BS 1920s|1924|Bollettino Salesiano Novembre 1924

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLVIII.   TORINO, NOVEMBRE 1924   NUMERO 11.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: La partenza di cento nuovi Missionari Salesiani. - Annecy a S. Francesco di Sales. - L'Opera di D. Bosco in Jugoslavia. La consacrazione del nuovo Santuario di Maria Ausiliatrice. - La morte di Don Arturo Conelli. - Le Missioni Salesiane: Dalla Prefettura Ap. dell'Assam. - Una pietosa proposta. - Fervore edificante. - Ardita escursione nel Venezuela. - La nuova Missione di Shindaika. - Il Culto di Maria Ausiliatrice. - S. A. R. il Principe di Piemonte tra i Salesiani dell'Argentina, del Cile e dell'Uruguay. - Una specialissima benedizione dei S. Padre. - Notizie varie. - Cooperatori defunti.

La partenza di cento Missionari Salesiani.

La domenica 7 ottobre, solennità del Santo Rosario, s'inaugurava solennemente la celebrazione del Cinquantenario delle Missioni Salesiane a Buenos Aires e a Torino; là con l'adunarsi del IX Congresso Generale dei Cooperatori Salesiani, qua con l'addio a più di cento nuovi Missionari. Una cerimonia commoventissima. Salì in pulpito il missionario Don Sante Garelli, destinato alla fondazione della nuova casa di Missione a Sciang-hai in Cina:

« Con questa spedizione - disse - si apre il ciclo delle commemorazioni per il Cinquantenario delle Missioni Salesiane. Ci vorrebbe altri a commemorare tanto avvenimento, come altri, in realtà, ha cominciato le spedizioni dei Missionari Cattolici, N. S. Gesù Cristo, che inviò i primi missionari quando disse agli Apostoli: - Euntes, docete omnes gentes. - È la vita della Chiesa Cattolica, l'Opera delle Missioni... Che sentimenti doveva provare il Cuore di Gesù al vedere lontano, in America, tante genti ancora sconosciute alla civiltà di allora, in Africa tante altre schiave del paganesimo, in India tante che adoravano i bruti, e nella lontana Cina altre stirpi adorare sè stessi, il proprio io... e idoli immondi. « Oh! perchè, deve aver pianto Gesù, perchè tanti popoli, schiavi dell'errore e del peccato? Andate, andate... docete omnes gentes... » Don Bosco, anima veramente cattolica, raccolse quel grido, e lo ripetè ai suoi figli

» Viaggiavano poco tempo fa nel Mare di Oriente due giovani sposi con una bambina; e nel passare da un bastimento a una barca la bimba scivola... affonda. Un piccolo giapponese si lancia,.. si tuffa... estrae la bambina... I genitori lo premiano con una somma... egli ringrazia e dice: - La darò a mia madre.

» Così il Missionario si tuffa nel mare del paganesimo. Egli lascia parenti, patria... tutto... e va, e salva anime. Per chi sono i suoi meriti? Oh! egli offre i suoi sacrifici per i genitori, pei parenti, per gli amici, per i benefattori. Si vedrà un giorno chi furono i salvatori delle famiglie nostre... Oh! certamente, un giorno, i genitori dei missionari brilleranno con loro nella gloria.

» Mi trovava in viaggio, quando salì sul piroscafo un signore elegante. Dubitai non fosse cattolico. Lasciai che facesse l'indifferente, che estraesse un giornale, poi cortesemente gli domandai a qual chiesa appartenesse. Si discusse. Era protestante. I presenti diedero ragione a me e alle mie ragioni: perchè aveva detto che noi rinunziamo a una famiglia, a tutti i comodi, e siamo mandati dal Vicario di Gesù Cristo, che è il Pastore Universale. Non c'è confronto tra l'opera nostra e la loro... e Gesù Cristo benedice l'opera nostra.

» Ma per quest'opera sono tutti necessari:... il sacerdote... il chierico... ed anche il coadiutore laico... Oh potessi dire ai nostri giovinetti artigiani come è necessaria l'opera loro!... Una repubblica andava in rovina: e i magnati discutevano... discutevano; quando uno di essi prende un pomo e lo schiaccia.... il torso resta buono, la polpa si sfalda. Ascoltate: la parte ricca della società è guasta, ma il popolo è sano... e i bravi giovani artigiani possono fare tanto bene!...

» A Macao Mons. Versiglia venne acclamato e benedetto quando cominciò la scuola professionale. Il nostro Don Pedrazzini incontrò, con altri, i pirati: si nascose in un sacco e fu salvo, perchè il capo lo vide e lo riconobbe; anche i Cinesi, così indifferenti, sono sorpresi dalla carità cristiana. Mons. Versiglia non sapeva come fare per costrurre un nuovo istituto professionale: nessuno offriva, nessuno aiutava. Va dal Governatore e gli dice: « Vogliamo aprire una scuola professionale »; e gli aiuti non tardarono. La scuola professionale è la chiave che aprirà la Cina ai Salesiani e il Cielo a tante anime.

» E voi aiutateci!... E Gesù che ci manda. Se venisse Gesù Cristo a chiedervi aiuto... chi glielo negherebbe?...

» Tutti possono fare qualche cosa: e i poveri molte volte sono i più generosi. Passavo, qualche anno fa, in un paesetto del Piemonte. Una povera vecchia m'invita ad entrare nella sua squallida casetta, senza mobili, e generosamente mi dà mille lire per le Missioni: tutti i suoi risparmi!

» Aiutateci, e pregate per noi! Il nostro caro Don Olive, che aveva raccolte a sè tante tante anime, conosceva poco la lingua, eppure fece del gran bene. Gli domandammo il segreto. Rispose: Ci sono in Europa tante anime che pregano per me; sono esse che mi aiutano!

» Ed ora addio...

Un giorno chiesi a Don Rua, un ricordo, una parola. « Carità » rispose il gran Servo di Dio... In seguito ne chiesi un altro a D. Albera: « Ricorda, mi disse, che la prima anima da salvare è la teca ». E noi tutti speriamo di salvarla, salvando altre anime.

» Ora ci dirà una parola il 3° Successore di Don Bosco; e ce ne dice un'altra Maria Ausiliatrice, e un'altra anche Gesù dal Santo Tabernacolo, dinanzi al quale deponiamo i nostri ideali, i nostri propositi, tutta la buona volontà... Oh! non ci mancherà l'aiuto di Dio, se voi ci accompagnerete. Pregate per noi! Maria SS. Ausiliatrice donerà a chi parte e a chi resta la sua santa protezione!... »

Dopo il discorso del Missionario, religiosamente ascoltato dalla folla che gremiva la Basilica, si avanzò all'altare S. E. Rev.ma Monsignor Filippo Perlo, Vicario Ap. del Kenia, che impartì la Benedizione col SS. Sacramento, poi benedisse e consegnò a ciascuno dei partenti il Santo Crocifisso, e rivolse a tutti un paterno saluto.

Andate, - disse il zelantissimo Vescovo Missionario - andate, con l'aiuto di Dio, o novelli apostoli di Gesù Cristo; andate con l'entusiasmo che vi splende negli occhi, anche se vi son qui dei congiunti che piangono. Voi partite in letizia, perchè sarete guidati dalla Stella del Mare al porto indicato dai vostri Superiori!

» Ma non crediate che la via del Missionario sia facile: io l'ho percorsa per circa 25 anni: è lunga, perigliosa, e difficile. Avversità e sacrifici vi attendono; nemici stanno al varco. Spesso il pane quotidiano sarà condito di amarezza. Talora non basterà essere coraggiosi: dovrete essere eroi. Arriverete alla vittoria, ma chi sa attraverso a quante sconfitte!...

» Non illudetevi che gli onori del mondo vengano a cercarvi; non aspettatevi nella vita missionaria riposo e quiete. « Lavoro e sacrifizio » è il programma di tutti i Missionari.

» Ma perchè le avversità non vi abbattano è necessaria la grazia di Dio; e noi ci siam qui radunati per invocarvi questa grazia dalla Vergine Ausiliatrice. Da questo momento Ella vi prende nelle sue braccia e sarà vostra guida ed aiuto.

» Oh! tutto dovete attendere dal suo aiuto. Sarebbe una follia il credere che la vostra parola, buttata in mezzo a milioni di infedeli, da millennii tuffati nel vizio e schiavi di consuetudini miserande, o tra coscienze che vivono nell'errore, avesse a convertirli subito! Non basteranno neanche i vostri dolori e i più gravi sacrifici! La conversione di un'anima è un miracolo, che Dio riserva a sè. Ma Dio, potente contro tutti, è debole con chi lo prega. E dunque necessaria la preghiera per salvare le vostre anime e quelle di tanti infedeli.

» Ebbene facciamo questo patto: preghiamo a vicenda. Quando, fra qualche anno, ci giungeranno notizie dei vostri successi, noi diremo: « Grazie, o Signore, che hai benedetto quei Missionari che lavorano così bene! » E voi potrete dire a vostra volta: « Nel Santuario di Maria Ausiliatrice ogni giorno si prega, e si prega molto, per noi!... ».

Com'ebbe finito il suo cordiale saluto, Mons. Perlo intonò le preghiere dei Pellegrinanti; quindi, tra la viva commozione dei parenti e di tutti i presenti, i nuovi Missionari sfilarono innanzi al nostro Rettor Maggiore e agli altri Superiori.

Il commovente addio si protrasse a lungo, perchè il buon Padre volle dare a ciascun missionario in particolare un ultimo ricordo, e fare un'ultima raccomandazione. Mentre dall'orchestra si eseguivano cantici sacri, in tutto il tempio era un bisbiglio di ferventi preghiere. Assistevano alla cerimonia, presso la balaustra, anche 10 Figlie di Maria Ausiliatrice, destinate a raggiungere le loro Consorelle nelle varie Missioni.

A notte si rinnovò un'adunata di addio ai nuovi apostoli nel teatrino dell'Oratorio. Si svolse, per la prima volta, una splendida film delle nostre Missioni nel Congo, che piacque assai. Negli intermezzi la banda « Card. Cagliero » eseguì scelti pezzi musicali; e un alunno rinnovò ai partenti la promessa di pregare ogni giorno per loro. Uno dei giovani apostoli ripetè ai genitori il grazie più vivo per il beneplacito loro accordato di consacrarsi alle lontane missioni; uno dei capi-gruppo, reduce dal Mattogrosso, illustrò vivacemente la riconoscenza dei nuovi cristiani per tutti i loro benefattori; e, infine, il sig. Don Rinaldi, con commosse parole, assicurò i partenti che egli pure li avrebbe raccomandati ogni giorno al Signore con affetto di padre!

***

I nuovi Missionari salesiani, già partiti o che partiranno di questi giorni, sono 103, e ad essi son da aggiungere altri 21, venuti in Italia per sollecitare nuovi aiuti ed accompagnarli alle varie residenze di Missione.... Una spesa enorme, solo per il corredo, per il viaggio, e per le prime provviste... circa UN MILIONE!

Preghino i buoni Cooperatori, perchè Iddio benedica i nuovi apostoli nel viaggio e sul campo dell'apostolato; e, nella loro carità, si rammentino anche delle strettezze grandissime del nostro Rettor Maggiore, il quale accoglierà, con grato animo, qualunque offerta, in oggetti o in denaro.

Indirizzo - Rev.mo Sig. D. FILIPPO RINALDI - Via Cottolengo n°. 32, Torino (9).

Le festa per S. Francesco di Sales ad Annecy.

Una cerimonia semplice ed austera ad un tempo si è svolta, domenica 14 settembre ad Annecv, la capitale dell'Alta Savoia, così graziosamente seduta sulle rive del bèl lago che da lei prende il nome.

Da molti anni, l'Accademia Florimontana, fondata da S. Francesco stesso, insieme col suo degno amico il Presidente Favre, aveva decretata l'erezione d'un monumento che nella città, che più ne vide l'operosità apostolica e sulla quale sensibilmente sembra ancora aleggiare la sua protezione, ne riproducesse coi lineamenti la grandezza e la bontà. Difficoltà non lievi si frapposero alla realizzazione di questo desiderio; ma non ebbero ragione del volere tenace di quel manipolo fedele alla religione e alla tradizione.

Ed oggi Annecy, sulla Place au Bois, in prossimità del lago, a una cinquantina di metri da quell'oratorio Galerie, primo cenacolo dove si raccolsero le pie dame che diedero inizio all'ordine fiorente della Visitazione, a piedi di quel pendio, altra volta erboso, per cui così spesso deve esser salito il Santo Vescovo per recarsi dalla sua abitazione alla piccola Casa delle Sue figlie spirituali, e che oggi ancora conduce al nuovo monastero di queste e alla Basilica non ancor finita, nella cui cripta riposano le spoglie dei due fondatori, in quel luogo, che certo era il più adatto, Annecy ha il monumento del suo Vescovo, del suo benefattore, del suo protettore.

La statua in bronzo rappresenta il Vescovo seduto in atteggiamento meditabondo, con la mano destra posata su di un libro aperto. Sullo zoccolo granitico quattro iscrizioni su lastre di bronzo dicono come a « S. Francesco di Sales, gloria della Savoia e delle lettere francesi », « Fondatore della Visitazione e dell'Accademia florimontana », « Autore dell'Introduzione alla vita devota », « VESCOVO E PRINCIPE DI GINEVRA » « per volontà dell'Accademia stessa con pubblica sottoscrizione » il monumento sorse.

Il discorso dell'attuale presidente dell'Accademia sig. Miquel, che alla città consegnò il monumento, ne riassunse la storia; e, per la città, il suo sindaco, sig. Blanc, prendendolo in consegna, rese omaggio a Colui che la città tutta in quel giorno unanime onorava.

Un bellissimo inno a S. Francesco venne quindi eseguito dalle due Scuole corali di Annecy riunite.

Tenne dietro a questo il discorso del Vescovo della città Mons. des Bois de la Villerabel, pronunciato con voce distintissima, che fu tutto un canto devoto e riconoscente, un elogio alla Accademia che tenacemente volle il monumento e alla città che generosamente ne concesse l'area, e sopratutto una rievocazione del vescovo, la cui statua dall'alto del piedestallo si innalza oggi al centro dei luoghi che, vivo, amò e animò con la sua attività che non sapeva riposo, e che, morto, egli protegge sempre. In fine, parlò splendidamente l'Accademico Henry Bordeaut, delegato dell'Accademia Francese a rappresentarla ufficialmente. Con parola calda e simpatica, il valente oratore tenne incatenato per quasi mezz'ora l'uditorio, mettendo in piena luce quel santo della sua terra, del quale molti scritti hanno rivelato già qual sia per esso il « lungo studio e il grande amore ». La solennità lo considerò specialmente come « gloria delle lettere francesi » e quindi nel santo e nell'uomo si mirò più specialmente al letterato, ma in San Francesco una cosa non è separata dall'altra; e il Bordeaut fece sentire questa sintesi magnifica.

