BS 1910s|1919|Bollettino Salesiano Settembre 1919

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLIII - N. 9   SETTEMBRE 1919

SOMMARIO

Il problema della gioventù abbandonata e l'opera dei Cooperatori Salesiani.

Il ritiro dei Cooperatori a Valsalice.

Nel Cinquantenario delle Associazioni degli Ex-allievi - Note e documenti.

Echi delle Feste di Maria Ausiliatrice in Italia e all'Estero.

Fatti e detti del Ven. Don Bosco: - XVI) Un'intervista col Vicario Apostolico di Alaska.

Son partiti i Missionari per la Cina.

Escursioni apostoliche di Mons. Giordano, Prefetto Ap. del Rio Negro (Brasile): II) Lungo il Rio Paporí. I Missionari Salesiani del Cuantung sul campo del lavoro (Note del Dott. D. Sante Garelli).

Tra gli emigrati italiani nell'Argentina e negli Stati Uniti.

Il Culto di Maria Ausiliatrice: Agli Ascritti all'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice - Pel 24 corrente - Grazie e graziati.

Riconoscenza al Servo di Dio Domenico Savio.

Note e Corrispondenze: Congresso di Cooperatori Salesiani a Cuyabà - Tra gli orfani di guerra: A Monte Oliveto (Pinerolo) - Tra i figli dei popolo - Notizie varie: in Italia: all'estero.

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

II problema della gioventù abbandonata e i Cooperatori Salesiani.

Di questi giorni giornali e periodici si sono intrattenuti, assai opportunamente, sul dilagare della delinquenza fra i minorenni e sull'urgente necessità d'alzare una diga per arrestare l'onda limacciosa, corrotta e corrompitrice. È bene che ne diciamo una parola anche noi, per ricordare ai Cooperatori la parte che spetta ad essi in questo lavoro di prevenzione e redenzione sociale.

Il problema della gioventù abbandonata, già grave prima della guerra, per il maggior abbandono in cui furon lasciati in questi anni i fanciulli e i giovinetti, desta ora tali preoccupazioni, che ne son tutti giustamente allarmati.

Il crescere del numero dei delinquenti fra i minorenni ha destato da sè l'allarme.

« La statistica-scrive G. Guasco nell'Avvenire d'Italia (1) - mette a nudo questa triste piaga e rileva che in Russia negli ultimi vent'anni i delitti commessi dai minorenni aumentarono del 22 per cento, in Prussia del 5o per cento, in Olanda raddoppiarono, in Spagna triplicarono, in Francia in cinquant'anni, quadruplicarono, e che in Italia vi è una dolorosa prevalenza sugli altri stati. Qui, secondo i dati statistici, da trentamila che erano nel 1892, aumentarono a ottantamila nel 1912. E nel 1914 ne entrarono in carcere, come condannati 2901, cioè 2783 maschi e 118 femmine al disotto dei 16 anni. Di essi 32 non avevano ancor 10 anni; 273 erano dai 10 ai 13 anni; 1024 dai 13 ai 16; e dagli atti ufficiali delle Carceri si rileva che dal 1° gennaio 1914 al 31 ottobre 1915 furono condannati undicimila bambini fra i 9 e i 14 anni, e che in questo periodo i minorenni, entrati nelle diverse case di pena, furono settantasettemila.

» Di fronte alla gravità complessa di questi dati, tolti dalle tabelle giudiziarie che ci offrono il quadro lagrimevole e sconfortante dei delinquenti minorenni come inquilini delle carceri e dei riformatori, lo scetticismo di coloro che non credono alla statistica deve arrendersi, perchè quali che siano gli errori di calcolo, di confronto e d'interpretazione di tali cifre, da esse risulta chiara ed indiscutibile, al di fuori della precisa verità numerica, questa verità sociale che oggi in tutto il mondo la gioventù è moralmente ammalata come non lo fu mali ».

Questo il fatto. Quali le cause?

«Questa piaga dolorosa e fatale - osserva il prof. Sighele - ci è data dalle grandi categorie dell'infanzia abbandonata:

1) L'infanzia materialmente abbandonata, cioè i trovatelli e gli orfani;

2) l'infanzia moralmente abbandonata, cioè i figli di quei genitori che non vedono nella loro prole che una losca speculazione e li spingono alla mendicità, al vagabondaggio, al furto, alla mala vita, o, per un'inversione delle leggi di natura, li odiano, e l'odio sfogano in sevizie e tormenti;

3) l'infanzia necessariamente abbandonata, cioè i figli di quegli operai che dovendo chiedere alla fabbrica, per la ferrea legge dell'industrialismo moderno, le ragioni della loro esistenza, sono costretti ad abbandonare per parecchie ore del giorno i loro bambini ».

A così gravi e dolorose constatazioni, non si può restare indifferenti e si è naturalmente spinti a invocare rimedi, e rimedi ampi ed efficaci. Quindi ottima cosa, secondo l'interpellanza dell'on. Bertini, sarebbe che il Governo stesso deliberasse « l'adozione senza indugio di

Più larghi Provvedimenti che valgano di remora al male e diano un assetto stabile ed efficace all'opera di Protezione e di assistenza dell'infanzia abbandonata » Ottima cosa, ripetiamo, ma sarà essa bastante? il di là che verrà la salute?

« Nelle opere di assistenza giovanile - nota egregiamente il prof. Rodolfo Bettazzi (1) - non vi è che una cosa che possa davvero raggiungere lo scopo ed è il sentimento religioso: e quindi l'unico provvedimento da prendere è far sì che lo spirito cristiano entri libero nei riformatori. Allora si che si rivedranno i miracoli di Don Bosco e della scuola di Bartolo Longo, e i riformatori riformeranno davvero. Se dunque davvero si chiede una riforma nell'organico per migliorare gli istituti di correzione, io ne propongo una semplicissima e d'infallibile riuscita: Creare in ogni istituto un Posto nuovo, da aggiugere in cima alla gerarchia, e darlo a... Gesù Cristo.

» Non ci illudiamo. Per fare un'opera di vera correzione, ci vuole che chi vi attende abbia nel cuore, calda e vibrante, la vocazione a quell'ufficio, e sappia per il bene dei corrigendi scordare ce stesso e disporsi a qualsiasi sacrificio, e conosca qual'è la vera medicina da dare ai fanciulli perchè uccida i germi del male che hanno nelle loro anime. Ma siccome la vocazione non viene che dall'Alto, e la forza del sacrificio e l'ardore per il bene del prossimo si alimentano soltanto dallo spirito cristiano, e la medicina che uccide i germi del male è Gesù Cristo; ne viene che se si vuole una riforma valida degli istituti di correzione, bisogna che in essi si lasci penetrare a larghi fiotti lo spirito di Cristo, senza frapporvi ostacoli e restrizioni in maniera che questo spirito penetri dappertutto e animi ogni azione che si compie.

» E badiamo che, affinchè ciò sia, non basta aprir la porta ai sacerdote perchè entri, sia pure con posizione privilegiata: giacchè l'opera sua può da altri essere avversata o distrutta. Senza far torto a nessuno, non tutti i sacerdoti possono essere un Don Bosco che colla sola sua presenza in pochi giorni di Esercizi Spirituali trasforma la Generala in un istituto di ragazzi docili ed ubbidienti. Bisogna che tutto il personale degli istituti secondi l'opera del sacerdote, perchè la Religione non è materia d'orario, e dev'essere dappertutto, come l'aria, per poterla respirare e farla penetrare in fondo all'anima. in altre parole l'istituto di correzione deve, se vuol corrispondere allo scopo, trasformarsi in un'opera religiosa....

» L'educazione, e quindi la correzione, sono opere religiose, che nessuna legge di costrizione realizzerà mai, e che si fa soltanto avvicinando al cuore dell'educando un altro cuore che in quello versi germi di virtù; opera che la sola religione è veramente capace di fare. Ogni altro mezzo è vano.

» E badiamo ancora che non basta migliorare i riformatori per togliere o scemare la delinquenza minorile. I candidati al riformatorio si preparano colla prima cattiva educazione, o colla mancata educazione. Bisogna quindi prevenire, e rendere la scuola sana e veramente educativa, luogo dove i bambini vadano volentieri, e volentieri accettino l'insegnamento che ricevono. Anche nella scuola, dunque, deve entrare Gesù Cristo: giacchè la scuola che ignora Cristo commette la più grande ingiustizia e si priva dell'unico vero mezzo di educare, e diviene per ciò contro Cristo (1) ».

Una cosa è dunque necessaria: educare cristianamente. Quest'ufficio spetta alla scuola, ma prima, e in sommo grado, alla famiglia.

Tratteremo di quest'argomento nei prossimi numeri. Rileviamo intanto, che non per nulla in così gran decadimento dell'autorità paterna e in questa quasi anarchia dei figli fin sotto il tetto domestico, il nostro Superiore Don Albera, al sorger dell'anno, lanciava a tutti i Cooperatori l'appello a un duplice omaggio alla Sacra Famiglia di Nazaret. Con la consacrazione delle famiglie a quell'Augusta Famiglia che dev'essere il modello delle famiglie cristiane, egli intende non solo di rinsaldare la cristiana autorità e le sollecitudini dei genitori per l'educazione dei figli, ma anche di promovere la docilità, il rispetto e la buona riuscita di questi; mentre con l'erezione di un tempio votivo alla stessa Sacra Famiglia egli vuol propiziare ai Cooperatori presenti la grazia di educare cristianamente i propri figliuoli, e rammentare ai futuri lo stesso dovere e lo stesso potente soccorso.

(Continua)

(1) Minorenni abbandonati e delinquenti (a proposito di un' interpellanza dell'on. Bertini). - Ved. num. del 18 agosto u. s.

(1) Ved. Il Momento di Torino, del 25 agosto u. s.

(1) Perchè la scuola possa svolgere la sua missione educativa, fa d'uopo vigilare anche sui libri di testo. Il dare in mano agli alunni « buoni Libri di testo », buoni sotto ogni lato, tanto dal lato scolastico, come dal lato educativo, è un'opera santa, che amor di Religione e amor di Patria ci spronano a promuovere più efficacemente che ci sia possibile. Raccomandiamo quindi ai sigg. Maestri e Insegnanti l'adozione dei testi scolastici editi dalla Libreria della Società Editrice Internazionale di Torino.

Il Ritiro dei Cooperatori a Valsalice.

Il Ritiro spirituale, indetto per i Cooperatori Salesiani dal 13 al 17 agosto presso le care tombe di Don Bosco e di Don Rua in Valsalice, ebbe il più consolante successo.

Sessantuno furono gli intervenuti, da tutta l'Italia Settentrionale e qualcuno anche dalla Toscana.

Il sig. Don Albera si recò a visitare il fervoroso drappello la mattina del 16 agosto, anniversario della nascita del Ven. Don Bosco; e, pregato da essi, celebrò la S. Messa in suffragio di tutti i Cooperatori defunti, particolarmenti per quelli che negli anni antecedenti avevan preso parte allo stesso Ritiro.

Detta Libreria è pronta a inviar gratuitamente una copia dei suoi testi a quegli Insegnanti, che direttamente ne facciano richiesta (Corso Regina Margherita 176, Torino) a scopo di adozione.

Nel Cinquantenario delle Associazioni Ex=Allievi.

Note e documenti.

I. Un circolo di Ex-Allievi nel lazzaretto di Agua de Dios (Colombia).

Al prof. cav. Piero Gribaudi, Presidente della Federazione Internazionale degli Ex-Allievi degli Istituti Salesiani, è pervenuta da Agua de Dios (Colombia) la seguente notizia:

« ... Qui dove la sventura raduna gli esseri più disgraziati del mondo, si è costituito un Centro (un Circolo) intitolato « Don Bosco », formato dagli Ex-allievi lebbrosi. La lebbra infatti, che non ha riguardi a nessuna categoria sociale, ha fatto disgraziatamente varie vittime anche tra loro.

» Per nostra immensa fortuna l'Opera Salesiana ha steso le sue gloriose ali fin qui: così quelli che furono in tempi migliori i nostri educatori, si sono costituiti adesso, e in mezzo all'oribile disgrazia che ci consuma, nostri ottimi ed amorosi padri.

» Sotto la loro direzione il Centro D. Bosco è diventato un asilo, dove troviamo amore, protezione, e fin anche divertimenti.

» Però alle volte ci assale un dubbio funesto. Ci domandiamo a vicenda: il nostro Centro verrà ammesso a far parte dell'Unione Internazionale? Scusi, ottimo signore, il nostro dubbio, che in noi e nelle nostre circostanze è più che naturale. Prima ed anche dopo di vedersi ridotto a una vita di ostracismo, il povero ammalato è vittima di molti e ben dolorosi disinganni.

» Ci consola il pensare che D. Bosco è Padre comune e che i suoi figli sono tutti fratelli: che fu lui che inspirò il primo e insigne nostro benefattore, il rev.mo Don Michele Unia di s.- m., che si sacrificò nel nostro servizio, coll'indimenticabile D. Evasio Rabagliati, coi compagni loro carissimi D. Raffaele Crippa e D. Luigi Variara. C'infonde coraggio anche l'aver saputo che la Commissione pel monumento a D. Bosco, che sorgerà nella bella Torino, con pensiero che rivela non solo gentilezza, ma amore verso di noi, ha voluto che un gruppo di cotesto monumento rappresentasse un lebbroso, come simbolo eterno della nostra gratitudine verso l'Opera Salesiana.... »

"Federazione „ l'organo della Federazione Internazionale degli Ex-allievi di Don Bosco, riferendo cotesta nobilissima lettera, commenta:

Il vostro timore è quasi un'offesa per noi, sventurati fratelli: voi ci siete cari più di tutti perchè il vostro Centro ci richiama, colla compassione della più grave sventura, il ricordo di quei veri eroi che a voi portarono il conforto della Fede nel nome di D. Bosco. Voi siete il titolo più glorioso della nostra nobiltà. ... »

II. Consolanti segni di rinascita.

"Federazione„ nel suo n.° 20 (Maggio-agosto 1919) accenna sommariamente alcuni segni di rinascita nell'organizzazione delle varie Associazioni di Ex-Allievi. È bene registrarli.

Sia pure offuscata da qualche nube, e incerta nei primi passi, la fratellanza fra i popoli accenna a stabilirsi, mentre la intima fraternità fra gli ex-allievi salesiani di tutto il mondo riprende la forte vitalità e il dolce incanto dell' ante-guerra.

Uno dei primi segni della rinascita lo abbiamo nei numerosi convegni che ebbero luogo nei tre mesi trascorsi. I reduci dalle trincee e dalle caserme risposero con entusiasmo e con sacrificio alla voce amica che li chiamava al dolce nido dove si era maturata la loro educazione cristiana. Cadute ornai quasi completamente le barriere innalzate dall'odio, gli ex-allievi, che in Don Bosco avevano saputo trovare un punto d'unione al di sopra e al di là delle competizioni politiche, già si stringono e si stringeranno le mani nel Belgio, nella Francia, nella Polonia e nei territori dell'ex-impero austriaco. Noi salutiamo questi convegni come la più evidente prova della nostra vita e dell'indelebile orma impressa nei nostri cuori dall'educazione salesiana. Gli ex-allievi delle nazioni che non furono funestate dalla guerra e che non sospesero i locali convegni, li vanno intensificando con lodevole impegno, degno di imitazione. Così le repubbliche del Centro e del Sud America, così i numerosi centri della Spagna acclamarono nelle loro tornate al nome glorioso del Padre.

Un secondo segno di rinascita l'abbiamo nei moltiplicati fogli locali, che servono di vincolo fra gli ex-allievi di un dato collegio:.., il « Don Bosco» che esce mensilmente a Montevideo, organo degli ex-allievi dell'Uruguay e Paraguay (Maldonado, 2125): « O Monitor », pure organo mensile degli ex-allievi della federazione brasiliana, che da sei anni esce a S. Paolo (Liceo Salesiano), dove da un anno esce pure un organo mensile per gli ex-allievi studenti « O Lyceu »: il periodico « Ex-alumnos de Don Bosco » pubblicazione trimestrale che da due anni esce a Rodeo del Medio (Argentina-Mendoza) »: la ricca pubblicazione « Juventud salesiana » (Valencia), che unisce periodicamente le 15 associazioni locali della Spagna, nella quale non mancano organi particolari, come « Nuestro Auxilio » che da otto anni esce in Ciudadela, nell'isola di Minorca, e « El Ex-a lumno » che esce a Béjar. A Parigi la « Chronique du Patronage St. Pierre », (rue des Pyrénées, 276) mantiene il fuoco sacro fra gli ex-allievi della Francia settentrionale, mentre l'attivissimo gruppo di Marsiglia pubblica pure uno speciale periodico. Nel Belgio riprende le pubblicazioni il periodichino « Echo de l'lnstitut St. Raphael (Sougnez-Aywaille); gli amici di Orano pubblicano mensilmente « L'Union » (rue de l'Arsenal, 28); l'Italia meridionale pubblica da tre anni « L'Eco dell'Oratorio », organo del Circolo degli ex-allievi Giovanni Bosco (Catania, via Teatro Greco, 32); a Bologna, mensilmente esce « Charitas » (via Jacopo della Quercia, 1); a Milano il « Don Bosco », periodico mensile, dà larga parte al nostro movimento. Ci giunge all'ultimo momento da Rio Janeiro (Rua Barao do Rio Branco, 10) il primo numero di « O Mensajeiro », organo mensile dell'Associazione antichi allievi di quella capitale.

Sono dunque una quindicina i periodici che si fregiano del titolo di ex-allievi salesiani. Noi collochiamo questo fra uno dei più consolanti segni <li vita, mentre ci auguriamo di veder crescere i linimero di questi organi minori, ai quali fraternamente facciamo due raccomandazioni:

io Si cerchi di mantenere integro lo spirito di Don Bosco che è spirito di fattiva carità, di squisita dolcezza e cortesia, di sincero amore per le classi popolari e umili, lontano e guardingo, per tradizione e per principii, da ogni divergenza e competizione politica.

2° Si intensifichino la propaganda e le sottoscrizioni per il monumento a Don Bosco che speriamo, di veder inaugurato nel prossimo anno 1920. A tale scopo " Federazione,, riapre le sue colonne per riferire le offerte che perveranno al Comitato promotore ed esecutivo (Via Consolata, 2 - Torino).

III.

II discorso del Comm. Prof. Costanzo Rinaudo alla cinquantesima dimostrazione filiale.

29 giugno 1919 (1).

Io parlo a nome, se non dei tempi preistorici, quando errante nei prati di Valdocco Don Bosco, pastore d'anime, guidava il primo drappello dei giovinetti da lui raccolti, almeno dell'età patriarcale, quando le leggi regolatrici dell'istituzione salesiana non erano ancora scritte, assenti i registri, ignoti i bilanci, irregolari e incerte le provvisioni; - eppure si viveva lieti e giulivi come gli uccelli tra le fronde e le frasche primaverili, incuranti del domani, perchè infiammati di fede-profonda, indiscussa nel Padre comune, sul cui capo vedevamo brillare l'aureola della Divina Provvidenza.

Parlo a nome di compagni antichi, di cui pochi sopravvivono, io forse il più anziano dei presenti, quando D. Bosco fiorente nella sua maturità, contava appena 43 anni, giocava co' suoi figliuoli, padre, ed amico, sorvegliando, accarezzando e dirigendo: quando il chierico Rua, appena ventenne, s'improvvisava con diurno e notturno lavoro nostro maestro di greco e di storia: quando il venerata attuale Rettore Maggiore, Paolo Albera, tredicenne, sedeva accanto a noi sui banchi della scuola in quella semplicità modesta, che fu ed è l'impronta più simpatica del suo carattere.

