BS 1920s|1928|Bollettino Salesiano Marzo 1928

Anno LII.   MARZO 1928   Numero 3.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Quarantesimo Anniversario della morte del Ven. Don Bosco. - Il Card. Augusto Hlond festeggiato in varie città d'Italia. - Il quadro di S. Giuseppe nel Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice. - Hai novant'anni! - II sig. Don Rinaldi nel mezzogiorno d'Italia. - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco. - Dalle nostre Missioni: Oifa (Giappone) : La festa di S. Francesco Saverio e dell'Immacolata. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. - Azione Salesiana : I Le conferenze salesiane. - II. Convegni Interdiocesani di Decurioni. - Dalle nostre case: Trieste - Fiume - Porto Said (Egitto) - Portici - Guayaquil (Ecuador) - Lima - Valparaiso (Cile) - Contratación (Colombia). - Necrologio - Salesiani defunti nel 1927.

Ouarantesimo Anniversario della morte del Venerabile Don Bosco

Cerimonia di letizia fu la commemorazione all'Oratorio Salesiano in Torino del quarantesimo anniversario della morte del Ven. Don Bosco. Le più alte autorità cittadine (ricordiamo: S. Em. il Card. Gamba arcivescovo, S. E. il Prefetto Gen. De Vita, il Podestà di Torino ammiraglio Di Sambuy, il segretario della Federazione provinciale Fascista Ten. Colonn. Di Robilant, i Vescovi Mons. Perlo, Mons. Pinardi, Mons. Filippello, il Procuratore generale comm. Majola) insieme a S. Em. il Card. Hlond, ai Superiori del Consiglio della Pia Società Salesiana e a distinti Cooperatori, si degnarono con la loro partecipazione di rendere più solenne la riconsacrazione al culto del luogo primitivo dell'Oratorio, testimone delle eroiche imprese di Don Bosco allorchè potè fissare la sua sede in questa regione di Valdocco.

I dodici Istituti, dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Torino, inviarono numerose rappresentanze alla cerimonia faustissima che avrà senza dubbio larga eco nelle case della Pia Società Salesiana, perchè dirà ai figli di D. Bosco sparsi nel mondo con quanta cura le memorie più care del Padre sono circondate di venerazione devota nell'attesa del gran giorno della sua glorificazione.

Nel teatro dell'Oratorio si svolse la prima parte del programma consistente in un fervido e rispettoso saluto alle Autorità e in un breve discorso detto dal Sac. Dott. Fedele Giraudi, Economo Generale della Pia Società Salesiana, per informare i presenti sulla natura dell'omaggio che s'intendeva tributare alla memoria venerata di Don Bosco.

Siamo lieti di riprodurre qui, quasi per intero, il discorso del Sig. D. Giraudi. È una bella pagina di storia del primitivo Oratorio che nella sua forma smagliante sarà gustata con diletto pei cari ricordi che rievoca e per l'ammirazione che in essa traspira verso il Ven. Fondatore e Padre.

Il discorso di D. Giraudi.

L'omaggio che oggi rendiamo a Don Bosco ci richiama quasi all'inizio dell'Opera sua e più precisamente al natale di questo Oratorio, coll'inaugurazione di una

Cappella commemorativa nel luogo dov'era la povera tettoia che fu la prima sede fissa dell'Opera grandiosa del Venerabile e l'umile principio della Casa Madre della Società Salesiana.

La simpatica iniziativa è dovuta al Rev.mo Rettor Maggiore Sig. D. Filippo Rinaldi, il quale piamente volle riconsacrato al culto il luogo dove Don Bosco, dopo una lunga e dolorosa peregrinazione, giunse come ad una mèta sospirata e designata dal Cielo, raccogliendo i suoi giovanetti sotto una tettoia, tanto angusta e tanto povera che fu detta degna della Capanna di Betlemme.

Eppure Don Bosco quando ne prese possesso provò tanta gioia che gli sembrò essere quello veramente il sito dove in un sogno misterioso aveva veduto scritto: Haec est domus mea, inde gloria mea! E non pochi anni dopo, scrivendo egli le sue Memorie, ricordava tale impressione provata in quel giorno; e con semplicità ed umiltà così la commentava in margine: « benchè fossero diverse le disposizioni del Cielo ».

Oh quanto diverse! Noi ne siamo i fortunati testimoni. Lo vide presto anche Don Bosco: lo vide sopratutto il 21 novembre 1867, quando, caduto il velario, apparve luminosa nei raggi del sole, tutta splendente di faville d'oro la sua cara Madonna, in alto sulla cupola del maestoso tempio di Maria Ausiliatrice!

All'ombra di questo tempio è il luogo dov'era la tettoia cappella Pinardi occupata da Don Bosco, quando giunse col suo Oratorio in questa per lui terra promessa di Valdocco, in questa, per noi, terra santa Salesiana. Era la Pasqua del 1846.

L'Oratorio di Don Bosco, fondato cinque anni prima, aveva già scritta la pagina più avventurosa e più eroica dell'umile sua storia. Iniziato l'8 dicembre 1841 nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi per l'incontro di Don Bosco col garzone muratore Bartolomeo Garelli, l'Oratorio fiorì e si svolse con varie vicende, per circa tre anni presso quella Chiesa, mentre Don Bosco, appena ordinato sacerdote, attendeva agli studi nel Convitto Ecclesiastico.

Nell'ottobre del 1844 Don Bosco, per l'intervento del Beato Cafasso, è destinato al Rifugio della Marchesa Barolo, e i giovani dell'Oratorio si riversano colà e dànno un vero assalto alla sua povera cameretta. Le ricreazioni si fanno all'aperto sulla pubblica via. La povertà dei locali è anche maggiore di quella in cui l'Oratorio era nato e cresciuto. Confortato dall'amicizia e dalla collaborazione del Teol. Borel, Don Bosco durò eroicamente in quella ristrettezza, amareggiato però dal pensiero che la concessione dei locali era provvisoria e che bisognava cercare una nuova sede per l'Oratorio.

Parve a Don Bosco d'averla trovata nella vicina chiesa di S. Pietro in Vincoli che aveva un bel atrio e un ampio cortile. Vi radunò un giorno i suoi giovanetti: ma quello fu il primo e anche l'ultimo! Tragico passaggio segnato dalla morte repentina e preveduta del Cappellano e della sua fantesca che vollero impedire a Don Bosco di ritornarvi.

Intervenne allora col Teol. Borel anche l'Arcivescovo Mons. Fransoni e si ottenne dal Municipio l'uso della Chiesa di San Martino dei così detti Molassi, o Molini Dora, presso la popolarissima Porta Palazzo. Passarono poche domeniche e tutto quel quartiere insorse contro Don Bosco pel chiasso che facevano i suoi birichini. Fioccarono le più calunniose denunce in Municipio che ordinò di lasciar libero quel luogo.

L'Oratorio si trovò così ricacciato sulla pubblica via.

Allora Don Bosco guarda ancora a Valdocco e vi ritorna coi suoi giovani e si rifugia in alcune camerette prese a pigione dal buon Sac. Moretta. La casa Moretta era dietro l'attuale chiesa succursale di Maria Ausiliatrice che è di fianco al monumento a Don Bosco. Ma anche gli inquilini di Casa Moretta ripeterono assai presto le poco generose prodezze di quelli dei Molini Dora, e l'Oratorio fu licenziato ancora una volta: non era purtroppo l'ultima!

Il piccolo Giovanni Bosco, in un memorando dialogo con Mamma Margherita, aveva un giorno esclamato: - Mamma, se io diventerò prete, voglio amarli i giovani e farmi riamare! - Il miracolo dell'amore riamato si compiva: quattrocento e più giovani si ritrovarono ancora una volta all'aperto, senza casa, senza un riparo, in mezzo al prato Filippi che era attiguo alla Casa Moretta. Ma non abbando narono Don Bosco: anzi con spontanea e filiale solidarietà si strinsero più tenacemente intorno a lui. E il prato Filippi fu cortile per le ricreazioni, palestra di giuochi, di ginnastica, di musica: luogo sacro per le confessioni, la predicazione, il canto e la preghiera.

Amici e nemici si trovarono allo a d'accordo nello sforzo di persuadere D. Bosco ad abbandonare l'opera dell'Oratorio. Il Venerabile, confortato da sogni misteriosi e dall'amicizia coraggiosa e santa dell'Arcivescovo Fransoni, del Beato Cafasso e del Teologo Borel, proclamò solennemente che non avrebbe mai abbandonato neppur uno dei suoi giovinetti, e che già vedeva le meraviglie che il Cielo per loro avrebbe compiuto. E Don Bosco fu creduto pazzo e si tentò di rinchiuderlo nel vicino manicomio.

Licenziato prima del tempo convenuto anche dal prato Filippi , perchè i proprietari temevano che non sarebbe mai più spuntata l'erba in quel luogo tanto battuto e pesto dai giovanetti dell'Oratorio, Don Bosco sentì un giorno tutta l'amarezza della prova a cui Dio lo sottometteva, e pregò e pianse dinnanzi ai suoi giovani, bagnando delle sue lagrime quel prato che già aveva bagnato dei suoi sudori. E Dio raccolse quelle lagrime e ascoltò quella preghiera.

In quel giorno stesso egli visitava e contrattava l'affitto d'una vicina e poverissima tettoia di un certo Pinardi: tettoia che venne in una settimana (oh veramente settimana santa!) affrettatamente riattata e convertita in cappella che Don Bosco benedisse ed occupò coi suoi giovanetti la domenica successiva, 12 aprile 1846, Pasqua di Risurrezione! Era la mèta!

Quella povera tettoia doveva diventare il centro intorno a cui sarebbe sorta !a vastissima Casa Madre dell'opera di Don Bosco.

Nè il proprietario Pinardi, nè il buon Pancrazio Soave che affittava da lui la casa attigua alla tettoia, potevano immaginare che era giunto in quel giorno in casa loro

Chi l'uno e l'altro caccerà di nido!

Nido allora di malavita nei campi deserti di Valdocco, e che D. Bosco doveva rapidamente convertire in un'oasi maravigliosa alla cui ombra benefica sarebbero accorse le schiere dei giovani per dissetarsi alle dolci e fresche acque della carità inesaurabile di Don Bosco.

La tettoia Pinardi fu la prima sede stabile dell'Opera di Don Bosco: fu l'umile principio della Casa Madre della Società salesiana e per sei anni ne fu l'unica e poverissima Cappella, onorata dalla visita di illustri personaggi e particolarmente dell'Arcivescovo Fransoni. Don Bosco scrisse nelle sue Memorie: fu nell'occasione della prima visita dell'Arcivescovo, che nell'atto che gli si pose la mitra, non riflettendo che non era in Duomo, alzò in fretta il capo e urtò nel soffitto della Cappella, sorridendo e mormorando: - Bisogna usar rispetto a questi giovani e predicare loro a capo scoperto!

Vi predicò un giorno anche il celebre Abate Rosmini. Là si compì tra le mani di Don Bosco il prodigio della moltiplicazione delle sacre Particole. Là si attentò alla sua vita: un colpo di archibugio gli forò la veste tra il braccio e il petto. Di là partì nel 1848 la storica processione con la statua di S. Luigi fiancheggiata da due illustri personaggi, uno dei quali doveva poco dopo levare alto grido di sè per tutta l'Italia e per tutta l'Europa: il marchese Gustavo e il Conte Camillo di Cavour. Là nella povera cappella tettoia, per 6 anni pregò anche Mamma Margherita, la buona e santa madre di D. Bosco.

Poi sorse nel 1852 la chiesetta di San Francesco di Sales e poco dopo la tettoia fu demolita per cedere il posto a nuovi ed ampi edifizi. Il locale che venne a trovarsi al posto della storica tettoia, fu destinato a refettorio della Famiglia salesiana dove per molti anni Don Bosco sedette a mensa circondato dai suoi figli. E alla sua modesta mensa accolse amici carissimi, umili collaboratori, benefattori insigni, ospiti illustri tra cui mi è caro ricordare Mons. Giuseppe Sarto che fu poi Papa Pio X, e il giovane professore Don Achille Ratti che oggi è la Santità del Papa nostro Pio XI.

Un luogo ricco di tante care e sante memorie doveva essere religiosamente custodito. Per questo fu ridotto a Cappella. Non facile compito, volendo che il locale rimanesse internamente così com'era, semplice, modestissimo. Diversi e valenti artisti hanno però saputo ravvivarlo e diffondervi un senso di religioso raccoglimento e un temperato sapore di antico, con motivi d'arte bizantina. Ne va data lode all'architetto Valotti. salesiano, e ai pittori Guglielmino e Crida, La Cappella è dedicata alla Risurrezione di Cristo a ricordo della Pasqua del 1846.

Un'artistica lapide riassume brevemente la pagina di storia da noi ricordata. In alto reca lo stemma salesiano, in basso una palma e le parole: Ut palma florebit. Profetiche parole alle quali obbediente l'avvenir rispose. La palma è cresciuta gigante ed ha portato la sua ombra benefica e i suoi dolci frutti a Torino, all'Italia, al mondo intiero. Oggi l'Opera di Don Bosco conta più di mille Istituti sparsi su tutta la faccia della terra.

Anche qui,. in questa Casa Madre, mentre risvegliamo antiche e care memorie, procediamo innanzi nel compimento del programma che Don Bosco ci lasciò. Intorno intorno al Tempio del l'Ausiliatrice, col passare degli anni e col crescere della benefica Istituzione, sorsero per opera di Don Bosco e dei suoi Successori, nuovi e sempre più vasti locali rispondenti a tutte le esigenze della Scuola e dell'Officina. Restava ancora un campo libero e i più vecchi ricordano che Don Bosco accennando a quel luogo diceva:

- L'Oratorio si amplierà da quella parte. La parola di Don Bosco è oggi in gran parte realizzata. Una nuova e veramente maestosa costruzione, destinata ai giovanetti artigiani, è sbocciata su quel terreno come un bel fiore che oggi offriamo a Don Bosco. Ultima venuta, la nuova Casa si stacca dall'estremo confine dell' Istituto e si protende innanzi fino a pochi passi dalla nuova Cappella commemorativa e s'arresta e sorride tutta vestita a festa. Anch'essa, la nuova casa del lavoro, attende la nostra visita.

Andiamo. Non ci manca neppure una preziosa guida. Vi è fra noi ancora uno, uno solo e novantenne, che può accompagnarci e dire: - Qui veramente era la misera tettoia Pinardi: io la vidi: io giovinetto vi entrai a pregare accanto a Don Bosco. Oh fortunato Don Francesia!

Ritornando col pensiero indietro negli anni, nel ricordo della storia di questo Oratorio di Valdocco e del bene che per esso fu compiuto in Torino, in tutta la nostra cara e bella Italia e nel mondo intiero; nella visione dei Fratelli di vicine e di lontane terre qui presenti e stretti ciascuno allo stendardo della propria Nazione e pronti a chinarlo riverenti in omaggio al Padre comune, io sento che mi canta nel cuore la tua strofa, o vecchio e venerando poeta delle memorie di Don Bosco:

Oh Valdocco, Valdocco tu sei D'ogni gente il sospiro e l'orgoglio.

Qui s'adunan bandiere e trofei Che l'amore su l'ali recò.

Sei per tutti il regal Campidoglio Che il Signor per Don Bosco fondò.

Nella nuova cappella.

