene al nostro simile, specialmente ai fanciulli più poveri ed abbandonati, e alle anime in pericolo di eterna dannazione, quali sono quelle soprattutto dei poveri selvaggi, che ancor non conoscono Iddio. Questa inclinazione, chi più chi meno, tutti già la sentiamo; ma possiamo renderla ognor più forte, facile e pronta, con degli acconci riflessi, di cui eccone alcuni.

Anzitutto riflettiamo che il far del bene al prossimo ci rende più che ogni altra cosa simili a Dio, il quale, essendo una bontà per sua natura diffusiva, fa del bene a tutti, persino a chi non lo conosce e non lo ama, persino ai suoi nemici , e, come dice il Vangelo, fa levare il sole sopra i buoni e sopra i cattivi, e manda la pioggia pei giusti e per gli iniqui (MATT. v, 45).

Riflettiamo a quanto fece e a quanto fa nostro Signor Gesù Cristo per tutti e per ciascuno di noi in particolare. Essendo ricchissimo e per se stesso beato, pure elesse ogni sorta di stenti e di pene; sostenne ingiurie, insulti, derisioni e calunnie; si sottomise a condanne, a flagelli, a spine, alla croce, alla morte, versando sino all'ultima goccia il proprio sangue; e dopo di aver dato esempii di sì inaudito amore, ce ne diede anche il comando colle più efficaci parole. E poi la carità, che dimostrò a ciascuno le tante e tantissime volte, col perdono dei peccati, coll'allontanarci disgrazie, col risparmiarci la morte forse in momenti ben poco felici, non ci deve forse essere di forte stimolo a fare ancor noi la carità ad altri, almeno con qualche sacrifizio delle nostre sostanze?

Riflettiamo alla dolce consolazione che proveremo specialmente in punto di morte, quando, nel momento di presentarci a Dio, e tremanti forse pel ricordo di qualche nostra miseria, ci verrà in mente che in Cielo vi è già qualche anima beata che prega per noi, perchè stata istruita nelle Case fondate e mantenute colla nostra carità, perchè salvata per opera di Missionarii da noi provveduti, perchè ritornata sul retto cammino pel sacro ministero di un Sacerdote da noi fatto raccogliere ancor giovanetto e favorito ne' suoi studi e nella sua vocazione. Ed oh ! quanti fatti commoventi vi potrei qui citare in prova di questa indicibile gioia, pregustata nell'agonia da persone caritatevoli !

Riflettiamo ancora che Dio ha promesso che la carità, la quale noi facciamo agli altri, egli la farà a noi ; la farà nelle cose spirituali e temporali; la farà altresì ai nostri cari, e specialmente a coloro, i quali si prendono cura dei poveri orfanelli e dei fanciulli più abbandonati e pericolanti. Ed in vero sono parole dettate dallo Spirito Santo le seguenti del Salmo 40: - Beato colui che ha pensiero del miserabile e del povero : lo libererà il Signore nel giorno cattivo. Il Signore lo conserverà e gli darci la vita, e lo farà beato sopra la terra, e nol darà in potere de' suoi nemici, e gli porgerà soccorso nel letto del suo dolore. Or nel corso di nostra vita in quali e quante critiche e dolorose circostanze non potremmo forse trovarci ancor noi, nelle quali niuna persona del mondo sarebbe in grado di portarci, soccorso? E non è egli un forte stimolo ad usare carità al prossimo il pensiero che con questa carità noi ci renderemo debitore e protettore un Dio onnipotente?

Vedete adunque, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, quanti stimoli abbiamo ad essere caritatevoli. Usiamoli sovente, ed accenderemo in cuor nostro una fiamma di sì viva carità, che ne faremo sentire il calore benefico in tutte le parti del mondo.

Alcune massime da praticare.

A compimento di quanto ho sopra riferito per accendere nei cuori la santa carità, aggiungo alcune massime, che praticate saranno di grande giovamento al nostro scopo.

1a. Mettiamo tutti i giorni, o almeno tutte le settimane o tutti i mesi qualche cosa in disparte, per sostenere le opere di beneficenza e di religione. Questo già suggeriva di fare l'apostolo san Paolo ai primi cristiani, in sollievo degli indigenti (1).

2a. Facciamo di quando in quando qualche sacrifizio e risparmio a tale uopo, ora in un viaggio, ora in un divertimento, ora nell'acquisto di una veste o di un abito e simili, ora nella cucina, rendendola più economica, e via dicendo. Specialmente le madri e le figlie di famiglia, le padrone e financo le serve, con queste ed altrettali industrie , possono procacciarsi il mezzo di fare del bene moltissimo.

3'. Chi intende di lasciare qualche parte del fatto suo a vantaggio delle opere di carità, prenda il consiglio di farlo sua vita durante; lasci anche più poco, ma si assicuri in tal modo che la sua volontà si eseguisca, direi quasi, sotto i suoi occhi. Dopo la morte possono insorgere grandi ed inaspettate difficoltà, dissensioni e liti, per le quali non solo non ne abbiano aiuto le opere di carità, ma trovino la rovina ed anche la dannazione dell'anima non poche persone, sedotte dall'avarizia e dall'interesse. E poi rischiara più il nostro viaggio alla eternità una candela davanti, che non due di dietro.

(1) I. Cor. xvi, 1, 2.

Conclusione.

Ecco , o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, ecco i sentimenti dell'umile Successore di D. Bosco, e che ritengo siano pure i sentimenti di ognuno di voi. Ora conchiudo col pregarvi che abbiate la bontà di continuarmi l'appoggio della vostra benevolenza. Fatelo per amor di Dio, per amore di Maria Ausiliatrice ed anche per amor di Don Bosco, che tanto vi amava e che prima di morire vi scriveva così : - Se avete aiutato me con tanta bontà e perseveranza, ora vi prego che continuiate ad aiutare il mio Successore dopo la mia morte.

Dal mio canto vi assicuro che unitamente coi miei confratelli Salesiani proseguirò ancor io ad inspirarmi ai sentimenti, ai consigli, alle massime di Don Bosco, e di comune accordo faremo il possibile che la vostra carità riporti il frutto desiderato a vantaggio della religione, della famiglia, della civile società, a gloria di Dio, a salvezza delle anime.

Fedele alla raccomandazione che Don Bosco mi fece, io vi raccomando tutti i giorni al Signore, anzi intendo che nelle comuni e private preghiere, che si fanno nelle Case Salesiane, voi siate sempre compresi, e che Iddio vi conceda il centuplo della vostra carità anche nella vita presente, e in fine la corona delle grazie, che si è di poterci tutti trovare in Cielo a goderlo per tutta la eternità. Pregate anche voi per me; preghiamo tutti altresì pei Cooperatori e per le Cooperatrici defunti, e intanto credetemi quale mi professo con profonda gratitudine e con pienezza di stima

Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,

Torino, 1° gennaio 1889.

