BS 1920s|1920|Bollettino Salesiano Dicembre 1920

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLIV - N. 12   DICEMBRE 1920

SOMMARIO

Il Sac. Paolo Albera, Successore del Ven. Don Bosco, ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane.

Partenza di Missionari Salesiani per le Americhe e la Cina - Un'allocuzione del Card. Cagliero.

L'Opera di Don Bosco in Austria, in Germania e in Ungheria.

Il XII Congresso Nazionale di musica sacra.

Dal Brasile: Echi del Congresso Regionale del Matto Grosso.

Per i vostri figli, o Cooperatori!

Riconoscenza al Ven. Don. Bosco. Non basta vestire e sfamare i figliuoli.

Repubblica Argentina: Un'escursione apostolica da Neuquen a S. Martin de los Andes (Sac. L. Pedemonte), Il Re di Spagna e il Tempio del S. Cuore di Gesù sul "Tibi dabo".

Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice - Pel 24 corrente - Grazie e graziati.

Note e Corrispondenze: Una visita alla Scuola Pratica d'Agricoltura al Mandrione (Roma) - Gli ex-allievi - Notizie varie.

Necrologio. - Figlie di Maria Ausiliatrice defunte. Indice dell'annata.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

IL SAC. PAOLO ALBERA Successore del Ven. Don Bosco

commosso dalla generosità costante, con la quale, anche in tempi così difficili, I Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane gli vengono in aiuto nei bisogni sempre crescenti delle Opere affidategli dalla Divina Provvidenza, presenta loro i più depoti e riconoscenti auguri di BUONE FESTE NATALIZIE e di Buon CAPO D'anno, pregando Iddio a concedere a tutti il prezioso dono della PERSEVERANZA nEL BENE. E constatando come, in ogni parte, per la salvezza della Religione e della Patria, s'invochi l'impianto e lo sviluppo di Ospizi con Scuole Professionali, di Ora-tori festivi, di Circoli giovanili, di Scuole di Religione, mentre implora una generosità sempre maggiore, ricorda, a stimolo efficace, le care e sante parole che, in analoghe circostanze, il Ven. Don Bosco indirizzava o primi Cooperatori Salesiani

" Io parlo a Cristiani che lavorano per la mercede, che Dio assicura nella vita presente e per quella assai più grande che Ei tiene preparata nella vita futura. Nondimeno, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, io vi prometto che i Sacerdoti Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice e la gioventù da voi beneficata, innalzeranno quotidiane preghiere al Divino Datore, affinchè benedica i vostri interessi e le vostre famiglie, conceda pace e concordia nelle vostre case, sanità stabile, vita felice e il premio dei giusti in cielo...

„Dio ci benedica tutti, o dilettissimi, e ci conceda la grazia di fare molto bene mentre abbiam tempo...

,, lo non intendo d'imporvi quello che dovreste fare; ciascuno segua quella ispirazione, che gli suggerisce il cuore. Se nel corso dell'anno, ogni Cooperatore e ogni Cooperatrice, o con risparmi fatti, o con limosine raccolte dalle persone benestanti, mettesse in disparte una lira al mese, noi potremmo far fronte alla maggior parte delle spese da farsi e compiere le opere più belle...

,, Finora Iddio non ha permesso che facessimo delle cattive figure; imperocchè, o più presto, o più tardi, Egli ci mandò sempre gli opportuni soccorsi. Io spero che Egli continuerà ad aiutarci a tempo e luogo. Procurate ancor voi, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, di mostrarvi abili strumenti della sua inesauribile bontà, con quei mezzi, che la sua divina Provvidenza ha posto nelle vostre mani, e poi non temiamo. Ciascuno si metta all'opera e ne avrà gran merito presso Dio e presso gli uomini ".

Partenza di Missionari Salesiani per le Americhe e per la Cína

La domenica 24 ottobre, un'ampia schiera di Missionari - 32 Salesiani, la maggior parte sacerdoti, e 12 figlie di Maria Ausiliatrice - si è solennemente accomiatata dai Superiori e dai Confratelli e da tutto un popolo devoto, accorso alla commovente cerimonia, svoltasi ai piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice. I nuovi Missionari stavano schierati in appositi banchi in presbiterio: le figlie di Maria Ausiliatrice, in altri banchi, subito fuori della balaustrata, in cornu Evangelii, fatte segno pur esse, non meno che i Missionari, alla devota ammirazione dei presenti. Il Santuario era gremito. Insieme con i Cooperatori si erano unite ai nostri alunni larghe rappresentanze di tutti i nostri Istituti ed Oratori di Torino.

Dopo il canto dei vespri, salì in pulpito il sacerdote Don Luigi Pedemonte, figlio d'italiani emigrati nell' Argentina ed Ispettore delle Missioni Salesiane della Patagonia. Con voce velata dalla commozione disse tutta la riconoscenza di quella nazione per i generosi Cooperatori Torinesi, che aiutarono efficacemente Don Bosco ad iniziare l'opera delle Missioni Estere Salesiane, alla quale protestò d'essere debitore della sua educazione religiosa e dell'ascensione al sacerdozio. Esaltò l'opera dei primi Missionari, che, sotto la guida dell'Em.mo Card. Cagliero, civilizzarono la Patagonia; disse che questa, oggi, ha bisogno di nuovi lavoratori apostolici e molti mezzi materiali per poter continuare e rendere durature e fruttuose le opere di civiltà e di fede, felicemente iniziate. Additò il sorgere e lo sviluppo di tanti altri centri di Missione, che reclamano il soccorso urgente di nuovo personale. Soggiunse come altri Missionari erano già partiti privatamente per l'Oriente, ed altri si stavano allestendo per soddisfare altre insistenti domande, di modo che non meno di cinquanta nuovi apostoli, tra Salesiani e figlie di Maria Ausiliatrice, si sarebbero recati di quest'anno a ingrossare il numero dei Missionari della Patagonia, della Prelatura di Registro Do Araguay e della Prefettura Apostolica del Rio Negro nel Brasile, di altre case del Nord e del Centro America per l'assistenza di numerosi emigrati in gran parte italiani, e delle nuove lontane residenze del Vicariato Apostolico del Kwan-Toung in Cina.

« È immensa omai, esclamava con apostolica facondia Don Pedemonte, è immenso omai il campo affidato ai figli di Don Bosco; è quindi necessario che si raddoppi il loro numero, e che si moltiplichino i Benefattori! Se voi, o cari Cooperatori, meditaste talvolta il bene che può, fruttare una vostra elemosina, oh! son certo che sareste più generosi nel dare, anche con qualche sacrificio! »

Finito il discorso, si avanzò all'altare l'Em.mo Card. Cagliero, per impartire la Benedizione Eucaristica, ed invocare sui partenti, con le preci di rito, la particolar assistenza del cielo. L'Eminentissimo volle ritardare il suo ritorno a Roma, unicamente per dare ai nuovi Missionari questa consolazione. Ad essi aveva già mandato la sua benedizione l'Em.mo Card. Richelmy, Arcivescovo di Torino, che da molti anni suol presiedere, con grande affetto, la commovente cerimonia. Ad essi facevano pur corona, in numero assai maggiore dell'usato, essendo il giorno festivo, zelanti cooperatori e venerande cooperatrici. Erano presenti, in un coretto della Basilica, prospiciente l'altar maggiore, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giacinto Scapardini, dell'Ordine dei Predicatori, Arcivescovo titolare di Damasco, già Nunzio Apostolico al Brasile; e in presbiterio, insieme con molti venerandi ecclesiastici, l'ex-generale don Fusco, che dopo aver prestato servizio attivo nell'esercito italiano anche durante la guerra, sentendosi così chiamato dal Signore, domandò di essere ammesso al sacerdozio, e, sacerdote novello, aveva celebrato una delle prime messe, il mattino, all'altare di Maria Ausiliatrice.

Ma la brama più viva dei nostri era di avere con loro ai piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice anche il primo Missionario Salesiano, quasi in pegno di più ampie benedizioni.

E l' Em.mo Card. Cagliero annuì volentieri ai loro desideri. La mattina celebrò egli pure all'altare di Maria Ausiliatrice; e la sera, impartita la benedizione eucaristica, e recitate le preghiere rituali dell'Itinerarium clericorum, benedisse e distribuì a ciascuno dei partenti il Santo Crocifisso. Indi, voltatosi ai partenti, con voce forte e vibrata che si sentiva in tutto il tempio, pronunciò un'affettuosa allocuzione.

L'allocuzione del Card. Cagliero.

Ite in mundum universum... Praedicate Evangeliurn omni creaturae... Docentes servare omnia quaecumque mandavi vobis... Andate, ammaestrate tutte le genti... - Con queste parole Nostro Signor Gesù Cristo dava ai membri del Collegio Apostolico il mandato di convertire il mondo, recando al mondo la luce della fede. E gli Apostoli lasciavano le contrade calcate dai piedi del Redentore Divino, e si spargevano per tutto il inondo ad annunziare la buona novella, il Santo Vangelo, la dottrina di N. S. Gesù Cristo.

Solamente Gesù Cristo può dire agli Apostoli: Andate: insegnate! Nessuna potestà della terra ha il diritto d'insegnare al mondo: ciò appartiene unicamente a Dio.

Queste parole può soltanto ripeterle il suo Vicario; e l'angelico Pio IX, quarantacinque anni or sono, le ripeteva al primo drappello di Missionari Salesiani, che partivano per l'America e si spargevano per l'Argentina e la Patagonia. Andate; insegnate!... Oh! come lo ricordo ancora quel momento solenne, io che mi trovava a capo del piccolo drappello, che si accingeva a lasciare Don Bosco, l'Oratorio e la patria, per andare a raggiungere quelle terre così lontane. Ci. sorreggeva e spronava la fede, e, per la fede; il pensiero d'un'altra patria, la patria del Cielo.

« Andate, o miei piccoli Missionari, ci diceva il Papa; Euntes, docete: e insegnate a tutti a salvarsi l'anima.

» Praedicate Evangelium. Dove non è conosciuto ed amato il Vangelo, non si trova che errore, superstizione, odio e morte; mentre il Vangelo è verità, amore e vita, e vita eterna.

Praedicate Evangelium omni creaturae... predicate la dottrina di Nostro Signor Gesù Cristo a tutti: ai popoli civili e agli idolatri: ai grandi e ai piccoli: ai ricchi e ai poveri: ai reggitori e ai sudditi: omni creaturae, a tutti.

» Docentes servare omnia quaecumque mandavi vobis. Oh non contentatevi di predicare la parola di Dio; predicatene la pratica e l'osservanza. Non basta credere : è necessario operare... »

Queste parole che ai primi Missionari Salesiani ripeteva il dolce Cristo in terra, l'immortale e santo Pontefice Pio IX, restarono così impresse nel mio cuore, che mi risuonano alte all'orecchio anche in questo momento, dopo quarantacinque anni; e ora le ripeto a voi, o miei fratelli Salesiani ed eredi nell'apostolato: Euntes, docete omnes gentes... Docentes servire omnia.

Gesù disse agli apostoli: Andate e ammaestrate tutte le genti: e gli Apostoli, lasciando la terra su cui erano ancor impresse le orme divine, si sparsero per tutto il mondo.

Anche i Salesiani, per bontà del Signore e coll'assistenza materna della Vergine Ausiliatrice, si sono sparsi in tutte le plaghe della terra: sicchè oggi il mondo vede i figli di don Bosco e le figlie di Maria Ausiliatrice non solo in Europa, ma nelle tre Americhe, nell'Asia, nell'Africa... Sommano a più di seicento gli stabilimenti di Missione e le case e gli istituti aperti dai Salesiani, all'Estero, nei quali si parla di Gesù Cristo, dove s'insegna ad amare Gesù Cristo, dove s'impara a servire Gesù Cristo; poichè non v'è scienza, non v'è letteratura, non v'è sapere umano, che insegni a salvar l'anima, fuori del Vangelo di N. S. Gesù Cristo.

Questa constatazione non la faccio a vanagloria, ma a santo conforto e stimolo a nuove conquiste. Anche S. Paolo si rallegrava con i Romani che la fede cristiana venisse predicata in tutto il mondo: gratias ago Deo meo per Jesum Cristum... quia fides vestra annuntiatur in universo mondo.

Andate dunque, o fratelli, vi ripeto ancora una volta : andate e ammaestrate : Euntes, docete. Voi pure avete il mandato d'ammaestrare il mondo, poichè siete missionari, cioè missi, e mandati per questo! Avrete tutti il bacio e l'abbraccio di addio dal vostro Rettor Maggiore, da questo veterano delle Missioni, da tutti i vostri Superiori: e accompagnati dai voti e dalle preghiere di questi cari giovinetti e di tutti i fedeli presenti, partirete. La grazia di Dio vi accompagni. Molti fratelli, che da tempo lavorano nel campo evangelico, vi attendono ansiosamente.

È grande e consolante spettacolo, quello che offre la Pia Società Salesiana col lavoro compiuto in 45 anni nel campo delle Missioni, ove s'è slanciata, con ardore giovanile, alla conquista, non di nuove terre, ma di nuovi sudditi al regno di Gesù Cristo..

E voi moltiplicherete la messe che si raccoglie. Eccovi un mezzo infallibile, col quale voi riuscirete a trarre e a confermare nuovi popoli alla fede e alla pratica della Dottrina Evangelica: ce l'additava e inculcava il venerabile nostro Padre, Don Bosco, con queste parole. Ai suoi primi Missionari egli diceva: « Voi fate quello che Potete: Dio farà quello che non possiamo noi. Confidate ogni cosa in Gesù Sacramentato ed in Maria Ausiliatrice, e vedrete che cosa sono i miracoli. »

Noi li abbiamo visti i miracoli!... miracoli di conversioni e di spirituali conquiste : noi siamo rimasti sbalorditi nel contemplare come le povere nostre fatiche producessero sì strepitosi effetti!

Quei popoli barbari, al vedere il Missionario, il figlio di Don Bosco, alzare gli occhi al cielo e stendere la mano a benedire alle loro terre e alle misere capanne, dapprima rimanevano attoniti, poi si domandavano: «Che cosa vorrà quest'europeo? » E il cacico si avanzava a domandarci: «Che cosa vuoi tu da noi? » E la risposta era sempre la stessa:

- « La salvezza dell'anima vostra! ».

« Ah! voi non sapete, diceva loro il Missionario, che cos'è l'anima; e quindi non ne conoscete l'origine, nè la bellezza, nè la preziosità. Essa è creata a immagine e somiglianza di un Essere infinitamente a noi superiore, e che tuttavia infinitamente ci ama!... Figli del deserto, voi non siete creati per queste steppe arse dai sole; voi pure siete gente santa, se riceverete la parola di Gesù Cristo. E noi siamo venuti a portarvi questa parola: siamo venuti a raccogliere e ad ammaestrare i vostri bimbi, i quali, tornando alle vostre capanne, ripeteranno le verità apprese, e se voi docilmente le crederete, ecco che Gesù Cristo aprirà anche a voi le braccia, e vi chiamerà a parte del suo regno. Popoli, voi non siete nati per vivere sempre così... Lo vedete, voi non avete tetto, non avete vesti, non avete pane... Ebbene, mandateci i vostri figliuoli: noi li ammaestreremo, e voi, credendo a loro, abbracciando la fede, avrete tutto! »

E i bambini e le bambine accorrevano, sempre più attenti e numerosi, e domandavano il santo battesimo; e, così, dai bimbi le verità del Vangelo furono insegnate ai genitori: e, su quelle terre, un tempo barbare e temute, spuntò la luce cristiana, e col Vangelo prese a diffondersi e a stabilirsi anche la civiltà.

Ah! quanto mi strazia il cuore a vedere il contrasto tra il vivere di quei popoli semplici e fortunati, chiamati ieri alla civiltà, e i costumi delle vecchie nazioni civilizzate, dove non si crede più a Dio, dove si bestemmia il suo Nome santo, dove, apostatando dalla chiesa, si crede di toccar la vetta dell'umano progresso. Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat qui custodit eam. Quando un popolo non ama più Iddio, non c'è autorità umana che possa governarlo.

Ricordatevelo bere, o miei cari Missionari: ogni dono, ogni forza, ogni benedizione viene dall'alto. Accingetevi con questa fede a compiere la sublime missione alla quale siete chiamati, e riuscirete. Eccovi un altro mezzo infallibile di riuscita: la carità di N. S. Gesù Cristo: Charitas Christi urget nos. Questo grido sublime dell'Apostolo, del modello dei Missionari, prorompa pure dalle anime vostre. Sacerdos, alter Christus: il potere del sacerdote, del Missionario, è un potere divino, perchè è il potere stesso di Gesù Cristo. Gesù deve poter ripetere di ciascun di voi, di ciascun Missionario cattolico, ciò che disse egli stesso di San Paolo: Vas electionis est mihi iste, ut portet nomen meum coram gentibus, et regibus, et filiis Israel.

Voi pure, o Missionari, dovete portare il nome di Gesù Cristo a tutte le genti, e non solo con la parola, ma anche, e sopratutto, con le opere, con fede, con spirito di sacrifizio, con zelo. San Paolo, al dire di S. Giovanni Crisostomo, aveva un cuore che batteva all'unisono coi cuore di Gesù Cristo: Cor Pauli, cor Christi. Tale dev'essere anche il cuor vostro: pieno di fede, sicchè aneli a far conoscere Gesù Cristo a tutte le anime : pieno di coraggio e cristiana fortezza, sicchè non tremi di fronte a nessun ostacolo: pieno di amore divino, sicchè possa ripetere con l'Apostolo: Quis ergo nos separabit a cimentate Christi? Che cosa potrà distoglierci dal curare unicamente gli interessi di Gesù Cristo, e dall'immolarci per suo amore? Nulla: in nessuna circostanza: in nessun pericolo!

Il Missionario è continuamente, esposto a mille pericoli. San Paolo ne fa una sommaria ma 'impressionante enumerazione:... periculis fluminum, periculis latronum, periculis éx genere, periculis ex gentibus, Periculis in civitate, periculis in solitudine, periculis in mari Siate certi che li supererete tutti, se, guidati e governati dalla fede, dallo zelo, dallo spirito di sacrifizio, non avrete altro desiderio che di promuovere la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Cercate sempre, e unicamente, gli interessi di Gesù Cristo: « Cercate anime, ma non denari, nè onori, nè dignità», come ci diceva Don Bosco, e compirete con frutto la vostra missione, perchè sarà con voi l'aiuto di Dio onnipotente e la grazia di Colui che è via, verità, e vita. Stampatevelo in fondo al cuore: non c'è altra via che possa condurre al cielo, fuor di quella tracciata da Gesù Cristo: non c'è verità, lungi da lui: non c'è amore, e quindi non c'è vita, senza di lui. Si quis non amat Dominum Jesum Christum, sit anathema. Qui non diligit, manet in morte.

Andate adunque, portati dalla carità di N. S. Gesù Cristo: e predicate la sua dottrina, e predicate solo. Gesù Cristo, e distribuitelo, come diceva Don Bosco, non soltanto Verbo, ma anche Sacramento. Gloriatevi innanzi a tutti d'essere suoi ministri, e ministri di Lui, Crocifisso: Non enim iudicavi me scire aliquid inter vos, visi Jesum Christum, et hunc Crucifixum; e voi pure vedrete che cosa sono i miracoli.

Fra pochi anni si festeggerà il Cinquantenario delle Missioni Salesiani. Il miglior modo di commemorarlo sarà quello di rinnovare, in forma ancor più grandiosa, lo spettacolo di questa cerimonia. Affidiamoci alla bontà del Signore, e speriamo.