L'oratore riscosse vivissimi applausi e si ebbe le più sentite congratulazioni dalle Autorità. Molto gustato e applaudito fu pure il Canto del Natale del M.o Pagella eseguito magistralmente dagli Alunni Teologi dell'Istituto Internazionale D. Bosco della Crocetta, sotto la direzione del M.o Don Grosso.

S. Em. il Card. Gamba chiuse quindi la prima parte della cerimonia con paterne parole esaltando l'Opera gigantesca di Don Bosco e auspicando alla non lontana glorificazione dell'Apostolo della gioventù, esempio meraviglioso di educatore in Italia e nel mondo.

Le Autorità, guidate dal Sig. D. Rinaldi e dagli altri Superiori, si avviarono poscia alla nuova cappella per l'inaugurazione della lapide. Dopo aver ammirato le artistiche decorazioni delle pareti e dell'altare, S. E. il Prefetto De Vita fece cadere il velario che copriva l'artistica lapide, sulla quale è incisa questa eloquente sintesi dell'opera iniziale di Don Bosco:

L'Oratorio - iniziato da Don Bosco nella Chiesa di S. Francesco di Assisi l'8 Dicembre 1841 - trasferito successivamente al Rifugio della Marchesa Barolo - ai Molini della Dora - a S. Pietro in Vincoli - nella Casa Moretta - e nel prato Filippi - dopo fortunose vicende e dure prove - guidato dalla Vergine Ausiliatrice - giunse finalmente alla mèta - trovando stabile sede - qui dove era la misera tettoia Pinardi - umile principio di questa Casa Madre della Società Salesiana -- e per sei anni unica e poverissima Cappella - che Don Bosco benedisse e occupò il 12 Aprile 1846 - Pasqua di Resurrezione.

Questo locale - costruito sul luogo dell'antica Tettoia - e dove per molti anni Don Bosco sedette a mensa con i suoi figli - in memoria e in omaggio - fu ridotto a Cappella dedicata a N. S. Gesù Cristo gloriosamente risorto.

31 Gennaio 1928 - XL anniversario della morte di Don Bosco.

Ai nuovi edifizi.

Dalla cappella si passò ad inaugurare i nuovi locali destinati alle Scuole Professionali. La disposizione e la grandiosità delle aule lasciarono un'ottima impressione negli ospiti che vivamente ebbero a congratularsi col Sig. Don Rinaldi, per aver saputo con coraggio dotare le Scuole Professionali di locali così comodi e così belli.

In una delle sale una gradita sorpresa era stata preparata agli illustri ospiti; un'esposizione cioè di interessantissimi oggetti raccolti dal Sig. Don Ricaldone nel suo lungo viaggio all'India, Siam, Tonchino, Annam, Cina e Giappone. La sorpresa fu molto apprezzata dalle Autorità che s'interessarono vivamente alle spiegazioni che Don Ricaldone loro diede intorno ai singoli oggetti.

La cerimonia era ormai finita; le Autorità, congedandosi, espressero al Successore di Don Bosco il loro più sincero compiacimento per l'accoglienza ricevuta e la loro ammirazione per l'Opera prodigiosa di Don Bosco.

LE OPERE, CHE COL VOSTRO AIUTO IO HO COMINCIATO, NON HANNO PIÙ BISOGNO DI ME, MA CONTINUANO AD AVERE BISOGNO DI VOI E DI TUTTI QUELLI CHE COME VOI AMANO DI PROMUOVERE IL BENE SU QUESTA TERRA. - Don BOSCO.

IL CARDINALE AUGUSTO HLOND festeggiato in varie città d'Italia.

Il Card. Augusto Hlond, Primate di Polonia, è ripartito per la sua sede di Posen, con l'animo pieno di soavi impressioni. Nell'Italia nostra egli ha ricevuto le più calorose dimostrazioni di affetto; la cronaca dei suoi viaggi nelle varie città italiane può dirsi cronaca di splendide feste, nelle quali tutti vollero avervi parte, giovani e adulti, clero, popolo e autorità. Queste in modo speciale ebbero per l'Eminentissimo le attenzioni più cortesi, e il nostro Governo, per mezzo di S. E. il ministro delle Comunicazioni, ha favorito il meglio possibile l'Em.mo Card. Hlond nei viaggi da una città all'altra. Cose tutte che nel Primate di Polonia, già entusiasta dell'Italia, non mancarono di accrescere quel senso di viva ammirazione che egli ha per la nostra terra.

In Roma due dimostrazioni, particolarmente gradite, si svolsero in onore dell'Em.mo Card. Hlond: l'una all'Università Gregoriana, l'altra alla Pontificia Accademia Tiberina, dove in una smagliante conferenza sulle « Affinità spirituali fra la Polonia e l'Italia », la Contessa Amalia Cappello trattò argomenti molto cari a Sua Eminenza.

Fuori di Roma, la prima visita del Cardinale fu al Collegio Villa Sora di Frascati, donde proseguì per Camaldoli per visitarvi vari monaci polacchi, antichi suoi conoscenti. Fu quindi al Collegio di Mondragone e poi ospite del conte Petrucci nello storico Castello Borsari dove soggiornarono S. Luigi Gonzaga e S. Giovanni. Berchmans quand'erano novizi Gesuiti, e il Card. Casimiro di Polonia, gesuita anch'esso, e dove si riunì la Commissione agli ordini del Papa Gregorio XIII per la riforma del calendario.

Il 17 gennaio, dopo aver preso possesso solennemente del suo Titolo a S. Maria della Pace, il Cardinale Hlond, accompagnato dal suo segretario, dal suo cappellano e dall'Ispettore Salesiano D. Simonetti, iniziava il viaggio nell'Umbria e nelle Marche, avendo per mèta Loreto nella cui insigne basilica Sua Eminenza desiderava visitare i lavori che si stanno eseguendo nella Cappella Polacca.

Salutato festosamente alle stazioni di Trevi e di Foligno, egli sostò per alcune ore a Gualdo Tadino, ricevuto da S. E. Monsignor Vescovo Cola e dalle Autorità. Sulla piazza maggiore, gremita di popolo, Sua Eminenza fu accolto al suono della Marcia reale dalla banda cittadina, e dai rintocchi del campanone municipale cui fecero eco tutte le campane della città. E il popolo l'accompagnò al Collegio Salesiano dove gli alunni e il Podestà rivolsero cordialmente un saluto all'Eminentissimo.

Ripartì nel pomeriggio per Macerata, incontrandosi a Tolentino, con S. E. Mons. Ferretti venuto per accompagnarlo. Le accoglienze nell'Istituto Salesiano furono improntate al più vivo entusiasmo. Al saluto che gli rivolsero il Direttore e un alunno, seguì quello cordialissimo del Vescovo che fu tutto un inno alla Congregazione Salesiana e alla Cattolica Polonia. Sua Eminenza visitava l'indomani l'Episcopio e il seminario, accoltovi con gioia dagli alunni seminaristi.

Con l'automobile, gentilmente messa a sua disposizione dalla Contessa Volponi di Montefano, il Cardinale raggiunse Loreto. Monsignor Vescovo fu di un'estrema affabilità con lui; gli fece da guida nella visita alla Basilica, alla cappella Polacca, al tesoro della S. Casa e al Palazzo Apostolico. Nel pomeriggio Sua Eminenza si recava a Porto Recanati, dov'è un fiorente Oratorio Festivo Salesiano, ossequiato dal clero, dall'on. Conte Giovanni Lucangeli. dall'on. Volpini e da altre ragguardevoli persone. Proseguiva quindi in treno, per Ancona.

Il venerando Arcivescovo Mons. Gio. Batt. Ricci con altre distinte personalità, l'attendeva alla stazione e volle essere il primo ad ossequiare il Cardinale e accompagnarlo alla Casa Salesiana, rigurgitante di una folla di ammiratori, desiderosi di dargli il benvenuto. Sua Eminenza il mattino del 19 ripartiva di buon'ora per Terni Là si ebbe un'accoglienza indimenticabile. Mons. Broccoleri, Vescovo di Terni, S. E. il Prefetto della Provincia e tutte le autorità civili e militari lo ricevettero in stazione e l'accompagnarono al Convitto Umberto I, diretto dai Salesiani. Dopo un breve riposo, S. Eminenza restituiva la visita alle principali autorità Provinciali e Cittadine, quindi si recava alla Chiesa monumentale di S. Francesco e agli impianti idro-elettrici delle Marmore. Nel pomeriggio un'imponente manifestazione di omaggio veniva tributata al Cardinale nel teatro del Convitto, presenti le autorità; anche Monsignor Vescovo improvvisava un brillante discorso rievocando la benemerenze del novello Porporato e della Congregazione Salesiana. Sua Eminenza rispose ringraziando vivamente le autorità e augurando che le relazioni tra l'Italia e la Polonia divengano sempre più intime e di vicendevole utilità.

Dopo una giornata di riposo a Roma il Cardinale riparte il 21 gennaio per Napoli, desideroso di ossequiare il Cardinale Ascalesi. Una splendida fiaccolata si accende appena egli mette piede sul piazzale presso l'Istituto Salesiano, gremito di folla che il Cardinale benedice commosso; nell'interno dell'Istituto egli risponde al saluto degli alunni ringraziando dell'entusiastica accoglienza. L'indomani ha un incontro affettuoso coll'Arcivescovo di Napoli e visita le più belle chiese della città.

Il 23 gennaio Sua Eminenza trascorse l'ultima giornata in Roma: il 24 partiva per Pisa per ossequiare S. Em. il Cardinale Maffi e il 25 giungeva a S. Pier d'Arena, dopo aver fatto una breve sosta alla Spezia. li 26 era a Torino.

Ricevuto alla stazione dai Superiori del Capitolo, dal Console di Polonia, dal rappresentante del Municipio, da Mons. Pinard; rappresentante del Card. Gamba, da Mons. Ernesto Coppo, da buon numero di Cooperatori e alunni degli Istituti Salesiani, Sua Eminenza fu fatto segno alle più delicate cortesie da parte del Capo Stazione Conte Ceppi che, oltre a mettere a disposizione la sala reale, provvide a inoltrare il treno sul binario attiguo. Ringraziando il Capo Stazione con cordiali espressioni, Sua Eminenza aggiungeva: « tanto più le sono riconoscente per essere anch'io figlio di un impiegato ferroviario! ».

La sua automobile fu preceduta e scortata da guardie di città cicliste fino all'Oratorio. Qui il Cardinale ricevette nell'ampio Teatro l'omaggio degli alunni e dei superiori, del gruppo degli studenti polacchi dell'Istituto Internazionale D. Bosco, e di uno studente indiano di Tanjore che con belle parole italiane recò a Sua Eminenza il saluto delle missioni dell'India dalle quali egli proviene. Sua Eminenza ringraziò inneggiando a D. Bosco che ha saputo con la sua carità avvincere i cuori, senza distinzione di nazionalità, in un ideale di cristiana fratellanza.

Il Card. Hlond si è trattenuto fra noi una settimana, e nel frattempo ha visitato gli Istituti Missionari di Penango, Ivrea e Foglizzo e gli Istituti delle Figlie di M. Ausiliatrice di Nizza e di Arignano. Il giorno della festa di S. Francesco di Sales, fu per così dire un giorno riservato ad onorare anche la sua persona; egli pontificò solennemente nel Santuario di Maria Ausiliatrice e presenziò al trattenimento che alla sera fu dato in suo onore nel Teatro. li Sig. D. Rinaldi, nell'intimità del pranzo di famiglia, gli rivolse parole veramente da padre: gli disse la gioia di tutta la famiglia salesiana nel vederlo innalzato alla Sacra porpora, l'assicurò delle preghiere dei confratelli e gli augurò una vita di proficua attività a bene della Chiesa e a gloria della Congregazione. Fu un vero momento di intensa commozione, quello in cui il Padre, compreso di riverenza e di affetto, parlava con accento di tanta tenerezza al suo carissimo figliuolo, elevato alla più alta dignità.

Anche il 31. gennaio, illustri personaggi si degnarono partecipare alla mensa in onore del Card. Hlond e colsero l'occasione per rivolgergli pubblicamente congratulazioni ed auguri. Crediamo opportuno riferire qui le belle parole dette dal Comm. Avv. Attilio Begey, Console di Polonia, pel valore particolare che esse hanno per l'illustre Porporato:

« Eminenza! È per me un alto onore, porgerVi in nome del Governo un reverente saluto.

La Polonia e la Chiesa hanno nell'Eminenza vostra un illustre elettissimo rappresentante. Ma la vostra Porpora riverbera il suo splendore anche sull'Italia che voi tanto amate e di cui parlate con sì puro accento la lingua. Essa lo riverbera pure su questa grande e fiorente Congregazione Salesiana alla quale appartenete e che diffonde nel mondo intero tanta attività di lavoro e di fede.

Voi veniste fanciullo, spontaneamente, ad essa dalle vostre lontane regioni. Nel Medio Evo la Polonia accorreva agli studi nelle Università italiane di Bologna, di Padova, di Pisa. Ai tempi nostri Voi inauguraste un'altra Università: quella di Don Bosco a Torino.

Eminenza! Prima che Iddio degnasse darVi i natali, io già amavo la Patria vostra oppressa, e, colla modesta mia penna lottavo per essa nella certezza della sua risurrezione, perchè il vostro popolo piissimo, i vostri Santi, i vostri Martiri attraverso i secoli nella difesa della cristianità, gliene davano innanzi alla giustizia di Dio tutto il diritto.

Salutando quindi nella Vostra eccelsa Persona le Vostre rare virtù, saluto in Voi colla più profonda effusione la Vostra Patria risorta e penso con tenerezza che anche Voi, o Eminenza, colle Vostre ardenti preghiere, avete potuto contribuire a questa risurrezione.

Ritornando in Polonia, Cardinale della Pace, io Vi auguro o Eminenza che Voi possiate col Vostro amore, colla Vostra parola disarmare tutti i nemici, e, cooperando coll'augusto Personaggio che presiede alle sorti della Repubblica, possiate contribuire, quanto lo brama l'anima Vostra, alla sempre maggiore grandezza spirituale e civile della Vostra gloriosa Nazione ».

Il soggiorno del Card. Hlond a Torino è parso troppo breve, pur essendo durato una settimana; il vivo ricordo che egli ha lasciato per la sua affabilità, pel suo carattere lieto e faceto, per la spigliatezza e signorilità del tratto, pel fervido ingegno che rivela nella piacevole conversazione, dice quante simpatie ha destato in coloro che lo conobbero e con lui trattarono.

Egli ci lasciava il 1° febbraio, recandosi a Milano: anche nella capitale Lombarda ebbe accoglienze festose e tutte le autorità presero parte alla bella manifestazione che i nostri Confratelli prepararono in suo onore nel salone dell'Istituto dei Ciechi. Sua Eminenza ripartiva per Verona dopo aver ossequiato il Cardinale Tosi e visitato la tomba di S. Carlo, l'Università Cattolica, e la Colonia Polacca presso il Console Generale.

A Verona fu salutato affettuosamente da Monsignor Vescovo e dagli alunni al suo ingresso nell'Istituto Salesiano. Riceveva quindi l'omaggio delle principali autorità civili e militari di Verona, S. E. il generale Modena comandante il Corpo d'armata, S. E. il Prefetto Comm. Marri, i due Vice Podestà, ecc., che si degnarono partecipare con Monsignor Vescovo all'intima colazione offerta in onore del Cardinale. Ripartì il mattino seguente e alla stazione di Trento ebbe gli ultimi omaggi italiani. Un alunno, appena fermo il treno, lo disse francamente a Sua Eminenza indirizzandogli queste parole: « Da Trento, fervidamente italiana, da Trento, baluardo della fede cattolica, il saluto e l'omaggio che riassuma gli omaggi affettuosi di tutti gli Italiani prima di lasciare la nostra bella Italia ».