Così la piccola città, in cui viva è la fede e la tradizione avita, in una giornata smagliante di sole, sospendendo per un'ora l'agitarsi della vita giornaliera, guardava in alto e glorificava il suo Pastore immortale.

L'Opera dì Don Bosco in Jugoslavia.

La consacrazione di un nuovo- Santuario di Maria Ausiliatrice.

Un giorno, il Venerabile Don Bosco, tenendo innanzi una carta geografica dei Balcani, indicava al suo segretario, il chierico Angelo Festa, poi direttore a Lubiana, il cammnino che avrebbe fatto l'Opera Salesiana anche in quei paesi, i quali, in gran parte, erano allora sotto il dominio dei Turchi.

Il primo passo verso l'avveramento delle parole di Don Bosco si compì sul principio del secolo, coll'entrata dei primi Salesiani in terra jugoslava e precisamente a Lubiana. Là, per le pie e attive sollecitudini di un caro ammiratore dell'Opera Salesiana, il rev. Don Giovanni Smrekar di s. m., erasi costruito, fin dal 1894, un Comitato allo scopo di fondare un istituto educativo per la gioventù povera e abbandonata.

Il Comitato, infatti, acquistò un podere e una casetta nelle vicinanze della città, nella località chiamata Rakovnik, dove i Salesiani entravano il 23 novembre 1901.

L'Opera Salesiana in Jugoslavia

La nuova casa era provvista di tutto, oseremmo dire anche del più necessario; e la Divina Provvidenza l'assitè in modo visibile. L'8 dicembre di quell'anno medesimo, solennità dell'Immacolata, era accolto nell'istituto il primo alunno, al quale tennero dietro altri, cosicchè il piccolo istituto non tardò ad essere pieno.

L'anno seguente si fabbricò un piccolo ampliamento per accogliere altri fanciulli: ma anche la nuova fabbrica non bastò, e si continuò sempre a costrurre a piccoli tratti, finchè nel 19o8 si diè principio al nuovo istituto, capace di oltre 150 alunni. Contemporaneamente, nonostante la scarsità dei mezzi, s'iniziarono regolarmente anche le scuole elementari, che vennero pareggiate alle governative, e si apersero e svilupparono meravigliosamente anche le scuole professionali, che godono la stima universale.

Altra fondazione Salesiana jugoslava si ebbe a Radna, a circa 9o chilometri da Lubiana, nel 1907, destinata alla formazione di nuovo personale per l'Austria e l'Ungheria. Anche dopo la guerra, quando le Case Salesiane formanti l'Ispettoria Austro-Ungarica vennero suddivise secondo i raggruppamenti dei nuovi stati, quella di Radna restò casa di formazione e studentato per gli Sloveni, ed attualmente accoglie 5o giovani ascritti alla nostra Società.

Cinque anni dopo, nel 1912, si aperse un terzo istituto salesiano jugoslavo a Verzei nella Stiria, quasi all'estremo confine della terra jugoslava verso l'Austria tedesca, dove oggi fiorisce l'opera dei Figli di Maria, cioè dei giovani aspiranti allo stato ecclesiastico; e molti son quelli che vi attendono agli studi ginnasiali.

Dopo la guerra, nel 1919, si ebbe il quarto istituto salesiano jugoslavo in Lubiana, e precisamente un Oratorio Festivo. Si acquistarono alcune baracche militari e si adottarono a cappella, teatro e sale di ricreazione; e mirabili furono i frutti, che non tardarono a maturare in quel sobborgo, mancante, prima, di ogni assistenza religiosa. È tanta la simpatia che circonda quest'o pera, che mercè l'aiuto di cuori generosi s'è potuto intraprendere la costruzione di un Oratorio in piena regola, che verrà inaugurato quanto prima.

Finalmente, nel 1922, si ebbe ancora un'altra fondazione a Zagabria, capitale della Croazia, ad istanza dell'Arcivescovo che volle affidata ai Salesiani la direzione di un suo istituto, i cui alunni frequentano le pubbliche scuole ginnasiali e liceali.

A diffondere la conoscenza dell'Opera nostra in Jugoslavia contribuì assai l'organizzazione dei Cooperatori e delle Cooperatrici e la lettura del Bollettino Salesiano in lingua slovena, che - presentemente - si stampa a Lubiana.

E quanta stima goda l'opera di Don Bosco in mezzo al popolo Sloveno e Croato è provato dalle continue domande per l'apertura di nuove case, come a Celje, Maribor, Split, e persino a Belgrado, ad istanza di S. E. il Nunzio Apostolico. Peccato che la deficienza di mezzi, e più ancora di personale, non permetta di accoglierle!

Il Santuario di Maria Ausiliatrice.

Non appena i Salesiani misero piede a Lubiana, prese a diffondersi la divozione a Maria Ausiliatrice. Un suo quadro, esposto nella Cappella provvisoria, in breve fu sostituito da una bellissima statua che riscosse la più grande venerazione e divenne mèta di numerosi pellegrinaggi.

Diremo di più. Fin dal 1902 si decise di erigere accanto al modesto istituto anche un tempio a Maria Ausiliatrice, e si cominciò senz'altro a raccogliere le offerte necessarie; e il secondo direttore, Don Angelo Festa, ne affidava il disegno all'architetto prof. Mario Ceradini dell'Accademia di Belle Arti di Torino; e nel 1904 se ne collocava la 1a pietra. Compì il sacro rito Mons. Vescovo Diocesano, alla presenza del Successore del Ven. Don Bosco, il Servo di Dio Don Michele Rua di v. m., di tutte le pubbliche autorità e di una folla di devoti.

La costruzione fu lenta, perchè intralciata da gravi difficoltà e da altri bisogni impellenti, con e la costruzione del gran corpo di fabbrica per l'istituto e, in fine, dalla guerra, che arrestò qualsiasi lavoro. Terminata la guerra e vinte le difficoltà persistenti - causate dalla crisi universale - si ripresero i lavori e l'opera venne interamente condotta a termine, se si eccettua una parte della rifinitura e l'arredamento.

Il nuovo tempio sorge su di un piccolo poggio, circondato tutt'intorno da amene colline, tranne il lato ove si estende il pianoro di Lubiana. E in forma di croce latina, con due splendide torri ai lati della facciata, che si fondono con essa in uno splendido quadro architettonico. Esternamente è in muro greggio, alternato da fascie di pietra artificiale. Nell'interno è imponente per le alte linee architettoniche; ed innondato di luce, che vi piove da tre grandi finestroni con vetri istoriati, sopra la porta maggiore ed ai lati della crociera, e da sei finestroni minori lungo la navata centrale, invita fortemente le anime a sollevarsi al cielo.

Sull'altar maggiore, splendida opera in marmo, sormontato da un artistico baldacchino in legno, campeggia la venerata statua di Maria SS. Ausiliatrice.

La consacrazione del nuovo Santuario.

Le feste della consacrazione del nuovo Santuario di Maria Ausiliatrice, svoltesi l'8 settembre u. s. dimostrarono chiaramente quanto sia già radicata nel popolo sloveno la divozione alla nostra Madre Celeste.

Per l'occasione si tenne in Lubiana il primo Congresso Mariano Generale, riuscitissimo. Un gran numero di pellegrini vi affluì fin dai giorni precedenti. Cinquantamila ne giunsero in ferrovia; e circa centomila si calcolarono quelli che presero parte ai festeggiamenti.

La mattina del 6 arrivò da Belgrado S. E. Rev. Mons. Ermenegildo Pellegrinetti, Arcivescovo titolare di Adana, Nunzio Apostolico, che fu osserquiato alla stazione dalle autorità e dal popolo plaudente. Nel pomeriggio dello stesso giorno vi giunse anche, su treno speciale, messo a disposizione dal Governo Jugoslavo, Sua Eminenza il Cardinal Giovanni Cagliero, Salesiano. Il ricevimento alla stazione non poteva essere più solenne. Lo attendevano il Nunzio, il Vescovo diocesano, Mons. Jeglic, il Governatore Dott. Sporn, il prefetto Dott. Logar, il generale Zivkovic, il direttore di polizia Gustin, e i rappresentanti del Capitolo della Cattedrale, della famiglie religiose della città, e di tutte le associazioni cattoliche con 200 bandiere e stendardi ed una grande moltitudine,

All'apparire di Sua Eminenza nel fulgore della S. Porpora e col galero rosso, la banda militare suonò la marcia trionfale ed il Canonico Luigi Mercar, Presidente del Comitato per la preparazione delle Feste e Direttore diocesano dei Cooperatori, gli rivolgeva vibranti parole di saluto. Sua Eminenza, visibilmente commosso per la grandiosa dimostrazione, ringraziò pubblicamente e si disse ben lieto di portare il saluto e la benedizione del S. Padre al Congresso Mariano, ai partecipanti alle feste della consacrazione del nuovo Santuario di Maria Ausiliatrice, ed a tutto il popolo sloveno, noto per il suo devoto attaccamento alla Santa Sede.

Il giorno dopo Sua Eminenza tenne pontificale alla messa solenne nella chiesa dei Francescani, accompagnato da scelta musica liturgica, sotto la direzione del valente maestro compositore P. Hugolin Sattner, francescano.

La sera del 7 settembre tutte le adiacenze del nuoo Santuario rigurgitavano di devoti. Nella cripta, bellamente addobbata, vennero esposte alla venerazione dei fedeli le SS. Reliquie, destinate all'altar Maggiore, e tutta la notte una gran folla alternò ininterrottamente le più fervide preghiere al canto d'inni sacri.

La mattina dopo, alle 5, si celebrò all'aperto la messa della Comunione generale: e alle 6 cominciò il rito della consacrazione. Lo compì S. E. il Nunzio Apostolico, coll'assistenza del rev.mo Capitolo e di molti sacerdoti. Terminata la consecrazione, seguì la Messa Pontificale dello stesso Consacrante, e, infine, l'Em. Cardinal Cagliero impartì, a nome del S. Padre, la Benedizione Apostolica con indulgenza plenaria.

Il pomeriggio fu una vera apoteosi di Maria Ausiliatrice. Sin dal giorno precedente il suo venerato Simulacro era stato trasportato dall'Istituto Salesiano in una chiesa della città, dedicata alla Madonna: e sin dalle due nella piazza prospiciente si adunavano tutte le autorità, civili ed ecclesiastiche, con un'immensa moltitudine di fedeli, per la consacrazione del popolo sloveno a Maria SS. Ausiliatrice, e per la solenne incoronazione della S. Immagine. Erano state preparate, a gara, due belle corone d'oro, artisticamente lavorate, ed una di esse venne posta in fronte al Bambino Gesù dal Vescovo Diocesano, e l'altra in fronte alla Vergine dal Nunzio Apostolico, tra la gioia commossa dalla moltitudine.

Compiuta la cerimonia, seguì la processione attraverso le vie principali della città, e dalla città al nuovo Santuario. All'imponente interminabile corteo presero parte, con bandiere e stendardi, tutte le associazioni mariane, quattro bande musicali, il Clero, le autorità e una moltitudine immensa di fedeli. La statua della Madonna, portata dai seminaristi, riscosse l'omaggio della più entusiastica divozione. Giunto il religioso corteo, splendido nella varietà dei caratteristici costumi nazionali, al nuovo Santuario, l'Eminentissimo Card. Cagliero, dall'alto del cortile superiore dell'istituto, dove era stato eretto un altare, alla folla immensa che accompagnò la Vergine Incoronata, calcolata a più di 6o.ooo persone, impartì la Benedizione Eucaristica.

Fu, veramente, un giorno di paradiso, che resterà memorando negli annali dell'Opera di Don Bosco in Jugoslavia.

Il viaggio del Card. Cagliero.

L'Eminentissimo, accompagnato dal suo segretario Don Adolfo Toruquist, giungeva a Rakovnik il 6 settembre accolto festosamente anche dai confratelli ed ascritti di Radna, accorsi a Lubiana per per l'occasione. Il Direttore Don Francesco Walland lo salutò con entusiastiche parole, ed un alunno gli lesse un complimento in italiano.

Sua Eminenza rispose commossso, ringraziando la Madonna di aver potuto intraprendere, non ostante l'età e qualche disturbo sofferto di quei giorni, un viaggio così lungo.

Le sue parole, tradotte in sloveno per interprete, suscitarono vivi applausi, specialmente quando espresse tutta la sua riconoscenza al Ven. Don Bosco e alla Società Salesiana, dicendo: « Se dovessi nascere ancor cento e mille volte, mi farei sempre Salesiano! »

Terminate le feste, l'Eminentissimo non seppe resistere ai reiterati inviti dei Salesiani di Austria, di Polonia e di Baviera, e su vagone speciale riservato, messo gentilmente a sua disposizione e dalle direzioni ferroviarie, dimentico dei suoi 86 anni inoltrati, partendo da Lubiana si recò a visitare i tre istituti salesiani fiorenti in Vienna, un quarto istituto ivi diretto dai nostri e la chiesa degli Italiani a loro affidata, dove celebrò e predicò ad un bel gruppo di connazionali.

Da Vienna proseguì verso la Polonia, e la sua prima visita fu al grande istituto di Oswieçim; di là passò a Kattowitz, sede di Mons. Augusto Hlond, salesiano, Protonotario Apostolico, Amministratore Apostolico dell'Alta Slesia Polacca; indi a Klecza Dolna, dov'è la casa di formazione dei polacchi aspiranti alla Società Salesiana; e in fine a Cracovia, allo studentato filosofico e teologico. Tornato in Austria, dopo breve sosta a Vienna, partì nuovamente per Monaco di Baviera, e vi restò tre giorni, ammiratissimo di quell'istituto, dove trovano ospitalità anche molti giovani artigiani che si recano a lavorare in città, « nè più nè meno - diceva l'Eminentissimo - come si faceva un tempo nell'Oratorio di Valdocco «.

Queste visite, accompagnate dal più deferente omaggio di tutte le autorità civili, ecclesiastiche e governative, lasciarono nel cuore di Sua Eminenza il più soave ricordo. « La Società Salesiana - diceva - ha in quelle terre, amantissime del Papa, il più lieto avvenire. Grande è il prestigio che il nome di Don Bosco ha suscitato in quei paesi! Numerose e generose le nuove vocazioni, anche per le Missioni Estere! In tutte le case si vive la vita dell'Oratorio di Valdocco, ed aleggia, oserei dire, visibilmente, lo spirito del Venerabile Fondatore ».

