BS 1880s|1885|Bollettino Salesiano Ottobre 1885

ANNO IX. N. 10.   Esce una volta al mese.   OTTOBRE 1885

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32. TORINO

SOMMARIO - Avviso -Decreto della S. Congregazione dei Riti sul mese di Ottobre consecrato alla SS. Vergine - Lettere Argentine - S. Nicolas - La Plata - Ringraziamento ai giovanetti del Collegio di Lucca - Da Buenos Aires a Bahia Blanca - Da Bahia Bianca a Patagones - Il P. Luigi Bonomi - Lotteria e Chiesa del Cuore di Gesù in Roma. - Bibliografia - Annunzi.

AVVISO.

Si avvicina il tempo dell'estrazione della Lotteria a favore dell'Ospizio e Chiesa del S. Cuore di Gesù, fissato per il 31 dicembre. Stante il progredire dei lavori e l'urgente bisogno di danaro porgiamo umile, ma calorosa preghiera, affinché quelli che ancora non avessero soddisfatto al prezzo dei biglietti, vogliano aver la bontà di spedircelo al più presto. Coloro poi che non potessero assolutamente ritenerli per se, o distribuirli ad altri prima di dicembre venturo, si pregano a rimandarli con due centesimi in busta ad angoli tagliati.

DECRETO DELLA S. CONGREGAZIONE DEI RITI

sul mese di Ottobre consecrato alla SS. Vergine.

Pubblichiamo la fedele traduzione del decreto Urbis et Orbis della Sacra Congregazione dei Riti intorno al mese d'Ottobre, consecrato alla Vergine Santissima del Rosario.

Decreto.

Fra i moltissimi atti di vigilanza Apostolica coi quali, coll'aiuto di Dio, il Santissimo Nostro Signore Leone PP. XIII, fin dal primo momento che fu assunto alla dignità del sommo Pontificato, studiossi di provvedere acciocché fosse restituita alla Chiesa ed all'intiera società la tranquillità desiderata ; più chiara della luce splende la Lettera Enciclica Supremi Apostolatus del 1° settembre 1883 intorno alla celebrazione del Sacratissimo Rosario, della gloriosa Madre di Dio, Maria, per tutto il mese di Ottobre dello stesso anno. Ciò senza dubbio venne stabilito per una speciale provvidenza di Dio, per ottenere il potentissimo ed efficace aiuto della Regina del Cielo contro i nemici del nome cristiano, per tutelare l'integrità della fede nel gregge del Signore, e per istrappare dalla via dell'eterna perdizione le anime redente col prezzo del Sangue divino.

Ma i lietissimi frutti di cristiana pietà e di fiducia nel celeste patrocinio di Maria Vergine raccolti per mezzo di opera cosi salutare in quel mese in ogni luogo dell'orbe cattolico e le sempre insistenti calamità furono causa che nell'anno seguente 1884, il giorno 30 di agosto, fossero spedite altre lettere apostoliche Superiore anno, colle stesse esortazioni e prescrizioni per dedicare lo stesso sopraveniente mese di Ottobre con pari solennità di rito, e fervore di pietà, in onore della Beatissima Vergine Maria del Rosario; e ciò perché il precipuo frutto dell'opera buona ed arra della vittoria da conseguirsi fosse la perseveranza negli atti di pietà intrapresi. Insistendo lo stesso Santissimo Signore in questi propositi , poichè da úna parte continuano a perturbarci ovunque molti mali, ma dall'altra rimane ferma e fiorisce nel cristiano popolo quella fede che opera per la carità e la venerazione e la fiducia in certo modo immensa verso l'amantissima Genitrice; così con più intensa premura ed alacrità ora vuole che ovunque si perseveri unanimemente in orazione con Maria Madre di Gesù. Egli nutre certa speranza che Essa, la quale sola ha debellate tutte le eresie nel mondo universo , in vista dei nostri veri frutti di penitenza, piegherà finalmente l'ira vindice della Divina Giustizia e ricondurrà l'incolumità e la pace.

Perciò Sua Santità comanda e statuisce che parimente in questo e negli anni seguenti si continui tutto ciò che ha stabilito nei due anni trascorsi intorno al mese nel quale si celebra la festa solenne della Beata Vergine Maria del santo Rosario, finchè perdureranno queste tristissime circostanze della Chiesa e delle cose pubbliche, e non sia dato alla Chiesa di ringraziare Iddio per la restituita piena libertà al Pontefice Massimo. Stabilisce perciò e comanda che in ogni anno dal primo giorno di ottobre fino al secondo giorno del mese del seguente novembre, in tutte le chiese parrocchiali del mondo cattolico e in tutti i pubblici oratorii dedicati alla Madre di Dio, o in altri eziandio da eleggersi all'arbitrio dell'Ordinario, si recitino tutti i giorni almeno cinque decadi del Rosario di Maria colle Litanie Lauretane se questa pia pratica avrà luogo al mattino, nel tempo delle preghiere si celebri la santa Messa ; se dopo il mezzogiorno, allora si esponga per essere adorato il Santissimo Sacramento dell'Eucarestia, e quindi i fedeli siano benedetti conforme al rito. Desidera eziandio che, ove lo permettono le leggii civili, i sodalizi del Santissimo Rosario con religiosa pompa facciano pubbliche processioni.

Rinnovando tutte le indulgenze altre volte concesse, concede appo Dio l'indulgenza di sette anni e di sette quarantene e da acquistarsi ogni volta a tutti coloro che nei giorni stabiliti saranno intervenuti alla pubblica recita del Rosario e avranno pregato secondo l'intenzione della stessa Sua Santità ; e a quelli parimenti che , impediti da legittima causa, queste preghiere avranno recitate privatamente. A coloro poi che nel tempo sopraddetto, o pubblicamente nelle chiese , o da legittima causa impediti, privatamente, avranno almeno per dieci volte compiuta la sovraesposta pratica, e si saranno confessati e comunicati, largisce loro dal tesoro della Chiesa la plenaria indulgenza. Questo pienissimo perdono delle colpe e remissione delle pene largisce egualmente a tutti coloro i quali o nello stesso giorno festivo della Beata Vergine del Rosario, o in uno qualsivoglia dei susseguenti otto giorni avranno, come sopra si è detto, ricevuti i Sacramenti e in qualche chiesa , secondo la Sua intenzione, avranno supplicato Dio e la sua Santissima Madre.

Per la qual cosa e per provvedere a quei fedeli che , vivendo alla campagna , sono, specialmente nel mese di ottobre occupati nei lavori rurali, a costoro Sua Santità concede che tutte le sopraddette disposizioni colle sacre indulgenze possano dal prudente arbitrio degli Ordinarii trasferirsi nelle proprie diocesi, nei seguenti mesi di novembre o di dicembre.

Ora di tutte queste sìngole cose il Santissimo Nostro Signore per mezzo della Sacra Congregazione dei Riti comandò che si promulgasse il presente decreto e si trasmettesse a tutti gli Ordinarii delle diocesi perchè venga fedelmente eseguito.

Giorno 20 agosto 1885.

D. Cardin. BARTOLINIUS S. R. C. Praef. L. + S.

LAURENTIUS SALVATI, S. R. C. Secretarius.

LETTERE ARGENTINE.

S. NICOLAS.

Collegio Pio IX de artes y Oficios in S. Carlos de Almagro, Buenos Aires.

23 maggio 1885.

CARISSIMO D. BONETTI,

Come la S. V. carissima avrà appreso dalle varie mie antecedenti, il giorno 12 del passato mese di marzo, il vapore Bourgoyne, sopra del quale ella ci aveva 26 dì prima fraternamente salutati nel porto di Marsiglia, gettava le ancore in quello di Montevideo. Uno fu allora il nostro desiderio, il nostro pensiero ; ringraziare il Signore e Maria Santissima Ausiliatrice per i molti e segnalati favori accordatici nel lungo viaggio, e scendere finalmente in terra. Però se tutti poterono di gran cuore effettuare la prima parte , ad alcuni solamente fu dato godere della seconda. Monsignor Cagliero insieme con D. Savio, D. Rabagliati, Don Cavatorta , alcuni chierici e me , gentilmente invitato e come pressato , cedette alle istanze del sig. Commissario di Sanità, e salutati e benedetti quelli che dovean rimanere a bordo per proseguire fino a Buenos Ayres, scendeva nel vaporino della Commissaria per abbracciare e consolare di sua presenza i buoni Confratelli nostri delle Case Salesiane dell'Ispettoria Orientale, e per rivedere e portare i saluti del caro nostro D. Bosco all'Eccellentissimo Mons. Matera Delegato Apostolico , all'Ecc.mo Mons. Jereguy Vescovo di Montevideo ed a molti altri benemeriti Personaggi, Cooperatori Salesiani e Benefattori nostri.

Accolto con istraordinaria dimostrazione di gioia e figliale affetto dai Superiori e dai Convittori del Collegio Pio di Villa Colon , negli otto brevissimi giorni che passò in esso, non istette certamente inoperoso. Oltre alle numerose visite sopra accennate, e a quelle altre fatte a vari Istituti e Comunità Religiose, delle Suore della Misericordìa, dell'Orto e dei Rev.di Padri Francescani e Baionesi di Montevideo , volle regalare di una sua Messa con sermoncino e conferenza le Suore di Maria Ausiliatrice, che apersero di quest'anno appunto la Casa loro in Colon, a poca distanza dal Collegio Pio.

Passò un giorno eziandio insieme con i Confratelli del Collegio di Las Piedras , ove trovò nel nuovo Collegio una sessantina di vispi e buoni giovanetti che lasciano molto a sperare pel bene della religione e della patria.

Fu pure a vedere in Las Piedras il piccolo ma grazioso Collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice che è in via di aumento materiale e morale.

Ritornato in Colon, anzichè riposare, ricominciò le sue fatiche nelle confessioni, conferenze pubbliche e private coi Salesiani e Convittori , e per compiacer loro, nel giorno 19 marzo, dedicato al glorioso Patriarca S. Giuseppe , assistette pontificalmente alla Messa cantata, dopo aver celebrato la Messa della Comunione generale con analogo sermone. Terminata la Messa solenne, amministrò il Sacramento della Cresima a numeroso stuolo di giovanetti e giovanette, antecedentemente preparate a tale funzione con un triduo di istruzioni.

La domenica seguente, infra Missarum solemnia conferì la Sacra Ordinazione minore a 6 Chierici ed il Presbiterato al Diac. Domenico Albanello.

Con tutte queste fatiche, senza parlare delle prediche, discorsi, sermoncini, ora in una, ora in un'altra cappella o comunità, che furono cosa di ogni giorno, immagini V. S. se non dovea essere stanco, spossato. Perciò era mio desiderio che per il meglio di sua salute , venisse presto il giorno e l'ora di partire per Buenos Ayres, onde potesse riposarsi alquanto e rinforzarsi. E quello e questa, come già le scrissi, piacendo a Dio, vennero il 23 marzo. Congedatici e salutati tra la commozione generale ed i più caldi auguri dei Confratelli e giovani di Colon , e riverito una volta ancora in Montevideo l'esimio Prelato Diocesano, c' imbarcammo sul vapore Apollo, il quale, con un tempo alquanto agitato, cullandoci graziosamente la notte intiera, ci sbarcava al mattino verso le ore 7 in Buenos Aires.

Non ripeto qui le accoglienze festose dei Confratelli venuti al porto insieme con una rappresentanza della Cappella italiana e della Società di S. Vincenzo De' Paoli, per dare il ben tornato al già primo loro Cappellano. Taccio le molte vìsite fatte all'Ecc.mo Mons. Aneyros Arcivescovo di Buenos Ayres e vero Padre amorosissimo dei Salesiani, a Mons. Espinosa, tipo dell'amico leale e sincero, a Mons. Bones Governatore della Diocesi, superiore ad ogni lode, ed a moltissimi altri; nonché a varie comunità religiose ed istituti d'educazione: taccio le numerose visite da Monsignor Cagliero ricevute; non parlo delle funzioni sacre, conferenze , prediche , discorsi ecc. ; taccio della visita a Payssandu che merita una relazione a parte , di quella fatta alla Casa delle Suore di M. A. in S. Isidoro ed in Moron ; ma non posso a meno di darle ragguaglio sopra la gita a S. Nicolas de los Arroyos. E ciò per due motivi principali.

