BS 1920s|1924|Bollettino Salesiano Ottobre 1924

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLVIII.   TORINO, OTTOBRE 1924   NUMERO 10.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: IX Congresso Generale Salesiano: Prezioso Autografo del S. Padre. - Carità e fede di tre nobili Cooperatrici. - Fatti e detti di Don Bosco: « Verrà il giorno in cui ti ricorderai! » - Agli Insegnanti e ai RR. Parroci e Sacerdoti. - Dalle Missioni: Gara catechistica tra i Bororos. - Un centro promettente della Patagonia. - Per il trionfo del Papa. - Mendicante per i Missionari. - Tra i selvaggi di Gualaquiza (Equatore). - Un'esplorazione al Santiago. - Il principio della Missione Salesiana a Punta Arenas. - La festa del Papa a Shillong. - Grazie e favori di Maria Ausiliatrice. - Azione salesiana. - Nuovo Vescovo Salesiano. - Notizie varie.

IX Congresso Generale Salesiano.

Prezioso Autografo del S. Padre.

Proprio di questi giorni, dai Cooperatori dell'Argentina si terrà in Buenos Aires il IX Congresso Generale Salesiano, contemporaneamente al II Congresso Generale degli Ex-Allievi e all'inaugurazione delle Feste Commemorative del Cinquantenario delle Missioni Salesiane, sotto la presidenza effettiva del sig. Don Giuseppe Vespignani, Direttore Generale delle nostre Scuole Professionali e Colonie Agricole, rappresentante il rev.mo signor Don Rinaldi, con intervento del venerando Episcopato della Repubblica ed una specialissima Benedizione del Santo Padre.

Il prezioso Autografo inviato da Sua Santità -- l'adesione più autorevole, più bella e più ambita che potevamo desiderare - desterà tra i Cooperatori di tutto il mondo il più fattivo e generoso entusiasmo, perchè è una nuova approvazione dell'opera e dello spirito del nostro Venerabile Fondatore.

Ci permettiamo, per ora, due soli rilievi.

« Noi diamo principio ad una grande opera - diceva Don Bosco ai suoi primi Missionari - non perché si abbiano pretensioni o si creda di convertire l'universo intero in pochi giorni, no; ma chi sa che non sia questa partenza e questo poco, come un sente da cui abbia a sorgere una gran pianta?... ». E il Santo Padre, considerando lo sviluppo preso in così breve tempo e in modo così meraviglioso dell'Opera Salesiana giunge a dire che essa « a guisa di albero gigantesco ha proteso i suoi rami per tutto il mondo ».

Prima di morire il nostro Venerabile Padre scriveva ai Cooperatori: « Senza la vostra carità, io avrei potuto fare poco o nulla: colla vostra carità abbiamo invece cooperato colla grazia di Dio ad asciugare molte lacrime e a salvare molte anime: abbiamo fondato numerosi collegi ed ospizi... abbiamo stabilito le Missioni sino agli ultimi confini della terra... abbiamo impiantato tipografie... innalzato molte chiese e cappelle... Dopo Dio, tutto questo ed altro moltissimo bene fu fatto mediante l'aiuto efficace della vostra carità ». Ed anche il Santo Padre, ammirando l'alta saggezza di Don Bosco nell'istituire opportunamente i Cooperatori e le Cooperatrici, si congratula con loro dell'efficace appoggio che dànno all'Opera Salesiana per la buona riuscita delle sue imprese, sovratutto ad educare piamente la gioventù - a propagare il regno di Gesù Cristo - a far fiorire tra il popolo la vita cristiana.

La parola del Vicario di Gesù Cristo è, dunque, per noi approvazione solenne. ed incoraggiamento paterno. Leggiamola con devozione e riconoscenza filiale; e adoperiamoci a cercare nuovi compagni d'ideali e di lavoro, perchè i Cooperatori e le Cooperatrici di Don Bosco, « aumentando di numero e accesi di vero spirito Salesiano », cioè dello spirito del Venerabile Fondatore, continuino « a bene meritare della civiltà cristiana ».

Ecco, nel testo latino e nella versione italiana, il preziosissimo Autografo Pontificio:

DILECTO FILIO

Sac. PHILIPPO RINALDI

SUPREMO SOCIETATIS SALESIANAE MODERATORI

PIUS PP. XI

DILECTE FILI, SALUTEM ET APOSTOLICAM BENEDICTIONEM. Considerantibus Nobis quam brevi quamque mirifice Salesianorum Familia crèverit in immensum, ut per totum fere terrarum orbem, velut arbor ingens suos ramos extenderit, sapientia consilii illius sponte occurrit quo Pater legifer, Venerabilis Joannes Bosco, Adiutores et Adiutrices opportune instituit. Luculenter enim experiendo compertum est mirum quantum hi conferant, quasi Tertiarii sodales, ad coepta illa urgenda quae Societas sibi proponit, imprimisque ad puerorum animos rite conformandos, ad divinum amplificandum regnum, ad impertienda denique populo auxilia omne genus ut christianae vitae decus usquequaque revirescat. Est igitur cur valle eisdem de praeclaris his fructibus gratulemur, qui non modo Dei Ecclesiae sed etiam ipsi rei civili felicissimo sunt incremento.

Quoniam vero, identidem, conventus vos passim agere soletis ut eorum studia incendatis qui tam impensam operam vobis navant, idcirco libenti admodum animo Nos didicimus NONUM, in hoc genere, CONGRESSUM UNIVERSUM propediem celebratum iri, eundemque Bono Aére, in ipsa scilicet Argentinorum urbe capite, ubi merito quidem Salesiani sodales summa opinione fiorent, cum illic, Joanne Cagliero duce, apostolico quondam viro nunc autem S. R. E. Cardinali, prima conlegia vestra constituta sint, atque illuc missionales primi appulerint, Patagones ad Christi fidem conversuri. Nec est dubium quin Conventus, auspice et Patrona Auxiliatrice Virgine, annitentibus autem sollertissimis Argentinae Episcopis cum lectis omnis ordinis viris, prospere ex sententia cedat, quo Adiutores et Adiutrices, numero aucti et salesianum ardorem spirantes, bene de communi salute mereri pergant.

Quod est reliquum, cum proxime natalis exeat quinquagesimus ex quo sacrae Salesianorum missiones institutae sunt, equidem iam nunc rei laetitiam praecipimus, id fore pro certo habentes ut digne tum agantur sollemnia, paria nempe tam fausto evento.

Interea, caelestium auspex munerum ac peculiaris benevolentiae Nostrae testis Apostolica sit Benedictio, quam Argentinis Episcopis, tibi, dilecte Fili, et universae Salesianae Familiae, iisque omnibus qui coetibus intererunt amantissime in Domino impertimus.

Datum Romae apud Sanctum Petrum, die XXVIII mensis Augusti anno MCMXXIV, Pontificatus Nostri tertio. PIUS P P. XI.

AL DILETTO FIGLIO

Sac. FILIPPO RINALDI

RETTOR MAGGIORE DELLA SOCIETA' SALESIANA

PLUS PP. XI

DILETTO FIGLIO, SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE.

Quando noi consideriamo come in così breve tempo, e in modo si meraviglioso, la Famiglia Salesiana si è venuta immensamente sviluppando, tanto che a guisa di albero gigantesco ha proteso i suoi rami quasi per tutto il mondo, comprendiamo bene l'alta saggezza per cui il vostro Fondatore, Ven. Giovanni Bosco, volle opportunamente istituire i Cooperatori e le Cooperatrici. Infatti l'esperienza ha chiaramente dimostrato quanto contribuisca questa specie di Terziari alla buona riuscita di quelle imprese che la Società si propone, sovratutto ad educare piamente la gioventù, a propagare in terra il regno di Gesù Cristo, e finalmente ad apprestare al popolo tutti quegli aiuti che valgono a far rifiorire il decoro della vita cristiana. A ragione quindi Noi ci congratuliamo con essi di questi frutti eletti, che sono di felicissimo incremento, non solo della Chiesa di Dio, ma anche dello stesso civile consorzio.

E poichè voi siete soliti a celebrare di quando in quando imponenti convegni, per infiammare vieppiù lo zelo di coloro che vi prestano così sollecito aiuto, ben volentieri abbiamo appreso che tra poco si celebrerà il NONO CONGRESSO GENERALE in Buenos Aires, cioè nella stessa capitale dell'Argentina, dove i Salesiani meritatamente godono si grande stima. Là infatti, sotto la guida di Giovanni Cagliero - un dì missionario e ora Cardinale - furono fondati i primi vostri collegi e là pure approdarono i primi missionari salesiani, destinati a convertire i Patagoni alla fede di Gesù Cristo. Nè v'ha dubbio che cotesto Congresso, auspice e Patrona Maria Ausiliatrice, col concorso del zelantissimo Episcopato Argentino e di alte personalità d'ogni classe sociale, riuscirà felicemente, cosicchè i Cooperatori e le Cooperatrici, aumentando di numero e accesi di vero spirito salesiano, continueranno a bene meritare della civiltà cristiana.

Infine, poiché si avvicina il cinquantesimo anniversario dacchè furono fondate le Missioni Salesiane, Noi salutiamo fin d'ora questo avvenimento, convinti che sarà celebrato con feste solenni, degne del fausto evento.

Frattanto, in auspicio dei celesti favori e in pegno della speciale Nostra benevolenza, impartiamo di gran cuore all'Episcopato Argentino, a te, diletto Figlio, a tutta la Famiglia Salesiana e ai Congressisti, l'Apostolica Benedizione.

Dato a Roma presso S. Pietro il 28 Agosto 1924, anno terzo del Nostro Pontificato.

PIUS P P. XI.

Carità e fede di tre nobili Cooperatrici.

Mentre il mondo salesiano tien rivolto lo sguardo a Buenos Aires, ove si raccoglie il IX Congresso Generale dei Cooperatori, non sarà inopportuna una rievocazione.

La carità non è mai così bella, come quando s'accoppia alla gentilezza, e s'erge coraggiosamente a difesa dei principi della fede e delle opere del Signore.

A Buenos Aires era presidente del Comitato Dame Patronesse delle Opere Salesiane la signora Enrichetta Alais De Vivot, e vice-presidente la signora de Mosquera. Le zelanti Cooperatrici avevano chiesto un sussidio al Comune per la Scuola Salesiana di arti e mestieri « Leone XIII », sicure di esser esaudite, trattandosi di orfanelli. Desiderose di sollecitare la pratica, un giorno, accompagnate dalla tesoriera, signora Clelia La Palma De Emeric, si recarono al palazzo Municipale nell'ora in cui v'era seduta, e si presentarono al Sindaco, chiedendo qual fosse l'esito della supplica. Questi le ricevette cortesemente, e rispose che i Consiglieri avevano incaricato il dott. X..., della Commissione di Beneficenza, perchè visitasse l'Istituto Salesiano raccomandato, e riferisse in proposito. Le ottime signore attesero che i consiglieri uscissero durante un intervallo di seduta, e si rivolsero all'indicato consigliere, piene di speranza che, in base alle ottime impressioni che doveva aver riportato, assicurasse il sussidio per gli orfanelli.

Ma non andò così.

Com'ebbero esposto il motivo della visita, il consigliere le investì nel modo più volgare e: - Mi meraviglio disse, che Loro, signore della più alta società argentina, abbiano preso a proteggere un istituto, le cui pareti e il metodo educativo e i maestri e gli alunni ostentano ancora gli ultimi residui del feticismo per certe immagini ed emblemi, che si veggono qua e là disseminati nelle aule... Sappiano che il Consiglio Municipale di Buenos Aires non può favorire, nè aiutare simili istituzioni.

Le nobildonne, crudelmente ed inaspettatamente ferite nei sentimenti più cari, si guardarono l'un l'altra; e, la tesoriera, donna di elevata cultura, ispettrice ufficiale del lavoro delle donne e dei fanciulli, e autrice di vari apprezzati opuscoli, senz'indugio rispose:

- Se ella, sig. Consigliere, ha trovato nel Collegio Salesiano Leone XIII, gli emblemi e i simboli della Religione Cattolica, cioè della religione riconosciuta dalla Costituzione Argentina, vi ha pur visto i ritratti dell'Ecc.mo

Presidente della Repubblica e dei Generali della nostra indipendenza. Religione e Patria è la base dell'educazione di quegli orfanelli.

Anche la signora De Mosquera volle ribattere l'accusa, e, forte della coscienza e del diritto delle madri cristiane, che in quel momento sentiva di rappresentare, mentre altri consiglieri all'udir quel diverbio si erano avvicinati al collega, prese a dire energicamente:

- E son Loro, i rappresentanti del Comune e del popolo di Buenos Aires, che ci accusano di feticismo, se davanti ai nostri orfanelli esponiamo l'immagine dolcissima del Sacro Cuore di Gesù e della sua Divina Madre, l'Immacolata, l'Ausiliatrice dei Cristiani... - Loro, che hanno seminato le piazze e i giardini di statue procaci ed invereconde - Loro, che nei chioschi delle vie, delle piazze, dei boulevards permettono ed approvano, almeno col silenzio e l'indifferenza, che si espongano e si vendano le figure più turpi e i libercoli più infami - Loro che lasciano che produzioni oscene ed immorali inondino impunemente i teatri e i cinematografi, sicchè, noi, madri cristiane, non possiamo uscir più di casa coi nostri figli e nipoti, non sapendo dove condurli a respirar un po' di aria pura?... Son Loro che parlano di feticismo nei collegi e nelle scuole professionali cattoliche?

A sua volta la signora De Vivot soggiunse:

- Io sono certa, sig. Consigliere, che anch'Ella ha in casa i ritratti delle persone a Lei care, dei suoi avi, dei genitori, e anche di tanti amici e conoscenti. Perchè dunque non riconosce il diritto, che tutti abbiamo, il diritto del nostro cuore, di conservare le immagini che ci ricordano la Redenzione, il Cristianesimo, e tutti quanti quegli Eroi che ci predicarono la Fede Cristiana, che è la religione dei nostri padri?

Il padre della signora De Vivot, Edoardo Bullrich, era stato Sindaco di Buenos Aires per lunghi anni sotto la presidenza del generale Roca; e, quindi, la nobile signora ben poteva dire, a fronte alta, le sue ragioni, davanti al ritratto stesso del padre, esposto nell'aula. Nè più nè meno si avverava ciò che Gesù promise ai discepoli: - Quando vi troverete davanti ai presidi e ai giudici di questo mondo, non vogliate pensare a ciò che dovrete dire in risposta: il Padre dei Cieli vi darà bocca e parola perchè possiate confonderli!

Infatti alle energiche e commosse risposte, i consiglieri allibirono e si dileguarono tacitamente, facendo cenni al collega, che aveva trasceso nei modi, a desistere da quel procedere punto onorevole. Questi, infatti, disse alcune parole per protestare che non intendeva offendere le loro credenze, e le assicurò che si sarebbe esaminato, si sarebbe discusso... ecc. ecc.

Le ottime Cooperatrici ossequiarono l'interlocutore e si ritirarono, e nell'attraversare le ultime gallerie del palazzo municipale si comunicarono le impressioni e i sentimenti. La signora De Mosquera disse alla signora De Vivot:

- Io non ho mai conservato rancore o disgusto a chicchessia; ma come farò a dimenticare quest'incidente? sento la ferita nel cuore. Tuttavia perdono: non voglio più ricordarmene!

La mattina seguente, (era il 1° venerdì del mese), la stessa signora, insieme colla tesoriera, si recava alla parrocchia per la funzione del S. Cuore di Gesù, per la Comunione riparatrice. Passando davanti alla casa del Consigliere Comunale, col quale avevano avuto il diverbio, convennero che sarebbe stato conveniente, prima di fare la Santa Comunione, di fargli visita per togliergli qualsiasi amarezza dal cuore: e poichè a quell'ora egli non era levato, proposero di offrire la S. Comunione per lui.

Ma la tesoriera, che aveva previsto il caso, gli lasciò una lettera, dove, deplorato l'incidente del giorno prima, in nome anche delle compagne dichiarava che, prima di ricevere Gesù nel cuore, tutte e tre gli chiedevano scusa se in qualsiasi modo l'avessero offeso: che solo nell'interesse di difendere la propria religione e di patrocinai la causa degli orfani di Don Bosco, avevano parlato a quel modo: e che in prova della loro sincerità, offrivano il supremo atto religioso che stavano per compiere, la Santa Comunione, per ottenere a lui e alla sua famiglia le celesti benedizioni.

