BS 1880s|1885|Bollettino Salesiano Novembre 1885

ANNO IX. N. 11.   Esce una volta al mese.   NOVEMBRE 1885

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO - I nostri Morti - Il Giubileo - Dalla Patagonia; I. Estratto d'una lettera di Mons. Cagliero a D. Bosco; II. Arrivo dei Missionari a Carmen de Patagones; III. - D. Bosco e l'Assemblea generale dei Cattolici Tedeschi - Grazie di Maria Ausiliatrice - Una lettera; di Leo Taxil - Il clero e la sua abnegazione - Attentato contro la chiesa del S. Cuore in Roma - Un piano di guerra - Perché si diffamano i preti - Varietà - Bibliografia.

I NOSTRI MORTI.

« Noi troppo spesso dimentichiamo i nostri cari defuntì, eppure essi ci hanno tanto amati mentre erano in vita ».

Così esclamava e con tanta ragione san Francesco di Sales.

« Se voi vi rivolgete indietro per dare uno sguardo agli anni che si sono dileguati troverete molti parenti e molti amici la di cui memoria fu seppellita con essi nella stessa tomba nel giorno del loro funerale e il cui nome cessò di essere pronunciato quando tacque lo squillo delle campane che annunziavano la loro partenza per l'eternità : forse ne troverete qualcheduno la cui memoria è morta qualche anno dopo la loro scomparsa dal mondo; ma non ne troverete alcuno del quale l' affettuoso ricordo abbia sopravissuto fino alla seconda generazione ».

È questa un'ingratitudine mostruosa avendo noi ereditati da essi tanti beni spirituali e temporali frutti dei loro stenti, delle loro fatiche e del loro amore per noi.

É una durezza di cuore, mentre sappiamo di poter suffragare alle loro anime colle nostre preghiere ed affrettare la loro entrata in paradiso. E un render vani i mirabili disegni della misericordia di Dio che ha posto nelle nostre mani la loro redenzione dal purgatorio.

Preghiamo adunque per tutti i nostri poveri morti e colla elemosina, coi Sacramenti e coll'acquisto delle sante indulgenze paghiamo i debiti che essi ponno ancora avere colla divina Giustizia. Verrà un giorno nel quale anche noi cesseremo di vivere e sarà nostro desiderio che altri si ricordi del nostro nome e preghi per noi. Ma il Signore permetterà che noi siamo trattati nel modo col quale abbiamo trattato coloro che ci hanno preceduti nel sonno della pace. Non dimentichiamo i nostri poveri morti, perchè sta scritto che colui il quale dimentica sarà dimenticato.

Noi per parte nostra ricorderemo sempre innanzi al Signore i nostri anici , i nostri Cooperatori e le loro famiglie, e finchè vi saranno sulla terra Case Salesiane si pregherà per tutti coloro che ci hanno tanto beneficati.,

IL GIUBILEO.

II giorno 4 di ottobre ricorreva la festa del santo Rosario e quella di s. Francesco d'Assisi , che colla sua povertà sostenne il Laterano. E Leone XIII volle che nei primi vespri di quelle due feste fosse annunziato al mondo cattolico un nuovo Giubileo per l'anno 1886.

« Il Giubileo, stampava l' Unità Cattolica, è un tempo di preghiera, di penitenza, di perdono e di tutto questo ha grande bisogno il mondo. Ha bisogno di preghiera, e lo stesso Macchiavelli scriveva : Son ben necessarie al popolo le orazioni, dichiarando matto al tutto chi le vieta. Ha bisogno di penitenza, e noi abbìamo visto i Re Papi del protestantesimo e le Regine Papesse intimare nei loro regni giorni di lutto e di digiuno. Ha bisogno finalmente di perdono e d'indulgenza per cancellare quel diluvio d'iniquità che ha allagata la faccia della terra. Un Giubileo é qualche cosa di più e di meglio delle amnistie politiche, e produce sempre salutari effetti anche nell' ordine sociale. Di queste armi si servono i Papi per combattere e finiscono sempre per vincere, pregando, soffrendo e perdonando. »

Pubblichiamo pertanto la lieta notizia , annunziata nei seguenti termini dall'Eminentissimo Cardinale Vicario, e pubblicata dall' Osservatore Romano il 4 ottobre 1885, numero 225

» DAL VICARIATO,

» nei primi vespri del SS. Rosario,

3 ottobre 1885.

« La Santità di Nostro Signore Leone Papa XIII, volendo a tempi eccezionali provvedere con eccezionali sussidii di religiosa pietà, ha deliberato di accordare nell' anno p. v. al mondo cattolico uno straordinario Giubileo. La prelodata Santità Sua volendo porre sotto il patrocinio della celeste Regina il felice esito di essa grazia, ne dà il primo annunzio quando la Chiesa incomincia ad onorarla sotto il glorioso titolo del Rosario. A tutti i fedeli dell' Orbe , ma specialmente ai PP. Predicatori, agli ascritti al Sodalizio del Rosario, nonchè agli Ordini del serafico Patriarca (coincidendo in quest'anno la solennità di Maria con quella di san Francesco), tornerà gradita la notizia così, da prepararsi fin d'ora a degnamente parteciparne la realtà nell'epoca stabilita.

» L. M. CARD. VICARIO. »

DALLA PATAGONIA.

I.

Estratto d'una lettera di Mons. Cagliero a D. Bosco

REV.MO E CAR.MO PADRE IN G. C. AFF.MO,

Insieme con questa mia arriverà quella di D. Riccardi con tutte quelle varie particolarità che possono interessare il suo paterno cuore intorno al nostro primo porre piede in Patagonia.

Bahia Blanca, Patagones e Viedma sono le tre colonie importanti , che hanno preso aspetto e regolarità di paese , e siedono sulle sponde del Rio Colorado e del Rio Negro. Situate sulle coste orientali dell'Atlantico, sono abitate da molti Europei , da molti Argentini , e dagli Indii che discendono dalle acque del Rio Negro e del Rio Colorado. Questi ultimi se non si trovano schiavi é perchè la Religione reclama per loro i diritti che Paolo reclamava pel suo caro Onesimo. Essi hanno un cuore buonissimo e riconoscentissimo, e, diciamolo francamente, migliore e nella loro rozzezza più morale di tanti cristiani.

In Bahia Bianca, dove passai un giorno ed una notte, ho trovato un buon Cura-parroco col suo aiutante vice-curato. Capitò pure un buon cappellano di una vicina colonia francese , della quale mi diede consolanti notizie. Aspetto da questo Sacerdote dettagli intorno alla sua nuova popolazione, il cui padrone possiede la bagattella di 100 leghe di terreno, ossia 500 chilometri quadrati, e scriverò una lettera pel Bollettino Salesiano francese. Nel mio ritorno a Buenos-Ayres conto di fermarmivi alcuni giorni.

La rada di Bahia è una vera meraviglia del Signore. E in forma di cono , e dall'entrata al fondo si richiedono 4 ore di vapore , navigando per un canale larghissimo e che va restringendosi dentro terra. Vi possono capire tutte le flotte del mondo. La marea vi è sensibilissima , e se quando é alta è un vero mare, quando è bassa diventa un lago. Gli Inglesi vi hanno costrutto un molo tutto in ferro. Come non è terminato, per discendere a terra dalla barca , ho dovuto spiegare l'antico valore, montando afferrato ad una fune o scala a piuoli che serviva ai costruttori.

L'avvenire di questi popolazione di 5 mila anime è grande , ma il presente , massime a riguardo della Religione, è piccolo e meschino.

Il nostro vicariato incomincierà dai confini di Bahia , che estende la sua giurisdizione civile ed ecclesiastica sino alla sponda sinistra del Rio Colorado, popolato lungo le sue rive da molti gruppi di capanne o ranchos. Di questi giorni partirà il valente D. Milanesio, farà una escursione in queste immense lande e preparerà il terreno per una mia visita, appena passato l'inverno.

Sono pure aspettato dagli Indii Linares o di S. Savier , dove D. Fagnano fu di questì giorni scorsi. Presentemente si trova in Pringles, dove conto andarci ancor io col tempo.

Queste popolazioni sanno che sono arrivato , e sono desiderosi di vedere l'incaricato del Papa e bramose di conoscere un Vescovo.

Lo stesso successe e succede nelle due città di Carmen e di Viedma. I buoni e le buone famiglie che non mancano e che ci vogliono veramente bene, sono rallegrati dalla presenza di un Prelato di S. Chiesa e ne giubilano nel loro cuore.

I nostri Salesiani e le Suore hanno lavorato ed ottenuto molto nei quattro collegi nostri , ed io trovo ogni mia delizia nel discendere spesso dal mio Episcopio romantico e passare a Viedma, transitando il fiume in barchetta, e visitando queste scuole, dove regna corrispondenza e semplicità infantile. Così nelle due scuole di Carmen vicine alla mia Episcopale residenza.

Presentemente nella casa di Carmen siamo 14 Salesiani tra sacerdoti, chierici e coadiutori e tutti di buona volontà.

Al Sur, come dicono qui , ossia Viedma , sono solo 4 , perchè la casa presenta poche comodità. Ma avendo il Governatore al mio arrivo lasciato la casa, occupata dai suoi ufficiali e che era della parrocchia, avremo campo di aumentare il personale con quelli che ho lasciato in Buenos Ayres.

Molti sono i ragazzi interni ed esterni.

Le Suore sono 10 con alcune interne e molte esterne e con un avvenire lusinghevole.

Venne fatta dal Governo la nomina del nostro D. Milanesio a cappellano militare per la regione del Neuquen. Con lui manderò almeno uno dei nostri sacerdoti con un coadiutore catechista, perchè li avrò distanti da me con una longitudine di 1500 chilometri. Da Venezia a Messina.

Bisognerà presto stabilire altra stazione nel centro di questa linea percorsa dalle acque del Rio Negro ed i suoi due confluenti il Limoes ed il Neuquen.

E, quanto al Sur ? Non mi spaventa la sua immensa vastità ; purchè , come Alessandro , abbia soldati e danari !

Dalle altre case ho buone notizie e D. Bosco può gloriarsi d'avere in America un gran numero di figli che lo rappresentano, fino adesso , eccellentissimamente, che lo amano e lo fanno amare.

Stiamo preparando pel battesimo due Indii diciottenni, e saranno i primi che io battezzo e loro imporrò il nome di Gaetano Alimonda e Luigi Colle. Sono buoni, semplici e desiderosissimi di questa grazia.

Adesso, o mio carissimo D. Bosco, le avrò detto tutto ? Sono sicuro che rimarranno nella penna ancor molte cose , e che stilleranno giù appena partito questo foglio. Tuttavia urgendo la partenza del corriere chiudo il plico salutando tutti i direttori, tutti i sacerdoti, tutti i chierici e tutti i coadiutori nostri cari confratelli, che si troveranno radunati in santo raccoglimento.

Pregando Lei , carissimo Padre , a benedirci tutti , perchè tutti figli suoi in G. Cristo affezionatissimi, sono

Patagones, 30-7-85.

Suo obbedientissimo Gio., vescovo di Magida.

II.

Arrivo dei Missionarii a Carmen de Patagones

Carmen e Viedma - Trasporto solenne della statua della Madonna del Carmine nella chiesa nuova di Carmen - Benedizione delle Campane - Osservatorio meteorologico a Carmen.

