BS 1920s|1920|Bollettino Salesiano Gennaio 1920

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLIV - N. 1   GENNAIO 1920

SOMMARIO

Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori e alle Cooperatrici di Don Bosco (Lettera-resoconto, 1° gennaio 1920).

Nel XXXII Anniversario di Don Bosco.

I Circoli giovanili nei Convitti cattolici.

Figure degne di memoria: - Un poeta uruguayo. Attività missionaria e cooperazione giovanile.

La nuova missione salesiana del Leng Nam Tou nel Cuantung (Cina).

Il felicissimo viaggio dei Missionari partiti nell'agosto u. s. per il Cuantung.

Il primo Salesiano morto in Cina.

Una visita all'ovest della Missione del Leng Nam Tou: (Relazione del Sac. Luigi Versiglia).

Il Culto di Maria Ausiliatrice: -- Per il 24 corrente - Tra i divoti di Maria Ausiliatrice -- Grazie e graziati.

Agli amici di Domenico Savio. Libri buoni.

Note e Corrispondenze: - Per i bimbi dell'Europa Centrale -- Conferenze salesiane - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Notizie varie: In Italia: all'Estero.

Necrologio: Figlie di Maria Ausiliatrice e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

IL SAC. PAOLO ALBERA AI COOPERATORI E ALLE COOPERATRICI Di DON BOSCO

Torino, 1° gennaio 1920.

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

Due sentimenti riempiono l'animo mio al termine di ogni anno ; l'uno di stupore, nel rìguardare, come in un quadro, gl'innumerevoli benefizi concessì all'Opera Salesiana; l'altro di umile riconoscenza a Dio, da cui viene ogni bene, e a voi, benemeriti Cooperatori e pie Cooperatricì, che siete gli angeli buoni della Divina Provvidenza. Gli stessi sentimenti divennero ancor più vivi in quest'anno, perchè furono maggiori i favori rìcevuti. Voi stessi, dalla breve esposizione di ciò che hanno fatto i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1919, comprenderete qual dovere abbiamo d'esaltare la Divina Provvidenza.

È appena un anno che sono cessate le ostilità, e non è ancor tornata la vita normale, e le strettezze economiche e finanziarie continuano gravi in ogni paese: tuttavia i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno potuto continuare le opere che avevano tenuto in fiore, hanno veduto ripopolarsi gl'istituti requisiti durante la guerra, ed hanno posto mano ad altre fondazioni. Sono pressocchè sessanta le nuove case, di. cui vi debbo far parola in questa mia, e assai maggiore fu il numero delle rìchieste per altre fondazioni, tutte accompagnate da così insistenti preghìere e toccanti descrizioni dell'abbandono in cui giace tanta gìoventù, che per me fu un vero rammarico il non averle potuto accogliere per mancanza di personale. Non è questa una prova evidente della tenerezza, con la quale Marìa Ausiliatrice continua a vegliare sull'Opera, che è tutta sua, e del materno interesse con cui ci sprona al lavoro?

Anche per un'altra ragione noi Le dobbiamo innalzare l'inno del ringraziamento. Con le quotidiane relazioni di grazie da Lei concesse ai benefattori delle Opere nostre, ne arrivano altre attribuìte all'intercessione di Don Bosco, e son tali e tante, che ci fanno toccar con mano, come l'intervento soprannaturale, che fu così chiaro nei primordi e nello sviluppo delle Opere Salesiane, continui tuttora e sia la ragion vera del loro fiorire. Oh! studìamoci di conservare inalterato lo spirito di Don Bosco: calchiamo fedelmente le sue orme, consacrando le nostre energie alla salvezza della gioventù: e la benedizione di Dio, com'ebbe a ripetere il Santo Padre, non ci verrà meno giammai.

Ai piedi dei Santo Padre.

Fu somma ventura la mia, il 30 novembre u. s., di potermi prostrare ai piedi di Papa Benedetto XV, che mi accolse con volto sorridente e mi trattenne a lungo con bontà singolare.

Il Vicario di G. Cristo si mostrò assai contento nel sentire che i Salesiani e i Cooperatori vogliono, sull'esempio del Venerabile Don Bosco, essere tutti tra i suoi figli più devoti.

Assicurai l'augusto Pontefice che in ogni istituto salesiano si prega per Lui, e soggiunsi che la « Festa del Papa » si è celebrata con gran fervore anche nelle Case di America, e Sua Santìtà se ne compiacque, per il vantaggio che ne vìene alle anìme. Quindì sì congratulò paternamente di quel po' di bene che i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice procurano di fare : parlò con alta benevolenza dell'opera dei nostri cappellani mìlìtari e della sodezza di vocazione degli altri salesìani soldatì, che tornando alla vita regolare, hanno dimostrato molto buona volontà, nonostante i gravi pericoli, ai quali erano esposti sotto le armi.

Con piacere accolse le notizie riguardanti lo sviluppo delle nostre Case. Ebbe una lode speciale per l'azione che si svolge negli Oratoriì Festivi, e quella che spera dalle Scuole Normali affidate ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice, donde debbono andare al popolo molti educatori, formati secondo ìl sistema di Don Bosco. Si rallegrò delle nuove Case aperte nell'Europa Centrale, a vantaggìo di poverissimi giovanetti: e benedicendo a tuttì, ai Salesiani, alle Figlie di Marìa Ausìliatrice, ai loro allievi, ex-allievi e Cooperatori, ci assicurò che le benedizioni del Signore non verranno mai meno sulle Opere nostre, se noi rimarremo fedeli allo spirito di Don Bosco.

È di grande importanza, o cari Cooperatori, questo pensiero del Santo Padre. In vero, le vite dei santi ci dicono che Iddio a tutti i Fondatori degli Istìtuti religiosi addita la via che debbono percorrere, e la storia ecclesiastica insegna che il maggiore o minor vantaggio, che un Istituto arreca al popolo crìstiano, è sempre in ragione diretta con la maggiore o minor fedeltà di quelli che lo compongono, nell'attenersi allo spirito del Fondatore.

Seguiamo Don Bosco.

L'inaugurazione del Monumento a Don Bosco. Congressi Salesiani Internazionali.

Ed ecco un'occasione propizia per riflettere seriamente sull'accennato pensiero.

Il 23 maggio del 1920, a Dio piacendo, in Torino, davanti al Santuario di Maria Ausiliatrice, s'inaugurerà il Monumento che gli ex-Allievi degli Istituti Salesiani, raccolti a Congresso nel 1911, decretavano al loro Maestro e Benefattore. Se non ci fosse stata la guerra, la nobile idea filiale, con l'aiuto compatto degli allievi degli Oratorii e degli Istituti Salesiani, e quello delle Allieve ed ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sarebbe stato un fatto compiuto fin dall'agosto del 1915, nella ricorrenza del 1° Centenarìo dalla Nascita di Don Bosco.

Senonchè, per una cerimonia così solenne, non è meno a proposìto l'ora che volge. Lo spettacolo che offrirà la piazza di Maria Ausiliatrice, quando, guidati da un solo affetto, vedrà stringersi attorno il Monumento del nostro indimenticabile Fondatore i rappresentanti di tutte le Nazioni ove son Case Salesiane, dirà al mondo un augurio e un programma. Come i nostri exallievi, al di fuori d'ogni competizione politica, verranno da ogni lido per schierarsi attorno all'effige di Colui, che diè luce dìvina alle loro intelligenze e fiamme di cristiana carità ai loro cuori, così i popolì, tutti egualmente anelanti alla pace, possano stringersi, in giorno non lontano, al piedi della Croce. Ma finchè su essi non s'irradierà la luce del Vangelo, e su tutti non regnerà la carità di Nostro Signor Gesù Cristo, il mondo sarà sempre in subbuglio. Oh ! ditemi: qual fu l'ideale di Don Bosco? Condurre tutti a Gesù Cristo, particolarmente la gioventù, per la restaurazione cristiana della società ! Or questo dev'essere il programma, invariato e invariabile, dei suoi seguaci.

Quindi, con provvido pensiero, il Comitato Esecutivo del Monumento, presieduto da quell'esimio ammiratore di Don Bosco, che è il nobile Senatore Conte Eugenio

Rebaudengo, ha stabilito di far precedere la cerimonia dell'inaugurazione da vari Congressi Salesianì Internazionali, che avranno luogo dai 2o al 22 maggio: - l'VIII Congresso Internazionale dei Cooperatori, che avrà anche tre sezioni speciali, la prima dei Cooperatori Sacerdoti, un'altra dei laici, la terza delle Cooperatrici; - il II Congresso Internazionale degli Ex-Allievi degli Istituti Salesìani; - il II delle ex-Allieve delle Figlìe di Maria Ausiliatrice.

Ciascuno di questi Congressi studierà, separatamente, vari temi relativi ai doveri e allo sviluppo della propria associazione; e si terranno anche alcune adunanze generali, alle quali prenderanno parte gli accorsi ai singoli Congressi. È mio vivo desiderio, che così nelle adunanze particolari, come nelle adunanze plenarie, si studi Praticamente il modo di far proprio e diffondere lo spirito di Don Bosco. Lasciate che lo ripeta, o cari Cooperatori; il fiorire dell'Opera Salesiana sarà sempre in proporzione della fedeltà nostra agli esempi e agli insegnamenti di Don Bosco.

Nuove fondazioni.

Ma è tempo che passi ad accennarvi le numerose fondazioni, compiute dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

I) Dei Salesiani.

Il maggior numero di nuove fondazioni salesiane lo conta l'Europa. L'Italia ne ebbe sei, e tutte rivolte alla formazione cristiana della gioventù. Esse sono l'Oratorio festivo annesso alla chiesa di S. Saba a Roma, - il Patronato di Leone XIII a Venezia, - l'Istituto S. Chiara a Palermo, - l'Oratorio della Vittoria ad Asti, - l'Istìtuto Salesiano di Rimini,--e la Colonìa Agricola di Montechiarugolo, presso Parma.

Un numero assai maggiore andò a sollievo delle straordinarie strettezze di tanti poveri giovanì dell'Europa Centrale, i cui gravi bisogni furon l'oggetto dell'ultima Enciclica del Santo Padre. La risorta Polonia vìde in sei centri giungere i Salesìani ad assumervi opere diverse: - a Rózanystok (Grodno), una parrocchia e un grande istituto capace di 7oo giovani per scuole professionali ed agricole : - ad Aleksandrów, un'altra parrocchia e un gìnnasio con 300 giovani : - a Varsavia, una chiesa pubblica con scuole popolari esterne e Scuole professionali: a Cracovia, una quarta parrocchia e un Oratorio festivo: - a Przemysl, un ospizio per giovani poveri ed abbandonati: - e, infine, a Klecza Dolna, una casa di tirocinio per la formazione di nuovo personale salesiano. Il Signore benedica la fede avita e lenisca le sofferenze di quelle generose popolazioni.

Un terzo focolare d'espansione salesiana si è acceso in Baviera. Come vi annunzìai l'anno scorso, noi aprivamo a Würzburg una casa-pensione per artigiani, con un Oratorio festivo, che è il centro di tutto il movìmento giovanile della città. Ora abbiamo accettato altri quattro istituti, sul tipo di quello di Würzburg, a Freyung, Passavia, Graz e Bamberga: - e un'altra. casa abbiamo aperta a Monaco, anch'essa per l'educazione relìgiosa della gioventù.

Nè potevamo restar indifferenti ai bisogni egualmente gravi di molti giovanettì dell'Austria e dell'Ungheria. Già durante la guerra, per suggerimento dell'Em.mo Card. Arcivescovo di Vienna, le autorità locali avevano affidato ai Salesiani la, direzione di un pensionato, aperto dal governo ai giovani profughi dalla Venezia Giulia e Tridentina. L'indisciplinatezza, che vi regnava, disparve ben presto al primo affermarvisi del metodo educativo di Don Bosco. Su centosettanta alunni, in breve, sì cominciarono ad avere, dapprima, alcune, e poi sessanta e ottanta comunioni quotidiane: e quando si chiuse il pensionato, venti di, quei giovani italiani domandarono dì entrare nella nostra Pia Società, e otto di essi, dopo aver appagato il loro desiderio, sul principio di quest'anno scolastico erano condotti in Italia per attendere agli studi nel Seminario delle Missioni Estere di Torino-Valsalice. La buona prova, data dal sistema educativo dì Don Bosco, cì costrìnse ad aprire due nuove case nella stessa capitale: un istituto per giovani corrìgendi a Vienna-XVIII e un Oratorio festivo, con chiesa pubblica, a Vienna-Stadlau.

Nell'Ungheria venne aperto un Oratorio festivo con ginnasio inferiore a Nyergesnjfaln - e un altro Oratorio fu inaugurato a Lubiana-Moste, nella Jugoslavia.

Finalmente per appagare i desideri dei nostri confratelli e cooperatori d'Irlanda, l'8 dicembre u. s., abbiamo inìziato una colonia agricola ìn Irlanda, a Copsewood-Palleshenry, presso Limerich. Queste, le nuove fondazioni in Europa.

Nel nuovo continente se ne ebbero due, l'una e l'altra a vantaggio degli immigrati italiani: un Oratorio festivo a Cruzeiro, presso Lavrinhas nel Brasile, e lo studentato di New Rochelle negli Stati Uniti.

Altra espansione, assai marcata e consolante, si ebbe nella Cìna. Come dirà il Bollettino, Sua Ecc. Rev.ma Mons. De Guébriand, delle Missioni Estere di Parigi, Vicario Apostolico di Canton, ad invito della S. Sede, metteva a disposizione dei Salesiani una regione del suo immenso Vicariato, e lo faceva con tanta generosità che non potremo dimenticare giammai. Parlo della nuova Missìone Salesiana al nord del Cuantung, la quale comprende, politicamente, una prefettura vasta come il Belgio, con oltre 2.500.000 abitanti. Con due spedizioni di Missionari, da noi compiute nel 1918 e nel 1919, abbiam potuto fissare stabile residenza in ciascuna delle undici sottoprefetture, in cui sì divide quella regione : di modo che sono undici i nuovi centri salesiani in Cina, dai quali s'innalzeranno quotidianamente fervide preghiere per tutti i nostri benefattori.

Come vedete, il campo del lavoro si è allargato ampiamente, e non possiamo far a meno di benedirne il Signore.

II) Delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Anche l'Istituto, fondato dal Ven. Don Bosco per dare alla gioventù femminile, con egual metodo ed eguali forme di apostolato, soprattutto con gli Oratori festivi, quell'educazione religiosa e morale che i Salesiani impartono alla gioventù maschile, prosegue, sotto la special protezione della comune Patrona, a svilupparsi in modo consolante.

Senza tralasciare quell'assistenza materiale e morale di urgente carità, che la guerra aveva consigliato, anche l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice potè fronteggiare le istituzioni preesistenti; e contribuire con nuove fondazioni alla restaurazione cristiana della società, mediante l'educazione cristiana della donna.

A Roma, dove contavano già sei case, fiorenti di oltre tremila giovinette oratoriane, le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno iniziato una nuova scuola professionale per giovani operaie ai Testaccio, e nel quartiere di San Saba un Oratorio, che è la salvezza di altre centinaia di figlìuole abbandonate.

Meritano pare un cenno speciale le nuove Scuole professionali, con Giardino d'Infanzia e Oratorio festivo, aperte a NovaraCittadella, per iniziativa di quell'Ecc.mo Vescovo,- a Tornaco, nella stessa provincia, - a San Nicolò di Ferrara, - a Robbiate e a Comerio (Como)- quest'ultima benevolmente caldeggiata dall'Ecc.mo Arcivescovo di Vercelli.

Altre fondazioni, dirette alla cristiana educazione dalle figlie del popolo, compirono ad Alba, -- a Piedimonte Etneo, -- a S. Giovanni la Punta (Catania) e a Senise (Potenza).

A Maglio di Sopra assunsero la direzione chi un convitto per giovani operaie.

Nè si arrestò qui lo zelo delle Figlie di Maria Ausiliatrice ; ma con provvida carìtà, che attirerà su loro speciali benedizioni, esse continuarono a raccogliere bambini e bambine, orfani di guerra, in cinque nuovi Orfanotrofi: a Bova (Reggio Calabria), a Cammarata (Girgenti), - a Palermo, - a Tremestieri (Messina), - a Pegli (Genova, - e nel loro stesso Istituto di Torino. Qui son cinquanta le orfanelle, ed è commovente il vederle ogni settimana, al giovedì, raccogliersi insieme con i nostri orfanelli e gli altri giovinetti da noi ricoverati, innanzì l'altare di Maria Ausiliatrice, e pregare requie ai loro defunti e ricambio di grazie celesti ai benefattori.

All'orfanotrofio di Tremestieri è annessa una « Scuola della Buona Massaia » assai frequentata : e a quello di Pegli è unito un « Pensionato per Signore», che desiderano passar qualche tempo all'aria marìna.

Altre due case, di diverso scopo, ma sempre del più alto interesse, iniziarono in Italia : una « Casa di cura » in Asti e una « Colonia Marina » in Ancona.

All'Estero ebbero due nuove fondazioni nella Spagna e due nell'Argentina.

Nella Spagna apersero a Torrente il « Patronato del Sacro Cuore » per la tutela e formazione intellettuale e morale di numerose fanciulle povere, e ad Aiella un'altra casa, dove presero a spiegare fruttuosamente l'opera loro.

Nell'Argentina a Ensenada (La Plata) fondarono un Esternato, con Scuole e Oratorio; e a Bahia Bianca una nuova Scuola Normale pareggiata, che promette di dar molte educatrici cristiane a quella nazione ospitale.

Anche queste case delle Figlie di Maria Ausiliatrice non sono altrettanti pegni della particolare sollecitudine, con cui la Divina Provvidenza veglia sull'Opera di Don Bosco?

Proposte e raccomandazioni.

Di fronte a tanta bontà del Signore, noi dobbiamo proporci una corrispondenza più generosa e un lavoro più intenso, a gloria di Dio e per la salvezza delle anime. I prossimi Congressì additeranno i mezzi più atti a propagare in mezzo alla società lo spirito di Don Bosco e rendere più fruttuosa la Cooperazione Salesiana. Disponetevi fin d'ora, o cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici, a far vostre quelle risoluzioni e praticarle. Intanto, seguendo l'esempio di Don Bosco e di Don Rua, lasciate che vi additi e raccomandi due opere importantissime.