In questo momento, che cosa facciamo noi? Preghiamo Maria Ausiliatrice a benedire i nuovi apostoli e le loro future fatiche, perchè voglia rinnovare, per mezzo loro, i miracoli.

E i miracoli si rinnoveranno, perchè alla nostra si unisce un'altra preghiera. Il Venerabile Don Bosco, che nessun'altra cosa amò su questo mondo fuorchè Dio e le anime, in quest'ora solenne è prostrato egli stesso ai piedi di Maria Ausiliatrice, e la supplica a benedire, con una benedizione speciale, i nuovi Missionari. In terra e in cielo si ripete adunque la scena dell'addio di S. Paolo ai cristiani di Efeso, quando, positis genibus suis, oravit cum omnibus illis. Si, noi tutti preghiamo Dio, con voi, a benedirvi.

Venuta l'ora del distacco, attorno a S. Paolo si levò un gran pianto, e lo abbracciavano e baciavano, dolenti di una parola che aveva detto: quod amplius faciem eius non essent visuri. Anche quella scena si ripete qui, innanzi a quest'altare, da quarantacinque anni. Prima a Don Bosco si avvicinavano i figli, commossi, e gli baciavano e bagnavano di pianto la sacra mano... Poi a Don Rua... ora a Don Albera... Ricordo il mio distacco di quarantacinque anni fa: non aveva mai pianto: è nota una certa fortezza del mio carattere: ma in quel momento n un ho potuto trattenere le lacrime... Ora il distacco vostro è dal venerato Superiore Don Albera. Alcuni di voi, certo non lo vedranno più su questa terra... amplius faciem eius non visuri... e non vedranno più neppur me, che, sebbene vigoroso nell'aspetto, sento che gli anni pesano...

Ma in alto i cuori, o carissimi! Come siamo fratelli, cordialmente uniti qui sulla terra, così ci raccoglieremo un giorno, ancor fratelli in cielo. Siate degni discepoli di Don Bosco; amate, sostenete e difendete, dappertutto e sempre, l'autorità del Papa; diffondete l'amore e la venerazione a Gesù in Sacramento; predicate il culto e la divozione a Maria Ausiliatrice; e le Missioni Salesiane saranno sempre fiorenti.

L'addio.

Com'ebbe finito di parlare l'Eminentissimo, corse per il tempio un senso di commozione profonda, e cominciò la cerimonia dell'addio. A uno a uno, tutti i Missionari passarono a baciare la mano al sig. Don Albera, che disse all'orecchio di ciascuno una suprema parola di conforto, di ammonimento, e di saluto; quindi abbracciarono fraternamente gli altri superiori. Come sempre, si udiva per il Santuario un bisbiglio di preghiere e santi auguri, che sgorgavano accesi dal cuore di tutti, mentre la Schola cantorum eseguiva alcuni mottetti, La scena si fece ancor più tenera e commovente, quando i partenti attraversarono il Santuario, dal presbiterio alla soglia. Due fitte ali di devoti si strinsero sul loro passaggio, andando a gara nel ripetere ad essi i più devoti saluti e nel baciar loro le mani e le vesti. Quanti non poterono stringersi sul loro passaggio, erano in piedi sopra le sedie e le panche per contemplare con agio il commovente spettacolo: e tutti, con le lacrime agli occhi, o con le labbra mormoranti voti e preghiere, facevano comprendere conce fossero in quel momento penetrati da un sol pensiero e desiderio: di profonda ammirazione per i nuovi Apostoli e di copiosi frutti per il loro apostolato.

L'Opera di Don Bosco all'Estero e i Cooperatori d'Italia.

Con questa spedizione, in 45 anni, sono partiti per le Missioni ed altre fondazioni salesiane all'Estero, più di duemila, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, con quanta gloria anche della Patria nostra, non è chi nol vegga!

In questi momenti sopratutto, in cui si vanno purtroppo diffondendo all'Estero molte notizie, destituite d'ogni fondamento, a danno del buon nome e del prestigio italiano, un'importanza speciale ha questa nuova spedizione di Missionari, che dice ancor una volta come i Cooperatori Salesiani d'Italia sentano tutta la grandezza dell'apostolato cattolico, e, da soli, riescano a compiere, in questi difficili tempi, quegli stessi prodigi di carità che prima della guerra noi potevamo compiere col concorso dei Cooperatori di molte Nazioni. Dall'Estero, per il momento, non giunge ancor nulla, o quasi nulla, al Successore di don Bosco, che valga a metterlo in grado di dar all'Opera salesiana quello sviluppo che le nuove condizioni sociali, create dalla guerra, hanno reso più urgente: e sono i buoni e bravi Cooperatori d'Italia, che, da soli, ci forniscono i mezzi per continuare il nostro lavoro a vantaggio dell'istruzione ed educazione cristiana della gioventù e delle Missioni Salesiane, disseminate in America, in Africa e in Asia.

Sieno essi ringraziati e benedetti!

Molti Cooperatori si lagnano di non ricevere il Bollettino, e noi possiamo assicurarli che viene spedito regolarmente ogni mese. Nella speranza di meglio ovviare l'inconveniente, preghiamo tutti i Cooperatori, quando non vedono arrivare il periodico, a sporgere reclamo al proprio Ufficio postale e in pari tempo ad avvisare la nostra Amministrazione, la quale, finchè avrà delle copie disponibili, non mancherà di rinnovar la spedizione.

L'Opera di don Bosco in Austria, in Germania e in Ungheria

Più volte abbiamo fatto cenno della casa salesiana di Vienna e dei bimbi viennesi ospitati a Perosa Argentina dal signor Don Albera; ma soltanto dalla lettera annuale del nostro Rettore Maggiore i benemeriti Cooperatori hanno potuto apprendere come l'Opera Salesiana si estendeva, nel decorso anno, in varie altre città dell'Austria e della Germania. È perciò conveniente offrir loro una più ampia relazione al riguardo, anche per animarli ad interessarsi delle Case Salesiane di quelle Nazioni, le quali, più delle altre, soffrono oggi le conseguenze dei terribili avvenimenti di questi ultimi anni, e sentono, più intenso ed urgente, il bisogno di dare aiuto alla gioventù. E non fu lo spettacolo di tanti giovinetti materialmente e moralmente abbandonati, che un giorno suggerì al Ven Don Bosco il pensiero delle sue caritatevoli istituzioni? Lo stesso spettacolo commove oggi i figli e gli ammiratori suoi, e li spinge a moltiplicare le stesse benefiche fondazioni a vantaggio della gioventù.

L'Opera di Don Bosco in Austria. La Casa Salesiana di Vienna al 3° Distretto. Difficoltà iniziali e confortante sviluppo.

L'Austria, da potente e grande monarchia ridotta a un piccolo stato, con una popolazione rappresentata per oltre un terzo dalla sola capitale, versa in tristissime condizioni economiche: poichè i prodotti del suolo son di gran lunga inferiore al bisogno; e le numerose fabbriche, in massima parte, hanno ridotto il lavoro per mancanza di carbone e di materie gregge, che non possono esser acquistate all'estero, causa il deprezzamento della moneta, che, sui mercati stranieri, non ha più valore. Tutto questo, congiunto alla necessità d'importare i viveri e gli indumenti più necessari, nonchè alla mancanza di lavoro, e quindi alla scarsa produzione, e all'enorme rincaro della vita, è la cagione precipua del continuo aumento della miseria, della fame, della mortalità e dell'immoralità. Ed è per questo che i Salesiani si son proposti di far del loro meglio per lenire tanti mali e preservare il maggior numero di giovanetti dalla fame e dalla corruzione, incominciando, innanzi tutto, a sviluppare l'opera loro in Vienna.

A Vienna, al 3° Distretto, era già stato fondato un primo Istituto Salesiano nel 191o, ma, per molte difficoltà, per lungo tempo non aveva potuto prendere il desiderato sviluppo, che ebbe poi durante la guerra. Durante il conflitto venivano convertiti in lazzaretti militari tre grandi edifici scolastici attigui all'istituto; e mentre gli alunni si videro costretti a recarsi a scuola in altri rioni della città, anche le direzioni scolastiche dovettero ridurre le ore d'insegnamento per ospitare successivamente, in differenti ore della giornata, gli alunni delle diverse classi. Ne avvenne che numerosi fanciulli, lasciati in balìa di sè per tanta parte del giorno, vagabondavano per le vie, esposti ad ogni pericolo : e fu per ovviare a tale inconveniente, che i Salesiani decisero di tener aperto ogni giorno, mattino e sera, l'Oratorio festivo e il Dopo scuola. A tal fine comprarono qualche casa attigua, per disporre di locali più adatti e di cortili più ampi, e per accogliere il maggior numero di fanciulli.

Quando poi, nel 1916, la fame prese a farsi sentire in Vienna, i nostri confratelli cominciarono a distribuire ogni giorno, pane e minestra a circa 300 fanciulli poveri, mercè i sussidi di buoni Cooperatori viennesi e del Comune; e, coll'aiuto generoso delle Missioni estere (Americana, Svedese, Danese, Olandese), poterono continuare fino ad oggi tale distribuzione benefica, ed estenderla a vantaggio, non solo dei piccoli, ma ben anco dei membri delle sezioni superiori. Anche la Missione Italiana e la Nunziatura Apostolica, con ripetute somministrazioni di viveri, sussidiarono l'importante e benefica istituzione, cosicchè il numero delle razioni distribuite ha raggiunto omai il mezzo milione. Vennero anche distribuite parecchie migliaia di vestiti e calzature ; ad es. solo nelle feste di Natale dell'anno scorso, vi furono tante distribuzioni da superare le 30 mila corone.

Il lavoro presente..

E il seme gettato nel corso degli stessi primi anni alla fine germogliò e fecondato dai sacrifici dei confratelli e dalle preghiere loro e dei giovanetti, che attirarono la benedizione del cielo, cominciò a produrre frutti copiosi. Primo, tra questi, fu il formarsi di varie importanti sezioni nell'Istituto: la prima, costituita dagli studenti interni, che frequentano il ginnasio inferiore e aspirano allo stato ecclesiastico; le altre riservate agli alunni esterni, divisi, secondo l'età, in tre altre sezioni.

La prima di queste (Knabenheim) è costituita dai fanciulli inferiori ai 14 anni che frequentano le scuole popolari, civiche o ginnasiali, e sommano a 5oo circa. Per essi l'Oratorio è aperto quotidianamente dalle 13 alle 19 e, nei giorni festivi, tutta la giornata. Quando il tempo lo permette, i bravi fanciulli giocano nell'ampio cortile, oppure si recano, in lunga e chiassosa fila, al Prater, immenso parco naturale a pochi minuti dall'Istituto, portando colà bocce, palloni, palle, stampelle, croquets, tamburini, e quant'altro può servire ai più svariati guochi ed esercizi ginnastici. Quando il tempo è piovoso, si riuniscono nelle sale, dove s'intrattengono con giochi adatti, come la tombola, il dominò, gli scacchi, ecc. Ogni giorno poi, in ore determinate, ha luogo la scuola di canto, o per tutte le sezioni riunite, o per ciascuna in particolare; nè vengono trascurati altri mezzi diretti a ingentilirne e coltivarne lo spirito, quali la declamazione, il teatro, e la musica, specie quella con strumenti a corda.

Alle 5 pomeridiane tutti i fanciulli si raccolgono in chiesa per assistere alla Benedizione, alla quale fa seguito un discorsetto religioso-morale per raffermarli sempre meglio nelle verità della Fede e nei principii del vivere cristiano. Quindi passano qualche tempo nello studio, dove attendono all'apprendimento delle lezioni e a fare i compiti: e, in ore speciali, ai più deficienti nello studio e agli stessi che desiderano imparare più di quanto è strettamente prescritto dai programmi scolastici, vengono impartite lezioni private o ripetizioni.

Nei giorni di vacanza poi, e sempre quando per tempo v'è un numero considerevole di fanciulli, si celebra una messa; e quanti vi assistono accompagnano il sacro rito con canti religiosi e la recita delle preghiere in comune.

È facile capire come per tanti genitori, cui il lavoro impedisce di sorvegliare i propri figli, torna di gran sollievo il saperli in buone mani, sotto la vigilanza di persone consacrate alla gioventù.

La seconda sezione (Jugendheim) comprende i giovani dai 14 ai 18 anni, in maggior parte apprendisti, commessi di negozio e studenti. Anche questa sezione conta più di 25o membri, di cui circa 200 frequentano costantemente le adunanze serali, che hanno luogo dalle 5 1/2 alle 10, in locali proprii, forniti di quanto occorre.

A seconda delle stagioni, i giovinetti s'intrattengono con giochi all'aperto, quali il football, il pallone ecc.., oppure con giochi di tavolino, tra i quali vien data la preferenza a quelli atti a sviluppare la riflessione e l'intelligenza, come gli scacchi, il dominò, la dama, ecc. Una volta alla settimana ha luogo l'istruzione religiosa; altre volte vi sono corsi liberi di lingue straniere e di stenografia.

Anche in questa sezione non mancano i clubs per la ginnastica, il teatro e la musica.

Sotto la guida dell'assistente ecclesiastico, i singoli soci eleggono i membri, cui sono affidate le varie cariche di cassiere, monitore, regolatore dei giuochi, custode degli apparecchi, controllore per la frequenza, ecc.

In grazia dell'aiuto prestato dalla missione svedese, anche i giovani di questa sezione usufruiscono ogni sera, mediante tenuissima retribuzione, della cena che vien loro preparata nell'istituto stesso.

La domenica e le altre feste tutti i soci assistono alle sacre funzioni, e per quelli che desiderano ricevere la S. Comunione vi è un'apposita messa alle 7 1/2, cui possono prender parte anche gli allievi delle altre sezioni che desiderino accostarsi ai SS. Sacramenti.

Per i giovani che hanno raggiunto l'età di 18 anni v'è la 3a sezione (Jungmannschaft), che si regge con uno statuto autonomo, avente forza legale, conforme a quello delle società giovanili diocesane. Questa terza sezione amministra i propri fondi per mezzo del cassiere, eletto dai membri della presidenza. L'Assistente Ecclesiastico, con la sua autorità, influisce su tutte le decisioni e sullo spirito del circolo, di cui fan parte 200 giovani, operai, commercianti e studenti delle classi superiori, senza disitinzione, il che giova meravigliosamente a fondere insieme il ceto intellettuale e quello operaio. Certo una gran discrezione ed oculatezza e bontà insieme con una pronta energia si richiedono nell'Assistente Ecclesiastico per ottenere che i soci si formino a quel carattere, di cui hanno bisogno la società civile e la Chiesa, tanto più che non di rado i membri di questo circolo, per prepararasi praticamente alla vita pubblica, trattano nelle loro adunanze le più ardue e le più dibattute questioni sociali.

Questa terza sezione fornisce la maggior parte dei membri della banda istrumentale, che rallegra e anima i trattenimenti e le feste dell'Istituto, ed altri compiono opportuno servizio di sorveglianza e, in occasioni solenni, fanno anche gli onori di casa.

Preziosi incoraggiamenti.

Complessivamente, son più di mille i giovani che vengono educati nelle tre sezioni dell'Oratorio, alle quali è da aggiungere l'unione degli antichi allievi, che, fondata nella scorsa primavera, potè già mandar a Torino una rappresentanza in occasione delle feste di maggio; più un'Associazione Mariana per studenti esterni, e un'Associazione di divoti di Maria Ausiliatrice, fiorente fra le Cooperatrici Salesiane, che si radunano nell'Istituto ogni prima domenica del mese per assistere ad una speciale funzione religiosa e prendere accordi sul lavoro da compiere a vantaggio della gioventù.

Nè va taciuto come, per opera dei nostri confratelli, poterono essere inviati all'estero ben 1400 fanciulli, bisognosi di miglior nutrimento ; ed ai nostri Cooperatori è noto, come il rev.mo sig. D. Albera ne prese a suo carico 102 per sei mesi, che ospitò nell'istituto di Perosa Argentina.

Quasi non bastasse tanto lavoro, alcuni sacerdoti salesiani impartono istruzione religiosa anche in varie scuole cittadine e popolari, prestano assistenza spirituale in più ospedali, e attendono al S. Ministero in alcune chiese della città.

Non è quindi a stupire, se, in vista di così ammirevole e multiforme attività, le autorità ecclesiastiche e civili abbiano ripetutamente dimostrato ai figli di D. Bosco la loro grande benevolenza; e se, durante quest'anno, S. Em. il Card. Arcivescovo di Vienna abbia ripetutamente destinato alle loro opere una parte delle sovvenzioni che gli pervennero dal S. Padre, e, nelle numerose visite compiute all'Istituto in varie circostanze, abbia animato i Salesiani a continuare nel loro apostolato a prò della gioventù.

Ma il più autorevole e gradito encomio essi io ebbero dal Sommo Pontefice Benedetto XV, il quale, informato dalla Nunziatura di Vienna dei compiersi del I° decennio della fondazione del I° Istituto Salesiano di Vienna, espresse con una splendida lettera dell'Em.mo Card. Segretario di Stato, da noi riferita lo scorso mese, la sua paterna soddisfazione e sovrana benevolenza, accompagnandola con fervidi augurii per la prosperità dell'avvenire dell'Istituto e con l'Apostolica Benedizione.

Istituto di protezione per giovanetti pericolanti. Al 21° Distretto.

Altr'opera assai importante, nella Capitale Austriaca, è l'Istituto di Protezione per la gioventù maschile pericolante, sorto nel 13° distretto nell'estate dei 1918. E come una stazione di salvataggio per quei giovani dai 14 ai 18 anni, che, deviando per qualunque causa dal retto cammino, commettono azioni che provocano l'intervento della Questura e dell'Autorità giudiziaria. Accolti premurosamente nell'Istituto, e attentamente esaminata l'indole loro, nonchè le loro tendenze e attitudini, vengono, mercè intelligenti e amorose cure, ammoniti e rimessi sul buon sentiero, e così preservati da possibili ricadute. Infatti dopo alcuni mesi di permanenza in questa casa provvidenziale, secondo che par meglio per la loro riuscita, vengono essi restituiti alle famiglie, o inviati in altri istituti. Il meraviglioso cambiamento che avviene nei più, è dovuto all'applicazione del sistema educativo di Don Bosco, che ha conciliato all'istituto la stima e la più alta considerazione delle competenti autorità e d'illustri personaggi, e perfino di gente avversa all'educazione religiosa, la quale dovette riconoscere i buoni risultati e manifestare apertamente la propria ammirazione, com'appare in un lungo articolo dell'"Arbeiterzeitung " di Vienna, che è l'organo principale dei socialisti austriaci.

Per dare ai giovani ricoverati un'occupazione conveniente alla loro età e al loro svipluppo, e insieme per innamorarli al lavoro - potente fattore di riabilitazione morale - si è introdotta nell'istituto la fabbricazione di giocattoli, cesti, sporte, stuoie, e consimili oggetti, cui si adibiscono parecchi giovani, mentre altri vengono esercitati nel giardinaggio, nell'orticultura, o in altri mestieri confacenti alle loro diverse attitudini.

In generale l'abilità dei giovinetti supera ogni aspettazione, e la buona riuscita nel lavoro ridesta in loro stessi la fiducia di arrivare a far qualcosa di buono: sorgente, anche questa, dì nobili sentimenti e di più alte aspirazioni. Nell'istituto si cerca di accoppiare un'oculata, per quanto amichevole sorveglianza, ad una certa libertà, della quale quei poveri giovani imparano a far buon uso, dopo averne tanto abusato nei loro primi anni. E si viene a constatare che quanto più l'educatore dimostra fiducia, tanto più imparano a godere della vera libertà dei figli di Dio.

