BS 1920s|1920|Bollettino Salesiano Ottobre 1920

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLIV - N. 10   OTTOBRE 1920

SOMMARIO

Per una data cinquantenaria: - La proclamazione di S. Giuseppe a Patrono della Chiesa Universale. Gravi ammonimenti del Papa.

"Salviamo la gioventù!" - Comitati di azione salesiana - "Dopo Scuola" educativi - Scuole serali professionali - Scuole della buona massaia - Come lavorano i Cooperatori.

Chiese in costruzione: - Il Tempio ad onore del S. Cuore e l'Opera Salesiana in Livorno. Congresso Nazionale di Musica Sacra. I bimbi viennesi.

Entusiastiche dimostrazioni giovanili: - Concorso ginnastico internazionale - Dimostrazioni religioso-patriottiche nell'Argentina.

Le Missioni Salesiane della Patagonia: - Relazione dell'ispettore Don Luigi Pedemonte. La "Festa del Papa".

Figure degne di memoria: il lutto di una Nazione per la morte di Don Evasio Rabagliati.

Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice - Pel 24 corrente - Echi delle Feste Titolari - Grazie e graziati.

Note e Corrispondenze: - Nozze d'oro sacerdotali - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Tra i figli del popolo - Notizie varie: in Italia: all'Estero. Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

Per una data cinquantenaria.

La proclamazione di S. Giuseppe a Patrono della Chiesa Universale.

In ogni epoca calamitosa, quando gli uomini toccano con mano l'impotenza dei loro sforzi per uscir dalle angustie e rimettersi sulla via del benessere sociale, la Divina Provvidenza suol intervenire a loro soccorso. Ora è l'aiuto diretto, che scende manifestamente dall'alto: ora è l'invio di uomini straordinari, che diventano gli apostoli della loro età: ora è l'augusta parola del Vicario di Gesù Cristo, sempre la più autorevole e sapiente, talora rivelatrice di nuove vie e nuovi orizzonti.

Chi non vede, nell'ora che volge, l'opportunità di moltiplicare le suppliche, sia « a quella Benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Crisitani », come al suo castissimo Sposo, che dal Sommo Pontefice Pio IX, cinquant'anni fa, fu costituito Patrono della Chiesa Universale? Nella crisi profonda, che turba e agita le masse operaie, è di lieto auspicio questa ricorrenza giubilare, e giova, o cari Cooperatori, celebrarla convenientemente. Io vuole il Papa; e noi, riportando la sua augusta parola in questo mese, in cui, dopo la grande preghiera Mariana innanzi il SS. Sacramento, echeggia in tutte le chiese anche la supplica al Beato Giuseppe, ci auguriamo di veder moltiplicarsi le schiere dei supplicanti e crescere pure in fervore.

BENEDICTUS PP. XV.

MOTU PROPRIO per celebrare l'anno cinquantesimo dalla proclamazione del Patriarca San Giuseppe a Patrono della Chiesa Universale.

Fu buona e salutare cosa per il popolo cristiano che il Nostro antecessore d'immortale memoria Pio IX decretasse solennemente al

Castissimo Sposo di Maria Vergine e Custode del Verbo Incarnato, S. Giuseppe, il titolo di Patrono della Chiesa universale; e poichè di questo fausto avvenimento nel prossimo dicembre ricorrerà il cinquantesimo, stimiamo assai utile e opportuno che esso venga degnamente celebrato da tutto l'orbe cattolico.

Se noi diamo uno sguardo a questi ultimi 5o anni, ci si para dinanzi un mirabile rifiorimento di pie istituzioni, le quali attestano come il culto del Patriarca SS. sia venuto mano a mano sviluppandosi tra i fedeli; che se poi consideriamo le odierne calamità ond'è afflitto il genere umano, appare ancor più evidente l'opportunità di intensificare un tal culto e di diffonderlo maggiormente in mezzo al popolo cristiano. Infatti, in seguito all'immane guerra, nella Nostra Enciclica « intorno alla riconciliazione della pace cristiana », abbiamo indicato che cosa mancasse per ristabilire dovunque la tranquillità dell'ordine, considerando particolarmente le relazioni che intercedono tra popolo e popolo e tra individuo e individuo nel campo civile. Ora fa d'uopo considerare un'altra causa di perturbazione, e molto più profonda, come quella che si annida proprio nelle intime viscere dell'umana società. Poichè allora s'abbattè sulle umane genti il flagello della guerra, quando esse già erano profondamente infette di naturalismo, cioè di quella gran peste del secolo, che, dove attecchisce, attenua il desiderio dei beni celesti, spegne la fiamma della divina carità e sottrae l'uomo alla grazia sanante ed elevante di Cristo; finchè, toltogli il lume della Fede e lasciategli le sole e corrotte forze della natura, lo abbandona in balia delle più insane passioni. E così avvenne che moltissimi si diedero soltanto alla conquista dei beni terreni; e mentre già s'era acuita la contesa tra proletari e padroni, quest'odio di classe si accrebbe ancor più colla durata ed atrocità della guerra; la quale, se da un lato cagionò alle masse un disagio economico intollerabile, dall'altro fece affluire nella mano di pochissimi favolose fortune.

S'aggiunga, che la santità della fede coniugale e il rispetto della paterna autorità sono state da molti non poco vulnerate per causa della guerra; sia perchè la lontananza di uno dei coniugi ha rallentato nell'altro il vincolo del dovere, sia perchè l'assenza di un occhio vigile ha dato ansa alla inconsideratezza, specialmente femminile, di vivere a proprio talento e troppo liberamente. Perciò dobbiamo constatare, con vero dolore, che ora i pubblici costumi sono assai più depravati e corrotti di prima, e che quindi la così detta « questione sociale » si è andata aggravando a tal punto da ingenerare la minaccia d'irreparabili rovine. S'è infatti maturato nei voti e nell'aspettazione di tutti i sediziosi l'avvento di una certa repubblica universale, la quale sia fondata sull'uguaglianza assoluta degli uomini e sulla comunanza dei beni, e nella quale non vi sia più distinzione alcuna di nazionalità, nè più si abbia a riconoscere l'autorità del padre sui figli, nè del potere pubblico sui cittadini, nè di Dio sugli uomini riuniti in civile consorzio. Cose tutte, che se per sventura fossero attuate, darebbero luogo a tremende convulsioni sociali, come quella che ora sta desolando non piccola parte di Europa. E si è appunto per creare anche tra gli altri popoli una simile condizione di cose, che noi vediamo concitarsi le plebi dal furore audace di pochi e verificarsi qua e là ininterrotte e gravi sommosse.

Noi pertanto, più di tutti preoccupati da questa piega degli avvenimenti, non abbiamo tralasciato, quando se n'è offerta l'occasione, di ricordare ai figli della Chiesa il loro dovere, come facemmo ultimamente colle lettere indirizzate al Vescovo di Bergamo ed ai Vescovi della regione veneta (1). Ed ora per lo stesso motivo, per ricordare cioè il dovere a quelli di parte nostra, quanti essi sono dovunque che si guadagnano il pane col lavoro, per conservarli immuni dal contagio del socialismo, il nemico più acerrimo dei principii cristiani,

Noi con grande sollecitudine proponiamo loro in modo particolare S. Giuseppe, perchè lo segnano come speciale loro guida e lo onorino qual celeste Patrono.

Egli infatti visse una vita simile alla loro; tanto è vero che Gesù benedetto, mentre era l'Unigenito dell'Eterno Padre, volle esser chiamato « il Figliuolo del Fabbro ». Ma quella umile e povera sua condizione di quali e quante eccelse virtù egli seppe adornare! di quelle virtù, cioè, che dovevano risplendere nello Sposo di Maria Immacolata e nel padre putativo di Gesù Cristo. Per cui, alla scuola di Giuseppe, imparino tutti a considerare le cose presenti, che passano, alla luce delle future che durano eterne; e consolando gli inevitabili disagi della condizione umana con la speranza dei beni celesti, a questi aspirino con tutte le forze, rassegnati al divino volere, sobriamente vivendo, secondo i dettami della pietà e della giustizia. Per quello poi che riguarda specialmente gli operai; Ci piace qui riportare le parole che proclamò in una analoga circostanza il predecessore Nostro di f. m. beone XIII, poichè esse son tali che, a parer nostro, più a proposito non potrebbero esser dette: « Alla considerazione di queste cose i poveri, e quanti vivono col frutto del lavoro, devono sentirsi animati da un sentimento superiore dì equità; che se la giustizia permette loro di sollevarsi dall'indigenza e di conseguire un maggiore benessere, è però proibito dalla giustizia e dalla stessa ragione di sconvolgere quell'ordine che è stato costituito dalla Divina Provvidenza. Che anzi è stolto consiglio il trascendere alla violenza e cercar miglioramenti attraverso rivolte e tumulti, i quali, il più delle volte, non fanno che inasprire vieppiù quei disagi che si volevano mitigare. Se i poveri pertanto Verranno agire saggiamente, non confideranno nelle vane promesse dei demagoghi, ma piuttosto nell'esempio e nel patrocinio di San Giuseppe e nella carità materna della Chiesa, la quale di giorno in giorno si prende di loro una premura sempre maggiore (1) ».

Col fiorire così della divozione dei fedeli verso San Giuseppe, aumenterà insieme, per necessaria conseguenza, il loro culto verso la Sacra Famiglia di Nazareth, di cui egli fu l'augusto Capo, sgorgando queste due divozioni l'una dall'altra spontaneamente. Poichè per S. Giuseppe noi andiamo direttamente a Maria, e per Maria, al fonte di ogni santità, Gesù Cristo, il quale consacrò le virtù domestiche colla sua obbedienza verso San Giuseppe e Maria. A questi meravigliosi esemplari di virtù noi quindi desideriamo che le cristiane famiglie si ispirino e completamente si rinnovellino. In tal modo, poichè la famiglia è il fulcro e la base dell'umano consorzio, rafforzando la società domestica col presidio della santa purezza, della fedeltà e della concordia, con ciò stesso un novello vigore e, diremmo quasi, un nuovo sangue circolerà per le vene della società umana, che viene così ad essere vivificata dalla virtù ristauratrice di Gesù Cristo: e ne seguirà un lieto rifiorimento non solo dei privati costumi, ma anche delle istituzioni pubbliche e civili.

Noi pertanto, pieni di confidenza nel patrocinio di Colui, alla cui provvida vigilanza si compiacque Iddio di affidare la custodia dell'incarnato suo Unigenito e della Vergine SS., vivamente esortiamo tutti i Vescovi dell'orbe cattolico, affinchè, in tempi così burrascosi per la Chiesa, inducano i fedeli a implorare con maggiore impegno il valido aiuto di San Giuseppe. E poichè parecchi sono i modi approvati da questa Sede Apostolica con cui si può venerare il santo Patriarca, specialmente in tutti i mercoledì dell'anno e nell'intero mese a Lui consacrato, noi vogliamo che, ad istanza di ciascun Vescovo, tutte queste divozioni, per quanto si può, siano in ogni diocesi praticate. Ma in modo particolare, poiche Egli è meritamente ritenuto come il più efficace protettore dei moribondi, essendo spirato con l'assistenza di Gesù e di Maria, sarà cura dei sacri Pastori d'inculcare e favorire con tutto il prestigio della loro autorità quei pii sodalizi che sono stati istituiti per supplicare S. Giuseppe in prò dei moribondi, come quello « della Buona Morte », e del « Transito di San Giuseppe per gli agonizzanti di ogni giorno ».

Per commemorare poi il suddetto Decreto Pontificio, ordinìamo e ingiungiamo che dentro un anno, a datare dall'8 dicembre p. v., in tutto il mondo cattolico, si celebri, in onore di S. Giuseppe Patrono della Chiesa Universale, una solenne funzione, come e quando crederà opportuno ciascun Vescovo; e a tutti quelli che vi assisteranno, Noi concediamo fin d'ora, alle consuete condizioni, l'Indulgenza Plenaria.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 25 luglio, festa di S. Giacomo Apostolo, 1920, nell'anno sesto del Nostro Pontificato.

BENEDICTUS PP. XV.

(1) Ved. pag. 251: Gravi ammonimenti.

(1) Epist. Encycl. Quamquam pluries.

GRAVI AMMONIMENTI DEL PAPA.

Il Santo Padre BENEDETTO XV, nelle Lettere cui fa cenno nel riportato Motu proprio, dà così saggi e gravi ammonimenti, che vanno conosciuti e divulgati.

* *

Nella Lettera indirizzata al Vescovo di Bergamo il Papa scrive:

« Diciamo ai ricchi: Siate larghi nel dare, anzi ispiratevi più all'equità ed alla carità, che non alla stretta giustizia.

« Diciamo ai proletari: State in guardia per la vostra Fede, la quale pericola quando siano eccessive le vostre pretensioni. Qui sta appunto l'insidia degli avversari, di far chieder troppo anche dalla Chiesa; e quando non si ottenga quel che si brama, s'incita il popolo alla defezione. Bisogna astenersi dalle intemperanze; ed intemperanza vi ha sempre quando si usa la violenza o si va insinuando l'odio di classe, e quando si fa consistere il fine della vita nel conseguimento dei beni terreni. Noi temiamo che i proletari non si lascino talora andare tant'oltre nel rivendicare i propri diritti, da dimenticare i propri doveri e da invadere così i diritti altrui, che, non altrimenti dei loro diritti stessi, si devono considerare sacri e inviolabili. Gli avversari insegnano a ledere questa giustizia; ma la giustizia conculcata farà sempre sentire i suoi reclami.

» I proletari restino ,fedeli alla Chiesa, che, madre di tutti, ha una speciale predilezione pei poveri e, se difende i ricchi, non li difende in quanto sono ricchi, ma in quanto ingiustamente aggrediti. Così pure il ricco sia ossequioso calla Chiesa, confidando nel materno suo affetto e nella sua piena imparzialità ».

Nella Lettera indirizzata all'Episcopato del Veneto, il S. Padre ripete ai ricchi:

« Quanti sono forniti di beni di fortuna, vorremmo che regolassero i loro interessi col proletariato, più secondo equità, che a rigore di diritto. Anzi caldamente li esortiamo ad usare in ciò anche maggior indulgenza, facendo le più larghe e liberali concessioni che possono. Cade qui a proposito ciò che dice l'Apostolo a Timoteo: I ricchi di questo secolo ammonìscili, che siano facili nel dare e umani nel trattare. In tal modo si guadagneranno l'animo dei poveri, che si erano. inimicati con loro, ritenendoli troppo attaccati al denaro ».

E dice ai poveri:

« I meno abbienti e quanti si trovano in una posizione inferiore siano ben penetrati di questa verità, che la distinzione delle classi sociali proviene dalla natura e, perciò, dalla volontà di Dio, poichè Egli è che fece il piccolo e il grande; e che ciò giova meravigliosamente al bene dei singoli individui e della società. Si persuadano quindi che per quanto essi colla propria attività e col concorso dei buoni possano migliorare la propria condizione, rimarrà pur sempre a loro, come a tutti gli altri, non poco da soffrire. Perciò, se vorranno operare da savi, non si sforzeranno di perseguire utopie irrealizzabili e sopporteranno in pace e con fortezza i mali inevitabili di questa vita, in attesa dei beni immortali ».

" Salviamo la gioventù !... „

" Accostiamoci a loro, cerchiamoli, animiamoli a intervenire ai catechismi, ma facciamolo prima che il demonio vada a riempir di vizio e di malcostume il cuore di tanti giovanetti, che sono più infelici che poveri. Se avessero avuto una mano benefica, che avesse dato loro il necessario alimento morale, forse non sarebbero costretti di andare vagando ed esclamando: Filii petierunt panem et non erat qui frangeret eis. lo sono intimamente persuaso che se questo pane morale fosse a tempo somministrato alla gioventù, le pecorelle, conoscendo la voce del pastore, o non si allontanerebbero da lui, o si arrenderebbero alla chiamata di lui. Perchè ora tanta indifferenza in fatto di religione? tanto disprezso delle cose sacre, tanti furti, tante bestemmie, tante discordie? Apriamo i libri santi ed ascoltiamo la voce di Dio: son tutte conseguenze fatali dell'ignoranza in fatto di religione.

Ven. GIOVANNI BOSCO.

Comitati d'azione salesiana.

Il 16 settembre u. s. nell'Oratorio Salesiano d Torino si tenne l'annunciato convegno di Direttori Diocesani e Decurioni per uno scambio d'idee sul modo di tradurre in pratica i Deliberati dell'8° Congresso Internazionale riguardanti l'azione locale dei Cooperatori.

Essendo assente il Sig. D. Albera, presiedette l'autorevole stuolo dei convenuti da Torino e dalle vicine città e da varie altre Diocesi del Piemonte, il Prefetto generale sig. D. Rinaldi. Si rilevò la necessità di moltiplicare i mezzi per istruire cristianamente la gioventù, e si convenne di procedere, senz'indugio, alla formazione di piccoli Comitati di zelanti Cooperatori e Cooperatrici, che sotto la guida dei Direttori Diocesani e dei Decurioni si assumano dovunque l'impegno di svolgere, tutto o in parte, il programma della Cooperazione Salesiana.

Prenderemo a svolgere l'importantissimo argomento fin dal prossimo numero.

" Dopo Scuola" educativi.

Il Cittadino di Brescia ha pubblicato una lettera, ìndirizzata a quel pro-Sindaco per caldeggiare l'apertura di un « Dopo-Scuola » educativo in una parte di quella città, ritenuto indispensabile per dare alle istituzioni scolastiche un miglioramento rinnovatore, e assicurare alla scolaresca, costituita in grandissima maggioranza di figli di operai, quella formazione che non avrà mai altrimenti, perchè manca nelle famiglie quella cooperazione concorde con l'azione educativa della scuola, che è assolutamente richiesta a produrre nell'animo degli alunni un solco profondo, luminoso e duraturo.

«... I padri, e perfin molte madri, vanno all'officina e, quando ne tornano in famiglia, stanchi ormai del diuturno lavoro, hanno ben altra voglia che di sacrificarsi ancora un paio d'ore per assistere nelle lezioni e nel còmpito il proprio figliuolo, che lasciano invece scorazzare da monello, dopo scuola, per le pubbliche vie della città.

» Richiamare, mediante conferenze e conversazioni domenicali, i padri al sacrosanto dovere di custodire la prole?

» Sì, certamente, quest'opera, senza dubbio buona, potrebbe per alcuni tornare anche utile ed efficace. Ma per i più il richiamo dei maestri e del direttore sonerebbe vox clamantis in deserto.

» No, occorre ben di più e di meglio; occorre sostituirsi alla famiglia, quando è inconscia dei suoi doveri, incapace e svogliata nel compierli, per educare la giovane novella generazione in modo davvero integro, secondo tutte le norme suggerite dalla pedagogia e dalle esigenze sociali presenti; occorre che il giovinetto, figlio dei proletario, trovi nella scuola tutte le cure e tutti gli esercizi possibili che gli facciano acquistare lo sviluppo di tutte le sue migliori attitudini al lavoro, anche artistico, ne aumenti la forza fisico-psichico-morale, lo formi e lo consegni alla patria cittadino perfetto.

