BS 1920s|1928|Bollettino Salesiano Aprile 1928

Anno LII.   APRILE 1928   Numero 4.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Crociata Missionaria. - Giornate Mariane. - Don Michele Rua. - Azione Salesiana: I. Convegno degli Insegnanti dell'Unione Don Bosco. - II. Convegni di Decurioni Salesiani in Emilia. - La voce del Papa. - Dalle nostre Missioni: Dalla nuova missione del Siam. - Esplorazioni sul Basso Araguaya. - Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù. - Culto e grazie di Maria Ausiliatrice. - Dalle nostre case: Alla memoria di Pio IX. - Tarcento (Udine) - Firenze - Belluno - Faenza - Napoli - Milano Volterra - Porto Said - Lima. - Necrologio. - Figlie di Maria Ausiliatrice defunte nel 1927. - Cooperatori defunti.

CROCIATA MISSIONARIA

Invito del Successore di D. Bosco.

Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

Ho letto e riletto la qui unita lettera del carissimo D. P. Ricaldone. La scrisse lasciando il Siam, ultima missione da lui visitata nel suo lungo viaggio in Oriente.

Egli intendeva dare a me materiale per esporre a voi i bisogni delle nostre Missioni in quelle immense regioni che ha percorso.

Ora a me pare che la sua lettera sia così chiara e così calda di zelo pel bene delle anime che non abbia bisogno di commenti e di aggiunte, nè di esservi presentata con altra firma. Ve la comunico quindi come è scritta, perchè sono sicuro che troverà la via dei cuori e che come ha commosso me, commuoverà anche quanti la leggeranno.

Sono lieto che essa possa uscire sul Bollettino del prossimo Aprile per due ragioni:

1. Perchè sarò tra i primi che pubblicamente chiederò l'assistenza sulle nostre Missioni alla nuova Protettrice Santa Teresa del Bambino Gesù, come tale proclamata or ora da Sua Santità Pio XI.

2. Perchè il 23 aprile ha principio il mese di Maria Ausiliatrice, alla quale il Ven. Don Bosco volle consacrate tutte le nostre Missioni. Questa celeste nostra Madre e Santa Teresa del Bambino Gesù muovano il cuore di molte anime pie e di molti Cooperatori a venire in aiuto alle Opere nostre.

I Salesiani, i loro Missionari, i loro giovani, i loro neofiti, le Figlie di Maria Ausiliatrice pregheranno il Signore perchè sia largo della sua misericordia verso tutti coloro che ci aiuteranno e li ricompensi in questa e nell'altra vita.

Abbiatemi intanto, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, con profonda riconoscenza,

9 marzo, anniversario della morte di Savio Domenico.

Vostro in C. J.

Sac. FILIPPO RINALDI.

Siam, Novembre 1927. Padre amatissimo in G. C.

Sia benedetto il Signore !

Eccomi ormai al termine del mio lungo viaggio.

Ho lasciato, oggi, i nostri cari figliuoli del Siam. Li ho benedetti e abbracciati, là, sullo scalo della Missione, e ancor li vedo agitare i fazzoletti e nascondere qualche lacrima, mentre il battelletto c'invola ai loro sguardi solcando veloce le acque del Meklong. Io pure sono profondamente commosso.

Sarà presto un anno dacchè Lei, benedicendomi, m'incaricava di portare ai nostri missionari lontani il conforto del suo affetto paterno e l'incoraggiamento del terzo successore del Ven. Don Bosco.

Mentre il battello ci porta sulle onde si affollano alla mia mente soavi visioni miste a incancellabili ricordi. E nasce vivo e spontaneo il ringraziamento al Signore che così visibilmente, mi protesse e volle procurarmi gioie che non si sanno esprimere.

Soave conforto.

Permetta, amato Padre, che a suo conforto e a rendere più lieve e soave il peso della sua grande responsabilità, le ripeta, ancora una volta, che, ovunque, i suoi figli avanzano con zelo sulle orme di Don Bosco, animati dal suo spirito.

Nell'India, nell'Assam, nella Cina, nel Giappone, nel Siam, sotto climi e cieli diversi, in mezzo a popoli e costumi i più vari e disparati, si vive, come all'Oratorio, la vita salesiana collo stesso fervore di pietà, nel tradizionale ambiente di carità, non risparmiandosi nel lavoro, affrontando generosamente i sacrifizi, e con serena e costante allegria.

Le confesso che, più di una volta, anzichè stimolare, dovetti frenare l'ardore dello zelo di quei cari figliuoli, che, quasi dimentichi di se stessi, si slanciano con ardore giovanile, s'immolano precocemente in un lavoro snervante, solo desiderosi di accrescere i manipoli della loro operosità e condurre anime a Gesù. Alle mie affettuose rimostranze una sola era la risposta: Che vuole? D. Bosco ci ha fatti e vuole vederci così.

La carta geografica dell'Asia.

D'altronde quando ricordo che il nostro buon. Padre piangeva alla sola vista della carta geografica dell'Asia, capisco, anzi sperimento io pure i sentimenti di quei cari confratelli, che, a contatto di quei popoli fra i quali vivono, sentono più forte l'ardente desiderio di redimerli e condurli all'amore e alla luce di Gesù. Sono oltre novecento milioni di anime che, inabissate nelle ombre dell'errore, ancor non provarono le dolcezze della carità cristiana. Anch'io più di una volta mi sono sentito stringere il cuore e non potei trattenere le lacrime, sopratutto alla vista dei bambini.

I miei piccoli Siamesi.

Me li vedo ancora dinanzi i miei piccoli amici di Padang Besar. Eravamo alla frontiera: si pregava commossi nel mettere piede in territorio Siamese. Alcuni vispi ragazzetti con quel loro immancabile simpatico sorriso che li rende così cari, fissavano in noi il loro sguardo di sorpresa che si convertì, ad un tratto, in uno sguardo di affetto, quando si videro avvicinati e trattati con amorevolezza da noi. Erano i primi bimbi siamesi che circondavano Don Bosco nella persona dei suoi figli e le confesso che mi distaccai con profonda e affettuosa amarezza da quei cari figliuoli.

E quante volte nell'India, nella Cina, nel Giappone provai tutta l'angoscia che incombe ogni giorno sul cuore del missionario dinanzi a centinaia, a migliaia, a milioni di anime ch'egli è insufficiente, impotente a salvare!

La crociata.

Anzi, permetta, amato Padre, che le apra oggi l'anima mia e le manifesti un pensiero che da tempo si affaccia alla mia mente. Perché, mi son chiesto molte volte, perchè mai il successore di Don Bosco non alza la sua voce e tutti invita ad iniziare una santa Crociata in favore dei popoli dell'Oriente, come già fece il Ven. Don Bosco per le terre e i popoli dell'Occidente? Creda, Padre veneratissimo, è sopratutto l'Oriente che deve, oggi, essere oggetto della maggiori preoccupazioni, delle cure, del lavoro assillante delle anime buone! Qui, non possiamo, non dobbiamo nascondercelo, sono in giuoco i grandi interessi, i problemi vitali dell'avvenire dei popoli. Un Oriente cristiano sarà caparra di sicurezza, di pace pel mondo: mentre diverrebbe una costante e tremenda minaccia se sconvolto e aizzato dall'odio bolscevico e anarchico.

Nel nome di Don Bosco.

Lei mi dirà: Ma che vuoi che si faccia oltre a quello che dai poveri Salesiani si è fatto e si va facendo? Ah! Io vorrei che la sua voce giungesse a tutti, risuonasse come fanfara di risveglio, di richiamo, di azione condotta con santo e audace entusiasmo fino agli estremi confini della terra! Si tratta delle anime, della salvezza dei nostri fratelli e nessuno può nè deve rimanere indifferente. Tutti, se già non sono, devono essere convinti che quei milioni di anime, redente da Gesù Cristo, a Lui devono essere condotte perchè li illumini della sua luce di verità e le infiammi di quell'amore che Egli venne a portare sulla terra. Ora a tutti deve dirsi, e Lei, o buon Padre, in nome di Don Bosco, non può non dirlo, che per salvare quelle anime due cose ci vogliono: uomini e denaro. E chi non sa che anche le battaglie spirituali si preparano, si combattono, si vincono con soldati ben agguerriti e con mezzi abbondanti?

A Laitkynsew.

Mi permetta un ricordo. Non ho ancora dimenticato le turbe di Laitkynsew, accoccolate all'indiana sul piazzale dell'umile chiesetta della Missione. Erano migliaia: erano pazienti sotto il sollione del tropico: erano avide di luce: non pochi venuti di lontano assoggettandosi a un faticoso viaggio di due, tre, quattro giorni, a piedi, per le scoscese montagne dell'Assam.

Quanti di quei poveretti, dopo aver assistito alla imponente adunata, alla grande giniassen, venivano, a gruppi, a depositare nelle mani del Padre, del Fathar Rambà, le loro suppliche, che, nell'insieme, dicevano tutte, press'a poco, così:« Padre, noi vogliamo farci cristiani: quando sarai

Torino, di' al Padre Grande che mandi subito i missionari ai nostri villaggi perchè ci istruiscano e ci facciano cristiani. Di' ai tuoi buoni fratelli d'Europa, ai ricchi, alle anime buone, che ci aiutino a costruirci una chiesetta e una scuola per educare i nostri figli e per formarci e conservarci tutti nella religione cristiana».

Commosso fino alle lacrime davanti a quelle anime semplici e buone, assetate di luce e di amore, purtroppo mi vedeva nella dura necessità di non poter dir loro se non una parola di conforto, di lontana speranza, talora evasiva, che si ripercuoteva in cuor mio come una stretta penosa, pei chè la triste realtà mi faceva pur troppo sentire di non poter far nulla per loro. Quante volte il mio sguardo s'incontrò con quello del carissimo Mons. Mathias con un senso di angoscia opprimente! Amendue ricordavamo allora che, solo l'Assam, conta più di otto milioni di anime disseminate su di una superficie di oltre 19o.ooo kmq. E son così pochi i missionari, malgrado gli enormi sforzi fatti, così impari al lavoro molteplice, incalzante, e volte opprimente!

Vocazioni.

Ma sono forse le vocazioni che fanno difetto? No, no; anzi esse sono sempre più numerose. Dappertutto è un fervore nuovo, è uno slancio mai visto, un accorrere di giovani baldi, animosi, anelanti di consacrarsi alla salvezza delle anime.

La voce del gran Pontefice missionario ha suscitato dovunque santo entusiasmo, generoso ardimento. Ho qui sott'occhio alcune lettere ricevute ultimamente dai nostri Istituti Missionari. Quale pena, mio Dio.! Solo in tre mesi più di 200 domande che non poterono essere soddisfatte. E perchè? Perchè i nostri Istituti sono insufficienti, perchè ci mancano i mezzi per sostentare i numerosi aspiranti missionari.

Ora io sono convinto, amato Padre, che se la voce del successore di D. Bosco giungesse a tanti cuori generosi, che Iddio sa suscitare numerosi dovunque, troverebbe ampia risonanza e nobile corrispondenza.

A 99 anni.

Ella ricorda certamente quel vecchio venerando che spegnevasi serenamente l'anno scorso nella tarda età di 99 anni a Jerez nella Spagna. Allorquando io lo ringraziava per aver fondato una casa per la formazione di vocazioni, quell'anima profondamente cristiana mi rispondeva commosso: « Sono io che devo essere grato a loro. Il Signore mi diede dei beni ed era giusto che io li impiegassi per Lui. Ma sono tante e così pure le gioie che io provo al contemplare i frutti della mia carità che mi sento largamente compensato del sacrificio compiuto e non cesso di ringraziarne il cielo ».

Un invito ai ricchi.

Ora quanti e quanti si trovano nelle condizioni del nostro D. Rafael! Vi sono dei signori, soli, che non sanno talvolta in che modo impiegare le loro ricchezze. Vi sono delle nobili persone che o ebbero in eredità, o accumularono, colla loro intelligente attività, fortune ingenti, e vivono sconfortate perchè mancanti di prole. Perchè non dire loro, in nome di Dio, che adottino come figliuolanza spirituale un gruppo, una famiglia di aspiranti missionari; che si procurino la gioia ineffabile di fondare un Istituto ove raccogliere tante e tante vocazioni che altrimenti andrebbero perdute?

Ci vorranno dei milioni! Lo so; ma so pure che alcune fortune non resterebbero per nulla sbilanciate col dare a Dio, per la salvezza delle anime, somme anche ingenti.

La pagina d'oro.

E un altro appello io credo si possa, si debba fare, con grande probabilità di successo, nel nome, coll'autorità e lo spirito del Ven. Don Bosco. Per svolgere un'azione veramente efficace nell'Oriente noi abbiamo bisogno di almeno mille borse missionarie. Le pare molto? Ma non si troveranno mille persone generose, disposte a fare il sacrificio di 20.000 lire per sostenere, coi relativi interessi, un aspirante missionario?

Io dedicherei, per tutto quest'anno, la prima pagina del « Bollettino », che diverrebbe la pagina d'oro, a proporre, come esempio, a tutti, i nomi di quanti si accingono a compiere quest'opera di sublime carità. E vorrei che figurassero, fosse pure colle sole iniziali o in altro modo, anche coloro che amano fare il bene in incognito. In quest'opera è di grande valore l'esempio che stimola e avvince.

Ciò che sa fare una madre cristiana.

Nel 19o8 mi trovava nell'America del Sud; taccio i nomi per mantenere il riserbo impostomi. Una distinta signora mi si presenta e dice: « Padre, sarei stata felice se uno dei miei figliuoli si fosse fatto-sacerdote. Ma poichè non ebbi tale ventura, voglia accettare questa somma per contribuire alla educazione e formazione di un missionario che, ogni giorno, preghi e offra i suoi sacrifici per i miei figli e per gli interessi spirituali e temporali della mia famiglia ». E la sua voce si fece commossa mentre, sulle sue ciglia, luccicavano le lacrime. Quante mamme, quante vedove, quante anime buone si sentiranno stimolate a imitare questi nobili esempi!

Anime afflitte.., ascoltate!

Solo chi l'ha provato sa dire quale soave balsamo sia la carità sulle ferite aperte dal dolore. Perchè la carità ci conduce, ci avvicina, ci unisce a Dio, nel cui Cuore è la sorgente del vero amore e del conforto efficace. Ora mi parrebbe opportuno invitare le persone afflitte, provate, angosciate dal dolore, alla pratica della carità.