V. S. sa molto bene che le opere le quali più costano in fatiche e sudori sono eziandio le più care, nè giammai in appresso si possono dimenticare. Di tali si è appunto la Casa o Collegio di S. Nicolas, prima impresa di Monsignor Cagliero quando nel 1875 giungeva in America. In S. Nicolas de los Arroyos inoltre vive l'amico di Monsignore e dei Salesiani, colui che si può dire fu il primo a chiamare i figli di D. Bosco sulle rive della Plata, Mons. Ceccarelli ; là sono moltissimi italiani, Cooperatori Salesiani e nostri benefattori insigni ; là, nel Collegio San Nicolas, sono buon numero di bravi giovanetti, che, quantunque non quelli stessi di 10 anni fa, pure attendevano con impazienza il momento di vedere e salutare festosi Mons Cagliero , primo vescovo salesiano , fondatore di quel loro caro asilo di pace ed allegria, in cui così utilmente passano i loro anni nello studio e nella pietà. Quindi, oltre il bisogno, Monsignore sentiva come un dovere di visitar presto quei luoghi di tante care rimembranze, e stabilì per la partenza il giorno 23 di aprile.

Partimmo adunque, Monsignore, D. Costamagna, D. Savio, lo scrivente e due allievi del Collegio S. Carlos, appartenenti alle principali famiglie italiane di S. Nicolas, novello Salesiano l'uno, e l'altro ascritto e di ottime speranze per la Società non solo, ma eziandio per la Chiesa.

Erano le ore 3 1/4 quando fischiò il vapore della via ferrata, e verso le 6 il treno era giunto al posto di Campana, piccolo paese incipiente sulla sponda destra del fiume Paranà.

Già era pronto a pochi metri dalla riva il vaporetto fluviale Proovedon che fa servizio tra Campana e Rosario , e imbarcatici , lasciammo la sponda e cominciammo a salire il fiume rapidamente. Il Capitano del Proovedon, nostro connazionale, ottima persona e compitissimo, fece allestire una magnifica saletta per Mons. Cagliero, e a noi assegnò altra non meno comoda sopra coperta, con letti, sofà, tavolino, ecc. Volle che Monsignore avesse a tavola il primo posto e nulla tralasciò di quanto avremmo potuto desiderare.

La notte era serena e tranquilla , fulgido il cielo di stelle e bella e lucentissima la luna, cosicché potemmo a nostro bell'agio contemplare le amene ed incantate spiagge del Paranà, verdeggianti di erbe ed arboscelli , e qua e là abitate eziandio e ben coltivate. Alle 6 del mattino ci trovammo di fronte al Collegio San Nicolas. A soli venti o trenta metri di distanza , potemmo osservare accesi i lumi nei cameroni, essendo quella l' ora della levata per i giovani , e dopo pochi istanti il Proovedon gettava l' ancora nel piccolo porto di S. Nicolas. Sbarcammo , e stretta cordialmente la mano ai Confratelli che ci attendevano, saliti nella vettura del Collegio, scendevamo alla porta della Cappella dopo mezz' oretta , tra gli evviva di gioia e le festose accoglienze dei cari amici.

Monsignore celebrò la Messa della comunità , cui presero parte alunni, Cooperatori e Cooperatrici che ricevettero dalle sue mani la santa Comunione. Non descriverò la festa a Monsignore , entrato che fu nel Collegio. V. S. sa meglio di me, quanto grande e buono sia il cuore dei giovanetti e come riesca commovente l'accoglienza di un superiore amato e sospirato.

Si era stabilito che per approfittare sempre meglio della breve permanenza che Monsignore farebbe in S. Nicolas, si darebbe come una piccola Missione per i Cooperatori Salesiani italiani, in preparazione alla solennità del Patrocinio di San Giuseppe; ma per circostanze impreviste si dovette tramandar la cosa al lunedì, martedì e mercoledì seguenti.

Non mancarono però i buoni Cooperatori e Cooperatrici, come dissi quasi tutti italiani, di accorrere numerosi in quel giorno alle funzioni solenni che si celebrarono , prendendovi parte esemplare coll' accostarsi alla sacra Mensa eucarìstica, coll'assistere alla Messa cantata in musica. Verso sera, si affollarono pure ai Vesperi ed alla Benedizione solenne del Santissimo, impartita pontificalmente da Monsignor Cagliero.

Nelle brevissime ore che ebbe libere , Monsignore, col Direttore del Collegio e gli altri della comunità , fu a visitare vari Ranchos delle famiglie italiane nei dintorni di S. Nicolas. Là si sente parlare l'idioma nostro italiano e più spesso anche il dialetto genovese. In quei momenti ci trovammo come in terra nostrana tanto pel metodo della coltura dei terreni, come specialmente per l'istruzione religiosa e la profonda pietà de' Quintesi. Quale commovente e tenero spettacolo fu per noi il contemplare Monsignore tra numerosa schiera di bambinelli vispi, allegri ad un tempo, pieni di affabile rispetto e di riconoscenza per lui ! Mi ricordai allora quel Pastor bonus tanto grandioso e ad un tempo sì tenero del caro nostro Dogliani là dove s'implora l'ora pro nobis Dominum. Che momenti di cara ed incancellabile memoria furono quelli!

Visitò eziandio il Collegio femminile diretto dalle ottime Suore della Misericordia di cui il primo drappello parti nel 1875 insieme coi primi nostri Missionari per queste spiaggie Americane. - Celebrò pure una Messa nella Cappella del magnifico Ospedale retto dalle medesime Suore , ed accompagnato dall'ottimo signor Cappellano nella infermeria, ebbe per ciascun degli infermi una parola di conforto e d'incoraggiamento. Tenero eziandio fu lo spettacolo che si presentò al nostro sguardo quel giorno in cui fummo ad accompagnare Monsignore nella visita all' Orfanotrofio. Guidati dall'affabilissimo Mons. Ceccarelli, che mai si staccò dal fianco di Monsignore ne' pochi giorni passati nella sua Parrocchia, ci trovammo in quel povero sì ma pulitissimo e ben ordinato edifizio. Un centinaio di fanciulle salutaronlo con un canto pieno di dolce e melanconica melodia, recitarongli alcuni auguri cordiali , e prostrate ricevettero con edificante contegno la sua benedizione, dopo di aver ascoltate le sue parole dirette ad accendere nel loro cuore l' amore alla preghiera ed alla frequente Comunione.

Non posso passare sotto silenzio la grandiosa e magnifica chiesa parrocchiale rifatta quasi per intero per cura di Mons. Ceccarelli , ed in pochi anni. Che grandiosità negli altari! Che ricchezza negli ornamenti ! Che bellezza nel tutto insieme! È una Chiesa che farebbe bellissima figura in Buenos Ayres , e, non starebbe male anche nella nostra Torino !

Nel giorno stabilito incominciò il triduo di predicazione. I Cooperatori Salesiani di S. Nicolas de los Arroyos sono relativamente molti e commendevoli per pietà , però stante la ristrettezza del tempo e le considerevoli distanze a cui la maggior parte di loro abita, la poca capacità della Cappella del Collegio , e l' ora molto presto nel mattino e molto tardi nella sera in cui facevansi le prediche, avvi motivo grandissimo di ringraziare il Signore e rallegrarsi pel concorso numerosissimo e per l'abbondantissimo frutto ricavato da questi Esereizi Spirituali. Era cosa che commoveva il cuore profondamonte il vedere al mattino prima dell' alba arrivare quali a cavallo , e quali sui carri e sulle vetture queste ottime famiglie , per intendere dalle labbra del Ministro del Signore le parolc consolanti di vita e di conforto nelle tribolazioni di questa misera terra, e poscia col cuore contento rifare la strada per attendere tutto il giorno alle loro faccende campestri. Alla sera rinnovavasi lo stesso spettacolo del mattino.

Il Sac. Costamagna dettava le meditazioni in lingua castigliana alle 6 112 del mattino, dopo la santa Messa , perché vi assistevano pure molte persone del paese. Monsignore alla sera verso le 7 faceva le istruzioni in lingua italiana, perchè l'udienza era composta di soli italiani. In esse non potè trattare di molte virtù, ma spiegò colla valentia e chiarezza tutta sua propria, la necessità e preziosità della Fede e le qualità ch'ella deve avere in un cristiano per renderlo degno veramente di questo titolo. Sebbene Monsignore nel suo zelo predicasse per lo spazio di una buona ora e forse più, tutti nondimeno stavano pendenti dal suo labbro con esemplare attenzione e possiamo affermare in verità che leggevasi sul loro volto la brama insaziabile della parola di Dio, cibo vero delle anime nostre. Con sì buona disposizione non è a dire del frutto, abbondante quanto mai, ricavato da questi brevi Esercizi. Il giorno di martedì tutto intiero e la mattina di mercoledì prima e dopo della Messa per la Comunione generale , Monsignore , D. Costamagna e tre altri confessori furono occupati nell'ascoltar le confessioni. La Comunione generale fu degna veramente di tal nome: sicché possiamo ringraziarne il Signore , Maria Ausiliatrice e S. Giuseppe, per averci condotto a godere di un sì magnifico spettacolo di fede e di pietà nei Cooperatori Salesiani di S. Nicolas.

Costoro in segno del loro giubilo e per testimoniare a Monsignore la loro riconoscenza , la stima e l'affetto con cui sono stretti con i Salesiani tutti , e per festeggiare la santa professione religiosa di uno dei loro parenti fatta nella nostra pia Società, vollero imbandire in quello stesso giorno un' agape fraterna nel Collegio. Non potendo il refettorio, già assai spazioso, contenere i giovani e tutti gli altri convitati di quel giorno, si stabilì di concedere agli alunni un giorno di vacanza ed una passeggiata a cavallo. Questa risoluzione fu accolta da tutti con entusiastiche grida di gioia.

A mensa facevano bella ed onorata corona a Mons. Cagliero, l'esimio Mons. Ceccarelli curato di S. Nicolas, sempre caro nostro amico, ed una trentina e più dei principali coloni della città, Cooperatori Salesiani e membri delle varie famiglie dei Montaldo, insigni benefattori nostri.

In fin di tavola sorse , quasi improvviso, l'ottimo Emmanuele Montaldo , alunno del Collegio di S. Carlos ed ascritto della Società Salesiana, ed a nome dei parenti ivi tutti radunati , lesse un tenerissimo discorso che qui riportiamo tradotto in italiano:

« Monsignore e Reverendi Padri ,

» I Cooperatori Salesiani di S. Nicolas , desideravano, Monsignore, dirigere all'E. V. in questa circostanza alcune parole, per manifestare un pensiero che in questo momento occupa il loro cuore, e giacché essi più usi sono a maneggiar la zappa che non la penna, hanno scelto me per il difficile incarico di fare un discorso , dire nè più nè meno di quanto essi vorrebbero esprimere.

» Ed io il farò ; interpreterò il loro desiderio, rivelerò il loro pensiero.

» Grande è l' allegrezza dei Cooperatori Salesiani in questo momento, o Monsignore , e molto maggiore quanto più grandi sono le cause da cui deriva.

» Primieramente. Celebriamo noi oggi la santa risoluzione di un fratello, di un parente ed amico che ci abbandonava per ritirarsi dal mondo e coraggioso entrare nella Società Salesiana , cui già appartiene, e nella quale, sposato coll' obbedienza, e senz'altra ricchezza fuorché la Croce dell'amato nostro Redentore, sarà per l'avvenire tutto di Dio sulla terra per aver diritto un giorno a tutti i tesori del Cielo. Sì , o caro Luigi , la santa tua risoluzione ti rende ai nostri occhi degno di ammirazione e noi tutti ti felicitiamo ; ci stimola a servire fedelmente il Signore nello stato in cui Egli ci ha posti; ci onora, sì, perchè tu eri nel nostro numero, eri de' nostri, ci appartenesti un giorno; e ci consola, pensando come servendo tu meglio di noi il Signore , più efficaci saranno le orazioni tue in pro' de' tuoi parenti ed amici. - Addio , o Luigi , addio... e grazie. Grazie per l'esempio che ci dai; per l'onore che ci procuri; per l'allegria che ci causa la tua santa risoluzione. Addio per rimaner sempre fedeli amici sulla terra e nel Cielo.