» Per ottenere un così grande e prezioso risultato, credo imprescindibilmente necessaria l'istituzione del « Dopo-Scuola », dal primo all'ultimo giorno dell'anno.

» Questo però non è da confondere con un « Dopo-Scuola » già sperimentato in qualche nostro stabilimento, prima della guerra; un « Dopo-Scuola » cioè privo di ogni luce educativa, privo di lezioni, di esercizi , di cure amorose e continue; un « Dopo-Scuola » fatto soltanto di ricreazione libera, sfrenata, velata dalla maschera di una vigilanza , nominale, languida, attribuita a qualche inerte signorina.

» In verità a un « Dopo-Scuola » di questa specie mi dichiaro affatto contrario, perchè lo considero un guaio, e dichiaro che lo dovrei sconsigliare con tutte le mie umili forze, quando lo si volesse istituire. Poichè credo per fermo sia mille volte meglio lasciare alle cure e alla responsabilità della famiglia i fanciulli, anzichè fingere di volerli custodire ed educare e contribuire invece a renderli peggiori, abbandonandoli in un'accozzaglia contagiosa di elementi morbosi indisciplinati.

» Il « Dopo-Scuola »... dev'essere fondato sulla base di un programma largo di lavoro di educazione morale e fisica, impartita dagli insegnanti sempre abilitati, anche specialisti, sempre in conformità a tutte le norme pedagogiche moderne, mediante esercizi intesi ad educare tutte le attività fisio-psichiche, tutti i sensi dell'umano organismo, e in particolar modo mediante:

» a) Ricreazione a base di giuochi ordinati, varii, educativi, insegnati dal maestro;

» b) Escursioni, aventi vero scopo istruttivo, fatte con la guida e sotto l'intera responsabilità degli insegnanti;

» c) Insegnamento della musica, della recitazione e della declamazione, degli esercizi militari, della scherma, del nuoto, del lavoro manuale, del disegno, a scelta, secondo le esigenze dell'ambiente, secondo le possibilità e i criterii da adottarsi e le speciali attitudini del corpo insegnante;

» d) Teatrino a scopo di esercizio di recitazione e di declamazione;

» e) Cinematografo a scopo di bene scelte illustrazioni storiche, scientifiche, morali;

» f) Assistenza, da parte degli Insegnanti titolari, all'esecuzione del còmpito e all'apprendimento delle lezioni assegnate in classe.

» Svolgendo con sapienza e amore un tale programma, entro i limiti di un orario che appieno convenga colle esigenze della scuola e del novello istituto, come pure convenga colle esigenze delle famiglie operaie, sono persuaso che si compirà un'opera senza pari benefica alla società civile, perchè tale opera riuscirà dotata di una efficacia mirabile, rigeneratrice di quella umile classe proletaria, la cui educazione in passato, essendo stata impartita con dosi omeopatiche, insufficienti, o nulla, per concetti di soverchia economia, ha oggi lasciato aperto il varco all'invasione di tutti i microbi dissolvitori dell'ordine sociale... »

La proposta dell'egregio Direttore didattico è degna della più seria considerazione. Aggiungiamo però, ai mezzi suggeriti, anche un po' di religione, un breve sermoncino ad esempio, come quello che Don Bosco introdusse, dopo le preghiere della sera, in tutte le Case Salesiane: e poi procuriamo di realizzarla, anche noi, nelle città, nei paesi, dappertutto: negli Oratori specialmente e nei Circoli parrocchiali. L'educazione cristiana della fanciullezza è, e sarà, l'opera più grande e urgente, ora e sempre.

Scuole serali Professionali.

Una delle istituzioni più caldeggiate del Venerabile Don Bosco fino dagli inizi del suo apostolato per la gioventù, è quella delle Scuole serali, specialmente per giovani operai. Queste scuole rispondono tuttora a un bisogno fortemente sentito, e nè il moltiplicarsi delle scuole diurne nè il diminuire dell'analfabetismo le rese meno opportune: chè anzi si sente ogni giorno più la necessità d'una maggiore istruzione pel giovane operaio.

Ogni Parrocchia, ogni Oratorio Festivo, dovrebbe quindi avere una scuola serale.

Quale il programma?... Ecco il programma minimo e di facile attuazione: Ogni settimana due lezioni di disegno e una almeno di coltura generale, la quale comprenda: lingua italiana, aritmetica e nozioni varie.

La scuola può dividersi, gradatamente, anno per anno, in più corsi o classi.

Volendosi un programma più ampio d'insegnamento, sarà facile attuarlo coll'aiuto di cooperatori zelanti e la corrispondenza degli allievi. Si possono aggiungere, ad esempio, conferenze settimanali di coltura, lezioni di lingue straniere, ecc., a seconda dei luoghi e della qualità della scolaresca.

La buona scelta dei metodi di disegno e dei libri di testo, l'adattarsi degli insegnanti alla reale capacità degli allievi e il conveniente uso di mezzi d'incoraggiamento faranno amare e frequentare queste scuole con molto frutto.

Nè sarà difficile avere aiuti finanziari da enti bancari e industriali e da altre fonti di beneficenza.

Scuole della Buona Massaia.

Quello che abbiam detto delle Scuole serali per giovani operai, si dica delle Scuole serali per la gioventù operaia femminile, dette « Scuole della Buona Massaia ». Il programma? Coltura generale ( lingua italiana, aritmetica e nozioni varie) e lavori femminili (cucito, ricamo, taglio, bucato, soppressatura, nozioni di cucina, ecc).

Torneremo , di proposito, sull'argomento.

Come lavorano i Cooperatori.

Da Brescia il Sac. Antonio Rossi, direttore diocesano dei Cooperatori, scrive ad uno dei nostri: Mi permetto di raccomandar alle sue preghiere un'opera, a cui ho dato mano or ora, Ho inaugurato un nuovo Oratorio-Scuola femminile di lavoro. Credo dì aver provveduto ad una vera necessità del luogo. Ella conosce tutti i bisogni, i fastidii, i guai di simili opere ed ho grande bisogno della benedizione del Signore ».

CHIESE IN COSTRUZIONE

IL NUOVO TEMPIO AD ONORE DEL S. CUORE e l'Opera Salesiana in Livorno

La splendida monografia artistica di Luigi Gravina: «Livorno nelle sue opere di modernità e di bellezzza » (Anno IV, 1919-20), ha dodici colonne di testo e sei nitide incisioni a illustrazione dell'Opera Salesiana in quella industre città. Ne spigoliamo, con riconoscenza, i tratti seguenti.

La Casa Salesiana di Livorno.

La nuova e provvida Casa dei Salesiani ha scelto la sua sede propizia in una parte estrema della città, ma prossima al sobborgo di Porta alle Colline e al villaggio di Salviano, ove per l'ampliamento della cinta e l'incremento edilizio di Livorno sono sorti i quartieri delle Case Popolari e delle Case dei Ferrovieri: un vasto rione di abitazioni economiche per la classe operaia e la media borghesia, dovuta alla volontà innovatrice ed operosa del conte Rosolino Orlando, e ubicato in una zona saluberrima e deliziosa nei pressi della nuova stazione centrale di Livorno.

I n questa moderna e importante arteria della città, che raccoglie oltre 20.000, abitanti, era sentita la necessità, oltre che di una chiesa parrocchiale per le cure di anime, anche di una istituzione che comprendesse in sè l'insegnamento di varie discipline per l'educazione e cultura dei fanciulli e dei giovinetti del popolo e di famiglie civili.

Nessun'altra iniziativa, meglio dell'Opera Salesiana, avrebbe potuto sovvenire a questo importante bisogno; ed essa, colmando una lacuna da gran tempo lamentata, dischiude felicemente nn nuovo orizzonte di civiltà e di progresso.

Questa pia Opera mentre mira a diffondere sempre più l'educazione morale , religiosa e civile del popolo, non trascura la soluzione d'ogni arduo problema inerente alla cultura e all'elevazione intellettuale ed etica dei fanciulli e dei giovinetti, e pertanto istituirà opportunamente, di grado in grado, scuole elementari, tecniche, commerciali, normali, ginnasiali e liceali, e, accanto ad esse, anche scuole professionali d'arti e mestieri con intendimenti moderni e perfetti.

I Salesiani, benemeriti per tante altre opere consimili fondate in tutta Italia e in tutto il mondo, col plauso incondizionato delle autorità e dei cittadini, compiranno anche in Livorno un'opera vasta di bene, mercè la loro provvida organizzazione, di cultura, di religione e di morale, di cui la cittadinanza, in genere, e il popolo, in ispecie, s'avvantaggeranno efficacemente, ritraendo da essa un grande e inestimabile profitto, i cui effetti innegabili saranno risentiti da tutta una generazione e saranno sprone e mezzo per una elevazione avvenire.

L'edifizio di questa mirabile istituzione dei Salesiani è stato costruito su progetto e disegno dell'architetto Ing. Torello Macchia e avrà la estensione di 9o metri: la chiesa è di stile medioevale, a tre navate; misura 5o metri di lunghezza e 2o di larghezza e avrà numerose cappelle e altari, fra cui le principali saranno dei nostri alleati: Francesi, Inglesi, Belgi e Americani. La Chiesa sarà fiancheggiata da due fabbricati, aventi il medesimo stile medioevale e destinati, uno all'abitazione dei sacerdoti preposti alle molteplici mansioni della pia opera, e l'altro alle varie scuole, laboratorii e istituzioni di cultura, di religione e di ricreazione annesse alla parrocchia.

Il Tempio Votivo della Vittoria.

La Chiesa dei Salesiani sarà un grandioso e artistico tempio che prenderà il nome auspicale e fatidico di Tempio Votivo della Vittoria: esso sarà dedicato al Sacro Cuore di Gesù, e sarà il sacro e divino focolare del popolo per la cura delle anime e per il perfezionamento morale dell'umanità. La densa popolazione di questo grande rione, formato in gran parte di contadini, di braccianti, d'artieri, di operai troverà nell'erezione di questo provvido tempio un altissimo conforto spirituale, accresciuto dalla comodità della sua situazione, occupante il centro della vastissima zona campestre che congiunge il sobborgo di Porta alle Colline col nuovo quartiere delle Case popolari, le quali facevano parte della piccola Pieve di Sàlviano. Questa pieve, per la lontananza dal grosso della popolazione e per la mancanza di mezzi di trasporto, non permetteva a tutti di attendere agevolmente alle necessarie cure spirituali.

Alla chiesa dei Salesiani verranno annesse scesole d'ogni grado e cultura: diurne , serali, domenicali, per l'educazione, l'istruzione dci giovinetti civili e popolani, con insegnamento d'arti e mestieri, svariati ricreatorii, dopo-scuola e circoli e ritrovi educativi e religiosi per la formazione della mente e del cuore degli adolescenti. Queste scuole accoglieranno alunni estimi e interni, e, con nobile, alto, commendevole sentimento di patriottismo e di carità, accoglieranno ancora un gran numero di giovanetti orfani della guerra, che, perduta la protezione paterna, riceveranno in questo provvido e benefico Istituto educativo una completa istruzione ed educazione e tutte le cure più affettuose, diligenti e sapienti, che formano l'altissima missione dei Salesiani.

I laboratori di Arti e Mestieri.

La Pia Società Salesiana istituirà anche a Livorno, come ha praticato altrove, numerosi laboratori di arti e mestieri, allevando una schiera innumerevole di operai ed artisti, che apporteranno un notevole incremento alla vita commerciale e industriale della città e alla società civile il benefico influsso d'una seria e onesta educazione.

Altri, secondo le personali inclinazioni, saranno avviati nelle scienze e nelle lettere, e tutti contribuiranno al progresso civile della società e della patria, rendendosi utili a se stessi e agli altri

L'Opera dei Salesiani è dunque un'opera degnissima, grandiosa e possente di rigenerazione umana, sociale e civile, un mezzo fecondo e miracoloso dii educazione, che, trasformando le anime con la santa virtù della religione e della morale, dà vita reale e fattiva a mille opere utili, e crea cittadini morigerati e onesti, professionisti coscienziosi e sapienti che domani saranno i seminatori fecondi di un maggiore benessere sociale e di un maggiore progresso economico e civile nel mondo.

Visitate le Case dei Salesiani.

Noi sentiamo di compiere il più alto dovere umano invitando tutti a visitare e ad apprendere l'organizzazione sapiente, amorosa, sollecita, previggente dei Salesiani e le altissime finalità che si propongono di conseguire con ogni mezzo di bontà evangelica, sottraendo da ogni traviamento ed errore la gioventù e avviandola col consiglio, con la persuasione e coll'esempio, sul sentiero della virtù e del lavoro...

A sostenere e a diffondere sempre più l'opera santamente umana e civile dei Salesiani è stato costituito, anche in Livorno, un apposito Comitato di alacri e zelanti patronesse, così composto:

Presidente Onoraria: Contessa GISELLA-GASPERINI ZACCO - Presidente Effettiva: Principessa MARIA GOTTI BONAPARTE.

Vice-Presidenti: Aloisi de Larderel Contessa Federica - Aloisi Virginia - Carmichael Maud, Presidente della Sezione Inglese - Cugia di Sant'Orsola Marchesa Fanny - Fabbrini Marchesa Clementina - Fabbricotti Nobil Donna Bianca -- Grace Caterina, Presidente della Sezione Americana - Mathon Maria, Presidente della Sezione Francese - Orlando Virginia - Slaghek Di Robilant Contessa Elisabetta - Trumpy Olga, Presidente della Sezione Belga.

Segretarie: Cordano Gina - Pannocchia A., ecc.

Auguri sinceri e vivissimi rallegramenti.

Congresso Nazionale di Musica Sacra.

Dal 12 al 16 settembre, nell'Oratorio Salesiano di Torino, si svolse il XII Congresso Nazionale di Musica Sacra, ad iniziativa dell'Associazione Nazionale di S. Cecilia, e fu una bella prova dell'azione restauratrice e vivificatrice che, nell'importantissimo campo, va svolgendo in Italia e all'Estero, sotto la presidenza del rev.mo P. Angelo De Santi S. J., l'Associazione.

Noi, memori dei suoi inizii, che rimontano al 19o5, quando, tenendosi negli stessi locali il I Congresso Nazionale di Musica Sacra in omaggio al provvidenziale Motu proprio di Pio X, il nostro compianto Don Baratta ne lanciava l'idea che fu accolta con plauso generale, non potemmo non provarne la più dolce soddisfazione.

Per questo, insieme col saluto più cordiale ai Congressisti, specialmente a quelli che gradirono benevolmente la nostra ospitalità, rinnoviamo la parola e la promessa che i Figli di D. Bosco si studieranno d'essere sempre tra i primi sostenitori della Musica Sacra; e, pubblicati che siano gli Atti del Congresso, non mancheremo di dare ai voti più importanti quella pubblicità che meritano, anche a mezzo del Bollettino.

I BIMBI VIENNESI.

Sono partiti i bimbi viennesi elle la carità del sig. Don Albera ha soccorso, e tutti col sorriso sulle labbra e la gioia nell'animo, pieni di riconoscenza per la schietta ospitalità fraterna. Il giorno 8 settembre diedero un saggio della loro valentia musicale, eseguendo nella Basilica di Maria Ausiliatrice, con gran sentimento, una messa del Bottazzo, e alcuni mottetti, tra cui l'Ave Maria del Gounod. È stato l'addio, il ringraziamento, che il loro piccolo cuore ha voluto porgere ai piedi della Madonna.

Sono dunque partiti: ma il cuore del signor Don Albera sente il bisogno di continuare ancora la loro assistenza, facendo giungere ad essi e a tanti loro poveri compagni i mezzi per trascorrere meno tristamente la fredda stagione che s'avvicina. La generosità dei nostri Cooperatori voglia raccogliere il vivo appello per un'efficace concorso in quest'opera eminentemente cristiana.

Entusiastiche manifestazioni giovanili

Concorso Ginnastico Internazionale (Torino, 20-22 agosto)

Il Concorso ginnastico internazionale, indetto in omaggio a Don Bosco dalla F. A. S. C. I. e dalla Società Sportiva « Valdocco », venne com'eco armoniosa di melodie recenti a ravvivare davanti a tutti l'immenso spettacolo di maggio: venne con gli stuoli di fiera gioventù raccolta all'ombra del Grande da tante regioni d'Italia ed anche dall'Estero a vivificare l'apoteosi che, scolpita nel bronzo e viva in mille e mille anime, si leva a Lui da ogni parte del mondo.

E noi li abbiamo visti quei giovani, nel campo della « Valdocco », a moltiplicare i saggi d'una agilità ed eleganza fisica, che era l'espressione vibrante di anime bramose di luce e di sole: li abbiamo visti addensarsi, a centinaia, col loro passo marziale, preceduti dai fiammanti vessilli, levati in alto come simbolo d'una fede che non conosce rispetto umano: li abbiamo visti sotto le vólte della Basilica di Maria Ausiliatrice a sciogliere davanti a Gesù Sacramentato l'inno di cuori temprati all'ardore dei carismi cristiani: ed abbiamo ammirato, una volta di più, la forza di quella fiamma di trasformazione cristiana; che ispirò a Don Bosco Colei che gli predisse la conquista di sterminate schiere giovanili.

Li abbiamo visti: e ricordammo il pastorello, che in mezzo al verde dei prati di Castelnuovo sfoggiava la sveltezza delle sue membra davanti a una turba ammirata, per terminar lo spettacolo colla parola di Dio e col S. Rosario: e ricordammo il giovane che in un piazzale di Chieri alzava le punte dei piedi oltre la chioma di un albero per confondere il ciarlatano che allontanava i fedeli dalla chiesa durante le funzioni religiose. E con le falangi giovanili godemmo di vedere ancora una volta confusa la voce delle Autorità tutte e della nobiltà d'ogni parte, dalla Casa Reale e da S. M. la Regina Madre, ai Ministri della Guerra e dell'Istruzione Pubblica, all'ill.mo sig. Prefetto della Provincia, al Commissario Regio di Torino e alle più nobili Famiglie della città, che con munifici doni e coli lusinghiere espressioni vollero ridire l'ammirazione di chi sa comprendere di quanto bene sociale sia fattiva quell'educazione che tempra l'animo alle più ardite manifestazioni della vita fisica per farne scala alle salite sempre più alte della vita spirituale (1).

Il ciclo delle manifestazioni si chiuse con uno spettacolo di suggestiva imponenza quando le falangi ginnastiche si disposero in corona attorno al Monumento di Colui che li precorse anche in questa via, sviluppando e nobilitando ogni ardore buono, e plaudirono con vivo consenso all'incisiva parola dell'On. Saverio Fino che recando il saluto della città, dell'Italia e del mondo seminato del pensiero di D. Bosco, interpretò il fuoco della Fede che li animava: di quella Fede, senza il cui fremito l'uomo è freddo cadavere: di quella Fede, di cui tanti; altri giovani mostrano la privazione con una desolante miseria morale, che riempie d'amarezza e di sconforto.

