BS 1880s|1881|Bollettino Salesiano Febbraio 1881

ANNO V. N. 2.   Esce una volta al mese.   FEBBRAIO 1881.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo. N. 32, TORINO

SOMMARIO - Riflessi sulla Benedizione e sulla persona del Papa nel terzo anniversario della esaltazione di Leone XIII al soglio pontificio - Preghiere pel Santo Padre - La Conferenza ai Cooperatori di Torino e la Benedizione ai Missionari e alle Suore - Nella partenza dei Missionari Salesiani - Una sacra carovana alla volta della Nigrizia - Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma - La festa di S. Francesco di Sales in Torino - Biografia di Suor Virginia Magone - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - D. Gaudenzio - Morte di due insigni benefattori - Errata Corrige - Statistica dei Papi - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.

RIFLESSI SULLA BENEDIZIONE E SULLA PERSONA DEL PAPA NEL TERZO ANNIVERSARIO DELLA ESALTAZIONE DI LEONE XIII AL SOGLIO PONTIFICIO

Un' amorevole madre così a un dipresso parlava un giorno ad un suo dilettissimo figlio : « Tu sai, figliuol mio, quanto valga la benedizione del padre tuo. Or bene, ascolta i miei consigli : Acquiesce consiliis meis. Va alla greggia , togline e portami due bei capretti. Colle mie piani io ne farò una imbandigione che gli gradisca ; indosserai olezzanti vesti, e ti appresserai a lui, che benedicendoti renderà grande in sulla terra e venerato il tuo nome. » Fu accolto il consiglio, e puntualmente eseguito. Ed allora stupefatto di quella prestezza, e rapito dalla grata fragranza che si spandeva attorno, il padre a sé avvicina il figlio, si fa imprimere sulla fronte un bacio, e poi con ispirati accenti così prese a dire : Ecco l'odore del figliuolo mio è come l'odore di un campo ben fiorito e benedetto dal Signore. Dia a te il Signore la rugiada del Cielo , la fertilità della terra e l'abbondanza di frumento e di vino. Servi a te sieno i popoli, e ti venerino le tribù. Sii tu il Signore de' tuoi fratelli , e s' inchinino dinanzi a te i figLiuoli della madre tua. Chi ti maledice, sia egli maledetto, e chi ti benedice, sia di benedizione ricolmo (Gen. xxvii).

Quella madre chiamavasi Rebecca, il padre fu il gran patriarca Isacco, la cui benedizione, confermata dal Cielo, accompagnò il caro Giacobbe in ogni suo passo e ne prosperò tutte le imprese.

Ma di quella assai più efficace si é la benedizione del Padre di tutta la cattolica famiglia. Tra le altre la pia Società Salesiana ne ha la prova più inconcussa. Il regnante Pontefice più volte dal più profondo dell'animo invocò sopra di essa i favori del Cielo. Or bene, eccone per sommi capi alcuni mirabili effetti. - Apre delle case senza mezzi di sussistenza ? E questi giungono in abbondanza portati dalla carità dei fedeli. - Accoglie negli Ospizi migliaia di giovanetti da mantenere e coprire ? E mani caritatevoli provvedono tutto, e vitto e vestito non mancano mai. - Getta le fondamenta di chiese senza materiali da proseguirle ? Eppure arrivano questi o in danaro o in natura, e in breve tempo i sacri edifizi s'innalzano a gloria dell'Altissimo, e a spirituale conforto de' suoi adoratori. - Ha da spedire per lontane regioni Missionaria e Vergini sacre al Signore ? Fa umile ricorso alla pietà dei Cattolici , e a tempo opportuno perviene il danaro per le spese del viaggio e per le occorrenti provviste. - Che più? Approdati i suoi figli in quelle spiagge remote, sono accolti da ogni ceto di persone siccome fratelli e padri; e le stesse selvaggie tribù ne mostrano desiderio, ne invocano i lumi, l'assistenza, l'appoggio. - Vi ha forse taluno qua e colà, che per vincibile e crassa ignoranza o per mala fede l'avversi o contrasti ? E da quel giorno la mano di Dio si fa pesante sul capo di lui, e pare che si avverino le tremende parole : Chi ti maledice , sia egli maledetto ; mentre per altra parte grazie e favori piovono sopra coloro, che la soccorrono e difendono. Oh davvero! La benedizione del Vicario di Cristo scende sopra la piccola Società Salesiana più efficacemente feconda, che non quella del patriarca Isacco sopra del suo figlio Giacobbe.

Abbiamo qui ricordato questi fatti per ravvivare la nostra fede e quella dei nostri Cooperatori e Cooperatrici verso l' augusta persona del Papa, e farne concepire vie maggiore stima, venerazione ed amore. Oh! sì, riflettiamo chi Egli è, e quanto Ei possa. Egli, al dire del santo dottore di Chiaravalle, è il Gran Sacerdote, il Sommo Pontefice, il Principe dei Vescovi , il Successore degli Apostoli. Egli è colui, che possiede in sulla terra il principato di Abele, il dominio di Noè, la dignità di Aronne, l' autorità di Mosè, la giurisdizione di Samuele, la potenza di Pietro, l'unzione di Cristo. É quegli, al quale furono commesse le chiavi del regno dei Cieli, e senza di Lui ninno lo apre o lo chiude. Egli il Pastore di tutto l' ovile , non solo degli agnelli o semplici fedeli , ma delle pecore ossia dei Vescovi medesimi. Egli il Maestro di tutti i maestri ; e a Lui solo è concesso il divino privilegio di non errare giammai, quando parla al mondo in nome di Dio. Tutto questo ed altro è il Papa. In Lui pertanto sia la nostra fiducia, a Lui l'ossequio della mente e del cuore.

Per quello poi, che spetta in particolare a Leone XIII, dalla sua vita e dagli atti suoi ben ci e dato di affermare che Egli è Regola vivente della giustizia, Specchio di santità, Modello di pietà, Conservatore del vero, Difensore della fede, Dottore delle nazioni, Proteggitore dei cristiani, Rettore del clero, Maestro degli ignoranti, Rifugio degli oppressi, Avvocato dei poveri, Speranza degli sventurati , Tutore degli orfani , Sostegno delle vedove, Occhio dei ciechi, Lingua dei mutoli, Bastone dei vegliardi, Vindice dei delitti, Terrore dei malvagi, Gloria dei giusti, Amico della gioventù, Verga dei potenti, Padre dei re, Lume del mondo.

Di sì eccelso Personaggio , del Rappresentante di Dio in terra, oh! sì, continuino a piovere sulle nostre persone, sulle nostre case, sulle nostre famiglie le cordiali benedizioni , apportatrici di ogni vantaggio temporale ed eterno.

Il 20 del corrente mese si compie il III anniversario, dacchè Leone XIII fu esaltato al soglio di Pietro. Or bene, a lieta memoria di si fausto avvenimento, noi invitiamo i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici a prendere o a rinnovare questa risoluzione : Fare con impegno quello che al Papa torna più gradito. E qual cosa, si domanderà, può ella oggidì tornargli più gradita? - Noi non ci peritiamo di rispondere che, in questi tempi di tanta scarsezza di sacri Ministri , il Santo Padre gradisce che i suoi Coadiutori zelino il bene della Religione e la salute delle animo con un coraggio vie più costante e industrioso ; in questi tempi di tanta bassezza e di tanta viltà, in cui il rispetto umano domina e trionfa, il Santo Padre gradisce di vedere i suoi figli e le sue figlie a praticare la virtù, a frequentare la chiesa con fronte alta ed imperterrita, ad esempio e a conforto dei deboli ; in questi tempi di tanta perversità di costumi, di tanta ignoranza religiosa, il Santo Padre gradisce che padri e madri , maestri e maestre , sacerdoti e laici si adoprino ad istruire opportune et importune, come scriveva s. Paolo, ad ammaestrare nella dottrina di Gesù Cristo grandi e piccoli, e questi soprattutto, che sono la porzione più eletta della Società e la speranza della Chiesa ; gradisce insomma che ciascuno di noi lo aiuti ad impedire che il nemico di Dio e delle anime riduca le nostre famiglie, i nostri paesi, le nostre città al paganesimo , verso al quale non già si cammina, ma si precipita. A questo zelo, a questa religiosa fortezza, a queste opere insigni di carità e di fede e co' suoi scritti stupendi e colla sapiente parola Egli ci sprona di continuo ; ma a che giova che il Capitano segnali il nemico ed ecciti a combatterlo, se i soldati non si muovono, o si danno alla fuga?

Proponiamo adunque che così non sarà di noi ; anzi ricordiamo e pratichiamo l'alto consiglio che il sapiente Pontefice ci mandò per ben due volte: Lavorate e presto, ché il bisogno è grande. Si, Beatissimo Padre, in questo terzo anniversario di Vostra Esaltazione giuriamo che cadremo estinti prima, che ci venga meno il coraggio inspiratoci dalle Vostre parole.

PREGHIERE PEL SANTO PADRE.

Oltre alla promessa di concorrere secondo le proprie forze alla salute delle anime, noi esortiamo i nostri Cooperatori e Cooperatrici ad innalzare pel Santo Padre speciali preghiere, soprattutto nel mentovato anniversario, che cade di domenica. Pertanto

1° Nel mattino del 20 corrente ognuno ascolti la santa Messa , e, potendo , faccia la santa Comunione, secondo la mente del Sommo Pontefice.

2° Alla sera si prenda parte alle sacre funzioni che hanno luogo nella parrocchia od altra chiesa, e con un Pater, Ave e Gloria si raccomandi a Gesù Sacramentato la persona e la causa del suo Vicario in terra.

3° Si parli del Papa con grande rispetto, e si diffondano più che si può le idee della suprema sua Autorità, e della necessità di stare con Lui uniti ; imperocché a quella guisa che nel tempo del diluvio chi non fu con Noé andò perduto, così chi non é col Papa farà eterno naufragio (1).

(1) Nella Libreria Salesiana di Torino si vende un libretto col titolo : Il più bel fiore. Contiene tra le altre cose la biografia di Leone XIII, e il racconto della sua Elezione. E un'operetta molto adattata a fare conoscere, amare e venerare il Successore di Pietro.

Prezzo per ogni copia L. 0, 40 ; per ogni cento copie L. 32.

LA CONFERENZA Al COOPERATORI DI TORINO e la Benedizione ai Missionarii e alle Suore.

Il 20 dell' or passato gennaio, primo giorno della novena del nostro glorioso Patrono s. Francesco di Sales, si tenne nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino la Conferenza ai Cooperatori e alle Cooperatrici. Nella stessa occasione si celebrò la commovente cerimonia della benedizione e dell'addio ai Missionaria e alle Suore, che stavano per partire alla volta di Spagna e di America. Ambedue le funzioni ebbero un esito felicissimo e pel concorso di gente e per gli affetti, che suscitarono in tutti i cuori. Noi ne daremo contezza colle parole di due giornali di Torino, che ne pubblicarono relazioni amplissime.

Estratto dall'Unità Cattolica.

Questo accreditatissimo giornale, nel suo n° 19 dell'anno corrente, in un articolo avente per titolo: Potenza di un Prete Cattolico ed una commovente funzione in Torino, dopo un proemio per noi troppo onorevole, scrive così:

« Come avevamo annunziato nel n° 12 del nostro giornale, celebrossi nella sera di quel dì nel Santuario di Valdocco la cara e toccante cerimonia della benedizione e dell' ultimo addio di una schiera di Salesiani e di Suore di Maria Ausiliatrice, che stavano per far vela alla volta dell'America del Sud. Dodici Missionarii, schierati in presbitero , e dieci Suore in un banco a parte, attiravano gli sguardi di oltre a due mila persone, sacerdoti e laici, signori e signore, Comunità religiose ed il fiore della nobiltà torinese, quasi tutti Cooperatori e Cooperatrici della pia Società Salesiana.