Obbl.mo Servitore

Sac. MICHELE RUA.

GRAZIA OTTENUTA DA MARIA AUSILIATRICE per intercessione di D. Bosco.

Pregati pubblichiamo la seguente relazione, premettendo che non intendiamo che le si presti altra fede, se non quella che si merita e la persona che si dice graziata, e il Parroco che ne fu testimonio. Di consimili relazioni ne riceviamo tutti i giorni, e ne abbiamo già più centinaia.

MOLTO REV.DO SIGNORE,

Il sottoscritto prestandosi a mandare ad esecuzione una promessa di una persona graziata da Maria Ausiliatrice per l'intercessione del venerando D. Bosco di s. m., prega la S. V. che abbia la bontà di pubblicare sul Bollettino Salesiano la preziosa grazia ottenuta.

Una giovane sposa di questa parrocchia soffriva da quattro anni e mezzo gravissimo incomodo , che la costringeva a schivar la compagnia, e la impediva d'attendere a, quei lavori di casa, che esigono qualche fatica corporale. Invano era ricorsa a medici edaveva usate medicine; l' arte salutare non aveva rimedi, ed i medici curanti umiliati nei loro insuccessi avevano dichiarato il male disperato e mortale. La poveretta, assecondata dalla pietà del marito , era ricorsa ai Santuari della Madonna di Caravaggio, ed a quello delle Grazie vicino a Mantova.

Ma la pietosa Vergine e per mettere a prova la fiducia dei mesti sposi, e per far conoscere la santità del suo servo D. Bosco, ha differita la grazia fino a quattro mesi or sono, desiderando di essere supplicata colla mediazione del devotissimo suo servo Don Bosco.

Erano quattro giorni che avevano incominciata la novena a Maria SS. Ausiliatrice e a D. Giovanni Bosco, e l'ammalata cominciò straordinariamente a migliorare, e dopo un mese e mezzo fu da me, per assicurarmi che il miglioramento era stato progressivo senza medicamento di sorta.

Or fanno quattro mesi , ed ella continua a star bene, e ad occuparsi senza incomodo nei gravi mestieri di casa, e quindì con esuberante gioia, pieno il cuore di riconoscenza va ripetendo: - D. Bosco mi ha ottenuta la grazia dalla Madonna : i medici mi dicevano che io era, inguaribile: tutte le medicineprovate non valevano: qual dolore per me!... non essere nemmeno più capace a lavare gli stracci de' miei bambini, nè di portarli a letto: sì, sì D. Bosco m' ha ottenuta la grazia ! Oh , no, non lo dimenticherò mai in tutta la mia vita un tanto benefattore!... Per me D. Bosco è un santo!...

Riconoscente pure il sottoscritto al venerando e santo Fondatore, la prega a far conoscere questa grazia.

Nella fiducia di essere esaudito in questa domanda la ringrazio di cuore e con tutta venerazione e stima mi professo

Pessina Cremonese, 19 Novembre 1888.

Umilissimo servo BROCCA D. LUIGI Parroco.

P. S. - I due sposi favoriti della grazia, Miglioli Andrea e Minuti Clementina, qual pegno di loro riconoscenza mandano un' offerta agli orfanelli di D. Bosco, e desidererebbero di essere ascritti, con una copia del Bollettino, fra i Cooperatori Salesiani.

SENTIMENTI DI UN FIGLIO, SACERDOTE SALESIANO, nella morte del padre.

Non siamo soliti ad inserire nel nostro Bollettino articoli che riguardino persone in particolare, perchè l' abbondanza della materia e lo scopo del periodico ce lo impediscono. Ma trattandosi del padre di D. Giovanni Bonetti, siamo obbligati a fare un' eccezione che per noi è un caro dovere. Don Bonetti per nove anni fu il Direttore e Redattore indefesso del nostro Bollettino. Perciò dalle sue mani prendiamo il fiore che egli depone sulla tomba del padre e lo presentiamo ai nostri cari Cooperatori e Cooperatrici, cui pure crediamo tornerà molto gradito.

Lascio questo poche pagine per memoria ai miei parenti ed amici, pregandoli che abbiano la carità di raccomandare a Dio l'anima di mio padre ed anche l'anima mia.

Il 24 novembre 1888, alle ore 10 pomeridiane, moriva in Torino mio padre Lorenzo Bonetti, del fu Giovanni e della fu Lucia Novarino, nato in Ceresole d' Alba il 4 Agosto 1807, e domiciliato in Caramagna di Piemonte.

Sentendosi venir meno la vìta desiderò di passare gli ultimi giorni nella Casa di Don Bosco, presso al Santuario di Maria Ausiliatrice, vicino all' unico superstite figlio, e la bontà di Dio e la carità di D. Rua lo soddisfecero. Fu munito di tutti i conforti di nostra Santa Religione , assistito da mia madre e da me. Conservò la cognizione sino all'ultima ora, e morì della morte del giusto nell'età di 81 anno, 3 mesi e 20 giorni.

Quantunque per la sua sì grave età io mi aspettassi sua morte da un giorno all'altro, pure la sentii profondamente. La commozione mia toccò il colmo, quando udii mio padre e mia madre a chiedersi e a darsi vicendevolo perdono delle offese, che avessero potuto farsi nel corso di 53 anni di matrimonio , e quando lessi al morente mio genitore il Proficiscere. Ah ! gran Dio ! Ogni mia pena sia per vostro amore e in suffragio dell' anima di mio padre.

Contadino, privo di ogni bene di fortuna, visse e morì povero, guadagnandosi colla propria fatica di che campare la vita, e pagare l'annua pigione della casetta che abitava, così umile, che allorquando io mi recavo in patria non vi poteva dormire per difetto di spazio , e doveva andare ad alloggiare presso il mio signor Arciprete, il teologo Bernardo Appendini.

