BS 1920s|1928|Bollettino Salesiano Luglio 1928

Anno LII.   LUGLIO 1928   Numero 7.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: La Pagina d'Oro. - Avanti concordi ! - Maria Ausiliatrice. - Sviluppi dell'Opera Salesiana Per il Giubileo Sacerdotale di S. S. Pio XI. - Feste Cinquantenarie al Collegio "Manfredini" di Este 1878-1928. - Pei naufraghi del Polo. - Lettera di Don Giulivo ai Giovani. - Giornate Mariane a Valdocco. - Azione Salesiana. - Dalle nostre Missioni: Per le regioni inesplorate del Matto Grosso. - Escursioni sugli affluenti del Rio Negro. - Culto e grazie di Maria Ausiliatrice. - Omaggi all'Opera di D. Bosco. - Dalle nostre Case Torino- Belluno -Nizza Monferrato -Vigevano - Legnago -Arezzo - Catania - Bahia Bianca. - Cooperatori defunti.

LA PAGINA D' ORO

La Crociata per le Borse Missionarie va sviluppandosi magnificamente in Italia e all'Estero. Siamo lieti di offrire ai nostri Lettori un altro elenco di Borse costituite, sperando che sia stimolo a tanti cuori generosi.

13. Borsa D. Bernardo Savarè per iniziativa degli ex alunni interni Oratorio Salesiano di Torino.

14. Borsa SS. Nome di Gesù per iniziativa di Mons. Ernesto Coppo.

15. Borsa S. C. di Gesù, salvateci! di un fervoroso Cooperatore, effettuata nella vigilia della Festa di Maria Ausiliatrice.

16. Borsa Andrea Beltrami 2a 17. Borsa Michele Magone Sono generoso dono dell'insigne Cooperatrice C. M. L.

18. Borsa Betica per iniziativa dell'Ispettore Salesiano di Siviglia (Spagna).

19. Borsa Andrea Beltrami 3a per entusiastico contributo degli alunni del Collegio di Lanzo Torinese.

20. Borsa B. C. A. di una pia Cooperatrice in memoria dei cari estinti.

21. Borsa Istituto S. Luigi. Messina 2a per iniziativa degli alunni dell'Istituto S. Luigi di Messina.

22. Borsa Madonna della Lettera quale riconoscente ricordo degli ex allievi e cooperatori dell'Istituto S. Luigi di Messina.

23. Borsa S. Vigilio a cura degli alunni dell'Istituto Salesiano di Trento.

24. Borsa Giulio Barberis per iniziativa degli Ascritti del Noviziato di La Moglia (Torino).

25. Borsa San Carlo fondata degli alunni del Collegio S. Carlo di Borgo S. Martino (Alessandria).

BORSE DA COMPLETARE. Borsa Don Bosco

Sig.ra P. M. 1000 - Sig. C. C. 500 - Famiglia F. 1ooo - D. L. (Germania) 1ooo - Famiglia Brandes 534 - R.mo Sig. D. Giretti 250 - D. Yonk (Belgio) 700 - Sig.ra Erminia Orlandi 200 - N. N. (Francia) 2930. - Totale L. 8115.00.

Borsa Don Bosco educatore

Insegnanti Scuole Elem. di Ronciglione e paesi vicini 300 - Sig.ra Giuseppina Discoccinbi 200. -- Totale L. 500.

Borsa Don Cerruti

Per onorare la memoria di D. Cerruti: N. N. 1000.

(L'elenco continuerà ai Numeri seguenti).

AVANTI CONCORDI

La Crociata si svolge ovunque con slancio crescente; ne sia ringraziato il Signore. Come ne devono gioire gli angioli cui sono affidati i nostri poveri fratelli ancor giacenti nelle ombre di morte.

Sono certo di far cosa gradita ai Lettori del Bollettino portando a loro conoscenza alcuni fatti commoventi, che mentre rivelano la nobiltà d'animo di chi seppe compierli, possono offrire a tutti luce di esempio e stimolo all'imitazione.

L'ultima catenella.

Nei giorni in cui si svolsero le feste tanto solenni di Maria Ausiliatrice, mi si presentò una Signora. Con voce sommessa, quasi temendo di essere udita, porgendomi una graziosa catenella d'oro: - Ho già dato tutti i miei ori - mi disse; mi rimane ancora questa catenella a cui vanno uniti tanti cari ricordi. Ma quando lessi sul Bollettino l'invito del successore di Don Bosco alla Crociata Missionaria non esitai più. Ecco l'ultimo monile: sia anch'esso destinato alla gloria dell'Ausiliatrice e alla salvezza delle anime.

E la buona Signora, che ripensava in quel momento a tante care memorie, non potè nascondere le lagrime che imperlavano i suoi occhi.

Ritorna, cuore nobilissimo, alla tua casetta e ti sia ogni giorno di soave conforto il sacrificio generosamente compiuto. La catenella d'oro sarà strumento di liberazione per le anime. Sono le auree catene dei sacrifizi che spezzano quelle dell'errore e uniscono a Dio in dolce vincolo i cuori già schiavi delle superstizioni del demonio.

La catenella d'oro della caritatevole signora mi ricorda i lacci dell'abbrutimento e della degradazione.

Il rantolo di un bambino.

Nel febbraio 19o9, percorrendo con Mons. Fagnano le steppe della Terra del Fuoco, mi diveva: - In questi paraggi riuscii a battezzare un bambinello morente.

Andava in cerca dei selvaggi e trovai seduta su quella ripa una donna che gridava disperatamente. Sceso da cavallo vidi una scena raccapricciante che parrebbe inverosimile se non si fosse svolta sotto i miei occhi.

La disgraziata Fueghina, seminuda, coi neri e lucenti capelli scarmigliati, teneva sulle ginocchia un bambino di forse due anni. Al collo del bimbo, la madre, più incosciente che snaturata, aveva annodata una cordicella di nervi & guanaco e l'andava stringendo gradatamente: e sotto quella stretta la misera creaturina, colla boccuccia aperta, gli occhi fuori delle orbite ansava in spasmodica agonia, mancante del respiro.

- Che fate? - gridai - Voi strangolate il piccino!

- No, no, Padre Grande: anzi voglio salvarlo. Il mio bambino ha lo spirito cattivo nel petto ed io gli stringo la corda alla gola perchè lo spirito non passi alla testa e gli tolga la vita.

Purtroppo era tardi! Lo sventurato piccino rantolava ormai e Monsignore ebbe appena il tempo di amministrargli il battesimo.

Quanti sventurati bambini, quanti nostri fratelli agonizzano stretti, soffocati dai lacci che portano alla morte le anime loro! Non accorreremo in loro aiuto?

Il 25 settembre dello scorso anno mi disponevo a lasciare la nostra missione di Shiu Chow. Il carissimo Mons. Versiglia e i superiori vollero darmi solennemente l'addio con una spettacolosa accademia preceduta dalle terrifiche contorsioni del dragone tra l'infuriare dello sparo dei petardi. Un numero del programma attirò particolarmente l'attenzione del pubblico. Un letterato cinese, ancor pagano, si fece avanti e disse: - Signori, sapete voi qual è stata l'opera del Visitatore tra noi? l'opera di ogni giorno del missionario? - E l'opera di liberazione; ed a compierla ci vuole fede, molta fede.

E tra lo stupore e l'ilarità della numerosa assemblea il letterato si fa legare con corde in tutti i sensi; quindi con posa so lenne pronuncia una parola magica e tenta ripetutamente di svincolarsi dai molti legami. Inutili sforzi. Egli non vi riesce e il pubblico ride e protesta.

- Mancanza di fede! - grida l'attore - Vedrete

Ritenta la prova e tra lo stupore generale si scioglie con grande agilità dai lacci e grida: - Avete veduto l'efficacia della fede?

Era un simbolo tanto più significativo perchè ideato e compiuto da un pagano.

Non vi pare, Lettori carissimi, che il letterato cinese abbia dato a noi una lezione utilissima? Un pagano che ci grida: - Fede ci vuole, molta fede, per compiere l'opera di liberazione delle anime.

Manifestiamo la nostra fede nel lavorare a prò delle Missioni, nel continuare con zelo a diffondere la Crociata.

Nel silenzio.

La vigilia di Maria Ausiliatrice, mentre la folla s'aggirava nei dintorni del Santuario cercando un passaggio per entrarvi benchè fosse già stipato di fedeli, mi si avvicinò un signore. -- Ho letto, mi dice, l'appello del Sig. D. Rinaldi per la Crociata. L'amore alle opere di D. Bosco è una tradizione nella mia famiglia, perciò io e mia moglie desideriamo rispondere all'invito fondando una Borsa Missionaria.

- Quale nome intende dare alla Borsa?

- Ah! ... Noi vorremmo mantenere l'incognito

Insistetti: quel nobile signore fu irremovibile. La volle chiamata Sacro Cuore di Gesù, salvateci!

Esortiamo i nostri buoni Cooperatori a fare una speciale preghiera per queste anime generose che compiono il bene con tanta elevatezza di spirito cristiano.

Una caritatevole signora offriva cogli stessi sentimenti un'altra borsa; un nostro ex allievo volle seguirne l'esempio.

Questo silenzio, che vorrei chiamare ed è silenzio di vita, mi ricorda un silenzio di morte terrificante. Da parecchi giorni, rannicchiati nella piccola barca, viaggiavamo da Lin Kon How a Yeong Shan. Il 31 di agosto, all'altezza di Sai-Ngon ci si presenta allo sguardo una macabra scena.

Premetto che in certe regioni della Cina si punisce ancor oggidì l'adulterio in un modo tremendo. Gli adulteri sono strettamente legati in grosse ceste, di cui i Cinesi si servono pel trasporto dei maiali, e buttati nella corrente del fiume. Una di queste ceste era stata dalle acque trascinata sul greto, e i nostri occhi inorriditi vi scorgevano due cadaveri putrefatti e scomposti.

- Zitti, per carità, ci diceva il barcaiuolo ancora pagano: non parlate. Possono sentirvi gli spiriti di quei disgraziati e scatenare su noi la più tremenda vendetta.

Silenzio di morte, di delitto, di spaventevoli pratiche.

Ah possa il silenzio della carità far prorompere da tutti i cuori l'inno soave dell'amore di Cristo, l'inno di vita cristianamente vissuta ed eternamente goduta.

Borsa D. Bosco Educatore. S. E. Mons. Olivarez ci scrive:

« I buoni insegnanti delle Scuole Elementari di Ronciglione e paesi vicini offrono L. 300 per la Crociata Missionaria. Se non sono indiscreto proporrei che tale somma sia la prima offerta per la Costituzione di una Borsa intitolata a Don Bosco Educatore da promuovere tra gli insegnanti».

Ottima l'idea: ne ringraziamo l'illustrissimo Promotore e i primi generosi oblatori. Siamo sicuri che l'opportuna e simpatica iniziativa sarà coronata dal miglior successo. Anzi a conforto di S. Eccellenza ci piace trascrivere queste altre parole:

« Leggo sul Bollettino la lettera del Successore di D. Bosco. Non potendo inviare danaro contante, le mando « due cartelle del Littorio» da me sottoscritte quale insegnante nel decorso anno. Perchè non sarebbero il principio di una delle mille Borse Missionarie? »

Così scriveva un'ottima professoressa, il cui nome tacciamo per non ferirne la modestia. Le due cartelle le destiniamo senz'altro alla Borsa D. Bosco Educatore.

Motoscafo Liguria,

Avremmo bisogno di parecchie pagina del Periodico per segnalare all'ammirazione di tutti lo slancio veramente entusiastico degli allievi e degli ex-allievi nostri per la Crociata. In tutti i nostri Istituti è un fervore di lavoro e di iniziative per riuscire nel nobile intento; nessuno vuol mancare all'appello, e i nostri baldi giovani intendono gareggiare coi Coopera tori e colle Zelanti Cooperatrici nel formare la borsa missionaria dell'Istituto.

Le Unioni degli ex-allievi vogliono essere in prima linea e tutte senz'eccezione si propongono di preparare la loro Borsa Missionaria. Di questo movimento ci dà una nota caratteristica l'egregio Prof. Pongiglione, presidente del Circolo Giovanni Bosco di Genova. Egli così scrive al Sig. D. Rinaldi:

« Nell'annuale convegno degli ex-allievi salesiani, tenuto il 22 aprile in S. Pier d'Arena, il Circolo Giovanni Bosco di Genova ha preso l'iniziativa - e l'assemblea ha approvato la proposta -- non solo di fondare una Borsa Missionaria da intitolarsi a D. G. B. Lemoyne, ma anche di raccogliere i fondi necessari per donare alle Missioni Salesiane un motoscafo da chiamarsi Liguria ».

Un plauso agli ex-allievi della ridente Liguria! Moto, moto ci vuole, anche sulle placide acque dei fiumi: siano essi pure veicolo di fede e di amore. Non sono molti giorni che i nostri missionari del Siam scrivevano da Bang Nok Khuek: « Ah! se avessimo un motoscafo: quanto bene potremmo compiere in questa Missione tutta solcata da fiumi e canali ».

Fu questo il primo pensiero che io ebbi visitando quel nuovo campo affidato ai Figli di D. Bosco; e mi unisco ai carissimi Missionari del Siam nel ringraziare quanti vorranno contribuire all'utilissima impresa. Sul motoscafo Liguria solcante le acque del Meklong e dei suoi affluenti e canali, s'innalzeranno al cielo preghiere e canti pei generosi oblatori.

Un ricordo.

La grande data si avvicina. Per amore delle anime, in omaggio a D. Bosco, tutti dal 24 giugno al 15 agosto, offriremo un sacrifizio per le Missioni.

Il 26 ottobre 1916 nella magnifica baia di Rio de Janeiro si svolgeva fulminea una tremenda tragedia. Un vaporino sul quale facevano una festosa gita alcune centinaia di giovanetti, urtava in una bassa e sfasciandosi travolgeva nei gorghi del mare quelle giovani vite. Il salesiano Octazilio Nunes si slanciava coraggioso tra le onde e riusciva a strappare alla morte parecchie decine di vittime. Ma all'ultimo, esausto di forze, con un piccino che gli si era afferrato al collo come a un'ancora di salvezza, spariva egli pure vittima della sua carità.

Il Municipio gli dedicava una via; il suo nome vive in benedizione!

Mio Dio, quanti fratelli nostri, naufraghi nel mare della vita, periscono ogni giorno tra i marosi che insidiano la loro esistenza. Non è chiesto a noi l'eroismo dell'intrepido Nunes. Per salvare un'anima dalla morte eterna può bastare un nostro anche piccolo sacrificio.

Lode e premio a chi sa compierlo con generosità, con amore.

Sac. PIETRO RICALDONE.

UN'OCCASIONE per attirare sulle vostre imprese abbondanti benedizioni di Dio vi è data dall'invito del sig. Don Rinaldi a cooperare alla fondazione delle BORSE MISSIONARIE. D. Bosco ha detto appunto: Chi vuole ottenere grazie, aiuti le Missioni!

UNA VITTIMA.

Nell'orribile attentato commesso da antifascisti contro il Consolato Italiano di Buenos Aires cadeva vittima il nostro confratello D. Francesco Zaninetti.

Fu vittima della sua carità. Incaricato del Segretariato del Popolo, egli soleva tutti i giorni recarsi al Consolato pel disbrigo delle pratiche riguardanti i nostri connazionali. Anche quel giorno vi si era recato pel bene dei nostri connazionali e trovò la morte più orrenda nel compimento di un atto di carità.

Era nato a Santo Stefano di Borgomanero, nel 1873; a 15 anni salpava insieme con gli zii per l'America. Là conosceva i Figli di D. Bosco e a 27 anni fu ordinato Sacerdote salesiano. Intelligente, stimato, era caro a quanti poterono conoscere ed apprezzare la mite bontà del suo cuore, palpitante nel tempo stesso della carità di Cristo e di vivo ed operante patriottismo.

Lo ricorderanno certo i molti emigrati italiani che da lui ebbero con la parola del conforto nelle ore più grige della vita, il pane, il lavoro, una larga e sicura protezione contro ogni sopruso.