Collegio di S. Giuseppe in Carmen de Patagones 25 di luglio 1885.

AMAT.MO PaDRE D. Bosco ,

Il giorno 9 di luglio di quest' anno di grazia 1885 segnerà un'epoca novella nei fasti della Congregazione Salesiana.

Circa le ore 8 ant. entravamo nelle acque del Rio Negro e presso le 11 il vapore Pomona della Società Francese giungeva innanzi a questo ridente e pittoresco Pueblo. Pochi istanti dopo Monsignor Cagliero, nostro Duce e Pastore poneva il piede sulla terra di Patagonia.

Momento solenne, spettacolo imponente e commoventissimo ad un tempo ! Egli è il primo Vescovo che visita queste lontanissime Missioni quale inviato e rappresentante del Padre comune dei fedeli, il Santo Pontefice Leone XIlI e quale secondo padre a conforto e consolazione dei fratelli Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice, che da quattro anni lavorano in questo campo evangelico.

Il nostro D. Fagnano parroco di Patagones e superiore di questa Casa, Don Remotti curato di Viedma , e tutti i Sacerdoti e confratelli con a capo la piccola banda musicale del nostro Collegio di S. Giuseppe , varie autorevoli persone ed una grande folla di popolo ci attendevano alla sponda del fiume. Monsignore commosso per tanta affettuosa accoglienza, benedicendo a tutti, tutti invitava a ringraziare il Signore e la Vergine Ausiliatrice di sì fausto avvenimento. A pochi passi dallo sbarco incontrammo la nostra angusta e povera Cappella e vi entrammo a visitare Gesù Sacramentato figurandoci di adorarlo nella sua casa di Nazaret. Montati poco più su verso il poggio sopra cui siede questa prima Colonia già formata a paesello, entrammo nella nostra modesta casa che fino al 1880 era il baluardo o forte della Repubblica contro le invasioni degli Indii. A fianco di questa sorge il nuovo Collegio di Maria Ausiliatrice abitato dalle Suore e più vicino alla piazza domina una navata della nuova Chiesa , sufficientemente terminata per servire di Parrocchia. Cosichè ove prima erano soldati , ora sono Missionarii, la spada cedette il luogo alla Croce ed invece di bestemmie odonsi ora preghiere , e là ove prima rumoreggiava il cannone si ode ora lo squillo armonioso della campana e la parola dolce del Dio della pace annunzia non già lo sterminio, ma la salvezza alle tribù Patagoniche.

Verso sera, essendo quello il secondo giorno della novena di N. S. del Carmine, e per di più l' anniversario della proclamazione della libertà e del giuramento della Costituzione nella Repubblica, Monsignore discese nell'umile Cappella per cantare il Te Deum e dare la benedìzione col Santissimo Sacramento; nè poté tacere in simile circostanza. Parlò adunque alla numerosa udienza spiegando lo scopo della sua venuta in Patagonia. Disse che veniva mandato dal S. Pontefice, Padre e Pastore di tutti i fedeli che dall' alto del Vaticano vide questi lontani abitatori della terra bisognosi di fede, di civiltà e di religione; dal Pastore della Chiesa Argentina che nulla trascura di quanto può riuscire a loro spirituale vantaggio; e che veniva a compiere il suo desiderio e quello del nostro carissimo D. Bosco, rivolto alla civilizzazione ed alla salvezza della più importante porzione della società, qual è la gioventù, da lui tanto amata e prediletta.

- La mia missione, soggiunse, non è nè commerciale, nè politica , nè militare , è puramente spirituale, di pace e di salute per le anime vostre. -

Bellamente poscia paragonò il giuramento della Costituzione Argentina, che ha per fondamento la Religione cattolica, col giuramento nostro fatto nel santo Battesimo, e dimostrò che se devesi fedeltà a quello per la vita civile, fedeltà devesi a questo tanto più del primo importante per la vita cristiana, e che sperava perciò che il suo cuore si rallegrerebbe nel distribuire a molti la Santa Comunione nel giorno della solennità di N. S. del Carmine. - Terminato così la sua breve e calda allocuzione, impartì solennemente la Benedizione col Venerabile.

Prima di partire di Buenos-Ayres, tutti i conoscenti e gli amici cercavano distoglierlo per ora da un tal viaggio, non giudicando giunto ancora il tempo opportuno, ed obbiettavano le difficoltà politiche, locali ecc. ecc. ma Egli rispondeva : I Salesiani , i figli di D. Bosco non vedono e non devono vedere difficoltà, quando si tratta della gloria di Dio e di salvar anime redente col Sangue preziosissimo del N. S. Gesù Cristo. E l'umana prudenza ha e deve avere i suoi confini per dar luogo ai disegni della Divina Provvidenza.

Partì, arrivammo, e l'accoglienza di questo primo giorno e quella dei successivi provò che egli ebbe ragione di confidare l' esito della Missione nelle mani di Maria Ausiliatrice. L'indomani infatti fu un continuo avvicendarsi di persone che venivano a dare il benvenuto a Monsignore, comprese tutte le autorità civili e militari del paese , il Juez de Paz, il Presidente della Municipalità, il Commissario e Ispettore straordinario in Patagones di Polizia , il signor Comandante del Vigliarino , trasporto marittimo dell'armata nazionale ecc. ecc. Il giornalismo stesso professante principii contrarii ai nostri parlò bene di noi, anzi lodò e diede il benvenuto a Monsignore , augurandogli giorni felici di permanenza. Di giorno in giorno, conoscendosi viemaggiormente il carattere socievole , la franchezza, l'affabilità congiunta colla profonda dottrina del nostro Vescovo, l'opinione pubblica si era dichiarata in suo favore.

Il sabato Monsignore accompagnato da me e dal nostro D. Fagnano , passato il fiume, entrava in Viedma, colonia e paese incipiente situato nella pianura a destra del Rio e che guarda Patagones seduta sull' altura dominante la sponda sinistra.

Fummo a visitare il Governatore del territorio del Rio Negro, sig. Generale D. Lorenzo Winter. Siccome Monsignore era aspettato , così fu molto bene ed onorevolmente ricevuto. All'ora una dopo mezzogiorno eravamo al portone della Presidenza del Governatore. Monsignor Cagliero era in abito prelatizio. Ricevuti all'ingresso da un ufficiale fummo introdotti in una sala, e senza perdere neppur un istante il Generale entrò. Data, secondo l'uso americano, una stretta di mano ed il benvenuto a tutti noi, fecesi sedere a canto Monsignore che gli presentò lettere del Presidente della Repubblica ,Roca, e del Ministro di Guerra e Marina. Il generale promise aiuti e tutto quanto stava in lui. Dopo mezz'ora ci licenziammo ed egli si degnò di accompagnarci fino alla porta. Visitammo quindi i nostri cari confratelli e le Suore di Maria Ausiliatrice di quella città e contenti ce ne tornammo a Patagones.

Gentile e cortese il Governatore restituì a Monsignore la visita , mettendosi a sua disposizione per quanto spettasse il bene delle Missioni e lo consigliò a fare un'escursione nell'interno per vedere i bisogni di quei poveri Indii e provvedervi.

Continuò intanto il carissimo nostro Monsignore a suscitare nei fedeli la divozione a Maria Santissima nel corso della sua Novena, e nella sera della Vigilia spiegò in un bellissimo e chiarissimo discorso la necessità della fede , ma di una fede viva, operosa, pratica, che si manifesti per mezzo delle opere e della frequenza dei SS. Sacramenti che sono l'alimento e la vita della Fede nei Cristiani.

Giunse finalmente il giorno dell' Augustissima Patrona. Giorno di festa pel popolo tutto di Carmen de Patagones ( che dalla Vergine del Carmine trae il suo nome) , reso più solenne per la presenza di un Vescovo e per essere questo il giorno stabilito per il trasporto della Vergine dalla piccola, bassa ed incomoda antica cappella, nella nuova Chiesa, ampia, maestosa e capace di molto maggior numero di fedeli.

Monsignore celebrò la Messa della Comunione generale. Numerosi furono i devoti di Maria ad accostarsi alla Santa Messa, ed alla folla colà riunita egli rivolse brevi ma infuocate parole prima di impartire la Pastorale Benedizione. Alle 11 si cantò la Messa solenne. Celebrava il nostro Don Fagnano, e Monsignore assisteva in mozzetta, sopra di apposito trono, assistito da otto sacerdoti e da una corona di giovanetti del piccolo clero.

La Chiesa era ripiena di fedeli bramosi di vedore una funzione alla quale assistevano per la prima volta Don Milanesio fece un breve e pulito discorso. Cantossi la messa detta di San Luigi. Alle 2 del dopo pranzo era stata annunziata la processione pel trasporto della Vergine Santissima nella sua nuova Chiesa Parrochiale. Il tempo parve pure rabbonito per la divota circostanza. Cessati infatti i venti furiosi dei giorni precedenti, ci trovammo come ravvolti in dolce tepore primaverile. I principali edifizi pubblici avevano issata la bandiera bianco-azzurra della Repubblica. Apriva la processione la piccola ma ordinata banda del Collegio, seguivano le Figlie di Maria col loro stendardo e la scolaresca che frequenta l'Oratorio festivo, diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice. Veniva poscia il piccolo Clero del Collegio , indi la Statua di Nostra Signora del Carmine , portata in nobile gara dalle autorità , da molti del popolo e dai soldati, e subito dopo procedeva Don Fagnano fra quattro dei nostri Sacerdoti e i chierici rivestiti dei sacri ornamenti. Accompagnava e chiudeva la divotissima processione il popolo, alternando per le vie di Patagones il canto di laudi sacre, colla recita del Santo Rosario. Il vapore Villarino ancorato nel sottostante porto, tutto pavesato a festa, con ripetuti colpi di cannone salutava il trasporto della sacra Immagine.

A quando a quando fermavasi la processione e la Vergine veniva posata sopra apposito trono, in mezzo alla via ricoperta di largo e ricco tappeto ed i giovanetti e le fanciulle dell'Oratorio intuonavano una lode che poscia veniva accompagnata dalle robuste voci del popolo. Così avanzò la processione fino all' imboccatura dell' ampia piazza principale di fronte alla nuova Chiesa. E quivi fu lo spettacolo più grandioso e commovente della funzione. Monsignore pontificalmente vestito fra il diacono ed il suddiacono, accompagnato da un'altra schiera di giovanetti vestiti con veste talare e rocchetto, venne a ricevere la sacra Vergine, seguendola attorno alla vasta piazza ed introducendola quindi nella sua nuova casa.

Fu un momento solenne e tutti gli occhi erano fissi in quello spettacolo! Una compagnia dei soldati presentava l'arma e s'inginocchiava per ricevere la benedizione del Vescovo che vedevano per la prima volta in tutta la maestà pontificale ! Erano le cinque pomeridiane.

Collocata la statua su apposito palco in mezzo alla chiesa e cantato il solenne Magnificat ascese Monsignore sulla predella dell'altare e pronunziò un discorso di circostanza ascoltato con religiosa avidità. Ammirato per la sua unzione e da tutti lodato per la purezza della lingua castigliana, finì la funzione e la giornata colla benedizione solenne del Santissimo Sacramento.