E le balde schiere che sfilarono più giorni sotto l'occhio di Lui, nel cui nome, avevano stretto fratellanza rompendo le barriere che separano 'e nazioni, si diedero l'addio là ai suoi piedi, avvinte da quella carità, da cui solo potrà ricevere il mondo un. soffio di vita novella, e ripartirono levando al sole i premi scintillanti e in cuore una fiaccola di nuovi ardori e più liete speranze, seguite dal sorriso del Padre nostro Venerabile, qual sacra promessa di protezione perenne.

(1) Il R. Prefetto della Città di Torino accompagnava un prezioso dono con queste parole: « Mi è gradito esprimere il mio più vivo compiacimento per l'iniziativa di celebrare la memoria del Reverendo D. Bosco mediante una grandiosa manifestazione sportiva, e son ben lieto di potervi concorrere con un mio modesto dono che prego di voler accettare ».

*

Le Squadre intervenute al Concorso, furono le seguenti: - la Virtus di Locarno (Svizzera), l'Avvenire di Lentate, l'Ardor di Padova, l'Aurora di S. Benigno Canavese, la Barolo di Torino, la Constantia di Como, la Don Bosco di S. Benigno, l'Excelsior di Tolentino, la Fides di Giaveno, la Fortes in Fide di Milano, la Fulgor di Cardano al Campo, la Fulgor di Spezia, la X V Maggio di Torino, la Re Arduino di S. Benigno, la Robur et Virtus di Monza, la Robur in Fide di Firenze, la S. Paolo di Torino, la Silvio Pellico di Lodi, la Victor di Torino, la Viribus Unitis di Saronno, la Virtus di Tradate, la Virtus e la Voluntas di Novara, e la Spes di Mestre, oltre la Valdocco.

Il Saggio Finale ebbe luogo la domenica 22 agosto, alla presenza delle Autorità. L'ill.mo sig. Prefetto della città era rappresentato dal capogabinetto dott. Alberto Lattes, il Regio Commissario aveva delegato a rappresentarlo l'on. Saverio Fino, che fu il brillante oratore ufficiale della manifestazione giovanile. Sul palco d'onore, a fianco del rev.mo sig. Don Rinaldi, sedevano il Comandante del Presidio Militare di Torino, il Direttore del Tiro a Segno Nazionale, il dott. Griva per la Direzione Militare di Sanità, l'egregio avv. bandi, capo-ufficio municipale per l'Istruzione; il colonn. Fano, il commissario Tabusso; la contessa Giuseppina Camilla Belli di Carpenea colla figliola e la Contessina Maria Cameràna per il Consiglio direttivo delle Dame Patronesse, e moltissimi altri signori e signore.

Alle 16 precise, al suono delle fanfare, entrarono In campo le 25 squadre nelle brillanti divise, precedute dai loro vessilli, applaudite freneticamente dal pubblico che gremiva i palchi e le tribune.

La svariatissima accademia ginnastica si svolse in perfetto ordine, sotto l'abile direzione del prof. Cassinelli, coadiuvato dal cav. De Simoni e dal prof. Olivieri. Gli intermezzi furono allietati dalle armonie della banda dell'Oratorio festivo locale, dell'Oratorio S. Luigi di Chieri, dei nuovo Oratorio Salesiano di Monterosa, dell'Oratorio San Paolo, e della « Giovanni Cagliero ».

Dopo la produzione delle singole squadre meglio classificate, il pubblico si diletto nell'assistere allo svolgimento simultaneo degli esercizi elementari a corpo libero, obbligati dal programma del concorso. Quindi, in lunga colonna, sfilando per i Corsi Principe Oddone e Regina Margherita, i 550 ginnasti vennero a disporsi in forma di corona attorno al monumento di Don Bosco, ove ascoltarono l'on. Fino che portando ad essi il saluto della città, disse pure della armonia che corre fra l'ideale loro di oggi e quello che aveva

Don Bosco, quando, 7o anni addietro, iniziava fra i giovani l'opera sua meravigliosa di educazione cristiana e civile. L'oratore, interrotto da frequenti applausi, fu salutato alla fine da entusiastica ovazione.

Seguì l'inno a Don Bosco, accompagnato dalla banda « Giovanni Cagliero », poi i ginnasti entrarono nel Santuario per la benedizione, dove, già al mattino, alla messa celebrata dal sig. Don Rinaldi, avevano dato una splendida prova della loro pietà e divozione.

Dimostrazioni religioso patriottiche nell'Argentina.

Ci scrivono in data 3 luglio:

Il Centenario della morte del Generai Belgrano, il creatore della bandiera nazionale ed uno dei più grandi eroi dell'indipendenza della patria, venne celebrato in tutta la Repubblica, in modo speciale a Tucumàn, dove si svolsero i più grandi avvenimenti storici, cui è legata la figura dell'insigne patriota.

I Collegi Salesiani di Buenos Aires inviarono anch'essi a Tucuman i loro rappresentanti: 200 esploratori e 200 ginnasti, che formarono la « Brigata Belgrano ». Il 15 giugno, partendo da Buenos Aires, si riunirono tutti nel Collegio di S. Caterina, e in corteo si recarono in omaggio al Monumento che guarda le ceneri dell'eroe, poi all'Arcivescovado, al Palazzo del Governo, a quello del Municipio, e al Circolo Militare, dove con canti e parole di saluto i bravi giovani fecero palesì i loro sentimenti. Alle 6 di sera, tra due ali di popolo festante, salivano in treno e dopo 24 ore di viaggio, rallegrato alle stazioni di Rosario e Vignaud dalla visita e doni e rinfreschi dei nostri confratelli, giungevano a Tucumàn.

In corteo si recarono al Palazzo del Governo, dove furono ricevuti dal Governatore e dal Ministro della Pubblica Istruzione, e presero parte a tutti i festeggiamenti.

Il 18 giugno, a nome di 30000 giovani educati nella Repubblica dall'Opera di Don Bosco, collocarono una placca di bronzo nella storica casa, dove si emise il giuramento per l'indipendenza della Nazione.

L'egregio lavoro fu ricevuto in consegna dal Gen. Riccheri, presidente della Commissione dei Festeggiamenti in onore del General Belgrano, circondato dal Contrammiraglio Montes y Prior de Santo Domingo, dal Comitato delle Dune Cooperatrici Salesiane e da numeroso pubblico.

Dopo questa imponente cerimonia, altra se ne svolse, non meno solenne: la posa della prima pietra del nuovo grandioso istituto salesiano in Tucumàn, presso il quale sorgerà una splendida chiesa; e la « Brigata Belgrano » prestò servizio d'onore.

Il z9 i cari giovani assistettero devotamente alla messa campale, seguita dal giuramento alla Bandiera; e alle 21 si recavano all'Odéon, dove ebbe luogo un festival, organizzato dal Comitato femminile « Pro omaggio dell'Opera di Don Bosco al Generai Belgrano ». Quest'atto assurse allo splendore della più eletta assemblea, dove si raccolsero le più distinte famiglie della città. I palchi, interamente occupati da signore e signorine, come le platee, offrivano una vista stupenda. Erano presenti il Governatore signor Bascary, il Ministro dei Lavori Pubblici Dott. De la Rosa e il Comandante della regione militare, Gen. Cornell.

La festa s'iniziò con l'esecuzione dell'inno nozionale, cantato in coro dai 400 alunni dei Salesiani, e ascoltato in piedi da tutta l'assemblea. Quindi si rappresentò il bozzetto « Giorni di gloria », melodramma in due atti, musicato per la circostanza dal Maestro Salesiano Don Achille Pedrolini, su parole di Don Ardizzone, rievocanti le epiche giornate della patria. Fu un trionfo.

La domenica 2o giugno fu anch'essa particolarmente memoranda. Alle 11 si organizzò una grandiosa manifestazione popolare in Piazza dell'Indipendenza, alla quale presero parte le Autorità e tutto il popolo. A mezzogiorno preciso lo sparo di bombe indisse la preghiera collettiva, che nel silenzio più religioso si protrasse per tre minuti, sollevando il cuore dei presenti a Dio, perchè continui a benedire la bandiera della Patria. La dimostrazione riuscì imponente e severissima.

Nel pomeriggio si svolse un gran torneo ginnastico e, all'indomani, tutti i ginnasti salivano a Villa Nouguél, a 12oo metri, per una gita sportiva.

Il ritorno ebbe luogo il 23-24 giugno, con una breve fermata a Rosario.

* *

A Buenos Aires, oltre i solenni funerali celebratisi in suffragio del Gen. Belgrano nelle chiese parrocchiali di S. Carlo e di S. Giovanni Evangelista, ebbero luogo due grandi manifestazioni patriottiche. Alla prima presero parte tutte le alunne dei Collegi delle Figlie di Maria Ausiliatrice e tutti gli alunni dei Collegi Salesiani, in tutto 9500 ragazzi e ragazze, che sfilarono con i loro vessilli, le loro bande di musica e i battaglioni di Esploratori e Ginnasti, dalla piazza Centenario fino al Monumento di Belgrano nella piazzetta di S. Domingo, dove collocarono una placca di 'bronzo, egregio lavoro con 'figure allegoriche riguardanti l'Opera di Don Bosco. L'offerta della placca venne accompagnata da un discorso del Comandante signor Antonio Tassi.

Infine i Collegi Salesiani presero parte alla dimostrazione collettiva, compiuta da tutti i principali istituti di educazione governativi e privati. Il corteo interminabile sfilò compatto fra due masse di spettatori dalle 13 alle 16. Commentatissimo il numero stragrande degli alunni dei Collegi Cattolici, che fan concepire le più liete speranze per l'avvenire cristiano di questa Repubblica.

Molti Cooperatori si lagnano di non ricevere il Bollettino, e noi possiamo assicurarli che viene spedito regolarmente ogni mese. Nella speranza di meglio ovviare l'inconveniente, preghiamo tutti I Cooperatori, quando non vedono arrivare il periodico, a sporgere reclamo al proprio Ufficio postale e in pari tempo ad avvisare la nostra Amministrazione, la quale, finchè avrà delle copie disponibili, non mancherà di rinnovar la spedizione.

LETTERE DEI MISSIONARI

REPUBBLICA ARGENTINA Le Missioni Salesiane della Patagonia.

Dacchè la Patagonia venne incorporata parte all'Archidiocesi di Buenos Aires, parte alla Diocesi di La Plata, ogni anno l'Ispettore Salesiano invia agli Ecc.mi Ordinari una relazione sullo stato di quelle terre di Missione, cui si schiude un grande avvenire, se verranno a moltiplicarsi i Missionari e, nelle loro mani, i mezzi indispensabili per fare del bene.

L'ultima relazione, presentata nel mese di giugno dall'Ispettore Don Luigi Pedemonte all'Arcivescovo di Buenos Aires Mons. Mariano Espinosa, sullo stato delle Missioni della Patagonia e della Terra del Fuoco nel 1919, è della più alta importanza. Dice così:

A S. E. REV.MA MONS. MARIANO ANTONIO DOTT. ESPINOSA, ARCIVESCOVO DI BUENOS AIRES.

Ho l'onore di presentare all'E. V. la relazione delle Missioni della Patagonia e delle Terre del Fuoco dell'anno 1919. Il programma osservato nell'azione religiosa è già noto all'E. V. e venne fedelmente seguito e coordinato alle istruzioni canoniche delle Sacre Congregazioni.

Centotrenta Salesiani, insieme col sottoscritto, lavorano nella Patagonia, e novantasei Figlie di Maria Ausiliatrice impartono educazione cristiana alle giovinette che popolano gli Oratori e i Collegi.

Com'è noto a Vostra Eccellenza, nel 1919 funzionarono:

26 Collegi con Scuole Elementari, 3 Collegi con Scuole Medie, 3 Scuole d'Arti e Mestieri, 3 Scuole d'Agricoltura,

2 Seminari o Scuole con corsi ecclesiastici di filosofia e teologia: il corso maggiore con 24 alunni, il minore con 45;

4 Bande musicali;

2 Osservatori metereologici;

3 Stazioni sussidiarie di metereologia; 3 Ospedali,

3 Farmacie,

31 Oratori festivi,

3 Case di Missioni in mezzo agli indigeni, i Museo regionale di storia naturale, con tre succursali,

4 Società operaie.

6 Circoli di coltura patriottica. 2 Corsi d'istruzione popolare.

Preservazione sociale.

Eccellenza, la questione sociale preoccupa altamente i Missionari, e per cooperare alla stia soluzione essi hanno tenuti aperti i loro asili e le loro scuole agli orfani, agli abbandonati, e ai figli del proletariato nelle maniera seguente: sopra 3667 alunni che frequentano le scuole diurne, 763 non hanno pagato nessuna retta: 738 una parte soltanto: e 353 furono anche provvisti di sostentamento e di vestito, essendo orfani e abbandonati. Ed è noto che le modiche pensioni stabilite negli istituti nostri sono appena appena sufficienti a coprire il consumo del materiale scolastico e del mobilio.

In coteste cifre non vanno inclusi i 2226 fanciulli e fanciulle che frequentano gli Oratori festivi, nè i 360 infermi soccorsi negli ospedali, nè i 1280 visitati negli ambulatori dei medesimi.

Per l'Eccellenza Vostra, come per i membri del Governo, sopratutto per quelli che vennero assiduamente preparando la sanzione della legge n. 10.903 circa il patronato dei minorenni, tornerà di alta soddisfazione il sapere che dei 70 minorenni raccolti dal sottoscritto dal Deposito dei Contravventori della Capitale Federale, oggi alcuni sono maestri d'arte che dirigono scuole e laboratori, e raccolgono lodi per l'opera loro attiva e sapiente. Noi siamo convinti, e ne abbiamo prove inconfutabili, che cotesto successo è da attribuirsi all'insegnamento della Religione, unito costantemente alla più assidua vigilanza ed attività. Così facendo, crediamo di strappar proseliti alle avanguardie anarchiche, che tentano di sconvolgere la società, la. quale ha dimenticato il sacro dovere di vegliare sopra il povero e il derelitto.

Condizioni dolorose.

La sorte degli orfani è triste dappertutto, Eccellenza: ma in questi Territori è qualcosa di sconfortante: perchè le vedove e gli orfani che cadono nei lacci di una rete inqualificabile che bene spesso si allarga fino agli stessi seggi dei tribunali, si vedono spogliati di quanto loro appartiene senza che neppur lo sappiano e senza scorgere, neppur lontano, un raggio di risarcimento. I beni che appartengono a orfani raccolti nei diversi stabilimenti del Sud, ascendono a più d'un milione di Pesos, e sfumano purtroppo, nonostante ogni legge umana e divina.

impoveriti e vessati, così crudelmente, quali sentimenti potranno avere nell'animo verso la società, costoro che, all'oscuro oggi, domani conosceranno tutte le irregolarità con le quali furono derubati? Non saranno essi il peggior elemento destinato ad ingrossare le file di quelli che vanno blatterando pretesti per sovvertire senza ritardo l'ordine sociale, allargando così il castigo meritato da quelli che si resero colpevoli alla stessa pacifica dimora dell'uomo giusto e laborioso?

Con immenso giubilo, Eccellenza, è stato accolto il messaggio con cui l'ecc.mo sig. Presidente della Repubblica ha segnalato questa piaga dei Territori, e ha chiesto aiuto a tutti gli onesti cittadini per recarvi, senz'indugio, il rimedio che domanda.

Un grido d'allarme sorge dai seni e dalle valli della Cordigliera e dai confini dei nostri interminabili deserti. L'indio vessato e il benemerito colono deriso nelle legittime speranze di arrivare ad esser padroni di quel pezzo di terra, che attraverso anni d'indicibili sacrifizi son venuti occupando, protestano altamente contro gli inauditi inganni di cui oggi son vittima, nonostante la miglior buona volontà dei cittadini che vorrebbero tutti i Territori ben governati. La voracità di quelli che domandano la terra, che, al danaro di cui dispongono, accoppiano la doppiezza più vile, turba talmente l'azione regolarizzatrice che si tenta, che numerosi aborigeni fanno capo al Missionario come all'ultimo filo di speranza per vedersi difesi e appoggiati nei più legittimi diritti.

E la Patagonia, Eccellenza, è immensa: a lato del ricco e potente estanciero possono star benissimo e l'indio con le sue dozzine di pecore o di capre, e l'onesto colono che si dedica a lavorare la terra per 'cavarne pane per i figliuoli.

Pericoli e abbandono.

Non posso nascondere, Eccellenza, che sento amareggiata l'anima sia di fronte alle malsicure condizioni della vita dei benemeriti e pacifici possessori del diritto in queste appartate regioni, come nel sopportare il peso dello sconfortante abbandono nel quale, da parte di molti facoltosi e di non pochi governanti, si trascurano le opere di rigenerazione sociale e nazionalizzatrice, che, da 42 anni, con generosi sudori vanno promovendo i figli di D. Bosco.

Sette sacerdoti, accompagnati dai loro catechisti, hanno percorso immense distanze recando la parola animatrice alle capanne più abbandonate e la luce del Vangelo e i palpiti dell'anima nazionale e anche, ov'occorrano, i soccorsi e le medicine che è vano sperare per altra via; ed in coteste peregrinazioni, che non hanno certo le attrattive del turismo, in tre casi, Eccellenza, si è trovata in pericolo la vita di tre zelanti Missionari, e, in un quarto, quella del sottoscritto. Ah! quali disinganni non prova il Missionario allorchè, nonostante i suoi sacrifici, non trova in tutti i capi dei Territori quell'accoglienza che gli viene prodigata nelle poverissime capanne delle insenature della Cordigliera!

L'azione nazionalizzatrice e umanitaria dei nostri non è compresa nè assecondata, e molto meno, sostenuta, perchè neppur li si crede degni d'essere esonerati da certe imposte comunali, e di retribuzione di servizi, che si concedono agli uffici governativi di qualunque specie.

Il Missionario presta la stia cooperazione al miglior còmpito del registro civile, spingendosi là dove non giunge l'azione dei capi dei rispettivi uffici; ed è ben doloroso che non si apprezzi da tutti i Governatori dei Territori Nazionali un servizio così importante, ond'io mi permetto di chiedere a Vostra Eccellenza una raccomandazione, perchè il Potere esecutivo voglia dire una parola opportuna ed efficace in proposito.

Gli Oratori festivi, i Circoli degli Ex-allievi di Don Bosco e i Collegi attendono a un'azione di cultura patriottica e sociale, che ha riscosso l'unanime applauso, non solo della stampa di tutti i partiti, ma anche degli uomini meno benevoli verso la nostra santa Religione. L'esposizione e l'assemblea regionale sud-argentina, realizzata nella città di Bahia Blanca, fu una prova pubblica e solenne della mia affermazione.