Naturalmente la speciale natura di questo istituto richiede che il numero degli alunni sia limitato, richiedendo quotidianamente ciascuno di essi una cura speciale, affatto individuale; ma la massima parte dei giovani riabilitati continua a frequentare l'istituto, anche dopo esserne usciti. Tanta è l'affettuosa riconoscenza che serbano a coloro che li hanno tratti, dal precipizio e hanno ridonato al loro cuore, insieme con la religione e la pace, la fiducia in sè stessi e verso la società!

A meglio assicurare i frutti di quest'educazione, senza dubbio sarebbe necessario, per una parte almeno di questi giovani, che potessero rimanere, per più lungo tempo, ed anche per anni, sotto una buona direzione pedagogica, attendendo contemporaneamente all'apprendimento di un onorato mestiere. A questo fine i nostri confratelli desidererebbero istituire delle scuole professionali, ma, finora, la mancanza di mezzi non ha loro permesso d'attuare il generoso proposito.

Nel 21° Distretto di Vienna (Stadlau), in un rione abitato in massima parte da operai e ferrovieri, dove per un raggio di oltre quattro chilometri non c'è una chiesa, fuorchè la cappella di un convento di Suore del Bambino Gesù, i Salesiani, aderendo alle insistenti e ripetute preghiere dell'Em.mo Card. Piffl, Arcivescovo di Vienila, incominciarono nel settembre del 1919 a svolgere l'opera loro, dove, fino a quel giorno, i falsi profeti avevano potuto, senza difficoltà, gettare la mala semenza. Ed oggi, nella sala ginnastica della scuola civica, alla domenica e negli altri giorni festivi, tengono le funzioni religiose per tutta la popolazione del rione, accompagnate da esecuzioni musicali di un abile coro, istruito da valente maestro: e più ancora che all'assistenza morale e religiosa della popolazione, avendo rivolte le loro cure alla gioventù, in mancanza di sale e cortili adatti hanno cominciato a radunare i giovani in una cantina, tolta in affitto, la quale serve di teatro, di sala di ricreazione e anche di refettorio per i numerosi giovinetti, ai quali distribuiscono quotidianamente le refezioni, provvedute in gran parte dalla generosità degli Svedesi. Dopo un anno di lavoro, il Circolo Edelsinn conta già 200 membri, che d inno le migliori speranze per il risorgimento morale del quartiere; e fioriscono altre associazioni religiose, maschili e femminili, per ogni ceto di persone; e, con ottimo successo, si tengono ripetute predicazioni al popolo. Il bene che si potrebbe compiere in questo centro immenso, ed è da sperare che si possa presto ovviare alla mancanza della chiesa e dei locali necessari per le riunioni giovanili.

A Graz=Eggenberg.

Con non minori difficoltà deve lottare la fondazione di Graz-Eggenberg, dove i nostri confratelli, fin dal 1° novembre del 1919, dirigono un Oratorio quotidiano e un Circolo giovanile. Sebbene in quella regione vi sieno altre istituzioni giovanili, inspirate a ben altri principii e guidate con tutt'altri intendimenti che la nostra, nondimeno l'Oratorio e il Circolo giovanile sono assai frequentati. In mancanza di locali, si acquistarono due grandi baracche nelle quali trovano posto la cappella, il teatro, le sale di ricreazione, quella di studio, la biblioteca e qualche camera per i confratelli. i grandi sacrifici personali, le privazioni e gli incomodi cui questi sono soggetti e che sopportino con mirabile rassegnazione e pazienza, fanno credere che una particolare benedizione di Dio finirà per coronare l'opera salesiana di Eggenberg, perchè il Signore suoi abbondare di grazie, là dove più dura è la prova e maggiori i sacrifici.

L'Istituto di Unter=Waltersdorf.

Quest'istituto, edificato nel 1914, sorge all'estremità del paese, in mezzo all'aperta campagna, a soli 30 Km. da Vienna. È la casa per i Figli di Maria tedeschi, cioè per quei giovinotti che aspirano allo stato religioso o ecclesiastico: è quindi la continuazione dell'Istituto Germanico, che dal 1899 al 1912 risiedette a Penango Monf., e nel 1912 fu provvisoriamente trasferito a Wernsee nella Stiria, in attesa che venisse all'uopo edificata una casa in regione più adatta. In questo istituto, come già a Penango e Wernsee, si vanno formando alla pietà, alla dottrina e al carattere cristiano, coloro che si sentono chiamati ad essere sacerdoti missionari o educatori, alla scuola di Don Bosco. È quindi una casa benedetta, dove regnano quel raccoglimento e quell'armonia che son necessari alla coltura dello spirito e del cuore. L'Opera dei figli di Maria, anche fra i tedeschi, ha già fornito molti membri alla Società Salesiana, e ad altri istituti religiosi e alle diocesi. Sono infatti oltre 300 i sacerdoti che ha educati, i quali ora lavorano in varie regioni d'Europa e nelle Missioni dell'America Meridionale e dell'Asia.

Naturalmente, durante la guerra, l'istituto vide scemare il numero degli alunni, perché la maggior parte dovette prestare servizio militare e molti non potevano varcare i confini della Germania ; ma ora, si è ripopolato ed è fiorente così che, fra pochi anni, potrà dare un bel numero di buone e sode vocazioni.

Anche ad Unter-Valtersdorf è fiorente un Oratorio festivo, dove i Salesiani lavorano con spirito di sacrificio.

L'Opera di Don Bosco in Germania.

Dato uno sguardo sommario all'Opera Salesiana in Austria, volgiamoci ora ad accennare, brevemente, le istituzioni salesiane della Germania.

In Baviera.

La prima, in ordine cronologico, è quella di Wurzburg, nella Baviera. Assai modesti ne furono gli inizi. In un'ala del Convento dei PP. Agostiniani si aperse un Ospizio per giovinetti artigiani, che andavano imparando una mestiere presso vari maestri d'arte della città, ed oggi l'Ospizio conta 70 alunni, ed insieme sede di due fiorenti Circoli giovanili.

In Germania, specie in alcune regioni e diocesi, le organizzazioni giovanili sono fiorentissime e ben tenute: e i nostri Circoli fanno parte .di tali associazioni. In essi il lavoro più intenso si svolge nelle ore serali e nei giorni festivi; nelle varie sezioni di musica, di canto e di ginnastica: e, ciò che più conforta, è l'ottimo spirito religioso che anima tutti gli ascritti.

Nell'ottobre u.s. l'Ospizio venne trasferito nel Bur Rardushof, un grande edificio, acquistato allo scopo di dar più sviluppo all'opera.

L'azione dei nostri a Wùrzburg non restò inosservata. Parecchi personaggi, o per proprio desiderio, o per incarico delle autorità locali, visitarono l'ospizio, presero informazioni, constatarono de visu i risultati, e così, appena finita la guerra, quando i 7o e più nostri confratelli, che avevano prestato servizio militare ritornarono ai loro istituti, da parecchie città della Baviera pervennero le più insistenti domande per aver i figli di Don Bosco. E i Salesiane, aderendo alle preghiere di Ecc.mi Vescovi, di Capitoli Metropolitani e di vari Comitati, nell'autunno 1919 poterono compiere le seguenti fondazioni.

Istituti aperti nel 1919.

In Passavia ci venne affidata la direzione di un Ospizio per giovani apprendisti e di vari Circoli giovanili, che vanno prendendo confortante sviluppo.

A Freyung, come nella diocesi di Passavia, ci venne affidata la cura di tutta la gioventù maschile, sia nelle scuole sia nell'Oratorio festivo e nei Circoli; e la popolazione si mostra entusiasta del bene che si compie.

A Bamberga il rev.mo Capitolo Metropolitano mise a disposizione dei Salesiani, in posizione conveniente, una casa abbastanza grande con giardino e cortile, della quale non si potè ancora prendere possesso, perchè gli inquilini non trovano alloggio altrove. Quindi l'azione dei nostri, finora, è limitata alla direzione del frequentatissimo Circolo giovanile.

A Monaco un'umile baracca di legno accolse i figli di Don Bosco e una ventina di ragazzi, cui, pel vitto, provvidero con cura materna le ottime suore della Carità del vicino ospedale di San Martino. Così umili inizi attirarono sull' opera particolari benedizioni del Signore, il quale in modo inaspettato e, diremmo, sorprendente, ci ha procurato un vasto edificio, capace di parecchie centinaia di giovani. C'è quindi a sperare che anche nella capitale della Baviera l'Opera di Don Bosco non tarderà a prendere rigoglioso sviluppo con la prossima apertura di un grande Oratorio quotidiano con Circoli giovanili, dove verranno educati cristianamente i futuri capi-operai e maestri d'arte.

Così lo spirito del Ven. Don Bosco prende a diffondersi anche in Germania e vi produce i medesimi effetti salutari, che si constatano in altre regioni. Come dev'Egli goderne dal Paradiso!

Istituti aperti nel 1920.

Nel corso del 1920 la Divina Provvidenza ci die' modo d'iniziare due altre importanti fondazioni.

A Burghausen ci venne ceduto il piccolo Seminario Vescovile della diocesi di Passavia, dove si è aperto un convitto per giovani studenti, che frequentano il vicino ginnasio pubblico e hanno intenzione di avviarsi alla carriera ecclesiastica.

A Ensdorf nel Palatinato Superiore, diocesi di Ratisbona, per bontà di quell'Eco. Vescovo, venne messo a nostra disposizione l'antico convento dei PP. Benedettini, ove s'è trasferita la casa di formazione per le nuove reclute salesiane tra i tedeschi e gli ungheresi. Che il buon Dio si degni benedirla!... In segno di riconoscenza verso il Vescovo e il Parroco del luogo, i nostri hanno assunto, anche ad Ensdorf, la cura dell'educazione della gioventù maschile.

l'opera di Don Bosco in Ungheria.

L'Opera di Don Bosco in Ungheria, presentemente, conta tre case.

La prima venne fondata nel 1913 a Szentkereszt presso Strigonia, ove i nostri, oltre la parrocchia, ebbero sino all'anno scorso la Casa di formazione ed un Internato per studenti del ginnasio inferiore.

Il ginnasio venne ora trasferito in locali più ampi a Nyergesújfalu, a un chilometro e mezzo da Szentkereszt, dove doveva essere trasferito fin dal 1918. Ma si erano appena terminati i lavori di adattamento e restauro, quando scoppiò la rivoluzione che per sei lunghi mesi terrorizzò l'Ungheria: ed anche la nostra casa fu confiscata, saccheggiata, e rovinata, finchè, passata quell'onda devastatrice, si dovettero rinnovare i lavori.

Ora, a Nyergesújfalu, accanto ad un fiorente ginnasio-convitto per vocazioni ecclesiastiche, abbiano un Oratorio con Circolo giovanile.

La terza, ed ultima, fondazione ungherese è quella di Budapest.

Riassumendo, l'Opera di Don Bosco conta 7 fondazioni in Baviera, 5 in Austria, 3 in Ungheria, e in esse, vengono educati, complessivamente oltre 5ooo giovinetti. Alcune fondazioni hanno ancora da lottare con difficoltà di ogni sorta; ma noi siamo convinti che il Signore, nel cui nome si è posto mano a queste opere, non ci lascerà mancare il suo aiuto, e mediante la carità generosa dei Cooperatori vorrà rendere sempre più fruttuose le umili, ma volenterose fatiche dei nostri cari Confratelli.

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO

Nel parlar di Don Bosco, compiamo il dovere di protestare solennemente che non vogliam contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.

Una reliquia di Don Bosco.

Accludo un'offerta per ringraziamento a Maria Ausiliatrice d'una segnalatissima grazia nella persona del nostro caro ex-allievo signor Tanzi Mario.

Or fa un anno egli, da poco convalescente di grave infezione e febbri intestinali causate dagli strapazzi di guerra, veniva colpito da paresi totale sinistra, interessante in modo grave il sistema cerebrale, sì da togliere in modo assoluto ogni movimento e le stesse facoltà mentali. Il colpo tremendo avveniva precisamente il 28 agosto, ed ho ancora presente la scena di sgomento della moglie, accorsa al S. Cuore ad ordinare un triduo a Maria Ausiliatrice, per implorarne, fra le lagrime, la protezione. Io stesso, insieme con altri confratelli, ebbi a constatare, con indicibile stretta del cuore, la gravità del caso. Il poverino era diventato un essere privo di movimenti. Gli arti, rialzati a stento dalle mie inani, piombavano su loro, come tronchi senza vita. Anche la deglutizione era paralizzata, e, a stento, gli si poteva fare inghiottire con movimento meccanico delle mandibole, qualche ristoro liquido. La piccina, un amore di bimba, inginocchiata su d'un lettuccio accanto, sgranava gli occhi sul nostro gruppo dolente e giungeva, quasi consapevole, le manine verso la Madonna di Don Bosco, appesa al muro, la Madonna che papà e mamma le avevano appreso ad amare e piegare.

Si collocò fra i capelli del paziente una ciocca di capelli di Don Bosco e si attese con fiducia la grazia. E la grazia venne quasi subito: la paresi facciale scomparve; l'occhio brillò sereno e la mente riprese il suo dominio; si legò la reliquia alla piano sinistra, e, dopo pochi giorni, e mano e braccio iniziarono i loro movimenti; non restava che la gamba, assolutamente ancora agghiacciata nella più rigida immobilità. Si fermò con un filo il cartoncino dei capelli sotto la pianta sinistra. L'ammalato era pieno di fiducia, e mi diceva: «Voglio venire io stesso, con le mie gambe, a restituirle la reliquia ».

E, per bontà mirabile della Vergine, ebbe a sciogliere, la promessa. Venne dopo un mese, guidato sì dal suo bastoncino, ma in via galoppante di guarigione, percorrendo il non breve tratto di cammino per riconsegnare la piccola ciocca. Le sue visite si moltiplicarono di poi, ed ora, passato un anno, sempre più spedito nei movimenti, rende grazie alla Vergine Ausiliatrice e a Don Bosco, e vuole che, a loro gloria, con gli amici che per lui trepidarono, il mondo tutto sappia quanto fu salutare per lui l'invocazione fidente della Vergine a intercessione del nostro Venerabile.

Roma, 30 settembre 1920.

D. GIUSEPPE ULCELLI.

Non basta vestire e sfamare i propri figliuoli.

Poco fa leggevamo sul Bollettino della Sera di New Jork il seguente trafiletto:

« Innanzi al giudice Mc. Mahon di Brooklyn, comparvero Walter Wisncowski di 17 anni, Joseph Leavey di 18 anni e Joseph Maloney di 16 anni, imputati per immoralità. Il giudice, impressionato dalla giovinezza degli accusati, disse:

« Fino a un certo punto e in certi casi i parenti son da biasimarsi quando i loro figli escono dal sentiero della decenza e dell'onestà, ma il vero responsabile è il sistema della proibizione della religione nelle nostre Scuole pubbliche. Il nome di Dio o del Salvatore si volle formalmente abolito dalle nostre pubbliche scuole: e a me sembra un'ingiustizia punir dei ragazzi, che hanno violata la legge e che non ebbero mai una guida religiosa, alla quale, per la salvezza dell'anima, avrebbero diritto. Quindi sospendo la sentenza per tutti e tre, e vi metto in prova ».

Ecco un giudice che ha messo coraggiosamente il dito sulla piaga. I genitori che preferiscono mandare i figli alle scuole, dove s'insegna un po' di tutto e si dimentica d'instillare nel cuore e nella mente dei ragazzi quei sentimenti che devono servire di direttiva alle loro azioni, imparino! Della pessima riuscita che molti fanno nella vita, la prima responsabilità è del padre o ,della madre. Non basta dar pane ai figli e vestirli - non basta neppure far loro apprendere a leggere, scrivere e a far di conto: - ci vuole l'educazione, la vera educazione che s'apprende alla scuola cristiana e s'irrobustisce col buon esempio famigliare.

li XII Congresso Nazionale di Musica Sacra.

Diamo, come abbiamo promesso, altri particolari delle importanti Adunanze, spigolandoli - letteramente - dalla Civiltà Cattolica.

Il XII Congresso Nazionale di musica sacra, tenutosi a Torino dal 13 al 16 settembre e nobilmente ospitato nell'Oratorio Salesiano di Valdocco in Via Cottolengo, era stato indetto al duplice scopo, anzitutto di commemorare solennemente il giubileo cinquantenario della fondazione ed erezione canonica della Società Ceciliana per opera di Pio IX di s. m. con la Costituzione Multum ad movendos animos del 16 dicembre 187o; poi di ricomporre e riordinare i quadri dell'Associazione Italiana Santa Cecilia, che per la chiamata alle armi della massima parte dei suoi soci, durante l'immane disastro della guerra, andarono quasi tutti sconvolti e distrutti. L'Adunanza superò ogni migliore aspettazione pel numero e qualità di convenuti da ogni regione d'Italia, per la presenza dell'E.mo Card. Richehnv, Arcivescovo di Torino, dell'E.mo Card. Cagliero, e di altri illustri personaggi, per fervide adesioni che giunsero da ogni parte di Cardinali, Vescovi, maestri e cultori di musica e di antichi soci ceciliani...

L'E.mo Card. Bisleti, Protettore dell'Associazione, inviò alla Presidenza Generale un prezioso messaggio, tutto scritto di suo pugno, dove, richiamato il duplice fine della riunione, si degnò tracciare il programma d'azione che doveva proporsi il Congresso

Le parole dell'E.mo Porporato, lette al primo aprirsi delle Sessioni ed accolte con entusiastica riconoscenza, aggiunsero sprone agli animi, già ben disposti a seguire in ogni cosa la via tracciata. Nel Congresso infatti non vi furono discorsi accademici, ma tutte le relazioni, già prima assegnate - ad oratori competenti, mirarono al pratico, proprio nel senso tanto autorevolmente indicato:

L'organizzazione Ceciliana nelle diocesi d'Italia

(Rev. Prof. Ernesto Dalla Libera, delegato diocesano di Vicenza); Il Canto Sacro nei Seminari (Rev. Prof. D. Giovanni D'Alessi del Seminario di Treviso); L'accompagnamento del Canto Gregoriano (M. Giulio Bas di Milano); Il Direttore del coro (Rev. D. Riccardo Felini, Maestro del Duomo di Trento); Il Canto del popolo (Rev. D. Emilio Fuvizzani, delegato diocesano di Treviso); La partecipazione del fedeli alla liturgia (Rev. D. Eusebio Vismara, Salesiano). Corrispondenti a tale spirito pratico furono sempre le conclusioni dei relatori, passate per giunta sotto il vaglio assai fitto di serie e quanto mai utili discussioni. Si può dire che l'idea dominante in quei giorni era la santa liturgia e la parte attiva che, secondo il desiderio della Chiesa, vi devono prendere i fedeli con la preghiera e col canto. Gli stessi voti per uno studio assai più accurato del canto gregoriano nei semi-, narri dei chierici (che a norma del nuovo Codice del Diritto Canonico e dell'ultimo Regolamento della S. Congregazione dei Seminarii, è materia di studio obbligatoria, da assegnare quindi nel consueto orario delle lezioni settimanali) ebbero precipuamente di mira l'apostolato dei futuri sacerdoti nell'addestrare il popolo parrocchiano e la gioventù numerosa delle nostre società cattoliche alla preghiera liturgica collettiva ed al canto gregoriano e popolare.