Questo trasloco della Statua dall'antica nella nuova Chiesa parrocchiale arreca a noi un gran vantaggio. Sarem così un poco più comodi pel servizio divino, giacchè finora la parrocchia era distante dal Collegio un cinque o sei minuti, e d' inverno ciò vuol dire molto. Il vento che qui è quotidiano e generalmente raggiunge i 7/10 di velocità e la pioggia frequente nella stagione invernale, rendono incomodissimo l'uscir di casa. Per questo stesso motivo non ci muoveremo forse di qui prima della metà di agosto , o non andremo che alle Colonie più vicine, di Pringles, Conesa e San Savier, che distano solo 6 , 8 , 12 leghe di tra miglia ciascuna.

La Domenica seguente (19) altra nuova funzione attraeva grandissima parte di popolo alla Chiesa. Avea luogo la benedizione e consacrazione di sei campane al culto divino. Tre appartengono alla parrocchia di Carmen di Patagones, le altre tre a quella di Viedma. I padrini e le madrine erano persone della più cospicua classe di ambe le po polazioni. Figurava tra queste il sig. comandante del Villarino nella brillante sua uniforme, circondato da una schiera di marinai, il sig. Giudice di pace ed un maggiore dell'esercito rappresentante il Governatore.

La funzione incominciò verso le 3 pomeridiano sulla piazzetta della nuova chiesa di fronte alla gran piazza della Vittoria (così detta in memoria della vittoria riportata dagli Argentini contro il Brasile l'anno 1827). Il popolo accalcatosi fin dalle 2 attendeva curioso e con visibile ansia l' arrivo del Prelato, mentre la nostra banda faceva risuonare l'aria di musici concenti. Una compagnia di linea faceva la scorta d'onore. Le campane stavano appese in bell' ordine accanto alla grandiosa porta maggiore del sacro tempio. Al tocco delle 3 Monsignore vestiti gli abiti pontificali, tra i sacri ministri, preceduti dal turiferario, che venia dietro al suddiacono, portante la croce astile, e fiancheggiato da due accoliti del piccolo clero, uscì dalla chiesa. Venuto al faldistorio diede principio alla sacra funzione colle preghiere di rito; benedicendo quindi l'acqua e con essa lavando le singole campane, le unse a suo tempo col sacro olio degli infermi, e poscia col sacro crisma, secondo il prescritto del pontificale romano, mentre il coro cantava le antifona. Stavano il padrino e la madrina innanzi alla propria campana, tenendo fra le mani un nastro bianco-cilestre legato al batocchio di ciascuna.

Una generale emozione poi di contento e di santo giubilo si manifestò sul volto degli astanti al tocco di martello con cui il Vescovo apriva, per così dire, la bocca a queste vigili scolte del tempio del Signore , a questi angeli della preghiera ; al primo tocco rispondeva lo scampanio dei sacri bronzi.

Monsignore rientrato in chiesa, coi padrini e le madrine firmarono tutti un apposito atto che rimarrà a memoria imperitura di così bella funzione. Quindi Monsignore salito sulla predella dell' altare diede sfogo agli affetti e sentimenti del suo cuore con un appropriatissimo discorso di circostanza, in cui dimostrò bellamente che le campane sono la voce soave, tenera e sollecita della Chiesa nostra madre, che sovente e ripetutamente chiama i figli suoi al tempio santo di Dio nostro Padre per adorarlo, ringraziarlo ed implorarne i divini aiuti ; che esse benedette coll' acqua santa annunziano al popolo fedele la rigenerazione alla vita cristiana pel santo Battesimo, quando un nuovo figliuolo di Dio e della Chiesa viene al mondo ; consecrate col sacro crisma invitano il cristiano, rivestito pel sacramento della Cresima delle armi spirituali contro i nemici dell' anima sua , all'orazione in tempo della lotta , ad ascoltare la parola di Dio, a purificarsi e fortificarsi coi santi Sacramenti , onde provvedersi di novelle forze e resistere al demonio, al mondo ed alla carne. Disse delle campane segnate col santo olio degli infermi quando con tocchi mesti annunziano l'agonia e con funebre lamento la morte di alcuno dei nostri fratelli; e suscitano sentimenti di compassione, di fede e di carità per gli agonizzanti ed invitano i superstiti a pregar pace e requie sempiterna all'anima del defunto, mentre richiamano il cristiano, ahi troppo sovente immerso nelle cose terrene, al pensiero della morte. Ma esse suonano pure a lesta, disse, ed il loro scampanio riempie di gaudio il nostro cuore. Allo spuntare dell'alba sveglianci le armoniose note ; ci rallegrano giunto il giorno del Signore , la festa della Vergine o del santo Protettore ; e quasi per incanto ci conducono ad assistere ai divini misteri. Altra volte concitate suonano a stormo per gravi e pubbliche calamità; al clangor delle trombe, al rombar del cannone, al fragor delle armi si uniscono le campane per chiamare il popolo alla difesa della famiglia, della patria e della religione.

L' uditorio numeroso e scelto , per la presenza delle principali autorità, ascoltò con cara attenzione e non meno soddisfazione, perchè la parola di Monsignore era non solo nuova , ma piena di vigore , di persuasione e di fatti istorici interessantissimi. Dopo la benedizione del SS. Sacramento il sig. Comandante , il maggiore rappresentante il Governatore, il Juez de Paz, i padrini e le madrine passarono nell' umile nostra casetta a felicitare e complimentare Monsignore. - E qui dico Deo gratias mille e mille volte Deo gratias per le orazioni dei nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, per quelle de' cari giovanetti de' nostri collegi e dell'Oratorio di Torino particolarmente, per quelle eziandio dei confratelli nostri e in modo peculiare per le sue , amatissimo padre D. Bosco, che oramai possono per la bontà di Maria SS. Ausiliatrice in ascoltarle , dirsi onnipotenti presso il divin trono del suo Figliuolo

Continui pertanto a perorar la causa dell'evangelizzazione di queste terre presso il Signore e Maria SS. Ausiliatrice, pregando pel nostro carissimo duce e pastore Monsignor Cagliero , per i missionari tutti e confratelli d'America e per chi più di tutti conosce averne bisogno ; il suo

Aff.mo in G. e M. Don ANTONIO RICCARDI.

P. S. - Noi tutti si lavora indefessamente verbo et opere, si prega, e nel prossimo agosto vogliamo mettere tutta la Missione sotto la protezione del Sacro Cuore di Gesù. Le frequenti funzioni solenni già fatte e quelle che sono in prospettiva, attirano molte popolo alla chiesa, e Monsignore non lascia mai fuggirsi l' occasione di gettare nei cuori e di imprimervi con infuocate parole certe verità, che a suo tempo daranno il loro frutto. Non potendo altro noi, poveri coscritti nell'esercito del Signore, ci occupiamo nel predicare privatamente, nel consigliare ed istruire quanti si presentano. In chiesa. col buon esempio nella dovuta compostezza della persona, nell'esatta e grave celebrazione dei sacri misteri, nell' amministrazione dei Sacramenti ed anche nel tenere bene ordinata e pulita la nostra cara chiesetta parrocchiale, ci sforziamo di dare al buon Dio, nella nostra pochezza, quella maggior gloria che possiamo.

Non dissi nulla della salute di Monsignore, perche è ottima , non ostante il vento continuo di queste regioni, che un giorno soffia e l' altro ancora, portandoci quasi di peso. Domani o dopo domani faremo una passeggiata di tre o quattro leghe a cavallo per visitare il Rancho di una buona famiglia e regolare alcune cose di ministero. Da varii punti del campo e fino dalle sponde del Rio Colorado ci invitano e chissà che prima di ritornare a Buenos Ayres, in settembre, non cominciamo queste missioni. Il terreno è ben preparato per la seminagione della parola di Dio, anzi in moltissimi luoghi già la messe è alta e matura ; non mancano che gli operai, i quali stanno ora addestrandosi al lavoro e presto si metteranno all' opera.

Il nostro D. Stefanelli già incomincia la prima prova del suo osservatorio meteorologico, situato per ora sovra il tetto, ove a quando a quando egli sale e gode di una furiosissima e freddissima auretta, che consola. Ma va riscaldandosi dando una occhiata al disegno del nuovo osservatorio, da fabbricarsi quando avremo danari. Non costerà più di 600 scudi o pesos, e questa somma considerevole per l'Europa in America è una nullità. Non può immaginarsi il poco valore che ha qui la moneta. Si va a pesos o scudi colla stessa indifferenza con cui noi in Italia trattiamo di centesimi o di soldi. Pare strano ! Ma tutto sta nell' accostumarvisi. Forse coll'andar del tempo le cose cambieranno, me per ora intanto è così ; e se vuolsi qualche coserella occorrono pesos e sempre pesos.

In questi giorni l' oratorio sarà tutto in movimento. Quali feste si prepareranno per il compleanno del nostro amatissimo padre ! Quante belle e commoventi dimostrazioni di figliale affetto le si daranno in questa faustissima circostanza !

Voleva per questa occasione poterle mandare la fotografia dagli Indii e delle Indie attualmente ricoverati nel collegio nostro ed in quello delle Suore. Sono tanto buoni questi cari fanciulli, e già ci vogliono tanto bene, ed odono così volentieri parlare di D. Bosco che son certo che Lei avrebbe con piacere ricevuto una loro visita (in fotografia). Ma la prova non riuscì ancora bene. Sono folletti tanto vivi che non ponno star fermi un momento.

III.

Il battesimo di due Indii - L' onmastico di Leone XIII - La santa Infanzia.

Rio Negro, Carmen de Patagones, 20 agosto 1885.

REV.MO E CAR.MO PADRE D. Bosco,

Non sono ancora due mesi che siamo sbarcati sulle sponde del Rio Negro e già abbiamo molte cose a narrarle.

Le ho scritto le belle funzioni che abbiamo fatto nel mese di luglio. Ora viene agosto, non meno ubertoso di sante emozioni e ricco di belle primizie offerte al Signore ed a Maria SS. Ausiliatrice.

La sera del giorno 7 corrente agosto compievasi nella nostra nuova chiesetta di Carmen de Patagones una tenerissima e consolante funzione. Mons. Cagliero amministrava solennemente il santo

Battesimo a due giovani Indii dell'età di 16 e 18 anni circa. L'uno di essi, Neycolas, appartiene alla tribù di Namuncurà ; l'altro Canichunan a quella di Payue.

Smembrati culla forza delle armi argentine dalle famiglie loro e dalle tribù, che vennero inesorabilmente disperse, furono, come tanti altri poveri fanciulli e fanciulle Indie , allogati in casa di famiglie particolari di questa popolazione, che li impiegano nel servizio domestico in qualità di servi. Mons. Cagliero messosi fin dai primi giorni del nostro arrivo a contatto col popolo , venne a conoscere l'esistenza di queste povere creature e informatosi premurosamente della loro condizione morale, seppe con dolorosa sorpresa che molte di esse erano tuttavia prive del santo Battesimo.

Si fecero pertanto le pratiche colle famiglie presso cui vivono Neycolas e Canichunan , e si poté subito concertare l'ora per una quotidiana istruzione. Non conoscendo essi quasi affatto l'idioma spagnuolo, D. Milanesio, che per le Missioni date lungo le sponde del Rio Negro fino alle Cordigliere de los Andes già possiede assai bene l'Indio, fu incaricato di istruirli e prepararli al S. Battesimo , e quindi alla 1a Comunione ed alla Confermazione.