Noi lo raccomandiamo caldamente ai suffragi dei nostri ottimi Cooperatori.

Maria Ausiliatrice.

Raccogliamo le impressioni! Mese, Novena, Festa e Processione di Maria Ausiliatrice hanno avuto quest'anno un'imponenza e grandiosità superiore a quella degli altri anni. Avviene sempre così: ed è questa la più bella dimostrazione del crescente fervore intorno alla Madonna di D. Bosco, e dell'estendersi continuo del dominio di Maria Ausiliatrice sulle anime.

La triplice quotidiana predicazione Mariana - fatta con molto impegno e frutto dai RR. D. Giacomuzzi, Can. Gili e Canonico Pistocchi - richiamò al Santuario una folla di devoti che andò crescendo di giorno in giorno; e crebbe parimenti di giorno in giorno il fervore di pietà verso l'Ausiliatrice. Basti ricordare che quest'anno, nei giorni della Novena e della Festa, si distribuirono ben 4o mila S. Comunioni una media di 4 mila al giorno! - E questo un indice sicuro della pietà dei fedeli accorsi.

Dal tramonto della vigilia fin quasi alla mezzanotte del 24, il Santuario fu sempre gremito dalla folla, mentre altre fiumane di popolo dovettero faticare penosamente per sfilare davanti alla prodigiosa figura di Maria per testimoniarle con una breve preghiera il loro affetto e implorarne protezione benigna.

Tra la folla dei fedeli, il giorno della festa, volle pure trovarsi S. A. R. la Principessa Lidia d'Arenberg, Duchessa di Pistoia. Ricevuta alla porta del Santuario dal Rev.mo Sig. D. Rinaldi, da D. Ricaldone e dal Curato di Maria Ausiliatrice Sig. D. Riccardi, prese posto nel presbiterio su apposito inginocchiatoio, circondata dalle Dame di Palazzo di S. M. la Regina, Marchesa Scati e Marchesa Pallavicini-Mosso, dalla sua Dama Contessa Provana, dalla Contessa e Contessina Camerana e D'Agliano, dalla Marchesa De Vita, consorte del Prefetto, dalla Contessa Sambuy-Robilant, consorte del Podestà, dalla Marchesa Cattaneo di Rorà, dalla Signora Leumann e dalla Contessa Belli. V'erano pure Signore e Signorine del Comitato Patronesse Salesiane.

La pia Principessa, salutata con delicate parole di omaggio dal Can. Gili che dal pergamo tesseva il panegirico di Maria Ausiliatrice, lasciò al popolo che stipava il tempio un motivo di edificazione colla sua religiosità.

E la Processione? Favorita da tempo splendido, riuscì devota e Imponente; lungo il percorso due fitte ali di popolo attesero pazienti per ore il passaggio della celeste protettrice di D. Bosco. E sempre difficile far calcoli, anche approssimativamente, in quei momenti; tuttavia le cifre che un giornale cittadino assegnava per la processione, non ci paiono eccessive: 30 mila partecipanti e oltre 100 mila spettatori; 5oo bandiere, 8 musiche; 4 Eccellentissimi Vescovi e il Cardinale Arcivescovo di Torino che nella maestà dei loro sacri paramenti conferirono alla sfilata un carattere magnifico di splendore.

Al ritorno della processione il Santuario si illuminò di migliaia e migliaia di lampadine, al cui riflesso la piazza e le vie adiacenti apparvero gremite all'inverosimile di folla devota in attesa della consueta benedizione impartita col Santissimo dall'Arcivescovo Cardinal Gamba. Solo dopo la benedizione la folla ruppe in uno scrosciante applauso e ondeggiando pose fine al devoto raccoglimento in cui si era contenuta, lieta di aver tributato a Maria l'apoteosi del suo fervido omaggio.

SVILUPPI DELL'OPERA SALESIANA

Per il Giubileo Sacerdotale di S. S. Pio XI

Nella fausta ricorrenza dell'onomastico di S. Santità ebbero inizio in Roma i lavori per la costruzione di una grandiosa SCUOLA PROFESSIONALE SALESIANA, intitolata al Pontefice Pio XI. Da anni era vivamente sentita la necessità della nuova costruzione, essendo ormai divenuto insufficiente l'Istituto del S. Cuore di Gesù che accoglie 5oo alunni tra studenti e artigiani. Si studiò il progetto di un nuovo istituto e si attese l'occasione propizia per attuarlo.

Ricorrendo nel prossimo anno il Giubileo Sacerdotale del S. Padre, il nostro venerato Rettor Maggiore pensò che omaggio più bello e più caro i Salesiani non potevano fare al Sommo Pontefice che inaugurare, intestando al Suo Nome, la nuova scuola professionale. E il S. Padre accettò di cuore l'offerta e benedisse: si interessò vivamente dei progetti, presentatigli da

Don Giraudi, Economo della Pia Società Salesiana, e si compiacque che il nuovo e popoloso quartiere romano avesse presto un'opera di assistenza per la gioventù.

Il 12 maggio si è svolta la suggestiva augurale cerimonia nel Campo dove sorgerà il gruppo di edifici della Scuola Professionale. Un buon numero di alunni artigiani dell'Istituto Sacro Cuore vi hanno portato processionalmente una statua di Maria Ausiliatrice, perchè vegliasse così fin dall'inizio i lavori di quest'opera santa. Don Giraudi, assistito dai superiori delle Case Salesiane di Roma la benedisse e pronunciò commosse parole. Poi una squadra di operai tracciò il solco delle fondamenta.

La Scuola Professionale Pio XI che avrà la sua facciata maestosa sulla via Tusculana occuperà per intero un appezzamento di terreno di 35.000 mq. Oltre i vasti laboratori e le spaziose scuole professionali per trecento artigiani, alunni interni, conterrà un patronato con Oratorio festivo e Doposcuola per esterni ed una artistica ampia chiesa aperta al pubblico nella via Tusculana.

Nel nome del Pontefice e in omaggio al Pontefice si è iniziato lo svolgimento di un programma. Noi siamo certi che i nostri benemeriti Cooperatori di tutto il mondo ci assisteranno in nobile gara efficacemente colla loro generosità, per attestare a Pio XI il loro devoto affetto nella ricorrenza del suo Giubileo Sacerdotale.

Feste Cinquantenarie al Collegio "Manfredini „ di Este 1878-1928.

Le solennità cinquantenarie della fondazione del Collegio a Manfredini » di Este (la prima delle numerose opere salesiane che prosperano nell' Ispettoria delle Tre Venezie e l'unica fondata e visitata personalmente dal Ven, D. Giovanni Bosco) si svolsero nei giorni 5, 6 e 7 maggio p. p., con larga partecipazione della cittadinanza, di cooperatori e di ex-allievi, allietate dalla presenza del Rev.mo Sig. D. F. Rinaldi, di S. Ecc. Rev.ma Mons. Elia Dalla Costa, Vescovo Diocesano, delle autorità religiose e civili e di numerosi antichi superiori del Collegio.

All'accademia solenne del giorno 5, l'ex-allievo del 1° anno di fondazione, Avv. Comm. Valentino Pellizzari, presidente dell'unione exallievi del « Manfredini », tenne un applaudito discorso commemorativo, in cui con nostalgico affetto ricordò le vicende di quei tempi eroici, quando nelle accademie, anche in quelle al nostro Ven. Padre D. Bosco, non si poteva disporre che di esigui cori di giovanetti, accompagnati da un unico strumento: la cornetta del coadiutore salesiano Pietro Enria. Il dire nobilissimo dell'illustre ex-allievo fu tutto un inno di benedizione al sistema educativo del Venerabile, di riconoscenza per le amorevoli cure prodigate dai suoi antichi superiori e di plauso pel gran bene che l'opera salesiana, consolidatasi ed estesasi nei passati cinquant'anni, va compiendo a prò di innumerevoli schiere giovanili di tutto il Veneto.

La solenne riunione fu allietata da grandiose esecuzioni musicali con accompagnamento di grande orchestra, dirette dal valente M.o Castelvetri di Este e preparate dai maestri dell'Istituto.

Sul palco delle autorità, si notavano pure il Vice Podestà di Este, il Cap. Olitta in rappresentanza del Console della Milizia, il Commissario di P. S., l'Avv. Comm. Masera presidente internazionale degli ex-allievi, il Comm. dottor Marenesi, il Prof. dott. D. Zanoni direttore del collegio Civico atestino, il Dott. Venturini ex-allievo del 1878, ecc. Erano pure intervenuti molti direttori delle case salesiane del Veneto.

Nel giorno successivo il Rettor Maggiore celebrò la S. Messa della Comunità, alla quale assistettero anche numerosi ex-allievi parecchi dei quali si accostarono al Banchetto Eucaristico, con grande edificazione dei giovani allievi.

Continuo fu poi l'affluire di ex-allievi in comitive, provenienti dalla provincia, dalle provincie limitrofe e persino da centri lontanissimi, tanto che alla messa delle 1o, celebrata dal Sig. D. Natale Signoretti, uno degli antichi direttori, gli ex-allievi vi assistettero in numero di oltre duecento cinquanta, commossi e lieti di ritrovarsi nella chiesetta, « ove l'animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore ».

Subito dopo si compì la cerimonia della posa della Prima pietra d'una cappelletta-ricordo, che sarà prossimamente costruita su disegno dell'ex-allievo sig. Ing. Antonio Bolzonella di Este.

Prima di pranzo i numerosi convenuti si radunarono nel teatrino che li poteva a stento contenere, per trattare argomenti inerenti alla vita dell'Unione.

Contemporaneamente veniva aperta al pubblico una ricca lotteria prò Missioni, che ottenne il migliore successo, essendo stati venduti tutti i 5.ooo biglietti preparati.

Nelle ore pomeridiane, mentre ferveva l'affluenza all'urne della lotteria, s'andarono alternando i bellissimi numeri del concerto musicale delle due bande: « D. Angelo Pelà » e dell' « Oratorio festivo di Chioggia ».

Dopo la solenne Benedizione Eucaristica e dopo la cena, le vaste sale e l'ampio cortile si popolarono d'una grande folla di cittadini, per assistere allo svolgimento di un altro numero del programma: illuminazione elettrica e veneziana delle due facciate e del cortile, cinematografo all'aperto, nuove audizioni musicali e spettacolo pirotecnico della Ditta Lavezzo di Rovigo, che fu una vera meraviglia del genere.

Alle 7,3o del 7 maggio, celebrata la S. Messa solenne in suffragio degli ex-allievi caduti in guerra, il Sig. D. Rinaldi, accompagnato da vari membri della presidenza e da tutti i giovani, in parlatorio dinanzi alla lapide, partecipò alla commemorazione dei caduti per la Patria. Dopo le vibrate parole del Comm. Pelizzari, parlarono il M. Rev.mo Sig. Don R. Ziggiotti, fratello d'un ex-allievo caduto in guerra, ed il Sig. D. Rinaldi, incitando gli allievi sull'esempio dei gloriosi caduti, a compiere il dovere, anche quando costa sacrificio.

Le solennità cinquantenarie dell'Opera Salesiana di Este lasciarono negli intervenuti le più soavi impressioni ed accesero in tutti un forte desiderio di essere figli sempre più degni del Ven, D. Bosco.

Pei naufraghi del Polo.

La sera del 22 maggio l'aeronave « Italia » al comando del generale Nobile, partiva dalla Baia del Re per la seconda esplorazione delle terre polari: la meta era il Polo Nord. Il giorno 25 maggio i giornali quotidiani ci davano la lieta notizia che l' « Italia » aveva raggiunto il Polo Nord incrociando su di esso per circa due ore. Dall'aeronave, il generale Nobile lanciava sul Polo la Croce affidatagli dal Papa e la bandiera nazionale tra la più viva commozione dell'equipaggio. Nello stesso tempo partivano dall'aeronave messaggi che a mezzo della radiotelegrafia davano la notizia al Papa, al Re e al Capo del Governo della meta raggiunta.

Nel ritorno, a 175 miglia dalla base, l'Italia, travolta dalla bufera, si abbatteva sui ghiacci; la navicella si staccava e il generale Nobile con otto compagni restava sul ghiaccio, mentre l'aeronave, libratasi di nuovo, s'involava trasportando con sè altre sette persone dell'equipaggio delle quali si ignora fino ad oggi la sorte.

Passarono 12 giorni di angoscioso silenzio sulla sorte degli aeronauti. Fin dai primi giorni della sciagura il Papa, che caldeggiò e paternamente benedisse l'ardita impresa, ha impartito istruzioni a tutti i Vescovi del mondo perchè in tutte le chiese fossero fatte speciali preghiere propiziatorie per il rinvenimento e salvataggio dell'equipaggio.

Il gruppo di Nobile l'8 giugno con una stazione radiotelegrafica di fortuna dava notizie di sè, suscitando tra le nazioni Europee una nobile gara in suo soccorso e dei compagni scomparsi col dirigibile. Le preghiere nostre per gli eroici aeronauti ottengano dal cielo che tutti possano essere ritrovati, soccorsi, e restituiti al più presto all'affetto della Patria e delle Famiglie.

In questo modo noi esprimiamo al valoroso gen. Nobile la riconoscenza nostra per la squisita bontà che egli volle usare alla nostra Missione del Giappone visitando e confortando l'anno scorso quei nostri cari confratelli.

Lettera di Don Giulivo ai Giovani.

Carissimi Giovani e Giovinette che leggete il Bollettino Salesiano,

Le belle e preziose lettere che ricevetti da alcuni di voi! Le lessi con molta edificazione e gioia; subito spedii quanto mi si chiedeva e presi in considerazione le opportune proposte e raccomandazioni che mi si facevano.

Alcuni anzi non solo s'interessano assai a favore delle Missioni, ma già vorrebbero farsi Missionari e partire subito per le più lontane Missioni.

Adagio, cara Gioventù!

Anche S. Teresa, all'età appena di 7 anni, leggendo che i Missionari Francescani tra i Mori incontravano per amore di Gesù i più grandi disagi, persecuzioni e persino il martirio, voleva farsi subito Missionaria. Anzi animò a ciò anche il suo fratellino Rodrigo e amendue un giorno fuggirono di casa, e si avviarono, accattando il pane come pellegrini, verso il paese dei Mori. Quando incontrati da un loro zio per via furono da quello ricondotti in famiglia.

Non è ancora il tempo di farvi Missionari, piuttosto continuate a essere bravi benefattori delle Missioni.

A proposito di che, mi piace riportarvi alcuni dei voti presi dalla Compagnia di S. Luigi Gonzaga e dall'Unione di Domenico Savio del Collegio Salesiano di Lanusei (Cagliari-Sardegna) in un loro ben riuscito Congressino Missionario Salesiano.

1) - Fare per le Missioni frequenti preghiere, comunioni e sacrifici.

2) - Zelare le opere Missionarie Pontifice (Propagazione della Fede, Santa Infanzia e Clero Indigeno), le Missioni Cattoliche in generale, e specialmente le Missioni Salesiane.

3) Diffondere gli abbonamenti e la lettura della stampa missionaria e specialmente del Bollettino Salesiano e di Gioventù Missionaria.

4.) - Ritornando dal Collegio in famiglia per le vacanze, portare i piccoli blocchi o schedari per le Borse Missionarie Salesiane e qualche salvadanaio da rendere fruttuoso per lo stesso scopo.

5) - Diffondere la pia usanza di fare o promettere offerte per le Missioni, nelle necessità sia spirituali che temporali, come ad esempio per la conversione di qualche peccatore, per il buon esito scolastico, per conoscere la propria vocazione, per la guarigione di qualche infermo, ecc.

6) - Suggerire e caldeggiare presso le sorelle e altre pie donne la confezione d'indumenti sacri e di altri oggetti per le Missioni.

7) - Far propaganda presso alcune ricche persone, per ottenere cospicue elargizioni, specialmente per l'Istituto Missionario Salesiano che oggi in Italia è Ente Morale riconosciuto, quindi può legalmente ricevere ed ereditare.

Simile movimento di edificante zelo per le Missioni si va pure svolgendo in parecchi Istituti Femminili, specialmente tra quelli diretti dalle benemerite Figlie di Maria Ausiliatrice.

Mille plausi e ringraziamenti.