Sebbene sì povero, mio padre non cercò mai che, fatto sacerdote, io mi allontanassi da D. Bosco e prendessi un impiego , con cui potessi aiutare lui e mia madre, e ne migliorassi la misera condizione. Molte volte taluni de' suoi compaesani, vedendolo a faticare da mane a sera ed occuparsi in lavori anche bassissimi, gliene facevano le alte meraviglie quasi lo burlavano dicendo : - E come , Lorenzo , con un figlio prete voi fate ancora questa vitaccia? E perchè non lo fate venire a casa, o almeno non vi fate mandare del danaro, affinchè possiate menare una vita un poco più comoda, come fanno i parenti di tanti altri sacerdoti? - E il buon uomo rispondeva: - Fo mica peccato a guadagnarmi da vivere colle mie mani. Del resto, il figlio prete fa il suo dovere, che è, non di avvantaggiare la condizione dei parenti, ma di guadagnare anime a Dio in aiuto di Don Bosco, che lo beneficò; ed io contadino fo il mio mestiere, che è quello di tagliare la testa ai vermi zappando la terra, come già facevano i miei vecchi. Finora un po' di pane, per togliermi la fame, e un po' di aceto con acqua, per cavarmi la sete, non mi mancò, e spero che non mi mancherà neppur per l'avvenire. E finiva esclamando: - Evviva l'abbondanza, evviva l'allegria. - Ah! grazie, lagrimato padre, grazie della libertà che mi avete lasciata, per corrispondere alla mia vocazione. Il buon Dio, fedele nelle sue promesse, ve ne ha dato il centuplo quaggiù con una dolcissima e quietissima morte, e a quest'ora un premio ben più ricco nel cielo.

Mio padre sofferse molto in vita sua e subì specialmente uncrudele martirio di cuore nella morte di mio unico fratello Domenico, che nella età fiorente di 22 anni, di passaggio a Ceresole, fu assassinato da un ubbriaco il 1 di settembre dell'anno 1867, senza che alcuno di noi lo potesse più nè assistere, nè rivedere. Per questo tragico fatto, per l'immenso dolore che gli cagionò, per le calde e prolungate lagrime che gli trasse dagli occhi, e per altre pene e stenti, mio padre avrebbe potuto dire come il Patriarca Giacobbe : - I giorni del mio pellegrinaggio furono... cattivi. Ma ormai tutto è passato, o padre; anzi a quest' ora avete riveduto e riabbracciato il. figlio non più insanguinato e spento, ma vivo e bello e rivestito di gloria, perchè morì perdonando e invocando Gesù e Maria.

La pietà di mio padre fu quella di un fervoroso cristiano. Mi limito a notare che, eccettuato un caso di malattia o di altra difficoltà assoluta, egli si portava ogni giorno ad ascoltare la santa Messa. Di estate poi, e financo quando era a servitore, dovendo recarsi per tempo in campagna ad arare o a compiere qualche altro lavoro , egli si alzava più presto, dava il fieno ai buoi, e mentre questi mangiavano, recavasi alla Messa , che nella chiesa della Confraternita di , Santa Croce celebravasi prima dell' aurora. E Questa lodevole consuetudine di levarsi per tempo e udire ogni dì la Messa egli mantenne sino agli ultimi mesi di sua vita, e ancora in Torino lo si vedeva ogni mattina nelle prime ore nella chiesa di Maria Ausiliatrice. Soleva dire : - Quando sento la campana dell' Ave Maria, non posso più stare in letto.

Nè qui posso tacere che in quest' ultimo anno , in cui ebbi più sovente occasione di stare in conversazione con lui, e spiarne i sentimenti dell'animo, vi ho scorto la perfezione della virtù, specialmente della carità, della pazienza e della conformità ai divinivoleri. Non poteva soffrire che si dicesse male di chicchessia , fosse pure la minimacosa ed anche vera. Una volta rimproveròmia madre per aver detto che il falegname aveva aggiustata malamente la lettiera che avevamo in casa, perchè nell' essere mossa da un luogo all'altro si era sconnessa, ed aveva lasciato cadere il fondo. Non lo si udiva mai a lamentarsi di nulla; di tutti e di tutto mostrava, si contento e pur riconoscente , ed una volta si prese scrupolo di aver detto che aveva sofferto nel farsi radere la barba. Quando poi qualche cosa od il male stesso gli dava fastidio confortava se medesimo e gli altri dicendo: - Questo non è ancora il fuoco.

Ma la prova sicura di sua spirituale perfezione fu il distacco dalla vita e la piena conformità della volontà sua a quella di Dio. Vedendo che l'ultima sua malattia si aggravava e facevasi pericolosa, lo incoraggiai dicendo che i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice pregavano per lui, ed ei mi rispose : - Ringraziali , ma di' loro che non stiamo a dimandare che io guarisca , ma che possa fare una buona morte e salvare l'anima mia. - Pregheremo, io soggiunsi, che possiate fare la volontà di Dio; siete contento? - Sì, sì , rispose , sì la volontà di Dio , la volontà di Dio.

Qualche anno fa, cioè nel 1882, mio padre era venuto a Torino appositamente per vedere ancora una volta D. Bosco. Lo vide, gli parlò e gli dìsse : - Mi sento avvicinare alla morte, ed ho voluto prendermi il piacere di venirla a rivedere per l' ultima volta e domandarle la benedizione. -L'uomo di Dio lo accolse con indicibile bontà e gli rispose: - Vi benedico di tutto buon cuore; ma in quanto a morire non è ancor tempo, e verrete altra volta a domandarmene licenza. - Morto prima il santo uomo , mio padre non sapeva più come eseguire la raccomandazione avutane , quando un giorno mi prega che lo voglia condurre a Valsalice sulla tomba di D. Bosco. - E perchè , gli domandai ? - Per far quello , mi rispose, che mi disse D. Bosco l'ultima volta che lo vidi, cioè domandargli licenza di morire. Lo condussi. Da quel giorno mio padre, non ostante le più assidue cure usategli dal medico , dagli infermieri , da mia madre e da me , andò a grado a grado e visibilmente deperendo, finchè cadde in letto e da questo nel sepolcro.

In questi ultimi tempi sembra che più nulla desiderasse fuorché di poter morire assistito dal figlio prete, e il suo desiderio fu appagato. Lo aiutai a prepararsi a ricevere il SS. Viatico, che fu il 21 novembre festa della presentazione di Maria al tempio , e a farne il ringraziamento. In questa solenne circostanza lo udii a dire : - Oh ! come son contento ! Io non avrei creduto che si potesse provare tanta consolazione in questo mondo. Grazie , nostro Signore, grazie; e intanto i suoi occhi si bagnavano di lagrime. È impossibile esprimere a parole il piacere, che ancor io provai nel vedere così contento mio padre, e ne ringraziai di cuore il buon Gesù. - Padre, quelle non furono che poche stille delle gioie di Paradiso. Che cosa direte ora mai che ve ne saziate alla vostra sorte, e sarei ben lieto che simile alla vostra fosse la morte mia. La spero per la misericordia di Dio e per la bontà ed intercessione di Maria Ausiliatrice. Addio , padre, e a rivederci in cielo. Requiem aeternam dona ei, Domine. Et lux perpetua luceat ei.

