BS 1920s|1928|Bollettino Salesiano Febbraio 1928

Anno LII.   FEBBRAIO 1928   Numero 2.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Del Metodo educativo di Don Bosco. - Il Museo Missionario Etnologico. - Tesoro Spirituale. - Il Card. Augusto Hlond, Primate di Polonia. - Il Rappresentante del Sig. D. Rinaldi nell'Estremo Oriente. - All'Accademia Letteraria Brasiliana. - Sviluppi dell'Opera Salesiana: La nuova Missione Salesiana nel Siam. - II Delegato Apostolico degli Stati Uniti benedice una chiesa salesiana. - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco. - Dalle nostre Missioni: Il Sig. Don Ricaldone visita la Missione Salesiana di Shiu-Chow. - Per la chiesa di S. Giuseppe a Laitkor (Assam). - Cento giorni di escursioni nella valle dell'Upano. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. - Dalle nostre case : Per le vittime del "Mafalda „ - Corigliano (Otranto) - Frascati - Novara - Fossano - Brescia - Bova Marina - Bologna - Terni - S. Tecla (S. Salvador) - Macao (Cina) - Alessandria d'Egitto - Mendoza (Argentina) - Viedma (Patagonia) - Talca (Chile). - Necrologio - Salesiani defunti nel 1927.

Del Metodo educativo di Don Bosco

La Società Editrice Internazionale ha pubblicato in principio del 1927 un volume del Sac. Dott. Bartolomeo Fascie, Direttore Generale delle Scuole Salesiane, intitolato: DEL METODO EDUCATIVO DI DON Bosco, nel quale l'autore con fine discernimento raccoglie dagli scritti del Ven. Don Bosco quelle pagine che meglio rispecchiano « i principi direttivi e le applicazioni pratiche » del Sistema scelto dal grande educatore per la vitalità dell'opera sua.

Il libro si raccomanda da sè per l'argomento che tratta e risponde al vivissimo desiderio che da tanti amici ed ammiratori si ha di approfondire la conoscenza del Sistema di Don Bosco.

L'autore vi ha premesso una sobria, lucida introduzione che è al tempo stesso un commento indirizzato a mettere in vista quella che è la sostanza del metodo stesso.

Ne riferiamo qualche pagina, certi di far cosa utile a quanti hanno interesse per questo argomento.

Male intenderebbe il sistema educativo di Don Bosco chi pensasse limitarlo ad un problema didattico da risolversi tutto sui banchi della scuola, quasi egli concepisse la scuola come opera di pura istruzione, come azione esclusivamente e prevalentemente intellettuale, o anche come istituzione che abbia termine in se stessa o sia fine a se stessa. Nel sistema educativo di Don Bosco, la scuola è per la vita non solo, come comunemente s'intende, nel senso che essa deve avviare e formare l'alunno per la vita, ma in un senso tutto suo, ed è che la scuola deve estendere la sua azione a tutta la vita attuale dell'alunno; non quindi alle sole ore d'insegnamento passate nelle aule scolastiche, ma, per quanto é possibile, a tutte le ore della giornata, con speciale riguardo a quelle di ricreazione e a tutta la molteplice attività della vita dell'alunno. E il sistema stesso non deve essere considerato e studiato come cosa in sè finita e per sè stante, ma deve essere inquadrato nel programma intiero della missione di Don Bosco, del quale fa parte e nel quale si integra ed acquista tutto il suo rilievo ed i lineamenti proprii della sua fisonomia.

Consideriamo dunque l'opera di Don Bosco in tutto il suo insieme, perchè ci appaia bene che posto vi occupa e in che consiste il suo sistema educativo.

L'opera e la missione di Don Bosco si contiene e si riassume tutta intiera nel motto scritturale che egli fece suo: Da mihi animas, caetera tolle; consacrò cioè tutta quanta la sua vita a conquistare anime ed il campo della sua conquista fu la gioventù. « Io sono stato mandato pei giovani », egli diceva. Conquistare anime non poteva per lui significare altro che farle cristiane; ed ecco come la scuola, che è strumento di istruzione e di educazione, si presentò a lui come uno dei mezzi più atti ed efficaci al raggiungimento del suo scopo. E quindi naturale che, insieme alle altre opere di apostolato cristiano per la gioventù, volesse ed istituisse anche le scuole per lo stesso fine: e si capisce perchè prendessero poi un posto così rilevante ed una fisonomia così caratteristica nell'opera sua.