Frattanto io attendo altre notizie e proposte da quanti di voi vorranno scrivermi.

Cari Amici, vi saluto tutti cordialmente e vi auguro ogni bene.

Torino, Oratorio Salesiano, 1 Luglio 1928.

Vostro Affez.mo

DON GIULIVO.

Giornate Mariane a Valdocco.

Svoltesi nei giorni fissati e secondo il programma stabilito, ebbero un discreto successo che maturerà, speriamo, copiosi frutti di bene per le anime divote di Maria Ausiliatrice,

LA PRIMA GIORNATA.

Dedicata ai Cooperatori, ai padri e alle madri di famiglia, agli ex-allievi ed ex-allieve, ci è parsa una prima tappa di santo entusiasmo in preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice.

Gli oratori della « giornata » furono efficacissimi.

Il Comm. A. Poesio sul tema: « Cooperatori ed ex-allievi zelatori della divozione a Maria Ausiliatrice» mise in rilievo che la divozione a Maria Ausiliatrice fu la caratteristica dell'opera educativa di D. Bosco, lo è tuttora dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice; dev'essere pure una caratteristica dei Cooperatori e degli ex-allievi.

L'Avv. G. Reynaud sul tema: «Maria Ausiliatrice e i padri e le madri di famiglia» disse quale utilità rappresenta la divozione a Maria Ausiliatrice nell'educazione dei figli. Ricordando l'educazione prima data da Mamma Margherita a D. Bosco, invita i genitori ad imitarla e ad inviare i loro figliuoli nelle Case Salesiane perchè apprendano a essere buoni cristiani e buoni cittadini.

Il Rev.mo D. Stefano Trione, sostituendo un oratore impedito da altri impegni, svolge il tema:

« Maria Ausiliatrice aiuto del popolo cristiano », esaltando la bontà dimostrata da Maria nell'aiutare i fedeli a traverso i secoli e la fede che oggi hanno vivissima in Lei i cristiani di tutto il mondo.

Il Sig. D. Rinaldi che, unitamente a Monsignor Vera Arcivescovo di Puebla (Messico) e ad un Eccellentissimo Vescovo Romeno, ha presieduto la giornata, chiude con paterne parole ricordando ai padri e alle madri quanta importanza dava D. Bosco alla divozione verso Maria Ausiliatrice. Li esorta quindi ad invocare Maria perchè li aiuti nella difficile missione, e a cooperare con Maria al bene materiale e spirituale dei loro figli.

LA SECONDA GIORNATA.

Al mattino ben 3000 giovani degli oratori salesiani di Torino e dintorni affluirono al Santuario in pio pellegrinaggio per assistere alla S. Messa e accostarsi alla Comunione.

Anche nel pomeriggio convennero numerosi per la giornata mariana.

Il Conte Balduino di Rovasenda, presidente della Federazione Universitaria Italiana, col tema: « Maria Ausiliatrice e i giovani» sviluppa con vibrante parola il concetto della figliuolanza dalla Madonna per il trionfo eterno, e addita ai giovani in Maria SS. una delle àncore più sicure di salvezza, l'aiuto di una Madre potente.

Il Sac. Dr. Michele Gregorio tratta con molto ardore di « Maria Ausiliatrice e la purezza »; prospetta i termini e la soluzione dell'arduo problema, ricordando che solo dalla grazia la Virtù ha la sua origine, la sua forza; che Maria è il più potente ausiliare alla debolezza dei giovani; e che da Lei D. Bosco apprese i mezzi per mutare le belve in agnelli di purezza e di bontà.

Il Sac. Eusebio Vismara parlando di « Maria e le vocazioni », sviluppa meravigliosamente il concetto di vocazione: l'aiuto che Maria ha offerto a Gesù, agli Apostoli, ai Santi per la salvezza del mondo; le vocazioni che ha suscitato nella famiglia che ha ispirato a D. Bosco; e scioglie un inno ai generosi che abbracciano sacrifizi d'ogni genere per seguire la loro vocazione.

Il Sig. D. Rinaldi chiude la bella giornata compiacendosi del magnifico spettacolo offerto dai giovani ad onore di Maria e vivamente li esorta ad imitare l'esempio di Gesù Cristo che ha voluto Maria per madre, che per 3o anni visse sotto lo sguardo di Lei, quasi per dire a noi di essere Figliuoli di tanta Madre e vivere sotto il suo sguardo fino alla morte. Solo così si può essere ottimi giovani cristiani.

LA TERZA GIORNATA.

Dedicata al Clero riuscì magnifica per le numerose rappresentanze di sacerdoti convenuti da tutte le Diocesi del Piemonte. Quasi interamente rappresentati erano i paesi dell'Archidiocesi Torinese: vi erano pure numerosi rappresentanti delle Diocesi di Acqui, Alba, Alessandria, Aosta, Asti, Biella, Casale, Cuneo, Ivrea, Mondovì, Novara, Pinerolo, Saluzzo, Susa, Vercelli e Vigevano. Gli Eccellentissimi Vescovi di Acqui, Biella, Ivrea, Mondovì e Saluzzo inviarono affettuose adesioni.

La giornata s'iniziò alla presenza dell'Eminentissimo Cardinal Gamba, cui facevano degna corona Mons. Vera, Arcivescovo di Puebla (Messico), Mons. Malan, Vescovo di Pedrolina (Brasile), Mons. Giacinto Scapardini, Arcivescovo Vescovo di Vigevano, Mons. U. Rossi, Vescovo di Susa, Mons. A. Bartolomasi, Vescovo di Pinerolo, ed eminenti personalità.

Gli oratori.

Il Sig. D. Rinaldi apre l'adunanza con un delicato pensiero. Ricordato come D. Bosco, ritornando da una visita a Parigi nel 1883, dicesse al suo segretario: « Quanto è buona Maria Ausiliatrice! Tutto quanto ho fatto, non è opera mia, ma della Vergine Santissima», egli dice che le parole di D. Bosco debbono essere ripetute a maggior ragione ora che l'Opera iniziata dal Venerabile è in pieno e rigoglioso sviluppo.

« Quanto è buona con noi Maria Ausiliatrice; ci ha dato i mezzi per estendere quest'opera, ci ha guidati, consigliati e sopratutto circondati di così eletti e numerosi amici». Egli rivolge un caloroso saluto ai convenuti mentre esprime la più viva riconoscenza dei Salesiani a Maria Ausiliatrice. Presenta quindi gli oratori della giornata.

Mons. Giacinto Scapardini svolge magistralmente il primo tema: « Maria Ausiliatrice e il Clero ». Esordisce manifestando un dubbio avuto e forse avuto anche da altri, leggendo il tema assegnatogli: - Che c'entra l'Ausiliatrice col Clero? - Se si limita il valore di questo titolo a indicare la Protettrice di D. Bosco e delle opere sue, forse il dubbio può avere una parvenza di ragione; ma se s'intende la missione che Maria ha compiuto e compie tuttora, i sacerdoti sanno quanto bene questo titolo compete a Maria. Essa fu Ausiliatrice prima ancora di nascere: legata alla promessa redentrice di Dio diede alle generazioni aiuto per sperare in Lei e nel Cristo che doveva recare al mondo. Venuta poi sulla terra ci diede Gesù, e Gesù, che conobbe a prova l'aiuto che era stata per lui, la diede in aiuto agli uomini. Anzi - rileva con magnifica e stringente parola l'oratore - Gesù dalla croce non ha rivolto a tutte le persone che erano ai suoi piedi le parole con le quali assegnava come Madre la Madre sua; le rivolse a Giovanni e lui indicò a Maria. Giovanni, apostolo, era rappresentante del sacerdozio destinato a continuare la missione di Gesù sulla terra. È dunque un privilegio del Clero aver ricevuto Maria come Madre e Ausiliatrice.

Inoltre la missione del sacerdote è la continuazione della missione di Maria. Come non sentire il bisogno dell'aiuto potente di Maria madre e Ausiliatrice? L'oratore espone le necessità dei sacerdoti, come individui e come ministri di Dio, e rileva il fatto che tutti hanno sempre sentito il bisogno dell'aiuto di Maria e l'hanno invocato. Ricorda in modo speciale due Papi che hanno dato rilievo a un magnifico dettaglio del titolo di Ausiliatrice: S. Pio V che dopo Lepanto aggiunge l'invocazione Auxilium Christianorum nelle Litanie e Pio VII che fissa la Festa di Maria Ausiliatrice.

Anche i santi divoti di Maria insegnano le strette relazioni che corrono fra Maria Ausiliatrice e il Clero. Per esempio D. Bosco, il quale conoscendo la sua grande missione e la sua pochezza, invocò l'Ausiliatrice perchè l'aiutasse. E Maria dominò in lui; tutti possono vederne i risultati nell'opera che D. Bosco compì a Torino, nell'Italia. Ma chi ha girato all'estero e ha visto quale sviluppo ha l'Opera di Don Bosco ne è ancor più meravigliato.

Facciamo dunque come ha fatto Don Bosco, conclude il dotto oratore, sentiamo una maggiore intimità con questo titolo e siamo uno strumento nelle mani di Maria: quand'essa dominerà in noi, l'aiuto Suo alla nostra missione sarà più chiaro, sarà più potente.

Mons. U. Rossi tratta a sua volta il tema: « L'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice». Dice che il frutto pratico dell'argomento dovrebbe essere l'iscrizione all'associazione di tutti i partecipanti alle « giornate» e l'impegno da parte di tutti di diffonderla nelle parocchie.

L'oratore ne mette in rilievo il valore intrinseco cioè facilità di aggregazione, assenza di annualità pecuniarie e di gravami morali, grande ricchezza di indulgenze e partecipazione al bene che si compie nella sede di Maria Ausiliatrice. Esalta quindi gli scopi a cui mira l'Associazione: l'unione della divozione a Maria con la S. Eucaristia. Osserva che la vera divozione a Maria consiste nel farcela conoscere, amare e servire con la vita cristiana; perciò D. Bosco inculcava agli associati di santificare le feste, rifuggire dalla bestemmia e dai cattivi costumi, frequentare i Sacramenti.

Esorta quindi i sacerdoti a promuoverla, sicuro che le parrocchie avranno da essa un rinnovamento di fervore e un più intenso sviluppo di azione cattolica.

Mons. A. Bartolomasi svolge il tema: «Maria valido aiuto al Clero nell'opera di apostolato tra la gioventù ». Inizia il suo discorso con l'appello: « Salviamo la gioventù! » per l'avvenire della famiglia, della patria e della Chiesa. Artefici di questa salvezza debbono essere i genitori, i sacerdoti, i maestri: per riuscire è d'uopo che essi conoscano bene l'arte, abbiano competenze e aiuti.

Propone quindi: 1) un ideale - Maria Ausiliatrice.- 2) un modello - D. Bosco suscitato e ispirato da Maria Ausiliatrice. - 3) una scuola

Il metodo educativo di lui.

Sviluppa questi tre punti fondamentali e conclude affermando che il Clero, per compiere il suo apostolato tra la gioventù ha bisogno di avere una viva, calda e forte devozione a Maria Ausiliatrice, e per avere questa devozione bisogna conoscerla, sentirla e praticarla: « Quando noi l'avremo, conclude, potremo imprimerla a nostravolta nei ragazzi. Facciamo noi il possibile; il resto, che è il meglio ed il più, lo farà Maria Ausiliatrice per noi, che lo chiederà al suo Divin Figlio, Gesù «.

La chiusura.

Il Sig. D. Rinaldi ringrazia gli Eccellentissimi Oratori e prega S. Eminenza di impartire ai convenuti la Benedizione Apostolica, concessa dal Sommo Pontefice. S. Em. il Cardinale Gamba invita a parlare l'Arcivescovo di Puebla, che si alza tra gli applausi vivissimi dell'Assemblea e con accento persuasivo rivolge una efficace preghiera ai convenuti, di voler ricordare a Maria Ausiliatrice i martiri del Messico che ancor vivono nella persecuzione, nell'orrore delle prigioni, nello squallore di ogni privazione e conforto: e i martiri defunti che già han consumato l'olocausto della loro vita. Si augura che per le preghiere dei buoni Maria Ausiliatrice voglia proteggere il Messico come sempre ha protetto e benedetto l'Italia.

Quindi S. Eminenza unendosi all'Arcivescovo di Puebla nell'elogiare il clero messicano, richiama l'assemblea al dovere di pregare Maria Ausiliatrice pei martiri di quella nazione. Ricorda pure il dovere di coltivare la divozione a Maria Ausiliatrice, perchè Essa sia un aiuto alla missione del clero per il bene delle anime, per salvare la gioventù, speranza della società di domani.

AZIONE SALESIANA

Convegni di Decurioni Salesiani nell'Ispettoria del Mezzogiorno.

I nostri Convegni di Decurioni Salesiani si sviluppano ormai con ritmo vigoroso e con frutti moltiplicati. In aprile le riunioni del Mezzogiorno d'Italia si effettuarono con meraviglioso entusiasmo e ci parvero promettenti di attività intensa a favore delle Opere Salesiane.

Nel convegno di Bari i Decurioni della provincia omonima e di Taranto con una eletta schiera di zelatori e zelatrici, sotto la presidenza di Mons. Del Buono, Vescovo di Ruvo e Bitonto, discussero su importantissimi argomenti trattati con competenza e con vivo calore dalla Prof.a Luigia Fariello Colucci (sulla Madonna di Don Bosco), dal Comm. Avv. Pasculli (sulla provvida Opera svolta da D. Bosco per la sana educazione della gioventù e per l'espansione della fede e della civiltà all'estero), dal Comm. Avv.

Bavaro (sul magnifico contributo dato da D. Bosco alla buona Stampa) e da Mons. Chirico (su Don Bosco fulgido modello ai sacerdoti).

Poi altro convegno a Corigliano d'Otranto per i Decurioni delle province di Lecce e Brindisi, presieduto da S E. Mons. Patanè, Arcivescovo di Otranto.

Fatta dal Rev.mo Can. Giannuzzi la relazione del Convegno precedente, il R. D. Nicolaci, Arciprete di S. Donato trattò della Missione di D. Bosco ed esortò a vedere nel mirabile disegno del Venerabile il programma del clero di oggi, cioè saper associare lo spirito religioso col senso sociale per formare dei fervidi cristiani e sentirsi dovunque e sempre sacerdoti.

La discussione pratica e animata sul Venticinquesimo anniversario dell'incoronazione, sbocciò nel proposito unanime di intensificare il culto della Madonna di D. Bosco. Anche un altro impegno presero i convenuti: di costituire una Borsa Missionaria del Salento e vollero co municare al Sig. D. Rinaldi la bella risoluzione che frutterà certo benedizioni al loro apostolato.

A SAN SEVERO si ebbe il terzo Convegno, incoraggiato dalla presenza e dalla parola di Monsignor Durante. In esso, il Can. Primicerio Trotta rievocò le glorie del culto di Maria Ausiliatrice; il Can. Marino illustrò l'Apostolato Eucaristico di D. Bosco; e il R. D. Arato rilevò la vita interiore del Venerabile.

Con pari fervore di fraternità e di praticità si ebbe il Convegno di CASERTA, alla presenza di Mons. Moriondo, Vescovo di Caserta, e di Mons. Di Girolamo, Vescovo di Cajazzo.

Dopo la relazione fatta dal R. Sig. D. Chiappello sul convegno precedente illustrarono i temi posti all'ordine del giorno il Can. Guerriero che caldeggiò il culto di Maria Ausiliatrice e Mons. Frese, Vicario Gen. della Diocesi di Caserta, che passando in rassegna le virtù di un buon sacerdote di Cristo, mostrò che di tutte fu modello D. Bosco in grado eroico.

L'assemblea generosamente si assume l'impegno di fondare la Borsa Missionaria «Terra di Lavoro ».

L'ultimo convegno di Napoli riuscì brillantemente, onorato dalla presenza di S. Em. il Cardinal Ascalesi e dal suo Ecc.mo Ausiliare Monsignor D'Alessio, e da circa 200 fra decurioni, zelatori e zelatrici.