Perchè non far rivivere, e per sempre, il figlio perduto, la bimba adorata, in un aspirante missionario che usufruisca della borsa creata a tal fine? Perchè il nome del babbo, della mamma, della persona amata scomparsa, non unirlo perennemente al missionario, che, in terre lontane, compie un glorioso apostolato, refrigerio soave all'anima del defunto e conforto alla famiglia?

Abbiamo visto, con esultanza, sorgere Ospedali e Istituti di beneficenza a ricordo di persone estinte: il Signore benedica i generosi oblatori. Ma perchè non inviteremo altri a seguire sì nobili esempi creando e dotando case missionarie? Chi può misurare il bene che opererebbero tali Istituti?

Il campo della carità aperto a tutti.

Lo so: non tutti avranno mezzi per compiere opere così importanti: i più dovranno limitarsi a cooperare in misura più modesta. Ma bisogna che da tutti si sappia che le necessità sono così grandi e pressanti da esigere, e subito, il concorso di ognuno. Il Signore ricompensa con benedizioni e premii speciali anche l'obolo del più povero.

Taluno potrà dare L. 1ooo per l'annua pensione di un aspirante missionario: un altro offrirà L. 500 per un catechista o L. 200 per le spese di un alunno. Chi potrà contribuire con stoffe, tele o altri generi, chi si sforzerà di aiutarci colla preghiera, colla propaganda presso persone facoltose, coll'inviarci buone vocazioni. Tutti devono, possono, vogliono venire in aiu†o: per tutti noi pregheremo il Signore.

Ma i Salesiani sono ricchi...?!

Quanta pena provai al leggere l'ultima sua lettera nella quale mi fa conoscere le gravi difficoltà in cui versa per trovare il necessario per i viaggi e le cose più indispensabili ai 142 missionari che sono in procinto di partire! Pena accresciuta dall'essersi sentito dire che i Salesiani sono ricchi.

Veda, anch'io, e quando mi trovava proprio alle strette, dovetti udire la stessa cosa. Pensando alle necessità in cui ella si trova e alle penose condizioni in cui versano i nostri missionari, non so proprio spiegarmi come possano nascere tali dicerie.

Molte volte mi sono domandato come si sia potuto creare tale insussistente e fantastica leggenda. Forse taluni al vedere lo sviluppo dell'umile nostra Congregazione, al leggere, sul « Bollettino » e su altre Riviste, notizie che riguardano le nostre opere, hanno ragionato così: I Salesiani aprono nuove case, ingrandiscono i loro Istituti; dunque abbondano di mezzi. Ma non le pare che si dovrebbe precisamente conchiudere il contrario? Appunto perchè i figli di Don Bosco fondano nuove opere e sviluppano le già esistenti, hanno sempre le mani vuote, e versano, oggi come ieri, in bisogni sempre maggiori.

E d'altronde potremmo noi tacere? Potremmo privare i nostri benefattori del diritto di conoscere in che modo furono impiegate le loro elemosine? Non disse il Signore: « Siano viste le vostre buone opere » a conforto e stimolo altrui? Non vanità quindi, che, qui, sarebbe semplicemente ridicola; non ostentazione, e sopratutto non indice di ricchezza; ma bensì enumerazione confortante di bene compiuto, di ricchezze assorbite da orfani, da vocazioni, da opere molteplici, di fondi scomparsi e che non si hanno più.

Povero D. Rinaldi! E proprio il caso di dire che stavolta toccano ai suoi figli, col danno, anche le beffe. No, no, non solo non siamo ricchi, ma non vogliamo esserlo.

Mamma Margherita.

Sentiamo ancora forte, vibrante l'eco delle parole di Mamma Margherita a Don Bosco: « Se per sventura diventassi ricco, io non porrei piede in casa tua ».

I Salesiani vogliono che la Mamma di Don Bosco possa entrare sempre, senza timore di incontrarvi ricchezze, in tutti i loro Istituti. Anime! Anime! ecco l'aspirazione nostra, il programma, la divisa dei figli di Don Bosco! Noi vogliamo, presentando al mondo le centinaia, le migliaia di orfani, di giovani raccolti nei nostri Istituti, poter sempre ripetere a tutti: « Ecco le nostre gioie: sono queste le nostre ricchezze! ».

Ma ora m'avveggo di avere abusato, e fuor di misura, della sua bontà. Che vuole? Da tanto tempo non ho il bene di vederla!... e oggi, scrivendole, vorrei prolungarmi la gioia di trovarmi, in ispirito, con lei. Solo voglio dirle, prima di finire, che chiunque venga in Oriente, e abbia in cuore un briciolo di amore a Dio e alle anime, sentirebbe impellente il bisogno di gridare con me: Correte a salvare questi innumerevoli nostri fratelli, fornite generosamente vocazioni e mezzi per salvare tante anime.

Sono sulla via del ritorno. Ai primi di dicembre spero ricevere il suo abbraccio paterno.

Frattanto mi benedica e mi creda

Suo Um°. Figlio in Corde Jesu

Sac. P. RICALDONE.

GIORNATE MARIANE

17, 20, 22 maggio.

Per onorare Maria SS. Ausiliatrice in quest'anno venticinquesimo della sua incoronazione, il nostro venerato Rettor Maggiore - come annunziò nella sua lettera circolare pubblicata nel numero di gennaio -- dispose che fossero tenute discussioni intorno ad argomenti mariani.

In tutte le Case Salesiane perciò avranno luogo in quest'anno dei Congressini o Giornate Mariane, ai quali auguriamo fin d'ora un esito felice e 'frutti copiosi per l'incremento della divozione a Maria Ausiliatrice.

Qui a Torino, nella Casa Madre dell'Oratorio, avranno luogo, nel prossimo maggio, tre solenni giornate mariane, durante la novena di Maria Ausiliatrice. Eccone il programma

17 Maggio. PER I COOPERATORI ED EX ALLIEVI (dalle ore 14, 3o alle 17).

Saranno svolti e discussi i seguenti temi:

1. Maria è l'aiuto del popolo cristiano.

2. La divozione a Maria Ausiliatrice e i padri e le madri di famiglia.

3. I Cooperatori ed ex allievi zelatori della divozione a Maria Ausiliatrice.

20 Maggio.

PER LE ASSOCIAZIONI GIOVANILI (dalle ore 14,30 alle 17).

Saranno svolti e discussi i seguenti temi:

1. Maria Ausiliatrice e i giovani.

2. Maria Ausiliatrice e la purezza. 3. Maria Ausiliatrice e le vocazioni.

22 Maggio.

PER IL CLERO (dalle ore 9,3o alle 12,30).

Saranno svolti e discussi i seguenti temi:

1. L'Ausiliatrice e il Clero.

2. L'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice.

3. La divozione a Maria Ausiliatrice valido aiuto al Clero nell'opera di Apostolato tra la gioventù.

***

Non ci è ancora possibile dare il nome dei singoli oratori; diciamo solo che saranno persone competentissime e di alto valore.

S. S. Pio Papa XI, nell'udienza accordata il 14 gennaio u. s. al nostro Rettor Maggiore, informato di queste prossime riunioni, si degnava esprimere il suo compiacimento e l'augurio vivissimo che riuscissero efficacissime per animare e rendere operoso lo zelo dei partecipanti; e accordava l'INDULGENZA PLENARIA a quanti vi prenderanno parte, da lucrarsi in uno dei giorni di riunione, e dava ai Superiori che le presiederanno la facoltà d'impartire la Benedizione Apostolica ai convenuti.

Il favore concesso dal Sommo Pontefice e l'affetto divoto che tutti i nostri benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici hanno per Maria Ausiliatrice saranno stimoli potenti per non lasciare cadere a vuoto una bella occasione di concorrere all'esaltazione di Colei che, Regina del Cielo e della Terra, si è fatta l'aiuto dei Cristiani. L'Ausiliatrice non mancherà di manifestare il suo gradimento con quelle grazie più belle e più copiose che spanderà su coloro che la onorano.

Don MICHELE RUA

Richiamiamo alla memoria dei nostri zelanti Cooperatori il XVIII anniversario della morte del compianto D. Michele Rua, col pubblicare quest'interessante profilo che Mons. Giuseppe Corona ha scritto su L'Osservatore Romano del 19 gennaio u. s,

Avete conosciuto Don Michele Rua ? Vi prego non v'indugiate davanti alla sua tomba nella pace silenziosa di Valsalice. L'angusto loculo vi trattiene in una magnifica pompa la scarna figura solennemente avvolta in un ricco piviale. L'arte che con nobilissimi intenti ha voluto idealizzarlo, ha creato un'opera degna dei grandi mausolei sopra i quali riposano nelle cattedrali le jeratiche figure di pontefici e di sacerdoti. Ma qui l'arte non è la vita, per quanto forse il sacerdote così raffigurato non ebbe nella vita una posa tanto naturale. Non ho avuto lunga famigliarità con lui. Brevi apparizioni, brevi conversari e non mi è rimasto negli occhi e nel cuore che la ferrea costrizione di un esile corpo entro la disciplina di un'anima che nulla concedeva all'umanità propria che non fosse dedizione intera, completa, assoluta al dovere, al dovere il più eroico, alla virtù più sovrumana.

Sembrava che al disopra di sè e dei suoi movimenti vegliasse sempre instancabile qualcosa che era una trasparenza incorporea. Si vedeva questo povero prete così composto nello sguardo, negli atti, nelle parole che pareva non aver più nulla di naturale in sè.

Egli aveva soprannaturalizzato la vita.

Così come l'ho conosciuto, lo riveggo nelle posizioni ed articoli per il Processo dell'Ordinario sulla fama di santità, virtù e miracoli che mi comunicava un caro amico salesiano di Torino...

Imitatore perfetto di Don Bosco.

Pareva che Don Rua temesse continuamente di sè, perchè come San Paolo non sapeva e non voleva sapere altro che Nostro Signore Gesù Cristo, così Don Rua per quanto di carattere, di attitudini, di indole affatto diversa da quella del Ven. Don Bosco non sapeva far altro che farsi l'imitatore perfetto di lui, l'eco della sua voce, l'interprete dei suoi desideri, lo schiavo delle sue tradizioni.

Non ho mai quindi saputo spiegarmi perchè da tante persone altolocate si ritenesse più facile la sua beatificazione di quella del Ven. Don Bosco.

Quel grandissimo teologo di quella teologia pratica e pastorale che fu l'arcivescovo Mons. Bertagna, già ausiliare di Torino, diceva che quando Don Bosco non avesse fatto nulla, basterebbe la santità da lui trasfusa in Don Rua per dichiararlo Santo.

Gli uomini facilmente s'ingannano colle apparenze e scambiano sovente la febbre del lavoro con esaltazioni incomposte, lo zelo delle anime con imprudente fanatismo, la sconfinata fiducia nella divina Provvidenza con la temerità, la lotta per il bene con l'irrequietudine, il non rinunziare a grandi vocazioni, a grandi ed irresistibili chiamate disobbedienza, caparbietà, superbia.

Ah, povero Don Bosco! dove sarebbero le migliaia di chiese, di Istituti, le centinaia di migliaia di anime salvate se egli avesse ascoltato consigli, ordini, ingiunzioni date in nome di Dio, che i fatti dimostrarono così vittoriosamente che erano contrari alla manifesta volontà del Signore?

Ah Don Bosco! Se avesse ascoltato gli uomini, gli uomini non gli avrebbero così spietatamente conteso un possesso di incontrastata gloria, che certo gli ha già dato Iddio.

Don Rua era l'ombra discreta di Don Bosco. Non si esponeva, non doveva esporsi. Don Bosco fu come chi direbbe nel periodo spasmodico del terremoto, Don Rua si adagiò nei fenomeni meno pericolosi dell'assestamento.

Così nella vita di Don Rua sparisce l'uomo, scompaiono le meravigliose doti na†urali di cui egli pure era stato largamente dotato e non resta che una diafana figura, trasparente, eterea di un'anima che vuol vivere e dominare da sola, sopra l'esile corpo, che vuol vivere e dominare nel mondo, restando fuori del mondo, nella vita propria dello spirito, nell'atmosfera propria della santità.

In ciò più fortunato del Ven. Don Bosco che viveva di una santità quotidiana, nascosta da doti ammirabili e da tutti quegli umani accorgimenti di cui d'altronde Dio vuole che ci serviamo prima di ricorrere al soprannaturale. Don Rua ebbe meno contrasti, meno ombre, meno nemici e nel compassato atteggiamento, nel misuratissimo gesto, potè più facilmente scoprire l'intima santità dell'anima.

Irradiazioni delle sue eroiche virtù.

Noi lo contempliamo a prima vista nelle posizioni processuali sollevato dalle irradiazioni delle sue eroiche virtù.

Una terza via di alterne virtù, di alterni vizi non v'è che conduca al cielo, egli diceva, quindi non si può lavorare per essa. Ed ecco che egli percorre la sua via irradiata dalla fede.

A tredici anni egli vigila nelle mattinate fredde, lungo tempo alla pompa dell'acqua potabile, perchè i suoi compagni che devono comunicarsi non rompano il digiuno. In chiesa li avvicina perchè non escano prima di un fervido ringraziamento.

Ecco mi direte un fatto insignificante.

No. In questo fanciullo che vigila nella preparazione, che trepida nel ringraziamento voi avete il sacerdote, il religioso, il santo che nella preparazione, nel ringraziamento e sopratutto nella celebrazione della S. Messa si indìa.

Egli celebra con tale soddisfazione, con tale intima gioia che consola al vederlo; serafica gioia che manifesta ogni volta che entra in una chiesa, si avvicina ad un altare dov'è Gesù. Gioia che si irradia attorno al suo corpo, che rifulge attorno al suo capo, che lo fa vedere in alto nella beatitudine di un'estasi errante, nella felicità di un'estasi eucaristica.

E muore nell'estasi della celebrazione continua di S. Messe recitate, sacrificate, benedette accanto al letto dei suoi dolori; muore dopo aver ricevuto la SS. Eucaristia vestito con quell'abito talare stinto, scolorato, oh quante volte rattoppato, dagli strappi che la fede viva che trasportava attorno a sè, gli aveva procurato da parte di coloro che lo seguivano, rinnovando il desiderio di quel contatto divino dal quale l'emoroissa attendeva la propria salute, la propria vita.

E così questo sacerdote che era Tempio, Tabernacolo ed insieme figura vivente di Gesù trascorreva la vita nei liturgici richiami che il SS.mo Sacramento alimenta in chi quotidianamente lo sacrifica, in chi quotidianamente se ne ciba, sino a farsene ostensorio della sua gloria, raggiera della sua felicità.