Ebbene, a nome di questi veterani, o cari giovinetti, io vi dico, che la voce nostra, sebbene ricordi giorni ornai molto lontani, non s'è affievolita, non è meno vibrante e commossa delle più giovani armonie; perchè col tempo la nostra ammirazione devota si avvivò di sempre crescente ardore nella visione della rapida ascensione salesiana, perchè la riconoscenza, ch'era nella giovinezza sentimento naturale e quasi inconscio, maturò e divenne ragione consapevole della grandezza del benefizio religioso e sociale, e perchè il cuore commosso si accese d'amore sempre più intenso per l'idea divina ispiratrice e per gli uomini che con tanta altezza di pensiero e grandezza di animo la tradussero in atto, diffondendola fra tutti i popoli della terra.

Sì, per noi e per tutti i cuori generosi fu e sarà nei secoli poesia e fascino l'ideale eroico, cristiano ed umano, alla cui attuazione Don Bosco ed i suoi successori donarono tutto, tutto subordinarono e sacrificarono. L'ideale della rigenerazione morale e religiosa della gioventù fu ed è il fuoco centrale della loro esistenza eroica, la fiamma in cui si consumò e consuma la loro individualità, l'obbiettivo unico, a cui vollero e seppero convergere tutte le energie dell'anima con un'intensità, che trascende la comune possibilità, e che umilmente ripetono da Dio solo, di cui si considerano missionari.

Don Albera mi scuserà, anzi nella bontà ed umiltà dell'animo suo forse mi ringrazia, se oggi, festa sua onomastica a tutti carissima, mentre sgorgano dal cuore gli augurii, anzichè richiamare alla vostra amorosa attenzione le virtù sue e la mirabile opera compiuta in mezzo secolo di attività salesiana, io quasi lo nascondo, accomunandolo però nell'omaggio di gratitudine profonda degli antichi allievi dell'Oratorio verso l'istituzione, ch'egli regge con tanta sapienza, e verso il suo venerabile fondatore Don Bosco e il primo santo interprete del suo pensiero Don Michele Rua, essendo la gratitudine l'anima delle associazioni federate degli ex-allievi di D. Bosco, sparsi per tutto il mondo, il loro suggello, direi quasi la parola d'ordine del fraterno riconoscimento; ma riconoscenza non di parole, bensì di atti rispondenti alla sua causa ispiratrice.

Cari giovinetti, voi che le anime innocenti e buone aprite alla vita per la missione che vi sarà affidata da Dio, serbate caro ricordo imperituro di questa ora memoranda, perchè essa canta l'inno universale della riconoscenza, che, espresso in lingue diverse fra tante genti beneficate dall'Opera salesiana, e in vario tono fra i rappresentanti di parecchie generazioni, armonizza tutti i sentimenti in un grido solo, che erompe dal cuore «Viva eterna la memoria del Venerabile Don Giovanni Bosco e dell'angelico Don Michele Rua; conservi Iddio per molti anni ancora la vita preziosa, del Padre vostro amatissimo e amico nostro carissimo, Don Paolo Albera.»

Echi delle feste di Maria Ausiliatrice.

Ci pervennero altre relazioni di feste celebratesi in onore di Maria Ausiliatrice, con le più insistenti preghiere di pubblicarle. È l'Anno Giubilare dell'« Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice »; ed è naturale che dovunque, si sia gareggiato nel render più solenni onoranze a così tenera Madre. È perciò caro anche a noi soddisfare il desiderio dei benevoli corrispondenti.

In Italia.

Omaggi popolari - Preghiere ininterrotte ai piedi della Vergine - Cinque feste a Messina - La "Madonna degli studenti„ - Solennissime feste ad Adernò.

Nata sotto umili auspici nel 1904, come tutte le opere buone e sante, la solennità di Maria Ausiliatrice a RIVALTA TORINESE andò sempre più sviluppandosi e riaffermandosi anche fra l'infuriare delle armi e i dolori della guerra. La festa si celebra sempre la 1a domenica di agosto. Preceduti dalla novena fatta innanzi al monumento della Madonna di Don Bosco che campeggia nel Borgo Maria Ausiliatrice, e dal triduo con predicazione in parrocchia, hanno luogo festeggiamenti religiosi e civili, i quali durano parecchi giorni con grande concorso di popolo anche dai paesi vicini. Apposito comitato oli soci volenterosi, sotto la presidenza del rev.mo sig. Arciprete e sotto la guida dell'infaticabile promotore, il prof. Gino Bernocco, e dei Salesiani locali, pensa ogni anno a riaccendere gli animi in modo che tutti i numeri dello svariato programma apportino del gran bene spirituale agli abitanti dell'ameno paesello e di larga zona della fiorente regione prealpina.

Quest'anno la festa ebbe il carattere di ringraziamento per la vittoria e per la quasi totale incolumità dei soldati rivaltesi. La funzione ufficiale con intervento del Sindaco, della Giunta, degli ex-militari in divisa, di tutti i sodalizi coi rispettivi vessilli, delle Compagnie religiose con a capo il priore della festa, sig. Comm. Avv. Ferdinando Bocca, Presidente della Camera di Commercio di Torino, e la priora, signora Milano, nonchè colla partecipazione di tutti gli orfani di guerra dell'Istituto « Domenico Savio » di Grugliasco, ebbe corona colla processione solenne attraverso le vie del paese, bellamente pavesate a festa e imbandierate. I festeggiamenti furono coronati da una fantastica e artistica illuminazione del Borgo Maria Ausiliatrice e si chiusero con giochi e gare popolari e con due riuscitissime rappresentazioni drammatico-musicali all'aperto su di un palcoscenico improvvisato.

Predicatore forbito ed efficace fu il Sac. prof. D. Umberto Dalmasso, Missionario Salesiano, partito dopo pochi giorni per la Cina. Della riuscita, del gran bene che da quindici anni apporta la festa di Maria Ausiliatrice a Rivalta ne va lode a tutti i soci del Comitato e al rev.mo sig. Arciprete, che è fervente Cooperatore Salesiano.

ALBIGNASEGO (Padova), che da vari anni onora Maria Ausiliatrice per lo zelo del rev. sig. Don Antonio Schiavon, Parroco e Vicario Foraneo e del cappellano D. Gaetano Fertile, a cominciare dal 1915, ad ottenere l'aiuto e le benedizioni celesti sulla nostra Patria, ne cominciò anche a celebrare solennemente là festa. Quest'anno, la volle preceduta da un mese di predicazione, dal 25 aprile al 25 maggio. Solennissime furono le sacre funzioni, con musica sacra, discorso del rev. D. Sebastiano Fabbian, e canti corali. Le Figlie di Maria si diedero il turno, insieme con altre pie persone, a passare un'ora in preghiera innanzi la Vergine Santa, l'Ora di venerazione (come ci scrivono), per tutto il giorno.

A NOVARA, nell'Istituto dell'Immacolata, a comodità dei numerosi intervenuti - antiche allieve ed oratoriane - che a mala pena poterono accogliere in due riprese la Cappella Interna dell'Istituto ed i coretti adiacenti, vennero celebrate due S. Messe con Comunione generale infra Missam, durante le quali si eseguì buona musica liturgica. Nel pomeriggio, compiute le funzioni religiose, si svolse nel teatrino, davanti a numeroso e scelto pubblico, un riuscitissimo saggio di Storia Sacra dell'antico e Nuovo Testamento, con geniali intermezzi di canti, suoni, declamazioni e quadri storici di occasione. Coronavasi così il corso di quelle lezioni di Religione, iniziatesi con particolare propramma, tre anni fa, altamente encomiate da Sua Eccellenza Rev.ma Monsignor Giuseppe Gamba nella Gara Catechistica del 1917 e nel Saggio Catechistico del seguente 1918. Precedenti impegni, quest'anno, impedirono l'intervento di Mons. Vescovo, che fu rappresentato dal rev.mo Monsignor Melchiorre Barberis, Canonico della Cattedrale, assistito, dal Direttore dell'Istituto Salesiano e da altri Reverendi Sacerdoti della città, che ebbero i più lusinghieri encomi per la spigliatezza coli cui le educande e le giovani oratoriane, partecipanti alla gara, assolsero il loro impegno d'onore. Anche gl'intervenuti che stipavano letteralmente il salone e la loggia, ne seguirono con ripetuti applausi lo svolgimento e gli indovinati intermezzi, fra cui, di effetto sorprandente, la veduta di « Gesù che dalla barca di S. Pietro parla alle turbe. »

Le parole di chiusa di Mons. Barberis sintetizzarono il più lusinghiero compiacimento e auspicarono a tutti, dallo studio della Dottrina Cristiana, il conforto di quella fiducia serena e di quella pace vera di cui si sente ogni giorno più vivo il bisogno e che solo si può trovare nell'avvicinarsi a Dio.

A BORDIGHERA-TORRIONE - ci scrivono - il 24 maggio si celebrò nella nostra Chiesa la pia pratica della Corte di Maria, a cui parteciparono con vero slancio e fervore tutti i parrocchiani e gli istituti religiosi dei dintorni. Sorrideva dall'alto la cara Madonna fra miriadi di luci. Tutti, alti e piccoli, giovani e vecchi, abbiamo sentito in quel giorno più profondamente nel cuore la fortuna di avere una Madre così potente nel Cielo, e l'abbiamo invocata con nostalgico desiderio.

Nel pomeriggio del giorno 29 poi, sempre ad onore della Vergine Ausiliatrice, si svolse, nell'ampio cortile dell'Istituto una riuscita accademia musico-letteraria. La parte musicale fu sostenuta dalle alunne interne ed esterne.

In fine la prima domenica di giugno si chiuse il mese mariano con una processione solenne, a cui parteciparono in corpo tutte le Compagnie religiose della Parrocchia.

Tenne il discorso, con parola calda e vibrata, il rev.mo signor Canonico Don Luigi Anfossi, che illustrò il valido aiuto che la nostra cara Madonna sempre diede al popolo d'Italia nelle guerre che attraverso ai secoli combattè contro i suoi nemici.

A MARINA DI PISA presiedette tutte le sacre funzioni l'Em.mo Card. Maffi. Al mattino celebrò la messa della Comunione Generale, rivolgendo ai fedeli, specialmente ai fanciulli e alle fanciulle che si accostavano per la prima volta al celeste banchetto, la più calda esortazione ad amare con affetto sempre più profondo e sincero N. S. Gesù Cristo. Alle io l'Eminentissimo amministrò la S. Cresima ai bimbi, e, dopo belle parole di circostanza, assistette alla messa solenne celebrata da Mons. Calandra. Nel pomeriggio prese di nuovo la parola Sua Eminenza per esortare i numerosi fedeli alla divozione verso Maria Auxilium Christianorum.

A TODI fu festa solennissima nella Chiesa del Campione. Nelle tre sere precedenti, dopo la recita del Rosario e un breve discorso del predicatore del mese di maggio P. Alberto Sesta, domenicano, vi fu funzione solenne con litanie e Tantum ergo in musica. Nel giorno della festa, Mons. Vescovo celebrò la Messa della Comunione generale, a cui presero parte numerose giovanette.

La sera lo stesso Mons. Vescovo compì la cerimonia di nuove ascrizioni alla Pia Unione delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Quindi il rev. P. Sesta disse delle glorie della Vergine, invocata sotto il titolo di Auxilium Christianorum, facendo rilevare in modo speciale la protezione dell'Ausiliatrice nelle opere promosse e dirette dalla Società Salesiana. Dopo il canto in musica delle Litanie e del Tantum ergo, Mons. Vescovo impartì la benedizione con il Venerabile.

A MACERATA, il giorno di Maria Ausiliatrice tenne conferenza ai Cooperatori nella chiesa Collegiata di S. Giovanni il ch.mo D. Antonio Buttanazzi, Missionario del Preziosissimo Sangue, oratore del Mese Mariano.

A SAN SEVERO, nelle Puglie, - scrive il corrispondente del Corriere d'Italia del 3 giugno - dopo le feste cinquantenarie celebratesi l'anno scorso in cattedrale in onore di Maria Ausiliatrice con tutta la pompa del rito religioso, è rimasta viva nei fedeli la devozione alla Madonna di Don Bosco, ed abbiamo potuto notarlo nelle funzioni che si svolsero ultimamente all'Oratorio Salesiano.

Durante il triduo che cominciò il 21 maggio ci furono pellegrinaggi e comunioni generali dell'Associazione delle Guardie d'onore del Sacro Cuore, dell'Orfanotrofio femminile e delle Associazioni annesse, e delle Figlie di Maria dell'Ospedale. Sabato 24, alla Messa celebrata dal Can. Santagata, si ebbero molte Comunioni. Nel pomeriggio il panegirico fu detto con grande erudizione e foga oratoria dal dott. arc. Aristide Garganico, e Mons. Vescovo don Gaetano Pizzi impartì la trina Benedizione. Domenica parteciparono alle funzioni i rappresentanti delle Associazioni maschili con bandiere. Durante il triduo e alla domenica tennero discorsi di occasione i canonici D'Angelo e Galante e il sac. Canelli. Lunedì mattina messa, comunioni e preghiere pei defunti ascritti ed ascritte all'Associazione di Maria Ausiliatrice. Nel pomeriggio ci fu la Conferenza Salesiana, e Don Canelli parlò dei doveri speciali dei Cooperatori e delle Cooperatrici nel dopo guerra secondo il programma indicato da Benedetto XV ai presidenti delle Giunte Diocesane, cioè cura ed istruzione dei fanciulli, protezione e savio indirizzo agli operai e buon uso del denaro da parte delle classi agiate per tutte le opere di bene a vantaggio della gioventù. Per la circostanza l'altare della Madonna era tutto adorno di ceri e di fiori, ed il cortile illuminato a luce elettrica, specie l'aiuola che circonda la statua di Maria Ausiliatrice.

A MESSINA la festa di Maria SS. Ausiliatrice fu celebrata in cinque luoghi diversi, con vera solennità.

Il 18 maggio l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nel Quartiere Giostra, onorò la Madonna di Don Bosco con una bella religiosa manifestazione, culminante nella Comunione Generale e nella simpatica accademia del pomeriggio, che fu un inno di fede e di amore alla Gran Vergine Ausiliatrice.

Il 25 maggio si svolsero contemporaneamente imponenti funzioni nella parrocchia San Leonardo retta dai Salesiani, nella parrocchia di S. Giuliano ufficiata dai PP. Minori e nell'Istituto S. Giuseppe, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. I fedeli accorsero in gran folla nelle rispettive chiese per implorare da Maria grazie e favori, e fu grande la divozione con cui la folla partecipò allo svolgimento dei sacri riti. Nella parrocchia di S. Giuliano la festa ebbe una speciale grandiosità per i sontuosi apparati, per l'intervento di Mons. Arcivescovo e per la imponente processione del simulacro di Maria Ausiliatrice, che, nel pomeriggio percorse le vie di Messina fra un'onda di popolo acclamante, mentre fuochi di gioia e canti divoti rendevano più bello il trionfo di Maria.

Nel 1° giugno fu la volta dell'Istituto di San Luigi, retto dai Salesiani, e la festa volle essere un tenero omaggio alla Gran Regina delle nostre vittorie e un sentito ringraziamento alla Protettrice dei nostri soldati. I soci del Circolo Don Bosco, quasi tutti reduci di guerra, i giovanetti del Collegio e dell'Oratorio gareggiarono nel fervore dei preparativi, ma quel che più importa nello slancio della pietà. La Cappella dell'Istituto fu incapace a contenere la gran calca di giovani e di fedeli che parteciparono alla S. Mensa, nella messa celebrata da Mons. Arcivescovo D'Arrigo, non chè alla gran Messa solenne in musica.

Nel pomeriggio, per l'immenso popolo accorso, le sacre funzioni si dovettero svolgere nel grande atrio dell'Istituto, ornato con decoro. La commovente processione del SS. Sacramento, il canto del Te Deum, il commosso discorso di Mons. Scarcella, Direttore dei Cooperatori Salesiani di Messina, e la solenne benedizione eucaristica furono seguite con sentita pietà dalla gran calca del popolo orante.

Come consola il rapido incremento che prende in Messina la divozione a Maria Ausiliatrice!

A CALTAGIRONE - scrive il corrispondente del Corriere d'Italia - non fu solamente festa religiosa, tua solenne affermazione d'azione giovanile quella che ha meritato a Maria Ausiliatrice il nome di Madonna degli studenti, e ha soddisfatto tutta la cittadinanza, senza distinzione di colore.

« Dopo una novena solenne di preparazione nella Chiesa dell'Istituto, riccamente addobbata, i giovani studenti del Circolo « Don Bosco » e quelli dell'Oratorio la mattina del 24 maggio ricevettero da S. E. il Vescovo della città la S. Comunione; ed erano centinaia. Una pesca di beneficenza per il numero, la ricchezza e l'utilità dei premi, incontrò il gusto e l'interessamento del pubblico che esaurì i biglietti sino all'ultimo. La musica cittadina, dopo di aver accompagnato la processione per le vie principali, eseguì scelto programma musicale nel vasto cortile dell'Istituto, variamente e splendidamente illuminato, e infine verso le ore 24 fu impartita a numerosissimo popolo la solenne Benedizione del Santissimo. Cantarono i convittori e i soci del Circolo. Ma ciò che ha dato il tono simpatico e caratteristico della festa è stata la processione del Simulacro di Maria Ausiliatrice, a turno portata a spalla per la città dagli studenti delle scuole medie che formavano lungo corteo.

stato un trionfo sul rispetto umano, di cui è spesso vittima una gioventù fiacca, senza principi e senza entusiasmo... »

Scrivono da NUNZIATA (Catania) : « In questa ridente cittadina il 25 maggio, preceduta da un triduo solenne predicato dal Sac. Mariano Prof. Vecchio, Cooperatore Salesiano, fu celebrata per la prima volta la festa di Maria Ausiliatrice. Sebbene preparata in pochi giorni, riuscì a destare nei cuori un largo movimento di affetto verso la Madonna di Don Bosco. Si ebbero circa 400 comunioni. Nel pomeriggio l'oratore, ricordate le benemerenze di Maria Ausiliatrice in tutti i tempi, fece rilevare come questa divozione fu per il Ven. Don Bosco un programma, una bandiera, la preziosa eredità, che morente lasciò ai figli suoi. Si può con tutta verità affermare, che se i Salesiani hanno potuto così meravigliosamente diffondersi, lo si deve

all'Augusta loro Signora e Protettrice, la quale è è stata all'avanguardia di tutte le loro opere. A sera vi fu la processione del Simulacro, a cui prese parte tutto il paese, nonchè le educande delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le bambine dell'asilo e un bel numero di ex-allieve. Commovente l'addio alla Madonna, quando, terminato il giro, si ritirò nella cappella del Collegio. Il popolo non sapeva distaccarsi dall'affettuosissima Madre, che si era rivelata alla sua mente con una nuova impronta di sincero affetto. E nacque spontanea l'idea di festeggiare un altr'anno con maggiore solennità Maria Ausiliatrice. Si è subito costituita una commissione, che non mancherà di assolvere il suo impegno in modo da corrispondere all'aspettazione universale... ».