Il Consigliere, non appena ebbe e lesse la lettera, alla quale andavano unite alcune conferenze su opere benefiche e foglietti di propaganda stampati dalla signora De Emeric, restò intimamente commosso: e, con frasi piene di rispetto verso le istituzioni religiose, rispose che egli stesso, nella prima seduta consigliare, avrebbe sollevato la causa degli orfanelli di Don Bosco e delle degnissime loro benefattrici, ripromettendosi il voto favorevole dei colleghi per il chiesto sussidio. Infatti mantenne la parola, e la proposta fu approvata a pieni voti.

La lettera dell'avvocato e quella delle nobili cooperatrici furono pubblicate, allora, dai cattolici di Buenos Aires.

SaC. GIUSEPPE VESPIGNANI.

Fatti e detti di Don Bosco:

" Verrà il giorno in cui ti ricorderai !... „

Fui allievo di Don Bosco nell'Oratorio di Valdocco dal 1873 al 1878, e passai quel periodo della mia gioventù tra le affettuose cure e consolanti parole del Venerabile Padre, che sempre mi stanno scolpite nel cuore. Dai io ai 15 anni, col cuore contento e tranquillo, mi spingeva con la mente verso l'avvenire e pensava di farmi salesiano per goder sempre di quella vita serena e felice. Ma le cose passarono ben altrimenti.

Volgeva al termine l'anno scolastico 1876-77, quando una sera il venerato Padre, come soleva far sempre, adunatici tutti intorno a lui, ci disse, tra l'altro, che prima di andare alle nostre case per le vacanze autunnali, tutti quelli che desideravano conoscere meglio il loro stato di coscienza e la loro vocazione, fossero andati da lui che li avrebbe appagati. Tutti corsero a gettarsi ai suoi piedi, in confessione, ed io non rimasi degli ultimi; e contento e giulivo mi prostrai ai suoi piedi, domandandogli lo stato di mia coscienza ed il consiglio di vocazione. Con sovrana bontà egli mi accolse e mi disse queste affettuose parole, che mi furono sempre scolpite nel cuore, particolarmente in questi tempi per me funesti, e che mi vedo quasi scritte davanti, come se fosse ieri:

- Lo stato di tua coscienza, al presente è buono: e se il Signore ti prendesse ora, ti accoglierebbe con sè. Ma purtroppo andrai in mezzo al mondo e dimenticherai i buoni consigli e l'educazione che hai ricevuto fra queste mura... Disgraziato te, se la morte ti cogliesse in quel frattempo! Ma prega, e prega di cuore la Madonna che ti aiuti; ed io spero che verrà il giorno in cui ti ricorderai dei giorni passati qui all'Oratorio con la coscienza pura e tranquilla, e ricorderai le mie parole e i miei consigli. li, raccomando di pregar sempre per me; anch'io pregherò sempre per te, e ti aiuterò!...

Fu profeta!... Tutto si è avverato!

Me ne andai a casa per le vacanze, che passai tranquille in famiglia e poi, tutto giulivo, me ne ritornai in collegio con buona intenzione di proseguirvi gli studi: quand'ecco, sul principio di gennaio del 1878, mi ammalai di febbri gastriche, e il Dottore mi consigliò di andar a casa per respirare l'aria nativa, temendo che la vita del collegio mi fosse di danno.

Andato in famiglia, rimasi per diversi mesi malaticcio; finchè, a poco a poco la febbre scomparve, ma nello stesso tempo scomparve pure la buona volontà di studiare, e mi misi in testa che la vita di collegio e lo studio mi erano di danno alla salute, e decisi di non muovermi più di casa.

Restai infatti in famiglia, dove attendevo con i genitori e fratelli alle occupazioni domestiche. Dopo pochi anni m'accasai ed ebbi numerosa famiglia, che sarebbe stata la consolazione mia e di mia moglie, se non fossi stato travolto dalle onde mondane, che mi fecero dimenticare i doveri di un buon padre e la buona educazione ricevuta in collegio.

Tutto dimenticai, e ormai non viveva in me che la discordia, la tristezza e il peccato; e ricordando sovente, in mezzo a tale tristezza d'animo, la bella vita di collegio e pensando a Don Bosco, mi sentiva, mio malgrado, sgorgare due lagrime.

Ogni tanto fui visitato da qualche disgrazia: fra le altre, una grave malattia di mia moglie;. che colpita da doppia polmonite, in pochi giorni vidi ridotta in pericolo di vita. Il dottor curante, una persona di piena fiducia e buon cattolico, senz'aspettare che glie lo domandassi„ mi chiamò in disparte, e mi disse francamente che bisognava mi rassegnassi al fatal destino: « perchè l'arte medica, soggiunse, non le gioverà più a nulla, se non per miracolo di Dio ». Fu subito chiamato il sacerdote che le amministrò i SS. Sacramenti, ed essa, poverina, tutta rassegnata ai divini voleri, si disponeva al gran passo. Fu allora, al pensiero che ero già padre di quattro figlie e la terribile sorte che sarebbe toccata loro se fossero rimaste orfane di madre, che rabbrividii e, ricordando Don Bosco, che già era volato al Cielo, una speranza mi spuntò in cuore. Fiducioso in Lui, scrissi subito all'Oratorio per una novena, inviando una tenue offerta. Per tre giorni, l'ammalata restò sempre grave, senza alcun miglioramento, quando giunse da Torino la risposta con una reliquia di Don Bosco.

Senz'esitare, e con tutta fiducia, deposi quella. santa reliquia sul capezzale dell'inferma, e con ardore pregai Maria SS. Ausiliatrice, che per intercessione di Don Bosco mi facesse la grazia.

Ed ecco che il buon Padre dal cielo si ricordò di me e mi esaudì, quantunque affatto indegno. Sull'istante si verificò un notevole miglioramento che progredì a poco a poco senz'interruzione, fino a guarizione completa; e pochi giorni dopo la guarita ringraziava con me Maria SS. e Don Bosco

Così grande e segnalato favore doveva scuotermi, ma purtroppo non ne restò a lungo il ricordo. Quantunque in cuore serbassi gratitudine a Don Bosco, tuttavia mi lasciai di nuovo trascinare dalle seduzioni del mondo e ricaddi nel medesimo stato di prima. E così passarono ancora parecchi anni, finchè, per affari d'interesse, dovetti abbandonare il paese. Trasferitomi a S. ..., da un mio amico dapprima, poscia impiegatomi in un grande stabilimento, continuai ancora un po' di tempo nella stessa vita, ma venne finalmente il giorno di grazia, e fu la 1a domenica di ottobre 1916, festa del SS. Rosario. Andato ad ascoltare la S. Messa e fermatomi alquanto a meditare la vita passata e di allora, mi si offuscò tanto la mente che mi misi, direi quasi forzatamente, a considerare il triste mio stato, ed in seguito a tali riflessioni mi sovvenni delle parole di Don Bosco: e pensai che era giunta l'ora in cui dovessero avverarsi: - « Spero che verrà il giorno in cui... ricorderai le mie parole; prega e... ti aiuterò ».

La riflessione fu seria, e, deciso di ascoltare la voce del Padre, che dal cielo si faceva sentire al figlio indegno, mi riconciliai con Dio e cambiai vita, facendo fermo proposito di ubbidire alle parole uscite dalla bocca di un santo quasi quarant'anni prima.

Tanto volevo far noto, come una vera grazia del Ven. Don Bosco.

Altra segnalata grazia, ottenuta da Maria SS. Ausiliatrice coll'intercessione del Venerabile, e che devo ancora far pubblica per adempiere alla promessa fatta, è la seguente. Nel marzo del 1918 caddero contemporaneamente malate di febbre spagnuola, e gravemente, tutte le persone della mia famiglia, cioè la moglie, le figlie, e un nipotino di tre anni. La malattia di mia moglie degenerò in bronco-polmonite doppia. Furono momenti d'ansia indicibile. Ricorsi a Don Bosco con una fervorosa novena, e tutti, l'un dopo l'altro, guarirono.

Riconoscente per queste ed altre grazie segnalate, ottenute per mezzo di Don Bosco, rendo a lui l'omaggio della più viva gratitudine e, col proposito di viver sempre da buon cristiano, invio per le sue Opere l'offerta promessa.

M. G. B. ex-allievo.

Una preghiera.

A quanti hanno conosciuto il Ven. Don Bosco e ne conservano qualche ricordo particolare, volgiamo la più viva preghiera di mettere per iscritto le loro impressioni e di inviarle al nostro Superiore, o, direttamente, alla Redazione del "Bollettino"

Agli Insegnanti e ai RR. Parroci e Sacerdoti.

Il Ven. Don Bosco ebbe sempre una santa preoccupazione di offrire alle scuole in genere, e particolarmente a quelle dei Seminari e degli Istituti educativi, buoni Libri di testo, che si possan mettere in mano agli alunni senza alcun pericolo al loro candore.

Il venerato Don Rua, per facilitare agli insegnanti una buona scelta di libri di testo, accogliendo i voti del Io Congresso Salesiano tenutosi in Bologna, disponeva che ogni anno, a cura del Direttore Generale delle Scuole e della Stampa. Salesiana (allora il compianto dott. Don Francesco Cerruti), si pubblicasse apposito elenco delle nostre pubblicazioni scolastiche, integrato, nella parte mancante, con sane pubblicazioni di altre Case Editrici.

Sorta la Società Editrice Internazionale (già detta della Buona Stampa) con sede centrale a Torino, che, praticamente, fece suo tutto il programma salesiano - col pubblicare un ricco assortimento di libri scolastici di ogni materia dei vari gruppi delle scuole primarie e secondarie --la lamentata lacuna venne felicemente coperta.

Le pubblicazioni, infatti, della S. E. I. di Torino, mentre dànno le migliori garanzie per valore intrinseco, sopratutto didattico, essendo in perfetta corrispondenza con le moderne esigenze scolastiche e con le prescrizioni dei programmi, hanno anche - sui testi delle altre Case Editrici -il vantaggio di essere redatte da scrittori ed autori intimamente cristiani.

Gli Insegnanti quindi, possono, scegliere con piena tranquillità i singoli testi delle proprie classi tra le pubblicazioni della S. E. I. di Torino, la quale spedisce anche copie di saggio ed accorda sulle ordinazioni facilitazioni particolari, con servizio inappuntabile.

La S. E. I., oltre un ricco assortimento di corsi di Letture, Libri sussidiari e Testi per le singole materie d'insegnamento nelle CLAssi ELEMENTARI, ha pure un vasto assortimento di Testi per le singole materie dei singoli gruppi delle SCUOLE MEDIE (Collezioni di classici italiani, latini, greci, ecc.; dizionari italiani, latini, francesi, ecc., atlanti, carte geografice, ecc.).

Questa raccomandazione è rivolta anche ai R.R.. Parroci e Sacerdoti, perchè, mercè le loro buone relazioni con gli Insegnanti, essi possono, meglio d'ogni altro, consigliare e favorire cotesta scelta.

Le preferenze, che invochiamo alla benemerita Società Editrice, hanno anche il vantaggio di cooperare ad un maggiore incremento della Società medesima, sorta, non a scopo di lucro, ma unicamente per diffondere in mezzo al popolo la buona stampa ed assicurare alle scuole, come voleva Don Bosco, un sano indirizzo educativo.

LE MISSIONI SALESIANE

Dall'Occidente e dall'Oriente...

Una gara catechistica tra i Bororos.

Scrive il missionario D. Cesare Albisetti della Colonia del Sangradouro fra i Bororos (Brasile):

La lettura, sul Bollettino, delle raccomandazioni e disposizioni del Santo Padre riguardo allo studio della Dottrina cristiana ci fece nascer l'idea di tenere una gara catechistica anche fra i nostri piccoli Bororos interni e le alunne interne delle Figlie di Maria Ausiliatrice. L'idea era suggestiva e bella, ma di non facile attuazione. Tuttavia ci mettemmo con animo al lavoro, sperando di poter destare un po' di emulazione e d'interesse anche fra questi figli della foresta.

E la nostra attività non fu spesa invano. Cominciarono a studiare, attirati dai premi; poi li spinse un certo amor proprio, e negli ultimi giorni l'animazione crebbe al punto, che persino alcuni alunni indisposti e febbricitanti vollero scendere in campo.

La gara si svolse alla sera della festa del Santo Patrono della nostra Colonia, S. Giuseppe, senza sfarzo, nè esteriorità; ma, in compenso, con molta aspettativa.

Da un lato stavano le Suore con le loro educande, dall'altro i nostri alunni; in mezzo una panca coperta di premi: fazzoletti, magliette, pettini, pezzi di stoffa variopinti, ecc. ecc., e tutt'attorno le famiglie bororos ansiose e attente. Illuminavano la scena pittoresca alcune fiammelle di grasso, versato in bucce d'arancio.

La novità della cosa generò in sulle prime un po' d'incertezza fra i piccoli e le piccole concorrenti; ma ben presto, smessa ogni soggezione, presero a rispondere con una prontezza ed esattezza meravigliosa a memoria e a senso, a tutte le domande loro rivolte sulle verità principali della Fede e sui Sacramenti, e i fanciulli anche sulle parole della S. Messa. A dire il vero, il latino non sempre era impeccabile; ma bisogna riflettere alle difficoltà particolari per i Bororos, mancando il loro idioma delle lettere « s, l, f. »

Suonate di gramofono, lodi e canti popolari, invocanti le benedizioni celesti sui benefattori della missione, rallegrarono gl'intermezzi.

La nostra modesta iniziativa non poteva aver esito più lusinghiero. In tutti perdura un ricordo e un'impressione gratissima, e ne avrà certo gioito lassù anche il nostro buon Padre Don Bosco, che tanto zelava l'istruzione catechistica della gioventù!

Un centro promettente della Patagonia.

Comodoro Rivadavia non è un nome nuovo ai nostri lettori; ne abbiam parlato più volte, in modo particolare nel 1921, dicendo dei suoi attivissimi pozzi di petrolio (Ved. Boll. di agosto 1921).

A Comodoro fin dal 1914 venne aperto un Istituto Salesiano, intitolato al nome del I° Successore di Don Bosco, il venerato Don Michele Rua; e, con la grazia di Dio, grande è il bene che vi compiono vari nostri Missionari. E lo sviluppo del centro è tale, che è urgente e necessario dare il più ampio appoggio all'opera incominciata. Ci scrive il carissimo Don Fortunato Giacomuzzi:

Comodoro Rivadavia sorge in una località priva di vegetazione: non alberi, non campi coltivati, non orti; solo qua e là miseri arbusti. Tutto questo per mancanza d'acqua.

Nel 19oo un italiano, Francesco Pietrobelli, arrivò per primo in questo luogo, per cercare un porto donde imbarcar lana, cuoi, piume di struzzo ed altre merci, ch'egli avrebbe tratto con carri da Sarmiento, una colonia a duecento chilometri più addentro, e a ciò richiese l'aiuto del governo argentino che mandò il piroscafo « 1° de Maio », unità della squadra nazionale, il primo bastimento che gettò l'ancora nel porto.

Quasi nello stesso tempo un altro italiano, Umberto Beghin, precedendo una commissione governativa, segnalava il posto per l'ubicazione della futura città di Comodoro Rivadavia: e a nome dello stesso governo intraprese, con una macchina potente, l'escavazione d'un pozzo in cerca d'acqua per la nascente popolazione. Si giunse sino a 500 metri di profondità, e non si trovava il sospirato elemento: la macchina era arrivata al massimo di forza nominale, ed il governo ordinò di sospendere l'impresa. Ma le grandi scoperte dipendono spesso, provvidenzialmente, da un momento di suprema energia. Il Beghin chiamò un missionario salesiano che catechizzava nella regione, gli fe' benedire la macchina, e seguitò la perforazione. Appena pochi metri ancora, ed ecco, con stupore di tutti, zampillare una polla di petrolio.