E poteva mancargli in una via così luminosa la più incrollabile fiducia?

Le notti buie, gli smarrimenti tristi, i desolanti abbandoni seguono sovente nella loro vita mortale i figli di Dio.

Don Rua percorre il suo Calvario. Se lotte meno accese ebbe del Ven. Don Bosco perchè diluite nella immensità di un'opera che il venerabile padre gli aveva affidato gigante, non provò meno spasimi, meno ansie, meno preoccupazioni. E forse provò più grande il travaglio quanto maggiore era lo sforzo che si richiedeva per vincere le difficoltà più grandi. Ma egli aveva un'àncora, l'àncora della confidenza che pregava per lui, Maria. Egli aveva una protezione che stendeva la sua mano possente sopra di lui, Dio, e non temeva.

Anche nelle strettezze più assillanti volgeva il pensiero al cielo e diceva:

La divina Provvidenza è una banca che non fallisce mai. Chi fa l'elemosina mette i suoi denari in una banca che non fallisce. Più elemosina farete, più saranno le anime salvate per esse che vi verranno incontro quando entrerete in paradiso.

Ed i mezzi giungevano spesso in modo prodigioso.

I dolori, i patimenti, le persecuzioni si abbattevano sovente sopra i suoi figli...

Quando vedeva qualche poveretto soccombere sotto la croce lo rianimava, lo sorreggeva, lo rialzava dicendogli: Ogni croce è pesante per chi la trascina, per chi l'abbraccia con amore e se la carica sulle spalle con generosità diventa leggera.

Coraggio neh! Coraggio, è nulla. Est Deus in Israel. E quando aveva ascoltato con carità qualche storia dolorosa non compiangeva, ma soggiungeva:

Ed ora «mettiti a ridere » e ricorri a Maria Ausiliatrice, ricorri a Gesù in Sacramento e vedrai ti consoleranno.

La preghiera, la più bella manifestazione della speranza cristiana, il bel retaggio di ricchezza e di forza che Gesù povero lasciava ai suoi poveri e deboli discepoli, vinceva tutte le difficoltà.

E Don Rua pregava anche per vivere. Per lui vivere, vivere lavorando, vivere a lungo era rendersi meno indegno del premio celeste.

Solo la vigilia dell'ultimo giorno dopo aver chiesto se non vi era più speranza di guarire, all'udire che purtroppo restavano solo poche ore di vita, con serenità sublime esclamò:

Ebbene ora lasciatemi tranquillo, mi dispongo a compiere la volontà del Signore.

A metà della notte mentre era agonizzante bastò a rianimarlo un colloquio col suo direttore di spirito, il quale volle affidargli un saluto per Don Bosco e per tutti i cari confratelli. Ad ogni nome le sue pupille già spente si dilatavano per l'intima gioia del cuore, tutta la faccia si animava al più dolce e largo sorriso e non potendo più parlare accennò colla mano che accettava con gioia tale incarico.

Era la speranza che si cambiava in certezza sulle soglie del paradiso, dove lo rapiva una grande fiammata d'amore.

Perchè se la fede è la luce, la speranza è l'anima, l'amore è nei santi il palpito della vita.

Non è ancora ora? esclamava nei brevi ritorni dal coma preagonico.

Non è ancora ora? sospirava quell'anima bella, quel cuore vibrante, non era ancora ora di vedere il suo Dio ? E perchè l'amore immenso verso Dio non andò mai in lui disgiunto dall'amore del prossimo, si preoccupava perchè i confratelli indugiassero attorno al suo capezzale e li spronava al lavoro, li spronava a prodigarsi nei quotidiani e consueti uffizi di assistenza e di carità.

Sublime e magnifico che fate voi qui? diceva loro. E voleva dire: Andate, prodigatevi coi fratelli, che fate voi qui?

L'ultimo, il supremo conforto di una voce amica, di un aiuto prezioso, di una benedizione pia, di un'assoluzione sempre desiderata sul limitare dell'eternità, pareva a lui superfluo quando urgevano altrove i bisogni delle anime.

E questo diceva tutta la carità della sua lunga vita. A che esemplificare di fronte ad una sintesi così alta ed eloquente di dedizione piena e completa? Supreme rinunzie di quel Da mihi animas coetera tolle che solo si possono compiere nonchè concepire da chi era vissuto, viveva e moriva in un'atmosfera di spiritualizzazione talmente soprannaturale da vincere gli estremi Uffizi della natura, per i sublimissimi slanci di un cuore etereo come l'anima.

Mons. GIUSEPPE CORONA.

AZIONE SALESIANA

I. Convegno degli Insegnanti dell'Unione Don Bosco.

Le buone iniziative compiono gradualmente il loro cammino: anche la sezione genovese dell'Unione insegnanti Don Bosco sta prendendo il suo sviluppo e raggiungerà la sua mèta. Il convegno del 2 marzo, tenuto nei locali sociali di Salita S. Matteo, 19, ne è una prova ed una promessa.

Gli insegnanti aderenti convennero in buon numero per sentire la parola del rev. prof. D. Bartolomeo Fascie, che, di passaggio per Genova, accettò di fare una visita all'Unione. Il comm. Alpino porse il riconoscente saluto degli ex allievi e degli Insegnanti al Sig. D. Fascie e salutò pure il prof. cav. Matteo Miraglia docente di filosofia all'Istituto M. Lambruschini, antico combattente per la scuola cristiana, pedagogista insigne e grande ammiratore dei Salesiani.

Il Rev. D. Fascie tenne, in forma familiare, ma con ricchezza di concetti, esposti lucidamente e efficacemente, un discorso in cui rievocò il sorgere dell'Unione, a Torino, presso la tomba di Don Bosco a Valsalice, con la presenza e l'adesione di migliaia di insegnanti, a cominciare dal Ministro della P. I. prof. Fedele, ai più modesti maestri delle elementari.

L'Unione ha ormai sezioni in molte città d'Italia e dell'estero. Ne espose gli scopi: portare nell'educazione e nella formazione degli allievi, il sistema educativo di Don Bosco, fondato sull'amore e sulla carità che deve seguire il fanciullo nella scuola e nella vita, perchè tutte le azioni della vita siano informate ad un unico concetto e scopo, la perfezione dello spirito: la scuola non è un mezzo per conquistare la vita, ma una formazione di vita. Tutta la bellezza del metodo pedagogico di Don Bosco, rivelato a lui bambino da un mirabile e profetico sogno, risaltò nelle parole di D. Fascie che parlò da maestro di pedagogia ma anche da perfetto allievo del suo immortale maestro. Prese poi la parola il Prof. Miraglia che, con l'eloquenza sua calda ed attraente, ricordò come egli sempre nella scuola adottò con ottimi risultati il metodo di D. Bosco: quando questo ricordò nella storia della pedagogia, suscitò meraviglie di chi non voleva una scuola spirituale cristiana: vide perciò con gioia come nei programmi delle scuole d'oggi il metodo e lo spirito di D. Bosco è chiamato in onore; e ricorda la relazione Lombardo Radice che lo pone ad insegnamento per tutti. Incita perciò gli insegnanti ad aderire all'Unione D. Bosco promettendo ad essa la suo attività per far conoscere sempre meglio questa perfetta pedagogia che deve darci i migliori cittadini di domani. I due oratori furono applauditi ed cpprovatissimi.

II. - Convegni di Decurioni Salesiani in Emilia.

I Convegni di Decurioni Salesiani, iniziati col 1928 in Lombardia a Treviglio, Brescia, Milano, Pavia e Sondrio, proseguirono con consolante successo nell'Emilia. Un convegno ebbe luogo a PARMA, il 26 febbraio, per le Diocesi di Parma, Fidenza e Reggio Emilia, presenti S. E. Mons. Conforti e una sessantina di intervenuti.

Dopo il saluto del Direttore del Collegio San Benedetto, l'Ispettore Salesiano D. Antoniol esorta ad avvicinare a se stessi e al popolo Don Bosco col suo spirito di apostolato adatto ai tempi, e D. Fasulo dà ampie notizie sul movimento dei Cooperatori salesiani. Seguono due interessanti relazioni: una del R. D. Aldo Mussini, Prevosto di S. Giuseppe, che presenta il Ven. Don Bosco come « uomo di Dio che costantemente lavora con Dio e per la suo gloria » - l'altra del R. P. Golia S. J. il quale, rievocando i rapporti che passarono fra Pio IX e Don Bosco, rileva che il Venerabile fu dato da Dio a consolazione del cuore del santo Pontefice, mentre Don Bosco dall'attaccamento al Vicario di G. C. ebbe fecondità indefettibile e universalità alla sua opera.

Alla conversazione che s'intreccia colle relazioni partecipano molti dei presenti.

Chiude Mons. Conforti facendo voti che i Cooperatori abbiano a crescere sempre più in numero e in attività, e augurando che presto Don Bosco venga elevato all'apoteosi degli altari come chiaro modello di apostolato a tutti i buoni e particolarmente ai Sacerdoti.

A MODENA, il secondo convegno per le Diocesi di Modena, Carpi e Guastalla, raccolse nell'Istituto Salesiano intorno a S. E. Rma. Mons. Bussolari, Arcivescovo, una quarantina di sacerdoti.

Alla discussione sul concetto della cooperazione e sui cómpiti dei Decurioni, segue una bella relazione del Rmo. Mons. Antonio Bossi, Direttore Diocesano di Guastalla, il quale, presentando

« Don Bosco come modello di vita interiore » addita nelle eroiche virtù da lui esercitate il segreto del prodigioso sviluppo delle sue imprese.

Mons. Bussolari, dopo di aver detto della vastità delle opere salesiane da lui visitate all'estero, specialmente nel Brasile, mentr'era Superiore Generale dei Cappuccini, chiude esaltando l'immensa propagazione della fede promossa da Don Bosco colla stampa, cogli Istituti educativi e colle missioni.

Al convegno di FAENZA con S. E. Mons. Bovelli, vescovo di Faenza e Modigliana e S. E. Mons. Scarante, Vescovo di Sarsina e Bertinoro, parteciparono un centinaio di persone delle Diocesi di Faenza, Forlì, Imola, Modigliana, Ravenna, Rimini e Sarsina.

Sul tema «La Madonna di Don Bosco » riferisce il R. D. Giuseppe Farina, parroco di San Vitale, che porta ancor viva nell'animo l'eco del fervore e dell'entusiasmo suscitati per Maria Ausiliatrice dallo stesso Don Bosco nel 1882, parlando ai chierici in Seminario e ai fedeli nella chiesa dei Servi. Segue la relazione di Monsignor Giuseppe Rossini, tutta un inno commosso alle virtù sacerdotali di Don Bosco.

D. Fasulo, parlando delle missioni, porge occasione a S. E. Mons. Bovelli, Presidente dell'Unione Missionaria del Clero, di dare autorevoli norme e chiarimenti sulla propaganda missionaria a favore delle Opere Pontificie e dei singoli Istituti Missionari, sommamente cari alla S. Sede.

La parola confortatrice di Mons. Scarante chiude l'adunanza invitando i sacerdoti ad andare, sull'esempio di Don Bosco, alla gioventù guadagnandone la confidenza.

A BOLOGNA ebbe luogo il quarto convegno il 6 marzo. Più di ottanta rappresentanti delle Diocesi di Ferrara, Comacchio e Bologna, vi parteciparono. L'Em.mo Card. Nasalli-Rocca, Arcivescovo, si degnò presiedere l'adunanza, circondato da S. E. Mons. Lodi, Vescovo Ausiliare, dal R.mo D. Giovanni Rossi, Superiore Generale cella Compagnia di S. Paolo, da Mons. Paoli, quaresimalista di S. Petronio, ecc. La seduta aperta dai Direttore Diocesano Mons. Pedrelli, che fece un ampio resoconto dell'azione dei Cooperatori in Bologna, proseguì con efficaci relazioni fruttate da Mons. Pio Guizzardi (sul Venticinquesimo dell'incoronazione di Maria A.), dal R. D. Nascetti (su Don Bosco e l'Eucaristia), da Don Fasulo (sull'Apostolato di Don Bosco al pulpito e al confessionale), dal Cav. Don Ivo Bottacci (sullo zelo del Venerabile per la cristiana educazione della gioventù), da D. Brusasca (sulle industrie di Don Bosco per suscitare le vocazioni ecclesiastiche).

Sull'argomento delle vocazioni interloquiscono vari dei presenti, Mons. Mimi, Rettore del Seminario Interregionale, Mons. Pavani di Ferrara; e Don Giovanni Rossi che, reduce dall'estero, rileva la prodigiosa espansione dell'Opera Salesiana e trae da Don Bosco conforto e auspicio per lo sviluppo dell'Opera Card. Ferrari, affidata alla Compagnia di S. Paolo.

S. Em. il Cardinale chiude ricordando i precedenti convegni ai quali personalmente aveva assistito e rilevandone con viva compiacenza il successo sempre più consolante e progressivo.

Anche nei Convegni dell'Emilia regnò spirito di fraterna cordialità, di zelo edificante, di fervida devozione a Maria Ausiliatrice e di ammirazione per Don Bosco; e in tutti fu una risoluta volontà di cooperare sempre meglio coi Salesiani alle grandi opere ideate da Don Bosco.

LA VOCE DEL PAPA.

E desiderio vivissimo dei Santo Padre che tutti i cattolici sostengano le Opere Pontificie Missionarie.

Il Successore del Ven. Don Bosco, come omaggio di filiale devozione al Vicario di Gesù Cristo, invita tutti i Cooperatori ad inscriversi:

1) all'OPERA DELLA PROPAGAZIONE DELLA FEDE col versamento di L. 2,60 all'anno o L. 200 in una volta;

2) all'OPERA DI S. PIETRO APOSTOLO pel Clero indigeno con oblazioni libere di annui contributi;

3) di inscrivere i loro fili all'OPERA DELLA S. INFANZIA col versamento di L. 0,60 all'anno o L. 100 in una volta.

DALLE NOSTRE MISSIONI

Dalla nuova missione del Siam.

Amatissimo Padre,

Eccoci al Siam! Paese ospitale e buono, lussureggiante di una magnifica vegetazione tropicale, dalle sterminate e fertili pianure, dalle estese foreste di alberi preziosi, ricco di acque e di minerali, dà, a chi appena vi giunge, un'impressione viva di conforto, una grata sensazione di ordine e di progresso che incoraggia a slanciarsi, a sacrificarsi pel bene delle anime.