Da MODICA: « Questa città può chiamarsi - omai - la città di Maria Ausiliatrice. Il culto, la divozione e la fiducia nella simpatica Madonna di D. Bosco si affermano ogni giorno più nelle menti e nei cuori di questa buona popolazione sotto l'influsso di una serie ininterrotta di grazie spirituali, guarigioni insperate, pericoli scongiurati, problemi difficilissimi sciolti come per incanto, in virtù della benedizione di Maria Ausiliatrice e della Novena raccomandata dal Ven. Don Bosco. In quest'anno, cinquantenario della Pia Associazione di Maria Ausiliatrice, l'Augusta patrona delle Opere Salesiane è stata solennemente festeggiata in cinque chiese: S. Giovanni, S. Giorgio, S. Pietro, la Raccomandata, annessa all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e la Chiesa dell'Oratorio Ven. Don Bosco al Quartiere Milano-Palermo. Dovunque lo stesso entusiasmo, la stessa fede, gli stessi frutti di pietà cristiana. Sorga presto, com'è desiderio di tutti e secondo il voto dall'Eccellentissimo lentissimo Presule della Diocesi, un magnifico Santuario a Maria Ausiliatrice, capace di raccogliere nel mistico slancio della fede e dell'amore la moltitudine de' suoi devoti. »

Memoranda dimostrazione di cristiana pietà fu quella che diede ADERNO', in occasione delle feste centenarie celebrate il 15 giugno u. s.. Precedute da un solenne novenario, predicato dall'illustre oratore Can. D. Agostino Crocetti, nella Chiesa Madre, addobbata con raro. splendore, riuscirono imponenti e fruttuose. Ogni giorno vi fu scelta musica. Frequentarono la chiesa persone che da molto non ci entravano, e la mattina della Comunione Generale si videro accostarsi alla Mensa Eucaristica uomini e donne in gran numero, alcuni dei quali ne erano stati lontani fin da cinquant'anni. Le sacre funzioni furono più solenni per l'intervento di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Emilio Ferrais, Ausiliare dell'Em.mo Card. Nava. Una lunga relazione così continua

«Nel pomeriggio, alle 19.30, venne trasportato in processione il magnifico simulacro della Vergine Ausiliatrice. Vi presero parte varie confraternite con ricco stuolo di bambine vestite di bianco, la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice al completo, !'Istituto delle Salesiane di Biancavilla, i Chierici del Seminario Salesiano di S. Gregorio, varii rappresentanti delle Case Salesiane di Sicilia, il Capitolo della Collegiata e Mons. Vescovo, cui facevano corona vari paggetti splendidamente vestiti alla spagnuola.

» Appena uscito dal duomo il simulacro della Vergine, venne eseguito il tradizionale volo dell'Angelo che inneggia alla Vergine Santa. Largo fu il gettito dei fiori lungo il percorso della processione. La festa religiosa si chiuse coi Vespri solenni cantati dai chierici salesiani.

» Alla religiosa seguì una graziosa festa esterna. Il servizio musicale fu tenuto dalla banda di Paternò. Venne pure eseguito il tradizionale sparo di bombe con fantastici giuochi pirotecnici.

» Magnifico il piccolo santuario della Vergine Ausiliatrice nella Chiesa di S. Chiara, che, rifatto in questo anno, venne benedetto da Mons. Vescovo il giorno dopo la festa.

» Di tutto va lode al Rev.mo Can. D. Angelo La Noia, cultore appassionato della devozione a Maria Ausiliatrice, promotore delle feste centenarie.

All'Estero.

Tutti i paesi dell'Isola di Minorca si consacrano a Maria Ausiliatrice. - L'apposizione d'uno scettro d'oro all'immagine di Maria Ausiliatrice in Lima. - Duemila soci della Federazione della Gioventù Cattolica dell'Uruguay al Banchetto Eucaristico.

Dall'Estero pure ci giungono belle relazioni, alcune delle quali meritano di essere segnalate.

L'anno scorso, in occasione del Cinquantenario della Consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino e del XXV° di quello eretto a Ciudadela, nell'isola di MINORCA (Spagna), si compì la pubblica consacrazione della città e dell'isola a Maria Ausiliatrice. Quest'anno si rinnovò detta consacrazione in tutte le chiese dell'isola, con cerimonie memorande per la devozione con cui furori preparate e si svolsero. Ovunque l'atto devoto, compiutosi in forma ufficiale, richiamò le popolazioni alla mensa eucaristica in un trionfo mai visto di pietà e di religioso fervore.

A LIMA, nel Perù, il 31 maggio dopo aver pontificato la messa solenne, Sua Ecc. Rev.ma Mons. L. Lauri, Nunzio Apostolico, in abiti pontificali, benedisse ed appose uno scettro d'oro massiccio (artisticamente lavorato e ornato di brillanti e di altre pietre preziose) all'immagine di Maria SS. Ausiliatrice, venerata nella chiesa salesiana. Mons. Chiarlo, Segretario della Nunziatura, diresse l'imponentissima cerimonia. Fece da madrina la Signora Isabella Panizo de Riva Agilero. Lo scettro venne donato da molte pie persone, riconoscenti alla Vergine Augusta per grazie ricevute e a Lei legate da tenerissima divozione. L'ispettore Salesiano Don Reyneri tenne il discorso di circostanza. Nel pomeriggio si compì una processione solenne. La brigata degli « Eploratori Peruani di Don Bosco » fece guardia d'onore alla venerata immagine, portata da un gruppo d'ex-allievi del Collegio Salesiano.

A MONTEVIDEO la solennità di Maria Ausiliatrice riuscì bella e grandiosa sotto ogni aspetto e la nota più simpatica e commovente fu data la domenica 25 maggio dalla Società della Gioventù Cattolica Uruguaya, composta in maggior parte di nostri ex-allievi. « Circa duemila giovanotti - scrive il direttore dei Collegio Don Bosco - empirono la nostra Cripta per la. Comunione Generale, cui si accostarono in omaggio a Maria SS. Ausiliatrice, Patrona o meglio Generalissima della Federazione della Gioventù Cattolica dell'Uruguay. Non s'era mai vista cosa simigliante, mai si era contemplato a Montevideo tale spettacolo. Il nostro Ispettore Don Gamba piangeva come un bambino per la consolazione ».

El Bien di Montevideo, rilevando in un lungo articolo il significato dell'imponente manifestazione, scrive:

«La Comunione Generale compiutasi nella Cripta del Santuario di Maria Ausiliatrice è uno di quei fatti che rimarranno scritti a caratteri indelebili negli annali della causa cattolica di questo paese: duemila giovani, rappresentanti di tutti i Circoli Giovanili, risposero al nobilissimo appello e parteciparono al più importante degli atti religiosi ». Nel gran cortile dell'istituto s'improvvisò quindi una adunanza, dove presero la parola vari oratori, ultimo Mons. Giuseppe Iohannemann, Amministratore Apostolico dell' Archidiocesi, che aveva celebrato la Santa Messa, il quale con frasi scultorie raccomandò a tutti di promuovere la divozione a Maria Ausiliatrice.

TESORO SPIRITUALE.

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria dal 10 settembre al 10 ottobre:

1) il 12 settembre, Nome di Maria;

2) il 15 settembre, i Dolori di Maria V.; 3) il 29 settembre, S. Michele Arcangelo;

4) il 7 ottobre, SS. Rosario della B. Vergine.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Die (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità e un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Fatti e detti di Don Bosco

Memorie inedite.

XVI. Un'intervista col Vicario Ap. d'Alaska.

Chi scrive ebbe recentemente il grande onore di un'intervista con Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Raffaele Crimont S. J. Vicario Ap. di Alaska. Questo zelante prelato si è dedicato alle fatiche del missionario fin dalla sua ordinazione, prima per alcuni anni tra gli Indii delle Montagne Rocciose, e più tardi nelle regioni glaciali dell'Alaska. Egli ora è nell'Est, allo scopo di ottenere fondi dalla pubblica carità, con i quali fronteggiare certe intraprese a beneficio del suo gregge, sparso sopra un territorio quasi eguale in estensione al territorio degli Stati Uniti.

Come il Vescovo Crimont conobbe il Venerabile D. Bosco.

Quando io seppi che il giovane gesuita era stato in rapporto col Ven. Don Bosco, il grande Taumaturgo d'Italia, il mio interesse raggiunse il colmo, poichè, sebbene avessi letto e scritto di questo miracoloso Prete di Torino, e conservato un ardente divozione verso di lui per quasi tutta la vita, io non avevo mai incontrato uno il quale lo avesse conosciuto o per lo meno gli fosse venuto in contatto en Passant. Il gentile Prelato mi diede volentieri informazioni sulla fugace conoscenza che egli ebbe coll'Apostolo della gioventù; e mentr'egli parlava, io ero colpito dal suo accento, dal suo contegno, e dallo spirito di riflessione che pareva dominarlo, poichè tutto in lui manifestava come quell'incontro avesse profondamente influito sulla sua vita, e fosse rimasto durante 36 anni un ricordo vivo e consolante.

Il Vescovo Crimont è nato nel villaggio di S. Acheul lez Amiens (Francia) nel 1858.

Alla fresca età di otto anni fu privato delle cure della sua pia madre, che morì di colera nel 1866. Terminata la sua educazione nel 1875, all'età di 17 anni entrò nel noviziato dei Gesuiti di S. Acheul, allora e fino all'espulsione delle Congregazioni religiose da parte del Governo francese, una delle primarie e più fiorenti case della Compagnia di Gesù.

Pochi anni di fervente osservanza delle regole proprie di detta associazione, cagionarono un declinare della sua salute, che non era mai stata troppo robusta; e a ventidue anni egli era già completamente minato. Un esaurimento nervoso - per un mese intero passò le notti insonni - lo portò alla soglia della tomba: era spedito dai medici, i quali dichiararono che non aveva più di tre settimane di vita.

A Lilla.

Circa questo tempo una pia signora di Lilla, la signora Decosser, celebre per le sue opere di carità, tra le altre la fondazione del Convento della Visitazione di Roubaix, domandò il permesso al Provinciale di curare l'ammalato nella propria casa, come effettivamente aveva guarito il proprio figliuolo Gesuita, Luigi Decosser, in eguale pericolo di morte. Ottenuto questo favore, tutte le cure materne e gli ampli mezzi non riuscirono all'intento di restituire il giovane suddiacono ai suoi studi e ai vari obblighi del sito istituto.

In questo tempo, 1883, il grande apostolo di Torino, quasi sfinito dalle fatiche e parzialmente cieco, faceva un giro per la Francia allo scopo di trovare i fondi per la Basilica del Sacro Cuore in Roma... grande e laboriosa intrapresa destinata ad essere l'ultima della vita del meraviglioso, lavoratore. Non appena la notizia del suo avvicinarsi a Lilla giunse alle orecchie della signora Decosser, costei stabilì d'invocarne i miracolosi poteri in favore del suo gesuita ammalato.

Il mattino dopo il suo arrivo a Lilla, Don Bosco celebrò la Messa nella chiesa delle Dame del Ritiro. Numerose dame influenti erano presenti nella chiesa, che era gremita.

Il giovane suddiacono, Giuseppe Crimont, aveva ottenuto il privilegio di assistere Don Bosco, la cui semicecità gli rendeva necessario l'aiuto di un altro durante tutta la messa. Non appena Don Bosco ebbe varcata la soglia della sacristia, la folla gli fece ressa attorno, premendolo verso il santuario, per domandare la sua benedizione e baciargli la mano. Ad ogni passo una nuova folla lo accerchiava, cosicchè occorse un quarto d'ora per giungere ai piedi dell'altare e cominciare la messa.

La messa di un Santo.

« Io stavo accanto a lui, godendomi lo spettacolo, disse il Vescovo; ma che messa ! era une spettacolo unico; era la messa di un santo e la sua faccia risplendeva in modo soprannaturale. Il giorno seguente Don Bosco celebrò la messa nella cappella dell'Adorazione, cosidetta perché vi è continuamente esposto il Santo Sacramento.

Lo stesso entusiasmo, la stessa divozione del giorno prima. Io ebbi la fortuna di assisterlo e provai l'impressione della sua santità come nel giorno prima. Quando rientrò dal santuario, mi indirizzai a lui.

» Gli dissi che ero un giovane gesuita in cerca di salute e che desiderava domandargli un favore. Mi domandò che cosa volessi ed io risposi: - Desidero la forza sufficiente a rendermi atto ad essere inviato nelle missioni: io desidero essere missionario. -

« Figlio mio, replicò D. Bosco, affabilmente: lei riceverà questa grazia. Pregherò Dio a questo scopo, ogni giorno, nel mio ringraziamento dopo la S, Messa».

La promessa di Don Bosco compiuta.

E credette, Monsignore, che avrebbe ricevuto la grazia? » domandai io apertamente.

« Certamente lo credetti; io sapeva che avrei ottenuto la grazia promessa.

» Ricuperai la mia salute; e alcuni mesi dopo ero mandato al Collegio di S. Servais a Liegi (Belgio) per insegnare. L'anno dopo ero a San Heiler, il grande scolasticato della provincia di Francia, a proseguir i miei studi per il presbiterato. Durante la mia permanenza colà, udii parecchi particolari sulle missioni delle Montagne Rocciose, che erano tante ispirazioni per me e dopo la mia ordinazione, nel 1888, fui mandato dai miei superiori nelle Missioni presso gli Indiani, e più tardi, nel 1894, fui trasferito all'Alaska ».

Nel 1904 il Padre Crimont era fatto Prefetto Apostolico dell'Alaska: la prefettura fu innalzata a Vicariato nel 1916, e il nuovo Vescovo fu consacrato nella Cattedrale di S. Giacomo, Seattle, nella festa del Santo Apostolo, il 25 luglio 1917. Il suo zelo per le anime nella sua estesa diocesi, e la impossibilità di realizzarvi i progetti per chiese, scuole ed altri necessari allestimenti, l'hanno costretto a questo lungo viaggio.

«Abbiamo solamente venti preti e alcuni dei nostri poveri Indii vedono il prete una sol volta all'anno: è piccola l'istruzione che noi possiano dar loro in cosi ristretto spazio di tempo... ».

« Ma è difficile fornire dei preti adesso: il loro numero è stato ridotto dalla guerra »: diss'io.

« Io potrei procurarmi dei preti, se avessi il denaro per mantenerli, rispose Mons. Crimont, ma non abbiamo i mezzi di costituir loro un patrimonio ecclesiastico. Sinora ho raccolto solamente circa 200 sterline... ».

« E quante ne occorrerrebbero, Monsignore, per le sue attuali necessità ? »

« 25.000! » fu la pronta risposta.

« Don Bosco glie le darà senza dubbio » dissi io; «egli è certamente il patrono della sua grande missione dell'Alaska, dal giorno che le sue preghiere le hanno ottenuta la forza e il coraggio a sobbarcarsi a così eroiche fatiche apostoliche ».

M. S. PINE (1).

Son partiti per la Cina

i Missionari, che avevano preso congedo ai piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice il martedì santo u. s. Lasciavano Torino il 9 agosto e il 23 poterono salpare da Marsiglia.

Vogliano i buoni lettori assisterli nel lungo viaggio con quotidiane preghiere.

Un libro che merita diffusione.

Fra tutti i libri ci sembrano degni di particolar raccomandazione quelli che sono complemento o spiegazione popolare di qualche punto della dottrina Cristiana. Tra essi non esitiamo a collocare il trattato, semplice e in pari tempo esauriente,

pubblicato dal salesiano DON FERDINANDO MACCONO, intitolato: IL MATRIMONIO CRISTIANO.

La « Rivista di Letture » di Milano (nel numero 7, del 15-VII-1919) ne dava questo giudizio:

« Ecco un bel trattato, novissimo, elegante, pedagogico-religioso sul santo matrimonio, popolare dedicato agli sposi cristiani; quindi un utilissimo regalo per nozze, e un libro da suggerirsi agli sposi novelli.

Precede il libro la pagella, per ricordo della data di matrimonio. I libro è in due parti: la prima

« Istruzioni e consigli » ha una cinquantina di capitoli, e perciò tratta tutta la materia, sia in generale sia in particolare, riguardo al matrimonio, la sua natura, la sua indissolubilità, le sue doti, i suoi obblighi, come contratto e come sacramento, come vita intima e vita di famiglia, ed educazione dei figli. Molti capitoli hanno valore apologetico. Segue sempre ad ogni capitolo un esempio ben scelto.

» Un'appendice tratta del celibato e della vocazione religiosa.

» La parte seconda « Preghiere » è propriamente religiosa: una buona scelta di preghiere (o meglio una raccolta originale) per corrispondere alla scelta dello stato, per i bisogni particolari di esso, e infine preghiere varie, per la S. Messa, ecc.

» Raccomandiamo assai il libro, che è del resto assai utile, e perchè ricercato come regalo per nozze agli sposi cristiani».

(1) Dal Baltimore Catholic Rewiew del 15 marzo 1919.

LETTERE DEI MISSIONARI

Somma venerazione per il Missionario - Una futura cappella a Maria Ausiliatrice = L'incontro con un zelante Missionario dell' Uaupès.

fummo a Grillo-rapecuma, e pernottammo ad Aranà (Tarianos) il giorno 27. Attraversando nuove cascate, toccammo Bacate-igarapé (Pyratapuyos) ed arrivammo sul far della notte a Serrinha (Tucanos) il 28, e il giorno seguente (29) a S. Lucia.

Questi due luoghi sono uniti da stradicciuole in terra ferma. Hanno un non so che di pittoresco: le stesse malocche paiono d'aspetto più gradevole e le piantagioni più fiorenti. In uno converrà stabilire un centro per la nostra missione del Paporí coll'erezione di una Cappella.

Qui mi accadde un fatto che mi par degno di memoria. Sul far della sera, stava seduto in una delle malocche, circondato da una bella corona di ragazzi e dei loro parenti in seconda e terza fila, prendendo nota sul tacuino di parole ed espressioni in Tucano che mi suggerivano, meravigliati di vedermi scrivere e leggere e

RIO NEGRO (Brasile).

Escursioni apostoliche sugli affluenti del Rio negro.

(Relazione di Mons. Lorenzo Giordano, Pref. Apost.). II. (1) Nel Papori.

Il 27 agosto con nuovi marinari ci rimettiamo in viaggio pel Paporí. Siccome il fiume serve di confine fra il Brasile e la Colombia, il signor Emanuele Antonio di Albuquerque principiò il suo importante lavoro di censimento, ossia dell'enumerazione degli Indii della sponda destra, appartenente al Brasile.

Io approfittai delle riunioni per compiere la mia missione, celebrando la S. Messa, dirigendo la parola di Dio e amministrando battesimi. Nè lasciava di visitare le malocche degli Indii Colombiani, che mi ricevevano anch'essi con segni di rispetto.

Su questo fiume son innumerevoli le piccole cascate, a principiar dalla foce, obbligando sovente i naviganti a rallentare il viaggio.

ripetere le stesse parole con accento simile al loro, quando, approfittando di un momento favorevole, un ragazzo che battezzai il dì seguente col nome di Quintino, pose il dito sulla mia mano sinistra come per esperimentare la sensazione del tatto sopra il Missionario. Quanti eran d'attorno e videro l'atto, protestarono con gesti e voci contro quella... mancanza di rispetto al Padre, e il piccino ritirò precipitosamente il dito come se fosse rimasto scottato. Mi era già accorto che mi circondavano con tutto il rispetto, senza mettermi mai le mani addosso; ma era ben lontano dal supporre che giungesse a tal punto la loro delicatezza. Non è questa una bella lezione per gli stessi alunni dei nostri Collegi?

Da Santa Lucia fummo a Japíca-cachoeira (Pyratapuyos) e, il dì seguente (31), toccammo successivamente Japúra-igarapé, Jauacaca e

Piramirí-cachoeira, di fronte alla foce del Macú-Paranà (Pyratapuyos).

