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ANNO IV .- N. 12
Esce una volta al mese .
DICEMBRE, 1880
BOLLETTINO SALESIANO
-_
Direzione nell'Oratorio Salesiano . - Via Cottolengo. N . 32. TORINO
SOMMARIO - Maria ai suoi divoti - Associazione alte
Letture Cattoliche - Le Suore di Maria Ausiliatrice
della Patagonia a D . Bosco - Grazia di Maria Ausi-
liatrice - Storia dell'Oratorio di S . Francesco di Sa-
les - D . Gaudenzio - Notizie religiose e varie - Se-
creto per vivere felice - Augurii - Indulgenze speciali
pei Cooperatori Salesiani .
MARIA AI SUOI DI VOTI .
A mezzo del secolo passato fu vista una
giovine Principessa indegnamente persegui-
tata . Era Maria Teresa imperatrice d'Austria .
Mortole nell' anno 1740 il padre, Carlo VI,
la maggior parte delle potenze di Europa,
Spagna, Francia, Prussia, Polonia, Due Si-
cilie e Sardegna , insieme collegate, quali
sotto un pretesto e quali sotto un altro, con-
certarono di dividersene i molti dominii, e
già glieli avevano quasi tutti usurpati . Co-
stretta persino ad abbandonare Vienna, sua
Capitale, l'addolorata regina corre in Unghe-
ria, che ancor le rimaneva fedele ; raduna in
Presburgo un' assemblea di grandi, e te-
nendo in braccio il suo bambino primo-
genito , con voce ed aspetto commovente
indirizza loro queste parole : « Abbandonata
dai miei amici, perseguitata dai miei nemici,
assalita dai miei più prossimi parenti , io
non ho altra difesa che nella fedeltà vostra,
nel vostro coraggio, e nella mia costanza .
Io inetto nelle vostre mani la figlia e il fi-
glio dei vostri re, che aspettano da voi la
loro salvezza . »
Allo spettacolo della loro giovane regina
così sfortunata, alla vista di quel tenero bim-
bo, che teneva in braccio, tocchi (la questi
accenti, i nobili Ungheresi si sentirono pro-
fondamente commossi, concepirono tosto per
la madre e pel figlio una tenera affezione,
e pieni di santo entusiasmo sguainarono la
spada gridando ad una voce : Moriamo pel
nostro Re Maria Teresa : Moriamur pro
Rege nostro Maria Theresia . Al grido di
questi prodi 1' Ungheria si scuote, da tutte
parti si accorre alle armi, ed un formida-
bile esercito è messo in piedi, che da altri
rinforzato cammina di vittoria in vittoria,
ricacciando i nemici nei loro confini .
Intanto sparsasi la notizia di quella gra-
ziosa Principessa ridotta a cotali estremi, si
commossero moltissimi cuori di altre parti
d'Europa . Le donne d'Inghilterra intene-
rite le offrono un sussidio, e il loro re, Gior-
gio II , le viene in aiuto conducendole in
persona un agguerrito esercito . Il re di Sar-
degna alla sua volta abbandona la lega e
prende le difese di Maria Teresa . In breve
ogni cosa muta d'aspetto ; una felicissima
pace viene conchiusa in Aquisgrana nel
1748 ; e così la giovine regina, e il bimbo
suo primogenito, che si erano veduti quasi
al punto di essere spogliati di tutto, ripre-
sero il pacifico possesso della loro eredità (1) .
(1) Il 29 del passato novembre si compiva un secolo dalla
morte di Maria Teresa modello delle regine . Ella discese
nella tomba, scrive il ch . Rhorbaker, col glorioso titolo
di madre della patria, che le fu decretato dalla ricono-
scenza dei popoli . La sua beneficenza era inesauribile, e
la sua estrema sensibiliCL gliene faceva come un bisogno .
Veduto un giorno presso al suo palazzo una donna e due

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Questo istorico fatto ci richiama alla mente
un' altra ben più degna Regina e tenera
Madre, ancor essa abbandonata oggidì da
molti suoi amici, e da potenti nemici per-
seguitata. Ci sembra di vedere l'augusta Re-
gina del Cielo, Maria Santissima, col suo caro
Gesù in braccio, costretta ad uscire da molte
case e da molte famiglie cristiane, ed ab-
bandonare il possesso di tante anime, nelle
quali aveva fissato il suo trono di amore .
E perchè mai questa dolorosa dipartita? Per-
chè alcuni più non si curano nè di Lei nè
del Figlio suo, anzi con una vita irreligiosa
ed immorale Le muovono una guerra spieta-
ta ; perchè vivono in una indifferenza ghiac-
ciata per tutto ciò che La riguarda ; trascu-
rano le sue solennità ; mettono in non cale
le divote pratiche, colle quali i nostri Padri
si sforzavano di celebrare , ed ossequiare
con figliale trasporto questa Creatura più
santa, più amabile, più amante, che mai
sia uscita dalle mani dell'Onnipotente . Ta-
luni corrono smaniosi ad un profano spetta-
colo, ma a stento e con fastidio assistono ad
una sacra funzione ; accolgono con prontezza
l'invito ad un pranzo, ma si adontano d'acco-
starsi alla Mensa degli Angeli . Si persiste in
peccato i mesi e gli anni ; si sta lontano dalla
Chiesa ; si vive nell'ignoranza religiosa , e
vi si lasciano crescere i figli e le figlie a
segno, che talvolta all'età di 15 anni non
hanno ancor fatto la prima Comunione, ed
ignorano persino chi sia Gesù Cristo . Al-
trove colla indifferenza si collega in turpe
connubio anche l' empietà e il sacrilegio ;
si bestemmia da Turchi, si burla sui sacri
Ministri da eretici ; si parla di Religione e
di Chiesa da increduli . In certe case indarno
tu cercheresti un segno, che ti ricordi la Ce-
leste Madre e il Divin Redentore ; sicchè
in alcuni individui di cristiano altro più non
rimane, fuorché il carattere battesimale, che
dall' anima non si scancella neppure nel-
l'inferno . Or tutti costoro che altro fanno,
se non mettere ingratamente al bando dalla
loro casa, e dal loro cuore l' augusta Re-
gina del Cielo e il Divin suo Figlio?
Ma per tal modo abbandonata e trattata
l'amabilissima Regina, con in braccio il suo
Gesù diletto , si rivolge ai figli suoi , alle
figlie sue devote , e tutti li eccita a pren-
dere le sue difese . A voi in modo partico-
lare s'indirizza, o buoni Cooperatori e pie
fanciulli estenuati dalla fame, ella esclamò coll' accento
del più vivo dolore : Che ho fatto io perchè un tale spet-
tacolo affligga i miei sguardi e disonori il mio regno ?
E incontanente comandò che fossero date a quella povera
madre alcune vivande della sua stessa mensa, poi la fece
venire alla sua presenza , la interrogò e infine le asse-
gnò una pensione .
Cooperatrici, a voi padri e madri di fami-
glia, a voi rettori di anime, a voi educa-
tori ed educatrici della gioventù, a voi su-
periori di Comunità, a voi maestri e maestre
di scuola, a voi e dice : « Abbandonata e tras-
curata da molti, che avrebbero dovuto serbar-
mi eterno e tenerissimo affetto, perseguitata e
vilipesa da inverecondi ed empii scrittori,
bestemmiata da chi non mi conosce o non
mi vuole riconoscere, deh ! pietà vi prenda
di me e del mio Gesù . Lasciatemi regnare
nelle vostre case, come io regnai in quella
d'Elisabetta, e vi sparsi tesori di grazie ;
fatemi conoscere per tempo ai vostri sog-
getti, soprattutto alla tenera gioventù ; in-
segnate chi io sono ; quanto grande mi fece
il Signore ; quanto è caldo l' amor mio ;
quanto esteso il mio potere a sollievo dei
miseri mortali . Sì, accrescete il numero dei
miei divoti, riconducetemi i figli traviati, e
fate che io possa stringervi tutti in un solo
amplesso e portarvi alla felicità ; giacché è
verissimo che chi trova me, trova la vita,
e attinge la salute dal Signore : Qui me in
venerit inveniet vitam, et hauriet salutem
a Domino . »
Ascoltiamo queste parole della nostra
dolce Regina e Madre, e pieni il petto di
santo amore diciamole : Dominare nostri
tu et filius tuus : Col figlio tuo regna pure,
o Maria, sopra di noi . Anzi promettiamole
che, se farà d' uopo, non solo i pensieri e
gli affetti, non solo la lingua e la mano con-
sacreremo al suo servizio, e all'onore e alla
gloria di Gesù suo Figlio, ma profonderemo
generosi il sangue e la vita, esclamando
ancor noi con più ardore, che non i prodi
Ungheresi : Moriamo per Maria nostra Re
gina : Moriamur pro Regina nostra Maria .
E prossima la cara festa di Maria Imma-
colata, e dopo breve intervallo di tempo ha
luogo la novena e la sempre dolcissima so-
lennità del Santo Natale . Cogliamo adun-
que questa propizia occasione per mostrare
quanto ardente sia il nostro affetto pel Fi-
glio e per la Madre . Onoriamo queste duo
solennità col fare una buona Confessione
ed una santa Comunione, e adoperiamoci
eziandio che altri facciano altrettanto con
noi . Quando poi avremo la bella sorte di
possedere nel nostro seno il divin Pargoletto,
ricevuto come per mano di Maria, giuriamo-
gli fedeltà inconcussa colle parole di un gran-
de amante: « Nè la fame nè la sete, nè la po-
vertà nè la ricchezza, nè la tribolazione nè
l'angustia, nè la persecuzione nè la spada,nè
l'altezza nè l'abisso, nè la vita nè la morte,
nè alcuna altra creata cosa varrà a separarmi
dall' amor tuo, o mio amabilissimo Gesù .