La parola augusta del Sommo Pontefice venne poi nella seconda giornata a riaccendere ancor più gli animi... Il telegramma Pontificio letto dal Presidente nel tempio di Maria Ausiliatrice in occasione di un grande concerto d'organo e di classica polifonia, che quivi tenevasi quella sera, presente l'Emo Card. Cagliero, fu ascoltato riverentemente in piedi da tutto l'affollatissimo uditorio e coperto poi da interini labili applausi, al grido di: Viva Santa Cecilia! Viva il Papa!

Ma il concerto ed anche la lezione di polifonia, data dal Casimiri la sera del primo giorno nel teatro salesiano, furono messi nel programma a titolo d'istruzione e trattenimento. Ogni giorno si ebbero in chiesa solennissime funzioni liturgiche: la Messa dell'Esaltazione della Santa Croce, la Messa di Requiem, i Vesperi dell'Addolorata, la Benedizione del Santissimo ogni sera, tutto strettamente nello spirito del Congresso, cioè accompagnato dal canto popolare gregoriano, eseguito meravigliosamente bene da migliaia di voci di vari collegi maschili e femminili, di alunni dell'Oratorio Salesiano, di Congressisti e di buon numero di Sacerdoti e chierici e di una parte di fedeli, già addestrati nei canti comuni della messa e dei vesperi. L'effetto di così grandioso uniscono fu splendido insieme e commovente. Così pure fu assai commovente la messa bassa del secondo giorno, in cui la chiesa gremita di fedeli rispose dialogando ad una voce col celebrante e recitando con lui il Kyrie, il Gloria, e le altre parti comuni della messa...

Durante il Congresso si tenne l'Assemblea Generale per la rinnovazione delle cariche sociali. Non ostante le sue ripugnanze e le gravi ragioni addotte in contrario, fu rieletto per acclamazione Presidente Generale il P. Angelo De Santi S. J. e furono poi designati Vicepresidenti il Rev. Don G. B. Grosso di Torino, salesiano, e Monsignor Giuseppe Maggio di Verona; Consiglieri Monsignor Raffaele Casimiri di Roma, Mons. Giuseppe Faraoni di Firenze, il R. M. D. Riccardo Fellini di Trento, ed il Rev. D. Agostino Gaydo di Torino; Segretario Generale D. Gino Borghesio di Torino. Fu pure eletto per acclamazione un Consiglio di onore, di cui l'E.mo Card. Cagliero si degnò di accettare la Presidenza, e furono chiamati a farne parte i più benemeriti promotori della restaurazione della musica sacra in Italia, il rev.mo P. Amelli, Fondatore dell'Associazione Italiana Santa Cecilia e Presidente Onorario perpetuo della stessa, Mons. M. Lorenzo Perosi di Roma, Mons. Angelo Nasoni di Milano, e i venerati Maestri più anziani: Comm. Luigi Bottazzo di Padova, Cav. Giuseppe Terrabugio di Milano, Comm. M. Enrico Bossi di

Roma, Cav. Oreste Ravanelli di Padova, Comm. Giovanni Tebaldini di Loreto, Cav. Delfino Thermignon di Venezia, Cav. Giuseppe Dogliani di Torino, e Marcello Capra di Torino.

La solenne Benedizione col Santissimo, impartita nel Santuario di Maria Ausiliatrice dall'E.mo Card. Cagliero, chiuse le importanti e feconde giornate, e tutti si separarono coni viva riconoscenza al M. R. Don Paolo Albera, Superiore Generale dei Salesiani e a tutti i suoi sacerdoti per la generosa ospitalità concessa al Congresso, e con grande fiducia in un più prospero avvenire, circa le sorti di quest'arte sacra in Italia, dandosi, l'un l'altro, convegno pel XIII Congresso nazionale di Musica Sacra, che si terrà a Firenze l'anno venturo in occasione del Centenario Dantesco.

Dal Brasile

Echi del Congresso Regionale del Matto Grosso.

Ci scrivono:

Alle brevi notizie inviate, vorremmo seguisse questa succinta relazione; perchè l'avvenimento assurse ad una manifestazione veramente grandiosa ed imponente di fede ed azione cristiana.

Fu in realtà un vero plebiscito di stima, di affetto e di riconoscenza per il bene compiuto dalla Missione Salesiana nei suoi primi cinque lustri, e in tutti i Congressisti si maturò forte il proposito di ritornare più ardenti, più attivi, più sereni al lavoro ed alla collaborazione in tutti i campi dell'azione salesiana.

Degna corona a tante dimostrazioni di affetto e di amicizia si ebbe alla chiusura delle sedute del Congresso, quando sorse a parlare l'Ecc.mo Mons. Angelo Giacinto Scapardini, Arcivescovo tit. di Damasco, già Nunzio Apostolico al Brasile. Il più intenso affetto per l'Opera Salesiana, che volle definire una perfetta sintesi di fede e lavoro, traspariva da tutte le frasi che spontanee sgorgavano dal labbro di S. E. e trovavano un'eco profonda nel cuore dei presenti, i quali vedevano così vivamente interpretati i loro sentimenti. Elettrizzati dalla sua parola, essi scoppiarono in applausi entusiastici quando, in nome del Santo Padre che desiderava premiare, in uno dei più cospicui cooperatori, tutta la Pia Unione dello Stato, conferì la Commenda di San Gregorio Magno con placca al sig. Capitano Antonio Tommaso d'Aquino. L'uditorio, commosso, delirantemente applaudì quando S. E. consegnò le gloriose insegne al nuovo Commendatore, mentre il figlio Mons. Francesco, Presidente dello Stato, e le figlie, Suore di Maria Ausiliatrice, baciavano commossi le mani all'uomo venerando.

Il Congresso non poteva avere un epilogo più brillante dell'incoronazione solenne della statua di Maria Ausiliatrice di Colei che è dappertutto Inspiratrice e Madre dell'Opera Salesiana. Il Sommo Pontefice, volendo dare una prova particolare di affetto alla Missione Salesiana, si degnò di concedere che la cerimonia venisse effettuata dall'Ecc.rno Mons. Nunzio Apostolico, come delegato della Santa Sede, con particolare rescritto della Segreteria di Stato. La pia Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, ad attestare il suo affetto profondo e imperituro, volle avere l'onore di offrir essa le due preziose corone e lo scettro d'oro, tempestato di brillanti, al santo Simulacro. L'atto solenne si compì sulla piazza della Cattedrale, dopo una grandiosa processione, nella quale, circondata da stendardi e da bandiere, fu portata in trionfo la statua della Vergine di Don Bosco.

La moltitudine dei fedeli, la presenza di cinque Ecc.mi Vescovi, gli inni e le marcie festive, il canto solenne, del « Jubilate, Cherubim », eseguito da cento voci, davano a quel quadro l'impressione di una vera apoteosi, in mezzo alla quale passava regina la Madonna.

Con parola eloquente interpretò, subito dopo, i sentimenti della Chiesa e dei fedeli il direttore del Collegio Salesiano di Corumbà, dott. Ermenegildo Carrà, che sciolse un inno d'amore e dì riconoscenza all'Ausiliatrice.

Anche la Colonia Italiana merita un ricordo speciale. Fremente d'entusiasmo, volle per sè l'onore di offrire un banchetto al Nunzio Apostolico, dove i brindisi più cordiali intrecciarono evviva al Brasile, all'Italia, a Don Bosco, al Papa.

Per i vostri figli, o Cooperatori

La Federazione Internazionale degli Allievi di Don Bosco pubblica dal maggio di quest'anno 192o , una Rivista dei Giovani, col duplice intento di contribuire a compiere la cultura religiosa, morale e sociale della gioventù studiosa e d'illustrare, ad emulazione, l'azione benefica che gli ex-Allievi dei Salesiani vanno spiegando in tutte le nazioni.

RIVISTA DEI GIOVANI piace.

Uno zelante e dotto parroco tortonese, Cooperatore salesiano, scrive al Direttore del periodico:

«Ho avuto modo di scorrere attentamente i due primi numeri della RIVISTA DEI GIOVANI, e mi permetta d'esternarle il vivo, il più vivo compiacimento per l'ottima maniera con cui esordisce questa pubblicazione.

» A mio umile giudizio, era d'assoluta necessità una rivista che tendesse alla formazione della cultura e del carattere dei nostri giovani: ne abbiamo parecchie informate a principii che non sono i nostri, ma ne mancava una pervasa dello spirito di quel grande Educatore che fu il Ven. Don Bosco. Appunto per questa necessità la RIVISTA DEI GIO VANI deve dirigersi non solo agli ex-Allievi di Don Bosco, ma a tutta la gioventù italiana: più vasto campo d'azione per il bene più grande ».

L'ottimo Sacerdote cooperatore sta per vedere esaudito il suo voto nel prossimo anno 1921. RIVISTA DEI GIOVANI diverrà MENSILE, e, sempre a cura della Federazione suddetta, s'indirizzerà, oltre che ai Soci della Federazione medesima, a tutti i giovani che, insieme cogli studi, diremmo, profani, sentono il bisogno di coltivare la scienza della religione in sè stessa e nelle sue più varie applicazioni morali e sociali.

Non solo: RIVISTA DEI GIOVANI Si proporrà, più che mai, di formare forti caratteri cristiani.

A questo fine illustrerà gli esempi luminosi di coloro che in ogni tempo praticarono le virtù cristiane eroicamente: di cotesti eroi la Chiesa, grazie a Dio, conta sempre un buon numero, anche fuori della schiera dei Santi venerati sugli altari: basti ricordare, ad esempio, il Ferrini e il Toníolo, tra i maggiori che fiorirono, non è molto, in Italia; basti ricordare i Missionari, - quelli che spesero la vita tra i selvaggi, e gli altri generosi che la vita consuonarono nei lazzaretti, dove sui loro mali perenni gemono i reietti della società.

Un'intensa vita spirituale, capace di frenare e quasi d'annullare l'egoismo di quella che fu detta la bestia umana, bisogna che trascorra, oggi, più rigogliosa, nel corpo sociale; il nuovo periodico concorrerà a sprigionare e rinvigorire cotesta corrente di vita sanatrice, derivata a noi, dall'unica forza, dalla forza divina, che è il Nostro Signor Gesù Cristo.

Facciamo che i giovani vivano con Gesù Cristo, e per Gesù Cristo, alacri, entusiasti - appunto nell'età dell'entusiasmo, - per ogni sacrificio, che li affranchi dalle bassezze e li avvicini al prossimo bisognoso del pane e della fede, e noi avremo salvata la società, che pare avviata alla rovina.

Ripetiamo: - i discepoli di Don Bosco con la RIVISTA DEI GIOVANI si propongono di contribuire a ridestare un simile slancio di vita cristiana.

Cooperatori e Cooperatrici di Don Bosco, regalate la RIVISTA DEI GIOVANI ai vostri figliuoli, - ai nipoti, ai fratelli, alle sorelle, ai vostri cari, che negli studi s'avviano alla vita, e avrete cooperato davvero, un'altra volta, a educare una gioventù sana: salda di fronte agli assalti del vizio individuale e della rivolta sociale; pronta ad amare fermíìmente tetto ciò che nobilita divinamente la propria anima, e che a una nobiltà divina può innalzare chi giace in basso, ignaro o sviato.

Dobbiamo dare alla società di demani uomini virtuosi e zelanti della virtù, nel nome di Gesù Cristo.

Che altro volle il nostro Don Bosco?

La RIVISTA DEI GIOVANI, mensile, costerà L. 12 all'anno in Italia; all'Estero, L. 15. L'abbonamento si mandi alla Società Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita, 174, Torino.

LETTERE DEI MISSIONARI

REP. ARGENTINA Patagonia.

UN'ESCURSIONE APOSTOLICA da Neuquen a S. Martin de los Andes. (Relazione dell'Ispettore D. L. Pedemonte).

Dopo il 19o2 in cui vi passò il Vicario Apostolico, Mons. Cagliero, i paesi del vasto territorio del Neuquen (che ha un'estensione di oltre 140.ooo kmq.) non ebbero più la fortuna di essere visitati da nessun altro Vescovo sino allo scorso aprile, quando l'Ecc.mo Vescovo di Mendoza, con immenso giubilo dei nostri Missionari e delle cristianità loro affidate, prese le mosse verso quelle lande lontane, sottomettendosi ai disagi di lunghe e penose fatiche. L'accompagnavano il sottoscritto e il Sacerdote Don Arturo Brizuela, segretario di Sua Eccellenza.

A Neuquen - Accoglienze entusiastiche.

Neuquen, a poco più di cinque km. dalla confluenza dei superbi fiumi Neuquen e Limay, è una cittadina che conta poco meno di tremila anime. E sede del Governo Territoriale, ha i tribunali di prima istanza, capo politico, ospedaletto, una bella chiesina, e presto avrà la scuola normale. I Missionari Salesiani della casa di Roca, e segnatamente Don Fortunato Giacomuzzi e Don Costanzo Mellano furono gli Evangelizzatori dei primi abitanti di questo centro ; ove, con molto disagio, per ben dieci anni, d'estate e d'inverno, si portavano ogni settimana per celebrare i Sacri Misteri ed amministrare i Sacramenti. Da sette anni in qua fu creata la quasi Parrocchia e Vicaria, che ora è funzionata dal Salesiano Don Fabrizio Salvano, che vi fondò varie Associazioni pie e di carità, le quali mantengono il popolo nella pratica di nostra santa Religione. Al suo zelo si deve lo splendido ricevimento fatto a S. E. il Vescovo. Al Vicario facevano corona tutte le Autorità, la banda musicale e il popolo. La Missione, che si diede per tre giorni, fu consolantissima; ne fu prova il bel numero di sessanta prime Comunioni, oltre le trecento di persone di ambo i sessi, e la fondazione definitiva dell'Unione delle Figlie di Maria Immacolata. Le Dame Vincenzine, che sono gli angioli consolatori delle vedove e degli ammalati, tennero adunanza e si promettono di affrontare l'erezione di un Ospedale cristiano. Commovente fu la Missione alle carceri, nella quale si ebbero venti Comunioni tra 14o detenuti, che sono quasi tutti indigeni, vittime della ubbriachezza. Consolò i Missionari la conversione di un giovane protestante.

A Zapala - Da ventisette anni in quel deserto!

Zapala, (questo nome è corruzione della parola indigena thrapal, che vuol dire giuncaia) quando vi passò Mons. Cagliero, era inabitato; e si esponeva a morire di sete chiunque volesse raggiungere, quel posto elevato, separato da Neuquen per un pericolosissimo deserto. Ora vi si giunge per un tratto di 184 km. di ferrovia, che si percorre in quattro ore. Siede a mille metri sul livello del mare, ai piedi dei contrafforti andini, ed è il punto terminale di una strada ferrata, che si vorrebbe continuata fino al Pacifico. A Zapala vivono anche molti Ebrei i quali speculano bene sull'ignoranza dei poveri indii che, nella stagione del raccolto delle lane, scendono dagli altipiani e dalle vallate andine per negoziare.

Il paese non ha ancora una chiesa: venne usato come cappella un ampio salone, ceduto da un bravo siro-cattolico, e vi si fece un po' di Missione. Alle prediche assistettero molti acattolici con rispettoso raccoglimento. I Missionari furono ospiti graditissimi del più gran negoziante della contrada, il sig. Nicola Zingoni di Cosenza. Uomo di umile condizione, ma dedito al lavoro, seguì i passi dei nostri Missionari, ai quali professò e professa sincero attaccamento e gratitudine. Dopo vent'anni di costanza e di sacrifizi, egli possiede una delle fortune più forti del Neuquen. Non e a dire con quale cordialità egli offerse anche la sua automobile, per trasportare i Missionari a Junin de los Andes.

Chi dice automobile, in quelle parti, non deve pensare a carrozze eleganti e delicate: non si potrebbe viaggiare. Le strade non sono che sentieri, sovente poco battuti ed appena riconoscibili. La macchina quindi deve essere potente e la carrozza a tutta prova, quale un camion dei più robusti.

A notte buia, non senza aver prima smarrito il sentiero, e dopo aver passato un quarto d'ora poco gradito, si scorse, in lontananza, su di un colle, una viva luce. Era la casa di commercio, detta di Catanlil, indice del progresso più elevato e vera oasi nei cuore di un deserto desolante. Venti anni prima, quando vi alloggiò, l'ex Vicario Apostolico della Patagonia dovette dormire sulla paglia a terra, per meglio asciugare i panni che portava inzuppati da un forte acquazzone. I padroni di casa, Luigi Zingoni e la sua gentile. consorte, sig.ra Kgouge, allievi l'uno delle Scuole Salesiane e l'altra di quelle delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Viedma, fu rono gentilissimi con S. E. e con chi lo accompagnava. Il Missionario, D. Zaccaria Genghini, è tutto ben animato per erigere in questo luogo un Oratorio, ove raccogliere indii e coloni, quando, nelle sue lunghe escursioni, fa sosta in questo sito. Da ventisette anni questo benemerito figlio di Don Bosco evangelizza gli abitanti di quei dintorni, che vivono ora aggruppati, ora sperduti tra colli e selve d'una vegetazione meravigliosa. Quanti sono cristiani in questa distesa tutti devono a lui tale fortuna. E se ne mostrano riconoscentissimi. Infatti il Missionario ha tutte le porte aperte; dappertutto è considerato come un membro di famiglia.

In riva all'Aluminé-Gloriose rimembranze - A Junin de los Andes : ingresso trionfale.

Detta la Messa e amministrate alcune cresime, si parte. A La Bianca un contrattempo noioso trattiene l'automobile e solo alle tre pom. si arriva, alla sponda dell' Aluminè, di fronte a San Ignazio. Varcato il profondo e torrentoso fiume, si è ospiti di Francesco Lavalle, figlio di coloni italiani, il quale sta formandosi una bella fortuna. Egli pure è ex-allievo dei Salesiani di Viedma, ed ha un figlio nel collegio di Junin de los Andes. L'orto, coltivato da questo lavoratore, offre alle rare visite ortaggi e frutta delicate.

Fu in queste lontane sponde, che S. E. il Card. Cagliero raggiunse l'indomito Cacico Namuncurà, che non si era ancora arreso ai Vangelo di Gesù Cristo. La paterna insistenza del Vicario Apostolico ebbe il trionfo; e la fronte di quel fulmine del deserto si piegò a ricevere le acque battesimali. In quell'occasione il cacico diede a S. E. l'ultimo dei suoi figli, perchè crescesse educato nel timor di Dio. E Zeffirino Namuncurà fu allievo del Collegio Pio IX a Buenos Ayres, dove mostrando ai suoi compagni un bel Crocifisso e il Catechismo, diceva con l'anima infuocata di zelo: « Io studio bene il Catechismo per andarlo poi ad insegnare ai miei Indi ». Più tardi vesti l'abito da chierico; e morì in Roma, proprio quando vedeva avvicinarsi il sospirato giorno di essere sacerdote. I figli di Namuncurà abitano tuttora quelle terre, rispettati da tutti.