I) La prima è il Tempio, che abbiamo stabilito di erigere a Torino, ad onore di Gesù Adolescente e della Sacra Famiglia, perchè sia nei secoli un'invocazione e una caparra di divine benedizioni, ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice per lavorare con frutto in mezzo alla gioventù, a voi per moltiplicare in mezzo alla società il buon esempio delle famiglie cristiane. È un'opera che mi sta molto a cuore; perciò, mentre rinnovo sentiti ringraziamenti a quelli che già inviarono la loro offerta, faccio umile preghiera agli altri, perchè vogliano imitarli. L'anno scorso, mediante la vostra carità, abbiam potuto ultimare decentemente la cappella provvisoria e innalzare un lungo tratto di cinta dell'annesso Oratorio, che prosegue a fare un gran bene alla gioventù. Quest'anno pensiamo d'iniziare i lavori del sacro edifizio.

II) Un'altra raccomandazione, che faccio con grande insistenza a tutti, è di venire in soccorso alle nostre Missioni. Vi ho accennato al regolare impianto della nuova Missìone Salesiana in Cina. Ora urge provvedere aì bisogni delle nostre Missioni del Matto Grosso e della Prefettura Apostolica del Rio Negro in Brasile ed a quelli del Vicariato Apostolico di Mendez e Gualaquiza, e consolidare i lavori compiuti nella Patagonia e nel Vicariato Apostolico di Magellano. Vi dirò di più : la Santa Sede volle affidare ai poveri Salesiani anche un'altra Missione : quella del Chaco nel Paraguay. Io son certo che il Ven. Don Bosco, che avrebbe voluto abbracciare nella sua carità tutta quanta la terra, dev'esultare nel vedere tanto estendersi il campo evangelìco dei suoi figli spirituali: ma debbo confessarvi, che penando alle responsabilità da noi assunte in faccia alla Chiesa e in faccia a Dio, provo insieme un forte sgomento, e mi domando : - Come potranno i Salesiani condurre a termine sì vaste imprese ? Da soli mai. Esse, o cari Cooperatori, hanno sempre bisogno dell'aiuto di Dio e della vostra carità.

Ad implorare cotesta carità viene provvidenzialmente in aiuto mio la parola stessa del S. Padre. Il Sommo Pontefice Benedetto XV, nella LETTERA APosTOLICA del 30 novembre u. s. intorno alla propagazione della Fede Cattolica in tutta la terra - meraviglioso documento, riboccante di zelo e dì celeste sapienza - addita tre mezzi per venire in aiuto alle Missioni Cattoliche.

« Di tre specie - scrive il Papa - sono gli aiuti che si possono recare alle Missioni, e che i Mìssionari non cessano d'implorare.

» I) Il primo è alla portata di tutti, ed è di render loro propizio il Signore per mezzo della preghiera. L' opera del Missionario sarà sterile e vana, se non verrà fecondata dalla grazia divina : come diceva di sè S. Paolo - Io piantai, Apollo inaffiò, ma Dio diede il crescere » (I Cor. III, 6).

» Per impetrare poi questa grazia non vi è che un modo, ed esso consiste nella perseveranza della preghiera umile e fervorosa, avendo detto il Signore : - Qualsiasi cosa domanderanno, sarà loro concessa dal Padre mio (1 Matt. XVIII, 19). - Nè vi può esser dubbio riguardo all'esaudimento di questa preghiera, trattandosi di una causa sì nobile e così accetta agli occhi di Dio, Perciò, come un giorno Mosè in cima al colle, alzando le mani al cielo, ìmpetrava il divino aiuto ad Israele pugnante contro di Amalec, così tutti i cristiani devono, pregando, recare aiuto ai banditori del Vangelo, mentre essi sudano sul campo del sacro ministero ».

A questo scopo il S. Padre raccomanda l'Apostolato della preghiera, e confida «che nessuno si rifiuterà di appartenervi, ma che tutti anzi vorranno, se non col fatto, almeno collo zelo partecipare alle sante fatiche apostoliche ».

» 2) In secondo luogo - prosegue il Papa è necessario di sopperire alla scarsezza dei Missionari : che se era già sentita prima, si è fatta molto più sensibile dopo la guerra, cosicchè parecchie parti della vìgna del Signore difettano di coltivatori ».

E qui il Santo Padre, volgendosi ai Vescovi, dice che faranno cosa degna del loro amore per la religione, se fomenteranno nel clero e negli alunni del Santuario la vocazione alle Missioni Estere, appena qualcheduno la dia a divedere: e a incoraggiamento ripete loro una parola che pronunziò tante volte Don Bosco: « Non vi lasciate ingannare da alcuna immagine di bene o da viste umane, temendo che sia sottratto alla vostra diocesi quanto avrete dato alle Missioni. Al posto di un Missionario che voi lascerete partire, il Signore ben può suscitare più sacerdoti che zeleranno l'eterna salute del vostro gregge ». E ai Superiori degli Ordini religiosi e Istituti che si dedicano alle Missioni Estere, il Papa fa vive premure « perchè vogliano destinarvi soltanto il fiore dei loro alunni, coloro cioè che per santità di vita, spirito di sacrifizio e zelo delle anime, si mostrino veramente idonei all'arduo ministero dell'apostolato ».

» 3) Ma per sostenere le Missioni, prosegue il Vicario di Gesù Cristo, si richiedono anche i mezzi materiali, e non pochi, specialmente essendone di molto cresciuti i bisogni colla guerra, che ha devastato e distrutto scuole, ricoveri, speciali, dispensari ed altre fondazioni di carità. Facciamo quindi caldo appello a tutti i buoni, perchè, nei limiti delle proprie forze, vogliano largamente provvedervi. Poichè - chi avrà dei beni di questo mondo, e vedrà il suo fratello in necessità, e chiuderà le sue viscere alla compassione di lui: conte è in costui la carità di Dio? (I, Gio. III, 17 ) -. Così l'apostolo S. Giovanni, parlando della povertà e indigenza materiale del prossimo. Ma quanto più in questo caso si deve osservare la santa legge della carità, trattandosi non solo di soccorrere una infinita turba di gente che si dibatte fra la miseria e la fame, ma anche, e principalmente, di strappare una moltitudine ingente di anime dalla schiavitù del demonio, per conquistarla alla libertà dei figliuoli di Dio? ...»

Miei cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici, accogliete docilmente le raccomandazioni del Papa. Aiutate generosamente le opere istituite a vantaggio delle Missioni, come l'Opera della Propagazione della Fede, l'Opera della S. Infanzia e l'Opera di San Pietro, la quale ha per iscopo la buona formazione del Clero indigeno nelle Missioni. I Sacerdoti non indugino ad ascriversi all'Unione Missionaria del Clero, in conformità ai desiderii del S. Padre. Ma vi scongiuro tutti quanti, aiutate anche le Missioni Salesiane nei modi indicati: esse pure hanno bisogno di preghiere, di nuove vocazioni e di mezzi materiali. Se sapeste come fa pena il leggere le continue suppliche dei nostri Missionari, senza poterle soddisfare.

Faccia Iddio che l'una e l'altra mia raccomandazione, avvalorate dalla sua grazia, abbiano un'efficacia pari al bisogno.

Conclusione.

Benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici, mentre vi prometto le mie povere preghiere, e quelle dei miei Confratelli e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, perchè Iddio misericordioso sia largo con voi di ogni benedizione nel tempo e nell'eternità, voglio assìcurarvi, a giusto conforto, che anche i nostri allievi, particolarmente i numerosi orfanelli e i nuovi cristiani d'ogni centro di Missione, ricordano ogni giorno e raccomandano a Maria SS. Ausiliatrice ciascuno di Voi, le vostre famiglie e le vostre intenzioni.

Rammentateli voi pure nelle vostre preghiere, ìnsieme con chi si professa,

Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

Obbligatissimo servitore

Nel XXXII Anniversario di Don Bosco.

Il 31 è il XXXII° Anniversario della morte di Don Bosco, e il pensiero dei figli, degli amici e degli ammiratori vola, con devoto affetto, a Valsalice.

« Là il Venerabile riposa tra i figli suoi che si preparano al difficile apostolato in lontane terre straniere, e accanto alla sua è un'altra tomba che attrae tutta la nostra venerazione; quella di Don Rua, del suo primo Successore, la cui straordinaria virtù raggiunse un così alto grado di perfezione...

» Oh il monumento a Don Rua nella piccola cappella a destra della scala! L'ascetica figura riposa composta nella gran pace, così bella, così serena, così spirituale nel sonno eterno, che pare conversi tacitamente con Dio, che pare vi raggi, attraverso le chiuse palpebre, la visione beatifica.

» Ricordo il mite vespero di settembrè in cui mi recai a Valsalice.

» In fondo al vasto cortile, sotto i portici bianchi scendeva quasi la penombra vespertina, ma sulla terrazza, la magnifica fioritura di oleandri e geranii rosa e bianchi si coloriva alle ultime scialbe luci del tramonto, si protendeva dalla balaustra a colonnine verso la tomba venerata, verso le due tombe venerate, quasi a circondarle, e il tacito omaggio floreale, nella sua gentile, vivente bellezza, pareva preludiasse ad un trionfo.

» Io mi attardavo sotto i portici osservando i piccoli schizzi, le brevi parole che riproducono luoghi, che fermano date e ricordi, riguardanti la vita di Don Bosco e l'opera sua, e non mi decidevo a lasciare quel luogo dove lo spirito del Venerabile pare si comunichi in modo più sensibile

» Tre giovinette venivano attraverso il cortile mormorando sommessamente delle preghiere; portavano dei fiori, anche esse , tanti fiori... Quando furono alla tomba venerata, a capo della scala marmorea, si inginocchiarono, ed una voce rotta dalla commozione ripetè: - Per grazia ricevuta, per grazia ricevuta.

» Oh sì, che ancora, come quando era tra noi, Egli si volge pietoso e benefico verso ogni tristezza per consolarla, ogni debolezza per sostenerla, ogni miseria per sollevarla... »

Scene simili a questa, descritta da un'ardente Cooperatore di Sicilia, accadono di frequente!... Oh! lo spirito del buon Padre vegli amoroso su tutte le sue famiglie e su tutti i Cooperatori !

Leggevamo nel. Corriere Nazionale del mese di novembre u. s.

Gli uomini sogliono alienarsi dal pensiero di farsi santi, per causa di un'imperfetta cognizione di che cosa erano i santi. Certo se i santi ci sono in gran parte ignoti, niuna meraviglia che dei santi non si desideri, non si cerchi il consorzio, poiché non vi è alcuna bramosia dell'ignoto: ignoti nulla cupido. Ci figuriamo i santi come gente ispida, antisociale, un qualche cosa di repellente : gente macera, dalle occhiaie incavate e semispente, dalla persona sgradevole, dal fare eccentrico.

Bisogna studiarli più da vicino, per imparare ad amarli. Per es., a non cercare che fatti a noi vicini, chi non ha sentito parlare, anzi, chi non ha veduto, sentito, parlato col Venerabile Don Bosco? Ebbene, quel Don Bosco eccolo Venerabile. E chi era questo Don Bosco? L'uomo più alla mano che vi fosse. Un uomo che sentiva, volentieri la storia dei tuoi dolori, e che aveva una parola pronta ed efficace per consolarli. Un uomo che era tutto a tutti, un uomo semplice, alla buona, dal fare popolare sì che avanti a liti si apriva a confidenza l'anima, un uomo che sapeva celare con un motto, con una celia spiritosa la sapienza dell'anima, sempre ilare, sempre soave con tutti, sempre impareggiabile in ogni cosa...

I Circoli giovanili nei Convitti cattolici.

Qual è la sorte che tocca a una gran parte dei giovani, i quali, terminato il ginnasio, ìl tecnico o il liceo, abbandonano i nostri convitti cattolici? Una sorte ben misera. Proprio così. Quanto lavoro di sacerdoti se ne va ad ingrossar le file dei nemici della chiesa! Quante belle speranze, angeliche purezze, vengono sciupate al primo colpo d'aria libera che s'abbatte su di loro, all'uscita del convitto! Soltanto coloro, che non tengono dietro ai propri ex-allievi, possono farsi delle pie illusioni, ma coloro, che possono e vogliono seguirli, vanno constatando tali e tante rovine, che fa vacillare alle volte la fiducia nel proprio lavoro educativo.

Si dirà che tutto questo è inevitabile, perchè il collegio è sempre un ambiente alquanto artificiale, e come tale incapace a dare all'allievo una piena coscienza dei pericoli e dei rimedi della società. Ciò è in parte vero; ma chiediamoci con sincerità ed umiltà: Abbiamo noi saputo approfittare saviamente della stragrande comodità, che presentano i nostri convitti, per educare nei giovani la coscienza sociale cristiana? Riconosciamolo : non abbiamo sempre approfittato, non abbiamo avuto la santa avvedutezza di giovarci di una condizione di cose che è per noi un privilegio.

Coscienza sociale cristiana significa conoscenza di ciò che il Cristianesimo sta facendo per la società, significa conoscenza di quegli organismi che portano come in altrettanti canali, la parola viva, l'azione pratica, la tangibile, benefica influenza del Vangelo.

Per esempio: i convittori dei cento e cento, nostri istituti cattolici, almeno quelli delle ultime classi, sanno che in Italia esiste un'Associazione della Gioventù Cattolica con oltre due mila circoli e oltre cinquanta mila soci? E se qualche convittore lo sapesse per averlo udito dire, abbiamo noi cercato di far sentire tutto ciò come una realtà tangibile, alla mano, di interesse, di santo orgoglio, di efficace conforto al giovane convittore, vicino a lasciare per sempre il collegio ? Tutti questi benefici si possono ottenere con un mezzo assai facile e finora troppo trascurato: con l'istituire circoli giovanili nei convitti cattolici.

E veniamo ad Un esempio.

Interrogato un sacerdote, che in un convitto tiene da parecchi anni un fiorente circolo fra gli studenti delle scuole secondarie come abbia potuto fondarlo, rispose:

- Ho seminato per poter raccogliere. Cominciai a raccontare qualche esempio di giovane cattolico che aveva saputo professare con franchezza, e direi quasi con vanto, la propria fede; feci correre fra alcuni dei più affezionati qualche libro di battaglie e di lotte giovanili; diedi loro da leggere i giornali giovanili, organi regionali dei circoli; e quando vidi preparato il terreno, provocai (le sante industrie sono molte e facili per chi vuole) provocai, dico, la grande parola: Ah ! se anche nei fossimo come questi giovani! - ha risposta veniva facile: E perchè non lo potete? - Perchè siamo in collegio, ma quando saremo fuori! - E perchè non potremmo fare anche adesso? - Sì, sì facciamo, facciamo. L'entusiasmo così era eccitato; restava di tenerlo vivo e per tenerlo vivo bisognava alimentarlo, e per alimentarlo bisognava dar da fare, da fare bazzeccole, ma da fare.

- E che cosa dava da fare? Non poteva mandarli in giro a far la propaganda, e neppure farli sfilare in un corteo cattolico!

- Non precisamente questo, ma qualche cosa di simile. Ai due o tre più caldi suggerii di comunicare l'idea ad altri compagni, scegliendoli fra i più buoni. Ed ecco i miei piccoli propagandisti in moto, a far delle conquiste. In breve ne ebbi attorno una decina che domandavano di fare, di fare. E allora incominciai a fare, o meglio, incominciai a far fare. Raccolsi i miei birichini e loro esposi con parole semplici, ma calde, il progetto d'un circolo: Unire giovani di buona volontà per dare e ricevere un vicendevole incoraggiamento alla formazione morale-religiosa d'un carattere cattolico militante.

- Bel programma, ma difficile a farsi capire a ragazzi!

- Certo, non lo esposi così brevemente e sinteticamente. In una prima conversazione feci capire che cosa significa dare e ricevere buon esempio; in altre successive svolsi il tema della formazione del carattere cristiano, e in fine toccai della necessità che i cattolici hanno ora, di essere come altrettanti soldati, per avverare la domanda del ratei: « Venga il tuo regno ». Quando m'accorsi che i giovarti erano quasi maturi per istruzione e pratica religiosa, ottenni dal direttore dei collegio una stanza per le adunanze, nella quale si gettarono le basi di una bibliotechina, fatta di libri buoni comperati o regalati. Poscia combinammo insieme alcuni articoli di regolamento per dare alla nascente società un certo organamento.

- Come sono questi articoli e questo organamento ?

- Ecco: 1°) Scopo del circolo è la formazione morale-religiosa del carattere cattolico militante; 2°) I mezzi per raggiungere lo scopo sono: scuola di religione, conferenze settimanali, letture di periodici e libri buoni, partecipazione alle manifestazioni pubbliche di vita cristiana, pratica assidua, seria e convinta dei Sacramenti; 3°) Il circolo accetta giovani che siano entrati nel quindicesimo anno di età e che si impegnino di sforzarsi per raggiungere lo scopo; 4°) Il circolo è governato da un consiglio direttivo.

- E la bandiera, e il titolo del circolo?

- Cose di secondaria importanza e che vengono dopo, come vengono dopo i titoli e le prefazioni ai libri. Quando i giovani, magari pochi, sono ben animati, la bandiera e il titolo li portano in cuore. I miei giovani, per esempio, dopo cinque anni di vita abbastanza florida, non hanno ancora sentito il bisogno della bandiera speciale. Quanto al titolo, veniva spontaneo questo: Circolo studenti, coll'aggiunta del nome del collegio.

- E come è formato il consiglio direttivo?

- Qui siamo nel punto più difficile, giacchè si tratta di evitare i due estremi: quello di rendere il circolo autonomo per il desiderio di interessare i dirigénti, e quello di renderlo dipendente per il bisogno di tenere i giovani soggetti. Se l'assemblea elegge presidente, segretario e consiglieri, si corre al primo estremo; se il superiore nomina di sua autorità presidente, segretario e consiglieri, si corre al secondo.

- E allora, come ha fatto?

- Ho contemperato i due sistemi, quello, diciamo, popolare, e quello autoritario, in questo modo. Il Consiglio direttivo è formato di quattro membri : di questi, due vengono nominati dall'assemblea dei soci a semplice pluralità di voti; due vengono nominati dal superiore che può, se crede bene, tener conto della designazione data dai voti dispersi. Tra questi quattro, il superiore (e non l'assemblea) nomina il presidente, il segretario e affida ai consiglieri speciali incarichi.

- E non sarebbe meglio che l'assemblea eleggesse il presidente fra i quattro scelti nel modo suddetto?

- No; il giovane nominerebbe presidente chi è più valente nel giuoco, nel canto, nel teatro; o peggio chi è audace e promette cose incompatibili collo. spirito del circolo o col regime collegiale. Invece, il superiore conosce meglio i soggetti e sa quindi fare una nomina conveniente. Questo sistema toglie ogni velleità di ridurre l'opera del circolo a fare l'opposizione al consiglio, e a preparare le battaglie elettorali per cambiarlo, e così soddisfare le piccole e malsane ambizioni.

- E come si esplica l'attività del suo circolo in collegio?