Mentre ciò si faceva qui da noi, il nostro bravo D. Remotti nella vicina popolazione di Viedma catechizzava ed istruiva altra piccola schiera di questi infelici che ancora non conoscevano Gesù , nostro Dio e Redentore.

L'esatta puntualità nell'intervenire alle lezioni, l'attenzione grande che ad esse prestavano e l'ardente brama che i nostri due amici avevano di istruirsi e farsi col santo Battesimo figliuoli di Dio e della Chiesa, molto facilitarono al Missionarìo il suo còmpito. Era bello il vedere i due robusti giovanotti, cogli occhi intenti al Maestro per coglierne a volo la parola e ripeterla poscia con visibile impaccio, perché non usi ancora alle flessioni della lingua castigliana. Pure ripetevano con gusto e soddisfazione il Pater e l'Ave Maria, mandandoli finalmente dopo molti sforzi alla memoria.

Più bello ancora era il mirarli docili come bambini, al cenno del Missionario alzarsi in piedi, piegar le ginocchia a terra , congiungere ora le mani in atto di preghiera ed ora riverentemente segnarsi la fronte ed il petto col segno di nostra Redenzione, e ciò per lunga ora senza mai dar segno di noia e della minima impazienza. Che compassione non meritano mai questi poveri Indii e che potenza non ha la nostra SS. Religione sulla mente e sul cuore dei figli del deserto (forse) assai meno corrotti dei figli della moderna civiltà.

Monsignore pertanto vide con piacere avvicinarsi il giorno dalla Chiesa consecrato al glorioso S. Gaetano , e questo appunto egli stabilì per la tenera funzione.

Condotti adunque i due giovani Indii in mezzo a D. Fagnano, ai padrini ed alle madrine al fondo della nostra chiesuola, Monsignore si vestì di rocchetto, mezzetta e stola , e recitati dal clero i Salmi prescritti dal Rituale, si portò verso i due battezzandi per amministrar loro il Sacramento della Rigenerazione.

Ma a chi presentare queste primizie ! Quale nome imporre ai due Indii? Fu delicato pensiero di Monsignore di offerire questi due primi fiori raccolti nel vastissimo campo della sua Missione a due precipui nostri amici; l'uno all'Em.mo Cardinale Gaetano Alimonda in segno dell' immenso affetto che a lui porta e portar devono i Salesiani per le esimie sue virtù di mente e di cuore e per l'ineffabile bontà, con cui predilige, consola e conforta l'amato nostro D. Bosco; e l'altro all'ecc.mo signor conte Louis Colle , benefattore insigne della Missione e della Congregazione nostra ed amico impareggiabile del nostro D. Bosco, il quale in un colla degnissima sua consorte impiega tutto il vasto patrimonio a promuovere, aiutare e sostenere le opere di carità e cristiana beneficenza in pro dei poveri e della gioventù abbandonata e pericolante d'ogni paese. Furono dunque imposti i nomi di Cajetano-Santiago-NeycolasAlimonda al primo , e quelli di Louis-FranciscoCanichuñan-Colle al secondo.

Ambidue conobbero il beneficio che stavano per ricevere ed il regalo che loro si faceva di essere battezzati col nome di sì eminenti personaggi. Quindi alle interrogazioni

- Iney cam pigeymi? (Come ti chiami?)

- Risposero : Cajetano-Luis pigen. (Mi chiamo Gaetano-Luigi).

- Chem ca ta ayieymi Dios tañi Iglesia meu ? (Che vuoi dalla Chiesa di Dio ?).

- Mupiltuhue ayúfin (Voglio la fede).

- Chem ca ta elueymi mupiltuhue ? (Che ti dà la fede?).

- Cúme que mogen chumúl no rume afnole eluen (Mi dà la vita felice senza fine).

- Cúpa cúchalo mogeymi ? (Vuoi che ti si lavi la testa ? il Battesimo?)

- May, Padre, cúpa cúchaloncogen (Sì, Padre, voglio il battesimo).

La domenica seguente fin dalle ore 8 ant. già stavano i nostri Neofiti in chiesa , prostrati innanzi l'altare del SS. Sacramento , preparandosi al grande atto della loro prima Comunione , cui doveva seguire la S. Confermazione. Alle 8 1/2 Monsignore , circondato dal piccolo Clero , celebrava la santa Messa per loro ; il nostro D. Fassio intanto intercalava le preghiere col suono dell'harmonium, mentre D. Milanesio suggeriva ai neo-battezzati giaculatorie ed orazioni nel loro idioma indio. Giunto il momento della Comunione si accostarono divotamente all'altare e ricevettero per la prima volta nel loro cuore il Dio Creatore e Redentore del mondo, fattosi uomo per amor nostro e nascosto sotto le specie di pane per nutrimento e vita delle anime fedeli ! Chi avesse in quell'istante potuto leggere in quei due cuori l'affetto pel loro Dio ! Immaginare i misteri di grazia e di amore che Gesù operava in quelle anime Un giorno forse molti dei nostri Cristiani d'Europa avranno ad arrossire in presenza di questi due poveri Indii di Patagonia, della loro freddezza e indifferenza nel ricevere Gesù Sacramentato nell'abitazione del loro cuore ?

Finita la santa Messa, mutati i sacri paramenti, intonò Monsignore il Veni Creator ed amministrò ai due fortunati il Sacramento della Confermazione con analogo discorso.

Furono padrini il signor Juez de Paz ed il suo degno fratello, l'Alcalde , buoni cristiani e veri nostri amici

...

Spuntò finalmente l'alba sospirata del giorno 16, festa di S. Gioachino ed onomastico del grande Leone XIII. Che pensarono pertanto i Salesiani della Patagonia, e che cosa aveva preparato per sì fausto giorno monsignor Cagliero ? Tutto era disposto per un solenne e nobile presente da farsi al Sapientissimo Pontefice, al Principe dei Cooperatori salesiani !

Il figlio del Cacico Licuful della tribù di Angol presso il Chilì , giovane ventenne , alto e nerboruto garzone, desiderava ardentemente la grazia del S Battesimo. Sei altre Indie già grandicelle, ed una madre colla sua bambina di 7 anni, appartenenti a diverse tribù, imploravano la stessa grazia. Fu adunque convenuto che quest'altro nuovo giglio dei monti porterebbe il nome glorioso di Gioachino, e le margarite del deserto riceverebbero il nome di Margherita Bosco, Teresa Cagliero, Manuella e Maria Fassati , Gabriella Corsi e Carolina Callori.

Passato il fiume Monsignore con altri missionari, si portò alla vicina Viedma. Essendo stata la chiesa principale divorata l' anno scorso dal fuoco, fu scelta per la funzione la cappella del Collegio delle nostre Suore di Maria Ausiliatrice. Quivi ci aspettavano tutte le bambine del Collegio , i fanciulli delle nostre scuole maschili, le principali signore della Colonia, il signor comandante della guarnigione del Rio Negro e la piccola schiera dei rigenerandi nelle acque battesimali. Disposte tutte in circolo nella piccola cappella , assistite dai rispettivi padrini e madrine e posto in prima linea il figlio del Cacico , Monsignore , circondato da quattro sacerdoti, loro amministrò solennemente il S. Battesimo.

Tenerissima fu la funzione e grande il giubilo degli astanti, ed indicibile la gioia dei neofiti; di Gioachino-Francesco-Licuful ; di Margherita-Manuella-Namuncurà-Bosco ; di Teresa-Valentina-Capalquen-Cagliero; di Gabriella-Lucia-NamuncuràCorsi; di Manuella-Rauque-Curà e Maria JcuayalFassati ; e di Carolina-Luigia-Callori.

La prima fra queste porta il nome di Colei che come è tanto cara al cuore di D. Bosco , è pure carissima al cuore nostro, Margherita Bosco, madre di chi é per noi padre tenerissimo. Ad altre due si pose il nome di Maria Mercedes e Maria Dolores pel desiderio della signora madrina e del signor padrino, che furono il signor comandante Roa, segretario del Governatore, colonnello, e la sua signora. Alla sera poi i giovanetti che frequentano le nostre scuole in Viedma diedero una rappresentazione, cui, oltre a Monsignore, assistettero le famiglie principali del paese e le prime autorità civili e militari di Viedma, con numeroso concorso di popolo. La banda musicale del nostro Collegio di Carmen toccò vari pezzi scelti e al ritorno verso le nove di sera, in mezzo alle acque del Rio Negro, fra il silenzio universale di queste due popolazioni , con un cielo sereno ed un tempo calmo e straordinariamente tiepido, intuonò l'inno del Collegio ripetuto armoniosamente dalle spiagge lontane, con un effetto sì grato ed incantevole che si può gustare ma non descrivere. Ecco quindi che anche noi Patagoni sappiamo fare qualche cosa per dimostrare l'amore grande, la riverenza, la gratitudine che portiamo in cuore verso il nostro Santissimo Padre Leone XIlI.

Queste belle e consolanti funzioni si ripeteranno ancora, perché Monsignore incaricò persone divote che girano pel campo e nelle città pregando in suo nome i padroni a mandarci gli Indii che sono in loro potere , onde istruirli , battezzarli , confermarli e prepararli alla partecipazione dei divini Misteri e della S. Comunione. E che abbondanti frutti raccoglieremo quando, venuta la bella stagione (perché siamo presentemente in crudo inverno), Monsignore farà, come ha stabilito, il suo viaggio nell'interno del deserto ? Sappiamo che è già aspettato dagli Indii Linares, da Namuncurà, da Catriel e Sayuhueque. Hanno sete della fede e della divina parola ! Ah, sì , si compia anche per loro, quantunque dopo molti secoli, il vaticinio del Profeta, si compia presto l'haurietis aquas de fontibus Salvatoris , ed allora quanto bene si farà, quanti fiori si coglieranno e quante anime si strapperanno dalle zanne del demonio !

Ella, reverendissimo e carissimo signor D. Bosco, preghi e faccia pregare che nulla venga a disturbare tanta bella messe! Giacché il diavolo appunto perché non dormiamo noi, egli pure non dorme.

Ora passo a dirle qualche cosa della nostra Santa Infanzia.

La Paternità Vostra Reverendissima, carissimo D. Bosco, ci raccomandò ed é il fine precipuo della nostra Pia Società Salesiana , di portare le nostre mire in ogni nostra impresa e Missione sopra la gioventù. Or bene, V. S. non ha parlato invano ai suoi figli Missionari della Patagonia.

Il nostro attivissimo D. Fagnano , coadiuvato dagli altri nostri Salesiani e potentemente aiutato dallo zelo delle nostre Suore di Maria Ausiliatrice, ha potuto in poco tempo radunare fra le due nascenti popolazioni del Rio Negro , Carmen de Patagones e Vìedma un bello stuolo di quattrocento e più tra giovanetti e giovanette di diverso paese e vario colore, figurando tra essi la razza semitica, camitica, mista ed indigena.