Gli è stata quindi cantata la « salutatio »: «Augusto Eminentissimo Primati Polonensi! vita, vita, vita ». I viaggiatori seguirono con interesse la bella scena famigliare di affetto verso il buon Cardinale che benedisse tutti con effusione.

IL QUADRO DI S. GIUSEPPE nel Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice.

Un carissimo amico ci manda da Roma questi ricordi, che saranno letti con piacere dai nostri benemeriti Cooperatori:

« Impedito da infermità di rivedere, da oltre 19 anni, il tempio di Maria Ausiliatrice e l'Oratorio, a me tanto caro per avervi trascorso la mia fanciullezza, quando ho visto nel Bollettino dello scorso marzo riprodotta la fotografia del quadro di San Giuseppe e ho letto la descrizione che ne fece il Ven. Don Bosco, provai una vivissima gioia e risalii col ricordo al giorno della benedizione, di cui sono stato spettatore nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Quel giorno memorabile fu contrassegnato da un fatto portentoso, accaduto poco prima che il quadro benedetto fosse esposto ai nostri avidi sguardi, come se il Santo Patriarca avesse voluto dirci: « Io prevengo con la mia protezione le vostre suppliche e mi dichiaro vostro Padre e Patrono prima ancora che mi abbiate scelto come tale ».

Premetto che nelle principali feste dell'anno - p. es. dell'Immacolata, di San Giuseppe, di Maria Ausiliatrice, ecc. - lo stesso Don Bosco, parlandoci dopo le orazioni della sera, cercava di eccitarci a un ardente amore o verso la Madonna, o verso S. Giuseppe e non tralasciava mezzi per prepararci bene a celebrare con frutto spirituale quelle solennità. Chi non ha avuto la fortuna di sentire Don Bosco, è difficile possa comprendere l'efficacia della sua parola. Nell'occasione poi dì quella festa che doveva ornare di nuovo splendore la divozione a San Giuseppe collocandolo come sopra un trono per proteggere i suoi figli, le parole di Don Bosco furono così vibranti di affetto pel Santo Patriarca che ci entusiasmarono e c'infusero un santo fervore.

Il giorno tanto desiderato venne, e nessuno dei mille e più giovinetti che allora erano all'Oratorio tralasciò la S. Comunione. Anche la ricreazione dopo la colazione trascorse tranquilla e raccolta, perchè tutti, studenti e artigiani, eravamo compresi della santità della giornata. Solo le campane sembrava volessero vincere, coll'accelerato ritmo dei loro suoni, la gioia composta e reale dei nostri cuori.

Un gruppo di cinque o sei artigiani grandicelli, mentre le campane suonavano per la funzione delle 9 1/2, se ne stavano discorrendo in crocchio nel cortile quasi sotto il campanile. Quando uno di loro, alzando gli occhi alle campane, disse come per ischerzo ai compagni:

- C'è pericolo che qualche campana voglia scendere a far ricreazione con noi? È meglio che ci scostiamo...

I compagni al suo invito si ritrassero, ma non si erano allontanati che di due o tre metri, quando il battaglio della campana maggiore, staccatosi, precipitò proprio sul posto dov'essi erano intenti alla conversazione.

La prima impressione avuta dai giovinetti fu di spavento e tutti impallidirono al pensiero del pericolo da cui erano scampati: ma tosto innalzando il cuore a Chi prodigiosamente li aveva protetti, diedero lode a San Giuseppe col dire: « È proprio Lui che ci ha salvati, e vuol farci comprendere che è il nostro Protettore, anche prima che il suo quadro sia benedetto! ».

La notizia del fatto si propagò subito in tutto l'Oratorio e da tutti si elevò un coro riconoscente di benedizioni e di lodi in onore del Santo amato.

Intanto suonò il campanello per la funzione. Poco dopo vedemmo sfilare il piccolo clero, quindi i Ministri, ed ecco una grata sorpresa che ci riempì tutti d'insolita gioia: Don Bosco! Don Bosco! Avanzava raccolto e pareva che la santità interiore dell'anima sua vincesse lo splendore dei paramenti dorati di cui era rivestito. La nostra gioia nel vederlo era spiegabile, abituati com'eravamo a scorgerlo all'altare solo nella funzione della Messa di Mezzanotte a Natale.

Tutti i Ministri si portarono all'altare di San Giuseppe: l'organo tacque e lo sguardo di tutti si concentrò sulla tela che copriva il quadro in un'ansia vivissima di vedere se proprio era bello come ce l'avevano descritto. Quando l'immagine soave di San Giuseppe comparve quale Don Bosco l'aveva suggerita al Lorenzone, nella tinta così ben contemperata di colori, si intese nel tempio un sommesso bisbiglio generale: tutti commentavano sottovoce esprimendo le proprie impressioni.

- Com'è bello San Giuseppe! - diceva un compagno. - Guarda com'è soave il Bambino che adagia il capo sul petto del Santo...

- Vedi il cesto di rose - diceva un altro sulle ginocchia del Bambino? dà le rose a San Giuseppe che le fa cadere sull'Oratorio...

- Sono simbolo delle grazie che ci vuol fare - aggiungeva un terzo...

- Non è un quadro che vediamo disse uno; - è qualche cosa di parlante... è una predica: basta vedere per capire subito che cos'è la divozione a S. Giuseppe e quanto Egli s'interessa di noi!

Un suono di campanello ristabilì il raccoglimento tra i fedeli, mentre la voce argentina di Don Bosco intonava il Deus in adiutorium e invocava quei sacri carismi di cui Dio arricchisce i quadri allorchè con la benedizione del sacerdote cessano di essere cosa profana per divenire cosa sacra. E. Don Bosco benedisse la sacra immagine che pareva sorridere a tutta quella moltitudine di giovinetti che in Lui riponevano la loro più viva fiducia: poscia cantò anche la m essa solenne.

Io ero vicino all'altare ed ho potuto ammirare il divoto slancio del Servo di Dio che spesso innalzava gli occhi al quadro, e che cantava con voce commossa le orazioni del Santo. Anche il coro di cento e più voci giovanili che dall'orchestra cantarono il Quasi arco rifulge Giuseppe tra le nubi di gloria; è come cespo di rose nei giorni invernali, ravvivò nella massa dei fedeli arcane ebrezze di elevazione spirituale. Le rose in mano di San Giuseppe e quelle ricantate dalle argentine voci di cento giovani ci davano l'impressione di trovarci in un giardino abbellito dallo splendore della maestà di San Giuseppe e profumato dall'aroma delle virtù del grande apostolo della gioventù che gli stava ai piedi raccolto nell'estasi della sua pietà.

HAI NOVANT'ANNI!

Il Rev.mo Sig. D. Francesia ha cantato i suoi 90 anni in una poesia che vediamo pubblicata sul periodico Il Santuario di Caravaggio. Avendone inviato copia a S. E. il sen. Paolo Boselli, ne ebbe in riscontro questa nobilissima lettera che pubblichiamo insieme ai versi del nostro vecchio poeta.

Rev. Amico, l suoi versi mi commossero: li rileggo e mi commovono ancora.

Rare volte il poeta fu così eloquente. Tutto egli è in questi versi colla sua vita primiera, colle opere sue, colla sua anima, colla sua fede... e e Don Bosco al sommo risplende e il Poeta ne sente la gloria nei miracoli che ogni giorno s'accrescono. Ai novant'anni io pure sono presso. Io pure lavorai... in altro campo. Ringrazio il Signore, ma nulla vale come la spiritualità, la carità, il sacrificio, i cui meriti segnano gli anni, i pensieri e le preghiere che Don Francesia portò nelle scuole, porta all'altare e nella cella dove la sua cetra esalta Iddio ed invoca la Vergine,, nella cui visione ispiratrice egli scelse la via, dove lo trova operoso e vigoroso il saluto cordiale e devoto del suo aff.mo e obbl.mo P. BOSELLI.

Ho novant'anni! E sento che mel dice

Il vecchio ed il fanciullo in lieto viso! Mi si crede con ciò farmi felice, Farmi toccar col dito il paradiso l Il numero fatal me lo ripete Ripercosso dall'aria ogni parete.

Ho novant'anni! Lunga strada invero

Ho compito, e vedute molte cose! Duri sassi incontrai nel mio sentiero,

E tra le spine trovai pur le rose! Chè mia croce fu lieve in paragone,

E mi diede dei fior ogni stagione.

Pur le pene provai da fanciulletto,

Come pioggia d'autunno alla campagna! Il sol ricordo fa tremarmi il petto, La fronte di sudor tutta si bagna...

E gli amici rammento a me d'accanto, Mesti guardarmi con amaro pianto.

Il peso si gravò del mio fardello,

E mi diede il Signor più dure prove! La casa si vendette, il campicello,

E la vita campar dovetti altrove!

E fanciulletto, con dolente ciglio, Dal paese natal iva in esiguo.

Ma la Madonna in mio soccorso venne Col suo manto regal mi ricoprìa... Ella amorosa il mio pregar prevenne,

E dolce nel dolore mi apparsa; Ella segnommi, con serena fronte, Di più lieto avvenir un orizzonte.

Oh sovvenir giocondo ! Era una sera

Che ho nella mente come fosse adesso!

E recitava mesto la preghiera, Innanzi ad un quadretto genuflesso. Per doglie mi tremavano i ginocchi, Di lacrime ripieni avevo gli occhi.

E La vidi venir come in visione

Quasi sol che risplenda sul mattino!

E segnommi lontana una magione,

E l'aspetto d'un uom quasi divino!

a A lui, disse sparendo, tu appartieni, Ivi giorni vivrai di gaudio pieni ».

Io gli studi troncar tosto dovetti,

Ed entrar umilmente all'officina! Temprar la mente a più modesti affetti,

E al volere divin tenerla china...

E la pace trovava nel dolore Con la fronte bagnata di sudore.

Un dì, per caso, festa d'Ognissanti, Discesi all'Oratorio de' fanciulli; Un sacerdote d'umili sembianti

Sorridente posava fra i trastulli...

Ed una voce dentro al cuor mi suona,

« Ecco il buon padre che il Signor ti dona s.

E con lui mi fermai, già son molt'anni, Chè venni qui nella primiera aurora! Di capelli mutai, di studi e panni, Fedel abitator d'umil dimora, Che vidi grandeggiar, giorno per giorno A cento, a mille, salutar soggiorno.

Per lui poeta fui! Del biondo Apollo Trattai da fanciulletto l'umil cetra; Di lui cantar giammai io fui satollo, Empiendo del suo nome santo l'etra; Dell'alta impresa la gloriosa mèta La mente riscaldò del suo poeta.

Ed imparai a sua modesta scuola,

I cuori a guadagnar con arte mite... I mesti sa pigliar e li consola, Sa le menti destar forse assopite... Dai bronchi, dalle spine, aride steppe, Far germogliar e fiori e frutti Ei seppe.

E qui vidi spuntar a cento, a mille, Esempi di virtù, d'imprese belle! Altre riposte già nel ciel tranquille, Altre vive tuttor fra le procelle... E vivo resterà pel mondo intiero, Il missionario Cardinal Cagliero!

Quivi a formar le gloriose schiere,

Del Padre al fianco lavorava anch'io! L'aiutava a frenar le menti altere,

Al ben far, al ben dir mossi il restìo; Senza i tuoni destar e le tempeste Vidi piegar le più superbe teste.

Ora vola il suo nome in tutto il mondo,

Ha missioni, collegi in tutti i liti... Non surse come lui forse il secondo, Pietoso ad acquetar tutte le liti...

A Londra, ed a Torino, al Plata, al Cile, Sempre mantenne il suo modesto stile.

Solo rimango del primiero stuolo,

Chè a novant'anni non arrivan tutti!

Ma ancorchè vecchio, e sì rammingo e solo, E quasi con la man vuota di frutti, Plaudo ai trionfi dei fratelli miei, Alle loro conquiste, ai lor trofei!

E qui giunto ringrazio anche coloro Che pregaron per me sì generosi, Che mi voler chiamar anzi decoro Da collocarsi tra gli eroi gloriosi... Or bastino gli elogi, ma pregate Che possa ben morir il vostro vate.

Sac. G. B. FRANCESIA.

Il Sig. D. Rinaldi nel mezzogiorno d'Italia.

A soddisfare un desiderio vivissimo del suo animo e per compiere una promessa il nostro veneratissimo Rettor Maggiore fu a visitare nei mesi scorsi gl'Istituti Salesiani dell'Ispettoria Meridionale, che ha la sua sede in Napoli-Vomero.

Proveniente da Roma, ove aveva assistito all'imposizione del Cappello Cardinalizio di S. Em. il Card. Augusto Hlond, in compagnia del Rev.mo Sig. Don Pietro Tirone, Catechista Generale della nostra Pia Società, e del Rev.mo Sig. Ispettore Don Arnaldo Persiani, volle visitare tutte le Case della Campania e delle Puglie, dovunque accolto con entusiasmo indicibile. Se ci fosse consentito dallo spazio, dovremmo non semplicemente attenerci alla cronaca telegrafica delle feste, ma rendere noti episodi e particolari che sono la più dorata cornice attorno a questo viaggio trionfale del Sig. Don Rinaldi.

A Napoli.

Il 24 dicembre, giunto col Rapido delle 18,3o, fu accolto alla stazione di Mergellina dai Superiori e dalla rappresentanza degli alunni degli Istituti, degli Ex allievi, dei Cooperatori e delle Autorità Civili ed Ecclesiastiche. All'Istituto Salesiano del Vomero illuminato splendidamente, gli alunni interni ed esterni, oratoriani, ex allievi, e una folla di Cooperatori ed amici che l'attendevano, l'accolsero con frenetici applausi. Alla mezzanotte cantò la Massa solenne nella nostra Parrocchia del S. Cuore, distribuendo la Santa Comunione a centinaia e centinaia di fedeli e giovani. Il 26 visitò la Casa Ispettoriale delle Figlie di M. Ausiliatrice. Alla sera nell'ampio salone dell'Istituto si svolse una ben riuscita accademia: fu un affluire di Autorità, benefattori, ex allievi, premurosi di trovarsi col Sig. D. Rinaldi, di sentire da lui una parola buona e di godere del suo sorriso paterno. Vi presero la parola benemeriti signori, fra i quali il Barone Carelli che ricordò gli umili inizi dell'Opera del Vomero; il Duca Mastellone che invocò la creazione in Napoli delle Scuole Professionali e di altri oratori; il Prof. Dott. Albanese, Subcommis sario per la P. I. nella Civica Amministrazione e Presidente dell'Unione Ex Allievi, diede il suo saluto a nome della Città, elevando un inno al sistema pedagogico di Don Bosco. Il Conte Alberti in un suo discorso rappresentò i fedeli della Parrocchia salesiana, che tanto bene compie al Vomero.