Mons. Fabozzi, Direttore Diocesano di Napoli, rilevò con verve i frutti raccolti e il progresso del movimento salesiano. Seguirono due relazioni: il Duca Mastellone di Salza parlò sul valore religioso e sociale del culto di Maria Ausiliatrice e il Can. Marseglia sulla Figura e Apostolato del Ven. D. Bosco: entrambi furono efficacissimi e applauditissimi.

Il convegno poi si occupò della costruenda Casa di formazione e della Crociata Missionaria, deliberando la fondazione di una prima Borsa intitolata a S. Gennaro quale contributo dei Cooperatori Napoletani alla Crociata. Mons. Fabozzi e il Barone Carelli ne diedero telegraficamente annunzio al Sig. D. Rinaldi, il quale, ammirando il fervore di attività che anima i Cooperatori Salesiani del Mezzogiorno, li ha particolarmente raccomandati nelle sue preghiere alle benedizioni di Maria Ausiliatrice.

Nel Veneto e nel Trentino.

Altri convegni si ebbero a Mogliano, a Schio e a Trento, ai quali ha presieduto il nostro venerato Rettor Maggiore.

A Schio D. Rinaldi giunse la sera del 28 aprile ricevuto a festa dalle Autorità ecclesiastiche e civili e da un bel stuolo di giovani, ed ebbe l'omaggio di un'accademia veramente cordiale.

Il 29 presiedette un'importante adunata di 1200 giovani raggruppati in 36 circoli, indetta dal Circolo Concordia dell'Oratorio di Schio per una fruttuosa discussione che egli chiuse con sagge parole. Nel pomeriggio raccoltisi al Duomo per le funzioni, D. Rinaldi tenne loro un fervido discorso.

Il 30 il Sig. D. Rinaldi presiedette un Convegno di Sacerdoti Cooperatori dell'Opera salesiana. Parlarono col più vivo entusiasmo Mons. Caldana (su Maria Ausiliatrice), Mons. Manzini (su D. Bosco e lo spirito sacerdotale). Chiuse la bella riunione D. Rinaldi ringraziando quella eletta schiera di amici dell'Opera Salesiana.

D. Rinaldi fu poi a Trento per il convegno dei Decurioni, tenutosi il 1 maggio con ottima riuscita, nel teatro dell'Istituto Salesiano, dove per la circostanza si raccolsero le più distinte personalità del clero trentino.

Il Rev.mo D. Segattini, Direttore Diocesano, parlò della devozione a Maria Ausiliatrice, toccando iniziative pratiche per diffonderla nei centri del Trentino: il Direttore salesiano di Trento, parlò sulla Crociata Missionaria.

Il Sig. D. Rinaldi ebbe così una bella occasione di avvicinare i benemeriti Cooperatori Veneti e Trentini, tanto entusiasti dell'opera di D. Bosco, e li infervorò maggiormente colla sua suadente parola e colla sua bontà.

Adunata missionaria a Bergamo.

Promossa per cooperare alla Crociata Missionaria, l'adunata riuscì magnificamente favorita in tutti i modi dalle Autorità Ecclesiastiche e Civili. I Cooperatori e gli ex-allievi Bergamaschi che intervennero assai numerosi, dimostrarono con le ottime loro disposizioni quanto fosse l'attaccamento all'Opera di D. Bosco e la volontà di cooperare al suo sviluppo.

La sera del 16 maggio un primo convegno ebbe luogo alla Casa del Popolo per udire la conferenza del missionario salesiano D. Guarona. Il 17 maggio poi fu tutta una giornata salesiana: i nostri buoni amici bergamaschi, per gentile concessione del Rev.mo Prevosto Musitelli, poterono disporre della Parrocchia di S. Maria delle Grazie per le loro pratiche cristiane (messa della Comunione e messa cantata); a mezzogiorno si raccolsero pel pranzo in comune all'Istituto Dante Alighieri e alle 15 si riunirono alla Casa del Popolo sotto la presidenza del Direttore Diocesano D. Pier Mauro Valoti, che aprì l'adunanza con calde parole di incitamento. Parlarono quindi il Comm. Ramelli per gli exallievi, il Prof. Zedurri sulle Unioni dei Cooperatori, e dopo una breve ma fruttuosa discussione, il Missionario Salesiano, che rivolse ai convenuti un appassionato discorso incitando i Cooperatori allo zelo più intenso.

Ai benemeriti Cooperatori bergamaschi, agli organizzatori dell'adunata e all'infaticabile Commendator Ramelli, giunga il nostro ringraziamento più cordiale.

Il Comitato Centrale delle Dame Patronesse.

Ha inviato una Circolare a tutti i Comitati delle Patronesse delle Opere Salesiane, annunziando che a riempire i vuoti lasciati dalla morte della Presidente Onoraria S. A. I. R. la Principessa Laetitia di Savoia-Napoleone Duchessa d'Aosta e della Presidente Effettiva, la veneranda Contessa Edmea Di Robilant-Clary, succedono alla Presidenza Onoraria la Principessa Lidia d'Arenberg, da poco eletta Sposa di S. A. R. il Duca di Pistoia, e alla Presidenza Effettiva la Marchesa Lavinia Scati-Grimaldi, dama di Palazzo di S. M. la Regina.

Comunica parimenti ai Comitati il lavoro che il Comitato Centrale si propone di effettuare per le Missioni e invita i Comitati locali a rinvigorire lo zelo in un lavoro intenso e fruttuoso.

Esercizi Spirituali.

Anche quest'anno, dal 10 al 15 agosto, nella Casa Madre dell'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato, si detterà, da Sacerdoti Salesiani, un Corso di Esercizi Spirituali per Maestre, Pie Signore, Signorine, ex-allieve e Cooperatrici Salesiane.

Le Esercitande verranno alloggiate, nell'istituto, in camerate ariose e belle, a letti con tende.

La retta è fissata in L. 12 giornaliere. Le Signore e Signorine che desiderano qualche riguardo speciale, o per vitto o per camera, corrisponderanno con un relativo compenso.

Chi desidera parteciparvi, ne faccia domanda alla Rev. Direttrice dell'istituto N. S. delle Grazie Nizza Monf. (Alessandria) prima del 31 Luglio.

Facciamo noto ai nostri benemeriti Cooperatori che le opere nostre hanno il conto corrente postale col N° 2-1355 (TORINO) sotto la denominazione: DIREZIONE GENERALE OPERE DI D. Bosco - TORINO.

Ognuno può valersene, con risparmio di spesa, nell'inviare le proprie offerte, ricorrendo all'ufficio postale locale per il modulo relativo.

DALLE NOSTRE MISSIONI

Per le regioni inesplorate del Matto Grosso

(Relazione di D. Colbacchini) (Vedi Bollettino di Giugno).

L'assalto dei caimani.

Mentre i compagni preparavano l'accampamento e la legna per il fuoco notturno, io col mio compagno Luigi e col signor Martin, ci siamo approssimati cheti cheti all'orlo dell'acqua; erbe acquatiche larghe, grandi alghe ne coprivano qua e colà la superficie; a destra ed a sinistra la stessa distesa d'acqua fiancheggiata dalla foresta i cui rami arrivavano a curvarsi su quello specchio immobile che rifletteva l'azzurro del cielo, il bosco, le chiome superbe delle palme. L'acqua sembrava perfettamente ferma; ma osservando attentamente si scorgeva un lento movimento che la spingeva da sud a nord, movimento rivelato dalle alte erbe e dai rami degli alberi piegati in quella direzione dalla corrente nel tempo delle grandi piene. Era dunque un fiume e non un lago.

Dove aveva la sorgente quel fiume? Dove la sua foce? Mistero ancora.

Intanto, assorto in questi pensieri, guardavo fisso l'acqua, e il signor Martin mi mormorò a bassa voce: - Guardi, Padre! Vede là? - e mi indicava un punto col dito. Osservai bene e vidi come un pezzo di legno marcio a fior d'acqua della lunghezza più o meno di un mezzo metro; distava da noi forse 50 metri.

- Cosa è?... domandai. - È un caimano, mi rispose, che si è accorto della nostra presenza. Guardi più in là e ne vedrà un altro e poi un altro ancora. Quello che si vede, è solo la loro testa. Difatti, osservando, ne distinsi bene una dozzina che stavano fermi, immobili alla superficie dell'acqua.

- Finora, continuò il sig. Martin, noi abbiamo usato tutte le cautele per non far rumore; pure questi animali si sono accorti della nostra presenza e hanno messo fuori il muso. Vuol vedere una cosa? Tanto bisogna risolvere la situazione; noi abbiamo bisogno di attingere acqua, spaccar legna, dir una parola, far rumore insomma; e, facciamolo ora e così vediamo subito cosa intendono di fare questi mostri. Guardandomi fisso come per accertarsi se avevo coraggio, soggiunse: - Stia col fucile pronto per qualunque eventualità. -Diede un grido e si mise a battere col suo grande coltellaccio nel tronco di una palma che si rizzava orgogliosa al margine dell'acqua.

A quel grido, a quel rumore rispose un grugnito cupo, feroce e quei mostri sollevandosi ancor più sulla superficie dell'acqua, vennero difilati verso di noi, alcuni aprendo le loro formidabili mandibole... Fisso guardavo quella scena mai vista e così selvaggia, pronto a far fuoco sul primo che avesse avuto la temerità di approssimarsi un po' troppo... quando al mio lato echeggiò un colpo di fucile. In un batter d'occhio vidi l'acqua sollevarsi in onda, e, davanti a me, le mandibole aperte di un enorme caimano che mi veniva sopra; puntai il fucile e feci fuoco gettandomi due passi indietro. Vidi il mostro fare un giro su se stesso, sollevarsi l'acqua e tutto sparì in un gorgoglio spumeggiante. Nello stesso tempo un altro colpo di fucile echeggiò e poi un altro ancora: vidi quei mostri a larghi giri incrociare, andare, venire mostrando serrate file di bianchi denti.

Senza volerlo, ci siamo trovati tutti e tre ad alcuni passi dalla riva. Mentre stavamo guardando là, davanti a noi, quelle immobili teste emergenti dalle acque tra le rive e le grandi alghe uno di quei mostri, più astuto forse degli altri, veniva rapido, protetto dalle alte erbe della sponda, per gettarsi contro di noi. Per fortuna il mio compagno Luigi, ebbe tempo di vederlo e sparò il fucile quasi a bruciapelo... Il mostro, solo ferito, si rivoltò su se stesso e venne diritto, furioso verso di me... La guerra era dichiarata, avevamo avuto la temerità di invadere il pacifico, indisturbato, assoluto regno di quei mostri ed essi si difendevano non solo, ma venivano ad attaccarci direttamente...

Il signor Martin ci disse: - Andiamo ora; abbiamo visto e provato. Sappiamo con chi abbiamo da fare; ma anche essi si rassegneranno a lasciarci padroni. Ritorniamo all'accampamento e più tardi voglio tentare di adescare qualche pesce: qui non ne devono mancare.

Il maggior nemico.

Le nostre tende erano lontane dalla riva appena una cinquantina di passi. Il sole era al tramonto e già un nugolo di moscherini e di zanzare di ogni specie ci assaliva insopportabilmente. Era questo il maggior nemico. Ad ogni altro nemico, per quanto grande e feroce, potevamo opporre resistenza; ma contro le miriadi di insetti, contro queste nuvole di mosquitos di ogni specie e qualità, nulla valeva. Conveniva armarsi di pazienza e soffrire in pace l'incomodo di quel continuo, incessante, noioso ronzìo e di quelle punture irritanti che non ci lasciavano godere un momento di pace.

Si cenò alla meglio con un po' di riso cotto con carne secca, in piedi, tra un boccone e l'altro combattendo e battendoci la faccia col fazzoletto o colla mano, facendo grosse fiammate per provocare dense nubi di fumo che ci difendessero da quello sterminato esercito che con accanita rabbia ci assaliva.

Oramai la notte copriva ogni cosa; non era però molto oscura, per un pallido chiaror di luna che dava alla scena un triste e melanconico aspetto. Il bianco della nostra tenda, le rosse fiammate del nostro fuoco, l'oscurità tetra della foresta, il riflesso delle acque, avevano contrasti così profondi che impressionavano altamente.

Il signor Martin mi chiamò e: - Padre, mi disse, andiamo a vedere se troviamo dei pesci? - Benissimo, risposi; ma i jacarè non ci verranno addosso? - Di notte è un poco difficile, mi rispose, tanto più che noi faremo molto piano e staremo in silenzio... poi alla vista del fuoco che noi accenderemo presso la riva non oseranno avvicinarsi.

Pesca notturna.

Presi due tizzoni e un poco di legna, adagio, adagio, ci siamo avvicinati alla riva. L'amico gettò l'amo e subito lo ritrasse gettando sulla sponda un pesce non molto grande, coperto di squame grandi e lucide che vivamente riflettevano vano al chiarore rossastro del fuoco. - Piranha!, esclamò; anche questa ci mancava! - L'osservò bene alla luce del fuoco e poi soggiunse: - È piranha, ma non di quelle cattive e terribili; è piranha negra, quelle rosse invece... Dio ce ne liberi! sono le più feroci e voraci; non risparmiano nessuno, si divorano tra loro stesse.

Col coltello tagliò un pezzo di quel pesce, lo mise in un amo più grande e lo gettò nell'acqua. Poco dopo un altro pesce dibattevasi ed a strappi tendeva la corda ben sicura e fortemente stretta nella mano del signor Martiri che con agilità lo trasse fuori dall'acqua. Era un bel pesce grande, chiamato qui « pintado » per le sue chiazze bianche e nere: il famoso « orari » dei Bororos.

La pesca continuò bene ed i jacarè non ci disturbarono punto, ancorchè si vedessero, al chiarore del nostro fuoco, passare e ripassare al largo, come ombre, in quel nero specchio d'acqua.,

La corda che il pescatore teneva in mano improvvisamente si tese con violento strappo. L'uomo che se ne stava seduto, si alzò di botto ed a due mani, con tutta la forza tenne fermo. Chiamò Luigi ad aiutarlo chè il pesce doveva essere grande per i continui e forti strappi che dava. Difatti non senza fatica fu messo in secco un enorme « pirarara », pesce della specie del « pintado » ma molto più grande e grosso; misurava più o meno un metro e mezzo.

Le zanzare che non ci davano tregua un istante, ci costrinsero a ritornare all'accampamento.

Si prese il « pintado » e gli altri pesci, ma il « pirarara » per esser grande e pesante fu trascinato un poco lontano dall'acqua, perchè i jacarè non se lo prendessero per divorarlo. Lo trascinammo per una trentina di passi circa, verso il nostro accampamento.

La notte fu per tutti un vero tormento.

Quand'ecco i nostri cani da caccia e da guardia abbaiare rabbiosamente. Ci alzammo tutti di scatto ed impugnammo i nostri fucili. I cani continuavano rabbiosi, col pelo irto, dirigendosi verso il fiume. Attizzammo il fuoco ed accesa una foglia di palma, guardinghi ci dirigemmo dalla parte del fiume... Avevamo fatti appena pochi passi quando udimmo un tonfo nell'acqua e nulla più. Avanzammo ancora e là dove avevamo lasciato il grande pesce non trovammo più nulla... il pesce era sparito. Cercammo in giro, fino alla sponda, ma nulla...

Appena giorno, si andò a veder bene ciò che era accaduto nella notte: un grosso caimano era venuto a prendersi il bel pesce da noi pescato e se l'era portato via...

Difficile tragitto.

La preoccupazione nostra in quel giorno era di effettuare il passaggio dall'una all'altra riva. Bisognava passare ad ogni costo. Ma come fare? Il fiume era largo e profondo, il nuoto pericolosissimo e poi... i nostri bagagli? Si pensò di preparare alla meglio una zattera e con essa trasportare noi e tutte le nostre cose. Ci mettemmo subito all'opera. Si tagliarono nella foresta tronchi di alberi secchi perchè meglio galleggiassero, si trasportarono alla sponda e sovrapponendoli a strati un sopra l'altro, legandoli insieme, costituirono la zattera che ci doveva trasportare alla riva opposta. Il difficile però era di mettere questi pali in acqua, preparare la zattera senza che i mostri, che già si vedevano irrequieti e rabbiosi girare su e giù, ci ostacolassero. Abbiamo deciso che mentre due o tre attendevano al lavoro, due col fucile stessero di guardia a difendere i compagni da ogni assalto dei caimani, eliminando così il pericolo maggiore.