Se avesse potuto ascoltare il cuore, Sua Eminenza avrebbe visitato tutte le case; ma non era possibile. In compenso tenne alcune preziose conferenze ai vari direttori delle case salesiane della Jugoslavia, dell'Austria, della Polonia e della Germania, accorsi ad ossequiarlo nei rispettivi stati.

Tornando in Italia, alla stazione di Innsbruck ricevette ancor l'omaggio dell'istituto di Fuplmes; e come nell'andata erasi fermato, festeggiatissimo, a Trieste, nel ritorno sostò a Verona, rallegrando della sua presenza quei nostri confratelli, allievi e Cooperatori.

RICORDIAMO AI COOPERATORI che il BOLLETTINO si stampa ogni mese in più lingue, e si spedisce largamente - più di centodiecimila copie solo in italiano - senza abbonamento fisso; mentre ogni mese è fissa ed ingente la spesa.

Vari zelanti Cooperatori ci domandano se Possano - tranquillamente - cioè senza pericolo che sia mutata la loro intenzione, lasciare un legato o far testamento a benefizio delle MISSIONI SALESIANE. Rispondiamo di sì, purchè, senza far nomi particolari, si attengano a questa indicazione generale: « Lascio un legato di ... all'Istituto Salesiano per le Missioni «; oppure: « Lascio mio erede universale l'Istituto Salesiano per le Missioni ».

Dott. Don ARTURO CONELLI

Economo Generale dei Salesiani.

La sua morte, avvenuta in Roma la mattina del 7 ottobre u. s., ebbe largo rimpianto anche nella stampa della capitale e di altre città, a Milano dov'era nato, e a Torino dove pure contava molti amici ed ammiratori.

Da più giorni era leggermente costipato, ma, avendo deciso di tornare a Torino la mattina del 7 ottobre, scese nella Basilica del S. Cuore, si confessò, celebrò la S. Messa e ne ascoltò un'altra devotamente. Alle sette, salì in camera, con l'ispettore, consegnò la valigia all'incaricato di prendergli il biglietto e precederlo alla stazione, e si avviava verso il refettorio per prender un po' di caffè, quando, giunto al primo gradino dello scalone, sentendosi mancar le forze, parve cedere alle ripetute istanze di non partire in quel giorno, e si voltò indietro per tornar in camera. Ma, fatti pochi passi, fu colto da paralisi bulbare apoplettica, e poco prima delle 10 il caro don Conelli abbandonava questo mondo. Ebbe, ancora in tempo, l'Estrema Unzione, la benedizione in articulo mortis e una speciale benedizione del S. Padre, al quale, d'urgenza, era stato dato il triste annunzio.

Come è vero, che la morte viene, quando men si aspetta! E come son belle e consolanti le parole del Ven. Don Bosco: « In fine della vita si raccoglie il frutto delle opere buone! »

Don Arturo Conelli aveva compiuti appena 6o anni, essendo nato il 23 settembre 1864. Di cuor grande e d'indole aperta e soave, il 18 ottobre 1877 veniva condotto dalla Divina Provvidenza a Torino nell'Oratorio, dove compì il ginnasio, sempre primo tra i primi, non solo nella scuola, per acutezza e versatilità d'ingegno, ma dappertutto, per esemplari virtù, specialmente per amore alla pietà. Caro a tutti, divenne particolarmente caro a Don Bosco, che lo accolse in premio alla sua mensa per unanime designazione dei condiscepoli, lo accettò in Società, il 3 novembre 1881 lo vestì dell'abito chiericale, e il 7 ottobre 1882 - lo stesso giorno in cui il Signore lo avrebbe chiamato dopo 42 anni al paradiso! -- ne ricevette la promessa di rimanere in Società sino alla morte.

E cominciò subito a lavorare. Senza indugio venne dato prima a ripetitore, poi ad insegnante di filosofia ad una classe di nuovi chierici; e come insegnante di filosofia e, in seguito, come direttore scolastico, passò da San Benigno a Foglizzo, dove, già sacerdote, si preparò all'esame di laurea in S. Teologia, diresse per vari anni la collana delle Letture Drammatiche, scrisse e pubblicò un trattatello di Logica, che riscosse ampie lodi per la meravigliosa chiarezza, e cooperò efficacemente alla formazione di molti confratelli, tra cui è da annoverare il Servo di Dio Don Andrea Beltrami. Quanti lo conoscevano, ricordano quanta stima godesse fin da quel tempo il giovane sacerdote per la sua predicazione, piena di unzione, scultoria ed efficace.

Tante belle qualità mossero il venerato Don Rua ad inviarlo - appena ventinovenne - alla direzione dell'Istituto Leonino di Orvieto, ove continuò a riscuotere unanimi consensi di ammirazione, che ebbero larga eco anche nel cuore dell'augusto Fondatore, Papa Leone XIII.

Dopo cinque anni, nel 1898, con egual prestigio passò alla direzione del Collegio di Villa Sora a Frascati; e nel 1902 fu eletto Ispettore delle Case Salesiane del Lazio, dell'Umbria e delle Marche, alle quali, per lungo tempo, andarono congiunte pur quelle del Napoletano, e non è facile tratteggiare in poche linee il bene che il virtuoso Estinto compì nei 15 anni che risiedette in Roma come Ispettore.

Delicatissimo e riservato nel maneggio degli affari e nel tratto con ogni ceto di persone, era davvero un abilissimo uomo di governo e insieme un prezioso ed ambito consigliere, e riscosse ampie simpatie e larga stima presso ogni autorità, a cominciare dal S. Padre Pio X di v. m., che amava trattarlo famigliarmente e lo volle più volte in Vaticano per giovarsi della sua illuminata esperienza.

In questo tempo, tanti e così segnalati furono anche i servizi che per incarico dei Superiori rese all'intera Società, che, nel 1917, il compianto Don Albera volendo dare un degno successore all'indimenticabile Don Cerruti, che per più di trent'anni raccolse splendidi frutti nella direzione generale delle Scuole Salesiane, chiamò Don Conelli, e, dopo men di due anni, lo volle Economo Generale.

Anche nei sette anni che fu attivissimo membro del Capitolo Superiore, quanto e quanto bene, oltre l'inappuntabile disimpegno delle proprie delicate mansioni, continuò a fare all'Opera nostra! Con quanto sacrifizio e generosità si recò l'anno scorso a visitare le Case del Nord America e del Messico! Compì con tanta prudenza il suo mandato, da riscuotere l'ammirazione di quanti conoscevano l'importanza della sua straordinaria ispezione; ma gli costò fatica. Da tempo non leggeri incommodi lo tormentavano, sebbene apparisse così fiorente e robusto.

Ultimamente si era recato a Roma e vi si trovava da vari mesi per importanti affari della Società, e, senza dubbio, le gravi preoccupazioni che gli procurarono e che egli, come sempre, seppe tener nascoste a tutti, contribuirono ad affrettargli il giorno estremo. Felice lui che vi si era preparato con la vita esemplare, da buon religioso e degno figlio di Don Bosco!

Giustamente, quindi, l'improvvisa sua scomparsa suscitava il più largo rimpianto anche fuori della nostra Società. Le numerose lettere di condoglianza, inviate da autorità ed eminenti personaggi - tra cui è doveroso ricordare l'E.mo Card. Maffi, Arcivescovo di Pisa, che nei due ultimi Conclavi, ai quali prese parte, volle recarvisi accompagnato da Don Conelli, - sono unanimi nel rilevar la grave perdita fatta dalla Società Salesiana e le rare virtù dell'Estinto, chiamandolo un cuor d'oro, un grande ingegno, un'anima superiore, e, sopratutto, un sacerdote dei più eletti e un salesiano dei più esemplari.

La memoria di Don Conelli - scriveva il rev.mo nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi nella lettera inviata alle Case Salesiane per annunziarne la morte - resterà scolpita in mezzo a noi per la sua umiltà, per la rara bontà di carattere, per l'amore a Don Bosco e all'Opera Salesiana.

Pace all'anima sua!

LE MISSIONI SALESIANE

Dall'Oriente e dall'Occidente...

Dalla Prefettura Ap. dell'Assam.

Cifre eloquenti.

Mons. Mathias, Prefetto Apostolico dell'Assam, ci ha inviato il resoconto schematico dell'attività missionaria dall'agosto del 1923 all'agosto del 1924. Queste cifre, nella loro aridità, dicono eloquentemente tutto il bene fatto - molto, in vero, con la grazia di Dio e l'aiuto dei Cooperatori -- e quello, assai maggiore, che resta a farsi, ad 8 milioni di abitanti.

I

DATI GENERALI.

Abitanti della Prefettura Apostolica 8.141.840 Cattolici 6783 Catecumeni    1290 Sacerdoti Salesiani 12 Chierici » 1

Coadiutori »    7 Ascritti » . . . . 12 Figlie di Maria Ausiliatrice 6 Irish Christian Brothers 10

Suore di N. S. delle Missioni . . .   22

Numero totale dei Missionari 8o Cristianità . . 175 Catechisti indigeni   75

II

CHIESE CAPPELLE, ISTITUZIONI VARIE.

Chiese    10

Cappelle    43

Cimiteri    36

Oratori Festivi    2

Laboratorii    8

Orfanotrofi    5 Orfani ricoverati . . . . 162 Collegi per europei . . I Convitti per europee . . 2 Scuole maschili . . 5 Scuole femminili . . . . 2 Scuole miste . . 37

Numero totale degli allievi. . . 1684 Maestri secolari . . 37 Maestre . . 8 Asili per vecchi   . . . .   2

Associazioni varie    9 Soci (adulti, giovani e giovinette) . . 177

Farmacie   3

III LAVORO COMPIUTO DAL I AGOSTO 1923 Al, I AGOSTO 1924

Battesimi amministrati . . . . 711 Cresime    179

Confessioni    26.260 S. Comunioni . . . 83.004

Prime Comunioni    205

Estreme Unzioni    54 Matrimoni benedetti tra fedeli 62

Matrimoni misti    5

Funerali    97 Fanciulli catechizzati . . . . 838

Adulti   »    569 Catechizzati dai catechisti indigeni 4416

Prediche    2330

Esercizi spirituali    12

Tridui e novene    1q

Visite ad ospedali    222

Visite ad infermi    1282

Visite alle carceri    6

Viaggi apostolici    145

Medicine distribuite    11 444

I benemeriti Cooperatori e le zelanti Cooperatrici si rallegrino del bene che si è potuto compiere mercè la loro generosità. Aiutandoci, essi condividono i nostri meriti e partecipano a tutte le nostre opere buone e a quelle di tutte le anime che cerchiamo di guadagnare all'ovile di N. S. Gesù Cristo.

Dal giorno del nostro arrivo nell'Assam abbiamo elencato:

Battesimi    1911

Confessioni    68.239

S. Comunioni    218.312

Allievi educati    oltre   2.000

Orfani mantenuti    oltre   250

Shillong, 18 agosto 1924.

Mons. LUIGI MATHIAS Pref. Ap.

Una pietosa proposta.

Scrivono le Figlie di Maria Ausiliatrice dell'Assam:

... Bello l'Assam!... ma quando arriva la stagione delle pioggie, che durano sei lunghi mesi, allora la vita dei poveri indigeni, che devono misurarsi il riso e avanzarsi sempre un po' di fame, che non hanno un luogo dove riposare le membra ischeletrite e le cui povere capanne sono soggette alla forza invadente dell'acqua, oh come è misera la vita!

E quale strazio al cuore il vedere tanti poveretti colpiti da ogni genere di mali che « umido e miseria » possan produrre, trascurare la vita perchè non possono apprezzarne il beneficio, e morire lungo le vie, nei boschi, nei pubblici ospedali, senza che un raggio di luce divina rischiari le loro anime e additi loro una vita al di là, dove hanno tregua i dolori umani. Nati al pianto, le loro ciglia sono suggellate dal pianto.

La Divina Provvidenza affidò anche a noi una porzione di questi tapini: allargammo loro il cuore e le braccia, li accogliemmo festanti nel nome di Gesù Cristo, colla speranza di formarli ferventi cristiani.

Le sofferenze passate hanno lasciato traccia profonda nel loro piccolo organismo e mentre i loro neri occhioni si posano su di noi commossi per la gioia di trovarsi al riparo dalle piogge ed avere il riso assicurato, lo sguardo nostro pietoso si posa su di loro, ne osserva la gracile costituzione, gli sfoghi cutanei che le invadono e, con tutte le forze dell'anima, si invoca per loro l'aiuto della Divina Provvidenza.

Oh, come si stringe il cuore a vedere tante povere creature dormire sul nudo terreno inpregnato di umidità e che non le riposa, no, nel sonno, ma al domani le ridona più stanche, più pallide e più fiacche!

Perciò, in nome di Gesù sofferente in questi piccoli esseri, ci rivolgiamo ai generosi benefattori delle missioni salesiane, affinchè vogliano prendersi a cuore la sorte delle nostre orfanelle, provvedendole di un lettino ove possano riposare le gracili e sofferenti membra. Ogni lettino, segnato con targhetta, porterà il nome del donatore; e le nostre orfanelle, alle quali verrà insegnato a coltivare il delicato fiore della gratitudine, impareranno ad amare e a pregare ogni giorno per chi le avrà beneficate. Qui, con 6o lire italiane, si può acquistare un lettino; e che sono mai 6o lire per certi frugoli cari, che dormono i loro placidi sonni su materassini di soffici piume!...

Su coraggio, o bimbi e bambine d'Italia, bussate al cuore delle vostre mammine, rinunziate a qualche divertimento, e non vi sarà difficile mettere assieme quanto occorre per comperare un modesto lettino...

N. d. R. - Le offerte s'inviino direttamente al rev.mo signor Don Filippo Rinaldi, Via Cottolengo N. 32, Torino, - che ne curerà sollecitamente il recapito.

Fervore edificante.

Il 24 maggio u. s., come già abbiamo pubblicato, si tenne a Shillong un importante convegno dei cattolici della regione, ove presero la parola, in modo davvero commovente, vari dei più ferventi. I lettori possono farsene un'idea da questo brano, letteralmente tradotto dall'originale. Sono parole di Paulus Nelson:

« Ringrazio Iddio dal più profondo del cuore perchè mi ha guidato alla religione santa e vera. Io credo fermamente tutto ciò che la Religione Cattolica insegna per salvare il povero spirito di me, peccatore grande, e credo fino alla morte, e a costo anche della morte. Ho sorpassato i 53 anni di età, pure sono ancora un bambino per dire anche solo qualche cosa intorno alla profondità della vita spirituale e del capire la religione: tuttavia io confesso che in questa Chiesa sento veramente di aver trovato Dio e che Dio è vicino: Lui che muove, con le vie e con le parole sue sante, a sorreggere un peccatore come me. Ah se fossi capace di raddrizzare la sua via! Ah se avessi la coscienza (il discernimento) di osservare i suoi comandamenti! La parola di Dio, dalla bocca di Giovanni il Battista, circa duemila anni fa gridò al deserto: « Preparate la via al Signore »; io sento che grida forte oggi ancora...