» Con un discorso di semplicità apostolica, ma di rara eloquenza, D. Bosco tenne per circa mezz'ora sospeso dal suo labbro il numeroso uditorio. Esordì egli coll'annunziare una speciale benedizione del Santo Padre ai Cooperatori e Cooperatrici e ai Missionarii raccolti in quell'ora. Passò quindi a parlare dei Salesiani e delle Suore già inviati nell'America negli anni addietro. Disse del bene che, col divino aiuto, vi avevano sino allora operato, e di 30 e più Case colà stabilite a pro' di giovani pericolanti bene, del quale dovevano pur rallegrarsi molti de' suoi uditori ed altre caritatevoli persone, per aver concorso ad ottenerlo colle loro limosine. Espose poscia come si stava trattando di propagare per la prima volta il Vangelo nelle tribù dei Pampas, della Patagonia, della Terra del Fuoco e delle isole adiacenti, tratto di terreno non meno vasto che l'Europa intiera; che occorrevano perciò nuovi rinforzi di operai evangelici, perché pare giunto finalmente il tempo della misericordia di Dio per quei popoli infelici, i cui Capi medesimi, o Cacichi, domandano oggidì religione e civiltà.

» Venuto poi a dire dei Missionari ivi presenti e in procinto di partire, sei per la Spagna e sei per l'America insieme colle dieci Suore, D. Bosco fece rilevare come essi obbedivano al comando di Gesù Cristo che disse : Euntes , docete omnes gentes : praedicate Evangelium omni creaturae; comando divino, che per bocca del Romano Pontefice si fece in ogni tempo e farassi sentire sino alla consumazione dei secoli. Toccò alfine del sacrifizio che facevano quei giovani Sacerdoti, Catechisti e Suore, abbandonando tutto per amor di Gesù Cristo e delle anime da lui redente ; e, rivolto a'suoi ascoltanti, terminò il suo discorso così : « Se questi nostri fratelli e sorelle, per amor di Dio e del loro prossimo, espongono a cimento la loro vita, deh ! miei rispettabili uditori, non ricusate di fare ancora voi qualche sacrifizio per essi. Preghiamo che Dio li aiuti e li consoli ; ma chi può li conforti eziandio colle sue limosine. In questo modo coopererete anche voi alla divina gloria e alla salute delle anime ; vi renderete degni del centuplo che Dio promette ancor su questa terra a chi dà qualche cosa per amor suo ; e, quello che meglio vale, porrete in salvo l'anima vostra, secondo la grande sentenza di S. Agostino : Animam salvasti, animam tuam praedestinasti. »

» Sappiamo che le parole di D. Bosco non sono cadute sopra sterile terreno ; perciocché i caritatevoli Torinesi si mostrarono per lui e per la sua Missione degni strumenti della divina pietà.

» Seguirono poscia alcuni mottetti maestrevolmente eseguiti dai giovani dell'Oratorio, il canto di un magnifico Tantum ergo in musica e la benedizione col Santissimo Sacramento impartita da Don Bosco medesimo.

» Ma la parte più commovente della funzione fu quando, lette le belle preghiere della Chiesa sopra i sacri pellegrini, questi in presbitero passarono ad uno ad uno a salutare e ad abbracciare per l'ultima volta i loro superiori, fratelli ed amici. Chi non si sarebbe sentito il cuore andare in sussulto in quell'ultimo addio ? Fu visto taluno di quei coraggiosi a versare una furtiva lagrima, quantunque la grazia , superando la natura, gli facesse ben tosto ricomparire sulla fronte e nel cuore la serenità e la calma. Non fu così di molti spettatori e spettatrici. Piangevano come tanti padri e madri, fratelli e sorelle, che vedessero strapparsi dal seno i loro più cari, e li accompagnavano alle vetture con segni di profonda venerazione. Anche le Suore , discese dal loro banco, ebbero dalle signore Torinesi tali dimostrazioni di stima e di affetto, che maggiori non si potevano immaginare.

» Quelle pie signore e nobili matrone piegavano il ginocchio a terra, e colle lagrime agli occhi domandavano di baciare loro la mano, come a spose predilette di Gesù Cristo, e da lui prescelte ad imitarlo e seguirlo nel suo divino apostolato. Questi tratti di cristiana pietà vennero a turbare non poco quelle buone religiose ; sicché alcune delle più sensibili mescolarono le loro lagrime con quelle delle loro divote ammiratrici.

» Chiudiamo questo articolo col tributare un cordiale evviva a quei generosi Apostoli e a quelle intrepide Vergini, che ci diedero un esempio di sì splendida fede e di sì accesa carità; un applauso dal più profondo dell'anima a quella Religione, che sa inspirare ed operare simili prodigi di carità e di zelo, prova invincibile di sua origine celeste. »

Parole del Corriere di Torino.

L'Emporio Popolare , o Corriere di Torino, altro buon diario cattolico, nel suo n° 17, descritta la Conferenza ed accennati alcuni punti del discorso di Don Bosco , esce in queste fervide parole

« Data la benedizione del SS. Sacramento, tutti i Missionari sacerdoti e laici furono ammessi al bacio della mano del Rev.do D. Bosco, che con visibile commozione li benedisse, parlò con affetto di padre e lasciò loro cari ricordi. Quindi tutti diedero e ricevettero il bacio di pace dai sacerdoti dell'Oratorio.

» Fu allora un momento di slancio e di emozione : la gente si accalcava per vederli, essi piangevano e baciavano   Le buone Suore rincantucciate nel loro banco nascondevano le lagrime abbondanti, che irrigavano il loro viso, e reprimevano i singhiozzi l....

» A voi, che partite, addio! Quando l'Oceano vi dividerà dalla patria, quando soli colla vostra fede, sotto la sferza di un sole ardente, predicherete la parola di Dio e non udrete più né sul vostro, né sul labbro altrui l'armonioso sì del patrio idioma, allora vi risovverrà di quest'ora piena d'inenarrabili affetti e verserete una lagrima    Afferrate allora la vostra croce e piangete appiedi di essa.... Vi sarà caro e confortante nel volontario esilio quel pianto!

» Quando nelle vostre notti insonni sospirerete il patrio lido e la terra natia, allora come in un sogno v'apparirà la visione di quest'ora !... Rivedrete l'altare co' suoi cento ceri accesi, riudirete le armonie maestose dell' organo, la figura veneranda del vostro Don Bosco, sognerete i cari visi dei parenti, degli amici e dei compagni    Oh non piangete allora, ché Iddio sarà vicino a voi, coglierà le vostre lacrime, i vostri sospiri, le vostre fatiche, e ve le renderà centuplicate colla gloria eterna.

Allora ricordatevi poi anche di noi, e vi risovvenga che in questo giorno noi abbiamo pregato, noi abbiamo pianto con voi!... »

NELLA PARTENZA DEI MISSIONARII SALESIANI

CANTO Il bacio, non l' addio.

Fratelli all'opra ! Il saio ed il bordone Stringete : altrove il Redentor vi chiama! Correte baldi al periglioso agone.

Così dei vostri cuor l'ardente brama

Si compia, e fra i deserti in altre sfere

Largo sfogo abbia il cuor, che sente ed ama ;

E porti tra color, che, come fiere, Vivon tra boschi, senza tè né legge, Del ver, del giusto il lume ed il sapere.

Partite, e non v'arresti l'inclemensa

Dei nuovi climi, o l'uragan sul mare Della via fra due Mondi incerta, immensa

E frenate la lagrima, che appare Sul vostro ciglio e in noi pur desta il pianto, Ché al cimento gli Eroi non deon tremare

E voi per Cristo già ne avete il vanto ; Ché inermi senza dolo, né difesa, Di Satana lo scettro avete infranto ;

E già di Cristo nella nuova Chiesa Ministri, la sua legge e i suoi portenti Il vostro labbro al mondo inter palesa.

E, lasciata la patria, al mare, ai venti, Ad inospiti plaghe or vi affidate, Pel gran conquisto di novelle genti.

Ite felici ! Sulle vie calcate

Fiori immortali attutiran le spine, Che l'inferno dovunque ha seminate.

Ite ! Noi sino all'ultimo confine

Dei mondi ognor vi seguirem col cuore, Sì che nostre alme sien sempre vicine:

Ché per esse non conta il tempo le ore, Né misura lo spazio a miglia i gradi, Ma al lampo del pensier vivon d'amore.

E il bacio dei fratelli in voi diradi

La mestizia, che vela il vostro duolo, Per l'abbandono dei miglior , sì radi !

E vi sovvenga, che quel bacio é solo Segno d'affetto; ma non è l'addio Di chi si parte con opposto volo:

Ché lo scopo d'ogni uom credente e pio, Nel gran viaggio dell'umana vita,

E la patria Comune, é il Cielo, è Dio,

Che tutti a un nuovo eterno amplesso invita.

CaV. RAIMONDO CUGIA DELITALA Cooperatore Salesiano.

UNA SACRA CAROVANA ALLA VOLTA DELLA NIGRIZIA.

Dagli Annali dell'Associazione del Buon Pastore rileviamo che quell'intrepido Vescovo, caldo di zelo apostolico più che le sabbie dell'Affrica, dove egli spande il Vangelo e porta la civiltà, l'Eccellentissimo Mons. Daniele Comboni, partì ancor esso dall'Italia per la sua Nigrizia insieme con varii Catechisti e Suore degli Istituti di Verona. Fatto vela da Napoli il 27 novembre dell'anno decorso , egli co' suoi giungeva incolume al Gran Cairo il 3 dicembre, per un viaggio disastroso a causa del mare in burrasca. Fu colà accolto con festa e giubilo dai Missionari e dalle Suore di quella sua Stazione, e con onorifiche dimostrazioni sì dal Kedivé e sì dai principali Pascià di Egitto, che apprezzano altamente l'opera incivilitrice della sua Missione nel Centro dell'Affrica, e la promuovono con grazie e favori.

A Cairo il cinque e l'otto dicembre Monsignore consecrava due suoi Sacerdoti ; il venticinque, giorno del Santo Natale, metteva la prima pietra di una chiesa ; e il ventotto nella Cappella delle Suore dava il battesimo ad un Moretto di 10 anni e ad una Moretta di 22.

Il 30 poi dello stesso mese , in compagnia di otto Missionarii e sette Religiose , il coraggioso apostolo s'imbarcava a Suez, e per la via di Suakin sul Mar Rosso e del deserto dei Bisciarin arriverà a Berber. Qui, dopo che avrà preso il necessario ristoro, la Sacra Carovana sarà levata da un vapore, dal Vice-Re d'Egitto graziosamente e gratuitamente offerto, che li trasporterà sino a Chartum, dove calcolano di arrivare per la festa della Purificazione di Maria.

Coll'aiuto di questo numeroso personale, che entra ad operare nella Missione, quel grand'uomo, superiore ad ogni encomio, spera di attuare quei progetti, che già da lungo tempo ideava, e che nel mentre daranno maggiore sviluppo all' ardita sua opera, varranno pure ad assicurarle maggiore solidità e sempre migliore successo.

Eroi della Nigrizia, coraggio. Voi dalle infuocate arene dell' Africa, e noi Salesiani dalle gelide lande della Patagonia, diamo uno sguardo al Figlio di Dio confitto in Croce, e l'esempio suo ci sproni innanzi. Voi gridate : O Nigrizia o morte ; e noi ripetiamo alla nostra volta : 0 Patagonia o morte. Siamo di parola. Il peggio che ci possa accadere sarà di cogliere più presto la palma dei forti, come ;tanti nostri fratelli.

Chiesa al Sacro Cuore di Gesù in Roma.