Quanto sarebbe stato felice il Sig. Don Rinaldi se avesse potuto senz'altro accogliere la proposta delle due opere raccomandate e attuarla prontamente! Ma nelle strettezze in cui trovasi, pur riconoscendone la somma importanza e avendo parole di viva lode per la generosità con la quale i Cooperatori assistono l'Opera Salesiana al Vomero, dovette limitarsi a formulare il voto che la Provvidenza gli faccia avere da anime generose i mezzi per intraprendere le altre opere che rispondono a reali e urgenti bisogni della gioventù napoletana.

A San Severo.

Il 27, proveniente da Foggia, ove per risparmio di tempo venne rilevato da nostri benefattori con le loro automobili, fu ricevuto e festeggiato con molta cordialità nell'Istituto dalle Autorità, da Cooperatori, Alunni ed Ex Alunni. Dopo

un'intima colazione, a cui si degnò di partecipare anche S. E. Mons. Durante, Vescovo della Diocesi, il Sig. D. Rinaldi col Podestà si recò all'Asilo diretto con ammirevole cura dalle Figlie di M. A. Di ritorno volle affabilmente intrattenersi coi nostri ex allievi e coi giovani dei Circoli Cattolici cittadini rivolgendo loro paterne parole pel filiale omaggio rivoltogli.

Il 28 mattina partì per Bari.

A Bari.

Bari l'attendeva con ansia, poichè l'Opera del Redentore, da pochi anni fondata e che contiene circa 30o alunni con Scuole Professionali, è l'Istituto del genere più importante della città.

Erano a riceverlo nel salone dell'Istituto del Redentore, S. E. Mons. Curi, Arcivescovo, S. E. il Generale Calati Comandante il Corpo d'Armata; il Vice Podestà Cav. Uff. Vella; il Gen. De Vecchi, Comandante di Divisione; l'On. Marino, S. E. Mons. Macchi, Vescovo di Andria; Donna Paolina Dezza, consorte di S. E. il Prefetto, il Conte e la Contessa Casale, la Duchessa Caracciolo e moltissimi altri dell'aristocrazia Barese. Fatte le presentazioni l'amatissimo Padre passò nel vasto cortile dell'Istituto, accolto dagli alunni con calorose ovazioni. Nel pomeriggio un'altra manifestazione non meno simpatica l'attendeva. Mentre Don Rinaldi si apparecchiava per recarsi alle visite stabilite fu circondato da un foltissimo stuolo di giovinetti del fiorente oratorio festivo che gli improvvisarono una calda dimostrazione di affetto e di riconoscenza. Si recò quindi ad ossequiare l'Arcivescovo Mons. Curi, che volle accompagnarlo nella visita del Duomo. Di lì passò a visitare la Basilica di S. Nicola dove erano ad 'attenderlo il Gran Priore Mons. Savinetti e diversi canonici Palatini. L'indomani mattina si recò ad ossequiare le principali autorità della città, e alle 13 partì da Bari, lasciando in tutti un ricordo incancellabile della sua bontà.

A Corigliano d'Otranto.

In questo estremo lembo d'Italia i nostri confratelli tengono una fiorente Colonia Agricola per i figli dei contadini morti in guerra. Alla Colonia tutta parata a festa, l'esimio benefattore dei nostri Orfani Barone Comi, il Clero, le Autorità con a capo il Podestà ed il corpo insegnante del Comune, attendevano il Sig. Don Rinaldi. Dopo il cordiale saluto dei Superiori, degli alunni e delle Autorità, il nostro buon Padre ebbe parole di grande compiacimento per la lieta accoglienza, di gioia nel constatare di persona l'importanza dell'Istituto di Corigliano. Intanto e da Galatina e da Maglie accorrevano i Circoli giovanili intitolati a Don Bosco, e nella dolce conversazione col Sig. Don Rinaldi, i giovani attinsero novelle energie per un più ampio sviluppo dell'Azione Cattolica locale.

Le gentili Cooperatrici di Corigliano vollero in quel giorno provvedere il pranzo, a cui parteciparono le Autorità e buon numero di distinti Cooperatori. Com'è naturale, non mancarono i brindisi; va segnalato tra gli altri, quello del Dottor Antonio Biasco della Cattedra Ambulante di Agricoltura, che inneggiando ai figli di Don Bosco li presentò come i più fattivi fiancheggiatori dell'Opera alla quale egli presiede.

Don Rinaldi, rispondendo, confessò che, pur conoscendo di persona quasi tutta l'Europa, non era mai stato in Puglia e la conosceva soltanto dalle relazioni altrui.

Egli però conobbe vari pugliesi dei quali ammirò l'intelligenza, la fortezza, la tenacia. Conobbe per corrispondenza il barone D. Mario Comi esecutore munifico della volontà paterna nei riguardi dei Salesiani. Com'è frequente il caso che l'erede si senta danneggiato nell'eseguire le Opere di beneficenza impostegli per testamento, così è singolarissimo che il barone D. Mario nonchè sminuirle, cercò di accrescerle. Lodò l'esempio dei Circoli D. Bosco, sorti a Maglie per iniziativa del Can. Giannuzzi, e a Galatina per opera del Sig. D. Pado e D. Mimì Zamboi, i quali attribuiscono al Ven. Don Bosco l'opera delle proprie mani. Ebbe poi parole di vivissimo ringraziamento per tutti gli amici dell'Opera Salesiana di Corigliano, che raccomandò caldamente alla perseverante loro carità.

A Taranto e Martina Franca.

Ad accogliere il Sig. Din Rinaldi si trovarono alla stazione col Direttore della incipiente opera, i rappresentanti dell'Arcivescovo, della Giunta Diocesana e dei Cooperatori. All'uopo S. E. Mons. Mazzella ed il Contrammiraglio Comandante Marittimo della Piazza, S. E. Slaghek, inviarono gentilmente le loro automobili. Don Rinaldi fu ospite dell'Arcivescovo, che volle onorarlo quasi costantemente della sua compagnia.

L'indomani mattina con S. E. si recò a Martina Franca per visitare il fiorentissimo Istituto delle Figlie di M. A. Accolto festosamente, fu ossequiato dal Podestà, dall'Arciprete e dai Canonici del Capitolo. Di ritorno a Taranto, andò a far visita alle Autorità: a S. E. il Prefetto, al Podestà, all'Ammiraglio e da tutti ebbe assicurazione di concorso per l'erigendo Istituto Salesiano. Nel pomeriggio dopo un sopraluogo al terreno dove dovrà sorgere l'Opera Salesiana, nel Salone Arcivescovile si tenne un'adunanza delle Patronesse e dei Cooperatori. Poscia il Sig. D. Rinaldi si recò alla Chiesa del S. Cuore del rione « Tre Carrare », officiata dai nostri Confratelli, e prima della solenne Benedizione rivolse al popolo che gremiva la Chiesa, paterne parole per la chiusura dell'anno. Per guadagno di tempo volle poi passare la notte di capodanno in treno attraversando la Basilicata.

A Torre Annunziata.

Da Napoli, alle ore 14 partì alla volta di Torre Annunziata, ricevuto alla stazione della Circumvesuviana dal Rev.mo Don Pasqualino Dati, primo benefattore della erigenda Casa, dalla Contessa Guarracino Filangieri, dal Collegio dei Parroci, dal Circolo Giovanile Cattolico, dal Podestà e Autorità cittadine. Torre accolse il Successore di Don Bosco splendidamente: la città imbandierata a festa, e le mura tappezzate di striscie inneggianti a D. Rinaldi, a D. Bosco, ai Salesiani. Molti balconi erano ornati con festoni e drappi serici; e tutti gli edifici pubblici sventolavano il tricolore. Dopo le presentazioni il Sig. Don Rinaldi nella nuova automobile del Cav. Vinc. Voiello, voluta inaugurata e benedetta dalla presenza del nastro Rettor Maggiore, si è recato al luogo ove sta sorgendo l'Istituto che dovrà contenere i giovani aspiranti alla nostra vita religiosa. Visitati i locali con le Autorità si recò nel gran tempio della Spirito Santo, ove l'attendeva uno spettacolo imponente. Il tempio era gremitissimo di popolo e di autorità: tutta Torre era presente per conoscere davvicino colui che dirige nel mondo l'opera del Ven. Don Bosco. Il Municipio vi prese parte in forma ufficiale, col suo labaro, con i suoi valletti, con i vigili e carabinieri in grande tenuta. Il corpo degli insegnanti del ginnasio, delle complementari e delle elementari era al completo, come al completo erano le associazioni cattoliche maschili e femminili con le loro bandiere. Il nostro confratello Don Stile vi tenne una applaudita conferenza sull'Opera Salesiana, dopo della quale il Sig. D. Rinaldi, che su apposita tribuna sedeva con le Autorità, volle commosso ringraziare la cittadinanza di tanta dimostrazione, e raccomandare caldamente di aiutare con la simpatia e con l'obolo della carità l'erigenda opera che, si augura, sarà fonte di benedizioni per tutta la città. Ossequiate le autorità ed ammessa al bacio della mano quella marea di popolo, il Sig. D. Rinaldi partì alla volta di Castellammare con automobile gentilmente messa a disposizione dal Cav. Mannara.

A Castellammare di Stabia.

Nell'Istituto riccamente addobbato da festoni e bandiere e sfolgorante per l'artistica illuminazione, erano a riceverlo i Superiori, numerosi Cooperatori, ex allievi ed altre personalità. L'indomani, dopo la messa celebrata nella cappella dell'Istituto, ricevette il Cav. Michele Starace, capo della patrizia famiglia Starace, tra le più benemerite famiglie attive cooperatrici dell'Opera nostra e le altre personalità ecclesiastiche, civili e politiche. D. Rinaldi dopo aver ossequiato il Vescovo S. E. Mons. Lagosta, si recò anche a Valle di Pompei per ammirare la magnifica opera creata dalla fede e dallo zelo del compianto Avv. Bartolo Longo, per lo sviluppo della divozione al S. Rosario e per l'educazione della gioventù derelitta.

Convegno dei Direttori a Napoli.

Di ritorno a Napoli, Don Rinaldi presiedette a una riunione di tutti i Direttori delle Case dell'Ispettoria, riunione che si svolse molto proficua sia per i temi trattati, sia per i consigli e incoraggiamenti del venerato Superiore. Alla sera si recò a far visita a S. Em. il Card. Ascalesi, il quale intrattenne il Sig. Don Rinaldi in lungo e cordiale colloquio, e mentre con lui si congratulava del bene che i Salesiani compiono nella città, mostrava il desiderio che si sviluppasse l'opera nostra in forma più vasta in un altro rione della medesima.

Ad Ottaiano ed Aversa.

Il 4 gennaio di buon mattino si recò ad Ottaiano, ove le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno il loro noviziato con Oratorio Festivo, accolto festosamente dalle Autorità locali e da S. E. Mons. Melchiorri, Vescovo Diocesano venuto appositamente da Nola.

Visitò poi in Napoli la Casa dell'Italica Gens, dove le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno un provvidenziale Pensionato Universitario Femminile.

Alle ore 15, prelevato dall'auto di S. E. Mons. Caracciolo, Vescovo di Aversa che lo aveva reiteratamente invitato, si recò colà per visitare il luogo ove sorgerà il pensionato per i giovani liceisti. Nel palazzo indicato erano ad attenderlo Monsignor Vescovo, molti dignitari del clero e del laicato cattolico ed uno stuolo di Dame tra le quali, le Sig.ne Di Martino, munifiche benefattrici dell'erigenda opera. Dopo, S. Ecc.za, a mostrare il suo come piacimento invitò tutti i presenti ad un ricevimento al Palazzo Vescovile.

Il Sig. Don Rinaldi disse belle parole di ringraziamento, e manifestò tutta la sua volontà di appagare i voti di Aversa; rispose S. E. il Vescovo augurandosi che l'opera sia presto un fatto compiuto.

A Portici.

Da Aversa nella stessa sera il Rettor Maggiore andò a Portici, ov'è un nostro fiorentissimo Noviziato ed una sezione di Aspiranti. L'accoglienza fattagli da quei nostri confratelli e alunni non poteva assurgere a maggiore cordialità. Don Rinaldi volle parlare a tutti ed a ciascuno in particolare.

L'indomani compiva la cerimonia della vestizione clericale dei Novizi con solennità, presenti i parenti dei fortunati ascritti, le Dame Patronesse locali e quelle dell'Oratorio Salesiano del Vomero.

A Caserta.

Anche la visita a Caserta rimarrà un indimenticabile ricordo. Accolto solennemente alla stazione dai Superiori, dalle Autorità e da un gruppo di ex allievi, Don Rinaldi ebbe all'Istituto il giocondo saluto dei 30o alunni del collegio e dei 6o Aspiranti alla vita salesiana.

L 'indomani, giorno dell'Epifania, celebrò messa nella chiesa parrocchiale assiepata di Associazioni Cattoliche e di moltissimi fedeli, distribuendo oltre mille Comunioni. Alla Messa delle 9,3o rivolse paterne parole di circostanza ai giovani dell'Oratorio, e dopo la funzione distribuì personalmente la colazione e le caramelle.

Tutte le autorità civili e militari, in sieme ai Cooperatori sì degnarono assistere all'accademia, avvolgendo come in un'onda di affettuosa e riverente ammirazione la paterna figura di Don Rinaldi. Molto gustati furono i discorsi dell'ottimo Prof. De Rosa a nome degli ex allievi e del Podestà, on. Tescione, che esaltò l'opera multiforme e prodigiosa di Don Bosco. E parlò anche il Vescovo della Diocesi, Mons. Natale Moriondo per salutare Don Rinaldi e augurare il migliore avvenire all'istituzione che il genio di un santo, divinamente ispirato, seppe concepire ed iniziare, e l'ardore dei suoi figli diffondere sempre più in tutte le parti del mondo. Don Rinaldi commosso ringraziò della solenne dimostrazione di stima tributata alla Congregazione Salesiana e pregò Monsignor Vescovo di benedire i presenti e gli assenti che un comune affetto stringe attorno all'Opera di Don Bosco.

Agl'Istituti riuniti ed a Marano.

Il 7 mattino, a Napoli, celebrò al Convitto degl'Istituti Riuniti, diretto dalle Figlie di M. A. e nel pomeriggio si recò a Marano per visitarvi l'Istituto con Asilo e Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice. In ambedue gl'Istituti ebbe cordiali dimostrazioni di ossequio dalle rispettive Autorità.

All'Oratorio festivo del Vomero.

L'ultimo giorno il Sig. Don Rinaldi lo riservò del tutto alla Casa Ispettoriale del Vomero e specificamente all'Oratorio. Volle celebrare la S. Messa ai giovani Oratoriani che gremivano la Chiesa del S. Cuore con tutte le Associazioni. Agli Oratoriani si unirono fraternamente i numerosi ex allievi. Dopo la S. Messa nel salone gli furono presentati tutte le Opere giovanili Vomeresi, le Dame Patronesse ed alcuni benefattori dell'Oratorio.

Al pranzo di addio, cui parteciparono insigni benefattori, ex allievi, ed amici delle Opere nostre, il Sig. Don Rinaldi rispose ai brindisi con un discorso sintetizzando tutte le belle impressioni riportate nel suo viaggio; e dopo di aver ringraziato tutti i confratelli, benefattori, amici, allievi, si disse oltremodo contento di aver toccato con mano quanto di bene si fa e che da lontano non si può constatare e vedere. Riconobbe la necessità, come Don Rua e Don Albera, che la nostra Opera nel Mezzogiorno d'Italia si propaghi dove è maggiormente utile, compatibilmente con la disponibilità di personale.