Da principio avemmo un bel da fare a tenere a bada quei mostri; i colpi di scure ed il rumore dei tronchi nell'acqua li attirava; venivano da ogni parte: e pareva che i colpi di fucile invece di impaurirli, li rendessero più feroci. I feriti e i morti affondavano, scomparivano rivolgendo le acque, ma erano subito sostituiti da altri che diritti filavano dove noi eravamo. Solo i nostri proiettili fermarono quei feroci assalitori.

L'impressionante quadro mi è rimasto e rimarrà fisso nella memoria finchè avrò vita!...

Poco a poco, si allontanarono e ci lasciarono in pace. Da lontano però giravano e incrociavano per quelle nere acque; qualcuno che osava avvicinarsi un poco, lo faceva molto più cautamente. Verso mezzogiorno la zattera era pronta. Uno dei nostri intanto aveva preparato bene il pesce preso la sera prima ed, a lavoro finito, abbiam fatto il pranzo col migliore appetito. Ci siamo messi subito a trasportare le nostre cose sulla zattera che galleggiava perfettamente. Una lunga canna di bambù che qui raggiunge i 10 o 15 metri di lunghezza, serviva da remo e da timone. Non senza fatica si passò tutto all'altra sponda, sempre però rimanendo uno o due di noi in guardia contro i caimani che ancor non intendevano di cedere il campo e darsi per vinti.

Il signor Martin ci aiutò con tutta la sua abilità nel non facile passaggio. Egli da quel punto doveva ritornare indietro lasciandoci soli in quella immensa solitudine.

Io rimasi l'ultimo della comitiva a passare il fiume per abbracciare e salutare il generoso amico e dargli notizie da portare a Monsignore a Dumbà. Pochi momenti dopo mi trovavo all'altra riva.

La foresta si stendeva davanti a noi oscura, chiusa in una siepe intricata di liane, vimini, rami e tronchi. Dovevamo seguire la direzione prefissaci : est-ovest. Da quel momento la nostra guida, dopo la mano di Dio, fu la bussola e il sole. Di buona lena ci mettemmo a tagliare rami e liane per aprirci un varco; ben presto ci imbattemmo in un pantano, in acque stagnanti. Si faceva ogni sforzo per proseguire ma già non ne potevamo più; immersi nel fango fino alle ginocchia, vedevamo dinanzi a noi ancor peggiore situazione. Risolvemmo cambiar direzione deviando più a sud, e così dopo più di due ore di fatica, di lavoro, madidi di sudore e lordi di fango, siamo riusciti a varcare quel tratto di foresta. Il sole stava già basso sull'orizzonte; eravamo più che stanchi e siccome avevamo piegato molto al sud, giudicammo non trovarci lontani dallo stesso fiume dal quale eravamo usciti e che perciò era meglio cercare un luogo più opportuno per accamparci.

Ma finimmo proprio per andare sulla riva del fiume temuto, dopo di averlo risalito per un paio di chilometri dal punto di approdo.

Pensava e sperava che le avventure e peripezie della giornata fossero finite ed invece dovevo aver una nuova prova della bontà di Dio e della protezione della nostra Madre celeste Maria SS. Ausiliatrice.

Salvo per miracolo.

Dopo stesa la tenda e messo ogni cosa a posto, sul tramonto, mi recai da solo presso le rive del fiume recitando il Rosario. Tutto era calmo, sereno e bello... Per quanto osservassi non vidi quei neri pezzi di legno immobili, che annunziavano il mostro colla sola parte superiore fuori d'acqua, e pensai che non ve ne fossero in quel sito. Così pensando e ammirando sempre più il bel quadro della natura, mi sedetti tranquillo ai piedi di una superba palma che si ergeva sull'orlo dell'acqua...; e recitai il Rosario. Quando, non so come, colla coda dell'occhio, vidi a mia sinistra muoversi tra le larghe foglie delle alghe e di altre erbe un non so che di nero. Mi girai da quella parte ed ebbi appena tempo di capire di che si trattava che il mostro, vistosi forse scoperto sollevandosi colla metà del suo corpo squamoso fuori dell'acqua, venne diritto come una freccia contro di me... Balzai in piedi, afferrai il fucile che avevo appoggiato al tronco della palma e feci fuoco; tutto questo con la rapidità di un istante.

Vidi l'enorme caimano ravvoltolarsi su se stesso, sbattere furioso le acque, sollevare la sua coda e menare formidabili colpi nell'acqua. Si acquetò poi e lo vidi rigirarsi colla pancia in alto e rimanere immobile a circa un metro dalla sponda. I compagni accorsero al colpo di fucile. - È già morto, dissi; aiutatemi, voglio vedere questo immondo animale che voleva giuocarmi un brutto tiro. Un compagno tagliò un lungo palo che ad una delle estremità aveva una specie di uncino e si avvicinò alla sponda. lo me ne stavo lì presso proprio quasi coi piedi nell'acqua; desideravo essere il primo a vedere quel traditore, e vederlo ben da vicino. Il compagno che se ne stava al mio lato appena due passi indietro, alzò il palo e lo lasciò cadere sopra l'animale che ancora immobile se ne stava col ventre per aria. In quell'istante vidi risollevarsi quel negro corpo, dare un grugnito spaventoso ed un tremendo colpo di coda nell'acqua che si sollevò in bianca spuma spruzzandomi tutto e con mossa celere avventarsi contro di me che gli ero il più prossimo. Vidi a due palmi da me le bianche file di quella sega di avorio: e senz'altro pensare, forse instintivamente, mi gettai indietro. L'alte erbe, e particolarmente una specie dalle foglie e dallo stelo tagliente come rasoio, che si intrecciavano in terribile siepe, mi legarono i piedi, inciampai e caddi... Mi vidi perduto. Invocai nel mio cuore Maria SS... Udii un acuto grido dei miei compagni... tentai alzarmi ma ricaddi di nuovo. Così a carponi, aprendomi colle mani un passo tra quei taglienti steli, potei guadagnare un tratto di distanza dall'acqua. Appena mi rizzai in piedi, guardai indietro, e vidi il mostro che, fendendo l'acqua, si allontanava.

Guardai le mie mani che mi bruciavano, me le vidi tutte insanguinate; in una stringevo ancora il Rosario... Pallidi i miei compagni mi domandarono: - Si è fatto male? Abbiam temuto per lei. Colle fauci aperte quel caimano stava per raggiungerlo; quando Lei cadde l'abbiam considerato perduto... abbiam dato un grido... Ma la protezione di Dio è grande: in quel momento stesso che l'animale poteva afferrare il suo piede, si rivoltò su se stesso, rientrò nell'acqua, disparve per ricomparire nel mezzo del fiume.

La cena ci aspettava e la consumammo chiacchierando, facendo commenti e ridendo anche delle avventure della giornata. Anche quella fu una notte tormentosa! Una notte insonne, tormentata terribilmente e continuamente da un nugolo di zanzare mai sazie di succhiare il sangue del povero Missionario, offerta al buon Dio, non è forse una bella e santa orazione che egli pub offrire al suo Signore?   (Continua).

Escursione sugli affluenti del Rio Negro.

(Relazione di D. Giaccone). Taracuà - Ottobre de! 1927. Rev.mo e Amat.mo Sig. D. Rinaldi,

Appena ritornato dalla mia lunga escursione apostolica, di 49 giorni in canoa, toccando quasi i quattro punti cardinali della nostra vastissima missione, era mio vivo desiderio inviarle una relazione dei pericoli e difficoltà incontrate, e del bene che colla grazia di Dio si è potuto fare; ma le molteplici occupazioni mi obbligavano a rimandarla. Prima di cominciare, la prego, amato Padre, di unire alle mie le sue ferventi preghiere per ringraziare la Vergine Ausiliatrice e il nostro Ven. Padre D. Bosco, d'avermi salvato ben tre volte dal morire tragicamente nelle terribili cascate. Senza una specialissima protezione del cielo, io non sarei tornato dalla mia escursione apostolica.

Sul rio Tiquié. -- Prime difficoltà. - Come si viaggia in ubà. - La pioggia.

Questa volta non partii solo, ma col caro Don Algeri, che da S. Gabriele era venuto a Taracuà per riaversi un poco dalle febbri, che gli avevano lasciato un forte esaurimento e per vedere i luoghi già scelti da D. Marchesi, per le future residenze. Lasciammo Taracuà con un po' di preoccupazione e tristezza: il viaggio era lungo e pericoloso, le piogge torrenziali non accennavano a terminare, e si doveva cambiare più volte canoa. Ma confidando nelle preghiere dei nostri piccoli e di tante anime buone, che pregano ogni giorno per i missionari, partimmo in una semplice ubà.

Il Rio Tiquié corre tutto a zig, zag, obbligando i rematori a traversarlo cento volte al giorno, ciò che ritarda la marcia quando si traversa da una sponda all'altra per evitare un giro lungo, la forza della corrente è tale che la canoa non può avanzare, ma al contrario è trascìnata indietro. Quando invece il fiume è in piena, si possono evitare i lunghi giri guadagnando ore e ore di viaggio, entrando nei canali laterali accessibili solo a ubà. Ciò spiega la facilità straordinaria con cui gli indi di una maloca avvisano quelli di un'altra, dell'arrivo di commercianti e del missionario. La nostra canoa entrò quasi subito in uno di questi canali. Dopo due Ore di marcia tra alberi giganteschi, ci trovvarnmo dinanzi a un enorme tronco, che, a fior d'acqua ci sbarrava la via. I rematori si consultano sul da fare: scaricare la canoa, non è possibile perchè tutta la foresta è inondata, tornare indietro è perdere quasi un giorno di viaggio; tagliare il tronco non è possibile per mancanza del necessario..., e i rematori sono risoluti di passare. Alcuni si gettano in acqua per alzare la canoa, mentre altri trascinano l'ubà sopra il tronco, servendosi di pali e liane. Anche noi diamo una mano ai poveri indi; e dopo un'ora di lotta, l'ostacolo è superato; ma anche noi siamo bagnati sino alla cintola.

La pioggia che fino allora ci aveva risparmiato ricominciò con violenza. I rematori non si scompongono per nulla: si tolgono il vestito, lo depongono in un canto, per rimetterselo poi asciutto dopo la pioggia; e noi ci rifugiamo in fretta sotto il toldo della canoa.

L'ubà è ottima per viaggiare quando il tempo è bello, perchè rapidissima; ma quando piove è assai incomoda. Bisogna farsi piccoli piccoli, rannicchiandosi come le lumache, sotto il toldo, che a mala pena riesce a coprire l'altare, la cassa delle medicine e le nostre provvigioni.

Questa volta poi il caso era più grave: eravamo in due, di cui uno abbastanza voluminoso. S'immagini, amatissimo Padre, che tutto lo spazio era di m. 1.2o di lunghezza, m. o.8o di larghezza e m. 1 di altezza; non era quindi possibile distendersi alquanto, nè fare altri movimenti ma si doveva restare immobili come statue; è in quella penosa posizione passammo ben 14 giorni e 5 notti. Se la pioggia è accompagnata da vento, allora le foglie del toldo, mosse o sollevate, lasciano penetrare l'acqua e così in poco tempo si è bagnati, inzuppati, e si cominciano a sentire brividi terribili. In certe zone poi di acque stagnanti, si deve lottare coi moscherini che assaltano con tanta rabbia che uno è obbligato a lavorare di mani se vuol uscire meno sfigurato.

Prime maloche. - Allegria degli indi. - Padre tieni d'occhio mio figlio.

Verso le tre pomeridiane arriviamo ad una maloca di Tucanos. La grande capanna manda un'enorme colonna di fumo: tutti vengono a salutarci in mezzo allo schiamazzo di bambini che gridano, di cani che abbaiano e di pappagalli che strillano. La nostra fermata è breve; e mentre diciamo alcune buone parole agli indi, e collochiamo un'immagine di Maria Ausiliatrice al palo principale della maloca, i nostri rematori approfittano per riscaldarsi un poco ai diversi fuochi: poi si riprende la marcia. La pioggia torrenziale batte e scorre sul groppone dei rematori; ma essi non rallentano il ritmo dei loro remi, nè perdono il buon umore; anzi a quando a quando scoppiano in sonore risate. Sono proprio nati fatti per questa vitaccia: noti mutano punto il loro buon umore e la naturale allegria tanto sotto un infernale acquazzone, come sotto i cocentissimi raggi del sole tropicale. Sono così abituati ed esercitati, che passano da otto a quindici ore, remando continuamente, conversando e ridendo o zufolando colla maggior naturalezza.

Verso le otto della sera arriviamo alla maloca del Matapy, la prima tappa dei Missionario che da Taracuà sale pel Rio Tiquié. Vi troviamo appena tre famiglie: due di Tucanos e una di Dessanos; a quest'ultima appartiene uno dei due catechisti (alunni interni della missione) che ci accompagnano. L'accoglienza è delle più cordiali e affettuose. « Finalmente è arrivato il Padre » si dicono a vicenda. Mentre noi ci asciughiamo le vesti ad un gran fuoco, essi ci preparano subito un angolo della maloca dove passare la notte. Dopo la modesta cena, collochiamo l'immagine di Maria Ausiliatrice e prepariamo l'altarino; e recitate le orazioni in comune ci corichiamo nell'amaca. La pioggia ricevuta, la stanchezza, il tepore della maloca, ci concigliano presto il sonno.

Al mattino ci alziamo di buon'ora, con pioggia fitta fitta. Dopo la S. Messa, durante la quale si recitano le orazioni, Rosario e si fa un poco di catechismo, i due catechisti si accostano alla S. Comunione, con grandissima edificazione degli Indi. Anche la pioggia diminuisce alquanto e noi ci prepariamo per la partenza. La famiglia del ragazzo che ci accompagna è fuori di sè per la gioia; ma il babbo al salutarci mi raccomanda caldamente di tener d'occhio il figlio, perchè nessuno gli propini il veleno. L'assicuro e partiamo. Eccoci dinuovo nella nostra minuscola ubà inchiodati tutta la giornata. I primi giorni sono sempre penosissimi.