Ebbene, Eccellenza, un'Opera di così grandi proporzioni è poco meno che dimenticata nel bilancio nazionale. Quasi tutte le nostre case conducono una vita economicamente anemica e si sostengono sopra la base granitica del più generoso sacrificio dei membri della Società Salesiana, che rinunziano ad ogni genere di soddisfazioni, anche le più lecite e ragionevoli. Solo pochi Cooperatori, che sono al corrente delle nostre gravi strettezze, cioè dei debiti contratti con case bancarie e con persone particolari, assecondano la nostra azione, mentre persone costituite in dignità o altamente favorite dalla fortuna, si contentano di assegnare all'Opera nostra possedimenti immaginari e rendite che non esistono. E così si viene ostacolando il nostro sforzo di fornir le case dei mezzi indispensabili per ottenere ai nostri e ai vicini tra cui viviamo il necessario alla vita, per il quale, tanto giustamente, reclama il popolo, indegnamente vessato da uomini assetati d'oro e avidi di comodità.

Non possiamo andar avanti.

E son precisamente le gravi strettezze finanziarie e l'incertezza dell'avvenire per le Opere fondate da S. E. il Card. Cagliero, le ragioni che m'hanno obbligato a chiedere all'Eccellenza Vostra il permesso d'intraprendere un viaggio in Europa, in ore come queste. Il motivo si è che non possiamo sostenere il Seminario dello Missione e vediamo con dolore che numerosi giovinetti, che sarebbero atti a divenire validi aiutanti per le nostre residenze e per le nostre opere, trovano chiuse le porte delle case di foro azione, perchè strette e sprovviste di rendite e di benefattori pronti a condividere con i Missionari il patriottico e gravoso impegno di allestire il personale degno ed attivo, di cui le nostre grandi opere abbisognano senz'indugio. Il Seminario della Missione, fondato con tanti sacrifizi a Viedma, non ha sussidi nel bilancio nazionale.

Grato all'E. V. per la paterna bontà, con la quale ha annuito alla mia domanda d'autorizzazione a intraprendere una questua per sostenere le Missioni del Sud Patagonico - Fueghino, bacio all'E. V. rispettosamente l'anello e domando la Benedizione Pastorale.

Viedma, giugno 1920.

Sac. LUIGI G. PEDEMONTE

Ispettore delle Missioni della Patagonia e delle Terre del Fuoco.

N. d. R. - L'Ispettore Don Pedemonte è giunto a Torino alla metà del mese passato, per domandare sussidi e personale. Preghiamo il Padrone della messe, perchè mandi nuovi operai nel suo campo!

La " Festa del Papa"

Richiamiamo l'attenzione dei Direttori Diocesani e dei Decurioni sull'opportunità di zelare largamente la così detta « Festa del Papa ». Mentre i nemici della Chiesa sono quanto mai ostinati nel combattere, con menzogne ed insulti, l'augusta dignità del Papa, è dovere di tutti i buoni cristiani di sostenerla devotamente e di renderla ognor più cara e venerata in mezzo al popolo cristiano.

FAENZA. - NELL'ORATORIO SALESIANO, per

nobile iniziativa dei giovani del Circolo « Don Rua », così si celebrò, con magnificenza di splendore e fervore, la Festa del Papa. Al mattino Messa con Comunione Generale. Al pomeriggio preghiere speciali per la conservazione dell'Augusto Pontefice, quindi solenne Benedizione. Bella chiusa della festa fu il trattenimento accademico, presieduto dall'ill.mo e rev.mo Vescovo diocesano,

Mons. Bacchi, cui facevano corona i Revv. Canonici col Priore della festa cav. Giuseppe Masolini. Vi parteciparono tutte le Istituzioni della città, eminenti persone, Dame di M. A., Ufficiali del R. Esercito, Maestre e professori, Presidenti di Associazioni locali e di Modigliana, una massa imponentissima di popolo, col comune intenta di accrescere splendore alla Festa del S. Padre. I canti, i suoni, la declamazione del dramma Leone I del Francesia ebbero felice esito. Il conte Zucchini, Deputato al Parlamento, disse uno di quei discorsi elettrizzanti, come egli sa tenerli, sfatando le dicerie che si lanciano comunemente contro il Sommo Pontefice.

S. GREGORIO DI CATANIA. - Per rendere più solenne il loro filiale omaggio alla persona del Vicario di Cristo, i giovani dell'Istituto e del l'Oratorio Salesiano di S. Gregorio di Catania, organizzarono una passeggiata a Pedara, nello stesso giorno, che qui si festeggiava il 25° della Fondazione dell'Oratorio Salesiano.

Partirono di buon mattino su carri e carrozze imbandierate festosamente, preceduti dal fiammeggiante tricolore del Circolo G. C. « Don Bosco » e seguiti dalla banda cittadina che, nelle due ore di tragitto, allietò i 200 e più intervenuti e scosse l'entusiasmo dei paesi per cui si passava.

I canti ed i suoni si alternavano entusiastici, quando, poco lungi dalla meta, videro sventolare delle bandiere. Era la turba giovanile di quell'Oratorio, che veniva incontro ai fratelli e agli amici di S. Gregorio. Al suono festivo di tutte le campane i due Oratorii riuniti entrarono in città, accolti da una larga rappresentanza del Clero e da un eletto stuolo di ex-allievi che li accompagnarono al Santuario di Maria SS. Annunziata, per la S. Messa. La chiesa era gremita di giovani, e ben quattrocento si accostarono alla Mensa Eucaristica. Tutte le preghiere e le SS. Comunioni furono secondo l'intenzione del S. Padre.

Terminata la prima funzione religiosa si fermò il corteo: precedeva la squadra ginnastica Animus nella sua candida divisa; seguivano i giovani dell'Oratorio Festivo, la Sezione Giovani ed il Collegio di Pedara, il Collegio di S. Gregorio, la banda musicale, l'Oratorio Festivo ed i due Circoli « Savio Domenico » e « Don Bosco », e i signori del Patronato dell'Oratorio di San Gregorio, che avevano voluto prender parte alla festa. Si attraversarono le principali vie fra l'ammirazione generale ed erano già le 10, quando la massa giovanile entrava nei locali dell'Istituto Salesiano per la colazione.

La banda eseguì scelti pezzi di musica. Si prese anche un gruppo fotografico, e quindi in squadre separate i giovani si avviarono alla vicina cittadina di Trecastagni, già in festa per la solennità di S. Alfio, dove ebbe luogo il pranzo sociale. Sul levar delle mense venne comunicata una particolare benedizione del S. Padre.

Alle 17 entrarono tutti nella vicina chiesa di S. Antonio, dove il nostro D. Ercolini tenne un discorso su « Gesù, nostro Maestro nella persona del suo Vicario » e ricevettero la Benedizione. Solo verso notte i giovani di S. Gregorio ripartivano sulle loro vetture cantando inni religiosi.

Figure degne di memoria.

Il lutto d'una Nazione per la morte di un Salesiano.

Don EVASIO RABAGLIATI.

Vide Don Bosco per la prima volta al paesello natìo - Occimiano nel Monferrato - quando il Venerabile, con ampia schiera dei suoi birichini, percorreva quei paesi, sopratutto in cerca di vocazioni: e il piccolo Evasio sentì predirsi che sarebbe divenuto sacerdote e missionario. Compiuto infatti il corso ginnasiale a Mirabello e a Borgo San Martino, si ascrisse alla nostra Pia Società, e, ventenne appena, fu per un anno in Francia, e nel 1876 partì per l'Argentina con la seconda spedizione di Missionari.

Rapida e brillante fu la carriera apostolica di Don Evasio Rabagliati. Ordinato sacerdote a Buenos Aires nel 1877, nel 1878 fu compagno a Don Costamagna nel primo tentativo che si fece per penetrare nella Patagonia: per vari anni fu l'apostolo degli Italiani a Mater Misericordiae, e Direttore a S. Nicolas; nel 1887 attraversò le Cordigliere per recarsi a fondare la prima Casa Salesiana nel Cile: e nel 1889 partiva alla volta di Bogotà per trapiantare l'Opera di Don Bosco nella Colombia.

E la Colombia divenne il campo glorioso delle sue fatiche e dei suoi magnanimi ardimenti.

D'ingegno pronto e svegliato, di cuor grande e generoso, di schietta e profonda pietà, non tardò ad accaparrarsi la simpatia universale. L'Opera di Don Bosco era già conosciuta in quella Repubblica per le meraviglie, che una signora di Bogotà, essendo stata testimone duna guarigione prodigiosa operata da Don Bosco a Parigi, aveva narrato del suo Fondatore. E Don Evasio fu all'altezza della stima e delle speranze che si erano concepite. Anzi egli salì in tanta considerazione, che allorquando si annunziava che Padre Evasio (1) teneva qualche discorso in pubbliche chiese, era mestieri prendere serie precauzioni per mantener l'ordine tra la moltitudine che accorreva, a gara, in cerca di un posto.

Tanta stima fu provvidenziale per la speciale missione, alla quale il Signore lo chiamava. E noto qual sia il canapo prediletto dei Salesiani in Colombia, e come Don Michele Unia sia stato il primo figlio di Don Bosco che si sia immolato per correre in soccorso a quegli infelici lebbrosi. Ma, forse, non è egualmente nota la larga parte che vi ebbe Don Rabagliati, e com'egli dedicasse a quest'opera d'abnegazione sublime il suo cuore e tutte le sue migliori energie per venti, anzi per trent'anni, cioè sino alla morte. Fino al 1910 egli restò a Bogotà, e sia che dimorasse nella capitale, sia che si aggirasse nei Lazzaretti, sia che viaggiasse all'interno della nazione o all'estero, non ebbe più altro pensiero, altra brama, altra, cura - oseremmo dire - che quella di soccorrere, spiritualmente e materialmente, i suoi cari lebbrosi. Anche quando venne rinviato al Cile, dove .trascorse gli ultimi dieci anni della sua preziosa esistenza, lasciò tutto il cuore in Colombia, nei Lazzaretti.

« Non è possibile - scrive perciò assai bene un giornale di Bogotà (El Catolicismo dell'8 maggio u. s.) - non è possibile enumerare le prove di abnegazione, di sacrifizio e di amore sublime per i disgraziati lebbrosi, che diede quest'uomo straordinario. Chi non sa che egli fu per 20 anni il padre, il fratello, il protettore, il sostegno, il cappellano e l'unico consolatore di codesti diseredati? Il buon Sacerdote non viveva per sè, ma per i suoi amati infermi di Contratación, Agua de Dios e Carso de Loro; e il più grande e glorioso dei suoi titoli, e l'unico che aggiungeva d'ordinario alla sua firma, era sempre: Cappellano dei Lebbrosi di Colombia. Quando giunse ad Agua de Dios, egli v'incontrò 450 infelici lebbrosi, che dimoravano in misere capanne, senza risorse, senz'alimenti, senza medicine, senza prete... stesi sul duro suolo, coperti di piaghe, fetide e purulenti, abbandonati da tutti, in attesa della morte, che li gettasse nella fessa che si vedevano aperta dinanzi. La moderna amministrazione ufficiale dei nostri Lazzaretti, gli aiuti pecuniari che ora, giorno per giorno, assegna il Governo Nazionale, le razioni distribuite agli infermi, la moneta che corre tra loro, le case igieniche innalzate, gli ospedali dove si raccolgono i più bisognosi, gli asili per i fanciulli e le fanciulle non ancora contaminati, le religiose che si aggirano per quelle vie così tristi e squallide, prodigando a piene mani aiuti e soccorsi e diffondendo dappertutto il balsamo soave della rassegnazione cristiana, i sacerdoti che attendono alle necessità spirituali degli infermi, i templi eretti, le scuole e i laboratori aperti, non sono forse imprese, tutte quante iniziate e in gran parte compiute per l'impulso organizzatore dell'infaticabile apostolo dei nostri disgraziati lebbrosi?

» E questo non è ancor tutto... Quando, nel 1910, Don Evasio parti per il Cile... sentì spezzarsi il cuore e credette di morir di dolore nell'abbandonare quegli infermi che, omai, erano l'unica porzione del suo cuore apostolico... nè la distanza valse a costringere il e Cappellano dei lebbrosi Colombiani » ad abbandonare del tutto i suoi disgraziati figliuoli; fino all'ultimo della vita si tenne al corrente di ciò che avveniva nei nostri Lazzaretti: nulla, assolutamente nulla sfuggiva alla sua perspicacia e al suo intuito, e dalle remote spiagge del Cile, a quaranta giorni di distanza, era informato, come prima, dell'andamento dei Lazzaretti.

» Quando scoppiò la guerra tremenda, che negli anni scorsi impoverì il mondo, quando il nostro fisco era sul punto di dichiarare bancarotta, quando gli infermi, ammutinati e furiosi, minacciavano d'invadere le nostre città, quando il Governo Nazionale non poteva somministrare regolarmente le razioni a quegli infelici, che fece l'instancabile apostolo dei lebbrosi colombiani?, Percorreva le nazioni sud-americane, tenendo conferenze, predicando e confessando; e con l'affascinante parola commoveva i cuori e faceva sì che i nobili Cileni e i generosi Argentini aprissero i loro scrigni e gli affidassero ingenti somme di denaro, che da lui erano inviate, a tempo opportuno, ai nostri Lazzaretti. Solo nell'anno scorso egli tenne di seguito, a questo fine, nella città di Buenos Aires quaranta conferenze... ».

« E il telegrafo - dice lo stesso foglio - ci ha recato l'infausta notizia della morte di quest'uomo, che, se fosse stato colombiano, meriterebbe d'essere chiamato il primo patriota di questa nazione: ma, non essendolo, ha meritato, senza dubbio, un titolo ben più glorioso, quale è quello che oggi gli dànno tutte le anime nobili che alberga il nostro Paese, chiamandolo uno dei nostri più insigni benefattori. In vero, ben difficilmente si può trovare nella storia moderna di Colombia un uomo, che abbia dispensato maggiori benefizi a quanti sono addolorati, miseri e orfani nella nostra cara patria ».

« La notizia della morte di Don Evasio Rabagliati - scrivono da Bogotà al sig. D. Albera - ha prodotto in questa Capitale ed in tutta la Repubblica una dolorosissima impressione. Sebbene fosse assente da dieci anni, la sua memoria è ancora scolpita in tutti i cuori colombiani, come quella d'un amico e d'un insigne benefattore. Tutti parlano con sentita gratitudine dei benefizi fatti da lui ai poveri lebbrosi, delle offerte raccolte e distribuite con generosità agli infermi, delle sante industrie che usava per ottenere sussidii, vestiti, ecc., ecc. Specialmente ricordano i grandi sacrifizi e i servizi prestati durante i tre lunghi anni di guerra civile, nei quali i lazzaretti rimasero quasi esclusivamente a carico dei Salesiani, Don Crippa e Don Garbari, e particolarmente dell'indimenticabile Don Evasio. Il suo nome, durante la sua permanenza in questa Repubblica, era il più popolare; e dal Capo dello Stato al più umile operaio ed al povero, tutti lo ripetevano con riverente affetto. La notizia della sua morte, quando lo credevamo pieno di salute, ci colpì come un fulmine e e fece rivivere affetti e ricordi tali che la sua perdita fu considerata come un lutto nazionale.

» I giornali, senza distinzione di partito, pubblicarono splendidi articoli ricordando le sue virtù. L'Ecc.mo sig. Presidente della Repubblica, il signor Governatore di questo Dipartimento, il sig. Sindaco della città, il Direttore Generale dei Lazzaretti, il Presidente dell'Assemblea dei Dipartimenti di Cundinamarca e Antioquia e Santander, annunziarono con Decreti pubblici la sua morte, unendosi al dolore della Famiglia Salesiana e proponendo le sue virtù all'imitazione di tutti. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Bernardo Herrera Restrepo, Arcivescovo di Bogotà e Primate di Colombia, fece celebrare nella Cattedrale un solenne funerale, al quale assistettero il sig. Presidente della Repubblica con tutti i Ministri, il Capitolo della Cattedrale, le Autorità Ecclesiastiche, civili e militari, il sig. Ministro di Spagna, come reggente della Legazione d'Italia, e un numeroso pubblico che riempiva le navate del, gran tempio ».

DECRETI DI RIMPIANTO.

Ed ecco, fedelmente tradotti, alcuni degli accennati Decreti, emanati in morte di Don Rabagliati.

DECRETO N. 948 - 192o-6 maggio - con cui si riconoscono i meriti di un illustre Sacerdote.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONSIDERANDO

Che è morto nella Repubblica del Cile il Rev. Don Evasio Rabagliati:

Che durante varii anni cotesto Sacerdote fu in Colombia un Apostolo della carità cristiana, e che i doni di sì eccelsa virtù versò a piene mani ai nostri disgraziati compatrioti:

Che intraprese una campagna vigorosa e feconda in prò del loro miglioramento materiale:

Che la sua azione evangelizzatrice si esercitò principalmente negli ambienti dove impera il dolore e regna la disperazione, quando manca la fede che sostiene l'anima:

Che è un dovere del Governo riconoscere e proclamare i meriti dei grandi servitori pubblici:

DECRETA:

ARTICOLO. - Il Governo piange la morte del Rev. D. Evasio Rabagliati, onora la sua memoria come quella di un benefattore dell'Umanità, e gli tributa gli onori che ha meritato per i grandi servizi che ha reso a una parte disgraziata degli abitanti del nostro Paese. Si comunichi alla Legazione d'Italia in questa città ed al Rev. Superiore della Famiglia Salesiana (1).

Dato in Bogotà, il 6 di maggio 192o.

MARCO FEDELI; SUÀREZ.

Il Ministro di Governo LUIGI CUERVO MARQuES.

DELIBERAZIONE 39 - 192o-6 maggio - con cui si rende tributo di gratitudine alla memoria del Rev. D. Evasio Rabagliati.

LA DIREZIONE GENERALE DEI LAZZARETTI CONSIDERANDO:

Che è morto in Linares, Repubblica del Cile, il Rev. Don Evasio Rabagliati, Salesiano: che durante tutto il tempo in cui dimorò in Colombia, si dedicò con ogni ardore e abnegazione alla cura dei lebbrosi, e in seguito, incessantemente, durante la sua residenza nel Cile, continuò ad occuparsi di loro, mandando offerte per aiutarli, consolarli e migliorarne la sorte:

Che il Rev. D. Rabagliati, per la sua azione cristiana, per le sue virtù e per la sua abnegazione meritò d'essere dichiarato l'« Apostolo dei lebbrosi in Colombia »:

DELIBERA:

ARTICOLO 1° - Si piange la morte del Rev. Don Evasio Rabagliati, e si considera come una perdita nazionale la scomparsa di sì virtuoso sacerdote.

ARTICOLO 2° - Si farà instanza nella prossima apertura del Parlamento che nel Lazzaretto di Agua de Dios, si collochi in luogo apposito un ritratto del benemerito Sacerdote defunto.

ARTICOLO 3° - Copia di questa risoluzione, con nota ufficiale, sarà inviata al Rev. Don Antonio Aime, Superiore dei Salesiani in Colombia, come testimonianza di apprezzamento delle virtù e dell'apostolato del Rev. Don Rabagliati, esimio membro della stessa Comunità, in favore dei Lazzaretti.