Fu l'inizio di un'era nuova, caratterizzata da un intenso traffico e commercio. La popolazione ascese rapidamente agli 8ooo abitanti, ed oggi, ben sovente, si vedono ancorati nel porto quattro o cinque bastimenti, destinati all'esportazione del petrolio e al trasporto dei passeggeri. Parecchie compagnie nazionali ed estere hanno impegnato i loro capitali nelle cave petrolifere, ed altre sono in trattative. L'impresa nazionale, che possiede 133 pozzi, ottiene mensilmente più di 24.462 metri cubi di petrolio. Il pozzo più attivo, o sorgente, che cominciò con una pressione di 49 atmosfere e un gettito di 200 metri cubi per ora, attualmente produce più di 7229 metri cubi al mese. Altri non dànno più nulla o quasi nulla, e perciò sono abbandonati; mentre i più abbondanti ad intervalli si chiudono meccanicamente, per insufficienza di mezzi di trasporto.

Vi è un pozzo che, invece di petrolio, emette gaz, che vien distribuito tra, la popolazione con risparmio incalcolabile di denaro e di tempo. Prima infatti si doveva comprare la legna a una distanza di oltre 15o chilometri e a prezzi esorbitanti, col sopraccarico del trasporto. Ora invece, con una spesa minima, si tiene la cucina accesa, giorno e notte, al grado che si vuole.

E intanto la popolazione cresce sempre. Una ferrovia di 2oo chilometri la mette in contatto coll'interno, mentre automobili postali la collegano al capoluogo, Rawson, e un grandioso porto, la cui costruzione si sta svolgendo, la porrà in relazione col mondo intero. La città ha già due attivissime case bancarie, un impianto radiotelegrafico,., una stazione ferroviaria e vari uffici postali.

Anche l'Opera Salesiana vi ha messo le sue radici, e i bisogni ne reclamano un pronto sviluppo.. Abbamo ridotto un antico albergo, quasi tutto, di zinco, a chiesa e collegio, al quale accorrono, con 5o convittori, più di 1oo esterni. Ma sommano a più centinaia le domande che si debbono rifiutare per mancanza di posto. Basti dire che solo nel capoluogo vi son più di 400 fanciulli che debbono frequentare la scuole.

Sarebbe urgente comprare un terreno e costrurre un collegio capace di 250 convittori ed 8oo esterni; i mezzi mancano e non sappiamo come procurarli. Il buon Dio, che vede le nostre necessità ed il bene che si potrebbe fare, per mezzo di generosi ci venga in aiuto.

Per il trionfo del Papa !

Dall'Orfanotrofio di Shillong:

Riflettendo all'accanita propaganda protestante, che, pur troppo, si compie anche in questa missione con le molteplici sètte che si son qui infiltrate, un pensiero mi balenò alla mente:

Perchè non levare in trionfo per le vie e per le piazze di questi paesi l'effigie del Rappresentante del dolce Cristo in terra? La soave figura del Vicario di Gesù Cristo trionfa già, per propaganda, nelle nostre sale di riunione, nelle nostre scuole nei teatrini: ma non basta, non basta!...

Anche nei nostri cortei, sulle soglie dei nostri Istituti e in tutte le nostre feste è doveroso innalzare l'effigie paterna, perchè sorrida ai cattolici ed ai protestanti, indiani, musulmani, mongoli e a tanti altri infedeli, che vedendola domanderanno e verranno meglio a conoscere chi è il Papa, che cosa fa il Papa, che cosa desidera il Papa - il Padre, il Maestro, il Pastore universale!

Chi sarà la persona generosa che ci provvederà il desiderato vessillo?

Lo vorremmo grande, bello, sfarzoso, recante da una parte l'effigie del S. Padre Pio XI e la scritta: - Who is with the Pope, is with Jesus Christ, - e dall'altra l'effigie del Ven. Don Bosco e le parole: - Work-Prayer Ven.ble Don Bosco.

Un Missionario Salesiano dell'Assam, entusiasta del Papa.

N. d. R. - Chi scrive è un confratello coadiutore, uno dei nostri maestri d'arte dell'Orfanotrofio di Shillong. Quando potremo rispondergli che abbiam trovato la PERSONA GENEROSA CHE

GLI PROVVEDERÀ IL DESIDERATO VESSILLO?...

Gli esami nelle scuole professionali di Shillong.

Da una lettera del Salesiano Ernesto Ferraris, maestro della scuola falegnami-ebanisti.

Proprio ieri, 2 luglio, ebbero luogo nel nostro Orfanotrofio di S. Antonio i secondi esami professionali. Nel salone parato a festa, su di un palco campeggiava la nostra cara Ausiliatrice, e sotto di Essa Don Bosco, che sorrideva a questi piccoli brunetti, desiderosi di presentare i loro lavorucci agli esaminatori.

S'incomincia. Don Bonardi, direttore dell'Orfanotrofio presiede. I piccoli operai si avvicinano coi loro lavorucci al posto di battaglia incominciando con un Khublei! (riverisco) - e, titubanti ed orgogliosi nello stesso tempo, rispondono alle domande che si fanno, ora guardando il maestro d'arte presente per avere un'imbeccata, ora i lavori che hanno dinanzi.

Terminati gli esami, seguendo le tradizioni dell'Oratorio, si fece una bella passeggiata generale.

Quest'anno, grazie a Dio, le scuole professionali presero un buon andamento. C'è da esserne soddisfatti. I falegnami salirono al numero di diciotto. Il laboratorio non può più contenerli, e dovetti già metterne alcuni sotto una tettoia nel prato vicino. Anche i banchi sono... all'ultima moda! una trave su quattro gambe, con un cassetto da una parte per i ferri... Nient'altro! Eppure sono i più eleganti che esistano in questi paesi.

Presto, coll'aiuto della Divina Provvidenza, speriamo d'avere nuovi locali per le scuole professionali e di poter provvedere altri banchi e tutto il macchinario indispensabile.

Mendicante per i Missionari.

Dalle note del carissimo Don Giovanni Fergnani, Missionario nell'Assam:

Mi trovavo a Badarpur, e, una sera, si stava quieti quieti mangiando un boccone insieme nella sua residenza. Una pace profonda incombe tutto all'interno. Nell'India c'è la buona usanza che, appena calato il sole, ciascuno procura di guadagnare in fretta in fretta il proprio tetto. Fa oscuro presto, e in ogni caso una lanterna a mano in paesi dove spesso le strade più larghe non sono che viottoli di pochi palmi, è il terzo occhio assolutamente indispensabile.

Più antico d'ogni sistema europeo qui vige sempre l'illuminazione molto economica a candele steariche e lampioni lunari. A ogni modo si preferisce volentieri lasciar libero campo a certi nottambuli di quattro gambe, coi quali non sarebbe troppo grazioso l'incontro.

Il bengalon del missionario sorge quasi a ridosso dell'argine sinistro del Barak, un maestoso fiume sulle cui placide onde si sente a quando a quando passare il fruscio delle ruote scoperte a pale di qualche vaporetto, che dànno l'impressione fantastica di muletti grotteschi nell'atto di fuggire dai loro padroni. Casa e chiesa sono sotto la protezione di un poetico boschetto, largo di giorno di benefiche ombre; asilo gratuito di notte a qualche civettone infreddolito, il quale, preludiando con sospiri da mantice sfiatato, canta la serenata a monna luna, che gli fa l'occhiolino attraverso l'intreccio di rami. Qualche classico corale degli sciacalli, ecc. null'altro.

* *

Una risatina allegra, seguita subito da un chiaccherio vivace mi scuote l'attenzione: - È lei! dice Don Tormo. - Ci alziamo di botto tutti e due. Ella non fece gran caso della nostra presenza, ma continuava con molta flemma a cavar fuori roba da un grosso paniere: una colazione completa, e non tanto comune, della più minuta cibaria, e d'altro ancora. M'accostai per osservare attentamente: dal provvidenziale paniere, come da una fonte inesauribile, seguitavano a uscire pezzettini rotondi di carbone, delle dimensioni del disco di un soldo, alcuni pesciolini crudi, altri risecchiti, piccoli rinvolti, in una verde foglia, di bétel, la cica preferita degli Indiani, che lascia la bocca rossa come se fosse insanguinata, chicchi di riso sparsi un po' pertutto, parecchie patatine e cipolle minuscole, alcune rape e tant'altra minuzzaglia, di cui troppo lungo sarebbe l'elenco.

Io guardava sbalordito... Il cuoco, da tempo, abituato a quella funzione, metteva tutto in disparte. A un certo punto la donna, sempre ridendo e chiacchierando, fa un reciso e gentile dietrofronte e si ritira un po' discosta a frugare nelle segrete tasche qualche monetuccia che torna a mettere insieme col resto.

Il Missionario insiste, alla fine, che la buona donna prenda alcuna cosuccia per sè. Essa risponde con una risata più forte, sta esitante, e da ultimo, adagino, adagino, come se toccasse del fuoco, si decide a levare due cipolline e tre patate, quanto cioè può contenere il pugno di una mano assai piccina.

Semplice e curiosa la sua foggia di vestire. Molti giri di una stoffa giallastra le nascondono affatto la capigliatura, in forma di turbante. Una specie di giacca militare le scende strettamente fino sotto ai ginocchi. I piedi, al solito, calzati all'ultima moda parigina, di pelle sempre fresca. Di statura più bassa, viso bruno e tondo, solcato da molte rughe, a prima vista la scambiereste per un ometto qualsiasi.

La conoscenza è finita. Più lieta di prima, ridendo sempre e chiacchierando senza interruzione, infila il canestro nel braccio sinistro, afferra con una mano il lungo randello, e con l'altra regge, col rispetto d'una reliquia, una strana e grossa pipa di color nero, che sembra il basamento a varii cilindri d'un candeliere di bronzo.

Uno scoppio più sonoro di risa è il segnale della partenza, e si perde nell'oscurità delle tenebre. Per parecchio tempo la si sente ancora parlottare con sè medesima, interrompendosi con le solite risate.

Si direbbe la creatura più felice di questo mondo.

* *

È una figura singolare, popolarissima, dentro la periferia di molte miglia. La chiamano la pàgly, che vuol dire la matta. Ma si guardano bene di dirglielo in faccia, perchè, buona e innocua com'è, diventerebbe una furia.

Il maraviglioso sta in questo. Questa povera pazza, da cinque lunghi anni, tutti i giorni immancabilmente, va in giro nei paesi più lontani (non importa che il sole bruci o scrosci la pioggia) a chiedere l'elemosina. Ma sapete per chi? Per sè no, che non ne ha bisogno: ha casa propria e due figliuoli grandi. Quanto raccoglie in piccoli effetti o in monete, la pàgly, la povera matta, tutto porta al Missionario.

Comunque si voglia interpretare questo fatto, non cessa dall'essere fuori dell'ordinario. Sia pure inconsciamente, questa matta è strumento della Provvidenza. Nessuna meraviglia a chi ha fede. Non s'è giovata la stessa Provvidenza altre volte dell'opera di volatili per soccorrere i suoi ministri? Un corvo sfamava, in tempo di penuria, il profeta Elia, rifugiato negli antri del torrente Carith per lo spazio di tre anni. Un altro corvo recava la porzione quotidiana di pane all'egiziano S. Antonio Abate, duplicata il giorno dell'arrivo del suo ospite San Paolo....

E la povera pàgly è mussulmana! Non è difcile trarne la conclusione. Che si deve pensare, che si può dire di tanti cristiani, i quali sì lasciano vincere in generosità da coloro che non sono neppure fratelli di fede?

Dalla residenza di Tung Pi (Cina).

Il missionario Don Cucchiara Giuseppe ci scrive da Tung Pi:

Costrutta la chiesa e le scuole, la missione potè prendere maggior sviluppo, malgrado l'orizzonte sempre nero per i continui torbidi, per la miseria e la fame che distoglie le menti dalla considerazione dei beni celesti. La scuola ha raddoppiato il numero degli allievi, ed è la seconda delle undici esistenti a Tung Pi. Le magliette, la ginnastica, l'altalena sono i mezzi più potenti di attrazione.

Metà degli allievi sono ancora pagani. Tuttavia spontaneamente han voluto comperare la Dottrina Cristiana e la studiano con diligenza e interesse. Hanno imparato a pregare, e come fa piacere (e nello stesso tempo stringe il cuore) vedere questi piccoli esseri innocenti entrare in chiesa, fare la loro genuflessione e mettersi a pregare.

Tra, i più assidui vi è un ragazzetto sui 14 anni, che è un vero apostolo e ha indotto il padre a venire parecchie volte alla missione, per ascoltare la spiegazione della dottrina. È rimasto soddisfatto, ma non osa ancora pronunziarsi. Ed il ragazzetto, chiamandomi un giorno in disparte, mi disse con aria di misteriosa segretezza: « Il papà, non osa farsi cristiano perchè ha due mogli ».

Abbiam fondato il circolo Savio Domenico, che ormai è prosperoso e fiorente.

Altrettanto si è iniziato per le fanciulle, istituendo le Figlie di Maria, e si spera di ricavarne buoni frutti.

Ora abbiamo in mente di fare un giro di propaganda in grande stile: visitare cioè i vari paesi, dando concerti e rappresentazioni religiose, e approfittando delle conseguenti riunioni di popolo per spiegare la religione cristiana, nella speranza di suscitare quella fiamma di entusiasmo religioso che tanto commoveva le popolazioni italiane nei tempi in cui fiorivano tra il popolo le rappresentazioni sacre!

Tra i selvaggi di Gualaquiza (Equatore).

(Relazione del Missionario D. Carlo Crespi al sig. D. Rinaldi) (Ved. Boli. di Luglio u. s).

Notte d'inferno !

L'imperversare però di milioni di moscherini pungentissimi e noiosissimi che si attaccavano alla faccia, alle orecchie, alle braccia, alle mani, con una crudeltà spietata, m'indusse a rifare il cammino.

La mia piccola guida mi conduse ad una Kibaria, ove, provvidenzialmente, potei trovare il mio compagno.

Fatto un po' di catechismo e recitate alcune preghiere, stese sul suolo alcune foglie di banano ci addormentammo nella pace del Signore.

Ma ecco scatenarsi un violento temporale: sinistri lampi e violentissime scariche elettriche scoppianti a poche centinaia di metri ci diedero l'impressione della tragicità della natura in queste spaventose foreste. Una pioggia violentissima incominciò a scatenarsi ed in poco tempo il grande capannone kibaro fu circondato da centinaia di porci selvatici che si accalcavano, che si mordevano, che emettevano grida infernali, cercando schivare la furia dell'acqua. Intanto in mezzo a questa terribile commozione degli elementi della natura il lontano Zamora s'ingrossava terribilmente, e ci faceva giungere un rumore cupo, assordante, come di centinaia di cannoni vomitanti fiamme e fuoco, rumore che si fece assai più distinto, quando, cessato il temporale e le pioggie torrenziali, apparvero le brillantissime stelle. Dopo una notte così tragica, improvvisato un altare, celebrata la S. Messa, si potè riprendere la via del ritorno.

In compagnia di un porco selvatico!

Questa volta ci accompagnarono due selvaggi e un porco selvatico, e il viaggio fu amenissimo, perchè i Kibari dovendo guidare l'irquieto suino fino a Gualaquiza, colla speranza di un bel regalo si mostrarono veramente all'altezza dell'arduissimo compito.

Potete immaginarvi quante avventure nel trascinare il simpatico animale, legato con una liana, non al muso, ma alla zampa destra e cercante ogni occasione per acquistare la perduta libertà tra la intricata vegetazione forestale! Quante volte abbiamo dovuto attaccarci anche noi alla corda per strapparlo da un nascondiglio, da un torrente!...

A Dio piacendo arrivammo al Bomboiza. I Kibari si gettarono in acqua col porco e furono all'altra riva tranquillamente; per noi però incominciarono le dolenti note.

Innanzi alla necessità, il selvaggio è superbo e pretendente. Il vecchio kibaro, padrone della canoa, non ci volle passare, e ci fu necessario colle belle maniere indurre il suo genero, pagandogli alcuni metri di tela per la moglie.