E quando si dice scuole, questo vocabolo deve essere usato non nel significato più stretto nel quale comunemente si intende, ma in quello più ampio per il quale il vocabolo si riferisce ad ogni istituzione che partecipa all'opera dell'istruzione e dell'educazione; e quindi oltre alle scuole propriamente dette anche agli oratorii festivi (che dell'opera salesiana sono sempre il cuore), scuole agricole, professionali, serali (e queste ultime furono da lui prima che da altri attuate in Italia), ed altre opere similari.

Le scuole salesiane furono aperte non in Italia solo, ma in gran parte di Europa e poi in America ed ora in tutte le parti del mondo; e non per una o poche categorie di persone, ma per tutte, di qualunque clima, di' qualunque razza, civili o no, di qualunque condizione, da qualunque forma di regime politico o religioso governate, con l'unica preferenza per la gioventù povera ed abbandona†a perchè più bisognosa. E tutte queste scuole formate, plasmate, forgiate, come ora si direbbe, su un identico stampo, ispirate allo stesso principio, rifatte sull'unico modello che è sempre il, primitivo Oratorio Salesiano di Torino, dànno tutte e dappertutto frutti consolanti.

I frutti sono da sè una prova di fatto del valore del sistema, della sua rispondenza alle varie esigenze della natura umana nella sua espressione più vasta, della sua salda consistenza per cui con tanta semplicità di mezzi si ottengono dovunque risultati sos†anziali e duraturi, riportandoci al modo con cui opera la natura che con minimo mezzo ottiene il massimo effetto.

Ma dove sta adunque il segreto dell'efficacia del sistema ? Se non siamo di fronte ad una nuova teoria pedagogica, se il sistema non è nuovo, che cosa ha trovato Don Bosco di nuovo e di suo per ottenere effetti così notevoli e generali, per imporsi all'attenzione degli uomini di studio e di azione, tanto da figurare come una personalità spiccata anche nel campo strettamente pedagogico ?

Il primo merito sta nell'aver richiamato in vita e in azione il metodo preventivo che per lungo silenzio parea fioco.

Quando infatti Don Bosco iniziò l'opera sua di educatore applicando il metodo preventivo, era diventato così generale e quasi esclusiva l'applicazione dell'altro sistema (per un complesso di ragioni che non è il caso ora di esporre) che, praticamente almeno, del metodo preventivo s'era quasi perduta la traccia, non si aveva più fiducia nella sua efficacia e quasi nemmeno nella possibilità della sua applicazione.

Ma l'opera sua non si esaurisce in questa iniziativa per quanto degna di encomio e ricca di merito. Chè egli non si contentò solamente di rimettere in vigore nella vita educativa il metodo preventivo; ma traendo profitto dalle sue doti di natura e di grazia, dalla sua esperienza e ispirandosi alle norme del buon senso riuscì a dare al metodo una forma propria, un'impronta personale tali da dare ad esso una espressione chiara e compita e da farne un modello al quale potessero facilmente informarsi i suoi seguaci e nella parte direttiva e nella parte pratica senza sacrificare o irrigidire nessuna delle loro buone attitudini naturali.

E per ciò che riguarda i principii direttivi ecco come si esprime chiaro e aperto: « Il sistema - egli dice - si regge tutto su due elementi essenziali: Ragione e Religione, che sono i due strumenti di cui deve costantemente far uso l'educatore. La pratica del sistema è tutta appoggiata sulla carità, detta da S. Paolo, benigna, paziente, che soffre tutto, ma tutto spera, e sostiene qualunque disturbo. Pertanto soltanto il cristiano può con successo applicare il sistema preventivo».

* *

Come poi si passi dalla teoria del sistema all'attuazione di esso, quali siano le leggi secondo le quali vive e funziona, quali le regole per applicarle ai singoli casi, con quali norme si svolga e si misuri, Don Bosco non ce l'ha esposto con un trattato ad hoc. Anzi abbiamo veduto che a chi gliene domandava con insistenza, rispondeva: « Ma se nemmeno io lo so! Sono sempre andato avanti come il Signore mi ispirava e le circostanze esigevano », e che ai suoi ripeteva: « Farai come vedi che fa Don Bosco». Parole molto significative nella loro modestia! Ci dicono insomma che, invece di insistere per aver regole e leggi, dovremmo cercare piuttosto di avere davanti a noi l'esempio vivo e parlante sul quale formarci per poter poi col nostro esempio formare gli altri.