- Per forza di cose l'attività dev'essere alquanto ristretta, pure essendo notevole. Ogni settimana un socio deve preparare una breve conferenza su tema assegnato e con l'aiuto mio o di libri; durante la conferenza tutti prendono appunti perchè nella prossima adunanza, uno, tratto a sorte, deve ripeterne il contenuto per abituarsi all'esposizione in pubblico. Ogni settimana ogni socio riceve il giornalino regionale, col quale, dietro la guida del superiore, può seguire il movimento giovanile della sua città e della sua plaga; ogni giorno tutti i soci fanno una breve visita in chiesa e pregano per il buon andamento del circolo; nelle feste e solennità collegiali il circolo si onora di prestare servizio o in chiesa o in portieria o nelle sale o nel teatro; il segretario poi prepara i verbali delle sedute, uno dei consiglieri attende alla biblioteca, un altro tiene la cassa

- Anche la cassa?

- Per modo di dire. Il socio non ha obblighi di quote, eccetto quella piccola (nel Piemonte circa due lire annue) che dà diritto alla tessera di inscrizione alla Società della Gioventù Cattolica Italiana e al giornale regionale. E lasciato alla libera offerta di tutti il costituire un fondo per le piccole spese di posta, di biblioteca, di passeggiate, ecc. Questo danaro viene consegnato all'amministratore del collegio, il quale lo registra in un piccolo libretto custodito dal cassiere, che può ad ogni istante riferire ai soci sul piccolo fondo sociale.

- In cinque anni ha ottenuto buoni frutti?

- Consolantissimi. Parecchi soci, usciti di collegio, fondarono circoli ai loro paesi; tutti, o quasi tutti, entrarono in circoli cattolici esistenti nei luoghi di loro residenza; coloro che si trovarono in località sprovvedute di circoli, sii mantennero in attiva corrispondenza epistolare col loro circolo collegiale e ricevettero regolarmente il foglio regionale. Conserviamo nel piccolo archivio le numerose lettere e l'assicuro che commuovono per la loro schietta bontà, per il ricordo sempre vivo del circolo, dal quale i soci protestano d'aver ricevuto un inestimabile beneficio.

- Un'ultima domanda: E durante le vacanze autunnali, il suo circolo si sfascia?

- Non si sfascia, ma si sospende, pur vivendo di una certa vita. Nel mese di maggio rinnoviamo tutte le cariche sociali e, prima che i soci ritornino alle famiglie, diamo a ciascheduno un elenco di tutti i soci con gli indirizzi e raccomandiamo di tenersi in corrispondenza. Di più dal collegio viene deviato il giornale regionale e ogni mese viene spedita una breve circolare, che animi al bene e tenga vivi gli entusiasmi. Al rientrare dei convittori il circolo riprende la sua vita col consiglio eletto nel maggio precedente....

Come non ammirare uno zelo così ricco di geniali trovati e pratici, espedienti? Noi, riflettendo sulla semplìcissima condizione, posta da D. Bosco per l'ascrizione alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, « età non minore di 16 anni», crediamo di dover aggiungere:

Se Don Bosco giudicava atto a svolgere il programma del Cooperatore Salesiano un giovane di 16 anni, perchè non prepariamo i nostri allievi a divenire zelanti cooperatori? Che provvidenza se in tutti i nostri Collegi si fondasse un circolo nel modo suesposto! Il programma, a parer nostro, dovrebbe ispirarsi a questi due scopi

I) Preparare i giovani a conservare e diffondere lo spirito che informa gli Istituti Salesiani, secondo la raccomandazione che Don Bosco faceva ai suoi ex - allievi: « Conservate e diffondete lo spirito dell'Oratorio. »

II) Avviare progressivamente i giovani all'azione religioso-sociale, secondo il programma della cooperazione salesiana.

E siamo anche d'avviso che alle stesse finalità, pur ritenendo il proprio scopo, dovrebbero ispirarsi i Circoli giovanili, fiorenti nei nostri Oratori festivi.

Figure degne di memoria (1)

Un poeta uruguayo.

Nella sua immensa sapienza e bontà, Iddio suscita, a quando a quando, giovani dotati di qualità e virtù particolari, che sorgono, come fari luminosi, a illustrare un'opera, un'idea, e diventano attrattiva e stimolo al bene ai giovani compagni, lasciando di sè tracce profonde e desiderio intenso.

Così sorse e giganteggiò anche tra noi, quella schiera di giovani singolarmente virtuosi, che da Savio Domenico, Magone Michele, e Francesco Besucco... a Zeffirino Namuncurà, è per i nostri collegi fonte perenne di chiari esempi di virtù, segno sicuro e tangibile della benedizione divina all'opera nostra.

Così fu Francesco B. Fiorito, la gloria dei collegi salesiani dell'Uruguay, tempra ardente e forte di poeta e di apostolo, che la morte rapiva a 18 anni all'affetto e all'ammirazione di quanti lo conobbero.

Era nato a Suarez, dipartimento di Canelones, poco lontano da Montevideo, l'anno 1900.

Frequentò i corsi elementari nel Collegio dei Fratelli della Sacra Famiglia in Montevideo e, conseguitane la licenza, entrava nel nostro Collegio Pio di Villa Colón, per il liceo.

Diè subito prova dei suoi virtuosi talenti d'ingegno, facendo nutrire di sè le migliori speranze. « Fra il fanciullo - scrive quel Direttore - che già portava radiosa in fronte l'aureola di dolci ideali e di visioni sublimi. »

Si distinse fin da principio per la sua spiccata tendenza alla poesia, ch'egli coltivava con intelletto d'amore, e presto, fra i compagni e superiori, si diffuse per lui stima e ammirazione. «Si rivelava il suo talento, ed il poeta sorgeva come l'alba di uno splendido giorno, come un fiore che si apre ai raggi del sole nascente. »

Nel suo cuore sensibilissimo, nell'animo suo aperto ai più nobili sensi, vibrava con entusiasmo la corda dell'affetto alla natura, ch'esaltava con accenti di ardore e di passione, nei suoi versi armoniosi e spontanei. «Le verdi pianure, le asprezze dei colli, le dolci e pure correnti che attraversano il suolo cantando, quanti ritmi di arcana bellezza, quanti salmi di amore insegnano all'anima mia, col suono e la voce dei lor casti silenzi! »

Ouésta sua dote di poeta brillò in vari concorsi letterari : degni di menzione il componimento in morte di Mons. Soler, una forte poesia, contrassegnata col motto: « Vi son dei morti, che non stanno nella tomba! » e una prosa, profonda e vivace, per il 1° Centenario della nascita di Don Bosco: ambedue onorati del 1° premio.

Ottima palestra del Collegio Pio è l'accademia « Cervantes » per gli alunni delle classi superiori, e la rivista mensile « Juventud » per tutti gli alunni, elegante periodico che pubblica i migliori componimenti letti all'accademia e svolti nelle scuole. Fiorito nel 1916 veniva eletto segretario dell'accademia, e nel 1917 presidente. Le più belle poesie apparse sulla rivista sono le sue. E un'onda di serena poesia rallegrava di continuo la sua conversazione, ambita dai compagni per l'amenità gentile e per l'impronta di schietta allegria, ch'egli le sapeva imprimere. Fu da questa intensissimà gara di amicizia che sorse e si attuò l'idea di raccogliere e stampare i suoi versi, in un elegante volume, dal titolo « Recondita armonia. » Quando il libro uscì, fu un coro di ammirazione in tutta la Repubblica. Gli alunni del Collegio Pio vollero riavere fra loro l'illustre compagno, e in una tornata accademica congratularsi solennemente con lui.

Ma l'ammirazione e la stima ch'egli godeva non derivava unicamente dall'ingegno:

Brillante nel portamento e nel gesto, ardente e vivace, era insieme espansivo e sereno, dignitoso e cavalleresco, rispettoso e affabile. Aveva per tutti un sorriso, una buona parola, un motto, un conforto. Si era tracciato un programma di vita, cui fu sempre fedele, con uno sforzo metodico di volontà, con uno studio continuo di se stesso:

- « Fare il bene per il bene. »

Poneva ogni cura ed attenzione per consolare i buoni genitori e per dimostrare loro tutta la tenerezza del suo cuore. Pochi giorni prima di morire, alla mamma, che lo vegliava notte e giorno, diceva: - Vedi, mamma, quanto è buono il Signore! Egli ha voluto mandare a me questo male e neri a te, nè a papà, perchè siete troppo necessari alla famiglia.

Una sera le chiese:

- Mamma, hai detto le preghiere?

- No, non ho ancora potuto.

- Ebbene, replicò Francesco, diciamole insieme : - e poi soggiunse : - No, mamma, tu sei stanca, riposa un poco, pregherò io anche per te.

Fin dal primo anno di collegio si ascrisse alla Compagnia di S. Luigi, meritando di esserne eletto, l'anno dopo, tesoriere, e presidente negli ultimi anni.

Era molto divoto di Maria Ausiliatrice.

Nella premiazione del 1917, dopo aver dato un commovente addio ai superiori di collegio, che lasciava per entrare all'Università, terminava così il suo discorso: « Ci rimane la consolazione delle preghiere che di certo alzarete per noi alla Divina Madre, la quale, rivolgendo i suoi dolci sguardi sull'amato Collegio Pio e non trovandoci più, li porterà dove trovansi i viatori in vie oscure. Qui ci caverà, ad una ad una, le pungenti spine che il mondo ci avrà confitto in fronte, e coprirà le ferite colle foglie amiche dell'accarezzato alloro. »

E la molla potente, che gli diè forza e vita nell'azione ed entusiasmo al bene, fu la fede profonda che gli pervadeva l'animo, e l'amore ardente e generoso verso Gesù Sacramentato. Diverse volte venne sorpreso in singolare atteggiamento di pietà, tutto assorto nella preghiera, senza accorgersi che le funzioni religiose erano da parecchio terminate. Ogni mattina, poiché era semi-convittore, si racava da Suarez al Collegio Pio per la scuola, e giungeva talora in ritardo. Un giorno, al direttore che gliene chiese- la ragione, rispondeva: - Ho tardato, perchè ho fatto la S. Comunione. - E più tardi si ebbe a constatare che non egli solo si accostava alla S. Messa ogni mattina, ma che lo imitavano tutti gli altri semi-convittori di Suarez, attirati da lui.

Da questa tenera divozione Francesco trasse la singolare energia e la sublime rassegnazione che mostrò negli ultimi mesi.

Una crudele malattia minacciava la giovine esistenza, e fu necessario ricorrere ad una operazione chirurgica. Quanta nobiltà, quanta serenità e quanta forza in quei giorni! Non si lamentò mai, nè mai gli uscì di bocca un lamento. I suoi pensieri più intimi, tutta la bellezza della sua anima pura, tutta la sua fede viva e forte, si racchiudevano in una frase sublime che gli usciva con frequenza dall'intimo del cuore: - « Quanto è buono il Signore!»

Se un briciolo di sconforto e di abbattimento, minacciava di penetrare nell'animo suo, presto si scuoteva e tosto gli brillava sul viso dolorante un'angelica allegrezza.

Néppure il suo zelo si arrestò sul letto di dolore; e il suo animo di apostolo seppe trovare, anche fra le pene, gli accenti necessari per toccare il cuore dei compagni e indirizzarli alla via del bene.

La mattina del 25 dicembre 1918 chiese alla mamma l'acqua benedetta, si fece il segno della croce e desiderò che anch'essa l'accompagnasse in questo atto augusto. Poi volle sedere sui cuscini, giunse le mani, mirò sorridendo i genitori e senza ill minimo lamento spirò. Fuori suonavano a festa le campane, annunziando la nascita dell'Autore della vita...

Così passò questo giovane, luminoso esempio di bellezza di mente e di cuore.

Si compiaccia Iddio d'inviare nei nostri collegi molti alunni, pieni della fede e dell'ardore di Francesco Fiorito !

(1) Questa rubrica è destinata a profili di ex-allievi e di ex-allieve, di Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, passati a miglior vita, degni di particolare ricordo.

ATTIVITÀ MISSIONARIA e cooperazione giovanile

Il periodo doloroso della guerra che assorbì tante, anzi quasi tutte le energie d'Europa, nocque assai all'incremento delle Missioni fra i popoli infedeli, ma ciò non ostante non si cessò dal lavorarvi attorno dagli intrepidi Apostoli del Vangelo, alla cui abnegazione le difficoltà pare che aumentino le energie.

Se questo dobbiam dire di tutti i Missionari, è in modo speciale un doveroso tributo all'attività dei nostro Mons. Antonio Malan, Prelato di Registro di Araguaya nel Brasile. Egli, poco dopo la sua consacrazione episcopale, volle fare una visita generale al territorio della sua Prelatura con enorme strapazzo delle sue forze, ma con immenso profitto di tante anime, che riconciliò con Dio o infervorò nella vita cristiana. Potè così constatare il cambiamento che la fede operò tra i Bororos delle Colonie del S. Cuore di Gesù e dell'Immacolata.

Il suo primo viaggio durò oltre sei mesi e fu una continua missione. Stava per recarsi in Europa, quando gli avvenimenti europei l'obbligarono a cambiare disegno, e allora intraprese un viaggio negli Stati Brasileni del Sud, ove, mentre vi sparse i benefizi spirituali, raccolse preziosi aiuti per le missioni e omaggi cordiali all'Opera Salesiana.

A questo successo, dopo Dio, cooperò la bontà di Mons. Correa Ney, Vescovo zelantissimo di Campinas. Il Venerando Presule di Campinas non solo diede a Mons. Malan la facoltà di far conferenze per le Missioni in tutte le parrocchie della sua Diocesi, ma fece la proposta a tutto l'Episcopato Brasileno di fare altrettanto, e ottenne anche l'approvazione del Nunzio Apostolico.

Ed ecco alcuni episodi di quel viaggio, descritto dal nostro Missionario Don Fraga.

Nei nostri Collegi.

Nel nostro Collegio di Campinas gli alunni erano già da tempo entusiasti della Missione e del l'opera di Mons. Malan. Non è quindi facile descrivere l'entusiasmo che si provò all'arrivo di Monsignore.

Un collegiale, Arturo Quirino, lo salutò a nome de' suoi trecento compagni con parole infuocate e, di propria iniziativa, propose a tutti una sottoscrizione in favore delle Missioni, costituendosi capolista e raccogliendo copiose offerte, nonostante si fosse pochi giorni prima tenuta una colletta per la Propagazione della Fede. Il buon Prelato contò alcuni episodi della vita missionaria, e da tutti fu ascoltato con avidità e tenerezza e freneticamente applaudito. Arturo vergava queste parole nel suo diario: « Terrò come incancellabile ricordo soave, nell'albo delle mie memorie, la visita di Mons. Malan e.

Queste scene si ripeterono in quasi tutti i Collegi. La giovane normalista Elena Fortuna, alunna delle Figlie di Maria Ausiliatrice, all'udire gli episodi commoventi del Vescovo Missionario e come vi erano persone caritatevoli che contribuivano all'evangelizzazione di un figlio della foresta con la somma di circa quindici lire mensili, si sentì punta dal desiderio di fare anch'ella qualcosa, e, avendo depositato come suo peculio particolare presso le Superiore la sottana di circa duecento lire, volle consegnarla a Mons. Malan tutta quanta, scrivendo ai genitori: « ...questo danaro me l'avete regalato per i miei minuti piaceri. Rinuncio a tutto e, con vostra venia, lo cedo interamente al Vescovo degli Indi, che lo impiegherà in fini così santi, che ci attireranno senza dubbio le grazie più elette.

L'esempio si comunicò alle alunne di Pontenova, ed esse pure presero la risoluzione di aiutare le Missioni, privandosi dei loro minuti piaceri. Dodici di esse vollero formare un collegio apostolico dei Bororos, tassandosi con una quota mensile, per sopperire alle spese dell'educazione di un indio.

Nel Collegio di S. Agnese in S. Paolo le alunne chiesero permesso di comprare diversi metri di tela per fare della biancheria per gli Indi. I genitori lo permisero volentieri, anzi alcuni vi unirono generose offerte per Mons. Malan. Un padre di famiglia scriveva tra l'altro alla propria figliuola: « In risposta alla tua letterina - che ci colma di soddisfazione e fierezza - ti dirò che tanto io quanto tua madre siamo pienamente d'accordo. Nè per un fine così nobile occorreva il nostro consenso: è un vanto, solo il concepirne il pensiero. Continua sempre così, figlia mia... » Un altro: «Approvo pienamente il tuo nobile pensiero di aiutare le Missioni col tuo lavoro. Puoi disporre di 10.000 reis (circa dieci lire) mensilmente: se ti occorre di più, fammelo sapere. »

Non è però a stupire se, con tali lezioni di famiglia e con l'opera dei buoni istitutori, si abbiano anime così ardenti di cristiana carità.

Santo fervore - L'"Ave„ di Giulietto.

Mentre le alunne del Collegio di S. Agnese erano occupate nei suddetti lavori, un giorno furono sorprese da Mons. Malan. Chi stava allestendo corredini da battesimo, chi preparava costumi per prima Comunione, chi si tratteneva ad ultimare veti da nozze. Con quanta sapienza si era distribuito, il lavoro! Il battesimo, la prima Comunione, il matrimonio non sono esse tre grandi tappe della vita umana?

Ed era bello vedere quelle piccole artiste, con una serietà precoce, tutte assorte nel lavoro, pensando forse all'umile figlia della foresta che sarebbe stata tutta contenta nell'indossare quell'opera delle loro mani! Le coscienziose educatrici, - che di tutto sanno trar partito per formare l'anima delle alunne, - esigevano nel lavoro la necessaria diligenza e precisione e persino una certa eleganza da confinare col lusso.

Immaginarsi lo scompiglio che suscitò la presenza del Vescovo! Ognuna voleva fargli vedere il proprio lavoro e avere una lode per la perfezione con cui era fatto. Età felice! Tutto serve ad accrescere l'allegrezza del cuore!

In due importanti collegi di S. Paolo, nel giorno onomastico della superiora, le alunne offersero biancheria ed oggetti d'uso di vario genere per le Missioni di Mons. Malan, promettendo di confezionarne ancora.

Lo stesso, avvenne in Guarantinguetà: anche qui Monsignore sorprese le alunne occupate in questi caritatevoli lavori, diretti allo scopo di coprire i Bororos. Brave ragazze! Il Signore vi benedica per tutta la vita!