Il 1 settembre passammo a Tucunaré-cachoeira, e ci spingemmo avanti, in direzione di. Makíra-igarapé (Pyratapauyos). Mi piacque particolarmente il luogo e, siccome non aveva nome, gli diedi io quello di Maria Ausiliatrice. Il Tuchana (cioè il capo) mi promise di erigervi una cappella; e io Le confesso, amatissimo Don Albera, che durante la Santa Messa ebbi, come rare volte, momenti di forti emozioni. Voglia la Vergine Benedetta esser sempre Madre e Ausiliatrice a questi cari Indii posti sotto la sua protezione! Oh quanto ne abbisognano

Il dì seguente (2), passando per Jundià-cachoeira (Puratàpuyos), fummo a dormire a Palo-igarapé. Da questo punto fino al Rio Paca, confine del Brasile colla Colombia a nord-ovest, per quattro giorni di viaggio non s'incontrano che malocche di Tucanos, che hanno comunicazione per terra con gli Indii della stessa tribù del Rio Tiquié, da me visitati nella prima escursione. Attraversammo le cascate , del Carmine, si fece a piedi un buon tratto di cammino e, toccando Piraquàra, in faccia alla foce del Cuiú-cuiú-igarapé, si andò a pernottare a

Banquinho-poço.

Il 4, poco prima del tramonto, sbarcavamo in Cupína-cachoeira, o Monfort, dove ansiosamente desiderava di giungere per visitarvi i PP. Missionari degli Indigeni della vicina Repubblica, che vi hanno la residenza del Com missariato dell'Uaupés (Colombia). Venne infatti al nostro incontro il Superiore della Missione, il rev.mo Padre Umberto Damoisseaux, della Congregazione del Ven. Giuseppe Maria di Monfort. Ci abbracciammo come due fratelli che fin dall'infanzia non si fossero visti, avendo da molto tempo sospirato quel felice istante. Alla mente mi si presentò, in quel momento, il fatto della, visita di S. Antonio nonagenario al più che centenario S. Paolo nella Tebaide! Meno l'età, la santità e il deserto, vi era infatti del paragonabile tra l'incontro di due poveri Missionarii nelle foreste vergini della Colombia con quello dei due grandi Anacoreti nelle solitudini dell'Egitto. Lavoravamo anche noi pel regno di Dio nelle anime, quasi fuori del consorzio umano.

Non apparve il corvo portando il pane intiero (anche perchè nel Papori e nel Rio Negro non esiste pane di nessuna specie e non vi sono corvi); ma non mancò ciò che assai bene lo potè supplire, cioè il beiju?, fatto con fior di farina di mandioca, cui servì di antipasto un eccellente appetito e, per condimento della nostra cena frugale, la più cordiale espansione.

" Messis quidem multa... „ - Un altro caro incontro - Un difficile problema.

Quell'uomo, venerando per molti titoli, si trovava soletto nella modesta sua casa, a lato d'una bella chiesa, circondata dal villaggio indigeno in grande sviluppo. Pel bene delle anime egli ha distribuito il suo ridotto personale di tre Missionari, due nel lontano Rio Paduairí, affluente di sinistra dell'Uaupés, ed il terzo a due giorni di distanza nello stesso Paporí.

Io approfittai dell'incontro, prima pel bene dell'anima mia, poi per arricchirmi dei consigli e della lunga esperienza di quell'uomo di Dio in mezzo agli Indii. Ci trasmettemmo reciprocamente la giurisdizione per la celebrazione della S. Messa e l'amministrazione dei Sacramenti nelle nostre Missioni: e solo a notte avanzata ci separammo per prendere il riposo.

Di buon mattino, celebrata la Messa, ci separammo sperando di rivederci al mio ritorno dai confini della nostra Prefettura.

Da Cupina-cachoeira passammo a Esteio e a Iua-pixuna-cachoeira; e l'indomani (6) ad Uirapícachoeira, a Iuambí-cachoeira e a S. Giuseppe presso il Paranà-cachoeira, dove si trovava in missione il rev.mo P. Pietro Saverio Kok. Le confesso, rev.mo sig. D. Albera, che non mi fu possibile resistere alla sodisfazione di fermarmi secolui due giorni, quando seppi che lo stesso Padre doveva fra non molto visitare gli Indii Colombiani e che di buon grado si offriva a far una visita, in nome mio, agli Indigeni del Brasile. Oltre il bisogno che sentiva di riposo fisico e morale, desiderava pure consultare il R. P. Saverio intorno ai dialetti indigeni nei quali è assai versato. Lo zelante Missionario mattina e sera fa delle brevi istruzioni ai suoi neofiti, e durante il giorno lavora un poco da muratore con un domestico per finire la chiesuola ben avviata, ed è anche cuciniere, essendo Giulio, un interessante piccino di 10 anni, il suo aiutante da cucina e di sacrestia. Ci servimmo la Messa a vicenda, e celebrando io alla domenica (9), il buon Padre, per dare maggior solennità all'atto si aggiunse per accolito il caro Giulio cui mise un piccolo vestito, corto, sottile, leggerissimo. Il poverino resistette sino al fine sopportando quel peso, sebbene si sentisse più imbrogliato che Davide nell'armatura di Saulle; ma non appena terminò la Messa, non potendone più, se lo tolse e non conoscendo troppo bene la manovra per svestirlo, per far presto lo stracciò e lo lasciò appeso alla porta della cappella.

È tutto un problema anche questo a risolvere: obbligare gli Indii, nella loro foresta, a portar vestiti? Solo col tempo e colla pazienza si otterrà che questi figli di Adamo e d'Eva si assoggettino ad imitare i loro progenitori dopo il peccato, coprendo la loro nudità! Sarà una gran vittoria!

Sulla via del ritorno.

I miei compagni di viaggio erano arrivati a Trindade, a Pedra, alla foce dell'Aracaporí, ed a Paca-igarapé; e alla sera dell'8 si trovavano di ritorno in S. Giuseppe. Accomiatandomi dal carissimo P. Saverio (degno di questo nome), dal suo piccolo Giulio e dai buoni miei ospiti Tucanos, ripresi il viaggio di ritorno.

Non facendo alcuna, fermata nella rapida discesa, arrivammo, sull'imbrunire, a Cupinacachoeira, potendo ancor godere della così cara compagnia dei rev.mo P. Damoisseaux, che lasciai, con ultimo abbraccio, l'indomani (10).

E noi, in tre giorni, toccando Pato-Igarapé (11) Uacara (12), Aranr (13), giungemmo ad Jauaratécachoeira.

Era mio vivo desiderio di spingermi ancora avanti nell'alto Uaupés fino al Rio-Kerarí, ma tutto e tutti mi dissuasero. Era tentar l'impossibile per mancanza di mezzi di trasporto e di sussistenza.

Cominciammo quindi la discesa del Cayari, fermandoci nei punti stabiliti, come centri di riunione, per l'amministrazione del Battesimo.

Ci fermammo in Juquíra-rapecuma (13), in Busina-rapecuma, in Urubuquara (14) in Ipanoré (15), Uimí-igarapé (16) e a Tatapunha (17).

Sul far della sera del 18 giungevamo al nostro punto di partenza, a Bella Vista.

Eccole, amatissimo Don Albera, una pallida descrizione della mia seconda escursione nel

Cayarí fino ad Jauaraté-cachoeira ed al suo affluente Paporí.

Per amor di brevità non le feci parola delle accoglienze ricevute e delle scene d'addio, nè delle emozioni provate nelle riunioni più numerose e nei momenti più solenni. Nulla dissi delle offerte di frutta, di caccia, di pesca e di archi e di frecce, e de' miei regalucci dati in ricompensa; nè delle lagnanze confidenziali udite per cattivi trattamenti. Passai pure sotto silenzio le loro feste, preparate e fatte prima e dopo del mio passaggio... Ah queste feste sono e saranno per molto tempo il maggior ostacolo alla vita civile e cristiana di questi poveri indigeni! Ma è troppo presto trattar di questo argomento e sperare di venire a una conclusione.

(Continua)

Mons. LORENZO GIORDANO Prefetto Apost. del Rio Negro (Brasile).

CINA.

I Missionari Salesiani del Cuantung sul campo del lavoro.

(Note del Missionario Dottor D. Sante Garelli).

II (1).

La festa di Natale - La domanda di un catecumeno - II buon cuore dei ragazzi: « Padre, ne vuoi? prendi, è buono » - « Padre, Iddio ti protegge ! » - Nella cristianità di « Ton=Ton » - Ritorno a « Pé=Scion » - Chi vuol farsi patrono della cristianità di « Ciún=Fúen » ? - A « Pé=Scion ».

Il pomeriggio della vigilia di Natale fu occupato nelle confessioni; tutti quelli che erano ammessi alla Comunione non mancarono di disporre la propria anima per la solennità della notte. E i bravi ragazzetti, con mia grande meraviglia, in pochi minuti furono pronti per i canti: l'Ave Maria cinese sull'aria de « La squilla di sera » e il « Tantum ergo » in perfetto canto gregoriano. Il Padre Francese, che prima l'aveva curati, aveva ben seminato.

La funzione notturna riuscì doppiamente cara, per la divozione dei Cristiani che si accostarono tutti alla Mensa Eucaristica, e per la pietà con cui i fanciulli resero dolcissimi i canti e le preghiere.

Ed io, per pochi istanti, mi trovai fortemente distratto, rivedendo con la mente il mio Oratorio di S. Giuseppe, i giovani del XV Maggio, i ragazzi e le famiglie, riuniti tutti la notte di Natale nella più santa e familiare letizia. Quelli che vedevo con l'occhio del corpo, e quelli che vedevo non meno con l'occhio dello spirito, li sentivo egualmente riuniti nel cuore, avendo per gli uni e per gli altri un solo amore e una sola preghiera.

In un angolo della Chiesa stava un cinese sulla quarantina circondato dai suoi quattro figli! tutti e cinque guardavano con invidia gli altri cristiani accostarsi all'altare. Erano catecumeni. Il giorno prima il brav'uomo, che è padre attaccatissimo ai suoi piccini, mi si era avvicinato, e supplicandomi aveva chiesto: « Padre, è Natale, battezzami ».

Rimasi sorpreso, e:

« Perchè Lui Senfu non ti ha battezzato? ».

«Non sapevo la dottrina ».

« E ora la sai? »

«Un po' di più ».

Difatti leggeva correttamente il Catechismo, il che in Cina è già molto, perche ogni parola ha un proprio carattere: ma non era ancor riuscito a mandarlo a memoria. Non era più un ragazzetto.

Sinceramente gli avrei dato la consolazione di essere rigenerato alla grazia nel giorno in cui col Redentore nasceva alla grazia tutto il genere umano. Ma prudenza voleva che mi consigliassi col capo di quella Cristianità, il quale fu di parere di attendere fino alla Pasqua. E il buon catecumeno si acquetò, convertendo la speranza in promessa sicura.

« A Pasqua io e tutta la mia famiglia saremo cristiani! »

Così, qual premio a fervore di quei battezzati, Iddio suscitava fervidi Catecumeni.

Il venerdì dovetti lasciare Kon-Kei. Vi ero rimasto sei giorni, e sempre una fredda pioggerella lui aveva obbligato a stare rinchiuso in casa. Stavo prendendo l'ultima refezione, circondato come sempre dai vispi marmocchi, che non mi davano però nessuna soggezione, anzi mi obbligavano a mangiare. Uno mi avvicinava il vino cinese, forte come l'acquavite. « Padre, ne vuoi? prendi, è buono. » Un altro la gallina arrostita: « Padre ne vuoi? prendi, è buona. » Un altro le uova: « Padre ne vuoi? prendi, son buone. » Un altro la carne di bue; un altro quella di maiale, un altro i dolci, un altro gli aranci, e tutti col solito ritornello: « Padre, ne vuoi? prendi, è buono ». E per esser buono anch'io, accontentai un po' tutti, compreso il mio stomaco che doveva prepararsi per il cammino.

A un tratto sento un grido di gioia: « Padre, Iddio ti protegge! Vedi? Ecco il sole! » Un bel raggio di sole entrava difatti nella stanza, dopo tanti giorni che non si vedeva più. «Sicuro, diss'io, se noi amiamo Dio, anche Dio ama noi».

E così con l'amor di Dio lasciai quella cara Cristianità, che quantunque non conti neppur un centinaio di battezzati, è però feconda di tante belle speranze. Ha tuttora una chiesa appena inaugurata, esposta ancora a tutte le intemperie, un alloggio pel Missionario, ove è impossibile vivere senza pronti ristauri; ma possiede anime cristiane, alle quali Iddio non può negare la grazia dell'espansione.

Alle tre del pomeriggio giungemmo a Ton-Ton. Da principio sembrò che nessuno si accorgesse del mio arrivo: in realtà, prima ancora di venirmi a salutare, erano corsi a prepararmi da pranzo.

La cristianità di Ton-Ton conta appena una sessantina di battezzati, sparsi la maggior parte per i casolari che attorniano a varia distanza il piccolo villaggio. Il custode della residenza era andato ad avvertirli, ed ebbi la gioia di vederli accorrere quasi tutti.

Trentadue ne confessai e comunicai alla Messa della Domenica. Tuttavia non era la cristianità di Kon-Kei. Essi stessi ne avevano coscienza. « Padre, noi siamo troppo sparsi, non possiamo sempre venire, quando il Padre passa di qua. Padre, noi non abbiamo il catechista ». E avevano ragione.

quando nuove vocazioni doneranno alla Missione Salesiana Cinese un maggior numero di Missionari, quando lo zelo dei Cooperatori e dei Benefattori Salesiani aumenterà le offerte per la redenzione di tutti questi milioni di anime e sarà così possibile che anche a Ton-Ton risieda un Missionario col suo catechista, allora ognuno di questi cristiani sarà un germe sparso in buon terreno, e tutta questa bella valletta diventerà un giardino di Cristo.

Dopo, la Messa lasciavo anche Ton-Ton, e riprendeva la via del ritorno.

- Padre, vuoi che ti portiamo in sedia sulle spalle?

- No, preferisco andare a piedi: ho buona gamba. - E forse anche questa è una grazia dello stato.

Quando giunsi finalmente a Pé-Scion avevo percorso, sempre a piedi, la bellezza di un 140 chilometri. Le gambe, a dir vero, erano un po' stanche e il corpo un po' affaticato perchè, oltre il cammino, avevo dovuto dormire alla cinese: tre assi ricaperti da una semplice stuoia di bambù. Aveva però acquistato maggior robustezza e mi sentiva lieto nello spirito perchè non aveva del tutto sprecato i miei passi. Sopra neppur 200 battezzati, compreso i bambini, aveva potuto, tutto insieme, impartire un'estrema unzione, 93 assoluzioni e 101 comunioni. Tutta grazia di Dio, che non sarebbe discesa alle anime senza le povere fatiche del Missionario.

Aveva potuto inoltre constatare e ammirare lo zelo dei Padri delle Missions Étrangères dai quali ereditavamo quella cristianità non che la fertilità di quella vigna del Signore, poichè la cristianità di Kon-Kei ha solo 3o anni di vita, 20 quella di Ton-Ton.

Ma quello che riesce più caro al missionario che vi passa la prima volta è la Cristianità di CiúnFúen. Conta otto anni di vita, ed ha tutta l'ingenuità e la grazia della prima giovinezza spirituale. Il Missionario vi è accolto come un vero Padre, da quei cristiani, semplici, affezionati, fervorosi, che hanno nna sola gloria, quella di essere già circa settanta dopo solo otto anni e un sol vivissimo desiderio di trasformare tutto il villaggio di un migliaio di anime in paese totalmente cristiano. Iddio non può negare loro questa grazia.

E quale sarà quella persona pia e generosa d'Italia che avrà la fortuna di sentirsi ispirata a formare una dotazione per questa Missione? Un trentamila lire basterebbero per assestare Chiesa e residenza, e formare un piccolo cespite d'entrata per il mantenimento di un Missionario stabile. Non sa se vi potrebbe esser denaro meglio speso, perchè è certo che la generosità sarebbe ripagata non solo con la gloria di essere patrono di una fervente cristianità cinese, ma specialmente con ii meriti numerosissimi e perpetui che da questi e dai futuri ben più numerosi Cristiani le verrebbero applicati in vita e dopo la morte.

Anche a Pé-Scion il Natale era stato solenne. Era ritornato Don Frigo, ad un tempo studente, ortolano e panettiere, a dir velo più felice coltivatore di erbe che esperto fornaio. Un bel giorno si dovette aggiungere una nuova posata, il martello, per rompere il pane del fornaio improvvisato. Incerti del Missionario.

Con Don Frigo era pur venuto Don Guarona dalla sua Missione del Ton-Ton. Si ebbe così nuovamente l'interprete, il predicatore e il confessore.

La festa di Natale riuscì solennissima. Nella vasta Cappella, piena, zeppa di fedeli che si accostarono assai numerosi alla Mensa Eucaristica, la preghiera cinese s'intrecciò per la prima volta col canto italiano delle Lodi del Natale e la fusione delle due lingue, del Vicario stesso di Cristo e degli ultimi chiamati al Regno di Dio, ben significava l'unione comune di fede e di aurore col Redentore Bambino.

Dopo le funzione, il banchetto fraterno di tutti i cristiani nei locali della Missione. E difficile dire la schietta allegria di quella buona gente, che nel ritorno alla pràtica della propria fede e alla familiarità col Missionario ritrovavano nuovamente le gioie della vita cristiana.

Giungendo otto giorni dopo, arrivai ancora in tempo per assaggiare i resti di quanto essi avevano voluto offrire a tutti i Padri, in segno del loro attaccamento e della loro riconoscenza.

Al Missionario di Cina non mancano adunque, pur in mezzo alle inevitabili spine, dolcissime gioie.

III. Nozze e funerali solenni.

Il figlio di tino dei maggiorenti del paese andava sposo ad una pagana; dopo averne chiesta la dovuta dispensa. Non fece però lui stesso le pratiche: tutto fu conchiuso dal padre.

Il promesso sposo non ebbe neppure il più piccolo abboccamento con quella che doveva essere la compagna di tutta la sua vita e la madre dei suoi figliuoli. Anzi, appena il padre ebbe fissato il giorno del matrimonio, si nascose e non si vide più : - E perchè? - ci domandammo meravigliati.

Il giovane cinese deve ignorare che prende una sposa fino al giorno in cui se la vede portare in casa e ne scorge la faccia per la prima volta. Non che realmente non lo sappia: ma davanti al buon mondo deve mostrare d'ignorarlo, così volendo il pudore; altrimenti perde la faccia, dicono i Cinesi, cioè perde il buon nome di giovane costumato.

E così il nostro Renzo, per non sentirsi fare una domanda o una allusione indiscreta, si eclissò, e non si vide più neppure alla Messa.

Una festa nuziale - Banchetti - Doni - L'arrivo della sposa - Falso pudore...

Giunse intanto il giorno solenne. Ce ne accorgemmo ben presto dagli spari di mortaretti e dalla musica di pive, piatti, timpani e tamburi. Un insolito via vai di gente attorno al piccolo villaggio, e, frammiste alle voci di gioia, le strida disperate dei maiali, scannati all'aperto per il banchetto.

Nella festa di nozze non si bada a spese e ad invitati: quella volta erano solo quattrocento persone, che per tre giorni dovevano mangiare e bere fin che ce ne stava. Le conseguenze le sanno poi le borse dei medici e dei farmacisti.

Era la vigilia: e preceduti da altri suonatori della stessa specie, ecco giungere di lontano, in lunga fila per lo stretto sentiero, i doni fatti alla sposa: tutti mobili o arredi di casa. E finalmente, in portantina fiorata e chiusa ben bene da ogni lato, la sposa stessa.