Si comunichi e si pubblichi.

Dato in Bogotà, il 6 maggio 1920.

ALESSANDRO HERRERA RESTREPO.

DELIBERAZIONE approvata all'unanimità nella sessione 6 maggio 1920.

L'ASSEMBLEA DI CUNDINAMARCA

dopo aver appreso con dolore la notizia della morte del Rev. D. Evasio Rabagliati, Apostolo dei lebbrosi colombiani, il quale, con ammirevole costanza ed esemplare abnegazione, dedicò gran parte della sua preziosa vita all'organizzazione dei lazzaretti di Agua de Dios, Contratación e Caño de Loro in epoche difficili per la Repubblica, e del quale il Ramo di Beneficenza di Cundinamarca riconosce i rilevanti servizi; gli tributa ampia testimonianza di gratitudine in nome di tutte le popolazioni di Cundinamarca e ne raccomanda la memoria alla pubblica venerazione.

Copia di questa deliberazione sarà inviata con nota ufficiale al Rev. Superiore della Pia Società Salesiana. Si pubblichi con manifesti.

Il Segretario

GIULIO D. PORTOCARRERA.

DECRETO N. 215 del 192o-6 maggio. - Per onorare la memoria d'un insigne benefattore pubblico.

Il GOVERNATORE DI CUNDINAMARCA

avendo appreso, con profondo dolore, la morte accaduta nella città di Linares, Repubblica del Cile, del Rev. D. Evasio Rabagliati, infaticabile benefattore dei lebbrosi in Colombia, dei quali per lungo tempo fu padre zelante ed apostolo esemplare: fondatore di scuole d'arte e mestieri in questa città, nelle quali si somministra una educazione fisica, intellettuale e morale ai figli delle classi povere della società: iniziatore di Oratorii festivi destinati a completare l'educazione della gioventù: cooperatore di molte opere pubbliche di beneficenza e di carità, nelle quali tutte fu animato da una volontà decisa di giovare alle classi povere e alla Colombia, alla quale dedicò gli anni migliori della sua vita:

DECRETA:

ARTICOLO I° - La morte del Rev. Don Rabagliati è meritamente giudicata un lutto per il Dipartimento, al quale rese importanti e indimenticabili servizi nel campo della beneficenza e dell'educazione pubblica.

ARTICOLO 2° - Nell'ufficio principale della Amministrazione del Lazzaretto di Agua de Dios si collochi un ritratto a olio del Rev. Don Rabagliati, a spese del Dipartimento.

ARTICOLO 3° - Copia autentica di questo Decreto venga spedita al Superiore della Comunità Salesiana in questa città.

Si comunichi e si pubblichi.

Dato in Bogotà, il 6 di maggio 1920.

EDUARDO RESTREPO SAENA.

Il Segretario del Governo BERNARDO RESTREPO BRICENO.

I PARTICOLARI DELLA MORTE.

Tralasciando i decreti congeneri emanati dal Consiglio Comunale di Bogotà (6 maggio 1920), dal Governatore di Santander (decreto N. 196 del 1920), e del Dipartimento di Antioquia (Deliberazione 8 maggio 1920), ci piace aggiungere brevi particolari sulla morte di questo caro Salesiano, avvenuta il 2 maggio u. s. a Santiago (e non in Linares, come dicono alcuni dei riferiti documenti, forse perchè da Linares ne ebbero partecipazione).

La domenica 2 maggio u. s., Don Evasio confessò tutta la mattina e celebrò alle 11 1/2. Era solito, nei giorni festivi, a celebrare a quell'ora, unicamente per alleggerire il peso del lavoro ai suoi confratelli. Nel pomeriggio si recò al Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice per le funzioni religiose, che da 8 anni ivi celebrava ogni festa. Fece la predica con unzione e con insolita vivacità e la prolungò oltre il consueto: diede quindi la Benedizione col SS. Sacramento, e, finita la funzione, sentendosi stanco, sedette in una sala, ma subito dopo, balbettando qualche frase, cadde in deliquio. Si cercò il medico, si corse a chiamare il direttore della nostra casa Gratitud Nacional, ma troppo tardi: il caro Don Evasio era già volato, serenamente, all'eternità.

Sul tavolo della sua cameretta fu trovata una lettera diretta ai suoi cari lebbrosi, contenente un'abbondante elemosina, raccolta da vari benefattori: così anche l'ultimo suo scritto e le ultime sue preoccupazioni furono per loro.

Anche nelle ultime parole li ebbe ripetutamente presenti. Abbiamo dinanzi il sunto della predica che pronunciò la domenica che morì, ed è commovente leggerne l'esordio, che ci fa ben comprendere l'anima sua apostolica.

« Figliuole, ho confessato in questi giorni circa 14o di voi ed ho provato una grande soddisfazione al vedere che tutte, all'unanimità, alla mia domanda se amavate la Madonna, mi rispondevate: Sì, Padre, molto! - Bene ; ma questo non basta; è necessario dimostrarlo con le opere; e perciò voglio parlarvi, sul principio del bel mese di Maria, d'un prezioso dono che Iddio ci ha fatto, del dono inestimabile della lingua.

» Se vi domandassi: - Quali sono le mancanze che commettete più sovente, e quelle di cui più difficilmente e più raramente vi correggete-quasi tutte mi rispondereste: - Sono le mancanze, i peccati di lingua.

» Eppure Iddio ci ha fatto innumerevoli doni, e questo è il maggiore. Ci ha dato le braccia. Io sono stato in mezzo ai lebbrosi ed ho visto molti di loro senza braccia e senza mani. Ah! che disgrazia: non poter far nulla e dover sempre chiamare e chiedere tutto, come se fossero creaturine di pochi mesi.

» Il Signore ci ha dato la vista. Ah! Figuratevi una bambina cieca, che non può mai vedere il viso di sua madre... che non può mai contemplar le sublimi bellezze della natura... Noi vediamo ogni giorno tante meraviglie, che non ci facciamo più caso; ma immaginate che un cieco dalla nascita, in un baleno, acquisti la vista, veda chiaramente le meraviglie del mondo: il sole, la luna, il cielo stellato... egli cadrebbe in ginocchio e in tutte le cose troverebbe argomento di ansar di più il Signore.

» Iddio ci ha dato l'udito. Ah! quanto è triste cosa, quella di non poter sentire!... I sordi stanno lontani da tutti, come se di tutti avessero paura... Così una fanciulla sorda non potrà mai ascoltare la voce melodiosa di sua madre... I sordi portano sempre scolpito sulla fronte il seguo del dolore e ben di rado si vede brillare sulle loro labbra il sorriso; vivono immersi nel più profondo silenzio, in un silenzio di tomba.

» E la lingua?... Oh! non saprei dirvi quale, di tutti i sensi sia il migliore; ma mi parrebbe terribile il vivere sempre silenzioso, sempre muto, senza parlar mai con nessuno... Io ho viaggiato molto; sono nato in Italia; sono stato in Francia, in Germania, ecc., ecc.; ho visitato molti stabilimenti; sono stato tra i ciechi, tra i lebbrosi, ma non ho mai visitato degli istituti per sordo-muti perchè mi dànno troppo pena, non potendo udire nè parlare... In Colombia conobbi una famiglia, in cui v'erano dieci fratelli, tutti pieni di vita e allegri come tanti passeri, ma la figlia maggiore era muta dalla nascita. Il padre era un uomo dabbene, molto buon cristiano, ed io andava sovente alla sua casa. Ma, appena arrivava, la fanciulla fuggiva subito e si nascondeva: non andava mai coi fratelli, se ne stava sempre sola. Dal sembiante le traspariva una tristezza profonda; il suo volto non era mai illuminato dal sorriso, anzi molte volte la vidi cogli occhi imperlati di lagrime... E la tristezza aumentava sempre toccando omai i diciotto e venti anni. Anche la mamma piangeva sovente, e il povero padre mi diceva: « Oh! se io potessi dar tutta la mia modesta fortuna, perchè la mia figlia acquistasse il dono della parola, quanto la darei volentieri! » Ma sapeva, purtroppo, che le persone, mute dalla nascita, non acquistano mai il dono della parola. E per questo che le moltitudini, che seguivano Nostro Signore G. C., si meravigliavano altamente, quando Egli faceva parlare i muti dalla nascita.... »

E l'ardente Missionario si fermò a lungo a mettere in guardia le giovinette dell'Oratorio del male che si commette con la lingua e le spronò, in modo commovente, ad abituarsi a benedire il Signore quaggiù, per ottener la grazia di cantare eternamente le sue lodi nel Cielo.

Avrà egli pensato che doveva salir così presto al premio delle sue evangeliche parole?

La memoria di Don Evasio Rabagliati non si affievolirà così presto, e, in Colombia sopratutto, vivrà in benedizione. Quando, anni sono, là, pure si affacciò il pericolo di manomettere le Congregazioni Religiose, l'Episcopato Colombiano sorse a difenderle coraggiosamente ad una voce, e l'argomento più forte e più toccante, espresso in tutte le Pastorali, fu quello dell'abnegazione e della carità dimostrata da Don Evasio Rabagliati, da Don Unia e da altri figli di Don Bosco, a favore degli infelici lebbrosi. La figura di Don Rabagliati, già dieci anni or sono, era così cara in Colombia, che se ne fregiavano le copertine dei quaderni scolastici per accendere i fanciulli a egregie cose: ora la morte l'ha cinta d'un'aureola ancor più fulgida, che, a conforto della povera umanità, ci auguriamo abbia a splendere a lungo.

Come volle il Ven. Don Bosco, il Bollettino Salesiano viene inviato gratuitamente a tutti i Cooperatori, i quali sono pregati di fare un'offerta annuale per coprirne le spese. Queste, non possiamo far a meno di notarlo, oggi si sono assai moltiplicate. Ad es. la carta, che nel periodo dell'anteguerra costava L. 45 al quintale, da parecchio tempo è salita a prezzi favolosi che vanno sempre crescendo, e poichè per l'edizione italiana ci occorrono più di 40 quintali di carta al mese, solo per il Bollettino italiano dobbiamo spendere ogni mese circa L. 25000 (diciamo lire venticinquemila) unicamente per la carta.

Rivolgiamo perciò umile e fiduciosa preghiera al buon cuore di tutti i Cooperatori, perchè nel caritatevole invio delle loro offerte per le Opere di Don Bosco, vogliano aver presente anche il fortissimo aumento di spesa, al quale siamo costretti a sottostare per la pubblicazione del Bollettino.

(1) In America tutti i Sacerdoti hanno il titolo di Padre

(1) Già da molti anni don Evasio Rabagliati era stato fregiato della Croce di Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese.

si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica: - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata - ed è il popolo di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorre alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

Echi della festa titolare.

LESMO. - Ci scrivono: Da parecchi anni nella chiesa parrocchiale di questo ridente paesello situato alle porte della Brianza, sorge un grazioso artistico altare, sacro all'Ausiliatrice, ai cui piedi corrono a prostrarsi i fedeli. E stato eretto dallo zelo munifico e operosamente instancabile del nostro Curato Cav. D. Pietro Vitali, tutto affetto per la Madonna di D. Bosco e per la meravigliosa opera sua, coadiuvato dalla carità di questa popolazione, strettamente attaccata alla religione dei loro padri. Orbene anche questo popolo di contadini operosi volle, in uno slancio straordinario di fede, tributare alla mite e soave figura dell'Ausiliatrice, preziose testimonianze dell'inalterabile suo affetto. Già fin dalla sera precedente la solennità, i sacri bronzi per lo spazio di un'ora effondendo le loro note giulive e festose elettrizzavano i cuori di tutti. Al mattino, al ripetersi dello stesso scampanio armonioso, è un accorrere, un affollarsi all'altare dell'Ausiliatrice, dove il venerando Curato canta solennemente la Messa. Numerose le comunioni, fatte con uno slancio ammirevole. Una seconda Messa vien letta più tardi, per comodità dei fedeli, al grazioso altare, sempre affollato. Lungo il giorno gruppi di anime ferventi si alternano ai piedi della Vergine Santa, inneggiandola con canti e preci affettuose, in modo tale che non vi fu un istante della giornata, in cui l'amabile Regina del Cielo, sfavillante per luce ed aulente per mazzi di fiori delicati, sia stata deserta. A sera eccheggia di nuovo giuliva l'armonia delle campane, ed i buoni Lesmesi, benchè stanchi dalle gravose occupazioni della giornata, si fanno un dovere di gremire il tempio per udire le ledi della Vergine e riceverne la materna benedizione. Con nostra gradita sorpresa monta in pulpito un nostro caro compaesano, sacerdote di Don Bosco e già missionario da molti anni in Palestina, ritornato al natio paesello per rinfrancare la salute dolorosamente scossa durante il lungo e disastroso esilio sui monti dell'Anatolia. Egli, tratteggiandoci Maria qual madre nostra, ci incanta, ci rapisce... e con la sua voce, tremola e commossa fino al pianto, suscita fremiti indicibili. Oh saremmo stati là, fino a mezzanotte, a sentire la sua parolai

Data la benedizione, il popolo si riversa, come onda travolgente, all'altare dell'Ausiliatrice; ed i canti si succedono ai canti, le preci alle preci, e solo verso le io di sera si parte da quella radiosa effigie che sembrava, dal suo trono di gloria, sorridere d'un sorriso di cielo a tant'ardore di fede.

STELLA S. MARTINO (Varazze). - Ci scrivono: Preparata, alla vigilia, con una recita artistica, dai Soci del Circolo Virtù e Lavoro dell'Oratorio Salesiano di Varazze, quest'anno la festa di Maria Ausiliatrice riuscì veramente solenne.

Sull'altar maggiore trionfava, tra fasci di vivaci fiori campestri e brillanti lampadine, il bel quadro della Madonna di Don Bosco. In paese nessuno lavorò! Gli abitanti, cristiani tutti d'un pezzo, forti lavoratori cattolici, e tutti Cooperatori Salesiani, vestiti a festa, per turno facevano la guardia d'onore alla loro cara Ausiliatrice. E proprio esemplare e commovente lo spettacolo di un'intera popolazione, che, da mezzo secolo, si tramanda, di famiglia in famiglia, l'amore a Don Bosco e l'ammirazione per l'Opera Salesiana.

Ogni mese, l'arrivo del Bollettino, atteso come la visita di un caro amico, costituisce un vero avvenimento! Bisogna sentire questi vecchi ottantenni, robusti come querce, quando nel loro colorito dialetto, tutto animato di fresche espressioni di un'efficacia caratteristica, descrivono la visita di Don Bosco a Stella! Poche ore si fermò quassù, tra loro, quel buon Padre: ma nel cuore di tutti lasciò un solco profondo e perenne di simpatia e di affetto.

ROBBIO LOMELLINA. - Ci scrivono: I numerosi Robbiesi devoti di Maria Ausiliatrice hanno passati i primi giorni dello scorso maggio nella più santa esultanza. Finalmente il loro voto più vivo - quello di veder esposto al pubblico culto un artistico simulacro della Vergine ispiratrice di D. Bosco - era compiuto.

Appena esposto il caro simulacro ,al pubblico, sorse subito tra i fedeli una nobile gara perchè venisse convenientemente adornato, ed ora bellamente campeggia tra abbondanti ed artistici fiori, circondato da molte lampadine elettriche.

La buona famiglia Casè - che già aveva offerto oltre mille lire per la statua - volle ancora pensare a proprie spese alla solennità della benedizione; e, per rendere più profondo e duraturo il ricordo del sacro rito e a diffondere sempre più la divozione verso Maria Ausiliatrice, invitò un sacerdote salesiano a predicare un triduo in onore della Vergine Benedetta. La parola semplice e ardente del predicatore attirò alla chiesa una folla imponente di popolo e lasciò profonda impressione.

GRAZIE E FAVORI (*)

Ricorrete a Maria Ausiliatrice.

La signora Pelissa Maria, Direttrice delle Catechiste della Parrocchia dei SS. Cosma e Damiano in Alba, essendo già debole di salute, cadde gravemente ammalata di broncopolmonite complicata con altre gravi malattie. Era ridotta agli estremi. Un consulto dei migliori sanitari aveva dichiarato il caso disperato.

Ma non si perdettero di coraggio le colleghe e le bambine della Scuola Catechistica. Una prima fervorosa novena, fatta da tutte collettivamente in chiesa, scongiurò il primo grave pericolo. Ma la malattia si prolungava con sintomi allarmanti. S'incominciò un'altra novena, terminata la quale, l'inferma volse sensibilmente in meglio... finchè, passati alcuni mesi, potè conseguire perfetta guarigione e una salute migliore di prima.

Nel giorno 13 agosto di quest'anno la signora Pelissa, completamente ristabilita, si recò in persona a ringraziare, insieme con le colleghe, Maria Ausiliatrice nel suo Santuario di Valdocco. Le signorine assistettero alla S. Messa, fecero devotamente la S. Comunione e quindi un'ora di adorazione, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento.

Alba, 24 agosto 1920.

Teol. Giov. CHIESA, Prevosto.

BRUGNERA Di SALILE (Udine). - I-viii-192o. - Da qualche tempo ero tormentata da forte indisposizione fisica, che m'impressionava. I rimedi non valevano a nulla, e il male, aggravatosi, fece dire al medico curante: e la cosa è molto seria, e per scampare dalla morte, bisogna sottomettersi ad un'operazione ». Questo avveniva l'anno scorso in dicembre. In quel frangente, fra la vita e la morte, mi decisi a lasciarmi operare. Fatte prima le mie devozioni religiose, andai nelle mani dei chirurghi, come se andassi alla morte. Invocai intanto con viva fede la Madonna di Don Bosco, dalla quale avevo già ottenute altre grazie. « O cara Madonna, le dissi, se mi aiutate e mi darete in seguito una discreta salute, prometto di pubblicare la grazia sul Bollettino, con un'offerta. ». Bontà della eccelsa Ausiliatrice: l'operazione andò ottimamente, la salute gradatamente riprese, e ora sono guarita, e posso soddisfare ai miei doveri. Ringrazio di gran cuore la cara Madonna di Don Bosco per sì segnalato favore e per tante altre grazie, e sciolgo la promessa.

CONTARINI DOMENICA Ved. conte PORCIA.

CONEGLIANO VENETO. - 9-VIII-I920. - Grazie, o Maria Ausiliatrice, che ci ridonasti il figlio colpito da polmonite doppia ed in procinto di perderlo. Il medico disperava, tutti della famiglia temevamo grandemente: e passammo giorni di trepidazione intensa, dolorosissima.

Il giorno 3 aprile il nostro Mario era gravissimo, i suoi giorni sembravano contati, e noi, prostrati vicino al suo letto, invocammo l'aiuto potente della Vergine Ausiliatrice. Promettemmo di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano e di fare un'offerta.