I due alunni catechisti sempre allegri ci sono di molto sollievo. Seduti avanti a noi occupano il tempo in lettura e piccoli esercizi di aritmetica, e cantando le lodi che hanno imparato in Taracuà, con soddisfazione dei rematori che non li perdono di vista. Intanto sfilano davanti a noi le due sponde della selva, come grandi muraglie, sempre uguali, nella loro esuberante vegetazione di verde oscuro, che rende ancor più tetra la vista. Non s'incontra nè una capanna, nè una canoa: è la solitudine più completa. Solo a quando a quando vengono a rallegrarci, stormi di pappagalli o di tucani o il grido roco di alcune scimmie. Si viaggia sin dopo mezzogiorno, sempre sotto la pioggia, finchè arriviamo all'ultima capanna di Indi che abitano questo punto del Rio Tiquié. Sono Tucanos nascosti in tre piccole baracche, alcuni minuti addentro, sulle sponde di un piccolo affluente, dalle acque fredde e oscure. Sbarchiamo per visitare gli indi, prendere un poco di ristoro, asciugarci e riscaldarci. Dico riscaldarci, perchè anche i rematori, benchè abbiano lavorato indefessamente, battono i denti dal freddo. Pare impossibile che sulla linea equatoriale si senta necessità del fuoco, non solamente di notte, che sono fresche e umide molto, ma anche di giorno, quando la pioggia non ci risparmia. Il buon Callisto, un vecchio Tucano, ci prepara con amore un buon fuoco, sente pena di vederci in tale stato; ci offre del pesce fresco che lentamente stava affumicando. E tutti si raccolgono intorno a noi, ansiosi di sapere del nostro viaggio, dei loro figli che si educano nella missione, del Padre Marchesi ecc. ecc. Fu quella un'ora di vero e familiare conforto vicendevole. Riscaldati e rifocillati alquanto, lasciamo anche qui l'immagine di Maria Ausiliatrice, accompagnandola con alcune parole. La pioggia è cessata quasi del tutto, e noi ci rimettiamo in cammino per approfittare delle ultime ore del giorno, colla speranza di trovare, lungo il fiume, una vecchia baracca di seringueiros - estrattori di gomma elastica - ove passare la notte. Siamo in una zona disabitata: per cinque giorni non vedremo più maloche. Il fiume è cresciuto assai, e mi suscita alla mente un pensiero assai triste,

Da due anni non si lavora nella gomma, probabilmente le piccole baracche saranno in parte distrutte, in parte sepolte nella lussureggiante vegetazione o affondate nell'acqua, che tutto invade. Con questi pensieri passiamo varie ore, facendo diverse ipotesi, e scrutando sempre se ad ogni svolto appare una baracca. Inutilmente. La notte si avvicina e i rematori, adocchiato un luogo alquanto elevato vi approdano per passarvi la notte. Appena sbarcati, scompaiono nella foresta, in cerca di legna per la cena. Si mangia con allegria, che grazie a Dio non viene mai meno; si recitano le orazioni e poi ognuno si cerca un posto per dormire. L'ubà è il nostro dormitorio, rannicchiati come le acciughe nel barile. I rematori invece legano le amache agli alberi della selva, attorno al loro indimenticabile fuoco. Ma dopo appena un'ora un forte rombo di tuono ci sveglia. Ogkoro atimi - viene la pioggia -, bisbigliano gli indi e subito balzano dall'amaca per prepararsi una minuscola capanna ove rifugiarsi. Per l'oscurità non possono cercare fogliame di palme e devono accontentarsi con poche foglie che trovano lì per lì, e in pochi minuti il tetto è fatto, ma così piccolo e basso, che appena possono starci accoccolati come pulcini sotto la chioccia. Il temporale rugge minaccioso: i lampi illuminano sinistramente la selva oscura e la pioggia arriva accompagnata da un terribile uragano. Nella foresta è un fracasso infernale, uno scricchiolio di alberi, un rumore di rami secchi che si schiantano e precipitano al suolo e qualcuno anche sul toldo della nostra canoa. Come si sente piccolo piccolo l'uomo in presenza di questi fenomeni atmosferici così grandiosi! Oh! come sale spontanea dal cuore la preghiera! In certi momenti provavamo gli stessi sussulti di quando assistevamo in Cile alle frequenti scosse di terremoto!... Gli Indi imperterriti sotto il loro riparo, fanno tutti gli sforzi per tener acceso il fuoco. Poverini! lavorare tutto il giorno e poi essere obbligati a passare quasi tutta la notte accoccolati senza poter riposare! Ci fanno compassione, ma non possiamo aiutarli. E quell'uragano continua per oltre quattro ore; finchè la pioggia diminuisce di molto; ma nella foresta si prolunga per ore ed ore, sgocciolando dagli alberi giganteschi. Presi dalla stanchezza i rematori attaccano le amache agli alberi e vi si coricano ugualmente. Così sotto quello sgocciolio continuo, e sopra il fuoco passano le ultime ore della notte, rivoltandosi quando una parte del corpo è bagnata, e l'altra riscaldata.

Senza Messa. - Avanti nella solitudine. - Un'altra notte nella foresta. - L'incontro con gli Indi.

La pioggia ci accompagna anche al mattino e non possiamo celebrare la S. Messa. È un gran sacrificio pel missionario. Dopo le pratiche di pietà e una tazza di caffè, ci avviamo colla speranza di un giorno migliore. Ma non è così. La pioggia fitta fitta, ci accompagnò sino alle quattro pomeridiane, e non ci fu neppur possibile fare una tazza di caffè. Ci brillava la speranza di trovare verso sera una baracca ove passar la notte; ma quando giungiamo al luogo, non troviamo che pochi avanzi dell'antica abitazione. Aveva subìto la sorte delle altre, e dovemmo pernottare nella selva. Grazie a Dio la pioggia ci lasciò tranquilli sino alle quattro del mattino, ma non ci permise di poter celebrare la S. Messa. Pazienza!

La nostra comitiva è sempre inalterabilmente allegra; non mancano le risate tra il monotono battere dei remi. Senza una compagnia così allegra e buontempona, i giorni sarebbero molto più lunghi e noiosi. Intanto il nostro pensiero corre innanzi e pensa alle numerose maloche che aspettano la nostra venuta, pronte a ricevere il piccolo seme di benedizione che speriamo poter gettare nel cuore di tanti selvaggi che vivono in quelle regioni.

Anche quel giorno passò come Dio volle, flagellati a quando a quando dalla pioggia. Verso sera però abbiamo il conforto di trovare un tetto miserabilissimo per passarvi la notte, e una famiglia di indi che ivi pure s'erano rifugiati per pernottare. Un Deo gratias ci uscì spontaneo, perchè le nostre gambe rannicchiate e immobili da più giorni, esigevano di potersi stendere per un riposo più comodo. La baracca è piccolissima e aperta da tutti i lati, e difende dalla pioggia se non piove; l'erba è alta due palmi, l'acqua del fiume a pochi passi. Mentre facciamo un poco di pulizia, saltano fuori enormi e schifosi rospi che la facevano da padroni. I moscherini, nemici più acerrimi, se ne vanno con un buon fuoco che manteniamo acceso tutta la notte; perchè chiunque di notte si sveglia, scende dall'amaca per attizzarlo. All'alba su un altare in piena foresta celebrammo la S. Messa. seguita da un poco di catechismo. Prima di partire invitai due indi ad accompagnarci come rematori, ed accettarono. Si riprese la marcia con maggior animazione. La giornata non si presentò migliore delle altre il fiume nella sua massima piena, straripava, riversando le sue acque nella foresta, per riprenderle poi più lontano. Non una persona, non una piccola capanna per raccoglierci. Verso sera, ci fermiamo in un punto un po' elevato per pernottare. Mentre prepariamo un tetto con foglie di palma, un improvviso acquazzone ci obbliga ad interrompere ogni lavoro e rifugiarci nella ubà.

L'uragano continua con violenza, sino a notte e non ci è possibile neppure accendere il fuoco e preparare un poco di cibo. Alcuni pesci abbrustoliti la notte anteriore, con un poco di farina di mandioca sono la nostra cena. Dio solo sa come si stette quella notte, sempre sotto la pioggia furibonda. Ci facciamo coraggio pensando che forse sarà l'ultimo giorno di isolamento, perchè dopo troveremo maloche di indi ogni giorno e sarà un'altra vita. Avanti, avanti sempre con allegria.

Verso le cinque pom. avvistiamo di lontano una baracca da cui usciva fumo. Il cuore si apre alla gioia. Difatti troviamo una famiglia di cinque persone, tra cui due ragazzi dai dieci ai dodici anni. La baracca è squallida e quei volti pallidi e macilenti. I poverini, per evitare una epidemia sviluppatasi in una maloca del Iraiti Igarapé dove vivevano prima, s'erano accampati in questo luogo senz'altro alimento che la frutta silvestre disputandosela colle scimmie. L'invitai a prendere parte alla nostra modesta cena: mi pareva duro parlare loro dell'anima e di Dio quando sentivano gli stimoli della fame.

Difatti dopo la cena ascoltarono con piacere il catechismo.

Di buon mattino durante la mia Messa, Don Algeri con i catechisti e rematori recitò le orazioni e il Rosario; durante la sua io feci il catechismo in tucano ai selvaggi. Stavano attentissimi e i genitori di tanto in tanto facevano cenno colla testa di credere alle verità che loro insegnavo. Quando arrivai al quarto comandamento, - ubbidire al padre e alla madre - la madre toccò la testa del figlio maggiore che le stava davanti, dicendogli: - Totà Wathe dugtipi, - Così comanda Iddio - e volle che ripetessi il comandamento, e per accontentarla, lo ripetei quattro volte. Prima di partire regalai a ciascuno una medaglia di Maria Ausiliatrice.

(Continua).

CULTO E GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

A Pieve di Camaiore.

Da cinque anni in Pieve di Camaiore - diocesi di Lucca - sorge una bella chiesa dedicata a Maria SS. Ausiliatrice, voluta e fatta sorgere dai bravi popolani della frazione di Marignana. La statua che vi si venera, eseguita nel laboratorio interno salesiano di via Cottolengo, ha attratto a singolarissima divozione tutta questa parte della Versiglia dove par aleggiare lo spirito del ven. D. Bosco. Ogni 24 di mese vi si celebra come nelle case salesiane la S. Messa seguita da una sacra funzione accompagnata con viva pietà e Comunioni, che si possono dir generali, della buona popolazione marignanese. Alla festa del 24 maggio è meta di devoti pellegrinaggi da Camaiore, Viareggio e da altri paesi. La Vergine Ausiliatrice ricompensi questa popolazione che le è tanto divota con appagare il desiderio di veder questa chiesa eretta dalla pietà dei suoi devoti ufficiata regolarmente per il bene della popolazione.

A Limosano.

A Limosano, il Comitato per onorare la memoria dei caduti in guerra aveva proposto di erigere un'ara votiva, sormontata da un quadro in ceramica, al centro del quale fosse effigiata con pittura a riflessi Maria SS. Ausiliatrice.

Il Comitato, presieduto dal Decurione Salesiano Dott. Gaetano Amoroso, ha creduto di ispirarsi alle sane tradizioni religiose del nostro popolo, il quale recandosi a pregare sull'ara con l'anima confidente, nel nome e per il nome di Maria ritroverà luce, refrigerio e consolazione nel dolore vivo dei cari scomparsi.

E innanzi all'ara arde perennemente la lampada offerta dalla cooperatrice salesiana Donna Antonietta Jacovone.

Ora l'ara è stata benedetta da S. E. Monsignor Arcivescovo di Benevento che ha accordato una indulgenza a chi passando davanti la Venerata Effigie recita la giaculatoria Maria Auxilium Christianorum ecc.

E forse unico il monumento nel suo genere, e l'eccellentissimo Presule nel benedirlo ha avuto parole di vivo elogio pel Comitato Promotore. Anche noi esprimiamo vivissima ammirazione pel delicato pensiero di collocare la nostra Vergine a conforto di tante madri, viventi del ricordo dei figli spirati sul campo per la Patria.

Maria Ausiliatrice l'ha salvato.

Il piccolo Leo Dominici, frequentante il nostro Oratorio, dopo un alternarsi di lievi malesseri, che lo tenevano da più giorni a letto, fu colto all'improvviso da una fortissima febbre con sintomi di una grave malattie, che rese necessario un consulto di tre distinti sanitari fra cui un noto specialista per le malattie di bimbi.

Il responso della scienza fu non solo allarmante, ma addirittura senza adito a speranza.

Ad una difterite pronunciatissima si era aggiunta la nefrite emorragica.

I genitori ne furono avvisati: trattarsi di un male di gravità eccezionale, essere il bimbo inesorabilmente perduto.

La costernazione valicò le soglie della casa, domestica e gettò in desolazione tutti i fanciulli dell'Oratorio, che si proposero di strappare il piccolo compagno alla sorte decretata.

Ai piedi della Madonna inalzarono pieni di fede, le loro preghiere con un triduo devoto: - « Ausiliatrice cara di D. Bosco, e madre nostra celeste ridateci il nostro Leo! »

Questo avveniva il 22 di aprile u. s. Ebbene il 24, ultimo giorno del Triduo, Leo era dichiarato, con stupore dei medici, fuori pericolo e pochi giorni dopo tornava allegro e giulivo fra i suoi piccoli amici.

I pii genitori con noi ascrivono la grazia segnalatissima all'intercessione potente dell'Ausiliatrice e pieni di gratitudine, con la loro offerta generosa per l'Opera Salesiana, desiderano sia segnalata a tutti i fedeli la grande potenza e bontà della Madonna di D. Bosco.

Rep. di S. Marino, 24 maggio 1928.

Don GIUSEPPE ULCELLI.

Mi ha salvato il fratello.

Il primario dell'Ospedale lo aveva sottoposto a rischiosissima operazione allo stomaco senza darci speranza di salvarlo. Ma l'Ausiliatrice assisteva la mano del chirurgo e il mio fratello ritornò dall'ospedale guarito: oggi è al suo posto di lavoro.

I buoni allievi missionari dell'Istituto Salesiano che pregarono con fiducia durante la grave malattia si uniscono a noi nel ringraziare la Vergine Ausiliatrice per la grazia ricevuta.

1 maggio 1928.

C. C. Trento.

Mi trova l'impiego.

Da più d'un anno mi trovavo senza impiego e dovevo provvedere alla moglie e alla bambina: già mi mancavano i mezzi per soddisfare ai miei doveri verso la famigliuola e verso i miei creditori. Bussai a tutte le porte, importunai tutti gli amici per trovare lavoro: accasciato, avvilito pensavo al domani, pregando il Signore di aver pietà del mio stato. Tutto pareva inutile.

Una mia cognata, consigliata da un ex-allievo del Ven. D. Bosco, ci esortò a cominciare con fiducia la novena di Maria Ausiliatrice, facendola seguire da una speciali preghiera per ottenere la beatificazione di D. Bosco. La novena non era ancora finita che l'impiego desiderato era trovato. Ora, felice, esprimo la mia riconoscenza a Maria Ausiliatrice e invio un'offerta per le Opere del Venerabile, promettendo di non scordarle in avvenire.

ToMAso BERNARDI.

Salva mio figlio da un'operazione.

Mio figlio Ugo di 36 anni aveva da tempo un male all'orecchio destro. Ai primi di marzo il male crebbe tanto che egli si vide costretto a farsi visitare da uno specialista, il quale, esaminatolo bene, gli consigliò un'operazione chirurgica. Non ben persuaso di tale necessità, si rivolse ad altro specialista, ed anche quello gli disse che la membrana ed altre parti interne dell'orecchio erano rovinate dal male, risalente purtroppo ad epoca remota (e difatti egli fin da bambino ebbe più volte a soffrire per quell'orecchio); reputava quindi non solo necessario, ma urgente un'intervento chirurgico. L'infermo ricorse ad un terzo specialista, che fu dello stesso parere.

Non gli restava dunque che entrare in clinica, come appunto fece la sera del 23 marzo. Io intanto con piena fiducia in Maria SS. Ausiliatrice, terminavo la novena consigliata da Don Bosco.

Sabato mattina 24 del mese, mio figlio fu chiamato in sala operatoria, dove tutto era disposto per l'operazione.

Fattolo adagiare sul tavolo operatorio, gli tosarono la parte destra del capo, presso l'orecchio malato, gli fecero la consueta iniezione, e già il Professore si disponeva ad operare, quando con sorpresa sua e dei presenti, dovette constatare la scomparsa del male.

Esaminatolo diligentemente, trovò che l'orecchio gli si presentava in modo assai diverso da quel di prima, e si credette in dovere di non procedere oltre, licenziando il malato oramai sano e domandandogli scusa del disturbo cagionatogli.

Ringrazio di vero cuore la Vergine SS. Ausiliatrice e D. Bosco, e adempio la promessa fatta, inviando la mia offerta per le missioni.

Roma.   ANATOLIA PORRO.

Mi salvò la vita.

Nel febbraio dell'anno scorso,. caddi ammalata d'influenza: in seguito si formò a sinistra una pleurite secca per cui fui costretta a rimanere in letto per oltre un mese. Durante la convalescenza altri mali aggravarono le mie condizioni già deboli di salute: dissesti famigliari e la morte dell'unico mio figlio.

Persistendo la febbre ed essendo sopravvenuta la tosse fui visitata, all'esame radioscopico, da un illustre specialista di Torino: mi riscontrò tre lesioni polmonari a sinistra. Si può facilmente immaginare quale costernazione produsse nell'animo mio tale diagnosi!

Fu allora che mi rivolsi con fiducia all'Ausiliatrice, facendole parecchie novene in compagnia della famiglia e promettendo un'offerta per le Opere Salesiane. - Ma la Vergine pareva insensibile alle nostre preghiere. Difatti le cose peggiorarono: nell'agosto si formò a destra una pleurite essudativa per cui fui ridotta in pochi giorni in fin di vita. Il medico, dopo aver usato tutti i rimedi suggeriti dalla scienza, mi abbandonò, asserendo essere ormai inutile ogni cura.