»... Pensiamo ora, o amici o concredenti, come pregare Dio perchè continui a fornire i mezzi e la forza ai Padri spirituali - ai Missionari di questa contrada, e a quelli delle altre contrade - per avere la sapienza di guidare le proprie pecorelle e ritrovare le perdute... Se noi riceviamo con umiltà gli insegnamenti buoni dei nostri Padri spirituali senza gonfiare il petto o elevare il collo nella propria superbia, noi obbediamo a Dio e mostriamo con azioni visibili quanto grande sia la loro chiarezza per lo spirito e quanto il nostro profitto... Il Signore ha detto: « Chi ascolta essi, ascolta Me... Come il Padre ha mandato Me, così io mando voi »... Esaminate queste parole: le generazioni umane passano, la parola di Dio resta ferma...

» ... Oh Signore, noi domandiamo umilmente di usarci la misericordia di aprirci gli occhi e di aprire le orecchie dei nostri cuori, perchè le tenebre vi sono ancora e molta iniquità persiste. Amen!

» Sia lodato Gesù Cristo e sempre sia lodato! ».

Ardita escursione nell'Amazonas (Venezuela).

(Relazione del Missionario Salesiano Don Giovanni Balzola al sig. Don Rinaldi.

Taracuà (Rio Negro, Brasile), Maggio 1924.

Rev.mo Sig. Don Rinaldi,

Reduce da una lunga escursione nell'Amazonas, sento il dovere di inviarlene breve relazione. Nei miei anni di vita missionaria ho incontrato frequenti pericoli e difficoltà, ed anche in questo viaggio non mancarono fatiche ed avventure, ma, non potendo scrivere a lungo, mi limiterò ai dati principali, perchè possa farsi un'idea della zona visitata.

Più volte, nelle nostre escursioni, eravamo giunti ai confini del Brasile col Venezuela; ma non potevamo spinger oltre l'opera nostra sebbene sapessimo il bisogno che vi era e potessimo farlo con una certa facilità; e ciò per mancanza di giurisdizione. Nel marzo del 1923, Mons. Massa scrisse al Vescovo di Guayana, da cui dipende il territorio, chiedendo il dovuto permesso, e ne ebbe cordiale risposta, concedente ogni facoltà. Anche il Governatore, colonnello Francesco Mendes, promise la sua protezione ed il suo aiuto al missionario.

Confortato da queste assicurazioni, il 18 febbraio salutai il carissimo D. Marchesi e il buon confratello coadiutore Augusto, e m'imbarcai nella nostra canoa, in compagnia di 5 Tucanos e di un Macus, che poi mi abbandonò durante il viaggio.

Provvidenzialmente a S. Gabriel trovai il vaporino dell'amico Pietro Fuentes in procinto di partire per S. Carlo di Venezuela, sotto la guida dello stesso giovane, che nel 1915 fece da motorista durante la mia prima visita alla Prefettura. Il sig. Fuentes assai volentieri annuì che legassimo la canoa al vaporino; ed il 27 febbraio, salutati i confratelli, le Figlie di Maria Ausiliatrice, gli alunni e gli amici di S. Gabriel, ci mettemmo in viaggio. .

Misero stato delle popolazioni.

Il 5 marzo passavamo i confini ed entravamo nel Venezuela. Celebrai la S. Messa nella cappella di S. Rosa per la popolazione di Amanadonna, ove trovai desolazione e squallore, per moti politici. Maggior serenità rinvenni a San Carlo, ove fui rivevuto dalle autorità e vidi una chiesetta regolare, ma molto bisognosa di riparazione, come in generale tutte le case. Anche le condizioni religiose lasciano assai a desiderare. Questi posti, in 5o anni, ebbero appena sei visite missionarie; fra esse, nel 1894, quella del Padre Artiaga, ora Vescovo di Caracas, che da vero ministro di Dio vi compì un gran bene.

Ospite del sig. Fuentes, mi posi subito all'opera per ridestare lo spirito religioso con la celebrazione della S. Messa ed una predica al mattino; recita del S. Rosario, canto delle Litanie e un'altra predica alla sera.

Amministrai anche qualche Sacramento, ma ne tramandai la maggior parte al ritorno, per dare alla gente maggior comodità di radunarsi.

Stavo pensando a procurarmi una guida, quando, inaspettatamente, arrivò il rappresentante governativo di Maroa, sig. Mercede Raimondo Monte, il quale si disse pronto a servirmi in tutto ciò che potesse, mettendo a mia disposizione molti indi.

Ripartimmo il giorno 13 e dopo due ore passavamo la bocca del grande Casichiare, che si distacca dal pericoloso Orenoco e scende all'est del Brasile, mentre questo prosegue il suo corso al nord del Venezuela. Da questo punto il Rio Negro prende il nome di Guainia. Fin là si estende la tribù dei Barés, e più oltre, fino a Victorino, sono i Banivas, misti coi Guarikenas, poi i Curipacos e i Curù-Curù, che rimontano su su alle sorgenti del Rio Negro Guainia.

Incontrammo parecchi villaggi, senza chiesa, e mi promisero di edificarla, e in altri trovammo le tracce delle antiche missioni, come a Comunità, Democrazia,. Las Isletas, Guzman, ecc.

A Maroa stavano preparando la festa di San Gabriele. La popolazione è tutta indigena, ad eccezione del rappresentante governativo; e venne a ricevermi al porto con bandiere, sparo di fucili e musica, composta da una fisarmonica e da un tamburo.

Condotto alla chiesa, abbastanza grande, ma con le pareti che minaccian rovina, fatta una breve preghiera avanti la bella statua di S. Gabriele e, cantato il Magnificat, rivolsi ai presenti un cordiale saluto e li invitai ad accorrere. numerosi alla missione, che durò quattro giorni, coronata dall'amministrazione dei SS. Sacramenti. Per la Cresima, non essendovi nessuna donna già cresimata, che potesse fungere da madrina come prescrive il Rituale, ne cresimai una, dandole per madrina Maria SS.ma, e quella fece poi da madrina alle altre. Per gli uomini si prestarono la guida ed il sacrestano, ambedue già cresimati.

Terminate le funzioni religiose, la gente tornò alle proprie case, sparse sui piccoli affluenti, ove più facilmente può vivere di agricoltura, caccia e pesca; e noi ci recammo a Victorino.

Anche qui le stesse impressioni: tutto in decadenza, case in rovina, chiesa coi soli pali più robusti, rimasti a sfidare il tempo e a testimoniare il passaggio di antichi missionari, e poche tracce di idee religiose in qualcuno che ricordava le orazioni.

Volli visitare anche l'isola Venado, dove arrivò nel 1923 la Comissione composta di Svizzeri, Colombiani e Venezuelani per la designazione dei confini. Una piramide di pietre sovrapposte segna la separazione fra la Colombia e il Venezuela.

Vi salii sopra, e aprendo le braccia in forma di croce, col braccio destro volto verso la Colombia, il sinistro al Venezuela, e la fronte al lontano Brasile, pregai il Signore a benedire quelle terre remote!

Nel ritorno. - Una Missione a S. Fernando.

Era mio desiderio di continuare il viaggio fino all'Alto Guaina, cioè alla sorgente del Rio Negro, per visitare anche gli indi Arapacos ed i Curù-Curù, calcolati circa 6oo; ma siccome attualmente appartengono alla Colombia, per mancanza di giurisdizione rinunziai al vivo desiderio e tornato a Victorino, terminai di amministrare i Sacramenti, passando nelle varie case a battezzare alcuni affetti da rosolia.

Raccomandai vivamente di riedificare la chiesa; e poichè insistevano che fossi tornato presto, promisi che li avrei visitati più di frequente quando avessero costrutta la chiesa.

Il 24 marzo ero nuovamente a Maroa. Sull'altare collocai l'immagine di Maria Ausiliatrice, del Sacro Cuore e di S. Giuseppe, e li pregai a voler prendere sotto la loro protezione tante povere anime, che ancor giacciono abbandonate e a far sì che la luce evangelica risalga presto da S. Gabriel e penetri e si diffonda nelle foreste.

L'indomani con l'aggiunta di alcuni Banivas e Arapacos, riprendemmo il viaggio per S. Fernando e alla sera giungemmo a Pimichim, ultimo porto delle acque Amazzoniche.

Messe al sicuro le canoe e caricati sulle spalle i viveri e l'equipaggiamento, a piedi, per 18 chilometri, c'inoltrammo nella folta foresta, fino a Yavita, piccola popolazione indigena sulle sponde del Rio Atabapo: dove una volta c'era una chiesa, ora distrutta. Le statue dei Santi ivi venerati e le due campane, di cui una del 1769, si trovano in case private. Raccoman dai di ricostruirla, ed il Tuixaua, cioè il capo, me lo promise.

Intanto giunse la canoa mandata da S. Fernando, assai incomoda per 13 persone e il bagaglio. Lunga 9 metri e larga 1,1o, con una tolda dì 8o centimetri, dovetti passare la maggior parte del tempo al sole tropicale.

Giungemmo a S. Fernando dopo cinque giorni di viaggio; e il primo a darmi il benvenuto fu il bravo giovane Giovanni di Dio Aponte, capo della piccola capitale e rappresentante del Governatore andato a Caracas. Insieme con lui v'erano pure il Comandante del Distaccamento con alcuni soldati e diversi rappresentanti di commercio, che mi condussero alla casa, destinata per abitazione mia e dei miei dodici compagni.

Durante la permanenza visitammo la chiesa, che è una delle più importanti di quelle missioni, ben coperta di zinco, con pavimento in cemento, tre altari di legno, belle statue di S. Fernando, del Sacro Cuore, della Madonna del Carmine, ecc.; ma la facciata e le pareti laterali sono state rovinate dallo scoppio d'un fulmine, e le autorità del luogo mi promisero di farle riparare.

L'impressione che mi fece la piccola cittadina fu buona. Le case son quasi tutte coperte di foglie di palma, ma ampie e ben fatte; spaziose e diritte le vie; splendido il panorama, attraversato dal gran fiume Guaviare, che scendendo dalla Colombia, dopo essersi arricchito dalle acque all'affluente Iniride, riceve proprio là l'Atabapo e a quattro chilometri di distanza si getta nell'Orenoco, di cui volli ammirare l'imponenza, scendendo in canoa fino alla confluenza; è uno dei più grandi fiumi del mondo.

Passate le prime impressioni, diedi principio alla missione con predica al mattino e alla sera e due volte catechismo in preparazione alla prima Comunione e alla Cresima. E ciò per dieci giorni. Nel frattempo spedii due commissioni lungo il Rio Orenoco e il Rio Ventuari, allo scopo di notificare alle famiglie l'arrivo del missionario ed invitarle a S. Fernando; ma si ottenne poco concorso, perchè la maggior parte degli uomini erano addentrati nella foresta alla ricerca della balata, la migliore e più apprezzata gomma elastica che si trovi presentemente.

Il 4 aprile, primo venerdì del mese, si fece festa in onore del Sacro Cuore. Distribuii 30 prime Comunioni, 40 Cresime, di cui 8 in una sola famiglia, e rimasi molto soddisfatto della religiosità con cui trascorse tutto il giorno.

Arrivarono intanto dal Rio Iniride vari indi della tribù Pinabos, ed altri, più selvaggi, dall'alto Guaviare, appartenenti alla tribù dei Guacamaios. Le donne erano vestite di fibra d'albero, d'un sol pezzo, cui avevano tolta la scorza più ruvida. Ne ottenni un esemplare, che manderò per l'Esposizione Vaticana, dando in cambio della stoffa rossa che piacque assai.

I frutti raccolti.

L'8 aprile fu destinato per la partenza. Celebrata con intervento di tutti la S. Messa per ottenere da Dio la pace nel Territorio, salutai e ringraziai quanti mi erano stati larghi di aiuti e di gentilezze nei giorni precedenti; e tutti vollero accompagnarmi fino al porto, ove ci attendeva la nostra povera canoa. Ci salutammo con la speranza di rivederci più sovente; e dopo sei giorni di navigazione, rivedevamo Maroa, dove tutte le case erano chiuse, eccetto quella della guida fedele.

Gli ultimi giorni della Settimana Santa li trascorsi a S. Carlo, e nel giorno di Pasqua ebbi la gioia di distribuire 19 Comunioni e Cresime, e di determinare, con l'amico Pietro Fuentes, il luogo per una futura missione, con le sue varie case di residenza.

Toccata Cucuhy alla frontiera del Brasile e celebrata la S. Messa nella casa del buon Comandante Emmanuel Dos Santos Amorin, ridiscesi rapidamente il Rio Negro, arrivando il 24 aprile a S. Gabriel, tra i nostri cari confratelli ed' amici.

Essendo assente Mons. Massa, ripartiti sollecitamente per Taracuà, desideroso di rientrare nel mio nido di missione, dopo 75 giorni di lontananza.

I frutti spirituali raccolti in quest'escursione non furono molto abbondanti, essendo il terreno un po' arido per la prolungata assenza del missionario; ma tuttavia furono discreti e, certo, saranno più copiosi in avvenire. Complessivamente amministrai: 25o battesimi, 155 cresime, 1oo confessioni, 6o comunioni, 6 matrimoni; ed offersi questo po' di bene a Maria SS. Ausiliatrice, al cominciare del suo mese, pregandola a risvegliare in tante anime il desiderio delle cose celesti, e a benedire i nostri cari benefattori.

Eccole, amatissimo Padre, ciò che mi premeva farle noto. Ci raccomandi a Dio e ai buoni Cooperatori, e preghi per noi, specie per il suo

Dev.mo figlio in C. J.

Sac. GIOVANNI BALZOLA Missionario Salesiano.

PS. - Spero d'inviarle, tra poco, alcuni appunti. per una missione che converrebbe stabilire nel Territorio visitato.

La nuova Missione di Shindaika (Congo Belga).

(Lettera del Missionario Salesiano don Enrico Bufkens al sig. Don Rinaldi).

Elisabethville (Katanga), 26 luglio 1924. Reverendissimo Padre,

Nella fiducia di rallegrare il suo cuore paterno, le inviai, mesi fa, un rendiconto della fondazione d'un nuovo centro di missione a Shindaika, raccontandole in poche parole l'origine della fondazione stessa, le difficoltà incontrate e le speranze in essa riposte.

Oggi, con la stessa intenzione, vengo a darle qualche altro ragguaglio sulla stessa missione, per farle vedere come Maria Ausiliatrice ascolta le nostre preghiere, dissipa i nostri timori e realizza i nostri voti al di là d'ogni speranza.