Il furbacchiotto, però, invece di condurci alla riva ci portò su un isolotto ed incominciò a pretendere altri regali. Avrebbe meritato qualcosa d'altro, ma facendosi il cielo minaccioso e temendo l'ingrossare del fiume, fu giuocoforza cedere. Non mi rimaneva che il fazzoletto da naso ed un bel drappo rosso che avvolgeva la macchina fotografica, e facendo buon viso a cattivo giuoco, glielo posi sulle spalle, rendendolo oltremodo felice e premurosissimo nel passarci alla riva opposta. Dopo alcune ore, le campane della chiesetta della Missione ci accoglievano festosamente ed alla Vergine Ausiliatrice s'innalzava la nostra fervorosa preghiera di ringraziamento.

Un tamburo che ride, parla, canta !

Il sacrifizio, gli strapazzi del viaggio ci furono largamente ricompensati.

Il giorno seguente incominciarono le visite alla Missione.

S'era sparsa la voce che i missionari avevano portato un gran tamburo che rideva, che parlava, che cantava, che suonava, che faceva la guerra.

Infatti nei nostri cassoni avevamo un gramofono con molti bei dischi.

Quasi nessuno dei selvaggi aveva visto un simile istrumento.

Come battezzarlo? La parola « gramofono » dei missionari era troppo difficile e sopratutto nuova; ed essi, senza alcun congresso glottologico, lo battezzarono col nome del più comune e più grosso istrumento musicale della loro razza, cioè di « Tunduli » (tamburo).

- Tunduli oyendo, tunduli oyendo - era la frase che ripetevano centinaia di bocche sbucate dalle più remote foreste, e le più belle suonate formarono la felicità dei poveri figli della foresta, sopratutto delle donne, che vinta la prima apprensione, scomparsa la paura che in un istrumento tanto strano ci fosse il demonio si divertivano un mondo ad udirlo.

L'ora della Redenzione ?

Amatissimo Padre, la recente visita di Monsignor Comin, le esplorazioni compiute, le novità introdotte, hanno suscitato in molti selvaggi un sentimento di simpatia verso i missionari. La razza kibara pur mostrandosi così superba, così feroce, non è destinata così presto a scomparire. In questi ultimi dieci anni aumentarono di qualche centinaio, e molti giovinotti, che più degli altri furono in contatto colla civiltà cristiana, mostrano una certa arrendevolezza e sarebbero felici se i loro figli o le loro figlie potessero essere educati da salesiani o da suore.

É vero, sono velleità molte volte, sono frasi interessate, ma sono moralmente sicuro che il giorno in cui noi avremo alcuni sacerdoti ardenti, generosi, che con alto eroismo percorreranno periodicamente, con costanza, queste foreste, l'ora della Redenzione suonerà per questi infelici!

In questi giorni, i missionari hanno scoperto una orribile trama, ordita dai Kibari per annientare il potente Timasa: la parola di Cristo ha per ora disarmato gli assassini venuti alla Missione; ma quante stragi si eviterebbero, quanti odi si attutirebbero, se i missionari potessero arrivare alle loro case e lentamente condurli alla vera pace di Cristo!

Amatissimo Padre, animati dalla sua fervida parola, e mercè le offerte, raccolte da Monsignor Comin, in tutte le Missioni si stanno dissodando terreni, ìngrandendo le case, aprendo cammini! L tutto un lavoro febbrile di preparazione per attendere i nuovi apostoli che il Signore si degnerà suscitare per svolgere un grande programma di evangelizzazione e redenzione di una razza tanto indomita e tanto superba.

Una fede invitta nell'efficacia del sistema educativo di Don Bosco ci apre il cuore alle più belle speranze e ci fa vedere vicino il giorno in cui la Vergine Ausiliatrice avrà l'umile ossequio dei Kibari superbi.

Ci benedica.

Prof. Don CARLO CRESPI.

L'uomo che si abbandona intieramente a Dio diventa capace di cento opere buone, e, purché sia fedele nel non attribuirne a se stesso l'onore, è incredibile ciò che fa il Signore per suo mezzo.

S. F.co DI SALES.

Un'esplorazione al Santiago (Equatore).

(Lettera del Missionario Salesiano Don Carlo Crespi).

Amatissimo Sig. Don Rinaldi,

Ho continuato il mio lavoro di statistica, esplorazione, missione alle Kibarie della zona d' Indanza, e, grazie sopratutto alla Vergine Ausiliatrice, ho potuto spingermi fino alle origini del famoso Santiago.

Nessuno dei civilizzati e Missionari conoscendo il sentiero, fu giuocoforza ricorrere ai Kibaros stessi e ci fu di guida il grande streyone Pacunda, bella figura di selvaggio, ottimo parlatore e grande amico dei missionari.

Alla comitiva vollero aggiungersi altri selvaggi per l'altare portatile, gramofono, vestiti e doni.

Non le parlo, amatissimo Padre, delle strade Kibare. Il Kibaro non conosce le leggi della prudenza: per lui non esiste strada buona o cattiva. Dotato di un curiosissimo senso di direzione che, purtroppo, noi civili abbiamo perduto, tende inesorabilmente ed istintivamente alla mèta. Se ad essa si frappone una montagna altissima e ripidissima l'affronta con salite che tolgono l'animo anche al più esperimentato alpinista, e se a queste rapide salite seguono valli profonde, quasi a picco, vi si precipita come un macigno. Sui torrenti di mediana larghezza, un palo qualsiasi serve da ponte, e quello che più stupisce si è che passa sugli abissi più spaventevoli equilibrandosi con maestria eccezionale e coll'agilità di un tigre. Arrivando appunto ad uno di questi torrenti attraversato da un palo esilissimo, assolutamente voleva proibire al Kibaro Pacunda di servirsi del palo, e mentre io era disceso tra le acque del rumoroso affluente del Santiago me lo vidi ad un'altezza proibitiva passare col cassone della macchina fotografica, con un tranquillo sorriso, mentre un sudore freddo di spavento m'inondava tutta la persona!

Sperduti nella foresta, senza tetto e senza pane.

Il primo giorno di viaggio passò senza incidenti: visitammo alcuni coloni ed alla notte arrivammo alla Kibaria del vecchio Sandri che ci accolse con una generosità veramente selvaggia.

Si potè insegnare un po' di catechismo, parlare delle verità cristiane, fare amicizia con alcuni bambini e tenerli allegri col gramofono. Il Kibaro è sempre egoista, interessato, ed alla distribuzione dei regali, il vecchio volpone di più di 90 anni riuscì a carpirmi ben 5 panciotti che si pose uno sopra l'altro prima di andare a dormire. La mia accondiscendenza e generosità mi fruttò, però, bei regali per la Esposizione di Roma, e sopratutto una disposizione straordinaria al lavoro missionario.

All'indomani, celebrata la S. Messa colla massima divozione, potemmo riprendere il cammino. Visitammo la Kibaria del Raimondo, triste e quasi deserta. Il delitto, l'assassinio, non può fare a meno d'influire anche sull'animo del selvaggio. Un fantasma nero, cupo, pare che ogni istante come spettro orribile ne dilani la coscienza. A pochi chilometri dalla casa il giovane figlio di 16 anni, per un'istigazione, l'anno scorso annientava a tradimento con una fucilata alla schiena un giovane stregone.

Casa fredda, triste, malgrado l'animo tranquillo di alcuno dei figli, malgrado la bontà naturale della moglie, che ci offrì della buona ciccia.

Fatto un po' di catechismo, sopratutto ai figli, ed invitatili a venire alla Missione, proseguimmo il cammino.

Intanto una pioggia orribile rendeva il sentiero impossibile, fangoso, sdrucciolevole ed un'aria fredda c'intirizziva le membra. Fu giuocoforza fermarci prima che la notte ci sorprendesse e subito improvvisammo una piccola lettiera per riposare.

La latta dei serpenti.

Quando non piove, il dormire nella foresta è sopportabile, ma quando piove, le dirò, amatissimo Padre, che vien voglia di cantare in tono minore... I vestiti sono tutti bagnati ed in uno stato orribile, il fuoco non s'accende, e acceso dopo sforzi inauditi, rende impossibile la respirazione per il fumo asfissiante che emana.

Al calar della notte però già avevamo una bella fiammata ristoratrice. E la cena? Pigliammo la cesta della mandioca ed i selvaggi l'avevano tutta divorata. Almeno un po' di acqua calda. Non rimaneva che una latta con rospi e serpenti raccolti durante il giorno. Dovetti fare il grande sacrificio, vuotarli, e nel buio della notte cercare un ruscello per riscaldare un po' di acqua con zucchero. Non sto a dirle gli odori ed i sapori di quell'acqua; era calda, caldissima, e provocò nel nostro essere la migliore reazione.

La notte passò tranquilla, benchè le formiche ci tormentassero in ogni parte, e lontano s'udisse il ruggito del leone.

Al mattino vegnente celebrata la S. Messa e sorbito ancora un po' di quell'acqua tanto preziosa, ci mettemmo in moto.

Quasi digiuni, senza incontrare anima viva, senza veder alcun selvaggio, camminammo con infiniti stenti per ben 10 ore.

Verso la mèta.

Finalmente, a Dio piacendo, dopo aver asceso una montagna ripidissima ed altissima ci si parò d'innanzi una valle meravigliosa, imponente. Le nubi erano sparite, il bel sole del tramonto, sole del sabato di Marìa, brillava sulle luccicanti foglie e, laggiù lontano, un rumore cupo, assordante come di milioni di camion in moto, l'eco del lontano Zamora.

I cuori si aprono alla speranza: le membra stanche, spossate si rinnovano in un vigore insolito, un sorriso ci brilla sulle labbra e dal cuore fugge spontanea, soave come rugiada ristoratrice, la santa preghiera della riconoscenza.

Dopo un'ora il canto del gallo ci annuncia la presenza d'una Kibaria: è la più spaziosa Kibaria che io ho visto in tutto il Vicariato, proprietà del terribile assassino Kakeke.

Tragica accoglienza.

Preceduto dai Kibaros, guide, entriamo.

Il Kakeke non si degna di un saluto! la vecchia mamma ci lancia un'occhiata d'inferno, torva e minacciosa borbottando tra i denti:

- Che vogliono questi cani di forestieri? Da me non avranno niente, nè yucca, nè ciccia, nè banano... no, no, niente. -

Deponemmo il bagaglio ed il terribile Kakeke con occhi torvi carica il fucile, esce nell'orto e rientrando dà uno spintone ad uno dei nostri che involontariamente aveva occupato il suo sedile.

La cosa si faceva tragica e minacciosa. La fame, la sete, la spossatezza, il freddo umido, ci ponevano in una situazione umiliante. Il Kakeke intavola discorso col Pacunda, interessandosi vivamente dei Padri e con grande disprezzo. Terminato il lungo discorso durato più di un'ora, gli regalo un bellissimo specchio. Curva l'orribile faccia assassina e lo mette nella borsa senza un grazie.

M'appiglio allora alla musica. Estraggo il gramofono e carico il bellissimo disco « La risata ». Al vedere la macchina ed all'udire le prime note, la vecchia megera, la moglie, i figli tutti accorrono e tutti scoppiano in grandissime risa di meraviglia e di sorpresa.

La vecchia sopratutto si fa largo, s'accosta, vuol vedere chi canta, chi ride e non le par vero che in un piccolissimo buco ci possano stare tanti uomini che suonano, che cantano, che ridono...

Il sole si era oscurato: ma la situazione incominciava a rischiararsi. I Kibaros si ritirarono sui loro letti e noi pure, recitato con grande divozione il Santo Rosario, ci sdraiammo per terra riposando le stanche membra.

Un raggio di fede!...

All'indomani celebrammo la S. Messa coll'indifferenza brutale dei selvaggi, e con uno schianto al cuore. Ma alla S. Comunione pregai ardentemente il Dio della Redenzione affinchè avesse compassione degli infelici che lo circondavano, e che nulla comprendevano dell'altissimo mistero.

La preghiera fu efficace e dopo la S. Messa si potè parlare. Il grande stregone Pacunda tenne un rumoroso discorso, parlando della Risurrezione dei morti.

- I Padri, disse, non sono venuti per farti del male, ma per portarti le benedizioni di Dio, per insegnare la via del cielo. Quando noi saremo morti, il corpo marcirà, ma poi l'anima risusciterà con esso ed andrà in paradiso o all'inferno. In paradiso saranvi grandi quantità di suini, di uccelli, di yucca, di banani, di ciccia. E nell'inferno? Oh nell'inferno nulla, nulla, nulla; avrai una grande sete; chiamerai la moglie perchè ti porti ricolme tazze di ciccia. Ma la moglie udrà e nulla ti porterà. Avrai fame, chiamerai yucca, banano; ma nessuno ti ascolterà.

Il terribile Kakeke si commoveva visibilmente ed in buon punto vennero le parole non meno forti del nostro Don Giulio a far breccia sull'anima malvagia dell'assassino.

Amatissimo Padre, il terribile brigante del Santiago si è convertito.

Verso notte venne pure l'orribile megera, che tanto ci aveva insolentiti: - Non sapevamo che eravate Padri, mandati da Dio. Ve ne andrete presto; pigliate l'anima mia con voi, affinchè possa salvarsi ed andare in Paradiso. Ritornate, ritornate presto con molte benedizioni!...

Un delitto esecrando.

Trionfo della grazia o semplice sentimento? Certo che il terribile assassino lo vedemmo nei giorni seguenti docile come un agnello.

Decine di delitti gravitavano sulla sua nera anima. Partecipò alla strage dei soldati peruani, assassinò molti Kibaros e sopratutto, pochi anni or sono, si rendeva colpevole di un delitto esecrando.

Cinque cercatori d'oro ritornavano carichi dal Pongo e stavano per passare il turbolento Zamora. -Il Kakeke proditoriamente offrì la sua canoa: passò prima i bagagli preziosi, eppoi ritornò per caricarli. Ma quando l'esile barchetta stava nel più spaventoso delle onde, con mossa assassina la rovesciò, gettandosi egli stesso in acqua e raggiungendo subito la riva.

Tre disgraziati, inabili al nuoto, furono travolti dai gorghi spaventosi; due abilissimi nuotatori riuscirono a raggiungere la riva, ma venivano massacrati con lancie contro gli scogli sporgenti, abbandonando i corpi all'avidità del guanaco. D'allora in poi non ci fu nella zona assassinio, a cui non abbia partecipato.

Grazie però all'Ausiliatrice potemmo averlo pacifico e premuroso: ci vendette un porco, nutrimento indispensabile per i selvaggi che ci avevano accompagnati e ci fu largo di yucca, banano e ciccia.

Inoltre ci fu guida preziosa alle origini del Santiago.

Alle origini del Santiago.

Dalla collina il sentiero si abbassa con pendenza assolutamente ripidissima, indice sicuro dell'orribile violenza delle onde nei secoli. In certi punti scompare assorbito dalla prodigiosa vegetazione e dobbiamo aprirla col macele, ma dopo 5 ore giungiamo sopra uno sperone esilissimo che s'insinua tra i due colossi che ruggiscono ferocemente: alla sinistra il Paute, alla destra il Zamora.

Amatissimo Padre, non sto a narrarle l'impressione profonda che si prova alla vista di un fenomeno di natura così colossale.

Sono due prodigiose masse d'acqua profonde circa 5o metri, che dopo aver percorso centinaia di chilometri ed aver assorbito migliaia di torrenti spaventosi con un cozzo gigantesco si uniscono per formare il grande Santiago, uno dei più belli affluenti delle Amazzoni. I due fiumi sono in magra, eppure sono violenti, sono ripidissimi: quando sono in piena s'innalzano di altri 20 metri slanciandosi contro gli enormi macigni delle sponde e travolgendo alberi colossali.

Scesi sulla sabbia delle sponde ricchissime di oro, ci colpiscono le orme del giaguaro che discende a dissetarsi e a cacciare pesci, nonchè le ancor più orribili tracce del lupo marino. La vegetazione della foresta è sovranamente bella: alberi di cautchù, di rota, bellissime chonte, fichi colossali e magnifiche piante di vaniglia rampicante di un bellissimo color verde e dai frutti odorosissimi. Ma ciò che più stupisce si è la stragrande varietà di muschi e di licheni che scherzosamente adornano gli alberi dalle radici fino all'alta cima.