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ASSOCIAZIONE ALLE LETTURE CATTOLICHE .
Non è molto tempo, e in una industre città
della Liguria un padre di famiglia, che da pa-
recchi anni più non voleva sapere nè di Chiesa,
né di Pasque, trovava sopra un tavolo di sua casa
un fascicoletto delle nostre Letture Cattoliche .
Era la Vita del giovane Savio Domenico, porta-
tavi da un suo figlio, che, frequentava le nostre
scuole . In un' ora di riposo prese quel padre il
d etto fascicolo, e più per curiosità che per altro
si pose a leggerlo . Di mano in mano che ne per-
correva le pagine sempre meglio se ne dilettava,
sicché più non volle deporlo che a lettura finita .
Quello che si operasse allora in quel cuore Dio lo
sa ; ma da quel giorno quell' uomo mutò costume ;
riprese le pratiche del buon cristiano, divenne mo-
dello di virtù alla sua famiglia, e dopo alcun tempo
terminava la sua vita con una morte edificante .
Poco prima di spirare si fece portare sul letto quel
libro, gli diede un bacio e disse : Dalla lettura di
questo libro io riconosco la grazia della mia con-
versione : Benedetto chi lo scrisse e chi me lo
portò in casa .
Noi non la finiremmo si tosto, se volessimo an-
che solo accennare tanti altri fatti consimili, av-
venuti in grazia di alcuni fascicoli delle Let-
ture Cattoliche . E quanti altri mirabili effetti non
avranno essi operato nelle anime, noti a Dio solo?
E quanti altri ancora ne opereranno ? Quindi non
senza ragione il grande Pontefice Pio IX, infor-
mato della pubblicazione mensile di questi libretti,
ebbe a dire : Nulla vi ha di più utile, nulla di
più eccellente : Nihil utilius, nihil excellentius .
Per la qual cosa noi preghiamo i nostri bene-
meriti Cooperatori e le nostre Cooperatrici, che
vogliano associarsi a queste Letture , se ancora
non lo hanno fatto, o a rinnovare l' abbonamento,
se l'hanno già preso negli anni scorsi . Li pre-
ghiamo ad un tempo che vedano di procurarci dei
nuovi associati tra i loro parenti , conoscenti ed
amici, e di adoperarsi per diffondere questi li-
bretti tra il popolo . E' questo un valido mezzo per
opporre un qualche rimedio alla lettura di tanti li-
bercoli e fogli empii ed osceni, che penetrano pur
troppo in molte famiglie cattoliche , a guasto dei
presenti e degli avvenire ; è questo un mezzo effi-
cace per giovare davvero alla Religione e al buon
costume, che è il fine proposto ai Cooperatori e alle
Cooperatrici .
Sulla copertina del Bollettino sono pubblicate
le condizioni di Associazione .
LE SUORE DI MARIA AUSILIATRICE DELLA PATAGONIA
A D . BOSCO .
Reverendissimo Padre in Gesù Cristo,
Approfitto della presente opportunità per in-
viarle queste poche righe .
Le notizie che per ora le posso dare sono, la
Dio mercè, assai buone, e speriamo che continue-
ranno così .
Stiamo preparando delle vestine ed altri abiti
per le nostre povere indiane, e ci pare che il Si-
gnore ci stia apparecchiando molto lavoro . Noi
lo desideriamo ardentemente, onde salvare tante
povere anime, che giacciono sepolte nelle tenebre
della ignoranza . Ah ! Rev . Padre, se vedesse quante
Indiane vi sono mai, e quanto miserabili pel corpo
e per l'anima ! Ci fanno veramente compassione,
e ci duole grandemente che non possiamo aiutarle
tutte , perché noi siamo troppo poche, e molto
povere .
Questa nostra scuola di Carmen conta ora trenta
ragazze, due educande ed una giovane mora, che
ci aiuta eziandio nei lavori di casa . Se avessimo
di che mantenerle, potremmo riceverne, istruirne
e salvarne moltissime .
Tutte le domeniche andiamo in parrocchia a
fare il Catechismo alle fanciulle cristiane, che
disgraziatamente sono in questo paese molto igno-
ranti . Una volta al mese le facciamo confessare ;
dopo ciò un buon numero si accostano anche alla
santa Comunione con un contegno molto divoto .
Questa pratica fa molto del bene, non solo alle
giovinette , ma eziandio alle adulte, e serve ad
eccitare la fede negli Indiani, farli riflettere e
innamorarli della nostra santa Religione.
Prima di chiudere questo foglio vorrei pregare
la S . V . di un favore, anzi di due . Ci raccomandi
in modo speciale a Maria Ausiliatrice nostra dol-
cissima Madre, affinché, mentre siamo venute in
questi lontani paesi a fare conoscere il nostro ce-
leste Sposo Gesù, gli rimaniamo fedeli sino alla
morte . Noi desideriamo tutte quattro di farci santo,
• speriamo di riuscire se Lei prega per noi .
L'altro favore si è che ci voglia mandare altre
sorelle in aiuto, affinché possiamo condurre a sa-
lute un maggior numero di povere Indiane . Ci hanno
fatto sperare che ce ne avrebbe presto mandate .
Oh ! quanto ci tarda quel giorno !
Mi permetta ancora una domanda : inviando
soccorso a noi, non dimentichi i nostri confra-
telli Salesiani . Se vedesse mai quanto hanno da
fare, e come lavorano ! Sopra tutto il Rev . Don
Fagnano ci sembra un martire della fatica, e te-
miamo che ne abbia a soccombere .
Dio conservi la S . V . ancora per molti anni .
Si degni infine di gradire i nostri rispettosi os-
sequii, e mi creda nel Sacratissimo Cuore di Gesù
Di V . S . R ."'^
Carmen de Patagones, 6 ottobre 1880 .
Dev .ma figlia
,Suor ANGELA VALESE
Abbiamo ricevuto dalla Repubblica dell'Uru-
guay la notizia che la morte ci tolse la Rev .da
Suor Virginia Magone dopo lunga, malattia . E la
prima delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che se
ne sia volata al Cielo dal suolo Americano, con-
suntasi per la gloria del celeste Sposo, l'amore
del quale fin dalla sua giovinezza le aveva fatto
abbandonare il mondo ed ogni gioia terrena .
Nel prossimo numero speriamo di poter pub-