Ed è qui che dobbiamo raccogliere la nostra attenzione se vogliamo ben conoscere il segreto di Don Bosco, per poterne profittare. Egli, scegliendo e dando la preferenza al sistema preventivo, non si accontentò di esserne semplicemente un seguace e di curarne l'applicazione; ma lo prese come cosa sua, vi impresse lo stampo della sua spiccata impronta personale, lo personificò in sè, ne fece la sua vita vissuta, e ci diede così un esempio di educatore sostanziato di buon senso e di carità, nel quale il sistema, non solo è contenuto tutto in forma organica ed ordinato, ma vive e parla in lui in forma chiara ed attraente in modo che non solo si comprende e si ammira, ma si impara, si gusta e si è attratti ad imitarlo.

Questo è veramente il fatto nuovo ed il contributo personale che Don Bosco ha portato all'arte dell'educazione: la creazione cioè di questo nuovo esempio educativo che egli magnificamente espresse in se stesso ricavandolo dalle fonti del buon senso e della carità evangelica; rimettendo così in atto ed in vita l'alto valore e l'efficacia educativa dell'esempio: verità solennemente riconosciuta e professata dagli antichi, come dicono le due note massime: verba movent, exempla trahunt e l'altra: longum iter per praecepta, breve et efficax per exempla; ma più tardi troppo dimenticata e quasi messa da parte.

E dal suo esempio informando poi l'animo dei suoi, diede loro in quest'atto stesso la norma, il metodo, il sistema secondo cui dovevano formar se stessi, per diventare a loro volta esempio sul quale si formassero gli altri e l'istituzione acquistasse così la perennità della vita. Il Divin Maestro l'aveva già detto: « Exemplum dedi vobis, ut quemadmodum ego feci, ita et vos faciatis ». È un rilievo che è già stato magistralmente esposto dal Prof. Habrich di Colonia, uno dei pedagogisti più autorevoli; e le sue parole, oltre al valore che hanno in sè ed a quello che lor viene dall'autorità della persona che le ha pronunziate, sono poi condite di tal sapore di edificazione, che si rileggono sempre con edificazione e conforto.

« Noi uomini della scuola », egli dice, « ci rallegriamo che oltre a tante altre attrattive dell'arte e della scienza, ora anche l'opera dell'istruzione e della formazione della gioventù abbia in Italia, a Torino, un centro così ammirabile ed attraente. Non posso dire qui tutto ciò che noi apprezziamo nella persona e nell'opera di Don Bosco. Solo un pensiero vorrei far risaltare. Non sono le teorie pedagogiche che al mondo, alla gioventù povera ed abbandonata portano la salvezza. Non voglio con ciò disprezzare la pedagogia teorica, a cui io stesso ho dedicata la mia vita. Noi pedagogisti dobbiamo alle false teorie contrapporre teorie giuste...; ma la pedagogia teorica purtroppo ha perduto di vista una cosa: la potenza stragrande del buon esempio. Non colla sua dottrina soltanto, ma col suo esempio Gesù Cristo ha rigenerato il mondo. Lo stesso è a dire di tutti i grandi fondatori di istituti religiosi: più importante delle loro dottrine e regole è l'esempio che hanno lasciato alla loro figliuolanza spirituale. Così ha fatto Don Bosco. Il mondo gli deve riconoscenza per le parole auree che egli ha scritto sul sistema preventivo, ma ancor più per l'esempio mirabile che ha lasciato dell'amor educativo. Non vi è cosa che così profondamente, così immediatamente agisca sull'animo, come la vista immediata del bene nell'esempio vivente... Per l'esempio educativo del bene che Don Bosco ha lasciato ai suoi Salesiani ed allievi, egli ha la riconoscenza, non di questi soltanto, ma di tutto il mondo ».

IL MUSEO MISSIONARIO ETNOLOGICO

A Roma, nel Palazzo Apostolico Lateranense, il 21 dicembre è stato inaugurato il nuovo Museo Missionario Etnologico. L'avvenimento, pel valore che ha in sè e per l'influenza benefica che eserciterà nell'avvenire, merita di essere segnalato ai nostri benemeriti Cooperatori.