Chi può enumerare i perfettissimi disegni delle foglioline, gli originalissimi intrecci e sopratutto la mirabile gradazione dei colori dal verde vellutato morbidissimo al giallo splendente, al rosso di fuoco e sanguigno, al bianco neve?

Il terribile Kakeke ci fu guida fedelissima, e sulle sponde del colosso posò innanzi alla macchina fotografica narrando la sua orribile vita di sangue; alla fine si stancò e dovemmo in fretta e furia corrergli dietro. Al ritorno, ottimo cacciatore, ci offrì tacchini selvatici, colombe ed altri uccelli. .

La notte passò tranquilla. Al mattino seguente potemmo celebrare la Santa Messa, a cui assistettero tutti i selvaggi con un po' più di attenzione e vorrei quasi dire divozione, se divozione si può chiamare quella di poveri infelici che solo ravvisano il luccicare del calice e il vivo colore dei sacri paramenti.

Nel separarci si ripeterono scene commoventi: l'orribile vecchia piangeva e ci supplicava di pigliare l'anima sua con noi per portarla in Paradiso e di ritornare al più presto possibile per fabbricare la nostra casa: - Tutti questi terreni sono miei; per voi missionari i luoghi migliori e più fertili per yucca e banano.

Tradimento delle guide.

Alla partenza, tre dei quattro Kibaros ci fuggirono e si dovette assoldarne altri.

Io intanto anticipai coi peones e colla giovane guida. Verso mezzogiorno però, al principio di una rapidissima salita, il Kibaro ci scompare.

Conscio del gravissimo pericolo, già stanco, carico di muschi e di piante, mi pongo ad inseguirlo coll'anima fuori dei denti. Dopo circa un'ora di corsa disperata, lo raggiungo e, mancandomi le forze, presolo per una gamba, lo feci rotolare affine di poterlo trattenere. Lo stratagemma riuscì a darmi un po' di fiato e provvidenzialmente si leva da un cespuglio una magnifica pernice.

- Ammàzzala colla lancia, dico al giovane Kibaro. - Non se lo fece ripetere due volte, e, con una astuzia fenomenale, con un silenzio sepolcrale, si pose all'inseguimento del bellissimo uccello.

Dopo un quarto d'ora colla lancia lo feriva mortalmente e tutto felice, dimenticandosi della fuga, si pose ad estrarre la pelle e le penne con una perizia da Kibaro. Intanto io emetteva le mie lunghe e prolungate grida di richiamo alla mia gente, che potè così raggiungerci.

La notte ci sorprese nella foresta: improvvisata una capanna, anche questa volta, malgrado le precauzioni, dovemmo servirci della latta dei serpenti per riscaldare un po' d'acqua.

Al mattino, celebrata la S. Messa, ripigliammo il cammino. Verso mezzogiorno un serpentaccio chiamato « budellu » attraversò la via. Non era velenoso: intrapresi quindi una lotta vivace per conservarlo vivo e, dopo molto tempo, riuscii a prenderlo per la testa ed a farlo entrare in un grosso fazzoletto, tra le meraviglie dei selvaggi che sempre dànno morte inesorabile a tutti i serpenti ed a tutte le fiere.

Arrivato alla Kibaria del Sandu, ci accolse festosamente con i 5 panciotti, e ci regalò dei bellissimi uccelli per l'Esposizione Vaticana, ed avemmo la promessa formale di avere tutti i suoi figli per educarli alla Missione.

Il sole già stava declinando: forzammo la marcia, ma la notte ci sorprese nel più folto della foresta. La residenza missionaria però non stava lontana. Nessuno conosceva il cammino. Mi raccomandai alla Vergine Ausiliatrice e mi posi alla testa con un robusto bastone. Dopo 3 ore di strada impossibile, coll'impressione di essere ad ogni istante assaliti dalla tigre od assaliti tra le spire dei serpenti o di scivolare in un burrone, arrivammo in casa; ove il sorriso dell'ecc.mo Monsignor Comin ci faceva dimenticare ogni stanchezza, ogni pericolo corso.

Nei giorni seguenti moltissimi Kibaros vennero a restituirci la visita: e alcuni addirittura colla pretesa che il Vescovo mandasse subito i Missionari definitivamente presso le loro Kibarie.

Amatissimo Padre, avessimo i mezzi sufficienti ed adatti all'arduissima Missione, quante conversioni si potrebbero operare e quanti bambini potrebbero formare le nuove generazioni cristiane predette da Don Bosco!

Cuenca, 6-4-24.

Suo aff.mo Figlio in C. J.

Sac. CARLO CRESPI.

Il principio della Missione Salesiana a Punta Arenas.

(Rimembranze del Sac. Fortunato Griffa, Missionario Salesiano).

Sull'imbrunire della sera del 21 luglio dell'anno 1887, il piroscafo Theben della Compagnia amburghese Kosmos, gettava l'ancora nel porto di Punta Arenas sullo stretto di Magellano, ultima località abitata, a sud del continente americano.

Sono ormai passati 37 anni, eppure me ne ricordo come se fosse ieri. Il cielo era coperto di nuvole color cenere, la temperatura freddissima. Le poche case che formavano allora quel paesello, disseminate sul pendio di una collina, giacevano sotto un manto di neve e, viste dal bastimento, presentavano un aspetto fantastico.

Dopo le consuete pratiche coll'autorità marittima, i pochi passeggeri diretti a Punta Arenas scesero a terra; tra essi v'erano quattro missionari salesiani che per la prima volta giungevano a quelle spiaggie lontane, fredde e inospitali. Capo di quel piccolo drappello di missionari era l'infaticabile Mons. Giuseppe Fagnano, Prefetto Apostolico della Patagonia meridionale, delle Isole Malvine e della Terra del Fuoco. Andava a prender possesso di quella Prefettura Apostolica che la Santa Sede aveva affidato ai figli di Don Bosco; e gli erano compagni il sacerdote Ferrero Antonio, il coadiutore Audisio Giuseppe ed il sottoscritto, allora giovane chierichetto, che non aveva ancora vent'anni, ed ora unico superstite.

Che differenza tra il nostro arrivo a Punta Arenas e quello di tanti missionari, sbarcati in altri porti dell'America! Molti di essi giungendo alla loro destinazione vennero accolti quasi in trionfo dalla popolazione che li aspettava con ansia, ed ossequiati dalle autorità civili ed ecclesiastiche, trovarono subito a loro disposizione dei bei locali forniti di tutto il necessario dalla generosa preveggenza di qualche buon cooperatore salesiano

Noi invece giungevamo in un paese che ci era completamente sconosciuto, non chiamati, non aspettati da nessuno: non un cooperatore, non una persona amica avevamo.

Appena sbarcati, ci dirigemmo a un albergo vicino al porto. Mi ricordo che l'albergatore si chiamava Timoteo Gomez. Egli fungeva anche da ufficiale dello stato civile e la moglie sua sbrigava il servizio postale. Il giorno dopo Don Ferrero ed io andammo a fare un giro per il paese che allora tutti chiamavano Colonia, per esser stato, un tempo, una colonia penale dove il governo del Chili deportava certi delinquenti politici e criminali, il che può dar un'idea dell'elemento che costituiva la maggior parte di quella popolazione. Quanto all'aspetto esteriore, una piazza che pareva piuttosto un prato brullo nell'inverno, un centinaio di case di legno di brutto aspetto, disseminate qua e là senza simmetria, strade impraticabili e una cappella, anch'essa di legno, consistente in una catapecchia sconquassata e così mal tenuta da muovere a pietà: ecco Punta Arenas nell'anno 1887.

Gli uomini ci guardavano con diffidenza; i ragazzi al nostro passaggio si nascondevano, e ci salutava soltanto qualche vecchierella.

Monsignor Fagnano si recò a visitare il Governatore civile, che era a quell'epoca il signor Francesco Sampayo, sposo di una buona signora Peruviana e padre di numerosa figliuolanza.

Costui, al primo incontro, disse a Monsignore: - Ho saputo che Lei è Prefetto Apostolico con giurisdizione ecclesiastica su queste regioni. Ma Lei è straniero e come tale non può esercitare nessuna giurisdizione in territorio cileno; può andarsene quindi altrove con i suoi compagni.

Monsignore non si sgomentò di un ricevimento così poco cortese da parte della prima autorità cittadina, e:

- Io vengo, rispose, come missionario salesiano a lavorare coi miei compagni per il bene di questa popolazione; ma specialmente per fondare, col tempo, dei centri di missione fra gli indigeni della Patagonia e della Terra del Fuoco, per recar loro i benefici della civiltà e la luce del Vangelo. Del resto, sappia che io vengo munito della necessaria autorizzazione delle autorità civili ed ecclesiastiche superiori - e così dicendo, Monsignore presentò le credenziali del Vescovo di Ancud e del Ministro del Culto e degli Affari Interni, che lo raccomandavano alla sua protezione.

Il Governatore cambiò subito tono, e:

- Se è così, disse, sia il benvenuto e conti pure sulla mia amicizia e sulla mia protezione; farò tutto il possibile per aiutarla nell'esercizio della sua nobile missione.

E mantenne la parola.

Frattanto la permanenza all'albergo essendo troppo costosa e a noi inadatta, era necessario trovare una casa. Dopo vari giorni di trattative, potemmo finalmente comprarne una, assai comoda e in ottima posizione. La sala più spaziosa venne destinata a cappella, e dedicata a Maria Ausiliatrice. Un'altra sala fu adattata a scuola; e così potemmo iniziare la nostra missione in quella terra lontana.

Ma... e i mezzi per pagar la casa?

Monsignor Fagnano, benchè sprovvisto di denari, non era uomo da sgomentarsi. Spedì a Torino una cambiale, di non so quante migliaia di lire, tratta su Don Bosco; ed ecco come il Venerabile l'accolse, secondo il racconto che ne fece qualche mese dopo il compianto Don Giuseppe Lazzero, allora membro del Consiglio Superiore: « Don Bosco, al veder quella cambiale, pianse di contentezza, e la baciò più e più volte, perchè gli annunziava che il suo più caro sogno s'era finalmente avverato: i suoi figli erano penetrati nella terra di Magellano ». E che importava a lui un debito di più, se si trattava della salvezza delle anime?

Molte e gravi furono le prime difficoltà da sormontare nella nuova missione; ma coll'aiuto della nostra buona Madre, Maria Ausiliatrice, vennero superate, e la missione trionfò!

A più riprese arrivarono nuovi drappelli di missionari salesiani e di Figlie di Maria Ausiliatrice. Con l'aiuto di molti Cooperatori e Cooperatrici si riuscì a stabilire centri di missione nell'isola Dawson, a Rio Grande, a Uswaya, al lago Fagnano, a Porto Porvenir, nella Terra del Fuoco; e a Santa Cruz, a Rio Gallegos, a S. Julian, a Porto Deseado, nella Patagonia, e dappertutto con buone case e belle cappelle.

Punta Arenas, poi, ha progredito assai: oltre i due collegi salesiani e i due delle Figlie di Maria Ausiliatrice, possiede ora un museo ed un osservatorio metereologico, e palazzi superbi, strade lastricate, due grandi chiese e molte piccole ma graziose cappelle; una bella piazza che ha nel centro un artistico monumento a Magellano (scopritore dello stretto omonimo), diverse banche, molte case commerciali di prim'ordine, ecc.; insomma Punta Arenas è oggi una bella cittadina dall'aspetto europeo, fornita di tutti i progressi moderni, così da far invidia a non poche città del Chilì, che contano più centinaia d'anni di vita di più. E tutto questo cambiamento si è operato in men di 4o anni! Pare un sogno, eppure è realtà.

Ne sia ringraziato il Signore e la sua Madre, Maria SS. Ausiliatrice.

Talca (Cile), 20 luglio 1924.

Sac. FORTUNATO GRIFFA

Missionario Salesiano.

La festa del Papa a Shillong (Assam).

(Lettera del Missionario Salesiano D. Paolo Bonardi).

Amatissimo Signor Don Rinaldi,

Stavolta, amatissimo Padre, ho una notizietta da comunicarle che, non dubito, le recherà tanto piacere!

Il 25 aprile dello scorso anno facevamo pervenire al S. Padre la seguente letterina:

Beatissimo Padre,

Uno dei nostri missionari, qui di passaggio, diretto in Europa, espresse la speranza di giungere fino ai piedi di V. Santità.

I giovinetti di questo Orfanotrofio, che alla scuola di Don Bosco appresero ad amare di tenero, filiale affetto il Papa, desiderarono vivamente far pervenire alla Beatitudine Vostra un saluto riverente e il palpito dei loro cuori, non dubitando tornerebbero graditi al degno Vicario di G. Cristo.

Invitati ad esprimere singolarmente, per lettera, i loro sentimenti, si deliberò inviare alla Santità Vostra quello scritto che, a giudizio comune, venisse qualificato il migliore.

Esso è qui unito in lingua Khassì, con la traduzione italiana.

Di sessanta letterine scritte, cinquant'otto esprimevano gratitudine al Sommo Pontefice per aver mandato i Missionari ad evangelizzare il suolo dell'Assam; trentasei accennavano anche a Don Bosco ed ai Missionari Salesiani in relazione al loro amore al Papa; diciassette notavano con rammarico esservi in Assam molte sètte protestanti, nemiche della vera Religione di Gesù Cristo e dell'augusto suo Capo; tutte senza eccezione contenevano semplici e commoventi espressioni di affetto alla Beatitudine Vostra, qual Padre amato dei credenti di tutto il mondo, e sentimenti di obbedienza e promessa di preghiere, perchè i nemici della Religione non riescano a guastare l'opera indefessa di zelo del Vicario di G. C. in terra.

Gradite, o Padre Santo, questo omaggio di umili, che, quantunque orfani, poveri e lontani, sono pure figli divoti della Santità Vostra, concedendo una benedizione specialissima, la quale valga ad attirare i celesti favori su di essi, sui loro operai evangelici, sull'intera Missione di Assam!

Viva il Papa!

Prostrato al bacio del S. Piede con affetto riverente e filiale

Il Direttore dell'Orfanotrofio.

Orfanotrofio St. Antonio, Shillong (Laitumkhrah), 25 aprile 1923.

Il 22 luglio p. p. ci giungeva- un bellissimo ritratto del S. Padre col seguente prezioso autografo in calce:

Al DILETTI FIGLI NOSTRI I GIOVINETTI DELL'ORFANOTROFIO SANT'ANTONIO, IN SHILLONG, ED AI LORO SUPERIORI ED ASSISTENTI DI CUORE IMPARTIAMO LA BENEDIZIONE APOSTOLICA.

Plus PP. XI.

Accompagnavano il plico due belle lettere del Cameriere Segreto particolare di S. S., Mons. Confalonieri, una diretta agli Orfani, l'altra al Direttore dell'Orfanotrofio.

Può immaginare, amatissimo Padre, la nostra gioia! Fu quella una splendida occasione per iniziare quest'anno la «Festa del Papa » in Missione, e la prima favilla, partita dall'Orfanotrofio, doveva pervadere tutta la Cristianità di Shillong.

Il periodico cattolico in Khassì « Ka Iing Khristan » lanciò subito l'appello chiamando a raccolta; e già la mattina della domenica fissata, il 3 agosto potemmo gustare un magistrale discorso sul Papa, in lingua Khassì, tenuto dal carissimo Don Deponti, alla folla che in tal giorno più che mai stipava la nostra ampia chiesa parrocchiale, mentre nel pomeriggio aveva luogo la Benedizione solenne, con fervorino e speciali preghiere pel Sommo Pontefice.

Ma la parte più solenne, com'era da pensarsi, doveva svolgersi la sera nei locali dell'Orfanotrofio, ove la gente era invitata da apposito manifestino, diffuso ampiamente specie nei rioni protestanti della città.

La statua di S. Pietro, in una gloria di festoni, di fiori e di luci, campeggiava magnifica nella più grande aula dell'Istituto, tra le bandiere delle nazioni ove si svolge l'opera salesiana. Sotto di essa l'autografo, in ricca cornice, opera dei nostri artigianelli, coperto da un velo.

Impossibile descrivere la calca di gente salita fin sopra il tetto per poter vedere almeno qualche cosa. A dare splendore e decoro al nostro trattenimento si compiacque di venire tra noi Mons. Mathias, accolto dalle festose note dell' «Inno al Papa » in lingua Khassì.