Andammo per vedere se ci era possibile prendere qualche caratteristica istantanea..

Giunta dinanzi alla casa dello sposo, la portantina si fermò. I ragazzi, manco a dirlo, le si affollarono chiassosi intorno, cacciando gli occhi per gli stretti spiragli e le fessure. Ebbero tutto l'agio dì curiosare, perchè i Cinesi non si affrettano mai e non si riscaldano per così poco. Finalmente la madrina aprì la piccola prigione, e comparve la sposa; cioè non comparve, perchè immediatamente si coperse il volto con le mani, tra cui teneva aperto un ventaglio e un largo fazzoletto rosso, col quale dovevasi asciugare il pianto. Il buon costume cinese non dispensa neppure la sposa dell'obbligo di vergognarsi. Sorretta, giunse alla soglia di casa, dove il primo saluto fu l'assalto di due amici dello sposo, che le strapparono, ridendo, ventaglio e fazzoletto. Era il primo degli scherzi che a tutti è lecito fare alla sposa nei primi tre giorni: e alle volte è un vero e poco decoroso supplizio.

Non credo che lo sposo avesse a lamentarsi di lei, quando la vide per la prima volta: ma non so poi come ella sia rimasta, quando si vide dinanzi uno zoppo. Se non si sono amati in quel momento, certo prima non ebbero agio di dare come fondamento alla loro unione un sentimento del cuore. Così un falso pudore distrugge la vera radice del matrimonio e di tutta la famiglia, l'amore.

La Chiesa proibisce qualunque rito sacro ai matrimoni misti: non poterono quindi venire solennemente alla Chiesa. Ma poichè la famiglia dello sposo era cristiana, ci mandò una più che lauta partecipazione al banchetto di nozze, e volle ad ogni costo che andassimo almeno a prendere il the, servito dai novelli sposi. Le pareti della sala erano tutto tappezzate di lunghe liste di carta colorata, recanti ciascuna un'iscrizione cinese: è l'ornamento preferito. Niente di meglio per abituare l'occhio agli innumerevoli girigogoli della scrittura cinese.

La sposa, dopo tre giorni, aveva ancora gli occhi gonfi di lagrime, non saprei se spontanee o spremute. Il fatto si è che quando si pregò la famiglia di far posare la sposa nell'atto in cui piangente si ricopre la faccia per entrare la prima volta in casa, ella stette ancora in quella posizione un istante, e poi scoppiò in una solenne risata. Era la rivelazione di tutto il fittizio di quelle lacrime e di quella cerimonia: resti per sè innocenti dei costumi pagani, non ancor del tutto vinti neppur tra i cristiani. Si nasconde lo sposo per la vergogna di sentirsi dire che si sposa: salvo poi, se è pagano, a prendersi con tutta buona licenza del costume, non una, ma la vera vergogna di due, tre, o quattro mogli insieme: si ricopre il volto e piange di vergogna la sposa, cui, viceversa, il buon costume può costringere ad andare in casa del marito molte volte quando questi è ancor fanciullo, anzi, non si crederebbe se non fosse storico, quando deve portarselo ancor bambino sulle spalle, come se fosse la sua mamma.

Ma il Cinese non prende già la sposa additatagli dal cuore che il Creatore gli ha dato, ma compera la fanciulla col denaro che la fortuna, o la volontà dei parenti gli ha procurato.

E allora se manca la base di ciò che in Gesù Cristo e nella Chiesa è il sacramento della creazione per la eterna glorificazione del Creatore, qual meraviglia che in fondo all'anima spunti un prepotente senso di vergogna?

Il Cristianesimo penetra e trasforma: ma sia la sua stessa natura di opera di Dio, sia dolorosa necessità di cose, ne rendono assai lenta l'opera ristoratrice.

Vergini cristiane - Perchè molte fanciulle cinesi preferiscono la verginità.

Intanto, di fronte a quei costumi, che guardati bene nella loro interezza pagana, sono tutta una dimostrazione dell'avvilimento della donna e della sua maternità, miravamo un buon numero di vergini cristiane, tutte intente ad attorniare la novella sposa e farle sentire con le premurose cure di cui la circondavano in quei primi giorni di sbalordimento, tutta la dolce bellezza di quella fede, alla quale la volevano trarre con l'irresistibile forza dell'amore.

E sono davvero mirabili queste fanciulle cristiane.

I piccoli villaggi di credenti sono ancora pochi e a molta distanza uno dall'altro: per di più i cognomi dei Cinesi che risalgono ai primi riconquistatori del vasto territorio sono in piccol numero, al punto che talora si trovano interi villaggi di un sol cognome. Ma i Cinesi a nessun costo vorrebbero sposarsi con una fanciulla dello stesso cognome, come difficilmente si prendono una sposa dello stesso villaggio. Le fanciulle per altro, che divenendo spose diventano pure il vivente da soma della casa finchè non divengano nonne, non si rassegnano ad andare molto lontane, perchè generalmente in proporzione con la distanza c'è pure la diversità sia di costumanza, sia di condizioni di vita. E allora? Non restano alle fanciulle cristiane se non due strade: o sacrificare la propria natura, con un forzato celibato; o andare spose a pagani. E così si perdono :realmente molte anime, perche una volta entrate in casa d'infedeli più o meno lungi dai parenti, e dal centro cristiano, è impossibile, salvo qualche rarissimo caso, che non siano costrette a ritornare alle superstizioni del paganesimo.

Perciò molte fanciulle preferiscono una perfetta verginità, per loro certo tanto più aspra e seminata di lotte, in quanto che, fatte da natura per la maternità, la fede cristiana aveva elevato il loro istinto materno, e l'aveva con ciò stesso reso più sensibile e vagheggiato. La condizione di vergine le circonda però di stima anche presso i pagani; ma quel che costi loro una siffatta stima che devono conservare non nella sicurezza del chiostro, chè non sono suore, ma tra le pareti domestiche, possono dirlo soltanto quelle fanciulle e quelle madri cristiane, che non a torto vagheggiano o hanno di già trovato, in un lelittimo e santo matrimonio, una elevazione ed un compimento di sè stesse.

Il problema della conversione della Cina è vasto e complesso.

Pé-Scion ha un buon numero di tali ottime vergini, ciascuna delle quali rappresenta, è vero, un solenne omaggio della natura alla grazia della fede; ma rappresenta del pari l'assenza di altrettante famiglie cristiane e la mancanza di numerosa figliuolanza, che da cuori cristiani, capaci di sacrifizi di tal fatta, non poteva riuscire se non cristianissimamente educata e resa atta a coadiuvare l'opera del Missionario e, in conseguenza, ciascuna di quelle vergini rappresenta pure un notevole ritardo alla cristianizzazione della Cina.

Lo stesso dicasi di ogni matrimonio misto, in cui una pagana viene sposa a un cristiano, sia pure promettendo di convertirsi o di lasciare educare cristianamente i figli.

Il primo senso cristiano si succhia col latte materno e se la mamma non è cristiana, o si è lasciata battezzare più o meno per convenienza, è ben difficile che i figliuoli riescano davvero cristiani.

Il problema della conversione dei 400.000.000 di Cinesi è dunque vasto e complesso.

Ma come moltiplicare e collegare i centri cristiani, se non si moltiplicano e collegano denari e Missionari ?

Al buon Dio del Cielo chiediamo vocazioni: ma alle anime buone della terra, a quelle specialmente che hanno mente e cuore per intendere, chiediamo, per la carità di Cristo e per umanità, gli indispensabili mezzi materiali.

In viaggio, di notte, per visitare un infermo.

Per la seconda volta giungevano due giovanotti da Kon-Kèi, pregando qualcuno dei Missionari a recarsi in tutta fretta ad amministrare una Estrema Unzione. Avevano fatto a piedi più di sessanta chilometri, ed ora dovevano farne immediatamente altrettanti per procurare all'infermo gli ultimi conforti della Religione. Non meritavano di essere appagati?

Ripresi nuovamente la strada, che credeva non mi serbasse ornai più alcuna novità. Ma il nuovo non avvertito l'altra volta perchè viaggiavo di giorno, lo trovai quando calò la notte, sorprendendoci ancor lontani dalla prima residenza, sotto un cielo nebbioso che non lasciava trapelare fil di luce e in mezzo a una campagna attraversata per ogni parte da torrenti a corso rapido per la pioggia che cadeva da un mese, e che ci molestava ancora sottile sottile. Per tutto ponte non v'erano che due tronchi d'albero fra l'una e l'altra riva; ma i due tronchi viscidi, per l'umidità, non spianati, non livellati, ma collocati l'uno accanto all'altro e sovrapposti alle estremità di due altri tronchi, quando il letto era molto largo e intersecato da pilastri, erano quanto di meglio per scivolare, inciampare e cadere in acqua. Quando tento di immaginarmi là sopra, da solo, di notte, mi vedo nell'acqua ancora prima di vedermi giuocare d'equilibrio sul ponte. Per buona fortuna uno di quei giovanotti aveva, credo, la luce negli occhi e a piè nudi avrebbe sfidato qualunque precipizio. Tenendomi stretto alle sue mani e fedele alle sue pedate, ero dunque al sicuro: ed è provvidenza pel Missionario che queste guide impagabili non sìano una rarità fra i Cinesi.

Pernottammo a Ciún-Fúen, e per tempo ci rimettemmo in cammino. Quando giunsi a Kon Kèi le prime voci che mi ferirono l'orecchio furono di pianto e di preghiera. Il cristiano era morto il giorno innanzi senza gli ultimi Sacramenti; ma a Natale io stesso l'aveva confessato e comunicato. Attorno alla salma di quel venerando vecchio di più di settant'anni, che lasciava alla famiglia di figli e nipoti discreta agiatezza ed amplissima stima, era troppo naturale si piangesse e si pregasse.

Preparativi... per le esequie solenni.

Bisognava dunque pensare alle esequie solenni. Mi affrettai a recarmi in Chiesa per preparare pel trasporto del feretro.

Ma mentre sono in faccende, mi sorprende sul più bello una sbalorditissima improvvisata. Si aprono le porte, e, avendo in testa cappucci, turbanti bianchi, e la candela in mano, entrano i cristiani in processione affrettata. Prima che mi possa balenare alla niente di che si tratti, vedo la pesantissima cassa fatta con quattro grossi tronchi d'albero, portata nel mezzo della chiesa da una ventina di uomini, e, subito dietro il fracasso di pive, timpani, piatti e tamburi, che quanto più vogliono accrescere solennità del momento, tanto più mettono di forza per stordire le orecchie di tutti. Altro che la purificata Religione di certi intellettuali! Roba da S. Uffizio!

Istintivamente mi si aprì la bocca per gridare e richiamare alla santità del luogo; ma aprir la bocca è una cosa e parlar cinese è un'altra. Come farmi capire? strepitando, senza andare a rischio di passare per lo meno per matto? Indossai in tutta fretta cotta e stola, apersi il rituale, e con la massima gravità possibile, comparvi dinanzi alla bara, e con tutta calma feci cenno di fermare e tacere. Fu un miracolo per me e per quella gente valse una predica. Lo sconcio involontario immediatamente cessò, perchè frutto soltanto di semplicità. Ma i miei musici campestri si vendicarono poi fuori della chiesa, davanti alla vicina casa del defunto, suonando disperatamente fino a tarda notte.

Banchetti copiosi.

Intanto sul piazzale bollivano larghe pentole, si uccidevano maiali, i locali circostanti erano tutti ingombri di tavole preparate per assidersi a mensa. Per due giorni almeno si mangia a spese dei parenti del defunto, misurandosi la solennità del funerale non solo dalle strida del pianto delle donne e dal numero dei partecipanti alle cerimonie funebri, ma sopratutto dal numero e dalla qualità degli animali uccisi per il banchetto, anzi per i diversi banchetti, bisognando dar da mangiare convenientemente a tutti, finchè ogni cosa non sia compiuta. Matrimoni e funerali dànno fondo alle case. Nei funerali pagani la cosa diventa ridicola e sconcia, perche in testa alla processione funebre si vede talora avanzare addirittura una mandra di porci, che coi loro grugniti fanno eco alle lamentazioni dei piagnoni e dei parenti. Ne ho visti con i miei occhi a Cantora..

I Cristiani hanno eliminato questa poco onorevole avanguardia, come hanno tolto ogni cerimonia superstiziosa; ma non hanno ancora potuto liberarsi del tutto dalla costumanza dei banchetti, che del resto, messa via ogni forma di superstizione, sono in parte una necessità, occorrendo la partecipazione di molta gente che viene anche di lontano, e alla quale bisogna pure dar da mangiare senza far disonore alla casa del defunto.

Preghiera alta e ininterrotta. - Un'altra sorpresa: pianti e ululati.

Verso le undici di sera parve tornare la calma e andai a riposare. Ma m'ingannai, perchè a mezzanotte fui ancora destato dalle voci dei Cristiani, che in Chiesa pregavano con quanto fiato possedevano. Ottimo sistema, certo, per non esser presi dal sonno in quelle prolungatissime preghiere; e pratica, questa, ben più utile dei vani clamori e interminabili piagnistei dei pagani: io era stupito come avessero tanta forza di resistenza.

Al mattino, alla Messa, sembrava che non volessero più cessare di pregare.

Verso le dieci pareva tutto pronto per il trasporto al luogo del seppellimento. Entro in chiesa e trovo un'altra sorpresa. Tre donne buttate sulla bara emettevano smaniando forti pianti ed ululati, pronunciando a scadenza fissa non so quali incomprensibili parole.. Che fare? Che dire? Non voleva con un gesto affrettato offendere la semplicità di quella gente, e compromettere insieme l'opera educatrice del Missionario. Ma mentre riflettevo sul da farsi, si accresceva il numero delle donne, e s'ingrossava con esse il coro dei gementi. Era meglio, per allora, fingere di non vedere. Uscii di chiesa e fui di fronte al contrasto. Sul piccolo piazzale i ragazzi della scuola, in divisa militare, per prepararsi al corteo funebre facevano esercizi di marcia, solfeggiando le note di non so qual festoso canto europeo. Non sapevano di meglio. E la loro voce era solo coperta dal fracasso della musica, dallo sparo dei numerosi petardi, e dalle risa dei presenti. In tal modo quel che doveva essere dimostrazione di lutto, si trasformava in parata di festa, al che, volere o non volere, doveva pur subito dopo venire a contribuire il banchetto precedente al seppellimento.

Il corteo funebre.

A suo tempo, giacchè i Cinesi non conoscono la fretta europea, tutti furono pronti per il corteo, degno davvero del buon nome del defunto. In testa una dozzina di bandiere di diversi e vivaci colori, recanti ciascuna una iscrizione lungo la tela: poi tutte le persone che onoravano il morto, un centinaio, vestiti a lutto, vale a dire con una lunga veste bianca o per lo meno un cappuccio bianco, o un turbante attorno alla testa. Qualcuno aveva uno straccio bianco penzolone al fianco. Fissa sopra una larga tavola, portata a spalle da due uomini, la Croce che aveva sbandito da quel corteo tutti gli idoli e le ricche pagode ambulanti che rendono solenni i funerali pagani.

Veniva quindi la bara, sostenuta da almeno trenta portatori, che non erano troppi per quella pesantissima cassa, a traverso stretti sentieri resi impraticabili dalla lunga pioggia. Dietro la bara i congiunti, tra cui specialmente una donna, che per tutto il tragitto doveva smaniare, piangere e gridare, sorretta da un'altra donna che, mentre le impediva di cadere, le rasciugava continuamente il pianto. Non so quante lagrime, quanta forza potesse avere ancora la poveretta dopo tre giorni di convulsioni e di piagnistei: ma la parente più prossima ha per costume l'obbligo di accompagnare così il defunto all'ultima dimora. Seguivano i ragazzi della scuola, poi il picchetto armato della guardia, dirò, cittadina, la difesa del piccolo cantone cristiano contro gli assalti dei pirati. Per ultimo la musica di quegli strepitanti suonatori, e subito dietro il sottoscritto, che assolutamente si volle portare in sedia coperta, perchè pioveva.

Fede semplice e delicata.

Salutata da continui spari di mortaretti lungo tutto il percorso, la salma giunse non al cimitero, chè cimitero non esiste ancora, ma al fianco di una collina incolta, ove era stata per l'occorrenza scavata la fossa. Poichè non era terminata, attesi alcuni istanti a benedirla, ma, nel frattempo, il più rispettabile fra quei cristiani intonò le consuete preghiere in cinese. Era vicino a me e al serviente che sosteneva il secchiello dell'acqua benedetta. Quando ebbe finito di pregare, prese senz'altro l'aspersorio,. e con l'acqua benedetta asperse a forma di croce la fossa. Mi sentii Samuele! ma non feci in tempo ad impedire l'irriflessiva usurpazione di quell'involontario Saulle. Credetti aver rimediato allo scandalo, quando, dopo tutte le preghiere di rito, diedi io stesso la benedizione alla fossa. Ma mi avvidi che l'aveva invece accresciuto, perchè tutti i più affezionati al defunto si fecero un dovere di assalire il mio piccolo serviente per prendere l'aspersorio e spruzzare d'acqua benedetta la fossa e la bara. Dovetti nuovamente fingere di non vedere perchè non capitasse di peggio. Se non c'era la correttezza della liturgia, c'era però la semplicità della fede e delicatezza di sentimento.

Con quella aspersione cessò il fracasso della musica e il pianto smanioso della donna, che ormai doveva aver bisogno di riposo. Coi faticosi suoi gemiti, ella era ancora l'ultima vittima degli antichi loro costumi, improntati tutti a superstizione e a sfogo di natura. Abbandonata a sè stessa; la decaduta natura umana spinge i due insiti bisogni di pianto e di conforto, in esagerato e stridente contrasto di spossante autotormento e di convivale baldoria.

Quando i principi della Fede avranno completamente penetrato gli animi, e il Rito cattolico alla sua volta avrà dato alla Cina un insieme grave e commovente di cerimonie sacre, allora la trasformazione sarà compiuta. Ma Fede e Culto sono necessari del pari; e per l'una e per l'altro sono del pari necessari chiese, arredi sacri e numerosi ministri dell'altare.

(Continua)

SAC. SANTE GARELLI

Missionario Salesiano

TRA GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Nell'Argentina. SUFFRAGI SOLENNI per le vittime di un disastro aviatorio.

Nel mese di giugno, al Palomar nella Repubblica Argentina, avveniva un grave disastro aviatorio nel quale miseramente perivano un argentino e due italiani. La disgrazia suscitò vivo rimpianto in tutta la Repubblica e commosse in modo speciale i nostri immigrati. A Buenos Ayres il 17 giugno si celebrarono solenni esequie nella Metropolitana, ove intervennero in corpo gli Esploratori « Don Bosco » dei vari Oratori Salesiani. A La Plata si ripeterono solenni suffragi il dì successivo nella Chiesa Salesiana del S. Cuore di Gesù. Perchè meglio si comprenda tutto il valore della fusione dei due grandi amori, i più cari ad ogni popolo,

« Religiose e Patria», spigoliamo dall'Italia del

Popolo di Buenos Aires, del 18 giugno 1919, alcuni particolari dell'imponente cerimonia.

Il funerale celebrato questa mattina, in suffragio delle vittime dell'accidente aviatorio del Palomar, è riuscito superiore alle più ottimistiche aspettative. I reverendi Salesiani di questa città ed i loro cooperatori hanno dato una prova lampante di alti sentimenti umanitari e patriottici. Tutto è stato da essi previsto ed a tutto si è provveduto con scrupolosa cura, in modo che la cerimonia è riuscita un modello di ordine, nonostante la calca che s'agitava nei dintorni del tempio.