Mi rivolsi con più fede all'Ausiliatrice, incominciai una nuova novena, terminata la quale mi sentii rivivere: la febbre - che da oltre un mese si manteneva sui 39 - 39,5 - improvvisamente cessava, l'appetito ritornava, digerivo benissimo... ero guarita.

UNA COOPERATRICE.

Si dichiara e certifica che la Signora G. F., inferma da oltre un anno, per grave e complicata forma di tubercolosi polmonare florida, clinicamente e radioscopicamente confermata da un illustre specialista di Torino, presentava d'un tratto un miglioramento inatteso e rapido, sino alla completa guarigione, anatomica e clinica.

Essa trovasi ora in ottime condizioni di salute, non soffrendo più tracce palesi della gravissima malattia sofferta.

In fede, si rilascia la presente attestazione a richiesta dell'interessata.

Maggio 1928.

F.o Dottor F. DEMATHEIS.

Mi risana la mamma.

Mia madre per vario tempo faceva temere grandemente per la sua salute. Era ridotta così male che mi pareva dovermi rassegnare di presto perderla... Ogni cura sembrava vana e il ricupero della sua salute non si presentava facile data anche la sua età avanzata.

Mi rivolsi con fiducia a Maria Ausiliatrice promettendo un'offerta... ed ora mia madre sta bene e gode buona salute.

Garfagnana.

G. B.

OMAGGI ALL'OPERA DI D. BOSCO

Echi del viaggio di S. A. R. il

Principe Umberto in Palestina.

I giornali, nei primi giorni di aprile, hanno ampiamente illustrato il viaggio trionfale di S. A. R. in Palestina per la Settimana Santa. Non ripeteremo qui cose che tutti sanno, ma riferiremo solo alcune particolarità della visita fatta dal Principe alle nostre Istituzioni, per informazione dei nostri ottimi Cooperatori.

1 Aprile. Pel solenne ingresso del Principe in Gerusalemme, ili alunni dei nostri Istituti e le alunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice, riuniti, mossero incontro all'Augusto pellegrino alla porta di Giaffa. La banda dei nostri orfanelli di Betlemme, la fanfara di Caifa, le varie associazioni della nostra gioventù maschile e femminile nelle loro eleganti divise, contribuirono largamente col numero e con l'entusiasmo alla superba manifestazione popolare.

Verso il tramonto il Principe fu a Betlemme per venerare la grotta della Natività. Dopo volle onorare di una visita il nostro Orfanotrofio, accolto coi dovuti onori. Suo primo pensiero fu di recarsi nella Chiesa splendidamente illuminata per raccogliersi alcuni minuti in devota adorazione. Quindi fu fatto salire al terzo piano perchè avesse a godersi un magnifico colpo d'occhio: la tettoia sottostante, riccamente ornata di drappi e di quadri, illuminata da molte lampadine dai colori nazionali e gremita di orfanelli, di alunni dell'oratorio, di esploratori, di alunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Uno scroscio d'applausi accolse l'affacciarsi del Principe e fu il più seducente invito a scendere fra quelle giovinezze esultanti.

Assisosi sul palco d'onore coi personaggi del seguito, uno degli orfanelli rivolse all'Augusto Principe un cordiale ringraziamento: seguì il canto dell'Inno del Piave, dopo il quale un bimbo dell'oratorio disse in nitido italiano entusiastiche parole a nome dei suoi compagni. Orfanelli e Oratoriani offrirono a S. A. R. alcuni doni che il Principe gradì con viva compiacenza: un artistico album, un crocifisso di madreperla e un libro di pietà. Di questo se ne servì quotidianamente durante il suo pellegrinaggio in Terrasanta per compiere i suoi atti di devozione. Fu cantato l'inno di D. Bosco che il Principe già conosceva per averlo tante volte udito nelle case nostre d'America e d'Italia: alle prime note con squisita delicatezza sorse in piedi e mosse le sue labbra cantarellando egli pure coi nostri orfanelli il caro peana salesiano. Poi una bimba di quattro anni, accompagnata da una Figlia di Maria Ausiliatrice, lo salutò in arabo e gli porse un mazzo di fiori. Dopo la marcia reale il piccolo mondo giovanile, trascinato dall'en tusiasmo, ruppe ogni consegna e si affollò intorno al Principe, mentre discorreva in piemontese coi Superiori e coi Chierici; e a gara tutti gli baciavano le mani.

Partendo il buon Principe diceva al direttore: Ho proprio goduto stassera! e il giorno dopo pel tramite del R. Console inviava una sua offerta pei cari orfanelli.

2 Aprile. Il Principe ha visitato le altre nostre Istituzioni a Gerusalemme. Fu prima alla Scuola Femminile Italiana Don Bosco delle Figlie di Maria Ausiliatrice: nel salone principale scoperse una lapide ricordante la sua visita e assistette ad un saggio ginnico dato dalle 2oo alunne. Poi fu alla nostra R. Scuola Maschile, per assistere ad una grande dimostrazione scolastica salesiana di tutti gli Istituti nostri e delle Figlie di Maria Ausiliatrice - e fu quella la più solenne tributata in suo onore.

Gli alunni e le alunne, che parteciparono alle manifestazioni in onore di S. A. R., furono lietissimi di aver tratto edificazione dalla sua pietà, sfolgorante in tanti episodi di gentilezza e di bontà, e ne serbano tuttora un ricordo pieno di entusiasmo; ancor oggi ne discorrono e si compiacciono nell'esaltarlo con la frase con cui l'esaltò uno degli orfanelli di Betlemme: « Era buono, era affabile, era alto, era bello come la bandiera d'Italia! »..

All'Istituto D. Bosco di Alessandria d' Egitto.

Il 22 aprile u. s. Sua Eccellenza Arthur Bernardes, ex Presidente del Brasile, accompagnato dal figlio, dall'addetto Commerciale, dal Console e Vice Console del Brasile e da altri Signori, si degnava visitare l'Istituto D. Bosco, accolto festosamente dai Superiori e alunni.

Un confratello lo presentò all'Istituto, e, proseguendo il suo dire in lingua portoghese, salutò, nell'eminente Personaggio, un benefattore della nobile nazione Brasiliana e un amico prezioso dell'Opera di D. Bosco, affermatasi con largo successo nel Brasile.

S. Ecc., visitato l'Istituto, apponendo la firma sul libro d'oro, scriveva queste testuali parole:

« Dalla mia rapida visita a questa Casa, da Dio benedetta, porto con me la più gradita impressione. Vedo che gli Apostoli che la servono e guidano, riempiono di benefici i luoghi della terra ove sorgono, giacchè in Alessandria essi sparsero il medesimo seme di bene, che seminarono nella mia patria lontana il Brasile, il quale è loro debitore di servigi indimenticabili.

Siano felici quelli che in essa lavorano, grandi benefattori dell'umanità ».

Fir.to ARTHUR BERNARDES.

Noi rendiamo grazie all'illustre ospite per la stima e l'affetto che nutre per l'Opera di D. Bosco e preghiamo. l'Ausiliatrice di conservarlo alla prosperità e al bene della Patria sua.

Visita del Ministro della Guerra Lituano all'Oratorio Salesiano.

Il 3 maggio s'è degnato visitare l'Oratorio Salesiano, S. E. il Gen. Daukantas, ministro della Guerra della Lituania, di passaggio a Torino, accompagnato da S. E. Valdemaras Carneckis, ministro Lituano presso il Governo d'Italia, dal Cap. Aiutante Virbickis e dal cap. Lesauskis.

Accolto entusiasticamente, nel teatro dell'Oratorio S. E. ricevette l'omaggio dei Superiori e degli alunni. Per la circostanza uno dei nostri Confratelli Lituani rivolse al Ministro un caloroso saluto, al quale rispose S. E. inneggiando alle relazioni che fra l'Italia e la Lituania corrono fin dal secolo XIV, e anche prima per opera specialmente dei banditori della religione cristiana che da Roma direttamente si spinsero fino alle rive del Baltico. Sua Eccellenza si disse lieto e ammirato dello sviluppo dell'Italia e della Colonia di Tripoli, che egli ebbe il piacere di visitare. Espresse poi in caldi termini la sua riconoscenza per la cordiale accoglienza, e promise, ritornando in Lituania di accrescere il numero degli ammiratori dell'Opera di D. Bosco.

La visita del Ministro Lituano è tornata anche a noi sommamente gradita, perchè contiamo in quella nazione buon numero di amici, oggi riallacciati più intimamente all'Opera nostra per mezzo del Bollettino Salesiano Lituano che da quest'anno si è cominciato a pubblicare, e pel continuo aumento dei generosi figli della Lituania che di anno in anno si ascrivono all'Opera Salesiana.

S. A. R. Anna di Francia a Valdocco.

S. A. R. Anna di Francia, Duchessa delle Puglie, che già aveva presieduto insieme a S. A. R. il Principe Umberto alla Conferenza Missionaria del sig. Don Ricaldone nel Teatro Regio di Torino, volle il 9 giugno dare all'Opera di Don Bosco un nuovo segno di benevolenza visitando l'Oratorio Salesiano.

Ossequiata dal sig. Don Rinaldi e dai Superiori, ricevette l'omaggio festoso dei nostri alunni nel teatro dell'Oratorio. Poi visitò, soffermandosi con compiacenza, i nuovi locali, la cameretta di Don Bosco e il Santuario di M. A., accompagnata dal Comitato delle Patronesse dell'Opera Salesiana e dai Superiori.

L'Augusta Signora che fin dall'adolescenza prese a proteggere gl'Istituti salesiani del Belgio, espresse al sig. Don Rinaldi, congedandosi, la sua piena soddisfazione e la sua ammirazione per lo sviluppo dell'Opera di Don Bosco.

DALLE NOSTRE CASE

TORINO. - Chiesa di S. Giovanni Evangelista. - La Domenica 18 Marzo u. s. nella Chiesa, che il Venerabile D. Bosco eresse quale monumento a Pio IX, fu commemorato il 5o.mo anniversario della morte del grande Pontefice.

Numerose associazioni e rappresentanze di Istituti cattolici con vessilli e bandiere affollarono il sacro Tempio ad ascoltare la Messa celebrata dallo stesso nostro Rettor Maggiore. Al Vangelo il Dott. Sac. Alberto Caviglia, esposte in mirabile sintesi le alte benemerenze dell'immortale Papa nella Chiesa e nella Società, con nobile ed elevato sentire ritrasse al vivo i molti punti di affinità spirituale tra Pio IX e D. Bosco, tra il grande Pontefice e l'umile prete Torinese, che, devotissimo al Vicario di Cristo, ne godeva le intime confidenze e gli era docile quanto prezioso strumento in delicatissimi importanti affari della Chiesa. Terminata la pia funzione, bandiere e vessilli, in segno d'ossequio e di filiale omaggio, $filarono innanzi alla maestosa e colossale statua dell'Angelico Pio, adorna per l'occasione di una magnifica artistica corona di fiori freschi dai colori bianchi e gialli.

BELLUNO. - Istituto Salesiano. - Dal 1 al 5 aprile ben 140 giovani della Diocesi, convennero nel nostro Istituto per fare gli Esercizi Spirituali, dettati da due sacerdoti salesiani. Il primo esperimento, dato nella Diocesi di Belluno, non poteva avere miglior successo: e i bravi giovani partirono pieni di entusiasmo per riversare ai loro paesi un'onda di nuova vita. E tutti hanno già promesso di ritornare ogni anno a ritemprarsi nelle sante gioie dello spirito.

NIZZA MONFERRATO. - Per Madre Maria Mazzarello. - il 14 Maggio, nell'Istituto N. S. delle Grazie alla presenza delle Autorità Religiose e Civili della Città, delle Superiore Generalizie dell'Istituto, delle numerose exAllieve ed Allieve della Scuola, l'esimio oratore Don Camillo Poggio, Arciprete di S. Siro, con vibrante parola, commemorò il 47° anniversario della morte della Serva di Dio Madre Maria Mazzarello.

Il conferenziere, applauditissimo, seppe con gentile eloquenza ed esuberanza di sentimento, delineare chiara la figura della Serva di Dio, renderne mirabilmente vive le sembianze, rilevarne con tocchi maestri le virtù caratteristiche, dire degli insigni meriti suoi da rendersi degna della fiducia del Ven. D. Bosco ed essere eletta Superiora Generale della sua grande istituzione - le Figlie di Maria SS. Ausiliatrice. Ancora una volta Don Camillo Poggio diede prova delle doti d'ingegno e di cuore che fanno persuasiva la sua parola, e per merito suo Madre Maria Mazzarello ebbe devoto omaggio di ammirazione e di gratitudine dai numerosissimi convenuti.

- Festa di Maria Ausiliatrice. -- Fu celebrata nell'artistico Santuario - annesso alla Casa Madre delle Figlie di Maria Ausiliatrice - con intervento di Sua E. Rev.ma Mons. Lorenzo Delponte Vescovo Diocesano.

La veglia Santa, iniziatasi con eletta predicazione del Rev.mo Signor Can. D. Eugenio Guerrini di Voghera, ebbe il suo completo trionfo nelle migliaia di S. Comunioni alla 1a Messa delle o,3o e ad ogni rinnovazione del S. Sacrificio: spettacolo edificante, degno della pietà e della profonda Fede di questo forte popolo Monferrino.

Il bel Santuario, di anno in anno va facendosi più angusto, e non riesce ormai più a contenere l'immenso stuolo di anime anelanti a Maria, costrette ad entrarvi per turno soltanto, dopo lunghe ore di attesa nei viali e giardini circostanti.

Alla Messa solenne, con assistenza Pontificale, presenziarono le Autorità cittadine, e la Schola cantorum dell'Istituto eseguì un brillante programma musicale.

Nel pomeriggio si svolsero: la Corte di Maria con la consacrazione alla Madonna fatta da una palpitante corona di bimbi; i Vespri Solenni e la grandiosa Processione alla quale parteciparono d Clero della città e le Autorità civili, Istituti, Circoli, Associazioni e la Banda cittadina.

Così Maria Ausiliatrice passò benedicendo lungo la città interamente addobbata, accolta da tutta la popolazione fidente e orante.

Il discorso di Mons. Vescovo, che ricordò con alta parola la Commemorazione Giubilare dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice, coronò in modo davvero commovente la cara Festa, e, dopo il Canto del Te Deum, portata fuori del S. Tempio la bianca Ostia, benedisse tutto quel popolo religiosamente prostrato, nella luce del tramonto della memoranda giornata.

VIGEVANO. - Un giubileo. - Il 23 maggio il Convitto Operaie S. Famiglia, coll'annesso Oratorio Femminile, ha celebrato il Venticinquesimo anniversario della sua fondazione, dovuta all'iniziativa di Mons. Pietro Berruti, Vescovo di Vigevano. Il Convitto è sorto con carattere di opera benefica e, nel suo genere, apparve anzi una delle istituzioni più geniali dell'epoca: se ne caldeggiò l'idea dall'Assemblea dell'Azione Cattolica che deliberava all'unanimità di appoggiare l'opera, « già in via di esecuzione per volere di Mons. Vescovo, di un ospizio per le giovani operaie forestiere » che lavoravano negli opifici della città « dirette e amministrate da un istituto religioso ». Era il 6 maggio 1901.

L'idea fu tosto effettuata, e accanto all'ospizio (chiamato poi convitto) sorse pure nel novembre 19o2 l'Oratorio.

La commemorazione del 13 maggio consistette in due atti: in un Congresso, al quale gli oratori della Lomellina inviarono rappresentanze femminili - e in un'accademia. In questa si esaltarono i benefizi materiali e morali recati a tanta gioventù dalle due istituzioni dirette dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. La fiamma d'apostolato di Azione Cattolica accesa nella Diocesi è partita di lì - scriveva un giornale - e di lì ancora oggi trova alimento mentre si propaga nelle Parrocchie attraverso gli Oratori Femminili e i Circoli.

Mons. Giacinto Scapardini, Arcivescovo di Vigevano, sul finire dell'accademia donò alla Rev.da Madre Ispettrice per la direzione del Convitto una riuscitissima medaglia d'argento per le grandi benemerenze del passato e chiuse con elevate parole, raccomandando ai buoni quest'opera che nei 25 anni d'esistenza ha compiuto tanto bene per le giovinette operaie.