Don Bosco ci ha mandati per questo, e noi ci siamo venuti per lavorare con tutte le forze tra questo popolo al quale la Provvidenza pare abbia elargito a profusione i tesori della sua bontà.

***

E ci siamo messi subito all'opera.... collo studio della lingua, che ai novelli missionari è essenziale come l'aria che si respira. Per compiere un apostolato fruttuoso il missionario deve prima di tutto giungere al punto da sentirsi dire dal popolo in cui vive: « Parla come uno di noi! ». Ma si comprende quale difficoltà ciò presenti a ciascuno di noi. Ciò non di meno, per amore di Gesù e delle anime, ci siam fatti di nuovo come bambini ripercorrendo la scuola elementare siamese per apprendere l'alfabeto, per sentire dalla bocca del maestro l'espressione viva dei cinque toni e ripeterli poi centinaia di volte lungo il giorno. Dai «toni» dipende il senso delle parole: si può quindi pensare che sbagli madornali sono all'ordine del giorno; ma ci servono di motivo per una più viva allegria.

A uno di noi, volendo dire: « i cani latrano rabbiosamente », è accaduto di dire invece - per uno sbaglio di tono - questi cavalli abbaiano rabbiosamente. Un altro domandò una mattina a un siamesino perchè si fosse messo due camicie, e soggiunse: « hai forse freddo ? ». L'interpella†o sbarrò tanto di occhi e rispose con vivacità: « Ma no, sono ancora vivo». Era accaduto che il principiante, cambiando il tono, aveva dato alla parola freddo il significato di imputridito: donde la naturale reazione dell'interpellato. Un terzo, imbattutosi in un ragazzetto che se ne stava intristito a terra col viso infuocato, sospettandolo in preda alla febbre, gli tastò il polso domandandogli: hai la febbre? Il ragazzo scoppiò a ridere e rispose: non sono mica una gallina! solo le galline fanno le uova! Il malinteso proveniva da uno sbaglio di tono...

Per evitare queste disdette che possono compromettere facilmente la nostra predicazione, studiamo i toni con la maggior perfezione possibile: essi sono la chiave della lingua siamese.

*

Il campo affidatoci è meraviglioso. Noi tutti siamo ammirati del lavoro compiuto dai buoni Padri delle Missioni Estere di Parigi. E se si pensa che ogni chiesa, scuola, residenza, che ogni pezzo di terra fu frutto di una lunga e paziente conquista, di generosità grande e di illimitata dedizione, più spontaneo sgorga dal nostro cuore il sentimento della riconoscenza e della lode.

Il lavoro quindi non mancherà sia per conservare ciò che esiste, sia per realizzare nuove conquiste nella penisola estesissima che ancora non ha sentito parlare di Dio.

Perciò il buon Vicario Apostolico del Siam Mons. Perros, che ci ha chiamati e ci ha paternamente abbracciati nel giorno del nostro arrivo, ci ha detto: « Da tanti anni, abbiamo pregato il Padrone della messe ad inviare operai nella sua vigna; ora ci ha esauditi. Ne godiamo; il campo è immenso; lavoreremo insieme, come fratelli per lo stesso Signore».

Abbiamo festeggiato l'Immacolata con cuore di figli. In quel giorno dieci novizi facevano a Dio l'immolazione della loro vita, quasi guidati dalla Mamma celeste. La sera all'Accademia parteciparono attivamente tutti i Seminaristi indigeni coi loro Superiori, numerosi cristiani, e numerosi giovanetti. Oh! come il pensiero nostro volava alla sacrestia della chiesa di San Francesco, a Bartolomeo Garelli, all'umile prete che iniziava in quel giorno l'opera sua! Alla Vergine consacravamo anche noi nello s†esso giorno i nostri umili inizi!

La notte di Natale poi i nostri chierici, allievi Missionari, hanno fatto un po' di teatro in siamese, con gioia immensa dei cristiani, specie dei giovani, e con grande ammirazione di tutti per essere riusciti a cavarsela discretamente pur essendo da soli due mesi al Siam. Palco improvvisato con quattro bambù e qualche asse, una tenda per sipario, alcune coperte per quinte... in pieno cortile, sotto la volta stellata del cielo.

Dopo, nella chiesa gremita, più di 6oo persone ricevevano il loro Signore. A me era riservato di vedere un altro spettacolo di fede e di amore in un'altra parte della Missione. Fui a passare il Natale a Donkrabu'àng con il buon Padre Richard e ne sono tornato col cuore pieno di sante emozioni. A mezzanotte quando, tra lo squillare delle campane, al canto del Te Deum eseguito in perfetto gregoriano dai cristiani locali, fu processionalmente portato il Bambino Gesù nella grotta, fu un momento di indicibile commozione. Anche là si ebbero quasi 30o Comunioni.

Come vede, amatissimo Padre, Maria Ausiliatrice ci vuol bene e ci prepara la via. Che essa inspiri molti nostri benefattori a venirci in aiuto. Siamo poveri, molto poveri, mentre gli inizi di una missione richiedono grandissime spese; e al momento - perchè non dirglielo ? - andiamo avanti, come affermava Don Bosco a quel Ministro dell'Interno, « facendo come la macchina a vapore puff... puff... puff... ».

Spendiamo per le anime, spendiamo per il Signore... solo per questo osiamo stendere la mano e dire a tutti i Benefattori e Cooperatori nostri: « La missione del Siam aspetta la vostra carità. Noi pregheremo incessantemente Maria Ausiliatrice a volervi benedire».

Amatissimo Padre, benedica tutta la famiglia salesiana del Siam

Suo Aff. mo in C. J.

Sac. GAETANO PASOTTI.

Esplorazioni sul basso Araguaya.

Rev.mo Sig. D. Risaldi,

Conforme a quanto Le avevamo scritto, D. Colbacchini ed io, il 27 luglio la nostra spedizione prese posto nelle due barche e partì verso i villaggi degli Indi Carajàs. Nella prima, di proprietà del colonnello Gerolamo Gomez -- che volle riservato a sè il posto di timoniere - si accomodarono due Figlie di Maria Ausiliatrice (Sr. Bianca e Sr. Antonia), la signora Delfina Da Motta, donna di molta abnegazione e coraggio, e un'altra donna per aiutare nei lavori domestici. Nella seconda barca entrarono il sottoscritto, D. Colbacchini, D. Fuchs, il coadiutore Vittorio Tabone e l'ing. Giorgio Pommot.

Molte affine virtuose ci accompagnarono colle preghiere: alcune fecero di più, si offrirono vittime alla sofferenza pur di scongiurare a noi qualche sinistro che avesse a turbare !a nostra missione.

Bellezze fluviali.

Nel mese in cui eravamo, l'Araguaya non era più il fiume imponente dell'anno scorso quando le sue acque strariparono portando sulle pianure delle due sponde desolazione e rovina.

La bellezza e maestà dell'Araguaya è conosciuta da tutti i naviganti, e tutti decantano la sua placidità di corso in un letto di bianche sabbie che gli danno l'aspetto di un lago immenso.

Noi contemplavamo l'incantevole scenario formato dalle rive ora ritte, ora sinuose, che alle prime luci del giorno e al tramonto avevano gradazioni di colori d'un effetto mirabile. La stessa distesa della pianura per centinaia di leghe, che d'ordinario rattrista al solo vederla, in quelle ore era di un rilievo e aspetto bellissimo. Peccato che il sole d'agosto, cocentissimo, abbia riverberi così fastidiosi per la vista, da costringerci a contemplare la natura solo per poche ore.

Sosta e Messa.

Sostammo in un luogo pittoresco per disporre il campo, e innalzare le nostre tende, e tettoie coperte di cuoi. Nella sabbia sono scavati i letti dei rematori, e at torno è acceso un gran fuoco per arrostire pesci e selvaggina e per tenere lontani i moscherini. Sette o otto imbarcazioni attraccate alla riva, riversano al nostro campo i girovaghi indi, ai quali dopo cena facciamo un po' di catechismo.

Nel silenzio notturno i coccodrilli e le tigri hanno fatto una continua ronda attorno all'accampamento. Quella stessa sera, all'arrivo, fummo posti sull'avviso della presenza di questi animali poco desiderabili; ci fu detto che una tigre aveva, a poca distanza dal luogo, assalito un viaggiatore mentre riposava, e ci fu mos†rato il terreno tutto smosso e un coltello insanguinato, documento della lotta disperata combattuta fra la belva e l'uomo, nella quale l'uomo fu vinto e sbranato. Ed era visibile parte dello scheletro che la belva aveva abbandonato sulla sabbia.

Al pericolo noi credemmo senza difficoltà, anche perchè l'anno scorso, verso le 23, mentre D. Fuchs riposava tranquillamente nel canotto, un grosso coccodrillo tentò di entrarvi; per fortuna il missionario e i rematori svegliatisi a tempo poterono ricacciare colle armi il mostruoso rettile la cui compagnia non era affatto desiderata.

Di buon mattino si preparò l'altare pel S. Sacrificio: fu quello il momento più solenne. Vi presero parte i rematori genuflessi e devoti, e insieme con la nostra comitiva recitarono le preghiere. La consacrazione fu accompagnata dalla melodiose note del violino, che resero emozionante quell'istante prezioso, specialmente per noi che imploravamo da Dio la protezione divina al nostro viaggio.

A Santa Leopoldina.

Giungendo in quella località, i nostri sguardi si posarono sullo scafo del vapore Araguaya, colà abbandonato, che tante fatiche costò per portarlo a pezzi, attraverso inospiti boscaglie, dal Paraguay all'Araguaya. Quante speranze destò la sua comparsa sul fiume e come dileguarono presto, malgrado tanto si fosse adoperato per dar incremento alla navigazione fluviale il generale Conte de Magalhaes! Se Frate Francesco da Rimini, Frate Francesco da Monte S. Vito e Fra Sigismondo da Taggia, che dal 1865 al 1870 in Pedra Branca, Santa Maria e S. José crearono centri fiorenti di Missione, avessero avuto dei continuatori, ora non si parlerebbe più di « indi » sulle acque dell'Araguaya...

Ma ituera (tutto finì), mi ripete un Carajà che mi accompagna, ed è necessario cominciare da capo.

Ammalatesi due persone della nostra comitiva, mi affrettai a partire colla speranza di trovare in Dumbà-grande una casa che presentasse qualche conforto migliore.

Dumbà-grande.

Trovai difatti un nostro ottimo amico che gentilmente cedette la sua abitazione alle Suore.

Gli Indi, avvisati dal corno da caccia, del nostro approssimarsi, ci attendevano con le mani cariche di banane, patate, e uova di tartaruga da regalare al missionario.

Per prima cosa distribuimmo capi di vestiario per togliere la sconcia esibizione di nudità e poscia il giorno dopo si diede principio alla catechizzazione degli indi. Il programma stabilito potè svolgersi interamente e con successo. Arrivati nel villaggio, dopo il toteriambona (buon giorno) e relativa risposta arerino, il Cacico ci invitò a sedere menacurucu-bedena, e ridendo aggiunse che volessimo tollerare i bassi sgabelli Carajàs, che per altro non presentavano pericoli di cadute.

Col segno di Croce e coll'Ave Maria, ripetuta dai Carajàs, demmo principio alla nostra catechesi; poi il virtuoso ing. Giorgio eseguì al violino una bella marcia che piacque grandemente agli indi. Di poi spiegai lo scopo della nostra venuta fra loro, diedi alcuni avvisi e si alternò fin verso le 10 il canto di sacre lodi con pezzi di violino che i nostri indiani accolsero sempre col rituale Anuire, an-uire, an-uititire (sta bene, sta bene, sta molto bene!). Ritiratici nella nostra tenda, anche gli indi si affaccendarono a preparare il loro ivero-caluzi (minestra di riso) per il dioi-iraxiere (pranzo).

Alla sera diedi incarico agli uomini di cercarmi un punto della riva che fosse adatto per le nostre riunioni e costruire ivi il nostro retò (capanna), sotto la direzione del cacico Varucà.

Così Dumbà-grande diventava il nostro quartiere generale, o meglio il centro di Missione pei Carajàs, mentre Don Colbacchini avrebbe perlustrato la zona del Rio das Mortes e D. Fuchs si sarebbe spinto fino alle ultime aldee dell'Araguaya.

Accompagnai D. Colbacchini fino all'Engenho, piccolo nucleo di civilizzati a 15 km. dalla riva sinistra; poi ritornai all'accampamento per dare il saluto a D. Fuchs.

Al terzo giorno il nostro retò (capanna) era allestito. In questo genere di costruzione l'estetica è sacrificata a favore dell'igiene: la nostra capanna, che misurava m. 12 X 8 X 4, aveva tutti i lati, meno uno, perfettamente aperti, e per tetto una dozzina di foglie di palma, gettate su sostegni, per ripararci dalla pioggia e dal sole. Tutta la nostra mobilia consisteva in tre rozzi ceppi, le cattedre dei maestri durante le lezioni: null'altro ingombrava la nostra scuola modello, in cui aria e luce erano davvero a profusione.

L'orario era stato pure compilato: dalle 8 alle 9 1/2 e dalle 14 alle 16 1/2 , scuola e cucito ... le altre ore furono lasciate libere per i lavori casalinghi, ecc. Gli alunni, 13 bimbi (dai 3 ai 15 anni) e 10 donne, dimostrarono buona volontà e intelligenza, più di quello che avremmo pensato. I bimbi, sdraiati e seduti a piacimento, con le gambe in continuo moto, apprendevano il catechismo e nozioni di calcolo sotto la direzione dell'infaticabile Suor Antonia e del buon missionario Tabone. La disciplina e il silenzio - cose molto relative per i Carajàs - erano alternate con scoppi d'ilarità per l'imprevisto che a tratti colpiva la fantasia dei nostri scolaretti. Vicino agli alunni se ne stavano le mamme, abilmente guidate da Sr. Bianca nel cucito per confezionare vesti ai loro bimbi , e agli uomini. Questa vicinanza delle mamme ai figli è naturale conseguenza del loro reciproco amore, che li tiene sempre uniti e fa che in nessun momento si possano separare.

Questo per altro non influì sull'andamento della scuola: in capo a otto giorni i bambini già sapevano fare il segno della Croce, recitare in parte l'Ave Maria, contare fino a cento e conoscevano le lettere dell'alfabeto. Per le operazioni di aritmetica servirono assai bene le ... uova di tracayas, piccole tartarughe, che in quel tempo si trovavano in abbondanza sulle rive.