STRENNA DI MARIA AUSILIATRICE,

Senza pretendere che le si presti una fede più che umana , riproduciamo qui la relazione , che la Superiora dell' Istituto delle Suore di Maria Ausiliatrice comunica di recente alle sue Religiose, intorno ad un favore molto singolare , ricevuto in morte da una delle nostre Suore. Siamo di avviso che questo racconto sarà di grande edificazione ai Cooperatori e alle Cooperatrici, e gioverà ad inspirar loro una fiducia ognor più viva in Maria Ausiliatrice in vita e specialmente in punto di morte. Sia esso come la strenna di questa nostra amorosissima madre.

Nizza Monferrato, 18 dicembre 1888. CARISSIME SORELLE IN G. C.,

Quantunque non sia il nostro costume il rendervi consapevoli delle circostanze, che accompagnano la morte delle nostre sorelle, tuttavia giudico di fare questa volta un'eccezione.

La morte di suor Maddalena Gatti, avvenuta giorni sono nella nostra Casa di Torino, presenta una. circostanza così particolare e consolante, che saputa non potrà a meno di fare un grandissimo bene a tutte. Ella è una conferma di quanto cì lascìò detto il compianto nostro Fondatore e Padre Don Bosco poco prima di morire : Se le Suore osservano le costituzioni loro date, la loro eterna salvezza è assicurata.

Affinchè abbiate piena conoscenza del fatto io vi trascrivo qui la lettera, colla quale la Direttrice della Casa di Torino me ne dà relazione. Vi fo solo notare che se non tutte le Suore ricevono in punto di morte il favore, che riteniamo aver ricevuto suor Maddalena, non vuol già dire che esse non siano care ed accette a Maria , ma che forse non ne hanno bisogno, oppure ne ricevono segretamente degli altri, che equivalgono a questo.

Procuriamo solo di vivere da buone Figlie di Maria e da fedeli Spose di Gesù , e poi stiamo sicure che faremo ancor noi una morte soave e preziosa nel cospetto di Dio.

Intanto colgo la propizia occasione di augurarvi buone feste Natalizie e un buon fine e capo d' anno, con ogni sorta di felicità ; e nel tempo stesso vi raccomando che nel giorno anniversario della morte dell'indimenticabile nostro Don Bosco facciate speciali preghiere, non tanto perchè siamo convinte che egli ne abbia bisogno, ma in riconoscenza e gratitudine del gran bene che ci ha fatto.

Credetemi infine quale mi professo

Vostra aff ma in G. C.

Suor CATTERINA DAGHERO.

Torino, 16 dicembre 1888.

REV.maMADRE IN G. C.,

Oggi, primo giorno della novena del santo Natale , la celeste nostra Madre Maria Ausiliatrice è venuta a prendersi la nostra carissima sorella suor Maddalena Gatti.

Oh! che bella ed invidiabile morte ha mai fatto questa Suora!

Quelle, che finora ho visto a morire, tutte, qual più, qual meno, sono partite da questo mondo con segni visibili di andarsene al Paradiso; ma niuna mai mi ha fatto così soave impressione come questa. Ascolti se non dico il vero.

Da più mesi, come Ella ben sa, suor Maddalena trovavasi infermiccia. Ultimamente , aggravandosi il suo malore, essa ha sofferto, per più giorni e più notti, come una martire, ma sempre con tanta pazienza ed amore che non avrebbe potuto fare di più una santa. Sebbene avesse una fiducia illimitata in Gesù e Maria , cionondimeno , siccome aveva una grande delicatezza di coscienza, che talora si avvicinava allo scrupolo, così di quando in quando sentiva e mostrava un poco di apprensione al pensiero della morte.

Questa mattina, verso le ore 8 1/2, sembrando che stesse per mancare, fu chiamato il signor Direttore D. Bonetti, il quale dopo di averle detto qualche parola in segreto cominciò a leggerle le preghiere dell'agonia; quando tutto ad un tratto suor Maddalena prende in volto un' aria, non più di sofferenza , ma di allegrezza ; i suoi occhi fino allora oscuri e semispenti si fissano vivaci e brillanti verso ai piedi del letto, e compare sulle sue labbra un dolce sorriso, come di persona, che vede cosa bellissima e ascolta parole di grande conforto.

A questo spettacolo noi tutte, che stavamo pregando presso il suo letto, cessammo di pregare, ed anche il signor Direttore sospese di leggere, per contemplare una scena così commovente. Dopo un minuto suor Maddalena, come rientrando in se stessa, si mette ad esclamare : - Oh! Maria! son vostra figlia? Sono sposa di Gesù? Ah! io non avrei osato chiamarmi vostra figlia e sposa di Gesù, temeva di esserne indegna; grazie, Maria, grazie. Oh! che gioia! Maria mi disse che sono sua figlia, che sono anche sposa di Gesù, e che mi aspetta in Paradiso. Oh ! adesso non ho più paura di morire, non ho più paura...

S'immagini, o Madre mia carissima, quale divenisse la nostra emozione in quell'istante! Tutte piangevamo come ragazze ed anche al signor Direttore calavano dagli occhi grosse lacrime.

Nè qui fu il tutto ; poichè da quel momento la fortunata suor Maddalena, come se non sentisse più alcun male, si pose a parlare con tanta vivacità e forza, che non aveva mai fatto neppur da sana, e per un quarto d'ora ci tenne tutte in una conversazione, che sapeva di Paradiso. Dopo di aver ringraziato Iddio di averla fatta cristiana e poi anche religiosa, cominciò a ringraziare le Suore, che l'avevano assistita durante la malattia, nominandole ad una ad una, e domandando anche perdono se le aveva qualche volta offese e stancate.

Volle pure ringraziare me, ma poi, con parole piene di rispetto ed insieme con una santa libertà mi diede un dolce rimprovero, perchè cerco sempre di far sperare la guarigione alle malate, mentre invece il Direttore dice loro la verità, affinchè siano sempre preparate. Ringraziò tanto il Sacerdote medesimo, che l'aveva caritatevolmente assistita, portandosi di giorno ed anche di notte a visitarla e a darle la benedizione, e lo assicurò che avrebbe fatto, presso la Madonna e presso Don Bosco, le commissioni che le aveva lasciate ; lo pregò anche che ringraziasse a suo nome gli altri Superiori, e incaricò me di ringraziare Lei e tutte le Madri del Capitolo ; e non dimenticò i suoi parenti, lasciando che facessimo loro sapere che essa li andava ad aspettare in Paradiso. - Dite a tutti, ripeteva con enfasi, dite a tutti che io muoio figlia di Maria e sposa di Gesù.