Nè solo nei Collegi si è acceso tale entusiasmo per il nostro Monsignore: merita d'essere ricordata anche una scena che si ripete ogni sera nella casa - veramente modello a tutte le famiglie cristiane - del Colonnello Teodorico de Asìs di Juiz de Fora. Giulietto, il figlio minore, è un ammiratore entusiasta di Mons. Malan e un bravo cooperatore salesiano in erba. Ogni sera, ravvolto nel suo camicione da notte, s'inginocchia ai piedi del letto, e colle mani giunte e gli occhi pieni d'innocenza sul gran medaglione del S. Cuore, in capo al letto, nell'infantile semplicità de' suoi cinque anni, dopo di aver balbettato le orazioni della sera, alla fine, animandosi d'improvviso nella voce e nello sguardo, conchiude: « Un 'Ave Maria per Mons. Malan e i suoi Indi! » E dice ancora un'Ave Maria!

Come devono' essere cari gli angeli del cielo, se esercitano tanta attrattiva quelli della terra!

La "Vestiaria pro Bororos".

Fra le belle iniziative, sorte per coadiuvare l'opera apostolica di Mons. Malan, va segnalata « la vestiaria pro Bororos » di Juiz de Fora. È un'associazione di nuova invenzione, fondata allo scopo di vestire i poveri Bororos.

Si discusse parecchio sul nome da darsi alla nuova associazione e finalmente prevalse questo: « La Vestiaria perchè, più brevemente, ne indica lo scopo, non meno umanitario che cristiano.

Ogni mese v'è radunanza plenaria. La presidente distribuisce il lavoro e ogni socia lo riceve, se lo porta a casa e lo presenta eseguito alla prossima riunione, nella quale, tutte insieme, mettono mano ad ultimare ciò che resta.

La riunione dura due ore: si comincia e si termina con una breve orazione; e, mentre lavorano, si leggono alcune notizie della Missione. Nè più nè meno, come fa, da molti anni, ogni mercoledì, un groppo di Cooperatrici Torinesi per i giovani dell'Oratorio. Il cuore della donna, guidato dalla carità, è sempre ingegnoso nelle sue finezze.

LETTERE DEI MISSIONARI

CUANTUNG (Cina) La nuova missione del Leng Nam Tou.

Per mettere i Cooperatori al corrente dell'apertura di questa nostra nuova missione, trascriviamo, dal settimanale « Le Missioni cattoliche » di Lione, il tratto seguente di una lettera di un Padre delle Missioni Estere di Parigi, missionario del Vicariato Apostolico di Canton:

Nell'ottobre 1917, Mons. De Guébriant, Vicario Apostolico di Cantora, riceveva dalla Sacra Congregazione della Propaganda una lettera, ché diceva:

« ... Questa Sacra Congregazione desidererebbe vivamente che V. E. assegnasse ai Salesiani, nel suo esteso Vicariato, uno o due distretti, nei quali questi buoni missionari potrebbero dapprima esercitare con profitto il sacro ministero sotto la vostra giurisdizione, e più tardi assumere la direzione immediata di una nuova Missione ».

Fedele alle tradizioni di generosa e filiale deferenza al Santo Padre, che sono l'onore della Società delle Missioni Estere, il Vicario Apostolico non si fermò alla lettera delle prescrizioni di Roma, ma, comprendendo che il desiderio della Santa Sede era che un nuovo Vicariato Salesiano fosse fondato nel Cuantùng in condizioni da poter assicurare un rapido sviluppo, cercò immediatamente, di concerto coi suoi missionari, non uno o due distretti, ma una regione intiera, che, per la sua omogeneità, per l'importanza dei gruppi cristiani e delle opere già esistenti, potesse divenire, nelle mani dei nuovi missionari, il Vicariato desiderato.

Quindi dopo essersi accordato coi suoi Missionari e colleghi delle Missioni estere, coi Vescovi dei Vicariati finitimi e col capo della Missione di Canton, il 21 dicembre 1917 firmò una convenzione, di cui ecco le clausole principali:

1° - La Missione di Canton s'impegna a facilitare ai missionari salesiani la loro installazione progressiva nel territorio della sovraintendenza settentrionale della provincia del Cuantung, in modo che, secondo i termini usati dalla Sacra Congregazione di Propaganda, essi comincino ad esercitarvi il ministero sotto la giurisdizione del Vicario Apostolico di Canton, per poi assumere la direzione immediata formandovi una nuova missione.

2° - Dopo il 1° marzo 1918 al più tardi, la Pia Società Salesiana designerà almeno due o tre missionari, che il Vicario Apostolico di Canton invierà frattanto nei distretti del nord, per ivi lavorare di comune accordo coi suoi preti, fino a che i Salesiani, sufficientemente formati e iniziati, possano prendere il posto di questi ultimi.

3° - La Pia Società Salesiana aumenterà a poco a poco il numero dei missionari, che, nello stesso nodo dei primi, si sostitueranno ai Preti delle Missioni Estere, fino a che i distretti del nord siano tutti occupati.

4° - Questa sostituzione dovrà essere completamente avvenuta al 1° gennaio 1920.

Al 1° aprile 1919 tutte le clausole precedenti erano osservate. I Salesiani, con uno zelo ammirabile, sotto l'impulso di Don Luigi Versiglia, loro superiore, hanno occupato tutti i distretti visitati più in alto; la Missione di Canton ha ritirato tutto il suo personale, ad eccezione del P. Pietro Ly, indigeno, gentilmente ceduto alla Missione Salesiana.

Questa ha incominciato nelle migliori condizioni. Insieme con l'« Annuario delle Missioni della Cina », noi crediamo che Dio sarà contento dello spirito che ha animato questo scambio, spirito unicamente di devozione agli interessi della Chiesa e di confidente docilità alle direttive del Sommo Pontefice, gli uni generosamente rinunciando a vasti territori, a cari ricordi, a opere innalzate a prezzo di sacrifizi, gli altri unicamente desiderosi di continuare e sviluppare l'opera dei loro predecessori, votandovisi anima e corpo...

Fin qui le Missioni Cattoliche.

Ai valorosi, che nella Missione del Leng Nam Tou precedettero i nostri con assiduo e paziente lavoro, rinnoviamo l'espressione della più profonda riconoscenza e la promessa di ricordo imperituro.

Il felicissimo viaggio dei Missionari Salesiani partiti in agosto per il Cuantung.

(Appunti del Sac. Giuseppe Colombo).

Sabato, 23 agosto. - Si salpa da Marsiglia sul Paul Lecat delle Messageries Maritimes, alle 16.30.

28 agosto. - Giungiamo a Porto Said. La sosta è relativamente breve, per il carico indispensabile del carbone. Si riparte alle 16.30, dopo una rapida visita alla città da un gruppo di noi. Poi via per il canale di Suez, alla città omonima, e quindi nel Mar Rosso, la cui attraversata è per noi noiosissima per l'umidità e il caldo afoso.

2 settembre: - A Gibuti: sosta lunga, snervante per l'afa. Un passeggero è colpito da insolazione e muore. La salma viene portata a terra il 3, qualche minuto prima della partenza. Noi ci disponiamo ad affrontare i monsoni, per cui tanto han patito i compagni della spedizione precedente. Il mare è leggermente agitato.

5 settembre. --Le onde sono un po' più grosse, ma sopportabili. Abbiamo tuttavia runa brutta visita improvvisa verso le sette del mattino. Un'ondata invase molte cabine e recò non poco sconcerto, suscitando le prime impressioni di mal di mare. Anche due delle nostre ebbero la sgradita sorpresa; in una l'acqua inzuppo interamente un altarino da campo, recando non lieve danno ai paramenti.

10 settembre. - Verso le 9 siamo a Colombo. Scendiamo per una visita e per spedire qualche cartolina. Si è salutati dal gracchiare continuo di migliaia di corvi, che svolazzano indisturbati ripetendo a tutti il loro sgradevole qua, qua, qua.

13 settembre. - Da Colombo la nave non fila più rapida come prima; si parla di guasto ad una delle macchine...

14 settembre. - Alle 7 di mattino incomincia a delinearsi innanzi a noi nn profilo di terra: Sumatra. Vi giungiamo sotto un forte acquazzone che ci impedisce lui po' di ammirare la folta vegetazione del capo Achem. L'animo si va sollevando sempre più; e ci par di star meglio, navigando in vista della terra.

16 settembre. -Al mattino, lontano verso sud-est, appaiono le isolette circostanti a Singapore. Siamo meravigliati e incantati della bellezza del porto. Si scende. Invitati gentilmente dai Padri delle Missioni Estere di Parigi, ci recammo alla loro Procura locale, ove fumino accolti con grande cordialità dall'attuale Procuratore e dal suo predecessore. Si attese che il sole mitigasse alquanto i suoi raggi dardeggianti, e poi si uscì a vedere la città, che piacque assai per le sue belle strade, per la sua lussureggiante verzura, per i verdi colli su cui è adagiata, per le numerose isolette che le fanno corona. Spaziose, linde e pulite le chiese. Cinesi dapertutto; le loro botteghe e i palazzi dei ricchi sono qualche cosa di bello e di meraviglioso. A sera si cenò allegramente alla Procura e a notte fatta tornammo al nostro Paul.

17 settembre. - Alle 7 del mattino, partenza per Saigon, sempre favoriti dal mare calmo e dal fresco. Saigon è nell'interno della Concincina e vi si arriva per fiume, con un percorso sinuoso di 8o Km. Vi sbarcammo il 19, e vi restammo per tre giorni, perchè si doveva riparare la pompa a una caldaia del piroscafo. Fummo ospiti per tutto il tempo della locale Procura delle Missioni Estere di Parigi. Furono giorni di gran calore, temperato, soltanto in parte, da pioggia quotidiana. Non ostante il tempo piovoso, si potè visitare la città con le sue strade, tanto ombreggiate da darle l'aspetto di un bosco. Bella la cattedrale; interessante il giardino botanico e zoologico. A dispetto del caldo, quei tre giorni, passati fuori del nostro mobile palazzo di mare, fecero del bene a tutti.

22 settembre. - Si dovette lasciare la casa ospitale e ritornare alla nostra nave, che si mosse alle ore 13, giù per il fiume, e che, col suo moto, tornava a farci gustare il fresco tanto desiderato. Rientrati in mare, si dovrebbe filare direttamente su Hong-Kong, ma, a cagione della scarsità di battelli per il servizio locale tra Saigon e Haifong, il piroscafo ha avuto l'ordine di passare per Haitong. Haitong è il porto più settentrionale dell'Indocina francese, il porto del Tonchino. E situato, come Saigon, sul fiume, nell'interno; ma i grandi piroscafi non possono risalirvi e sostano nella baja di Along. La costa dell'Indocina conosce i tifoni; ma noi, dopo due giorni di mare calmo e di fresco, giungemmo tranquillamente nella baja d'Along, in mezzo a una selva di bellissimi fiords.

25 settembre. - Nella baja di Along. Appositi vaporini sono pronti a ricevere i passeggeri e merci per Haifong, e tornano portando carbone, merci e passeggeri per la Cina.

26 settembre. - Si riparte. Omai il pensiero è fiso a Hong-Kong,... ove arriviamo felicemente la mattina del 28.

28 settembre. - Dal ponte vediamo parecchi preti in attesa su di una barca, e tra essi riconosciamo il nostro carissimo Don Versiglia! Oh finalmente!... Dopo le solite formalità è lasciato libero l'accesso, e Don , Versiglia si precipita sul ponte a darci l'abbraccio fraterno. Sono con lui parecchi Padri delle Missioni di Milano, che ci prendono fraternamente per mano e ci conducono all'Episcopio, ove S. Ecc. Mons. Pozzoni ci accoglie con grande affetto e con una bonarietà tutta ambrosiana.

La gioia dell'arrivo è temperata dal lutto per la perdita del carissimo Don Olive. Dal modo con cui ne parlano, si vede che il buon Confratello era molto conosciuto, stimato e amato.

I buoni Padri, a sollevarci, ci offrono l'ospitalità più cordiale e grandiosa. Dopo pranzo siamo condotti alla perlustrazione dell'isola di Hong-Kong. Si visita brevemente qualche cosa della città di Victoria (capitale dell'isola, nota in Europa sotto lo stesso none dell'isola); e poi, con l'aiuto della funicolare, si monta verso la cima del monte Pic, che sovrasta alla città e va riempiendosi di villini.

Visitata anche la stamperia e il sanatorio, che i Missionari di Parigi hanno fuori città, in una magnifica località detta da loro Nazaret e Betania, in vista dello scopo delle due case, si corse alla Cattedrale per assistere alla funzione festiva.

29 settembre. - Al mattino visita al R. Console Italiano e al Procuratore Generale delle Missioni Estere di Parigi; nel pomeriggio al Collegio Italiano delle Canossiane. Alle 17 partenza per Macao! Vi giungiamo alle 21.30. Quasi tutti i Confratelli sono ad attenderci al porto.

All'Orfanotrofio ci attendeva una cara sorpresa. Dopo una breve visita a Gesù Sacramento, veniamo condotti dalla casa vecchia al nuovo fabbricato, e là, sotto il portico, parato a festa e tutto illuminato, troviamo i 18o alunni cinesi schierati, in silenzio, e il caro Don Lucas pronto co' suoi musici. Al nostro apparire la banda intona la marcia reale italiana e i ragazzi applaudono freneticamente.

Il viaggio è finito, e tranne il giorno 5 settembre, che fu una giornata molto movimentata, non poteva essere migliore; Maria SS. Ausiliatrice non ci poteva favorire di più. Sia sempre benedetta !

Sac. Giuseppe Colombo.

Il primo Salesiano morto in Cina.

L'ultimo drappello di Missionarii Salesiani partiti per il Cuantung, nell'approdare a Hong-Kong, riceveva la dolorosa notizia che uno dei nostri, il Sac. Lodovico Olive, era mancato pochi giornì prima.

Don Lodovico Olive era partito per Macao, insieme con la prima spedizione per l'estremo oriente, nel 19o5.

Nato a Marsiglia nel 1862, era ancor giovinetto quando conobbe Don Bosco, in casa sua, dove, nei genitori, il Venerabile contava affezionati cooperatori, e da lui stesso sentì predirsi la sua vocazione salesiana. Un giorno, dopo aver detto a tutti i figliuoli una parola circa il loro avvenire, giunto a Lodovico, Don Bosco lo prese amabilmente per mano e, voltosi alla mamma, esclamò:

- Questo sarà per Don Bosco!

Un altro fatto, più importante, lega il nome del caro Don Olive alla memoria di Don Bosco. Sul finire di dicembre del 1886, egli era chierico nel Seminario Salesiano di Foglizzo Canavese, quando cadde gravemente ammalato. Don Albera, Ispettore allora delle Case Salesiane di Francia, venne subito in Italia e lo fece trasportare a Torino, perchè potesse essere meglio assistito. I medici dicevano che lo stato dell'infermo era minaccioso, essendo affetto da gravissimo tifo; ma Don Bosco, recatosi a visitarlo, gli promise che Maria Ausiliatrice lo avrebbe guarito; e la notte dal 4 al 5 gennaio 1887 fece un sogno che raccontò in questo modo:

- « Non so se fossi sveglio o nel sonno: nemmeno potei accorgermi in quale camera o abitazione mi trovassi, quando una luce ordinaria cominciò a rischiarare quel luogo.

» Dopo una specie di rumore prolungato, apparve una persona, attorniata da molte e molte altre che si andavano avvicinando. Le persone, i loro ornamenti, erano così luminosi, che ogni altra luce restò come tenebre, a segno che non si poteva più tenere il guardo fisso sopra nessuno degli astanti.

» Allora la persona, che pareva alle altre di guida, si avanzò alquanto e incominciò in latino a parlar così:

» - Ego sum humilis Ancilla, guam Dominus misit ad sanandum Luduvicum tuum, infirmum. Ad requiem ille jam erat vocatus; nunc vero ut gloria Dei manifestetur in eo, ipse animae suae et suorum curam adhuc habebit. Ego sum Ancilla, cui fecit magna qui potens est et sanctum nomen eius. Hoc diligenter perpende, et quod futurum est, intelliges. Amen (1).

» Dette queste parole, l'abitazione ritornò nella primiera oscurità ed io rimasi tutta la notte tra veglia e sonno, ma senza forze e come privo di cognizione. Al mattino mi son dato premura di aver novelle del giovane Ludovico Olive e mi venne assicurato che, dopo una buona notte, egli era entrato in reale miglioramento. Amen. »

Fin qui Don Bosco. Anche al buon chierico, al quale i dottori Vignolo, Gallenza, Fissore, e Albertotti avevan detto che non sarebbe guarito, una notte che si sentiva malissimo, parve, nel sonno, di ricevere una visita di Don Bosco, che appressatosi a lui, gli dicesse: - Non t'inquietare : fra dieci giorni verrai tu stesso a trovarmi in camera - e che detta qualche altra parola lo invitasse a pranzo con sè e, dopo averlo benedetto, disparisse. Il sogno fu così vivo, che al mattino l'infermo era così persuaso che Don Bosco fosse stato a visitarlo, che non voleva credere a chi l'assicurava del contrario. Ma il decimo giorno, perfettamente guarito, andò a far visita al Venerabile, e precisamente in refettorio.

E in quella circostanza Don Bosco gli disse anche che un giorno sarebbe andato missionario nella Cina.

E in Cina il caro Don Olive lascia la più cara memoria di sè.

Per riassumere in breve la sua vita di missionario, scrive Don Versiglia, posso dire che null'altro cercò se non di diventare l'umile strumento nelle mani di Dio per la salvezza delle anime; e vi riuscì, poichè quelli che lo conobbero possono attestare che tra i suoi confratelli nessuno fu umile più di lui, nessuno più di lui caritatevole, nessuno più laborioso di lui, nessuno più di lui zelante per la salute delle anime.

Tutto per gli altri, nulla per sè stesso, l'unica cosa che desiderava per sè, era di poter attendere con posatezza alle sue pratiche di pietà, e ciò faceva, non a scapito del suo lavoro, ma del riposo.

Un'altra brama l'aveva continuamente preoccupato dal giorno della sua venuta in Cina, quella di vedervi ben stabilita la nostra Pia Società. E il Signore appagò il suo santo desiderio!

Il lavoro che compì Don Olive, prima nell'Orfanotrofio dell'Immacolata a Macao, poi per sette anni nell'Heong-Shan, e dal 1918 nel distretto di Nam-Hong, nella nuova Missione del Cuantan, fu grande e generoso.

La sua attività non conobbe limiti. Nell'ultimo anno perlustrò tutto il suo distretto da capo a fondo, e fece conoscenza con tutti i cristiani, ai quali prestava un'assistenza più che fraterna.

Disceso ultimamente per prender parte, insieme coi confratelli, agli esercizi spirituali in Macao, ci edificò tutti (prosegue Don Versiglia) con il suo fervore discreto e prudente, che sembrava avere qualche cosa d'insolito: forse il presentimento della fine. Di fatti, dopo il ritiro, si preparò a far. ritorno alla sua missione, ma prima volle passare pel suo antico distretto dell'Heong-Shan, a visitarvi le sue prime pecorelle. Chissà, diceva sorridendo, se le potrò vedere ancora... E il suo passaggio per il distretto che egli aveva coltivato con tanti sudori, fu un trionfo; i cristiani lo festeggiarono come si festeggia un santo.