Regali e lutto.

Frattanto gli uomini erano ritornati dalla pesca con una buona provvista di pesci e di tartarughe. Andammo loro incontro per fare acquisto di qualche cosa che giovasse alla nostra comitiva. Fatta la scelta, domandai al capitano:

- Quanto costa ?

- Nulla! E un regalo...

- Ma io desidero pagare.

- Pagare, no. Io offrire a Monsiò (Monsignore) e Monsiò anche offrire a Carajàs, uomini, donne, tutti...

Il piano che avevamo escogitato per abituare i Carajàs a dar valore alle cose, naufragò davanti alla franca dichiarazione del capo, e dovemmo ancora attenerci al sistema delle offerte, sperando di poter in altre occasioni riformare l'abuso dei regali.

Intanto giunse da S. José la brutta notizia della morte di tre giovani Carajàs, e ciò fu causa di lutto per un'intera settimana. Le famiglie Carajàs sono assai solidali nella gioia, ma ancor più nel dolore. Quando accade un caso di morte, l'indio dà sfogo al dolore che l'opprime: la donna a qualunque ora del giorno e della notte prorompe in grida strazianti e piange per lungo tempo senza neppur versare una lacrima; l'uomo invece si rannicchia in un angolo del retò e a testa bassa soffre in silenzio.

Gli indi attribuiscono la malattia e la morte a maleficio di qualcuno, donde ostilità e lotte contro coloro che sono sospettati di averlo operato.

Il figlioccio di Don Rinaldo.

Non voglio passar oltre, senza darle la lieta notizia del figlioccio che a lei, Sig. D. Rinaldi, abbiamo regalato il 10 settembre nel piccolo Cucumarè, battezzato col suo nome. E un bimbo vivace e simpatico. La sua mamma, Maria, apparteneva alla tribù dei Tapirapè; ancor bambina rubata in un assalto dai Carajàs di « Furo da Pedra » e venduta in cambio di una canoa, venne ai villaggi più in alto, crebbe e si sposò.

Cucumarè è il figlio prediletto. Robusto, dagli occhi vivi e penetranti, di intelligenza precoce, ha sorpassato i 3 anni e mezzo: ma ha l'aspetto di un ometto e già possiede il suo ubasinho, canotto, remi, arco e freccia. In piedi o seduto a prora del suo canotto, mostra una decisa vocazione per la navigazione. E alunno nostro, ma si ferma poco nella scuola: il canotto lo attrae. Quando la sorellina dorme, egli si avvicina pian piano alla mamma, succhia in fretta un po' del latte materno, poi dà due tirate nella pipa della madre, e ritorna contento al suo posto.

Volli comprare il canottino di Cucumarè. Fu necessario trattare direttamente con lui, non volendo i genitori contraddire il loro bimbo, e me lo fece pagar caro, quantunque egli voglia bene al missionario: dovetti dargli un coltello con custodia e relativa cintura, conterie, vestito per la madre, fazzoletti per le sorelle e altro ancora.

Cucumarè si mostra assai intelligente. Nell'idioma Carajà certi vocaboli sono usati dagli uomini in modo differente dalle donne: Cucumarè conosce bene anche questo e nel salutarmi usa la parola degli uomini aroicre (arrivederci) e non quella delle donne caroicre,, che vuol dire la stessa cosa.

Ella può pensare quale sia stata la nostra soddisfazione nel rigenerare col Santo Battesimo questo caro bambino con altri 6 compagni e due adulti. Voglia Iddio che nel prossimo anno possiamo portare all'Ovile del Maestro altre anime di questi Indi.

Ritorno di D. Fuchs e dei cacichi.

Avevo ricevuto per lettera notizie di D. Colbacchini: mi diceva che la sua comitiva andava avanti lottando coraggiosamente contro difficoltà di varia natura, spine che ad ogni passo sbarravano il cammino, coccodrilli enormi e piranhas carnivore, moscherini, ecc. Ma di D. Fuchs da 24 giorni non avevo più saputo nulla, e ne ero preoccupato.

Il 31 agosto udimmo echeggiare due colpi di revolver. Era il segnale convenuto. Poco dopo vennero di corsa i ragazzi del villaggio gridando: Padre Giovanni ritornare! Carajàs molti! Stare piangendo!

- Mio Dio! che sarà mai successo ?

Correte al porto - dissi ai ragazzi - e portatemi notizie.

Ritornarono poco dopo dicendomi: Non stare piangendo, stare tutto bene!

Tirai un respiro e benedissi Iddio. I Carajàs quando hanno da comunicare tristi notizie, da lontano e ad intervalli, prevengono il villaggio con grida speciali.

Quel giorno non si udiva che la voce dei ragazzi. Uscii perciò rassicurato con gli altri.

Nella svolta del fiume, lontano, si scorgevano le uba che risalivano in fila e si vedeva i rematori puntare con forza le pertiche sul fondo del fiume per vincere la corrente. Ci mettemmo in comunicazione coi naviganti per mezzo delle squillanti voci dei ragazzi, e ad ogni risposta il sangue mi dava un flusso di soddisfazione in tutto il corpo. Finalmente attraccarono e potemmo riabbracciare D. Fuchs e i cacichi valorosi e gli altri Carajàs, già nostri conoscenti.

Sedutici tutti sulla riva cominciò la conversazione che durò fin quasi a notte. Il 1° settembre distribuii ai capifamiglia scuri, coltellacci, roncole e zappe; ai giovani coltelli con custodia, lenze, ami, specchi e tabacco... e a tutti vestiario che avevano preparato con abnegazione le buone Figlie di Maria Ausiliatrice.

Approfittando dei vari capi presenti, li raccolsi più volte per gettare le basi della futura catechesi. Al quinto giorno però essi già provavano la nostalgia dei loro villaggi e delle loro famiglie e li accomiatai con regali per sè, per le donne e pei figli, e li provvidi di mandioca e di rapadura pel viaggio.

Caccia e pesca.

Perchè abbia un'idea delle difficoltà che deve superare il Carajà, per trarre dal fiume e dalla foresta ciò che gli occorre per vivere, le dirò che ho voluto accompagnare per vari giorni gli indi e vedere da vicino il risultato dei loro sforzi.

Curiosa conformazione hanno i laghi Rico, Dumbà-grande, Cangas, Iuquery ed altri delle vicinanze: larghi qualche centinaio di metri, si estendono invece per leghe e leghe (la lega è 6666 m.) nelle depressioni fiancheggianti il fiume, da cui sono formati nelle periodiche innondazioni, coperti sulle rive da foreste e fitte boscaglie, con terreni pantanosi che costituiscono terribili focolai di paludismo. Questi laghi sono veri vivai di pesca e di caccia, perchè là si reca la selvaggina ad abbeverarsi nella stagione secca, facilitando le provviste agli esperti cacciatori.

Lo stretto canale che dà accesso al lago è generalmente ingombro di tronchi, ma la perizia dell'Indio sa superare facilmente la difficoltà. Spesso i coccodrilli vi si trovano appostati all'ingresso e assalgono i naviganti.

Questi laghi sono ricchi di tartarughe e di piracurù (la balena dell'Araguaya).

Sulla prora dell'uba sta ritto il pratico del luogo che ha accanto un compagno con l'arpone da conficcare nel fianco del pesce, intento a scrutare la superficie dove le otuny e i beddeguè sogliono filare placidamente al sole nelle ore più calde. Nelle altre ore è difficile scorgere un pesce, motivo per cui la pesca è poco rimunerativa. Ho visto il risultato del lavoro di sei persone in otto giorni: 125 kg. di pesce secco, appena! È ben vero che se si uccide una tartaruga che di solito pesa i suoi 75 kg. o un piracurù che ne pesa 100, o un cinghiale, la giornata è guadagnata: ma ciò non accade tutti i giorni.

In settembre e ottobre, quando le tartarughe depongono le uova, è tempo di abbondanza pei Carajàs: le uova sono raccolte a migliaia. Da esse i nostri estraggono una specie di grasso con un sistema primitivo: lavano ben bene una canoa, poi la riempiono di uova, schiacciandole; il grasso che affiora alla superficie viene raccolte, fatto bollire e conservato in bottiglie. Per questo si servono delle uova non fecondate, che sono molli e delle quali se ne trova una trentina in ogni nido: le altre fecondate, lanciate sulla riva, rimbalzano per centinaia di metri, elastiche, senza rompersi quantunque sia assai tenue la pellicola che le ravvolge.

Dopo la carne di cinghiale, la preferita dal Carajà è senza dubbio la carne di tartaruga.

Ritorno.

Violenti febbri colpirono alcuni della comitiva, tra cui lo scrivente. Dovemmo perciò ridurre la nostra permanenza a Dumbà-grande e ritornare a Registro per avere le cure necessarie. Oggi siamo tutti in convalescenza. Scrivendo affrettatamente questa relazione ho mirato a richiamare l'attenzione dei nostri Confratelli e ottimi Cooperatori sull'Araguaya dove vivono numerosi indi che ci aspettano, e che abbisognano delle loro preghiere e dei loro aiuti.

Mons. CouTuRoN. Amministratore Apostolico.

Ai nostri ottimi Cooperatori e alle zelanti Cooperatrici raccomandiamo la diffusione di GIOVENTÙ MISSIONARIA, mensile illustrato di 20 pagine. Per l'abbonamento (annuo L. 6,20) rivolgersi alla Amministrazione - Via Cottolengo, 32 - Torino (109); della RIVISTA DEI GIOVANI, mensile. Rivolgersi per l'abbonamento (annuo L. 12,50) alla Soc. Editrice Internaz. - Corso Regina Margherita, 174 - Torino (1o9).

PIA OPERA DEL SACRO CUORE DI GESÙ.

Richiamiamo l'attenzione dei Cooperatori e delle Cooperatrici su quest'Opera che presenta un vero tesoro di vantaggi spirituali alle anime divole del S. Cuore di Gesù.

CENNI STORICI.

Il 5 aprile 188o Don Bosco fu ricevuto in udienza da S. S. Papa Leone XIII che gli affidò la costruzione del Tempio del S. Cuore di Gesù sull'Esquilino.

- Il desiderio del Papa, rispose Don Bosco appena ne ebbe la proposta, è per me un comando: accetto l'incarico che Vostra Santità ha la bontà di affidarmi.

- Ma io non potrò darvi denari, soggiunse il Pontefice.

- Io a Vostra Santità, riprese Don Bosco, non chiedo denari: chiedo solo la sua benedizione con tutti quei favori spirituali che crederà bene concedere a me e a quanti coopereranno con me, perchè il Cuore di Gesù abbia un tempio nella capitale del mondo cattolico.

E Don Bosco cominciò a domandare al Pontefice il permesso di costruire accanto alla chiesa un grande ospizio: ciò che il Papa volentieri accordò. Don Bosco in seguito ideava l'Opera del S. Cuore che doveva somministrargli i mezzi per costruire e mantenere il progettato ospizio.

L'OPERA DEL S. CUORE.

Consiste nella celebrazione di sei Messe quotidiane in perpetuo (2 sono celebrate all'altare del S. Cuore di Gesù - 2 a quello di Maria Ausiliatrice - e 2 a quello di San Giuseppe) secondo l'intenzione degli inscritti; vale a dire 2190 MESSE ANNUALI.

Per essere iscritti all'Opera del S. Cuore di Gesù basta l'offerta di UNA LIRA PER UNA SOLA VOLTA.

Gli iscritti - vivi o defunti - oltre al vantaggio delle 219o MESSE ANNUALI, partecipano in perpetuo:

a) alla recita del Santo Rosario e alla benedizione col SS. Sacramento, che ha luogo ogni giorno nella stessa chiesa;

b) alle funzioni, che hanno luogo quotidianamente nella cappella dei giovanetti dell'annesso ospizio.

c) alla Messa che viene ascoltata ogni giorno dagli stessi giovanetti;

d) a tutte le altre funzioni, novene, feste e solennità (che sono moltissime), le quali si celebrano nella suddetta chiesa e cappella.

IL TESORO SPIRITUALE messo a disposizione dei fedeli è veramente grande. Sappiamo tutti quale infinito valore ha anche una messa sola: gli iscritti all'Opera del S. Cuore partecipano al frutto di SEI MESSE QUOTIDIANE e IN PERPETUO.

Una considerazione ancora, che tornerà cara a molti Cooperatori e Cooperatrici: gli iscritti alla Pia Opera hanno diritto di « fissare l'intenzione per tutte le sei messe» e di « cambiarla in qualunque momento» secondo particolari bisogni e desideri. Inoltre ciascuno può iscrivere « vivi e defunti, e qualsiasi persona anche a sua insaputa ».

I nomi degl'iscritti sono raccolti in tanti volumi e conservati nel tempio del Sacro Cuore di Gesù (Roma) a perpetua memoria.

La Pia Opera ha due centri: uno a Roma, l'altro a Torino. - A ROMA presso il Rettore della Basilica e dell'Ospizio Sacro Cuore - Via Marsala, 42. - A TORINO presso il Rettor Maggiore dei Salesiani - Via Cottolengo, 32.

CULTO E GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Maria Ausiliatrice manifesta la sua potenza in Cina

Nel villaggio di Shin Tong (distretto di Sieng Cheng, provincia di Ngan Wei) esiste una cristianità antica e molto fervorosa che fu già la culla di tutte le cristianità di quella provincia. Essa si distingue specialmente per una tenera ed illuminata devozione a Maria SS.ma. In riconoscenza dei benefizi ricevuti dalla grande Regina del Cielo, tutto il villaggio concorse generosamente a costruire in onore di Lei un magnifico santuario, intitolandolo a Chin Kao chi Yu (Maria Aiuto dei Cristiani). Il santuario divenne in breve mèta di pellegrinaggi da parte delle varie cristianità della regione. E la pietà dei fervorosi fedeli non solo fregiò la statua, ma ancora gli altari e persino le pareti di quadri e di numerosissimi ex voto.