Essi frequentano i nostri quattro Collegi ed Oratori festivi e scuole che abbiamo due nel Norte e due nel Sur, come qui dicono, cioè sulla sponda destra e sinistra del fiume. Come saggio della loro virtù e del loro studio, in occasione dell'arrivo di Monsignore, hanno dato nei rispettivi Collegi maschili e femminili quattro rappresentazioni ed accademie da far stupire gli spettatori e far dire a Monsignore : Ecco in piccolo il nostro Oratorio di Torino.

Nulla dico della banda musicale dei nostri alunni orfani e convittori con alla testa il nostro bravo catechista e capo calzolaio Audisio ! Le marcie e le sinfonie del nostro indimenticabile maestro De-Vecchi ci trasportano sovente nel caro ostello di Valdocco ! E che fracasso non hanno essi fatto il giorno 15 agosto, festa del suo compleanno ! Sì, o carissimo Padre, questo dolce anniversario l'abbiamo festeggiato anche noi in Patagonia ! e le abbiamo augurato, se non tutti, almeno una buona parte degli anni di Matusalem.

Monsignore poi , ben sapendo che dalle Comunioni nascono tante sante impressioni e le buone inspirazioni, preparò ed ottenne dai nostri giovanetti e giovanette una bella Comunione generale al mattino di questa festa. Esso celebrò solennemente la Messa del popolo e distribuì il pane degli angioli, animando specialmente i giovanetti e le giovanette a seguire con una vita immacolata e santa le orme della nostra carissima Madre Maria sopra di questa valle di lagrime, per poter poi godere della sua presenza in cielo. D. Fagnano celebrò Messa solenne in terzo, e noi in quattro cantammo come meglio potemmo la Messa di S. José composta da D. Costamagna.

Dopo pranzo si fece altra divota funzione ; l'ammissione cioè di molte piccole fanciulle nella Congregazione del S. Angelo Custode, e di altrettante delle più adulte a quella delle Figlie di Maria , ricevendone ciascuna la sacra medaglia e la divisa rossa e celeste , simbolo dell'amore e del candore che esse promettevano conservare nei loro teneri cuori a Gesù ed a Maria SS. Che bel colpo di vista non faceva mai questa schiera di angioletti dinanzi l'altare della Vergine Immacolata.

La gioventù ! la gioventù... ecco le nostre speranze, ecco la futura popolazione cristiana della Patagonia , ecco i fiori del nostro giardino e la porzione eletta del gregge di Gesù Cristo.

Alias... alia: come dicevano nelle scuole gli antichi docenti, quando terminavan la classe , ed io pure facendo fine a questa mia già troppo lunga, dico... che altra volta le scriverò altre cose non meno belle nè meno interessanti.

Noi, malgrado la rigida stagione, stiamo tutti bene. Il Signore ci benedica, e ci benedica ancora Lei, carissimo Padre, quantunque lontani ed agli estremi confini della terra.

Monsignore, che sta benissimo , la saluta caramente nel Signore. Saluta e benedice tutti i nostri giovani , i cari confratelli ed i buoni nostri Cooperatori e Cooperatrici salesiani e domanda a tutti il soccorso di aiuti e di preghiere.

Suo figlio aff.mo in Gesù Cristo D. ANTONIO RICCARDI.

IV.

Costruzione di Chiese - Nuovi Battesimi di Indii - Prima pietra del palazzo municipale di Carmen.

Carmen de Patagones, 25 agosto 1885.

CAR.mo SIG. D. LAZZERO,

Abbiamo ricevuto la carissima e sospiratissima sua del 3 p. luglio. Quante notizie ! Quante consolazioni pel cuore di Monsignor Cagliero ! Quando si incomincia a dire che arriverà il corriere da Buenos Ayres , non abbiamo più un momento di quiete, e se come spesso, anzi quasi sempre avviene, ritarda di quattro e anche otto giorni, oh quante esclamazioni sfuggono involontarie, rivelando l' impazienza di conoscere ciò che si fa, o meglio si fece, nella casa nostra costì in Torino, in Valdomo, da D. Bosco , dai superiori e dai confratelli. Il Signore ci perdonerà questa specie di debolezza !. ..

Già incominciammo i lavori per la restaurazione della chiesa di Viedma incendiata l'anno scorso, e dovendo per ora contentarci di poco, speriamo di potere entrare in essa pel 24 settembre , giorno della Beata Vergine della Mercede , Patrona di Viedma.

La spesa presunta è di circa 2500 pesos, ossia di altrettanti scudi. Si formò tra i principali della colonia una Commissione apposita per raccogliere questi fondi. Restò eletto Presidente onorario il signor Governatore generale Lorenzo Winter ; Presidente effettivo Monsignor Cagliero ; vice Presidente il comandante delle truppe di linea, segretario D. Remotti e dodici altri membri. Per ora si fece un imprestito al Banco di 2000 pesos, obbligandoci a pagare gli interessi. Iddio ci aiuterà.

Presto bisognerà eziandio arricciare le pareti interne della nostra chiesa di Patagones che resterà assai bella e comoda...

Le speranze nostre sono tutte riposte nei giovanetti dai 5 ai 12 anni, che frequentano lodevolmente le nostre scuole, e nelle numerosissime fanciulle dell' Oratorio festivo delle Suore. Così si avvererà il detto dell' amatissimo nostro D. Bosco, che cioè noi pianteremo, ma altri raccoglierà il frutto delle nostre fatiche. E sia pure, giacchè il Signore ci proporzionerà il premio non in ragione del frutto, ma delle fatiche e dell' intenzione e desiderio. Euntes ibant et flebant mittentes semina sua; venientes autem venient cum exultatione portantes manipulos suos; e per interpretare queste parole a mio modo dirò che i primi ed i secondi ricevettero la mercede. Non le pare ?

Grazie infinite a quella signora di Chieri , che ci regalò un bellissimo Bambino Gesù in cera. Esso forma la meraviglia e l'amore delle nostre piccole Indie.

La domenica scorsa fummo ad istituire la compagnia delle figlie di Maria e del santo Angelo Custode nella cappella delle Suore di Maria Ausiliatrice di Viedma.

Con questo stesso corriere spedisco lettera all'Em.mo Cardinale Alimonda colla fotografia del suo figlioccio ed altra al S. Padre , dandogli notizia del nostro arrivo e del grande lavoro che abbiamo trovato in Patagonia.

Ho pure scritto , ringraziando , al sig. R. De Farcy di Rennes, che ci regalò una preziosissima statua della Madonna di Lourdes.

Le unisco la fotografia della nuova chiesa di Patagones. In fondo a destra è la sagrestia e più dietro, nel piccolo cortiletto chiuso, le due camere che formano l'Episcopio ; la camera di Monsignore e la mia. Se desidera parlarci, ci chiami e siamo pronti a tutte le ore.

D. Milanesio parte a mezzo giorno per una missione di due o tre settimane sulle sponde del Rio Colorado , a due giorni circa di qui. Preghiamo per lui. Gli lndii si avvicinano a noi con molta confidenza.

3 settembre 1885.

Le nostre notizie sono sempre buone. La parrocchia di Viedma sta rinascendo e vestendosi a festa ; ed era tempo !

Il giorno 30 di agosto vi furono in Viedma cinque battesimi di Indii, cui si pose il nome di Lorenzo (Card. Nina), Domenico (Mons. Iacobini), Emiliano (Mons. Manacorda), Giovanni Bosco ed Aleramo (Cav. Bosco). Non abbiamo potuto far noi questa funzione pel cattivo tempo del giorno e della notte antecedente, che rese assolutamente impraticabile la via di Viedma, ove per ogni po' di pioggia , si forma un 25 o 30 centimetri di fango.

Lo stesso giorno verso le 3 pom. si pose la prima pietra del nuovo edifizio municipale di Carmen , che sorgerà proprio di fianco alla chiesa parrocchiale, nella stessa linea a sinistra. Fu invitato Monsignore a presenziare l'atto, che fu solamente civile , ed egli prima di porre la sua firma, approfittandosi dell' occasione, disse alla moltitudine degli uomini che lo attorniavano quattro verità, ma di quelle numero uno , e confermò con dati storici che la Chiesa Cattolica è maestra di civiltà e di progresso a tutti i popoli e in tutti i tempi. Fu ascoltato con attenzione, e uno scoppio di applausi accolse il suo breve discorso.

Qui faccio punto , e raccomandandomi alle sue preghiere mi dico il sempre

Suo affez.mo

Sa ANTONIO RICCARDI.

DON BOSCO e l' Assemblea generale dei Cattolici Tedeschi.

-.Mio AMATmo PADRE,

Il sottoscritto è un prete alemanno che ebbe la fortuna di essere ospitato nell'Oratorio di Torino e presenziare la bella festa del 24 giugno 1885.

Nell'occasione del Congresso generale dei Cattolici Tedeschi a Munster in Vestfalia, che tenne le sue sedute dal 30 agosto al 3 settembre 1885, due volte ho presa la parola ragionando sulla vostra opera.

Erano presenti 5000 illustri personaggi venuti da ogni parte dell' Alemagna, dall' Austria , dai Paesi Bassi e dall' Olanda. Presentati all' imponente assemblea i saluti di Don Bosco , narrava quanto si adoperasse la pia società Salesiana a Torino, in Italia, in Francia, in Spagna e nell'America del sud, per la salvezza della gioventù. I Congregati pieni di ammirazione per opere così stupende ruppero in applausi e resero grazie alla divina Provvidenza. Avendo poi fatto conoscere l'opera sociale degli Oratorii ed i grandi vantaggi che da esso si ponno attendere, l' assemblea decise di fondare associazioni per salvare la gioventù povera ed abbandonata. - Don Bosco ama eziandio la gioventù alemanna e pregherà per noi. Egli ha benedetta la nostra assemblea , e gli Alemanni amano e ameranno Don Bosco come si ama un padre.

Avea recato pure al nobil Congresso la fotografia di D. Bosco, la biografia di Epiney e di Alberto du Bois, la fotografia dell'Immacolata e di s. Antonio , quadri del maestro Rollini allievo dell' Oratorio di Torino , e l' immagine di Maria SS. Ausiliatrice. Tutti questi oggetti furono collocati nell'esposizione delle arti cristiane.

Ad Aix-la-Chapelle città di cattolici ferventi con molti opificii, alcuni capi fabbrica vorrebbero istituire associazione o circoli di giovani dai 14 ai 18 anni. Un celebre e caritatevole fabbricante mi ha incaricato di pregarvi, o mio buon Padre, a volergli scrivere alcune parole d'incoraggiamento e a mandargli la vostra benedizione, perchè con questa condizione gli sembrerà facile poter dare incominciamento all'opera. Tutto è possibile quando diciate una sola parola, perche ad Aix-la-Chapelle voi siete già amato da molti. Perciò vi faccio vive istanze a voler scrivere un solo foglio con questa breve frase. - D. Bosco è felice che si incominci un circolo di giovanetti operai ad Aix-la-Chapelle e manda la sua benedizione. -

Vostro servitore I. MEHLER

prete e Cooperatore salesiano a Ratisbona.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE,

I.

MOLTO REVERENDO SIGNORE,

Se credesse bene far pubblicare la seguenti grazie a maggior onore e gloria di Dio e di Maria Ausiliatrice, grazie ricevute da persone mie conoscenti, le quali ne desiderano la pubblicazione, mi crederei ben fortunato poter così dare alla nostra Celeste Madre e Benefattrice un segno della grande affezione che nutro in cuor mio verso di Lei.