Fin dalle 9 antimeridiane le forze militari, vestendo l'uniforme di gala e precedute dalle fanfare, attraversarono le vie della città per recarsi al tempio del Sacro Cuore, ove si doveva celebrare il funebre rito. Di buon'ora lo squadrone di sicurezza, in grande uniforme, occupò la piazzetta del tempio. Questa offriva un superbo aspetto, occupata dalle forze nazionali e provinciali e da una folla compatta che non poteva più entrare in chiesa ove non v'era posto.

Il severo tempio, di stile romanico, era stato adornato con un magnifico gusto artistico, e l'insieme completava l'austerità dell'atto solenne che si celebrava. L'imponente arcata del presbiterio era tutta occupata da un enorme drappeggiamento che scendeva fluttuante fino alla base delle colonne; nella parte superiore, con lettere d'argento ben grandi e visibili, erano i nomi: Enzo Giovannardi, Mario Sarmiento, Giuseppe Sartorelli. Innanzi all'altar maggiore, prima dei gradini del presbiterio, era stato elevato un artistico catafalco di severa linea architettonica, che conteneva ìl feretro ravvolto nelle bandiere argentina ed italiana emergenti tra fiori disposti dappertutto con profusione ed arte squisita.

Le colonne erano avvolte in panneggiamenti funerari, ed a lato del catafalco, appoggiate alle ultime due colonne, erano disposte una grande bandiera argentina da un lato ed una magnifica bandiera italiana dall'altro. Sotto le bandiere erano, rialzate dal livello comune, due cattedre coperte di neri tappeti di velluto, occupando S. E. il Governatore di Buenos Aires quella disposta ove erano i colori argentini e il Regio Console conte Tornielli l'altra disposta dal lato ove erano i colori italici. Intorno al dottor Crotto stavano disposti gli alti funzionari e le autorità civili della Provincia ed intorno al Regio Console d'Italia i delegati dei sodalizi ed istituti della Colonia Italiana.

La guardia d'onore era fatta da soldati del corpo d'aviazione argentino. In prima fila, a destra, erano i nostri aviatori, capitano De Luca, tenente Scarroni, tenente Michetti e tenente Goio, in uniforme; e fra essi l'ardito tenente Goio, nel suo bell'uniforme di bersagliere. Stavano a fianco gli aviatori argentini... Le prime file di banchi erano occupate dai delegati delle associazioni, dall'equipaggio della fregata « Sarmiento », a cui apparteneva il tenente Mario Sarmiento, e da invitati speciali. Le panche a sinistra erano occupate dalle Dame del Pro Patria e Croce Rossa Italiana e da numerose famiglie tanto argentine come italiane.

Le navate laterali erano letteralmente gremite... a destra gli uomini, a sinistra le donne.

Monsignor Piaggio ha ufficiato la messa funebre, mentre un'ottima orchestra spontaneamente formata dai professori di musica che si trovavano in La Plata, sotto la direzione del maestro Giovanni Serpentini, eseguiva in forma ammirabile uno scelto programma.

Gli alunni delle scuole italiane offrirono e depositarono ai piedi della bara il loro omaggio. una magnifica corna di fiori freschi; essi, i fiori dell'avvenire, appena sbocciati, ai fiori recisi crudelmente sull'aprirsi!

L'orazione commemorativa fatta dal reverendo sacerdote Calcagno fu un inno magnifico di patriottismo e d'ambre; fu un inno d'affetto per l'Italia nostra, fu uno stimolo potente ed efficace per l'unione affettuosa tra argentini ed italiani. Egli ricordò tutte le benemerenze della nobile Italia, tutta la gratitudine che le si deve, tutto l'amore che bisogna darle. Egli toccò la parte sentimentale della truce tragedia, egli ricordò, con un singhiozzo vagante nella voce tremula, il dolore generale, il dolore immenso delle madri; della madre presente, piangente sul feretro, delle madri lontane! E tutti abbiamo pianto con uno scatto spontaneo, irrefrenabile, con una angustia nel cuore!...

Mentre si compiva la cerimonia nell'interno del tempio, nella parte esterna le bande suonavano musica adatta alla circostanza, e sincronicamente con l'elevazione del SS. Sacramento giungevano a volo areoplani della Commissione aviatoria, alluttati, e portando la loro grande corona di fiori ai compagni estinti e il loro grande contributo d'affetto e di dolore.

Intanto, fuori la porta del tempio, su improvvisata cattedra, il R° D. Tonelli, rettore della Cappella Italiana di Buenos Aires, improvvisò un discorso vibrante di patriottismo, che destò viva commozione fra la massa di gente che gremiva la piazza.

Dopo la solenne cerimonia fu offerta una colazione agli aviatori, ai delegati delle associazioni e invitati, servita nel locale del Collegio del Sacro Cuore dei Salesiani... Il ragazzo Antonio Cernari del 48° battaglione Esploratori di Don Bosco, di Santa Catalina, declamò con commovente sentimento una bella composizione..

Nell'ampio cortile del Collegio... furono eseguiti numerosi esercizi ginnastici dagli alunni:... poi in colonna d'oltre trecento boy-scouts, preceduti dalle bandiere argentina ed italiana e seguiti dai delegati e aviatori argentini, si recarono alla Casa ci Governo, ove furono ricevuti dal dott. Crotto che, da una ringhiera prospiciente ad un vasto cortile, assistette a numerosi esercizi ginnastici...

Fin qui, dal citato quotidiano di Buenos Aires.

COLONIA VIGNAUD. - (Argentina). - DUE

FIGLI D'ITALIANI ORDINATI SACERDOTI. - Solennissime riuscirono le funzioni religiose in onore di Maria Ausiliatrice che si celebrarono dal 15 al a5 dello scorso maggio. Veramente consolante fu il numero di coloro che si accostarono ai SS. Sacramenti il giorno 25 in cui si celebrò la festa principale. Molti erano accorsi dalle colonie dei dintorni, distanti alcune molte leghe. La processione fu un vero plebiscito di devozione e amore alla Gran Madre di Dio e Ausiliatrice dei cristiani.

Il 16, 17, 18, 19 giugno, nella stessa Colonia si celebrarono solenni feste eucaristiche in occasione della prima mesa di due nuovi Sacerdoti Salesiani, ex-alunni di questo Collegio.

I nuovi sacerdoti, figli di nostri connazionali, furono oggetto delle più tenere dimostrazioni di stima e di riverente affetto da parte di tutti. Due sacerdoti, usciti dalla giovane Colonia italiana, sono il miglior elogio dell'esemplarità, nell'adempimento dei doveri cristiani, di questi cari emigrati d'Italia! Un bravo a tutti, di cuore!

Negli Stati Uniti.

NEW ROCHELLE (New York). - IL Nuovo

COLLEGIO SEMINARIO PER I FIGLI DEGLI ITALIANI. - Spigoliamo dall'Italiano in America:

Giovedì, 12 giugno, S. E. Mons. Bonzano, Delegato Apostolico, benediceva la nuova Casa di Studi che i Salesiani acquistarono in questi giorni al 109 Boston Post Road, a pochi passi da New Rochelle, sulla via che mette ai vicino villaggio di Larchmont N. Y.

L'opera di educazione ecclesiastica, incominciata dai Salesiani quindici anni or sono circa, a Troy N. Y., continuata ad Hawthorne N. Y., interrotta bruscamente l' 11 dicembre 1917 da un incendio, che avea distrutto questo Collegio in modo da rendere dispendiosissimo e quasi impossibile qualsiasi restauro, verrà ripigliata della bella Casa di New Rochelle. Collocata sul mare, a cui si discende per dolce pendio, circondata da venti acri di terreno, diviso di tratto in tratto dal bosco, e coltivato a frutteto, a prato, a giardino, serviva fino ad ora di Sanitarium, tanto l'aria è salubre, asciutto e salutare il suolo e l'abitazione. Mons. Delegato Apostolico, dopo la benedizione, rivolse parole di congratulazione e d'incoraggiamento ai Salesiani e ai loro amici e benefattori presenti, facendo risaltare quant'era opportuno un Seminario di missionari italiani, diretto da Salesiani, in questo paese ed in questi giorni in

cui scarseggiano i sacerdoti all'immenso lavoro dell'educazione della gioventù.

Rispose, ringraziando, il rev. Don Coppo, Ispettore Salesiano. Tradusse in inglese, per gli americani presenti, le parole di Mons. Delegato, ed aggiunse che la nuova Casa di studio riceverà soltanto quei giovani che hanno vocazione alla vita sacerdotale e daranno affidamento di divenire validi operai nella vigna del Signore a vantaggio specialmente dei nostri emigrati in quella grande Repubblica ; come lo sono quaranta sacerdoti usciti dalle Scuole Salesiane di Troy e di Hawthorne.

Due parroci Americani di New Rochelle dissero, in ultimo, parole di augurio promettendo la loro cooperazione al buon successo del nuovo Istituto.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Rammentiamo la raccomandazione fatta dal rev.mo sig. Don Albera nella Lettera del 1° gennaio, riportata nelle prime pagine del Bollettino di quest'anno, di continuare pubbliche e private preghiere a Maria SS. Ausiliatrice:

« E mio desiderio che si continui, privatamente e pubblicamente, a supplicare questa nostra dolcissima Madre secondo l'intenzione del Papa come s'è fatto ogni giorno durante la guerra, e insieme che il 24 del mese o la domenica seguente, tutta la gioventù che frequenta i Collegi, gli Ospizi gli Educandati e gli Oratori di Don Bosco, sia invitata e debitamente disposta ad una Comunione generale per il buon esito della Conferenza per la pace. Affido ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e anche a voi, o zelanti Cooperatori, il fissare quelle norme che si riterranno localmente più opportune per rendere imponenti le proposte funzioni eucaristiche ».

Agli Ascritti all' "Associazione„ di Maria Ausiliatrice

Commento allo Statuto dell'Associazione - in occasione del cinquantenario della erezione canonica - 1869-1919 (1).

V.

Dobbiamo promuovere la venerazione a Gesù Sacramentato.

Il primo mezzo che il Ven. Don Bosco ci propone « per meritarci la protezione di Maria in vita e particolarmente in punto di morte», è -come abbiamo veduto - «la divozione alla Beata Vergine ».

Il secondo mezzo è «la venerazione a Gesù Sacramentato » : ed eccone l'intima ragione. Per piacere a Maria e meritarci i suoi favori bisogna fare quanto essa desidera. Ora che cosa desidera di più Maria che di vedere onorato e adorato il suo divin Figliuolo? Infatti è risaputo che al mondo niente è più forte dell'amore materno; onde Davidde volendo indicare l'amore profondissimo che aveva per Gionata, dice: « In quella guisa che la madre ama l'unico suo figliuolo, così io ti amava (2) ».

E il Signore stesso volendo far conoscere agli eletti che li amerà sempre dice: « Può la donna scordarsi del suo bambino?... E se questa potesse dimenticarsene, non saprei io scordarmi di voi (Is., 49, 14-15.) ». E in altra occasione: «Come una madre accarezza il bambino, così io consolerò voi (Id. 66, 13.) ». Ma se ogni madre non vive che per il suo figlio, e nulla desidera tanto quanto di vederlo amato e rispettato, tanto più questo deve ritenersi di Maria, la madre per eccellenza, il cui amore per Gesù è perfetto e per nulla soggetto alle debolezze umane. Adunque noi onorando Gesù Sacramentato, non solo facciamo cosa buona e santa in sè, ma sopra ogni altra gradita a Maria. Quindi, quando noi andiamo alla S. Messa, Maria ci segue con l'occhio suo materno; quando noi ci accostiamo alla SS. Comunione, Maria ci guarda con occhio di ineffabile compiacenza; quando noi visitiamo Gesù Sacramentato, Maria ci contempla sorridente e presenta a Gesù le nostre suppliche; quando noi concorriamo ad ornare il sacro tabernacolo, Maria ci sorride, e Maria gode quando vede che facciamo corteggio a Gesù che va a confortare un moribondo o vuol passare per le contrade della nostra città o del nostro villaggio per diffondere le sue benedizioni sugli abitanti. Riteniamo pure: ogni atto di adorazione, di amore o di riparazione che facciamo a Gesù, è quanto mai gradito a Maria; e quindi quanto mai atto ad attirare su di noi il suo sguardo benigno.

2) Vorremmo dire che gli atti di devozione a Gesù, piacciono a Maria. più ancora di quelli che a lei indirizziamo; vorremmo dire che questi in tanto le sono cari, in quanto indirettamente si riferiscono a Gesù; vorremmo dire che, come Gesù proclamò altamente: « Io non cerco la mia gloria, ma onoro il Padre mio (GiOV., 6, 49-50) », così ci pare che dica Maria: « Io non cerco la mia gloria, e non amo le lodi che a me si dànno, se non in quanto tornano a gloria del mio divin Figliuolo ». - E perche? Perchè Maria sa che tutto ci viene da Gesù - tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza (Giov., 1, 16) - e tutto a lui deve riferirsi. Non solo per questo, ma ancora perchè Maria non è solamente la madre di Gesù, ma ancora la madre di tutti gli uomini, e, come tale, desidera che tutti si salvino e arrivino alla vita eterna. Ora qual è il mezzo per acquistare la vita eterna? La conoscenza di Gesù. Infatti Gesù, prima d'incominciare la dolorosa Passione, in quella sua commovente orazione in cui ricorda al Padre il potere che gli aveva concesso di dare la vita eterna, dice: « La vita eterna poi è questa, che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Giov., 17, 3.) ». Ora si può conoscere Dio Padre, senza conoscere Gesù che ce l'ha svelato? E che cosa vuol dire conoscere Gesù? Vuol dire conoscere e credere la sua dottrina, secondo che egli stesso disse a Nicodemo: « Dio ha così amato il mondo, da aver dato il suo unigenito, affinché ogni credente in lui non perisca, ma abbia la vita eterna (Giov , 3, 16. ) ».Conoscere Gesù vuol dire credere e praticare la sua dottrina con osservare i suoi comandamenti. infatti dice S. Giovanni: « Da questo sappiamo, se lo conosciamo, se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice che lo conosce, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e non è in lui la verità (I Giov., 2, 3-4) ».

Dunque Maria SS., desiderando che ci salviamo, desidera che abbiamo la conoscenza pratica di Gesù, cioè che conoscendo i suoi comandamenti, li osserviamo, conoscendo i desideri del Cuore di Gesù, cerchiamo di sodisfarli.

Ma uno dei comandi su cui Gesù ha insistito, non è appunto quello riguardante l'Eucaristia? Infatti disse: « Io sono il pane disceso dal cielo. Se ano mangia di questo pane, vivrà in eterno ». invece, soggiunse: «Se non mangerete la carne del Figliuolo dell'uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita (Giov., 6, 51-54) ».

Uno de' desiderii più ardenti del Cuore di Gesù non è che andiamo a riceverlo nella SS. Comunione? Facendoci dire nel Padre Nostro: « Dàcci oggi il nostro pane quotidiano », non intendeva di farci domandare, prima del pane del corpo, il pane dell'anima? E che sono le tante esortazioni della Chiesa ad accostarci sovente alla sacra mensa, se non tanti inviti del Cuore di Gesù?

Noi ritorneremo più avanti sul ricevere Gesù nella Comunione e sul visitarlo nel SS. Sacramento; ma fin d'ora teniamo ben fisso nella nostra mente questo pensiero: è comando di Gesù che lo riceviamo nell'Eucaristia; è suo vivissimo desiderio che lo riceviamo e visitiamo sovente. Dunque sodisfacendo a questo comando e desiderio di Gesù, facciamo cosa quanto mai gradita a Maria, e quanto mai atta ad accaparrarci la sua protezione in vita e in morte.

3) E d'altronde non è forse l'uffizio di Maria quello di condurre la gente a Gesù? A Gesù per Maria, ci dicono i santi. Nella stella che guidò i Magi a Betlemme i sacri interpreti han sempre visto un simbolo di Maria che conduce gli uomini a Gesù. I pastori vanno alla grotta; ma è Maria che presenta Gesù alla loro venerazione; e sarà ancor essa che lo presenterà ai Magi, e ai due profeti, nel tempio, Simeone ed Anna. E sarà ancor essa che aprirà l'epoca dei miracoli a Cana di Galilea, affinchè l'umanità creda a Gesù, vada a lui e l'adori. Quindi noi andando a Gesù, presente nell'Eucaristia, non possiamo che fare cosa graditissima alla Santa Vergine. La Sacra Scrittura dice: « Chi obbedisce al padre, dà ristoro alla madre (Eccli, 3, 7 ) »; assecondando i comandi e i desiderii di Gesù con onorarlo e riceverlo nell'Eucaristia, diamo conforto e consolazione a Maria. - S. Giovanni nella terza sua lettera dice: « Cosa più grata di questa io non ho, che di sentire che i miei figliuoli camminino nella verità (Giov., 1, 4.) », e a noi pare che Maria debba dire: Cosa più grata di questa io non ho che di vedere che i miei figliuoli onorino Gesù Sacramentato. - E noi, onorandolo, potremo dubitare del favore di Maria?

Fedeli quindi allo Statuto che il Venerabile D. Bosco ci ha dato, siamo grandemente divoti di Gesù nel SS. Sacramento col visitarlo e riceverlo sovente nel nostro cuore.

GRAZIE E FAVORI (*)

" Mi ha guarito la Madonna di Don Bosco!,,

Non fu soltanto convinzione mia, ma di tutti coloro che hanno seguito il corso della mia lunga e inesplicabile malattia e che mi furono ai fianchi nei momenti più tristi, che solo per grazia di Maria Ausiliatrice fui pienamente guarito, dopo oltre cinque anni che ero affetto da dispepsia gastrica: tanto era il mio male che avevo perfino perduto affatto il beneficio del sonno e intiere notti gemevo immensamente poi dolori gastrici. Feci tutte le cure suggerite dai medici; fui per ben tre volte ricoverato all'Ospedale Maggiore di Milano per una cura più radicale, ma tutto fu inutile: invece di migliorare peggioravo; quindi stanco e demoralizzato, mi trovavo in un angoscia indescrivibile. Era la terza volta che ritornavo all'Ospedale. I medici mi dichiararono cronico, e siccome di sovente ero soggetto a tremendi vomiti di sangue venoso, espressi il desiderio, anzi supplicai i miei congiunti di condurmi a casa, poichè conobbi che la mia vita andava declinando, malgrado le massime cure mediche. Non ero più capace di sorreggermi in piedi. Esaudito, ritornai al mio tetto nativo e passarono altri sei mesi in balia del mio male con ripetuti vomiti di sangue venoso e continui dolori gastrici. Avevo perduto ogni speranza di guarigione quando mi sovvenni di ricorrere alla Madonna dei Venerabile Don Bosco con promessa di inviarle una tenue offerta e pubblicare la mia guarigione sul caro Bollettino. Per tre volte ripetei la novena suggerita da Don Bosco coll'accostarmi ai SS. Sacramenti in forma di Viatico, non potendo recarmi alla chiesa. E finalmente, dopo così lunga e penosa malattia, sono perfettamente guarito e son tornato al mio consueto lavoro per intercessione di Maria Ausiliatrice. Sono guarito e sono vivo tra tanti morti miei conoscenti, che erano pieni di vita e robusti, malgrado la mia grave debolezza e deperimento fisico: e quello che mi fa stupire si è che io era indegnissimo di tanto favore.

Mille grazie, o Vergine pietosa, non cesserò mai di ringraziarti e d'invocarti! Deh! preserva sempre da ogni disgrazia la mia famigliuola.