L'8 maggio 1927 un gruppo di nove soldati rivoluzionari, passando per quel villaggio, occupò la residenza del missionario, malgrado le proteste di questi che vedeva con un abuso di forza violato il suo domicilio. Ciò non sarebbe stato gran cosa se non avesse avuto uno strascico di disgustosi incidenti. Il giorno seguente difatti i soldati partivano per recarsi in prima linea, ma il popolaccio, visto che impunemente si poteva violare la casa di uno straniero, istigato anche dagli alunni e dai professori della scuola Lieng Tong si radunò all'entrata della chiesa e, sfondatane la porta, vi entrò con schiamazzi, suonando le campane e commettendo ogni sorta di disordini. Invano il Missionario cercò di ammansare quella moltitudine sfrenata; egli stesso fu preso, caricato di ingiurie e di percosse. Poscia, come forsennati, tutti si diedero ad un'opera di rapina e di distruzione: mobili, vasi sacri, candellieri, paramenti, ex voti, tutto quello che poteva avere qualche valore, tutto fu rubato e quello che non fu possibile asportare, fu guastato e deturpato sconciamente. Giunse a tale punto il furore di quei miserabili, che, saliti sull'altare maggiore, ne deposero la bella e taumaturga statua di Maria Ausiliatrice che aveva sempre formato la delizia dei poveri cristiani di quei luoghi e, orribile a dirsi, dopo di averla profanata sconciamente la gettarono nello latrina. La baldoria continuò tutta la notte e al mattino sopragiunte alcune squadre di operai delle vicine miniere di carbone, si unirono nel saccheggio della chiesa, rovesciandosi poi sulla scuola femminile, dove compirono vandalismi ributtanti.

I danni causati si calcolarono a più di 3o.ooo dollari. Ma i sacrileghi profanatori non rimasero impuniti e tutta la regione circonvicina è ancora sotto l'impressione dei terribili castighi inflitti ai miserabili. Ne aprì la serie una donna di mala vita, che era giunta a tale impudenza da sedersi sul capo della statua della Madonna: mentre ritornava a casa veniva colta da orribili dolori nelle parti inferiori e moriva dopo alcuni giorni di spasimi atroci. Poi fu la volta di un giovinotto che era stato dei più feroci nella distruzione ed aveva anche rubato molte delle cose preziose; dopo qualche giorno divenne pazzo furioso; nella sua demenza distrusse tutti gli utensili e mobili di casa e correndo all'impazzata gridava che una giovane signora di aspetto avvenente lo perseguitava dovunque, esigendo da lui le cose rubate nella chiesa. E finì per confessare che le aveva seppellite in casa di sua sorella.

In molte case si svilupparono incendi misteriosi e si trovarono sotto le rovine oggetti sacri rubati alla chiesa.

Anche nelle miniere di carbone uno scoppio improvviso determinò un grande incendio nel quale molti di quelli che avevano partecipato alla distruzione della scuola femminile perirono miseramente. Un disgraziato che aveva rubato vasi e paramenti sacri e, ritornato a casa, si vestiva delle sacre vesti per parodiare i divini misteri, impazziva improvvisamente e trovasi tuttora in questo stato. Nè questo fu tutto: col sopraggiungere della stagione calda una peste micidiale infierì in tutta la regione e mietè innumerevoli vittime. Non solo i cristiani ma anche i pagani riconobbero in tutto questo un castigo del Cielo.

Queste notizie furono raccolte e diligentemente accertate dal Missionario del luogo, che ora, coadiuvato dai suoi cristiani, attende alacramente a riparare i danni subiti.

Mons. LUIGI VERSIGLIA Vicario Apostolico di Shiu Chow.

Angiolina Cerchini, di anni 4, fu colpita nel novembre u. s. da meningite bacillare, con perdita di favella, di udito e della vista. Il consulto medico dichiarò disperato il caso: « Di questa malattia un caso su cento si risolve bene », diceva il Dott. Marugo, e il suo collega Dottor Caviglia aggiungeva: « Solo il cielo può compiere un miracolo! ». Come sperarlo? I parenti avevano già offerto a Dio la piccina, straziati dal vederla smaniare giorno e notte. Un pensiero di fede ci colpì in quel momento di supremo sconforto, ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice con una novena e con la promessa di un'offerta. Dopo la prima novena cominciammo con più fede la seconda. La bambina, che da 20 giorni non parlava e non vedeva, si riebbe ed ora è rosea e paffuta senza nessuna traccia del male che l'aveva colpita. Noi che la piangemmo come perduta, oggi lieti sciogliamo l'inno della riconoscenza alla bontà di Maria Ausiliatrice.

Vignole Borbera.

CERCHINI GIusEPPE, GAMBERI IDA.

La Vergine Ausiliatrice, con una grazia prodigiosa, mi ha liberato il figliuolo da sicura morte. Sposato da vari anni a Genova, egli il 6 agosto fu improvvisamente colpito da paralisi progressiva interessante il cervello. I dottori specialisti dichiararono il caso gravissimo e la guarigione impossibile. E a nulla valsero da principio le assidue cure per provocare il movimento delle gambe paralizzate e per riacquistare la vista perduta. Costernata, mi rivolsi con vivissima fede a Maria Ausiliatrice implorando con la sua potente intercessione l'aiuto divino essendo ormai impossibile quello umano. E la Madonna nella sua bontà mi ha esaudita, procurando la guarigione al mio caro figliuolo.

Con somma riconoscenza e gioia sciolgo il mio voto alla gran Madre di Dio nella fiducia che Ella continuerà a proteggere il figlio che ha risanato.

S. Maria la Strada (Giarre).

LUCIA COSTANZO IN CRIMI.

La mia piccola Pia, di 1 anno, colpita da « emclapsia infantile» ebbe in una sola notte ben otto assalti di circa 10 minuti ciascuno, durante i quali ella non dava più segno di vita. Allora io e mia moglie ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice con una novena promettendo un'offerta per le Opere Salesiane. La Madonna si affrettò subito a toglierci da ogni ansia, ridonando la sanità alla nostra piccola figliuola. Riconoscente adempio la mia promessa, fidente che Maria Ausiliatrice continuerà a proteggere la mia famiglia.

Trento.

ARTURO BLUIGNI.

Colpito da angina difterica, il mio caro nipotino Aldo fu trasportato gravissimo all'Ospedale il 3 gennaio. Dopo un breve miglioramento per una polmonite sopraggiunta si trovò in condizioni disperate. Mi rivolsi allora a Maria Ausiliatrice con promessa di un'offerta per le Missioni. Immediatamente il male prese una buona piega e il bimbo si trovò fuori pericolo.

Popereacco (Udine).

FORTE FRANCESCO.

Erano 27 anni che mia madre, pur vivendo una vita modello e timorata di Dio, aveva una inspiegabile indifferenza per la SS. Eucaristia. Preoccupandomi del suo stato, dal giorno in cui mi son fatto religioso, ho pregato ogni giorno la Madonna, specialmente nel momento della Comunione perchè volesse indurre la mamma all'adempimento di questo dovere cristiano. La Madonna Ausiliatrice accolse le mie preghiere e si degnò di appagare il mio desiderio. L'ultima lettera che mi perveniva dalla cara mamma, diceva testualmente: « Ho il piacere di farti sapere che questa mattina, 6 febbraio, di mia propria volontà mi sono accostata alla santa Comunione, dopo essermi confessata dal R.mo Missionario che è stato di passaggio qui a S. A. M. Ora mi sento più vicina a Dio: prega perchè si fortifichi nel mio cuore l'amore a Gesù ». Lo stesso giorno, anche mio fratello di 17 anni seguiva l'esempio della mamma, scuotendo la sua apatia. Ringrazio con tutto il cuore la Madonna di questi favori che completano la mia felicità, mentre mi spingono ad esserLe sempre più fedele e devoto.   M. B.

Angela Traversa. - Ricorse a Maria Ausiliatrice con una novena per aver rimborsato un credito che da due anni non poteva ottenere. Ed ebbe quanto desiderava.

Maria ha ottenuto la grazia di un impiego tanto necessario ad una persona di famiglia. Con la più viva riconoscenza prego la Vergine Ausiliatrice di continuare sempre la sua materna protezione alla mia famiglia e fare sì che il nostro congiunto non abbia più a trovarsi senza impiego. Per tale grazia prometto che anche in avvenire farò sempre qualche offerta per le sue missioni.

Sondrio.   N. N.

Una madre (Poirino). - Riconoscente ringrazia Maria A. per aver protetto i suoi figli nel corso dei loro studi.

Novero Clementina (Cumiana). - Contrasse una grave infezione di tifo che la portò sull'orlo della tomba. Nel momento in cui la catastrofe pareva imminente, col suo assenso, fu raccomandata a Maria Ausiliatrice. In poche settimane dal miglioramento passò alla perfetta guarigione.

Ex allieva F. M. A. - Sul punto di scambiare promessa di matrimonio si vide minacciata da grave malattia. Incominciò una novena a Maria Ausiliatrice con promessa di offerta per le Missioni, e si trovò in breve completamente guarita.

Famiglia Casale (Somma L.). - Ringrazia M. A. per averle salvata la bambina Maria Luisa, ridotta per malattia in pericolo di morte.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di Ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - Accornero C., Albero G., Albini C., Amadori R., Amato A., Andalora G., Ansaldi Don E., Antonioli M., Apostolo P., Arneri M., Arrobbio Preda A., Artero B., Aschieri dott. D., Astegiano P., Avesani F., Avidano M.

B) - Balbi M., Balestriere E., Ballarlo P., Bameschi M., Barbero P., Barbero V., Barbieri C., Barlotta C., Baroni M., Baronio M., Bartolotti L., Barudoni P., Baruffati R., Bassi G., Bassignano T., Battaglia M., Baudino P., B. C., Bedeschi M., Bedeschi sorelle, B. G., Bellingegni C., Beltrame A., Benzon M., Bergadano M., Bergomi L., Berguet G., Berruquier Don E., Berta T., Bertagna C., Bertola A., Bertolino, Bessolo A., Bovio A., Bianchi A., Bianchetto Regis E., Bienna L., Blanchietti N., Bocchino E., Bodino D., Bogetti A., Bollo B. di Varengo, Bonadei A., Sonetti O., Bonfanti sorelle, Bonfiglioli E., Bongiovanni Barole B., Borsai F., Bortalozzi C., Bosso C., Bosso M., Bottino M., Bricalli A., Bricalli M., Brizzolari G., Bruno G., Buttini D.,

C) - C. Adelaide di Pinerolo, Cagliari G., Calcagni G., Caldera Balbo A., Callegari G., Calossi A., Calvi Luigi (Palestro), Campagna A., Caneva A., Caranti O., Carena A., Carenzi C., Caroli T., Carta Sanna P., Cavalli M., Cattaneo L., C. C. di Genova, Cena L., Cena Barone M., Centazzo A., Centazzo G., Cerchi A., Cerchini G., Ceretti M., Cherchi G., Chiappani T., C. I. d'Iragna, Civalero G., Clara S., C. M. di Torino, CoIella M., Colombelli M., Colombo B., Coltura G., Cono L., Conterno T., Conti R., Cooperatrice di..., Corazzo G., Corona E. di Vittorio, Corsanego I., Cortese M., Cosentino T., Costa B., Craveri G., Crescimbeni A., Crespi A., Croce C., Croce M.

D) - Dall'Acqua L., Dalla Vecchia L., Dallino S., Dalmazzo G., Dal Negro C., Dalponte ,M., Damerini U., Da Rin A., Dato P., D. B. M., De Antoni E., De Cherubini T., Degano D., Del Campo Puglisi N., Dell'Osta C., Demaria I., De Napoli M., De Ricci F., De Scolari L., Dessi Atzori G., D. G. B. di Torino, Di Leo L., Dima G., Divota di Maria Ausiliatrice.

E) - Ecchi Manni A., E. D. di Gressoney St=Jean, E. V. G., Emiliani P., Ex-allieva.

F) - Fabbiano L., Fabricci O., Facini M., Fadini A., Fasciolo sorelle, Favaro G. Ferrari A., Perrero L., Ferrero M., Fiore V., Floreani Demarchi A., Fodrini Batt., Fornessi N., Forte F., Fortino Don P., Frongia G.

G) - G. A. di Vicenza, Gagliardi D., Gaido A., Galenca M., Gallina A., Gallino Fr. fu Secondo, Gallo A., Gamba M., Garbarino P., Garella I., Gatti Romussi M., Gay fam.a, Gazza M., Germani Marconcini C., Ghioni A, Giaccherio E., Giaccone Viglino sorelle, Giacomin V., Giacomuzzi A., Giorgi E., Giovina E., Girola A. e G., Girometta L., G. J., Gola A., Gorlini A., Gorna B., Graziani B.. Grisanti G., Grondona F., G, T., Guerrasio C., Guglielmi A., Guglielminetti, Gullè M.

I) - Ingegnoli M., Imperiali G., Isola L., Ivaldi V.

J) - Jaccosa R.

L) - Lanza A., Lattuca F., Lazarino A., Lega C., Loiacono L., Lombi L.

M) - Maestroni A., Maggi G., Magnetto G., Mangeri G., Mangiarotti T., Manno N., Manzoni L., Maquignaz F., Margassi P., Martellono Letizia D., Martinet L. ved. Jacquemod, Martinuzzi I., Masala G., Mascolina C., Matta A., Mattei A., Mattiello S., Maudente A., Mazzola A., Meinari R., Melissari A., Menada T., Menapace A., Menozzi M., Mina M., Miretti M., Mirone P., Mora E., Morandini C., Morello ch. B., Morino L., Mortarino M., Moscone M., Mossetti E., Matta T., Mouroy Conte F.do, Mozzoni Don U., M. P. di Cittadella (Padova), Mulas R., Mura R., Muratore B.

N) - N. N. di Abbiategrasso, di Carmagnola, di Mazzarino, di Mirabello Monf., di Portacomaro, di S. Giovanni Bianco, di T. di Treviso, di Vedano Olona, Negri S., Negro Brero A., Negrone A., Nerbo E., Nigra M., Noascone A. Maria, Novero C.

O) - Occleppo Ravetto M., Oliva Don L., Ortelli fam.a, Ortis A.

P) - Pacifici Matticani D., Pacotto E., Pagura A., Pansa C., Papa E., Parato V., Parietti A. Pascut A., Pasinato E., Pasino M., Passanito P., Passero G., P. F., Pelazza C., Pellanda A., Pellegrinelli Sac. P., Peretti V., Perotto P., Perrazzini C., Peruffo G., Persico A. M, Pesce Batt., Petralia C., Pianti A., Piantoni P., Pibiri so relle, Picone C., Picone S., Pio Sac. Batt., Pirrello A., Pirrot E., Pollioni E., Poltenghi M., Popis Formica E., Pramotton Sac. Can. Pilippo, Prasca R., Prisaglio G., Prosio Avidano E., Pullacini fama, Puttini L.