La partenza da Napoli è stata commoventissima. Alla stazione erano i nostri Istituti e quelli delle Figlie di M. A., l'Oratorio Salesiano con la fanfara, le Autorità, Cooperatori ed ex allievi. Tutti vollero baciare la mano al buon Padre, e al momento della partenza si rinnovò più frenetico l'applauso e l'evviva al Rettor Maggiore che dal finestrino della carrozza commosso e sorridente rispondeva sollevando la mano in atto di benedizione.

I viaggiatori contemplando con riverenza la scena si chiedevano chi fosse quel sacerdote pel quale era scoppiato sì intenso l'applauso sotto le volte della stazione sempre composta e raccolta. Il treno intanto si era messo in moto: e l'umile sacerdote raccolto in se stesso andava meditando sulla grande bontà, da Dio accesa nel cuore di tante creature, che egli aveva incontrato sulla sua via, strumento provvidenziale e meraviglioso pel sostegno di un'Opera voluta da Dio per la salvezza di tante anime.

" BOLLETTINO SALESIANO ".

Il periodico s'invia ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane e a tutti i benefattori dell'Opera di D. Bosco.

Esso dà ragguaglio di quanto i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice vanno compiendo a bene della Gioventù, segnatamente nelle Missioni.

È anche il periodico che narra le glorie e i trionfi dell'Ausiliatrice, e suggerisce i mezzi più pratici per giovare alla gioventù secondo lo spirito di D. Bosco.

Il « Bollettino » non ha abbonamento. Chi lo riceve procura di corrispondere con quella libera maggior offerta, possibilmente annuale, per le spese di stampa (di circa L. 10) e per le Opere Salesiane, segnatamente per gli orfani, per gli aspiranti al sacerdozio, per le Missioni, ecc.

ANIME RICONOSCENTI AL Ven. D. BOSCO

Quaglia Olimpia nata Giordana di anni trenta e madre di quattro bambini, nei primi mesi dell'anno 1926 incominciava a provare una grande debolezza accompagnata da una tosse persistente. I sanitari non tardarono a riscontrare i sintomi della tubercolosi. Condotta a Torino da eminenti specialisti fu per diverse volte dichiarata affetta dal male che non perdona. Dietro consulto di famiglia fu ancora condotta a Torino per essere sottoposta alla radioscopia ed il responso fu quale si prevedeva. Intanto l'inferma peggiorava continuamente ed era ridotta ad uno stato deplorevole, e si venne nella deliberazione di allontanarla dai suoi bambini per le ben note ragioni.

A questo punto la madre della inferma Sig. Giorda a Margherita ricorreva alla intercessione del Venerabile D. Bosco promettendo un'offerta di lire mille al Santuario di Maria Ausiliatrice. Intanto il Rev. Teol. Quaglia Lorenzo, Prevosto di Airasca e parente della inferma, provvedeva ad allontanarla dalla famiglia e le procurava ricetto nel'Ospizio Cottolengo di Pinerolo nel reparto tubercolotici e nel principio del mese di giugno del 1927 vi era condotta l'inferma.

Il Dottore dell'Ospizio che la visitava accuratamente rimase estremamente meravigliato, non vi riscontrava più il minimo segno del male dichiarato. La volle ricoverata in altro reparto, e dopo pochi giorni la restituì alla sua famiglia dichiarandola perfettamente guarita, ed ora essa in perfetta salute non sente più alcun segno del male così lungamente sofferto.

La madre della risanata adempie alla promessa fatta al Ven. D. Bosco ed insieme al marito Sig. Quaglia Giacomo, agli innocenti bambini ed alle due famiglie Quaglia e Giordana rende doverosa e riconoscente testimonianza della preziosissima grazia ricevuta.

GIORDANO MARGHERITA n. Tavella,

Nel Novembre u. s. il bambino Bornaghi Giuseppino, alunno esterno di terza Elementare nel Collegio Salesiano della città, cadeva ammalato di polmonite. In breve, non ostante le cure affettuose dello zio medico, il male si aggravò a tal punto, da lasciare ben poche speranze. Ma il caro Giuseppino aveva riposto ogni sua fiducia in Don Bosco, e nei momenti di maggiori sofferenze lo invocava incessantemente. E Don Bosco non lo abbandonò. Una notte, quando ormai la catastrofe sembrava imminente, come risvegliandosi da un sogno, il piccolo paziente esclamò: «Don Bosco mi ha fatto la grazia».

Da quel momento, con meraviglia di tutti, cominciò a migliorare e ben presto fu fuori pericolo. Ora finalmente ha ripreso la scuola, ma prima ha voluto mantenere la promessa fatta durante la malattia, offrendo il contenuto del suo salvadanaio per le Missioni Salesiane.

Treviglio, 12-1-1928.

Maestra AUSENDA ELENA

OLGA PAPADIA. -- Sulla tomba del Ven. D. Bosco implorò di trovare un impiego e fu aiutata nel modo più inaspettato e superiore alle sue speranze.

FEDERICO MANZINI (S. Carlos). -Aveva la moglie gravemente malata di diabete e i medici la davano per inguaribile. Ricorse all'intercessione di D. Bosco e se la vide subito migliorata e quasi guarita.

PAOLI CATERINA (Faida-Pinè). - Si rivolse al Ven. Don Bosco per ottenere che il figlio fosse impiegato prontamente dopo aver subito l'esame. Ottenne quanto desiderava. Riconoscente offre alle Opere di Don Bosco il primo mese di stipendio avuto dal figlio.

T.T.- Pregò il Venerabile perchè l'aiutasse nel sistemare un affare e si vide subito compiaciuta, secondo il suo desiderio.

DALLE NOSTRE MISSIONI

La festa di S. Francesco Saverio e dell'Immacolata.

Oita, 5 dicembre 1927. Veneratissimo ed Amatissimo Padre,

Abbiamo congedato proprio ora una quindicina di giovanotti della Scuola Superiore di Commercio di Oita: con una recita hanno chiuso degnamente le feste di San Francesco Saverio, che i suoi figli hanno celebrato per la prima volta ad Oita.

Antefatti. - Ad Oita la piccola chiesa è dedicata a S. Francesco Saverio. La città di Oita richiama il periodo forse più saliente dell'apostolato del grande missionario in Giappone. Era naturale quindi che i confratelli, guidati dall'ottimo Don Tanguy, dicessero: «Non lasciamoci sfuggire l'occasione ». Detto, fatto. Si pensa, si concreta, si svolge un programma magnifico, reso più brillante per la presenza di S. E. Mons. Giardini, Delegato Apostolico del Giappone.

Programma d'azione. - 1) Articoli sul quotidiano locale che parlino del Santo, specialmente nei riflessi dell'opera sua in Oita, e preparino la necessaria réclame. Non si poteva esser meglio serviti.

2) Grande adunata con concerto e conferenza nella massima sala della città. Un valente giapponese P. Wakida, grande amico nostro, agli allievi delle scuole nel pomeriggio e a oltre un migliaio di persone alla sera, parlò dell'apostolato di S. Francesco Saverio e di Don Bosco nel propagare Gesù Cristo. Il terzetto salesiano Margiaria-Liviabella-Cimatti svolse tra la comune ammirazione un scelto programma musicale di canto, armonium e piano.

3) Triduo di predicazione per i pochi cristiani e funzioni solenni nella chiesetta, parata a festa, con intervento anche di molti pagani che seguivano con ammirazione le cerimonie cattoliche.

Nel vedere le precauzioni che doveva usare S. E. il Delegato nell'incedere in mitra e pastorale per non urtare negli architravi, pensavo al nostro Don Bosco, alla prima cappella dell'Oratorio ben più povera di quella di Oita, a Mons. Fransoni che dovette togliere la mitra nell'assidersi sul trono pontificale. Ma assai più consolante per tutti noi era vedere attorno a Gesù un buon numero di fanciulli e fanciulle pagani che cantano le lodi di Dio e di Maria, e pregano, e già studiano il catechismo e domandano con insistenza: «Oh! quando daranno il battesimo anche a noi?». Mentre quattro fanciulli ricevevano la prima Comunione ed il coro cantava le glorie dell'Apostolo di Oita, le anime dei missionari pregavano con tutto l'ardore possibile, che si rinnovassero a vantaggio di questo popolo la predicazione e i miracoli del Saverio.

Non posso però passare sotto silenzio quella che mi parve la caratteristica di questa festa, la collaborazione cioè dei numerosi pagani amici della missione alla buona riuscita della medesima. Un gruppo di giovanetti pagani è riunito in associazione Circolo Domenico Savio (forse è l'unica nel suo genere in tutta la Congregazione) e lavora assiduamente colla parola, col buon esempio e in mille altre forme per circondare di amici, di conoscenze, di simpatie la Missione. Essi, uniti ai compagni dell'Oratorio incipiente, diedero il benvenuto al Delegato, esprimendogli il desiderio di essere piccoli missionari; cantarono, danzarono, diedero saggio dei loro progressi nel catechismo, prepararono la caratteristica illuminazione. Le famiglie di questi ragazzi e quelle vicine alla Missione andarono a gara per imprestare ai poveri missionari le sedie, l'occorrente per dormire e per i servizi di casa per accogliere il meno indegnamente possibile gli ospiti illustri.

Un gruppo di giovanotti pagani della Scuola Superiore di Commercio, che per prepararsi ad una recita scolastica in lingua francese, col loro professore (un fervente cattolico) usufruirono per le prove dell'ospitalità della Missione, come segno di riconoscenza vollero dare una serata d'onore a S. E. il Delegato Apostolico, riuscita veramente bene.

Come vede, amato Padre, sono i pagani che lavorano, che aiutano i suoi figli: per mezzo loro si propaga con la conoscenza della missione, la conoscenza di Gesù, della sua dottrina. Lavoro lento, lavoro continuo di penetrazione, che pervade in ogni più piccolo meato questa povera società che non conosce ancora Dio e i suoi insegnamenti. Mi permetta un richiamo locale. Uno dei nemici più terribili delle case giapponesi sono le formiche bianche. Questi minuscoli esseri se riescono a stabilirsi in un locale, nel silenzio, nel lavoro diuturno accresciuto a dismisura dal loro prodigioso moltiplicarsi, rodono in ogni senso internamente i grossi travi di sostegno della casa, che può anche improvvisamente crollare. E con analogo lavoro continuo e imperturbabile accresciuto dal numeroso personale di rinforzo che da tanto tempo attendiamo e che Lei ci invierà presto, che bisogna infiltrarsi, incunearsi in mezzo a queste povere anime, e distruggendo il marcio, sostituirvi Gesù Benedetto.

Proprio come avviene nei fenomeni di silicizzazione delle piante: sostituzione di silice particella per particella alla sostanza vegetale. Lavoro di secoli, ma lavoro efficace, duraturo.

In una modesta agape, servita dai giovanetti del Circolo Savio Domenico e che accoglieva attorno a S. E. i figli di D. Bosco esprimevamo appunto questa volontà di lavoro. Sia benedetta da Dio e coadiuvata dalle preghiere dei buoni nostri fratelli cooperatori.

S. E. il Delegato essendosi degnato di passare coi Salesiani di Nakatsu la festa dell'Immacolata, si ebbe occasione anche in questa residenza di far conoscere meglio l'opera nostra. E anche a Nakatsu la concorde attività dei confratelli ideò, sviluppò uno splendido programma, che mentre onorava S. E. (era anche il sesto anniversario della sua consacrazione episcopale) ricordava a tutti l'inizio della Società Salesiana. Furono benedette in questa occasione due stanze-ritrovo per i giovani dell'Oratorio. I nostri cari ragazzi, con declamazioni e canti, espressero i loro auguri e i sentimenti di riconoscenza. Si fecero visite alle Autorità e alle scuole di Nakatsu, allietando con concerti musicali la numerosa gioventù che le frequenta. Solenni funzioni nella cappelletta raccolsero i pochi cristiani che, come ad Oita, erano commossi e santamente orgogliosi vedendosi fatti segno a tante dimostrazioni di affetto e di tanto onore per la visita di S. E. che essi riconoscono come rappresentante del Papa e che sanno stimato dal loro Imperatore, che recentemente decorava il Delegato Apostolico colla massima onorificenza del crisantemo. E in questo pensiero si animavano a vicenda alla preghiera, ad un maggior rinsaldamento nella loro fede, ad un più attivo apostolato.

A mezzodì si riunivano in agape fraterna le autorità del paese e alle parole di saluto e di ringraziamento all'inizio del banchetto (i brindisi e i discorsi in Giappone si fanno in principio) dette dall'infaticabile Don Piacenza, controrispose il sindaco di Nakatsu, sintetizzando rapidamente la storia del cristianesimo ai tempi di San Francesco Saverio in quella zona che contava ben 30 mila cristiani. Buon augurio di lavoro per noi. Perchè dovrebbero essere stati dispersi i semi fecondati dalle fatiche apostoliche e dalla santità di San Francesco ? Oh! faccia presto il Signore che rivivano quei tempi!

A sera il concerto preannunziato attrasse molto pubblico e tra i canti e i suoni e le allegre risate, risuonò la commemorazione della nascita della nostra Società nel giorno sacro alla Immacolata.

Non vorrei che Lei, i confratelli e i nostri amati Cooperatori nel leggere queste scheletriche relazioni pensassero a chissà quali cose grandiose del movimento salesiano in Giappone. Certo sono migliaia di persone e specialmente di gioventù che in queste feste attraverso alla musica hanno udito la buona parola, hanno inteso parlare di Dio, di Maria, di S. Francesco Saverio, di Don Bosco... Ma sono solo semi sparsi qua e là al sorgere delle circostanze propizie. Quello che importa è che i semi cadano in buon terreno, germoglino e fruttifichino. E in quest'opera che è la più difficile e la più importante, occorre la preghiera. L'imploro da Lei, dai confratelli, dalla falange degli allievi e cooperatori nostri.

Mi reco ora a Nagasaki per la consacrazione di Mons. Thiry, Vescovo della nuova Diocesi di Fukuoka, da cui dipende la missione in cui noi lavoriamo.

Il grande Papa delle Missioni dona a queste terre un novello Pastore. Per chi ha fede è un grande avvenimento, è davvero un segno d'amore di Dio per queste anime. Mentre offro al nostro Superiore Diocesano l'omaggio e la promessa di indefettibile ossequio e di lavoro a nome dei Salesiani, l'anima formula l'ardente voto che tutte le pecorelle a lui affidate, docili alla voce del buon pastore si raggruppino presto in uno smisurato gregge che allieti la nostra santa Madre, la Chiesa.

Ci benedica. Con affetto filiale

D. VINCENZO CIMATTI.

NOVENA consigliata dal Ven. Don Bosco per ottenere grazie e favori da Maria SS. Ausiliatrice.

1) Recitare per nove giorni: Tre Pater, Ave, Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento; tre Salve Regina a Maria SS. Ausiliatrice con la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

2) Accostarsi ai SS. Sacramenti.

3) Fare un'offerta secondo le proprie forze per le Opere Salesiane.

4) Aver molta fede in Gesù Sacramentato e in Maria SS. Ausiliatrice.

PREGHIERA DI S. BERNARDO.

Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito che sia stato abbandonato chi ha ricorso a Voi, implorato il vostro aiuto, chiesto il vostro soccorso. Io, animato dà tale confidenza, o Madre Vergine delle Vergini, a Voi ricorro, a Voi vengo, innanzi a Voi, peccatore contrito, mi prostro; non vogliate, o Madre del Verbo, sdegnare le mie preghiere, ma ascoltatemi propizia ed esauditemi. Così sia.

Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

CULTO E GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Un paese che onora Maria Ausiliatrice.

Sono lieto di poter annunziare che la Vergine Ausiliatrice del Ven. D. Bosco è stata posta in venerazione anche in questo remoto angolo della diocesi di Trento. Si tratta di una bella statua artisticamente lavorata e decorata eseguita su modello di quella di Torino dalla pregiata Ditta di Giuseppe Obletter di Val Gardena in provincia di Bolzano. Premessa una santa missione, la quale riusa assai fruttuosa, il nuovo simulacro fu solennemente benedetto il giorno 8 Dicembre u. s. Ed ora la Madre celeste, Aiuto dei cristiani, protegga e benedica dal cielo questa popolazione che sebbene duramente provata dalla guerra, con ammirabile slancio di pietà ha concorso con generose offerte all'acquisto della statua e alla splendida solennità della benedizione.

VALENTINI Don GIUSEPPE.

A Maria Ausiliatrice e a D. Bosco.

Da tre anni oramai la sventura m'aveva travolto innocente in un fallimento che coi beni miei m'aveva pur tolta la mia stessa personalità civile. Trent'anni di onorato lavoro e di agiatezza furono distrutti dal cattivo gioco di disonesti che avevan sorpreso la mia buona fede.

L'avvilimento e la solitudine già mi segnavan la strada della più cruda disperazione... Senonchè vegliava su di me nell'ora triste la Vergine Ausiliatrice propiziatami dalla preghiera e dal sacrificio di una sorella cooperatrice salesiana.

E venni alla Casa Madre ove il Tempio santo è prova di innumeri miracoli e sorse in me improvviso il bisogno di pregare e l'ardore di una speranza mi trasse ogni giorno presso l'Ausiliatrice alla quale rinnovai a più riprese la novena consigliata da D. Bosco.

Ed è al Ven. D. Bosco ch'io affidai, nell'ora trepida dell'ultima sessione del Tribunale di Torino e della Cassazione di Roma, la causa mia, l'esito della quale doveva segnare definitivamente la mia sorte per l'avvenire.

E proprio quando le vicende del dibattito parevan più dubbie, nell'atto in cui io rinnovavo il mio voto a D. Bosco ecco delinearsi quasi improvvisa netta, completa, trionfale la vittoria della mia innocenza.

Rinato alla vita per intercessione di D. Bosco, mentre riprendo la mia via libero ed onorato cittadino, io attendo alle mie promesse, e ringrazio l'Ausiliatrice e D. Bosco ai quali devo tutto quello che le mie forze non mi avrebbero concesso.

Torino, 4 Gennaio 1928.

Geom. ATTILIO PUGNO.

Spedito dai medici, guarito da M. A.

Ero gravemente colpito da cerose epatica, e tutte le celebrità di Torino mi avevano ormai annunciato prossima la fine. La desolata famiglia si rivolse con una novena alla Madonna di D. Bosco, promettendo una cospicua offerta, per una messa nel suo Santuario di Valdocco, se avesse ottenuto la mia guarigione.

Terminata la novena, mi son trovato perfettamente guarito con grande meraviglia dei medici curanti. L'8 dicembre, giorno dell'Immacolata, ho avuto la sodisfazione di sciogliere il voto fatto dai miei coll'offrire alla Madonna 500 lire per una messa di ringraziamento.

Torino.

DONNA GIUSEPPE.

Mi salva il marito.

Spedisco l'offerta di L. 200 in ringraziamento a Maria Ausiliatrice per la guarigione di mio marito. Colpito il 2 gennaio da fortissimi dolori, fu tenuto consulto da quattro valenti dottori che unanimi lo dichiararono in fine di vita per una minacciosa peritonite.

Con lo strazio nel cuore mi rivolsi a Maria Ausiliatrice con una fervorosa novena, mentre pregai fosse celebrata una messa al suo Santuario in Torino.

Dopo due giorni il miglioramento di mio marito fu visibile e tale da scongiurare l'intervento chirurgico. L'ammalato comincia ora a tornare nel primiero stato di floridezza.

Verona.

TREVISANI LUCIA.

Salva la nostra piccola figliuola.

La nostra cara piccola Francesca fu colpita improvvisamente da una forte gastro-enterite, che in pochi giorni la ridusse in uno stato pietoso. Il medico curante, dopo esplicate tutte le risorse dell'arte medica, consigliò un consulto, ma anche lo specialista mi diede ben poche speranze per la guarigione della nostra bambina!

In tempo però ci ricordammo di ricorrere alla Madonna di D. Bosco. Incominciammo subito la novena, e la nostra fiducia nella potente e misericordiosa madre degli afflitti non fu delusa.

Alla fine della novena, dopo una crisi ancor più violenta, la cara piccina diede subito segno di miglioramento ed in breve ogni pericolo scomparve, ed ora gode ottima salute. Inviamo perciò la nostra offerta, sperando che la Vergine Santa continui a benedire la nostra figliuola.

Iseo (Brescia), 31 Dicembre 1927.

MARIA ARCHETTI FONTENI. Ing. GIACOMO ARCHETTI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - Agnetti F., Agostinelli A., Aimonini G., Alberti V., Alderucci F., Alessandri N., Alpago A., A. M. di Bergamo, Amisano O., Andreoli G., Anselmi A., Anselmini B., A. P. di Valdarsa, Aprile Magrini A., Arena M., Arena Trigona L., Avalle Dom. e Sandra, Aversa A., Avogaro S., Avon A., Avon E., Ing. Aschieri Luigi.

B) - B. A., Babini E., Babini T., Baracca T., Barbessi C., Baruscotto, sorelle, Basalisco F., Basilico T., Bassino Bergagna Rina, Bastion A., Batzella P., Bazzana M., Belisari M., Bellina Pivot M., Bellone, Berguet V., Bernasconi M., Bertolino E., Bertolotti G., Bertucco G., Besenval C., Biasutti L., Boatti De Martini T., Boero A. Ved. Sanguinetti, Soglio M., Bologna R., Bonarelli Gallian P., Bonaschi Benita R., Bonavia Vinc. Ved. Barbato, Bongiovanni M., Borello, coniugi, Borgonovo S., Bornini R., Bozza C., B. P. di Oderzo, Brenna G., Bresciani G., Bresciani L., Brezza M., Bruno B., Bruno E., Bruno V., Sulla G., Buscaglia L.

C) - Camilotti I., Campana A., Campana M., Canonico M., Cantamessa C., Cantarello R., Caputo L., Carbone R., Cardi M., Carena R., Carlino A., Carminati Salvi C., Carra M., Carta E., Casassa E., Castellani A., Castellani E., Castellani M., Castelli M., Cattaneo Gaggino R., Cavagnet M., Cavani C., Cella L., Ceretti M. Ved. Boglione, Ciancia F., Ciavirella M., Cis E., Civran A., Colandri A., Colombo G., Comin M., Comolo Bianchi C., Copelli C., Cordonatto A., Coriasco A., Corino D., Cotta M., Cottini E., Crescini T., Cresto G., Cristofari A., Cucuzza F., Cussotto M.

D) - Dabrì C., Dagna M., Dall'Osso Lazzaro N., Dalmasso, sorelle, Darbesio M., Datta F., De Camillis E., Del Chiappo C., Del Favero G., Dell'Antonio G., Della Piana S., De Magda A., De Marchi A., De Meio M., De Tommaso P., Di Leone Garofolo G., Digionantonio O., Dioli G., Disalvo S., Di Stefano G., Don Alisio = Fratelli, Don M., Donna G., D. P.

E) - E. D., Elli L, Ercolani E., E. T. di Lecco, Ettore L.

F) - Fantin C., Fasoglio C., Ferrando E., Ferrari Truffi C., Ferrarini G., Ferretti A., Ferro Guida I., Ferro M., Fiaschetto A., Forelli A., Forni F., Forti N., Fortuna A., Fossati B.. Fracchia A., Pranceschina Sac. P, Franco S., Franzini E., Frizzi P. Ved. Rovetti, Fuse C.

G) - Gabrielli F., Galanti L., Calati O., Gallizioli A., Garda Boero M., Gariglio A., Garlisi A., Garrone M., Gaspare M., Gazoppi E., Gennizzi R., Gerbaldi F., Ghigini R., Ghirardelli C., Giacometto G., Giandini G. in Balosso, Gianesin M., Giansiracusa I., Giletti Bellia B. M., Gilodi B., Giorgetto G., Giraldi D., Giudice F., Giuriani Erina fu B., Glendi M., Gneme G., Gorelli E., Grassano A., Grasso R., Graziella N., Grazioli M., Grigolon C., Guereri T., Guglielminetti A., Gullino M. - Henrici G., Herbst R.

I) - Iacquemod E., Invernizzi C., Ivaldi V.

L) - Lacqua A., Lago N., Lanza P., La Rosa V., Lazzaro F., Leoni G., L. G. di Mozzio, Lilla E., Lizzi E., Lodesani I., Lossi = fama, Lupano = coniugi.

M) Magnani A., Magnano G., Maistri L., Malvicini O., Mamrnana C., Manzoni L., Manzoni Tentorio L., Mapelli E., Marchesa T,, Marchetti = fam.a, Marro Maria fu G., Marrocco F., Martelli I., Martin V., Martino S, Martinoni A., Marvaldi C., Marzonzelli E., Massoni Guiducci M., Mazza L., Medagliani M. Medico C., Mei Gentilini C., Mellerio Don Camillo, Menicucci G., Mereghetti R., Miglio C., Mione Rocca G., Molina Gabbani M., Molli A., Morello M., Moreschi D., Moretti A., Mosconi G., Murari T. Mussini G.

N) - N. N. di Cuneo, Trovi, Nebbia C., Negro M.

O)- O. C., Olivero, Pellegra Sorelle, Omarini C.

P) - Pachner F., Pagani M., Paioletti V., Palascino M., Paletti C., Paltenghi M. Pancheri C., Papino G., Parrinello P., Pasta A., Pedemonte A., Pegorari D., Pellegrino N., Pelizzoni G., Peretti A., Peretti B., Perrone C., Persichillo Santelia M., Personè C., Piccarolo C., Piecinin A., Piccinin R., Picconatto Rosina di Torino, Picena Don G., Picollo A., Piemontesi A., Pippa Frigo M., Pirotta M., Piseddu P., Pittini E., Poggi R., Policante A., Polverini C., Prandi L., Presbitero N., Previdente A.

Q) - Quaglia G.

R) - Ravizza I., Regaldo E., Regazzoni P., Repetto T., Revelli F., Ricci Celeste G., Rispetta M., Robiolio A., Rolfo G., Romagna A., Roner A., Rossi G., Rossi Don G., Rossi M., Rossi T., Rosso E.

S) - Sacchi A., Sala L. Ved. Pasetto, Sanna T., Santia Pissini M., Scartezzini B., Scuri M., Seghesio Martinetto A., Sgarbata T., Severino T., Sisto N., Spanò M., Spalmi L., Stagnoli M., Stampa M., Stellino Salv. e Ang., Stura M.

T) - Tacchini E., Tallandini A., Tartaglino M., Telpi T., Testori P., Togni L., Tomasetti M., Tomy = sorelle, Tucci M.

V) - Vago P., Vaia Don G., Varetto P., Varino M.,. Vassella R., Vercelli O., Viganò A., Vitali Gobbi G., Vitiani E., Vittoz Remondaz M., Vola G., Vottero A.

Z) - Zabarini G., Zacchi L., Zamsroni D., Zamperini M., Zanardini L., Zito R., Zoccola E., Zucchelli A., Zuech Ved.a A.

AZIONE SALESIANA

I. Le conferenze salesiane.

Le Conferenze, solite a tenersi ai benemeriti Cooperatori e alle zelanti Cooperatrici a norma del Regolamento della Pia Unione, vanno di anno in anno acquistando una maggior diffusione. Ci è di grande conforto la constatazione di questo fatto, perchè sappiamo per esperienza quanto sia feconda e utile questa consuetudine per l'incremento della Pia Unione e per la cooperazione effettiva all'Opera Salesiana.

I resoconti che ci pervengono da ogni parte d'Italia, ci dimostrano quanta sollecita cura hanno avuto i Direttori Diocesani e i Decurioni perchè non riuscisse infruttuosa la ricorrenza della Festa di S. Francesco di Sales. In varie città la conferenza salesiana è stata tenuta da illustri oratori, e vi hanno assistito Eccellentissimi Vescovi Diocesani ed anche Eminentissimi Principi della Chiesa, incitando direttamente colla loro alta parola i Cooperatori a un più intenso zelo nel sostenere validamente le opere che la Pia Società Salesiana ha oggi diffuse nel mondo. Così si è compiaciuto di fare l'Eminentissimo Arcivescovo di Bologna, S. Em. il Cardinal Nasalli Rocca; al termine della Conferenza tenuta in quella città dal nostro D. Spriano, prendeva la parola per congratularsi con il conferenziere per l'efficacia del suo discorso, e per incitare con un caloroso appello tutti i presenti a voler sostenere con l'appoggio morale e materiale lo sviluppo di tante opere necessarie alla propagazione del Regno di Cristo.

Sappiamo inoltre di Eccellentissimi Presuli che si sono riservati il piacere di discorrere delle Opere di D. Bosco ai nostri Cooperatori e hanno parlato in modo così lusinghiero che il loro elogio, sgorgato dalla grande benevolenza e dal vivo affetto che essi nutrono per queste opere, supera di molto il nostro merito. Tale degnazione ebbe ad esempio - e non per la prima volta! - S. E. Monsignor Bartolomasi, Vescovo di Pinerolo che tenne ai Cooperatori della città la conferenza, irradiando riflessi di luce purissima sulla sovrana figura di D. Bosco dal quale fluirono lo spirito, il metodo, le opere che egli ammira nei figli suoi.

Il nostro venerato Rettor Maggiore pertanto, mentre esprime il suo vivissimo ringraziamento per ciò che si è fatto nella ricorrenza della festa di S. Francesco di Sales, esorta fin d'ora i R.mi Direttori Diocesani e Decurioni di adoperarci perchè nel prossimo maggio, per il Venticinquesimo anniversario dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice, la conferenza prescritta si tenga possibilmente in tutti i centri dove esistono Cooperatori salesiani e nella forma più solenne, a maggior glorificazione di Maria e dell'Opera da Lei inspirata al Ven. D. Bosco.

II - Convegni Interdiocesani di Decurioni.

Da due anni si svolgono questi Convegni con ordine e metodo nell'Italia e già si rivelano uno dei mezzi più efficaci di propaganda. L'intesa affettuosa che stringe insieme i Direttori Diocesani, Decurioni e Zelatori da un capo all'altro della Penisola avrà presto una benefica influenza su tutta la Pia Unione dei nostri Cooperatori: ce lo fa sperare l'attività zelante ed entusiastica di questi fervidi amici dell'Opera Salesiana che oggi superano i 7000, e aumenteranno ancora col diffondersi dei Cooperatori in tutte le regioni d'Italia. Essi sono appunto chiamati a diffondere tra le falangi della Pia Unione la perenne vitalità che le condizioni dell'ora presente richiedono più rigogliosa per una più vasta azione a bene delle anime.