» La felice circostanza di vederci oggi riuniti attorno di V. E. e spartire il pane ed il vino col primo Missionario e Vescovo Salesiano, è per noi altri causa di maggiore allegria , sicchè benediremo il Signore per averci dato tal sorte. Senza dubbio, Monsignore, quello che vo dicendo non è la principale ragione della nostra allegrezza. Abbiamo da saldare un debito, e pensiamo compir oggi il dover nostro , almeno in parte. Vero è che non pesano i debiti del cuore, però è pur certo che ogni opportunità che si presenta per ringraziar di un beneficio è sempre cara e consolante. Or bene, Monsignore, noi, Cooperatori Salesiani di S. Nicolas, siamo di V. E. debitori particolarmente e dei reverendi Preti Salesiani in generale. Non è oro ciò che dobbiamo, giacché per verità non sono troppo ricchi i Salesiani in danaro, però sono tanto più forniti di carità e di opere buone, e queste sono che li rendono creditori nostri dal giorno in cui, or fanno dieci anni, posero piede in S. Nicolas.

« Sì, Eccellenza, i Salesiani sono i nostri migliori amici , i nostri consiglieri, i Padri amatissimi delle anime nostre. Infermi, essi sono sempre pronti al nostro letto; ignoranti, sono nostri maestri colla predicazione continua; penìtenti, li troviamo ad ogni ora del giorno al confessionale ; come cattolici , il nostro cuore trova nella Cappella del Collegio la splendidezza delle sacre funzioni; i devoti esercizi, i cantici soavi e melodiosi che qui ci imparadisano, ci fanno dimenticare quante comodità avremmo potuto avere in Italia nostra. Si, certamente, noi Italiani di San Nicolas, siamo fortunati in verità, perché mentre tanti e tanti nostri connazionali sono privi ancora di ciò che è indispensabile per la salute dell'anima, noi viviamo nell'abbondanza di tutti i soccorsi e consigli spirituali , e nel piacere che ci cagionano le solennità di nostra santa Religione. Più; se Dio benedice le fatiche ed i sudori nostri, lo dobbiamo certamente al compiere che debolmente, ma volentierosi, facciamo della sua divina Legge, di quella Legge che i Figli di D. Bosco c'insegnano a temere, a rispettare, ad amare e ad osservare. Tutto questo , Monsignore , noi lo conosciamo ed oh volesse Dio che potessimo, come ne abbiamo il desiderio grande, ricompensare la sua carità ed apostolica generosità. Forse un giorno verrà ed oh! fia presto: in cui ci sarà dato, la Dio mercé, di poter dimostrare in maniera efficace la nostra gratitudine. Oggi intanto , ci rallegriamo cordialmente perché il primo Sacerdote Italiano e Sailesiano che ci venne a visitare e a catechizzare in questo paese, oggi lo possiamo vedere in mezzo di noi elevato alla sublime dignità Episcopale. Iddio che conosce gli uomini, sa eleggere i suoi Apostoli , e noi Cooperatori Salesiani Lo ringraziamo oggi sinceramente per essersi Egli stesso degnato di pagare il debito nostro, ricompensando i meriti della Salesiana Società in generale ; e particolarmente della S. V. Rev.ma. Parimenti ringraziamo la divina bontà pel favore e l'onore che a noi ha largito, come Cooperatori Salesiani. Ed ora preghiamo Lei, Monsignore Ven.mo ed i reverendi Preti Salesiani, a degnarsi di accettare le espressioni sincere della nostra gratitudine e del grande affetto nostro, con cui promettiamo di volerci in ogni tempo sforzare di meritar l' onorevole titolo di Cooperatori Salesiani, onde aver la sorte di accompagnare un giorno in Cielo coloro che in terra furono i nostri migliori amici. »

Questa lettura fatta con gusto e sentimento dall' ottimo giovanetto , fu accolta con generali applausi. Sorse quindi Mons. Ceccarelli e da valente oratore qual è, disse primieramente trovarsi egli in un vero imbroglio in quel momento , non sapendo bene quale dovesse celebrar prima; se l'Eccellentissimo Monsignore figlio di quel santo Vegliardo di Torino che fondò prodigiosamente una - sì bella, sì utile e providenziale Società, quale si è la pia Società Salesiana, e fondatore egli stesso della Società medesima in S. Nicolas; oppure il buon Luigi che di questa Società professando le Regole , primo tra gli abitanti di quella, coraggiosamente abbandonando gli agi e le comodità della famiglia , col suo esempio apriva una larga via di salute e di gloria ai parenti suoi, agli amici ed agli ammiratori ; od in fine i parenti stessi, i quali fortunati doveano dirsi ed erano , di poter contare tra la fila dei Salesiani , uno di loro , il quale nell'esercizio quotidiano dell'orazione e delle opere buone, avrebbe invocato sopra di sè e dei suoi le benedizioni del Cielo. Perciò fare auguri cordiali e comuni a D. Bosco, a Mons. Cagliero, al novello Salesiano e ai parenti suoi. Un fragoroso e replicato battimano attestò quanto bene fosse accolto il suo dire.

Dopo di ciò, Monsignor Cagliero, tra un rigoroso silenzio, ringraziando tutti delle cordiali accoglienze, della festa e degli auguri fattigli, disse di esser profondamente commosso di vedersi attorniato da quei cari, che dieci anni or sono tanto l'aiutarono di consiglio e di mezzi eziandio materiali per stabilire una Casa, anzi la prima Casa salesiana dell'America, in S. Nicolas. Fece risaltare il bene spirituale che già si potè ottenere specialmente dagli Italiani, i quali nella Cappella del Collegio possono assistere alle religiose funzioni e proprio come se fossero nella patria loro; e nei Salesiani trovano amici e consiglieri fedeli, sempre pronti ad aiutarli in tutto ciò che possono per il bene temporale e spirituale; e nel Collegio in fine hanno tutto le comodità di far istruire convenientemente i loro figliuoli senza pericolo dell'anima. Disse aver grandi speranze sulla prosperità della Casa Salesiana di S. Nicolas, e questa

speranza esser fondata sopra dei buoni Cooperatori, che in passato la sostennero coll' appoggio loro. Egli ed i Confratelli suoi Salesiani esser pronti sempre e pieni di zelo per tutto quanto potrà giovare alla salute delle anime loro. Terminando invitava tutti a render grazie al Signore ed a Maria Santissima Ausiliatrice per quel bene che si era potuto fare , per quel tanto di più che sperasi compiere in avvenire, mediante la benedizione celeste , pegno della quale era quella che di tutto cuore egli impartiva nel Nome del Signore.

Ciò detto levatisi da mensa uscirono tutti a visitare il bel Collegio e l'ampio e ben tenuto giardino, pieni il cuore della più vera e santa allegria. Verso sera, dovendo noi partire, tutti questi ottimi Cooperatori trovaronsi al porto per salutarci un' ultima volta ancora; e Mons. Ceccarelli volle per sè Monsignore nella sua vettura, nè lo lasciò se non al porre il piede sulla sunnominata Proovedon che ci ricondusse al mattino del 30 aprile , in Campana , dove salimmo in treno per Buenos Ayres.

Sac. ANTONIO RICCARDI.

LA PLATA.

Collegio Pio IX de artes y oficios en San Carlos de Almagro.

2 giugno 1885.

CARISSIMO SIG. DIRETTORE,

Sebbene io sappia quanto V. S. trovisi occupata tutto il giorno, e non le manchino disturbi, penso tuttavia non le sarà discaro ricevere colla presente, novelle e saluti cordialissimi del nostro Monsignor Cagliero. Molte sarebbero le cose a notificarle, ma , siccome in parte le ho già scritte , e parte riflettono cose ripetute, solo mi ristringo al viaggio ed alle funzioni , fatiche e consolazioni provate dal carissimo Monsignor nostro alla Plata , città novella, di poco più di un anno di esistenza, e già fabbricata con magnifici palazzi, belle case, larghissime e ben tracciate vie che mettono per ogni verso al mare e al campo, lastricate all'europea , con un porto di mare presto terminato, che avrà nome tra i primi e formerà la grandezza e la floridezza di questa Capitale della Provincia di Buenos Ayres.

Invitato dal Rev.mo D. Caranza, Curato della Parrochia dedicata a S. Ponziano, Monsignore insieme con D. Fagnano e me, partivamo dalla stazione centrale della ferrovia il sabato 23 maggio, e dopo tre ore circa, verso notte, giungevamo a La Plata. Era sorprendente la vista di questa città tutta illuminata a luce elettrica, con un altissimo faro elettrico nella piazza principale!

Accolti alla stazione con festa e giubilo dal signor Curato e dal suo Viceparroco , un ottimo sacerdote italiano, salutati dal V. Capo della Stazione , eccellente giovinotto che educato dal Curato, convive da molti anni con lui , e da molte altre persone, fummo alla Canonica, a pochi passi dalla stazione.

Nel riverire la vecchia e veneranda genitrice del D. Caranza , Monsignore s' intenerì pensando alla perdita da lui fatta soli pochi mesi innanzi... ma subito seppe dominarsi con quei pensieri di fede e di pietà che in lui son divenuti una seconda natura. L' indomani , Domenica di Pentecoste e Festa di Maria Ausiliatrice fu per noi una grande giornata. Fin dal primo albeggiare la Chiesa si riempi di fedeli. Erano più centinaia di poveri italiani che accorrevano a compiere il comandamento di N. S. Chiesa col santificare la festa. Moltissimi si confessarono. Eravamo quattro confessori italiani. Monsignore, D. Fagnano, il Viceparroco ed io. Le Comunioni furono numerosissime ad ogni messa. Post Missam , Monsignore non potè trattenere gli affetti e la commozione grande di cui era compreso il suo gran cuore a sì bello spettacolo di fede e di religione in sì lontano paese, e dalla sua bocca uscirono parole veramente di Apostolo. Ringraziò , lodò i buoni connazionali del bell'esempio che davano e dell'onore con cui serbavano in America il nome italiano, in contrapposto di quelli sempre troppi, che col vizio portano in queste terre il disonore della patria e della Religione nostra santissima. Li esortò alla perseveranza , e promise che il Signore non li avrebbe certo abbandonati se gli rimanevano fedeli , che prospererebbe anzi i loro negozi e guiderdonerebbe largamente la loro pietà con ogni sorta di benedizioni spirituali e temporali. - Queste parole , uscite più che dal labbro, dall'imo del cuore ardente del nostro Vescovo, penetrarono sì profondamente nell'animo di tutti, che, terminata la Messa, non seppero allontanarsi dalla Chiesa.

Uscito quindi in compagnia del Curato sullo spianato esterno della Chiesa, e messosi fra quei cari italiani , successe una di quelle tenerissime scene, quali eravamo soliti presenziare noi, allorchè il caro nostro D. Bosco poteva ancora trovarsi tra suoi cari figli dell'Oratorio. Tutti quei buoni operai attorno a Monsignore, ansiosi chi di vederlo, chi di toccarne l' abito, chi di baciargli l' anello sacro, chi di udirne la voce, chi di dimandare informazioni o consiglio intorno a questo o quell'altro affare , rappresentavano al vivo il Divin Redentore in mezzo alle sue care turbe nelle città o borgate della Palestina e... nello stesso tempo questo spettacolo riempiva l' anima di un so che di malinconia da strappar le lagrime.

Verso le 10 1/2 , la Chiesa si riempì nuovamente di uomini. Erano ancora italiani, che non contenti di una sola Messa, volevano saziar la loro pietà, assistendo divotamente e con grande loro sorpresa e consolazione alla Messa solenne , cantata dal signor Curato ed assistita pontificalmente e solennemente dal nostro venerato Monsignore. Quanta gente ! Che divozione ! Quale contegno ! Difficilmente potrebbesi trovare nei nostri paesi spettacolo più imponente ! - Alla sera per un felice contrattempo, potemmo cantare i Vespri.