Un museo, che raccoglie i documenti delle conquiste missionarie e della Propagazione del Regno di Cristo, è naturalmente caro al cuore di ogni buon cristiano che desidera la conversione dei pagani e coopera nel modo migliore a raggiungerla.

Il Museo perciò, come già la Mostra Missionaria del 1925, gode indubitatamente le simpatie del mondo cristiano che sa trovare in esso qualche cosa di affascinante che lo sprona all'apostolato del bene. E come un libro aperto nel quale possiam leggere pagine commoventi della generosa impresa a cui uomini animati da vocazione divina hanno messo mano e svolgono con intrepida fede in tutte le parti del mondo, a prezzo di sanguinose lotte e di inenarrabili fatiche pel trionfo della verità.

Se il Museo Missionario, cominciato ora, non ci presenta tutto il travaglioso passato, ci narra almeno con evidenza le mete delle missioni contemporanee e ci dirà meglio nel futuro le conquiste che la Chiesa riporterà sulla barbarie dei popoli pagani: ma per quel tanto che oggi contiene e per il molto che avrà in seguito è destinato a documentare in modo meraviglioso la perenne vitalità e gli splendidi trionfi della Chiesa di Cristo. Così il Laterano che fu la culla della primiera grandezza della Chiesa, da cui per un millennio diffuse la sua fede rinnovatrice del mondo, ha ora il vanto di accogliere accanto al Museo di Archeologia Cristiana, che rivela l'orma gloriosa delle prime missioni della Chiesa, il nuovo Museo Missionario Etnologico, che rivela il lavoro presente e quello che in avvenire compirà la Chiesa per dilatare il regno di Cristo.

A parte le risorse munifiche di cui Roma dispone per un'opera di tanta imponenza, il S. Padre Pio XI ha voluto per una ragione morale evidentissima che il Museo Missionario avesse la sua sede in Roma. Ogni missionario che salpa per lontane terre, per recare a popoli nuovi il dono della fede, da qualunque punto muova alla conquista delle anime egli avanza nel nome e per mandato della Chiesa di Roma: e rigenerando le anime, dona loro la figliuolanza spirituale e l'intima unione col Vicario di Gesù Cristo. Era dunque ben naturale e logico che i cimelii preziosi di queste sudate conquiste, che son costate e costeranno ancora tanti martiri, venissero raccolti là donde traggono l'inizio gli alti motivi dell'opera Missionaria, o come si esprimeva lo stesso Pontefice, « dov'è il centro vero di propulsione e di diffusione di tutte le Missioni».

* *

L'inaugurazione è stata solenne. Numerosi Cardinali, Membri del Corpo Diplomatico, Vescovi e Prelati, Superiori e Procuratori di Ordini Religiosi furono presenti alla bella cerimonia.

Mons. Marchetti Selvaggiani, Segretario della Congregazione di Propaganda Fide e Presidente della Commissione Direttiva del Museo, pronunciò il discorso ufficiale: esordì dicendo che alle domande rivolte al S. Padre perchè la Mostra del 1925 venisse conservata e trasformata in Museo permanente, il S. Padre si degnò di accondiscendere e destinare a ciò il Palazzo Apostolico Lateranense; ed Egli stesso, il 10 gennaio 1926, in occasione della cerimonia di chiusura dell'Esposizione Missionaria annunciava il suo proposito di fondare il Museo, dicendo:

« Sarà chiusa la Esposizione Missionaria, ma la preziosa suppellettile che la generosità e l'abnegazione di tante anime ha accumulata, e l'intelligenza di tanti cooperatori ha così disposta, non si disperderà, ma rimarrà come Museo Missionario, come scuola, come libro sempre aperto qui dove è il centro vero di propulsione e di diffusione di tutte le Missioni, qui dove tutti potranno sempre leggerlo, quelli almeno che nelle Missioni dovranno essere guide e maestri e così prendere, ancor prima di andarvi, contatto con i paesi, con le genti che saranno chiamati ad evangelizzare, e così prendere le necessarie misure per eliminare od almeno diminuire, prevedendo e provvedendo, le difficoltà e i pericoli e sopratutto quelle tristissime condizioni di clima e di tutta la vita che mietono troppo spesso il meglio delle forze missionarie nel primo fiorire,, talora ancor prima degli inizi dell'opera.