Fatta la spedizione dei Missionarii, dovremo per l'avvenire rivolgere i nostri pensieri alla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma e all'unito Ospizio; opera della quale già facemmo parola nel Bollettino di gennaio. Per questa volta diciamo solo che stiamo pensando al modo di fare meglio conoscere questa impresa in molte parti del mondo, e di raccogliere convenientemente la limosina, che speriamo dalla pietà dei fedeli. Nel prossimo numero diremo i mezzi che avremo creduti all'uopo più acconci ed opportuni.

LA FESTA DI S. FRANCESCO DI SALES in Torino.

Crediamo che in molti luoghi, dove i nostri Cooperatori e Cooperatrici sono già in buon numero, si sarà celebrata divotamente la festa del glorioso nostro santo Patrono, non solamente in privato, ma in pubblico eziandio, come si pratico negli altri anni. In Torino poi il giorno 29 gennaio fu festeggiato colla solita pompa di apparati, di sacre funzioni e di musiche ; e quantunque giorno di lavoro, tuttavia alla Comunione generale e alla Messa solenne, soprattutto poi nella sera ai Vespri e al magnifico discorso recitato dal T. Luigi Spandre, facondo oratore e già allievo del nostro Oratorio, fu notato un soddisfacente concorso di fedeli, in gran parte Cooperatori e Cooperatrici della città, colle rispettive loro famiglie.

Al lunedì poi si cantò una Messa solenne da requiem, e si fece dai membri dell'Istituto e dai giovanetti dell' Oratorio una quasi generale Comunione in suffragio dei Cooperatori e Cooperatrici defunti.

Nutriamo quindi la più grande fiducia che san Francesco di Sales abbia in quel giorno interceduto per noi, ed impetrate grazie speciali ai Salesiani e loro aiutanti , quella particolarmente di sapersi fare tutto a tutti per guadagnare molte anime a Dio.

BIOGRAFIA di Suor VIRGINIA MAGONE prima tra le Suore di Maria Ausiliatrice morta in America.

Nel Bollettino di dicembre dell' anno passato. accennando alla morte di Suor Virginia Magone, prima tra le Suore di Maria Ausiliatrice volata al Cielo dal suolo americano, noi lasciavamo travedere il desiderio di scriverne più a lungo. Intendiamo ora di darne qui una breve biografia a comune edificazione. E ben ci pare che lo meriti o la sua vita per tempissimo consacrata al Signore, e soprattutto il grande sacrifizio che ella seppe fare in sul fiore dell' età sua , coll' abbandonare quanto aveva di più caro su questa terra, coll'esporsi ad un viaggio pericolosissimo di parecchie mila miglia, col recarsi in paesi lontanissimi e sconosciuti, e ciò a solo fine di avere maggior agio di guadagnare anime al suo celeste Sposo. V' inseriremo ad un tempo tre lettere, che ella scrisse dall'America alla Superiora generale delle Suore di Maria Ausiliatrice ; lettere che nella nativa loro semplicità svelano appieno il suo bel cuore e l'indole sua candida e gioviale. Dividiamo questi cenni biografici in due periodi; il primo comprende la sua vita passata in Europa ; il secondo quella trascorsa in America.

Possano intanto queste poche pagine inspirare a tutte le Suore di Maria Ausiliatrice un totale distacco da ogni creata cosa, ed uno zelo ardente per fare sempre meglio conoscere, amare e servire il loro Sposo Cristo Gesù, come praticò la loro degna sorella ; servano ad eccitare in tutte le Cooperatrici, madri e figlie, un vie maggiore impegno per guadagnare ancor esse anime a Dio, secondo le forze e condizion loro; e sieno di sprone eziandio a tutti i Salesiani e ai loro Cooperatori per lavorare ognor più alacremente alla gloria di Dio, a vantaggio della Chiesa, a salute della civile Società, e a non mostrarsi da meno di una debole donzella, consuntasi per questo nobilissimo fine.

PRIMO PERIODO. Sua vita passata in Europa.

Nacque Virginia Magone da Giovanni e da Catterina Saghezzi in Mornese il 30 maggio 1858. Nell' età di dodici anni rimasta orfana di padre, la madre, donna di rare virtù e frequentissima alla chiesa, consegnavala in educazione ad una compagnia di giovani virtuose di quel paese, le quali, col nome di Figlie dell'Immacolata e sotto la regola di Sant' Angela Merici , vi menavano vita ritirata, e si adoperavano ad allontanare dai pericoli e trarre al bene le ragazze della parrocchia. Alla schola e alla direzione di queste maestre la giovinetta Virginia si perfezionò nel leggere, scrivere e far conti, ed imparò egregiamente i più importanti lavori femminili. Riuscì pure esperta ricamatrice ed abile fiorista.

La sua condotta morale fu affatto illibata. La sua Superiora e quanti l'ebbero conosciuta a fondo sono di avviso che, avendola ricevuta in casa ancora innocente, siasi ella conservata tale sino alla morte. Tuttavia di un fallo lamentava sempre di essersi resa colpevole ; se ne accusava e domandava perdono senza posa. E quale fu mai questo fallo ? Una bugia detta alla Superiora. In una lettera scritta dall'America noi la vedremo chiederne ancora umilmente perdono. E questa una prova ben certa di sua estrema delicatezza di coscienza, e di un ben fondato timor di Dio, che le sarà stato di forte riparo contro ad altre colpe più gravi.

La sua pietà verso Dio e la Santissima Vergine era veramente singolare e tenerissima. Giaculatorie soavi ed infuocate le spuntavano sul labbro frequentissimamente. Le aggradiva sopra tutte quella cotanto famigliare alla Beata Catterina da Racconigi : Jesus spes mea : Gesù speranza mia ; e al pari di quell'inclita vergine, dopo averne letta la vita, avrebbe voluto vedersi scolpite nel cuore quelle dolcissime parole. Un giorno, dopo di aver letto forse o udito a raccontare quello che, fatto avevano santa Giovanna Francesca di Chantal e la beata Margherita Alacoque , ella domandò al proprio Direttore, che le permettesse di scriversi sul braccio collo spillo o colla punta delle forbici il caro nome di Gesù, come a perpetuo ricordo di essere tutta sua. Ciò non le fu concesso, ed ella se ne ricompensava con più frequenti sfoghi di tenerissimo affetto. Seguendo una lodevole pratica, introdotta fin dai suoi primordii nell'Istituto di Maria Ausiliatrice, Suor Virginia in compagnia delle sue sorelle o in ricreazione o nella sala del lavoro pronunziava spesso delle pie aspirazioni e massime divote , colle quali ricordava a se stessa e alle altre la presenza di Dio, la brevità della vita, il nulla dei beni del mondo e le eterne gioie del Paradiso. Il grido poi di Viva Gesù, Viva ]Maria si può dire che fosse il miele della sua bocca, e l'inno più soave ed armonioso per le sue orecchie , poiché il ripeteva le cento volte al giorno, e non si saziava mai.

Che diremo della sua divozione al Santissimo Sacramento ? Era farle il più ambito dei favori l'incaricarla o di scopare la chiesa, o di spolverare i banchi, o di ornare l'altare, o di compiere qualsiasi altro Uffizio presso al suo Sacramentato Signore. Ma il suo gusto più squisito si era di accostarsi a riceverlo nella santa Comunione, ciò che faceva pressochè ogni giorno. A questo atto ella portava tale un raccoglimento e sentimenti di così esimia pietà, che la ti pareva un' angioletta in sembianze umane. Né questa divozione le venne meno giammai. In una lettera, che scriveva dall'America, accennando alla casa delle Suore minacciata dal vento , nella quale si conservava la divina Eucaristia, la pia Virginia usciva in queste espressioni : « Però ci consola il pensiero che se la casa cade, noi resteremo di sotto insieme con Gesù, e insieme con Gesù staremo molto bene e andremo in Paradiso. » Non é quindi da maravigliare che una figlia di così candidi costumi e di sì rara pietà venisse prescelta a contrarre le sue nozze collo Sposo Celeste.

E qui giova dire alcune parole sull'origine dell'Istituto delle Suore di Maria Ausiliatrice, delle quali la nostra Virginia fu una delle prime.

L'anno 1862 un virtuoso sacerdote di Mornese, per nome D. Domenico Pestarino, nel vivo desiderio di bene impiegare la sua vita e le sue sostanze, portatosi in Torino, si presentava a Don Bosco, e a lui si offeriva come suddito al proprio Superiore. In appresso egli dava il suo nome alla Pia Società di S. Francesco di Sales, e D. Bosco, in vista del gran bene che faceva nel secolo, volle che ei continuasse a vivere in sua patria. Intenzione dello zelante sacerdote era di stabilire nel suo paese qualche opera di pubblica utilità. Per la qual cosa coll'assenso di D. Bosco, a cui egli si sottometteva in tutto, pose le fondamenta di un edifizio da destinarsi alla educazione della gioventù. Compiuti i lavori, era comune desiderio di farne un collegio per fanciulli ; ma Iddio, che aveva altre mire, permise che insorgesse tale difficoltà da doverne soprassedere.

In quel frattempo D. Bosco, che aveva già aperto in varai luoghi Collegi ed Oratorii per la cristiana educazione dei giovanetti, riceveva da molte parti domande pressanti che volesse provvedere eziandio al benessere morale e religioso delle fanciulle. Dopo averci pensato sopra per qualche tempo, egli ne conferì con D. Pestarino, e di comune accordo si prese la risoluzione di fare servire il nuovo fabbricato non più ad un Collegio di giovanetti, ma ad un Educatorio per le zitelle. A questo fine furono chiamate ad abitarlo, colle poche loro educande, quelle virtuose Figlie dell'Immacolata, di cui abbiamo di sopra fatta parola.

Ma i buoni pensieri si succedono gli uni agli altri, e, se non sono respinti, formano come una mirabile catena di grazie, con cui Iddio conduce i suoi eletti alla eterna salute. Dopo alcun tempo, dacché attendevano all' opera loro, quelle buone figliuole si sentirono il desiderio di costituirsi insieme per tal modo , da poter attendere più facilmente alla cristiana educazione delle giovanette. Il pio divisamento veniva dal Cielo, e D. Pestarino e D. Bosco furono gli strumenti destinati ad effettuarlo. ,Pertanto dopo averne parlato col Rev.mo Monsignor Giuseppe Sciandra, Vescovo di Acqui, ed avutone opportuni consigli, D. Bosco ne compose regole secondo lo spirito della Chiesa e i bisogni dei tempi, e nulla risparmiò per dare vita a quel religioso Istituto, che la divina Provvidenza faceva sorgere come per incanto, mettendolo nelle sue mani.

Disposte le cose e fatti precedere alcuni giorni di sacro ritiro, quelle buone Figlie in numero di quattordici vestivano l'abito religioso il 5 di agosto del 1872, e nel tempo stesso undici di esse, già da lunga data preparate , emettevano i santi voti di povertà, castità ed obbedienza con una gioia indicibile. Così ebbero principio le Suore di Maria Ausiliatrice , il cui scopo si é di fare per le ragazze quanto i Salesiani fanno pei giovanetti. Quantunque governate da una Superiora generale e con leggi loro proprie, esse nondimeno sono dipendenti dal Superiore della Società di san Francesco di Sales , e alla presenza di lui o di un sacerdote suo delegato fanno i loro voti a Dio di tre in tre anni, od anche in perpetuo, se così loro aggrada. Il sacerdote Pestarino fu il loro primo Direttore (1).