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blicare la relazione, che ci venne fatta del felice
suo transito, avvenuto il 25 del passato settembre .
Intanto incominciamo fin d'ora a raccomandare
alle preghiere dei Cooperatori e delle Cooperatrici
l'anima sua , se per avventura ne avesse ancora
bisogno .
GRAZIA DI MARIA AUSILIATRICE.
Nel mese scorso, un cotale, che se potesse fa-
rebbe coprire l' immagine di Maria Ausiliatrice,
parlò indecorosamente delle grazie, che si otten-
gono per sua intercessione . Questa pietosa Ma-
dre gli condoni lo sfregio . Se occorrerà ne diremo
di più . Per ora pubblichiamo ad onore di Lei la
lettera seguente, che ci arrivò poc' anzi dagli Stati
Uniti d'America, premettendovi le solite proteste .
Ed oh ! bontà di Maria ! Fin dal secondo giorno
della Novena la febbre mi lasciava intieramente,
e riacquistata in pochi giorni la primiera vigoria
delle smarrite mie forze, già ben da sei mesi, os-
sia fin dagli ultimi giorui dello scorso maggio, io
continuo a godere una salute eccellente .
In adempimento della fatta promessa spedisco
a cotesto Santuario L . 50, e finché vivrò resterà
incancellabile nel mio cuore la grata memoria del
segnalato beneficio da me ottenuto dalla tenera
e materna bontà di Maria Ausiliatrice .
Della S . V . Molto Rev .da
Genoa-Vernon Co-Wisconsuì (Stati Uniti d'America)
22 ottobre 1880 .
Umil .ma ed obbl .'na Serva
MARIA LEVI di ANTONIO e di ANGELA
MASSERA .
MOLTO REV .MO SIGNORE,
Il mare Atlantico separa bensì l'Europa dal-
l'America, ma non é d'ostacolo ai favori di Ma-
ria Ausiliatrice, che si venera nel celebre San-
tuario di Valdocco in Torino ; il che io sottoscritta
son ben lieta di attestare per esperienza propria .
Nel settembre 1878 io veniva assalita da febbre
si ostinata, che, tolti alcuni intervalli di poca du-
rata, mi fece illanguidire quasi per 19 mesi . A
togliermi d'addosso siffatto malore io andava man
mano facendo uso di varii rimedi, trovati efficaci
per altri, ma per me di nessun effetto . Dopo 3
mesi di sofferenza venni dal Parroco del luogo
consigliata a ricorrere con fiducia a Maria Ausi-
liatrice, facendo a tal uopo una Novena in onore
di Lei . Accettai di buon grado la proposta, ma o
per debolezza di fede, o perché il Signore volesse
sottopormi a più lunga prova , fatto sta che per
allora non ottenni la grazia, che anzi, lo scorag-
giamento impadronendosi del mio cuore, io divenni
più che mai afflitta e melanconica . La mia feb-
bre presentava tali sintomi, che anche ai periti
dell'arte era assai difficile accertarne il vero ca-
rattere ; ed io intanto col vigore delle forze an-
dava pur perdendo la gaiezza dei miei anni gio-
vanili .
Allo scopo di ricuperare la mia primiera sa-
lute io m'assoggettava a tracannare qualsiasi ri-
medio, comunque fosse ripugnante e disgustoso ;
ma pur troppo sempre senza alcun buon successo .
Dal farmaco ordinatomi ultimamente da un dot-
tore, le cui prescrizioni vantavansi molto, io non
provai sollievo di sorta . Il prelodato dottore in
occasione di nuova consulta fatta qualche setti-
mana dopo, conosciuto che il suo rimedio, ancor-
chè riputato efficacissimo, non aveva in me effet-
tuato il minimo miglioramento, stringendosi nelle
spalle confessò ingenuamente che poco sperava
sull'efficacia di nuovi rimedi, stante la complica-
zione e lunga durata del mio malore . Dopo tale pare-
re, perdendo io ogni fiducia sui medicamenti umani,
venni in pensiero di ricorrere di nuovo a Maria
Ausiliatrice . Ricomincio una seconda Novena, pro-
curando di eseguire esattamente i savi avvisi da-
timi dal Parroco .
STORIA DELL'ORATORIO DI S, FRANCESCO DI SALES
CAPO XXIV .
Apertura dell'Oratorio dell'Angelo Custode - Il
sistema metrico sul teatro - Esercizi Spiri-
tuali alla Gioventù - Visita di Senatori al--
l'Oratorio - Dialogo.
A Nord-Est di Torino, non lungi dal Po, giace
un sobborgo, chiamato di Vanchiglia, abitato nella
maggior parte da povera gente . Trovavasi un tempo
nella parrocchia dell'Annunziata, ed ora in quella
di Santa Giulia da poco istituita . Del medesimo
faceva parte un gruppo di case appellate il M o-
schino, i cui inquilini, specialmente la gioventù,
davano molto da fare alla polizia e di giorno e
di notte . Colà presso il Sac . D . Giovanni Cocchis,
allora vice-curato della parrocchia della SS . An-
nunziata, aveva qualche anno addietro fondato un
Oratorio con uno scopo alquanto analogo al no-
stro . V'intervenivano giovani piuttosto adulti , a
fine di esercitarsi nella ginnastica, in manovre
militari e simili . Vi era soprattutto celebre il
giuoco del salto, e i ragazzi, per indicare che an-
davano a quell'Oratorio, solevano dire : Andouma
ai saüt d' Don Cocchis : Andiamo ai salti di
Don Cocchis . Intanto con siffatto mezzo quell'o-
peroso Sacerdote li teneva lontani dai divertimenti
pericolosi od immorali, ed era questo non lieve
guadagno .
Ma l'anno 1849 siffatto Oratorio o ricreatorio .
che chiamar si voglia, venne chiuso . Essendosi
riaccesa la guerra, si eccitò in quei giovani, già
usi a maneggiare il fucile e la spada, un grande
ardore bellicoso ; quindi ansiosi di poter dalle
manovre passare ai fatti, e misurarsi col nemico,
domandarono in buon numero ed ottennero di mar-
ciare alle patrie battaglie . Nella loro fantasia spe-
ravano essi di potersi coprire di onorata polvere ;
ma disgraziatamente dopo alcuni giorni di cam-
mino, e prima che giungessero al campo dell'o-
nore, appresero la rotta dell'esercito, e perciò ri-
tornarono indietro alla rinfusa, costretti a soffrire
per via la fame, e come vederla in persona . Tanto

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ci affermarono alcuni di loro . - A questo un al-
tro motivo si aggiunse . Don Cocchis aveva pure
incominciato un Ospizio di beneficenza pei poveri
artigianelli, e in quell'anno ne aveva già ricove-
rati parecchi in una casetta tolta a pigione . Non
avendo di che mantenerli, egli doveva, come il
nostro D . Bosco, industriarsi pel loro vitto e ve-
stito . Or questa sollecitudine congiunta alle varie
occupazioni della parrocchia finì per impedirlo
totalmente dal riaprire il detto Oratorio .
Questo adunque stava sospeso già da parecchi
mesi, quando D . Bosco e il T . Borelli, conscii del
grande bisogno di un cotale istituto in quella parte
della città, prese le necessarie intelligenze con
D . Cocchis medesimo, subentrarono nel locale da
lui già preso in affitto a tal uopo, e coll' appro-
vazione di Mons . Fransoni riaprirono il detto O-
ratorio, sotto il titolo dell' Angelo Custode . La
riapertura fu fatta al principio di ottobre, intorno
alla festa dei Santi Angeli Custodi .
Da prima ne venne affidata la direzione al Teo-
logo Carpano, trasferitosi dall'Oratorio di S . Luigi .
Dopo di lui vi s'impiegò il Teol . Giovanni Vola,
e poscia il Teol.RQoubesrtzM-iald
lante e pio Sacerdote torinese, coadiuvato dal suo
degno cugino il T . Leonardo, e dai catechisti che
ogni festa Don Bosco gli mandava di Valdocco,
continuò parecchi anni nel difficile incarico, e col
consiglio e colla mano proseguì a far prosperare
di assai quell'istituto . Il numero dei giovani sa-
liva spesso sino a 300 e talora oltre ai 400 ; così
che dopo alcun tempo si dovette prolungarne la
Cappella . Tanto poi per le sacre funzioni e pra-
tiche di pietà, quanto pei giuochi e i mezzi di
emulazione si adottò lo stesso orario, metodo e
regolamento, che facevano sì bella prova negli
Oratorii di S . Francesco e di S . Luigi, dei quali
fu considerato siccome fratello .
L'Oratorio dell'Angelo Custode continuò nel sito
medesimo e sotto l' alta direzione di Don Bosco
sino all' anno 1866 . In quell' anno fu eretta la
nuova parrocchia di Santa Giulia, fabbricata quasi
tutta per opera della caritatevole Marchesa Giulia
Barolo . Questa benemerita e ricca signora, fon-
dando quella Parrocchia, lasciò pure per testa-
mento che vi andasse unito un Oratorio per rac-
cogliervi i giovinetti nella Quaresima e nei giorni
festivi . Quando questo fu aperto, D . Bosco, scor-
gendo che uno bastava al bisogno, chiuse l'antico,
applicandone i Sacerdoti ed i Chierici nell'Oratorio
di S . Giuseppe in Borgo S . Salvario, dove mag-
giormente se ne sentiva il bisogno .
Ora passiamo a dire di una nostra teatrale rap-
presentazione che levò in quel tempo alto grido
in Torino .
Secondo il regio editto dell'11 settembre 1845,
nel prossimo gennaio del 1850 doveva andare in
vigore il sistema metrico decimale, e cessare af-
fatto i pesi e le misure sino allora usate . A fine
di preparare le popolazioni a ricevere ed apprez-
zare questa innovazione, il Governo fece assai per
tempo distribuire per tutti i comuni quadri sinot-
tici dei nuovi pesi e misure, e pubblicare appo-
siti opuscoli , che ne porgessero chiara e facile
spiegazione ; si diresse ai maestri comunali in-
vitandoli ad applicarsi al nuovo insegnamento ;
fece appello ai sindaci, perché instituissero scuole
serali e domenicali per la classe laboriosa e idiota .
Ma poi, come se non fosse ancor sicuro di una
buona riuscita, egli in quest'anno, per mezzo del
Ministro di Agricoltura e Commercio, scrisse e
indirizzò un'apposita circolare ai Vescovi del Re-
gno . In essa il Ministro li pregava a volere esor-
tare i Parochi delle rispettive diocesi, onde pre-
stassero la loro valida cooperazione allo scopo
accennato, coll'istruire convenientemente le popo-
lazioni alla loro cura affidate, svellerne i radicati
pregiudizi, modificarne le inveterate abitudini, af-
finché la introduzione del nuovo sistema non avesse
ad ingenerare malcontenti, frodi ed inganni . I
Prelati aderirono volentieri all'invito del Governo,
siccome quelli, che furono e sono sempre pronti
a promuovere il bene della Chiesa e dello Stato .
Tra gli altri il Vescovo di Asti, Monsignor Fi-
lippo Artico , scriveva in proposito una bella
circolare .
« Non vi stupite, diceva egli tra le altre cose
a' suoi Parroci, non vi stupite che il Vescovo pub-
blichi un avviso, che più sembra spettare alla
economia politica , che non al ministero aposto-
lico . Il nostro divin Maestro nelle parabole del
suo Vangelo prese anche le sembianze di Padrone
di casa, di Capo di famiglia, di Coltivatore di una
vigna, di Re che distribuisce i proprii talenti da
trafficare, e tanto promosse anche l' industria ed
il commercio, che condannò il servo infedele, il
quale non trafficava il talento ... In più luoghi
delle Sacre Scritture voi troverete prescritta e
lodata la giusta uniformità dei pesi e delle mi-
sure . E per citarvene alcuni, v' invito a leggere
nel Deuteronomio : - Tu non avrai che un solo
peso giusto e vero ; né riterrai presso di te che
una sola e fedele misura . Nei Proverbii : -
Iddio abbomina pesi diversi, ed una stadera
dolosa . - Nell' Ecclesiastico : Vi sia l' egua-
glianza della stadera e dei pesi . . . (1) . Nè cre-
diate, o Venerabili Fratelli , che l' occuparsi di
simili studii ed ammaestramenti per istruire gli
idioti, e salvarli dalle frodi, disdica al Sacerdote,
quando egli adempia a tutti gli altri suoi sacri
doveri, e rigetti da sé tutto ciò, che pecchi di
mestiere profano e di sordido lucro ; giacché nel
Vecchio Testamento leggiamo che Davide aveva
ordinato ai Leviti di vegliare sopra ogni peso e
misura (2) . . . Io v'inculco pertanto, in nome an-
che del Ministro di Sua Maestà, di mettervi d'ac-
cordo coi maestri comunali per la istituzione di
scuole serali e domenicali, profittando particolar-
mente delle ore, in cui terminati gli uffizi divini,
ogni individuo può senza incomodo assistere alle
lezioni ; e dove manchi il maestro vi prego di
supplire colla religiosa vostra sollecitudine . »
Così quel degno Prelato . Presso a poco dello
stesso tenore erano le circolari degli altri Ve-
scovi .
I Parrochi non mancarono di secondare queste
provvide esortazioni dei primi Pastori . Dal canto
(1) Deut., cap . xxv, 15 . - Prov ., xx, 25 . - Eccl . xr.u, 4 .
(2) Paralip ., xxrrr, 29 .
1'