L'arrivo a Junin de los Andes commosse S. E. Mons. Vescovo di Mendoza. Tutti gli abitanti dei paese eran presenti, e l'avevano atteso cinque lunghe ore. Il sole tramontava e illuminava quella scena un placido crepuscolo. Archi di fiori, bandiere e drappi d'ogni colore, e scoppio di bombe con l'eco ripetuta dalle colline, supplivano i rumorosi clamori che le bande di musica ed i prolungati urrà animano le manifestazioni dei grandi paesi. L'apostolo di quella lontana oasi cristiana, Don Giovanni Beraldi, il fido segretario, che l'Em. Card. Cagliero si era tolto dal fianco per darlo alla sua cara Patagonia, non aveva risparmiato sacrifici: ed ora godeva nell'intimo del cuore a quell'imponente spettacolo di viva fede. Si cantò il Te Deum; S. E. diresse il saluto d'uso, annunziando l'orario della Missione, che cominciò da quel momento: si diede la Benedizione, si gustò l'interpretazione di un mottetto, ed ognuno si ritirò. L'ill.mo Mons. Orzali, salutando il Missionario Don Beraldi, esclamò commosso: «Questa sensazione di vita cristiana, dopo aver attraversato l'immensità di un deserto, e in quest'angolo del mondo, tra questi monti... oh! quanto commove ! »

La Missione - Una moltitudine di indii - "Don Milanesio!..." - Un po' dí idrografia.

La Missione durò quattro giorni ; tutto il paese corrispose all'aspettazione dei Missionari. Le Figlie di Maria Ausiliatrice devono andar liete di compiere in quel luogo veri prodigi di cristiano incivilimento. Hanno sessanta giovinette interne, e come esterne tutte quelle del paese. Ma la loro casa, al par del Collegio maschile, che ha solo ventiquattro alunni, perchè non v'è personale che possa attendere ad un maggior numero, è in condizioni deplorevoli. La costruzione è di canne, ricoperte di fango imbiancato con calce. Le giovinette e i giovinetti dei Collegi vi accorrono da più di sessanta leghe (300 km). Molti poveri Indi e molte povere Indiette chiedono con insistenzaa di essere ricoverati: ma ora non lo permettono nè il locale ristretto, nè gl'insufficienti mezzi di sussistenza.

La Missione attrasse una moltitudine di poveri Indii, i quali non si sentono mai sicuri nei loro possedimenti, e, purtroppo, sono spesso molestati da chi vede in loro un ostacolo a fare più danaro. Essi cercano chi s'interessi in loro favore dinanzi al sig. Presidente della Repubblica: Tutti gli accorsi da parecchie centinaia di chilometri, sui loro cavalli, pernottarono sotto il cielo sereno e sotto la pioggia, e avrebbero avuto tanto caro rivedere il loro amico e padre Don Domenico Milanesio, l'apostolo delle foreste andine, che ha lasciato dovunque incancellabile memoria del suo zelo apostolico, e sempre ha condivise le pene e le amarezze della vita dei suoi neofiti, fino a provare anche le crudezze del carcere per difendere il debole di fronte alle prepotenze di chi, a volte, abusava del potere. L'intrepido Missionario non solo visitava l'Indio, consolava e guidava il colono, fondava chiese e ospizi per gli orfani; ma fece quanto potè anche per migliorare le dure condizioni della loro vita.

Questo vecchio nostro Missionario è pure altamente benemerito della Nazione, perchè con arditezze da prode, ideò e costrusse sentieri e strade per il trasporto delle merci, iniziò lo sfruttamento di boschi vergini, valendosi del legnane per la costruzione delle case; si presentò ai Governanti e li persuase della convenienza e giustizia di certe leggi e di certi Decreti, che agevolassero la vita degli Indii cristiani - e loro permettessero di partecipare alla vita civile e progressiva del paese. La sua penna non riposa neppur ora, dopo che un'implacabile paralisi l'ha ridotto a vivere chiuso nella sua cella, dove scrive e detta memorie e norme che serviranno ai giovani drappelli di Missionari, che la bontà del Signore va suscitando anche tra i fidi della Patagonia.

Tra gli Indii della tribù di Painefilu va ricordato per la facondia, la chiarezza delle idee e la conoscenza delle leggi del paese, il giovinetto Pedro Domingo Huenuquir, ex-allievo della Missione, che mostrò a Monsignore un interessante schizzo, fatto di sua mano, della regione da loro popolata. Essi vivono nelle vicinanze del fiume Malleo, che scende dal lago omonimo, e si getta nell'Aluminé, il quale raccoglie a Nord le acque di numerosi corsi minori, come il Quillen, il Pichileufù, il Nahuel Mapi (ruggito della tigre), e l'Aucapan, ed a sua volta si confonde col Chemehuin, che raccoglie le acque dell'imponente lago Hueche Laufquen, quelle del Lolog e del Curhuè, con i quali forma il maestoso Colloncurà, navigabile nel punto che getta le sue acque nel Limay, del quale sono tributari i laghi Gutierrez, Mascardi e Nahuel-Huapì. Quest'ultimo ha approssimativamente 115 km. di lunghezza ed in media, 15 km. di larghezza. E circondato da rocce tagliate a picco, e si dice che abbia in certi punti la profondità di mille metri. Le acque sono limpide, dolci e freddissime. Il Missionario Don Alberto De Agostini ha in corso di stampa un importante lavoro, con incisioni preziose ed inedite.

A San Martin de los Andes -Altri ricordi - Frutti consolanti.

Descrivere San Martin de los Andes non è certo tacile. Figuratevi un paesello di poco più che un migliaio di anime, adagiato sulla riva di un lago incantevole, il Lacar, che si stende per circa 45 km. da Sud-Est a Nord-Ovest, al quale si giunge per un piano inclinato, una bellissima vallata, lunga una ventina di chilometri, larga da uno a tre, denominata lega de Majpei.

Frementi e rumorosi ruscelli scendono dalle balze capricciose, che stringono tutt'intorno la valle, e rallegrano l'anima con un delizioso manto di verdura. Erbe, fiori, prati ubertosi, palazzine e panorami di varia bellezza rompono la monotonia del paesaggio. All'entrata della vallata, proprio ai piedi del superbo colle delle nevi perpetue, il Chapelco, di oltre 2000 metri, sorprendono due archi di trionfo intorno ai quali, da lunghe ore, aspettano alcuni bravi chilenos, che battono le mani all'arrivo del Vescovo. Si ripetono le scene commoventi ch'ebbero luogo al primo arrivo del primo Pastore, l'anno 19o1.

Il paese intiero, anche gli acattolici, in seguito alle istruzioni preventive del Missionario, l'amico, il padre di tutti, si spande per le contrade ad aspettare l'illustre ospite, il quale giunge a notte fatta. E tutti vogliono l'onore di salutare e riverire il Vescovo, il quale ricorda nella sua amabilità Colui che aveva portato loro, in tempi antichi, il sollievo della vita cristiana, mentre erano ancora ardenti di odio indigeno contro i soldati vincitori giunti a porre fine alle scorrerie vandaliche; e il Colonnello che presiedeva il battaglione, messo a custodire le frontiere, volle si rendessero al Vicario Apostolico gli onori da Generale, per tutto il tempo della Missione.

A quel risveglio di vita cristiana, seguì il lavoro indefesso del Missionario, che parecchie volte l'anno visitò le famiglie del paese e quelle. sparse nelle valli, sui monti e per le selve.

Pegno del frutto di tali apostoliche fatiche fu la consolantissima raccolta spirituale dell'ultima visita pastorale: più di trecento furono quelli a cui S. E. dispensò il pane Eucaristico, più di un'ottantina gli ammessi per la prima volta alla Sacra Mensa. Ed era commovente il vederlo come si affacendava egli pure dal mattino alla sera: c'era lavoro per tutti e tre i Sacerdoti della comitiva, e anche per Mons. Vescovo, il quale, oltre a compiere i Ministeri di tutti i gradi dell'ordine sacerdotale, fece ancora da sagrestano, nel più umile concetto della parola. Don Genghini era affranto dalla fatica, ma gioiva immensamente.

Dalle alte vette del Meliquina e Quilaquina, ricche di vegetazione, scesero una trentina di famiglie dei figli e nepoti del celebre cacico Curuhuinca. (nero-bianco), uno degli ultimi ad arrendersi alle forze armate, con l'onore delle armi. Sono tutti cristiani, figli spirituali del venerato Don Milanesio. Molti sanno leggere e scrivere, e pregarono Mons. Vescovo a volersi interessare delle loro terre, le quali sarebbero state vendute a gente molto ricca, che essi non conoscono, ma che vuole obbligarli ad abbandonarle.

Sulla via del ritorno.

Intanto i pronostici del tempo erano poco rassicuranti, e la prudenza ci consigliava di intraprendere senza indugio la via del ritorno. E fu bene: il domani, 28 aprile, si scatenò una tormenta di neve che, oltre ad averci trattenuti inutilmente, avrebbe potuto esporci a pericoli gravissimi.

In due giornate di automobile, fatta breve sosta a Sañicò, nella casa dei generosissimi signori Zingoni e Paramidami, essi pure ex allievi dei nostri Collegi di Viedma, si tornò a Zapala un po' prima dell'ora del treno. Il 1° maggio si era a Roca, nell'antica fortezza avanzata, ora convertita in fonte di ricchezze incalcolabili.

A Roca Monsignor Vescovo fece una Missione feconda, e terminò con la benedizione del nuovo edificio che, sobbarcandosi ad una forte spesa, costruiscono le benemerite Figlie di Maria Ausiliatrice. Sarà finito per dicembre, e inaugurato il prossimo mese di marzo, con la fiducia di pagarlo a rate entro alcuni anni, mercè la generosità dei Cooperatori Salesiani, ai quali è raccomandata quest'opera.

S. E. Mons. Giuseppe Americo Orzali, Vescovo di San Juan de Cujo, ammiratore e benefattore dei Salesiani, in questa visita ebbe parole di gratitudine e d'incoraggiamento per i nostri Missionari, i quali a lor volta, gli sono gratissimi e pieni di ammirazione per il suo zelo apostolico.

Riandando quei giorni e le care impressioui provate, ripenso e vedo specialmente il bisogno di aiuto che hanno quei poveri confratelli, tutti carichi di lavoro, e alcuni ornai vecchi e cadenti, che invocano delle braccia più robuste a continuare le loro apostoliche fatiche!...

Ajuto, ajuto

Le Opere Salesiane in Patagonia, iniziate con tanti sacrifici dal Ven. Don Bosco, abbisognano di uno stabile assetto che non può e non deve rimandarsi ad altri tempi, se non si vuol esporre ogni cosa a grave cimento. Esse si sono fondate e sostenute sulla granitica base del sacrificio, del lavoro e dell'elemosina dei buoni di ogni classe sociale. Fece eroici sacrifici il Ven. Don Bosco, privandosi di personale eletto e sobbarcandosi, lui poverissimo, a spese ingenti: fecero sacrifizi le balde schiere di giovani preti, chierici e laici, e le Figlie di Maria Ausiliatrice che, inoltrandosi in paesi sconosciuti, rinunziarono alla vita tranquilla nei loro paesi,: sacrifizi gratissimi a Dio fecero i buoni, che apersero le loro borse per aiutare i Missionari. Ed ora ? Sarà scemata la fiamma della carità? Non vi saranno più eroi ? E tanto bene andrà perduto, solo perché ci manca l'energia di compiere un sacrificio ? O mio buon lettore, muoviti e fa' la parte tua.

Sei ricco? Ricordati che, oltre l'Oceano, i figli di Don Bosco hanno migliaia di orfani da mantenere, ed ospedali pieni di ammalati, non pochi dei quali sono legati a te dai vincoli di nazionalità. E poi sei cristiano, e il cristiano è fratello di tutti ! Apri dunque la tua borsa e da' generosamente.

Sei povero? Da' come povero, ma da' qualcosa. Quel po' che dài con sacrificio e per amor di Dio, ti sarà ricompensato col cento per uno.

E tu, anima pia, prega, e prega molto per i Missionari di tutto il mondo; di' una parolina alla Vergine Ausiliatrice per i giovani del Seminario di Patagonia, i quali presentemente si avvicinano al centinaio. I Missionari si sacrificano volentieri per educarli nello spirito della loro vocazione. E tu aiutali con la preghiera.

Ancora una parola, un'esortazione, un invito.

Conosci qualche giovinetto che si senta inclinato alla vita missionaria? Non l'abbandonare ; avvialo all'Istituto Salesiano più vicino ; se è povero, cercagli un protettore. Ciò ti consiglia a nome di Don Bosco, uno dei fortunati, che dai primi Missionari dell'Argentina ricevette il pane dell'educazione cristiana, e oggi ha l'immensa ventura di essere egli pure Missionario.

Conosci qualche giovinetta, pia, virtuosa, zelante, che voglia consacrarsi al Signore? Aiutala a seguire le orme di tante eroine che, sotto il manto dell'Ausiliatrice, proseguono nel mondo, a favore del popolo, degli emigrati e dei selvaggi, il santo apostolato di Don Bosco.

Rammentiamo tutti le parole di Sant'Ambrogio: « Chi dà al povero, presta a Dio ». Ricordiamo le parole del Ven. Don Bosco, che ebbe tanto a cuore le Missioni della Patagonia:

« Quelli che vogliono grazie da Maria Ausiliatrice, aiutino le nostre Missioni, e siano certi di ottenerle ».

Torino, ottobre 192o.

Sac. LUIGI PEDEMONTE Ispettore delle Missioni Salesiane della Patagonia.

Il Re di Spagna e il tempio dei S. Cuore di Gesù sul „Tibi Dabo".

Al Re di Spagna, Don Alfonso XIII, durante l'ultimo viaggio trionfale a Barcellona, venne offerto un banchetto al « Tibi Dabo », dove, sulla vetta, già popolata di ville sontuosissime, si sta innalzando, a cura dei figli di Don Bosco, col concorso di tutta la Spagna cattolica, un tempio monumentale al S. Cuore di Gesù. L'arrivo del Sovrano era fissato per le 2 pom. del 27 giugno u. s.; e una folla immensa, interprete della sua religiosità, si schierò in due ali, dalla stazione della Funicolare alla porta del Tempio. Il Re giunse in automobile: e il Presidente dei Ministri; vista la moltitudine schierata, disse al Re : - Señor, a quanto pare, questa gente attende che Vostra Maestà visiti il Tempio. - Certamente! - rispose con vivacità Don Alfonso: e s'incamminò a quella volta. Ai piedi della gradinata, mossero ad incontrarlo l'Arcivescovo di Tarragona, i Vescovi di Lerida e Salsona, il Rettore e vari professori del l'Università e dell'Istituto, e due Salesiani. Sulla soglia della Cripta, già ufficiata, il Rettore D. Schirelli presentò a Sua Maestà l'aspersorio, e il Re si segnò divotamente, quindi si avanzò fino all'altare, dove s'inginocchiò raccolto per qualche tempo in preghiera.

In seguito appose la firma nell'albo dei visitatori: e allora Don Schiralli gli disse:

- Maestà, noi l'invitiamo fin d'ora per l'inaugurazione del Tempio.

- Chissà se sarò ancora vivo? rispose Don Alfonso: quanti anni ci vogliono ancora per terminarlo?

- Forse non molti: dipende dalla Divina Provvidenza.

- Dalla Divina Provvidenza dipende anche la mia vita, riprese il Re.

Maestà, noi pregheremo tanto Iddio, che permetta a Vostra Maestà d'intronizzare su questa vetta il S. Cuore di Gesù, come ha fatto al Cerro de los Angeles.

Al Cerro de los Angeles, presso Madrid, l'anno scorso veniva inaugurato un gran monumento al S. Cuore di Gesù, ai piedi del quale, esposto il SS. Sacramento e presente l'Episcopato Spagnuolo, il Re, con apposita formola, aveva consacrato tutta la Spagna al S. Cuore.

All'augurio e alle promesse che gli fece il Salesiano: - Grazie, rispose don Alfonso, grazie; sì, preghi, preghi perchè ciò sia.

Il Tempio del Tibi Dabo richiede ancora non pochi anni di lavoro: tuttavia anche noi facciamo nostro l'augurio e la preghiera.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, se guita dalla Benedizione Eucaristica: - alla sera, alle 2o, un'ora di adorazione predicata - ed è il popolo di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con viva fede accorre alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

La bontà dell'Ausiliatrice.

Battistina Penco n. Casareggìo, d'anni 56, nata e domiciliata a Nervi, in provincia di Genova, da ben due anni era affetta da grave malanno interno che faceva temere le più funeste conseguenze; tanto che un ginecologo genovese dichiarava all'unica figlia dell'inferma di tenersi preparata alla morte della madre, perchè la scienza non aveva risorse per un tumore così ribelle ad ogni cura.

Nella prima metà dell'agosto scorso, essendo venuta da me la figlia, Assunta Penco, maritata Molfino, memore io sempre della protezione visibilmente dimostratami dalla Madonna Ausiliatrice in una dolorosa occasione, la spingevo, malgrado l'avviso della scienza, a far compiere un atto operatorio alla mamma diletta e la esortava a porre tutta la fiducia nella Madonna di Don Bosco, con la promessa, se la guarigione si fosse effettuata, di mandare al Santuario un'offerta e di pubblicare la grazia ottenuta sul Bollettino Salesiano.

Affidata l'inferma alle mani di valente professore, sul finir dell'agosto subiva l'operazione, mentre da tutti si trepidava sui suoi giorni.

Ma l'Ausiliatrice ascoltava le nostre confidenti preghiere in modo ineffabile: l'operazione ebbe un esito insperatamente felice; ed oggi l'inferma, come diceva testè 'dopo minuziosa visita il suo medico curante, è proprio completamente guarita, senza che il grave malanno le abbia lasciato traccia di sorta. Quindi, essa e i congiunti, compiendo il voto, grati e commossi accludono l'offerta promessa ed esaltano la munificente bontà di Maria SS.

Genova, 30 ottobre 192o.

Can. Giov. BATTISTA RE.

ALTIvoLE (Treviso). - 7 - II - 1920 - La mia carissima mamma, colpita da un'ulcere a un occhio, ricusando di sottoporsi ad una dolorosa operazione oftalmica, giudicata necessaria da alcuni specialisti, dietro mio consiglio ricorse a Maria SS.ma Ausiliatrice, ottenendo da Lei la sospirata guarigione. Alla potente Madonna di Don Bosco che, oltre a questo favore, concesse a me una grazia speciale e preservò mio fratello dai pericoli della guerra, sciolgo un inno di ringraziamento, invocando la sua materna protezione su me e sulla mia famiglia.

Un chierico salesiano.

ScuTARi (Albania). - 6 - x - 192o. - Grazie a Te, Vergine benedetta, che con la tua materna e quasi visibile protezione mi accompagnasti nel viaggio dalla nostra Casa di Nizza fino a Scutari d'Albania, e nulla mi facesti soffrire nel lungo tratto e tanto meno nella traversata dell'Adriatico, che fu felice, con un cielo sereno e un mare tranquillo. Grazie, o Madre Santa, per la pace serena che infondesti nell'anima mia nel distacco che feci dalla Patria, dalla famiglia, e dal caro Istituto per venire per la prima volta a Scutari tra le povere orfane albanesi. Sciolgo dunque il voto facendo pubblicare la grazia, onde tutti ti lodino e mi aiutino a ringraziarti e benedirti.

Una Figlia di Maria Ausiliatrice.

TORINO. - 24 - x - 1920. - Ebbi anch'io a provare lo schianto più crudele nei momenti più terribili della guerra, quando le notizie più assillanti gettavano lo sgomento in tanti cuori. Un caro nipote aveva al fronte e lo sapeva esposto continuamente al pericolo. Ma l'aveva raccomandato alla Madonna di Don Bosco, e la cara Ausiliatrice diè forza a me per sopportare la prova, e a lui la grazia di tornare sano e salvo alla famiglia. Oh! come è grande la bontà del suo cuore di Madre!