Ora ritornando alla nostra Virginia , la divota cerimonia della vestizione e professione religiosa delle sue maestre eccitò nel suo suore un vivo desiderio di consacrarsi ancor essa al Signore. Ne fece quindi domanda alla Superiora, che l'accolse di buon grado, e dopo alcun tempo le diede l'abito religioso. Non aveva che 15 anni ; laonde per meglio maturare la sua vocazione ella ne passò quasi due altri di prova, dopo i quali ebbe l'alta ventura di stringersi a Gesù Cristo , prima per tre anni, poscia in perpetuo.

Questo atto solenne fu da Suor Virginia considerato sempre per uno dei più belli di stia vita, e non mai lo ricordava senza darne nuove grazie a Dio. « Non so concepire , andava talvolta dicendo, come il Signore mi abbia fatto una grazia così grande. Quante buone figliuole non vi saranno mai nel mondo! Eppure Gesù ve le ha lasciate, e me tanto miserabile trasse via, per farmi sua sposa. Oh ! Gesù mio, quanto foste mai buono con me ! Siate per sempre benedetto. » In segno poi di gratitudine verso di Lui ella da quel giorno si sforzò di compiacerlo in tutto. Quindi come un'ape industriosa osservava attentamente le Suore più virtuose, e poi s'impegnava d'imitarle. Onde meglio perfezionarsi nelle virtù mostravasi avidissima della divina parola; anzi di ciò non paga occupava ogni ritaglio di tempo libero per leggere libri divoti ed istruttivi, che le insegnassero a farsi santa. Era suo pascolo diletto la lettura della Vera Sposa di Gesù Cristo, ossia La Monaca Santa del dottore sant'Alfonso ; lettura che le tornò utilissima. Noi possiamo dire, senza tema di errare, che non si trovò mai figlia ambiziosa, la quale tanta cura mettesse nel togliersi le macchie dal viso, quanto la nostra giovane Suora ne poneva nell' emendarsi dai più leggieri difetti. Eccone qui un esempio.

Da principio, più per leggerezza che per vanità od amor proprio , Suor Virginia era solita a scusarsi, quando o a torto o a ragione riceveva osservazioni. Volendo correggersene ad ogni costo; propose di non più dire parola in sua difesa, avesse avuto pur anche tutte le ragioni del mondo; ma cio non ostante di tratto in tratto vi ricadeva. Allora essa, provvistosi un quadernetto , prese a scrivervi sopra le scuse, che le sfuggivano di bocca lungo il giorno , e poi alla fine della settimana, domandatane licenza , le leggeva pubblicamente alle compagne, a fine di mortificarsi , e con tale mezzo spronarsi viemaggiormente ad un' emenda efficace. Al vedere le sue ricadute era colta talora dalla sfiducia ; ma appena se ne accorgeva si rincorava dicendo: Non voglio mica perdermi di coraggio, no. E inutile il dire che con questo zelo e sante industrie ella diveniva in breve tempo una religiosa esemplarissima, un vero specchio di virtù.

L'anno 1874 veniva aperta una nuova casa per le Suore di Maria Ausiliatrice presso al nostro Collegio di Borgo S. Martino , e colà con varie altre fu pure destinata Suor Virginia. Malgrado la pena che soffrire dovette nel dividersi per la prima volta dall' amata sua Superiora, ella vi si portò tuttavia con molto coraggio, pensando che nel luogo assegnatole dall'ubbidienza avrebbe pur sempre trovato il suo dolcissimo Sposo Gesù, che le bastava per tutto. Non diciamo nulla delle virtù, che ella fece risplendere nella nuova casa, ma non possiamo tacere che apertosi colà un piccolo laboratorio ed un intrattenimento festivo per le ragazze del paese, Suor Virginia ne fu ben tosto l'anima e la vita. Colle sue belle maniere, colla sua carità sempre paziente, col vivo desiderio di renderle o conservarle buone, ella seppe farsi amare cotanto da quelle giovinette , che non si sarebbero mai distaccate da lei. Ne udivano volentieri gli avvertimenti, ne ascoltavano con avidità i graziosi racconti , ne imparavano le belle lodi in onore della SS. Vergine. Per questo mezzo s' innamorarono della virtù , e presero a menare in famiglia e nel paese una vita molto edificante.

Spiegava poi ella uno zelo ammirabile, quando conosceva che qualcuna delle più grandicelle tro vavasi esposta o si esponeva a certi pericoli. Allora la buona Suora la prendeva in disparte, e poi, dall'una all'altra parola, facendo cadere bellamente il discorso sull'argomento, s'ingegnava di suggerirle savii consigli , le faceva calde raccomandazioni, le raccontava esempi adattati ; insomma in si bel modo le si insinuava nell'animo, che ne otteneva quanto bramava. Un giorno una figlia in sui 17 anni, che frequentava l'Oratorio, venne invitata da una compagna a recarsi ad una festa da ballo, a cui aveva già promesso d'intervenire. - Non ci vado più , rispose la giovane. - E perché ? domandò l' altra - Perché Suor Virginia mi disse di non andarci, e me ne diede delle buone ragioni. - Quali ragioni ti diede ? - Tra le altre cose mi disse che dove si balla tra figli e figlie il diavolo suona e ride ; che Maria Vergine non andò mai a ballare, e che le giovani più virtuose ed onorate non ci vanno mai. - Se é così, conchiuse l'altra, non ci andrò neppur io ; - e stettero a casa ambedue. Questo fatto venne raccontato al Direttore del Collegio di Borgo S. Martino, dalla madre di una di quelle giovani, rallegrandosi con lui del bene che le Suor. facevano alla sua figlia. Quanti altri fatti consimili saranno mai avvenuti, che Dio solo conosce !

Non meno a cuore ella si prendeva la salute della madre sua, di nn fratello e di una sorella, che aveva lasciato nel mondo. Li raccomandava ogni giorno al Signore, e non era mai che loro scrivesse senza che impreziosisse la sua lettera eoi più amorevoli avvisi. Soprattutto colla sorella essa si espandeva in opportunissime raccomandazioni. « Mia cara Fiorinda , le diceva talora, mi sarebbe stato molto caro che il Signore avesse fatta anche a te la grazia che fece a me, tirandoti via da cotesto mondaccio; ma poiché da quanto pare tu non ti senti chiamata di consacrarti a Lui; pazienza! Guarda almeno di non lasciarti ingannare dal mondo ; sta ritirata ; confessati sovente , fuggi le cattive compagnie ; vivi insomma da buona cristiana, affinché non potendo stare insieme su questa terra possiamo riunirci un giorno nel bel Paradiso. » Gli esempi e le parole di Suor Virginia influirono pur molto sulla condotta di sua sorella, e sappiamo da fonte sicura che ella visse sempre da buona giovinetta, ed ora da onestissima donna.

Colle sante sue industrie di guadagnare anime a Dio Suor Virginia rendevasi degna di un più alto favore del Cielo.

Due drappelli di Salesiani nel 1875 e 1876 erano partiti in Missione per l'America del Sud. Colà giunti ed applicatisi in modo speciale alla istruzione dei poveri fanciulli italiani ed indigeni, essi non tardarono a scorgere il bisogno di prendersi cura eziandio delle giovanette più o meno abbandonate. Ne scrissero pertanto a D. Bosco, il quale nel 1877 decise di mandarvi eziandio alcune delle Suore di Maria Ausiliatrice, scelte tra quelle che ne facessero spontanea domanda. Tra le prime a mostrarsi disposte, e a domandare di compiere il doloroso sacrifizio, vi fu la nostra Virginia, la cui partenza non veniva tuttavia fissata che per l'anno seguente 1878. Avvisatane qualche mese prima, ella si applicò tosto a studiare la lingua spagnuola, ed aspettava con ansietà il giorno di mettersi colle altre al pericoloso viaggio.

Quel giorno venne finalmente, e allora Suor Virginia, al pari di tutte le nove sue compagne, provò per la prima volta quella pena, che non si intende se non da chi ha un cuor sensibile e l'ha già talora provata , la pena, vogliam dire , del distacco da persone amate, cui non si ha più speranza di rivedere su questa terra. Nell' ultimo addio ed abbraccio dato alla sua Superiora, che l'amava qual madre, ella si sentì come schiantare il cuore. Pianse a calde lagrime ; ma il suo pianto ed il suo dolore non tardarono a calmarsi non appena la estrema commozione le diede tempo a riflettere che era sposa di Gesù Cristo; che il suo Dio si trovava dappertutto ; e che l' avrebbe ricompensata di ogni sacrifizio con gioie inesplicabili in terra ed in Cielo. Con questi pensieri ella partiva da Mornese il 30 dicembre 1878, e il 1 gennaio dell'anno seguente salpava dal porto di Genova, abbandonando con uno slancio ammirabile questa sua terra natia, che non doveva più rivedere.

Chiuderemo questo primo periodo col qui riportare la lettera, che ci scrisse la sua Superiora, a cui domandavamo notizie per tessere questa biografia. Nel numero seguente ne daremo il resto, che sarà ricavato dalle relazioni ricevute dall'America, e da tre lettere scritte di suo proprio pugno, una delle quali dal suo letto di morte.

Nizza Monferrato, 17 dicembre 1880.

MOLTO REVEReNDO SIGNORE,

Con molto piacere ho ricevuto la gentilissima sua lettera, ed eccomi tosto a risponderle. Troverà qui unite alcune lettere della nostra

Suor Virginia. Mi rincresce che mi si é smarrita l'ultima, che mi scrisse da letto, nella quale mi diceva che stava preparandosi i gigli per la sua ultima comparsa.... nel catafalco.

Del resto Lei può scrivere senza timore che Suor Virginia fu sempre una buona figliuola, obbediente, rispettosa, divota. Entrò in casa nostra nel 1871 con intenzione di vivere con noi ritirata dal mondo. Sebbene in una lettera parli di un dispiacere che mi diede , fu quella una cosa da nulla ; una bugia che mi ha detto, e che scoperta servì per farla emendare per sempre. Vestì l'abito nel 1872 ; il 14 giugno 1874 faceva i voti triennali, e il 27 di agosto dell'anno dopo li emetteva perpetui (1).

Io non mi fermo a dirle delle sue virtù, perché la S. V. la conobbe abbastanza nella casa di Borgo S. Martino ; ma posso accertarla che fu sempre molto zelante del bene delle fanciulle. Mostrava singolare attitudine per fare catechismi ed istruire le povere giovinette, le quali tosto che la conoscevano le si affezionavano come ad una tenerissima sorella. Era eziandio molto delicata di coscienza, e teneva il suo cuore aperto colla Superiora come figlia alla propria madre.

La domanda d' andare in America la fece da Borgo S. Martino, e fu esaudita dopo alcun tempo, mentre più non se l'aspettava. Quando si venne alla partenza soffrì immensamente per dover abbandonare i suoi cari ; ma fece generosamente il sacrifizio per amor di Gesù. Quello che abbia fatto in America, e quali sentimenti nutrisse colà, la S. V. lo potrà ricavare dalle sue lettere.

Termino augurandole ogni bene par le prossime feste natalizie e pel buon fine e capo d'anno. Oh! sì, il celeste Bambino la consoli e protegga come le desidera la sua povera ed umil.ma serva

Suor MaRIA MAZZARELLO.

(1) Questo egregio sacerdote, colmo di meriti per le sue opere di zelo e di carità, il 15 maggio 1874, dopo aver celebrata la santa Messa, veniva colto da violento ed improvviso malore, che lo portava alla tomba in età di anni 57. Negli annali della Congregazione Salesiana e dell'Istituto di Maria Ausiliatrice la sua memoria vivrà imperitura.

(1) La Casa-madre dell' Istituto delle Suore di Maria Ausiliatrice l' anno 1878, per maggiore comodità, fu da Mornese trasferita nella città di Nizza Monferrato, stazione sulla linea ferroviaria Alessandria-Cavallermaggiore. Colà va pure annesso un Educatorio frequentato da circa 70 giovinette.