Finito di fare questi ringraziamenti, si rivolse al ministro di Dio e domandò : - Chi sa il perchè mi sento tanta voglia di parlare, mentre prima non era così ? - Ed egli le rispose : - Il perchè si è che avete il cuore contento e la contentezza del cuore vi fa dimenticare che siete in agonia. - Sì, è vero, riprese essa, sono tanto, tanto contenta, che non posso esprimerlo; ora, non mi fa più paura la morte, ma la desidero. - Dopo un breve silenzio dìsse - Ma guarda un poco, ho fatta una dimenticanza colla Madonna; non Le ho dimandato che mi prendesse subito con sè ; ma non importa, io mi fido di Maria ; e quando sarà tempo Ella mi prenderà; così non farò la mia volontà, ma solo la volontà di Gesù.

Intanto suonavano le ore 9 e il sig. Direttore doveva scendere nella nostra cappella per celebrare la Messa della Comunità, essendo Domenica. Prima di allontanarsi la salutò e disse che nella s. Messa avrebbe pregato per lei ; che dopo Messa sperava di ritrovarla ancora viva, ma che posto anche che ciò non fosse, si sarebbero poi riveduti e parlato in Paradiso. - Sì, sì, vada pure, rispose ella, e preghi per me; a rivederci in Parad iso.

Durante la celebrazione del s. Sacrifizio suor Maddalena perdeva la parola, e il Speriore ritornato presso di lei ebbe solo più tempo a suggerirle qualche parola, e poscia invitare gli Angioli venire incontro ad un' anima sì bella e portarla in seno a Dio. Erano le ore 10 1/2 antim.

Ecco in breve, o Madre carissima, quello che è succeduto poche ore sono in questa Casa. Non solamente io, ma tutte le Suore presenti e lo stesso signor Direttore D. Bonetti siamo intìmamente persuasi che la compianta suor Maddalena abbia avuta una celeste visione. Nè è prova aver detto essa medesima che aveva veduta la Madonna e udite le suddette parole ( e in punto di morte certamente non si mentisce); e lo dimostrò anche il suo aspetto come trasformato inquell' istante , ed il vigore che ne sentì anche nel corpo, per un buon tratto di tempo, da poter parlare in quel modo che ho detto, mentre poco prima a stento poteva proferir parola ed appena respirava. Oh! Madre mia , come deve essere bella ed amabile la Madonna , se un minuto solo che fu vista ed una sua parola potè infondere tanta dolcezza nel cuore di una moribonda ! Se produce così dolce effetto un suo sguardo ed una sua parola, che sarà mai il vederla per sempre in Cielo, e il parlarle e lo stare in sua compagnia per tutta la eternità? Oh! Madre carissima, come io e tutte queste mie sorelle siamo contente di essere Figlie di Maria Ausiliatrice! Sia per sempre benedetto Iddio, che ci ha fatta la grazia della santa vocazione.

Riceva intanto i rispetti miei e i rispetti di queste sue figlie ; gradisca i nostri figliali augurii delle buone feste Natalizie , mentre raccomandandomi alle sue preghiere mi professo con tutta stima ed affetto

Sua obbl.ma Figlia

Suor TERESA LAuRENTONI.

Visto : Si conferma la verità di quanto sopra.

Sac. GIOVANNI BONETTI.

Suor Maddalena Gatti, nata a Rosate presso Milano, stava per compiere 33 anni il 5 del prossimo anno 1889. Aveva circa 6 anni di religione. Da 5 anni residente nella Casa di Torino aveva prestato un grande servizio quale assistente o direttrice del laboratorio. Era molto stimata dalle Suore per le sue esimie virtù, ed era amatissima dalle giovinette dell'Oratorio festivo, che sapeva assai bene tenere allegre e giulive e innamorare della virtù. Ogni sera di festa ne induceva delle schiere ad accostarsi alla santa Conssione, aiutandole anche a prepararvisi.

Aveva un'aria di grande affabilità, ma era di poche parole e di un contegno, che inspirava rispetto.

Sul principio di sua malattia, i parenti vennero per condurla a casa nella speranza che guarisse più presto; ma essa pregò la Superiora che l'aiutasse a persuaderli di lasciarla colle sue Suore e diceva: - Se invece di guarire, il mio male si aggravasse, io non potrei a casa mia ricevere così sovente Gesù nella santa Comunione come qui ; e poi venissi a morire, mi farebbe troppo pena morire lontana dalle mie consorelle.

Il buon Dio e Maria Ausiliatrice ci mandino molte sorelle simili a suor Maddalena Gatti, ma nella loro bontà si degnino anche di conservarcele più a lungo per nostra edificazione e conforto.

IL GALANTUOMO Almanacco per l'anno 1889

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È una raccolta fatta con pio impegno di alcuni episodì della vita giovanile di Don Bosco, di quanto egli fece sempre a fine di diffondere la gran carità per il bene che egli aveva nel cuore. Sono esse notizie per lo più ancora sconosciute. Si legge perciò della sua vita pastorizia: come a Chieri è nello stesso tempo e studente e maestro : come ìl Signore gli dimostrò che lo voleva sacerdote: di Don Bosco e Silvio Pellico : e come si preparava a scrivere la Storia Sacra ed Ecclesiastica e parecchie altre piccole novità, ghiotte ed amene, ma sopratutto innocenti e morali.

Ci sono ancora due o tre poesie di vario argomento, ed una bella raccolta di arguzie per rallegrare lo spirito senza dir male di nessuno.

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I FUNERALI per la morte di D. Bosco.

(Appendice)

ARENZANO : Prima i Cooperatori e le Cooperatrici fecero una modesta e divota funzione di suffragio con l'Esposizione del SS. Sacramento e canto del Miserere e Deprofundis. Ma la Confraternita di Santa Chiara, con il suo degno Rettore alla testa, D. Calcagno , addì 19 febbraio, volle rinnovare un solenne funerale, a cui intervennero la Società Operaia Cattolica, con la sua bandiera, e molti Cooperatori e Cooperatrici.

Sulla porta maggiore dell'Oratorio stava appesa la seguente epigrafe

A D. Bosco GIOVANNI Onore e gloria della Chiesa e della Patria Pace e gloria in seno a Dio implorano La Confraternita di S. Chiara La Società Operaia Cattolica e Cooperatori d'Arenzano.

Finita la s. Messa il R. P. Basilio d'Arenzano rivolse un affettuoso discorso di occasione, che assai commosse gli astanti; accennando anche al pensiero che il canto del Miserere , faceva un po' contrasto con la speranza che Don Bosco fosse già in Paradiso , a pregare anche per loro , che in vita aveva tanto amati e tante volte benedetti.