Era questa la prima volta che in quella Chiesa si cantavano i Vespri. I nostri ottimi amici che da più di un' ora avevano stipata la Chiesa per aspettare la parola ardente di verità e vita eterna da Monsignore, parvero per un tratto trasportati nei loro paeselli, e si sentirono internamente commossi da insolito fremito , quando udirono intuonarsi all'altare il Deus in Adiutorium, il Dixit, e gli altri salmi. I poveretti cercavano nella loro memoria le antiche reminiscenze, e di quando in quando sfogavano la piena del cuore, cantando ed armonizzando come meglio potevano alcun versicolo di qualche salmo. Quanto di bene potrebbesi fare, se avessimo qui una Cappella italiana... Monsignore parlò brevemente della discesa dello Spirito Santo sopra gli Apostoli congregati nel Cenacolo ; e bellamente dimostrò aver noi cristiani il Cenacolo nelle nostre chiese. Là doverci raccogliere quanto più spesso ci fia possibile, per ricevere i doni dello Spirito Santo : accostarci al lavacro della Penitenza e nudrirci del Pane della vita eterna. Terminò questo santo giorno colla benedizione del Santissimo secondo il rito nostro romano, impartita pontificalmente dallo stesso infaticabile Monsignore. L' indomani, lunedì 25, occorreva la Festa solenne della patria libertà , festa civile e religiosa insieme ; un quid del nostro Statuto di un tempo indietro.

E gl'Italiani seppero approfittare di questo giorno libero per accorrere numerosissimi fin dalle prime ore del mattino a liberarsi dalle catene dell' infernale nemico , col Sacramento della Penitenza , ed a rendersi formidabili contro di lui, per mezzo della Santa Comunione. Che spettacolo non fu quello di vedere tanti giovani, tanti padri di famiglia e tanti vecchi accerchiare la sacra mensa, famelici delle Carni immacolate del Divino Agnello ! Parevami assistere a certe scene dei primi Cristiani.

Dovendosi la Chiesa preparare pel solenne Te Deum da cantarsi all' una pomeridiana , verso' le ore 9 cessarono le Messe; ma i nostri cari connazionali continuarono ad accorrere alla Chiesa , finché fu aperta, e quando fu chiusa, fermavansi nella spianata innanzi la porta, per pregare di là e porgere il tributo di onore e riconoscenza a Colui che penetra e scruta il profondo del cuore, e al quale non porgono ostacoli, nè porte, nè mura.

Dopo un bellissimo discorso di occasione detto da un giovane suddiacono argentino, fu cantato il Te Deum (coll' intervento del sig. Governatore , di tutti i Ministri e Autorità civili e militari) da Mons. Cagliero assistito dal signor Curato , e da tutti noi, e dopo questa funzione, ritornati in Canonica, ci disponemmo al nostro ritorno in Buenos Ayres.

Monsignore ebbe tempo di visitare alla Plata il signor Governatore , il Ministro del Governo , e tutti gli altri Ministri, i quali si dimostrarono con lui affabilissimi, e lo sollecitarono anzi ad accettare terreno e mezzi per fondare una Casa Salesiana in questa Capitale.

Il signor Mayer Direttore delle Finanze venuto a salutarlo in Canonica, pose a nostra disposizione un compartimento di 1a classe, e volle accompagnarci in persona fino a Buenos Ayres.

Il sig. Palma, antico nostro amico e compagno di viaggio di Monsignore , quando fu nell' Entre Rios, nella Colonia Libertad, venne a stringergli la mano e a raffermar l'antica amicizia. Non parlo del signor Curato D. Carranza; pieno il cuore di contentezza per le belle funzioni e per il bene spirituale fatto in quei due giorni , volea farsi promettere da Monsignore , che ritornerebbe per la festa del Carmine, e Monsignore dovette promettere , terminando così di porre il colmo a tante consolazioni in quel nobile e zelantissimo cuore. Ritornammo verso notte in Almagro, stanchi tutti, e Monsignore più di tutti, ma col cuore così ricolmo di dolcezza, che ci sentivamo disposti a riprendere nuove fatiche per il bene di tante povere anime. E faccia il Signore e Maria SS. Ausiliatrice che ciò sia presto, e noi canteremo di tutto cure le sue lodi nella nuova città, capitale della Plata. Finisco col pregarlo di presentare i nostri figliali rispetti al carissimo Padre D. Bosco che forma sempre l'oggetto delle nostre conversazioni e delle nostre orazioni.

Sono stato troppo lungo?... Mi perdoni, e... si aspetti anche di peggio dal suo

Aff.mo in Gesù Maria e Giuseppe

D. ANTONIO RICCARDI.

Ringraziamento ai giovanetti del Collegio di Lucca. S. Carlos de Almagro, Buenos Ayres li 10 Giugno 1885 CARISSIMO D. BENSI,

Molto assai prima d'ora avrei io dovuto scriverti per ringraziarti insieme co' tuoi cari giovani della graziosissima e preziosa offerta fatta al nostro carissimo Monsignor Cagliero e per le nostre povere Missioni, di una ricca Pisside.

Oh! quanto fu gradito il dono al cuore del nostro buon Prelato, ma oh! quanto più gradito gli fu fatto, l'affetto figliale di chi lo donava! Le povere Missioni nostre della Patagonia che noi andremo a visitare appunto nel prossimo mese di Luglio, di tutto mancano, di tutto hanno estremo bisogno! Là non Chiese, non Cappelle, non Altari, non suppellettili di arredi sacri! Nulla! Pianteremo la nostra tenda in mezzo alle aride sabbie od in riva al fiume, e chi sa quante volte là sul piccolo altarino portatile celebrerà Monsignore, il Santo Sacrificio della Messa ! E quando, dopo lunghi viaggi e pericolosissimi, dopo faticosissime predicazioni avremo potuto preparare un bel drappello di poveri Indi al S. Battesimo, e, fortunatissimi noi, saremo riusciti ad istruire alcuni per ricevere la SS. Eucarestia, allora oh! allora con che ardore ringrazieremo Iddio e Maria SS. e dopo di loro come sentiremo potente nell'animo nostro la gratitudine per voi , che ci avete somministrato la preziosa Pisside dentro cui consacreremo le Specie Sacrosante, e dalla quale estrarremo le Carni Immacolate dell'Agnello, per darle in spirituale nutrimento a tante anime fameliche e pietose!

Siate pertanto ringraziati, e molte volte benedetti pel delicatissimo e caritatevole vostro pensiero e regalo. Degnisi il buon Gesù ricambiarne il dono coll'abbondanza delle sue misericordie sopra tutti voi, e, sopra i giovanetti del Collegio Santa Croce in Lucca.

Monsignore m'incarica di notificare a tutti loro per mezzo tuo, la sua riconoscenza, ed in segno di suo gradimento , da queste lontane spiaggie impartisce a tutti la sua pastorale benedizione.

Non abbiamo potuto finora avanzarci fino alla Patagonia; ma la Dio mercé, e per grazia di Maria SS. Ausiliatrice il giorno I di Luglio salperemo per Bahia Bianca e poscia per Rio Negro. Pregate, Carissimi, pregate pel nostro Vescovo, per noi e per lo nostre povere e care Missioni, onde il Signore abbia al fine pietà di tanta gente che giace tuttavia nelle tenebre e nell'ombra di morte, le illumini colla sua grazia e ci conceda di condurle tutte a salvamento !

Noi non cessiano d'invecare ogni giorno le benedizioni del Cielo sopra i nostri cari Confratelli, Amici, Cooperatori e Cooperatici Salesiane, e speriamo che, siccome queste Missioni sono Opera veramente Sua e di Maria SS. Ausiliatrice, e così Egli ed Essa s'incaricheranno di pagare largamente i nostri ottimi Benefattori.

Saluta i cari Confratelli ed i buoni tuoi giovanetti e credimi sempre

Tuo aff.mo in G. e M. Sac. ANTONIO RICCARDI.

DA BUENOS-AIRES A BAHIA BLANCA. Dal porto di Bahia Bianca, 6 luglio 1885.

CARIssimo D. LAZZERO,

Approfitto della breve fermata di un giorno e mezzo circa, che il nostro Buque Pomona fa in questa veramente maravigliosa Baia, per darle al solito alcune notizie relative al carissimo Monsignor Cagliero ed a chi lo accompagna in questo viaggio.

Partimmo da Buenos Ayres il giorno 2 di luglio verso le ore 4 pomeridiane. Era quello un giorno piovoso e per nulla lusinghiero per noi, che con vento, pioggia e freddo dovevamo prendere il largo mare. Il Signore vide ciò e per rallegrarci, appunto quando il Pomona usciva dalla Boca, fece spuntare in cielo un bel raggio di sole; cessò la pioggia, calmossi il vento ed il cuore nostro e quello dei pochi passeggieri che facevano con noi quel tragitto tutto si confortò. Il tempo fu bellissimo sino a mezza notte, e calmo il Rio della Plata. Ma entrati appena nell'oceano eccoti sbuffare tale un vento, che suscitò fiera tempesta con tormento indicibile di tutti noi, i quali fummo costretti a rannicchiarci nelle nostre cabine, sotto pena di... pagare un forte tributo alle onde. E ben lo provai io, poveretto, che sforzandomi a far il valoroso, sbucato fuori in coperta verso le 8 antimeridiane, dopo pochissimi minuti mi sentii così strane rivoluzioni in corpo e certe provocazioni... che mi consigliarono a ritirarmi pel mio meglio Tutto il giorno 3 lo passammo a letto, noi e gli altri pochi passeggieri. Nessuno fu visto a tavola e sul ponte ad eccezione de' marinai.

La notte dal 3 al 4 però il tempo fecesi più buono e al mattino il mare era tranquillo, tranquillo, sicche senza sapere l'uno dell' altro tutti ci trovammo per tempissimo sul ponte a darci il buenos dias, Señor. Potemmo tuttavia solo per pochissime ore godere dello spettacolo di questo grandioso oceano, per essere il tempo sempre piovoso ed umido oltremodo. Verso sera incominciammo a scorgere lontane lontane le terre di Bahia; ma oscurossi presto l'orizzonte, cadde la pioggia, ricominciò il vento... e noi a letto.

Quella notte fu penosa, non perchè si soffrisse, ma pel continuo fermarsi del vapore ad ogni mezz'ora. Pochissimo conosciuto, e quasi per nulla scandagliato è il mare in questo punto, e per soprappiù a varie distanze incontransi moltissime secche e banchi di sabbia. Quindi fu un continuo scandagliare il fondo e consultaro le carte, la bussola e... le stelle che non si lasciarono vedere.

Verso le 7 antimeridiane di ieri, scatenossi furiosissimo vento con fittissima pioggia, fredda, gelata , ma fu come l'ultimo sforzo del demonio. Alle 8 spuntò il sole, e presentossi al nostro sguardo uno spettacolo mai più visto : la Bahia Bianca! Figurisi il golfo di Genova al doppio di larghezza e chiuso tutto intorno come da un largo molo; le acque color di caffè e latte chiaro... e... non so più che parole adoperare per esprimere quello che mi pare sia più atto a descrivere questa baia. Entrammo nel canale stretto stretto come il porto di Marsiglia, e per giungere al posto più vicino a terra, navigammo a tutto vapore dalle 9 antimeridiane alle 2 pomeridiane. Che spettacolo imponente è mai questo ! Il tempo erasi fatto calmo e sereno, splendeva un bellissimo e tiepido sole, e noi tutti estatici andavamo esclamando: Che Bahia! Que hermosa! que magnìfica! que grandiosa Bahia! Più bella del porto di Rio Janeiro, potrebbe contenere entro il circuito delle sue sponde, le città tutte della Liguria, da Genova a Ventimiglia e se le sue acque avessero più profondità conterrebbe tutte le flotte del mondo vecchio e nuovo senza disagio di sorta.