STORIA DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES

CAPO XXVI.

Ritorno di Pio IX a Roma - Ode - Un regalo - Festa delle corone - Articolo di un giornale cattolico - Lettera del Cardinale Antonelli.

Un fatto nell'aprile del 1850 ci venne a riempiere il cuore di gaudio, e fu il ritorno di Pio IX a Roma.

Fin dal 2 di luglio dell'anno innanzi i soldati francesi avevano tolta la capitale del mondo cattolico di mano ai Mazziniani, e il loro generale Oudinot ne aveva mandate al Papa immediatamente le chiavi. Lasciato passare alcun tempo, perché si riordinassero alquanto le cose dai ribelli sconvolte, l'esulante Pontefice deliberava di fare ritorno tra il suo popolo diletto, che anelante lo attendeva. Pertanto da Gaeta essendosi già recato a Portici ed a Napoli, di qui egli prendeva le mosse il 4 di aprile, e dopo un viaggio di otto giorni, che fu per lui un glorioso trionfo, il 12 dello stesso mese rimetteva il piede nell'alma Città, in mezzo ad apparati, a feste ed acclamazioni così cordiali e splendide, che nessun Sovrano e forse nessun Papa aveva sino allora ricevute uguali. Né solo Roma, ma il mondo intero ne esultò. Dal canto nostro, quando D. Bosco ci raccontò il fausto avvenimento, ne provammo sì grande consolazione da versarne giocondissime lagrime.

Un'ode stupenda si pubblicava in quei giorni a Roma per celebrare questo fatto memorando. Avendone trovata copia , vogliamo arricchirne queste nostre pagine. Eccone il tenore.

Ei ritornò.... di Roma

S'eleva fino al ciel plaudente grido...

Il Tevere orgoglioso

Al mar vicino rivolgendo l'onde,

Ei ritornò.... risponde....

Il Tago, il Gariglian, la Senna, il Reno La fronte innalzan dal nativo seno ; E i lieti accenti ripetendo a gara Dall'uno all'altro polo Un eco, un eco solo Annunzia al mondo intiero

Ritornò a Roma il Successor di Piero!

Non di catene cinti

Miseri schiavi ingombrano la via, Il trionfai carro seguitando vinti.... Un Angelo del Cielo lo precede Intorno van, facendogli corona, La carità, la fede, La speranza divina, Che come eterna pianta

Nacque a pié della Croce sacrosanta !

Silenzio !... Udite l... Il religioso canto Nell'antica Basilica risuona, Qual dolce mormorio, Che fanno degli Arcangeli le piume, Quando il trono circondano d'Iddio !

Tace il concorso immenso

Il Pontefice Augusto, Fra nuvole d'incenso,

Umido il ciglio, timido cammina,

E di Pietro alla tomba s'avvicina.... La triplice corona

Che leggi all'orbe impone, Dell'ara al pié depone ; La sacra fronte inchina, Mentre del sole un raggio,

Per la cupola immensa penetrando, Qual iride di pace e di speranza, Al volto aggiunge maestà divina !

Salve, Eletto di Dio !

Salva dell'almo Ciel sublime dono ! Salve, clemente, pio, Sereno contrastando il fatto rio,

Più grande ancor che sull'eccelso trono Vieni, o Padre ! dall'alto Vaticano

Tendi la sacra mano...

In umil contegno

La terra aspetta il venerando segno ;

E di Sionne il cantico intronando, Ripeta il mondo intiero:

Ritornò a Roma il Successor di Piero.

Intorno a quel tempo medesimo l'angelico Pio porgeva a noi novella occasione di grande esultanza. I nostri lettori ricorderanno che quand'Egli ricevette in esiglio il nostro piccolo obolo di L. 33 lo mise in disparte per farne a suo tempo, come Ei disse, un uso particolare. Durante il suo soggiorno in Gaeta il Santo Padre aveva parlato più volte della nostra offerta, e con alta compiacenza l'aveva mostrata ad alcuni viaggiatori, che si erane recati ad ossequiarlo. Or bene, un dì Egli chiamò a sé l'Eminentissimo Cardinale Antonelli, prese quella piccola somma , vi aggiunse quanto occorreva e gli disse : « Mandate a comperare con questo denaro altrettante corone. » Fu tosto eseguito l'ordine, e se ne comperarono ben 60 dozzine. riposte in due grossi pacchi. Avutele a sé, Pio IX le benedisse, e di propria mano le consegnò alla prelodata Eminenza dicendo : a Queste corone si mandino agli artigianelli del prete Bosco, e sia questo un segno dell'amor di Padre verso i suoi figli. » Ricevuto l'augusto comando, l'Eminentissimo Antonelli spediva quel regalo al Nunzio Apostolico in Torino , accompagnandolo colla lettera seguente

ILLUSTR.mo E ReV.mo SIGNORE,

Memore di quanto partecipava a V. S. Ill.ma e Rev.ma col mio dispaccio del 14 maggio dell'anno scorso, Le rimetto per mezzo del Console Generale Pontificio in Genova due pacchi di corone benedette da Sua Santità, da distribuirsi ai buoni artigianelli del sacerdote Bosco.

Avrei voluto prima d'ora dare effetto a questa dimostrazione del Santo Padre, se la moltiplicità e la gravezza degli affari me ne avesse dato agio.

Ella si compiaccia di far gradine il dono per l'alta sua provenienza, e con sensi della più distinta stima mi confermo

Di V. S. Ill.ma e Rev.ma

Portici, 2 aprile 1850.

G. Card. ANTONELLI.

Chi rifletta che il Papa è la persona più grande e più veneranda che. esista in sulla terra; chi osservi agli affari sterminati e di gravissimo momento, che Pio IX aveva in quei giorni tra mano, non tarderà a riconoscere che questa sua sollecitudine per noi era di un valore impareggiabile. Per la qual cosa quando Don Bosco ci annunziò che l' amabilissimo Pontefice , prima di lasciare il suo esiglio, non solamente erasi ricordato della nostra pochezza, ma ci aveva mandato un regalo, il nostro cuore trasalì di gioia, e* ci tardava mille anni di esserne a parte. Ben ponderata la singolarità della cosa, D. Bosco giudicò di distribuirci quelle corone in modo solenne, celebrando in quella occasione una festa particolare a perpetua ricordanza del fatto (1).

Era pertanto la domenica 21 luglio. Alla sera tutti i giovani degli Oratorii si radunarono in quello di S. Francesco di Sales siccome primario.

Sebbene un buon numero rimanesse fuori della Cappella, tuttavia questa n' era gremita. Il chiarissimo Padre Barrera della Dottrina Cristiana, oratore di alto grido, faceva un bellissimo discorso di opportunità. Il modo chiaro e dignitoso, le tenere espressioni, con cui egli parlò del supremo Pastore della Chiesa, trassero l'attenzione dei giovani uditori, e li commossero profondamente. Tra le altre cose egli ci diceva : « Sapete, o giovani, perché Pio IX vi mandò questo regalo ? Vel dirò io: Pio IX è tutto tenerezza per la gioventù, ed ancor prima che fosse Papa si occupava in più guise per istruirla, educarla, avviarla alla virtù.

Egli vi mandò una corona, perché ancor semplice secolare era grandemente divoto di Maria Santissima. Io, io stesso lo vidi più volte in pubblico ed in privato a dare segni non ordinaria di divozione verso la gran Madre di. Dio. »

Finita la predica e impartita la benedizione col Venerabile, i giovani l'uno dietro all'altro passarono in fila dinanzi all'altare, e ciascuno riceveva una corona dalle mani del Canonico Giuseppe Ortalda (2), che ne faceva la distribuzione, assistito dal Teologo Simonino e dal suddetto Padre Barrera.

Coi giovanetti trovavansi eziandio parecchi sacerdoti ed altri addetti all'Oratorio ; ed era spettacolo edificante il vederli accostarsi tutti con venerazione , e stimarsi fortunati di possedere un oggetto, regalato dal Vicario di Gesù Cristo. Stante l'immenso numero degli accorsi, non furono sufficienti le corone venute dal Papa. Quindi se ne dovettero provvedere parecchie centinaia in Torino, e distribuirle colle altre , per non lasciare alcun malcontento.

Fatta la distribuzione ed usciti di chiesa, un giovane si presentò dinanzi ai sacri Ministri, circondati da parecchi distinti personaggi, e a nome dei suoi compagni prese a dire

Illustrissimi Signori,

« Se fosse un Principe, un Re, un Imperatore, che volgendo uno sguardo benigno sopra alcuno dei suoi sudditi si degnasse di fargli un dono, sarebbe favore grande da rendere compiutamente pago e glorioso il suddito fortunato.

Che poi il Successore del Principe degli Apostoli, il Capo della Cattolica Religione, il Vicario di G. Cristo, dal mezzo delle molteplici cure, cui deve attendere nel reggere e governare l'universo inondo cattolico, rivolga un pensiero verso di noi poveri artigianelli , questa , -ah sì ! questa è degnazione sì grande, che ci rende altamente confusi, e nella nostra umiliazione siamo solo capaci di parlare cogli affetti della gratitudine.

Ma se mai nella pochezza nostra potessimo far giugnere le nostre parole all'orecchio di sì buon Padre, coraggiosi vorremmo dare une sfogo al nostro cuore con dire : Beatissimo Padre, noi comprendiamo l'alta provenienza e la grandezza del dono che ci avete fatto, e conosciamo in pari tempo il dovere di gratitudine che ci stringe. Ma come mai possiamo adempirlo? Coi mezzi di fortuna ? No, questo noi non possiamo, e nemmeno voi tali cose ambite. Forse con elegante discorso ?

Noi non siamo da tanto. Ah ! sappiamo ben noi, o Beatissimo Padre, ciò che voi volete. E l'amor di padre che vi spinse a ricordarvi di noi, e noi come figli affezionati conserveremo tutto il nostro amore per Voi e per quel Dio, di cui in terra siete rappresentante. Nè giammai il nostro labbro si schiuda a profferire parola che possa tornare discara a tale benefattore ; ne giammai il cuor nostro concepisca un pensiero indegno della bontà di un si tenero padre.

Il desiderio che noi tendiamo alla virtù vi spinse a ricordarvi di noi : e noi vi accertiamo che strettamente uniti a quella divina Religione, di cui siete Capo supremo, noi sapremo sostenerla, offerendoci pronti a perdere qualsiasi cosa, fosse anche la vita, anzichè rimanerne per un solo momento separati.

Del resto lasciando alla sublime sapienza di Vostra Santità a supplire all'insufficienza nostra, diciamo unanimi che riconoscendo in Voi il Successore del Principe degli Apostoli , il Capo della Cattolica ed unica vera Religione, a cui chi ricusa di essere unito perisce eternamente, supplichiamo la Santità Vostra che si voglia degnare di aggiungere un nuovo beneficio, coll'impartire a noi, vostri umili figli, l'apostolica benedizione.

In simile guisa noi, sempre memori di questo avventuroso giorno, in tutto il viver nostro serberemo caro un sì bel dono, e nell'ultimo respiro ci sarà dolce il dire : Il Vicario di Gesti Cristo, il grande Pio IX, usando un tratto dell'immensa stia bontà, mi ha regalato una corona con appeso un crocifisso, quale per l'ultima volta divotamente baciando, spiro l'anima mia in pace.

Voi intanto, illustrissimi Signori, se in qualche modo poteste far giungere questi nostri sentimenti al supremo nostro Gerarca, vi saremmo sempre mai riconoscenti dinanzi a Dio e dinanzi agli nomini, rendendovi grazie le più cordiali e perenni. »

Proferite queste parole, alcuni giovani offerivano un mazzetto di fiori ed altri festosamente cantavano:

Degnatevi d'accogliere Questo d'amor tributo. A onor nostro indicibile, Signori, a voi dovuto.