« E sarà bella e magnifica composizione di cose, sarà un'altra di quelle preparazioni e disposizioni alle quali ci ha avvezzi la mano di questa graziosissima provvidenza divina che ci regge e ci scorge, se ad un museo profano e ad un museo cristiano si aggiungerà un museo missionario; se nella stessa Casa Pontificia, accanto alla Chiesa Madre di tutte le Chiese, gli albori della fede tra gli infedeli odierni faranno riscontro agli albori che già illuminarono Roma pagana.

« Noi siamo altrettanto lieti e grati di potere annunciare queste cose. E la nostra gratitudine si esprime e si effonde dal profondo del nostro cuore verso tutte quelle generose volontà che Ci rendono possibile ciò che sarà tanto utile per il bene delle anime, per la gloria di Dio, per la dilatazione del Regno di Gesù Cristo».

Descritte le fasi dei lavori, Mons. Marchetti ringraziò a nome del Papa gli Istituti Missionari che avevano contribuito e rilevò la magnificenza della nuova Opera, affidata alle cure di uno speciale Consiglio, destinata a divenire un grande Museo.

Quindi il Cardinal Decano Vincenzo Vannutelli, delegato da S. S. ad inaugurare il Museo, disse con accento commosso l'elogio del Papa autore dell'opera e, rilevando le meraviglie dell'impresa pontificia, invitò tutti ad unirsi nel godimento e nell'ammirazione.

«Godimento e ammirazione, esclama il vegliardo, non saranno sterili di frutti, ma insieme alla edificazione dello spirito ed alla generosità dei cuori - sentimenti questi che nasceranno in ognuno dalla semplice contemplazione di questo grandioso spettacolo missionario - daranno origine a quella provvidenziale scintilla per tutto il popolo cristiano e singolarmente fra le molteplici già tanto benemerite, istituzioni missionarie della Chiesa.

«Apprendendo così, dalla eloquente lezione dei fatti e dalla esperienza personale, i prodigi dei propagatori del Vangelo e della cristiana civiltà, nonchè le conseguenti esigenze di cooperazione ai medesimi; vivida si risveglierà in tutti la brama di sussidiarli, con la preghiera, con le parole, con l'azione, e, quel che sarà ancor meglio, con la persona, o altra partecipazione diretta onde si accenda sempre più intenso e più universale, come è nei voti del Pontefice felicemente regnante, lo spirito missionario nella Chiesa di G. C., e sempre più consolanti se ne scorgano i salutari effetti».

Il Card. Decano, in nome di Sua Santità, ordinava poi che fosse scoperta la lapide preparata a ricordo del fausto avvenimento e dichiarava aperto il Museo.

Il 22 dicembre Sua Santità ammetteva alla sua presenza i Cardinali, i Superiori e Procuratori degli Istituti Missionari e ringraziandoli paternamente della cooperazione data per il Museo Missionario donava loro una splendida medaglia ricordo.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche chiesa o pubblica cappella, o se viventi in comunità la propria cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza plenaria (come dal Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze 2 Ottobre 1904):

L'indulgenza plenaria:

Ogni mese.

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

Dal 1° Marzo al 3o Aprile nei seguenti giorni:

19 marzo San Giuseppe.

25 marzo Annunziata. 30 marzo Addolorata.

1 aprile   Domenica delle Palme.

5 aprile   Giovedì Santo.

8 aprile   Pasqua.

Ricordare anche

che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori Salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:

1. Per una invocazione qualunque a loro scelta, un'indulgenza plenaria.

2. Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.

NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla chiesa, possono acquistare le indulgenze sopra dette, recitando in casa cinque Pater, Ave e Gloria.

Ai nostri ottimi Cooperatori e alle zelanti Cooperatrici raccomandiamo la diffusione di GIOVENTÙ MISSIONARIA mensile illustrato di 20 pagine. Per l'abbonamento (annuo L. 6,20) rivolgersi alla Direzione - Via Cottolengo, 32 - Torino (109) ; delle LETTURE CATTOLICHE, volumetti mensili. Rivolgersi per l'abbonamento (annuo L. 12,50) alla Soc. Editrice Internaz. - Corso Regina Margherita, 174 - Torino (109).

IL CARDINALE AUGUSTO HLOND Primate di Polonia

Il Bollettino del luglio u. s. ha già parlato del Card. Augusto Hlond, Primate di Polonia, in occasione della sua elevazione alla S. Porpora; ne riparla ora con la più viva soddisfazione, lieto di salutare questa prima visita che Egli fa alla nostra Italia nella sua nuova dignità di Principe della Chiesa.