Oggi poi presenziammo già due volte l'imponente spettacolo della marea alta e bassa. Ci siam trovati sul Pomona, chiusi come fra due terre in un laghetto di pochi metri di circonferenza e dopo cinque o sei ore eravamo in mezzo ad un mare senza sponde ! Contemplammo le acque nel ritirarsi e nell'invadere i lidi e parmi di poter paragonare questo fatto, al vuotarsi e riempirsi del bacino della Spezia, quando vi si ritirano le navi per esservi riparate. Col tempo sarà questo un porto importantissimo e avranno queste spiaggie milioni di abitatori. Però oggi giorno non v'è che una città in costruzione che solo conta dalle tre alle quattro mila anime. Gli Inglesi vi fabbricano un bel porto e già hanno messo un tronco di ferrovia da questo alla città che dista quasi una mezz'ora in causa delle alte maree. Vi è una chiesetta parrocchiale ed un solo sacerdote che ne è il parroco. La popolazione è mista di Italiani, specialmente Genovesi e Liguri, di Meridionali , di Argentini o meglio originarii del luogo, di Inglesi e di Tedeschi. Un vero emporio.

Mousignore con D. Milanesio discese un'ora fa per visitare il parroco e vedere se non fosse il caso di piantar qui una stazione per i Salesiani.

Di qui a Buenos Aires si va in ventiquattro ore di ferrovia che già è in esercizio. Di qui a Patagenes s'impiegano due giorni di vettura, oppure diciotto o venti ore di vapore di mare. Sarebbe un luogo per noi molto adattato per far del bene a queste povere popolazioni e a quelle altre che presto vi giungeranno dall'Europa. Gioverebbe eziandio per riposarci dai viaggi dalla Patagonia. Qui il commercio per ora è poco, non giungendovi da Buenos Aires che un solo vapore ogni quindici giorni che traffica in tutti i generi. La popolazione vive come nel restante dell'America di poco pane e di molta carne.

Domani verso le 3 pomeridiane salperemo per uscire dalla baia e dirigerci verso l'imboccatura del Rio Negro. Là trovasi l'ultimo pericolo. La Barra. Chiamasi con tal nome un'elevazione di terra o di sabbia che a quando a quando viene ad impedire l'entrata nel Rio. Rimane generalmente uno o due giorni; però non è molto, e ciò succede non di rado, che battelli o vapori un po' grossi dovettero aspettare per dieci o quindici giorni il momento propizio per andare oltre. Poveri noi se ciò capitasse ! Ma dalla Barra a Carmen non vi sono che sei o sette leghe, vale a dire diciotto o venti miglia, e già abbiamo stabilito, se fossimo impediti di entrare nel Rio, di scendere a terra sopra di una barchetta, e presi cavalli in affitto giungere a Carmen tutti cavalieri. Il tratto non sarebbe lungo ; in quattro o cinque ore si può fare. Basta, vedremo.

Il Signore continui ad assisterci e Maria Santissima Ausiliatrice a proteggerci ed aiutarci come finora han fatto. Ella, carissimo D. Lazzero, continui le sue preghiere per noi. Saluti D. Bosco da parte di Monsignore e nostra, con quell'affetto ardente che è tutto suo proprie. Ci raccomandi eziandio alle preghiere dei giovani artigiani e studenti, i quali ultimi vorrei che dando ogni tanto un'occhiata sulla carta geografica, proprio su queste terre di Bahia e di Patagonia, indirizzassero al Cuor di Gesù e di Maria una fervida preghiera per noi che qui stiamo lavorando per fare un poco di bene a tanti altri fanciulletti meno fortunati di loro.

Termino per consegnare questa mia lettera alla posta. Preghi tanto per me.

D. ANTONIO RICCaRDI.

DA BAHIA BLANCA A PATAGONES. Carmen de Patagones, 10 luglio 1885.

CARISSIMO SIG. D. RUA,

Dal Porto di Bahia Bianca ho scritto al caro Sig. D. Lazzero, e da Patagones indirizzo a Lei, Car.mo Sig. D. Rua, questa ma prima corrispondenza riattaccando la narrazione succinta del viaggio nostro a queste terre.

Siamo giunti a Bahia Bianca la Domenica 5 di luglio verso le ore 10 ant.: e il tempo si pose bello, caldo il sole, tranquillo come olio, il mare - Monsignore con D. Milanesio scese a terra la mattina seguente per visitare il sig. Curato, ed io col fido Zanchetta rimasi a bordo per mancanza di battelli che ci trasportassero al lido. Mi approfittai di questo tempo per mettere in ordine il mio giornale.

La notte del lunedì al martedì passò ancor calma, ma al mattino cominciò a soffiare fortissimo vento, sicchè noi che stavamo a bordo temevamo forte per i cari nostri, che erano rimasti a terra il giorno innanzi per poter celebrare. Difatti verso le 9 col binoccolo li vidi scendere sopra piccola barca a vele e dopo quindici minuti potei riceverli in cima alla scala di bordo. Non soffrirono, ma poco mancò. Alle 10 tirata l'ancora, fischiò il Pomona, salutando Bahia, e cominciò l'uscita.

Immagini, Car.mo Sig. D. Rua, l'ampiezza di questa stupenda Bahia Blanca. Correndo a tutto vapore impiegammo ben quattro ore per arrivare all'imboccatura. È noto che Bahia Bianca, almeno il Paese che porta questo nome, trovasi poco meno che alla metà della Baia. - Il vento continuò crescendo sempre di forza, e quando ci trovammo in alto mare, non più riparati dalle coste, il povero Pomona, cominciò una ridda indiavolata !

Molte volte nei passati anni di ginnasio, leggendo su qualche libro le descrizioni d'una tempesta di mare, mi sovvengo che sentivami spinto al riso quando mi si presentava il pensiero della nave , spinta sulle onde furiose e dal più furioso vento ora fino alle stelle, ed ora sprofondata negli abissi;.. ma in quella sera ed in tutta la notte seguente, Le confesso che non ho, né dubitato, nè riso. - Pareva che quanto più ci avvicinavamo al luogo desiderato dalle nostre fatiche tanto più il demonio ci contendesse il passo, movendoci ognora più fieri e terribili assalti. Non potendo far altro, ci mettemmo nelle mani di Dio e sotto la protezione di Maria SS.ma Ausiliatrice; e   tutti a letto. Qui, anziche . riposo e ristoro, trovammo nuovo travaglio e fatica novella. Bisognava tenersi di mani e di piedi per non precipitar di letto; e lo stomaco mosso e rimosso continuamente dal rullio del vapore, trovavasi a cattivo cimento. Tutta la notte, e fu lunga per noi, dalle 2 pom. del giorno 7 alle 7 ant. dell'indomani, lo passammo in questo stato. Un poco però ci confortava il pensiero che avremmo trovato il passo libero per entrare nel Rio Negro. Quindi alle 7 1/2 del mercoledi 8, tutti i passeggieri stavano in coperta, tenendo lo sguardo fisso a terra verso la terribile Barra. E questa come un' isoletta, che formata dalle sabbie del Rio Negro chiuse tra le correnti di esso e quelle del mare, proprio all'imboccatura del Rio, la maggior parte delle volte, ne impedisce l'entrata ai bastimenti anche piccoli.

Solo quando il mare è tranquillo, e la marea alta e il vento spira verso terra, i piloti della costa permettono l'entrata. Noi eravamo giunti in faccia alla Barra verso le 8 ant. e la marea era quindi nel suo colmo, ma... ai segnali fatti dal Pomona, fu risposto dai piloti di terra.. « Vediamo il Pomona... non c'è entrata... » Dolorosa situazione! Essere come alla porta di casa e non poter entrare ! Gettò l'ancora il Pomona, e noi... restammo ancora per un' ora buona a contemplare la terra fra la nebbia, il vento freddo e... il malumore.

Come poi ci sentimmo male, per non aver miglior conforto ritornammo a letto : e buona notte! Quanto tempo dovevamo rimanere colà ancorati? Che tempo avrebbe fatto? Quando giungeremo a Patagones?... Erano queste come può immaginarlo, Car.mo Sig. D. Rua, le dimande che ciascuno di noi faceva di quando in quando al compagno, e più spesso a se stesso. Come però piacque al Signore, verso l'aurora del giorno 9 il tempo si quietò un poco, crebbe bene la marea, e con generale contento vedemmo tirarsi l'ancora, issarsi le bandiere dei segnali, e.... muoversi innanzi il Pomona, e staccarsi di terra il battello del Pratico o Pilota per venire a dirigere l'entrata. Fu un'ora di ansietà, di timore, di speranza, quella che impiegammo ad entrare nel Rio Negro. Entrammo però, e dopo due altre ore correndo sopra le acque maestose, ma placide del Rio giungemmo di fronte a Carrnen alla destra e a Viedma alla sinistra.

Benedicamus Patrem et Filium cum S. Spiritu! Erano alla riva tutti i Confratelli dell'una e dell'altra Casa, i giovanetti del nascente Oratorio con a capo la banda musicale, che al primo vederci toccò una delle tante bellissime marcie del caro e valente nostro Sig. De-Vecchi. D. Fagnano venne a prender Monsig. a bordo, e posato appena il piede a terra, un Deo gratias ma proprio di quelli che escono dall'imo del cuore, fu l'inno di ringraziamento a Dio per i tanti e segnalati favori compartiti ai suoi umili servi sempre, ma specialmente in questi sei mesi dell'85.

Entrammo primieramente in chiesa, e là prostrati a' piedi di Gesù in Sacramento versammo la piena degli affetti che c'inondava il cuore... Volgemmo quindi lo sguardo a Maria SS. nostra buona Madre e aiuto e speranza nostra in questa terra, nostro conforto nei pericoli, e nostra difesa perenne : e dopo averla ringraziata per conto nostro, oh quanto La pregammo e come di cuore pel carissimo nostro Padre D. Bosco !

Implorammo da Lei una particolarissima benedizione pel nostro amatissimo vecchio Padre, perchè possa a lungo ancora godere quaggiù il frutto di tante sue fatiche e sudori, ed aumentare di mille in mille le gemme preziose di quella corona che tanti anni e tutti spesi per la gloria di Dio e di Maria e per la salute delle anime, gli hanno intrecciato per l'eternità beata del Paradiso. - Pregammo per Lei, Car.mo Sig. D. Rua, per tutti i Superiori del Cap. Sup. e per tutti i Confratelli nostri. Pregammo ed inviammo da queste terre patagoniche le più elette benedizioni del Cielo sopra dei car.mi nostri giovanetti artigiani e studenti dell'Oratorio e di tutte le Case Salesiane, e non dimenticammo in quei brevi momenti passati innanzi a Gesù Sacramentato ed a Maria, non dimenticammo no i nostri Cooperatori e Cooperatrici Salesiane ed i Benefattori tutti delle nostre Missioni. Retribuere dignare, Domine, omnibus nobis bona facientibus propter nomen tuum vitam aeternam, abbiam detto dal fondo dell'animo commosso e riconoscente, omnibus benefactoribus nostris, dopo una vita ripiena di opere sante, la vita eterna nel Paradiso.

Pagato così questo primo debito col Signore e coi cari nostri, ritornammo nella povera sì, ma oh ! quanto cara nostra Casetta, accanto alla quale trovammo già costrutta la prima nave laterale della nuova grandiosa Chiesa che il nostro Mons. Fagnano col mezzo della carità, nostra unica risorsa in Europa come in America, conta di innalzare a benefizio ed ornamento eziandio di questa città incipiente di Patagones.

E così ebbe termine il nostro viaggio.

Giovedì prossimo 16, solennità di N. S. del Carmine, trasporterà Monsignore, salvo ulteriori disposizioni ed ostacoli imprevisti, la statua della Madre nostra SS.ma dall'antica alla nuova sua Chiesa, e presto si potrà così lavorare a bene delle anime, in luogo più, decente, comodo, ed opportuno.

La salute nostra è ottima. L'allegria del cuore persiste in tutti i Confratelli e giovani di queste Case, e ci serve a farci parere più leggiera e meno penosa la lontananza del caro Oratorio di Valdocco.