Meda (Brianza), 8 luglio 1919.

GIOVANNI BORGONOVO. In un Collegio Salesiano di Ungheria.

Siano rese lodi infinite alla nostra tenera Madre, perchè sempre ed ovunque Ella protegge i suoi figli. Anche in Ungheria, durante l'infuriare della passata e terribile guerra, la Mamma celeste aveva sguardi di special benevolenza verso quei suoi figli del Collegio di Pélífóldszentkereszt così lontano e tanto provato dalle tristi circostanze. Infieriva anche nel centro d'Ungheria, lo scorso anno, la così detta malattia della « febbre spagnuola » e si faceva sentire terribile per i suoi effetti tremendi di morti repentine ed immature. Era una vera epidemia, che cagionava nel cuore un forte senso di disperazione, specialmente perchè non era conosciuta e non si sapeva con qual rimedio combatterla.

Noi del collegio temevamo assai per le continue notizie tristi che ci pervenivano dai dintorni, dove medici, farmacisti, sacerdoti morivano pure con tutto il popolo, lasciando questo senza i soccorsi più necessari in tali circostanze. Il collegio nostro è posto in alto, di fianco ad un ameno bosco, e gode d'un'aria purissima. Per questo noi si sperava che il morbo ci avrebbe rispettati; tuttavia il sig. Direttore Don Plywaczyk, tanto buono e pio, volle prevenire ogni disgrazia, invocando pubblicamente l'aiuto della Madonna celeste e facendo una speciale funzioncina per benedire e per distribuire la sua medaglia. Animò, prima di tutto, superiori ed alunni ad aver fede e a porsi interamente nelle mani di Maria SS.ma. Il giorno dopo cominciarono a porsi a letto nove ragazzi e poi altri e poi altri, finche tutti erano ammalati, fatta eccezione di dodici, che parevano riservati dalla Provvidenza quali infermieri e inservienti dei proprii compagni e superiori. Fortissime erano le febbri: tanti deliravano, avevano continui eccessi di vomito, perdevan sangue dal naso, erano in vero nello stato più miserando: un vero lazzaretto. Si lottò assai e la malattia fu da tutti superata lietamente, in modo che non s'ebbe a deplorare nessun morto, per bontà di Maria SS. Ausiliatrice, di questa nostra buona Mamma che esaudì le nostre preghiere.

Interpretando il desiderio di tutti i superiori del Collegio ungherese, ho voluto rendere noto a tutti tanto favore, affinchè sia resa maggior gloria alla bontà di sì tenera Madre e così abbiano tante anime maggior confidenza in Lei.

Napoli, 24 giugno 1919.

Un ex-prigioniero di guerra, chierico salesiano.

CATANIA. - 24-V-1919. - Durante il primo infierir dell'epidemia, detta « influenza spagnuola », fu nostro primo pensiero metterci sotto la special protezione di Maria SS.ma Ausiliatrice, mediante la novena raccomandata da Don Bosco. La Madre celeste ci protesse prodigiosamente, giacchè nessuna delle giovanette rimaste in Collegio per le vacanze autunnali fu colpita dall'influenza, mentre nelle vicinanze del nostro Collegio i casi furono moltissimi e molti anche mortali.

Ricomparsa l'epidemia nel mese di dicembre fummo in grandissima trepidazione, perchè i casi d'influenza in collegio furono subito parecchi.

Ricorremmo di nuovo a Maria SS.ma Ausiliatrice promettendo di pubblicare la grazia, se non fosse avvenuto alcun decesso, e la celeste nostra Madre anche questa volta ci esaudì: prima che la novena fosse finita, il male era quasi cessato nel Collegio, mentre in città infieriva ancora grandemente. Sia resa pubblica ed eterna lode alla Madre nostra tenerissima

La Direttrice delle Figlie di M. A.

MESSINA. - I-Vi-1919. - Mando un'offerta per una messa di ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice, che ha salvato mia moglie da gravissimo pericolo, evitandole un'operazione sbagliata che si voleva farle, ritenendola affetta di un tumore ai reni che non esisteva, e restituendola in piena salute. Per me è un vero miracolo.

LUIGI GUSMANO.

PADOVA. - 24-VI-I9I9. - Non ho parole per ringraziare la bontà di Maria SS. Ausiliatrice, che ascoltò il mio voto di madre, proteggendo più volte e in modo meraviglioso la mia cara famiglia Vegli Ella ognor propizia su tutti i miei amati figliuoli e accetti l'obolo della mia riconoscenza

ANTONIETTA MORETTI.

TORINO. - 5-vi-I919. - Una mia cara sorella, madre di numerosa famiglia, doveva, nello scorso maggio, sottomettersi a grave operazione chirurgica. Trepidante per la sua vita, posi al collo della cara ammalata la medaglia benedetta di Maria SS. Ausiliatrice, invocandone con viva fede la intercessione e feci la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, promettendo di pubblicare la grazia e di fare una piccola offerta, se venivo esaudita.

L'operazione riuscì ottimamente e la mia cara sorella è perfettamente guarita. Pubblico con grande piacere la grazia ricevuta, come omaggio di riconoscenza alla Vergine SS. e per diffondere sempre più la fiducia che a Maria SS.ma non si ricorre invano.

ROSA ABBATE.

Ottennero Pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte Per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il nuovo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) A. L. di Rocca Canavese, Abbiò G., Allasino G., Allievino E., Allione E., Alunno del Collegio S. Pio V in Penango, Amateis A., Ainisano E., Anselmi O. in Santoli, Arici G., Arneodo d. B. Rettore, Arrighetti F. Astorzetti G., Aymond G.

B) B. T. R. di Torino, Bazini M. Baldovino B., Balducci L., Balla T., Balletto A., Baratta P. in Nicolis, Baratta A., Barbera A., Barberi V., Barbero A., Barbero d. A., Barbiellini O., Battaglia N., Bavutti A , Bazini G., Bedoni C., Berlorti C., Bellotti A., Bellotti F., Bellotti L., Benedetti d. P., Bentivoglio contessa F., Benzolini A., Beone C., Beretta A., Beretta G., Bergam:utti L., Berger

A., Bernabei M., Bernardi M., Berrino A., Bertasi M., Bertholet-Viale, Bertoletti R., Bertolone C., Bertolone L., Bertone M., Bertoni A., Bertoni G., Bertora A., Berzero L., Besana B., Bessone M., Betti M , Bianchetti S., Bianco A., Bianco M., Biava B., Bignami R. in Piolanti, Bigua dl A., Bigoni D., Billotti M., Binaschi C., Birolo .A., Biscio T., Bizzi V., Bo F., Boario L., Boarino M. in Benso, Bogino T., Boi C., Bolla L., Bonamico D., Bon:inomi L., Bonatti A., Bomitri M., Bondano S., Bondioli B., Bondioti E., Bonifacio A., Bovino V., Ponvicini C., Bonzano L., Borgogno V., Borsaretti C., 13osìo M., Bos,sio AL, Bosisio P., Box C., Bracchi G., Bracco A., Braiubilla T., Brigatti A., Brignone R., Brossino L., Brunelli S., Brunetti O., Bruno S., Brusasco M., Bruzzone G., Buccelletti T., Bugnola A., Bugnola D., Bugo E. in Bernardi.

C) C. L. di Romagnano Sesia, Calcagnoli A., Calcaterra S., Calvani d. U., Calzana C., Carcerano C., Camesasca P., Camos C., Campa nolo N., Camprini S., Candeli D., Capitani A., Capitanio L., Capra d. A., Carabellotti N., Carbone A., Carbone M., Careggio G., Carena A., Carignano AI., Carnelutti P.. Carozzi A., Cariar , A., Casari AI., Cooperatrice Salesiana, Casetta A, Casnici D.. Casoletti M. in Baravalle, Cassano A., Cascina D., Castagnola S., Castellari B., Cattaneo S., Cattaneo V., Catano d. A., Cavagnet L., Cavallaro B., Cavanna G , Caviezel O., Celfe A., Celli A., Cciiana D., Cernuto E., Cerutti F., Chiari A., Chiesa G., Chougner B., Ciarderi 13., Cimino A.. Cimolin S., Cioceri C. in Rizzone, Civiero d'A., Civran B., Cocchetti S., Coccia B., Cocco T., Coi B., Colossei B., Colussi M., Comino S., Corrotti T., Coniugi Ponzone, Cooperatrici Salesiane di Lugo in Romagna e Torino, Coppola N., Corbellino P., Corbetta M , Corona d. G., Corsico B., Corsini L., Corti M., Costallegra V., Cravero C., Crozza M,, Cucchietti L., Cuccia O., Culacciati R. in Bonola, Curtellesi G., Cusimano M.

D) D. B. e famiglia di Torino, D. Maria, D'Onofrio A., Dagna M., Dagnes G., Dall'Olmo A., Dalla Vecchia P., Damarco L. e G., Danese B., Da Persico F. in Sala, Darbaz C., Debernardi E., De Cossi L., De Franceschi L., De Giorgis A., Del Campo A., Del Prete M., De Luigi P., Del Vecchio d. F., Demattei A., De Paoli d. E., De Pascalis G., De Ricci O., De Toni B., Devota di Maria Ausiliatrice di Bassano Veneto, Di Falco B., Digiuni M., Di Tommaso A., Dominietto G. in Goggio, Donà V., Doria A., Doro N., Dovigo L.

E) Eula G.

I) F A. di Ferrara., F. P. di id. Fabre L., Facedo S., Famiglie Barella, Bertolini, Bei, e, Bugea, Colombara, Degrandiss, Giovannini, Zamboni, Fanara B., Fra A., Cardini A., Fardin S., Farina G., Farina L., Fattori B., Favero G., Felotti G., Ferrati L., Fenu B., Ferrandi in G., Ferrari B., Ferraris A., Ferrari M., Ferrero L., Ferrero M., Ferrero T., Ferri M., Filippi R., Filippini G., Filippucci B., Fin A., Fiorineschi I,., Fochi B., Fagliata T., Fontana V., Forlani M. in Dedè, Forconi A., Fornoris M., Forzani C., Fossa C., Fracassi B., Franchini O., Fratus B., Fredda F., Frola A.

G) G. B. di G. C. di Maderno, G. G. di Centallo, Gabutti C., Gallarate M , Gallenzi F., Gallo A. di Oneglia, Gallo A. di Confienza, Gallo M. in Serra, Garberoglio C., Garello M., Garibaldi M., Garibaldi V., Garrubba A., Gemme E., Ghera G., Ghiotto L., Gianettoni L., Giannini d. O., Gilardi O., Gonzaga G., Goria E., Gramegna M., Graziano G. in Buttiglieri, Grazioli d. A., Griffone B., Grimani M. in Marullo.

I) Incrociati M., Invernizzi M., Isola A. S) Krant B.

L) L. M. di Pegli, L. M. dì Torino, L. P. d'Ivrea, Lana S., Laurenzi S., Lavagno C., Lavagno M., Lemasson L., Levantini, Levi P., Lionelli M., Lonardi M., Losito d. L.

M) M. L. di Torino, M. S. F. di Torino, Maio M., Mandrino A., Mantelli d. P., Marchisio L. in Rattone, Margini d. A„ Mariani M., Marino T., Martino M., Masoero C., Mazzocchi G., Miglietti A., Milanesi G., Milone E., Minelli G., Minetti C., Mirano S., Missiorelli B., Mollica F , Monai d. B., Mondino P , Mondo G., Monti N., Moretti G., Moretti M., Morganti M., Mularone V., Murzone teol., Mutinelli L

N) N. D. di Reggio Emilia, N D. e famiglia di Argentera Canavese, Napoli R., Nebbia C., Nobili E., Noè C., Nordera A. in Fontana, Norinini C.

4) O. C. di Torre Annunziata, Odasso P., Orlandi A., Orrù R.

P) Pace R. in Carenata, Pagnotelli R., Pangeri C., Pantaloni C., Paruzzi A., Pasino B , Pasgnali d. C. Rettore, Pasquini V. ved. Antonione, Passoni d. L., Pediotti I., Pelizzar, L. tu Saly, dori, Pellegrini R., Perasso E. in Cari. aro, Perruchon R,, Pesenti AI., Petroni E. in Menucci, Pettinari M. in Bernardini, Piasco B., Piazza E., I iccardelli-L. Piccinisco N., Piccoli M., Pie persone di Alessandria del Carretto, Amalfi, Benevento, Bussoleno, Caltagirone, Caluso, Castel Raimondo, Cinquefrondi, Cinto di Portoguaro, Gerace, Meana di Susa, Milano, Montà, P..., Rheme N. D., Revello, Rocchetta Tanaro, Roma, S. Giorgio Canavese, Savona, Sutri, Torino, Piovaresi A., Piranda A., Pirovano A., Pirovano P., Poggi L., Poggi V., Polizzi C. E., Pollani A., Pomares M., Portalupi O., Primorini L.

Q) Quirico E.

R) Raimondi G. in Nodari, Rapetti G. ved. Ruggeri, Regis M., Renda A., Revelli G., Revelli T., Ribbiola M., Ricciardelli E., Ricciardelli suor C., Righetti M., Ripamonti M., Rivera L., Rivotti C., Robasto G., Robbiano V , Rollino D., Roschetti F., Rossetta F., Rossi D., Rubini d. G., Ruatta L. e G.

3) S. D. di Casalgrasso, S. G. di Casal Monferrato, S. P. d'Incisa Belbo, Sacchi A., Salpietro d G., Sandrone A., Sangiorgio V., Sante-Muratori, Santo P., Sardella A., Sartor s M., Savaneo coniugi, Savioz C., Scarlatina S., Scolari R., Serra A., Serraglia M., Sidoli E. in Cugini, Solaroni G., Sorelle Costantino, Peyron, Prevedello, Spagnolo B. in Caraccio, Spìngardi I..

T) Tassaroni O., Temporelli G., Tessando L., Testa A., Testa M., Testaferrata L. M. in Abela baronessa, Tiraciuffi P., Tomaselli G., Tomasoli T , Tonda N., Tosatto B., Tosi C. in Franchi, Toso M., Treves E , Triccò A.

V) Vacca G., Vajra L.. Valgimigli R., Vallerini A., Vallinotti M., Valmori F., Valsesia G., Vannini G., Vannolesti M., Vendrame S., Venticinque A., Venturini C., Verra M. in Martino, Vettori S., Vezzoli L., Vialardi A., Viale N , Viano A., Vicentini P., Vietti M., Vignato D., Vigozzolo S., Villata O., Vinai D. Viola E. in Mazzoli, Viola T., Vincenzi R.

Z) Zambotti A., Zandoletti G., Zanini R., Zannelli S., Zeduri proF. L. tenente, Zerbino P., Zino C., Zublena O., Zucchetti F., Zucchetti E.

Riconoscenza al Servo di Dio Domenica Savio.

Nel dicembre u. s. - mentre in casa infieriva desolante la cosidetta febbre spagnuola che già aveva recise due giovani vite, costringeva a letto la maggior parte della comunità e la stessa direttrice - sentii anch'io una notte i sintomi del male. Pensando che quello avrebbe prostrato maggiormente il morale delle poche consorelle che ancora rimanevano in grado di curare le altre, domandai al Signore di star bene almeno fino a quando fossero guarite le altre - e mi venne spontaneo d'invocare Domenico Savio con queste parole: - Savio Domenico, che in Ciel regnate, Gesù e Maria per me pregate - invocazione che lungo quella notte ripetei quasi ad ogni respiro. Scomparvero i sintomi del male e il dì seguente potei riprendere le occupazioni ordinarie che ancor oggi continuo in buona salute.

Di quel giorno stesso consigliai le numerose malate a invocare esse pure la protezione di Savio Domenico e tutte, anche le più gravi, conseguirono in breve completa guarigione. Siano rese grazie al giovane Servo di Dio.

Maggio 1919.

Sr. A. B.

Figlia di Maria Ausiliatrice.

NOTE E CORRISPONDENZE

CONGRESSO DI COOPERATORI SALESIANI a CUIABÁ (Matto Grosso). Ricorrendo quest'anno il XXV° dell'inizio delle Opere Salesiane nel Matto Grosso e il II° Centenario della fondazione della Capitale di quello Stato, un gruppo di zelanti ecclesiastici e laici si è fatto promotore di un Congresso Salesiano Regionale da tenersi a Cuiabà sul finir di ottobre, sotto la presidenza onoraria dell'Arcivescovo Metropolitano Mons. Carlo Luigi d'Amour.

Il Congresso, benchè di carattere strettamente regionale, rivestirà un'alta importanza per il suo scopo religiosamente caritatevole e patriottico, quale è quello di dar nuovo impulso ai molteplici rami di attività cui si dedicano i Salesiani in quelle terre, e insieme di presentar al Governo il risultato dell'opera dei Missionari Salesiani, la quale ha di mira la pacificazione e la definitiva incorporazione della Tribù « Boròro » al lieto e consolante movimento civilizzatorè che va popolando i deserti dell'Oriente dello Stato.

Il Congresso è una bella e spontanea adesione dei Salesiani e dei loro Cooperatori ai solenni festeggiamenti di cui il Governo dello Stato si è fatto promotore in commemorazione del II° Centenario della Capitale.

Come è noto, l'Opera di Don Bosco gode a Cuiabà e nel Matto Grosso le più ampie simpatie. Le Missioni Salesiane tra i « Boròro » diedero luogo a una nuova circoscrizione ecclesiastica, la Prelatura di Registro do Araguaya, di cui è rivestito S. E. R. Mons. Antonio Malan, Salesiano, Vescovo tit. di Amiso; e un giovane salesiano, S. E. R. Mons. d'Aquino, già Vescovo Ausiliare dell'Arcivescovo di Cuiabà, per unanime volere di autorità e di popolo, da più anni è Governatore dello Stato.

Ci congratuliamo vivamente con i Promotori del Congresso, al quale inviamo l'adesione più cordiale col voto che il programma della Cooperazione Salesiana, tracciato dal Ven. Don Bosco con tanta larghezza di vedute e meravigliosa conoscenza dei nuovi bisogni dei tempi, amorosamente, studiato e applicato nelle prossime adunanze metta sempre meglio in luce lo spirito e l'intrinseco valore dell'apostolato salesiano, perchè esso, acquistando nuove menti e nuovi cuori, possa più genuinamente affermarsi e più fruttuosamente diffondersi, a gloria di Dio e a salvezza delle anime.

Tra gli ORFANI DI GUERRA

PINEROLO. - ALL'IsTITUTO DON Bosco PER ORFANI DI GUERRA, la domenica 9 agosto ebbe luogo una solenne Accademia musico-letteraria e ginnastica in occasione della premiazione per l'anno 1918-19 e per l'inaugurazione della fanfara dell'Istituto.

Spigoliamo dal Momento e dall'Eco del Chisone

Erano presenti il rev.mo Don Paolo Albera, Superiore dei Salesiani, S. E. Luigi Pacta, il sindaco comm. Bosio, l'ass. avv. Brignone, il cav. Verdina sotto-prefetto, il colonn. Matthey pel Distretto, il colonnello Roversi e capitano Bognetti per il Presidio, il capitano Ciochino pel Centro di Mobilitazione del 3° Regg. Alpini, i giudici Malinverni e Impallomeni per il Tribunale, il cav. Chiusano, il Can. Matteo Girando, Parroco della Cattedrale, il Vicario Generale Mons. Ughetti, il Can. Cuatto, il Can. Cesano, il marchese e la marchesa Doria Lamba, il conte Olivieri di Vernier, il cav. Enrico Balbo di Vinadio, il conte Paliotti di Rigras, Don Solera, parroco di S. Maurizio, molti sacerdoti, professionisti, e una larga rappresentanza di signore. Oltre due mila persone prendono posto nell'apposito recinto, pavesato a festa : fanno servizio d'onore i signori Chiamberlando e Gamba del Municipio di Pinerolo. Siede al pianoforte il rev. Don Grosso; dirige l'orchestra Don Luigi De Britto, brasiliano, che agli orfani ha prodigato le cure più amorevoli, con cuore di fratello, per tutto il periodo della guerra, e ora, seguito dalle loro benedizioni, fa ritorno alla patria lontana.