Quando il Direttore dell'Orfanotrofio, detto il perchè della festa, invitò Monsignore a scoprire il prezioso autografo, fu un'esplosione di gioia e un prolungato triplice hurrà al Padre dei Credentil

Il trattenimento si svolse intercalando un grandioso dramma sul Martirio di San Pietro a canti e componimenti vari in Khassì, latino, inglese, hindustani, italiano, ecc. (...il meno che si può fare in quest'Assam dalle tante lingue!) e con ben riuscite proiezioni sulla « Città Eterna ».

Monsignor Prefetto Apostolico impartì poi la Benedizione Apostolica, mentre tutti quanti senza eccezione, e cattolici e protestanti e mussulmani e pagani si prostravano ossequenti alla maestà del rito.

Chiuse l'interessante serata la ripetizione dell'inno al Papa cantato dagli orfani, disposti in bella corona viva, attorno ad un grande stemma pontificio.

Fu la prima Festa del Papa in missione! e riuscì commovente e cara assai. Come ci gode l'animo al pensiero che i primi a festeggiare il Padre dei Credenti furono gli orfani. Fu la prima Festa del Papa, ma troppa soavità lasciò negli animi nostri per non promettere di ripeterla ogni anno con tutto l'entusiasmo del cuore, noi, quaggiù in Assam, che forse più che altri abbiano bisogno di amare il Papa, perchè in questa regione i nemici della Chiesa e del Sommo Pontefice sono tanti!

Ah, viva sempre il Papa, e il Signore lo esalti! e viva a te pure, o grande Padre Don Bosco, che con tanta delicata sapienza ci instillasti l'amore a Lui!

Le unisco copia del Programma, così si abituerà a parlare un poco il Khassì e se ne impratichirà per quando voglia dare una capatina qui in Assam.

Le siano cari i nostri saluti e le preghiere che ogni giorno innalziamo per Lei, amatissimo e buon Papà.

In particolare si raccomanda alle sue preghiere presso Maria SS. Ausiliatrice, chi si ripete con devoto affetto

Shillong, 4 agosto 1924.

suo dev.mo figlio

Sac. PAOLO BONARDI.

Un'ottima guida per gl'insegnanti di catechismo.

Sac. FERDINANDO MACCONO: IL VALORE DELLA VITA. - Commento dogmatico-morale al catechismo di Pio X. - Parte 1a, IL CREDO; Parte IIa, I COMANDAMENTI; Parte IIIa, I SACRAMENTI; Parte IVa, SACRA LITURGIA. II edizione. - Torino, Società Editrice Internazionale.

Siamo lieti di annunziare la seconda edizione di un'opera così importante. Trattandosi delle nostre Scuole di Religione è facile il lamento: « Come spiegare apologia, a chi ignora il cateschismo? Come d'altra parte dare alla spiegazione del Catechismo l'attrattiva dell'apologia? »

L'Autore ha autorevolmente sciolto la difficoltà. Il suo testo soddisfa le esigenze schifiltose di chi... arriccerà il naso al piccolo catechismo: innesta una poderosa apologia al semplice catechismo; abbella con richiami danteschi i veri della nostra fede.

Anche i Sacerdoti lo troveranno utilissimo. Si vedranno aiutati dalla disposizione tipografica, dalle chiare e dense tavole riassuntive, dalle interrogazioni con cui si riassumono le spiegazioni. Anzi potranno cavare nova et vetera per la stessa loro predicazione pastorale. Tale è l'ampiezza della materia svolta, la sodezza degli argomenti, la freschezza dell'esemplificazione, l'adattabilità al bambino come allo studente.

Vorremmo fosse adottato come libro di testo nei nostri Circoli e nelle scuole medie.

(Dalla Rivista del Clero Italiano - Milano, Maggio, fascicolo V, 1924).

A GLORIA DEL S. CUORE!

Ogni giorno fate vostra l'intenzione assegnata agli ascritti all'Apostolato della Preghiera; e il 1° venerdì del mese, sacro al Cuore di Gesù, e il 24 sacro a Maria SS. Ausiliatrice, raccomandate anche l'intenzione speciale da noi proposta.

INTENZIONI PER IL MESE DI OTTOBRE.

Intenzione quotidiana.

« IL GIUBILEO DEL I925 ».

Preghiamo perchè l'Anno Santo rechi l'abbondanza, delle grazie celesti agli individui e alle nazioni: - perché molti fedeli abbiano a lucrare il Giubileo visitando l'Eterna Città, sede del Vicario di N. S. Gesù C., e il sepolcro del Principi degli Apostoli - perchè secondo le intenzioni del Santo Padre « molti acattolici rientrino, nel seno della vera Chiesa: e si abbiano a comporre, come esigono gli interessi della Religione, le cose di Palestina ».

Per il 1° venerdì e il 24 del mese.

II, GIUBILEO DELLE MISSIONI SALESIANE ».

Preghiamo perchè tornino alla maggior gloria di Dio e alla salvezza delle anime le celebrazioni che si svolgeranno in ogni parte; e principalmente perchè la misericordia del Signore spanda le benedizioni più elette sul lavoro dei Missionari consolandoli con un gran numero di nuovi cristiani, moltiplichi dappertutto le vocazioni all'apostolato, e doni la gloria celeste ai missionari e ai loro benefattori defunti!

INTENZIONI PER IL MESE DI NOVEMBRE.

Intenzione quotidiana: « LA CROCIATA EUCARISTICA DEI FANCIULLI ».

Educhiamo per tempo le tenere anime all'amore e alla divozione verso Gesù Sacramentato perchè sentano vivi i palpiti di Colui che disse: « Lasciate che i piccoli vengano a me! » e ne godranno l'influenza salutare per tutta la vita. Nè più, nè meno, come il Ven. Don Bosco educò il giovane Servo di Dio Domenico Savio. E preghiamo perchè dappertutto si accenda cotesto zelo illuminato e salutare!...

Per il 1° venerdì e il 24 del mese.

« IL NUOVO ANNO SCOLASTICO ».

Quante tenere anime sono state accolte nei nostri istituti, che attendono istruzione e, sopratutto, educazione cristiana! Preghiamo perchè lo zelo degli insegnanti e degli educatori sia pari all'altezza del compito, secondo lo spirito del Ven. Don Bosco, ed anche perchè con la grazia del Signore sia pari la corrispondenza degli alunni, a gloria di Dio e per il bene della Chiesa e della civile Società.

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Nel Santuario di Torino.

il 24 del mese, si compiono speciali funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata, e sono particolarmente i devoti di Valdocco che con vivissima fede accorrono alle devote funzioni. Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

Scampato da morte certa.

Con l'animo vivamente commosso rendo grazie vivissime alla cara Madonna di Don Bosco, di cui sono devoto, per avermi scampato da un gravissimo pericolo, anzi dirò meglio - da una morte certa. Domenica 2o corr. verso le ore 9 del mattino, mi incamminavo verso la vicina chiesa di S. Luca per sentire la S. Messa, - quando un'automobile, sopraggiungente a gran corsa, mi investiva in pieno, trascinandomi sotto di essa. Nonostante che da tutti mi si desse ormai per morto, potei essere levato dalla mia critica posizìone, sano e salvo proprio miracolosamente - non avendo riportato che delle escoriazioni, relativamente leggere.

Siano rese vivissime grazie alla Santissima Vergine, della quale resterò sempre un figlio devoto e riconoscente.

Cremona, 30 luglio 1924.

Avv. MARIO GILBERTI.

GRAZIE A MARIA AUSILIATRICE. - Anni sono, raia mamma dovette subire due operazioni per un tumore maligno. Fallita la prima, si tentò una seconda, ma la ridusse in fin di vita. Da casa mi avevano scritto di rassegnarmi perchè ogni tentativo era riuscito inutile. Incoraggiata dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, incominciai una novena alla Madonna di Don Bosco, e all'ottavo giorno ricevevo la notizia che il pericolo era scongiurato. Guarì e, con vero stupore dei professori, potè riprendere le sue occupazioni.

Anch'io ed una carissima sorella abbiamo esperimentato la bontà di Maria SS. Ausiliatrice in circostanze diverse; ed altre grazie che ho chiesto a così tenera Madre sono in via di compimento. Valga anche questa mia dichiarazione ad animare tutti a ricorrere alla bontà di Maria SS. Ausiliatrice!

Torino, 24 aprile 1924.

M. Angela Triberti.

VOGLIA MARIA SS. AUSILIATRICE CONTINUARE LA SUA PROTEZIONE su me e su tutta la mia famiglia!

Un'influenza polmonare, nonostante le più sollecite cure, minacciava seriamente la vita di un mio figliuolo. Con viva fede lo raccomandai alla Vergine Ausiliatrice, pregandola a volerlo conservare al mio affetto; ed eccolo pienamente ristabilito, che si unisce a me, mentre invio con tutta riconoscenza l'offerta promessa, nel porgere le più vive grazie alla Madonna!

Acqui, 6 - IV - 1924

A. B. I.

LA MADONNA CI HA SALVATI! - La notte dell'8 dicembre u. S., fui comandato di servizio di perlustrazione lungo il mare. Era una notte orribile, e il freddo si faceva sentire assai. Tuonava, lampeggiava; e il mare era assai in moto, ma l'ordine era quello e, insieme col mio compagno, si camminava fedelmente, lungo la linea assegnataci. L'oscurità era completa e vedendo inutile e pericolosa ogni vigilanza, avevamo deciso di tornare in caserma. Chi l'immaginava? Ci eravamo messi fuori di strada. Era tanta l'oscurità, che non ci si vedeva nemmeno a un centimetro di distanza, e noi due, camminando, ci urtavamo, tratto tratto, a vicenda. Come orientarci? Il cuore ci batteva dalla paura: e in quell'ora terribile ebbi subito il pensiero d'invocare Maria Ausiliatrice. E recito la cara giaculatoria che divulgò il Ven. D. Bosco: « Maria, Auxilium Christianorum »... Non aveva finito di pronunciare la seconda parte dell'invocazione « ora pro nobis », che il cielo, illuminatosi d'un tratto, ci arresta inorriditi sull'orlo di una spaccatura del molo, dove il mare s'inoltra e sbattono continuamente le onde ! Ancora un passo... saremmo inevitabilmente precipitati dall'altezza di tre metri, e chi sa come! Senz'altro, in quella notte e in quell'oscurità tremenda saremmo stati avvolti dalle onde furiose. Sia benedetta Maria Ausiliatrice che ci volle salvi! La ringraziammo subito di cuore, e con l'anima riboccante di riconoscenza ci orientammo subito, e sani e salvi, sebbene a stento, potemmo tornare in caserma.

Oh! invochiamo sempre nei pericoli Maria SS. Ausiliatrice!

Ancona, 24 aprile 1924

V. S., R. Guardia di Finanza.

GRAZIE, MARIA AUSILIATRICE! - Mi trovavo In pessime condizioni di salute- un esaurimento generale minacciava di cambiarsi in un'irreparabile malattia, tanto che ero già spedita dai medici. L'amore ai miei bimbi e la devozione che sempre m'inculcarono le mie ottime educatrici, mi suggerirono di ricorrere con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice, per ottenere la guarigione; e promisi di pubblicarne la grazia. Oh, potenza e bontà grande di Maria!... Dopo qualche novena e un po' di cura, mi trovai perfettamente guarita. Riconoscente, adempio la promessa fatta. Invio una tenue offerta per le Opere Salesiane, invocando sempre la protezione dell'Ausiliatrice cara, su me e la mia famiglia.

15 - V - 1924.

Un'ex-allieva dell'Oratorio di Quarguento

A MARIA AUSILIATRICE IMPERITURA RICONOSCENZA. - Mio marito era gravemente ammalato. I medici avevano perduto ogni speranza, ma io no. Ricorsi con viva fede a Maria Ausiliatrice, ed Ella mi ottenne il miracolo. Contro ogni previsione l'ammalato migliorò ed ora, in piena convalescenza, riprende forza ogni giorno.

Adempio la promessa, inviando tenue offerta e ringraziando pubblicamente Maria Ausiliatrice, alla quale prometto riconoscenza imperitura.

Fossano, 14 maggio 1924.

Sordella Catterina.

AL SUONO DELL'« AVE ». - La mia piccola Bianca di 4 anni, essendo colpita da otite ad ambe le orecchie, fu sottoposta a dolorosa operazione: ma la febbre altissima, che la travagliava da quindici giorni, non diminuiva. Chiamati a consulto vari medici, nessuno riusciva a trovar il focolaio dell'infezione, e intanto la bimba deperiva, divorata dalla febbre, e non mi si davano più speranze.

Mi rivolsi, nel colmo di un dolore che non ha nome, alla bontà di Maria Ausiliatrice. Promisi un'offerta e la pubblicazione della grazia e questa venne; quasi improvvisamente, un sabato, al suono mattutino dell'Ave, la bimba si sentì meglio: era diminuita la febbre e la sera stessa scomparve:

Oh! mia dolcissima Madre, che avesti pietà d'una madre, grazie!

Torino, 24 - V - 1924.

Guglielmina Rossi-Graziano.

COMMOSSA ALLA DESOLAZIONE DEI PARENTI del bambino Eugenio Rosso, di 4 anni, colto da tifo terribile, mi rivolsi con fiducia all'Ausiliatrice dei Cristiani, promettendo di pubblicare la grazia. Il male terribile lo tenne, anche a detta dei medici, in fin di vita; ma poco dopo il ricorso a Maria Ausiliatrice, guarì perfettamente ed io sciolgo riconoscente la promessa.

Zinola (Savona), 23 giugno 1924.

M. T. M.

APPENA TERMINATA LA NOVENA! - Nel marzo u. S. una mia figliuola s'ammalava ad un piede. Vedendo che i giorni passavano senza speranza di guarigione, consigliata da pia persona, scrissi al

Santuario di Maria Ausiliatrice, perchè si accendesse una lampada all'altare della Madonna e si facesse una novena di preghiere per lei. Oh bontà della Vergine! Appena terminata la novena, la figlia cominciò a migliorare ed ora è perfettamente guarita!

Col cuore commosso ringrazio la Madonna di Don Bosco e adempio la promessa, fidente che Maria Ausiliatrice vorrà continuarci la sua protezione materna.

Olgiate Molgera, 2 giugno 1924.

PELUCCHI MARIA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - Acastello Anna, Acerito Marianna, Aceto prof. Umberto, Aglietti Erminda, Aglietti Mario, Airoldi Giacobina, Alberoni Cesarina, Albertino Armando, Aliquò de Rueda Elisa, Alloisio Anna, Alpago Giuseppe, Amadon Anna, Angioìno Irma, Angioino Regina, Arangio Lucia, Armando Arma, Arnuzzi Francesca, Avian Ferdinando, Azimonti Costanza.

8) - B. C., Baldi Marianna, Ballarati Carmela, Ba lossi Paolina, Balzaretti Giuseppina, Banfi Annita in Abbiati, Barberis Rosa, Barbieri Celeste in Martinotti, Barge Giulietta in Talini, Basso Lucia, Battocchio Giovanni, Battola Rosa, Bazzano Mario, Bedeschi Pia, Bellegotti Renato, Bellingeri Elena, Belossi Giovanni, Bensa Maria, Beretta Attilio, Bernardi Teresa, Besenval Cesarina, Bet Caterina in Da Re, Betta Rosa, Biancardi Carlotta, Bianchetto Ida, Bianchetto Pierino, Bianco Luigia, Binetti Dina, Bini Maria, Bissetta Aurelia, Bodrito Assunta, Bodrito Francesco, Boero Anna ved. Sanguinetti, Boggero Giustino, Bogliacino Giovanni, Bolognesi Matilde, Bongiorno Germana, Borghetti Enrico, Borino Irma„ Borio Anna, Borio Attilio, Borio Erminio, Borio Florindo, Borio Giusto, Borio Pierina, Borio Pierino, Borio Rosa,, Bosca Giuseppe, Botta Rosina, Botto Maria, Bozzani Elisa in Fael, Breviario Emilia, Briata Maria, Brignone Maria, Brovelli Flaminia, Brugnoli Adelaide, Brun Elena, Brunati Giuditta, Bruno Caterina, Bruno Epifania ved. Botta, Buccino Ernesto, Buccino Evelina, Buccino Maria, Buccino Pierino, Buschini Giuseppe, Buschini Maria, Bussola Maria.

e) - C. C., C. M., C. M. F., C. R., Caccia Angelo, Cacciola Clelia, Caligari Margherita, Calosso Antonietta, Campanello Delfina, Campini Angela, Cappa Teresa ved. Tuzii, Capitanio Annunziata, Careddu Annunziata, Carmassi Luisa, Carpanetti Emilia in Massazza, Carretto Federico, Castruccio Eugenia ved. Prato, Cavatore Angela Maria, Cavenago Luigi, Cerrato Angela, Ceva Rornilda di Nucetto ved. Vignolo, Chiapponcelli Maria, Chichìsola Caterina, Chiriotti Margherita, Cicotti Cesare, Cignetti Marta, Ciriani Bice, Clerico Maria, Clerico Renata, Cocilovo Maria Anna in Pagliaro, Colombi Elisabetta, Colpini Ernesto, Combi Maddalena in Locatelli, Comini Banca, Como Teresa, Concina Caterina, Conduso Isolina in Cuni, Coniugi Colombino, Coniugi Risso, Capocchi, Corino Angiolina, Corradini Angela, Cossu Giannina, Covatta Felicita, Craviotto Bianca, Crea Vincenzina, Crosara Leone.