La nostra preghiera, il nostro voto furono esauditi; e il giorno 11 aprile, ottava di Pasqua, il nostro figliuolo era fuori di pericolo.

LUIGIA DE LUCA DEL FABBRO e fam.

CERRO. - 5-VIII-1920. - Per grazie ricevute sciolgo la promessa di pubblicare sul Bollettino Salesiano, che più volte sono stato in pensieri che non mi lasciavano dormire nè mangiare, e non potevo più lavorare. Mi rivolsi sempre a Maria SS. Ausiliatrice e a Don Bosco, facendo preghiere e la novena suggerita dal Venerabile, e tutte le volte ho ottenuto, per grazia segnalatissima, che gli affari che mi toglievano la pace fossero bene aggiustati, dandomi, come per incanto, la tranquillità e lo stato normale.

Invio la piccola offerta promessa e invoco ancora su di me e dei miei parenti l'aiuto e l'intercessione delle Madonna e di Don Bosco.

Un Cooperatore.

ToRINO.- 4-v-I92o. - Ero ammalato di encefalite e i medici, dopo vari tentativi per salvarmi, dichiararono che per me non c'era più speranza di guarigione. Fatta chiamare mia cognata per darle l'estremo addio, essa mi recò la benedizione di Maria Ausiliatrice con una piccola medaglia. Non appena la posi al collo, provai un prodigioso sollievo, che continuò miracolosamente fino a completa guarigione. Con animo riconoscente innalzo alla potente Regina del Cielo l'inno della mia eterna gratitudine, e quale omaggio della mia devozione invio un'offerta per le opere del Santuario.

ACHILLE RuscoNI.

NIZZA MONFERRATO. - 24-v-I92o. - In angustia e trepidazione sulla sorte di mio fratello chiamato al servizio militare al sorger della guerra, l'affidai con fiducia all'Ausiliatrice perchè lo difendesse da ogni male e lo restituisse presto alla famiglia. E questa buona Madre appagò ogni mio desiderio: mio fratello fu incolume durante tutto il tempo che passò fra mille pericoli e in aspri combattimenti, per cui serberò eterna riconoscenza all'Ausiliatrice potente e pietosa.

Suor CAMERA ALBINA.

BUENOS-AIRES. - 24-III-1920. - Il giovane Salvatore Geronimo del V grado elementare in questo collegio, aspirante alla nostra Pia Società, ricevette nel passato giugno una ferita lunga ben 5 centimetri nella spalla destra. Quasi quasi, il ferro micidiale arrivava al polmone. S'immagini il mio cordoglio! Corro alla famiglia, ove il fanciullo giaceva in letto con febbre alta. Il medico era impensierito assai. Con le lagrime agli occhi dico alla famiglia: « La novena di Don Bosco a Maria Ausiliatrice: e tu, Salvatore, prometti che sarai ognor figlio di Maria e che seguirai la tua vocazione. Scriviamo la promessa e firmiamola. Tutto il mondo la leggerà nel Bollettino ».

In pochi giorni il ragazzo migliora con istupore di tutti, ed ora già viene al Collegio.

Non appena fuori di pericolo il Geronimo, eccoti che un altro giovinetto esterno, del II Corso Elementare, per nome Bubola, cade da un tavolato con la testa all'ingiù e ne resta tramortito.

Corro alla famiglia e lo trovo a letto quasi privo di sensi. Ricordo Geronimo e dico gridando: « Signori, la novena di Don Bosco a Maria SS. Ausiliatrice, subito, subito! Tutti d'accordo, e Maria ci esaudirà ». Rinviene il fanciullo, e poco dopo tornò a frequentare regolarmente il Collegio.

Donna, sei tanto grande e tanto vali - che guai vuol grazia e a Te non ricorre - sua disianza vuol volar senz'ali! - Grazie, grazie, o cara Ausiliatrice nostra!

Sac. BARTOLOMEO MOLINARI.

NIZZA MONF. - 24-II-1920. - « O Maria Ausiliatrice, a Voi li affido, salvatemeli! » E partirono i miei tre figliuoli, con la benedizione di Dio e della loro madre! Partirono per la guerra, con la medaglia benedetta e l'immagine del Ven. Don Bosco: i due talismani della loro salvezza.

Il dovere li lanciò nella mischia, fra pericoli spaventosi. Passarono mesi, passarono anni; ma la mia fede non vacillò. Maria Ausiliatrice, il Venerabile Don Bosco mi ridonarono i figliuoli, sani, salvi, più buoni che mai. Grazie, o Maria! Sciolgo il mio voto, e invio un'offerta.

ALBINA PONZONE MORINO.

TORINO. - 4-Ix-192o. - Nel mese di febbraio di quest'anno 192o caddi gravemente inferma, e il dottore curante mi aveva già data spedita. Ricorsi fiduciosa a Maria Ausiliatrice con una novena di preghiere, promettendo di offrirle la mia catena d'oro, se otteneva la guarigione e di fare pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Contro ogni umana speranza ottenni la guarigione sospirata, e oggi sono venuta a Torino colla mia famiglia a ringraziare la cara Madonna di Don Bosco e a fare la mia offerta promessa e a compiere il voto di far pubblica la grazia a gloria di Maria SS. Ausiliatrice.

AMISANO ENRICHETTA n. PICENO, di San Salvatore Monf.

TORINO. - 3o-vII-192o. - In famiglia non si godeva più la pace da tre anni, causa le continue sfuriate di una sorella; non se ne capiva il perchè e i dottori proposero una cura che, date le condizioni della famiglia, era impossibile. Tutti in famiglia ne soffrivano immensamente, sia spiritualmente, conce materialmente. Il giorno 21 maggio 1920, prostrato ai piedi di Maria Ausiliatrice nel suo Santuario, chiesi con ardore la grazia, promettendone la pubblicazione. Dopo quel giorno mia sorella divenne più calma, meno irascibile e andò sempre più migliorando, tanto che oggi giorno posso dire ritornata la tanto sospirata pace.

Rendendo infinite grazie a Maria Vergine, Aiuto dei cristiani, e invocando la sua potente benedizione sulla famiglia, offro L. 10.

N. N.

MORNESE. 8-III-1920. - Ai 5 d'ottobre 1818 cadevo inferma con la febbre spagnuola, unita a bronchite ed' altre serie malattie. Il male cresceva e già si temeva della mia fine, quando venne suggerito ai miei genitori di fare una novena a Maria SS. Ausiliatrice, con la promessa di pubblicare la grazia. La novena era già stata fatta due volte e la Madonna sembrava sorda alle nostre preghiere, poichè, dopo due mesi di letto, peggioravo giorno per giorno. Inutili erano tutte le cure del bravo medico, il quale adoperava ogni sollecita cura per salvarmi. Si fece una terza novena e dopo questa cominciai subito a migliorare ed il miglioramento crebbe in modo che potei lasciare il letto tra la gioia dei genitori e la meraviglia di tutti quelli che m'avevano veduta in sì grave stato. Riconoscente, rendo pubblica la grazia, animando tutti a ricorrere con fiducia a Maria, potente aiuto dei Cristiani.

ANGIOLINA MAZZARELLO.

ROMA. - v-192o.-Colpito da violenta broncopolmonite bilaterale infettiva, in pochi giorni fui ridotto in fin di vita. La mia famiglia e molte persone caritatevoli implorarono la grazia della mia guarigione da Maria Ausiliatrice, che si degnò esaudirle, e rapidamente la malattia fu vinta.

Ringrazio pubblicamente la pietosa Madre nostra, la quale poco dopo mi ottenne pure il favore della guarigione di una persona di mia famiglia, anch'essa colpita da non lieve infermità.

Unisco la mia modesta offerta, e confermo alla Madonna di Don Bosco perenne gratitudine.

ARTURO POESIO, Capo Sezione nel Ministero-del Tesoro.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe ai ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

R) - A: A. di Cavagro, A. G. di Catania, A. I. M. di Lesino, Abbate Romualdo, Abrate Giovanni, Aimone Andreina, Aimone Erminia in Garizio, Alberti Caterina, Allasia Michele, Allegra Maddalena, Ambrosi Maddalena, Amelio Maria in Rolando, Ampollini Assunta. Andreoli Giulia, Andriano Eufrosina, Angioi Maria, Antere Serafino, Anzaldi can. Gio. Battista, Arana Maria ved. Rossi, Arbenson Maria, Ardenghi Sandra, Arditto Marietta, Arduino Maria, Arduino Pietro, Arese Maddalena,, Argotti Maria, Ariconi Mario, Arigoni Filomena, Arione Agnese, Ariotti Carlo, Arnaudo Domenica, Arneodo d. Bartolomeo, Arneodo Stefano, Arrigoni Giorgio, Ascari Pasquale, Averara Ernesta, Ayme Rosina in Bay, Azzolini Annunciata.

8) - Bacci Ernestina, Balducci Assunta, Balla Leo nilde in Viole, Ballarati Carmela in Erbetta, Balocco Carlo, Balocco Teresa, Balossini Orsola, Balzani Manetta, Banchio Giuseppe, Baralis Maddalena, Barbato Rosina, Barbero Andrea, Barco Maddalena in Bonardi, Baroni Maria, Bortoloni P. Maria, Basurto baron. Olga, Battagliai Tullia, Battiston Antonio, Battiston Secondiano, Beccherle Elena, Bedeschi Aminto, Belfanti Attilio, Benelli Marianna, Bergagiun Giovanni, Berno Catterina, Bertancini Giulio, Bertazzoli Clara, Bertea Francesco, Bertelli Ernesta, Bertello Maria, Besenval Cesarina, Besozzi Carolina, Bianco d. Antonio, Bissia Luigia, Bizzoccoli Suor Sira, Blandino Maddalena, Bo Rosa, Boccagni Luigia, Boccalatte Annetta, Boccalatte Rosinirea, Boggione Carolina, Bolloli Giovannina, Bolzani Marcella, Bonaside Domenica, Bonfante Luigi, Borio Teresa, Bornida Emma, Borra Lucia, Borra Vittorio, Bortoloni Adele, Bortolotto Giuseppe, Bosco Erminia, Bosio Cristoforo, Bottino Albina, Botto Rosa, Bozzano Pellegrino, presso Ermanno, Bricco Maria in Scripa, Brughetti Lucia, Brunetti Emilia, Bruno mons. Nicola Penit., Brusati Arma, Bruschi Luigia, Busenello Teresa.

C) - C. A. di Fonzaso, C. B I. di Mazzarino, C. L. di Torino, Cabiati Albina, Caimi Angelo, Caimo Anna, Caldarera Romeo, Callegari Pietro, Calò Lucia, Calvi Francesco, Cambrio Vincenza, Camoletto Francesca, Candellone Elisa, Candusso Isolina in Cum, Cappellari R., Capra Maria, Carobelli Rosa, Carena Francesca, Cardini Suor Paolina, Carnelutti Teresina in Scudiero, Caronzin Angelina, Carrera Enrichetta, Cartuso Claudio, Casagrande Maria, Casartelli Mansueta, Casetta Battista, Casicci d. Giuseppe, Cavalli Maria, Cavattoni Cristina, Caviggia Annetta, Cazzola d. Giuseppe, Censini Ida, Ceppi Angelo, Cerastico Angela, Cerutti Annetta, Cesare Vincenzo, Chianpa Giovanna, Chiappini Gerolamo, Chiarabonelli Felicita, Chiavarino d. Luigi, Ciampellelli Maria, Cicchinelli Fortunato, Cimossa d. Michele, Ciotta Giosuè, Civran Angela, Claretto Silvia in Pocciola, Colasanti Giovannina, Coletti Virginia, Colo Maria, Colombani Mario, Compagni Elena, Coni Giov. Battista, Coniugi Gruaglio Pedrini, Consani-Ranieri, Consiglio Rosina in Pisferia, Contarini Domenica ved. conte Porcia, Cooperatore Salesiano di Carro, Cooperatrice Salesiana di Trecastagni, Corradini Vg'lio, Corrado Leonide, Costa d. Francesco, Costanzo Marta, Cragon Candido, Cremona Maria, Cuadra Maria in Arévalo, Cucchi Carlo, Cucchi rag. Gaetano, Cunéda Clotilde in Ghiara, Cuttini Angela.

D) - D. A. di Zanco di Villadeati, D C. di Castelrosso, G. F. di Genazzano, Dalla Fior Emilia, Damian Rosa, Damioni Lucia, De Candido Maria, De Canesa Maria R., De Cicco d. Pelio, De Filippi Gasparina, Deleffe Maria, Della Chiesa Lydia c.ssa di Cervignasco, Del Melo Rosa, De Luca Luigia in Del Fabbro e Famiglia, Dentis Giuseppa, Depaoli Alda, Depollo Suor Regina, veneta, grata a Maria Ausiliatrice per aver visibilmente protetto i suoi nipoti durante la guerra e tutta la famiglia durante l'invasione, De Ronchi Italia, De Vecchi Maria, Direttore dell'Oratorio Salesiano di Fiume (Istria) per una pia persona, Domenighini Chiara, Domenighini Laura in Campana, Donà Giovanna, Pondero Agostino, Dongo Regina, Dotto Annetta, Dugitello Alfonsa, Dulcini cari. d. Vincenzo.

E) - Emanuelli Catterina, Erculiani Dora.

R) - F. C. di Piazza Armerina, Faccini Olga, Famiglie conte Arnaldi, Avalle, Contini, Zarini, Fautore Luisa, Farina Giuseppe, Farinetti Emilia, Favre Maria, Federici d. Pietro, Fenoglio Giuseppe, Ferrari Ester, Ferrari Luigina, Ferrari Maria, Ferrero Giuseppina, Ferri Giuseppina, Ferrini Luigia, Figlie di Maria Ausiliatrice di Atlantic City, Filippucci Anna Maria, Fiorentino mons. Giovanni, Fissore Lucia, Fochi Nelda, Fòco Antonio, Foppiani Catterina, Franceschini Leonilde, Franchi Fm ilia in Vassallo, Frapporti Bernardina, Frati Elide, Fresco Francesco, Frigerio Carolina, Fulchiera Fiorenza, Fumagalli Maria, Furfaro Ines Fusi Giorgio.

e) - G. I. R. di Piazza Armerina, G. M. di Caramagna, Gajdo Laura, Galati Olga in Saviotti, Gallo Albina, Gallo Giuseppina, Gamerro Stefano, Gancia Zino, Gandelino I.uchinetta in Sibilla, Garassini suor Gemuta, Garelli Catterina, Garelli Maria, Gasparini Giuseppina, Gattino G. Valentino, Gavinelii Giuseppina, Gedda d. Martino, Gennero Teresa, Ghiaroni Maria ìn Starnini, Ghirardi Giuseppe, Ghirardi Pierina, Ghisla Maria e Famiglia, Giacca Carlotta, Giarola Liduvina, Giordano Francesco, Giordano Salvatore, Giorgetti Modesta, Giorgis Gabriela, Giovannini Giuseppe, Giallanella Giselda, Golin Rita, Grosso Caterina, Guada Olga, Guerra Teresa, Guglielinotto Carolina, Guglielmi Angelina in Lonardi, Guino Giovanna, Gunella Angela.

d) -Jaldelli Filomena, Jeautet Cesare, Joanelli Candida.

I) - I. G. d'Isola di Rovegno, Icardi Maria, Ironzo Addolorata ved. De Pietro, Ivaldi Margherita.

L) - L. G. studente in teologia, Largura Maria, Laui-ella Teresa, Lauricella Raffaele, Lazzeri Laura, Leidi Carlo, Lemassone Paolina, Leo Riccardina, Leone Mario, Leva Emilia, Ligabon Regina, Lisciotto Anna, Lisella ved. Banesi, Lo Dico Angelina, Lo Jacono Salvatrice, Lovera Genoveffa, Lovisolo Rosalia in Boido.

M) - M. E. di Torino, M. G. di Treviglio, M. R. di ***, Maccario Marietta, Maccioli Cleopatra, Maestroni Battista, Magri Maria, Malatesta Rina, Malchiodi Sofia, Mandelli Rosa, Manfredi Carolina, Mantelli Giovanna, Maquignaz Lydia, Maravigna Grazia, in Viola, Marchetti Aria, Marengo Decima, Marengo Irene, Mariani Annibale, Maritano Albertina, Marsengo Mario, Martino Candida, Martinoli Maria, Matto Arma Maria, Maumary R., Mazza Maria, Mazzarano Lucia, Melandrî Santina, Meli Stefana, Melis Ersilia in Rodriguez, Mellani Maria, Menegalli Maria, Menti Giovanni, Menti Giuseppina, Miino Teresa ved. Castigliano, Mocellini Silvio, Molinari Mario, Molinari Rosina, Molocchi Irene, Molteni Maria, Monti Silvio, Moretti Luigia, Morisce Carlotta, Mortarotti Luigi, Mosagna Margherita, Motta d. Sebastiano, Motetta Antonio, Muta Carmela, Mussi Rosa.

N) - N. N. di Acquaviva delle Fonti, di Chiusa di Pesio, di Cossato, di Felizzano, Ghedi, Lanzo, Ormea, Rivalta Torinese, di Torino, Torre San Giorgio, Trento, Villafranca Lúnigiana, Villa di Valle, N. T. di Torino, Mai Agostino, Nelli Bernardini, Nicoli Faustina, Nicolini Clotilde, Novarese Rosina, Nussbaumer Luigia.

0) - Occofer Caterina, Orlandi Amalia, Osorio Ciro, Ottolini Domenico.

P) - P. S. di Intra, Palizzani Anna, Pallua dott. avv. Silvestro, Palmas Laura, Pasquali Reina in Cravero, Parenti Vincenzo, Pareti Angelo, Passone Luigia, l'avetto Teresa, Pedemonte suor Elisa, Pellegrini Anna, Perez Clotilde Anna, Perrie Peppina, Personeni Romilda, Perucco Teresa, Piantoni Caterina, Piazza Margherita, Pio cinini Marianna, Piccione Rosario, Picco Cesarina, Pifferini d. S., Pinna Angelino, Piralla Colomba, Piras Antonietta, Pirello Armida, Pisanu Anna Maria, Pistamiglio Giuseppe, Piva Teresa ved. Matteis, Poggi Amelia, Polde Angelina, Poletti Luciano, Polleri Adelaide, Pollini Anselmo, Porrà Giuseppina, Prenzival Giulia, Pronzalo Tranquillo, Prusso prof. Roberto, Pugno Ermellino, Famiglia Pulazzini.

R) - R. G. E. di Porto-Maurizio, Ramondetti Margherita, Ravotti Modesta, Razzoli Dodicina, Renzi Augusto, Resta Maria, Rigotti Natalia, Riggio Rosaria, Rivoira Marianna, Rocca Giuseppina, Rocco Benedetta degli Airali di Chieri, Rocco Maria, Rodi Margherita, Rogledi Erminia in Cucchi, Rollone Pierino, Rosa Angelo, Roscio Francesco, Rosset Ottilia, Rossi Luigia, Rossi Mario, Rossi Pasqualina, Rossini Angela, Rosso Giacomo e Catterina, Rosso Giovanna, Ruggeri Celsa, Rovere Mario.