Oltre 40 convegni si tennero nello scorso anno in varie parti d'Italia, con splendido esito, destando ovunque il più fecondo entusiasmo: altri si svolsero ora nella Lombardia e meritano di essere segnalati.

Il 26 gennaio nel Collegio Salesiano di Treviglio ebbe luogo il convegno per le diocesi di Bergamo, Crema e Cremona, i cui Eccellentissimi Vescovi avevano mandato calorose lettere di adesione. Il sig. D. Antoniol, Ispettore Salesiano della Lombardia, illustrò con precisione e chiarezza il concetto della cooperazione salesiana, tracciando così un sicuro indirizzo alla conversazione, e il Propagandista D. Fasulo espose brevemente il lavoro compiuto in Italia nei precedenti convegni: quindi s'iniziò dall'assemblea l'esame dettagliato dell'ordine del giorno.

Molti dei presenti presero la parola per dare e ottenere delucidazioni sull'elenco dei cooperatori, sulle varie forme di attività per raccoglierli e accrescerne il numero, sulle conferenze e propaganda in genere, sul culto di Maria Ausiliatrice e su altri argomenti riguardanti le Opere di Don Bosco. Ma quanto dolce e simpatico spirito salesiano in quel convegno!

Il 31 gennaio a Brescia, nel grandioso nuovo Istituto Salesiano, vi fu un secondo convegno. Diciamo subito che ha avuto un successo felicissimo pel concorso di una settantina di ottimi Parroci venuti dai centri anche più lontani, e di un buon numero di sacerdoti Cooperatori della Diocesi di Mantova.

Il Direttore salesiano di Brescia salutò i convenuti e partecipò loro che l'adunanza avrebbe dovuto essere onorata dalla presenza di Monsignor Giacinto Gaggia, Vescovo Diocesano, e del Vescovo Ausiliare Mons. Emilio Bongiorni: ma questi era al capezzale di una sorella aggravatissima e Mons. Gaggia aveva dovuto supplirlo per un impegno pastorale. Nel fervore dell'adunanza si è poi avuta la breve visita di S. Ecc. Mons. Vescovo Gaggia, che ha rivolto all'assemblea parole di esortazione affermando le benemerenze dei Salesiani e compiacendosi coi rappresentanti della nostra Pia Società. Dopo aver impartita la benedizione, il Vescovo si è subito accomiatato, fra gli applausi dei presenti.

L'Ispettore Salesiano, dopo aver chiarito il carattere familiare dell'adunanza, fece la storia del grandioso sviluppo delle Opere Salesiane ed espose un piano di organizzazione e di coordinamento dei Decurioni e Cooperatori, delineando i compiti relativi e ricordando i frutti spirituali di cui godono. Don Fasulo trattò dei mezzi di propaganda spiegando familiarmente il modo di renderli efficaci. La riunione fu seguita da una bella conferenza tenuta da D. Fasulo al teatro Arici, gremito da sceltissimo pubblico.

Un terzo convegno ebbe luogo a Milano il 9 febbraio e fu il più imponente pel numero di ecclesiastici convenuti (circa 200) dall'Archidiocesi di Milano e dalle Diocesi di Como, Lodi e Vigevano. La Presidenza dell'assemblea fu tenuta dal Sig. Don Ricaldone, Prefetto generale, rappresentante il Rettor Maggiore dei Salesiani, e da Mons. Balconi, Arciprete della Metropolitana.

Il convegno si è aperto con la lettura di una graziosa lettera di S. Em. il Card. Tosi che riportiamo a edificazione dei nostri ottimi Cooperatori.

Carissimi, Assente per impegni anteriormente presi, non posso a meno di presenziare collo spirito a questo convegno dei decurioni dei Cooperatori Salesiani, non tanto per benedirvi, quanto per congratularmi con voi e con tutto il Venerando Clero costì intervenuto, per aver partecipato coi figli di Don Bosco a questa diffusione di spirito Salesiano di Apostolato tra la gioventù.

No, no, lo confesso, lo proclamo: non a me spetta benedirvi. È il Venerato Padre, che deve effondere sopra tutti e singoli qui adunati le benedizioni più elette del Cielo, perchè il trionfo della Canonizzazione, che speriamo ormai vicino ed a cui stiamo preparandoci, ci è garanzia sicura della santità dell'Opera che è la simpatia del Cuore di Gesù, di cui i giovani erano il palpito più bello.

Io piuttosto bramavo star vicino a voi per edificarmi dello zelo di cui date prova, per congratularmi del gran bene, che voi cogli ottimi Figli di D. Bosco andate operando in mezzo alle Parrocchie, specialmente della mia Diocesi, quali cooperatori preziosi, sotto la guida dei Parroci.

Vi avrei detto con espansione il mio grazie, vi avrei eccitato a continuare nella via intrapresa, vi avrei mostrato che i fiori più belli delle varie parrocchie bisogna proprio trovarli tra coloro, che ebbero la bella sorte di approfittare dell'educazione salesiana.

So però che queste belle nuove ve le comunicherete a vicenda; vi congratulerete di aver dato il più bel numero di prodi cittadini alla Patria, di fervorosi cristiani alla Chiesa, e perchè no? un manipolo non piccolo di sacerdoti all'Altare e di Missionari per le terre infedeli.

E reciterete così praticamente il più bell'atto di riconoscenza al santo Fondatore la cui operosità preziosa e fruttuosa ha ormai riempito il mondo.

La mia parola di saluto è questa sola: ricordatevi che sono anch'io Cooperatore Salesiano.

EUGENIO Card. Tosi Arcivescovo di Milano.

Quindi il Sig. D. Ricaldone espone il concetto genuino del Cooperatore Salesiano: Mons. Galimberti tratta dell'azione pratica che ogni Cooperatore Salesiano deve svolgere; e il Prof. Dell'Acqua pone in suggestiva luce l'attualità e l'efficacia della divozione a Maria Ausiliatrice.

Segue una interessante discussione, nella quale D. Fasulo dà chiare delucidazioni e norme pratiche di propaganda.

Il Convegno è chiuso con una calda esortazione di Mons. Balconi e con parole del Sig. D. Ricaldone esprimenti la gratitudine dei figli di D. Bosco e di tanti infedeli da loro salvati con gli aiuti dei Cooperatori Salesiani.

Il venerato nostro Rettor Maggiore nella sua lettera di adesione al convegno di Milano, salutando i convenuti, diceva di trovarsi in mezzo ad essi col cuore, perchè sentiva di amare profondamente la regione lombarda « nella quale ferve tanto ardore di attività religiosa e tanto trasporto di apostolato missionario, e dove i figli di D. Bosco hanno trovato benefattori insigni e amici devotissimi ». I Convegni di Treviglio, di Brescia e di Milano hanno dimostrato il vivo e generoso attaccamento a D. Bosco e alle Opere sue.

Ammiriamo la grande bontà di Dio, che in tante e sì diverse maniere ci chiama a Lui.

Ven. G. Bosco.

DALLE NOSTRE CASE

TRIESTE. - All'Oratorio Salesiano l'8 gennaio ebbe luogo la distribuzione dei doni ai fanciulli dell'Oratorio, e per la circostanza intervennero gentilmente S. E. Mons. Sain, S. E. il Prefetto Emmanuele Vivorio col suo Capo Gabinetto, il comandante del Porto, Col. Bisconti, il Maggiore dei RR. CC., i Direttori delle Scuole e tutte le Signore del Comitato che prepararono la cara festa. Dopo un riuscitissimo trattenimento, le Autorità furono così condiscendenti da distribuire i numerosi doni ai giovani oratoriani e dire a ciascuno dei premiati una parola buona d'incoraggiamento e di lode. Il Comitato delle gentili e benemerite Signore ha avuto una giornata campale, ma anche una bella consolazione: le famiglie degli Oratoriani sono riconoscenti per l'opera di carità compiuta dalle buone signore, ed anche l'Opera di D. Bosco è fortunata di avere in esse Cooperatrici così zelanti e instancabili.

FIUME. - Oratorio Salesiano. - S. E. il Maresciallo Giardino ha inviato all'Oratorio salesiano di Fiume una sua bella fotografia con dedica autografa così concepita: «Alla benefica Opera Salesiana di Fiume - Maresciallo Giardino - Comandante dell'Armata del Grappa». L'Oratorio di Fiume ricorda con viva riconoscenza e sincero affetto il valoroso Maresciallo che il 9 dicembre 1923 inaugurava, nei locali dell'Oratorio, il busto del grande educatore della gioventù - Don Bosco - e che sempre lo aiutò efficacemente e protesse con delicata sollecitudine. Gli alunni hanno subito ringraziato con un'affettuosa lettera, sottoscritta da 250 frequentatori dell'Oratorio.

PORTO SAID (Egitto). - Le RR. Scuole Italiane maschili, affidate dal Governo ai Salesiani, hanno messo in atto una bella iniziativa. Hanno aperto nel gennaio un corso serale di lingua italiana e di aritmetica, a benefizio degli adulti, specialmente nostri connazionali, che desiderano ricevere l'istruzione elementare o completarla. Il corso durerà alcuni mesi e comprenderà una, due o tre classi secondo il numero e l'istruzione degli inscritti. Vi saranno 10 lezioni settimanali di tre quarti d'ora ciascuna e avranno luogo nei giorni feriali, escluso il giovedì. La Direzione delle Scuole ha pure informato i nostri connazionali poveri che presso di essa troveranno aiuto per servizio gratuito di segretariato dalle 8 alle 9 e dalle 14 alle 15 tutti i giorni. Auguriamo fecondo successo alle due belle iniziative dei nostri Confratelli.

PORTICI. - Vestizione chiericale. - Il 5 gennaio in occasione della visita del Sig. D. Rinaldi, si svolse la bella cerimonia della vestizione di 23 ascritti, alla presenza dei genitori e parenti. Il venerato Rettor Maggiore chiuse rilevando ai cari ascritti l'alto significato della funzione compiuta e proponendo a loro modello la vita di D. Rua, D. Beltrami e del principe D. Czartoryski. All'accademia che ebbe luogo in onore del Sig. D. Rinaldi, l'amato Padre ringraziò dell'accoglienza cordiale che gli era stata fatta e, volgendosi ai parenti degli ascritti, disse che intendeva dividere con essi la paternità sui loro figliuoli e ad essi offriva in cambio l'affettuosa fraternità della grande Famiglia Salesiana.

Il sig. D. Rinaldi ripartiva dalla stazione di S. Giorgio a Cremano, trasferitovi dall'automobile del Dott. Cozzolino, gentilmente messa a sua disposizione.

GUAYAQUIL (Ecuador). - Elogio del Missionario D. Crespi.

Togliamo dal quotidiano La Nación del 19 dicembre: «Tra le notizie telegrafiche della Capitale, ve n'è una che potrebbe sembrare una stonatura nel pieno vigore delle istituzioni liberali ed è questa: - Il missionario salesiano P. Crespi è stato ricevuto in udienza dal Presidente Provvisorio della Repubblica; dopo una lunga conferenza il Presidente gli ha offerto l'appoggio incondizionato del Governo per le sue opere nella Regione Orientale dell'Ecuador. -

» Quando si tratta del P. Crespi, il nostro giudizio non solamente si modifica, ma compie un'opera di giustizia riconoscendo ed esaltando la grande propaganda intrapresa da questo infaticabile sacerdote a favore delle nostre lontane selve orientali, sia per l'educazione morale., sia per la coltura materiale degli aborigeni.

» Per tutto questo, l'appoggio incondizionato che gli ha offerto il Presidente non solo è ben meritato dall'intrepido Salesiano, ma è anche degno della più alta approvazione pubblica.

» Son già vari anni che vediamo P. Crespi in continuo va e vieni dall'Ecuador all'Estero e viceversa, sempre pieno di entusiasmo per la colonizzazione orientale, cercando appoggi dappertutto e posponendo l'interesse proprio per questo emporio di ricchezze che è l'Oriente Ecuatoriano. A Roma egli parla e interessa i circoli scientifici, industriali e di emigrazione che lo incoraggiano e lo aiutano; poi percorre le nostre città infaticabile a Quito come a Guayaquil, in Macas o in Mendez: prepara esposizioni di oggetti rari e curiosi; scrive monografie interessanti e svariate; fa collezioni fotografiche e compila vocabolari in lingua indigena che formano la delizia dei filologi.

» Quando ci ha fatto conoscere la film sulla regione amazzonica, noi che non avevamo sospettato mai la viva naturalezza di quella meravigliosa regione, in grazia del P. Crespi abbiamo visto le foreste, la fauna, la flora, i fiumi e i torrenti, cogli indigeni intenti ai loro lavori. Abbiamo visto le loro capanne ben costrutte, gli strumenti rudimentali di agricoltura; abbiamo ammirato un popolo vigoroso che va elevandosi alla parola e all'esempio di un uomo, fattosi utile al suo prossimo, col portargli gli elementi della vita civile.

» P. Crespi percorre le capanne, le fattorie, i campi di lavoro e dovunque incontra materiale utile per la Colonia, lo chiede e glielo dànno, ed egli aumenta il suo arsenale che va impiantando nel centro dei suoi lavori. In una occasione a Guayaquil destò sospetti nella polizia, che non poteva star indifferente di fronte ad un religioso che accaparrava fucili, circa 25 dozzine! C'era tanto da pensare ad una congiura clericale. Però tutto apparve chiaro: si trattava del P. Crespi che invece di comprare oggetti di divozione per catechizzare i selvaggi comperava fucili per modernizzare i loro strumenti di caccia.

» Ma lo zelante sacerdote domanda Ospedali, Scuole, Officine, Camions, Lancie, telegrafo e telefono per l'Oriente: e come sa domandare! Dovunque si rivolge, incontra e trova contribuenti per la sua opera e desta in tutti una gradevole impressione la sua feconda iniziativa e il vigoroso sforzo dell'impresa.

» Non è strano che ora ne abbia interessato il Presidente della Repubblica al punto di vedersi offerto l'appoggio incondizionato del Governo. La sua opera è buona, ripetiamo, e di grande importanza nazionale per noi. Ah se avessimo una dozzina di P. Crespi, distribuiti nella regione transandina! a quest'ora conteremmo numerose colonie che sarebbero tanti baluardi per la difesa del territorio... ».

LIMA. - Commemorazione di A. Volta. - Nel Collegio Salesiano di lima per iniziativa di quei nostri confratelli si è commemorato A. Volta, in forma solenne, con intervento della Colonia Italiana, di S. E. il R. Ministro d'Italia Gr. Uff. Beverini, di due Eccellentissimi Vescovi e delle più illustri personalità della capitale peruana. Pronunciò il discorso ufficiale il Dr. Vargas Lazo. Poi parlò nobilmente il R. Ministro d'Italia per ringraziare i Salesiani di aver celebrato il grande Italiano, dalla, cui vita egli seppe trarre preziosi ammaestramenti a edificazione e a proficuo insegnamento degli intervenuti. La bella commemorazione ha lasciato in tutti il più grato ricordo.