M. E.

La sottoscritta, madre di famiglia, in un giorno dello scorso mese di luglio del corrente anno 1883, mentre, in compagnia della figlia Camilla, recavasi a lavare il bucato, le sdrucciolò un piede, e quasi senz'avvedersene cadde dall'altezza di 6 o 7 metri e precipitò nel sottoposto fiume. La Camilla, accortasi della disgrazia, e presa da grave spavento per timore che la madre fosse rimasta morta, o colla rottura delle membra, diede un alto grido, al quale accorsero subito parecchie persone circonvicine; l'alzarono, la trassero dall'acqua con grave e ben fondato timore che fosse annegata o gravemente ferita. Ma che? Oh potenza e bontà infinita di Maria Ausiliatrice ! La caduta non aveva sofferto il benché minimo male, e venne tratta sana e salva.

Per fortuna aveva essa al collo appesa la prodigiosa medaglia di Maria Ausiliatrice, statale poc'anzi donata da mano amica, e in quel terribile istante aveva invocato il soccorso di Maria.

La fortunata donna desidera assai che, in attestato della grazia ricevuta, o meglio del miracolo, se ne dia pubblicazione, affinché tutti conoscano quanto grande e potente sia la protezione della Regina del Cielo, Maria.

STROBINO ADELaIDE nata BORELLO. Pianezza, il 21 agosto 1885.

Viva Maria Ausiliatrice!

II.

La sottoscritta giaceva in letto gravemente inferma da più di un mese. A nulla giovavano le medicine, perciò il medico dava per disperata la guarigione, anzi diceva che alla povera inferma non rimaneva che poco tempo di vita I parenti di lei, oltremodo addolorati per tale perdita, non sapevano a qual partito appigliarsi e davano sfogo al pianto. In si doloroso stato venne loro consigliato di porre al collo all'inferma la prodigiosa medaglia di Maria Ausiliatrice. Così fu fatto ; e pieni di fiducia in Maria onnipotente erano come certi che, se quella guarigione avesse giovato alla salute dell'anima, Maria l'avrebbe guarita anche a costo di un miracolo. Non fu vana la loro speranza. Di lì a poco la malata si addormentò, e dormi placidamente per alcune ore. In questo mentre tornato il medico, secondo il solito, chiese con viva istanza notizia dell'ammalata. Gli venne risposto che dormiva tranquillamente. Allora se ne andò, e fatto ritorno in sul far della sera la trovò svegliata e ridente come se non avesse avuto più alcun, male. Così era in verità. Meravìgliato a tal vista il signor dottore esclamò Questa non è opera mia, ma è un vero miracolo!

Maria Ausiliatrice l'aveva guarita. Dopo due giorni, lasciò il letto, in cui stette ancora per sì breve tempo più per riposare che non per forza del male, uscì di casa liberamente, e a quelli che meravigliati la andavano interrogando, essa rispondeva allegramente: È Maria Ausiliatrice che m'ha guarita e non il medico. Viva Maria Ausiliatrice

La guarita da Maria

CHIABERGE GIUSEPPINA.

Pianezza, il 21 agosto 1885.

UNA LETTERA DI LEO TAXIL.

Il Citoyen di Marsiglia pubblica una lettera di Leo Taxil ad un religioso, che la comunica a questo giornale. Il Citoyen dice con ragione ch'essa non può mancare di interesse e di edificare i suoi lettori. E tutti coloro che la leggeranno non potranno mancare di essere particolarmente commossi della parte che occupa nella conversione di Taxil lo studio dei prodigi che hanno accompagnato la provvidenziale missione di Giovanna d' Arco. La conversione repentina di questo uomo, prima così famoso per la sua empietà è un nuovo mirabile avvenimento, col quale la dolcissima Misericordia di Dio predica all'inceredulità del secolo l'esistenza dall'ordine sovranaturale.

Ecco la lettera pubblicata dal Citoyen:

Parigi, 13 agosto 188Z Mio CARO AMICO,

Mi sarebbe assai malagevole di dirvi il motivo che mi ha spinto a convertirmi, come voi dimandate. Una conversione infatti non ha motivi. Perchè mi sono io convertito? Sono il primo ad ignorarlo. Se una ora avanti il momento in cui ho presa la buona risoluzione, qualcuno mi avesse predetta la rivoluzione che si andava operando dentro di me, gli avrei riso sulla faccia.

Era il giovedì del 23 aprile. Avevo mandato alla stamperia del giornale la République Anticléricale un articolo, in cui, a proposito di una serie di violenti attacchi contro di me, prometteva di combattere più energicamente che mai per il libero pensiero e di non mai lasciarmi scoraggire dalle calunnie e dalle ingiustizie.

Poi mi son messo a terminare un lavoro sopra Giovanna d'Arco. Aveva composto il libro dal punto di vista anticlericale, accagionando la chiesa tutta pel delitto di Couchon, di d'Estivet, di Venderes, e di altri, ed aveva deliberato di compire il mio lavoro, pubblicando in sulla fine, come annesso, il maggior numero di documenti istorici che avessi potuto. Pertanto mi ero procurato, non senza pena, il testo completo del processo dell'eroina, le cronache del tempo etc. Io ero per recarmi durante un mese a Lisieux (dove Couchon è morto Vescovo) per farvi delle ricerche. E trascrissi tutte queste carte autentiche.

Ad un tratto mi si affacciò alla mente questa riflessione. Io ho considerato da una parte quanto ero pazzo allorché avevo scritto, pochi momenti prima, che era mio debito di portar sempre la bandiera del libero pensiero, e dall'altra parte come Giovanna d'Arco era grande, quanto la sua fede era maravigliosa. E mi detti ad investigare il problema delle sue visioni (sopra le quali aveva fatto un capitolo; mettendo tutto sul conto di allucinazioni, come la medicina le spiega), e siccome questa questione mi stava molto a cuore, ho fatto dei riscontri tra diversi documenti del processo relativi alle dette visioni.

Era già qualche tempo che questa idea mi tormentava. Molte risposte della sublime lorenese ai suoi giudici mi avevano colpito, perchè aveva ve lo ripeto, sotto gli occhi, non un romanzo più o meno storico, ma gli stessi documenti autentici, vale a dire la copia esatta, fatta dal direttore della scuola di Chartes del manoscritto francolatino compilato da Tommaso de Courcelles, sotto gli ordini di Cauchon, per il re d'Inghilterra.

Questa difesa magnifica di Giovanna per un mese intero, queste risposte meravigliose di ogni istante, queste spiegazioni date con una semplicità che innamora, e quella sua intelligenza che ha del prodigio, tutto questo mi aveva commosso, e aveva scosso la mia opinione circa le apparizioni che aveva ammesse, attribuendole ad una sureccitazione cerebrale. Tutto il processo mi dimostra che Giovanna non era un'allucinata, e che, lungi dall'essere stata mai fuori del senno, il suo spirito era di una lucidezza straordinaria.

In queste condizioni mi proposi questo dilemma, dal quale non si può uscire: o Giovanna d'Arco, affermando le sue visioni, ha rappresentata una commedia, o le sue visioni erano vere. Ora, mio caro amico, quando si è studiata Giovanna, come io l'ho studiata, è impossibile di ammettere anche solo per un momento, che il suo carattere così leale, così generoso, così sublime si potesse prestare ad una furberia. Dunque, poichè non è da parlare di allucinazioni, vi era stata visione. È chiaro.

Ah! mio caro R..., voi comprendete che ammesso una volta questo punto, tutte le mie idee di libero pensatore sono state prontamente distrutte. In un minuto è stata una vera sconfitta. Ho sentito sparire tutte le mie negazioni sacrileghe, sono tornato con la memoria alle dolci credenze della mia giovinezza, e di nuovo ho creduto. Ed ho creduto questa volta non per istinto di fanciullo, ma colla riflessione dell'uomo in possesso di tutto il suo ragionamento.

Ho confessato a me stesso di essere stato bene stupido e per lungo tempo ben cieco di aver combattuto per un partito di discordie, di diffamazione, di odio, di male. Ho richiamato successivamente alla mia memoria tutte le battaglie della mia campagna antireligiosa; ho ricordate tutte le mie ore di disillusioni, di intimi rimorsi, e di lotte contro la mia coscienza, ed ho avuto vergogna di me stesso.

Ecco, mio caro R..., come la mia conversione si è operata, e non per qual motivo questo fenomeno si è prodotto. Voi sapete il resto.

Frattanto cui debbo io questa grazia insperata, e veramente sorprendente? Io l'attribuisco alle preghiere de' miei vecchi amici d'infanzia, che, come voi, non hanno mai cessato di pregare per me, ma sopra tutto alle preghiere di mio padre e al sacrificio della mia amatissima santola, che per istornare dal mio capo la collera divina al tempo dei miei scandali, si è consacrata alla Vergine della Riparazione, e si è chiusa in un convento di Lione sotto il nome di Suor Maria dei Sette Dolori, e si è così immolata vittima rassegnata per le mie colpe ; che dico io? per i miei delitti.

Addio di tutto cuore, mio caro amico, e pregate sempre per me; ché io per quanto so e posso ve ne prego.

LEO TAXIL.

IL CLERO E LA SUA ABNEGAZIONE.

La condotta ispirata all'eroismo della carità cristiana onde va segnalatissimo il Clero di Spagna nella quasi generale invasione del cholera in quel paese fu commovente ed ammirabile. Il Vescovo di Cuenca ha venduto e impegnato sino il suo anello pastorale, per prodigarne il ricavato alle vittime dell'epidemia. Il Vescovo di Tortosa, emulando la carità di quelli di Segorbe, di Murcia, di Valencia ha dato fondo ad ogni suo avere, ha installato un ospedale nella sua casa, anima i curati e i preti della Diocesi ad ogni sacrifizio per gli sventurati. Il Vescovo di Osma mandò solleciti soccorsi a Monteagudo prescelto della sua Diocesi, appena seppe che il cholera vi era apparso. Conosciutasi la esistenza del morbo asiatico in Palencia, quel Reverendissimo Vescovo convocò tutto il suo Clero esortandolo all'esercizio della carità, esibendosi a darne egli primo l'esempio. Tutti i suoi preti promisero solennemente di seguire nella santa opera il loro Pastore. Altrettanto fece il nuovo Vescovo di Madrid, e le sue parole furono seguite da fatti luminosi. L'Emo Zefferino Gonzales y Diaz Tunon Arcivescovo di Siviglia appartenente all'illustre Ordine dei Predicatori moriva al suo posto di quel morbo crudele. I frati ospitalieri di San Giovanni di Dio hanno fatto e stanno facendo dappertutto un bene grandissimo. Miracoli di eroismo sono acclamate le Suore di Carità di San Vincenzo de' Paoli. Si tratta per questo a Madrid di domandare alle Cortes del regno che « come ricompensa alle vìrtù eroiche delle suore della Carità durante le calamità pubbliche onde è afflitta la patria, decretino la collocazione del busto di San Vincenzo de' Paoli nei saloni parlamentari di ambidue i corpi legislativi ».