Ma egli non si contentò dei festeggiamenti esteriori. Volle visitare tutti nelle loro case, per rendersi conto del loro portamento e dire una buona parola ad uno, fare un'esortazione ad un altro, dare un ammaestramento a questo e un incoraggiamento a quello, strappare un piccolo oggetto che potesse avere qualche idea di superstizione, e distribuire oggetti di pietà.

Sapeva realmente di essere alla fine?!

Arrivato a Canton presso la Missione Francese, mentre si preparava a risalire al proprio distretto, fu colto da una gastro-enterite così violenta, che minacciò di spegnerlo in poche ore.

Una sera, mentre m'intratteneva confidenzialmente con lui, mi domandò: Quanti anni sono che siamo in Cina?

- Tredici, risposi.

- E ancora non è morto nessuno di noi! È giusto che uno di noi vada; io spero di fare molto più, di là, per la nostra cara Missione.

Commosso, lo esortai a non pensare a ciò. Nei sei giorni che ebbe ancora di viti i suoi pensieri non furono più di questo mondo, ma sempre del cielo, offrendo continuamente gli indicibili suoi dolori, pei confratelli, per la Missione; pei suoi cristiani. Mai un lamento, mai un'impazienza. Così, serenamente, spirava il 18 settembre, alle 13,30. »

Fin qui Don Versiglia.

La morte di questo caro Missionario fu pianta da tutti. Scrivono da Sek-Ki: « I cristiani vollero fare un solenne funerale in suffragio del compianto Don Olive. Il concorso fu numerosissimo. Fu necessario celebrare la S. Messa nel cortile della Missione ».

Da Nam-Hong: è Questa mattina con tutta la pompa possibile abbiamo celebrato le esequie del nostro caro D. Olive, e furono una vera dimostrazione di affetto e riconoscenza. Erano rappresentate le quattro cristianità vicine: i cristiani fecero una colletta per alcune Messe in suffragio del defunto ».

Noi, ripensando alla guarigione miracolosa del chierico Olive, non possiamo fare a meno di metterla a confronto con quella del giovinetto Cagliero moribondo, quando Don Bosco vide, curve in ansia dolorosa attorno al letto di lui, le scure facce ansiose di selvaggi sconosciuti. Le due guarigioni furono volute ambedue da Maria SS. Ausiliatrice. Il giovane Cagliero fu capo della prima spedizione di Missionarii Salesiani in America e Vicario Apostolico della Patagonia. E il buon Olive, divenuto sacerdote, dopo di aver molto lavorato nelle Case Salesiane di Francia, doveva partire a fianco di Don Versiglia con i primi Missionarii Salesiani della Cina: e con le sue virtù e con la sua morte legare il nome a quella Missione, che lo riguarderà, d'ora innanzi, come il suo buon avvocato presso il Signore.

Una visita all'ovest della Missione Salesiana del Leng Nam Tou. (Relazione del Sac. Luigi Versiglia).

Era già passato un anno dal nostro primo ingresso nella nuova missione, ed ancora non aveva conoscenza della parte Ovest, ossia del Lin-Chiu, Lin-Shan, Jeong-Shan, Jeng-Tak. Non ostante la difficoltà della stagione piovosa, decisi di partire il 9 marzo 1919, insieme con un padre Cinese, il P. Ly, ed un catechista.

Partenza - L'albergo cinese - A Shiu-Kwan - A Seakok-Tong - Il letto vescovile = Bontà di una vecchia.

Per evitare cattivi incontri coi pirati che infestano la via, chiesi una scorta al Governo della Prefettura, il quale, per tutta proiezione, ci mandò due soldati, e per giunta senz'armi.

Ad ogni modo partimmo. Dopo due ore, comincia a piovere e la pioggia continuò fino al termine del viaggio. Eravamo, è vero, in palanchino, ma ci bagnammo egualmente.

Il primo giorno fu ancor passabile. A sera si arrivò a Jue-Juen, capoluogo del distretto omonimo, dopo aver percorso 56 chilometri circa. Si cercò un albergo, ma essendo giorno di mercato e grande il concorso della gente, sudammo fatica per trovare un luogo, ove trascorrere la notte. La parola «albergo» forse desterà l'idea che si tratti di una casa paragona bile almeno ai nostri più umili ristoranti. Non è così. L'albergo cinese è una casa qualsiasi, cioè un corridoio lungo 20 o 3o metri, largo poco più di tre, quasi sempre scoperto ad intervalli, da cui entra luce, aria, vento, freddo, ecc., ecc. e, saltuariamente, diviso in tramezzati, detti « Ak-Teang » o sale di ricevimento, perchè in esse sboccano le stanzette laterali, bugigattoli umidi e senza luce, veri nidi umani. Al fondo del corridoio vi è la cucina, che, come le sale di ricevimento, è in comune a tutte le famiglie, e, sovente, è trasformata in una vera fogna. Una o due di dette stanzette laterali servono per l'abitazione di una intera famiglia. I ragni vi regnano da padroni e il Cinese, in generale buon conservatore, si guarda bene dal guastarne le tele.

Tali son qui le stanze dei pubblici alberghi, il cui mobilio si riduce a un rozzo tavolino e un letto, formato da due cavalletti, che sostengono quattro tavole e una stuoia. Per sedervi vi accomoderete sul letto: per coprirvi sarà bene che portiate con voi le coperte, a meno che vi adattiate ad usare certe imbottite che, al solo guardarle, fanno ribrezzo, e non vi farebbe lo chiuder occhio per tutta la notte.

In quanto al cibo, l'albergatore vi offre riso, legna, pentola e acqua, ma voi dovete cuocervi il vostro pranzo. I prezzi sono però modestissimi; cinque soldi son sufficienti per pagare lo scotto.

Arrivammo dunque la prima sera in uno di questi alberghi, e vi prendemmo riposo dopo una cena frugale.

Il mattino ci alzammo, per tempo.

Non si poteva neppur pensare alla celebrazione della S. Messa, perchè il luogo era troppo indecente. Al momento di partire, mancava uno dei portatori, che, dopo molte ricerche, trovammo in uno spaccio di oppio. Son tutti così!

Dopo due ore di cammino, fummo raggiunti da una squadra di soldati, che ci seguirono per tutto il viaggio. Il mandarino del luogo, avendo osservato che non eravamo sufficientemente scortati, si prese spontaneamente quel pensiero, e fece dire ai due soldati di Shiu-Kwan che potevano tornare indietro.

Quel giorno percorremmo 42 chilometri per per una via sempre in salita, tutta lastricata di grosse pietre, valicando alte montagne, rasentando burroni profondi e superando gravi pericoli, grazie all'abilità dei nostri portatori. Ad un tratto i soldati si fanno circospetti, caricano il fucile e si stringono attorno a noi. Eravamo di fronte a un covo di pirati, che, alcuni giorni prima, avevano ingaggiato un serio combattimento coi soldati, con morti e feriti da ambo le parti.

Noi passammo oltre indisturbati e, alla sera, raggiungemmo l'altipiano di Seakok-Tong con un freddo intenso. La terra era ancor coperta di neve, caduta pochi giorni prima.

Qui mi attendeva un onore inaspettato. Cerchiamo alloggio in uno dei soliti alberghi, e i portatori ci conducono proprio nello stesso, in cui un anno prima avevano condotto S. E. Monsignor De Guébriant, Vicario Apostolico di Canton, che faceva lo stesso giro in visita a quelle missioni.

- Avete un posto da darci? chiediamo all'albergatore.

- Sì, ci risponde soddisfatto e, vòltosi a me, ricordandosi dell'illustre ospite dell'anno antecedente: - Vi metterò, dice, nello stesso letto, in cui dormi il Vescovo.

Speravo si trattasse di un letto discreto, ed invece non era altro che un padiglione a pian terreno, adibito ad uso comune dei passeggeri.

- Povero Monsignore! dissi tra me. Fortunatamente egli, già da molto tempo, è rotto a tutte le vicende di questi viaggi.

Al mattino, dopo le consuete pratiche e i preparativi, aspettiamo i portatori. Ma essi non vengono, e finalmente li troviamo in un albergo vicino, accovacciati intorno a un fuoco accese in mezzo alla stanza, senza la minima intenzione di ripartire. Il tempo era piovoso; il freddo tagliente. Con le buone, a poco a poco, riusciamo a persuaderli di riprendere il cammino.

Si partì infatti, ma la pioggia crebbe, e di più s'alzò un vento così forte, che tentava di rovesciare portatori e portantine. Il camminare era faticosissimo. Dopo quattro ore di viaggio, avevamo percorso appena otto chilometri, arrivando a Tai Kiau, che è un gran mercato e paese di pirati nello stesso tempo.

Qui i nostri portatori tentarono di farsi sustituire da altri del paese, ma non vi riuscirono; pretendevano prezzi esorbitanti. Si procedette ancora per un'ora, ma la pioggia torrenziale, da cui era impossibile ripararci, ci persuase a deviare ad un paesello vicino, e a chiedere ospitalità alla prima casa che avremmo incontrato. Una buona vecchia, d'una sessantina d'anni, venne ad aprirci e, vistici in quello stato, ci accolse con molta bontà. Condusse subito me e il mio compagno in una cameretta, che poteva dirsi pulita, ci preparò degli scaldini di brage per asciugare i vestiti, e ci usò tutte le attenzioni d'una buona mamma... Finalmente quella notte si dormì abbastanza bene ed al mattino, dopo i soliti brontolamenti dei portatori, si riprese il viaggio.

Indolenza dei portatori - Luoghi incantevoli A Lin-Chiu - Padre Tz'an - Attività apostolica.

Quel giorno il tempo si rasserenò alquanto, il vento cessò e il sole fece capolino, sicchè si potè camminare abbastanza bene, ed alle tre dopo mezzogiorno si arrivò a Kong-Kei, dentro i confini del Fu-Nan, dopo aver percorso circa 3o chilometri.

Qui ci fermammo pel pranzo. Avremmo voluto continuare il viaggio fino ad una prossima stazione, distante ancora due ore di cammino, ma i portatori si ricusarono assolutamente e, sordi alle nostre osservazioni, si misero a smontare le portantine.

Al mattino seguente, per tempo, furono pronti alla partenza, e, per riparare un poco al malfatto, camminarono più di undici leghe (66 chilom.), sebbene la pioggia venisse di quando in quando a disturbarci. Si pernottò a Tai-LoPin, appena fuori dei confini del Fu-Nan. Al mattino dopo, pronti di nuovo, i portatori ripartirono per tempo ed alle dieci dello stesso giorno, fummo a Seng-Tsz, dove si doveva cambiar mezzo di trasporto. Invece della portantina, per discendere a Lin-Chiu ci vuol la barca,

La via del fiume è incantevole. La barca scorreva ora in mezzo a rapide correnti, ora su tranquilli specchi d'acqua, tra varietà di monti dirupati, o ricchi di folta vegetazione, sotto caverne di bellissime stallattiti, a, fianco di incantevoli cascate. Luoghi splendidi, ma purtroppo infestati dai pirati.

Infatti, ad un certo punto, vediamo sulla riva... della gente che fugge, e, poco dopo, uscii dal vicino villaggio uomini legati e bendati, tradotti da altri...

I nostri soldati avrebbero potuto fare una scarica di fucileria e liberare i prigionieri, ma i fucili erano scarichi e, prima che fossero pronti per lo sparo, la barca, trascinata dalla rapida corrente, li aveva portati fuor di tiro.

A Lin-Chiu ricevemmo la più cordiale accoglienza dal Padre Tz'an, zelante missionario indigeno, che, nei due o tre anni del suo lavoro in questa regione, ha quasi quadruplicato il numero dei cristiani. Il buon Padre, prevenuto per lettera del nostro arrivo, ci attendeva da diversi giorni. Subito preparò l'occorrente per la S. Messa, che da 5 giorni non avevamo potuto celebrare. Certo è doloroso pel missionario, in mezzo ai sacrifizi di ogni genere, cui deve sottostare durante i suoi viaggi, non aver nemmeno la consolazione di celebrare la Santa Messa tutti i giorni... Ma anche a ciò bisogna essere preparati, ed in questa nostra Missione del Nord non succede raramente.

Lin-Chiu, come cristianità, non è gran cosa. I cristiani sommano ad una sessantina. Ma la città è un centro importantissimo, che irradia la sua influenza per un circuito di circa 1oo km.

La residenza del missionario è discreta e la cappella, se è sufficiente pei tempi ordinari, nelle principali solennità contiene a mala pena un terzo dei cristiani. Onesto però non è che un luogo, direi, di riposo pel missionario, il quale non è mai fisso in una residenza, ma passa da una cristianità all'altra, catechizzando, amministrando sacramenti, allacciando ovunque relazioni, anche coi pagani, nella speranza di guadagnarli alla fede, fondando scuole cristiane per la diffusione della dottrina cristiana e fissandovi tiri catechista, facendosi amici i bambini, che è il mezzo più efficace per giungere alla conversione degli adulti, componendo le eventuali liti, cercando in tutti i modi di accaparrarsi la stima e l'affetto delle popolazioni.

La cristianità di Tong-Pei e dintorni - Il piccolo "Gratia" - Fervore consolante - Un cristiano di zelo esemplare.

Il posto, dove di più s'impone una residenza, e a modo, non tanto per la comodità del missionario, quanto per la necessità dei cristiani della regione del Lin-Chic, è Tong-Pei, un grande mercato di circa io.ooo abitanti, centro di un numero grandissimo di paeselli, ciascuno dei quali ha dieci, venti e più famiglie cristiane o catecumene. Non abbiamo ancor potuto a vervi una cappella, e tanto meno una residenza. Quella gente, molto semplice e fervorosa, si raduna ogni sera nella casa di uno dei principali di loro, per le orazioni, e altrettanto fa alla domenica, per santificarvi la festa.

La loro semplicità e serietà mi ha veramente colpito. Non hanno nessun rispetto umano: quando incontrano il Missionario, anche se in mezzo ai pagani, fanno la genuflessione col segno di croce, chiedendo la benedizione. Quando mangiano, anche coi pagani, non si vergognano di farsi il segno di croce e di recitare una breve preghiera avanti di toccar cibo. E, sopratutto, non hanno timore di parlare di religione coli tutti. In questo modo si spiega l'aumento straordinario dei cristiani e catecumeni, avvenuto in due o tre anni appena. Qualche anno fa, vi era appena un centinaio di cristiani: ora sono già circa 400 i battezzati e più di un migliaio i catecumeni.

Tong-Pei dista 3o km. da Lin-Chiu e, poco prima della città, vediamo, sotto un cia-teng (luogo dove i portatori e i viandanti si fermano per ristorarsi) una moltitudine di uomini e donne, ben ordinati in due file, che stavano aspettando. Erano i cristiani di un villaggio vicino, i quali, saputo del nostro arrivo, eran venuti ad incontrarci. Toccavano il centinaio. Che spettacolo vedere quei buoni vecchi inginocchiarsi pei primi dinanzi a noi, farsi il segno della croce e chiederci la benedizione! Poi si avanza un vispo ragazzetto, e con bella pronuncia mi dice in latino:

- Salve, Pater (Iddio ti salvi, o Padre). - Bravo; come ti chiami?

- Nomen rneum est Gratia! (Io mi chiamo Grazia).

- Di bene in meglio. Hai il papà e la mamma? Qui finì la sua scienza latina, e mi rispose nella dolce lingua materna:

- Sì.

-- Come si chiama tuo padre? - Giuseppe.

- E tua madre?

- Maria.

- Benissimo; viva dunque la Sacra Famiglia, con Maria, Mater Gratiae.

Quei buoni cristiani avrebbero voluto che montassimo su fino al loro paesetto; ma, stante l'ora tarda, non potevamo sodisfarli e promettemmo di accontentarli al ritorno.

Alcuni vollero accompagnarci, tra gli altri il piccolo Gratia, che non si staccò più dal nostro fianco.

La mèta fu una casa modesta, che da poco tempo era stata affittata per residenza del Missionario, e nello stesso tempo serviva da cappella, da sala, da refettorio e da dormitorio. Dopo cena fu uno spettacolo: la casa si gremì: nessuno poteva più muoversi da alcuna parte e fu necessario recitar le orazioni in piedi. Che bellezza sentire quel coro di preghiere!... Con che divozione, con quanta dolcezza, con quale entusiasmo pregavano!...

In alcuni di questi villaggi, per avere un luogo per la preghiera pubblica, misero a disposizione della comunità lo stesso tempio degli antenati, dopo averlo purificato dalle superstizioni.

A Tong-Pei il più autorevole dei cristiani guida le orazioni, e, se non vi è il missionario, fa lui stesso un po' di catechismo che, tutti, uomini e donne, piccoli e vecchi, ascoltano con riverenza. Così pure, la domenica mattina recitano le preghiere e il rosario, e nel dopo pranzo, avendo affittata una casa ad uso cappella, tutti quelli che possono, venendo anche da lontano, vi si radunano per fare insieme la Via Crucis e altre pratiche di pietà.

Per molti anni mi ero fatta l'idea che il Cinese conservasse la fede per sè, e che difficilmente si preoccupasse di spanderla negli altri, facendone addirittura, in alcune comunità; un privilegio esclusivo. Qui invece, non so se per un'eccezione fortunata, o per il carattere degli abitanti meno egoistico, ognuno tenta, secondo le proprie forze, di convertirsi in apostolo.

In un villaggio, il secondo di cinque fratelli si convertì e fu battezzato due anni fa. Il brav'uomo non si diede pace sino a che non riuscì a convertire la moglie, i figli già adulti e tutta la famiglia. Nè gli bastò; tutto il villaggio, di circa duecento abitanti, ora è cristiano, e, in maggior parte, per opera sua. Sono incredibili le industrie che usò per convertire il fratello maggiore, completamente sordo, e perciò incapace di comprendere ogni istruzione. Riuscì a condurre alla fede anche due altri fratelli, proprietarii di grandi negozi a Tong Pei, che per la religione cristiana sacrificarono un sicuro cespite di guadagno, bruciando gli oggetti di superstizione che tenevano in vendita. Cosicchè dei cinque fratelli un solo è ancora pagano.

Nè qui si arrestò il suo zelo, ma, in seguito ai suoi buoni uffici, anche una figlia, adulta, si convertì, e con lei, il genero e la maggior parte del villaggio; quello appunto del piccolo Gratia.