Il fiorire della Missione.

Sono passati appena sette mesi dacchè abbiamo avvicinato la popolazione di Shindaika e il numero dei catecumeni, che alla fine di gennaio sommava a 55, sale a 305, cioè 25o di più.

Non creda, carissimo Padre, che tale cifra sia esagerata; anzi, essa è inferiore al vero, dato che non vengono inscritti che gli adulti e i fanciulli già in età di seguire fruttuosamente il catechismo e qualunque altra istruzione religiosa. Eccole il numero esatto degli aspiranti al Battesimo, secondo il registro delle presenze: 129 uomini, 83 donne, 52 ragazzi, 41 ragazze; e la media delle presenze alle funzioni della domenica: 250, il che è davvero consolante!

Per fortuna la nuova cappella (lunga m. 12,50 e larga m. 6,50) è ormai pronta per accogliere tanta gente e assai opportunamente è stata munita di una tribuna per i piccoli cantori e per il sovrappiù della gente che non trova posto nella navata.

I due primi catechisti.

Grazie a Dio, abbiam trovato qui, per continuare il lavoro durante la mia assenza nei giorni feriali, due anime d'elezione: Andrea Sengwe e Francesco Kapususa.

Ella, caro Padre, forse dirà che ho fatto troppo presto a procurarmi due cristiani nel mio gregge; ma le dirò subito che Andrea e Francesco son due giovani che furono nella nostra casa di Elisabethville per circa tre anni e che, in seguito, per un subitaneo capriccio (cose che capitano!...) ci avevano abbandonati ed erano ritornati al loro villaggio, e precisamente a Shindaika.

Perciò la loro istruzione era quasi terminata e, poichè essi m'avevano espresso il vivissimo desiderio di ricevere il santo Battesimo, è stato sufficiente prepararli direttamente a tale sacramento. L'hanno ricevuto, infatti, nella nuova cappella il 21 aprile, lunedì di Pasqua; fungendo da padrino don Sak, che spontaneamente volle assistere alla commovente cerimonia.

Che purissima gioia abbiamo provato quel giorno, e come ce n'è rimasto indelebile il ricordo! Sinceramente fa molta impressione il sentir un pagano rispondere con convinzione alle domande del rituale: « Rinunciate a Satana... alle sue pompe.. alle sue opere? » « Ninakataa... Ninakataa kabisa!... Vi rinuncio... vi rinuncio... assolutamente! » E più impressionante ancora è il momento in cui, colla fronte curva sotto l'acqua purificatrice, il battezzando risponde all'ultima domanda: « Desiderate il battesimo? » « Ndyo, Baba, ninataka sana!... Sì, Padre, lo desidero ardentemente ».

Le confesso proprio, caro Padre, che in quel momento le mie lagrime di gioia si mescolarono all'acqua benedetta che lavava quelle anime dalla macchia originale e le rendeva figliuoli di Dio. Erano le primizie della missione!

Oggi Andrea e Francesco sono due cristiani esemplari che si comunicano ogni volta che ne hanno l'occasione e son divenuti due miei preziosi coadiutori. Il primo è capace d'impartire l'istruzione religiosa, il secondo sa far scuola e insegna anche il lavoro manuale. Quanto è grande la Provvidenza, e come dispone bene ogni cosa!

La nuova e la vecchia scuola. - Il pozzo. - L'ambulatorio.

E poichè ho accennato alla scuola, mi permetta, amato Padre, di raccontargliene la storia.

Appena finita la costruzione della nuova cappella, abbiamo trasformata l'antica in scuola. Dei banchi semplicissimi, alcune immagini, una gran lavagna... ed ecco allestita la più bella scuola che si possa vedere nell'ambito di 30 chilometri tutt'intorno! Ha solo un difetto: d'essere troppo piccola; e ci decidemmo a costruirne un'altra, vicino alla Cappella, lunga 10 metri e larga 6, così da poter contenere 8o allievi ed anche più, all'occorrenza... Anche questa è omai finita: si sta facendo il tetto; dopo di che non resterà altro che dare il bianco ed ultimare alcuni lavori di rifinitura. Spero di poterla inaugurare fra due settimane.

Nell'antica scuola non vi sono per ora che 52 alunni (4o ragazzi e 12 fanciulle), giacchè per difetto di spazio, non abbian potuto accogliere altre domande. Parecchi alunni conoscono già tutte le lettere dell'alfabeto, incominciano a compitare e a scrivere relativamente bene, cosicchè spero, tra breve, di poterle inviare qualche saggio di calligrafia.

Abbiamo anche scavato un pozzo per eliminare il gravissimo inconveniente della mancanza d'acqua, e funziona dalla mattina alla sera; è l'unica sorgente d'acqua potabile del luogo. Dall'analisi fatta da persona esperta in materia, sarebbe risultato che quest'acqua contiene appena 12000 microbi per centimetro cubo!... il che rap presenta il minimo possibile per questa regione. Un proprietario del luogo ha fatto scavare un pozzo simile al nostro, e in quell'acqua si son trovati 40000 microbi per centimetro cubo!!! Vede, caro Padre, che l'acqua nostra è relativamente pura...

Abbiam trovato questa sorgente a 5 m. e mezzo di profondità; e ciò significa un lavoro non indifferente, data la povertà di materiale... Si è dovuto anche attraversare uno strato di scorie di ferro di circa 6o centimetri di spessore... ed anche questo si è fatto... ed ora abbiamo costantemente un metro cubo e più d'acqua, e ne avremo ancor più nella stagione delle pioggie, il che contribuirà a far scomparire, almeno in parte, il sudiciume ch'è sorgente di tante altre miserie e malattie.

A proposito di malattie, eccole un breve rendiconto che, certo, l'interesserà. Dal 26 dicembre 1923 abbiam curato 1422 ammalati affetti da lebbra, dalla malattia del sonno, dal pian, e sifilidi, febbri, polmoniti, piaghe e ferite d'ogni genere. Inoltre ho potuto vaccinare 150 fanciulli e adulti, per premunirli contro il vaiolo che infierisce tutt'ora fortemente nella città, specialmente fra i negri, con una mortalità del 15%. Ho pur eseguito 139 iniezioni endovenose di 6o6, che, pei loro effetti sorprendenti, m'attirano tutti i disgraziati delle vicinanze, perfin da 5 e 6 ore di distanza. Ed ora, a costo d'essere anche un po' troppo prolisso, voglio raccontarle qualche caso tipico.

Ogni domenica viene qui un buon uomo affetto da elenfantiasi. Effettivamente il poveretto ha proprio un piede da elefante; credo debba pesare da solo più di 15 chili. Ebbene egli trascina da oltre 8 chil. di distanza quella palla di piombo per potersi far fare un'iniezione da me. Quando gli feci la prima, nel braccio sinistro, volle che gliene facessi un'altra nel destro, e poi un'altra nella gamba malata... Ci volle del bello e del buono per fargli capire che tutti gli eccessi son dannosi. Dio solo sa come finirà quel disgraziato; ma è pur vero che un altro, in condizioni simili - benchè meno gravi - è guarito senza che io stesso sappia come. Dopo la guarigione il malato è venuto a farmi vedere la sua gamba, dicendomi: « Dica un po', Padre, qual era la mia gamba gonfia? » E gongolava di gioia nel vedere che io stesso non riuscivo a distinguerla. Un altro brav'uomo, coperto di piaghe (del pian) ha ottenuto la guarigione perfetta dopo là quarta iniezione di 6o6. Un altro, un povero storpio, che da anni camminava con le mani, viene ora a trovarmi ogni domenica, facendo 10 chil. di strada in condizioni così penose, per farsi fare un'iniezione e non dispera di guarire.

Dopo tutto non potrebbe fare il buon Dio ciò che faceva ogni giorno nella sua vita pubblica? Per conto mio ho assai più fiducia nella preghiera che innalziamo insieme ogni settimana per ottenere la guarigione spirituale e fisica di questa povera gente, che nelle medicine, le quali, però, bisogna riconoscerlo, sono buone ed efficaci.

Ma basti di ciò. Una parola sulle condizioni attuali di Shindaika.

Lo stato attuale di Shindaika. - Le domeniche. - Durante la settimana.

Un tempo, questo paese, formato da una sessantina di capanne sparse senza gusto e senz'ordine, dava ai rari passanti l'impressione di un villaggio miserabile, triste e deserto.

Oggi, grazie all'opera missionaria, il paese s'estende ed acquista importanza. Ogni sabato sera ed ogni domenica mattina vengono a raccogliersi attorno al loro capo e al missionario tutti gli abitanti dei dintorni, con la loro piccola provvista di vettovaglie, e talvolta anche con un rifornimento di « pombe » (birra indigena), che « laetificat cor hominis! » Vengono collo scopo di assistere all'istruzione religiosa, alle preghiere, ai canti, alla scuola ecc., e, molti, anche per approfittare delle cure mediche. Quest'affluire di gente dà vita alla missione e fa rinascere negli abitanti del luogo quello spirito di famiglia che è una delle principali caratteristiche dei figli di Dio.

La domenica mattina, verso le 8, tutta questa gente si accalca nella cappella, e non ne esce più fino alle 10, e qualche volta anche più tardi.

Allora si procede brevemente alle cure mediche: iniezioni, bendaggi, pillole ecc.; mentre i fanciulli e gli adulti sani giocano un'animata partita di pallone. Abbiamo abbattute 3 o 4 capanne per fare un bel campo di giuoco.

Verso le 2 pomeridiane si suona la campana, cioè si batte su di una zappa sospesa vicino alla cappella, a modo di gong cinese. Questo rumore annuncia l'ora della scuola. In un batter d'occhio la classe si riempie; si dice la preghiera, e s'incomincia la lettura... a, e, i, o, u: ma, me, mo ecc.

I più scadenti son quelli che gridano più forte... Poi, un po' di scrittura, correzione dei lavori della settimana; infine un po' di calcolo 1+ 1 = 2, ecc.

Dopo un'ora di quest'occupazione, son pronti a riprendere la partita di pallone abbandonata. Allora il mio cuoco (un negro in grembiule bianco) viene a dirmi, un po' spazientito, che il pranzo è pronto e che devo andar a mangiare se non voglio morir di fame. Me la sbrigo presto, per solito, e, dopo pranzo, non mi rimane molto tempo da stare coi miei neofiti, poichè l'ora del ritorno s'avvicina, ho 30 chilometri da percorrere, e bisogna arrivare prima delle diciotto, altrimenti si fa notte.

Al momento dell'addio tutto il villaggio, bambini, vecchi e vecchie, gridano a squarciagola: « Moyo, Baba, Kwenda mzuri » cioè: « Buon giorno, Padre! » letteralmente suonerebbe: « Andate bene! buon viaggio! ». E molti ragazzi, ed anche parecchi adulti, mi seguono per vari chilometri di strada.

Durante la settimana, mentre io sono assente, gli abitanti del villaggio si riuniscono nella cappella, con Andrea e Francesco, mattina e sera, per dir insieme le preghiere e cantare un cantico.

Poi Francesco fa scuola dalle 9 alle 11, e dopo scuola i fanciulli giocano. Nel pomeriggio vanno al lavoro, consistente nella costruzione di abitazioni o nel dissodamento del terreno per prepararlo alla prossima cultura, giacche, carissimo Padre, è mia intenzione di coltivare quanto più è possibile attorno alla missione: granturco, patate dolci, sorgo ecc., anche allo scopo d'invogliare questa gente a seguire il mio esempio. Del resto sono ben disposti; sta il fatto che stanno costruendosi parecchi granai, evidentemente con intenzione di riempirli. Questo varrà a far cessare questa carestia di fine d'autunno, così nefasta alla conservazione della razza, ed anche al buon umore di questa gente.

Due decessi. - Presso un morente. - Le vittorie della Fede.

Dal principio della missione ad oggi, non vi sono stati che due decessi. Il primo fu quello d'una brava vecchierella, che era già gravemente malata all'epoca della mia prima visita, e che ebbi agio di preparare a ben ricevere il santo battesimo. Lo ricevette, infatti, il 24 febbraio di quest'anno, due giorni prima di andare in cielo, promettendomi seriamente di pregare molto, di lassù, per tutti i fanciulli di Shindaika; e davvero io sento che mantiene la sua promessa.

L'altro caso fu d'un fanciullo mulatto, portato morente, qui, al villaggio, da una delle sue madri. Bisogna sapere che qui ci son altri ragazzi che ne contano anche io e più, poichè ogni donna, sorella, cugina ecc. che s'interessi a loro, diventa loro madre!

Egli morì durante la mia assenza, e sventuratamente senza battesimo. Approfittai della dolorosa circostanza per far domandare da tutti a Maria. Ausiliatrice la grazia che più nessun abitante del villaggio abbia a morire senza aver ricevuto il santo Battesimo. E d'allora, cioè dal 24 maggio, non abbiamo più avuto alcun morto, neanche fra i piccini, nonostante che essi siano tanto sensibili, alla cattiva stagione, sicchè si calcola che ne muoia il 40%. Eppure il freddo quest'anno è passato e non uno di questi piccoli è mancato, su di, un centinaio che ce n'è; nè s'è verificato un sol caso di vaiolo. Ne siano rese grazie a Maria Ausiliatrice!

Come vede, caro Padre, Iddio benedice la missione e la nostra Madre Celeste ha steso il suo m vanto su tutto il villaggio e dintorni.

Un giorno però ho passato un momento d'ansia: m'eran venuti a chiamare per andar a vedere un catecumeno morente; non potendo andarvi subito mandai innanzi Andrea per preparare il morente a ricevere il battesimo, e, al caso, ad amministrarglielo, qualora non fossi giunto a tempo. Appena fui in libertà, saltai sulla bicicletta, e giunsi là pochi minuti dopo Andrea. Avvicinandomi alla capanna sentii rantolare e subito il mio timore d'esser giunto troppo tardi si dissipò. Entrai, chiesi al catechista se l'avesse già battezzato e mi rispose di no. Seppi dai fratelli del malato, che erano presenti, che il poveretto rantolava così da circa tre ore, tenendo la testa appoggiata sulle ginocchia di un di loro.

M'inginocchiai per alcuni istanti accanto il gia ciglio del poveretto per implorare il soccorso della nostra buona Madre Celeste, e alzatomi lo chiamai per nome e gli rivolsi qualche domanda per vedere se poteva ancor parlare; non ne aveva più la forza.

- Sta tranquillo, gli dissi allora, noi siamo qui vicini a te, e insieme pregheremo la nostra buona Mamma del cielo per chiederle la grazia di guarirti, o di lasciarti andar subito in Paradiso vicino a Lei.