VALPARAISO (Cile). - Il Collegio Salesiano di Valparaiso, che accoglie tanti figli di Italiani, ricevette il 17 novembre u. s. la graditissima visita del R. Console Italiano, Cav. Uff. Lorenzo Nicolai, e del Vice Console, Cav. Ettore Bracchiglione, accolti con cordiale deferenza dal Direttore del Collegio. Gli illustri ospiti visitarono le scuole per rendersi conto del metodo di insegnamento praticato dai Salesiani e ne rimasero soddisfattissimi. Poi passarono ai laboratori di arti e mestieri ammirando i lavori eseguiti dagli alunni con perfezione superiore alla loro età. Ad un redattore dell' « Italia» di Valparaiso il R. Console palesava l'impressione riportata dicendo: - La mia impressione è stata buona sotto tutti i rapporti. Sono sempre stato un fervido ammiratore dell'opera che svolgono i figli di Don Bosco; ed ogni giorno ho la prova della loro incessante attività, del loro spirito di sacrificio; e più contemplo il loro lavoro, più grandiosa mi appare l'opera ideata e intrapresa da quel grande Apostolo, opera che i suoi seguaci continuano a svolgere con fedeltà.

CONTRATACION (Colombia). - Al Lazzaretto le buone Figlie di Maria Ausiliatrice compiono un apostolato meraviglioso di abnegazione a vantaggio dei poveri lebbrosi. Il periodico El Carmen ricorda in proposito che, stabilitesi colà nel 1898, in 3o anni hanno svolta un'opera veramente ammirabile. Hanno fondato l'Asilo Maria Ausiliatrice che raccoglie oggi 16o fanciulle e giovinette inferme; e a queste non solo prodigano le cure richieste dalla loro infermità, ma loro impartiscono ancora l'istruzione e le avviano con opportuni laboratori professionali a disimpegnare bene gli uffici casalinghi. Hanno pure sotto la loro direzione l'Ospedale delle Signore con oltre 10o ricoverate, fra le quali hanno gettate le basi di varie associazioni religiose che sono alle povere inferme di grande stimolo alla rassegnazione nella dura prova. Le Figlie di Maria Ausiliatrice accudiscono pure all'Ospedale degli uomini popolato da 8o infermi: hanno nelle loro mani le scuole pubbliche frequentate da 125 giovinette e un fiorente Oratorio festivo con oltre 6oo alunne e alunni, aiutate in quest'opera da 18 volenterose giovani ricoverate nell'Asilo. Per ultimo hanno fondato l'associazione delle ex allieve che conta 175 socie. In un centro di dolore la carità delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha saputo diffondere il balsamo di un verace conforto con tante opere, alle quali attendono con uno spirito di abnegazione ammirevole.

Anche fra le glebe Iddio sa guidare i rozzi e gli indotti per la via della santità.

Ven. G. Bosco.

NECROLOGIO

Barisone Vittoria ved. Bistolfi.

Madre esemplarissima, fu lieta di consacrare al Signore nello stato religioso ben quattro dei suoi cari figliuoli. Dalla Messa quotidiana attinse la forza per soffrire cori merito e accrescere la virtù che fece così edificante la sua vita e la sua morte. Si spense in Mathi a 78 anni.

Mons. Mario Mineo Ianny

Decurione dei Cooperatori.

Cessava di vivere in Caltagirone il 22 dicembre, in età di 82 anni, munito di tutti i conforti religiosi.

Mons. Mineo, grande atleta della parola, ebbe un primato oratorio incontrastato in tempi in cui accanite fervevano le lotte contro la Chiesa e il Papa, e battè i pergami delle più importanti città italiane.

Parroco solerte e vigile, restaurò la Chiesa Parrocchiale rendendola un vero gioiello, e pubblicò numerosi volumi di predicazione. Amò l'Opera di D. Bosco con ardore giovanile tenendo, già ottantenne, le prescritte Conferenze Salesiane Annuali ai Cooperatori.

La sua morte ha lasciato largo rimpianto in tutta Caltagirone, nel Clero di cui fu Maestro per due generazioni e nei giovani che sempre lo amarono.

Avv. Pellegrino Gavazzeni.

Moriva a 76 anni in Bergamo, lasciando vivo rimpianto per la vita inspirata a una delicata rettitudine e modestia. La divozione a Maria Ausiliatrice e al S. Cuore di Gesù gli fruttarono consolazioni celesti nelle agonie della morte.

Don Rossi Giacomo

Parroco di Quaranti.

Zelatore dei Cooperatori Salesiani, diffuse nella sua Parrocchia l'amore a Maria Ausiliatrice e alle Opere di D. Bosco. Piissimo, in vita ricorse per ogni necessità alla Vergine riportandone conforti efficaci; morì ancora col nome di Lei sulle labbra, e nel cuore la speranza del cielo.

Ing. Gabrielli Cav. Giovanni.

A Frossasco, in età di anni 74, è spirato nel bacio del Signore questo zelante e pio Cooperatore Salesiano, pensionato quale Ingegnere delle Acque Potabili di Torino e per molti anni elemosiniere della Opera Pia S. Paolo.

Cav. Emilio Rizzardi

Presidente degli ex allievi delle Tre Venezie.

Morì cristianamente, come cristianamente era vissuto, il 4 dicembre, distrutto da un'anemia perniciosa.

Tra le molteplici attività della vita cittadina egli trovò tempo per far propaganda dell'Azione Salesiana e prestare la sua opera intelligente per l'organizzazione degli ex allievi. .

Ermelinda Gusmano Bruno.

Moriva cristianamente il 16 dicembre in Cesarò. Cooperatrice Salesiana zelò attivamente gli interessi della Pia Unione con illuminata opera di propaganda tra le sue conoscenti.

Contessa Carolina Vittone

Ved. del Prof. Carlo Cipolla.

Donna eletta per virtù cristiane costantemente operate, beneficò sempre con larghezza, assecondando l'impulso del cuore nobile e generoso.

Conscia dell'inevitabile fine, dopo aver offerto continuamente a Dio la sua vita e i suoi patimenti, moriva in Verona il 3o dicembre, rassegnata e tranquilla nella pace del Signore.

Sac. Calogero Gusmano Cavallaro

Arciprete di Cesarò.

Insigne amico nostro, nel 1883 chiamò e per parecchi anni ospitò in casa sua, le Figlie di Maria Ausiliatrice, incaricate delle scuole e dell'Oratorio Festivo. Decurione dei cooperatori, fu carissimo al Ven. D. Bosco per l'attività spiegata nel propagare ed aiutare le Opere Salesiane.

Moriva a 8o anni, dopo una vita intemerata e zelante.

Inviamo alle rispettive famiglie le nostre più sentite condoglianze e raccomandiamo alle preghiere dei nostri Cooperatori i loro cari defunti.

Preghiamo anche per:

ACTIS GRASSO Isabella, † Rodallo (Torino). ALBERTO Michele, † Santhià (Vercelli). ALBONETTI ZACCHIBI Rosina, † Marradi. AMAROTTO Luisa Ved. GUARNERO, † Ponzano. ANSELMI Elisa, † Selva di Progno (Verona). BACCI D. Pietro, † Orzaglia (Massa Carrara), BADANO Carlo, † Osiglia (Savona). BADANO Maria, † Osiglia (Savona). BALDASSAR Cav. Domenico, † BALZARETTI Teresa, † Menaggio (Como). BARATTI Bortolo, † Niardo (Brescia). BARBERIS Domenica, † Centallo (Cuneo). BARGERO Emilia Ved. LAVAGNO, † Ponzano. BELLINI D. Angelo, † Marradi (Firenze). BENAZZI Aldo, † Roncoferraro (Mantova). BERTOIA Valentino, † S. Lorenzo d'Arzene (Friuli).

BERTOLINI Francesca, † Romallo (Trento). RosETTI Giuseppina, † S. Lorenzo (Trento). Rosso VEGGI Desolina, † Gattinara (Vercelli). BozzER Marianna, † Provesano (Friuli). BRizio Teresa, † Fossano (Cuneo). BRUSEGHINI Guglielmo, † Caspoggio (Sondrio). CALLERIO Mons. Ferdinando, † Novara. CALZONI ROVETTA Marianna, † Bovezzo (Brescia). CANDIANO Gaetano † Canicattí (Agrigento). CAPPELLI Carlotta † Fossano (Cuneo). CARA Carlotta Ved. BOLLA, † Cagliari. CARDON Prof. D. Dionigi, † Taggia (Imperia). CARENA Giacomo, † Molino de' Torti. CAROZZO Pietro CONTINO, † Orsara Bormida. CATTANEO Antonia Ved. Pozzi, † Treviglio. CATTANI D. Bartolomeo, † Badia (Firenze). CIBRARIO Domenica, † Torino. CIPOLLA Contessa Carolina, † Verona. CONZANi di REVIGNANO Conte Vittorio, † Torino. CoRio Giuseppe, † Torino. CROSA Avv. Cav. Uff. Filippo, † Fossano. DALSASSO Marco, † Sobral Pinto (Brasile). DEL SIGNORE Angiolina, † Valduggia (Vercelli). FEDERico D. Valentino, † Rive d'Arcano (Friuli). GALANTI Beppina, † Ascoli Piceno. GALLI D. Gustavo, † Sarmato (Piacenza). GARUFI Giuseppina Ved. TOSCANO, † Catania. GENDUSO Giuseppe, † Palermo. GERONI Teresa, † Crema (Cremona). GIAPPESI Pietro, † Città della Pieve. GIORDANI Ubaldo, † Monte Veneto (Brasile). GOTTARDI Francesco, † Valeggio (Verona). GRAGLIA Giorgio, † Torino. GRILLO Elisabetta, † Torino. GROSSO BORRO Nicoletta, † Pietra Ligure. GUGLIELMINETTI Ernesta Ved. PANZARASA, + Vigevano (Pavia).

GuLi Cap. Simone, † Comandante del Mafalda. PANNACARO Carolina Carullo, † Reggio Emilia. LAURO BARBERI Giovanna, † Coccolia. LAVAGNO Giuseppe, † Ponzano (Alessandria). LONGO Anna, † Montecchio Maggiore (Vicenza).

LUTI LEGA Elisabetta, † Marradi (Firenze). MASTRONI RAVASIO Maria, † Bagnatica. MARABOTTO Margherita, † Chiusa Pesio (Cuneo). MARAZZINI Angela, † Parabiago (Milano). MARCONETTI FRISSOLO Maria, † Torino. MARITI Federico, † Lucca.

MAROCCHINI Zaira, † Firenze.

MILESI Giovanni fu Cristoforo, † S. Giovanni Bianco.

MORALI Don Giuseppe, † Sedrina (Bergamo). MUTTONI PECORONI Bice, † Lecco (Varese). NAV Maria, † Villa Raverio (Milano).

NEIRA Catterina, † San Benigno Can. (Torino). NERI Prof. Giovanni, † S. Adriano (Firenze). MORINELLI Avv. Cav. Arturo, † Verona. PALADINO D. Valentino, † Millesimo (Genova). PEGORARI pratolina, † Caspoggio (Sondrio). PERONE Teresa, † Pinerolo (Torino). PETRINI Domenico, † Rivarolo Can. (Torino). PETTONI POSSENTI Contessa Elena, † Tolentino. PRATO Marta, † Sormano (Como). RAVIZZA Dott. Not. Ugo, † Castagnole Monf. REMONDI Cav. Prof. Roberto, † Torino. ROCCA Can. D. Leone, † Rodello (Cuneo). Ru Vittorio, † Pessinetto (Torino). RUBINO Teresa, Ved. CAPELLO, † Torino. SCARAMELLA D. Michele, † Salerno.

SEDRAN ZORUTTI Antonietta, + Torre di Pordenone. SINISTRERO Can. Cesare, † Carmagnola (Torino). SOLARO DEL BORGO C.ssa POLISSENA, † Torino. STORTA D. Giovanni, † Chiesuola (Brescia). SULIS MOSSA Laura, † Villanova Tulo. ToPPIA Carlo, † Perletto (Cuneo). VALSANIA CROSA Filippa, † Fossano (Torino). VICINI Dott. Antonio, † Asso (Como). ZEREGA D. Giuseppe, † Cavi (Genova).

SALESIANI DEFUNTI NEL 1927.

GARCIA Sac. ADOLFO, nato a Cuenca, † a Riobamba (Equatore), il 17 marzo 1927, a 77 anni di età.

GENGHINI Sac. GIACOMO, nato a Croce di Monte Colombo (Forlì), + a Recife (Brasile) il 7 luglio 1927, a 65 anni di età.

GIRAUDO MICHELE, coadiutore, nato a Bibbiana (Piemonte), † a Este il 1° ottobre 1926, a 62 anni di età.

HALADYN Sac. FRANCESCO, nato a Szyszków (Polonia), † a Oswiecim il 15 marzo 1927, a 48 anni di età.

JIMENEZ Sac. GIULIANO, nato a Sucre (Bolivia), † a Huancayo (Perù), l'11 gennaio 1927, a 37 anni di età.

KORDA Sac. CLEMENTE, nato a Zakowo (Polonia), † a Koscierzyna il 22 agosto 1926, a 44 ranni di età.

KREGAR ch. GIUSEPPE, nato a Loski (Slovenia), † a Ljubljana il 2 febbraio 1927, a 22 anni di età.

LAM KWON TCI GIUSEPPE, coadiutore, nato a Ngan-Hang (Macau), † a Macau il 21 aprile 1927, a 22 anni di età.

MIECZNI RowsKI ch. GIUSEPPE, nato ad Alexandrów (Polonia), † il 10 aprile 1927, a 23 anni di età.

MOBRICi DOMENICO, coadiutore, nato a Favelloni (Catanzaro), † a Buenos Aires il 3 luglio 1927, a 38 anni di età.

NICOLOTTI ch. LUIGI, nato a Torino, † a Lima (Perù), a 21 anni di età.

OTTONELLO Sac. MATTEO, nato a Campoligure (Genova), † il 2o novembre 1926, a 75 anni di età.

PATRIARCA ANTONIO, coadiutore, nato a Caversaccio (Como), † a Fortin Mercedes (Argentina), il 29 novembre 1926, a 75 anni di età.

PRATESI RENATO, nato a Firenze, † a Modena il 1° ottobre 1926, a 24 anni di età.

PASTORINO Sac. GIOVANNI, nato a Masone (Genova), † a Spezia il 1° gennaio 1927, a 50 anni di età.

REGOLINI CARLO, coadiutore, nato a S. Giovanni Campano, + a Chieri il 12 aprile 1927, a 21 anni di età.

ROMANIN GIOVANNI, coadiutore, nato a Cordenons (Udine), † a Pordenone il 13 agosto 1927, a 69 anni di età.

SANCHEZ Sac. MICHELE, nato a Burgos (Spagna), † a Vigo (Spagna) il 6 novembre 1926, a 66 anni di età.

SARTA EMANUELE, coadiutore, nato a S. Luis (Colombia), † a Bogotà il 25 settembre 1926, a 58 anni di età.

SciUTO ROSARIO, coadiutore, nato a Zafferana Etnea (Catania), + a Pedara il 2o aprile 1927, a 6o anni di età.

STARDERO Sac. GIACOMO, nato a Vinovo (Torino), † a Roma il 12 gennaio 1927, a 74 anni di età.

SZOKATO ch. GIOVANNI, nato a Kotlice (Polonia), † a Chàteau d'Aix (Francia) l'8 agosto 1926, a 24, anni di età.

VAN BIERVLIET ch. ERNESTO, nato a Bruges (Fiandra), † a Woluwe Saint Pierre il 10 gennaio 1927, a 22 anni di età.

VERDINO Sac. ANDREA, nato a Alba S. Pietro (Genova), † a Comacchio il 26 settembre 1926.

R. I. P.