D) - D. G., Damilano Emma, De Gasperis Vittoria, De Giorgio sorelle, Dell'Orto Maria, Delpino Giuseppina, Del Signore Giovanni, De Marco Ada, De Mejo Pia, Denicolai Palmira, De Santi-Gentili Pietro, Destefani Teresa, D'Auria d. Vincenzo, D'Ayla B.ssa Angelina, Di Buono Giuseppina, Di Croce Mara in Colombo, Di Naro Santo, Doprai Maria, Dotta Anselmina, Duello Angelo.

B) - E. G. G., Ederle Prassede, Enria Giovanna, Enrico Teresa.

F) - Fagnoni U., Falcione Adelina, Famiglie Ardigò, Bonino, Cabodi, Cuniberti, Omodei, Scavarda, Fangario Rosetta, Fasioli Agr. Domenico, Faudella Vittoria, Faure Luigi, Fedrigo Ludovina, Ferrari Annetta, Ferrari Celeste, Ferrari Luigina, Ferrazza Valeria, Ferrero Caterina, Ferri Clelia, Ferrini Antonietta, Fietta Andreina, Filippi . Giuseppe, Fiò Maddalena, Floreani Angelina, Fiorit Luigia in Soravito, Foglio Angelina, Fontana Assunta, Fracasetti Enrica, Franzero Maria, Fusardi Domenica, Fusero Maria.

G) - Gadda Maria, Gado Serafina, Gallo Albina, Gallo Dorotea, Gaglione Tommaso, Gallina Gio. Batt., Gambardella Giuseppe, Gambini Paolina, Garavaglia Elvira, Garavaglia Erminio, Garavaglia Rosa, Garizio Silvio, Gasparotto Assunta, Gastaldi Geromina, Gelmetti Amalia. Genestroni Clara, Gerardo Alfonsina, Gerardo Anna, Gerardo Guido, Ges Clemenza, Ghioni Vincenzina, Giacobbe Angela, Giacomini Adelia, Giampaoletti Giuseppina, Giafioni Cav. Uff. Rag. Gilberto, Gilberti Avv. Mario, Giorgetti Modesta; Giorgi Angelina, Giovannelli Amabile, Girelli Maria, Givogri Maria, Gorini Vittoria, Granetti Laurina, Grangia Margherita, Grassi Orsolina, Graziani Giuseppe, Gregori Augusta, Gregotti Maria, Grosso Maria, Gurgo Cristina.

I) - Indica Concettina.

L) - L. T. G., Lagorio Caterina, Lagorio Ernesto, Lai Greca, Lanteni Adele, La Rosa Bettina in Savona, Lavarino Domenico, Lavezzari Serafina, Lazzaroni Augusto, Leidi Carlo, Levrero Gerolamo, Lombardi Domenica, Lomma Pierina, Lorenzoni Maria in Leoni, Lucchini Elena, Luglio-Gioioso Carmela, Lunati Adele in Mantello, Lusso Andrea.

M) - M. B., M. N., Maccario Maria, Maculotti Pierina, Maffeis Caterina, Magnetti Adele, Magni Giuseppina, Magnoni Maria, Magrin Valentino, Mandosso Giuseppe, Mangeri Santa, Manunza Mary, Manzone Petronilla, Marconi Elviro, Marchioni Tilde, Marcolini Rosa, Marcolongo Assunta, Marcucci Gemma, Marocco Giuseppe, Martignone Eleonora, Martinez Rosaria, Marzaro Teresa, Mason d. Gino, Massaglia Leonilde, Massola Margherita, Massucco Candida, Mastrovito Addolorata, Matteo Teresa, Matteoli Matilde, Mazzoni dott. Giacomo, Meda Nice in Sironi, Medda Efisia Gina, Melessi Anna Maria, Meineri Pietro, Mencaroni Emma„Menchetti d. Pietro, Merlo Magherita, Messina Rosalia, Micanzi Elisa, Mocci Maddalena, Molinari Maria, Mombello Gabriella, Montecchi Margherita, Monti Luigia in Carughi, Monti Italina, Moschetta Antonia, Mura cav. Raffaele, Mussio Desolina.

N) - N. N. di Napoli, Nani Erminia, Neglia Margherita, Nervo Emilia, Nigretti Antonio, Novelli Maggiorina.

O) - O. M., Odorico Maria, Olivieri Giuseppina, Omboni Gigina, Omodei Cecilia, Orsi Maria.

F) - Padovani Angelina, Pagliari Olimpia in Martelli, Panelli Francesca, Panero Marianna in Foppiani, Paradisi Gaetana in Miconi, Pareschi Elettra, Parlamento Albino, Parlamento Emma, Parlamento Pierina, Parla. mento Primitiva, Parlamento Secondo, Passera Giovanni, Pasteria Carolina, Pastorelli Adalgisa, Pasiori Romilda, Peano d. Giovanni, Pedrelli Augusto, Pegorari Rosalinda, Peila Carlotta, Pensa Maria, Peretti Anna Maria in De Pasquale, Pescarolo Francesco, Pesce Ida, Pesci Maria in Cavanna, Piacentini Annetta, Piacenza A1,:;gonda, Piazza Giovanni, Pigazzi Maria, Piccoli Enric , Piglione Rosa, Pilla Rosina, Pinelli prof.a Anna, Piodi-Savola Giulia, Piovano Antonietta in Manfredi, Pizzi Ermelinda, Poletto Carlo, Poloni Adele, Porporato Michele, Porrino Maria, Prandi Celestina, Prandini Innocenzo, Presicce Cosima, Pujatti Antonia.

Q) - Quaglino Giuseppe, Querin Angelina.

R) Rabaglietti Elena, Ramondo Lucia, Raveri Sabina, Ravotti Rosina, Re Francesco, Re Irene, Reano Caterina, Renzi Fino, Reposi Bianca, Ricca Maria, Riccardi Angiolina, Ricceri ch. Luigi, Ricci Adelina, Riconda Paolo ed Annunziata, Ridolfo Giuseppe, Righini Andrea, Rinaldi Cesira, Roda Giuseppina, Romano Ermelinda, Romano rag. Emilio, Ron Angiolina, Rosa Giovanni, Rosetta Filippa, Rossetti Domenico, Rossi Maria e Giuseppe, Rubatti Giuseppe, Rnbin Elisabetta, Ruggero Carolina.

S) - S. B., Saffirio Umberto, Sammartino Margherita in Aronica, Sammori Clarice, Sauna Maria Efisia, Sanneris Giuseppe, Sant'Angelo Orsola, Santarosta Maria, Savoia Antonio, Savinelli Gisella, Scala Giuseppina in Adamini, Scatigna Emanuele, Schembari Giovanni, Scirru Adelina, Scrilli Maria, Sismonda Lucia, Sivelli Carolina, Solari Paola, Sorelle Borgesio, Solenghi, Tecchio, Tomis, Sottile Rosalia, Spagnoli Pia, Spinella Filippo, Splendori d. Giuseppe, Stantero Genoveffa, Stefano Angelo.

T) - Tacchini-Cattaneo Enrichetta, Tavoschi Anna, Tenuti Angelo, Terzi Luigi, Tirocci Autonietta, Tragni Giulio, Trincucci Vito, Trocca Mario, Troia Gaetana in Bono, Turchi Palmerino.

V) - Valle Badino Armando, Valle-Badino Enrico, Vallenzasca Giuseppina, Vanella Giuseppe, Vanzetti Bartolomeo, Vanzo Sante, Vascellari Claudia, Vassena Rosa M., Vechies Antonietta, Velati Giuseppina, Vendrami Maria, Venica Maria, Vercelli Domenica, Vernetti Santino, Verona Rina, Vezzoli Bianco in Mazotti, Vielmi Carolina, Vigl,ani Maria, Villa Redentina, Vinai, Visintainer Barberina, Vota Teresa.

Z) - Z. C., Zacchi Lucia, Zampieri Giuseppina, Zanchi Pierina, Zanello Eleonora, Zanini Lia, Zecchi Margherita, Zerbino Nato, Zorzi Giovanni.

AZIONE SALESIANA

Leggete attentamente!

Parla Don Bosco !...

Ormai sapete a che cosa serve la vostra carità, la vostra limosina nelle mani di Don Bosco. Essa serve a raccogliere dalle vie tanti poveri giovanetti, a dar loro col pane della vita il cibo dell'anima, istruirli nella religione, avviarli ad un mestiere o a qualche carriera onorata, a formarne dei buoni figliuoli di famiglia e dei savii cittadini; serve a dare alla civile società dei membri utili, alla chiesa dei cattolici virtuosi, al Cielo dei fortunati abitatori; serve a creare per la gioventù dei maestri dabbene, per le popolazioni cristiane dei zelanti sacerdoti, pei popoli selvaggi dei coraggiosi Missionari; serve ad innalzare sacri edifizi per radunarvi i fedeli ed ammaestrarli nella religione, confortarli coi Sacramenti e farli benedire Iddio, onde risarcirlo delle orrende bestemmie, con cui lo maledicono gli empi; serve a pubblicare e diffondere migliaia di buoni libri, per seminare nel mondo sani principi, combattere gli errori, raffermare le anime nella fede, richiamare sul buon sentiero gli erranti e rassodarli nella virtù; serve insomma ad ampliare il regno di Dio sulla terra, a far regnare Gesù Cristo negli individui, nelle famiglie, nelle città, nelle nazioni, e farlo conoscere ed amare, se dato ci fosse, da un capo all'altro del mondo, onde si compia la profezia che dice: «Egli dominerà dall'uno all'altro mare: DOMINABITUR A MARI USQUE AD MARE ».

Siatemi dunque larghi del vostro aiuto a sostegno di queste opere di religione e di vera civiltà e state sicuri che se voi coopererete al bene della Chiesa Cattolica e alla salute delle anime, Iddio ve ne compenserà degnamente e da pari suo. Se siete Sacerdoti, Dio ve ne ricompenserà col rendere più fruttuoso il sacro vostro ministero; se padri e madri, vi ricompenserà nella vostra figliuolanza; se superiori, vi ricompenserà nelle vostre comunità e famiglie. In qualunque stato vi troviate, Iddio vi ricompenserà dei vostri sacrifizii col benedirvi nella persona, nei negozii temporali, negli affari spirituali, e, quello che meglio vale, vi farà godere una grande consolazione al punto della morte, come un saggio anticipato di quelle sovrane dolcezze, che vi tiene preparate in Cielo.

Sac. GIOVANNI Bosco.

Nel prossimo numero diremo della preziosa visita che fece all'Oratorio Salesiano di Torino, in compagnia di Sua Rev.ma Eccellenza Mons. Arcivescovo, l'Eminentissimo Sig. Cardinale Camillo Laurenti, Prefetto della S. Congregazione dei Religiosi. Fu un avvenimento così prezioso e caro per noi, che, non potendo parlarne convenientemente in questo mese per sovrabbondanza di materia, preferiamo rinviarne la relazione a novembre.

Nello stesso numero diremo anche di vari significativi e imponenti pellegrinaggi che si fecero alla casa ove nacque il nostro Venerabile Fondatore, presso la quale, la prima domenica di questo mese, si celebra solennemente, come di consueto, la festa del S. Rosario.

Nuovo Vescovo Salesiano.

Il Santo Padre Pio XI si è degnato di creare Vescovo di Uberaba (Brasile), il nostro confratello Don Antonio M. Giuseppe Lustosa, direttore del Collegio Salesiano di Bagè.

Mons. Lustoza nacque a San Giovanni d'El Rey, archidiocesi di Marianna, nello stato di Minas Geràes - dove si trova anche la diocesi di Uberaba - l'11 febbraio 1886. Entrato nella nostra Società, compì gli studi e fu ordinato Sacerdote il 28 gennaio 1912.

Al nuovo Pastore di S. Chiesa i più cordiali auguri.

Un altro Salesiano Amministratore Apostolico di Campos.

Apprendiamo dalla stampa brasiliana che il Santo Padre ha nominato Amministratore Apostolico di Campos, nel Brasile, il nostro confratello Dott. Don Enrico Mourào, direttore del Collegio Salesiano di Lavrinhas, e che questi ha già preso possesso del nuovo ufficio.

Campos è una nuova diocesi eretta dalla Santa Sede nel dicembre del 1923, suffraganea di Rio Janeiro. Mons. Mourào compì gli studi ecclesiastici in Roma e presentemente era direttore di Lavrinhas, dove vengon formate alla nostra Società le nuove vocazioni.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

CATANIA. - Nel giubileo Cardinalizio dell'E.mo Card. Francesco Nava.

Il 12 luglio l'Oratorio Salesiano S. Filippo Neri volle festeggiare, insieme con la premiazione annuale della Scuola di Religione, il Giubileo dell'E.mo Cardinale Arcivescovo e il Venticinquesimo della fondazione di detta scuola, che ebbe inizio l'anno dell'elevazione alla Sacra Porpora dell'Eminentissimo.

Presiedeva alla festa lo stesso E.mo Festeggiato, a cui facevano corona l'Ecc.mo Mons. Ferrais, l'Ispettore dei Salesiani, diversi Prelati e Professori universitari.

Il cortile dell'Oratorio era pieno zeppo di alunni, signori e signore.

Il trattenimento si aprì con un bell'inno d'ocmasione dell'antico allievo Avv. Barbagallo, musicato dal M°. Sac. Maugeri. Seguì un discorso del Salesiano Don Bologna. Dopo l'intermezzo musicale, il cav. Dr. Santacroce, uno dei primi alunni iella Scuola di Religione, tessè una breve storia della scuola e rievocò episodi commoventi.

Oggetto di vivo encomio fu, in fine, la canzone della Porpora, composta e recitata dal dott. Barbagallo, membro attivo delle opere giovanili ivi istituite.

L'E.mno Cardinale distribuì i premi, ricchi e numerosi, agli alunni. Il primo premio fu una gran medaglia di argento, inviata dal S. Padre Pio XI, coniata per l'Oratorio di S. Pietro in Vaticano, e toccò al neo dottore in legge Mario Scandellari. Gli altri premi, anche importanti, erano stati offerti dall'E.mo Card. Arcivescovo, dal Card. Cagliero, dal rev.mo D. Rinaldi, e da vari benefattori dell'oratorio:

Chiuse la festa l'E.mo con vivi ringraziamenti ai Salesiani, in particolare al zelante direttore Don Orto, e gli auguri di prosperità all'Oratorio e alla Scuola di Religione.

GENOVA. - Esposizione di Arredi Sacri per le Missioni Salesiane.

Uno splendido esempio!