Tutti s'inginocchiarono, e recitammo insieme un'Ave Maria e una Salve, che essi già conoscevano nella loro lingua.

Il morente mosse le labbra, come avesse voluto pregar con noi. Gli chiesi allora se non desiderasse ricevere il santo battesimo nell'eventualità che il buon Dio volesse chiamarlo presso di sè; mi rispose affermativamente cogli occhi, ed io incominciai l'istruzione e la preparazione richieste; cosa facile, in vero, perchè conosceva già le verità fondamentali della N. S. Religione; e infine gli chiesi ancora se desiderava veramente il battesimo e se si proponeva di vivere da buon cristiano, nel caso il Signore l'avesse lasciato in vita. Mi rispose di sì, con vera convinzione, ed allora presi l'acqua e nel versarla sulla sua fronte, già bagnata dai sudori della morte, pronunziai le parole sacramentali.

Stanco di tanti sforzi, il poverino chiuse gli occhi e sul suo volto si distese tosto la pace del cielo; gli suggerii ancora all'orecchio i dolci nomi di Gesù, di Maria e di Giuseppe e le parole « Mio Dio, vi offro tutte le mie sofferenze... sia fatta la vostra volontà!... » Gli detti ancora un'ultima benedizione e me ne andai.

I fratelli mi si fecero attorno, chiedendomi se egli sarebbe morto o guarito, ed io risposi con la frase tanto familiare tra loro: « Kazi ya Mungu... - È affare del buon Dio! - Bisogna pregare tanto per lui; Dio solo è il padrone della nostra vita; Egli solo è onnipotente, e, perciò, può fare quello che vuole; ed è tanto buono, e spesso fa ciò che vogliamo noi, quando lo preghiamo con fiducia». Ebbene, vuol sapere che n'è stato di Giuseppe (tale era il none che gli avevo imposto nel battesimo)? All'indomani non era morto, il giorno seguente viveva ancora e, poi, di giorno in giorno, migliorò, ed oggi è perfettamente ristabilito dalla sua polmonite doppia, solennemente si son supplite le cerimonie del suo Battesimo il giorno 15 giugno scorso, ed ora segue con molto frutto le istruzioni catechistiche, e spero di poterlo ammettere tra breve alla S. Comunione.

L'influenza benefica si allarga.

Amantissimo Padre, io abuso certamente del suo tempo prezioso; ma mi permetta di scriverle ancora poche righe consolanti. Non è soltanto a Shindaika che la grazia di Dio opera a poco a poco nelle anime; anche a molta: distanza i suoi benefici influssi si propagano sempre più. Ascolti. Da circa tre mesi viene qui regolarmente ogni quindici giorni un giovane sotto-capo, chiamato Chimbi, che abita nel villaggio Sikitwala, a circa 20 chil. di qua. Conduce con sè dodici ragazzi e talvolta anche la moglie, e insegna loro egli stesso il catechismo, le preghiere, la lettura, la scrittura, ecc. La sua divozione è veramente ammirevole; il suo desiderio del battesimo, vivissimo. Quante volte m'ha già chiesto: «Quando verrà il giorno felice in cui potremo dirci cristiani? » Quante volte m'ha sollecitato ad andare al suo villaggio per scacciarne i protestanti « che vanno ad insegnarvi la menzogna e a distogliere dall'unica via della salute tanti altri suoi figliuoli! »

- Padre, mi dice un giorno, quando vorrete, tutti i fanciulli nostri (e sono numerosi) verranno da voi.

Sicchè non aspetto altro che l'occasione propizia per andare a Sikitwala, e spero poterlo fare fra tre settimane, quando i fanciulli bianchi saranno in vacanza.

Un altro giovinotto, anch'egli assai ben disposto, abitante a i6 chil. di qui sulla strada di Kasenga m'ha supplicato di lasciargli costruire nel suo villaggio una tettoia per potere, al riparo, impartire ai suoi compagni le prime istruzioni di catechismo, di preghiere ecc., in attesa che io possa andare colà. Di tutto cuore annuii alla richiesta; e quindici giorni fa mi portava a vedere un elenco di 27 uomini e 13 donne che seguono l'istruzione religiosa sotto la sua direzione. Egli è già cristiano, anzi è un antico allievo della casa di Elisabethville: e domenica scorsa il suo elenco era cresciuto di 7 nomi.

Come vede, amatissimo Padre, i risultati son assai consolanti, e benche vi sia ancor molto e molto da fare, pure, con la grazia di Dio e la protezione di Maria SS. Ausiliatrice, possiamo sperare frutti abbondanti da questa nuova messe che si avvia alla maturità. Ed è perciò che, mettendo fine a questa mia, La supplico di pregare e di far molto pregare per questa missione, poiche nella preghiera è il gran segreto della riuscita.

Non ci saranno discari, però, anche i mezzi minori, che consistono, com'Ella sa, in offerte e regali di stoffe, di abiti (nuovi o usati), giocattoli, oggetti di scuola, ecc. ecc. Anche questi son mezzi efficacissimi per lottare contro i protestanti che non hanno altre armi che queste.

Devo dirle, carissimo Padre, che le reverende Suore della Carità dell'Ospedale di Elisabethville (ben degne del nome che portano), mi forniscono tutto ciò che possono; ma naturalmente quanto più l'opera s'estende tanto più i bisogni aumentano, e già tutti i capi della loro biancheria e perfino i loro vestiti usati sono stati trasformati in camicie e Mutande... Assicuri ogni offerente che oltre la ricompensa promessa da Dio stesso per la più piccola elemosina fatta per amor suo, specialmente ai più piccoli dei suoi figli, avrà il beneficio della preghiera riconoscente fatta in comune da questi piccoli negri, e un memento speciale e riconoscente del suo devotissimo figlio in G. C.

Sac. ENRICO BUFKENS Missionario salesiano.

GLORIA DEL S. CUORE!

Ogni giorno fate vostra l'intenzione assegnata agli ascritti all'Apostolato della Preghiera; e il I° venerdì del mese, sacro al Cuore di Gesù, e il 24 sacro a Maria SS. Ausiliatrice, raccomandate anche l'intenzione speciale da noi proposta.

INTENZIONI PER IL MESE DI NOVEMBRE.

Intenzione quotidiana:

« LA CROCIATA EUCARISTICA DEI FANCIULLI ».

Educhiamo per tempo le tenere anime all'amore e alla divozione verso Gesù Sacramentato perchè sentano vivi i palpiti di Colui che disse: « Lasciate che i piccoli vengano a me! » e ne godranno l'influenza salutare per tutta la vita. Nè più, nè meno, come il Ven. Don Bosco educò il giovane Servo di Dio Domenico Savio. E preghiamo, perchè dappertutto si accenda cotesto zelo illuminato e salutare!...

Per il 1° venerdì e il 24 del mese. « IL NUOVO ANNO SCOLASTICO ».

Quante tenere anime sono state accolte nei nostri istituti, che attendono istruzione e, sopratutto, educazione cristiana! Preghiamo perchè lo zelo degli insegnanti e degli educatori, sia pari all'altezza del compito, secondo lo spirito del Ven. Don Bosco, ed anche perchè con la grazia del Signore sia pari la corrispondenza degli alunni, a gloria di Dio e per il bene della Chiesa e della civile Società.

INTENZIONI PER IL MESE DI DICEMBRE. Intenzione quotidiana. « Dio CI CONCEDA DEI SANTI ».

L'Anno Santo è ordinariamente caratterizzato da varie Beatificazioni e Canonizzazioni. Preghiamo il Signore che si degni benedire i lavori in corso per le cause di Beatificazione e Canonizzazione di molti Venerabili e Beati, affinchè il rito solenne della loro ascrizione al catalogo dei Beati e dei Santi parli al cuore di tutti gli uomini, cattolici ed acattolici, e moltiplicandosi il numero delle anime elevate all'onore degli altari la Chiesa e il mondo intero possano ottener in maggior copia le grazie e le benedizioni divine.

Per il 1° venerdì e il 24 del mese. « LE CAUSE DELLA SOCIETÀ SALESIANA ».

Per grazia di Dio anche la Famiglia Salesiana, sebbene sorta ieri, ha in corso varie Cause di Beatificazione e Canonizzazione, tra cui le più care e più importanti sono quelle del Fondatore, il Ven. Don Bosco, di Don Rua, modello dei suoi figli ed ammiratori, e di Domenico Savio, modello dei suoi alunni. Preghiamo fervorosamente il Signore a benedirle, ad intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, nostra madre e patrona, affinchè il nome Salesiano suoni più venerato e possano tutti i figli ed ammiratori di Don Bosco compiere un bene maggiore.

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Nel Santuario di Torino.

il 24 del mese, si compiono speciali funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata, e sono particolarmente i divoti di Valdocco, che con vivissima fede accorrono alle devote funzioni. Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

La Madonna ci coperse col suo manto!

Già da mesi, disordinati tumulti per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica teneva sossopra tutta la cittadinanza, quand'ecco scatenarsi formidabile, il quattordici marzo, la rivoluzione.

Quasi tutte le nostre alunne abbandonarono il collegio, restandone con noi solo ventidue. Speravamo di veder presto la calma, ma svaniva ogni speranza, e la guerra continuava implacabile e sempre con maggiori orrori.

Era panico ed angoscia ovunque; la stessa capitale, da tempo assediata, incominciava a sentir le strettezze dei viveri e tutti, poveri e ricchi, erano obbligati a sopportare i tristi effetti della fame ed i saccheggi, che si rìpetevano giorno e notte dalle truppe.

In tante strettezze e pericoli, si raddoppiarono le preghiere nella comunità, promettendo a Maria Ausiliatrice, di pubblicare la grazia, se ad intercessione del Ven. Don Bosco per il ventiquattro maggio fosse tornata la pace, e nel frattempo non ci fossero venuti meno i viveri e fosse rimasto intatto il collegio.

Tutte pregavam con fede e, in verità, quanto più grave era pericolo, tanto più sentivamo in cuore la speranza che la Madre celeste ci avrebbe protette e salvate.

Infatti proprio nel momento più formidabile, della lotta, quando i due partiti, venuti a cozzo in uno stretto bivio, proprio sull'angolo del nostro collegio, facevano stragi con cannoni, fucili, mitragliatrici e bombe esplosive: e le palle, tagliando l'aria con strano rumore, piovevano nei nostri cortili e sui tetti, parve che la Vergine Benedetta involgesse con il suo manto misericordioso noi suore e tutta la casa; perchè allo spuntare del nuovo giorno, « ventotto aprile », quando l'attacco già s'andava calmando e credevamo il collegio almeno in parte rovinato, ci fu di somma sorpresa il vederlo perfettamente intatto. Non una palla aveva sforato le pareti! Persino il giardinetto, che mette alla via, era rimasto illeso: non una foglia, non un fiore a terra!

Mentre, commosse, ammiravamo tanto prodigio, voci di « viva la Pace » giunsero a noi, e l'allegro via-vai dei soldati e della gente ci dissero che la guerra era finita.

Riconoscentissime, ringraziammo e ringrazieremo sempre il Ven. Don Bosco e la nostra cara Ausiliatrice, mentre con figliale riconoscenza facciamo noto ovunque il loro potente tenerissimo aiuto.

Tegucigalpa (Rep. di Honduras)

27 luglio 1824.

Sr. MARGHERITA SYLVE. PREGAI CON TUTTA LA FORZA DELL'ANIMA MIA.

- Nel maggio del 1922 si ammalò il mio caro babbo così gravemente, che i dottori dichiararono apertamente di non poterlo guarire. Una tosse maligna, una febbre insistente e varie complicazioni rendevano il caso disperato, ed un brutto giorno, nel novembre dello stesso anno, i dottori videro imminente la catastrofe. Io, che a tal pensiero impazzivo di dolore, mi gettai più che mai fiduciosa ai piedi di Maria Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco, e pregai con tutta la forza dell'anima mia che mi fosse risparmiato quel grande strazio, e iniziai e ripetei la novena suggerita dal Venerabile sino a tanto che ogni pericolo scomparve. Ora. il babbo gode buona salute e ringrazia con me Maria Ausiliatrice e Don Bosco, con tutta l'anima!

Marzasco (Aqui), 2 agosto 1924.

PIERINA SCOSSOLA.

LA MIA UNICA BAMBINA S'AMMALO' SERIAMENTE; si iniziarono le cure, ma con scarzo risultato, poichè la piccina deperiva un giorno più dell'altro; solo un miracolo poteva salvarla.

Fiduciosa mi rivolsi a Maria Ausiliatrice promettendo una piccola offerta e la pubblicazione della grazia. Le mie preghiere furono esaudite; adempio la promessa e prego voler continuare preghiere per me, perchè mi siano accordate altre grazie, delle quali ho tanto bisogno.

Torino, agosto 1924.

GIUSEPPINA BIGANO RE.

DESIDERAVA ARDENTEMENTE riuscire in un intento, per il bene mio e dei miei. Mi rivolsi con fede a Maria Ausiliatrice e due giorni dopo la fine della novena ottenni quanto era mio desiderio. Ringrazio di cuore la nostra cara Madre che tante volte mi venne in aiuto, e soddisfo al voto facendo pubblicare sul Bollettino la grazia. Continua a proteggermi, o Maria Ausiliatrice)

Ferrere d'Asti, ottobre 1924.

DEMARIE TERESA, maestra.

CHE TUTTI RICONOSCANO LA BONTÀ DI MARIA AUSILIATRICE! - Colpita da un tumore maligno mi vedevo perduta. I medici, sempre in dubbio se operarmi o no, mi lasciavano con poche speranze di guarigione ed io mi sentivo avvicinare la morte. Ma l'Ausiliatrice, invocata con fede, e l'intercessione di Don Bosco mi salvarono. Dopo più di un mese di sofferenze mi sentii guarita quasi all'improvviso e l'intervento chirurgico si rese inutile.

In piedi e al lavoro desidero pubblicata la grazia e come riconoscenza invio una tenue offerta e voglio che tutti riconoscano la bontà di Maria Ausiliatrice.

Verona, 7 ottobre 1924

MARIA BODINI.

MARIA AUSILIATRICE È SALUTE DEGLI INFERMI. - Nel mese di novembre un mio figlio ritornava dall'Inghilterra gravemente ammalato di nervoso e la malattia pareva prendesse una forma cattiva. Prontamente abbiamo fatto ricorso a Gesù Sacramentato e a Maria Ausiliatrice, ad intercessione di Don Bosco, pregando e facendo pregare; e Maria Ausiliatrice non mancò di esaudirci, concedendoci la tanto desiderata guarigione. Unitamente alla famiglia sciolgo il mio voto, e voglia Maria Ausiliatrice proteggerci ora e sempre.