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suo anche il nostro D . Bosco, come abbiamo già
Dai pensieri della matematica e del tempo, il no-
di sopra accennato, nel vivo desiderio che noi fos- stro Direttore sapeva farci passare alle sublimi con-
simo per tempo bene istruiti, introdusse nelle nostre siderazioni dell'anima e della eternità . I frutti uber-
scuole l'insegnamento del sistema metrico varii tosi e consolanti, che gli Esercizi Spirituali dell'anno
anni innanzi, che ei fosse reso obbligatorio, e po-
scia compose e pubblicò un apposito trattatello di
facile intelligenza . Ma di ciò ancor non pago, egli
in questo anno medesimo immaginò un altro mezzo
efficacissimo, per farci passare la nuova scienza
come in sangue e in sugo . Scrisse pertanto e ci
fece recitare in sul teatro una commedia, divisa in
precedente avevano in noi prodotto , animarono
D . Bosco a procurarli nuovamente, non soltanto ai
giovani dell' Ospizio , ma a tutti quelli che fre-
quentavano i tre Oratorii, anzi a tutta la gioventù
di Torino, se dato gli fosse . A questo fine invece
di farli dettare nella Cappella del nostro Oratorio,
troppo ristretta e lontana dal centro della città,
tre atti, intitolata : Il sistema metrico decimale .
A noi rincresce di non aver più potuto rinvenire
traccia alcuna di questo lavoretto utilissimo ; ma
dopo aver parlato con chi di ragione, egli scelse
la Chiesa della Confraternita della Misericordia, più
comoda ed ampia . Avutone il permesso, anzi il
in generale ci rammenta che rappresentavasi sul più vivo incoraggiamento dall' autorità ecclesia-
palco come un mercato, dove figuravano varie stica, Don Bosco la domenica innanzi, che fu la
sorta di venditori e compratori . Ignari questi che
avevano incominciato a farsi obbligatorii i pesi e
le misure nuove, oppure non volendone sapere,
III di Avvento e il 16 dicembre, diede e fece dare
opportuni avvisi, ed annunziò il giorno dell'aper-
tura e l'orario delle sacre funzioni, caldamente
domandavano di fare acquisto coi pesi e misure raccomandando che tutti vi prendessero parte .
antiche . Il venditore, già conscio dell'ordine, os- « A mio nome, egli ci disse, pregate i vostri ge-
servava che queste erano abolite, ed il compra- nitori e padroni che abbiano la bontà di lasciarvi
tore gridava alla novità, all'imbroglio, all'inganno . liberi, se occorre, alcune ore del giorno, onde pos-
Talora i due contraenti si riscaldavano, l'uno nel
persuadere, l'altro nel non volere essere persuaso ;
finché colla pazienza e colla calma il primo riu-
siate intervenirvi comodamente . Dal canto vostro
promettete loro che li ricompenserete di quel tempo
con una maggiore diligenza e puntualità nei vostri
sciva a far entrare la cosa in capo al secondo, che doveri . »
compresa l' utilità del nuovo sistema , il divario
Per assicurare l'intervento di un più gran nu-
tra l'uno e l'altro peso, tra l'una e l'altra misura,
non che la proporzionata e ragionevole differenza
di prezzo, finiva per comperare tranquillamente e
se ne andava istruito e convinto . Talvolta la scena
rappresentava un povero operaio infastidito, il
quale incontrando un compagno, od il suo antico
mero di giovani operai, ' gli Esercizi vennero fis-
sati nell' ultima settimana dell' anno, nella quale
occorrono feste carissime , generalmente ancora
osservate ; fu stabilito un orario, che desse meno
aggravio ai padroni (1) ; e venne affisso alla porta
delle Chiese di Torino, e spedito in molte case e
Maestro, lo pregava dell' opportuna istruzione, e laboratorii uno stampato a forma di Avviso Sa-
l' aveva . Per siffatta guisa si fecero passare i pesi, cro, le cui espressioni rivelano tutto l'ardore del
rilevando il divario tra l'oncia e l'etto, tra la libbra
e il chilo, tra il rubbo e il miria . Si venne
alle misure lineari, mostrando la differenza che
giovine Prete, dell'amico sincero della gioventù .
Di questo Avviso abbiamo avuto una copia tra
mano, e qui lo riproduciamo per documento e per
passa tra il raso e il metro . Si discorse delle saggio del come scriveva D . Bosco in quel tempo .
misure di capacità, dicendo del boccale e del li-
« La porzione dell'umana Società, su cui sono
tro, della brenta e dell'ettolitro e così del resto . fondate le speranze del presente e dell'avvenire,
Don Bosco aveva saputo intrecciare così bene i la porzione degna dei più attenti riguardi è, senza
fatti e gli episodii, mettere sulle labbra degli in- i dubbio, la Gioventù .
terlocutori parole e diverbii così arguti ed ameni, « Questa rettamente educata, ci sarà ordine e
da mutare una materia, per se stessa cotanto a- moralità ; al contrario, vizio e disordine .
rida, in un divertimento giocondo . La scena della
brenta, del litro e dell'ettolitro ci fece scoppiare
dal ridere ; oggi ancora, quando vi pensiamo, non ci
possiamo frenare dal riso . Tra i ragguardevoli
« La sola Religione è capace di cominciare e
compiere la grand'opera di una vera educazione .
« Ora attese le vicende dei tempi e gli sforzi,
personaggi, che assistettero a questa rappresen-
tazione, fuvvi il celebre abate Ferdinando Aporti,
il quale per verità ne fu sì preso, che disse
« Don Bosco non poteva immaginare un mezzo
più efficace per rendere popolare il sistema me-
trico-decimale ; qui lo si impara ridendo » (1) .
(1) Qui ci ricorda di un episodio che ci fa ridere an-
cora adesso . Uno degli attori, il giovane Giacinto Arnaud,
faceva la parte spettante le antiche misure di capacità, e
compariva sul palco colla brenta sulle spalle . -Deposto il
suo arnese, e standovi appoggiato, egli doveva in un certo
punto fare al suo interlocutore questa domanda : Quanto
è grande il litro ? Ma non venendogli tosto sulle labbra
queste parole, nè tenendo egli la dovuta posizione, il sug-
geritore a bassa voce gliele ricordò, e ad un tempo stesso
lo ammonì dell'atteggiamento che doveva tenere, dicen-
dogli : Sta appoggiato alla brenta . Allora il buon giovane,
forse un po' confuso, non badò più che tanto al senso del
suo discorso e gridò : Oh! quanto è grande il litro! sta ap-
poggiato alla brenta . A questa usata, uno scoppio di riso
risuonò per tutta la platea ; il suggeritore non ne poteva
più ; il compagno di recita si faceva sforzi erculei per te-
nere la serietà, e dovettero passare alcuni minuti prima
che si potesse riprendere la scena .
(1) L'Orario era questo : Giorni feriali . Mattino : Ore
5 1/2 la s.;VMM eondristCa6z, i-
serere ; ore 12, Messa, canto della Lode : Perdon, caro
Gesù . Dialogo .-Sera : ore 7, Istruzione, Lode : Noi siam
figli di Maria ; ore 8, Veni Creator, Meditazione, Lita-
me della Beata Vergine, e Benedizione col SS . Sacra-
mento . Giorni festivi . Mattino : tutto come nei giorni fe-
riali . - Sera, ore 5, Istruzione, Lode : Noi siam figli di
Maria ; ore 6, Veni Creator, Meditazione, Litanie e Be-
nedizione come nei giorni feriali .