Eziandio il clero francese fu eroico. - Vittima del suo zelo nell' assistere i colerosi è morto mons. Teodoro Agostino Forcade, Arcivescovo d' Aix il 12 del passato settembre. Contava 69 anni di età e 40 di episcopato , essendo stato nominato Vescovo da Gregorio XVI, quattro giorni prima della sua morte, avvenuta il 1° giugno 1846. Mons. Forcade, nato in Versailles il 2 marzo 1816, entrò nel Seminario delle Missioni straniere, e si recò nel Giappone, dove fu il primo a reggere il Vicariato apostolico , creato da Grego rio XVI il 26 marzo 1846. Fu Vescovo titolare di Sauro. Il 12 settembre 1853 Pio IX lo trasferì alla diocesi residenziale di Guadalupa nelle Antille francesi, e il 27 marzo 1861 a Nevers. Il 25 luglio 1873 fu promosso Arcivescovo d' Aix, Arles ed Emburn. Fu Prelato zelante e caritatevole. Eziandio per i Salesiani fu una perdita grande e dolorosa, perché non solo era zelante Cooperatore, ma benefattore insigne. Da Aix veniva a Marsiglia con grave incomodo per fare la Conferenza ai Cooperatori Salesiani, e colla sua eloquente parola li eccitava a soccorrere la gioventù pericolante.

Per ciò che spetta al clero Italiano tutti sanno ciò che fece in Palermo soccorrendo i colerosi. L'Emo Iacobini, Segretario di Stato di Sua Santità, scriveva una lettera in data del 9 ottobre all'Emo Celesia Arcivescovo di Palermo, dalla quale togliamo quanto segue.

« E pel Santo Padre fu motivo di consolazione il sapere, che il Clero Palermitano non rimase a verun altro secondo nell'opera apostolica e di carità verso gli infelici colpiti dal morbo, e che le calunnie lanciate per denigrarlo non fecero che porne in maggiore evidenza lo zelo, l'eroismo e l'abnegazione. La soddisfazione per tanto, che procura l'adempimento di un sacro dovere, aumenterà senza dubbio, nell'apprendere che il Capo della Chiesa, fiso lo sguardo sulla nobile condotta del Clero stesso, grandemente se ne compiace, e che con effusione di cuore gl'imparte l'Apostolica sua Benedizione, a compenso di quanto operò finora , a conforto e stimolo per proseguire nella medesima via. »

ATTENTATO CONTRO LA CHIESA DEL S. CUORE in Roma.

Nel giorno 29 di settembre una mano incendiaria tentava di distruggere la nostra chiesa del Sacro Cuore. Alle 4 e mezzo pom. fu appiccato il fuoco alla colonna principale di legname della facciata che comunica colla navata centrale della chiesa, e in pochi minuti tutta la travatura di legname , per l' altezza di circa 30 metri , era in fiamme. Si sperava così di impedire il voto nazionale e di distruggere questo monumento di fede e di amore al Cuore SS. di Gesù. San Michele però non ha permesso che trionfassero le potenze infernali. Arrivarono in pochi minuti cinque pompe che lavorarono con un'attività prodigiosa, e iI fuoco fu arrestato. Una quantità di episodii avrei a narrarle, se il tempo me lo permettesse. Le dirò per ora solamente che fu chiaro l' intervento di Dio, giacché con tutto lo spettacolo che presentava la facciata in fiamme, non si è distaccata una trave, nè una tavola e neppure un listello. Bruciò in massima parte la tela in cannuccie che velava la fronte della chiesa. Bruciarono esternamente i travi ma nulla si mosse, e il danno non oltrepassa certo le 150 lire. Viva s. Michele !

Un piano di guerra.

Leggiamo nell'Eco d'Italia:

Mi consta da sicurissima fonte che una grande operosità regna nel campo dei nostri avversari, i quali si propongono di dare l'estrema battaglia al clericalismo, che comincia ad incuter timore.

Mi vogliono anche affermare che i massoni genovesi sieno appoggiati nelle loro fatiche da tutto il liberalismo italiana, che a malincuore vede il primo porto nel Mediterraneo infeudato (voce di uso) al clericalesimo. Con ciò si potrebbe spiegare la venuta in Genova d'un « noto caporione» degli anticlericali.

Si abbandonerà, almeno in parte, il sistema delle violenze, e se ne terrà uro più profittevole. Le associazioni anticlericali si faranno apparire come società di «mutuo succoso », e se ne fonderanno, bene o male, in tutte le città della Liguria.

Fra poco ne dovrà sorgere una in Chiavari. - S'abbottonino i chiavaresi !

Gli sforzi dei nostri avversari per ora convergeranno sul «basso popolo» e sui «giovanetti.»

Per corrompere il basso popolo si cercherà di stabilire nei quartieri più popolari delle Società aventi un colore politico non ben determinato, che poi diverranno apertissimamente anticlericali. Si cercherà d'impedire le illuminazioni e le feste in onore dei Santi e si promuoveranno quelle fatte in omaggio a notissimi anticlericali. Verrà poi posta ogni cura nell'impedire che le bande cattoliche suonino in pubblico specialmente quando si tratti di qualche festa popolare.

Riguardo alla corruzione dei giovinetti finora non hanno preso nessun sicura determinazione, ma molti propendono a dare molto sviluppo al Circolo dei giovanetti anticlericali.

Verrà adottato il sistema di celebrare frequenti solennità, per condurre in tal guisa le famiglie nelle società massoniche ed affezionarle a poco a poco alle medesime.

Come il lettore vede, abbiamo qui tutto un piano di combattimento. 1 cattolici sieno avvertiti, e moltiplicando la loro operosità di quanto gli avversari la aumentarono, oppongano operosità ad operosità e sieno più pronti all'assalto, perchè preparati a riceverlo.

PERCHÈ SI DIFFAMANO I PRETI.

Le cagioni per cui tanti giornali, tanti libri e tanti... anticlericali, calunniano e diffamano i preti, chi non le sapesse ancora, può trovarle nelle raccomandazioni che un Manuale Massonico, fa agli affigliati. Eccole:

L'azione della Massoneria deve essere principalmente diretta a screditare il prete, e a impedire che la popolazione abbia con esso contatto, sia nelle adunanze religiose, sia nelle famiglie.

» Bisogna allontanare dalla Chiesa la donna e nutrirla di letture, giornali e romanzi scritti allo scopo di far conoscere il malanno della religione.

» Convien stabilire centri di sorveglianza nei comuni, i quali tengano vive relazioni coi sindaci, maestri, segretari e cogli esercenti; come caffè. farmicie, onde abbiano ad alimentare continuamente la opposizione al prete ; raccolgano notizie le trasmettano ai giornali per distruggere la venerazione ignorante verso il prete.

» Convien deridere le famiglie, che leggono giornali cattolici, e introdurre in ogni casa un giornale liberale; se in una borgata alcuno si alza a sostenere la causa del prete bisogna abbatterlo.

» Si usino contro il prete le Società Operaie liberali, le scuole, gli asili infantili, si promuova il lavoro festivo: si impegnino le compagnie volanti di teatranti a dare rappresentazioni, ... poichè le passioni eccitate tengono lontana la gioventù dal prete.

» Non si abbia scrupolo sulla scelta dei mezzi per distruggere l'onore della religione e del prete, ogni mezzo é buono per liberare l'umanità dalle catene del prete. »

Che ne dite?   (L'amico del popolo).

VARIETÀ

I.

LA DANZA IN GIORNO DI FESTA.

Il Gran Consiglio d' Appenzel (Svizzera) ha sancito a maggioranza di voti una proposta del Coniglio di Stato colla quale s'interdiscono le danze pubbliche in giorno di domenica e nelle altre feste religiose: « Permettere la danza in domenica sarebbe un'incoraggiare la vita dell'Osteria, un recar danno alla vita delle famiglie, un porgere nuovo stimolo alla passione del denaro che minaccia la pubblica moralità ! In due anni si è potuto vedere dove conduce la libertà della danza in giorno di domenica; per molte persone la domenica, in luogo di essere il giorno di riposo per lo spirito e per il corpo, era divenuto un giorno di rovina per la famiglia e di perdizione delle forze intellettuali e corporali. »

II. Morte di un libero pensatore.

Rileviamo dall' Univers: « Pochi giorni fa, in una radunanza pubblica a Pontivy , il dottore Gressy, candidato repubblicano libero pensatore, sclamava che bisognava schiacciare la religione. Domenica (4 ottobre) giorno delle elezioni, lo stesso dottore Gressy periva schiaccialo da una carretta. Sono queste terribili e grandi lezioni che la Provvidenza dà ancora ai popoli capaci d'intenderle. I rivoluzionarii recalcitrano contro lo stimolo d'insegnamenti siffatti ; ma la maggioranza dei Bretoni e, fra essi, mólti anche di coloro che furono illusi dai Gressy e dai loro seidi, ricevono queste lezioni dalla Provvidenza pieni di salutare e giusto terrore. L'impressione prodotta dalla triste morte del Gressy è profonda nel Morbihan, v

III. UN CASO CHE NON È CASO.

Nel cimitero di San Germano (Francia) fu ro. vesciata una croce dal famigerato anticristiano Mortillet, famoso per altre nobili imprese di simil genere. Il Mortillet sgraziatamente è sindaco di San Germano. Ora, per sostenere l'opera sua scellerata, il Mortillet iniziò una sottoscrizione. Ma nella sottoscrizione non apposero la firma che dodici persone, e per ottenere il numero di dodici dovette il Mortillet ricorrere alle donne di sua famiglia non solo, ma anche ad un suo povero bambolo.

Fuori della famiglia , il primo nome portato contro della croce era quello di un certo Petit. Ed al nome di Petit si faceva appello per richiedere altre firme.

Or bene, all'ospedale di San Germano è portato un operaio, il quale, caduto da un secondo piano, aveva le braccia, le gambe rotte ed una ferita nel capo. Chi era questo operaio ? Era Petit.

All'ospedale di San Germano vi era un operaio che alla vista delle suore si è acceso di tal furore da parere mentecatto, a tale che si dovette chiamargli una donna estranea. Chi era costui ? Era Petit.

All'ospedale San Germano vi era un operaio il quale morì in un accesso di furore tale da farlo parere un indemoniato. Il misero gridava, si dimenava, urlava, si contorceva. Chi era costui? Era Petit! Che quello stesso Petit il quale apponeva la prima firma alla petizione contro della croce facesse subito dopo una fine così spaventosa, non è caso degno di considerazione? Un caso che può dare da pensare ad altri molti nemici della croce ? ! ! !

IV. ELOGI IN BERLINO DEI MISSIONARI CATTOLICI.

Il barone di Bulow, luogotenente prussìano, addetto alla compagnia dell'Africa Orientale, rende, nel Tageblatt di Berlino, un grande omaggio ai missionarii cattolici dell' Usugara. Dopo di aver descritto con quanta carità non solo evangelizzano, ma assistono e soccorrono que' barbari, narra le pietose cure che prodigarono ai viaggiatori tedeschi giunti in quei luoghi : « Essi vennero trattati e curati colla carità la più eroica da questi missionari così occupati nel loro ministero. Uno di loro passò quattro notti vegliando al letto di Te-

deschi ammalati, die' loro l'ultima goccia del suo vino ed il suo capezzale. Questo eroe di carità è un prete della Congregazione dello Spirito Santo un Francese. » - E il barone di Bulow conchiude « A confusione dei nostri compatriotti e dei nostri correligionari, questi cattolici di Francia han reso i servizi del buon Samaritano a noi protestanti di Germania e quasi tutti ufficiali del 1870. » Questo omaggio ai sacerdoti della Chiesa cattolica è stampato in un giornale del Kulturkampf. Altri giornali dicono che il principe di Bismark si procurò una statistica dei missionari cattolici, e delle regioni dove esercitano il loro ministero. Sarebbe curiosa che il Cancelliere tedesco divenisse il protettore della Congregazione di Propaganda Fide.