BORDIGHERA (Torrione) : In quella nuova chiesa si cantò una solenne Messa di trigesima, e la popolazione vi prese parte in modo edificante. La Chiesa era gremita di divoti, come in giorno di grande solennità. Era questa per essi un' occasione per mostrare la loro gratitudine a D. Bosco, che loro aveva provvisto in quei luoghi Chiesa, Sacerdoti , scuole, Maestri e Maestre, a fine di liberarli dall'eresia che da tutte le parti li serrava. S. E. Raia. Monsig. Tommaso dei Marchesi Reggio, Vescovo di Ventimiglia, accompagnato da moltissimo clero, assistette pontificalmente alla Messa. La Chiesa era vestita a lutto ; gli alunni e le alunne delle nostre scuole , con le educande dell'Ospizio, non solo concorsero in quel dì a pregare, ma vollero raccogliere tra di loro un obolo , che ascese ad una bella cifra , per comperare cento candele, da ardere attorno al feretro. Un distinto nostro Cooperatore mandò una magnifica ghirlanda di fiori, che posta prima sul catafalco , dopo venne inviata a Torino per collocarsì sulla tomba di D. Bosco.

Dopo la Messa, S. E. Monsig. Vescovo tenne un elegante discorso sulle opere di Don Bosco ; dicendo come egli si augurava che dal cielo volesse benedire quella che aveva aperta nella sua amatissima Diocesi. Egli stesso volle farne l'assoluzione al tumulo, e lasciare in tutti i cuori tanta pietà e riconoscenza da far dire a più di uno Vedete come l'amava?

BORDIGHERA (Valle Buona): Questa piccola terra non volle essere l'ultima nell'onorare e suffragare il compianto D. Bosco. Con un concorso straordinario di gente fu cantata una Messa solenne di trigesima. La bella Chiesa parrocchiale era vestita a lutto, e molte candele ardevano sugli altari ed al catafalco. Dio benedica e ringrazii per noi quella fervida popolazione!

BRA : Appena si ebbe la dolorosa notizia della morte di Don Bosco, il R.mo Vicario di S. Antonino di questa città, D. Luigi Pautasso, non volle mancare di far subito pubblici e solenni suffragi per l' anima di colui, che egli ebbe la ventura di conoscere e di amare quale tenero padre. Dispose perciò che come nelle occasioni più straordinarie si tappezzasse la Chiesa, si cantasse una Messa, e si facesse il maggior numero di preghiere. Ebbe la consolazione di vedere non solo i suoi parrocchiani, ma moltissimi altri o Cooperatori od ammiratori di D. Bosco, venire a prendervi parte, e rendere più solenne quella manifestazione di affetti della pubblica stima e venerazione per D. Bosco.

CARACAS (Venezuela): Per iniziativa del M. R. S. Don Riccardo Arteaga, parroco della Madonna di Altagracia, furono celebrati solennissimi funerali , intervenendo molti Cooperatori ed altri divoti. La Comunione fatta per l'anima di D. Bosco da più di 200 persone, dimostra quanta stima e venerazione si avesse per lui. E chi ce ne scrive aggiunge : « La morte poi di tanto illustre e santo uomo fu in queste parti grandemente sentita, e giornali anche non cattolici riprodussero note biografiche della sua mirabil vita , e varii poeti cantarono le sue virtù. »

CARASCO (Chiavari): Per l' anima venerata di Don Bosco nel lunedì di Quinquagesima si celebrò in questa parrocchia una divota funzione funebre. La Comunione fu generale, si può dire, e dopo altri suffragi si terminò con la benedizione del SS. Sacramento.

CASAMICCIOLA : Così scrìveva il Parroco di questa terra a D. Rua: « Anche Casamicciola ha voluto suffragare la grande Anima sacerdotale del non mai abbastanza compianto Servo di Dio il carissimo Don Bosco. E nel dì 27 del p. p. novembre il qui sottoscritto suo servo unito al Clero ed al popolo celebrava un solenne funerale ad accelerare l' ingresso di Lui nel Paradiso, dove speriamo sia già volata l' anima sua appena uscì da quel corpo istrumento di tante misericordie. Cercammo per lui a Dio la grazia che possiamo vedere riedificata la nostra Chiesa parrocchiale, polverizzata dall'ultimo terremoto. E raccogliemmo l'obolo pei Missionarii salesiani , che in lire ventuna le trasmetto col vaglia qui accluso. Preghi Ella pure, R.m° D. Rua, e faccia pregare affinchè Dio si serva della intercessione di Don Bosco già glorioso in Cielo ad edificare in Casamicciola la tanto necessaria Chiesa, come di lui pellegrino in terra si servì alla edificazione di molti tempii e basiliche.

Can. GIUSEPPE MORGERA, Parroco. »

ESANOTAGLIA : Si fecero solenni funerali nella insigne Collegiata di S. Martino, per ricordare la cara memoria del nostro caro ed amato D. Bosco. Intervenne alla nostra funzione tutto il Clero, la banda musicale, e gran folla di popolo. Stava nel mezzo della Chiesa un magnifico catafalco, ornato di molti ceri, ed epigrafi in lode dell'illustre defunto. Quel degnissimo parroco, Don Stefano Romaldini , lesse dal pulpito una bella orazione , dimostrando sull' esempio di D. Bosco i vantaggi che arreca il Sacerdote cattolico alla società, alle famiglie, alle arti. Ci scrivono che quella solenne e dolorosa ricordanza ha lasciato negli animi di tutti gli astanti. sentimenti di affetti e di venerazione per il vero martire della carità cristiana D. Giovanni Bosco.

GALATONE (Lecce) : Con molta pietà e col concorso di gran popolo fu fatto un dìvoto funerale per D. Bosco nella chiesa di questo illustre paese, sotto il titolo delle Anime Sante del Purgatorio. A tutte le spese vollero procedere alcune nostre pie Cooperatrici di colà, dopo di avere anche in altri modi dimostrata la loro venerazione per il caro defunto e sincere condoglianze per la perdita da noi fatta.

GENOVA : Questa gloriosa città di Maria Santissima che più volte ebbe occasione di mostrare la sua carità generosa verso Don Bosco e verso le sue opere, non volle alla sua morte tralasciare di prendere parte al compianto generale. Perciò il dì sette febbraio, nella Chiesa della Maddalena , per cura dell' ottimo P. Parroco fu celebrata una pietosa funzione funebre in suffragio dell' anima benedetta di D. Bosco. Erano presenti le rappresentanze della Federazione Operaia Cattolica di S. Zita, del Circolo B. Carlo Spinola e dell' Istituto di Don Bosco in S. Pier-d'Arena.