1.7 Page 7

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che i malevoli fanno a fine d'insinuare massime
irreligiose nella mobile mento della Gioventù ; per
appagare il desiderio di molti genitori, principali
di negozi e padroni di bottega , si è stabilito di
dare in pubblico una muta di Esercizi Spirituali
ai giovani, nella Chiesa della veneranda Confra-
ternita della Misericordia, che a tale oggetto ge-
nerosamente concorre .
« Padri e madri, padroni e principali di fab-
briche e di negozi, a cui sta a cuore il benessere
presente e futuro dei giovani dalla divina Prov-
videnza a voi affidati, voi potete grandemente al
loro bene cooperare col mandarli ed animarli ad
intervenire . Il Signore non mancherà di compen-
sare quegli intervalli di tempo , che per avven-
tura doveste per un si santo fine sacrificare .
« Giovani, Giovani miei cari, delizia e pu-
pilla dell'occhio divino, non vi rincresca di tol-
lerare alcuni disagi della stagione, onde procurare
alle anime vostre un bene, che non verrà meno
giammai . Il Signore chiamandovi ad ascoltare la
santa sua Parola vi porge favorevole occasione,
per ricevere le sue grazie e le sue benedizioni .
Approfittatene . Beati voi, se da giovani vi av-
vezzate ad osservare la divina Legge : Bonum est
viro, cum portaverit jugum ab adolescentia sua .
(Gerem .) . »
Fin dalla introduzione , che fu la sera del 22
dicembre , la Chiesa della Misericordia era gre-
mita di giovani, quasi tutti artigiani . Uno dei
predicatori fu il canonico Borsarelli, ora già chia-
mato agli eterni riposi ; uomo di una parola chiara
e festevole, il quale facevasi intendere dai meno
istruiti e rozzi, nell' atto stesso che si attraeva
l'attenzione dei più schivi e divagati . Gli altri
predicatori più non ci sovviene chi fossero ; ma
ben ci ricorda che gli Esercizi ebbero un risul-
tato felice . Malgrado la cruda stagione, tu fin
dal mattino per tempo avresti veduto più centi-
naia di giovani pendere divoti dal labbro del pre-
dicatore ; il numero n'era incalcolabile al dialogo
del mezzodì, e alla istruzione e meditazione della
sera . Negli ultimi giorni, furono letteralmente
assiepati i tribunali di penitenza di parecehi Sa-
cerdoti ; e nel mattino della chiusura la Comu-
nione generale fu numerosa, divota, solenne . Laonde
genitori e padroni benedicevano al provvido pen-
siero di quegli Esercizi, e facevano voti che si
tenessero ogni anno . Oggidì questa utilissima pra-
tica si prosegue per l'opera e per lo zelo di una
pia Società Cattolica di Torino, specialmente nel-
l'occasione della Pasqua . Lode ai benemeriti so-
cii ; il meritato applauso ai veri amici della Gio-
ventù .
Intanto le riferite cose facevano prendere il no-
stro Oratorio in vie maggiore considerazione . In
Torino molto se ne parlava, e, dimenticate le
prime apprensioni già concepite dal Vicario della
città e dalla Ragioneria, tutti lo stimavano e ne
dicevano bene . Ognuno dai fatti lo giudicava mezzo
opportunissimo per allontanare dalla porta della
prigione tanti poveri giovani, rendendoli in quella
vece buoni cristiani ed onesti cittadini ; ché i buoni
risultati erano a tutti palesi e negar non si pote-
vano . Dalla pubblica voce, da private relazioni e
poscia da un voto del Senato, lo stesso Governo
fu indotto ad interessarsi di noi . In quel tempo
persona benevola , che non sappiamo chi fosse,
all'insaputa di D . Bosco, ma a nome suo, inoltrò
per mezzo dell'Alta Camera una petizione al Pub-
blico Ministero per un sussidio a nostro vantag-
gio . Il Senato prima di prendere una deliberazione,
e raccomandare la cosa al Governo, volle attin-
gere le più minute informazioni . Per la qual cosa
nominò un'apposita Commissione coll' incarico di
farci una visita, informarsi e poi riferire . L' o-
norevole Commissione era composta di tre Sena-
tori , che furono il conte Federigo Sclopis (1) , il
marchese Ignazio Pallavicini , e il conte Luigi
di Collegno .
Pertanto ad esecuzione dell' alto incarico i tre
nobili Signori si portarono al nostro Oratorio in
Valdocco nel pomeriggio di una festa . Erano circa
le ore due, e più di 500 ragazzi, nel bollore di
loro ricreazione , occupati quali in uno, quali in
altro trastullo, porgevano di sé all'attento osser-
vatore il più gradito spettacolo. Al mirar si gran
turba di giovani insieme raccolti, gli uni a cor-
rere, gli altri a saltare, questi a fare di ginna-
stica, quegli a camminare sulle stampelle, assi-
stiti qua e colà da varii Sacerdoti e laici, quei
Signori ne rimasero . Dopo alcuni istanti il conte
Sclopis esclamò : - Che bello spettacolo ? - Bello
davvero, rispose il marchese Pallavicini - For-
tunata Torino, aggiunse il conte di Collegno, fortu-
nata Torino se nel suo seno sorgessero parecchi di
questi istituti - Allora i nostri occhi, riprese lo
Sclopis, non sarebbero così sovente offesi dall'in-
grato aspetto di tanta misera gioventù, che nei
giorni festivi scorrazza nelle vie e nelle piazze,
crescendo nella ignoranza e nel mal costume .
Don Bosco, che si trovava in un circolo di gio-
vani, veduto quei tre Signori, che punto non co-
nosceva, loro si avvicinò . Fatti i primi convene-
voli, ebbe luogo un dialogo, che coll' aiuto l'uno
dell' altro abbiamo potuto ricordare almeno nella
sua sostanza .
Sclopis . - Stavamo osservando con istupore
lo spettacolo di tanti giovani insieme raccolti in
lieti trastulli, spettacolo che ci sembra più unico
che raro . Sappiamo che anima di tutto questo è
il Sacerdote Bosco . Vorrebbe favorire la S . V . di
presentarci a lui?
(1) Dicendo il Conte Federigo Sclopis, intendiamo dire
uno dei più illustri Patrizi piemontesi, il Magistrato in-
tegerrimo, il fido Consigliere della Corona, il Presidente
del Senato, l'Arbitro di pace tra le due maggiori potenze
marittime, l'Inghilterra e gli Stati Uniti, nella intricata
questione della nave Alabama ; uomo insomma di fama
mondiale, e di sentimenti religiosi e cattolici . Mentre
il suo nome correva onorato ed applaudito nei due emi-
sferi, mentre giungevangli felicitazioni da ogni paese, tele-
grammi da ogni gente, per la felice riuscita di questo affare,
è pur bello il vedere l'eminente personaggio attribuirne
il buon esito al Padre dei lumi, e il 17 di Settembre 1872,
scrivere nel libro dei suoi ricordi tra le altre queste pa-
role : « Torniamo da Ginevra dopo aver provato tutte le
vostre benedizioni, o Signore . . . Un profondo intensissimo
obbligo di gratitudine mi stringe a voi, mio Dio . » Vedi
Carattere e Religiosità del Conte Federigo Sclopis , aureo
opuscoletto vergato dalla egregia penna di un altro co-
spicuo Patrizio Torinese, il barone Antonio Manno, To-
rino 1880 .