Sulla prima alba al sonito Del bronzo mattutino, Nel povero giardino, Raccolto abbiam per voi.

Per voi, che in dì festevole, Sacro al buon cuor di Pio, A noi degnaste porgere Quant'Ei ne fece invio.

Pel che serbiam durevole

Di lui memoria, e il cuore Rispondagli in amore, Gli serbi pura tè.

Finito il canto, da tutte le parti risuonarono prolungati e festevoli EVVIVA Pio IX, evviva IL VICaRIO Di Gesù CRISTO !

La festa delle corone levò in Torino non lieve rumore. Dappertutto se ne parlava, portando a cielo la bontà di Pio IX , e prendendosi in vie maggiore stima gli Oratorii festivi , siccome da lui favoriti e benedetti. Anche i giornali se ne occuparono ; ed uno dei pili accreditati ne pubblicava un articolo così ben concepito, che mancheremmo al dovere di storici, se qui non lo riportassimo. Eccolo pertanto.

« Un nuovo tratto, così l'Armonia del 26 luglio 1850, un nuovo tratto di generosità venne a rivelare al mondo essere tuttavia costante quel cuore già tanto acclamato del Vicario di Gesù Cristo. Fu questo il dono che faceva distribuire a' giovinetti dei tre Oratorii di questa capitale. Vogliamo sperare che alcuni cenni a questo riguardo non riusciranno discari a' leggitori.

« E oggimai noto a tutti come alcuni zelanti sacerdoti vanno rinnovando tra noi gli esempi dei Vincenzi de' Paoli e dei Geronimi Emiliani. Si pigliane a levare dai pericoli delle strade e delle piazze tutti que' giovanetti che, abbandonati a se stessi, consumerebbero inutilmente, per non dir malamente, il dì festivo : li radunano in luogo riparato per istruirli nelle verità religiose, nelle cose più necessarie al vivere socievole, ed intrattenerli quel dì in onesti divertimenti. Quest'opera caritatevole, che moveva da tenuissimi principii, fu così benedetta dal Signore che ora grandeggia. Non conta ancora due lustri di vita, e già novera più di un migliaio di giovanetti che assiduamente vi accorrono. Un luogo solo non bastando più a dare ricetto a tutti, tre vennero aperti ne' punti principali della città. Il Senato del Regno, dietro unanime deliberazione, instava presso il governo del Re, affinché sostenesse un'istituzione così benemerita della religione e della società. Il Municipio delegava un'apposita Commissione per riconoscere il bene che si operava e coadiuvarlo.

» Finalmente lo stesso Sommo Gerarca Pio IX, dall'alto del suo trono pontificale, rivolgendo l'occhio paterno alle piccole non meno che alle grandi opere di benefìcenza cristiana, si compiaceva di benedirla e promuoverla nella maniera seguente.

» Quando questo glorioso Successore di s. Pietro esulava in Gaeta, i buoni fedeli , ad imitazione di quanto operavano i primitivi cristiani verso del Principe degli Apostoli, andavano a gara non solo nell' innalzare fervide preci all'Altissimo, affinché gli alleviasse le fatiche , addolcisse le pene dell' esilio, e presto lo ridonasse alla sua sede, ma inoltre vedevano secondo le loro forze di concorrere a fornirgli que' mezzi materiali, che erano indispensabili per condurre vita meno dura in terra non sua. Tra questi non furono degli ultimi i giovani dei tre Oratorii di Torino. Deponendo il loro obolo nelle mani del sacerdote Don Giovanni Bosco (tale è il nome del zelante Ecclesiastico che dirige quest'opera) ne lo pregavano lo facesse umiliare al Santo Padre per mezzo di S. E. il Nunzio Apostolico.

« Nella tenue ma generosa offerta Pio IX, ad imitazione di Lui che rappresenta in terra, vide i due denari della vedova evangelica, e disse Questo dono é troppo prezioso perché si abbia a consumare come gli altri: vuol esser tenuto quale una cara memoria: ed in ciò dire vi scriveva sopra il nome de' donatori e lo poneva in serbo. Ritornato sott'occhio il dono in epoca meno trista, mandava ordine si acquistassero due grossi pacchi di corone, portanti appesa una crocetta, o queste benedette di sua mano inviava al prelodato sacerdote, affinché fossero distribuite a' giovanetti degli Oratorii.

« Veniva tale funzione fissata la domenica testé passata 21 luglio, e nell'Oratorio centrale situato nella regione di Valdocco.

« Come tutti furono radunati, il benemerito Padre Barera, con quel suo chiaro e fervido dire che illumina le menti e rapisce i cuori, li intratteneva intorno al prezioso dono. Pigliava le mosse accennando al fatto biblico del giovine Daniello e compagni, i quali a fronte di tutte le arti di seduzione adoperate con loro alla corte del re babilonese , vollero rimanersi fedeli alla religione e leggi de' padri loro, e n'ebbero perciò da Dio un premio temporale, come saggio ed arra dell'eterno. « Così voi, proseguiva, coll'esservi serbati fedeli alla religione di G. C., devoti al suo Vicario non solo nella prospera, ma ancora nell' avversa sorte, chiudendo l'orecchio ai detti di que' sedotti e seduttori, che intendevano a consigliarvi diversamente, vi meritaste questa dolcissima caparra, che vi manda il Redentore per mezzo del suo Vicegerente. » Entrava poi a ragionare del dono toccando di volo, come gli antichi Romani usavano incoronare di quercia quei, che con qualche azione eroica si erano segnalati nel porgere aiuto o scampo a' concittadini, e mostrava come Pio 1X, regalandoli di quella corona, mirava ad incoronare la fortezza da loro spiegata; vedessero di tenerla in sommo pregio, di valersene, onde pigliare animo in ogni sorta di combattimenti che loro toccasse di sostenere per la causa di Dio rimirando la crocetta che portava appesa ricordassero come solamente il patire con Cristo apre la via alla gloria da lui meritataci.

« La brevità di un articolo non ci permette di tenere dietro alle moltissime cose da lui discorse, segnatamente allora quando entrava a trattare del tema suo prediletto , la divozione alla Divina Madre, e, per invogliarli ad amarla viemeglio , loro ricordava l' esempio dell' adorato Pontefice, il quale fin dagli anni più teneri Le era vissuto divotissimo.

« Tenero spettacolo era mirar tanti giovani pendere attentissimi dal labbro del facondo dicitore, e bevere avidamente ogni parola ; sensibilissima era la commozione, che un tal dire destava in que' vergini cuori, massime allorché toccando l'oratore del modo, col quale essi dovevano rispondere a tanta premura del Santo Padre, lor diceva «Amor si paga con amore: pensate ora all'amore che vi portò Pio IX, mentre fra tanti figliuoli, che novera di dove nasce fin dove tramonta il sole, fra tante occupazioni che assediano continuamente quel cuore, pensò a voi, operò per voi vedete perciò di amarlo, ma di amarlo tanto ! ché chi é con lui è con Cristo ; promettete perciò, giurategli fedeltà, amore sino alla morte. » Se a tali detti rimaneva muto il labbro di quei giovanetti, parlava però eloquentemente il loro volto infiammato, lo sguardo , le lagrime, che a non pochi cadevan dagli occhi, talché ognuno poteva accertarsi essere il Sommo Pio ardentemente riamato da que' cuori. Appena finito il sermone, in riconoscenza si facevano pregare ad alta voce Gesù Sacramentato pel Sommo Pontefice , poi pel Sovrano e Reale Famiglia e per tutti i sudditi loro. Impartitasi la benedizione del Venerabile, ricevevano a' pié dell' Altare la corona regalata da Pio IX. Bello era il veder come avutala non finivano mai di baciarla e stringerla al cuore.

« Usciti dal Tempio, un drappello di milizia cittadina, allevata nello stesso Oratorio, la quale aveva presieduto al buon ordine della funzione, eseguiva alcune evoluzioni militari : un coro di giovani scioglieva col canto un inno di grazie all'immortale Pontefice, mentre il resto faceva echeggiar l'aere di lieti evviva, e portava alle stelle il nome venerato del Vicario di Gesù Cristo.

« Così chiudevasi una lietissima festa di famiglia, promossa dal Padre dei credenti. Le molte persone ecclesiastiche e secolari accorse ad essere spettatrici, vedendo la religione sì profondamente radicata in quei teneri cuori, bene auguravano di lei, ed a noi, che eravamo tra quelle, pareva veder avverato il verso del salmo : Ex ore infantium et lactentium perfecisti laudem propter inimícos tuos, ut destruas inimicum et ultorem. » Fin qui l'egregio periodico.

Qualche tempo dopo alla festa delle corone, Don Bosco, per mezzo del Cardinale Antonelli, mandava i suoi e i nostri figliali ringraziamenti al Santo Padre per l'inviato regalo, e vi univa la relazione di detta festa. Sua Eminenza, informatone Pio IX, ne comunicava ben tosto l'alta soddisfazione a D. Bosco medesimo, e gliene rendeva pur grazie con questa benevolissima lettera

Illustrissimo Signore,

Rassegnai ai Santo Padre il contenuto del foglio di V. S. IILma del 28 del p. p. mese, col quale esprimeva i sensi di grato animo da Lei concepiti e dai suoi alunni per l'invio delle corone benedette. La Santità Sua ne provò uni vera soddisfazione, e si augura che i giovanetti alle sue cure affidati proseguano nel sentiero della virtù.

Accolse poi benignamente l'istanza che Ella mi compiegava, e la medesima é già in corso.

Ho ricevuto gli esemplari inviatimi del libretto pubblicatosi in occasione dell'invio medesimo, e la ringrazio di tal pensiero. Speriamo che il Signore, mosso ancora dalle orazioni che incessantemente si porgono negli Oratorii da Lei diretti, si degni concedere alla Chiesa giorni più felici.

Con questa fiducia ho il piacere di confermarle la mia distinta stima

Di V. S. Ill.ma

Roma, 13 settembre 1850.

Aff.mo per servirla GIACOMO Card. ANTONELLI.

Sono questi ben chiari argomenti della smisurata bontà dell'augusto Pontefice e dell'Eminentissimo suo Segretario verso D. Bosco e verso i suoi giovanetti.

Così lo Stato e la Chiesa fin d'allora esternavano il proprio gradimento ad un'opera, che mostrava di riuscire altamente vantaggiosa alla Società civile ed alla Religione cattolica.

(1) Il fatto venne ancora ricordato colla pubblicazione di un libretto coli questo titolo : Breve ragguaglio della festa fattasi nel distribuire il regalo di Pio IX ai giovani degli Oratorii di Torino. - Torino 1850. tipografia Eredi Botta.