Nel silenzio, quasi api solerti, le ottime signore Zelatrici delle Missioni Salesiane di San Pier d'Arena, a poco a poco, cori opera paziente hanno anche quest'anno preparato un copiosissimo assortimento di arredi sacri destinati alle Missioni: cosicchè i visitatori, che si recarono nel locale attiguo alla collegiata di S. Siro, rimasero ammirati della ricca esposizione che si presentava ai loro sguardi... Piviali, pianete, stole, camici, cotte, amitti, purificatoi, corporali, tutti, insomma, gli indumenti sacri ed i sacri lini necessari alla celebrazione della S. Messa e delle altre funzioni liturgiche, erano esposti in gran copia ed attestavano non solo la paziente attività delle buone signore, ma anche la loro valentia, poichè accanto agli arredi più semplici, destinati alle funzioni ordinarie, se ne ammiravano altri preparati per le funzioni più solenni, veri gioielli di abilità e di buon gusto.

L'esposizione non si tenne per vana ostentazione, ma pel desiderio di far conoscere sempre meglio i bisogni delle Missioni in genere e delle Missioni Salesiane in specie, e suscitare nuove zelanti collaboratrici.

Quante signore e signorine potrebbero spendere santamente qualche ora del loro tempo in un'opera così santa e consacrare così la loro abilità nel ricamo, nel cucito, nel crochet, al decoro del sacro culto! Le ottime Zelatrici genovesi mostravano con compiacenza una pianeta fatta con un dominò di seta. Non è commovente il pensare che un oggetto così profano è stato purificato e consacrato al culto di Dio? E si ricordava anche la compiacenza con cui una pia e nobile signora offriva anni sono una splendida pianeta bianca fatta con la serica sua veste di sposa! Quell'anima, tutta fede, ripeteva che le pareva d'aver un certo diritto di usufruire più direttamente del frutto delle S. Messe che il sacerdote avrebbe celebrato indossando quella pianeta e come, nel destinare a quell'uso la sua veste nuziale, avesse inteso assicurarsi una specialissima benedizione sopra la sua famiglia.

Questi esempi possono suscitare dappertutto copiose imitatrici, le quali, con lieve sacrificio, concorreranno a provvedere ai pionieri della Fede e della Civiltà i sacri arredi necessari alle sacre funzioni; ed è uno splendido modo anche questo di collaborare alla redenzione di tante anime e partecipare al merito delle fatiche apostoliche di quei generosi, che hanno lasciato tutto per consacrar se stessi alla salvezza dei fratelli ancor privi della luce della fede e della civiltà!...

ROMA. - Un bell'esempio da ricordare alla gioventù.

A Roma, nel Congresso Mariano - di cui facemmo cenno anche nei mesi scorsi, riportando il voto del Clero Romano per la diffusione delle grandi Divozioni Mariane, che si son diffuse da Roma a tutta la cristianità - si svolse una scena bellissima: - un'importante adunata di fanciulli.

Il figlio, novenne, dell'On. Cingolani, tra le lacrime dei presenti, pronunziò un discorsetto I nostri propositi, in cui tracciò ai compagni la vita del vero divoto di Maria; e duemila voci argentine fecero eco al grido lanciato dal piccolo oratore: - Viva Maria!

Una giovinetta lesse quest'ordine del giorno:

Duemila fanciulli, raccolti a Congresso per trattare dei loro doveri verso Maria SS.;

1. Considerando che la Madonna è la loro Madre e che in tutte le circostanze della loro vita ne hanno esperimentato il materno affetto;

2. Considerando che la Madonna è insieme la Madre di Dio, il Signore e il Redentore del mondo;

3. Considerando che l'amore e la riconoscenza verso Maria SS. sono un assoluto dovere;

4. Considerando che l'unico modo per adempiere un tale dovere è di lodare la Madonna, amarla di tutto cuore, specialmente imitarla nelle sue virtù;

a nome dei fanciulli di Roma, che essi rappresentano in questo Congresso, deliberano:

1. I fanciulli di Roma, da ora innanzi, ameranno la Madonna con trasporto ancor maggiore di prima, proprio come la loro Madre più tenera;

2. Per far piacere alla Madonna non offenderanno mai il suo divin Figliuolo Gesù;

3. Ogni giorno diranno qualche preghiera in onore di Maria SS.; si ricorderanno della Madonna quando sonerà la campana dell'Angelus; si avvezzeranno a dire la sua Corona;

4. Cercheranno di essere buoni, pii, ubbidienti e diligenti nei loro doveri per imitare le virtù della loro Madre;

5. Faranno qualche volta, specialmente il sabato, dei fioretti in onor di Maria SS.;

6. Sempre vorranno bene alla Madonna, e cercheranno di farla conoscere e amare da tutti.

E qui avvenne una scena commovente. Il rev. P. Quirico della Compagnia di Gesù, commentando i sei voti, chiese una formale promessa alla vivace assemblea, e questa, con formidabile crescendo, rispose: Viva Maria! Viva la Madonna! Viva il Papa!

All'Estero.

OXFORD (Inghilterra). - Coi Salesiani di Oxford. Festoso inizio di laboriosa missione.

Leggiamo nell'Osservatore Romano:

La Casa Salesiana di Oxford non è propriamente in città, ma a Cowley, sobborgo. I RR. Salesiani officiano la parrocchia cattolica e vi hanno il noviziato numeroso.

La vita di Cowley è come in ogni Casa Salesiana, vita di lavoro e di movimento principalmente a favore della gioventù. Certamente non si può parlare di turbe, prima perchè siamo in Inghilterra e poi perchè essi sono qui da pochissimo tempo; ma le turbe verranno giacchè lo spirito di D. Bosco è così penetrante, come lo dimostra l'esperienza salesiana in tutti i continenti. Ora si inizia la vita dell'oratorio, il resto verrà dopo.

Oggi (9 giugno), lunedì di Pentecoste, festeggiato in Inghilterra come il lunedì di Pasqua da noi, fu a Cowley una giornata mirabile. Giacche i Salesiani hanno bisogno di aiuto morale e finanziario per la loro opera, gli amici di Cowley hanno organizzata una festa popolare riuscitissima. Il vasto campo di giuoco della Casa fu trasformato in una fiera con un bazar e un gran numero di baracconi per divertire il pubblico alto e piccino, dal teatro all'aria aperta, allo spaccio di tabacco, al restaurant, ecc. ecc.

La festa ha anche avuto il suo lustro ufficiale. Organizzata sotto il patronato del Cardinale Bourne, essa fu ufficialmente aperta dal Sindaco di Oxford con un bel discorsetto (in Inghilterra fortunatamente non sono di moda i discorsoni), e dalla cattolica contessa Cadogan di Londra.

Fece servizio la banda del 4.° Battaglione di fanteria di Oxford.

Fra le notabilità c'erano il dott. Tornquist segretario del Card. Cagliero; il sig. Morgan, che un giorno era parroco anglicano di Cowley e che ora è il primo Cooperatore Salesiano.

Apprendiamo che qualche anglicano è un po' preoccupato del movimento salesiano di Oxford, ma ci pare che dopo questo primo turbamento dovrà seguire almeno l'ammirazione per questi cari figli di Don Bosco che sanno fare tanto bene al popolo! Tant'è vero che la maggior parte del pubblico intervenuto alla festa era per l'appunto protestante.

* ACCETTANDO L'INVITO RIVOLTOGLI DALLA DIREZIONE DELL'ISTITUTO MARIA AUSILIATRICE DI ROSARIO (Argentina), il Ministro dell'Istruzione Pubblica della provincia, dott. Araya, visitò la scuola serale per operaie, annessa all'istituto, recandosi nelle diverse classi, osservando accuratamente la confezione dei lavori, e informandosi del metodo, dell'orario e di altre particolarità. Si ritirò molto soddisfatto, e scrisse le ottime impressioni nell'albo d'oro dell'istituto.

NECROLOGIO

Mons. NATALE SERAFINO. - Vescovo di Biella dal 1912 al 1917, poi Vescovo eletto di Chiavari, e, in fine, vescovo titolare di Tricala, si è spento dopo un'infermità di oltre venti mesi, il 2 settembre u. s. in Genova, dove, già prima, per più di vent'anni, era stato parroco della chiesa gentilizia di San Benedetto e coadiutore dell'Abate di N. S. del Rimedio. Il suo nome era e resterà in benedizione in tutta la diocesi, specie nel sestiere di San Teodoro.

La sua salma su di un'automobile funebre fu trasportata ad Oropa per sua volontà e per deliberazione dell'Amministrazione di quel Santuario, e tumulata nella cappella di quel cimitero monumentale.

Pieno di zelo e di carità il compianto prelato, fu vero amico dell'opera salesiana e, quando rinunziò alla diocesi di Biella, fu lieto, per vario tempo, di spendere la sua attività nella Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino. Pace all'anima pia e benedetta.

Dott. TITO STIcCA. - Fu rapito, anzi tempo, da morbo crudele all'affetto dei suoi e all'azione cattolica. La sua morte, in vero, fu una perdita dolorosa per la famiglia, di cui era l'angelo tutelare, per la scuola, in cui profuse i suoi tesori di scienza e di bontà destando ammirazione nei superiori, nei colleghi e negli stessi allievi, e sopratutto per le nostre opere, giovanili al Vomero, di cui era uno dei più validi sostenitori. I funerali furono la dimostrazione migliore del bene che il compianto dottore compì in ogni campo, e della stima che aveva raccolto presso ogni ceto di persone. Vive condoglianze alla famiglia.

Preghiamo anche per:

Amico Giuseppe, † S. Cataldo (Caltanisetta). ANDRIANO Giacomo, † Castelnuovo d'Asti. ARRIGONI Giovanna, † Dorno (Pavia). AsELLE Giovanni, † Saluzzo (Cuneo).

AUDOGLIO Mario, † Frassineto Po (Alessandria). BALOCCO Angela, † Frassineto Po (Alessandria). BERRONE Can. Cav. Antonio, t Torino. BERTETTI Cesare, † Cerreto Castello (Novara). BORGOGNONI Angelo, † S. Orso (Vicenza). BROCCrIERO Modesta, † Lequio Bercia (Cuneo). BUSCA Giuseppina, † Lequio Bercia (Cuneo). CAMPONOVO Rosa, † Mendrisio (Svizzera C. Ticino). CANEVA Carlo, † S. Nazzaro V. C. (Como). CASINI Coniai. Arturo, † Poggibonsi (Siena). CASULA Antonietta, † Roma.

CAVENNA Virginia, † Langasco (Genova). CAZZOLA Garino Emilia, † Montabone (Alessandria). CONTI Giuseppina, † Castiglione d'Asti. CRIVELLI Rag. Francesco, † Crema (Cremona). DE BLASI Cesario, † Mount-Vernon (U. S. A.). FADIGA Madre Suor Chiara Maria, † Udine. FLAMANO Clara; † Torino.

GIACOMELLI D. Giovanni, † Briana (Venezia). GIACOSA Prosperina, † Niella Belbo (Cuneo). GIORDANA Paolina Ved. Falco, † Beinasco (Torino). GIovANNINI Andrea, † Casabianca (Torino). GIULIANI Camillo Giuseppe, † Arco (Trento). GRIGOLI D. Gaetano, † Belluno Veronese (Verona). GRIVA D. Domenico, † Cunico (Alessandria). INVERNIZZI Maria, † Barzio (Como). LENII Giacomo, † Azzone (Bergamo). LENzi Teresa, † Azzone (Bergamo).

LICATA Mons. Calogero, Vescovo, † Calvi e Teano. MAIRANI Rossi Santina, † Samarate (Milano). MALLÌ, Giuseppina, † Torino.

MALVISI D. Stanislao, + Foglizzo (Torino). MARAZZA Santino, † Sesto S. Giovanni (Milano). MARGARA D. Giovanni, † Frassineto Po. MASINI Marianna, † Pietrasanta (Luca). MORELLI Alberto, † Azzone (Bergamo). MUTTONI Angela, † Cortabbio (Como). NESTI Carolina Lenzini, † Cutigliano (Treviso). NICOLAUS A ngerer, † Brennero (Trento). NICOLINI Clara, † Novello d'Alba (Cuneo). PANE Apollonia Ved. Maccone, † Bosconero (Tor.). PAPPALARDO Venere, † Port Chester (U. S. Am.). PEZZOTTI Suor Santina, † Timoline (Brescia). POET Clotilde, † Pinerolo (Torino). POLLINA Cristina, † Cammarata (Girgenti). POLLINI Santo, † Gorla Minore (Milano). PREDA Albina, † Torino.

RICCI Ludovica, † Frassineto (Alessandria). RoNZONI Carlo, † Chignolo d'Isola (Bergamo). RUFFINATO Teol. D. Cesare, † Cumiana (Torino). RENZI Maria Grazia, † Alvito (Caserta). RIGHETTIMons. Andrea, Vescovo, † Carpi (Modena). ROLFO Francesco, † Faule (Cuneo). RuGGERI Luigia, † Pietragavina (Pavia). SAITTA Avv. Antonino, † Posillipo (Napoli).

SAVOIA Dam.lla Maddalena, † Torino.

SBERNINI Carmelina, † Gussola (Cremona). SCAGLIONI Adele, † Pavia. SCAMPARLE Cristina, † Fumane (Verona). SCANFERLA Maria, † Padova. SCHULLER D. Lodovico, † Roma. SCLERANDI Giuseppina, † Torino.

SCOTTI Cav. Francesco, † Civitavecchia (Roma). SINISTRERO Teobaldo, t Diano d'Alba (Cuneo). SPINA D. Luigi, † Albano Vere. (Novara). STORATO Giov. Maria, † Montegalda (Vicenza). STRESIA Matilde, † S. Stefano Roero (Cuneo). TALLANDINI Cornelia, † Bagnacavallo (Ravenna).. TAMBURINI Cleofe, † Milano. TELLONI D. Giovanni, † Penna S. Giovanni. TINETTI Martino fu Giac., † S. Martino Canavese. TIzzANI Sabino, † S. Salvatore Monf. TOBIA Martino, † S. Martino Stella (Genova). TOMASI Domenica, † S. Rocco (Verona). TORRICELLI Giovanna., † Fanano (Modena). TOSA Lucia, † Poirino.

TRAMACCHI Stefano, † Lovero Valtellina. TRAVAN Maria, † Gorizia. TRETTEL Maddalena, † Ziano (Trentino). TRISOGLIO Felice, † Lu Monferrato. TRISOCLIO Francesco, † Lu Monf. TRUCCHETTO Giovanni, † Campo Canavese. TURCO Marietta, † Castrocielo (Caserta). Tuzi D. Augusto, † Montecelio (Roma). UGO D. Giovanni, † Acqui (Alessandria). URso Teresa, † Port Chester (U. S. America). VACCARINO Domenica, † Gassino (Torino). VACCARO Mons. Giulio, Arcivescovo, † Bari. VALENTE Giov. Batt., † Monterosso al Mare. VALLEGGIA D. Giov. Batt., † Brontallo (Svizzera). VALMADRE Giovanni, † Tiolo (Sondrio). VECCHI D. Emilio, † Torino. VECCHI Ved. BELLOTTI, † Novara. VECCHIATI Giuseppe, † S. Urbano (Padova). VENTURELLI Angelo, † Aviano (Udine). VERCELLI Margherita, † Marcorengo (Torino). VERONA Giov. Batt., † Sandrigo (Vicenza). VIOLA Virginio, † Cuveglio in Valle (Como) VIORA Mario, † Torino. VIROLI Virginia, t Lizzano (Forlì). VISCONTI Giuseppe, † Orbassano (Torino). VITELLI Antonietta, † Roma.

VOGHERA Catterina, † Baldissero d'Alba (Cuneo). WEBER Maria, † Molino di Fiemme (Trento). ZALFA Mons. Can. Vittorio, † Gallese (Roma). ZAMBOLLO Maria, † Isorella (Brescia).

ZANOTTI Giuseppe, † Torino.

ZANOCCHI Giovanni, † Cegni (Pavia.) ZANOTTI Can. D.'Eugenio, † Intra. ZARA .Adele, † Vanzaghello (Milano).

ZENARDI Andrea, † Fiesso Umbertiano (Rovigo) ZIGGIOTTi D. Luigi, † Sancivran (Treviso). ZOCCOLA Carlo, † Ricaldone (Alessandria). ZOLI Margherita, † Bagnacavallo (Ravenna). ZoRZI Maria e Rosa, † Ziano (Trentino). ZUBANI Gaetano, † Tavernole (Brescia).