1.8 Page 8

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D . Bosco . - Le Signorie Loro gli sono ap-
punto presenti ; il povero D . Bosco sono io .
Scl . - Godo assai di fare oggi sua personale
conoscenza ; chè per fama D . Bosco già mi era
noto da lungo .
D . B . - Debbo la mia fama non ai meriti
miei, ma piuttosto alla lingua dei miei giova-
netti .
Pallavicini.-Sono questi, giudici assai com-
petenti e affatto veridici, giacchè ex ore infan-
tium, come dice il profeta, perfecisti laudem .
Sci . - La notizia di quest'opera sua è testè
salita alla Camera del Senato, e l'Alto Consesso
c'incaricò di raccogliere esatte informazioni, onde
riferire in proposito . Io sono il conte Sclopis ;
questi è il marchese Pallavicini ; quegli è il conte
di Collegno .
D . B . - Questo povero istituto ebbe fin qui
ben molte e care visite ; ma questa sarà certa-
mente annoverata tra le più preziose . Le SS . LL .
domandino pure quanto occorre, che sarò lieto di
soddisfarli in quanto so e posso .
Sci . - Qual'è lo scopo di quest'opera sua ?
D . B . - Lo scopo si è di raccogliere nei giorni
festivi il maggior numero di giovani, i quali o
perché trascurati dai parenti od abbandonati, o
perchè forestieri, in luogo di recarsi alle sacre
funzioni e al Catechismo, andrebbero girovagando
e giuocando per la città, facendo i monelli . Qui
invece attirati dall'amore dei trastulli, non che da
regalucci e da belle maniere , sono trattenuti in
lieta ricreazione sotto gli occhi di varii assistenti .
Intanto nel mattino vi hanno comodità di acco-
starsi ai santi Sacramenti, ascoltano messa e un
breve sermone loro adattato . Nel pomeriggio poi,
dopo alcune ore di onesto divertimento, si rac-
colgono in Cappella pel Catechismo, pel canto dei
Vespri, per l'istruzione e Benedizione . In poche
parole : Lo scopo si è di radunare i giovani per
farli onesti cittadini col renderli buoni cristiani .
Pall . - Fine nobilissimo . Egli sarebbe desi-
derabile che siffatti istituti si moltiplicassero in
questa città .
D . B . - La Dio mercé l'anno 1847 uno con-
simile ne venne aperto presso la villa reale, il
Valentino, e un terzo fu inaugurato poc'anzi nel
borgo di Vanchiglia .
Collegno . - Benissimo ! Benissimo !
Scl . - Qual è il numero approssimativo dei
giovani che frequentano questo luogo?
D . B . - Sono generalmente per ogni festa un
500, e spesso di più . Quasi altrettanti si annove-
rano in ciascuno degli altri .
Coli . - In media sono adunque circa 1500 giovani
abitanti in questa città, raccolti da provvida mano,
e per mezzo della Religione, indirizzati sulla via
della moralità e dell'onore . E un grande beneficio
per questa metropoli ; è un grande sostegno pel
nostro Governo .
Pali . - Da quando cominciò Ella questa sua
instituzione ?
D . B . - Cominciai a raccogliere alcuni ra-
gazzi più rozzi e bisognosi di una cura speciale
sin dal 1841 ; e vi fui spinto dallo esperimentare
che molti, sebbene un po' discoli, non erano mal-
vagi, ma che lasciati a se stessi si davano facilmente
a tristissima vita, e riuscivano alla prigione .
Sci . - L'opera sua è veramente filantropica,
e di una grande importanza sociale . Sono opere
siffatte, che il Governo deve promuovere e so-
stenere . E per suo conforto Le dico che l'Inten-
denza e tutta la Famiglia Reale apprezzano que-
st'opera e le daranno il loro appoggio .
Coli . - Quali mezzi adopera la S . V . per mo-
ralizzare e tenere in ordine si grande moltitudine
di giovani?
D . B . - L'istruzione, ed una carità dolce, pa-
ziente e longanime sono gli unici mezzi . Qui l'a-
more prevale al bastone ; anzi regna da solo .
Pali . - Avremmo bisogno che questo metodo
venisse adottato in tanti altri istituti, e special-
mente nei penitenziarii . In questo caso non occor-
rerebbero più tante guardie e gendarmi ; e quello
che val meglio si formerebbe alla virtù il cuore
di tanti rinchiusi, che dopo anni ed anni di pu-
nizione n'escono peggiori di prima .
Sci. - Questi ragazzi sono essi tutti di que-
sta città ?
D . B. - No, signor Conte ; ma varii sono delle
parti di Biella, Vercelli, Novara e di altre pro-
vincie del Regno ; alcuni sono di Milano e di Como
e fin della Svizzera . Venuti in questa capitale per
cercare lavoro, essi, perchè lontani dagli sguardi
dei loro parenti, sarebbero esposti ad evidente
pericolo di riuscire cattivi cristiani .
Scl . - Aggiunga pure : E malvagi cittadini,
e non tarderebbero a dare molto da fare alla po-
lizia ed allo stesso Governo .
Qui il Conte si fece ad interrogare un giova-
netto in sui 12 anni, che gli stava da presso -
E tu come ti chiami? - Mi chiamo Giuseppe
Vanzino - Di che paese sei? - Di Varese -
Che mestiere fai? - Lo scalpellino - Hai an-
cora i tuoi genitori? - Mio padre è morto -
E tua madre?
A questa domanda il buon ragazzo abbassò
gli occhi, chinò la fronte, e fecesi vergognoso e
muto . - Dimmi, replicò lo Sclopis, hai ancora tua
madre? E forse morta ancor essa? Parla, mio caro .
Allora il poveretto con voce stentata e com-
mossa rispose : - Mia madre è in prigione .
Ciò detto, diede in un pianto dirotto . A questa
vista, il Conte, i suoi compagni e D . Bosco fu-
rono inteneriti, ed una furtiva lagrima comparve
sul loro ciglio . Dopo un istante di silenzio, il buon
Signore riprese il discorso e disse : - Povero fi-
glio : mi fai compassione ; ma stassera dove an-
drai a dormire ! - Finora dormiva in casa del
mio padrone, rispose egli asciugandosi gli occhi ;
ma oggi D . Bosco mi promise di prendermi presso
di sè, e annoverarmi tra i suoi ricoverati - Come?
domandò qui lo Sclopis rivolto a D . Bosco ; oltre
all' Oratorio festivo, Ella tiene aperto eziandio
un'Ospizio di beneficenza ?
D . B . - Così volle il bisogno ; e presente-
mente ne albergo una trentina, la maggior parte
poveri orfanelli, o giovanetti dei più abbandonati_
Essi mangiano e dormono in questa casetta, e vanno
a lavorare in città, quali in una e quali in un'al-
tra bottega .

1.9 Page 9

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Pall . - Sono questi i miracoli della carità
cattolica .
Coll . - Ma dove attinge ella i mezzi per so-
stenere cotale Ricovero ? Imperocchè trenta bocche
giovanili consumano pane assai .
D . B. - Il provvedere il vitto e vestito a que-
sti miei cari ragazzi è certamente un compito al-
quanto difficile , e che talora mi dà non poco a
studiare ; imperocchè la maggior parte di essi non
guadagnano ancor nulla, ed alcuni fanno un si
scarso guadagno, che non basta a calzarli e ve-
stirli . Ma ad onore del vero debbo dire che fin
qui la divina Provvidenza non mi venne ancor
meno ; anzi ho tanta fiducia che Dio mi sarà an-
cor largo dei suoi favori, che desidero di avere
un più vasto locale per accrescere il numero dei
miei ricoverati .
Scl . - Si potrebbe visitare l'interno della casa ?
D . B . - Purché vogliano degnarsi ; la casa è
tanto meschina, che temo ne sarà offeso il loro
sguardo .
Giusta il loro desiderio, D . Bosco li accompa-
gnò nel dormitorio a pian terreno, a cui si en-
trava per un uscio molto basso . Il Senatore Sclopis,
che vi entrò pel primo , nel passarvi urtò col cap-
pello, che rovesciato gli sarebbe caduto per terra,
se il Pallavicini, a cui batté sul naso, non glielo
avesse trattenuto di dietro . L' egregio Conte sorri-
dendo disse : - Nelle sale del Re questo non mi
accadde mai . - E il Marchese a sua volta soggiun-
se : - E a me non cadde mai un cappello sul naso .
Visitato quel sito, i tre Senatori vennero me-
nati in cucina . La buona mamma Margherita si
stava in quel momento assestando i piatti e le pen-
tole - Ecco mia madre, disse D . Bosco ; ecco
pure la madre dei nostri orfanelli .
Scl . - Da quanto pare voi fate anche la cu-
ciniera, non è vero, madre?
Margh . - Per guadagnare il Paradiso fac-
ciamo un po' di tutto .
Scl . - Quali pietanze date ai giovanetti?
Margh . - Pane e minestra e minestra e pane .
Sci . -- E quante al vostro D . Bosco?
Margh . - Sono presto contate ; una sola .
Scl . -- E un po' troppo poco una sola ; ma al-
meno gliela farete molto buona .
Margh.B!Su'oi-nmsagchel
mangia sempre la stessa mattino e sera dalla do-
menica sino al giovedì .
A queste parole quei tre Signori risero della
miglior voglia .
Scl. - E perché sino al giovedì, e non da una
domenica all'altra?
Margh . - Perché pel venerdì e sabato, giorni
di vigilia, ne fo una di magro .
Scl . - Ho capito . Si vede che voi siete una
cuciniera molto economica . Credo per altro che
ai tempi nostri il vostro metodo di cucinare non
farà molto progresso nel mondo .
Pall . - Non avete niuno a porgervi la mano ?
Margh . - Gli altri giorni ho bensì un buon
aiutante ; ma oggi egli ha molto da fare, e mi
lasciò sola .
Pall . - E chi é dunque il vostro garzone di
cucina ?
Margh . - Eccolo, disse sorridendo e additando
D . Bosco .
Scl. - Mi rallegro con Lei, sig . Don Bosco.
Non aveva dubbio veruno che Lei fosse un buon
educatore della gioventù ed anche un abile scrit-
tore ; ma ancora ignorava che se ne intendesse
pure di gastronomia .
D . B. - Vorrei che Ella mi vedesse all' atto
pratico, e allora soprattutto quando fo la polenta .
Tutti si misero a ridere, e salutata la buona
donna uscirono di cucina .
Intanto essendo ormai tempo di terminare la
ricreazione, D . Bosco ne fe' dare il segno, e i tre
Signori si ebbero una nuova sorpresa . Questa si
fu il pronto cessare di tanti giovani da ogni giuoco
e trastullo, e il loro disporsi nelle rispettive classi
per recarsi in ordine in Chiesa .
I Senatori visitarono poscia le singole classi di
Catechismo ; indi assistettero al canto del Vespro e
alla istruzione, e ricevettero con noi la Benedi-
zione col SS . Sacramento, edificandoci tutti col
loro divoto contegno . Usciti di Cappella eglino si
compiacquero d'intrattenersi ancora un poco nel
cortile tra i giovani, interrogando or questo or quel-
l'altro . - Che mestiere fai tu? domandò il Conte
Sclopis ad uno di essi - Fo il calzolaio -- Sa-
presti dirmi che differenza vi passa tra il calzo-
laio e il ciabattino? - Il ciabattino, rispose il
garzoncello abbastanza istruito, è colui che cuce
e rattaccona le ciabatte o le scarpe rotte ; il cal-
zolaio invece è quegli che le fa nuove . Per es .
queste sue belle scarpe o stivali sono fatti dal
calzolaio . -Bravo, disse il Conte, mi hai rispo-
sto da maestro .
D . B . - Egli è difatto molto assiduo alla no-
stra scuola serale .
Pall . - Hanno qui luogo anche le scuole se-
rali ?
D . B . - Si, per servirla . Le abbiamo inco-
minciate fin dall' anno 1844 a vantaggio di quei
giovani, i quali, o perché tutto il giorno occupati
nei proprii lavori, o perché già troppo inoltrati
in età, non possono frequentare le scuole comu-
nali . Da qui ad un'ora esse incominciano in quelle
camere attigue .
Pall . - Quale insegnamento abbracciano esse
D . B . - I primi elementi di lettura e scrit-
tura, la grammatica, la Storia Sacra e la storia
patria, la geografia, l'aritmetica e il sistema me-
trico . Vi ha pure una classe per quelli, che im-
parano il disegno e la lingua francese ; né vi man-
cano lezioni di musica vocale e istrumentale .
Pall . - E chi le presta la mano?
D . B. - Quegli ecclesiastici e laici, che io
chiamo miei cooperatori . Quei caritatevoli mi
aiutano, non in questo solo, ma in più altri biso-
gni . Tra l'altro essi s'impegnano nel trovare one-
sti padroni ai giovani che rimangono disimpie-
gati, e nel provvedere di camicie, di calzatura e
di decente vestito coloro di essi, che altrimenti
non potrebbero più recarsi al lavoro .
Coll . - Bravi ! Sono questi i benefattori del-
l'umanità, i benemeriti della patria .
Scl . - Signor D . Bosco , conchiuse allora il
Conte Sclopis, Capo della Commissione, io non sono