Tant' è, il cuor nostro è ogni giorno là ov'è l'oggetto del suo amore più grande, dopo l'amor di Dio; il caro nostro D. Bosco ! Ce lo saluti tanto tanto per parte di tutti, il caro Padre, e gli dica che il solo pensare a lui ci sprona al bene ed alla virtù ; preghi egli per noi e per tutti i figli suoi d'America, affinchè possano corrispondere meno indegnamente alla grazia singolarissima che il Signore ci ha fatto, chiamandoci sotto la direzione di tanto Padre. Preghi V. S. ancora e ci raccomandi caldamente e spesso alle orazioni dei Confratelli e dei car.mi giovanetti dell'Oratorio, per molti de' quali havvi qui luogo e campo di esercitare con frutto il loro zelo alla salute delle anime. Li saluti tutti da parte del Car.mo Mons. Cagliero che sempre li ricorda nelle sue orazioni, e loro invia la pastorale sua Benedizione, e, se vuole, li saluti pur anche per me che per ben 19 anni vissi con loro, in cotesto Asilo di pace e di allegria. - Saluti pur anche quelle due buone signore che tanto lavorarono per noi, e le incarichi di far giungere le nostre notizie in tutti quei Ritiri od Istituti ove si pregò e lavorò per le Missioni.

Mi perdoni in fine la noia che Le arreco e la fretta con cui Le scrivo questa prima mia, che spero in breve verrà ad avere in Torino altre molte compagne patagoniche.

Preghi sempre pel suo

Aff.mo in G. e M.

Sac. ANTONIO RICCARDI.

IL P. LUIGI BONOMI.

Nel giorno stesso in cui fu pubblicato l'appello agli Italiani per un Voto Nazionale al Sacratissimo Cuore di Gesù, ci giungeva da Roma una consolante notizia, come un segno sensibile di quanto riuscirebbe gradito a Dio questo Voto, e dei frutti copiosi che ce ne potevamo ripromettere. Un illustre personaggio ci scriveva : « Le partecipo una notizia che le farà piacere. Oggi, 8 agosto, è giunto da Napoli in Roma il rev.do P. Luigi Bonomi, già da tre anni circa prigioniero del Madhi. Riuscì a scampare dalla sua schiavitù, per ora, egli solo, ma colla viva fiducia di poter liberare anche i suoi compagni. Egli venne fraternamente accolto dal Salesiano sacerdote Francesco Dalmazzo, parroco del S. Cuore, che già ospitava nella sua casa Mons. Francesco Sogaro, Vicario apostolico dell'Africa centrale. Il P. Bonomi ci comparisce in Roma colla duplice aureola dell'Apostolo e del vero Martire per la fede. La sua comparsa sarà un nuovo apostolato contro il protestantesimo che tenta d'invadere la capitale del cattolicismo. »

Ricordiamo la dolorosa storia della prigionia dei nostri missionari. Il Madhi, mussulmano fanatico, spacciandosi come profeta ed un Maometto redivivo, radunò intorno a sè un esercito, sconfisse le truppe egiziane che si inoltravano nel Sudan a combatterlo, cinse di assedio El-Obeid e la espugnò in principio del 1883, facendo prigionieri i missionari colle suore, che vi stanziavano insieme con 120 moretti raccolti dai medesimi. Il Corriere di

Verona, nel suo n. 81 del 10 aprile 1883, pubblicò i nomi dei missionari e suore italiane prigionieri: D. Paolo Bossignoli - chierico Isidoro Locatelli - suor Teresina Grigolini, superiora - suor Concetta Corsi - suor Caterina Chincarini - suor Elisabetta Venturini e suor Fortunata Quassè, mora. A Nuba poi dagli ufficiali del Madhi vennero arrestati D. Luigi Bonomi, i fratelli coadiutori Giuseppe Regnotti e Gabriele Mariani, e le suore Amalia Andreis superiora, Eulalia Pesavento e Marietta Caprino.

Da sette anni il P. Bonomi coi suoi compagni era nel Sudan riscattando giovinette e giovinetti schiavi ed educandoli a religione e civiltà, e già biondeggiava la messe con tanta fatica ottenuta, allorchè s'accese l'insurrezione, e la casa dei missionari fu assalita da masnade di barbari.

« Eravamo almen trenta, così narra il P. Bonomi, e nella casa non mancavano fucili e rivoltelle. Dibattei fra me e me se non convenisse dar di mano alle armi, ed opporre ostinata resistenza.

Il cuore e la volontà non ci mancavano. Ma avevamo con noi tre suore, e poi i nemici erano mille e mille. Uccisi i primi, altri ed altri sarebbero subentrati, e quando a noi fossero mancate munizioni e forze, saremmo al modo stesso caduti in mano loro, più e più inviperiti per la difesa. Chinammo dunque il capo e ci arrendemmo. La resa fu accolta da urla selvaggie, e dallo squassar di armi a celebrare la facile vittoria. Venuti alle mani di quei scherani , pigiati , spinti , urtati , fummo in breve alla presenza del Madhi. Stava il Madhi in una casipola di paglia e mota, accomodato sopra di sconcia stuoia, in angolo oscuro. Di statura piccolo, non pingue, non negro del tutto, di aspetto triviale e non gradevole, con occhi dilavati, piccoli e non ischietti. Il carattere suo generale era la simulazione. Affettava dolcezza, usava cortesia che mal celava la malignità ; nei gesti fingea mansuetudine. A tutti e sempre promettea quanto gli veniva chiesto, e poi non atteneva, col pretesto che Iddio altrimenti gli aveva imposto di fare. Egli aveva l'apparenza del povero, vestiva rozzo, lurido e lacero, e intanto aveva ammassato ricchezze favolose. Egli ci ricevè, sedendo sulla stuoia, e ci squadrò attentamente. Ordinò che fossimo spogliati degli abiti, il che fu tosto eseguito, lasciandocisi solo la camicia. Intanto la marmaglia ci copriva di villanie. Il Madhi impose a tutti silenzio, e con lungo sermone volle persuaderci a farci musulmani. Con belle maniere si sforzava di convincerci come egli fosse un vero messo da Dio e che come tale lo dovevamo ascoltare, rinunciando al Cristianesimo.

Io, al quale specialmente era indirizzata la parola, risposi francamente a nome di tutti:

- Non tante ciarle ; io non credo che tu sia il Messia; se tu lo fossi dovresti provarcelo, saziando con una capra tutta questa gente (e segnava le orde circostanti), ma non sei in grado di farlo. Dunque io non rinnegherò mai la mia religione, né abbraccierò mai l'islamismo.

Il Madhi allora

- Vi farò tagliar la testa.

- Fa pure, gli risposi.

A quella risposta ebbe un lampo di ferocia nello sguardo; gli Arabi circostanti mi avrebbero fatto a pezzi co' miei compagni ; ma il Madhi atteggiandosi a dolcezza finì col dire, che voleva aspettare che fossimo dall'alto illuminati. - Andate, andate; pregherò io Allah, perché vi illumini. - Ci fece restituir gli abiti, e nel mio ritrovai cuciti i 25 talleri che vi avevo nascosti. Fummo dati in guardia ad un siriaco rinnegato, e dovemmo pernottare all'aria aperta, circondati da guardie. Per cibo ci furono dati certi frutti, che sovente dànno la febbre, ma sono sempre migliori della fame. Poi raccolti in cerchio ragionammo dei casi nostri, ed io staccato un foglio dal taccuino, vi scrissi in breve la storia di quest'ultimo giorno.

Firmammo tutti, e poi consegnai il foglio ad un cristiano apostata italiano con i 25 talleri, pregandolo di far pervenire quello in Europa. Suppongo che quel foglio sia andato perduto. Provvisto così alle cose terrene, pensammo ad acconciarci dell'anima, e tutti ci confessammo. Il resto della notte passò tranquillo, ma senza chiuder occhio. Si pregava.

La luna nella sua pienezza splendeva argentina nel firmamento. Il suo raggio pacifico faceva brillar nella notte la punta delle baionette degli armati che ci custodivano. Le capanne attorno si staccavano in grosse macchie nere sul fondo diafano. Più in là lo sterminato deserto che ci inviava a quando a quando un'onda di aria, quasi ultimo saluto.... Infine il sonno e la stanchezza ci vinse.

Ad un tratto, era l'alba appena, e fummo svegliati da un finimondo, prodotto da certe gran casse, che qui servono come tamburri, battute alla disperata, e coi tamburri facevano coro strumenti degni del regno di Plutone. Guardammo attorno. La guardia nostra era più fitta, e da tutte le bande piovevano squadre d'armi e d'armati che a schiere a schiere muovevano verso un punto centrale.

Era un venerdì, ed il Madhi volea passare in rassegna il suo esercito. Quanti ci passavano dappresso ci scagliavano insulti e maledizioni. Infine s'aperse la folla, e diede il passo ad una mano di manigoldi , i quali portavano grandi scimitarre snudate. Ci volle poco a comprendere, e tutti ripetemmo in cuor nostro: É questa l'ultima ora! Eravamo tranquilli, anzi una suora mi disse : Più che tagliarci la testa non possono fare! Poco male!

Fummo condotti di bel nuovo al Madhi, il quale ripetè il dilemma : O apostatare o la testa !

Tutti ad uno ad uno rispondemmo: Tagliateci pure la testa!

Il Madhi prese allora aspetto feroce, ed uscito dalla capanna e sedutosi su di un cammello, passò in rivista l'armata sua, accolto con indescrivibili applausi. Noi lo seguivamo, e dietro a noi gli uomini delle grandi scimitarre. Ma non fu nulla. Fummo invece ricondotti al siriaco, perchè riflettessimo ancora. Per quattro mesi durò la lotta, ed il Madhi in persona voleva discutere con me di religione e convincermi che il maomettismo è il solo vero culto per onorare Iddio.

Datosi poi il Madhi alle imprese guerresche, non di rado soldati fanatici furono sul punto di sterminarci, ma sempre il timore li trattenne.

In que' quattro mesi, due suore sfinite da patimenti, morirono di febbre perniciosa. Fu il passaggio loro quieto e soave, come è quello della tortorella, che aggiratasi nel folto dell'aspra selva, fa lieto ritorno al dolce nido.

Morì pure di que' giorni il famoso Oliviero Pain compagno nostro nella prigionia. Essendo stato preso da leggera dissenteria il Madhi barbaramente lo fece sotterrare vivo. L'infelice rinnegando la Religione Cattolica si era fatto seguace di Maometto. »

La fuga del P. Bonomi a traverso il deserto nubiano, rimarrà famosa negli annali gloriosi delle missioni cattoliche.

Mons. Sogaro invano avea per molto tempo reclamato l'appoggio dei Consoli delle varie nazioni, e cercata persona che volesse tentar la prova di liberare i prigionieri. Finalmente un arabo, allettato dalla promessa di cento lire sterline, assuntasi l'impresa ed il pericolo, partì. P. Bonomi se lo vide comparire innanzi due volte, ma siccome l'arabo non azzardava scoprirsi per timore d'ingannarsi e di incontrare le vendette del Madhi non si venne a spiegazioni. D'altra parte il P. Bonomi stava guardingo sospettando tradimenti che peggiorassero la sua condizione. Ma la seconda volta il messo dopo aver girato per tutta quella miserabile città, e spiate le capanne che oltrepassavano il migliaio, parendogli che solo colui che avea già attirata la sua attenzione, potesse essere l'uomo che cercava pronunciò misteriosamente le parole: Lettera e Luigi. - Sono io! si azzardò a rispondere il missionario. Il messo allora scucito il collare della camicia trasse fuori la lettera. Tosto fu combinato il modo di una fuga così difficile.

Il P. Bonomi andato a trovare uno dei missionarii prigionieri gli palesò il gran segreto. - Vai tu , o vado io ? - Concluse. - Va tu ; rispose generosamente il compagno. Il messo è venuto in cerca di te. Quando sarai libero allora procurerai la nostra liberazione.

Per togliere ogni sospetto alla gente, il giorno seguente fu impiegato nel costrurre una capanna nuova.