E noto ai nostri benemeriti Cooperatori che S. Em. il Card. Hlond, creato e pubblicato nel Concistoro segreto del 20 giugno u. s. ricevette, pochi giorni dopo (8 luglio), a Varsavia la berretta cardinalizia dalle mani del Presidente della Repubblica Polacca: ora Egli è venuto a Roma per ricevere dal S. Padre il cappello cardinalizio nel Concistoro del 22 dicembre. Il complesso cerimoniale in uso per questa funzione, piena di maestà, fu ampiamente riferito dai giornali di quei giorni: noi quindi ci limiteremo ad una rapida cronaca, più che altro per tramandare le date di questo fausto avvenimento che tanta gioia ha apportato alla Famiglia Salesiana.

A Roma S. Em. il Card. Hlond prese alloggio all'Ospizio del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio, nel locale che già era servito di abitazione al compianto Card. Cagliero. Crediamo di non errare nel dire che cotesta dimora, scelta a preferenza di altre, è pel cuore del nostro Cardinale un nido di ricordi soavi, fin da quando, studente all'Università Gregoriana, Egli vi compì le prime prove da buon figlio di Don Bosco nell'apostolato dell'educazione della gioventù. Ma gli è anche cara per un'altra ragione, perchè Gli rammenta il Card. Cagliero che lo precedette nella dignità cardinalizia, e che, legato a lui da vincoli di intimo affetto, Egli aveva ricevuto nel settembre 1924 ospite nella sua Polonia.

Il 19 dicembre, nel pomeriggio, S. Em. ricevette la visita e le felicitazioni degli Eminentissimi Cardinali Merry Del Val, Lega, Cerretti, Pompili, Granito di Belmonte, Bourne, Bisleti, Van Rossum, Laurenti, Sincero ed Ehrle; e nella mattinata del 2o ricevette le « visite di calore » assistito dal cerimoniere speciale pontificio Mons. Capotosti. Primo ad essere introdotto fu l'Ambasciatore Polacco presso la S. Sede, poi i Superiori e Procuratori degli Ordini Religiosi, quindi gli altri membri del Corpo Diplomatico.

Il 21 dicembre il Decano dei Cursori Pontifici col tradizionale « spino » si recava dal Card. Hlond per intimargli con la consueta formola il Concistoro Pubblico, al quale l'Eminentissimo prese parte nella mattinata del 22. Fu quella la cerimonia più significativa. Alle ore 10, nella gran sala soprastante al portico della Basilica Vaticana, S. S. Pio XI assisosi sul trono, dopo aver ricevuto l'ubbidienza dei Cardinali, permetteva agli Eminentissimi, destinati a introdurre in Concistoro i nuovi Cardinali con i rispettivi cerimonieri, di uscire per compiere il loro onorifico mandato. Ritornavano poco dopo accompagnando gli Em. Cardinali Hlond, Lépicier, Rouleau, Binet e Serédi, i quali, fatte le tre profonde riverenze presso il trono, si avanzarono a baciare la mano e il piede al Sommo Pontefice, ricevendone l'amplesso; poscia ricevettero l'amplesso di tutti i Cardinali e, appressatisi di nuovo al Papa, questi impose loro il « cappello ».

Il S. Padre, benedetti gli astanti, si ritirava nei suoi appartamenti, mentre i Cardinali si recavano processionalmente alla Cappella Paolina pel canto del Te Deum durante il quale i nuovi Cardinali rimasero prostrati avanti all'altare col capo coperto dalla cappa; e finito il canto, il Cardinal Decano recitò l'orazione Super creatos Cardinales. Nell'uscire dalla cappella i novelli Porporati ricevettero dai Colleghi un secondo amplesso e quindi si recarono all'Aula Concistoriale pel Concistoro Segreto. In esso il Papa chiuse, secondo il costume, la bocca ai nuovi Cardinali e, dopo aver annunziato la provvista di Pastori a varie Chiese, la riaprì e pose in dito a ciascuno l'anello Cardinalizio e per ultimo assegnò loro il Titolo relativo. Al Card. Hlond, fu assegnato il Titolo di S. Maria della Pace.