Dopo un servizio di rinfreschi alle autorità; ed una sfilata dei giovani ginnasti, il Direttore prof. Don Lorenzo Nigra pronuncia un vibrato discorso d'occasione nel quale mette in evidenza la buona volontà dei bravi orfani, che si contendono a vicenda i premi dello studio, della religione, della buona condotta: lo sforzo da essi fatto per riuscire dei bravi musici nella fanfara, oggi inaugurata, i cui strumenti provengono dalle trincee ove hanno squillato segui di guerra: il carattere speciale della festa odierna festa del ringraziamento e della gratitudine a tutti i benefattori che copersero caritatevolmente le spese di esercizio dell' Istituto nella considerevole cifra di Lire 240.000; il movimento dei giovani che sommano oggi a 72, tutti allegri, vispi, sani il felice esito riportato negli esami di maturità in cui, su dodici presentati, undici furono promossi con media superiore ad 8 e uno ferito in una sola materia: la funzione materna che esercita l'Istituto seguendo le tradizioni del Venerabile Don Bosco.

Il discorso, denso di elevati concetti, ricco di dati, informato ai più puri sentimenti cristiani e patriottici, è salutato alla fine da una calorosa ovazione.

Fa quindi seguito, a mezzo di un dialogo di tre vispi orfanelli, un omaggio a S. E. Facta, che in mille occasioni ed in tutti i modi, unitamente alla stia Signora, tanto autorevole aiuto ha dato alla benefica istituzione. In segno di sentita gratitudine gli viene offerta una grande fotografia di tutti gli orfanelli, con un ricco mazzo di fiori.

La terza parte è un omaggio pieno di riverenza e di affetto filiale verso il venerando Don Albera che, al bacio che gli imprimono sulle mani i suoi figli di adozione, risponde con una carezza paterna.

Prende infine la parola S. E. Facta, il quale, soffocando a stento il suo stato d'animo commosso, inneggia alla nobile figura di Don Bosco e dei suoi degni successori.

Cori esercizi collettivi ginnastici, mirabilmente eseguiti da tutti gli orfani, ebbe termine verso le ore 21 il simpatico trattenimento.

Il saggio musico-ginnico-letterario dato agli orfani è stato impeccabile.

Nel prossimo numero, giovandoci della relazione del Direttore dell'Istituto, daremo importanti e commoventi particolari della vita dei 72 orfanelli.

TORINO. - NELL'ISTITuTo DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE. - Ricordano i lettori la piccola albanese trovata nel febbraio del 1917 nella lontana Albania, in mezzo a una strada, morente sulla madre già morta di fame, e precisamente sulla strada da Trek a Tepeleni?

Il 22 luglio si supplivano in forma solenne le cerimonie tralasciate quando venne battezzata. Il sacro rito si svolse nella chiesa dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Il maggiore Olivetti ed il tenente Antoniuzzi che la piccola Maria venera come suoi salvatori, perchè furono essi che la raccolsero morente, non dovevano mancare in un momento così solenne della sua vita. Infatti il tenente Benedetto Antoniuzzi, venuto appositamente dall'Albania per la lieta circostanza, fu il padrino, e madrina fu Severina Olivetti, la giovine figliuola del maggiore Olivetti, che per la piccola Albanese, prima che per lei s'aprisse la casa delle Figlie di Don Bosco, fu sorella affettuosissima.

Finita la cerimonia del battesimo, fu impartita la benedizione col SS. Sacramento, al quale - tra la commozione dei presenti - la piccola Maria tenne costantemente fissi gli occhi, sul quali brilla di giorno in giorno, un'espressione di felicità sempre maggiore.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

TORINO-VALDOCCO. - IN MEMORIA DEL COMPIANTO DON PAVIA. - Nell'Oratorio festivo salesiano di Valdocco a ricordo del compianto don Giuseppe Pavia, venne inaugurato un busto marmoreo sormontante una lapide, anch'essa marmorea, con questa iscrizione: - Al Sac. Giuseépe Pavia Salesiano. - Semplice, pio, zelante, con l'incanto del suo gran cuore, per XXX anni qui fu padre e maestro venerato a innumerevoli figli del popolo, rinnovando i tempi gloriosi del I° Oratorio di Don Bosco. - 14 luglio 1918, IV° Anniversario della morte - Gli allievi e ammiratori.

Il discorso d'occasione fu detto dal cav. Prof. Rodolfo Bettazzi. Parlò anche il sig. Don Rinaldi, Prefetto Generale della nostra Pia Società, rilevando come il ricordo eretto in memoria del compianto Don Pavia sia una conferma della necessità sempre crescente di lavorare a vantaggio dei figli del popolo, e delle larghe simpatie che riscuote presso ogni ceto di persone cotesto apostolato.

Presente alla cerimonia era anche il cav. Luigi Pavia, fratello del compianto Don Giuseppe, che con la sua egregia signora continua a prodigare l'opera più assidua a favore dell'Oratorio. Il ricordo marmoreo, su disegno del Cav. Siffredi, è opera del Cav. Cerini.

Per la circostanza opportunamente venne pubblicato un libriccino che illustra a vivaci colori l'opera e l'apostolato dell'Oratorio festivo secondo il concetto di Don Bosco.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

AOSTA. - UFFICIO GRATUITO DI COLLOCAMENTO. - Ad Aosta, a beneficio dei siderurgici della ditta Ansaldo, venne fondato un ufficio gratuito di collocamento con Segretariato Operaio e per Emigranti, ed un Ufficio pei sussidi di disoccupazione. La sede degli uffici è in via S. Anselmo, 21. La notizia non ci par priva d'interesse per i numerosi cooperatori di quella città e dintorni, e insieme ci par degna d'imitazione. E noto come sia da tutti auspicato il provvedimento della costituzione di molti Uffici di collocamento, come rimedio alla disoccupazione postbellica.

L'Amministrazione comunale di Aosta, che già aveva ufficialmente riconosciuto l'Ufficio gratuito di collocamento promosso dalla Federazione Italica Gens, ne approvava lo statuto in seduta straordinaria del 12 marzo u. p., e addì 4 giugno 1919 per ordine di S. E. il Ministro dell'Industria, Commercio e Lavoro, il prelodato Ufficio veniva registrato presso l'Ufficio Centrale del Lavoro in Roma. Tale riconoscimento legale, mentre altamente onora le ricordate istituzioni che tutte mirano al benessere della classe proletaria, anima i promotori delle medesime a svolgere con maggior alacrità la loro azione assolutamente gratuita ed apolitica, svolgendosi essa a favore di ogni classe di lavoratori e lavoratrici, non esclusi gli impiegati di aziende private ed il personale comunque delle aziende stesse e non appartenente alla classe operaia. Si fa quindi un caldo appello allo spirito di solidarietà delle Ditte e di ciascuna famiglia, onde vogliano denunziare a detto Ufficio di collocamento Italica Gens tutti i posti disponibili e quelli nuovi che possono offrir subito o a breve scadenza, in modo che sia possibile destinare ai posti stessi i disoccupati locali d'ambo i sessi.

All'Estero.

S. PAOLO (Brasile). - NEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE DI GEsù si svolsero le feste titolari con tanta pompa divota che ci parve mirabile. Non solo insigni oratori e distinti prelati, con a capo l'Arcivescovo Metropolitano, le resero più imponenti colla loro parola e con il loro intervento ma anche la Schola cantorum contribuì efficacemente a dare alla novena e alla festa il più grande splendore. Ed è sulla parte musicale che vogliamo richiamar l'attenzione dei lettori. Basta riferire il programma dei singoli giorni

Giorno I - Ave Maria del M° Cicognani - Litanie del S. C. del M° A. Braun - Tantum Ergo a 4 voci del M° Foschini - Laudate a 2 voci del M° Pozzoli.

Giorno II - Ave Maria del M° Casimiri - Quicumque certum quaeritis a 4 voci del M° Zavarise - Tantum Ergo del M° Pagella - Adoremus e Laudate del M° Bottazzo.

Giorno III - Ave Maria del M° Pagella - Quicumque certum quaeritis a 2 voci del M° Rosso - Tantum Ergo del M° Alessio - Laudate del M° Allievi.

Giorno IV - Ave Maria del M° Dagnino - Con fitemini a 3 voci del M° Ravanello - Tantum Ergo a 3 voci del M° Zaninetti - Laudate a 2 voci del M° I. M.

Giorno V - Ave Maria del M° Rota - Magnus Dominus e Ave Verum del M° Perosi - Tantum Ergo del M° Perosi.

Giorno VI -Ave Maria del M. Burroni- Jesus Salvatovi mundi del M° Cardany - Tantum Ergo del M° Breindenstein - Laudate del M° Nevastro a 3 voci.

Giorno VII - Ave Maria del M° I. M. - Panis Angelicus del M° Casciolini - Tantum Ergo del M° Carturan - Quis ascendit del M° Fabiani.

Giorno VIII -- Ave Maria del M° Frane - Ostende nobis del M° Perosi - Tantum Ergo del M° Carturan - Laudate del M° Haller.

Giorno IX - Ave Maria del M° Bottazzo - Tantum Ergo del M° Baroni - Laudate del M° Ravanello.

Il 27 Giugno, giorno della Festa del Sacro Cuore: - Grandiosa Messa a 4 voci del M° Piel - Ave Maria a 4 voci del M° Mozart - Litanie del S. C. di Gesù del M° Braun - Tantum Ergo a 4 voci del M° Giulio Alary - Cantate Domino del M° Hasier.

Congratulazioni vivissime al Maestro e agli alunni dell'instancabile Schola.

I festeggiamenti si chiusero la domenica 6 luglio con una solenne processione del S. Cuore.

MONTEVIDEO.- MONS. COSTAMAGNA. - Riceviamo: « Abbiam avuto la visita di Mons. Giacomo Costamagna, terzo Vescovo Salesiano, tit. di Colonia e Vicario Ap. di Méndez e Gualaquiza. Il distinto Prelato e zelante Missionario compiva nel settembre u. s. i suoi cinquant'anni di fecondo sacerdozio. Questa fu una ragione di più dei rispettosi omaggi e dei devoti ossequi che il venerando ospite ebbe sull'una e sull'altra sponda del Plata.

Nell'Uruguay, tanto nel Collegio S. Giuseppe e nella Scuola Agricola del Manga, come nel Collegio Pio di Villa Colón, nel Collegio S. Isidoro di Las Piedras e nelle Scuole Professionali Don Bosco a Montevideo, si celebrarono in suo onore feste famigliari, qual cordiale tributo di affettuosa ammirazione al valente campione di Dio, che dopo più di mezzo secolo di infaticabile apostolato; a settantaquattr'anni continua a lavorare con ardor giovanile. Il rev.mo Visitatore Apostolico e molt'altri amici dell'Opera del Ven. Don Bosco circondarono ed ossequiarono Mons. Costamagna durante la sua permanenza a Montevideo. I PP. Gesuiti gli furor larghi di squisiti gentilezze: i degni figli di S. Ignazio in unione ai seminaristi si accaparrarono con la loro squisita attenzione tutta la riconoscenza del Vescovo Salesiano e dei suoi Confratelli ».

Mentre esprimiamo a codesti cari amici i nostri devoti sentimenti, rinnoviamo al venerando Monsignore i più sinceri auguri.

UNTER-WALTERSDORF (Vienna). - LA VISITA DELL'EM.MO CARD. ARCIVESCOVO DI VIENNA - Spigoliamo da una lettera del Direttore Don Ring al sig. Don Albera : « Nonostante la tristezza dei tempi e la vicinanza a luoghi ove regna il bolscevismo col suo terrore, fino adesso noi non siamo molestati. Le nostre cose vanno abbastanza bene. Il I° giugno fu nostro ospite, per la prima volta, Sua Eminenza il Card. Piffl, Arcivescovo di Vienna. Accettò, così disse, assai volentieri l'invito di recarsi tra i figli di Don Bosco nella loro casa di Unter-Waltersdorf, che guardò sempre con occhio di predizione. Disse, in pubblico discorso, d'essere stato assai soddisfatto di tutto quello che aveva veduto, e che aveva superato la sua aspettazione. Ci assicurò che nella nostra casa regna veramente lo spirito di Don Bosco.

» In tal circostanza Sua Eminenza rimase particolarmente colpita dalla povertà che regna tra noi e dalla semplicità della nostra vita. Amministrò la S. Cresima a 12 alunni interni e a 5o esterni, e benedisse il vessillo dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice.

» Facendogli io qualche giorno dopo la visita di ringraziamento, mi ripetè d'essere tornato a casa molto edificato, e che la giornata passata tra noi gli fu molto gradita, e che spera molto in un prossimo sviluppo dell'Istituto.

»Scrivo queste cose non per gloriarci, ma per dire al nostro amato Superiore che anche in questi paesi l'opera di Don Bosco gode la stima di tutti, specialmente dei Pastori di S. Chiesa.

»Tre giorni prima della visita dell'Eminentissimo Porporato la nostra casa corse rischio di esser preda di un incendio. Per fortuna ci siamo accorti a tempo, e coll'aiuto dei giovani più grandicelli, si riuscì a circoscrivere le fiamme ad una piccola estensione. Ne sia ringraziata Maria Ausiliatrice, che invocammo subito appena ci accorgemmo della disgrazia che ci sovrastava... »

NECROLOGIO

Antonietta Bianchetti.

Consorte all'esimio avv. Carlo, si spegneva santamente il 24 luglio u. s.. Donna di alto sentire e di fede profonda, visse tutta la vita nelle opere buone, delizia dello sposo e provvidenza della diletta famiglia. Nella perdita di tali anime, lo schianto e la separazione della morte dànno al cuore un dolore umanamente più sentito e profondo, ma più fortemente consolato dalle divine immortali speranze. Iddio benedetto doni all'estinta un premio condegno nella patria dei santi, allo sposo e ai figli il conforto e il merito della rassegnazione cristiana.

Maestro Giacomo Dellamula.

Ex-allievo dell'Oratorio, affezionatissimo agli antichi superiori, ebbe un culto sincero per l'Opera Salesiana. Non è a dire quanto godette allorchè vide aperto un Oratorio' Salesiano nella sua Saluggia. Per le feste della messa d'oro del compianto Don Cerruti fu tino dei più alacri organizzatori, e dedicava al venerato superiore un suo volume di memorie patrie. Nel paese era amatissimo per la sua schietta bontà. Riposi in pace!

Giacomo Vallarino.

Se ne andò al Signore il 5 luglio p. p., come il figlio va al padre. Uomo di fede profonda, riguardò la famiglia e la cosa pubblica, di cui era amministratore intelligente nel Comune, come una missione.' La sua vita fu tutta un'abitudine all'onestà, alla rettitudine, alla carità conciliativa e operosa, al santo timor di Dio. In Arenzano, suo paese nativo, e in tutta la Riviera, dov'ebbe amici, ammiratori e beneficati, lasciò una scia luminosa di esempi che non morranno. Pace all'anima sua.

Dott. Pietro Brunelli.

Uomo di fede sincera, valente nella sua arte, era il medico dell'Istituto nostro di Bologna. Affezionatissimo ai superiori ed alunni, prodigava ad essi con affetto le cure più solerti, da cui mai lo distolsero nè il molteplice lavoro, nè la malferma salute, scossa da anni. Vittima dei dovere, soccombeva fulmineamente sotto nuovo attacco. Alla vedova e al fratello prof. D. Luigi di Roma, le nostre più sentite condoglianze.

Preghiamo anche per i seguenti Cooperatori defunti:

Aboadini Giacomo - Gorno.

Allais Giovanni - Casteldelfino.

Aloi Salvatore -- Spadafora S. Martino. Angeletti Adele - Bologna. Angelini Giuseppe.- Casale Monf. Bazzicchi Vincenzo - Retignano.

Beraudi Sac. Prof. Bartolomeo - Mondovi. Bertagna Cav. Teobaldo - Castelnuovo d'Asti. Bertarione Bartolomeo - Vico Canavese. Bertoia Francesco - (S. Lorenzo) Arzene. Bertoletti Luigi - Chiarano. Bianco Fornetti Marina - Agliano d'Asti.

Binda Sac. Angelo, Parroco - Casorate Sempione. Bigi Brocchi Lucia - Trieste. Bocca Sac. Giovanni, Parroco - Cinisello. Borgialli Antonio - Torino. Borgis Luigia - id.

Cassaghi Sac. Carlo, Parroco - Monsolaro. Castellotti Don Annibale, Parroco - Cassignanica. Castigioni Don Alessandro, Parroco - Misinto. Cerruti Paolo - Castelnuovo d'Asti. Cimpanelli Sac. Francesco - Caronno Milanese. Corticelli Primo - Marzabotto. Crotti di Costigliole Conte Vittorio - Torino. De Guido Antonietta - Thiene. Della Ferrera Rosa - Formazza. Dominici Can. Don Giovanni - Carmagnola. Donnini Augusta - Apecchio. Dosio Giuseppe - Almese. Ducato Prof Giuseppe - Gassino. Ercolani Giov Maria - Gradoli.. Farinetti Maria - Dogliani. Felice Matteo - (Cella) Ovaro. Frigerio Don Giuseppe, Parroco - Baruffini. Gabbiati Don Callisto - Cappellano a Valera. Gamberini Can- Don Stefano - Bologna. Garagozzo Salvatore - Randazzo. Gattono Teresa in Repetto - Sasso. Gerbino Carlo Alberto - Varazze.

Giacchetti Don Giuseppe, Prevosto, Vic. For. - Appiano. . Giannantonio Giovanni - Limosano. Giorgi Luisa - Valmontone.

Gualzetti Chierico Patrizio - Como. lussi Clotilde - Bologna. Lanzarini Sac Pietro - Bologna.

Massironi Don Francesco, Parroco - Balbiano. Morello Maddalena - Rivoli. Moretta Romagnoli Enrichetta - Ottobiano.

Nava Don Luigi, Parroco - Cassinetta di Lugagnano. Oriani Don Emilio - Corsico. Palazzo Prof. Carlo - Torino. Pappalardo Carmela - Riposto. Parapini Don Carlo, Parroco - Crescenzago. Perego Don Sisinio -- S. Maria Hoè. Philip M. Maddalena - Casteldelfino. Puccione Don Carlo, Priore -    Sterzi. Quaglia Ved. n. Nero - Racchetta Tanaro. Rattin Brindo Agata - Ronco Trentino). Rizzoli Sac. Dott. Giovanni - Bologna. Rosano Orsolina - Carmagnola. Robera Rosa - Legnano.

Sala Andrea - Pissonero.

Sandrucci Vittoria n. Torosano - Barge. Scatti Sac. Giovanni - Lecco. Sola Maria - Torino. Spinelli Luigi - Adria.

Strazza Sac. Dott. Gaetano, Prep. Parroco di S, Carlo - Milano. Turello Carolina - Torino.

Vascellari Mons. Can. Cesare. - Vittorio. Venturoti Sac. Enrico - Bologna.

Videmari Sac. Andrea, Parroco -- Zelo Foromagno. Vigano Sac. Giuseppe, Parroco - Agrate Brianza.