La sera del 5 giugno dell'anno corrente verso le ore 9 il P. Bonomi uscì furtivamente e guardingo dal luogo della sua prigionia eludendo la gelosa vigilanza degli Arabi. Era in un orgasmo febbrile che quasi lo traeva fuori di sè. La notte si era fatta scurissima. Il luogo dell'appuntamento distava un miglia fra due collicelli. Quivi attendevalo il messo, due cammellieri con due cammelli. Smarrito il sentiero, e non sapendo più orizzontarsi entrò in un folto spineto dal quale uscì a stento tutto sanguinoso. Dopo aver errato qua e là, perduta ogni speranza di giungere alle due collinette , poichè le nubi celavano le stelle, vide dopo qualche ora, splendere un lume in lontananza. Andato a quella volta, trovò una capanna. Picchiò all'uscio. Sulle prime gli abitanti esitarono ad aprire, ma siccome il P. Bonomi sapeva parlare perfettamente la lingua araba finalmente la porta si aperse,

- Chi sei tu?

- Sono il tale: e diede un nome arabo.

- Di qual famiglia? Chi è tuo padre? Siccome i nomi arabi sono tutti significativi quindi rispose inventando, senza dir bugia, il primo nome che gli venne in mente.

- Ma come ti trovi da queste parti e a quest'ora? - Mi sono smarrito.

- Smarrito? Rispose l'interlocutore crollando il capo in modo da significare sospetto.

- Sì : non vedi che in cielo non splende una sola stella?

- E perchè ti sei smarrito?

- Sono uscito da El-Obeid in cerca di erbe medicinali e la notte mi sopraggiunse lontano da casa. Ora ho molta sete, mi dài un po' di latte? - E tu cosa mi dài? - Uno scellino.

L'Arabo preso lo scellino versò e porse il latte in una tazza. Il missionario sentì gran refrigerio bevendo quel latte, e quindi rese grazie e avuto l'indirizzo per giungere ad El-Obeid vi giunse stanchissimo. Quel dialogo piuttosto lungo e la fatica per comprimere lo sgomento e l'impazienza aveanlo pressochè stremato di forze.

Rientrato nella sua abbandonata dimora sedette, sfinito e scoraggiato, e prese un po' di cibo. Mentre era in preda a mille angosciosi pensieri, ecco verso le tre del mattino comparire la sua guida e con voce appena sensibile: - Vieni o non vieni? Ti ho atteso invano per tanto tempo!

Quella voce gli ridonò tutto il coraggio : - Vengo - rispose. Ambedue si avviarono silenziosi. Nessuno gli scoperse. Non incontrarono anima viva. Da per tutto regnava il più profondo silenzio. Ma giunti al luogo fissato non trovarono nè cammelli nè cammellieri. Il messo ed il missionario restarono molto contrariati. - Eppure gli ho lasciati qui poc' anzi, - esclamò l'arabo, e avendo detto al P. Bonomi che quivi lo attendesse senza allontanarsi di un passo , tastando il terreno per conoscere se vi fossero improntate orme di cammello fece il giro delle collinette. Lunga fu l'aspettazione del missionario il quale cercava di calmare l'angoscioso timore di essere sopraggiunto dai suoi nemici, che forse a quell'ora potevano aver scoperta la sua fuga. Ma ad un tratto gli sembra poco lungi di scorgere come l' ombra di un uomo in atto di finire la sua preghiera, secondo l'uso di que' paesi, cioè facendo riverenze a destra e a sinistra e salutando con ambe le mani gli angioli congedandoli e ringraziandoli della loro assistenza. Era il cammelliere. I cammelli erano accosciati vicino a lui. Ritornato il messo si affrettarono a salire sui cammelli e si misero in viaggio.

Era il principio della fuga che dovea condurlo, per terre inospitali e selvagge, da El-Obeid a Dongola, e da Dongola al Cairo per indi far ritorno in Europa.

Il fuggitivo alzò la mente a Dio con un gran sospiro di soddisfazione e di ringraziamento. Erano circa tre anni che gemeva sotto il giogo del Madhi, da principio sempre colla morte dinanzi agli occhi, poi circondato da minacce, insidie, seduzioni di ogni sorta.

Ed ora era libero !

Ma per mantenersi tale, gli era necessario evitare colla massima cura i luoghi abitati, sfuggire persino quei rari pozzi che s'incontrano a lunghi intervalli nel deserto e verso i quali i due viaggiatori erano irresistibilmente attratti dalla sete ardente che li tormentava.

I cammelli non erano della razza migliore e poteano reggere senza bere per soli otto giorni. Ma per gli uomini non era così. Il Madhi poi non potendo governare le tribù sparse qua e là per quei vastissimi territorii avea messo guardie a tutti i pozzi, ove necessariamente chi si trovava in quei paesi dovea far capo per soddisfare ai bisogni della sete. I fuggitivi dovevano pure stare lontani dai luoghi abitati perchè facilmente potevano venire conosciuti. Pensate quindi il miserando loro stato. Una sera giungono in vista di un villaggio abitato da predoni dei quali vedono i fuochi e sono costretti a fare un giro largo per non essere assassinati. Mentre però si credevano di aver sfuggito il pericolo, ecco venir loro incontro due cavalieri armati che dopo lungo parlamento colla guida, alla quale aveano proposto di depredare il missionario che avevano sospettato essere uno straniero, lasciano libero il passo a condizione di aver parte alla retribuzione che toccherebbe all'arabo. Un' altra sera giungono sfiniti per la sete alla casa di un amico della guida. Costui gli accoglie a festa dà da bere ai cammelli, ma in quel mentre entrato in sospetto del missionario, nega assolutamente di refocillare gli uomini per timore del Madhi; e insiste perchè partano all'istante. É vana ogni insistenza. Si può solo ottenere da lui che indichi ove è il pozzo. Muovono a quella volta e incontrano una persona dalla quale vengono a sapere, che per una inesplicabile circostanza il pozzo non è guardato dai soldati del Madhi, partiti quella stessa mattina non si sapeva per dove. Si affrettano al pozzo, lo trovano libero; ma l'acqua è tanto bassa che non sanno come fare ad attingerla, non avendo secchie. Mentre delusi girano intorno lo sguardo, vedono poco lontano un ragazzetto. In un istante lo afferrano, lo pregano di lasciarsi calare nel pozzo. Esso rifiutasi : sfoderano i coltelli, per impaurirlo, minacciano e finalmente legatolo e datogli in mano una tazza lo calano nell'acqua. Così spenta la sete e riempiute le otri procedono oltre.

Questo viaggio, attraverso quelle lande infuocate e prive d'ogni ombra di conforto umano, durò per tredici lunghi giorni, a capo dei quali, il P. Bonomi col suo compagno toccò la sponda del Nilo.

Ormai si trovava fuori dal raggio di territorio nel quale il Madhi esercitava il suo ferino dominio, e poteva procedere con maggior calma nella sua fuga faticosa.

Una sera avvicinandosi alla selvaggia città di Dongola all'improvviso il suono della fanfara inglese giunge all'orecchio di P. Bonomi. Il missionario, a quell'armonia improvvisa fuor di sè per la gioia, sbalza dal cammello e si mette a correre. Invano la guida lo chiama e richiama. Esso nulla ode, entra in Dongola e si presenta al Comandante inglese. Il bravo ufficiale lo accolse con vera cordialità , lo abbracciò, lo fece vestire con un uniforme dei suoi soldati, e volle esso stesso generosamente pagare le cento sterline promesse all' Arabo.

Il P. Bonomi qui dalle labbra dello stesso Governatore inglese ebbe ad apprendere la inaspettata notizia della conversione sua e dei Missionari suoi compagni all'islamismo.

Il Madhi non avendoli uccisi nel corpo li uccideva nell'onore, e diffamava con una calunnia solenne, innanzi all'Europa, i forti ed intrepidi confessori di Cristo.

Il P. Bonomi prese di questa odiosa accusa una vendetta degna di sè e della sua causa, poichè a Dongola stessa, d'accordo col Governatore, organizzò una nuova spedizione, destinata a liberare i due Missionari che sono ancora ad El-Obeid; spedizione che, giova sperare, sarà prossimamente coronata da pieno successo.

Partito da Dongola sulla fine di giugno dopo aver lasciata la sua guida , arrivò al Cairo il 25 Luglio.

Dal Cairo in Europa, il suo viaggio fu regolare e tranquillo.

Interrogato il P. Bonomi sulla morte del Madhi, rispose il Madhi è morto, - di morte non naturale, secondo lui, ma di veleno piuttosto che di vaiuolo, come è stato detto, - e che la questione del Sudan è per tre quarti finita.

Il Madhi faceva una guerra essenzialmente religiosa, e, finchè egli fosse vissuto, non sarebbe venuto a patti mai, nè si sarebbe fatto corrompere da chicchessia per oro o per altri mezzi, poichè egli si vantava investito d'una missione divina.

Morto il Madhi, - non sarà difficile domare, coi soliti mezzi, gli altri che se ne disputano la successione.

In quanto ad Osman Digna, il P. Bonomi dice che la celebrità di cui questi gode in Europa, è usurpata. Nel Sudan, il suo nome è appena conosciuto, non come quello d'un uomo politico o d'un pretendente, ma di un semplice capo di masnade raccogliticce.

UNA PREMIAZIONE e l'Istituto Salesiano dì S. Paolo alla Spezia.

- Care sempre e commoventi le feste scolastiche. - E cara e commovente riuscì la festa per la distribuzione dei premi ai giovani dell'Istituto S. Paolo di questa città.

Quel loro ampio cortile acconciamente disposto e semplicemente, ma con gran gusto addobbato ti dava l'aspetto d'una grandiosa ed elegante sala. - E in questo luogo si fece la cara festicciuola, e a questo luogo convenne e radunossi numeroso pubblico. - S'aprì il trattenimento col coro dei Lombardi - quel coro che tanti petti ha scossi ed inebriati.

L'accompagnarono i nuovi musici e i cantori dell'Istituto, i quali, coadiuvati da egregi violinisti della città, allegrarono assai l' eletta del popolo intervenuto. L' Abb. Prof. Filippini disse un discorso proprio coi fiocchi, che fu meritamente applaudito.

Numerosi, eleganti e belli i libri di premio e ne fu caro assai il vedere, tra i premiati, anche il figliuolo dell'egregio Notaro Boracchia e il figliuolo del colonnello Scaparo.

Anche il Direttore dell'Istituto disse alcune parole - Promise, se non gli verrà meno lo aiuto divino e l'appoggio delle persone, di fare assai più in avvenire a pro' della gioventù di Spezia - Aprirà un corso di perfezionamento, una scuola professionale e il nuovo locale, di recente innalzato, varrebbe a ricevere un numero maggiore di allievi interni e semi interni - lieto e contento di poter anch'esso, nel suo piccolo venire in aiuto dei genitori nell'opera importante dell'educazione dei figli.

Dicano quel che vogliono i tristi e s' adoprino pure con ogni arte a screditare questa nuova istituzione, - ma il rapido incremento di quest'opera, la fiducia che in esso ripongono onorate famiglie e l'educazione soda e la buona istruzione che vi si impartisce sono solenni risposte alle menzogne di chi vuole imprecare a tutto ciò che sa di religione e vorrebbe torre ogni cosa in cui entra il prete, e la cristiana beneficenza. (Dall'Eco d'Italia).

LOTTERIA e Chiesa del Cuor di Gesú in Roma.

PADRE VENERATISSIMO,

La Paternità vostra desidera avere notizie della nostra Lotteria e dei lavori della chiesa del Sacro Cuore, ed eccomi pronto e lietissimo di poter soddisfare l'uno e l'altro desiderio.

La Lotteria disposta nei nuovi locali attigui alla chiesa fa bella mostra di sè. Essa comprende otto saloni di varie dimensioni , tre dei quali di tale capacità che quando si adattassero ad uso dormitorio sarebbero capaci ciascuno di ben venti letti. Ogni cosa fu ordinata come suol dirsi in pondere et mensura.

Il primo salone comprende tutti gli oggetti di cristallo grandi e piccoli, che brillano di mille colori come una sala di Murano.

Nella seconda sala, detta dei legnami, si veggono finissimi lavori di intaglio in mogano, in noce d' India , ed una raccolta svariatissima di lavori, ove l' arte del traforo rivela a qual punto di finezza squisita abbia potuto arrivare. La tartaruga poi e l' avorio si trovano sparsi a profusione coi lavori sovra accennati.