La bella funzione ebbe una simpatica chiusa con la consegna del galerum rubrum (cappello rosso) fatta da Mons. Callori nell'appartamento del Card. Hlond. Tessendo l'elogio del Cardinale, Primate, Mons. Callori ricordò un episodio di vita missionaria del novello Porporato, fin qui sconosciuto.

« Nel 1919, viaggiando in ferrovia verso Vienna, D. Hlond e un suo compagno avevano occupato un compartimento di un treno affollato di comunisti. Ad un tratto il treno si fermò. Grida disperate echeggiarono. D. Hlond scese e trovò presso il binario un uomo disteso in una pozza di sangue con una gamba tagliata dalle ruote. Col personale organizzò il trasporto nel bagagliaio, dove l'assistette amorosamente per tutto il viaggio, preparandolo a una morte cristiana. Il poveretto era un fervente comunista e per manifestare la sua gra†itudine al sacerdote che l'aveva assistito, gli regalò un mazzolino di garofani rossi che portava all'occhiello. Quei garofani D. Hlond li depose ai piedi di Maria Ausiliatrice, in segno di riconoscenza per averlo aiutato a salvare un'anima. « La Vergine - ha detto Monsignor Callori - ha voluto benignamante retribuire D. Hlond: nella porpora Ella gli ha restituito i garofani rossi (1) ».

Il Card. Hlond ringraziò cordialmente Mons. Callori e, ricordò a sua volta le benemerenze della famiglia Callori verso D. Bosco e la sua Opera.

(1) Vedi Giornale d'Italia del 24 dicembre.

*

Noi avremo prossimamente S. Em. a Torino e ci varremo della bella occasione per tributargli l'omaggio della nostra esultanza. Egli ne è ben degno per l'onore che la sua eccelsa dignità irradia ora sulla Pia Società Salesiana, e pel caro ricordo di operosità che ci ha lasciato coll'estendere l'Opera di Don Bosco nell'Europa Centrale, dove oggi è fiorente per numero di case e per disciplina religiosa.

Il Card. Hlond (che conta appena 46 anni) nella piena vigoria del suo zelo, dopo l'elevazione alla sacra Porpora, si è acquistato non piccole benemerenze coll'organizzare il riuscitissimo Congresso Missionario Internazionalee tenutosi a Posen dal 28 settembre al 2 ottobre, e il Congresso di Metodologia Pastorale al quale presero parte oltre 30o sacerdoti di tut†e le Diocesi di Polonia dal 14 al 19 novembre, per studiare di comune accordo i migliori metodi di apostolato richiesti dalle speciali condizioni in cui si trova oggidì la Chiesa in Polonia.

Nell'elevazione di questo suo figlio a Primate di Polonia e a Cardinale di Santa Chiesa, la Pia Società Salesiana ha veduto una prova della benevolenza del S. Padre verso l'Opera di Don Bosco e ne ha tratto impulso per lavorare con rinnovato zelo a bene della Chiesa e delle anime; e mentre umilia al Sommo Pontefice il suo più vivo ringraziamento, eleva pure a Dio la fervida preghiera perchè colle sue grazie divine assista sempre l'Em.mo Porporato e ne fecondi le opere.

RACCOMANDIAMO:

La « VITA DI D. Bosco » del sac. Dott. G. B. Calvi (S. E. I. - Torino, L. 12,6o), così elegante e avvincente nella nuova edizione, ha meritato all'Autore questa lettera dell'Em. Card. Maffi, che è da sè la più bella raccomandazione.

ARCIVESCOVADO DI PISA

M. R. e carissimo Sig. Professore,

Una delle vite che deve essere scritta da molti, è proprio quella di D. Bosco. È un poliedro così faccettato, che di proiezioni ne esigerà sempre ben molte per farsi conoscere e misurare. E benedetta adunque Lei, che ha scelto di fare il lavoro per la gioventù, perchè il maggior apostolato del Venerabile potesse efficacemente continuare. Continuerà, e quante le anime che dalle sue pagine, così candide e così vive, si sentiranno riportate a secondare i richiami del cielo!