S) - S. L. di Acqui, Saccomani Laura, Salani Adele, Sangiovanni Marianna, Santuz Antonio, Savio Ida, Savio Giuseppe, Sbarra Maria, Scola Anna, Scarpa-Dini Vincenzo, Scarsi Agnese, Scotti Pietro, Scia Bartolomeo, Selva Assunta, Semini Giuseppina, Simonetti prof. Paolo, Simoni Luigia, Soardi Margherita, Sala Maria in Calcino, Sollino Mariannina, Soreco Ida, Sordo Pietro, Sorelle Ballatore, Dubois, Magliano, Sorrentino Cecilia, Spisni Elvira, Stefanelli Rosina, Suor Rosa Bambino, Suor Emilia Botter, Suor Margherita Mariani, Suor T osco.

T) - T. A. di Challant S. Anselme, T. G. di Vignale Monferrato, T. P. di Alba, Tarizzo Maria, Testa Maria. Tione Battista, Tione Francesca veci. Rosa, Tognarelli Lucia, Tomasi Giuseppe, Tomassoni Giovanni, Tonchi Bartolomeo, Topranin Marianna, Tosi Genoveffa, Trannontani Elisa, Treves Santino. -I'revisan Teresa, Triulzi Renzo, Trogolo Anna, Tucci Maria.

V) - V. C. di Riva di Chieri, Valente Antonio, Valente Rosalia, Vallauri Pierina, Vallenzasca Giuseppina, Valsecchi Catterina, Vannini Sisto, Valsiger Andrea, Vastapane Maddalena, Vauda Domenica, Veglio Teresa, Vercellone Teresa, Vernier Giovanni, Vezzosi Giuditta, Viotto Maddalena, Viganò Paolina, Vigliano Lorenzo.

NOTE E CORRISPONDENZE

Nozze d'oro sacerdotali.

Il 19 dicembre p. v. celebrerà le sue Nozze d'Oro Sacerdotali il rev.mo sig. Don GIULIO BARBERis, Direttore Spirituale della nostra Pia Società. Per le obbligazioni di filiale riconoscenza, onde i Salesiani son legati al venerando sacerdote, che con tanto cuore coadiuvò il Ven. Don Bosco e l'indimenticabile D. Rua nella formazione del personale della Pia Società, è dov roso darne l'annunzio, affinchè tutti i Figli di Don Bosco si uniscano nel dì giubilare a quelli dell'Oratorio di Torino, per pregargli le più elette benedizioni.

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

LUGAGNANO. - Il «Nuovo GIORNALE » di Piacenza, in data 24 giugno, pubblicava una lunga corrispondenza sulle feste celebratesi a Lugagnano dalle Figlie di Maria Ausiliatrice per il Venticinquesimo della Fondazione dell'Asilo, e particolarmente sull'Accademia commemorativa, due ore di godimento intellettuale, procurato dalle ragazze che frequentano l'Istituto educativo fondato dal benemerito Don Francesco Bassi, il cui nome è scolpito indelebilmente nel cuore dei Lugagnanesi. Per la circostanza si pensò di far acquisto di una bellissima statua della Madonna Ausiliatrice, da collocarsi nell'Oratorio dello stesso Asilo: e grazie al concorso di buone persone si potè eseguire il disegno: e l'accademia festeggiò l'inaugurazione di detta statua, a ricordo del 25° della fondazione dell'Asilo. Il programma svolto superò l'aspettativa del pubblico numeroso, che restò ammirato del lavoro compiuto dalle Suore nel campo dell'educazione fisica, intellettuale, morale e religiosa della gioventù femminile di Lugagnano.

NIZZA MONFERRATO. - COME SI EDUCA. -

Il 26 luglio u. s. a un'insegnante della Scuola di Nizza Monferrato giungeva una cartolina-vaglia, di modesto valore, così concepita:

I bambini della scuola di Bosco Valtravaglio (Como) offrono questo piccolo obolo - frutto dei loro risparmi - per il sollievo di qualche bambino povero, affidato alle cure delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Il Capoclasse: ANTONIO ZENONI. - La Maestra: MARIA VELATI, Ex-allieva del Collegio di Nizza Monf.

La tenue somma venne offerta agli orfanelli di Alessandria, i quali risposero ai compagni di Bosco Valtravaglio:

A te, caro Zenoni, il nostro grazie fraterno, perchè lo ripeta ai tuoi compagni di classe. Alla buona vostra signora Maestra, che vi sa educare a pietà e gentilezza per gli infelici, la nostra riconoscenza e la nostra preghiera. Su lei e su voi scendano dal Cielo le benedizioni dei nostri cari genitori, e siano carezze del buon Dio. - Gli Orfanini di Alessandria.

L'atto pietoso non ha bisogno di commento, e si propone all'imitazione delle- migliaia di ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali - come la signorina Velati - furono educate alla scuola del Ven. D. Bosco, che è scuola di carità cristiana e di operosità educativo-sociale. Si propone a tutte le maestre, che sentono l'altezza della missione a cui sono chiamate nella scuola: educare la fanciullezza ai principii del cristianesimo, nei quali è ricchezza viva di opere buone in tutte le forme e in tutti i gradi.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

TORINO. - III REPARTO ESPLORATORI CATToLICi. - Ci scrivono da Masserano (Biella): -Il 14 agosto u. s. un gruppo di 25 Esploratori Cattolici del III Riparto (Torino) lasciava la città per venire a godere l'aria pura fra le colline e i monti biellesi. Quel garrulo stuolo di giovani,, vivaci ma disciplinati, portarono per otto giorni nei paesetti, che successivamente li ospitarono, la loro schietta e festosa allegria, alla quale vollero e seppero unire lo spirito cosciente di giovani cristiani che li anima pur in ogni loro manifestazione sportiva.

» Quasi in ogni paese ove ebbero a soffermarsi, non ostante la stanchezza per le non brevi escursioni, diedero qualche rappresentazione teatrale e non solo in circoli cattolici. Qui, a Masserano„ per due sere consecutive recitarono su un palco improvvisato sulla pubblica piazza, lasciando in noi gratissimo ricordo del loro animoso e sereno coraggio. La gita ebbe termine a Oropa ai piedi della Vergine bruna.

» Un plauso sincero e ben meritato agli attivi informatori dello spirito educativo e disciplinare del reparto; e a tutto quel grazioso e simpatico gruppo di giovani che, nel loro passaggio, col. contegno correttissimo, portarono dappertutto una fresca onda gioviale di movimento schiettamente cristiano, esemplare e vantaggioso».

SAMPIERDARENA. - GLI ESPLORATORI CATTOLiCi GENOVESI tennero un'adunata generale, nello scorso mese di luglio, nell'Istituto Salesiano di Sampierdarena. Erano presenti i i reparti con 225 esploratori, numerosi ufficiali, il commissario prof. Mazza e il tenente Dellacasa. Le gare si svolsero nei cortili dell'Istituto. Nel pomeriggio un pubblico numeroso e distinto assistè al saggio del Reparto Sampierdarenese e alla sfilata di tutti gli Esploratori. Il Commissario prof. Mazza rilevò il cammino trionfale dell'idea scoutistica in Italia, intesa secondo il vero spirito ch'essa deve avere,, informativa cioè del carattere e della coscienza cristiana dei giovani, accoppiata ad una sana vigoria del corpo; e disse della sovrana compiacenza con cui la segue il Santo Padre. Mattino e sera si svolsero apposite funzioni per gli Esploratori nella chiesa di S. Gaetano.

CAGLIARI. - GIOVANI ESPLORATORI CATToLICi. - Nell'Oratorio Festivo Don Bosco, in Cagliari, sin dal maggio 1919 veniva istituito il I Reparto « Savoia» dei Giovani Esploratori Cattolici Italiani. Il Reparto conta attualmente 150 giovani frequentanti, e vi sono rappresentate tutte le gradazioni sociali dallo studente di liceo allo scolaretto elementare, dal figlio del nobile aristocratico all'umile operaio, tutti uniti in un solo vincolo di fraterna carità, di vicendevole amore scoutistico. S. S. il Sommo Pontefice ha fatto dono al Reparto d'un suo bellissimo ritratto con la seguente scritta tutta autografa: e Benediciamo di cuore il Direttore e l'Istitutore, nonchè tutti i giovani dell'Associazione Scoutistica Cattolica Italiana che ha la sua sede in Cagliari, ed auguriamo che i corpi sani siano strumenti di menti sanissime. Mens sana in corpore sano. - Dal Vaticano, 26 Ottobre 1919 - BENEDICTUS xv ».

Anche le LL. Maestà ìl Re e la Regina d'Italia, S. M. la Regina Madre, S. A. R. il Principe Umberto hanno donato al Reparto e Savoia» le loro auguste fotografie, in gran formato, con preziose dediche autografe.

S. E. il Generale Inglese sir Robert Boden Powell, Fondatore dello Scoutismo mondiale, ha pure. spedito al Reparto una bellissima lettera d'augurio, cui ha unito un suo ritratto con dedica.

Il Ministero della Guerra ha concesso al e Savoia» l'equipaggiamento completo e molti cimeli di guerra, tra cui una bombarda, quattro fucili, due moschetti austriaci, e poi elmetti, pugnali, bombe a mano, ecc., ecc. tale che la Sala d'Armi del Reparto è ridotta a un piccolo museo.

Le autorità cittadine hanno accolto col più vivo entusiasmo l'Opera dei Figli di Don Bosco, e alle varie feste celebrate dai Giovani Esploratori sono intervenuti sempre S. E. Mons. Arcivescovo, il sig. Prefetto della Provincia, il Generale Comandante la Divisione, il R. Commissario, i varii Comandanti del Distretto e della Legione RR. Carabinieri, ecc., il Magnifico Rettore della R. Università, tutti i Direttori dei varii Istituti Scolastici, pubblici e privati, tutte le Associazioni civili e militari, sportive tutte le autorità cittadine. Basti ricordare che alla festa di S. Giorgio, patrono degli Esploratori, all'accademia serale, oltre la folla immensa di popolo sceltissimo, si trovavano presenti 15 associazioni con bandiera.

VALLETTA, (Malta). - CIRCOLO GIOVANILE « FOEDUS ». - Ci scrivono: Nel 1915, con l'aiuto del Signore e gli incoraggiamenti di distinti ecclesiastici e laici locali, si fondò il Circolo Giovanile e Foedus », con un giornaletto mensile, organo dello stesso. A questo Circolo si ascrissero non solo giovani studenti del Ginnasio Superiore e del R. Liceo, ma pure molti dell'Ateneo Locale, e oggi il numero dei soci ascende ad oltre i duecento. Ebbe a sostenere non poche difficoltà, ma, fidente nel Signore, le ha superate con costanza. Ora il risveglio è grande. Il nostro amatissimo Arcivescovo ha approvato il nuovo Statuto del Circolo, accettandone il Patronato; mentre Mons. Segretario Generale ha gradito la carica di Presidente Onorario. Anche i Direttori delle Scuole anzidette, eminentemente cattoliche, hanno gentilmente accettato il titolo di cooperatori ex-officio; e molti altri distinti cooperatori si sono schierati dalla parte nostra per aiutarci nella santa impresa. Oramai si è ricostituito il nuovo Consiglio Direttivo, di cui fanno parte due zelanti sacerdoti, un avvocato e vari studenti del Corso Superiore Universitario. Il Presidente, per riannodare maggiormente i vincoli di fratellanza e di solidarietà cogli altri Circoli Giovanili Cattolici locali, ha diramato un appello ai singoli Presidenti degli stessi, allo scopo di formare un Comitato Centrale di azione giovanile ». Auguri sinceri e rallegramenti.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

PARMA. - IL V CONGRESSO DELLA GIOVENTÙ CATTOLICA EMILIANA. - Si è tenuto a Parma il 21-22 agosto, e riuscì un vero trionfo di fede e una solenne affermazione pubblica, della quale gli stessi avversari non hanno potuto disconoscere l'importanza.

Nella discussione del tema sulla formazione giovanile, il Direttore del nostro Collegio ha evovato, tra applausi generali, il nome del grande amico della gioventù, il Ven. Don Bosco, ricordando, a quanti sacerdoti e laici son chiamati a interessarsi della gioventù, due caratteristiche fondamentali dell'Opera del nostro Fondatore. Bisogna primieramente agire coi mezzi di cui si dispone, cominciando subito a far qualche cosa senza aspettare circostanze migliori, che forse non verranno mai, e non perdersi d'animo per quanto poca corrispondenza sembri d'ottenere. Disse inoltre quel che sono in realtà i giovani, e perciò di non trascurare le attrattive più gradite alla loro età per guadagnarseli.

I locali grandiosi del nostro Istituto S. Benedetto accolsero nella giornata di domenica 22 i Congressisti per la funzione religiosa tanto del mattino come della sera, celebrata dall'ArcivescovoVescovo di Parma, in mezzo a una commozione indescrivibile dei 4 mila giovani che vi presero parte. Prestò servizio la banda dell'Oratorio Festivo S. Benedetto, e altre sei bande musicali dei Congressisti.

All'altare, alzato nell'Oratorio Festivo, essendo affatto insufficiente la chiesa, assistevano nella loro bella divisa i giovani Ginnasti dell'Oratorio. Il Presidente e i Soci del nostro Circolo « Nicolò Marchese » furono instancabili nei preparativi e nel mettersi a disposizione dei Congressisti venuti di fuori, per i quali il Collegio mise a disposizione oltre zoo letti.

Al pranzo sociale, presenziato da S. Ecc. Rev.ma Mons. Arcivescovo-Vescovo di Parma, dall'Ecc.mo Vescovo di Borgo S. Donnino, dal Comm. Pericoli, Presidente Generale della Gioventù Cattolica. Italiana, dal prof. Pietro Tesauri, Presidente del Consiglio Regionale Emiliano, dei Rappresentanti delle sei Diocesi partecipanti al Congresso, ecc. il Direttore del nostro Collegio portò il saluto ai presenti, dichiarandosi onorato d'aver prestato i locali dell'Istituto Salesiano a un'opera così santa e a una manifestazione così grandiosa. Rispose fra gli applausi generali il Comm. Pericoli dicendo che già per lunga esperienza conosce quali vincoli intercedono tra la Pia Società del Venerabile Don Bosco e la Gioventù Cattolica che Egli presiede. Ricordò con singolare compiacenza che trovandosi a Torino al tempo dell'ultima malattia del primo Successore del Ven. Don Bosco, il compianto Don Rua, di santa memoria, lo volle al suo letto di morte e lo abbracciò con una effusione d'affetto ch'egli non dimenticherà giammai. Ben si può dire che lo spirito di Don Bosco aleggiava in mezzo a tutta quella gioventù adunata al santo scopo di preparare secondo le direttive più schiettamente papali, alla Chiesa e alla patria, giorni migliori col culto della purezza e la frequenza alla SS. Eucarestia.

A feste finite, il Consiglio Direttivo faceva pervenire un'offerta per l'Oratorio festivo con una lettera di ringraziamento, constatando « con vivissima gioia il pieno successo ottenuto », e dicendosi « unanime nell'attribuirne un gran merito ai Salesiani ».

GALATINA. - CIRCOLO GIOVANILE « DON Bosco ». - Ci scrivono: E stato istituito in Galatina un circolo giovanile intitolato a Don Bosco. Scopo dell'istituzione è di raccogliere i giovani per preservarli dai pericoli che trovano oggi in mezzo alla società e formare nello stesso tempo in loro il carattere cristiano. L'iniziativa ha incontrato le simpatie del pubblico e della gioventù che è accorsa a iscriversi con tanto entusiasmo che, sorta ai primi di gennaio, in poco tempo ha raccolto un numero rilevante di soci. Durante questo periodo di tempo non ha mancato di dare manifestazioni dì attività con rappresentazioni drammatiche, proiezioni fisse, conferenze e con manifestazioni religiose, tra le quali una bella Comunione generale il giorno stesso di Pasqua che fu di edificazione ai fedeli. Tale istituzione ci voleva in Galatina, e noi ci auguriamo che progredisca sempre, anzi che penetri addirittura nel nostro paese lo spirito di Don Bosco e abbracci in una corona di opere salutari tutta la gioventù e l'infanzia abbandonata per portarla ai piedi di Cristo, dal quale soltanto può ricevere la vita. E che lo spirito di G. C. penetri pure nel cuore dei ricchi e apra un poco le loro terse... »

MACERATA. - ALL'ISTITUTO SALESIANO. -

L'antico e glorioso istituto cittadino - scrive un periodico locale - non poteva chiudere in modo più degno, il suo primo anno di novella vita maceratese.

Numerose persone, autorità, un elettissimo pubblico e schiere di giovani erano presenti nel vasto cortile e facevano corona a S. E. il Vescovo Monsignor Pasi, il quale disse delle benemerenze dei figli del Ven. Don Bosco, dell'istituto cittadino, della educazione cristiana, con la calda eloquenza, che gli è propria, tra la reverente ammirazione della folla e suscitandone l'entusiasmo.

Il direttore dell'Istituto, prof. Dott. D. Giovanni Simonetti, espose i risultati come sempre bellissimi ottenuti dai giovani studenti e dagli artigiani, sia negli esami dati nelle scuole pubbliche, sia nelle prove interne: uno di essi ha ottenuto la licerza presso il R. Ginnasio Leopardi con la più alta votazione (superiore ai 9 decimi).

Seguì la premiazione, venendo i premi distribuiti da S. E., dalle autorità e dagli insegnanti degli istituti cittadini, presenti alla festa.

NAPOLI. - PATRONATO VEN. GIOVANNI BOSCO per i Sordo-Parlanti, ex-allievi della «Pia Casa Arcivescovile per i Sordo-Muti. - Il 9 aprile 1920, nella Pia Casa Arcivescovile per i Sordo-Muti in Napoli si costituì un Patronato per i SordoParlanti ex-allievi ed ex-allieve della Pia Casa, col nome del Ven. Giovanni Bosco.

Sua Em. Rev.ma il Card. Giuseppe Prisco, Arcivescovo di Napoli, gli ha dato la sua alta approvazione con la seguente lettera al Superiore:

«Ho con piacere appresa la notizia della fondazione di un Patronato per i Sordo-Parlanti ex-allievi della Pia Casa Arcivescovile, dal nome del Ven. Giovanni Bosco.

» Mi compiaccio vivamente con la S. V. Rev.ma che lo ha ideato, e ben volentieri, secondando i suoi desiderii, benedico la nuova Opera e quanti ad essa recheranno in un modo o in un altro il proprio contributo ».

Scopo del Patronato è moltiplicare ogni miglior appoggio morale e materiale alla Pia Casa Arcivescovile per i Sordo-Muti e Sordo-Mute, assicurandole vita prospera e rigogliosa, e promuovere poi in particolare un'azione religioso-sociale a favore degli allievi ed allieve che lasciano la Pia Casa per compiuta educazione ed istruzione.