Da queste due sale poste a levante si volge a settentrione e si entra in una vera biblioteca enciclopedica, ove il filosofo ed il teologo, lo scienzìato e l'uomo di lettere trovano largo pascolo alle scientifiche e letterarie loro brame. Alle anime pie invece è dischiuso un vero giardino di fiori che spirano un soave profumo di paradiso , di opere ascetiche cioè, dalle più voluminose al libretto di divozione ; e tra queste non poche ve ne ha che per le ricche legature in argento ed avorio potrebbero formare un prezioso dono di nozze. Nè tacerò di quello che maggiormente estimo ; di parecchi libri cioè impressi dal 1400 al 1500, che a qualche archeologo parvero di immenso valore.

Dalla biblioteca si apre l'adito ad uno di quei saloni, dove l'occhio si trova pienamente appagato. Lo spettacolo che presenta è tale che un oh lungo e largo di ammirazione ho sentito da più di una persona anche avvezza a vedere simili lotterie ed esposizioni.

Si tratta di una collezione la più svariata di ceramica e porcellana che copre le pareti e larghi tavoli vagamente disposti.

Qua e là vi sono sparsi vasi colossali di terra del Giappone di una magnificenza veramente regale, ed a questi fanno bella corona parecchi servizi da the , da caffè in porcellana inglese e chinese, pei mille scherzi di animali quadrupedi dall'elefante al topolino; di augelli dall'aquila grifagna alla farfalla, nonchè cento ragioni diverse di rettili e di pesci. Poi statue, statuette e statuine, là torreggianti su piedistalli di marmo, di legno intarsiato in oro, qua più modeste su basi in ceramica, in composizione e sono Vergini divote, santi ed eroi del cristianesimo e personaggi mitologici o storici. Ma di questo basta, ed entro volgendo a ponente nella sala denominata dei valori, piena di bacheche e vetrine in cui gli oggetti d'argento e d'oro, parecchi dei quali tempestati di gemme meritano speciale commemorazione. Mi taccio di parecchi così detti necessaires, ad uso scrittoio, ovvero da lavoro per signora, sui quali l'argento è vinto dalle agate, dai diaspri sanguigni , dai lapislazzoli. Taccio degli orologi d'argento e d'oro, questi a cilindro, quelli a remontoire ed a ripetizione, che il simile si vede in un ben fornito negozio da orologiaio , e noto piuttosto tra le vetrine che contengono gli oggetti di maggior valore una quantità sterminata di oggetti di lusso, in cui or la preziosità della materia vince l'arte, or l'arte su quella trionfa. Ve n'ha da ecclissare la raccolta dei più rinomati gioiellieri.

In ricchissimi astucci si veggono collane , pendenti, spilloni , braccialetti ed anelli , ove a profusione sono sparsi rubini, topazi, onici, smeraldi, zaffiri e brillanti di tali grandezze e di un' acqua così pura da valere parecchie migliaia di lire. Le vere perle poi, ai dì nostri così ricercate, vi sono in gran copia e di tutte grandezze. Di questo dobbiamo davvero saper grado ai nostri generosi Cooperatori, specialmente d'Italia e di Francia, i quali pare abbiano tra loro gareggiato in atti di amore e di sacrifizio al Cuore adorabile di Gesù e di affezione alla nostra cara Congregazione. Sopra tutti merita la nostra gratitudine il Sommo Pontefice Leone XIII che ci mandò un medaglione prezioso per l'intrinseco valore e più prezioso perchè viene dalle auguste mani del Vicario di G. C.

Ed ora che ho accennato agli oggetti che invogliarono maggiormente i visitatori di fare incetta di un bel numero di biglietti non le parlerò più delle cose minori in bronzo e metallo d'ogni specie, benchè ed i pendoli e le statuette e cento altre bazzecole non siano contennende. Per ogni salone poi una quantità grande di quadri , di cui parecchi di autore , e tra questi due ampissimi fiamminghi, del valore approssimativo di L. 25,000 ciascuno.

Altre tre sale mi resterebbe a descrivere, ma temo la taccia di soverchiamente prolisso. Dirò tuttavia che esse sono riservate ai lavori donneschi, ai ricami in seta, in filo ed in lana, non che ad una quantità svariatissima di merletti, alcuni dei quali di non piccolo pregio. Il catalogo che abbiamo stampato accenna a poco più di 5 mila premi, e sono invece ben ottomila.

Mi assicurarono non essersi veduto mai in Roma una simile esposizione. L' estrazione è stata fissata pel 31 dicembre di questo anno , e se la P. V. ha biglietti ancora, come è probabile, da ritirare, parmi non convenga differire più oltre.

In quanto ai lavori della chiesa nostra, che deve diventare un vero santuario di pietà e di divozione al sacratissimo Cuore di Gesù e ad un tempo un monumento di riconoscenza al grande ed immortale Pontefice Pio IX, le dirò che procedono alacremente.

Nell'esterno restano a finirsi la facciata, che è un monte di travertino, ed il campanile. Il resto è finito. Nell'interno stanno per terminare i lavori in istucco, e col 1° ottobre si darà principio alle decorazioni che devono corrispondere alla magnificenza della classica architettura. Ma questo è sempre subordinato, D. Bosco veneratissimo, alle oblazioni che verranno dai buoni nostri Cooperatori , perchè a dir vero , è un po' di tempo che mi trovo nelle secche e assediato da creditori che vorrebbero qualche acconto sulle grosse somme di cui siamo loro debitori. Mi raccomando a Lei, Padre amatissimo, che tra gli altri doni ha quello di aprire i cuori e le borse, perchè mi venga in aiuto e con qualche sollecitudine per liberarmi da tanti guai, ed io, che di tanto sono a Lei debitore, anche di questo le sarò tenutissimo. Mi raccomandi nelle sue fervide preghiere. Le bacìo con rispettoso affetta la mano, dalla quale imploro per me e per i miei figli una copiosa benedizione.

Di Roma, 26 settembre 1885.

Della P. V.

Nel Cuor- di Gesù aff.mo figlio

Sac. FRANCESCO DaLMAZZO.

BIBLIOGRAFIA.

Ricaviamo dall' Unità Cattolica, N. 190

La Missione. - Porta questo titolo un'opera del Padre Felice Giordano, fratello del non mai abbastanza compianto canonico G. B. Giordano. E una raccolta di temi facili e popolari da lui dettati in occasione di esercizi spirituali e di missioni. Un volume di circa 600 pagine in-16°, che si fa leggere colla massima avidità e consolazione; le pagine ti volano sott'occhio e tu arrivi all'indice senza avvedertene.

É pur sempre vero che, quando l'oratore ricordasi di essere ministro di quel Dio che dettò l' Evangelo, non può fare a meno che riuscire facile, attraente, affascinante, commovente e quant'altro mai all'oratore evangelico si conviene.

Altro pregio poi vogliam notare di queste prediche del Padre Felice Giordano, ed è che si possono mandare facilmente a memoria, di guisa che possono dar servizio grandissimo a quei buoni sacerdoti che, oppressi dalle altre molteplici opere del sacro ministero, non san trovare tempo per prepararsi convenientemente a quella della predicazione.

Mandiamo le nostre vive congratulazioni all'illustre Autore e facciamo voti perché il buon Dio gli conceda tempo a darci ancora molte altre opere scritte con quella facilità e vivezza di stile, con quell'ordine e ricchezza di felicissimi pensieri, che rendono pregevole questa e le altre che finora già dié alle stampe in Francia e nella nostra Italia. -Vendesi alla Libreria Salesiana di Torino a L. 3,50 la copia.

GIOVANNI GARINO

ESERCIZI GRECI

in correlazione colla Grammatica del medesimo Autore.

Ci è grato di poter annunziare questa pubblicazione, la quale procura alle scuole italiane un ottimo libro di . Esercizi Greci. Questa raccolta per due titoli specialmente si raccomanda. Primieramente per l'ordine rigorosamente graduato per cui lo scolaro che pari passo proceda nello studio della Grammatica e nella versione degli esercizi, non mai s'incontrerà in forme non ancora studiate, o in regole superiori alle sue forze; in secondo luogo si raccomanda per l'abbondanza e per la varietà. La scelta poi delle proposizioni fu fatta in modo, che gli scolari vi troveranno sempre l'applicazione delle regole studiate, e quello che più importa, potranno imparare tutte quelle forme che più di frequente occorrono negli autori prescritti per le scuole.

Alcune brevi note e opportuni richiami alla sintassi facilitano d'assai l'uso di questi esercizi e l'apprendimento delle più importanti regole di costruzione.

La raccolta termina con cento temi Greci pur essi annotati, e così scelti e disposti secondo la maggiore o minore difficoltà, da porgere ottimi esercizi di versione adattati ad ogni classe.

Confidiamo che il presente lavoro verrà ben accolto da coloro che, o già conoscono, o che vorranno esaminare la Grammatica che il medesimo Autore ha pubblicato per mezzo della stessa Tipografia Salesiana di Torino, e che ebbe le meritate lodi dagli intelligenti, specialmente per l'abbondanza e per la chiarezza con cui è disposta la materia stessa. - Un vol. di pagine 240 circa in-16° grande L. 2, 00.

Per il mese di Ottobre.

In questo mese di ottobre, in cui ricorre la festa del S. Rosario e del Patriarca d'Assisi gradiranno i lettori i seguenti annunzi.

L'anima cristiana alla scuola di S. Francesco d'Assisi. - Interpretando il desiderio delle anime pie, la benemerita Tipografia Salesiana ha pubblicato con questo titolo un opportuno libro, che serve ad un tempo di soda e amena lettura e di manuale di pietà. Svariatissima è la materia trattata in questa pubblicazione di 360 pagine. In essa infatti furono condensate: le Encicliche ed i principali discorsi del Sommo Pontefice Leone XIII intorno a S. Francesco d'Assisi ed alle sue provvidenziali Istituzioni: una succinta storia delle glorie e benemerenze Francescane; una raccolta di massime e ricordi del Serafico Patriarca ; la Regola ed il Cerimoniale del terz'Ordine, copiose pratiche di pietà per l'assistenza alla Messa, per la Confessione e la Comunione, la santificazione della giornata ecc. ecc. Va notata in particolar modo una Novena a S. Francesco , secondo i bisogni dei tempi. A noi pare che questo libro possa far molto bene nelle parrocchie , nelle famiglie , nelle Società Cattoliche, pie Unioni, Oratori ecc. Specialmente le Congregazioni Francescane dovrebbero diffonderlo fra i loro membri. - Prezzo cent. 60. - Rivolgersi presso la Tipografia Salesiana, ed i principali librai di Torino.

(Corriere di Torino, 15 Giugno 1885)

Il mese del Rosario.

E questo il titolo di un nuovo libro dell'infaticabile Missionario Apostolico Mons. A. M. Belasio, pubblicato di questi giorni dalla Tipografia Salesiana di S. Benigno Canavese. L'operetta è divisa in trenta lezioni. Le prime quattro, seguendo la parola del S. Padre, mirano ad eccitare i fedeli alla recita del S. Rosario. La quinta n'espone i frutti ottenutisi. La sesta, accennato come in questo tempo di rivoluzione universale, sia una vera provvidenza del Sommo Pontefice, quella di richiamare i fedeli sul Cuore di Gesú Cristo a pensare ai suoi misteri, insegna il modo di meditarli, a fine di gustarne le dolcezze. Dalla settima alla ventesima quarta, il Pater noster, l'Ave Maria, ed i quindici Misteri vengono esposti. Le tre che seguono sono di aspirazioni sui misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Finalmente le ultime riguardano, la recita del S. Rosario durante l'Esposizione del SS. Sacramente, seguita dalla Benedizione, e le nostre speranze sul Rosario e le sue indulgenze.

Noi raccomandiamo ai nostri lettori la diffusione di questo libretto, molto atto ad eccitare i fedeli alla recita del S. Rosario. Vendesi dalla Tipografia Salesiana di S. Benigno Canavese e, dalle Librerie Salesiane di Torino, di S. Pier d'Arena, di Roma e dalle principali librerie religiose d'Italia al prezzo di centesimi 40, franco di posta.