E bisogna vedere come governa la sua famiglia! e qual ubbidienza e qual rispetto è in essa, insieme con la più schietta allegria! Si direbbe che vi regnassero già la giustizia e l'onestà naturale, santificate poi dalla grazia di Dio. In quei giorni leggeva nell'ufficio di San Leone Papa le lezioni della lettera di San Paolo a Timoteo: Fidelis sermo, ecc. e mi venne spontaneo il pensiero dei tempi apostolici, ravvisando in questo zelante cristiano il Vescovo nato della regione.   (Continua)

(1) Io sono l'umile Ancella, mandata dal Signore a sanare il tuo Lodovico, infermo. Egli era già chiamato a morire; ed ora perchè si manifesti in lui la gloria di Dio, continuerà ad aver cura dell'anima sua e di quella dei suoi. Io sono l'Ancella, cui fece cose grandi l'Onnipotente, di cui santo è il nome. Rifletti attentamente su questo e capirai ciò che è per succedere. Cosi sia.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese,

si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: ed è il buon popolo di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorre alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

Tra i divoti di Maria Ausiliatrice.

PORTEÑA (Rep. Argentina), - Ci scrivono L'8 settembre, sacro alla Natività di Maria SS. si festeggiò in questa parrocchia di Porteña la Madonna di D. Bosco, Maria SS. Ausiliatrice. Nessuno avrebbe mai creduto che in Porteña si potesse fare una festa così devota ed impressionante tanto da strappare lagrime a non pochi fedeli. E pensare che nello stesso giorno in due altri punti, cioè in Valtellina ed in Eusebia, si celebrava la festa del S. Patrono.

La nostra Chiesa, benchè abbastanza spaziosa, fu per quest'occasione piccola e non potè contenere la folla di concorrenti che, profondamente devoti e grati a Maria SS., vennero a prostrarsi ai piedi della Gran Madre di Dio e venerarla con tutto il cuore.

Numerose furono le sante comunioni distribuite ai fedeli, tra cui una cinquantina eran di ragazzi e ragazze elle assistono alla dottrina domenicale e pei quali si fece una bella lotteria.

La Messa solenne, cantata dai bravi alunni di Vignaud, piacque assai. Dopo la Messa ebbe luogo la processione con la statua della Madonna, artisticamente adornata con una ghirlanda di fiori naturali. Riuscì un vero spettacolo religioso.

L'ordine e la divozione fu grande e nessuno dei numerosi fedeli lasciò di accompagnare Maria SS.ma, di modo che consolava e commoveva il vedere, come nei più divoti paesi d'Italia, una fila di giovinetti, ragazze, signore, clero, giovinotti e uomini, camminare lentamente, alternando i cantici e la recita del Santo Rosario colle note armoniose e gravi della banda di Vignaud. Al ritorno, dopo una calda allocuzione di occasione detta da un Salesiano, si diede la benedizione col S.mo Sacramento.

TAORMINA. - Dopo quattro anni di guerra, il culto di Maria Ausiliatrice, nato nella piccola Cappella dell' « Oratorio S. Giorgio », affermatosi splendidamente nell'ultima festa titolare, richiedeva un ambiente più vasto, una chiesa più centrale; e perciò i Comitati e le rev. Suore Francescane Missionarie di Maria pensarono di trasferire la bella statua della Madonna di Don Bosco nell'artistica Chiesa di S. Giuseppe, in Piazza S. Agostino.

E il 24 novembre fu un giorno veramente bello, un vero trionfo religioso e per la solennità e sontuosità colle quali si svolsero le diverse funzioni, pel concorso e fervore di popolo, e per le numerose SS. Comunioni.

La Vergine benedetta sparga copiose benedizioni sulle zelatrici del suo culto e su tutti gli abitanti della ridente cittadina.

GRAZIE E FAVORI (*)

Ricorrete a Maria Ausiliatrice!

Mi trovavo in famiglia per le vacanze autunnali, allorquando fui colpito da un ascesso al braccio destro. I sanitari dell'Ospedale di Feltre, chiamati dalla mia buona famiglia a consulto, dichiararono che non si poteva scongiurare il morbo, se non con l'amputazione del braccio. Immaginate la costernazione mia e quella dei miei cari, nel veder troncato, sul più bello, il mio avvenire. La fiducia in Maria SS. Ausiliatrice fu quella che mi salvò. Pieni di fede, dèmmo principio ad una novena in suo onore con promessa di pubblicare la grazia e di fare una tenue offerta pel suo Santuario. E la grazia venne. Eravamo al sesto giorno della novena, allorquando mi sentii migliorare ed il medico curante, coli grande sua meraviglia, dichiarò scongiurato ogni pericolo. Così la cara Ausiliatrice mi assista, spiritualmente, in tutta la vita!

24 novembre 1919.

GIUSEPPE Conso.

MILITELLo V. C. - 2-XI-1919. - Mia sorella, malata da quasi un anno di febbri, che la tormentavano a brevi periodi fissi, e, sempre violente e mai esattamente definite da varii valenti medici locali e della Capitale, guariva definitivamente, dopo una novena e un'offerta alla Madonna Ausiliatrice. Essa sta ora benissimo e ne pubblichiamo la grazia dopo sei mesi d'averla ottenuta, per maggiore sicurezza del celeste favore.

S. M.

ROMA. - 7-XII-1919. - Con affetto di figlia e con il cuore pieno di riconoscenza, rendo pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice per avermi ottenuto una grazia importantissima e che mi stava assai a cuore! In pegno di gratitudine mando un'offerta ad un'opera salesiana della mia città, esortando tutti a confidare in M. Ausiliatrice! Grazie, o Maria!

Una divota già molte volte protetta ed esaudita.

NAPOLI. -- 23-XI-1919. - Col cuore riconoscente e con l'animo pieno di gioia, rendo pubbliche grazie alla Vergine Ausiliatrice che con pietà e con affetto veramente materno ascoltò la mia voce di pianto e di preghiera. Nei lunghi mesi di una prova dolorosa e umiliante lui assistette con materna sollecitudine e alla fine si degnò esaudirmi col concedermi una segnalatissima grazia ridonando la pace, la tranquillità ed il benessere alla mia famiglia. Con animo profondamente grato e colmnosso, sciolgo il voto fatto e ripetuto nei momenti di angosciosa disperazione. Vergine Santa, a te consacro tutta la mia famiglia: sii tu sempre il nostro conforto e il nostro aiuto.

M. N. L.

PONTIDA. - 16-xi-1919. - Due mesi fa, mia moglie s'ammalò di polmonite doppia, e non c'era più tanto da sperare: non si trascurava alcun rimedio, ma, vedendola peggiorare sempre, era avvilito. Raddoppiai le mie suppliche a Maria Ausiliatrice, ed essa ancor una volta lui esaudì, benchè indegno. L'inferma guarì perfettamente.

Ho detto ancor una volta, perchè anch'io, dopo esser stato continuamente da lei protetto durante tutta la guerra, giunto quasi alla fine del servizio militare, caduto malato per forte polmonite, solo per bontà della cara Madonna Ausiliatrice, ebbi salva la vita.

Quindi non cesserò mai di ringraziarla con tutti i miei bambini e gli altri di famiglia, che sempre, anch'essi, La pregarono con le preghiere suggerite dal Ven. Don Bosco. Mando una piccola offerta, in segno di ringraziamento.

CARLO BONAMONI.

TORINO - 19- XII - 1919. - Grazie, o Maria, d'aver ridonata la pace e la tranquillità nella mia famiglia. Un'ulcere agli occhi minacciava di render cieco mio-marito. I medici m'avevano detto che un occhio l'avrebbe perso e che non sapevano, se si sarebbe potuto conservare l'altro. Allora ogni nostra fiducia fu riposta in Te, o Maria, in Te che sei la Patrona della nostra famiglia. Incominciammo una novena e sull'occhio maggiormente infermo ponemmo una reliquia del Ven. Don Bosco. La nostra fede era viva e Tu, sempre buona verso di noi, Ti sei degnata d'ascoltarci.

Non era ancor terminata la novena, quando il medico constatò che ogni pericolo era scomparso. Ed ora mio marito sta bene.

Ma non di questa sola grazia è debitrice a Te e al Ven. Don Bosco la mia famiglia. Ti ringrazio d'aver aiutato mio figlio Callisto nel seguire la sua vocazione e d'averlo chiamato a far parte della tua famiglia.

Continua, o Maria Ausiliatrice, insieme con Don Bosco a proteggerci.

CARAVARIO M. ROSA.

CANALE D'ALBA. - 16-xi-1919. - Invio l'offerta promessa per le opere di Don Bosco. Mio figlio, Stantero Giuseppe, stette per ben 44 mesi sempre al fronte, esposto in modo speciale ai pericoli. Si trovò tante volte con la morte alla gola; pure per una protezione specialissima di Maria SS. Ausiliatrice e del Venerabile suo . Servo Don Bosco, restò sempre illeso, e tornò in famiglia, sano e salvo. La mia riconoscenza sarà perenne!

GENOVEFFA STANTERO.

ALESSANDRIA. - VIII-1918. - Un ottimo padre di famiglia, di professione ferroviere, di sana e robustissima costituzione, cadde improvvisamente ammalato nei primi di giugno. La malattia, di difficile diagnosi sul principio, si svolse poscia in ileo-tifo, complicandosi poscia in tifo intestinale. La violenza del male si intensificò talmente nella robustissima costituzione dell'infermo, da far perdere ogni speranza di guarigione.

Furono consultati parecchi specialisti, ma con risultato negativo. Tutti i rimedi furono tentati, e tutto fu vallo. Fu allora che la consorte, donna di santi principi e sorella al parroco di Frassinello, vedendosi in sul punto d'essere privata del compagno della vita, ed i suoi figli del padre, loro unico sostegno, si rivolse con fede a Maria Ausisiane, se avesse ricevuta la grazia. Le messe celebrate nella cappella degli orfani di guerra, le preghiere loro e quelle della famiglia dell'infermo, commossero il cuore di sì buona Madre, che non tardò far sentire il suo potente aiuto.

Quando proprio si temeva la catastrofe ed ogni umana speranza pareva ormai svanita, Maria recò il suo aiuto. L'ammalato si assopì, e solo dopo parecchie ore svegliatosi, e guardandosi intorno, veduto il quadretto della Vergine Ausiliatrice a sè d'accanto, abbassò lo sguardo versando dagli occhi calde, lagrime. Non potè parlare, ma si comprese ogni cosa: Maria Santissima lo aveva salvato.

Dopo cinquanta giorni di letto, l'inferno entrava in piena convalescenza. Riconoscenti, tutti di famiglia adempiono la promessa fatta nei momenti di angoscia.

Sac. C. TuRcHELLi.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il culto del Santuario, per il tempio erigendo ad onore di Gesù Adolescente e della Sacra Famiglia, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. C. di Mirano, A. E. di Terminini Imerese, A. I. di Avise, A. L. di Varallo Pombia, A. V. di Vogogna, Abatti D. e M., Accornero C. di Torino, Accornero S. di Viarigi, Albanesi C., Albera d. G., Alberti T., Albertoni E.,. Alessio M., Alexandre M., Alinori M., Almasio C. in Belloni, Alzi F. in Calise, Ammirati B., Ardini M., Arizzi L. in Fenili, Asti D., Audisio V. in Demartino.

8) - B. A. di Alagna Sesia, B. A. di Palestro, B. L. di Perosa Argentina, B. O. di Torre Pellice, Baccandini G., Bagna M., Baldassarini E., Baldi M., Baldini A., Balestro G., Rasoli F., Bassi I., Battistella E., Bazzoni P., Beano E., Belingerì M., Bellotti M., Belluzzo C., Benetti d. A., Beretta M., Bernasconi A., Bertinelli A., Berto A., Bertola O., Bertolo O., Bertolone E., Bertoncini L., Bertone E., Nessi D., Bezza F., Bianchetti G , Bianchini B. in Turchi, Biancu d. G., Biandiate M. ved. Silva, Bigoni G., Biondini S., Roano B., Boffelli G., Boglietti M., Boldori d. A., Bologna M., Bon E. ved. Donizetti, Bonamici L., Bonanomi C., Bondanini G., Bonesini S. in Padovani, Bonfanti C., Bonino F., Bonito E., Bonvicino G., Bordignon d. G., Borrone A., Borsarelli G., Bortolazzi dott. A., Boschetti M., Rosi C., Bottello A., Botticini C., Brasey F., Brigorini S., Brugnoli T., Brusati G., Bruschi A., Buffalini F., Boscaiolo C., Buttici G.

C) - C. E, di Acqui, C. E. di Roma, C. L di Bologna, C. M. di Trecastagne, C. O. di Tricarico, Calabresi A., Calapà V., Calcabrutto V., Callegari V., Callerio G., Calzolari C. e T., Campagnola M. in Bo, Campo V., Campostrini G., Cane M., Canevali C., Ceppellari T. Caprioglio G., Caramelli R., Carco C. in Colombo, Carena P., Carlino A., Carpaca M., Casetta B., Casoli G., Cassamalli G., Castagneris E., Castellaro C., Castelli S., Cavallari d. C., Cavanna G., Cavarra B., Cavenago D., Celarini M., Celli G., Cena R. Ceralacca M., Cerato G., Cesa E., Celerei Contessa R., Chappani G., Chiabotto Duclair, Chiabrando T., Chiesa V., Chiminello A., Chimenti D. Figlia di Maria Ausiliatrice a Catania, Chiola G., Cipolletti A., Cislini B., Coluccini B., Colombo M.., Colombo T., Colubrini G., Comba V., Cona G., Confalonieri A., Congiu C. m. Otinu, Coniugi Busca, Contarini L., Contu M. in Cadoni, Copetti G., Cornaglia G., Corso A., Corti A., Corti M., Cortini C., Cossu R., Costamagna G., Cotti C., Cravino I., Craviotto B., Cristofolini G , Crosara L. in Etro, Crosetto C., Crotarelli S.

D) - D. P. di Albugnano, D'Amico F, in Antonio, Dagna G. Ved. Tonso, Dalia A., Dalmasso M., Dal Ri T., Danato F., Da Via C., De Bonis P., De Carlo E. e I I., De Candido M., De Filippi N., De Gaspers V., Delfinzi A., Delloro M., Demarinelli G., De Mario M. in De Candido, De Martina, De Nardo d. G. B., Deorsola S., Destefanis O., Dolazza E., Donadoni G., Doni S in Chiari, Dorigo L., Doro N.

E) - E. B. T. di Milano, E. E. di Livorno Toscana, Egidii A., Emanuele M., Erbetta C. in Ballarati, Ermoli G.

F) - F. F. A. P. di Ferrara, E. P. di Gemona, F. P. di Lacchiarella, F. Q. di Montegrosso, F. S. di Santulussurgiù, F. T. di Caramagna Ligure, Fabbri N., Fabiani d. P., Faccioni R., Falchi N., Falchi V., Falconieri G., Famiglia di Ceva, Famiglie Gambera, Occhi, Fantinel D., Farinetti Fiorino, Farruggia E., Fasoli G., Fattori A., Favaro M., Fazio E., Fellini F., Felsino C., Fenoil R., Feroli S., Ferrazzini F., Ferrero P., Ferretti M., Figlia di Maria Ausiliatrice di ***, Fioretti A., Foglino A., Fonti L., Forestieri N., Fori S., Fornero C., Francesconi V., Franchini C., Franzini M., Fresu di C., Fumagalli S.

G) - G. B. I. di Torino, G. P. di S. Didero, Gabetti C., Gabutti M., Gaiattini L., Galletto G., Gambardino N.. Gambero G., Gambini A. in Avanze, Gandini Z., Cangerai A., Gaoso A., Gasparello P., Gatti A., Gay T., Gentili F., Gerardo M., Ghersi S., Giabrini L., Giarola L., Giacchi Contessa E., Giani E. in Rossi, Giglietti M., Gilardini A., Gilardoni I., Giudici C., Girisiano F., Golzio M., Gottard R. Gozzola T.,Graglia D., Graselli T., Grassano C. in Corbucchi, Grasso N., Graziani L, in Cisterni, Graziani d. M., Craziano G. in Buttiglieri, Graziella E. in Pistilli, Greppi G., Griffa B , Grumani M. in Marcello, Grosa L., Grossi E. ved. Vittorio, Gualco A., Guarone C.. Guasardo M.

H) - Heffler P.

1) - I. M. di Lagonegro, I. S. di Pontremoli, Incutti F.. Intropido E., Inzaghi B., Inzoglia S., Ivaldi M.,

L) - Laconi P., Lana F. in A., Lanza R., Lastreto A. in Bianchi, Lazzarini G., Leidi C., Lemasson L., Liguone B., Lissone B., Lista A., Litané A., Lobina C., Lojacono C., Lorenzati G., Lorio G., Luardi M., Lucchesi C.

M) - M. C. di Mombarcaro, M. D. di Mezzenile, M. G. di Campiglia Cervo, M. G. di Crevola Sesia, M. N. L. di Napoli, M. T. di San Giuliano Vecchio, Madruzza M. in Costa, Maestronì T., Maffezzini A., Maffezzini L, Magione A., Magnea M. T., Magni C., Mairani S. in Bossi, Maliverni E., Mangano d. A. Mantica, Manzoni prof. G., Marchese A. ed R., Marchini G., Marchisio M., Marchisoni B., Mari M., Marinì L., Mariotti G., Mariscotti d. L., Martinelli coniugi, Martinelli R., Martinoli G. in Ossola, Martinotti G., Martone A., Marzari A., Mascolino M. in La Rocca, Masi A., Masini A., Masoero M., Massasco T. su ld., Massi R. in De Poli, Massidda A., Massucco E., Mattana G., Matteoli M., Mattolini V., Mazzanti F., Mazzarini C., Mazzoletti R., Mazzonis A., Mazzotti L., Mazzucotelli G., Meja C., Meloncelli S., Menegatto L., Menghi A., Meregalli E., Miolesi A., Milanese D., Milanesi A., Minghetti M., Mistrangeleri A., Montagna C., Mora C. in Jacazio, Morandini E., Murino C. in Taricco, Morosoli E., Mortara A., Mottetta A.

N) - Natalina R., Negri O., Nerone T., Nicolin M., Nicolis T.