(2) Il Canonico Giuseppe Ortalda, illustre membro del Capitolo metropolitano di Torino, nato in S. Sebastiano di Po nel 1814, e morto ivi nel 26 di settembre dell'anno testò decorso, fu sempre affezionatissimo al nostro Oratorio e suo difensore. Nei suoi primordii di rado vi si faceva una funzione un po' solenne, a cui egli non prendesse parte. Noi vorremmo tesserne qui una breve biografia, ma noti cel consentono i brevi limiti di una nota. Diciamo solo che per iscienza ed operosità di zelo pochi ecclesiastici lo pareggiarono. In prova della vasta sua erudizione ci basti il ricordare che egli f'u perito nelle lingue Ebraica, Greca, Latina e Tedesca; laureato in Sacra Teologia nella Regia Università sin dal 1835; aggregato nel 1839 al Collegio Teologico ; versatissimo nella Sacra Scrittura da esserne profondo espositore ; e. ciò che vale per tutto, nel 1816, per la morte del Can. Pietro Riberi, essendosi resa vacante la Prebenda Teologale nel Capitolo Torinese, l'Ortalda in età di soli 32 anni se ne presentava al concorso con un competitore valente, quale si era il Canonico Lorenzo Gastaldi, oggidì Arcivescovo di Torino, e sopra di lui ne colse la palma. - A dire poi del suo operosissimo zelo pel bene della Religione occorrerebbero grossi volumi. Egli promosse la collezione e diffusione dei Buoni Libri e poscia la Biblioteca Ecclesiastica, che durò per varai anni. Fu Direttore dell'Opera della Propagazione della Fee le, e la fece così ben fiorire, che Torino emulò talora le principali città della Francia. A beneficio delle sacre Missioni promosse lotterie, e fin dal 1860 pubblicò e diresse un ottimo periodico settimanale intitolato : Museo delle Missioni Cattoliche. Ciò non bastando ancora ad appagare il suo zelo, egli fondò le così dette Scuole Apostoliche, allo scopo di raccogliere poveri ragazzi, che mostrassero buone disposizioni alla carriera apostolica. e formarne buoni sacerdoti e banditori del Vangelo. Quest'opera gli costò molte fatiche, ed in questi ultimi tempi anche dispiaceri non pochi per parte di taluno, che pretendeva levargliela di mano. Queste dolorose prove, da lui sostenute sempre di lieto umore e con costanza e magnanimità ammirabile, non erano ancora intieramente cessate, quando colto da fatal morbo e munito di tutti i religiosi conforti egli veniva chiamato colà, dove la virtù non è più nè invisa nè offesa , ma eternamente applaudita e glorificata.

D. GAUDENZIO

IV.

Un povero prigioniero - Consiglio in famiglia - Un caso che non è caso - Libertà improvvisa.

I giorni intanto correvano assai tristi pel povero Matteo. Per ubbidire ai severi ordini de' suoi, egli non dovea mai uscire di casa, se non al mattino, pochi momenti, e sempre accompagnato e poi ritiravisi in camera, ove leggeva libri, che lo dovessero distrarre, e dopo mettere in carta le impressioni ricevute. Così ne'primi giorni; ma poi la sua condizione diventò proprio degna di tutta la nostra compassione. Dalla mattina alla sera sempre rinchiuso. Devo scriverlo con un po' di rossore, ancorchè sappia che la verità sia qui dolorosa, che il sig. Francesco , e qui non mi sento il coraggio di chiamarlo padre, per riuscire più facilmente nell' impresa nefanda, non dubitò di farsi venire a bella posta certi giornali, che avrebbero potuto rovinare qualunque anima, anche più robusta nella pietà, se il povero Matteo li avesse non che letti, ma guardati. Alcuni erano chiamati letterari, altri puramente politici, altri poi avevano certe appendici, che portavano proprio la misura colma. Non mancarono i giornali con tremende incisioni, che dovevano divertire il suo animo in quella vera sua solitudine. Tutti gli altri libri erano scomparsi; anche quello che gli era stato regalato nel dì fortunato della sua prima comunione. Che farà ora il povero prigioniero?

Si ricordò allora del piccolo Stanislao Kostka, quando, quasi della sua età, andato agli studii a Vienna, cadde nelle mani di un vero sparviere, che cercò ogni via per farlo pervertire, e dei mezzi che egli adoperava. Disse a se stesso : Povero Matteo, coraggio e perseveranza. Santo Stanislao riuscì vittorioso colla preghiera e colla pazienza, e tu pure un dì vedrai i tuoi parenti amorevoli per te, se ti armerai di queste medesime virtù. Diede qualche volta in sulle prime un'occhiata a quell' immondo cumulo di giornalacci, e poi conosciuta la rea loro natura, non si sentì per essi più altro che odio e paura. Non sarà mai, diceva, che io impieghi il mio tempo, e rivolga i miei occhi in così perniciosa opera. Pregherò molto tempo della giornata, e l'altro tempo io occuperò a scrivere ed a meditare la mia disgrazia. Un bel dì il Signore impietosito del mio stato, chi sa che non mi ridoni all' amore de' miei. Qualche volta ci veniva la madre a dargli l'assalto, per rimuoverlo dalla sua deliberazione, ed a minacciarlo della sua indignazione, se non voleva arrendersi a' suoi desiderii ; ma ciò capitò solamente in sui primi giorni della prova, e poi facendo violenza all'affetto suo materno, l'abbandonò interamente. Quante lacrime però versava in secreto ! Più d' una volta dimenticandosi delle sue promesse, andava ad origliare all' uscio della camera, che serviva proprio di carcere al figlio, e stava là come inchiodata a sentire che mai egli facesse; ed or dalla fessura ed or dalla toppa cercando di vederlo, lo stava contemplando in silenzio delle ore. Povera donna ! Avrebbe voluto abbracciarlo, ricondurlo al padre, implorare essa stessa la fatale licenza ; ma poi diventando fiera per la fermezza del figlio, e credendosi offesa dalla sua ostinazione, se ne andava, incolpando sé di soverchia leggerezza. Al vederlo però calmo, sereno, rassegnato, ora pregare, ora scrivere, non sapeva credere ai suoi occhi medesimi. Spesso diceva : Povero figlio ! dovrà forse patir tanto da questa vessazione ! Ma incolpi se stesso. Perché non volere cedere alla volontà dei suoi genitori ? Perché privarci della consolazione della sua presenza ? Perché volersi rendere religioso a dispetto nostro ? - Ma subito dopo, la pietà antica, e vogliam pur dire la presente, le faceva soggiungere : Se Dio proprio lo chiamasse, tu oseresti contradirgli ? Quante volte hai sentito a ripetere, che Dio punisce i genitori, che cercano di allontanare da lui il cuore dei figliuoli? Che varrebbe la nostra ostinazione, se Dio lo volesse con sé nello stato religioso ? - Questi sentimenti non potevano far a meno, che scuotere l' animo suo timorato, e metterlo in una santa paura di contrastare alla volontà di Dio, nel fare tanta violenza al caro figliuolo. Poco dopo fatta cieca dal suo amore proprio, e fissa di togliere i capricci al figlio, come diceva, cercava di acquetare i rimorsi di coscienza, e di persuadersi che a lei, più che ad altri, si doveva ubbidienza e sottomissione. Quante madri devono a se stesse il rimorso di vedere i loro figli battere la via dell'empietà, per averli troppo facilmente distolti dal seguire le voci di Dio ! Il signor Francesco invece era diventato cupo e taciturno, e molte volte iroso in famiglia quasi all'eccesso. Se poi parlava era a spizzico, a monosillabi, a parole tronche, e sovente con acerbi rimbrotti alla moglie, che aveva voluto educare soverchiamente religioso il figlio. Toh! tieni quello che ti meriti. Tu stessa ora sei la prima a pagarne la pena. Te lo diceva., non tanti rosari, non tante divozioni e tu no: adesso raccogli ciò che seminasti. In una parola, anche il signor Francesco non era più il pio. il caritatevole signore, che formava l'ammirazione ed il decoro di quella piccola terricciuola. E non dirado usciva in certi spropositi, che facevano tremare il cuore della signora Nannina. - Mentre tutto all'intorno si era in tempesta, nella sua prigione era sempre più lieto il buon Matteo. Desolato per la contrarietà de' suoi parenti, egli pregava il Signore, che volesse abbreviare i giorni della sua cattività, e ritornare la pace nella famiglia. Offeriva se stesso vittima per i suoi parenti : siriconosceva esso colpevole della loro ostinazione, e pregava con fervore la Vergine ad ottenere presto la sua libertà. - Sovente nelle lunghe ore del giorno, scriveva le sue pene , i suoi propositi dell' avvenire ; le promesse di voler servir Dio con maggior fervore, e di lasciare il mondo per essere tutto suo. Poi considerando la sua sorte presente, cadeva in tal languore, che desiderava di presto morire. Era una magnifica sera di luglio. La luna in mezzo a migliaia e migliaia di stelle splendeva luminosissima sul firmamento. Tutto era silenzio nella casa che abitava, silenzio nel paese... ed egli solo seduto mestissimo alla finestra, non potendo prendere sonno, vegliava osservando quel magnifico teatro della potenza di Dio. Quel dì aveva dovuto lottar tanto colla madre, e poi aveva scritto con maggior lena nel suo giornaletto quotidiano le impressioni. Il suo cuore era sopraffatto da mille pensieri ed idee 1 malinconiche, e contemplando ora la scena di quel cielo, rivolto alla luna così prese a cantare

1

Tu che per gli ampli giri Di tutti i firmamenti, O bianca luna, miri Gli spiriti dolenti; Odi dal tuo sentiero I lai del prigioniero.

2

Ebbi una madre pia, Che un dì m'amava tanto Ch'era dell'alma mia L'angiol custode e santo ; Mutata in suo pensiero Mi fece or prigioniero.

3

Volli seguir la voce, Che in me pose il Signore, Volli abbracciar la croce Con umiltade e amore.... Ahi! mesto il mio pensiero! Son fatto prigioniero.

4

0 luna, mai vedesti Ne' secoli passati Spiriti così mesti, Di fiel sì abbeverati? Rifugge anco il pensiero Del mesto prigioniero.

5

Tu almen segui le strade, Che il tuo Fattor ti diede, Nè forza d'armi o spade Torcer faratti il piede ; Ah se io... piange il pensiero Del mesto prigioniero.

6

Un dì sul patrio tetto Splendevi bella, o luna, Soave nell'aspetto Ai nostri cuor fortuna ; Oggi qual nuvol nero Ti veli al prigioniero !

7

Su questa bassa aiuola, Ove sospiro e gemo, Non ho chi mi consola, Piango i miei giorni e tremo; Astro, dal tuo sentiero, Dà pace al prigioniero !

8

Ti segue con affetto L'occhio di chi sospira, Dai pace ad ogni petto, Acqueti l'odio e l'ira, Abbelli anco il pensiero Del mesto prigioniero.

9

Forse una croce mesta Presto vedrà il tuo raggio, Sovra di lei t'arresta Dal tuo celeste viaggio, Chè là nel cimitero Ha pace il prigioniero.

10

Allor su gli astri anch'io Volerò lieto e franco, Riposerassi in Dio Lo spirto affitto e stanco; Quel dì nel suo pensiero Vagheggia il prigioniero.

Mentre così era messa a dura prova la vocazione di Matteo , e che anche ne pativa tutta la famiglia in modo veramente grave , Dio non rimaneva sordo ai gemiti del povero prigioniero , e preparava la sua libertà. Scelse il Parroco per istrumento, che una bella sera si recò in casa del signor Francesco, e dopo varie parole se questo e su quello, fece cadere istudiosamente il discorso su Matteo, e sul proposito che egli sapeva voler mantenere di rendersi una bella volta religioso. Il buon prete, fu felice nelle sue parole , secondo il solito , e fra le altre cose che disse , e che sapeva avrebbero fatto breccia nei cuori di quei parenti timorati sempre di Dio , furono queste:

Miei cari amici, voi vi siete messi per una via non buona. Dovevate fare ben altri esperimenti , per provare la sua vocazione, e conoscere la volontà di Dio. Io non credo che voi abbiate intenzione di opporvi a' suoi desiderii , solo per toglierlo a Dio, ma penso che sia solo per assicurarvi che Dio veramente lo chiama. Non è vero, signor Francesco ?

Certamente , risposero insieme, o con accento vibrato, e padre e madre.