La Messa fu cantata dal R.do Padre Nicolò Biaggi, prevosto, e ad essa assistette S. E. R.ma l'Arcivescovo Mons. Salvatore Magnasco, accompagnato da varii Canonici e Sacerdoti, il quale procedette dopo la Messa all'assoluzione della tomba. La popolazione accorsa era numerosissima.

GRADELLA LODIGIANO: I Cooperatori e Cooperatrici appena seppero la dolorosa morte di Don Bosco, fecero un solenne uffizio nella loro parrocchia, pregando Dio che ricevesse nella pace dei giusti chi aveva procurato a loro tanto bene.

ISOLA D'ISTRIA (Austria) : In questa cittadella venne pure tenuta una funebre funzione in suffragio del venerando Don Bosco. Il sacerdote zelatore dell' istituzione salesiana cantò la Messa di requiem; i Cooperatori e le Cooperatrici salesiane parteciparono col loro intervento e coll'accostarsi numerosi alla SS. Comunione. Ad aiutare l' istituzione veramente provvidenziale, si cooperò con un'offerta di L. 300.

LUGAGNANO D'ADDA: Ci scrivono: Come prova che anche qui è viva l' affezione e la riconoscenza pel compianto D. Bosco, le comunico che abbiamo fatto anche qui un solenne funerale di settima, per il riposo eterno di questo infaticabile amico della gioventù. La popolazione accorse numerosa e divota , e dimostrò col fatto in quanta stima ed affezione lo aveva.

MEDE : Fin dal giorno 28 febbraio si fece un grandioso funerale nella parrocchia di questa piccola borgata. Molti giovani di Mede, che in diversi tempi e Collegi, ebbero istruzione ed educazione da noi , furono ben contenti di poter mostrare in tal occasione la loro riconoscenza. Fu anche numeroso il popolo , e divote e molte le Comunioni.

MAGLIANO SABINO: I Cooperatori salesiani di quella città vollero anch'essi onorare la memoria del Venerando D. Bosco, e con a capo e per iniziativa del Provicario Gen. e del Capitolo celebrarono in Cattedrale un solenne funerale di trigesima. Vi intervenne anche una gran parte delle autorità civili. Il medesimo Rev.mo Provicario, Can. Tondinelli, ne fece l'elogio funebre, che riuscì un vero modello della bontà e delicatezza della sua mente. I Convittori di quel Seminario-Convitto eseguirono stupendamente una Messa appositamente composta per quell'occasione.

ONNA (Aquila): Così ci scrive il Parroco D. Geremia Properzi : « Alla morte del santo ed amatissimo nostro Padre D. Bosco, in questa parrocchia feci pure un solenne funerale, solenne però relativamente alla pochezza mia e di questa borgata. I parroci miei colleghi di questa vicaria vennero tutti a celebrare la S. Messa ed a rendere più decorosa quella cantata. »

ORSARA BORMIDA (Acqui) : Fin dal 3° giorno della morte di D. Bosco se ne fece nella parrocchia di questa piccola terra un solenne funerale. Quasi tutti i parrocchiani attirati dalla viva e fervida parola del loro pastore Don Angelo Cassini, allievo nostro e pieno di affetto per Don Bosco , vi accorsero alla pia funzione, certi che il buon Dio avrebbe accettate le loro preghiere, so non più pel bisogno del defunto, a benefizio delle loro famiglie.

OSASIO : Un divoto funerale per D. Bosco si fece in questa parrocchia. Il Canonico D. Grella Andrea, affettuoso amico del nostro caro defunto, non volle lasciar passare questa occasione per mostrare quanta era la benevolenza che aveva per D. Bosco e quanto era il dolore d'averlo perduto. La popolazione concorso volentieri e numerosa a fare i divoti suffragi.

PEDARA(Siciilia): Sulla porta maggiore della Chiesa di questa buona popolazione si leggeva la seguente epigrafe

Al sacerdote Don GIOVANNI Bosco Visibile Provvidenza di Dio In questo secolo di sordido egoismo Pedara prega la pace dei giusti.

Si può dire senza esagerazione che tutto il paese accorse al bel funerale, che si fece quasi subito dopo il doloroso decesso , a pregare per il riposo eterno del caro trapassato. Il parroco ne diede alla domenica l' avviso alla popolazione, tessendone in breve la vita piena di opere e di virtù. Tutto riuscì con proprietà ed eleganza e senza misura di ceri e di fiori. Inoltre si fecero comunioni , si recitò l'uffizio con il santo Rosario.

PIANELLO LARIO : II Rev. Don Luigi Guanella ci scrive : Se nulla conferisce alla gloria di Dio ed all' onore del Venerando Padre D. Bosco, le do partecipazione che, per l' immenso affetto e per la gratitudine pari che mi lega al Ven. Don Giovanni, spesso nel corso della malattia l'ho raccomandato alle orazioni di questi parrocchiani e de' miei ospizi. Nel terzo dì poì del suo passaggio anche noi qui con invito dei Sacerdoti vicini abbiamo celebrati mestissimi funerali. I fedeli in molto numero fecero la santa Comunione, e tatti di cuore ci raccomandammo alla mediazione di quell'anima grande, per tanti bisogni spirituali e temporali.

TALCA (Chili): Così scrive El Conservador, giornale chileno « I funerali di D. Bosco. - Come annunziammo, ieri (26 aprile) all'ora stabilita ebbero luogo i solenni funerali per l'anima del fondatore della Congregazione salesiana, Don Bosco.

» Il tempio addobbato a lutto era piccolo per contenere il grande concorso delle persone più distinte della nostra società tra signore e signori.

• Le Comunità religiose ed il Clero secolare che pure presero parte, occupavano un luogo distinto.

» Si cantò la gran Messa di Monsignor Cagliero , che fu fedelmente eseguita dal coro dei cantanti, chiamando l'attenzione l' esecuzione del Dies irae, specialmente nelle parti a-solo, perchè non sapremmo se il tenore, il basso od il baritono avrebbero potuto cantare qualche cosa di più melodioso e che più commovesse.

• L'addobbo della Chiesa, era perfetto, perchè era non solo un lutto splendido, ma pareva una preparazione all' apoteosi del grande fondatore dei Salesiani. Nella facciata della Chiesa, pure addobbata a lutto, si vedevano in grandi caratteri scritte le seguenti parole : Gloria a Don Bosco.