0) - O. G. di Novara, O. S. di Monterubiaglio, O. 'I. di Torino, Obert G. P., Olivierì G., Olmi T. in Testa, Oltrogna M., Orate L., Orlandini A., Ormezzano E. in Robiaglio, Orolini T., Orru V., Ottone G

P) - P. A. di Benevagienna, P. C. di Cantavenna, P. I. di Sommariva Perno, P. L. di Caprino Veronese, P. R. di Roncaglia, P. V. di Ornavasso, P. V. di Piacenza, Pagano M., Pagliarusco A., Pagotto G., Palamario S., Palese M., Pailari E., Pallavicini M., Pane M., Panizza A., Passera d. A., Paoluzzi S., Papinelli G., Parato suor O., Parmagnoui G., Parolini d. P., Partenza M., Pascut G., Pasquali A., Pasquali C., Pasquino G., Pasini A., Pastore E., Patrucco V., Pavoni ved. M., Pazzano G. ved. Tumbarello, Pellegrini V., Pe lin E., Pelosi A., per grazia segnalata, Pelutiero C., Pensa M., Peona M., Perego M., Peretto M., Pericoli M., Pericoli T., Perosino L , Perria P., Peitile A., Pesenti V., Petrone R., Pezzana G., Piazza L. in Varè, Picconi Avv. A., Picinin M., Pie Persone di Abbiategrasso, Arten, Bari, Belluno, Biella, Borgomanero, Busalla, Castellamare Adriatico, Castel S. Giovanni, Cerami, Ferrara, Fiumicello, Ipplis, Mestrino, Mercatino Marecchia, Mirano, Morcone, Oliena, Pavullo Lodigiano, Perosa Argentina, Portobuffolè, Prà, Pradera (Colombia), Rocca di Papa, Rocaforte Ligure, Roma, Romagnano Sesia, S. Giorgio Canavese, S. Martino di Valmozzola, S. Ursanne (Svizzera), S. Anna Pelago, S. Stefano di Cadore, Soriano, Tarcento, Termini Imerese, Torino, Tortona, Trieste, Trivento, Piglione M., Pintus d. A., Pioletti A., Pioli M., Pirovano A., Pittaluga C., Pizzinato M., Pizzocaro P., Paletti C., Poliuto G., Polizzi C. ved. Vella, Porta L., Porta A. in Zavattaro, Pozzan ch. M., Pozzi P. E., Pradotto C., Pratarelli S., Pravarino B., Principiano A., Prosino T., Provenzani P., Pruneris G., Puccio M. ved. Simonelli Pujatti L., Putzu F.

Q) - Quattrocchi G., Querciotti famiglia.

R) - R. F. di Torino, R. G. di Lucera, R. G. C. di Torino, Ragazzi d. F., Ramo A ved. Scala, Ramoni E., Rancilio G., Rasè S., Ratti R., Rea S. veci. Cosentino, Reali M. in Cometti, Recalcati E., Regis E., Recchiani B., Reggio T., Reuzi F., Repetti G. ved. Lerma, Riba G. B., Ribaudo G., Riccardi L., Ricchini L. in Raspaldo, Ricchini M., Rigazio A., Ripoli d. L., Riva A., Rivaro A., Rizzini V., Robino G., Romagnani I. in Covoni, Romelli L. in Moraschini, Roncaglione P., Ronco d. G. Rossetto M. Rossi A., Rossi F., Rossi G. in Turelli, Rossi M., Rossi M., Rossi M. e B., Rossi d. P., Rossi V., Rossi G., Rovere P.

S) - S. M. di Militello, S. P. di Roma, Saccardo E., Saccone V., Salgarello M., Salini G., Salpietra M., Santuz M., Santor E., Sarchi E., Sari F. in Cocuzza, Sasco d. G., Savatero M., Sayour E„ Sbarra G. in Brugnoni, Scelsi S., Scia A., Sesta C., Senigaglia P., Sereno C., Servais G., Sgarella G., Simonelli M., Siracusa R., Sorelle Barale, Cavanna, Franco, Rampazzi, Sorgno R., Sozzi S., Spadoni P., Splendori d. G. ed M., Stantero G., Stefanoni G G. I. e G., Stella E., Stella P., Stigliano S., Struli A., Stucchi G., Suardi M., Superiora Giuseppine di Pinerolo, Suppi C.

T) - T. B. di Courmayeur, T. G. di Trinità di Mondovì, T. S. di Torino, Tacca M., Tantardini F., Tantardini L., Tapparelli S., Tassinari S. Temistocle L., Tem, pini E. Tentori A., Terranova G. in Purpura, Terrone R.Tessiore L.. Testa L., Tiddia E., Tognetti E. ved. Foulettier, Tomatis E., Tonda eh. N., Tomasini A., Tor, nabene suor R. e G., Tornarelli P., Torregrossa L.Torchio T. superiora Ritiro Isnardi, Tortonese A., Tra. versa M., Traverso F., Trinità O., Trotta E., Treves d, A. M., Turchi avv. A., Turchi A., in Turchi, Turchi P. Turrini L.

U) - Uccellini M., Ugo A. M., Ugolini P., Ullio M. e famiglia.

V) - V. M. di Lavagna, Vaccaro V., Vaghi G., Vanoli M., Vandoni C. ved. Bovio, Varetti T., Vassalini C., Vendrame S., Vercelli J., Veronesi L., Vezzoler C., Vicini F., Vicini V,, Villani A. in Ceredi, Vincenzi I., Virano C. ed M. Visini P.

Z) - Z. A. di Montagnana, Z. A. di Orgiano, Z. M. di Romagnano Sesia, Zaccaria A., Zaghet L., Zambelli M., Zancanaro P., Zanchi R. in Soldati, Zanetti G., Zango G., Zanichini A., Zanon M. in Peratoner, Zanoni F., Zantedeschi A., Zappirone L., Zappoli C., Zarzi M. in Chiesa, Zeduri D., Zerbi G.

Agli amici di Domenico Savio.

A quando, a quando ci vengono chiesti schemi di regolamenti per Associazioni o Circoli che si vogliono intitolare a Domenico Savio. Non è facile rispondere insieme a ogni richiesta, trattandosi d'istituzioni di scopi diversi, come Circoli sportivi, filodrammatici, scolastici, religiosi, ascetici, ecc. Tuttavia ci pare che in ogni caso tornerebbero utili i seguenti articoli, che tendono a rispecchiare quanto Domenico Savio apprendeva alla scuola del Ven. Don Bosco.

I) Imitare Domenico Savio nella pratica e propaganda della divozione a Gesù Sacramentato e a Maria SS. - nella premurosa e soave carità verso i compagni - nella santa allegria, secondo lo spirito del Ven. Don Bosco.

II) Zelare il vicendevole buon esempio tra i compagni - la correzione dei meno buoni - l'amore allo studio e al lavoro - l'istruzione religiosa - la diffusione della buona stampa.

Ogni socio indistintamente si abboni con varietà almeno a uno dei periodici cattolici ( mensili o settimanali) e ne diffonda la lettura.

III) Ove è possibile, i Soci si adunino a conferenza, almeno una volta al. mese, per trattare del proprio miglioramento spirituale e morale, e delle opere da promuovere secondo lo spirito dell'Associazione.

L'a capo del 3° articolo è molto semplice, ma molto pratico, se ben diretto, per introdurre i periodici più edificanti in ogni istituto, scuola e oratorio festivo. Si dica altrettanto dei buoni libri. Se ogni socio compra un libro edificante, diverso da quelli che hanno gli altri soci, si avranno subito i vantaggi d'una buona bibliotechina circolante.

Libri buoni.

« Gli spiriti più eletti che da oltre 19 secoli hanno brillato in tutti i campi delle arti e delle scienze, e quelli che si sono maggiormente distinti nell'esercizio delle virtù più sublimi ed eroiche, hanno venerato la SS. Eucaristia colla stessa fede e colla stessa pietà dell'umile popolo. Anche i miscredenti più celebri rivelarono spesso sentimenti ed atti, che sono del più alto significato per questo dogma...

» Ed è bello vedere questa eletta di spiriti superiori, che a guisa di uno stuolo maestoso di aquile reali, leva, trepidamente e commosso, lo sguardo in quella nitida Ostia, come a sole sfolgorante di verità divina, ed a scaturigine di sovrumana dolcezza... »

Tanto afferma e tanto addita il Sac. PIETRO MARIOTTI nel suo libro nuovissimo: I Grandi Moderni genuflessi davanti all'eucaristia (Torino, 1920, Società Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita, 174-176, L. 6).

È un libro che farà del bene in mezzo al popolo. In tre serie di nitidi e svelti bozzetti - una di profili di grandi (alcuni, grandi anche nel male) - la seconda di episodi commoventi - la terza di prodigi reali e morali - tutti conducenti agli stessi atti di fede, di amore e di adorazione a Gesù Sacramentato, il dogma della presenza reale è svolto popolarmente e lascia un'impressione profonda nei lettori.

E uscita, di questi giorni, anche l'8a edizione della Vita di S. Francesco di Sales del Sac. Teol. GIULIo BARBERIS, direttore spirituale della Pia Società Salesiana: - due bei volumi di oltre 8oo pagine (L. 1o), presso la stessa Società Editrice Internazionale. - Il numero delle edizioni ci dispenserebbe da ogni raccomandazione: tuttavia non possiamo astenerci dal dire che questa non è una ristampa dell'ultima edizione, ma un'edizione notevolmente ritoccata e migliorata. Essendosi iniziata, nel 1892, la pubblicazione dell'edizione autentica delle opere di S. Francesco di Sales per cura delle Visitandine di Annecy, che solo ora volge al termine, l'autore ne ha tenuto diligentissimo conto per riferire, nella narrazione, varie notizie intorno alla vita del santo, che, prima, o non si conoscevano, o non erano accertate. L'opera quindi è stata assai migliorata, anche con l'inserzione di non pochi passi caratteristici degli scritti del santo. Per questo noi la raccomandiamo ai nostri Cooperatori, laici e sacerdoti. tanto più in questo mese in cui ricorre la festa del nostro Patrono.

Sac. GAETANO SACCHI. - Esistenza di Dio. Contributo alla Teologia Naturale. Roma, Tip. Salesiana, 1919.

« Superiore assai alla piccolezza del volumetto - scrive la Civiltà Cattolica - è l'importanza del contenuto, non solo perchè tocca l'esistenza di Dio, ma più pèrchè svolge con grande ampiezza uno dei principalissimi argomenti, quello delle cause per sè ordinate efficienti, ad asserire e dimostrare l'esistenza e in parte la natura divina... »

Avendone l'autore umiliato una copia al S. Padre, Sua Santità, a mezzo dell'Em.mo Card. Gasparri, gli rispose di aver gradito il filiale omaggio di veneraziòne e di compiacersi « insieme che il frutto delle sue nobili fatiche abbia richiamato l'attenzione dei periti in tal genere di studi filosofici-teologici ».

Notiamo che lo studio, fatto sulla scorta della dottrina tomistica, è riservato ai giovani colti, i quali, per citare un altro rilievo della Civiltà Cattolica, vi potranno trovare « preziose osservazioni, e note atte a chiarir punti oscuri agli intelletti moderni ».

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO

Nel parlar di Don Bosco, compiamo il dovere di protestare solennemente che non vogliam contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco -- ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.

Guarito sull'istante.

Bonasini Guerrino, nel periodo della dentizione, colpito da una complicazione di morbi intestinali, mi metteva in estrema trepidanza, tanto più che pochi giorni prima mi moriva un altro figliuoletto. Un giorno, credendolo vicino a morte, chiesi al mio parroco che me lo volesse benedire.

Il parroco, allievo dei Salesiani, mi disse di fare una promessa al Venerabile Don Bosco e di invocare il solo aiuto del Venerabile - escluso il ricorso ad ogni altro santo - perchè, se la grazia mi fosse stata concessa, potessi dire che giungeva evidentemente dalla intercessione di Don Bosco. E ad accrescere la mia fede mi presentò anche una reliquia del Venerabile, con cui fu fatto un segno di croce sopra il bambino. Compita la mia preghiera e fatte tal segno, immediatamente il bambino si riebbe da uno stato, che pareva più di morte che di vita. Ebbe ancora, in seguito, delle sofferenze, ma senza mai ricadere in quello stato allarmante, ed ora sta bene. Al vedere l'istantaneità di quel passaggio dalla morte alla vita, operatosi nel momento in cui facevo ricorso a Don Bosco, mi convinsi che trattavasi proprio di una grazia celeste. Il mio parroco è testimonio del fatto.

Verona, 13-XI-1919.

SILVIA BONESINI PADOVANI. Ricorriamo a Don Bosco.

Nel gennaio del 1919 S. M. la Regina Elena istituiva a Conegliano una cucina di beneficenza e addette a quest'opera furono chiamate le Figlie di Maria Ausiliatrice, che ritornarono a questa città dopo 14 mesi di forzata assenza.

Qual triste visione! dovunque la devastazione più completa. Non potemmo prendere alloggio nel caro Collegio dell'Immacolata, prima perché ancora requisito da reparti di soldati italiani, poi perché ridotto in rovine desolanti. Provvisoriamente ci stabilimmo nelle Scuole Comunali, e là incominciammo l'umile opera a vantaggio dei poveri e macilenti bimbi, trovati nei territori liberati.

Fra nostro vivo desiderio d'iniziare, quanto prima, i lavori per il restauro dell'Istituto, ma la cosa pareva, non solo difficile, ma impossibile. La mancanza assoluta di operai e di materiale impediva l'attuazione immediata di tale progetto; ed anche quando, in maggio, i lavori furono cominciati, difficoltà senza numero impedivano il sollecito procedimento dei medesimi. Eppure le Figlie di M. Ausiliatrice non si sgomentarono e, ad onta che l'Istituto fosse inabitabile, appena poterono ottenere lo sgombro dei locali che servivano ai soldati, vi fecero il loro ingresso, traslocandosi dalle Scuole Comunali al Collegio immacolata.

E vi entrammo il giorno 24 maggio, sacro alla Celeste Madre Maria Ausiliatrice! La data era faustissima e doveva segnare una nuova era.

Un giorno, radunate con un venerato Cooperatore dell'opera salesiana, pensammo affidare la causa al Ven. nostro Fondatore Don Bosco, promettendogli la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria, e la pubblicazione della grazia nel Bollettino, se ci avesse concesso di ripristinare il collegio, ottenendone la riapertura in ottobre. Da quel giorno, mediante l'aiuto del Ven. D. Bosco, i lavori proseguirono come per incanto, e in ottobre il Collegio era pronto a ricevere la gioventù coneglianese.

Contiamo ormai oltre 3o alunne interne, più di 125 esterne, che frequentano le nostre Scuole private, e 15o Oratoriane che ritornano a ricrearsi nell'ampio cortile dell'Istituto.

La Cappella pure e a posto, ed oggi, per la prima volta, nel giorno di Maria Immacolata, vi si celebrò il S. Sacrifizio.

Adempiamo la promessa, rendendo pubblica la grazia, ottenutaci dal Venerabile Padre, e ripetendo cori tutti coloro che videro i disatri del Collegio ed ora ammirano la stia rigenerazione tra tante rovine: un prodigio : qui si vede l'intervento d'un aiuto non umano! Lode, gloria, insieme con la più viva riconoscenza, al nostro Ven. Fondatore!

8 dicembre 1919.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice di Conegliano Veneto

Una madre consolata.

Ero desolata. Aveva un unico figlio, che mi preparava giorni amari e gravi dispiaceri. Fui a Maria Ausiliatrice in luglio, a raccomandarlo a Lei, che pur conobbe il pianto, perchè volesse consolarmi per l'intercessione del suo Servo fedele, il Ven. Don Bosco. Bontà di Maria! Mio figlio si fermò nel doloroso pendio, ritornò a migliori sentimenti, e dà consolazioni a sua madre. Unisco tenue offerta, in pegno dell'immensa mia gratitudine.

Torino, 23 novembre 1919.

B. T.

NOTE E CORRISPONDENZE

Per i bimbi dell'Europa Centrale.

Docili alla voce dei Santo Padre, assecondando quel senso di gentilezza e bontà che si è manifestato così intenso in Italia, gli alunni degli Istituti e Oratori Salesiani non saranno secondi ad altri nel dare e promuovere offerte per i poveri bimbi dell'Europa Centrale.

Sia impegno dei singoli Direttori assisterli nella nobile gara.

Conferenze Salesiane.

Facciamo umile preghiera ai sigg. Direttori, Condirettori e Decurioni, perchè nella Festa di S. Francesco di Sales vogliano raccogliere a conferenza i Cooperatori e le Cooperatrici per trattare degli argomenti che giudicheranno più atti a promuovere la gloria di Dio secondo lo spirito della Pia Unione.

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

A lato delle nuove fondazioni, cui accenna il sig. Don Albera nella lettera annuale pubblicata in questo numero, nell'anno scorso 1919 le Figlie di Maria Ausiliatrice poterono anche riaprire le case forzatamente chiuse durante la guerra, e, in altre, iniziare opere nuove.

Così, nelle terre liberate, tra la cordiale espansione di quelle popolazioni, hanno riaperto l'Istituto Immacolata di Conegliano Veneto - di cui diffusamente si parla in questo stesso numero - le Scuole Comunali, l'Oratorio festivo e il giardino d'infanzia di Cimetta di Codogne (Treviso) - e la casa di Vigonovo. Ora rigurgitano di giovinette, bramato compenso alle spese, ai disagi e ai sacrifizi affrontati per la riapertura. Si direbbe che su quelle rovine e su quelle anime posi, con più affetto, lo sguardo di Maria Ausiliatrice ! - In Asti, chiuso l'Ospedale Militare di Riserva « Maria Ausiliatrice », hanno riaperto il pensionato per studentesse con Oratorio festivo, e in pensionato per studentesse hanno trasformato l'esternato di Piazza Armerina.

Così pure, essendosi fuso il Convitto Rotondi di Novara con quello di Varallo Sesia, nel locale del primo hanno stabilito un pensionato per giovani impiegate, con Scuola professionale, diurna e serale; ed altra Scuola professionale, con giardino d'infanzia, hanno aperto ad Omegna, nel locale del Convitto De Angelis.

Anche in Albania, come abbiamo detto altra volta, e in Terra Santa, le Figlie di ,Maria Ausiliatrice han riaperto le Case chiuse forzatamente durante la guerra.

È una piena rinascita, pegno anch'essa delle benedizioni di Dio. Continui la Vergine Ausiliatrice a benedire a codeste e a tutte le altre opere delle sue figlie.

NIZZA MONFERRATO. - LA FESTA DEL PAPA. -- Si celebrò nell'Istituto di N. Sig.a delle Grazie il 23 novembre. Fu festa d'entusiasmo e di fede. Al mattino Comunione Generale secondo l'intenzione del Santo Padre. Alla sera un'imponente adunanza di tutta la famiglia di Maria Ausiliatrice e delle 200 e più convittrici per protestare al Papa quell'indeffettibile amore che è nel cuore di tutti e di ciascuna, e nell'Istituto intero, conce lo fu nel cuore del Venerabile Don Bosco. Gli evviva al Papa echeggiarono ripetutamente fra una cantata e l'altra, fra una recitazione di versi e una lettura di prosa, alla visione di un magnifico quadro plastico allegorico e alla chiusa del discorso tenuto dal Salesiano Don Giovanni Zolin, e sopratutto alla lettura di questo telegramma che il S. Padre mandò alla Rev.ma Madre Generale, in risposta a quello con cui ella gli aveva partecipato la celebrazione della festa, umiliando preghiere e invocando benedizioni:

« Superiora Generale Figlie di Maria Ausiliatrice - Nizza Monferrato. - Augusto Pontefice ringrazia del devoto omaggio e benedice, con paterno affetto, Suore ed alunne. -- Card. Gasparri. »

NOTIZIE VARIE

In Italia.