MARGHERITA MASCAZZINI.

PECCIOLI (Pisa). - 29 - Ix - 1920. - Durante la sanguinosa., guerra europea, anche mio figlio Vittorino fu chiamato a compiere il suo dovere verso la patria. Inviato al fronte, si trovò esposto ad ogni sorta di pericoli. Il giorno 28 agosto 1918 sull'Altipiano di Asiago, fu travolto fra le rovine causate dalla scoppio di un proiettile, ma ne uscì illeso. La celeste Ausiliatrice vegliava sopra di lui: a Lei lo avevo affidato al momento della dolorosa separazione, e la buona Madre lo ricondusse sano e salvo fra le mie braccia. Adempiendo alla promessa fatta, rendo alla dolce e potente Ausiliatrice pubbliche grazie, mentre invoco anche per l'avvenire la materna sua protezione su di me e sui miei cari.

MARIA GIOVANNELLI vedova MoNTORZI.

BETTOLA. - 13 - Ix - 1920. - Ero già da un anno affetta da un'osteite al braccio sinistro, ed i medici consigliavano l'operazione chirurgia come necessaria, anzi quasi imminente. Unita ad altre care e pie persone, implorai allora da Maria SS. Ausiliatrice la guarizione senza bisogno del ferro chirurgico, e miracolosamente la ottenni; quindi sciolgo il voto, mandando tenue offerta.

Grazie, cara Mamma Celeste, continuatemi sempre la vostra protezione.

ARBIZZoNi MARIA.

VIMOGNO (Como) - 14 - IX - 1920. - Mi trovavo al fronte nell'ottobre dell'anno 1916, e dopo un violentissimo attacco nemico ero rimasto al suolo, ferito, impossibilitato à ogni movimento. Fui trovato in quel posto dal nemico, che mi internò in un ospedale. Invocai fiducioso la Vergine e le feci la promessa, che mantengo in questa prima occasione di possibilità. Guarii, e potei anche far ritorno a casa.

Grazie, o Maria Ausiliatrice, di questo insigne favore, e grazie pure di tanti altri che riconosco d'aver ricevuto, e di altri che ignoro. Grazie, e fa' che me ne serva in bene.

A. G.

ASTI. - 30 - Ix - 1920. - Avendo bisogno di una grazia importante, ricorsi fiduciosa a Maria Ausiliatrice, dispensatrice generosa di ogni favore e promisi alla Madre Celeste, nel caso in cui mi avesse esaudita, di scrivere al Bollettino Salesiano, per unire la mia voce riconoscente a quelle che da ogni parte giungono numerose al suo Santuario! Ebbene la grazia mi fu concessa ed io, col cuore ricolmo di riconoscenza e di gioia, adempio la mia promessa, dolentissima di non saper esprimere tutta la mia profonda, filiale, imperitura riconoscenza.

AMERIo A.

***    4 - x - 1920. - Una nostra sorella, insegnante nelle RR. Scuole, improvvisamente ammalatasi, versava in gravissimo pericolo. Ne fummo costernati! Essa era l'unico appoggio di papà e nostro. Ricorreremo immediatamente alla Vergine Ausiliatrice e a Lei, fiduciose, ci siamo affidate, supplicandola con la novena suggerita dal Ven. Don Bosco, promettendo di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Sovrana bontà di Maria! L'ammalata, con lo stupore dei medici curanti, potè presto essere dichiarati fuori di pericolo, poi prese a riacquistare le perdute energie e infine, completamente guarita, ritornò al suo lavoro, continuando, per grazia di Maria, a essere l'appoggio della nostra famiglia. Grazie, o Vergine Ausiliatrice, grazie!

N. N.

PINEROLo. - 12 - XI - 1920. - Grazie a Maria Ausiliatrice per la guarigione d'una nostra sorella. Colpita da male violento, si temeva assai di perderla e passammo giorni di trepidazione intensa e dolorosissima. Invocammo l'aiuto potente della Vergine Ausiliatrice, è la malattia fu vinta. Inviamo quindi con gioia l'offerta premessa e la relazione della grazia, implorando l'aiuto della Madonna di Don Bosco sopra una cara persona e su noi la continuazione del suo santo patrocinio.

Sorelle CESANO.

TORINO - 22 - IX - 1920. - Mi urgeva, in tempo brevissimo, una grazia grande, per la quale era necessario l'intervento divino. Mi raccomandai vivamente a Maria Ausiliatrice, implorando come intercessori il Venerabile Don Bosco, Don A. Beltrami e Domenico Savio e, con stupore di chi conosceva il caso mio, vidi nel tempo prefisso soddisfatto ogni desiderio.

RITA CELIO.

FIUME D'ITALIA. - 15 - ottobre - 920. - Essendomi trovato in circostanze molto critiche a causa di uno sbaglio involontario, per cui minacciava di venir compromesso il mio ai venire, ricorsi con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice promettendo una piccola offerta e la pubblicazione della grazia nel Bollettino Salesiano, qualora Essa mi avesse tratto d'imbroglio. Riconoscente pel favore ottenuto, adempio la duplice promessa e grido alla celeste protettrice: « Grazie, o Maria! »

BRUNO AFRICH.

MATHI (Torino). - 13 - VIII - 1920. - Mille, mille volte siano rese grazie a Te, Maria Ausiliatrice; anch'io esperimentai la potenza del Tuo braccio, l'efficacia della Tua protezione. Ero assai costernata per un grave alterco avuto in famiglia per il quale ero citata in Pretura, quand'ecco mi sovvenni di Te, o Ausiliatrice dei Cristiani, e a Te affidai, se non l'esito felice, almeno che mi fesse risparmiato l'andarvi, e venni esaudita.

Riconoscente compio la promessa, invitando tutti a ricorrere a Te, nei casi più disperati. Per parte mia ti giuro riconoscenza eterna, o cara Ausiliatrice: sarò fedele nell'amarti e nel propagare, nei limiti a me possibili, la tua divozione.

N. N.

N. d. R. - Molti continuano a inviarci relazioni riboccanti di riconoscenza per guarigioni ottenute durante l'epidemia spagnuola, o per avere avuto amati congiunti, soldati al fronte, durante la guerra, totalmente immuni in ogni più grave pericolo. Non potendo pubblicarle, per mancanza di spazio e per non ripetere le stesse cose, vogliamo assicurare le pie persone Cile ce l'hanno inviate, che possono star tranquille circa la promessa fatta di mandare al Bollettino il ragguaglio del favore ottenuto da Maria Ausiliatrice. Questa buona Madre non mancherà d'averle sempre sotto la sana protezione.

Ottennero pure grazie da Maria S.S. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

R) - A. C. G. di Biella, A. O. di Abbiategrasso, A. M. L. di Torino, A. T. di Pertusio Canavese, Abbati T,, Adamoli ing. F., Agnelli I., Aichìni A., Albesano F. in Bruno, Alby V., Alimanni L., Alvi F., Amabile d. L., Ambrosio G., Ameno A., Anchisi M., Ancona E., Anserini M. ed F., Antinori L., Arbizzoni M., Acardia A4. G., Argia R., Arrigoni G. ed M., Artusi G., Atzeni A., Atzori T., Audisio M., Augello A., Augi can. S., Ayassa E.

8) - B. G. M. di Fagagne, B. M. S. S. di Torino, Bacchia G., Baggini L. in Taroppio, Bagli F., Balestra M., Baldi M., Balzola A., Banfo L., Baratta L., Barbero L., Barletti A., Barone C., Barralis A., Baudin Z., Bedeschi M., Beffa G., Belfiori M., Belfiori M. in Cougin, Bellanca M., Bellintani I., Belloni M., Benedetto V., Benotti E., Benzi D., Beretta M., Bernardi M., Bernardini R., Bernasconi L., Berrino E., Bertagnoli L., Bertello M. Bertola E., Bertolino R., Bertone D., Bertoni A., Betti A., Bettint A. in Vallisi, Bezzi C. in Lanzani, Bianchi M., Bianco C., Biglia L., Binda ch. A., Bisio A., Boella Dr. A., Boggio D., Boglietti M., Boglioni C., Bolis T., Sonati C., Bonetti L., Bonfiglio Can. S., Bonicelli A., Bonfaimo I., Bonin d. G., Bonitti T. in Stefanutti, Boraggini C., Borgheti E., Borgonovo G., Bosio P., Bossi in Primavesi, Bossolasco A., Botta C., Botta M., Botta R., Braga M., Braida G., Brambilla E., Brambilla F., Braseschi B., Brega E in Riccardi, Bucco M., Buffolo A., Bussetti M. in Oberti.

C) - C. A. di S. Damiano, C. G. di Lanzo, C. B. di Pavia, C. L. di Torino, Cademartori G. B., Caironi P., Calleri T., Calzinari d. F., Camazzi M., Canavesio M., Cancellotti eh. G., Candusso I., Canevali I., Cannata R. in Pace, Cantamessa G., Cantoni G., Capra T., Caputo G. in Nicolosi, Cara M. e G., Carena A., Carenzi T., Carones A., Carozzi C., Carpini d. O. parroco, Carrabba A., Caruso B., Castagna suor C., Castellaro C., Castelli R., Castino T., Cattaneo M. in Bosisio, Cavallero C., Cazzaniga L,, Cecchini M., Collai F,, Celotti E., Cena L., Ceroni G., Cerrato M. e C., Cicchetti F., Cipriani G., Colassanti G., Coletti M., Colucci I. in Moschetti, Combi D., Confienza F., Congiu E., Consiglio S., Contarin M., Conte A., Convittrice Convitto De Angeli, Coranzana A., Cordera G., Cortese L., Conti B., Cortinovi P., Corvaia E., Costa M., Costantino M., Cotti C., Cozzi R., Cuffolo L.

D) - D. M. di Avas, Daddi M., Dall'Olio C., De Agostini M., De Blasi C., Dell'Acqua G., Del Bianco A., Delpiazzo E., Devota di M. Aus. di Randazzo, De Matteis L., Demontis M., De Paulis G. B., De Ricci A., De Zuliani L. ved. Termini, D'Enrico C., D'Urbano R., Di Cola A., Di Palma can, V., Dogliotti R. in Bianchi, Dolci M., Dorando A., Doriguzzi L. in Bozzo, Dossena M., Drei d. D., Due L., Dumontel L.

E) - E. B. di Torino, Erba I.

p) - F. M. di Fontaneto Po, Famiglie Adanti, Bressi, Cavatore, Coda, Enrico, Mossano, hitaccliio, Piva, Falcioni T. in Treni, Farena F., Faridetti T., Faroppa F., Fantoni A., Fattorelli O., Fenati A., Ferrari A. in Dodi, Ferrari D., Ferrari E., Ferrari L., Ferraris E , Ferrero N., Ferrero P., Ferrini A. in Vaninetti, Ferrua D., Ferruzzi d. G., Filippi L., Fiori R., Fogliato F., Fogliato d. P., Fontana L., Fontana suor F , Fonte in Basso e famiglia, Fornaroli G., Forni L., Fortunati E., Fossarelli L., Fosson L., Fragoli G. in Natoli, Franceschini E. Franchi D., Francia , Franco F., Franco A., Fron gia L., Fuena P., Fusi E.

G) - G. E,- di Grana Monferrato, G. I. di Cesena, G. M. di Grana Monferrato, Gaffuri Nina, Gaglia C., Gagliardi A., Gai P., Galbusera Paolo, Galli E. ved, Selva, Galli M. in Copres, Gallo Angela, Gamba M., Gandolfi M., Garbaglia E., Gardetto T., Gardini R., Garibaldi E. in Ughetto, Garibaldi M. V., Garoglio V. in Sereno, Gatti M., Gazzina E., Germi E., Gerosa M. G. Gervasini R., Ghiglione B., Ghion ch. G. B., Ghisu in Pasegna S., Giacometti G., Giaccone M.. Gianello L. e famiglia, Gioia F., Giordano d. P., Girando C., Giudice C. ed S., Giuliano A., Gnave A., Gnocchi R. ved. Granata, Golino G., Gonzo P., Gorini d. V., Grandi I. in Bentivoglio, Gratino C., Griglio F., Gualtieri R., Guaineri F. ved. Cadei, Guerra E., Guiglia G.

J) - Jannacaro B.

I) - I. B. di Torino, Isola L., Ivaldi E.

L) - L. A. di Oliena, L. B. di Pavia, L. C. M. di Losone, Laghi E., Lago M. in Scapini, Latta F., Lanza L., Lemasson M., Lemasson P., Lenzi B., Lombardi G., Lora A., Lorini E., Lovera G., Lumia R-.

M) - M. F. di Bologna, M. G. L. di Cavour, M. L. di Asti, M. P. di Viale, M. P. L. di Volvera, M. T. di Savona, M. U. suor E., Maconi S. e T., Maga F., Maggiora G., Maggiore G., Magnani L., Maina D., Mainas A., Maini ved. S., Mandarini R., Manzoli M., Marchetti T., Marchisetti D., Marone L., Martelli L., Marten Sofia, Maxia ch. C., Massa M., Massolino N., Massolo A., Mattirolo M., Mazza L., Mazza S., Mazzoleni G., Mazzoletti R., Mazzoni G., Medea A., Medea R., Meitre F., Mela L., Meli B., Melici G., Melis Medda S., Menga V., Mensio A. G., Merlano G., Micca A., Michelotti G., Mignetta A., Milanesio A., Mingà B., Monti G., Mo M , Molteni E., Montini E , Mora A., Mórandi L., Muranoli M , Morello M., Moretti L., Moretti M., Morgandu E., Mularpni V., Mulas G. in Ghisa, Malas L. in Lui, Murgie P., Musmeci d. G.

N) - N. N. di Casteggio, di Castelnuovo d'Asti, di Cremona, di Cuneo, di Grava, di Maddalene di Fossano, di Milano, di Pasturana, di S. Doni. di Piave, di Terranova Monferrato, di Torino, di Valle Mosso, Natalini C., Navone A., Nè A., Negrini V., Nicolis E., N gra in De Rossi, Nobile E., Nodari M., Nodari M, E., Noè S., Novella G.

O) - Operti B., Ottonello R., Orecchia F.

P) - Paganoni S., Pagella L., Pancheri G., Paniatl G., Panizza R., Parato R. in Vernier, Paredi E:, Parrinelli C., Pascut G., Pasino E., Pastorelli T., Patri C. n Firpo, Pedrini A., Pedroncini G., Pellegrini A., Pelle, grini G., Penso A., Pepati F., Perosino P., Perria P., Pesce B., Petterle F., Pezzato E., Pianfarini F., Piccione G., Piccoli M., Picconi A. M., Pieroni suor M. N., Pilò L. A., Pinnone M. G., Pisani C., Pisanu A., Pisoni A., Pittari d. L., Pizzolato R., Pizzorno A., Pollini G., Ponte N., Ponteprimo G., Pontorno L., Porta M., Portera A., Pozzi C. ed A., Pozzi G. in Tomasini, Priarone A., Prever A., Prandi M , Puddu G.

Q) - Quaglio T., Quendaz C.

R) - R. A. ved. de Armando, Raele G., Ragazzo G., Raminga F., Reano D., Rembado B., Revelli G., Riccardi L., Riggio C., Rigo G., Rigoni G., Rigotti G. M. Ripamonti I., Rivetti G., Rizzo R., Rizzo D. in Torre, Roasio A., Roderico F., Rodriguez M., Roi M., Rolando teol. D., Rolla A. in Falciola, Romanin V., Ronchi G., Rosati C., Rosica T., Rossi d. E., Rossi F., Rossi L., Rosso A., Rovasio A., Rovero G., Ruberti A., Ruffini ved. S., Ruggi L., Ruggio L.

S) - Sacchetto P., Sacchi T., Sacerdote di Roma, Salussoglia L., Sampietri C., Sandretto D., Sansà I., Sansone dott. P., Santamaria C.; Santi d. L., Sappa A., Saporiti L., Sarullo R., Satta T., Sayour E , Scaccabarozzi A., Scalabrini A., Scalvini G. in Zozzera, Scana vino d. G., Scagnetti C., Scandola P., Scaramazza S., Scilsi M., Schianini A., Sciacca G. C., Schola A., Scrilli M., Scudiero Coniugi, Secchi D., Secchi M., Semplici A., Sempreboni T., Serra G., Servetti M., Sicco L. ed S., Signorino T., Sorelle Bottinelli, Dalmasso, Ricco, Spinelli G., Spinelli R., Spinelli A. in Siffredi, Stanghellini G. in Lega, Stecca, Steri E., Stoppia C. in Assenato, Stucchi I..

T) - Talice E., Tarter C., Terenghi F., Thiebat d. F., Tigellia S., Tinetti V , Timossi G., Tironi D., Tognon A., Tolazzi C. in Pujatti, Tomatis L., Tomassin I , Tomasoni B., Tonello M., Todini R., Tosoni L., Torazza M. e G., Tosi L., Trevisan L., Triacco F., Trisoglio F., Troyer G., Turrini M., Tuccari C. in Lamonica, Turco A.

L) - Ugoccioni D. R., Ulla M.

V) - Vacchina G., Valentini S., Valli G. in Bonaccina, Valsesia G., Vanbianchi Sorelle, Vandeni Sorelle, Vasquez E., Vassonev R., Vecchi G., Veggi C. in Ottazzi, Vento N., Venturi M., Venturini F., Veris C., Vesèo A., Vespa G.. Viglione L., Vincenzl R., Viviani L:, Viola . C. in Battaglia, Viola M., Visalli A , Vitelli M. Volpi L.

Z) - Zanetti E., Zanetti T., Zavattaro P., Zanin C., Zanussi M., Zerbino M., Zilli G. B., Zunino M.

NOTE E CORRISPONDENZE

Una visita alla Scuola Pratica d'agricoltura al Mandrione (Roma).

Il 26 ottobre, l'ill.mo sig. Prefetto di Roma, Dott. Riccardo Zoccoletti, accompagnato dalla sua signora e dalla nobildonna Enrichetta GiolittiChiaraviglio, visitava la nostra Scuola Pratica d'Agricoltura al Mandrione, ossequiato, al suo arrivo, dall'ing. Lenti e da vari dei nostri, tra cui Don Pedemonte, Ispettore delle Case Salesiane della Patagonia. L'Ispettore Romano Don Tomasetti era assente da Roma, in visita alle case.

Gli ottanta orfanelli, schierati sotto il portico, accolsero l'alto funzionario con fragorosi battimani, manifestando viva sul volto una gioia insolita, al veder che la prima autorità della provincia s'interessava di loro. « Benchè umili contadinelli, disse uno di essi all'ospite illustre, benchè umili contadinelli, apprezziamo davvero l'onore che V. E. ci fa col visitare questa Scuola Agricola, dove noi veniamo così bene istruiti ed educati all'amore di Dio, della patria e della terra. E ben vero che l'interessamento di V. E. a questa opera si deve in gran parte al sacrificio di sangue, che i nostri padri hanno compiuto per la grandezza d'Italia. Ma appunto in questo loro supremo sacrificio noi troviamo vivo incitamento a non demeritare, con ignavia e negligenze, questo gran bene che i nostri padri ci hanno meritato e che i nostri superiori ci impartono con tanto amore e tanto impegno, quell'amore e quell'impegno che sono propri dei figli di Don Bosco. Grazie, Eccellenza, di questa visita gradita... Vegga ed esamini, girando per l'esteso territorio della Scuola, quanto già sanno fare le nostre piccole braccia, e sia sicuro che l'amore alla bella e feconda terra d'Italia è così radicato nel nostro cuore, che ci sforzeremo sempre di imparare a coltivarla con quella intelligenza pratica e con quella cura assidua, cui la madre terra riserva lo schiudersi dei suoi tesori; tesori che potranno portare l'Italia a quella grandezza, per la quale i nostri padri dettero così generosamente la vita. »

Il sig. Prefetto, non meno che le gentili signore, rimase visibilmente commosso a queste parole, dette con insuperabile schiettezza e con accento caldo e soave: e non appena il fanciullo ebbe terminato di leggere, si avvicinò a lui e gli diè quel bacio che non potrà più avere dal padre, ed ebbe per tutti care parole di conforto e di efficace incoraggiamento, assicurandoli che la Patria, come ricorderà in eterno il sacrificio supremo dei padri loro, che ha inscritti nell'albo degli eroi, così non trascurerà mai di aver cure materne per gli orfani figli.