• L'interno del tempio splendeva illuminato con profusione di ceri , che davano un imponente spettacolo , attirando lo sguardo sopra i ricchi drappi che coprivano le bianche colonne , le quali elegantemente ornato con foglie di palme e croci gotiche di panno nero si erano collocate a certa distanza fra di loro. Fra una colonna e l'altra brillava un bellissimo lampadario a gaz, dal quale pendevano bellissime corone inargentate. Ci chiamò pure l' attenzione il gran numero di corone e ghirlande di fiori naturali, con graziosa forma disposte, nelle quali v'entrava l'ellera, la camelia e le rose bianche.

• Non possiamo a meno di inviare un applauso ai signori Samuele Antúnez e al Rev. Sacerdote Giulio Vittorio Cruz che furono i principali direttori dei lavori, ed agli altri signori che li assecondarono.

• L' orazione funebre letta dal degnissimo e virtuoso sacerdote Don Giuseppe Fortunato Berrios fu un capo lavoro di sacra eloquenza. -Descrisse a grandi pennellate la vita dell'eminente sacerdote Don Bosco ; fece risaltare le grandiose opere fatte coll' aiuto del cielo e dimostrò quanto importante sia la Congregazione Salesiana.

• La sua voce dolce e soave si faceva sentire in tutta la chiesa e potemmo notare che commosse tanto da far spargere lagrime a molte persone.

» Ci portò ad assistere agli ultimi momenti di Don Bosco e sembrava che un santo facesse l'elogio di altro santo. Quegli che predicava era il fondatore della Congregazione di San Luigi, il padre degli orfani ed il protettore dei miseri ed afflitti, e quegli che riceveva gli elogi era Don Bosco, il santo del secolo , come lo chiamano eminenti scrittori, e fondatore dei Salesiani.

» Molto ci dispiace non poter dar un estratto completo della bellissima orazione funebre , perchè in essa con pennellate maestre ci fece conoscere le virtù e le opere del grande Don Bosco.

» Alle undici e mezzo terminava la manifestazione d'amore che i figli davano al loro Padre e Fondatore, essendo stata la funzione presieduta dal signor Intendente della Provincia e dal sacerdote D. Giulio V. Cruz fondatore di questa benefica istituzione in questa città (1). »

VALSALICE (Torino) : Il giorno 2 maggio ricorrendo la terza trigesima della tumulazione del nostro caro Don Bosco, i nostri confratelli del collegio delle Missioni estere, ove giace la venerata sua salma, vollero celebrare un altro solenne funerale, con invito a tutti i reverendi membri del Clero torinese. Riuscì veramente splendido e commovente. Noi riportiamo la relazione che ne fa il Corriere Nazionale di Torino nel suo numero del giorno seguente.

« Offrì l'incruento sacrifizio l' Ill.mo e Reverendissimo Don Michele Rua, Rettor Maggiore della pia Società dei Salesiani, ed i giovani dell' Oratorio colle loro voci angeliche al suono inebriante dell'Harmonium, maestrevolmente toccato dal M. Rev. D. Ottonello, cantarono una delle più belle messe da requiem di Mons. Giovanni Cagliero.

» Quelle meste armonie ti scendevano nel cuore. La gentile cappella era tutta abbrunata, ed intorno al catafalco stavano in mozzetta diversi parroci della città e dei sobborghi, una larga rappresentanza del clero torinese, Mons. Basilio Leto, Vescovo titolare di Samaria, molti egregi uomini e signore delle nostre migliori famiglie e di illustri casati in buon numero.

» Dopo l'incruento sacrificio incominciò a leggere l' orazione funebre S. E. Reverendissima Mons. Pampirio, Vescovo d'Alba dell'ordine dei PP. Predicatori.

» Fin dal principiare la sua voce era fioca ; ma giunto alla metà od in quel turno della sua bellissima orazione dalla commozione dell'animo e dal dolore fu sopraffatto l'egregio oratore. Le lagrime gli tolsero il vedere, i singhiozzi la voce. Dovè ristare in primo ; poi proseguire la sua orazione, senza però poterla più leggere.

» Celebrò D. Bosco nella sua vita provvidenziale, ispirato di continuo dalla carità.

» Sarebbesi detto che dall'avello vicino, ove la salma di Don Bosco riposa, questi d'un tratto fosse tornato alla vita e s' intrattenesse col suo lodatore. Certo parve che Monsignor Pampirio lagrimando, singhiozzando e pregando, spesso s' intrattenesse coll' estinto amico, di cui fu un costante ammiratore.

» Tutti uscirono commossi da quel sito ameno, ridente, dopo aver deposto in Valsalice una preghiera ed un fiore sulla tomba del grande eroe della carità ; e dell' effetto di questa mesta e dolce espiazione conserveremo dolce e gradita ricordanza. »

VINOVO: In sollievo dell'anima di D. Bosco si fece un gran funerale di trigesima in questa parrocchia. Come si suol fare per le persone più affezionate, ci fu un gran concorso di popolo a pregare per colui, che si sperava già in Paradiso ad intercedere per i loro figli, di cui in terra egli era stato il gran benefattore e l' apostolo.

NB. La lunga serie dei funerali per D. Bosco che ci occupò per un anno intiero, ora è terminata. Noi sentiamo in questo momento tutta viva e fresca la riconoscenza verso quei nostri Cooperatori ed amici che vollero così dimostrare che l'affetto verso il nostro buon Padre D. Bosco non finiva con la morte, e cercarono così di consolare anche i poveri figli sconsolati per tanta perdita. Ne siano adunque tutti ringraziati, e noi non mancheremo di pregare per loro all'altare di Maria Ausiliatrice, ed anche alla tomba del suo grande divoto e propagatore, perciò non cessino loro quei conforti spirituali e temporali che si meritano con le loro buone opere. - Se poi, conce temiamo, qualcuno fosse stato dimenticato o la loro relazione andò smarrita, ne domandiamo umile scusa.

(1) Il sacerdote Berrios, che recitò questa orazione funebre, è lo stesso per la cui salute si dimandavano preghiere per telegramma dal Chilì. Portammo il telegramma alla tomba di Don Bosco il quattro di marzo pregando per il povero ammalato, e circa un mese dopo, D. Fortunato Berrios già sanato dal mal di gola predicò l' elogio funebre di Don Bosco in Talca. Tale guarigione si attribuisce a grazia particolare di Dio

AVVISO

Ricordiamo che il giorno 31 gennaio ricorre il primo anniversario della morte dell'amatissimo nostro D. BOSCO. Quantunque abbiamo fondate speranze che Egli già sia in possesso della gloria eterna, tuttavia lo raccomandiamo alle preghiere dei nostri Cooperatori e delle nostre Cooperatrici.