TORINO. - IL COMITATO CENTRALE delle Dame

Patronesse delle Opere Salesiane ha inviato agli altri Comitati, in data 22 novembre 1919, una circolare nella quale dà conto all'azione svolta nel 1918-1919, accenna ai propositi di azione per il nuovo anno, annunzia l'VIII° Congresso Internazionale, e commemora le Patronesse defunte.

«Tutto quello che nelle passate circolari avevamo suggerito alle nostre consorelle - dice il documento - cercammo di compierlo anche noi. Si tennero numerose adunanze per l'elevazione nostra spirituale, e per l'attuazione di opere utili alla gio-

ventù tanto amata dal Ven. Don Bosco; - si promossero solenni Conferenze Salesiane, trattenimenti di beneficenza, Alberi di Natale, solenni sacre funzioni; - per l'onomastico del nostro Rettor Maggiore offrimmo la decorazione artistica, con arredamento completo dell'altare, nell'Oratorio di San Paolo. Alcune fra le nostre Cooperatrici dettero la loro protezione materna ad alcuni orfani di guerra che aspiravano allo stato ecclesiastico, e ne assunsero le spese nel ginnasio dell'Oratorio Salesiano di Valdocco; - altre si interessarono di incarichi speciali in vantaggio dell'Opera Salesiana e che dovevano essere svolti presso pubbliche autorità e amministrazioni o presso privati; - tutte cercammo, o in un modo o nell'altro, di zelare quell'attività di propaganda, semplice e familiare, nella cerchia ' delle nostre conoscenze, che il Ven. Doli Bosco soleva raccomandare...

» ...In questi ultimi tempi anche S. S. Benedetto XV chiamò direttamente la donna a collaborare in un più intenso lavoro sociale, chiamò la donna, perchè elevasse se stessa e la gioventù per il miglioramento della società e dei costumi; e perciò noi che vediamo la scoietà, sempre più decadere, ma con commozione assistiamo alle prove di miglioramento sociale che dànno i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, colle loro opere; noi, che vediamo ogni giorno, come nessuna umana difficoltà sgomenti l'ardente loro zelo; dobbiamo promettere a noi stesse che a nessuna delle loro iniziative mancherà l'aiuto e la devozione della cooperatrice salesiana .. »

In merito all'VIII° Congresso la circolare dice:

«... Sarebbe bene che ogni Comitato o anche semplicemente ogni gruppo di Zelatrici e di Cooperatrici tenesse alcune apposite adunanze pei seguenti scopi: 1° Fare formale adesione al Congresso; 2° Unire a tale adesione uri breve resoconto dell'Azione Salesiana svoltasi in questi ultimi anni dal rispettivo Comitato o gruppo locale; 3° Trattare degli argomenti che più interessano l'Azione Salesiana delle Patronesse, Zelatrici e Cooperatrici della nostra Pia Unione; e inviarne relazione al nostro Comitato Centrale, insieme con tutte quelle proposte che si crederanno opportune ».

All'Estero.

SMIRNE. - COL PRIMO OTTOBRE si riaprivano le due scuole che erano già tenute in quella città dai Salesiani, prima della guerra, a none dell'Associazione Nazionale dei Missionari all'Estero, che ce le affidava nel 1903. Esse sono la R. Scuola Tecnica-Commerciale Italiana, che comprende anche le Scuole Elementari per alunni delle famiglie benestanti, e la R.a Scuola Elementare Popolare.

La seconda è ritornata nel suo locale, che è di proprietà dell'Associazione. Non così la prima che trovasi a disagio; il locale di prima è divenuto una Scuola greco-ortodossa (scismatica). L'una e l'altra poi hanno perduto quasi tutto il loro materiale, devastato, rubato, manomesso, durante il periodo di guerra, un po' da tutti.

La Colonia Italiana ha salutato con gioia il riaprirsi di queste scuole che sono un baluardo per la fede dei suoi figli, tanto insidiata dagli ortodossi e protestanti inglesi ed americani, con le loro scuole ed istituti, e per la conservazione ed elevazione del loro sentimento nazionale; benchè le difficoltà del momento non abbiano permesso di dare alle medesime quello sviluppo che sarebbe giusto e necessario. Le Autorità si sono dimostrate larghe del loro appoggio e ci sentiamo in dovere di porgere particolari ringraziamenti al sig. Conte Senni, Delegato Italiano dell'Alto Comissariato Interalleato di Costantinopoli e ai Comandanti delle varie RR. Navi colà rimaste, specie a quello della R. Nave Giulio Cesare per tutta l'opera spesa per il riassetto dei locali e degli ambienti.

Le inscrizioni e la frequenza hanno superate le aspettative e gli allievi van riprendendo le abitudinî scolastiche perdute nei cinque anni di ozio forzato, causa la guerra.

BUENOS AYRES. - I COLLEGI SALESIANI E LA SCUOLA D'AVIAZIONE NAZIONALE. - Gli alunni dei Collegi Salesiani fecero tra loro tuia colletta per acquistare una superba bandiera nazionale, con relativa artistica custodia, per farne omaggio alla Scuola di Aviazione Nazionale. Il dono venne consegnato ufficialmente durante un saggio, dato dai battaglioni, degli Esploratori di Don Bosco in unione con le diverse squadre ginnastiche, nel luogo, detto «El Palomar », il 18 ottobre n. s. Le più alte rappresentanze civili e militari presiedettero l'atto solenne. Compì il rito religioso il Nunzio Apostolico Mons. Vassallo di Torregrossa. Il pubblico numerosíssimo applaudì calorosamente i 3000 alunni per il loro gesto altamente patriottico e per lo splendido saggio musico-ginnico, con cui l'accompagnarono. Aereoplani di varie nazioni volteggiarono a bassa quota; tra gli altri, tre argentini, uno dei quali levò in alto, tra un subisso d'applausi, la bandiera benedetta.

ASUNCIÒN (Paraguav). - VISITA MINISTERIALE. - Tutta la stampa d'Asunción parla della visita ufficiale, fatta in ottobre al Collegio Salesiano di detta città da S. E. il Dottor Rodolfo Mezzera, Ministro della Pubblica Istruzione della vicina Repubblica dell'Uruguay. L' Illustre visitatore rimase assai bene impressionato nel constatare l'ordine e la coltura intellettuale e morale nello stabilimento. Egualmente soddisfatto fu nel visitare l'importante collegio che le Figlie di Maria Ausiliatrice dirigono nella stessa città.

Nel salone, che serve di teatrino, i giovani del Collegio Salesiano intonarono l'inno Orientale, e il rev. D. Ernesto Perez pronunciò un brillante discorso a nome del personale docente e degli allievi. Commosso per la spontaneità del solenne ricevimento, il Ministro rispose al saluto con un concettoso discorso, elogiando il sistema educativo di Don Bosco.

« In quest'epoca di freddo patriottismo, che divide gli animi - egli disse - è indispensabile unire le nazioni coi vincoli dell'amore e della fraternità, rispettando e fomentando i naturali e legittimi sentimenti della propria nazionalità ».

NECROLOGIO

Figlie di Maria Ausiliatrice defunte dal 1° gennaio al 30 novembre 1919.

AGOSTINI Sr. Teresa, n. a Milano, † a Granada (S. Salvator), in età d'anni 43.

Fu suo motto costante: « Chi più si sacrifica, più guadagna pel cielo ».

ALICE Sr. Giuseppina, n. a Levone (Torino), † a a Roppolo Castello, in età d'anni 51.

Debole, malaticcia, si guadagnò il paradiso conformando soavemente la sua volontà a quella di Dio.

ANTONI Sr. Angela, n. a Torrano (Corsica), † a S. Margherita, in età d'anni 38.

Nella sua infermità, preferiva passare i giorni innanzi il SS. Sacramento.

ARROBBIO Sr. Angela, n. a Viarigi (Alessandria), † in Acqui, in età d'anni 35.

Lavorò indefessamente nell'Ospedale Militare di Asti, e morì, tra spasimi acerbi, con rassegnazione cristiana.

AzzALi Sr. Gemma, n. a Parma, † a Mathi Torinese, in età d'anni 33.

Ebbe una vita sofferente, e la consacrò tutta all'educazione della gioventù.

BARROS Sr. Isabel, n. a Cutemù, † a Santiago (Cile) in età d'anni 22.

Angelo di bontà, volò al cielo mormorando un colloquio al Crocifisso.

BERTONE Sr. Rosa, n. a Roccavignale (Genova), † a Nizza Monferrato, in età di anni 62.

Fu modello di abbandono in Dio e di obbedienza religiosa.

BIANCO Sr. Alessina, n. a Villadeati (Alessandria), † a Torino, in età d'anni 44.

Si spense' all'Ospedale Militare Regina Margherita in Torino, angelo di carità, vittima del dovere.

BRUCKEL Sr. Ada, n. a Mogliano Veneto, † a Parma, in età d'anni 36.

Di belle qualità di niente e di cuore, spiccò per la sua attività zelante.

BuzzETTI Sr. Clotilde, n. a Caronno Ghiringhello (Como), † a Torino-Sassi, in età d'anni 58.

Era sorella della compianta Madre Angiolina, Economa Generale nell'Istituto. Diplomata in belle lettere nel 1892, mantenne fervide le sue energie anche nell'immolazione di sè, durante vent'anni di dolorosissima infermità.

CONTE Sr. Luigia, n. a Soldano (P. Maurizio), † a Magenta, in età d'anni 34.

Volò al Cielo dopo sette anni di vita religiosa, totalmente spesa per Dio e per le anime.

CORRIAS Sr. Erminia, n. a Sanluri (Sardegna), † a Napoli, in età d'anni 35

Visse nell'umiltà e nel sacrificio, offrendo volentieri la vita per il bene dell'istituto.

FERRANDIS Sr. Rosaria, n. a Barcellona (Spagna), † a Sarrià, in età d'anni 5o.

Per le difficoltà che ebbe a superare, fu bell'esempio di perseveranza nella vocazione.

FERRARIS Sr. Maria, n. a Montacuto (Alessandria), † a Nizza Monferrato, in età d'anni 21.

Diplomata maestra, desiderava tanto andar missionaria nella Cina. - Il Signore la chiamò a sè, ed essa fece il sacrificio della vita a vantaggio di quelle Missioni.

GALMozzi Sr. Rosetta, n. a Sampierdarera, † a Bordighera Torrione (P. Maurizio), in età d'anni 44.

Dedicò la sua vita agli Oratori festivi, quali fu violentemente rapita dalla febbre spagnuola.

GARBARINI Sr. Adele, n. a Lomello (Pavia), † a Roma in età d'anni 27.

Fu Missionaria in Adalia (Asia Minore), pia ed instancabile nel lavoro.

IGNARD Sr. Justine, n. a Fayl Billot, † a S. Cyr, in età d'anni 6o.

Visse nell'umiltà e nel sacrifizio.

MIRABELLI Sr. Carolina, n. a S. Salvatore Monferrato, † a Roppolo Castello, in età d'anni 26.

Colta dalla febbre spagnuola, seppe soffrire e morire come una santa.

MORO Sr. Battistina, n. ad Alassio (Genova), † a Torino, in età d'anni 6o.

Visse nell'esercizio delle piccole virtù, con fede costante.

NIccoLINI Sr. Angela, n. a Sestri Levante, † a Rodeo del Medio (Argentina), in età d'anni 6o.

Missionaria nelle Pampas e nel Chubut, lasciò gran desiderio di sè.

PAGLIARINI Sr. Enrichetta, n. a Ospedaletto Euganeo (Padova), † a Bellano (Como), in età d'anni 40.

Instancabile e pia assistente nei Convitti Operai, felce ovunque un gran bene.

PANZICA Sr. Anna, n. a Cesarò (Messina), † a Viedma (Argentina), in età d'anni 62.

Partita, giovanissima per le Missioni dell'America del Sud, vi lavorò per 3o e più anni, con fede di apostolo.

PELINGA Sr. Vittoria, n. a Corinaldo (Ancona), † a Roppolo Castello, in età d'anni 42.

Maestra e assistente in varie Case dell'Istituto, fu specchio di pietà e di mortificazione.

PIRODDI Sr. Rita, n. a Lanusei (Sardegna) † ivi, in età d'anni 43.

Laboriosissima, zelò costantemente il bene della gioventù.

Riccio Sr. Natalina, n. ad Agliano d'Asti, † ivi, in età d'anni 27.

Intelligente infermiera dell'Ospedale Militare del Sobborgo Cristo di Alessandria, morì vittima della sua carità.

RoGANTINO Sr. Margherita, n. a Savagno (Sondrio) † a Novara, in età d'anni 70.

Era una delle anziane dell'Istituto, e lavorò sino alla morte negli uffici più umili e faticosi.

RONCALLO Madre Elisa, Consigliera Generalizia dell'Istituto, n. a Manesseno di S. Olcese

(Genova), † a Nizza Monferrato, in età d'anni 63.

La sua memoria sarà sempre in benedizione. Facciamo voti che si raccolgano e tramandino ai posteri i rari esempi delle sue virtù religiose.

ROSINGANNA Sr. Angiolina, n. a Chieri, † a Torino, in età d'anni 53.

Nell'assistenza agli orfani di guerra e nelle veglie notturne ai soldati malati coronò santamente la vita.

TRUcy Sr. Claire n. a Varages, † a Nizza mare, in età d'anni 49.

Visse con gioviale serenità e in lavoro assiduo, anche nei sedici anni di penosa malattia.

TURINI Sr. Maria, n. a S. Damiano d'Asti, † a Tegucicalpa (S. Salvador), in età d'anni 43.

Generosa missionaria, non conobbe riposo e cadde come soldato sulla breccia. La Colonia Italiana di Tegucicalpa, ammirata e riconoscente, prese parte ai funerali, con la bandiera abbrunata.

UBOLDI Sr. Luigina, n. a Fenegrò, (Como) † a Nizza Monferrato, in età d'anni 46.

Era l'angelo delle piccole carità nascoste e delicate, che sorrise a tutti beneficando. Non conobbe mai le pene o i rimpianti d'un rifiuto. La Madonna l'avvertì in sogno che per l'Assunta sarebbe stata in paradiso. Morì, difatti, alla vigilia, il 14 agosto u. S.

VERA Sr. Maria Beatrice, n. in Amenalco (America), † a Messico in età d'anni 36.

Finì di morte repentina, ma non improvvisa: Suor Beatrice era sempre preparata a morire.

Cooperatori defunti

Caterina Beltrami.

Si addormentò nel Signore, ad Omegna, la mattina del 2o novembre u. S., a 7o anni. Donna profondamente cristiana e adorna di elette virtù, allevò con egual cura una numerosa famiglia ed ebbe il conforto di veder uno dei figli, allievo del Collegio di Lanzo, entrare, ad invito di Don Bosco medesimo nella Pia Società Salesiana, spiegare anche in mezzo a noti lievi disturbi di salute un'attività prodigiosa, divenire un fervoroso sacerdote e morire da santo, il Servo di Dio Don Andrea Beltrami, di cui speriamo di veder presto introdotta la Causa di Beatificazione e Canonizzazione.

Alla madre avventurata ricorrevano molti per aver qualche ricordo personale del santo figliuolo, ma ella, sinceramente umile, preferiva restare nascosta. Tuttavia anche nel silenzio, e diremmo nel nascondimento, favorì sempre ogni opera buona: nessun povero ricorse mai invano alla sua carità, e da tutti il suo nome era ripetuto con venerazione.

Per lei, che fu iscritta nell'elenco delle Cooperatrici Salesiane da Don Bosco medesimo. chiediamo una prece, specialmente dai devoti ammiratori del suo santo figliuolo.

D. Stefano Gatti.

Arciprete di Cervo Tanaro, passò al premio celeste, dopo trentadue anni di ministero parrocchiale. Nato a Montegmagno, conobbe Don Bosco nella villeggiatura del nobile famiglia Fassati, e compì le scuole ginnasiali e il corso filosofico nelle nostre case, riportandone un grande amore per la gioventù, di cui ebbe cura particolare per tutta la cita: un gran zelo per la, salvezza delle anime, di cui fu non solo pastore, ma padre, amico e consigliere; e un grande amore per la casa di Dio. Vivo fu il rimpianto per la sua morte: imponente l'estremo omaggio che gli tributarono i parrocchiani.

Preghiamo anche per:

ASSALINI Giacomo, † a Ospitaletto.

BERTALMIA Giovanni, Custode R. Basilica, † a Superga.

RESSI D. Didaco, Pievano, † a Iolo S. Pietro, Prato.

BoNETTI Orsola, † a Gromo.

CONZATTI Erminio, † a Arco (Trentino). CULACCIATI Paolo, † a S. Albano di Bobbio. DELLA FERRERA Domenico, † a Isolabella (Torino. FESTA Maddalena, † a Torino. GARBAGLIA NARDELLI Maria, † a Rio d'Elba. GARBFROGLIO Carlo, † a Agliano d'Asti. GONELLA Can. D. Carlo, † a Carmagnola. IBBA Luigi, † a Villanovaforru. MMIANFREDI Alessandro, † a Torino. MARFISI Rusco Anna, † a Lanciano. MARIOTTI Can. D. Carlo, † a Caldarola. MARONE Luigia, † a Cortemilia. MORNESE D. Antonio, † a Garda.

PELLEGATTA Napoleone, † a Cadro (Svizzera, Ticino).

RAVERA A ntonio, † a S. Martino d'Albaro (Genova). REVEDIN ALTIERI C.ssa Vittoria, † a Firenze. Ricci D. Massimino, Arc. † a Monte Castello. SALSA D. Eugenio, Prevosto Vie. For. † a Massimo (Novara).

SANI Can. D. Enrico Parroco, † a Bagnacavallo. TARDELLI Francesco, † a Careggine. TORELLI D. Guglielmo, Can. Arcipr., † ad Arona. VANZI Cecilia, † a Milano. ZUBLENA Giovanni, † a Torino.

AVVISO.

Per mutamenti d'indirizzo preghiamo i sigg. Cooperatori a rinviarci, debitamente corretto, il listino dell'indirizzo anteriore, o almeno a indicarci la lettera e i numeri ad esso apposti, per facilitare il lavoro all'Amministrazione.