Le mie congratulazioni, ottimo e carissimo Sig. Professore, per le benedizioni che ha preparato così larghe alla cara gioventù, tanto insidiata e da Lei così bene invitata ancora alla bontà, e lasci che di questa carità vera e salutare La ringrazi anche

26-X-27.

l'Aff.mo Suo

P. CARD. MAFFI.

Il Rappresentante del Sig. Don Rinaldi nell'Estremo Oriente

I nostri ottimi Cooperatori sono stati informati dal Bollettino del viaggio intrapreso del R.mo sig. D. Ricaldone, Prefetto Generale della Pia Società Salesiana, nell'Estremo Oriente per visitare di incarico del sig. D. Rinaldi nostro Rettor Maggiore, le missioni dell'India, dell'Assam, della Cina e del Giappone.

D. Ricaldone partì da Torino il 26 dicembre 1926 e, dopo un anno di assenza, è ritornato il 10 dicembre u. s., senza avere avuto nel lungo viaggio nessun incidente spiacevole. Dobbiamo a Dio un ringraziamento cordiale per averlo assistito e protetto contro pericoli che pure erano sul suo percorso, e di averlo conservato in ottima salute nonostante i disagi a cui dovette sottostare. La sua visita a quelle nostre lontane missioni riuscì di immenso conforto per tutti e apportò un vigoroso impulso alle opere tanto fruttuose di quei nostri Confratelli.

Il 10 gennaio 1927 D. Ricaldone approdava a Bombay e il 13 era a Calcutta, dove i Salesiani si sono assunto l'incarico della Cattedrale e della Parrocchia adiacente, dirigono una grande tipografia e hanno in progetto un grandioso collegio con Scuole professionali. Da Calcutta D. Ricaldone passò a Madras per visitare nel sobborgo di Mylapor l'orfanotrofio diretto dai Salesiani e quindi prosegui al sud per Tanjore dove l'opera dei nostri Confratelli si svolge con assai frutto nella missione affidataci di circa 70 villaggi attorno alla città, e nelle fiorenti scuole professionali. Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno colà istituzioni molto apprezzate. Ritornato a Calcutta, D. Ricaldone visitò minutamente le varie residenze dell'Assam recando ai missionari e alle buone Figlie di Maria Ausiliatrice il conforto della sua parola e del suo consiglio.

Dall'Assam passò poi al Siam per visitare il nuovo campo di missione testè affidato alla nostra Pia Società: quindi per Saigon raggiunse Macao. Di là, dopo alcuni giorni di riposo tra i nostri dello Orfanotrofio dell'immacolata, riparti per Shanghai: da Shanghai passò a Tokio nel Giappone e poi nel Kiushiù per visitarvi quella nostra promettente missione - visita già riferita mesi fa dal Bollettino. Dal Giappone ritornò a Macao, dove si trattenne alcun tempo visitando Hong Kong, l'Heungshan e il Vicariato di Shiu Chow. Da Macao passò a Manila (Filippine) e di là nuovamente al Siam, a Calcutta e a Bombay, donde il vapore lo portò direttamente in Italia.

Il percorso totale del viaggio di D. Ricaldone si può calcolare a 6o.ooo km. Tenendo conto del tempo impiegato e delle tappe effettuate, si può dire che non fu certo un viaggio di piacere: ma egli ha viaggiato per dovere, e ciò che l'incalzava ad affrettarsi era il gran desiderio di essere a contatto con tutti i Missionari e colle loro opere, per incoraggiare, per consigliare con quella esuberanza di confidenza e paterna carità che gli imponeva la dignità di rappresentante del Padre presso i figli lontani.

All'Accademia Letteraria Brasiliana.

L'Accademia Letteraria Brasiliana - una delle Istituzioni migliori e più onorifiche del Brasile - ha aperto i suoi battenti per accogliere nel suo seno un Salesiano. L'accoglienza è stata improntata a così viva cordialità e circondata di tanto fasto, da riuscire una splendida glorificazione da non potersi desiderare migliore.

I giornali di Rio de Janeiro del 1° dicembre u. s. facendo la cronaca dell'avvenimento, hanno messo in rilievo che «poche volte l'Accademia Letteraria ha tenuto sedute così solenni, con intervento di tante personalità del mondo intellettuale e politico, come quella notturna del 3o novembre per l'ingresso del nuovo socio, MONS. D'AQuiNo CORREA, Arcivescovo di Cuyabà.

Quando alle 21 in punto cominciò la seduta, erano presenti nel salone il Presidente della Repubblica coi Ministri degli Esteri, della Giustizia, delle Comunicazioni, della Pubblica Istruzione, della Marina e della Guerra; il Nunzio Pon