Sigirino (Canton Ticino), 14 agosto 1924.

ANTONIA BRAGA.

L'IMMAGINE DI MARIA AUSILIATRICE. - L'inverno scorso ero ridotta agli estremi; il medico dava pochissime speranze di guarigione, mio marito presentiva la mia sicura perdita: era una desolazione in tutta la mia giovane e numerosa famiglia. In marzo faccio fare da tutti attorno al mio letto la novena consigliata da Don Bosco. Al nono giorno, negli spasimi del dolore che andava crescendo, mi faccio porgere da mio marito l'immagine della Madonna di Don Bosco... e l'applico al fianco dove più acuto era il dolore. Che cosa sia avvenuto non so: il fatto è che più di dodici ore dopo mi svegliai senza dolori ed ora sono perfettamente guarita. Ho già reso noto a tutti i vicini e conoscenti il grande favore di Maria: ora invio la mia modesta offerta al suo Santuario, lieta di poter fra poco recarmi in persona a ringraziarla.

Peveragno, 15 agosto 1924.

GIUBERGIA VERONICA nata BARALE.

IMPROVVISAMENTE, NELLA SCORSA PRIMAVERA, mia figlia venne colpita da una forma d'influenza che si sviluppò presto in pleurite. Nella dolorosa circostanza, che ci allarmò per l'acutezza del male, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice con la novena suggerita dal Ven. Don Bosco, invocando la guarigione per intercessione del suo Servo fedele e promettendo un'offerta per le opere salesiane. La Madonna mi esaudì. La malattia si risolse, e mia figlia, riacquistate le forze, potè riprendere felicemente la sua occupazione.

Mentre adempio la promessa e ringrazio di gran cuore Maria Ausiliatrice, La prego a voler continuare la sua santa protezione sulla mia famiglia, e a concedermi un'altra grazia importante, che mi sta tanto a cuore.

Cozzo Lomellina (Pavia), 4-1X-1924

Una Cooperatrice Salesiana.

Ottennero pure grazie da Maria S.S. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti.

A) - Abrate G., Accatino M., Allemandi cav. M., Ambrois C., Arbizzone E., Armas P., Artisi G., Augusta A., Avida A. in Fresilla, Azzolini M.

8) - Badera C., Bado F., Bagliani L., Balbo L., Barbieri L., Baroggi F., Battiati S., Battisti Dr., Battocchio G., Beccaria A., Beccaris V., Beffa R., Bellini A., Beltritti G., Benacchio A., Benedicenti E., Berardo G., Beretta M., Bergia R., Bergonzoli G., Berra T., Bertoldo F. Besnati A., Bettega P. in Mariani, Bettintani I., Bettola G., Bicego O. in Crosara, Bigano G. in Re, Bigliocca B., Biolchini M. in Pieracci, Boccalatte L., Boero P., Boldo F., Boltanica F., Bonino G., Bonomelli M., Borbei L., Borello D., Borlandelli A., Borra E., Bortolaso R., Bosco L., Bosio M. in Maccari, Bottanelli F., Bottaro R., Braga A., Bravi R., Bresciani D., Bridi G., Brondolo M. in Astrua, Brovia E.,Brusino E., Buffa G., Buratti A., Burzio B., Bussola A.

C) - Calameo-Nava L., Calarco M. G., Calcagno A., Campagna M., Campo R., Campora E., Candeli F., Capirone T., Caputo G. in Nicolosi, Casati A., Castagna C., Castagna M., Cavalieri M. in Preziotti, Cerato G., Cerruti G., Cervio R., Chiappero D., Chieffo C., Chierichetti L., un Chierico di Milano, Ciarleglio R., Ciccarelli M. in Appendino, Cipriani S., Cirincione I., Cislaghi M., Civieri M., Coggiola A., Colombo L., Colombo P., Comuzzi A., Congiu C., Coniugi Calosso, Conti A., Conti B. in Armato, Conti M., Contu G., Cooperatrice Salesiana di Ozieri, Corona S., Coriadi L., Corriasso M., Costa M., Cravino V., Cretier G., Cretier P., Crotti G., Crovato M.

D) - D. A., Daldossi A., Dalloca A., Dalmasso G., Dall' Orso E., Daro G., De' Carlo E., Deiana G. in Cabboi, Del Favero L., Dellachà G., Del Mela, Del Mostro A., Delpiazzo E., De-Paolis E., De-Vincenzi A., D'Amici V., D'Onofrio C., Di Marco M. A., Donati d. G., Dotto E.

E) - E. L. M.

F) - F. M., Facha V. in Balestro, Falconi O., Famiglie Chiavarino, Cimadom, Crivello, Daffara, Davico, Galateri e Torrazza, Fantuz A., Fede M. in Mollo, Fe. noglietto M., Ferrero M., Finocchiaro A., Fiori M. in Agostinelli, Foco bl., Fogliato A., Fossati C., Fraccaroli M., Franchi Z., Franchini A., Frati E., Fratus G., Frigerio O., Fugazzi I.

G) - Gado M., Galli F., Gallo R., Galvagni L , Gamerro M. in Barone, Garello A. in Vaschetto, Gasca V. in Bo, Gai T., Genestroni C., Gennari A., Gerace L. ved. Giardini, Ghelfi C., Ghelfi A. in Masolini, Ghisio D. Giacosa T., Giarnberini R., Giarelli E., Giazzi M., Gini R., Gino M., Girino M. in Patrucco, Giudice T., Giuffrida M., Giuliano C. in Adorno, Giusto E., Gobbo Dr. G., Goggi B., Graziani G., Grazio O., Grosso C. in Roasenda, Guaschino P., Guatelli E., Guidicini A. in Pasquali, Guido C., Gullino C.

1) - Ilardi G., Impastato P., Invidiata T., Isola G.

L) - Landriani M., Latini B., Lavarino D., Leonardi. R., Livio L. in Tantardini, Longo A., Lottero L., Lurgo A. Lusso A.

M) - M. A. F., M, C. P., M. G , M. M., M. R., M. V., Maffei G. B., Magnani E., Magrin V., Malaspina Dr. A., Mana M., Manera M., Marello ch.o M., Margherita G., Mortinelli A., Martinelli F., Martini M., Masini T. in Ricci, Massia M., Matelli G., Meazza A., Medda T., Melis L. in Locci, Merlo F., Micalizzi M., Midulla ch. G., Mina C., Moliterni M., Montiglio T., Morandi P., Morbioli F., Morgandi B., Morino A., Mortellaro P., Mortignoni D. Mozzoni M., Muratore L., Mussio A., Mussio C.,

N) - N. N. di New Jork, Navone A., Negri d. G. A., Negro C.

0) - Olivieri P., Olivero D., Olivini F., Origa B.,

P) - P. C., P. G. Pacca Prof. M., Paganini M., Pagano T., Palazzo C.. Panelli F., Parisi R., Parussa G., Paretto L., Pasqualoni D., Pasquarelli M., Paternostro B., Pederzoli M., Pelanda O , Pellegrino G., Penna M., Perinelli A., Petitti D., Petronia C.co G., Piantoni B., Pierina T., Pintus B., Pirotta M., Pisano A., Pistoni M., Pittoni M., Piumetti F., Poggioli R., Polizzi C.co V., Pontevia M., Pontoni M., Popassa A., Pizzi A. in Tragella, Prosino P., Pucci L., Puglisi M.

Q) - Quaglia M., Quaglino L., Quenda dr. E.

R) - R. E., R. G., Rainelli T., Raspadori S. in Ranuzzi, Rastello G., Ravazzani d. R., Rean L., Reforgiato C., Regis M. in Barberis, Reinaudo E., Riccardi M. in Vallerino e famiglia, Righetti P., Rinaldi A., Riolfo I., Riva d. L., Roberto N., Rolfo A., Rollino T. in Micheletti, Ronco d. E. Rosetani E., Rossato M., Rossi T., Rubin E., Ruggeri G, Roggero C., Ruggero L.

S) - S. M., S. P., S. V., Saffirio U., Saggio R., Saliva G. Salvetti I., Sammartino M. in Aronica, Sauna N. F., Sanneris G., Santarosta M., Sartorello L., Savinelli G., Savio E., Scala G. in Adamini., Scaramuzzi L., in Lanfredi, Scatigna E., Schembari G., Scirra A., Strilli M., Sella E., Serafini E., Sereno I., Sideli R., Silvagno L., Simonetti F., Sivelli C., Slongo A., Solari P., Solavaggione M.; Sorelle Borgesio, Mattis, Tecchio, Solenghi, Tomis, Viale, Zanon; Sottile R., Spagnoli P., Spinella F., Splendori d. G., Stantero G., Stefano A., StrSzynski d. M., Suor Germana di S. Gaetano, Suore Canossiane di Orzinuovi.

T) - Tabacco P., Tacchini E. in Cattaneo, Tambutto D., Tarasco C., Taverna R., Tavola L., Tavoschi A., Teboldi M.,Tenuti A. Terni A., Terzi L., Tesoriere R., Tirocci A., Tolentini L., Tollino G., Tonin B. in Del Maistro, Torchio L., Torri d. G., Tragni G., Trincucci V., Trocca M., Troia G. in Bono, Turchi P., Turco A.

V) - Valdata G., Valle-Badino A., Valle-Badino E. Vallenzasca G., Vascellari C., Vaschetto F., Vason E., Vechies A., Velati G., Velano M., Venier C., Venier M., Venturi V., Vercelli D., Vercesi E., Vernengo A., Verona P., Vescovi Z., Verzoli B. in Razotti, Vieceli A. in Simonetto, Vielmi C., Vigliani M., Villa R., Vinai T. Vinei G., Visetti D., Visintainer B., Vittaz C., Vittaz S., Vivori, Vota T.

Z) - Z. C., Z. T., Zacchi L., Zampieri G., Zanchi P., Zanello E., Zanini L., Zanni D., Zecchi M., Zeduri D., Zemo G., Zerbino N., Zignoni A., Zoppi L. Zuccoli C., Zuffelato M.

S. A. R. il Principe di Piemonte negli Istituti Salesiani dell'Argentina, del Cile e dell'Uruguay.

Abbiam ricevuto un cumolo di giornali, pieni di relazioni entusiastiche sulle visite compiute da S. A. R. il Principe di Piemonte agli Istituti Salesiani della Repubblica Argentina, del Cile e dell'Uruguay. Dappertutto devoti e cordiali indirizzi di omaggio, pòrti da figli d'Italiani e da orfani di guerra, e saggi ginnastici, ed affettuose rievocazioni della patria lontana.

Il collegio, cui toccò l'onore della prima visita, fu quello di Rosario nell'Argentina. Era il 12 agosto. Settecento alunni, quasi tutti figli d'italiani, e in gran parte di piemontesi, alla presenza di più di tremila connazionali e di tutte le alunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice, l'accolsero tripudianti, umiliandogli devotamente, insieme con belle pubblicazioni di circostanza, la dedica dell'annua Esposizione Professionale, un bel saggio ginnastico, e l'esecuzione di scelti pezzi musicali. Tra questi venne ascoltato, con commozione profonda, il coro del Nabucco: « Va' Pensiero, su l'ali dorate!... »

Il 14 agosto S. A. R. si recò a Tucumàn, e tutte le autorità locali e provinciali convennero nell'istituto salesiano « Tullio Garcia Fernandez » per rendere omaggio all'augusto Visitatore, cui venne offerto dagli alunni un elegantissimo saggio ginnastico.

La domenica 17 agosto S. A. R. si trovava a Cordoba e volle recarsi a Messa in quell'istituto salesiano. Il sacro rito si svolse all'aperto, nell'ampio cortile, gremito di popolo. Celebrò il vescovo ausiliare S. E. Mons. Davila: e tutti rimasero edificati del raccolto contegno del Principe. Dopo l'augusta cerimonia S. A. R. ebbe la bontà di visitar partitamente l'istituto, le scuole, i dormitori, i laboratori e l'esposizione professionale, tra gli evviva dei 70o alunni, schierati in doppia ala al suo passaggio.

Il 19 agosto fu la volta di Mendoza, ove gli alunni del Collegio Don Bosco l'accolsero festanti insieme con quelli della Scuola Vitivinicola di Rodeo del Medio - una schiera di 900 giovani, tra cui 15o esploratori e 450 ginnasti - e una gran folla d'italiani. Nel teatro eransi raccolte a rendergli particolare omaggio anche 50o allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Dalla Repubblica Argentina, S. A. R. si portò al Cile. La domenica 24 agosto era nella capitale, a Santiago; e con tutto il seguito si recò al tempio di Maria Ausiliatrice, annesso all'Istituto nostro della Gratitud Nacional, gremito di autorità e di eminenti famiglie e di popolo. Assistè devotissimamente alla S. Messa, alla quale un coro di 100 alunni eseguì musica litur gica; e, in seguito, passò in cortile, ove l'accolse l'omaggio di 500 alunni, poi visitò le scuole professionali, e ripartì lasciando il più caro ricordo.

L'indomani fu festa solennissima all'Istituto nostro di Valparaiso, presso il quale ad iniziativa della Colonia Italiana sorge un elegante monumento in memoria degli italiani morti in guerra. Una pioggia di fiori accolse S. A. R. all'arrivo e l'accompagnò al monumento, dove, dopo il saluto del Direttore e di un orfano di guerra, gli venne offerto, a nome della Colonia, un artistico elmetto d'argento con incrostature d'oro.

Dal Cile, attraversando di nuovo la Cordigliera, tornò alla capitale dell'Argentina. E qui, il 28 agosto, nel Collegio Pio IX, ricevette l'omaggio dei 3000 alunni dei sette istituti salesiani di Buenos Aires e tre delle vicinanze, e di 1000 alunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice rappresentanti i 35 mila alunni dei 54 collegi salesiani sparsi nella Repubblica e tutte le alunne dei 30 collegi delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Una folla enorme era stipata nelle adiacenze. Imponente e pittoresco lo spettacolo del cortile, dove in venti lunghe schiere dalle divise variopinte erano allineati gli alunni presenti.

Dopo il ricevimento, S. A. R. visitò una parte dell'istituto, si recò al tempio di S. Carlo, dove pregò devotamente e venne scoperta una targa commemorativa della sua visita, e da una loggia assistette alla sfilata dei numerosi battaglioni degli « Esploratori di D. Bosco ».

L'ultima visita, alla vigilia del suo ritorno in Europa, l'ebbero le Scuole Professionali Don Bosco di Montevideo, il 4 settembre. Là pure si eran dato convegno gli alunni delle altre case della città, e di Villa Colón e del Manga: 3000 giovani. Con essi, vestito nel suo costume, con l'ampia, corona di penne in testa ed arco e frecce, rese omaggio al Principe anche un indio chamacoco, condotto dall'ispettore don Pittini dal Ciaco Paraguayo alla capitale (1). S. A. gli strinse affettuosamente la mano, ascoltò volentieri un ragguaglio sulla sua tribù e gradi assai un costume di quegli indigeni.