Il sig. Prefetto, nel visitare le aule di studio, le scuole e i dormitori, si compiacque della semplice proprietà di ogni ambiente, e caldamente se ne congratulò coll'ing. costruttore sig. Lenti; come si compiacque vivamente con i Salesiani D. Rotolo, Direttore dell'Ospizio del S. Cuore, e D. Stefenelli e Don Martina addetti alla colonia, circa il metodo di istruzione e di educazione seguito, nonchè dell'ubicazione della Colonia alla porte di Roma, che le permette di formar una cosa sola coll'Ospizio del Sacro Cuore, al quale è di grande aiuto per il mantenimento dei 450 giovanetti ricoverati.

Con visibile compiacenza, che ebbe ripetutamente a manifestare, s'indugiò nel contemplare i piccoli agricoltori al lavoro: questi ad arare e a vangare, quelli a fare innesti, o intenti ad altre opere, e: Com'è bello! diceva: Come è bello! Se molti facessero così! Se si potessero moltiplicare queste Scuole veramente pratiche! Avevo sentito dir bene di questa Colonia, ma vedo che l'idea che ne aveva concepita, era inferiore alla realtà.

Tutto visitò. E ogni cosa, dalle varie culture e dalla sistemazione razionale del terreno, attraversato in tutta la sua lunghezza da un ampio viale fiancheggiato da alberi fruttiferi di recente impianto, fino alle nuove opere in costruzione, che daranno garanzia di prosperità maggiore all'avvenire della Colonia, cioè un gran pozzo che trarrà dal sottosuolo venti litri d'acqua al secondo, e un vascone, ormai ultimato, capace di trecento metri cùbi d'acqua, ogni minima cosa, ebbe l'elogio cordiale dell'illustre Visitatore, che in fine, ripetutamente, disse pratica, patriottica e santa l'opera che i Salesiani hanno saputo compiere in un periodo così critico; - e due giorni dopo scriveva al Direttore dell'Ospizio del S. Cuore: a Godo ripeterle che la visita compiuta ier l'altro all'Istituto Agricolo del MANDRIONE, oggetto di tante cure a parte di Lei e dei non mino benemeriti sacerdoti, che con Lei collaborano, ha lasciato in me la migliore impressione. Io auguro quindi fervidamente che Ella abbia modo e mezzi per dare all'Istituto medesimo, ogni maggiore sviluppo, ed auguro altresì che altri Istituti del genere sorgano nel nostro Paese per dare ai campi lavoratori bene addestrati e preparati, quali occorrono ai tempi nostri per assicurare una razionale e progredita coltura dei campi; e Le rinnovo l'assicurazione che col maggior interesse io seguirò sempre quest'opera, alla quale non mancherò di dare tutto quell'appoggio ed incoraggiamento che possa essere nelle mie attribuzioni e facoltà ».

*

Cooperatori e Cooperatrici, fate del bene alla gioventù, soccorrete specialmente gli orfani, raccoglieteli, educateli cristianamente : avrete la benedizione di Dio e di tutte le anime buone.

TRA GLI EX-ALLIEVI

PER UN'INIZIATIVA IMPORTANTISSIMA. - Una delle proposte più importanti, che si presentarono e si discusero al secondo Congresso internazionale fu quella delle Casa dell'Ex-Allievo. Se ne ammise, all'unanimità, la convenienza, anzi la necessità: ma si rimase arenati sul... modo di affrontare la spesa. Segnaliamo, a questo proposito, l'iniziativa degli Ex-Allievi del Collegio di Valparaiso (Cile) dove, per provvedere locali propri al Circolo e per far fronte alle spese del suo funzionamento, venne istituita una « Società Anonima tra gli ExAllievi del Collegio », col suo bravo regolamento e, il capitale, in parte raccolto, di 2000 pesos, diviso in 40o azioni, di 5 pesos caduna. Fin dai primi di maggio u. s., in cui si lanciò la proposta, si erano già raccolte 83 azioni. I fondi vengono depositati alla pubblica Cassa di Risparmio; e mentre il 5o% degli utili viene distribuito agli azionisti, il 10 vien messo a disposizione della Direzione del Circolo, e il 40% vien assegnato come fondo sociale, da impiegarsi in conformità delle deliberazioni dei soci, adunati in assemblea generale. Certo, non è la cifra che si richiede per aprire una Casa dell'Ex-Allievo, come s'intende, che abbia cioè, nelle grandi città specialmente, anche locali disponibili per un pensionato riservato ai più giovani tra gli ex-allievi, quando fanno i primi passi nella vita sociale: ma non si potrebbe far qualche cosa di simile per riuscirvi?

Gli Ex-Allievi di Valparaiso meritano un cenno per un'altra iniziativa, che, forse, ha già fatto la comparsa anche in qualche altra casa salesiana di America: quella di festeggiare il giorno dell'Adunanza annuale degli ex-allievi col nome di « El dia del Colegio », IL GIORNO DEL COLLEGIO, cioè la festa del Colegio, come c'è il giorno per la festa della nazione, o per qualche altra data memoranda. Gli ex-allievi di Valparaiso lo celebrarono solennemente il 9 maggio u. s., e pubblicarono per la circostanza un numero unico, con dati relativi al loro movimento, lo Statuto dell'Unione, e quello dell'accennata Società Anonima. Ad essi, e al loro Direttore Don Dati, cordiali rallegramenti.

« Voci FRATERNE ». - A il titolo del foglio mensile, che si pubblica a cura dei Circoli di Ex-Allievi degli Istituti Salesiani d'Italia; come « Rivista dei Giovani », di cui abbiam fatto parola, è l'organo del Consiglio Direttivo della Federazione Internazionale di tutti gli Ex-Allievi, « Voci fraterne » fa la cronaca del movimento delle Associazioni italiane già esistenti, reca notizie di quelle che vanno sorgendo, dà norme opportune, e imprime vitalità feconda a tutti i Circoli.

Sappiamo che in altre nazioni si pubblicano, in piccoli e grandi fogli, riviste locali e nazionali, a cura dei nostri ex-allievi, le quali purtroppo non ci arrivano. Preghiamo caldamente le singole Redazioni a vederne mandare un doppio esemplare alla

« REDAZIONE DEL BOLLETTINO SALESIANO - ToRINO » per metterci in grado d'informare convenientemente, come vorremmo, i benemeriti Cooperatori e Cooperatrici sull'azione degli ex-allievi.

NOTIZIE VARIE

SALAMANCA (Spagna). UNA NUOVA VIA INTITOLATA A DoN Bosco. - La Gaceta Regional di Salamanca, in data 29 - Io - I92o, dava la notizia che quel Municipio ha intitolato la nuova via, che corre tra Corso del Canals e Via Astete, dal nome di Don Bosco. « E una deliberazione, -scrive la Gaceta - che fa onore al Municipio di Salamanca. Tra le figure dei più grandi sociologi moderni, si leva gigante quella del Fondatore dei Salesiani. La sua opera di carità, di giustizia e di educazione integrale, perpetuate nella simpatica Istituzione che organizzò in modo così adatto ai nostri giorni, agli usi e ai bisogni dell'ora presente, non ha d'uopo d'essere raccomandata; il mondo intero la conosce, l'ammira e, ciò che è più, l'ama ». Quindi, rievocando le feste celebratesi a Torino per l'inaugurazione del Monumento a Don Bosco, alle quali prese parte anche un illustre cittadino di Salamanca, il Card. Arcivescovo dl Siviglia, la Gaceta invita i lettori a promuovere dei festeggiamenti per l'inaugurazione della nuova via, con l'apposizione di una targa monumentale col venerato nome di Don Bosco, anche in riconoscenza - scrive - del bene che fanno a più di 1ooo giovani di Salamanca i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice con i loro Collegi e Oratori festivi.

S. PAOLO (Brasile). - S. A. R. IL PRINCIPE AIMONE DI SAVOIA al Collegio Salesiano. -- Togliamo dal Fanfulla, giornale italiano di S. Paolo, del 25 settembre u. s.: « S. A. il Principe Aimone di Savoia, Duca di Spoleto, il Comandante P. Capon, l'ufficialità della « Roma », accompagnati dal R. Console Cav. Tedeschi, giunsero al Liceo Salesiano alle ore 10.3o. Furono ricevuti all'entrata dal direttore dr. Enrico Morào e dal Corpo insegnante al completo. Sotto i portici stavano schierati in due file i 6oo alunni interni, armati. Il simpatico battaglione presentò le armi al passaggio delle loro Eccellenze, mentre la banda suonava la Marcia Reale. Così si arrivò alla tribuna artisticamente pavesata con bandiere italiane adornanti i ritratti delle loro Maestà il Re e la Regina.

Intanto il battaglione, passando davanti la tribuna, eseguì evoluzioni con tal correttezza e precisione da attirare l'ammirazione generale, tanto che il Comandante diceva dì non aver mai assistito ad uno spettacolo così geniale. E invero, dal primo all'ultimo, i piccoli soldatini eseguirono la loro parte in modo perfetto. Il comandante del battaglione lesse un affettuoso saluto dando il benevenuto, alla fine del quale fu offerto con gentíl pensiero un bel mazzo di fiori a S. A. il Principe, che, commosso, ringraziò e promise di ricordare tutto, quando ritornerà in seno alla Famiglia.

Mentre il battaglione andava a disarmarsi, gli illustri ospiti visitarono la maggior parte delle ripartizioni del grande Liceo, ove si ebbe l'impressione dell'immensità dell'Opera Salesiana in San Paolo. Una delle cose più simpatiche fu la visita agli enormi saloni di studio, dove già incontravansi gli alunni, pronti a far ovazioni agl'illustri visitatori.

Importante fu la visita agli ampi e arieggiatissimi dormitori, alla splendida infermeria, alla sala d'armi, al Museo, alla cucina, al refettorio ed al Santuario, profusamente illuminato. Nel Santuario, mentre Sua Altezza e il seguito si raccolsero ad ammirare la sontuosità del tempio, il possente organo eseguì alcune marcie religiose.

Il corteo si riunì poscia nella sala nobile, ove il rev.mo Direttore rivolse parole di saluto ed augurio a Sua Altezza e alla Casa a cui appartiene; indi inneggiò alla gloriosa Marina Italiana, rappresentata nella persona del Comandante e ufficiali. Rispose il Comandante, a nome di tutti, con parole di elogio sublime all'Opera di Don Bosco così bene adattata ai tempi nostri, insegnando in alto grado la scienza e l'amore alla Patria.

Prima di lasciare il Liceo Salesiano, il Console ringraziò ancora, a nome di tutti, dicendosi felice di aver potuto constatare coi propri occhi ciò che è il Liceo Salesiano.

PUNTARENAS (Cile). - PER IL IV CENTENARIO DELLA SCOPERTA DELLO STRETTO DI MAGELLANO. - Il 1 novembre u. s. compivano 4oo anni, dacchè Hernandes Magallanes, intrepido marinaio portoghese, scopriva lo stretto magellanico. La celebrazione delle feste centenarie in Punta Arenas, Capitale del Territorio di Magellano, ha luogo ai primi di questo mese, con intervento d'illustri rappresentanti delle Repubbliche dell'America del Sud e di vari Stati d'Europa.

I Salesiani hanno stabilito di ampliare, per la circostanza, il Museo « Maggiorino Borgatello » che sarà certo visitato da tutti i forestieri che interverranno alle feste; e all'uopo, cioè per raccogliere i fondi necessari per le spese, il 7 settembre tennero nel teatrino del Colegio S. Josè un trattenimento di gala, al quale accorse il fior fiore della città. Il pubblico fu così numeroso, dice il giornale locale l'Uniòn, che il teatro, benchè abbia una grandezza più che regolare, fu piccolo per contenerlo

Anche il Municipio di Punta Arenas ha valuto concorrere all'ingrandimento del Museo offrendo cinquemila pesos.

- « Lo SVILUPPO DI UN PAESE «. - Con questo titolo, la Gaceta del Sud di Rio Gallegos scrive: Sotto la direzione tecnica del Sig. Candido Veiga, coadiuvato da vari artisti cinematografici,. si sta allestendo una Film ufficiale sopra il Territorio di Magellano, promossa dal Comitato « Pro celebrazione delle Feste Centevarie della scoperta dello Stretto ». La Film sarà intitolata: El desarollo de un Pueblo », o « Magellano di jeri e Oggi »; e presenterà documenti di valore storico: la varietà topografica del Territorio, il monumento destinato a onorare la memoria dello scopritore, i canali, le vette nevose, i boschi impenetrabili, il Capo Hornos, la famosa e leggendaria pietra omicida: e, fra tanta bellezza naturale, l'opera dell'uomo che impone il suo sapere e converte quei luoghi d'una importante e selvaggia bellezza, e ciò che è oggi lo stretto di Magellano mercè il progresso e la civilizzazione. Dopo tutto questo, seguirà, in appendice, la cronaca dei festeggiamenti per il 4° Centenario. La lunghezza della pellicola sarà dì circa 18oo metri e se ne farà una tiratura iniziale di 5o esemplari ».

- LA « FESTA DEL PAPA ». - Ci scrivono: Anche in questo lontano e freddo Magellano abbiamo celebrato la « Festa del Papa » il giorno del suo onomastico. La mattina numerose furono le Comunioni, specialmente dei soci della Compagnia di S. Luigi dell'Oratorio A notte i membri della Compagnia di S. Luigi tennero una rappresentazione drammatico-letteraria in onore del Papa con declamazioni e discorsetti inneggianti al Vicario di Gesù Cristo. In fine ebbe luogo un piccolo saggio, o gara di Catechismo, con la distribuzione dei premi ai giovani più assidui all'Oratorio.

NECROLOGIO

Comm. Giov. Batt. Rolla.

La sera del 26 ottobre, in una modesta cameretta dell'Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma morì santamente il Comm. avv. G. B. Rolla, Maggior Generale Commissario della R. Marina in riposo.

Nato a Genova nel 1837, appena conseguita la laurea, entrò volontario nel Commissariato, durante la guerra del 1859, e percorse con plauso tutti i gradi della carriera fino a quello di capo supremo del corpo. La sua intelligenza, la sua integrità, la sua giustizia, il suo zelo gli meritarono la stima e la fiducia illimitata dei superiori, il rispetto degli inferiori, la benevolenza di tutti.

Nutrito di forti studi filosofici e letterari, favorito di memoria singolarmente felice, pubblicò pregevoli scritti in alcune delle nostre migliori riviste, e molti più ne lasciò inediti, che meriterebbero l'onore della stampa. Di una operosità rara, lavorò al tavolino fino a poche settimane prima della sua morte. Di principi saldamente cattolici, univa al culto della patria quello della Religione e mantenne buone relazioni con parecchi membri dell'alto Clero, e con lo stesso Santo Padre, il quale, saputolo in pericolo, si degnò di inviargli spontaneamente la Sua benedizione.

Da diciotto anni, col permesso del compianto e indimenticato Don Rua, erasi chiuso in quieto ritiro, presso i nostri confratelli del S. Cuore in Roma, per prepararsi alla morte, come serenamente e giovialmente affermava; e finchè la salute glielo permise, non mancò di prestarsi per l'insegnamento del Catechismo ai numerosi giovinetti dell'Oratorio festivo ed agli alunni artigiani: vero maestro che dimostrava coll'esempio quello che insegnava e spiegava colla parola.

La sua fine fu accompagnata da circostanze degne di memoria. Durante la breve malattia ripetè più volte, che non sarebbe morto prima del ritorno del Card. Cagliero, perchè, ripeteva, il il Card. Cagliero glie l'aveva assicurato nel partire per il Piemonte. Quando seppe che il Cardinale, rimanendo ancora per qualche giorno a Torino per benedire i nuovi Missionari, non sarebbe rientrato in Roma prima del mattino di martedì 26 ottobre, rispose: e Sono alla fine, lo sento; ma non morirò prima di martedì »; e altra volta: e Martedì sarà l'ultimo giorno per me! » Infatti il Card. Cagliero, partito da Torino la sera del 25, giunse a Roma alle 9.3o del 26; e celebrata la S. Messa, si recò a visitare l'ammalato. Questi era proprio alla fine, ma lo riconobbe e gli disse: «Vede? l'ho aspettata: ora posso andarmene! » E il respiro gli si andò affievolendo, finchè cessò del tutto quella medesima sera, come aveva detto.

Anche gli ultimi giorni furono assai edificanti. Volle che il S. Crocifisso gli fosse messo in fondo al letto, per averlo sempre allo sguardo. « Durante la vita, diceva, il Crocifisso si tiene a capo del letto: ma alla fine deve essere ai piedi, per poterlo rimirare ».

Nei dolori andava ricordando gli esempi meravigliosi dei Santi, e ne riceveva forza e coraggio. « S. Teresa andava ripetendo aut pati, aut mori: o patire, o morire!... Altri: Patire e non morirei Solo il Cristianesimo può dare tanto coraggio!... E io ho paura di morire, e non so soffrire. Povero me!... » E invece soffriva in pace, con tanta calma serena, che era un'edificazione per quelli che l'avvicinavano.

E morì in età di 84 anni. Imponenti furono i funerali. Il lungo corteo, formato da numeroso Clero, dai quattrocento giovani e superiori dell'Ospizio del S. Cuore, e numerosi amici del defunto, compresa una rappresentanza del Ministero della Marina, snodò lungo, i portici dell'istituto, e per la porta maggiore entrò nella Chiesa parrocchiale del S. Cuore, deve ebbe luogo la Messa funebre solenne in canto gregoriano, seguita dalle esequie. La salma venne portata a Genova e tumulata a Staglieno, nella tomba di famiglia.

La memoria del compianto Commendatore meriterebbe d'essere illustrata e divulgata a bene della Religione e della Patria.

Luigia Pavese Ved. Dufour.

Spirava in Genova il 3 giugno u. s., nella veneranda età di 8o anni, munita di conforti religiosi e di una speciale benedizione del S. Padre e dei Card. Arcivescovo, santamente compianta da congiunti, amici e beneficati.

Nella sua lunga vita ebbe gioie ineffabili dalla numerosa corona di figli e nipoti, da essa educati a vita cristiana e a industriosa carità. Oltre che alla famiglia rivolse le sue sollecitudini a favore di numerose istituzioni cristiane ; e amò ed aiutò con affetto singolare la nostra Casa di S. Pier d'Arena, e tutta la Pia Società Salesiana, il nostro Superiore D. Albera, e il Card. Cagliero.