Questa poi, come la piú direttamente contraria nello sforzare il povero figlio, continuava : Se Dio lo volesse , anche con sacrifizio gli si darebbe ; ma io non ci vedo alcun segno, che il Signore lo abbia proprio chiamato. E poi Dio certamente non vorrà. - E che non vorrà Dio? disse vivacemente il Parroco. E lei proprio la mediatrice tra Dio ed il figlio? Signora Nannina , mi permetta di dirle, che in cose di -vocazione non bisogna , né pro' né contro , far entrarti i nostri pensieri privati. Guai! a chi spinge nel gregge di Dio chi dovrebbe esserne escluso ; ma guai anche a chi per imprudenza ne allontana quelli che Dio vorrebbe annoverati. Quante madri e padri al tribunale di Dio avranno da arrossire per questo. La madre di Origene nasconde gli abiti del figlio che desidera il martirio, e lo mette in pericolo della sua eterna salute. La storia ci racconta di quel giovinetto, che, dopo aver seguito qualche tempo s. Paolo, nelle varie sue pellegrinazioni per il Vangelo, finalmente per le troppe premure forse, per gl' impedimenti da parte della madre , egli deliberò di ritornarsene a Gerusalemme, e qualche storico aggiunge, che dietro alle sue spalle si udiva una voce di persona invisibile, che gridava: Mamma , mamma! Ma buon per lui, che conobbe il suo male , e Dio nella sua misericordia gli diede tempo a ripararlo ; come fece appunto col ritornare immediatamente al seguito di. s. Paolo. Miei cari signori, con Dio non si scherza. O che esso se lo toglie con sé, per premiarlo della sua virtù, e per impedire che egli si pervertisca : o che, pei segreti fini della sua giustizia, permetterà che ceda, ed allora sbagliando di vocazione, renderà infelice se stesso, e farà morire di angoscia i suoi genitori. Essi ci pensino. Matteo, Dio lo vuole con sé al suo servizio ; e se loro per umani e privati interessi cercano di toglierglielo, egli saprà a qualunque modo salvarlo contro la loro volontà e senza alcun merito loro. Ora ho fatto il mio dovere, li ho messi in guardia contro ad un grave pericolo, essi facciano ogni modo per evitarlo. Uomo avvisato é mezzo salvato. Non mi resta più altro a dire in favore del povero figlio, e per la salute dei genitori. A Dio il rimanente.

Il buon ministro di Dio pronunziò queste ultime parole con aspetto severo, con l'espressione di inspirato , e produsse un effetto maraviglioso ne' cuori di quei signori. Non mai lo avevano veduto, il venerando sacerdote, così maestosamente severo a loro riguardo. E mentre lo scorgevano in atto di andarsene, mormoravano alcune parole indistinte di scusa, di sorpresa, e sinanco di perdono. Finalmente la signora Nannina, confusa e tutta coperta di vergogna si fece intendere con questa interrogazione : Dunque Ella ci minaccia i castighi di Dio ?

- Non sono profeta, ma so che Dio ha i suoi diritti sulla vostra prole , e questi diritti non li ha rinunziati, e non intende di rinunziarli. Esso vuole vostro figlio, e voi non potete e non dovete opporvi. Liberatelo , altrimenti Dio saprà torlo dalle vostre mani , come ha fatto già con altri parenti, che voi adesso troppe malamente volete imitare. Siete a tempo, datelo a Dio, prima che Dio se lo prenda. -

Dette queste ultime parole , che entrarono nel cuore dei disgraziati genitori di Matteo come pungentissima lama, senz'altro soggiungere se ne partì. Essi rimasero là intronati per la confusione, e non seppero più dire una sillaba.

Intanto capitava là vicino un caso che li fece risolvere , e per loro fortuna e di altri, in favore della giustizia. - Una famiglia di una terra vicina, di gran casa, di molte ricchezze, di infinite aderenze , era colpita dalla maggiore delle disgrazie, nella persona di un suo unico figlio , erede di un bel nome e di grandi risorse. Esso aveva dimostrato, giunto ai 15 anni, il desiderio di farsi sacerdote, Papà. e mamma, avanzati negli anni , non poterono dargli un consenso , che secondo essi, li avrebbe privati di eredi, ed avrebbe forse loro accorciata la vita. Il buon figlio cercò di persuaderli, colle preghiere sue e con quelle di altri, ma tutto indarno. II figlio per non disgustare più oltre i parenti, che amava tanto, aspettava, a colorire il suo disegno, tempo più opportuno. Lasciò passare anni ed anni, senza mai più dire una parola sulla sua vocazione. I parenti si erano sinanco persuasi, che ne avesse deposta l' idea , e pensavano di dargli per isposa una ricca ed onesta donzella di alto affare. Già avevano aperte le pratiche, già erano proceduti avanti negli apparecchi, quando Dio manda un male inesplicabile al figlio , sempre virtuoso , ed ancora ignaro de' pensieri paterni , ed all'età di 24 anni , quando appunto, secondo i computi fatti, avrebbe dovuto essere sacerdote ; ed in mezzo al pianto universale, al delirio de' suoi , egli rassegnato e tranquillo rese l'anima al Signore. Questo fatto menò gran rumore nelle vicinanze, ed arrivò alle orecchie dei parenti di Matteo. I quali alla fine vinti, ma non persuasi, diedero il fortunato consenso al loro figliuolo ; che dalla morte ritornò a vita per la consolazione.

MORTE DI DUE INSIGNI BENEFATTORI.

Nel mese di dicembre e di gennaio la morte rapì ai poverelli due grandi benefattori, vogliamo dire il Commendatore Giovanni Battista Dupraz, e il Cav. D. Carlo Occelletti, ambidue della parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo in Torino, nostri generosi Cooperatori.

Nato il primo nel 1813 a Challonges in Savoia, e fatto splendidamente il corso di legge alla Università di Torino, fu tosto dal Governo innalzato ad importanti ed onorati uffizi. Intendente a Torino, Alessandria, Pallanza, Saluzzo, e primo Uditoro alla Corte dei Conti, mostrossi sempre uomo integerrimo , e cattolico senza umani rispetti. Dopo la guerra del 1850, ritiratosi a vita privata, si diede tutto alle opere di carità e di beneficenza. I poveri della stia parrocchia, quelli di Challonges, suo paese natio, e della Trinità di Mondovì, patria di sua buona consorte, ne godettero più volte larghe limosine. Ma l'oggetto primario delle sue sollecitudini era la gioventù. Ancora impiegato governativo tolse parecchi giovanetti dall'abbandono, li collocò in buoni istituti, li soccorse a percorrere la via degli studii, ed ebbe la consolazione di vederli cittadini onorati, ed alcuni eziandio sacerdoti dotti e zelanti. Nel desiderio di favorire e propagare l' istruzione elementare, non disgiunta dalla morale e dagli insegnamenti del Catechismo cattolico, egli , assecondato dalla benefica sua consorte , fondò scuole di carità a Challonges e alla Trinità, affidandole ai Salesiani. Papa Pio IX , consapevole di sue belle virtù e di opere così esimie , gli diede un attestato di sua alta soddisfazione, creandolo Commendatore dell'Ordine di s. Gregorio Magno. Ma un premio ben più grande gli era riserbato in Cielo, e il 12 del passato dicembre Iddio ne lo chiamava al possesso colla morte del giusto, munito di tutti i religiosi conforti. Beato colui, che muore dopo avere impiegato la sua vita a fare delle opere buone ; imperocchè, come dice il Signore , quelle gli faranno corteggio ed egli si presenterà con fiducia alla porta del Cielo : Beati mortui qui in Domino moriuntur : opera enim illorum sequuntur illos.

Nel Bollettino di febbraio del 1879, in un articoletto avente per titolo : Un Cavaliere di san Gregorio Magno fatto Sacerdote, noi parlavamo del Cav. Occelletti, dando la grata notizia che nella età di oltre a 60 anni egli aveva un mese innanzi celebrata la sua prima Messa. Noi non ci saremmo mai aspettato di doverne così presto annunziare l'irreparabile perdita. Sì, purtroppo, quest'uomo, che asciugò tante lagrime ai poveri di Torino, e che ai giovanetti del nostro principale Ospizio somministrò per tanti anni il pane, mandando a tale uopo grande quantità di granaglie ; quest'uomo, che a buon diritto poteva chiamarsi l'amico della gioventù, a cui vantaggio teneva aperto da molti anni un Oratorio festivo , frequentato da più centinaia di giovinetti ; quest'uomo, che prese parte ad erigere, ad ornare e provvedere chiese, e che solamente l'anno scorso una ne incominciò a tutto suo carico da dedicarsi al purissimo Sposo di Maria; quest'uomo insomma, che tutta la sua vita e il suo vistoso patrimonio consacrò al bene della Religione e a sollievo delle umane miserie ; quest'uomo, degno di vita immortale, non é più. Domenica, 30 dell'or passato gennaio, verso le ore 4 pomeridiane, dopo aver raccolti i suoi giovanetti nella cappella dell'Oratorio pel Catechismo, egli si sentì tutto all'improvviso un malessere addosso, e si ritiro stentatamente in camera. Là giunto, si siede sopra un sofà , e dice a chi lo assiste : Muoio, muoio! Poi mettendosi una mano sulla fronte, prosegue : Vedi il sudore della morte ! Dette queste parole, ei cessa di parlare e di vivere ad un tempo. Un colpo di apoplessia fulminante aveva spento quella preziosissima vita. Egli cadde sul campo delle sue fatiche e delle sue battaglie ; e noi abbiamo la più grande fiducia che Iddio gli abbia già cinto il capo di una ben ricca corona di gloria. Non piangiamolo adunque, ma imitiamone le virtù e gli esempi. Soprattutto colla perseveranza nelle opere di carità e di religione, e col vivere in grazia di Dio, stiamo ognora preparati alla morte , perché ogni giorno si va avverando il gran detto di Gesù Cristo, che Egli viene a chiamarci a sé, quando meno ce lo aspettiamo : Estote parati, quia qua hora non putatis Filius hominis veniet.

ERRATA CORRIGE.

Nel N° 81 dell' Elenco dei Cooperatori defunti del mese scorso, invece di Monsig. DELLA BoNA Gio. BATT., si legga : Monsig. BENeDETTO RICCA BONA Vescovo e Principe di Trento.

STATISTICA DEI PAPI.

I Sommi Pontefici che occuparono la Cattedra di san Pietro , giusta l' Annuario Pontificio, sono 263 compreso il regnante Leone XIII. Ottanta incirca ricevono l'onore degli altari. Tra questi 35 sono onorati come Martiri e 42 come Confessori e Pontefici. Eugenio III-già discepolo di s. Bernardo in Chiaravalle, e che resse la Chiesa dall'anno 1145 al 1153, ed Urbano V dal 1362 al 1370, sono da tempo immemorabile venerati come Beati, ed il loro culto fu riconosciuto e confermato sotto il Pontificato di Pio IX. Anche ad Urbano II, che nel Concilio di Clermont, l'anno 1185 proclamò la prima Crociata per liberare i Luoghi Santi dalle mani degli infedeli, vien dato il nome di Beato, e così lo chiama il Ruinart, che ne scrisse la vita. L'inchiesta relativa al culto ab immemorabili di questo Pontefice è incominciata nella diocesi di Reims. Nel secolo passato sotto Benedetto XIV fu introdotta la causa dei venerabile Innocenzo XI, che governò la Chiesa dal 1676 al 1689.

INDULGENZE SPECIALI pei Cooperatori Salesiani.

Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.

Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno, mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria , secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione purché sia in grazia di Dio.

Oltre a queste, un'altra Plenaria ne può guadagnare ogni domenica , e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni , e comunicato, visiti una qualche chiesa , pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Mese di Marzo.

8. S. Giovanni della Croce.

9. Santa Francesca Romana, vedova.

11. Santa Catterina da Bologna.

19. S. Giuseppe, Sposo di Maria Vergine. 25. Annunziazione di Maria Vergine.

Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons.

Tip. di San Vincenzo de'Paoli. Sampierdarena 1881.