L'affabilità, con la quale l'augusto Principe s'intrattenne dappertutto con quanti, grandi e piccoli, gli volsero parole di saluto, il dolce sorriso che perennente gli fioriva sul labbro, la profonda bontà che gli traspariva dal sembiante, e, in modo specialissimo, il devoto contegno col quale ripetutamente fu visto assistere alla S. Messa ed entrare e pregare nella casa di Dio, impressero in tutti, specie nei nostri alunni, il più caro ed edificante ricordo.

(1) Daremo nel prossimo numero la relazione del viaggio di D. Pittini tra i Chamacocos.

AZIONE SALESIANA

Una specialissima benedizione dei Santo Padre.

Resterà scritta a caratteri d'oro, nella cronaca dell'Oratorio di Valdocco, la data « 17 settembre 1924 »

Verso le 17 giungeva in mezzo a noi, dopo averci benevolmente preannunziato la preziosissima visita, Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Card. Camillo Laurenti, Prefetto della S. Congregazione dei Religiosi. Era la seconda volta che, in poco più di un mese, l'Eminentissimo Porporato si degnava scendere nella « Casa di Don Bosco », e, questa volta, in compagnia dell'amatissimo Arcivescovo Mons. Gamba.

Accolto al suono di una marcia trionfale e dagli evviva degli alunni, un piccolo artigiano, dando all'augusto Visitatore il benvenuto, lo ringraziava umilmente e lo assicurava che si facevano speciali preghiere per il buon esito della Settimana Sociale, che di quei giorni si svolgeva in città.

L'Eminentissimo, che si era recato a. Torino appositamente per presiederla in nome del S. Padre, gradì la devota assicurazione soggiungendo che tutto il bene che la Settimana avrebbe prodotto, si sarebbe rifuso nel popolo e per i figli del popolo. E poi amabilmente soggiunse che non poteva ritenere per sè i ringraziamenti della visita, ma doveva elevarli ben più in alto, perchè, essendosi recato ad ossequiare Sua Santità prima di partire da Roma:

- Dunque Ella va a Torino, gli aveva detto il S. Padre. Bene!... Non dimentichi di fare una visita alla Casa di don Bosco e di portarvi una mia particolare benedizione!

« Vedete adunque, proseguiva Sua Eminenza, che io non son qui soltanto di mia volontà, ma soprattutto per compiere un espresso mandato del Vicario di Gesù Cristo ».

Il più commosso applauso accolse le parole di Sua Eminenza, che proseguì a parlare con illuminato fervore, ricordando agli alunni la fortuna di essere « non tanto metaforicamente, quanto realmente all'ombra di Maria Ausiliatrice, e sotto il manto di Lei, benedicente ad ogni istante dall'alto della cupola del suo Santuario » - dove riposano i resti mortali del loro modello ed esemplare, Domenico Savio - e dove aleggia, più vivo che altrove, lo spirito del Ven. Don Bosco - che per mezzo dei suoi figli zela amorevolmente la loro educazione cristiana.

Com'ebbe impartito la Benedizione Apostolica, Sua Eminenza si volse a Mons. Arcivescovo, invitandolo a benedire anche lui i figli di Don Bosco; e l'amato Pastore, benchè dapprima umilmente si rifiutasse, dicendo che tutti avevamo avuto la benedizione del Papa, cedette in fine alle affettuose istanze di Sua Eminenza, e ci impartì egli pure la sua benedizione.

NOTIZIE VARIE

CASTELNUOVO D'ASTI. - Pellegrinaggi al tempio votivo dei Becchi.

Nei mesi scorsi, numerosi furono i pellegrini che convennero, quasi ogni giorno, al Santuario eretto in onore di Maria A SS. Ausiliatrice, presso l'umile casetta ove nacque il Ven. Don Bosco. Durante il mese di maggio vi si recarono in massa le popolazioni di vari paesi dei dintorni, accompagnate dai revv. loro Parroci e Sacerdoti; e frequenti furono anche i drappelli scolastici per lo zelo degli insegnanti. Ricordiamo pure i gruppi dei Seminaristi di Chieri, dei PP. Gesuiti, dei Preti della Missione, delle Suore di S. Giuseppe e del Beato Cottolengo, e le Giovani Cattoliche di Chieri.

400 Padri di famiglia degli Oratori Salesiani di Torino. - Merita un cenno speciale il folto gruppo di 400 padri di famiglia degli Oratori Salesiani di Torino, che ebbero la gioia di vedersi accompagnati al Santuario dal nostro Rettor Maggiore sig. Don Rinaldi. Fu uno spettacolo, a Castelnuovo e ai Becchi, assai edificante. Se attirò l'attenzione la lunga fila dei 25 autotrasporti, mercè i quali venne effettuata la gita-pellegrinaggio, di maggior ammirazione fu lo spettacolo superbo di tanti uomini, guidati da un unico intento e stretti in un sol vincolo, di rendere omaggio a Maria Ausiliatrice e al comun padre Don Bosco!

È provvidenziale la fondazione delle unioni dei Padri di famiglia presso gli Oratori Festivi. I vincoli fraterni che uniscono ex-allievi e padri di famiglia sono cordialissimi, e noi ci auguriamo di veder sorgere tali Unioni in seno ad ogni Oratorio Salesiano.

In Torino esse fioriscono presso gli Oratori di S. Francesco di Sales, S. Luigi, S. Giuseppe, S. Agostino, S. Paolo, Monterosa, Valsalice, e son presiedute da un Consiglio Centrale, composto dei singoli presidenti e di un assistente ecclesiastico, per svolgere un programma identico negli ideali e nel metodo, e così assicurare la raccolta di frutti più copiosi.

Il Ven. Don Bosco ottenga loro, da Maria SS. Ausiliatrice, le più ampie benedizioni.

CUORGNÈ. - Cooperazione Salesiana.

Il Direttore del Collegio G. Morgando ci scrive.

« In giorni del mese di settembre p. p. inviai un sacerdote, perchè tenesse alcune conferenze salesiane nella borgata, di Campore, appartenente alla circoscrizione di Cuorgnè. I frutti furono consolanti. Fin dalla prima conferenza, ascoltata con religiosa attenzione, la maggior parte delle famiglie pregarono di essere inscritte alla Pia Unione dei Cooperatori; ed ora già una cinquantina di famiglie, che rappresentano a un dipresso la totalità della popolazione, ben comprese di quanto devono praticare secondo il regolamento dell'Unione, sono state inscritte tra i Cooperatori ».

Un grazie cordiale anche allo zelante sig. Canonico Teologo Giuseppe Gilardi, Prevosto di Cuorgnè, Decurione dei Cooperatori, per i buoni uffici spiegati in favore dell'annunciata propaganda.

MILANO. - L'Oratorio femminile parrocchiale S. Agostino. - Ci scrivono:

« Quando nel 1917 il venerato E.mo Cardinal Ferrari venne per la prima volta in visita pastorale alla nostra parrocchia di S. Agostino, dopo aver constatato il bene che dall'Opera Salesiana s'irradiava in questo popoloso rione, esclamò: - Coraggio, o instancabili Salesiani: ora manca l'Oratorio femminile. Bisogna farlo ad ogni costo!...

» C'era ancor da finire il tempio monumentale e si finì, e subito dopo si pensò a compiere il pio desiderio di quel Santo Pastore. Ed oggi l'Oratorio femminile è un fatto compiuto. Liberata dalle impalcature, dai ponti, la nuova palazzina si slancia ora verso il cielo, nitida e graziosa, pur nella sobrietà nobile e severa delle sue linee architettoniche.

» Si attende ancora alla sistemazione dell'ampio cortile, circondato da portici, si pensa all'arredamento della Cappelletta, delle scuole, dei laboratori, del teatro, del... cortile!... E poi quando tutto sarà pronto si apriranno le porte ed entrerà la vita, entreranno tante buone, innocenti anime sottratte all'abbandono, al mal esempio, al pericolo...

» Oh come si attende quel momento fortunato e consolante! ma, o buoni cooperatori, o zelanti cooperatrici, ora più che mai si invoca l'opera vostra e il vostro aiuto per metter un termine definitivo alla santa impresa.

» Se per una parte si è dovuto accelerare il lavoro per poterlo terminare con la buona stagione, è pur vero che si sono accumulate le spese. La Divina Cassiera, Maria SS. Ausiliatrice, che ci ha spiriti e confortati sinora, ci assicura col suo dolce sorriso che ora in modo speciale verrà in nostro aiuto. Essa farà dolce violenza al vostro cuore, e vi inviterà a prediligere questa, che è opera tutta sua, particolarmente sua ».

NECROLOGIO

Comm. Ing. VINCENZO CANETTI. - Rinomato architetto, cattolico fervente, modello di cooperatore salesiano, fu l'autore della bella chiesa del Belvedere in Vercelli, che, a giudizio di tutti, è il più bel fiore del suo genio artistico. La morte lo colse improvvisamente, lontano dalla sua città, ma non impreparato. Con la vita virtuosa ed esemplare, con la vivezza della fede, si era già intessuta una bella corona per la vita eterna. Alla pia consorte e ai congiunti l'assicurazione dei nostri suffragi.

LUIGI PIAGGIO. - Pio, caritatevole e zelante, nutriva mi affetto speciale per l'opera salesiana, che si studiò di aiutare efficacemente non solo con le sue elemosine, ma anche con l'attiva propaganda e con l'opera personale. Pur rimanendo in casa propria, chiese ed ottenne dal venerato Don Rua di venire regolarmente ogni giorno all'Oratorio, e di lavorare gratuitamente negli uffici di segreteria, come il più solerte ed attivo impiegato; e fu felice, nella sua grande umiltà, di prestarci, quasi nascostamente, sino all'ultimo della vita, così prezioso contributo. Un'anima così buona è certo salita senz'indugio al premio eterno; tuttavia la raccomandiamo con particolarissima riconoscenza alle preghiere dei Cooperatori.

CARLO PIROIA. - Anche questo buon cooperatore ci prestò per vari anni l'aiuto che con tanta affezione ci diede sino al termine della vita il signor Piaggio, per cui anche la sua morte ci torna particolarmente dolorosa. Divotissimo, com'era, e zelante propagatore dell'amore a N. S. Gesù Cristo e alla sua SS.ma Madre, anch'egli deve aver già raccolto il premio che si è meritato; tuttavia raccomandiamo lui pure a speciali preghiere.

TERESA GOMIERO ved. PELLIzzoNI. - Cooperatrice zelante e generosa, volò al cielo da Goricizza (Friuli), nella scorsa estate, a raccogliere il premio delle sue opere buone. Al figlio Enrico, nostro caro ex-allievo, e ai parenti tutti, l'assicurazione di particolari suffragi.

Mons. ANDREA ALASIA. - Cameriere segreto di S. S., da 43 anni zelante arciprete e Vicario foraneo di Agliè Canavese, Cappellano delle LL. AA. RR. i Duchi di Genova, chiuse santamente la sua vita operosa il 10 ottobre, lasciando cara memoria di sè. Alunno di Don Bosco, per tutta la vita conservò la più affettuosa memoria del suo Venerabile benefattore. Le preghiere delle anime da lui illuminate e redente, unite alle preghiere nostre, gli affrettino il premio celeste!

Preghiamo anche per:

BARONCHELLI Luigi, † Monza (Milano).

BELLANA Giuseppe PARATORE, † S. Cataldo (Calt.). BELLETTI don Federico, † Urbino. BELLOTTI Tommaso, + Palestro (Pavia). BENEDETTO Giuseppe, † Feletto (Torino). BENETTI don Clemente, † Trento. BESSONE Maria, † Ceriale (Genova). BLASI don Michele, † Cagli (Pesaro).

BRUGIONI don Giov. Batt., † Riolunato (Modena). CALZA Rosa, † Arco (Trento). CANALE Antonio, † Caldogno (Vicenza). CASATI Sorelle, † Rancate (Brianza). CIOCCA Giuseppe, † Vercelli COLOMBO Antonio, † Desio (Milano).

CONTE Grazia Maria, † Ascoli Satriano (Foggia). CUSUMANO Francesca, † Cinin (Palermo). DE BLASI Cesario, † Mount Vernon (Stati Uniti). DE GUGLIELMONE Alessandro, † Sunchales. DEL CORNO Pia, † Crescentino (Novara). DI STEFANO don Giuseppe, † Camporotondo Etneo. ELENA Serafina, † Alassio (Genova). FASULO D. Andrea, † Campobello di Mazzara. FIGLIOLI Emilia, † Castelvisconte (Cremona). FUMAGALLI Maria, † Como. GAIA Dott. Carlo, † Mantova. GARBARI Dott. Narciso, † Trento. GIUENZI Emma, † Castel Gandolfo (Roma). GIANI Carolina, † Vanzaghello (Milano). GOTELLI Can. D. Luigi, † Chiavari (Genova). GRASSI Cesira, † Castelvisconti (Cremona). INTRECCIALAGLI Mons. Ant. Arciv., † Monreale MAGNONI D. Tommaso, † Pianello (Cagli). MALASPINA D. Benedetto, † Gremiasco (Ales.). MARTELLI Rag. Giuseppe, † Novara. MIDALI Angela, † Branzi (Bergamo). PAGLIANi Don Giuseppe, † Arceto (Reggio Emilia). PALLAVER Emilio, † Trento. PANATI Domenica, † Corenno Plinio. PEDON DAI, BRUN Maria, † Schio (Vicenza). PEISINA Rocco fu Giuseppe, † Frossasco (Torino). PICCOLI Luigia, † Leno (Brescia). PIEROTTi Don Nazzareno, † S. Angelo in Maiano. PoZZOI,i Luigi, † Vignale Monferrato. PRANDI D. Benedetto, † S. Benedetto Belbo. PEINETTI Giovanna, † S. Germano Vercellese. OUAGLIOTTI Teresa, † Chambave (Torino). REVIGLIO Eugenio, † Torino. RIGHINi Luigia, † Torino. RIGONE Maria, † Breme (Pavia). RIZZETTO Maria, † Trento. ROGGERINI Giuseppe, † Gorno (Bergamo). Rossi Eugenio, † Roma. Rossi Francesco, † Udine. Rossi N. D. Teresa, † Cuneo. SANARIO ch.co Vincenzo, † Arre (Padova). SARTORis GENTILE Margherita, † Murello (Cuneo). STAFFERI Teresa, † Torino. VIGNATI Antonio, † Groppello Cairoli. ZARA Edele, + Vanzaghello (Milano).