R) - Ragusa G., Ranzini L., Reali Zucchella M., Rebuffo M., Rebughi, Reginato A., Regis M., Riccardi Primitiva, Righetti A., Rivalta A., Rocca E., Romagnoli P., Romanet R., Romano C., Rossi Toffaloni L., Rossi M., Russo M.

S) - Sabatino N., Salvadori C., Salvi Fr. fu G. B., Salvo P., Sandrone E., Sanguinetti C., Sanna A., Santomango C., Saracco L., S. C. di Catania, Scaglioni P., Scalambro M., Scandola P., Scappino M., Scarlata R., Scarsini L., Schierano E., Scialpi A., Scolari Suor D., Scovazzi M., Selva C., Serafini A., Serafini Moresco M., Sermosi Don Fr.. Serra M., Siddi A., Sidi Deiana E., Soreca I., Spano Fr., Squizzato P., Stevanoni T., Stradella A., Stuardi C.

T) - Tadini Diana e Diego, Tadini G., Tamburelli M., Tami L., Tassera A., Tebaldi R., Tedeschi Ch. B., Teboldi M., Tenneriello D., Ternavasio P., Terruschi A., T. G., Tortoli L., Tramonti M., Traveri G., Traversa Elena Ved. Clementi, Tripoli Fr., Trissoglio G., Trepini G., Tulissio S.

U) - Ubertalli E.

V) - V. A. di Iragna, Vassoney O., Valastro V., Valesio A. Ved. Corino, Valinotti P., Valinotto A., Vayra L., Vecchiatti Volpe E., Vecchietti G., Vellari Margh., Vendrame G., Vener M., Vicquery D., Vierin L., Viglietti Giov., Viora P., Valinotti M., Vitali N., Vitali S.

W) - Wieczoch G.

Z) - Zamprogno S., Zana M., Zedda G., Zerbi Giani G, Ziche P., Zingaro M., Zois M., Zoppetti M., Zubani C., Zucca T.

DALLE NOSTRE CASE

Alla memoria di Pio IX.

La riconoscenza dei Salesiani per Pio IX si è rivelata con due belle manifestazioni nella ricorrenza del 50° anniversario della sua morte.

A Volterra, nella solenne commemorazione celebratasi in onore del grande Pontefice (che fece colà i suoi primi studi dai PP. Scolopi), S. E. Mons. Dante Munerati, Vescovo Diocesano, prese la parola per illustrare le benemerenze di Pio IX verso la Congregazione Salesiana, alla quale Monsignore appartiene, e per esaltare le intime relazioni che corsero tra il Pontefice e D. Bosco. Il discorso di Mons. Munerati ha destato nell'adunanza un vivissimo senso di ammirazione per la bontà dimostrata da Pio IX al grande educatore piemontese.

A Roma, il nostro Ospizio del S. Cuore di Gesù ha compiuto il 6 febbraio un devoto pellegrinaggio alla tomba di Pio IX. Superiori ed alunni, riunitisi di buon'ora alla basilica di San Lorenzo extra muros, discesero raccolti alla venerata tomba nella cripta che la pietà filiale di tutto il mondo cattolico ha trasformato in sontuosissima cappella, ricca di marmi e di mosaici, e che per, la circostanza era resa ancor più sfolgorante nella sua classica bellezza da una copiosissima illuminazione elettrica.

Ivi si ascoltò da tutti la santa Messa, celebrata dal Direttore dell'Ospizio, accompagnata dalla recita del S. Rosario e da una fervorosa Comunione. Quindi il Direttore con calda parola illustrò ai presenti il significato di quella devota manifestazione, ricordando come Pio IX sia stato il primo amico, il primo benefattore e il più insigne cooperatore di Don Bosco. « Qui intorno alla tomba di Pio IX - conchiuse il Direttore - in questo momento noi rappresentiamo tutti i figli di Don Bosco sparsi per il mondo nelle 11oo case salesiane. Anch'essi col pensiero e col cuore sono con noi per rendere alla santa memoria del Pontefice il tributo di riconoscenza per l'affettuoso appoggio che Pio IX diede a Don Bosco, e per pregarlo di voler ancora dal cielo assistere l'Opera che in vita ha protetta e benedetta».

La devota manifestazione non poteva meglio esprimere il riconoscente affetto che i Salesiani nutrono per il Pontefice Pio IX, memori della grande benevolenza che egli portò a D. Bosco e all'Opera sua.

TARCENTO (Udine) - Conferenza. - Domenica 26 febbraio nell'Oratorio di Tarcento, gentilmente favorito dal Sig. Parroco, vi fu una importante riunione di Cooperatori Salesiani e di aderenti, per ascoltare una conferenza sull'Opera Salesiana e sul sistema educativo di Don Bosco.

Oratore fu l'Avv. ANNIBALE BOTTO, da Udine, ex allievo salesiano, anima ardente, entusiasta per l'Opera Salesiana.

La sua, più che una conferenza, fu una vera orazione, ascoltatissima ed applaudita, piena di forma e di sentimento: rievocazione meravigliosa della vita e dell'apostolato del Ven. Don Bosco e della sua opera voluta da Dio e da Dio sempre protetta.

Il 19 marzo, altra conferenza fu tenuta da un altro ex allievo salesiano.

Lodiamo l'azione dei nostri amici di Tarcento e ci congratuliamo con gli ex allievi che si sono dati alla propaganda salesiana: e auguriamo che il nobile fine che essi si propongono, sia raggiunto.

FIRENZE. - Conferenza Salesiana. - Solenne fu la commemorazione di Don Bosco tenuta nella chiesa di S. Gaetano, per gentile concessione del R.mo Priore Sig. Somazzi. La sceltissima folla di oltre 1200 invitati era formata dalle più illustri personalità del clero e del laicato e da cospicue autorità.

La Conferenza Salesiana presenta a tutti una bella occasione per conoscere l'uomo benefico, Don Bosco, per conoscere l'opera sua, la Congregazione Salesiana, l'unione de' suoi Cooperatori, proponendo i mezzi di fare del bene, il maggior bene possibile, tra l'elemento giovanile, con modi svariati, pure di circondare di una sana e benigna atmosfera, satura di cristianesimo informativo, quella parte spesso negletta, e spesso presa di mira dai falsi educatori e da una monca educazione, che non pensa o non mira, a formare la buona società di domani.

Tale fu lo scopo di questa conferenza, affidata alla parola placida, ma piena di vita e di affetto di S. E. R.ma Mons. Guerra, Arcivescovo titolare di Verissa, il quale diede magnifico risalto alla figura dell'Apostolo, che conobbe da vicino, e alle opere sue, che contribuì anch'egli a diffondere nelle lontane Americhe, descrivendone i risultati benefici conseguiti in tutto il mondo per il bene della gioventù.

BELLUNO. - Visita di S. E. il Prefetto. - S. E. il Prefetto di Belluno dopo una visita all'Istituto Salesiano scriveva al Direttore Don Signorini la seguente lettera: « Sig. Direttore, La mia visita a codesto Istituto mi ha dato occasione di ammirare l'ordine, la disciplina, l'accuratezza che suole trovarsi in tutte le opere cui presiedono i PP. Salesiani.

Tale constatazione è motivo di maggiore soddisfazione perchè in codesto Istituto sono accolti numerosi orfani di guerra, ai quali vien prestata cura diligente ed amorosa ed una educazione inspirata ad alti sentimenti di patriottismo, qual si conviene ai figlioli di quei prodi che dettero alla Patria, col sacrificio della loro vita, la vittoria e la grandezza.

Con particolare considerazione.

Il Prefetto: Vigliarolo ».

FAENZA. -- Istituto Salesiano. - La missione salesiana del Giappone ha trovato fervidi amici negli allievi dell'Istituto Salesiano di Faenza, e un propagandista zelante e competente nell'illustre Dott. Giorgio Ghetti che con alto senso di cooperazione salesiana presta da anni paterne e disinteressate cure agli infermi dell'Istituto. Egli, pur tra le assidue fatiche professionali, volle tenere il 5 febbraio una conferenza sull'Opera Salesiana in Giappone: e davanti a un pubblico elettissimo della città, con a capo S. E. Mons. Vescovo, il Segretario Generale del Comune, il Commissario delle Opere Pie, il Comandante della Milizia e Direttori di Istituti, il dotto conferenziere, col sussidio di proiezioni, ha descritto l'ambiente in cui si svolge l'ardua opera delle Missioni Salesiane.

Si è poi particolarmente soffermato sulle condizioni sociali, sulla legislazione sanitaria e sulle malattie più frequenti nel Giappone.

Il pubblico ha seguito con viva attenzione la bella conferenza sottolineando i punti più salienti con approvazioni, ed ha tratto dalla parola affascinante dell'oratore stimolo a sostenere con slancio di carità le opere salesiane del Giappone.

NAPOLI. - Istituto Sordomuti. - Una preziosa visita ha fatto l'Em. Card. Ascalesi all'istituto dei Sordomuti a Tarsia, affidato ai Salesiani. Per la solennità del Bambine di Praga, Protettore della Pia Casa, Sua Eminenza ha celebrato il basso pontificale, rivolgendo al Vangelo un paterno discorso e distribuendo numerose comunioni. Quindi l'Eminentissimo ricevette gli omaggi dei ricoverati nella Pia Casa, e la sua commozione fu molto palese, quando, passando tra le file dei sordomuti, uno di questi, con parola spiccata lo ringraziava di tanta bontà e di tanto amore per essi, e lo invitava con semplicità ad andare spesso a rivederli.

Nel pomeriggio poi si svolse la festa dell'Albero di Natale con discorso del Comm. Avv. Nicola Mastelloni, Duca di Salza, con musica elettissima e con un saggio di recitazione dei sordomuti e delle sordomute.

Intervennero alla grandiosa duplice cerimonia parecchie centinaia di ammiratori e, tra questi, molti illustri personaggi.

MILANO. - La scuola Elementare Don Bosco. - Togliamo dalla « Scuola Italiana Moderna» questa lieta notizia: « Il nostro Podestà; a proposta del Direttore Centrale prof. Cav. Gian Francesco Marini, ha deliberato di denominare una delle nuove scuole elementari (di Via Morsenchio) GIOVANNI Bosco». Ci è caro esprimere all'Ill.mo Podestà e al Cavalier Gian Francesco Marini i più vivi ringraziamenti per l'onore che hanno voluto recare alla memoria di Don Bosco con questo omaggio.

VOLTERRA. - Giornata missionaria solenne e fruttuosa fu quella che la Direzione Diocesana dei Cooperatori Salesiani in unione alla Federazione Diocesana della G. C. I. preparò nel dì anniversario dell'ordinazione episcopale di S. E. Mons. Dante Munerati, Vescovo Diocesano. Le autorità civili, militari e scolastiche presero parte alla riunione e s'interessarono vivamente alla brillante esposizione che D. Pedussia segretario Vescovile, fece delle fiorenti missioni salesiane. La giornata ebbe un risultato pratico nell'aggregazione dei nuovi Cooperatori, che si propongono di sostenere efficace mente le opere missionarie del Venerabile D. Bosco.

PORTO SAID. La Premiazione scolastica agli alunni delle RR. Scuole avvenne quest'anno nel teatro Margherita e vi assistettero numerose famiglie. La cerimonia presieduta dal R. Console d'Italia, presenziata dal Governatore e Vice Governatore del Canale e da molte autorità consolari ed ecclesiastiche, fu preceduta da un melodramma artisticamente eseguito e da recitazioni in varie lingue. Il Direttore Rev. Sig. D. Puddu fece ai convenuti un'ampia relazione sull'Istituto, inneggiando ai Sovrani e al Governo d'Italia, alla terra ospitale e al suo Sovrano S. M. Re Fuad.

La distribuzione dei premi, che seguì, portò agli alunni un più efficace stimolo per trarre dalla scuola il benefizio di una soda cultura che giovi alla vita.

LIMA. - Premiazione al Collegio Salesiano. - Presenziarono alla bella cerimonia l'Eccellentissimo Arcivescovo, l'Ambasciatore degli Stati Uniti, i ministri di Colombia e Venezuela, e il Delegato dei Fasci Italiani. Dopo un discorso di circostanza e una ricostruzione di quadri plastici rievocanti solenni episodi della Storia patria, le autorità furono compiacenti di distribuire i premi agli alunni meritevoli, e di visitare l'esposizione dei lavori eseguiti dagli allievi. Tutti ebbero parole di vivo elogio al Direttore D. Briata per il buon indirizzo dato al Collegio, dove si preparano onesti operai del domani e probi cittadini.

NECROLOGIO

Prof. Ernesto Schiaparelli Senatore del Regno.

Si spense quasi improvvisamente il 14 febbraio, dopo appena venti giorni di malattia, in età di 72 anni.

Apparteneva ad una distinta famiglia nella quale studio e religione erano retaggio famigliare. Ebbe a maestri in Torino Francesco Rossi, direttore del Museo Egizio, indi il Maspero a Parigi, col quale visitò poi la prima volta l'Egitto. Dalla sua tesi di laurea, che fu la sua prima opera, sul Sentimento religioso degli antichi Egiziani, le pubblicazioni dell'illustre professore ebbero sempre per argomento i monumenti e le scoperte egiziane; e gli valsero una fama di celebrità indiscussa nel campo dell'Egittologia.

Nominato prima conservatore al Museo di Firenze, poi direttore del Museo Egiziano di Torino, egli profuse la sua attività nel riordinarlo e nell'arricchirlo colle frequenti campagne di scavi da lui stesso praticate e dirette in Egitto. Il suo Libro dei funerali degli antichi Egiziani fu il lavoro più ammirato dagli egittologi di tutte le nazioni.

Fu quindi a capo della Missione Archeologica italiana in Egitto e dal 19o3 al 1920, in 12 campagne riuscì a magnifici successi.

Ora la sua morte non ha privato soltanto la scienza di un cultore valente, ma la nazione di un cittadino che, senza rumore, l'onorava altamente, e privò altresì del suo aiuto intelligente e sperimentato un'opera di religione inspirata a un sincero zelo per le missioni cattoliche italiane. Con destrezza e prudenza egli aveva suscitato l'Associazione nazionale per il soccorso dei missionari all'estero, di cui fino alla morte, più che «segretario,», fu anima e vita, e che diede tanto impulso alle opere missionarie fuori d'Italia. Quest'opera grandiosa e potente maturò dal suo grande amore per la Patria, ma ancor più dall'intima fede e dallo zelo nell'aiutare la propagazione del Vangelo. La vita di Ernesto Schiaparelli, profondamente religiosa, fu sempre rivolta al bene, al vero, all'eterno, e rifulse di innumerevoli atti di viva pietà e di carità cristiana.