LEGNAGO. - In memoria di un insigne benefattore. - Due care manifestazioni ebbero luogo al Collegio Salesiano il 17 maggio, durante l'annuale convegno degli ex-allievi salesiani: la benedizione della bandiera del collegio, cui fu madrina la signora Bianca De Stefani - e l'inaugurazione di una lapide al fondatore Mons. D. Davide De Massari.

Per quest'ultima cerimonia convennero al Collegio tutte le autorità: D. Cecco Attilio - allievo di Monsignore - trattò magistralmente di D. De Massari come fondatore, benefattore e sostenitore dell'Istituto, e parlò del suo affetto per D. Bosco, per i suoi successori e per le Opere Salesiane. L'Ispettore Salesiano prese in consegna la lapide, promettendo in nome di tutti di ricordare, i benefattori dell'Opera all'Altare, secondo la promessa e l'insegnamento di D. Bosco.

Aggiunsero un vibrante saluto il Rev.mo Arciprete Mons. Bonetti e il Podestà Prof. Arrigo Marchiori.

La lapide, in marmo rosso, sostiene il medaglione del De Massari in marmo bianco, ed è opera pregevole e lodata del prof. Albino Loro.

AREZZO. - Prima Festa di Maria Ausiliatrice. - Lo Zelatore salesiano Aldo Dott. Matteini ci comunica:

« Ad iniziativa dei Cooperatori Salesiani, il giorno 24 Maggio, fu tenuta per la prima volta in Arezzo la Commemorazione della Madonna di D. Bosco nell'Oratorio di S. Filippo Neri.

Il Rev.mo Sig. Can. Prof. D. Corrado Lazzeri, Cooperatore, celebrò la S. Messa, tenne discorso di circostanza, e volle chiudere le cerimonie della giornata con una devota funzione mariana.

Il Decurione Sac. Ferruccio Baldi, ha regalato un bel quadro della Vergine, il quale rimarrà esposto alla pubblica venerazione, nel detto Oratorio.

La conferenza di regolamento fu tenuta dal Padre Germano, Cappuccino, durante la quale vennero distribuiti foglietti ed opuscoli di propaganda».

Un vivissimo ringraziamento ai buoni amici di Arezzo per quanto hanno fatto ad onore di Maria Ausiliatrice e a quanti hanno cooperato alla riuscita della festa.

CATANIA. - Oratorio San Filippo Neri. - Le tradizioni di questo primo Oratorio, fondato dai Salesiani in Catania, sono gloriosissime. Se si pensa al numero straordinario di giovani che vi hanno attinto la loro educazione, di operai che con la cultura propria della loro categoria vi hanno appreso la virtù, di vocazioni sbocciate per la Chiesa e per la Vita Religiosa, non è esagerato affermare che forse nessun'altra istituzione del genere ebbe, nello stesso limite di tempo, più viva e più benefica influenza.

Un giornale catanese pubblicava mesi fa un articoletto assai espressivo:

« Quanti sono i Catanesi che non siano stati, un giorno solo almeno della loro vita, nell'Oratorio salesiano dei Filippini, e non ne abbiano portato un buon ricordo, una buona parola, una impressione per quanto fugace, di serenità e di gioia, deposta forse inavvertitamente in fondo al loro cuore? Certo non molti, se pensiamo a quel cortile sempre gremito di fanciulli, sempre animato di giuochi, sonante di clamori festosi. I giovani sono passati a migliaia e a diecine di migliaia per quelle vecchie mura, e, senza tema di esagerare, possiamo dire che nell'Oratorio di S. Filippo Neri il mirabile metodo educativo di Don Bosco ha plasmato le generazioni catanesi. Nè l'attività salesiana ai Filippini si è esaurita tutta nella vita gioconda, ma altamente benefica dell'Oratorio: le aule scolastiche hanno accolto, e accolgono tuttora, per le classi elementari e ginnasiali, i figli della borghesia e delle più distinte famiglie di Catania e, alla sera, quelle medesime aule rigurgitano di figli del popolo che, dopo la faticosa giornata di lavoro, attendono ad istruirsi sotto la guida esperta ed amorosa dei Maestri.

Anzi questo delle scuole serali è un aspetto dell'Oratorio, quanto meno noto, altrettanto degno di attenta considerazione: le scuole serali salesiane sono senza dubbio le più importanti della nostra città e quelle che vantano la tradizione più lunga e gloriosa. E se non fosse che per questo solo aspetto della loro attività, i Padri Salesiani - che non contenti di una giornata ben laboriosa spendono anche la loro serata per il bene e per l'istruzione del nostro popolo - si sarebbero già resi altamente benemeriti presso la cittadinanza Catanese.

Ma chi oggi varchi il portone segnato col N. 32 di Via Teatro Greco non può rimanere stupito da un nuovo ed inatteso spettacolo: il cortile non è più riconoscibile, non è più quello che ci era divenuto tanto familiare alla memoria.

Ben è rimasta la palazzina antica, ma lì di contro sorge per quattro piani un nuovo imponente edificio che si prospetta in linee grandiose anche nelle vie Calatola e Don Bosco. Questo fabbricato magnifico ormai sulla via del definitivo completamento, rappresenta nè più nè meno che il realizzarsi di un sogno lungament accarezzato da tutti gli amici dell'Oratorio e dagli ammiratori dell'opera salesiana; nei suoi magnifici saloni troveranno posto il teatro - sede di familiari trattenimenti e di fruttuose esercitazioni dei giovani allievi ed ex allievi - le aule di studio, grandi e numerose e costruite secondo i dettami della tecnica più moderna e dell'igiene e una nuova istituzione geniale: il Giardino d'Infanzia.

Così il campo dell'azione Salesiana a Catania si estende; con nuovo rigoglio si svilupperà certo, nel cortile più vasto e più bello, l'Oratorio; le scuole diurne si affermeranno sempre più e meglio e le serali non accoglieranno più 3oo, ma molti e molti altri ancora giovani operai

Il 13 maggio i nuovi locali dell'Oratorio, benedetti dall'Ecc.mo Mons. Evasio Colli, Vescovo di Acireale, sono stati inaugurati da un imponente Convegno di Ex Allievi, accorsi da ogni parte della Sicilia per deliziarsi nell'ammirare la magnifica realtà di quello che fino a ieri era un sogno da essi accarezzato con accorato affetto. È diventato realtà per l'entusiasmo generoso della folla innumerevole degli amici e ammiratori.

Ora l'Oratorio inizia un ritmo di vita nuova che accrescerà gli splendori della sua gloria, gloria di fervide opere per il bene dei giovani.

BAHIA BLANCA. - Visita del Governatore. - Celebrandosi le feste centenarie della fondazione della città, il Governatore Sig. Dott. Vergara, aderendo all'invito delle Dame Patronesse dell'Opera Salesiana si degnò visitare il nostro collegio della « Pietà ». Accolto dal Rev.mo Ispettore, dai Superiori, e dal Comitato delle Patronesse, il Governatore ascoltò, attraverso la fluente parola del signor Avanza, la storia della fondazione e dello sviluppo del Collegio e a sua volta parlò, dicendo che s'inchinava davanti alla grandiosa opera di D. Bosco. Ne rievocò la smagliante figura e l'eccelso apostolato, poi elogiò con entusiastica frase il lavoro dei Salesiani e dei loro Cooperatori, dicendolo provvidenziale specialmente in questi tempi in cui si dà vita alle idee sociali più dissolvitrici, perchè mira, educando la gioventù, alla grandezza della patria.

NECROLOGIO

Fr. Allais Charles.

Superiore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, è spirato nel bacio del Signore il 24 Maggio u. s. a Lovanio. Professore in scienze matematiche, oratore geniale e facondo, amministratore saggio e prudente, fu Direttore d'importanti Collegi, Visitatore dei Fratelli della Provincia di Parigi, Assistente generale del Canadà, e del Centro della Francia, Superiore Generale della Congregazione dal 1923. Nei 5 anni del suo Generalato, l'Istituto dei Fratelli ebbe novello incremento e vita avendo Egli visitato quasi tutte le Case, interessandosi personalmente dei loro bisogni.

Morì santamente a Lovanio il giorno di Maria Ausiliatrice, in età di 70 anni.

Cesarina Ferraris in Cantoni.

Benemerita insegnante, moriva a 33 anni in Cannobio il 25 febbraio: cooperatrice zelantissima lavorò nel diffondere la divozione a Maria Ausiliatrice, e la conoscenza delle opere di D. Bosco, di cui s'era fatta seguace nell'applicazione del suo metodo nell'insegnamento.

Morando Caterina in Cavanna.

Spirava cristianamente in Rivarolo Ligure il 3 marzo. Semplice di costumi, madre esemplarmente religiosa, visse una vita tutta di fede. Beneficò largamente le opere di D. Bosco da zelante Cooperatrice.

Sac. Guido Mastantuono.

L'11 marzo a Ripacandida chiudeva la sua breve vita a 36 anni. Sacerdote integerrimo lasciò vivo ricordo di sè per tutto il bene che aveva operato per Iddio e per le Anime col suo zelo ardente e con abnegazione ammirabile.

Elvira Bastone.

Donna di eletta virtù, disseminò sulla sua via opere di numerose carità, secondando la viva pietà di cui era animato il suo buon cuore. Ricordò in punto di morte - 4 maggio - le Opere di D. Bosco beneficandole come le aveva beneficate in vita.

Nicola Nicoletti.

Lasciava improvvisamente la terra il 7 maggio.

Zelante cooperatore crebbe la sua numerosa famiglia nel timor di Dio e nell'amore alle Opere di D. Bosco, offrendo l'incitamento del suo esempio e del suo zelo nel fare il bene.

Bongioannini Ing. Francesco ex-Provveditore agli Studi a Torino.

Morì improvvisamente a Bra il 22 maggio più che ottuagenario. Ebbe viva passione per l'archeologia e per le antichità alle quali dedicò gli anni più vigorosi della sua vita quale sovraintendente degli scavi e monumenti. Poi fu Provveditore agli Studi a Torino, dove lasciò un vivo ricordo della sua operosità e della sua rettitudine. Ebbe sempre ammirazione per l'Opera di D. Bosco che favorì costantemente.

Amalia Duprè.

È spirata a Firenze nelle prime ore del giorno sacro a Maria Ausiliatrice. Costante benefattrice delle Opere Salesiane e squisita anima di artista scolpì, per compiacere il nostro Istituto di Firenze, l'effigie del Ven. D. Bosco da Lei sommamente apprezzato. Fu donna di grande virtù che a nobilissimi sentimenti accoppiò la pratica di una vita profondamente cristiana.

Giacomo Ornati.

Si spegneva in Vigevano il 20 Marzo. Uomo retto e pio spese 64 anni per formare una famiglia santa: diede un figlio al Seminario; fu sostenitore delle Opere di D. Bosco e si adoperò per instillare in tutti la sua fervida divozione a Maria Ausiliatrice e il suo amore alle Missioni Salesiane.

Mons. Eugenio De Ciani.

Fulgida gemma del clero Bellunese spirò serenamente il 25 marzo a 8z anni. Canonico della Cattedrale e da 36 anni cappellano dell'Ospedale diede preclari esempi di carità e di abnegazione.

La morte lo colse nella povertà avendo tutto donato alle istituzioni religiose locali. Fu benefattore insigne delle Opere Salesiane che amò col più fervido slancio.

Immacolata Gelluzzo n. Valerio.

Volava in cielo il 1 maggio da Gioiosa Jonica dopo una vita vissuta nella fedeltà e nell'esemplarità.

Sac. Giacomelli D. Lorenzo Prevoslo di Piatella.

Spirava il 18 aprile, vittima di malattia contratta nell'adempimento del suo ministero. II compianto generale della popolazione per la sua fine è prova dell'affetto che tutti avevano per lui. Di zelo indefesso, volle propagare le opere del Ven. D. Bosco da buon Decurione salesiano.

Mons. Luigi Chiarelli.

Parroco da 48 anni a Conegliano Veneto, profuse a beneficio dei suoi figli spirituali lo zelo infaticabile, la carità del suo cuore. Durante l'invasione nella terribile guerra, stette fermo al suo posto consolando e soccorrendo quanti ricorrevano a lui. Fu salesiano nell'anima: propagatore e benefattore munifico delle Opere di Don Bosco. Il "Collegio Immacolata e Don Bosco" deve a lui, in buona parte, la sua fondazione e il suo progresso. Morì il 13 giugno a 82 anni, compianto da tutta la città.

Preghiamo anche, per:

ALBERIO Giovanna, † Revello Porro (Como). ALBERTONI Carlo Ottavio, † Torino. ANCILOTTO Elisa n. BERTON, † Padova. APPENDINI SORELLE, † Carmagnola (Torino). ARTONI Carlo, † Gualtieri (Reggio Emilia). BALLA VIALE Leonilda, † Montechiaro (Aless.). BELFIORE Rosaria, † S. Venerina (Catania). BELLIA Emilia IN ABATE, † Torino. BERTAMINI Giacomo, † Oltresarca (Trento). BERTERO Maria ved. CANE, † Canelli (Aless.). BONOMO SENGIA Maria, † Campiano (Verona).

BOTTAZZI Dott. Notaio Gaetano, † Vicenza. BRUNELLI Maria, † Verona.

CAGNONI Margherita, † Gazzaniga (Bergamo). CARDETI Can. Pietro, † Arezzo. CASTIGLIONE D. Giuseppe, † Forio (Napoli). CAVANNA Catterina n. MORANDO, † Rivarolo Ligure (Genova). CENTA Vittoria, † Maniago (Udine).

CLERICO Don Agostino, † Villanova Canavese. CONSONNI Don Pietro, † Milano. CossoLO Catterina, † Carmagnola (Torino). DEDOMENICI Rosina Maria, † Valdinizza (Pavia). EMANUELLI Achille, † Vigolo Marchese. GABRI Ernesto, † Canelli (Alessandria). GAIOTTO Antonio, † Vigone (Torino). GARRONE Michele, † S. Paolo della Valle (Aless.). GASTALDI Antonio, † Torino. GASTALDI Carlo, † Torino. GHIONE Don Severino, † Montabone (Aless.). GRAFY Mons. Don Carlo, † Milano. LEGO Marietta, † Madone (Bergamo). MAGGIO Simone, † Montaldo Bormida (Aless.). MAGISTRUTI Vittorie, † Torino. MASSA Don Olimpio, † Fontanetto Po (Novara). MASSIMELLI Antonio, + Cortiglione (Alessandria). MATTIODA Giacomo, † Caxias (Brasile). MONTI Anna di LUSTRU, † Forio (Napoli). MURATORE Giovanna ved. GILARDINO, † Canelli (Alessandria).

NOVELLI Stefano, † Incisa Belbo (Alessandria). PECCHIO Emilio, † Carmagnola (Torino). PEYRANI Pia ved. DE PETRIS, † Torino.

PEVERATI Irene, † Cassine (Alessandria).

POGOLOTTI Elena, † Forino.

POIANA Don Giuseppe, † Collalto (Udine). PORRO Don Cesare Arciprete, † Cossano Belbo. PRANDINO Michele, † Villanova Can. (Torino). PRINCIPATO Febronia, † Palagonia (Catania). REINERI Margherita, † Torino.

Rizzo Pietro fu PASQUALE, † Orsara Bormida. ROBINO Giuseppe, † Orsara Bormida (Alessandr.). ROTA Cav. Stefano, † Multedo (Genova).

SANDRELLI Sofia LIBRI, † Arezzo.

SANLORAN Carolina, † Torino.

SAN MARTINO di CASTELLAMONTE Con.a Eugenia, † Torino

SCIAVINA Bortolo, † Caxias (Brasile). SIRITO Mariette, † Cavatore (Alessandria). TEGHILLO Teresa, † Rivolta (Torino). TIBERTI Dott. Tiberio, † Arezzo.

TRIMBOLI Filomena, † Brancaleone (Reggio Cal.). VAONA TAPPARELLI Eufemia, † Verona.

R. I. P.

Presentiamo vivissime cordoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.