Gli allievi ed allieve, dal giorno di ammissione nella Pia Casa, fanne, parte di diritto del Patronato. Il Superiore della Pia Casa è il Presidente.

Quando gli alunni sono dimessi per compiuta educazione ed istruzione, è cura del Patronato provvederli, coi fondi disponibili e nel limite del possibile, di tutti o parte degli attrezzi necessari per l'arte appresa, allo scopo specifico di aiutarli a mettere su un piccolo negozio o laboratorio per proprio conto.

Il Patronato cercherà pure di esplicare la sua azione benefica presso quelle famiglie di bambini sordo-muti dell'età inferiore ai 7 anni, perchè non sia loro ritardato il benefizio dell'educazione ed istruzione speciale, in appositi istituti.

Ogni anno, dal 16 luglio al 31 luglio, saranno invitati alla Pia Casa per un periodo di tre giorni di esercitazioni scolastico-religiose tutti gli exallievi ed ex-allieve.

Il periodico « Charitas » è l'organo del Patronato, per i rendiconti annuali , relazioni di feste, necrologio, comunicazioni, ecc.

MESSINA. - AL CoLLEGIo S. LuiGi. - Due belle manifestazioni di vita e di entusiasmo diede quest'anno, fra le altre, l'Istituto Salesiano San Luigi di Messina: la Gara Catechistica e la Premiazione Scolastica.

La Gara Catechistica ebbe luogo il 24 giugno u. s. tra gli alunni interni ed esterni delle varie classi dell'Istituto, con programma speciale per ciascuna classe. I bravi giovanetti, che nell'esame finale di Religione avevano avuto tutti la promozione e gran parte di essi la lode, si presentarono al cimento ben agguerriti, con disinvoltura e sicurezza mirabili.

L'esperimento, presieduto dall'Ispettore Don G. Minguzzi, si svolse fra l'interessamento generale e gli applausi di vera ammirazione che risuonavano per i vincitori, quando, dopo non breve resistenza, i gareggianti entravano nella graduatoria dei bellissimi premi. Ben opportunamente il sig. Ispettore rilevò la bellezza di quella manifestazione, che coronava in modo splendido un anno di studi, e dava affidamento confortante sulla formazione religiosa di quei giovanetti.

La Premiazione, scolastica finale non aveva avuto più luogo da anni, dapprima per le tristi conseguenze del terremoto, poi per causa della guerra, sicchè in Messina la festa di quest'anno era la prima del genere dal 19o8, e perciò assunse l'importanza di un vero avvenimento, sia per la presenza dell'ill.mo sig. Cav. Donato Gravino, R. Provveditore agli studi, e di un pubblico elettissimo, sia per la sua imponente riuscita.

Nella gran sala, adorna da una vera profusione di verde e di fiori, fu un succedersi di canti delicatissimi, accompagnati da ottima orchestra, e di recite spigliate e briose. La prolusione detta dall'illustre P. F. Gerardi M. C. portò al trattenimento la più bella nota di gentilezza e di entusiasmo, perchè tutti trovarono, nelle nobili parole dell'oratore, non solo la genialità del suo alato pensiero, ma altresì la risonanza dei comuni sentimenti nell'esaltazione della scuola, ispirata a Religione e Patria, conforme allo spirito e al metodo di Don Bosco.

La festa lasciò nelle Autorità, nelle famiglie e negli alunni, la più soave ricordanza.

All'Estero.

BEITGEMAL (Palestina). - SAGGIO ScoLAstico, - Ci scrivono: L'annua distribuzione dei premii assumerebbe assai più importanza, se con egual concorso di gente si celebrasse nell'istituto agricolo stesso. Allora il linguaggio silenzioso, ma pure eloquente delle campagne circostanti, parlerebbe più vivamente all'intelligenza delle persone intervenienti, e desterebbe una maggior corrente di simpatica adesione all'opera caritatevole che si svolge nella Colonia Agricola di Beitgemal. Il pessimo stato delle vie presenti non permettendo l'attuazione di una cosa tanto desiderabile, si fece quest'anno come l'anno scorso, ed i nostri allievi agricoltori si trasportarono a Gerusalemme, nella nostra scuola elementare, ove ebbe luogo la solenne distribuzione dei premi, il 16 agosto, anniversario della nascita di Dcn Bosco.

Presenziarono la festa le LL. EE. Mgr. Barlassina, Patriarca della santa Città, e l'alto Commissario Britannico in Palestina , Switterbert Samuel, il R. Console d'Italia e quasi tutte le Autorità civili e militari di Gerusalemme. Un plotone dei RR. Carabinieri faceva servizio d'onore.

Soave commozione produssero il « God save the King » armonizzato a 4 voci miste, e l'inno a Don Bosco del M° Pagella. Schietto entusiasmo suscitò l'esecuzione poderosa di alcuni pezzi di musica italiana: ma ciò che destò più interesse fu la lettura di una memoria di Don Sacchetti, prefetto dell'Istituto, che accennava ai lusinghieri risultati ottenuti da due anni in qua dalla riapertura e riorganizzazione della scuola agricola, risultati che attribuiva a tre fattori principali: la carità paterna del N. S. Padre Benedetto XV, il quale volle assumersi le spese di educazione di 18 giovani agricoltori per lo spazio di 4 anni, l'appoggio morale dei rappresentanti d'Italia (S. E. il Marchese Negrotto Cambiaso, poi il Marchese di Soragno, attualmente il sig. Console Cav. Tuorzi), e l'interessamento e la benevolenza delle Autorità britanniche fin dal giorno dell'occupazione inglese. Illustri personaggi onorarono l'Istituto colle loro visite e coi loro incoraggiamenti. Vanno ricordati tra essi Sir Walter Lewrence, Gen. Borton e Colonn. Gabriel, Colonn. Storrs e tanti altri, sopratutto S. E. il Gen. Money, Capo Amministratore della Palestina.

« : sotto queste favorevoli circostanze - diceva il relatore - che è stato possibile intraprendere l'ardua impresa della ricostituzione della scuola e l'attuazione di parecchi lavori, alcuni dei quali assai importanti. Anzitutto, finalmente, si è potuto dare alla nostra antica scuola di Beitgemal il carattere esclusivo di Scuola pratica di agricoltura, dove l'alunno studia e lavora... Per la parte scientifica abbiamo dotato l'Istituto di un Osservatorio Meteorologico, di un gabinetto di fisica e chimica agraria, e di istallazioni moderne delle principali industrie rurali... È con questa organizzazione di studio e lavoro che, nel biennio trascorso, abbiamo potuto risolvere in gran parte alcuni problemi di Beitgemal, che sono anche per eccellenza problemi della Palestina: mi riferisco alla bonifica, alla motoaratura ed alla silvicoltura   Una canalizzazione assai profonda, di cinque chilometri e mezzo in lunghezza, che abbiamo fatta colle nostre proprie forze e col concorso degli abitanti dei villaggi vicini, è stata sufficiente per rendere sana e coltivabile la peggiore zona malarica e finora d'impossibile coltivazione dei dintorni: e noi contiamo di poter terminare in pochi anni la completa canalizzazione delle vallate circostanti... Cure tutte speciali e, diremmo affettuose, abbiamo dedicate al problema della silvicoltura - della quale nessuno, per poco che conosca la Palestina in fatto di vegetazione, negherà l'altissima importanza - e a questo fine abbiamo intrapreso la formazione di grandi vivai di alberi. Assai opportuno ci giunse l'efficace aiuto del Governo inglese per la formazione di giovani in questo importantissimo ramo. Quattro di loro, avendo lodevolmente terminato il loro tirocinio, sono messi quest'anno a disposizione dell'Autorità competente, la quale; per impegno preso, assicura loro un posto per cinque anni.

La lettura del memoriale interessò vivamente S. E. l'alto Commissario, il quale manifestò l'intenzione di una sua prossima visita alla Colonia Agricola.

Nell'atto della distribuzione dei premi, mentre lo studio veniva retribuito con medaglie, libri e diplomi, a premiare il lavoro si assegnarono invece libretti di credito alla Cassa di Risparmio; rilasciati dal Banco di Roma. Questo sistema di ricompensa, adottato fin dai primordi della riorganizzazione della Scuola, ha per iscopo di abituare il giovane all'economia ed al risparmio, mentre gli assicura una sommetta non dispregevole pel suo primo entrare nella vita sociale. Per la circostanza, la Direzione del Banco di Roma, con atto di vera e gentile benevolenza a favore dei suoi giovani clienti, volle aumentare del 2o % le singole somme da loro meritate e depositate.

È pur degna di menzione la consegna di certificati di compimento a un nucleo di giovani agricoltori, i quali fra giorni cominceranno a mettere a profitto della società le loro fiorenti energie, indirizzate e ordinate dalla soda istruzione religiosa e tecnica, ricevuta nella Scuola Agricola S. Giuseppe in Beitgemal, che lascieranno di presenza, ma giammai col cuore.»

VALPARAISO. - UNA SIMPATICA FESTA ITAMANA AL CoLLEGIO SALESIANO. Come era da aspettarsi, splendida - leggiamo nell'Italia locale - riuscì la festa celebratasi nel Collegio dei RR. Salesiani, patrocinata dal benemerito Comitato dell' « Italica Gens », a beneficio della ricostruzione delle chiese del Veneto distrutte durante la guerra.

Il Cav. sig. Angelo Minetti Vice-Console, Reggente il Consolato d'Italia, in rappresentanza di S. E. il Sig. Conte Nani di Mocenigo, Ministro d'Italia in Cile, che per ragioni indipendenti dalla sua volontà non potè intervenire alla simpatica riunione, presiedeva l'adunanza.

La parte più importante del programma fu la conferenza del rev. Sac. Francesco Andrighetti, che con la sua facile ed elegante parola seppe commovere l'animo di tutti gli astanti, descrivendo gli eroici sacrifici delle nostre coraggiose madri italiane nei tristi e duri giorni dell'invasione della Patria e le sofferenze dei poveri bimbi rimasti orfani, senza pane e senza tetto.

Il direttore Don Dati chiuse la bella festa ringraziando tutti gli astanti, che si ritirarono con un dolce ricordo della bella manifestazione.

ZURIGO. - PASSEGGIATA-PREMIO per i giovinetti e le giovinette che frequentano la Missione Cattolica Italiana. - Ebbe luogo l'ultima domenica di giugno, e « fu - scrive la Patria , settimanale per gli Emigranti italiani - un trionfo per l'Opera di Don Bosco in Zurigo. Erano circa trecento gli intervenuti, e tutti ebbero un pacco fornito d'ogni ben di Dio. Sfilarono allineati nella via principale di Zurigo, in Bahnhofstrasse ammirati e applauditi da numerosissimi zurighesi, che rimanevano estasiati al vedere tanta balda e gaia gioventù italiana passare così ben ordinata al canto di inni patriottici. I parenti seguivano la schiera, felici della felicità dei loro figliuoli.

Il piroscafo Elvezia, il più grande della Società della Navigazione del Lago di Zurigo, li trasportò a Kusnacht, donde, fra canti popolari e grida di giubilo, salirono al Tobet.

Quivi il Rettore della Missione fece una distribuzione copiosa di confetti e di apfelwein. Al tramonto del giorno, esuberante di gioia e di giovanile entusiasmo, ritornò la simpaticissima comitiva a Kusnacht, dove un altro battello speciale li restituì a Zurigo, fra canti e suoni.

NECROLOGIO

Candida Jocteau Bombrini.

Coronò, nello scorso luglio, con una morte santa, la sua santa vita. Donna di alti sensi cristiani, amò fortemente Iddio, amando soavemente il prossimo. Per la famiglia ebbe tenerezze sublimi. Fu modello di gentildonna e di madre cristiana. Una prece per l'anima cara, anche a conforto dei suoi!

Maria Panciera.

Caritatevole, umile, di costumi illibati, di medi attraenti, di cuore nobile come la Tabita dei tempi apostolici, volò alla pace eterna da Schio, il 24 giugno u. c. Affezionatissima ai figli di D. Bosco chiamati a continuare l'opera del fratello Mons. Panciera a favore della gioventù schedense, con materna premura non lasciava mancar nulla di ciò che era loro necessario, chiedeva notizie della frequenza e del profitto dei giovani dell'Oratorio, e, finchè potè, si recava in persona a vedere e incoraggiare al bene i suoi figliuoli. Era la nostra buona mamma di Schio. Riposi in Dio l'anima benedetta!

Battistina Ratto ved. Tobia.

Munita di tutti i conforti religiosi spirava serenamente il 15 febbraio u. s., in età di 64 anni. Buona madre di famiglia era tutto amore per i figliuoli che l'adoravano, e ne piangono tutti la perdita con la speranza di rivederla in Cielo.

Preghiamo anche per:

MANZINI Mons. Giovanni † Verona m MARTELLI D. Francesco † Arezzo

MASSA in FARRI t Morciano di Romagna MAVERNA Giuseppe † Landriano MENicHELLI D. Gio. Batt. † Genova MERLOTTi D. Enrico † Tradate (Como) MicHELi Elisa † Leffe (Bergamo) MINADEO D. Nicolò Maria † Campobasso MOLA D. Antonio † Tabiago (Como) MoLTENI Domenica † Barzio (Como) MORBELLI Giovanni † Montaldo Borm. MURDACA Bruno † S. Ilario Ionico NAPOLI Giuseppa † Canicatti NAVARI Rosa † Pietrasanta (Lucca) NERI Emma † Milano

NICOLI D. Carlo † Bagnano (Firenze)

NUzzi Clemente † Valle Maddaloni ORIGGI D. Giuseppe † Carnate (Milano) PALERMO Prof. Giuseppe † Randazzo PANCIERA Maria † Schio PANISSIDI Can. D. † Randazzo PAOLO MARTONOLI Antonietta † Darfo PAZZINI Carolina † Barzio (Como)

PEDRINI D. Dionigi † Rodi Fiesso (Svizzera) PEISINO Maddalena † Somano (Cuneo) PERETTI Gio. Batta † Volvera (Torino) PERTICONO Cav. Saverio † Caltagirone PIAZZANO n. CAPRA Luigia † Lu Monferrato PINNA Gaetano t Cagliari PISANO Matilde † Saliceto (Cuneo) PODIGUÈ Teresa † Torino POLICRETI ANTONINI Ida + Pordenone PONZO Cristoforo † Villanova M. (Cuneo) Pozzi D. Giuseppe † Castello sopra Lecco PRADELLI Emilia † Corticella (Bologna) PRELLI D. Carlo t Masera PRONZATI Giuseppe † Montaldo Borm.

Pucci BANDANA Ing. Cav. Giuseppe † Genova PUCCINELLI Maria Annà † Vinchiana (Lucca) PULIGA Graziella † Santu Lussurgiu RAFFAELLI Nicola † Lucca RANIERI Contessa Cecilia † Perugia RAVASI Ved. LANA Carolina † Lugano Ricci Edoardo † Giuncano (Massa Carrara) Ricci Guido † Giuncano (Massa Carrara) Riccio Avv. Alessandro † Asti RIGHETTI † Guaste di Vernate RINZIVILLO Francesco † Piazza Armenina ROMANO Vincenzo † Cambiano (Torino) Rossi Peinio † Cusano sul S. SALSETTA Can. Em.le † Terranova Sic. SANDRi Giuseppe † Monteu Roero (Cuneo) SANMARTINO D. Carlo † Milano SCHERINI Luisa † Lerici

SERRATI D. Felice † Giustenice (Genova)

SIBILLA D. Giacomo † Pieve di Teco SISTO Mons. D. Vincenzo † Casale

SORANZO VIDONI Conte Tomaso † S. Giovanni in Croce (Cremona)

SOVILLA Emilio † Casale Vic.°

SPANDRI D. Giulio † Vendrogno (Como)

SPEZIALE Teresina .f S. Ilario Ionio

SPIELMANN Prof. Dott. Ferdinando † Bressanone SPIUNATO D. Nicolò † Mistretta STAccioNE n. GRIOTTI Adelaide t Torino STREPPAROLA Bice † Treviglio STROPENI Casimiro † Olcio (Como) SULTANO Can. D. Carmelo + Vittoria Gozo SULTANO D. Ludovico † Vittoria Gozo TABONE Gabriele † Chiusa S. Michele TAGLIACOLLO Francesco † Fiesso Umbertiano TAMBURINI Valentino † Arco TARDELLI Marianna † Vergemoli (M. Carrara) TARIZZO D. Giuseppe Gugl. † Prascorsano (Torino) TATINI Teresa † Bagnacavallo TEDESCO Giulia † S. Ilario Ionio TERZAGO D. Giuseppe † Postua TESSA Margherita † Castagnole P. (Torino) TIRABOScHI Stefano † Zambla (Bergamo) TODISCO D. Francesco † Bisceglie TRANI Pasquale + Gagliano del Capo. VAGLIASINDI FISAULI Illuminata † Randazzo VANELLA Serafino † Modica VANINI in BAGINI Maria † Carona (Bergamo) VASCON Nerina † Urbana VENTURI V. BONASSi Annetta † Rovato VIGNOLA Domenico † Civitavecchia VISSIO Maddalena † Rosales (Argentina) VIVALDI Rosa † Savona

VOLPI Giuseppe † Monza ZAMBELLI Luisa † Torino

ZAMPEDRI D. Antonio † Bersone (Trentino) ZANARDI D. Davide † Gaverina (Bergamo) ZANAZZO Ing. Francesco † Spezia ZANETTI TUENA Emilia † Annunziata ZIEGER D. Francesco † Trento.

BEVILACQUA Conte Pietro † a Verona.

BRESCi Enrico † a Prato Toscana.

CASAGRANDE Don Antonio † Gaiarine (Treviso). CHIOCCARELLO Don Enrico † a Verona. COLONNETTI Vittoria † a Torino. COVA BONARDI Teresa + a Cassolnovo (Pavia). CRAVERO Don Domenico † a Brossasco (Cuneo). DARBESIO Giuseppa † a Druent (Torino). FARAVELLI Eligio † a S. Maria della Versa (Pavia). FEA Can. D. Domenico † a Testona (Torino). FRANZON Lucia † a Schio (Vicenza). GALLO Margherita † a Vigliano Biellese. GERARD Sofia † a Verona. GIANTI Giuseppina † a Villar S. Costanzo (Cuneo). GORINO CAUSA Giuseppina † a Torino. HENRY Luigia † a Torino. JEANTET Giovenale † a Cogne (Aosta-Torino). MAGLIONE Antonietta † a Laigueglia (Genova). MINA Cristina † a Candide (Belluno). NIOLA Mons. Francesco Arcivescovo † a Gaeta. PONTA Don Giuseppe † Ronco Scrivia (Genova). REY Mons. D. Felice † a Trivero (Novara). SCOLA Maria † a Vivate (Como). TRAVERSA Caterina † a Magliano d'Alba (Cuneo). VIALE Giacomo † a Torino. VIOTTI Don Gio. Batt. † a Lavone (Bescia). ZAMPARE Don Carlo † a Verona.