V.

Un sordo-muto a Lourdes. - Dall' Univers togliamo il seguente racconto « Un giovine svizzero, presso le frontiere della Baviera, di diciotto anni, era sordo-muto dalla nascita. Avendo saputo le meraviglie di nostra Signora di Lourdes, si sente trascinato quasi da una forza occulta verso la Vergine dei Pirinei. Un giorno malgrado le opposizioni della famiglia, col bastone in mano, si mise in cammino, portando sul petto e sulla schiena uno scritto su cui si leggeva : - Sordo-muto - Vado a Lourdes; indicatemi la strada. - Erano i primi giorni di giugno, e per due mesi il pellegrino di Lourdes camminò di paese in paese, alloggiando dove il caso, anzi la Provvidenza gli offriva un alloggio; e all'epoca del pellegrinaggio nazionale, egli arrivava alla sacra grotta col bastone, colle scarpe polverose, cogli abiti per metà sgualciti. Solo lo scritto era scomparso, dopo aver parlato pel muto : nè doveva più ricomparire, perchè il muto avrebbe parlato. Bevette l'acqua, si lavò al rubinetto della fonte, poi si mischiò tra la folla dei pellegrini che pregava, spesso ginocchioni, spesso colle braccia incrociate. Tratto tratto la preghiera usciva in cantici, e la folla in coro ripeteva il ritornello del cantico di Lourdes: Ave Maria. Tutto ad un tratto, il sordo capisce ed il muto canta come tutti gli altri: Ave Maria. Era guarito. Il Signore aveva premiato con uno splendido miracolo la fede del giovane cristiano. »

BIBLIOGRAFIA

NUOVA CONCORDANZA BIBLICA.

Il primo e principal libro , di cui deve valersi il Sacerdote cattolico per comporre i suoi discorsi e renderli fruttuosi, egli è senza dubbio la Sacra scrittura come quella, che contiene la stessa parola di Dio. Di qui il bisogno stragrande di attendere continuamente allo studio di questo santo libro. Ma dov'è mai quel Sacerdote di memoria così

felice e tenace da ricordarsi poi sempre, ed in qualsiasi circostanza, e con precisione di tutte quelle parole, che si richieggono perchè sia genuino ed esatto qul testo di cui vorrebbe corroborare il suo discorso ? Non avviene forse soventi , che un Sacerdote nell'atto del comporre tenga bensì l'idea di un certo testo, che quadrerebbe a capello, ma intanto non ne ricorda che qualche parola, e questa ancora così in confuso da sapere neppure il libro sacro, in cui essa si trova ? Come dunque averlo, e sul momento, esatto, specialmente quando la parola da esso ricordata fosse una di quelle , che sono numerosissime nelle concordanze? Non è egli vero, che in tal caso si dovrebbe percorrere gran parte, e fors'anche tutt'intiera la lunga lista e così perdere chi sa quanto di tempo, con danno pur anche dell'intero componimento ? Ed è appunto per ovviare a tutto questo inconveniente che s'è preparata la Concordanza, che qui si annunzia prossima ad essere messa alle stampe, la quale colla sua nuova disposizione fa trovare , ed in brevissimo tempo , qualunque parola si desideri avere Di fatto oltre all'ordine alfabetico esistente in tutte le altre Concordanze, essa ha ancora l'ordine grammaticale, mediante il quale ciascuna parola si suddivide in tante categoria , o gruppi , quante sono le forme che prende quella data parola. E dessa un nome od aggettivo ? Ebbene ella sarà divisa per genere, numero e caso ; se poi è verbo, allora si dividerà per modi , tempi , numeri e persone , così che basterà che si sappia di qual genere, numero e caso sia la parola, se è nome ; oppure di qual modo, tempo, numero e persona, se verbo, perché il testo sia già bell'e trovato. Ond'è che parecchi cospicui personaggi del Clero, sia di questa che di altre città, oratori eloquenti e chiarissimi professori, intesane l'idea, e vistone il manoscritto fin dai suoi primi fascicoli, non solo non riprovarono il lavoro, ma lo levarono alle stelle, proclamandolo altamente se non di assoluta necessità, ed affatto indispensabile, per certo della massima utilità e vantaggio, e tutti mi sollecitarono a presto condurlo a termine , e farlo di pubblica ragione. A tutto questo s'aggiunge ancora la comodità del formato , la bontà della carta e nitidezza dei caratteri, come meglio che dalle parole si può conoscere dal saggio, che si può con tutta facilità avere da chiunque lo desideri, solo che lo domandi all'infrascritto D. Michele Bechis.

Intanto per agevolarne sia la stampa per parte di chi ne deve sostenere la spesa , che l'acquisto per parte di chi desidera procurarsela, s'è pensato di rilasciarla a modo di associazione, di cui questo sarebbe il Programma.

1° L'opera sarà di circa 1800 pagine in carta, caratteri e formato del suddetto saggio , e verrà stampato in modo da potersene fare uno o due volumi, come meglio piacerà a ciascuno degli acquirenti.

2° Si porrà mano alla stampa appena si avranno 800 associati, e se ne darà avviso appena si sarà raggiunto il numero suddetto.

3° Il prezzo per coloro che si associeranno prima che se ne incominci la stampa sarà in Italia di L. 20 la copia, per l' estero 25, e si pagherà metà quando si darà avviso dell' incominciamento della stampa, e metà quando riceveranno la prima parte dell'opera.

4° I seminari e gli istituti di istruzione religiosa, che si associeranno per dieci copie, godranno il ribasso del dieci per cento.

5° L'istesso ribasso godranno pure tutti coloro che preferiranno pagarne tutto l' importo all' avviso dell'incominciamento della stampa.

6° Appena incominciata la stampa il prezzo sarà di L. 24 per l' Italia, e di 30 per l' estero, ed a stampa finita sarà di L. 30 per l'Italia, e di 36 per l' estero , e si pagheranno all' atto della commissione.

7° L' adesione all' associazione si riceverà in Torino dal Sacerdote BECHIS MICHELE Vicecurato di S. Filippo Neri.

Per le feste d'Ognissanti. - Ognun sa che al 1° novembre e per tutta l' Ottava la Chiesa fa festa di tutti i Santi del cielo, anche di quelli che non sono stati beatificati nè canonizzati. Or bene fra questi ultimi ogni famiglia, si può dire, conta qualche innocente bambino , morto dopo il battesimo e prima dell'età della discrezione. Che cara festa perciò quella d'Ognissanti.

A riempier la mente di pii pensieri a queste riguardo e ad eccitare pii affetti nel cuore serve magnificamente il libretto intitolato : Berto ossia gli angeli della terra. - Lamenti e conforti di quei che li piangono, del T. Ilario Maurizio Vigo curato di S. Giulia in Torino e Miss. Apost. Un bel volumetto di 88 pagine in-16°, con bella copertina. Prezzo L. 0,50 la copia, rivolgersi alle librerie Salesiane di D. Bosco.

Guida al Camposanto e un mesto fiore sulla tomba dei cari nostri defunti, del T. Ilario Maurizio Vigo curato di S. Giulia in Torino e Miss. Apost.

Sono 16 pagine in-32° con bell'emblema in fronte tutte indirizzate ad eccitare la fede nell'immortalità dell'anima e la cristiana pietà verso i defunti. Ecconel'indice a formarsene un'esatta idea

INTRODUZIONE. E una dolce consolazione l'esser cattolico nel mese dei morti. - I - Uno sguardo generale al Camposanto - II - I nostri cari fossero in cielo! - III - Tutto... ma non l'inferno! - IV - I nostri cari sono in purgatorio ? - V - Il vero fiore da portare al Camposanto - CONCLUSIONE. In guardia? - Prezzo cent. 5 alla copia e L. 4 al cento. Presso le librerie Salesiane di D. Bosco.

Non lavorate alla festa. - Chi non vede quanto strapazzato ai giorni nostri sia il precetto divino della santificazione della festa e quanti castighi piovano pur troppo sulla colpevole umanità ? A ritrarre almeno qualche anima da questo disordine è indirizzato il presente opuscolo del T. Ilario Maurizio Vigo curato di S. Giulia in Torino e Miss. Apost.

Eccone il sunto : I - Il lavorare alla festa è un rubare a Dio - II - Dio castiga i lavori di festa - III - L'uomo onesto apprezza la santificazione della festa e ne teme i castighi - IV - Saranno casi? - V - La farina del diavolo va tutta in crusca - VI - La profanazione della festa mena alle rovine le famiglie - VII - La santificazione della festa mena in casa la felicità. - CONCLUSIONE : Un consiglio da amico. Opuscolo di 16 pagine in-32° , con magnifico emblema in fronte. Prezzo cent. 5 la copia e L. 4 al cento, dalle librerie Salesiane di D. Bosco.

PROF. LUIGI BOTTARO - Misteri Umani - Note di un osservatore - S. Pier d'Arena Tipografia e libreria S. Vincenzo, Libreria Salesiana a Torino e presso i principali librai Cent. 50.

Fra le bellissime operette che già abbiamo annunziate del chiaro autore, prende posto degnamente questa che esce recentemente dai nostri tipi di San Pier d'Arena. Spiegare il perchè tanti siano sulla terra gli infelici, pur tutti desiderando ardentemente la felicità ; il perchè di tante contraddizioni della povera nostra natura, dando come ultima soluzione il peccato in cui nasciamo, è scopo principale del libro. Briose satire sul linguaggio dei miscredenti e su quello che ci mettono in bocca le passioni e sulla mania del predir l'avvenire, tutte condite di fina ironia, fanno all'opera corona e complemento. E in somma un libro di svariatissimi soggetti, ma tutti utili sommamente e istruttivi in quel che più importa di sapere, sicchè pochi possono essere o più. attraenti o più degni di essere raccomandati alle cristiane famiglie.

La Democrazia cristiana e la ristorazione sociale secondo lo spirito di S. Francesco d'Assisi. Sotto svariati titoli questo libro ebbe già l'onore di 5 edizioni ed ora è in corso di stampa la sesta. È questo un segno manifesto che incontrò l' aggradimento dei cattolici. Contiene una parte della materia trattata nel libro L'Anima Cristiana ecc. - Vendibile alla Tipografia Salesiana al prezzo di centesimi 30.

L' Em.mo Cardinale Alimonda, Arcivescovo di Torino, al quale furono umiliati i due libretti L'Anima Cristiana ecc. e la Democrazia Cristiana ecc. scrisse all' autore facendo voti perchè si spargano tra il popolo e sieno guida alle anime gli ammaestramenti che contengono, e le traggano all'aggregazione del caro terz' Ordine Francescano.