E fondò anche l'Italica Gens, opera di assistenza materiale, morale e religiosa per gli emigrati italiani, conducendola a grande floridezza e a efficaci azioni.

Ammiratore di D. Bosco e delle sue Opere fu amico sincero dei Salesiani i quali oggi ne rimpiangono la scomparsa, mentre più intensi vibrano i ricordi della sua bontà. Alle fervide preghiere che innalziamo a suffragio dell'anima sua, aggiungiamo le più sentite condoglianze per i desolati parenti.

Teresina La Corte Carmeci.

Zelatrice di ogni opera buona, spiegò un'attività costante nel propagare la divozione a Maria Ausiliatrice e nell'aiutare le opere di Don Bosco. La sua vita, che traeva conforto dalla pietà e fu tutta un esercizio di elette virtù cristiane, si chiuse santamente in Cammarata nel luglio u. s.

Mons. Cav. Giuseppe Gilli Superiore del Conservatorio del Suffragio.

Sacerdote pio e zelantissimo compì un prezioso apostolato nelle varie parrocchie del Piemonte dove fu vicecurato, e in modo speciale al Conservatorio del Suffragio dove fu rettore per 15 anni. Generoso e fervente sostenitore delle vocazioni ecclesiastiche, promosse quanto potè le opere di carità a favore dell'infanzia, portandovi lo spirito elevato della sua anima fervida e generosa. Fu pure un affezionato cooperatore delle Opere Salesiane. Morì a 64 anni, santamente com'era vissuto.

Anderbini Alfonso

Moriva l'11 gennaio in Gualdo Tadino a 66 anni con grave schianto della sua sposa e dei 7 figli. Insigne benefattore dell'Oratorio Salesiano e Presidente dell'Unione dei Padri di Famiglia, lasciò con la sua vita integerrima e praticante un esempio nobilissimo.

Sac. Umberto Andreoni.

Fu tra i primi Cooperatori dell'Archidiocesi milanese. Moriva alla Novella di Agliate B., cappellano dei Conti Albertoni che il Ven. Don Bosco si degnò di visitare nel 1866 e coi quali si mantenne in corrispondenza, essendo essi divenuti suoi amici e larghi benefattori.

Di esimia pietà, D. Andreoni morì santamente come visse, in età di 62 anni il 6 febbraio dopo lunga malattia sopportata con esemplare rassegnazione.

Giuseppina Ranzato.

Spirava in Fiume il 12 febbraio. Nota nella Azione Cattolica per la sua instancabile attività, fu tra le Cooperatrici più fervorose delle Opere nostre. Un giovinetto dell'oratorio diede alla pia signora l'estremo saluto sul limitare della tomba, benedicendo l'opera caritativa da essa compiuta ai suoi numerosi compagni dell'Oratorio salesiano.

Mons. D. Giuseppe Bacci.

Preposto della Cattedrale.

Moriva il 18 febbraio in Cingoli all'età di 84 anni. Arciprete, professore per oltre 3o anni nel ginnasio, rettore del Seminario, Provicario generale, attese sempre con rettitudine e con zelo ai doveri delle varie mansioni e portò ovunque un vivo affetto per le Opere di Don Bosco.

FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE defunte dal dicembre 1926 al dicembre 1927

Suor ALBRizio ROSA, da Bisceglie (Bari), morta a Viedma (Argentina), il 12 settembre 1927, a 42 anni di età e 18 di religione.

Suor ANDREIS FERDINANDA, da Saluzzo (Cuneo), morta a Nizza Monferrato (Alessandria), il 27 settembre 1927, a 53 anni d età e 28 di religione.

Suor ANGOTTI BARBARA, da Beja (Tunisi), morta a Nizza Mare (Francia), il 1 ° febbraio 1927, a 26 anni di età e 3 di religione.

Suor ARCIDIACONO ROSALIA, da Bronte (Catania), morta a Roppolo Castello (Vercelli), il 20 maggio 1927, a 22 anni di età e 5 di religione.

Suor BARBERO DOMENICA, da Canale (Cuneo), morta a Contratacion (Colombia), il 12 dicembre 1926, a 78 anni di età e 5o di religione.

Suor BENASSO EMILIA, da Tortona (Alessandria), morta a Genova, il 4 aprile 1927, a 55 anni di età e 34 di religione.

Suor BIANCHI MARIA, da Robecco sul Naviglio (Milano), morta a Roppolo Castello (Vercelli), il 3 luglio 1927, a 56 anni di età e 35 di religione.

Suor BIANCHI ROSA, da Mornese (Alessandria), morta a Roppolo Castello (Vercelli), il 19 ottobre a 36 anni di età e 14 di religione.

Suor BLASCO VICENTA, da Valencia (Spagna), morta a Salamanca (Spagna), il 16 dicembre 1927, a 63 anni di età e 32 di religione.

Suor BOLOGNESI ALCEA, da Lugo (Ravenna), morta a Cannara (Perugia), il 16 gennaio 1927, a 53 anni di età e 32 di religione.

Suor BORGARELLO TERESA, da Cambiano (Torino), morta a St. Cyr (Francia), il 19 dicembre 1927, a 5o anni di età e 28 di religione.

Suor CATELLI E. ANGELA, da Casola Canossa (Reggio Emilia), morta a Santiago (Chile), il 24 ottobre 1927, a 47 anni di età e 22 di religione.

Suor CHAPELLE ROSE, da Fenestrelle (Torino), morta a Ste Marguerite (Francia), il 10 settembre 1927, a 34 anni di età e 17 di religione.

Suor COSTAMAGNA BEATRICE, da Caramagna (Torino), morta a Mathi (Torino), il 29 aprile 1927, a 63 anni di età e 43 di religione.

Suor CREOLA GIUSEPPINA, da Invorio Inferiore (Novara), morta a Casale Monf. (Alessandria), il 19 ottobre 1927, a 58 anni di età e 33 di religione.

Suor DABBENE CATERINA, da Asti (Alessandria), morta a Puntarenas (Chile), il 9 ottobre 1927, a 66 anni di età e 45 di religione.

Suor FERRERO LUIGIA, da Lu Monferrato (Alessandria), morta a Torino, il 27 settembre 1927, a 68 anni di età e 47 di religione.

Suor GRANGIOTTI GIOVANNA, da Conzano (Alessandria), morta a Roppolo Castello (Vercelli), il 19 marzo 1927, a 28 anni di età e 6 di religione.

Suor LEON ELENA, da Cuzco (Perù), morta a Lima (Perù), il 16 marzo 1927, a 26 anni di età e 6 di religione.

Suor LEON JOSEFINA, da Golves Sevilla (Spagna), morta a Sevilla (Spagna), il 28 luglio 1927, a 52. anni di età e 3o di religione.

Suor MARCHELLI GIUSEPPINA, da Incisa Belbo (Alessandria), morta a Legnano (Milano), il 27 giugno 1927, a 61 anno di età e 43 di religione. Fu Direttrice per 3o anni e per 6 Ispettrice.

Suor MARTINI MARIA, da Castelnuovo d'Asti (Alessandria), morta a Torino-Cavoretto, il 20 settembre 1927, a 56 anni di età e 37 di religione.

Suor ORLANDI PAOLINA, da Milano, morta a Torino-Cavoretto il 6 luglio 1927, a 79 anni di età e 52 di religione.

Suor PORTA ROSA, da Roatto d'Asti (Alessandria), morta a Roppolo Castello (Vercelli), il 23 ottobre 1927, a 35 anni di età e 14 di religione.

Suor PRETINI ANGELA, da Pizzighettone (Cremona), morta a Torino Cavoretto, il 12 dicembre 1926, a 33 anni di età e 14 di religione.

Suor RAVAZZA FELICINA, da Monastero Bormida (Alessandria), morta a Torino-Cavoretto, il 30 agosto 1927, a 71 anno di età e 48 di religione. Fu Direttrice per 26 anni.

Suor RODRIGUEZ RAFAELA, da Castellò P. (Spagna), morta a Sevilla (Spagna), il 12 aprile 1927, a 71 anno di età e 3o di religione.

Suor SALDUNGARAJ PASQUALA, da Buenos Aires (Argentina), morta a Buenos Aires, il 7 luglio 1927, a 49 anni di età e 28 di religione.

Suor SILVA ERNESTA, da Gassino (Torino), morta a Nizza Monferrato (Alessandria), il 30 giugno 1927, a 61 anno di età e 34 di religione. Fu Direttrice per 3 anni.

Suor SILVA ROSENDA, da Santiago (Chile), morta a Santiago il 7 settembre 1927, a 51 anno di età e 32 di religione.

Suor SINISTRERO ROSINA, da Alba (Cuneo), morta a Nizza Monferrato (Alessandria), il 16 febbraio 1927, a 38 anni di età e 17 di religione.

Suor SPERTINO M. CELESTINA, da S. Marzano (Alessandria), morta a Novara, il 23 marzo 1927, a 49 anni di età e 28 di religione.

Suor VALLARINO ANGIOLINA, da Arenzano (Genova), morta a Nizza Monferrato (Alessandria), il 16 dicembre 1927, a 54, anni di età e 38 di religione.

Suor VISIOLI GIACOMINA, da Casalmaggiore (Cremona), morta a Colle Salvetti (Livorno), il 17 marzo 1927, a 28 anni di età e 7 di religione.

Preghiamo anche per:

ABELLI D. Giacomo, † Costigliole di Saluzzo. ADORNA Marietta fu Gius., + Villette (Novara). ALFONSI Silvio, † Roma.

ALIMENTI Angela, † Gualdo Tadino (Perugia). ANDERLINI Alfonso, † Gualdo Tadino (Perugia). ANDREONI D. Umberto, † Agliate (Milano). AsINARI Andrea, † Genova. . AVELLONE Avv. Felice, † Roma. BARLA Francesco, + Genova.

BARBERIS Domenica, † Centallo (Cuneo). BEDINOST Teresa, + Cordenons (Udine). BENIGNI Catterina, † Farnese (Roma). BIANCHI Avv. Cav. Luigi, † Roma. BORDON Tersilla, + Nus (Aosta). BRUNI Dario, † Roma.

CAPPA-LEGORA Cav. Avv. Ettore, f Torino. CANDIANO Gaetano, † Canicatti (Agrigento). CAVAZZUTI Silvio, † Modena. CENTOFANTI Annibale, f Roma. CHIMIENTI Mons. Raffaele, † Roma. CIMA Luigi, † Torino.

COMINO Domenico, fu Giov., + Monastero Vasco. COMINO D. Giacomo, † Monastero Vasco. Coppo Giovanna, + Cellamonte (Alessandria). COSTANZI Comm. Pietro, † Roma. CRAVERO Vittoria Ved., t Bra (Cuneo).

DEL ZOTTO Angelo † S. Giacomo di Cordenons. Di CARPEGNA Conte Mario, † Roma. DELL'ORBO Vincenzo, † Vigevano (Pavia). D'ORELLI Nov. Edoardo, † Zurigo (Svizzera). FALLETTI Ch. Giuseppe, † Monticello Villa. FASOLIS Suor Albertina, + Asti (Alessandria). FEDRIZZI Salvatore, † Lona (Trento). FERRARIS Felicina n. Ronco, † Torino. FERRERO Luigi, † Chiavazza (Vercelli).

FIORE Teol. D. Angelo, † Vigone (Torino). FoscARINI D. Antonio, Arciprete, † Ciano. GAIDO Laura, † Torino. GALIANO Carmela Ved. Scariano, † Corona L. I. GIIDONI D. Giovanni, + Cologno al Serio. GILETTA Lucia, † Trinità di Fossano (Cuneo). GIoRGi Comm. Francesco, + Roma.

GIULIANI Chiarina Ved., † Arco (Trentino). GRASSI Dr. Angelo, † Acireale (Catania). GROSSO Ing. Giov. Andrea, † Roma. GROSSO Nicoletta Borro, † Pietra Ligure. LANTELME P. Giov. Battista, † Torino. LATINI RIPA Rosa, Ved. Mattei-Gentili, † Mercatino Marecchia.

LAZZARA D. Francesco, † Roma.

LAZZERO Giuseppe, † Pino Torinese (Torino). LECHI Contessa Giulia, † Brescia. LOMBARDO Cristina, † Viarigi (Alessandria). MACCAGNO Cav. Giacomo, † Roma.

MAGNINO Isidora Ved. Costa-Masser, † Sparone. MAJELLA Luigi, † Lanciano (Chieti). MANZOLI N. U. Giulio, Ten.-Gen. + Rancate. MARAZZI Rodolfo, + Roma.

MAZZUCCHELLI CROSA Albertina Pia, + Torino. MENIGHETTI Cav. Natale, † Refrontolo. MENOTTI Amalia, † Acqui (Alessandria). MIRONE LOMBARDO Rosario, † Acireale. PANIERI Dionigi, † Sparone (Torino). PETITTI D. Marco, † Pavone Canavese (Torino). PICININ Costante, † Orcenico Sup. (Udine). PIGNIN Teresa, † Cordenons (Udine). PONTI Elvira, † Roma. PORTA Suor Rosa, † Roppolo (Novara). PUIATTI Antonio, † Puia di Pordenone (Udine). PUPPI Augusta, † Romans di Cordenons (Udine). REBELLATO Angelo, † Catanduva (Brasile). Rizzi Adele, + Milano. ROSSETTI Angela, + Cumiana (Torino). Rossi Ermelinda n. Torchio, † Rosignano Monf. Rossi Maria, † Carona (Bergamo). SANTINI Pasquale, † Terrinca (Lucca). SANTOLIN D. Emanuele, + Villaverla (Vicenza). SASSUDELLI Maria, † Malè (Trento). SCHIAPARELLI Prof. Ernesto, + Torino. SCRINZO Marianna Marchino, † Rosignano Monf. SGALLETTI Vittorio, † Ancona. SPADA Luigi, † Roma.

SPINOLA Marchesa Maria Antonia, † Roma. TIBALDI Francesco, † Lu Monferrato (Aless.) TURILLI Annina, † Roma. VECCHI Ch. Santo, † Cologno al Serio. VEGGI BAVA Giuseppina, † Ricaldone (Aless.). VINAI Catterina in Rebaudengo, † Torino. ZANOTTO Mons. Francesco, † Roma.

R. I. P.