1.10 Page 10

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uso all'adulazione ; ma con tutta la schiettezza del
cuore Le confesso, anche a nome dei miei colle-
ghi, che noi partiamo di qui altamente soddisfatti,
e come Cattolici e come cittadini e Senatori del
Regno applaudiamo all' opera sua, e facciamo voti
che prosperi e si diffonda .
Prima di partire il conte Sclopis trasse fuori
una limosina e la diede a D . Bosco pei suoi gio-
vanetti più bisognosi . Tutti e tre poi da quel
giorno divennero nostri insigni benefattori .
Diremo in altro numero la relazione fatta in
Senato intorno a questa importante visita .
D. GAUDENZIO
III .
Studi di latinità - D . Pietro - Scelta dello stato
- Difficoltà di famiglia .
Il nostro buon Matteo ha intanto cominciato gli
studii, chiamati ora secondarii, ma in quei giorni
detti puramente di latinità . La medesima cura
da parte della madre fece si, che fosse scelto un
buon maestro, che venisse a fargli la scuola in casa,
e poi un saggio e ben regolato convitto . Non è
a dirsi, con quanta pena ella se lo vide partire
dal fianco, e quanti furono i santi consigli, che gli
diede prima di allontanarselo . Anche il buon fi-
glio era commosso quel di, che dovette salutare
il padre e la madre , e raccogliersi in Collegio,
per poter continuare gli studi . Promise a' suoi,
che sarebbe stato fedele a' loro ammaestramenti,
e che lontano di corpo, sarebbe pur sempre stato
vicino con lo spirito . Volle la loro benedizione,
e per la prima volta diede all'anima de' suoi una
profonda ferita . Sapevano però il signor Anselmo
e la pia Nannina che affidavano il loro tesoro in
buone mani .
D . Pietro . . . era veramente degno di succedere
alla educazione paterna di questo caro fanciullo .
Dopo aver fatto scuola molti anni in città, si era
ritirato nella sua patria , e qui, per non lasciar
in ozio i rari talenti, che Dio gli aveva dati, rac-
coglieva alcuni figliuoli del popolo, che davano
speranza di consacrarsi a Dio, ed a loro apriva i
tesori della virtù e della scienza . Parecchi erano
già usciti da quella scuola, e formavano il decoro
del santuario, e parecchi vi accorrevano da varie
parti, attirati dalla bella fama, che godeva l'u-
utile sacerdote . Come rimase lieto il suo cuore,
quando gli fu proposto il bravo Matteo ! Ne aveva
udito a parlare con particolare elogio da varie
persone, e nell' animo suo, augurò a se stesso la
fortuna di riceverlo un giorno nel bel numero dei
suoi allievi . Perciò, quando i parenti di Matteo
lo pregarono di volerlo ritirare con sé, egli si
arrese ben volentieri ; anzi ne ringraziò la Prov-
videnza, come di uno speciale favore che faceva a
sè ed alla sua scuola .
Ai tre di novembre dell'anno 18 . . ., accompa-
gnato dalla savia sua madre , arrivava il nostro
Matteo nella piccola terra di . . . . per continuare il
suo corso di studi . Salutò con rispetto il nuovo
suo maestro ; ed alla vista di quella fronte serena
e calma, circondata da una bella capigliatura bian-
chissima, che le formava come un'aureola di mag-
gior maestà, egli si sentì subito il cuore pieno
di venerazione per lui . Volle baciargli la mano,
e mentre la madre sua gli parlava di lui e per
lui, egli lo veniva squadrando da capo a' piedi, e
notava quanto bene avrebbe ricavato da quella
vera fontana di virtù e di sapere . Nel separarsi
dalla madre fu commosso fino alle lacrime, e poi
assicurandola che non l'avrebbe mai dimenticata
nelle sue preghiere, le diede e ne ricevette il do-
loroso commiato . Fu una scena pietosa quella, che
cavò le lacrime anche a D . Pietro, rimasto te-
stimone, e che cercava di consolare il cuore af-
flitto della madre per quella separazione . Dato
così sfogo al suo dolore, e rimasto solo col suo
maestro, il buon Matteo, rivolto a lui, così prese
a parlargli .
- Caro maestro, io mi metto nelle sue mani,
e gli affido quanto ho di più caro, tutto me stesso .
A queste affettuose parole, accompagnate con
una espressione ancora più affettuosa , D . Pietro
si sentì intenerito, e lo assicurò che lo avrebbe
avuto carissimo, e fin di quella prima sera con-
siderato come un caro figliuolo . In corso di tempo
a lui volle affidare i segreti della sua coscienza,
a lui i suoi pensieri, a lui tutta l'anima sua .
D . Pietro accorgendosi fin dal principio qual
tesoro di scolaro aveva in Matteo, si diede pre-
murosa cura per coltivarlo con tutta sollecitudine .
Nulla dimenticava di quanto gli poteva essere
utile, ed aveva la dolce consolazione di vederselo
con inappuntabile esattezza eseguire non che i
precetti, ma i medesimi consigli . Anche i com-
pagni lo riconoscevano quale loro guida, e gli pre-
stavano amorevole accondiscendenza .
A quest'amabile scuola furono bellissimi i frutti,
che ricavò il piccolo Matteo, che col crescere de-
gli anni, cresceva pure in sapienza ed in virtù,
davanti a Dio ed agli uomini . Siccome poi alla
domenica da D . Pietro si radunavano molti altri
fanciulli del contado, a cui egli insegnava i primi
rudimenti del catechismo, così Matteo di buon
grado si adoperava coi più piccoli, per insegnar
loro a fare il segno della santa croce, per dire
qualche preghiera, mentre il maestro si tratte-
neva cogli adulti . Il giorno del Signore era il pizi
bel di della settimana pel suo cuore, e lo atten-
deva con ansietà e viva compiacenza . Dio poi con-
solava il buon sacerdote col fargli crescere d'at-
torno i figli del popolo, e col vederli venire su
savii e morigerati . Oh come ne gioiva il suo cuore!
Più volte era udito ad esclamare : se potessi
tornare più giovane, ecco l'impresa a cui vorrei
dedicare tutta la mia vita, tutte le mie sollecitu-
dini, catechizzare i poveri! Diceva queste pa-
role con tanta espressione, che i suoi giovani al-
lievi ne restavano inteneriti .
Intanto il tempo passava, e con esso veniva
l'ora in cui Matteo doveva deliberare stilla sua
vocazione . Soventi volte questo pensiero lo aveva
preoccupato e lo aveva reso incerto, premuroso,
più divoto, e quasi che nol dissi, quasi sgomen-
tato . Il suo buon padre gli aveva fatto sapere,