Zelò, con ammirevole slancio, il culto di Maria Ausiliatrice e volle riservato a sè il merito di ofrire i più preziosi gioielli nella fausta ricorrenza dell'incoronazione della sacra Immagine nel 1903.

Sia pace e gloria eterna all'anima sua!

Figlie di Maria Ausiliatrice.

ALBERTELLA Suor Carolina, nata a Cannobio (Novara), † a Strambino (Torino), il 19 - 7 - 1920, in età di anni 41.

Passò la miglior parte della sua vita religiosa fra le operaie-, come assistente e come direttrice di Convitti. Generosa lavoratrice, lasciò dovunque un'eredità di esempi virtuosi, perchè ebbe sempre sì basso concetto di sè da credersi l'ultima dell'Istituto.

BARILI Suor Giulia, nata a Bellano (Como), † a Martina Franca (Lecce), il 7 - 7 - 1920, in età di 49 anni.

Fu specchio di ogni virtù religiosa, specialmente della carità verso tutti.

BELLANI Suor Caterina, nata a S. Angelo Lodigiano (Milano), † ivi il 18 - 8 - 192o, in età di 28 anni.

Novizia da un anno, umile, pia e fervorosa.

BoNiNi Suor Adele, nata a Sesto Calende (Milano) † a Roma, il 14 - 7 -1920, a 46 anni.

Colpita da crudo morbo, quando questo fu dichiarato incurabile, accolse la notizia con la serenità che la caratterizzava, pronta al compimento della volontà di Dio.

BOURLOT Suor Rosalia, nata a Fenestrelle, † a Torino il 16 - 6 - 1920 a 54 anni.

Suora e direttrice, amò tenacemente l'Istituto, anche fra gli ostacoli e le pene, nelle quali brillò di rara virtù.

BROVIA Suor Matilde, nata a Sinio (Cuneo), † a Sauluri (Sardegna), il 25 - 7 - 1920, in età di anni 39.

Benchè tutte la dicessero buona e virtuosa, sentì immensamente il sacrificio della vita, e lo fece con ammirabile generosità.

CARENA Suor Teresa, nata a Nizza Monferrato, † a Mongardino (Alessandria), il 1° - 5 - 1920, a 42 anni.

Insegnante nelle scuole comunali di Mongardino per oltre 15 anni, vide il suo lavoro fecondo di ammirazione e di buoni frutti per la gioventù. La sua morte fu una perdita dolorosa per quella popolazione.

CoLUssi Suor Pierina, nata a Casarza delle Delizie (Udine) † a Parma, il 21 - 5 - 192o, a 36 anni. Nei 13 anni di vita religiosa, accumulò meriti di carità e di zelo. Sul letto del dolore ebbe un solo sentimento, di riconoscenza a Dio per la vocazione religiosa, e alle Superiore e Consorelle, alle quali assicurò le sue preghiere in paradiso.

DE LEONE Suor Teresa, nata a Penne (Teramo), † a Roppolo Castello il 20 - 8 - 1920 in età, di anni 35.

Intelligente, attiva, di carattere vivo, trovò nella profonda pietà la forza per dominare se stessa e per accogliere, calma e serena, la morte dopo una lunga infermità. .

FASSY Suor Jeannette, nata a Nizza Mare, † a Roppolo Castello il 20 - 8 - 1920 in età d'anni 43.

Si offrì a Dio vittima volontaria per la conversione d'una persona cara. Il Signore accolse la sua generosità e per venticinque anni la tenne inchiodata sul letto del dolore.

GALLO Suor Cesarina, nata a Favria (Torino) † a Buenos Aires (Almagro) il 31 - 7 - 1920, in età d'anni 52.

Di profonda pietà e umiltà esemplare, passò i lunghi giorni del suo calvario, interamente data alle dolcezze dell'orazione e della contemplazione..

KAFFLIGER Suor Clelia, nata a Paysandù (Uruguay), † a Concepción (Paraguay) il 24 - 6 - 1920, in età d'anni 32.

Lavorò con particolare zelo nell'ultima festa di Maria Ausiliatrice, e il 24 giugno, col sorriso sulle labbra, volò al cielo.

LAURENTONI Suor Teresa, nata a Massignano (Ascoli Piceno), † a Mathi Torinese, il 15 - 7 - 192o, a 63 anni.

Fu accolta in religione dal Ven. Don Bosco, a Mornese. Di animo ardente e generoso, affabile di modi e forte nel sacrifizio, fu tosto messa alla direzione della Casa di Torino, dove spiegò amore pratico e fattivo non solo tra le Consorelle, specialmente tra le ammalate che erano la pupilla del suo occhio, ma altresì fra le Oratoriane che attraeva numerosissime ogni domenica. Passò poi al Pensionato per signore a Sassi (Torino), indi a quello per le Mamme dei Salesiani a Mathi, dovunque largheggiando di conforti e di benefizi.

MIOTTI Suor Sofia, nata a Paspoggio (Sondrio), † a Torino, il 25 - 4 - 192o, a 73 anni.

Nelle sofferenze incontrate per la malferma salute, si preparò la via dei godimenti del Cielo.

PESTARINO Suor Teresa, nata a Mornese, † a Gand (Belgio) il 21 - 9 - 1920, in età d'anni 63.

Fu una delle prime Figlie di Maria Ausiliatrice, e conservò, fino all'ultimo, lo spirito del primo giorno di vita religiosa.

QUIRONES Suor Ersilia, nata a Pencagua (Chile), † a Santiago il 19 - 8 - 1920, in età d'anni 33.

Sette anni di malattia, su dieci di professione religiosa, furono il crogiuolo della sua virtù, e la preparazione al premio dei Santi.

RESCIA Suor Antonietta, nata a Sale, † a Tournai, 1 - 5 - 192o, a 54 anni.

Vestì l'abito religioso a Nizza Monferrato, e nel 19o9 passò alle case del Belgio, dove morì. Maestra e assistente di laboratorio, godeva nel prevenire le consorelle con delicati atti di carità,

Indice dell'annata 192o

Documenti.

Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane (1° gennaio 192o), pag. 1.

Nel XXXII Anniversario di Don Bosco, 7.

La beneficenza del Successore di Don Bosco e la carità dei Cooperatori: - Lettera del sig. D. Albera agli Ispettori Salesiani nell'Europa Centrale, 32. L'opera delle Missioni Cattoliche, 46.

Riconoscenza dei bambini di Vienna al S. Padre, 60.

- Tenerezza paterna, o risposta del S. Padre, 107. Nel X Anniversario di Don Rua, 91. Congressi Internazion li, 142. - Ved. sotto. Lettera del S. Pa tre al Rev.mo Don Albera, 142. Salviamo la gioventù (Discorso del Prof. R. Bettazzi), 193, 221.

L'Arcivescovo di Montevideo e le Scuole Professionali Salesiane (Lettera Pastorale), 196.

Leggendo la « Vita di Don Bosco d, 202.

La generosità del S. Padre e il Santuario della Sacra Famiglia in Firenze, 224.

La scuola ideale del Lavoratore (dalla Gazzetta del Popolo del 28 luglio), 225.

Decreto per l'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Don Andrea Beltrami, della Pia Società Salesiana, 227.

Per una data cinquantenaria: Motu proprio di PP. Benedetto XV per celebrare l'anno cinquantesimo dalla proclamazione di S. Giuseppe a Patrono della Chiesa Universale, 249.

Gravi ammonimenti del Papa, 251.

Il S. Padre e i Salesiani di Vienna, 284.

" Salviamo la gioventù ,,.

I Circoli giovanili nei Convitti Cattolici, 8. Attività missionaria e cooperazione giovanile, 11. O Catechismo, o morte!, 78.

L'efficacia del sistema educativo di Don 'Bosco e i prodigi della fede, 11o.

Una pagina per i giovinetti, 121.

Non basta vestire e sfamare i propri figliuoli, 315. Per i vostri figli, o Cooperatori, 3 7.

Il Congresso della Gioventù Cattolica Italiana, 34 -

La parola del Papa, 35. - Una preghiera, 36, 64. Una parola ai genitori (Mons. Morganti), 123. - Come bisogna lavorare, 124. - Circoli di coltura nei Convitti, 125.

Comitati d'azione salesiana, 252. - « Dopo Scuola » educativi, ivi. - Scuole serali professionali e della Buona Massaia, ecc. 253.

« Dispute a o gare di Catechismo, e suggerimenti pratici, 279.

Inaugurazione del Monumento a D. Bosco.

Prima dell'inaugurazione, 113. - La parola del Successore di Don Bosco: ai Salesiani, 114; ai Cooperatori, 115. - La voce dei primi allievi, 115. - La cerimonia inaugurate: il monumento, lo scultore, 18o: I discorsi del Sen. Rebaudengo, del Comm. Taddei, dell'On. Crispolti, del Conte Olgiati, 184: Il verbale, 187. - Pubblicazioni di circostanza, 191. - Ringraziamenti, 192. - Echi dell'inaugurazione del Monumento, 297.

Congressi delle Opere Salesiane,

L'8° CONGRESSO DEI COOPERATORI: I temi proposti, 29, 57, 116, ecc. - Notificazioni e avvertenze, 30. - In preparazione: l'importanza dell'8° Congresso: scopo dell'Unione dei Cooperatori: loro prima organizzazione, 85. - Resoconto del Congresso, 146: Ved. inoltre: Adunanze generali, 143, 168, 174. - Adunanze particolari, 171. - Dopo il Congresso: Per i Comitati d'azione salesiana, 277.

Il II Congresso degli Ex-Allievi: I temi proposti, 58. - Resoconto del Congresso, 152.

Il 77 Congresso delle Ex-Allieve: I temi proposti, 59. - Resoconto del Congresso, 16o.

Figure degne di memoria.

Un poeta uruguayo, 10.

D. Marco Nassò, 45

Giovanni Moraschi, alunno del Collegio S. Giovanni

Evangelista in Torino, 63.

Il lutto di una nazione per la morte di un Salesiano

(cioè Don Evasio Rabagliati), 26j.

Relazioni varie. .

Dal Paese di Gesù: la carità del S. Padre, 31. - Feste a Beitgemal, 109.

Tra gli Italiani all'Estero: Zurigo, Barcellona, La Plata, Buenos Aires, 77. - Valparaiso, Lima, 78. Tra gli Orfani di Guerra:`Alla Scuola Pratica di Agricoltura di Roma, 37. - A Parma, ivi. - A Pinerolo, 38. - Corigliano d'Otranto, Verona, 8o, 81. - Una Scuola agraria modello a Roma, 135. - Una visita alla Scuola pratica d'Agricoltura al Mandrione, 326. Nuove opere: Scuola Serale Tecnico-professionale a Cuorgnè, 51. - San Pier d'Arena, 51.

Il XXV dell'Opera Salesiana nel Venezuela, 61.

Il Congresso Regionale dei Cooperatori del Matto Grosso, 64. - Altri particolari, 317.

La Chiesa di S. Agostino a Milano, 89.

Il I Congresso Internazionale dopo la guerra europea, 93.

I bimbi viennesi, 108, 198, 256.

Nuovo Vicariato Apostolico affidato ai Salesiani in Cina, 120.

La Festa del Papa nell'Oratorio di Varazze, 134 - a Faenza e a S. Gregorio di Catania, 262. Mostra-Programmi delle Scuole Professionali e Colonie Salesiane, 191, 204, 225.

Trentacinque giovinetti tolti dal carcere, 197. Consacrazione del Tempio di S. Agostino a Milano, 199. Don Albera a Verona, Zoo.

L'onomastico del sig. Don Albera e la 51a dimostrazione filiale degli Ex-Allievi a Don Bosco, 216. Concorso ginnastico internazionale in onore di Don Bosco, 217, 257

Concorso Filodrammatico, 300.

Il nuovo tempio ad onore del S. Cuore e l'Opera Salesiana in Livorno, 254.

Il XII Congresso nazionale di Musica Sacra, 256, 316. Entusíastiche manifestazioni giovanili: Dimostrazioni religioso-patriottiche nell'Argentina ecc., 257, 258. L'inaugurazione del Monumento a Domenico Savio, 281. Scuole pratiche d'agricoltura, 290. - « Rivista d'Agricoltura », 291.

L'Opera di Don Bosco in Austria, in Germania e in Ungheria, 310.

Il Re di Spagna sul Tibi-Dabo, 322.

Partenza di Missionari Salesiani per le Americhe e la Cina, 306.

Missioni Estere.

ARGENTINA: Le Missioni Salesiane della Patagonia (Resoconto dell'Ispettore D. L. Pedemonte), 260. -Dalla Patagonia (D. L. Pedemonte), 288. - I Missionari della Patagonia e un giornale liberale, 289. - Un'escursione apostolica da Neuquen a S. Martin de los Andes (id.), 319.

BRASILE: Attraverso la Prelatura di Registro do Araguaya (D. S. Vallarino), 126. - Nuovi' Missionari nell'Alto Rio Negro (D. P. Rota), 207. - Uno sguardo all'Opera di Don Bosco nel Brasile e la Missione del Rio Negro (D. P. Rota), 232.

BRASILE - RIO NEGRO: Escursioni apostoliche sugli affluenti del Rio Negro (Mons. L. Giordano), 39. -La morte di Mons. Giordano, 41, 97. - Una faticosa missione nel Rio Negro (D. G. Balzola), 94. - Festa popolare a onore del S. Cuore di Gesù (D. G. Balzola), 236.

CINA: La nuova missione del Lem-Nam - Tou, 13, 67. - Il felicissimo viaggio dei Missionari Salesiani partiti nell'agosto del 1919 per il Cuantung (D. G. Colombo), 13. - Il primo salesiano morto in Cina, D. Lodovico Olive, 15. - Una vista all'Ovest della nuova Missione (D. L. Versiglia), 17, 41. - Descrizione e notizie sommarie della nuova Missione, con cartina (D. L. Versiglia), 67. - La consacrazione della Missione a Maria Ausiliatrice, 70. - La morte di un altro Missionario: Don Giuseppe Col cibo (Mons. L. Versiglia), 287.

EQUATORE: Da Gualaceo a Santiago di Mendez (Sue. D. Comin), 98. - Un nuovo Vescovo Salesiano, 90. - Per la consacrazione di Mons. Comin, 236.

PARAGUAY: Partenza di Missionari Salesiani per il Ciaco Paraguayo, 210. - L'Opera di D. Bosco nel Paraguay e la nuova Missione del Ciaco Paraguayo (D. R. Pittini), 285.

Per le Missioni Salesiane: Esposizione di arredi e lini sacri, So. - Lettera della Commissione delle Dame

Patronesse Torinesi, 62. - Ved. anche 134. Preghiamo per i Missionari, 128.

1 bisogni delle Missioni, 289.

Il Culto di Maria Ausiliatrice.

Tra di divoti di Maria Ausiliatrice: Porteña, 20. - Taormina, 20. - A scioglimento di un voto: i reduci di Castellinaldo, 47. - A Palermo, Parma, Molina (Cile), Ciudadela, 72.

LA FESTA TITOLARE: - In preparazione alla festa del 24 viaggio, 101. - La solennità nel Santuario di Valdocco, 189. - Le esecuzioni musicali, 211. -

Echi delle Feste titolari: Modena, Girgenti, Este, 237. - Rivalta Torinese, 238. - Lesino, Stella S. Martino, Robbio Lomellina, 267. - S. Ambrogio di Valpolicella, Gualdo Tadino, 293.

Nuovo privilegio per l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, ioi.

Incoronazione di Maria Ausiliatrice a Roma, 293. Grazie e favori, 20, 47, 72, 102, 129, 211, 238, 268, 294, 323.

Fatti e detti di Don Bosco. XIX) «Ho unito le mie azioni di grazie alle vostre », 296.

Riconoscenza al Ven. Don Bosco. Ved. pag. 24, 76, 315.

Agli amici di Domenico Savio.

Associazioni e Circoli Domenico Savio, 23. - Grazie e favori, 122. - L'inaugurazione del Monumento a Mondonio, 281.

Note e corrispondenze.

Per i bimbi dell'Europa Centrale, 25.

conferenze Salesiane, 25. - Roma, Torino, Verona, Trento, 65. -Modena, Schio, Parma, Fiume, Vienna, 66. - Milano, Vercelli, Venezia, Ivrea, Asti, Faenza, Comacchio, 105. - Catania, Modica, Corigliano d'Otranto, 1o6. - Vedi anche 107 e 218.

Per una crociata contro la moda indecorosa, 79. Le « Cause » dei nostri Servi di Dio, 217. Nell'onomastico del S. Padre, 242. Nozze d'Oro sacerdotali, 270.

L'Em.mo Card. Cagliero, 300. - Al Congresso di Bergamo, ivi.

Tra gli Ex.Allievi.

Ved. Congressi delle Opere Salesiane.

Milano, S1. - Torino, 52. - Firenze, ivi. - Valparaiso, 327. - Rivista dei giovani, 203, 317. - Voci fraterne, e per un'iniziativa importantissima, 327.

Tra i figli del popolo.

Bari, 54. - Bologna, ivi- Caglari, 272. - Caserta, 79. -Cruzeiro, 3o1. - Figline-Valdarno, 79.-Firenze 54, 79. - Fiume, 54, 79. -- Sampierdarena, 272. - To-ino, 53, 54, 271, 301..- Trieste, 54, So. - Valletta, 272.

Negli Istituti delle Figlie di M. A.

Conegliano Veneto, Cimetta di Codogne, Vigonovo, Asti, Piazza Armerina, Varallo Sesia, Omegna, in Albania, 35.

Alessandria d'Egitto, 53. Chieri, 81. - Lugagnano, 271.-Messico, io8.-Nizza, 25,53,81,244,271-Ponte Nova, io9. - Roma, 52, io8 -- Torino, 136,

Notizie varie: In Italia.

Bologna, 242, 244. --Catania, 301. - Chieri, 82. -Ferrara, 242. - Fossano, 82. - Frascati, 242. - Galatina, 273. - Lanzo Torinese, 242. - Lombriasco, 242. -Macerata, 245, 273. - Messina, 274. - Milano, 244. - Montescaglioso, 1o9. - Napoli, 82, 273. - Novara, 244. - L'arma, 219, 272. - Roma, 55.-Rovigno, 136.- Torino 25, 81. -Venezia, 82.

All'Estero.

Adalia, 245. -- Asunciòn, 26. - Bahia Bianca, 55. - -Barcellona, 111. - Beitgemal, 109, 274. -Buenos Aires, 26. 302. - Cachoeira, 82. - Capetown, 245. - Concepciòn, 82. - Costantinopoli, 219. - Gerusalemme, 302. - Lima, 55. - Puntarenas, 328. - Salamanca, 328. - San Paolo (Brasile), 328. - Santa Tecla, 303. - Santiago (Cile), 82. -- Santiago di Cuba, 111. - Smirme, 26. - Valparaiso, 275. -Vienna, 11o, 137. - Tucumàn, 246. - Ultima Esperanza, 303. - Zurigo, 275.

Necrologio.

Beltrami Caterina, 28. Bígnami Mons. Luigi, 111. Boschi Card. Giulio, 219.

Calai Mariani Mons. Roberto, 220. Giustini Card. Filippo, iii. Pesce Comm. Vincenzo, 137. Rinaldini Card. Aristide, 83. Rolla Comm. Giov. Battista, 329. Salesiani defunti, 138, 304.

Figlie di Maria Ausiliatrice, 27, 330.

Ved. anche: 28, 55, 83, 112, 139, 220, 246, 275, 303.

Libri buoni.

Ved. pag. 23, 50, 75, 140, 203, 317, e in copertina.