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che lo avrebbe desiderato medico ; la madre in-
vece, avvocato, come un suo fratello, che si era
reso celebre in più cause, e rendeva più servigi
all'umile paesello, anche stando nella capitale . -
Se mio figlio, diceva la pia signora, si dedicherà
alla difesa de' clienti, quanto bene potrà fare ! E
come meglio potrebbe capitargli, che sotto alla
scuola di si abile maestro?
Ed ora anche precorrendo colla materna fan-
tasia le cose e gli anni, ella s'immaginava già di
vedere il suo Matteo correre ben avanti nella car-
riera de' suoi studi .
E veramente il suo orgoglio naturale, e non
inconsiderato, le dava ragione di credere molto
bene, ed avanzare i suoi giudizi sull'avvenire pieno
di rose e di onori pel suo figliuolo . Di fatto ogni
volta che D . Pietro le aveva a scrivere, non fi-
niva mai di lodarne l'ingegno, la memoria, lo
studio e le virtù . E come la s . Scrittura ci dice,
che non v'è ferita più dolorosa al cuore di una
madre, che un figlio ignorante, così nulla doveva
tanto consolare lo spirito della signora Nannina,
quanto queste continue notizie belle e piene di elogi .
Era negli ultimi dì del mese di giugno del 18 . . .
quando la madre di Matteo riceveva dalla posta
la lettera seguente
CARA MAMMA IN CRISTO CARISSIMA,
Questa volta scrivo a voi sola, e con preghiera
di leggermi con carità particolare ed affezione
sino alla fine . Sono omai arrivato al tempo, in
cui devo decidermi sulla scelta dello stato . Voi
mi avete detto tante volte le vostre idee ; papà
volle manifestarmi anche le sue . . . e che direste
se io pure vi manifesterò le mie? Finalmente si
tratta di me, in persona prima, e voi non dovrete
stupirvi, che io mi rivolga a voi, e vi parli col
cuore alla mano, e vi esprima tutta intiera la mia
volontà . Comincierò dal dirvi, che ho nessuna vo-
glia, anzi mi sento tutto contrario alla carriera
che mi addita papà, specialmente per il mio po-
vero cuore, che non mi potrebbe reggere ad av-
vicinare tanti miseri e disgraziati mortali, che
avrebbero bisogno dell'opera mia . Non potrei mal-
grado ogni sforzo dell'animo mio . Dunque, voi
direte con aria di trionfo, dunque ti farai avvo-
cato ! Il mio buon maestro, ad ogni mia improv-
visata un po' calorosa, è solito dire queste parole,
adagio a' ~'passi! notandomi, che son parole
di un valoroso uomo de' tempi passati, e che si-
gnificano : adagio, fanciullo mio, non correre tanto
in fretta . E mi vorreste rimproverare se io ri-
volgessi a voi medesima questa raccomandazione ?
Sentitemi adunque con tutta la calma che vi è
possibile, e siatemi voi medesima fedele inter-
prete e difensore presso ad altri . Io quando vi
udiva a dirmi ; tu seguiterai tuo zio, mio fra-
tello, e salirai in alto più ancora di lui, io
meditava se veramente aveva questa propensione,
e se la vita dello zio s'affaceva coll'indole mia,
quieta anzi che no e raccolta . Sentiva che voi mi
avevate educato a ben altra scuola ; e diceva, av-
vocato sì, ma avvocato del Signore . Sarò presso
Dio avvocato di tanta povera gente, che reclama
difesa ed appoggio, e che raramente ne trova in
questa povera terra . Sarò avvocato dei poveri pec-
catori ! M'avete dunque inteso ? Se il Signore mi
aiuta ; se Lui pose in me questa semenza buona
della vocazione, io sarò a suo tempo un vero av-
vocato, per guadagnare non danari e beni su que-
sto mondo, ma tante anime redente e comprate
dal sangue prezioso del Signore . Sì, io sarò av-
vocato de' vivi e de' morti, ed impiegherò la mia
vita alla loro salute presso il tribunale celeste .
Come vi ho detto più sopra, io ho meditato, ho
pregato ed ho fatto 'pregare, perchè il Signore mi
illuminasse in questa dolorosa occasione, mi fa-
cesse conoscere bene la via, per fare in tutto la
sua volontà ; e fissa, come l'ombra, che seguita
il corpo, mi sentiva la voce, che mi assicurava
che Dio mi voleva per quello stato . Nel giorno
poi di s . Luigi, sacro a questo eroe, modello della
gioventù cristiana, ho raccomandato a Lui la causa
dell'anima mia ; a Lui che dovette lottare per ot-
tenere l'assenso de' suoi, per rendersi religioso .
Lo vorreste credere ? Non ebbi più forte conferma
come in questo di ! Allora mi decisi, ancor pro-
strato al suo altare, di trattare della mia delibe-
razione, e di aver voi per appoggio presso il pa-
dre, per ottenerne la licenza . Mi vorreste forse
abbandonare? E proprio Dio, cara madre, che mi
chiama ; non è leggerezza giovanile, non è vanità,
non è altro sentimento, che mi vi spinge, che il
desiderio di servir Dio . Vorreste voi opporvi?
Crederei far torto alla vostra pietà, se solamente
io lo potessi sospettare . Io confido che voi par-
lerete al papà, e che egli, a' vostri validi con-
forti, mi renderà felice, col lasciarmi libero a se-
guire le mie intenzioni, che sono, mi giova spe-
rare, proprio quelle di Dio . Datemi la vostra
benedizione, mentre mi protesto
Vostro aff .mo figlio MATTEO .
Questa lettera, vedete stranezza del caso ! mise
la desolazione in quella ottima famiglia . La si-
gnora Nannina, a differenza di altre buone madri,
che ben volentieri vedrebbero i loro figli avviarsi
per la strada del santuario, restò in sulle prime
stordita, e poi diede in amare lacrime . Invece di
intercedere presso il padre il consenso , come ne
la pregava Matteo, ne fu per l'opposto la più fiera
avversaria . Scrisse al figlio lettere di fuoco per
distornarlo da quella, come ella diceva, sconside-
rata risoluzione, e non contenta ancora, ella stessa
venne da D . Pietro, per pregarlo ad aiutarla in
quella penosa impresa . Il buon servo di Dio ebbe
un bel dirle che s'acquietasse, che lasciasse la
libertà al figlio, che non si opponesse alla for-
male volontà del Signore ; ma la signora non ri-
conosceva più ragione alcuna . Pareva avesse cam-
biata natura, solo perchè suo figlio voleva rendersi
religioso . Lo tolse con mal garbo dal pio sacerdote,
che temeva fosse stato il cattivo consigliere , e
si ricondusse in casa Matteo, coll'unico proposito
di togliere dal capo di suo figlio quell'utopia, come
si esprimeva nel suo dolore, che gli aveva messa
la troppo pietà del maestro . Ritornato in seno
alla famiglia il buon Matteo vide come tutto era
mutato a suo riguardo . Non più sorriso di madre
affettuosa, non più allegria, non più quella santa

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armonia e pietà, che tanto gli piaceva e gli an-
dava al cuore ; ma sospettosi per lui e fino il papà
e la mamma sgarbati, ed alcune volte anche maligni .
Ricordava allora nella sua disgrazia i bei giorni
della infanzia e della prima età, ricordava i sor-
risi di tutta la casa, ricordava quante cure gli
mettevano d'attorno i suoi, ricordava come la ma-
dre gli ripeteva il detto memorabile di Bianca di
Castiglia : Se avessi a vederti macchiato di u .
solo peccato, vorrei che Dio prima ti prendesse
con sé . . . Pensando a quelle care e soavi memo-
rie, si sentiva il cuore trafitto da mille dolori per
il presente suo stato . Piangeva, e pregava il buon
Dio , che gli venisse in aiuto in quella tribola-
zione . Più d'una volta col cuore trambasciato ebbe
ad esclamare
O mie speranze convertite in fumo!
gloria, che lassù mi sta apparecchiata ! Poi giro
gli occhi attorno e dico : Oh ! quanti vi sono al
mondo più miseri di me ! Questo è il segreto della
mia felicità .
AUGURII .
Don Bosco con tutti i suoi giova-
netti augura di vivo cuore buone fe-
ste Natalizie e buon fine e capo d'anno
ai benemeriti Cooperatori e Coopera-
trici, pregando Dio che loro conceda
buona salute ed il prezioso dono della
perseveranza nel bene .
NOTIZIE RELIGIOSE E VARIE .
La Regina d'Inghilterra - I fogli d'Inghil-
terra scrivono che la Regina Vittoria onorò di
una sua visita i Padri Gesuiti di Rochampton, la
cui casa è attigua al parco della sua residenza .
L'augusta Sovrana domandò al Padre Superiore
di presentargli i novizi giunti dalla Francia, ed
essa li accolse in modo gentilissimo, informandosi
dei loro bisogni, e invitandoli a ricorrere ad essa
in tutti i loro bisogni durante il loro esiglio .
Una traduzione della Bibbia denunziata da
un protestante - L' Indo-European riferisce
che il missionario protestante Nehemiah Gorey
fa severi commenti sulla perversione ributtante
del senso scritturale, che s'incontra nelle ultime
traduzioni della Bibbia nella lingua India . Il sud-
detto missionario fa osservare che i traduttori
protestanti hanno fatto violenza al sacro testo uni-
camente per trovare nella versione una conferma
alle loro dottrine particolari . Ma l' accusa che
questo protestante muove a detta traduzione la
meritano tutte le altre versioni fatte dagli eretici,
non escluse quelle che essi spargono nella nostra
Italia .
Conversioni al Cattolicismo - Nella Persia,
non ostante i grandi bisogni dei Cattolici per le
recenti carestie, molti eretici vengono in massa
alla Chiesa Cattolica . Molte conversioni si con-
tano pure nella Chiesa greco-scismatica nell'im-
pero Turco .
SECRETO PER VIVERE FELICE .
Un vecchio ottuagenario, quantunque travagliato
da gravi sventure, non aveva mai perduto la pace
e la tranquillità dell' anima sua . Interrogato da
un suo amico, qual era il segreto che lo rendeva
contento in mezzo a tante cagioni di tristezza,
rispose : Quando la sventura mi coglie, levo alto
lo sguardo al cielo e dico : Ah ! che le pene di
questa terra sono ben poca cosa a paragone della
INDULGENZE SPECIALI
pei Cooperatori Salesiani .
Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza ple-
naria una volta al giorno, da applicarsi alle anime
del Purgatorio, recitando la terza parte del Ro-
sario di Maria Vergine avanti al SS . Sacramento,
e non potendo avanti al divin Sacramento, reci-
tandola innanzi al Crocefisso.
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta
alla santa Comunione .
Può altresì lucrare moltissime Indulgenze ple-
narie nel corso del giorno mediante la recita di
sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del
Sommo Pontefice . E queste indulgenze applicabili
alle anime purganti, le può acquistare toties quo-
ties, ossia tutte le volte che recita i suddetti
Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza
bisogno di Confessione e Comunione, purchè sia
in grazia di Dio .
Oltre a queste, un'altra Plenaria ne può gua-
dagnare ogni domenica, e nei giorni qui sotto
notati, purchè confessato negli otto giorni, e co-
municato visiti una qualche chiesa, pregandovi
secondo l'intenzione del Sommo Pontefice .
Mese di Gennaio .
I . Circoncisione di N . S . G . C .
6 . Epifania .
16 . Festa del SS. Nome di Gesù .
18 . Cattedra di S . Pietro in Roma .
23 . Sposalizio della Beata Vergine .
25 . Conversione di s . Paolo .
29 . S . Francesco di Sales .
In questo giorno l'indulgenza plenaria si può
lucrare da tutti i fedeli cristiani, purché confes-
sati e comunicati visitino una Chiesa o pubblico
Oratorio della Congregazione Salesiana .
Con permesso dell'Aut . Eccl . - FERRARI GIUSEPPE gerente respons.
Tip. di San Vincenzo de' Paeli. Sampierdarena 1880 .